Allegato B
Seduta n. 149 del 24/4/2007

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
su vari giornali in questi giorni si è data notizia di situazioni in cui sacerdoti accusati di pedofilia sono stati giudicati dal Tribunale Ecclesiastico senza che i delitti da loro compiuti venissero segnalati al Tribunale Ordinario;
nei casi in esame le vittime di tali delitti erano bambini italiani o comunque residenti in Italia e gli atti di pedofilia sono stati commessi nel nostro paese;
i danni arrecati a un numero purtroppo piuttosto grande di minori e di famiglie sono, per questo motivo, restati privi di ogni riscontro penale o civile;
la ragione per cui l'autorità ecclesiastica non ha informato il giudice italiano è legata, fra l'altro, ad una disposizione inviata dalla Congregazione per la dottrina della fede, di cui allora era prefetto l'attuale Papa, ai Vescovi di tutta la Chiesa in cui si dice che ad occuparsi di tali delitti deve essere solo il Tribunale apostolico e che i fatti lì accertati sono soggetti al segreto pontificio;
tale indicazione è stata addotta come giustificazione dall'attuale Vescovo di Firenze in una lettera al quotidiano la Repubblica per spiegare l'omessa denuncia in un caso che aveva coinvolto un numero imprecisato di minori venuto drammaticamente di recente all'attenzione dell'opinione pubblica;
tale indicazione è stata oggetto di una richiesta di incriminazione per complicità dei firmatari del documento sopraccitato nel corso di alcuni processi per pedofilia intentati negli USA;
la gravità ed il numero degli episodi verificatisi nel nostro paese richiedono la massima vigilanza di tutti per tutelare le vittime di quella che deve comunque essere considerata una grave malattia psichica, e l'obbligo di denuncia nei confronti di chi commette atti di pedofilia è comunque obbligatorio per legge nel nostro paese -:
se il Governo italiano intenda porre formalmente allo Stato del Vaticano la questione della pericolosità di una disposizione che rende «soggette al segreto pontificio», e di fatto irraggiungibili da parte del giudice ordinario, notizie di reato per cui la legge italiana dispone l'obbligatorietà dell'azione penale.
(2-00490)
«Cancrini, Dioguardi, Poretti, Vacca, Crapolicchio, Licandro, Ferdinando Benito Pignataro, Bellillo, Cesini, Soffritti, Napoletano, Sgobio, De Zulueta, Crema, Barani, Del Bue, Turci, Turco, Buemi, Beltrandi, Buglio, Capezzone, D'Elia, Mellano, Zanotti, Francescato, Smeriglio, Poletti, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Iacomino, De Simone, Caruso, Duranti, Deiana, Frias».

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
sin dal marzo 2002, il Capo della Polizia si rivolse all'allora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed al Ministero dell'economia e delle finanze per denunciare l'inadeguatezza del modello di patente plastificata che veniva distribuita

in Italia, che risultava essere (ed è tuttora) il documento più facilmente falsificabile e di fatto quello più frequentemente falsificato. In particolare la Polizia rilevava come, rispetto al modello in uso negli altri Paesi dell'Unione europea (Germania e Gran Bretagna in particolare), la patente italiana poteva essere facilmente riprodotta per semplice scansione, non essendo stata adottata nessuna delle soluzioni tecnologiche normalmente in uso per impedirne la riproduzione. In particolare il numero identificativo dell'esemplare anziché con sistema laser veniva stampato con un semplice «getto d'inchiostro» facilmente cancellabile. I dati di riconoscimento del titolare erano stampati «a caldo» e quindi facilmente riproducibili. La fotografia infine anziché essere protetta con sistemi elettronici o fisici era solo coperta con uno strato di plastica contro la sporcizia e l'usura. Solo la «I» di Italia circondata dalle stelline dell'Unione europea, forse in nome di un orgoglio nazionale in questo caso non comprensibile, veniva stampata con adeguate tecniche anticontraffazione e a garanzia della conservazione;
nel successivo mese di aprile il Capo del Dipartimento del Ministero dei trasporti, affermando la piena rispondenza alle disposizioni comunitarie della patente plastificata in uso, dichiarava la responsabilità del suo Dipartimento relativamente alle sole informazioni contenute nel documento ed attribuiva al Poligrafico dello Stato tutte le responsabilità relative alla realizzazione dei «supporti plastificati». Non solo ma imputava alla scelta di quei supporti anche l'acquisto delle macchine stampatrici, che secondo quanto diceva la polizia non offrivano adeguate condizioni di sicurezza;
pochi giorni dopo, il 12 aprile 2002 il direttore generale del Poligrafico, ammetteva le buone ragioni del Dipartimento della Polizia e di quello dei Trasporti, imputando l'intero problema al trascorrere del tempo (e probabilmente al succedersi degli incarichi e delle responsabilità) in quanto le caratteristiche del modello allora (e tuttora) in distribuzione erano state decise nel lontano 1996. Il Direttore generale del Poligrafico si impegnava contestualmente a mettere a disposizione un diverso e più adeguato progetto di supporto plastificato per la patente;
in tempi relativamente molto rapidi si giunse nell'agosto 2002 a seguito delle necessarie concertazioni tra i ministeri competenti anche all'individuazione dei capitoli di spesa con cui iniziare a finanziare il nuovo modello di patente, le cui caratteristiche erano state nel frattempo delineate; l'attuazione del provvedimento era subordinata alla sola emanazione del decreto di variazione di bilancio da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
nel novembre 2006, quando a distanza di oltre quattro anni, non era stato ancora realizzato nulla di quanto stabilito nell'estate del 2002, il Ministero dell'economia e delle finanze commissionava al Poligrafico dello Stato la produzione di due milioni di patenti di guida. Considerata tuttavia la scarsa qualità del documento in questione si richiedeva l'elaborazione di «alcune bozze» più sicure. Inoltre in attesa dell'emanazione dei decreti di variazione di bilancio il poligrafico avrebbe dovuto provvedere ad anticipare le somme necessarie -:
se e quali seguiti abbia avuto la richiesta del Ministero dell'economia e delle finanze del novembre 2006;
per quali ragioni si sia interrotta l'iniziativa che sembrava già giunta a conclusione nell'agosto del 2002;
se esista una stima del numero di patenti false oggi in circolazione e del danno provocato all'erario, ma soprattutto alla sicurezza della collettività intera, dalla mancata tempestiva attuazione dei provvedimenti necessari a sopperire alle gravi carenze denunciate;
quali iniziative in proposito il Governo intenda oggi porre in atto.
(2-00486)
«Turco, Beltrandi, Capezzone, D'Elia, Mellano, Poretti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
sin dal marzo 2002, il Capo della Polizia si rivolse all'allora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed al Ministero dell'economia e delle finanze per denunciare l'inadeguatezza del modello di patente plastificata che veniva distribuita in Italia, che risultava essere (ed è tuttora) il documento più facilmente falsificabile e di fatto quello più frequentemente falsificato. In particolare la Polizia rilevava come, rispetto al modello in uso negli altri Paesi dell'Unione europea (Germania e Gran Bretagna in particolare), la patente italiana poteva essere facilmente riprodotta per semplice scansione, non essendo stata adottata nessuna delle soluzioni tecnologiche normalmente in uso per impedirne la riproduzione. In particolare il numero identificativo dell'esemplare anziché con sistema laser veniva stampato con un semplice «getto d'inchiostro» facilmente cancellabile. I dati di riconoscimento del titolare erano stampati «a caldo» e quindi facilmente riproducibili. La fotografia infine anziché essere protetta con sistemi elettronici o fisici era solo coperta con uno strato di plastica contro la sporcizia e l'usura. Solo la «I» di Italia circondata dalle stelline dell'Unione europea, forse in nome di un orgoglio nazionale in questo caso non comprensibile, veniva stampata con adeguate tecniche anticontraffazione e a garanzia della conservazione;
nel successivo mese di aprile il Capo del Dipartimento del Ministero dei trasporti, affermando la piena rispondenza alle disposizioni comunitarie della patente plastificata in uso, dichiarava la responsabilità del suo Dipartimento relativamente alle sole informazioni contenute nel documento ed attribuiva al Poligrafico dello Stato tutte le responsabilità relative alla realizzazione dei «supporti plastificati». Non solo ma imputava alla scelta di quei supporti anche l'acquisto delle macchine stampatrici, che secondo quanto diceva la polizia non offrivano adeguate condizioni di sicurezza;
pochi giorni dopo, il 12 aprile 2002 il direttore generale del Poligrafico, ammetteva le buone ragioni del Dipartimento della Polizia e di quello dei trasporti, imputando l'intero problema al trascorrere del tempo (e probabilmente al succedersi degli incarichi e delle responsabilità) in quanto le caratteristiche del modello allora (e tuttora) in distribuzione erano state decise nel lontano 1996. Il Direttore generale del Poligrafico si impegnava contestualmente a mettere a disposizione un diverso e più adeguato progetto di supporto plastificato per la patente;
in tempi relativamente molto rapidi si giunse nell'agosto 2002 a seguito delle necessarie concertazioni tra i ministeri competenti anche all'individuazione dei capitoli di spesa con cui iniziare a finanziare il nuovo modello di patente, le cui caratteristiche erano state nel frattempo delineate; l'attuazione del provvedimento era subordinata alla sola emanazione del decreto di variazione di bilancio da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
nel novembre 2006, quando a distanza di oltre quattro anni, non era stato ancora realizzato nulla di quanto stabilito nell'estate del 2002, il Ministero dell'economia e delle finanze commissionava al Poligrafico dello Stato la produzione di due milioni di patenti di guida. Considerata tuttavia la scarsa qualità del documento in questione si richiedeva l'elaborazione di «alcune bozze» più sicure. Inoltre in attesa dell'emanazione dei decreti di variazione di bilancio il poligrafico avrebbe dovuto provvedere ad anticipare le somme necessarie -:
se e quali seguiti abbia avuto la richiesta del Ministero dell'economia e delle finanze del novembre 2006;
per quali ragioni si sia interrotta l'iniziativa che sembrava già giunta a conclusione nell'agosto del 2002;

se esista una stima del numero di patenti false oggi in circolazione e del danno provocato all'erario, ma soprattutto alla sicurezza della collettività intera, dalla mancata tempestiva attuazione dei provvedimenti necessari a sopperire alle gravi carenze denunciate;
quali iniziative in proposito il Governo intenda oggi porre in atto.
(2-00487)
«Tortoli, Di Cagno Abbrescia, Zanetta, Fabbri, Stradella, Caligiuri, Floresta, Benedetti Valentini, Mancuso, D'Alia, Buontempo, Bertolini, Osvaldo Napoli, Picchi, Cossiga, Cicu».

Interrogazione a risposta orale:

SERVODIO, GRASSI, ROCCO PIGNATARO e SASSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella conferenza stampa conclusiva del 14 marzo 2007 a Bari, al termine dei lavori del Vertice intergovernativo Italo-Russo, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, nel commentare positivamente la restituzione ai Russi dei locali della Chiesa Ortodossa di Bari - quale gesto di grande attenzione nei confronti del popolo russo - ha assunto l'impegno che, in cambio della cessione da parte del Comune di Bari allo Stato Italiano dei suddetti locali, sarà ceduta gratuitamente l'ex Caserma Rossani, una delle proprietà demaniali delle quali il Governo ha deciso la dismissione;
il Presidente del Consiglio ha aggiunto che con la Caserma Rossani dovrebbero essere stanziati finanziamenti per la riqualificazione dell'area;
tale iniziativa richiama gli obiettivi contenuti nella legge finanziaria per il 2007 che, tra l'altro, prevede la possibilità da parte del Ministero della Difesa di individuare beni immobili di proprietà dello Stato da cedere agli enti territoriali con varie modalità;
la vasta area dell'ex Caserma Rossani è collocata in una zona strategica della città di Bari e può costituire - riqualificata - un importante snodo per allocare strutture e servizi finalizzati alla qualità della vita e dell'ambiente per il quartiere e per l'intera città nella sua prospettiva metropolitana;
si sta sviluppando un ampio dibattito nella città tra i responsabili istituzionali, i cittadini e le forze sociali ed economiche sulla destinazione della suddetta area dal quale emergono significative proposte -:
se sono state attivate le procedure per realizzare gli impegni assunti, di cui in premessa, relativi alla cessione gratuita al Comune di Bari dell'ex Caserma Rossani, una delle proprietà demaniali delle quali il Governo ha deciso la dismissione, in modo da consentire, quanto prima, al Comune di Bari di avviare la fase di individuazione e definizione della destinazione d'uso dell'area suddetta.
(3-00839)

Interrogazioni a risposta scritta:

PEDRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Telecom Italia, detiene attraverso ETI (Euro Telecom International), il 50 per cento della società di telecomunicazioni boliviana Entel Bolivia, che opera nei settori della telefonia fissa, mobile, internet, trasmissione dati;
Entel Bolivia, ha realizzato investimenti che hanno permesso uno sviluppo dell'economia nazionale boliviana in termini di occupazione, infrastrutture locali, trasferimento di know-how e tecnologie;
il 2 aprile 2007 il Governo boliviano ha emesso il decreto n. 29087 per definire e negoziare termini e condizioni per il trasferimento al Governo boliviano delle

azioni di Telecom Italia in Entel Bolivia, nell'ambito di una manovra finalizzata alla rinazionalizzazione della rete di telecomunicazioni. Tale decreto prevede una scadenza di trenta giorni per concludere la negoziazione;
a fronte delle relazioni di cooperazione esistenti fra UE e Bolivia, tale decisione del Governo boliviano, comporta gravi rischi sia in termini di salvaguardia degli investimenti presenti da parte di una società dell'Unione (Telecom Italia), sia per le eventuali decisioni di investimento provenienti dall'Unione europea verso la Bolivia, tanto che la stessa Commissione europea sta seguendo gli sviluppi della situazione -:
se il Governo, al fine di difendere gli investimenti stranieri italiani secondo i dettami del diritto internazionale, intenda vigilare sugli sviluppi di tale situazione, che vede coinvolto un nostro strategico gruppo di TLC, affinché i negoziati tra il Governo boliviano e Telecom Italia avvengano nel rispetto delle condizioni di mercato, in modo che venga pagato un prezzo giusto ed equo per le azioni che il Governo boliviano intende acquistare.
(4-03429)

MARIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il caso della discarica di Serre (Salerno) è l'ultimo episodio della tormentata vicenda dell'emergenza rifiuti in Campania. A pochi mesi dalla nomina del Capo della Protezione Civile a Commissario Delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, nell'ottobre 2006, e delle nuove misure per fronteggiare l'emergenza, la Campania rischia di trovarsi nuovamente in piena crisi. In attesa che la raccolta differenziata decolli, che i termovalorizzatori siano realizzati e che la nuova strategia di provincializzazione della gestione dei rifiuti sia avviata in maniera concreta, si è reso necessario disporre di una nuova discarica regionale. Infatti, l'attuale sito di Villaricca (Napoli) è ormai in fase di esaurimento e l'assenza di una nuova discarica ostacolerebbe la raccolta dei rifiuti con il rischio di conseguenze igienico-sanitarie per la popolazione locale;
la decisione del Commissariato di localizzare il sito nel Comune di Serre (Salerno) in località Villa della Masseria, ha suscitato immediatamente le proteste del Comune di Serre a cui si sono associati in breve tempo anche la Provincia di Salerno, i comuni vicini, tra cui anche quello di Salerno, i cittadini, presto riuniti nel Comitato anti-discarica «Serre per la vita», e le più importanti associazioni ambientaliste, tra cui in prima fila ritroviamo il WWF che in quella zona, a poche centinaia di metri di distanza, gestisce l'oasi naturalistica di Persano ritenuta di importanza mondiale per la tutela delle lontre;
a sostegno degli oppositori è intervenuto anche il Ministero dell'Ambiente in netto contrasto con le affermazioni del Commissariato che a sua volta ha minacciato le dimissioni. A livello nazionale, il conflitto ha trovato una via d'uscita temporanea, grazie alla mediazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, con il ritiro delle dimissioni di Bertolaso, il presunto ridimensionamento della discarica di Serre e l'apertura di una nuova eventuale discarica ad Eboli;
il confronto istituzionale è anche l'occasione per ridisegnare la strategia di uscita dalla situazione di emergenza attraverso, in primo luogo, la localizzazione dei diversi siti per le discariche provinciali. Ma se l'accordo lascia soddisfatte le istituzioni nazionali e regionali non trova invece la condivisione del fronte dell'opposizione che continua ad opporsi e a moltiplicarsi nelle diverse realtà territoriali coinvolte, con il rischio di fare aumentare il livello di conflittualità locale e di trasformare la vicenda in una delicata questione di ordine pubblico;
si aggiunga a ciò che da ultimo in data 3 aprile 2007 è avvenuto l'arresto di Claudio De Biasio, ex direttore del Consorzio

di bacino Caserta 4 e oggi subcommissario ai rifiuti con delega agli impianti e quindi di fatto come vice di Bertolaso era il soggetto deputato alla realizzazione della discarica contestata;
De Biasio è una delle otto persone arrestate dalla Guardia di Finanza, che ha eseguito ordinanze di custodia emesse su richiesta dei pm della Dda Raffaele Cantone e Alessandro Milita e come Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio Caserta 4, è accusato di truffa aggravata;
la nomina di De Biasio a subcommissario ai rifiuti è stato criticato, durante una conferenza stampa, anche dal procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della Dda, che ha parlato di una grave «commistione tra controllori e controllati»;
il fatto che il subcommissario all'emergenza rifiuti con delega agli impianti risulti coinvolto in una indagine di così alto spessore criminale - e cosa più preoccupante proprio nella materia in cui doveva rappresentare lo Stato in una situazione di emergenza che ormai ha raggiunto limiti di intollerabilità massima - induce a ritenere che la procedura per la scelta degli impianti in genere e di quella discarica vada riesaminata nella sua totalità. Risulta, infatti, che per la costruzione della discarica sono stati superati - per la questione dell'emergenza - i vincoli ambientali che esistono nella zona e cosa ancora più preoccupante non è stata fatta, nella migliore tradizione dell'emergenza, neppure una valutazione di impatto ambientale per la costruzione della stessa -:
se non ritenga, alla luce di quanto in premessa, di intervenire - nell'ambito dei suoi poteri ispettivi e di controllo - nella vicenda de qua, accertando se nell'individuazione, secondo l'interrogante, assolutamente impropria di un sito in area di altissimo interesse naturalistico e di rilevante impatto igienico-sanitario su tutta la valle del Sele, siano state osservate tutte le procedure previste dal decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito con modificazioni, dalla legge 6 dicembre 2006, n. 290. In particolare se sia stata sentita la commissione composta da 5 soggetti di qualificata e comprovata esperienza come previsto dal comma 3 dell'articolo 1 del succitato decreto-legge e se sia stata sentita la consulta regionale per la gestione dei rifiuti nella Regione Campania presieduta dal Presidente della Regione Campania e di cui fanno parte i Presidenti delle cinque Province campane, come previsto dal comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 245 del 2005, come modificato dal succitato decreto-legge;
se non ritenga opportuno, alla luce di quanto in premessa, verificare la regolarità e la legittimità della procedura e dei provvedimenti amministrativi sopra richiamati disponendo un valutazione di impatto ambientale o una commissione di studio che verifichi la compatibilità della discarica con l'ambiente circostante;
se non ritenga di intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, opportune iniziative affinché vengano sospese, nelle more degli accertamenti sopra auspicati, le procedure per la creazione della discarica dei rifiuti solidi urbani nell'area «Valle della Masseria» situata nel comune di Serre, al fine di evitare che le popolazioni residenti nelle aree limitrofe possano correre seri rischi per la salute e per consentire che le riserve naturali descritte in premessa, che circondano la «Valle della Masseria», possano essere tutelate rispetto alla creazione di una discarica la cui localizzazione e dimensione produrrebbe danni ambientali rilevanti.
(4-03433)