Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: Egitto
Serie: Schede Paese    Numero: 14
Data: 01/06/2007

 

 

Repubblica Araba d’Egitto

 

 

 

 


CENNI STORICI

 

Nel 1922, dopo una lunga occupazione, i britannici concessero l’indipendenza all’Egitto, riservandosi il controllo sul Canale di Suez. A seguito di numerose manifestazioni di protesta contro tale presenza coloniale, nel 1947 iniziò il definitivo ritiro delle truppe britanniche dal Paese.

Nel 1948 l’Egitto partecipò alla coalizione di Stati arabi nella guerra contro Israele, conclusasi con l’annessione da parte egiziana della zona costiera della Striscia di Gaza.

Dopo la rivoluzione degli ufficiali del 1952, che costrinse Re Farouk all’esilio, il Generale Nasser assunse la guida del Paese. La sua linea politica impresse un profondo cambiamento nello Stato e nella società civile egiziana: vennero introdotti la pianificazione economica e un forte stato assistenziale. Furono poi nazionalizzate le banche commerciali e la Compagnia del Canale di Suez. Il fallimento, nel 1956, dell’operazione militare anglo-francese nella zona del Canale rafforzò ulteriormente l’immagine dell’Egitto come leader del mondo arabo e l'unità araba diventò uno dei principali obiettivi della politica estera egiziana di quegli anni. Con il sostegno economico e finanziario sovietico, il Paese partecipò al conflitto arabo-israeliano del 1967, al termine dei quali perse il controllo della Striscia di Gaza e del Sinai, occupati da Israele.

A Nasser successe il suo Vice-Presidente Sadat, che, nell’ottobre 1973, condusse a fianco della Siria la guerra dello Yom Kippur contro Israele, subendo una clamorosa sconfitta. In seguito, la politica egiziana divenne più moderata. Sadat normalizzò le relazioni con gli USA nel 1974 e, nonostante le critiche di altri Paesi arabi, nel 1977 intraprese una visita in Israele per rivitalizzare il processo di pace. Il risultato fu il summit di Camp David del settembre 1978 al termine del quale fu sottoscritto l’accordo quadro che pose le basi per la definizione della pace tra Israele e Egitto e la partecipazione di tutto il mondo arabo al processo di pace in Palestina. Il primo obiettivo fu raggiunto con la firma del trattato di pace con Israele nel marzo 1979. Il secondo non si realizzò invece a causa delle divisioni nel mondo arabo.

Il 6 ottobre 1981 Sadat venne assassinato da un esponente del gruppo Al-Jihad. Gli successe Hosni Mubarak, che mantenne la linea politica liberale del predecessore, tentando però di limitarne i costi. Egli cercò di non isolare l’Egitto all’interno del mondo arabo, mantenendo i proficui rapporti con gli USA stabiliti da Sadat e riprendendo, al contempo, quelli con l’URSS. Il Paese venne quindi riammesso nella Lega Araba nel maggio 1989[1]. Nel corso della crisi del Golfo 1990, l’Egitto svolse un importante ruolo nella formazione della coalizione araba contro Saddam Hussein, ristabilendo tuttavia con difficoltà i rapporti con gli altri Paesi arabi.

In politica interna, il principale obiettivo di Mubarak fu mantenere il rispetto delle regole e dell’ordine, cercando di seguire i rigidi programmi di sviluppo economico imposti dal FMI e tenendo sotto controllo gli integralisti islamici. Nella seconda metà degli anni ‘80, nonostante la minaccia integralista si fosse affievolita, il Governo rimase cauto nell’allentare lo stretto controllo politico, dando talvolta prova di intolleranza verso una maggiore partecipazione pubblica alla vita politica.

Negli anni ’90, l’Egitto sembrò reintegrarsi nel quadro della Lega mentre attentati e violenze verso turisti, come quello di Luxor del 1997, continuarono a danneggiare economicamente il Paese, ulteriormente colpito dalle conseguenze dell’attacco dell’11 settembre 2001.

 

 

DATI GENERALI

 

Superficie

1.001.450Kmq

 

Capitale

Il Cairo

 

Abitanti

78.887.007 (il 62,6% della popolazione ha tra i 15 e i 64 anni)

 

Tasso crescita popol.

1,75%

 

Speranza di vita

71 anni

 

Tasso alfabetizzazione

57,7% (68,3% uomini; 46,9% donne)

 

Composizione etnica

Arabi-berberi 99%

 

Religioni praticate

94% musulmana, copta e altre 6%

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

 

 

Presidente della Repubblica

 

 

Hosni MUBARAK (dal 1981 e rieletto per il quinto mandato nelle elezioni del settembre 2005)

 

 

Presidente dell’Assemblea del Popolo

 

Ahmed Fathi SOROUR

 

Presidente della Shura

Mohamed Saffwat ELSHAREEF

 

Primo Ministro

 

Ahmed NAZIF (da luglio 2004, confermato nel suo incarico dopo le elezioni legislative di dicembre 2005)

 

 

Ministro degli Esteri

Ahmed Abdul EL GHEIT

 

Ministro delle Finanze

Yousef BOUTROUS GHALI

 

Ministro degli Interni

General Habib Ibrahim HABIB EL ADLY

 

Ministro della Giustizia

Mamdoh Mohie E-DIN MARIE

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Elezioni Presidenziali

 

settembre 2011

Elezioni legislative

 

Assemblea del Popolo: novembre-dicembre 2010

Shura: maggio-giugno 2007

 


 

 

QUADRO POLITICO

 

 

 

Governo in carica

 

Le elezioni legislative concluse il 7 dicembre 2005 hanno confermato la schiacciante maggioranza del Partito Nazionale Democratico (NDP) del Presidente Mubarak, che – sebbene parzialmente indebolito - si è comunque assicurato due terzi dei seggi.

Il nuovo Governo, insediatosi il 31 dicembre 2005, e alla cui guida è stato confermato il Primo ministro Ahmed Nazif, mantiene sostanzialmente la struttura di quello precedente, sono stati confermati i titolari dei ministeri-chiave (tra cui i ministri di esteri, difesa, interni) mentre si è rafforzato il gruppo dei riformatori che fa capo al figlio del Presidente Mubarak, Gamal. In particolare sono entrati nel Governo giovani esponenti del mondo imprenditoriale e sono usciti alcuni rappresentanti della vecchia nomenclatura legata al Partito. Due sono le donne ministro: alla cooperazione internazionale, Faiza Abu el Naga, e al lavoro, Aisha Abdel Hadi, che è stata Vice Presidente della Federazione Egiziana dei Sindacati, prima donna con il velo al Governo. Un solo ministro, Boutros Ghali, è copto. Il nuovo Governo rimane, a giudizio dei commentatori,  molto tecnico ma con poco peso politico, e dunque soggetto alla guida e ai comandi del vecchio Presidente che resta attorniato, al momento, dalla vecchia guardia "politica" e di partito.

Lo stesso rimpasto, avvenuto il 27 Agosto 2006, ed innescato dalle dimissioni per motivi di salute del Ministro della Giustizia Aboul Leil, ha avuto solo portata limitata, lasciando Nazif a capo del Governo. A seguito di tale rimpasto, a Leil è succeduto l’ex Presidente della Corte Costituzionale, Mamdouh Marae; al Governatore di Alessandria, Mohamed Abdel Salam El-Mahgoub, è stata affidato il nuovo ministero per lo Sviluppo Locale ed infine all’attuale Ministro della Pianificazione, Ossman Mohamed Ossman, è stato conferito l’incarico aggiuntivo di Ministro per lo Sviluppo Economico.

Il Premier Nazif è stato pubblicamente difeso da Mubarak nonostante le critiche addotte dal figlio Gamal e da esponenti locali del PND nei confronti del Primo Ministro, ritenuto unico responsabile della mancata attuazione del programma del Presidente Mubarak. Il Presidente Mubarak continua a disporre di una squadra di Governo formata da fedeli, bravi esecutori di quel cambiamento che egli deciderà di fare sulla base delle promesse elettorali e che al momento appare centrato sulla continuità di una linea politica sensibile all'occidente e alle tendenze di mercato, ma attenta ai segnali inquieti di una società egiziana sulla via del fondamentalismo e sempre più adirata nei confronti del preteso "doppio standard" americano e (sia pur in ridotta misura) europeo, a danno della causa araba.

 

 

Il Presidente Mubarak è stato confermato alle elezioni presidenziali del 7 settembre 2005, con l’88,6 per cento dei voti.

 

 

Composizione del Parlamento

 

I risultati ufficiali delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo concluse nel dicembre 2005 (le elezioni si sono articolate in tre fasi: 9 e 20 novembre e 1 dicembre) hanno confermato il PND quale forza politica dominante e sancito il rafforzamento dei Fratelli Musulmani che per la prima volta nella storia hanno partecipato con successo ad un’elezione politica, pur essendo considerati ancora un’organizzazione “illegale”.

 

 

PARTITI

SEGGI

Partito Nazionale Democratico (PND)

 

311

Partito Nazionale per il Cambiamento (FM-Fratelli Musulmani)

88

WAFD

6

Tagammu

2

GHAD

1

Indipendenti

24

 

L’affluenza alle urne è stata del 26%.

 

 

Partiti politici

(in collaborazione con il MAE)

 

Sebbene siano ben 19 i partiti politici legalmente riconosciuti in Egitto, la stragrande maggioranza di essi è totalmente sconosciuta alla popolazione egiziana, ed allo stato attuale è indubbio che la vita politica risulti saldamente in mano al PND, unica forza del panorama politico capillarmente diffusa nel Paese.

 

Il Partito Nazionale Democratico (PND), erede  del partito unico nasseriano, è il partito del Presidente, egemone nelle istituzioni ma poco radicato tra le masse e nella società civile.

Il secondo Congresso Annuale del PND (21-23 settembre 2004), ha costituito sostanzialmente l’occasione per lanciare la campagna delle elezioni legislative 2005 e a candidare Mubarak per un altro mandato. Dall’ultimo congresso annuale del PND, tenutosi nel dicembre 2004, Mubarak è uscito ulteriormente rafforzato. La vittoria alle elezioni legislative ha assicurato al Presidente il sesto mandato consecutivo assicurandogli 30 anni di potere assoluto nel Paese e offrendogli abbastanza tempo per preparare adeguatamente il terreno ad una successione quanto più possibile “democratica” del figlio Gamal, ormai figura chiave all’interno del partito. L’ascesa di Gamal nel PND è stata confermata durante il quarto Congresso Annuale del partito (19-21 Settembre 2006), dedicato alle riforme politiche e costituzionali al fine di rilanciare l’immagine del PND nella società egiziana. Il congresso è stato innanzitutto un “trampolino di lancio” per Gamal, la cui candidatura alle presidenziali del 2011 sembra fuori discussione. Tuttavia, in tema di riforme, le promesse fatte non lasciano ancora presagire alcuna sincera intenzione di attuare innovazioni concrete in senso democratico. In particolare, verranno molto probabilmente deluse le aspettative di quanti auspicano una revisione degli articoli 76 e 77 della Costituzione (relativi rispettivamente all’elezione del Presidente della Repubblica e alla durata del suo mandato).

 

Fratelli Musulmani.

Nelle ultime elezioni i Fratelli Musulmani, presentatisi come indipendenti in quanto ufficialmente illegali, hanno ottenuto un insperato successo ottenendo il 19% dei consensi, per un totale di 88 seggi.  Già nella scorsa legislaturaerano riusciti a mandare in Parlamento un esigua rappresentanza che si era comunque distinta con il lancio di campagne ora contro pubblicazioni ritenute contrarie alla morale islamica, ora a favore della reintegrazione di docenti islamisti allontanati dall’insegnamento a causa della loro attività di proselitismo dietro le cattedre. I Fratelli Musulmani evitano comunque atteggiamenti di aperto attacco alle istituzioni egiziane e non si pongono in posizioni di rottura con le altre forze politiche, sforzandosi di proiettare un’immagine di forza tranquilla e responsabile, pronta un domani a prendere in mano le redini del paese.

All’azione parlamentare, si affianca un’operazione di ampliamento di consensi nel Paese e di ulteriore penetrazione nel tessuto associativo egiziano, che utilizza come base di partenza la propria rete organizzativa, nonché i servizi di utilità sociale che i Fratelli Musulmani mettono gratuitamente a disposizione della popolazione laddove i servizi governativi latitano. E’ in effetti proprio dai tangibili fallimenti del regime che i Fratelli Musulmani hanno saputo trarre i maggiori benefici in termini di seguito popolare, mostrandosi capaci di parlare allo stesso tempo alle masse rurali escluse dalla modernizzazione del Paese e ai ceti urbani professionisti preoccupati dalla prepotente ascesa di nuovi gruppi sociali orientati al business e disposti a fare tabula rasa dei tradizionali valori di riferimento islamici. Senza contare la capacità di catalizzare il risentimento popolare per la politica filo-occidentale del regime egiziano.

La strategia dei Fratelli Musulmani negli ultimi anni sembra così caratterizzarsi per due obiettivi distinti ma interdipendenti: il recupero della legittimità politica persa nel 1954 (quando l’organizzazione fu messa fuori legge da Nasser e dovette subire per diversi anni la dominante retorica laica panaraba), e la penetrazione nelle istituzioni, potendo comunque già contare sul controllo di importanti strutture della società civile e su quello delle masse extraurbane più diseredate, attraverso la rete di cellule periferiche spesso inserite nelle moschee locali.

Le recenti aperture “democratiche” del regime hanno indotto i Fratelli Musulmani a saggiarne le reazioni, promuovendo per la prima volta manifestazioni di protesta per richiedere l’adozione di riforme e l’abrogazione dello stato di emergenza, adottando ufficialmente però un’agenda moderata ed evitando attacchi diretti contro Mubarak. La repressione che ne è seguita, se da un lato non deve sorprendere, in quanto l’arresto di esponenti dei Fratelli Musulmani rappresenta da sempre una misura adottata con cadenza periodica dal regime, la dice comunque lunga sul rifiuto del leader egiziano ad aprire la strada al riconoscimento ufficiale dei Fratelli Musulmani, considerati come  un’organizzazione estremista, con cui non e’ possibile dialogare, in contrasto quindi con il nuovo, più recente  atteggiamento dell’Amministrazione USA, favorevole al dialogo con l’Islam moderato.

 

L’opposizione non islamica è molto ridotta sia in termini di consistenza parlamentare che come influenza sull’opinione pubblica. I principali partiti dell’opposizione tradizionale sono il Neo Wafd, il Raggruppamento Progressista e il Partito Nasseriano. Il richiamo esplicito di questi partiti a ideologie (rispettivamente, liberalismo, socialismo e nasserismo) oggi con poca presa su un’opinione pubblica disincantata, ha condannato le formazioni di opposizione ad un ruolo di secondo piano nella società e nelle istituzioni, lasciando peraltro spazio a fenomeni di accese rivalità e di personalismi esasperati all’interno dei gruppi dirigenti che hanno ulteriormente precluso qualsiasi recupero di consensi all’esterno. Inoltre, occorre tenere presente che la creazione di nuovi partiti è soggetta all’autorizzazione di un organo governativo che l’ha sempre negata a tutti quei movimenti di opposizione potenzialmente in grado di rappresentare una minaccia nei confronti del governo e addirittura l’ha revocata negli ultimi anni alle formazioni politiche che hanno oltrepassato la soglia del livello massimo di antagonismo tollerato dal Governo. Aveva destato speranze di un cambiamento di clima l’autorizzazione concessa nell’ottobre 2004 al Partito Al Ghad (Domani) di ispirazione liberale discendente dal Neo-Wafd: tuttavia, la successiva e deprecabile vicenda che ha visto coinvolto il leader della formazione, Ayman Nour, ha provocato una profonda spaccatura all’interno del partito con numerose defezioni di suoi esponenti (cui, tuttavia, non è estranea la gestione autoritaria del Partito da parte dello stesso Nour). Nour è stato condannato lo scorso 24 dicembre a 5 anni di reclusione al termine del processo che lo vedeva accusato di falsificazioni di firme ai fini del riconoscimento del proprio partito.

 

Sono sette i partiti “congelati” in virtù di una legge del 1977 che autorizza il Comitato dei Partiti a sospendere l’attività di un partito in presenza di dispute sulla leadership interna o di altri problemi di “corretto” funzionamento della vita del partito. Nel tempo, sono caduti vittime di questa legge il Partito Misr El Fata, il Partito della Giustizia Sociale, il Partito Democratico Popolare, il Partito Liberale, il Partito del Lavoro, il Partito della Conciliazione Nazionale e il Partito Socialista d’Egitto.

Di tutti i partiti sospesi, il più importante è senz’altro il Partito del Lavoro, congelato sei anni fa in seguito alla violenta campagna condotta contro il Ministro della Cultura, accusato di avere autorizzato la pubblicazione di un romanzo ritenuto blasfemo. Il partito, nato come formazione di ispirazione socialista, aveva bruscamente cambiato orientamento all’inizio degli anni Novanta spostandosi su posizioni islamiste.

 

Il Comitato dei partiti politici ha deciso di autorizzare la formazione del partito Al Mohafezoun (I Conservatori).

 

 

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

Sistema politico

 

L'Egitto è una Repubblica presidenziale.

 

Presidente della Repubblica

 

Il Presidente è nominato dall'Assemblea del Popolo a maggioranza dei 2/3 dei componenti nel primo scrutinio (nel secondo a maggioranza assoluta) e confermato con referendum popolare. Il mandato dura sei anni ed è rinnovabile senza limiti. Nel settembre 1999 il Presidente Mubarak è stato riconfermato per la quarta volta. Rientrano tra i suoi poteri quello di promulgare le leggi e esercitare l'iniziativa legislativa; può, inoltre, sciogliere l'Assemblea qualora abbia ottenuto il voto favorevole della maggioranza del corpo elettorale consultato con referendum popolare. Nomina i ministri e ne può chiedere le dimissioni.

 

 

Parlamento

 

L'Assemblea del Popolo (Majilis Al-Chaab), eletta a suffragio universale con un sistema maggioritario, si compone di 454 membri di cui 10 di nomina presidenziale e dura in carica cinque anni: la Costituzione prevede che la metà dei membri sia costituita da lavoratori o contadini. Oltre alla funzione legislativa, esercita il controllo sull'esecutivo e può in particolare presentare mozioni di sfiducia nei confronti del Primo Ministro o di un ministro, per le quali è necessario il voto della maggioranza dei componenti l'Assemblea.

 


Accanto al Majilis opera la Shura, o Consiglio consultivo, è un organo con funzione consultiva creato con la riforma costituzionale del 1980. E' composto per 1/3 da membri di nomina presidenziale, mentre i restanti 2/3 sono membri elettivi: dei 264 membri attuali, 88 sono di nomina presidenziale e gli altri 176 eletti in 88 circoscrizioni. Il mandato dura sei anni; tuttavia ogni tre anni si rinnova la metà dei componenti.

 

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ATTUALITÀ POLITICA INTERNA ED ESTERA

 

(in collaborazione con il MAE)

 

 

 

Riforma costituzionale e referendum confermativo (26 marzo 2007)

 

Nel dicembre 2006, Mubarak ha presentato un pacchetto di riforme costituito da un testo di 34 emendamenti costituzionali, che è stato approvato definitivamente dall’Assemblea del Popolo 19 marzo 2007 con ampia maggioranza, ma con l’assenza dell’opposizione (Fratelli musulmani, e una ventina di deputati dei partiti Al Wafd, Al Tagammu e Al Karama) che non ha partecipato al dibattito in segno di boicottaggio.

La redazione del progetto di riforma, da cui sono stati esclusi i Fratelli Musulmani, è stata gestita da un sub-comitato del Comitato Affari legislativi e costituzionali composto esclusivamente da membri del Partito Nazionale Democratico.

La riforma, fortemente voluta dal presidente Mubarak, concede tra l'altro maggiori poteri al Parlamento nonchè ampi poteri discrezionali alla polizia nelle indagini che riguardano casi di terrorismo. Il Presidente, inoltre, potrà sciogliere con più facilità il Parlamento mentre nessun movimento religioso potrà svolgere attività politica. Una norma che secondo alcuni osservatori è stata confezionata su misura per impedire ai Fratelli musulmani di trasformarsi in partito a tutti gli effetti. Nella nuova Costituzione non è più presente il riferimento al carattere socialista dello Stato egiziano, che farà invece riferimento all'economia di mercato.

La riforma stabilisce, inoltre, che il controllo del processo elettorale non sia più responsabilità dei giudici, fino ad ora garanti della correttezza del voto, ma di una commissione indipendente incaricata dall'esecutivo. Si ricorda che in occasione delle elezioni legislative del 2005, 13 giudici denunciarono brogli e scorrettezze, entrando in aperto conflitto con le autorità.

 

Lo scorso 26 marzo la riforma è stata definitivamente approvata mediante un referendum popolare che ha attribuito alla riforma il 75,9/ dei suffragi.

L’opposizione, sia laica che estremista, aveva invitato la popolazione a non partecipare al voto e, nei giorni precedenti lo svolgimento del referendum, si erano svolte manifestazioni e cortei contro la riforma della Costituzione e contro il regime di Mubarak.

L’affluenza alle urne, nonostante gli appelli governativi, è stata particolarmente bassa e si è attestata, secondo fonti ufficiali, al 27,1% degli aventi diritto, mentre osservatori indipendenti e partiti d’opposizione parlano di un’affluenza pari al 5%.

 

 

Le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo (novembre-dicembre 2005)

 

I risultati ufficiali delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo concluse in dicembre 2005 (le elezioni si sono articolate in tre fasi: 9 e 20 novembre e 1 dicembre) hanno confermato il PND quale forza politica dominante e sancito il rafforzamento dei Fratelli Musulmani che per la prima volta nella storia hanno partecipato con successo ad un’elezione politica, pur essendo considerati ancora un’organizzazione “illegale”.

L’affluenza alle urne è stata scarsa (26%), pur essendo in linea con le precedenti consultazioni elettorali egiziane. Gli analisti politici sostengono che la bassa affluenza alle urne è il risultato di una lunga disaffezione del popolo egiziano alla politica, disilluso da tante promesse, mai mantenute. E’ un terreno questo dove l’opposizione può guadagnare molto e rafforzare in futuro le proprie posizioni.

Gli Stati Uniti hanno visto con favore il rafforzarsi dei Fratelli Musulmani giudicando la Confraternita un movimento islamico moderato. Soprattutto vedono in essa l’elemento propulsore per un rinnovamento politico dell’Egitto, cristallizzato ormai da 50 anni sulle linee della Rivoluzione di Nasser.

Il PND è riuscito a mantenere la maggioranza assoluta. Dovrà fare i conti però con un’opposizione forte e qualificata, come quella dei Fratelli Musulmani che ha le radici nella media borghesia egiziana. I Fratelli Musulmani hanno lamentato brogli elettorali e violenze nei loro confronti, sostenendo che in un’atmosfera tranquilla e senza brogli, avrebbero potuto conquistare 140 deputati. La leadership del movimento integralista non sembra però molto delusa per questo fatto. Ritiene che si tratti di un primo passo verso la conquista del potere che potrà avvenire in un secondo tempo.

 

 

Le elezioni presidenziali del 7 settembre 2005

 

Il Presidente egiziano Hosni Mubarak è stato rieletto il 7 settembre 2005 nelle prime elezioni presidenziali pluraliste. Mubarak ha ottenuto oltre 6 milioni e 316.000 voti, corrispondenti all’88,6 per cento dei voti. Il candidato del partito di centro destra Ghad, Ayman Nour, ha ricevuto circa 540.405 voti, seguito da quello del partito liberale con 208.891 voti. Piuttosto bassa è risultata l’affluenza alle urne, pari a circa il 23 per cento degli aventi diritto.

Quale Presidente eletto dal popolo, Mubarak ha prestato giuramento davanti a Camera e Senato, riuniti in seduta comune, il successivo 27 settembre. Mubarak, giunto al quinto mandato presidenziale che avrà la durata di sei anni, in precedenza era stato riconfermato a seguito di referendum confermativi nei quali, tuttavia, non era possibile optare per un altro candidato.

Le reazioni dell’opposizione e delle organizzazioni non governative all’annuncio delle vittoria di Mubarak sono state tutto sommato pacate, con la più evidente eccezione del movimento “Kifaya”, che ha organizzato una manifestazione di protesta (ma il cui portavoce ha comunque sottolineato “il nuovo spirito” che prevale ora tra gli egiziani, che fa ben sperare per il successo delle riforme nei prossimi anni), e di Ayman Nour, il quale ha denunciato le numerose violazioni, affermando che, secondo i suoi dati, avrebbe ricevuto oltre il trenta per cento dei voti, e richiedendo quindi l’annullamento e la ripetizione delle elezioni. Richiesta prontamente respinta dalla Commissione elettorale. Significative e realistiche, al riguardo, le parole del Presidente della Commissione, il quale ha affermato che il voto è stato trasparente e che le accuse di violazioni derivano essenzialmente da “un eccesso di entusiasmo per un nascente esperimento che rappresenterà la pietra angolare nella costruzione della democrazia” in Egitto.

Non v’è dubbio che vi siano state numerose irregolarità durante lo svolgimento delle procedure elettorali, tuttavia i principali problemi riscontrati sono attribuibili in buona parte all’inefficiente macchina burocratica egiziana, nonché alla novità rappresentata da elezioni aperte ad una effettiva supervisione indipendente da parte dei giudici e delle ONG.

Un interessante indicatore della discreta trasparenza e relativa regolarità del processo elettorale è rappresentato anche dal sorprendente dato relativo all’affluenza (23%), ampiamente al disotto non solo di quanto i responsabili del Partito Nazionale Democratico avessero auspicato, ma anche di quella che veniva considerata la percentuale minima per dimostrare la legittimazione popolare del Presidente. Per il momento, nonostante la modestia delle riforme politiche ed economiche realizzate, la tenuta del regime non sembra in discussione: tuttavia, il settantasettenne Mubarak si trova ad affrontare una della sfide più complesse da quando è al potere, mostrando finora buon senso ma anche poca visione. Il rischio che sembra, al momento, correre la dirigenza è di ripiegare sul compiacimento per le opere comunque realizzate nell’ultimo ventennio, cui essa ricorre volentieri allo scopo di propiziare un largo sostegno alla scontata rielezione di Mubarak, mentre il Paese avrebbe bisogno di far leva sulla volontà di cambiamento che sembra

 

 

Processo di pace arabo israeliano

 

Il Processo di Pace arabo-israeliano rimane il tema centrale della politica estera egiziana. L’approccio pragmatico adottato dall’Egitto nei confronti di Hamas all’indomani della sua affermazione alle elezioni legislative palestinesi (necessità di accettazione delle tre note condizioni, ma dando al movimento islamista un tempo adeguato per la sua radicale conversione) non ha dato i frutti sperati. La destabilizzazione della Striscia di Gaza e dei Territori Palestinesi è vista con grave preoccupazione dal Cairo, che ha storici legami con Fatah, si propone tradizionalmente come principale difensore della causa palestinese e teme infiltrazioni nel Sinai, dove ha già alcune difficoltà a controllare capillarmente il territorio.

Sul piano internazionale, l’Egitto si è trovato a guidare il cosiddetto “quartetto arabo moderato” (con Arabia Saudita, Giordania ed EAU), considerato dalla Comunità Internazionale un’ importante chiave di volta per una soluzione del conflitto israelo-palestinese.

 

 

 

Rapporti con gli Stati Uniti

 

Ottimi i rapporti tra il Cairo e Washington. Quest’ultimo considera l’Egitto un tradizionale alleato di notevole valenza strategica per gli obiettivi e gli interessi americani nella regione, tanto sul processo di pace israelo-palestinese che sull’Iraq e l’equilibrio complessivo dell’area. Per questo gli USA sostengono sia politicamente che militarmente l’Egitto - che è secondo solo ad Israele per aiuto economico americano - dal 1975. A sua volta l’Egitto, proprio in ragione dei due miliardi di dollari che ogni anno gli USA versano all’erario egiziano e che rappresentano il 10% della spesa pubblica, nonché alla luce della partnership commerciale che lega i due Paesi, ritiene determinante e strategico il rapporto con gli USA. Tuttavia, le nuove sfide poste dal dopo 11 settembre hanno indotto l’Amministrazione americana ad una revisione generale della sua politica verso

 

i Paesi arabi, incluso l’Egitto, costretto ora a fare scelte più coraggiose nel campo di riforme che coinvolgano i diritti umani, la libertà religiosa e la partecipazione democratica. Di segno positivo la visita del Segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che ha ribadito l’ottimo rapporto tra i due paesi e l’importanza che l’Egitto ricopre nelle dinamiche regionali, invitandolo a fare da traino al processo di riforme politiche ed economiche nell’area.

 

Seppur misurate e rispettose nei toni, non sono mancate, comunque, le critiche per la riluttanza del Governo egiziano a procedere ad una reale apertura nella vita politica del paese. L’attuazione di queste e di altre riforme politiche è stata inoltre posta come condizione per il proseguimento dei negoziati per un accordo di libero scambio tra i due Paesi. La conclusione dell’accordo in questione ha una grande importanza per l’Egitto, in considerazione della posizione di preminenza occupata dagli Stati Uniti relativamente agli scambi commerciali bilaterali: il fatto che il Governo statunitense abbia già stipulato accordi della stesso tipo con altri paesi arabi limita notevolmente la competitività dell’Egitto.

 

 

Crisi del Darfur

 

La crisi nel Darfur è motivo di grande preoccupazione per l’Egitto, che considera il Sudan la sua “retrovia strategica” e ritiene l’unità del Paese confinante una delle priorità della propria politica estera. L’orientamento generale del Cairo è quello di evitare le sanzioni contro Khartoum ed interventi di Paesi “fuori area”. Il Cairo continua a sollecitare una linea di compromesso sull’attuazione della Risoluzione 1706 dell’agosto 2006 che tenga conto in maniera sostanziale dell’opposizione del Presidente Bashir allo spiegamento di truppe dell’ONU nella regione. Una base di dialogo potrebbe essere una formula di AMIS plus con la possibile integrazione di truppe da parte di Paesi considerati amici da Bashir.


 

 

Quadro economico

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI

 

PIL

328,1 miliardi dollari USA

Composizione per settore

agricoltura 14,7%;  industria 35,5%; servizi  49,8%

Crescita PIL (%)

5,7

PIL pro capite, a parità di potere di acquisto

4.200 dollari USA (Italia: 27.700)

Tasso povertà

20%

Inflazione (%)

6,5

Tasso di disoccupazione

10,3%

Debito estero

29,59 miliardi di dollari USA

Fonti: The Cia Worldfactbook 2007

 

L’economia egiziana sta attualmente attraversando una fase congiunturale favorevole, sostenuta in particolare dal forte sviluppo del settore energetico (21% grazie soprattutto al gas naturale), dal settore edilizio e dall’espansione delle telecomunicazioni che hanno contribuito in maniera rilevante alla crescita del PIL.

Gli sviluppi congiunturali favorevoli e le ottimistiche previsioni di crescita, a cui si aggiungono la correzione degli squilibri esterni ed il migliorato clima di fiducia degli investitori, hanno posto le basi per un consolidamento anche a medio temine della ripresa. Ma tale scenario non è privo di rischi a cominciare dalla tenuta del quadro regionale e degli equilibri sociali e politici interni, nonché dalla capacità delle autorità di dare impulso ai programmi di riforma strutturale indispensabili per innalzare l’efficienza del sistema produttivo in un contesto internazionale sempre più competitivo. Quest’ultimo aspetto riveste particolare importanza alla luce della vulnerabilità che caratterizza l’attuale struttura delle entrate valutarie egiziane, fortemente dipendenti dagli introiti del turismo (9 milioni di arrivi nel 2006, di cui il 67% provenienti dall’Unione Europea), che da soli coprono più di un terzo della spesa totale delle importazioni di merci del paese. Anche volendo prescindere dall’inevitabile ciclicità dell’andamento del settore turistico, la crescita dell’economia egiziana non potrà contare solo sui proventi derivanti dal turismo, ma dovrà sviluppare adeguatamente il settore industriale, in modo tale da sostenere i progressi dell’export “non-oil”.

 

Oltre all’intensificazione degli interventi di riforma strutturale necessari per migliorare l’attrattività del Paese per gli investitori (nazionali ed esteri)[2], il presidio delle condizioni di stabilità macroeconomica appare infatti elemento importante per poter volgere l’aggiustamento delle ragioni di scambio in un fattore di rilancio dello sviluppo economico, al di là del breve termine.

Orientandosi in tale direzione, le autorità egiziane, nel riaffermare l’impegno anti-inflazionistico, hanno avviato una revisione organica degli assetti di politica monetaria, alla luce del nuovo regime di fluttuazione del cambio. Sono inoltre stati annunciati interventi di potenziamento del mercato valutario, con l’introduzione di un mercato interbancario.

Sul fronte dei conti pubblici, il miglioramento dei saldi è perseguito con l’allargamento dell’ambito di applicazione delle imposte indirette e con interventi di razionalizzazione della spesa. Più a lungo termine, sono allo studio misure per l’ampliamento della base imponibile dei tributi, estendendo gradualmente la copertura del vasto settore informale dell’economia.

Il Governo egiziano punta molto sull’espansione del settore degli idrocarburi e ha promosso l’accelerazione dello sviluppo dell’estrazione del gas naturale. L’Egitto è interessato soprattutto alla commercializzazione di questa importante risorsa energetica, la cui esportazione ha permesso al paese di diventare uno dei sei maggiori esportatori di gas naturale al mondo.

 

Tramite il nuovo piano economico quinquennale per il periodo 2007-2012, il Governo intende dare piena attuazione ai progetti di investimento infrastrutturali, soprattutto nell’area dell’alto Egitto, che riguardano principalmente il settore idrico, l’agricoltura e la costruzione di autostrade e il turismo (zona di Luxor).

Nel corso del 2007, i Ministeri della Cooperazione Internazionale e dell’Ambiente stanzieranno 270 milioni di Lire egiziane (37MEuro circa) per lo sviluppo dell’industria aerospaziale.

 

 

 

 

 

RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE

 

 

Ambasciatore d’Italia in Egitto

S.E. Antonio Badini.

 

Ambasciatore d’Egitto in Italia

S.E. Ashraf Rashed


 

 

RAPPORTI BILATERALI

(in collaborazione con il MAE)

 

 

 

Relazioni politiche

 

Le relazioni tra Italia ed Egitto sono improntate alla massima fiducia e collaborazione reciproca. L’Egitto considera il nostro un Paese sinceramente amico. Ciò, da un lato ha reso possibile lo sviluppo di una vasta e diversificata rete di rapporti bilaterali ad ogni livello e, dall’altro, ha permesso il superamento, specialmente sul piano politico, degli occasionali e a volte anche accesi contenziosi commerciali e in materia migratoria, nonché il costante appoggio reciproco in materia di candidature internazionali. A riprova dell’eccellenza dei nostri rapporti, vi è l’intenso scambio di visite, tra le quali le visite del Presidente egiziano Mubarak in Italia, il 9 marzo 2006, e la visita al Cairo dell’On. Ministro, Gianfranco Fini, il 10 e 11 gennaio 2005.

 

In tale contesto si inserisce il meccanismo delle Consultazioni Rafforzate, istituito con un Memorandum of Understanding firmato al Cairo nel settembre 1998, mirante a rafforzare ulteriormente la collaborazione bilaterale attraverso una revisione periodica ed un costante aggiornamento degli obiettivi. La settima sessione delle Consultazioni si è svolta al Cairo il 5 e 6 luglio 2005, e ha dato una fitta serie di indicazioni operative in ogni settore, con particolare riguardo a quelli economico, migratorio, della cooperazione allo sviluppo e culturale-scientifico.

Nel settembre 2005 è stato firmato al Cairo un Accordo turistico, - che prevede, tra le altre cose, anche l’attivazione di una stretta cooperazione in caso d’incidenti o calamità che coinvolgano turisti dalle due parti – ed un Piano economico d’azione 2005, che si prefigge, anche attraverso la creazione di un Consiglio Ministeriale e di un “Business Council”, di incrementare gli investimenti italiani in Egitto, di inaugurare un meccanismo di “allerta precoce”, di risolvere i contenziosi commerciali e rafforzare in termini generali la cooperazione bilaterale.

 

I rapporti tra i due Paesi investono anche i rispettivi Parlamenti, che hanno attivato un meccanismo di cooperazione mediante la creazione del “gruppo di cooperazione parlamentare italo-egiziano”, previsto dal protocollo bilaterale vigente tra la Camera dei deputati e l’Assemblea del Popolo egiziana. Il suddetto gruppo comprende deputati di tutti gli schieramenti politici ed è stato costituito al fine di consolidare ulteriormente le relazioni politiche, economiche e culturali.

 


Tra le iniziative varate con l’Egitto si ricordano quelle per la rivitalizzazione del settore turistico (cui contribuirà in modo significativo l’accordo turistico firmato al Cairo nel settembre 2005) entrato in grave crisi a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001. Per favorire il ritorno dei turisti italiani nel Paese, il cui crollo alla fine del 2001 aveva toccato il -70% delle presenze, l’Italia ha ottenuto dalle Autorità egiziane l’eliminazione del visto e delle tasse d’ingresso, nonché dell’obbligo del passaporto. Annualmente circa 800.000 connazionali visitano questo Paese, di cui una quota prevalente si reca a Sharm-el-Sheikh.

 

Per ciò che attiene alla cooperazione nel settore agricolo, nel febbraio 2002, sono stati siglati una dichiarazione congiunta ed un documento di cooperazione in campo fito-sanitario, nonché un Memorandum d’intesa tra l’Istituto Agronomico del Mediterraneo di Bari e l’Associazione egiziana Horticulture Export Improvement Association.

Il 22 marzo 2005 è stato firmato, al Cairo, il Memorandum di intesa per la creazione di un corridoio verde, Green Corridor. Il progetto, finanziato con le risorse della conversione del debito, ha iniziato ad operare nel gennaio 2006 sotto la supervisione dell’Istituto Agronomico del Mediterraneo di Bari. Alla base del Corridoio Verde vi è l’obiettivo di incrementare l’export dei prodotti ortofrutticoli egiziani verso l’Italia e, attraverso di essa, verso l’Europa, nonché di aprire il mercato egiziano ad alcuni prodotti ortofrutticoli italiani. Il progetto prevede l’applicazione delle strategie sperimentali a filiere limitate sotto il profilo geografico, produttivo e commerciale (operatori egiziani in West Nubaria e Confcooperative Puglia per l’Italia).

Nei confronti del settore privato, l’iniziativa sta svolgendo un utile ruolo nel coordinamento e controllo di tutta la filiera. In particolare, è stata capace di orientare gli investimenti privati nella giusta direzione, ossia verso la stagionalità e la complementarietà delle importazioni al fine di non danneggiare i produttori italiani. Il progetto ha altresì favorito la delocalizzazione in Egitto di quelle produzioni che in Italia sono a rischio o necessitano di integrazione

 

Sono state inoltre sottoscritte intese nel settore agricolo, sanitario, e si è addivenuti alla creazione di un Business Council Italo-egiziano, composto da esponenti di alto profilo dell’imprenditoria dei due paesi, volto ad incrementare le relazioni tra imprenditori dei i due Paesi.

 

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

L’Italia si colloca ai primi posti come partner commerciale dell’Egitto: occupa il secondo posto a livello mondiale per le esportazioni egiziane, con forte incidenza della componente petrolio.

Nel 2006, le esportazioni italiane verso l’Egitto si sono attestate a 1.551 milioni di Euro, mentre le importazioni italiane dall’Egitto sono state di 2.187 milioni di Euro. Il saldo negativo per l’Italia è stato pertanto di 636 milioni di Euro. Rispetto allo stesso periodo del 2005, le esportazioni italiane verso l’Egitto sono aumentate dell’11,8%, e le importazioni del 71%.

Settore di eccellenza per gli investimenti italiani nel Paeserimane quello del petrolio e gas (con Eni presente nel Paese da oltre 50 anni ed Edison).

 

Per quanto riguarda la collaborazione nel campo del turismo, sono in continua crescita le proposte di nuovi ambiziosi investimenti da parte italiana per lo sviluppo di nuove aree, non solo di quelle tradizionali (Mar Rosso), ma anche di quelle della costa mediterranea del Paese. Tra le iniziative in corso, si cita anche “The Other Egypt”,un’iniziativacheparte dalla consapevolezza che il tradizionale e attuale approccio della gestione delle risorse turistiche locali rischia di essere non più sostenibile e di recare danni irreparabili al patrimonio ambientale e culturale del Paese.

 

Riguardo al settore bancario, il Governatore della Banca Centrale d’Egitto ha espresso l’auspicio che le banche italiane rafforzino la loro presenza sul mercato egiziano, sinora limitata a due uffici di rappresentanza (Banca Intesa e Montepaschi) e ad una partecipazione di minoranza nel capitale di una delle “joint venture banks” (Capitalia, che detiene il 10 per cento della Misr International Bank).

 

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Le relazioni culturali italo-egiziane sono regolate dall’Accordo di Cooperazione Culturale dell’8 gennaio 1959, attualmente in fase di rinegoziazione e dall’Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica del 29 aprile 1975.

Il Protocollo Esecutivo di collaborazione culturale, firmato l’11 febbraio 1999 al Cairo, è scaduto nel 2001. Il negoziato per il nuovo Programma Esecutivo è concluso. Il testo della proposta italiana definitiva è stato trasmesso nel febbraio 2006 alle Autorità egiziane. Si prevede la firma in tempi brevi.

 

Le collaborazioni culturali sono numerosissime ed interessano molteplici settori. La presenza culturale italiana in Egitto è, in effetti, tra le principali, non solo nel settore dell’insegnamento della lingua, ma anche in tema di mostre, eventi culturali di vario genere, concerti, nonché per le attività e le collaborazioni più o meno istituzionali che avvengono regolarmente tra enti e centri dei due Paesi. Particolare attenzione viene dedicata al settore della valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale e archeologico.

L’attuazione di tali accordi ha consentito lo sviluppo di molteplici attività formative in materie umanistiche e scientifiche e la realizzazione di numerose iniziative culturali artistiche e musicali nonché di interventi di conservazione in campo architettonico ed artistico.

L’Istituto Italiano di Cultura ha sede al Cairo. Nel Paese è attivo anche un comitato “Dante Alighieri”.

 


Quanto alla collaborazione scientifica e tecnologica, il relativo Programma Esecutivo, è stato firmato al Cairo il 29 febbraio 2004 per gli anni 2004-2006. A seguito dell’ultimo bando di gara sono stati raccolti alcuni progetti per il finanziamento della mobilità dei ricercatori, dei quali si prevede che ne possano essere finanziati una ventina, in settori quali Ambiente ed Energia, Biotecnologia, Nuovi materiali e tecnologie ecosostenibili, Trasferimento e innovazione tecnologica, Trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese. Nel Paese opera un Addetto Scientifico.

E’ in corso lo scambio dei ricercatori che lavorano ai progetti bilaterali di ricerca approvati nell’ambito del Protocollo di collaborazione scientifica.

 

Il 19 novembre 2006, il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio ha incontrato, al Cairo, il suo omologo egiziano Maged George.

L’incontro ha offerto l’occasione per fare una panoramica sui progetti bilaterali in corso, che sono incentrati soprattutto sulle energie rinnovabili e sulla gestione delle risorse idriche. I due Ministri hanno anche parlato del progetto di riduzione dell’inquinamento urbano mediante l’impiego di veicoli per il trasporto pubblico alimentati a gas naturale con tecnologia italiana, attualmente in negoziazione con la Cairo Transport Authority.

E’ stata inoltre ribadita la volontà di dare corso ad una collaborazione più stretta e continua tra i due paesi, anche in contesti multilaterali quali l’azione Euro-Mediterranea e il processo di Barcellona.

 

Per quanto riguarda la collaborazione interuniversitaria, da una indagine del CONICS risultano attualmente in atto 37 accordi diretti tra atenei italiani ed egiziani.

 

Nuove iniziative nel campo dell’istruzione superiore e della ricerca sono previste anche dal Memorandum d’Intesa nel campo dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica firmato dal Ministro Moratti e dal suo omologo egiziano il 19 maggio 2005.

 

La posizione geografica privilegiata dell’Italia al centro del Mediterraneo ha reso il nostro Paese un fondamentale ponte culturale tra l’Europa, l’Egitto e il resto dei Paesi del Mediterraneo. Le relazioni culturali tra l’Italia e l’Egitto risalgono a tempi antichissimi e da allora si sono protratte ad oggi, legando sempre più i due Paesi attraverso stretti rapporti di reciproca conoscenza.

Una delle attività primarie dell’Istituto di Cultura del Cairo, principale soggetto della programmazione culturale italiana in Egitto, consiste nella valorizzazione degli interventi italiani sul patrimonio archeologico egiziano. Tra gli scavi di maggiore importanza si segnalano quelli di Antinoe, città amministrativa fondata dall’Imperatore Adriano nel 130 d.C. Vi sono inoltre buone prospettive anche nella collaborazione bilaterale finalizzata allo sviluppo economico della “Nuova Valle” (una delle 24 aree protette egiziane), in cui già operano missioni archeologiche italiane e che ben si presta all’eco-turismo ed al turismo archeologico

 

L’aggiornamento e potenziamento informatico della biblioteca archeologica ad opera degli archeologi italiani ha inoltre comportato una visibilità ancora maggiore.

Nel settore archeologico, nel 2005 sono stati concessi contributi a 13 missioni e 2 Progetti Pilota per un totale di 143.000 euro.

Nel 2006 sono stati concessi contributi a 12 missioni per un totale di 132.000 euro.

 

L’Egitto è parte, come l’Italia, della Convenzione regionale UNESCO, firmata a Nizza il 17 dicembre 1976, sul riconoscimento dei titoli relativi all’istruzione universitaria degli Stati arabi e degli Stati europei rivieraschi del Mediterraneo.

 

 

Questioni migratorie e consolari

 

La comunità egiziana legalmente soggiornante nel nostro Paese era costituita, al 31 luglio 2006, di 45.873 persone.

Nel periodo che va dal 1 gennaio 2006 al 19 settembre 2006 i cittadini egiziani sbarcati illegalmente sulle coste siciliane sono 2.962. Al 30 giugno 2006 i detenuti egiziani nelle carceri italiane sono 198.

I migranti irregolari che giungono via mare sulle coste siciliane provenienti dalla Libia sono nella grande maggioranza cittadini egiziani (1.620 su 6.209 dal 1° gennaio 2006 al 20 giugno 2006). Se intercettati, essi sono fatti oggetto di provvedimenti di respingimento e rimpatriati direttamente dall’Italia o attraverso lo stesso territorio libico, quale Paese di ultimo transito. Al momento dell’arrivo, gli immigrati clandestini egiziani spesso dichiarano di provenire da aree quali l’Iraq e i Territori soggetti all’ Autorità Nazionale Palestinese, per rendere più difficoltosa l’identificazione e beneficiare strumentalmente delle norme in materia di asilo e protezione internazionale.

 

L’Egitto, oltre ad essere un Paese di origine di consistenti flussi illegali diretti in Italia, è anche zona di transito attraverso il Canale di Suez dei flussi di immigrati clandestini provenienti soprattutto da Sri Lanka, Pakistan e Bangladesh.

Tra Italia ed Egitto esiste una buona collaborazione operativa in tema di contrasto all’immigrazione clandestina, che ha condotto anche ad operazioni di rimpatrio relative a cittadini cingalesi fermati nel canale di Suez, effettuate direttamente dal Cairo a Colombo. Inoltre, la riammissione di clandestini egiziani viene realizzata attraverso appositi voli charter. Nell’ottobre 2004 e nel marzo 2005, in concomitanza con consistenti afflussi di migranti irregolari sulle nostre coste, tali voli sono stati autorizzati anche per numeri superiori a quelli previsti dalle intese intercorse all’inizio del 2004 (due operazioni mensili, con cinquanta espulsi ciascuna). Tale tematica è da qualche anno oggetto di crescente attenzione da parte delle Autorità del Cairo, le quali, ad esempio, hanno promosso campagne informative intese a sensibilizzare la popolazione sui rischi connessi alle migrazioni irregolari ed hanno di recente adottato alcune misure di più stretto controllo delle frontiere con la Libia, mirate a ridurre il flusso di cittadini egiziani che si recano in quel Paese senza possedere un contratto di lavoro e che sono, pertanto, potenziali clandestini diretti verso il nostro Paese.

In considerazione di quanto precede, come riconoscimento dell’importante collaborazione esistente con le Autorità egiziane, il decreto flussi 2006 ha previsto una quota riservata particolarmente alta a favore degli egiziani pari a 7.000 unità (tenuto conto anche del generale aumento della quota complessiva di ingressi previsti, pari a 170.000). Una quota riservata a favore di 1.000 lavoratori egiziani era stata prevista per la prima volta nel 2002. Per il 2005 era stata decisa una quota di 2.000 unità, che già in quell’anno era una delle più elevate.

 

Superando alcune resistenze da parte egiziana, si è concluso con successo il negoziato per l’Accordo di riammissione e relativo Protocollo. L’Accordo è stato firmato a Roma il 9 gennaio 2007. Al negoziato per l’Accordo di riammissione era stato abbinato anche quello relativo all’Accordo in materia di lavoro, che originariamente avrebbe dovuto essere firmato solo in un momento successivo. La circostanza di un viaggio al Cairo del Ministro Maroni - quando il negoziato sull’Accordo di riammissione era ancora in fase di stallo - ha portato invece alla firma dell’intesa nel campo del lavoro, con annesso Protocollo esecutivo, il 28 novembre 2005. L’Accordo è in vigore dal 1° agosto 2006. Le predette intese sono infatti strettamente collegate e affrontano in modo esauriente le principali tematiche relative al flusso migratorio dei cittadini egiziani verso l’Italia, secondo un approccio equilibrato che pone sullo stesso piano l’aspetto attinente alle migrazioni per motivi di lavoro e quello della prevenzione e del contrasto all’immigrazione clandestina.

 

In campo migratorio sono infine da ricordare i seguenti interventi finanziati dalla Cooperazione allo sviluppo: Integrated Migration Information System (IMIS). Il progetto è volto al rafforzamento delle capacità istituzionali e tecniche del Governo egiziano nella gestione del settore emigrazione attraverso la creazione di un sistema informativo integrato in grado di facilitare il processo di emigrazione legale e di inserimento degli emigrati; Building Campaign Against Illegal Immigration, unprogramma per la divulgazione di informazioni per la prevenzione dell'immigrazione illegale dall’Egitto. I principali risultati ottenuti finora da IMIS sono di aver fornito gli strumenti tecnici e le risorse umane necessari per una moderna gestione dei flussi migratori e aver testato il meccanismo di incontro fra domanda e offerta di lavoro. Non solo IMIS ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva, ma ha consentito altresì, nel corso del tempo, di consolidare la nostra posizione all’interno del locale Ministero del Lavoro e quindi di facilitare il dialogo con le Autorità egiziane su un tema prioritario per gli interessi dell’Italia.

 

Esiste, inoltre, un Accordo di Cooperazione di Polizia firmato al Cairo il 18 giugno 2000 e in vigore dal 18 gennaio 2005.

L’Accordo prevede l’impegno dei due paesi a compiere ogni attività per intensificare gli sforzi comuni nella lotta contro la criminalità organizzata nelle sue varie manifestazioni.

Sono previsti: l’istituzione di un Comitato bilaterale per la collaborazione nella lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo copresieduto dai rispettivi Ministri dell’Interno; riunioni periodiche congiunte di alti funzionari dei Ministeri interessati; l’individuazione di Punti di Contatto nazionali.

Tale collaborazione si estende alla ricerca dei latitanti e prevede la possibilità di promuovere procedure investigative presso gli organi competenti nel caso di attività concernenti la criminalità organizzata, anche al fine di evitare azioni terroristiche.

Sono inoltre previste consultazioni in vista dell’adozione di posizioni comuni e di azioni concertate, lo scambio sistematico di informazioni, delle esperienze di lavoro e delle conoscenze tecnologiche in materia di sicurezza; la possibilità di programmare, nei due paesi, corsi di addestramento comuni in specifiche tecniche investigative ed operative.

La cooperazione riguarda anche la lotta contro la falsificazione di carta moneta e valori e contro il traffico di stupefacenti.

 

 

Cooperazione allo sviluppo

 

Il programma di cooperazione in corso si basa sull’Accordo sottoscritto al Cairo il 3 giugno 1999, che ha stabilito un impegno finanziario complessivo pari a 105 milioni di Euro (di cui 16,5 milioni a dono e 88,5 milioni a credito di aiuto), e sulle Agreed Minutes dell’incontro intergovernativo sulla cooperazione allo sviluppo tenutosi al Cairo il 14 febbraio 2002. In tale occasione sono state concordate nuove iniziative a dono per un ammontare di 40 milioni di Euro, di cui 20 milioni per un programma di sostegno alla bilancia dei pagamenti (“Commodity aid”) destinato al settore pubblico, e i restanti 20 milioni per iniziative nei seguenti settori: sviluppo sociale, salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale ed ambientale. Nell’ambito dello stesso Accordo, 45 milioni di Euro sono previsti per il finanziamento di una nuova linea di credito in favore delle PMI.

L’impegno finanziario complessivo da parte della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ammonta a 200 milioni di euro. Un ulteriore impegno, pari a 149 milioni di dollari, deriva inoltre dal Programma di Conversione del Debito. Il relativo Accordo è stato sottoscritto nel febbraio del 2001.

 

Il programma di cooperazione con l’Egitto segue due linee direttrici: da un lato, l’accompagnamento del processo volto all’integrazione progressiva del Paese nell’economia mondiale, attraverso un sostegno diretto alle PMI; dall’altro, la lotta alla povertà e alla disoccupazione, mediante interventi nei settori prioritari per lo sviluppo socio-economico del Paese, quali la tutela del patrimonio ambientale e culturale, la sanità, l’istruzione e le infrastrutture di base. Si stanno inoltre sviluppando con l’O.I.M. programmi di assistenza tecnica istituzionale volti al rafforzamento delle politiche nazionali in materia di emigrazione.

 


DATI STATISTICI BILATERALI

 

 

 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (Gen-Dic. 2006)

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1. Macchinari e apparecchiature meccaniche

1. Petrolio greggio

2. Prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali

2. Prodotti energetici raffinati

3. Prodotti della metallurgia ed utensili metallici

3. Prodotti della metallurgia ed utensili metallici

4. Prodotti dell’elettronica e strumenti di precisione

4. Prodotti tessili

5. Prodotti grezzi delle miniere e delle cave

5. Prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali

Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT

 

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO 2006

Esportazioni verso l’Egitto sul totale delle esportazioni italiane

0,47%

Importazioni dall’Egitto sul totale delle importazioni italiane

0,63%

Fonte:ISTAT


 

QUOTE DI MERCATO 2005

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI CLIENTI

% su export

1. USA

10,8%

1. USA

13,4%

2. Germania

 7,3%

2. Italia

 9,6%

3. Cina

 6,6%

3. Spagna

 7,8 %

4. Francia

 6,4%

4. India

 6,0%

Fonte: Economist Intelligence Unit, febbraio 2007

 

SACE (milioni di Euro)

Categoria di rischio

4 su 7

Apertura senza restrizioni specifiche sia sul BT che MLT

Impegni in essere (a)

Indennizzi erogati da recuperare (b)

903,00

360,28

 

Sinistri in corso (c)

--

 

Esposizione complessiva (a+b+c)

1.263,28

4,23% sul totale

Fonte: SACE - 31 dicembre 2005

 

 

 

 

ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA

 

Ultima intesa Club di Parigi

25 maggio 1991 ($USA 21,16 mld)

Ultimo accordo bilaterale

27 gennaio 1994 ($USA 700 mln)

Ultimo accordo bilaterale di conversione del debito

19 febbraio 2001 ($USA 146,8 mln – Scadenze debitorie dal 2001 al 2005)

 

      INVESTIMENTI DIRETTI (2005)

        (migliaia di Euro)

 

in Egitto

in Italia

    9.324

     29.399

Fonte: Ufficio Italiano Cambi (U.I.C.) - Investimenti-disinvestimenti

 

 

FLUSSI TURISTICI BILATERALI

 

dall’Italia

verso l’Italia

2003

   n.d.

   30.384

2004

  1.000.000 (stima)

   28.000

2005

  823.144 (Genn.- Dic.)

    n.d.

2006

  786.130 (Genn.-Dic.)

    n.d.

Fonte: ENIT 2005/Ambasciata d’Italia 2007

 



[1] Dopo esserne stato espulso, nel 1978, a seguito della pace separata con Israele.

[2] Nel Piano di Sviluppo Socio-Economico 2002-2007 si prevedono investimenti che ammontano a 209 miliardi di Lire Egiziane nei settori industriale, agricolo, petrolifero, elettrico ed edile.