Allegato B
Seduta n. 36 del 2/8/2006

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la nuova riperimetrazione del Parco Nazionale dello Stelvio nel territorio della Provincia autonoma di Bolzano ha determinato, in particolare, l'esclusione della zona del fondovalle venostano nella quale, oltre a terreni coltivati e paesi, si trovano anche diversi biotipi e aree, naturalistiche di fama internazionale;
a quanto risulta agli interpellanti la Giunta provinciale di Bolzano ha adempiuto soltanto in parte agli obblighi di tutela delle aree protette escluse dal Parco Nazionale dello Stelvio;
la legge provinciale n. 19 del 1993, sulla costituzione del Consorzio per la gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, all'articolo 19, comma 3, (concernente la nuova riperimetrazione del Parco), prevede quanto segue: «Agli obblighi di tutela derivanti dalla legge statale sulle aree protette 6 dicembre 1991, n. 394, nonché dalla direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, e dalla direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, si adempie mediante l'applicazione delle leggi provinciali già in vigore in materia di tutela della natura, caccia e pesca. Ulteriori misure di tutela possono essere definite nei piani paesaggistici che, verranno estesi alle aree escluse dal parco nazionale»;
tali obblighi, secondo gli interpellanti, oggi, non appaiono rispettati in modo adeguato dalle delibere della Provincia autonoma di Bolzano, giacché sono stati, di fatto, disattese le proposte formulate dalla I Commissione per la tutela dell'ambiente ed il parere dell'IBA (Important Bird Area), determinando, dunque, condizioni critiche e di non sufficiente tutela per aree che sono di notevole interesse ecologico quali:
1) area del delta fluviale del rio Solda, detto «Prader Sand», sita nel Comune di Prato allo Stelvio, il più vasto delta nella Provincia autonoma di Bolzano, tuttora allo stato naturale e habitat di numerose specie animali e vegetali minacciate dall'estinzione. In tale area di interesse ecologico, che adempie a tutti i criteri di «territorio Natura 2000» e ora ridotta a soli trenta ettari rispetto ai cinquanta originari, trovano il loro habitat ideale oltre centoventi specie di uccelli, tra le quali alcune a rischio di estinzione;
2) l'area delle paludi di «Schgums», sita nel Comune di Lasa, la cui importanza naturalistica è stata documentata da numerosi studiosi ed esperti in quanto ricca di ontaneti: degli otto ettari originari soltanto due sono stati inclusi nel Piano paesaggistico. Si tratta di aree che non sono solo di proprietà private, ma sono anche patrimonio pubblico, che si intende adibire a zone artigianali, agricole, e ad altre attività -:
quale giudizio dia il Governo sui fatti sopra esposti, anche nel quadro più generale di rilancio della politica di tutela e valorizzazione delle aree naturali protette, a cui il Ministro interpellato si è ripetutamente richiamato in questi mesi nelle sedi parlamentari;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro intenda, in particolare, assumere, affinché siano rispettati

gli obblighi di tutela, citati in premessa, derivanti dalla legge statale 6 dicembre 1991, n. 394.
(2-00112) «Boato, Francescato, Camillo Piazza, Fundarò, Zanella, Trepiccione, Pellegrino, Bonelli, Cassola».

Interrogazioni a risposta immediata:

GIUDITTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
emerge una grande preoccupazione per la situazione di rischio ambientale che si verifica nel territorio dell'Ato (ambito territoriale ottimale) 1 Calore Irpino, che comprende le province di Avellino e di Benevento;
l'Ato Calore Irpino custodisce le più ingenti risorse idriche del Mezzogiorno d'Italia, di cui il 70 per cento viene trasferito alla regione Puglia;
più volte l'Ato Calore Irpino ha chiesto al Governo, alla regione Campania e alla regione Puglia l'attivazione dell'accordo di programma interregionale, così come previsto dall'articolo 158 del decreto legislativo n. 152 del 2006, per regolamentare i trasferimenti idrici verso la Puglia, che negli anni hanno creato notevoli squilibri ambientali e gravi danni all'ecosistema dei fiumi interessati (Calore, Sele, Sabato ed Ofanto), ai quali non è più assicurato nemmeno il minimo deflusso vitale;
tale fenomeno ha raggiunto ormai livelli preoccupanti e rischia di divenire irreversibile, mettendo a grande rischio anche la salute dei cittadini e l'economia del territorio;
l'attivazione dell'accordo di programma è divenuta assolutamente indispensabile e non più prorogabile per garantire un uso sostenibile della risorsa, per salvaguardare la salute dei cittadini del territorio delle province di Avellino e Benevento, nonché per fruire di un integro patrimonio ambientale e, in particolare, per tutelare il diritto delle generazioni future;
detta attivazione è da considerarsi fondamentale ai fini del riconoscimento del canone, dei costi ambientali e dì interventi compensativi per le mancate opportunità a tutela dei territori dell'Irpinia e del Sannio;
la suddetta attivazione costituisce, altresì, un atto necessario e propedeutico alla realizzazione di due consistenti opere idriche (raddoppio della galleria Pavoncelli e impianto di potabilizzazione della diga di Conza della Campania), incluse nella programmazione della cosiddetta «legge obiettivo» e destinate al cospicuo potenziamento dei trasferimenti dalla provincia di Avellino verso la Puglia;
per tali opere si evidenzia che il commissario straordinario ha attivato le procedure, sospendendo la conferenza dei servizi, senza tener conto dei pareri degli enti locali preposti, facendo così emergere una contrapposizione tra i territori, che sicuramente ostacolerà il futuro e lo sviluppo degli stessi -:
quali azioni e provvedimenti il Ministro interrogato voglia sollecitamente adottare per risolvere l'annoso problema della regolamentazione dei trasferimenti di risorse idriche tra le regioni Campania e Puglia, promuovendo, in particolare, l'accordo di programma interregionale - così come più volte sollecitato dall'Ato Calore Irpino, ai sensi dell'articolo 158 del decreto legislativo n. 152 del 2006 - tra Governo, regioni Campania e Puglia, già adottato in analoghi contesti interregionali come per la Basilicata, al fine di regolamentare i trasferimenti idrici verso la Puglia, garantendo la conservazione degli ecosistemi acquatici, la tutela dell'ambiente e la salute dei cittadini.
(3-00191)

BONELLI, FUNDARÒ, FRANCESCATO, CAMILLO PIAZZA, BALDUCCI, BOATO, CASSOLA, DE ZULUETA, LION,

PELLEGRINO, POLETTI, TREPICCIONE e ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge 6 dicembre 1991, n. 394, «legge quadro sulle aree protette», ha dettato i principi per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese;
nel nostro Paese i parchi nazionali, regionali, le aree naturali protette e quelle marine tutelano e valorizzano un ricco e variegato patrimonio naturale e paesaggistico, con il compito primario di conservare la biodiversità ed allo stesso tempo di promuovere lo sviluppo sostenibile in funzione del miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini, in primo luogo delle popolazioni residenti;
con 23 parchi nazionali istituiti e un'estensione del territorio sottoposto a tutela di circa 1.300.000 ettari, l'Italia è ai primi posti in Europa in termini di quantità e di qualità delle aree tutelate;
le aree naturali protette, oltre a svolgere un'insostituibile funzione di tutela, conservazione e valorizzazione di un patrimonio naturalistico di incalcolabile valore, hanno rappresentato un positivo strumento per avviare nuovi ed originali percorsi di sviluppo locale fondati sull'utilizzo razionale delle risorse naturali, culturali ed umane presenti, fornendo anche importanti opportunità di occupazione qualificata;
durante la XIV legislatura i finanziamenti al fondo nazionale per i parchi nazionali sono stati ridotti drasticamente e, a fronte di uno stanziamento pari a 62.491.284 euro nel 2001, ultimo anno di governo dell'Ulivo, negli anni successivi si sono registrati i seguenti stanziamenti: nel 2002: 55.757.789 euro; nel 2003: 53.779.000 euro; nel 2004: 58.672.000 euro; nel 2005: 53.315.912 euro; nel 2006: 49.980.000 euro;
diversamente nella XIII legislatura i fondi a disposizione dei parchi nazionali erano cresciuti in modo esponenziale, passando dai circa 22 milioni e mezzo di euro del 1996 ai 62 milioni e mezzo di euro del 2001;
la citata riduzione degli stanziamenti è stata disposta nonostante nello stesso periodo fosse aumentato il numero dei parchi e delle aree protette e denota molto chiaramente quale fosse l'attenzione del precedente Governo in materia di politica delle aree protette;
tali misure si aggiungono a quanto già disposto dalla legge finanziaria per il 2005 (legge n. 311 del 2004), che, di fatto, ha congelato la cassa e la capacità di spesa degli enti parco nazionali, anche per i fondi provenienti da finanziamenti dell'Unione europea o di privati;
un ulteriore problema è determinato dalla delicata situazione degli enti parco, sette dei quali sono sotto commissariamento - Abruzzo, Appennino tosco-emiliano, Arcipelago toscano, Aspromonte, Circeo, Foreste casentinesi, Sibillini - e due vedono l'imminente scadenza del mandato dei presidenti - Cilento e Vesuvio - mentre ben nove enti parco non hanno un direttore - Abruzzo, Appennino tosco-emiliano, Arcipelago toscano, Aspromonte, Circeo, Foreste casentinesi, Gran Sasso, Stelvio e Val Grande;
i primi atti del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di aree protette nella XV legislatura sono orientati a rafforzare la politica di tutela e valorizzazione dei parchi e delle riserve naturali e meritano di essere accompagnati da un corrispondente impegno in termini finanziari -:
se il Governo intenda dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto al passato per quanto concerne la politica di tutela delle aree protette, avviando, coerentemente con quanto previsto nel programma dell'Unione, un'efficace azione di rilancio dei parchi naturali, in particolar modo attivandosi per: a) aumentare, a partire

dalla legge finanziaria per il 2007, in maniera significativa le risorse economiche destinate alle aree protette di interesse nazionale; b) consentire in tempi rapidi di uscire dalla situazione emergenziale e mettere fine ai commissariamenti; c) adottare interventi efficaci per combattere i fenomeni di abusivismo all'interno delle aree protette; d) valutare l'eventualità di istituire nuovi parchi nazionali, al fine di aumentare l'estensione complessiva delle aree sottoposte a tutela.
(3-00192)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ADOLFO. - Al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le direttive del piano generale dei trasporti, approvato con D.P.C.M. del 10 aprile 1986, prevedevano l'inserimento della linea Genova-Ventimiglia nel «Corridoio Plurimodale Tirrenico» (Ventimiglia-Genova-Roma-Napoli-Palermo-Trapani) «con strategia di assicurare la massima concentrazione di obiettivi, mezzi e servizi fra lo Stato, gli altri livelli istituzionali e gli Enti gestori»;
in relazione a quanto stabilito da tale P.G.T., le F.S. inserirono nel Programma pluriennale di Investimenti, approvato con decreto-legge n. 48 T bis del 5 marzo 1987, il raddoppio dei tratti Finale Ligure-Loano e Alberga-San Lorenzo al Mare. Al P.G.T prevedeva, a completamento funzionale del corridoio, l'integrazione di questa direttrice con assi trasversali per consentire continue «interrelazioni funzionali tra ambienti territoriali del Paese caratterizzati da assetti economici e sociali di sviluppo»;
in tal contesto, la linea Genova-Ventimiglia, completamente raddoppiata, avrebbe potuto assumere una spiccata valenza di «corridoio plurimodale» per via delle infrastrutture marittime, aeree, stradali e autostradali che interrelazionano con la ferrovia e consentire notevoli prospettive per l'uso ottimale dei singoli nodi, per l'eliminazione degli sprechi, per la promozione e lo sviluppo dei nuovi e più efficienti servizi;
oggi, il raddoppio della linea Genova-Ventimiglia, si inserisce anche nel più vasto programma di sviluppo dell'offerta ferroviaria sulle relazioni tra il sud-ovest e il nord-est dell'Europa soprattutto, per quanto riguarda le merci, in vista della crescente domanda proveniente dai porti del bacino mediterraneo per i traffici diretti agli insediamenti industriali del nord e dell'est europeo. Infatti la Liguria, con il suo sistema comprende La Spezia, Genova e Savona, si propone come cerniera del sistema trasporti nella direttrice ovest-est e come connessione tra il Mediterraneo e l'Europa Centrale;
il Progetto del Raddoppio Genova-Ventimiglia è classificato, nel piano di Priorità degli Investimenti, tra gli obiettivi strategici di superamento dei colli di bottiglia sulle linee e sui nodi con la sua realizzazione si raggiunge:
1) l'aumento della capacità di traffico;
2) la riduzione dei tempi di percorrenza conseguente all'aumento di velocità commerciale della linea;
attualmente la linea Genova-Ventimiglia, costruita tra il 1856 ed il 1878, lunga circa 147 km, presenta tratte a doppio e a semplice binario di estensione complessiva rispettivamente pari a 103 km e 44 km come di seguito meglio indicate:
Genova-Finale Ligure, di lunghezza pari a 59 km a doppio binario;
Finale Ligure-Loano, di lunghezza pari a 12 km a semplice binario;
Loano-Albenga, di lunghezza pari a 9 km a doppio binario;
Alberga-S. Lorenzo, di lunghezza pari a 32 km a semplice binario;
S. Lorenzo-Ventimiglia, di lunghezza pari a km 35 a doppio binario;

la linea ma la tortuosità del tracciato, le basse velocità ammesse la resero nel tempo inadeguata a sopportare incrementi significativi del traffico sia merci che passeggeri. In tempi successivi furono quindi realizzati i raddoppi delle tratte:
Genova P. principe-Genova Voltri di km 14,1;
Genova Voltri-Finale L. di km 47;
Loano-Albenga di km 8,9;
Ospedaletti-Ventimiglia di km 7,1;
S. Lorenzo-Ospedaletti di km 24.

Rimane pertanto da raddoppiare la tratta Finale Ligure-S. Lorenzo per la quale sono previste due fasi funzionali distinte e successive:
1) fase: Andora-San Lorenzo al mare di lunghezza pari a 20,5 km;
2) fase: Finale L.-Andora di lunghezza pari a 31 km;
per la tratta San Lorenzo al Mare-Andora, che è la 1a fase, i lavori sono stati concretamente avviati il 17 marzo 2005 -:
se lo stato di avanzamento dei lavori sia in linea con il cronoprogramma approvato,
se siano stati garantiti tutti i finanziamenti deliberati per 495 milioni di euro per le opere civili e le opere tecnologiche;
quale somma ad oggi sia stata effettivamente impegnata.
(5-00169)

ADOLFO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le direttive del piano generale dei trasporti, approvato con D.P.C.M. dei 10 aprile 1986, prevedevano l'inserimento della linea Genova-Ventimiglia nel «Corridoio Plurimodale Tirrenico» (Ventimiglia-Genova-Roma-Napoli-Palermo-Trapani) «con strategia di assicurare la massima concentrazione di obiettivi, mezzi e servizi fra lo Stato, gli altri livelli istituzionali e gli Enti gestori»;
in relazione a quanto stabilito da tale P.G.T., le F.S. inserirono nel Programma pluriennale di Investimenti, approvato con decreto-legge n. 48 T. bis del 05 marzo 1987, il raddoppio dei tratti Finale Ligure-loano e Alberga-San Lorenzo al Mare. Al P.G.T prevedeva, a completamento funzionale del corridoio, l'integrazione di questa direttrice con assi trasversali per consentire continue «interrelazioni funzionali tra ambienti territoriali del Paese caratterizzati da assetti economici e sociali di sviluppo»;
in tal contesto, la linea Genova-Ventimiglia, completamente raddoppiata, avrebbe potuto assumere una spiccata valenza di «corridoio plurimodale» per via delle infrastrutture marittime, aeree, stradali e autostradali che interrelazionano con la ferrovia e consentire notevoli prospettive per l'uso ottimale dei singoli nodi, per l'eliminazione degli sprechi, per la promozione e lo sviluppo dei nuovi e più efficienti servizi;
oggi, il raddoppio della linea Genova-Ventimiglia, si inserisce anche nel più vasto programma di sviluppo dell'offerta ferroviaria sulle relazioni tra il sud-ovest e il nord-est dell'Europa soprattutto, per quanto riguarda le merci, in vista della crescente domanda proveniente dai porti del bacino mediterraneo per i traffici diretti agli insediamenti industriali del nord e dell'est europeo. Infatti la Liguria, con il suo sistema comprende La Spezia, Genova e Savona, si propone come cerniera del sistema trasporti nella direttrice ovest-est e come connessione tra il Mediterraneo e l'Europa Centrale;
attualmente la linea Genova-Ventimiglia, costruita tra il 1856 ed il 1878, lunga circa 147 km, presenta tratte a doppio e a semplice binario di estensione complessiva rispettivamente pari a 103 km e 44 km come di seguito meglio indicate:
Genova - Finale Ligure di lunghezza pari a 59 kma doppio binario;
Finale L. - Loanodi lunghezza pari a 12 kma semplice binario;

Loano - Albengadi lunghezza pari a 9 kma doppio binario;
Alberga - S. Lorenzodi lunghezza pari a 32 kma semplice binario;
S. Lorenzo - Ventimiglia di lunghezza pari a km 35a doppio binario;
l'intervento «Raddoppio della tratta Finale Ligure-Andora» è compreso nell'Intesa generale quadro tra Governo e regione Liguria, sottoscritta il 6 marzo 2002, nell'ambito del «Corridoio Tirrenico-Nord Europa» alla voce 2 Linea Genova Ventimiglia: raddoppio delle tratte S. Lorenzo-Andora e Andora-Finale Ligure»;
l'intervento in questione è ricompresso, con il costo di 1.540,4 Meuro, nella ricognizione delle infrastrutture in fase istruttoria di cui all'allegato al documento di programmazione economica e finanziaria 2006-2009, sul quale il CIPE si è espresso favorevolmente con delibera 15 luglio 2005, n. 79, riservandosi però di adottare le proprie definitive determinazioni sull'elenco degli interventi aggiuntivi in esso ricompresi anche in relazione all'intesa che sarebbe stata raggiunta in sede di conferenza unificata e che non è ancora intervenuta;
l'assetto di riferimento del progetto in esame è rappresentato proprio dalla linea ferroviaria Genova-Ventimiglia e che, in particolare, il progetto è incluso tra i progetti di investimento relativi alla rete fondamentale del contratto di programma 2001-2005, intercorrente tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) S.p.a;
il progetto preliminare della tratta Finale Ligure-Andora, approvato dal CIPE il 25 Luglio 2005, è parte integrante del raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia è altresì incluso - con il costo di 1.540,3 Meuro dei quali 1.326,71 per opere, impianti tecnologici, acquisizione aree e opere compensative; 100 per imprevisti e 113,6 per servizi di ingegneria ed alta sorveglianza, nonché per costi interni e spese generali del soggetto aggiudicatore e inserito nel Piano delle priorità degli investimenti ferroviari (PPI) - edizione aprile 2004 e che il CIPE, con delibera 20 dicembre 2004, n. 91 ha approvato per l'anno 2005 e, in via programmatica, per gli anni successivi, e considerato in particolare che il progetto stesso è ricompreso tra gli interventi per i quali sono state richieste maggiori risorse in sede di quantificazione del fabbisogno 2005, giusta indicazioni che hanno trovato esplicitazione nell'ambito dei finanziamenti degli investimenti ferroviari inclusi nel citato contratto di Programma 2001-2005 e più specificatamente, secondo i dati desunti direttamente dai relativi atti e così parzialmente assicurata:
contratto di Programma 2001-2005 (Legge Finanziaria 2001)55,8 Meuro;
2o Addendum al contratto di Programma (Legge Finanziaria 2003) 564.0 Meuro;
la copertura residua di 920,6 Meuro è posta a carico del 4o Addendum al Contratto di Programma (Legge Finanziaria 2005), sul cui schema il CIPE si è espresso con delibera n. 88/2005 -:
quale sia lo stato dell'arte della progettazione definitiva;
quando potranno essere concretamente aperti i cantieri e avviati i lavori di costruzione;
se sia stata assicurata la copertura finanziaria dell'opera secondo quanto approvato con delibera del CIPE il 25 luglio 2005.
(5-00170)

CAPARINI e DUSSIN. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago d'Idro rientra nel novero dei grandi laghi prealpini ed è stato designato «sito di importanza comunitaria» ai sensi dell'articolo 4 della direttiva 92/43/CEE, fa parte della rete europea Natura 2000, rete ecologica europea costituita da zone speciali di conservazione degli habitat naturali nonché della fauna e della flora

selvatiche. Il lago d'Idro è particolarmente importante per la presenza di un habitat naturale e di specie prioritarie a norma dell'articolo 1 della direttiva;
l'articolo 6, comma 2, della direttiva 92/43/CEE stabilisce che gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della direttiva stessa;
la Valle Sabbia, interamente solcata dal fiume Chiese, appartiene alla provincia di Brescia, e confina con il Trentino a nord, con l'Alto Garda Bresciano a est, con la Valle Trompia a ovest, mentre nell'estremo sud si confonde con il suburbio cittadino;
il Biotopo lago d'Idro area umida protetta (Delibera n. 280 del 18.01.1994 della Giunta Provincia Autonoma di Trento), costituisce un importante esempio del paesaggio dei grandi laghi della regione insubrica, ma rischia di essere irrimediabilmente compromessa dall'abbassamento di livello che subisce periodicamente il lago;
la morfologia del lago immerso tra le montagne lo ha trasformato in meta ideale per chi ama vela, skysurf e windsurf. La temperatura gradevole e il facile accesso alle spiagge naturali lo rendono facilmente balneabile;
le continue fluttuazioni del lago, oltre a provocare notevoli danni all'equilibrio alla flora, alla fauna, alla rigenerazione dell'acqua, aprono agli occhi dei turisti distese di sassi maleodoranti che non corrispondono a quanto illustrato nei depliant turistici. Lo sviluppo economico dell'alta Valle Sabbia è seriamente compromesso oltre che danneggiato dalle fluttuazioni del lago;
la vocazione turistica del lago è testimoniata dalla promozione dei seguenti interventi a favore di uno sviluppo turistico: il Programma Leader + (2000-2006) che individua il gruppo di azione locale (GAL) «Garda Val Sabbia»; il Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Brescia e il piano di sviluppo socio economico della Comunità montana di Valle Sabbia;
alla fine degli anni 70 con il patrocinio costante della Regione Lombardia e la supervisione di ricercatori e tecnici specialisti nel comune di Idro fu realizzata la prima posa in Italia di ecodotti per gli attraversamenti stradali dei rospi. Oggi, la popolazione di Rospo comune presente nel territorio comunale di Idro, dalle iniziali 4.000 unità censite nel 1997 ad opera di un gruppetto sparuto di volontari, è passato ad oltre 18mila unità di riproduttori (stima in difetto). Si tratta della più importante popolazione di questa specie presente in Lombardia (nell'ambito del Progetto ARE della Societas Herpetologica Italica);
nel 1987 è scaduta la concessione, durata 70 anni, di gestione delle acque da parte della Società del lago d'Idro (SLI). I danni causati all'ambiente, all'economia turistica, alle spiagge, alla pesca, al paesaggio, sono stati così pesanti che con nota n. TB/227 del 9/10/1991 il Ministero dei Lavori Pubblici conferisce mandato all'Autorità di Bacino del fiume Po di approfondire la problematica relativa alla regolazione del lago d'Idro;
con Delibera n. 7 del 06/08/92 il Comitato Istituzionale conferisce mandato alla segreteria tecnica dell'Autorità di Bacino di definire l'insieme delle regole con l'indicazione precisa di razionalizzare l'uso dell'acqua, il recupero e la valorizzazione delle caratteristiche naturalistiche ed ambientali del lago d'Idro e del fiume Chiese;
nel notiziario dell'Autorità di Bacino del Fiume Po - Anno II - n. 3 maggio-luglio 1993 è pubblicato il Programma di gestione del lago d'Idro, documento base delle decisioni prese successivamente;

la delibera n. 9/93 dell'Autorità di Bacino del Fiume Pofra l'altro prevede un periodo di sperimentazione e le relative modalità di conduzione e dimostra la necessità e utilità di un soggetto gestore pubblico nel quale siano rappresentati tutti gli interessi legati alla regolazione lacuale. L'escursione ammissibile viene dimezzata: il fabbisogno di acqua dell'agricoltura è assolutamente inferiore ai prelievi fatti sino a quel momento;
il parere espresso dall'Autorità di Bacino, ente che ha seguito per quasi dieci anni le vicende del Lago d'Idro, nella relazione conclusiva alle pagg. 29-30 recita: «l'attività di gestione del Lago d'Idro condotta con la sperimentazione ha consentito di rispondere sostanzialmente, anche nella complessità della situazione e in presenza di eventi potenzialmente ostativi, alle esigenze e alle spettanze dei soggetti direttamente o indirettamente interessati dalle dinamiche lacuali e del sistema collegato, così come illustrate nell'allegato A) della delibera 9/93.... Tale risultato dimostra la necessità e l'utilità di un soggetto gestore pubblico nel quale siano rappresentati tutti gli interessi legati alla regolazione lacuale»;
con ricorso del 10/01/94 la delibera n. 9/93 dell'Autorità di Bacino del Fiume Po è stata impugnata dai vari consorzi irrigui avanti il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche per ottenerne l'annullamento, ricorso respinto dal tribunale con ordinanza 07/03/94;
il 28/09/99 il Consorzio di Bonifica del Medio Chiese ricorre per l'annullamento della Delibera n. 5 dell'11/05/99 dell'Autorità di Bacino che decide di prorogare i periodi di sperimentazione;
nel 2001 la competenza per il rilascio della concessione della gestione delle acque del lago d'Idro è stata affidata alla Regione Lombardia. La Regione Lombardia ha emanato un regolamento provvisorio che secondo l'interrogante non garantisce il deflusso minimo vitale e ha rinnovato di anno in anno la concessone a vari soggetti finché il 22 settembre 2004, presso il Comune di Idro, ha aperto l'istruttoria per la gestione delle acque del lago;
le soluzioni possibili per aumentare la produttività dell'acqua sono diverse e non possono prescindere da un uso razionale dell'acqua in tutti i settori economici. Il 70 per cento dell'acqua deviata dai fiumi e pompata dal sottosuolo è destinata all'irrigazione, ogni miglioramento nell'efficienza delle acque irrigue ha benefici che vanno ben oltre l'agricoltura;
i 3 consorzi irrigui e la Comunità montana di Valle Sabbia non risponde al parere espresso dall'Autorità di Bacino in quanto l'ente gestore dovrebbe essere un ente eterogeneo, rappresentato in modo paritario da tutti i soggetti coinvolti;
il 16 giugno 2006 il Tar del Lazio con sentenza 4767/2006 ha accolto il ricorso del coordinamento delle Pro loco del lago d'Idro ordinando al Ministero di consentire l'accesso agli atti del Ministero delle infrastrutture, dato che il ministero stesso non aveva risposto all'atto di messa in mora, di interpello e di accesso agli atti datati 30 gennaio 2006 -:
se non intenda intervenire perché siano adottate le misure di equilibrio idrogeologico fissando quota minima e massima rispettivamente a 368 m.s.l.m. e 369 m.s.l.m. - dando così una regola di gestione che tuteli il deflusso minimo vitale a partire dalla traversa del Lago d'ldro, riducendo ulteriormente l'escursione dei livelli a 2 - 2,25 mt al massimo, come ampiamente comprovato essere possibile sia dai dati conseguiti in questi anni con le regole transitorie che sono state emanate, sia dagli studi prodotti dal dipartimento di Ingegneria Idraulica dell'Università di Brescia;
quali provvedimenti intenda adottare per aumentare la produttività dell'acqua con l'impiego di tecniche di irrigazione più efficienti.
(5-00174)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa ha riportato la notizia che il Ministro per l'ambiente, nell'ambito delle dichiarazioni rese in occasione dell'accordo con l'ONU in materia di lotta alla siccità, avrebbe indicato Firenze come sede per la prima banca dati mondiale sulla desertificazione;
successivamente non si sono registrate notizie in merito che approfondissero ruolo e sede dell'Agenzia in questione -:
se tali dichiarazioni del Ministro abbiano avuto qualche seguito concreto oppure se rientrano nella logica delle alluvionali dichiarazioni quotidiane d'ordine propagandistico operate dai rappresentanti del Governo.
(4-00801)

NUCARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
immediatamente dopo i tragici eventi alluvionali in provincia di Vibo Valentia, il sottoscritto interrogava il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio per avere notizie circa il decreto del Ministro dell'ambiente del 5 maggio 2006 recante «Definizione ed attivazione del 13o programma stralcio di interventi urgenti per il riassetto territoriale delle aree a rischio idrogeologico...»;
il sottosegretario all'ambiente e tutela del territorio, in data 13 luglio, in Commissione Ambiente della Camera rispondeva all'interrogazione 5-00053, giustificando i ritardi con le carenze della Direzione Generale competente colpevole di non aver corredato il provvedimento della relativa istruttoria di rito e di essersi limitata ad «un mero elenco di toponimi con relativo importo finanziario...»;
a quanto risulta all'interrogante, non risulta vero quanto affermato nella burocratica risposta del ministero nella parte in cui si afferma che manca «ogni riferimento al titolo dell'intervento», in quanto i comuni interessati al 13o programma stralcio hanno da tempo presentato i relativi progetti, spesso addirittura in modo dettagliato;
non si hanno notizie dello stanziamento di cinque milioni di euro annunciato in modo propagandistico dal Presidente del Consiglio Prodi durante la sua visita in quella zona;
il governo dei fiumi non si può realizzare con interventi alle foci che, anche quando necessari, per sopperire a improvvisi eventi calamitosi a nulla servono in una strategia di lungo periodo;
a giudizio dell'interrogante, questi rallentamenti nell'attivazione di quanto previsto dal decreto del 5 maggio 2006 fanno sorgere il dubbio di essere interessati al fine di consentire scopi promozionali a professionisti che girano con in mano il suddetto decreto -:
quali siano gli interventi che il ministero sta predisponendo a tutela del territorio calabrese e delle zone a più alto rischio idrogeologico;
se non ritenga opportuno ed urgente, prima di avviare un nuovo programma, sentire, anche i sindaci che in questi mesi si sono adoperati, in modo trasversale alla politica, per richiedere interventi di messa in sicurezza del territorio dei loro comuni, ed in ogni caso di rispondere, in modo molto chiaro e definitivo, alle innumerevoli richieste di finanziamento regolarmente protocollate;
quali prospettive voglia garantire alle popolazioni colpite dall'alluvione del 3 luglio;
se non sia il caso di chiedere alla classe politica regionale di intervenire per il raggiungimento di tali obiettivi con proprie risorse aggiuntive.
(4-00806)

DE ANGELIS e CESINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e

del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da organi di stampa, si apprende della presenza sulle coste tirreniche di alghe tossiche, comunemente definite «ostreopsis»;
l'aumento di questa particolare tipologia di alga marina sembra dovuta all'aumento di temperatura dei nostri mari, provocato dai massicci cambi climatici intervenuti di recente;
sembra che tali alghe possano procurare danni all'uomo nel momento in cui sono in stato di decomposizione;
l'indice di tossicità, secondo quanto afferma il centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della salute, si assesterebbe su livelli bassi per l'uomo;
il Ministero dell'ambiente, tuttavia, ha istituito una task force antinquinamento;
tali alghe «ostreopsis», secondo quanto denunciato da ricercatori del settore, rischiano di alterare la catena alimentare;
negli ultimi giorni sono stati posti divieti di balneazione in molte spiaggie della costa tirrenica, a seguito di numerosi casi di intossicazione riportati da bagnanti -:
come i Ministri intendano operare al fine di tutelare le nostre coste dalla proliferazione delle alghe «ostreopsis», prevenire ulteriori intossicazioni da parte dei bagnanti e, infine, preservare la «catena alimentare».
(4-00819)

CIRIELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
così come si evince dall'articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno, il giorno martedì 11 luglio 2006, «... Goletta verde promuove di misura il mare salernitano ma boccia sonoramente il sistema di depurazione lungo la dorsale costiera da Positano a Sapri...»;
dai dati sull'inquinamento marino che sono stati analizzati da Legambiente emerge quanto testualmente affermato nell'articolo: «... Gli ambientalisti di Goletta Verde ... denunciando la scarsa depurazione delle acque reflue e gli scarichi abusivi, hanno effettuato nel solo mese di giugno venticinque singoli campionamenti lungo tutta la costa salernitana, mostrando come in diciotto punti la qualità delle acque marine sia discreta, mentre in altri sette punti la situazione è a dir poco drammatica. Si tratta dei segmenti di litorale in prossimità delle foci dei fiumi Asa, Tusciano, Sele e Irno dove i valori dei parametri microbiologici sono risultati fino a dieci volte superiori alla soglia fissata per legge»;
da quanto si evince dall'articolo allegato pare che «... Sul filo del rasoio è risultata la concentrazione degli streptococchi fecali nel punto di prelievo di Positano. Valori di poco fuori legge sono stati registrati nei punti di prelievo presso il Comune di Praiano e lungo la spiaggia di Santa Teresa a Salerno, dove l'amministrazione comunale di Vincenzo De Luca ha rimesso l'arenile alla balneabilità mentre paradossalmente la spiaggia continua ad essere perennemente sporca, coperta da sacchetti della spazzatura, siringhe usate, vetri ed altri rifiuti ...»;
da quanto testualmente affermato dal portavoce di Goletta Verde, Santo Grammatico, pare che «... I campioni prelevati lungo la foce dei fiumi del salernitano sono risultati purtroppo i più inquinati tra quelli prelevati finora dall'edizione 2006 di Goletta Verde ...»;
da quanto affermato, invece, da Michele Buonomo, Presidente di Legambiente Campania, pare che «... Depuratori vecchi ed obsoleti, una gestione a tratti inesistente e mille abusi sul territorio: ecco perché il mare salernitano è sporco ...»;
da quanto si evince dall'articolo pubblicato sul quotidiano La città di Salerno

il giorno martedì 11 luglio 2006, Michele Buonomo, Presidente di Legambiente Campania, avrebbe affermato: «... Ha fatto scalpore il sequestro del depuratore salernitano ma il problema è molto più ampio ... È necessario che gli ATO (enti di ambito territoriale ottimale) svolgano appieno le funzioni di indirizzo e di controllo nei confronti dei gestori del servizio idrico integrato ...» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare in concorrenza con la Regione per i profili di sua competenza.
(4-00823)

PEDULLI e BRANDOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Società ACEF Srl, in data 28 giugno 2002, ha presentato, ai sensi della legge n. 55 del 2002, al Ministero delle attività produttive, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministero della salute, al Ministero per i beni e le attività culturali, al Ministero della difesa, al Ministero dell'interno, al Ministero delle comunicazioni, al GRTN, alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia di Forlì-Cesena, alla Provincia di Ravenna, al Comune di Forlì e al Comune di Ravenna, la documentazione relativa al progetto preliminare e allo Studio di Impatto Ambientale (SIA) relativo al progetto di centrale di cogenerazione a ciclo combinato da 800 Mwe da ubicare a Durazzanino, in Comune di Forlì, nonché allo Studio di Impatto Ambientale (SIA) relativo alle opere connesse (elettrodotto e gasdotto);
il Comune di Forlì ha espresso, con delibera n. 113 del 29 luglio 2002, parere negativo motivato alla domanda presentata dalla ATEL Centrale elettrica Forlì Srl, in adesione al parere negativo espresso dalla Commissione consigliare preposta allo studio del progetto, stabilendo che il parere assuma i caratteri della definitività, chiudendo il procedimento amministrativo avviato;
la Provincia di Ravenna ha espresso, con delibera del Consiglio Provinciale n. 122 del 19 novembre 2002, parere negativo alla domanda presentata dalla ATEL Centrale elettrica Forlì Srl;
il Comune di Ravenna ha espresso, con delibera della Giunta Comunale, pratica n. 080306/04 prot. verb. n. 597, numero di registro 0534538, parere negativo alla domanda presentata dalla ATEL Centrale elettrica Forlì Srl;
la Provincia di Forlì-Cesena ha espresso, con delibera del Consiglio Provinciale n. 89126 del 25 novembre 2004, parere negativo alla domanda presentata dalla ATEL Centrale elettrica Forlì Srl;
il Comune di Forlì ha, inoltre, inviato una nota, in data 5 febbraio 2004, al Ministero dell'ambiente, per quanto riguarda l'intervento di Via Oraziana (allargamento e svincolo sulla strada statale 67 Ravegnana), con espresso parere negativo, in quanto detto allargamento rappresenta un'opera connessa alla costruzione della centrale;
la Regione Emilia-Romagna, con deliberazione della Giunta Regionale n. 7132 del 26 aprile 2005, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 817 del 1986 n. 349, in merito alla pronuncia di compatibilità ambientale, si è espressa nel definire il progetto non ambientalmente sostenibile, per le motivazioni contenute nella delibera stessa;
il progetto è all'esame della Commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale di questo Ministero -:
se intenda attenersi pienamente e scrupolosamente ai pareri negativi espressi da tutti gli Enti locali interessati e chiamati a pronunciarsi, adoperandosi fattivamente e tempestivamente per chiudere in via definitiva la pratica.
(4-00859)

PEDULLI e BRANDOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è di primario interesse del Ministero dell'ambiente che siano assunte misure e iniziative, supportate da adeguati incentivi, utili a ridurre le emissioni più inquinanti dovute all'alimentazione degli autoveicoli;
gli autoveicoli, sia per il trasporto di persone sia di merci, che utilizzano gas-metano, costituiscono una fattispecie che va in questa direzione;
a decorrere dal mese di maggio 2006 sono scaduti tutti i provvedimenti che contenevano un contributo per l'acquisto di autoveicoli con alimentazione ad esclusivo o anche a gas-metano;
la dotazione di distributori a gas-metano, particolarmente nella rete autostradale, è inadeguata rispetto al fabbisogno, rappresentando, per molti, un disincentivo all'acquisto o alla trasformazione della propria auto verso questa forma di alimentazione -:
quali iniziative normative intenda assumere affinché in tempi rapidi, anche prima della presentazione del disegno di legge Finanziaria, al cui interno va comunque prevista questa misura, venga stanziato un adeguato fondo per incentivare l'acquisto di autoveicoli alimentati a gas-metano o la trasformazione di quelli esistenti verso questa forma di alimentazione;
quale iniziativa intenda attivare affinché gli enti competenti prevedano un potenziamento della presenza di distributori di gas-metano particolarmente nella rete autostradale.
(4-00860)

PELLEGRINO, CAMILLO PIAZZA, FRANCESCATO, TREPICCIONE e BONELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'Area ASI di Pascarola nel Comune di Caivano, dove è in funzione un impianto per la produzione di combustibile derivante da rifiuti, sono stoccate migliaia di ecoballe;
nella stessa Area ASI, all'interno dell'azienda IGICA spa, società partecipata del Comune di Caivano, sono stoccate ulteriori ecoballe (circa 5000), sito che doveva essere provvisorio ma che si è trasformato in sito permanente perché ci sono già da circa due anni;
a differenza dei siti ordinari e stabili, assoggettati a costante monitoraggio sulle temperature, in quelli provvisori, come nel caso dell'IGICA, non esiste alcun controllo e quindi si generano incendi in continuazione, soprattutto quando le temperature sono alte come in questi giorni, provocando la liberazione di diossina che incide su un territorio già interessato da tali fenomeni (vedi decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 giugno 2006 sulla dichiarazione di stato d'emergenza del territorio del Comune di Acerra, contiguo a Caivano);
già si era verificato un grave incendio nel mese di giugno, provocando notevoli disagi ai cittadini di Caivano, costretti a rinchiudersi in casa con un caldo estremo;
domenica 23 luglio 2006 si è verificata l'ennesima combustione delle stesse ecoballe e ancora in queste ore i Vigili del Fuoco stanno cercando di domare e mettere in sicurezza -:
se il Governo non ritenga di doversi attivare presso il Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania affinché siano adottate iniziative per evitare tali fenomeni che aggravano ulteriormente la già grave situazione di emergenza rifiuti in Campania; soprattutto per rendere innocui ed inerti le tonnellate di rifiuti prodotti;
se siano censiti i siti di stoccaggio di ecoballe, in particolare quelli provvisori;
se gli stessi siti siano monitorati puntualmente sia sul piano tecnico (controllo

delle temperature) e sia su quello della sicurezza (eventuali interventi dolosi) in modo da evitare fenomeni che possano determinare, come in questi giorni, dei veri e propri disastri ambientali;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché il materiale bruciato venga rimosso e si provveda alla bonifica puntuale del sito;
se non ritenga opportuno attuare un'attività di monitoraggio sulla salubrità dell'aria dell'intero territorio di Caivano e sugli effetti inquinanti derivati da tali incendi oltre che di «sofferenze ambientali consolidate nel tempo».
(4-00861)

FRANCESCATO e LION. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Repubblica dell'1 agosto 2006 è stato pubblicato un lungo articolo nel quale viene descritto il grande progetto che intende autorizzare il comune di Crotone in prossimità della foce del fiume Neto;
l'opera prevista, denominata «Europaradiso», è in pratica una nuova città, in grado di ospitare 60mila persone, più o meno quanto la stessa città di Crotone;
l'investimento previsto per la realizzazione della struttura ad uso turistico ammonta a 10 miliardi di euro, per un'estensione complessiva di 1.397.550 metri quadrati su 1200 ettari di macchia mediterranea;
il progetto di massima depositato in comune dalla MADPIT Group, multinazionale israeliana prevede la realizzazione di una vera e propria cittadella turistica a 300 metri dalla costa e occuperebbe una superficie di circa mille ettari di terreno in località «Pagianite» tra la foce del fiume Neto a nord, la ferrovia ad occidente e la località «Gabella» a sud;
secondo quanto asserito nell'articolo citato uno degli imprenditori che propongono la realizzazione dell'insediamento turistico è rimasto coinvolto in un preoccupante scandalo per presunte pressioni su esponenti politici del governo israeliano per agevolare la realizzazione di un centro turistico in Grecia;
nella zona interessata dall'opera la regione Calabria, nell'ambito delle finalità dell'articolo 56 dello statuto e delle competenze che le derivano dalla legge 15 marzo 1997, n. 59, e dell'articolo 68 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ha istituito il Parco Regionale della Foce del Fiume Neto con delibera n. 588 del 19 settembre 2000;
la citata norma, nell'ambito dei principi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e del decreto del Ministero dell'ambiente del 3 aprile 2000, n. 65, che elenca i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, detta norme per l'istituzione e la gestione dell'area protetta «Foce del Fiume Neto»;
la Foce del Fiume Neto è stata proposta dalla regione Calabria al Ministero dell'ambiente come SIC «Foce Neto» (codice IT9320095) dell'estensione di 656 ettari, a seguito del censimento delle emergenze naturalistiche nazionali effettuato dal progetto europeo «Natura 2000» perché riconosciuta come uno degli ultimi ambienti umidi della costa jonica calabrese comprendente, oltre alla foce del fiume Neto, lembi forestali riparali, piccole aree palustri e un tratto di fascia costiera. Gli ambienti circostanti sono rappresentati da aree agricole, di bonifica anche recenti ed insediamenti di case sparse;
i confini, l'habitat e le specie del parco sono stati individuati nel progetto Bioltaly di cui al decreto del Ministero dell'ambiente del 3 aprile 2000, n. 65, depositato presso lo stesso Ministero e la regione Calabria, dipartimento ambiente e territorio;
con delibera n. 697 del 27 giugno 2005 in merito alla revisione del sistema

regionale delle ZPS, direttiva 74/409/CEE, «Uccelli», recante conservazione dell'avifauna selvatica, e direttiva 92/43/CEE, «Habitat», relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatica, la Giunta regionale della regione Calabria ha istituito tre nuove zone di protezione speciale ZPS, già classificate come IBA: Costa Viola ed Aspromonte (IBA n. 150), Area Alto Marchesato e Foce dei Fiumi Neto e Tacina (IBA n. 149), Alto Jonio Casentino (IBA n. 144);
il comune ha inoltre avviato l'iter per una variante al piano regolatore generale al fine di consentire la realizzazione della struttura turistica che ricade in gran parte nell'oasi di protezione della selvaggina, istituita dalla regione ai sensi del testo unico sulla caccia;
è stata inoltre richiesta l'autorizzazione da parte della società proponente il progetto per iniziare i lavori per la realizzazione del primo lotto del complesso, nonostante solo un terzo dell'area - 478.000 mq rispetto ai 1.350.278 mq di estensione complessiva del lotto - in cui si prevede la realizzazione delle strutture alberghiere sia attualmente destinata a tale tipologia di edificazione; in pratica si intendono iniziare i lavori, in attesa dell'approvazione della variante al piano regolatore generale, con interventi difformi dai vigenti strumenti di pianificazione urbanistica;
con l'istituzione della zona di protezione speciale della Foce del Neto, già individuata come sito di importanza comunitaria, non sono consentiti spazi d'intervento in materia di pianificazione urbanistica in quanto la zona è luogo di transito, sosta temporanea o nidificazione di un gran numero di uccelli acquatici marini;
all'articolo 5 del regolamento che recepisce la direttiva «Habitat» (decreto del Presidente della Repubblica 357/1997) si precisa che «nel caso in cui nel sito si vogliano realizzare nuove opere, piani o progetti, si dovrà realizzare una valutazione dell'incidenza di tali azioni rispetto agli obiettivi di conservazione prefissati»;
la provincia già nell'anno 2000 aveva appaltato la redazione dello studio di fattibilità per la riqualificazione ambientale della «Foce del Neto» cofinanziata con le risorse di cui alla delibera del Cipe n. 106/99 del 30 giugno 1999;
lo studio di fattibilità, realizzato nel 2001, ha confermato quanto già riportato nella scheda di proposta dei SIC, ovvero che si tratta di uno degli ultimi ambienti umidi della costa ionica calabrese costituito da lembi forestali riparali, piccole aree palustri ed un tratto di fascia costiera -:
di quali informazioni disponga in merito alla proposta del SIC e come intende attivarsi affinché lo stato dei luoghi, nelle more, non sia irreversibilmente modificato.
(4-00881)

BIANCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è noto alle cronache della Calabria e nazionali (La Repubblica, 1 agosto 2006) il progetto per la costruzione di una grande struttura turistica, denominata Europaradiso, alla foce del fiume Neto nei pressi di Crotone;
l'enfasi sull'opera, che a regime potrebbe essere tra le più grandi d'Italia, è generata e corroborata da evidenti dati sostanziali: strutture ed edifici su un'area di 1.200 ettari di macchia mediterranea, investimento complessivo superiore a 5 miliardi di euro;
il complesso turistico insisterà in una delle zone più suggestive della Calabria, area ricca di bellezze naturali ed archeologiche sottoposte, peraltro, a vincoli speciali di tutela da parte dell'Unione europea e della Regione Calabria;
la struttura avrà indubbie ricadute economiche, sia dirette sia per l'indotto che ne consegue, sull'area del crotonese e nell'intera Calabria;

a giudizio dell'interrogante tali ricadute potrebbero alimentare le pressioni, fin dalla fase della costruzione dell'opera, da parte della criminalità organizzata interessata a trarne profitti illeciti -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di convocare un tavolo di confronto tra le istituzioni governative e locali interessate al fine di condividere il progetto e stimare:
le linee caratterizzanti in ordine all'impatto ambientale, alle ricadute economiche, alle garanzie occupazionali;
le misure di prevenzione e di monitoraggio dei principi di legalità che potrebbero essere eventualmente compromessi dalla costruzione e dalla gestione di un'opera di siffatte dimensioni.
(4-00890)