Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica con la Cina - A.C. 2266
Riferimenti:
AC n. 2266/XV     
Serie: Progetti di legge    Numero: 121
Data: 14/03/2007
Descrittori:
CINA POPOLARE   COOPERAZIONE TECNICA
RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA   STATI ESTERI
TRATTATI ED ACCORDI INTERNAZIONALI     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
Altri riferimenti:
AS n. 1136/XV     


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

 

 

Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica con la Cina

 

A.C. 2266

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 121

 

 

14 marzo 2007


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento affari esteri

 

SIWEB

 

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File:es0050


 


INDICE

Scheda di sintesi

Dati identificativi del disegno di legge  di ratifica  3

Contenuto dell’accordo  4

Contenuto del disegno di legge di ratifica  7

Progetto di legge

§      A.C. 2266 (Governo), Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998  11

Iter al Senato

Progetto di legge

§      A.S. 1136 (Governo), Ratifica ed esecuzione dell’Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998  25

Esame in sede referente

-       3a Commissione (Affari esteri)

Seduta del 17 gennaio 2007  51

Esame in sede consultiva

§      Pareri resi alla 3a Commissione (Affari esteri)

-       5a Commissione (Bilancio)

Seduta del 17 gennaio 2007  61

Esame in Assemblea

Seduta del 30 gennaio 2007  65

Seduta del 13 febbraio 2007  67

 

 


Scheda di sintesi


Dati identificativi del disegno di legge
 di ratifica

Numero del progetto di legge

A.C. 2266

Titolo dell’Accordo

Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica. Allegato

Iniziativa

Governativa

Settore d’intervento

Trattati e accordi internazionali; stati esteri.

Firma dell’Accordo

Pechino, 9 giugno 1998

Iter al Senato

Approvato il 13 febbraio 2007

Numero di articoli del ddl di ratifica

4

Date del ddl di ratifica

 

§           trasmissione alla Camera

14 febbraio 2007

§          annuncio

15 febbraio 2007

§          assegnazione

21 febbraio 2007

Commissione competente

III Commissione Affari esteri

Sede

referente

Pareri previsti

I, V, VII, VIII, X, XII, XIII

Oneri finanziari

 


Contenuto dell’accordo

 

 

L’Accordo sottoscritto dall'Italia e dalla Cina il 9 giugno 1998 a Pechino riguarda la cooperazione bilaterale nei settori della cultura, della scienza e della tecnologia e sostituisce il precedente Accordo in materia, firmato a Roma il 6 ottobre 1978[1].

L’Accordo era già stato presentato al Parlamento per la ratifica nella XIII e nella XIV Legislatura, ma l’esame in entrambi i casi non è stato concluso. Prima di essere nuovamente ripresentato alle Camere nella presente Legislatura, come afferma la relazione introduttiva al disegno di legge (A.S. 1136), è stato riesaminato anche per verificare l’opportunità di concludere la procedura di ratifica alla luce della situazione internazionale nei confronti della Cina.

L'Accordo, che reca disposizioni simili a quelle contenute in analoghe intese concluse con altri Stati in materia culturale, rientra nelle attività internazionali finalizzate a migliorare la conoscenza reciproca e a rafforzare i legami di amicizia tra i Paesi, in una concezione della collaborazione culturale come strumento di politica estera.

L'accordo in esame si compone di un breve preambolo, di 10 articoli e di un Allegato, che è parte integrante dell’Accordo.

L'articolo I impegna le Parti a favorire la cooperazione nei settori della cultura, della scienza e della tecnologia, in conformità con le rispettive legislazioni nazionali. In particolare, l’articolo II stabilisce che tale cooperazione avverrà specialmente in alcune aree, fra le quali: agricoltura, pesca, allevamento del bestiame e alimentazione; meteorologia; scienze di base; tecnologie dell’informazione; energia e ambiente; astronomia; sanità e biotecnologie; ingegneria e telecomunicazioni.

L’articolo III elenca le forme di cooperazione scientifica e tecnologica, che si attueranno, tra l’altro, attraverso lo scambio di esperti, di informazioni e di conoscenze, lo sviluppo di progetti di ricerca, lo stabilimento di centri e laboratori, l’organizzazione di seminari e di corsi di formazione.

L’articolo IV rinvia, per le questioni attinenti alle spese derivanti dall’attuazione dell’Accordo, ai programmi di cooperazione successivamente concordati tra le Parti.

Le Parti vengono inoltre impegnate a promuovere forme di collaborazione fra Ministeri, governi locali, istituzioni scientifiche e imprese dei due Paesi.

L’articolo V prevede che le Parti partecipino congiuntamente ai programmi dell’Unione europea o di altre Organizzazioni multilaterali. L’articolo stabilisce pertanto un collegamento tra attività di cooperazione bilaterale e programmi dell’Unione europea e di altri organismi multilaterali, costituendo tra i tre livelli della cooperazione (bilaterale, regionale europea e multilaterale) un nesso di complementarità teso a valorizzare la partecipazione delle istituzioni delle due Parti ad ambiti più vasti di collaborazione.

Viene istituita, dall’articolo VI, una Commissione Mista per la scienza e la tecnologia, che si riunirà almeno ogni due anni per la valutazione dello stato e delle prospettive della collaborazione, l’individuazione delle priorità e la definizione del programma esecutivo. La Commissione potrà eventualmente essere affiancata da Sottocommissioni, con il compito di monitorare le attività di settori specifici.

L’articolo VII prevede che ogni Parte favorisca la circolazione di personale e apparecchiature, provenienti dall’altra Parte, necessari per la realizzazione dei progetti e dei programmi previsti dall’Accordo. In tale ambito si prevede in particolare che ciascuna Parte faciliti l’introduzione, in esenzione da imposte, di materiali e apparecchiature necessarie per la realizzazione delle attività congiunte.

Le disposizioni a tutela della proprietà intellettuale sono contenute nell’Allegato I, cui l’articolo VIII fa rinvio.

In base all’Allegato I, le Parti si impegnano affinché venga assicurata una adeguata protezione della proprietà intellettuale, creata o trasferita nell’ambito dell’Accordo, anche attraverso la notifica tempestiva di ogni evento riguardante tale materia. L’Allegato definisce poi il campo di applicazione delle disposizioni in esso contenute, le modalità di ripartizione dei diritti e dei proventi tra le Parti e la tutela delle informazioni confidenziali di lavoro.

L’articolo IX stabilisce la cessazione della validità dell’Accordo del 1978 a partire dalla data di entrata in vigore del presente Accordo.

L’articolo X reca, infine,  le clausole di rito relative alla ratifica, all’entrata in vigore, alla durata dell’Accordo, prevista in cinque anni automaticamente rinnovabili, salvo denuncia scritta inoltrata per le vie diplomatiche, che non avrà effetto sull'esecuzione dei programmi in corso.

 

 


Contenuto del disegno di legge di ratifica

 

Il disegno di legge in esame si compone di quattro articoli. I primi due recano, rispettivamente, l’autorizzazione alla ratifica e l’ordine di esecuzione dell’Accordo culturale, scientifico e tecnologico tra Italia e Cina del 9 giugno 1998.

L’articolo 3 quantifica gli oneri derivanti dall’applicazione dell’Accordo[2], che sono valutati in 403.955 euro per il 2007, in 395.675 euro per il 2008 e in 403.955 euro annui a decorrere dal 2009. La copertura di tali oneri è reperita nello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di previsione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

La relazione tecnica allegata al disegno di legge di ratifica presentato al Senato (A.S. 1136) fornisce una dettagliata previsione delle spese derivanti da ciascun articolo dell’Accordo, riconducibili allo scambio di esperti e docenti, allo svolgimento di corsi di formazione e di conferenze, alla realizzazione di progetti congiunti tra Università e alla partecipazione di funzionari alle riunioni della Commissione mista. La relazione precisa altresì che l’onere annuo a carico del bilancio dello Stato è da iscrivere per 77.760 euro nello stato di previsione del Ministero dell’università e della ricerca, e per la restante quota in quello del Ministero degli Affari esteri.

L’articolo 4, infine, dispone l’entrata in vigore della legge per il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Oltre alla relazione tecnica, il disegno di legge è corredato di una analisi tecnico-normativa (ATN) e di una analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR).

La ATN, in particolare, afferma che le disposizioni dell’Accordo non presentano profili di incompatibilità con l’ordinamento comunitario e che anzi stabiliscono un collegamento tra attività di cooperazione bilaterale e programmi dell’Unione europea, costituendo un opportuno nesso di complementarità teso a valorizzare e predisporre la partecipazione delle Istituzioni delle due Parti ad ambiti sempre più vasti di collaborazione. Quanto all’impatto regolamentare ed amministrativo, l’esecuzione dell’Accordo non richiede l’adozione di regolamenti e atti amministrativi e non presenta specificità che possano incidere sul quadro normativo vigente. La costituzione e la regolare convocazione di una Commissione mista preposta alla sua attuazione consente peraltro di applicare soddisfacentemente l’Accordo e di sorvegliarne gli sviluppi anche dal punto finanziario e normativo. La necessità dell’autorizzazione parlamentare alla ratifica ai sensi dell’art. 80 Cost. è correlata dalla ATN alla previsione degli oneri finanziari aggiuntivi per l’attuazione dell’Accordo, di cui all’art. 3, comma 1 del disegno di legge.

L’AIR sottolinea, invece, come l’Accordo consenta di disporre di uno strumento giuridico funzionale ad un sostanziale miglioramento di qualità della cooperazione bilaterale, indirizzata verso le applicazioni della ricerca scientifica al processo di sviluppo tecnologico ed industriale in atto in Cina. Il recepimento dell’Accordo consente in particolare di pervenire ad intese dirette con strutture locali, nonché di far partecipare Paesi terzi ed Organizzazioni internazionali a progetti di grande spessore, suscettibili di attirare il finanziamento multilaterale.                L’attuazione dell’Accordo, di competenza del Ministero degli affari esteri, avverrà attraverso gli strumenti tipici della collaborazione internazionale in tale settore e, segnatamente, attraverso le riunioni della Commissione mista, precedute e seguite da scambi di informazioni con le Amministrazioni e gli organismi competenti.

       

 


Progetto di legge

 


N. 2266

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

______________________________

DISEGNO DI LEGGE

 

APPROVATO DAL SENATO DELLA REPUBBLICA

il 13 febbraio 2007 (v. stampato Senato n. 1136)

PRESENTATO DAL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI

(D'ALEMA)

DI CONCERTO CON IL MINISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

(PADOA SCHIOPPA)

CON IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

(BERSANI)

CON IL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI

(GENTILONI SILVERI)

CON IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

(DE CASTRO)

CON IL MINISTRO DELLA SALUTE

(TURCO)

E CON IL MINISTRO DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA

(MUSSI)

¾

 

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998

 

¾¾¾¾¾¾¾¾

Trasmesso dal Presidente del Senato della Repubblica

il 14 febbraio 2007

 ¾¾¾¾¾¾¾¾


 


disegno di legge

¾¾¾

 

 

Art. 1.

(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998.

 

Art. 2.

(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo X dell'Accordo stesso.

 

Art. 3.

(Copertura finanziaria).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 403.955 per l'anno 2007, di euro 395.675 per l'anno 2008 e di euro 403.955 annui a decorrere dal 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

 

 

 

Art. 4.

(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

(omissis)

 


TESTO ACCORDO FOTOGRAFATO NON DISPONIBILE


Iter al Senato

 


Progetto di legge

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾   XIV LEGISLATURA   ¾¾¾¾¾¾¾¾

 

N. 1136

DISEGNO DI LEGGE

presentato dal Ministro degli affari esteri

(D’ALEMA)

di concerto col Ministro dell’economia e delle finanze

(PADOA SCHIOPPA)

col Ministro dello sviluppo economico

(BERSANI)

col Ministro delle comunicazioni

(GENTILONI SILVERI)

col Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

(DE CASTRO)

col Ministro della salute

(TURCO)

e col Ministro dell’università e della ricerca

(MUSSI)

 

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 2 NOVEMBRE 2006

¾¾¾¾¾¾¾¾

Ratifica ed esecuzione dell’Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998

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Onorevoli Senatori. – L’Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, firmato a Pechino il 9 giugno 1998, sarà lo strumento adatto a far compiere un ulteriore salto di qualità alla cooperazione bilaterale nell’applicazione della ricerca scientifica al processo di sviluppo tecnologico ed industriale in atto in Cina.

Le principali linee guida del nuovo Accordo riguardano la possibilità di concludere intese dirette con strutture locali, l’apertura alla partecipazione di Paesi terzi ed organizzazioni internazionali in specifici progetti miranti a favorire la realizzazione di programmi di grande spessore e suscettibili di attirare il finanziamento multilaterale, la creazione di sottocommissioni miste per la gestione di settori prioritari di collaborazione, la possibilità di importazione in esenzione fiscale di apparecchiature per le finalità dell’Accordo e facilitazioni per l’ingresso del personale coinvolto nelle attività bilaterali.

Le risorse finanziarie aggiuntive che verranno messe a disposizione della cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale saranno utilizzate per la realizzazione di progetti interessanti i settori prioritari, in particolare l’agricoltura, le infrastrutture e le industrie fondamentali, le industrie a tecnologia avanzata, la ricerca di base, le biotecnologie ed il settore sanitario.

Il bilancio di venticinque anni di cooperazione nel campo scientifico e tecnologico con la Cina è uno dei più positivi per il dinamismo e la diversificazione che è stata impressa alle relazioni bilaterali in questo settore, come risulta dalla pubblicazione che il Ministero per la scienza e la tecnologia cinese ha curato nella ricorrenza celebrativa del ventennale per segnalare i principali sviluppi e gli esiti più significativi della collaborazione tra i due Paesi.

Il presente Accordo, già presentato in Parlamento nella precedente legislatura, ha dovuto essere riesaminato al momento dell’inizio di quella attuale anche per verificare l’opportunità di concludere le procedure di ratifica alla luce della situazione internazionale nei confronti della Cina.

Nel frattempo, tuttavia, in attuazione del precedente Accordo in materia, firmato a Roma il 6 ottobre 1978, la cooperazione bilaterale ha potuto giovarsi delle biennali riunioni della Commissione mista e della firma di Protocolli esecutivi di quell’Accordo, da ultimo l’XI Protocollo firmato dal Rappresentante del Governo italiano nel novembre 2003, mentre l’interesse prioritario dell’Italia ad espandere la cooperazione nel campo della scienza e della tecnologia tra l’Italia e la Cina è stato ribadito nel corso di una visita in Italia del vice Ministro cinese della scienza e della tecnica.

L’Accordo in questione è formato da un preambolo e da dieci articoli:

nel preambolo sono indicate le premesse maturate nel quadro del precedente Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale, che hanno convinto le Parti a stipulare un nuovo Accordo quadro: benefìci apportati ai due Paesi dalla cooperazione scientifica e tecnologica impostata sul principio di reciprocità, foriero di equilibrati vantaggi alle Parti contraenti; contributo offerto dalla cooperazione bilaterale nel settore scientifico e tecnologico allo sviluppo economico e sociale dei due Paesi; bilancio positivo della cooperazione attuata nel quadro dell’accordo precedente.

Le premesse del preambolo costituiscono la base dell’obiettivo generale dell’Accordo che è esposto nell’articolo I: promuovere lo sviluppo della cooperazione scientifica e tecnologica in aree di reciproco interesse, su base paritaria e per il reciproco vantaggio.

Sulla base delle priorità fissate dalle rispettive politiche di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica ed intendendo queste priorità in un quadro di reciproca complementarità, l’articolo II dell’Accordo indica i particolari settori che maggiormente si prestano allo sviluppo della cooperazione scientifica e tecnologica, in particolare: l’agricoltura, le scienze della terra, le scienze di base, le tecnologie dell’informazione, l’energia e l’ambiente, i materiali avanzati e superconduttori, la medicina e le biotecnologie, l’ingegneria e le telecomunicazioni, le tecnologie applicate alla conservazione del patrimonio culturale.

L’articolo III stabilisce le attività mediante le quali potrà aver luogo la collaborazione tra i due Paesi nelle forme qui diversificate consentite da una cooperazione che ha raggiunto un alto grado di maturazione ed interessa un così ampio spettro di settori. In particolare la collaborazione si attuerà attraverso lo scambio di personale scientifico e tecnico, lo scambio di documentazione e di informazioni, l’organizzazione congiunta di seminari e conferenze, la realizzazione di progetti di ricerca e di formazione e la traduzione di testi scientifici.

L’articolo IV rinvia ai programmi esecutivi che saranno concordati dalle Parti per il tramite della Commissione mista prevista dall’articolo VI, alle collaborazioni dirette tra istituzioni dei due Paesi regolate da apposite convenzioni (di cui al paragrafo 2 dell’articolo IV) ed alle intese specifiche interessanti settori particolari (di cui al paragrafo 3 del medesimo articolo IV) la definizione della ripartizione degli oneri sostenuti dalle due Parti per l’attività prevista dall’accordo. Il riferimento a tali collaborazioni dirette ad intese specifiche è naturale conseguenza del carattere di quadro.

L’articolo V stabilisce un collegamento tra attività di cooperazione bilaterale e programmi dell’Unione europea e di altri organismi multilaterali, costituendo tra i tre livelli della cooperazione (bilaterale, regionale europea e multilaterale) un opportuno nesso di complementarità teso a valorizzare e predisporre la partecipazione delle istituzioni delle due Parti ad ambiti sempre più vasti di collaborazione.

Il coordinamento e la verifica delle attività di collaborazione sono affidati dall’articolo VI ad una Commissione mista che si riunirà almeno ogni due anni per la valutazione dello stato e delle prospettive della collaborazione, l’individuazione delle priorità e la definizione del programma esecutivo. Lo stesso articolo prevede la costituzione, laddove se ne presenti la necessità, di Sottocommissioni con l’incarico di seguire le attività di settori specifici. Nei periodi intercorrenti tra le riunioni della Commissione mista o delle Sottocommissioni, saranno gli uffici scientifici delle Ambasciate dei due Paesi a tenere un raccordo costante per seguire la realizzazione dei programmi concordati e individuare nuove possibilità di cooperazione.

L’articolo VII indica le facilitazioni che le autorità delle due Parti si impegnano ad accordare per promuovere gli sviluppi della collaborazione per quanto concerne l’ingresso e l’uscita dal territorio del personale qualificato e l’introduzione, in esenzione da imposte, delle apparecchiature necessarie per la realizzazione dei progetti e programmi previsti dall’Accordo.

La delicata materia relativa ai diritti sulla proprietà intellettuale viene regolata nell’Allegato all’Accordo al quale fa riferimento l’articolo VIII. I diritti sulle invenzioni, modelli industriali, nuove varietà vegetali sono inclusi nell’articolo della Convenzione che istituisce l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, firmata a Stoccolma il 14 luglio 1967, ratificata ai sensi della legge 28 aprile 1976, n.424. I diritti sulla proprietà intellettuale sono soggetti alla legislazione nazionale.

L’articolo IX prescrive, come di prammatica, la cessazione della validità del precedente Accordo del 1978 alla data di entrata in vigore del presente, fermo restando che le attività condotte nell’ambito dell’Accordo precedente dovranno essere portate a termine anche a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Accordo.

Nell’articolo X sono definite le clausole comunemente presenti in analoghi Accordi bilaterali di cooperazione. In particolare, viene definita la durata quinquennale dell’Accordo, tacitamente rinnovabile, con possibilità di conclusione dei programmi e delle intese preventivamente concordati.

Si fa presente che gli articoli III e VI dell’Accordo comportano oneri finanziari a carico del bilancio dello Stato che vengono quantificati nell’allegata relazione tecnica.

 


 


 

(omissis)


 

 

 


 

 

INSERIRE Relazione tecnica PDF


Esame in sede referente

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


AFFARI ESTERI (3a)

MERCOLedi' 17 GENNAIO 2007

21a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente

DINI

 

 Interviene il vice ministro degli affari esteri Patrizia Sentinelli.

 

La seduta inizia alle ore 15.

 

IN SEDE REFERENTE

 

(1136) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998

(Esame)

 

Il relatore COSSUTTA (IU-Verdi-Com) riferisce sul provvedimento in titolo sottolineando in primo luogo come l’impegno dell’Italia a sviluppare l'attività nel campo della ricerca, della scienza e della tecnologia figuri tra gli obiettivi principali nell’epoca presente in quanto permangono gravi i ritardi del Paese malgrado l’urgenza di introdurre innovazioni finalizzate alla crescita.

In particolare, rileva l’interesse dell'Italia ad espandere la cooperazione su questi temi con la Cina, che è una delle maggiori potenze economiche ed industriali del mondo, la maggiore in assoluto oggi tra le nuove potenze emergenti. L’Accordo quadro in esame risulta quindi uno strumento adatto a far compiere un ulteriore salto di qualità alla cooperazione bilaterale.

Ripercorrendone l'iter precisa che lo stesso fu firmato il 9 giugno 1998 dal Governo Prodi, fu poi presentato in Parlamento nella precedente legislatura e ha dovuto essere riesaminato agli inizi dell'attuale legislatura, aggiungendo che nel frattempo, tuttavia, in attuazione del precedente Accordo in materia, firmato il 6 ottobre 1978 dal Governo Andreotti, la cooperazione bilaterale fra l’Italia e la Cina ha potuto giovarsi delle biennali riunioni della Commissione mista e della firma di Protocolli esecutivi di quell’Accordo, da ultimo l’XI Protocollo concluso dal Governo Berlusconi nel novembre 2002. Il bilancio di venticinque anni di cooperazione nel campo scientifico e tecnologico con la Cina è uno dei più positivi per il dinamismo e la diversificazione che è stata impressa alle relazioni bilaterali in questi settori, come risulta dalla relativa pubblicazione che il Ministero cinese per la scienza e la tecnologia ha curato nella ricorrenza celebrativa del ventennale (1978 – 1998).

Le principali linee guida del nuovo Accordo riguardano la possibilità di concludere intese dirette con strutture locali, l’apertura alle partecipazioni di paesi terzi e di organizzazioni internazionali in specifici progetti miranti a favorire la realizzazione di programmi di grande spessore e suscettibili di attivare il finanziamento multilaterale, la creazione di sottocommissioni miste per la gestione di settori prioritari di collaborazione nonché la possibilità di importazione con esenzione fiscale di apparecchiature per le finalità dell’Accordo e facilitazioni per l’ingresso del personale coinvolto nelle attività bilaterali.

Le risorse finanziarie aggiuntive che verranno messe a disposizione della cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale saranno utilizzate per la realizzazione di progetti interessanti i settori prioritari, in particolare l’agricoltura, le infrastrutture e le industrie fondamentali, le industrie a tecnologia avanzata, la ricerca di base, le biotecnologie ed il settore sanitario.

L’Accordo è formato da un preambolo e da dieci articoli. Nel preambolo sono indicate le premesse maturate nel quadro del precedente Accordo bilaterale di cooperazione scientifica e tecnologica, che hanno indotto le Parti a stipulare un nuovo Accordo quadro con riferimento ai benefici apportati dalla cooperazione scientifica e tecnologica impostata sul principio di reciprocità, foriero di equilibrati vantaggi alle Parti contraenti, al contributo offerto dalla cooperazione bilaterale nel settore scientifico e tecnologico allo sviluppo economico e sociale dei due paesi e al bilancio positivo della cooperazione attuata nel quadro dell’accordo precedente.

Sulla base delle priorità fissate dalle rispettive politiche di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica ed intendendo queste priorità in un quadro di reciproca complementarità, l'articolo II dell'Accordo indica i particolari settori che maggiormente si prestano allo sviluppo della cooperazione scientifica e tecnologica. L'articolo III stabilisce le attività mediante le quali potrà aver luogo la collaborazione tra i due paesi nelle forme diversificate qui consentite da una cooperazione che ha raggiunto un alto grado di maturazione ed interessa un ampio spettro di settori. In particolare, la collaborazione si attuerà attraverso lo scambio di personale scientifico e tecnico, lo scambio di documentazione e di informazioni, l'organizzazione congiunta di seminari e conferenze, la realizzazione di progetti di ricerca e di formazione e la traduzione di testi scientifici. L'articolo IV rinvia ai programmi esecutivi che saranno concordati dalle Parti per il tramite della Commissione mista prevista dall'articolo VI, alle collaborazioni dirette tra istituzioni dei due paesi regolate da apposite convenzioni, alle intese specifiche interessanti settori particolari e alla definizione della ripartizione degli oneri sostenuti dalle due Parti per l'attività prevista dall'Accordo. L'articolo V stabilisce un collegamento tra attività di cooperazione bilaterale e programmi dell'Unione europea e di altri orga­nismi multilaterali, costituendo tra i tre livelli della cooperazione (bilaterale, regionale europea e multilaterale) un opportuno nesso di complementarità teso a valorizzare e pre­disporre la partecipazione delle istituzioni delle due Parti ad ambiti sempre più vasti di collaborazione.

Il coordinamento e la verifica delle attività di collaborazione sono affidati dall'articolo VI ad una Commissione mista che si riunirà almeno ogni due anni. Lo stesso articolo prevede la costituzione, laddove se ne presenti la necessità, di sottocommissioni con l'incarico di seguire le attività di settori specifici. L'articolo VII indica le facilitazioni che le autorità delle due Parti si impegnano ad accordare per promuovere gli sviluppi della collaborazione per quanto concerne l'ingresso e l'uscita dal territorio del personale qualificato e l'introduzione, in esenzione da imposte, delle apparecchiature necessarie per la realizzazione dei progetti e programmi. La delicata materia relativa ai diritti sulla proprietà intellettuale viene regolata nell'Allegato all'Accordo al quale fa riferimento l'articolo VIII che prevede che i diritti sulla proprietà intellettuale siano soggetti alla legislazione nazionale. L'articolo IX prescrive la cessazione della validità del precedente Accordo del 1978 alla data di entrata in vigore del presente, fermo restando che le attività condotte nell'ambito dell'Accordo precedente dovranno essere portate a termine anche a seguito dell'entrata in vigore del nuovo accordo.

Nell'articolo X viene definita, tra l'altro, la durata quinquennale dell'Accordo, tacitamente rinnovabile, con possibilità di conclusione dei programmi e delle intese preventivamente concordati.

Precisando che per l’attuazione della legge è autorizzata la spesa di euro 403.955 per l’anno 2007, di euro 395.675 per l’anno 2008 e di euro 403.955 annui a decorrere dal 2009 propone infine di riferire favorevolmente sullo stesso all'Assemblea.

 

Prende quindi la parola il vice ministro SENTINELLI, rilevando preliminarmente il positivo intensificarsi delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Cina. In questo quadro sottolinea la necessità di favorire lo sviluppo della cooperazione tra i due paesi nei vari settori di interesse bilaterale, nell'ambito dei quali il campo della ricerca scientifica e tecnologica costituisce una evidente priorità, sia dal punto di vista politico che economico. Si sofferma pertanto sulle finalità dell'Accordo in esame, sottolineandone gli aspetti più rilevanti relativi ai piani di investimento per l'innovazione e lo sviluppo dei settori tecnologici, costituendo peraltro un superamento del vigente quadro giuridico in cui si iscrive l'attuale collaborazione scientifica italo-cinese, regolata nell'ambito dell'accordo bilaterale del 1978. In particolare, l'Accordo in titolo prevede una dotazione finanziaria autonoma rispetto ai fondi ordinari del Ministero degli esteri, contemplando altresì contributi finanziari anche da parte cinese. Nel richiamare il XII protocollo esecutivo recentemente sottoscritto in attuazione dell'Accordo quadro del 1978, e che prevede nuovi progetti congiunti di ricerca, esprime l'auspicio che l'Accordo del 1998 venga ratificato quanto prima al fine di promuovere in modo più incisivo lo sviluppo della cooperazione scientifica nelle aree di reciproco interesse. Dopo averne enucleato le principali linee guida, si sofferma sulle modalità di attuazione della cooperazione, richiamando in particolare lo scambio di personale scientifico e tecnico oltrechè la realizzazione di progetti di ricerca e di corsi di formazione. Evidenziando infine le risorse finanziarie che verranno utilizzate per la realizzazione di progetti nell'ambito dei settori scientifici di prioritaria importanza, conclude caldeggiando l'approvazione del disegno di legge di ratifica in titolo.

 

Il senatore ANDREOTTI (Misto), dopo aver svolto una breve riflessione sulla tempistica con cui il Governo provvede alla presentazione alle Camere dei disegni di legge di autorizzazione alla ratifica, chiede che sia al più presto offerta una ricognizione complessiva sullo stato degli accordi tuttora in attesa di ratifica parlamentare.

Esprime inoltre l'auspicio che la cooperazione con la Cina possa estendersi dal settore scientifico e tecnologico a quello più ampiamente culturale.

 

Il senatore FRUSCIO (LNP), pur affermando l'importanza dell'accordo in esame, non soltanto per i contenuti e per le risorse finanziarie finalizzate alla cooperazione nei vari campi della ricerca, pura ed applicata, ma anche in quanto strumentalmente idoneo al mantenimento di proficue relazioni bilaterali, esprime tuttavia serie perplessità in relazione alle radicali diversità di ordine politico e sociale tra i due paesi. Al riguardo, ritiene che la collaborazione sotto il profilo scientifico nel campo industriale e tecnologico possa estrinsecarsi solo a condizioni di reciprocità anche sul piano più strettamente politico, con particolare riguardo al riconoscimento dei diritti civili e delle libertà individuali.

 

Il senatore DEL ROIO (RC-SE), dopo aver preliminarmente evidenziato l'importanza del ruolo assunto dalla Cina nel quadro politico internazionale e l'opportunità di incentivarne rapporti di collaborazione, si sofferma sul tema dell'approvvigionamento energetico, auspicando l'avvio di una compiuta riflessione da parte della Commissione sulle iniziative che il Governo italiano intenderà assumere anche nell'ambito dell'attuazione dei progetti di ricerca che verranno realizzati alla luce di tale Accordo.

Esprime altresì l'auspicio che, posta siffatta cooperazione nel campo scientifico e tecnologico, l'Italia si faccia carico di sottoporre alla parte cinese una moratoria sull'esecuzione delle pene capitali.

 

La senatrice BURANI PROCACCINI (FI), nell'esprimere perplessità sui benefici che dall'attuazione dell'Accordo in esame si prevede di conseguire, si riserva di presentare un ordine del giorno che impegni il Governo a tenere conto dell'esigenza di tutela della produzione industriale italiana dinanzi all'elevata concorrenza di parte cinese che talora assume caratteri sleali come l’utilizzo di marchi simili a quelli dei prodotti comunitari, posto che dall'esportazione del nostro know-how tecnologico potrebbe derivare un significativo danno alla piccola industria italiana.

 

Il vice ministro Patrizia SENTINELLI interviene per dichiarare di non essere disponibile ad accogliere l'ordine del giorno della senatrice Burani Procaccini formulato nei termini anzidetti, in quanto ritiene che si tratti di una materia che non attiene alla sfera delle relazioni diplomatiche né all’oggetto del provvedimento in esame, incidendo soprattutto nell'ambito dei rapporti commerciali con l'estero.

 

Il senatore MENARDI (AN), pur esprimendo nel merito piena condivisione sui contenuti dell'accordo, rileva tuttavia l'esiguità della spesa ivi stanziata in relazione agli obiettivi che l'accordo medesimo si propone di perseguire nell'ambito di una fattiva cooperazione nel settore scientifico tra l'Italia e la Cina.

In aggiunta, sottolinea l'esigenza che la Commissione assuma idonee iniziative di approfondimento in ordine alla questione energetica, posto che il tema dell'energia costituisce una priorità nell'ambito delle problematiche geostrategiche attuali, facendo presente al riguardo i progetti avviati da parte cinese sull'energia nucleare anche attraverso il contributo del patrimonio tecnologico americano.

 

Il senatore POLLASTRI (Ulivo), pur comprendendo le preoccupazioni emerse nel corso del dibattito in ordine al tumultuoso progresso economico della Cina, sottolinea preliminarmente l'opportunità che la Commissione approfondisca i temi più rilevanti nell'ambito del commercio internazionale, attraverso l'adozione di adeguate iniziative volte a chiarire gli indirizzi che il Ministro del Commercio internazionale Bonino intenderà assumere sul punto. In questo quadro, la promozione di attività di comune interesse per l'Italia e la Cina nel campo della ricerca costituisce, a suo avviso, una valida premessa per l'individuazione degli obiettivi prioritari anche nel settore dei rapporti commerciali.

Ritiene infine che i fondi stanziati siano sufficientemente adeguati a soddisfare le esigenze di attuazione dei programmi di collaborazione di cui all'Accordo in titolo.

 

Il senatore Furio COLOMBO (Ulivo) si associa alle considerazioni finora espresse in ordine all'esigenza di avviare gli opportuni approfondimenti circa la questione energetica negli assetti geopolitici attuali e di coinvolgere, altresì, costantemente i Ministri competenti a riferire in Commissione sia per quanto riguarda gli aspetti di politica internazionale, come la moratoria sulla pena di morte, che per quanto attiene ai profili di commercio con l'estero, allo scopo di valorizzare il ruolo propulsivo degli organi parlamentari nella definizione degli indirizzi governativi sul punto.

 

Il relatore COSSUTTA (IU-Verdi-Com) interviene in replica alle considerazioni emerse nel corso della discussione, sottolineando il valore dell'Accordo concluso con un paese caratterizzato da condizioni politiche e sociali peculiari certamente non assimilabili a quelle italiane. In particolare, pur dichiarandosi seriamente critico in ordine a taluni aspetti che attengono alla sfera della politica interna cinese, come la pena di morte, evidenzia tuttavia che la tendenza, volta a ricercare su questioni circoscritte e concrete rapporti di proficua cooperazione anche con regimi politici assai distanti da quello italiano, risponde ad una linea politica tradizionalmente assunta dall'Italia - motivo peraltro che le ha conferito un ruolo di rilievo nel panorama internazionale - al di là delle differenze politiche che hanno caratterizzato le maggioranze nel tempo succedutesi.

Auspica infine la favorevole conclusione dell'esame relativo all'Accordo in titolo, caldeggiando altresì l'avvio di ulteriori occasioni di approfondimento sui rilevanti temi emersi nel corso del dibattito.

 

Il presidente DINI, dopo aver rilevato che la causa dei ritardi nella presentazione dei disegni di legge di ratifica risiede principalmente nella complessità del concerto ministeriale, si sofferma sui contenuti essenziali in cui si sostanziano i rapporti di cooperazione bilaterale nel settore scientifico ai sensi dell'Accordo e svolge considerazioni generali sullo sviluppo economico cinese, assicurando infine di farsi carico di rappresentare ai Ministri evocati le istanze di approfondimento avanzate da più parti nel corso della discussione, precisando tuttavia come la materia commerciale rimane in gran parte ascritta alle competenze della Commissione europea.

Chiusa la discussione generale, avverte inoltre che sono pervenuti i pareri della 7a Commissione, istruzione e beni culturali, e della 5a Commissione, bilancio, la quale ultima esprime parere favorevole condizionato ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, in ordine ai profili di copertura finanziaria del provvedimento.

 

Il relatore COSSUTTA (IU-Verdi-Com) presenta pertanto l'emendamento 3.1 (allegato al presente resoconto), volto a recepire nel testo la condizione espressa dalla Commissione bilancio.

 

Previa verifica del numero legale, l'emendamento 3.1, posto ai voti, risulta approvato.

 

Il presidente DINI quindi propone alla Commissione di deliberare favorevolmente sul conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul disegno di legge in titolo.

 

Interviene il senatore FRUSCIO (LNP), a nome della sua parte politica, per dichiarazione di voto contrario, in quanto ritiene non sussistenti le condizioni per l'avvio di rapporti di cooperazione nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, attesa le diversità di ordine politico e sociale che caratterizzano i due paesi, non ultima la violazione sistematica dei diritti civili perpetrata nella Repubblica popolare cinese.

 

Non essendovi altri iscritti a parlare, su proposta del Presidente, la Commissione conferisce infine mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul disegno di legge in titolo.

 

 


ALLEGATO

 

 

 

EMENDAMENTO AL DISEGNO DI LEGGE

1136

Art. 3

3.1

Il Relatore

Sostituire il comma 1 con il seguente:

"1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 403.955 per l'anno 2007, di euro 395.675 per l'anno 2008 e di euro 403.955 annui a decorrere dal 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri."


Esame in sede consultiva

 


 

BILANCIO (5a)

Sottocommissione per i pareri

mercoledi' 17 gennaio 2007

28a Seduta

Presidenza del Presidente

MORANDO

 

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Casula.

 

La seduta inizia alle ore 11,55.

 

 

(1136) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998

(Parere alla 3a Commissione. Esame. Parere non ostativo condizionato, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione)

 

 Il presidente MORANDO (Ulivo), in qualità di relatore, illustra il disegno di legge in titolo, segnalando, per quanto di competenza, che occorre aggiornare la copertura finanziaria, essendo concluso l'esercizio finanziario 2006.

 

 Il sottosegretario CASULA concorda con l’esigenza di aggiornare le coperture finanziarie.

 

Su proposta del RELATORE, la Sottocommissione approva quindi un parere del seguente tenore: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere di nulla osta a condizione che, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, il comma 1 dell’articolo 3 sia così riformulato:

"1. Per l’attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 403.955 per l’anno 2007, di euro 395.675 per l’anno 2008 e di euro 403.955 annui a decorrere dal 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.".

 


Esame in Assemblea

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

96a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 30 GENNAIO 2007

Presidenza del vice presidente ANGIUS

 

 

 


 

 

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,30).

 

 

 

Gli emendamenti ai disegni di legge di ratifica definiti dalla Commissione (al momento nn. 884, 1136 e 1134) dovranno essere presentati entro le ore 19 di giovedì 1° febbraio.

 

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XIV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

106a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 13 FEBBRAIO 2007

Presidenza del presidente MARINI

 

 


 

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 17).

Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(1136) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998 (ore 18,18)

PRESIDENTE.L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1136.

La relazione è stata già stampata e distribuita. Chiedo al relatore se intende integrarla.

COSSUTTA, relatore. Signor Presidente, intervengo semplicemente per poche considerazioni rispetto alla relazione scritta che accompagna il disegno di legge n. 1136, deliberato dal Governo e approvato dalla Commissione affari esteri sentito il parere della Commissione bilancio.

Si sottolinea come l'impegno del nostro Paese a sviluppare l'attività nel campo della ricerca, della scienza e della tecnologia figura tra gli obiettivi principali di questa nostra fase politica, economica, sociale, ben sapendo tutti quanto siano gravi ancora i ritardi del Paese che permangono al riguardo e malgrado sia, viceversa, sottolineata da tutti l'urgenza di introdurre innovazioni finalizzate alla crescita.

In particolare, appare rilevante l'interesse dell'Italia ad espandere la cooperazione su questi temi con la Repubblica popolare cinese, che è oggi una delle maggiori potenze economiche del mondo e la maggiore in assoluto tra le nuove potenze emergenti.

L'Accordo quadro che si sottopone alla ratifica del Senato risulta uno strumento adatto a far compiere un ulteriore salto di qualità alla cooperazione bilaterale. Tra l'altro, signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo di cui si sta riferendo fu firmato parecchio tempo fa, cioè nel 1998 dal primo Governo Prodi. Non fu ratificato allora e fu poi presentato nella precedente legislatura in Parlamento dal Governo Berlusconi, ma neanche in quell'occasione fu possibile giungere ad una sua ratifica.

Oggi viene ripresentato al Parlamento. Nel frattempo, dal 1998 in poi, in attuazione del primo Accordo siglato con la Repubblica popolare cinese, anch'esso di antica data, firmato il 6 ottobre 1978 dal quarto Governo Andreotti, la cooperazione bilaterale fra l'Italia e la Cina ha potuto giovarsi delle biennali riunioni della Commissione mista e della firma di Protocolli esecutivi di quell'Accordo, l'ultimo dei quali (l'XI Protocollo) fu concluso proprio dal Governo Berlusconi nel novembre del 2002.

Questo ho voluto ribadirlo per integrare la relazione nella quale si illustrano, uno per uno, i dieci articoli dell'Accordo che dobbiamo ratificare, nonché gli aspetti finanziari che, fra l'altro, sono stati valutati attentamente anche dalla Commissione bilancio. Mi auguro che l'Assemblea possa accogliere questa nostra proposta.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (FI). Signor Presidente, anche in questo caso, evidentemente, abbiamo in questione la realtà cinese, una realtà estremamente importante, che ha un peso sempre maggiore a livello mondiale.

In quest'Aula, mercoledì scorso, è stata approvata la mozione del senatore Andreotti per l'istituzione di una Commissione sui diritti umani. Ho riletto quanto è stato detto in quell'occasione: curiosamente, sono stati menzionati molti Paesi e molti casi concreti di violazione dei diritti umani, ma di Cina hanno parlato solo due senatori di Alleanza Nazionale e due senatori di Forza Italia. Questo non vuol dire che gli altri intervenuti non avessero presente la situazione; gli altri senatori hanno parlato del Brasile, dei CPT in Italia, della pena di morte negli Stati Uniti e di vari casi nel resto del mondo. Hanno parlato anche di due questioni estremamente importanti: della feroce dittatura presente in Birmania e della gravissima situazione del Darfur, in Sudan.

Credo che faremmo torto ad un minimo di conoscenza degli affari internazionali se non ricordassimo che la dittatura birmana è appoggiata dal Governo della Repubblica popolare cinese e che il governo del Sudan, con la sua politica di feroce sterminio, di feroce oppressione della minoranza che si trova nel Darfur, è appoggiato dal Governo cinese dal punto di vista economico e politico. Sappiamo benissimo che il Governo cinese era in prima fila - ce l'ha detto il ministro D'Alema qualche mese fa in quest'Aula, pur senza menzionare direttamente il Governo cinese - tra quei Paesi che hanno impedito l'approvazione di una mozione di condanna da parte dell'ONU del Governo sudanese per il suo atteggiamento nei confronti del Darfur. Per non parlare di quanto avviene nella Cina vera e propria.

Credo pertanto che il passaggio dall'alta discussione che si è svolta la settimana scorsa nell'approvare la Commissione sui diritti umani alle ratifiche di oggi non dovrebbe essere troppo brusco. Nella discussione odierna non dovremmo dimenticarci di quanto abbiamo detto la settimana scorsa, sia pure parlando solo in linea generale.

Questo Accordo tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese risale al lontano 1998. Credo che non sia un caso se, dopo quasi nove anni, esso non è ancora stato ratificato. Ricordo che nella scorsa legislatura abbiamo smaltito tutto l'arretrato che avevamo trovato all'inizio della legislatura per quanto riguarda la ratifica di Accordi e Trattati internazionali e che abbiamo ratificato la grandissima maggioranza degli Accordi intervenuti nel corso del quinquennio.

Il fatto che questo Accordo sia rimasto indietro non è, per l'appunto, casuale. Esso approdò in Aula già nella XIII legislatura, nel 1999; fu poi rimandato in Commissione perché erano state suscitate delle perplessità riguardo, in particolare, alle biotecnologie. Esponenti del Gruppo dei Verdi notarono che nell'Allegato, che tuttora siamo chiamati a ratificare, si menzionano, a proposito di proprietà intellettuale, «in particolare invenzioni, modelli industriali, nuove varietà vegetali» e ciò dovrebbe attirare l'attenzione. Il disegno di legge di ratifica fu rimandato in Commissione, il tempo passò e si giunse alla fine della legislatura nel 2001, senza arrivare alla ratifica, all'approvazione da parte di entrambe le Camere, anzi neppure da parte del Senato in Aula.

Nella scorsa legislatura si è fatto un passo in più, cioè l'approvazione al Senato, ma alla Camera si ritornò in Commissione quando già il provvedimento era in Aula, e dai resoconti sembra di capire per la stessa ragione. Allora credo che dobbiamo porci veramente il problema di questo Accordo di cooperazione.

Cito anche che, tra i campi di collaborazione menzionati all'articolo 2 dell'accordo, vi è un punto importante (anche se per la verità sono tutti importanti), cioè: «Sanità, biomedicina e biotecnologie». Ora, accanto all'atrocità delle 10.000 esecuzioni annuali (forse più o forse qualcosa di meno: penso che neppure le autorità cinesi lo sappiano con certezza), esiste un fenomeno ancora più inquietante, se possibile, che è quello dell'espianto di organi dai condannati a morte, sicuramente dopo l'esecuzione, ma non è escluso, da coloro che si occupano dei diritti umani, che a volte avvengano addirittura prima della morte.

Abbiamo la testimonianza di un medico cinese, che ovviamente non vuole essere nominato, dell'aprile del 2006, il quale dice: «Una volta che il tribunale dà il suo consenso, i medici possono andare sul campo dove vengono svolte le esecuzioni, aspettano in un furgone sterile e raccolgono l'organo immediatamente dopo l'esecuzione. Tali esperienze causano un forte shock morale e mentale a molti chirurghi, perché i prigionieri di solito non muoiono immediatamente dopo essere stati colpiti. Ma i chirurghi devono agire rapidamente perché gli organi abbiano i dovuti requisiti di freschezza» (usa proprio la parola «freshness»). In qualche modo «i medici sono parte dell'esecuzione», perché è chiaro che, una volta prelevati gli organi vitali, il condannato, benché non colpito a morte dallo sparo che viene usato per giustiziarlo, evidentemente non può più vivere. Dice ancora: «Questo è troppo per molti giovani medici da accettare però se vuoi fare i trapianti devi affrontare la realtà».

Questo racconta un medico cinese. Allora mi pare che queste non siano cose da poco e io credo che dovremmo davvero pensarci bene prima di andare avanti su questo Accordo. È vero che l'Accordo è stato firmato ormai molti anni fa e che nessuno ha pensato di sconfessarlo, e io credo che bene fece il Governo del tempo a firmarlo, ma devo dire che dal 1998 ci si poteva aspettare qualche miglioramento. Mi pare che i miglioramenti, come ho detto parlando della ratifica precedente, avvengano dal punto di vista formale, cioè vengono presentati alcuni miglioramenti, ma di fatto si vada avanti verso una maggiore efficienza di questo sistema mostruoso che assomma il peggio del comunismo con il peggio del capitalismo, cioè la totale mancanza di rispetto per gli individui, per le comunità e per le etnie locali, per le religioni, per la libertà di opinione e anche uno sfruttamento scientifico, totale fino alle estreme conseguenze, come quella di predare gli organi ai condannati a morte, in punto di morte.

A fronte di tutto ciò vengono presentati dei provvedimenti che sembrano venire un poco incontro agli appelli a favore dei diritti umani che vengono talora presentati, ritengo con scarsa convinzione e anche con scarsa fiducia (questo credo sia pienamente giustificato). Per esempio, per quanto riguarda la predazione degli organi, è stata approvata una legge che stabilisce che ci voglia il consenso del cosiddetto donatore; questo però implica che il donatore sia vivo; quando il donatore è morto, evidentemente, il suo consenso non può più essere espresso e neppure negato. In questo caso, non una legge, ma una norma di rango inferiore stabilisce che sia la famiglia a poter disporre dell'eventuale autorizzazione all'espianto degli organi.

Credo, però, che il complesso della situazione politica e sociale, nella pratica, impedisca alle famiglie di esprimere un reale e sereno consenso, perché vi saranno sicuramente delle pressioni. Sappiamo bene che gli organi possono essere venduti a notevoli cifre; tuttavia, anche se non si parla di soldi, qualora un potente personaggio avesse bisogno di un rene ci si potrebbe tranquillamente dimenticare di chiedere alla famiglia del condannato l'autorizzazione all'espianto.

C'è, però, un punto fondamentale, rappresentato dal fatto che generalmente le famiglie apprendono dell'esecuzione una volta che questa è stata effettuata, quando arriva a casa il conto, secondo un'antica tradizione, relativo al costo della pallottola utilizzata per eliminare quella persona.

Vale la pena di ricordare (dovremmo farlo tutti) che in Cina la pena di morte può essere applicata non soltanto per crimini violenti, ma anche per una serie di comportamenti in cui le fattispecie di reato sono estremamente vaghe. In sostanza, la pena di morte può essere applicata in qualunque caso il giudice lo ritenga opportuno: può essere applicata per corruzione, per traffico di droga, per determinati tipi di furto e di rapina, naturalmente per omicidio e così via; soprattutto, essa viene applicata con grande rapidità, senza garanzie processuali e ancora oggi senza possibilità di presentare appello ad un tribunale diverso da quello che ha pronunciato la sentenza di morte.

Allora, di fronte ad una situazione di questo genere, francamente non mi sento - parlo a titolo personale - di esprimere un voto favorevole sul provvedimento in esame. Tra l'altro, esso ha un costo, seppure limitato, pari a circa 400.000 euro all'anno per tre anni. Non ritengo giusto, quindi, approvare un investimento per questo tipo di collaborazione scientifica e tecnologica con un Paese che applica sistematicamente una certa logica. Infatti, non si tratta di aspetti marginali di questa società. Ricordo anche lo sfruttamento sistematico del lavoro dei reclusi nei campi di concentramento, che in Cina si chiamano laogai, ma che si potrebbero tradurre in tedesco come lager: non vi sarebbe nulla da cambiare se non probabilmente i numeri; infatti, considerate le dimensioni del Paese, che ci sono state ricordate anche dal senatore Andreotti, nella scia delle classiche dichiarazioni di esponenti del Governo cinese, le realtà sono molto più importanti dalpunto di vista numerico.

Ricordo che, quando stava concludendosi la missione del presidente del Consiglio Prodi in Cina, ho presentato un'interrogazione per chiedere, nel concreto, se il Governo, negli accordi che - come ci veniva riferito - avrebbe cercato di stabilire con la realtà produttiva, politica e sociale cinese (alla fine interamente controllata dal Partito comunista cinese), avesse ottenuto qualche risultato concreto. In realtà, abbiamo chiesto poco e ci si accontenterebbe di qualcosa di simbolico. È stato fatto un appello, che io ho anche firmato, a favore dell'avvocato Gao Zhisheng, un attivista dei diritti umani che è stato imprigionato e che era ancora in prigione proprio quando il presidente Prodi, con la foltissima delegazione che lo accompagnava, si trovava in Cina. Nello stile di Amnesty International, prima sarebbe bene che tutti i prigionieri politici fossero liberati. Noi non chiediamo la liberazione, ma non risulta neanche che ciò sia stata chiesta (credo che, se fosse stato fatto, ci sarebbe stato riferito).

C'è dunque una certa timidezza di fronte a questo Paese che, grazie allo sfruttamento intensivo e sistematico del lavoro (che peraltro non finirà presto), approfittando del grandissimo numero di cinesi ancora completamente tagliati fuori da qualsiasi tipo di benessere, sta accumulando un'enorme potenza finanziaria oltre che economica e produttiva che non esita ad usare in tutti i Paesi, in particolare in Africa, o anche per influenzare l'informazione e la politica occidentale.

Allora credo che, di fronte a questa realtà, non possiamo far finta di niente. Ascolterò le repliche, ma francamente non mi sento in coscienza di dire sì a questo provvedimento. La fiducia data al Governo cinese nel 1998 e - torno a ripetere - nel 2001 quando sono state assegnate le Olimpiadi a Pechino, mi sembra che sia stata incamerata dando in cambio pressoché nulla: dei provvedimenti che di fatto non vengono applicati e che in gran parte addirittura non sono stati neppure approvati.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Furio Colombo. Ne ha facoltà.

COLOMBO Furio (Ulivo). Signor Presidente, sono certo che mi perdonerà se ci sarà un lieve allontanamento dall'argomento, nel senso che ritornerò al provvedimento appena approvato sul cinema. Vorrei ricordare qui un paio di esperienze che ho avuto nei rapporti di Governo con la Repubblica popolare cinese e che possono essere utili per rispondere ad alcune delle obiezioni ascoltate, obiezioni, s'intende di enorme interesse e che non possono essere scartate soltanto per ragioni politiche, di maggioranza o di minoranza.

Stiamo parlando dei diritti umani in Cina e la cosa ha un'importanza immensa; è, questo, un argomento delicatissimo, che oltretutto sta a cuore proprio a quelli di noi che si sono sempre battuti per i diritti umani, da una parte e dall'altra, sotto qualunque denominazione politica.

Vorrei ricordare, Presidente, due situazioni nelle quali sono stato coinvolto: nel 1972 firmai con il ministro degli affari esteri cinese, Chou En-lai, un accordo di collaborazione cinematografica. Succedono cose del genere: allora ero soltanto il direttore dei programmi culturali della RAI, però non c'era una rappresentanza diplomatica italiana e il Governo cinese, ansioso di avere delle relazioni, mi promosse, durante un viaggio di giornalisti italiani in Cina, al rango di interlocutore, visto che io chiedevo specificatamente, nell'incontro con Chou En-lai, la possibilità di girare documentari e film in Cina (in quel momento lo stavo chiedendo a nome della RAI).

Ebbene, non solo è stato firmato quel protocollo nelle condizioni più strane, cioè tra un Ministro degli affari esteri e un non membro di Governo, ma è stato dato seguito a quell'accordo e ne è seguito - vi ricorderete - il film di Michelangelo Antonioni «Chung-Kuo, Cina». Non sto parlando del provvedimento appena approvato, cioè dell'accordo di coproduzione cinematografica, sto parlando dei rapporti con la Cina, e potete immaginare quanto i diritti umani fossero rispettati in quel momento.

Ebbene, Michelangelo Antonioni ha potuto girare il suo film in Cina, perché in quel momento è coinciso con un interesse che la Repubblica popolare cinese, e in particolare la parte rappresentata da Chou En-lai, aveva, e il film è stato fatto. Ricorderete anche che il film è stato drammaticamente sconfessato e condannato dalle autorità della Repubblica popolare cinese e da quella che poi sarebbe stata definita la «Banda dei Quattro». Però è stato fatto e ha girato il mondo, gli Stati Uniti d'America; credo che 186 televisioni nel mondo lo abbiano trasmesso. Ne sono orgoglioso perché a quel tempo ne ero il produttore e, insieme ad Andrea Barbato, l'autore del testo.

È stata una dimostrazione di problemi e di violazioni che in quel momento erano in corso perché è molto difficile tenere a bada un regista come Antonioni, quando gli si dà il permesso di filmare un Paese come la Cina, cioè con talmente tante facce, tanti aspetti e tanti percorsi che alcuni è riuscito a rappresentarne. Ed è stato quindi un fatto di estrema rilevanza dal punto di vista della denuncia delle violazioni dei diritti umani. Ecco perché accostarsi anziché scostarsi ha il suo vantaggio.

Una seconda esperienza che vorrei ricordare è quella di un viaggio del quale sono stato coprotagonista nel 1995 ed al quale hanno partecipato tre persone: lo storico francese Jacques Le Goff, Umberto Eco per l'Italia e io, che allora vivevo in America, come esperto di comunicazioni. Ognuno di noi, facendo un viaggio attraverso una ventina di città cinesi, grandi e piccole, doveva ogni sera intrattenersi con un'assemblea di persone e con un opposite number: cioè, il filosofo Eco con un filosofo, lo storico Le Goff con uno storico e io con un giornalista o un comunicatore o un esperto di televisione.

Potete immaginare che cosa ne è nato: una serie di incontri di questo genere hanno prodotto scintille, problemi, tensioni, aule svuotate, aule riempite, persone che ci sostenevano e persone che creavano un grosso antagonismo. Mi ricordo che alla fine del viaggio a Umberto Eco invece che un'aula magna dell'università di Pechino gremita di studenti è stata fatta trovare un'aula magna gremita di capelli bianchi: poiché c'era il rischio che Umberto Eco parlasse di Tien An Men, piuttosto che avere gli studenti hanno chiamato tutti i professori in pensione. Prendevano quindi i loro provvedimenti per impedire che le cose accadessero, ciononostante quante ne sono accadute. Potete immaginare la storia visitata da uno storico come Jacques Le Goff, di fronte a platee di cinesi, per quanto condizionate da quella situazione.

Tutto questo per dire che più ci avviciniamo ‑ confermo e sostengo ciò che ho sentito dire dai colleghi, anche dell'opposizione, che il problema dei diritti umani è certamente al centro di tutto questo discorso - con l'intento di fare in modo che ci sia un intrecciarsi di rapporti, più possiamo contribuire a far sì che alcune cose accadano di meno e altre cose forse non accadano più. Possiamo essere agenti del nostro tempo.

Credo che questo sia lo spirito dell'accordo che abbiamo appena ratificato, quello relativo al cinema, e certamente lo è anche nel caso degli scienziati, perché qui si parla di riunioni biennali nel corso delle quali personaggi liberi, quali sono gli scienziati del nostro Paese, si incontrano sì sui campi specifici di pertinenza degli opposite numbers, dei loro antagonisti, ma su materie che, essendo della scienza, sono della vita e che, essendo della vita, comportano diritti e affermazioni di diritti.

Stiamo quindi per approvare un provvedimento a fronte del quale «n» ambasciatori si recheranno sul posto ad affermare per «n» volte nel corso di un anno l'impegno ad allargare lo spazio dei diritti umani, fino a riconoscerli a quel livello di civiltà a cui noi di tanto in tanto noi stessi ci illudiamo di essere giunti (e poi sappiamo o scopriamo che anche noi siamo in cammino e siamo tutt'altro che arrivati).

Credo quindi che questo strumento sia prezioso e che tale Accordo vada ratificato. Credo che rappresenti una buona, seria, umana, utile possibilità di avere rapporti più stretti e di lavorare insieme. Molte volte il lavorare insieme ha cambiato molte facce del mondo, potrebbe farlo ancora.

Non mi fiderei poi di apprezzare gli aspetti esterni delle cose. Poco fa si diceva che il Darfur è tale perché la Repubblica popolare cinese sostiene il Governo del Sudan. Ahimè, ho qui l'«Herald Tribune» di oggi che riporta articoli del «New York Times» relativi alla denuncia del fatto che parecchie società inglesi e americane hanno contratti con il Sudan per un ammontare di dollari o sterline che va molto al di là degli stessi aiuti che il Sudan riceve dalla Repubblica popolare cinese.

È una denuncia, appunto, quella che viene fatta dai commentatori americani, i quali dicono: attenzione, non possiamo chiedere un impegno alle Nazioni Unite, che noi sosteniamo in modo anche economicamente rilevante, e poi permettere che aziende private sostengano Governi che sono liberticidi, come ad esempio quello del Sudan (mi riferisco in particolare alla famosa questione dei terribili mercenari arabi del Darfur che fanno strage di donne e bambini). Quindi, cerchiamo di non appiattire la questione, che purtroppo è multidimensionale molto più che tridimensionale.

In ogni circostanza in cui abbiamo la possibilità di attuare quella che, con grande intelligenza, Giovanni Paolo II aveva chiamato l'interferenza umanitaria, ogni volta che si schiudono percorsi per questo tipo di interferenza, credo che essa sia la benvenuta. Di qui, io credo, il nostro impegno, come è avvenuto per quello precedente sulla collaborazione cinematografica, di approvare il provvedimento ora in esame, che non è di cooperazione, che so, militare, ma è di collaborazione scientifica e dunque tocca il cuore di quei rapporti che vorremmo poter approfondire per poi cambiare. (Applausi dai Gruppi Ulivo e RC-SE).

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

COSSUTTA, relatore. Signor Presidente, poche parole, perché la materia, sia pure in modo indiretto, è stata già trattata per il precedente disegno di legge.

Io condivido con animo sincero le preoccupazioni che sono state espresse prima ed ora circa il tema drammatico dei diritti umani in Cina. Chi vi parla non ha simpatie o condivide il regime interno della grande Repubblica popolare cinese. Qui si tratta di vedere se il nostro Paese prima di tutto ha un interesse oggettivo, proprio sul tema della ricerca, tecnica e scientifica, ad avere una cooperazione con un grandissimo Paese che anche in questo campo è tra i più avanzati e che oggi è, come tutti sappiamo e vediamo, sulla scena internazionale.

In secondo luogo, è appunto attraverso l'intensificarsi di questi rapporti sul piano scientifico che probabilmente si possono ottenere dei risultati sul piano direttamente legato ad alcuni dei temi più delicati della vicenda di cui qui si è parlato.

Questo secondo Accordo ricalca le orme del primo Accordo e lo amplia un po'. Risale ad un periodo in cui non c'era un Governo di sinistra o di centro-sinistra: c'era il Governo presieduto dal senatore Andreotti, il IV Governo Andreotti. Era il 1978 e ci fu allora - lo riconosco - una lungimiranza di quel Governo in certi aspetti della politica internazionale che oggi io credo dobbiamo cercare di far rivivere, sia pure nelle nuove condizioni, e se possibile ulteriormente sviluppare.

Per questi motivi, insisto per l'approvazione di questo Accordo.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

VERNETTI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, solo due brevissime considerazioni.

Il Governo, naturalmente, ritiene che la ratifica di questa intesa sia importante. È importante per il nostro sistema economico, per il nostro sistema di impresa, che oggi vede, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico, la necessità di affiancare alle attività e agli investimenti economici una costante attività di ricerca in settori specifici da parte di istituti di ricerca, di università italiane e cinesi.

La ratifica di questo Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica mette nelle condizioni il nostro sistema universitario, i nostri istituti di ricerca e anche il mondo privato di poter migliorare e rendere più efficace ed efficiente la cooperazione scientifica e tecnologica fra Italia e Repubblica popolare cinese.

I settori citati sono settori cruciali per lo sviluppo, per le biotecnologie, per le tecnologie dell'informazione, per la scienza di base, per le tematiche dell'energia e dell'ambiente. Sono settori cruciali e strategici e il nostro sistema economico ha interesse affinché siano fortemente consolidati i rapporti scientifici e tecnologici con la Repubblica popolare cinese.

In interventi anche molto precisi è stato affrontato il tema dei diritti umani. Voglio assicurare che in recenti missioni della Presidenza del Consiglio e del Ministro degli affari esteri, e anche nelle missioni di Sottosegretari, il nostro Governo ha posto costantemente il tema dei diritti umani. Abbiamo sempre tentato di affiancare alle grandi iniziative di promozione del nostro sistema economico e commerciale e alle opportunità che oggi è possibile cogliere in quel Paese puntuali richieste.

Penso al tema della pena di morte. Durante la nostra ultima missione abbiamo, richiesto al Governo della Repubblica popolare cinese di dare perlomeno un primo segnale: ridurre i reati per i quali è applicata la pena di morte, che come è noto, in quel Paese essa è applicata per molti reati non connessi a fatti di sangue.

Quanto al tema della libertà religiosa, l'Italia è attivamente impegnata per la tutela delle libertà religiose, non soltanto dei cattolici. Il mondo cattolico oggi conta in quel Paese decine di milioni di credenti, con un rapporto molto difficile con il Vaticano. Il Governo italiano sta lavorando per favorire la ripresa dei rapporti diplomatici tra Vaticano e Repubblica popolare cinese.

Quanto al tema più generale della tutela della libertà di espressione e di stampa, nel corso di colloqui con il Governo cinese abbiamo segnalato anche casi puntuali.

Concludo sottolineando il dialogo strutturato tra Unione Europea e Cina sui diritti umani. Siamo fortemente impegnati in quel contesto nel segnalare anche casi singoli e specifici, alcuni dei quali sollevati in precedenti interventi.

In tale contesto, questo accordo di cooperazione culturale e tecnologica non può che favorire il resto delle relazioni con la Cina e, quindi, anche un'attività di dialogo critico e di denuncia relativamente al tema del rispetto dei diritti umani.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Metto ai voti l'articolo 1.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 2.

È approvato.

 

Passiamo all'esame e alla votazione dell'articolo 3.

MALAN (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FI). Signor Presidente, per le ragioni già illustrate prima, voterò contro l'articolo 3, così come ho votato contro i due articoli precedenti, e voterò contro il provvedimento nel suo insieme.

Sulle ragioni da me illustrate in precedenza, potrebbero leggersi migliaia di pagine relative alla violazione dei diritti umani in Cina. Non è certo una novità di oggi, ma risalente alla presa del potere da parte del cosiddetto presidente Mao nel 1949. Anche in precedenza, la Cina non era certo una palestra di democrazia, di libertà e di diritti umani, ma il regime al potere dal 1949 è in piena continuità con quello attuale e la figura del suo leader campeggia ancora nelle grandi piazze cinesi.

Il nostro atteggiamento è costellato di almeno parziali buone intenzioni ed è ricco di momenti nei quali studenti, che non sono stati massacrati in piazza Tien An Men, possono magari ascoltare professori europei, e italiani in particolare, come raccontato dal senatore Colombo, parlare liberamente degli argomenti più diversi, sia pure con qualche remora morale.

Temo che con questo atteggiamento stiamo in realtà mostrando che, pur sapendo quanto avviene in quel Paese (e non da ieri) e pur sapendo che neanche durante le Olimpiadi in programma per il 2008 a Pechino interverrà un reale miglioramento, proseguiremo comunque nei nostri rapporti con la Cina, anche perché aziende italiane vi concludono grandissimi affari. Certamente, il compito delle aziende è concludere affari. Mi chiedo, però, quale sia la convenienza per gli italiani nel loro insieme nello spostare produzioni dall'Italia alla Cina, dove non sussistono garanzie per i lavoratori in generale, dove c'è un impiego sistematico di manodopera infantile e di manodopera servile, nel senso di schiavi, prigionieri politici spesso impiegati nelle produzioni.

Sicuramente qualcuno risparmierà enormi cifre per le produzioni e il tempo di lunghe trattative sindacali; singoli imprenditori faranno sicuramente buoni a affari, e d'altra parte devono fronteggiare la concorrenza internazionale non soltanto propriamente cinese, ma anche degli altri Paesi che, a loro volta, investono e producono in Cina.

Di fronte a questa realtà, auspico che il nostro Governo, nell'ambito dell'Unione Europea, riesca ad esprimere un'azione forte. Infatti, è chiaro che anche se l'Italia si schierasse in modo particolarmente forte e convinto su questi temi e tutti gli altri membri dell'Unione Europea e anche altri Paesi occidentali si comportassero invece in modo pragmatico, chiudessero cioè gli occhi di fronte a quello che succede, che si sente e si vede, tutto ciò che otterremmo sarebbe far perdere un po' di concorrenzialità a certe nostre aziende, che, peraltro, sono nostre per modo di dire.

Non dimentichiamo infatti che gli investimenti delle aziende in Cina vanno a costituire delle entità che sono controllate dal Governo cinese, il quale è un socio obbligato per chi vi investe: investire in quel Paese non è come farlo in Albania, in Romania o in Ucraina; investire in Cina vuol dire diventare soci del Governo cinese. Naturalmente, molti ci guadagnano: numerosi cinesi e molti non cinesi.

Tuttavia, di fronte a quello che succede, sento il bisogno di esprimere qualcosa di diverso; allora, va bene anche l'umorismo che è stato suggerito, ma dobbiamo ricordarci che si tratta di un umorismo amaro. Vorrei ricordare con una nota stridente quanto viene raccontato che i dirigenti cinesi dicano ai nostri leader, agli esponenti politici occidentali quando si recano in Cina e, ad esempio, sottolineano il problema dell'enorme numero di esecuzioni che vengono effettuate, di cui abbiamo parlato precedentemente.

Qualora si domandi se 10.000 esecuzioni l'anno non sembrino troppe, il primo argomento usato dai dirigenti cinesi è - come abbiamo sentito poc'anzi - che i cinesi sono così tanti che 10.000 esecuzioni non sono molte. Rapportando questo dato alla popolazione italiana sarebbe come eseguire 500 condanne a morte l'anno, una decina la settimana; non credo che questo sia nulla e pertanto non ritengo che il ragionamento numerico valga.

L'altro argomento che si attribuisce un po' scherzosamente - con un umorismo evidentemente amaro - ai dirigenti cinesi è ammettere che sono state eseguite 10.000 condanne a morte, ma 7.000 erano proprio dei delinquenti, sottolineando il fatto che 3.000 probabilmente non lo erano; forse, si trattava di oppositori politici.

Si tratta di una battuta umoristica - ci vuole anche questo - ma credo che dobbiamo ricordare quale tremenda realtà si celi dietro queste più o meno simpatiche difese di un sistema, di fronte al quale ritengo che non si possa restare indifferenti. Io, per quello che conta, voterò contro l'articolo 3 e contro il provvedimento nel suo complesso.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'articolo 3.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 4.

È approvato.

Metto ai voti il disegno di legge, nel suo complesso.

È approvato.

 

 

 




[1]    Rispetto al precedente Accordo, le principali linee guida di quello in esame riguardano la possibilità di concludere intese dirette con strutture locali, l’apertura alla partecipazione di Paesi terzi ed organizzazioni internazionali in specifici progetti miranti a favorire la realizzazione di programmi suscettibili di attirare il finanziamento multilaterale, la creazione di sottocommissioni miste per la gestione di settori prioritari di collaborazione, la possibilità di importazione in esenzione fiscale di apparecchiature per le finalità dell’Accordo e facilitazioni per l’ingresso del personale coinvolto nelle attività bilaterali.

[2]    Il Senato ha emendato il disegno di legge originario, operando l’aggiornamento della copertura al triennio 2007-2009.