Allegato B
Seduta n. 36 del 2/8/2006

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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni la dottoressa Giuliana Giuliano sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Melfi dovrà decidere se rinviare a giudizio 18 operai e operaie del sito industriale di San Nicola di Melfi, indagati per violenza privata;
i 18 lavoratori e lavoratrici avrebbero commesso violenza privata nella primavera del 2004, mentre erano in corso gli ormai noti 21 giorni di lotta, vale a dire nei giorni in cui si svolgevano in tutta l'area industriale di San Nicola di Melfi presidi pacifici e non violenti, con astensione dal lavoro nel sito industriale della FIAT SATA e nelle aziende dell'indotto, per rivendicare un miglioramento delle condizioni di vita e lavoro;
in quei giorni l'unico atto violento secondo gli interpellanti, è stato commesso da chi ha ordinato il 26 aprile 2004 l'utilizzo della forza pubblica per rispondere ad una legittima richiesta di avanzamento dei diritti;
la FIAT e le altre aziende dell'indotto in quei giorni hanno chiesto la rimozione dei presidi delle lavoratrici e dei lavoratori;
detta richiesta è stata temporaneamente accolta dal giudice inaudita altera parte e mai attuata perché, nel frattempo era intervenuto l'accordo tra le parti in cui l'azienda rinunciava ad ogni azione ritenendo irrilevanti penalmente i comportamenti dei lavoratori -:
quali iniziative intenda assumere per riportare l'azienda al rispetto degli accordi.
(2-00107) «Lombardi, Migliore».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni la dottoressa Giuliana Giuliano sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Melfi dovrà decidere se rinviare a giudizio 18 operai e operaie del sito industriale di San Nicola di Melfi, indagati per violenza privata;
i 18 lavoratori e lavoratrici avrebbero commesso violenza privata nella primavera del 2004, mentre erano in corso gli ormai noti 21 giorni di lotta, vale a dire nei giorni in cui si svolgevano in tutta l'area industriale di San Nicola di Melfi presidi pacifici e non violenti, con astensione dal lavoro nel sito industriale della FIAT SATA e nelle aziende dell'indotto, per rivendicare un miglioramento delle condizioni di vita e lavoro;
in quei giorni l'unico atto violento secondo gli interpellanti, è stato commesso da chi ha ordinato il 26 aprile 2004 l'utilizzo della forza pubblica per rispondere ad una legittima richiesta di avanzamento dei diritti;

la FIAT e le altre aziende dell'indotto in quei giorni hanno chiesto la rimozione dei presidi delle lavoratrici e dei lavoratori;
detta richiesta è stata temporaneamente accolta dal giudice inaudita altera parte e mai attuata perché nel frattempo era intervenuto l'accordo tra le parti in cui l'azienda rinunciava ad ogni azione ritenendo irrilevanti penalmente i comportamenti dei lavoratori -:
quali iniziative intenda assumere per riportare l'azienda al rispetto degli accordi.
(2-00111) «Lombardi, Migliore».

Interrogazione a risposta in Commissione:

DATO e DELBONO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la vicenda che riguarda i circa 100 dipendenti della ACOSET di Catania, si protrae ormai da anni, con successivi atti di trasformazione giuridica della struttura di gestione dell'acquedotto etneo, e impegni - non mantenuti - in materia di tutela delle professionalità maturate e conseguente lesione dei diritti soggettivi dei lavoratori;
già a partire dal gennaio 2000, con la trasformazione del Consorzio Acquedotto Etneo (CAE) in Azienda speciale ACOSET, si è prodotto un consistente contenzioso tra l'amministrazione e il personale dipendente, accresciutosi poi nel tempo, con la successiva, trasformazione in S.p.A. - nel luglio 2004 - da comportamenti, a quanto risulta agli interroganti, antisindacali e da ipotizzate violazioni della normativa nazionale e regionale in materia di trasferimenti di aziende;
già nel corso della scorsa legislatura fu posta all'attenzione del Governo, con apposto atto di sindacato ispettivo 4/06591, la vicenda del personale della citata azienda -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali ed il giusto riconoscimento della dignità e della professionalità acquisiste dai lavoratori, anche nell'interesse degli utenti e della qualità del servizio.
(5-00173)

Interrogazioni a risposta scritta:

ULIVI e MIGLIORI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Lorenzi Vasco Spa di Montemurlo (Prato) produttrice di scaldabagni elettrici di dimensione internazionale e grandi capacità esplorative ha improvvisamente subìto dichiarazione di fallimento con evidenti drammatiche conseguenze per i propri dipendenti, oltre cento dei quali di Montemurlo -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per sostenere l'occupazione dei lavoratori ed il futuro di tale azienda.
(4-00800)

BONELLI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il gruppo industriale Fiorucci è uno dei leader nel settore della produzione e commercializzazione di salumi e di altre specialità alimentari, e svolge la sua attività in 9 stabilimenti produttivi;
nell'aprile del 2006, presso lo stabilimento di Santa Palomba a Pomezia (Roma), la direzione aziendale proponeva un accordo sindacale che includesse una fuoriuscita di 30 o 40 dipendenti tra volontari e pensionabili, attraverso gli ammortizzatori sociali quali la mobilità (legge n. 223 del 1991);
le organizzazioni sindacali, hanno chiesto informazioni sul conto economico e l'andamento aziendale, e la società Fiorucci ha consegnato un bilancio 2005 più che positivo, evidenziando una azienda «sana», tanto che le maestranze della

società hanno preso, per l'anno 2005, un premio pari al 55 per cento del concordato;
la spiegazione, da parte dell'azienda, della sua richiesta di accordo con le organizzazioni sindacali per l'accesso agli ammortizzatori, è stata che l'operazione rientrava in uno «svecchiamento», ossia in una sostituzione di alcuni «vecchi» dipendenti con giovani impiegati a tempo determinato e/o stagisti;
il 26 aprile 2006, iniziava il distacco - ai sensi della legge n. 276 del 2003 - di un impiegato di primo livello dal suo stabilimento di Santa Palomba a Pomezia a quello di S. Daniele in Friuli;
risulta all'interrogante che detto impiegato, a seguito del trasferimento impostogli, cadeva in forte depressione, mettendosi in cura al centro di igiene mentale. Il suo, posto a Santa Palomba, veniva preso da una persona a tempo determinato;
il 24 luglio la stessa sorte toccava ad un altro impiegato di livello 3A, operante sempre, presso Santa Palomba, e sempre distaccato presso lo stabilimento di S. Daniele (Udine). Anche in questo caso è stata assunta una stagista;
il suddetto distacco ha comportato il trasferimento dei lavoratori a molte ore di treno dalla propria residenza e lo svolgimento di mansioni diverse da quelle fino a quel momento svolte -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto suesposto, e se non intenda intervenire al fine di verificare il corretto comportamento dell'azienda e il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori.
(4-00808)

CAMPA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il signor Romano Mosca, ex dipendente della Cassa depositi e prestiti, è stato ritenuto inabile al servizio lavorativo in data 15 gennaio 1991 dall'USL RM 11, con giudizio confermato dalla Commissione medica ospedaliera, per infermità contratte in servizio e per cause di esso;
il signor Mosca ha contratto infermità giudicate di ottava e settima categoria ai sensi della tabella A annessa al decreto del Presidente della Repubblica 834 del 1981, riconosciute risalenti fin dal 1985. Tale stato è durato fino al 14 gennaio 1991. Successivamente, le quattro patologie riscontrate al signor Mosca si sono aggravate, per cui il rapporto di lavoro è stato interrotto;
trattandosi di cessazione dal servizio per invalidità dipendente da causa di servizio (invalidità tale da impedire la prosecuzione del rapporto di lavoro), all'interessato è stata liquidata la pensione privilegiata ai sensi dell'articolo 64 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973;
risulta all'interrogante che nella delibera della Cassa depositi e prestiti del 25 ottobre 1994 (prot. n. 5367), che determina l'ammontare della pensione, non viene preso a base per il calcolo l'intero stipendio annuale. Sono infatti considerate solo 12 mensilità, escludendo, secondo l'interrogante, arbitrariamente la cosiddetta tredicesima e che analogo vizio viene ripetuto per la retribuzione individuale di anzianità (RIA), calcolata con riferimento a 12 mensilità;
infine, non viene minimamente presa in considerazione la indennità integrativa speciale (IIS). In proposito, vale la pena precisare che nel caso di quiescenza anticipata la indennità integrativa speciale va corrisposta in misura ridotta, così come previsto dal decreto-legge 29 gennaio 1983, n. 17, convertito dalla legge n. 79 del 1983, che - all'articolo 10 - statuisce che la misura della indennità integrativa speciale da corrispondere in aggiunta alla pensione o assegno sia determinata in ragione di un quarantesimo per ogni anno di servizio, prendendo per intero (40/40) l'importo dell'indennità spettante al personale collocato in pensione con la massima anzianità di servizio. Con successivo

decreto-legge 28 febbraio 1986, n. 49, convertito dalla legge n. 120 del 1986, all'articolo 10, il legislatore ha identificato, tassativamente, i casi che fanno eccezione alla regola generale. «Le disposizioni di cui ai primi quattro commi dell'articolo 10 del decreto-legge 29 gennaio 1983, n. 17, convertito, con modificazioni nella legge 25 marzo 1983, n. 79, trovano applicazione in tutti i casi di pensionamento anticipato, ad eccezione dei casi di cessazione dal servizio per morte o per invalidità derivanti o meno da causa di servizio, purché tali da impedire la prosecuzione del rapporto di lavoro.»;
la situazione del Signor Mosca rientra pienamente nella ipotesi eccezionale prevista dalla legge, con la conseguenza che la indennità integrativa speciale avrebbe dovuto essere corrisposta in misura intera sul trattamento pensionistico a decorrere dalla data di collocamento a riposo;
la Cassa depositi e prestiti ha quindi evidentemente errato ad avviso dell'interrogante nel computo della pensione privilegiata;
la stessa Cassa depositi e prestiti - e successivamente l'INPDAP - esclude il diritto del signor Mosca alla pensione ordinaria. In tal senso, si potrebbe invocare la validità del principio posto dall'articolo 6 del Testo Unico n. 1092 del 1973, secondo il quale un periodo di lavoro che si presti a valutazione ai fini di quiescenza secondo ordinamenti obbligatori diversi è valutato una sola volta in base all'ordinamento prescelto dall'interessato. D'altra parte, occorre tener presente che nessun elemento normativo preclude esplicitamente la costituzione della posizione assicurativa in presenza di una pensione privilegiata e soprattutto che il servizio prestato assurge a mero valore di parametrazione economica per la determinazione del rateo pensionistico, che trova la sua giustificazione nell'invalidità causata dal servizio prestato. In altri termini, la titolarità di un rapporto pensionistico privilegiato non è di impedimento alla costituzione di una autonoma posizione assicurativa, in quanto il periodo di servizio svolto non è stato già «valutato» ai sensi dell'articolo 6 del T.U. n. 1092 del 1973 ma solo assunto come parametro contabile per la corresponsione di un trattamento correlato, da un lato, alla gravità della menomazione subita e, dall'altro, all'anzianità di servizio, che assume rilievo come dato di adeguamento del beneficio accordato agli anni trascorsi in servizio ed alla perdita di chance sul mercato del lavoro che la subita menomazione provoca, come riconosce la più recente giurisprudenza della Corte dei conti;
l'INPDAP è subentrato nelle competenze della Cassa per la liquidazione diretta delle pensioni aventi decorrenza dal 13 dicembre 2003, senza poter sottoporre a revisione i trattamenti da essa erogati, ma non direttamente liquidati;
il signor Mosca ha altresì chiesto di poter fruire di un accompagnatore, senza peraltro ottenere risposta positiva alle sue istanze;
occorre in ogni caso ristabilire un corretto rapporto tra la pubblica amministrazione e un cittadino divenuto inabile dopo trenta anni di servizio, la cui sicurezza economica è stata compromessa da una erronea applicazione della disciplina previdenziale vigente, garantendo - accanto alle tutele assistenziali - anche un equo indennizzo per l'infermità subita -:
se sia a conoscenza dei fatti appena descritti e quali iniziative si intendano assumere perché sia tempestivamente e correttamente riliquidato da parte della Cassa depositi e dall'INPDAP il trattamento pensionistico del signor Mosca e se non ritenga opportuno chiarire la natura indennitaria o reddituale della pensione privilegiata, prevenendo in tal modo costosi procedimenti contenziosi.
(4-00821)

SMERIGLIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 20 dicembre 2005, Telecom Italia e SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL hanno sottoscritto un accordo che prevede il collocamento in mobilità di 3403 lavoratori, ai sensi dell'articolo 24 ex legge n. 223 del 1991;
lo stesso accordo prevedeva che tale personale fosse individuato tra coloro che, nel corso del periodo di fruizione del trattamento di mobilità, maturassero i requisiti per l'accesso al trattamento pensionistico e che dichiarassero di non opporsi alla stessa;
in aggiunta ai 3403 lavoratori collocati in mobilità, Telecom Italia sta procedendo ad un'ulteriore riduzione di personale attraverso lo strumento delle dimissioni incentivate;
tale proposta è stata fatta anche alla signora Paola Papalini, dipendente di Telecom Italia, di anni 62 e con 31 anni di anzianità lavorativa;
la signora Papalini, avvalendosi di quanto previsto per legge, ha rifiutato tale proposta chiedendo di potere proseguire l'attività lavorativa sino a 65 anni e, stante le inesistenze dell'azienda, si è rivolta a diverse Istituzioni, tra le quali il Ministero del lavoro, in quanto ha ritenuto di subire un'azione discriminatoria da parte del datore di lavoro;
l'ufficio del personale di Telecom Italia, dopo l'ultimo rifiuto della signora Papalini, ha disposto il suo trasferimento ad un'altra unità produttiva con effetto dal 6 marzo 2006, nonostante la stessa avesse, fino a quel momento, un preciso carico di lavoro;
nonostante le richieste della signora Papalini, non vi è stata nessuna formalizzazione scritta da parte dell'azienda, sulle ragioni tecnico-produttive che avevano portato al trasferimento;
tale trasferimento ha comportato per la lavoratrice un grave disagio sia per la collocazione della nuova sede di lavoro, distante 50 Km dalla propria abitazione, sia perché la stessa è stata lasciata, per circa un mese, senza alcuna attività lavorativa e, successivamente, adibita a mansioni estranee al proprio livello inquadramentale;
l'azione subita dalla lavoratrice sopra citata, come denunciano alcuni comunicati sindacali, non è un caso isolato ma piuttosto un metodo alquanto sbrigativo per indurre il personale, con età anagrafica e lavorativa, simile a quella della signora Papalini, ad «accettare» le dimissioni incentivate e/o il collocamento in mobilità -:
1) se sia a conoscenza della denuncia della signora Papalini e, nel caso, quali azioni sono state disposte a seguito della richiesta di tutela della lavoratrice di Telecom Italia.
2) se non ritenga estremamente lesivo della dignità dei lavoratori quanto sopra denunciato e che, di conseguenza, sia necessario, in tempi rapidi, convocare un tavolo di confronto con Telecom Italia e le rappresentanze sindacali, al fine di accertare se vi sia stato un sistematico comportamento aziendale che abbia indotto lavoratrici e lavoratori anziani ad abbandonare anticipatamente il mondo del lavoro pur di non subire un trasferimento, a parere dell'interrogante, dal tono esclusivamente punitivo come quello a cui è stata costretta la signora Paolini;
3) se non ritenga, se ciò fosse verificato, sanzionabile il comportamento del datore di lavoro sia in ragione dell'evidente azione discriminatoria realizzata nei confronti dei dipendenti più anziani, in maggioranza donne, sia per il danno che, in tal modo, si sarebbe procurato sulle casse della previdenza sociale.
(4-00841)

LOMAGLIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel Contact Center «Poste Italiane» di Caltanissetta, dal momento dell'avvio

nel luglio 2001, sono stati assunti sino ad oggi circa 120 dipendenti con varie tipologie di contratti caratterizzati dalla precarietà del rapporto. Tutto ciò nonostante sia facile dimostrare, e che sia evidente l'esigenza dell'azienda di usufruire dell'apporto dei predetti lavoratori in modo stabile e continuato nel tempo, in un contesto produttivo segnato da una cronica carenza di personale;
sono attualmente utilizzati nel Contact Center di Caltanissetta 22 lavoratori che, dopo varie vicissitudini, operano da 5 anni di rinnovo in rinnovo, in una situazione di insostenibile precarietà con un contratto di lavoro a tempo determinato che appare discriminatorio ed in contrasto con le scelte fatte da Poste Italiane in altri siti in situazioni simili;
va sottolineato che in questi giorni a Reggio Calabria i lavoratori esultano per la condivisibile decisione di Poste Italiane di stabilizzare il rapporto di lavoro del personale precario in servizio presso il Contact Center, mentre a Caltanissetta si va all'ennesima proroga di contratti che pur cambiando forma e nome sono inquadrabili tra quelli che caratterizzano la precarietà del mondo del lavoro odierno;
le organizzazioni sindacali dei lavoratori SLC-CGIL, SLP-CISL, FAILP-CISAL, hanno richiesto, con diverse iniziative, a Poste Italiane di assorbire queste limitate aree di precarietà che ormai durano da anni, premiando la professionalità e l'impegno dei lavoratori interessati e chiedendo all'azienda di impegnarsi ad utilizzare il lavoro a tempo determinato, solo come strumento di flessibilità per affrontare esigenze temporanee e picchi di traffico -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, ciascuno secondo le proprie competenze, per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, secondo l'interrogante lesi profondamente all'interno del Contact Center di Poste Italiane a Caltanissetta, al fine di superare una condizione di precariato che delinea, ad avviso dell'interrogante, una situazione di sostanziale illegittimità di tali rapporti di lavoro;
se il Ministro del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministro delle comunicazioni intendano accertare la veridicità di quanto esposto dall'interrogante ed in caso di riscontro affermativo, se ritengano opportuno istituire un tavolo di confronto tra le parti al fine di ricercare una adeguata soluzione alla vicenda, che porti al superamento dell'attuale condizione di precariato ed alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
(4-00855)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge della Regione Puglia 3 ottobre 1986, n. 31, «Consorzi per lo sviluppo industriale e di servizi reali alle imprese», disciplina i Consorzi di sviluppo industriale stabilendo che possono entrare a farne parte: Comuni, Province, Comunità montane, Camere di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura, Finpuglia, enti pubblici economici finanziari e di ricerca operanti nel territorio;
i Consorzi di Sviluppo Industriale sono enti pubblici economici, così come stabilito dall'articolo 36 della legge 5 ottobre 1991, n. 317, «Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese»;
sono attribuite ai Comuni le funzioni di sviluppo e promozione industriale ai sensi della legge della Regione Puglia 31 gennaio 2003, n. 2, «Disciplina degli interventi di sviluppo economico, attività produttive, aree industriali e aree ecologicamente attrezzate. Ecologia»;
è stato istituito il Fondo per lo Sviluppo nel quadro della legge statale 19 luglio, n. 236, «Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 20 maggio

1993, n. 148 recante interventi urgenti a sostegno dell'occupazione», finalizzato tra l'altro alla realizzazione di programmi di sviluppo locale per la promozione dell'efficienza complessiva delle aree industriali e la creazione di infrastrutture tecnologiche;
con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 31 maggio 1999, è stato approvato il Programma di Sviluppo Locale dell'area di Lecce e stabilito un contributo a carico del Fondo per lo Sviluppo pari a 10.716.997,11 euro;
la Società Consorzio Sisri di Lecce è stata indicata quale soggetto convenzionato per l'attuazione del Programma di Sviluppo Locale, ai sensi della Legge n. 236 del 1991, articolo 1-ter, a cui hanno partecipato trentacinque comuni della provincia di Lecce: Arnesano, Campi Salentina, Salice, Trepuzzi, Veglie, Secli, Sogliano Cavour, Corigliano d'Otranto, Aradeo, Botrugno, Cursi, Diso, Martignano, Muro, Nociglia, Poggiardo, San Cassiano, Zollino, Calimera, Copertino, Galatone, Leverano, Ugento, Alezio, Alliste, Collepasso, Melissano, Taurisano, Taviano, Alessano, Gagliano del Capo, Morciano di Leuca, Presicce, Specchia, Tiggiano, nonché l'agglomerato industriale Lecce-Surbo per opere di competenza del Consorzio Sisri;
il Programma di Sviluppo Locale prevedeva i seguenti interventi prioritari: lavori stradali per razionalizzare l'accesso alle aree P.i.p. (Piani di insediamenti produttivi); sistemi di collegamento tra arterie viarie esistenti ed attività produttive; razionalizzazione e adeguamento della rete idrica e fognante; realizzazione di centri servizi per supporto operativo alle aziende; operazioni di elettrificazione delle aree P.i.p. per la fornitura energetica alle attività produttive insediate e da insediarsi;
sebbene il Programma di sviluppo per l'area di Lecce è stato chiuso il 30 marzo 2004, e la fase di verifica sia stata eseguita e conclusa dal Comando dei Carabinieri - Ispettorato del Lavoro di Roma il 3 maggio 2005, a tutt'oggi non è ancora stata erogata la rata di saldo, pari a 3.009.193,11 euro;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali da diversi mesi ha richiesto la reiscrizione in bilancio dei fondi andati perenti, mentre i trentacinque Comuni, aderenti al Programma di Sviluppo, si ritrovano a rischio dissesto finanziario dovendo rispondere agli impegni di spesa assunti per centinaia di migliaia di euro -:
se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ed il Ministero dell'economia e delle finanze intendano fornire informazioni sulla tempistica della liquidazione della rata di saldo spettante al Consorzio Sisri di Lecce;
che cosa intendano fare il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ed il Ministero dell'economia e delle finanze per accelerare l'iter di erogazione dell'ultima rata del finanziamento e sollevare cosi i Comuni dalle pesanti difficoltà economiche cui si trovano a fare fronte.
(4-00856)

CAMPA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
diverse centinaia di lavoratori dipendenti di agenzie interinali, da alcuni mesi, stanno prestando servizio, con le mansioni di «addetti all'acquisizione dei dati ed ai sistemi di archiviazione», presso le sedi di Napoli, Caserta, Palermo, Catania, Bari, Foggia, Reggio Calabria, Cosenza, Firenze, Siena, Perugia e Terni;
dalle informazioni pervenute ad alcune sigle sindacali, si evince che la Magistratura ha condannato l'Inps per violazione dell'articolo 28 della legge n. 300 del 1970;
considerate le dichiarazioni dei vertici degli organi dell'Istituto, riportate dalle agenzie di stampa e finora non smentite, che auspicano l'assunzione in ruolo dei lavoratori interinali;

quali iniziative il Ministro intenda adottare per chiarire quanto su esposto e quali provvedimenti potranno essere presi al fine di garantire ai lavoratori interinali una stabilità lavorativa.
(4-00864)

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Ales - Arte Lavoro e Servizi S.p.A. - è una Società mista, costituita nel dicembre 1998 tra il Ministero per i beni e le attività culturali (30 per cento del capitale) ed Italia Lavoro S.p.A. (70 per cento del capitale) ai sensi all'articolo 20 - commi 3 e 4 - della legge 24 giugno 1997, n. 196 e dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 468 del 1997, con l'obiettivo di stabilizzare i lavoratori provenienti dal bacino degli LSU che per diversi anni erano stati impiegati dallo stesso Ministero e dalle sue Strutture periferiche;
Ales ha 423 dipendenti di cui 153 nel Lazio e 270 in Campania;
Ales ha un fatturato di circa 14 milioni di euro all'anno;
Ales è attualmente impegnata in progetti per la valorizzazione dei beni culturali nelle regioni dell'obiettivo uno, grazie ad un contratto per l'importo di 14 milioni di euro stipulato fra la predetta Società ed il Ministero dei beni culturali, finanziato con delibera CIPE n. 20 del 29 settembre 2004 e con scadenza al 31 dicembre 2006, in affidamento diretto per la natura di Società strumentale della Pubblica Amministrazione riconosciuta alla Società stessa -:
se siano informati di quanto premesso e delle preoccupazioni e del disagio di centinaia di famiglie, come evidenziato peraltro dai lavoratori in un documento dell'UGL, considerato che non sono state sin qui individuate le risorse necessarie a garantire la continuità aziendale e non è, peraltro, ancora emerso alcun orientamento in tal senso da parte dei Soci;
se siano a conoscenza del fatto che il CdA della Società si appresta a varare le procedure di licenziamento collettivo di cui alla legge n. 223 del 1991;
quali iniziative urgenti intendano adottare per scongiurare le iniziative della Società e per garantire la continuità aziendale e la stabilità del posto di lavoro degli addetti;
se ritengano possibile procedere magari mediante il finanziamento con risorse ordinarie dei servizi affidati, del tutto indispensabili per il Ministero, quali supporti agli uffici, manutenzioni, sorveglianza ed altro.
(4-00873)

CIRIELLI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
così come si evince dalla copia di deliberazione del Consiglio comunale di Mercato San Severino, in Provincia di Salerno, del giorno 21 giugno 2006, pare che il Consigliere Antonio Figliamondi, in sede di Consiglio Comunale, abbia letto una relazione, che è poi stata rassegnata agli atti e allegata al verbale sotto la lettera «E», nella quale sottolinea la mancanza di trasparenza relativa ad alcuni episodi accaduti al Comune di Mercato San Severino;
da quanto si evince dal testo del verbale allegato alla presente interrogazione, pare che il Consigliere Antonio Figliamondi abbia affermato che: «... nei rapporti col Personale si verificano casi di mobbing nei confronti di dipendenti comunali non allineati con le posizioni dell'Amministrazione Comunale, riferendosi in particolare al geometra Pasquale Pannullo il quale, a dire del Consigliere Figliamondi, è stato spostato senza motivo dal Responsabile dell'Area Tecnica dai posti di responsabilità che ricopriva prima, nonché al dipendente ragioniere Vincenzo Ranisi il quale, sempre a dire del predetto Consigliere, è stato parcheggiato all'Ufficio Anagrafe per volere del Vice Sindaco Giovanni Romano solo perché il Ragioniere

Ranisi sarebbe amico di un deputato nominato nel testo medesimo -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(4-00882)

OLIVIERI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
a più di un anno dalla stipula dell'accordo di programma, per i circa duecento lavoratori della Ferrania, azienda della Val Bormida, in provincia di Savona, non vi sono prospettive certe di rientro in produzione ed anche per gli altri quattrocentocinquanta lavoratori rimasti, ai sacrifici che hanno dovuto sopportare, sia sul piano salariale che su quello dei diritti, non corrisponde alcuna certezza per il futuro;
emerge, peraltro, un disagio molto forte per la scarsa consultazione delle Organizzazioni Sindacali e dei cittadini della valle in relazione al piano industriale e, più in generale, alle prospettive di sviluppo di un territorio che è stato prima martoriato dalle produzioni inquinanti e poi duramente colpito dalla deindustrializzazione;
la mancanza di una prospettiva di sviluppo industriale conferma, secondo l'interrogante, inoltre i dubbi, a suo tempo espressi, circa il rischio che tutta l'operazione non fosse in realtà finalizzata a rilanciare la Ferrania, ma mirasse piuttosto a conquistare una posizione strategica, dal punto di vista della logistica e dell'ingresso nel business dell'energia, acquisendo per di più ingenti finanziamenti publici -:
se e come il Governo intenda intervenire, per far sì che ogni intervento nella Val Bormida sia finalizzato al rilancio dell'azienda ed allo sviluppo della Val Bormida.
(4-00891)