Allegato B
Seduta n. 52 del 12/10/2006

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COMUNICAZIONI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
gli operatori di telefonia mobile, nessuno escluso, applicano su ogni ricarica di schede prepagate un sovrapprezzo motivato come «costo di ricarica»;
tale «costo di ricarica», oltre ad essere una delle tante anomalie tutte italiane, non trovando alcun riscontro in nessun altro paese al mondo, non trova alcuna giustificazione di tipo tecnico ed è, palesemente, secondo l'interpellante, un modo per alterare i contenuti dei piani tariffari presentati ai consumatori, i quali si trovano, in realtà, a pagare costi più elevati (dovendo computarsi anche l'ammortamento del costo di ricarica);
la situazione sopra descritta è indice ad avviso dell'interrogante di un vero e proprio «cartello» volto a lucrare ingiustamente sui cittadini (e in particolare sui giovani e sui più deboli), che non hanno avuto, per lungo tempo, alcuna possibilità di rivolgersi a un altro gestore;
solo ultimamente un gestore ha adottato un solo taglio di ricarica privo di spese aggiuntive;
questo rilevantissimo problema, nel silenzio degli organi di controllo, è stato posto dal giovane cittadino Andrea D'Ambra il quale, con una petizione, ha raccolto già oltre 600.000 firme;
detta petizione ha avuto un grandissimo risalto sui mezzi di informazione, sia nazionali che internazionali, rendendo ancora più imbarazzante il silenzio del governo su questa vicenda;
né il Governo né il Ministro per le comunicazioni hanno, sino ad ora, adottato alcun provvedimento, anche solo di tipo conoscitivo, per verificare lo stato dei fatti;
l'unica indagine conoscitiva (che volge al termine fra breve e di cui nulla è dato sapere) è stata avviata congiuntamente da Antitrust ed Autorità Garante per le comunicazioni, che però non hanno mai convocato il cittadino Andrea D'Ambra, cui spetta il merito incontestabile di avere posto un problema serio e rilevante per un gran numero di italiani;
senza l'intervento di Andrea D'Ambra, che, dopo aver interessato invano le Authority italiane e le Associazioni dei consumatori, senza ottenere alcun risultato, si è rivolto alla Commissione europea, oggi non ci sarebbe alcuna indagine in quanto la Direzione Generale Concorrenza della Commissione ha di fatto obbligato le Authority ad aprire l'indagine congiunta inviando una missiva a queste ultime -:
se intenda adottare provvedimenti di tipo conoscitivo, diretti a ottenere informazioni precise sull'entità del fenomeno, coinvolgendo anche l'antitrust, per quanto di competenza;
se, parallelamente alla indagine di cui al punto precedente, intenda nel frattempo adottare provvedimenti urgenti per la cessazione di un inaccettabile stato di fatto che pregiudica i diritti dei cittadini e in particolare di giovani e meno abbienti.
(2-00181) «Acerbo».

Interrogazione a risposta scritta:

BUEMI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
esiste un rapporto tra Poste S.p.a ed agenzie di recapito, già titolari di concessione postale, in ordine al decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, emanato in attuazione della direttiva CE n. 67 del 1997, che concerne regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio;
in particolare, all'articolo 23 del decreto legislativo citato, accogliendo l'unanime volontà del Parlamento si prevede che la collaborazione tra Poste S.p.a. e agenzie di recapito debba continuare, e che, a detta del comma 5 dello stesso articolo, la società Poste italiane può realizzare accordi con gli operatori privati, anche dopo la scadenza delle concessioni di cui all'articolo 29, punto 1, del codice postale e delle telecomunicazioni, al fine di ottimizzare i servizi, favorendo il miglioramento della qualità dei servizi stessi anche attraverso l'utilizzazione delle professionalità già esistenti; e ciò al fine di salvaguardare le aziende e l'occupazione;
un analogo ordine del giorno «bipartisan» venne presentato ed accolto nel dicembre 2005;
il mercato del recapito postale italiano è meno della metà degli altri paesi europei e che l'obiettivo del paese pertanto non è quello che ci si disputi l'attuale ridotto mercato, ma che pubblico e privato concorrano a svilupparlo nell'interesse del sistema produttivo e del paese;
l'interrogante ha avuto notizia che Poste voglia ristrutturare e ridurre notevolmente i contratti di collaborazione tra Poste ed agenzie di recapito e privati e ciò sarebbe in contrasto con la ribadita volontà espressa dal Governo per far partire la liberalizzazione nel settore postale, anche a norma del comma 2 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 261/99 che parla di rendere compatibile il servizio universale affidato alla società Poste italiane con il processo di liberalizzazione in sede comunitaria -:
cosa intenda fare nell'ambito delle proprie competenze e quali misure intenda promuovere al fine di salvaguardare le aziende, l'occupazione, la qualità del servizio, ma, soprattutto il processo di liberalizzazione auspicato.
(4-01265)