Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Bilancio dello Stato
Altri Autori: Servizio Commissioni
Titolo: A.C. 1980 - D.L. 283/06 Interventi per completare il risanamento economico della fondazione ordine mauriziano di Torino
Riferimenti:
AC n. 1980/XV     
Serie: Scheda di analisi    Numero: 15
Data: 13/12/2006
Descrittori:
CONTRIBUTI PUBBLICI   FONDAZIONI
OSPEDALI   TORINO, TORINO - Prov, PIEMONTE
Organi della Camera: XII-Affari sociali
Altri riferimenti:
DL n. 283 del 23-NOV-06     

Estremi del provvedimento

 

 

A.C.

 

1980

Titolo breve:

 

Interventi per completare il risanamento economico della Fondazione Ordine Mauriziano di Torino

 

Iniziativa:

 

governativa

 

in prima lettura alla Camera

 

 

Commissione di merito:

 

XII Commissione

 

Relatore per la

Commissione di merito:

 

 

Di Girolamo

Gruppo:

Ulivo

 

 

Relazione tecnica:

assente

 

 

 

 

 

 

 

Parere richiesto

 

Destinatario:

 

alla XII Commissione in sede referente

Oggetto:

 

testo del provvedimento

 

 

Scheda di analisi n. 15

 


INDICE

 

Articolo 1. 3

Interventi per il risanamento dell’Ordine Mauriziano.. 3


 

 

PREMESSA

Il decreto-legge in esame[1] reca interventi finalizzati a completare il risanamento economico della Fondazione Ordine Mauriziano di Torino, già avviato con il precedente decreto legge 277/2004.

Tale decreto-legge[2] aveva disposto fra l’altro: la conservazione dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino quale ente ospedaliero e il trasferimento alla regione Piemonte della gestione delle relative attività sanitarie (articolo 1); la costituzione della Fondazione Ordine Mauriziano, destinata a succedere all’Ente in tutti i rapporti attivi e passivi, esclusi quelli discendenti dalle attività sanitarie (articolo 2); la sospensione per ventiquattro mesi (con scadenza il 23 novembre 2006) sia di tutte le azioni esecutive già promosse per il recupero dei crediti sia del decorso degli interessi moratori sulle forniture e sui debiti previdenziali (articolo 3).

Il provvedimento in esame interviene in particolare sui termini di sospensione delle azioni esecutive e degli interessi moratori, nonché sull’interpretazione di alcune norme in materia di gestione dell’attività sanitaria e di trasferimento alla Fondazione del patrimonio dell’Ente.

La relazione illustrativa afferma che  il provvedimento non comporta nuovi o maggiori oneri per lo Stato e che, pertanto, non sono necessarie né la relazione tecnica né la copertura finanziaria.

La relazione illustrativa al precedente decreto legge 277/2004 aveva indicato un debito accertato dell’Ente pari a circa 350 milioni di euro, a fronte di un credito - vantato nei confronti della regione Piemonte - pari a 60 milioni di euro. La relazione tecnica al medesimo provvedimento aveva peraltro dichiarato l’assenza di oneri a carico del bilancio dello Stato[3].

Si segnala che l’ultima Relazione sulla gestione del patrimonio della Fondazione[4] afferma che  il debito in via di accertamento ammonta attualmente a 392,6 milioni di euro[5], a fronte di  crediti ancora da riscuotere (e vantati verso la regione Piemonte e le sue aziende sanitarie) pari a 35,9 milioni di euro[6]. La Relazione invita, infine, a “valutare la possibilità di un nuovo intervento legislativo che introduca i necessari correttivi alla procedura in corso e che, innanzitutto, la proroghi per almeno due anni (...) ovvero adotti altro provvedimento risolutivo che tenga in considerazione i diritti dei creditori”.

 

ANALISI DEGLI EFFETTI FINANZIARI

Articolo 1

Interventi per il risanamento dell’Ordine Mauriziano

Le norme dispongono la proroga per un periodo di dodici mesi delle disposizioni, finalizzate al risanamento dell’Ordine Mauriziano, recate dall’articolo 3 del decreto legge 277/2004 (comma 1).

Come già accennato in premessa, si tratta delle seguenti previsioni, che hanno già operato per 24 mesi (dal 23 novembre 2004 al 23 novembre 2006):

-            impossibilità di intraprendere o proseguire azioni esecutive nei confronti della Fondazione per i debiti insoluti dell’Ente;

-            inefficacia dei pignoramenti eventualmente già eseguiti;

-            non produttività di interessi dei debiti insoluti e loro esclusione dalla rivalutazione monetaria;

-            assunzione da parte del legale rappresentante della Fondazione delle funzioni di Commissario straordinario con la funzione di ripianare l’indebitamento pregresso e di definir la massa passiva e la massa attiva;

-            possibilità per i titolari di un credito escluso dalla massa passiva di proporre ricorso;

-            possibilità di definizione transattiva delle pretese dei creditori, in misura non superiore al 70 per cento di ciascun debito complessivo, con rinuncia ad ogni altra pretesa[7].

Si prevede inoltre che a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legge n. 277/2004 la gestione dell’attività sanitaria svolta dall’Ente Ordine Mauriziano si intenda integralmente a carico dello stesso ente e dei suoi successori (comma 2).

Viene infine specificato che la proprietà dei beni mobili e immobili già appartenenti all’Ente Ordine Mauriziano si intende attribuita alla Fondazione Ordine Mauriziano, con esclusione dei beni mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali dei presidi ospedalieri Umberto I di Torino e Istituto per la ricerca e la cura del cancro – IRCC di Candiolo (comma 3).

 

Al riguardo, premesso che la proroga della sospensione dei termini di scadenze debitorie prevista dal comma 1 è volta a consentire una più efficace  valorizzazione del patrimonio da dismettere ad opera della Fondazione (con riflessi presumibilmente positivi sia in relazione all’incidenza delle predette regolazioni rispetto ai vincoli di finanza pubblica sia con riguardo al soddisfacimento delle pretese dei creditori), si segnala tuttavia che nei primi due anni di attività della Fondazione si è registrato un accrescimento della massa passiva in via di accertamento, la quale è stata da ultimo valutata – nella Relazione annuale del Comitato di vigilanza - in circa 392 milioni, contro i circa 350 milioni stimati in occasione del precedente decreto legge in materia. Conseguentemente, il piano di rientro all’epoca prospettato dal Governo e commisurato al debito di 350 milioni[8] appare oggi non più adeguato, in  termini quantitativi, per raggiungere l’obiettivo del risanamento finanziario della Fondazione. Peraltro nella richiamata Relazione annuale il Comitato di vigilanza ha prospettato - per l’acquisizione delle risorse finanziarie necessarie a ripianare il debito - una proroga di “almeno due anni”, termine che nel testo in esame risulta dimezzato.

Si ricorda che la Relazione dà conto di dismissioni immobiliari, nel triennio 2003-2005, per soli 19 milioni di euro su un totale di 240 milioni (stima del patrimonio disponibile destinato alla vendita a fini di riequilibrio finanziario).

Si segnala pertanto la necessità che il Governo chiarisca se in relazione ai predetti profili quantitativi e temporali attinenti il percorso di rientro dal debito pregresso possano determinarsi riflessi per la finanza pubblica.

Appare inoltre opportuno acquisire un chiarimento da parte del Governo in ordine ai possibili profili di incompatibilità dell’ulteriore rinvio di cui al comma 1 rispetto alla disciplina comunitaria in materia di transazioni commerciali, profili che – qualora riconosciuti come sussistenti – potrebbero determinare nuovi o maggiori oneri non previsti.

Si fa riferimento in particolare alla direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (del 29 giugno 2000) relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. L’attivazione di procedure di infrazione nei confronti dello Stato italiano potrebbe determinare, oltre all’annullamento degli effetti della proroga in esame (con la conseguente necessità di provvedere tempestivamente all’adempimento delle obbligazioni pregresse), anche riflessi finanziari non previsti in termini di sanzioni, spese legali e interessi.



[1] Decreto-legge 23 novembre 2006, n. 283.

[2] Decreto legge 277/2004, recante interventi straordinari per il riordino e il risanamento economico dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino. Tale decreto era finalizzato a dare soluzione alla grave situazione di dissesto che caratterizzava l’Ente Ordine Mauriziano, con numerose azioni esecutive promosse dai creditori.

[3] Infatti la RT e, nel corso dell’esame parlamentare, il rappresentante del Governo avevano precisato:  a) con riferimento all’attività sanitaria trasferita alla regione Piemonte, che quest’ultima avrebbe fatto fronte agli oneri per la gestione dei presidi ospedalieri destinando a tali strutture le medesime risorse precedentemente utilizzate per il finanziamento delle convenzioni fra la regione stessa e l’Ente Ordine Mauriziano;  b)  con riferimento alla situazione debitoria dell’Ente (valutata, come detto, in circa 350 milioni di euro), che la nuova Fondazione avrebbe provveduto mediante gli introiti da alienazione del patrimonio disponibile (240 milioni), mediante un contributo già deliberato dalla regione Piemonte (50 milioni), nonché mediante l’alienazione di edifici ospedalieri di proprietà dell’Ente (circa 60 milioni).

[4] Relazione annuale presentata al Presidente del Consiglio dal Comitato di vigilanza sulla Fondazione (art. 2 c. 2 del D-L  277/2004) in data 25 settembre 2006.

[5] Tale debito, secondo la Relazione, è così composto: 221,4 milioni di euro a fronte di circa millecinquecento domande di ammissione alla massa passiva presentate dai creditori; 108,7 milioni come saldo negativo del conto di tesoreria nei confronti di un istituto bancario; 53,1 milioni di debito tributario; 9,4 milioni di debito previdenziale.

[6] La Relazione precisa, inoltre, che nei due anni trascorsi non è stato possibile raggiungere l’auspicato risanamento finanziario della Fondazione in quanto l’attività di dismissione degli immobili è risultata di complessa realizzazione a causa dell’aleatorietà di questo tipo di operazioni, nonché a causa della peculiarità dei beni da vendere e della complessità delle procedure da seguire. Da qui la necessità di tempi lunghi per la monetizzazione delle vendite, esigenza che a sua volta impedisce (per la mancanza di fondi) la definizione di un accordo transattivo con i creditori che possa risultare vantaggioso per le casse della Fondazione, con il conseguimento di riduzioni significative della massa passiva. Nello specifico, la Relazione indica che nel triennio 2003-2005 sono stati venduti 34 immobili agrari (con un ricavato di 8,9 milioni di euro) e 5 immobili urbani (con un ricavato di 10,1 milioni di euro).

[7] Si ricorda che nel corso dell’esame presso il Senato (seduta della Commissione Bilancio del 25 novembre 2004) del decreto legge n. 277/2004 il rappresentante del Governo ha precisato che l’Erario risulta essere l’unico creditore pubblico e che l’accordo transattivo per il pagamento del non più del 70 per cento del debito è subordinato all’accettazione da parte del creditore. Nel corso dell’esame presso la Camera (seduta della Commissione Bilancio del 12 gennaio 2005), il rappresentante del Governo ha chiarito che, qualora la definizione transattiva del credito potesse determinare minori entrate per l’Erario, questi - in quanto unico creditore pubblico dell’Ordine Mauriziano - potrebbe non addivenire a tale definizione transattiva.

[8] Cfr. la precedente nota 3.