Allegato A
Seduta n. 150 del 2/5/2007

MOZIONI MARINELLO ED ALTRI N. 1-00146, FRANCI ED ALTRI N. 1-00153 E MARINELLO ED ALTRI N. 1-00154 SULLA CRISI DEL SETTORE DELLA PESCA E DELL'ACQUACOLTURA

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
il settore della pesca e dell'acquacoltura attraversa ormai da tempo un processo di profonda ristrutturazione e di riorganizzazione, sollecitata dalle scelte politiche dell'Unione europea, che hanno suscitato non poche perplessità tra gli operatori del comparto;
in particolare, negli ultimi anni si è potuta registrare una progressiva tendenza all'accentuarsi dello stato di crisi del settore della pesca italiana ed europea, a seguito di molteplici cause imputabili a fattori sia internazionali (come l'esponenziale aumento dei costi del carburante ad uso dei motopescherecci, che incide fortemente sui redditi d'impresa e, conseguentemente, stante la conformazione del contratto cosiddetto «alla parte», anche sui redditi dei marittimi dipendenti membri dell'equipaggio, che determina una generale insoddisfazione degli addetti), sia a causa di fattori comunitari (come alcune scelte di carattere ambientale dell'Unione europea, volte ad una crescente ecocompatibilità della pesca europea, che determinano una scarsa competitività, nonché una regolamentazione comunitaria delle attività della pesca, come le misure tecniche per il Mediterraneo, eccessivamente penalizzanti e volte unicamente ad una drastica riduzione delle attività, senza che siano approntate soluzioni alternative, per attenuarne il negativo impatto economico e sociale);
risulta, inoltre, necessario evidenziare come il segnale più evidente della crisi del settore è costituito dal fatto che oltre la metà dei consumi nazionali di pesca dipende dalle importazioni, a testimonianza, pertanto, della necessaria e primaria importanza di realizzare un'adeguata gestione del settore della pesca, intervenendo non solo per regolamentare il volume delle catture, ma anche i tipi di attrezzi e le tecniche utilizzate, considerando anche che la flotta italiana si caratterizza, tra l'altro, per il basso grado di rinnovamento ed ammodernamento;
gli impegni assunti dal Governo in sede di discussione della legge finanziaria per il 2007 sull'estensione degli sgravi fiscali e previdenziali per l'intero anno in corso, quali l'estensione del regime speciale iva, ex articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, vigente in agricoltura, che era stato esteso al settore della pesca, in via sperimentale per l'anno 2006, dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81, dal Governo Berlusconi e l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007-2013, per l'acquisizione di beni strumentali nuovi, sono stati completamente disattesi, nonostante le reiterate rassicurazioni anche da parte del Ministro competente;
l'applicazione degli studi di settore alla pesca sta penalizzando ulteriormente

il comparto, per la determinazione dei ricavi congrui, in considerazione che tra le variabili che intervengono nella formulazione dei predetti ricavi è incluso il costo del carburante, il cui prezzo, come peraltro ricordato, è in continua crescita; conseguentemente, il divario tra ricavi effettivi prodotti dalle imprese e quelli stabiliti dagli studi di settore rischia di comportare un inevitabile contenzioso con l'amministrazione finanziaria;
la crisi del settore della pesca si avverte, soprattutto, nel Mezzogiorno e, in particolare, in Sicilia, dove l'impegno della pesca è in continua crescita, soprattutto per le capacità delle marinerie extracomunitarie, che esercitano l'attività senza i vincoli delle regole comunitarie, con metodi estremi e spesso aggressivi;
è importante porre in risalto l'attività della flotta peschereccia siciliana, con riferimento anche agli areali di pesca, che versa in una difficile situazione economica, anche a causa del depauperamento degli stock ittici bersaglio e, in particolare, del gambero rosso, che sono oggetto di un eccessivo sfruttamento imputabile soprattutto all'accresciuta capacità tunisina; tale situazione è resa ancora più drammatica dalla progressiva sottrazione di aree di pesca utili nel Mediterraneo, a causa delle dichiarazioni di zone di pesca esclusive effettuate dai Paesi rivieraschi extracomunitari del Mediterraneo, quali Libia, Algeria e Tunisia;
ad aggravare ulteriormente la precaria situazione delle imprese di pesca è l'onere finanziario connesso alla manutenzione e al funzionamento del sistema di localizzazione satellitare (blue-box), che rende più gravosa l'attività peschereccia;
il predetto sistema di localizzazione satellitare rischia di trasformarsi in vera e propria emergenza, per l'intenzione delle autorità marittime di impedire l'uscita in mare alle unità che non abbiano dato corso alla volturazione dei contratti di gestione e di manutenzione in capo alle stesse imprese;
gli interventi strutturali del fondo europeo per la pesca 2007-2013 e della programmazione triennale di settore risultano non disponibili nell'immediato, né tanto meno per il prossimo futuro, stante i ritardi nella definizione dei relativi programmi operativi;
di non secondaria importanza, inoltre, sono le problematiche che coinvolgono le aree del Mare Adriatico e, in particolare, dell'area costiera della Puglia, che da diversi mesi sono soggette al perdurante fenomeno della mucillagine, che limita fortemente o addirittura inibisce completamente le attività della pesca, provocando ingenti danni sia alle attrezzature ed ai motori dei pescherecci, sia anche all'economia delle imprese marittime,

impegna il Governo:

ad assumere urgenti iniziative e provvedimenti per il settore della pesca e dell'acquacoltura, al fine di:
a) prevedere l'estensione per l'intero anno 2007 del regime speciale iva, per il settore della pesca, come stabilito dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81;
b) disporre affinché il settore della pesca sia incluso nel novero dei settori produttivi, cui rientri l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007-2013 per l'acquisizione di taluni beni strumentali nuovi;
c) rivedere la normativa per i sistemi di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca, prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 100, nonché attivarsi in sede comunitaria affinché sia previsto il trasferimento degli oneri dell'installazione del sistema di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca (blue-box) in carico dei rispettivi Stati dell'Unione europea o, in alternativa, disporre la prosecuzione del regime sostitutivo applicato negli ultimi sei anni, fino al 31 dicembre 2007;

d) sospendere per il triennio 2006-2008 l'applicazione degli studi di settore per la pesca marittima;
e) prevedere misure di carattere previdenziale volte a sostenere i marittimi imbarcati a bordo di navi da pesca, in considerazione dell'attività particolarmente rischiosa e faticosa, affinché possa essere individuata tra quelle attività particolarmente usuranti;
f) varare forme di intervento a sostegno delle marinerie dell'Adriatico danneggiate dai fenomeni della mucillagine.
(1-00146)
«Marinello, Licastro Scardino, Giuseppe Fini, Misuraca, Angelino Alfano, Germanà, Pelino, Bertolini, Boscetto, Mondello, Giro, Romele, Fallica, Gardini, Fabbri, Carlucci, Fratta Pasini, Caligiuri, Pizzolante, Crosetto, Pili, Palmieri, Grimaldi, Minardo, Pescante, Di Virgilio, Mistrello Destro, Lazzari, Aracu, Zanetta, Di Cagno Abbrescia, Stagno d'Alcontres, Stradella, Osvaldo Napoli, Casero, Fasolino, Cesaro, Cossiga, Verro, Ricevuto, Alessandri, Ciccioli».

La Camera,
premesso che:
il settore della pesca è investito, ormai da anni, da un forte processo di ristrutturazione e riorganizzazione, che ne ha ridimensionato la consistenza numerica delle imprese e degli occupati;
tale processo è dovuto essenzialmente all'impatto di alcuni fattori che condizionano le prospettive del settore; si tratta, in particolare, dell'ammodernamento del patrimonio peschereccio e della riduzione dello sforzo di pesca, degli indirizzi delle politiche comunitarie, che in questi anni hanno sollecitato misure di riorganizzazione e di maggior attenzione ai problemi dello sfruttamento delle risorse dei mari e del ripopolamento ittico, anche attraverso la messa al bando di alcuni strumenti di pesca, come le reti derivanti, che avevano per anni caratterizzato l'attività di intere marinerie del Mezzogiorno d'Italia, degli effetti negativi prodotti, in termini di aumento dei costi, dal vertiginoso incremento del prezzo del gasolio che incide per circa il 40 per cento sui costi della produzione e da ulteriori costi dovuti agli oneri di manutenzione e funzionamento dei sistemi di localizzazione satellitare (blue-box);
contestualmente all'impatto dei fattori sopra richiamati, in questi anni si è, altresì, registrato un processo di diversificazione produttiva, che ha attenuato la crisi del settore attraverso lo sviluppo dell'attività di acquacoltura e di marinicoltura, l'avvio di esperienze significative nell'ambito del turismo ittico e della pesca, incentivate dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 226 («Orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura») e l'intensificazione delle attività finalizzate all'ammodernamento della filiera e allo sviluppo della qualità e delle iniziative volte a stabilire legami sempre più saldi tra il settore e l'identità agroalimentare del Paese;
una rilevante incidenza positiva, in particolare per quanto concerne l'abbattimento degli oneri previdenziali a carico delle imprese, è derivata dalla proroga delle agevolazioni tributarie e contributive previste dal decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30;
a partire dall'anno in corso è divenuta operativa la nuova programmazione europea del fondo europeo per la pesca 2007-2013, che assegna all'Italia, come finanziamento comunitario complessivo, 376,5 milioni di euro (prezzi 2004), destinati per 282,5 alle regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e per 94 milioni alle restanti regioni; a tali risorse bisogna aggiungere il cofinanziamento degli interventi da parte

dell'Italia, in modo che l'impegno finanziario complessivo per il settore nei prossimi sette anni ammonti a circa 700 milioni di euro;
a livello comunitario è in via di definizione la fase attuativa della nuova disciplina relativa ai sistemi di pesca nel Mediterraneo; al riguardo, occorre anche tener conto che il 2010 rappresenta il termine a partire dal quale è prevista la creazione di un'area di libero scambio tra i Paesi del Mediterraneo;
a livello nazionale dovrà essere approvato il prossimo piano triennale della pesca e dell'acquacoltura, con la legge finanziaria per il 2007, analogamente a quanto è stato disposto per l'agricoltura, sono state prorogate le agevolazioni fiscali a sostegno del settore della pesca;
più in generale, in un contesto tanto complesso, occorre dare atto al Governo dell'impegno profuso in questi mesi a sostegno della pesca italiana nell'ambito dei negoziati a livello comunitario e internazionale, alle posizioni assunte in favore della tutela e dell'uso sostenibile delle risorse ittiche a rischio sparizione, della capacità di ristabilire un confronto costruttivo con le regioni, mentre in passato si erano registrate forti tensioni che hanno nociuto al settore, del proficuo rapporto che è stato in grado di sviluppare con il sistema associativo e cooperativo, in assenza del quale non é possibile realizzare alcun rafforzamento della qualità e della competitività del sistema italiano delle imprese operanti nel settore della pesca;
anche rispetto all'emergenza determinata in questi giorni dalla precoce presenza delle mucillagini nel Mare Adriatico, la tempestiva decisione di costituire un'unità di emergenza per la gestione della crisi permette di rendere operativo uno strumento utile a definire le misure d'intervento necessarie,

impegna il Governo:

ad orientare la politica della pesca ad un'azione di forte rilancio del settore che si fondi sulle grandi linee di indirizzo di seguito indicate:
a) sottolineare il rilievo dell'attività della pesca e di chi concretamente la esercita nell'identità culturale ed economica dell'Italia e valorizzare i prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese, anche nella prospettiva di promuoverne la presenza nei mercati esteri;
b) individuare nella creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo una fondamentale opportunità sia di sostegno all'interscambio culturale e alle prospettive di pace, sia di sviluppo e crescita per i Paesi che su questo mare si affacciano, grazie alla quale sarà possibile costruire regole ed azioni condivise, idonee a superare le differenze oggi presenti, che, in particolare nella pesca, determinano forti tensioni tra le marinerie dei diversi Paesi;
c) evidenziare e sostenere il ruolo della pesca e dei pescatori nelle politiche di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dei mari, non solo con riferimento alle specie ittiche, ma anche in relazione alle ricchezze ambientali, alla tutela del patrimonio culturale di importanti aree del Paese, allo sviluppo della ricerca;
d) a favorire la riorganizzazione e la competitività del settore attraverso lo sviluppo dell'associazionismo e della cooperazione;
per quanto concerne le misure di carattere economico e finanziario, ad assumere iniziative e ad adottare interventi volti, in particolare:
a) a rendere operativa per il 2007 l'estensione del regime speciale IVA al settore della pesca, così come previsto dall'articolo 5, comma 1-septies, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81;
b) a fare in modo che al settore possa applicarsi il credito d'imposta per l'acquisizione di nuovi beni strumentali, di

cui ai commi da 271 a 278 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);
c) a verificare la possibilità di superare gli studi di settore attualmente vigenti, orientandoli verso nuovi strumenti fiscali come la tonnage tax, già applicata in altri Paesi europei e maggiormente rispondente alle necessità del comparto;
d) a verificare la possibilità, nell'ambito dell'istruttoria relativa al riordino del sistema pensionistico, di inserire l'attività di pescatore tra i lavori particolarmente usuranti;
a sostenere tutte le attività volte a sviluppare la multifunzionalità del settore, attraverso una progressiva uniformazione, anche sotto questo profilo, della disciplina della pesca a quella relativa al settore agricolo, come indicato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (la cosiddetta «legge di orientamento») e dai decreti legislativi adottati in attuazione di tale legge;
a favorire la modernizzazione del settore e a promuovere la qualità, in particolare attraverso interventi volti ad agevolare e sostenere la tracciabilità della filiera ittica;
a promuovere una riforma volta a semplificare e ridurre gli oneri burocratici ed amministrativi ai quali il settore è soggetto;
a favorire il rafforzamento dei rapporti fra sistema della ricerca e il settore ittico, coinvolgendo il sistema associativo e cooperativo, che rappresenta gran parte del settore, e l'associazionismo;
ad approvare e rendere esecutivo in tempi brevi il piano triennale per il settore, come strumento fondamentale di orientamento e programmazione, che permetta di superare le incertezze e la provvisorietà che hanno caratterizzato gli interventi degli ultimi anni;
nell'ambito della più generale politica nazionale della pesca, a sviluppare politiche strutturali per una più competitiva gestione della flotta, al fine di aiutare il settore della pesca e dell'acquacoltura ad adeguare le infrastrutture e le loro organizzazioni di produttori ai vincoli imposti dalla scarsità delle risorse e dal mercato;
per quanto concerne le attività di mercato, al fine di elevare la competitività della pesca nazionale rispetto a quella estera, nonché per adeguare l'offerta alla domanda a vantaggio sia dei produttori e sia dei consumatori, a sviluppare misure volte a favorire operazioni collettive di promozione e di ricerca dì nuovi sbocchi per i prodotti della nostra pesca e della nostra acquacoltura, in particolare in favore della certificazione della qualità, dell'etichettatura, delle attività di promozione, degli studi di mercato, della partecipazione ad eventi, a fiere ed esposizioni, della consulenza e assistenza in materia di vendita e di soddisfacimento dei bisogni presenti o emergenti dei consumatori;
ad incoraggiare la costituzione di più efficienti organizzazioni di produttori e di forme più competitive di cooperative e di associazioni di pescatori, soprattutto sostenendo le loro azioni dirette alla gestione dello sforzo di pesca, all'uso di attrezzi o metodi selettivi, all'accesso alla formazione, al miglioramento delle condizioni igieniche e sociali, alla creazione di nuovi contatti commerciali e, infine, sostenendo con migliore efficacia ì periodi di fermo pesca, necessari per consentire il ripopolamento degli stock;
ad incentivare l'acquacoltura biologica e, per quanto riguarda la pesca in mare, a sviluppare processi di filiera certificati da appositi marchi di qualità ecologica per i prodotti della pesca nazionale, seppure a partecipazione volontaria, che rispettino criteri chiari e oggettivi in materia di pratiche della pesca, insieme alla qualità del pesce e che siano credibili soprattutto per evitare di confondere i consumatori.
(1-00153)
(Nuova formulazione) «Franci, Lion, Zucchi, Cesini, D'Ulizia, Lombardi, Fundarò, Sperandio, Baratella, Bellanova, Brandolini, Vincenzo De

Luca, Fiorio, Fogliardi, Maderloni, Oliverio, Pertoldi, Rotondo, Sereni, Servodio, Soro, Satta, Francescato».
(2 maggio 2007).
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
il settore della pesca, anche per scelte politiche dell'Unione europea, che hanno suscitato non poche perplessità tra gli operatori del comparto, è investito, ormai da anni, da un forte processo di ristrutturazione e riorganizzazione, che ne ha ridimensionato la consistenza numerica delle imprese e degli occupati;
in particolare, negli ultimi anni si è potuta registrare una progressiva tendenza all'accentuarsi dello stato di crisi del settore della pesca italiana ed europea, a seguito di molteplici cause imputabili a fattori sia internazionali (come l'esponenziale aumento dei costi del carburante ad uso dei motopescherecci, che incide fortemente sui redditi d'impresa e, conseguentemente, stante la conformazione del contratto cosiddetto «alla parte», anche sui redditi dei marittimi dipendenti membri, dell'equipaggio, che determina una generale insoddisfazione degli addetti), sia a causa di fattori comunitari;
risulta, inoltre, necessario evidenziare come il segnale più evidente della crisi del settore è costituito dal fatto che oltre la metà dei consumi nazionali di pesca dipende dalle importazioni, a testimonianza, pertanto, della necessaria e primaria importanza di realizzare un'adeguata gestione del settore della pesca, intervenendo non solo per regolamentare il volume delle catture, ma anche i tipi di attrezzi e le tecniche utilizzate, considerando anche che la flotta italiana si caratterizza, tra l'altro, per il basso grado di rinnovamento ed ammodernamento;
tale processo è dovuto essenzialmente all'impatto di alcuni fattori che condizionano le prospettive del settore; si tratta, in particolare, dell'ammodernamento del patrimonio peschereccio e della riduzione dello sforzo di pesca, degli indirizzi delle politiche comunitarie, che in questi anni hanno sollecitato misure di riorganizzazione e di maggior attenzione ai problemi dello sfruttamento delle risorse dei mari e del ripopolamento ittico senza che siano approntate soluzioni alternative per attenuarne il negativo impatto economico e sociale, degli effetti negativi prodotti, in termini di aumento dei costi, dal vertiginoso incremento del prezzo del gasolio che incide per circa il 40 per cento sui costi della produzione e da ulteriori costi dovuti agli oneri di manutenzione e funzionamento dei sistemi di localizzazione satellitare (blue-box);
gli impegni assunti dal Governo sull'estensione degli sgravi fiscali e previdenziali per l'intero anno in corso, quali l'estensione del regime speciale IVA, ex articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, vigente in agricoltura, che era stato esteso al settore della pesca, in via sperimentale per l'anno 2006, dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81, e l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007-2013, per l'acquisizione di beni strumentali nuovi;
l'applicazione degli studi di settore alla pesca va affrontata anche perché, per la determinazione dei ricavi congrui, tra le variabili che intervengono nella formulazione dei predetti ricavi è incluso il costo del carburante, il cui prezzo, corre peraltro ricordato, è in continua crescita; conseguentemente, il divario tra ricavi effettivi prodotti dalle imprese e quelli stabiliti dagli studi di settore rischia di comportare un inevitabile contenzioso con l'amministrazione finanziaria;
la crisi del settore della pesca è acuita anche per le capacità delle marinerie dei paesi che esercitano l'attività senza i vincoli delle regole comunitarie, con metodi estremi e spesso aggressivi;

tale situazione è resa ancora più drammatica dalla progressiva sottrazione di aree di pesca utili nel Mediterraneo, a causa delle dichiarazioni di zone di pesca esclusive effettuate dai paesi rivieraschi extracomunitari del Mediterraneo, quali Libia, Algeria e Tunisia;
vi è poi la questione degli interventi strutturali del fondo europeo per la pesca 2007-2013 e della programmazione triennale di settore che lamentano un preoccupante ritardo, stante le incertezze nella definizione dei relativi programmi operativi;
contestualmente all'impatto dei fattori sopra richiamati, in questi anni si è, altresì, registrato un processo di diversificazione produttiva, che ha attenuato la crisi del settore attraverso lo sviluppo dell'attività di acquacoltura e di marinicoltura, l'avvio di esperienze significative nell'ambito del turismo ittico e della pesca, incentivate dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 226 («Orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura») e l'intensificazione delle attività finalizzate all'ammodernamento della filiera e allo sviluppo della qualità e delle iniziative volte a stabilire legami sempre più saldi tra il settore e l'identità agroalimentare del Paese;
una rilevante incidenza positiva, in particolare per quanto concerne l'abbattimento degli oneri previdenziali a carico delle imprese, è derivata dalla proroga delle agevolazioni tributarie e contributive previste dal decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30;
a partire dall'anno in corso è divenuta operativa la nuova programmazione europea del fondo europeo per la pesca 2007-2013, che assegna all'Italia, come finanziamento comunitario complessivo, 376,5 milioni di euro (prezzi 2004), destinati per 282,5 alle regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e per 94 milioni alle restanti regioni; a tali risorse bisogna aggiungere il cofinanziamento degli interventi da parte dell'Italia, in modo che l'impegno finanziario complessivo per il settore nei prossimi sette anni ammonti a circa 700 milioni di euro;
a livello comunitario è in via di definizione la fase attuativa della nuova disciplina relativa ai sistemi di pesca nel Mediterraneo; al riguardo, occorre anche tener conto che il 2010 rappresenta il termine a partire dal quale è prevista la creazione di un'area di libero scambio tra i Paesi del Mediterraneo;
a livello nazionale dovrà essere approvato il prossimo piano triennale della pesca e dell'acquacoltura;
con la legge finanziaria per il 2007, analogamente a quanto è stato disposto per l'agricoltura, sono state prorogate le agevolazioni fiscali a sostegno del settore della pesca;
da ultimo, di non secondaria importanza, inoltre, sono le problematiche che coinvolgono le aree del Mare Adriatico e, in particolare, dell'area costiera, che da diversi mesi sono soggette al perdurante fenomeno della mucillagine, che limita fortemente o addirittura inibisce completamente le attività della pesca, provocando ingenti danni sia alle attrezzature ed ai motori dei pescherecci, sia anche all'economia delle imprese marittime. A ciò si devono aggiungere le problematiche che stanno interessando le attività di allevamento vallive a causa della crisi idrica dei maggiori bacini fluviali quali quello del Po e dell'Adige,

impegna il Governo:

ad orientare la politica della pesca ad un'azione di forte rilancio del settore che si fondi sulle grandi linee di indirizzo di seguito indicate:
a) sottolineare il rilievo dell'attività della pesca e di chi concretamente la esercita, anche nelle acque interne, nell'identità culturale ed economica dell'Italia e valorizzare i prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare

e delle tradizioni enogastronomiche del Paese, anche nella prospettiva di promuoverne la presenza nei mercati esteri;
b) individuare nella creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo una fondamentale opportunità sia di sostegno all'interscambio culturale e alle prospettive di pace, sia di sviluppo e crescita per i Paesi che su questo mare si affacciano, grazie alla quale sarà possibile costruire regole ed azioni condivise, idonee a superare le differenze oggi presenti, che, in particolare nella pesca, determinano forti tensioni tra le marinerie dei diversi Paesi;
c) evidenziare e sostenere il ruolo della pesca e dei pescatori nelle politiche di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dei mari, non solo con riferimento alle specie ittiche, ma anche in relazione alle ricchezze ambientali, alla tutela del patrimonio culturale di importanti aree del Paese, allo sviluppo della ricerca, prevedendo altresì specifiche misure di sostegno nei confronti del comparto;
d) a favorire la riorganizzazione e la competitività del settore attraverso lo sviluppo dell'associazionismo e della cooperazione e delle organizzazioni di produttori;
per quanto concerne le misure di carattere economico e finanziario, ad assumere iniziative e ad adottare interventi volti, in particolare:
a) a fare in modo che al settore possa applicarsi il credito d'imposta per l'acquisizione di nuovi beni strumentali, di cui ai commi da 271 a 278 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);
b) a prevedere il superamento degli studi di settore attualmente vigenti, orientandoli verso nuovi strumenti fiscali come la tonnage tax, già applicata in altri Paesi europei e maggiormente rispondente alle necessità del comparto;
c) a rivedere la normativa per i sistemi di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca, prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 100, nonché attivarsi in sede comunitaria affinché sia previsto il trasferimento degli oneri dell'installazione del sistema di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca (blue-box) in carico dei rispettivi Stati dell'Unione europea o, in alternativa, valutare la possibilità di disporre la prosecuzione del regime sostitutivo applicato negli ultimi sei anni, fino al 31 dicembre 2007;
d) a prevedere l'estensione per l'intero anno 2007 del regime speciale IVA, per il settore della pesca, come stabilito dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81;
e) a disporre affinché il settore della pesca e dell'acquacoltura sia incluso nel novero dei settori produttivi, cui rientri l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007/2013 per l'acquisizione di taluni beni strumentali nuovi;
f) a prevedere misure di carattere previdenziale volte a sostenere i marittimi imbarcati a bordo di navi da pesca, in considerazione dell'attività particolarmente rischiosa e faticosa, affinché possa essere individuata tra quelle attività particolarmente usuranti;
g) a varare con urgenza forme di intervento a sostegno delle marinerie dell'Adriatico danneggiate dai fenomeni della mucillagine, ricorrendo contestualmente allo strumento di intervento economico del de minimis;
a sostenere tutte le attività volte a sviluppare la multifunzionalità del settore, attraverso una progressiva uniformazione, anche sotto questo profilo, della disciplina della pesca a quella relativa al settore agricolo, come indicato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (la cosiddetta «legge di orientamento») e dai decreti legislativi adottati in attuazione di tale legge;
a favorire la modernizzazione del settore e a promuovere la qualità, in

particolare attraverso interventi volti ad agevolare e sostenere la tracciabilità della filiera ittica;
a promuovere una riforma volta a semplificare e ridurre gli oneri burocratici ed amministrativi ai quali il settore è soggetto;
a favorire il rafforzamento dei rapporti fra sistema della ricerca e il settore ittico, coinvolgendo il sistema associativo e cooperativo e delle organizzazioni di produttori, che rappresenta gran parte del settore, e l'associazionismo;
ad approvare e rendere esecutivo in tempi brevi il piano triennale per il settore, come strumento fondamentale di orientamento e programmazione, che permetta di superare le incertezze e la provvisorietà che hanno caratterizzato gli interventi degli ultimi anni;
nell'ambito della più generale politica nazionale della pesca:
a) a sviluppare politiche strutturali per una piú competitiva gestione della flotta, al fine di aiutare il settore della pesca e dell'acquacoltura ad adeguare le infrastrutture e le loro organizzazioni di produttori ai vincoli imposti dalla scarsità delle risorse e dal mercato;
b) per quanto concerne le attività di mercato, al fine di elevare la competitività della pesca nazionale rispetto a quella estera, nonché per adeguare l'offerta alla domanda a vantaggio sia dei produttori e sia dei consumatori, a sviluppare misure volte a favorire operazioni collettive di promozione e di ricerca di nuovi sbocchi per i prodotti della nostra pesca e della nostra acquacoltura, in particolare in favore della certificazione della qualità, dell'etichettatura, delle attività di promozione, degli studi di mercato, della partecipazione ad eventi, a fiere ed esposizioni, della consulenza e assistenza in materia di vendita e di soddisfacimento dei bisogni presenti o emergenti dei consumatori;
c) ad incoraggiare la costituzione di più efficienti organizzazioni di produttori e di forme più competitive di cooperative e di associazioni di pescatori, soprattutto sostenendo le loro azioni dirette alla gestione dello sforzo di pesca, all'uso di attrezzi o metodi selettivi, all'accesso alla formazione, al miglioramento delle condizioni igieniche e sociali, alla creazione di nuovi contatti commerciali ed infine sostenendo con migliore efficacia i periodi di fermo pesca, necessari per consentire il ripopolamento degli stock;
d) ad incentivare l'acquacoltura biologica e per quanto riguarda la pesca in mare, a sviluppare processi di filiera certificati da appositi marchi di qualità ecologica per i prodotti della pesca nazionale, seppure a partecipazione volontaria, che rispettino criteri chiari e oggettivi in materia di pratiche della pesca, insieme alla qualità del pesce.
(1-00154)
«Marinello, Franci, Lion, Zucchi, Cesini, D'Ulizia, Lombardi, Fundarò, Sperandio, Baratella, Bellanova, Brandolini, Vincenzo De Luca, Fiorio, Fogliardi, Maderloni, Olivieri, Oliverio, Pertoldi, Rotondo, Sereni, Servodio, Soro, Satta, Francescato, Ciccioli, Ceroni, Castellani».
(2 maggio 2007).
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).