Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Finanziaria 2007 - A.C. 1746-bis-A - Lavori preparatori alla Camera - Esame in Assemblea - (sedute dal 13 al 16 novembre) - Parte VII
Riferimenti:
AC n. 1746/XV   AC n. 1746-bis-A/XV
Serie: Progetti di legge    Numero: 56    Progressivo: 2
Data: 20/11/2006
Descrittori:
BILANCIO DELLO STATO   LEGGE FINANZIARIA
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

 

Finanziaria 2007

A.C. 1746-bis-A

Lavori preparatori alla Camera

Esame in Assemblea

(sedute dal 13 al 16 novembre)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 56/2

Parte VII

 

20 novembre 2006


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Bilancio e politica economica

 

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File: BI0063g.doc

 


 

INDICE

 

 

Volume VII

Esame in Assemblea (sedute dal 13 al 16 novembre)

§      Seduta del 13 novembre 2006. 3

§      Seduta del 14 novembre 2006. 149

§      Seduta del 15 novembre 2006. 287

§      Seduta del 16 novembre 2006. 407

 


Esame in Assemblea
(sedute dal 13 al 16 novembre)


 

 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

70.

 

Seduta di LUNEDì 13 novembre 2006

 

presidenza del vicepresidente giorgia meloni

indi
del presidente fausto bertinotti
e dei vicepresidenti carlo leoni e giulio tremonti

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 7 e che il relatore ed il Governo hanno espresso il relativo parere.

Ricordo inoltre che il Governo ha presentato la nuova formulazione dell'emendamento 105.500 nonché l'emendamento 85.501, che sono in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti a tali emendamenti è fissato per le 12 di domani, 14 novembre 2006.

 

(Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).

Poiché in aula non è presente il relatore, sospendo brevemente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 9,55.

 

PRESIDENTE. Prima di passare alle votazioni sull'articolo 7, ricordo che nella seduta di ieri l'onorevole Nespoli ha avanzato una proposta di stralcio di tale articolo. Sulla proposta ha chiesto la parola il presidente della Commissione bilancio, onorevole Duilio.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del regolamento, il relatore illustra all'Assemblea le proposte, deliberate dalla Commissione, di stralciare parti del progetto di legge.

Ha facoltà di parlare, presidente Duilio.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la proposta di stralcio non può essere accolta per ragioni obiettive.

Da una lettura della relazione tecnica, risulta evidente che l'articolo 7 sconta effetti sui saldi per l'importo di circa 500 milioni di euro; di conseguenza, il suo stralcio andrebbe a discapito dei mezzi di copertura del disegno di legge finanziaria. Per questo motivo, la proposta non è accoglibile.

 

PRESIDENTE. In base a quanto affermato dall'onorevole Duilio, l'articolo 7 si configura come parte essenziale ai fini della copertura del disegno di legge finanziaria e, pertanto, la sua espunzione dal testo, non adeguatamente compensata, altererebbe l'equilibrio finanziario della manovra.

Alla luce di tale orientamento, la Presidenza non ritiene di poter dare corso alla richiesta dell'onorevole Nespoli di stralcio dell'articolo 7.

 

VINCENZO NESPOLI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, ascoltando le parole del presidente della V Commissione, abbiamo appreso che una disposizione non obbligatoria per il sistema delle autonomie (trattandosi di dare agli enti locali la possibilità di aumentare l'addizionale IRPEF dallo 0,5 allo 0,8, non di stabilire il relativo obbligo) viene presentata in quest'aula - abbiamo scoperto l'ennesimo bluff di questa maggioranza! - come un articolo indispensabile al fine di garantire i saldi del disegno di legge finanziaria, in quanto si reputa che esso debba determinare per il sistema delle autonomie (così è stato detto) maggiori entrate per 500 milioni di euro.

Ciò significa che si è coscienti che non si tratta di operazione nella disponibilità degli enti locali (quelli che non vogliono tartassare i cittadini sarebbero liberi di non applicarla), ma di previsione che, nella visione complessiva della manovra finanziaria da parte del Governo, determina maggiori entrate per 500 milioni di euro. Di conseguenza, la norma non ha più il carattere della transitorietà e della disponibilità, rimesse alla volontà degli enti locali, ma deve determinare un livello di entrata per far quadrare i saldi del disegno di legge finanziaria. Dunque, quando abbiamo proposto lo stralcio dell'articolo 7, volevamo, appunto, che il Governo dicesse la verità in quest'aula.

Motivando la non accoglibilità della proposta di stralcio ed indicando l'articolo in esame come fondamentale ai fini dei saldi complessivi della manovra finanziaria, il presidente della Commissione ha sottolineato, con tale impostazione, che l'articolo 7 impone, praticamente, una nuova tassazione, che non è locale, ma imposta dal disegno di legge finanziaria. Quindi, quello che date con una mano, attraverso la rivisitazione delle aliquote IRPEF, lo togliete con l'altra, attraverso l'articolo 7, e lo avete anche confessato!

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ovviamente rimango nei limiti della correttezza che deve caratterizzare gli interventi del presidente della Commissione, anche se devo dire che, quando si fa presente che ci sarebbe qualche trama in nome di presunte falsità, anche l'asetticità del presidente della Commissione viene un po' «sfiorata»!

Desidero far presente all'onorevole Nespoli che, se dà un'occhiata all'articolo 7, in particolare al numero 2) della lettera b) del comma 1, si accorgerà che è previsto il versamento di un acconto «stabilito nella misura del 30 per cento dell'addizionale ottenuta applicando le aliquote di cui ai commi 2 e 3». Quindi, gli effetti sui saldi della manovra fanno riferimento al predetto acconto del 30 per cento.

Di conseguenza, il riferimento non è quello che è stato sottolineato dall'onorevole Nespoli (se il rilievo del collega fosse stato esatto, sarebbe stata certamente configurabile la situazione da lui segnalata). Mi limito a constatare che, probabilmente, si è trattato di un equivoco.

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, le considerazioni dell'onorevole Duilio, relative ai 500 milioni di euro ed al contenuto della relazione tecnica, sono legate, appunto, all'aspetto di cassa, profilo sotto il quale si produrrebbero effetti e, quindi, un eventuale problema di copertura.

Sulla base degli interventi contemplati dal disegno di legge finanziaria in esame, sarebbe sicuramente possibile - mi rivolgo al presidente della Commissione ed al relatore - affrontare la questione posta dall'articolo 7, anche per fugare il dubbio di effetti complessivi legati ad ulteriori entrate di finanza pubblica. È sotto gli occhi di tutti che le considerazioni dell'onorevole Nespoli sono assolutamente ovvie: se, da una parte, sono tagliati i trasferimenti agli enti locali, dall'altra, è evidente che la facoltà di aumentare l'addizionale allo 0,8 si trasformerà in una misura che molti comuni dovranno adottare - si tratta di una considerazione di natura politica - a fronte del taglio effettuato ai trasferimenti. Quindi, vi sarà comunque un aggravio di spesa per i cittadini.

Restando al tema posto dal presidente Duilio, credo che la proposta di stralciare l'articolo 7 (o, almeno, di accantonarlo) potrebbe essere valutata con favore a fronte di un eventuale emendamento condiviso nel merito. Considerato che è oggetto di esame, da parte del Parlamento, un progetto di riforma complessiva del testo unico sugli enti locali, potremmo affrontare il problema in tale sede: rispetto al volume complessivo degli interventi di carattere finanziario e delle risorse movimentate attraverso l'attività emendativa del Governo e del relatore, 500 milioni di euro, in termini di cassa, sarebbero facilmente reperibili in tale quadro.

Si tratta quindi di un problema di volontà politica concernente i temi della finanza pubblica, non di un aspetto tecnico invalicabile.

 

PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Valducci 7.1.

 

(Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha presentato una nuova formulazione dell'emendamento 17.500. Il termine per la presentazione dei subemendamenti rimane fissato alle 20 di oggi.

Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,30.

 

 (Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 264

Votanti 263

Astenuti 1

Maggioranza 132

Hanno votato 28

Hanno votato no 235

Sono in missione 65 deputati).

 

Prendo atto che i deputati Dato e Balducci non sono riuscite a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 278

Votanti 269

Astenuti 9

Maggioranza 135

Hanno votato 24

Hanno votato no 245

Sono in missione 65 deputati).

 

Prendo atto che i deputati Dato e Balducci non sono riuscite a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bertolini 7.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare un aspetto: sono rimasto stupito dall'intervento del ministro svoltosi in quest'aula in sede di illustrazione di una parte del disegno di legge finanziaria non più tardi della scorsa settimana, quando ha sostenuto che le disposizioni dell'articolo 7 comportano l'applicazione del federalismo fiscale. Penso - lo dico, usando toni un po' forti, non consoni agli interventi che svolgo usualmente - che sia una bestialità!

L'articolo 7 non determina l'applicazione del federalismo fiscale; tale articolo 7, inserito nella legge finanziaria, obbliga i comuni ad utilizzare la leva fiscale: l'addizionale IRPEF, la tassa di scopo e la tassa di soggiorno. Vengono introdotti nuovi balzelli, come la tassa di scopo e la tassa di soggiorno, che non faranno altro che aumentare la confusione fiscale nei confronti dei cittadini, con poco apprezzamento da parte dei comuni.

L'addizionale IRPEF è di per sé un'imposta sbagliata, perché trasforma un'imposta progressiva (articolo 53 della Costituzione) in un'imposta proporzionale: colpisce tutti i redditi in maniera proporzionale. Pertanto, gran parte dell'irrisorio vantaggio previsto a favore dei redditi bassi dalla manovra fiscale del Governo verrà completamente annullato dalle addizionali IRPEF che gli enti locali, i comuni e le regioni saranno costrette ad introdurre, a seguito della riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato.

Ricordo che nella normativa precedente era previsto un limite sia nella quantità dell'imposta addizionale IRPEF (era previsto il limite dello 0,5, mentre con tale manovra si può portare fino allo 0,8), sia nella quantità annuale che i comuni potevano prevedere di anno in anno. Nella normativa precedente era previsto che i comuni non potessero, sempre nell'ambito del limite dello 0,5, aumentare l'addizionale IRPEF per una percentuale superiore allo 0,2 e ciò per permettere una progressività nell'attuazione di questa imposta.

Con questa norma, invece, permetteremo ai comuni di introdurre in un solo anno l'addizionale IRPEF portandola fino al massimo consentito. Quindi, se un comune ancora non ha introdotto l'addizionale IRPEF, in un solo anno potrà prevedere di raggiungere la percentuale dello 0,8, mentre prima, come dicevo, non si poteva superare lo 0,2 per cento di aumento.

Pertanto, pur rimanendo contrario all'aumento fino allo 0,8, bisognerebbe prevedere il limite dello 0,2 per cento, perché altrimenti, a fronte dei tagli a carico degli enti locali, vi sarebbe una rincorsa dell'addizionale IRPEF. Ciò è profondamente sbagliato e non rappresenta l'attuazione del federalismo fiscale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, con questo articolo si cominciano ad introdurre le tasse a carico dei cittadini. Con l'approvazione di alcuni articoli precedenti, è stata prevista la «rispalmatura» dell'IRPEF: in teoria qualcuno avrebbe dovuto pagare di meno e qualcuno di più, ma ho l'impressione che tutti paghino di più! Inoltre, contrariamente alle previsioni dell'attuale maggioranza, sostenute nei 5 anni precedenti in Commissione ed in aula (e mi riferisco al blocco delle addizionali, come risulta dal testo delle proposte emendative presentate nello scorso mandato), oggi il primo atto che essa pone in essere è lo sblocco delle addizionali.

Fra l'altro, come anticipato prima, poiché di fatto vi sono anche delle coperture - questo emendamento fa cassa - alla fine si prevedono più tasse per i cittadini.

Con l'articolo 3 abbiamo «spalmato» ed aumentato le aliquote (vedi il discorso delle auto) per tutti i cittadini, soprattutto i meno abbienti; oggi con questa addizionale, che di fatto i comuni saranno obbligati o quanto meno invogliati ad applicare, introduciamo ancora nuove tasse a carico di cittadini che hanno reddito.

Con riferimento agli articoli precedenti avevamo proposto l'introduzione di una clausola di salvaguardia per i cittadini, affinché il nuovo modulo fiscale non costasse di più. Chi voleva poteva scegliere tra i due sistemi, il nostro ed il vostro, a garanzia che non vi fossero aggravi fiscali, ma ci avete detto di no, quindi immaginate che qualcuno pagherà di più!

Oggi, con lo sblocco delle addizionali (ricordo il nostro contenimento nel passato), fornite ai cittadini la certezza che gli amministratori, per dar conto delle loro promesse elettorali locali, applicheranno le addizionali, come diceva il collega Galletti, in alcuni casi anche in modo devastante, fino allo 0,8 per cento, e, quindi, di fatto, si aumenterà la pressione fiscale a tutti i cittadini.

Si parla di sviluppo, ma cominciando ad aumentare le tasse dal basso senza controllo, esso rimarrà sulla carta. Nella sostanza, come abbiamo sempre detto, vi saranno più tasse per tutti ed in ogni caso, rispetto alle vostre promesse («non vi prenderemo i soldi dalle tasche»), introdurrete nuove tasse: una volta le introduce il comune, una volta la provincia e poi la regione. Voi le avete già previste con l'approvazione degli articoli precedenti, tassando pesantemente i cittadini.

Contrariamente a quello che voi pensate, i cittadini, al momento di fare la dichiarazione dei redditi, si accorgeranno delle addizionali applicate dai comuni che voi amministrate, e, in tal modo, diranno che avevamo ragione noi. Abbiamo da sempre proposto, lo ricordo, il blocco di tali addizionali. A nostro avviso, se si vuole ottenere un contenimento della spesa, che può avvenire anche a livello centrale, si deve, allo stesso tempo, imporre dei risparmi agli enti locali. La possibilità di applicare addizionali rappresenta l'esatto contrario del contenimento della spesa locale.

 

PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per segnalare alla Presidenza che davanti a palazzo Montecitorio avrebbe dovuto svolgersi la manifestazione dei dipendenti delle strutture sanitarie private convenzionate con il sistema sanitario nazionale. I manifestanti sono stati «spostati» - nonostante non siano no global e, quindi, non avrebbero spaccato vetrine o incendiato auto - da piazza Montecitorio a piazza Capranica.

Ricordo che le strutture sanitarie fungono da supporto per la sanità pubblica la quale, se non ne potesse disporre, collasserebbe in quanto non riuscirebbe a smaltire tutto il lavoro. I tagli di risorse previsti nella finanziaria per le strutture sanitarie porterebbero quelle più piccole a chiudere, mentre quelle più grandi gestirebbero esclusivamente il privato. Come si può vedere, si tratta, ancora una volta, di una finanziaria che avvantaggia chi ha i soldi e potrà sottoporsi ad esami clinici nelle strutture private, mentre chi i soldi non li ha dovrà mettersi in coda, per mesi e mesi, proprio perché queste strutture sanitarie non erogheranno più servizi pubblici a causa del taglio dei fondi disposto da questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, si tratta ovviamente di decisioni di ordine pubblico che competono alle autorità di pubblica sicurezza. La Presidenza, comunque, si informerà sull'accaduto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord Padania condivide lo spirito di cui all'emendamento Bertolini 7.3.

Con gli articoli 7, 8 e 9 del provvedimento si incide sulle imposte locali. Si può sostenere che, così facendo, nasce un nuovo tipo di federalismo in quanto il Governo dà la possibilità con l'articolo 7 di aumentare l'ICI, con l'articolo 8 di introdurre la tassa di scopo, e, infine, con l'articolo 9 istituisce l'imposta di soggiorno. Perché si tratta di un nuovo tipo di federalismo? Perché da una parte si tagliano le risorse agli enti locali, dall'altra si dà loro la possibilità di compensare tali tagli, incrementando le imposte esistenti e prevedendone di nuove.

Il federalismo che ha sempre inteso la Lega Nord Padania è invece diverso. Non è un federalismo che comporta un aumento della pressione fiscale - come invece stabiliscono i tre articoli citati - ma prevede che quanto già viene versato dai residenti nei comuni, nelle province e nelle regioni rimanga lì per la gran parte, ed il rimanente confluisca invece in un fondo di compensazione per le aree meno svantaggiate. In questo caso, invece, si tagliano i trasferimenti di risorse, che dovrebbero essere garantiti agli enti locali, e si impone, in pratica, ad essi di aumentare le imposte, innalzando la pressione fiscale. In tal modo, si va contro ciò che, a nostro modo di vedere, è il vantaggio che deriva dal federalismo fiscale, cioè una diminuzione progressiva dell'imposizione generale degli enti locali che farebbe seguito sia ad una maggiore responsabilità delle amministrazioni sia ad un'azione di controllo operata dai cittadini, i quali verificano come sono spesi i soldi.

L'articolo 7, che dà possibilità di aumentare fino allo 0,8 per cento la parte facoltativa dell'imposta comunale sugli immobili, comporta un aumento della pressione fiscale. In campagna elettorale, il Governo di centrodestra è stato posto sotto accusa perché si sosteneva che esso avesse tagliato i fondi agli enti locali, i quali sono stati così costretti a ridurre i servizi. Ricordo, a questo proposito, le trasmissioni televisive in cui si poneva in rilievo che gli asili nido non potevano essere costruiti dai comuni perché, a vostro dire, il Governo Berlusconi aveva tagliato le risorse necessarie. Qui siamo di fronte ad un provvedimento con il quale il Governo taglia i fondi e concede agli enti locali la possibilità di reperire quanto è stato decurtato a livello centrale incrementando le imposte.

Tutto ciò, come è ovvio, inciderà sulle tasche dei cittadini e finirà per stravolgere completamente l'impostazione della finanziaria, la quale dovrebbe essere, secondo le vostre parole, redistributiva e a favore dei ceti medio-bassi.

In questo modo, gli enti locali, se non procedono ad un taglio dei servizi erogati, si trovano costretti ad incrementare le imposte locali. Se si tagliano i servizi, chi viene colpito? Non certo i ricchi, ma sicuramente i poveri, che sono poi quelli che abbisognano di tali servizi. Se si aumentano le imposte, chi viene colpito? Anche in questo caso, non saranno colpiti i ricchi, ma sicuramente i poveri. A tale proposito, è sufficiente fare riferimento alla tassa di soggiorno tenuto conto che i ricchi, nonostante la previsione di tale nuova imposta, andranno in vacanza.

In conclusione, ribadisco il nostro sostegno all'emendamento Bertolini 7.3 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al regolamento. Con riferimento a quanto detto poc'anzi dal collega Grimoldi. La Camera ha concordato con la questura, il prefetto e le forze dell'ordine su un'area, antistante Montecitorio, in cui le manifestazioni, rispettando le regole dell'avviso preventivo alla questura, sono consentite. L'area concordata viene concessa a tutti coloro che intendono manifestare.

Pertanto, risulta alquanto inquietante che ciò non sia avvenuto questa mattina con riferimento a persone che manifestano per tutelare un loro legittimo diritto. Il disegno di legge finanziaria, lo ricordo, aumenta le tasse per lo Stato e dimezza i costi quando a pagare sono i privati. Le strutture sanitarie più piccole, conseguentemente, rischiano di chiudere a seguito del taglio dei fondi.

Invito la Presidenza ad acquisire informazioni dalle autorità di pubblica sicurezza e ad accertarsi se vi siano stati dei motivi per i quali l'area citata era già «prenotata» per lo svolgimento di un'altra manifestazione. Se così non fosse, la Presidenza della Camera dei deputati dovrebbe, a mio avviso, inoltrare una protesta nei confronti della questura e della prefettura, perché il diritto di manifestare deve essere garantito a tutti i cittadini. Noi, come Camera dei deputati, abbiamo il dovere di tutelare anche gli spazi intorno a palazzo Montecitorio perché questo è il luogo della democrazia e, conseguentemente, non ci possono essere «figli e figliastri».

 

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, ribadisco che la Presidenza sta acquisendo informazioni sul problema sollevato da lei e dall'onorevole Grimoldi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non vi sono dubbi che in questo momento vi siano due finanziarie, una a livello nazionale ed una a livello locale.

Osservo una sorta di ritorno sul luogo del delitto da parte del Presidente Prodi, il quale istituì, lo ricordo, l'addizionale IRPEF dello 0,5 per cento nel corso del suo primo Governo ed oggi, nel corso del suo secondo mandato, vorrebbe consentire un incremento di tale imposta fino allo 0,8 per cento. Colleghi, ma di quale federalismo parliamo e ci riempiamo la bocca? Il vero federalismo, e mi rivolgo agli amministratori locali del centrosinistra, si ha quando al trasferimento di nuove competenze a livello periferico si accompagna il trasferimento dei costi di quelle competenze. Qui, invece, viene data agli amministratori locali la possibilità di coprire quei costi istituendo nuove tasse.

Colleghi del centrosinistra, voi rappresentate il 70 per cento degli amministratori locali; che cosa direte, quindi, ai vostri sindaci, ai vostri assessori che saranno costretti ad aumentare enormemente l'imposizione fiscale per coprire il costo di tutti i servizi? Pensateci un attimo, siate amministratori prima di essere politici! Non potete votare un provvedimento di questo genere! E ciò lo dico nell'interesse dei cittadini i quali sono amministrati, in larga parte, da giunte di centrosinistra.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi che i giorni 28 e 29 settembre - il 28 nel 1998 e il 29 nel 2006 - ai cittadini italiani ricordano una brutta data. Infatti, nel 1998 fu istituita da Prodi questa imposta fino allo 0,5 per cento, mentre adesso viene aumentata dello 0,3 per cento. Un tale aumento - 0,3 per cento - si traduce in realtà in aumento del 60 per cento: noi incrementiamo del 60 per cento un'imposta ai cittadini.

Non solo, ma ciò viene fatto da coloro che ormai sono chiamati, in quanto sindaci d'Italia, gli esattori del Governo centrale: a noi sindaci riducono i trasferimenti ma dobbiamo, per una sorta di autonomia fiscale, di federalismo fiscale, tartassare con le nostre mani i cittadini.

Tuttavia, i soldi che entreranno anche grazie a questa addizionale IRPEF arriveranno nelle casse del comune come minimo 365 giorni dopo il bilancio di competenza. Ciò vuol dire un anno dopo, costringendo così le amministrazioni comunali, ancora una volta, a farsi erogare prestiti dagli istituti di credito pagando i relativi interessi, calcolati in oltre mezzo miliardo di euro: ci pensate alle amministrazioni locali che non riusciranno a pagare gli stipendi ai dipendenti perché non ce la fanno proprio più? Bisogna che qualcuno si inventi una legge quadro di riformulazione dei bilanci delle autonomie locali e degli enti locali perché, altrimenti, andando avanti così, nessun sindaco potrà continuare a gestire il suo comune e a garantire i servizi sociali.

Questo intervento lo avevo già svolto ieri a proposito dell'ICI ma lo ribadisco oggi sull'IRPEF: noi stiamo distruggendo la cellula della nostra nazione, cioè i comuni. Stiamo distruggendo la capillarità del sistema Italia, l'economia e il paese. Quindi, l'appello che rivolgo è il seguente: un aumento del 60 per cento è irrazionale!

Infine, fate attenzione perché poi, fuori da questa sede, non potrete dire che eravate affetti da parasonnia, che non c'eravate o che se c'eravate dormivate: chi vota si assume la responsabilità e la deve urlare fuori, accettando anche gli insulti - giusti - che i cittadini e i comuni italiani indirizzeranno verso coloro che voteranno questo tipo di imposta, o meglio, di gabella che i comuni, da esattori, dovranno imporre ai cittadini!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bertolini 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 452

Maggioranza 227

Hanno votato 192

Hanno votato no 260).

 

Prendo atto che l'onorevole Ceccacci Rubino non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 7.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Anche il mio emendamento 7.4 si mira ad escludere l'applicazione di questa tassa. Molte considerazioni sono già state svolte dai colleghi sull'emendamento precedente. Vorrei aggiungerne solo una relativa ad una questione tecnica introdotta con questo articolo. Viene infatti detto che è possibile introdurre l'addizionale anche per i comuni che non l'hanno mai prevista prima. Ciò comporta, secondo noi, una grave discontinuità nonché una scorrettezza verso i comuni che l'hanno introdotta a tempo debito. Mi spiego. Non ricordo precisamente l'anno - mi sembra fosse il 2002 - ma ricordo la previsione secondo cui se non si fosse introdotta in quell'anno l'addizionale, poi, sarebbe stato impossibile farlo. Che cosa hanno fatto, allora, tanti amministratori comunali dotati di buonsenso, che tenevano al loro comune? Pur non avendone la necessità, hanno introdotto l'addizionale minima, allo 0,2 per cento, per non precludersi, negli anni a venire, la possibilità di utilizzare la leva dell'addizionale IRPEF.

Nel far ciò, hanno dovuto scontare le rimostranze - ovvie - dei cittadini perché, essendo stata comunque introdotta una gabella dello 0,2 per cento, hanno subito anche il «costo politico» dell'introduzione dell'addizionale. Tuttavia ciò era stato fatto in un'ottica di correttezza amministrativa. Ora, invece, voi introducete anche per chi non l'aveva prevista prima la possibilità di imporre tale tassa: quindi, quei poveri sindaci che hanno fatto ciò nell'ultima data utile, hanno fatto la figura dei fessi. Questo modo di agire è profondamente scorretto e contrario ad un principio sacrosanto di continuità amministrativa. Le regole sono regole, non si possono cambiare per propria convenienza ogni volta, ad ogni piè sospinto.

Anche per questa ragione, riteniamo che non sia proprio il caso di prevedere una liberatoria per i comuni che non hanno mai introdotto prima questa tassa.

Venendo poi al merito della tassa, molto è già stato detto. Vorrei solo aggiungere due considerazioni sui comuni. È stato siglato uno pseudo accordo a palazzo Chigi tra il Governo e l'Associazione dei comuni, con cui si affermava di andare incontro alle istanze dei comuni medesimi, riducendo il taglio da 2,8 a 2,2 miliardi e dando un fondo per i piccoli comuni. Peccato che questo accordo non sia stato tenuto in considerazione perché la riduzione a 2,2 miliardi da 2,8 - cioè 600 milioni - è stata compensata da una pari riduzione dei trasferimenti. Quindi, la riduzione è puramente formale e sulla carta, un fatto ribadito anche sul sito dell'ANCI (quindi, una notizia ufficiale da parte di un'associazione certamente non di centrodestra).

Peggio ancora avete fatto per i piccoli comuni: c'era una richiesta di un fondo di 250 milioni, ne sono stati dati soltanto 200, ma peccato che questi 200 milioni siano stati prelevati dal Fondo per le aree sottoutilizzate, cioè quelle aree dove si trovano quasi tutti i piccoli comuni! Come al solito, con una mano date e con l'altra prendete!

Tuttavia, se così intendete operare con i sindaci e le amministrazioni, poi chiaramente non potete pretendere di avere, da parte loro, un appoggio incondizionato.

Per tale motivo, riteniamo necessario sopprimere questa ulteriore gabella che trasferisce a livello locale i tagli e la pressione fiscale che non siete in grado di operare a livello centrale.

Voteremo convintamente per la soppressione di questo comma e, sostanzialmente, dell'articolo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Ci sono parlamentari della maggioranza che ritengano sia di sinistra proteggere le fasce deboli: io penso che questo sia un valore che accomuna tutto il Parlamento. Tuttavia, per dare un'indicazione a questi parlamentari della maggioranza vi chiedo se vogliate fare, in questa finanziaria, una operazione di sinistra.

Si prenda, per esempio, un reddito imponibile IRPEF di 20 mila euro. Questo reddito, se di un residente in una regione o in un comune che ha applicato al 50 per cento le addizionali IRPEF, si trova a pagare 200 euro di IRPEF in più; un reddito di un milione di euro, sempre in quella zona, si trova a pagare una percentuale IRPEF di 20 mila euro in più. Capite quanto pesa di più sul reddito di 20 mila euro rispetto a quello di un milione di euro?

Allora, vogliamo inserire almeno un comma per cui i redditi inferiori ai 20-25 mila euro non paghino l'addizionale IRPEF? Almeno questo concedetelo, altrimenti andiamo veramente a penalizzare le fasce più deboli della popolazione.

L'addizionale IRPEF fu introdotta proporzionale all'inizio perché era residuale e incideva al massimo per lo 0,5 cento. Oggi l'addizionale IRPEF regionale, sommata a quella comunale, fa già l'1,8 per cento: non possiamo lasciarla proporzionale, dobbiamo trasformarla in progressiva, altrimenti andiamo a penalizzare i redditi più bassi!

Vi chiedo di fare ciò veramente col cuore: trasformiamo questo articolo attraverso un emendamento, accantoniamolo per un momento al fine di porre rimedio a questo grande problema che nasce dall'applicazione della norma.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 7.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 466

Maggioranza 234

Hanno votato 203

Hanno votato no 263).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 7.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

 

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il mio emendamento tende a ridurre l'addizionale comunale all'IRPEF dallo 0,8 allo 0,4 per cento. Riprendendo le considerazioni svolte dall'onorevole Napoli, ricordo che tale addizionale è stata istituita nel 1998 ed è impossibile ridurre a zero questa risorsa per i comuni. La proposta, dunque, è di ridurla allo 0,4 per cento.

Innanzitutto, sarebbe opportuno dare ai comuni una facoltà sui redditi da evasione: portare l'aliquota allo 0,8 per cento significa disincentivare i comuni dal ricorrere ai redditi non dichiarati. Sarebbe più opportuno in questa fase, come diceva l'onorevole Galletti, accantonare l'esame dell'articolo 7. Infatti, si dà ai comuni la potenzialità di aumentare un'aliquota e non di «rincorrere» i redditi da evasione, quelli definiti più interessanti in alcune dichiarazioni della maggioranza.

In secondo luogo, e mi rivolgo al Governo, continuare a concedere ai comuni la possibilità di aumentare le proprie entrate con un'addizionale così automatica senza calcolarla sulla destinazione delle risorse è un ulteriore elemento critico. Dunque, manteniamo la risorsa ma non portandola allo 0,8 per cento, bensì lasciandola allo 0,4 per cento.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 7.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 462

Maggioranza 232

Hanno votato sì 201

Hanno votato no 261).

 

Prendo atto che l'onorevole Germontani non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 7.6.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

 

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, la norma stabilisce che l'addizionale è dovuta alla provincia e al comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale alla data del 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale stessa. Vi sembra possibile che il contribuente debba essere sottoposto all'addizionale facendo riferimento al 1o gennaio dell'anno cui l'addizionale stessa si riferisce? Ritengo questo non solo ingiusto per la natura dell'imposta, ma anche di difficile applicazione pratica.

L'emendamento in esame non interviene dal punto di vista delle entrate e della politica fiscale, sia nazionale sia locale, ma tende a dare al contribuente una situazione di migliore vivibilità e di rapporto più fiducioso con lo Stato. Ad esempio, per i redditi di partecipazione in società il riferimento è al reddito assegnato al soggetto che viene maturato alla fine dell'esercizio, cioè il 31 dicembre.

Il mio emendamento, sul quale non riesco a capire per quale motivo il relatore ed il Governo abbiano espresso parere contrario, chiede soltanto che l'obbligo del contribuente sia espletato entro il 31 dicembre dell'anno di riferimento. In tal modo, quando il contribuente il 1o gennaio si reca dal soggetto delegato alle dichiarazioni, semplicemente dichiara la data in cui maturano i redditi e quella in cui deve essere applicata la addizionale. Potrebbero esservi, infatti, contribuenti che il 1o gennaio hanno il domicilio fiscale in una città e poi si trasferiscono e, quindi, dovrebbero ricorrere al consulente di un altro comune, poiché il contribuente sicuramente si rivolge a strutture localizzate nel comune in cui abita. Dunque, si tratta solo di un riferimento normativo.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 7.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 468

Astenuti 1

Maggioranza 235

Hanno votato sì 206

Hanno votato no 262).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 7.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 472

Maggioranza 237

Hanno votato sì 207

Hanno votato no 265).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 7.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 468

Maggioranza 235

Hanno votato sì 204

Hanno votato no 264).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 7.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 470

Maggioranza 236

Hanno votato sì 203

Hanno votato no 267).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, credo che dal dibattito svoltosi sugli emendamenti riferiti all'articolo 7 sia emerso un dato di fondo interno ad un confronto di merito da molti anni in atto tra il sistema delle autonomie locali ed il Governo centrale. Si tratta di riformare la fiscalità locale, che da qualche decennio a questa parte si fonda unicamente su due pilastri: l'ICI e l'addizionale IRPEF.

È necessario che su tali materie vi sia una riconsiderazione all'interno di un quadro più vasto di riforma del sistema delle autonomie, che il Governo ha preannunciato. Vorremmo entrare nel merito, ma il confronto di merito ci sfugge in quest'aula. Riproporremo altre questioni nel corso dell'esame degli articoli successivi perché non si può, da una parte, annunciare una riforma complessiva della normativa che sovrintende al funzionamento del sistema delle autonomie locali e, dall'altra, fare interventi di modifica del rapporto sul piano finanziario e fiscale che vanno in altra direzione.

Per tali considerazioni, il voto del gruppo di Alleanza Nazionale sarà contrario.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, vorrei ricordare che con questo articolo la maggioranza conferma il suo modo di pensare sul federalismo. In sostanza, non attribuisce nuove competenze, ma concede la facoltà di imporre nuove tasse. Storicamente, ci siamo battuti perché i comuni contenessero la spesa in considerazione del fatto che chi paga è sempre il cittadino. Vi è un aumento di pressione fiscale: da una parte hanno tagliato al centro, ma dall'altra consentono ai sindaci di aumentare le tasse ai cittadini. Alla fine, poiché il conto si fa sempre nelle tasche degli stessi, aumenterà il prelievo ed i cittadini avranno meno soldi da spendere per il loro benessere. Ovviamente, il sistema produttivo ne pagherà le conseguenze.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, anche nell'articolo 7 si dimostra come questo disegno di legge finanziaria sia veramente noioso, perché anche questo articolo chiede nuove tasse: dunque, la solita minestra riscaldata. Questa volta, però, viene data la possibilità alle amministrazioni locali di tassare i cittadini.

Il ministro Padoa Schioppa è venuto in aula a dirci che il disegno di legge finanziaria avrebbe rappresentato il federalismo fiscale in un modo mai avvenuto. Occorre spiegare al ministro che federalismo non vuol dire dare la possibilità alle istituzioni locali di aumentare le tasse ai cittadini; esso riguarda la gestione non di nuove tasse ma delle risorse esistenti.

Spiegheremo ciò in occasione dell'esame di ogni articolo, sperando che al termine dell'esame di questa finanziaria almeno il concetto di federalismo sia ben chiaro a questo Governo, che finora non l'ha ancora compreso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

 

(Presenti 460

Votanti 459

Astenuti 1

Maggioranza 230

Hanno votato sì 268

Hanno votato no 191).

 

Prendo atto che gli onorevoli Beltrandi, Turci e Poretti hanno espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Sappiamo che circa l'80 per cento dei cittadini italiani posseggono una casa in proprietà. L'articolo aggiuntivo in esame sopprime l'imposta comunale sugli immobili sulla prima casa e, poiché almeno il 75 per cento dei cittadini proprietari di una abitazione sono a reddito basso, tale proposta emendativa rientra nella logica sbandierata da questa maggioranza, volta a tutelare le fasce basse di reddito.

Nella vostra riforma avete introdotto le detrazioni affermando che il metodo è più semplice e nella denuncia dei redditi avete previsto il reinserimento dei fabbricati, dei dati catastali, complicando in tal modo la vita dei cittadini.

Visto che tutta questa macchina burocratica che mettete in piedi comporta un costo aggiuntivo, mi sembra il minimo approvare questo semplice articolo aggiuntivo che esclude il pagamento dell'ICI sulla prima casa. Il costo per lo Stato è molto basso, dunque ritengo che realizzare ciò sia semplice, mentre non esprimere un voto favorevole su questa proposta emendativa significa nascondere la testa sotto la sabbia.

Mi auguro che l'articolo aggiuntivo sia fatto proprio dal Governo e dalla maggioranza, in quanto non si può professare di avere a cuore l'interesse dei cittadini a reddito medio-basso e poi invece penalizzarli. Tuttavia, vedo che la parte più estrema della maggioranza è interessata alla lettura dei giornali e non invece all'interesse degli italiani!

Spero comunque che sulla presente proposta emendativa vi sia uno voto compatto dell'Assemblea, al fine di tutelare veramente l'interesse degli italiani.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, in realtà avevo chiesto di intervenire sull'articolo 7, ma il mio ragionamento si aggancia bene anche all'articolo aggiuntivo in esame.

Colleghi, come un buon Papa, per essere tale, deve aver fatto il parroco di campagna, ritengo che il buon parlamentare dovrebbe aver fatto l'amministratore locale; infatti, in tal caso saprebbe di cosa stiamo parlando.

Avete impostato la vostra finanziaria sulla parola «equità», che in realtà non esiste; in questo testo dovrebbe parlarsi di disequità, in quanto cittadini con reddito anche notevolmente diverso pagheranno la stessa aliquota.

Torno su tale problematica in quanto ritengo di rappresentare in questo momento tutti i sindaci italiani (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). In questo caso vale il detto del re che dice: Non capisco perché il mio popolo non mi capisce più! Se continuate a trattare il popolo in questo modo, senza applicare la parola chiave «equità», sulla quale avete basato la manovra finanziaria, di certo i cittadini non vi comprenderanno più.

Pertanto, sostengo il presente articolo aggiuntivo, attraverso il quale sarà possibile non far pagare l'addizionale IRPEF ai cittadini con redditi medio-bassi. In questo caso, potrà parlarsi veramente di equità! Altrimenti, altro che parasonnia, il popolo se la prenderà con tutti noi, ma dagli atti parlamentari risulterà che io ho detto che quanto si sta prevedendo non è equo. Si sta stabilendo una tassa che è la più brutta, la più inutile ed iniqua che si possa introdurre, in quanto colpisce soprattutto le classi più deboli.

State facendo una brutta cosa, sapendo di farla. State commettendo un reato con dolo, dunque l'elemento psicologico del reato finanziario è in tutti voi!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.

 

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 che tiene conto di una grande realtà del nostro paese, vale a dire quella dei proprietari di prima casa.

Non si ha idea della preoccupazione che, in sede di acquisto della prima casa, viene manifestata da coloro i quali accedono, spesso per la prima volta, al bene proprietà-casa. E la preoccupazione, vi assicuro, non è tanto quella delle spese per l'acquisto dell'abitazione, quanto quella della tassazione della casa stessa per gli anni a venire.

Vi assicuro che chi ha il contatto diretto e continuo con questa fascia di cittadini può testimoniare, nel modo più assoluto e convinto, di quanto questo articolo aggiuntivo vada incontro alle esigenze e alle preoccupazioni soprattutto delle fasce più deboli dei nostri cittadini.

Sostengo quindi pienamente la presente proposta emendativa e mi auguro sinceramente che dai colleghi della maggioranza giunga la stessa considerazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale.

 

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, chiedo anch'io di poter sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, in quanto ne condivido l'impostazione e la ratio.

Abbiamo sentito questa maggioranza e questo Governo parlare a lungo di una politica fiscale di equità, addirittura ipotizzando la possibilità di sgravio dei canoni di affitto e la previsione di incentivi per l'acquisto della prima casa, soprattutto per le persone meno abbienti e per le coppie giovani.

Ebbene, credo che l'articolo aggiuntivo in esame coerentemente si collochi in questa linea di pensiero. La casa è un diritto fondamentale e credo che prevedere l'abolizione dell'imposta comunale sull'abitazione principale sia un segno di coerenza con l'annunciata politica di equità.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, vorrei solo annunciare che i deputati di Alleanza Nazionale aggiungono la loro firma a questo articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

 

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo articolo aggiuntivo per tutte le ragioni che sono state esposte fino ad ora.

Desidero farle presente, signor Presidente, l'attenzione che è riservata quest'oggi a temi così importanti. L'ho già detto in altre circostanze. La pregherei, Presidente, anche se so che lei non ha responsabilità, di invitare i colleghi a non considerare questa seduta come una seduta di routine della legge finanziaria. Sarebbe necessario che il Governo ci ascoltasse e si rendesse conto che, anche se questi interventi sono svolti a titolo personale, riguardano temi estremamente importanti, - come quello della casa - che, evidentemente, interessano tutti gli italiani e chi ci sta ascoltando.

Le sarei pertanto grato se potesse fare un richiamo a tutti i colleghi affinché si impegnino di più, anche in questa giornata, e non considerino quella in corso come una seduta nella quale si debba esclusivamente sbarcare il lunario rispetto alla finanziaria.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHE­RONI. Signor Presidente, ricordo che nel calcolo del livello di sviluppo, ormai, è inserito l'habitat come un diritto fondamentale a livello mondiale.

Noi crediamo - questo articolo aggiuntivo lo dimostra - che la prima casa costituisca un diritto fondamentale delle persone. Allora, se lei mi permette, Presidente, mi rivolgo, più che al Governo, che ormai abbiamo capito essere assolutamente sordo, agli amici e colleghi della maggioranza.

Abbiamo appena visto, in ossequio certamente a qualche accordo, approvare «vagoni» e «autostrade» di facilitazioni per il sistema bancario. Questo articolo aggiuntivo costituisce una facilitazione per le classi meno abbienti. Amici, una mano sulla coscienza e un sussulto di dignità!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, anche in questi giorni si discute molto del decreto sugli sfratti, la grande emergenza abitativa. Alle persone al di sotto di un certo reddito, che non siano proprietari e di case, gli enti pubblici, le regioni, le province, i comuni e lo Stato devono dare la casa. Quindi, ciò ha un costo non solo per la costruzione, ma anche per la manutenzione degli edifici.

Le famiglie al di sotto di un certo reddito, che con sacrificio hanno avuto o hanno l'opportunità di acquistare una casa, dovrebbero essere in qualche modo premiate, per incentivare altre famiglie a fare altrettanto, visto che esiste un riconoscimento della pubblica amministrazione, sottraendo così all'emergenza casa migliaia e migliaia di persone.

Se lo Stato riconoscesse agevolazioni per la prima casa, se abitata da famiglie al di sotto di un certo reddito, si abbatterebbe quel numero altissimo di persone bisognose che, nei prossimi mesi, rischia di creare un vero e proprio detonatore sociale, con le famiglie che scenderanno sicuramente in piazza per tutelare i loro diritti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo.

Intervengo per parlare personalmente con i colleghi della maggioranza, specialmente con quelli di Venezia e in generale del Veneto, che sempre hanno sostenuto l'importanza di detassare la prima casa. Questa è l'occasione buona per dimostrare che facciamo seguire alle parole i fatti.

Credo - lo potremo dimostrare più avanti con altri emendamenti - che le risorse possano essere individuate. L'ordine del giorno relativo alle fondazioni, che è stato concordato debba essere presentato alla fine, è un'indicazione in tal senso.

Presidente, colleghi (specie i colleghi veneziani, con i quali ho più familiarità e, molto spesso, mi trovo a condividere le loro posizioni rispetto al territorio) se, nel momento della discussione e dell'approvazione in sede parlamentare, ci dimentichiamo e facciamo gli «gnorri» - come si dice a Venezia -, tutto quello che diciamo non ha valore.

Oggi detassare la prima casa è un dovere morale nei confronti dei cittadini che si sono sobbarcati l'onere di risolvere, con i loro sacrifici, un problema che altri non risolvono.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Presidente, intervengo molto brevemente per sottoscrivere, a nome del gruppo dell'UDC, questo articolo aggiuntivo.

L'UDC, nei giorni scorsi, ha fatto una grande battaglia sulla politica per la famiglia, e la politica relativa alla prima casa costituisce un tassello importante della politica familiare. Per questo, credo che tutte le iniziative, questa compresa, che vadano nel senso di riconoscere il valore della prima casa come elemento portante di una politica familiare all'altezza delle esigenze di una società che, evidentemente, ha bisogno di famiglie, specialmente numerose, debbano essere accolte dal gruppo dell'UDC come importanti.

Annuncio quindi il voto favorevole del nostro gruppo sull'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.


OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, anch'io aggiungo la mia firma a questo articolo aggiuntivo, rivolto a favore dei più deboli e di chi duramente, dall'operaio all'impiegato, ha fatto grandi sacrifici per acquistare una casa. Quindi, dobbiamo andare verso la detassazione della prima casa.

Inoltre, mi rivolgo ai colleghi amministratori del centrosinistra: con questa finanziaria non solo non riusciremo a detassare la prima casa, ma costringeremo i sindaci ad aumentare ingiustamente l'ICI, che è la tassa peggiore che si possa istituire nei confronti di chi - lo ripeto - ha fatto duri sacrifici per acquistare l'abitazione.

Dimostrate che, nei confronti dei più deboli, siete veramente disponibili a modificare questa finanziaria. Se non lo siete, vuol dire che riempite soltanto di parole le questioni relative alla società e al sociale. Dimostrate con i fatti, invece, che operiamo a favore di chi ha compiuto dei sacrifici. Se non lo fate, vi prenderete la responsabilità nei confronti di queste persone che, duramente, pagano i mutui, percependo già uno stipendio bassissimo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Presidente, vorrei rivolgermi al sottosegretario Grandi, di cui ricordo gli interventi improntati all'equità e alla solidarietà quando era nei banchi dell'opposizione nella scorsa legislatura. Vorrei che oggi dai banchi del Governo, con altrettanta coerenza, egli spiegasse a me e al paese perché il Governo è contrario a questo articolo aggiuntivo.

La casa non è un lusso - lo dimostra il 90 per cento degli italiani che l'ha acquistata -, ma una necessità. Tra l'altro, questa tassa, che è una vera e propria patrimoniale, disincentiva non solo l'acquisto della casa, ma anche la propensione al risparmio, che è una caratteristica molto importante nel nostro paese.

Vorrei capire dal sottosegretario Grandi come mai sbandierate equità e sostegno ai poveri e poi, nel momento concreto di dimostrare coerenza rispetto a quanto annunciate, non siete coerenti.

Tra l'altro, vorrei ricordare al sottosegretario Grandi che chi compra la casa sottrae se stesso all'ombrello protettivo dell'edilizia residenziale pubblica, quindi, in un certo senso, svolge una sorta di servizio pubblico.

Signor sottosegretario, insisto nel chiederle il motivo per cui il Governo è contrario a questo articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Desidero sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 e sottolineare la necessità morale, prima ancora che politica, della detassazione della prima casa. Essa è necessaria e doverosa perché la prima casa rappresenta uno dei punti di riferimento del senso della famiglia, del senso del risparmio e quindi della centralità della cellula base della comunità italiana.

Se quindi il Governo Prodi e compagni non darà un segnale di vita e di attenzione alla famiglia e all'espressione della centralità della famiglia stessa, la prima casa appunto, gli italiani marcheranno ulteriormente un distacco, una voragine - di cui per la verità già si sono accorti - tra il senso del Governo Prodi e il senso della comunità, il senso della famiglia.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

 

MARIO TASSONE. Per il mio gruppo era già intervenuto il collega Peretti, tuttavia desidero svolgere una considerazione. Noi siamo d'accordo con il contenuto di questo articolo aggiuntivo. Peraltro, come ho già detto in altre circostanze, avremmo apprezzato un contributo da parte del Governo sulla problematica della casa e della crisi abitativa, giacché siamo ovviamente a favore del processo di insediamento delle nuove famiglie. Siamo convinti che si sarebbe potuto lavorare anche sulla franchigia per quanto riguarda il valore catastale dell'abitazione, eliminando quindi l'ICI per una certa categoria di persone, ma questo non è avvenuto.

Sono pertanto d'accordo sul contenuto di questo articolo aggiuntivo e lamento certamente il silenzio, su una problematica così complessa, da parte del Governo, che ci avrebbe potuto aiutare su una questione che non interessa semplicemente noi dell'opposizione, ma dovrebbe interessare tutta l'Assemblea!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Innanzitutto, signor Presidente, vorrei aggiungere la firma di tutti i componenti il gruppo della Lega Nord Padania a questo articolo aggiuntivo, anche perché il nostro gruppo aveva presentato un'identica proposta emendativa, dichiarata però inammissibile per carenza di copertura. Dunque, convintamente sottoscriviamo in toto l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Inoltre, vorrei svolgere una considerazione assolutamente ovvia. Questo articolo aggiuntivo non può che essere approvato all'unanimità, perché il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato tranquillamente, in campagna elettorale, l'intenzione di abolire l'ICI sulla prima casa. Pertanto, qui siamo al dunque. Se votate contro, smascherate la bugia. Quindi non potete votare contro questo articolo aggiuntivo, altrimenti è ovvio che dopo due secondi noi vi accuseremo di raccontare balle!

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo rischia di generare un po' di confusione, perché i nostri interventi hanno quasi tutti fatto riferimento a fasce sociali da individuare. Invece, l'articolo aggiuntivo in esame intende abolire completamente l'ICI; al riguardo, peraltro, io sarei favorevole, ma mi rendo conto che il centrosinistra non lo è.

La mia proposta è quindi la seguente. Chiedo al relatore o al presidente della Commissione bilancio di formulare una proposta diversa, articolata su fasce sociali, ponendo un tetto, che comunque sarà un grande segnale. Dunque, con una riformulazione dell'articolo aggiuntivo in esame, che potrebbe presentare lo stesso relatore o il Comitato dei nove, credo si possa arrivare ad un punto di sintesi: l'eliminazione dell'ICI solo per coloro che percepiscono redditi che non superino un certo tetto e che appartengono a fasce sociali per le quali, se non avessero la casa, gliela dovrebbero dare i comuni, le regioni e gli enti pubblici.

Vorrei quindi sapere se il relatore sia disponibile o meno ad una riformulazione dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01. Peraltro tale riformulazione potrebbe provenire dallo stesso presentatore dell'articolo aggiuntivo, il collega di Forza Italia Zorzato.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Prima di entrare nel merito di questa proposta emendativa, vorrei ricordare che è annunciato un provvedimento collegato sul federalismo fiscale, e mi auguro che ciò avvenga. Infatti, ascoltando molti interventi dei colleghi dell'opposizione, sembra ci venga rimproverato di non aver fatto in pochi mesi di vita di questo Governo ciò che era abbondantemente previsto negli anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

A questo proposito vorrei dire - preciso che non c'è alcun intento polemico in questa osservazione - che sugli enti locali abbiamo compiuto un primo passaggio. Dovessi dire che siamo pienamente soddisfatti, direi una cosa non giusta. D'altra parte, colleghi, sui vari provvedimenti ci avete di volta in volta accusati di colpire categorie e settori che sono contrari al centrodestra. Oggi invece ci dite che andiamo a colpire un settore dove l'80 per cento delle amministrazioni sono di centrosinistra.

La barra che vogliamo tenere è quindi quella di dire le cose come stanno. Il primo passo che abbiamo compiuto è quello di passare dai tetti ai saldi. Noi offriamo in questa circostanza una pluralità di strumenti. La tesi che sia automatico l'incremento di imposte non l'accolgo. Le amministrazioni con questo meccanismo di responsabilizzazione sanno benissimo che ad un certo punto dovranno presentarsi al corpo elettorale e che vi sarà un giudizio. Noi abbiamo anche operato in Commissione, per risolvere molti problemi che erano rimasti aperti relativamente agli enti locali, ed ancora lavoreremo nei prossimi giorni.

L'onorevole Zorzato ci propone di eliminare l'ICI sulla prima casa. Poi l'onorevole Buontempo ha articolato diversamente la sua proposta, chiedendo una riformulazione dell'articolo aggiuntivo in esame. Vorrei ricordare a tutti noi che l'ICI rappresenta, per quello che riguarda le entrate proprie dei comuni, il 40, 45 per cento del totale. Il gettito totale proveniente dall'ICI per i comuni è di 9 miliardi 850 milioni di euro. Se dovessi dire che possiamo abrogare l'ICI sulla prima casa, direi una cosa non vera. Non possiamo compiere tale scelta in questo periodo, perché non sono previsti trasferimenti compensativi ai comuni.

Possiamo discutere se sulla prima casa si tratta - come a me risulta - di una cifra non indifferente, in termini di alcuni miliardi di euro; come dice l'onorevole Zorzato, sfioriamo il miliardo. La verità, onorevole Buontempo, è che, ancora, se ricordo bene, i comuni possono prevedere per i non abbienti e per categorie socialmente protette una parziale e anche totale esenzione dall'ICI della prima casa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

OSVALDO NAPOLI. Con quali soldi?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. I comuni possono, onorevole Buontempo. Non sfuggirà di certo a lei che, proprio nella città che è la sua e che ci ospita, Roma, la capitale, attraverso indicatori socio-economici equivalenti, per quello che riguarda gli sgravi sull'ICI, le famiglie beneficiate sono state 50 mila e ne risultano totalmente esenti 12 mila. Anche da questo punto di vista, si dimostra che le amministrazioni hanno margini sui quali possono agire e mi auguro che, da qui al federalismo fiscale, nel 2008, possiamo mettere a regime tutta la situazione che riguarda la politica per gli enti locali. Ma quello che non deve sfuggirci è che, già oggi, esistono strumenti sui quali le amministrazioni possono agire sulle fasce più deboli della popolazione. (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).

 

PRESIDENZA DEL

PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,40)

 

PRESIDENTE. Chiedo al relatore Ventura se intenda accedere alla proposta di riformulazione dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, credo di avere implicitamente risposto nel senso che il testo rimanga nella formulazione attuale.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, preso atto della risposta del relatore alla proposta di riformulazione dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01, avanzata dall'onorevole Buontempo, ribadisco quanto affermato per il mio gruppo dall'onorevole Peretti. Condividiamo questa proposta emendativa, che intendo peraltro sottoscrivere.

Ho sempre ritenuto, anche quando si è parlato, in campagna elettorale e nei dibattiti politici, di introdurre in Italia l'imposta patrimoniale, che l'ICI è stata già una vera forma di imposta patrimoniale, stabilita in un momento di particolare emergenza finanziaria nel nostro paese non essendo ancorata al gettito di reddito liquido che un cittadino percepisce, bensì meramente a determinati immobili, sui quali si vantino diritti di proprietà o, comunque, diritti reali. È, quindi, un'imposta che incide paradossalmente anche su chi non si trovi ad avere patrimonio liquido in un dato momento. Si tratta, dunque, di una tassa particolarmente iniqua, di cui dovrebbe essere sgravata, in particolare, la prima abitazione, che soddisfa un diritto essenziale dell'individuo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Trovandomi d'accordo con quanto affermato dal relatore Ventura, vorrei ricordare, affinché resti agli atti, che se è vero che, da parte dei colleghi del centrodestra, c'è una preoccupazione rispetto alla prima casa, che naturalmente anche noi consideriamo un bene in questo paese, è anche vero che l'ultimo vero fatto politico, che ha riguardato la detassazione ai fini IRPEF della prima casa, è stato realizzato dal Governo di centrosinistra, se non ricordo male negli anni 1998-1999. Dopo quegli anni, al di là delle riflessioni e delle proposte che, anche questa mattina, abbiamo sentito, non ricordo nessun altro atteggiamento e nessun'altra iniziativa di natura legislativa finanziaria.

Anche noi consideriamo serio il problema della prima casa, che vogliamo di certo difendere, stante, come diceva il relatore, una situazione economico-finanziaria difficile. Ribadisco, quindi, che il primo ed unico intervento in questa direzione, che è consistito nel togliere la tassazione IRPEF sulla prima casa, è datato 1998-1999, anni nei quali il centrosinistra ha governato questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, è vero, probabilmente, che l'83 per cento degli italiani possiede la prima casa, ma va anche considerato che il 40 per cento di essi paga un mutuo talmente gravoso per cui, di fatto, solo il 43 per cento degli italiani è realmente proprietario. Diciamo pure che l'ICI va rivisitata, perché è l'unica patrimoniale esistente, in attesa che ne venga introdotta qualcun'altra, come si è paventato. Purtroppo, è una patrimoniale che rischia di distruggere il territorio.

Molte volte, le dimensioni delle abitazioni costruite, in relazione all'ipotesi di incremento delle città, sono veramente devastanti: abbiamo incrementi di immobili pari a due terzi in più rispetto alle potenzialità future di accoglimento da parte dei cittadini. Si è trattato, quindi, di una vera speculazione in funzione di obiettivi di finanziamento comunale, utilizzando e distruggendo buona parte del territorio del nostro paese; spesso i progetti di fabbricazione sono stati fatti proprio in funzione di percepire l'ICI e gli ordini di urbanizzazione, creando effettivamente una situazione immobiliare assolutamente deprimente. Pertanto, vale la pena di considerare una parte di sgravio per quelle famiglie costrette a pagare mutui molto gravosi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galli. Ne ha facoltà.

 

DANIELE GALLI. Nel chiedere di apporre la mia firma a questa proposta emendativa, invito il Governo a prenderla in seria considerazione, in quanto non è possibile incidere in maniera così indiscriminata sul discorso della casa. Non si può costringere l'ente locale ad aumentare una tassazione indotta da un comportamento non virtuoso da parte dell'ente Stato. Il bene casa è un bene rifugio, in cui i risparmi degli italiani vanno a confluire nei momenti di crisi e che rappresenta effettivamente, rispetto a quello che è avvenuto anche con l'euro ed il concambio che voi avete voluto, l'unica fonte di difesa del risparmio del cittadino italiano.

Pertanto, il voler incrementare la tassazione, specie avendo rinnovato e volendo rinnovare il reddito catastale, è una condizione di assoluto inasprimento rispetto ad un bene essenziale per la famiglia italiana.

 

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, proporrei, se il relatore Ventura è d'accordo, di accantonare questa proposta emendativa, al fine di provvedere ad una sua riformulazione, proprio in linea con quanto lo stesso relatore ha affermato osservando che crea un elemento di squilibrio sul territorio il fatto che alcuni comuni possano prevedere, per i non abbienti e per categorie socialmente protette, una parziale e anche totale esenzione dall'ICI della prima casa. Sarebbe un grande segnale di equità se quel «possono» potesse diventare «devono», senza andare oltre e con molto senso di responsabilità su una materia così delicata, sulla quale non bisogna fare demagogia. Credo che, in questo modo, si possa trovare una soluzione utile per tutti.

 

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore è contrario alla proposta di accantonare l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio dissenso; infatti, già nella scorsa legislatura (il 20 settembre del 2002) ho presentato al Senato un disegno di legge (n. 1726) che sostanzialmente era volto ad accogliere il principio dell'articolo aggiuntivo che è stato ora proposto. Anche in questa legislatura, (il 29 aprile del 2006), ho presentato alla Camera la proposta di legge (n. 2992) per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa per i redditi più bassi, con un'articolazione che dava anche la possibilità alle amministrazioni locali, ai sindaci, di utilizzare l'ICI come elemento di autonomia e di leva fiscale per recuperare ruderi o case, che, altrimenti, non avrebbero potuto essere recuperati. Anche durante questa finanziaria, ho riformulato lo stesso emendamento, ma purtroppo ho ricevuto risposta negativa e, pertanto, voto in dissenso.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dussin. Ne ha facoltà.

 

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, il collega Ventura diceva poc'anzi che il gettito che potrebbe dare la detrazione per la prima casa (o, perlomeno, il costo complessivo per lo Stato) ammonta a circa 9 mila 850 miliardi. Voglio ricordare che già oggi la detrazione prima casa, ai fini ICI, viene applicata un po' da tutti i comuni; sicuramente dai comuni gestiti dalla Lega Nord che lo fanno in maniera costante perché sanno benissimo qual è l'aggravio che viene procurato con questa patrimoniale alle famiglie del nord, già gabellate da tante altre fiscalità indirette, come quella sul metano per il riscaldamento ed altro.

Credo che soprattutto i sindaci di sinistra...

 

PRESIDENTE. La prego, concluda.

 

GUIDO DUSSIN. ...che sono vicini alla nostra realtà, dovrebbero capire e opporsi a questa decisione del Governo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, mi sembra che dopo l'indisponibilità del collega Ventura in merito all'accantonamento di questo articolo aggiuntivo si sia chiuso il cerchio attorno alla vera posizione della maggioranza e del Governo, che ha fornito una serie di valutazioni, considerandole come dati lineari e veri, che noi ovviamente non possiamo accettare; quindi, abbiamo smascherato anche questo aspetto perché, al di là di una finta disponibilità, nella sostanza non siete disponibili a venire incontro ad esigenze concrete sul tema dell'ICI per le fasce più deboli della popolazione.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,55)

 

ALBERTO GIORGETTI. L'onorevole Ventura ha dato una serie di valutazioni sulla verità dello stato delle cose che noi riteniamo siano solo opinioni della maggioranza e del relatore e, quindi, non verità; infatti, attorno al tema del federalismo fiscale noi dovevamo attenderci, rispetto agli impegni del Governo, un disegno di legge che doveva arrivare entro il 10 novembre, mentre siamo al 13 novembre e questo testo non c'è, non ne esiste alcuna traccia. Continuate a parlare di federalismo fiscale e lo violate, lo violerete nell'articolo 8 - lo vedremo più avanti - relativamente all'articolo 119 della Costituzione; quindi, si tratta di impegni formali per i quali non esiste una traccia vera di documentazione e di testi.

Per quello che riguarda l'ICI, l'unico elemento certo...

 

PRESIDENTE. La prego, concluda.

 

ALBERTO GIORGETTI. ...è che voi date la possibilità ai comuni di aumentare le aliquote ICI e, in questo quadro, di aumentare la pressione fiscale.

Rimane, quindi, ai comuni la facoltà di attivarsi o meno per dare risposte alle fasce sociali più deboli, ma ovviamente attorno a questo c'è una responsabilità degli enti locali e un Governo che scarica su di loro tutti gli impegni.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, io mi rivolgo all'onorevole Ventura...

 

ANDREA LULLI. Ha già parlato!

 

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, le chiedo scusa, c'è stato un errore da parte della Presidenza. Lei non può intervenire a titolo personale su questo articolo aggiuntivo perché l'ha già fatto.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, le chiedo scusa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

Prendo atto che l'onorevole Pedrizzi rinuncia al suo intervento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, io conosco l'onorevole Ventura come persona corretta e responsabile; quindi, proprio per questo gli chiedo di smettere di dire che gli enti locali non aumenteranno le imposte a seguito di questa finanziaria. Non è così: la sua regione, signor relatore, ancora prima di fare la propria legge finanziaria, ha aumentato la tassa sul bollo del 10 per cento; la mia regione ha già preannunciato che aumenterà l'addizionale IRPEF regionale; il mio comune, primo fra tutti i comuni a predisporre il bilancio di previsione, ha già detto che aumenterà l'addizionale IRPEF, le tariffe e, probabilmente, anche l'ICI. Cerchiamo, quindi, di essere corretti almeno in questa sede, dicendo le cose come stanno e, cioè che avremo un aumento della pressione fiscale a livello locale. Proprio per questo, dobbiamo fare in modo di intervenire su quelle imposte che più colpiscono le fasce deboli; quindi, una riformulazione di questo articolo aggiuntivo, che permettesse - ad esempio - di esentare una fascia fino a 150 mila euro di rendita catastale dell'immobile, potrebbe almeno salvare i proprietari di piccoli appartamenti o di appartamenti non di pregio che appartengono alle fasce più deboli della popolazione. Pensiamoci!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

 

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, questa indisponibilità così dura e così violenta rispetto ad una norma come l'ICI...

Io vorrei ricordare che durante la campagna elettorale l'Unione, più volte e reiteratamente, ha fatto in modo di far capire agli italiani che come primo atto avrebbe abolito l'ICI dalla prima casa.

Io credo che questo dibattito parlamentare dimostri quanto sia costellato di bugie il cielo dell'Unione. Avete aumentato le tasse e, ancora una volta, siete contro i ceti deboli, contro le famiglie più povere!

Per quale motivo, signor relatore...Signor relatore sto parlando con lei... Signor relatore sto parlando con lei...

 

PIETRO MARCENARO. Parla rivolto alla Presidenza!

 

ANDREA RONCHI. Vorrei soltanto capire per quale motivo voi siete così duramente contrari, perché volete ingannare gli italiani, perché ancora una volta costellate il vostro percorso di bugie. In campagna elettorale avevate detto che avreste tolto l'ICI sulla prima casa e oggi siete sordi rispetto al Parlamento e agli italiani che vi chiedono un gesto di buon senso. Ancora una volta, siete contro il paese, contro gli italiani e contro le fasce più deboli (Applausi dei deputati dei gruppi Allenza Nazionale e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi questo non è un articolo aggiuntivo qualsiasi; non a caso, dopo di me, a titolo personale parleranno molti colleghi del mio gruppo. Si tratta, infatti, di un bene primario dei nostri concittadini; infatti, stiamo parlando della prima casa, cioè della casa che ciascuna famiglia, con mille sacrifici, riesce a possedere o che agogna di poter possedere. Stiamo parlando della aspirazione principale di tutte le famiglie italiane. Io ricordo che durante la campagna elettorale abbiamo fatto a gara a prevedere esenzioni o diminuzioni dell'ICI; ricordo che non solo noi, ma anche coloro che oggi hanno l'onere di governare hanno previsto la possibilità di abolizione della tassa dell'ICI sulla prima casa. Si tratta ora di vedere...

 

PRESIDENTE. La prego, concluda.

 

IGNAZIO LA RUSSA. ...chi aveva la lingua biforcuta e chi no!

Io, signor Presidente, invito i colleghi della maggioranza - questa è una proposta, avrei potuto farlo non a titolo personale, ma sull'ordine dei lavori - a valutare seriamente la proposta dell'accantonamento di questo articolo aggiuntivo e la prego (Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: Tempo!) di valutare la possibilità che questo articolo aggiuntivo venga effettivamente accantonato.

 

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole La Russa.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei dividere il mio intervento, iniziando ad esaminare innanzitutto la parte tecnica, leggendo come viene finanziato questo articolo aggiuntivo: si parla di tagliare 219 mila euro al Ministero dell'economia;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. 57 mila al Ministero del lavoro;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. 50 mila alla giustizia;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. 109 mila agli affari esteri;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. 100 mila al Ministero dell'interno;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. E avanti di questo passo. Beni culturali: 92 mila;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Salute: 100 mila;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Università: 20 mila;...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Solidarietà sociale: 50 mila...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bene!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In sostanza, questo articolo aggiuntivo dice...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Che non paghi le tasse sulla prima casa!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole La Russa, lei stia calmo, io non l'ho interrotta...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Vergogna!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Quando si vuole finanziare una proposta emendativa in questo modo bisogna tener presente che si tratta di una norma di grande valore economico e finanziario, che non può essere trattata sicuramente come si sta facendo.

Vi è, poi, un secondo aspetto. Stiamo parlando di una voce importante che riguarda l'autonomia finanziaria dei comuni, che non può essere trattata sicuramente nel modo con cui viene affrontata in questo caso. C'è anche un problema di rispetto della possibilità di attuare politiche differenziate delle aliquote e degli interventi, che è materia che abbiamo largamente affidato ai comuni.

C'è però una valutazione politica, che sinceramente mi pare la più importante. Non penso che chi ha presentato questo articolo aggiuntivo creda veramente che possa essere accolto. Sulla tassazione della prima casa, per ciò che riguarda l'IRPEF, è intervenuto il centrodestra o il centrosinistra? Il centrosinistra, nella precedente legislatura, nel 2001! Voi avete avuto cinque anni di tempo, se volevate intervenire sull'ICI della prima casa lo potevate fare abbondantemente. Non l'avete fatto! Questa è pura demagogia (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur).

 

ANTONIO LEONE. Ora stai al Governo!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Oggi fate pura demagogia (Commenti del deputato Garavaglia). Aggiungo che se voi voleste affrontare seriamente il problema, allora dovreste ammettere che c'è prima un problema di rivalutazione, risistemazione delle politiche catastali, a partire dalle strutture, e di revisione degli estimi. E ne parleremo agli articoli 13 e 14 sul decentramento della materia del catasto ai comuni - non so se la Lega stia ascoltando -, sui poteri ai comuni...

 

TOMMASO FOTI. Di aumentare le tasse!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. ...e poi, contemporaneamente, ne parleremo quando affronteremo il collegato fiscale, che, a parità di gettito, consentirà effettivamente, con il recupero di evasione ed elusione fiscale e anche con la revisione del sistema degli estimi, di porre finalmente le basi finanziarie solide per sgravare la prima casa degli italiani. Non si può fare demagogia, promettendo cose che non si possono mantenere. Noi, come abbiamo fatto lo sgravio sull'IRPEF della prima casa, faremo anche sgravi dell'ICI sulla prima casa, ma prima costruiremo le condizioni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE Onorevoli, per cortesia, fate terminare l'intervento del Governo.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sono le condizioni che voi non avete creato per cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea di mantenere un comportamento più adeguato. Molti deputati hanno chiesto di parlare dopo l'intervento del Governo, ma vi è stata una proposta di accantonamento formulata dal presidente La Russa, proposta che era stata formulata già precedentemente e sulla quale il relatore aveva espresso parere contrario. Se l'onorevole La Russa mantiene la sua proposta di accantonamento...

 

IGNAZIO LA RUSSA. La mantengo!

 

PRESIDENTE. ...e se il relatore mantiene il suo parere contrario alla proposta, direi di dare la parola ad un oratore a favore e a uno contro, passando successivamente al voto.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare a favore.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, per la verità, l'intervento del Governo a me pare - se l'onorevole Ventura ci ascolta - che offra ragioni per accantonare l'articolo aggiuntivo, perché, al di là della demagogia, della propaganda, del comizio che il sottosegretario fa, dimenticandosi che si trova in un'aula del Parlamento e che in questa legislatura - ahinoi! - si trova dall'altra parte, nei banchi del Governo e non in quelli dell'opposizione (come siamo abituati a vederlo e a sentirlo), mi pare che egli dica che il problema sia principalmente la copertura. È naturale che l'opposizione ha fatto le sue proposte di copertura che non possono considerare le ragioni di Governo e dei singoli Ministeri, per cui siamo andati a colpire in maniera proporzionale gli investimenti dei vari ministeri.

Se è questo il problema, sottosegretario Grandi, onorevole Ventura, siamo disponibili a rivedere la nostra proposta di copertura dell'articolo aggiuntivo. Per questo, va accantonato l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 - e ringrazio il presidente La Russa -; se vi è una volontà unanime, così come è stato detto, da parte di tutti i gruppi, di venire incontro sul tema della tassazione della prima casa, si riveda la copertura!

Invece, noi temiamo, sottosegretario Grandi, che, al di là della propaganda, in questa legge finanziaria, ci sia una volontà indiscriminata di tassare non solo le imprese, ma anche le famiglie, una volontà indiscriminata di tassare non solo le categorie professionali e il ceto medio, ma anche le classi sociali più deboli, come è capitato per la tassa sull'auto, che è una tassa sulle piccole auto inquinanti. È chiaro che chi ha i soldi si compra la macchina «euro 4» e «euro 5» e chi invece ha le piccole auto inquinanti sarà sottoposto ad un aumento del bollo, così come saranno sottoposti all'aumento dell' ICI - perché i comuni saranno obbligati ad aumentare l'ICI - coloro che hanno un'unica casa di proprietà, quella nella quale vivono. Per questo mi pare, Presidente, che il buonsenso vorrebbe che tutta la maggioranza accogliesse la nostra proposta di accantonare l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

ORIANO GIOVANELLI. Chiedo di parlare contro.

 

IGNAZIO LA RUSSA. L'hanno trovato il campione...!

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, parlo contro la richiesta di accantonamento per la evidente strumentalità...

 

ANDREA RONCHI. Sei contro gli italiani!

 

ORIANO GIOVANELLI. ...di questo articolo aggiuntivo. Vorrei ricordare all'Assemblea che è proprio la politica portata avanti dalla maggioranza di centrodestra nella precedente legislatura che ha spinto gli enti locali ad agire prevalentemente ed esclusivamente sull'ICI. Se negli ultimi cinque anni ci sono stati ritocchi al rialzo dell'aliquota ICI sulla prima casa è perché quella è stata l'unica leva che era stata lasciata agli enti locali per cercare di sanare i bilanci dopo i tagli fatti dal centrodestra.

In questa legge finanziaria, finalmente, in attesa del federalismo fiscale, noi offriamo agli enti locali una tastiera più ampia su cui operare. Non escludo, anzi prevedo, che molti comuni virtuosi, potendo tornare ad agire sull'addizionale IRPEF e potendo agire sull'imposta di scopo, potranno anche accedere ad una riduzione dell'aliquota ICI per la prima casa.

Credo che questa sia la strada corretta e seria su cui andare avanti, in attesa di superare questa fase di transizione per promuovere definitivamente un assetto stabile con il federalismo fiscale, che - bontà della Lega! - abbiamo atteso cinque anni e finalmente noi ci accingiamo a realizzare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta, avanzata dall'onorevole La Russa, di accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

(È respinta - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bravi!

 

ANDREA RONCHI. Bravi!

 

MARINO ZORZATO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, non accantoniamo l'articolo aggiuntivo, però nulla vieta che il Governo e il relatore possano accettare o riproporci delle formulazioni diverse. Il problema posto dal Governo sulla copertura credo sia ovviamente risolvibile dal Governo stesso in qualsiasi momento. La copertura dell'articolo aggiuntivo è ovviamente ampia; l'opposizione, quando propone un emendamento, lo copre in maniera ampia perché venga ammesso alla discussione dell'Assemblea.

Nella discussione svoltasi - e mi rivolgo al collega Ventura - il collega Buontempo ed altri hanno posto il problema delle fasce economiche più deboli. Se la risposta che colgo in un passaggio dell'intervento del relatore riguarda qualche comune, i 12 mila che, a Roma, non pagano l'ICI sono l'uno per cento dei cittadini romani: rispetto al 60 o 70 per cento dei cittadini della fascia debole (secondo me, la fascia debole è quella sotto i 28 mila euro), si tratta di una realtà assolutamente risibile.

Allora, anche se non voglio ripetere discorsi già fatti al relatore (non è nella mia natura fare polemica politica più di tanto; io voglio fare il bene dei cittadini, che tutti noi diciamo di voler garantire in quest'aula), non essendo stata oggetto di valutazione favorevole la proposta di accantonamento, perché il Governo o il relatore non ci propone una riformu­lazione dell'articolo aggiuntivo in esame (sulla quale verificheremo la possibilità di concordare) che tenga conto delle osservazioni del collega Buontempo (e di altri colleghi di Forza Italia e dell'UDC) e, in qualche modo, offra garanzie alle fasce più deboli (quelle che, nel riscrivere l'articolo 3, avete posto al di sotto della soglia dei 28 mila euro)? In questo caso, il costo sarebbe molto basso. Infatti, chi ha un reddito basso possiede, di norma, una casa piccola e, godendo già dell'esenzione di centottanta euro, paga pochissimo a titolo di ICI. Quindi, la misura costerebbe poco, ma sarebbe importante sul piano sociale. Perché non proponete una riformulazione che tenga conto di quanto è stato segnalato?

D'altra parte, dovete stare attenti: tra un po' voteremo un altro articolo che introduce la tassa sull'assicurazione anche per le prime case. Quindi, i cittadini vengono bastonati dieci volte! Prima di vessarli con l'auto, ieri, e con la tassa sull'assicurazione per la casa, fra un po', perché non tenete conto delle fasce deboli? Accettiamo una vostra proposta: fatela! Indicate una fascia di reddito che possa giustificare una rimodulazione dell'articolo aggiuntivo che vada incontro ai cittadini italiani! Non potete predicare che non volete tassarli e, alla fine, mostrarvi sordi alle sollecitazioni in tal senso!

Chiedo al relatore, considerato che non sono stati sospesi i lavori, se abbia intenzione, nel prosieguo del dibattito, di proporre una riformulazione. Al Governo mi rivolgo con minore convinzione, perché ho visto il sottosegretario Grandi molto chiuso ad ogni ragionamento con questa Assemblea. Grazie.

 

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zorzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, in omaggio al suo nome, il sottosegretario ha fatto grandi promesse, ma non ha garantito alcunché di concreto.

Penso di dover sottolineare che la vicenda della tassazione degli immobili, di cui l'ICI costituisce parte indubbia­mente importante, richiederebbe che fosse dedicata attenzione non soltanto all'emendamento in esame, ma anche agli articoli seguenti. Quando ha partecipato all'Assemblea che un articolo successivo (se non erro, il 13) si occupa della revisione degli estimi catastali, il sottosegretario Grandi ci ha impli­citamente informati che, nel momento in cui sarà approvato tale articolo, l'ICI aumenterà per tutti! Questo è il discorso sotteso all'articolo in parola. Quindi, per ora, l'ICI aumenta; poi, forse, si potrà «giocare» sugli sgravi (a proposito dei quali i comuni hanno presentato qualcosa come 4.500 combinazioni diverse). Allora, credo che l'articolo aggiuntivo al nostro esame sia particolarmente serio.

Noi riteniamo, innanzitutto, che il catasto non possa rimanere nella situazione attuale, nella quale non è tassato il reddito prodotto dall'immobile. Vorrei sapere quale sia il reddito prodotto da un immobile abitato dal suo proprietario! Eppure, il primo presupposto giuridico della tassazione dovrebbe essere proprio la produzione di reddito! In secondo luogo, si è detto che il precedente Governo ha bloccato, per alcuni anni, l'imposizione fiscale da parte dei comuni. Certo, avevamo bloccato l'aliquota dell'addizionale IRPEF; ma vorremmo sapere se l'aumento dell'addizionale sia ritenuto uno strumento di aiuto alle famiglie italiane (come ha fatto intendere il collega dell'Ulivo che è intervenuto contro la richiesta di accantonamento formulata dal presidente La Russa).

Allora, la verità è che questo Governo è interessato ad aumentare le tasse a tutti i livelli, dall'ICI e dall'aumento dell'addizionale IRPEF alle 67 nuove tasse introdotte da un disegno di legge finanziaria che è il peggiore del dopoguerra. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, chiunque si occupi di questioni fiscali sa bene che il cespite che svolge una funzione sociale non deve essere assoggettato a tassazione. Questa è la logica secondo la quale l'articolo aggiuntivo in esame è volto ad eliminare la tassazione sulla prima casa o, per lo meno, a comprimerla.

Nel trattare la questione, il sottosegretario è incorso in un vizio logico quando ha affermato che, in buona sostanza, il Governo di centrosinistra, dal 1997 al 2001, ha eliminato l'IRPEF sulla prima casa. Tuttavia, bisogna anche ricordare che, in questi ultimi mesi, il Governo ha introdotto una seconda patrimoniale (l'ICI è un'imposta patrimoniale perché colpisce il valore dell'immobile): il valore dell'immobile viene colpito una seconda volta attraverso la reintroduzione dell'imposta sulle successioni e donazioni. Quindi, sullo stesso cespite vanno a gravare due imposte patrimoniali!

Vorrei sapere cosa ne pensi l'Unione europea (sappiamo bene che, ormai, anche la legislazione fiscale è subordinata alle regole comunitarie). Probabilmente, l'Unione europea ci potrà dire che su uno stesso cespite non possono gravare due imposte patrimoniali.

Da ultimo, vorrei ricordare al sottosegretario Grandi che questo Governo nulla sta facendo in materia di federalismo fiscale, nonostante quello precedente abbia preparato un terreno favorevole. Ricordo che l'Alta commissione di studio per la definizione dei meccanismi strutturali del federalismo fiscale ha posto le basi: bastava...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

MAURIZIO LEO. ...che il Governo elaborasse i testi! Grazie.

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sono rimasto allibito nel sentire il relatore giustificare la reiezione dell'articolo aggiuntivo in esame - che anch'io dichiaro di voler sottoscrivere - con l'attenuante secondo la quale, probabilmente, i comuni, in prossimità delle elezioni amministrative, non aumenteranno un'imposta che incide così pesantemente sui redditi, soprattutto su quelli dei cittadini meno abbienti.

Ora, ogni motivazione è plausibile, ma questa mi pare veramente al limite dell'insulto nei confronti dell'intelligenza di ognuno di noi. Si può anche rispondere in modo demagogico, come ha fatto il sottosegretario Grandi, motivando in un certo modo, ma non si può assolutamente rispondere con un'affermazione totalmente ingiustificabile e risibile.

Il problema vero è che, di fronte ad un aumento delle rendite catastali, che incide pesantemente, tutti i comuni aumenteranno i loro introiti e ci sarà un ricorso massiccio...

 

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani...

 

FABIO GARAGNANI. ...a questa nuova forma di imposizione fiscale.

Di fronte a questo fatto, non sta alla minoranza, che ha già effettuato scelte precise, anche nella passata legislatura, sottosegretario Grandi...

 

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani...

 

FABIO GARAGNANI. ...in merito alla presenza dello Stato in settori nevralgici...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

FABIO GARAGNANI. ...indicare il come e il dove. Noi ci facciamo carico...

 

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, dovrebbe concludere.

 

FABIO GARAGNANI. ...di un'esigenza profondamente sentita.

 

PRESIDENTE. Grazie.

 

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per un minuto, onorevole Osvaldo Napoli.


OSVALDO NAPOLI. Grazie, signor Presidente.

Desidero replicare, innanzitutto, all'onorevole Giovanelli. Se è vero che i sindaci furono costretti dal Governo Berlusconi ad aumentare l'ICI, perché, immediatamente dopo la promessa del Presidente Berlusconi, in campagna elettorale, relativa all'eliminazione dell'ICI sulla prima casa, il sindaco Veltroni affermò che avrebbe abolito l'ICI sulla prima casa? Forse perché il governo Berlusconi l'aveva messo sul lastrico? Questa è la verità! Attendo una risposta.

Onorevole Ventura, come si fa a dire con quali soldi possono intervenire i comuni quando si tagliano ben 2 miliardi e 500 milioni di trasferimenti? Si prevede la tassa di scopo perché i comuni diminuiscano la tassazione? Si porta l'addizionale IRPEF allo 0,8 per cento perché i comuni possano diminuire la tassazione? Per quale motivo sono aumentate le tariffe catastali?

Si introduce la tassa di soggiorno, ma per quale motivo? Si prevedono 27 euro di ticket sanitario, ma per quale motivo? Mi risponda, onorevole Ventura! Diventa un'offesa alla mia intelligenza ed a quella di tutti gli italiani!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, non ho compreso del tutto il ragionamento del deputato dell'Ulivo che è intervento contro la proposta di accantonamento. Evidentemente, è un pianista, perché ha citato un particolare esempio: i comuni hanno a disposizione una tastiera con diverse leve fiscali, perché questa finanziaria - lui rivendica questo merito - attribuisce al sistema delle autonomie diverse possibilità per lo stesso scopo: aumentare le tasse! Addizionale IRPEF, ICI, tassa di scopo, tassa di soggiorno e quant'altro! Quindi lui è tranquillo: non lo abbiamo previsto prima noi, mentre loro hanno di fatto regalato ai comuni un pianoforte con una bella tastiera e vogliono far aumentare, pigiando la musica stonata di questa finanziaria, il livello di tassazione!

Ebbene, è possibile che un tasto sia limitato nel suo suono? È possibile che una di queste tante tasse che avete riproposto venga limitata nei danni, salvaguardando la fascia dei più deboli? Sono queste le nostre domande!

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Berruti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Armani, a cui ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore Ventura, secondo il quale molti sindaci, soprattutto quelli che fanno parte della maggioranza di centrosinistra, avranno nel prossimo anno la verifica elettorale e, quindi, non avranno alcun interesse ad aumentare le imposte, soprattutto l'ICI sulla prima casa.

Quando voi voterete contro questo emendamento, noi segneremo tutti i nomi dei vostri parlamentari. Ci recheremo poi nelle vostre amministrazioni per dire che i vostri parlamentari hanno votato contro l'abolizione dell'ICI sulla prima casa! Con questo dato faremo la campagna elettorale!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratta Pasini, a cui ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo.

 

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo non tanto per stigmatizzare ciò che ha affermato il sottosegretario, che è apparso a tutti molto strumentale, quanto piuttosto per sottolineare, perché mi è sembrato ancora più grave, ciò che ha detto l'onorevole Giovanelli, quando parlava degli interventi compiuti dal precedente Governo.

Quando il precedente Governo è intervenuto sugli enti locali, caro onorevole Giovanelli, noi agli enti locali avevamo chiesto di seguire un processo virtuoso, tagliando sulle consulenze, sulle spese per gli spettacoli, eliminando tutto lo sperpero che si è sempre riscontrato nelle aziende partecipate, gestite dai comuni. L'ICI non c'entra niente con quello che lei ha detto, tant'è vero che quasi tutti i comuni gestiti dal centrodestra hanno seguito questo processo virtuoso e sono riusciti ad arrivare a bilanci migliori di quelli del centrosinistra (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). E adesso voi, con questa manovra, chiedete ai comuni ulteriori ed inaccettabili sacrifici che si ripercuoteranno sempre più proprio su quei comuni che, attraverso un processo virtuoso, erano riusciti ad approdare a bilanci sicuramente migliori. Ne è prova il fatto che voi colpite addirittura gli avanzi di amministrazione, cioè quella parte che i comuni hanno sempre utilizzato per...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fratta Pasini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, credo che la posizione del Governo sia indifendibile. Noi, in campagna elettorale, avevamo proposto l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, inseguiti dalla sinistra che oggi, di fatto, aumenta questa tassa. Le dichiarazioni del sottosegretario, che non vedo più al suo posto (non so dove sia)... È stato promosso ministro! Quindi, a forza di tassare, si fa carriera: siede già al banco dei ministri - complimenti - per meriti fiscali! Ebbene, oggi assistiamo ad un aumento dell'imposizione fiscale a tutti livelli e nei confronti delle categorie più deboli. Il ticket sul pronto soccorso è aumentato a 27 euro. Per quanto riguarda la tassa del turismo, se il cittadino resta a casa pagherà più ICI con la revisione degli estimi catastali, se si reca in una pensioncina a due stelle pagherà cinque euro al giorno, per ogni membro della famiglia, per cui non gli conviene nemmeno andarsene da casa! Quindi, i presunti sgravi IRPEF che state prevedendo, lo diciamo soprattutto ai settori della sinistra radicale, non stanno offrendo alcun beneficio, perché state «tosando» gli italiani!

Complimenti, sottosegretario, per la promozione, che segnalo anche al Presidente della Camera! Che ci dia notizia che i sottosegretari sono diventati anche ministri!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

 

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, caro Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, ma mi meraviglio che questa opposizione oggi si sorprenda di Prodi e delle promesse non mantenute!

Prodi dichiara che il popolo italiano è impazzito, ma certamente si riferisce a quel cinquanta per cento del popolo italiano che ha votato per lui! Queste cose le abbiamo dette durante la campagna elettorale e abbiamo dimostrato al cinquanta per cento del popolo italiano, che non ci ha votato, che avevamo ragione e che loro erano quasi impazziti!

Caro Presidente Prodi, questo cinquanta per cento di popolo è quello che ti ha seguito durante la campagna elettorale e che oggi ti insegue e non riesce più a trovarti, perché sono loro i primi che vorrebbero politicamente farti la pelle!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Sedetevi ai vostri posti, se siete sottosegretari!

 

UGO MARIA

GIANFRANCO GRIMALDI. Allora, Presidente Prodi, facevi il ciclista da dilettante: torna a fare il ciclista, perché non si possono fare bene due cose nella vita!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il dibattito ormai è chiaro. Su questo tema non vi possono essere distinzioni, ma occorre dire «sì» o «no»! È stato detto o no che sarebbe stata tolta l'ICI dalla prima casa? Sì? Allora che si tolga!

Si può solo esprimere un voto positivo su questa proposta emendativa. Non sta in piedi nemmeno la scusa della copertura: secondo le dichiarazioni del sottosegretario Grandi, si tratta di un impegno notevole e, pertanto, non si possono tagliare le risorse ai vari Ministeri. Faccio solo due esempi perché, magari, non tutti i colleghi di maggioranza sanno di che cosa stiamo parlando. Ad esempio, prevediamo a copertura la decurtazione di risorse al Ministero della solidarietà sociale per 50 milioni.

Peccato che il decreto taglia spese (articolo 53) preveda 190 milioni di euro di tagli. Non so se sia chiaro il concetto! Quindi, non vi è alcun problema di copertura. Un altro esempio: si prevede di tagliare 100 milioni al Ministero dell'interno; all'articolo 53, decreto taglia spese - andate ad esaminare la tabella! - il taglio è di 220 milioni. Non prendiamoci in giro!

La storia della copertura non esiste, perché c'è ed è ampiamente disponibile e prevista. L'avete prevista voi, tagliando il 13 per cento a tutti i Ministeri, tranne quello di Mussi. Quindi, il problema della copertura non esiste.

Siamo favorevoli all'eliminazione dell'ICI sulla prima casa? La Lega dice «sì», fortissimamente «sì»! Se dite di no, ve ne assumete la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, mi dispiace che il dibattito abbia preso questa piega polemica e per certi versi abbia creato una contrapposizione. D'altronde, avevo chiesto la parola da molto tempo, anche prima che l'onorevole La Russa chiedesse di votare sull'accantonamento. Vorrei proprio intervenire su tale aspetto.

Chi vi parla non è pregiudizialmente favorevole o contrario ad un'abolizione generalizzata, ma certamente la tassa sulla prima casa è una misura odiosa. Si poteva studiare, senza banalizzare il problema come ha fatto il sottosegretario Grandi, almeno un intervento selettivo, basato sul criterio di progressività, sulle fasce sociali più deboli, per intervenire in maniera seria. Forse, un accantonamento ci avrebbe consentito di affrontare in maniera bipartisan questo provvedimento.

Dispiace che una certa pregiudizialità del Governo conduca il dibattito su aspetti importanti contenuti nel disegno di legge finanziaria ad uno scontro solo politico.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, reputo che l'intervento svolto dal sottosegretario Grandi sia stato strumentale. Dico ciò perché reputo l'onorevole Grandi troppo esperto di contabilità pubblica per non capire che oggi, rispetto ai cinque anni appena trascorsi, vi è una sostanziale diversità: il patto di stabilità non funziona più per tetti, ma per saldi. Si tratta di una scelta legittima (ho letto il programma elettorale di questa maggioranza e ciò era previsto chiaramente). Per una volta, quindi, siete stati coerenti.

Io sono tra quelli che si iscrivono al partito del patto di stabilità per tetti. Perché? Perché quando si fa funzionare tale patto per saldi i comuni sono incentivati ad incrementare le imposte locali. Colleghi, è questo quello accadrà! Sta già avvenendo, ed accadrà anche per l'ICI. Conseguentemente, questo problema diventa sempre più «caldo» da trattare. Nei cinque anni precedenti, faccio notare, l'imposta comunale sugli immobili non è quasi mai aumentata proprio perché non vi era convenienza, con il patto di stabilità funzionante per spese e non per tetti, ad incrementare l'ICI. La differenza sostanziale è proprio questa.

Quella che riguarda le imposte e le tasse è una materia ostica da trattare, di cui tutti non vorremmo parlare, ma occorre tuttavia fare uno sforzo, anche di fantasia. Voi tale sforzo l'avete fatto inventandovi - è stato un errore - delle nuove imposte; facciamo, invece, uno sforzo di fantasia sulle imposte che già esistono. Questo Parlamento ha mostrato un'attenzione particolare sull'ICI sulla prima casa. Se l'eliminazione di tale imposta, la cui abolizione è ritenuta impossibile perché mancano le risorse per farla, non ha rappresentato una scelta prioritaria di questo Governo e di questa maggioranza, almeno approviamo una norma con la quale prevedere che i comuni non possano più incrementare l'ICI sulla prima casa, in modo da bloccarla al livello attuale! Credo che ciò sia fattibile e non costerebbe nulla. Sarebbe una norma che andrebbe incontro alle esigenze delle famiglie, soprattutto di quelle più deboli.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, mi dispiace ma devo intervenire a titolo personale perché chi vi parla, oltre ad essere un parlamentare, è anche un sindaco.

Ho ereditato un comune con una situazione finanziaria disastrosa, eppure, nel giro di due anni, abbiamo abolito l'ICI sulla prima casa. Ritengo inaccettabile, quindi, che un sottosegretario definisca demagogiche le richieste con le quali si chiede al Governo di svolgere riflessioni sull'abolizione dell'ICI sulla prima casa [Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. È una cosa sofferta, ma mi auguro che sia ancora possibile che la maggioranza, il relatore e il Governo accettino un confronto su tale problematica. Non si tratta di un problema di copertura finanziaria, ma di valutare la possibilità di inserire nel provvedimento in esame - onorevole sottosegretario, mi stia ad ascoltare! - una norma su un diritto costituzionalmente garantito (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia proposta, formulata precedentemente, prevedeva una definizione delle fasce sociali di reddito. In tal modo, al di sotto di un certo livello di reddito, l'ICI sulla prima casa ICI non doveva essere pagata.

Su tale proposta, sia il Governo sia la maggioranza hanno mostrato una chiusura incredibile. Mi chiedo quale sia il motivo di creare delle ingiustizie: se uno risiede in un comune può beneficiare di un abbattimento di tale imposta, se risiede in altri comuni, no. Diciamolo francamente, la mia proposta voi non l'avete voluta accettare perché per voi, il cosiddetto bene-casa, rappresenta un bene sul quale creare, sulla pelle della povera gente, entrate per la pubblica amministrazione. Se i cittadini rientranti in fasce di reddito basse non comprano la casa, bisogna allora dargliene una pubblica. Lo Stato, invece, ha dimostrato di non essere in grado di garantire neanche la manutenzione ordinaria di quelle case.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, nelle scorse settimane qui alla Camera, sono stati sventolati cartelli su cui era scritto «Prodi bugiardo », e al Senato sono stati esposti grandi Pinocchi per sottolineare le bugie che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva detto su Telecom. Oggi, dovremmo rivolgere le stesse accuse di aver detto bugie nel corso della campagna elettorale a tutti i parlamentari di centrosinistra. Quei Pinocchi e quei cartelli dovrebbero valere, quindi, un po' per tutti i parlamentari dell'attuale maggioranza.

Non possiamo nemmeno accettare quanto sostenuto dal sottosegretario Grandi, il quale poc'anzi ha detto che manca la copertura finanziaria per l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01. A questo riguardo, come ha fatto notare poc'anzi il collega Garavaglia, sarebbe stato opportuno intervenire allo stesso modo con cui si interviene nell'articolo 53, tagliando cioè le spese per i Ministeri. Non comprendiamo perché in quel settore il Governo interviene, mentre non lo voglia fare in questo caso. Non comprendiamo, in particolare, perché il Governo trovi le risorse per la cosiddetta triplice sindacale, per il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti, per comprare il voto del senatore Pallaro o per fare zittire qualche senatore a vita che non vuole votare la finanziaria, mentre non le trova per dare seguito a quanto proclamato durante la campagna elettorale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.

 

ANGELA FILIPPONIO TATA­RELLA. Signor Presidente, il mio è un intervento senza speranze. Sono infatti convinta che l'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 non sarà approvato dall'Assemblea.

Colleghi, in questo caso specifico si fa riferimento ad un qualcosa che è, a mio avviso, molto più di una tassa; trattasi, infatti, di un'ideologia. Proudhon diceva che la proprietà è un furto, e, dunque, è giusto tassarla. A me pare che questa sia l'idea del Governo.

Come si fa a non tassare la prima casa o a non far aumentare l'imposta comunale sugli immobili e, allo stesso tempo, avere una città funzionante, meta di turismo e tale da assurgere a modello di amministrazione? È sufficiente farsi una gita nella bellissima Lecce e chiedere al sindaco Poli Bortone come abbia fatto ad abolire l'imposta sulla prima casa e a prevedere un'imposta comunale sugli immobili a livelli tra i più bassi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale in questa incresciosa discussione. Mi chiedo, in particolare, se i parlamentari, soprattutto quelli del sud, si rendano conto dell'importanza che riveste l'approvazione di questo articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Moltissimi di coloro i quali possiedono una prima casa, soprattutto in Sicilia, sono povera gente emigrata all'estero che si è costruita la casa con tanti sacrifici in modo da potervi trascorrere, una volta in pensione, la vecchiaia. Ora, noi, tassiamo loro questa casa e creiamo dei grossissimi danni alle popolazioni, soprattutto a quelle più disagiate del sud del paese. Voi, inoltre, avete previsto l'aumento dei ticket del pronto soccorso e del bollo di circolazione sulle auto non ecologiche.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

 

ELISABETTA GARDINI. Devo dire, cari colleghi della maggioranza, che non capisco come facciate, quando uscite dalle calde aule nelle quali vi sentite protetti perché siete in maggioranza, ad affrontare l'elettorato e gli italiani che vi hanno giudicato già da un pezzo come bugiardi, truffatori ed incompetenti (Commenti dei deputati dei gruppi di maggioranza), a partire dal Presidente di questa Camera, il quale ha dichiarato come suo sogno quello di abolire la proprietà privata, che ha equiparato alla schiavitù.

Avete letto oggi sul Corriere della Sera che la vostra inanità per le grandi opere ci costerà duecento miliardi di euro. Era una «Bibbia», quel programma... Siete solo una schiera di bugiardi, ipocriti (Vivi commenti dei deputati dei gruppi di maggioranza)! Avete estorto il voto e la fiducia degli italiani con la truffa...

 

PRESIDENTE. Onorevole Gardini, per cortesia...

 

ELISABETTA GARDINI. Imma­gino che, quando incontrerete il vostro elettorato, come il nostro, vi vergognerete e vi nasconderete. Altro che «Pinocchi»: banditi, truffatori, estortori della fiducia (Vivi commenti dei deputati dei gruppi di maggioranza)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Gardini, per favore, la invito ad utilizzare maggiore rispetto nei confronti dei colleghi di quest'aula (Deputati del gruppo L'Ulivo gridano: Deve scusarsi!)!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani).

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, così non riesco a parlare...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ho già richiamato l'onorevole Gardini...

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, non riesco a parlare. Le chiedo di ristabilire un minimo di serenità (Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Popolari-Udeur e Verdi)...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, vi invito a calmarvi. Ho richiamato all'ordine l'onorevole Gardini!

 

FRANCESCO PIRO. Deve scusarsi!

 

PRESIDENTE. Ho già richiamato all'ordine l'onorevole Gardini. Per cortesia, cerchiamo di proseguire nei nostri lavori, permettendo all'onorevole La Loggia di parlare!

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei tentare di svolgere un intervento ma in questo modo...

 

PRESIDENTE. Non costringetemi a sospendere la seduta, per favore! Cerchiamo di andare avanti nei nostri lavori (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)...

 

ENRICO LA LOGGIA. Forse sarebbe il caso...

 

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, mi pare che in quest'aula siamo riusciti, fino adesso, a lavorare in modo maturo, nel senso che l'opposizione ha svolto il suo ruolo e la maggioranza interloquisce e discute. Si può essere o meno d'accordo sul merito, come è giusto, ma non si può accettare che un parlamentare si alzi esclusivamente per insolentire i propri colleghi, aggiungendo, all'insulto ai propri colleghi, l'insulto al Presidente della Camera, che in questo momento è assente.

Quindi, la invito a richiamare con maggior determinazione l'onorevole Gardini (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, ribadisco di avere immediatamente richiamato all'ordine l'onorevole Gardini. Quello che posso (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)...

 

KATIA ZANOTTI. Ha insultato la Presidenza!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è ciò che è accaduto. Quando l'onorevole Gardini ha utilizzato dei termini che non andavano utilizzati sono intervenuta e l'ho richiamata all'ordine. Dopodiché, posso rappresentare la vicenda al Presidente della Camera. Se ora possiamo andare avanti nei nostri lavori... Invito i colleghi a calmarsi, altrimenti sarò costretta a sospendere la seduta.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

 

ANDREA RONCHI. Credo, signor Presidente, che si debba stigmatizzare l'atteggiamento contro di lei, che in questo momento rappresenta la Presidenza della Camera, per questo atteggiamento ignobile di attacco ad un'istituzione!

FRANCESCO PIRO. La responsabilità è sua (Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)!

 

ANDREA RONCHI. Queste vostre urla sono per nascondere le difficoltà rispetto alla finanziaria, rispetto a quanto state facendo con l'ICI! Vi dovete vergognare! Chiedete scusa al Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

FRANCESCO PIRO. Finiscila (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo innanzitutto sull'ordine dei lavori, poi, quando sarà possibile, interverrò anche a titolo personale sull'emendamento in discussione.

Francamente, trovo molto sgradevole ciò che sta accadendo e dico ciò in tutta sincerità. Ritengo che vada riportata la serenità in quest'aula e che si debba procedere con ordine. Mi meraviglia, però, collega Franceschini, la sua critica, certamente giustificata e legittima. Infatti, mi sarei aspettato una critica analoga quando, nel corso della passata legislatura, fummo accusati di essere assassini con le mani sporche di sangue! Fummo accusati delle peggiori nefandezze, qui in aula e fuori dall'aula! Quando si invoca la serenità del dibattito, bisogna farlo dalla maggioranza e dall'opposizione! Questa sua posizione, collega Franceschini, mi sconcerta e la inviterei, lei e il gruppo che rappresenta, ad essere più coerenti, anche manifestando solidarietà alla Presidenza della Camera che fino a questo momento ha dimostrato il massimo equilibrio e il massimo rigore nella conduzione dei lavori di questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

ELISABETTA GARDINI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELISABETTA GARDINI. Chiedo scusa se i miei termini e la mia passionalità, forse anche dovuti al mio entusiasmo per essere in quest'aula, possono avere fatto male interpretare il mio pensiero. Volevo essere interprete di quel disagio che voi, girando per il paese, conoscete quanto noi per il fatto che gli elettori, ogni giorno, in quest'aula, trovano completamente disatteso un programma che era stato proposto loro come una «Bibbia» nell'agenda del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, volevo solo far notare che, in questi giorni, stiamo assistendo alla soluzione - presunta o parziale - di una enorme quantità di problemi. Leggo anche sul Corriere della Sera di questa mattina di un'enorme quantità di aiuti a pioggia, ma, al di là dei casi più emblematici che riguardano la ricerca - la senatrice Montalcini -, e gli italiani nel mondo - il senatore Pallaro - francamente, ci troviamo dinanzi ad un atteggiamento sostanzialmente punitivo nei confronti dei cittadini italiani presi nel loro complesso (nonché del Mezzogiorno del nostro paese, gravemente sacrificato dai lavori di questa finanziaria); inoltre, trovo ancora una volta incomprensibile l'ostilità nei confronti di un esame più sereno e volto a trovare la soluzione più congrua del problema dell'ICI sulla prima casa.

Inviterei, ancora una volta, il Governo, la maggioranza e il relatore a riflettere pacatamente su questo argomento e, se possibile, a trovare una soluzione che, certamente, farebbe bene all'intera comunità del nostro paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

 

SILVANO MOFFA. Vorrei rapidamente ricordare, soprattutto all'onorevole Giovanelli, il quale è stato amministratore locale ed ha avuto anche responsabilità importanti all'interno dell'associazione dei comuni, che il problema dell'ICI angoscia la amministrazioni di destra e di sinistra. Sono anni che a livello dell'ANCI si sostiene l'iniquità di questa tassa. Lei ha ragione quando ricorda che, alla fine, è l'unico strumento su cui far leva in termini di fiscalità locale, ma sa benissimo che gli amministratori nella loro totalità hanno sempre sostenuto la necessità di una compartecipazione all'IRPEF, che non significa addizionale, non significa pressione fiscale aggiuntiva bensì redistribuzione mantenendo inalterata la pressione fiscale. Allora, delle due l'una: o si continua ad essere coerenti con questa impostazione e quindi si ha il coraggio di abbattere questa tassa iniqua oppure continueremo a prendere in giro le amministrazioni locali, perché non è questo il federalismo fiscale che va costruito nel nostro paese! Si abbia allora il coraggio di una scelta decisa in questo senso!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

 

SIMONE BALDELLI. L'ICI, come sappiamo bene, venne istituita con la legge finanziaria per il 1993 dal Governo Amato. Questa tassa sconta un grave vizio di origine, perché venne istituita come una tassa patrimoniale in un momento in cui vi era una necessità molto importante di fare cassa.

È una tassa patrimoniale e, quindi, mortifica il principio della proprietà privata. Da questo punto di vista, se tale tassa poteva ritenersi comprensibile nel momento in cui l'Italia aveva esigenze di contabilità pubblica per avvicinarsi all'Europa, adesso la sua permanenza risulta meno comprensibile. Tra l'altro, su questo tema vi è stato un confronto elettorale molto importante. Il dato politico, anche a fronte della chiusura del Governo su questo fronte, registra un centrodestra che porta avanti con coerenza la propria battaglia, anche elettorale, in tema di abolizione dell'ICI sulla prima casa e un centrosinistra che invece su questo argomento fa muro.

Credo che rappresenterebbe una scelta di buon senso, ragionevolezza e convenienza per il centrosinistra la revisione della posizione del Governo. Bisogna affrontare questo problema in maniera più aperta e discutere di abolizione dell'ICI sulla prima casa anche riguardo alle fasce di reddito più deboli.

 

PRESIDENTE. A chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli.

 

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, innanzitutto mi consenta di solidarizzare con lei riguardo a ciò che è avvenuto pochi minuti fa. Durante la scorsa legislatura avrei voluto avere anch'io un Presidente che difendesse la maggioranza come lei ha fatto oggi nei confronti dei colleghi.

Se si analizzano le parole pronunciate dal sottosegretario Grandi, con le quali ha approcciato il tema in discussione, ovviamente esse producono meraviglia. Un uomo della sua esperienza politica sa bene che quel tono provocatorio significa qualcosa nei confronti dell'opposizione. Cerco di dare a tutto ciò una giustificazione politica e quella che ho individuato mira a dare sostegno ad una maggioranza che oggi è costretta, secondo le indicazioni del Governo, a votare contro questa proposta emendativa. Come fanno a spiegarlo, visto che il discorso può essere ricondotto ad una promessa fatta dal Presidente del Consiglio Prodi e dalle componenti dell'attuale Governo in campagna elettorale?

Sottosegretario Grandi, glielo poteva dire al Presidente Prodi e agli altri, che la proposta era assolutamente demagogica, così avrebbero evitato di prospettarla agli italiani!

Concludo il mio intervento esprimendo un dubbio. Fino allo scorso aprile l'Italia era composta da famiglie che non ce la facevano ad arrivare alla terza settimana del mese; è bastato che Prodi arrivasse a palazzo Chigi per far sì che il nostro paese si trasformasse in un insieme di persone ricche pronte a rifocillare le casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, colleghi, voglio ricordare a me stesso e a tutti voi che l'abolizione dell'ICI sulla prima casa è stata un argomento comune in campagna elettorale, come ha già ricordato qualcun altro prima di me; quindi, è singolare che l'Esecutivo bolli come demagogica una proposta emendativa presentata dall'opposizione. Rivolgendomi al Governo, affermo che non vi è demagogia perché vi abbiamo fornito anche delle subordinate: la prima, la più semplice, vi impegna a cercare la copertura, ammesso che quella già proposta non vada bene. La seconda subordinata, socialmente ancor più utile, intende riservare tale misura soltanto alle classi meno abbienti, individuando a tal fine una soglia di reddito. In ogni caso, lo ripeto, la risposta del Governo è strana e singolare.

Vi propongo poi una riflessione di ordine culturale e costituzionale. Per cinque anni vi abbiamo visto in piazza a ricordare che l'Italia ripudia la guerra, invocando, a tal fine, l'articolo 11 della Costituzione. Poche settimane, fa vi abbiamo visto scendere in piazza contro il Governo...

 

PRESIDENTE. Onorevole Menia, concluda il suo intervento.

 

ROBERTO MENIA. Assomigliavate a Peppone che manifestava sotto il comune da lui presieduto a tutela del lavoro.

A proposito del diritto alla casa, vi ricordo l'articolo 47...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Menia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, a proposito dell'intervento del sottosegretario Grandi, in questo momento non mi rivolgerei tanto ai colleghi dell'estrema sinistra, perché l'abitazione è considerata da loro come patrimonio pubblico non di proprietà: quindi, si è tutti ospiti dell'ALER piuttosto che di un altro ente.

Mi rivolgo, piuttosto, ai colleghi della Margherita o, comunque, ai colleghi dei partiti che dichiarano di ritenersi più vicini al centro e che considerano la proprietà privata e la prima casa come un motivo di orgoglio (si vedano le esperienze di edilizia economico-popolare in tutta Italia e quant'altro). Ebbene, chiedo a questi colleghi come possano immaginare di essere rappresentanti del popolo - intendendo la rappresentatività in una accezione forte - nel momento in cui la prima casa, la prima abitazione, frutto di sacrifici, frutto di solidarietà all'interno della famiglia, è colpita dalla odiosa «tassa sul macinato».

 

PRESIDENTE. Onorevole Romele...

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, io intervengo raramente e le chiedo di lasciarmi terminare l'intervento.

 

PRESIDENTE. Onorevole Romele, il suo intervento è a titolo personale e il tempo a disposizione è lo stesso per tutti.

 

GIUSEPPE ROMELE. Mi consenta almeno di richiamare i signori della sinistra alla coerenza.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

 

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, intendo aggiungo la mia firma all'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Il problema, cari colleghi, non è soltanto quello del mancato rispetto degli impegni preelettorali da parte del Presidente Prodi. Di questo la maggioranza risponderà al paese e ai suoi elettori o, molto più probabilmente, ai suoi ex elettori. Il problema riguarda la natura di questa odiosa imposizione che pare abbia tutte le caratteristiche di una punitiva tassa sulla proprietà, demagogicamente sinistra. D'altra parte, non si riesce a capire un cespite che non dà alcun reddito, visto che, normalmente, la prima proprietà è utilizzata dai titolari come abitazione. Inoltre, bisogna tener presente che la prima casa è già punita dalla tassa di successione. Quindi, non ci sono giustificazioni, se non quelle sinistramente politiche. Per questo, mi associo alla richiesta di accantonamento o di riformulazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Cagno Abbrescia. Ne ha facoltà.


SIMEONE DI CAGNO ABBRE­SCIA. Signor Presidente, vorrei sottolineare una incoerenza che ho vissuto sia in qualità di sindaco di una grande città, sia, assieme ad altri colleghi sindaci, come rappresentante dell'ANCI. Ricordo che ogni anno, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, ci recavamo, in delegazione, dal ministro competente o dal Presidente del Consiglio in carica per dire che eravamo pronti a consegnare le chiavi della città, dato che ci si obbligava a tassare localmente ciò che lo Stato cercava di non tassare centralmente. Oggi, con alcune norme, lo Stato consente ai comuni e agli altri enti locali di operare una propria tassazione. Questa è una manifestazione di grande incoerenza: si negano i trasferimenti agli enti locali e si concede un ventaglio di possibilità impositive.

Per quanto riguarda l'ICI...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.

 

MARIO PEPE. Signor Presidente, la maggioranza, affossando questo articolo aggiuntivo, perde l'occasione di aiutare la parte più debole ma anche più laboriosa del paese. Questa maggioranza, che avrebbe dovuto eliminare i privilegi alla radice, come può spiegare ai cittadini l'aumento degli stanziamenti per il Quirinale, nelle cui tenute agricole lavorano contadini che guadagnano più dei primari ospedalieri? Quando l'onorevole Costa ha chiesto spiegazioni di questo aumento, il Quirinale ha invocato una sentenza della Corte costituzionale, un altro organo che gode di privilegi feudali, i cui giudici, anche in pensione, dispongono di autisti e segretari a vita.

Allora, voi dovete spiegare, a questa gente che risparmia ed il cui risparmio è tassato, come mai abbiate aumentato gli stanziamenti per quelle strutture del paese che godono di grandi privilegi.

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, sono costretta ad invitarla ad un linguaggio più consono nei riguardi della dignità delle cariche costituzionali cui lei fa riferimento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

 

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, ho sentito molti interventi a carattere personale provenire da colleghi i quali, come Foti e Leo - tralascio di ricordare gli altri - erano già presenti nella passata legislatura. Ritengo sia interessante fare il punto sull'ICI per sapere da dove si sia partiti; ebbene, la finanziaria per il 2005 - legge n. 311 del 2004 - che constava di innumerevoli commi di un articolo unico, nell'articolato che va dal comma 335 al comma 339, approvato con schiacciante maggioranza dal centrodestra, interveniva sull'imposta comunale sugli immobili. Al comma 335, in particolare, attribuiva ai comuni la facoltà di ottenere un aumento degli estimi chiedendone la revisione all'Agenzia del territorio quando vi fosse discordanza tra il valore catastale ed il valore di mercato.

Ricordo a tale proposito l'Ufficio studi che lavorò su questa norma e sul citato articolato di commi dell'articolo unico; un articolo con innumerevoli commi: almeno, oggi, discutiamo degli articoli con molta dignità ed attenzione presentandoci in modo leale dinanzi al paese. Invece, sono convinto che i parlamentari che erano presenti allora non hanno neppure letto queste norme, avendo solo votato la fiducia, in silenzio, caro Foti, in silenzio...

 

TOMMASO FOTI. Non sai di cosa parli!

 

ROLANDO NANNICINI. Fammi finire! Nel rendiconto era scritto: un aumento dell'ICI per mille e 28 milioni di euro, dal 2006 al 2007. Se non è demagogia la vostra, consistita nel non ricordare da dove si sia partiti...

Si tratta della sola misura che avete introdotto negli ultimi cinque anni con riferimento ad un'imposta così delicata ed attenta...

 

TOMMASO FOTI. Ma che dici?

 

ROLANDO NANNICINI. ...avete chiesto al comune di aumentare gli estimi attraverso l'intervento della citata Agenzia...

 

TOMMASO FOTI. No, no!

 

ROLANDO NANNICINI. ...in modo da aumentare il gettito di mille e 28 milioni di euro. Questo è quanto ha fatto il centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno - Commenti del deputato Gardini)!

 

TOMMASO FOTI. Bugiardo!

 

ROLANDO NANNICINI. Signora Gardini, io la giustifico perché forse non era parlamentare; era solo portavoce (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Onorevoli, per cortesia!

 

ROLANDO NANNICINI. Vorrei concludere, Presidente.

Vengo ad un'altro tema; quando Grandi ricorda che il centrosinistra ha individuato un metodo, quello di delegare agli enti locali la verifica del catasto, rivela un tipo di scelta che è coerente con la nostra campagna elettorale...

 

TOMMASO FOTI. Bugiardo! Pinocchio!

 

ROLANDO NANNICINI. Ricordo un volantino che abbiamo scritto chiedendo a Berlusconi se fosse pazzo o smemorato quando disse di voler eliminare l'ICI sulla prima casa; con coerenza, Prodi, in campagna elettorale, avanzò la proposta di verificare gli estimi ed il catasto attraverso i comuni, in modo da intervenire in modo più equilibrato su una tassa che riguarda milioni di cittadini.

 

TOMMASO FOTI. È un'imposta! Non sai cosa è un'imposta!

 

ROLANDO NANNICINI. Se non facciamo bene l'anagrafe, se non appuriamo bene i dati di partenza, non possiamo intervenire; quindi, vi richiamo a non essere demagoghi, ma a stare attenti, sapendo da dove si parte quando si discutono i problemi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Germanà, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale; si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

 

PAOLA PELINO. Signor Presidente, il sottosegretario Grandi, intervenendo in Assemblea, ha dichiarato che la Casa delle libertà sta facendo demagogia nel voler difendere le famiglie che vivono nella loro unica casa di proprietà e, quindi, è demagogia chiedere che, per alcune fasce di reddito medio-basso, venga abolita l'ICI. Ma io sostengo che demagogia e mistificazione sono termini che appartengono alla sinistra, tanto è vero che in campagna elettorale sono state promesse agli italiani misure che poi, sistematicamente, non sono state mantenute. Anzi, neppure più ci si vuole ricordare di esse; una per tutte, con questo Governo ci saranno ben 67 tasse nuove o aumenti delle stesse rispetto al Governo precedente. Gli italiani, comunque, non hanno corta memoria e non li si può raggirare con una gestione politica ambigua ed incoerente rispetto a quanto dichiarato pubblicamente.

Le famiglie di ceto medio-basso sono prese di mira da questa legge finanziaria ed è una verità che si associa alle numerose ampie proteste delle più svariate categorie di lavoratori...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pelino...

 

PAOLA PELINO... considerando che tutti i cittadini oggi si sentono sudditi e non hanno altro diritto che quello di obbedire.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei invitare l'onorevole Franceschini, se mi desse un po' di attenzione dopo il suo appassionato intervento da eterno primo della classe (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), a leggersi i resoconti steno­grafici degli interventi resi nel corso della precedente legislatura dall'onorevole Duca. Poi venga a riferire in aula, con obiettività e serietà, se sono più offensivi gli interventi di Duca o quello appassionato svolto dalla collega Gardini poco fa.

Vorrei inoltre che qualcuno spiegasse al sottosegretario Grandi che il compito di un sottosegretario è quello di governare, possibilmente (ma questo sarà difficile) senza tasse. Soprattutto si deve venire in aula non a fare comizi ma ad esprimere pareri motivati. Ovvia­mente, se un sottosegretario viene in aula a fare comizi è a corto di argomenti.

Signor sottosegretario, come ricordava bene prima il collega Garavaglia, la copertura a mio modo di vedere è corretta, anche se vi è la massima disponibilità da parte nostra a modificarla. Basta andare a vedere l'articolo 53, dove avete massacrato tutti i capitoli di spesa. Quindi, la nostra copertura, che è nettamente inferiore, è corretta.

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Verro.

Ha chiesto di parlare per dichiara­zione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO ENZO LUPI. Signori Presidente, lei fa molto bene a richiamare quest'aula e tutti noi al rispetto delle istituzioni. Quando si affronta un tema come quello della casa, che riguarda tutti, dai meno abbienti a chi sta un po' meglio, ci vorrebbe un clima disponibile per capirsi, com­prendersi ed individuare quale segnale possiamo inviare al Paese. Il sottosegretario Grandi, da questo punto di vista, non ha fornito un grande aiuto, quando ha risposto con un tono da co­mizio. Contemporaneamente, dovrem­mo però richiamare anche un'altra grande istituzione, il Presidente del Consiglio, che non ha dato del «bugiardo» in un dibattito tra di noi, ma del «pazzo» a tutti gli italiani. Quale peggiore insulto di quello rivolto dal Presidente del Consiglio, il quale ha detto che tutti gli italiani sono «pazzi» semplicemente perché pongono tramite i loro rappresentanti o l'opinione pubblica questioni rilevanti sulla loro condizione? La questione della casa è rilevante e avremmo gradito l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo in esame per dare un segnale, anche piccolo, sulla volontà di considerare la casa come un bene primario. Questo non lo volete, ma continuate ad alzare i toni e a dire che per questo siamo tutti quanti pazzi...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lupi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

 

NICOLA BONO. Signor Presidente, sono rimasto felicemente impressionato dall'equilibrio, dalla serenità e dalla capacità di elaborazione del sottosegretario Grandi, un vero statista che credo si candidi naturalmente al premio per la moderazione. Inoltre, non fa trasparire affatto la sua passione politica. Tuttavia, ci è parso di cogliere che, nel suo trasporto interiore e nel tentativo di comprimere la sua passione, abbia commesso un piccolo errore. Infatti, nel fare riferimento a problemi di copertura, ha sostenuto l'improponibilità dell'emendamento per l'inopportunità della copertura. Allora faccio gentilmente notare che è prassi costante di quest'aula, durante la legge finanziaria, quando vengono approvati gli emendamenti presentati dall'opposizione - evento molto raro -, quella di reperire le coperture idonee grazie ad un lavoro bipartisan. Quindi, le sue affermazioni sono fuori luogo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

 

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, qualcuno questa mattina si è stupito della passionalità e dei toni del dibattito, nonché delle argomentazioni con cui la Casa delle libertà ha criticato l'atteggiamento assunto dalla maggioranza.

Desidero rivolgermi, tuttavia, proprio a questa maggioranza perché, in questo caso, si tratta non solo di un colpo di scure gravissimo che viene inferto ai cittadini più meritevoli, ai risparmiatori ed a coloro i quali investono i risparmi di una vita in un bene primario, come la casa, ma anche di una chiara promessa elettorale fatta dal centrosinistra agli elettori italiani.

Pertanto, promettere tutto a tutti, vincere successivamente le elezioni ed attendersi che la minoranza non calchi la mano su tale aspetto e non usi gli accenti giusti nel rivolgere una critica necessaria nei confronti di questo comportamento mi sembra grave e superficiale!

Voi avete un solo modo per ovviare a tale pasticcio: votare...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fasolino!

 

GAETANO FASOLINO. ...assieme a noi la proposta emendativa che propone l'eliminazione di questa imposta...

 

PRESIDENTE. Grazie!

Ha chiesto di parlare per dichiara­zione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente e colleghi parlamentari, da più di un'ora stiamo parlando di un problema che ritengo stia a cuore a tutti. Allora, chiedo veramente (con voce sommessa, ma con forza) se sia possibile accantonare la proposta emendativa che stiamo discutendo per cercare di trovare, come precedentemente affermato dal collega Lupi, un accordo, anche parziale, al fine di lanciare un segnale forte nella direzione dell'adozione di una misura che credo sia condivisa da tutti.

Vorrei osservare che è assurdo continuare, in questa sede, a dividerci e ad accusarci reciprocamente. Noi avremmo certamente voluto, nella passata legislatura, realizzare ciò che chiediamo a voi di compiere nell'attuale. Ricordo che le condizioni economiche erano difficili, tuttavia vi abbiamo comunque lasciato nuove entrate che, oggi, vi consentirebbero di procedere in tal senso.

Allora, senza fare demagogia, ma con spirito veramente unitario e di collaborazione, chiedo nuovamente, e con forza, di accantonare l'esame di questa proposta. Sono sicuro, infatti, che, nella parte antimeridiana della seduta, potremmo trovare un'intesa per lanciare un segnale in questa direzione e sopprimere, anche se solo parzialmente e non per tutti i cittadini...

 

PRESIDENTE. Grazie...!

CESARE CAMPA. ...questa odiosa imposta!

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Campa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

 

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, non c'è da stupirsi dell'attuale situazione, anche se non si può che restare un po' amareggiati nel constatare il comportamento della maggioranza nel non voler recedere dalla sua iniziativa, la quale, inasprendo un'imposta odiosa (quella sulla casa), arrecherà danni alle famiglie.

D'altra parte, ciò non può essere altro che una conferma della scelta operata dal Governo Prodi, come si legge dappertutto: «più tasse per tutti!». Voi non potete recedere da tale impostazione perché, purtroppo, essa discende da una filosofia che permea una parte della vostra maggioranza e viene da lontano. Essa, infatti, comincia con Platone, prosegue con Engels, passa per la dottrina giacobina ed arriva fino allo Stato leninista, nel quale si ritiene che l'etica pubblica possa essere indipendente dalla realtà e dal comune sentire della gente!

Noi stiamo con la gente: quindi, non intendiamo consentirvi di adottare una scelta che penalizza le famiglie e numerosi italiani!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Testoni. Ne ha facoltà.

PIERO TESTONI. Signor Presidente, vorrei brevemente rivolgere un appello all'onestà intellettuale dei colleghi, poiché noi siamo qui in rappresentanza di milioni di persone che ci osservano. Questa volta, per fortuna, stiamo trattando un argomento che tutti possono comprendere e che interessa, altresì, le tasche e la vita di tutti i cittadini.

Ebbene, in tal caso dividerei i deputati non in «buoni» e «cattivi», ma tra chi dice la verità un po' di più e chi la afferma un po' di meno. La dice un po' di meno chi sostiene che la nostra battaglia a favore della proposta emendativa in esame sia demagogica; l'afferma un po' di più chi dice che si tratta di un problema per il quale, se si vuole, si può trovare la soluzione.

Cito soltanto l'onestà intellettuale non di un rappresentante del centrodestra o dell'opposizione, ma di un rappresentante della vostra maggioranza, l'onorevole Pedrini, che anche come sindaco ha appena dimostrato che, quando c'è la volontà, si può togliere, almeno parzialmente per i meno abbienti, la tassa sulla prima casa, profondamente ingiusta e punitiva.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

 

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, il sottosegretario Grandi ha preso la parola ed in maniera un po' agitata, forse anche lui afflitto dalla sindrome che affligge Prodi in questi giorni, ci ha detto che la maggioranza non intende diminuire l'ICI per la prima casa, sottolineando che non l'ha fatto neanche il Governo Berlusconi. Bene, state tranquilli, ormai tutti gli italiani, anche quelli che sono impazziti, hanno capito che la differenza fra il Governo Berlusconi ed il Governo Prodi è la seguente: prima, ad ogni legge finanziaria il tema del dibattito era di quanto diminuiranno le tasse; oggi il tema è di quanto aumenteranno. Vi è poi un punto interrogativo, perché, oltre i 35 miliardi di euro sicuri di nuove tasse, attraverso una tastiera che, come è stato detto, voi mettete a disposizione dei comuni, non si sa ancora di quanto aumenteranno le tasse. L'articolo aggiuntivo in esame serve a dare almeno una certezza sulla prima casa ai cittadini italiani.

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Gioacchino Alfano, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.

 

GIACOMO BAIAMONTE. Grazie, Presidente. Vedete, al di là dei momenti di esasperazione che durante la discussione sulla legge finanziaria, a causa del lungo lavoro, si possono verificare, io non riesco a capire, signor sottosegretario e signor relatore, per quale motivo non si riesca a trovare un punto di incontro in un momento in cui ragionevolmente noi chiediamo di sospendere la discussione di questa proposta emendativa e di trovare la copertura finanziaria per risolvere una situazione veramente tragica per alcuni cittadini italiani, per quelle classi che voi dite di voler aiutare.

Non fate altro che sostenere che con questa legge finanziaria voi togliete ai ricchi e date ai poveri. In realtà, non è proprio così; allora, in merito a questo provvedimento, cerchiamo di essere equilibrati per poter ridiscutere la questione e trovare una soluzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Grazie, Presi­dente. In politica si possono avere certamente delle idee diverse, si possono avere programmi diversi, sui quali ci si confronta ed i cittadini poi giudicano se si è stati in grado di realizzare i programmi, ma prendere in giro la gente, dire una cosa e poi fare l'esatto contrario, penso sia particolarmente grave dal punto di vista politico.

Possiamo dire che questo Governo, nei primi mesi di attività, ha dimostrato di avere la bugia nel sangue. In campagna elettorale ha detto di voler togliere l'ICI sulla prima casa; oggi, puntualmente, attraverso il sottosegretario Grandi afferma in aula di voler mantenere pervicacemente l'ICI sulla prima casa. In campagna elettorale, il Presidente Prodi ha detto: l'unica cosa positiva del Governo Berlusconi è stata l'introduzione del «bonus bebè». Ebbene, puntualmente, con questa legge finanziaria è stato tolto proprio il «bonus bebè».

In campagna elettorale è stato detto che i più deboli sarebbero stati protetti. Allora voglio soltanto dire che questo Governo ha dimostrato coi fatti di essere bugiardo...

 

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

 

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, la prima casa è una sorta di diritto non fiscale e non economico, ma anche un diritto naturale delle persone e delle famiglie che compongono la nostra società. Accanirsi con norme che, di fatto, corrodono il valore sociale della prima casa - lo sottolineo: prima casa -, mortifica non solo le famiglie italiane che possiedono una sola casa, ma anche le migliaia di giovani coppie che sono alla ricerca di una abitazione.

Con questa norma - e questo sembra un approccio similmedievale - voi minacciate le fondamenta della società e, oltre che alleggerire il portafoglio delle famiglie, spegnete anche i sogni: l'unico sogno che rimane agli italiani è che questa sia veramente la vostra ultima legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, a titolo personale, l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.

 

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, poco fa, in quest'aula, abbiamo assistito ad uno degli esempi di «doppiopesismo» che usa l'attuale maggioranza nel giudicare alcuni comportamenti.

Infatti, quando certe offese pesanti - e lo dico anche all'onorevole Franceschini - venivano dall'allora opposizione all'allora maggioranza, andava tutto bene ed erano espressioni democratiche; quando, da parte dell'attuale opposizione, si fa in quest'aula un intervento passionale per far capire qual è il percorso che questa maggioranza sta facendo, allora spunta l'insurrezione! D'altronde, è lo stesso percorso che voi avete fatto nella precedente legislatura nel corso del voto sulle missioni all'estero. Allora, eravate tutti pacifisti, mentre oggi, con il voto sulla missione in Libano, siete diventati tutti «pacefinti». Venendo al merito...

 

PRESIDENTE. Onorevole Castel­lani, mi dispiace. Ha avuto a disposizione un minuto di tempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

 

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, penso che il problema dell'ICI sia veramente molto sentito, visti i così alti toni del confronto politico.

Chiaramente, qui si confrontano posizioni ideologiche diverse tra chi ritiene che la proprietà - anche il minimo indispensabile per sopravvivere - sia da tassare e chi, invece, ritiene che sia lo stimolo per far lavorare meglio gli esseri umani.

Penso tuttavia che questo problema non vada sottovalutato: in campagna elettorale entrambi i poli si erano impegnati a eliminare - o almeno a ridurre - la tassazione sull'ICI. La legge finanziaria rappresenta una grande opportunità per realizzare questo tipo di scelte.

Io vorrei dare - se il sottosegretario presta attenzione - un suggerimento di buon senso: è vero che queste entrate sono importanti per far quadrare i bilanci dei comuni, ma dobbiamo lasciare ad essi una serie di leve per poterlo fare. Visto che l'ICI è obbligatoria nella misura del 4 per cento, lasciamo ai comuni la facoltà di scegliere dallo 0 al 7 per cento, come avviene oggi. Eliminiamo, dunque, l'obbligo di tassare tutte le case almeno al 4 per cento...

 

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, molto brevemente intervengo per fare due considerazioni. La prima è relativa all'articolo aggiuntivo di cui si sta discutendo: per la verità, ci saremmo aspettati che fosse inserito nel testo della legge finanziaria. Infatti, al momento in cui voi accelerate il percorso sul catasto per i comuni capoluogo di provincia e introducete l'aumento della revisione degli estimi catastali, tutto questo comporta la necessità dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Non lo volete fare, ma soprattutto non lo potete fare perché operate con la logica del «tappabuchi».

A seguito del taglio dei trasferimenti agli enti locali, la mancata abolizione dell'ICI sulla prima casa rappresenta uno strumento per consentire ai comuni di sopravvivere. Questo è il dato politico di fondo. Aggiungo che la logica del «tappabuchi» con cui vi state muovendo è gravissima, se leggiamo le coperture agli emendamenti presentati venerdì scorso dal Governo. La stragrande maggioranza di questi emendamenti sono coperti prelevando risorse dal fondo per le aree sottosviluppate, che avete selvaggiamente saccheggiato, ed è una vergogna. Lo dico soprattutto ai colleghi parlamentari del Mezzogiorno.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

 

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo per rammentare che la finanziaria e le norme ricordate dai rappresentanti della sinistra non erano rivolte ad aumentare la tassazione, ma ad evitare disparità di trattamento, secondo il classamento degli immobili. È emersa in molti comuni, in particolare a Roma (tanto per fare un esempio a noi vicino), l'esistenza di immobili che, con caratteristiche analoghe, hanno un classamento diverso, per cui in zone a ridosso del centro vi sono immobili classati con un riferimento di valore di un certo tipo ed altri, vicini, per cui si pagano imposte di molto inferiori. Quelle misure non erano per aumentare l'imposizione, ma per renderla trasparente ed equa. Quindi, non possiamo mettere sullo stesso piano l'opera di trasparenza tributaria con l'aumento generalizzato delle tasse. Con Visco, colpirli tutti per educarne uno! È proprio il caso di dire che il Governo di centrosinistra, signor Presidente, purtroppo «perde il Visco»... Siamo costretti a registrare una situazione che è quella dell'aumento generalizzato delle tasse...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, ma ha finito il tempo a sua disposizione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, mi ha stupito molto l'intervento del sottosegretario Grandi, perché lo facevo più attento ai lavori dell'Assemblea e, più in generale, ai lavori parlamentari. Vorrei ricordare che, dal 2001 al 2006, il Governo di centrodestra non aumentò mai di una lira, prima, di un euro, poi, le imposte degli italiani e delle imprese. Va ricordato che nel secondo semestre del 2001 l'IRPEG fu diminuita dal 36 al 33 per cento e poi abrogata. Le imposte agli italiani furono, per la prima volta nella storia repubblicana, diminuite per due volte: la prima, il 1o gennaio 2003, e, la seconda, il 1o gennaio 2005, per complessivi 13 miliardi di euro, circa 26 mila miliardi di lire. Mi sembra che queste siano prove tangibili e che il Governo menta sapendo di mentire.

Concludo, manifestando la preoccupazione di quanti danni ancora potrà fare il Governo attuale se rimarrà in carica per molto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

 

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, intervengo, in primo luogo, per stigmatizzare quanto avvenuto in aula in precedenza. Sono un deputato di prima legislatura, come tanti colleghi del mio gruppo, e pertanto non mi interessa tanto ciò che succedeva, quanto il fatto che ci si richiami tutti ad un rispetto che dobbiamo manifestare ognuno nei confronti degli altri, senza mai perdere la testa, abbandonandoci a considerazioni che possono essere evitate.

Tornando allo specifico dell'argomento che stiamo trattando, non intendo intervenire in soccorso del sottosegretario Grandi, che non ne ha certamente bisogno, ma vorrei dire che lui ha svolto una considerazione in merito alla copertura che era proposta all'articolo aggiuntivo in esame, che convince e su cui si potrà tornare. Eravamo quasi tentati di prenderlo in seria considerazione, senonché ci siamo addentrati in una sorta di controllo a campione.

Abbiamo riscontrato che questa copertura la si ripete, pedissequamente, come una fotocopia, in alcune proposte emendative che abbiamo esaminato ed in altre che ci apprestiamo ad esaminare. A campione ne ho estratte dieci: 7.2, 7.1, 8.1, 8.2, 8.3, 9.01, 9.05, 9.06, 11.17, 11.27. Se queste proposte emendative, legate a questioni di una certa importanza, trovassero accoglimento, dovremmo veramente riscrivere la legge finanziaria. Infatti, dato che la copertura indicata in questa proposta emendativa è per il triennio, dovrebbero essere tolti oltre 6,5 miliardi alle Finanze; 2,5 miliardi al Lavoro; 1,5 miliardi alla Giustizia; 3,2 miliardi agli Esteri; 1,5 miliardi all'Istruzione; 3 miliardi all'Interno (poi, magari, ci lamentiamo della mancanza di benzina per le auto addette alla sicurezza) e la stessa somma alla Difesa; 4,5 miliardi alla Solidarietà sociale; 1,5 miliardi all'Università; 2 miliardi alla Salute.

Non è sicuramente demagogia ciò che ispirato la copertura di queste proposte emendative, che hanno una rilevanza. Però bisogna fare i conti con quello che abbiamo a disposizione e, soprattutto, occorre spiegare come certi provvedimenti possano essere sostenuti in mancanza di risorse.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

 

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, credo che su alcuni temi, come quello che stiamo trattando adesso, non sia il caso di fare questioni ideologiche. Si tratta di temi che molti dei colleghi presenti in quest'aula, e non solo, condividono. Ritengo che questa tassa odiosa sulla prima casa andrebbe eliminata anche a tutela dei più deboli e della famiglia, e non è vero che non esista la possibilità di trovare i fondi per eliminarla. Del resto, abbiamo visto in questi ultimi giorni che molti ministri, alzando la voce, hanno fatto trovare i fondi per quello che chiedevano.

Credo si tratti di una scelta giusta e doverosa che va nell'interesse dei cittadini italiani, di quelli più deboli in modo particolare.

Veramente il Parlamento dovrebbe approvare la proposta all'unanimità, senza battere ciglio. Mi auguro che il Governo voglia pensarci e convinca anche la maggioranza a votare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

 

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, mi chiedo come si possa sostenere che questa finanziaria aiuti i più deboli visto che arriva a colpire il bene primario delle famiglie italiane, il bene in cui i cittadini ripongono i propri risparmi. Mi riferisco a tutti i cittadini: i ricchi, ma anche i meno ricchi. Visto che l'Italia è tra i paesi al mondo dove ci sono più case di proprietà, quella che vi chiediamo di abolire è un'imposta che colpisce tutti indistintamente. I soldi, poi, vanno a finire nelle casse dei comuni, in maggioranza governati dal centrosinistra, che secondo la Corte dei conti costituiscono il principale centro di spreco del paese. Gli italiani dovranno, quindi, pagare più tasse sulle loro case per permettere alle vostre amministrazioni comunali di fare qualche viaggio in più all'estero e di pagare qualche consulenza in più per ragioni politiche.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

 

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, oggi uno tra i più importanti esponenti della maggioranza, ministro in carica, ha paradossalmente dato un consiglio a Prodi citando Seneca: non c'è un buon vento per il marinaio che non sa riconoscere qual è la rotta. Bene, le vele dell'arca di Prodi sono ammainate da tempo, ma mai come nel caso che stiamo trattando si è palesato quanto in realtà il Presidente del Consiglio abusi della credulità popolare.

Apro una piccola parentesi per quanto attiene al caso che ha coinvolto la collega Gardini prima, ricordando che nel pieno della campagna elettorale l'attuale Presidente del Consiglio, una delle cariche più alte dello Stato, ha insultato l'allora Vicepresidente del Consiglio in carica, nonché ministro dell'economia, tacciandolo di delinquenza politica per aver messo in evidenza quello che oggi è chiaro alla stragrande maggioranza del paese: che avreste aumentato le tasse a dismisura. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginare con quale ingordigia le avreste aumentate...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

MICHAELA BIANCOFIORE. ...contro il popolo italiano e a favore, invece, della pluralità dei dicasteri che vi siete autoattribuiti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, che l'articolo 7-bis proposto da Forza Italia costituisca un tema politico è emerso dall'intervento del sottosegretario, il quale più che fornire risposte ha fatto un comizio. Evidentemente egli sa, insieme alla sua maggioranza, che questo è un tema politico, che è stato oggetto di campagna elettorale e di scontro tra il Presidente Berlusconi e il Presidente Prodi.

La Casa delle libertà vuole continuare a mantenere quell'impegno che il Presidente Berlusconi aveva assunto con gli italiani. Abbiamo avuto anche il coraggio di trovare una copertura a questa proposta emendativa e il Governo, invece, ci costringe ad intervenire non per motivi ostruzionistici, ma perché si tratta di un argomento politico.

Ancora una volta il Governo sta rinunciando, anche negando la possibilità di accantonare questo articolo aggiuntivo. Si vuole lo scontro, ma noi tuteliamo gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

 

MAURO PILI. Signor Presidente, anch'io intervengo in quanto ritengo che l'articolo aggiuntivo presentato da Forza Italia rappresenti un'occasione non soltanto per il centrodestra. Piuttosto è un'occasione per il centrosinistra per porre rimedio ad una finanziaria fatta di tasse; è un'opportunità straordinaria per fare qualcosa - come qualcuno direbbe - di sinistra, qualcosa vicino ai ceti deboli del nostro paese, qualcosa che possa consentire di fornire una risposta compiuta alle tante famiglie che, proprio sul tema della casa, hanno bisogno di un supporto fondamentale.

Non vorrei essere nei panni dei tanti sindaci di centrosinistra che amministrano le città e i comuni che avranno a che fare con tante famiglie incapaci di sostenere il peso che viene posto sulla prima casa.

Il silenzio dell'estrema sinistra, che dovrebbe essere in prima linea nel sostenere una causa così importante per le classi deboli, è la dimostrazione di come questo Governo voglia dimenticarsi di quel sostegno davvero importante per quella fascia di cittadini che non può accettare un esecutivo fatto di grandi parole, ma di pensieri molto piccoli.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, preliminarmente dichiaro di voler sottoscrivere questa proposta emendativa, ricordando ai colleghi che stiamo parlando della soppressione dell'ICI per la prima casa.

Lascio stare le polemiche che in questo momento sono sterili, inutili e anzi dannose. Tuttavia, chiedo al sottosegretario Grandi se sia favorevole o contrario al merito del problema. Infatti se, come ci ha fatto intendere il sottosegretario, si tratta di un problema di reperimento delle risorse, ricordo che ieri altri emendamenti - quello relativo al 5 per mille e quello riguardante il pagamento telematico o per carta di credito - sono stati accantonati.

Pertanto, sarebbe opportuno - mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza di buonsenso - tagliare da qualche altra parte, ma non sulla prima casa. L'esenzione dall'ICI sulla prima casa non deve essere un problema né di destra né di sinistra!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo importantissimo problema e, al di là dei toni più o meno esasperati - ricordo che l'onorevole D'Elpidio ha detto che non gli interessa sapere cosa è stato in passato -, devo riconoscere che l'Assemblea ha avuto nei confronti dell'allora maggioranza comportamenti ben più offensivi di quanto sia stato detto oggi o nei giorni passati. Comunque, cerchiamo di mantenere la calma e di ragionare su un argomento così importante.

L'ICI, effettivamente, per i comuni è stata la fonte per affrontare moltissimi lavori pubblici. Io sono stata sindaco e lo so, ma, cammin facendo, dobbiamo riconoscere che l'imposta sulla prima casa è veramente iniqua e, pertanto, va eliminata, per tenere fede a ciò che disse in campagna elettorale il Presidente Berlusconi, così attento ai problemi della povera gente.

Si sono invertiti i ruoli: il centrodestra difende chi ne ha bisogno, il centrosinistra è alleato con i poteri forti e con chi dispone di grandi mezzi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

 

ENRICO COSTA. Il sottosegretario Grandi, che non è presente ora, prima ha ironizzato sul metodo utilizzato per la copertura di questo articolo aggiuntivo, attraverso una sorta di filastrocca. Ebbene, era una filastrocca di tagli alle spese per ridurre il carico fiscale.

Non c'è da stupirsi che si sia volutamente ricorsi ai tagli alle spese dei ministeri per arrivare alla copertura di questo articolo aggiuntivo. Se il Governo provasse a sondare cosa pensano i cittadini sul modo in cui vengono spese le risorse dei ministeri, molto probabilmente ironizzerebbe meno su questi profili.

La nostra è semplicemente un'impostazione liberale: più tagli alle spese eccessive, meno carico fiscale.

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

ENRICO COSTA. È una finanziaria che, oltre a questo, aggrava anche gli adempimenti burocratici, crea vincoli per le imprese e impone adempimenti ai cittadini. È uno Stato che si insinua nella vita quotidiana, la controlla e la monitora. È necessario un dimagrimento, è necessario un intervento più liberale!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA CARLUCCI. Vorrei sottoscrivere questo articolo aggiuntivo e mi piacerebbe che in questo momento, anche se l'aula è vuota - ma magari qualcuno da casa può vederci - gli italiani ci ascoltassero, quei pochi che ancora seguono Prodi, perché sappiamo che il gradimento del Governo Prodi è in caduta libera e spero che, quando avrò ricordato il fatto che sto per riferire, non lo voti più nessuno.

Abbiamo sentito l'onorevole Ventura, relatore sul disegno di legge finanziaria, dire di non preoccuparsi, perché tutti i comuni dove si svolgeranno le elezioni amministrative non aumenteranno l'ICI. Benissimo, infatti questa è la tecnica del centrosinistra.

In questa regione, il presidente di centrosinistra Marrazzo, in campagna elettorale, proponeva l'eliminazione del ticket sui medicinali. Benissimo, tutti felici e contenti. Probabilmente, egli, con questa mossa, ha vinto le elezioni nel Lazio; senonché, immediatamente dopo, ha aumentato l'addizionale sull'IRAP, tassa da noi definita «rapina», che permane tale e che tutti i cittadini della regione Lazio hanno dovuto pagare.

Noi, con queste tasse, paghiamo la campagna elettorale del centrosinistra a livello amministrativo, locale o nazionale, però l'importante è che gli italiani lo sappiano: non le aumenteranno probabilmente prima delle elezioni, ma lo faranno subito dopo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al collega e amico Gabriele Frigato, con cui proprio ieri ci siamo incontrati nella città di Rovigo: che cosa racconteremo ai nostri concittadini? I nostri piccoli comuni, ormai, fanno cassa con l'ICI e, in questo modo, ci saranno anche ulteriori tasse di scopo. Penso anche ai vigili urbani, che tendono agguati ad ogni angolo di strada.

Spero che il relatore, che ha dimostrato timidi sentimenti di sensibilità nei confronti di questo tema, voglia riprenderlo e riformulare la sua proposta oppure accantonarla, perché è assolutamente iniqua, oppure, quantomeno, cercare di limitare i suoi effetti nei confronti dei cittadini.

Vorrei ricordare che le giovani coppie, da fidanzati, prima ancora di andare all'altare o dal sindaco, acquistano la casa, perché la ritengono la base fondante, la prima cosa su cui impiantare una famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Mi rivolgo in maniera particolare al rappresentante del Governo, onorevole Lettieri, ma anche al presidente della Commissione e al relatore, che peraltro in questo momento non vedo in aula. Le argomentazioni fin qui svolte dai colleghi hanno sviscerato il problema da diverse angolazioni. Siamo di fronte ad una questione - è inutile negarlo -, che evidentemente non può essere patrimonio soltanto dell'opposizione. Ritengo che le regioni in parte siano state comprese anche da parecchi parlamentari della maggioranza, i quali condivideranno quanto meno la problematica.

Di fronte ad una possibilità, come quella che avevamo poc'anzi prospettato, cioè l'accantonamento del problema, o meglio ancora di fronte alla proposta assolutamente di buonsenso dell'onorevole Zorzato, cioè la piena e pronta disponibilità a rivedere la copertura, e di fronte alla nostra richiesta, avanzata sempre dall'onorevole Zorzato, di rimodulare l'intervento, riservandolo a determinate fasce di reddito, mi chiedo se sia proprio vero che volete continuare con quella schizofrenia della vostra maggioranza e con la follia che oggi alberga nel vostro Governo.

Non vi rendete conto che il paese si è finalmente unito, si è unito contro di voi?

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Un recente sondaggio ha dimostrato che questa finanziaria produce l'infelicità dei cittadini. È calato l'ottimismo proverbiale degli italiani, da luglio a settembre dal 53 per cento al 44 per cento. Soprattutto, il peggioramento dell'ottimismo dell'italiano deriva proprio dall'accresciuta pressione fiscale. Questa finanziaria ha dunque un merito: «no» allo sviluppo, «no» quindi al lavoro, «no» quindi al risparmio, «no» quindi al lavoro per i giovani.

In più, c'è la tassa, questa odiosa tassa, l'ICI; tutti noi che abbiamo avuto un'esperienza nei consigli comunali sappiamo quanto essa gravi sui cittadini, soprattutto su persone che si sono sacrificate per l'acquisto della prima casa. Quindi, pressione anche su queste persone, e soprattutto per i giovani neppure la speranza di acquistare la prima casa, perché non c'è neppure la speranza di risparmiare!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.

 

MARCO AIRAGHI. Anch'io, signor Presidente, intervengo per chiedere l'accantonamento di questa proposta emendativa. Francamente non riesco a capire la ratio, che ha mosso la scelta del relatore e del Governo stesso, di non accettare questa proposta di buonsenso da parte di un'opposizione come la nostra, che in giornata stava procedendo regolarmente e serenamente nel voto sulle proposte emendative in discussione.

Noi, come tutti gli italiani, consideriamo la casa un bene primario. Ciò è profondamente insito nella cultura e nella tradizione del nostro paese. L'italiano medio desidera potersi costruire la casa, anche a prezzo, a volte, di profondi sacrifici. Questo perché la nostra cultura è molto diversa da quelle anglosassoni, dove questo bene non viene magari sentito. Il maggior desiderio, anche dell'operaio, dell'impie­gato, dell'infermiere, dell'italiano onesto, è quello di fare sacrifici e privarsi magari del pane di bocca per potersi costruire una casa di proprietà.

Allora, ricordando che la casa di abitazione non produce reddito, ma semmai ancora grava sul bilancio familiare, a causa del mutuo da pagare, appare del tutto evidente che l'ICI sull'abitazione principale è un'imposta odiosa, ingiusta e crudele, perché a volte non è possibile parlarne.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Airaghi.

 

MARCO AIRAGHI. Ricordo allora che se il Presidente Prodi - che ha chiesto più felicità per gli italiani - associa la felicità al pagamento di maggiori tasse, evidentemente già allora era convinto che gli italiani fossero tutti pazzi!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

 

GAETANO PECORELLA. Credo che il vero problema sia quello di decidere se la prima casa sia o non sia un bene primario. Mi rivolgo naturalmente agli amici della sinistra, perché non credo che essi possano mettere in discussione questo dato. La prima casa è un bene primario, perché senza di essa non esistono famiglia e vita sociale. Vorrei ricordare a quei pochi che sono rimasti in aula che un tempo si diceva che la casa è un diritto e, dal punto di vista umano, non politico, è inaccettabile e non condivisibile tassare un diritto così elementare.

Allora, il problema non è quello di non tassare la casa, ma di individuare la copertura per questa scelta. Credo che la richiesta di accantonamento dell'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01 fosse ragionevolissima, perché, se siamo tutti d'accordo che la prima casa è un bene primario che va garantito, sediamoci attorno ad un tavolo e decidiamo come arrivare a questo risultato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

 

LUIGI VITALI. Signor Presidente, devo dire che dall'atteggiamento di pervicace chiusura del Governo e della maggioranza su questa proposta emendativa si traggono due elementi, uno molto serio e uno comico.

L'elemento serio è che, contrariamente a quanto è stato sostenuto in campagna elettorale dalla coalizione che oggi governa il paese, le tasse vengono istituite, aumentate e rese ancora più odiose. Allora, delle due, l'una: o, in campagna elettorale, chi parlava agli italiani non sapeva di che cosa stesse parlando, oppure, sapendolo, ha mentito agli italiani. Nell'uno e nell'altro caso, il giudizio deve essere negativo.

Circa l'aspetto comico, abbiamo sentito dal sottosegretario Grandi che, tutto sommato, questo è un argomento importante, ma che, prima di ridurre o eliminare l'ICI, c'è bisogno di una serie di riforme preliminari, per le quali, se tutto va bene, occorreranno dieci anni. Ma, signori del Governo e della maggioranza, se ancora non sapete se quest'anno riuscirete a mangiare il panettone, come fate a prendere impegni di così più ampio respiro? Allora, ritornate con i piedi sulla terra e cercate di sintonizzarvi con gli interessi della gente, quegli interessi che credete di poter rappresentare, ma che state tradendo e che continuate a tradire.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

 

PIERFRANCESCO EMILIO RO­MANO GAMBA. Signora Presidente, a proposito di coloro che, questa mattina, si lamentavano di qualche intervento particolarmente acceso, vorrei ricordare ai colleghi dell'attuale maggioranza quante contumelie, improperi e vere e proprie ingiurie abbiamo dovuto subire, su questi banchi, dai loro interventi, capitanati dagli onorevoli Duca e Soda, veri campioni nell'esercizio di questa attività di sostituzione di ingiurie rispetto agli argomenti, che sono stati molto più generalizzati e ficcanti di quelli che si riterrebbe abbia pronunciato qualche collega dei gruppi dell'attuale opposizione.

Sul merito, ritengo che la reazione stizzita degli esponenti del Governo, in particolare del sottosegretario, riguardo a queste proposte emendative è la testimonianza migliore dell'assenza di un atteggiamento collaborativo effettivamente positivo, che dovrebbe venire dal Governo in ordine ad un tema così delicato. Sappiamo bene che manca e che è difficile trovare una copertura finanziaria per importi così elevati, ma la volontà di discutere su questi argomenti sarebbe rivelatrice non di quello che è stato l'aumento generalizzato delle imposte, ma del rispetto degli impegni presi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO PANIZ. Non è una sorpresa che si discuta di questo argomento, dopo che ha costituito uno dei perni fondamentali della campagna elettorale. Quello che, invece, è sorprendente è che ci sia un rifiuto a voler affrontare il tema della collaborazione reciproca, nell'individuare la possibilità di dare una copertura finanziaria a questa iniziativa. È, per di più, sorprendente che ciò avvenga in un momento come questo, nel quale, a livello nazionale, si assiste ad una sostanziale ribellione di tutto il popolo italiano e di qualsivoglia categoria nei confronti della legge finanziaria.

Bene, questa, per il Governo, è una grande opportunità: quella di recuperare un rapporto con il popolo italiano, toccando uno dei settori più importanti, attraverso il quale si può costituire un futuro migliore e si possono consolidare rapporti più concreti, nel contesto della famiglia e del posto di lavoro.

Chiedo quindi di sottoscrivere questo articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

 

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che questo articolo aggiuntivo dimostra con chiarezza la diversità di atteggiamento rispetto all'attività di governo tra le due coalizioni, quella di centrodestra e quella di centrosinistra. Da parte nostra, abbiamo sempre cercato di far seguire agli impegni assunti in campagna elettorale un'azione istituzionale convincente e una iniziativa che rendesse concreto e reale ciò che andavamo proponendo agli elettori quando chiedevamo loro il consenso. Così non è per il centrosinistra; infatti, questa finanziaria incrementa in maniera considerevole, anzi direi oppressiva, la pressione fiscale, dopo che un imbarazzato candidato Presidente del Consiglio, Romano Prodi, durante la campagna elettorale aveva cercato di smentire quella che invece è diventata un'evidenza all'indomani dell'elezione.

È chiaro a tutti quale sia la difficoltà di reperire risorse per coprire un'iniziativa di questo tipo, ma credo che sia un dovere morale affrontare la questione che riguarda la tassazione sulla prima casa, che è un bene di prima necessità.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.

 

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo, seppur brevemente, per sottolineare la grande iniquità di questo provvedimento che, come già più volte sottolineato da tutti i parlamentari del centrodestra, colpisce pesantemente le tasche dei contribuenti e, soprattutto, quelle dei contribuenti più deboli che voi in maniera subdola dite di difendere. Colpisce quelle persone che hanno la prima casa, la loro casa, l'unico bene che possiedono, che noi andiamo a colpire, aggiungendo ulteriore pressione fiscale su queste fasce sociali.

Mi stupisce la reazione passiva in quest'aula da parte della maggioranza che, spesso e volentieri, anzi sempre, si riempie la bocca nella difesa delle fasce più deboli, dei ceti più deboli e del diritto alla casa.

Mi auguro che tutti gli italiani, anzi tutti gli italiani che vi hanno votato, non certo quelli che non lo hanno fatto perché già non vi avevano creduto, da oggi alle prossime amministrative sappiano come votare, vedendo come si sta comportando il Governo di centrosinistra.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Catanoso. Ne ha facoltà.

 

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'impossibilità di dialogo con questo Governo e con questa maggioranza è ancora una volta chiara. Infatti, abbiamo provato, come opposizione, a dialogare su un tema come quello della casa che - secondo noi - doveva essere bipartisan; difendere l'interesse dei cittadini, partendo da coloro che hanno più bisogno degli altri dal punto di vista economico e sociale; un'attenzione che, invece, questa maggioranza continua a non avere.

Quello della prima casa poteva essere un tema di dialogo con una maggioranza che ancora una volta è sorda. La prima casa è la salvaguardia per i deboli, ma anche per le giovani coppie, è la base di partenza per un fisco più equo; invece, il ministro Visco si trincera attaccando i parlamentari e i partiti dell'opposizione, parlando di connivenza con chi vuole sfuggire alle responsabilità del pagare le tasse.

 

PRESIDENTE. La prego, concluda.

 

BASILIO CATANOSO. Credo che questa sia la verità della sinistra ideologica, di un sistema politico che è quello della sinistra ideologizzata che parla contro la proprietà a qualsiasi livello e in qualsiasi momento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

 

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, l'assoluta mancanza di sensibilità e, oserei dire, la sadica cattiveria con cui questo Governo e questa maggioranza stanno reagendo alle proposte emendative dell'opposizione dimostrano, ove ce ne fosse bisogno, che esiste una mania punitiva e vessatoria da parte della sinistra estrema che cerca e riesce a dettare le leggi al Governo e alla maggioranza, puntando a diffondere la povertà.

Questo articolo aggiuntivo non propone di venire incontro alle esigenze dei ricchi, ma decide soltanto di venire incontro alle esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, che sentono fortemente la cultura della casa.

La casa non è un investimento che i nostri giovani fanno, ma un impegno che essi, come famiglie, assumono per poter garantire a se stessi e ai propri figli un tetto sotto cui vivere. Pertanto, agire come state facendo voi, in questa maniera piena di cattiveria, ci porta a considerare la vostra maggioranza e il vostro Governo contro gli italiani.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

 

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, spero che il sottosegretario Grandi non se la prenda se dico che questo passerà alla storia come il Governo delle bugie. Avevate promesso di diminuire i costi della politica e avete aumentato il numero dei viceministri e sottosegretari; avevate promesso di portare la serietà al Governo e avete portato la confusione al potere; avete accusato noi di delinquenza politica nel momento in cui abbiamo detto che questo sarebbe stato un Governo che avrebbe aumentato le tasse. Ci siamo, siamo arrivati al merito della questione. Penalizzare il cittadino che con il suo lavoro riesce a costruire una casa è un dato culturale, prima ancora che politico e legislativo.

Ecco perché chiediamo con forza al Governo e alla maggioranza di valutare fino in fondo se non sia il caso di votare a favore di una proposta emendativa che si prefigge l'eliminazione di una imposta odiosa sulla prima casa. Quanti cittadini hanno sudato, hanno sofferto per poter realizzare un traguardo nella vita! E questo traguardo viene in maniera odiosa tassato! Ecco perché voi non siete riusciti a mantenere nessuna delle promesse che pure vi hanno consentito di raggiungere in maniera rocambolesca una maggioranza. Ci consola il fatto che questa è la prima ma anche l'ultima legge finanziaria che riuscirete a fare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Poiché sono le 14, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

 

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,35.

 

(Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi per dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01.

Constato l'assenza dell'onorevole Ascierto, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

 

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, desidero sottoscrivere la proposta emendativa in esame, che ritengo fondamentale per il nostro paese. Forza Italia, in campagna elettorale, aveva promesso l'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Coerentemente, oggi presentiamo tale articolo aggiuntivo per ribadire al nostro elettorato l'impegno in tale direzione.

Il Governo dell'Unione, che si può definire dell'Unione Sovietica, aveva promesso una redistribuzione del reddito. In effetti, ha redistribuito qualcosa: più tasse per tutti. La casa è un bene primario che in Italia, a differenza di tanti altri paesi, è posseduto da una grandissima percentuale di cittadini: non solo dai ricchi, ma anche dai meno abbienti. La vostra ventilata ipotesi di revisione degli estimi catastali porterà un aumento dell'ICI. Questo andrà a punire tutti gli italiani, compresi quelli meno abbienti, ed anche gli italiani all'estero che con tanti sacrifici hanno acquistato una casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Azzolini. Ne ha facoltà.

 

CLAUDIO AZZOLINI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere la proposta emendativa in esame e, al tempo stesso, per sostenerla. Mi si consenta di svolgere una breve riflessione insieme ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Credo che l'essere iscritti al club «tanto peggio, tanto meglio» non debba essere proprio né della minoranza, né della maggioranza, ma debba essere il frutto di un'accurata, responsabile riflessione. Il mio impegno è quello di ragionare sulle cose e credo che l'opposizione stia ragionando in maniera proficua, significativa ed oggettiva.

Il relatore è tale non per ventura - se mi consente la battuta sul suo cognome - ma per competenza e ragionevolezza, altrimenti non avrebbe ricevuto un incarico così oneroso in occasione dell'esame del primo disegno di legge finanziaria di questo Governo, che attraverso la finanziaria stessa esprime il proprio DNA. Invito il relatore a far proprie le osservazioni espresse dall'opposizione ed a portare avanti un ragionamento nell'interesse esclusivo del paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzaracchio. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, colgo l'occasione per sottolineare che l'ICI è solo uno dei tanti provvedimenti punitivi. La verità è che il Governo in questo disegno di legge finanziaria ha posto in essere una serie di provvedimenti punitivi nei confronti dei proprietari di case. Credo che tali interventi messi insieme porteranno fatalmente alla paralisi dell'edilizia e, quindi, alla carenza di disponibilità di abitazioni, specialmente per la povera gente.

Considerati tutti insieme, gli interventi ci fanno meravigliare che questo Governo non sia ancora arrivato all'esproprio dei beni, che avrebbe certamente fatto felice Caruso, ma non l'opinione pubblica, non i cittadini del nostro paese.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzaracchio...

 

SALVATORE MAZZARACCHIO. Quindi, una riflessione va fatta - e seriamente! - da parte di tutti.

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

 

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, mi meraviglia l'insensibilità di questo Governo e della maggioranza di fronte ad un problema di cui risente sicuramente l'intero paese o, quanto meno, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Eppure, in campagna elettorale, Prodi prometteva e si impegnava a non aumentare la tassazione! Avendo egli dichiarato e promesso ciò, oggi dobbiamo evidenziare, però, l'uso distorto ed ingannevole degli impegni assunti al momento di chiedere il voto agli elettori italiani.

Con il disegno di legge finanziaria in esame il Governo Prodi non istituisce solo nuovi e vessatori balzelli fiscali, mettendo così sempre di più le mani nelle tasche dei cittadini (nuovi ticket per il pronto soccorso, aumento del bollo auto che colpisce soprattutto i ceti deboli a basso reddito, i quali non potranno sostituire l'automobile come possono fare i più agiati). A tutto lo scempio «rapinatorio» che caratterizza il disegno di legge finanziaria si aggiunge l'aumento degli estimi catastali, con ripercussioni...

 

PRESIDENTE. Onorevole Franzoso...

 

PIETRO FRANZOSO. ...sull'ICI (che raddoppierà). Per molti, sarà impossibile evitare di pesare sullo Stato sociale chiedendo un alloggio di edilizia popolare.

Questo significa, signor Presidente, cari colleghi...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

PIETRO FRANZOSO. ...cercare di evitare che chi ha la prima casa paghi l'ICI e, quindi, cercare di esonerare...

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, il mio intervento, che sarà brevissimo, è volto a superare il «muro contro muro» che si crea continuamente tra i due schieramenti.

Di fatto, l'ICI sulla prima casa ci riporta al reddito del possessore. Il centrodestra vuole rimediare a monte, vale a dire mediante un provvedimento del Parlamento; il centrosinistra vuole rimediare a valle, attraverso le amministrazioni comunali. Quindi, l'obiettivo è comune: tutto il Parlamento ha la sensibilità di cercare di lenire l'onere a carico del meno abbiente che pure possieda la prima casa.

La mia proposta - e faccio rilevare, signor Presidente, che per il mio gruppo sono intervenuto soltanto io, a titolo personale - è quella di raggiungere un accordo che salvi il principio secondo il quale chi non ha reddito ma ha una casa, come pure chi ha un reddito basso, non «contenibile» rispetto all'ICI da pagare, debba essere esentato dal pagamento dell'imposta. Quindi, e lo dico a titolo personale, io sono per individuare un aggiustamento che permetta ai comuni di esercitare la predetta funzione.

Debbo dire che il sottosegretario Grandi ha manifestato giuste preoccupazioni in ordine alla copertura. Sarebbe come dare l'esenzione dal pagamento dell'ICI a chi ha un milione di euro di reddito annuo ed a chi ha 7 mila euro di reddito annuo: non è giusto! Chi ha un milione di euro di reddito deve pagare l'ICI e chi ha un reddito di 7 mila euro deve essere esentato. Quindi, il Governo ha ragione quando fa rilevare che l'esenzione non deve essere estesa a chiunque. Pertanto, chiedo che si permetta ai comuni di esentare le fasce deboli. Qualora i comuni non agissero in tal senso, dovrebbe intervenire lo Stato (con un provvedimento da approvare in questa sede), rivalendosi dell'onere sostenuto attraverso minori trasferimenti alle amministrazioni comunali.

In particolare, colleghi della destra e della sinistra, faccio rilevare il caso delle cooperative a proprietà indivisa: coloro i quali hanno rinunciato alla proprietà e, pur di avere la prima casa, si sono sottoposti ad enormi sacrifici, con il tipo di impostazione che è stato dato alla materia pagherebbero l'ICI!

È giusto, invece, tener conto delle fasce deboli della popolazione e cercare di trovare dei rimedi utilizzando il buon senso, che caratterizza sia il centrosinistra sia il centrodestra. Quell'enorme onere che fa intravedere la proposta emendativa non sussiste poiché noi riusciremo, attraverso un emendamento ponderato e concordato, a garantire lo Stato, i meno abbienti - i quali con molti sacrifici sono riusciti a possedere la prima casa - e soprattutto le cooperative a proprietà indivisa relativamente al suo assolvimento.

Mi appello quindi sia alle forze del centrosinistra sia a quelle del centrodestra, dichiarando che se non si arriverà ad una conclusione di questo tipo mi asterrò sull'articolo aggiuntivo in oggetto (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

 

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo una legge finanziaria importante che affronta, in maniera risolutiva, il problema del rapporto fra lo Stato e gli enti locali. Vi è l'obiettivo - generale, per il nostro paese - di passare da una fase di bassa crescita ed insufficiente sviluppo ad una fase consolidata di crescita e di sviluppo - da quantificarsi almeno in un 2 per cento - che chiami a collaborare tutti i soggetti istituzionali: comuni, province e regioni.

Vanno in questa direzione il patto per la salute, sottoscritto dal Governo e dalle regioni, e la proposta di patto di stabilità fra Stato ed enti locali contenuta in questa finanziaria: si vanno così a comporre due tasselli del DPEF. In tale contesto, la casa riveste particolare importanza; tra l'altro, i comuni che si sono caratterizzati per sane politiche di bilancio non avranno bisogno di ulteriori addizionali ed interventi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

 

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, ritengo che le molte accuse rivolte al centrosinistra e al Governo dai colleghi del centrodestra circa l'incapacità di assumere iniziative legislative a vantaggio delle categorie sociali più deboli - nel caso specifico ci si riferisce all'abolizione dell'ICI - dimostrino, ancora una volta, che forse il centrodestra si è dimenticato di aver avuto cinque anni a disposizione per interventi di questo tipo; tra l'altro, vi era una maggioranza significativa sia alla Camera sia al Senato.

Come hanno detto diversi colleghi del centrosinistra, si tratta di rivedere i meccanismi, i rapporti tra la finanza pubblica, che va risanata, e gli enti locali. Pertanto, il giudizio non si esprime avendo a riferimento i primi cinque mesi, ma tenendo conto della fine di un percorso; quindi, respingiamo l'accusa rivolta a Prodi secondo cui egli è un bugiardo che non ha adottato il provvedimento di cui si parla.

Signor Presidente, concludo il mio intervento affermando che va steso un velo pietoso sulla performance di oggi della collega Gardini, che si è trasformata da portavoce di Forza Italia in «porta insulti».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

 

LAURA FRONER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare che più volte durante la mattinata abbiamo sentito nominare i sindaci dei comuni italiani.

Signor Presidente, intervengo in qualità di deputato, ma anche in qualità di sindaco. Ricordo che, nell'ambito della propria capacità impositiva, ciascun comune ha la possibilità di ridurre l'imposta dovuta per la prima casa, ricorrendo ad una quota esente. Stando a quanto previsto dalle normative, la riduzione può arrivare fino al 50 per cento dell'imposta dovuta oppure, in sostituzione, può variare di un importo tra le 200 mila e le 500 mila lire, così come era previsto dal decreto. Quindi, è nelle nostre possibilità intervenire anche in modo aggiuntivo per andare incontro alle esigenze dei nostri cittadini meno abbienti. Non è vero che non si può fare alcunché per questi ultimi anche in tale situazione, rimandando interventi più significativi ai provvedimenti in materia di federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.

 

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che temi così delicati come quello dell'imposta comunale sugli immobili meritino una attenzione e una discussione del tutto diversa da quelle che stiamo svolgendo in questa Assemblea. Si tratta di temi particolar­mente sensibili che attengono a valori che fanno parte del nostro DNA. La casa è qualcosa di più del patrimonio, per i cittadini italiani. Quindi, agitare bandiere come quella dell'abolizione dell'ICI credo sia un atto poco rispettoso, oltreché irresponsabile. La vostra è una proposta chiaramente intrisa di demagogia e di populismo e, come tale, cerchiamo di considerarla, sapendo che i sindaci hanno svolto e svolgono un ruolo rilevante non soltanto nel risanamento di questo paese, ma nell'esercizio della democrazia più vera. Quindi, non possono essere trattati come sono stati trattati da questa opposizione. Non sono stati consultati, sono stati ignorati ed è stata avanzata una proposta senza tener conto delle loro posizioni. Le politiche relative ai bilanci comunali meritano maggiore rispetto e maggiore attenzione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, credo che ormai siamo arrivati alla conclusione della discussione su questa proposta emendativa. Ho ascoltato con interesse la dichiarazione di voto del collega del gruppo dell'Italia dei Valori intervenuto in precedenza, ma non ho capito se annunciasse la propria astensione o quella dell'intero gruppo al quale appartiene.

Intendo riprendere l'intervento del collega Strizzolo, ricordandogli che c'è una diversità fra questo disegno di legge finanziaria e le leggi finanziarie degli scorsi anni. Questo è un provvedimento da 35 miliardi di euro di cui 13 o 15 sono necessari per rimettere a posto i conti. Quindi, ha una libertà di manovra, nel restante importo, che le leggi finanziarie precedenti - ahinoi - non avevano. Con questo disegno di legge finanziaria si potrebbe intervenire sull'ICI. Trovo politicamente anomalo che con lo stesso provvedimento non si trovino i fondi per eliminare l'ICI sulla prima casa a favore delle classi meno abbienti - abbiamo affermato di essere disposti alla riformulazione - e che si approvi una riduzione al 20 per cento, che a me sta benissimo, della tassazione sugli affitti. Costa molto di più la riduzione al 20 per cento della tassazione sugli affitti che non l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa. Questa è una contraddizione vostra, non nostra (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Brasi. Ne ha facoltà.

 

RAFFAELLO DE BRASI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti d'accordo sulla necessità di ridurre le imposte sulla prima casa. Già molti comuni aumenteranno le esenzioni, non aumenteranno l'ICI sulla prima casa, altri la ridurranno e altri ancora si accingono a riformularla, tenendo conto dei nuovi valori immobiliari e delle nuove zonizzazioni, come sta pensando di fare il comune di Roma, in questo modo riducendo l'ICI per molti cittadini. Già oggi, le prime misure di federalismo fiscale consentono di non agire sulla prima casa. In futuro, anche a seguito della revisione degli estimi catastali e in virtù della nuova gestione comunale del catasto, sarà consentito ridurre ulteriormente l'ICI per importanti fasce di cittadini. Ciò che non si può fare è cancellare l'ICI sulla prima casa, magari eliminando, come avete proposto nel corso della campagna elettorale, anche l'IRAP, perché in questo modo i comuni dovrebbero tagliare significativamente gli investimenti e i servizi e le regioni dovrebbero privatizzare completamente la solidarietà pubblica.

Avete abbandonato l'IRAP ed ora cercate di riempire il vostro ostruzionismo con un contenuto sociale, che però si presenta anch'esso demagogico e populista, cioè irrealizzabile, vista la grave situazione dei conti pubblici che avete lasciato in eredità. In questo modo, manifestate la vostra demagogia che da una parte contesta i nostri tagli alla finanziaria, salvo poi proporne di nuovi e consistenti per la copertura...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Brasi.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zorzato 7.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 438

Votanti 437

Astenuti 1

Maggioranza 219

Hanno votato sì 180

Hanno votato no 257).

 

MARIO PEPE. Vergogna!

 

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Viola e Dato non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, propongo di tornare all'esame degli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 5 per affrontare una questione che era stata precedentemente accantonata e su cui ora la Commissione è pronta.

 

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, possiamo procedere nel senso indicato dal relatore.

 

(Ripresa esame articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo pertanto l'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).

Chiedo al relatore di esprimere il parere.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, mentre esprime parere contrario sulle restanti proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.05.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non vorrei assolutamente ripetere argomentazioni già ascoltate in quest'aula, non solo da parte mia, ma anche da parte di tutti i colleghi che hanno sottoscritto e sostenuto la mia proposta emendativa. Tra l'altro, colgo l'occasione per ringraziarli. L'interesse suscitato dal mio articolo aggiuntivo dimostra come in effetti esso sia di assoluto buon senso, come peraltro anche il 5.06, sempre a mia firma. Va da sé che il nostro dibattito e quello di sabato mattina hanno trovato nel paese e sui mezzi di informazione, televisioni e giornali, grande interesse. Di questo argomento si è parlato non soltanto in quest'aula, ma anche nel paese nel corso delle ventiquattro ore successive. Questo dimostra che le argomentazioni da noi addotte non erano assolutamente capziose o inventate, ma che esse entravano nello spaccato dal nostro paese e non riguardavano soltanto una particolare categoria o particolari interessi, come qualcuno ha fatto aleggiare in quest'aula, ma il senso comune della vita quotidiana in settori importanti della nostra società e, in senso più esteso, anche la quotidianità di gran parte dei nostri cittadini. Insomma, esse interessano il paese Italia nel suo complesso.

Noi abbiamo guardato e letto con attenzione la proposta del Governo volta a dare diversa cadenza a quella parte del cosiddetto decreto Visco-Bersani, che noi contestiamo. Innanzitutto, affermiamo che a noi la proposta emendativa del Governo non piace perché appare una posizione di assoluto ripiego. Signor Presidente, tra l'altro noi non contestiamo soltanto la tempistica e le modalità di attuazione, ma il provvedimento anche dal punto di vista del principio.

È per questo motivo che continuo a sollecitare l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sul mio articolo aggiuntivo 5.05. Ciò avviene perché, evidentemente, non poniamo semplicemente un problema di tempistica, ma intendiamo sollevare soprattutto una questione di principio. Noi vogliamo confrontarci ed anche contarci all'interno di quest'Assemblea, proprio perché siamo convinti che gli schieramenti che si creeranno in questa sede troveranno riscontro nell'opinione pubblica del paese!

È stato evidente, tra l'altro, che il dibattito svoltosi in questa Assemblea, al di là della suddivisione tra gli schieramenti, ha interessato anche ampi settori della stessa maggioranza. Mi rivolgo a coloro che si definiscono «moderati» nel centrosinistra, vale a dire ai parlamentari dell'Udeur e della Margherita, nonché a settori dei Democratici di Sinistra, i quali hanno mostrato interesse e sensibilità nei confronti di tale questione.

È proprio questo il motivo per cui mi rivolgo a tali settori, i quali sostengono di essere sicuramente più attenti a questo genere di problematiche, per sollecitare un voto favorevole sul mio articolo aggiuntivo 5.05, affinché, superando anche gli steccati e le suddivisioni politiche, si possa lanciare un segnale positivo e, soprattutto, di controtendenza a quel paese reale che da fuori ci osserva.

Ritengo, infatti, che tutto ciò sia notevolmente più importante delle nostre argomentazioni e dello stesso momento che stiamo vivendo in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, ricordo che, nella seduta di sabato, si è svolto un ampio dibattito sulla vicenda della tracciabilità dei compensi dei professionisti; con il mio intervento, tuttavia, desidero aggiungere due ulteriori elementi di valutazione. Facciamo l'ipotesi di un soggetto protestato o fallito. Supponiamo che tale soggetto debba sottoporsi ad un intervento chirurgico: quindi, avrà bisogno delle prestazioni di un medico chirurgo.

Ebbene, siccome i soggetti falliti o protestati non hanno la disponibilità di conti correnti, purtroppo dovranno soccombere, poiché non avranno la possibilità di farsi curare: ecco la gravità della normativa in discussione! Taluni soggetti non possono adempiere l'obbligazione connessa alla prestazione professionale poiché non è disponibile lo strumento tecnico, dal momento che non dispongono di conti correnti!

Pensate, inoltre, a ciò che accadrebbe anche ad un soggetto extracomunitario che si deve avvalere, ad esempio, delle prestazioni di un professionista o di un avvocato penalista. In questo caso, infatti, l'extracomunitario ha forse la possibilità di avere a disposizione conti correnti, bonifici bancari, pagamenti tramite bancomat (POS) o quant'altro?

Attraverso questi semplici esempi, si riesce a comprendere bene come la norma in oggetto non funzionerà. Infatti, il cittadino extracomunitario pagherà sicuramente il professionista che ha fornito la propria prestazione in contanti, mentre tale professionista non includerà questa prestazione tra i compensi professionali e non vi pagherà le imposte: ecco a cosa conduce la disposizione proposta dal Governo!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, desidero innanzitutto esprimere il mio rammarico per il fatto che sabato, quando abbiamo affrontato tale importante materia, il viceministro Visco, anziché rispondere all'Assemblea, sia uscito in Transatlantico ed abbia detto ai giornalisti, in quella sede atipica, che con la battaglia che si stava conducendo in aula il Parlamento stava facendo un favore agli evasori fiscali (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Si tratta di un fatto di estrema gravità, perché il dibattito dovrebbe svolgersi in Parlamento e, nel momento in cui si trattano materie importanti, bisognerebbe anche guardarsi negli occhi!

Mi scusi, signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

 

PRESIDENTE. Lei ha cinque minuti di tempo a disposizione, perché parla a nome del suo gruppo.

 

CARLO GIOVANARDI. Allora, cercherò di utilizzarli tutti!

Il primo argomento che intendo affrontare è stato già sviluppato dal collega precedentemente intervenuto. Esistono, infatti, centinaia di migliaia di persone che, in questo paese, non possono aprire un conto corrente, non possono avere una carta di credito (come, ad esempio, i soggetti protestati) e si trovano nell'impossibilità materiale di utilizzare come mezzo di pagamento ciò che la legge impone di impiegare! Ciò perché essi non hanno assegni e non hanno una carta di credito!

Il pagamento in contanti per una somma di 1.000 euro, come sostiene Visco, verrà loro rifiutato, e se si recheranno dall'oculista o dall'avvocato, non sapranno come pagarli! Ciò perché, come già detto, vi sono milioni di persone che non possiedono un conto corrente o una carta di credito!

Allora, andate da un direttore di banca, ed egli vi spiegherà che, se devo pagare una prestazione all'anno, perché mi capita di dover pagare un professionista per un importo pari a 100 euro - dal momento che voi confermate tale limite tra tre anni! -, dovrò aprire un conto corrente che, tra gestione e competenze della banca, mi costerà più o meno quanto l'ammontare della stessa prestazione! Ciò avviene perché vi è una tassazione e delle competenze che spettano alla banca, per cui la semplice apertura di un conto e la sua gestione annuale grava sul cittadino per decine e decine di euro. La carta di credito ha un canone annuale e, quindi, per soddisfare una prestazione sono obbligato per legge ad una spesa aggiuntiva tra i 30 ed i 60 euro all'anno. In quale ordinamento, per soddisfare una prestazione si dice: non puoi usare moneta corrente e sei obbligato ad una spesa aggiuntiva per adempiere ad una prestazione?

Vengo ad un altro argomento. Ogni volta che si pagheranno più prestazioni si pagheranno anche le rispettive competenze alla banca, quindi non si pagano 100 euro ma anche 102 o 103. Non si paga più solo la parcella, ma anche la competenza della banca.

Vi è, poi, un'altro argomento. Quando uno paga con banconote di Stato l'obbligazione è soddisfatta, con l'assegno bancario ciò non si verifica, perché tu dai ordine di pagare alla banca, che lo fa se c'è la provvista, ma l'assegno può essere anche a vuoto. Alla certezza di un rapporto giuridico che si estingue nel momento del pagamento con moneta corrente si sostituisce un rapporto con un mezzo di pagamento aleatorio. Pensate ai periti, ad esempio.

C'è una Costituzione, ci sono i principi generali dell'ordinamento. La solvibilità di uno Stato ed i rapporti commerciali si fondano proprio sul fatto che nessuno può rifiutare - in un ristorante, in un negozio o in una prestazione professionale - il pagamento fatto con moneta corrente. In questo caso, invece, si crea un principio per cui non si possono utilizzare banconote di Stato per soddisfare un certo tipo di obbligazioni. Perché tutto questo? Per contrastare l'evasione fiscale? Ma voi così la incentivate! Viceministro Visco, questo sistema vessatorio ed iniquo della tracciabilità agevola il nero, perché induce il professionista a non lasciare alcuna traccia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Oggi, il professionista, magari, fa una parcella ridotta rispetto al pagamento effettivo, un domani non farà neanche questo. Già oggi si stanno verificando fenomeni di questo tipo. Potevo capire se il Governo e la maggioranza avessero deciso di confermare il limite dei mille euro, ma voi con questo emendamento riconfermate che fra tre anni volete passare comunque al limite dei 100 euro, con tutte le controindicazioni - mi rivolgo anche ai giuristi presenti tra i banchi del centrosinistra - che verranno sicuramente censurate dalla Corte Costituzionale, perché vi sono alcuni principi costituzionali che non giustificano questa pseudo-lotta all'evasione fiscale; pensate soltanto all'onere di milioni di assegni e di versamenti effettuati con carte di credito ai fini di un controllo successivo.

Queste sono tutte ragioni per le quali non voteremo la proposta successiva presentata dalla maggioranza. Voteremo, invece, la proposta emendativa che prevede l'abrogazione di questa norma iniqua, vessatoria e inutile [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, innanzitutto chiedo di apporre la mia firma a questa proposta emendativa. Tanto è stato fatto - ricordo le discussioni di sabato, in cui avevamo dato atto al relatore ed al rappresentante del Governo di aver recepito gli interrogativi, peraltro legittimi, che avevamo posto - che la montagna ha partorito un topolino: il mero differimento di questa norma iniqua.

Mi chiedo: che senso ha differire? Che dovrebbe accadere in questi tre anni di vacatio della norma? Non cambia assolutamente nulla! Vi siete domandati quanto costa pagare attraverso una carta di credito? Circa un 6-7 per cento in più sulla prestazione, una cifra che rappresenta un ulteriore balzello. Voi, che non volevate aumentare le tasse di fatto e di diritto le state aumentando.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve considerazione, quasi di ordine culturale. Abbiamo notato con fastidio l'atteggiamento del viceministro Visco: un atteggiamento, sostanzialmente, extraparlamentare. Qui dentro, rifiuta il dibattito; poi esce e dice che l'opposizione avanza proposte a favore degli evasori fiscali. Quindi, vergogna a Visco per il suo comportamento, dentro e fuori il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

E, poi, basta con questa cultura sovietica! Questo sta diventando un paese di spioni e di spiati: spioni e spiati attraverso i telefoni, le carte di credito, i bancomat e via dicendo. Qui, grazie a Dio, non siamo ancora in Unione Sovietica, e non ci vogliamo finire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire sui miei successivi subemendamenti.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per svolgere una considerazione di buonsenso; e chiedo un po' di attenzione ai colleghi della maggioranza, poiché, purtroppo, spesso il clima di contrapposizione non consente di ragionare sulle cose fino in fondo.

La proposta del Governo è semplice: rinviare di un anno l'applicazione della norma. Ma il problema di fondo è che questo paese, oggi, non vive in un film di Star Trek. Mi spiego: esiste ancora la carta moneta, e tutti l'abbiamo nel portafogli. Vi invito a fare una riflessione: nei vostri paesi quanti sono, ancora oggi, i pensionati che, anziché farsi accreditare la pensione sul conto corrente, la ritirano in contanti? Sono ancora una buona fetta. Siete davvero convinti che, nel 2009, nessun pensionato ritirerà la pensione in contanti? Siccome saranno ancora tanti i pensionati che avranno in mano la carta moneta, mi spiegate come faranno questi poveri diavoli a pagare il dentista, il medico o chi volete voi? È evidente che una norma del genere non funziona.

Quindi, siccome Star Trek è di là da venire, usiamo un po' di buonsenso!

Vi sono, poi, proposte emendative successive che alzano almeno il tetto limite: infatti, 100 euro sono oggettivamente pochi, e sono pochissime le parcelle inferiori ai 100 euro. Quindi, usiamo un po' di buon senso e vediamo di applicarlo anche a vantaggio dei tanti nostri anziani che non possiedono la carta di credito o il bancomat (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.

 

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve riflessione sull'articolo 5. Mi chiedo se ci si renda conto di quanto costi aprire un conto in banca. Peraltro, oltre alle città, ci sono gli entroterra, i paesini abitati da contadini, persone semplici e anziani: mi chiedo se non ci si renda conto di quanto sia difficile per loro aprire conti correnti o usare una carta di credito.

Penso che questa maggioranza viva in un altro mondo; e non ne dubito, visto il disegno di legge finanziaria presentato. Essa non capisce che, effettivamente, il fatto di usare la carta di credito - cosa che per tanti sembra ormai scontata - non è così scontato per tante persone semplici, per tanti anziani.

Vorrei riflettere anche sul favore reso alle banche. Io sono ligure e, quindi, leggo attentamente gli estratti conto: non potete immaginare - forse, voi non li esaminate attentamente - quanto costi alle persone normali gestire una carta di credito. Ma, probabilmente, se ne renderanno conto con il tempo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, spero che il viceministro Visco ci permetta ancora di motivare il dissenso su questa norma senza essere tacciati come coloro che proteggono gli evasori fiscali.

Sono preoccupato - come i miei colleghi - per le fasce deboli, per coloro che hanno meno attitudine all'utilizzo degli strumenti finanziari. Ma sono anche preoccupato, in particolare, per gli effetti che questa norma produrrà. Questa è la norma di chiusura della disposizione sul conflitto di interessi: in altri termini, starà in piedi solo ed esclusivamente quando avremo introdotto nella normativa tributaria il conflitto di interessi fra il prestatore di beni e servizi e il contribuente.

Oggi, al contrario, questa norma incentiva l'evasione: con il nostro sistema fiscale si avrà convenienza a pagare in nero. Allora, visto che ci siamo trovati d'accordo sullo slittamento dei termini, lasciamo il limite dei 1.000 euro per il 2007 e il 2008 e successivamente, nel 2009, rivediamo l'intera normativa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO MISURACA. Intervengo per sottoscrivere ora l'articolo aggiuntivo 5.05 dell'onorevole Marinello, considerato il fatto che non ho potuto farlo nella seduta di sabato scarso.

Desidero evitare un'ulteriore battuta, dopo quella del ministro Visco, il quale ha dichiarato che i deputati della Casa delle libertà difenderebbero gli evasori fiscali. Non vorrei, colleghi, che il ministro Visco rilasciasse a qualche agenzia di stampa la dichiarazione che adesso noi staremmo aiutando i falsari, dato che, se si riduce la circolazione del denaro, sarebbe meno conveniente falsificare il danaro.

Al di là di queste battute, signor Presidente, mi consenta di dire che i colleghi hanno ben illustrato le motivazioni dell'articolo aggiuntivo in esame. Io vorrei aggiungerne un'altra molto velocemente in queste poche battute che ho a disposizione: ci siamo mai chiesti, nel caso dovessero venire stranieri in Italia che hanno bisogno di assistenza da parte dei professionisti e non possono pagare in contanti, come essi possano fare senza carta di credito o assegni? Bisognerebbe probabilmente rinviare questa norma ad una normativa dell'Unione europea, affinché sia eventualmente la Commissione europea di Bruxelles a decidere circa una norma sulla tracciabilità antievasione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tolotti. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, a me sembra che gli interventi di oggi stiano testimoniando la strumentalità di una discussione che sabato si è concentrata sulla insostenibilità dei tempi previsti per il provvedimento.

Lo scorso sabato, gli interventi dell'opposizione erano volti ad ottenere una dilazione dei tempi. Una ragionevole richiesta era stata avanzata, peraltro, anche all'interno del centrosinistra in sede di Commissione bilancio. Il Governo, a mio parere, avrebbe fatto bene a considerarla da subito. Il relatore ha opportunamente accettato di dilatare i tempi e di prevedere una scansione più ragionevole e congrua.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,20)

 

FRANCESCO TOLOTTI. A questo punto, la discussione si sposta nuovamente su un altro piano, vale a dire sulla insostenibilità della tracciabilità. Credo che questo sia un modo strumentale e sbagliato di procedere.

L'esigenza di garantire una tracciabilità dei pagamenti è assolutamente condivisibile. A meno che, quando si parla di contrastare l'evasione, non si faccia agire anche in questo campo la ben nota sindrome del Nimby, per cui va benissimo il contrasto all'evasione purchè sia qualcosa che riguardi non noi, ma gli altri.

Non credo che questo debba essere considerato il vero punto della questione e dunque penso che avremo la possibilità, anche per la scansione temporale prevista dalla norma da approvare, di fare le opportune verifiche ed eventualmente di intervenire con aggiustamenti, nel caso in cui il paese sia in questa sorta di sacca di arretratezza, come gli interventi dei colleghi del centrodestra stanno cercando di accreditare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, io credo che la follia di questa norma risieda nell'obbligo di utilizzo degli strumenti utili alla tracciabilità. È un linguaggio fuorviante quello utilizzato anche dal sottosegretario, che parla di «educare», espressione comunque migliore di «rieducare».

Vorrei aggiungere solo una considerazione, chiedendo di apporre anche la mia firma a questo articolo aggiuntivo: abbiamo parlato di fasce della popolazione, ma forse ci si è dimenticati - e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi del centrosinistra e della sinistra che hanno tanto a cuore le sorti dell'integrazione degli emigranti in Italia - della popolazione extracomunitaria. Infatti, vi siete chiesti che cosa comporterà per essa questo vincolo, quanto vessatorio sarà per un extracomunitario dover aprire un conto corrente o chiedere una carta di credito per pagare 150 euro all'avvocato o al medico? Io credo che questa sia una follia: tutti sappiamo che la direzione è quella di un maggior utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento. Imporre quest'obbligo è una vessazione...

 

PRESIDENTE. Deve concludere.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Mi rivolgo ai colleghi della sinistra: questa è una vessazione che subiranno pesantemente i cittadini extracomunitari.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo per insistere sul concetto di tracciabilità. Tale concetto deve servire per allineare il corso dei soldi o per creare uno Stato di polizia bulgaro piuttosto che rumeno alla Ceausescu?

Sono convinto che un paese sereno e tranquillo non possa essere vessato da un sistematico tentativo di mettere le mani nel portafoglio della povera gente, incapace di gestire carte di credito o assegni.

Ho l'impressione che la maggioranza e il Governo stiano inventando qualsiasi cosa per compiere tutte le azioni possibili e immaginabili per incattivire la gente, per renderla...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

 

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, poiché di tali questioni mi sono occupato quando vi era un silenzio assordante, vorrei ricordare che la tracciabilità di per sé è importante, ma non può essere imposta. Infatti, se essa non è agganciata al principio del contrasto di interessi, conduce solo ad un aumento delle attività professionali in nero.

Poiché il ministro Visco tende a ribaltare la frittata, come se l'opposizione non si preoccupasse dei problemi dell'evasione fiscale, vorrei che ciò fosse molto chiaro. Gli studi di settore sono stati inventati dal ministro Visco, che non li ha mantenuti; lo studio di settore è un condono anticipato, quindi su tale materia occorre essere molto precisi. Non ho il tempo per andare oltre, ma agli intelligenti bastano poche parole!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Porcu. Ne ha facoltà.

 

CARMELO PORCU. Signor Presidente, riteniamo che tale norma, lungi dal combattere efficacemente l'evasione fiscale, crei difficoltà per molti cittadini. Si tratta di difficoltà dovute non all'arretratezza, ma al disagio sociale del quale tutti noi dobbiamo prenderci carico.

È inutile costringere le persone che fino ad ora non hanno avuto l'esigenza di aprire un conto in banca a recarsi negli istituti di credito soltanto per svolgere questo tipo di operazioni. È un'inutile vessazione che colpisce i cittadini più deboli, quelli che non hanno nessuna idea di evadere il fisco o di violare la legge. Quindi, una simile iniziativa va contro i ceti deboli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'altra sera, quando il relatore Ventura ha chiesto l'accantonamento di questo argomento ho sperato che finalmente le sinapsi cerebrali cominciassero a funzionare.

È giusto quanto affermava un collega dell'Ulivo secondo il quale gli evasori devono essere perseguiti, ma pensiamo anche ai dieci milioni di italiani che non hanno carte di credito né alcun tipo di conto corrente. Pensiamo a queste persone, perché dobbiamo obbligarle ad aprire un conto corrente? Perché dobbiamo consentire che le banche si prendano 2 miliardi di euro?

Ieri sera, noi abbiamo manifestato la nostra contrarietà a togliere alle fondazioni 150 milioni di euro, perché allora dobbiamo obbligare in tal modo dei cittadini indigenti, anziani, che magari non dispongono di un ufficio postale vicino, con il rischio che vengano anche raggirati?

Infatti, se si considera la moneta contante tutti sanno di cosa si tratta, ma nelle transazioni realizzate attraverso l'utilizzo del bancomat o della carta di credito esiste la concreta possibilità di essere raggirati. Andate a vedere alle Poste come i nostri anziani percepiscono la loro mensilità, sebbene molto bassa. La percepiscono in contanti! Se la tengono in tasca! Vanno dal medico, dall'avvocato e dal professionista con i soldi contanti, perché non hanno nessun altro mezzo!

Si tratta quindi di valutare un diverso meccanismo per coniugare la rintracciabilità e la battaglia all'evasione, evitando di obbligare per legge coloro che prima non avevano, un conto corrente, ad aprirlo. È equità questa? Se questa è equità, voi non conoscete il paese reale! A voi sfuggono i problemi delle persone anziane, delle persone sole, degli indigenti, dei portatori di handicap!

Infine, vorrei fare un'ultima considerazione. Chi ha subito un protesto, non potrà andare più da nessuna parte, perché nessuno gli darà più nulla. Se ha bisogno di un medico, noi gli diciamo: devi morire, perché nessuno ti può fornire la prestazione! Ma è una cosa seria, questa? Cercate di svolgere la lotta all'evasione, però tenendo presente che quei 10 milioni di persone che non avevano il conto corrente probabilmente non lo avranno avuto per un motivo; mica perché erano dei delinquenti, ma perché forse erano poveri, anziani, soli, emarginati! Solo per questo ho pensato che le sinapsi cerebrali funzionassero...! Tuttavia mi devo ricredere, sottosegretario Grandi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Forse è opportuno ricordare cosa è successo sabato scorso in quest'aula con riferimento al tema di cui stiamo discutendo. Lo dico dopo avere ascoltato l'intervento del collega Tolotti e dopo aver letto le dichiarazioni del viceministro Visco sulla «difesa» degli evasori. Le opposizioni sabato scorso hanno illustrato le loro proposte emendative, soppressive o modificative, dell'articolo 5 del disegno di legge finanziaria. Hanno anche chiesto con insistenza che a prendere la parola su questa norma fosse il viceministro Visco. Questi si è consultato con il sottosegretario Grandi - io sedevo al banco del Comitato dei nove e quindi ho assistito alla scena - e gli ha dato alcune indicazioni; dopo di che, il sottosegretario Grandi si è alzato e ha detto: il provvedimento è perfetto, fa parte della lotta all'evasione, noi non lo modifichiamo. Successivamente, ha chiesto la parola il relatore, l'onorevole Ventura, che è un uomo più riflessivo sia del viceministro Visco sia - me lo consenta - del sottosegretario Grandi, il quale ha detto: lo modifichiamo. Quando l'onorevole Ventura ha concluso il suo intervento, ha ricevuto le congratulazioni non dell'opposizione, ma di decine di parlamentari della maggioranza, che si sono recati in processione al banco del Comitato dei nove per dire che si era trattata di una decisione giusta.

Allora, onorevole Visco, capisco che lei sia furioso per questa faccenda, ma è inutile che se la prenda con l'opposizione. Prenda atto del fatto che la sua maggioranza non condivide la violenza con la quale lei ha impostato questi problemi. Se va fuori dall'aula a dire queste cose, è perché non può dirle a quest'Assemblea, perché la maggior parte dei parlamentari del centrosinistra è perfettamente d'accordo con noi nel ritenere che si tratta di una misura inutilmente vessatoria (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista), che è destinata ad allontanare ulteriormente l'opinione pubblica dal centrosinistra.

Pertanto, colleghi della maggioranza, se avete il coraggio, mantenete il vecchio testo, in onore del ministro Visco. Se invece volete modificarlo - a noi non sembra che lo abbiate modificato abbastanza - è perché riconoscete che quella norma della finanziaria è una pessima norma che andava abolita!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

 

SIMONE BALDELLI. Desidero sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e voglio ringraziare l'onorevole Marinello, che lo ha presentato, perché ci fornisce l'occasione di affrontare questo tema, visto che in sede di discussione del decreto Visco - e, per conoscenza, Bersani - non abbiamo avuto occasione di approfondire questo argomento, perché, come al solito, è stata posta la questione di fiducia.

In realtà, gli scopi per cui queste norme sono state introdotte dal decreto Visco-Bersani sono disattesi dai fatti, perché non si può pensare di costruire un meccanismo di inquisizione fiscale, allo scopo di ridurre l'evasione fiscale, con una regola come questa della tracciabilità dei conti e dell'imposizione dei pagamenti per le prestazioni professionali, attraverso carte di credito, che spingono ed incentivano il som­merso e i pagamenti in nero. Al di là della questione relativa alla privacy, è evidente che emerge una discriminazione tra coloro che sono titolari di conti correnti bancari e tutti coloro che, per diverse ragioni, non lo sono e non possono esserlo e, per di più, si svilisce il significato della moneta corrente. Questo Governo sta prendendo l'ennesima cantonata e ci auguriamo che, anche su questo, vi possa essere un ripensamento ispirato al buonsenso e al rispetto dei cittadini.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

 

PAOLA FRASSINETTI. Intervengo anch'io per sottoscrivere questa proposta emendativa, in quanto la norma predisposta dal Governo, in un solo colpo, penalizza i cittadini e, in particolare, i liberi professionisti, già colpiti dal decreto Bersani. Ritengo, poi, che bisogna rivendicare il diritto e la libertà di poter pagare con denaro contante. In questo modo, il Governo vuole ridurre, in maniera demagogica, la libertà, cercando, del tutto erroneamente, di ridurre l'evasione fiscale. Non è questo il metodo. Bisogna avere la libertà di poter effettuare i pagamenti con denaro contante, anche se si è in possesso di carte di credito.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

 

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Caro Presidente, nel dichiarare di voler sottoscrivere anch'io questo articolo aggiuntivo, voglio manifestare il mio stato d'animo, da parlamentare di questa Repubblica. Venerdì, prendendo un taxi per andare all'aeroporto, avendo ancora all'occhiello il distintivo di deputato, mi sono sentito quasi aggredire dal tassista, che, non sapendo a quale coalizione politica appartenessi, me ne ha dette di tutti i colori sull'«amico» Prodi. In aeroporto, ho sentito lamentele enormi contro questa finanziaria, ma la cosa più grave, caro Presidente, è che, arrivato ad Enna, nella mia città, un contadino, un povero contadino, che, qualche volta, viene a fare qualche piccolo lavoretto nella mia azienda (Una voce dai banchi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea grida: In nero!), aspettandomi all'ingresso, mi dice: caro onorevole, io non posso più sentir parlare di questo Prodi! Aveva sempre votato a sinistra. Perché, ad un certo punto, dobbiamo mettere in così grande difficoltà le due categorie: l'utente che paga e il professionista che riceve? Cerchiamo di colpire una sola categoria. L'importo minimo dovrebbe essere non di 100 mila euro, ma di 5 mila euro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Credo ci sia una grande distanza, un solco enorme, tra gli interessi dei cittadini e quelli che ha inteso considerare il ministro Visco. Credo che non conosciate a fondo il tessuto sociale: esistono persone che incontrano enormi difficoltà anche a poter accedere alle banche e agli uffici postali (penso, ad esempio, ai molti luoghi in cui le sedi di tali uffici furono soppresse dal primo Governo Prodi, negli anni 1996-1998). Quindi, vorrei capire come le persone potrebbero riuscire ad usufruire del servizio bancomat o degli assegni. Ritengo poi che la cosa più assurda sia il fatto di dover seguire la difficoltà dei cittadini vessati in questo modo a livello fiscale, cercando di capire realmente dove si trovano e cosa fanno, perché questo è lo scopo reale della vostra amministrazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Paoletti Tangheroni. Ha facoltà.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHE­RONI. Signor Presidente, credo sia lei a dover chiedere al Governo di prestare un po' di attenzione.

 

PRESIDENTE. Prego il rappresentante del Governo di prestare attenzione.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHE­RONI. Grazie, signor Presidente.

Domenica, ho fatto una piccolissima indagine nel mio paese, che si trova a 5 chilometri da Pisa (certo, il campione non è rappresentativo), verificando che la maggior parte delle signore, che partecipavano alla messa, non possedeva il conto corrente. Questo è un fatto.

Certamente l'articolo aggiuntivo che state bocciando, oltre ad insinuare una cultura del sospetto pericolosissima, penalizza queste povere signore che si troveranno costrette...

 

PRESIDENTE. La prego, concluda.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHE­RONI. Questa finanziaria è pericolosa; infatti, state creando una società come quelle descritte da George Orwell.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà

 

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, signori del Governo, penso che in quest'occasione, come sempre, ci voglia buonsenso. C'è un sistema molto semplice per stanare l'evasione (obiettivo, questo, sul quale siamo tutti d'accordo)...

Presidente anch'io chiedo un minimo di attenzione da parte del Governo. No, non ci siamo... Allora, io sto zitto finché il Governo non presta attenzione al mio intervento.

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi deputati di non disturbare il rappresentante del Governo.

 

MARCO ZACCHERA. Se il rappresentante del Governo è tranquillo e vuole ascoltarmi, stavo dicendo che c'è un sistema molto semplice per cercare di stanare l'evasione - sempre che non siate degli ipocriti ed intendiate veramente condurre la lotta agli evasori - e che consiste nel rendere detraibili le parcelle professionali; infatti, nel momento in cui si decide che queste ultime sono detraibili, tutti le chiederanno, indipendentemente dal sistema di pagamento scelto. Se veramente volete realizzare la politica della svolta, senza ipocrisia e credendo in quello che fate, rendete detraibili le parcelle! In questo modo ci guadagnerete, perché i professionisti dovranno rilasciare le ricevute e la gente potrà detrarle. Questo è un sistema semplice che eliminerebbe anche le difficoltà burocratiche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Contento. Ne ha facoltà.

 

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, debbo ritornare sull'argomento affrontato questa mattina. La logica da seguire dovrebbe essere quella di colpire l'evasore fiscale mentre, in questo caso, con tali adempimenti si colpisce non l'evasore fiscale, ma il cittadino, che non ha alcuna responsabilità in relazione all'eventuale evasione del professionista.

Riprendendo, quindi, un concetto che esprimevo questa mattina, ricordando i tempi bui in cui i terroristi usavano lo slogan: «Colpirne uno per educarne cento», rilevo che la politica fiscale del Governo è improntata al principio: «Colpirne cento per, forse, educarne uno».

Ribadisco: i Governi di centrosinistra sono come il lupo, perdono il pelo ma non il «Visco» (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Patarino. Ne ha facoltà.

 

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05. La norma della tracciabilità dei conti con la quale vorreste operare il controllo sul lavoro e ridurre l'evasione, in verità è solo un provvedimento inutile e dannoso con cui non riuscirete mai a fare emergere e a combattere ...

 

PRESIDENTE. Posso chiedere ai signori deputati di non assediare il banco del Governo? Per cortesia, onorevole Franceschini, onorevole Bressa ...

Prosegua, deputato Patarino.

 

CARMINE SANTO PATARINO. Con questo provvedimento inutile e dannoso non solo non riuscirete mai a fare emergere e a combattere l'evasione, ma riuscirete soltanto a farla crescere e a procurare enormi difficoltà alle classi meno abbienti e soprattutto agli anziani che non hanno per niente l'idea - non la possono nemmeno concepire - di avere una carta di credito o un conto corrente.

Questa, quindi, è soltanto un'ennesima dimostrazione della vostra folle mania di perseguitare la gente e, soprattutto, quella meno abbiente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

 

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo articolo aggiuntivo.

Mi sembra che la sinistra viva in una realtà virtuale; infatti, questo Governo non ha la più pallida idea di quali siano le persone in Italia che hanno le carte di credito. Pensate che i precari, i giovani, gli anziani ed gli extracomunitari siano tutti dotati di un conto corrente e abbiano tutti la carta di credito e che per loro sia facile riuscire a sostenere questi costi? A queste vorrei aggiungere anche un'altra categoria di persone che non hanno la carta di credito: si tratta degli italiani all'estero che spesso vengono in Italia e spendono.

Questa norma li obbliga ad aprire un conto corrente e ad avere la carta di credito in Italia. Mi viene il dubbio che, anziché rappresentare i poveri, i deboli, gli italiani, si vada a difendere gli interessi di banche e società che emettono carte di credito (Visa, American Express e quant'altro). Sembra che questo Governo, dopo la norma sulla rottamazione dei frigoriferi e il favore alle Coop per la distribuzione dei farmaci, continui a favorire la grande industria.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere...

 

GUGLIELMO PICCHI. Il 4 per cento di tasse in più che le carte di credito comportano sarà un aggravio pesante per i cittadini. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ravetto.

 

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, intervengo per svolgere tre considerazioni. Innanzitutto, questo articolo porterà pian piano all'abolizione della carta moneta, cosa contraria alla nostra Costituzione. Inoltre, se veramente si vuole realizzare un sistema di questo tipo, bisognerebbe verificarne prima le condizioni oggettive di realizzabilità, che, nella specie, sarebbero eventualmente rappresentate dal fatto che le carte di credito fossero a costo zero. Non si tratta solo di opporsi a questo articolo per il fatto che una persona deve utilizzare la carta di credito perché ci crede, per ragioni culturali, non per imposizione legislativa, ma anche di mettere le persone in condizione di utilizzare questi strumenti senza costi ingiustificati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Iannarilli. Ne ha facoltà.

 

ANTONELLO IANNARILLI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e svolgere alcune considerazioni. Non solo vi è una tassa per l'emissione della carta di credito, ma anche la percentuale che va alle banche. Sapete benissimo che sono i sistemi interbancari che ricevono questi soldi (dall'1 al 3 per cento). Quindi, cari colleghi, credo che non potremo mai convincere questa maggioranza a cambiare idea. Queste sono soltanto cambiali elettorali; hanno pagato già le cambiali elettorali alle Coop e alle grandi distribuzioni per le medicine, ora pagano un'altra cambiale elettorale alle banche.

Ma la cosa che mi rende perplesso è che qualche giorno fa qualcuno ha detto in questa sede che l'Italia è impazzita; credo che qui di pazzi ce ne siano più di qualcuno: Prodi, Visco e Bersani [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galli. Ne ha facoltà.

 

DANIELE GALLI. Signor Presidente, ritengo che questo provvedimento sia ulteriormente limitativo della libertà personale. Voi identificate nei professionisti - e tali li fate apparire - la fonte principale delle evasioni in Italia. Non è così! Un suggerimento vi è arrivato prima; ritenete che questa sia una categoria da tenere strettamente sotto controllo? Il sistema fiscale inglese vi dà grandi suggerimenti su quello che potrebbe essere un rapporto tra professionista e il suo cliente. Ovviamente, cari signori, il fatto di rendere obbligatorio questo tipo di pagamento creerà enormi costi aggiuntivi ai clienti. Ciò mi induce a pensare che questa volontà di favorire il sistema bancario - a pensare male tante volte si ha ragione - non sia nient'altro che riconducibile alla vecchia professione del nostro Presidente del Consiglio, alle sue consulenze con il mondo bancario e a questo suo amore viscerale per il mondo bancario anche internazionale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, avendo sentito anche prima i discorsi «privati» di alcuni capigruppo di maggioranza, chiederei al Governo - se il sottosegretario Grandi mi può ascoltare - e al relatore un atto straordinario. Poiché non c'è copertura e si dice che le misure proposte non comportano oneri, invece di dare il parere, ci si rimetta all'Assemblea e vediamo cosa ne pensa il Parlamento su questo articolo aggiuntivo e su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Sarebbe un atto di fiducia verso il Parlamento; si vedrebbe veramente qual è la volontà della maggioranza in quest'aula e non ci sarebbe l'imposizione di un parere che non serve a nulla per la finanziaria, perché è la difesa di un principio ingiusto. È inutile continuare a sbagliare, quando tutti, mi sembra, si siano accorti che si tratta di un errore.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Diversi colleghi hanno chiesto di parlare; ora lo ha fatto anche il relatore. Non so se si tratti di un atto straordinario, ma il suo intervento può aiutare la nostra discussione. Darei quindi la precedenza al relatore, a cui do senz'altro la parola.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, colleghi, devo dire che oggi è una giornata probabilmente un po' particolare.

Noi avevamo affrontato con ben altro clima, in Comitato dei nove, questo problema; vorrei, infatti, richiamare l'attenzione sulla circostanza che avevamo allora accolto la richiesta di una scansione diversa, estendendo il limite dei mille euro sino a metà del 2008. Soprattutto, anche se rimanevano fissati a tale proposito alcuni punti fermi, si era in qualche modo subordinato il tutto ad una relazione che il Ministero avrebbe dovuto - e dovrà - presentare nel gennaio del 2008 per verificare l'insieme delle questioni.

Abbiamo invece ora assistito ad un dibattito svoltosi con toni tali che sembra non si sia apportata alcuna modifica. Mi sarei invece aspettato, per lo meno dal punto di vista della correttezza dei lavori parlamentari, che qualcuno avesse riconosciuto che erano state raccolte talune indicazioni; indicazioni non ritenute sufficienti, ma delle quali avrei voluto che si fosse dato atto. Vale a dire, è difficile pensare di poter aprire un dialogo quando anche i mutamenti che apportiamo al testo non sono minimamente apprezzati e valutati (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Ho svolto tali considerazioni, signor Presidente, perché la questione diventa ormai una sorta di inutile braccio di ferro; ad esempio, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Leo su chi si trovi nell'impossibilità di aprire conti correnti. Si pone un problema reale; si tratta, quindi, di vedere come affrontarlo e risolverlo: tuttavia, simili questioni non possono sempre essere caricate di una valenza ulteriore rispetto a quella propria dell'oggetto di cui stiamo discorrendo.

 

CARLO GIOVANARDI. Non puoi fare una legge per risolvere il problema...

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Collega Giovanardi, io non riferisco il tipo di dibattito che abbiamo avuto in sede di Comitato dei nove, con persone autorevoli, di tutti i gruppi.

 

CARLO GIOVANARDI. Il Parlamento è autorevole...!

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Esatto. E quindi non sostengo l'esistenza di una contraddizione tra il comporta­mento tenuto in quella sede ed i lavori dell'Assemblea; infatti, mi rendo conto benissimo della necessità della politica di rappresentare un quadro come quello che voi cercate di rappresentare. Poiché, colleghi, non ritengo si tratti di una questione per così dire fondamentale sulla quale si decidono le sorti del paese - e tale non l'avevo ritenuta la scorsa settimana -, ebbene, per tale ragione, chiedo al Governo se esistano gli spazi per una riflessione ulteriore. Chiaramente, il caso non può essere affrontato ora in modo improvvisato in quanto il comma cui si è fatto riferimento nella riformulazione del Governo è concatenato con altri commi. Chiedo, tuttavia, al Governo se per l'appunto ritiene che esistano margini per affinare ulteriormente tale proposta; non vorrei infatti che avvenisse una rottura in questo Parlamento su cosa dovrà accadere a metà del 2009, perché di ciò adesso si sta discutendo. Devo osservare che la questione non mi sembra tale da bloccare il lavoro del Parlamento su una legge finanziaria così importante quale quella in discussione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intanto intervengo sull'im­portanza della norma. Naturalmente, si possono avere le opinioni più diverse; è normale. Ma il fatto che vi sia una tracciabilità di moneta elettronica è un elemento che può giovare, essendo importante nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Si prevede inoltre la detrazione di alcune spese. Ad esempio, al Senato, alcuni colleghi dell'UDC hanno avanzato la proposta di rendere detraibili le spese di intermediazione immobiliare.

Il Governo l'ha ritenuta una sperimentazione interessante, tanto che nel decreto Bersani-Visco, lo stesso decreto di cui stiamo ragionando, è stata introdotta una norma che consente di detrarre le spese di intermediazione immobiliare fino a 1.000 euro: possiamo fare di meglio, per carità! Ciò per dire che non vi è una ideologia che privilegia la tracciabilità e un'altra che privilegia invece la detrazione, perché il sistema fiscale italiano - che lo vogliamo o meno - è diverso da quello americano, che prevede la detraibilità ma non conosce l'istituto del sostituto d'imposta. Immaginiamo per un momento se oggi, improvvisamente, non avessimo, nel nostro sistema, i sostituti d'imposta: crollerebbe l'intero sistema fiscale! Si può discutere e può darsi che vi siano anche altri modi, perfino migliori: dico solo che questo è l'architrave del sistema attuale.

Quando è stato affrontato l'esame del decreto Bersani-Visco, divenuto legge dello Stato il 4 agosto scorso, è stato introdotto l'obiettivo di arrivare a 100 euro di moneta elettronica, cioè di tracciabilità, e però ci si è resi conto che forse lo scalino era troppo ripido, forse perfino discutibile per alcuni, nessuno lo nega; già allora, quando approvammo quella norma, accettammo l'idea che fosse preferibile avere una scalettatura: un anno a mille, uno a 500 e un altro a 100. Già allora, nel corso della discussione - l'ho seguita io, me lo ricordo bene - rispondemmo che, evidentemente, il primo gradino era certo, il secondo lo sarebbe stato sulla base della verifica dei fatti e il terzo lo avremmo considerato sulla base della verifica del primo.

Oggi, sulla base di una richiesta sopraggiunta dall'opposizione, ma che so benissimo essere un argomento che interessa anche la maggioranza, abbiamo introdotto un periodo più lungo, lasciando sostanzialmente due anni di moneta elettronica a 1.000 euro, poi a 500 e a quel punto, eventualmente, a 100 euro. Abbiamo introdotto una seconda novità, quella per cui a gennaio 2008, prima di arrivare a 500 euro, vi sia la possibilità di verificare con una relazione ufficiale del Governo al Parlamento se l'esperienza non abbia destato problemi. A tale proposito, debbo dire che dal 4 agosto ad oggi problemi non ne abbiamo avuti! Perciò, 1.000 euro rappresentano una tracciabilità, almeno allo stato dei fatti, che non dà particolari problemi. Quando si pone una particolare enfasi su una questione come questa, occorre tenere conto anche dei fatti, perché 1.000 euro sono effettivamente una cifra dentro la quale ragionevolmente è possibile distinguere tra pagamento elettronico e pagamento in contanti.

Vedremo nel gennaio 2008 se l'esperienza ci consentirà di arrivare a 500 euro. Vorrei però anche dire che l'obiettivo di arrivare a 100 euro - e verificheremo tutti insieme se esso sia effettivamente perseguibile sulla base dei dati di fatto - inizierebbe a decorrere dal 1o luglio 2009, quindi vi è tutto il tempo per tornarci sopra.

Vi chiedo però con franchezza una cosa molto semplice. Se noi non avessimo iniziato con la proposta della moneta elettronica a 100 euro, oggi avremmo emendamenti che danno per scontati i mille euro? No! Avremmo avuto la guerra ideologica contro i 1.000 euro. Se non avessimo avuto la scalettatura che prevedeva 500 euro, non avremmo oggi già alcune disponibilità ad accettare i 500 euro come limite normale (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). In realtà, permettetemi di dirla così: cominciamo con il limite dei 1.000 euro, manteniamo la disposizione del decreto Bersani-Visco. Nel momento in cui dovesse essere verificato che tale esperienza comporta taluni problemi, ci torneremo sopra: abbiamo tutto il tempo per rifletterci sopra. Oggi mi sembra che un anno in più per fare quella esperienza e procedere quindi ad una verifica sulla base di una relazione del Governo nel gennaio 2008, perfino prima di arrivare a stabilire il limite dei 500 euro, sia un tempo congruo per tornarci sopra con assoluta tranquillità. Cancellare l'obiettivo senza avere la dimostrazione pratica che esso non sia realizzabile, mi sembra in questo momento una decisione da evitare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, per la verità, debbo dire che sono molto sorpreso dal modo in cui il dibattito è stato affrontato: in modo quasi kafkiano, direi. Al di là dello schieramento del centrosinistra e del centrodestra, in realtà, si sono invertite le parti: tutti i parlamentari che appartengono allo schieramento di centrodestra hanno sostenuto una linea che a me pare di assoluto buonsenso e di salvaguardia degli interessi del Governo e del Paese. Diventa molto strano anche quello che lo stesso sottosegretario Grandi - che, peraltro, apprezzo e stimo sul piano personale - ci dice in questa sede, con furbizia retorica degna di mercanteggiamenti levantini. Ma che ragionamenti facciamo dentro il Parlamento?

Vorrei ricordare, a me stesso ed a voi tutti, che, non moltissimi anni fa, abbiamo introdotto in questo paese un sistema di assicurazione obbligatoria che è risultato, a confronto con quelli degli altri paesi europei, come il più vessatorio per l'utente italiano. E che dire dell'euro, di cui abbiamo perso memoria, mentre, durante la campagna elettorale, esso è stato oggetto di scontro tra i due poli che si contrapponevano? Ancora, dimentichiamo che al contribuente italiano, al cittadino italiano, ogni banconota da 100 euro costa 20 centesimi, rispetto ai 4 centesimi del cittadino tedesco?

Ancora non abbiamo fatto chiarezza fino in fondo su tutta questa materia e già introduciamo un meccanismo, un sistema che è pericoloso e grave per le fasce più deboli e meno garantite della popolazione, quindi anche per i territori più deboli e meno garantiti, segnatamente per quelli meridionali, quando sappiamo che, proprio in tali territori, da un lato, il costo del denaro è notevolmente più elevato per i cittadini e per le imprese e, dall'altro, il sistema bancario esercita, di fatto, un'azione che, molto spesso, induce sia i cittadini sia le imprese a ricorrere all'usura.

Facciamo questo ulteriore regalo al mondo bancario, com'è stato detto, senza che, in realtà, sia possibile ravvisare una contropartita utile. In ogni caso, gli evasori veri, quelli che evadono...

 

PRESIDENTE. La invito a concludere.

 

GIUSEPPE MARIA REINA. ... per consistenti somme, troveranno mezzi e modi per evadere, mentre il cittadino comune avrà in regalo da questo Parlamento, ancora una volta, un altro modo per complicarsi la vita ulteriormente...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

GIUSEPPE MARIA REINA. ... come se non fosse già abbastanza complicata quella che vive (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia)!

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, nel fare riferimento al precedente intervento del relatore, inviterei quest'ultimo a fare chiarezza su quanto è accaduto. Qualche giorno fa, abbiamo deciso l'accantonamento anche dell'esame dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.06. Esso propone l'abrogazione della norma che, con una «scalettatura» peggiore rispetto a quella che il Governo ci prospetta adesso, esclude il pagamento in contanti per tutte le prestazioni rese nell'esercizio di arti e professioni: a partire da 1000 euro fino al 30 giugno 2007, a partire da 500 euro fino al 30 giungo 2008 e a partire da 100 euro dal 1o luglio 2008.

Nel Comitato dei nove, il ruolo dell'opposizione è quello di accettare tutti gli emendamenti - in questo caso, quello del Governo - che appaiono migliorativi rispetto ad una situazione che noi riteniamo deteriore per i cittadini. Chiaramente, però, la nostra è un'opposizione sul principio: possiamo ringraziare il Governo, perché ha spostato di un anno il termine relativo ai pagamenti superiori a 100 euro, ma contestiamo comunque il principio, vale a dire il fatto che il Governo possa obbligare la gente a non usare più la carta moneta.

Il passaggio dalla norma contenuta nel cosiddetto decreto Visco-Bersani a quella che ci proponete oggi è migliorativo per i cittadini, avendo voi preso atto che quanto avete scritto nel decreto Visco-Bersani non ha senso. È per questo motivo, del resto, che state cercando di tornare indietro, sia pure in modo soft (come ha spiegato benissimo Grandi, quando ha pronunciato frasi del seguente tenore: «Non lo faremo mai...»; «Adesso faremo 1000 euro, poi 500, poi verificheremo»).

Voi vi siete resi conto adesso - noi già da tre mesi - che questa norma è assurda. Siccome l'articolo aggiuntivo presentato dall'onorevole Marinello c'è ancora, e prevede l'abrogazione totale della norma e non una diversa scalettatura, prendiamone atto.

Sottosegretario Grandi, le chiedo per l'ennesima volta, con l'avallo del vice capogruppo dell'Ulivo presente vicino a lei, di domandare ai singoli parlamentari il loro pensiero su questa norma. Dia loro libertà di voto e allora vedremo.

 

PAOLO CACCIARI. Siamo liberi!

 

GUIDO CROSETTO. Chiediamo ad ognuno dei presenti in quest'aula cosa pensa. I problemi reali sono quelli sollevati prima dal collega Leo. Pensate alla persona che, a causa di un fallimento o dell'assenza di un conto in banca, non può pagare le prestazioni mediche: pensate a tale assurdita!

Sottosegretario Grandi, lei pensa che l'obbligo di pagare con carta di credito possa mettere in difficoltà il professionista che ha sempre preso sodi in nero? Prendere soldi in nero era vietato dalla legge, ma adesso che il professionista di cui sopra dovrà pagare con carta di credito si spaventerà di più e continuerà a ricevere emolumenti in nero.

Con questa legge si darà occasione a chi non prendeva soldi in nero di indurre la vecchietta a pagare in contanti e senza ricevuta con la scusa di facilitarla nel pagamento tramite carta di credito. Il risultato di questa norma sarà il contrario di quello che si aspetta il fisco. Infatti, se noi pensassimo, onorevole Ventura, che l'evasione si combatte introducendo un obbligo non dovremmo essere presenti in aula a discuterne: l'obbligo di non evadere è previsto da centinaia di regole. Introdurre una norma che dispone il pagamento con assegni, invece che in contanti, non indurrà la gente a non evadere più.

Il problema si affronta alla radice e non dando una mano di tinta, affermando cioè di aver cambiato tutto.

Questo provvedimento danneggia soprattutto coloro che non hanno dimestichezza con sistemi diversi dal pagamento in contanti. Essi sono molti e non rappresentano soltanto gli evasori, ma quelli che hanno paura di pagare al supermercato con la carta di credito perché temono di essere derubati di denaro che, magari, non hanno.

Signor sottosegretario, torni indietro, non dico esprimendo un parere favorevole ma ponendo in essere un atto coraggioso: dia libertà ai parlamentari di votare; si rimetta al volere dell'Assemblea e vedremo cosa succederà a questo provvedimento e a questi articoli. Secondo me, avendo libertà di voto, il Parlamento si dimostrerà più saggio del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, come ben detto dal collega Guido Crosetto, il problema è alla base: non possiamo impedire per legge la circolazione della moneta legale; ciò è quanto avverrebbe alla fine del periodo 2008 o 2009, quando tutti i pagamenti al di sopra dei 100 euro saranno vietati. Quindi, è questo il problema poiché voi non soltanto incentivate i pagamenti in nero con tale sistema, ma addirittura dovrete vedervela con una sventagliata di ricorsi alla Corte costituzionale, poiché è illegale bloccare per legge la circolazione legale della moneta.

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Volontè che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli.

 

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei tornare alle parole del relatore. Credo che un corretto rapporto parlamentare fra maggioranza ed opposizione consista in una proposta di maggioranza, in questo caso non condivisa assolutamente, per principio, dall'opposizione, e in un lavoro dialettico per tentare di migliorare questa proposta. In precedenza, il relatore ed il sottosegretario hanno riconosciuto che le proteste dell'opposizione hanno permesso che la proposta tenesse anche conto di alcuni inevitabili disagi per la popolazione. Da questa trattativa, però, non si può determinare che l'opposizione torni indietro nel riconoscimento di un principio per noi sbagliato. Infatti, a nostro parere, non è in discussione la lotta all'evasione fiscale - che noi condividiamo - poiché, sostanzialmente, siamo di fronte ad una cambiale pagata anche ai grossi banchieri che si sono succeduti nelle file di coloro che alle primarie hanno riconosciuto un voto all'Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei dire al relatore, amichevolmente, che non esistono autorevoli esponenti del Comitato dei nove ma esistono 630 autorevoli colleghi che hanno il diritto e il dovere di entrare nel merito delle questioni. Infatti, se si discute in seduta plenaria delle questioni che, prima, sono state esaminate dalla Commissione, è proprio perché l'Assemblea è la sede in cui deve avvenire il confronto. In tal modo, si permette a tutti i parlamentari di entrare nel merito delle questioni importanti.

Devo aggiungere che l'onorevole relatore, a mio avviso con onestà intellettuale, ha affermato qualcosa di importante, cioè che questa norma offre già profili che sono insolubili, nel senso che, oggi, non si è in grado di dare una risposta alla domanda volta a chiarire in che modo possano pagare una prestazione coloro che, con la norma in vigore, non sono titolari di conto corrente e non posseggono una carta di credito. Il relatore ci ha assicurato che il problema sarà affrontato e saranno individuate alcune soluzioni. Ciò vuol dire che, in questi tre mesi, tutti coloro che hanno ricevuto una prestazione professionale, da parte del perito filatelico, dell'oculista, dell'avvocato o del commercialista, hanno pagato con banconote, evadendo la norma - una specie di grida manzoniana - del Parlamento che li obbliga a fare qualcosa che è impossibile fare. Oggi, è impossibile per costoro, domani, lo sarà per coloro che, per una questione di principio, non vogliono versare 50 euro all'anno ad una banca soltanto perché, per una volta, devono staccare un assegno e che ritengono che il nostro ordinamento non debba essere stravolto.

Se il ministro Visco non avesse affermato, intervenendo alla festa dell'UDC, che questo è soltanto il primo passo per eliminare la circolazione delle banconote nel nostro paese e per rendere tracciabili tutti i pagamenti, tutti, eliminando la carta moneta, forse non ci sarebbe stato neanche questo allarme. Questa sorta di bomba atomica che egli vuole utilizzare su 56 milioni di italiani, per evitare, senza riuscirci, l'evasione fiscale, è qualcosa che preoccupa. Già oggi, signor sottosegretario, senza aspettare che la Commissione ne verifichi l'impossibilità di attuazione, e senza la minaccia di arrivare a 100 euro, è evidente che si tratta di una norma sbagliata. Non vedo perché il Parlamento, soprattutto se il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea, non possa correggere un errore che sarà stato pure commesso in buona fede. A seguito delle riflessioni e degli approfondimenti di queste giornate parlamentari, mi sembra che le controindicazioni emerse siano talmente gigantesche, macroscopiche ed evidenti da portare alla abrogazione della norma.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, il relatore e il Governo hanno compiuto uno sforzo su questa proposta emendativa, rispetto alla quale, onestamente, credo che le perplessità e i dubbi siano moltissimi. Tra l'altro, non credo che il buonsenso si divida tra destra e sinistra: ritengo che dovrebbe accomunare tutti. Intravedo il rischio di non riuscire a combattere con maggiore efficacia l'evasione fiscale con questa norma. Sono favorevole a controlli assolutamente penetranti e ritengo che in questo paese, nel quale tutti abbiamo l'impressione di essere sottoposti a intercettazioni, gli unici controlli che non funzionano sono quelli del fisco. Lungi da me parlare di un «grande fratello» che controlli tutti fiscalmente, ma dobbiamo esaminare la questione nel merito e, nel merito, la questione è semplice. Ritengo che questa norma potrebbe addirittura incentivare l'evasione (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Infatti, ci troviamo in una situazione nella quale chi non è titolare di conto corrente bancario, chi non possiede una carta di credito o un Bancomat paga il professionista in contanti (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). È molto semplice. Anziché assicurare la tracciabilità, questa norma tende a favorire la non tracciabilità. Lo sforzo compiuto è stato notevole.

Tuttavia, ritengo che il Governo, se vuole al mantenere all'interno dell'aula un confronto corretto tra maggioranza ed opposizione, debba non solo andare incontro, come ha fatto il relatore, ma forse anche riflettere maggiormente su tale questione. Infatti, le modalità tecniche, il modo in cui si svolge e la macchinosità di quanto previsto autorizzano alcuni dubbi che non sono avanzati solo dall'opposizione, ma che serpeggiano anche all'interno del mio gruppo, in cui alcuni membri ritengono che tale norma non sia ispirata al buonsenso. Pertanto, mi appello al relatore perché vi sia un ulteriore ripensamento. Abbiamo già accantonato l'esame di questo articolo aggiuntivo, possiamo procedere ad un ulteriore accantonamento e riflettere ulteriormente. Non si capisce perché si debba andare rapidamente a votare una norma che, a mio avviso, è contro il buonsenso [Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi e di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei replicare in maniera rapidissima per poi avanzare una proposta. La replica rapidissima vuole continuare il dialogo portato avanti con l'onorevole Crosetto. La lotta all'evasione va fatta sicuramente alla radice. Tuttavia, occorre mettersi d'accordo su un punto: essa in precedenza non è stata evidentemente fatta perché siamo di fronte ad un fenomeno che si è esteso. Quindi, stabilire che si è d'accordo sul fare una lotta all'evasione alla radice è già un fatto importante, per quanto riguarda tutti i gruppi presenti in quest'aula.

Colleghi, ho ascoltato il sottosegretario Grandi, che ringrazio per il suo intervento. Vorrei avanzare la seguente proposta, sperando che venga colto lo sforzo ad essa sotteso. «Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente. Art. 5-bis - 1. All'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 12-bis è sostituito dal seguente: "A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e sino al 30 giugno 2008, il limite, di cui al quarto comma dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dal comma 12 del presente articolo, è stabilito in 1.000 euro. Dal primo luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2008 il ministro dell'economia e delle finanze presenta al Parlamento, per il parere delle competenti Commissioni, una relazione sugli effetti derivanti dall'applicazione del presente comma. Con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, adottato sulla base del parere delle competenti Commissioni, è stabilita la data a decorrere dalla quale vengono stabiliti limiti ulteriori e comunque non inferiori a 100 euro". - 2. La previsione del comma precedente non si applica quando esistono condizioni impeditive di carattere oggettivo» (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, il relatore ha prospettato un testo che andrebbe letto personalmente, perché il solo ascolto potrebbe creare problemi. Tuttavia, esso affronta due delle questioni che sono state poste.

La prima questione è quella relativa alla fissazione di un limite inferiore a 500 euro; la seconda concerne, invece, le condizioni impeditive, vale a dire quelle che riguardano il cittadino fallito, il protestato, chi vive in luoghi ove non vi è nemmeno uno sportello bancario e via dicendo.

Mi sembra che tali questioni siano state presentate con un bilanciamento accettabile perché, per un verso, resta il meccanismo previsto per la lotta all'evasione - un punto fondamentale che ritengo condiviso da tutti -, mentre, per l'altro verso, si lascia al rapporto tra il Governo e il Parlamento, dopo la presentazione della relazione da parte dell'Esecutivo, la valutazione delle condizioni per fissare, se necessario, un limite inferiore a 500 euro. Comunque, se si dovesse scendere al di sotto di tale soglia, ciò avverrà attraverso l'instaurazione di un rapporto tra Governo e Parlamento, ed in ogni caso considerando un limite superiore a 100 euro.

Il secondo dato che è emerso risulta altrettanto importante, poiché risponde alla giusta obiezione, avanzata da numerosi colleghi, rispetto all'esistenza di condizioni impeditive di carattere oggettivo. Tali condizioni impeditive non significano che un soggetto non voglia pagare, ma che esistono dati oggettivamente verificabili.

Qualcuno potrebbe domandare come potranno essere verificati tali dati e come si potrà operare in determinati casi. Credo che, in detti casi, spetterà all'amministrazione indicare come registrare tale tipo di pagamenti, in modo tale che si possa successivamente verificare come, in realtà, una certa persona fosse protestata o fallita, oppure versasse in condizioni tali da non poter agire diversamente. Mi riferisco, ad esempio, allo straniero immigrato che non dispone di un conto corrente, perché è appena arrivato nel nostro paese e non possiede documenti idonei.

Credo, allora, che il relatore abbia fornito una risposta alle questioni che sono state sollevate in questa sede, sulla linea dell'intesa raggiunta nell'ambito del Comitato dei nove. È vero, come ha affermato qualche deputato, che ciò che vale è il confronto in Assemblea, tuttavia, cari colleghi, è altrettanto vero che nel Comitato dei nove si lavora anche per questo; in altri termini, in quella sede si opera per preparare il terreno, affinché si arrivi in aula con un campo «arato».

Pertanto, sussiste un rapporto tra quanto accade in quella sede e ciò che avviene in Assemblea, ed è bene che quello che succede in quest'aula non risulti essere contraddittorio con quanto si afferma nel Comitato dei nove.

Fermo restando ciò, mi sembra francamente che il testo proposto dall'onorevole relatore risponda ad una serie di obiezioni che sono state formulate, senza tuttavia venir meno alla linea che noi difendiamo e che è stata correttamente evidenziata dal sottosegretario Grandi.

Non so se il relatore sia d'accordo, ma forse il suo testo dovrebbe essere visto dai colleghi; nel frattempo, potremmo procedere con la trattazione delle restanti proposte emendative, in modo che i deputati possano esaminarlo e, successivamente, esso possa essere posto in votazione (Commenti - Una voce dai banchi dei gruppi di opposizione: Vergogna!).

 

PRESIDENTE. Un attimo soltanto, colleghi! Chiedo all'onorevole relatore di esprimere il proprio orientamento su quanto testé ipotizzato.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, chiedo di sospendere brevemente la seduta, per consentire la riunione del Comitato dei nove.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo pertanto la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,45.

 

PRESIDENTE. La Presidenza informa che la riunione del Comitato dei nove è ancora in corso e che si sta svolgendo un lavoro approfondito sul testo. Pertanto, sospendo nuovamente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,10.

 

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Attendiamo che i membri del Comitato dei nove prendano posto...

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Onorevole Vito, le darei la parola sull'ordine dei lavori dopo avere ascoltato il relatore sull'esito della riunione del Comitato dei nove.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei intervenire su un'altra questione.

 

PRESIDENTE. Allora prego, ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, il mio intervento non ha nulla a che vedere con la sospensione dei lavori dell'Assemblea, ma riguarda un'altra questione.

Come lei sa, il Presidente Bertinotti ha preannunciato - e lo ringraziamo - la volontà di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per dare ordine e certezza ai lavori dell'Assemblea nel corso di queste giornate, e per fissare gli orari di inizio e di sospensione delle sedute.

Tuttavia, signor Presidente, riteniamo un'incredibile prova di arroganza e di protervia da parte della maggioranza, oltre che di mancanza di rispetto nei confronti della Conferenza dei presidenti di gruppo e dello stesso Presidente Bertinotti, il fatto che sia stato inviato ai deputati de L'Ulivo il seguente messaggio: «Fino al 19 novembre le interruzioni dei lavori d'aula saranno dalle 14 alle 15 e dalle 20,30 alle 21, con voti fino alle 24. Dopo le pause, voto immediato. Quartiani, Giachetti».

Ora, che vogliate appropriarvi del disegno di legge finanziaria, rientra anche nei poteri della maggioranza. Ma, cari colleghi Quartiani e Giachetti, che voi vi sostituiate al Presidente Bertinotti ed alla Conferenza dei presidenti di gruppo, stabilendo da soli gli orari di inizio e di conclusione delle sedute dell'Assemblea, ciò evidentemente non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

Presidente, vorrei che questo comportamento da parte del principale gruppo di maggioranza fosse formalmente censurato e smentito dalla Presidenza. O noi dobbiamo ritenere inutile partecipare alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo!

Sono certo della buona fede delle intenzioni della Presidenza nell'aver convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo. È, quindi, evidente si debba affermare che l'orario dei lavori - che con arroganza e arbitrariamente è stato indicato dai colleghi Quartiani e Giachetti - non debba essere stabilito dalla maggioranza, ma appartenga a quella condivisione delle regole che abbiamo sempre attuato insieme (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Non ho dubbi, onorevole Vito, che i lavori dell'Assemblea saranno - e non potrà non essere così - regolamentati dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, che sta per riunirsi. Quindi, questa è da intendersi come un'iniziativa privata interna all'organizzazione della presenza di un gruppo. Ciò, ovviamente, non precostituisce nulla rispetto a quanto dovrà valutare la Conferenza dei presidenti di gruppo.

In ogni caso, la ringrazio e do la parola al relatore, che darà conto dell'esito della riunione del Comitato dei nove.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, colleghi, si è svolta la riunione del Comitato dei nove, ed abbiamo formulato alcune ipotesi di modifica rispetto al testo dell'articolo aggiuntivo del Governo.

Io avevo avanzato una proposta di riformulazione tenendo presenti osservazioni che erano venute dall'aula, da tutti i settori. Devo svolgere un ragionamento rivolto anche ai gruppi della maggioranza che avevano sostenuto questa iniziativa, in quanto mi sono trovato di fronte a un fatto di cui devo dare conto all'aula con molta chiarezza.

In effetti, mi ero riferito alle precedenti riunioni del Comitato dei nove come se avessimo raggiunto un accordo. Tuttavia, anche notando lo squilibrio nei toni che si sono usati nel confronto all'interno del Comitato dei nove e nel dibattito di oggi in aula, è emersa l'assenza di una reale proposta condivisa da tutti sulla riformulazione del testo.

Quando, ad esempio, abbiamo accolto gli emendamenti proposti dal collega Leo circa le difficoltà di attuazione delle norme che si potevano intravedere, è del tutto evidente che l'individuazione delle situazioni oggettive alle quali fare riferimento avrebbe dovuto essere affidata ad un decreto, la cui disposizione alla fine sarebbe stata inclusa nel nuovo testo.

Analogo ragionamento può essere riferito alla modifica della «scalettatura» sulla tracciabilità dei pagamenti, quando abbiamo ipotizzato una relazione del ministro dell'economia e delle finanze circa il passaggio ai 100 euro.

Se vi è un'apertura da parte del relatore e del Governo per andare incontro ad alcune esigenze ed istanze che vengono sollevate, si potrebbe concludere rapidamente un accordo attraverso uno scambio di opinioni, così come si è tentato di fare nel Comitato dei nove.

Tuttavia, se alcune richieste diventano un pretesto per prendere tempo, come la richiesta della riapertura del termine per la presentazione dei subemendamenti, quando invece è possibile concordare sul testo base in discussione in aula - grazie alla relazione che il Governo dovrà presentare sullo slittamento di un anno relativo al pagamento in contanti fino ai 1.000 euro che rende quindi le norme condivisibili da tutti -, ho deciso, colleghi, di ritirare la proposta che avevo avanzato in questa sede, per una questione di responsabilità e di serietà, nonché di lealtà nei rapporti. Pertanto rimane il testo formulato dal Governo, che chiedo alla maggioranza di sostenere in modo convinto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori anche se, parzialmente, il collega Ventura ha giustamente già sollevato la questione.

Prima vi è stato un fraintendimento delle parole del relatore Ventura, che sembrano far capire che nella precedente riunione del Comitato dei nove vi fosse stato un accordo su una modifica del testo. Ciò non è avvenuto: semplicemente si è svolta una discussione ed ognuno ha posto le sue questioni. È stato recepito dal Governo lo slittamento di un anno, ma non si è giunti ad un testo condiviso.

Questo lo dico per chiarezza e per non creare fraintendimenti, dal momento che il presidente Violante nel suo intervento si era riferito ad una sorta di accordo nel Comitato dei nove, il quale non è stato preso e non si è raggiunto neanche stasera.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Presidente, intervengo solo per stigmatizzare questo metodo assolutamente inaccettabile di procedere in modo empirico, disor­dinato, nell'esame degli emendamenti e delle proposte emendative del relatore.

Stiamo discutendo di un tema, l'uso della moneta, che investe l'intero paese, che tocca l'intero sistema economico. Il clima di incertezza che state generando, continuando a legiferare e a delegiferare, cambiando posizione su tutti gli argomenti che toccano la vita civile del paese, sta bloccando interi sistemi economici, interi comparti produttivi.

Il mercato immobiliare prima del vostro avvento stava andando benissimo, mentre oggi è totalmente fermo a seguito del clima di incertezza che avete generato. Lo stesso vale per il commercio al minuto e per altri settori dell'economia.

La responsabilità gravissima a cui siete chiamati con il clima di incertezza che create nel sistema economico del paese è assolutamente evidente e viene percepita da tutti i cittadini. Il danno che state recando al paese sarà visibile solo nei prossimi mesi, ma già oggi dalle statistiche risulta chiarissimo che l'avvento del vostro Governo sta creando disastri davvero gravi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, sento la necessità di replicare alle considerazioni svolte dall'onorevole Ventura, perché francamente non accetto più forzature su ciò che sta accadendo e sulla chiave di lettura dei lavori dell'Assemblea con riferimento a questo articolo.

Onorevole Ventura, quanto da lei ricostruito non è esattamente vero. Innanzitutto, la maggioranza e il Governo non hanno presentato un testo condiviso; avete presentato due o tre formulazioni in sede di Comitato dei nove, sulle quali anche durante la parte finale della riunione del Comitato non vi era un testo pienamente condiviso. Avete lavorato più volte su una formulazione che non risolve le questioni poste dall'Assemblea; infatti, l'intervento fondamentale doveva essere svolto sull'articolo 12 più che sull'articolo 12-bis.

Inoltre, bisogna finirla di far passare come una teorica, gentile concessione...

 

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti!

 

ALBERTO GIORGETTI. Presidente, ho chiesto più volte di intervenire sull'ordine dei lavori, ma lei non me l'ha mai consentito; pertanto mi permetta di concludere le mie considerazioni.

 

PRESIDENTE. Se il suo è un intervento sull'ordine dei lavori, ha ancora tempo a disposizione. Avrebbe dovuto precisarlo lei quando ha chiesto la parola.

 

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente.

Non accettiamo più di essere coinvolti in una logica secondo la quale il relatore, per gentile concessione, ritiene di dover lasciare spazio a temi emendativi che non entrano nella sostanza delle questioni. Ciò è inaccettabile! Lo dico con chiarezza al relatore, alla maggioranza e al Governo: vi dovete assumere la responsabilità di presentare proposte emendative in questa sede, se ritenete di migliorare il testo, e resta facoltà e dovere dell'opposizione contestare le proposte presentate decidendo in piena autonomia se esprimere un voto favorevole o contrario. Ma non è mai accaduto, nel rapporto tra la Commissione e l'Assemblea con riferimento alla legge finanziaria, che alle proposte di modifica del testo debba corrispondere necessariamente un voto favorevole da parte dell'opposizione.

Questo messaggio è stato reso anche dall'onorevole Violante, secondo il quale sembrava che si volesse mettere in discussione la credibilità dei rapporti all'interno del Comitato dei nove. Mai in sede di Comitato dei nove abbiamo raggiunto accordi su proposte di miglioramento del testo; questo deve essere chiaro una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Infatti, in più passaggi voi fate riferimento ad un senso di responsabilità che abbiamo dimostrato in ogni sede.

Colleghi, avete svolto una serie di interventi su sollecitazione della maggioranza perché si tratta di interventi di buonsenso; infatti sapete molto bene che se la finanziaria sarà approvata nell'attuale formulazione nel paese si creerà un clima di ostilità, in quanto si tratta di proposte che non stanno né in cielo né in terra. Anche su quest'ultimo argomento proponete una riformulazione e poi spiegherete agli italiani con quale decreto interverrà il Ministero dell'economia per decidere le fattispecie per esulare dai limiti legati ai 100 euro piuttosto che ad altro. Spiegherete ai cittadini con quali certificazioni dovranno presentarsi ai liberi professionisti per dimostrare se si possa pagare in contanti o con assegni.

Questa è una follia, colleghi! Noi stiamo lavorando su una proposta - peraltro, finalmente andiamo al voto -, in relazione alla quale ognuno si assumerà le proprie responsabilità sull'abrogazione o meno del testo. Se avete delle proposte, formulatele, ma non venite a chiedere in sede di Comitato dei nove percorsi di accondiscendenza, in un clima che non esiste!

Pongo solo questa considerazione, in particolar modo all'onorevole Violante. Rispetto al quadro di sabato, forse avete dimenticato che sono state presentate più di ottanta proposte emendative, su cui c'è difficoltà a svolgere attività subemendativa. In quella fase, in sede di Comitato dei nove, ci siamo dimenticati che c'è stata l'attività emendativa del Governo con oltre ottanta proposte emendative! Adesso veniamo richiamati alla corresponsabilità intorno al miglioramento di un testo che andando avanti su questa strada viene peggiorato e deteriorato.

Allora, colleghi, ognuno si assuma le proprie responsabilità. La maggioranza avanzi le proposte, mantenga l'emendamento del Governo oppure, se decide di cambiarlo, presenti altre proposte di modifica, com'è nella sua facoltà. L'opposizione faccia il suo dovere, valutando le questioni nel merito e decidendo al meglio i propri comportamenti, ovvero in questo caso votando contro (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Mi vorrei rivolgere al relatore, onorevole Ventura, il quale aveva avuto un sussulto di orgoglio, condivisibile. Lo stesso onorevole Violante aveva cercato di interpretare bene la questione. Ciò andava nel senso dell'intervento che sto facendo da due o tre giorni, di considerare cioè gli impedimenti oggettivi, elencarli e vedere quali categorie di persone escludere da questa rintracciabilità: le persone anziane, le persone sole, quelle analfabete, quelle con problemi fiscali, che non hanno la possibilità di avere la carta di credito.

Il relatore invece, con un colpo di spugna, ci butta a monte tutto il lavoro svolto in questi giorni! Questo non mi pare sia onesto e corretto. Vi sembrerà strano, ma ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Violante e credo che si sarebbe potuto trovare un punto di accordo su quanto proposto. Se lei, onorevole Ventura, ritira la sua modifica emendativa, noi come gruppo saremo costretti a votare contro. Se lei invece la mantiene, cercando di migliorarla, noi ovviamente, sapendo che non possiamo pretendere troppo e di più, la voteremo, seppure con molte difficoltà.

Per questo la invito a ripresentarla e non a ritirarla, perché noi siamo per migliorare il testo, anche perché il «tanto peggio tanto meglio» non lo condividiamo. Però non condividiamo nemmeno l'arroccamento, a paraocchi di cavallo, di chi dice: noi siamo la maggioranza, quello che abbiamo fatto, anche se sbagliato, lo portiamo avanti! Questo perché noi vogliamo e dobbiamo pensare di più al paese e a tutte le fasce deboli!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Noi vogliamo comunque ringraziare il relatore e il Governo perché in aula è nata una discussione vera, ci sono state sollecita­zioni vere partite dall'opposizione, che ha chiesto al relatore e al Governo di rivedere le proprie posizioni in merito ad una questione rilevante come quella della tracciabilità dei mezzi di pagamento. Vi è stata una disponibilità del Governo e del relatore a rivedere queste posizioni, a riformulare l'articolo aggiuntivo, quindi con una proposta diversa da parte del relatore e della maggioranza. Una verifica operata ulteriormente nel Comitato dei nove ha portato poi l'opposizione a stabilire che la modifica proposta comunque non va bene.

Ci saremmo aspettati dal relatore e dal Governo magari qualche sforzo in più e un po' di coraggio in più, invece le cose sono andate diversamente. Comunque, noi ringraziamo ugualmente il relatore e il Governo e andiamo avanti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE RAITI. Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto ringraziare a nome del gruppo dell'Italia dei Valori sia il Governo, sia il relatore, sia il presidente della Commissione per il lavoro svolto, anche in sede di Comitato dei nove.

Le questioni poste dalla Casa delle Libertà senza dubbio hanno un fondamento e noi le abbiamo accolte. Continuiamo, inoltre, a sforzarci di ragionare - credo questa sia una sensibilità, non solo dell'Italia dei Valori, ma di tutta l'Unione - per non aggravare quelle fasce di cittadini già evidenziate negli interventi posti a fondamento della richiesta di revisione da parte del centrodestra. Lungi da noi l'intento di creare ulteriori vincoli, ostacoli e difficoltà per i cittadini; ci rammarichiamo del fatto che, nonostante gli sforzi compiuti, non è stato possibile oggi trovare una posizione condivisa da ambedue gli schieramenti.

Il testo del Governo, comunque, è di certo un passo avanti e per questo esprimiamo voto favorevole su di esso, coscienti che la norma del decreto Bersani con questo emendamento viene modificata - e così andava fatto - in senso migliorativo. Tra l'altro, il testo del Governo ci consente di monitorare, nel corso degli anni a venire, grazie al test concreto che verrà effettuato, se ci saranno difficoltà insormontabili. Avremo così tempo, se vi saranno lo spirito costruttivo e la voglia di confronto e di dialogo, di provvedere, su nostra iniziativa, della maggioranza e del Governo, al suo miglioramento.

È importante ribadire che vogliamo mantenere la direttiva, condivisa da tutti in quest'aula, della lotta all'elusione e all'evasione fiscale. Cercheremo, nel corso di questi anni, di contemperare le due esigenze, ma lungi da noi dell'Italia dei Valori e da tutta l'Unione creare ulteriore aggravio per le fasce deboli. L'emendamento del Governo va in questa direzione e pertanto noi lo voteremo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Germanà. Ne ha facoltà.

 

BASILIO GERMANÀ. Dal momento che non mi è stato possibile intervenire precedentemente, quando si parlava della questione relativa all'ICI, colgo l'occasione per far notare al sottosegretario Grandi che è un nostro diritto presentare proposte emendative, così come è stato per voi quando eravate all'opposizione. L'emendamento presentato dal deputato di Forza Italia Marinello ha una logica ed esprime un fatto di principio. Caro sottosegretario, ritengo che vivete realtà diverse. Lei pensi, per un attimo, alle zone disagiate della mia terra, la Sicilia, o di regioni come la Calabria, la Puglia e la Sardegna, laddove c'è il pastore che chiede di avere l'erbaggio per un anno ed è abituato, perché è una consuetudine, a pagare con formaggi o con agnelli oppure a prendere l'uliveto per dare olio. Se così stanno le cose, costui diventa un evasore fiscale. Vivete proprio due culture diverse e, per questo, sosteniamo l'emendamento Marinello.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Ci rendiamo conto che si tenta di fare uno sforzo per modificare l'articolo di cui stiamo discutendo. Il presidente del nostro gruppo, intervenendo precedentemente, ha spiegato le ragioni per cui abbiamo ritenuto di chiedere al relatore e al Governo di accantonare questo emendamento, per tentare di discuterne, nella ricerca di una soluzione tesa a migliorare la questione affrontata. Questo, però, non è stato possibile. Riteniamo, dunque, di riconfermare quello che è stato già detto e ci asterremo su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.

 

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, ringraziamo il relatore, il Governo e tutta la Commissione per il lavoro che sin qui è stato svolto per cercare di migliorare il testo che noi Popolari-Udeur ci accingiamo a votare. Un miglioramento che comunque non ci soddisfa pienamente e che pensiamo possa essere effettuato ulteriormente nelle fasi successive.

Abbiamo notato, però, che nell'ultima riunione del Comitato dei nove c'è stato un tentativo di rallentare i lavori che noi, invece, vorremmo velocizzare perché non si dica che abbiamo riservato troppo tempo della nostra discussione solo a questi temi, che consideriamo importanti e fondamentali; infatti, vorremmo avere la possibilità di esaminare attentamente i tanti articoli ed emendamenti e i restanti problemi che ci interessano e di cui vorremmo discutere.

Siamo comunque parlando - e lo voglio ricordare - di un provvedimento che nella parte che più dà noia trova applicazione nel 2009; ritengo che il buonsenso prevarrà e che durante l'arco di tempo che ci separa da quella scadenza sicuramente saranno individuate le formule più adatte per sollevare i cittadini, che noi non vogliamo assolutamente vessare, da pratiche ed incombenze fastidiose. La fantasia non manca - concludo con una battuta -: abbiamo ascoltato che c'è anche il «caciomat», cioè il pagamento con le caciotte, ma su questo ci riserviamo approfondimenti ulteriori nella fase successiva, per trovare una soluzione più seria ed adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, purtroppo quando l'aula si ferma non c'è poi la buona novella e la situazione addirittura peggiora. Vorrei, però, ricordare sia al relatore sia al sottosegretario Grandi che l'intervento dell'onorevole Villetti è stato discriminante, in quanto ha affermato che questo provvedimento aiuta l'evasione. Tale osservazione è venuta non dai banchi dell'opposizione, ma da quelli della maggioranza e il fatto che essa sia sorda a questa sollecitazione mette in grave discussione la sovranità del Parlamento.

Poc'anzi ho sentito che il gruppo dell'onorevole Villetti si asterrà; quindi, vuol dire che il ricatto è avvenuto fino in fondo.

 

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste o intervento e la situazione è stata chiarita dal relatore: il relatore conferma la sua adesione al testo del Governo. Con la sua dichiarazione il relatore ha aperto una discussione sul testo del Governo, ma è chiaro che ora ci apprestiamo a votare l'articolo aggiuntivo 5.05 Marinello.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 503

Maggioranza 252

Hanno votato sì 238

Hanno votato no 265).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.06.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, in primo luogo intervengo per una precisazione: per puro errore materiale, nel testo di questo articolo aggiuntivo non è stato riportato che si modifica il comma 12; è chiaro che questo articolo aggiuntivo ha un significato se è considerato in relazione alle modifiche che vengono apportate al comma 12 e al comma 12-bis.

Credo che, di fronte all'atteggiamento di chiusura ideologica di questa maggioranza, gli sforzi di comprensione delle volontà che erano stati precedentemente compiuti si sono via via affievoliti, fino ad avere un atteggiamento assolutamente contrario all'applicazione di questa norma.

Non ritornerò sulle questioni che sono state avanzate da tanti colleghi in questa fase del dibattito.

Ritengo però che la chiusura dimostrata, anche nell'ultimo riunione del Comitato dei nove, nel rivedere la norma in sé, nasca dal presupposto che ormai è stata scelta la strada del comma 12-bis dell'articolo 35 del decreto-legge n. 223 del 2006, cioè della progressiva diminuzione della quantità di denaro disponibile per effettuare pagamenti, senza considerare tutti i problemi connessi.

Presidente, penso - e mi rivolgo soprattutto al sottosegretario Grandi, rimasto l'unico difensore di questa norma, a quanto pare - che ci troveremo molto presto di fronte ad un problema di carattere pratico. Voi forse non ve ne siete resi conto, ma gli effetti di questa norma saranno quelli di far sparire dalla circolazione, così com'è successo in Spagna, i biglietti da 500 euro. Forse - voglio darvi un consiglio - se volevate arrivare in fondo a questo vostro percorso, dovevate eliminare dalla circolazione monetaria i biglietti da 500 euro, perché quello che succederà è che caleranno i depositi nelle banche e aumenteranno invece le disponibilità economiche di tutti i cittadini italiani, che preferiranno conservare un po' di liquidità, come si faceva una volta, sotto il materasso, piuttosto che assoggettarsi ad una procedura che, per carità, voi avete in mente, ma della quale non avete nemmeno studiato gli effetti.

Un effetto ulteriore, che forse è stato messo poco in evidenza durante il dibattito svoltosi oggi e anche nelle giornate precedenti, è quello della privacy. Voi avete continuato su questa logica di rendere tutto accertabile, con una difficoltà però: mentre prevedete tutta una serie di nuove procedure, al tempo stesso togliete i soldi all'Agenzia delle entrate - lo avete fatto con un emendamento del Governo, che riduce le disponibilità relative ai fondi da destinare all'Agenzia delle entrate - e poi pretendete che da quella stessa Agenzia vengano aumentati i controlli, che potranno essere solo controlli a campione.

Qui si tratta di mettere insieme un sistema che andrà a colpire naturalmente i più esposti, ma forse dimenticate che già oggi è possibile, attraverso canali nemmeno tanto nascosti, ottenere informazioni sui movimenti di carta Bancomat, sulle carte di credito di qualsiasi cittadino di questa Repubblica. Lo si può fare! Così come nella vostra idea dell'anagrafe tributaria vi siete dimenticati della convenzione stipulata attraverso il sistema Siatel, che contempla altri soggetti, oltre a quelli dell'Agenzie delle entrate, delle forze dei servizi di sicurezza e della Guardia di finanza. Tutti i soggetti che fanno ricorso al sistema convenzionato Siatel, cioè i dipendenti dei comuni, delle regioni e delle province, hanno accesso alle banche dati. Questo è il sistema che voi state predisponendo non siete preparati nemmeno a verificarlo giorno per giorno; andate verso un disastro, portando con voi l'intera nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, richiamandomi a quanto già detto precedentemente dall'onorevole Gianfranco Conte, ritiro il mio articolo aggiuntivo 5.06.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione del subemendamento Filippi 0.5.0500.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per illustrare questo submendamento, che riteniamo di buonsenso. Da parte della Lega Nord Padania non c'è nessun favore nei confronti di questo provvedimento del Governo sulla tracciabilità.

Tuttavia, considerato il modo in cui il Governo intende proseguire nei lavori, approvando questa misura, noi riteniamo che soffermarsi sull'analisi di questa proposta emendativa sia importante. Si tratta, invero, a nostro avviso, di un subemendamento di buon senso.

Abbiamo discusso molte ore sulla questione della tracciabilità; il dibattito svolto in Assemblea ha rivelato quanto il problema sia sentito dai cittadini. Lo si è compreso sia dagli interventi dell'opposizione sia, altresì, da quelli della maggioranza. Da parte del relatore, ad esempio, si è cercato, senza riuscirvi, di trovare una soluzione diversa da quella prospettata dal Governo; parte della maggioranza ha poi manifestato il proprio dissenso, sostenendo che tale misura, così com'è, non è accettabile.

Consideriamo dunque importante la nostra proposta emendativa che innalza a 500 euro il limite, già previsto in 100 euro, oltre il quale occorrerà effettuare il pagamento con bancomat, carte di credito ed altri strumenti comunque rintracciabili. Riteniamo si tratti di un limite di buon senso che potrebbe aiutare quella parte di popolazione che verrebbe invece colpita qualora il limite fosse confermato nella misura di 100 euro; ci riferiamo agli anziani, a chi non ha grandi movimentazioni economiche e, quindi, non è abituato ad utilizzare bancomat, assegni e carte di credito. Costoro, in ipotesi, se devono effettuare spese professionali per un ammontare di 200 o 300 euro, verrebbero aiutati dall'esenzione fissata fino al limite di 500 euro. Un limite, a nostro avviso, di buon senso, che riteniamo possa esonerarli dal dover aprire un conto corrente o dal dover accedere ai pagamenti telematici. Tutto ciò si pone nell'ottica della discussione apertasi sul testo; anche nella formulazione avanzata dal relatore si parlava, del resto, di un'ipotesi di 500 euro.

La nostra proposta emendativa stabilisce che, fino al 30 giugno 2008, il limite sia di 1.500 euro; dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009, il limite diverrebbe di mille euro; successivamente, dal 1o luglio 2009 in poi, il limite sarebbe di 500 euro. Tale proposta si distingue dall'ipotesi prevista dal Governo secondo la quale, dal 1o luglio 2009, quando noi sosteniamo che il limite debba essere di 500 euro, il limite sarebbe di 100 euro.

Noi non siamo d'accordo sull'ipotesi della rintracciabilità e su come il Governo intenda contrastare l'evasione; ma innalzare (e vorrei al riguardo richiamare l'attenzione del Governo, tra l'altro sollecitato su tale aspetto anche dalla propria maggioranza) tale limite da 100 a 500 è a nostro avviso questione di puro buonsenso. Considerato che di buonsenso tanto si è parlato a proposito di questa misura, e tanto si è discusso, riteniamo che il nostro subemendamento possa essere valutato positivamente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, temo che il nostro sia quasi un assist dato alla maggioranza in quanto, in buona sostanza, in base alla discussione svoltasi, la proposta del Governo non cambierebbe molto; varierebbero solo gli importi da prendere in considerazione. Quindi: 1500, 1000 e 500. Si è sostenuto che si dovesse andare incontro in tal modo agli anziani; ma pensiamo anche ai giovani: ad un ragazzo giovane il papà dovrà infatti firmare un assegno in bianco per consentirgli di pagare il corrispettivo dovuto.

 

PRESIDENTE. Deve concludere...

 

ALBERTO FILIPPI. Ecco, pensiamo un po' a tutti i profili e, anzitutto, consideriamo questi tre nuovi tetti in modo da aiutare anche la maggioranza a risolvere l'annosa questione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Inter­vengo brevissimamente, in quanto vi è poco da aggiungere a quanto già osservato dai colleghi. Semplicemente, l'errore di fondo di questa maggioranza è scrivere le norme senza tenere conto della realtà. Sarebbe sufficiente intervistare un commercialista, un professionista o un medico per capire che è una cosa completamente al di fuori di ogni realtà e del mondo.

Con il subemendamento di buonsenso che è al nostro esame eleviamo il limite da 100 a 500 euro: ricordiamo che 100 euro oggi bastano a malapena per fare un pieno di benzina o di gasolio, quindi parliamo di cifre davvero ridicole. Evitate di cadere voi nel ridicolo!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Filippi 0.5.0500.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 503

Votanti 502

Astenuti 1

Maggioranza 252

Hanno votato sì 227

Hanno votato no 275).

 

Prendo atto che il deputato Marcazzan non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Prendo atto altresì che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione del subemendamento Armani 0.5.0500.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Il mio subemendamento, come anche l'altro a mia firma, il subemendamento 0.5.0500.7, ultimo di questa serie di subemendamenti, dovrebbe essere accettato dal Governo e dal relatore alla luce della lunga discussione svoltasi. In realtà, visto che dal punto di vista del principio siamo divisi e che noi riteniamo incostituzionale intervenire per bloccare la circolazione della moneta legale al di sopra dei 100 euro - quando ciò avverrà - a questo punto dico semplicemente che, prevedendo un'applicazione in via sperimentale, voi vi garantireste una uscita di sicurezza di fronte alla valanga di ricorsi alla Corte costituzionale o magari alla Corte di giustizia europea contro la norma in questione, che creerà una serie di problemi come hanno illustrato i colleghi che mi hanno preceduto.

Credo che, alla luce anche della faticosa evoluzione del testo della maggioranza, l'accettazione di questo principio potrebbe essere giusto.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Armani 0.5.0500.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 506

Votanti 505

Astenuti 1

Maggioranza 253

Hanno votato sì 227

Hanno votato no 278).

 

Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fugatti 0.5.0500.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

 

(Presenti e votanti 505

Maggioranza 253

Hanno votato sì 225

Hanno votato no 280).

 

Prendo atto che il deputato Galletti non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione del subemendamento Marinello 0.5.0500.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, colleghi, il mio subemendamento interviene sull'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo variando gli importi e la tempistica dello stesso; e rappresenta quindi una proposta che abbiamo presentato per puro spirito migliorativo, per cercare cioè di migliorare la norma, e anche perché - mi rivolgo al sottosegretario Grandi, riferendomi ad alcune osservazioni da lui svolte nel corso del pomeriggio - al peggio non c'è mai fine e meno peggio è meglio di peggio.

In termini assoluti, riteniamo del tutto negativa l'intera norma e siamo fermamente convinti che la proposta emendativa che ha dato origine a tutti questi ragionamenti, cioè quella soppressiva, fosse la proposta emendativa madre.

Oggi ci troviamo in una situazione diversa: il Governo ha fatto la sua proposta, che dimostra il peso sulla coscienza e le difficoltà dell'intera maggioranza, e noi rispetto a quella proposta emendativa abbiamo indicato una modifica della scalettatura e degli importi.

È questo il motivo per cui chiediamo all'Assemblea di votare a favore.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Marinello 0.5.0500.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti e votanti 510

Maggioranza 256

Hanno votato sì 232

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Marinello 0.5.0500.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 510

Votanti 509

Astenuti 1

Maggioranza 255

Hanno votato sì 234

Hanno votato no 275).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fugatti 0.5.0500.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 


(Presenti 512

Votanti 510

Astenuti 2

Maggioranza 256

Hanno votato sì 232

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Marinello 0.5.0500.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 513

Votanti 511

Astenuti 2

Maggioranza 256

Hanno votato sì 235

Hanno votato no 276).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Filippi 0.5.0500.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 511

Maggioranza 256

Hanno votato sì 232

Hanno votato no 279).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Armani 0.5.0500.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 513

Maggioranza 257

Hanno votato sì 238

Hanno votato no 275).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per annunciare, brevemente, il voto contrario dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale sull'articolo aggiuntivo in esame.

Indubbiamente, è stato compiuto uno sforzo da parte del relatore. Tuttavia, come è stato già sottolineato, riteniamo che, a livello di principio, non sia stato colto un aspetto fondamentale che noi abbiamo più volte sottolineato. Attraverso il provvedimento in esame si creano, di fatto, ulteriori problemi burocratici ai cittadini e si costringono tanti soggetti, che si trovano in difficoltà a farlo, ad utilizzare strumenti di natura bancaria che, oltre a comportare problemi di gestione, determinano anche costi aggiuntivi.

Inoltre, è stato più volte affermato, da parte del relatore e del rappresentante del Governo, che neanche dal punto di vista della copertura vi sono effetti immediati. Pertanto, da un punto di vista complessivo, era possibile intervenire in misura più significativa e radicale, assumendosi la responsabilità - necessità che ribadiamo in questa sede - di abrogare la disciplina introdotta con il cosiddetto decreto Bersani. Questo sarebbe stato, a nostro modo di vedere, un segnale di particolare rilievo, ed anche di intelligenza, perché avrebbe indicato un approccio diverso nel rapporto tra contribuente e Stato sotto il profilo fiscale.

Se è vero che bisogna fare la lotta all'evasione, certamente non la si fa introducendo procedure che vanno a complicare ulteriormente la vita dei cittadini e che, molto spesso, lasciano ai liberi professionisti la possibilità di adottare percorsi alternativi (evidentemente, non nel senso dell'adempimento dell'obbligo fiscale). Più in generale, strumenti siffatti rischiano di alimentare un percorso di evasione e di elusione che non può essere arginato da norme come quella al nostro esame. Vi sono altri percorsi, altre alternative. Alcuni li abbiamo indicati in questa sede, e riguardo ad essi si è svolto un lungo dibattito.

Sulla base delle motivazioni che ho indicato, i deputati del gruppo di Alleanza Nazionale voteranno contro l'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, oltre che ai colleghi, mi rivolgo, in maniera particolare, al Governo ed al relatore sul disegno di legge finanziaria. Ho affermato poc'anzi che al peggio non c'è mai fine e che, evidentemente, il meno peggio è meglio del peggio.

Quindi, riconosciamo lo sforzo, il tentativo che traspare dall'articolo aggiuntivo in esame. Si tratta, però, di uno sforzo che non affronta il cuore della questione, la quale è, dal punto di vista del merito, ancora tutta lì. La questione è di principio, è assolutamente essenziale (e tra poco diremo perché). Vogliamo riassumerla in maniera sintetica.

Siamo convinti che i soggetti coinvolti siano essenzialmente tre: i cittadini-utenti che sicuramente non erano e sicuramente non saranno soddisfatti; i prestatori d'opera, i prestatori di servizi, i professionisti, i quali rappresentano un'enorme categoria, che non saranno assolutamente soddisfatti. Non lo erano, non lo sono e non lo saranno. Il terzo soggetto che ha a che fare con il provvedimento è il sistema bancario italiano, nei suoi multiformi aspetti (si tratta del probabile ispiratore della norma al nostro esame). Ebbene, gli operatori del sistema bancario erano, sono e saranno soddisfatti: già pensano all'incremento dei volumi lavorativi, all'incremento delle transazioni ed a tutto quanto ne deriverà!

Non è questo, a nostro avviso, il sistema per aggredire l'evasione fiscale; il sistema è quello del conflitto di interessi. Il fatto che, negli ultimi mesi, siano aumentate di ben 12 miliardi di euro le entrate fiscali - al di fuori e di là dell'applicazione del decreto Visco-Bersani - costituisce la prova provata che la strada intrapresa in maniera assolutamente logica e razionale dal Governo Berlusconi e dal ministro Tremonti era quella giusta e che voi, sicuramente, state facendo prendere al paese una direzione sbagliata.

Perché - l'onorevole Ventura ha fatto uno specifico riferimento - si sta animando il dibattito in aula? Per un semplicissimo motivo. Stiamo parlando di una serie di questioni che dovevano essere trattate ai tempi del decreto Visco-Bersani, ma la questione di fiducia non ha messo il Parlamento nelle condizioni di poter dibattere e, soprattutto, non ha messo i singoli parlamentari nelle condizioni di poter decidere.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE

PIER LUIGI CASTAGNETTI (ore 19)

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Questa serie di proposte emendative che abbiamo esaminato andavano in tale direzione; noi, da parte nostra, prendiamo atto, evidentemente, che al di là dei buoni intenti, dei dolori di pancia e di testa della maggioranza non si è andati oltre qualche piccolo lenitivo.

Infine, per concludere, affermo che su questo provvedimento non possiamo assolutamente essere d'accordo poiché non condivisibile. Voteremo contro questa proposta emendativa, seppure essa sia caratterizzata da uno spirito leggermente migliorativo, proponendo il differimento della scaletta, della tempistica. Comunque, siamo assolutamente fiduciosi che in questo lasso di tempo qualcosa accadrà non soltanto in Parlamento, ma soprattutto all'interno del paese. Di qui a qualche mese, probabilmente, ci troveremo con una nuova situazione politica, con un diverso Governo - alla cui guida vi sarà un'altra persona - e con una diversa maggioranza. In quel momento riaffronteremo la questione; sicuramente, quindi, ne riparleremo non nell'interesse di una parte politica o di una singola categoria, ma soprattutto nell'interesse del paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, un antico brocardo latino afferma: ad impossibilia nemo tenetur e cioé nessuno è tenuto a fare cose impossibili. Invece, oggi, questo Parlamento stabilisce che un cittadino italiano è tenuto, per legge, ad un'obbligazione che per lui è impossibile, e non fra tre anni. Sto parlando del pagamento di una prestazione professionale con tracciabilità rappresentata da assegno o carta di credito per centinaia di migliaia di cittadini italiani - questo dibattito lo ha appurato - che non sono in grado di fare ciò che la legge gli impone di fare. Essi, non potendo possedere questi mezzi di pagamento, si sono trovati in questi tre mesi, e si troveranno in futuro, a dover fare un pagamento violando la legge. Infatti, nel momento in cui tireranno fuori i soldi contanti per pagare il professionista, quest'ultimo li dovrà informare di non poterli accettare per legge. In ogni caso, poiché il cliente non possiede il mezzo di pagamento si apre un bel punto interrogativo. Forse fino ad oggi, con soddisfazione del Governo, il punto interrogativo è stato scavalcato con pagamenti in nero al professionista che, violando la legge, li ha accettati. Vi è una cosa molto grave accaduta in quest'aula oggi pomeriggio: molto bella dal punto di vista del dibattito, ma molto grave dal punto di vista legislativo. Il relatore aveva presentato una proposta emendativa in cui si prevedeva, comunque, l'esistenza di un'esimente oggettiva: è stato riconosciuto che la legge impone un adempimento a cui un cittadino non può adempiere. Quindi, si sostiene che quando, in maniera oggettiva, il cittadino può dimostrare di non avere un mezzo di pagamento, allora va bene il pagamento in contanti. Dov'è questa oggettività? Dove sta scritta? Qual è? Stiamo parlando di un fallito, di un soggetto a cui era stato protestato un assegno o di una persona priva di conto corrente bancario? È sufficiente? Chi stabilisce quando una persona è in regola o meno? Vi rendete conto della sciatteria con la quale operano il Governo e la maggioranza in campo fiscale, nell'ambito del quale dovrebbe esserci la certezza del diritto?

Non so quale sarà il voto dei socialisti. Ciò che ho capito è che essi hanno capito. Nel momento in cui - antica saggezza politica - il Parlamento sta per avallare una sciocchezza, giustamente non esprimono un voto favorevole. Ma gli altri parlamentari della maggioranza, che esprimono voto favorevole a questo obbrobrio, che cosa pensano di fare? Pensano di combattere l'evasione fiscale quando, per legge, obbligano ad adempimenti impossibili?

Quando, poi, non si è voluto rimuovere, come prospettiva, il limite dei 100 euro, si è fatto il capolavoro!

Nessuno ha risposto alla domanda concernente il caso di coloro che non hanno mezzi di pagamento. Inoltre, senza considerare l'aumento della tassazione che già si impone alle famiglie italiane e alle persone, si obbliga il cittadino a pagare circa 50 euro all'anno - questo è un ulteriore aumento della pressione fiscale - soltanto per poter essere in condizione di pagare con assegno o carta di credito. Nessuna risposta è giunta alla domanda con cui si chiedeva per quale motivo, per soddisfare una obbligazione, si debba pagare una competenza a una banca, si debbano incrementare gli affari di una banca.

Sono risposte rimaste inevase, come lo è quella relativa al passaggio dal pagamento in banconote a un sistema diverso. Infatti, se c'è la provvista, bene, altrimenti, se l'assegno è a vuoto, il pagamento non è valido. È stato anche ricordato il principio generale di diritto, nonché principio costituzionale, di parità dei cittadini. Certamente, la Corte costituzionale ha ammesso che nella lotta alla mafia e alla 'ndrangheta e in altre situazioni eccezionali ci possa essere un controllo anche sul contante. Tuttavia, si vuole far diventare ordinarietà questa eccezione. Si vuole scardinare un sistema di relazioni sociali ed economiche fondate sulla supremazia della moneta e sulla fiducia del pubblico nella moneta, prevedendo altri sistemi di pagamento.

Mi sembra ci fossero tutte le ragioni perché la maggioranza, che vuole sempre avere ragione, accedesse ad una richiesta ragionevole dell'opposizione, che è aperta al dialogo, quando, approfondendo il tema, ha capito che qualcosa non va. Per l'ennesima volta, ciò non è avvenuto ma in qualche modo vi devo ringraziare anche per il voto favorevole che esprimerete su questa proposta del Governo, Infatti, noi avremo una ragione in più per spiegare ai cittadini l'inaffidabilità di questo Governo e voi avrete una ragioni in meno per sostenere, in futuro, il Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario dal nostro gruppo parlamentare. Vi avevamo dato la disponibilità di un voto favorevole. Avreste dovuto avere un po' di coraggio in più per modificare, anche parzialmente, questo articolo aggiuntivo del Governo. Questo coraggio il relatore Ventura non l'ha avuto, non ha voluto concludere questa avventura in modo positivo e non ha voluto dare retta alla saggezza dell'onorevole Violante, nel cui intervento mi sono riconosciuto. Avete voluto considerare immodificabile la proposta emendativa del Governo. Ho apprezzato l'intervento dei compagni dello SDI che, da un banco diverso, hanno detto le stesse cose che io sto dicendo. Ciò significa che, in questa Camera, i riformisti, socialisti o cattolici, ci sono e spero che vengano alla luce. Se fosse possibile votare a scrutinio segreto su questo articolo aggiuntivo, l'esito sarebbe certo e la proposta emendativa del Governo sarebbe respinta. Io credo che l'articolo 49 del regolamento della Camera dei deputati, che si richiama all'articolo 13 della Costituzione, lo permetterebbe, perché non sono ammesse perquisizioni personali né qualsiasi altra restrizione alla libertà personale. Credo che questo principio si possa estendere anche a quello che sto dicendo e chiedo al Presidente di verificarlo. Noi socialisti riformisti, appartenenti al gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, rimaniamo solidali con le persone anziane e con quelle persone che vivono in isolamento in montagna o nelle campagne. Siamo contrari alle banche ed ai loro interessi e per questo motivo esprimeremo consapevolmente un voto contrario, sapendo che, sicuramente, non avete reso un buon servizio al paese e che, soprattutto, non state rispettando la Carta costituzionale. Ovviamente, invito il signor Presidente a verificare la mia richiesta di voto a scrutinio segreto, in base all'articolo 13 della Costituzione.

 

PRESIDENTE. Come lei sa, onorevole Barani, non posso accogliere il suo invito perché i casi di votazione a scrutinio segreto sono definiti, in base alle prescrizioni del regolamento, dal Presidente della Camera.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, mi pare che si stia insistendo nello stesso errore. La riformulazione del Governo incide sui tempi, ma non permette di capire se effettivamente le dichiarazioni del viceministro Visco, rilasciate l'altro giorno alla stampa, siano quelle riportate dal sottosegretario Grandi in aula, relativamente al fatto che i professionisti - avvocati, commercialisti, medici - sono categorie che non emettano le ricevute fiscali. Il fatto grave è che si persevera nel considerare il contribuente come se fosse continuamente nell'intento di compiere un reato. A mio avviso siete completamente fuori strada e forse dovreste meglio conoscere il tessuto sociale, ma soprattutto...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marras.

Constato l'assenza dell'onorevole Garavaglia, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto contrario del gruppo della Lega Nord a questo articolo aggiuntivo. Sul merito abbiamo discusso varie volte perché si tratta della proposta emendativa relativa alla tracciabilità dei pagamenti. Essa costituisce uno dei tanti simboli dell'iniquità e della vessazione che il Governo sta praticando verso alcune categorie produttive. Il fatto di essere qui per tante ore a discutere, come abbiamo fatto anche nei giorni scorsi, su questa singola norma, ne è l'esempio.

Il viceministro Visco ha giustificato tale misura in Commissione, dicendo che dobbiamo abituare gli italiani a non utilizzare più il denaro contante, al fine di combattere l'evasione. Noi l'abbiamo criticato, affermando che si tratta di uno strumento ideologico perché il Governo vuole educare i cittadini a non utilizzare il contante, ma solo i pagamenti telematici, per perseguire i propri interessi come la lotta all'evasione. Abbiamo messo in risalto quali sono i rischi per gli anziani e per chi non utilizza con frequenza gli strumenti di pagamento elettronici. Abbiamo presentato emendamenti che, a nostro modo di vedere, erano di buonsenso, i quali innalzavano da 100 a 500 euro il limite per l'utilizzazione dei pagamenti con moneta elettronica. Questi non sono stati approvati e quindi riteniamo di dover confermare con forza il nostro voto contrario.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari soprattutto della sinistra, vorrei esprimere tutto il mio rammarico perché ancora una volta vi è un atteggiamento doppio da parte della maggioranza. Da un lato, si chiede la collaborazione e poi, quando questa si verifica, si chiudono tutte le possibili vie per accogliere le nostre proposte emendative, migliorative rispetto al testo presentato. Non solo, ma si ha la sfrontatezza di presentare un articolo aggiuntivo, come quello all'esame, di chiara matrice ideologica.

Voi siete contro la gente, siete contro gli imprenditori, siete contro i professionisti. Siete sempre contro tutti. Signor Presidente, non si può andare avanti così! Questa legge finanziaria è la cartina di tornasole che dimostra come la sinistra oltranzista e più estrema abbia condizionato il vostro comportamento. Aveva ragione il collega che è intervenuto in precedenza ad affermare che, se si votasse con voto segreto, l'aula si ribellerebbe a tale impostazione ideologicamente sbagliata e negativa...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Campa.

Desidero precisare ulteriormente la questione posta dal collega Barani. L'articolo aggiuntivo di cui stiamo discutendo non incide su alcuno dei principi di diritto costituzionale richiamati dall'articolo 49, comma 1, del regolamento, come costantemente interpretato. Ricordo che, comunque, il comma 1-bis dell'articolo 49 esclude che lo scrutinio segreto possa essere ammesso nelle votazioni riguardanti il disegno di legge finanziaria.

Avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata, immediatamente dopo la prossima votazione, presso la sala dei ministri, al piano aula.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

(Presenti 502

Votanti 489

Astenuti 13

Maggioranza 245

Hanno votato sì 259

Hanno votato no 230).

 

Prendo atto che il deputato Giacomoni non è riuscito a votare ed avrebbe voluto espremire un voto contrario.

 

LORENZO CESA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO CESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pensavo di non intervenire, ma sono costretto a prendere la parola, in qualità di segretario del mio partito, a causa dell'evoluzione della discussione sul disegno di legge finanziaria che si è registrata nelle ultime ore.

L'atteggiamento del mio partito e quello mio personale sono sempre stati improntati al massimo senso di responsabilità e ad una sincera volontà di dialogo per migliorare la legge finanziaria, nell'esclusivo interesse dei cittadini italiani. Quello che sta accadendo, purtroppo, va nella direzione opposta, vanifica ogni sforzo ed ogni tentativo di dialogo e, soprattutto, vede la Presidenza della Camera muoversi più in una logica di parte che secondo il ruolo di garanzia istituzionale che le sarebbe proprio (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).

La maggioranza sta trasformando il disegno di legge finanziaria in un assalto alla diligenza, introducendo continue modifiche senza una logica complessiva, nel disperato tentativo di tenere insieme le diverse anime ed i differenti interessi della coalizione.

Stiamo assistendo alla presentazione di proposte emendative a pioggia, che sono sfornate ogni giorno senza essere accompagnate neppure dalle necessarie relazioni tecniche. Sia l'Assemblea, sia la Commissione bilancio sono state espropriate di ogni funzione istituzionale e trasformate in puri organi di ratifica delle scelte compiute dalla maggioranza e dal Governo.

Tale stravolgimento delle regole democratiche non solo contraddice la volontà, più volte espressa dal Presidente del Consiglio, di tenere aperto il dialogo con l'opposizione ma, fatto ancora più grave, produrrà secondo noi una legge finanziaria «spezzatino», che non ha né una testa, né una coda, ma si preoccupa solamente di coprire tensioni interne alla maggioranza.

Di questo passo, quando al Senato i numeri della maggioranza saranno a rischio, è facile prevedere il potere di condizionamento e di ricatto dei singoli senatori del centrosinistra, preoccupati di tutelare interessi personali e di gruppo piuttosto che, come dovrebbero, quelli generali del paese.

Anche se può sembrare strano, tuttavia, per noi l'aspetto più grave non è questo. Ciò che è più inaccettabile, soprattutto in relazione a quanto è avvenuto negli anni passati, è vedere come, in questa situazione, il Presidente della Camera, anziché tutelare l'interesse del Parlamento e garantire la minoranza rispetto alla volontà di prevaricazione della maggioranza, si sia apertamente schierato a favore del centrosinistra e si comporti ancora come se fosse il segretario di un partito della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

Lei, Presidente Bertinotti, in base alla Costituzione è un arbitro; invece, è diventato un giocatore in più che squilibra i rapporti di forza in campo, perché nessuna squadra di undici giocatori dovrebbe giocare contro un'altra di dodici! Era ben altro quello che ci saremmo attesi da lei, e la nostra apertura di credito nei confronti della sua Presidenza della Camera è testimonianza della nostra onestà intellettuale.

Noi non la critichiamo per un pregiudizio, ma siamo costretti, sulla base dell'evidenza dei fatti e della inaccettabilità del suo comportamento, a prendere atto dello stravolgimento delle regole parlamentari. Il nostro maggior rammarico, in tutto ciò, è di non aver potuto, anche per sua responsabilità, garantire quel percorso parlamentare che avrebbe potuto produrre, attraverso il dialogo tra la maggioranza e l'opposizione, una legge finanziaria costruita per la crescita del paese.

L'auspicio è che lei dismetta la maglia del giocatore e indossi, finalmente, quella dell'arbitro: sarebbe ora! Le assicuro che darle atto di questo gesto sarebbe da parte nostra motivo di grande soddisfazione [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro, Forza Italia e Alleanza Nazionale)].

 

PRESIDENTE. Onorevole Cesa, io l'ho lasciata ovviamente completare l'intervento - che non era sull'ordine dei lavori, ma prettamente politico - per il suo ruolo, per il suo status e per le cose che stava dicendo. Mi consenta, senza entrare negli apprezzamenti politici che lei ha fatto, di respingere i rilievi fatti alla Presidenza (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia). Non li posso accogliere. A nome anche degli altri colleghi che si sono alternati nella Presidenza dell'Assemblea, voglio dire che sono stati garantiti da tutti i parlamentari e ai colleghi dell'opposizione tutti gli spazi e le prerogative che il regolamento riconosce. Lei sa che tutti gli emendamenti del Governo sono stati posti in votazione dopo aver lasciato il tempo necessario per la subemendabilità. Lei sa che tutti gli emendamenti del Governo sono stati accompagnati dalla relazione tecnica. Mi sento di dover precisare questo a nome di tutti i colleghi che si sono alternati nella Presidenza dell'Assemblea. Ogni altra valutazione politica è ovviamente estranea alla possibilità di una mia valutazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Franceschini.

 

DARIO FRANCESCHINI. Ho ascoltato con stupore le parole dell'onorevole Cesa, perché è evidente che in questo dibattito parlamentare, nella normale dialettica tra maggioranza ed opposizione, vi possono essere elementi di insoddisfazione o anche di denuncia politica da parte dell'opposizione. È un tema su cui dovrà esserci un confronto in quest'aula e fuori; credo però sia corretto da parte di tutti tenere fuori il Presidente della Camera da una vicenda che rientra unicamente nel rapporto tra maggioranza ed opposizione. Esprimiamo, pertanto, rispetto agli attacchi subiti la solidarietà di tutta l'Unione al Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista - Sinistra europea, Italia dei valori, Comunisti italiani e Verdi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Credo che la questione sia molto semplice. Senza voler andare oltre quella che, secondo me, è la realtà, onorevole Franceschini, noi siamo arrivati oggi a lunedì 13 novembre e abbiamo concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti relativi ai primi sette articoli della legge finanziaria. Tale legge constava inizialmente di 150 articoli, in Commissione bilancio è arrivata alla cifra di 214 e ora, con gli emendamenti del Governo, credo sia giunta a circa 250, con la previsione - ecco che c'entra il richiamo alla Presidenza - di concludere i nostri lavori entro domenica 19 novembre.

Credo che nessuno possa accusare l'opposizione di praticare ostruzionismo (Commenti), perché in base al numero di articoli della legge finanziaria, l'opposizione avrebbe avuto diritto a presentare sino a 14 mila emendamenti; quindi se vi è qualcosa di ostruzionistico è una finanziaria fatta di 250 articoli, che la Commissione bilancio non ha potuto discutere [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Non solo non abbiamo presentato 14 mila emendamenti, ma stiamo parlando di una cifra che rientra nell'ordine delle centinaia...

 

ANTONELLO FALOMI. Tremila, e poi non li avete ritirati!

 

ELIO VITO. Falomi, ne sono stati presentati ancora ieri 250 nuovi da parte del Governo! È evidente che fino a quando il Governo continua a presentare nuovi emendamenti noi abbiamo bisogno, Presidente, del termine che la Presidenza opportunamente ci concede per presentare subemendamenti. L'onorevole Falomi ci vuole dire anche quanti subemendamenti dobbiamo presentare? Uno o due per ogni emendamento? Siamo giunti a questo? Siete voi a decidere qual è il margine per subemendare i vostri emendamenti?

Inoltre, abbiamo bisogno anche di un tempo ulteriore per poter discutere gli emendamenti relativi ad una finanziaria che già oggi non è più di quelle dimensioni per le quali la Conferenza dei capigruppo ha stabilito un contingentamento.

Non è una gentile concessione prevedere tempi ulteriori (tempi che, per adesso, non si sono esauriti, a dimostrazione che non abbiamo fatto ostruzionismo); ma è una logica conseguenza delle modifiche apportate dal Governo in Commissione bilancio e in Assemblea.

Allora, signor Presidente, colleghi della maggioranza, credo che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo sia quanto mai opportuna per prendere atto che il termine previsto per la conclusione dell'esame del disegno di legge finanziaria, ossia domenica 19 novembre, è illusorio. L'Assemblea non è in condizione di concludere l'esame del disegno di legge finanziaria entro domenica 19 novembre per responsabilità del Governo, e non dell'opposizione.

Un esame compiuto dei restanti 243 articoli del disegno di legge finanziaria da parte dell'opposizione richiede un tempo ulteriore. Signor Presidente, noi che stiamo svolgendo ordinatamente i nostri lavori, non potremo mai accettare che al centesimo articolo si esauriscano i tempi e su centocinquanta articoli del disegno di legge finanziaria - riguardanti il TFR, le pensioni, la scuola e l'università - abbiano luogo mille votazioni di seguito, senza interventi per dichiarazione di voto. Non credo che questa sia l'intenzione di qualcuno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

Allora, è venuto il momento di prendere atto che è illusorio concludere l'esame del disegno di legge finanziaria entro domenica 19 novembre e che questa responsabilità del Governo comporta necessariamente un'intesa al Senato.

Delle due l'una. O siete nelle condizioni, avendo il Governo perso tempo in questa sede, di imporre al Senato questo stesso testo del disegno di legge finanziaria (cosa che avremmo anche interesse a fare, perché significherebbe concludere l'esame della finanziaria presso questo ramo del Parlamento). Oppure, poiché credo che ciò non sia politicamente né tecnicamente possibile, quando il Senato ci trasmetterà il disegno di legge finanziaria, utilizzando i 30-35 giorni che richiede l'esame di un provvedimento così ampio e, purtroppo, soggetto a modifiche altrettanto profonde, a meno che non intendiamo comprimere o abolire completamente il ruolo della Camera dei deputati nella terza lettura, il paese rischierà l'esercizio provvisorio per l'irresponsabilità di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

Non siamo disponibili a svolgere una terza lettura compressa il 24 e il 25 dicembre! E non vogliamo ci si dica che non si può andare oltre Natale. Quindi, la responsabilità è esclusivamente del Governo: si metterà a rischio il ruolo della Camera (è, quindi, giusto che si occupi della questione il Presidente Bertinotti) o si rischierà l'esercizio provvisorio!

Mi avvio alla conclusione. Per dar modo di comprendere che le decisioni che andranno adottate non sono una finzione, credo che, innanzitutto, dobbiamo sospendere i nostri lavori.

Chiedo che si riunisca - come previsto - la Conferenza dei presidenti di gruppo. Finché quest'ultima non avrà rimodulato il calendario dei lavori della Camera (prevedendo di proseguire l'esame del provvedimento oltre il 19 novembre, fissando le nuove sedute ed i tempi necessari per la presentazione di nuovi emendamenti da parte del Governo) e finché il Governo e la maggioranza non prenderanno atto della realtà (siamo arrivati a lunedì 13 novembre e siamo ancora fermi all'esame dell'articolo 7 del disegno di legge finanziaria), credo non vi siano le condizioni per andare avanti.

Allora, inviterei a sospendere i lavori della Assemblea, finché non si saranno conclusi i lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, auspicando che, in quella sede, si possano assumere decisioni che consentano un prosieguo ordinato dei lavori sul disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Presidente Vito, lei sa che la Conferenza dei presidenti di gruppo era stata convocata oggi alle ore 17 dal Presidente Bertinotti, ma vi è poi stato un rinvio su richiesta di alcuni gruppi. Adesso, è in corso la riunione e quella è la sede adatta per porre tutte le questioni che lei ha sollevato nel dibattito in Assemblea. Si tratta di questioni che, giustamente, debbono essere poste in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Poiché l'interesse di tutti - maggioranza e opposizione - è quello di poter procedere all'esame del testo del disegno di legge finanziaria, mi pare sia giusto attendere le conclusioni della Conferenza dei presidenti dei gruppi.

Intanto, procediamo con l'esame del provvedimento, proprio perché non vi è alcuna intenzione ostruzionistica da parte di alcuno; e questo è il miglior modo per dimostrarlo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato l'intervento dell'onorevole Cesa e viene voglia di dire: meglio tardi che mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

Finalmente, anche l'UDC si rende conto che, per avere un dialogo, bisogna essere in due, altrimenti diventa una pura, semplice, sistematica e continua concessione a chi non se la merita.

Fino ad oggi abbiamo visto che questo Governo e questa maggioranza non si meritano le concessioni che talvolta una parte della minoranza sistematicamente sembra voler fare.

Il Presidente della Camera ha cercato di dettare al Parlamento i tempi per la discussione di questa legge finanziaria e la risposta del Governo e della maggioranza è stata quella di presentare gli emendamenti di notte, a tradimento, così da non poter concedere alle opposizioni, di fatto, la possibilità di discutere questa legge finanziaria.

Per quanto ci riguarda, la strada delle concessioni a senso unico non paga e fin dall'inizio di questo dibattito abbiamo tenuto un atteggiamento sempre chiaro, trasparente, non solo nei confronti del Parlamento, ma soprattutto verso i cittadini. Questa è una legge finanziaria che non ci piace, massacra il paese e soprattutto il nord e le sue categorie produttive. Per questo motivo, in maniera chiara e trasparente, faremo opposizione sulla legge finanziaria in modo netto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente, cercherò di essere breve. Mi sono meravigliato che l'onorevole Franceschini nel dire una cosa che io, in parte, condivido, non abbia tenuto conto delle difficoltà o, meglio, di coloro i quali hanno messo in seria difficoltà il Presidente della Camera.

Ci dispiace che questo dibattito si sia avviato - e lo dico all'amico Cesa senza peli sulla lingua - quando era già convocata la riunione della Conferenza dei capigruppo, nel momento in cui il Presidente Bertinotti non è presente in aula, mentre avrei preferito che il dibattito fosse avvenuto in quel momento.

Però, se davvero l'onorevole Franceschini avesse voluto che il Presidente Bertinotti - come lo desideravo anch'io - fosse reso indenne dalle conseguenze del dibattito tra i gruppi, vi era un modo migliore di difenderlo non mettendolo in difficoltà. Chi è riuscito in quest'opera è colui che, per esempio, oggi pomeriggio ha mandato i messaggi SMS fissando gli orari del dibattito, prima ancora che si svolgesse la Conferenza dei capigruppo in cui il Presidente Bertinotti avrebbe dovuto deciderli.

Chi ha messo in difficoltà il Presidente Bertinotti è colui che ha presentato alle ore 22 di sera, vale a dire il Governo, in questo caso, gli emendamenti sui quali poi è stato costretto a dare poche ore per l'esame, dal momento che alle nove del mattino seguente era già fissato l'inizio dei lavori. Chi ha messo in difficoltà il Presidente Bertinotti è colui che ha continuato, ogni giorno, a cambiare la legge finanziaria.

Inoltre, per via informale, sappiamo che fino a mercoledì e giovedì continueranno ad arrivare nuovi emendamenti da parte del Governo. Dunque, io considero il Presidente Bertinotti indenne dalle eccessive critiche - come reputo quelle che sono state sollevate -, mentre rivolgo tutte le mie critiche non solo ai parlamentari della maggioranza, ma soprattutto al Governo.

Quello che ha detto il presidente del gruppo di Forza Italia mi trova pienamente d'accordo: bisogna che il Governo ammetta di non essere stato in grado di sviluppare alcun serio confronto con l'opposizione e che consenta a noi, a questo punto, di trovare un modo per concludere questi lavori ordinatamente.

Il modo semplice esiste: si rinunci alle decine di continui emendamenti che hanno il solo scopo di far cercare di quadrare i vostri conti interni, a discapito dei conti generali del paese, e ci si dia una soluzione definitiva sulla quale, se si vuole, siamo ancora in grado di confrontarci.

Noi tuttavia non speriamo più che ciò possa avvenire e, temo, le ore che verranno non saranno così tranquille come per il solo merito dell'opposizione, finora, lo sono state in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente; noi come gruppo ci associamo parzialmente alle critiche sulla legge finanziaria, sul Governo e sulla maggioranza e lo abbiamo più volte detto.

Tuttavia, non ci associamo assolutamente alle critiche rivolte al Presidente Bertinotti e ai Vicepresidenti che si sono succeduti sullo scranno della Presidenza, perché crediamo che abbiano svolto il loro ruolo con serietà e capacità. I problemi della politica, ovviamente, non devono riguardare la Presidenza. Per questo, ci dissociamo dalle critiche al Presidente Bertinotti.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leone 5.07.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, avevo chiesto la parola un attimo fa, non su questo articolo aggiuntivo ma soltanto per dire all'onorevole Cota che il problema del «meglio tardi che mai»...

 

PRESIDENTE. Scusi, onorevole D'Agrò, ha già parlato a nome del suo gruppo il segretario Cesa. Non è possibile, su una discussione non inerente la proposta emendativa, consentire di intervenire ad un altro deputato dello stesso gruppo.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 499

Votanti 498

Astenuti 1

Maggioranza 250

Hanno votato sì 230

Hanno votato no 268).

 

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4).

Constato l'assenza dell'onorevole Della Vedova, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. L'articolo 8 è intitolato: «Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche». Sostanzialmente, questa imposta di scopo non meglio definita dovrebbe essere destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni.

Il meccanismo fiscale che dovrebbe caratterizzare questa imposta di scopo è rappresentato dall'applicazione alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili di un'aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille, il tutto per cinque anni. La quota di copertura dell'opera pubblica dovrebbe essere il 30 per cento e dovrebbe essere previsto un rimborso ai contribuenti qualora, nell'arco di un certo periodo di tempo, questa opera pubblica non giungesse alla pianificazione definitiva.

Naturalmente, le opere pubbliche elencate ai fini del finanziamento attraverso questo sistema fiscale dell'imposta di scopo sarebbero opere per il trasporto pubblico urbano, opere viarie - con esclusione delle manutenzioni -, opere particolarmente significative di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi, opere di sistemazione di parchi e giardini nonché realizzazioni di parcheggi.

Capisco che nel momento in cui tagliate i trasferimenti ai comuni dovete attribuire a questi ultimi - come avete fatto con la tassa di soggiorno - altri strumenti di finanziamento oltre all'aumento delle addizionali IRPEF; tuttavia il meccanismo che con grande superficialità è stato predisposto da coloro che hanno steso il testo originario della finanziaria dimostra l'assoluta incompetenza e, soprattutto, uno sforzo per realizzare una sostanziale iniquità.

In realtà, introducete un'addizionale all'ICI. Infatti, nel momento in cui per finanziare parzialmente un'opera pubblica di interesse comunale applicate un'aliquota con un limite massimo del 5 per mille per cinque anni facendo riferimento all'imposta comunale sugli immobili, evidentemente introducete un'addizionale all'ICI. Non solo. Nel momento in cui introducete questa addizionale all'ICI, la prevedete indifferentemente per tutte le cinque categorie di opere pubbliche che ho prima elencato. Opere per il trasporto pubblico urbano: mi volete dire cosa interessi a colui che è proprietario di un immobile nel centro urbano la realizzazione di una strada di circonvallazione esterna al comune? Credo che maggiore interesse per questo tipo di opera pubblica potrebbero avere i proprietari degli immobili che sono a diretto collegamento territoriale con questo tipo di opera viaria che viene realizzata. Cosa c'entra con essa l'immobile localizzato magari a molti chilometri di distanza? Vi è quindi una sostanziale iniquità.

Non capisco perché coloro che hanno scritto il testo di questo articolo non si siano ricordati che esiste, o meglio esisteva, nell'ordinamento tributario italiano, il contributo di miglioria generica e specifica. Con tale contributo di miglioria generica e specifica si poteva graduare l'onere trasferito a carico degli immobili in relazione alla vicinanza territoriale dell'immobile stesso e al beneficio che questa vicinanza territoriale poteva determinare a favore dell'immobile stesso. Mi volete dire per quale ragione un immobile localizzato, per esempio, nel centro storico di Roma dovrebbe pagare la stessa imposta che paga un immobile collocato davanti al parco pubblico che viene realizzato magari nel quartiere Tiburtino o nel quartiere Aurelio o nel quartiere Salario?

Vi sono quindi delle incongruenze assolutamente inaccettabili in questo articolo 8, tanto è vero che io, che peraltro ho ritirato la mia proposta emendativa, avevo pensato di reintrodurre il contributo di miglioria per quanto riguarda le opere pubbliche di decoro e di arredo urbano, per i parchi e i parcheggi, limitando invece un altro tipo di imposta di scopo, l'imposta per i flussi di traffico nei centri urbani, che avrebbe potuto essere più facilmente e più specificamente applicata, alle opere per il trasporto pubblico urbano e alle opere viarie.

Predisponendo la mia proposta emendativa, speravo che il relatore e la maggioranza riflettessero sulle considerazioni che fra l'altro avevo espresso al viceministro Visco nel corso della sua audizione in Commissione. Speravo ci fossero un ripensamento ed una riformulazione dell'intero articolo 8, in relazione alle considerazioni che avevo svolto e alle palesi iniquità che si determinano con questa addizionale all'ICI. Vedo però che la maggioranza è andata avanti come un carro armato - siamo a qualche giorno dal ricordo dell'invasione dei carri armati sovietici a Budapest! -, senza modificare il testo dell'articolo.

Credo quindi che siamo di fronte ad una palese iniquità. Diamo ai comuni uno strumento che i comuni stessi non saranno in grado di applicare con equità, perché il riferimento unico all'imposta comunale sugli immobili per tutti i vari tipi di opere pubbliche elencate è assolutamente incongruo. Chiedo scusa, Presidente, ma...

 

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Armani. Invito i colleghi a fare un po' di silenzio e a lasciar parlare l'onorevole Armani.

 

PIETRO ARMANI. Volevo dire che applicando il sistema dell'imposta comunale sugli immobili all'insieme delle opere pubbliche elencate alle lettere a), b), c), d) ed e), evidentemente, si determinano forme palesi di iniquità, che avrebbero potuto essere modificate, pur discutendo sul meccanismo con il quale consentite ai comuni di aumentare le imposte, a fronte di trasferimenti dettagliati. Comunque, quello in questione avrebbe potuto essere uno strumento più adeguato, mentre, in questo modo, è palesemente iniquo e credo che sarà foriero di contenzioso tributario e, probabilmente, anche di contenzioso costituzionale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Questo articolo fa parte della sequenza di quelli con cui il centrosinistra vuole applicare ai cittadini (quelli che poi, alla fine, pagano sempre) le nuove tasse, mascherandole con l'utilizzo del concetto di «possono». La domanda che ci si pone sulla tassa prevista in tale articolo, però, oltre alla considerazione secondo cui si tratta di una cattiva tassa, è se e come essa sia applicabile. Innanzitutto, pensando già al nome, «imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche», ciascuno si immagina la valenza, l'importanza e la straordinarietà della stessa. Ad esempio, avendo presente l'elemento straordinario dello svolgimento delle Olimpiadi a Roma, il sindaco Veltroni potrebbe immaginare di applicare la tassa di scopo per far fronte a questo grande evento, che avrà un ritorno mediatico ed economico importante. No, invece, non è coì. Con questa nuova imposta, che si applicherà ai cittadini di tutta Italia, cosa si va a finanziare? Opere per il trasporto pubblico urbano.

Mi rivolgo ai colleghi di maggioranza: immagino che gran parte di essi non avrà letto questo articolo, perché ipotizzare di applicare una tassa nuova di scopo, per opere per il trasporto pubblico urbano, che è una competenza totalmente a carico del servizio pubblico normale, e, quindi, del bilancio dello Stato normale, mi pare una cosa abbastanza nuova.

Si parla, poi, di opere viarie, con esclusione di quelle per la manutenzione straordinaria. Vale a dire che, ad esempio, a Roma, per realizzare un marciapiedi davanti al Parlamento, andiamo a tassare con una tassa di scopo anche i cittadini che abitano nel quartiere periferico. Mi domando se sia giusto e doveroso che, per opere così particolari, andiamo a tassare i cittadini che non hanno alcun interesse per le stesse. Può infatti non trattarsi di un'opera di interesse collettivo per tutta la città ed essere un'opera particolare. Si parla anche di opere di significativo arredo urbano. Mi domando anche in tal caso se sia giusto che, per decorare alcuni luoghi, si debba applicare una tassa di scopo che, per molti cittadini, scopo non ha. Abbiamo cittadini interessati, i quali, con le tasse applicate ad altri, avranno beneficio da queste opere. Questo avviene anche per i parchi, i giardini e per i parcheggi pubblici.

Vorrei poi che il Governo si rendesse conto che questa è una norma inapplicabile, in quanto il comma 7 così recita: «Nel caso di mancato inizio dell'opera pubblica entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo i contribuenti possono chiedere il rimborso degli importi versati...». Allora, signor Presidente, relatore, rappresentante del Governo, immaginando che, quando c'è una tassa di scopo, una parte dei cittadini non sarà d'accordo, conoscendo l'iter burocratico, sia per i finanziamenti che per la realizzazione, delle opere pubbliche, sapendo che solo per un parere della sovrintendenza passano due, tre o quattro anni, e che, quindi, per moltissime di queste opere di scopo non si riuscirà ad iniziare i lavori nei due anni previsti, vi immaginate quanti ricorsi verranno presentati da parte di cittadini contrari all'opera che, dopo due anni, chiederanno il rimborso? Basta poi il rimborso di un cittadino per non avere più copertura finanziaria e rendere impossibile l'esecuzione di quell'opera?

Credo che voi stiate ancora immaginando di inventarvi nuovi balzelli a copertura di iniziative dei vostri amministratori, con i quali avete deciso di mettere sistematicamente le mani in tasca ai nostri cittadini. Continuate, però, a fare un'operazione mal fatta, perché oggi mettete loro le mani in tasca, ma domani quei cittadini ricorreranno contro di voi ingessando l'esecuzione di opere pubbliche.

Credo che, per come è redatto questo articolo, per la sua ratio per il fatto che prevede un ulteriore balzello a carico dei cittadini, la soppressione che noi chiediamo con gli emendamenti che abbiamo proposto sia la cosa più giusta da fare. Vi chiediamo un ripensamento: un accantonamento per farlo morire nei prossimi giorni o una soppressione per eliminarlo subito. Questa non è una tassa di scopo in senso alto, ma è un ulteriore balzello per i nostri cittadini, che pagheranno piccoli marciapiedi, piccole opere pubbliche, piccoli interessi di bottega di qualche amministratore che pensa solo al presente creando molti problemi per il domani (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

 

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, questo articolo a nostro avviso presenta anche problemi di incostituzionalità. In primo luogo, ci sembra che violi l'articolo 119 della Costituzione per ciò che concerne le competenze Stato-regioni e non ci sembra che la questione sia stata risolta in modo compiuto nell'ambito della Commissione affari costituzionali. Esso appare inoltre incostituzionale perché di fatto è una delega in bianco, una norma in bianco caratterizzata da assoluta indeterminatezza perché quello che manca in questa norma è proprio lo scopo; infatti, si parla solo di tassa senza indicare le finalità della norma. Sono date delle direttive generiche e, tra l'altro, anche poco comprensibili: si parla di inizio dell'opera, ma a nostro avviso si tratta non soltanto di iniziare un'opera, ma di completarla e, quindi, si deve andare a tassare il cittadino a completamento dell'opera. Si parla di tetto massimo, ma non si spiega se sarà una tassa per singola opera, se sarà una tassa generale annuale, come previsto dato che si fa riferimento alla disciplina ICI. Si parla di un rimborso, una restituzione a carico del cittadino nel quinquennio, ma poi non si spiega cosa succede se una persona cambia residenza o se diventa residente di un comune diverso; quindi - a nostro avviso - ci sono almeno due profili di incostituzionalità che forse, se proceduralmente fosse possibile, potrebbero indurre ad un ritorno in Commissione affari costituzionali.

Facciamo ancora presente che questa norma, come poi la successiva che andremo a discutere nell'articolo 9, tende di fatto a delegare delle responsabilità ai comuni, cioè ad imporre di fatto ai comuni, a fronte dei tagli di spesa che sono stati loro imposti, di tassare i cittadini.

Questa imposta ci sembra nient'altro che una nuova ICI e non ne comprendiamo né le finalità né la necessità (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 8.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Colasio 8.22 e D'Elpidio 8.23, mentre per quanto concerne l'emendamento Alberto Giorgetti 8.25 il parere è favorevole a condizione che sia riformulato limitandolo alla lettera f).

Sui restanti emendamenti esprimo parere contrario.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, accetta la proposta di riformulazione del suo emendamento 8.25 avanzata dal relatore?

 

ALBERTO GIORGETTI. No, signor Presidente, non sono d'accordo.

 

PRESIDENTE. In questo caso, qual è il parere del relatore?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in questo caso il parere è contrario.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è contrario.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zorzato 8.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, mi scuso per la mia assenza di poc'anzi, ma devo confessare che, essendo questo il primo disegno di legge finanziaria al cui esame partecipo, ho qualche difficoltà a capire con quale ordine - se pure un ordine esiste - svolgiamo i nostri lavori.

Ritengo sia stato molto utile il dibattito svolto questa mattina sull'ICI e sulla proposta emendativa tesa all'abolizione di tale imposta per quanto riguarda la prima casa; con il nome di tassa di scopo noi stiamo discutendo semplicemente di un'addizionale ICI, fino al 12,5 per cento rispetto all'importo normalmente dovuto. Infatti, stiamo discutendo di un'addizionale fino allo 0,5 per mille, il che, considerata l'aliquota ICI ordinaria del 4 per mille, significa esattamente più 12,5 per cento.

Sostengo che si tratta di un'addizionale ICI e di null'altro; basta leggere il testo per capire che tra le opere - indicate peraltro in modo del tutto generico - che i comuni possono finanziare attraverso la tassa di scopo (che è appunto un'addizionale ICI), in realtà rientrano quelle che qualsiasi comune di qualsiasi dimensione svolge regolarmente. Quindi, di ciò si tratta, di una addizionale ICI dello 0,5 per cento.

Il collega Zorzato e la collega Ravetto hanno già evidenziato alcuni profili di illogicità o addirittura di incostituzionalità di questa misura, che è stata definita un balzello; io mi limito a sottolineare altri aspetti.

Viene lodevolmente previsto che, nel caso in cui l'opera per la quale si è riscossa l'addizionale ICI non venga iniziata entro due anni, sia possibile chiedere la restituzione di quanto pagato. Ritengo sarebbe stato di una qualche ragionevolezza aggiungere, oltre alla data di inizio, quanto meno che i lavori vengano terminati entro la data prevista nei capitolati o con un margine di tolleranza limitato, per cui basterebbe che dopo due anni l'opera venisse iniziata ed i soldi non dovrebbero più essere restituiti. Nel caso in cui l'opera non venga completata, non vi è alcuna restituzione dell'imposta di scopo.

In realtà, come è stato osservato questa mattina, noi sappiamo che una percentuale elevatissima di italiani, rispetto a quelle riscontrabili negli altri paesi comparabili con l'Italia, è proprietaria della prima casa; non necessariamente ciò rappresenta un dato in assoluto positivo: può anzi anche essere un elemento che influisce sulla scarsa attitudine alla mobilità e che quindi in qualche modo rende più rigida la struttura sociale nonché, conseguentemente, la struttura economica del paese. Ma è un fatto; è un fatto, quindi, che l'ICI funziona come una patrimoniale, ed è altresì un fatto che questa mattina abbiamo discusso - a mio avviso, con qualche interesse anche da parte della maggioranza - sull'abolizione dell'ICI sulla prima casa.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la fasulla rubrica di questa norma la definisce imposta di scopo, ma essa altro non è, invece, che un'addizionale ICI dello 0,5 per cento, il che, per i comuni, significa poter giungere ad un incremento del 12,5 per cento dell'imposta ICI sulla proprietà di case, terreni e via dicendo (e quindi anche della prima casa). Se poi aggiungiamo la tassa di soggiorno, vediamo che in realtà ai comuni si concedono notevoli facoltà.

Io ho presentato una proposta emendativa, successiva nel fascicolo degli emendamenti, tesa quanto meno ad introdurre un elemento di correzione, vale a dire l'attivazione della tassa di scopo solo per quei comuni che abbiano rispettato il patto di stabilità. Altrimenti, ai comuni che già eccedano nelle spese rispetto a quanto previsto ed indicato dal patto di stabilità interno, si consentirebbe tranquillamente di poter accendere un altra imposta, considerando che essa deve servire per opere particolarmente significative - non so cosa voglia dire - di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi. Questo, onorevoli colleghi della maggioranza, stiamo votando: «maggiore decoro dei luoghi». Non so poi a chi si dovrà chiedere l'interpretazione autentica; è chiaro che qualsiasi comune d'Italia in qualsiasi esercizio di bilancio prevede e finanzia tali opere per il maggiore decoro dei luoghi (peraltro, non si sa di quali luoghi si tratti).

 

PRESIDENTE. Deve concludere...

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo signor Presidente.

Pertanto, questa non è una tassa di scopo, che sarebbe stata definita con altri criteri; è la possibilità di prevedere da parte dei comuni un'addizionale dell'ICI.

Questo stiamo votando, altro che abolizione dell'ICI sulla prima casa: se voterete a favore darete il via libera perfino alle addizionali sull'ICI stessa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Presidente, a titolo personale, chiedo che le persone presenti in aula si rendano conto di quello che stanno votando, perché si tratta di una tassa che è vergognoso proporre al nostro paese, visto che, oltre a quello che diceva il collega Della Vedova, nel comma 5 si parla di «opere varie» non meglio precisate. E poi, excusatio non petita, si prevede la possibilità di reintegrare il cittadino con i tempi che tutti conosciamo per opere non realizzate e tasse indebitamente riscosse.

Mi permetta, Presidente, una piccola annotazione di analisi filologica di questo articolo, me lo consenta...

 

PRESIDENTE. Che sia breve però, perché ha già esaurito il suo tempo.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHE­RONI. In esso si parla dello 0,5 per mille ed è interessante che si evochi il 5 per mille, perché è esattamente la logica opposta a quella del 5 per mille!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 499

Votanti 498

Astenuti 1

Maggioranza 250

Hanno votato sì 222

Hanno votato no 276).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zorzato 8.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Presidente, con l'articolo 6 ha inizio una sequenza di altre tasse. Per carità, non lo diciamo solo come slogan per la televisione, penso che tutti i colleghi possano rendersene conto man mano che stiamo procedendo nella votazione degli articoli.

Ho fatto però alcuni calcoli, fermandomi all'ICI, poiché ritengo giusto che, quando si approvano alcune norme che sembrano astratte, ognuno di noi si renda conto dell'incidenza che il complesso di quelle norme avrà sulle tasche dei cittadini.

Partendo da un importo medio di 200 euro - penso che 200 euro all'anno rappresentino un costo minimo di ICI per una casa - alla fine degli aumenti previsti riguardanti l'ICI (questo è solo uno), si arriverà ad un costo di 420 euro all'anno. L'articolo 6, cioè, oltre agli altri aumenti, ad esempio quello delle rendite catastali, su un'ICI di 200 euro avrà un'influenza di altri 220 euro aggiuntivi; se gli euro attuali sono 300, saranno 330 i costi aggiuntivi. Questo serve per far capire a tutta l'Assemblea, quale sarà il risultato di queste norme, che sembrano astratte ma che poi tali non sono perché hanno un impatto violento nella vita di tutti i cittadini.

Prima abbiamo cercato di portare avanti una battaglia per la soppressione dell'ICI sulla prima casa, ma abbiamo ricevuto un netto rifiuto. Dal sopprimere l'ICI sulla prima casa al raddoppiarla nel giro di un anno ci sarà una via di mezzo! Una minima via di mezzo poteva essere quella di accantonare l'articolo 6, che prevede un ingiusto aumento dello 0,5 per mille, portando cioè da una media del 5 (che è l'ICI media in Italia) al 7,5, visto che adesso è consentito il 7, con il mezzo punto in più previsto, per finanziare opere pubbliche.

Lo diceva ieri una collega di Alleanza Nazionale: in Italia vi sono sindaci - mi sembra che lei citasse la Poli Bortone - che sono riusciti a tenere il livello dell'imposta dell'ICI al minimo, mentre ve ne sono altri che non sono contenti dell'ICI al massimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Non vedo perché il Parlamento, continui a scaricare sulle spalle dei cittadini le inefficienze che molto spesso sono degli amministratori locali. È assurdo che vi siano comuni in cui i cittadini pagano il 4 per mille e comuni che non sono contenti di riscuotere il 7 per mille! A questi stiamo dando la possibilità di aumentare le rendite catastali e di aumentare l'ICI dello 0,5 con una tassa di scopo assurda e incomprensibile. Alla fine, il cittadino che paga 200 euro ne pagherà 420 e quello che paga 600 euro ne pagherà 1.200!

Quindi, stiamo costruendo una finanziaria che riesce a colpire non i più ricchi - e torno su questo aspetto -, ma tutti: e, quando diciamo in televisione (mettendovi in difficoltà), che il disegno di legge finanziaria in esame non è fatto per colpire soltanto alcune categorie, perchè i 35, i 40, i 70 o gli 80 miliardi cadranno sulle spalle di tutti, intendiamo proprio questo!

Ieri, quando ci siamo occupati dell'imposta di bollo, abbiamo fatto rilevare che essa colpirà i più poveri! E l'ICI? Non ditemi che colpirà i ricchi: colpirà proporzionalmente tutti, ma l'incidenza più forte l'avrà su chi è povero, su chi ha comprato la casa, sta pagando il mutuo e si troverà l'ICI raddoppiata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

Ci sono, però, i conti pubblici da salvare. Salviamoli! Il fatto è che l'ICI è aumentata, come previsto in tre o quattro articoli diversi del disegno di legge finanziaria. L'aumento dello 0,5 per cento, di cui ci stiamo occupando, è operato per tacitare l'ANCI, cioè per far stare zitti alcuni grandi sindaci, quelli che, mediante l'aumento dell'ICI, vogliono finanziare opere sulle spalle dei loro cittadini. È un'ingiusta oppressione per i cittadini! Passi l'aumento delle rendite catastali - se collegato ad una contestuale riduzione dell'ICI (alcuni sindaci pensano di aumentare le rendite catastali e di mantenere l'aliquota, ma, in tal modo, l'imposta raddoppierà) -, ma questa tassa, assurda ed ingiusta, non ha senso!

Il contenuto dell'articolo in esame è soltanto questo: sopprimendolo, non creiamo problemi a nessuno e costringiamo gli amministratori locali - diciamo così - a fare il fuoco con la legna che hanno.

Ripeto che non possiamo far finta di non vedere: vi sono amministratori che, con i trasferimenti dello Stato, riescono a tenere le imposte al livello più basso; vi sono altri amministratori che, con maggiori trasferimenti dello Stato, devono aumentare al massimo le imposte, perché le entrate non bastano. Con articoli come quello in esame, diamo ragione non ai bravi amministratori, ma a quelli che i soldi dei cittadini li amministrano peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, desidero fare una brevissima precisazione.

Faccio riferimento, in particolare, all'intervento della collega Paoletti Tangheroni, la quale richiamava tutti ad essere coscienti dell'oggetto della votazione alla quale ci accingiamo. Allora, vorrei semplicemente leggere il comma 5 dell'articolo 8, riguardo al quale c'è un po' di confusione. La collega sosteneva che l'imposta può essere istituita per realizzare le seguenti opere pubbliche: opere per il trasporto pubblico urbano ed «opere varie». Tuttavia, il predetto comma 5, lettera b), espressamente contempla le «opere viarie».

Allora, colleghi, credo che, insieme, dobbiamo essere coscienti e precisi riguardo all'oggetto delle nostre votazioni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 8.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 493

Votanti 491

Astenuti 2

Maggioranza 246

Hanno votato sì 227

Hanno votato no 264).

 

Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanetta 8.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.

 

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, a fronte della forte riduzione dei trasferimenti ai comuni, il Governo ha escogitato questa assurda modalità di tassazione che è l'imposta di scopo, la quale dovrebbe coprire, parzialmente, le spese per la realizzazione delle opere pubbliche individuate dai comuni con loro regolamento.

Si tratta di un'imposta assurda: essa sottende una falsa autonomia fiscale dei comuni, affidata alla volontà degli amministratori, e crea profonde sperequazioni tra comune e comune, con possibili ingiustizie tra i cittadini. Si tratta di una forma ingiusta di federalismo fiscale. Inoltre, la norma è limitativa, e non risolutiva, in quanto prevede, per il finanziamento dell'opera, il limite del 30 per cento, da richiedere ai cittadini. Appare assurdo, altresì, che dalla tassa di scopo non siano state escluse le categorie più deboli economicamente.

Per queste ragioni, invito il Parlamento ad approvare l'emendamento soppressivo dell'articolo 8, da me sottoscritto unitamente ad altri colleghi del gruppo di Forza Italia.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per rivolgere un accorato appello ai colleghi veneti e a tutto il Parlamento allo scopo di far approvare questa proposta emendativa che, in maniera molto intelligente, ha presentato il collega Zanetta.

Non possiamo assolutamente dividere il nostro paese attraverso tasse di scopo differenziate che mettono i cittadini l'uno contro l'altro. Peraltro, queste ultime pongono addirittura i cittadini meno abbienti in una condizione di grave disagio. Quindi, cerchiamo di correggere il tiro poiché molto spesso in aula si sono manifestate reciproche volontà - lei, Presidente Castagnetti, lo ricorda sempre - di collaborazione e di ascolto. Dimostrate tutto ciò, anche se ho l'impressione che fino a questo momento siete stati completamente sordi.

Una disponibilità all'ascolto potrebbe essere intesa in maniera molto positiva soprattutto se volta all'accoglimento di questo emendamento, che certo non stravolge il vostro impianto, ma mette il nostro Paese in condizione di essere veramente all'avanguardia e caratterizzato da un federalismo partecipato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 491

Votanti 490

Astenuti 1

Maggioranza 246

Hanno votato sì 224

Hanno votato no 266).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mereu 8.4, Bertolini 8.5 e Garavaglia 8.6.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questi emendamenti sono soppressivi.

Perché lo sono? Nell'ottica del federalismo fiscale, a onor del vero, la tassa di scopo non è assurda, si potrebbe ipotizzare. Quindi perché, lo ripeto, sono stati presentati emendamenti soppressivi? Stiamo parlando di una norma mal scritta - attraverso gli emendamenti successivi avremo modo di capire meglio a cosa mi riferisco - che, soprattutto, si inserisce in un contesto di aumento di tasse a livello locale.

Intendo rubarvi due minuti di tempo solo per eseguire un piccolo conto, il conto della serva. Prendiamo l'introito totale dello Stato in tasse, lo dividiamo per la popolazione ed otteniamo quanto ogni cittadino versa. Tale valore lo moltiplico per il numero dei cittadini del mio comune e ottengo una cifra: circa 80 miliardi di vecchie lire. Ebbene, quanto riceve dallo Stato il mio comune? Un miliardo e 800, per cui facendo una media che non tiene conto delle diversità - sarebbe come dire che un comune in provincia di Milano, pieno di industrie, versa allo Stato tanto quanto un comune montano della Valtellina, ma non fa niente -, se consideriamo quanto riceve il mio comunello e lo dividiamo per quanto versa, noteremo che ci troviamo al 2,6 per cento: quindi, ritorna al mio comunello il 2,6 per cento. È evidente che stiamo parlando di una piccola mancetta, però andiamo avanti nel conto. Se invece del 2,6 per cento il mio comunello potesse tenersi il 5 per cento - parliamo sempre di una piccola mancetta, dovete ammetterlo - noi potremmo eliminare tutta l'ICI e non solo per la prima casa, ma per tutto il resto. Andiamo avanti con questa piccola simulazione. Se invece del 5 per cento potessimo tenerci il 7 per cento di quegli 80 miliardi che versiamo, potremmo eliminare tutta l'ICI, la tassa sui rifiuti, la TOSAP e ogni altro balzello, con un avanzo da distribuire ai cittadini.

Ecco, è questo il federalismo fiscale. Noi chiediamo semplicemente che venga riconosciuta ai territori una parte, quella giusta, di ciò che versano.

In questo contesto, nel quale noi tartassiamo i territori, anziché assegnare loro più denaro, l'idea di federalismo fiscale della sinistra consiste nel dare ai comuni la possibilità di aumentare le tasse locali. Non è così che risolviamo il problema. Mettiamoci davvero, una volta per tutte, a fare i conti e a farli bene. Quello che ho fatto prima è un «conto della serva» che chiunque può effettuare riguardo al proprio comune. Vi consiglierei di provare perché vi rendereste conto, in tal modo, di quale spreco ci sia nelle amministrazioni centrali dello Stato. Noi non possiamo fare altro che pretendere che questo ulteriore balzello, oggi, non sia imposto. Per questo motivo, abbiamo proposto un emendamento soppressivo, pur essendo concettualmente d'accordo sulla tassa di scopo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, siamo tutti d'accordo su un concetto, cioè che l'ICI sia un'imposta sbagliata. Fra le imposte del panorama fiscale italiano, forse è l'imposta più sbagliata perché è l'unica patrimoniale esistente. Infatti, colpisce non il reddito, ma il patrimonio. Oltretutto, gravando sulla prima casa, non discrimina tra le grandi proprietà e le piccole proprietà. L'ICI aveva una sola ragion d'essere: alcuni sostenevano, infatti, che l'ICI sia versata dai proprietari perché le opere pubbliche che ogni anno si realizzano in una città contribuiscono a mantenere e ad innalzare il valore dell'abitazione. All'osservazione secondo cui l'ICI finanzia la spesa corrente si poteva replicare che nella spesa corrente dei comuni insistono le quote capitale e gli interessi dei mutui che servono per realizzare quelle opere pubbliche. Quindi, l'unico elemento di giustizia contenuto nell'ICI, fino ad oggi, è stato che l'imposta contribuisce agli investimenti effettuati nella città di competenza.

Oggi noi togliamo anche quest'ultimo velo, perché affermiamo che, per contribuire alle opere pubbliche, al proprietario è richiesta una «super ICI», una ICI aggiuntiva. In altri termini, certifichiamo che l'ICI pagata fino ad oggi serviva a finanziare non le opere pubbliche ma, semmai, l'asilo nido per la famiglia che non ha neanche una casa in quel comune, oppure per la famiglia che risiede in un altro comune e solo temporaneamente si trova nel comune che incassa l'ICI dai proprietari di immobili (Applausi del deputato Armani). Si sancisce l'anomalia e l'ingiustizia dell'ICI.

Come ulteriore osservazione, rilevo che quanto più confondiamo il panorama fiscale, tanto più rendiamo possibile l'evasione fiscale. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Immaginate quale sarà la possibilità per un comune di accertare la «super ICI» derivante dalla tassa di scopo. Nonostante facciamo fatica, già oggi, a farci pagare l'ICI, dobbiamo inventare un sistema di accertamento aggiuntivo. Sarà molto difficile.

Stiamo parlando, per intenderci, dell'ipotesi in cui, vicino a casa vostra, sia sistemato un giardino pubblico. In un caso del genere, sarete chiamati, per cinque anni, a versare una ICI maggiorata dello 0,5 per mille. Lo 0,5 per mille è molto. In numerose città, per fortuna, l'ICI sulla prima casa è rimasta ferma all'aliquota minima del 4 per mille. Ciò vuol dire che, per alcuni contribuenti, la stiamo innalzando tout court al 4,5 per mille. È lecito pensare che ci sarà una rincorsa all'evasione e noi non abbiamo alcuno strumento per accertare questa nuova ICI.

Come ulteriore osservazione, rilevo che noi siamo l'unico paese al mondo che sta per approvare una norma di questo genere per le opere viarie. Sto parlando delle opere più importanti che i comuni realizzeranno, le più costose. Tra le due ipotesi, mi preoccupa meno la sistemazione del giardino pubblico, che non potrà avere un costo elevato, mentre mi preoccupa molto di più il rifacimento di una strada, di una tangenziale o di una metropolitana.

In questo caso saranno molti i cittadini ad essere interessati dall'aliquota massima. Se guardiamo gli altri paesi, oggi per finanziare tali opere non si ricorre alla tassa di scopo, ma a due strumenti definiti che funzionano. Essi sono il road pricing (paga un tot ogni giorno chi usufruisce dell'opera pubblica realizzata dal comune) oppure il project financing, strumento che molti comuni da anni utilizzano con ottimi risultati. Non si capisce perché dobbiamo imbarcarci in un nuovo sistema che farà più danni che benefici. Vi assicuro che l'onere sulla prima casa per molte famiglie sta diventando una delle contribuzioni maggiori, anche perché sulla prima casa spesso, soprattutto per le giovani coppie che maggiormente vogliamo tutelare, già grava un mutuo. Quindi, al mutuo si aggiungono le maggiori imposte. Davvero vi chiedo di soprassedere all'esame di tale norma per ulteriori chiarimenti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, se possibile, vorrei richiamare in breve l'attenzione del relatore e del Governo. La tassa di scopo in teoria finanzia le opere pubbliche e quindi politicamente è considerata molto più accettabile dai cittadini. Tuttavia, prendiamo il caso di un comune in equilibrio finanziario che ha già previsto di finanziare le opere pubbliche con entrate ordinarie (oneri di urbanizzazione, ICI eccetera) e che decide di spostare la copertura delle opere pubbliche utilizzando la tassa di scopo. Si libereranno risorse che possono essere spese per oneri di natura corrente. Quindi, la tassa di scopo può avere l'effetto netto di aumentare la spesa corrente del comune. In proposito, vorrei sapere se il Governo e il relatore sono della stessa opinione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Bertolini 8.5 al quale ho apposto la mia firma. Esso è soppressivo e non può che esserlo perché la tassa di scopo è tragicamente l'opposto di quanto volevamo fare con il 5 per mille che abbiamo proposto. Con il 5 per mille il cittadino decide come e quando finanziare alcune opere. In questo caso, invece, bisogna rendersi conto, purtroppo tragicamente, che siamo di fronte alla porta principale di un'economia pianificata. Infatti, sono i comuni a decidere dove, come e quando far ricadere la tassa di scopo sul cittadino. Badate bene che essa non è richiesta con la logica dell'una tantum per un evento straordinario, ma per situazioni tutto sommato ordinarie, nonostante l'esclusione delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. In realtà, se si legge quanto riportato nel comma 5, si tratta di opere che non hanno la straordinarietà di un evento che richiede un intervento una tantum. Allora, si tratta effettivamente di pianificare l'economia. Noi siamo una forza liberale e dobbiamo assolutamente rigettare qualunque logica di pianificazione economica, perché essa ci è estranea. Per questo abbiamo presentato un emendamento soppressivo, in quanto tale articolo non è emendabile.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, devo ammettere che nel quadro del dibattito da tempo in corso nel nostro Paese sul federalismo fiscale questo tipo di imposta appare abbastanza suggestivo, nell'esigenza di dare ai comuni maggiori possibilità impositive per autofinanziare le proprie opere. Pertanto, essa può apparire un'iniziativa avveniristica e moderna. Tuttavia, la mia contrarietà - e quindi la mia adesione all'emendamento in oggetto - si collega all'ancoraggio della norma ancora una volta all'ICI.

Si viene a configurare, infatti, come un'addizionale dell'imposta comunale sugli immobili (ICI), costituendo un ulteriore gravame sulla proprietà immobiliare dopo tutti quelli che sono stati introdotti dal disegno di legge finanziaria in esame. Mi riferisco alla revisione delle rendite catastali, agli aggravi sulla proprietà immobiliare e all'inutile registrazione dei dati catastali nella dichiarazione IRE...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere!

 

ALESSANDRO FORLANI. ...determinando, così, ulteriori disagi per i cittadini.

A questo punto, appesantire ulteriormente l'ICI significa non soltanto incidere più pesantemente sul mercato immobiliare, ma penalizzare ancor di più i proprietari...

 

PRESIDENTE. Grazie...!

 

ALESSANDRO FORLANI. ...soprattutto quelli più poveri, vale a dire quelli che possiedono soltanto la prima casa (Applausi del deputato Armani)!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi è stata rivolta esplicitamente la richiesta di prestare ascolto alla discussione e ritengo giusto soddisfarla.

La norma recata dall'articolo 8 del provvedimento in esame, per la verità, andrebbe valutata con un'attenzione maggiore di quella mostrata dal contenuto di alcuni interventi. Se ci limitassimo alla polemica politica, naturalmente si può affermare tutto; se ci vogliamo attenere alla sostanza della questione, invece, vorrei rilevare che l'articolo in esame offre una possibilità ai comuni rispetto ad impegni che debbono assumere a favore della loro collettività.

Del resto, i colleghi Alberto Giorgetti, Pedrizzi ed Amoruso hanno prolungato legittimamente, con la presentazione di alcune proposte emendative, la lista degli obiettivi che i comuni potrebbero perseguire attraverso l'introduzione di una propria modalità di finanziamento. Si tratta, chiaramente, di opere che riguardano una comunità locale; in altri termini, vorrei osservare che tra il cittadino, ciò che decide l'amministrazione ed il risultato concreto deve esistere un rapporto diretto.

Abbiamo pensato che vi potesse essere una serie di impegni: peraltro, con l'elenco indicato in alcune proposte emendative, che accogliamo, si chiarisce meglio che vi sono asili nido, restauri, allestimenti museali, opere culturali e conservazione di beni artistici da porre in essere.

In questo modo, si amplierà notevolmente la possibilità delle amministrazioni locali di prefigurare obiettivi di investimento di grande interesse sociale, a favore dei loro cittadini, che rivestono una natura pubblica. Tuttavia, nel momento in cui i comuni si prefiggono tali obiettivi, debbono evidentemente avere a disposizione anche le risorse finanziarie per poterli realizzare.

Una delle possibili modalità è quella che abbiamo individuato proprio nell'articolo 8 del disegno di legge finanziaria. Ciò perché, ormai, nella legislazione che si è consolidata nel tempo in Italia, il ricorso all'imposizione fiscale territoriale (in particolare, l'imposta comunale sugli immobili) è progressivamente diventato il pilastro fondamentale dell'autonomia degli enti locali.

L'ICI, infatti, costituisce un'entrata importante per i comuni, riguardando ciò che insiste sul territorio. Pertanto, con le modifiche che dispongono il decentramento del catasto ai comuni, nonché con la revisione delle modalità di valutazione degli estimi catastali (sia pure in un secondo momento), gli enti locali assumeranno sempre di più il controllo di quanto avviene sul territorio, nonché la relativa leva impositiva.

Conseguentemente, sembra essere abbastanza logico il rapporto sussistente tra le opere pubbliche di vario tipo che i comuni intendono effettuare ed il ricorso a tale tipo di imposizione, al fine di realizzare le stesse, quando non dispongono di altri mezzi per poterlo fare.

Naturalmente, sono state introdotte anche alcune cautele. Infatti, se le opere in oggetto non dovessero essere realizzate entro un determinato periodo, ovviamente, il gettito dell'imposta di scopo dovrà essere restituito dall'ente locale ai cittadini. Devono essere previste, inoltre, occasioni di verifica e deve instaurarsi un rapporto tra la giunta ed il consiglio comunale ed i cittadini.

È evidente, in altri termini, che si tratta di una questione delicata. Io me ne rendo conto, tuttavia ritengo che le disposizioni che stiamo cercando di far approvare dimostrino l'assoluta consapevolezza del fatto che stiamo chiedendo ai cittadini, attraverso interventi di natura straordinaria, di sostenere il perseguimento di un obiettivo della comunità locale.

Tutto questo potrà essere realizzato se l'amministrazione comunale si prefigge tale obiettivo e se i cittadini, ovviamente, confermeranno l'amministrazione proponente e, dunque, il suo progetto. Vorrei comunque rilevare che ciò avverrà su base volontaria, poiché si tratta non di un obbligo, ma di una facoltà.

È abbastanza strano il dissenso di fronte all'esigenza di consentire ai comuni di muoversi con maggiore autonomia, con maggiore facoltà di decisione e di scelta, attraverso la possibilità di stabilire un rapporto diretto con i cittadini, sulla base di scopi evidenti, vorrei dire toccabili con mano sotto un certo punto di vista. Nello stesso tempo, vale il concorso che i cittadini forniscono. Questo non vuole dire che debba essere il 100 per cento, può essere anche una quota parte dell'opera; ma quando il comune non ce la fa e almeno la maggioranza dei cittadini è d'accordo sulla realizzazione di un intervento, perché non dare ai comuni la possibilità di muoversi anche attraverso questo strumento?

A me pare che questo articolo, sia pure con gli emendamenti che abbiamo accolto, e quindi con l'allargamento ulteriore dei compiti, debba essere approvato perché si tratta di una facoltà che dà ai comuni delle potenzialità, che non sono obblighi ma scelte politiche di amministrazione locale che verranno realizzate se e quando le amministrazioni avranno il consenso dei cittadini. Sono certo che anche in comuni amministrati non dal centrosinistra, ma dal centrodestra, vi sono in certi casi rapporti di fiducia tale tra l'amministrazione ed i cittadini per cui è del tutto possibile che un percorso democratico giunga ad individuare degli obiettivi e, attraverso questa modalità, la possibilità di realizzarli. Mi auguro che ciò sia possibile sia con l'amministrazione di centrosinistra sia con quella di centrodestra, quando e dove le amministrazioni ritengano che ciò sia necessario.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, non siamo convinti di quanto espresso dal sottosegretario Grandi e ribadiamo la nostra intenzione di voler sopprimere questo articolo, che ancora una volta incide sull'ICI cercando di aumentarla. La casa non è più il sogno per gli italiani, sta diventando un incubo; quasi quasi conviene iniziare a dotarsi, come gli zingari, di roulotte e di tenda, visto che dopo ti vengono regalati anche luce e gas.

Inoltre si tratta di una tassa doppia, perché per operare e migliorare il trasporto pubblico, dove comunque si pagano dei ticket e dei biglietti, andiamo a tassare, incidendo sulla casa, i cittadini. Stesso discorso vale per le opere viarie e per l'arredo urbano, dove i cittadini hanno già pagato gli oneri di urbanizzazione.

Infine, al comma 7 vi è addirittura una presa in giro per i cittadini, perché in caso di mancato inizio dell'opera per due anni, gli stessi hanno cinque anni per poter vedere risarcito quanto maltolto. Il cittadino rischia di anticipare quattrini che incidono sulla casa per vederseli restituiti dopo sette anni. Ingiustizia su ingiustizia, tasse su tasse, per non avere probabilmente neanche i servizi o servizi già pagati. Questo è inaccettabile.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento Bertolini 8. 5. Voglio associarmi alla richiesta dei colleghi sulla soppressione di questa tassa: è una tassa di scopo che non si capisce dove voglia arrivare. Il sottosegretario Grandi afferma che questa tassa serve per dare al comune il controllo del territorio e per aumentare il rapporto di fiducia con i cittadini. Io penso invece che serva ad allontanare la fiducia da chi ce l'ha già, perché effettivamente l'ICI è una tassa iniqua e Forza Italia ha sempre lavorato per eliminarla; a questo risultato si voleva giungere progressivamente. Considero, quindi, assolutamente inaccettabile coinvolgere i cittadini nella realizzazione di opere pubbliche. È una situazione assurda.

Dirò di più, proprio per rispondere al sottosegretario Grandi. In Sardegna, il governatore Soru, proprio sulle servitù militari - che poi riguardano beni che spettano ai comuni - deteriora il rapporto di fiducia con questi ultimi. Infatti, sta trattenendo alla regione i beni che lo Stato gli sta conferendo.

Pertanto, se lo scopo era quello di avvicinare i cittadini agli enti locali, attribuendo ad essi il controllo del territorio, mi sembra che il Governo, attraverso i suoi maggiori rappresentanti, stia facendo il contrario. Avete dunque bisogno di riunire la Conferenza Stato-regioni, con i vostri governatori di maggioranza, per decidere lo scopo che volete realizzare.

È assurdo pensare - questa è una presa in giro, e mi associo ai colleghi che mi hanno preceduto - alla restituzione degli importi versati dai cittadini per il perseguimento dello scopo, seppure si tratti di opere importanti. Il comma 5 dell'articolo 8, infatti, concerne opere per la viabilità, per il trasporto e per l'arredo urbano. Ma l'istituzione di tale imposta di scopo è la conseguenza del taglio delle risorse operato nei confronti dei comuni. Non li avete posti nella condizione di scegliere di applicare o meno questa tassa, ma li avete obbligati a farlo, che è una cosa ben diversa.

Alla fine, è troppo semplice dire che l'applicazione dell'imposta è facoltativa, che si tratta di un aiuto, di un'apertura e che i sindaci possono deliberatamente decidere come e dove intervenire, quando, nel contempo, si opera un taglio di risorse che li costringe a vessare i cittadini.

Nell'articolo 9 si parla ancora dell'imposta di soggiorno. Vorrei capire dove volete arrivare e qual è il vostro scopo finale, se è quello di lavorare come un Robin Hood al contrario, cercando di togliere ai poveri per dare ai ricchi. Di fatto, state colpendo tutte le categorie che non possono pagare.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, non credo che per i comuni ci sia bisogno della revisione del catasto; ritengo ci vorrebbe la revisione del Governo! Bisogna sicuramente dare atto del fatto che, probabilmente, nei banchi del centrosinistra non siedono molti amministratori pubblici. Viceversa, ci sarebbe un attaccamento a ciò che è centrale. La nostra centralità è il cittadino che non va «spennato», bensì aiutato, soprattutto non imponendo nuovi balzelli e nuove tasse.

Le opere devono essere realizzate dal Governo e dalle regioni, che le devono mettere a disposizione dei cittadini. State cambiando completamente il modo di pensare che ha sempre caratterizzato tutti i Governi. Mi auguro che l'articolo in esame non venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, ho chiesto la parola per denunciare un fatto grave. Pochi minuti fa si è appreso da un'agenzia di stampa che un nostro collega - che certamente non chiamerò onorevole né deputato, come usa fare il Presidente Bertinotti - si vanta di aver portato in Parlamento la battaglia per il diritto all'autocoltivazione della droga. «Ho seminato alcuni semi di marijuana nelle fioriere del cortile della Camera. I primi germogli sono già sbocciati e speriamo crescano bene».

Ora, signor Presidente...

 

PRESIDENTE. Onorevole Menia, poichè stiamo terminando i nostri lavori...

 

ROBERTO MENIA. No, Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)... Al riguardo le chiedo che la Presidenza intervenga, se questo è l'esempio che un parlamentare dà al paese. Questi non sono i tamponi delle Iene! Questo è un parlamentare che si vanta di compiere reati all'interno della Camera! E la Presidenza della Camera non può fare finta di non sapere e di non vedere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)!

È la testimonianza morale di questa sinistra che fa schifo, perché è divisa sui valori ed è unita sui disvalori, dalla droga libera fino agli insulti ai caduti di Nassiriya!

Presidente, le ricordo che la Presidenza deve intervenire. Le chiedo, quindi, quali accertamenti vorrà porre in essere e quali provvedimenti vorrà assumere nei confronti del deputato Caruso. È inaccettabile quanto accaduto e quanto egli si vanta di avere fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. La ringrazio. Riferirò doverosamente le sue considerazioni al Presidente della Camera (Commenti - Una voce dai banchi dei gruppi dell'opposizione grida: Il buffone scappa!).

Chiedo ai colleghi di aiutare la Presidenza perché non è il caso di fare confusione (Commenti).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Su questo fatto mi associo e basta.

Invece, voglio intervenire sull'ordine dei lavori per un senso di rispetto per la Presidenza e per i colleghi. Siamo stati in quest'aula a lavorare per l'intera giornata e credo siano stati trattati argomenti importanti per il paese.

Mi sembra, ad esempio, che oggi si sia parlato della tracciabilità del pagamento dei professionisti. Poi, ho avuto occasione di vedere il TG1, durante il quale si è detto che stiamo lavorando e che abbiamo approvato, come novità, la rimodulazione dei ticket sanitari e tutta un'altra serie di questioni di cui questo Parlamento non si è assolutamente interessato.

Dunque, riguardo per l'appunto ai nostri lavori, vorrei segnalare alla Presidenza che vi sono valorosi colleghi che seguono i lavori parlamentari anche per la TV di Stato. Allora, o quest'ultima la sera racconta quello che ha fatto il Parlamento oppure racconta ciò che il Governo le dice di dire e che farà nei prossimi giorni, dandolo già per approvato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Le novità riportate circa la legge finanziaria, dunque, risultano essere i ticket sanitari che sarebbero stati approvati: ma quando e da chi sono stati introdotti?

 

GUIDO CROSETTO. Vergogna!

 

GAETANO FASOLINO. Vergogna!

 

CARLO GIOVANARDI. Chi è stato ad approvarli e perché il TG1 esordisce dicendo che a Montecitorio si stanno discutendo ed approvando gli emendamenti al disegno di legge finanziaria e che queste sono le novità? Si tratta di falsità assolute! Almeno si abbia la correttezza di fare un'informazione che spieghi agli italiani quello che il Parlamento sta facendo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Grazie, riferirò anche questa osservazione al Presidente della Camera.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

 

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, in merito all'emendamento soppressivo presentato dai colleghi dell'opposizione, vorrei avanzare una breve riflessione. Ringrazio il sottosegretario per aver richiamato poco fa alcune questioni che attengono al ruolo dei comuni in tema di autonomia locali.

Tuttavia, le devo dire, caro sottosegretario, che noi stiamo assistendo ad una sorta di introduzione di un federalismo fiscale un po' particolare. La mancata applicazione dell'articolo 119 della Costituzione, sostanzialmente, sta creando anche molta confusione circa il tentativo di garantire un federalismo fiscale serio, a livello territoriale. Infatti, la tassa di scopo che viene introdotta, anche se costituisce una possibilità a favore dei comuni, di fatto altera l'unità di bilancio degli enti locali.

Vorrei che fosse presente alla coscienza di ogni collega che qui stiamo introducendo un meccanismo il cui profilo di costituzionalità è tutto da discutere e da verificare, ma che modifica nella sostanza il modo di essere degli enti locali, sotto il profilo della corrispondenza tra entrate e spese. Infatti, la tassa di scopo finalizza l'entrata ad una determinata spesa, ma non consente più all'ente locale di costituire un bilancio sulla base della globalità delle entrate.

Ciò significa che non solo surrettiziamente stiamo dando ai comuni un maggior potere impositivo, ma di fatto stiamo alterando il modo di essere di una amministrazione. Lei prima ricordava che i sindaci, oggi, sono caricati di una nuova responsabilità nel momento stesso in cui presentano gli indirizzi di governo. Tuttavia, vorrei anche sottolineare che, nel momento stesso in cui si diventa sindaci e ci si presenta in un consiglio comunale o provinciale, si legge un documento che rappresenta gli indirizzi di governo. In esso, vengono tracciati i percorsi realizzativi di una pubblica amministrazione e rispetto a quegli indirizzi di governo, successivamente, il sindaco o il presidente sarà giudicato.

Voglio anche ricordare che questo percorso sostanzialmente responsabilizza l'amministrazione, ma consente anche di disporre di un programma delle opere pubbliche ben definito. Sono altri gli strumenti che possono essere messi in campo per consentire di andare al di là della stessa programmazione che ogni ente fa sulla base delle effettive ed accertate entrate pubbliche!

Questo non è federalismo fiscale, questo è soltanto un modo spurio di aumentare la pressione fiscale e di responsabilizzare l'amministratore locale rispetto ai cittadini. Ecco perché ho qualche perplessità e qualche riserva sulla stessa natura della tassa di scopo, così come viene tratteggiata in questo articolo 8 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Informo i colleghi che la seduta proseguirà fino alle 22. I nostri lavori riprenderanno domani mattina alle 9.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Intervengo con riferimento all'articolo 60 del nostro regolamento che, al comma 4, prevede che, per fatti di eccezionale gravità, che si svolgano nella sede della Camera, ma fuori dell'aula, il Presidente della Camera può proporre all'Ufficio di Presidenza le sanzioni previste, tra le quali rientra l'interdizione a partecipare ai lavori parlamentari per un periodo da 2 a 15 giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

Presidente, ritengo che, rispetto a quanto affermato dal deputato Menia, si rientri precisamente nella disposizione dell'articolo 60. Immagino che questa sia una questione che attiene anche alla sua personale sensibilità, dunque vorremmo avere immediata conoscenza della volontà del Presidente della Camera, se intenda o meno applicare l'articolo 60. Se ritiene, cioè, che quanto ostentatamente dichiarato dall'onorevole Caruso sia o meno un fatto di eccezionale gravità accaduto nella sede della Camera per il quale intende convocare l'Ufficio di Presidenza e proporre le eventuali sanzioni. Infatti, se il Presidente della Camera lo vuole fare - a nostro avviso, ha il dovere di farlo - rispetta il regolamento; se invece il Presidente della Camera non intendesse convocare l'Ufficio di Presidenza per proporre le sanzioni previste dall'articolo 60, vuol dire che condivide il gesto dell'onorevole Caruso, vuol dire che non lo ritiene grave.

Per tale motivo - onorevole Migliore - crediamo che il Presidente della Camera dovrebbe far meglio conciliare le sue funzioni di rappresentanza di tutta l'Assemblea e della dignità di quest'ultima con l'appartenenza allo stesso gruppo e allo stesso partito dell'onorevole Caruso che turba i lavori parlamentari. Su tale questione, Presidente, vorremmo ricevere un'immediata risposta da parte del Presidente Bertinotti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Onorevole Vito, la questione è già stata sollevata dall'onorevole Menia e ho già detto che informerò immediatamente il Presidente della Camera (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). La prego di non fare più processi alle intenzioni sulle scelte del Presidente della Camera, che ancora nessuno conosce.

Siccome lei, onorevole Vito, ha espresso apprezzamenti, dando per scontate certe scelte che invece nessuno sa quali possano essere, credo che lei - essendo un garantista - converrà con me che la procedura prevede che il Presidente della Camera chieda al Collegio dei Questori di svolgere una rapida indagine per poi assumere i provvedimenti del caso.

In ogni caso, il Presidente della Camera sarà investito immediatamente della questione. Spero con questo che si possa chiudere la discussione su tale argomento, posto che allo stato ciò che la Presidenza può fare è investire subito il Presidente della Camera (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Pur apprezzando ciò che lei ha detto, cioè che riferirà al Presidente della Camera, credo però che ci troviamo in un'altra fattispecie. Qui non si tratta di giudicare l'opinione di un parlamentare, né di valutare se un parlamentare abbia pronunciato o meno parole sconvenienti. Qui ci troviamo di fronte ad un'ipotesi di reato commessa all'interno del perimetro della Camera dei deputati. Se ciò fosse avvenuto fuori dal palazzo di Montecitorio, si sarebbe potuta fare una denuncia ai Carabinieri o alla Polizia. Visto che ciò avviene all'interno del perimetro di Montecitorio, dove né magistratura né forze dell'ordine possono entrare, noi abbiamo l'organo Ufficio di Presidenza che è preposto per regolamento ad occuparsi di questo tipo di situazioni.

Trattandosi di reato commesso o ipotesi di reato commesso, io chiedo, quale membro dell'Ufficio di Presidenza, che venga convocato urgentemente l'Ufficio di Presidenza. Mi perdoni, ma non è sufficiente che lei ci dica che il Presidente della Camera è stato avvertito. In questo caso c'è, fino a prova contraria, un'ipotesi di reato, dal momento che l'interessato non ha smentito. C'è una dichiarazione virgolettata sulle agenzie di stampa. Dunque così come si verifica quando, in base al nostro regolamento, si pronunciano parole sconvenienti o quando avviene un incidente in aula, l'Ufficio di Presidenza non si convoca la settimana successiva, bensì lo si convoca immediatamente, per affrontare questo problema.

La invito quindi a chiedere al Presidente della Camera la convocazione urgente, come da nostro regolamento, dell'Ufficio di Presidenza. Ognuno ha le proprie idee e fa quello che può, ma noi non possiamo consentire questo ulteriore degrado dell'immagine della Camera! Domani si riderà sulla Camera dei deputati! Se al Presidente non interessa tutelare la dignità di questo Parlamento...

 

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la prego...

 

TEODORO BUONTEMPO. ...noi non vogliamo essere complici di chi tenta (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)...

 

PRESIDENTE. La prego di non fare il processo alle intenzioni, perché...

 

TEODORO BUONTEMPO. Io faccio parte dell'Ufficio di Presidenza e non sono stato convocato dopo la grave denuncia del collega Menia! Quindi, anche lei faccia il suo dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Il mio dovere l'ho fatto. Credo di avere già informato l'Assemblea di quello che ha fatto il Presidente. Il Presidente di turno ha investito immediatamente il Presidente della Camera. Credo che la discussione su questo punto possa essere conclusa (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

 

ROBERTO COTA. No!

PRESIDENTE. È stato fatto un richiamo al regolamento, precisamente ad un comma dell'articolo 60, che non prevede un processo assembleare, un processo sommario, senza conoscenza dei fatti...

 

ROBERTO COTA. Presidente!

 

PRESIDENTE. ...per di più in Assemblea. È stato fatto un richiamo al regolamento su un comma di un articolo che prevede un'iniziativa del Presidente della Camera, che deve coinvolgere per l'istruttoria il Collegio dei questori ed immediatamente dopo l'Ufficio di Presidenza.

 

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti).

 

PRESIDENTE. Capisco l'intenzione di continuare una discussione, che però non può che avere dal Presidente la risposta che ha già avuto.

Quindi chiedo ai colleghi (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...

 

ROBERTO COTA. Mi lasci parlare!

 

PRESIDENTE. Allora, visto il clima di tensione, darò la parola solo ad un deputato per gruppo. Il gruppo di Alleanza Nazionale ha già parlato due volte.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Francamente noi ci saremmo aspettati da lei, Presidente, un comportamento diverso. Lei formalmente ha detto che avrebbe investito il Presidente della Camera, che peraltro mi dicono essere lì fuori; quindi forse potrebbe anche entrare in aula il Presidente Bertinotti.

Però, non abbiamo sentito da lei una parola, solo una, di stigmatizzazione del comportamento del deputato Caruso [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Lei non ha detto niente! Allora, noi ci aspettiamo, da parte sua, una parola chiara di stigmatizzazione del comportamento del deputato Caruso [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], che ha fatto dichiarazioni specifiche, dicendo di aver commesso un reato all'interno della Camera (Dai banchi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale si scandisce: Vergogna! Vergogna!)! Vorremmo, poi, anche sentire l'opinione dei colleghi di maggioranza su questo punto, per esempio dei deputati della Margherita (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale), visto che si ritrovano, all'interno della coalizione, un collega che assume questo tipo di comportamento. Poi, Presidente, non lamentiamoci se l'immagine del Parlamento che esce all'esterno è quella che è e se le «Iene» ci fanno il tampone [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!

 

PRESIDENTE. Onorevole Cota, sono interessato, non meno di lei, all'immagine del Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). La mia cultura garantista mi suggerisce di non esprimere valutazioni su fatti che non sono accertati (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Quindi, ho dato la risposta che il Presidente dell'Assemblea, in questi casi, deve dare.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Migliore. (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Prego i colleghi dell'opposizione di lasciar parlare il collega, così come loro hanno potuto parlare ed esprimere liberamente le proprie osservazioni.

Prego, onorevole Migliore, ha facoltà di parlare.

GENNARO MIGLIORE. Grazie, signor Presidente. Spero che i colleghi dell'opposizione e i colleghi di tutto il Parlamento siano interessati ad una precisazione che intendo fare a nome del nostro gruppo, in relazione a - mi pare - un'esagerata interpretazione di una dichiarazione che non corrisponde né ad un reato né all'individuazione di una materia che, peraltro, si sta verificando sulla stampa attraverso una smentita (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Se li è già fumati!

 

GENNARO MIGLIORE. Pertanto, mi pare che l'atteggiamento che avete tenuto fino ad ora non rechi un servizio positivo all'immagine del nostro Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

 

CARLA CASTELLANI. La nostra, di immagine?

 

GENNARO MIGLIORE. Vi siete occupati di sindacare su un'opinione politica e su un atteggiamento che non corrisponde, minimamente e in nessun momento, ad una fattispecie di reato. Pertanto, vi direi sinceramente di piantare questa polemica, in modo tale che sappiate anche cosa significa, in questo Parlamento, avere rispetto per le istituzioni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania). Non c'è nessuna necessità, colleghi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), nessuna necessità di invitare l'Ufficio di Presidenza ad esprimersi su una questione che non è basata che sul nulla. Vi invito, quindi, a raccogliere la vostra indignazione e a riportarla sui vostri banchi, perché così, tanto, non si va da nessuna parte. Noi non abbiamo niente da dire oltre il fatto che c'è stata una smentita e che non c'è nessun reato in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Mi pare che il Parlamento sia il luogo in cui si parla e ci si confronta. Sono state chieste spiegazioni e le spiegazioni sono state date (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania). Era giusto che venisse richiesta una posizione e l'onorevole Migliore, a nome del suo gruppo, ci ha detto che c'è stata una smentita, che, ancora, non è apparsa. Ci è stata data questa informazione, che ritengo sia utile e serva a rasserenare il clima e a chiudere la discussione, fermo restando che sono possibili tutte le iniziative successive nei giorni da domani in avanti. Allo stato, sappiamo che il presidente del gruppo a cui appartiene il deputato le cui dichiarazioni a lui attribuite, ma, in corso di smentita alla stampa, erano state evocate...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, non abusare della nostra intelligenza!

 

PRESIDENTE. Io non abuso...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Non abusare!

 

PRESIDENTE. Non abuso, ma la do per conosciuta ed apprezzata e quindi mi pare che questa sera la discussione su tale questione possa fermarsi qui (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, volevo parlare di federalismo fiscale, ma la gravità dell'episodio e l'inattività da parte della Presidenza su questo punto mi costringono a rinunciare.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

 

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, ho chiesto la parola per un richiamo al regolamento (articolo 62, terzo comma) perché, oltre alle norme che sono state già invocate da altri colleghi in riferimento all'episodio di cui stiamo parlando, vi è un dovere preciso del Presidente della Camera, che è richiamato appunto dal comma terzo dell'articolo 62 del regolamento. Non si tratta soltanto di convocare - come ha chiesto l'onorevole Buontempo - l'Ufficio di presidenza ed eventualmente prevedere sanzioni a carico di un deputato che abbia commesso irregolarità e atti illegittimi; di fronte ad una confessione pubblica della commissione di un reato, il Presidente della Camera si deve far carico di autorizzare l'ingresso delle forze dell'ordine, della polizia giudiziaria con i supporti di polizia scientifica (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e La Rosa nel Pugno) per l'accertamento della veridicità delle affermazioni rese dall'onorevole Caruso. Non ci sarebbe altro modo di accertare quanto è stato dichiarato; quindi, credo che il Presidente debba anche rispondere all'Assemblea, considerati gli obblighi che gli derivano dall'articolo 62, terzo comma, del regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. A me pare che quanto di nostra competenza sia stato detto, sia stato fatto, sia stato chiarito e che vi sia stata già una smentita [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Il Presidente ha stabilito che sulla questione avrebbe dato la parola ad un rappresentante per gruppo. Ha parlato l'esponente di Rifondazione Comunista, abbiamo ascoltato le sue ragioni e adesso, secondo la decisione già assunta dal Presidente, ha diritto di parlare un rappresentante per ogni gruppo che si era già iscritto. L'onorevole Capitanio Santolini e gli altri rappresentanti hanno diritto di parlare, come hanno fatto sia Alleanza Nazionale sia Rifondazione Comunista perché glielo ha concesso la Presidenza.

 

PRESIDENTE. Io ho detto poc'anzi che poteva parlare un esponente per gruppo e, peraltro, mi è parso con molta ragionevolezza che l'intervento dell'onorevole Migliore abbia introdotto un elemento di novità di cui non si può non tenere conto [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Ciò nonostante confermo la decisione presa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, dopo le precisazioni dell'onorevole Migliore io, da garantista quale sono, mi sento tranquillizzato; infatti, il collega Migliore ha parlato a nome del gruppo e ha parlato di smentita.

Ciò non toglie che il Presidente e i questori debbano verificare l'attendibilità della notizia, ma non condivido - amici e colleghi di Alleanza Nazionale - che l'autorità giudiziaria venga qui dentro. Non ce la portiamo! C'è già stata ai tempi del povero Matteotti: non riportiamola qui dentro (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista).

Vorrei aggiungere - per stemperare il clima - che, se fosse possibile coltivare qualcosa nel giardino, tenete conto che io semino garofani; almeno, se Dio vuole, qualcosa di buono lo potrei fare anch'io (Applausi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

 

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, credo che davvero stiamo scendendo molto, ma molto in basso. Penso che ci dovremmo vergognare non solo di quello che è successo, ma anche di quello che sta succedendo in quest'aula adesso.

Sono sdegnata, colleghi, sono profondamente sdegnata, perché non basta minimizzare un episodio così grave; non basta dire: non fa niente, adesso verificheremo, adesso vedremo. E tutti che si nascondono impauriti, come se, qui dentro, noi «armassimo» tutta questa vicenda semplicemente perché stiamo all'opposizione. Voglio sapere cosa scriveranno domani i giornali di noi, dopo le figuracce che abbiamo collezionato in questi ultimi tempi! Stiamo dando uno spettacolo indecoroso; io mi aspetto una rivolta, qui dentro, contro quanto sta succedendo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Mi aspetto che qualcuno si indigni veramente per il fatto che le istituzioni vengano offese in questa maniera! Non accetto di far parte di una Camera che cerca di minimizzare in maniera colpevole quanto è successo: se l'onorevole Caruso l'ha fatto, deve essere fortemente stigmatizzato e punito; se ha raccontato delle bugie, solo per seminare zizzania, ugualmente è grave quanto è accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

Non mi piace essere presa in giro in quest'aula che rispetto profondamente e di cui ho grande soggezione! Perché io, in questa istituzione, sono venuta in silenzio, in umiltà e in grande soggezione, e sono sdegnata!

Oggi il ministro Turco ha aumentato il limite della dose tollerabile in quanto ad uso personale, portandolo da venti spinelli a quaranta (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Quaranta spinelli per i nostri ragazzi è cosa indegna, decisa in maniera del tutto arbitraria e senza alcuna spiegazione scientifica. Non c'è nessuna ragione che giustifichi un provvedimento di questo genere! E adesso seguirà il TG1, che racconterà quello che vuole. Un episodio gravissimo, che inquina la serietà e la verità di questa istituzione. Presidente, faccia qualcosa! Chiami il Presidente Bertinotti, e veniteci a dire qualcosa di serio (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Applausi ironici dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea -

All’ingresso in aula del deputato Caruso, deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) scandiscono reiteratamente: Fuori)!

 

RAMON MANTOVANI. Siete tutti drogati!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi ... Onorevoli colleghi ... Onorevoli colleghi, nessuno può intimare ad altri colleghi di uscire dall'aula; solo il Presidente, se ne ricorrono le circostanze. Vi prego di ricondurvi ad un comportamento rispettoso di questa aula (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Voglio far osservare all'onorevole Capitanio Santolini che ho seguito con interesse anche il suo intervento e mi sono chiesto, mentre lei parlava, cos'altro, a norma del regolamento, il Presidente dell'Assemblea, dinanzi alla questione sollevata ed al dibattito sviluppatosi, nonché di fronte alle smentite intervenute, avrebbe dovuto fare [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. E in coscienza, le dico che mi sono comportato nel rispetto assoluto di quest'aula, delle prerogative del Parlamento e, soprattutto, delle prescrizioni del regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Per tale ragione, invito tutti ad un comportamento adeguato all'esigenza che in questa sede poc'anzi è stata evocata, per l'appunto quella del rispetto dell'istituzione parlamentare. Lo chiediamo a tutti, fuori dell'aula e dentro l'aula. Per queste ragioni si è sviluppato un dibattito ampio, e ritengo che a tale punto non vi sia altro da dire sull'argomento [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

Sull'argomento hanno parlato tutti quelli che hanno chiesto di intervenire; vi sono ancora solo richieste di più deputati all'interno dello stesso gruppo.

 

ELIO VITO. No, no!

 

PRESIDENTE. Chi non ha ancora parlato?

 

ELIO VITO. Rao, per il gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Prego, onorevole Rao, ha facoltà di parlare.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Come già anticipato, darò la parola ai rappresentanti dei gruppi che ancora non l'hanno avuta.

Prego, onorevole Rao.

 

PIETRO RAO. La ringrazio, signor Presidente. Intervengo per svolgere soltanto un paio di considerazioni. La prima è rivolta a lei, che non deve solo informare il Presidente. Infatti, il Presidente di turno è lei e, quindi, deve esercitare il ruolo fino in fondo. Deve dirci quali provvedimenti intenda assumere e se voglia riunire l'Ufficio di Presidenza per verificare se sussistano le condizioni per sanzionare il collega Caruso.

In secondo luogo, vorrei osservare che mi pare veramente una provocazione la circostanza che l'onorevole Caruso venga a sghignazzare in aula, quasi a «sfottere» l'intero Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Voglio informare l'Assemblea che è già uscita sulle agenzie la smentita che era stata anticipata dall'onorevole Migliore (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Una voce dai banchi di Alleanza Nazionale grida: E chi se ne frega!). Non è possibile rispondere, come ho sentito fare da qualche collega, «Non ci interessa!», perché non si tratta di essere garantisti, ma di essere persone serie e responsabili. La smentita ha il valore della smentita! Non consentirò che si faccia un processo sommario, assembleare di una cosa che è già stata smentita. È chiaro? Su questo argomento la discussione è chiusa, perché nessuno dei gruppi che ancora non era potuto intervenire mi ha chiesto di farlo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione comunista-Sinistra europea, La Rosa nel Pugno).

Torniamo alle dichiarazioni di voto sugli identici emendamenti Mereu 8.4, Bertolini 8,5 e Garavaglia 8.6.

 

ANTONIO LEONE. Ha chiesto di parlare Caruso!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Sono abituato a rispettare le decisioni della Presidenza; posso condividerle o non condividerle. Lei ha detto che vorrebbe che su questo argomento non si intervenisse più. Comprenderà, Presidente, che se anche fosse vero che si è trattato di una provocazione, così come la tardiva dichiarazione dell'onorevole Caruso asserisce essere, dopo che il problema è stato sollevato in aula, ammesso e assolutamente non concesso, lei capirà che questa vicenda non può consentire un ordinato svolgimento dei lavori per i quarantacinque (Una voce dai banchi de L'Ulivo: Ma smettila! - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione comunista-Sinistra europea) ... Se vuoi che continuiamo a urlare e a trasformare quest'aula in un'accusa e in una difesa di gente che dice di seminare la droga nei giardini, possiamo andare avanti. Io, con un po' di buon senso, sto chiedendo al Presidente, senza tornare più sull'argomento, di apprezzare le circostanze, di mettere un pietoso velo su questa squallida vicenda e interrompere la seduta per il decoro dell'Assemblea; in caso contrario, sarà difficile proseguire tranquillamente i lavori. Ve lo dico per esperienza parlamentare, non come minaccia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Atteso che la discussione su questo argomento è chiusa, chiedo al Presidente della Commissione... Non è presente? Mi aveva chiesto di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! La discussione su questo argomento è chiusa. Chiedo a questo punto al presidente della Commissione come dobbiamo continuare i nostri lavori, visto che la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva previsto che i lavori proseguissero ancora, sia pure non per molto tempo. Prego, presidente Duilio, ha facoltà di parlare.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente, sono le 21,15 e manca circa mezz'ora all'orario fissato per il termine della seduta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Considerato che vi è una situazione che demanda alla responsabilità della Presidenza, mi limito a dire che per l'ordinato svolgimento dei nostri lavori, tenuto conto che dobbiamo entrare nel merito degli articoli (Al momento dell'ingresso del Presidente Bertinotti in aula, commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)...

 

GUIDO CROSETTO. Alla fine arrivi!

 

RENZO LUSETTI. Non è accettabile (Vive reiterate proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega nord Padania - Scambio di apostrofi tra deputati di Rifondazione comunista-Sinistra europea e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENZA DEL

PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 21,10)

 

ELIO VITO. Vergognati!

 

ANTONELLO FALOMI. Vergognati tu: sei un presidente di gruppo o cosa?

 

RENZO LUSETTI. Sei il capogruppo! Stai parlando al Presidente della Camera!

 

PRESIDENTE. Prima (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Continuo (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

Colleghi (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! No, no, è una (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

Prima (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

Colleghi, non mi costringete a sospendere la seduta, vi prego! Io (Deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea scendono nell'emiciclo, trattenuti dai commessi) ... Fermatevi! Io capisco benissimo che, in questa giornata, come si è già verificato, si cerca lo scontro. Commessi, per favore! Commessi, per favore (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

Colleghi, vorrei evitare di sospendere la seduta. Se loro me lo consentono (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Se loro me lo consentono (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

Devo dare alcune comunicazioni. Dunque, siccome è impossibile (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Se, invece di urlare, ascoltaste, forse, poi, potreste anche intervenire con cognizione di causa (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

Se continua così, sospendo la seduta (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'autonomia - Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

Sospendo la seduta per dieci minuti.

 

La seduta, sospesa alle 21,15, è ripresa alle 21,30.

 

PRESIDENTE. Sono qui principalmente per effettuare la comunicazione a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma vorrei, prima di effettuare questa comunicazione, svolgere una considerazione che, credo, spieghi - oltre che per ragioni di solidarietà e di condivisione del comportamento in aula sulla questione già chiusa, esercitato dal Vicepresidente Castagnetti - la ragione del mio ingresso in aula solo in questo momento.

Questa considerazione è legata non a me personalmente, come potete capire, ma al ruolo che il Presidente della Camera dei deputati deve esercitare, specie nei prossimi giorni che saranno assai impegnativi per tutti. Siccome l'intera Presidenza della Camera dei deputati ha improntato il suo comportamento, credo, ad una linea trasparente di ricerca che, almeno sulle questioni procedurali, regolamentari, la Camera proceda con il massimo del consenso, debbo dire che ho trovato del tutto gratuito l'attacco portato, oggi pomeriggio, dal deputato Cesa alla Presidenza della Camera e a me personalmente. Riconosco che il diritto di critica può essere esercitato in ogni momento e da qualsiasi deputata e deputato - in qualsiasi momento - al Presidente della Camera.

 

GIANFRANCO FINI. Grazie!

 

PRESIDENTE. Quello che mi ha colpito, tuttavia, è che alla virulenza dell'attacco alla Presidenza corrisponda una totale mancanza di fondamento. Vorrei capire quale elemento, in sessione di bilancio ed oggi, mi è addebitato. Vorrei rendere noto alla Camera dei deputati (Commenti del deputato Menia)... Vi prego, per favore! Questo elemento tende a fare una precisazione che loro potranno mettere a frutto. Oggi, anche quando è avvenuto questo attacco, non ero in aula per preparare la riunione dei capigruppo convocata alle 17. Spero, ne sono convinto, che tutti i capigruppo siano nella condizione, come del resto informalmente hanno già fatto, anche nella giornata odierna, di aver apprezzato il lavoro della Presidenza per cercare di condividere un percorso comune, fino alla conclusione della sessione di bilancio. Ciò, nel tentativo - sottoposto a dialogo informale con tutti i presidenti dei gruppi, ai fini di preparare la Presidenza - di definire un giorno di conclusione della sessione di bilancio, la maggiorazione dei tempi contingentati per le opposizioni che la richiedano, gli interventi di responsabilità chiesti al Governo. Quando è stata verificata l'impraticabilità di questa soluzione si è cercata, tenacemente, una soluzione minima condivisa sull'organizzazione dei lavori, ai fini di evitare che almeno l'ordinamento dei lavori diventasse elemento di contesa e di contenzioso.

 

ELIO VITO. Se abbiamo abbandonato la capigruppo!

 

PRESIDENTE. La capigruppo è stata abbandonata non per questa ragione. Lei stesso può testimoniare che questa proposta, da me avanzata, ha avuto, almeno, la non opposizione da parte dei presidenti dei gruppi dell'opposizione. La proposta che dunque qui la Presidenza avanza, naturalmente in questo caso assumendosene la responsabilità, avendo ascoltato le posizioni di tutti i gruppi parlamentari, è quella di comunicare che i lavori proseguiranno, nelle prossime giornate, secondo le seguenti articolazioni: lunedì 13 e mercoledì 15 novembre, dalle ore 9,30 alle ore 13,30 e dalle 15 alle 22;

 

ANTONIO LEONE. L'ha già detto Giachetti!

 

PRESIDENTE. No, interruzione imprecisa. Martedì 14 e giovedì 16 novembre, dalle ore 9,30 alle ore 13,30, dalle 15 alle 20,30 e dalle 21 alle 24.

L'organizzazione dei lavori per le giornate di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 novembre potrà essere predisposta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo nella stessa giornata di venerdì 17 novembre.

La discussione sulle linee generali del disegno di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni, approvato dal Senato e in scadenza il 21 novembre prossimo, avrà luogo mercoledì 15 novembre, nella seduta pomeridiana, con prosecuzione notturna, al termine delle votazioni e potrà eventualmente proseguire venerdì 17 novembre, nella seduta pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna.

Domani, martedì 14 novembre, alle ore 9, avrà luogo lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle iniziative volte ad impedire la vendita di videogiochi che stimolano la violenza. Dopo l'informativa, riprenderà l'esame dei documenti di bilancio. Le votazioni non avranno luogo prima delle ore 10.

Per quanto riguarda i lavori di questa sera, ricordo che siamo in sede di votazione degli identici emendamenti Mereu 8.4, Bertolini 8.5 e Garavaglia 8.6. Considerata l'esigenza di non disgiungere, secondo un principio consolidato, le dichiarazioni di voto dal voto, poiché ci sono ancora cinque deputati che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, potremmo concludere questa votazione e procedere, quindi, al rinvio del seguito dell'esame a domani.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, a mio giudizio, la comunicazione che lei ha reso all'Assemblea in questo momento contiene un elemento che, almeno per quanto ci riguarda, è di assoluta novità e compromette il senso in base al quale lei ha cercato, non una impossibile intesa, ma di attuare la dichiarata volontà di arginare l'arroganza e la protervia della maggioranza, che aveva già comunicato l'organizzazione dei lavori. Lei afferma che, anziché proseguire con giornate in cui i lavori proseguiranno fino alle ore 24, come avevano già disposto gli onorevoli Giachetti e Quartiani, ci concede due giornate nelle quali proseguiremo fino alle ore 22, senza l'interruzione alle ore 20,30, come dimostrazione della autonomia della Presidenza dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Però, se nelle due giornate in cui termineremo le votazioni alle ore 22 si svolgeranno, a seguire, una volta la discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di intercettazioni e, un'altra volta, le relative votazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), se permette...

 

PRESIDENTE. Non è vero, assolutamente non è vero. Mi scusi, ma le votazioni non sono previste. È prevista la discussione sulle linee generali.

 

ELIO VITO. Lei ha detto che le votazioni sono previste da venerdì.

 

PRESIDENTE. Evitiamo un conflitto per fraintendimento. Siccome la sua osservazione, in tal caso, sarebbe fondata, faccio notare che, invece, la proposta avanzata è quella di svolgere, in entrambe le serate, la discussione sulle linee generali. Come vede, non mi può accusare di quello che mi stava dicendo.

 

ANTONIO LEONE. C'è per due volte la discussione sulle linee generali?

 

PRESIDENTE. No. Allora, ripeto.

La discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di intercettazioni avrà luogo mercoledì 15 novembre e potrà, eventualmente, proseguire venerdì 17 novembre, al termine delle votazioni. È assolutamente così, come ho detto in precedenza. Sono entrambe discussioni sulle linee generali.

 

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, intervengo con molta pacatezza poiché non vorrei riaprire un confronto politico che è stato molto acceso nei minuti precedenti. Tuttavia, credo che questa Assemblea, legittimamente, si aspetti anche un giudizio del Presidente. Giustamente, lei ha replicato ad alcune valutazioni dell'onorevole Cesa che ha ritenuto di non condividere e ci ha informato sul calendario, svolgendo anche alcune puntualizzazioni. Tuttavia, in precedenza è accaduto un fatto che, se fosse vero, sarebbe molto grave: mi riferisco all'annuncio di coltivazioni, per così dire, clandestine, di sostanze stupefacenti nel cortile della Camera. Se non è vero, visto che c'è stata una smentita, si tratta comunque di una offesa al Parlamento e credo che il Presidente abbia il dovere di far conoscere la sua opinione, non nel merito della vicenda, ma su un comportamento che, comunque, è offensivo del Parlamento. Lei non può eludere la questione e neppure la comunicazione su che cosa intenda fare di fronte a comportamenti che, se realizzati, sono anche penalmente rilevanti e, se non realizzati, sono offensivi della dignità del Parlamento e sono comunque sanzionabili disciplinarmente da parte degli organi competenti. Le chiedo di farci conoscere la sua opinione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

 

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei intervenire sullo stesso non banale argomento. Ammetto che in precedenza vi è stata un po' di agitazione. Giustamente la deputata Capitanio Santolini ha interpretato l'indignazione di tantissimi colleghi per la situazione di umiliazione del Parlamento. Di fronte all'opinione pubblica vi è una reiterazione di tentativi per far credere che questo non sia un luogo dove si lavora e ci si impegna; da le Iene fino all'iniziativa del nostro collega Caruso, si vuole far credere che sia un luogo - come qualche spiritoso ha detto - dal quale bisogna tenere lontani i bambini delle persone perbene.

Come ha richiamato il Presidente di turno, onorevole Castagnetti, vi sono organi che devono stabilire se determinati comportamenti sono consoni alla correttezza di un parlamentare e se essi devono essere o meno sanzionabili. I casi sono due: o la dichiarazione resa dall'onorevole Caruso («ho piantato e voglio sostenere la battaglia per il diritto all'autocoltivazione in Parlamento»; «ho seminato alcuni semi di marijuana nelle fioriere del cortile e sono in questi giorni già sbocciati i primi germogli. Speriamo che crescano bene». Inoltre, rivolto a noi, ha continuato: «Piantatela con le vostre bugie». «Piantatela con i vostri giardini....» eccetera, eccetera.)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, mi scusi ma la discussione era stata considerata chiusa. Quindi, non riprenda le argomentazioni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). La sollecitazione l'accetto...

 

CARLO GIOVANARDI. Mi scusi, non so chi abbia....

 

PRESIDENTE. È inutile che lei urli. Il Presidente che mi ha preceduto l'ha considerata chiusa.

 

CARLO GIOVANARDI. No, non è stato chiuso assolutamente nulla perché non è stato chiesto di prendere una decisione emotivamente. È stato chiesto che l'Ufficio di Presidenza, convocato dal Presidente, sulla base di un articolo del regolamento, esamini la situazione, stabilisca se un certo comportamento - compreso il dileggio verso il Parlamento, prendendo in giro tutti con una dichiarazione falsa - sia consono alla correttezza di un parlamentare e se si possa arrivare anche alla sospensione dei lavori parlamentari per un giorno per dare un segnale di serietà (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale). Se qualcuno ha commesso un disvalore, l'organo a ciò preposto lo sanziona. Personalmente, se non vi fosse alcuna sanzione, anche se corrispondente a poche ore, avrei problemi ad avallare tale decisione. Potrebbe succedere che il collega Caruso sieda in aula perché nessuno rileva nel suo comportamento nulla di speciale o di condannabile; tuttavia, altri colleghi, come io stesso e l'onorevole Capitanio Santolini, che abbiamo una sensibilità diversa, possono ritenere che non comminare alcuna sanzione sia un precedente non accettabile. Ma non lo devo decidere io, lo decida l'Ufficio di Presidenza. Quindi, il Presidente lo convochi e in quella sede si stabilisca non che l'incidente è chiuso perché nessuno ha il diritto di affermare ciò. Vi è un organo a ciò preposto e in quella sede si discute. La decisione venga resa nota al Parlamento ed ognuno, in coscienza, saprà come comportarsi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Scusate, ma non possiamo riaprire la discussione. Mi è stata rivolta una richiesta, cui mi accingo a rispondere. Tuttavia....

 

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Insisto che sia sull'ordine dei lavori, perché altrimenti la discussione è stata svolta.

 

ROBERTO COTA. Signor Presidente, è sull'ordine dei lavori. A questo punto chiedo, a nome del gruppo della Lega Nord, l'immediata convocazione dell'Ufficio di Presidenza per affrontare la questione. Inoltre, chiedo che lei, in questo momento, se non può fare processi sommari, come è giusto (visto che le sanzioni sono comminate dall'Ufficio di Presidenza), prenda una posizione e quantomeno stigmatizzi il comportamento dell'onorevole Caruso.

Questa mattina per molto meno (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) la Presidenza della Camera ha stigmatizzato l'intervento di un deputato. Oggi lei, anche con fondatezza, ha preso posizione sull'intervento di un deputato svolto nel pomeriggio. Pertanto, ritengo che lei debba assolutamente spendere qualche parola sul comportamento del deputato Caruso che, o ha commesso un reato o ha commesso simulazione di reato, oltre ad avere certamente offeso il prestigio ed il decoro delle istituzioni [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per trenta secondi per fatto assolutamente personale, senza coinvolgere minimamente il mio gruppo di appartenenza.

Da antiproibizionista militante quale sono stato - subendo, senza lo «schermo» dell'immunità parlamentare, anche una condanna - e senza aver cambiato idea sul fatto che debbano essere messe in discussione le politiche proibizioniste, a causa degli effetti che producono, e sottolineando che si tratta di una questione che riguarda non chi usa la droga - anche la marijuana -, ma gli altri, voglio dire al collega Caruso che attraverso queste «pagliacciate» - a peggior ragione, se non sono state commesse - si «manda in vacca» una cosa serissima come l'antiproibizionismo! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).

 

PRESIDENTE. Come avevo precedentemente affermato, consideravo le parole pronunciate dal Vicepresidente Castagnetti in tutto rappresentative della mia opinione (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Del resto, volevo appunto evitare questa mia esposizione, per ragioni forse a voi comprensibili, in una giornata come quella di oggi, in cui - insisto - sono stato accusato di avere uno spirito di parte e di (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...

Infatti: siccome mi viene chiesto, lo faccio, con grande tranquillità, convinto di interpretare il mio ruolo! Ho condiviso interamente l'atteggiamento del Vicepresidente Castagnetti.

 

ANGELO ALESSANDRI. Così lo è ancora di più!

 

PRESIDENTE. Penso che la Camera dei deputati, che è un luogo dello Stato di diritto, non abbia come elemento opzionale l'atteggiamento garantista, ma abbia il dovere di essere parte rilevante e rappresentativa dello Stato di diritto. Questa Assemblea non solo non può permettersi assolutamente di accedere a processi sommari - viziati, tra l'altro, dalle posizioni politiche di ognuno -, ma ha, invece, l'obbligo di garantire, anche al suo interno, la suddivisione dei poteri e delle responsabilità.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Non lo vogliamo arrestare!

 

PRESIDENTE. È stata avanzata una contestazione e si è svolta una discussione; c'è stata, rispetto alla contestazione, una smentita del fatto da parte del deputato Caruso (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Le opinioni politiche sono suscettibili di essere approvate o sottoposte ad un dissenso. I comportamenti possono essere diversamente valutati politicamente, ma dal punto di vista regolamentare possono essere analizzati soltanto sulla base di una norma prevista da questa Camera dei deputati, che io sono tenuto a far rispettare (Commenti del deputato Alessandri).

Come da prassi, ho dato incarico ai questori, in una vicenda così controversa, di effettuare un approfondimento e, se del caso, insieme agli stessi questori investirò di tale discussione l'Ufficio di Presidenza (Commenti). Qui, in questo luogo, la discussione è così conclusa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti)!

Procedo, quindi, a dare la parola...

 

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Vi prego: su questo punto, no!

 

ANTONIO LEONE. No, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Prego, deputato Leone. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo sull'articolazione dei lavori in base al calendario che lei ha testè letto. Lei ricorderà che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, nel momento in cui ha ritenuto di far svolgere, per due giorni in questa settimana, i lavori della parte pomeridiana delle sedute dalle 15 alle 22, avevo sollevato il problema dell'interruzione dell'attività, che tuttavia non vedo essere stata contemplata.

Vorrei, inoltre, esprimere la mia solidarietà al presidente della Commissione bilancio. Lei forse non lo ricorderà, ma la seduta è stata interrotta quando il presidente della V Commissione ha chiesto la parola, stava dicendo qualcosa ed è stato letteralmente aggredito, verbalmente, dal ministro per i rapporti con il Parlamento. Ciò perché, evidentemente, l'onorevole Duilio stava dicendo qualcosa che non gli conveniva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Mi scusi...

 

ANTONIO LEONE. Questo è un atteggiamento da rappresentare...

 

PRESIDENTE. Scusate...

 

ANTONIO LEONE. ... all'Assemblea e a lei, anche ai fini della stigmatizzazione dei comportamenti tenuti dal ministro!

Quindi, la parola doveva essere ridata al presidente della Commissione bilancio, signor Presidente...

 

PRESIDENTE. Va bene...

 

ANTONIO LEONE. ... sin da prima, per la verità! Grazie!

 

PRESIDENTE. Prenderò in considerazione, come già fatto, la sua richiesta di una breve pausa tecnica durante il pomeriggio delle sedute richiamate. Lei sa che i lavori d'Aula hanno un'evoluzione e anche questa evoluzione è stata condivisa.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, noi non intendiamo turbare ulteriormente, come con il proprio comportamento e le proprie dichiarazioni altri hanno fatto; non riteniamo, però, di poter accedere alla sua interpretazione. Crediamo che lei avrebbe fatto bene a sospendere la seduta e a farla riprendere solo dopo avere accertato la natura di questi fatti. Il garantismo non vuol dire impunità; pertanto, noi usciamo dall'aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

Si riprende la discussione.

 

(Ripresa esame dell'articolo 8 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Rinuncio, Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Rinuncio, Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Rinuncio, Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Rinuncio, Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Sono talmente a disagio e indignato che mi rifiuto di intervenire.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mereu 8.4, Bertolini 8.5 e Garavaglia 8.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti e votanti 276

Maggioranza 139

Hanno votato sì 9

Hanno votato no 267).

 

Il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.

La seduta termina alle 21,55.



Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA

IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)

 

 


(A.C. 1746-bis - Sezione 1)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

NULLA OSTA

 

sugli emendamenti del Governo 17.500, 24.500, 25.500, 32.500, 41.500, 42.500, 54.500, 57.500, 57.502, 58.500, 59.500, 64.500, 66.501, 66.500, 67.500, 68.500, 70.500, 84.500, 88.500, 88.501, 101.500, 105.500, 117.502, 118.500, 121.500, 129.500, 132.500, 134.500, 135.500, 138.502, 138.501, 144.500, 147.500, 152.500, 152.501, 163.500, 164.500, 165.500, 169.500, 172.500, 177.500, 178.500, 181.500, 182.500, 183.500, 185.500, 187.500, 191.500, 199.500, 204.500, nonché degli articoli aggiuntivi del Governo 30.0500, 42.0500, 47.0500, 57.0500, 60.0502, 64.0500, 85.0501, 85.0500, 86.0500, 115.0500, 129.0500, 139.0500, 165.0500, 166.0500, 166.0502, 168.0500, 176.0500, 192.0500, 194.0500, 198.0500, 212.0500, 214.0500, 214.0501, 214.0502; esaminato inoltre il testo dell'emendamento della Commissione 30.600 nonché sui subemendamenti 0.5.0500.1, 0.5.0500.2, 0.5.0500.3, 0.5.0500.4, 0.5.0500.5, 0.5.0500.6 0.5.0500.7, 0.5.0500.8.

 

NULLA OSTA

sull'emendamento della Commissione 10.600 (Nuova formulazione) e sui relativi subemendamenti 0.10.600.7 Garavaglia, 0.10.600.1 Gibelli, 0.10.600.6 Garavaglia, 0.10.600.5 Garavaglia, 0.10.600.4 Zanetta, 0.10.600.3 Zanetta e 0.10.600.2 Bressa, nonché sugli emendamenti della Commissione 20.601 (Nuova formulazione) ; del Governo 85.501 e 105.500 (Nuova formulazione) ; e sul subemendamento 0.5.0500.9.

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo V

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FISCALE CONCERNENTI GLI ENTI TERRITORIALI

 

Art.

(Variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale comunale all'IRPEF).

1. All'articolo 1 del decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360, concernente «Istituzione di una addizionale comunale all'IRPEF, a norma dell'articolo 48, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall'articolo 1, comma 10, della legge 16 giugno 1998, n. 191» sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I comuni, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, possono disporre la variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale di cui al comma 2 con deliberazione da pubblicare nel sito individuato con decreto 31 maggio 2002 del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 130 del 5 giugno 2002. L'efficacia della deliberazione decorre dalla data di pubblicazione nel predetto sito informatico. La variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale non può eccedere complessivamente 0,8 punti percentuali. La deliberazione può essere adottata dai comuni anche in mancanza dei decreti di cui al comma 2»;

b) al comma 4:

1) le parole: «dei crediti di cui agli articoli 14 e 15» sono sostituite dalle seguenti: «del credito di cui all'articolo 165»;

2) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «L'addizionale è dovuta alla provincia e al comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale alla data del 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale stessa, per le parti spettanti. Il versamento dell'addizionale medesima è effettuato in acconto e a saldo unitamente al saldo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. L'acconto è stabilito nella misura del 30 per cento dell'addizionale ottenuta applicando le aliquote di cui ai commi 2 e 3 al reddito imponibile dell'anno precedente determinato ai sensi del primo periodo del presente comma. Ai fini della determinazione dell'acconto, l'aliquota di cui al comma 3 è assunta nella misura deliberata per l'anno di riferimento qualora la pubblicazione della delibera sia effettuata non oltre il 20 gennaio del medesimo anno ovvero nella misura vigente nell'anno precedente in caso di pubblicazione successiva al predetto termine»;

c) il comma 5 è sostituito dal seguente:

«5. Relativamente ai redditi di lavoro dipendente e ai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui agli articoli 49 e 50 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, l'acconto dell'addizionale dovuta è determinato dai sostituti d'imposta di cui agli articoli 23 e 29 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di nove rate mensili, effettuate a partire dal mese di marzo. Il saldo dell'addizionale dovuta è determinato all'atto delle operazioni di conguaglio e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di undici rate, a partire dal periodo di paga successivo a quello in cui le stesse sono effettuate e non oltre quello relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre. In caso di cessazione del rapporto di lavoro l'addizionale residua dovuta è prelevata in unica soluzione. L'importo da trattenere e quello trattenuto sono indicati nella certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente e assimilati di cui all'articolo 4, comma 6-ter, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322»;

d) il comma 6 è abrogato.

2. All'articolo 1, comma 51, primo periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e 2007» sono soppresse.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo V

DISPOSIZIONI DI CARATTERE FISCALE CONCERNENTI GLI ENTI TERRITORIALI

 

 

ART. 7.

(Variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale comunale all'IRPEF).

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;

b) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».

2. La disposizione si applica al periodo di imposta in corso al 1o gennaio 2006.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

7. 1. (ex 7. 6.) Valducci, Lazzari.

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce Ministero dell'economia e delle finanze:

2007: - 219.720;

2008: - 226.720;

2009: - 226.720;

voce Ministero del lavoro e della previdenza sociale:

2007: - 57.150;

2008: - 100.197;

2009: - 100.197;

voce Ministero della giustizia:

2007: - 50.000;

2008: - 50.000;

2009: - 50.000;

voce Ministero degli affari esteri:

2007: - 109.116;

2008: - 106.977;

2009: - 106.977;

voce Ministero delle pubblica istruzione:

2007: - 3.256;

2008: - 6;

2009: - 6;

voce Ministero dell'interno:

2007: - 101.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000;

voce Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:

2007: - 986;

2008: - 82;

2009: - 82;

voce Ministero della difesa:

2007: - 11;

2008: - 11;

2009: - 11;

voce Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:

2007: - 45;

2008: - 45;

2009: - 45;

voce Ministero per i beni e le attività culturali:

2007: - 92.045;

2008: - 100.045;

2009: - 100.045;

voce Ministero della salute:

2007: - 100.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000;

voce Ministero dell'università e della ricerca:

2007: - 20.000;

2008: - 40.000;

2009: - 80.000;

voce Ministero della solidarietà sociale:

2007: - 50.000;

2008: - 200.000;

2009: - 200.000.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente in misura pari al 5 per cento.

7. 2. (vedi 7. 16.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 500 milioni di euro per l'anno 2007.

7. 3. (ex 7. 17.) Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Crosetto, Cossiga, Carlucci.

 

Sopprimere il comma 1.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.

7. 4. (ex 7. 21.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 1, lettera a), capoverso comma 3, secondo periodo, sostituire le parole: 0,8 punti percentuali con le seguenti: 0,4 punti percentuali.

7. 5. (ex 7. 19.) Gioacchino Alfano.

 

Al comma 1, lettera b), numero 2), primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale stessa con le seguenti: 31 dicembre dell'anno successivo alla delibera del consiglio comunale che la istituisce.

7. 6. (ex 7. 18.) Gioacchino Alfano.

 

Al comma 1, lettera b), numero 2), terzo periodo, dopo le parole: presente comma aggiungere le seguenti: ed è versato ai comuni entro la fine dell'esercizio.

7. 8. (ex 7. 8.) Osvaldo Napoli.

Al comma 1, sopprimere la lettera d).

7. 9. (ex 7. 20.) Gioacchino Alfano.

 

Sostituire il comma 2 con il seguente:

2. Le disposizioni di cui al presente articolo entrano in vigore dal 1o gennaio 2008.

Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilanciorelativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 12,5 per cento, del 14,5 per cento e del 14,5 per cento. Per i medesimi anni sono altresì ridotti gli stanziamenti relativi ai contributi agli investimenti delle imprese nella misura del trenta per cento per ciascun anno.

7. 10. (ex 7. 13.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Dopo l’articolo 7, aggiungere il seguente:

Art. 7-bis. - (Soppressione dell'imposta comunale sugli immobili (ICI) per le unità immobiliari adibite ad abitazione principale). - 1. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 7, comma 1, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente: «i-bis) le unità immobiliari direttamente adibite ad abitazione principale del soggetto passivo

limitatamente al periodo dell'anno durante il quale si protrae tale destinazione. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale e i suoi familiari dimorano abitualmente. La disposizione si applica anche per le unità immobiliari, appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazioni principale dei soci assegnatari»;

b) all'articolo 8, i commi 2, 3 e 4 sono abrogati e, alla rubrica, le parole: «e detrazioni» sono soppresse.

Conseguentemente:

sopprimere l'articolo 184;

dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;

2) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».

2. La disposizione di cui al comma 1 si applica al periodo di imposta decorrente al 1o gennaio 2006.

all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2007: - 219.720;

2008: - 226.720;

2009: - 226.720.

voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:

2007: - 57.150;

2008: - 100.197;

2009: - 100.197.

voce: Ministero della giustizia:

2007: - 50.000;

2008: - 50.000;

2009: - 50.000.

voce: Ministero degli affari esteri:

2007: - 109.116;

2008: - 106.977;

2009: - 106.977.

voce: Ministero della pubblica istruzione:

2007: - 3.256;

2008: - 6;

2009: - 6.

voce: Ministero dell'interno:

2007: - 101.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:

2007: - 986;

2008: - 82;

2009: - 82.

voce: Ministero della difesa:

2007: - 11;

2008: - 11;

2009: - 11.

voce: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:

2007: - 45;

2008: - 45;

2009: - 45.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2007: - 92.045;

2008: - 100.045;

2009: - 100.045.

voce: Ministero della salute:

2007: - 100.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'università e della ricerca:

2007: - 20.000;

2008: - 40.000;

2009: - 80.000.

voce: Ministero della solidarietà sociale:

2007: - 50.000;

2008: - 200.000;

2009: - 200.000.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente del 10 per cento tutte le voci di parte corrente previste per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

7. 01. (vedi 7. 05.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro, Laurini, D'Ippolito Vitale, Armani, Fratta Pasini, Campa, Peretti, Osvaldo Napoli, Romele, Garavaglia, Forlani, Galli, Garagnani, Pescante, Consolo, Carlucci, Mondello, Paniz, Picchi, Azzolini, Germanà.

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 3)

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo III

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ACCERTAMENTO E DI CONTRASTO ALL'EVASIONE ED ALL'ELUSIONE FISCALE

 

ART. 5.

(Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale).

 

Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:

Art. 5-bis.

1. Al comma 12 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006 n. 248, le parole da: «i compensi in denaro», fino alla fine del comma sono soppresse.

5. 05. (ex 5. 09.) Marinello, Angelino Alfano, Mele, Giovanardi, Delfino, Di Virgilio, Consolo, Misuraca, Della Vedova, Baldelli, Frassinetti, Grimaldi, Patarino, Picchi, Iannarilli.

 

Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:

Art. 5-bis.

1. Il comma 12-bis dell'articolo 35 del decreto-legge 5 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.

5. 06. (ex 5. 010.) Marinello, Angelino Alfano, Gianfranco Conte.

 

Subemendamenti all'articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo , al comma 1, premettere il seguente:

01. All'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al comma 12, capoverso, le parole: «inferiori a 100 euro» sono sostituite dalle seguenti: «inferiori a 500 euro».

Conseguentemente, al comma 1, capoverso comma 12-bis:

al primo periodo, sostituire le parole: 100 euro con le seguenti: 500 euro.

al secondo periodo, sostituire le parole: in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro con le seguenti: in 1.500 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 1.000 euro.

0. 5. 0500. 1. Filippi, Fugatti, Garavaglia.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, al comma 1, capoverso, sopprimere il primo periodo.

Conseguentemente, al medesimo capoverso, secondo periodo, sostituire le parole: Dalla data con le seguenti: In via sperimentale, dalla data.

0. 5. 0500. 8. Armani, Marinello, Angelino Alfano.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, al comma 1, capoverso, comma 12-bis, primo periodo, sostituire le parole da: si applica fino alla fine del periodo con le seguenti: è rideterminato, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto in 1000 euro. Tale limite si applica a decorrere dal 1o luglio 2009. Successivamente a tale data, il limite è stabilito in 500 euro.

Conseguentemente, al medesimo capoverso, sopprimere il secondo e il terzo periodo.

0. 5. 0500. 9. Fugatti, Garavaglia, Filippo.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, primo periodo, sostituire le parole: 1o luglio 2009 con le seguenti: 1o luglio 2010.

Conseguentemente, al medesimo capoverso, secondo periodo, sostituire le parole: sino al 30 giugno 2008 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2008 con le seguenti: sino al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 2.000 euro. Dal 1o luglio 2009 al 30 giugno 2010 il limite è stabilito in 1.000 euro. Entro il 31 gennaio 2009.

0. 5. 0500. 4. Marinello, Giudice, Angelino Alfano, Armani.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, primo periodo, sostituire le parole: 1o luglio 2009 con le seguenti: 1o luglio 2010.

Conseguentemente, al medesimo capoverso, secondo periodo, sostituire le parole: sino al 30 giugno 2008 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2008 con le seguenti: sino al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2009 al 30 giugno 2010 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2009.

0. 5. 0500. 6. Marinello, Giudice, Angelino Alfano, Armani.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, primo periodo, sostituire le parole: 1o luglio 2009 con le seguenti: 1o gennaio 2010.

Conseguentemente, al medesimo capoverso, secondo periodo, sostituire le parole: sino al 30 giugno 2008 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 con le seguenti: sino al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2009 al 30 giugno 2010.

0. 5. 0500. 2. Fugatti, Filippi, Garavaglia.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, secondo periodo, sostituire le parole: in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro con le seguenti: in 2.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 1.000 euro.

0. 5. 0500. 5. Marinello, Angelino Alfano, Giudice, Armani.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, secondo periodo, sostituire le parole: in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro con le seguenti: in 1.500 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 1.000 euro.

0. 5. 0500. 3. Filippi, Fugatti, Garavaglia.

 

All’articolo aggiuntivo 5.0500 del Governo, comma 1, capoverso comma 12-bis, quarto periodo, sostituire le parole: sull'applicazione con le seguenti: sulla sperimentazione.

0. 5. 0500. 7. Armani, Marinello, Angelino Alfano.

 

Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:

Art. 5-bis. - 1. All'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 12-bis è sostituito dal seguente:

«12-bis. Il limite di 100 euro di cui al quarto comma dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dal comma 12 del presente articolo, si applica a decorrere dal 1o luglio 2009. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e sino al 30 giugno 2008 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1o luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2008 il Ministro dell'economia e delle finanze presenta al Parlamento una relazione sull'applicazione del presente comma.».

5. 0500. Governo.

(Approvato)

Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:

Art. 5-bis.

(Trasmissione telematica dei corrispettivi).

1. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «I soggetti di cui all'articolo 22» sono aggiunte le seguenti: «comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6».

5. 07. (ex 5. 014 e 5. 029.) Leone, Gianfranco Conte. Floresta, Fallica.

 

 

A.C. 1746-bis - Sezione 4)

 

ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art.

(Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche).

1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, i comuni possono deliberare, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, l'istituzione di un'imposta di scopo destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni nello stesso regolamento tra quelle indicate nel comma 5 del presente articolo.

2. Il regolamento che istituisce l'imposta determina:

a) l'opera pubblica da realizzare;

b) l'ammontare della spesa da finanziare;

c) l'aliquota di imposta;

d) le modalità di versamento degli importi dovuti.

3. L'imposta è dovuta, in relazione alla stessa opera pubblica, per un periodo massimo di cinque anni ed è determinata applicando alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, un'aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille.

4. Per la disciplina dell'imposta si applicano le disposizioni vigenti in materia di imposta comunale sugli immobili.

5. L'imposta può essere istituita per le seguenti opere pubbliche:

a) opere per il trasporto pubblico urbano;

b) opere viarie, con l'esclusione della manutenzione straordinaria ed ordinaria delle opere esistenti;

c) opere particolarmente significative di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi;

d) opere di risistemazione di aree dedicate a parchi e giardini;

e) opere di realizzazione di parcheggi pubblici.

6. Il gettito complessivo dell'imposta non può essere superiore al 30 per cento dell'ammontare della spesa dell'opera pubblica da realizzare.

7. Nel caso di mancato inizio dell'opera pubblica entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo i contribuenti possono chiedere il rimborso degli importi versati entro il termine di cinque anni dal giorno del pagamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 8.

(Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche).

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce Ministero dell'economia e delle finanze:

2007: - 219.720;

2008: - 226.720;

2009: - 226.720;

voce Ministero del lavoro e della previdenza sociale:

2007: - 57.150;

2008: - 100.197;

2009: - 100.197;

voce Ministero della giustizia:

2007: - 50.000;

2008: - 50.000;

2009: - 50.000;

voce Ministero degli affari esteri:

2007: - 109.116;

2008: - 106.977;

2009: - 106.977;

voce Ministero delle pubblica istruzione:

2007: - 3.256;

2008: - 6;

2009: - 6;

voce Ministero dell'interno:

2007: - 101.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000;

voce Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:

2007: - 986;

2008: - 82;

2009: - 82;

voce Ministero della difesa:

2007: - 11;

2008: - 11;

2009: - 11;

voce Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:

2007: - 45;

2008: - 45;

2009: - 45;

voce Ministero per i beni e le attività culturali:

2007: - 92.045;

2008: - 100.045;

2009: - 100.045;

voce Ministero della salute:

2007: - 100.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000;

voce Ministero dell'università e della ricerca:

2007: - 20.000;

2008: - 40.000;

2009: - 80.000;

voce: Ministero della solidarietà sociale:

2007: - 50.000;

2008: - 200.000;

2009: - 200.000;

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente del 5 per cento tutte le voci di parte corrente e in conto capitale previste per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

8. 1. (vedi 8. 68.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze

2007: - 219.720;

2008: - 226.720;

2009: - 226.720.

voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale

2007: - 57.150;

2008: - 100.197;

2009: - 100.197.

voce: Ministero della giustizia

2007: - 50.000;

2008: - 50.000;

2009: - 50.000.

voce: Ministero degli affari esteri

2007: - 109.116;

2008: - 106.977;

2009: - 106.977.

voce: Ministero delle pubblica istruzione

2007: - 3.256;

2008: - 6;

2009: - 6.

voce: Ministero dell'interno

2007: - 101.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

2007: - 986;

2008: - 82;

2009: - 82.

voce: Ministero della difesa

2007: - 11;

2008: - 11;

2009: - 11.

voce: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali

2007: - 45;

2008: - 45;

2009: - 45.

voce: Ministero per beni e le attività culturali

2007: - 92.045;

2008: - 100.045;

2009: - 100.045.

voce: Ministero della salute

2007: - 100.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'università e della ricerca

2007: - 20.000;

2008: - 40.000;

2009: - 80.000.

voce: Ministero della solidarietà sociale

2007: - 50.000;

2008: - 200.000;

2009: - 200.000.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente del 5 per cento tutte le voci di parte corrente previste per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

8. 2. (vedi 8. 61.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.

 

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 250.000;

2008: - 250.000;

2009: - 250.000.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 3 per cento le dotazioni per spese correnti da iscrivere nei singoli stati di previsione dei bilanci 2007, 2008 e 2009.

8. 3. (ex 8. 9.) Zanetta, Di Centa, Uggè, Mondello.

 

Sopprimerlo.

*8. 4. (ex 8. 67.) Mereu, D'Agrò, Peretti, Zinzi.

 

Sopprimerlo.

*8. 5. (ex 8.63 e 8.3.) Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Crosetto, Cossiga, Carlucci, Campa, Zanetta, Rosso, Marras.

 

Sopprimerlo.

*8. 6. (ex 8. 53 e 8.55.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Dussin.

 

Sostituirlo con il seguente:

Art. 8. (Imposta di scopo sui flussi di traffico o contributo di miglioria per la realizzazione di opere pubbliche). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, i comuni possono deliberare con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, l'istituzione di un'imposta di scopo sui flussi di traffico interessanti i centri urbani destinata alla parziale copertura della spesa per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni nello stesso regolamento tra quelle indicate nel successivo comma 6 del presente articolo alle lettere a) e b), ovvero l'istituzione di un contributo di miglioria esclusivamente destinato alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni nello stesso regolamento tra quelle indicate nel successivo comma 6 del presente articolo alle lettere a), b) e c).

2. Il regolamento che istituisce l'imposta di scopo sui flussi di traffico interessanti i centri urbani ovvero il contributo di miglioria determina:

a) l'opera pubblica o le opere pubbliche da realizzare;

b) l'ammontare della spesa o delle spese da finanziare;

c) l'aliquota o le aliquote dell'imposta di scopo per i flussi di traffico interessanti i centri urbani o del contributo di miglioria;

d) le modalità di versamento degli importi dovuti che:

1) per l'imposta di scopo sui flussi di traffico, tenga conto del numero dei passaggi dei veicoli nei centri storici in relazione alla tipologia dei veicoli stessi e all'inquinamento per produzione di gas ad effetto serra derivante dai medesimi;

2) per il contributo di miglioria, tenga conto, nell'applicazione alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili, di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive mo- dificazioni, del beneficio differenziale per ogni immobile rispetto all'opera pubblica o alle opere pubbliche realizzate, da finanziare parzialmente a carico di ogni immobile interessato.

3. L'imposta di scopo sui flussi di traffico nei centri urbani è dovuta in relazione all'opera pubblica o alle opere pubbliche, di cui alle lettere a) e b), elencate al successivo comma 6 del presente articolo, con l'introduzione di un finanziamento realizzato attraverso sistemi automatici del controllo degli accessi, ovvero con l'installazione a bordo di ogni veicolo di un antenna di rilevamento, da distribuire gratuitamente, per l'addebito diretto della tariffa su carte prepagate. Nell'una o nell'altra ipotesi di rilevamento degli accessi può essere prevista una eventuale differenziata tariffazione per le ore di punta del traffico urbano, diversificando anche le tariffe medesime per tipo di veicolo, per il tasso di inquinamento prodotto in termini di gas ad effetto serra, per ora e per varco di entrata, con la possibilità di rivedere le tariffe medesime ogni anno sulla base delle condizioni del traffico nei diversi punti di accesso alla zona centrale dei centri urbani.

4. Il contributo di miglioria è dovuto, in relazione all'opera pubblica o alle opere pubbliche, elencate alle lettere a), b), ed c) del successivo comma 7 del presente articolo, per un periodo massimo di cinque anni ed è determinato applicando alla base dell'imposta comunale sugli immobili un'aliquota massima, per gli immobili maggiormente beneficati in termini di prossimità, dello 0,5 per mille e un'aliquota decrescente via via che il beneficio di prossimità si riduca.

5. Per la disciplina dell'imposta di scopo sui flussi di traffico nei centri urbani ovvero del contributo di miglioria si applicano, rispettivamente, le disposizioni deliberate dai comuni con il regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, di cui al precedente comma 1, con i limiti e le condizioni indicate ai precedenti commi 3 e 4.

6. L'imposta di scopo sui flussi di traffico nei centri urbani può essere istituita per le seguenti opere pubbliche:

a) opere per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano di interesse comunale sul cui territorio sono inserite;

b) opere viarie, con l'esclusione della manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere esistenti;

7. Il contributo di miglioria può essere istituito per le seguenti opere pubbliche:

a) opere particolarmente significative di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi sul territorio comunale;

b) opere di risistemazione di aree dedicate a parchi e giardini;

c) opere di realizzazione di parcheggi pubblici.

8. Il gettito complessivo dell'imposta di scopo sui flussi di traffico nei centri urbani e il gettito complessivo del contributo di miglioria non può essere superiore al 30 per cento dell'ammontare della spesa per l'opera pubblica o per le opere pubbliche da realizzare sulla base del progetto esecutivo della stessa o delle stesse.

9. Nel caso di mancato inizio dell'opera pubblica, finanziata parzialmente con l'imposta di scopo sui flussi di traffico nei centri urbani ovvero con il contributo di miglioria, entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo, i contribuenti possono chiedere il rimborso degli importi versati, entro il termine di cinque anni dal giorno del pagamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione.

8. 7. (ex 8. 27.) Armani, Alberto Giorgetti, Antonio Pepe, Leo.

 

Al comma 1, dopo le parole: 1o gennaio 2007 aggiungere le seguenti: , in deroga alle norme recate dall'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, sui termini di entrata in vigore di nuovi tributi.

8. 8. (ex 8. 28.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 1, sopprimere la parola: parziale.

Conseguentemente:

al medesimo comma, sopprimere le parole: nello stesso regolamento tra quelle indicate nel comma 5 del presente articolo.

al comma 2, dopo la lettera d), aggiungere le seguenti:

e) durata e tipologia dell'imposta;

f) la tipologia di opera pubblica da finanziare;

g) la percentuale della spesa dell'opera da finanziare.

sopprimere il comma 6.

8. 10. (ex 8. 54.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. L'imposta di scopo può essere istituita solo dai comuni che abbiano rispettato gli obiettivi stabiliti dal patto di stabilità interno per l'ultimo esercizio finanziario.

8. 11. (ex 8. 33.) Della Vedova.

 

Sostituire il comma 3 con il seguente:

3. L'imposta è dovuta, in relazione alla stessa opera pubblica, per un periodo massimo di dieci anni ed è determinata applicando alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili, di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, un'aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille.

8. 12. (ex 8. 29.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. In presenza di più opere pubbliche per le quali sia stata istituita, anche disgiuntamente, l'imposta di scopo ai sensi dei commi 1 e 2, l'aliquota massima applicabile, per ciascun anno d'imposta, non potrà eccedere la misura dello 0,5 per mille.

8. 14. (ex 8. 30.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera a).

8. 16. (ex 8. 56.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera c).

8. 17. (ex 8. 57.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, lettera c), sostituire le parole: di arredo urbano e di con le seguenti: per la qualità urbana, per l'arredo urbano e per.

8. 18. (ex 8. 31.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 5, lettera c), sopprimere le parole: e di maggior decoro dei luoghi.

8. 20. (ex 8. 58.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera d).

8. 21. (ex 8. 59.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere le seguenti:

f) opere di restauro;

g) opere relative a nuovi spazi per eventi e attività culturali, allestimenti museali e biblioteche.

8. 22. (ex 8. 36.) Colasio, Ghizzoni, Rusconi, Tessitore, Volpini, Testa, Benzoni, Chiaromonte, Costantini, De Biasi, Folena, Giachetti, Giulietti, Guadagno, Latteri, Li Causi, Poletti, Razzi, Sasso, Schietroma, Sircana, Tranfaglia, Villari, Tocci.

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere le seguenti:

f) opere di realizzazione e manutenzione straordinaria dell'edilizia scolastica;

g) opere di conservazione dei beni artistici e architettonici.

8. 23. (ex 8. 49.) D'Elpidio, Adenti, Satta, Affronti, Fabris, Pignataro.

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

f) opere di particolare valenza sociale, quali teatri, impianti sportivi, asili, scuole.

Conseguentemente, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:

5-bis. Al fine di garantire la massima partecipazione popolare, le opere da realizzare, dopo una attenta ricognizione da parte della giunta e del consiglio comunale, potranno essere sottoposte a referendum. Le associazioni di cittadini po-tranno presentare proposte all'amministrazione comunale nei termini e nei modi previsti dai singoli statuti comunali in tema di petizioni popolari.

8. 25. (ex 8. 26.) Alberto Giorgetti, Pedrizzi, Amoruso.

 

Al comma 6, sostituire la parola: 30 per cento con la seguente: 100 per cento.

8. 28. (ex 8. 32.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 29. (ex 8. 47.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 30. (ex 8. 52.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 31 (ex 8. 1.) Leo.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 32. (ex 8. 5.) Campa.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione, nell'ambito dei tributi comunali, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241;

8. 33. (ex 8. 2.) Leo.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241;

*8. 34. (ex 8. 20 e 8.23.) Buonfiglio, Cosenza, Bellotti, Alberto Giorgetti.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

*8. 35. (ex 8. 46.) Ruvolo, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: , o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

*8. 36. (ex 8. 24.) Misuraca, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo.

 

Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:

7-bis. Relativamente agli interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa i comuni su cui insiste l'opera sono obbligati a deliberare l'imposta di cui al comma 1, nella misura massima di cui al comma 3, a parziale copertura delle spese sostenute per la realizzazione dell'opera medesima.

8. 37. (ex 8. 18.) Floresta.

 

Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:

7-bis. Tale imposta sarà a carico, nella stessa misura, di tutti i soggetti imponibili ICI del comune di competenza, e l'aliquota ICI complessiva annuale non potrà, in ogni caso, superare l'aliquota ICI al netto dell'imposta di scopo più lo 0,5 per mille.

8. 39. (ex 8. 48.) Peretti, Zinzi.



 

 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

71.

 

Seduta di martEDì 14 novembre 2006

 

presidenza del vicepresidente giorgia meloni

indi
DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

E DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

Ricordo che nella seduta di ieri sono stati votati, da ultimo, gli identici emendamenti Mereu 8.4, Bertolini 8.5 e Garavaglia 8.6.

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).

Avverto che - tra i subemendamenti pubblicati nel fascicolo numero 6, riferiti ad emendamenti relativi ad articoli da 2 a 55 - la Presidenza non ritiene ammissibili per carenza ovvero inidoneità della copertura le seguenti proposte emendative: Alberto Giorgetti 0.17.500.63; Garavaglia 0.24.500.34, 0.24.500.37, 0.24.500.38, 0.24.500.39 e 0.24.500.40; Alberto Giorgetti 0.30.0500.31, 0.30.0500.32, 0.32.500.11 e 0.32.500.12; Gianfranco Conte 0.42.0500.2; Marras 0.42.0500.16; gli identici Galati 0.42.0500.24 e Garavaglia 0.42.0500.26; Garavaglia 0.42.0500.27; Giudice 0.42.0500.32; Garavaglia 0.42.0500.33, 0.42.0500.34, 0.42.0500.35, 0.42.0500.36, 0.42.0500.37, 0.42.0500.38, 0.42.0500.39 e 0.42.0500.40; Alberto Giorgetti 0.42.0500.59, 0.42.0500.60 e 0.42.0500.61; Marinello 0.42.0500.66; Garavaglia 0.42.0500.80; Di Girolamo 0.47.0500.1; Filippi 0.47.0500.17; Gibelli 0.54.500.11 e 0.54.500.12.

La Presidenza si riserva di comunicare ulteriori inammissibilità nel corso della seduta.

Avverto che il Governo ha presentato l'emendamento 8.500. Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 11,45.

Chiedo al presidente della V Commissione in che modo la Commissione ritenga opportuno proseguire i nostri lavori.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, riterrei opportuno riprendere l'esame dell'articolo 8.

 

ELIO VITO. C'è l'emendamento del Governo!

 

PRESIDENTE. Presidente Duilio, ho comunicato che il Governo ha presentato l'emendamento 8.500 e che il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 11,45.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente, allora propongo di accantonare l'esame dell'articolo 8 e di procedere all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso riferite.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, chiedo al presidente Duilio, visto che il Comitato dei nove non si è riunito, se non sia piuttosto opportuno sospendere la seduta prima di passare all'esame dell'articolo 9, anche per avere contezza dell'emendamento 8.500 presentato dal Governo.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, in questa finanziaria... Scusate, colleghi, un minimo di attenzione!

 

FEDERICO BRICOLO. Presidente, c'è troppa confusione!

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio e prestare attenzione. Prego, onorevole Garavaglia.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Vorrei fare una breve considerazione sull'ordine dei nostri lavori. Nel corso dell'iter di questo disegno di legge finanziaria, abbiamo assistito ad una particolare prevaricazione da parte del Governo sul Parlamento e sulle sue importanti prerogative. In questo ambito, la Commissione Bilancio ha un ruolo fondamentale. A tale proposito, a nome mio personale e di tutto il gruppo, vorrei esprimere la solidarietà al presidente della Commissione Duilio, che ieri è stato zittito in malo modo dalla Presidenza e ha subito un attacco gratuito ed ingiustificato da parte del ministro Chiti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia). Inviterei, quindi, il ministro Chiti - se mi ascolta - quanto meno a chiedere scusa al collega Duilio. Non so se il ministro ha ascoltato (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania scandisce: È maleducato!). Ribadisco la richiesta al ministro Chiti di scuse al collega Duilio, anche al fine di ripristinare un clima di cordiale collaborazione.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Non vorrei tornare su quanto avvenuto nella seduta di ieri e, peraltro, credo che non vi sia bisogno di scuse. Ieri è accaduto semplicemente che, nella concitazione, stavo parlando e, per una questione di garbo e di correttezza, mi sono fermato perché stava intervenendo il Presidente Bertinotti. Ringrazio comunque per la solidarietà, ma, in questo caso, è, come dire, ad abundantiam.

Per ciò che attiene l'ordine dei nostri lavori, vorrei solo ribadire che ritengo opportuno accantonare l'esame dell'articolo 8, in considerazione del fatto che è stato presentato dal Governo l'emendamento 8.500, e passare all'esame dell'articolo 9, dopo di che, nella riunione del Comitato dei nove, valuteremo come proseguire i nostri lavori.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Mi rendo conto che, dopo la presentazione dell'emendamento del Governo, l'articolo 8 ha bisogno di un momento di considerazione anche al fine di consentire la presentazione di eventuali subemendamenti. È, quindi, del tutto ragionevole che si passi all'esame dell'articolo 9. Voglio anche dare conto all'Assemblea che la ragione di questo emendamento, prima dell'approvazione definitiva dell'articolo 8, nasce da considerazioni che sono state fatte da deputati dell'opposizione, nel dibattito di ieri, i quali hanno chiesto che il Governo rendesse possibile, per i comuni, una graduazione e, in particolare, l'esenzione di cittadini dalla cosiddetta tassa di scopo. Non eravamo pronti a rispondere nel momento in cui è stato posto il quesito e, di conseguenza, abbiamo lavorato con gli uffici e, questa mattina, eravamo pronti e abbiamo presentato la norma, perché l'argomento, posto in particolare da deputati dell'UDC, ci è sembrato ragionevole. Ecco la ragione per cui il Governo ha presentato questa mattina l'emendamento e si è assunto la responsabilità di modificare una norma, tenuto conto che i parlamentari non erano più in grado di farlo essendo scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti. Vorrei far rilevare che, nella gestione del dibattito parlamentare, questa volta il Governo fa da portavoce ad un gruppo dell'opposizione. Non mi pare che sia cosa di poco conto.

 

PRESIDENTE. Dunque, mi sembra di capire che, sulla base del percorso tracciato dal presidente della V Commissione, onorevole Duilio, la proposta sia di accantonare l'esame dell'articolo 8, di passare all'esame dell'articolo 9 e sospendere la seduta per consentire una riunione del Comitato dei nove. Una sospensione di quanto tempo, onorevole Duilio?

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente, avevo chiesto, se possibile, di accantonare l'esame dell'articolo 8 per passare all'articolo 9 e, una volta esaurito l'esame dell'articolo 9, valutare la sospensione necessaria per il Comitato dei nove.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'ulteriore esame dell'articolo 8 e dei relativi emendamenti deve intendersi accantonato.

 

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

 

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

 

Si riprende la discussione.

 

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, nella giornata di ieri penso di essere rimasto quasi sempre in aula, salvo che per qualche evidente bisogno fisiologico. Sono rimasto veramente sorpreso - su questo richiamo seriamente la Presidenza - dal TG1 di questa mattina delle ore 8. A parte il fatto che dell'adunanza di ieri è stato dato, secondo me, un rendiconto estremamente parziale e che, soprattutto, vi è stata una sperequazione del tempo, per cui all'opposizione non è stato concesso neppure un secondo - anzi, una brevissima dichiarazione di Gasparri, pochi secondi, nessuna di Forza Italia ed una battuta della Lega Nord Padania - contro diversi minuti dedicati al Presidente, la cosa più strana però (è questo il punto su cui richiamo l'attenzione della Presidenza) è questa: è stato detto che ieri, in questa sede, abbiamo approvato una riduzione dei ticket sanitari del 35 per cento. Visto che non abbiamo neppure affrontato tale argomento, mi sembra difficile che ciò possa essere accaduto. Inoltre, il Governo aveva deciso di introdurre 23 e 42 euro (con le analisi) di ticket, che è stato uniformato a 27, ma lo sconto, secondo questo strano ragionamento, sarebbe del 35-40 per cento. A parte il fatto che in aula non se ne è parlato, mi chiedo se sia questo il modo corretto di presentare il disegno di legge finanziaria agli italiani, visto che non è stato detto dallo stesso TG1 che prima il ticket non c'era. Quindi, caso mai, il passaggio sarebbe stato da 0 a 27, non da 42 a 27. Secondo questo criterio, anziché parlare di aumenti da parte degli enti locali dello 0,8 per cento sull'addizionale IRPEF, potremmo dire che l'aumento è del 4 per cento per poi ridurlo allo 0,8 e parlare di uno sconto dell'80 per cento. Strano modo di fare la matematica!

Conclusione: chiedo alla Presidenza di intervenire soprattutto sul servizio pubblico perché di questo disegno di legge finanziaria si dia un'immagine obiettiva (soprattutto del dibattito in quest'aula). È scorretto, nel momento in cui tutta Italia ci guarda, mostrare ai nostri elettori e ai nostri concittadini una immagine parziale e deformata dei lavori di questa Camera. Prego la Presidenza di tenere queste valutazioni in debito conto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, prendo atto della questione che lei pone e delle sue osservazioni. Ovviamente, la Presidenza non può sindacare l'operato degli organi di informazione, ma può investire della questione la Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi; inoltre, la questione da lei sollevata rimarrà comunque agli atti della seduta odierna.

 

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

 

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approfitto anche per dare atto al Governo della risposta positiva che il sottosegretario Grandi ha testé anticipato a proposito dell'emendamento di iniziativa governativa sulla tassa di scopo e sulla possibilità di consentire ai comuni di esentare cittadini in base alle fasce di reddito.

L'onorevole Galletti, nel dibattito di ieri, aveva lungamente insistito su questo tema e ovviamente il gruppo dell'UDC è particolarmente compiaciuto che il Governo sia stato disponibile a recepire questo suggerimento.

Mi soffermo ora sull'articolo 9 (mi rivolgo anche al ministro Chiti). Noi, come noto, non condividiamo l'impianto complessivo di questa manovra, soprattutto per quanto riguarda l'eccessivo aumento della pressione fiscale, non solo a livello centrale, attraverso l'aumento delle aliquote, ma anche e forse soprattutto attraverso un effetto di traslazione fiscale dal centro alla periferia.

Pertanto, attraverso le addizionali, l'ICI, l'imposta di scopo e l'IRPEF, i comuni si troveranno nella necessità - che sarà una conseguenza del taglio dei trasferimenti centrali - di aumentare la pressione sui cittadini.

Ebbene, tra gli effetti di traslazione fiscale, a noi pare particolarmente negativo quello previsto dall'articolo 9, che contempla il contributo comunale di ingresso e di soggiorno (più semplicemente, la tassa di soggiorno). Noi siamo convinti che l'aumento della pressione fiscale produce sempre un effetto di depressione economica. In particolare, siamo convinti che tale effetto negativo si produrrebbe nel settore del turismo, perché l'articolo 9 introduce un balzello ulteriore su tutte le strutture alberghiere: campeggi, villaggi turistici, alloggi agroturistici ed altre strutture recettive.

Evidentemente, un paese come il nostro, tradizionalmente a vocazione turistica e, per di più, in una fase di ristrutturazione della propria organizzazione turistica, si vede penalizzato anche sul piano della capacità di concorrenza rispetto agli altri paesi. Noi sappiamo che il turismo nazionale già patisce la forte concorrenza dei paesi dell'est e degli altri paesi mediterranei, rispetto ai quali ha prezzi poco competitivi. Vi sono agenzie low cost che, ormai, portano in giro per il mondo, a prezzi molto più bassi, il turismo che tradizionalmente veniva in Italia. Nonostante ciò, il nostro è un paese che ha una forte potenzialità turistica e che sta compiendo uno sforzo di aggregazione per diventare più competitivo. Ebbene, colpire il sistema imprenditoriale turistico nel momento in cui esso sta compiendo il  predetto sforzo di adeguamento alla competitività globale sarebbe particolarmente negativo.

Il Governo non ignora le reazioni negative che sono venute da tutti gli operatori del settore, né quelle che sono venute da molti comuni, che si trovano nell'imbarazzo di dovere, da un lato, promuovere il proprio turismo cittadino e, dall'altro, di doverlo penalizzare con l'imposizione di questo balzello. Ecco perché, in un momento in cui dobbiamo aiutare il nostro turismo a crescere ed a ristrutturarsi, non possiamo penalizzarlo con un'ulteriore imposizione fiscale.

Allora, ministro Chiti, mi permetto di chiedere al Governo, a nome del nostro gruppo, con lo stesso spirito collaborativo con cui, ieri, abbiamo chiesto l'esenzione delle fasce di reddito più basso (l'avevamo chiesto anche per l'addizionale IRPEF, e spero che si possa recuperare l'esenzione al Senato; apprezziamo, comunque, che lo si faccia, intanto, per la tassa di scopo), che valuti la possibilità di eliminare la tassa di soggiorno, non soltanto come forma di aiuto al nostro sistema imprenditoriale turistico, ma anche come ulteriore dimostrazione di buona volontà e di disponibilità (sebbene l'esame del disegno di legge finanziaria non abbia visto, fino a stamani, alcuna disponibilità, da parte del Governo, nei confronti delle proposte emendative presentate dall'opposizione). Ma, come si suole dire, meglio tardi che mai!

Ovviamente, non potremo che rallegrarci se l'atteggiamento muterà. Credo che questo sia un punto importante: il suo esame vi fornisce l'occasione di dimostrare spirito e volontà collaborativa e, nello stesso tempo, di fare un favore al paese. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

 

NICOLA BONO. Cari colleghi, tra le 69 imposte (tra aumenti delle vecchie e nuove tasse) introdotte da questa manovra finanziaria, la tassa di soggiorno è certamente la più demenziale. Di cosa soffre il turismo italiano? Se non rispondiamo a questa domanda non possiamo dare una corretta risposta. Il turismo italiano soffre di eccesso di costi. Tra gli eccessi di costi e, quindi, la scarsa competitività rispetto ad altri sistemi più economici, emerge la pressione tributaria che rende il nostro turismo ancora più penalizzato. Non a caso, il ministro Rutelli aveva più volte parlato dell'esigenza di ridurre l'IVA sul turismo per rendere il nostro paese competitivo con la Spagna, dove l'IVA è al 7 per cento, con la Francia, dove l'IVA è al 5,5 per cento, con la Grecia, dove l'IVA è all'8 per cento, mentre in Italia è al 10 per cento e, per gli alberghi di lusso, addirittura al 20 per cento. Abbiamo, quindi, l'esigenza di una riduzione del costo tributario sul turismo. Con l'introduzione della tassa di soggiorno, invece, è come se avessimo aumentato l'IVA di alcuni punti percentuali.

Quando il ministro Rutelli parla di un «piagnisteo assurdo degli operatori turistici» dobbiamo rispondere che si tratta, invece, di contestare un atteggiamento schizofrenico del Governo che teorizza una grande verità ed applica, poi, una soluzione assolutamente diversa. Immagino che Rutelli aspiri a passare alla storia come il curatore fallimentare del turismo italiano, ma la storia non insegna davvero nulla: l'imposta di soggiorno vent'anni fa fu soppressa perché era un'imposta autoreferenziale, perché costava di più esigerla rispetto al risultato che se ne traeva per le casse comunali.

Dunque, che senso ha insistere su questo balzello? Nessuno si è accorto che la Spagna ha soppresso la tassa di soggiorno? Si tratta di un balzello antistorico e pericolosissimo, utile solo ad indisporre ed allontanare i turisti ed a creare un sistema di tassazione anarchico e disomogeneo che riporterà l'Italia al Medioevo, al tempo in cui si doveva pagare dazio per passare da una contea all'altra. Si tratta di una tassa assurda che non è neanche legata ad alcun beneficio per il sostegno al turismo, alle politiche dell'accoglienza, all'aumento dei servizi.

Bisognerebbe mettere ordine nella selva dei ticket che in maniera disordinata e pericolosa vanno fiorendo ovunque nel paese: i sindaci per fare cassa oggi non si rendono conto del danno enorme che stanno arrecando ai loro territori in prospettiva. Piuttosto che evitare di creare questa selva di aumenti per l'accesso alle città il Governo avalla un simile comportamento, lo normalizza e lo inserisce all'interno della manovra finanziaria.

Il turismo italiano è già in pesante sofferenza, non merita questo trattamento. Se davvero il Parlamento è convinto che si tratti di un settore strategico che va sostenuto deve votare per l'abolizione di una tassa così illogica e penalizzante. L'intero paese ha fiducia che il turismo possa costituire l'elemento di differenza per far risaltare la capacità competitiva del sistema Italia. Tuttavia, il turismo si gestisce con criterio e la tassa di soggiorno rischia di uccidere questo settore fondamentale per lo sviluppo dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

 

GAETANO FASOLINO. Presidente, onorevoli colleghi, a costo di prendermi una severa «lavata di testa» dal mio capogruppo, onorevole Elio Vito, debbo esprimere un riconoscimento a questa maggioranza, e, per essa, al duo di testa dell'economia, i covalenti ministri Padoa Schioppa e Visco, i quali hanno saputo scovare nei margini e negli angoli della finanza italiana tante di quelle tasse da far impallidire le più perverse previsioni sull'argomento.

Mi diceva un amico: ma noi del centrosinistra togliamo ai ricchi per dare ai poveri! A me sembra, cari colleghi - mi rivolgo soprattutto a Rifondazione Comunista e al partito comunista italiano -, che si faccia esattamente il contrario: si sta togliendo ai poveri per dare ai ricchi! Si toglie ai poveri quando si costringe un pensionato ad aprirsi un conto corrente e si favoriscono le grandi banche. Capisco il gruppo della Margherita, comprendo anche il gruppo dei DS, che si sono affacciati da poco in grande evidenza nel settore delle banche; ma i colleghi di Rifondazione Comunista, quelli del partito comunista, dell'Italia dei Valori, per dirla alla Di Pietro, che ci azzeccano con tutto questo, che ci azzeccano con gli interessi delle grandi banche? E così chi pagherà la tassa sull'auto? Il ricco o il povero? Il padre di famiglia che non riesce a cambiare la sua auto o chi invece può cambiarsela ad ogni piè sospinto e riesce anche a pagare di meno di un modesto padre di famiglia?

È quindi una riflessione sulla valenza sociale di questa legge finanziaria che veramente fa il contrario di Robin Hood: dà ai ricchi e toglie ai poveri. L'articolo 9, cari colleghi, ne è una dimostrazione evidente, chiarissima. In Italia abbiamo una attività economica, quella del turismo, che nonostante le difficoltà del momento porta avanti l'immagine del nostro paese nel mondo. Certo, negli ultimi tempi abbiamo accusato alcuni colpi negativi rispetto a paesi come il Messico, gli Stati Uniti, la Spagna; purtuttavia, come volume globale di investimenti, il turismo ha segnato passi in avanti nel nostro paese negli ultimi anni e si prospetta come uno dei settori economici a maggiore risalto per gli anni futuri, nei quali la domanda turistica è destinata ad aumentare.

Qual è la situazione in Italia? Abbiamo l'operatore turistico che, rispetto a quello di altri paesi come gli Stati Uniti, manca di grandi infrastrutture strategiche che possano rendere celere il trasporto: in Spagna si arriva prima e meglio che da noi. Addirittura le strutture specifiche del turismo, come i porti o i campi da golf, sono maggiormente presenti negli altri paesi che nel nostro. Come va avanti il turismo in Italia? Attraverso l'appeal dei centri storici che nessuno ci può togliere, attraverso la bellezza dei siti paesistici che ancora sono rimasti, ma soprattutto attraverso l'impegno di operatori del settore che sanno intessere un colloquio con coloro che li prescelgono per una vacanza.

Ebbene, i nostri operatori, che si trovano in difficoltà per i costi di gestione rispetto ai loro colleghi di altri paesi, oggi si vedono «appioppato» un nuovo balzello che appesantisce la loro offerta e la rende inferiore a quella di altri paesi.

Allora, amici del centrosinistra, vogliamo fare una riflessione? Non si tratta più solo di togliere ai poveri e di dare ai ricchi, ma anche di eliminare la competitività dei settori produttivi, di togliere a chi lavora e produce per dare ai ceti parassitari, a quelli che hanno sempre ostacolato lo sviluppo, facendo una politica contraria alla stessa ideologia che informa la sinistra. Quindi, un salto di qualità, colleghi deputati! Uno scatto di orgoglio! Si deve portare avanti un discorso di reale aderenza agli interessi del paese, modificando questo articolo come chiedono gli emendamenti presentati da Forza Italia e da tutta la Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

 

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, oggi discutiamo la proposta di introdurre una nuova tassa che, di fatto, è una tassa di soggiorno, l'ennesima tassa di questo Governo, di cui ancora è difficile capire i contenuti e i contorni, perché è cambiata più volte e, probabilmente, cambierà ancora. Noi, invece, chiediamo la sua soppressione, perché ne contestiamo il principio e l'idea stessa, oltre che i contenuti. Se la maggioranza accoglierà questa nostra richiesta di soppressione, saremo pronti a dargliene atto politicamente.

Con questa disposizione si intenderebbe, di fatto, riproporre una tassa, che risale alla legislazione del 1910, destinata a finanziare lo sviluppo delle stazioni climatiche e balneari e che, successivamente, con la legge del 1938, è stata estesa alle località di cura, soggiorno e turismo.

Quella tassa, almeno allora, aveva l'obiettivo di far crescere la nostra offerta turistica ed era, in sostanza, pur sempre una tassa, ma, nelle intenzioni, a favore del turismo e non contro. Tale imposta, com'è noto, venne abrogata nel 1989 perché ritenuta un irrazionale costo a carico dell'impresa alberghiera e, nel complesso, un irrilevante introito sul versante delle entrate pubbliche, tenendo anche conto che le modalità di riscossione erano costose, oltre che offensive per i nostri ospiti. La sua abrogazione, peraltro, non determinò una riduzione dei costi in capo alle imprese alberghiere, in quanto il relativo gettito confluì nell'ICIAP e, da ultimo, nell'IRAP, continuando così, sia pur sotto altre spoglie, a gravare comunque sui costi delle imprese alberghiere.

La tassa che oggi proponete è una tassa sulla tassa, quindi, una sorta di dazio medievale, che mina la competitività del sistema turistico e l'immagine complessiva del nostro paese nel mondo. Infatti gli alberghi europei, che già godono, come detto, di un regime IVA agevolato e di numerosi contributi statali e regionali, si confronteranno con i competitori italiani, gravati da un ulteriore costo da sostenere, in quanto sarà difficile, se non impossibile, trasferire il contributo sul cliente, in un mercato che mai come oggi richiede, invece, moderazione e contenimento dei prezzi.

Insomma, anziché intervenire per diminuire le distanze competitive con i paesi a vocazione turistica, che ci hanno sorpassato nella graduatoria dei flussi turistici - e ciò grida vendetta! -, interveniamo per aumentare i costi e rendere più complicata la vita degli operatori. Questa non è una manovra di sviluppo, ma di sottosviluppo! È un passo indietro, l'ennesimo che questo Governo impone al paese: un Governo che ha reintrodotto il Ministero del turismo e che però crea ostacoli al turismo, così come, dopo essersi inventato il Ministero per lo sviluppo, ha avuto il coraggio di presentare una finanziaria di sole tasse, che finirà per ostacolare e fermare lo sviluppo.

È un atteggiamento schizofrenico che raggiunge il suo apice quando, giustamente, molti colleghi della maggioranza, che si apprestano a votare a favore della nuova tassa con sofferenza, sul proprio territorio chiedono ai comuni di non applicarla.

Il nostro turismo, un settore economico vitale e strategico, che vale il 12 per cento del PIL, con circa due milioni e mezzo di occupati, con un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 30 miliardi di euro, che potenzialmente è fortissimo - direi, potenzialmente imbattibile -, è battuto, invece, dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Spagna, e tra poco tempo lo sarà anche dalla Cina, perché subisce una politica schizofrenica. E questo avviene già dai tempi dell'abrogazione, per via referendaria, del Ministero del turismo, che ha privato l'Italia di una regia unica per la propria promozione nel mondo sui nuovi mercati, sui quali i singoli territori o non vanno o vanno in maniera scoordinata, con sperpero di risorse senza efficacia.

Oggi, nel momento in cui ricostituite, di fatto, il Ministero del turismo, anziché ridurre l'IVA al livello dei paesi concorrenti, anziché creare un'unica strategia promozionale e di prodotto, come primo intervento significativo sul turismo, ripristinate la tassa di soggiorno che interverrà a macchia di leopardo sul territorio nazionale e che non è mirata, come quella precedente, alla qualificazione dell'offerta turistica o alla creazione di un fondo nazionale per la promozione.

Schizofrenia pura, dunque, che colpisce ancora una volta un settore che rappresenta, più di ogni altro, il futuro del paese, reintroducendo balzelli del passato. In questo modo, si premia il passato a scapito del futuro, che invece viene colpito più volte e con diversi strumenti. Infatti, si tassa, nel complesso del disegno di legge finanziaria, il lavoro flessibile e giovanile, la piccola e media impresa più produttiva, più innovativa, più creativa, più ricca di capitale umano, il turismo, che è, insieme, piccola impresa, innovazione, creatività e lavoro per i giovani.

È la filosofia di fondo di questa finanziaria: togliete al futuro, che non conoscete, per dare al passato che è tutto ciò che conoscete, producendo un danno grave al settore economico con più alta capacità di crescita che, con questa finanziaria, non vede ridotta l'IVA, in buona parte non usufruisce del cuneo fiscale, perché il 50 per cento dei dipendenti sono al lavoro a tempo determinato, e subirebbe la tassa di soggiorno che provoca problemi notevolissimi sul piano economico, gestionale e d'immagine.

Sarebbe uno spot negativo, suicida per l'Italia nel mondo. Vi chiediamo di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una disposizione, così come prevista nella formulazione originaria dell'articolo 9 e nella successiva formulazione della Commissione... Chiedo scusa, Presidente, ma non riesco...

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo la cortesia di prestare attenzione e di evitare questo brusio che impedisce ai deputati di parlare.

Prego, onorevole Cota, prosegua pure.

 

ROBERTO COTA. L'articolo 9, nella formulazione originaria e in quella della Commissione, istituisce uno dei tanti balzelli che caratterizzano questo disegno di legge finanziaria. Ma il balzello previsto dall'articolo 9 ha conseguenze particolarmente negative sulla nostra economia. Inoltre, si presenta come una misura diretta a colpire un settore che, invece, avrebbe bisogno di essere incentivato. Infatti, il turismo è una delle industrie esistenti in Italia. Uso il termine «industria» perché il precedente Governo, nella passata legislatura, per la prima volta ha utilizzato tale espressione con riferimento al turismo. E questo è stato fatto nell'ultimo provvedimento sulla competitività varato dal precedente Governo, nel quale il turismo era qualificato come industria, oltre al fatto che veniva prefigurata una riforma dell'intero settore.

Questa è una industria che in tutto il paese ha grossi margini di miglioramento. Diciamo che se da un lato le industrie manifatturiere subiscono la concorrenza sleale che arriva dalla Cina e dagli altri paesi con manodopera a basso costo, una concorrenza sleale di fronte alla quale l'Europa spesso, troppo spesso, ha dimostrato una volontà di non aiuto e di non ascolto delle nostre istanze, ecco che invece, per quanto riguarda il turismo, rispetto ad altri paesi che si dotano di una migliore organizzazione, evidentemente una concorrenza basata sulle bellezze naturali e sulle nostre città d'arte ci può vedere senz'altro ancora primeggiare.

Allora, rispetto al turismo che è un'industria che presenta grossi margini di miglioramento e che può contribuire al rilancio della nostra economia, cosa fanno questo Governo e questa maggioranza? Invece di aiutarlo, pensano di tassarlo introducendo un balzello - che poi verrà assegnato ai comuni in ordine alla determinazione della sua quota e della sua percentuale - che varia dai 2 ai 5 euro: 2 euro con riferimento ai comuni interessati all'escursionismo in virtù della loro vocazione culturale, quindi proprio le realtà nelle quali bisognerebbe favorire la presenza di turisti vengono colpite con questo balzello. Si applica invece alle città metropolitane il balzello di 5 euro, che poi si riversa ai danni degli utenti ma che produce l'effetto di scoraggiare il turismo. Proprio le città d'arte, le città che tutti i dati ci dicono essere in vetta alle presenze turistiche vengono quindi colpite, cosicché se una cosa va bene vediamo, scientificamente, di farla andare male. Questa è la finalità che si propone tale norma.

In più vorrei segnalare come nella successiva formulazione si sia messa una «toppa» che è peggiore del buco. Infatti, se in un primo tempo venivano definite le prestazioni colpite da questa tassa, nella successiva formulazione si utilizza una definizione molto più generica, perché si parla di una tassa che viene prevista per ogni presenza con riferimento a chi fruisce dei servizi resi dalle imprese della filiera turistica, quindi, potenzialmente, anche ai ristoranti e attività di vario tipo.

Chiedo veramente che il Governo e il relatore su questo punto facciano un esame di coscienza, perché la finanziaria che esce da questo Parlamento non può essere un provvedimento che scientificamente... Chiedo scusa, signor Presidente...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Cota non riesce a terminare il suo intervento per l'eccessivo brusio all'interno di quest'aula.

Prego, onorevole Cota, prosegua.

 

ROBERTO COTA. Dicevo, signor Presidente, che questa non può essere una legge finanziaria che scientificamente dichiara guerra al paese; io dico soprattutto al nord, ma per quanto riguarda il turismo certamente la dichiarazione di guerra è anche contro il sud ed il centro, perché se c'è una occasione di rilancio per l'economia del sud, mi pare sia rappresentata dal turismo. Non possiamo pensare che il sud venga a colmare quel gap di competitività rispetto ad altre mete turistiche che oggi hanno preso piede, come la Grecia, la Spagna e la Croazia, mete cosiddette di turismo balneare.

Non possiamo pensare che la competitività si realizzi imponendo una nuova tassa, perché si produrrebbe obiettivamente un appesantimento. Questa è una delle tante pazzie contenute nel disegno di legge finanziaria in esame. Altro che paese impazzito! Registriamo, in maniera sistematica, una schizofrenia legislativa.

Allora, nell'ottica di un contenimento del danno, visto che questo disegno di legge finanziaria sta dichiarando guerra a tutto il paese e a tutte le categorie produttive (peraltro, sembra voglia colpire scientificamente proprio quelle industrie che mostrano una possibilità di ripresa), chiedo una presa di coscienza, un supplemento di istruttoria ed un ripensamento.

Spero, veramente, che l'emendamento soppressivo dell'articolo 9 venga accolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, pronuncerò solo poche parole, perché ben comprendo le esigenze dell'opposizione. Tuttavia, a tutto c'è un limite! Per la prima volta, bisogna dire che nel DPEF e in questo disegno di legge finanziaria sono tracciate linee di politica per il turismo. Sto parlando del fatto che in questo provvedimento sono previsti finanziamenti per l'osservatorio per il turismo, per l'ENIT, per il rilancio del marchio del made in Italy e del portale, atteso per anni, nell'inerzia e nell'incuria del precedente Governo.

Sono previste inoltre misure per la riduzione e la deduzione dell'IVA congressuale, vi è un importante graduazione degli aumenti dei canoni demaniali sulle spiagge e si presta anche attenzione nei confronti di quella che è stata definita «tassa di soggiorno». Infatti, con emendamenti presentati anche dall'Ulivo, dall'Unione e dal Governo, si cambia il volto di questa presunta tassa di soggiorno. Non stiamo, cioè, parlando di una tassa sui residenti di 5 euro, come hanno affermato impropriamente diversi colleghi. Stiamo parlando di altro, ossia della mera facoltà per i comuni che più subiscono l'impatto del turismo quotidiano (one day), dell'escursionismo turistico, di istituire un contributo di soggiorno. Di questo si parla esattamente nell'emendamento della Commissione che a breve esamineremo e porremo in votazione, con riferimento a quei comuni che subiscono dal turismo quotidiano, in alcune delle località più importanti dal punto di vista dell'attrattività turistica, un particolare e straordinario impatto.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,30)

 

PIERLUIGI MANTINI. Stiamo parlando di un contributo gestibile dai comuni, facoltativo ed eventuale, e destinato esclusivamente a migliorare i servizi turistici.

Credo si debba dare atto che, per la prima volta, in Italia si attua una politica per l'industria del turismo, che sappiamo centrale, dopo anni di incuria ed inerzia.

Dico all'onorevole Vietti che va bene un'opposizione moderata; ma sarebbe anche bene che l'opposizione moderata fosse leale, responsabile e consapevole dei problemi esistenti, aggravati peraltro dalle mancate politiche del precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

 

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, mi richiamo alle considerazioni svolte dai colleghi Bono e Fasolino, che già si sono soffermati sul ruolo strategico di questo settore. Vorrei solamente riferire al Governo, al relatore e, soprattutto, ai membri della maggioranza qualche dato relativo a tale comparto e alla situazione in cui versa, con particolare riferimento agli operatori turistici.

Si tratta di un settore ormai in agitazione: i tour operator stranieri e nazionali sono insorti contro la decisione del Governo di concedere ai comuni la possibilità di imporre una tassa di soggiorno sui turisti, un'imposta abolita addirittura negli anni Novanta. Essa dovrebbe prevedere come tetto massimo l'importo di 5 euro pro capite, un importo che andrà a colpire soprattutto il turismo minuto, quello più modesto, le piccole pensioni: infatti, 5 euro rapportati al costo di un albergo a cinque stelle per il quale si pagano 800 o 900 euro al giorno è poca cosa, mentre se si riferisce tale somma al costo di una piccola pensione, per la quale si pagano al giorno 30 o 40 euro, si capisce come l'impatto sarà veramente rilevante. Certo, onorevole Mantini, si tratta solo di una facoltà per i comuni, ma lo è così come sono facoltative anche tutte quelle imposte che avete già introdotto, non ultima l'imposta di scopo introdotta ieri, nonché la possibilità di aumentare le aliquote ICI.

Signori del Governo, a scendere in campo sono stati i principali tour operator che muovono ogni anno una decina di milioni di turisti, ad esempio nord europei, verso l'Italia. I tour operator stanno facendo presente alla maggioranza ed al Governo che i cataloghi di viaggio e gli accordi commerciali sono stati già stipulati con i partner italiani sulla base di vecchie tariffe e che difficilmente i turisti tollereranno degli extra costi che saranno invece introdotti con questa nuova imposta. Secondo i tour operator la tassa di soggiorno dirotterà molti potenziali turisti verso altre destinazioni, quali la Spagna o la Grecia. Inoltre, questa tassa di soggiorno - voi che avete una relazione particolare con l'ANCI e con i rappresentanti delle regioni dovreste saperlo - viene contestata anche da parte delle regioni e di tutte le associazioni degli operatori turistici, Federturismo, Confturismo e Assoturismo.

Signor relatore, signori del Governo, nei primi sette mesi dell'anno gli arrivi di visitatori dall'estero sono aumentati del 10,1 per cento, raggiungendo quota 23,8 milioni; i pernottamenti, grazie alla forte crescita registrata a luglio, sono aumentati del 14,5 per cento, toccando quota 198,9 milioni. La spesa dei turisti stranieri, tra gennaio e luglio, è stata pari a 17,8 miliardi di euro. Ripeto, questo solo in sette mesi, tra gennaio e luglio di quest'anno! Essa sta crescendo del 9,3 per cento, portando l'attivo valutario oltre quota 8 miliardi! Questo trend - ciò dovrebbe allarmare il Governo e la maggioranza - si è già fermato: anzi, inizierà presto una discesa, così come tutte le avvisaglie e le disdette dei contratti lasciano presagire.

Ancora una volta, con questa nuova imposta che si va ad aggiungere a tutte le altre che state introducendo in Italia deprimendo la nostra economia, si bloccherà quell'accenno di ripresa che si sta invece registrando.

Del resto, che tutta la manovra sia sbilanciata sul lato delle entrate - non certo su quello delle spese - lo abbiamo dimostrato nel corso della discussione sulle linee generali allorquando, voce per voce, abbiamo potuto ricostruire la composizione delle imposte che saranno introdotte, nonché quella dei tagli. La cifra che risulta da tale ricostruzione, che non è certo quella riportata nel vostro disegno di legge finanziaria, è pari a 27,3 miliardi, di cui 18,8 veri, certi e «cash», mentre i tagli alle uscite si riducono a soli 6,1 miliardi.

La vera manovra è questa. E ciò è talmente vero che la Corte dei conti ha rilevato che i due terzi della manovra per il 2007 sono affidati a maggiori entrate (20-22 miliardi di euro su 34 complessivi), mentre i risparmi di spesa svolgono un ruolo solamente secondario. Inoltre, se gli enti locali, a loro volta, dovessero ricorrere alla leva fiscale - e, come abbiamo dimostrato, vi ricorreranno - il rapporto delle misure di aggravio fiscale sul totale della manovra lorda salirebbe, come ha ammonito il presidente della Corte dei conti, Francesco Staderini, all'80 per cento.

In aggiunta, lo stesso governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha manifestato tantissime perplessità sulla composizione della manovra. Secondo Draghi, «La manovra, in termini netti, è affidata interamente ad aumenti delle entrate. Occorre evitare» - è un auspicio che sicuramente non si realizzerà - «che l'ampio ricorso a misure di prelievo influisca negativamente sugli incentivi e sulle aspettative degli operatori economici. La realizzazione della manovra per il secondo anno consecutivo comporterà un aumento del peso delle entrate sul PIL dello 0,8 per cento in più, ed un altro mezzo punto percentuale per l'anno prossimo. In tal modo, la pressione fiscale si porterà in prossimità di livelli elevati mai registrati negli ultimi dieci anni e la prevista riduzione di 4,3 miliardi di euro del disavanzo è realizzata mediante aumenti netti delle entrate per 16,7 miliardi di euro, a fronte di aumenti netti delle spese per 2,4 miliardi di euro. La manovra per il 2007 lascia, quindi, sostanzialmente invariate le spese correnti rispetto agli andamenti».

In conclusione, noi siamo sempre più convinti, andando avanti nell'esame del disegno di legge finanziaria, che questa manovra produrrà come unico effetto quello di bloccare quell'accenno di sviluppo che si sta registrando nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.

 

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, come residente in un'isola desidero porre in rilievo un grande problema che interessa particolarmente l'aspetto turistico e l'aspetto ambientale delle piccole isole. Faccio riferimento all'impatto del flusso turistico che si ripercuote annualmente su tali isole. Ogni anno - per fortuna - le piccole isole sono meta di moltissimi turisti e ciò, inevitabilmente, fa sorgere per le amministrazioni locali il problema di garantire, soprattutto nei periodi di alta stagione, i servizi pubblici.

A mio avviso, il Parlamento e il Governo, in sintonia con l'ANCIM (Associazione nazionale comuni isole minori), debbono affrontare questo grande problema. In particolare, si deve concedere a tali comuni la possibilità di chiedere eventualmente ai turisti un contributo cosiddetto di sbarco che, sommato a quello offerto dai residenti, contribuisca al miglioramento della gestione del flusso turistico su queste isole. Su tale problematica si registra già una sostanziale convergenza. Una problematica, lo ripeto, che dovrà essere necessariamente affrontata dal Parlamento proprio perché le piccole isole rappresentano un grande patrimonio, dal punto di vista turistico, per il nostro paese.

Mi auguro, pertanto, che già con questa legge finanziaria si possa dare un segnale di attenzione nei confronti delle isole minori. Chi non conosce le isole della Sicilia, Capri, Ischia, Procida? Occorre uno sforzo comune, di tutti, per cercare di valorizzarle al meglio.

Ringrazio quindi se sarà prestata attenzione alle piccole isole e dichiaro che vi sarà sempre l'impegno da parte nostra su questo versante.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

 

MAURO PILI. Signor Presidente, vorrei ribadire che su questo tema siamo di nuovo di fronte ad una tassa senza alcuna valutazione dei costi e dei benefici. Si tratta dell'ennesima tassa che il Governo propone senza avanzare una valutazione sui rischi che corre il paese su un tema così rilevante come quello del possibile e potenziale danno economico. Ritengo che l'esperienza regionale che posso portare in questa sede sia eloquente: una tassa simile a questa sul turismo ha portato ad una perdita del 40 per cento degli arrivi di turisti in Sardegna, a un crollo verticale nella presenza delle imbarcazioni e al ringraziamento da parte di un altro Stato - quello francese - il quale, attraverso la Corsica, ha potuto registrare un incremento sostanziale di turisti, e tutto ciò proprio grazie ad una nuova tassazione introdotta a livello regionale.

La nuova tassazione che proponete oggi non può produrre alcun beneficio finanziario ma, al contrario, può provocare un grave danno economico al paese in un settore così delicato come quello del turismo. Ritengo che, dopo l'impatto interno della tassazione a tutti i livelli, oggi si riproponga un elemento nuovo con questa tassazione, cioè quello dell'impatto proiettato all'esterno che il mondo del turismo italiano potrà subire.

Stiamo parlando di un mercato sensibile, che può rischiare con questa misura di essere messo veramente fuori gioco. Voi mettete uno dei settori trainanti dell'economia del paese in condizione di scontare una ripercussione gravissima. Basti pensare che i 2, 3, 5 euro previsti vanno moltiplicati almeno per un nucleo familiare di tre o quattro persone.

Ritengo che, a fronte di una battaglia giocata in punta di euro, si rischi davvero di condizionare il grande mercato turistico, non solo italiano ma dell'intero Mediterraneo.

Infine, un altro elemento che introducete è la disparità tra aree geografiche del paese. Vi sono aree che possono permettersi di imporre una tassa sul turismo, perché magari hanno capacità di attrazione, ed altre che non possono dare questo tipo di risposta. Quindi, si tratta di una tassa che crea un nuovo disequilibrio nel paese, con un rischio davvero rilevante.

Qualche collega ricordava che la Spagna ha cancellato questa becera tassazione sul turismo. Noi riteniamo che il turismo in Italia abbia bisogno di più offerta, più servizi, più qualità per essere incentivato e migliorato.

Così come qualcuno aveva criticato gli spot di qualche anno fa sui temi affrontati dal Governo con lo slogan «fatto... fatto... fatto», voi oggi introduce un altro spot: «tassato, tassato, tassato!».

Questa volta, a scontare gli effetti è anche il settore del turismo e voi in tal senso, se non avrete la capacità e la sensibilità di ritirare questo articolo, sarete responsabili di avere colpito uno degli elementi chiave dell'economia. Si tratta di colpire non solo gli alberghi ma anche ciò che questi ultimi consumano e ciò che in un territorio si sviluppa e, quindi, viene sottratto all'economia della nostra nazione. Da questo punto di vista, l'invito è a sopprimere questo articolo e a dare al turismo servizi, qualità e non nuove tasse!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.

 

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, vorrei rispondere alla questione che mi è stata posta anche direttamente all'inizio dall'onorevole Vietti rispetto all'articolo 9 ora in esame. Il Governo e la maggioranza sono d'accordo sulla soppressione di questo articolo, così come è stato richiesto, perché anche al loro interno erano in corso valutazioni rispetto al significato dell'articolo. Il Governo è d'accordo anche perché alla luce del sole, qui in aula come si vede, quindi senza preferenzialità astratte ma nel merito di un confronto costruttivo, ha apprezzato il contributo offerto su questo punto dall'UDC.

Al riguardo desidero ringraziare anche l'onorevole Galletti, il quale ci ha posto questioni riguardanti l'autonomia e la responsabilità dei comuni, di una delle quali già possiamo tenere conto, come il sottosegretario Grandi prima ha detto: quella di consentire ai comuni, nella loro autonomia e responsabilità, di graduare esenzioni sull'ICI. Della seconda questione invece non siamo più in grado di tenere conto qui alla Camera, perché il punto è già stato superato; ad ogni modo prospetteremo al Senato l'eguale possibilità per i comuni di decidere esenzioni per classi di reddito rispetto all'aumento dell'addizionale IRPEF.

 

ANGELA NAPOLI. Perché non l'avete fatto alla Camera?

 

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Dal punto di vista del Governo, voglio precisare che questa proposta non era un obbligo, bensì una facoltà. Tengo a sottolineare che si trattava di una facoltà, di una possibilità. Sono convinto, oltre che per queste proposte di merito, che sia giusto inserire tale tema in una riflessione che fra pochi mesi dovremo svolgere sul federalismo fiscale, perché la Camera e il Senato si troveranno di fronte all'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.

Credo che una serie di tributi e di responsabilità, nella loro autonomia di gestione, dovranno essere affidati da leggi statali a regioni, province e comuni. Questo stesso aspetto, quindi, dovrà essere considerato in quel quadro. In ogni caso noi sappiamo (credo sia consapevolezza di tutti) che esistono dei problemi che riguardano le città metropolitane, in particolare a forte vocazione turistica. A questo serviva la facoltà prevista nell'articolo 9, che oggi accettiamo di eliminare.

Noi pensiamo di poter corrispondere a questo problema, che è un problema vero, o ad altri che ho sentito sollevare, che riguardano le isole minori, attraverso un fondo di mobilità per le grandi città metropolitane, destinato ai comuni con maggiore crisi ambientale, quindi ai comuni più interessati dal turismo, come la maggioranza ha detto e come il collega Bonelli ha già espresso. Questa è una possibilità di uso prioritario di un fondo che la finanziaria conterrà.

Inoltre, il Governo e la maggioranza intendono porsi la questione di come farsi carico di interventi e di risposte positive a questi problemi già nel 2007, attraverso normali scelte, ma con queste priorità che il Governo porterà avanti [Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Signor ministro, poiché lei ha reso dichiarazioni di una certa rilevanza, che incidono sulle votazioni cui dovremo procedere fra poco, le chiedo se intenda anche anticipare l'espressione del parere sulle varie proposte emendative presentate.

 

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Lo farò successivamente, signor Presidente, insieme al relatore.

 

PRESIDENTE. Va bene, signor ministro.

Chiedo allora ai colleghi che hanno chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 9 se intendano intervenire ancora dopo le dichiarazioni del Governo, oppure se a questo punto preferiscano ascoltare direttamente il parere del relatore e del Governo sulle varie proposte emendative presentate, eventualmente intervenendo successivamente, nel merito delle proposte emendative che saranno poste in votazione.

Prendo atto che l'onorevole Germanà, che aveva chiesto di parlare, rinuncia ad intervenire.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, intervengo per una dichiarazione di voto che avrà valore...

 

PRESIDENTE. Scusi onorevole, siamo in sede di interventi sul complesso degli emendamenti.

 

ROBERTO VILLETTI. Esatta­mente. Intervengo nell'ambito dello svolgimento della nostra attività parlamentare. Noi su tutti gli emendamenti esprimeremo un'univoca valutazione. E lo faremo perché vogliamo sviluppare in quest'aula un'iniziativa politica: intendiamo, cioè, dare voce al disagio e alla protesta che proviene dal mondo dell'università e della ricerca...

 

NICOLA BONO. Siamo sul turismo!

 

ROBERTO VILLETTI. ...rispetto ai tagli previsti!

La motivazione del nostro giudizio sugli emendamenti è quindi politica, non di merito, e come tale va manifestata all'aula. Una serie di tagli previsti nella manovra finanziaria riguardano tutti i settori della ricerca e dell'università. Pensiamo sia possibile porre rimedio a questi tagli attraverso l'eliminazione di sprechi e privilegi. Faccio solo due esempi.

Si può mettere in liquidazione Sviluppo Italia - società rivelatasi inefficace rispetto alle sue finalità - e ricavare circa 800 milioni di euro, che possono essere destinati alla ricerca e che sarebbe strano venissero destinati a spese correnti.

Si può applicare l'ICI a tutte le attività commerciali della Chiesa, anche a quelle promiscue. Anche in questo caso si potrebbero ricavare delle risorse.

Bene, signor Presidente, proprio perché riteniamo di dare voce alle proteste e al disagio del mondo della ricerca e dell'università, quale pressione nei confronti del Governo e come iniziativa all'interno della maggioranza, da questo momento il gruppo della Rosa nel Pugno si asterrà da ogni votazione (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Crosetto se intenda intervenire.

 

GUIDO CROSETTO. Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, anzitutto prendiamo atto della decisione del Governo, che riteniamo il relatore concretizzerà esprimendo parere favorevole sugli emendamenti soppressivi dell'articolo 9, presentati tutti dalla minoranza. Ciò significa prendere atto che la posizione sostenuta da alcuni giorni dai gruppi di opposizione è sensata e porterà all'abrogazione dell'articolo 9.

Intervengo, inoltre, signor Presidente, per rivolgere un rilievo al signor ministro. Signor ministro, è intervenuto autorevolmente il collega Vietti; ma la richiesta le è giunta non soltanto dal collega, ma anche dai gruppi di Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord. Da parte sua, ministro, rivolgersi esclusivamente ad un solo partito dell'opposizione rappresenta una assoluta mancanza di rispetto per tutti i colleghi dell'opposizione, che su questo emendamento sono intervenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Non voglio darne una lettura politica, ma la stessa autorevolezza con cui è intervenuto il collega Vietti va attribuita anche ai colleghi di altri partiti. La considero un'assoluta mancanza di rispetto che volevo far rilevare all'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Barani se intenda intervenire.

 

LUCIO BARANI. Sì, signor Presidente, intendo intervenire a seguito dell'intervento del ministro Chiti, perché condivido totalmente quanto affermato dal ministro.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Il mio intervento era diretto ad evidenziare l'iniquità presente nell'articolo 9, nel quale si prevedeva una tassa che doveva essere pagata dalle persone che venivano a trascorrere le proprie vacanze in Italia, mentre i ricchi vanno all'estero e la tassa non la pagano. In ogni caso, la tassa doveva essere pagata sia da chi occupava una camera da 1.500 euro sia da chi occupava una stanza da 15 euro. Ma ho visto che il ministro vi ha posto rimedio e per ciò lo ringrazio.

Tuttavia, dall'intervento dell'onorevole Villetti è emerso un fatto politico nuovo: un autorevole gruppo della maggioranza ha posto un distinguo, che condividiamo. Su tale distinguo dopo di me interverrà il collega Del Bue e sarà ancora più preciso.

Anche noi, il Partito socialista, per dimostrare che siamo qui per costruire e non per demolire - visto che il nuovo atteggiamento della Rosa nel Pugno dimostra le difficoltà esistenti nella maggioranza -, ci asterremo, in quanto anche noi abbiamo a cuore la ricerca e intendiamo contrastare tutto ciò che viene realizzato contro l'interesse dei cittadini in una manovra finanziaria che ha poco di equo e che, effettivamente, taglia qualsiasi tipo di risorsa destinata alla ricerca.

Quindi, pur condividendo l'intervento del ministro Chiti e ringraziandolo pubblicamente per aver accolto le osservazioni di tutta la minoranza, non posso che lodare il gruppo della Rosa nel Pugno per questo sussulto di orgoglio che condividiamo e al quale daremo seguito.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

 

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, ovviamente i Verdi condividono la posizione del Governo relativamente all'eliminazione dalla legge finanziaria dell'articolo 9.

Intervengo solo per evidenziare che vi deve essere una presa di coscienza da parte nostra sul fatto che oggi molti comuni si trovano di fronte ad una situazione di forte pressione nel gestire, anche in termini di mobilità, un appesantimento della situazione ambientale.

Quindi, il riferimento svolto dal ministro al fondo per la mobilità sostenibile - riferimento che condividiamo - deve determinare uno sforzo da parte del Governo, a partire dall'esame della legge finanziaria al Senato, affinché tale fondo sia integrato per fornire risposte più efficaci e puntuali, che consentano ai comuni, da un lato, di dare risposte ai residenti ma, contestualmente, di fornire un servizio migliore a chi visita le città.

È evidente che tale fondo - pari a 90 milioni di euro in tre anni - nel modo in cui è strutturato, dovendo essere collegato alle conseguenze derivanti dall'eliminazione dal testo dell'articolo 9, dovrà essere integrato, a partire ovviamente dall'esame della legge finanziaria al Senato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue.

 

MAURO DEL BUE. Come ha già anticipato nel suo intervento l'onorevole Barani, è davvero strana questa Camera dei deputati che non si sofferma, andando oltre, su un fatto politico di così enorme rilevanza, come la dissociazione di un gruppo di maggioranza dalla finanziaria, in base ad una valutazione inerente ai tagli alla ricerca e all'università, con la decisione conseguente di astenersi, da ora in avanti, su tutte le votazioni. In un'altra fase politica e storica di questo ramo del Parlamento, ciò avrebbe potuto determinare una crisi di Governo. Si tratta, in sostanza, dell'atteggiamento di un importante partner della maggioranza, che si dissocia dal provvedimento legislativo più importante che caratterizza l'attività di un Governo.

Ora, questo fatto passa sotto silenzio e si continua ad esaminare gli emendamenti, senza rilevare tale importante ed enorme fatto politico. Noi giudichiamo certamente positivo l'episodio, che corrisponde, in realtà, ad una situazione di disagio, nella quale si sono trovati in tanti, anche all'interno della maggioranza - a partire dal ministro della ricerca scientifica e dell'università, onorevole Fabio Mussi, che, più volte, ha minacciato le sue dimissioni, a fronte dei tagli nei suoi settori - e che è stato manifestato, a più riprese, anche dai rettori delle università del nostro paese. Si è perfino manifestata la volontà di non votare la finanziaria da parte di una senatrice a vita, come Rita Levi Montalcini, la quale, pare, che, poi, in base a calcoli che lo stesso Mussi ha evidenziato non essere reali, abbia cambiato idea. Facendo notare tutto questo all'Assemblea, chiedo che si esprimano anche gli altri partner della maggioranza, chiarendo se ritengono assolutamente ininfluente, rispetto al patto contratto tra maggioranza e Governo, l'atteggiamento assunto dal gruppo della Rosa nel Pugno e se intendono questo come un'astensione non politica.

 

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Campa, che aveva chiesto di parlare; si intende vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

 

ANDREA RICCI. Anch'io, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, vorrei esprimere soddisfazione per l'intervento del ministro Chiti, che ha annunciato la soppressione dell'articolo 9. Originariamente, anche noi avevamo presentato un emendamento soppressivo di questo articolo, che istituiva la tassa di soggiorno e di ingresso. La ragione della nostra intenzione derivava da tre ordini di motivi. In primo luogo, essa derivava dalla difficile applicabilità di una simile tassa comunale, perché, nelle modalità originarie, e ancor di più, in quelle comprese nell'emendamento presentato dal relatore, si evidenziava chiaramente una grave carenza di chiarezza e di certezza, in merito ai soggetti che dovevano pagare la tassa e alle procedure, con cui essa doveva essere riscossa. Gli altri due ordini di ragioni sono più di sostanza. In secondo luogo, infatti, abbiamo ritenuto, sin dall'inizio, che l'istituzione di una simile tassa provocasse un danno non irrilevante all'immagine turistica del paese, soprattutto all'estero, con conseguenze dannose, per un settore che, comunque, rimane centrale e strategico, nell'ambito della struttura economica del nostro paese. In terzo e ultimo luogo, vi è una ragione di ordine sociale, perché la tassa di soggiorno e, ancora di più, la tassa di ingresso, in realtà, penalizzano il turismo povero e quello di massa, gravando, alla fine, in modo particolare, sui ceti meno abbienti, i quali, anche loro, devono conservare il pieno diritto al turismo e alla visita nelle principali città d'arte del paese.

Infine, avevamo anche perplessità rispetto ad un principio costituzionale che deve essere garantito, quello della libera circolazione di tutti i cittadini sul territorio del paese. Infatti, le città d'arte, le città turistiche non sono proprietà solo dei sindaci, delle amministrazioni comunali, né soltanto dei loro residenti, ma sono un patrimonio universale dell'umanità. Bisogna trovare allora altre soluzioni per affrontare la questione, che esiste, del peso antropico, che grava sulle città d'arte, grazie alla loro bellezza e ai loro splendori, che attraggono così tanti turisti.

Da ultimo, mi consenta, Presidente, rispetto alla questione sollevata dall'onorevole Villetti, di sottolineare il fatto che tutta la maggioranza e, in modo particolare, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si impegna a trovare nel corso della discussione parlamentare, che seguirà in queste ore, le soluzioni più adeguate per dare all'università e alla ricerca del nostro paese il futuro che nel programma dell'Unione - che ha costituito il fondamento di questa maggioranza e di questo Governo - esse hanno. Infatti, l'università e la ricerca rappresentano senza dubbio il principale strumento per rilanciare il sistema economico produttivo del nostro paese, anche per elevare il grado di civiltà del sapere e della conoscenza delle nostre popolazioni.

Riteniamo tuttavia che non corrisponda ad un comportamento corretto, in attesa di una soluzione del problema, quello di annunciare sin da subito un atteggiamento di distinzione sul voto sui successivi articoli della legge finanziaria, prima ancora che si arrivi ad affrontare in Assemblea la questione dell'università e della ricerca. Da questo punto di vista, riteniamo che le forze e le componenti della maggioranza debbano avere quel senso di responsabilità, senza il quale la coalizione difficilmente potrà superare un passaggio così difficile, ma così importante, come quello della manovra finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimiamo grande soddisfazione per quella che riteniamo una vittoria del centrodestra. Certo, questa vittoria, questa decisione del Governo di fare a meno di inserire un'altra inutile e iniqua tassa di sapore medievale non fa venir meno minimamente la tragedia di una legge finanziaria fuori tempo e fuori luogo. Il provvedimento contenente quella tassa di soggiorno rimandava alla memoria un film di Troisi e di Benigni; ricordate la scena famosa nella quale Troisi, nell'attraversare una frontiera, è costretto a pagare un fiorino e, tornando indietro e attraversando di nuovo il passaggio, si sente ripetere ogni volta dall'esattore «un fiorino» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)? Era questa l'immagine che davamo al mondo. E Troisi al terzo fiorino mandava a quel paese l'esattore che voleva quella iniqua tassa di allora, che volevate ripetere oggi!

Certo, se questa vittoria non fa venir meno l'iniquità della finanziaria, dimostra almeno che il modo di procedere del centrodestra può comunque far breccia persino nella inattaccabile visione del Governo Prodi! Grazie, ministro Chiti, per averci ascoltato; grazie per aver rivolto tale invito, come lei mi ha appena detto. Un ringraziamento all'UDC, che lo aveva chiamato in causa, che si estende naturalmente a tutti i gruppi che hanno presentato gli emendamenti successivi. Anzi, il caso vuole che il primo emendamento su cui si voterà - gli altri saranno uniti - è proprio quello di Alleanza Nazionale, a firma dei colleghi Leo e Giorgetti (ma questo è solo un fatto burocratico).

Siamo assolutamente convinti che, se il Governo stesse ad ascoltare un po' di più chi è capace di ascoltare la gente, alla fine, in quest'Assemblea, i lavori sarebbero andati diversamente e, probabilmente, il «peso» del disegno di legge finanziaria sarebbe stato, per gli italiani, più sopportabile.

Purtroppo, una rondine non fa primavera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in questi giorni, seguendo i lavori della Commissione bilancio e dell'Assemblea sul disegno di legge finanziaria, ci siamo domandati molte volte se non ci trovassimo di fronte ad una situazione di crisi della maggioranza politica che governa il paese. La sensazione di crisi è stata avvalorata da molti episodi. Voglio ricordarne, in particolare, due.

Ieri e ieri l'altro, la maggioranza, per bocca del relatore, onorevole Michele Ventura, ha smentito il Governo su un problema posto dall'esame dell'articolo 5: mentre il Governo difendeva una certa formulazione relativamente alla cosiddetta questione della tracciabilità, la maggioranza ha apertamente dichiarato di non essere d'accordo; poi, si è trovato qualche compromesso.

Questa mattina, è avvenuto esattamente il contrario. Nei giorni scorsi, a proposito della tassa di soggiorno, abbiamo visto che le perplessità venivano dalla maggioranza (lo hanno detto, poco fa, l'onorevole Andrea Ricci ed anche altri colleghi). Poiché il Governo resisteva, il relatore si era sobbarcato il compito di formulare un emendamento che, mantenendo l'imposta, cercava di tenere conto delle obiezioni. Stamani, improvvisamente, si alza il ministro per i rapporti con il Parlamento e, attribuendo le obiezioni ad un partito dell'opposizione, mentre esse venivano da tutta la maggioranza, più o meno afferma: «Abbiamo deciso di fare un favore ad un partito dell'opposizione: ritiriamo l'articolo 9». Il relatore, onorevole Ventura, che si era sobbarcato il compito di conciliare una posizione rigida del Governo con le preoccupazioni della sua maggioranza, oltre che del Parlamento, rimane con un palmo di naso! Non sapeva l'onorevole Ventura che il Governo si apprestava a scavalcare la maggioranza? Questo è il secondo episodio, ma ve n'è anche un terzo, politico.

Un partito della maggioranza ha dichiarato che non intende più votare alcun articolo del disegno di legge finanziaria per ragioni che hanno a che fare con altri problemi. Premesso che l'onorevole Andrea Ricci ha ragione quando fa rilevare che la questione dell'università non è disciplinata dall'articolo 9, se il gruppo della Rosa nel Pugno dichiara che non voterà alcun articolo del disegno di legge finanziaria fino a quando non sarà risolto il problema del finanziamento dell'università, questo è un fatto politico, non un fatto tecnico! Quindi, non vale obiettare che la dichiarazione dovrà essere fatta quando saranno esaminate le disposizioni riguardanti l'università: si tratta di un fatto politico; ed abbiamo il diritto, come esponenti dell'opposizione, di sapere dal ministro Chiti o dal Presidente del Consiglio se vi sia ancora, in questo momento, una maggioranza che sorregge il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

Una situazione nella quale il Governo ritira il disegno di legge finanziaria, lo modifica tutti i giorni, la maggioranza abbandona il Governo, il Governo abbandona la maggioranza ed una parte della maggioranza si dissocia totalmente dalla finanziaria impone un atto di chiarezza politica: deve venire il Presidente del Consiglio a dire, in quest'aula, quali siano le ragioni di una crisi strisciante che c'è nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

L'Italia non può permettersi di avere un Governo che non sappiamo se esista, a quali condizioni esista ed attraverso quali compromessi quotidiani possa mantenere la sua esistenza! Un giorno sono i soldi per l'Argentina, un giorno sono i soldi per l'università, un giorno è l'imposta di soggiorno! O esistete ancora, colleghi, come maggioranza, oppure abbiate il coraggio di venire davanti al Parlamento e di dire che non siete in condizione di assicurare il Governo al paese, che ha diritto di essere governato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, abbiamo apprezzato l'intervento del ministro Chiti, ma vorrei chiarire che non si tratta di un favore fatto all'UDC. L'intervento precedente del sottosegretario Grandi ed il successivo del ministro per i rapporti con il Parlamento possono avere ingenerato una sensazione strana nell'Assemblea, quasi come se vi fosse un'idea di supplenza da parte del nostro gruppo a sostegno di una manovra che non condividiamo. Pertanto, l'azione del Governo di eliminare la tassa di soggiorno va ascritta ai lavori di questo Parlamento ed all'opposizione fatta da tutti i gruppi della minoranza (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).

C'è un altro aspetto che mi pare debba essere sottolineato: il Governo poteva dire fin dall'inizio che avrebbe eliminato la tassa di soggiorno. Si tratta di una tassa anacronistica, datata 1908, reiterata nel 1936, ripresa oggi. Dunque, quanto dicevano alcuni in merito al fatto che questo disegno di legge finanziaria è datato ed obsoleto si sta manifestando in tutte le sue dimensioni. Quello che è capitato all'interno dei gruppi di maggioranza, con la dichiarazione di Villetti, di fatto, di sganciarsi dalla solidarietà di Governo, pone nei confronti del Governo stesso un problema grave: effettivamente, esiste ancora, in questo paese, una maggioranza che governa oppure siamo già di fronte alla necessità di trovare soluzioni diverse per la crisi strisciante che è in atto?

Vorrei ricordare all'onorevole Villetti ed anche al ministro Mussi, che prima ho visto in aula, che se il tema del dibattito è la ricerca, i danni sono stati provocati già in precedenza dal decreto n. 226, il cosiddetto decreto taglia spese, che aveva tagliato i consumi intermedi del 20 per cento alla ricerca ed all'università. Si era detto allora, avendo protestato il ministro Mussi, che con la legge finanziaria si sarebbe recuperato. La stranezza è che, invece, l'articolo 55 del disegno di legge finanziaria taglia altri 200 milioni all'università. A questo punto mi domando, e domando anche all'onorevole Villetti: in che modo è stato confezionato questo disegno di legge finanziaria? Che tipo di coinvolgimento hanno avuto le forze politiche che sostengono il Governo? In sostanza, chi è il padre di questo disegno di legge finanziaria? È colpa soltanto degli italiani che lo devono subire? Questo è il problema sul quale ragionare fino in fondo.

A questo punto, il Governo dovrebbe dirci che intenzioni ha rispetto agli articoli che seguono perché, a mio avviso, stiamo consumando una melina che è farsa. Oggi, il Governo ha manifestato pienamente la sua faccia. Sarebbe opportuno che ci dicesse anche per le prossime ore, non dico per i prossimi giorni, che intenzioni ha, altrimenti gli italiani non capirebbero, e riesce difficile anche a noi parlamentari in quest'aula capire dove vuole portarci il Governo, se ancora c'è [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un punto importante, anche se già sottolineato da altri: sull'articolo 9 sono intervenuti, oltre all'onorevole Vietti, l'onorevole Cota per la Lega nord, l'onorevole Crosetto per Forza Italia ed altri.

In particolare, come diceva giustamente il collega La Russa, andremo a votare una serie di emendamenti soppressivi identici che non hanno copertura perché si tratta di una norma che non ne necessita. È importante rilevare che solo e unicamente l'opposizione ha presentato emendamenti in questa direzione, e ve ne sono: uno della Lega nord, uno dell'UDC, uno di Forza Italia e uno di Alleanza Nazionale. È la dimostrazione che l'opposizione svolge bene il suo lavoro, ragionevolmente e facendo di tutto per migliorarlo. Farebbe meglio, ministro Chiti, quando nei suoi interventi fa riferimento l'opposizione, a considerarla tutta allo stesso modo e con pari dignità ed importanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE MARIA REINA. Presidente, credo di dovere sommare alcune considerazioni a quelle già espresse dagli onorevoli Del Bue e La Malfa, perché le dichiarazioni che abbiamo ascoltato profferite dal gruppo de La Rosa nel Pugno non possono cadere nel grigiore di quest'aula come se nulla fosse.

Abbiamo assistito tra ieri e oggi ad improbabili sonetti amorosi che, all'interno del Parlamento, si svolgono tra forze politiche dell'una e dall'altra parte. Desidero però ricordare, a me stesso per primo, ma anche a tutti gli altri colleghi, che in politica esiste, più che altrove, un'etica che deve ispirare le nostre azioni, guidare i nostri comportamenti, indurci ad assumere - ed è questa la cosa più importante - le nostre responsabilità.

Credevo di aver capito che in quel dimenticato schema del DPEF questo Governo avesse posto il dito nella piaga, quando aveva riconosciuto ed individuato, in riferimento ai mali del mancato sviluppo del Meridione e del sud, un sistema formativo della ricerca scientifica che era a pezzi e immaginavo che, a fronte di questa constatazione, assumesse le opportune determinazioni. Le vicende che sono state qui ricordate, sul ministro Mussi che ci ha raggiunto in aula, ma che riguardano molto di più il sistema della ricerca scientifica nel nostro paese, ce la dicono lunga, purtroppo, su chi abbia confezionato il disegno di legge finanziaria. Ve lo dico io: non la politica che deve ispirare le nostre azioni. La legge finanziaria è stata predisposta e studiata a tavolino da un sistema ragionieristico che non ha anima, che non riesce a dare alcuna identità nuova e seria al governo di un paese come il nostro. La vicenda della ricerca scientifica la dice lunga e definitiva su questo Governo e su quello che noi dobbiamo fare.

Ecco perché non può la nostra insensibilità far finta di nulla e il Parlamento continuare ad esaminare stancamente articoli ed emendamenti obbedendo ad un rito che, oltretutto, ci pone al di fuori della realtà; non può far cadere questo momento grave che le nostre istituzioni stanno attraversando. È opportuno che non solo il Governo, ma, prima ancora di esso, quest'Assemblea si renda conto a quale punto siamo purtroppo giunti: un Governo che non ha più una identità, se non quella delle strutture di Ragioneria dello Stato, un Parlamento che non riesce a muoversi, ormai bloccato nel pantano di una finanziaria che non ha eguali nella storia del paese, perché è un insieme incredibile di materie che hanno voluto bloccare, non ora ma per il futuro, la nostra attività.

È un paese politicamente commissariato, in cui il Parlamento è messo nella condizione di non poter esaminare, con la calma, con l'attenzione e la considerazione dovute, importanti questioni come quella dello sviluppo turistico. Mi riferisco, in particolare, agli ultimi eventi di questa mattina, che hanno dato luogo all'avvio di questo dibattito.

Non possiamo più continuare in questa condizione, che crea problemi al paese e aggiunge difficoltà su difficoltà alle parti più deboli e meno difese di questo paese. Fra queste ultime vi è il Meridione, che, ancora una volta, nell'ambito di questo contesto, è oggetto di interventi che possono essere definiti dei «belletti», che non risolvono assolutamente i problemi, le annose questioni e le aspirazioni più importanti della popolazione e della gioventù del Sud (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

 

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio soddisfacimento personale e quello dei Popolari-Udeur per la soppressione di questo articolo, che è stato inserito nella finanziaria non con lo spirito ragionieristico che, come ho sentito dire, sarebbe ispiratore di questa manovra.

Chi ha predisposto questa finanziaria non è che non avesse un'anima, ma non aveva i soldi, perché questo bilancio, saccheggiato da una politica che, in cinque anni, ha svuotato le casse dello Stato, ha dovuto affrontare un problema enorme.

Al di là di questo, vorrei ritornare sull'argomento in oggetto. Capisco l'abilità del collega La Russa nell'individuare in questa azione un merito del centrodestra e lo riconosco, perché anche loro hanno sottolineato la necessità di andare nella direzione che - lo ricordo - comunque questa maggioranza, nelle sedi opportune e nelle riunioni in cui si dovevano prendere decisioni importanti, ha ritenuto di dover prendere.

Ci siamo resi conto che questo provvedimento era necessario perché abbiamo saputo e voluto ascoltare gli attori principali, le parti in causa e gli operatori turistici, mentre questa decisione...

 

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare silenzio, per favore.

 

DANTE D'ELPIDIO. ...sembra, ancora una volta, un provvedimento figlio di nessuno.

Invece, seppure qualche amministratore locale guardava con favore questa ipotesi per reperire ulteriori risorse e seppure qualche iniziativa di questo genere poteva risollevare le già disastrate casse comunali e locali, abbiamo deciso di anteporre a questa necessità e a questa forte esigenza gli interessi di un sistema che non può dare incentivi per attrarre investimenti e turisti dall'estero (e non potevamo, dall'altro lato, far pagare un contributo, anche se minimo, a chi decideva di trascorrere le vacanze nel nostro paese).

Se si vuole riconoscere al paese la vocazione turistica, facendo del rilancio turistico uno dei punti importanti del programma, riteniamo che si debba dare la risposta che anche noi Popolari-Udeur abbiamo inteso dare. È per questo che - lo ripeto -, dando una risposta in ossequio a tutti coloro che hanno sollevato questo importante problema, abbiamo deciso anche noi di sostenere la soppressione di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 9 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, è già stato ampiamente annunciato che, sui numerosissimi emendamenti soppressivi presentati all'articolo 9 - in particolare, faccio riferimento agli identici emendamenti soppressivi Leo 9.9, Lupi 9.10, Dussin 9.12 e D'Agrò 9.13 -, la Commissione esprime parere favorevole, purché ne venga eliminata la parte relativa alla copertura.

 

PRESIDENTE. Quindi, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti soppressivi e contrario su tutti gli altri?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, se riformulati sopprimendo la parte relativa alla copertura, che non è necessaria, il parere è favorevole su tutti gli emendamenti soppressivi (evito di citarli tutti). Tra l'altro, moltissimi emendamenti soppressivi presentati dalla maggioranza erano stati ritirati. Quindi, su questa soppressione, s'incontra un ampio favore.

 

PRESIDENTE. Dunque, il relatore ha proposto la riformulazione degli emendamenti soppressivi, nel senso di sopprimere la parte relativa alla copertura.

Prendo atto che i presentatori concordano sulla riformulazione dei propri emendamenti soppressivi, dai quali si intende conseguentemente espunta la parte relativa alla copertura.

Per quanto riguarda, invece, gli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 9, qual è il parere della Commissione?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Per quanto riguarda gli articoli aggiuntivi, la Commissione invita i presentatori a ritirare l'articolo aggiuntivo D'Elpidio 9.04. Gli altri, credo siano stati ritirati...

 

ALBERTO GIORGETTI. Li abbiamo ritirati!

 

PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo, che è conforme a quello espresso dal relatore, è favorevole su tutti gli emendamenti soppressivi, purché ne venga espunta la parte relativa alla copertura, sopprimendo, dunque, le parole da «Conseguentemente» fino alla fine. Molti emendamenti vanno semplicemente riformulati.

 

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Ringraziamo il relatore ed il Governo. L'importante è sopprimere l'articolo, poi, quale sia l'emendamento che votiamo non è rilevante. Per quanto riguarda gli articoli aggiuntivi, però, signor Presidente, credo che debbano scomparire, dal momento che l'articolo cui si riferiscono è stato soppresso. Mi pare che ciò sia conseguente.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per quanto riguarda gli articoli aggiuntivi, è stato espresso un invito al ritiro da parte del relatore Ventura ed è evidente che, se non vengono ritirati, devono essere posti tutti in votazione. Vi è un invito del relatore Ventura a ritirare gli articoli aggiuntivi per la ragione, fin troppo evidente, che ha appena evocato l'onorevole Crosetto. Mi riferisco agli articoli aggiuntivi Alemanno 9.02 e Raisi 9.07, che sono stati già ritirati.

 

ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo per ritirare gli articoli aggiuntivi Dionisi 9.05 e 9.06.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

A questo punto tutti gli emendamenti soppressivi sono identici in quanto è stata tolta la copertura agli identici emendamenti Leo 9.9, Lupi 9.10, Dussin 9.12 e D'Agrò 9.13.

Pertanto, partiamo dal primo emendamento e, visto che sono identici, procederemo ad una votazione unica.

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, rispettando la scelta - ci mancherebbe altro! - propongo di partire su quelli che erano comunque già senza copertura e che erano già pronti per l'attività emendativa.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, a me pare che sia razionale che siano posti in votazione tutti insieme, perché è inutile che ne votiamo uno per fare decadere gli altri. Siccome a questo punto sono diventati tutti uguali, li votiamo tutti insieme. Mi pare che la Presidenza non possa prestarsi a nessun gioco.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 9.1, Valducci 9.2, Verro 9.3, Pizzolante 9.4, Zorzato 9.5 e 9.6, Di Centa 9.7, Bernardo 9.8, Leo 9.9, Lupi 9.10, Dussin 9.12 e D'Agrò 9.13, accettati dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 491

Astenuti 18

Maggioranza 246

Hanno votato 490

Hanno votato no 1).

 

Prendo atto che i deputati Delfino, Belisario, Stagno D'Alcontres, Volontè e Zanella non sono riusciti a esprimere il proprio voto e che quest'ultima avrebbe voluto astenersi.

Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi all'articolo 9.

Prendo atto che tutti i presentatori hanno ritirato i rispettivi articoli aggiuntivi.

A questo punto, il presidente della Commissione e il relatore avevano proposto di sospendere la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi. Abbiamo ancora la possibilità di lavorare per un'ora e se il Comitato dei nove intende riunirsi durante l'intervallo dei lavori dell'Assemblea forse possiamo guadagnare un po' di tempo.

Chiedo al presidente della Commissione ed al relatore cosa suggeriscono in ordine al prosieguo dei lavori.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, avevo formulato una previsione che non teneva conto di qualcosa che non avevo previsto (chiedo scusa per la cacofonia), ossia della «ritirata» dei colleghi dell'opposizione per quanto riguarda gli articoli aggiuntivi.

A questo punto, evidentemente, avremmo bisogno di un po' di tempo per valutare i subemendamenti riferiti all'articolo 8, qualora si pensi di passare all'esame di questa disposizione, o per valutare, in seno al Comitato dei nove, come procedere sull'articolo 10. Quindi, comunque, abbiamo bisogno di una sospensione della seduta.

Pertanto, direi che, se si vuole guadagnare un po' di tempo, come si diceva, si potrebbe anticipare di mezz'ora la ripresa della seduta, sospendendo ora i nostri lavori. Ripeto: visto che abbiamo parecchie cose da fare, si potrebbe sospendere ora la seduta, per poi riprendere i nostri lavori alle ore 15 o alle 15,30...

 

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

 

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 15,15.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

 

Si riprende la discussione.

 

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato accantonato l'esame dell'articolo 8 ed è stato, da ultimo, soppresso l'articolo 9.

Avverto che il subemendamento Filippi 0.20.601.9 deve ritenersi inammissibile per inidoneità della copertura.

Chiedo al relatore, deputato Ventura, di informare l'Assemblea circa il modo in cui ritenga opportuno procedere nei nostri lavori.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, che si possa riprendere l'esame dell'articolo 8.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

(Ripresa esame dell'articolo 8 - A.C. 1746-bis)

PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate, precedentemente accantonato (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).

Invito il relatore ad esprimere il parere sulle ulteriori proposte emendative presentate.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in relazione ai subemendamenti presentati all'emendamento 8.500 del Governo, il parere è favorevole sui subemendamenti Garavaglia 0.8.500.6 e 0.8.500.8. La Commissione accetta altresì lo stesso emendamento 8.500 del Governo. Il parere è contrario sugli altri subemendamenti presentati.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme al relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 8.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, votiamo!

 

TOMMASO FOTI. C'è l'ostruzionismo della maggioranza!

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, non credo che ci sia alcun ostruzionismo. Credo che si potrebbe parlare di ostruzionismo se lo faceste voi!

 

TOMMASO FOTI. Votiamo! Votiamo!

 

MAURIZIO LEO. Votiamo!

 

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Prego, onorevole Quartiani.

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Per quanto mi riguarda, è la prima volta che prendo la parola in aula, e lo faccio su un emendamento che il Governo ha presentato per venire incontro ad una proposta dell'opposizione. Giustamente, si prevedono alcune modulazioni nella tassazione ICI al fine di garantire all'autonomia comunale una certa flessibilità di intervento che permetta di utilizzare tale imposta in modo che le categorie e le famiglie che hanno maggiori difficoltà dal punto di vista economico (quali quelle con anziani), possano essere escluse dall'eventuale applicazione delle maggiorazioni al fine di pervenire ad un equilibrio nei saldi di bilancio dei comuni stessi.

Quindi, penso che il lavoro svolto dal Comitato dei nove e dal relatore - dall'intero Comitato dei nove, dai rappresentanti della maggioranza come dai rappresentanti dell'opposizione - abbia prodotto una condizione sufficiente affinché oggi si possa recepire, all'inizio dei lavori pomeridiani dell'Assemblea, la proposta del relatore, che è quella di accogliere anche una parte dei subemendamenti. Quindi, non si accetta soltanto l'emendamento 8.500 del Governo, che viene incontro, del resto, ad una giusta sollecitazione dei colleghi dell'opposizione, in particolare di quelli dell'UDC, ma si esprime parere favorevole anche sui subemendamenti di colleghi di Alleanza Nazionale, benché essi fossero fortemente critici sul fatto che io intendessi sottolineare questo elemento alla ripresa dei nostri lavori. L'emendamento viene incontro all'esigenza sottoposta anche da colleghi di altri gruppi dell'opposizione, quali la Lega e Forza Italia.

 

ELIO VITO. La mano, Quartiani!

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Naturalmente, non siamo insensibili a simili questioni. Intervengo proprio per questo. È una delle questioni di cui abbiamo discusso a lungo, anche all'interno della maggioranza. Abbiamo discusso a lungo per verificare quanto si potesse rendere flessibile un intervento che non fosse impositivo nei confronti dei comuni ma che, all'interno di una linea di tipo federalista ed autonomista, garantisse loro una capacità di intervento che non fosse l'imposizione dall'alto di una decisione, peraltro utile. È una decisione utile, come hanno avuto modo di dire tanti sindaci, i quali non rispondono soltanto a sollecitazioni - diciamo così - di carattere populistico e propagandistico perché sanno che per la prima volta possono usare strumenti nella definizione dei loro bilanci come la maggiorazione dell'addizionale IRPEF o dell'addizionale ICI. Possono rispondere alle esigenze di bilancio in maniera diversa da come consentiva di fare il centrodestra nel passato, con le ultime tre leggi finanziarie, anche ponendo la fiducia e non consentendo a questo Parlamento di discutere come stiamo facendo oggi, quando non soltanto imponeva ai comuni i tagli di bilancio ma impediva anche di arrivare al pareggio utilizzando elementi di autonomia finanziaria, secondo ciò che viene disposto dall'articolo 119 del Titolo V della Costituzione. Ebbene, noi oggi stiamo facendo esattamente il contrario. Stiamo rispondendo all'esigenza sottoposta dall'ANCI, dai comuni e da tante realtà territoriali di avere a disposizione degli strumenti finanziari e di bilancio che consentano ai comuni di essere all'altezza del governo locale e delle domande che vengono dalle comunità locali (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anch'io vorrei approfittare dell'esame delle proposte emendative all'articolo 8, nella fattispecie dell'emendamento 8.8 del collega Osvaldo Napoli, per intervenire nel momento in cui affrontiamo l'argomento della tassa di scopo. È un argomento importante, come ebbi modo di dire intervenendo sul tema specifico dell'evasione e dell'elusione fiscale. Credo che quello delle opere pubbliche sia sicuramente un argomento di grande importanza all'interno della manovra finanziaria. L'occasione è utile anche perché la maggioranza ha usato molto poco del tempo a sua disposizione - sia il tempo di merito che il tempo per gli interventi a titolo personale - dando molto spazio all'opposizione. Ma quando si affrontano alcuni capisaldi, anche in riferimento agli emendamenti, credo sia utile e doveroso da parte nostra portare un minimo contributo di chiarezza e rispondere alle tante questioni che sono state sollevate in quest'aula dai colleghi dell'opposizione.

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono già finiti i cinque minuti a mia disposizione?

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha a disposizione un minuto perché si tratta di un intervento a titolo personale. Per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Quartiani.

 

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, Presidente, mi ero distratto. Comunque, invito a votare contro l'emendamento 8.8 del collega Osvaldo Napoli.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

 

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare come l'accoglimento di un emendamento non possa certamente dare risposte esaustive rispetto ad una critica forte proveniente da tutte le associazioni rappresentative degli enti locali, in particolare delle province e delle regioni. Nondimeno, noi siamo attenti, proprio per la battaglia parlamentare che stiamo conducendo, nel valutare quegli emendamenti, proposti anche dal Governo e dalla maggioranza, che in ogni caso vadano nella direzione di dare sostanza forte all'autonomia, alla capacità ed alla responsabilità forte degli enti locali rispetto alla politica di carattere tributario locale. Quindi, noi sosteniamo le proposte emendative volte a conferire maggiore responsabilità a tutti gli amministratori locali, che sono certamente responsabili della spesa, ma devono acquisire una maggiore e forte responsabilità in termini di governo delle entrate.

Per cui, l'emendamento preannunziato in quest'aula ed anche i subemendamenti che vanno in tale direzione hanno il forte consenso da parte del gruppo dell'UDC.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo brevemente, perché ho ascoltato l'intervento accalorato dell'onorevole Quartiani. Gli suggerisco di svolgere tale intervento con riferimento agli emendamenti successivi, perché a mio avviso le considerazioni svolte non riguardavano l'emendamento in discussione. L'intervento dell'onorevole Quartiani è stato talmente bello che mi auguro lo abbiano ascoltato anche i miei colleghi. Tuttavia, onorevole Quartiani, lei avrebbe dovuto svolgerlo sull'emendamento giusto!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur valuta positivamente l'introduzione dell'imposta di scopo, che prelude finalmente - ci auguriamo - all'introduzione di un più completo, puntuale ed efficace sistema di federalismo fiscale e prelude altresì - ci auguriamo anche questo - alla completa attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, aspetto in discussione tra le forze politiche e che auspichiamo possa trovare attuazione nel 2007.

Si tratta di un provvedimento importante anche - e soprattutto - perché la compartecipazione dei cittadini è finalizzata alla realizzazione di opere pubbliche preventivamente individuate e, quindi, il prelievo fiscale non è fine a se stesso, ma viene concretamente utilizzato per la realizzazione di un'opera pubblica che i cittadini possono seguire nella realizzazione. In particolare, noi abbiamo presentato una proposta emendativa che amplia le tipologie che i comuni hanno a disposizione per individuare le opere pubbliche. Riteniamo indispensabile inserire altre due tipologie che, d'altro canto, rientrano tra gli interventi prioritari per qualsiasi amministrazione pubblica. La prima è l'edilizia scolastica; infatti, nonostante i contributi regionali e statali - che, per la verità, negli ultimi anni sono in regresso - essa richiede sempre ingenti investimenti di messa in sicurezza a norma del decreto legislativo n. 626 del 1994 e di manutenzione straordinaria, e spesso le risorse comunali sono inadeguate. Lo stesso discorso vale anche per il recupero e la conservazione dei beni artistici ed architettonici, che i comuni sono in grado di attuare solo in minima parte e con grandi sacrifici finanziari, oltre che in tempi storici, anche per la carenza dei mezzi finanziari. Ciascuno di noi, sia chi è attualmente amministratore di enti locali sia chi lo è stato in passato, sa benissimo quale sia l'importanza di queste opere pubbliche per la propria comunità cittadina; in particolare, conosce quali siano le aspettative dei cittadini rispetto a questi beni di utilità pubblica.

Dunque con il nostro emendamento desideriamo offrire la possibilità ai comuni di ampliare le tipologie di opere realizzabili con imposta di scopo: opere finalizzate a migliorare la qualità della vita, la fruibilità dei servizi e a rendere più belle, ospitali ed attraenti le nostre città, i nostri paesi e i nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

 

SERGIO D'ELIA. Mi limiterò alla lettura di una dichiarazione a nome del gruppo La Rosa nel Pugno. Signor Presidente, noi della Rosa nel Pugno ci asteniamo in questa votazione, come faremo nelle successive, per dare voce al disagio e alle giuste istanze che vengono dal mondo delle università e da quello della ricerca. Lo facciamo per indurre il Governo e la maggioranza ad eliminare i tagli che riguardano tutti i settori della ricerca, eliminando al loro posto sprechi e privilegi: alcuni sprechi, come nel caso di Sviluppo Italia, società inefficace e da mettere in liquidazione, o alcuni privilegi, come quello che si determinerebbe se non si limitasse l'esenzione dall'ICI ai soli immobili delle chiese, e solo a quelli destinati all'esercizio del culto.

Noi siamo convinti che il centrosinistra debba fare della ricerca una delle missioni principali per il futuro delle nuove generazioni e del nostro paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

 

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo appena potuto constatare che il gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno sta continuando nell'atteggiamento annunciato stamani, un atteggiamento di astensione nei confronti della votazione degli articoli e delle proposte emendative presentate dal Governo, per sottolineare la necessità che si arrivi a congrui finanziamenti per la ricerca scientifica. Vorrei sottolineare che La Rosa nel Pugno non è solo un gruppo parlamentare della maggioranza, è anche una forza politica presente nel Governo, al massimo livello, con la posizione di ministro della Repubblica.

Se dunque La Rosa nel Pugno prende questa posizione, è evidente segno che è seriamente preoccupata per l'esito della vicenda. Io credo che come componente della maggioranza, che è sensibile, anche per quanto mi riguarda, alle vicende della ricerca scientifica, non si possa tacere un commento. Io non cambio il mio voto rispetto a quello che il mio gruppo esprime, perché non stiamo votando sulla materia della ricerca scientifica, però se una forza addirittura presente nel Governo sente il bisogno di dissociarsi dal voto della maggioranza su un problema di questo genere, credo sia giusto far levare una voce molto precisa: queste preoccupazioni sono anche le nostre, signor Presidente e onorevoli colleghi.

Allora noi chiediamo al Governo di dare questa rassicurazione al più presto, in modo da riportare compattezza nella maggioranza e in modo da poter rispondere alle attese di un mondo che non porta soltanto esperienze corporative, ma che rappresenta effettivamente esperienze che hanno un carattere generale e che hanno esigenze che sono assolutamente necessarie per lo sviluppo del nostro paese. È con questi sentimenti che chiedo al Governo di esprimersi quanto prima su questa importante materia (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo, dopo aver ascoltato stamane l'intervento dell'onorevole Villetti, della Rosa nel pugno, e ora quello dell'onorevole Valdo Spini, per rimarcare che siamo anche noi preoccupati: non vogliamo lo sfascio di questo paese.

Stiamo analizzando una proposta rispetto alla quale il nostro gruppo è contrario, perché l'ulteriore balzello dello 0,5 per cento rappresenta un'ulteriore tassa (anche se di scopo) che imponiamo ai cittadini. Ciò è significativo.

Dovremmo votare contro, ma, in segno di buona volontà, il nostro gruppo si asterrà, proprio per accelerare il confronto interno alla maggioranza, e soprattutto al Governo, in materia di ricerca e università. Pertanto, affinché effettivamente la battaglia che in quest'aula stanno portando avanti La Rosa nel pugno e i socialisti riformisti abbia successo, anche noi ci asterremo dal voto quale atto dal significato politico, per aiutarli in questa battaglia giusta e sacrosanta.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 297

Votanti 282

Astenuti 15

Maggioranza 142

Hanno votato 20

Hanno votato no 262

Sono in missione 61 deputati).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 8.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 310

Votanti 293

Astenuti 17

Maggioranza 147

Hanno votato 34

Hanno votato no 259

Sono in missione 61 deputati).

Prendo atto che l'onorevole Leddi Maiola non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Vedova 8.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 351

Votanti 334

Astenuti 17

Maggioranza 168

Hanno votato 73

Hanno votato no 261).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 369

Votanti 351

Astenuti 18

Maggioranza 176

Hanno votato 95

Hanno votato no 256).

Prendo atto che il deputato Formisano non è riuscito a votare.

Onorevoli colleghi, dispongo l'annullamento della votazione testé svolta sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.12, in quanto avrebbero dovuto essere prima posti in votazione i subemendamenti all'emendamento 8.500 del Governo, a partire dal subemendamento Zorzato 0.8.500.2, nonché l'emendamento 8.500 del Governo.

Passiamo dunque ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zorzato 0.8.500.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479

Votanti 462

Astenuti 17

Maggioranza 232

Hanno votato 197

Hanno votato no 265).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.8.500.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 458

Votanti 436

Astenuti 22

Maggioranza 219

Hanno votato 432

Hanno votato no 4).

Prendo atto che i deputati Lion e Zanella non sono riusciti a votare.

 

GABRIELE BOSCETTO. Presidente, quale subemendamento ha posto in votazione?

 

PRESIDENTE. Abbiamo appena votato il subemendamento Garavaglia 0.8.500.6.

Passiamo adesso alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.8.500.7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, ho deciso che mi asterrò dal voto su questo subemendamento perché non sono d'accordo in ordine all'impostazione globale, sotto il profilo costituzionale, che viene fornita rispetto a questo articolo e alla valutazione dello stesso.

Mi pare si sia completamente dimenticato il parere espresso dalla I Commissione e mi stupisco che non si sia tenuto conto a tutti livelli di questo parere qualificato. La Commissione affari costituzionali afferma che le disposizioni recate dagli articoli 8 e 9, che attribuiscono ai comuni la facoltà di istituire rispettivamente un'imposta di scopo per la realizzazione di determinate opere pubbliche (trasporto pubblico urbano, opere viarie, arredo urbano, parchi e giardini, parcheggi pubblici) e un contributo di soggiorno destinato ad interventi di manutenzione urbana e di valorizzazione dei centri storici, appaiono presentare profili problematici in relazione al principio di autonomia finanziaria degli enti territoriali stabilito dall'articolo 119 della Costituzione, come interpretato dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, secondo cui le risorse finanziarie derivanti dalle fonti ivi indicate devono consentire agli enti territoriali il finanziamento delle funzioni ad essi attribuite senza vincoli di destinazione.

Infatti, esprimendo il parere favorevole, la I Commissione svolge un'osservazione puntuale in ordine agli articoli 8 e 9, evidenziando l'opportunità di valutare l'esigenza di riformulare le disposizioni ivi recate, al fine di prevedere che l'imposta di scopo e il contributo di soggiorno possano essere destinati al finanziamento di interventi di competenza comunale, senza prevedere specifici vincoli di destinazione da parte della legge statale.

È una giurisprudenza costante della Corte costituzionale quella secondo la quale non si può costituire alcun fondo e non si può neppure stabilire alcuna norma a favore delle regioni o dei comuni che non sia generica e che si intrometta nell'autonomia di tali enti, stabilendo che essi debbano vincolare queste risorse, attraverso un fondo o un provvedimento normativo di attribuzione di potestà fiscale, in quanto attribuendo linee di destinazione e vincoli si viola l'articolo 119 della Costituzione.

Ci sono sentenze a iosa, tutte citate in questo ottimo parere della nostra I Commissione, che noi condividiamo appieno. Ci sono sentenze del 2003, del 2004, del 2005 e la più recente è dell'aprile del 2006.

Tutte dicono questo e tutte hanno dichiarato incostituzionali le normative relative, quasi tutte contenute nelle finanziarie. Cito, proprio per specificità, in relazione ai comuni, il fondo nazionale per la riqualificazione urbana dei comuni, che è stato dichiarato incostituzionale con sentenza n. 16 del 2004. Noi, quindi, stiamo propinando ai comuni una polpetta avvelenata, perché è chiaro che ci sarà un contenzioso immediato e che questi enti, quando metteranno in essere questa tassa di scopo, si troveranno di fronte alla giurisprudenza della Corte costituzionale, che dirà che questo meccanismo è incostituzionale. Stiamo facendo non il bene dei nostri comuni, ma stiamo violando norme costituzionali e mettendoli, quindi, in previa e forte difficoltà.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boscetto.


GABRIELE BOSCETTO. Chiedo, quindi, che l'esame dell'emendamento 8.500 del Governo e dei relativi subemendamenti venga accantonato e che il Comitato dei nove si renda conto di quello che ha scritto, nel proprio parere, la Commissione affari costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Sulla proposta di accantonamento dell'emendamento 8.500 del Governo e di tutti i subemendamenti ad esso riferiti, formulata dall'onorevole Boscetto, chiedo al relatore Ventura di esprimere il parere.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Il parere è contrario.

 

PRESIDENTE. Sulla proposta di accantonamento, darò ora la parola ad un oratore contro e ad uno a favore che ne faccia richiesta.

 

GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare a favore.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per sostenere la proposta del collega Boscetto. Colleghi, è evidente che questo profilo di incostituzionalità riguardi non solo il sistema di imposizione fiscale che si attribuisce ai comuni, ma anche la violazione di tutta una serie di competenze che, attraverso l'introduzione di fondi presso alcuni Ministeri, è stata fatta, sia nella stesura originaria della finanziaria, sia con riferimento agli emendamenti del Governo; ovvero, l'istituzione di fondi per la famiglia, le politiche giovanili o la disabilità, laddove non viene precisato che afferiscono alla gestione di una competenza statale, rientra nelle fattispecie che la Corte costituzionale ha indicato, dichiarando l'incostituzionalità delle norme che attribuiscono allo Stato una competenza che la Costituzione attribuisce, viceversa, a regioni, province e comuni. Credo che questo ragionamento si debba svolgere in termini costruttivi per evitare che si disperdano risorse, per fare in modo che il tutto avvenga nell'ambito delle competenze costituzionalmente garantite e che (visto il contesto in cui si è sviluppata questa finanziaria), almeno sotto il profilo della correttezza giuridico-costituzionale nell'impostazione dell'impianto della finanziaria, si possa trovare un'intesa. Per questa ragione, chiedo che si accolga la richiesta del collega Boscetto.

 

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare contro, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 8.500 del Governo e dei subemendamenti ad esso riferiti, formulata dall'onorevole Boscetto.

(La Camera respinge).

 

ANGELINO ALFANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo per porre una questione davvero grave sull'ordine dei lavori, a nome del gruppo di Forza Italia.

Abbiamo dato un'occhiata agli emendamenti che il Governo ha presentato nelle ultime ore e nell'ultima giornata dei lavori. Abbiamo rinvenuto otto, nove emendamenti, tutti coperti con il fondo per le aree sottoutilizzate del nostro paese. Si sta verificando un fatto gravissimo: vi è un ammontare totale di 431 milioni e 800 mila euro di utilizzo del fondo per le aree sottoutilizzate, per finalità relative a fatti gravi, inclusi nell'ambito della questione meridionale, come il terremoto del Molise. Noi siamo meridionali e dobbiamo pagare con i nostri soldi! A volte si tratta di situazioni paradossali, per cui finanziamo la progettazione della linea ferroviaria Parma-La Spezia, la cosiddetta Pontremolese, con 72 milioni di euro prelevati dal fondo per le aree sottoutilizzate! A noi, caro Presidente, pare davvero una questione non grave, ma gravissima. Qui si sta operando una redistribuzione alla rovescia, si sta «cecchinando» il fondo per le aree sottoutilizzate. In altre parole, nell'ambito della precedente legislatura, è stato costituito, per una maggiore efficienza della spesa, un fondo unico per il sud e adesso la maggiore efficienza della spesa si sta trasformando in una maggiore efficienza della «presa». Qui si sta verificando un fatto assolutamente paradossale; essendo chiaro il bersaglio contabile, cioè il fondo per le aree sottoutilizzate, lo si sta aggredendo e si stanno diminuendo quelle dotazioni che dovevano servire per l'infrastrutturazione del Mezzogiorno, con alcuni effetti inverosimili: vi è un emendamento lodevole nelle finalità, presentato dall'onorevole Crisafulli, per esempio, per le strade provinciali siciliane, che vincola l'utilizzo da parte della regione siciliana di risorse che già erano nostre (quelle previste nell'ambito del fondo per le aree sottoutilizzate). Quindi, una colossale presa in giro!

Allora, Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché ritengo che questo scippo, a cui saranno sensibili, non solo i deputati meridionali presenti in aula, non solo i deputati dell'opposizione, ma credo chiunque abbia a cuore le sorti di un equo bilancio all'interno dello Stato italiano, non possa cadere nel silenzio.

Chiediamo urgentemente che venga in aula a riferire il viceministro D'Antoni sull'utilizzo di queste risorse e sullo scippo che si sta perpetrando ai danni del meridione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Onorevole Alfano, le ho consentito di terminare l'intervento, ma lei converrà con me che la questione che lei pone attiene, più che all'ordine dei lavori, al merito di alcuni articoli e di alcuni emendamenti. Quando arriveremo alla discussione su tale punto, sicuramente potremo approfondire anche le questioni che lei poneva.

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, oltre alla questione già posta dal collega Alfano, mi permetto di ricollegarmi ad un passaggio che abbiamo avuto nell'ambito del Comitato dei nove in merito alla presentazione di un emendamento che sopprime alcuni articoli relativamente al coordinamento di finanza pubblica e ai risparmi di tetti intermedi rispetto ai saldi di bilancio. Ci troviamo di fronte ad un'ulteriore fase, con la presentazione di emendamenti da parte del relatore, della maggioranza e del Governo - per una buona parte emendamenti di spesa - , che ci inducono a pensare che di fatto stiano saltando le logiche con cui questa finanziaria è stata costruita e, quindi, anche le tempistiche a disposizione dei gruppi. Infatti, fino ad oggi abbiamo assistito ad una intensa attività di presentazione di emendamenti e ora ci troviamo di fronte ad un metodo di lavoro che dimostra ancora come quest'aula non sia nelle condizioni di valutare appieno il perimetro complessivo della manovra finanziaria. Lo dimostra anche il fatto che proprio in Commissione, tra Governo e relatore, vi è stato un passaggio che ha portato prudenzialmente - capisco il relatore e lo apprezzo per questo - all'accantonamento di questo emendamento; ciò dimostra che oggi non c'è piena consapevolezza da parte del Governo sulle coperture attivate e gli effetti complessivi di questa mole enorme di emendamenti, che continua a cambiare la legge finanziaria e a modificare - è quello che ci interessa - i saldi complessivi. Mi pare che l'aula non sia nelle condizioni di proseguire i propri lavori, se non interviene un chiarimento complessivo sui numeri, gli effetti complessivi di questa enorme attività emendativa, su una tempistica adeguata per poter affrontare tali argomenti in questa sede, restando da discutere, allo stato attuale, più di 200 articoli.

Mi pare che questa situazione sia abbastanza grave e meriti una riflessione, da parte della Presidenza, sui tempi assegnati e sulle iniziative da porre in essere per dare piena trasparenza ai meccanismi di copertura ed ai saldi complessivi sulla base dei quali organizziamo il nostro dibattito (e che mi sembrano essere stati largamente superati).

 

GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole D'Alia? Dovremmo evitare una discussione che entri nel merito delle questioni. Se si tratta di questioni di carattere...

 

GIANPIERO D'ALIA. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, il mio intervento sarà sull'ordine dei lavori e non entrerò nel merito.

Tuttavia, poiché, già ieri, in Assemblea, e stamattina, in Commissione affari costituzionali, abbiamo sollevato la questione delle coperture, con riferimento, ad esempio, alla circostanza che tutti gli interventi relativi al settore della sicurezza, proposti in termini aggiuntivi dal Governo, ancorché in maniera tardiva, sono coperti con i fondi FAS, vale a dire per le aree sottoutilizzate, è evidente che si pone un problema di metodo rispetto al quale dobbiamo capire quale sia l'opinione del Governo.

Se si va raschiare il fondo del barile per coprire servizi essenziali, e lo si fa prelevando da fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno (sia per il 2007 sia per il 2008, perché ci sono 200 milioni di euro relativi all'anno 2008), è evidente che non capiamo più quale coerenza abbia l'intervento operato con il disegno di legge finanziaria. Questo è il problema che desideravo porre.

 

PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la questione della copertura finanziaria - lo dico anche per gli altri colleghi che hanno preannunciato interventi sull'ordine dei lavori - è, ovviamente, una scelta di carattere politico, che potremo sindacare allorquando passeremo all'esame degli articoli ai quali si fa riferimento, che sono successivi a quello al nostro esame.

Quindi, proseguirei nell'esame dell'articolo 8. Lo dico anche agli altri colleghi che hanno chiesto di parlare: se interveniamo tutti su questo argomento...

Qualcuno chiede di parlare per dichiarazione di voto sul subemendamento Garavaglia 0.8.500.7?

 

GASPARE GIUDICE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, mi scusi, ma credo di non poter essere d'accordo con lei.

Se il problema riguardasse un solo articolo, mi sembrerebbe assolutamente corretto affrontarlo al momento dell'esame di quell'articolo. Al contrario, il problema politico che l'onorevole Angelino Alfano ed altri stanno ponendo oggi è generale: si pone, ad esempio, per l'articolo 57, con riferimento agli ispettori del lavoro, per l'articolo 85, riguardo agli apprendisti, per l'articolo 184, relativamente alla strada Parma-La Spezia, per il centro di documentazione di cui alla Tabella B 500, per l'articolo 166, con riferimento ai piccoli comuni.

Qui il problema è politico! Per una serie di interventi previsti da alcuni articoli è stato utilizzato il Fondo per le aree sottoutilizzate.

Quindi, chiediamo formalmente che il viceministro D'Antoni venga a darci una spiegazione su questo modo di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiederei l'attenzione sua e dei colleghi.

Credo che tutte le considerazioni siano legittime. Sarà bene per tutti analizzare profondamente anche quelle che riguarderanno, al momento opportuno, gli articoli e gli emendamenti ai quali si fa riferimento (come abbiamo fatto, credo, nelle tante occasioni in cui l'opposizione ha sollevato questioni che andavano affrontate, sulle quali c'è stata una risposta, gradita o meno che fosse, da parte del Governo e della maggioranza).

Però, signor Presidente, dico all'opposizione, per il suo tramite, che questa si profila come una chiara manovra ostruzionistica (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...

 

RAFFAELE FITTO. Non è così!

 

ROBERTO GIACHETTI. Noi stiamo affrontando l'esame dell'articolo 8 e siamo in fase di votazione degli emendamenti.

Vi sono questioni di merito che riguardano altri articoli e che, di conseguenza, giustamente, dovranno essere poste al momento opportuno. Obiettivamente, però, aprire adesso un'altra discussione sull'ordine dei lavori ci porta via tempo e non ci fa esaminare l'articolo 8: lo si può anche definire, nobilmente, un contributo, ma è chiaramente una forma di ostruzionismo!

Allora, stavamo esaminando l'articolo 8, è finito il dibattito sul complesso degli emendamenti e siamo in fase di votazione. Quando arriveremo all'articolo al quale si fa riferimento, o a quelli ad esso connessi, ci occuperemo dell'argomento.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo con riguardo alla presenza del Governo in aula. Onorevole Giachetti, possiamo anche riprendere l'esame delle proposte emendative relative all'articolo 8 ed i colleghi interessati al sud possono intervenire - in maniera impropria, però - a titolo personale su quell'argomento. Però, Presidente, credo che la questione sollevata dall'onorevole Alfano e la questione dei lavori parlamentari siano ormai sotto gli occhi di tutti e richiedano l'intervento urgente del ministro Padoa Schioppa e del ministro per i rapporti con il Parlamento.

Colleghi, stiamo votando con un intero gruppo parlamentare della maggioranza che si astiene su tutti gli emendamenti e su tutti gli articoli della legge finanziaria. Voi fate finta di nulla, il Governo fa finta di nulla e noi dovremmo fare finta di nulla? È evidente che non c'è più la maggioranza, che c'è un problema politico. Un gruppo intende sollevare una questione, alla quale siamo tutti interessati, come quella relativa alla ricerca, e si astiene su tutti gli emendamenti. E noi dobbiamo aspettare cosa? Che si trovi un accordo al Senato per votare gli emendamenti e gli articoli relativi alla ricerca?

C'è un uomo, al quale va anche la nostra umana solidarietà, che ha addirittura fondato un partito (che è stato un po' di qua e un po' di là) per stare finalmente al Governo ed avere un incarico sul Mezzogiorno. Mi riferisco all'onorevole Sergio D'Antoni: all'improvviso gli togliete la ragione d'essere di quell'incarico, la sua ragione di fare politica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Noi cosa dobbiamo fare? Assistere al fatto che un viceministro non ha più i fondi per i quali ha istituito la ragione della sua attività politica? È naturale, signor Presidente, che chiediamo che il viceministro D'Antoni venga in aula.

Non possiamo fare, come ha detto bene l'onorevole Giudice, una discussione sulle coperture sparse sui vari articoli. Si tratta di una ragione politica: perché il Governo ha deciso di coprire i vari interventi che ha fatto sulla legge finanziaria sottraendo fondi alle aree sottosviluppate? Si tratta prevalentemente di aree del Mezzogiorno, ma non solo. Su questo credo sia necessaria una discussione politica: un rappresentante del Governo deve spiegare, anche alla maggioranza, le ragioni di questo intervento sulla copertura.

Infine, signor Presidente, è stata correttamente annunciata in Commissione dal presidente Duilio la presentazione di un'altra quindicina di emendamenti, questa volta da parte della Commissione (il Governo li presenterà domani: vanno a giorni alterni). Ebbene, questi emendamenti sostituiscono interi articoli della legge finanziaria. Immagino che siano al vaglio dell'ammissibilità della Presidenza e che una volta ammessi dalla Presidenza ci sarà comunicato un termine per la presentazione dei subemendamenti. Presidente Franceschini, ci dà il permesso di subemendare 15 nuovi articoli della legge finanziaria presentati dalla Commissione? È evidente che siamo di fronte ad uno stravolgimento continuo della legge finanziaria rispetto al quale il solo utilizzo degli strumenti a nostra disposizione non può essere confuso, onorevole Giachetti, con manovre ostruzionistiche. L'unico ostruzionismo che si sta vedendo in quest'aula è quello che stanno facendo maggioranza e Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Onorevole Vito, il Governo è legittimamente rappresentato dai sottosegretari presenti in aula che, peraltro, avranno modo di riportare all'interno del Governo le questioni sollevate in questa sede. Relativamente all'altra questione, vi invito a riprenderla quando passeremo all'esame del primo articolo che contiene quel tipo di copertura.

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare per richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per richiamo al regolamento sulla medesima questione prospettata dall'onorevole Vito. Da venerdì io stesso, come altri colleghi dell'opposizione, l'ha ben capito anche l'onorevole Giachetti, chiediamo la presenza del ministro Padoa Schioppa non tanto per fargli perdere tempo nella sua rappresentanza estera del buon andamento dei conti italiani, quanto piuttosto per fare una valutazione complessiva sull'andamento dei nostri lavori. È stato ricordato ieri dal segretario del mio gruppo di appartenenza, Lorenzo Cesa, in un intervento riguardante l'andamento dei lavori parlamentari. Lo dico non solo con riferimento a questa vicenda, sollevata ieri dall'onorevole D'Alia e dalla Commissione affari costituzionali, e ripresa con intelligenza dall'onorevole Angelino Alfano; se guardiamo a queste coperture che riguardano le aree sottosviluppate del Mezzogiorno e al fatto che un miliardo di euro è stato sottratto - chissà come - alla regione siciliana, si va ad aprire una vicenda che riguarda tutto il Mezzogiorno del nostro paese e che non è più assimilabile alla discussione di una singola copertura, di un singolo emendamento da affrontare tra uno, due o tre giorni. È una vicenda molto più ampia e complessa, che investe gli equilibri generali della finanza del nostro paese e il modo in cui la politica economica di questo Governo, in questo aspetto particolare, intende guardare allo sviluppo nel Mezzogiorno.

Presidente, mi consenta di aggiungere un'altra osservazione. Lei e l'onorevole Giachetti ci richiamate ad una correttezza nella discussione dei tempi; lei sa che sono a scalare rispetto al tempo a disposizione spettante ai singoli gruppi. A tale proposito, mi sembra che il nostro richiamo abbia un valore in più.

Pochi minuti fa il ministro Chiti ha rilasciato una dichiarazione di agenzia in cui dice di voler stringere i tempi ed ultimare il passaggio della legge finanziaria in questo ramo del Parlamento: denuncia cioè un'incertezza. Di fronte a questa incertezza e di fronte alla certezza di alcune scelte che il Governo sta via via facendo (l'ha fatto giovedì, venerdì, sabato, lo sta facendo oggi, lo farà domani), ci vorrebbe almeno un'altra certezza: che il Governo, come ricordato venerdì e sabato in quest'aula, ci dicesse esattamente quale sia il perimetro nuovo che intende dare alla legge finanziaria, al fine di consentire al Parlamento di svolgere correttamente il proprio compito, che non è esclusivamente quello di presentare un emendamento, ma di avere il quadro della manovra finanziaria; quale sia la politica economica del Governo, che vuole in questo caso attribuirsi meriti nei confronti delle aree del Mezzogiorno, come rispetto agli artigiani o alla scuola. Tutto questo manca ed è oggetto di una denuncia politica.

A tutto questo, senza nulla togliere agli onorevoli sottosegretari presenti in aula, occorre che venga data una risposta da chi siede in Consiglio dei ministri, che sta facendo un'opera volenterosa di raccogliere gli emendamenti che saranno presentati anche domani, e da chi, immagino, dentro il Governo si stia preoccupando seriamente di una tenuta della maggioranza che non a Berlino una settimana fa, non al Senato dieci giorni fa, ma qui alla Camera mezz'ora fa, mostra segni di non voler continuare a coesistere, se non vi sono alcune garanzie e condizioni di manovra.

Abbiamo letto a proposito dell'onorevole Pallaro dieci giorni fa, abbiamo letto dell'impegno di un onorevole senatore importante della Repubblica, che è anche un esimio scienziato, abbiamo ascoltato le dichiarazioni di un gruppo parlamentare: che non vi sia alcuna reazione e che si riduca l'oggetto della discussione di oggi ad una semplice questione formale (cioè discuterete di tali questioni quando si arriverà a quegli articoli nei prossimi giorni) mi sembra abbastanza riduttivo e forse il segno di una maggioranza che non riesce a trovare da sola le risposte non solo per coesistere, ma anche per dare una certa razionalità ai lavori riguardanti l'esame della nostra manovra finanziaria.

 

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, ripeto che su tale questione vi sono altre richieste di intervento, ma che il procedimento parlamentare ha una sua organizzazione e sue proprie esigenze. In questa fase stiamo discutendo dell'articolo 8 della legge finanziaria, mentre gli interventi svolti riguardano altri articoli della stessa: non si può aprire una discussione su singole scelte che esulano dall'esame dell'articolo che stiamo discutendo. Avrei dovuto, peraltro, dare la parola al massimo ad un oratore per gruppo, mentre ho già superato i limiti imposti dal regolamento.

Vi chiedo quindi di tornare alla discussione dell'articolo 8, in particolare dell'emendamento 8.500 presentato dal Governo e dei subemendamenti ad esso riferiti.

Passiamo ai voti....

 

RAFFAELE FITTO. Presidente! Avevo chiesto di parlare!

 

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fitto. Prego, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale.


RAFFAELE FITTO. Sono costretto, signor Presidente, ad intervenire, apparentemente, sul subemendamento in esame, ma devo permettermi di chiedere anche al collega Giachetti, che prima ha visto una manovra di ostruzionismo in questi nostri interventi, di svolgere una riflessione.

Il problema su cui poco fa abbiamo cercato di rivolgere l'attenzione del Parlamento è molto serio e non può essere affrontato con singoli emendamenti. In questo momento - lo dico ai parlamentari del Mezzogiorno - siamo di fronte al dimezzamento dei finanziamenti del fondo per il Mezzogiorno. Siamo a 4 miliardi di euro e si utilizza questo capitolo di spesa come un bancomat per dare copertura a tutti i capitoli.

Il mio intervento non è polemico (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) - vi prego, colleghi, anche della maggioranza -, né voglio fare in alcun modo ostruzionismo. Mi sto esprimendo in modo molto sereno, come hanno fatto altri colleghi, per invitarvi ad un momento di riflessione, perché stiamo andando incontro ad una serie di scelte molto gravi.

Chiedo quindi al Governo e, in modo particolare, ai colleghi del Mezzogiorno di guardare con attenzione alla tabella F del fondo per il Mezzogiorno. Essa, al momento, è stata dimezzata e si continua a perseguire una logica secondo la quale da questo fondo si prelevano le risorse per coprire altri emendamenti. Chiedo al Governo di fare un momento...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fitto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, devo dire che sono rimasto molto esterrefatto della risposta dell'unico collega della maggioranza che è intervenuto, l'onorevole Giachetti, che quasi ci ha accusato di fare ostruzionismo, mentre ponevamo una questione di estrema rilevanza per tutto il paese e, in particolare, per il Mezzogiorno.

Quando questo dibattito uscirà fuori da quest'aula e si saprà che noi abbiamo posto un problema grave e serio, ossia il «sacco» dei fondi per il Mezzogiorno per coprire spese che riguardano talvolta iniziative importanti, ma che certamente va a danno del Mezzogiorno, e che l'unica risposta della maggioranza è che difendere il Mezzogiorno costituirebbe un comportamento ostruzionistico, non so quanti italiani esprimeranno un parere favorevole rispetto a questa manovra finanziaria e alla risposta che ha dato maggioranza (Dai banchi del gruppo L'Ulivo: Tempo!).

Avere chiesto di attirare l'attenzione dell'aula e del Governo e porre un problema così serio ed importante, che non è settoriale, ma di sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Loggia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE CICU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che il problema che è stato rappresentato dall'onorevole Angelino Alfano sia molto serio e, forse, avrebbe avuto bisogno non di accuse e di strumentalizzazioni, ma di una proposta alternativa. Questo ci saremmo aspettati; è stato chiesto di conoscere l'orientamento del rappresentante del Governo, delegato alla materia, sul Mezzogiorno e sulle aree sottosviluppate, più bisognose ed emarginate, alle quali, ancora una volta, vengono sottratti i fondi che servivano per le infrastrutture, i servizi, la continuità territoriale e tutte le emergenze di cui questo Governo non si vuole occupare.

Allora, è chiaro che avremmo bisogno di dialogare e di capire anche dove sono, con chi sono e da che parte stanno i rappresentanti del sud che fanno parte di questa maggioranza rispetto ai problemi che, ancora una volta, non vengono risolti.

Chiediamo quindi legittimamente di sospendere i lavori per portare avanti questo percorso, che veda finalmente chiarezza da parte di chi è legittimato e delegato per questa materia.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.

 

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, poc'anzi ho posto una questione sull'ordine dei lavori alla quale lei ha fornito due risposte ineccepibili, affermando, da un lato, che il Governo è rappresentato in aula e, dall'altro, che la procedura parlamentare non può che prevedere la trattazione della questione appena si arriva al primo articolo emendato con proposte coperte attraverso il fondo per le aree sottoutilizzate.

A questo punto, sottoporrei la questione sull'ordine dei lavori non più alla Presidenza della Camera, ma al presidente della Commissione ed al relatore. La questione riguarda un pacchetto di proposte emendative (esattamente 8) che sottraggono al fondo per le aree sottoutilizzate 431 milioni e 800 mila euro!

Di grazia, vi è un momento in cui, omogeneamente, il Governo può riferire all'aula cosa intenda fare del sud e per il sud in questa manovra? Lo chiediamo senza intenti ostruzionistici e senza volontà polemica, ma con l'intendimento chiaro di capire dove il Governo intenda portare il nostro Mezzogiorno e con la richiesta chiara al viceministro D'Antoni, o a chi per lui, di venire a riferire in aula. Nutriamo un grande rispetto nei confronti dei sottosegretari e dei componenti del Governo presenti, ma gradiremmo che chi ha le deleghe per il sud venisse a rappresentare in aula la politica per il sud.

È questa la richiesta che rivolgiamo, per il tramite del presidente della Commissione e del relatore, al Governo.

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché il relatore Ventura da tempo chiede di poter intervenire, faccio presente che si sono svolti diversi interventi per richiamo al regolamento - in realtà, sono stati interventi di merito -, su una questione riguardante altri articoli ed altre proposte emendative, mentre stavamo già passando al voto sul subemendamento Garavaglia 0.8.500.6, sul quale il relatore aveva chiesto di parlare. Dunque, chiedo alla Presidenza se sia possibile dare la parola al relatore.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, colleghi, la questione non ci lascia indifferenti. Il problema sollevato è degno di attenzione. I colleghi mi hanno comunicato che sono stati presentati da parte dei deputati della maggioranza subemendamenti che riguardano la questione dell'utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate.

Per non rifugiarsi dietro questioni di procedura e di metodo, penso che il Governo debba trovare il modo di fornire un'informazione precisa (Applausi) sulla transitorietà (e capisco il ragionamento che è stato sviluppato) dell'utilizzo di questi fondi e il reincremento...

 

ELIO VITO. Il Governo è transitorio...!


ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Siamo tutti transitori! Anche l'onorevole Vito è transitorio!

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Tutto è transitorio! Anche noi siamo transitori in quanto tali (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). A parte gli scongiuri che si possono fare, la transitorietà esiste. Ora non ci mettiamo a fare battute di questa natura.

Mi riferisco, in modo particolare, al modo in cui si pensa di intervenire sulla questione sollevata. Poiché tale problema è stato sottoposto all'attenzione dell'Assemblea, ritengo che il Governo debba riferire puntualmente alla Camera e dedicare un momento di approfondimento non solo a tale aspetto, ma anche alle tematiche riguardanti le politiche per il Mezzogiorno (Applausi).

 

ENRICO LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo non ha difficoltà ad intervenire su questa materia, a partire soprattutto da un punto. Il famoso articolo 53 è sicuramente uno dei più complessi e complicati della manovra finanziaria: da una lettura attenta di questo articolo e delle proposte emendative ad esso presentate dal Governo, emerge che tra le esclusioni previste (che sono assolutamente eccezionali per quanto riguarda gli impegni che il Governo sta assumendo) è compreso il fondo per le aree sottoutilizzate. Dico ciò perché solo questo basterebbe a dimostrare come, su tale tema, non vi sia, da parte nostra, alcuna incertezza. L'università, la protezione civile e il FAS: questi sono i tre settori esclusi dai tagli delineati dall'articolo 53.

Aggiungo che questo pomeriggio alcuni punti in discussione hanno visto da parte del Governo, nell'ambito della transitorietà di cui parlava il relatore, l'utilizzo del FAS come fondo di copertura. Questa transitorietà la voglio rimarcare in questa sede, aggiungendo che essa si è resa necessaria in quanto alcuni passaggi hanno implicato scelte immediate. Non ci sarà, da parte del Governo, nessun tentennamento sul fatto di mantenere tutti gli impegni sulle aree sottoutilizzate annunciati ed assunti con il Parlamento.

Aggiungo inoltre che ciò si potrà verificare facilmente nei prossimi giorni, nei prossimi passaggi emendativi o nel passaggio al Senato, dove, con il tempo necessario per far quadrare i saldi, questi elementi verranno modificati.

Aggiungo anche che siamo talmente tranquilli su questa materia e non ho alcun dubbio nel dire che il Governo, con i ministri Padoa Schioppa e Bersani e con il viceministro D'Antoni, è pronto a discutere in Assemblea delle grandi questioni legate al tema del Mezzogiorno, affrontate in questo provvedimento che non ha nulla da invidiare alle altre leggi finanziarie che hanno trattato il Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Vi sono molti colleghi che hanno chiesto di parlare su questo tema. Spero che non si intenda aprire una discussione sull'intervento del Governo.

 

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, vista la disponibilità del relatore e del Governo, e considerate le richieste dell'opposizione (penso che anche alcuni colleghi della maggioranza, se avessero potuto, le avrebbero avanzate), propongo di accorpare gli articoli che riguardano il sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Propongo, cioè, di svolgere una discussione riservata al sud nell'ambito del nostro dibattito, con la partecipazione del ministro, nel corso della quale anche i colleghi che si occupano della questione possano intervenire. Ciò, signor sottosegretario Letta, allo scopo di fare chiarezza, poiché come Commissione dobbiamo individuare un percorso da intraprendere.

Diversamente, signor sottosegretario, diventa difficile procedere. Visto che gli emendamenti che sottraggono soldi al FAS sono riferiti a più articoli, o accorpiamo la discussione di tutti questi articoli o nessuno riuscirà a seguire la questione del fondo che - ha ragione lei - esiste ed esisteva, ma che con questi emendamenti è stato progressivamente ridotto.

Il primo atto per mettere in pratica ciò che lei suggeriva è semplicissimo. Poiché non abbiamo ancora presentato subemendamenti, basta ritirare gli emendamenti cui si riferiva l'onorevole Alfano, che sono stati presentati un'ora fa. In questo modo, già il primo dubbio che manchino oltre 400 milioni di euro può scomparire.

Quanto al resto, se la Presidenza della Camera è d'accordo, sulla base delle valutazioni del relatore o del presidente della Commissione, questa sera, domani mattina o domani pomeriggio si potrebbero riservare due o tre ore di dibattito al problema delle aree sottoutilizzate, del sud, dei fondi per la politica economica del Governo, in modo tale che tutti possano intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, posso chiederle un parere su questa proposta?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, raccoglierei la proposta dell'onorevole Crosetto, con una variazione: considerare i problemi del Mezzogiorno in una dimensione un po' nuova, affrontando anche la parte relativa alle problematiche e alle tematiche dello sviluppo. Potremmo quindi dedicare una discussione, che è poi quella che serve per valutare anche l'aspetto sottolineato dall'onorevole Crosetto, al Mezzogiorno e alle questioni legate allo sviluppo. Pregherei il sottosegretario Letta di assicurare la partecipazione, oltre che del viceministro D'Antoni, anche del ministro Bersani.

 

ENRICO LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Va bene.

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, qual è la sua proposta per l'ulteriore prosieguo dei lavori?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, se riteniamo chiarito questo aspetto, propongo di riprendere dal punto al quale eravamo arrivati, cioè dall'articolo 8.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. A che titolo?

 

ELIO VITO. Sull'ordine dei lavori... Per richiamo al regolamento: veda lei...

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, credo che siamo di fronte ad un fatto molto grave: mi riferisco a ciò che ha detto il sottosegretario Letta. Non ho grande esperienza di lavori sulla legge finanziaria; sono qui ormai da qualche legislatura, ma non sono uno dei tecnici della materia. Però credo che siamo di fronte al primo caso mondiale di coperture finanziarie transitorie. Le coperture o ci sono o non ci sono. O sono reali o sono false (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Noi non possiamo assistere - e mi auguro che non voglia assistervi la Presidenza della Camera; non mi riferisco a lei, onorevole Meloni - alla presa in giro di questo ramo del Parlamento! Voi state dicendo che avete indicato una falsa copertura, una copertura transitoria, che dura 15 giorni: il tempo di trovarne un'altra e modificarla al Senato! Questa è una presa in giro di un intero ramo del Parlamento!

Non so se il presidente Duilio, l'onorevole Ventura, i colleghi della maggioranza ci stanno. Noi non ci stiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) e ci auguriamo che intervenga il Presidente Bertinotti. Quanto è stato annunciato poco fa dal rappresentante del Governo, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è gravissimo. Egli ha detto: non vi preoccupate del taglio del 50 per cento al fondo per le aree sottoutilizzate perché tanto è transitorio, serve a superare questo passaggio e a prendere in giro il Parlamento; poi andiamo al Senato e lo cambiamo, troviamo un'altra copertura. E magari poi, quando la finanziaria tornerà dal Senato, allora sì, porrete la questione di fiducia e non potremo parlarne, se non per 20 minuti, perché altrimenti si rischia l'esercizio provvisorio. E la principale Assemblea rappresentativa del paese viene presa in giro in questo modo.

Presidente, credo che ce ne sia abbastanza per sospendere i nostri lavori (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) e fare in modo che il Presidente Bertinotti intervenga e dica al Governo che tutti gli emendamenti presentati dallo stesso e dalla Commissione che utilizzano come copertura i tagli al FAS sono emendamenti impresentabili, irricevibili, inammissibili perché fanno riferimento a false coperture per dichiarazione resa poco fa dallo stesso sottosegretario Letta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia)!

Per il resto, onorevole Ventura, se si vuole fare un dibattito di natura politica sulle ragioni dello sviluppo e sul Mezzogiorno con il ministro Padoa Schioppa e con il viceministro D'Antoni, noi siamo ben disponibili: sospendiamo l'esame della legge finanziaria e dedichiamo ore ad un dibattito politico del genere. A noi sta bene. Però è evidente, Presidente, che questo non può diventare il modo per aggirare il punto politico che è stato qui sollevato. Sono previsti tagli inaccettabili al fondo per il Mezzogiorno. Questi tagli hanno suscitato la reazione anche di colleghi della maggioranza. Rispetto a questa reazione il Governo dice: fate finta di nulla; è una copertura falsa, transitoria, poi al Senato la cambiamo.

Presidente, tutto questo - lo ripeto - non è ammissibile e necessita di un immediato intervento della Presidenza della Camera per far cambiare immediatamente le coperture - qui, adesso e non fra quindici giorni, al Senato - degli emendamenti presentati dal Governo e dalla Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, devo dire che è molto istruttivo quello che sta accadendo! È molto istruttivo quello che sta accadendo: il relatore raccoglie una proposta che viene avanzata da un esponente autorevole di Forza Italia e aderisce alla richiesta di procedere ad un chiarimento su questo punto, in maniera approfondita, in quest'aula, alla presenza del viceministro D'Antoni e del ministro Bersani. E il capogruppo di Forza Italia interviene, tenendoci un comizio. Non c'è un punto di affidabilità!

 

ANDREA RONCHI. Quale comizio?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Questa è la verità! Non c'è un punto di affidabilità (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Comunisti italiani, Verdi e Popolari-Udeur)!

È chiaro cosa vi proponete e non potete pensare che non ci si sia accorti di questo gioco, cari colleghi!

 

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, abbiamo avuto dal Governo garanzie precise che gli impegni presi per le aree sottosviluppate saranno mantenuti. Abbiamo ascoltato, da parte del relatore, la conferma di una disponibilità ad un confronto (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

Prosegua pure, onorevole Donadi.

 

MASSIMO DONADI. Stavo dicendo che abbiamo ascoltato una richiesta esplicita da parte del relatore di proseguire con l'esame degli emendamenti, così come si era stabilito. Credo che di fronte a ciò si assista esclusivamente ad un predeterminato, sistematico e continuato tentativo, da parte del centrodestra, di usare ogni pretesto ed ogni strumento per creare esclusivamente occasioni di scontro.

 

ANTONIO LEONE. Cacciateci!

 

MASSIMO DONADI. A questo punto, signor Presidente, le chiedo formalmente di proseguire. Non si può aprire un dibattito che non esiste! Avevamo già iniziato le votazioni sull'emendamento e le chiedo pertanto di proseguire (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non so da dove derivi il commento dell'onorevole Ventura. Nessuno ha affermato che la disponibilità del sottosegretario Letta sia insufficiente. Egli ha raccolto una preoccupazione emersa durante il dibattito, l'ha fatta propria, ha detto che il ministro Padoa Schioppa o il ministro Bersani, o entrambi, sono disponibili a discutere della complessiva materia del Mezzogiorno e dello sviluppo.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Ma allora, andiamo avanti!

 

LUCA VOLONTÈ. Mi sembra una questione importante, che ha raccolto il consenso di tutta l'Assemblea e non soltanto di una parte di essa o del solo relatore. Il problema è un altro.

Sul tema ho compreso esattamente ciò che abbiamo compreso, credo, tutti, ossia che la copertura per ora va bene e dopo si vedrà. Se ciò che lei, relatore, ha detto - ed evidentemente lei si rende conto della difficoltà di «digestione» per un ramo del Parlamento di tale problematicità - va letto in funzione di ciò che deve essere eseguito, ossia che vi sarà una discussione su tutto lo sviluppo, che comprenda non solo questi emendamenti, ma tutte le coperture, è possibile che si modifichino le coperture stesse durante questa sessione? Se così è, come ho già detto, sarebbe apprezzabile. Spero che sia questa la sua intenzione, onorevole relatore. Spero non sia quella di dire: discutiamo, in teoria, dello sviluppo del Mezzogiorno e le coperture rimangono queste - come in una prima fase del suo discorso si sarebbe potuto comprendere - e, poi, si vedrà al Senato. Se è corretta la prima interpretazione che ho dato, evidentemente si tratta di chiarirla, onorevole Ventura, e non di alzarsi ed accusare l'opposizione di chissà quale intento.

L'intento dell'opposizione mi è sembrato chiaro negli interventi che si sono succeduti nel corso di tutta una settimana e lei per primo, onorevole Ventura, ha dovuto prendere atto che anche nei giorni di venerdì, sabato e domenica abbiamo posto questioni che non riguardano l'ostruzionismo, che non stiamo facendo (Commenti del deputato Nannicini). Stiamo chiedendo una maggiore chiarezza da parte del Governo su alcuni procedimenti e sul metodo. Certamente non è ostruzionismo quello sul Mezzogiorno, e lei lo ha riconosciuto, onorevole relatore. Questa sessione, che evidentemente il presidente di Commissione vorrà indicarci anche rispetto al numero degli articoli e non solamente al titolo «Mezzogiorno e sviluppo», non può essere una questione di ostruzionismo; deve riguardare non solo il merito della politica generale del Governo, ma anche il modo in cui si intende intervenire nella legge finanziaria sugli articoli e sulle coperture. Infatti, se le coperture sono indicate e «poi si vedrà», evidentemente ciò è inaccettabile non solo sul piano esclusivamente politico, il che è grave, ma anche su quello procedurale.

Ieri ci si è scandalizzati per alcuni richiami fatti alla Presidenza. Se non fosse così, evidentemente la Presidenza dovrebbe non solo intervenire, ma anche farlo duramente (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Innanzitutto vorrei brevemente replicare al relatore Ventura. Lo abbiamo già detto ieri, onorevole Ventura, con grande rispetto: non possiamo accettare lezioni in merito ai temi dell'affidabilità nel rapporto maggioranza e opposizione! Non le possiamo accettare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti del deputato Ventura)!

Onorevole Ventura, per cortesia, vorrei esprimere una considerazione anch'io. Lei l'ha fatto; adesso consenta di farlo anche a noi. Dicevo che sul punto non possiamo accettare valutazioni da un Governo che un attimo fa, in quest'aula, ha detto una serie di inesattezze, anche con riferimento all'articolo 53. Ciò dimostra un'inaffidabilità di fondo, complessiva sui temi della finanziaria, che la maggioranza non è in grado, fino ad oggi, di portare avanti con la necessaria chiarezza, consentendo al Parlamento di discutere.

Voi avete appena presentato - questione che abbiamo posto ad inizio seduta sull'ordine dei lavori - altri 13 emendamenti: emendamenti di spesa che vanno a toccare coperture puntuali. È inaccettabile pensare che le coperture siano transitorie, perché ciò significa che questo Parlamento sta affrontando l'esame di una finanziaria che non c'è (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania), perché voi la state preparando per il Senato, con una serie di interventi, sapendo che la partita strategica si gioca nell'altro ramo del Parlamento!

Allora dovete spiegarci su che testo discutiamo, quando oltre 120 articoli sono stati modificati attraverso la vostra attività emendativa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Di quale ostruzionismo state parlando, quando i tempi sono chiaramente codificati e identificati (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Di quale attività state parlando, in termini di non collaborazione dell'opposizione, quando le migliori proposte di modifica del testo sono venute dall'opposizione! Le avete fatte vostre ed avete modificato la finanziaria sulla base delle coordinate fornite da noi!

Il rappresentante del Governo, sottosegretario Letta, ha affrontato una serie di questioni. L'articolo 53, in merito al fondo per le aree sottoutilizzate, viene reso disponibile solo per il 50 per cento, onorevole Letta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! L'altro 50 per cento lo state utilizzando per le coperture! Così come con l'articolo 53, andate a toccare la legislazione vigente, atto di ostilità palese nei confronti del Governo precedente, mai accaduto, su norme che sono state varate esclusivamente da un Governo e che voi andate scientemente a toccare!

Allora, colleghi, voi dovete fare chiarezza sul perimetro complessivo della legge finanziaria. Noi vogliamo sapere quali sono i saldi che in questo momento stiamo discutendo. Vogliamo sapere perché è stato accantonato l'emendamento che prevede la soppressione dei saldi intermedi. Non avete più la quadratura, tra relatore, maggioranza e Governo, di che cosa stia avvenendo a livello di coperture contabili.

Si tratta di questioni di carattere politico e tecnico, fondamentali per proseguire il nostro lavoro. Quindi Presidente, al di là della disponibilità data dal Governo a riferire in aula sui temi delle aree sottoutilizzate e su quello che si vorrà fare in futuro, chiediamo una sospensione per tornare in Commissione a discutere e ad approfondire questi argomenti, per poter avere il perimetro pieno di ciò che stiamo affrontando (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Per quanto riguarda le valutazioni di competenza della Presidenza, la stessa ha valutato con attenzione gli emendamenti presentati. Non può evidentemente compiersi una valutazione di ammissibilità su emendamenti solamente preannunciati. Il resto sono valutazioni di ordine politico, che spettano ai gruppi.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Franceschini.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, c'è una richiesta di sospensione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, abbiamo dato la parola a tutti...

 

IGNAZIO LA RUSSA. C'è una richiesta di sospensione! Faccia parlare un oratore a favore e uno contro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Porremo in votazione la richiesta di sospensione.

Prego, onorevole Franceschini.

 

DARIO FRANCESCHINI. Credo che questa discussione sull'ordine dei lavori sia utile in qualche misura per fare un bilancio dell'esame sin qui svolto. Noi abbiamo iniziato questo confronto in aula, come avevamo dichiarato prima di cominciarlo, convinti che fosse (e che sia) possibile affrontare una materia vasta e complicata come la legge finanziaria, attraverso un confronto aperto in aula, in cui la maggioranza discute e si confronta, come si è visto nei giorni scorsi, e, capita anche, si scontra con l'opposizione, evitando il voto di fiducia.

L'opposizione ha dichiarato di non voler fare ostruzionismo. Purtroppo, come spesso capita, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Fate autostruzionismo!

 

DARIO FRANCESCHINI. Abbiamo cominciato questa discussione lunedì e si è iniziato a votare giovedì scorso. Siamo a martedì e abbiamo esaminato in aula 8 articoli; la finanziaria ne conta 217. Sono stati ricercati (e così si continua a fare) incidenti di percorso.

 

ANDREA RONCHI. Perché, non è vero!

 

DARIO FRANCESCHINI. Ieri c'è stato un inusitato e inaspettato attacco al Presidente della Camera Bertinotti ed è stata abbandonata la Conferenza dei presidenti di gruppo. Ogni occasione è utile per alterare l'ordine dei lavori. Vorrei che l'aula sapesse che, rispetto alle dichiarazioni roboanti da parte del leader dell'opposizione, in particolare del presidente Fini che, in conferenza stampa, aveva detto che Alleanza Nazionale, in particolare, avrebbe presentato nove emendamenti, ritirando tutti gli altri, nessun emendamento dell'opposizione, ad oggi, è stato ritirato; sono a tutt'oggi oltre 2.500 emendamenti e rispetto ai 70 emendamenti presentati dal Governo, per i quali è stato fissato un altro inusuale e lunghissimo termine per subemendare, oltre due giorni e mezzo, sono stati presentati dall'opposizione 1.600 subemendamenti. Che cos'è questo se non ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra europea, La Rosa nel Pugno, Italia dei Valori e Popolari-Udeur)?

Allora, abbiate il coraggio di dichiarare apertamente le tecniche parlamentari. Noi abbiamo provato, stiamo continuando a provare e vogliamo continuare a provare a concludere questa finanziaria attraverso un confronto tra maggioranza ed opposizione. Vediamo se siete disposti ad un confronto sui contenuti. La maggioranza ed il Governo sì, come è appena avvenuto, accettando una proposta venuta dall'onorevole Crosetto, che può essere utile; non è un dibattito generico, per affrontare gli articoli della finanziaria che sono legati al Mezzogiorno e allo sviluppo - ciò è stato chiesto da voi e noi siamo pronti ad un confronto anche su questo - però, una volta per tutte, chiarite se volete collaborare per concludere l'esame della finanziaria in quest'aula o se volete soltanto fare ostruzionismo senza dirlo al paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, La Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur e Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fini, immagino per fatto personale. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO FINI. Mi dispiace smentirla, signor Presidente, ma non chiedo la parola per fatto personale, perché, dopo tanti anni di presenza in quest'aula, non c'è nulla di personale nella critica politica che mi ha mosso il presidente Franceschini. Prendo la parola sull'ordine dei lavori, per mettere in evidenza - onorevole Franceschini, mi rivolgo a lei - che se con una certa sorpresa non soltanto di tutti i colleghi, ma anche della pubblica opinione, che ci guarda attraverso i mezzi di informazione, siamo, dopo diversi giorni di discussione seria - credo di poterlo dire a nome di tutti - sulla legge finanziaria, ancora ad un momento quasi iniziale del medesimo lavoro, non è per l'attività ostruzionistica dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), che, onorevoli colleghi, non c'è stata. Mi rivolgo, in particolare, ai tanti colleghi che erano in quest'aula nella passata legislatura. Quando si vuol fare l'opposizione, la si fa, l'avete fatta con atteggiamenti ostruzionistici più che legittimi.

Se mi permettete piccoli ricordi personali, in tanti anni di opposizione qui dentro, quando vogliamo fare l'ostruzionismo, lo facciamo, e non si tratta certamente delle vicende di questa finanziaria. È che tra il dire e il fare, per usare le sue espressioni, vale a dire tra la reciproca e dichiarata volontà, non c'è di mezzo l'ostruzionismo dell'opposizione, che non c'è, ma c'è di mezzo, signori della maggioranza, il modo pasticciato con cui il Governo affronta la legge finanziaria [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC(Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], perché, nella vostra coscienza di parlamentari, sapete perfettamente che è difficile trovare precedenti di un modo di procedere così farraginoso e confuso.

Non è pensabile che la legge finanziaria, come è stato detto, anche ieri sera, in talk show televisivi, da ministri di questo Governo, sia concepita in progress: esce dal Consiglio dei ministri, dopo di che è chiaro che è emendabile; ma qui la modifica alla legge finanziaria non viene soltanto, come è legittimità piena dell'opposizione e della maggioranza, con gli emendamenti.

Ogni giorno il testo della finanziaria viene emendato per iniziativa del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia), il che ovviamente costringe, ai sensi del regolamento, a presentare ulteriori subemendamenti. È l'evidenza della realtà!

Credo - e in ciò spero di interpretare il sentimento di tutta l'opposizione, avendo parlato con i capigruppo delle altre forze del centrodestra - che il presidente Vito abbia posto una questione - non formale, ma sostanziale - di assoluto rispetto del lavoro del Parlamento, il nostro come il vostro.

Non si può continuare a discutere in questo clima su una copertura che - grazie dell'onestà, sottosegretario Letta - è considerata fittizia dal Governo, perché non siamo disposti a perdere tempo e ad ingannare non soltanto noi stessi, ma lo stesso ruolo del Parlamento.

Le chiedo formalmente di rimandare in Commissione questa parte della legge finanziaria e, qualora la nostra richiesta di sospensione non dovesse essere accolta, annuncio che chiederemo al Presidente Bertinotti di assumersi anch'egli le responsabilità del modo con cui viene gestito il lavoro durante l'esame della legge finanziaria.

Infatti, anche quanto affermato ieri dal presidente Cesa non è stata un'iniziativa estemporanea formulata solo per fare opposizione o ostruzionismo, ma risponde ad una critica di tipo politico che abbiamo il diritto-dovere di avanzare.

Accettare il dialogo non significa capitolare, in quanto il dialogo significa reciproco rispetto. Pertanto, dialogare non può significare che la maggioranza si mette d'accordo, chiedendo poi all'opposizione di convenire su ciò su cui è d'accordo; francamente, questo non ce lo potete chiedere! Dialogare vuol dire che quando si ammette - come lei ha ammesso poc'anzi - che quanto affermato dal collega Vito è vero, ci si ferma, si torna in Commissione e si verifica se vale la pena di continuare o di accantonare come mille altre volte è accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

 

PRESIDENTE. Su questa richiesta di rinvio in Commissione o di accantonamento, formulata dal presidente Fini relativamente alle disposizioni in questione, chiedo al relatore di pronunciarsi.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, la mia opinione è che si possa andare avanti, in quanto i problemi saranno posti in occasione dell'esame degli specifici articoli riguardanti la materia. Non vedo il motivo di rinviare tutto il testo della finanziaria in Commissione.

 

PRESIDENTE. Per tentare di individuare una soluzione che ponga fine a questa vicenda e consenta di proseguire con la discussione e la votazione dei subemendamenti all'articolo 8 e poiché è stata richiesta da più parti un'ulteriore valutazione della Presidenza sulla copertura delle disposizioni in questione, sospendo brevemente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,40.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

 

PRESIDENTE. Il Presidente della Camera ha esaminato attentamente le questioni poste nel corso della discussione e ha incontrato, su loro richiesta, i capigruppo dell'opposizione. È stata avanzata alla Presidenza una richiesta di approfondimento sull'ammissibilità delle coperture di alcuni emendamenti che si riferiscono al fondo per le aree sottosviluppate.

Per quanto riguarda i nostri lavori, continuiamo ora l'esame dell'articolo 8 e, quindi, proseguiremo l'esame dei successivi articoli.

Il deputato Fini ha avanzato una richiesta di accantonamento degli articoli che contengono le coperture sul fondo per le aree sottoutilizzate, ai fini di un loro esame approfondito; poiché tali coperture si riferiscono agli articoli collocati oltre l'articolo 50 del testo, metterò in votazione la richiesta quando arriveremo all'esame del primo di tali emendamenti all'articolo 57.

Ha chiesto di parlare il deputato Fini. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, se ho ben compreso, non ho alcuna difficoltà a dirle che apprezzo lo spirito della sua dichiarazione; infatti, non c'è ombra di dubbio che si tratti di una procedura corretta, non solo dal punto di vista regolamentare, ma anche da un punto di vista politico.

Mi consenta, però, signor Presidente, sempre all'insegna di quella reciproca trasparenza e anche di quella reciproca doverosa assunzione di responsabilità, di chiedere, non alla Presidenza della Camera, ma al Governo, di ribadire quello che, in altri momenti, è stato detto dal Governo. Il Presidente Bertinotti ricorda giustamente che la mia richiesta, la richiesta dell'opposizione, è relativa ad un articolo che è oltre l'articolo 50 e oggi stiamo ancora esaminando l'articolo 8, quindi, è corretto dire che si discuterà nel momento in cui si perverrà a quella discussione, ma è altrettanto lecito avere la garanzia che si perverrà ad essa (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

Chiedo, quindi, al Governo di ribadire che non è sua intenzione porre la questione di fiducia; infatti, se tale questione non è esplicitata, siamo in presenza - e non polemizzo in questo caso con la Presidenza della Camera - di un modo di procedere dell'Esecutivo che legittima - se il Governo non ribadisce quello che dice nei corridoi - non la nostra opposizione che è già legittimata, ma chi, dai banchi dell'opposizione, vi accusa perlomeno di fare il gioco delle «tre carte».

Non credo che questa sia l'intenzione dell'Esecutivo; quindi, sottosegretario Letta, attendiamo da lei quello che ci ha già detto in altra sede, cioè che non volete porre la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Se il Governo non ha nulla da aggiungere, siamo già in dichiarazione di voto...

 

FILIPPO MISURACA. Di chi è la responsabilità?

 

PRESIDENTE. Siamo in dichiarazione di voto. Adesso darò la parola a tutti coloro che l'hanno chiesta, ma con una avvertenza: noi non possiamo procedere riprendendo la discussione precedente.

Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, io mi riferisco esattamente alla procedura che lei ha delineato; infatti, lei ha detto che esamineremo tutti gli articoli dall'articolo 8 all'articolo 57 che è il primo di quelli nei quali vi è l'utilizzazione del fondo del quale stiamo parlando.

Tuttavia, signor Presidente, debbo farle osservare che le dichiarazioni del sottosegretario Letta aprono un problema non soltanto sugli articoli dal 57 in avanti, ma anche su tutti quelli che dobbiamo ancora esaminare fino al 57. Infatti, cosa ha detto il sottosegretario? Egli ha detto che questo pomeriggio alcuni punti in discussione - sto leggendo lo stenografico - hanno visto, da parte del Governo, nell'ambito della transitorietà di cui parlava il relatore, l'utilizzo del FAS come fondo di copertura. Rimarco questa transitorietà in questa sede, aggiungendo che è stata causata da scelte immediate. Aggiungo che nei prossimi giorni, nei prossimi passaggi emendativi o nel passaggio al Senato, dove vi sarà il tempo per far quadrare i saldi, questi elementi verranno modificati. Il fatto che il Governo non modifichi i saldi vuol dire che qualche voce di spesa o di entrata, da adesso in tutta la finanziaria, al Senato o alla Camera, doveva essere modificata per ripristinare il FAS che, invece viene diminuito.

Quindi, nei giorni successivi anche il prossimo emendamento ed il seguente articolo saranno possibilmente fatti oggetto di modifiche da parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Di conseguenza, signor Presidente, è impossibile considerare che la questione sollevata dalle dichiarazioni del sottosegretario nascerà soltanto nel momento in cui arriveremo all'esame dell'articolo 57. Senza sapere a carico di quali voci il Governo intende ripristinare il fondo per le aree sottoutilizzate, noi procederemo in una condizione di confusione assoluta [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, prendo atto della correttezza e della disponibilità con cui la Presidenza della Camera ha prima interrotto i lavori e poi ricevuto i capigruppo dell'opposizione. Tutto è utile al fine di consentire la prosecuzione dei nostri lavori, anche se debbo sottolineare - l'avevamo detto prima e lo ha ricordato lei poco fa - che il tema sollevato con richiesta di accantonamento è relativo ad articoli successivi al 50 e che stiamo discutendo dell'articolo 8. Tra l'altro, il sottosegretario Letta, a nome del Governo, ha dato disponibilità rispetto ad una richiesta dell'opposizione, la quale ha esattamente chiesto di cambiare la copertura di alcune voci senza ricorrere al FAS. Il sottosegretario Letta ha dato disponibilità a modificare questa copertura durante il percorso; quindi non capisco dov'è il problema, soprattutto quando vengono accolte richieste dell'opposizione.

Per ciò che concerne il voto di fiducia, è un po' difficile comprendere come mai oggi, lo dico al presidente Fini, esso rappresenti un attentato alla democrazia, un modo di calpestare il Parlamento, di non accogliere le richieste e di non affrontare il dibattito parlamentare. Infatti, il presidente Fini, da Vicepresidente del Consiglio - l'abbiamo ricordato più volte -, negli ultimi tre anni ha posto per tre volte la questione di fiducia: non so se egli se ne sia dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti del deputato Fini)!

Anziché avanzare una richiesta del tutto provocatoria al Governo circa la questione di fiducia - tra l'altro, essendo stato Vicepresidente del Consiglio, dovrebbe sapere che la richiesta di fiducia è deliberata dal Consiglio dei ministri e non da un membro del Governo -, il presidente Fini dovrebbe rendere materialmente possibile questa richiesta tornando sulla sua proposta originaria. Avete presentato 3.500 emendamenti. Non credo siano tutti di contenuto. Tenete alcune decine di emendamenti su cui esercitare un vero confronto politico e ritirate gli altri 3.000; solo a questo punto diventerà agevole proseguire i lavori in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, forse una proposta di buon senso potrebbe un po' stemperare ciò che sta accadendo, giustamente, in quest'Assemblea, con la richiesta dell'opposizione.

Innanzitutto, la voglio ringraziare anch'io per l'attenzione che ha posto alle richieste dell'opposizione che, tra l'altro, sono fondatissime.

Le considerazioni svolte dal collega La Malfa penso abbiano anche chiarito - a chi, forse, non aveva ancora capito il problema - ciò che, in realtà, rappresenta la nostra richiesta.

Ritengo demagogiche le parole pronunciate dal collega Franceschini; infatti, si riferisce ai 3 mila emendamenti di nostra iniziativa, ma tralascia di riferirsi anche ai 1.900 presentati dal suo schieramento, ed ai 450 di iniziativa del Governo, nonché ai 250 della Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

 

ANDREA LULLI. Sta dando i numeri!

 

ANTONIO LEONE. Insomma, diamoci i numeri, come fa normalmente Franceschini; continuiamo a farlo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

 

PRESIDENTE. Colleghi...

 

ANTONIO LEONE. Per quale motivo, dopo avere votato l'articolo 8, non chiediamo alla Commissione se si possa passare all'esame dell'articolo 57-bis? Così, anzitutto verificheremmo la questione posta da noi circa le ammissibilità; quindi, verificheremmo la posizione vera del Governo in ordine alle coperture; infine, giungeremmo, per così dire, al sodo, peraltro evitando il rischio, paventato dal presidente Fini, che si ponga la questione di fiducia al fine di impedire il dibattito in Parlamento. Approviamo dunque l'articolo 8 e passiamo all'esame dell'articolo 57; si è pronti, la Commissione è pronta: non vedo perché non si possa accogliere tale proposta. Proseguiamo dunque su quegli argomenti con le carte in mano per verificare se quanto dichiarato dal Governo sia reale o se le coperture siano fittizie, ovvero se si intenda modificarle. Vedremmo, così, finalmente cosa il Governo intende fare di questa finanziaria, perché fino ad ora non lo abbiamo capito (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rao. Ne ha facoltà.

 

PIETRO RAO. La ringrazio, signor Presidente.

Ritengo che la proposta avanzata dal deputato Leone possa essere accolta; in fondo, mi pare sia opportuno che l'Assemblea riceva un chiarimento e che il Governo precisi meglio quali siano i termini di ciò che ha chiamato «transitorietà». Dobbiamo aggiungere che il Governo ha fallito in questo caso perché ha utilizzato il fondo per le aree sottoutilizzate, per così dire, come «ruota di scorta»; si tratta invero di un fondo che è stato utilizzato in modo assolutamente fittizio.

Volete darci prova della buona volontà della maggioranza di affrontare la questione e del fatto che i fondi per le aree sottoutilizzate non saranno intaccati? Ebbene, allora, dopo l'approvazione dell'articolo 8, passiamo immediatamente all'esame dell'articolo 57. Mi sembra una proposta ragionevole, che può mettere tutti d'accordo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

 

MAURO DEL BUE. Intervengo brevemente, signor Presidente, perché ritengo che siamo giunti veramente alla «commedia degli inganni». Si sapeva benissimo che non si sarebbe giunti all'esame dell'articolo 217 di questa legge finanziaria; lo si sapeva benissimo, anche a prescindere dal comportamento dell'opposizione. L'unico motivo per il quale il Governo, finora, non ha posto la questione di fiducia sull'approvazione della legge finanziaria è che ancora non esiste un testo definitivo che possa essere investito della votazione fiduciaria. Questa soltanto è la questione di fondo, tant'è che ancora vengono presentate proposte emendative dal Governo per definire il contesto legislativo sul quale, poi, porre la fiducia (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Colleghi...

 

MAURO DEL BUE. Emblematica in tal senso è stata la reazione registratasi dinanzi ad una affermazione pronunciata dall'onorevole Fini; a fronte della richiesta di rinviare all'esame dell'articolo 51 della finanziaria un chiarimento, ha chiesto esplicitamente di evitare il voto di fiducia e di arrivare davvero all'articolo 51. Si è levato un boato da parte dei banchi di centrosinistra; ciò è esemplificativo di una volontà.

Badate, io non ritengo che il voto di fiducia - rispondo così a Franceschini - sia un colpo di Stato o un atto illegittimo; è piuttosto uno strumento che il Governo può legittimamente utilizzare. Tuttavia, non dobbiamo prenderci in giro e continuare in una discussione sapendo che nella giornata di giovedì dopo il voto del Senato sul decreto-legge fiscale il Governo porrà sull'approvazione della legge finanziaria la questione di fiducia. Dichiaratelo senza paura, e sarete rispettati, almeno da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, abbiamo ascoltato dal presidente Fini e dall'onorevole Leone due proposte assolutamente ragionevoli sulle quasi, beninteso, si può non rispondere o tacere, perché chi tace acconsente. Come qualche ora fa ha ricordato il ministro Chiti, non vi è alcuna intenzione (o meno, non so se l'evoluzione della situazione ha portato ad altre considerazioni) di porre la fiducia. Non sappiamo ancora quale sia la configurazione che aveva proposto il relatore non solo rispetto a queste coperture. Infatti, il relatore aveva fatto un discorso che tutti avevamo apprezzato, sia all'interno della maggioranza che dell'opposizione.

Si trattava di un ragionamento generale che partiva dalle coperture e teneva in conto il miliardo in meno per la Sicilia e lo sviluppo. Lo stesso relatore aveva proposto di prendere quel blocco e far intervenire il ministro Padoa Schioppa, su richiesta dell'opposizione. Se il Governo non vuole far alcun cenno, almeno il presidente della Commissione o il relatore facciano sapere cosa si vuol fare su entrambe le ipotesi emerse nel dibattito di questo pomeriggio, sulla questione di fiducia e sulla più ampia ed interessante ipotesi della presenza del ministro Padoa Schioppa. Le cose che si dicono non sono indifferenti; siamo tutti interessati a tenere questo dibattito e al fatto che lei riconsideri la questione delle coperture. Sarebbe bene che a quel dibattito partecipasse anche il ministro Padoa Schioppa. Mi sembrerebbe inutile aver fatto queste riflessioni già nel pomeriggio - prima della sospensione e prima delle proposte avanzate dal presidente Fini e dal vicepresidente Leone - senza avere alcun tipo di risposta.

Quanto al problema degli emendamenti, mi permetto di intervenire perché tale questione è stata sollevata dall'onorevole Franceschini. Come tutti sappiamo, i tempi fissati dalla Presidenza consentono di discutere tutti gli emendamenti. Come tutti sappiamo e come è sempre successo almeno negli ultimi 15 anni di storia parlamentare, molti emendamenti possono anche non essere illustrati. Pertanto, non vi sono gli estremi per affermare che non è possibile terminare il lavoro della legge finanziaria nei tempi stabiliti né che vi è necessità - chissà per quale ragione, visto che non vi è ostruzionismo - di porre la fiducia. Vorremmo solo sapere questo per continuare a discutere dell'articolo 8 con cui avevamo iniziato i nostri lavori, grazie all'emendamento del Governo nella mattinata di oggi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Bianco. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione un minuto il tempo.

 

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, non entro nel merito della questione dibattuta dall'Assemblea con accenti polemici abbastanza accesi. Non voglio neppure giudicare il comportamento dell'opposizione, che fa la sua parte, né della creatività emendativa del Governo (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Vorrei però fare un serio richiamo al Regolamento, come parlamentare che assiste silenzioso e paziente all'andamento piuttosto singolare dei lavori della legge finanziaria. Questa è la mia diciottesima finanziaria, che vivo - se mi permette - anche con qualche angoscia.

Signor Presidente, rivolgo alla sua attenzione il mio richiamo per capire il percorso che dobbiamo ancora seguire fino alla conclusione dei lavori. Mi permetto di richiamare l'articolo 119, comma 2, del regolamento, che stabilisce come la legge finanziaria abbia la durata di 45 giorni. Quindi, viene indicato un termine preciso. Il comma 7 poi è estremamente importante. Voglio capire quale sarà il mio percorso.

 

PRESIDENTE. Deputato Bianco, la capisco ma il suo tempo...

 

GERARDO BIANCO. La discussione in Assemblea deve concludersi nell'ambito della sessione di bilancio (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Lasciate concludere il deputato Bianco.

 

GERARDO BIANCO. Credo che sia fondamentale capire quali sono le sue decisioni.

 

PRESIDENTE. Deputato Bianco, la prego, deve concludere.

 

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, lei mi prega, ma non posso...

 

PRESIDENTE. Lei ha a disposizione il suo tempo, come tutti.

 

GERARDO BIANCO. Se vuole posso anche smettere, ma credo di aver diritto ad un chiarimento sulla corretta interpretazione. I 45 giorni stanno per scadere e siamo arrivati soltanto all'articolo 8. Vorrei sapere quale sarà il percorso finale e come si intende chiudere questa sessione (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e Misto-Movimento per la Autonomia)...

 

PRESIDENTE. Ho dato la parola ai rappresentanti di tutti i gruppi sulla comunicazione resa. Il deputato Leone ha chiesto che dopo il voto dell'articolo 8 si passi direttamente all'esame degli articoli riferiti agli emendamenti che contengono una copertura sul fondo per le aree sottoutilizzate. Su questa richiesta sentirò il parere del relatore e la porrò in votazione dopo l'articolo 8; nel caso venisse reiterata, chiamerò a parlare un deputato a favore ed uno contro.

 

ELIO VITO. Dica il Governo se intende porre la questione di fiducia!

 

PRESIDENTE. Per favore, il Presidente ha risposto. Il Governo è libero di replicare o di non replicare.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 0.8.500.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 537

Votanti 520

Astenuti 17

Maggioranza 261

Hanno votato 244

Hanno votato no 276).

Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento il deputato Jannone. Chiedo se l'intervento sia attinente agli emendamenti in esame.

 

GIORGIO JANNONE. Grazie, signor Presidente. Certamente, il mio intervento è attinente agli articoli in esame, perché lei sa - e faccio appello alla sua sensibilità istituzionale - che la legge finanziaria è una legge di bilancio e di budget, quindi non vi è alcun articolo avulso dall'altro. Questo articolo, come gli altri, fanno parte di un tutt'uno.

Presidente, le voglio ricordare che ciò a cui abbiamo assistito oggi va totalmente contro il regolamento della Camera, al quale faccio appello. In prima istanza, signor Presidente, si è parlato di una copertura che verrà poi stravolta nei fatti. Lei sa che questa è una legge di bilancio che - lo ripeto ancora una volta - è un tutt'uno e non si può parlare di una copertura per poi stravolgerla in seguito. Peraltro, questo non è mai accaduto! Ciò che ha detto l'onorevole Letta non è altro che un'interpretazione autentica del Governo su questo preciso punto. Infatti, ciò che dice il Governo assume un senso ed una valenza legislativa ed istituzionale.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, ma non è possibile continuare su questo argomento, che abbiamo già affrontato!

GIORGIO JANNONE. Torno subito all'articolo...

 

PRESIDENTE. Scusi, è una questione di lealtà. Il punto è stato affrontato e risolto.

 

GIORGIO JANNONE. Il Governo è stato chiamato...

 

PRESIDENTE. La prego: lei ha esposto un parere su cui siamo già passati ripetutamente. Ho svolto una comunicazione e su di essa è intervenuto un rappresentante per gruppo.

 

GIORGIO JANNONE. Presidente, mi toglie la parola su un richiamo al regolamento!

 

PRESIDENTE. Noi abbiamo concluso sul punto in discussione con una comunicazione del Presidente e con un giro di interventi di tutti i rappresentanti dei gruppi.

È stato dato anche atto di una correttezza; vi prego pertanto di non riaprire la discussione perché questo è inammissibile.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Presidente, nessuno vuole riaprire discussioni peraltro rinviate, più che chiuse. Tuttavia, io la inviterei anche ad una maggiore attenzione. L'onorevole Bianco ha posto un richiamo effettivo al regolamento, mentre è stato trattato come se fosse stato un intervento a titolo personale - in dissenso da non so che cosa -, per un minuto. L'onorevole Bianco ha richiamato dei precisi articoli del regolamento e delle precise disposizioni sulle quali tutta l'Assemblea avrebbe diritto ad una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)...

 

PRESIDENTE. La prego!


ELIO VITO. No, Presidente! L'onorevole Jannone stava ponendo una questione nell'ambito di un richiamo al regolamento. Infine, Presidente, credo che con riferimento a più parti, a cominciare dal presidente Fini, sia stata rivolta una richiesta al Governo.

Sicuramente, il rappresentante del Governo può rispondere e dire se vuole o meno porre la questione fiducia; ma l'unica cosa che il rappresentante del Governo non può fare è mostrare disprezzo nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)! Questo, Presidente, credo che starà a cuore anche a lei! Non è ostruzionismo chiedere che un rappresentante del Governo si alzi e dia una risposta ai gruppi dell'opposizione su una questione che per noi è centrale. Infatti, Presidente, converrà con noi che, se il Governo ha intenzione di porre la questione di fiducia, tutto il rinvio all'articolo 53 e 57, evidentemente, non serve.

Se, invece, il Governo non ha intenzione di porre la questione di fiducia, siamo tutti in buona fede ed è una questione della quale possiamo anche discutere fra 48 o 96 ore. Tutto qui! Dopo di che, il Governo dica che non è in grado di decidere, che non ha deciso o che non ce lo vuole dire! Ma credo sia impossibile che il Governo faccia finta di non aver ascoltato le richieste del Parlamento! È qui per rispondere alle nostre questioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Applausi polemici del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE Insisto nel chiedere, sulla base di una comunicazione che è stata anche il frutto di un confronto, di consentire uno sviluppo della discussione nei termini consoni alla stessa.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Presidente!

 

PRESIDENTE. Chiede di parlare sull'ordine dei lavori?

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Vorrei intervenire sul mio subemendamento 0.8.500.8 (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo)...

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.8.500.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, si è parlato spesso di ostruzionismo sia negli interventi sia nell'attività subemendativa. Questa proposta emendativa, come il mio subemendamento 0.8.500.6 approvato poco fa, è la dimostrazione che non necessariamente l'attività subemendativa è ostruzionistica, dal momento che ci si propone di migliorare il testo.

In particolare, nel subemendamento viene previsto un tetto di 20 mila euro per quanto riguarda la tassa di scopo che dovrebbe essere a carico solo dei soggetti che hanno un reddito superiore a 20 mila euro. Pertanto, si tratta di un lavoro di buonsenso; non necessariamente tutto ciò che fa l'opposizione è ostruzionismo! Sia chiaro almeno questo!

Qualora, inoltre, dovesse essere approvata questa proposta emendativa, ritiro il mio successivo subemendamento 0.8.500.9.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.8.500.8, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi del gruppo Lega Nord Padania).

 

(Presenti 536

Votanti 517

Astenuti 19

Maggioranza 259

Hanno votato 514

Hanno votato no 3).

Ricordo che il subemendamento Garavaglia 0.8.500.9 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione del subemendamento Zorzato 0.8.500.4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei esprimere alcune considerazioni a conferma di quanto affermato dal collega Garavaglia. Sono state presentate una serie di proposte emendative, ad esempio il subemendamento Zorzato 0.8.500.4, da noi pienamente condiviso, per rendere meno onerosa nei confronti dei cittadini la tassa di scopo prevista dall'articolato in esame.

Il subemendamento in esame interviene direttamente sull'emendamento 8.500 del Governo che, complessivamente, tenta di mitigare il percorso, negativo, seguito con l'introduzione di questa tassa, cercando di eliminarne gli aspetti evidentemente blandi. L'emendamento del Governo, infatti, si propone di aggiungere il comma c-bis) del seguente tenore: «l'eventuale applicazione di esenzioni, riduzioni o detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti, in relazione all'esistenza di particolari situazioni sociali o reddituali».

Con il subemendamento Zorzato si intende sopprimere la parola «eventuale» e, conseguentemente, le parole: «riduzioni o detrazioni». Ciò rende, quindi, più coercitivo e chiaro l'intervento disposto. Questa è la filosofia di tutta l'attività subemendativa dell'opposizione, sempre orientata a razionalizzare gli interventi, a mitigare il complesso dei danni che crea questo percorso di progressiva vessazione nei confronti dei cittadini. È un intervento che punta a rendere il testo molto più comprensibile.

Una delle caratteristiche che l'attività emendativa del Governo e della maggioranza ha evidenziato è stata quella di complicare il testo con norme difficilmente comprensibili e applicabili, laddove assegniamo ai comuni una serie di facoltà relative alla tassa di scopo, che comunque conferisce agli stessi la responsabilità di effettuare scelte puntuali, ma rende anche meno chiaro il percorso di adozione della tassa di scopo.

Resta invariato, ovviamente, il giudizio più ampio su questa ulteriore gabella e imposizione. È stato fatto un lavoro sulla riduzione di risorse per gli enti locali; restano comunque il gravissimo principio del taglio nei confronti di tutti i nostri comuni e il pesante onere che le amministrazioni locali potranno scaricare sui cittadini attraverso la scelta che porta la responsabilità in capo non solo alle giunte, ma anche ai consigli comunali, in modo che la volontà del popolo rappresenti un punto di riferimento fermo, chiaro, preciso e puntale, su cui l'amministrazione deve rispondere nel momento in cui decide, non esclusivamente come facoltà, di riportare questa ulteriore gabella nel dibattito in seno al consiglio comunale, dove ci sono le rappresentanze piene della democrazia e le rappresentanze dei cittadini, così come avviene in taluni comuni, quando si tratta di deliberare in sede consiliare l'aliquota dell'ICI.

Si tratta quindi di un intervento complessivamente positivo, che va nello spirito dell'attività subemendativa dell'opposizione, fino ad oggi sempre responsabile, chiara e puntuale. Alleanza Nazionale voterà e sosterrà con forza questo subemendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LA LOGGIA. Presidente, devo dire che ci siamo sentiti un po' trascurati. Abbiamo assistito ad una legittima passeggiata del sottosegretario Letta verso il capogruppo Franceschini. Vorremmo capire se il sottosegretario abbia preannunciato a Franceschini quale sarà la risposta che darà all'Aula o se, al contrario, sia stato Franceschini a suggerire a Letta cosa eventualmente dire (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo). Credo sarebbe giusto e doveroso conoscere le intenzioni del Governo. Reiteriamo perciò la richiesta alla Presidenza affinché chieda a sua volta al Governo di assolvere a questo elementare dovere.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Ha già parlato La Loggia!

 

GUIDO CROSETTO. Grazie, onorevole Boato, ma penso che sia ancora possibile parlare a titolo personale!

Vorrei riprendere il discorso svolto dal collega Alberto Giorgetti in relazione a questo articolo. Il sottosegretario Grandi oggi ha «venduto» questo emendamento del Governo come un passo in avanti a fronte delle richieste giunte dall'opposizione. Così sarebbe, perché se lei non elimina l'aggettivo «eventuale» si vanifica il contenuto delle parole che seguono. O vi è un'applicazione delle esenzioni a favore di determinate categorie, quelle più deboli, oppure l'eventualità rende assolutamente superfluo questo articolo, perché viene comunque concessa la possibilità (e non diventa un obbligo) che il legislatore prevede per determinate categorie.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. L'onorevole Fini ha posto una domanda che non ha avuto ancora una risposta. La risposta doveva essere sia di carattere politico sia di carattere sostanziale. Di carattere politico, perché credo che il Governo abbia il dovere di dare una risposta ad un legittimo interrogativo posto in questa aula (Commenti dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo)...

 

MARCO BOATO. L'argomento è chiuso!

 

GIUSEPPE CONSOLO. Colleghi, io non vi ho interrotto e vi prego di fare lo stesso (Vivi commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Per favore, per favore! Evitiamo inutili, ulteriori turbative. Invito l'Assemblea a lasciare svolgere l'intervento, qualunque sia il contenuto.

Prego, deputato Consolo.

 

GIUSEPPE CONSOLO. L'onorevole Franceschini ha dato una risposta completamente estranea alla domanda, perché egli ha ricordato all'onorevole Fini che esiste la possibilità di porre la questione di fiducia. Grazie tante, lo sapevamo! Il problema è se questa facoltà sarà o meno esercitata! Sono ancora in attesa di risposta.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, intendo sottrarre soltanto pochi secondi alla maggioranza, per leggere il testo del subemendamento che voteremo tra poco. La norma di cui stiamo discutendo prevede che i comuni possano deliberare l'istituzione di un'imposta di scopo, mentre l'emendamento 8.500 del Governo stabilisce che i comuni medesimi possano decidere eventualmente l'applicazione di esenzioni, riduzioni o detrazioni in favore di alcune fasce di soggetti deboli o protetti. Possono, eventualmente. Se questo emendamento del Governo ha un senso, allora il termine «eventuale» deve essere assolutamente eliminato. Credo che il Governo condivida questa osservazione, ma che non ci voglia dare soddisfazione. Datela voi ai cittadini che si trovano in particolari situazioni dal punto di vista sociale. Credo che cancellare il termine «eventuale» sia doveroso. Altrimenti, questo emendamento del Governo diventa una foglia di fico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

ROBERTO MENIA. No! No! Signor Presidente, per favore!

 

PRESIDENTE. Un momento, un momento...!

Ricordo che la prima parte del subemendamento Zorzato 0.8.500.4 è assorbita dall'approvazione del precedente subemendamento.

Pertanto, porrò in votazione il subemendamento Zorzato 0.8.500.4 limitatamente alla seconda parte, relativa alla soppressione delle parole: «riduzioni o detrazioni». Avverto che anche i successivi subemendamenti Marinello 0.8.500.1 e Zorzato 0.8.500.3 sono assorbiti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zorzato 0.8.500.4, nella parte non assorbita, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

ROBERTO MENIA. Il collega aveva chiesto di parlare!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 530

Votanti 513

Astenuti 17

Maggioranza 257

Hanno votato 244

Hanno votato no 269).

Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro non è riuscito a votare.

Passiamo alla votazione...

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, la stanno chiamando (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Sto per darle la parola, deputato Menia!

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.500 del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menia. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Allora, evidentemente, non deve passare ai voti...!

Signor Presidente, so che lei ha difficoltà a guardare a destra. Tuttavia, qui c'era una selva di mani alzate. Essendo stato posto un problema politico al quale non abbiamo avuto una risposta, tutti i deputati del gruppo stanno chiedendo di parlare a titolo personale. Se lei finge di non vedere le mani alzate è un problema suo, ma diventa anche un problema nostro quando si verifica una limitazione della democrazia e del diritto di parola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo soltanto per una precisazione, prima di passare al voto dell'emendamento 8.500 del Governo. Mi riferisco ai due subemendamenti approvati, cioè i subemendamenti Garavaglia 0.8.500.6 e Garavaglia 0.8.500.8. Quest'ultimo è da ritenere aggiuntivo del precedente, in modo da evitare confusione nel testo. Pertanto, si dovrà leggere nel modo seguente: «con particolare riferimento ai soggetti che già godono di esenzioni e riduzioni sul versamento dell'ICI sulla prima casa, con particolare riferimento ai soggetti con reddito inferiore a 20 mila euro».

 

PRESIDENTE. Ne terremo conto in sede di coordinamento formale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Contento. Ne ha facoltà.

 

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, ribadiamo la nostra perplessità di fronte alla mancata risposta del Governo anche in occasione del voto di questo emendamento. Dal momento che nel testo del provvedimento si inserisce, tramite l'emendamento 8.500 del Governo, una eventuale applicazione di esenzioni, riduzioni o detrazioni, pensiamo di dover sottolineare che una eventuale risposta del Governo sarebbe gradita perché ci farebbe lavorare meglio e limiterebbe gli errori che questo Esecutivo, anche sul piano dell'aumento della imposizione fiscale, continua a commettere ai danni dei contribuenti e dei cittadini italiani.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Angela Napoli. Ne ha facoltà.

 

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo perché non solo continuiamo a non avere risposte alle domande poste, ma addirittura viene formulata, da parte del presidente della Commissione bilancio, la proposta di considerare un subemendamento aggiuntivo ad altro emendamento e prendiamo atto che tale subemendamento aggiuntivo dovrebbe essere definito tale in sede di coordinamento. Ci rendiamo conto di cosa sta avvenendo? Quale finanziaria stiamo votando? Questo è il problema.

Parliamo, addirittura, di coordinamento per emendamenti aggiuntivi su un argomento importante come la tassa di scopo. Rendiamoci conto di ciò che facciamo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, ero presentatore di una proposta emendativa sulla tassa di scopo, che ho ritirato quando ho letto la motivazione del parere della I Commissione, che riguardava l'incostituzionalità dell'imposta di scopo per il meccanismo finanziario dei comuni che prevede che non vi sia una destinazione specifica a singole entrate da parte del comune, ma che tutto il bilancio, dalla parte delle entrate, possa essere destinato alle diverse spese.

Come è stato ricordato dai colleghi, di fronte ad una serie di sentenze della Corte costituzionale stiamo discutendo del cosiddetto sesso degli angeli.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, parlando proprio dell'imposta di scopo, ci si può ricollegare al capitolo relativo ai piccoli comuni, per non dire quanto già affrontato ieri sull'articolo 8, dove sottraendo una cifra consistente di molti milioni di euro ed assestando un colpo di questo livello, avete accontentato anche i piccoli comuni utilizzando lo stesso fondo.

Questa è la dimostrazione che bisogna realmente, come ha chiesto precedentemente il vicepresidente del gruppo di Forza Italia, Leone, passare ad esaminare l'articolo 57 e gli articoli seguenti relativi alla copertura degli investimenti con i fondi delle aree sottoutilizzate. È dovere del Governo, prima di votare l'articolo 8, spiegare quale sia la vera copertura che emergerà al Senato e, speriamo, anche in quest'aula, per non fare una «finta» finanziaria. Il Governo deve dire qual è lo scopo e dove troveranno i fondi per coprire le spese.

Il sottosegretario Letta, autorevole esponente, ha parlato di priorità come l'università, la protezione civile e il fondo per le aree sottoutilizzate. Non si capisce bene dove siano le coperture per affrontare tali questioni che stanno tanto a cuore del Governo. Riteniamo che si stia semplicemente cercando di mascherare la grande confusione della maggioranza, come è dimostrato dalla continua presentazione di emendamenti.

Siamo pienamente convinti che anche questa notte si continuerà a «sfornare» emendamenti, portati a turno dalla Commissione, come sappiamo che sta facendo, e domani dal Governo. Speriamo che le risorse non continuino ad essere prese dal fondo per le aree sottoutilizzate, anche perché già vi sono danni gravi, procurati dal fatto che molte regioni del sud sono uscite dall'obiettivo 1.

Già quello era un motivo sufficiente per non intaccare quei fondi. La questione poi riguarda anche i piccoli comuni, che incontrano molte più difficoltà dei comuni di dimensioni maggiori. Tali situazioni, spesso, si incontrano purtroppo al sud, in zone con grandissime difficoltà e in aree sottoutilizzate.

Credo quindi sia veramente necessario l'impegno del Governo a fare chiarezza su dove si reperirà la copertura. Certamente va chiarito che il 50 per cento dei fondi per le aree sottoutilizzate non verrà toccato. Questo è l'obiettivo finale. È necessario che ci venga spiegato quali sono le compensazioni per le zone che si trovano già in grandi difficoltà. Lo ripeto, queste aree non si trovano soltanto nel sud, ma anche nelle valli bergamasche, in zone a forte depressione. È certamente vero che queste aree sono più concentrate al sud, ma sono comunque presenti anche in molte altre parti d'Italia.

Ritengo che questo atteggiamento sia ovvio e comprensibile: il Governo si trova in grande difficoltà nel reperire i fondi. Ma questo vuol dire che voi procedete a vista, che state cercando le soluzioni e le coperture, e probabilmente le troverete, purtroppo, nel momento in cui avrete approvato al Senato, finalmente, il decreto in materia fiscale, per poi ottenere i necessari saldi e porre quindi la questione di fiducia. Credo sia questo il vostro vero obiettivo.

Deve terminare questa pantomima all'interno della Camera, che deve essere rispettata. È giusto che ci sia, a questo punto, non l'ostruzionismo ma chiarezza, affinché si possa andare avanti con un chiarimento forte, come richiesto da tutti i gruppi dell'opposizione, che hanno il diritto di ascoltare in aula il viceministro D'Antoni, responsabile per lo sviluppo del Mezzogiorno, il ministro Bersani, l'ideatore, in pratica, di tutte le tassazioni introdotte dalla manovra finanziaria, insieme al collega Visco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, il collega Zorzato in precedenza ha posto una domanda alla quale non si è in grado di ottenere risposta. Il collega Zorzato, in maniera molto intelligente e puntuale, ha ricordato che il termine «eventuale» è di troppo nell'emendamento in esame. Dunque, vi è un «eventuale» di troppo: eliminando tale termine il problema sarebbe risolto. Rispetto a questo «eventuale» di troppo, non c'è risposta da parte del Governo, il quale usa questa «eventualità» di rispondere come una «eventualità» di meno. C'è una «eventualità» di troppo nell'emendamento e una «eventualità» di meno nell'atteggiamento del Governo, il quale non intende rispondere al Parlamento.

Come possiamo allora continuare i nostri lavori? Siamo nell'impossibilità di sapere quello che stiamo facendo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare le incongruenze della maggioranza e del Governo su questa vicenda. Da una parte si prevede la copertura per un sostegno ai piccoli comuni, attraverso oltre 200 milioni di euro sottratti direttamente al Fondo per le aree sottoutilizzate. Dall'altra parte si effettua un taglio dei trasferimenti statali ai comuni, introducendo vincoli stringenti - complessivamente - su tutti i comuni, relativamente al patto di stabilità, a parte i comuni con meno di cinquemila abitanti. Infine, si scarica la responsabilità fornendo un'indicazione molto generica sul fatto che il comune dovrebbe farsi carico anche dell'individuazione di un'eventuale esenzione per chi sia soggetto al pagamento dell'ICI sulla prima casa e abbia un reddito inferiore a 20 mila euro, senza però individuare con precisione la platea dei soggetti che dovrebbero beneficiare dell'eventuale esenzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.

 

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, anzitutto sarebbe opportuno definire esattamente questo nuovo balzello, che non è una tassa, come genericamente viene definita, ma un'imposta. Nella fattispecie è un'addizionale su un'imposta pagata dai proprietari di casa e solo da essi perché è un'addizionale sull'ICI. A questo punto penso di dover dire che quando ieri il sottosegretario Grandi asseriva che grazie alla finanziaria di questo Governo l'ICI diminuirà per i proprietari di immobili, diceva il falso. E ciò è tanto vero che, se un comune dovesse seguire la strategia di questo Governo, fatalmente dovrebbe aumentare l'imposizione fiscale ai proprietari di immobili, senza neppure la distinzione tra coloro che possiedono la prima, la seconda, la terza o la quarta casa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, resta il nostro parere contrario sulla previsione di una tassa di scopo. Noi pensiamo che sia sbagliato aumentare un'imposta sbagliata. Con la soppressione dell'imposta di soggiorno, l'ICI mantiene il primato di essere l'imposta più iniqua del nostro sistema tributario. Se avessimo approvato l'imposta di soggiorno, questa palma sarebbe andata alla tassa di soggiorno. È un'imposta iniqua perché è un'imposta patrimoniale: non colpisce il reddito, ma colpisce il patrimonio. L'unica possibilità che aveva l'imposta ICI per rimanere nel nostro panorama fiscale era il suo collegamento con le opere di miglioramento eseguite nel territorio in cui insistono gli immobili che pagano l'ICI. Si diceva: va sulla spesa corrente. I fautori dicevano: sì, bene, va sulla spesa corrente. Però sulla spesa corrente ci sono anche gli oneri derivanti dai mutui che i comuni sono obbligati a stipulare per costruire quelle opere. Se noi oggi diciamo che dobbiamo imporre una tassa in più per coprire le opere realizzate sul territorio, releghiamo l'ICI ad un ruolo che non le è proprio, cioè quello di coprire la spesa corrente. Perciò, questa tassa di scopo peggiora la posizione dell'ICI.

Siamo però favorevoli all'emendamento 8.500 presentato dal Governo. Si tratta di una proposta che noi avevamo avanzato nella giornata di ieri. Siamo contenti, soddisfatti e orgogliosi che il Governo abbia deciso di farla propria. L'emendamento va nel senso di salvaguardare almeno i redditi più deboli dallo stillicidio di imposte comunali che immettiamo con questa legge finanziaria. Con questo emendamento stabiliamo che, per particolari situazioni sociali o reddituali, una parte dei possessori degli immobili possono non essere colpiti da questa super ICI. Lo ripeto: si tratta di una proposta che abbiamo avanzato ieri, che noi però, nella giornata di ieri, avevamo esteso non solo alla tassa di scopo, ma anche all'addizionale IRPEF.

Pertanto, ribadiamo in questo consesso che è indispensabile che al Senato il Governo presenti un emendamento analogo a questo all'articolo 7, che prevede l'introduzione dell'addizionale IRPEF. In quel caso questa norma diventa ancora più importante. Guardate, sto esaminando i primi bilanci che arrivano dai comuni. Non c'è un comune in Italia che sta lavorando sul bilancio che non sia costretto ad aumentare l'addizionale IRPEF in maniera pesante. Alcuni sono costretti anche ad introdurre subito la tassa di scopo per alcune opere. Se non salvaguardiamo i redditi bassi dall'addizionale, che arriva allo 0,8 più l'1 per cento imposto dalle regioni - quindi, diventa un'imposta importante -, vanificheremo di gran lunga l'esiguo vantaggio che questi redditi hanno avuto dalla manovra delle aliquote che abbiamo fatto a livello centrale. Quindi, la raccomandazione forte è quella presentare un emendamento analogo anche all'articolo 7 in Senato. Ciò diventa indispensabile.

Preannuncio quindi il voto contrario sulla tassa di scopo, e dunque sull'articolo 8 nel suo complesso, e il voto favorevole su questo emendamento, che recepisce un'istanza - lo ripeto - venuta dal mio gruppo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, colgo l'occasione offerta da questo emendamento per esprimere la mia stima nei confronti del deputato Gerardo Bianco, il quale ha tentato di denunciare alla Camera la violazione degli articoli 118, 119, 120 e 121 del nostro regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia); il deputato Bianco ha tutta la nostra stima per l'impegno che ha sempre profuso nell'attività parlamentare!

Vorrei poi invitare l'intera Assemblea ad esprimere solidarietà anche nei confronti del presidente della Commissione, Duilio, e del relatore Ventura, i quali vengono vessati, raggirati, smentiti e, nonostante la loro correttezza parlamentare, viene loro impedito di fare il proprio dovere, offendendone la dignità di uomini e di parlamentari!

Credo che tutta l'Assemblea, indipendentemente...

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare...

 

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, sto finendo!

 

PRESIDENTE. No, no, ha finito il suo tempo (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei deve far rispettare il regolamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Vergognatevi per quello che state facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, credo che l'espressione di solidarietà manifestata dal collega Buontempo nei confronti del presidente della Commissione bilancio e del relatore sia da condividere. Siamo in presenza di una gimcana, di un percorso ad ostacoli di questa normativa: se coordiniamo alcune norme già approvate (mi riferisco ai subemendamenti Garavaglia 0.8.500.6 e 0.8.500.8) con il testo governativo, ci troviamo di fronte ad un caravanserraglio di norme. Sono messi in discussione anche gli ambiti oggettivi e soggettivi del tributo.

L'emendamento del Governo prevede la possibilità di applicare detrazioni, riduzioni ed esenzioni con particolare riferimento ai soggetti che non superino un determinato reddito o che si trovino in particolare situazione, ma è tutto indefinito.

 

PRESIDENTE. La prego...

 

MAURIZIO LEO. Quindi, bisogna che la norma di legge chiarisca esattamente chi sono i soggetti destinatari, altrimenti è come confondere le imposte con le persiane!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non entrerò nel merito della questione che già è stata notevolmente sviscerata, ma vorrei sottolineare un aspetto. Questa norma, di fatto, introduce un'ulteriore stratificazione, un'ulteriore tassa sul patrimonio più caro agli italiani, vale a dire la casa, in un momento in cui, tra l'altro, assistiamo ad una fase depressiva del mercato immobiliare.

Vorrei ricordare all'intera Assemblea che quando in Italia si ferma il mercato immobiliare si creano le premesse per una stagnazione economica. Questo è ciò che si sta determinando, tassa dopo tassa, ed è giusto che ne abbiate la consapevolezza e che ve ne assumiate la responsabilità.

In conclusione, Presidente, mi rivolgo a lei per correggere una piccola imperfezione. Poco fa, dopo essere rientrato in aula, ha avuto un lapsus: ha parlato di «aree sottosviluppate»; si tratta di aree sottoutilizzate. Il lapsus freudiano, evidentemente, nascondeva qualcos'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

 

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, nell'intervento di ieri ho illustrato tutte le negatività di questa tassa di scopo ed i colleghi, oggi, hanno ripreso la tematica.

Al termine del mio intervento avevo sollecitato un'attenzione per le fasce deboli. Credo che la modalità con la quale il Governo affronta questo tema sia inaccettabile, e mi riferisco all'eventuale possibilità data ai comuni di considerare le fasce deboli. Bisogna chiarire con estrema definizione questo aspetto. Mi auguro che ciò venga fatto nel prosieguo dell'esame del provvedimento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, avendo ascoltato con grande attenzione i numerosi interventi che, legittimamente, i colleghi dell'opposizione stanno svolgendo, compreso l'ultimo dell'onorevole Zanetta, ma anche quelli degli onorevoli Campa, La Loggia ed altri, ho notato che tutti hanno rilevato una contraddizione, che andrebbe eliminata, tra l'emendamento 8.500 del Governo e il riferimento alla parola «eventuale». Vorrei ricordare ai colleghi, possibilmente richiamando l'attenzione del Governo, del presidente della Commissione e del relatore - ma, soprattutto sua, signor Presidente, perché lei è il garante delle nostre votazioni - che abbiamo votato, poco tempo fa, il subemendamento Garavaglia 0.8.500.6, che prevedeva la soppressione della parola «eventuale» e l'Assemblea l'ha approvato pressoché all'unanimità. Quindi, suggerirei ai colleghi che auspicano che la parola «eventuale» sia soppressa da questo emendamento, di prendere atto che con l'approvazione del subemendamento Garavaglia 0.8.500.6 la parola «eventuale» è già stata soppressa e che sono inutili decine di interventi in cui si chiede di eliminare questa parola, che lo ripeto, è già stata soppressa (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

 

PRESIDENTE. La Presidenza conferma la sua interpretazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento 8.500 del Governo, dopo aver rilevato che ritengo politicamente scorretto il «saccheggio» operato nei confronti del fondo per le aree sottoutilizzate, al di là delle promesse pronunciate poco fa dal Governo.

Passo al merito dell'emendamento 8.500 del Governo, ricordando come la manovra finanziaria determinerà nel paese un aumento della pressione fiscale complessiva. Lo fa con la rimodulazione delle aliquote IRPEF, lo fa con le addizionali, lo fa con la tassa di scopo, che altro non è se non un'addizionale, un aumento del 5 per mille sull'imposta ICI. I soggetti passivi saranno i proprietari degli immobili, perché, per la disciplina prevista, si applicheranno le norme sull'imposta comunale sugli immobili. Vi sarà, dunque, un aggravio per tutti i proprietari di casa, un aggravio obbligatorio. Mentre noi, quali membri del gruppo di Alleanza Nazionale, proponevamo di ridurre la pressione fiscale anche sui proprietari di immobili, specialmente per coloro che possiedono la prima casa di abitazione, con questa imposta di scopo si aumenta la pressione fiscale e, soprattutto, non vi è alcun collegamento tra coloro che potranno utilizzare le opere da essa finanziate e...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sembra un gioco di parole, ma lo scopo di questa tassa di scopo non è la tassa di scopo, che sarebbe molto condivisibile, ossia che un'amministrazione comunale, allo scopo di fare la fognatura nuova, dice ai suoi cittadini «per la mia responsabilità vi propongo questo: datemi 100 lire ciascuno e la facciamo». Lo scopo di questa tassa di scopo è un altro: quello di dare ai comuni la possibilità di far rientrare nelle proprie casse ciò che è stato loro «tagliato» a Roma.

Al di là del gioco di parole, questa non è una vera tassa di scopo. È apprezzabile l'emendamento presentato dal Governo, sul quale molti di noi hanno presentato subemendamenti, e noi voteremo a favore di tale emendamento, perché esso è coerente con tutti i ragionamenti che si sono svolti in quest'aula da parte del centrodestra. Tuttavia, la tassa di scopo di questa proposta è assolutamente inaccettabile, perché è esattamente il contrario di ciò che propone. Grazie.


PRESIDENTE. Grazie a lei.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gamba. Ne ha facoltà.

 

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, l'imposta di scopo - perché di ciò si tratta, e non di una tassa, come certamente è opportuno ricordare - è una delle dimostrazioni più evidenti di quanto fossero in precedenza - e siano attualmente - false le ripetute dichiarazioni del Governo di non voler e di non riuscire ad aumentare la pressione tributaria complessiva. È chiaro che, al di là della rimodulazione delle aliquote dell'IRPEF, la previsione e la proliferazione di nuove imposte, dei generi più diversi, comporterà - e comporta già, in tutta evidenza - un forte incremento della pressione tributaria.

Al di là delle dissertazioni dell'onorevole Boato, che ha peraltro ragione sulla parola «eventuale», il fatto che attualmente non vi sia più questa parola non cambia la sostanza dell'eventualità riguardo alle esenzioni, pur auspicabili, perché è evidente che se l'articolo attribuisce la facoltà ai comuni di prevedere le ricordate imposte, concede ai medesimi anche la facoltà di prevedere o meno le detrazioni o le attribuzioni. Quindi, non cambia la sostanza...

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Minasso. Ne ha facoltà.

 

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, desidero ringraziare l'onorevole Boato per il suo suggerimento, nonché per l'attenzione che egli presta ai nostri interventi. Quando si parla di imposta di scopo, è chiaro che si tratta di un tributo addizionale per chi già paga l'imposta comunale sugli immobili; essa, pertanto, colpisce non il reddito, ma il patrimonio dei contribuenti.

Non serve, dunque, discutere su espressioni come «eventualmente», «fasce deboli» o «fasce protette». In verità, non riusciamo a capire quasi più nulla, poiché non si comprendono più le vere intenzioni di questo Governo. Infatti, non si capisce quale sia la reale volontà nei confronti dei contribuenti non solo in questo caso, ma anche con riferimento all'intera manovra finanziaria.

Riscontro esservi una confusione ormai totale, da parte del Governo, che ha contagiato anche l'Assemblea: pertanto, il nervosismo pervade ormai quest'aula.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere...!

 

EUGENIO MINASSO. Ascoltiamo con preoccupazione una dichiarazione resa dal sottosegretario Letta e...

 

PRESIDENTE. Grazie: ha esaurito il suo tempo a disposizione!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Catanoso, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

 

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza di un'imposta di scopo che pare avere solamente uno scopo: continuare a tassare i nostri concittadini!

Ancora una volta, ciò che appare è la volontà del Governo di non dialogare con l'opposizione. Ritengo che avrebbe potuto essere proprio questa la volta buona per condividere una scelta: si poteva decidere insieme, infatti, di delimitare la possibilità di tassare alcuni ceti che versano in condizioni di difficoltà. Constato che anche in questo caso, invece, la maggioranza non ha intenzione di dialogare e di condividere con l'opposizione le scelte in questo ambito.

Credo che la richiesta, avanzata legittimamente dall'opposizione, di capire se sarà posta o meno la questione di fiducia sia stata accantonata, poiché il Governo ha mostrato la sua volontà di non rispondere...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere...!

 

BASILIO CATANOSO. ... esclusivamente per nascondere, ancora una volta, la propria faccia dietro...

 

PRESIDENTE. Grazie!

 

BASILIO CATANOSO. ... la possibilità che questo Esecutivo possa farlo...

 

PRESIDENTE. Grazie!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho già avuto modo di assistere, a livello regionale, ad alcune esperienze di imposte di scopo. Ad esempio, in una regione da me conosciuta, è stata introdotta un'imposta di scopo per interventi a favore della viabilità; successivamente, invece, essa si è rivelata essere finalizzata a ripianare i deficit del comparto sanitario!

Il rischio che si corre è appunto questo, signor Presidente. Vorrei osservare che, quando si riducono trasferimenti agli enti territoriali in una misura così pesante, come viene stabilito dal disegno di legge finanziaria in esame - e vorrei ricordare che, nella scorsa legislatura, noi venivamo accusati di trattare in questo modo gli enti locali! -, accadrà, inevitabilmente, che l'imposta di scopo avrà solamente il fine di compensare quanto è stato «maltolto» da Roma!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Boato che è vero che nel testo dell'emendamento che ci accingiamo a votare non è più contemplata la parola «eventuale», ma è pur sempre previsto il termine «possibilità», la quale, conoscendo i sindaci del centrosinistra (che, purtroppo, sono la maggior parte) significa «certezza»!

Vorrei leggere all'Assemblea quanto dichiarato dal sindaco Domenici circa la soppressione della tassa di soggiorno di queste ore: «(...) Sul contributo turistico, il comportamento del Governo è stato dannoso e incomprensibile: un avanti e indietro che, oggi, si conclude con la semplice cancellazione del provvedimento. Ora, i comuni non avranno alternative e dovranno per forza ricorrere all'aumento dell'addizionale IRPEF (...)».

Signor Presidente, potrei riassumere in queste poche parole la differenza tra il centrodestra ed il centrosinistra: noi, con la nostra legge finanziaria, abbiamo bloccato le addizionali IRPEF, dando delle indicazioni virtuose; loro, invece...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere!

 

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. ...dando delle indicazioni viziose, che vogliono sempre dire più tasse e più tasse (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedele. Ne ha facoltà.

 

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, intervengo per confermare ancora una volta la nostra contrarietà all'imposta che si vuole introdurre, che riteniamo sicuramente iniqua, e neanche poco! Una tassa che, in particolare per i piccoli comuni e per quelli del sud, sarà di difficile applicazione perché le condizione economiche di quegli abitanti certamente non consentiranno che venga applicata un'altra tassa.

Ritornando specificatamente all'emendamento in questione, abbiamo apprezzato che sia stata eliminata la parola «eventuale», ma comunque anche leggendolo attentamente - l'ho letto diverse volte e ripetutamente - non si riesce a capire che cosa voglia dire «applicazione di esenzioni, riduzioni o detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti in relazione all'esistenza di particolari situazioni sociali o reddituali» . Di quali categorie di soggetti si tratta? Io credo che, se il Governo volesse veramente dare un segnale, dovrebbe chiarire questo aspetto, perché non si riesce a capire quali saranno i soggetti e soprattutto se ci saranno soggetti che beneficeranno di questa riduzione e di questa deduzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non riesco a capire perché il ministro dell'economia e il Presidente del Consiglio non chiamino questa imposta, questo balzello con il suo nome esatto: semplicemente un aumento dell'ICI. Sarebbe stato così semplice dire agli italiani: abbiamo deciso che si può aumentare l'ICI.

Capisco che la sinistra è maestra nell'arte della propaganda, ma credo che almeno un ministro tecnico avrebbe dovuto avere il buon senso di chiamare le cose con il proprio nome.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO SALERNO. Onorevole Presidente, io sono esterrefatto nel vedere come siano bastati solo quattro mesi a questa maggioranza per dimostrare quanto sia disunita, slegata e in ordine sparso. Il che dimostra veramente che non sa governare, deludendo anche quella parte degli italiani che l'hanno votata in buona fede.

Approfitto della presenza in quest'aula del ministro Chiti, il ministro deputato a dichiarare quando verrà posta eventualmente la fiducia, per invitarlo a pronunciarsi sulla reale volontà del Governo su questa finanziaria, che mi sembra sia priva di ogni principio contabile in grado di garantire la sua liceità e la sua legittimità. Invito il ministro Chiti a pronunciarsi adesso davanti all'aula.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Moffa. Ne ha facoltà.

 

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei soltanto osservare - e mi dispiace che il sottosegretario Letta si sia allontanato - che stiamo assistendo ad una sorta di schizofrenia normativa. La mancanza di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione sta portando sostanzialmente fuori da quest'aula l'unico vero dibattito interessante che avrebbe potuto dare dignità anche a questo livello di intervento per quanto attiene le autonomie locali. In quest'aula il grande assente è il federalismo fiscale; infatti, voi state proponendo una sorta di ripetute addizionali che stanno mortificando ciò che era anche all'interno del programma dell'Ulivo: la costruzione di una fiscalità locale basata sul federalismo fiscale, quello vero, non quello presunto.

Lo voglio sottolineare perché se continuiamo di questo passo vi troverete di qui a non molto - visto tra l'altro che è stata annunciata la riforma del codice delle autonomie locali - a rivedere totalmente questa materia.

Ecco perché ...

 

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, è terminato il tempo a sua disposizione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Patarino. Ne ha facoltà.

 

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, io avevo affermato, nel mio precedente intervento in discussione generale, che il Governo e la maggioranza si erano resi responsabili di due delitti, uno commesso direttamente dal Governo e l'altro affidato in Commissione ai comuni, ed entrambi i delitti avevano lo scopo di tartassare «a sangue» i cittadini italiani.

Con questa tassa abbiamo l'ennesima dimostrazione che quella mia impressione era esatta; infatti, questo Governo e questa maggioranza non sono in grado di andare avanti.

Intanto perché il guidatore non è in grado di guidare; intanto perché il mezzo di cui dispongono non è adeguato e poi perché vi è molta confusione, così come hanno detto l'onorevole Bianco, al quale va la nostra solidarietà, ed il collega Buontempo. In effetti, mai si era verificata una cosa del genere dopo diciotto finanziarie, come è stato ricordato, lo ripeto, anche dall'onorevole Bianco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Quindi, ancora di più, mettiamo in evidenza che voi non siete in grado neppure di dirci, di dirvi, dove volete andare e quando dovete partire.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori il deputato La Russa, al quale vorrei chiedere se l'argomento del suo intervento sia strettamente attinente all'emendamento in discussione.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio, il mio sarà un intervento veramente stringato.

Credo che questo braccio di ferro - non ostruzionistico, ma di attesa - per una parola del Governo dovrebbe finire: mi appello al Presidente della Camera. Il presidente di un partito, l'onorevole Fini, ha posto una domanda lecita, legittima; egli ha chiesto di capire se l'orientamento del Governo è quello di porre la fiducia o meno.

Credo che una risposta in questo senso - che può anche consistere in un «non lo sappiamo» - rappresenti prima di tutto un atto di cortesia e poi di dovere politico. Mi impegno a nome del gruppo di Alleanza Nazionale a non riaprire la discussione e se vuole, signor Presidente, ci fornisca lei una risposta così da non costringere il Governo ad intervenire. In ogni caso, mi pare che venire meno ad un elementare dovere di cortesia politica e istituzionale non rappresenti un fatto che può fare onore al Parlamento ed al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

GIOVANNI CARBONELLA. Basta!

 

PRESIDENTE. Lei sa che non ho a disposizione la risposta; quindi, credo che potremmo convenire - se siamo in grado di raggiungere un'intesa - circa la sollecitazione, proposta reiteratamente, di chiedere al Governo se sia in grado di assolvere a tale sollecitazione. In ogni caso, ciò non dovrebbe riaprire la discussione, altrimenti francamente non ci troveremmo più nella condizione di poter organizzare i nostri lavori (Commenti).

La mia proposta mi pare accolta; quindi, invito il rappresentante del Governo ad esprimersi nel merito.

 

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ho ascoltato l'intervento svolto qualche ora fa dal presidente Franceschini, che potrei ripetere parola per parola a nome del Governo. Il Governo non ha deciso di porre la questione di fiducia - come, mi pare, risulti evidente - e si è impegnato, assieme alla maggioranza, a non farlo e (lo sottolineo) ci sta ancora provando. Vi è un elemento che non può sfuggire a nessuno e che è stato richiamato dall'onorevole Bianco; come dicevo poco fa, infatti, all'onorevole La Russa, né la maggioranza né l'opposizione - ciò conta di più delle responsabilità che ci possiamo rinfacciare perché è questione che riguarda il paese - possono assumersi la responsabilità di andare all'esercizio provvisorio.

Questo non lo faremo e, se ci vorrà la fiducia per non andare all'esercizio provvisorio, noi la porremo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.500 del Governo, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 517

Votanti 480

Astenuti 37

Maggioranza 241

Hanno votato 308

Hanno votato no 172).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 8.12.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, abbiamo testé ascoltato le dichiarazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali; ebbene, noi siamo qui a fare il nostro dovere. Rimane, però, il dato che la maggioranza, così come ha fatto sinora, continuerà a presentare in aula ulteriori proposte emendative. Un'agenzia Ansa delle ore 18,38 di oggi riporta, infatti, dichiarazioni del ministro Mussi riguardanti l'università e la ricerca scientifica; lo stesso ministro, autorevole rappresentante della vostra maggioranza, annuncia ulteriori 110 milioni di euro per l'università e la ricerca (Applausi di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Noi ne siamo felici; speriamo però che tali risorse non si trovino sottraendole al fondo per le aree sottoutilizzate! Però, se l'incremento finanziario disposto con tale modifica verrà approvato nei tempi, ciò dipenderà, evidentemente, soprattutto dalla vostra capacità - o, più correttamente, dalla vostra incapacità - di governare. Non potrà dipendere dalle agenzie, né da emendamenti che continuano a giungere a getto continuo.

Quindi, esimio Presidente, noi, attraverso lei, invitiamo il Governo affinché si segua una procedura ed un iter di esame della legge finanziaria che siano assolutamente consoni.

In conclusione, a proposito dell'emendamento annunciato dal ministro Mussi, si tratta di una maniera assolutamente nuova di legiferare: gli emendamenti si presentano non ad agenzie di stampa come l'Ansa, ma in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Colleghi, ho il dovere, per ragioni di trasparenza verso l'Assemblea, di precisare che, sulla questione ora sollevata dal deputato Marinello, la Presidenza della Camera aveva sollecitato il Governo a dare una risposta conclusiva sul modo in cui avrebbe inteso procedere per quanto riguarda le proposte emendative. Ieri, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, ho comunicato la risposta che ho ricevuto.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 531

Votanti 513

Astenuti 18

Maggioranza 257

Hanno votato 237

Hanno votato no 276).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 534

Votanti 518

Astenuti 16

Maggioranza 260

Hanno votato 240

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 8.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 536

Votanti 518

Astenuti 18

Maggioranza 260

Hanno votato 244

Hanno votato no 274).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 8.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 538

Votanti 522

Astenuti 16

Maggioranza 262

Hanno votato 243

Hanno votato no 279).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 535

Votanti 517

Astenuti 18

Maggioranza 259

Hanno votato 242

Hanno votato no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 8.20.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente.

Noi, con questa proposta emendativa, chiediamo che venga soppressa la lettera c) del comma 5 dell'articolo 8, laddove stabilisce che la tassa in questione può essere utilizzata anche per finanziare opere «di maggiore decoro dei luoghi». Si vuole sopprimere tale espressione per evitare un'eccessiva indeterminatezza; ben capite infatti come «maggiore decoro» voglia dire tutto e niente. Quindi, vorremmo che la tassa di scopo seguisse almeno un minimo di logica.

Invitiamo pertanto Governo e relatore a rivedere la loro posizione perché ci pare ovvio che la nozione di «maggiore decoro» sia troppo indeterminata e che non sia il caso di inserirla in questo contesto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, pur consapevole del difficile momento attraversato anche dalla Presidenza, intervengo per un richiamo all'articolo 39 del nostro regolamento.

Caro Presidente, quali che siano i tempi stabiliti per gli interventi - un minuto, dieci minuti o venti -, il comma 2 dell'articolo 39 stabilisce: «Trascorso il termine, il Presidente, richiamato due volte l'oratore a concludere, gli toglie la parola».

Invito al rispetto di tale articolo perché togliere all'improvviso la parola al parlamentare che sta parlando, vuol dire offendere la dignità del parlamentare stesso. È invece sufficiente che lei, come da prassi, suoni il campanello. Signor Presidente, lei davanti a sé ha l'orologio, al contrario dell'oratore. Tuttavia, esiste una norma precisa sul fatto che l'oratore deve essere richiamato per due volte.

 

PRESIDENTE. Vorrei ricordare, sebbene sia sovrabbondante perché lei la conosce da molto tempo prima di me, che è prassi ordinaria della Presidenza regolarsi così. In ogni caso, cerco di scampanellare cinque secondi prima della scadenza del minuto. Deputato Buontempo, l'ho fatto anche nei suoi confronti, la prego di credermi. In ogni caso, la ringrazio. Quindi, farò in questa maniera: cinque secondi prima dello scadere del minuto scampanellerò e poi toglierò la parola.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 8.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 533

Votanti 515

Astenuti 18

Maggioranza 258

Hanno votato 241

Hanno votato no 274).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 8.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 536

Votanti 219

Astenuti 17

Maggioranza 260

Hanno votato 242

Hanno votato no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 8.22. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, mi pare di rilevare un errore in questo emendamento e mi pare strano che la Commissione abbia potuto esprimere in proposito parere favorevole. Al comma 5 dell'articolo in questione, lettera b), si parla di esclusione di manutenzione straordinaria ed ordinaria di opere esistenti. Per analogia, non mi sembra accettabile parlare della possibilità di fare restauro su opere esistenti. È chiaro che il riferimento è alle opere viarie, tuttavia siamo sempre di fronte ad operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Naturalmente, annuncio il nostro voto contrario.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 8.22, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 545

Votanti 526

Astenuti 19

Maggioranza 264

Hanno votato 292

Hanno votato no 234).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Elpidio 8.23, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 536

Votanti 518

Astenuti 18

Maggioranza 260

Hanno votato 278

Hanno votato no 240).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 8.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 544

Votanti 527

Astenuti 17

Maggioranza 264

Hanno votato 245

Hanno votato no 282).

 

Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 8.28.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto vuole provocare il Governo che, in questa maniera, prende in giro i comuni. Infatti, con questa legge finanziaria essi sono obbligati a mettere le tasse. Con la possibilità di mettere soltanto il 30 per cento, come ha ben detto in precedenza il collega Galletti, indebitate due volte il comune. Lo costringete a chiedere il 30 per cento ai propri cittadini e, allo stesso tempo, ad accendere mutui, i cui interessi accresceranno la spesa corrente. In questa maniera, i cittadini sono presi in giro due volte, con il pagamento del 30 per cento e con gli interessi sui mutui che i comuni dovranno accendere per coprire l'intera opera. Complimenti, continuate in questa maniera e i cittadini si troveranno in tasca poco denaro!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Grazie Presidente, crediamo che la norma al comma 7 di questo articolo 8 non dia certezza per i contribuenti che hanno versato la tassa di scopo. Prevedere che il rimborso degli importi versati, qualora l'opera non venga effettuata, abbia un termine di cinque anni non dà sufficienti garanzie ai contribuenti. Noi chiediamo che questo termine sia ridotto ad un anno.

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 (Presenti 543

Votanti 527

Astenuti 16

Maggioranza 264

Hanno votato 41

Hanno votato no 486).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mazzoni 8.29, Fugatti 8.30, Leo 8.31, Campa 8.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, con questo emendamento, il sottoscritto insieme agli altri colleghi che hanno presentato analoghi emendamenti, vorrebbe non tanto dare la possibilità ai contribuenti di chiedere la restituzione dopo due anni, ma addirittura obbligare il comune a restituire i soldi, laddove i lavori non fossero iniziati, dopo un anno. Su queste tasse di scopo insistono diverse disposizioni troppo aleatorie. Vorremmo avere la certezza che, nel caso in cui l'iniziativa per la quale è stata chiesta una contribuzione da parte dei cittadini non venga realizzata entro un anno, il comune abbia l'obbligo di restituire i soldi.

 

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare per una precisazione.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per precisare, anche ai fini della trascrizione sui resoconti, che la mia precedente dichiarazione di voto era relativa agli identici emendamenti che si stanno per votare. Grazie.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO PEPE. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Leo 8.31. Il comma 7 dell'articolo 8 assegna un termine di cinque anni ai contribuenti per chiedere la restituzione della somma, ove l'opera non sia iniziata, mentre non prevede alcun obbligo per il comune di restituire l'importo, né alcun periodo di tempo entro il quale questo rimborso debba avvenire. Questo appare illogico e, pertanto, mi sembra giusto che, ove il comune incassi una somma, nel caso in cui un'opera impegnata non sia successivamente realizzata, abbia l'obbligo di restituire la medesima entro un periodo di tempo previsto per legge. Infatti, siamo noi che dobbiamo imporre al comune questo obbligo di restituzione ed indicare il tempo entro il quale debba essere restituito. Dunque, prevedere come farlo con gli emendamenti al nostro esame - e in particolare l'emendamento Leo 8.31 che prevede l'obbligo dei comuni di restituire le somme indebitamente riscosse entro un anno -, mi sembra logico e pertanto invito tutti i parlamentari a votare a favore.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento Campa 8.32. Infatti, l'esperienza ci insegna che, con troppa disinvoltura, molti enti locali stravolgono l'assegnazione di determinati cespiti riscossi per destinarli a finalità diverse da quelle originariamente prefissate, come ad esempio avviene nella mia realtà, dove il comune diversifica le attività rispetto agli obiettivi determinati in sede assembleare. Pertanto, ritengo estremamente opportuno e giusto votare a favore dell'emendamento Campa 8.32 in quanto risponde all'esigenza di certezza per i cittadini.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, quando si istituisce un tributo è necessario che vi sia una contestualità tra il prelievo e l'obiettivo che si prefigge il tributo stesso. Nel momento in cui c'è un lasso temporale di cinque anni tra il prelievo, l'acquisizione delle somme da parte del comune e l'esecuzione dell'opera, qualcosa in questo meccanismo non funziona. Teniamo presente che, come è stata scritta la norma, ci saranno dei sicuri aggravi per gli enti locali che dovranno gestire l'attività di accertamento, di liquidazione e di rimborso. Dunque, il nostro emendamento è volto a riavvicinare i tempi tra il prelievo e l'esecuzione dell'opera. Se non si interviene in questo modo si creeranno sicuramente degli sconquassi per il sistema comune.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, da tanto tempo si è discusso sull'opportunità e sulla legittimità delle cosiddette tasse di scopo, tributi mirati alla realizzazione di un'opera pubblica o di una finalità che si ritiene meritevole di essere conseguita.

Una cosa è certa: si tratta di un meccanismo molto delicato che si fonda sull'affidabilità dell'ente che esige e riscuote e sulla correttezza del rapporto intercorrente tra questo e il contribuente. Nel momento in cui si spezza questo rapporto di fiducia, viene minato uno dei fondamenti della democrazia e dell'autogoverno locale.

Stabilire il periodo entro il quale l'obbligo alla restituzione da parte dell'ente che non realizzi l'opera, per la quale ha preteso questo tributo straordinario, deve essere adempiuto è fondamentale, soprattutto per garantire la correttezza del rapporto democratico tra amministratore e amministrati. Pertanto, l'emendamento in esame, che chiedo di sottoscrivere, è senz'altro da approvare.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io l'emendamento Campa 8.32. Ho la sensazione che l'intervento del Governo in questo campo abbia il significato, ancora una volta prettamente demagogico, di un falso federalismo. Quando si stabilisce che i contribuenti hanno la possibilità di chiedere entro il termine di cinque anni il rimborso e quant'altro, non si danno certezze per quanto riguarda l'opera come tale, ma solo spazio ad interventi variegati di interessi, non sempre pubblici.

Alla luce di questo, la certezza che entro un anno il cittadino abbia il diritto, rivendicato per norma, di chiedere il rimborso e non su discrezione dell'amministrazione comunale, è un segnale di chiarezza e trasparenza nei confronti dei cittadini.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, io non sottoscrivo questo emendamento. Sulla questione del prelievo sui cittadini sono d'accordo, ma una volta previsto, come fate ad intervenire, con le amministrazioni locali che devono regolare l'opera, con un regolamento approvato dal consiglio comunale?

La devono finanziare anche sulla base di bilanci pluriennali. Devono fare gare europee, pubblicate sulla Gazzetta ufficiale. Ai comuni non è stata sicuramente attribuita la possibilità di sburocratizzare le opere pubbliche. Devono sottostare a due mila «legacci» o leggi che devono rispettare. L'opera viene finanziata al 30 per cento con l'imposta, mentre la parte rimanente proviene da risorse di bilancio. Sono d'accordo che l'ulteriore percentuale dello 0,5 per mille non doveva essere introdotta, ma nel momento in cui è stato previsto di inserirla, credo che questo emendamento non sia di alcun significato per tutti i comuni italiani, di centro, di centrodestra, di sinistra, di centrosinistra.

Si tratta di un emendamento che assolutamente non coglie gli obiettivi che ci siamo prefissi. Serve solamente a danneggiare le amministrazioni comunali che devono fare un'opera pubblica regolata da regolamenti. Chi si intende di amministrazioni locali sa che, molto spesso, le opere si realizzano sulla base di finanziamenti pluriennali (bilanci pluriennali) e, con riferimento ai piccoli comuni, che dispongono di poche risorse, di 3, 4, 5 anni.

Vi prego di capire che, spesso, per essere un buon Papa, bisogna aver fatto i parroci di campagna. Quindi, per essere dei buoni deputati, bisogna sapere di cosa stiamo parlando con riferimento all'amministrazione degli enti locali.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ida D'Ippolito Vitale.

 

IDA D'IPPOLITO VITALE. Grazie Presidente. Intervengo anche io per sottoscrivere l'emendamento Campa 8.32. Ne condivido le ragioni e la logica ispiratrice. Intanto, non può sfuggire all'attenzione dell'Assemblea il ruolo centrale che viene riconosciuto al cittadino. Tempi certi e tempi brevi per la restituzione di somme non utilizzate, in un rapporto che non vede il ruolo dominante della pubblica amministrazione, ma piuttosto rivendicato e riaffermato il diritto del cittadino.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Presidente, la norma di cui stiamo parlando è obiettivamente pasticciata. Essa prevede che il pagamento sia riferibile all'ICI nei cinque anni successivi, prevede che si possa fare richiesta di rimborso riferendosi ad un pagamento indeterminato, considerato che l'ICI si paga due volte all'anno e, nel caso in cui l'opera non inizi entro due anni, non si capisce se si fa riferimento al primo o al secondo, all'acconto o al saldo. In più, a tutto questo si deve aggiungere che vi è un riferimento ad un accertato diritto alla restituzione, il che significa che un comune che non intende procedere a dichiarare che l'opera non è stata iniziata, potrebbe posporre negli anni l'accertamento del diritto alla restituzione, senza quindi procedere alla restituzione. Mi sembra una norma francamente incomprensibile.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzoni 8.29, Fugatti 8.30, Leo 8.31, Campa 8.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 532

Votanti 517

Astenuti 15

Maggioranza 259

Hanno votato sì 234

Hanno votato no 283).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 8.33.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma a questo emendamento. L'emendamento che abbiamo bocciato poteva avere la controindicazione che, a causa della lentezza dei comuni, il termine di un anno era troppo breve. L'emendamento del collega Leo non incide sui tempi, ma rende più chiara la possibilità per il cittadino di avere la restituzione, stabilendo che una volta che il comune non abbia realizzato l'opera e il cittadino abbia chiesto la restituzione dei soldi, visto che il comune ritarderebbe per anni la restituzione, egli li compensi con altri tributi comunali. Questa previsione mi sembra assolutamente di buon senso, anche perché se si tratta di una tassa di scopo e il comune non realizza l'opera, il diritto del cittadino alla restituzione è certo. In questo modo, semplifichiamo soltanto la vita del cittadino qualora il comune non realizzasse l'opera. Egli non deve attendere che il comune gli restituisca i soldi, ma li può compensare con le imposte che deve pagare. Respingere questo emendamento mi sembra assolutamente incomprensibile.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Nell'ordinamento tributario è ormai norma consolidata quella della compensazione. Lo facciamo nell'ambito delle imposte erariali, delle imposte dirette e dell'IVA, perché non farlo anche per il tributo di scopo e gli altri tributi comunali? Nel momento in cui l'imposta non è dovuta, è giusto che si effettui la compensazione senza attendere i rimborsi che potranno arrivare in tempi lunghissimi e con procedure problematiche anche in capo ai comuni. Questo è lo spirito dell'emendamento e anche l'obiettivo che si intende raggiungere.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 8.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 535

Votanti 518

Astenuti 17

Maggioranza 260

Hanno votato 241

Hanno votato no 277).

 

Prendo atto che la deputata Gardini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Buonfiglio 8.34, Ruvolo 8.35 e Misuraca 8.36.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, come diceva il collega Crosetto, questo è un altro tentativo, un'altra ipotesi per rimediare alle incongruenze che si rintracciano nella norma. Con gli identici emendamenti in esame chiediamo la compensazione. Osservava giustamente il collega Leo, che in finanza è prevista la possibilità della compensazione.

Cari colleghi, forse come contribuenti qualche volta abbiamo pagato e chiesto la restituzione di quanto versato, mentre per problemi di cassa non viene restituito nulla. Con gli emendamenti in esame chiediamo direttamente la compensazione con il modello F 24, se l'opera non viene realizzata. Riteniamo che questa sia un'ipotesi valida che darà la certezza al cittadino di essere rimborsato di ciò che ha pagato nei confronti di un'amministrazione che non è stata capace di realizzare le opere. Per ciò chiediamo un voto favorevole all'approvazione degli emendamenti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Misuraca 8.36 a firma anche dell'amico Giuseppe Fini, che mi sembra molto giusto, visto che avete negato la possibilità della restituzione immediata dopo due anni dalla data di approvazione. Ciò significa che se il comune chiede soldi per una tassa di scopo e dopo tre anni, con un progetto esecutivo, l'opera non è stata realizzata, dopo due anni non dovrà automaticamente restituire la somma. Dato che avete respinto l'automatismo della restituzione, chiediamo almeno che vi sia l'automatismo della compensazione.

Mi sembrerebbe molto giusto, perché il cittadino non deve essere gravato da un pagamento di un'opera che dopo tre anni non è ancora iniziata e, magari, nel frattempo viene istituita un'altra tassa di scopo per un'altra opera e si tassa nuovamente il cittadino per altri tre anni. Non è giusto che il comune con indicazioni di massima metta una tassa di scopo, non realizzi l'opera e non vi sia la possibilità della compensazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Buonfiglio 8.34, Ruvolo 8.35 e Misuraca 8.36, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 540

Votanti 523

Astenuti 17

Maggioranza 262

Hanno votato 244

Hanno votato no 279).

 

Prendo atto che la deputata Francescato non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, approfitto anche della presenza del ministro Mussi, che è stato oltre che parlamentare di esperienza, anche presidente di gruppo parlamentare, del quale conosciamo la sensibilità verso i lavori parlamentari. Precedentemente, il collega Marinello ha osservato che il ministro ha rilasciato alcune dichiarazioni sugli stanziamenti alla ricerca (che stanno a tutti noi a cuore), che ha ottenuto.

Ora, vi è una dichiarazione del presidente del gruppo de La Rosa nel Pugno, onorevole Villetti, che dice: «Ho incontrato il ministro Mussi e mi ha informato del risultato della trattativa che c'è stata a palazzo Chigi. È stato fatto un passo in avanti e questo è positivo, ma credo che ne servano altri. Per farli, mi attengo alla solidarietà della maggioranza». Questo ha detto l'onorevole Villetti dopo l'incontro con i ministri Padoa Schioppa e Mussi.

Signor Presidente, lei converrà che non si potrà rispondere, anche in questo caso, che dobbiamo aspettare che si arrivi all'articolo riguardante la ricerca e l'università per avere una risposta (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Non siamo disponibili, signor Presidente (non so lei), ad attendere che le trattative si svolgano al di fuori dell'aula, che Villetti, anziché avere una risposta dal ministro Mussi in Assemblea, lo incontri nei corridoi o a palazzo Chigi, che finisca la trattativa al di fuori dell'aula e, dopo, finita la trattativa, quando la maggioranza ha trovato i propri equilibri interni, votiamo frettolosamente l'articolo sugli stanziamenti relativi alla ricerca (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

Signor Presidente, ripeto che conosco la sensibilità del ministro Mussi. Se lui volesse informare brevemente l'Assemblea, non ne approfitteremmo per «riaprire» gli interventi, non replicheremmo, ma abbia almeno la dignità di dire a noi ciò che ha detto, in privato, al presidente Villetti e quello che ha detto alle agenzie (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Informi pubblicamente l'Assemblea sulla trattativa in corso sugli stanziamenti per la ricerca, che state trovando. Non credo si tratti di una questione privata, ma è una questione che interessa il Parlamento e l'opinione pubblica. Se lei, ministro Mussi, facesse questo atto di generosità nei confronti del Parlamento, dimostrerebbe anche di avere a cuore il ricordo della sua attività parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Sono costretto a ripetere quanto già affermato. Non possiamo procedere in questo modo, avanzando e fermandoci ogni volta (Commenti del deputato Elio Vito)...

La prego, la prego! Io l'ho ascoltata con attenzione e rispetto.

Dicevo che non possiamo far intervenire, sull'ordinato sviluppo dei lavori, questioni che - insisto - sono di totale legittimità, ma che attengono alla politica e non ai nostri procedimenti. Abbiamo già stabilito un modo di procedere che, a questo punto, davvero costituisce un riferimento. Non possiamo procedere, ancora una volta, con interruzioni finalizzate a ripetere una discussione già svolta in due occasioni. Quindi, confermo l'impegno che abbiamo assunto di fronte a tutti, cioè che faremo il punto dopo la votazione dell'articolo 8.

 

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Deputato Ronchi, se intende intervenire sull'ordine dei lavori, dovrei pregarla di non insistere, perché altrimenti si ritornerà sempre sullo stesso punto. Tuttavia, come manifestazione di buona volontà, le consento di intervenire. Prego, deputato Ronchi.

 

ANDREA RONCHI. Apprezzo la sua sensibilità istituzionale, signor Presidente, e per questo tutti noi la ringraziamo. Però, credo che il collega Elio Vito non abbia posto una questione di lana caprina. Noi non siamo qui per caso. Credo che, in questo momento, non possiamo essere espropriati della nostra attività parlamentare da parte della politica. Se il ministro Mussi, come altri ministri, stanno svolgendo attività politica al di fuori del Parlamento, quest'ultimo ha il diritto di esserne informato (Vivi commenti dei deputati L'Ulivo). Non possiamo essere presi in giro, signor Presidente, non è più tollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Vi prego!

 

ANDREA RONCHI. Non vorrei neanche mutuare, signor Presidente, quanto un illustre esponente dei Democratici di sinistra ha affermato e, cioè, che questa finanziaria è un suk. Dimostrate che non e così!

 

PRESIDENTE. Ci sono cose elementari che sono facilmente assumibili da tutte e da tutti. La Camera dei deputati è un luogo importante nel quale si esercita la vita pubblica e la politica del paese. Tuttavia, devo far notare loro che non è l'unico luogo ed esistono anche altri luoghi (Commenti del deputato Elio Vito)... La prego, la prego!

Dicevo che esistono anche altri luoghi. L'importante è che questa Assemblea sia in grado di mantenere la sua sovranità, decidendo in piena libertà, sulla base di un ordine dei lavori che abbiamo stabilito. Dunque, così come avevamo convenuto, andiamo avanti fino alla fine delle votazioni relative all'articolo 8 e alle proposte emendative ad esso riferite.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Floresta 8.37.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, avevo già chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!

 

PRESIDENTE. Non ho sentito.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Evidentemente, le è sfuggito, non gliene faccio certo una colpa.

Vorrei fare una semplice aggiunta...

 

PRESIDENTE. Per favore, intervenga per dichiarazione di voto sull'emendamento Floresta 8.37.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, io avevo chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Quella discussione è conclusa.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Vorrei soltanto precisare, signor Presidente, che come deputati, desideriamo ricevere notizia, di volta in volta, di questi emendamenti, che sono anche importanti. È stato fatto l'esempio delle proposte relative ai fondi per la ricerca, per la scuola e per l'università, proposte di cui, probabilmente, ci rallegreremmo, se si riaprissero gli spazi. Noi vogliamo essere informati per tempo riguardo al modo in cui si intendono reperire le risorse. Questo vuole saperlo anche il cittadino, per la verità, ma vogliamo saperlo noi, soprattutto. Quando, di volta in volta, dobbiamo subemendare gli emendamenti e abbiamo anche l'obbligo di individuare la copertura delle nostre proposte, vogliamo sapere quali capitoli siano stati già saccheggiati. Del resto, il Governo, di volta in volta, tira un coperta troppo corta per trovare i fondi ora per la ricerca, ora per la scuola, ora per i ticket, e per quant'altro. Quindi, è assolutamente necessario, signor Presidente, che il Governo la smetta con questa eruttazione continua di emendamenti e che ci informi per tempo riguardo a dove siano attinte le risorse per questi mutamenti. È nostro diritto saperlo per tempo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Floresta. Ne ha facoltà.

 

ILARIO FLORESTA. Signor Presidente, non avrei chiesto di intervenire su questo emendamento, che affronta il tema dei trasporti rapidi di massa, e con il quale ipotizzavo un piccolo sacrificio ai comuni nei quali queste opere sono da realizzare.

Prendo comunque la parola per notificare che è iniziato lo spoils system. Infatti, in modo del tutto irrituale, l'altro ieri, il commissario della Circumetnea, una società che si occupa di trasporto di massa in provincia di Catania, in particolare nella zona dell'Etna, è stato esautorato con un semplice fax dal ministro Bianchi...

 

PRESIDENTE. La prego, dovrebbe attenersi al merito, altrimenti sarò costretto a toglierle la parola.

 

ILARIO FLORESTA. Avevamo studiato un progetto per far sì che la Circumetnea potesse svilupparsi. Il ministro Bianchi ha esautorato il commissario di questa società, nominando un certo Spampinato Mario...

 

PRESIDENTE. La prego, non insista...

 

ILARIO FLORESTA. ...che è di Rifondazione Comunista, e che non conosce nulla dei programmi della Circumetnea. Ho preso la parola per denunciare questo spoils system. Inoltre mi pare, che il 23 novembre decada (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) .... Ma vergognatevi!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Floresta 8.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 540

Votanti 509

Astenuti 31

Maggioranza 255

Hanno votato 229

Hanno votato no 280).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 8.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 538

Votanti 521

Astenuti 17

Maggioranza 261

Hanno votato 242

Hanno votato no 279).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

 (Presenti 545

Votanti 529

Astenuti 16

Maggioranza 265

Hanno votato 284

Hanno votato no 245).

 

Chiedo al deputato Antonio Leone se insista nella sua richiesta di passare all'esame degli articoli che riguardano il fondo per le aree sottoutilizzate.

 

ANTONIO LEONE. Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Chiedo dunque al presidente Duilio di esprimersi sulla proposta del deputato Leone.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei ricordare, ovviamente rispettando la richiesta del collega Leone, che in sede di Comitato dei nove abbiamo istruito l'esame degli articoli 10 e 11, saltando il soppresso articolo 9, e, ovviamente, rinviando ad un successivo momento la trattazione degli articoli in oggetto, che implica una chiarificazione sulle questioni poste.

Perciò, anche considerando il previsto orario di sospensione dei lavori, proporrei di continuare con l'esame dell'articolo 10 e, se possibile, anche dell'articolo 11, in relazione ai quali il Comitato dei nove ha espresso il parere sui relativi emendamenti.

 

PRESIDENTE. Come d'intesa, sulla proposta del deputato Antonio Leone darò ora la parola ad un deputato a favore e a uno contro che ne facciano richiesta.

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire a favore della richiesta del collega Leone per molte ragioni. Non voglio tornare sulle argomentazioni esposte all'inizio della ripresa pomeridiana dei lavori e sulla richiesta avanzata nei suoi uffici. Intervengo però su questa proposta, che noi sosteniamo, in quanto dalle controdeduzioni esposte dal presidente della V Commissione è sparita non soltanto l'ipotesi, da noi auspicata con questo voto, di anticipare la discussione di alcuni articoli, ma anche l'ipotesi che veniva incontro alla discussione del primo pomeriggio. Tale ipotesi era largamente condivisa da entrambi gli schieramenti di questo emiciclo, e riguardava l'esame degli articoli che avrebbero previsto una copertura volta a ridurre il fondo per le aree sottoutilizzate del Mezzogiorno e per tutte le politiche di sviluppo («proposta Ventura», per capirci), ipotesi che è stata assolutamente cancellata dalla nostra «memoria». Ora, a fronte di quella proposta, si era avuta addirittura, su richiesta dell'opposizione, una disponibilità da parte del Governo a far partecipare il ministro Bersani e il ministro Padoa Schioppa e a dedicare a questa riflessione approfondita una sessione dei lavori dei prossimi giorni sulla legge finanziaria. Di tutto questo non c'è più certezza. Tutto rimane nella nebbia assoluta. C'è la certezza invece che su questi articoli, rispetto ai quali si è fatto promotore l'onorevole Antonio Leone, non si può discutere in questo momento.

Allora, dichiaro non solo di condividere la proposta dell'onorevole Antonio Leone, ma anche la forte preoccupazione perché quel passo avanti che si era fatto durante la serata di oggi non si sa che fine farà.

 

MARINA SERENI. Chiedo di parlare contro.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo per parlare contro la proposta dell'onorevole Antonio Leone e, contemporaneamente, per riprendere l'ipotesi che era stata avanzata dal relatore, sulla base della discussione che ci ha impegnato forse un po' troppo a lungo nel pomeriggio, di dedicare, nella giornata di domani, per esempio - si potrebbe chiedere alla Commissione, al Comitato dei nove e al relatore di valutare questa possibilità -, una parte della nostra discussione agli articoli relativi alle politiche e alle misure per lo sviluppo, ivi incluse naturalmente quelle più legate al Mezzogiorno.

Riguardo a questo, la proposta che è stata la richiamata dall'onorevole Volontè per quanto ci riguarda non è scomparsa, e, per quanto ne so, non è scomparsa nemmeno dalla disponibilità del relatore e della Commissione.

 

PRESIDENTE. Per ragioni di chiarezza nell'espressione del voto, vorrei chiedere al deputato Antonio Leone se ho inteso bene che la sua proposta è quella di passare in particolare all'articolo 53, che esclude una quota del fondo per le aree sottoutilizzate da quelle sottoposte a riduzione; all'articolo aggiuntivo 57.0500, la cui copertura incide sul fondo medesimo; agli articoli 85, 117, 134 e 138, cui sono riferiti emendamenti del Governo la cui copertura incide su tale fondo, e infine agli articoli aggiuntivi 166.0502 e 214.0501 e Tab. B. 500 che presentano analoghe caratteristiche.

Ho inteso bene? Mi risponda soltanto sì o no, per favore, sia gentile.

 

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ha inteso benissimo. Aggiungerei all'elenco, giustissimo, che lei ha fatto, l'articolo 136 che per una parte sottrae fondi già destinati al Mezzogiorno e li trasferisce in altri ambiti. Pertanto, aggiungerei all'elenco anche l'articolo 136.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta riassunta dalla Presidenza con l'integrazione del deputato Antonio Leone.

(È respinta).

Chiedo al relatore di indicarci in che modo ritenga di articolare il prosieguo dei nostri lavori.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, propongo di proseguire con l'esame dell'articolo 10.

 

(Esame articolo 10 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4).

Ha chiesto di parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

 

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, siamo arrivati a quella che i media hanno battezzato la tassa numero 44 delle nuove 67 tasse che sono state introdotte. Cosa si fa in questo caso? Si aumenta dal 20 al 30 per cento l'imposta di trascrizione sulle scritture private per il trasferimento di autoveicoli.

Prima di tutto vorrei evidenziare l'ipocrisia di fondo presente in questo articolo, laddove si prevede che le province potranno procedere con questo aumento. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: ci sembra piuttosto scorretto delegare agli enti locali l'applicazione di nuove forme di tassazione in realtà volute a livello governativo, dando quasi la parvenza che questi potrebbero evitarle. Ci si chiede come gli enti locali potranno evitare queste nuove imposizioni quando sono stati vittime di tagli enormi ai loro budget.

Entriamo nel merito dell'articolo: che cosa si tassa? La scrittura privata, il trasferimento. Ho sentito molte volte la maggioranza parlare di semplificazioni, di liberalizzazioni; e poi, invece, come si opera? Si afferma il principio per cui, nel libero trasferimento dei beni, è lo Stato che determina di nuovo la necessità di rispettare una determinata burocrazia, di seguire determinati passi, di sostenere, da parte del contribuente, specifici costi ( lo sappiamo tutti, ci sono le pratiche notarili). Che cosa si fa, in altre parole? Si insiste ancora di più sul livello di tassazione, riaffermando il fatto che non si sta andando certo verso un concetto di Stato liberale.

Ho sentito in questa Assemblea più volte parlare del sistema statunitense dei pagamenti in forma elettronica: ebbene, faccio presente ai colleghi che negli Stati Uniti il trasferimento sono di beni, quali gli autoveicoli, non è assolutamente soggetto a tassazione; anzi, i costi di trasferimento sono veramente minimi, equivalenti a pochi dollari.

Inoltre, si tratta di una tassa che, tra l'altro (questo, probabilmente, andrebbe verificato) mi pare addirittura essere solidale: ciò significa che impegnerà sia il soggetto trasferente sia il soggetto al quale il bene viene trasferito. Di fatto, si tratta di una tassa che ci sembra volta a far cassa, indipendentemente da chi sia il beneficiario del trasferimento.

Il segnale che quindi diamo è sicuramente contrario a quello che avevamo tentato di lanciare con il precedente Governo. Ricordo che il Governo Berlusconi, in particolare il ministro Tremonti, aveva tentato di semplificare, di agevolare il trasferimento, di ridurre i costi. Aveva, ad esempio, parlato proprio delle pratiche notarili riferite agli autoveicoli. Ebbene, questo Governo compie l'ennesimo passo indietro, dando l'ennesima dimostrazione che il liberismo non è conosciuto. Inoltre, va ad insistere su un settore in cui già ha operato introducendo l'aumento della benzina e del bollo auto, un settore sul quale, pertanto, si è deciso di infierire.

Per tali ragioni siamo contrari al contenuto di questo articolo: lo riteniamo l'ennesima tassazione ingiustificata voluta da questo Governo, volta semplicemente a far cassa, un tassazione che va nella direzione di vessare il contribuente, che non ha una giustificazione storica né tantomeno economica. Perciò abbiamo presentato una serie di proposte emendative soppressive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 10 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda i subemendamenti presentati all'emendamento 10.600 (Nuova formulazione) della Commissione, di cui ovviamente raccomando l'approvazione, esprimo parere favorevole sui subemendamenti Zanetta 0.10.600.3, Bressa 0.10.600.2 e Gibelli 0.10.600.1.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Ventura, veramente...

 

ELIO VITO. Ognuno esprima il proprio parere...

 

PRESIDENTE. Per favore, deputato Ventura, le chiederei di procedere secondo l'ordine, altrimenti è difficile proseguire. Le chiedo, quindi, di esprimere il parere della Commissione su ogni singola proposta emendativa presentata all'articolo 10, in modo che lo possa annotare senza rischio di errore.

Cerchiamo di svolgere un lavoro ordinato, in modo che tutti siano garantiti. Proprio perché possono emergere elementi di incertezza, chiedo di fare chiarezza, formulando i pareri fin dall'inizio.

Chiedo pazienza a tutti e, in particolare, al relatore, che si dimostra così cortese. Iniziamo dal principio, in modo che tutti pongano attenzione e non vi siano dubbi interpretativi.

Prego, relatore Ventura.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti Garavaglia 0.10.600.7, Gibelli 0.10.600.1, Garavaglia 0.10.600.6 e 0.10.600.5 e Zanetta 0.10.600.4.

La Commissione esprime parere favorevole sui subemendamenti Zanetta 0.10.600.3, Bressa 0.10.600.2 ed ovviamente raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.600 (Nuova formulazione).

La Commissione esprime poi parere contrario sull'emendamento Della Vedova 10.1 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.601. Esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Filippi 10.2 e Fugatti 10.3, mentre invita al ritiro dell'emendamento D'Elpidio 10.8.

La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Alberto Giorgetti 10.5 e Armani 10.7. Infine, esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, a condizione che sia riformulato nel modo che proporrò in sede di votazione dell'articolo aggiuntivo medesimo.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sui subemendamenti Garavaglia 0.10.600.7, Gibelli 0.10.600.1, Garavaglia 0.10.600.6 e 0.10.600.5 e Zanetta 0.10.600.4. Si rimette all'Assemblea sui subemendamenti Zanetta 0.10.600.3 e Bressa 0.10.600.2.

Il Governo esprime inoltre parere favorevole sull'emendamento 10.600 (Nuova formulazione) della Commissione e contrario sull'emendamento Della Vedova 10.1. Esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento 10.601 della Commissione e contrario sugli emendamenti Filippi 10.2 e Fugatti 10.3.

Il Governo invita i presentatori dell'emendamento D'Elpidio 10.8 a ritirarlo ed a presentare un ordine del giorno sullo stesso argomento.

Il Governo esprime, infine, parere contrario sugli emendamenti Alberto Giorgetti 10.5 e Armani 10.7, mentre sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01 si rimette all'Assemblea.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 19,55)

 

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo solo per capire cosa è successo, perché i pareri che il Governo ha espresso in aula sono assolutamente diversi da quelli resi, in precedenza, al Comitato dei nove (Commenti del sottosegretario Alfiero Grandi).

Sottosegretario Grandi, se non la mettessi in difficoltà, chiamerei a testimoniare tutti i deputati della maggioranza presenti nel Comitato dei nove....

 

ANTONIO LEONE. Chiamali!

 

GUIDO CROSETTO... e presumo che sia il presidente sia il relatore possano fare la stessa affermazione! Abbiamo ascoltato tutti un parere favorevole trasformarsi in una rimessione all'Assemblea. Poiché, tuttavia, il parere del Governo deve essere reso al Comitato dei nove, in Commissione, a questo punto chiederei di sospendere i lavori e di riunire il Comitato dei nove, per conoscere il reale parere del Governo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Non mi pare che la posizione sia ambigua. Il Governo ha già comunicato i suoi pareri, che quindi sono quelli testé espressi.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, in effetti vi è stato quello che poi si è rivelato un equivoco e lo comprenderanno anche i colleghi; infatti anch'io, in precedenza, avevo annotato sul mio fascicolo un parere favorevole da parte del Governo, che successivamente si è trasformato in parere contrario e non casualmente (Commenti)...

 

ANTONIO LEONE. No, era un «forse»...

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione Chiedo scusa, però se ci capiamo forse si comprenderà che non si è trattato altro che di un equivoco, appunto. Infatti, la proposta emendativa su cui inizialmente si riteneva fosse stato espresso un parere favorevole da parte del Governo in sede di Comitato dei nove era l'emendamento 10.601 della Commissione, e non il subemendamento Gibelli 0.10.600.1. Questa è la ragione per cui si è prodotto tale equivoco. Desideravo, quindi, solo chiarire che vi era stato questo «refuso linguistico», chiamiamolo così.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Duilio.

Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.10.600.7.

 

GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, risulta opportuna la precisazione dell'onorevole Duilio, ma faccio presente che avevo riportato al Comitato dei nove i pareri che erano stati espressi, solo per dire che in tale sede avevamo svolto una lunga discussione, che aveva visto il Governo esprimere parere favorevole rispetto alla proposta emendativa tesa ad estendere alle zone confinanti con la Confederazione elvetica il parere favorevole dato alle zone che confinano con la regione Trentino-Alto Adige. Inoltre, era stato espresso parere favorevole sul subemendamento Bressa 0.10.600.2. Invece, in questa fase, il Governo si è rimesso all'Assemblea su due proposte emendative sulle quali, in sede di Comitato dei nove, aveva espresso parere favorevole.

Per quanto riguarda il subemendamento Gibelli 0.10.600.1, ha ragione l'onorevole Duilio: il Governo aveva detto «no».

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, credo che anche questa, onorevole Giachetti, potrebbe essere ritenuta una manovra ostruzionistica per la quale non si può interrompere la seduta dieci minuti prima e non si può convocare il Comitato dei nove; ma non si tratta di una di quelle questioni per le quali il Presidente della Camera dice: confondete regolamento e politica.

Per chiarezza dell'Assemblea, i pareri vengono riferiti sinteticamente dal relatore e dal rappresentante del Governo. I pareri, tuttavia, sono quelli espressi dal Comitato dei nove: il Governo, pertanto, non può esprimerne altri!

Su questo aspetto, inoltre, il presidente della Commissione deve fare fede, per cui devono essere riferiti, Presidente - mi richiamo anche agli uffici, che li hanno registrati -, i pareri espressi dal Governo e dalla Commissione in sede di Comitato dei nove.

Non è possibile, in sede di Assemblea, cambiare opinione ed esprimere un altro parere! Il Governo può sicuramente farlo, ma allora deve chiedere una nuova convocazione del Comitato dei nove; in tale sede, spiegherà la ragione per la quale non intende più esprimere un parere favorevole su quei due subemendamenti e si rimette all'Assemblea; il Comitato dei nove ne prenderà atto e verrà riferito il nuovo parere in aula!

Non si tratta di una questione privata del sottosegretario Grandi, signor Presidente, che in questa sede può esprimere un parere diverso. Quindi, la pregherei di sospendere la seduta e di far riunire, anche brevemente, il Comitato dei nove, nel quale il Governo muterà il proprio parere; oppure, se non volete sospendere i nostri lavori, perché vedete in atto, alle ore 20,10, questa grande manovra ostruzionistica, si riferiscano in Assemblea i pareri che il Governo ha espresso nel Comitato dei nove!

Credo che ciò significhi rispetto del nostro lavoro ed anche, semplicemente, della verità dei fatti che sono accaduti: infatti, vi sono colleghi che hanno sentito che in quella sede erano stati espressi altri pareri.

Tra l'altro, caro sottosegretario, la informo che, con i suoi pareri, quei subemendamenti saranno comunque approvati, poiché vi è un'intesa «trasversale»: quindi, non capisco per quale gusto lei si debba rimettere all'Assemblea e modificare adesso, artatamente, il suo parere, il quale (come è stato correttamente registrato) era favorevole!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ventura.

Peraltro, rispetto alla questione sollevata dal presidente del gruppo di Forza Italia, onorevole Elio Vito, desidero precisare che il Comitato dei nove esprime il parere a nome della Commissione e, quindi, il relatore esprime il parere che è stato reso in sede di Comitato dei nove. Il Governo comunica il suo parere sia al Comitato dei nove, sia all'Assemblea, ma non è tenuto a conformarsi al parere espresso dal Comitato.

Quindi, a rigore, non vi è proprio alcuna necessità, neppure per il Comitato dei nove, di riunirsi...

 

GUIDO CROSETTO. Dice la stessa cosa!

 

PRESIDENTE. ... visto che esso si è già riunito ed ha incaricato il relatore di esprimere pareri. I pareri espressi dal relatore non sono stati contestati dal Comitato dei nove e, quindi, possiamo procedere con l'esame del provvedimento, sapendo che, in alcuni casi, vi è un parere «leggermente distinto» - e non assolutamente difforme - espresso in questa sede, legittimamente, dal Governo.

Prego, onorevole relatore, ha facoltà di parlare.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, visto l'orario e considerato che, comunque, è prevista un'interruzione dei lavori dell'Assemblea, le chiedo di sospendere la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi e «sanare» tale questione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Colleghi, fermo restando che le cose stanno esattamente come ho detto, non vi è alcuna necessità formale e regolamentare di sospendere la seduta. Tuttavia, poiché siamo arrivati in prossimità della sospensione programmata e, in ogni caso, è stata avanzata dal relatore una richiesta specifica in tal senso, la considererò e comunicherò la mia decisione in merito subito dopo aver ascoltato l'onorevole Giachetti, che aveva chiesto anch'egli di intervenire sull'ordine dei lavori.

Prego, onorevole Giachetti, ha facoltà di parlare.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sia sull'ordine dei lavori sia per un richiamo all'articolo 27 del regolamento, così faccio tutto insieme! Ciò perché, quando si viene chiamati in causa, magari si dovrebbe avere anche la possibilità di dire quel che si pensa!

È del tutto evidente che la valutazione sulla perdita di tempo è relativa all'andamento di questo dibattito. Nel momento in cui dovesse effettivamente apparire necessario, poiché vi è stata una discrasia nell'ambito del Comitato dei nove, non avremmo alcun problema a che - purché finalizzata a tale scopo, e con una ragione specifica - si giungesse alla convocazione dello stesso Comitato dei nove.

Contemporaneamente, richiamandomi all'articolo 27 del regolamento, signor Presidente, le sarei grato se lei volesse informare l'Assemblea circa il tempo residuo per gli interventi per i richiami al regolamento. Infatti, nell'ambito della ripartizione del tempo disponibile, sono previsti tempi per l'opposizione e per la maggioranza, nonché tempi riservati ai richiami al regolamento.

Alla ripresa della seduta, dunque, sarebbe molto utile conoscere l'ammontare di tempo residuo, considerando tutto ciò che si vuole introdurre nel nostro dibattito, riservato agli interventi per i richiami al regolamento.

 

PRESIDENTE. Considerata la richiesta del relatore, sospendo la seduta sino alle 21; alla ripresa, la Presidenza darà conto di quanto richiamato dall'onorevole Giachetti.

La seduta è sospesa.

 

La seduta, sospesa alle 20,05, è ripresa alle 21,25.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

 

Si riprende la discussione.

 

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

Avverto che la Commissione ha presentato 13 emendamenti al progetto di legge al nostro esame, che la Presidenza ha valutato ammissibili. Il testo di tali emendamenti è in distribuzione.

Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 14 di domani, 15 novembre, per l'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 11 e alle ore 20, sempre di domani, per i restanti emendamenti.

 

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

 

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi scusi, non sono cose gradevoli da dirsi, ma uno dei fondamenti del funzionamento della Camera è la puntualità. Quindi, lei me lo deve consentire: se ci si convoca alle 21 non si può cominciare la seduta alle 21,30.

Mi auguro che vi siano dei fattori eccezionali che l'hanno costretta a questo ritardo, ma vorremmo che quanto accaduto non si verifichi più, per rispetto verso tutti i presenti.

 

PRESIDENTE. Le assicuro che quanto accaduto non costituirà precedente.

Vorrei sapere se esista un problema rappresentato dalla riformulazione dei pareri precedentemente espressi.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Da parte della Commissione non vi sono cambiamenti rispetto al parere precedentemente espresso sulle proposte emendative riferite all'articolo 10.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche per il Governo conferma i pareri espressi in precedenza.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.10.600.7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il nostro subemendamento interviene sul comma 1-bis dell'articolo 10, quindi sul comma aggiuntivo introdotto dalla Commissione, per tre ragioni.

Il comma inserito dall'emendamento della Commissione così recita: «Con decreto del ministro dell'economia ...sono individuate le province alle quali può essere assegnata». Noi riteniamo che il termine «può» debba essere sostituito con «deve». Infatti, crediamo che debbano essere individuate le modalità per l'assegnazione, quindi non deve esserci più un «può», ma un dovere, sotto un certo punto di vista. Inoltre, quando si afferma che debbono essere individuate le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro, la diretta riscossione dell'addizionale, noi chiediamo di far arrivare tale limite a 20 milioni di euro; sto parlando cioè di 15 milioni in più. Il comma aggiunto dalla Commissione prevede anche che si debba dare priorità alle province confinanti con le province autonome di Trento e di Bolzano; in questo caso, invece, noi sosteniamo che occorra prevedere l'assegnazione per tutte le province, con priorità per quelle site nelle regioni Lombardia e Veneto e quelle confinanti con le province di Trento e di Bolzano. Quindi, si punta ad allargare, seppur in parte, l'ambito di intervento dell'emendamento 10.600 della Commissione.

Noi crediamo che la ratio di questa proposta emendativa - vedremo poi se il relatore sarà d'accordo - rispecchi l'attualità di questo particolare momento. Molti comuni, territori limitrofi alle province di Trento e di Bolzano hanno fatto richiesta - la legge glielo consente - di annessione alla provincia autonoma. Non entrerò nel merito delle motivazioni che sottendono a tali richieste, comunque crediamo che la Commissione attraverso il suo emendamento abbia voluto dare maggior autonomia a quelle parti di territorio alle quali fa riferimento. Infatti, quando si sostiene che la diretta riscossione dell'addizionale sul consumo può essere assegnata a questi territori, vuol dire che a quelli confinanti con le province di cui si parla la Commissione intende riconoscere la competenza relativa alla diretta riscossione di determinati tributi. Si tratta, quindi, di una forma di maggiore autonomia che la Lega considera positiva, sempre in riferimento al comma 1-bis.

Il nostro subemendamento punta, da una parte, ad innalzare da 5 a 20 milioni il limite di autonomia finanziaria e, dall'altra, a favorire tutte le province della Lombardia e del Veneto. Diversamente, se favorissimo solo le province limitrofe si potrebbe verificare una certa sperequazione. Inoltre, si sostituisce un «può» con un «deve» poiché, effettivamente, vi è anche una necessità, e lo dico da parlamentare trentino.

Vi invito quindi a votare questo subemendamento perché riconosce maggiore autonomia a queste province limitrofe - mi riferisco specificamente alla Lombardia e al Veneto, poiché al Trentino non viene tolto nulla -, ed aumenta il limite di spesa, e ciò vuol dire maggiore autonomia in quanto trasforma un «può» in una certezza.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento presentato dagli onorevoli Gibelli e Garavaglia.

 

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ma mi pare che lei stia parlando del successivo subemendamento Gibelli 0.10.600.1, mentre noi stiamo discutendo sul subemendamento Garavaglia 0.10.600.7.

 

ALBERTO GIORGETTI. Sì, signor Presidente, ha ragione e la ringrazio per la precisazione. Con la testa ero già a quello successivo, ma parlavo di quello ora in discussione.

Ci troviamo di fronte ad un problema reale e ad un dibattito aperto riguardante molti comuni che stanno procedendo ad una serie di iniziative, anche referendarie, a fronte di problemi legati a percorsi di autonomia speciale; quindi, oggi evidentemente esistono realtà costituzionali, giustamente riconosciute. Peraltro, sappiamo che le sperequazioni riguardanti questi territori, dagli effetti soprattutto di carattere fiscale, ormai sono drammatiche. Il tema istituzionale, di fatto, viene solo marginalmente toccato anche da questa legge finanziaria. In particolare, riguardo alle riforme e, più in generale, al tema del federalismo fiscale, il famoso testo annunciato dal Governo è in fase di predisposizione - come ieri ci è stato riferito -, tra l'altro già in ritardo rispetto alle relative tempistiche.

Come dicevo, questo subemendamento attribuisce un minimo di sostanza all'intervento effettuato dalla maggioranza. Colleghi, bisogna essere chiari e, se si deve dare un segnale concreto in termini di risorse per questo specifico settore legato all'energia, 5 milioni di euro non possono costituire una risposta. Credo che da parte della maggioranza sia sbagliato cercare di vendere questo come un risultato concreto in termini di risorse, di ristoro rispetto, complessivamente, alle sperequazioni che si determinano in questi territori di confine.

L'importanza del subemendamento è soprattutto di carattere finanziario, per cui 20 milioni di euro possono essere considerati un segnale migliore rispetto a 5 milioni. La ripartizione attorno ai livelli superiori ai 200 kilowatt previsti per provincia per poter mantenere direttamente il prelievo sul territorio credo rappresenti un segnale sicuramente positivo.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.10.600.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492

Votanti 479

Astenuti 13

Maggioranza 240

Hanno votato 216

Hanno votato no 263).

 

Prendo atto che i deputati Leddi Maiola e Belisario non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione del subemendamento Gibelli 0.10.600.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo subemendamento rappresenta, per così dire, un'estensione di quanto previsto dalla precedente proposta emendativa. In buona sostanza, la proposta emendativa del Governo prevede un embrione di federalismo fiscale importante, ma noi vogliamo estendere tale previsione a tutte le province italiane ovvero a tutta l'Italia. Ciò, a mio avviso, è fondamentale. Leggendo infatti il testo della proposta emendativa del Governo, ci si accorge anche della motivazione sottesa: sta accadendo che comuni del Veneto «fuggano» verso il Trentino. Quindi, si tratta di comuni italiani che sono attratti verso il federalismo fiscale vero del Trentino.

Tale è il problema che questo Parlamento non vuole cogliere; con il nostro subemendamento, quindi, noi sosteniamo che si debba fornire un piccolo aiuto a tutte le province in modo da dare a tutta l'Italia un briciolo, un embrione reale di federalismo fiscale. Voi potete approvarlo o non approvarlo: se lo approvate, date un segnale chiaro al paese che è vero che siete federalisti; se invece non lo approvate, ciò rappresenta l'ennesima dimostrazione che così non è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gibelli 0.10.600.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503

Votanti 491

Astenuti 12

Maggioranza 246

Hanno votato 222

Hanno votato no 269).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.10.600.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 490

Astenuti 12

Maggioranza 246

Hanno votato 221

Hanno votato no 269).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.10.600.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 490

Astenuti 12

Maggioranza 246

Hanno votato 221

Hanno votato no 269).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zanetta 0.10.600.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504

Votanti 492

Astenuti 12

Maggioranza 247

Hanno votato 223

Hanno votato no 269).

 

Passiamo alla votazione del subemendamento Zanetta 0.10.600.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, annuncio che tutto il gruppo dei deputati della Lega Nord Padania sottoscrive il subemendamento Zanetta 0.10.600.3; dal momento che il Parlamento non accetta l'estensione del federalismo fiscale a tutto il paese, noi vogliamo che venga esteso alla Valtellina.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

 

VALTER ZANETTA. Desidero ringraziare il presidente della V Commissione, l'onorevole Crosetto ed il Comitato dei nove per avere compreso l'importanza del subemendamento; la proposta estende, infatti, alle province confinanti con la Confederazione elvetica, che hanno una spinta autonomistica importante, i benefici previsti dall'emendamento della Commissione, in analogia con quanto stabilito per le province confinanti con il Trentino-Alto Adige. Ritengo pertanto utile approvare questo subemendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

 

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io desidero manifestare il mio consenso su questo subemendamento; ringrazio, per il lavoro svolto, la Commissione, che ha voluto estendere alla Valtellina questo beneficio. Ritengo la Valtellina una valle che ha la necessità di beneficiare di questa opportunità, sicché non posso non essere particolarmente contento e apprezzare il lavoro svolto, che va nella giusta direzione di introdurre forme di federalismo nel nostro paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere questo subemendamento e per esprimere il mio apprezzamento per il lavoro compiuto e per le conclusioni cui si è giunti al riguardo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.

 

MARCO ZACCHERA. Intervengo solo per associarmi a quanto già dichiarato dal collega Zanetta e ricordare che la proposta si riferisce all'intero arco alpino che confina con la Svizzera e, quindi, anche alla provincia del Verbano Cusio Ossola, piemontese. Tutto sommato, mi pare sia veramente un subemendamento giusto, perché queste rendite legate ai canoni dell'elettricità sono prodotte sul terreno provinciale. È quindi abbastanza assurdo che non venga lasciata sul territorio almeno una parte di quanto il circuito nazionale riceve dal territorio medesimo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, il mio intervento sarà molto breve. Sottoscrivo anche questo subemendamento e desidero osservare che le vallate alpine stanno soffrendo un grande disagio per gli eventuali effetti di questa finanziaria, come del resto anche le terre del sud e del centro-sud d'Italia. Quindi, occorre grande attenzione per evitare che sulle montagne e nelle valli si verifichi un ulteriore spopolamento. Sollecito tanti amici e colleghi, anche della maggioranza, ad avere il coraggio di sottoscrivere questo subemendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, non ho alcuna difficoltà a sottoscrivere questa proposta emendativa e, quindi, procedo in tal senso. Se lei me lo consente, per risparmiare tempo, annuncio sin d'ora di sottoscrivere anche il subemendamento successivo Bressa 0.10.600.2, che condivido pienamente. Annuncio, altresì, il voto favorevole del gruppo dei Verdi su entrambi i subemendamenti, quello a prima firma Zanetta, 0.10.600.3 e quello successivo a prima firma Bressa, 0.10.600.2, che voteremo tra breve.

Infine, ai colleghi del centrodestra - anche a quelli della Lega, che hanno presentato proposte emendative rispettabilissime - i quali si richiamano all'attuazione del federalismo fiscale di cui all'articolo 119 della Costituzione, vorrei in conclusione far osservare, pacatamente e senza alcuna astiosità polemica, quanto segue. Ricordo che l'articolo 119 è in vigore esattamente da cinque anni ed un mese, ovvero dall'ottobre del 2001, dopo il referendum popolare confermativo della riforma del Titolo V. Ma nel corso di cinque anni il Governo di centrodestra, che loro hanno legittimamente sostenuto, non ha varato un solo atto normativo per l'attuazione del federalismo fiscale, limitandosi all'istituzione di un'alta commissione di studio, che però nulla ha prodotto sul piano legislativo. Cinque anni, senza realizzare assolutamente nulla. Quanto ora si comincia a compiere è ancora poco, ma va nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Compagnon. Ne ha facoltà.

 

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo soltanto per sottoscrivere questo subemendamento, che condivido totalmente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cossiga. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, anch'io intervengo per annunciare che appongo la firma a questo subemendamento come ultimo parlamentare eletto nel già collegio maggioritario di Luino.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.

 

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, molto brevemente vorrei fare alcune precisazioni in merito al federalismo fiscale. In quest'aula si sta accusando l'opposizione di presentare alcuni emendamenti a carattere fiscale che rientrano nel filone del cosiddetto federalismo fiscale. Si stigmatizza, quindi, la Casa delle libertà per non averlo fatto nel corso della passata legislatura. Al collega Boato e all'aula vorrei ricordare che, dopo la grande riforma sulla devolution, che modificava integralmente la Costituzione, avremmo introdotto anche il federalismo fiscale. Oggi stiamo mettendo le «pezze» al Titolo V che ancora attende la sua applicazione perché voi non volete procedere in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questa era la prima occasione per credere a quanto avevate fatto. Invece, in quest'aula state dimostrando di non credere alle vostre azioni e di presentare piccole pillole di federalismo fiscale per giustificare....

 

PRESIDENTE. Grazie, deputato Gibelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.

 

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, certamente condivido le finalità di questa proposta emendativa, che sottoscrivo. Tuttavia, mi consenta di esprimere una valutazione.

Non riesco a capire perché il solo fatto di essere confinante con la Svizzera, a differenza di quanto accade alla montagna cuneese che confina con la Francia, debba significare per tale realtà di territorio montano, avente le stesse esigenze e le stesse necessità di altre, la concessione di determinate opportunità. Pertanto, mi auguro che dopo questo voto Governo e maggioranza possano riparare a tale situazione. Si tratta di opportunità che credo debbano essere riconosciute a tutto il territorio montano e a tutte le valli con le stesse caratteristiche sociologiche, territoriali ed ambientali [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, intervengo sul subemendamento in oggetto, che in qualche modo si collega a quello successivo Bressa 0.10.600.2 nonché all'emendamento del Governo 10.600. Infatti, vorrei spiegare a me stesso, ma anche chiedere al Governo un chiarimento sui motivi per cui ha espresso parere favorevole sui subemendamenti rispetto alla ratio dell'emendamento cui si riferiscono. Per spiegare meglio - tralasciando il discorso relativo all'importo che l'emendamento indica (se si allarga la platea, si dovrebbe aumentare l'importo, altrimenti si darebbe vita ad una guerra tra poveri) - esso nasceva per estendere alle zone confinanti con le province di Trento e Bolzano alcuni benefici sul piano economico e fiscale. Il subemendamento Bressa 0.10.600.2, che sembra di qualità, di fatto....

 

PRESIDENTE. Deputato Zorzato....

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, ho forse problemi di tempo?

 

PRESIDENTE. Sì, deputato Zorzato. Anzi, ha concluso il tempo a sua disposizione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, colgo l'occasione di questo subemendamento, illustrato dai colleghi, per intervenire. Ho sempre avuto nei confronti del sottosegretario Grandi grossa stima per l'impegno che ha profuso nell'attività parlamentare, anche quando era all'opposizione. Tuttavia, a me pare che in questo caso abbia avuto una caduta di stile molto rilevante e su questo richiamo l'attenzione del Presidente della Camera. Infatti, il sottosegretario Grandi fino a questo momento è presente a nome del Governo e non è passato per caso. Chi risponde a nome del Governo e si confronta con la Camera dei deputati non può dichiarare testualmente, a meno che non smentisca: «Basta con questo stillicidio. Io la fiducia l'avrei messa la scorsa settimana» (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Italia dei Valori - Commenti di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego....

 

TEODORO BUONTEMPO. Anche l'applauso conferma il vostro trasformismo....

 

PRESIDENTE. Vi prego di far concludere il vostro collega. Deputato Buontempo, la invito a concludere.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nessun deputato appartenente al gruppo di Alleanza Nazionale ha parlato, quindi ho i tempi necessari. Non si tratta di un minuto per intervenire in dissenso o a titolo personale.

 

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, mi scusi, ma per il suo gruppo è già intervenuto il deputato Alberto Giorgetti e dunque ha superato il suo tempo.

 

TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione lei e quindi concludo. A me pare che le ultime parole «Noi non dovevamo lasciarci invischiare. A questo punto bisogna decidere ed arrivare al voto di fiducia» siano uno scandalo.

 

PRESIDENTE. La prego, deputato Buontempo.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zanetta 0.10.600.3, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 518

Votanti 474

Astenuti 44

Maggioranza 238

Hanno votato 464

Hanno votato no 10).

Passiamo alla votazione del subemendamento Bressa 0.10.600.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.

 

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo emendamento, che prevede di aggiungere le parole «e nelle province nelle quali oltre il 60 per cento dei comuni ricade nella zona climatica F, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412». Mi pare che tale proposta emendativa superi la differenza tra l'essere montanaro di serie A e di serie B che invece ho rilevato prima. Pertanto, chiedo che il Governo si rimetta all'Assemblea anche su questo subemendamento, perché va nella direzione che auspico e che certamente anche il gruppo dell'UDC condivide.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, stavolta credo di avere tempo a sufficienza per spiegarmi; quindi, mi rivolgo al Governo e al collega Delfino. Se il Governo interpreta il testo come il collega Delfino, il mio parere sul subemendamento è favorevole. Tuttavia, il subemendamento reca la congiunzione «e». Esso pertanto, invece di aggiungere altre province, sta eliminando dal testo del Governo la provincia di Verona. Vorrei che fosse chiaro cosa comporta questa proposta emendativiva (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, consentite al collega di sviluppare il suo intervento.

Prego, prosegua.

 

MARINO ZORZATO. Se il Governo nell'esprimere parere favorevole ha capito male, come il collega Delfino, può riformulare il testo sostituendo la congiunzione «e» con la congiunzione «o». Così facendo, rientrano sia Verona che le province di cui parla il collega Delfino, le quali hanno titolo per essere ricomprese in questa norma. Se invece resta la congiunzione «e», esse sono escluse e allora credo che i firmatari della proposta emendativa seguano una logica troppo di parte ed invece di pensare alla montagna in genere, pensano solo a pezzi di montagna.

Pertanto, chiedo al Governo di proporre una riformulazione del subemendamento Bressa 0.10.600.2 ed eventualmente aumentare l'importo, come sarebbe opportuno. La congiunzione «e» sia sostituita dalla congiunzione «o» perché per quella fascia di territorio la montagna è tutta uguale. Inoltre, propongo di aumentare lo stanziamento previsto dall'emendamento della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sperandio. Ne ha facoltà.

 

GINO SPERANDIO. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma al subemendamento in esame. Inoltre, intendo segnalare che in realtà questa serie di subemendamenti segnalano un problema di cui il Governo dovrà farsi carico, ovvero la necessità, da parte dell'amministrazione dello Stato, di individuare le misure che aiutino la permanenza nelle zone di montagna e in quelle disagevoli del nostro Paese. In realtà, con queste proposte emendative si trovano dei finanziamenti, come nell'emendamento precedente, per alcune zone del paese. Tuttavia....

 

PRESIDENTE. Colleghi deputati, vi invito a consentire lo svolgimento dei lavori senza produrre un rumore così forte da impedire l'ascolto degli oratori che stanno parlando.

Prosegua, deputato Sperandio.

 

GINO SPERANDIO. Lo stesso problema è vissuto in realtà anche da altre ed importanti zone del paese, come quelle dell'Appennino.

L'abbandono della montagna in un paese che ha circa il 60 per cento del proprio territorio definito come montano è un problema di carattere sociale, ma soprattutto di carattere ambientale che dovremmo affrontare seriamente in questi cinque anni.

Ritengo dunque che questo emendamento - che pure ha la mia condivisione - in realtà, oggi sia solo un palliativo poiché la questione è molto più ampia (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

 

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi associo a quello che già altri colleghi hanno segnalato precedentemente. Il fatto è che l'approvazione della proposta emendativa a firma Bressa rende molto vaghi i contorni dell'applicazione del successivo subemendamento che noi voteremo. Dunque, sarebbe opportuno capire di cosa stiamo parlando.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.

 

GIANCLAUDIO BRESSA. Grazie Presidente, intervengo solo per spiegare un equivoco che potrebbe diventare spiacevole. Il collega Zorzato, che normalmente è molto preciso, questa volta ha preso un abbaglio. Infatti, la congiunzione «e» è da collegare alla frase «con priorità per le province». Dunque, si stabiliscono dei criteri di priorità che non sono criteri di esclusione. Questa disposizione riporta alla frase «oltre il 60 per cento dei comuni nella zona climatica F» in quanto, non avendo la possibilità di definire il territorio montano, viene utilizzato per l'appunto questo riferimento normativo. Tuttavia, si tratta soltanto di criteri per stabilire delle priorità, non certo delle esclusioni. La lettura del testo è, da questo punto di vista, chiarissima e non lascia dubbio alcuno di interpretazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

Vi prego di chiedere la parola prima che io indica la votazione!

 

GUIDO CROSETTO. Sì, Presidente, ho provato ad alzare la mano...

Intervengo per richiamarmi all'intervento dell'onorevole Bressa. La norma in questione, colleghi, vale per tutte le province italiane; alla fine del comma si stabiliscono le priorità. Il Governo dovrebbe confermare soltanto se le priorità sono quindi quelle delle zone confinanti con la Federazione elvetica ed anche quelle che rientrano nella fascia F, come chiarito dal subemendamento Bressa 0.10.600.2.

Non si tratta di una disposizione che pone un'alternativa, ma di una norma che vuole precisare delle priorità secondo le quali il Ministero deve formulare il decreto di attuazione. In sintesi, essa riguarda tutte le province montane.

 

PRESIDENTE. Non ci sono chiarimenti? Sta bene.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.10.600.2....

 

GIANPAOLO DOZZO. Ma avevo chiesto la parola!

 

PRESIDENTE. Insisto nel pregarvi di farvi notare per tempo, quando chiedete la parola.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dozzo. Ne ha facoltà.

 

GIANPAOLO DOZZO. Grazie, Presidente. La spiegazione del collega Bressa non convince assolutamente, perché questo subemendamento, di fatto, esclude, sì, quelle province che sono confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano, ma anche altre. Faccio un esempio: le province di Vicenza e di Verona non hanno il 60 per cento dei comuni in zona F. Dunque, caro Bressa, giustamente il collega Zorzato lo ha fatto notare e quindi, al posto di quella congiunzione «e» bisognerebbe scrivere «o». In caso contrario, verrebbero escluse le province che ho appena citato. L'unica beneficiaria in Veneto, collega Bressa, sarebbe la provincia di Belluno, vale a dire proprio la tua provincia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, chiedo di nuovo la parola per invitare il Governo a dare una risposta. Non si sta facendo una polemica politica, ma si è posta una questione di interpretazione e di miglioramento del subemendamento in esame. Mi sembra assurdo che il Governo non si pronunci, visto che tutta l'Assemblea sta chiedendo un chiarimento, semplicemente per migliorare quanto stiamo legiferando.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

 

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, anch'io mi unisco a quanto hanno detto i deputati che sono intervenuti prima di me. Credo che in un momento di concitazione dei nostri lavori come questo, e di fronte a contestazioni di un certo tipo, sia assolutamente subdolo cercare di andare avanti senza avere un chiarimento da parte del Governo.

Come deputato veronese, signor Presidente, chiedo che il Governo si esprima e che anche gli altri parlamentari di Verona chiedano al Governo di esprimersi. È un particolare troppo importante perché il subemendamento a firma Bressa passi in questa maniera.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Mi pare di capire che si tratti esclusivamente di un problema di interpretazione di una frase scritta nel testo della disposizione. Credo che, se il Governo volesse precisarla, sarebbe una cosa utile.

Dunque, chiedo anch'io che il Governo si esprima e che anche il relatore prenda atto della necessità di una precisazione nel senso indicato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bricolo. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, alla luce del contenuto del subemendamento, al di là dei problemi interpretativi riguardo ai quali sarebbe importante sentire cosa pensa il Governo, sembra di capire che la proposta emendativa presentata dall'onorevole Bressa, di fatto, voglia escludere alcune province come Verona e Vicenza che non hanno il 60 per cento del loro territorio nella zona climatica F. Dunque, questo è evidentemente un subemendamento che viene proposto dalla Margherita e da Bressa per premiare alcune province, e sicuramente per escludere quelle che ho citato. Il presentatore di questo subemendamento si ostina a negare l'evidenza. Sarebbe importante che il Governo intervenga per spiegare esattamente come questa disposizione si tradurrà sul territorio.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giudice. Ne ha facoltà.

 

GASPARE GIUDICE. Mi scusi, signor Presidente. Qualcuno ha fatto richiesta di chiarimenti al Governo...

 

PRESIDENTE. Il Governo è presente in aula. Se ritiene di fare un chiarimento lo farà.

 

GASPARE GIUDICE. Presidente, se mi fa finire di parlare forse raggiungeremo un'intesa. Poiché il subemendamento è stato predisposto dall'onorevole Bressa, mi sembra corretto che sia proprio lui a spiegarci cosa intendeva escludere e che dia egli stesso un'interpretazione corretta della norma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

GIANCLAUDIO BRESSA. L'ho già spiegato!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Scusi, onorevole Bressa, non per fare diventare questa una questione un po' banale, ma quando si parla di situazioni molto delicate, come quelle riguardanti la montagna, di solito si trova storicamente un giusto equilibrio.

Signor Presidente, mi rivolgo direttamente all'onorevole Bressa perché, comunque, poiché l'interpretazione delle parole è stata fatta velocemente, l'intenzione di tutti è quella di chiedere al relatore di ridefinire il passaggio di questo subemendamento, atteso che il Governo, da quanto abbiamo intuito, ha trasferito all'Assemblea questo compito.

Per questo motivo, chiederei calorosamente al collega Bressa di ridefinire, assieme al relatore, l'interpretazione e la lettura esatta su cui tutti, peraltro, sappiamo di essere d'accordo.

 

MICHELE VENTURA. Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Credo che la questione probabilmente possa essere risolta aggiungendo una parola. Ma, tuttavia, preferisco chiedere un accantonamento per un tempo molto breve del subemendamento Bressa 0.10.600.2, affinché tutta l'Assemblea sappia esattamente che cosa stiamo per votare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame del subemendamento Bressa 0.10.600.2 deve intendersi accantonato.

L'accantonamento del subemendamento Bressa 0.10.600.2 comporta l'accantonamento anche dell'emendamento 10.600 (Nuova formulazione) della Commissione.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Della Vedova 10.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, questo emendamento si spiega da sé ... Mi scusi Presidente, forse è meglio aspettare che il Comitato dei nove si riunisca formalmente da qualche altra parte.

 

PRESIDENTE. Se il Comitato dei nove ritiene di doversi riunire, dovremo sospendere la seduta per cinque minuti, oppure ... Prego, deputato Della Vedova.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Grazie, onorevole Presidente. Dicevo che questo emendamento si spiega da sé. Credo che abbiamo la possibilità, tra le cento tasse o incrementi di tasse - qualcuno le ha contate, forse sono un po' meno - previste in questa finanziaria... Scusi, signor Presidente!

 

PRESIDENTE. Scusate, sono costretto a disporre una breve sospensione della seduta. In questo modo non si può procedere!

Sospendo la seduta per cinque minuti.

 

La seduta, sospesa alle 22,10, è ripresa alle 22,15.

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'emendamento Della Vedova 10.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sull'emendamento in esame, di cui sfugge l'importanza (o, meglio, è sfuggita l'importanza della norma che chiedo di abrogare), vale a dire il comma 2 dell'articolo 10: semplicemente si autorizzano le province italiane ad un aumento del 50 per cento - si passa dall'aliquota del 20 all'aliquota del 30 per cento - dell'imposta provinciale per la trascrizione, iscrizione ed annotazione dei veicoli.

Si tratta, quindi, di un'ulteriore tassa che viene imposta a tutti i possessori di qualsiasi tipo di veicolo, di cui credo nessuno avvertiva la necessità. Vi sarà un aumento consistente del bollo per tutti gli autoveicoli ed, in aggiunta a tale misura, vi sarà anche un aumento dell'imposta provinciale di trascrizione.

Chiedo ai colleghi, non solo dell'opposizione, ma anche della maggioranza, di riflettere sulla necessità per il nostro paese di questa tassa che andrà a gravare su tutti i possessori di autoveicoli.

Lo ripeto, tenendo presente che abbiamo già dato una bella bastonata con la tassa di proprietà che va sotto il nome di bollo automobilistico: è necessario considerare la possibilità di votare a favore di questo emendamento. Risparmiamoci almeno questo piccolo aumento di tasse.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 22,18)

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Grazie Presidente, non vorrei sfuggisse all'Assemblea la rilevanza di questo emendamento: stiamo infatti parlando di una tassa che colpisce buona parte dei beni mobili registrati (autoveicoli, autovetture e motoveicoli). Dopo che voi in campagna elettorale e anche recentemente avete speso parole dicendo che avreste alleggerito i passaggi di proprietà e tutti gli atti di trascrizione, copiando peraltro una norma ideata dal ministro Tremonti che consentiva il passaggio gratuito di proprietà, eliminando l'obbligo del notaio, con l'introduzione di questa nuova tassa voi appesantite notevolmente, sotto il profilo fiscale, tutte queste trascrizioni. Oltre al bollo, rendete ancora più difficile il passaggio di proprietà e il rinnovo del parco auto, con tutte le conseguenze, anche in campo ecologico, di una gabella di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Intervengo per sottoscrivere a nome del gruppo Lega Nord l'emendamento del collega Della Vedova. In una legge finanziaria fatta di tante gabelle, di tante nuove imposte e di tante tasse, francamente (nella valutazione degli emendamenti questa ci era «quasi» sfuggita), se ragioniamo di redistribuzione, come vuole ragionare questa finanziaria e questo Governo, pensare di aumentare l'imposta di trascrizione sugli autoveicoli del 50 per cento è contraddittorio ancora una volta. Da una parte, aumentiamo il bollo auto e favoriamo il ricambio degli autoveicoli verso modelli meno inquinanti, dall'altra aumentiamo le imposte di trascrizione per gli autoveicoli. Ancora una contraddizione viene messa tra le righe da questa maggioranza. A questo punto, è palese che si tratta di una cosa iniqua e chiediamo pertanto che venga soppressa.

 

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANDREA GIBELLI. Vorrei informare l'Assemblea che alle 22 e 12 minuti l'agenzia Ansa ha battuto una comunicazione, con la quale si anticipa che si prevede una riunione del Consiglio dei ministri per preparare un maxiemendamento di mille commi sul quale porre la questione di fiducia. Vogliamo capire se ciò corrisponda al vero. Il Governo ci deve dire che cosa stiamo facendo in aula ora se si prevede, come dicono le agenzie, un voto di fiducia per la fine della settimana. Che sia chiaro, Presidente, il Governo ci deve dare una risposta (Commenti dei deputati dei gruppi della maggioranza)! Deve dirci se è vero o se sono solo illazioni giornalistiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. I rappresentanti del Governo sono in aula, ma evidentemente non è loro intenzione rispondere a questa richiesta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Condivido appieno le argomentazioni dei colleghi intervenuti prima di me, quindi non aggiungo nulla; chiedo soltanto di poter apporre la mia firma all'emendamento 10.1 del collega Della Vedova.

 

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie Presidente. Avevo chiesto la parola per dire le stesse cose che ha detto poco fa l'onorevole Gibelli. Vorrei, però, che lei sollecitasse il Governo a rispondere, perché non è possibile usare in questo modo il Parlamento ed i parlamentari, che stanno in quest'aula per votare quello che domani forse non vi sarà più.

Poiché abbiamo appreso che domani verranno presentati ulteriori emendamenti del Governo e della Commissione, per una questione di dignità, visto che poche ore fa il sottosegretario Letta ha ribadito le intenzioni di questo Governo, mentre da agenzie di stampa abbiamo appreso che la fiducia verrà posta giovedì, chiediamo all'Esecutivo di intervenire e rispondere perché vogliamo capire in che modo dobbiamo proseguire i nostri lavori (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

 

TOMMASO FOTI. Vergogna!

 

PRESIDENTE. Onorevole Santanchè, il Governo è rappresentato in aula; c'è anche il ministro per i rapporti con il Parlamento: se intende intervenire, può farlo, altrimenti questa Presidenza non è autorizzata ad imporre alcunché.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

 

PAOLO UGGÈ. Anch'io chiedo all'Assemblea di voler riconsiderare il voto favorevole, soprattutto da parte della maggioranza, su questo emendamento, che sottoscrivo, perché va ad incidere sull'importante attività del trasporto merci. Ancora una volta, da un lato si firmano le intese con le associazioni di categoria, che tendono ad introdurre elementi di allineamento ai costi sostenuti dai colleghi concorrenti europei, dall'altro si introducono incrementi, con misure che non fanno capire alla gente cosa succede. Sollecito quindi un voto favorevole sull'emendamento 10.1 del collega Della Vedova.

 

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Presidente, se mi consente, vorrei richiamare l'attenzione del ministro Chiti, attualmente il più autorevole rappresentante del Governo in questo momento in aula. Quello che è stato fatto rilevare ha una certa importanza: dovreste rispettare anche i colleghi della maggioranza, perché se è vero che si prepara un Consiglio dei ministri per approvare l'ennesimo emendamento con mille commi, che cosa ci stiamo a fare, qui? Avanziamo pertanto una proposta di sospensione dei lavori per poter capire come stanno le cose (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

Il ministro Chiti può dire tranquillamente se è vero o se non è vero. La proposta è che se il Governo non intende rispondere, si sospendano i lavori per capire che cosa accade. Non ci facciamo offendere da un Governo delegittimato, senza consenso e solo arrogante (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi della maggioranza).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, attraverso di lei vorrei far rilevare ai colleghi dell'opposizione come oggi sia la terza o la quarta volta che, in funzione di una previsione, di un sentimento, di un auspicio o di non si sa che cosa...

 

TOMMASO FOTI. È uscita un'agenzia! C'è un'agenzia che ti smentisce!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Facciamo terminare l'onorevole Giachetti.

 

ROBERTO GIACHETTI. Siate sereni, ascoltateci come noi ascoltiamo voi pazientemente! Stavo dicendo che è la terza o quarta volta che l'opposizione, con argomentazioni diverse, chiede per questa fattispecie che il Governo dovrebbe dire qualcosa riguardo alla fiducia. Vorrei dire a lei, Presidente, e a tutti i colleghi che il Governo, presente in aula, ha spiegato chiaramente, non meno di due ore fa, qual è la sua posizione. Ora, che addirittura si utilizzi - lo dico soprattutto a tante persone che militano attualmente nell'opposizione - una agenzia, che in forma anonima mette in campo un'ipotesi, che peraltro lo stesso rappresentante del Governo, motivando chiaramente qual è la ragione per la quale si potrebbe eventualmente giungere alla fiducia, ha detto che è sicuramente tra le ipotesi se non si riescono a concludere in tempo i lavori, non porta assolutamente nulla di nuovo nel dibattito.

 

ELIO VITO. Vai a dormire! Sei stanco!

 

ROBERTO GIACHETTI. Così come non è nuovo il tentativo costante delle opposizioni di trovare un pretesto per sospendere i lavori dell'Assemblea. Siamo in grado di andare avanti, abbiamo ancora decine di voti da esprimere sugli articoli. La risposta il Governo l'ha fornita per due volte di seguito in questa giornata.

Mi auguro, signor Presidente, che si metta fine, ovviamente in base alle valutazioni che spettano alla Presidenza, non dico a questa forma di ostruzionismo, ma a questo chiaro tentativo di volere, per forza, interrompere la seduta. Non ve n'è alcuna ragione. Il rappresentante del Governo è presente ed è intervenuto, e penso che sia sufficiente. Non credo che lo stesso argomento possa essere ripetuto per otto volte nel corso della stessa seduta (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

ELIO VITO. Prima hai detto tre volte!

 

MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, penso che in questa Assemblea dobbiamo cercare tutti di essere meno ipocriti e riconoscere che un disegno di legge finanziaria con 217 articoli e migliaia di emendamenti non può essere approvato in questo modo, nei limiti di tempo in precedenza richiamati dall'onorevole Bianco. Il problema di fondo è che c'è un tentativo, da parte della maggioranza, di addossare alla minoranza la responsabilità della richiesta del voto di fiducia che, prima o poi, arriverà.

Francamente, questo è inaccettabile e incomprensibile perché la maggioranza, finora, non ha posto la questione di fiducia in quanto non è pronta a porre la questione di fiducia su un disegno di legge finanziaria che ancora non è completato e non è definito (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questo è il punto di fondo. Lo affermo senza polemica, non intendo far polemica con alcuno. Affermo tutto questo con il massimo del rispetto nei confronti della maggioranza e dei suoi legittimi diritti, tra i quali c'è anche quello di porre la questione di fiducia. Ritenevo che non fosse uno scandalo, ieri, quando è stata posta dal Governo Berlusconi, e ritengo non sarebbe uno scandalo oggi, se la ponesse il Governo Prodi! Il problema è essere sinceri e dire la verità in questa Assemblea, senza continuare questa assurda commedia degli inganni.

Chiedo alla maggioranza un bagno di lealtà nei confronti di tutti i parlamentari, nel rispetto assoluto di questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, da parte dell'onorevole Gasparri è stata avanzata una richiesta di sospensione dei lavori. Qual è il suo parere al riguardo?

 

ROLANDO NANNICINI. Garantisca i lavori dell'Assemblea!

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Il mio parere, signor Presidente, è che alla domanda dei colleghi di Alleanza Nazionale - il collega Gasparri e la collega Garnero Santanchè - volta a sapere che cosa stiamo facendo in quest'Assemblea rispondo che ci stiamo occupando di alcune province e dobbiamo continuare a farlo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ritengo che il miglior modo di procedere, rispetto alla richiesta di sospensione, sia quello di dare la parola a un deputato a favore e a un deputato contro e, successivamente, di metterla in votazione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

Mi sembra, lo ripeto, il modo migliore di procedere (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).

 

ANTONIO BORGHESI. È la quarta volta!

 

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare a favore.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, naturalmente mi esprimo a favore della sospensione. Ho domandato, non al relatore, per la precisione, ma al Governo, se sia vero o meno che intende porre la questione di fiducia su un maxiemendamento di mille commi. È una questione che deve essere affrontata e la sospensione può indurre a più miti consigli questo Governo, che tace (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Proteste dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare contro.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, siamo contrari a questa proposta che, ogni tanto, è reiterata in questa Assemblea. Si pongono continuamente questioni che già sono state risolte ed alle quali il Governo ha già dato risposta.

Il collega Del Bue, in precedenza, ci invitava a non essere ipocriti. Ebbene, raccolgo l'appello a non esserlo. Mi pare evidente che l'opposizione stia facendo del tutto per spingere il Governo a porre la questione di fiducia. Questa è la verità e per questo motivo siamo contrari (Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospendere i lavori, per questa sera, rinviando a domani il seguito dell'esame.

(È respinta).

Riprendiamo l'esame dell'emendamento Della Vedova 10.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, sono il primo deputato del mio gruppo ad intervenire e, quindi, il mio intervento non è a titolo personale. In realtà, non so nemmeno di che cosa tratti questo emendamento (Vivi commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), ma intendo spiegarvi per quale motivo sto intervenendo subito. Sto intervenendo perché avrei voluto motivare, poco fa, il sostegno alla proposta dell'onorevole Gasparri. L'appello a non essere ipocriti, cari colleghi della sinistra, dovreste recepirlo voi, per primi! Oggi, durante la seduta pomeridiana, è stata posta ripetutamente una questione alla quale ritenevamo che il Governo avesse dato (Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)...

 

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Menia. Abbiamo già concluso questa discussione. È stata formulata una proposta di sospensione dei lavori ed è stata posta in votazione. Torniamo al merito dell'emendamento, per cortesia, altrimenti non ne usciamo più!

 

ROBERTO MENIA. Nel merito dell'emendamento, io spiego politicamente la ragione per la quale tutti i deputati del mio gruppo chiederanno di parlare su questo emendamento (Applausi polemici dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)! Signor Presidente, è accaduto un fatto nuovo e innegabile. Il Governo ha sostenuto che la questione di fiducia era solo una ipotesi, una possibilità. Ora apprendiamo, invece, della convocazione del Consiglio dei ministri per la predisposizione di un maxiemendamento (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur) con il quale si vanifica tutto il lavoro che, in maniera ridicola, continuiamo a svolgere questa sera! Noi sappiamo che stiamo tirando inutilmente la carretta per fare un lavoro che a nulla servirà...

 

PRESIDENTE. Onorevole Menia, non possiamo tornare su questo tema!

 

ROBERTO MENIA. ...perché sarà sostituito da un maxiemendamento, di oltre mille commi, sul quale il Governo porrà la questione di fiducia (Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)!

 

PRESIDENTE. Per cortesia, abbiamo già concluso questo argomento!

 

ROBERTO MENIA. Questa è una cosa ignobile! Questo è il motivo per il quale noi, questa sera, non vi lasceremo lavorare!

 

TOMMASO FOTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Fabris).

 

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, se l'onorevole Fabris, presidente del gruppo dei Popolari-Udeur, già nel Polo delle libertà nel 1996, mi consente parlare, desidero richiamare la Presidenza sul fatto che non si può accusare qualsiasi gruppo di ostruzionismo quando ancora abbiamo a disposizione 2 ore e 45 minuti di tempo per intervenire sugli emendamenti (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)! Non potete impedire ad un gruppo parlamentare, legittimamente, di utilizzare i tempi a sua disposizione per gli emendamenti nel modo che ritiene opportuno! State facendo un processo alle intenzioni! Con la logica - che vi appartiene - di coloro i quali hanno già perpetrato l'inganno e devono vestirsi da vergini, volete porre la questione fiducia senza avere il coraggio di rivendicarla! Vergogna! Vergogna! Vergogna (Proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur - Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non condivido quello che sta accadendo in questa Assemblea, né per i toni, né per il contenuto. Due ore fa, per l'ennesima volta, nell'apprendere alcune notizie, ho chiesto, insieme a molti altri deputati di questa Assemblea, tra cui il presidente Fini e il vicepresidente Leone, se ci fosse una rinnovata intenzione, da parte del Governo, di porre la questione di fiducia.

 

GIACOMO DE ANGELIS. Così ricominciamo daccapo!

 

LUCA VOLONTÈ. No, forse non hai capito (Commenti). Ci è stato detto dal Governo, due ore fa, che non è questa l'intenzione. Ci è stato anche promesso che si sarebbe tornati alla proposta del relatore per discutere su quanto l'opposizione aveva chiesto, e che a noi interessa, cioè la continuazione di questo dibattito e l'esame, domani, con la presenza dei ministri Bersani e Padoa Schioppa, dei temi che riguardano il Mezzogiorno e lo sviluppo. A questo ci atteniamo, sapendo ciò che la Presidenza ha comunicato ieri, cioè che il Governo si è impegnato a presentare, entro domani, i nuovi emendamenti.

Evidentemente, da quel momento in poi ci sarà la prova se il Governo vuole continuare a discutere gli emendamenti o se vuole fare altro. Fino a quel momento, restiamo in attesa, continuando i nostri lavori, di approfondire i temi dello sviluppo e del Mezzogiorno, che abbiamo richiamato oggi, e in attesa di votare questo articolo che, con il contributo di tutta l'opposizione, oltre che della maggioranza, mi sembra possa essere decisamente migliorato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), L'Ulivo e Verdi).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Vedova 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 510

Votanti 495

Astenuti 15

Maggioranza 248

Hanno votato 226

Hanno votato no 269).

 

Riprendiamo l'esame dell'emendamento 10.600 della Commissione e del subemendamento Bressa 0.10.600.2, ad esso relativo, precedentemente accantonati.

Ha chiesto di parlare il Presidente della V Commissione, onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, nel subemendamento Bressa 0.10.600.2, dopo le parole: «di Trento e di Bolzano» è da sostituire la parola: «e» con le seguenti: «nonché per quelle». Poi, in sede di coordinamento...

 

TOMMASO FOTI. Facciamo il coordinamento adesso?

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Stavo dicendo...

 

TOMMASO FOTI. Si fa a fine seduta...!

 

FRANCESCO PIRO. Ma che fa quello, il Presidente dell'Assemblea?

 

PRESIDENTE. Onorevole Foti, per cortesia!

 

TOMMASO FOTI. Ho solo detto che il coordinamento non c'entra.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, il collega è un po' agitato. Stavo solo dicendo che questa integrazione comporta, al subemendamento Zanetta 0.10.600.3 la sostituzione delle parole: «e con la Confederazione Elvetica», con le seguenti: «per quelle con la Confederazione Elvetica». Così si chiude la questione.

 

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.10.600.2 proposta dal presidente della Commissione?

 

GIANCLAUDIO BRESSA. Sì, Presidente, la accetto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.


MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo...

 

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Garavaglia, dovrei prima chiedere al Governo se confermi il parere precedentemente espresso, di rimettersi all'Assemblea sul subemendamento Bressa 0.10.600.2.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a nome di tutto il gruppo della Lega Nord Padania. Apprezziamo, da un lato, la riformulazione; dall'altro, però, vorremmo rimarcare una questione molto semplice, ma anche molto importante.

È successo un fatto emblematico questa sera. Noi parlamentari del nord siamo dei «polli». Ci siamo accapigliati per 5 milioni di euro di compartecipazione, cioè non soldi in più. Ripeto: 5 milioni di euro. Oggi pomeriggio, per due ore e mezzo si è discusso della ripartizione di miliardi di euro. Porto l'esempio della viabilità secondaria della Sicilia e della Calabria (non me ne vogliano i colleghi della Sicilia e della Calabria): qualcuno mi deve spiegare come sia possibile, anche solo mettere in appalto 500 milioni di euro in tre anni. Alla Pedemontana viene data la stessa cifra, ripartita in 15 anni. Se questa è l'idea che avete del federalismo fiscale, non avete capito un «tubo» (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.10.600.2, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 503

Votanti 459

Astenuti 44

Maggioranza 230

Hanno votato 441

Hanno votato no 18).

 

Prendo atto che l'onorevole Cesa non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento della Commissione 10.600.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga.

 

GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, mi dispiace che l'esame dell'emendamento della Commissione giunga in un momento un po' «caldo», ma debbo fare una notazione rivolgendomi al relatore, al presidente della Commissione ed anche agli uffici per un doppio errore, uno di italiano ed uno relativo all'unità di misura. Così com'è scritto, l'emendamento non ha senso e, se vi è qualche ingegnere elettrotecnico, capirà rapidamente il perché.

Leggo dalla nona riga dell'emendamento: «Consumo di energia elettrica concernente i consumi relativi a forniture con potenza impegnata superiori 200 Kwh». A parte il fatto che per la sigla di chilowattora la lettera «K» si scrive minuscola e la lettera «w» deve essere scritta maiuscola, il problema è che i consumi si esprimono in chilowattora e le potenze in chilowatt. I consumi sono maschili, le potenze femminili. Quando si scrive: «potenza impegnata superiori a 200 Kwh» (vi assicuro che non vi è alcun intento ostruzionistico), si intende parlare di consumi superiori a 200 chilowattora, ma forse al mese o all'anno, o a potenze installate superiori a 200 chilowatt?

Se leggiamo il testo del decreto n. 511 del 1988, notiamo che vi sono due tipologie: una relativa ai consumi superiori ai 200 mila chilowattora al mese ed un'altra relativa alle potenze installate superiori a 200 chilowatt. Quindi, la Commissione dovrebbe chiarire se stiamo parlando delle addizionali relative a potenze superiori a 200 chilowatt, senza limiti di consumi o se stiamo parlando di consumi senza limiti di potenza. L'emendamento, così com'è scritto, non ha senso. Può anche darsi che siano limiti di potenza e limiti di consumo. Chiedo alla Commissione di rivedere il testo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Ringrazio il collega Cossiga. Si tratta probabilmente di un refuso (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

Colleghi, non capisco questo continuo clima da stadio. Evidentemente, neppure i colleghi della Commissione se ne erano accorti.

 

ALBERTO GIORGETTI. Infatti!

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Non vi è nulla di strano: sistemeremo il testo. Signor Presidente, ci conceda pochi minuti.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Sospendo la seduta per cinque minuti.

 

La seduta, sospesa alle 22,45, è ripresa alle 22,50.

 

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Onorevoli colleghi, cortesemente prendete posto... Cerchiamo di dare un ordine ai nostri lavori.

Chiedo all'onorevole Ventura di riferire all'Assemblea in merito agli esiti della riunione del Comitato dei nove.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, aveva ragione l'onorevole Cossiga. Pertanto, l'emendamento 10.600 (Nuova formulazione) della Commissione è da intendersi riformulato, sostituendo, all'undicesima riga, le parole «superiori a 200 Kwh» con le seguenti: «superiore a 200 chilowatt». Nella formulazione errata vi era un'«h» in più...

 

PRESIDENTE. Ed una «i» al posto di una «e»...

 

MICHELE VENTURA, Relatore. ...ed una «i» al posto di una «e».

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, ringraziando il Governo, il relatore e tutta l'Assemblea per il lavoro svolto, e considerato che con le modifiche costruttive che abbiamo apportato al testo, con il voto attuale, abbiamo decuplicato la platea degli interessati a questo problema, credo che il Governo ed il relatore debbano assolutamente fare un emendamento «a se stessi». Non propongo cifre; la logica sarebbe aumentare la somma da 5 milioni a 50 milioni, se la platea è aumentata di 10 volte. Ci accontenteremmo di un segnale di modifica dell'importo, altrimenti si tratta veramente di cifre «da poveri». Ritengo pertanto che il Governo ed il relatore, solo per il fatto oggettivo che è stata decuplicata la platea, debbano dare un segnale di modifica dell'importo. Mi rimetto al relatore, non propongo cifre, ma trattandosi di poste inserite nella Tabella A, la modifica è banalissima e pertanto non vi è bisogno di sospensioni dei lavori, né di accantonamenti. Occorre solo che il relatore dica che la platea è aumentata e che propone di rivedere la cifra ipotizzata, di quanto riterrà, parlando con il Governo, se possibile.

Lo ripeto, non dico che sia necessario stanziare 50 milioni di euro l'anno, perché immagino sia difficile, ma 10, 15 o 20 milioni di euro l'anno è la somma minima che si possa stanziare. È una responsabilità che rimando alla sensibilità del relatore, il quale sicuramente ha buonsenso e terrà in considerazione questa proposta. Auspico che abbia un'interlocuzione rapida con il Governo, avanzando una proposta che noi accoglieremo positivamente. Ritengo dunque necessaria una modifica nel senso che ho testé chiarito.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, questo emendamento e quello precedente, riformulati, testimoniano che il lavoro che sta facendo l'opposizione è assolutamente costruttivo e migliorativo. Tuttavia, è chiaro che non si può procedere, signor Presidente - anche se, nello specifico di questa proposta emendativa, il nuovo testo è accettabile - con una finanziaria che, dai chilowattora a temi molto più seri, procede in modo empirico.

Non si può procedere con coperture che sono mutanti e rotative; non si può procedere con emendamenti del Governo che modificano gli emendamenti precedenti e quelli approvati. Non si può assistere - e, in tal senso, esprimo anche la mia solidarietà al relatore: molte volte sono stato seduto al banco del Comitato dei nove - al relatore che corregge il Governo e non si può - lei, signor Presidente, oggi ci ha detto che non è una regola, ma è opportuna la presenza in aula del ministro competente - constatare l'assenza reiterata del ministro Padoa Schioppa.

Per tutti questi motivi, credo sia opportuno aggiornare la seduta a domani e chiedere al ministro dell'economia e delle finanze di venire in aula (Commenti) e, per una volta, rendere seria questa finanziaria, senza tutti questi aspetti che sono contro il regolamento e, soprattutto, contro i cittadini che ci stanno a guardare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Onorevole Jannone, lei sa che abbiamo già votato una richiesta di sospensione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

 

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire che condivido la posizione espressa dall'onorevole Zorzato. Essendosi allargata la platea, mi sembra giusto aumentare anche le risorse.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, nutro tuttavia alcune preoccupazioni in merito, perché di solito il Governo, quando si vede spinto, per esigenze proprie, a coprire alcuni impegni, fa ricorso al «bancomat» del fondo per le aree sottoutilizzate e non vorrei che lo facesse anche per rispondere a questa necessità. Pertanto, raccomando al Governo di fare fronte a tale esigenza con attenzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sul problema dell'aumento dei fondi. Considerando che ci stiamo rendendo conto che 5 milioni sono una somma esigua, vorremmo ricordare all'Assemblea che in precedenza sono stati respinti emendamenti presentati della Lega che proponevano l'innalzamento della somma da 5 a 20 milioni. Se si aprisse una discussione in merito, riteniamo che si dovrebbe prendere in considerazione questo aspetto. La Lega, che già aveva riscontrato tale discriminazione verso le regioni del nord, aveva presentato i suoi emendamenti. Dunque, se si volesse realmente fare un gesto di questo tipo, dovrebbero essere riprese in considerazione le nostre precedenti proposte emendative.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.600 (Nuova formulazione) della Commissione, nel testo corretto e subemendato, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500

Votanti 454

Astenuti 46

Maggioranza 228

Hanno votato 270

Hanno votato no 184).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.601 della Commissione, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 504

Votanti 489

Astenuti 15

Maggioranza 245

Hanno votato 271

Hanno votato no 218).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 10.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 512

Votanti 495

Astenuti 17

Maggioranza 248

Hanno votato 223

Hanno votato no 272).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 10.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 514

Votanti 502

Astenuti 12

Maggioranza 252

Hanno votato 227

Hanno votato no 275).

 

Prendo atto che l'emendamento D'Elpidio 10.8, ritirato dai presentatori, è stato fatto proprio dall'onorevole Elio Vito, a nome del gruppo Forza Italia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, il collega Elio Vito, se vuole, ovviamente ha diritto a fare proprio un emendamento; tuttavia, non mi sembra un atto di grande correttezza parlamentare. Nel momento in cui (Commenti)... Onorevoli colleghi, scusate, io sto ascoltando tutti. Se posso ricevere altrettanta attenzione... Stavo dicendo che dato che il Governo e la Commissione, fin dall'inizio, hanno chiesto al collega D'Elpidio ed agli altri colleghi del gruppo Popolari-Udeur di ritirare questo emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, fare proprio l'emendamento e portarlo inevitabilmente alla reiezione, impedisce ai colleghi di presentare un ordine del giorno di contenuto analogo.

Dunque, se posso chiedere un atto di correttezza nei rapporti parlamentari, pregherei l'onorevole Elio Vito di recedere dalla decisione di fare proprio tale emendamento, perché altrettanto, in genere, non abbiamo mai fatto nei vostri confronti, colleghi dell'opposizione.

 

ANTONIO LEONE. Caspita!

 

PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, conferma la sua richiesta di fare suo l'emendamento D'Elpidio 10.8?

 

ELIO VITO. Sì, signor Presidente, la confermo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, per cogliere l'invito del collega Boato chiederei al relatore ed al Governo di riconsiderare il parere espresso e consentire che questo emendamento, che è di buonsenso, venga approvato da parte dell'Assemblea. Mi sembra che, in tal modo, rafforzeremmo la proposta emendativa con un voto favorevole dell'Assemblea.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Elpidio 10.8, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 515

Votanti 492

Astenuti 23

Maggioranza 247

Hanno votato 226

Hanno votato no 266).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 10.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 519

Votanti 505

Astenuti 14

Maggioranza 253

Hanno votato 229

Hanno votato no 276).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Armani 10.7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, di fatto, con l'approvazione dell'emendamento 10.601 della Commissione non solo si porta il testo dell'articolo in esame a riconsiderare i temi, evidentemente correlati alle province, sia dell'addizionale e dell'energia elettrica sia dell'imposta di trascrizione, ma si riaprono anche una serie di altri temi riguardanti gli enti locali. Infatti, nell'emendamento 10.601 della Commissione vi è una disposizione che non abbiamo ben capito a cosa si riferisce, ma in cui sostanzialmente si consente al Ministero dell'economia e delle finanze di valutare situazioni di possibile dissesto ed altri problemi inerenti ai comuni.

In riferimento a ciò, intendiamo riproporre una questione già precedentemente affrontata, concernente l'imposizione (si tratta, infatti, di un tema strettamente attinente all'articolo 10). Con l'emendamento in esame, si propone di riportare in capo al consiglio comunale la competenza in materia di approvazione delle aliquote dell'imposta comunale sugli immobili.

Riteniamo, alla luce di un percorso che vede un'ulteriore vessazione nei confronti dei contribuenti, che tale decisione non debba essere competenza esclusiva delle giunte comunali, e comunque che non debba essere lasciato alla discrezionalità delle stesse decidere se conferirle o meno al consiglio comunale. Consideriamo un segnale democratico forte ed importante, dunque, far in modo che sia il consiglio comunale a deliberare l'eventuale aumento delle aliquote dell'ICI.

Chiediamo al Governo e al relatore, quindi, di rivedere il loro parere sull'emendamento in esame, ed ovviamente invitiamo l'intera Assemblea ad esprimere un voto favorevole su di esso.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere le firme dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania all'emendamento Armani 10.7 per tre buoni motivi.

Il primo concerne la trasparenza, poiché, signor Presidente, i cittadini possono assistere alle sedute del consiglio comunale, e dunque possono essere presenti quando vengono assunte quelle scelte, come l'aumento delle imposte, che li toccano più da vicino.

Per quanto riguarda il secondo, sosteniamo l'emendamento Armani 10.7 perché si può prevedere la presenza, nella giunta comunale, di assessori esterni, i quali non rappresentano i cittadini.

Il terzo motivo, infine, è rappresentato dal fatto che, in sede di Commissione, il sottosegretario Grandi ha giustificato la contrarietà del Governo all'emendamento in esame sostenendo che non voleva «mettere i calzoni ai comuni»!

Bene, vedo che annuisce... Lo ringrazio per la sincerità; tuttavia, ciò dimostra che egli, se non vuole metter loro i pantaloni, li vuole lasciare in mutande!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre la mia firma all'emendamento Armani 10.7. Vorrei dire al relatore che mi pare che oggi, durante la riunione della Commissione, vi fosse stata una specie di discrasia - questa volta, evidente! - tra l'orientamento del Governo e quello dello stesso relatore.

L'emendamento in esame, in sintesi, obbliga i sindaci a far approvare la variazione delle imposte dal consiglio comunale. Si tratta di una scelta che quasi tutti i comuni compiono (come avviene a Milano per il centrodestra e a Torino e a Firenze per il centrosinistra), mentre altri comuni si avvalgono della possibilità di interpretare la norma in un certo senso, e fanno decidere la giunta su tale materia.

Riteniamo che una decisione importante, come l'aumento delle imposte locali, debba essere, oltre all'approvazione dei bilanci, una delle poche competenze residuali che possano rimanere in capo al consiglio comunale, e l'emendamento Armani 10.7 precisa tale questione. Esso non comporta costi aggiuntivi e dunque non ravviso ragioni contrarie alla sua approvazione. Ricordo che alcuni comuni, anche se altri si ostinano a non farlo, già operano in tal senso.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervenendo a titolo personale, vorrei dire che qualsiasi amministratore locale sa che non far decidere al consiglio comunale l'approvazione delle nuove aliquote dell'ICI rappresenta una forzatura nei confronti sia dello stesso consiglio, sia dei cittadini!

Pertanto, stabilire che sia il consiglio comunale, e non la giunta, a fissare le nuove aliquote dell'imposta comunale sugli immobili rappresenta, a nostro avviso, una scelta di puro buon senso e di trasparenza: quindi, non si può votare contro l'emendamento in esame!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi sembra che le osservazioni formulate dai colleghi Crosetto e Garavaglia si riferiscano proprio all'atteggiamento assunto da numerosi enti locali, nei quali esiste una prassi, ormai consolidata nel tempo, che tende ad escludere le assemblee consiliari da ogni decisione rilevante in ordine al futuro del comune.

Ricordo che provengo da una regione dove, in nome di un eccessivo rafforzamento del ruolo del sindaco e della giunta, si prescinde totalmente dalla assemblee elettive. Credo che una proposta emendativa di buonsenso, come quella in esame, debba accomunare tutti, poiché serve a ripristinare il potere dei consigli comunali in merito ad un compito essenziale, insito nella natura stessa di un'assemblea elettiva, quale decidere se aumentare o meno le imposte.

Ritengo che l'emendamento Armani 10.7 sia fondato, poiché siamo in presenza di atteggiamenti difformi in numerosi enti locali. Ritengo più che mai opportuna, pertanto, la sollecitazione di tale proposta (la quale, poi, assume un carattere cogente) affinché ci si comporti di conseguenza.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

 

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, chiedo anch'io di apporre la mia firma all'emendamento Armani 10.7. Vorrei formulare solo una considerazione. La vigente legge elettorale degli enti locali fa sì che i consiglieri comunali di maggioranza (ancor più quelli di minoranza) non contino niente. Trattandosi di imposte locali, ritengo molto giusto assegnare tale competenza all'intero consiglio comunale, affinché i consiglieri possano adempiere al mandato ricevuto dagli elettori, assumendosene al contempo le relative responsabilità [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, sotto il profilo strettamente giuridico, quanto indicato dall'emendamento in esame rappresenta una scelta cosiddetta tassativa. In altri termini, i giuristi direbbero che rispetto ad una definizione lata, come il termine «il comune», l'espressione «il consiglio comunale» costituisce una definizione tassativa, che è difficile eludere.

L'emendamento Armani 10.7, ovviamente, assume un significato politico e tecnico, poiché la legge elettorale che ha condotto all'elezione diretta dei sindaci ha svilito notevolmente il ruolo delle assemblee consiliari. In tal modo, si assegnerà nuovamente uno dei temi fondamentali del rapporto tra cittadini ed amministrazione locale all'assemblea consiliare, che rappresenta la sede più idonea per trattare questo tipo di tematiche.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, vorrei rilevare che la maggioranza ha fatto della parola «trasparenza» uno dei temi principali della campagna elettorale. Ebbene, sappiamo tutti che gli atti del consiglio comunale sono pubblicati anticipatamente non solo nella bacheca del comune, ma anche in tutti gli albi dei quartieri, poiché si tratta di atti preventivi; gli atti della giunta comunale, invece, vengono comunicati successivamente.

Un atto quale l'aumento di un'imposta deve essere, prima di essere assunto, preventivamente comunicato ai cittadini, al di là dell'informazione alle assemblee. Pertanto, se vogliamo che i cittadini conoscano prima le intenzioni della loro amministrazione comunale, l'approvazione dell'emendamento in esame è un atto non soltanto di buon senso, ma anche doveroso.

In conclusione, signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento Armani 10.7.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non vedo nulla di eccezionale nell'emendamento in esame, poiché non è nient'altro che l'applicazione di una prassi già esistente. Occorre tener presente che, in questi giorni, in quest'Assemblea si è lungamente parlato dell'ICI come l'imposta che riguarda più da vicino i comuni ed i cittadini. Pertanto, assegnare al consiglio comunale la competenza su tale imposta non rappresenta altro che l'applicazione di quanto i consigli ed i sindaci già fanno, anche perché si tratta di un problema politico e di una rilevante questione di comunicazione nei confronti dei cittadini.

Non vedo alcun problema particolare, quindi, nel modificare la normativa in tal senso: lo richiedono sia il buon senso, sia soprattutto la trasparenza e ed una corretta informazione nei confronti dei cittadini.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, mi scusi, ma ho visto l'onorevole relatore alzare la mano. Quindi, non vorrei...

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, ha forse chiesto di intervenire?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, Presidente, chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma non l'avevamo vista. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, quanto ha affermato il collega Crosetto è vero: infatti, nel corso della discussione svoltasi in Commissione, si sono manifestate posizioni articolate. Personalmente, sono dell'opinione che argomenti di questa natura troverebbero una collocazione più adeguata in consiglio comunale, in sede di assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Ciò perché si tratta degli atti fondamentali che un consiglio comunale adotta e che rientrano proprio nell'ambito programmatorio e di indirizzo di un'amministrazione locale.

Vorrei tuttavia ricordare ai colleghi che io, perlomeno, penso che non si possa intervenire solamente ogni tanto sugli enti locali, in questa Assemblea, senza tenere presente cosa prevede il decreto legislativo n. 504 del 1992.

Tale provvedimento, infatti, stabilisce alcune regole, ed i consigli comunali si danno propri regolamenti. Numerosi comuni prevedono, su queste materie, una discussione nell'ambito del consiglio comunale, ma vorrei segnalare che ciò rientra nell'autonomia che abbiamo conferito agli stessi consigli comunali.

La difficoltà, quindi, di esprimere un parere favorevole su questo punto deriva dal fatto - questa è la mia opinione - che esiste il regolamento del consiglio comunale e che è attraverso quel regolamento che si disciplinano, in vario modo, le prerogative del consiglio comunale e quelle che sono materie di giunta. In questo caso specifico, fra l'altro, le tariffe arrivano obbligatoriamente e comunque in consiglio comunale perché sono atti inseriti in provvedimenti di carattere più generale. Questo è il motivo che ci ha indotti ad esprimere parere contrario sull'emendamento Armani 10.7.

Signor Presidente, siamo alla vigilia di una discussione sulla revisione del Testo unico degli enti locali e c'è un problema probabilmente più generale su tutte queste materie; quindi, considererei l'argomento, in questo momento, non certo come un grandissimo problema che - a mio parere - è da lasciare ad una valutazione che anche l'aula può esprimere le ragioni del parere contrario su questo emendamento sono legate al punto che prima ho richiamato e che attiene all'autonomia degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo soltanto per una precisazione a tutti i colleghi: tutte le tariffe vanno in consiglio comunale per il bilancio di previsione, perché se ciò non accadesse esse non sarebbero applicabili. Nel bilancio di previsione, che viene discusso e votato dal consiglio comunale, devono essere presenti tutte le tariffe e, in quella sede, il consiglio comunale può modificarle. Io non scendo nel merito della discussione che state svolgendo, ma dire che le tariffe non vanno in consiglio comunale è una non verità.

Chi vi parla fa il sindaco e, quindi, vi garantisce che sia l'ICI sia tutte le altre tariffe vengono decise dal consiglio comunale quando approva il bilancio di previsione. Il regolamento può prevedere che ciascuna tariffa abbia una voce a sé, ma comunque viene anch'essa discussa in consiglio comunale. È ovvio che chi predispone il bilancio di previsione è la giunta, ma quest'atto rappresenta solo una proposta che poi il consiglio comunale o ratifica o modifica perché è sovrano e può decidere ogni tipo di modifica.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei solo segnalare che la finanziaria può contenere tante cose, ma non tutte le cose. Nella sostanza si è già espresso il relatore, nel quale mi riconosco fino in fondo. Annuncio tuttavia che mi asterrò su questo emendamento; infatti, dato che prossimamente discuteremo un Testo unico di riordino degli enti locali, mi sembra opportuno intervenire in quella sede, collocando, insieme ai temi che riguardano l'autonomia, anche la specificità di quanto questo emendamento vuole andare ad indicare.

Va ricordato comunque - ma lo hanno fatto già molti altri colleghi - che le tariffe - l'ICI, le relative detrazioni e le aliquote - passano tutte per il consiglio comunale che, dal mio punto di vista, è il luogo nel quale gli elementi di indirizzo, la materia finanziaria, i temi che vanno ad indicare le specificità di tassazione comunale trovano il loro punto di riferimento. In ogni caso, aggiungere alla finanziaria ogni elemento ed ogni motivo di discussione sostanzialmente non serve, posto che attorno alle autonomie locali ci troveremo in quest'aula a discutere - mi auguro velocemente - in maniera precisa e corretta un nuovo Testo unico che disciplini complessivamente la materia dell'autonomia.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo non tanto per replicare a quanto accennava poc'anzi l'onorevole Frigato, ma per specificare che i consiglieri comunali - la mia esperienza in consiglio comunale è ormai pluriennale - rispetto al sindaco, rispetto alla giunta comunale si stanno sempre di più distanziando e il rapporto tra il consiglio e la giunta diventa troppe volte un rapporto distaccato. Proprio per questo ritengo che sia invece necessario dare un segnale proprio nella finanziaria.

È vero che a breve ci sarà - ma non ho la certezza - la riorganizzazione degli enti locali e delle amministrazioni comunali. Tuttavia io non darei molta fiducia a questa ipotesi, anche perché di solito quando si mette mano alla riorganizzazione di questi organismi ci si impiega sempre degli anni; quindi, magari si sa quando si parte, ma non si sa quando si arriverà al fondo di questo nuovo regolamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, intervengo sul parere espresso dal relatore e quindi non a titolo personale.

Credo che quanto sostenuto dal relatore sia improprio; infatti, non mi sembra credibile che l'indisponibilità a dare un parere positivo sia legata al fatto che quest'aula sarà chiamata quanto prima ad intervenire sul Testo unico delle autonomie locali. Voglio ricordare a me stesso che ieri sono intervenuto quattro volte su questo tema; quando abbiamo discusso sia di addizionale IRPEF sia di altro e voglio rammentarvi che è stato magnificato un emendamento approvato da quest'aula sulla tassa di scopo, con il quale si indicavano dei paletti riferiti alla potestà regolamentare dei comuni. Non è vero, quindi, che attraverso la finanziaria non si incide sul Testo unico degli enti locali. In quest'aula c'è qualcuno che sostiene che le tariffe - e non si tratta di tariffe - sono di competenza, quando sono allegate al bilancio di previsione, del consiglio comunale, perché è un unicum, ma altri sostengono il contrario.

Visto che dall'articolo 72 in poi ci occuperemo di nuovo del rapporto con gli enti locali ...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

 

PIETRO RAO. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere un paio di considerazioni. Innanzi tutto, chiedo di apporre la mia firma a questo emendamento; in secondo luogo, vorrei richiamarmi ad una dichiarazione del relatore che sostanzialmente confermava che tutto viene affidato alla autonomia dei comuni, mentre così non è perché c'è una gerarchia legislativa. Esiste lo strumento di autonomia che è lo statuto e poi c'è il regolamento; ma, poiché la legge è superiore, sicuramente lo statuto non può derogare.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, i ragionamenti e gli interventi che abbiamo ascoltato mi inducono a non trasformare questo voto in un fatto di schieramento, tra chi vuole la trasparenza e chi non la vuole, su una questione come quella dei tributi. Il relatore, quindi, si rimette all'Assemblea sull'emendamento Armani 10.7. (Applausi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo brevemente e ringrazio il relatore per l'onestà e la correttezza dimostrate. Volevo solo sottolineare un aspetto perché altrimenti facciamo un po' di confusione. Credo che l'emendamento del collega sia non solo opportuno, ma anche necessario perché in questo caso stiamo discutendo di un equivoco, che potrebbe nascere in sede di interpretazione, il quale potrebbe creare problemi circa la stesura dei bilanci di previsione degli enti locali. Infatti, la parte relativa alle imposte, soprattutto questa, è parte costitutiva della manovra di bilancio che fanno gli enti locali, quindi rientra necessariamente nella regola generale in forza della quale questa è una competenza esclusiva dei consigli comunali. Poiché è successo per altre tariffe o per alcune imposte, che norme speciali incardinassero questa competenza in capo alla giunta, è evidente che la difficoltà interpretativa crea dei problemi agli enti locali.

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, ovviamente, do per scontato che la posizione da lei espressa sia condivisa dal Comitato dei nove.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Ventura...

 

ELIO VITO. Rivolgiti all'Assemblea!

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Intendevo chiedere all'onorevole Ventura se si rimette all'Assemblea. Comunque, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricci. Ne ha facoltà.

 

ANDREA RICCI. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare il relatore, onorevole Ventura, per la decisione di rimettersi all'Assemblea rispetto al voto su questo emendamento.

Le motivazioni che il relatore aveva espresso nella dichiarazione iniziale di parere contrario erano formalmente corrette. Infatti, è prassi che nella normativa statale, quando si interviene sugli enti locali, si usi la dizione generica di comune, provincia, comunità montana e ciò senza andare a specificare l'organo competente, all'interno dell'ente locale, ad assumere le decisioni.

Credo, tuttavia, che in questa materia, cioè nell'imposizione fiscale di carattere locale, debba valere un principio di carattere generale, che sin dalla rivoluzione francese ha caratterizzato le moderne democrazie. Sono le assemblee legislative e rappresentative a determinare forma e quantità dell'imposizione fiscale. Se nell'attuale normativa, che demanda ai regolamenti comunali, è presente un grado di incertezza che consente ai comuni di demandare all'organo esecutivo e non a quello rappresentativo la determinazione delle imposte comunali, occorre correggere questo errore. Pertanto, il nostro gruppo voterà a favore dell'emendamento Armani 10.7 che chiarisce una cosa che già di per sé doveva essere ovvia, ma, immettendola anche come una eccezione nella legislazione statale, la si rende vincolante anche per quei comuni che fino ad oggi hanno derogato alla norma di carattere generale (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista - Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Quartiani, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, rinuncia ad intervenire.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

 

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei anch'io ringraziare il relatore per aver affidato all'Assemblea la decisione sull'emendamento Armani 10.7 e vorrei ricordare, molto brevemente, che in questo caso non si tratta di un problema di trasparenza, ma di attribuzione di funzioni e di poteri ad organi ben distinti. Oso dire che, probabilmente, questo emendamento sarebbe stato superfluo per il semplice motivo che questi atti rientrano nell'ambito dell'articolo 32 del Testo unico; si tratta di atti fondamentali che, come tali, appartengono alla competenza del consiglio. Il valore di questo emendamento sta appunto nel fatto che chiarisce eventuali equivoci interpretativi in questa materia, ma non è un problema di trasparenza, bensì di attribuzione di funzioni. Ecco perché sarebbe stato più corretto che di questo si trattasse nell'ambito di quella prevista riforma delle autonomie locali che è stata annunciata dal Governo. Ecco perché avevamo anche chiesto a suo tempo lo stralcio dell'intera materia, proprio perché rischiamo di entrare in questi argomenti delicati per spezzoni e non in maniera organica.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, colleghi, dalla discussione svoltasi fino ad ora mi pare sia emersa l'evidenza secondo cui questo emendamento, dal punto di vista sostanziale, non cambia nulla; infatti, la deliberazione va approvata dal consiglio comunale. Qual è però il punto politico-istituzionale che mi permetto di richiamare alla vostra attenzione? In questo caso, con un atto dello Stato, interveniamo nella discrezionalità e nell'autonomia dei comuni.

Ho sentito l'intervento del collega di Rifondazione Comunista che ha detto delle cose molto serie ed impostate bene; però, accanto a quei valori che noi giustamente difendiamo, ce n'è un altro, ed è quello dell'autonomia. Il fatto che lo Stato centrale stabilisca quale sia l'organo nei comuni che deve assumere certe deliberazioni quando, peraltro, è già stabilito che il consiglio comunale deve decidere in quel modo...

 

ALBERTO GIORGETTI. Non è così!

 

LUCIANO VIOLANTE. Sì, perché la delibera va in consiglio comunale. Colleghi, non c'è bisogno di litigare, volevo solo dire che richiamo solo un punto politico. Stiamo costruendo un sistema federale, ci battiamo per le autonomie, mi pare giusto che sia il singolo comune a stabilire in che modo bisogna intervenire, fermo restando, lo ripeto, che comunque il voto sulla delibera è un voto del consiglio comunale. La giunta non decide, staccandosi dal consiglio comunale, ma porta il documento in consiglio comunale e quest'ultimo vota. Per cui, visto che vi è libertà di voto, voterò contro questo emendamento perché ritengo che una decisione di tal genere sia un'interferenza francamente non accettabile in un sistema federale che rispetti le autonomie locali (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo)

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

 

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, mi ritrovo totalmente nelle considerazioni svolte dal presidente della Commissione affari costituzionali, quindi posso aggiungere poco.

Debbo dire che ho salutato con grande favore il fatto che non siamo stati costretti a discutere un collegato alla finanziaria relativo al nuovo ordinamento degli enti locali. Infatti, non si può intervenire su questa materia per spezzoni, per spot. Non si può intervenire nel regolamentare i rapporti fra il consiglio comunale, la giunta, il sindaco con interventi frammentari. Bisogna fare una discussione approfondita e generale. In questo caso, noi stiamo intervenendo, al di là del valore di merito, nell'ambito di una questione molto delicata, sulla quale chiedo una riflessione all'Assemblea, che è appunto l'autonomia regolamentare di un comune. Credo sia una cosa che dovrebbe stare a cuore un po' a tutti visto che in questi giorni ognuno di noi si è dilettato a sottolineare il valore delle autonomie, del federalismo e così via.

Quindi, mi preoccupa un po' che in modo estemporaneo si pensi di poter intervenire su una questione così delicata che nel merito avrà poco peso, ma che ne ha tanto dal punto di vista di principio.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, la discussione è di grandissimo interesse, ma interverrò brevissimamente. Annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi su questo emendamento, ma aggiungo di condividere la sollecitazione venuta da vari colleghi, tra i quali gli onorevoli Moffa e Violante. Anche se il mio voto sarà diverso da quello che esprimerà il presidente Violante, condivido infatti l'opportunità che si riesamini questa materia nell'ambito del cosiddetto codice delle autonomie. Richiamo alla memoria dell'Assemblea - si tratta infatti di un aspetto che ritengo sia bene rammentare - che l'articolo 117, secondo comma, della Costituzione recita: «lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie (...)» e specifica, alla lettera p) del citato comma: «legislazione elettorale, organi di Governo e funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane».

Per tali ragioni, ritengo che dal punto di vista delle competenze costituzionali siamo titolati ad intervenire con questa norma su un tema di particolare delicatezza; tuttavia, sarà opportuno che la materia sia ridefinita in modo organico nel nuovo codice delle autonomie.

Da ultimo, signor Presidente, per ragioni di correttezza vorrei restasse agli atti della seduta odierna che, pur avendo insieme ad altri colleghi (tutti, mi pare) apprezzato la posizione assunta dal relatore Ventura...

 

ELIO VITO. Bravo!

 

MARCO BOATO. ... segnalo che l'esame si sta svolgendo non al Senato - dove è il relatore ad esprimere il parere - ma alla Camera, dove è invece la Commissione che, attraverso il Comitato dei nove, esprime appunto il parere.

Devo quindi presumere che il relatore Ventura abbia acquisito al banco del Comitato dei nove il mutato orientamento del Comitato stesso nel senso di rimettersi all'Assemblea e l'abbia perciò espresso lui personalmente. Ma non è il relatore che si rimette all'Assemblea; è la Commissione a farlo.

 

PRESIDENTE. Onorevole Boato, ho già chiesto al relatore Ventura se la modifica del parere fosse basata sull'acquisizione del mutato avviso in sede di Comitato dei nove. Quindi, abbiamo già la risposta alla questione da lei posta. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

 

SILVIA VELO. Colleghi, io sono sindaco...

 

GIANFRANCO CONTE. Brava!

 

SILVIA VELO. Sì, anche brava, a giudizio degli elettori (Applausi)! Ho seguito con attenzione questo dibattito; mi convincono gli interventi di chi, giustamente, dichiara che comunque le aliquote sono parte integrante e determinante del bilancio che i consigli comunali approvano. Vi invito dunque a riflettere sul fatto che modificare oggi, a novembre inoltrato, questa norma può mettere in difficoltà i comuni nella predisposizione dei bilanci di previsione (Applausi). Si interviene solo su una piccolissima parte della norma e non su tutta la procedura prevista; è quindi a rischio la funzionalità di 8 mila comuni italiani (Applausi di deputati dei gruppi L'Ulivo, Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

GIUSEPPE ROMELE. Non è vero!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, sono dell'avviso che dopo la modifica dell'articolo 128 della Costituzione, che attribuiva allo Stato il compito di disciplinare l'ordinamento degli enti locali e queste funzioni, oggi esista l'articolo 114, che dichiara chiaramente che i comuni sono soggetti autonomi nell'ambito dei principi stabiliti dalla Costituzione.

Il richiamo dell'onorevole Boato alla lettera p) del secondo comma dell'articolo 117 ed alla competenza esclusiva si riferisce all'indicazione degli organi di governo, ma non alla distribuzione delle competenze tra gli stessi. Questo non è un problema di merito; ogni comune, nel suo statuto, potrà stabilire le competenze degli organi di governo.

 

FRANCESCO PIRO. Tutto questo, con la finanziaria, cosa c'entra? È inammissibile questo emendamento!

 

ROBERTO ZACCARIA. Perché dobbiamo porle in fotocopia tutte uguali? Si tratta di un potere che l'articolo 114 attribuisce agli statuti regionali.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

 

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, il dibattito che stiamo svolgendo, sia pure a tarda sera, è particolarmente importante; l'intervento del collega Violante, che presiede la I Commissione della Camera, non può non indurre a riflettere.

A me sembra, presidente Violante, onorevole Zaccaria, che si abbia perfettamente ragione a richiamare la lettera p) del secondo comma dell'articolo 117, che si riferisce alle competenze generali degli organi locali previste con legge statale. Però, mi sembra - e in questo l'onorevole Ricci, a mio avviso, ha toccato il punto saliente (e perciò ho chiesto di parlare, Presidente) - si possa sostenere che l'organo rappresentativo è quello che deve decidere sull'imposizione delle tasse. L'onorevole Ricci ha richiamato al riguardo la rivoluzione francese, giacobina; ma aggiungo che il principio della rivoluzione inglese del 1688 aveva tale tenore: nessuna tassazione senza rappresentanza. A me pare che questo principio generale dell'organizzazione democratica dovrebbe essere attuato (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, ritengo si stia veramente trattando di un falso problema, quasi l'emendamento sottendesse una sorta di dicotomia tra i poteri del consiglio e quelli della giunta. Fermo restando che il valore del sistema delle autonomie locali mi sembra rilevante, il potere di legge in tema di bilancio è del consiglio comunale. Avviene solitamente che la giunta predispone la proposta di bilancio; quando giunge all'esame del consiglio il bilancio, sono esaminati anche gli atti propedeutici al bilancio stesso. Insieme al costo di costruzione ed alle tariffe in genere, vi è anche tale punto. Il consiglio comunale, quindi, decide se approvare o meno quello schema; decide se una tassazione debba essere introdotta o meno.

Non riesco a comprendere bene quanto si vorrebbe compiere in assenza di una modifica del Testo unico; infatti, è in quella fase che bisognerebbe disciplinare tale aspetto. Nel caso in esame, se, in ipotesi, fosse approvato questo emendamento, cosa accadrebbe? La giunta non predisporrebbe il bilancio ma dovrebbe prima intervenire il consiglio e poi, dal consiglio, di nuovo la questione tornerebbe alla giunta e infine di nuovo al consiglio.

Ritengo sia una procedura abbastanza farraginosa; ha ragione la collega sindaco quando sostiene che una tale misura oggi significherebbe mettere in difficoltà i comuni. Ritengo sia più serio e costruttivo non soltanto conoscere bene questi meccanismi, e non per sentito dire, ma anche affrontare la materia nel quadro di una riforma e di una rivisitazione del testo unico sugli enti locali, decreto legislativo n. 267 del 2000. Mi sembra sarebbe più utile e non dannoso. Stiamo infatti facendo un «braccio di ferro» su questioni che mi sembra non sussistano (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Per cortesia, consentite all'onorevole Napoletano di concludere il suo intervento.

 

FRANCESCO NAPOLETANO. Ho concluso, Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

 

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, evidentemente, come diversi colleghi hanno già sottolineato - cito per tutti il collega Barani -, la discussione che si sta svolgendo è del tutto impropria; ma poiché le discussioni con questo calore non avvengono per niente, è evidente che il nostro dibattito è caricato di molti significati e rivela la necessità di un confronto organico sul ruolo degli enti locali e sulla redistribuzione delle funzioni e dei poteri al loro interno.

Ritengo che un concetto che da più parti è emerso sia quello che fa giustizia della questione: prima del bilancio, il regolamento delle tariffe comunque deve essere approvato dal consiglio comunale. Quindi, non mi permetto di invitare a ritirare l'emendamento, ma...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giacomelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per fare una precisazione su un'osservazione che ho sentito. Onorevole Violante, è il decreto n. 267 che dà ad altro organismo che non sia il consiglio la facoltà di determinazione delle tariffe. Quindi, alcuni sindaci non lo passano neppure in giunta, ma lo determinano con atto autocratico. È chiaro che poi va tutto in consiglio, ma è un po' come la legge finanziaria. Tutto arriva alla Camera, ma la possibilità che essa ha di incidere sui singoli capitoli, anche se si è in maggioranza, non è molto significativa. Non è una battuta.

L'emendamento Armani 10.7 ha lo scopo di riportare (anche se in modo improprio perché in questo caso bisognerebbe cambiare il decreto n. 267 e non intervenire sul n. 252), in modo chiaro e definitivo, questo potere ai consigli. Concordo sul fatto che non è questo il modo di intervenire, ma il problema si pone. Dal momento che è stata data libertà di voto, una volta votata tale norma si crea qualche problema di confine con il decreto n. 267. Comunque, vediamo come si esprime la Camera.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

 

MAURO MARIA MARINO. Signor Presidente, mi sembra che questa discussione sia più pleonastica che reale. Essa anticipa lo scontro che si verificherà quando parleremo del decreto n. 267, la riforma del Testo unico, tra il partito dei sindaci e quello delle assemblee elettive. Pur essendo pleonastica, ritengo che abbia un valore simbolico affermare che fa capo al consiglio comunale, ribadendola, la facoltà di determinare le tariffe. Tale facoltà è già prevista dall'articolo 32 del Testo unico. Quindi, ritengo che alcune citazioni della Costituzione siano un po' improprie, perché non tengono conto del fatto che, comunque, i regolamenti comunali non potranno mai derogare, per il principio della gerarchia delle fonti, alla legge dello Stato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Colleghi, prima di fare il consigliere regionale e il parlamentare, una delle più belle esperienze della mia vita è stata quella di fare il consigliere comunale di minoranza. Come «assemblearista», infatti, ho sofferto e soffro il depauperamento drammatico di democrazia degli enti locali rispetto a quanto accadeva ai miei tempi, quando maggioranza e minoranza si confrontavano e non vi era «un uomo solo al comando» nei comuni. Pertanto, ogni norma che possa riportare il dibattito e la rivitalizzazione nei consigli comunali è bene accetta e credo che questo Parlamento faccia bene ad approvarla (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.

 

ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo che rappresento. Infatti, secondo noi, al di là delle competenze e delle scelte che possono essere fatte in maniera legittima, riteniamo che dare questa possibilità....

 

PRESIDENTE. Onorevole Pignataro, le chiedo scusa. Colleghi, questo clima da stadio rende assolutamente ingestibili i lavori, soprattutto per chi sta intervenendo. Per cortesia, siamo tutti stanchi. Prego, continui pure.

 

ROCCO PIGNATARO. Quindi, dare la possibilità al consiglio comunale di avere potere decisionale costituisce un'ulteriore opportunità per dare senso compiuto ad una scelta democratica più allargata e condivisa (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armani 10.7, sul quale la Commissione e il Governo si rimettono all'Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi).

(Presenti 480

Votanti 453

Astenuti 27

Maggioranza 227

Hanno votato 312

Hanno votato no 141).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500

Votanti 486

Astenuti 14

Maggioranza 244

Hanno votato 265

Hanno votato no 221).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01.

Qual è il parere del Governo su questa proposta emendativa?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, come ho già detto prima, il Governo esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01 con la seguente riformulazione: dopo la parola «affissi», aggiungere le seguenti: «salvo prova contraria».

 

PRESIDENTE. Il relatore?

 

MICHELE VENTURA. Relatore. Concordo con la riformulazione proposta.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

 

GASPARE GIUDICE. Vorrei spiegare brevemente la logica di questo articolo aggiuntivo che vuole porre un freno all'abusivismo pubblicitario che ormai ha ridotto le strade, i palazzi, le piante e i monumenti ad un attacchinaggio selvaggio, che non riesce ad individuare alcuna responsabilità.

La norma dell'articolo 23, comma 13, del codice della strada continua ad individuare il responsabile di questo scempio nell'attacchino, cosa che è assolutamente inaccettabile. Dunque, invito il Parlamento a mandare un segnale forte affinché questo fenomeno venga bloccato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Presidente, io credo che prima di votare questo articolo aggiuntivo, forse sarebbe meglio discuterlo quando affronteremo l'articolo 11, al comma 22, dove vi sono norme proprie di questo argomento, al fine di affrontare la questione in una discussione più generale. Dunque, chiedo che questo articolo aggiuntivo venga accantonato ovvero trasferito all'interno dell'articolo 11, comma 22.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente, concordo con la proposta di accantonamento di questo articolo aggiuntivo. Con l'occasione, peraltro, approfitterei - visto che siamo arrivati alla mezzanotte - per chiedere, se possibile, di convocare la seduta di domani mattina alle ore 10, in modo da consentire ai colleghi di avere un po' più di tempo a disposizione.

 

PRESIDENTE. Grazie, presidente Duilio.

Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01 si intende accantonato.

Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

 

La seduta termina alle 23,50.

 


 


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)

 

 


 (A.C. 1746-bis - Sezione 1)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

 

sull'emendamento del Governo 17.500 (Nuova formulazione) , nonché sui subemendamenti contenuti nei fascicoli n. 6, riferiti agli emendamenti del Governo 11.500, 17.500 (Nuova formulazione) , 18.500, 24.500, 25.500, 32.500, 41.500, 43.500, 54.500, sugli emendamenti della Commissione 20.601 (Nuova formulazione) e 30.600 e sugli articoli aggiuntivi del Governo 30.0500, 42.0500, 47.0500.

NULLA OSTA

sull'emendamento 8.500 del Governo e sui subemendamenti 0.8.500.2, 0.8.500.6, 0.8.500.7, 0.8.500.8, 0.8.500.9, 0.8.500.4, 0.8.500.1 e 0.8.500.3, ad esso riferiti.

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 9.

(Contributo comunale di ingresso e di soggiorno).

1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 i comuni, con apposito regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, possono deliberare l'istituzione di un contributo di soggiorno, operante anche per periodi limitati dell'anno, destinato ad interventi di manutenzione urbana ed alla valorizzazione dei centri storici.

2. Il contributo è dovuto dai soggetti non residenti che prendono alloggio, in via temporanea, in strutture alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agro-turistici ed in altri similari strutture ricettive situate nel territorio comunale.

3. Sono esenti dal contributo i soggetti che alloggiano nelle strutture destinate al turismo giovanile ed in quelle espressamente previste dal regolamento comunale.

4. Il contributo è stabilito entro la misura massima di cinque euro per notte.

5. Il regolamento che istituisce il contributo determina:

a) le misure del contributo, stabilite in rapporto alla categoria delle singole strutture ricettive;

b) le eventuali riduzioni ed esenzioni, determinate in relazione alla categoria ed all'ubicazione della struttura ricettiva, alla durata del soggiorno, alle caratteristiche socio-economiche dei soggetti passivi avendo riguardo, tra l'altro, alla numerosità del nucleo familiare, all'età ed alle finalità del soggiorno;

c) l'eventuale periodo infrannuale di applicazione del contributo;

d) i termini e le modalità di presentazione della dichiarazione e del pagamento del tributo.

6. I gestori delle strutture ricettive di cui al comma 2 provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti passivi, e presentano al comune la relativa dichiarazione, nel rispetto dei termini e delle modalità stabilite dal regolamento comunale.

7. Gli avvisi di accertamento per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione e per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione od il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati.

8. Per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione si applica la sanzione amministrativa dal cento al duecento per cento dell'importo dovuto; per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo si applica la sanzione amministrativa di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni. L'irrogazione delle sanzioni avviene secondo le disposizioni di cui agli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 9.

(Contributo comunale di ingresso e di soggiorno).

Sopprimerlo.

9. 1. (Testo modificato nel corso della seduta)(vedi 9. 1.) Gianfranco Conte.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 2(Testo modificato nel corso della seduta)(ex 9. 31.) Valducci, Lazzari, Carlucci.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 3. (Testo modificato nel corso della seduta)(ex 9. 22 e 9. 27.) Verro, Brancher.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 4. (Testo modificato nel corso della seduta)(ex 9. 11.) Pizzolante.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 5. (Testo modificato nel corso della seduta)(vedi 9. 99.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 6. (Testo modificato nel corso della seduta)(vedi 9. 86.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 7. (Testo modificato nel corso della seduta)(ex 9. 14.) Di Centa, Zanetta, Brancher, Uggè, Mondello.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

9. 8. (Testo modificato nel corso della seduta)(ex 9. 30.) Bernardo.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

*9. 9. (ex 9. 2., ex 9. 33. e 9. 50.) Leo, Alberto Giorgettti, Alemanno, Raisi, Saglia, Amoruso, Germontani, Meloni, Rampelli, Bono, Filipponio Tatarella, Frassinetti, Meloni, Perina, Rositani.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

*9. 10. (ex 9. 5., ex 9. 10., ex 9. 15., 9. 29. e 9. 87.) Lupi, Stradella, Verro, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Germanà, Mondello, Tortoli, Paroli, Nan, Di Centa, Uggè, Mondello, Zanetta, Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Crosetto, Cossiga, Carlucci.

(Approvato)

 

Sopprimerlo.

*9. 12. (ex 9. 78. e 9. 80.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

(Approvato)

 


Sopprimerlo.

*9. 13. (ex 9. 93.) D'Agrò, Barbieri, Peretti, Zinzi, Mereu, Formisano, Greco.

(Approvato)

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, comma 1, sostituire le parole: I comuni capoluogo fino a: due euro con le seguenti: A decorrere dall'anno 2007 i comuni capoluogo delle aree metropolitane individuate dall'articolo 22 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, possono prevedere in via sperimentale, nel rispetto delle competenze in materia di turismo delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, a carico dei soggetti non residenti che fruiscono dei servizi resi dalle imprese della filiera turistica, un contributo nella misura massima di cinque euro.

Conseguentemente, sostituire il comma 2 con il seguente:

2. Sulla base degli esiti della sperimentazione di cui al comma 1, le relative disposizioni possono trovare applicazione anche ad altri comuni in relazione ad indici di alta valenza turistica e culturale da individuare in sede di Conferenza di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 8 agosto 1997, n. 281. Per tali comuni la misura massima del contributo è ridotta a due euro.

0. 9. 600. 7. Gianfranco Conte, Giudice, Leone.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, comma 1, sopprimere le parole: e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Fermo restando che, ai sensi dell'articolo 72 dello Statuto speciale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, le tasse sul turismo sono stabilite dalle province autonome di Trento e di Bolzano, il presente comma non si applica nel territorio della regione Trentino-Alto Adige.

0. 9. 600. 3. Brugger, Zeller, Widmann, Bezzi, Nicco, Quartiani.

All'emendamento 9. 600 della Commissione, comma 1, sostituire le parole: due euro con le seguenti: un euro.

0. 9. 600. 1. Andrea Ricci, Falomi.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, sopprimere il comma 2.

0. 9. 600. 2. Andrea Ricci, Falomi.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano ai soggetti di età superiore a 65 anni se uomini e a 60 anni se donne.

0. 9. 600. 4. Misuraca, Marinello, Angelino Alfano, Giudice, Leone, Fallica.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano alle strutture agrituristiche.

0. 9. 600. 5. Marinello, Misuraca, Angelino Alfano, Giudice, Leone, Fallica.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

3. Il gettito del contributo di permanenza, di cui ai commi 1 e 2, è destinato alle attività di potenziamento dei servizi, alla promozione e allo sviluppo delle attività turistico-alberghiere, alla manutenzione e valorizzazione dei beni culturali, monumentali e ambientali.

0. 9. 600. 6. Angelino Alfano, Marinello, Misuraca, Giudice, Leone, Fallica.

 

All'emendamento 9. 600 della Commissione, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

3. Relativamente ai comuni ricadenti nelle regioni a Statuto speciale le competenze attribuite alla Conferenza unificata di cui al comma 1 spettano alle regioni stesse.

0. 9. 600. 8. Giudice, Leone, Fallica.

 

Sostituirlo con il seguente:

Art. 9. - 1. I comuni capoluogo delle aree metropolitane individuati dall'articolo 22 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché i comuni particolarmente esposti al fenomeno dell'escursionismo in virtù della loro vocazione culturale, attraverso il riconoscimento da parte della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, che adotta, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le opportune linee guida di coordinamento a livello nazionale per assicurare l'adozione di misure coerenti con le specifiche esigenze territoriali, possono prevedere, nel rispetto delle competenze in materia di turismo delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, a carico dei soggetti non residenti che fruiscono dei servizi resi dalle imprese della filiera turistica, un contributo nella misura massima di due euro per ciascun giorno di permanenza nel territorio comunale, determinandone la misura, le modalità di riscossione, le eventuali riduzioni ed esenzioni, le eventuali forme di convenzionamento con le imprese della filiera turistica, nonché l'eventuale periodo infrannuale di applicazione del contributo.

2. Relativamente alle città metropolitane di cui al comma 1, i comuni possono prescindere dalla deliberazione della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 ed il contributo di cui al comma 1 è elevato alla misura massima di cinque euro.

9. 600. La Commissione.

 

Al comma 1, dopo la parola: comuni, aggiungere le seguenti: capoluoghi di provincia.

9. 16. (ex 9. 47.) Gianfranco Conte.

 

Al comma 1, dopo la parola: comuni, aggiungere le seguenti: in deroga alle norme recate dall'articolo 3 del decreto legislativo 27 luglio 2000, n. 212, recante disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente, sui termini di entrata in vigore di nuovi tributi,

9. 18. (ex 9. 39.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Per il primo anno di applicazione del contributo, l'efficacia delle norme stabilite dal regolamento comunale istituivo è stabilita al primo giorno del secondo mese successivo alla data di emanazione del regolamento comunale medesimo.

9. 21. (ex 9. 40.) Osvaldo Napoli.

 

Sostituire il comma 2 con il seguente:

2. Il contributo è dovuto dai gestori di strutture alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agrituristici ed altre similari strutture ricettive situate nel territorio comunale. Il contributo è commisurato alle presenze, nelle predette strutture, dei soggetti non residenti che vi prendono alloggio, in via temporanea.

9. 22. (ex 9. 41.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 2, dopo le parole: dai soggetti non residenti aggiungere le seguenti: in Italia.

9. 23. (ex 9. 81.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 2, sostituire le parole da: che prendono alloggio fino a: ricettive con le seguenti: in Italia che prendono alloggio, in via temporanea, in strutture ricettive di categoria uguale o superiore alle 4 stelle.

Conseguentemente, sopprimere il comma 3.

9. 24. (ex 9. 82.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 2, sopprimere la parola: , campeggi.

9. 25. (ex 9. 79.) Meloni, Rampelli, Alberto Giorgetti.

 

Al comma 2, sopprimere le parole: , alloggi agro-turistici.

*9. 26. (ex 9. 6. e 9. 26. e 9. 49.) Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Cicu.

 

Al comma 2, sopprimere le parole: , alloggi agro-turistici.

*9. 27. (ex 9. 3.) Leo.

 

Al comma 3, sostituire le parole da: i soggetti fino a: ed in quelle con le seguenti: le strutture destinate al turismo giovanile e quelle.

9. 28. (ex 9. 42.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: nonché il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia che soggiorna nel comune per motivi di servizio.

9. 30. (ex 9. 48.) Cicu, Cossiga, Ascierto, Bosi, Bricolo, Nardi, Marras, Fallica.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: nonché i soggetti di età superiore a 65 anni, se uomo, e a 60, se donna.

9. 31. (ex 9. 7.) Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Fallica.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: nonché i soggetti di età superiore a 65 anni.

9. 32. (ex 9. 8.) Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Fallica.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Sono altresì esenti dal contributo i cittadini che soggiornano nei comuni per motivi di lavoro o di salute.

9. 33. (ex 9. 69.) D'Agrò, Barbieri, Peretti, Zinzi, Formisano, Greco.

 

Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Sono altresì esenti dal contributo i soggetti che alloggiano in strutture ricettive dotate di stabilimento di cura in località termali.

9. 34. (ex 9. 68.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 4 sostituire le parole: cinque euro con le parole: cinquanta centesimi di euro.

9. 35. (ex 9. 52.) Bono, Filipponio Tatarella, Frassinetti, Meloni, Perina, Rosinati.

 

Al comma 4, sostituire le parole: cinque euro con le seguenti: un euro e ottanta centesimi (1,80).

9. 36. (ex 9. 12.) Romagnoli.

 

Al comma 4, sostituire le parole: cinque euro con le seguenti: due euro.

*9. 37. (ex 9. 83.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 4, sostituire le parole: cinque euro con le seguenti: due euro.

*9. 38. (ex 9. 51.) Pepe Antonio.

 

Al comma 5, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:

d-bis) gli altri elementi di disciplina del contributo, in coerenza con le norme di cui all'articolo 11, commi da 4 a 14, della presente legge.

9. 39. (ex 9. 43.) Osvaldo Napoli.

 

Sostituire il comma 6 con il seguente:

6. I soggetti passivi d'imposta sono i gestori delle strutture ricettive di cui ai comma 2, che provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti non residenti che prendono alloggio, in via temporanea, in strutture alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agrituristici e in altri similari strutture ricettive situate nel territorio comunale.

9. 40. (ex 9. 44.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 6, aggiungere i seguenti:

6-bis. In alternativa al contributo di soggiorno, a decorrere dal 1o gennaio 2007, i comuni delle isole minori possono deliberare, con apposito regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, l'istituzione di un contributo di sbarco, operante anche per periodi limitati dell'anno, destinato ad interventi di miglioramento dell'accoglienza e della promozione turistica, al potenziamento dei servizi igienico-sanitari e del controllo della sicurezza territoriale nonché alla tutela ambientale.

6-ter. I soggetti passivi d'imposta sono le compagnie di navigazione concessionarie delle linee marittime che provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti non residenti che sbarcano sulle isole.

6-quater. Il contributo è stabilito entro la misura massima di cinque euro a passeggero.

6-quinquies. Le compagnie di navigazione provvedono al versamento del contributo e presentano al comune la relativa dichiarazione nei rispetto dei termini e delle modalità stabilite nel regolamento comunale.

9. 41. (ex 9. 45.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

9. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai periodi di soggiorno relativi alla documentata attività itinerante dello spettacolo.

Conseguentemente, all'articolo 216, Tabella A allegata, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 10.000;

2008: - 10.000;

2009: - 10.000.

9. 42. (ex 9. 32.) Carlucci, Garagnani, Palmieri.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

9. Fermo restando che, ai sensi dell'articolo 72 dello Statuto speciale di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, le tasse sul turismo sono stabilite dalle province autonome di Trento e di Bolzano, il presente articolo non si applica nel territorio della regione Trentino-Alto Adige.

9. 43. (ex 9. 92.) Zeller, Brugger, Widmann, Bezzi, Nicco.

 

Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

9. Le controversie sull'istituzione e sull'applicazione del contributo di cui al presente articolo, sono attribuite alla giurisdizione degli organi del contenzioso tributario, di cui al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, ed al decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546.

9. 44. (ex 9. 46.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo l'articolo 9, aggiungere i seguenti:

Art. 9-bis. - (Contributo sui flussi di traffico finalizzato agli investimenti - Road pricing). - 1. In attuazione degli articoli 117 e 119 della Costituzione, i comuni possono stabilire un contributo sui flussi di traffico (road pricing).

2. Il gettito del contributo è destinato alla realizzazione di investimenti comunali diretti al miglioramento del trasporto pubblico e alla riqualificazione ambientale.

3. Soggetti passivi del contributo, di cui al presente articolo, sono tutti i veicoli a motore che accedano all'interno di determinate aree comunali. Non possono essere assoggettati a contributo i veicoli di cui risultino proprietari persone residenti nel comune nel quale il contributo viene adottato.

4. Il contributo non può essere superiore a 5 euro giornalieri. La misura può essere differenziata per tipologia di veicoli.

5. Il comune può stabilire agevolazioni a favore di particolari categorie di veicoli.

6. Il contributo è deliberato con regolamento comunale che stabilisce, oltre a quanto previsto dai commi 3, 4 e 5 del presente articolo, le aree comunali all'interno delle quali l'accesso è subordinato al pagamento del contributo e le disposizioni per l'applicazione, l'accertamento e la riscossione dello stesso, nonché le sanzioni per il caso di inadempimento.

7. Ogni anno, con una delibera di accompagnamento dei bilanci preventivi e consuntivi si definiscono gli obiettivi di utilizzo delle risorse e si rendiconta sullo stato di utilizzo e sui risultati conseguiti.

Art. 9-ter. - (Oneri di urbanizzazione). - 1. I proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, possono essere totalmente destinati al finanziamento di spese correnti.

9. 01. (ex 9. 04.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 i comuni, con apposito regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono deliberare l'istituzione di un contributo di soggiorno, operante anche per periodi limitati dell'anno, destinato ad interventi di manutenzione urbana e alla valorizzazione dei centri storici.

2. Il contributo è dovuto dai soggetti non residenti che prendono alloggio, in via temporanea, in strutture alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agrituristici ed in altre similari strutture ricettive situate nel territorio comunale.

3. Sono esenti dal contributo i soggetti che alloggiano nelle strutture destinate al turismo giovanile ed in quelle espressamente previste dal regolamento comunale.

4. Il contributo è stabilito entro al misura massima di cinque euro per notte.

5. Il regolamento che istituisce il contributo determina:

a) le misure del contributo, stabilite in rapporto alla categoria delle singole strutture ricettive;

b) le eventuali riduzioni ed esenzioni, determinate in relazione alla categoria ed all'ubicazione della struttura ricettiva, alla durata del soggiorno, alle caratteristiche socio-economiche dei soggetti passivi avendo riguardo, tra l'altro, alla numerosità del nucleo familiare, all'età ed alle finalità del soggiorno;

c) l'eventuale periodo infrannuale di applicazione del contributo;

d) i termini e le modalità di presentazione della dichiarazione e del pagamento del tributo.

6. I gestori delle strutture ricettive di cui al comma 2 provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti passivi e presentano al comune la relativa dichiarazione, nel rispetto dei termini e delle modalità stabilite dal regolamento comunale.

7. Gli avvisi di accertamento per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione e per l'omesso o parziale versamento del contributo devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati.

8. Per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione si applica la sanzione amministrativa dal cento al duecento per cento dell'importo dovuto; per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo si applica la sanzione amministrativa di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471. L'irrogazione delle sanzioni avviene secondo le disposizioni degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472.

9. 02. (ex 9. 02.) Alemanno, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, i comuni delle isole minori, in alternativa al contributo di soggiorno di cui all'articolo 9, con apposito regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono deliberare l'istituzione di un contributo di sbarco, operante anche per periodi limitati dell'anno, destinato ad interventi di miglioramento dell'accoglienza e promozione turistica, al potenziamento dei servizi igienico sanitari e del controllo della sicurezza territoriale nonché alla tutela ambientale.

2. Il contributo è dovuto dai soggetti non residenti che sbarcano sulle isole mediante le compagnie di navigazione concessionarie delle linee marittime ed altri vettori.

3. Il contributo è stabilito entro la misura massima di cinque euro a passeggero.

4. Il regolamento che istituisce il contributo determina:

a) la misura del contributo;

b) le eventuali riduzioni ed esenzioni, determinate in relazione alle incentivazioni a favore di operatori turistici e all'allungamento della stagione turistica, alle motivazioni relative allo sbarco ed alle caratteristiche socio-economiche dei soggetti passivi;

c) l'eventuale periodo infrannuale di applicazione del contributo;

d) i termini e le modalità di presentazione della dichiarazione e del pagamento del tributo.

5. Le compagnie di navigazione e gli altri vettori di cui al comma 2 provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti passivi, e presentano al comune la relativa dichiarazione, nel rispetto dei termini e delle modalità stabilite dal regolamento comunale.

6. Gli avvisi di accertamento per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione e per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati.

7. Per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione si applica la sanzione amministrativa dal cento al duecento per cento dell'importo dovuto; per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo si applica la sanzione amministrativa di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471. L'irrogazione delle sanzioni avviene secondo le disposizioni degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472.

9. 03. (ex 9. 03.) Gioacchino Alfano, Azzolini, Fallica.

Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - (Contributo isole minori). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 i comuni delle isole minori, in alternativa al contributo di soggiorno di cui all'articolo 9, con apposito regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono deliberare l'istituzione di un contributo di sbarco, operante anche per periodi limitati dell'anno, destinato ad interventi di miglioramento dell'accoglienza e promozione turistica, al potenziamento del servizi igienico sanitari e del controllo della sicurezza territoriale nonché alla tutela ambientale.

2. Il contributo non è dovuto dai soggetti residenti, dai lavoratori e dagli studenti pendolare che sbarcano sulle isole mediante le compagnie di navigazione concessionarie delle linee marittime.

3. Il contributo è stabilito entro la misura massima di cinque euro a passeggero.

4. Il regolamento che istituisce il contributo determina:

a) la misura del contributo;

b) le eventuali riduzioni ed esenzioni, determinate in relazione alle incentivazioni a favore di operatori turistici e all'allungamento della stagione turistica, alle motivazioni relative allo sbarco ed alle caratteristiche socio-economiche dei soggetti passivi;

c) l'eventuale periodo infrannuale di applicazione del contributo;

d) i termini e le modalità di presentazione della dichiarazione e del pagamento del tributo.

5. Le compagnie di navigazione e gli altri vettori di cui al comma 2 provvedono al versamento del contributo, con diritto di rivalsa sui soggetti passivi, e presentano al comune la relativa dichiarazione, nelrispetto dei termini e delle modalità stabilite dal regolamento comunale.

9. 04. (ex 9. 011.) D'Elpidio, Fabris, Cioffi, Affronti, Satta, Rocco Pignataro.

 


Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - 1. All'articolo 2 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, il comma 11 è sostituito dal seguente:

«11. È istituita l'addizionale pari ad 1 euro per passeggero imbarcato ed è versata all'entrata del bilancio dello Stato, per la successiva riassegnazione in un apposito fondo unico istituito presso il Ministero dell'interno e ripartito sulla base del rispettivo traffico aeroportuale secondo i seguenti criteri:

a) Il 20 per cento del totale, a favore dei comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti secondo la media delle seguenti percentuali: percentuale di superficie del territorio comunale ingloba nel recinto aeroportuale sul totale del sedime; percentuale della superficie totale del comune nel limito massimo di 100 chilometri quadrati;

b) Al fine di pervenire ad efficaci misure di tutela dell'incolumità delle persone e delle strutture, il 40 per cento del totale per il finanziamento di misure volte alla prevenzione e al contrasto della criminalità al potenziamento della sicurezza nelle strutture aeroportuali e nelle principale stazioni ferroviarie;

c) Il 20 per cento dei totale, a favore dei comuni nel cui territorio è ubicata l'aerostazione passeggeri, cargo o charter, al fine di sostenere gli oneri finanziari derivanti dall'adozione della misura a sostegno e della sicurezza urbana;

d) il 20 per cento del totale a favore dei comuni che insistono nel raggio di 3 chilometri dalla mezzeria della pista, a sostegno delle limitazioni di edificabiltà imposte dal sito aeroportuale. La somma in questo caso va ripartita in parti eguali tra tutti comuni su indicati per i soli aeroporti con un traffico civile di almeno di 10.000 passeggeri annui.»

9. 05. (ex 9. 010.) Dionisi, Peretti, Zinzi.

 

Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, al fine di attuare misure di contenimento dell'inquinamento all'esterno di sistemi aeroportuali l'addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri, di cui all'articolo 2, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è incrementata di 0,50 euro. Tale incremento è attribuito direttamente in favore dei comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti ed è ripartito secondo la media delle seguenti percentuali: percentuale di superficie del territorio comunale inglobata nel recinto aeroportuale sul totale del sedime; percentuale della superficie totale del comune nel limite massimo di 100 chilometri quadrati. Con decreto del Ministero dell'Interno sono stabilite le modalità applicative del presente articolo. È abrogato il capo IV della legge 21 novembre 2000, n. 342, recante l'Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili.

9. 06. (ex 9. 09.) Dionisi, Peretti, Zinzi.

 

Dopo l'articolo 9, aggiungere il seguente:

Art. 9-bis. - (Contributo comunale per il sostegno dei costi del randagismo).- 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 i comuni, con apposito regolamento, possono deliberare l'istituzione di un contributo per ogni cane iscritto all'anagrafe canina destinato ad interventi di sostegno per i forti costi del randagismo.

2. Da tale contributo sono esentati gli allevatori di cani che operano con partita IVA agricola e regolari autorizzazioni delle ASL.

3. Il contributo è stabilito entro la misura massima di 100 euro.

4. Il regolamento che istituisce il contributo determina:

a) le misure del contributo, stabilite in rapporto alla categoria;

b) le eventuali riduzioni ed esenzioni;

c) i termini e le modalità di presentazione della dichiarazione e del pagamento del tributo;

5. Gli avvisi di accertamento per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione e per l'omesso, ritardato o parziale versamento del contributo devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione od il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati.

6. Per l'omessa o infedele presentazione della dichiarazione si applica la sanzione amministrativa dal 100 al 200 per cento dell'importo dovuto.

7. Per il ritardato o parziale versamento del contributo, si applica la sanzione amministrativa dal 50 al 100 per cento dell'importo dovuto.

9. 07. (ex 9. 012.) Raisi, Minasso.

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 3)

 

ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 8.

(Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche).

1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, i comuni possono deliberare, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, l'istituzione di un'imposta di scopo destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni nello stesso regolamento tra quelle indicate nel comma 5 del presente articolo.

2. Il regolamento che istituisce l'imposta determina:

a) l'opera pubblica da realizzare;

b) l'ammontare della spesa da finanziare;

c) l'aliquota di imposta;

d) le modalità di versamento degli importi dovuti.

3. L'imposta è dovuta, in relazione alla stessa opera pubblica, per un periodo massimo di cinque anni ed è determinata applicando alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, un'aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille.

4. Per la disciplina dell'imposta si applicano le disposizioni vigenti in materia di imposta comunale sugli immobili.

5. L'imposta può essere istituita per le seguenti opere pubbliche:

a) opere per il trasporto pubblico urbano;

b) opere viarie, con l'esclusione della manutenzione straordinaria ed ordinaria delle opere esistenti;

c) opere particolarmente significative di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi;

d) opere di risistemazione di aree dedicate a parchi e giardini;

e) opere di realizzazione di parcheggi pubblici.

6. Il gettito complessivo dell'imposta non può essere superiore al 30 per cento dell'ammontare della spesa dell'opera pubblica da realizzare.

7. Nel caso di mancato inizio dell'opera pubblica entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo i contribuenti possono chiedere il rimborso degli importi versati entro il termine di cinque anni dal giorno del pagamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 8.

(Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche).

Al comma 1, dopo le parole: 1o gennaio 2007 aggiungere le seguenti: ,in deroga alle norme recate dall'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, sui termini di entrata in vigore di nuovi tributi.

8. 8. (ex 8. 28.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 1, sopprimere la parola: parziale.

Conseguentemente:

al medesimo comma, sopprimere le parole: nello stesso regolamento tra quelle indicate nel comma 5 del presente articolo.

al comma 2, dopo la lettera d), aggiungere le seguenti:

e) durata e tipologia dell'imposta;

f) la tipologia di opera pubblica da finanziare;

g) la percentuale della spesa dell'opera da finanziare.

sopprimere il comma 6.

8. 10. (ex 8. 54.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. L'imposta di scopo può essere istituita solo dai comuni che abbiano rispettato gli obiettivi stabiliti dal patto di stabilità interno per l'ultimo esercizio finanziario.

8. 11. (ex 8. 33.) Della Vedova.

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, le parole:. , con esclusione degli effetti del provvedimento sulla prima casa in proprietà, uso, usufrutto e godimento.

0. 8. 500. 2. Zorzato, Leone.

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riferimento ai soggetti che già godono di esenzioni e riduzioni sul versamento dell'ICI sulla prima casa.

0. 8. 500. 6. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Maroni, Montani, Pini, Pottino, Stucchi, Pili, Biancofiore, Ravetto, Costa, Palumbo, Garfagna, Santelli.

(Approvato)

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riferimento ai soggetti con reddito inferiore a 40 mila euro.

0. 8. 500. 7. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Maroni, Montani, Pini, Pottino, Stucchi, Pili, Biancofiore, Ravetto, Costa, Palumbo, Garfagna, Santelli.

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riferimento ai soggetti con reddito inferiore a 20 mila euro.

0. 8. 500. 8. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Maroni, Montani, Pini, Pottino, Stucchi, Pili, Biancofore, Ravetto, Costa, Palumbo, Garfagna, Santelli.

(Approvato)

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente, aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riferimento ai soggetti con reddito inferiore a 10 mila euro.

0. 8. 500. 9. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Maroni, Montani, Pini, Pottino, Stucchi, Pili, Biancofiore, Ravetto, Costa, Palumbo, Garfagna, Santelli.

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

Conseguentemente, sopprimere, le parole: riduzioni o detrazioni.

0. 8. 500. 4. Zorzato, Leone.

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, sopprimere la parola: eventuale.

0. 8. 500.1. Marinello, Angelino Alfano, Misuraca, Romele, Zorzato, Leone.

 

All'emendamento 8. 500. del Governo, aggiungere, in fine, le parole: , con particolare riferimento alla esenzione sulla prima casa.

0. 8. 500. 3. Zorzato, Leone.

 

Al comma 2, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:

c-bis) l'eventuale applicazione di esenzioni riduzioni o detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti, in relazione all'esistenza di particolari situazioni sociali o reddituali.

8.500. Governo.

(Approvato)

 

Sostituire il comma 3 con il seguente:

3. L'imposta è dovuta, in relazione alla stessa opera pubblica, per un periodo massimo di dieci anni ed è determinata applicando alla base imponibile dell'imposta comunale sugli immobili, di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, un'aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille.

8. 12. (ex 8. 29.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. In presenza di più opere pubbliche per le quali sia stata istituita, anche disgiuntamente, l'imposta di scopo ai sensi dei commi 1 e 2, l'aliquota massima applicabile, per ciascun anno d'imposta, non potrà eccedere la misura dello 0,5 per mille.

8. 14. (ex 8. 30.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera a).

8. 16. (ex 8. 56.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera c).

8. 17. (ex 8. 57.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, lettera c), sostituire le parole: di arredo urbano e di con le seguenti: per la qualità urbana, per l'arredo urbano e per.

8. 18. (ex 8. 31.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 5, lettera c), sopprimere le parole: e di maggior decoro dei luoghi.

8. 20. (ex 8. 58.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, sopprimere la lettera d).

8. 21. (ex 8. 59.) Dussin, Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere le seguenti:

f) opere di restauro;

g) opere relative a nuovi spazi per eventi e attività culturali, allestimenti museali e biblioteche.

8. 22. (ex 8. 36.) Colasio, Ghizzoni, Rusconi, Tessitore, Volpini, Testa, Benzoni, Chiaromonte, Costantini, De Biasi, Folena, Giachetti, Giulietti, Guadagno, Latteri, Li Causi, Poletti, Razzi, Sasso, Schietroma, Sircana, Tranfaglia, Villari, Tocci.

(Approvato)

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere le seguenti:

f) opere di realizzazione e manutenzione straordinaria dell'edilizia scolastica;

g) opere di conservazione dei beni artistici e architettonici.

8. 23. (ex 8. 49.) D'Elpidio, Adenti, Satta, Affronti, Fabris, Pignataro.

(Approvato)

 

Al comma 5, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

f) opere di particolare valenza sociale, quali teatri, impianti sportivi, asili, scuole.

Conseguentemente, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:

5-bis. Al fine di garantire la massima partecipazione popolare, le opere da realizzare, dopo una attenta ricognizione da parte della giunta e del consiglio comunale, potranno essere sottoposte a referendum. Le associazioni di cittadini potranno presentare proposte all'amministrazione comunale nei termini e nei modi previsti dai singoli statuti comunali in tema di petizioni popolari.

8. 25. (ex 8. 26.) Alberto Giorgetti, Pedrizzi, Amoruso.

 

Al comma 6, sostituire la parola: 30 per cento con la seguente: 100 per cento.

8. 28. (ex 8. 32.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 29. (ex 8. 47.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 30. (ex 8. 52.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 31 (ex 8. 1.) Leo, Antonio Pepe, Benedetti Valentini.

 

Al comma 7, sostituire le parole: i contribuenti possono chiedere fino alla fine del comma, con le seguenti: i comuni sono tenuti a rimborsare i versamenti effettuati dai contribuenti entro l'anno successivo.

**8. 32. (ex 8. 5.) Campa, Garagnani, Romele, D'Ippolito Vitale.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione, nell'ambito dei tributi comunali, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241;

8. 33. (ex 8. 2.) Leo, Crosetto.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241;

*8. 34. (ex 8. 20 e 8.23.) Buonfiglio, Cosenza, Bellotti, Alberto Giorgetti.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

*8. 35. (ex 8. 46.) Ruvolo, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 7, dopo le parole: degli importi versati aggiungere le seguenti: , o utilizzarli in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

*8. 36. (ex 8. 24.) Misuraca, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo, Campa.

 

Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:

7-bis. Relativamente agli interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa i comuni su cui insiste l'opera sono obbligati a deliberare l'imposta di cui al comma 1, nella misura massima di cui al comma 3, a parziale copertura delle spese sostenute per la realizzazione dell'opera medesima.

8. 37. (ex 8. 18.) Floresta.

 

Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:

7-bis. Tale imposta sarà a carico, nella stessa misura, di tutti i soggetti imponibili ICI del comune di competenza, e l'aliquota ICI complessiva annuale non potrà, in ogni caso, superare l'aliquota ICI al netto dell'imposta di scopo più lo 0,5 per mille.

8. 39. (ex 8. 48.) Peretti, Zinzi.

 

 

 


(A.C. 1746-bis - Sezione 4)

 

ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 10.

(Disposizioni in materia di imposte provinciali e comunali).

1. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle dogane, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite, sentite l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e l'Unione delle province d'Italia (UPI), le modalità ed i termini di trasmissione, agli enti locali interessati che ne fanno richiesta, dei dati inerenti l'addizionale comunale e provinciale sull'imposta sull'energia elettrica di cui all'articolo 6 del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 1989, n. 20, e successive modificazioni, desumibili dalla dichiarazione di consumo di cui all'articolo 55 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, presentata dai soggetti tenuti a detto adempimento, nonché le informazioni inerenti le procedure di liquidazione e di accertamento delle suddette addizionali.

2. Al comma 2 dell'articolo 56 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, la parola: «venti» è sostituita dalla seguente: «trenta».

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 10.

(Disposizioni in materia di imposte provinciali e comunali).

All'emendamento 10. 600. della Commissione, comma 1-bis, sostituire le parole: le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro con le seguenti: le modalità per assegnare a tutte le province, con priorità per quelle site nelle regioni Lombardia, Veneto e quelle confinanti con le province di Trento e Bolzano, nel limite di spesa di 20 milioni di euro.

Conseguentemente:

sopprimere le parole: con priorità per le province confinanti con le province autonome di Trento e di Bolzano.

sostituire la parte consequenziale con la seguente: all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 20.000;

2008: - 20.000;

2009: - 20.000.

0. 10. 600. 7. Garavaglia, Filippi, Fugatti

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, comma 1-bis, sostituire le parole: le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro con le seguenti: le modalità per assegnare a tutte le province, nel limite di spesa di 20 milioni di euro.

Conseguentemente, sostituire la parte consequenziale con la seguente: all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 20.000;

2008: - 20.000;

2009: - 20.000.

0. 10. 600. 1. Gibelli, Garavaglia, Filippi, Fugatti, Maroni, Dozzo, Cota, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Dussin, Fava, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Pottino, Stucchi, Bernardo, Sanza, Gianfranco Conte, Pizzolante, Fedele, Romagnoli, Fratta Pasini, Alberto Giorgetti.

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, comma 1-bis, sostituire le parole: le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro con le seguenti: le modalità per assegnare a tutte le province, nel limite di spesa di 15 milioni di euro.

Conseguentemente,: sostituire la parte consequenziale con la seguente:

all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 15.000;

2008: - 15.000;

2009: - 15.000.

0. 10. 600. 6. Garavaglia, Filippi, Fugatti

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, comma 1-bis, sostituire le parole: 5 milioni di euro con le seguenti: 20 milioni di euro.

Conseguentemente:

dopo le parole: di Trento e di Bolzano aggiungere le seguenti:, nonché per le province venete e lombarde;

sostituire la parte consequenziale con la seguente: all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 20.000;

2008: - 20.000;

2009: - 20.000.

0. 10. 600. 5. Garavaglia, Filippi, Fugatti

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, sostituire le parole: 5 milioni di euro con le seguenti: 15 milioni di euro.

Conseguentemente, sostituire la parte consequenziale con la seguente: all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 15.000;

2008: - 15.000;

2009: - 15.000.

0. 10. 600. 4. Zanetta, Zacchera, Baldelli.

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, dopo le parole: di Trento e di Bolzano aggiungere le seguenti: e con la Confederazione Elvetica.

0. 10. 600. 3. Zanetta, Zacchera, Leone, Garavaglia, Della Vedova, Romele, Boato, Compagnon, Cossiga, Delfino.

(Approvato)

 

All'emendamento 10. 600. della Commissione, dopo le parole: di Trento e di Bolzano aggiungere le seguenti: nonché per quelle nelle quali oltre il 60 per cento dei comuni ricade nella zona climatica F di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412.

0. 10. 600. 2. (Testo modificato nel corso della seduta)Bressa, Fistarol, Quartiani, Boato, Sperandio.

(Approvato)

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuate le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la diretta riscossione dell'addizionale sul consumo di energia elettrica concernente i consumi relativi a forniture con potenza impegnata superiore a 200 Kw, in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 6 del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 27 gennaio 1989, n. 20, con priorità per le province confinanti con le province autonome di Trento e di Bolzano.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 5.000;

2008: - 5.000;

2009: - 5.000.

10. 600. (Nuova formulazione nel testo corretto) La Commissione.

(Approvato)

 

Sopprimere il comma 2.

10. 1. (ex 10. 7.) Della Vedova, Fugatti, Verro, Uggè.


Aggiungere, in fine, il seguente comma:

2-bis. Gli enti locali possono presentare istanza motivata al Ministero dell'economia e delle finanze per ottenere un differimento della data di rientro dei debiti contratti in relazione ad eventi straordinari anche mediante rinegoziazione dei mutui in essere. Il Ministero si pronuncia sull'istanza entro i successivi trenta giorni. Dal differimento ovvero dalla rinegoziazione non devono derivare aggravi delle passività totali o, comunque, oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica.

10. 601. La Commissione.

(Approvato)

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

3. I consorzi di bonifica di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, e successive modificazioni, sono obbligati alla revisione periodica dei perimetri consortili, dei ruoli e delle fasce di contribuzione. Si procede alla revisione secondo le modalità stabilite con legge regionale e, comunque, con periodicità non superiore al biennio. In ogni caso, il perimetro consortile non può comprendere territori completamente urbanizzati e possono essere inclusi nei ruoli di contribuzione unicamente i proprietari d'immobili situati nel medesimo perimetro.

4. La revisione, obbligatoria, di cui al comma precedente deve comunque essere eseguita prima di procedere all'applicazione del contributo consortile relativo all'anno 2007. Il contributo non è comunque dovuto se l'importo relativo alla singola quota di possesso è inferiore a 10 euro.

10. 2. (ex 10. 2.) Filippi, Garavaglia.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

3. Per tutelare e salvaguardare la presenza nei centri storici e nelle aree di pregio degli esercizi commerciali che presentino caratteristiche di antichità ed eccellenza, nonché degli esercizi che prestino servizi commerciali primari, per tali intendendo oli esercizi di vendita di prodotti alimentari di prima necessità, i comuni possono prevedere con proprie deliberazioni l'assegnazione di contributi a copertura degli oneri di locazione dei locali commerciali, nonché l'abbattimento delle aliquote relative all'imposta comunale sugli immobili, di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.

Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, il comma 197 é sostituito dal seguente:

«197. Gli stanziamenti relativi alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario del personale delle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e delle Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, sono ridotti del 10 per cento per l'anno 2006, del 100 per cento per gli anni 2007 e 2008 e del 90 per cento per l'anno 2009 rispetto alle somme assegnate allo stesso titolo nell'anno 2004 alle singole amministrazioni».

10. 3. (ex 10. 11.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

3. L'imposta provinciale di trascrizione, a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge, è riversata, nella relativa misura, alla provincia dell'acquirente, o del locatario con facoltà di compera, ovvero dell'usufruttuario o dell'acquirente con riserva della proprietà, ricorrendo il caso, e con riferimento alla sede legale per le persone giuridiche.

10. 8. (ex 10. 13.) D'Elpidio, Satta, Affronti, Fabris, Rocco Pignataro, Adenti, Cioffi, Capotosti, Giuditta, Morrone, Del Mese, Picano, Pisacane, Li Causi.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

3. Per tutelare e salvaguardare la presenza nei centri storici e nelle aree di pregio degli esercizi commerciali che presentino caratteristiche di antichità ed eccellenza, nonché degli esercizi che prestino servizi commerciali primari, per tali intendendo gli esercizi di vendita di prodotti alimentari di prima necessità, i comuni possono prevedere con proprie deliberazioni l'assegnazione di contributi a copertura degli oneri di locazione dei locali commerciali, nonché l'abbattimento delle aliquote relative all'imposta comunale sugli immobili, di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.

10. 5. (ex 10. 8.) Alberto Giorgetti, Alemanno.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

3. Al comma 1, primo periodo, dell'articolo 6 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, la parola: «comune» è sostituita dalle seguenti: «consiglio comunale».

10. 7. (ex 10. 6.) Armani, Alberto Giorgetti, Compagnon, Rao, Filippi, Crosetto.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 10, aggiungere il seguente:

Art. 10-bis. (Disposizioni per la salvaguardia degli equilibri finanziari degli enti locali in materia di pubbliche affissioni) - 1. Dopo l'articolo 20 del decreto legislativo 15 novembre 2003, n. 507, è aggiunto il seguente:

«Art. 20-bis. Ai fini della salvaguardia degli enti locali, a decorrere dalla entrata in vigore della legge finanziaria 2007, gli oneri derivanti dalla rimozione dei manifesti affissi in violazione delle disposizioni vigenti sono a carico dei soggetti per conto dei quali gli stessi sono stati affissi».

10. 01. (ex 10. 06. e 10. 02.) Giudice, La Loggia, Fallica.


 

 

 


 

 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

72.

 

Seduta di mercoleDì 15 novembre 2006

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

indi

DEI VICEPRESIDENTI PIERLUIGI CASTAGNETTI

E GIULIO TREMONTI

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis) (ore 10,18).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 10 ed è stato accantonato l'articolo aggiuntivo Giudice 10.01.

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).

Avverto altresì che prima della seduta i deputati del gruppo L'Ulivo hanno ritirato tutti gli emendamenti presentati dall'articolo 31 all'articolo 57, con esclusione dell'emendamento Spini 32.22, dell'articolo aggiuntivo Bressa 35.04 e degli emendamenti Mariani 51.2 e 52.2 e Bressa 57.5 e 57.30.

Avverto, inoltre, che sempre prima della seduta sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Folena 35.03, 41.01, 42.02 e 47.8, Boato 42.25, Pellegrino 47.01, Camillo Piazza 50.2, Cacciari 50.01, De Simone 57.32, Andrea Ricci 57.50, Lion 152.02, Boato 181.3, Francescato Tab. A.11, De Zulueta Tab. A.33 e Boato 217.3.

Ricordo, infine, che si intendono ritirati anche ulteriori emendamenti o subemendamenti a prima firma di deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea riferiti agli articoli dal 31 al 57.

Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, intervengo per proporre all'Assemblea di iniziare i lavori odierni con l'esame dell'articolo 11.

 

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 2).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Osvaldo Napoli 11.2, Filippi 11.5, Osvaldo Napoli 11.29 ed accetta l'emendamento 11.500 del Governo, identico agli emendamenti Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20. La Commissione raccomanda inoltre l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 11.0600 ed esprime parere contrario sulle restanti proposte emendative presentate all'articolo 11.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 11.500 ed esprime, sulle restanti proposte emendative, parere conforme a quello del relatore.

 

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Su quale argomento?

 

MAURIZIO TURCO. Sul complesso degli emendamenti.

 

PRESIDENTE. Onorevole Turco, la fase di esame del complesso degli emendamenti è esaurita perché sono già stati espressi i pareri.

Avverto che i gruppi di opposizione hanno chiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

 

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,23).

 

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà con immediate votazioni mediante procedimento elettronico.

 

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,50.

 

Si riprende la discussione.

 

 (Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.

 

RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo volentieri sul tema in oggetto, che è quello fiscale. Direi che questa, che rischia di passare alla storia come la finanziaria delle tasse, potrebbe essere definita la finanziaria dei desideri. Abbiamo assistito in questi giorni ad una vera catarsi nazionale di richieste: non c'è ente, associazione, singola categoria che non abbia avanzato una richiesta. Dopo cinque anni di «finanza creativa» del Governo Berlusconi - che definirei piuttosto «distruttiva» - era probabilmente da prevedere l'esigenza di voltare pagina e di ottenere tutta una serie di agevolazioni e benefit. Le persone stavano sognando una specie di paradiso. Purtroppo la situazione è ben più complessa. Noi sappiamo come tutti questi desideri si scontrino con la realtà dei conti dello Stato, che è molto difficile e che questo Governo sta cercando di rimettere in ordine.

Tutti gli Stati moderni hanno due grossi problemi (ma direi che piuttosto che di modernità si tratta di civiltà): il problema della pubblica amministrazione e il problema fiscale. Noi, come paese, certamente non brilliamo. Non abbiamo un sistema fiscale semplice, non abbiamo un sistema fiscale efficiente, non abbiamo un sistema fiscale equo. Il raggiungimento del paradiso fiscale vero non si può ottenere subito, con una finanziaria. Evidentemente, sono necessari interventi governativi continui e successivi, in modo da avere un sistema fiscale che funzioni e che sia rispettoso della identità e - se volete - anche del diritto di riservatezza del cittadino.

Purtroppo siamo ancora in presenza di mille balzelli. E l'emendamento del collega Osvaldo Napoli - che può essere, per carità, anche legittimo - mi fa pensare ad un evento che ho vissuto direttamente. Negli Stati Uniti la denuncia dei redditi si presenta entro il 31 marzo: è una specie di rito nazionale. Io ho ricevuto il rimborso per tasse pagate in sovrappiù il 13 aprile, vale a dire che dopo 12 giorni il revenue service americano restituisce al cittadino eventuali tributi pagati in eccesso. Lo dico perché il nostro paese aveva negli anni Settanta, nei vari comuni, uffici tributi che funzionavano. Il controllo dei tributi a livello periferico - direi quasi territoriale - dava all'ente comunale un ruolo che garantiva più efficienza, più trasparenza e più equità. Poi, tutti gli uffici tributi furono chiusi perché, in quell'epoca di centralismo veramente pesante, i governi di allora non potevano permettere che le città amministrate dalla sinistra, modelli di buona amministrazione, avessero servizi tributari che funzionavano e che garantivano - come dicevo prima - efficienza ed equità. Gli enti locali in questo paese non hanno messo bocca - diciamo così - in materia di tributi per tanti anni, finché non siamo arrivati agli anni Novanta.

Oggi i comuni hanno ricostruito in buona parte la struttura che si occupa delle entrate di un ente locale. Credo che ciò sia positivo perché in questa maniera potremo veramente vincere la difficile battaglia contro l'evasione e l'elusione. Ritengo che l'articolo in discussione, che fissa norme su tutti i meccanismi relativi alla riscossione e al controllo dei tributi degli enti locali, sia importante perché rimette ordine nella materia.

Ma più che su questo, dobbiamo fare una riflessione su un altro aspetto. Le varie norme, e i nuovi decreti che seguiranno, devono portare ad una estrema semplificazione del sistema fiscale attuale. Sogniamo un sistema fiscale molto più semplice: forse una tax city, una tassa unica per la città, abolendo tutta una serie di imposte, fino all'ICI; un'altra imposta potrebbe essere quella regionale, che assomiglia un po' alla state tax americana ed è quindi una tassa dello stato federale.

Questo sistema molto semplice che garantisce sussidiarietà è figlio di un nuovo modo di pensare alla organizzazione dello Stato; sussidiarietà verticale, di cui tutti abbiamo parlato in questi dieci anni e che non è stata mai realizzata.

Voglio approfittare di questo intervento per dichiarare il mio disagio per il voto espresso nella serata di ieri riguardo al tema dei consigli comunali e delle tasse da imporre. Credo che la questione attinente all'autonomia dei comuni sia fondamentale; noi parliamo di federalismo e di sussidiarietà e poi si verifica che l'Assemblea - sempre sovrana - non faccia la scelta giusta, perché abbiamo messo mano in maniera estemporanea, dopo mezz'ora di dibattito un po' confuso, su una norma che riguarda l'autonomia e le regole che devono far vivere i nostri comuni e le nostre province. Un eccesso di zelo, quindi, da parte di questo Parlamento, che non esita ad intervenire - praticamente ad un mese dalla fine della discussione sul bilancio annuale - su un tema che meritava una riflessione più profonda ed una organizzazione più armonica, in linea con le altre esigenze che i comuni avvertono in questo periodo.

Possiamo anche allungare a 180 giorni i tempi, come suggerisce il collega Napoli, ma siamo ancora ben lontani dall'avere un sistema fiscale positivo, incentivante e non repressivo, che garantisca la massima efficienza. Sicuramente questo deve essere definito ai vari livelli istituzionali, a partire dai comuni, per operare quella rivoluzione fiscale di cui ha bisogno il paese, proprio per garantire una maggiore base imponibile e una diminuzione della pressione fiscale a tutti i livelli (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.

 

DONATELLA MUNGO. Intervengo su questo emendamento riferito all'articolo 11, comma 7, del collega Napoli per osservare che la richiesta di estendere a 180 giorni i tempi del rimborso al contribuente, avanzata per venire incontro alle esigenze degli enti locali, non può trovare accoglimento perché si tratta di dare una certezza alla restituzione di somme non dovute e di garanzia del contribuente nei confronti di un tributo versato nella misura non dovuta. In proposito potremmo ragionare molto a lungo, in particolare sul rapporto tra il contribuente e gli enti di riscossione, in questo caso gli enti locali. Sarebbe una discussione molto più approfondita di quella che si può fare in occasione dell'esame dell'emendamento del collega Napoli, che pone una questione di salvaguardia e di tutela dei tempi che lo stesso ente locale può avere a disposizione per la valutazione della procedura.

Questo ragionamento del rapporto fra contribuente e ente che riscuote vale a tutti livelli, vale per l'ente locale, vale per lo Stato, è all'interno di una diversa modalità di rapporti che ci dovrebbe essere e di quel rispetto, che spesso i colleghi del centrodestra richiamano, dovuto allo statuto del contribuente. Un rispetto maggiore nella relazione vi potrà essere, però solo quando il sistema fiscale raggiungerà un livello di fiducia reciproca fra il contribuente, lo Stato e gli enti locali.

Attualmente sappiamo che, purtroppo, il ricorso ad alcune modalità non rispettose dello statuto sono tali perché il sistema va ampiamente riformato. Questa finanziaria si propone in parte di intervenire in maniera incisiva sull'evasione e sull'elusione fiscale. Occorrerà comunque tempo affinché la relazione possa diventare maggiormente serena e rispettosa dei diritti.

L'emendamento in esame non va tuttavia in questa direzione. Per tale ragione, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ritiene di non doverlo accogliere e voterà contro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tolotti. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, ritengo che debba essere valutato positivamente l'impianto dell'articolo 11 che, di fatto, cerca di contemperare le esigenze di semplificazione e di manutenzione della base imponibile con la certezza dei diritti del contribuente. In particolare, l'emendamento 11.2 del collega Osvaldo Napoli, che può essere valutato con attenzione, chiede conto del fatto che novanta giorni possono essere, oggettivamente, un termine troppo ristretto per quanto riguarda il rimborso delle cifre indebitamente versate.

Si tratta di un emendamento che può essere oggetto di attenzione positiva, perché, fermo restando il diritto riconosciuto del contribuente di avere un termine certo per la restituzione di quanto indebitamente versato, si misura con una scansione temporale più congrua.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

 

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il federalismo fiscale non passa attraverso emendamenti di questo tipo. Ieri sera abbiamo assistito, durante la seduta, ad una votazione in cui si è deciso di dare a ciascun deputato libertà di esprimere il proprio parere rispetto ad una questione importante come l'autonomia dei comuni, l'autonomia fiscale. Anche nella votazione di ieri sera, ciò che è emerso non è stato qualcosa di veramente positivo per il comune. Abbiamo la possibilità di intervenire mettendo mano al Testo unico degli enti locali, il decreto legislativo n. 267 del 2000, e non attraverso interventi che possono risultare estemporanei, come quelli relativi ad una materia così delicata ed importante nella situazione attuale, come ritengo sia quella oggetto dell'emendamento in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per denunciare come, ancora una volta (non so fino a quando dovremo assistere a questo rito degradante dell'attività parlamentare), vi sia una maggioranza che inizia i lavori della giornata facendo ostruzionismo a se stessa. È bene far sapere a chi ci ascolta che stiamo iniziando la seduta odierna alle 11, quando avremmo potuto votare ben prima, semplicemente perché la maggioranza fa ostruzionismo, non avendo un numero sufficiente di deputati presenti in aula a garantirle l'approvazione dei propri emendamenti, ed anche perché, nel frattempo, continuano le trattative per trovare unità.

Vi è questo fatto incredibile di una maggioranza che...

 

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buontempo, devo sospendere la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,05.

 

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Mi scusi, onorevole Buontempo, ma l'onorevole Cioffi ha subito un infortunio ed è stata affidata alle cure dei nostri sanitari. Vorrei formulare, a nome di tutti i deputati, un augurio di pronta guarigione alla collega (Generali applausi).

Onorevole Buontempo, la ringrazio e la invito a riprendere il suo intervento. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Ci associamo, ovviamente, alla solidarietà espressa dalla Presidente della Camera alla nostra collega affinché possa guarire prontamente.

Signor Presidente, segnalo che, venendo alla Camera, sono passato davanti a palazzo Chigi. Mi sono meravigliato del fatto che moltissimi deputati del centrosinistra, anziché stare a Montecitorio, sostassero davanti alla sede del Governo, e mi sono domandato il motivo. Pensavo di aver espresso una valutazione non equilibrata, ma successivamente ho saputo che a palazzo Chigi il Governo sta predisponendo il maxiemendamento sul quale intende porre la questione di fiducia. Allora, come questuanti, umiliando la dignità dei deputati, molti colleghi del centrosinistra si trovano a palazzo Chigi per chiedere, a loro volta, di ottenere alcune concessioni.

Anzi, en passant, vorrei cogliere l'occasione per rivolgere ai colleghi deputati dell'Abruzzo - visto che è in atto uno scontro tra chi tira a favore del nord e chi spinge a favore del sud! - un appello: se ci siete, battete un colpo, almeno per la ferrovia Roma-Pescara, poiché occorrono tre ore e mezzo per percorrere 240 chilometri (Applausi di deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

Ricordo che ho presentato una proposta emendativa in tal senso; tuttavia, sono disposto a ritirarla se la sottoscriverete ed andrete anche voi, deputati abruzzesi, sotto palazzo Chigi per chiedere almeno un contributo per eliminare quella che, in un paese civile, è una vergogna! Infatti, per percorrere con un treno rapido 240 chilometri occorrono, come già detto, tre ore e mezzo!

Onorevole Presidente, desidero sollevare un altro problema. In questi giorni ho fatto registrare i programmi televisivi, compresi quelli trasmessi dalla televisione pubblica, relativi ai lavori della Camera dei deputati sul disegno di legge finanziaria. Ebbene, vorrei segnalare che si tratta di programmi che non intendo definire faziosi, ma che non riferiscono ciò che avviene in sede di Assemblea, poiché non parlano del dibattito in corso, dell'argomento trattato, dei problemi esistenti e delle proposte emendative presentate sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione.

Affermo ciò per ricordare - mi rivolgo alla Presidente della Camera, ma solleverò tale questione anche in sede di Ufficio di Presidenza - che il personale della Camera dei deputati non è tutto al servizio del solo Presidente Fausto Bertinotti!

Presidente, noi dovremmo avere, se non vado errato, l'ufficio stampa della Camera dei deputati. Allora, dov'è tale ufficio stampa? Come mai esso non emette comunicati a difesa dell'istituzione parlamentare e, se occorresse, anche delle rettifiche? Perché esso non dirama comunicati con cui la Camera dei deputati, ogni giorno, informa ufficialmente la stampa degli argomenti su cui la stessa Camera è stata impegnata, nonché delle proposte emendative presentate? In altri termini, vorrei rilevare che non è possibile che alla Camera dei deputati - che dispone del bilancio che ha, e che tutti noi conosciamo! - non vi sia un ufficio stampa che tuteli la dignità ed i lavori della Camera stessa!

Comunque sia, signor Presidente, desidero concludere qui il mio intervento. Vediamo adesso che stanno rientrando da palazzo Chigi numerosi deputati e che si stanno contando: speriamo che abbiano finito di praticare l'ostruzionismo contro lo svolgimento dei lavori parlamentari (Applausi di deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ricordo che, indipendentemente dall'attività dell'ufficio stampa della Camera dei deputati, le sedute di questa Assemblea sono pubbliche.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo non solo intervenire sull'emendamento in esame, ma anche rispondere all'intervento testè pronunciato dall'onorevole Buontempo. Credo che esista un modo molto chiaro e facile per comprendere chi pratichi l'ostruzionismo e chi no. Mi sono preso la briga di leggere i resoconti di sole due giornate di lavori parlamentari, quelle di ieri e dell'altro ieri, ed ho effettuato un piccolo conteggio. Così ho scoperto che, nelle sette ore di reale dibattito che si è svolto in quest'aula, i deputati dell'opposizione hanno preso la parola l'altro ieri 188 volte e ieri 144 volte. Quindi, mi sembra che, chiunque abbia un modo ragionevole di pensare non possa non capire da questi dati che se qualcuno fa ostruzionismo è l'opposizione e non certo la maggioranza!

 

PRESIDENTE. Ricordo che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469

Votanti 454

Astenuti 15

Maggioranza 228

Hanno votato 453

Hanno votato no 1).

 

Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.4 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467

Votanti 453

Astenuti 14

Maggioranza 227

Hanno votato 204

Hanno votato no 249).

 

Prendo atto che i deputati Mura e D'Ippolito Vitale non sono riuscite a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 11.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477

Votanti 461

Astenuti 16

Maggioranza 231

Hanno votato 461

Hanno votato no 0).

 

Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482

Votanti 467

Astenuti 15

Maggioranza 234

Hanno votato 220

Hanno votato no 247).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494

Votanti 462

Astenuti 32

Maggioranza 232

Hanno votato 205

Hanno votato no 257).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495

Votanti 480

Astenuti 15

Maggioranza 241

Hanno votato 222

Hanno votato no 258).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498

Votanti 481

Astenuti 17

Maggioranza 241

Hanno votato 222

Hanno votato no 259).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497

Votanti 480

Astenuti 17

Maggioranza 241

Hanno votato 222

Hanno votato no 258

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 11.100.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo dare una mano al Governo che sappiamo essere stato sollecitato dalla Commissione europea, a seguito della denuncia da parte di alcuni operatori del settore, a denunciare la violazione del trattato dell'Unione europea per illecito aiuto di Stato riferita all'esenzione ICI delle attività commerciali di enti che hanno diversa finalità nelle proprie attività. Si tratta essenzialmente - non abbiamo problemi a dirlo - di tutte quelle attività commerciali svolte in particolare dalla Chiesa cattolica.

Noi poniamo due problemi: quello di sollevare il Governo dal dover affrontare un procedimento davanti all'Unione europea e quello di buona amministrazione.

Vorremmo che il Governo precisasse chiaramente la propria posizione favorevole o contraria su tale esenzione; da quanto l'Esecutivo ha dichiarato in sede di Unione europea, ciò non traspare assolutamente: infatti, scrive il Governo che con il decreto Bersani si intende eliminare qualsiasi dubbio interpretativo in ordine alla violazione del trattato poiché tale decreto ripristina, nella sostanza, la situazione antecedente all'entrata in vigore della legge del 2005 che aveva introdotto l'esenzione. Noi sappiamo che così non è, tanto è vero che, già nei lavori preparatori di quel provvedimento, il relatore Ettore Peretti aveva dichiarato che erano applicabili le esenzioni indipendentemente dalla natura eventualmente commerciale delle attività stesse. Il Governo oggi dichiara che tale esenzione è possibile purché non vi siano attività esclusivamente commerciali. Con tutta evidenza, non si ripristinano le norme che erano state recate dal decreto legislativo del 30 dicembre 1992.

Chiediamo quindi al Governo di essere chiaro sul punto, vale a dire di precisare in Parlamento se sia favorevole o contrario all'esenzione ICI senza fare, per così dire, il gioco delle tre carte, senza utilizzare strumentalmente l'ambiguità del testo della legge e senza, infine, «raccontare» alla Commissione europea fatti che non corrispondono alla lettera della legge.

Vorrei ricordare, soprattutto al sottosegretario Grandi, che esiste già un precedente in tal senso. Sono occorsi due anni ma, dopo due anni, il regno spagnolo è stato costretto a cambiare la legge sull'IVA; ritengo sarebbe un'azione di buon senso e di buona amministrazione intervenire autonomamente senza farsi imporre leggi sulla buona amministrazione dall'Unione europea.

Siamo con tutta evidenza nel campo dell'illecito aiuto di Stato; noi vi chiediamo di pensare attentamente a ciò cui va incontro il Governo nel momento in cui intende affrontare un procedimento dinanzi all'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

 

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, prego i colleghi di prestare un po' di attenzione su tale punto; noi voteremo a favore di questo emendamento a firma del collega Turco per ragioni di equità ma anche di libertà. Infatti, la libertà di religione e di culto, nel nostro paese come in altri, la si difende meglio se è incondizionata, svincolata cioè dal peso degli averi, della roba, del commercio e dei privilegi. Voteremo a favore anche perché la libertà di concorrenza tra operatori commerciali non sia limitata dal fatto che alcuni operatori commerciali, solo perché sono legati, contigui ma distinti, a luoghi dove si svolgono funzioni di culto, godano del privilegio di non pagare l'ICI su immobili dove si intraprendano attività che sono in tutto e per tutto commerciali.

Alcune di tali attività sono per loro natura commerciali; si parla, infatti, di scuole, ospedali, cliniche private e addirittura di attività ricettive, alberghi, pensionati, ostelli. Noi siamo favorevoli a che si preveda l'esenzione dall'ICI per gli immobili destinati all'esercizio del culto, ma esclusivamente e limitatamente per tali immobili. Se approvassimo l'emendamento Turco 11.100, noi porteremmo alle casse dello Stato entrate per alcune centinaia di milioni di euro; avremmo più fondi da destinare ai settori della ricerca...

 

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole...

 

SERGIO D'ELIA. Invito quindi tutti i colleghi ad esprimere un voto favorevole su questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

 

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei chiarire ancora una volta che non stiamo assolutamente considerando l'ipotesi di applicare l'ICI alle attività di religione o di culto, quelle dirette all'esercizio del culto, alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi e all'educazione cristiana. Tutto ciò è giustamente esonerato dall'ICI. Ma in questo caso stiamo parlando di attività commerciali svolte da enti ecclesiastici. In proposito, vi è una sentenza della Corte della cassazione che recita: «Un ente ecclesiastico può svolgere liberamente, nel rispetto delle leggi dello Stato, anche un'attività di carattere commerciale, ma non per questo si modifica la natura dell'attività stessa». E soprattutto continua: «Le norme applicabili al suo svolgimento rimangono, anche agli effetti tributari, quelle previste per le attività commerciali, senza che rilevi che l'ente le svolga oppure no in via esclusiva o prevalente». Non vi è dubbio che la norma approvata lo scorso luglio è ambigua e lascia nell'incertezza totale. Essa mantiene quindi aperta la porta al regalo fatto a suo tempo dal Governo Berlusconi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

 

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, con il mio intervento vorrei sottolineare la delicatezza ma anche il rilievo di questo emendamento che la Rosa nel Pugno propone a all'Assemblea. L'onorevole Turci ha spiegato bene che non è in discussione l'esenzione dall'ICI per istituti di culto religioso che operano in questa dimensione. È invece in discussione l'esenzione dall'ICI da parte di attività commerciali remunerative svolte da soggetti religiosi che dovrebbero essere sottoposte, a giudizio dei proponenti, alle stesse norme applicate ad altri soggetti.

A mio avviso la natura di questo emendamento, che riguarda il piano dell'equità e della laicità (che significa libertà), è accoglibile. Per quanto mi riguarda, e credo di interpretare anche l'opinione dell'onorevole Barani, voteremo a favore. Infatti, mentre non è esentata dall'ICI la prima casa delle famiglie e non si fa dell'esenzione dall'ICI una questione sociale, si realizza una discriminazione di carattere religioso. A mio avviso si tratta di una posizione inaccettabile. Comprendo le difficoltà esistenti in questa materia nel Governo per il pluralismo che al suo interno si manifesta ogni volta che si discute su questioni di laicità. Tuttavia, comprendo anche l'esigenza, posta dal gruppo della Rosa nel Pugno, di rivolgersi al Governo, affinché in quest'aula assuma su tale argomento una posizione chiara che non può più rinviare, a fronte della deliberazione sull'emendamento Turco 11.100 (Applausi di deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ho chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, vorrei manifestare la mia ferma diversità di opinioni rispetto al collega del Partito Socialista. Come Democrazia Cristiana, ricordiamo che un'eventuale imposizione dell'ICI si applicherebbe a realtà che comprendono, ad esempio, i compiti della Caritas, dove di fatto la gente arriva senza disponibilità economica, o iniziative che le strutture religiose mettono a disposizione dei territori con difficoltà per attività specifiche a favore della cittadinanza quando esse risulterebbero altrimenti impossibili. Pertanto, non sembra condivisibile nella maniera più assoluta penalizzare strutture che nel loro insieme vivono di contributi volontari e spesso di elemosine elargite dai fedeli.

Credo che ancora una volta siamo di fronte ad una maggioranza al cui interno vive una realtà che ha un unico, grande obiettivo: attaccare tutto ciò che esiste di diverso dal punto di vista religioso. Noi siamo sostenitori della Chiesa, che dal nostro punto di vista è un elemento fondamentale di questa civiltà (Applausi di deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

 

RICCARDO PEDRIZZI. Con questo emendamento verificheremo in quest'aula se quello attuale sia sempre più un Governo «Zapaprodi», ostaggio dei settori più laicisti e anticlericali dell'ammucchiata di sinistra-centro. Un Governo nel quale i cattolici del centrosinistra contano come il due di picche, in particolare sulle questioni eticamente sensibili. Non bastava la reintroduzione dell'ICI nel decreto Visco-Bersani sugli immobili della Chiesa utilizzati sempre e comunque per attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, di istruzione ed educazione, ricettive, culturali, ricreative e sportive, anche laddove siano svolte in forma commerciale.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,28)

 

RICCARDO PEDRIZZI. Non bastava, signor Presidente, la norma contenuta nell'articolo 5 del decreto-legge collegato alla legge finanziaria, che produrrebbe e produrrà un forte impatto sulle rendite catastali e quindi sul gettito ICI dei comuni, consentendo un incremento del moltiplicatore ai fini della stessa ICI e delle imposte di registro per unità immobiliari, quali collegi, convitti, educandati, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, conventi, seminari, case di cura, ospedali, scuole, biblioteche, pinacoteche, musei, cappelle e oratori.

Con questo emendamento si vuole calare la scure fiscale pure sulla Chiesa e in particolare - incredibile, ma vero -, su tutti quegli immobili, quelle strutture e quelle attività nelle quali e con le quali la Chiesa adempie alla sua missione e contribuisce al bene comune della collettività, garantendo in questo modo un particolare servizio a favore dell'intera società nazionale e rispondendo ad esigenze sociali primarie alle quali lo Stato spesso - molto spesso -, non riesce a far fronte: si pensi solamente alla carenza di scuole materne statali.

Per fortuna, vi è quindi chi, esplicando tale attività, mette in pratica il principio della sussidiarietà e svolge un'altissima e preziosissima funzione sociale che ora, con questo emendamento, negando quanto fece il Governo di centrodestra, si vuole disconoscere totalmente. Per questo, invitiamo i colleghi, e in particolare i cattolici di centrodestra, a votare contro l'emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

 

ANDREA RICCI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che su questo tema il Parlamento è già intervenuto in occasione della discussione del decreto-legge n. 223 del 2006, il cosiddetto decreto Bersani-Visco. In quella occasione il Parlamento ripristinò la normativa precedente alla riforma introdotta nella scorsa legislatura, che esentava dal pagamento dell'ICI le attività commerciali a fini di lucro svolte degli istituti religiosi. Quindi, nella situazione attuale, abbiamo pienamente ripristinato la normativa precedentemente in vigore, eliminando un ingiustificato privilegio che il Governo precedente aveva introdotto su questo tipo di attività commerciali a fine di lucro che, pur se svolte da soggetti assistenziali o religiosi, non hanno alcun diritto di godere di tale privilegio.

Ricordo, altresì, che il comune, già oggi, può esentare dall'imposizione comunale sugli immobili altre strutture di carattere non religioso che svolgano attività commerciali non a scopo di lucro.

L'emendamento in oggetto riguarda l'applicazione dell'ICI alle attività svolte da soggetti istituzionali di carattere non commerciale non a fini di lucro. Dunque, si vuole far pagare l'ICI anche ai soggetti istituzionali che non svolgono attività commerciali in via principale e che non rivolgono la loro attività a fini di lucro.

Naturalmente ciò incide sugli istituti religiosi, ma non solo; incide anche su altre categorie laiche di soggetti, associazioni, organizzazioni non governative di origine ed orientamento laico e non attinenti agli istituti religiosi.

Mi sembra che quanto abbiamo realizzato attraverso il decreto-legge Bersani-Visco rappresenti un punto di equilibrio (ad oggi, credo sia quello effettivamente possibile), in attesa di una riflessione complessiva su tale materia, sulle esenzioni possibili dall'ICI. Riteniamo, dunque, che l'emendamento in esame non debba essere accolto.

Se si vuole arrivare a definire con maggiore chiarezza la delimitazione delle esenzioni dall'ICI per attività non rivolte a fini di lucro, ma di tipo assistenziale e caritatevole, questo merita di essere fatto attraverso un approfondimento normativo ben più specifico di quanto non sia consentito dall'approvazione di un emendamento come questo, i cui effetti oggi non siamo in grado di valutare pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. La facoltà

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, concordo con i pareri espressi dal relatore e dal rappresentante del Governo sull'emendamento Turco 11.100.

Qualche mese fa, quando è nata l'idea, non ancora tradotta in proposta emendativa, di aggravare di ulteriori oneri l'ICI per collegi, convitti, case di cura e oratori, mi sono permesso di segnalare su un quotidiano nazionale tutta la nostra contrarietà.

Ma l'emendamento in oggetto non è che la replica di diverse discussioni, anche utili, che abbiamo svolto, in questi anni, con i colleghi socialisti e della Rosa nel Pugno e con altri colleghi. Lo abbiamo fatto nella scorsa legislatura, quando tutto il Parlamento, tranne alcune limitate forze politiche, ha approvato ampiamente il riconoscimento dell'utilità sociale degli oratori (tutti insieme abbiamo notato che andavano bene i centri sociali, ma non andavano bene gli oratori), e vi sono stati atteggiamenti completamente diversi nei confronti di tale questione.

Ancora oggi ritengo che, grazie al riconoscimento del ruolo sociale svolto dalle organizzazioni e dagli enti legati non solo alla chiesa cattolica, non si possa prescindere da questa importante funzione che viene svolta.

Tassare il santino della basilica di Sant'Antonio, mettere i frati nelle condizioni di far pagare di più l'olio o le erbe medicamentose di San Francesco, non risolve i problemi di cassa. È solo il riconoscimento di quel principio a cui tendono i gruppi dei Socialisti italiani e di Rifondazione Comunista. Si tratta, cioè, di penalizzare e non riconoscere una funzione civile e sociale che, invece, viene svolta. Badate bene, il mio ragionamento non è rivolto alla tutela di una casta, come dimostrano gli splendidi editoriali scritti da alcuni esponenti laici del mondo giornalistico in questi anni sui quotidiani italiani. Se la Chiesa non svolgesse tale funzione sociale e civile lo Stato dovrebbe sopportare costi maggiori per i quali non basterebbe nemmeno questa finanziaria. Inoltre, non si riconoscerebbe il principio di ragionevole sussidiarietà che, invece, fa parte della struttura sociale e civile non solo delle nostre leggi, ma anche del nostro paese.

Per questo saluto con grande favore il fatto che il relatore ed il Governo abbiano riconosciuto, anche a fronte di dibattiti svoltisi in questa e nella passata legislatura, un ruolo implicito delle suddette funzioni attraverso il loro parere contrario sull'emendamento in esame. D'altra parte, non sono stupito da chi oggi, invece, sostiene il proprio favore nei confronti di questo emendamento. Si tratta di una battaglia, che io ritengo sbagliata, che ha visto già impegnato il nostro Parlamento molte altre volte: fortunatamente - come spero accada anche in occasione di questo voto - una grande maggioranza del Parlamento riconosce l'esatta funzione sociale e civile dell'opera svolta dalla Chiesa cattolica e respinge il tentativo, falsamente laico, di punizione nei confronti di questo ruolo, che nessun altro svolge e potrà svolgere in futuro (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io auspico che il Governo e la maggioranza respingano l'emendamento Turco 11.100. Senza fare processi alle intenzioni nei confronti dei proponenti credo che tali colleghi non conoscano la realtà della Chiesa cattolica per come si esplica oggi non solamente all'interno della Chiesa stessa, ma in una miriade di iniziative sociali. Oppure, rincorrendo una mentalità giacobina che mi auguravo superata, vogliono circoscrivere l'attività della Chiesa medesima entro ambiti angusti compresi nei sacri recinti.

Basta osservare - e prego i colleghi di prestare attenzione - le miriadi di iniziative come le cosiddette case della carità che ospitano e curano gratuitamente anziani non autosufficienti, reietti dalla società o abbandonati dalla medesima, ai quali lo Stato non può provvedere in toto: si tratta di persone infelici, e sono tante. Basta pensare alle mense per i poveri, per gli immigrati, per tutte le persone prive di sostentamento; basta pensare all'attività educativa vera e propria che, come è stato detto, supplisce ad una carenza dello Stato.

Potrei aggiungere anche che tale opera di sussidiarietà dovrebbe essere riconosciuta non soltanto con un'esenzione, ma addirittura con contributi ulteriori, come avviene in altri paesi d'Europa in materia di educazione e di libertà educativa. L'emendamento in esame dimostra di prescindere totalmente dalla realtà.

Non si può in questa sede circoscrivere o definire l'attività della Chiesa soltanto sotto l'aspetto liturgico. Vi è l'attività quotidiana inserita nell'aspetto religioso: mi riferisco alle finalità sociali che fanno parte, come intima essenza, di tale realtà ecclesiale che molti di noi vivono. Questo emendamento non determina il venir meno di privilegi, ma opprime una realtà e comprime esigenze di libertà che rispondono a finalità utili proprio a quelle classi sociali che alcuni dei promotori vogliono difendere.

Allora, non c'è questione di privilegio, né di attività commerciali. Semplicemente bisogna conoscere e vivere queste attività e credo che l'emendamento non sarebbe stato formulato se qualcuno dei proponenti avesse vissuto queste realtà e ne fosse stato partecipe in modo diretto o indiretto.

Così com'è predisposto, esso non corrisponde a nessuna logica, se non ad una logica punitiva - lo dicevo prima - di stampo laicista e spero che non risponda alle intenzioni di nessun componente di questa Assemblea.

Pertanto, invito i colleghi della maggioranza e della minoranza e il Governo stesso a non recepire questo emendamento, perché - lo ripeto - non si tratta di abolire privilegi, ma di riconoscere realtà consolidate nel corso della storia, che svolgono una funzione sociale essenziale, che è parte integrante dell'attività ecclesiastica. Altrimenti, si abbia il coraggio di dire che si vuole limitare la libertà della Chiesa.

Questo non deve succedere ed è la ragione per cui credo che, in nome del principio di laicità e del pluralismo educativo ed assistenziale, che deve caratterizzare ogni Stato moderno, l'emendamento non si giustifichi e debba essere respinto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

 

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, mi preme ribadire che non c'entrano nulla le questioni etiche, ma si tratta di attività commerciali e, anche per quanto riguarda le attività di carattere sociale - ho ascoltato poc'anzi l'intervento dell'onorevole Garagnani -, si tratta semplicemente di ripristinare una condizione di parità con gli altri soggetti che vogliano intraprendere queste attività. Non ci può essere un monopolio o un privilegio da parte di alcuni che esercitano questa attività a dispetto degli altri.

Noi, che sosteniamo il Governo, gli chiediamo di essere chiari su questa materia e di non utilizzare formule ambigue come quelle contenute nel decreto Bersani, che non ha abrogato la legge n. 248 del 2005.

Rivolgo un appello a tutti i laici, credenti e non credenti, che sono tanti in questo Parlamento e che nei corridoi ci danno ragione, riconoscendo il problema, affinché si manifestino con il loro voto (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi della Rosa nel pugno e mi dispiace che vi stiate attardando con questo emendamento e con la vostra politica di questi ultimi due anni in un antico anticlericalismo, che è tardivo, superato e vendicativo.

Sotto questo aspetto, il rammarico è anche dovuto al fatto che, in passato, con i radicali abbiamo condiviso molte battaglie per la libertà, per esempio sull'educazione e sulla sussidiarietà, perché ne condividevamo gli obiettivi e le finalità.

Con questo emendamento, invece, continuate con questa azione - lo ripeto - anticlericale, tardiva e vendicativa, per superare gli esiti del referendum dell'anno scorso.

Vi invito a tornare sulle vostre posizioni e a riconoscere, come già è stato ben detto, che ci sono attività che costituiscono un servizio pubblico fornito a costi contenuti, che si rivolge a fasce di popolazione che, altrimenti, ne sarebbero escluse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, l'emendamento proposto da alcuni colleghi della Rosa nel Pugno, di fatto, nella sua formulazione, è assolutamente tranchant.

Su una questione così complessa non si può assolutamente entrare nel merito in maniera così riduttiva. L'emendamento denota la mancanza di conoscenza della realtà delle cose del paese, oppure un pregiudizio di natura prettamente ideologica.

È per questo motivo che, personalmente, ma anche credo una parte dei parlamentari del mio gruppo, voterò in modo contrario, prendendo atto, tra l'altro, che il parere del relatore e del Governo va in questa direzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

 

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione all'onorevole Volontè, che, probabilmente, non ha ascoltato l'intervento del nostro collega Andrea Ricci, innestando un disco rotto sul fatto che Rifondazione Comunista, al pari dei vecchi laicisti, avrebbe appoggiato ed ispirato questo emendamento. Andrea Ricci ha detto tutt'altro, onorevole Volontè! Quindi, è bene ascoltarci in aula, senza fare polemiche inutili!

Signor Presidente, ho chiesto la parola, oltre che per precisare il nostro orientamento su questo emendamento, anche per chiedere, con molta forza, spero, di persuasione, ai colleghi della Rosa nel Pugno, all'onorevole Turco, in particolare, di ritirare questo emendamento, trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno, perché se venisse bocciato, non potrebbe essere presentato un ordine del giorno in tal senso. Come ha spiegato Andrea Ricci, a mio avviso molto chiaramente, vi è assolutamente una simmetria tra le attività di beneficenza meritevoli di attenzione svolte dalla Chiesa e quelle svolte da entità laiche.

Occorrerebbe ritrovare una sede in cui ricondurre le attività meritevoli che possano beneficiare dell'esenzione ICI, invece di avere un doppio regime. Per questo, invito a trasformare il contenuto dell'emendamento in ordine del giorno che siamo disponibili a sottoscrivere (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

 

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, il gruppo dell'Udeur avrebbe comunque votato «no» e sempre «no» a questo emendamento, anche se gli inviti e gli appelli della minoranza sono così graditi, ma non ne abbiamo bisogno! Non ci conforta nemmeno il parere contrario del Governo e della Commissione. Noi esprimeremo voto contrario, perché pensiamo di avere qualche motivo e qualche conoscenza in più, essendoci addentrati - molti di noi conoscono questa realtà - nei meandri che si nascondono dietro queste strutture. Le frequentiamo, sappiamo a cosa servono e quali progetti sostengono.

Crediamo nell'utilità di reperire le risorse per sostenere progetti nell'ambito del sociale e del volontariato che, altrimenti, non troverebbero accoglimento. Mi sembra strano - lo voglio ricordare, avendo apprezzato ed ascoltato con vivo interesse l'intervento del collega Ricci, al quale riconosco l'onestà ed una posizione uguale alla nostra - che gli interessi della ricerca e dell'università si siano fermati di fronte alle piccole questioni dell'ICI che riguardano le strutture religiose.

Vorrei con fermezza ribadire il voto contrario su tale emendamento, perché ritengo sia una questione, di correttezza e di civiltà, che ci vede impegnati a sostenere come cattolici queste attività ed a spiegare l'importanza di questa realtà a chi non conosce il mondo che si cela dietro tali attività (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e di deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vorrei chiedere ai presentatori di questo emendamento cosa pensano di fare. È meglio che chiedano pure l'abolizione dell'otto per mille per la Chiesa cattolica ed altre Chiese!

 

MAURIZIO TURCO. Non è vero!

 

DOMENICO DI VIRGILIO. Sì, in fondo chiedete questo! Ogni tanto ci provate! Voi non volete riconoscere il ruolo insostituibile della Chiesa cattolica e delle altre Chiese nel campo degli interventi di tipo umanitario nei confronti di coloro che ne hanno più bisogno.

Voi confondete un'attività puramente lucrativa con un'attività di beneficenza che viene svolta attraverso varie iniziative. Si sta tornando ad una battaglia tra laici e cattolici che non dovrebbe esistere. Vi dovrebbe essere un riconoscimento vero alla nobiltà delle iniziative che la Chiesa cattolica e le altre Chiese pongono in essere.

Il Parlamento, che è sovrano, deve decidere su basi razionali e non su basi emotive o di persecuzione puramente ideologiche. Noi quindi ci opporremo decisamente a questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, voterò a favore di questo emendamento, per alcune ragioni. Anzitutto, perché, al riguardo, non parliamo né come cattolici, né come musulmani, né come ebrei; parliamo come rappresentanti del popolo italiano. Vi è un problema, quello della concorrenza delle attività commerciali e delle attività industriali, che non consente di fare distinzione tra il mondo economico ecclesiale, di tutte le religioni, ed il mondo privato. Quand'anche l'emendamento Turco 11.100 fosse respinto, il primo cittadino che svolge un'attività privata si rivolgerà alla Commissione europea, che darà torto alla legislazione italiana. Se il presentatore dell'emendamento dovesse accogliere l'invito a ritirarlo, preannunzio l'intenzione di farlo mio (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, credo di dover parlare con l'esperienza di ex allievo salesiano di tutta una vita e sono ben lieto di parlare per i cattolici, del tutto serenamente. Non capisco, infatti, perché sarebbe necessario votare in maniera laica e non si possa votare in maniera cattolica. Intanto, voglio capire un aspetto: si parla addirittura di attività annesse all'oratorio ed è normale che gli oratori d'Italia abbiano tutti attività commerciali, che non sono assolutamente in concorrenza con attività esterne. Infatti, i proventi che derivano dall'attività che svolgono i vari oratori, ed i piccoli bar situati al loro interno, sono riversati per l'attività ludica ed educativa che qualcuno comunque deve fare e che, devo dire, fanno molto bene coloro che svolgono tale attività e lo fanno gratuitamente, ovviamente. È pertanto impensabile che si arrivi a pensare di penalizzare tali attività con l'imposizione dell'ICI, laddove, in questo emendamento, fra l'altro, forse vi è anche una conseguenza, perché vedo che si dice...

 

PRESIDENTE. Onorevole Marras...

 

GIOVANNI MARRAS. Un attimo solo, Presidente. Stavo dicendo che si sostiene che sarebbe opportuna la presentazione di un apposito ordine del giorno in merito. Io dico di no. Bisogna far votare questo emendamento per respingerlo e fare in modo che scompaia. Infatti, non deve essere il primo passo per l'abolizione dell'otto per mille.

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole La Loggia, che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, vorrei precisare all'onorevole Nucara che ha manifestato, nel caso in cui fosse ritirato l'emendamento Turco 11.100, la sua intenzione di farlo proprio, che tale proposito rimarrebbe, appunto, una mera intenzione, perché l'onorevole Nucara non è capogruppo; ricordo infatti che, a norma di regolamento, per poter fare proprio un emendamento, occorre la sottoscrizione o di un presidente di gruppo o di venti deputati. Naturalmente parlo in astratto, perché l'emendamento in questione non è stato ritirato. Stiamo, dunque, parlando di un'ipotesi che non si è verificata.

Prego, onorevole La Loggia, ha facoltà di parlare.

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, credo che il dibattito su questo argomento abbia preso, francamente, una piega che non mi sarei aspettato, quasi fosse una competizione, una crociata che vede contrapposti cattolici e laici, clericali ed anticlericali. A me non pare che questo sia il modo giusto per affrontare l'argomento. Credo sia giusto, invece, porsi un problema concreto, ossia la gestione di alcune attività, cosa che noi avevamo fatto, con molta umiltà, ma anche con molto buonsenso, ritenendo, nella passata legislatura, che ciò potesse essere di aiuto per tutta una serie di attività connesse alle attività proprie...

 

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia...

 

ENRICO LA LOGGIA. Concludo subito, signor Presidente. Sarei, francamente molto soddisfatto se questo argomento fosse espunto dal disegno di legge finanziaria, se vi fosse il ritiro di questo emendamento. Ci sarà, semmai, modo di approfondirlo in altra sede, con tutta la pacatezza che la materia richiede.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

 

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento, avente come primo firmatario l'onorevole Turco, può portare nuove entrate nelle casse dello Stato da 400 a 600 milioni di euro. Per questo ne discutiamo oggi. Per questo è importante dire, anche ai compagni di Rifondazione Comunista, che hanno colto appieno il senso di questo emendamento, che si tratta di una proposta mirata a far pagare le tasse alle attività commerciali, siano cattoliche, valdesi, di Rifondazione Comunista o dell'ARCI. Non importa che tali attività commerciali siano esercitate da cattolici, valdesi o da Rifondazione Comunista-Sinistra Europea o dall'ARCI. È obbligatorio pagare le tasse se si esercita una attività commerciale.

La realtà della Chiesa cattolica in Italia la conosciamo tutti. E nessuno ha una conoscenza diretta di tale realtà migliore di un qualsiasi cittadino italiano che sia nato e cresciuto in questo paese. A questo proposito ho letto parecchi libri, da Todo modo di Sciascia all'ultimo scritto dal redattore di Avvenire, Chiesa padrona, che consiglio alla lettura dei colleghi che si dicono cattolici ferventi.

C'è una realtà sociale importante, così come c'è una realtà commerciale importante. Noi vogliamo far pagare le tasse anche a quest'ultima realtà senza guardare in faccia - lo prevede la Costituzione - l'orientamento religioso (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, parlo da cattolico laico e sinceramente trovo molto triste quello che sta avvenendo oggi in questa sede: una battaglia tra qualche laicista o forse anticlericale vecchio stile e qualche amico cattolico che forse non si rende conto dell'importanza di alcuni problemi e della non importanza di altri. La cosa più triste per me, ma si tratta di una battuta per carità, è che l'unica cosa sensata l'abbiano detta alcuni degli amici di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea.

Si ritiri, quindi, questo emendamento e non dividiamoci sia qui sia nel paese tra cattolici e laici. Per cortesia, parliamo d'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola media di Sassano, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, riprendo il contenuto degli interventi svolti dagli onorevoli La Loggia, Cossiga e Andrea Ricci.

Ritengo che l'approccio al problema sia completamente sbagliato. Il volontariato e questo tipo di associazioni svolgono un ruolo di sostegno ai più deboli e, spesso, di supplenza alle carenze dello Stato. In questo caso non si tratta tanto di trovare 400 milioni di euro colpendo questo tipo di attività, quanto, semmai, di aiutare queste attività alleggerendole dal pagamento di alcune imposte inutili. Colleghi, sapete che per una festa di beneficenza bisogna pagare la SIAE e per svolgere una attività commerciale di questo tipo bisogna pagare le tasse? Allora, togliamole queste tasse ed aiutiamo i cinque milioni di persone che svolgono attività di volontariato, cioè la Chiesa e le associazioni, sia laiche sia cattoliche. Questo, a mio avviso, è l'approccio corretto al problema, non quello punitivo ed ideologico del gruppo della La Rosa nel Pugno che, a mio parere, è completamente sbagliato e improduttivo. La questione, quindi, non è di tipo ideologico ma pratica e, quindi, di supporto a chi, in questo particolare caso, ne abbisogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per richiamare la sua attenzione sul fatto che l'Assemblea non può affrontare un dibattito significativo su questi argomenti senza la presenza in aula del relatore e del presidente della V Commissione. A me pare che si tratti di un atteggiamento inaccettabile per l'opposizione e svolto in pieno dispregio al lavoro svolto dall'Assemblea.

 

PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, il presidente della V Commissione era presente in aula ed ora è al banco del Comitato dei nove. Per quanto riguarda il relatore, le ricordo che quest'ultimo può essere sostituito temporaneamente dal presidente della Commissione al fine di consentirgli di potersi assentare per qualche minuto senza che ciò comporti problemi. In ogni caso, il relatore, onorevole Ventura, proprio in questo momento sta entrando in aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guadagno Luxuria. Ne ha facoltà.

 

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, voglio ricordare che è stata già ripristinata l'ICI sugli istituti privati cattolici dal decreto Visco-Bersani. Qui non faccio riferimento ai luoghi di culto, ma agli hotel e ai ristoranti per i quali, nella scorsa legislatura, si è voluto abolire l'ICI creando ingiustizia e disobbedendo alle più elementari regole della libera concorrenza.

Voterò contro l'emendamento della Rosa nel Pugno perché credo che sulla possibilità di tendere un tranello, cioè di svolgere in uno stesso edificio un'attività non di lucro insieme ad un'altra a fini di lucro, vengono già effettuati controlli sia fiscali sia sui metri quadri del locale. Ricordo, infine, che il beneficio di cui si discute va esteso a tutte le attività commerciali svolte a fini non di lucro e di alta utilità sociale, sia laiche sia cattoliche (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.

 

FELICE BELISARIO. Signor Presidente, faccio questa dichiarazione a nome del mio gruppo. La Rosa nel Pugno pone, con questo emendamento, un problema assolutamente concreto e serio. Mi pare che non sia il caso, qui, di dare lezioni di cattolicesimo a nessuno: ognuno è credente di suo e nel suo foro interno, senza avere bisogno di ritornare a ricordare gli istituti salesiani od altro, sa se crede e testimonia.

È evidente che per le attività di culto e di carità è prevista la destinazione di un otto per mille che noi cattolici, se vogliamo, possiamo tranquillamente sottoscrivere. Altra cosa sono le attività di natura imprenditoriale e commerciale che, se il dato dei colleghi della Rosa nel Pugno è fondato, ammontano a diverse migliaia di miliardi.

Dobbiamo capire che il mercato è mercato ed esso non deve ricevere protezioni. D'altra parte, è necessario che vi sia una riforma di sistema, che un voto assolutamente compatto e trasversale potrebbe un domani impedire. Noi dell'Italia dei Valori vogliamo lasciare al Parlamento la possibilità di continuare a discutere senza nessuna forma di preconcetto su un problema che è reale, che è tale anche quando si parla di accoglienza, quando ci sono enti - non solo quelli religiosi - che fanno ciò in maniera assolutamente gratuita. Questo emendamento, probabilmente, in questa parte difetta perché potrebbe essere più compiutamente articolato.

Per questo motivo, ove La Rosa nel Pugno dovesse persistere nel mantenere fermo l'emendamento, il gruppo dell'Italia dei Valori, che ne condivide l'impostazione e la possibilità di intervenire nel sistema, auspicando appunto una norma di sistema, annuncia la sua astensione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà

 

TEODORO BUONTEMPO. Ha dell'incredibile il fatto che tutti coloro che sono sostenitori dei privilegi delle cooperative, che fanno concorrenza alle imprese private, spesso con lavoratori in nero e sottopagati - così come da me già denunciato all'interno della Camera dei deputati -, di colpo scoprano l'equità sociale per mettere in ginocchio le attività commerciali della Chiesa. Non si tratta di essere cattolici o laici. Qui c'è un segnale molto forte di odio contro la religione cattolica. Gli oratori - vorrei ricordarlo - dove si svolgono anche attività commerciali, sono un avamposto nelle borgate e nei piccoli paesi! Senza quegli oratori, cari signori di sinistra, non ci sarebbe una mano tesa né per i giovani né per gli anziani!

È una vergogna che il Parlamento taccia su questo!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà

 

ROBERTO SALERNO. Ritengo che questo emendamento, se pur proveniente dai banchi della Rosa nel Pugno, sia di stampo comunista, in termini sia di mentalità, sia di visione della vita: si perde il pelo ma non il vizio! Questa è una visione comunista della società, che non riconosce i valori, i luoghi in cui questi valori vengono difesi, tutelati e rafforzati!

Vorrei capire quanto, in una piccola realtà come, per esempio, il paese di Carru, la Chiesa possa farla da padrone solo per il fatto che nell'oratorio di quel paese esiste un piccolo spaccio dove si vendono due caffè o due panini ai ragazzi! Vergognatevi di quello che dite!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, mi rivolgo al Parlamento e non ho difficoltà a sottolineare che sono cattolico, socialista ma cattolico. E non ho difficoltà a sottolineare anche che ogni anno sottoscrivo l'otto per mille in favore della Chiesa cattolica. Ma questo nulla c'entra con quello di cui stiamo discutendo e con quello che artatamente molti onorevoli colleghi sostengono per ciò che riguarda gli oratori. Mi rivolgo ai colleghi dell'UDC che presentarono nel 2003 una proposta di legge sugli oratori. Per quello che mi riguarda, votai a favore di quella proposta di legge. Ciò significa che non siamo contro gli oratori. Ciò significa che non siamo contro i piccoli spacci che si trovano all'interno degli oratori. Noi siamo per la legalità. Noi ci battiamo affinché tutti coloro i quali svolgono un'attività commerciale...

 

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, la invito a concludere.

 

LELLO DI GIOIA. È per questo che mi rivolgo ai laici. Mi rivolgo ai liberali. Mi rivolgo a tutti coloro i quali credono che questo Parlamento liberamente...

 

PRESIDENTE. Grazie.

 

LELLO DI GIOIA. ...si debba esprimere laicamente (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Grazie!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, vorrei fugare un equivoco. Questo non è assolutamente un emendamento che vuole offendere il sentimento religioso. È un emendamento che vuole soltanto stabilire una condizione di parità. Mi limiterò - perché ho a disposizione solo un minuto - a leggere un passo.

 

TEODORO BUONTEMPO. Massoni!

 

ROBERTO VILLETTI. «Un ente ecclesiastico può svolgere liberamente nel rispetto delle leggi dello Stato anche un'attività di carattere commerciale, ma non per questo si modifica la natura dell'attività stessa e, soprattutto, le norme applicabili al suo svolgimento rimangono, anche agli effetti tributari, quelle previste per le attività commerciali, senza che rilevi che l'ente la svolga oppure no in via esclusiva o prevalente». È questa un'affermazione laicista? No, questa non è una affermazione laicista ma è una sentenza della Cassazione civile dell'8 marzo 2006.

 

PRESIDENTE. Grazie.

 

ROBERTO VILLETTI. Io sono d'accordo con queste parole (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Musi. Ne ha facoltà.

 

ADRIANO MUSI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole sull'emendamento in esame. Non credo che ci sia un problema di religione o di ideologia. C'è un problema di libertà di mercato. Se chi esercita in quel piccolo paese un'attività commerciale, vendendo due caffè e due panini, paga le tasse, non capisco perché il locale accanto, affine, non debba pagarle. Credo che il Parlamento debba sapere garantire che tutti i cittadini siano uguali anche davanti al fisco, e non solo davanti alla legge (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.

 

MARIO PEPE. Signor Presidente, credo che ci sia un equivoco di fondo nei rapporti fra Stato italiano e Chiesa cattolica. E, purtroppo, questo equivoco sta nella nostra Costituzione, che riconosce dignità costituzionale ai Patti lateranensi. Ora, vorrei dire ai cattolici: non potete salvarvi l'anima con i soldi di tutti i contribuenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!

Pertanto, voterò a favore di questo emendamento, anche perché, mentre l'otto per mille - onorevole Di Virgilio - è un contributo volontario, non far pagare l'ICI significa gravare su tutti i cittadini italiani, anche quelli non credenti, anche quelli che professano altre fedi! E questo uno Stato laico non se lo può permettere (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati dei gruppi Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a fare silenzio e a consentire all'onorevole Giovanardi di intervenire. Prego, onorevole Giovanardi.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei dire tre cose. Per la verità, non sono d'accordo con quello che è stato fatto, cioè con la decisione di togliere le agevolazioni che erano state introdotte dall'altro Governo, perché con l'opera di sussidiarietà di supplenza si fa risparmiare al bilancio dello Stato.

Estendere ciò anche alle attività accessorie significa aggravare la situazione di opere totalmente caritative o scolastiche nel momento in cui hanno qualcosa di accessorio. In proposito, ricordo i santuari e i negozietti dove si vendono cose accessorie: colpire queste attività vuol dire fare un'operazione di stampo ideologico. Ricordo anche che i comuni, mentre noi parliamo dello Stato, concedono gratuitamente le loro sedi a tantissime associazioni, non facendo pagare loro una lira di ICI. Avremmo, quindi, la discriminazione che a livello locale vi è chi aiuta i suoi amici e fornisce loro sedi gratuite, mentre a livello nazionale imporremmo alle istituzioni religiose di morire, perché non hanno alcuna entrata reale, facendo venire meno un tessuto di coesione sociale indispensabile per il nostro paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, voterò contro l'emendamento proposto dalla Rosa nel Pugno. Noi dobbiamo essere grati alla Chiesa cattolica perché svolge un'attività di beneficenza, di sussidiarietà e di volontariato, supplendo spesso a carenze dello Stato e dei comuni. Basti pensare all'azione di tante parrocchie e di tante diocesi che giornalmente ricevono i più bisognosi per dare risposte alla loro sofferenza.

È un emendamento ideologico perché tassa anche attività accessorie non rivolte a fini di lucro. Che alla base di questo emendamento vi sia una mentalità ideologica risulta anche dal fatto che con riferimento al decreto-legge collegato al disegno di legge finanziaria, ora all'esame del Senato, La Rosa nel Pugno aveva presentato addirittura un emendamento per aumentare la rendita catastale degli immobili adibiti a sedi di culto. È un emendamento ideologico presentato da chi non conosce l'azione meritoria del mondo cattolico e non sa quanti giovani trovano spazio nelle sedi di quel mondo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.

 

FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, quando parliamo di attività commerciali noi intendiamo un ampio settore di attività, ma l'attività commerciale è molto diversa da quella a scopo di servizio. Quando La Rosa nel Pugno aggiunge la parola «accessorie» intende colpire in modo determinato e, a mio avviso, crudele attività che sono a servizio di chi è debole (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), perché quelle accessorie sono non attività per ricchi, bensì per i deboli.

Ho sentito parlare di hotel, ma chi vi ha fatto riferimento è evidente che non li ha mai frequentati, perché altrimenti saprebbe che con 20-30 euro vi si può dormire. Voterò contro, ma sarebbe opportuno che questo emendamento ad un disegno di legge finanziaria di per sé già complesso fosse ritirato. Appoggio pertanto la proposta dei colleghi di Rifondazione Comunista.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.

 

DONATELLA PORETTI. Usciamo da questa ambiguità. La Chiesa, da una parte, svolge attività caritatevole e di volontariato, dall'altra, svolge un'attività commerciale. Per quella caritatevole esiste già l'8 per mille della dichiarazione dei redditi, più o meno volontario, ma qui si aprirebbe un altro capitolo. Vi è poi l'attività commerciale, per la quale si devono pagare le tasse come fanno tutti gli altri. Togliamo anche gli oratori, usciamo anche da quest'altra ambiguità: sapete benissimo che esiste una legge del 2003 al riguardo e con questo emendamento non si incide sugli oratori. Usciamo veramente da questi ghetti laici e cattolici!

Chiedo anche al centrodestra, da cui sono venuti pochi interventi, quanti siano i laici e quanti i liberali che vogliono veramente intervenire su questo argomento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non intendo intervenire in questa diatriba quasi di carattere ideologico, ma sottoporre all'attenzione dell'Assemblea un aspetto che, forse, è trascurato e fa parte della mania del centrosinistra di legiferare in maniera schizofrenica, eliminando ciò che è già stato realizzato e facendo esattamente il contrario.

Stiamo parlando di una norma che il Parlamento ha già affrontato nel settembre 2005 e che oggi il centrosinistra chiede di abrogare. A distanza neanche di un anno ci stiamo occupando nuovamente di qualcosa di cui il Parlamento si era interessato. Si tratta di fare qualcosa contro il precedente Governo, che aveva privilegiato, con motivate argomentazioni, certe situazioni. Ditelo chiaramente: se volete eliminare ciò che il Governo di centrodestra ha fatto, fatelo, ma non nascondetevi dietro il dito, come se si trattasse di religione o di questioni ideologiche. Si tratta di voler distruggere ciò che un Governo ha compiuto insieme al Parlamento. Se avete deciso, fatelo e votate come volete (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

 

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la materia è estremamente delicata. Intendo ricordare che, nel 1984, mi assunsi il compito di motivare, in senso favorevole, il voto dell'allora Partito socialista al nuovo Concordato e, quindi, non ho un atteggiamento pregiudiziale. Ricordo, però, che il nuovo Concordato ha due pilastri: la religione cattolica non è più religione dello Stato e contribuiscono volontariamente alle attività della Chiesa cattolica coloro che decidono di versare l'8 per mille e non tutti i cittadini italiani.

Non mi sento, quindi, di votare contro l'emendamento in esame, sostenuto dai deputati della Rosa nel Pugno, in quanto segnala un problema. Come ha detto giustamente il rappresentante del gruppo dell'Italia dei Valori, l'emendamento non è strutturato o scritto adeguatamente, perché può rischiare di colpire anche strutture che non devono essere colpite. Però, segnala un problema e, a titolo personale, annuncio il mio voto di astensione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

 

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei credere che la discussione in corso sia lineare, trasparente e finalizzata al bene comune. Mi sembra, invece, che l'emendamento Turco 11.100 sia fuorviante, diretto a penalizzare attività assolutamente connesse alla cultura, alla presenza ed alla tradizione cristiana che è dentro le nostre radici. L'emendamento si colloca in una prospettiva culturale, come ha detto e ribadito il collega Villetti, quale quella di una diversa posizione sui fondi alle scuole cattoliche, che tende ad estrarre dalla nostra realtà civile e sociale il grande contributo che la tradizione cristiana offre al paese. Apprezzo il parere espresso dal relatore e dal Governo e, naturalmente, il gruppo cui appartengo voterà contro l'emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

 

ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, cari colleghi, vorrei rivolgermi a tutti voi. Vi chiedo di considerare la storia del nostro paese. Ricordo che ciò che conosciamo oggi con il nome di Stato sociale è qualcosa che, quando ancora non esisteva, era di fatto realizzato dagli uomini e dalle donne della Chiesa cattolica. Spesso, si trattava di donne. Sono stati gli ordini religiosi femminili ad essere fondatori e precursori di ciò che oggi conosciamo come Stato sociale e queste istituzioni, ancora oggi, fanno molto in quelle che Giovanni Paolo II ha chiamato «periferie del mondo». Sappiamo che con questa espressione il Papa non intendeva soltanto le realtà lontane, ma anche quelle realtà che, purtroppo, esistono, tutt'oggi, nelle nostre città. Gli uomini e le donne che ogni giorno si «sporcano» le mani nelle periferie del mondo sono quella parte della Chiesa su cui tutti siamo d'accordo, quella parte della Chiesa che tutti amiamo e stimiamo.

Per questo vi invito a votare, come farò io, contro l'emendamento in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei osservare che, a mio personale avviso, il danno più grave arrecato dall'emendamento in esame è quello di proporre, in questa Assemblea, un dibattito assolutamente improprio tra laici e cattolici (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Penso, signor Presidente, che vi saranno sicuramente occasioni nelle quali, in questa aula, ciascuno di noi potrà intervenire ed affrontare liberamente il tema del rapporto tra laici e cattolici, ma vorrei evidenziare che l'emendamento in esame impone all'Assemblea di svolgere, in qualche modo, un dibattito improprio.

Vorrei dire all'onorevole Di Gioia che sono uno di quei contribuenti che destina l'8 per mille dell'IRPEF allo Stato. Sono tuttavia convinto (e ciò affermo anche in relazione alle numerose considerazioni che ho ascoltato) che il problema che affligge questo paese - sapendo perfettamente che, spesso e volentieri, lo Stato non è in grado di garantire un supporto di reti e di strutture adeguato alla nostra società, ai nostri giovani ed alla gente - nasce e matura, innanzitutto, in numerose realtà nelle quali la concorrenza di altre attività, cari amici radicali, non esiste!

Voi conoscerete la Chiesa, tuttavia vorrei rilevare che, nelle periferie delle nostre città, spesso e volentieri tale concorrenza non esiste (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)) e quei luoghi nei quali possono svolgersi determinate realtà ricreative sono gli unici posti nei quali è possibile, per i giovani e per le persone più deboli, trovare aiuto e riparo!

Sono quelle le realtà che spesso non incontrano concorrenza, anche se ciò dovrebbe accadere. Ritengo che, se deve essere condotta una battaglia in tale ambito - e lo sostengo, concordando anche con gli amici del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea -, allora dobbiamo prevedere agevolazioni ancora maggiori a favore di tutti quei soggetti che, come sicuramente fa la Chiesa cattolica, sono in grado di fornire una risposta là dove lo Stato non arriva!

Vorrei infine ricordare, anche per dare una risposta all'onorevole Leone - che pratica lo sport di «buttarla perennemente in caciara»! -, che sull'emendamento in esame si è registrato il parere contrario sia del Governo sia del relatore, e che tutti i gruppi del centrosinistra (garantendo, ovviamente, la libertà di ciascuno) hanno chiaramente manifestato la propria contrarietà!

Se lei sostiene, onorevole Leone, che il centrosinistra è favorevole ad abrogare una normativa che abbiamo precedentemente trattato, ciò è semplicemente la dimostrazione di quanto lei, ovviamente...

 

ANTONIO LEONE. Vediamo chi lo voterà, questo emendamento!

 

ROBERTO GIACHETTI. ... sia non soltanto polemico, ma anche bugiardo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

 

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire; ritengo necessario, tuttavia, sottolineare come l'emendamento in esame, presentato dal gruppo della Rosa nel Pugno, sia una sorta di «pugno in un occhio» per coloro che agiscono in strutture che, spesso, non sono neanche proponibili sotto il profilo commerciale e che esercitano, altresì, un ruolo estremamente importante a favore delle cosiddette fasce deboli, che io definirei proprio «i poveri di spirito»!

Nell'affermare ciò, desidero portare la mia testimonianza personale di psichiatra che ha lavorato per quindici anni nel settore pubblico. Ricordo che, tantissime volte, in mancanza di strutture adeguate, ci siamo appoggiati a questi centri di aggregazione per sostenere persone che sarebbero state allo sbando ed in difficoltà.

Mi sento di affermare che...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere...

 

CARLO CICCIOLI. ... a differenza dei centri cosiddetti sociali, dove si propone devianza e trasgressione, in quelle strutture si tende a perseguire il riadattamento sociale ed il sostegno alle persone! Per questo motivo, convintamente...

 

PRESIDENTE. Grazie...!

 

CARLO CICCIOLI. ... preannuncio che voterò contro...

 

PRESIDENTE. Grazie!

 

CARLO CICCIOLI. ... l'emendamento Turco 11.100 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.

 

ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, intervengo soprattutto per esprimere il mio disappunto, provocato dal fatto che alcuni ragazzi, presenti in questo momento nelle tribune, stanno assistendo - ahimè - ad una lezione non sulle leggi di mercato (il che sarebbe una cosa buona), bensì ad una lezione di gretto mercantilismo! Quanto vale un valore? Una certa quantità di denaro (storicamente: 30 denari): dunque, possiamo certamente comprarlo!

Mi sembra di sentire riecheggiare, in quest'aula, il pazzo di Nietzsche che diceva: «Dio è morto!»; forse, però, Nietzsche meriterebbe occasioni migliori per essere citato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.

 

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, parlo da cattolico popolare impegnato in politica e nel mondo cattolico, essendo stato consulente anche di molti di quei ricreatori che, questa mattina, sono stati spesso citati. Vorrei chiarire che da un punto di vista tecnico, squisitamente tecnico-fiscale, sono state dette molte inesattezze; infatti, i ricreatori che solitamente si rivolgono ad associati sono già, da un punto di vista fiscale, agevolati perché non pagano le imposte. Dal punto di vista etico-religioso credo che la Chiesa non abbia bisogno di strumentalizzazioni o di partigianerie di chi tira la giacca di qua o di là per poi dire: siamo stati noi che vi abbiamo fatto esentare dall'ICI o meno.

La Chiesa, come ha recentemente ribadito anche nel convegno ecclesiale di Verona, ha bisogno di attivisti, ha bisogno di ferventi, ha bisogno di cattolici e non necessita certamente di benefici o di agevolazioni particolari (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo e dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, non volevo intervenire, ma ascoltando tutte queste cose intervengo rapidamente per dire che l'esenzione dall'ICI per queste attività è stata introdotta da un socialista laico che era Presidente del Consiglio, cioè Giuliano amato.

Il Governo Berlusconi ha esteso questa esenzione alle attività commerciali vere e proprie degli istituti religiosi e della Chiesa.

Il decreto Bersani-Visco ha espunto nuovamente l'esenzione riferita alle attività commerciali vere e proprie e tutto il centrosinistra ha votato compatto per abolirla. Il problema non è quello di andare a far pagare di più la Coca Cola ai ragazzini di Tor Bella Monaca, ma è quello di vedere veramente se, per caso, altre attività di altre denominazioni religiose o non religiose non sono esenti.

 

PRESIDENTE. Salutiamo gli amministratori del comune di Monselice, in provincia di Padova e, insieme a loro, anche i ragazzi e gli insegnanti della scuola media di Castellalto in provincia di Teramo (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lisi. Ne ha facoltà.

 

UGO LISI. Signor Presidente, poco fa un collega ha dichiarato che la Chiesa non ha bisogno di benefici, non ha bisogno di agevolazioni; quindi, sta ammettendo che l'approvazione di questo emendamento procurerebbe un nocumento e un danno alla chiesa cattolica.

Ha ragione il collega Leone quando parla del settembre 2005, ricordando che sotto false liberalizzazioni voi state colpendo e volete demolire tutto ciò che è stato costruito da migliaia di soggetti che, volontariamente, danno e continuano a dare a questa società solo dei benefici rivolti soprattutto a favore degli ultimi e dei più deboli.

Bello questo Governo di sinistra! Complimenti!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

 

CARMELO PORCU. Signor Presidente, con forza, ma anche con pacatezza devo dire che non bisogna essere iscritti ai partiti degli ultras per capire che con un po' di buon senso questa discussione non si doveva neanche aprire.

Noi dovremmo cercare di capire che la Chiesa italiana, nelle sue varie articolazioni, svolge una funzione sociale insostituibile in questo paese; infatti, è l'unica entità che spesso risponde alle difficoltà della gente comune, di quelli che noi chiamiamo gli ultimi.

È l'unica entità che dà una risposta immediata alla gente che sta male; è l'unica entità che lo fa con spirito caritatevole e di servizio, ed è una grande tradizione, quella della presenza cattolica in questo paese, che merita di essere sostenuta anche sul piano degli interventi del Governo. Le attività sociali e pastorali della Chiesa rappresentano uno degli elementi di frontiera e di civiltà; rappresentano un bene che il Parlamento deve tutelare anziché ostacolare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, ritengo che si tratti di un emendamento caratterizzato da un anticattolicesimo esasperato; invito a recarsi presso i comuni - dove peraltro si pongono difficoltà anche per i tagli dei fondi dal centro alla periferia - per operare nel sociale, nelle attività educative, nelle attività sportive per i giovani.

Alla collega che sosteneva che l'oratorio fosse un ghetto, osservo che preferisco sicuramente il ghetto dell'oratorio a quello dei centri sociali, dove si incontrano i no-global, si parla di marijuana e di cannabis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Dovendo scegliere tra i due ambienti, l'oratorio certamente è un punto di riferimento; è un centro educativo che è sicuramente nella storia e nella tradizione del nostro paese. Dunque, sappiamo preferire ciò che giusto a quanto è sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

 

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, sono tra quanti ritengono che la tradizione cattolica, nel nostro paese, abbia certamente un significato importante e positivo.

Ciò premesso, ritengo che il Governo Berlusconi, nella scorsa legislatura, esentando dal pagamento dell'ICI le proprietà di natura religiosa che svolgono attività commerciali, abbia concesso un privilegio e scritto una pagina non positiva nella storia del Parlamento e della chiesa italiana. Tale pagina non positiva è stata cancellata e riscritta in modo positivo dal decreto Visco-Bersani.

Dunque, colleghi, mi permetto di sostenere che sicuramente il dibattito di quest'oggi è importante ed è altresì alto, per molti aspetti...

 

PRESIDENTE. Deve concludere...


GABRIELE FRIGATO. ...però, ritengo sia un dibattito che non possa essere soffocato dalla discussione su un solo emendamento; il tema è più importante e, proprio con riferimento alla sua importanza, chiederei ai colleghi de La Rosa nel Pugno di ritirare la proposta emendativa Turco 11.100.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

 

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, parlo da laico e da craxiano.

Norberto Bobbio distingueva i laici dai cattolici nel seguente modo; a suo avviso, la differenza sta nel fatto che i laici pensano ed i credenti credono. Ritengo che si sbagliava; del resto, la posizione assunta da La Rosa nel Pugno dimostra, per l'appunto, proprio che Bobbio si sbagliava. Infatti, assumendo una posizione ideologica, i colleghi dimostrano che i laici possono non pensare e credere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo e la maggioranza che hanno deciso di dire 'no' a questo emendamento; mi pare che quindi il risultato in questa Assemblea sia assolutamente assodato.

Faccio però una considerazione; su problemi di questo genere, il rischio è sempre che emerga la solita e tendenziale disputa tra cattolici e laici. Ebbene, non mi pare, però, che di siffatte questioni valga la pena di investire il Parlamento.

Una sola ed ultima considerazione. Luoghi nei quali si opera il commercio equo-solidale o si dà un pasto caldo a chi non ce l'ha, avrebbero a mio avviso il diritto di essere guardati con occhio benevolo da parte della comunità. Ciò premesso, ritengo che questo emendamento sia assolutamente inconcludente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi molto brevemente al collega Turco, che stimo. Mi sottraggo al dibattito tra laici e cattolici, anche perché i colleghi dell'UDC che mi hanno preceduto hanno già precisato quale sia la nostra posizione culturale. Vorrei invece svolgere una considerazione di merito sull'emendamento. Esso colpisce tutti i soggetti, indipendentemente dall'appartenenza a confessioni religiose o quant'altro, che strumentalmente esercitano un'attività commerciale per sostenerne altre senza scopo di lucro. Tale norma, quindi, penalizza e mette in ginocchio l'intero settore del volontariato e del mondo della sussidiarietà, laico e cattolico. Credo che sia questa la ragione per la quale sarebbe opportuno non discutere di tale argomento in questa occasione e semmai occorre indirizzare la nostra attenzione ad altre situazioni.

 

PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la prego di concludere.

 

GIANPIERO D'ALIA. Mi riferisco a coloro i quali - e ve ne sono nel mondo del volontariato o presunto tale - che utilizzano surrettiziamente la circostanza di non essere a scopo di lucro per trarne profitto.

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Alia.

Esiste la tecnica, adottata da alcuni colleghi, di non guardare il Presidente quando fa loro delle segnalazioni, perché in questo modo si è meno in imbarazzo nel trasgredire le sue sollecitazioni a concludere.


GIANPIERO D'ALIA. Non era questa la mia intenzione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, non la guarderò, ma vorrei riprendere invece un'osservazione fatta dal collega Giachetti e anche da altri. Credo che l'errore dell'emendamento presentato dal gruppo della Rosa nel Pugno sia quello di volere reintrodurre in Parlamento lo scontro tra laici e cattolici, in una sorta di ritorno all'anticlericalismo. La questione che stiamo affrontando non è di privilegio della Chiesa cattolica, ma di affermazioni di libertà e sussidiarietà. Infatti, si tratta di stabilire se i proventi che derivano da un'attività commerciale - da chiunque sia svolta - ma che non sono destinati a fini di lucro siano destinati ad un profitto o meno. La sentenza della Corte Costituzionale più volte ha ribadito che i proventi derivanti da attività commerciali, ma destinati ad interesse pubblico - chiunque sia il soggetto che svolge quella attività -, hanno finalità pubblica e come tali devono essere riconosciuti. Quindi, il tema in discussione non è quello di un privilegio, ma di una battaglia di libertà per tutti e non solo per la Chiesa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrigno (Commenti). Ormai sono intervenuti i rappresentanti di tutti i gruppi - tranne quelli della Lega Nord Padania - e quindi gli interventi sono tutti a titolo personale.

Prego, onorevole Ferrigno, ha facoltà di parlare.

 

SALVATORE FERRIGNO. Signor Presidente, volevo semplicemente sottolineare la mia contrarietà a questo emendamento. Infatti, credo che in nessun paese democratico e civile si possa colpire un'attività di solidarietà sociale che mira ad aiutare le persone più deboli. Non per niente in Assemblea ci troviamo oggi concordi in modo trasversale con i nostri colleghi di Rifondazione Comunista, perché anche loro hanno capito che l'emendamento in oggetto colpisce qualcosa che ha a che fare con le fasce più deboli. Gli introiti di queste attività commerciali servono a volte ad istruire i nostri figli ed evitare che imbocchino strade perverse come quella della droga, nonché ad educarli. Si tratta di scopi davvero importanti, a prescindere dal nostro credo religioso, che ovviamente bisogna rispettare.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.

 

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, vorrei che fosse chiaro che la questione della laicità dello Stato, con questo emendamento, non ha nulla a che fare. Infatti, questa proposta emendativa colpisce indiscriminatamente sia le attività svolte dalla Chiesa cattolica, sia quelle da altri soggetti - laici o religiosi - che svolgono attività commerciali accessorie, e non a fini di lucro, a ridosso di attività assistenziali, ricreative e culturali. È questa la ragione per la quale siamo contro questo emendamento. Esso si è trasformato in un inutile torneo in merito alla laicità dello Stato, quando con questo emendamento la laicità dello Stato non c'entra assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.

 

PIETRO MARCAZZAN. Presidente, tutti concordiamo nel dire che abbiamo a che fare con soggetti che hanno contribuito non poco a formare ed educare i nostri giovani o, comunque, le fasce più deboli del nostra società. Mi domando, allora, perché contribuire oggi con questo emendamento ad andare verso lo smantellamento di queste attività, quando siamo tutti d'accordo nel ritenere che hanno dato un contributo fondamentale alla creazione di un patrimonio ideale e al percorso di civiltà del nostro paese. Tutta questa discussione è davvero aberrante e trovo la situazione kafkiana (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, questo è l'ennesimo emendamento presentato da questo centrosinistra contro la Chiesa cattolica: ricordiamo tutti l'emendamento contro il finanziamento delle scuole cattoliche.

È evidente che nel nostro paese vi è una fortissima posizione, portata avanti da questa maggioranza contro la Chiesa cattolica, di tipo anticlericale, e lo si vede per l'appunto dalla presentazione di questi emendamenti. Ancora una volta, però, non abbiamo sentito nessuna parola di condanna nei confronti di chi presenta questi emendamenti, da parte di quelli che potremmo definire gli «pseudocattolici» della Margherita e dell'UDEUR all'interno di questo centrosinistra.

Il santo padre più volte ha detto che vi sono dei valori non negoziabili. Ebbene, evidentemente la Margherita e l'UDEUR, hanno svenduto questi valori per quattro posti di potere, visto che fanno parte di un centrosinistra che si presenta come il più feroce difensore della legge sull'aborto e dei matrimoni gay, che addirittura propone di dare alle coppie omosessuali figli in adozione e che, ancora una volta, difende proposte di legge per la droga libera.

È evidente che le parole pronunciate da questo centrosinistra, mentre sono mancate da parte dei parlamentari della Margherita e dell'UDEUR, non sono sufficienti per giustificare una posizione sempre più schierata contro la Chiesa cattolica, in primis portata avanti dalla Rosa nel Pugno, con posizioni filomassoniche che, però, vengono sposate da molti gruppi di questa maggioranza.

Noi, la Lega Nord Padania, pensiamo che, se un'attività commerciale della Chiesa cattolica serve a vendere qualche crocifisso in più in questo paese contro, per esempio, un'invasione islamica che non viene contrastata dal centrosinistra (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale), ma che, molto spesso, viene finanziata in amministrazioni di centrosinistra o con le banche a loro collegate (ci ricordiamo del Monte dei paschi di Siena che finanzia la costruzione di nuove moschee nel nostro paese), noi abbiamo il coraggio di dichiararlo in Assemblea e manteniamo una posizione coerente; voi invece vi siete venduti, evidentemente per quattro posti di potere - e solo con questa logica -, andando contro i valori che, in campagna elettorale, dite di voler difendere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.

 

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, io mi trovo piuttosto frastornato perché non riesco a capire se stiamo discutendo della legge finanziaria oppure del Concordato, dal momento che, di fatto, ci troviamo in una situazione di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Tuttavia, vorrei dire all'onorevole Villetti, che è un raffinatissimo cultore di filosofia, che è riuscito a realizzare l'eterogenesi dei fini cioè, con questo emendamento, si è determinata una grande professione di fede da parte di tutti i colleghi.

Presidente, stanno per scadere i termini, torniamo a discutere della legge finanziaria e, se mi permette, anche con un piccolo suggerimento: vorrei ricordare i versi danteschi per cui, con questo emendamento, non si disfa a novembre ciò che è stato fatto a settembre (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianco, le confesso che, quando ha chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento, mi sono un po' allarmato, perché lei pone sempre delle questioni - come pure questa volta - molto raffinate dal punto di vista delle interpretazioni del regolamento; quindi eravamo già tutti allertati. Invece, la ringrazio perché il suo è stato un richiamo soprattutto alla saggezza e alla sobrietà per tutti i colleghi che interverranno.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.

 

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, il mio dissenso sull'emendamento in oggetto, prima ancora che politico, è tecnico, perché ignora un pluridecennale dibattito della migliore dottrina commercialista italiana, e non solo italiana, sulla compatibilità dell'esercizio di un'attività commerciale all'interno di un ente che non svolga attività di lucro.

L'aver ormai definito come assolutamente compatibile la strumentalità di un'attività commerciale all'interno dell'ente non avente fini di lucro costituisce un approdo definitivo di carattere tecnico, raffinato, che è impossibile, anche in una sede politica, ignorare del tutto.

Quindi, l'emendamento in oggetto non va assolutamente condiviso, non solo sotto il profilo politico, ma anche e soprattutto sotto il profilo tecnico.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

 

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi associo a quanto hanno dichiarato i colleghi...

 

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare silenzio e di rispettare gli oratori che stanno intervenendo.

Prego, onorevole Capitanio Santolini.

 

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Mi associo, ovviamente, a quanto hanno detto i colleghi di partito e non solo. Vorrei fare alcuni chiarimenti di tipo tecnico e mi rivolgo ai colleghi della Rosa nel Pugno.

In primo luogo, quando si parla di attività commerciali, ci si riferisce ad attività non necessariamente lucrative, quindi, non si può parlare di migliaia di miliardi. Qualcuno, in questa sede, ha evocato migliaia di miliardi, come se tutto questo riguardasse un mondo incredibilmente ricco. Non è così. In secondo luogo, ciò riguarda - è già stato detto - tutti gli enti (la chiesa, quindi, non ha assolutamente nulla a che fare con tutto ciò, perché ci si riferisce ad enti laici e cattolici). In terzo luogo, si colpiscono gli ospedali, le case di riposo, le scuole.

Rivolgo agli amici della Rosa nel Pugno una domanda: perché un ospedale statale non paga l'ICI ed un ospedale convenzionato la deve pagare? Perché una scuola paritaria deve pagare l'ICI e una scuola statale no?

Vogliamo parlare di equità e di giustizia? Mettiamoci una volta per tutte anche dalla parte delle famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

 

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, l'emendamento della Rosa nel Pugno è sbagliato ed infelice. Tra l'altro, solleva una questione che è già stata normata in maniera equilibrata e seria dal Governo e dell'intero Parlamento con il decreto Visco-Bersani.

Ma c'è un aspetto che dispiace profondamente e che, giustamente, è stato posto in evidenza in questo dibattito: un'impostazione faziosa e chiusamente ideologica di questa componente su questo terreno.

Come non riconoscere che, in tante parti del paese, nei quartieri e nelle aree degradate delle grandi metropoli, delle grandi aree urbane, ma anche in tanti piccoli comuni, gli oratori, le parrocchie sono l'unica realtà di ascolto, di attenzione, di aggregazione, di incontro, di vera solidarietà, di vera premura, di vera vicinanza ai fanciulli e ai giovani, ai soggetti fragili e deboli?

Per questa ragione, benissimo hanno fatto il relatore e il Governo ad esprimere parere contrario su questo emendamento, che va respinto, perché mostra soltanto un intento ideologico francamente sbagliato e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Giro. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO MARIA GIRO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio voto contrario. All'amico Giachetti, agli amici della Margherita, vorrei dire che non provo alcun imbarazzo a parlare di questo emendamento. Anche i bambini, i più sprovveduti, sanno che qui non è in gioco il valore della laicità, il rapporto tra laici e cattolici. Stiamo parlando di un pasticcio, di un emendamento scritto male, vendicativo, punitivo e che raccoglie - ahimè - lo spirito di questo disegno di legge finanziaria.

Agli amici radicali rivolgo una domanda: ma non eravate contrari all'accanimento terapeutico?

La Chiesa cattolica non ha bisogno del vostro accanimento, gode di ottima salute, non deve essere convertita al credo laicista e vuole soltanto poter continuare liberamente il proprio mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, vorrei sommessamente ricordare che questo Parlamento, nella passata legislatura, ha approvato la legge sugli oratori che ha stabilito il carattere sociale di quelle istituzioni, così come hanno carattere sociale tutte le altre attività anche commerciali che si citano in questo emendamento. Vorrei far notare che, com'è un'attività socialmente utile quella degli oratori, così sono socialmente utili anche le altre attività e, in quanto tali, non mi pare debbano essere tassate (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, voterò a favore dell'emendamento in esame perché ritengo che affronti un problema concreto: è vero che può essere meglio formulato e scritto, ma il problema è serio e concreto. Voler trasformare - è il senso di molti interventi - una questione così chiara in uno scontro che mette in discussione i principi della laicità dello Stato e la libertà religiosa è un errore ed è frutto, a mio avviso, di una sudditanza culturale che probabilmente trova la sua origine in una questione maggiormente di fondo. Forse, è arrivato il momento di rivedere il rapporto pattizio tra Stato e Chiesa e tornare a quel principio di libera Chiesa in libero Stato che i padri del Risorgimento italiano avevano già elaborato a metà dell'ottocento.

 

PRESIDENTE. Avverto l'Assemblea che tra poco passeremo ai voti, dato che vi sono gli ultimi due interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, anch'io voterò contro l'emendamento in esame che nasconde una forma di laicismo stucchevole ed esasperato e rappresenta allo stesso tempo, come è stato ricordato da alcuni colleghi, un rigurgito di anticlericalismo del quale, onestamente, nel nostro paese nessuno avverte il bisogno. Anzi, credo che questo sia il tempo per superare atteggiamenti che persistono in un'inconsistente pattuglia di persone che marciano nel senso opposto alle tendenze della storia ed a quelle della politica. Oggi, c'è bisogno di luoghi, di spazi gestiti ed organizzati da laici e religiosi per aggregare, per ospitare, per educare e per formare. Facciamo pagare, quindi, chi fa veramente profitto e non chi fa gesti di solidarietà (Applausi di deputati del gruppo L'ULivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, credo che questa sia un'epoca in cui si riscontra una diffusa confusione sul concetto di laicità della politica, sui rapporti tra Chiesa e Stato, tra Chiesa e politica. Rispetto al tema in discussione, mi riconosco nelle parole di un mio avversario, l'onorevole Falomi, intervenuto poco fa, ma anche di altri colleghi. Si è ingenerata in Assemblea una polemica di carattere religioso, di contrapposizione etico-religiosa, che a mio giudizio non è legata all'emendamento in esame. Penso che il problema sia la natura di un'imposta come l'ICI che, come dicevo anche qualche giorno fa, grava su un patrimonio immobiliare a prescindere dal reddito che tale patrimonio produce. Il grande errore fu, ad esempio, imporre l'ICI anche sulla prima casa che soddisfa un bisogno individuale inalienabile, quello appunto della casa, così come è assurdo imporre l'ICI su un bene che non dà reddito.

Se un bene immobile è adibito a pubblico dormitorio per chi non ha casa, gratuitamente e senza interesse, è assurdo che il bene, di per se stesso, sia gravato da un'imposta.

Questo è il vero concetto che giustifica l'esenzione anche per le organizzazioni non a fini di lucro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

 

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo al buon senso e chiedere a tutti voi perché abbiamo dovuto ideologizzare questo scontro tra chi è a favore della Chiesa cattolica e chi non lo è.

Invece di sburocratizzare, noi stiamo burocratizzando, mentre bisognerebbe fare il conto di quante tonnellate di carta questa finanziaria obbligherà gli italiani a produrre. Con questo andazzo finiremo per tassare la pesca di beneficenza dei boy scout!

Io, invece, sono per l'estensione di questa opportunità a tutti coloro che fanno delle attività benefiche, che possono anche produrre un reddito, ma che serve a vantaggio degli altri. Quindi, anziché incartarci oggi in uno scontro tra chi è per la Chiesa cattolica e chi è contro, perché non ci mettiamo una mano sul cuore e cerchiamo di capire che queste attività vanno a vantaggio di tutti?

Abbiamo sentito bene, da altri interventi, che queste attività, che non sono finalizzate al lucro, ma che producono un vantaggio economico, non sono solo appannaggio della Chiesa cattolica. Quindi, sarei favorevole all'estensione a tutti di questa esenzione, perché altrimenti - ripeto - finiremmo con il tassare la pesca di beneficenza dei boy scout (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fouad Allam. Ne ha facoltà.

 

KHALED FOUAD ALLAM. Come dice qualcuno, in particolare il filosofo Habermas, viviamo in un contesto di società post-secolare e mi pare evidente che la laicità ha bisogno di essere riformulata, anche perché i problemi e le domande sono molto diverse da quelle di venti o trent'anni fa.

Comunque, anche io voterò contro questo emendamento, non soltanto per questo motivo, ma anche perché, ogni volta che si tratta di religioni, c'è qualcuno che pensa alla paranoia dell'invasione musulmana. Io, in quanto italiano prima e musulmano dopo, voterò contro, così da dimostrare che è possibile una convivenza fra italiani cristiani e italiani musulmani (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

 

BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, ritengo che il Governo abbia dimenticato di tassare, per quanto riguarda gli oratori, le offerte che vengono fatte spontaneamente dai cittadini.

Veda, Presidente, ormai con il vostro Governo una sola cosa si può fare in Italia: non tassare la festa dell'Unità! Sappiamo cosa hanno fatto con il Bingo a Testaccio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricevuto. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, ho apprezzato l'intervento dell'onorevole Carlucci. Stiamo ideologizzando eccessivamente questo confronto, dividendo ancora di più il paese in due.

Anche io sono socialista, sono laico e, per quel che riguarda la fede, anche agnostico. Mi sento, però, di essere comprensivo e di comprendere pienamente il grande ruolo che, in talune realtà territoriali, svolgono alcune strutture cattoliche.

Rivolgo un invito ai vecchi compagni della Rosa nel pugno, perché, riscoprendo quel sentimento laico che è anche sintomatico di una grande serenità, facciano di tutto per evitare che questo scontro prosegua, ritirando l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 11.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi) (Vedi votazioni).

(Presenti 495

Votanti 464

Astenuti 31

Maggioranza 233

Hanno votato 29

Hanno votato no 435).

 

Prendo atto che il deputato Cirielli ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che il deputato Mura avrebbe voluto astenersi.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.15.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. La norma attuale, al comma 1 dell'articolo 59 (abrogata, a riguardo, la disposizione in questione), disciplina le modalità di riscossione effettuate in modo autonomo dai comuni.

Pertanto, l'abrogazione costituisce un'arbitraria limitazione della libertà di organizzare la riscossione, sostanzialmente illegittima ed inefficace in quanto tale autonomia è parimenti esercitabile a norma dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 446. Tutta la materia dovrà, come per l'articolo 6, essere affrontata in sede di concertazione preventiva con i comuni.

Questo emendamento - mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra, agli amici dei comuni - riguarda le modalità di riscossione dei tributi propri, materia che dovrà essere stabilita dai regolamenti dei comuni. Per tale motivo, si chiede la soppressione del comma 18.

Colleghi della maggioranza, parlate sempre degli interessi dei comuni. Fatelo veramente in maniera concreta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504

Votanti 491

Astenuti 13

Maggioranza 246

Hanno votato 235

Hanno votato no 256).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501

Votanti 486

Astenuti 15

Maggioranza 244

Hanno votato 230

Hanno votato no 256).

 

Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 11.17

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, vorrei sottolineare che su altri emendamenti simili, gli emendamenti Uggé 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo, è stato espresso parere favorevole.

Questo emendamento è identico, a differenza di una copertura in più che vorrei espungere dal testo. A fronte di questa modifica, vorrei che questo emendamento fosse valutato alla stessa stregua degli altri, compreso quello del Governo.

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, quale è il suo avviso sulla proposta avanzata dall'onorevole Gianfranco Conte?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, a fronte della modifica intervenuta, il parere è favorevole.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se si mantiene nel testo il riferimento alla soppressione dei commi 19 e 20, eliminando tutto il resto, il parere è favorevole.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

L'emendamento Gianfranco Conte 11.17, nel testo riformulato, sarà posto in votazione insieme agli identici emendamenti Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo.

Comunico che la Presidenza non porrà in votazione il subemendamento Leone 0.11.500.1, erroneamente pubblicato, in quanto non riferibile all'emendamento del Governo 11.500 ed agli identici emendamenti Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19 e D'Agrò 11.20, che si limitano a sopprimere i commi 19 e 20 del medesimo articolo 11.

Prendo atto che l'onorevole Leone ha aderito a questa precisazione.

Passiamo ai voti.

 

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare per una richiesta di precisazione.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Mi pare di aver ascoltato, da parte del sottosegretario Grandi, tutto, eccetto la soppressione dei commi 19 e 20. Chiedo conferma al sottosegretario se è così.

 

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, il sottosegretario parlava dei commi 19 e 20 con riferimento all'emendamento Gianfranco Conte 11.17, che è stato riformulato, eliminando il riferimento alla copertura finanziaria. Per tale motivo, il Governo ha espresso parere favorevole. Ho capito bene?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 11.17, nel testo riformulato, Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo, accettati dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 490

Astenuti 12

Maggioranza 246

Hanno votato sì 487

Hanno votato no 3).

 

Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 505

Votanti 491

Astenuti 14

Maggioranza 246

Hanno votato 228

Hanno votato no 263).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.26.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, le agevolazioni tributarie per i possessori di immobili storici e vincolati trovano una valida motivazione nella circostanza che, tendenzialmente, si tratta di fabbricati la cui manutenzione, anche in conseguenza dei vincoli, è estremamente onerosa, a fronte di una redditività non sempre significativa. Si pensi, ad esempio, a ville, castelli o dimore storiche utilizzati esclusivamente come abitazione per una o comunque per poche famiglie. Tali più che valide giustificazioni non trovano, poi, riscontro effettivo nella realtà, per diversi ordini di motivi, tra cui vi è il fatto che le sovrintendenze tendono a vincolare sempre più edifici nel loro complesso, anche nel caso in cui solo una parte degli stessi, come, ad esempio, portali o prospetti, sia significativa ai fini del vincolo. Ciò determina che le agevolazioni per l'ICI si applichino a tutte le unità immobiliari del caseggiato, quando, in realtà, solo alcune di esse o nessuna sono interessate da vincoli in maniera significativa.

La Corte costituzionale ha equiparato gli immobili posseduti da soggetti di carattere pubblico o assimilati a quelli posseduti da soggetti privati, pur a fronte di diversità sostanziali nei criteri del vincolo, per cui risultano vincolati e, quindi, usufruiscono di agevolazioni ICI edifici di scarso valore storico o artistico. L'utilizzo a scopi commerciali o, comunque, economici, di immobili storici, pur a fronte di eventuali maggiori oneri manutentivi, ha sicuramente una redditività elevata e, comunque, tale da non giustificare agevolazioni fiscali. La norma proposta con i commi 23-bis e 23-quater consente di meglio dimensionare il beneficio sugli immobili in questione materialmente più esposti ad oneri differenziali significativi. Dico questo perché sarebbe, per i comuni - mi rivolgo sempre al centrosinistra - una situazione di penalizzazione. Ho letto, proprio questa mattina, una dichiarazione del viceministro Visco: magari potessero fallire un comune o una regione. Da noi non è possibile. I comuni non possono fallire, ma se fosse possibile - dice - si potrebbe fare.

Con queste norme, che continuano a penalizzare i comuni, si corre il rischio che i comuni veramente falliscano e portino i libri contabili non al controllo delle competenti autorità statali, ma direttamente al tribunale fallimentare! Incominciamo veramente a pensare con serietà a non continuare a penalizzarli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, avendo notato che in aula è finalmente arrivato il viceministro D'Antoni e considerato che ieri abbiamo a lungo atteso questo evento, chiedo allo stesso viceministro D'Antoni se potesse non subito - quindi non c'è nessun intento ostruzionistico -, ma magari alla ripresa dei lavori pomeridiani, riferire su quanto ieri ha così a lungo appassionato l'Assemblea a proposito dello svuotamento dei fondi del FAS, anche atteso che il sottosegretario Enrico Letta ha parlato di una «copertura transitoria», definizione che ancora non era entrata nel vocabolario italiano, almeno per quanto riguarda questi argomenti. Chiedo pertanto se potessimo sapere quale sarà la copertura definitiva e, quindi, come si potrà risolvere il problema dei fondi del FAS. Saremo invero tutti, ritengo anche i colleghi della maggioranza, molto curiosi di avere tale delucidazione. Vorremmo, quantomeno, una comunicazione da parte del viceministro D'Antoni. Grazie, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, il rappresentante del Governo ha preso atto della sua richiesta. La Presidenza, come si dice in questi casi, è a disposizione.

 

NICOLA BONO. Chiedo di parlare ...

 

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Bono? Se intende intervenire sulla stessa questione evidenziata poc'anzi dall'onorevole La Loggia, la pregherei di soprassedere perché il tema in questione è stato già affrontato ampiamente e non credo, quindi, sia il caso di riaprire su di esso una nuova discussione.

 

NICOLA BONO. Presidente, parlando sull'ordine dei lavori, mi consenta di rivolgere al viceministro D'Antoni l'invito ad essere un po' più preciso, tenuto conto delle imprecisioni che lo stesso viceministro diffonde negli ultimi tempi a mezzo stampa in ordine alla finanziaria che, a suo dire, è rivolta, in modo particolare, a fare gli interessi del Mezzogiorno. Desidererei che il viceministro D'Antoni spiegasse come mai sono stati sottratti 1.334 milioni di euro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bono. Lei non sta sollevando una questione sull'ordine dei lavori, ma sta svolgendo un intervento di merito su un tema, lo ripeto, ampiamente approfondito ieri e su cui l'Assemblea è stata chiamata ad esprimersi votando una specifica proposta.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497

Votanti 484

Astenuti 13

Maggioranza 243

Hanno votato sì 226

Hanno votato no 258).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 11.27.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Dai banchi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani si grida: Abusivo!).

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, credo che questa parte dell'articolo 11 rivesta una particolare rilevanza e, come tale, essa deve essere affrontata con la dovuta cautela.

Qui si sta parlando di concedere l'opportunità a non meglio identificate persone (in verità identificabili attraverso un provvedimento di un dirigente dell'ufficio) che fanno parte della struttura comunale di procedere all'accertamento e alla riscossione delle entrate tributarie. Se queste procedure sono affidate a dipendenti comunali entrati nella pubblica amministrazione attraverso un concorso, non sorgono problemi. Se però si prevede, come si rinviene nella prassi dei comuni, che soggetti esterni alla pubblica amministrazione - soggetti assunti a tempo determinato e non meglio qualificati perché riferibili a cooperative di servizi o a società che gestiscono alcuni «pezzi» della riscossione - siano compresi tra coloro che hanno la possibilità di svolgere verifiche, accertamenti, riscossione e quant'altro, ciò non ci trova d'accordo. In questo senso, sono personalmente favorevole con quanto previsto dal comma 25, con il quale si stabilisce l'esclusione, degli stessi soggetti indicati nel comma 24, dalla possibilità di esercitare anche funzioni di accertamento in ordine alle violazioni del codice della strada. Se non fosse così, qualsiasi dipendente pubblico potrebbe essere posto nelle condizioni di elevare multe e quant'altro, compito questo riservato ad alcuni comparti dell'amministrazione degli enti locali.

Complessivamente, quella in discussione, è una disposizione che va nella logica da voi perseguita, e cioè quella di parificare tali società per azioni private, e i soggetti che vi prestano lavoro, a quelle che lavorano nel settore pubblico. Lo avete già fatto per quanto concerneva la riscossione nei primi articoli e anche nel decreto fiscale dando a soggetti che nulla hanno a che vedere con la pubblica amministrazione - essendo dipendenti di società private - potestà che, francamente, eccedono le loro facoltà.

Questi sono argomenti che, probabilmente, finiranno davanti alla magistratura e anche davanti alla Corte costituzionale. Volete proseguire su questa strada? Fate pure ma non avrete il nostro assenso!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Con riferimento a questo emendamento, segnalo che noi abbiamo successivamente presentato degli emendamenti singoli, per i singoli commi (mentre, invece, l'emendamento dell'onorevole Gianfranco Conte riguarda complessivamente tutti i commi). Noi sosteniamo l'emendamento dell'onorevole Conte, ritenendolo valido.

Quando infatti è stato illustrato il disegno di legge finanziaria da parte di questo Governo, questo articolo, riguardante i poteri di accertamento e contestazione immediata, ha creato molta polemica perché si è parlato dei dipendenti comunali alla stregua di esattori di una sorta di Guardia di finanza comunale, insomma, di poteri esattoriali facilmente assegnati ai dipendenti comunali.

Non entriamo nella polemica se sia eccessivamente forte nei confronti dei contribuenti questo provvedimento. Cerchiamo invece di fare una valutazione di buon senso e di merito. Le disposizioni in questione riguardano le violazioni relative alle entrate spettanti all'ente locale sul proprio territorio o che in esso si verificano. Quindi, non solamente le entrate del comune ma anche quelle che, su quel territorio, sono imputabili ai cittadini (anche se non sono di pertinenza comunale).

Dunque, queste disposizioni, sulla base delle quali gli esattori comunali andranno ad operare, sono di portata ampia. Inoltre, questo compito potrà essere svolto non solo dagli esattori comunali ma anche da soggetti privati abilitati.

Sotto certi aspetti, contestiamo anche il discorso relativo alla privacy: in un periodo nel quale, sempre più spesso, la privacy è al centro dell'attenzione della pubblica opinione e dei soggetti competenti, si deve valutare con attenzione il modo in cui dare informazioni riguardanti determinati cittadini a soggetti privati abilitati, proprio a garanzia della privacy dei soggetti interessati che non avrebbero pagato le imposte.

Inoltre, riteniamo che introdurre all'interno dei comuni più piccoli la figura del dipendente comunale con il compito di fare l'esattore sia una ipotesi di difficile applicazione. Fare l'esattore è un'attività scomoda, antipatica, psicologicamente anche difficile. Quindi, l'individuazione di un determinato soggetto con il compito di recarsi presso un qualsiasi cittadino che non abbia pagato le tasse, è una misura di difficile applicazione.

Si guardi a cosa accade nel sistema bancario dove, molto spesso, il recupero dei crediti (in questo caso, si tratta di andare a recuperare le imposte non dovute) non viene più svolto dall'ufficio competente della banca bensì da soggetti disinteressati rispetto a quel territorio e non conosciuti, costituiti ad hoc dalla banca - nel massimo e regolare rispetto della privacy - che non introducono alcuna personalizzazione nell'attività di recupero del «non dovuto».

Questa eccessiva personalizzazione può invece darsi nel caso del dipendente comunale e per questo riteniamo di difficile applicazione l'ipotesi in discussione, anche perché si andrebbero a caricare gli uffici comunali e gli enti locali di un ulteriore onere per cui, di fronte ai tagli decisi con questa manovra, probabilmente ciò non sarebbe più neppure di loro competenza.

Si tratta, insomma, di una serie di motivazioni sia politiche - che abbiamo spiegato più volte nel corso della discussione su questo disegno di legge finanziaria - sia di merito, sia applicative, sia pratiche.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

 

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune brevi considerazioni ed apporre la mia firma all'emendamento 11.27 dell'onorevole Gianfranco Conte, che condivido pienamente.

Giustamente, l'onorevole Gianfranco Conte ha fatto presente come il problema si creerà in modo assoluto quando questa attività verrà delegata a soggetti non dipendenti dal comune.

Faccio presente che, anche nel caso di dipendenti comunali, probabilmente si sono sottovalutati gli effetti giuslavoristici di questa norma. È chiaro che, nel momento in cui si delegheranno ad un terzo soggetto attività che sono di fatto estranee al suo profilo lavoristico, ci saranno responsabilità in più che dovranno essere correlate a diritti. Penso alle persone che verranno gravate di questo onere. Se poi l'onore verrà loro tolto, potranno probabilmente far causa all'amministrazione per demansionamento. Tra l'altro, questo comma è fortemente connesso al comma 2, dove si dice che tali persone potranno anche essere titolate come messi notificatori, salvo una verifica della loro idoneità e degli eventuali corsi di formazione. Ritengo che questi due commi abbiano una natura fortemente ordinamentale. Probabilmente andavano stralciati dal disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 11.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487

Votanti 478

Astenuti 9

Maggioranza 240

Hanno votato 229

Hanno votato no 249).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489

Votanti 479

Astenuti 10

Maggioranza 240

Hanno votato 227

Hanno votato no 252).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.29, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484

Votanti 474

Astenuti 10

Maggioranza 238

Hanno votato 462

Hanno votato no 12).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489

Votanti 477

Astenuti 12

Maggioranza 239

Hanno votato 227

Hanno votato no 250).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486

Votanti 475

Astenuti 11

Maggioranza 238

Hanno votato 227

Hanno votato no 248).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492

Votanti 481

Astenuti 11

Maggioranza 241

Hanno votato 230

Hanno votato no 251).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 11.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494

Votanti 482

Astenuti 12

Maggioranza 242

Hanno votato 229

Hanno votato no 253).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zorzato 11.34.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, il Governo in seno al Comitato dei nove aveva garantito che avrebbe approfondito l'esame dell'emendamento, che ha una valenza puramente tecnica. Non starò qui a tediare l'Assemblea con grandi ragionamenti. Dopo anni in cui il Governo ha spinto per trasformare da tassa a tariffa ciò che i cittadini pagano per i rifiuti, dal primo gennaio dell'anno prossimo si blocca l'introduzione della tariffa. Allora l'emendamento dice soltanto: a quei comuni che in questi mesi stanno lavorando per trasformare la loro procedura da tassa a tariffa, finché non approvano in consiglio comunale, per il bilancio di fine anno, la norma della trasformazione, consentiamo di utilizzare il sistema vigente. Quindi, mi pare opportuno che, per i comuni che da un anno stanno lavorando con i consorzi, con i bacini, con gli ATO provinciali e regionali per attivare la tariffa che da anni il Governo proponeva, resti aperta una specie di moratoria e, fino all'approvazione del bilancio, essi possano attivare la tariffa, che poi è ciò che il Governo vuole. Il Governo doveva darmi una risposta su questo. Ora chiedo al Governo se ha approfondito l'argomento.

Lo ripeto: stiamo buttando via i soldi che - credo - venti, trenta, cinquanta comuni d'Italia hanno speso per attivare una procedura prevista dall'attuale normativa. Mi pare che sia poco buono buttar via economie fatte per ciò che fino a ieri e per dieci anni il Governo ha voluto.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Avevo espresso su questo emendamento parere contrario in seno al Comitato dei nove; poi, su richiesta dell'onorevole Zorzato, mi ero impegnato a svolgere un approfondimento. L'approfondimento con gli uffici è stato effettuato e debbo confermare il parere contrario.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 11.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495

Votanti 481

Astenuti 14

Maggioranza 241

Hanno votato 229

Hanno votato no 252).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 11.35, Mondello 11.36, Garavaglia 11.37 e D'Agrò 11.38, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497

Votanti 486

Astenuti 11

Maggioranza 244

Hanno votato sì 232

Hanno votato no 254).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 11.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499

Votanti 487

Astenuti 12

Maggioranza 244

Hanno votato 233

Hanno votato no 254).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 11.42 e Saglia 11.43, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 490

Astenuti 12

Maggioranza 246

Hanno votato sì 234

Hanno votato no 256).

 

Prendo atto che l'onorevole Carra ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.44.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. La lotta all'evasione e all'elusione sia della TARSU sia della tariffa di igiene ambientale potrebbe avere efficacia se i comuni avessero la possibilità di attingere alle banche dati anagrafiche di altre utenze, ad esempio quelle elettriche, per poter individuare i beneficiari del servizio di igiene ambientale. È il minimo di collaborazione che ci dovrebbe essere fra enti pubblici e società.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo a nome del mio gruppo per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, che effettivamente può risolvere un problema molto sentito e specifico. Soprattutto in alcune realtà particolarmente urbanizzate, abbiamo il problema del controllo dell'effettivo riferimento alla persona che ha in affitto un appartamento, in particolare quando si ha a che fare con extracomunitari. Avviene spesso che l'extracomunitario affitti regolarmente, dopodiché subaffitta ad altri extracomunitari in maniera irregolare. In questo modo sfugge completamente al comune la possibilità di effettuare controlli e di poter ricevere quanto dovuto per la tariffa rifiuti. L'incrocio dei dati fra il consumo dell'acqua e del gas potrebbe risolvere alla radice il problema e consentire anche un controllo effettivo di chi abita negli appartamenti, per cui questo emendamento è particolarmente importante.

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pedrizzi, che l'ha chiesta per dichiarazione di voto vorrei proporre all'Assemblea di proseguire i lavori antimeridiani fino alla conclusione dell'esame degli ultimi tre emendamenti relativi all'articolo 11, che mi sembrano abbastanza semplici, rinviando alla ripresa pomeridiana dei lavori le dichiarazioni di voto sull'articolo e differendo l'inizio della stessa di 30 minuti, cioé alle 15,30.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

 

RICCARDO PEDRIZZI. Presidente, quello dell'evasione e dell'elusione delle tasse comunali è un fenomeno che si va ampliando, per cui chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e dichiaro che voterò a favore.

 

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, giustamente viene rimarcato che in Assemblea nessuno decide nulla. Lei ha fatto una proposta e la pregherei di porla in votazione.

 

ELIO VITO. No! No! La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso diversamente!

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei ha formulato la proposta di concludere la seduta antimeridiana con il voto degli emendamenti sull'articolo 11 e riprendere alle ore 15,30.

 

ELIO VITO. Se volete esaminare i restanti emendamenti all'articolo 11, rimaniamo qui fino alle 15!

 

ROBERTO GIACHETTI. È una proposta che facciamo nostra e la preghiamo, come è successo ieri, per tre volte di seguito, di sottoporla al voto dell'Assemblea.

 

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, essendo stabilito che la seduta antimeridiana termini alle 13,30, la mia era una proposta che richiedeva una condivisione unanime - che constato non sussistere - e, quindi, non mi permetto di porla in votazione, anche perché è una proposta della Presidenza e non proviene dall'Assemblea.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Rinuncia a parlare!

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non rinuncio ad intervenire, perché se vi è un emendamento giusto non accetto neanche dal mio capogruppo che mi si dica di non parlare per problemi di orario.

Nella finanziaria si chiede di aumentare la lotta all'evasione e l'emendamento Osvaldo Napoli 11.44 consente ai comuni di accedere ad utenze elettriche o dell'acqua per controllare l'evasione fiscale. Ritengo, perciò, assurdo il parere contrario espresso dal Governo.

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente! Presidente!

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483

Votanti 468

Astenuti 15

Maggioranza 235

Hanno votato 233

Hanno votato no 235).

 

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

 

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,45.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, intervengo solo per rendere una comunicazione. La riunione dell'Ufficio di Presidenza è ancora in corso; pertanto, sospendo ulteriormente la seduta fino alle 16.

 

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,10.

 

Si riprende la discussione.


PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Osvaldo Napoli 11.44.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 16.600, che è in distribuzione, e che il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 20 di oggi, mercoledì 15 novembre 2006.

Avverto, inoltre, che è stato ritirato l'emendamento Osvaldo Napoli 11.49.

 

Sull'ordine dei lavori.

 

FEDERICO BRICOLO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo a nome della Lega Nord e anche del collega Dussin per rendere partecipe l'aula dell'ennesimo gravissimo fatto di cronaca, che è avvenuto nel nostro paese, in questo caso a Treviso.

Per l'ennesima volta una nostra ragazza ieri a Treviso è stata violentata, stuprata da un extracomunitario clandestino marocchino. Per l'ennesima volta nel nostro paese gli extracomunitari clandestini, che girano per le nostre strade impuniti, si permettono di compiere atti come questo.

Al di là del fatto che speriamo tutti che questo marocchino marcisca in galera, visto quello che ha fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale), ritengo che sia importante che il Governo venga in aula per rendere un'informativa sul fatto specifico e per esporre cosa sta facendo per contrastare il fenomeno dell'emigrazione clandestina nel nostro paese.

È ancora in vigore una legge, la Bossi-Fini, che regola il fenomeno dell'immigrazione nel nostro paese, ma questo Governo non la sta facendo rispettare: i clandestini che entrano nel nostro paese non vengono più espulsi e chiunque può venire in casa nostra perché non c'è più il deterrente dell'espulsione, quindi tutti arrivano nel nostro paese. Si sono aperte nuove rotte di ingresso; infatti, gli extracomunitari non arrivano più soltanto attraverso Lampedusa, ma giungono addirittura in Calabria ed in Puglia.

I clandestini in numero sempre maggiore arrivano nel nostro paese e ogni giorno, purtroppo, dobbiamo constatare fatti come questo, di ragazze che vengono stuprate da questi clandestini.

Chiediamo, quindi, un'informativa urgente del Governo per spiegarci cosa stia facendo per contrastare questo fenomeno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Alleanza Nazionale e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Informerò il Presidente della Camera in ordine a quanto da lei esposto e il Presidente ne informerà il Governo.

 

Si riprende la discussione.

 

(Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)

 

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NICOLA BONO. La ringrazio, signor Presidente.

Ieri sera, abbiamo iniziato la seduta con venti minuti di ritardo; l'onorevole La Malfa ha giustamente contestato che non fosse stato rispettato l'orario fissato per la ripresa dei lavori ed il Presidente Bertinotti ha quindi dichiarato che il caso non avrebbe costituito precedente. Invece, non soltanto il precedente è stato costituito, ma si è altresì rafforzato, dal momento che noi riprendiamo la seduta con un'ora e quindici minuti di ritardo rispetto all'orario stabilito.

Più grave ancora è poi che del rinvio dell'orario fissato per la ripresa in un primo momento sia stata data notizia soltanto attraverso il monitor presente in Transatlantico, sicché chi era seduto sui banchi dell'aula - ed eravamo in molti ad aspettare che iniziasse la seduta - nulla ha saputo. Dunque, Presidente, ritengo che il rispetto nei confronti dei parlamentari si manifesti anche attraverso atti formali di elementare buona educazione. Soltanto alle ore 15,40 l'aula è stata informata di un ulteriore rinvio alle ore 16, ma anche in tal caso è seguito un ulteriore slittamento. Le chiedo dunque, Presidente, anzitutto le ragioni di questi strani ritardi e quindi, atteso che non avrebbero dovuto essersi costituiti dei precedenti in ordine ai ritardi, le ragioni per le quali si siano verificati tali ulteriori manifestazioni di mancanza di rispetto nei confronti dell'Assemblea e soprattutto non si sia tenuto conto del più elementare criterio di buona educazione di informare l'aula dello slittamento dei nostri lavori.

 

PRESIDENTE. La ringrazio. Anche in altre occasioni, per rinvii di questa durata, sono state disposte forme di informativa analoghe a quelle cui si è fatto ricorso oggi; il ritardo è dovuto esclusivamente al prolungarsi di importanti lavori dell'Ufficio di Presidenza.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ieri sera in aula è sorta una questione relativamente ad alcune coperture, che erano state attinte impropriamente e, a dire dello stesso Governo, transitoriamente dal FAS. La questione ha alimentato un dibattito, le cui risultanze non possono assolutamente essere eluse; noi non riusciamo a comprendere, in questa maniera assolutamente disordinata di procedere, quando e come sarà trattata la questione del Sud, del Mezzogiorno d'Italia, delle regioni d'Italia comprese nell'Obiettivo 1.

In queste giornate abbiamo visto transitare nell'aula di Montecitorio ed in Transatlantico, quasi fosse un turista per caso, il viceministro D'Antoni; per dire la verità, era qui presente prima che fosse esaminata la proposta emendativa del collega Giorgetti due giorni fa, ma poi è uscito quando la proposta è stata esaminata e «regolarmente» respinta dalla Camera. Abbiamo inoltre constatato come anche nella mattinata di oggi, allorquando qualche collega ha sollevato la questione, egli, presente in aula, non abbia fatto né parola né cenno alcuno.

Vorremmo però cercare di capire se, come e quando tale vicenda sarà definitivamente affrontata e trattata. Tra l'altro, come sappiamo tutti e come sa l'intero paese, si va ormai velocemente verso la posizione della questione di fiducia; ebbene, su un tema così fondante e fondamentale - non soltanto per il Mezzogiorno d'Italia e per gli equilibri politici, ma anche per tutto il paese - non vorremmo che la strategia del Governo consistesse in un continuo rinvio, volto proprio a non assumersi politicamente le relative responsabilità e così a non affrontare la questione nella sede propria, ovvero nell'aula parlamentare.

 

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la Presidenza può solo chiedere che il Governo, se lo ritiene, intervenga per specificare meglio i termini della questione ai fini di un'ulteriore informazione. Altrimenti, non ritenendo così il Governo, dobbiamo proseguire nel nostro esame.

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio fare un riepilogo del problema sollevato durante la giornata di ieri. Ricordo al vicepresidente Sereni che in serata era stata data assicurazione, come nel pomeriggio aveva fatto il relatore Ventura, sullo svolgimento nella giornata di oggi o al massimo di domani di una sessione dedicata ai temi del FAS, del Mezzogiorno, del miliardo di euro tolto al bilancio della regione Sicilia e dello sviluppo. Tale impegno era stato preso e chiedo al Presidente della Commissione bilancio se sia possibile confermare quello che ieri sera ho definito un «impegno fantasma». Chiedo quindi quando ci sarà la conferma di questo impegno e della disponibilità, annunciata dal sottosegretario Letta, sulla presenza del ministro Padoa Schioppa o del ministro Bersani per potere proseguire questi lavori ed organizzare anche quelli della sessione, su cui avevamo avuto assicurazioni da parte della maggioranza e dell'opposizione. Chiedo in sostanza al Presidente della Commissione bilancio se siano stati definiti i tempi, il luogo, le modalità e quale sarà il ministro presente alla sessione ed eventualmente di comunicarlo all'aula. Infatti, siamo interessati a prepararci a quella sessione, invece che continuare ad avanzare una richiesta finora inevasa.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Se intende intervenire sullo stesso argomento, forse è opportuno che egli prenda la parola per poi acquisire l'opinione della Commissione.

Prego, onorevole Quartiani, ha facoltà di parlare.

 

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio, ma vorrei passare al merito dell'emendamento e riprendere il dibattito da dove lo avevamo lasciato prima di interrompere la seduta.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei rispondere all'onorevole Volontè, che chiedeva se fossero stati definiti i luoghi e il tempo dell'incontro con il ministro Bersani. Ovviamente, è pleonastico dirlo, il luogo sarà quest'aula. Per quanto riguarda i tempi, abbiamo contattato il ministro Bersani ed ora si tratta di mettere semplicemente a punto i dettagli, perché il ministro deve far conciliare tale impegno con altri che aveva assunto. Verosimilmente domani in mattinata il ministro sarà presente in aula: sto utilizzando una forma dubitativa soltanto perché stiamo ancora perfezionando i dettagli. Tale presenza dovrebbe essere prevista per la tarda mattinata, al massimo per le ore 12. Non appena ne sarò a conoscenza, magari entro la giornata di oggi, lo comunicherò e definiremo anche il tempo, che ci consentirà di approfondire le questioni sollevate.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 11.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461

Votanti 457

Astenuti 4

Maggioranza 229

Hanno votato 205

Hanno votato no 252).

 

Prendo atto che l'onorevole Adolfo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.


ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, ieri e questa mattina il gruppo della Rosa nel Pugno ha costantemente espresso voto di astensione. Lo scopo di questo nostro atteggiamento non era di tipo politico, ma unicamente rivolto a segnalare un problema di grande rilevanza come quello della ricerca e dell'università. Noi, come - penso - l'intero centrosinistra, consideriamo la ricerca e l'università come il futuro del paese. Ieri è stato annunciato l'impegno del Governo ad incrementare le risorse per la ricerca e per l'università per 100 milioni di euro. Nella maggioranza si è manifestato un impegno per compiere un ulteriore sforzo in questi settori chiave del nostro Paese.

Ho letto sulle agenzie una dichiarazione del vicepresidente del gruppo dell'Ulivo, l'onorevole Marina Sereni, che era molto impegnata su questo tema così rilevante. Noi abbiamo voluto riportare in quest'aula la voce e le preoccupazioni del mondo della ricerca e di quello dell'università.

È un tema che non appartiene ad un gruppo politico, ma che deve essere dominante nella discussione del Parlamento e sul quale è necessario che il centrosinistra dia un vero e proprio segnale di novità. Ci siamo anche impegnati perché da parte del Governo fosse approvato prima del 15 novembre un decreto collegato alla legge finanziaria sui temi dell'Agenda europea di Lisbona - tanto osannata, ma così poco praticata - che avrebbe dovuto fare dell'Europa l'area di maggiore eccellenza. Questa nostra richiesta non è stata accolta, ma questo non significa che su questo terreno il Governo non possa muoversi con decisione.

Vedete, la ricerca non ha la forza di tante categorie sociali. Da questo punto di vista, anzi, ha una possibilità di pressione esigua sul Parlamento. Tante volte ci troviamo a discutere emendamenti su qualche questione di categoria e il Governo e l'opposizione del momento, ovviamente, fanno a gara nel soddisfare queste esigenze. Non è così per la ricerca e per l'università. Tuttavia, di fronte a questo atto che abbiamo compiuto ho visto all'interno del centrosinistra una presa di consapevolezza di un impegno, che già lo stesso centrosinistra aveva preso e fatto proprio in campagna elettorale. Dunque, ritengo che questo nostro atto di impegno politico sia servito. Sapevamo bene che con questo atto politico non avremmo messo in crisi la maggioranza: non puntavamo a destabilizzare il Governo, ma soltanto a compiere un atto dimostrativo.

Visto che ho cinque minuti, voglio aggiungere soltanto un concetto alla fine di questa mia dichiarazione. Ho visto da banchi del centrosinistra qualche critica pungente, fuori posto e inadatta. Infatti, ognuno ha un suo comportamento politico. Non voglio polemizzare, ma ricordo una frase di Nenni, il quale affermava che «c'è sempre un puro più puro che ti epura». Nel corso di questi lavori parlamentari abbiamo mantenuto un impegno di lealtà nel centrosinistra e abbiamo alle spalle una tradizione, che molti di coloro che ci hanno criticato dovrebbero invidiarci. Da questo momento, continueremo a seguire in sintonia l'atteggiamento del relatore e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

ALBA SASSO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBA SASSO. Ringrazio l'onorevole Villetti per aver segnalato in questo momento il recupero dei fondi per l'università e per la ricerca. È in questa direzione che ha lavorato anche la VII Commissione fin dall'inizio del dibattito sulla finanziaria, quando aveva rilevato come l'università e la ricerca fossero state penalizzate non solo dal decreto sulle liberalizzazioni per il taglio ai consumi intermedi, ma anche con riferimento ai fondi per la ricerca. Il taglio ai fondi dei ministeri, infatti, andava a penalizzare gli enti di ricerca.

Quindi, credo sia stato uno sforzo di tutta l'Unione, e in particolare del ministro Mussi, quello di riuscire a porre nell'agenda politica il tema delle risorse per l'università e la ricerca.

Ma il problema è più complesso e riguarda non soltanto le risorse, ma anche le riforme di questi settori. Già nel decreto in materia fiscale il ministro Mussi aveva proposto - ed è stata approvata - un'agenzia di valutazione sulla produttività e sulla qualità del sistema universitario.

 

Credo che questa sia la misura giusta per rispondere ad una campagna di stampa che continua a rappresentare il mondo della ricerca, dell'università e della scuola come settori improduttivi che non vogliono cambiare e non vogliono migliorare la qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. È presente in tribuna una classe della scuola media statale «Giovanni Bovio» di Trani. La Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).

 

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per comunicare che, anche noi, da ieri, avevamo cominciato un'astensione solidale con la Rosa nel Pugno, per sostenere tale momento nella battaglia a favore dell'università e della ricerca.

Nell'apprendere che, finalmente, hanno ottenuto l'assicurazione (ne gioiamo) che ci saranno finanziamenti per l'università e la ricerca, anche noi, ovviamente, ritorniamo sui nostri passi ed iniziamo a votare contro questa manovra economica, che non è equa e che non porta allo sviluppo.

L'unico risanamento riguarda le casse dello Stato contro le tasche dei cittadini. Quindi, ritorniamo alla decisione iniziale.

 

PRESIDENTE. L'intervento dell'onorevole Villetti si è articolato in realtà come una dichiarazione di voto.

Il mio suggerimento è quello di riprendere l'esame dell'emendamento Fugatti 11.47, sul quale avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani e l'onorevole D'Agrò.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

 

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, la collega Sasso si è ricollegata all'intervento dell'onorevole Villetti, facendo affermazioni più o meno condivisibili, ma sicuramente collegate alle osservazioni dall'onorevole Villetti.

Vorrei precisare che questa ritrovata armonia all'interno della coalizione per il reperimento di ulteriori fondi per la ricerca non può prescindere da una valutazione di fondo, ossia che la situazione di crisi dell'università italiana non è stata assolutamente risolta da questo Governo con le sue prime iniziative, né è stato affrontato il problema della qualità dell'immissione dei docenti.

Credo di dover ribadire quanto ha compiuto il Governo precedente a proposito del concorso unico a livello nazionale e di un'ulteriore rivalutazione dei criteri per l'immissione in ruolo dei docenti, degli aiuti e degli assistenti.

Non possiamo affrontare il tema della ricerca, che ci trova solidali, senza affrontare l'argomento di fondo, ossia quello della diversificazione dell'intervento dello Stato in una materia così importante quale quella dell'università, della ricerca scientifica e della riforma della scuola secondaria.

Fino a che vi sarà il monopolio statale in questi settori, la spesa globale che graverà sullo Stato, pari a circa il 96,97 per cento del bilancio del Ministero della pubblica istruzione, impedirà ogni seria ricerca di fonti alternative di finanziamento per la ricerca scientifica ed universitaria.

Credo che mai come in questo momento si imponga la necessità di una rivisitazione di tali meccanismi. Non basta aver allocato alcune risorse ed avere reperito alcuni finanziamenti senza porsi il problema del perché l'università italiana si trova costantemente alle prese con tali problemi. Vi sono migliaia di insegnamenti a livello universitario con un solo studente o poco più. Dunque, si impone un processo di razionalizzazione, di scelta, di graduazione del livello di intervento dello Stato a favore del corpo docente.

Non sono soddisfatto come il collega Villetti perché i problemi permangono. Al di là della panacea trovata per ricomporre una coalizione particolarmente eterogenea anche in una materia delicata come questa, i problemi gravi dell'università denunciati dai rettori permangono tutti nella loro intatta gravità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Questo è il secondo intervento fuori tema. Hanno chiesto di parlare anche gli onorevoli D'Agrò e Mario Pepe. La preghiera è davvero...

 

MARIO PEPE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARIO PEPE. Signor Presidente, vorrei pregarla di delegare i deputati segretari a controllare le tessere di votazione, soprattutto nell'ala sinistra dell'emiciclo.

 

FRANCESCO PIRO. Perché, in quella destra no?

 

MARIO PEPE. Vedo che i segretari non sono in aula. Posso farlo io questo lavoro, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)...

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Presidenza è certa che, iniziando le votazioni, vi sarà il massimo della correttezza in aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, c'è ipocrisia nell'azione del gruppo de La Rosa nel Pugno relativamente alla decisione astenersi. Rispetto al recupero sui tagli, di fatto, vi sono ancora circa 70 milioni da recuperare nella ricerca. Vorrei soltanto ricordare che nella scorsa legislatura su questo tema siamo stati inchiodati per giorni e diffamati perché avevamo messo a nudo i limiti dell'università e dei centri di ricerca italiani. Se questi non sono provvedimenti spot per ricompattare una maggioranza che non c'è più, non so proprio cosa dire.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.

 

ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, vorrei dire che è falso che si sia fatta una vera correzione sull'università: 100 milioni di euro non compensano affatto il minimo indispensabile per il fondo di finanziamento ordinario, non straordinario. Il discorso è molto lungo e io ho poco tempo a disposizione. Vorrei dire che, con riguardo alla decantata agenzia, non vedo tutta questa rivoluzione, se non quella di aver eliminato due agenzie che, a detta del ministro Mussi, funzionavano ed averle sostituite con questa. Non so quale sia il guadagno per l'università e non so cosa dovrebbe valutare, visto che all'università nulla è stato dato.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, anche se apprezzo la sua responsabilità istituzionale, credo che non possiamo procedere alle votazioni in assenza dei segretari di Presidenza.

So che ci sono tanti segretari, tutti impegnati, soprattutto quelli della maggioranza, nella nobile missione di «salvare» il compagno Caruso nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, però essi hanno anche il dovere istituzionale di assicurare la regolarità delle votazioni dell'Assemblea.

Il regolamento prevede la presenza obbligatoria di due segretari di Presidenza e credo, Presidente, che non possiamo procedere alle votazioni in loro assenza.

 

PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi sull'emendamento Fugatti 11.47, dovremmo ora passare ai voti. L'ipotesi che avevo avanzato era quella di un voto ispirato al senso di responsabilità di tutti noi. I segretari sono impegnati nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, che sta per terminare ma, se lei insiste nella sua richiesta, è necessario sospendere i lavori in attesa della conclusione di tale riunione.

 

ANTONELLO FALOMI. Si può anche sospendere la riunione dell'Ufficio di Presidenza!

 

PRESIDENTE. Ciò non è nella nostra possibilità. Da parte mia, posso solo rappresentare al Presidente della Camera la situazione che si sta manifestando in questi termini in aula.

Sospendo quindi la seduta in attesa della conclusione della riunione dell'Ufficio di Presidenza.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

 

PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto in aula.

Dobbiamo procedere alla votazione dell'emendamento Fugatti 11.47.

Se nessuno chiede di parlare...

 

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, capisco che lei debba mettere in votazione l'emendamento Fugatti 11.47; però, dato che vi è stata una sospensione improvvisa dei lavori senza che si sia stabilito esattamente quando la seduta sarebbe ripresa, la pregherei di pazientare il tempo necessario per permettere ai colleghi di rientrare in aula. Essendo infatti la seduta sospesa, i colleghi erano ben autorizzati ad uscire nella sala antistante. La pregherei quindi di pazientare qualche minuto. La ringrazio.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

 

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, veramente...

 

PRESIDENTE. Mi correggo: l'onorevole Evangelisti non interviene a titolo personale. Prego, ha facoltà di parlare.

 

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non è affatto in discussione il modo corretto, egregio ed autorevole con cui lei presiede i lavori dell'Assemblea. Mi permetto solamente di chiedere di verificare se gli Uffici siano stati attivati per segnalare ai deputati all'esterno l'imminenza di votazioni in Assemblea con il sistema elettronico.

 

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, gli Uffici mi confermano che i colleghi sono stati avvertiti della ripresa della seduta. Io avrei comunque atteso il rientro dei deputati in aula prima di chiudere la votazione.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 11.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 487

Maggioranza 244

Hanno votato 221

Hanno votato no 266).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.48. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, l'emendamento presentato da me rafforza gli strumenti a disposizione degli enti locali e delle regioni per il controllo degli adempimenti tributari, anche in chiave di supporto alla partecipazione all'accertamento dei tributi erariali. Viene inoltre colmata la asimmetria non giustificata circa i poteri a disposizione dei diversi soggetti preposti alla gestione della riscossione coattiva a norma delle leggi vigenti. In particolare, l'articolo 35, commi 25 e 26, del decreto-legge n. 223 del 2006, attribuisce ai dipendenti di Riscossione S.p.a. e delle società da questa partecipate, ai soli fini della riscossione mediante ruolo, alcune facoltà dirette ad agevolare le attività di riscossione medesime. Poiché Riscossione S.p.a. e soprattutto le società dalla stessa partecipate agiscono sul mercato della gestione dei servizi di liquidazione ed accertamento, nonché di riscossione delle entrate degli enti locali in regime di concorrenza, esigenze di parità di trattamento e di non discriminazione impongono che le stesse facoltà siano attribuite agli enti locali stessi ed ai soggetti diversi da questi incaricati a norma delle leggi vigenti, cioè equiparare tali soggetti agli enti locali.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501

Votanti 499

Astenuti 2

Maggioranza 250

Hanno votato 227

Hanno votato no 272).

 

Ricordo che l'emendamento Osvaldo Napoli 11.49 è stato ritirato.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 506

Maggioranza 254

Hanno votato 280

Hanno votato no 226).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gianfranco Conte 11.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503

Votanti 500

Astenuti 3

Maggioranza 251

Hanno votato sì 234

Hanno votato no 266).

 

Prendo atto che gli onorevoli Buontempo e Borghesi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.02.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo si ritiene necessario eliminare il termine «esclusivamente» dal testo in esame, in quanto oltre a limitare notevolmente la portata della revisione normativa intrapresa, l'attuale formulazione introduce di fatto il concetto di attività economica a carattere parzialmente commerciale, sostanzialmente non dimostrabile né opponibile sulla base di fatti certi. Non appare nemmeno sufficiente che il comune, o qualsiasi altro ente impositore, dimostri, in sede di accertamento, l'uso largamente prevalente ai fini commerciali dell'immobile, con la conseguenza che permane invariato il rischio di evidente lesione dei principi di pari trattamento fiscale di attività a medesimo contenuto economico, paventato a proposito della formulazione introdotta nella precedente legislatura.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 510

Maggioranza 256

Hanno votato sì 235

Hanno votato no 275).

 

Prendo atto che l'onorevole Lion non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Prendo atto altresì che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.03.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, al comma 1 sono riportati diversi interventi di semplificazione nella disciplina del prelievo. In particolare, con la lettera a) viene abolito il riferimento alla rendita presunta, ormai ingiustificato in quanto l'autodichiarazione Docfa (documenti informatico-catastali) è il veicolo generale di prima attribuzione di rendita a cura degli stessi titolari. Viene inoltre esplicitata, nella lettera b), la coincidenza tra dimora abituale e residenza anagrafica, che corrisponde alla definizione del Codice civile, e comunque può essere contraddetta sulla base di fatti certi dal cittadino in qualsiasi momento della gestione tributaria.

La forte riduzione del potere d'acquisto delle retribuzioni, registrata in questi ultimi anni in concomitanza con l'introduzione dell'euro, ha reso evidente la necessità di ricalibrare le agevolazioni e l'imposizione sulla base di valori reali e non più solo nominali, consentendo almeno in parte, per quelle che sono le competenze dell'ente locale, di avere strumenti normativi per venire incontro all'evidente necessità sociale di aumentare le soglie del beneficio.

L'ampliamento della facoltà di manovra sulle deduzioni e detrazioni d'imposta permette ai comuni una più marcata personalizzazione dell'imposizione locale, in grado di meglio tener conto della situazione dei soggetti debitori, nonché una maggiore capacità di adeguamento delle agevolazioni alla mutevole situazione sociale. Le disposizioni sui versamenti dell'imposta sono armonizzate con le previsioni già inserite nel decreto Bersani.

Nell'ottica di semplificazione dei rapporti con i contribuenti, la norma introduce il differimento del versamento dell'imposta da parte degli eredi in caso di decesso del soggetto passivo, analogamente a quanto previsto per gli altri tributi, in tal modo colmando una lacuna propria dell'ordinamento dell'ICI. Inoltre, sono espressamente considerati validi i versamenti tempestivamente eseguiti a comune diverso da quello competente, adottando il principio di semplificazione e di riconoscimento della buona fede nei rapporti con il contribuente dettato dalla legge n. 212 del 2000. Le disposizioni (ormai obsolete) sugli scambi informativi sono snellite e rinnovate. Infine, i termini per il versamento di quote richieste con avvisi di accertamento sono uniformati a 60 giorni, come da sempre accade per la generalità dei tributi e le altre entrate locali e statali.

Con il comma 2, viene integrata la norma del cosiddetto decreto Bersani relativa all'attuazione dell'abolizione dell'obbligo di dichiarazione e comunicazione dell'ICI: è necessario armonizzare le esigenze residue di mantenimento dell'obbligo di dichiarazione, opportunamente uniformate su tutto il territorio nazionale, in quanto il nuovo sistema di circolazione delle informazioni catastali potrebbe non essere applicabile a taluni casi di trasferimento di proprietà o di revisione delle caratteristiche immobiliari con la dovuta tempestività. Con tale misura, gli uffici comunali eliminerebbero un carico di ore lavorative che potrebbero essere destinate ad altre attività, con vero vantaggio per l'efficienza degli uffici medesimi. Grazie, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Osvaldo Napoli.

Saluto la delegazione di cittadini italo-americani presente in tribuna e guidata dal signor Joseph Sciame, già presidente dell'associazione Sons of Italy in America (Applausi).

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 508

Maggioranza 255

Hanno votato 235

Hanno votato no 273).

 

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui subemendamenti presentati all'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione.

Avverto che non saranno posti in votazione i subemendamenti Baldelli 0.11.0600.9, 0.11.0600.10 e 0.11.0600.12, in quanto aventi carattere formale. Tali proposte emendative potranno essere prese in considerazione ai fini del coordinamento formale del testo.

Onorevole relatore, prego, ha facoltà di parlare.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario su tutti i subemendamenti presentati all'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione. Raccomando, ovviamente, l'approvazione dell'articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, nella giornata di ieri, avevamo sollecitato l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, chiedendo, peraltro, che esso fosse riferito al comma 22 dell'articolo 11. Ciò non è avvenuto, né abbiamo aperto una discussione su un argomento che ha molto interessato anche il Comitato dei nove stamani.

Vorrei capire come si voglia procedere in relazione a tale argomento (se lo si voglia trattare ora oppure in seguito). Per la verità, come ho detto, l'articolo aggiuntivo in parola andava riferito ai commi 22 e seguenti dell'articolo 11, ma non ne abbiamo trovato traccia.

 

PRESIDENTE. Onorevole relatore, la invito ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, accantonato nella seduta di ieri.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, riterrei opportuno che si esaminassero ora l'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione ed i relativi subemendamenti, per poi riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo accantonato.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Avverto che, della serie di subemendamenti a scalare da Leone 0.11.0600.8 a Leone 0.11.0600.4, porrò in votazione il primo, il terzo e l'ultimo.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 513

Maggioranza 257

Hanno votato 240

Hanno votato no 273).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 509

Maggioranza 255

Hanno votato 237

Hanno votato no 272).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 508

Astenuti 1

Maggioranza 255

Hanno votato 236

Hanno votato no 272).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Baldelli 0.11.0600.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 518

Votanti 501

Astenuti 17

Maggioranza 251

Hanno votato 223

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 520

Votanti 501

Astenuti 19

Maggioranza 251

Hanno votato 225

Hanno votato no 276).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508

Votanti 492

Astenuti 16

Maggioranza 247

Hanno votato 220

Hanno votato no 272).

 

Prendo atto che il deputato Fitto non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 522

Votanti 503

Astenuti 19

Maggioranza 252

Hanno votato 225

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 528

Votanti 509

Astenuti 19

Maggioranza 255

Hanno votato 225

Hanno votato no 284).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 528

Votanti 507

Astenuti 21

Maggioranza 254

Hanno votato 225

Hanno votato no 282).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 522

Votanti 500

Astenuti 22

Maggioranza 251

Hanno votato 222

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 519

Votanti 498

Astenuti 21

Maggioranza 250

Hanno votato 222

Hanno votato no 276).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 520

Votanti 501

Astenuti 19

Maggioranza 251

Hanno votato 221

Hanno votato no 280).

 

Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 520

Votanti 501

Astenuti 19

Maggioranza 251

Hanno votato 220

Hanno votato no 281).

 

Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare.

Avverto che della serie di subemendamenti a scalare da Mario Pepe 0.11.0600.23 a Mario Pepe 0.11.0600.24 porrò in votazione il primo, l'intermedio e l'ultimo.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 526

Votanti 521

Astenuti 5

Maggioranza 261

Hanno votato 241

Hanno votato no 280).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 527

Votanti 525

Astenuti 2

Maggioranza 263

Hanno votato 245

Hanno votato no 280).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 527

Votanti 524

Astenuti 3

Maggioranza 263

Hanno votato 245

Hanno votato no 279).

 

Passiamo al subemendamento Leone 0.11.0600.1.

 

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Colleghi, per favore. Prego, onorevole Conte.

 

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, il problema posto dalla proposta emendativa della Commissione, soprattutto per quanto previsto dal comma 2, è che, a fronte di un principio generale, cioè quello di sostenere le associazioni che operano in manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, la cifra indicata è, per così dire, simbolica, ovvero cinque milioni di euro. Affrontando la questione sotto il profilo strettamente sperimentale, il concetto è giusto, ma, al di là dell'esiguità della cifra messa a disposizione, non è condivisibile lasciare al Ministero dell'economia e delle finanze l'individuazione dei soggetti che ne avrebbero diritto. Sarebbe opportuno che questo principio fosse espresso in una norma che sostenga le attività di tutte quelle associazioni culturali che si impegnano nelle manifestazioni di carattere storico, artistico e culturale. Per questo motivo, con questo subemendamento si intende togliere al Ministero dell'economia e delle finanze la facoltà di individuare i soggetti destinatari di questi cinque milioni, lasciando allo stesso la competenza sulla definizione di linee guida che dovrebbero portare, poi, all'individuazione delle modalità e del complesso dei soggetti interessati. Riteniamo che questa formulazione sia in prospettiva più ampia e meglio aderente a quella che è la necessità rappresentata dall'emendamento della Commissione e invitiamo il relatore e il Governo a rivedere il proprio parere.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 515

Maggioranza 258

Hanno votato 242

Hanno votato no 273).

 

Passiamo al subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.29.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Proteste del deputato Leone).

Colleghi, per favore. Prego, onorevole Conte.

 

GIANFRANCO CONTE. Questo subemendamento, che ha la stessa logica del precedente, sul quale sono intervenuto, è volto a portare a dieci milioni l'onere previsto per il ministero. Parliamo del Ministero della solidarietà sociale: quale maggiore solidarietà, rispetto alle necessità di sostenere tutte quelle persone che, gratuitamente, ogni giorno, si occupano di valorizzare le tradizioni culturali, storiche e artistiche del nostro paese?

Ci sembra un subemendamento degno di attenzione, anche rispetto all'esiguità della somma richiesta. Pertanto, da parte del relatore, che vedo interessato ad argomenti di diversa caratura, e del rappresentante del Governo vorremmo una maggiore attenzione rispetto a questo subemendamento; e vorremmo, se possibile, condividerlo con l'intera maggioranza.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521

Votanti 520

Astenuti 1

Maggioranza 261

Hanno votato 243

Hanno votato no 277).

 

Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.11.0600.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega sostiene questa iniziativa di supporto ad associazioni «che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali». È evidente che un'iniziativa del genere non può che trovare il nostro sostegno.

Per questo motivo, con questo subemendamento, chiediamo un innalzamento della cifra messa a disposizione, da 5 a 7 milioni di euro.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.11.0600.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 519

Votanti 518

Astenuti 1

Maggioranza 260

Hanno votato 244

Hanno votato no 274).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.11.0600.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti e votanti 522

Maggioranza 262

Hanno votato 243

Hanno votato no 279).


Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, riprendo gli interventi svolti dal collega Gianfranco Conte, perché mi sembrano significativi per spiegare all'Assemblea una differenza sostanziale che, in qualche modo, si afferma in questo disegno di legge finanziaria e che trova in questo articolo aggiuntivo una spiegazione - mi scusi, onorevole Ventura - di stampo filosofico.

Il Governo di centrodestra aveva approvato una norma generale che consentiva a tutte le pro loco d'Italia di godere di un trattamento fiscale diverso, dal giorno successivo alla sua entrata in vigore. Con questo articolo aggiuntivo la maggioranza propone un trattamento fiscale diverso per tutte le associazioni che operano per la realizzazione o partecipazione a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale: sembrerebbe una norma positiva. Ho chiesto alla maggioranza perché non avesse esteso a queste associazioni la norma sulle pro loco contenuta nella legge finanziaria dell'anno scorso. In realtà, questa disposizione è diversa, ed è diversa come molti altri articoli di questo disegno di legge finanziaria; solo che, in questo caso, è più facile capirne la logica. Voi non aprite questo beneficio a tutte le associazioni, ma solo ad alcune. Quali? Quelle che individuerà il Ministro dell'economia e delle finanze con un decreto.

In altri termini, con questo disegno di legge finanziaria non cercate di introdurre principi generali, ma introducete principi, che spacciate come generali, lasciando la possibilità ad alcuni ministri di sottogestirli.

Pertanto, non godranno di questo vantaggio tutte le associazioni, ma solo alcune, che saranno segnalate possibilmente dalla maggioranza al ministro, il quale le inserirà nel decreto. In tal modo, si rende ingiusta una norma che avrebbe avuto un aspetto positivo. Essa andrà a privilegiare gli amici di questa maggioranza, a discapito di altre associazioni con uguali diritti e con uguale storia, ma che probabilmente non troveranno la sponsorizzazione in qualche partito o qualche persona autorevole appartenente a questa maggioranza.

Questo articolo aggiuntivo, anche se si riferisce ad una questione piccola, è significativo. In tutta la finanziaria troviamo norme di questo tipo, che sarebbero condivisibili se fossero generali, ma che, essendo particolari o sottoposte poi a un decreto applicativo, cioè alla discrezionalità del singolo ministro o della maggioranza, diventano insostenibili.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, la lettura di questo articolo aggiuntivo fa veramente capire che siamo di fronte ad una cosiddetta norma «mancia», inserita cioè per permettere la discrezionalità assoluta di concedere benefici. Mi richiamo alla discussione che si è svolta questa mattina. Altro che benefici o aggravio di imposte per chi, in maniera anche marginale, affianca alle attività religiose o sociali anche la possibilità di avere un piccolo introito! Qui si tratta di dare benefici ad associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate alle tradizioni delle comunità locali, che sono equiparate ai soggetti esenti dall'imposta sul reddito delle società. Si tratta di benefici che il Parlamento decide di dare al buio, non sapendo quali siano le associazioni, quale tipo di ragione sociale, di statuto, di credibilità o serietà abbiano, da quando si siano costituite, cioè se possano avere questi finanziamenti. Deciderà il Governo - mi sembra di capire - senza neanche il parere del Parlamento, contrariamente a quanto avviene per l'otto per mille, per il quale il Governo propone, ma il Parlamento dispone. Tutti sappiamo - per la mia esperienza di questi cinque anni di Governo - che la proposta dell'otto per mille, che arrivava nelle Commissioni parlamentari, veniva largamente rimaneggiata con il contributo delle Commissioni, che molte volte cambiavano le indicazioni che venivano da parte del Governo.

Qui non c'è neanche un passaggio parlamentare e quindi c'è la discrezionalità assoluta su chi sia il soggetto che percepirà questi benefici, su quando questo soggetto si sarà costituito, magari ad hoc - magari si costituirà sulla base di questa norma - su come verranno stilate le graduatorie. Allora, venendo dall'Emilia Romagna, conosco abbastanza bene questo modo di fare: si trasforma la certezza del diritto e lo stesso Parlamento, che dovrebbe fissare parametri, limiti e ambiti dei diritti dei cittadini e delle associazioni, a favore di una discrezionalità assoluta, per cui chi è contiguo o amico del potere politico avrà il contributo, chi non è contiguo o vicino o subalterno al potere politico non lo avrà.

È un sistema di legiferare assolutamente sbagliato, non degno di una legge nazionale, che inserisce ulteriori elementi di degrado e di clientelarismo. Si farà inevitabilmente della clientela, perché poi si dirà - questo è un altro sistema che conosciamo molto bene - che i fondi a disposizione sono solo 5 milioni di euro, mentre coloro che hanno chiesto il contributo magari saranno - i comuni italiani sono 8 mila - migliaia. E chi sarà il beneficiario? Chi in graduatoria arriverà primo! E chi la fa la graduatoria? Chi deciderà quelli che in graduatoria saranno premiati e quelli che invece non lo saranno? Sulla base di quali considerazioni sarà dato il contributo? Chi stabilirà se queste manifestazioni o queste associazioni abbiano una validità culturale tale da garantire loro il diritto ad un contributo? Quando? Dove? Come?

Non si può legiferare in questa maniera, veramente avvilente. Chiedo quindi - anche perché immagino che probabilmente non sia stato sufficientemente valutato dalla Commissione - che sia ritirato questo articolo aggiuntivo, che apre una serie di interrogativi che, secondo me, anche la Corte dei conti non potrà non porsi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,35)

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 513

Votanti 510

Astenuti 3

Maggioranza 256

Hanno votato 295

Hanno votato no 215).

 

Prendo atto che il deputato Balducci ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato Cirielli ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario. Prendo atto infine che il deputato Pini non è riuscito a votare.

Chiedo al relatore, onorevole Ventura, se ritenga opportuno proseguire nei nostri lavori con l'esame dell'articolo 12 oppure riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10, accantonato nella seduta di ieri.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che l'Assemblea possa senz'altro riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01.

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ventura.

 

(Ripresa esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01 (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).

Ricordo che la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole, a condizione che fosse accolta la seguente riformulazione: aggiungere alla fine dell'articolo aggiuntivo le parole «salvo prova contraria».

Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo in esame accolgono la riformulazione proposta dalla Commissione e dal Governo.

Passiamo dunque ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 506

Astenuti 3

Maggioranza 254

Hanno votato 475

Hanno votato no 31).

 

Prendo atto che i deputati Incostante e Pini non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere voto favorevole. Prendo atto altresì che i deputati Zanella, Balducci e Lion avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.

 

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 4).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Garavaglia 12.1 e 12.2 e Moffa 12.3; il parere è invece favorevole sugli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5.

La Commissione esprime inoltre parere contrario sull'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 12.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, i comuni ritengono che la compartecipazione dinamica all'IRPEF sia indispensabile per garantire agli enti locali risorse finanziarie certe, costanti e stabili nel tempo. Si ritiene che la compartecipazione dinamica all'IRPEF debba partire dall'anno 2007, in primo luogo perché l'avvio previsto a partire dal 2008, con base imponibile di riferimento 2006, farebbe registrare il primo incremento nel 2009, quindi non avrebbe senso inserire nella finanziaria 2007 una compartecipazione che produrrebbe i suoi effetti solo nel 2009; in secondo luogo la compartecipazione all'IRPEF può costituire uno stimolo per i comuni ad adottare politiche di sviluppo locale, tese ad incrementare la produttività del territorio di competenza, che possano determinare l'espansione della base imponibile e quindi del gettito totale IRPEF.

Soprattutto, in base a quanto stabilito dalle norme attualmente vigenti in materia di contabilità generale dello Stato, la legge finanziaria deve contenere esclusivamente norme dirette a realizzare effetti finanziari a decorrere dall'anno a cui si riferisce il bilancio di previsione in discussione. In altri termini, il passaggio dal 2007 al 2008 vi pone un interrogativo. Ebbene, colleghi della maggioranza, parlate tanto di piena disponibilità al federalismo fiscale: certamente, questo non è federalismo fiscale, ma nient'altro che un passo all'indietro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento che il gruppo della Lega Nord Padania ha proposto tende a sopprimere l'articolo 12 del provvedimento all'esame. Tale articolo prevede una compartecipazione comunale all'IRPEF. In pratica, si prevede che, a partire dall'anno 2008, ai comuni sarà assegnata la quota del 2 per cento dell'IRPEF raccolta sul territorio. Tuttavia, si prevede anche che, a decorrere dall'anno 2009, la quota variabile dell'IRPEF, cioè l'incremento del gettito compartecipato che sarà raccolto sul territorio, sarà devoluta per finalità perequative e di sviluppo economico. In pratica, a partire dall'anno 2009, la quota variabile non rimarrà sul territorio ma sarà ripartita per finalità perequative e di sviluppo. Noi riteniamo che questa sia una forma di federalismo sbagliata, che si tratti di un federalismo «strabico». Se parliamo di quota di compartecipazione all'IRPEF, tutta quella quota, sia quella fissa, sia quella variabile, deve rimanere a quel comune o ente locale, altrimenti, come ha affermato il collega che mi ha preceduto, si torna indietro. Ritengo che, se le quote di imposta sul reddito che dovrebbero rimanere sul territorio - questo è il federalismo fiscale di cui tanto si parla in quest'Assemblea e del quale tanto abbiamo sentito parlare da parte la maggioranza - fossero destinate, nei fatti, a finalità perequative e di sviluppo economico, si tornerebbe sempre al solito «calderone» del quale, da tanti anni si sta parlando all'interno di questa Assemblea e nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

 

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per svolgere una considerazione. Nessuno pensi che, con questo articolo 12, stiamo applicando il federalismo fiscale, che è altra cosa. Con questo disegno di legge finanziaria si prevede che, nel 2007, per i comuni non cambierà alcunché e che, dal 2008, essi avranno una compartecipazione al gettito IRPEF del 2 per cento ma, contestualmente, saranno ridotti i trasferimenti dello Stato nella misura del 2 per cento. In altri termini, avremo un maquillage di bilancio: per i comuni, ciò che oggi si definisce trasferimento dello Stato domani si chiamerà compartecipazione all'IRPEF. Ci sarà soltanto una diversa classificazione del bilancio. A partire dal 2009, ci sarà un dato diverso. Infatti, una parte dell'incremento, dello sviluppo dell'IRPEF sul territorio, dovrebbe rimanere nel territorio, fatto salvo un valido principio di perequazione. Ancora una volta, questo significa che la quota di gettito che rimarrà sul territorio sarà molto bassa, mentre i trasferimenti si ridurranno ancora. Alla fine, per i comuni non ci sarà alcun trasferimento, ma soltanto una variazione di capitolo di entrata.

Affermo questo perché non vorrei che questo articolo 12 bloccasse un processo di evoluzione verso il federalismo fiscale, che è stato attuato nella scorsa legislatura ed ha portato alla redazione di uno studio redatto dall'alta commissione. Tale studio costituisce una buona base per l'attuazione del vero federalismo fiscale, che passa non soltanto attraverso una modifica dell'IRPEF ma anche attraverso l'IRAP e vere tasse di scopo, che non sono quelle che saranno introdotte da questo disegno di legge finanziaria. Lo dico perché è importante che tutti abbiano la consapevolezza che, con questo articolo, non stiamo certamente attuando il federalismo.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 510

Votanti 509

Astenuti 1

Maggioranza 255

Hanno votato 234

Hanno votato no 275).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 12.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, con il presente emendamento proponiamo la soppressione del comma 3 dell'articolo 12.

Come già accennato in precedenza, avete avuto la decenza di non denominare questo articolo 12 come attuazione del federalismo fiscale, ma banalmente come compartecipazione comunale all'IRPEF. Quindi, invece di trasferimento dallo Stato, si parla di compartecipazione: se non è zuppa è pan bagnato!

Il comma 2 prevede che una parte fissa sia definita sulla base della ricchezza prodotta nel paese. La stessa cifra viene poi ridotta nei trasferimenti. Ciò vuol dire che se a titolo di compartecipazione il 2 per cento dell'IRPEF del comune di Firenze fa 100, gli si conferisce 100 e gli si toglie 100 di trasferimenti. In definitiva, il comma 2 è assolutamente ininfluente.

Invece, il comma 3 appare peggiorativo, in quanto prevede che, per la parte successiva, l'aumento del gettito, invece di essere lasciato tutto al comune, come sarebbe logico, sia ridistribuito: in primo luogo, sulla base di criteri decisi dal ministro dell'interno; in secondo luogo, di concerto con il ministro degli affari regionali (su questo si potrebbe convenire); in terzo luogo, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Al solito, non si capirà niente, passeranno gli anni e non cambierà quasi nulla.

Cos'è il federalismo fiscale? Da noi si usa dire: «Articolo quinto, chi ha in mano i soldi ha vinto!». Ciò vuol dire che il comune si dovrà tenere le tasse che gli spettano, poi si discuterà della percentuale che questo dovrà lasciare agli enti superiori: questo è il federalismo fiscale! Se non si fa così, si prende in giro la gente!

Oltretutto, con questo meccanismo si prevede che, nei criteri di riparto, i ministri e la suddetta Conferenza dovranno considerare le finalità perequative, tenendo conto anche della spesa storica. Quindi, più i comuni sono stati spendaccioni, più saranno premiati. Inoltre, si terrà conto anche dell'esigenza di promuovere lo sviluppo economico. Siamo alle solite, siccome il nord è più sviluppato, avrà somme minori, mentre ne avranno di maggiori le altre aree!

La Lega non è contraria alla solidarietà a livello nazionale, ma vuole sapere esattamente quanto costa tutto ciò. Se una percentuale resta ai comuni, occorre definire quanto dovrà essere attribuito agli enti superiori. Questo è federalismo fiscale, quello che prevedete voi è una «bufala», come si dice a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

 

CESARE CAMPA. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere sia l'emendamento in esame, sia l'emendamento Moffa 12.3.

L'articolo 12 è veramente scandaloso, in quanto non dà nulla alle amministrazioni comunali. Nella prima parte si stabilisce che vi è una compartecipazione del 2 per cento; pertanto, i comuni virtuosi godranno di tale compartecipazione, ma vedranno ridotto nella stessa misura il fondo a loro destinato.

Nell'articolo 12 è passata questa specie di «spada di Damocle». Occorre sopprimere il comma 3 di tale articolo, come si propone attraverso l'emendamento, se si vuole far sì che i comuni siano virtuosi e abbiano la volontà di compartecipare nel combattere l'evasione fiscale che tanto vi sta a cuore; diversamente, se un comune divenisse virtuoso, combattesse l'evasione fiscale, ottenesse una maggiore entrata, alla fine ad esso sarebbe tolta la compartecipazione al gettito IRPEF, mentre i criteri di riparto dovrebbero essere stabiliti negli anni a venire con la spada di Damocle delle finalità perequative. In queste condizioni, per quale motivo dovrebbe essere virtuoso, cercare di combattere l'evasione, se poi tutto questo lavoro andrà a finire a favore di comuni spendaccioni, che non fanno nemmeno parte di quelli che compartecipano al gettito IRPEF?

L'articolo 12 è scandaloso: lo avete proposto in attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento in attuazione del Titolo V, che però non avete attuato. Con tale emendamento siete lontani mille miglia dall'attuazione di un federalismo vero. State disincentivando quei sindaci che intendono in qualche modo compartecipare con voi all'individuazione dell'evasione, fate di tutto perché vi sia uno spreco di risorse, tant'è vero che, alla fine, sempre per difendere i vostri amici e amichetti, prevedete criteri di riparto che devono primariamente tenere conto della finalità perequativa (cioè, premiare quelli che non hanno amministrato bene) e dell'esigenza di promuovere lo sviluppo economico!

Su questo non ci stiamo, signor Presidente, amici della maggioranza: mettiamoci veramente, almeno noi del nord, nella carreggiata giusta, votando a favore di questi due emendamenti in esame, che faranno certamente aumentare di molto la compartecipazione all'IRPEF, ma faranno anche sì che i comuni diventino più virtuosi e abbiano bilanci certamente migliori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

 

FRANCO RUSSO. Presidente, noi voteremo contro questi emendamenti soppressivi per due motivi molto semplici. Per quanto riguarda il primo, non intendevo prendere la parola, ma, ascoltando il collega della Lega, sono rimasto, se non meravigliato, abbastanza turbato. Colleghi e colleghe della Lega, siamo cittadini e cittadine italiani o, al più, cittadini e cittadine europee ed è abbastanza strano pensare che siamo nuovamente nel Medioevo dei comuni, dove comunque vi era una maggiore democrazia di quanta voi presupponete che debba esservi all'interno dei nostri comuni.

Non siamo più un'organizzazione separata, divisa...

 

ANDREA GIBELLI. Sei un comunista!

 

ROBERTO COTA. Stalin!

 

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Russo.

 

FRANCO RUSSO. Noi siamo cittadini di uno Stato nazionale. Voi vorreste farci tornare veramente a qualcosa di pre-Ottocento, cioè al Medioevo. Collega, riguardo al problema che lei ha posto in termini di carità, quando ha affermato che siete disposti anche a dare qualcosa (perché non è che non siete cristiani, quindi volete dare qualcosa), lei deve ricordare che siamo guidati da una Costituzione, che all'articolo 119 (glielo rileggo perché probabilmente lo ha perso di vista) afferma: «I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome» - e siamo d'accordo - «Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri» - e siamo ancora d'accordo - «in armonia con la Costituzione...» (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), cioè a dire garantendo i diritti universali della persona.

Dunque, noi, quando paghiamo le tasse, lo facciamo per garantire dei servizi universali alla persona! (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

 

FEDERICO BRICOLO. Sei un comunista!

 

FRANCO RUSSO. L'articolo 119 della Costituzione - ho concluso, Presidente - stabilisce ancora: «...e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario». In conclusione, non siamo persone, che sono separate l'una dall'altra, ma che convivono nello stesso Stato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Vorrei rivolgere una domanda all'onorevole Franco Russo, perché quando di coerenza si ferisce, si rischia di perire. Infatti, se siamo tutti italiani, se siamo tutti europei e se la cassa è comune, perché questa finanziaria è piena - mi consenta il termine - di «marchette» localistiche pensate per i vostri amici, partendo da questa città e da Veltroni? Non siamo tutti amici (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)?

 

PRESIDENTE. Non è il caso di continuare il dialogo!

 

FRANCO RUSSO. La democrazia è il compromesso tra gli Stati sociali!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi non accettiamo lezioni di democrazia dagli eredi di Stalin (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

 

FRANCO RUSSO. Buffone!

 

PRESIDENTE. Capisco che, a quest'ora, in quest'aula vi sia sempre qualche pericolo: quindi, controlliamoci tutti!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi della sinistra radicale che loro hanno approvato il titolo V della Costituzione, nel quale lo Stato è all'ultimo posto! Prima vengono regioni, comuni e province. Quindi, sono stati loro a fare riforme sbagliate (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo Rifondazione comunista-Sinistra Europea si grida: No!)!

 

PRESIDENTE. Inviterei i colleghi a contenere le manifestazioni di consenso e di dissenso.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 12.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 516

Votanti 515

Astenuti 1

Maggioranza 258

Hanno votato 238

Hanno votato no 277).

 

Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moffa 12.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 515

Maggioranza 258

Hanno votato 239

Hanno votato no 276).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, gli emendamenti, che chiedo peraltro di sottoscrivere, si rifanno a quanto disposto dall'articolo 60 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che prevede l'istituzione dell'IRAP, dell'addizionale IRPEF ed il riordino della disciplina dei tributi locali.

In relazione all'attribuzione alle province del gettito d'imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile, derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, è stabilito che le regioni a statuto speciale e le province autonome provvedano, in conformità ai rispettivi statuti, all'attuazione delle relative disposizioni statali, in cui sono stati contestualmente disciplinati i rapporti finanziari tra lo Stato, le autonomie speciali e gli enti locali, al fine di mantenere il necessario equilibrio finanziario.

Poiché la compartecipazione comunale all'IRPEF, prevista dall'articolo 12, si accompagna ad una riduzione di gettito a carico della regione siciliana, nonché ad una riduzione dei trasferimenti erariali destinati ai comuni, far dipendere l'attuazione del meccanismo compartecipativo per regioni a statuto speciale e province autonome da provvedimenti deliberati da questi ultimi, che assicurino, nei rapporti finanziari tra Stato, autonomie speciali e comuni, il necessario equilibrio finanziario, appare congruo anche per dar corso alla sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 1999, che dichiara legittimo l'articolo 60 della legge n. 446 del 1997.


PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5., accettati dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

(Presenti 515

Votanti 513

Astenuti 2

Maggioranza 257

Hanno votato 505

Hanno votato no 8).

 

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.

Passiamo alla votazione dell'articolo 12.

Ha chiesto di parlare per dichiarazioni voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, la Lega Nord è contraria all'articolo 12, come esposto molto bene dal collega onorevole Fugatti, che ha espresso considerazioni sull'intero articolo, e Garavaglia con riferimento al comma 3.

Anche in seguito a ciò che è successo poc'anzi con i colleghi della sinistra, volevo fare chiarezza sulla questione, dopodiché ognuno può pensare a proprio modo, però facciamo un attimo di chiarezza e capiamoci.

Il comma 1 inizia testualmente con questo presupposto: «In attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento delle amministrazioni locali in attuazione del federalismo fiscale di cui al Titolo V [...]», ma il resto dell'articolo va nella direzione opposta ai principi del federalismo fiscale.

Se siamo tutti d'accordo che il punto di arrivo debba essere il federalismo fiscale, perché prevedere un regime transitorio, che va esattamente nella direzione opposta? Se si è in buona fede, si è sbagliato a formulare l'articolo e, allora, non dovremmo avere problemi a riformularlo o a correggerlo. Se, invece, non si è in buona fede, ciò deve emergere in modo palese e lo si deve dire ai cittadini. Ognuno se ne assuma la responsabilità e dica di essere a favore del federalismo fiscale, facendo in modo di attuarlo, oppure dica di essere contrario, ma facciamo chiarezza! Altrimenti, è facile fare applausi da circo, ma, in questo modo, si prendono in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 524

Votanti 523

Astenuti 1

Maggioranza 262

Hanno votato 288

Hanno votato no 235).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.

 

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo pone l'attenzione ai problemi della montagna e, in particolare, alla conservazione dei fabbricati tradizionali, che hanno una valenza culturale, adibiti all'agricoltura ma non più adibiti alla stessa funzione.

Essi hanno l'obbligo dell'accatastamento e, quindi, sono soggetti all'ICI. Il mio articolo aggiuntivo intende dare la facoltà ai comuni di esentare dal versamento dell'ICI questi fabbricati.

Credo che, se questo articolo aggiuntivo venisse approvato - successivamente vi sono anche proposte emendative della Lega nord in tal senso -, faremmo una cosa interessante per salvaguardare il patrimonio tradizionale delle nostre montagne (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega Nord per aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, oltre a chiedere di aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo, vorrei ricordare che il problema dei piccoli comuni di montagna è drammatico.

La V e la VIII Commissione stanno discutendo una riedizione della legge sui piccoli comuni, che era stata approvata da questa Camera nella precedente legislatura, proprio in funzione della preoccupazione che l'abbandono dei piccoli comuni, in particolare di montagna, determini anche un degrado del territorio e un problema di difesa ambientale.

Pertanto, credo che l'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01 sia da sostenere.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo 12.01 dell'onorevole Zanetta, in quanto lo ritengo molto pregevole per il significato economico e sociale che esso riveste.

Non dobbiamo dimenticare che i territori montani sono gradualmente sempre più spopolati, perché non c'è un'economia sufficiente. Questo è un piccolo sostegno molto significativo affinché piccole frazioni, che testimoniano un'identità, una storia e una cultura antichissime del nostro paese, in qualche maniera continuino ad esistere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in oggetto e per riflettere sul tema in questione.

Mi rivolgo al rappresentante del Governo: stiamo discutendo di entità economiche irrisorie, perché in ogni comune di montagna esistono certamente alcune situazioni particolari, ma non si tratta di un'enormità. Quindi, si parla di cifre relativamente modeste in capo alla contabilità dello Stato piuttosto che dei comuni.

Vorrei rivolgermi all'intera Assemblea, magari un po' stanca, e alla sensibilità di ognuno di voi, in particolare della maggioranza, affinché non si lasci infastidire dal fatto che questa proposta provenga dall'opposizione. Come nella giornata di ieri è stato accolta con entusiasmo una proposta emendativa di un esponente della maggioranza, per una questione non tanto di par condicio, quanto di reciproca sensibilità, chiedo l'attenzione anche da parte dei colleghi della maggioranza su questo specifico argomento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).


PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

 

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01, senza ripetere le motivazioni dei colleghi, che faccio mie.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indico...

 

IDA D'IPPOLITO VITALE. Presidente, chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, revoco l'indizione della votazione e do la parola per dichiarazione di voto, a titolo personale, all'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

 

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, la ringrazio doppiamente per aver revocato l'indizione della votazione e per avermi dato la possibilità di esprimere la condivisione, naturalmente attraverso la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento al nostro esame, delle ragioni che sono state rappresentate.

I comuni rurali sono una realtà molto diffusa nel nostro paese. È una realtà che riguarda il nord del paese, come il centro e il sud. Io appartengo ad una regione in cui sono numerosi i piccoli comuni. Quindi, l'iniziativa di evitare la tassazione per quelle unità immobiliari che possano definirsi rurali significa, di fatto, mantenere identità, storia, memoria, tradizioni e cultura nelle varie regioni del paese. Significa anche aprire magari delle prospettive per un utilizzo ed un investimento di tipo diverso (penso, naturalmente, all'agriturismo e al turismo nella sua accezione più generale) proprio in quella realtà. Grazie, Presidente.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 511

Maggioranza 256

Hanno votato 237

Hanno votato no 274).

 

Prendo atto che l'onorevole Vietti avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

 

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 5).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 13.500 del Governo ed esprime parere contrario su tutti gli altri emendamenti presentati all'articolo 13.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 13.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 520

Maggioranza 261

Hanno votato sì 239

Hanno votato no 281).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 13.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 516

Votanti 514

Astenuti 2

Maggioranza 258

Hanno votato 236

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.500 del Governo, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 527

Votanti 522

Astenuti 5

Maggioranza 262

Hanno votato 301

Hanno votato no 221).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 13.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, devo richiamarmi a quanto detto dal viceministro Visco ieri, a New York. L'ho già detto questa mattina, ma lo ripeto. Visco ha detto: speriamo che qualche comune fallisca. In merito a questo emendamento, rimango estremamente perplesso - lo dico sempre ai colleghi della maggioranza - anche perché si è parlato in questi giorni di affidare il catasto ai comuni. L'emendamento in discussione si propone una revisione dell'articolo 13 di questo disegno di legge finanziaria, che considera acquisito il mantenimento della responsabilità statale sul processo di revisione generale degli estimi e dei valori catastali, ma restituisce ai comuni poteri di classamento e revisione puntuale, che sono inscindibili dall'acquisizione di funzioni non meramente ausiliarie. Allora, permettetemi, onorevoli colleghi, sottosegretario Grandi: parlate di passaggio del catasto ai comuni, ma non date ai comuni stessi le funzioni per poter operare nel catasto. Ma come si fa a dire che date funzioni agli enti locali senza poi dare ai medesimi l'opportunità di operare? È lo stesso aspetto ricordato in precedenza dal collega Galletti: continuate a trasferire competenze ai comuni, senza dare agli stessi una contropartita finanziaria, ossia si continuerà a far pagare le tasse due volte; una presso lo Stato centrale ed un'altra presso l'ente locale periferico. È impossibile continuare su questa strada! I comuni, piccoli o grandi che siano - e lo dico al collega Realacci che, nella scorsa legislatura, aveva presentato una proposta di legge sui piccoli comuni -, saranno obbligati sempre ad applicare una tassazione superiore a quella che praticano oggi. Da una parte, li si illude che si trasferiscono loro competenze e risorse economiche, da un'altra parte, li si colpisce continuamente, dando ad essi l'imposizione fiscale per coprire i fabbisogni e per pareggiare i propri bilanci. Onorevoli colleghi della maggioranza, amministratori della maggioranza, vi invito nuovamente: pensateci, siate più amministratori comunali che politici! È ciò che vi chiedono i vostri amministrati, nei vostri paesi. Lasciate stare Prodi e Padoa Schioppa e pensate agli interessi locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 13.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 511

Maggioranza 256

Hanno votato 231

Hanno votato no 280).

 

Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 13.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 507

Maggioranza 254

Hanno votato 230

Hanno votato no 277).

 

Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bosi 13.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 507

Astenuti 2

Maggioranza 254

Hanno votato 229

Hanno votato no 278).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 516

Votanti 513

Astenuti 3

Maggioranza 257

Hanno votato 290

Hanno votato no 223).

 

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 6).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 14, ad eccezione dell'emendamento 14.500 del Governo, per il quale esprime parere favorevole nel testo che sarà a breve riformulato dal rappresentante del Governo. Ricordo che gli emendamenti Osvaldo Napoli 14.9 e 14.10 sono assorbiti.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore. Per quanto riguarda l'emendamento 14.500 del Governo, la riformulazione è la seguente: al comma 3, terzo periodo, dopo le parole Ministro dell'economia e delle finanze» aggiungere le seguenti: «attraverso criteri definiti previa consultazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative».

 

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il relatore accetta la riformulazione proposta.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 14.1 ed Armosino 14.2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.

 

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, invito l'Assemblea a riflettere molto bene sulla portata degli emendamenti che sono ora al nostro esame: si tratta, in sostanza, del trasferimento del catasto ai comuni. Ebbene, solo taluni comuni - quelli di grandi dimensioni - sono in grado di svolgere queste funzioni: la stragrande maggioranza di essi, che costituisce l'ossatura dell'Italia, non è invece in grado di farlo. Le persone che dovranno essere trasferite dal catasto ai comuni sono oltre undicimila. Mi risulta non ci sia stata alcuna consultazione con le associazioni dei lavoratori del catasto che, anzi, sembrano in procinto di scendere in sciopero. Vorrei citare un altro caso, che fu sperimentale, di trasferimento del catasto in un piccolo comune, quello di Montichiari: se si va a vedere il numero di unità di personale addetto a quelle funzioni rispetto all'analogo numero di unità di personale addetto a livello centrale per abitanti, si troverà che si sta parlando di tre volte tanto. Pertanto, non solo non stiamo risolvendo un problema, ma stiamo creando degli aggravi. Tutto ciò mentre la nostra Agenzia del territorio sta lavorando per istituire le funzioni catastali in Russia o quando, a ben vedere, l'Inghilterra di Blair conserva centralizzata la gestione del catasto medesimo. Pertanto, vi invito, se non fosse altro per la sensibilità che dite di avere a fronte dei dipendenti trattati come valigie, ad approvare questi emendamenti soppressivi dell'articolo 14.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

 

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, mi associo alle argomentazioni svolte dalla collega Armosino, argomentazioni suffragate anche dall'indagine conoscitiva che fu svolta durante la scorsa legislatura dalla Commissione finanze e tesoro del Senato. Nelle audizioni che furono svolte emerse chiaramente, in particolare da parte dei rappresentanti dei piccoli comuni, che non sarebbero stati in grado di assolvere a queste funzioni. Nello stesso tempo, anche l'audizione degli uffici centrali dell'Agenzia del territorio confermò che solamente una parte dei grandi comuni sarebbe stata in grado di assolvere questi compiti. Mi sembra quindi veramente importante, essendo in gioco la vita di alcune migliaia di dipendenti, che siano consultate le associazioni di categoria ed i sindacati. Invito pertanto ad esprimere un voto favorevole su questi identici emendamenti soppressivi dell'articolo 14.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo in esame mira ad organizzare l'esercizio delle funzioni catastali da parte degli enti locali. Ebbene, al riguardo non posso far altro che riportare l'esperienza concreta realizzata in provincia di Milano, dove già sono state istituite diverse agenzie del territorio che cominciano ad avere funzioni catastali. Due anni fa, era stato sostenuto che questo non avrebbe comportato nuovi costi, perché il personale, da Milano, si sarebbe trasferito in queste agenzie territoriali. Ebbene, non si è trasferita neanche una persona!

I comuni associati hanno dovuto assumere del personale e pagare per avviare l'attività di queste agenzie territoriali (pagare per uffici, affitti, consumi, eccetera). Pertanto, come già ricordato in precedenza, questa misura onestamente non funziona. Allora, delle due l'una: o vengono davvero concesse le risorse, come correttamente ricordava poc'anzi il collega Osvaldo Napoli - allora con le risorse è possibile fare tutto -, altrimenti, se vengono assegnate delle competenze - neanche tutte in maniera organica - e si è obbligati ad attivare dei servizi, è necessario che gli enti locali mettano mano al portafoglio e paghino per tali servizi.

Pertanto, l'ipotesi migliore sarebbe sopprimere questa misura e intervenire, piuttosto, a livello di organizzazione facendo funzionare meglio queste attività, anche ricorrendo a mezzi informatici a livello di trasmissione dati.

Chiedete testimonianza ai vostri colleghi che vivono in provincia di Milano, dove questo esperimento è già partito male, e avrete conferma di tutto ciò. Semplicemente, si tratta di costi aggiuntivi per i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

 

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, quanto affermato dai colleghi Armosino e Pedrizzi corrisponde all'assoluta verità. Desidero far rilevare che effettivamente si presentano alcuni problemi: prima di trasferire eventualmente ai comuni le rendite, sarebbe opportuno verificare che queste siano effettivamente rappresentative del reddito. Si tratta di un'operazione che potrebbe essere ricondotta all'attuale struttura del catasto. Infatti, se questa funzione fosse demandata ai comuni già domani, vi sarebbe un aumento, ancora una volta, della base imponibile dell'ICI, con forte aggravio per le famiglie.

In sostanza, oltre ai costi aggiuntivi che la comunità dovrebbe sopportare e ai problemi rilevati dai colleghi, vi sarebbe anche un ulteriore aggravio sulla casa, determinato dalla necessità di dare una nuova rappresentatività del reddito, come previsto dalla stessa legge.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martinello. Ne ha facoltà.

 

LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, mi associo a quanto affermato in precedenza dai colleghi. Se il trasferimento ai comuni è un aspetto positivo, che va nella direzione del decentramento, è evidente però che già il precedente Governo aveva tentato un'ipotesi del genere, che non è stato possibile realizzare. Le motivazioni sono diverse.

Anzitutto, il personale delle agenzie delle entrate o del catasto non vuole spostarsi. Quindi, bisogna prima normare questa procedura. Attualmente, non vi è stata alcuna trattativa sindacale in tal senso e ciò è grave. In secondo luogo, è stato dimostrato che in alcune esperienze, come si citava prima, si registrano maggiori oneri per i comuni, che devono prevedere altre entrate e costi a carico dei dipendenti. Inoltre, soprattutto i piccoli comuni non sono organizzati per far fronte a ciò e quindi riterrei opportuno votare a favore di questi emendamenti soppressivi dell'articolo 14.

 

PRESIDENTE. Invito i colleghi ed evitare assembramenti nei pressi del tavolo del Comitato dei nove.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, colleghi, quando il disegno di legge finanziaria in esame provvede in ordine al personale da assumere, cinque vanno a casa e se ne può prendere alle dipendenze uno! Inoltre, dite di voler assumere i precari, ma operate un taglio alla spesa corrente di 2 miliardi e 500 milioni! Come possono, i comuni, pagare il personale con simili tagli?

Signor viceministro Visco, lei ha auspicato in questi giorni il fallimento dei comuni. È vero: «mal comune, mezzo gaudio», ma il fallimento maggiore è il suo, quando, da ministro, è passato a viceministro. Corregga l'articolo in esame, altrimenti rischia di fare, la prossima volta, il sottosegretario...!

 

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, implicitamente, lei ha fatto comunque un augurio alla coalizione avversaria (Applausi)...!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, i miei colleghi hanno già illustrato l'importanza del sistema catastale nel nostro paese.

Le transazioni di carattere immobiliare hanno notevole importanza sia dal punto di vista economico sia da quello fiscale. Va da sé, però, che a tale importanza devono corrispondere certezza, precisione e tempestività. È proprio questo, invece, che è difficile ottenere nel nostro paese: il trasferimento di funzioni è avvenuto sulla carta, ma non nella realtà, perché al trasferimento delle competenze non è seguito il trasferimento delle risorse.

Questa è la certificazione del fallimento del federalismo costituzionale e del federalismo fiscale. Nel nostro paese, il federalismo è una bufala! Non è nelle corde del centrosinistra ed è...

 

PRESIDENTE. La invito a concludere.

 

ETTORE PERETTI. ...irrealizzabile praticamente, considerata la centralizzazione del debito pubblico.

Pertanto, tutte queste iniziative...

 

PRESIDENTE. Grazie...

 

ETTORE PERETTI. ...si risolvono in un sonoro fallimento!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Holzmann. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signori esponenti del Governo, onorevoli colleghi, premetto che provengo da una provincia nella quale il sistema catastale e tavolare è diverso rispetto al resto d'Italia. Tuttavia, aderendo anche alle osservazioni formulate dai colleghi che mi hanno preceduto, ritengo che il trasferimento alle amministrazioni comunali di competenze così complesse dal punto di vista gestionale ed organizzativo comporti, nel tempo, una serie di problemi di ordine gestionale.

Sappiamo che i comuni maggiori hanno dotazioni di personale tali da far fronte a tutte le esigenze amministrative (o quasi) e che la struttura burocratica delle amministrazioni comunali minori e con un numero minore di abitanti è, invece, ridotta all'osso (il che crea difficoltà già nell'esercizio delle competenze ordinarie). Quindi, ritengo...

 

PRESIDENTE. La invito a concludere.

 

GIORGIO HOLZMANN. ...che trasferire questa competenza alle amministrazioni comunali in maniera indiscriminata, senza distinguere tra comuni grandi e piccoli, possa comportare serie difficoltà di attuazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 14.1 e Armosino 14.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 501

Maggioranza 251

Hanno votato sì 236

Hanno votato no 265).

 

Informo l'Assemblea che, secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo, dovremmo ora dar luogo ad una breve pausa dei nostri lavori, considerata la prevista prosecuzione in tarda serata.

Tuttavia, è maturata un'intesa tra i gruppi per una diversa articolazione dei lavori, nel senso di proseguire nelle votazioni sul disegno di legge finanziaria fino alle ore 20 e, quindi, dopo una pausa, iniziare la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni, con l'impegno di concluderla entro la serata.

Alla luce di tale intesa, non si darà luogo a sospensione fino alle ore 20. Considerato che, al termine delle votazioni, è convocato l'Ufficio di Presidenza, la discussione sulle linee generali avrà inizio, dunque, alle 21.

Fino alle 20 proseguiremo con le votazioni sul disegno di legge finanziaria; dalle 20 alle 21 si riprenderanno i lavori dell'Ufficio di Presidenza e alle 21 riprenderanno i lavori dell'Assemblea con la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge riguardante le intercettazioni telefoniche.

 

RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RICCARDO PEDRIZZI. All'inizio di questa seduta pomeridiana, l'onorevole Bricolo aveva chiesto un'informativa del Governo sullo stato di applicazione della legge Bossi-Fini; ciò, a seguito di quell'increscioso episodio di violenza subito da una donna veneta.

Chiederei alla Presidenza di farci sapere quando il Governo sarà disponibile ad adempiere a tale richiesta. Tra l'altro, andrebbe fatto anche un bilancio di tutto ciò che è accaduto durante la scorsa estate, che ha visto abbattersi sulle nostre coste un flusso corrispondente a diverse migliaia di immigrati extracomunitari.

Quindi, signor Presidente, gradirei una risposta da parte sua e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Il Governo è già stato avvertito, e lo abbiamo anche sollecitato al riguardo; appena avremo una risposta, in tempi rapidi la comunicheremo all'Assemblea.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 14.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493

Votanti 492

Astenuti 1

Maggioranza 247

Hanno votato 230

Hanno votato no 262).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 14.500 del Governo, nel testo riformulato.

Avverto che, dall'eventuale approvazione dell'emendamento 14.500 del Governo, risulteranno preclusi i seguenti emendamenti: Misuraca 14.4, Garavaglia 14.5, Paolo Russo 14.6, Osvaldo Napoli 14.7, 14.9, 14.10, 14.11 e 14.12, Marras 14.8 e Alberto Giorgetti 14.13.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.

 

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, è ovvio che approvare questo emendamento vuol dire, di fatto, approvare l'articolo e andare, sostanzialmente, contro ciò che noi pensiamo; stiamo parlando, infatti, di un articolo da sopprimere, da non votare.

Signor Presidente, questa finanziaria, rispetto al tema del catasto, introduce, sostanzialmente, tante modifiche. A nostro avviso, la somma di queste modifiche corrisponde ad un aumento di confusione per permettere poi di scaricare sugli enti locali la responsabilità del mancato gettito che questa vostra operazione dovrebbe garantire. Quindi, sostanzialmente, si dà la colpa a qualcun altro circa il non funzionamento della macchina statale.

Qualche articolo fa abbiamo discusso, in particolare in Commissione, riguardo alle modifiche apportate al sistema del catasto. Tra queste è compresa, addirittura, l'autodenuncia per ciò che concerne la modifica dei redditi dominicali. Per capirci, la vecchietta in possesso di un appezzamento di terreno di 1.000 metri deve dichiarare essa stessa i nuovi dati catastali, il nuovo classamento, attraverso un'agenzia del territorio, la quale comunicherà poi con il catasto e così via. Non saremo più in grado di avere un catasto con dati credibili.

Avremo un aggiornamento dei redditi dominicali, quindi più tasse. È stato poi introdotto un altro articolo riguardante il nuovo classamento dei fabbricati rurali. Anche in questo caso avremo, indirettamente, un aumento di imposizione fiscale attraverso la revisione degli estimi catastali.

Con questo articolo, invece, trasferiamo competenze ai comuni. La riformulazione rimette in piedi anche il trasferimento ai comuni piccoli. Trasferiamo nuovamente competenze ai comuni, che entro novembre dovranno cominciare ad occuparsi di catasto, dimenticando le risorse ed il personale.

Pensiamo veramente - mi rivolgo al Governo e al relatore - che un dirigente o un funzionario del catasto di Milano - per non chiamare in causa Padova o Venezia - accetti di trasferirsi per poter dar manforte all'unione dei comuni o alla comunità montana di Asiago? Stiamo parlando di un trasferimento di 100 chilometri: chi vuole andare a lavorare in un altro luogo? Diamo per certo che quella persona rifiuterà una proposta del genere.

Lo diceva prima un collega: questa operazione è già fallita. Se vogliamo che il sistema funzioni, dobbiamo garantire tempi adeguati perché si metta in moto, economie per la formazione del personale e, soprattutto, risorse importanti, affinché, almeno per la fase transitoria, lo smantellamento di parte del catasto centrale corrisponda al funzionamento di parte del catasto periferico. Non fare tutto questo vuol dire ingolfare il meccanismo, decidere, a priori, che esso non funzionerà e, alla fine, dare la colpa, fin da oggi, ai comuni, accusandoli di non essere in grado di far funzionare le modalità delle competenze che sono state loro demandate. Si dice loro: le vostre risorse non ci sono, perché voi non sapete usare la macchina che vi abbiamo affidato. Ma, colleghi, è una macchina ingolfata in partenza, senza benzina e vecchia arrugginita, e gli autisti che operano nelle sedi centrali non accetteranno mai di guidare macchine nuove assegnate alla periferia. Presidente di Commissione, relatore, questo articolo va cassato. Fallisce in partenza, è finto, è un modo solo per dire, tra qualche mese, ai comuni: voi siete responsabili del fallimento di quello che voi chiamate decentramento e noi vorremmo chiamare federalismo. È un modo per ingessare il sistema; è una bugia anticipata per creare problemi sul territorio. Dovete, invece, voler bene al territorio. I comuni sono la parte terminale della nostra dinamica di Governo. Si fa il male dei cittadini se, di fatto, si decide di creare problemi, in maniera, in qualche modo, nascosta.

In tale articolo, non solo imponete nuove tasse, ma create anche nuova burocrazia e la troppa burocrazia viene considerata un problema da tutti i cittadini. Ebbene, credo che approvando questo emendamento e l'articolo 14 facciamo del male al territorio, in quanto andiamo a creare nuova burocrazia, nuovi impicci, nuovi lacci e laccioli. Presidente, relatore, colleghi, bocciamo questo articolo! Già il catasto non funziona, per cortesia, non facciamo di peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni dei gruppi e dei partiti del centrodestra che hanno già lanciato un appello al raziocinio invitando a fermarsi e a non continuare su questa strada, che andrà a creare enormi problemi alla pubblica amministrazione, agli enti locali e, soprattutto, ai cittadini. Voglio aggiungere una considerazione. L'unicità del sistema e dei criteri che regolano il catasto è fondamentale, in quanto collegata alle transazioni immobiliari, al sistema fiscale e impositivo. Avremo un sistema per il quale, da zona a zona, da associazione di comuni ad associazione di comuni, potranno scattare procedure, applicazioni, efficienze di natura e di livello diversi. Tutto questo è fortemente irresponsabile e va a creare problemi, soprattutto in capo ai cittadini e agli utenti del servizio, non solo in capo alla finanza locale e ai comuni. Dopo aver assistito a grandi, anche meritevoli, tentativi della pubblica amministrazione di potenziare gli uffici del catasto e del territorio, per renderli, anche grazie all'informatica, più efficienti e più pronti, ottenendo quindi importanti risultati, si va a ricreare un marasma proprio in questo delicatissimo terreno. Vi inviterei a pensarci bene e a non cadere in un ideologismo che, in questo caso, è assolutamente ingiustificabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.500 del Governo, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 489

Maggioranza 245

Hanno votato 269

Hanno votato no 220).

 

Prendo atto che l'onorevole Forlani non è riuscito a votare.

Risultano pertanto preclusi gli emendamenti Misuraca 14.4, Garavaglia 14.5, Paolo Russo 14.6, Osvaldo Napoli 14.7, 14.9, 14.10, 14.11 e 14.12, Marras 14.8 e Alberto Giorgetti 14.13.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armani 14.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

PIETRO ARMANI. Presidente, chiedo di parlare!

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 502

Maggioranza 252

Hanno votato sì 223

Hanno votato no 279).

 

PIETRO ARMANI. Presidente, avevo chiesto di parlare per dichiarazioni di voto sul mio emendamento!

 

PRESIDENTE. Onorevole Armani, avevo già dichiarato aperta la votazione. Mi scuso, ma non potevo darle la parola. Se intenderà intervenire per dichiarazione di voto sull'articolo 14, le darò subito la parola.

Passiamo alla votazione dell'articolo 14.

Onorevole Armani, intende intervenire per dichiarazione di voto?

 

PIETRO ARMANI. No, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, lei non aveva ancora aperto la votazione quando l'onorevole Armani ha chiesto di intervenire: si stava sbracciando da cinque minuti! Ma può succedere (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, può succedere a tutti, soprattutto a chi presiede l'Assemblea, di non vedere un collega che chiede di parlare. Quando ho sentito la voce dell'onorevole Armani, la votazione era già aperta, mi creda!

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non stavo aspettando le sue spiegazioni, ma che finissero i mugugni.

Onorevoli colleghi, non siamo cattivi: ci disegnano così, direbbe Jessica Rabbit. Ognuno, nell'esame della finanziaria, svolge il suo ruolo.

Prima, il collega Zorzato - così come hanno fatto gli altri colleghi - ha chiarito il significato dell'articolo 14. Si tratta di un'altra «zeppa» che il Governo - mi dispiace sia uscito dall'aula il viceministro Visco - mette allo sviluppo del paese.

In sintesi, abbiamo letto sui giornali che l'esercizio delle funzioni catastali vengono demandate ai comuni. Ma se si legge l'articolo 14, si capisce l'idea di decentramento di questo Governo. Viene data ai comuni la possibilità di gestire una parte del catasto; nel contempo, chi ha sempre gestito il catasto, continua a farlo. Non esiste alcun tipo di organizzazione al mondo in cui una funzione si delega in parte, e chi la svolgeva prima continua a farlo.

Ciò ha un unico scopo, e lo spiegava benissimo il collega Zorzato: raddoppiare la spesa. Infatti, tutti coloro che finora hanno gestito il catasto continueranno a farlo, e si attribuisce ai comuni un compito che comporterà nuove assunzioni. Il tutto nell'ambito di una indeterminatezza che costringerà il cittadino a rivolgersi una volta al comune e, un'altra volta, agli enti che hanno il potere di determinare le rendite (che sono i dati che interessano). Ciò comporterà un aumento di costi per lo Stato e una disorganizzazione complessiva.

Riteniamo che il combinato disposto degli articoli 13 e 14 abbia come unico scopo - ciò è incredibile! - quello di complicare totalmente la gestione delle funzioni catastali in questo paese.

Come lei sa, sottosegretario Grandi, in alcune aree del paese siamo indietro di vent'anni sulla determinazione delle rendite catastali e sugli identificativi catastali; e questa norma bloccherà totalmente l'accatastamento di queste zone. Infatti, leggendo gli articoli 13 e 14 non si capisce più a chi spetti, ad esempio, la competenza sugli edifici che da vent'anni aspettano l'accatastamento: all'agenzia del territorio o all'ente locale? Quindi, applicando questa norma, con riferimento ad alcune aree del paese, verrà meno, per i prossimi anni, la possibilità di determinare per alcuni immobili l'identificativo catastale. Tali compiti, successivamente all'approvazione degli articoli 13 e 14, non spetteranno né al comune né all'ente che chiamiamo con il vecchio nome di catasto, creando un'assurdità normativa che probabilmente, dopo sei mesi, sarete costretti a correggere.

Sarebbe stato molto meglio prendere atto degli emendamenti soppressivi presentati dall'opposizione e degli emendamenti che propongono di correggere almeno alcuni commi di questi articoli. Ciò per non trovarsi, tra sei mesi, nella stranissima necessità di prendere atto che queste norme non servono, che creeranno, probabilmente, cinquecento o mille posti di lavoro inutili e che non consentiranno assolutamente né ai comuni né alle agenzie del territorio di gestire gli immobili.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

 

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dichiarare il voto contrario dell'UDC sull'articolo 14. Le funzioni catastali sono importanti nella vita economica e sociale del paese - importanti dal punto di vista economico e dal punto di vista fiscale -, però lo sono se vengono svolte con certezza, tempestività e precisione. Il trasferimento di funzioni catastali dallo Stato ai comuni dovrebbe aumentare l'efficienza ma, invece, qui ci sembra che tale trasferimento, come il trasferimento di altre funzioni importanti dallo Stato centrale alle autonomie locali, diventi un pasticcio e una complicazione per la vita dei cittadini e delle imprese.

Questa è la certificazione della difficoltà che ha il Governo nel dare certezze sulla corrispondenza tra la competenza che viene trasferita agli enti locali e le risorse. Questa è anche la testimonianza dell'idea di federalismo costituzionale e fiscale che questo Governo e questa maggioranza hanno.

È la certificazione del fallimento di ogni tentativo di trasferire nel nostro paese effettive funzioni di federalismo fiscale costituzionale.

Quindi, ribadiamo il voto contrario dell'UDC sull'articolo 14.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord Padania voterà contro questo articolo, perché questa modalità di trasferimento delle funzioni catastali è ambigua e pessima.

Spesso si parla di federalismo ma non lo si abbina mai all'altro concetto paritetico, che deve andare in parallelo al federalismo, ovvero il principio di sussidiarietà. Le funzioni devono sì essere devolute verso il basso, ma con raziocinio. Bisogna devolvere le funzioni verso il basso in modo che l'ente sia in grado di svolgerle. In questo modo voi trasferite alcune funzioni - in sostanza le rogne - ai comuni, ma non date loro le risorse per svolgerle, mentre lo Stato si trattiene alcune funzioni, anche quelle più importanti, tipo il classamento definitivo.

È una operazione schizofrenica, confusa, che non comporta un reale trasferimento; oltretutto, viene venduta dal Governo e dalla maggioranza come un'operazione che porterà soldi in più nelle casse dei comuni!

Sicuramente, porterà subito la necessità di fare nuove assunzioni, quindi costi in più, oltretutto con il blocco delle assunzioni. Quindi, di fatto, ci sarà un gran caos: non si potranno attivare queste funzioni.

Teniamo conto che nell'ultimo pacchetto di emendamenti del Governo - facendo un conto della serva - ci sono circa 7.500 assunzioni in più, a vario titolo; è evidente che in questo modo la spesa pubblica va a farsi benedire!

Noi saremmo d'accordo a riorganizzare il catasto per farlo funzionare bene, perché funzionava bene con il Regno lombardo-veneto, con il catasto teresiano. Ancora oggi, in Lombardia e in Veneto, lavoriamo sulle mappe fatte da Maria Teresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Possibile che dobbiamo sempre andare indietro anziché andare avanti? Sarebbe il caso di organizzare bene le cose che ci sono, invece di inventarsi cose nuove che faranno solo caos e costituiranno solo costi in più per gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

 

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, faccio questo intervento a futura memoria. Ovviamente, l'Assemblea adesso approverà l'articolo 14, ma è giusto che i colleghi, che mi sembrano molti distratti, sappiano che con questo decentramento gli agricoltori si vedranno tartassati per quanto riguarda il catasto. È ovvio che questa è un'imposta che i comuni utilizzeranno al massimo dopo le conquiste che hanno fatto gli agricoltori. Quindi, attenzione! Nella distrazione di questa sera, ho la sensazione che stiamo commettendo un grosso errore con riferimento all'agricoltura italiana. Quindi, vi prego di riflettere e di non votare questo articolo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.

 

GIOVANNI MARRAS. Nutro dubbi fortissimi su questo articolo. A parte il fatto che credo questa norma non verrà mai attuata, come già altri colleghi hanno detto, ho l'impressione, Presidente, che ci siano veramente dei problemi quanto alla conoscenza del funzionamento degli enti locali. Addirittura la norma fa riferimento, con semplicità, ad associazioni di comuni e a comunità montane. Vorrei davvero capire se si conosce quanto sia difficile riuscire a mettere insieme i comuni per lo svolgimento di servizi. E qui addirittura si parla di funzioni catastali, che peraltro, come diceva bene l'onorevole Crosetto, restano parzialmente all'agenzia del territorio e parzialmente vengono trasferite ai comuni. Non so quindi cosa succederà. Forse il cittadino andrà un po' da una parte, un po' dall'altra.

Per quanto riguarda il personale, vorrei capire quale trattamento economico sarà riservato al personale trasferito presso i comuni, anche in distacco. Non si capisce bene quale idea abbiamo avuto Visco and company nel partorire questa...

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marras.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

 

PIETRO ARMANI. Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro questo articolo, anche alla luce di tutto quello che è stato detto dai colleghi in precedenza, ricordando inoltre che il trasferimento ai comuni delle funzioni catastali risale addirittura al 1999 e ad interventi legislativi del 2000. Quando il centrodestra è andato al Governo ha successivamente rinviato l'avvio di questa riforma, perché si rendeva conto delle grandi difficoltà di attuazione del trasferimento di funzioni e delle problematiche che si ponevano per il trasferimento del personale, con la conseguente difficoltà per i comuni, soprattutto per quelli piccoli, ancorché consorziati, ad affrontare i costi e gli accertamenti riguardanti questo settore.

Dunque il rinvio e, da ultimo, il differimento del termine al 26 febbraio 2007 sono la dimostrazione delle perplessità che la classe politica di centrodestra, quando era al Governo, si è posta. Oggi voi trasferite sic et simpliciter, con l'emendamento 14.500 del Governo, le funzioni catastali, peraltro solo in parte, perché alcune competenze in materia sono mantenute in capo allo Stato. Fra l'altro, la partecipazione dei comuni alla revisione degli estimi del classamento potrebbe portare anche ad un conflitto di interessi. Infatti, i comuni, che dovrebbero fra l'altro affrontare direttamente le spese del relativo contenzioso e stabilire, la base imponibile dell'ICI - l'odierna maggiore entrata tributaria -, e quindi vi sarebbe un conflitto di interessi. Voi che siete maestri nella teorizzazione del conflitto di interessi, ecco che avete un'altra occasione per meditare su questo problema!

Come ha detto il collega Garavaglia, in Lombardia e in Veneto ancora si opera sulla base delle mappe del catasto di Maria Teresa. Mi augurerei che, rinviando l'approvazione di questo articolo, si potesse estendere a tutto il paese il sistema teresiano, che è stato un «monumento» del periodo asburgico del controllo del Lombardo-Veneto! Tanto è vero che oggi il Trentino e l'Alto Adige hanno il catasto tavolare, che è anch'esso un emblema di funzionalità.

Credo quindi che veramente questo articolo dovrebbe essere cassato e non votato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, questa è un'ulteriore norma assolutamente strana e incomprensibile. Peraltro, il Governo e la maggioranza non si rendono assolutamente conto che, nello scenario degli oltre 8 mila comuni d'Italia, la maggioranza degli stessi non è assolutamente pronta e preparata ad attuare una norma di questo genere.

Non vorrei che qualcuno avesse organizzato, in qualche regione, strutture, cooperative di servizio o associazioni già pronte a convenzionarsi con i comuni. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a una ulteriore «marchetta», alla prova provata del fatto che, per l'attuale Governo, per il centrosinistra, per l'Unione non esiste alcun conflitto di interessi ma esiste, solo ed esclusivamente, l'interesse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, invito lo stesso Governo a chiedere l'accantonamento di questo articolo perché vi è il tempo e la possibilità, anche in extremis, di ripensarci e di non arrivare alla sua approvazione. Questo articolo 14 contiene norme che si collocano, per così dire, a metà strada, potendo essere contenute in un disegno di legge finanziaria ma avendo, al contempo, natura ordinamentale e non strettamente finanziaria. Mi sembra una forzatura voler approvare una riforma di questo genere la quale, piuttosto che un decentramento e una riforma di carattere istituzionale dei servizi, introduce un marasma istituzionale. Rischiamo di perdere il principio della certezza della consistenza catastale dei beni, che è a fondamento di tutte le transazioni, di tutti gli interventi anche di carattere fiscale e finanziario.

Inoltre, intendo evidenziare come sia stato inopportunamente impedito agli onorevoli Armani e Alberto Giorgetti di illustrare il loro emendamento 14.14, che era di notevole importanza riguardo...

 

PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, la prego di concludere. Ha ampiamente esaurito il tempo a sua disposizione.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Concludo, signor Presidente.

Invito tutti a riflettere un momento sulla portata di questa riforma - perché tale è - che rischia di mettere in crisi gli enti locali e i cittadini.


PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, una delle caratteristiche del catasto è quella di assicurare una omogeneità. Questo avveniva già negli Stati preunitari ed è avvenuto nella nostra Repubblica. Introducendo questi meccanismi di attribuzione di funzioni catastali ai diversi enti locali e, segnatamente, ai comuni, si arriverà ad una fiscalità differenziata. Facciamo l'ipotesi di una unità immobiliare di Milano e di una unità immobiliare di Palermo con le medesime caratteristiche. Nel momento in cui ci sarà un diverso apprezzamento da parte del comune in ordine al classamento dell'unità immobiliare, vi sarà un diverso livello di tassazione, pur avendo le unità immobiliari le medesime caratteristiche. Ecco l'assurdo di questa norma. Ben diverso invece è acquisire - come prevede l'articolo 14, comma 3 - i dati dalle cosiddette banche dati catastali, al fine di contrastare l'evasione e l'elusione fiscale nel settore immobiliare. Differenziare le tipologie immobiliari nelle diverse parti del territorio condurrà sicuramente ad una fiscalità disaggregata, a una fiscalità disorganica che creerà nicchie di vantaggi e di sfavore, a seconda di dove si trovi l'unità immobiliare. Per questo motivo, invito il Governo e la Commissione a riflettere.

 

PRESIDENTE. Anche lei, onorevole Leo, ha ampiamente superato il tempo a sua disposizione.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

 

(Presenti 495

Votanti 493

Astenuti 2

Maggioranza 247

Hanno votato 268

Hanno votato no 225).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 14.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490

Votanti 487

Astenuti 3

Maggioranza 244

Hanno votato 218

Hanno votato no 269).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 14.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 501

Astenuti 1

Maggioranza 251

Hanno votato 229

Hanno votato no 272).

 

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Filippi 14.03.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo costituisce una proposta di puro buonsenso, nonché una forma di correttezza nei confronti dei cittadini.

In pratica, prevediamo una cosa che dovrebbe essere già attuata dagli enti, ma spesso ci si dimentica di farlo. Qualora le amministrazioni comunali varino le aliquote ICI, a nostro avviso dovrebbero comunicarlo a chi non abita nel comune. Ciò per evitare che il proprietario di una casa in un altro comune rischi di non sapere che in tale comune è variata l'aliquota ICI, con la possibilità di subire la sanzione avendo pagato difformemente alle nuove aliquote.

È una previsione di puro buonsenso e anche di rispetto nei confronti del contribuente. Infatti, all'ente non costa nulla inviare una lettera con la quale si comunica la variazione dell'aliquota.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Filippi 14.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502

Votanti 501

Astenuti 1

Maggioranza 251

Hanno votato sì 224

Hanno votato no 277).

 

Prendo atto che gli onorevoli Marinello e Leoluca Orlando non sono riusciti ad esprime il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Filippi 14.04.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Anche in questo caso si tratta di una proposta emendativa di assoluto buonsenso, con la quale si prevede che i comuni possano esonerare totalmente o stabilire aliquote ridotte dell'imposta comunale sugli immobili per cittadini o gruppi di cittadini, che si impegnino in alcune attività nella propria area, ad esempio a mantenere un parco o a tenere pulite aiuole, strade e quant'altro.

Purtroppo, oggi l'ente non può assumere tale iniziativa, anche a fronte di attività di questo tipo. Invito, pertanto, il relatore e il Governo a modificare il parere espresso sul presente articolo aggiuntivo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Armani).

 

MARCO ZACCHERA. Presidente, non capisco perché si debba vietare ad un comune una possibilità: se essa fosse male utilizzata, sarebbero il consiglio comunale o i cittadini a criticare il sindaco. Ritengo che riconoscere ai comuni la possibilità di effettuare sconti tematici sia intelligente. Diamo la libertà ai sindaci e ai consigli comunali di scegliere!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

Onorevole Armani, la prego di credere che si era iscritto prima l'onorevole Zacchera. Lei sappia che gode della stima e dell'apprezzamento della Presidenza.

 

PIETRO ARMANI. Presidente, anche i funzionari che le stanno vicino dovrebbero aiutarla da questo punto di vista!

 

PRESIDENTE. Infatti, i funzionari mi hanno dato questa indicazione.

Prego, onorevole Armani.

 

PIETRO ARMANI. Bene, la vicenda è chiusa.

Vorrei sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, in quanto lo ritengo di buonsenso, trattandosi di uno strumento di sussidiarietà.

Infatti, se un gruppo di cittadini - magari i proprietari di abitazioni situate attorno ad un parco - assumono la responsabilità della tutela e della manutenzione di tale area, si determineranno costi inferiori per il comune. Quindi, è giusto che il comune li remuneri con una riduzione adeguata dell'ICI (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Filippi 14.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 513

Votanti 511

Astenuti 2

Maggioranza 256

Hanno votato sì 237

Hanno votato no 274).

 

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 7).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

 

GIOACCHINO ALFANO. L'articolo 15, recante disposizioni in materia di immobili, modifica la norma che regola i beni confiscati agli appartenenti alla criminalità organizzata. Si tratta di un tema che cade in un momento particolare, non solo per la Campania, purtroppo! Noi, Presidente, non abbiamo potuto valutare gli emendamenti durante l'esame in Commissione, che sarebbe stata la sede per affrontare le numerose questioni connesse alla legge finanziaria e, dunque, abbiamo rinviato alla fase dell'iter in Assemblea lo svolgimento di alcune riflessioni.

Con riferimento all'articolo 15, Presidente, vi sono soltanto otto emendamenti ed un articolo aggiuntivo; il mio auspicio - spero che il Governo ed il relatore lo accolgano - è quello di pervenire ad una soluzione condivisa delle questioni in esso poste. Inviterei addirittura tutti i colleghi che hanno sottoscritto emendamenti che modificano l'articolo in esame a ritirarli, a condizione che il Governo si dichiari disponibile a recepire le istanze in essi rappresentate, per dare al Paese un segnale di unità almeno su queste tematiche.

Affrontare nella legge finanziaria le questioni di proprio interesse può essere complicato ma condivisibile, ma farlo in riferimento ad argomenti come quelli che interessano territori quale il nostro, che ci chiamano tutti i giorni ad essere testimoni, renderebbe difficile dimostrare all'esterno uno spirito di condivisione; su un articolo che disciplina gli strumenti di confisca dei beni alle organizzazioni criminali potrebbe costituire un problema ancor più difficile da spiegare.

Dunque, il mio intervento ha un obiettivo molto semplice: invitare il Governo ad operare un accantonamento della materia. Se fosse invece inevitabile votare questo articolo, ci si potrebbe agganciare, per così dire, al parere favorevole che presumibilmente sarà espresso sull'articolo aggiuntivo presentato dall'UDC. Tranne gli emendamenti soppressivi, si tratta di due o tre proposte emendative che offrono indicazioni semplici, che potrebbero essere condivise. In questo caso sarebbe possibile esprimere - ed invito fin d'ora tutti i colleghi a farlo - un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

 

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, ha ragione il collega Alfano, che mi ha preceduta, nell'affermare che l'articolo 15, che comporta una revisione della legge attuale relativa ai beni confiscati alla criminalità organizzata, andrebbe tutto sommato valutato con una maggiore oculatezza, anche alla luce della normativa vigente in materia e di quanto tale normativa non sia più idonea a contrastare la capacità messa in atto dalla criminalità organizzata al fine di ovviare all'individuazione dei beni illeciti.

L'articolo in esame, come detto nella relazione tecnica che accompagna il disegno di legge, fa riferimento addirittura ai possibili risparmi che potrebbero derivare dall'applicazione dell'articolo così com'è stato predisposto. Questo è assolutamente falso, perché la legge di revisione sui beni confiscati non andrebbe valutata in questi termini e neppure inserita in una legge finanziaria. Vorrei infatti chiedere agli uffici tecnici dei vari ministeri, che hanno predisposto tale relazione tecnica di accompagnamento, chiarimenti sulla stima, per capire da quali elementi possano avere previsto che dai commi 1 e 2 potrebbero derivare risparmi addirittura di 12,2 milioni di euro per il 2007, di 29,7 milioni di euro per il 2008 e di 57,7 milioni di euro per il 2009.

Mi piacerebbe che si entrasse nel merito della relazione tecnica. Tuttavia, per entrare nel merito dell'articolo, è bene evidenziare che addirittura il comma 2 prevede in via prioritaria il trasferimento per finalità istituzionali o sociali al patrimonio del comune o della regione. Fino a questo momento, la destinazione è di competenza del comune.

La prima domanda è la seguente: a chi spetta il compito di individuare la finalità e la cessione del bene confiscato al patrimonio della provincia o della regione? Perché sottrarlo all'ente locale territoriale, senza prevedere un fondo che metta l'ente locale, vale a dire il comune, nelle condizioni di ristrutturare e adibire realmente il bene confiscato ad uso sociale? Perché vincolare l'intero articolo 15 alla possibilità di cedere questi beni confiscati alle associazioni ambientalistiche - mi dovete dimostrare che cosa c'entrino le associazioni ambientalistiche con gli scopi sociali - e addirittura alle università a cui si riferiscono, in maniera specifica, determinati commi dello stesso articolo?

Peraltro, nell'articolo non si prevede che i beni confiscati non debbano essere venduti. Lo sappiamo tutti - è bene che ce lo mettiamo in testa una volta per tutte - che, nel momento in cui viene concessa la vendita di un bene confiscato, lo stesso torna ad essere di proprietà dell'illegittimo proprietario: solo la criminalità organizzata ha le potenzialità economiche per riacquistare lo stesso bene illecitamente conseguito.

Si avverte la necessità - siamo tutti d'accordo - di stanziare dei fondi per rimettere in sesto i beni confiscati e di valutare l'istituzione di un ente preposto a gestire, una volta per tutte, i beni confiscati, ma non potrà più essere deputata a ciò l'Agenzia del demanio, così come previsto nell'articolo 15, perché la stessa ha già dimostrato fino ad oggi che cosa è avvenuto per quanto riguarda la gestione dei beni confiscati. Occorre individuare altre istituzioni presenti sul territorio, che guardino realmente alla necessità dell'utilizzo del bene a fini sociali.

Allora, anche in questo caso, al di là della ricerca di un'istituzione utile a gestire i beni confiscati e alla luce della necessità di finanziare in maniera cospicua i capitoli necessari alla gestione di tali beni, perché, una volta per tutte, non si trova il modo di rimettere in circolazione tutti i finanziamenti, il denaro e i conti correnti che sono stati confiscati alla criminalità organizzata? Dove sono giacenti questi milioni? Chi ne percepisce gli interessi?

Questi sono gli argomenti che possono essere inseriti in una legge finanziaria. Se parliamo della finanza generale, è un conto, ma non possiamo servirci della legge finanziaria per inserire una modifica ad una normativa vigente in termini di contrasto alla criminalità organizzata, che, oggi più che mai, rispetto alle potenzialità che sta evidenziando sull'intero territorio nazionale, avrebbe bisogno di essere intercettata e bloccata.

Non mi pare, caro Presidente, cari rappresentanti del Governo, che abbiate scelto la strada giusta e idonea e gli argomenti validi per continuare a parlare di reale contrasto alla criminalità organizzata. Quando si cede sulla prevenzione e, quindi, sul blocco del potere finanziario della criminalità organizzata, automaticamente si cede nel suo contrasto.

Pertanto, Alleanza Nazionale esprime fin da ora il voto contrario su questo articolo, qualora esso non dovesse subire modifiche alla luce degli emendamenti che sono stati proposti dai gruppi presenti in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

 

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, anche noi, come UDC, manifestiamo contrarietà rispetto a questo articolo e, infatti, abbiamo presentato un emendamento interamente soppressivo. Siamo sicuramente favorevoli all'obiettivo che questo articolo si prefigge di raggiungere, ma, purtroppo, il tentativo di inserire nella legge finanziaria la modifica di una disciplina così complessa e delicata tradisce questo obiettivo. Questa è la cosa che ci preoccupa e che ci ha spinto a presentare un emendamento soppressivo, oltre ad altri emendamenti correttivi e ad un articolo aggiuntivo.

Come diceva bene l'onorevole Angela Napoli, questa materia ha una particolare caratteristica: la sua disciplina, che dovrebbe raggiungere l'obiettivo di inasprire la lotta alla criminalità e di valorizzare la fruizione sociale dei frutti dell'attività criminosa, diventa argomento al «confine».

Nella precedente legislatura abbiamo discusso a lungo della modifica della normativa vigente e, pur avendo un obiettivo chiaro, non siamo riusciti, nonostante il confronto serrato e la condivisione generale degli obiettivi, a completare l'iter di quel testo di legge proprio perché siamo inciampati più volte nella difficoltà e nell'ostacolo che queste incognite, legate al particolare sistema criminoso nel quale andiamo ad operare, ponevano al nostro cammino procedurale.

Oggi, credo che sia una grande provocazione nei confronti delle affermazioni svolte anche dai colleghi del centrosinistra nel corso della precedente legislatura ed una contraddizione dei principi sostenuti intervenire nel disegno di legge finanziaria con una norma chiaramente ordinamentale.

Corriamo un rischio grave! Corriamo il rischio di ottenere l'effetto opposto: di indebolire la nostra difesa e di offrire ulteriori strumenti alle associazioni criminali.

Spero che il Governo voglia riflettere su quest'aspetto. Spero che il Governo non fondi la propria manovra di bilancio in maniera preponderante sul ricavato che immagina di ottenere da questo tipo di intervento.

Sono convinta che il Governo, svolgendo un'ulteriore riflessione seria sulla questione in esame, attraverso un invito ad un nuovo confronto, possa fare un passo indietro. Ci sono tante proposte di legge sia alla Camera sia al Senato provenienti dal centrodestra e dal centrosinistra su questo argomento.

Credo - e sicuramente questa non è una posizione ostruzionistica - che quella sede, solo quella sede, possa essere opportuna per ragionare in termini positivi e costruttivi su una materia così delicata.

Invito il Governo ad un ripensamento e chiaramente sostengo una posizione di contrarietà nel caso in cui il Governo non ripensasse la sua posizione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà

 

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, le questioni che sono state poste alla nostra attenzione con grande puntualità e ricchezza di riflessioni ed approfondimento, sia pure nei tempi limitati a nostra disposizione, dai colleghi Angelino Alfano, Angela Napoli e Mazzoni credo non possano passare inosservate all'Assemblea.

Alla loro voce voglio aggiungere anche la mia che, da una parte, è di condivisione rispetto al tentativo di miglioramento dei contenuti normativi, delle previsioni dell'articolo in discussione, operato attraverso gli emendamenti proposti dai colleghi, dall'altra, rappresenta la preoccupazione forte rispetto all'introduzione nel disegno di legge finanziaria dell'articolo relativo all'ipotesi di modifica di una delicata normativa, nei confronti della quale la responsabilità del Parlamento è complessiva e non ammette distinzione di parti, di coalizione. Infatti, se di lotta seria vogliamo parlare rispetto alla criminalità organizzata, non c'è dubbio che il primo segnale forte che bisogna saper dare al paese è quello dell'univoca volontà di tutte le forze politiche di affrontare con responsabilità, con serietà, senza ma e senza se, i nodi ancora irrisolti.

Non c'è dubbio che attaccare i patrimoni della criminalità organizzata attraverso lo strumento della confisca rappresenti uno strumento importante e vero di contrasto. Tuttavia, è altresì evidente che la materia delicata al nostro esame non può richiedere analisi o soluzioni approssimative, con il rischio che diventino addirittura pericolose.

Sicché faccio mie le considerazioni della collega Mazzoni: invito anch'io il Governo ad una riflessione ulteriore sul punto. Mi auguro, pertanto, che prevalga la logica della soluzione definitiva, per una risposta seria e responsabile al paese e a quelle regioni che, in questo momento, soffrono maggiormente il problema, piuttosto che la logica «della cassa» che, tradirebbe le ragioni stesse dell'impegno contro la criminalità, che si vogliono qui riaffermare.

 

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 15 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 15, ad eccezione dell'emendamento Osvaldo Napoli 15.3 e dell'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01, sui quali esprime, invece, parere favorevole.

 

PRESIDENTE. Il Governo?

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 15.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496

Votanti 495

Astenuti 1

Maggioranza 248

Hanno votato 229

Hanno votato no 266).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galati 15.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 498

Maggioranza 250

Hanno votato 230

Hanno votato no 268).

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508

Votanti 507

Astenuti 1

Maggioranza 254

Hanno votato 501

Hanno votato no 6).

 

Prendo atto che il deputato Mura avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzoni 15.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 507

Astenuti 2

Maggioranza 254

Hanno votato 238

Hanno votato no 269).

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelino Alfano 15.5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non ci rendiamo assolutamente conto delle ragioni che hanno spinto Governo e relatore ad esprimere un parere contrario sull'emendamento Angelino Alfano 15.5. Mi spiego: con questo emendamento vogliamo esprimere un concetto che, a nostro avviso, è estremamente importante, ossia la possibilità che gli immobili confiscati possano essere anche affidati agli istituti autonomi case popolari. A nostro avviso questo è, quindi, un emendamento di assoluto buonsenso. Non ci rendiamo, ripeto, assolutamente conto di questo «divieto». Non vorremmo che fosse un «divieto» di natura ideologica, posto soltanto perché questo emendamento è presentato da esponenti dell'opposizione. In particolari situazioni, in particolari comuni, in particolari territori, che sono caratterizzati da una penuria di alloggi popolari e dove, tra l'altro, gli istituti autonomi case popolari spesso sono caratterizzati da bilanci assolutamente disastrati e, quindi, si trovano nell'impossibilità di provvedere alla costruzione di nuovi alloggi, intendiamo dare una risposta al problema con quest'emendamento.

Mi rivolgo all'Assemblea, in particolare a quei settori che dicono di essere sensibili e recettivi a problematiche di questo genere. So che vi sono anche colleghi che talvolta hanno fatto dichiarazioni positive su fenomeni estremamente negativi quali, ad esempio, l'occupazione di alloggi di proprietà degli istituti autonomi case popolari. Sono fatti che, evidentemente, presentano caratteristiche particolari, che sfiorano il codice penale, ma che spesso sono determinati da situazioni di estremo disagio e di estremo degrado. Ed allora, di fronte alla possibilità (tra l'altro a costo zero, non avente bisogno di alcuna copertura) di dare un segnale positivo, non riusciamo assolutamente a cogliere - lo ripeto ancora - le ragioni di un parere contrario e di questa palese insensibilità. Noi non vorremmo che l'insensibilità del relatore e del Governo di fronte ad una problematica di tal genere si dovesse tradurre nell'insensibilità di quest'Assemblea e di quella parte politica che si assumerà la responsabilità di un voto contrario, perché altrimenti avreste veramente difficoltà a spiegarlo alla gente. Chiaramente, potremmo dire, in altre soluzioni ed in altre situazioni, che voi siete bravi solo a fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelino Alfano 15.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 508

Astenuti 1

Maggioranza 255

Hanno votato 235

Hanno votato no 273).

 

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506

Votanti 503

Astenuti 3

Maggioranza 252

Hanno votato 231

Hanno votato no 272).

 

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che l'onorevole Capitanio Santolini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509

Votanti 508

Astenuti 1

Maggioranza 255

Hanno votato 234

Hanno votato no 274).

 

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che l'onorevole Forlani non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliva 15.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 513

Votanti 512

Astenuti 1

Maggioranza 257

Hanno votato 237

Hanno votato no 275).

 

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo 15.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

 

MARIO TASSONE. Signor Presidente, faccio riferimento alle dichiarazioni che sono state rese dai colleghi che sono intervenuti prima di me; in particolare, ritengo che l'onorevole Mazzoni abbia espresso chiaramente le ragioni della nostra contrarietà al contenuto dell'articolo 15. Non credo che una problematica così vasta, articolata e delicata possa essere inserita nel contesto di una manovra economico-finanziaria. Non è possibile che una tale manovra diventi un omnibus dove si può trovare di tutto, così come non è possibile che ci possa essere semplicemente un dibattito così schizofrenico, molte volte incompleto e non certo mirato a concentrare tutta l'attenzione dell'Assemblea sui veri problemi che con questo articolo andiamo a toccare. L'articolo si incentra soprattutto sul fatto tecnico, perdendo di vista quello che, invece, è certamente un modo per combattere la criminalità: come utilizzare a fini sociali, in termini più puntuali e reali, tutto il patrimonio che viene ad essere requisito alla criminalità organizzata medesima.

Vi è un aspetto che più volte abbiamo evidenziato, anche lo scorso anno, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria e che riguarda una situazione che, spesso, non è neanche controllabile: molte volte la criminalità viene ad acquisire lo stesso patrimonio che è stato requisito dalle autorità. Non c'è dubbio che, nelle aste, molte volte sono le stesse organizzazioni criminali che partecipano per acquisire il patrimonio mobiliare loro requisito.

Certo, il principio va bene: non siamo contrari al fatto di togliere alla criminalità per utilizzare ciò che viene requisito a fini sociali. Purtroppo però l'articolo - così com'è stato concepito - non funziona: anzi, è un'arma a doppio taglio ed in quest'occasione lo abbiamo cercato di evidenziare anche al Governo. Reitero queste mie osservazioni, nonché quelle rese da parte dei colleghi al Governo: certamente questo articolo non è né utile né opportuno! Anzi, è soprattutto controproducente. Ci stiamo assumendo una grande responsabilità! Ovviamente siamo favorevoli all'acquisizione di un principio che faccia capire al paese che, utilizzando a fini sociali un certo patrimonio, si combatte la criminalità organizzata. Con questo articolo avremmo invece una conseguenza negativa, avremmo come risultato l'opposto di ciò che vorremmo raggiungere.

La nostra non è una polemica: non recitiamo la parte dell'opposizione che dice al Governo di non volere questo articolo. Stiamo sostenendo, in realtà, che analoghi provvedimenti non hanno reso giustizia alla volontà del paese e del Parlamento. Sono queste le motivazioni del nostro voto contrario. Chiediamo ai colleghi di riflettere prima di esprimere un voto favorevole sull'articolo in esame (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492

Maggioranza 247

Hanno votato 272

Hanno votato no 220).

 

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Prendo atto altresì che i deputati Marinello e D'Agrò non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01.

 

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti ed è prima firmataria dell'articolo aggiuntivo: non può dunque intervenire. Si senta gratificata dal parere favorevole espresso sulla sua proposta dalla Commissione e dal Governo...

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01, accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 503

Maggioranza 252

Hanno votato sì 501

Hanno votato no 2).

 

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Prendo altresì atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, dovremmo adesso passare all'esame dell'articolo 16. La Commissione ha presentato un emendamento a tale articolo e il termine per la presentazione dei relativi subemendamenti è stato fissato per le ore 20. Non potendo passare all'esame dell'articolo 16, proporrei, quindi, di sospendere a questo punto i lavori.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove domattina dovrà esaminare diverse questioni. Sarebbe pertanto opportuno che i lavori dell'Assemblea iniziassero alle ore 11.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei anticipatamente ringraziare il relatore ed il presidente Duilio per il breve anticipo di oggi e per il breve ritardo di domani...

Vorrei far presente all'Assemblea che, molto felicemente, prendo atto che, alla scadenza indicata dal Governo nell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, cioè oggi, mercoledì, alle ore 20, non sono stati presentati ulteriori emendamenti...

 

PRESIDENTE. Devo leggere alcune comunicazioni in proposito, presidente Volontè...

 

LUCA VOLONTÈ. Allora mi ha anticipato, anzi mi ha contraddetto: il mio auspicio era molto fondato, perché sono le 19,40...

 

PRESIDENTE. Avverto che sono stati testè depositati dal Governo dieci ulteriori emendamenti al disegno di legge al nostro esame (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Come di consueto, saranno distribuiti non appena effettuato il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza.

Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21 con lo svolgimento della discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni.

 


 


Allegato A

 

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)

 

 

 

 


 (A.C. 1746-bis - Sezione 1)

 

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

Esaminato il testo dei subemendamenti contenuti nei fascicoli n. 7, riferiti agli emendamenti e articoli aggiuntivi del Governo 57.500, 57.502, 57.0500, 58.500, 59.500, 60.0502, 64.500, 64.0.500, 66.501, 68.500 e 70.500, 84.500, 85.501, 85.0501, 86.0500, 88.501, 89.0100, 101.500, 105.500, 115.0500, 117.502, 118.500, 121.500, 129.500, 129.0500, 132.500, 134.500, 135.500, 138.502, 138.501, 139.0500, 144.500, 147.500, 152.500, 152.501, 163.500, 164.500, 165.0500, 166.0500, 166.0502, 172.500, 176.0500, 178.500, 181.500, 182.500, 183.500, 185.500, 187.500, 191.500, 192.0500, 194.0500, 199.500, 204.500, 2140.0500, 214.0501, 214.0502;

esprime

 

PARERE CONTRARIO

 

sui subemendamenti 0.68.500.16 Garagnani e 0.182.500.16 Di Centa, nonché sui subemendamenti 0.199.500.9, 0.199.500.10, 0.199.500.11, 0.199.500.12, 0.199.500.13 Garavaglia, nella parte in cui non prevedono forme concertative con le regioni per il riparto delle risorse,

ed esprime

 

NULLA OSTA

 

sui restanti subemendamenti.

Esaminato il testo dell'articolo aggiuntivo della Commissione 11.0600, nonché dei subemendamenti ad esso riferiti;

esprime

 

NULLA OSTA

 

Esaminato inoltre il testo degli emendamenti della Commissione 44.600, 51.600, 59.600, 130.600, 142.600, 165.0600, 175.600, 186.600, 186.0600, 193.600, 194.600, 207.600, rilevata, con riferimento all'emendamento 59.600, l'esigenza di tenere conto delle disposizioni di cui al quarto e al sesto comma dell'articolo 117 della Costituzione, che attribuiscono alle regioni e agli enti locali, rispettivamente, la potestà legislativa e regolamentare in materia di organizzazione degli uffici,

esprime

 

PARERE FAVOREVOLE

 

sull'emendamento 59.600, a condizione che il comma 1-ter della lettera b) sia riformulato nel senso di non configurare come obbligatoria la riserva di posti nelle prove selettive ivi prevista;

ed esprime

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti e subemendamenti.

 

 


(A.C. 1746-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 11.

(Disposizioni in materia di semplificazione e di manutenzione della base imponibile).

1. Per la notifica degli atti di accertamento dei tributi locali e di quelli afferenti le procedure esecutive di cui al testo unico delle disposizioni di legge relative alla riscossione delle entrate patrimoniali dello Stato, di cui al regio decreto 14 aprile 1910, n. 639, e successive modificazioni, nonché degli atti di invito al pagamento delle entrate extratributarie dei comuni e delle province, ferme restando le disposizioni vigenti, il dirigente dell'ufficio competente, con provvedimento formale, può nominare uno o più messi notificatori.

2. I messi notificatori possono essere nominati tra i dipendenti dell'amministrazione comunale o provinciale, tra i dipendenti dei soggetti ai quali l'ente locale ha affidato, anche disgiuntamente, la liquidazione, l'accertamento e la riscossione dei tributi e delle altre entrate ai sensi dell'articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, nonché tra soggetti che, per qualifica professionale, esperienza, capacità ed affidabilità, forniscono idonea garanzia del corretto svolgimento delle funzioni assegnate, previa, in ogni caso, la partecipazione ad apposito corso di formazione e qualificazione, organizzato a cura dell'ente locale, ed il superamento di un esame di idoneità.

3. Il messo notificatore esercita le sue funzioni nel territorio dell'ente locale che lo ha nominato, sulla base della direzione e del coordinamento diretto dell'ente ovvero degli affidatari del servizio di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e delle altre entrate ai sensi dell'articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni. Il messo notificatore non può farsi sostituire né rappresentare da altri soggetti.

4. Gli enti locali, relativamente ai tributi di propria competenza, procedono alla rettifica delle dichiarazioni incomplete o infedeli o dei parziali o ritardati versamenti, nonché all'accertamento d'ufficio delle omesse dichiarazioni o degli omessi versamenti, notificando al contribuente, anche a mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento, un apposito avviso motivato. Gli avvisi di accertamento in rettifica e d'ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati. Entro gli stessi termini devono essere contestate o irrogate le sanzioni amministrative tributarie, a norma degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni.

5. Gli avvisi di accertamento in rettifica e d'ufficio devono essere motivati in relazione ai presupposti di fatto ed alle ragioni giuridiche che li hanno determinati; se la motivazione fa riferimento ad un altro atto non conosciuto né ricevuto dal contribuente, questo deve essere allegato all'atto che lo richiama, salvo che quest'ultimo non ne riproduca il contenuto essenziale. Gli avvisi devono contenere, altresì, l'indicazione dell'ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni complete in merito all'atto notificato, del responsabile del procedimento, dell'organo o dell'autorità amministrativa presso i quali è possibile promuovere un riesame anche nel merito dell'atto in sede di autotutela, delle modalità, del termine e dell'organo giurisdizionale cui è possibile ricorrere, nonché il termine di sessanta giorni entro cui effettuare il relativo pagamento. Gli avvisi sono sottoscritti dal funzionario designato dall'ente locale per la gestione del tributo.

6. Nel caso di riscossione coattiva dei tributi locali il relativo titolo esecutivo deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo.

7. Il rimborso delle somme versate e non dovute deve essere richiesto dal contribuente entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione; l'ente locale provvede ad effettuare il rimborso entro novanta giorni dalla data di presentazione dell'istanza.

8. La misura annua degli interessi è determinata, da ciascun ente impositore, nei limiti di tre punti percentuali di differenza rispetto al tasso di interesse legale. Gli interessi sono calcolati con maturazione giorno per giorno con decorrenza dal giorno in cui sono divenuti esigibili. Interessi nella stessa misura spettano al contribuente per le somme ad esso dovute a decorrere dalla data dell'eseguito versamento.

9. Il pagamento dei tributi locali deve essere effettuato con arrotondamento all'euro per difetto se la frazione è inferiore a 49 centesimi, ovvero per eccesso se superiore a detto importo.

10. Gli enti locali disciplinano le modalità con le quali i contribuenti possono compensare le somme a credito con quelle dovute al comune a titolo di tributi locali.

11. Gli enti locali, nel rispetto dei princìpi posti dall'articolo 25 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, stabiliscono per ciascun tributo di propria competenza gli importi fino a concorrenza dei quali i versamenti non sono dovuti o non sono effettuati i rimborsi.

12. Gli enti locali deliberano le tariffe e le aliquote relative ai tributi di loro competenza entro la data fissata da norme statali per la deliberazione del bilancio di previsione. Dette deliberazioni anche se approvate successivamente all'inizio dell'esercizio purchè entro il termine innanzi indicato, hanno effetto dal 1o gennaio dell'anno di riferimento; in caso di mancata approvazione entro il suddetto termine le tariffe e le aliquote si intendono prorogate di anno in anno.

13. Ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario ed in attuazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera r), della Costituzione, gli enti locali e regionali comunicano al Ministero dell'economia e delle finanze i dati relativi al gettito delle entrate tributarie e patrimoniali, di rispettiva competenza. Per l'inosservanza di detti adempimenti si applicano le disposizioni di cui all'articolo 161, comma 3, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sono stabiliti il sistema di comunicazione, le modalità ed i termini per l'effettuazione della trasmissione dei dati.

14. Le norme di cui ai commi da 4 a 13 si applicano anche ai rapporti di imposta pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge.

15. Al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5 dell'articolo 9, le parole da: «il relativo ruolo» fino a: «periodo di sospensione» sono soppresse;

b) sono abrogati: il comma 6 dell'articolo 9; l'articolo 10; il comma 4 dell'articolo 23; l'articolo 51, ad eccezione del comma 5; il comma 4 dell'articolo 53; l'articolo 71, ad eccezione del comma 4; l'articolo 75; il comma 5 dell'articolo 76.

16. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 4 dell'articolo 5 è abrogato;

b) al comma 2 dell'articolo 8, dopo le parole: «adibita ad abitazione principale del soggetto passivo» sono aggiunte le seguenti: «, intendendosi per tale, salvo prova contraria, quella di residenza anagrafica,»;

c) all'articolo 10, il comma 6 è sostituito dal seguente:

«6. Per gli immobili compresi nel fallimento o nella liquidazione coatta amministrativa il curatore o il commissario liquidatore, entro novanta giorni dalla data della loro nomina, devono presentare al comune di ubicazione degli immobili una dichiarazione attestante l'avvio della procedura. Detti soggetti sono, altresì, tenuti al versamento dell'imposta dovuta per il periodo di durata dell'intera procedura concorsuale entro il termine di tre mesi dalla data del decreto di trasferimento degli immobili»;

d) i commi 1, 2, 2-bis e 6 dell'articolo 11 sono abrogati;

e) all'articolo 12, comma 1, le parole: «90 giorni» sono sostituite dalle seguenti: «60 giorni» e le parole da: «; il ruolo deve essere formato» fino alla fine del comma sono soppresse;

f) l'articolo 13 è abrogato;

g) il comma 6 dell'articolo 14 è abrogato.

17. Al comma 53 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Resta fermo l'obbligo di presentazione della dichiarazione nei casi in cui gli elementi rilevanti ai fini dell'imposta dipendano da atti per i quali non sono applicabili le procedure telematiche previste dall'articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 463, concernente la disciplina del modello unico informatico».

18. Le lettere l) e n) del comma 1 e i commi 2 e 3 dell'articolo 59 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono abrogati.

19. All'articolo 62, comma 2, lettera d), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, le parole da: «in modo che detta tariffa» fino alla fine del periodo sono soppresse.

20. Il comma 1 dell'articolo 7-octies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, è abrogato.

21. Al fine di contrastare il fenomeno delle affissioni abusive, sono abrogate le seguenti disposizioni:

a) il comma 2-bis dell'articolo 6, il comma 1-bis dell'articolo 20, l'articolo 20-bis, il comma 4-bis dell'articolo 23 e il comma 5-ter dell'articolo 24 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni;

b) il comma 13-quinquies dell'articolo 23 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

c) il terzo comma dell'articolo 6 ed il quarto comma dell'articolo 8 della legge 4 aprile 1956, n. 212, e successive modificazioni.

22. All'articolo 15 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 3, le parole da: «sono a carico» fino a «del committente» sono sostituite dalle seguenti: «sono a carico, in solido, dell'esecutore materiale e del committente responsabile»;

b) al comma 19, il terzo periodo è soppresso.

23. Sono fatti salvi gli effetti prodotti dall'articolo 20-bis, comma 2, del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507.

24. I comuni e le province, con provvedimento adottato dal dirigente dell'ufficio competente, possono conferire i poteri di accertamento, di contestazione immediata, nonché di redazione e di sottoscrizione del processo verbale di accertamento per le violazioni relative alle proprie entrate e per quelle che si verificano sul proprio territorio, a dipendenti dell'ente locale o dei soggetti affidatari, anche in maniera disgiunta, delle attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e di riscossione delle altre entrate, iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni. Si applicano le disposizioni dell'articolo 68, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, relative all'efficacia del verbale di accertamento.

25. I poteri di cui al comma 24 non includono, comunque, la contestazione delle violazioni delle disposizioni del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. La procedura sanzionatoria amministrativa è di competenza degli uffici degli enti locali.

26. Le funzioni di cui al comma 24 sono conferite ai dipendenti degli enti locali e dei soggetti affidatari che siano in possesso almeno di titolo di studio di scuola media superiore di secondo grado, previa frequenza di un apposito corso di preparazione e qualificazione, organizzato a cura dell'ente locale stesso, ed il superamento di un esame di idoneità.

27. I soggetti prescelti non devono avere precedenti e pendenze penali in corso né essere sottoposti a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria, ai sensi della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, o della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, salvi gli effetti della riabilitazione.

28. I criteri indicati nel secondo e nel terzo periodo del comma 3 dell'articolo 70 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, in materia di tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, sono applicabili anche ai fini della determinazione delle superfici per il calcolo della tariffa per la gestione dei rifiuti urbani di cui all'allegato 1, punto 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.

29. Nelle more della completa attuazione delle disposizioni recate dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152:

a) il regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti adottato in ciascun comune per l'anno 2006 resta invariato anche per l'anno 2007;

b) in materia di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, continuano ad applicarsi le disposizioni degli articoli 18, comma 2, lettera d), e 57, comma 1, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 11.

(Disposizioni in materia di semplificazione e di manutenzione della base imponibile).

Al comma 7, sostituire le parole: novanta giorni con le seguenti: centottanta giorni.

11. 2. (ex 11. 35.) Osvaldo Napoli.

(Approvato)

 

Al comma 8, terzo periodo, sostituire le parole: dell'eseguito versamento con le seguenti: della richiesta.

11. 4. (ex *11. 36.) Osvaldo Napoli.

Al comma 11, aggiungere, in fine, il seguente periodo: In caso di inottemperanza, si applica la disciplina prevista dal medesimo articolo 25.

11. 5. (ex 11. 21.) Filippi, Garavaglia.

(Approvato)

 

Dopo il comma 12, aggiungere il seguente:

12-bis. Ai soli fini della riscossione delle entrate locali, il funzionario responsabile dell'ente locale ed il funzionario della riscossione nominato dal soggetto cui l'ente locale ha affidato il servizio ai sensi dell'articolo 52, comma 5, lettera b) del decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446, sono autorizzati ad accedere alle informazioni disponibili presso il sistema informativo dell'Agenzia delle entrate, a prenderne visione, ad estrarre copia degli atti riguardanti i beni dei debitori e dei coobbligati, nonché ad ottenere, in carta libera e senza oneri le relative certificazioni. L'autorizzazione è concessa con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita l'Associazione nazionale dei comuni, l'Unione delle province italiane e l'Associazione nazionale dei concessionari delle entrate degli enti locali (ANACAP).

11. 8. (ex 11. 77.) Garavaglia, Filippi, Fugatti, Grimoldi.

 

Al comma 13, primo periodo, sostituire le parole: gli enti locali e regionali con le seguenti: i comuni, attraverso l'ANCI,.

11. 10. (ex *11. 37.) Osvaldo Napoli.

 

Sostituire il comma 14 con il seguente:

14. In deroga all'articolo 3, comma 1, della legge 27 luglio 2000, n. 212, le disposizioni di cui ai commi 4, 5, 6 e 7, limitatamente al primo periodo, 8, 9, 10, 11, 12 e 13, si applicano anche ai rapporti di imposta relativi alle annualità 2002 e successive.

11. 12. (ex *11. 38.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 15, aggiungere il seguente:

15-bis. I comuni e le province possono regolamentare la disciplina della tariffa per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e dei canoni di cui agli articoli 63 e 64 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, secondo i criteri, i termini e le modalità di cui ai commi da 4 a 14 del presente articolo.

11. 13. (ex **11. 39.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 16, sopprimere la lettera a).

11. 14. (ex *11. 40.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 16, dopo la lettera b), aggiungere le seguenti:

b-bis) all'articolo 7, comma 1, lettera i), è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «L'esercizio a qualsiasi titolo di una attività commerciale, anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro, comporta la decadenza immediata dal beneficio dell'esenzione dall'imposta;».

Conseguentemente, dopo il comma 16, aggiungere il seguente:

16-bis. Il comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, come sostituito dall'articolo 39 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.

11. 100. (ex 11. 48.) Turco.

 

Sopprimere il comma 18.

11. 15. (ex *11. 41.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 18, aggiungere i seguenti:

18-bis. Al comma 10 dell'articolo 11 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Dal 1o gennaio 2007 il limite massimo di aumento è fissato al 100 per cento.

18-ter. Le tariffe di cui al capo II del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, articoli 44, 45, 47 e 48, possono essere aumentate dai comuni e dalle province fino ad un massimo del 50 per cento.

11. 16. (ex **11. 42.) Osvaldo Napoli.

 

Sopprimere i commi 19 e 20.

11. 17. (Testo modificato nel corso della seduta)(vedi 11. 2.) Gianfranco Conte.

(Approvato)

 

All'emendamento 11.500 del Governo, sostituire le parole: sopprimere i commi con le seguenti: sostituire il comma 19, con il seguente:

19. La disposizione contenuta nell'articolo 13, comma 4-bis. del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, secondo cui l'imposta sulla pubblicità non è dovuta per l'indicazione sui veicoli utilizzati per il trasporto della ditta e dell'indirizzo dell'impresa che effettua attività di trasporto, anche per conto terzi, limitatamente alla sola superficie utile occupata da tali indicazioni, deve interpretarsi nel senso che l'imposta non è dovuta in relazione alle suddette scritte apposte sui veicoli utilizzati per il trasporto, anche per conto terzi, sia di persone che di merci.

Conseguentemente, sostituire le parole: e 20 con le seguenti:

Conseguentemente:

sopprimere il comma 20;

all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente, tutte le spese di parte corrente del 2 per cento per gli anni 2007, 2008 e 2009.

0. 11. 500. 1. Leone.

 

Sopprimere i commi 19 e 20.

*11. 18. (ex *11. 7. e *11. 94.) Uggè, Di Centa, Zanetta, Mondello, Gianfranco Conte.

(Approvato)

 

Sopprimere i commi 19 e 20.

*11. 19. (ex *11. 9.) Mazzocchi, Giorgetti, Leo.

(Approvato)

 

Sopprimere i commi 19 e 20.

*11. 20. (ex *11. 72.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.

(Approvato)

 

Sopprimere i commi 19 e 20.

*11. 500. Governo.

(Approvato)

 

Sopprimere i commi 21, 22, 23, 24, 25, 26 e 27.

11. 24. (vedi 11. 83.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Dopo il comma 23, aggiungere i seguenti:

23-bis. Le agevolazioni di cui agli articoli 11, comma 2, della legge 30 dicembre 1991, n. 413, e 2, comma 5, del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, devono intendersi riferite alle sole unità immobiliari classificate catastalmente come abitazioni ed effettivamente adibite ad uso abitativo.

23-ter. I contribuenti che abbiano tenuto comportamenti difformi, debbono regolarizzare la propria posizione, versando al comune ove sono situati gli immobili entro la data prevista per il saldo dell'ICI relativo all'anno 2007, la differenza d'imposta relativa alle annualità 2005 e 2006, senza l'applicazione di sanzioni ed interessi.

23-quater. Dal 1o gennaio 2007 le agevolazioni di cui al comma 23-bis restano applicabili ai soli immobili classificati catastalmente come abitazioni ed effettivamente adibite ad uso abitativo, con l'esclusione di quelli concessi in affitto o tenuti a disposizione.

23-quinquies. All'articolo 39, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al comma 1, capoverso comma 2-bis, la parola: «esclusivamente» è soppressa.

11. 26. (ex *11. 43.) Osvaldo Napoli.

 

Sopprimere i commi da 24 a 27.

Conseguentemente:

all'articolo 45, sopprimere il comma 2;

sopprimere i seguenti articoli: 46, 99, 108, 110, 112, 114, 118, 120, 128, 132, 143, 144, 145, 146, 147, 157, 159, 160; 161, 163, 164, 175, 182, 183, 184, 186, 189, 192, 193, 194, 197, 198, 199, 201, 204, 205, 206, 207, 209.

dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214. - 1. sono abrogate le seguenti disposizioni:

a) l'articolo 2 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;

b) i commi 17, 18 e 19 dell'articolo 4 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;

c) il comma 13 dell'articolo 145 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

d) l'articolo 109 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

e) il comma 45 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

f) il comma 159 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2007: - 219.720;

2008: - 226.720;

2009: - 226.720.

voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:

2007: - 57.150;

2008: - 100.197;

2009: - 100.197.

voce: Ministero della giustizia:

2007: - 50.000;

2008: - 50.000;

2009: - 50.000.

voce: Ministero degli affari esteri:

2007: - 109.116;

2008: - 106.977;

2009: - 106.977.

voce: Ministero della pubblica istruzione:

2007: - 3.256;

2008: - 6;

2009: - 6.

voce: Ministero dell'interno:

2007: - 101.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:

2007: - 986;

2008: - 82;

2009: - 82.

voce: Ministero della difesa:

2007: - 11;

2008: - 11;

2009: - 11.

voce: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:

2007: - 45;

2008: - 45;

2009: - 45.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2007: - 92.045;

2008: - 100.045;

2009: - 100.045.

voce: Ministero della salute:

2007: - 100.000;

2008: - 100.000;

2009: - 100.000.

voce: Ministero dell'università e della ricerca:

2007: - 20.000;

2008: - 40.000;

2009: - 80.000.

voce: Ministero della solidarietà sociale:

2007: - 50.000;

2008: - 200.000;

2009: - 200.000.

all'articolo 216, comma 1, tabella B, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell'economia e delle finanze:

2007: - 442.145;

2008: - 450.644;

2009: - 450.644.

voce: Ministero degli affari esteri:

2007: - 1.000;

2008: - 3.000;

2009: - 3.000.

voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:

2007: - 240.000;

2008: - 290.000;

2009: - 290.000.

voce: Ministero per i beni e le attività culturali:

2007: - 27.900;

2008: - 27.900;

2009: - 27.900.

voce: Ministero dell'università e della ricerca:

2007: - 65.000;

2008: - 5.000;

2009: - 5.000.

all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci per un importo complessivo pari al 10 per cento del totale.

11. 27. (vedi 11. 1.) Gianfranco Conte, Ravetto.

 

Sopprimere il comma 24.

11. 28. (ex 11. 79.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 24, primo periodo, sostituire le parole: iscritti all'albo di cui all'articolo 53 con le seguenti: ai sensi dell'articolo 52, comma 5, lettera b),

11. 29. (ex *11. 44.) Osvaldo Napoli.

(Approvato)

 

Sopprimere il comma 25.

11. 30. (ex 11. 80.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Sopprimere il comma 26.

11. 31. (ex 11. 81.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 


Sopprimere il comma 27.

11. 32. (ex 11. 82.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Sostituire il comma 29 con i seguenti:

29. Nelle more dell'attuazione delle specifiche disposizioni recate dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152:

a) il regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti adottato in ciascun comune per l'anno 2006 può restare invariato anche per l'anno 2007;

b) in materia di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, continuano ad applicarsi le disposizioni degli articoli 18, comma, 2 lettera d) e dell'articolo 57, comma 1, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 21.

29-bis. Restano esclusi dalle aree soggette a prelievo i magazzini di materie prime e di prodotti finiti di pertinenza delle attività produttive.

11. 33. (ex 11. 70.) Peretti, Zinzi.

 

Al comma 29, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: , fatta salva la possibilità per i comuni di adottare, entro il termine per l'approvazione del bilancio comunale, la tariffa di cui all'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

11. 34. (ex 11. 28.) Zorzato, Milanato, Fratta Pasini, Campa, Paniz, Destro, Gardini.

 

Al comma 29, sopprimere la lettera b).

*11. 35. (ex *11. 5.) Leo.

 

Al comma 29, sopprimere la lettera b).

*11. 36. (ex *11. 8.) Mondello, Uggè, Di Centa, Zanetta.

 

Al comma 29, sopprimere la lettera b).

*11. 37. (ex *11. 23.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.

 

Al comma 29, sopprimere la lettera b).

*11. 38. (ex *11. 71.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

30. Le disposizioni del presente articolo costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione, nonché norme di semplificazione per i soggetti che esercitano attività di impresa e di lavoro autonomo.

31. I comuni sottoscrivono, a richiesta, con persone fisiche e giuridiche titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo il concordato biennale preventivo unificato. Il concordato ha per oggetto la definizione per i due anni successivi a quello alla data di sottoscrizione dello stesso della misura complessiva di quanto dovuto a titolo di imposta comunale sugli immobili, di imposta o canone sulla pubblicità, di imposta o canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche.

32. La misura dell'imposta complessiva per il concordato preventivo unificato biennale è pari al doppio di quella definita per l'esercizio finanziario in corso alla data di sottoscrizione, senza possibilità alcuna per il comune di ulteriori accertamenti o riscossioni se non in caso di variazione dei presupposti di imposta nel biennio in considerazione che comportino un aumento dell'imposta complessiva dovuta che superi quella concordata di almeno il 10 per cento. Eventuali aumenti dell'aliquota o della misura dell'imposta o della misura del canone non sono applicabili ai soggetti che abbiano sottoscritto il concordato.

33. L'imposta complessiva può essere versata e riscossa in una unica soluzione entro e non oltre il termine dell'esercizio finanziario nell'ambito del quale il concordato è sottoscritto. Nel sottoscrivere il concordato le parti possono stabilire date di versamento e riscossione diverse, che comunque non possono eccedere il termine dell'esercizio finanziario successivo a quello nell'ambito del quale il concordato è sottoscritto.

34. Il concordato è sottoscritto anche in deroga ad ogni altra norma procedurale inerente le imposte comunali indicate. 1 comuni possono prevedere forme di incentivazione alla sottoscrizione di concordati per aziende o professionisti che abbiano iniziato l'attività nei tre anni antecedenti alla sottoscrizione, in misura non superiore al 10 per cento di quanto risultante a titolo di imposta complessiva. Il mancato pagamento, anche parziale, dell'imposta complessiva dovuta per il concordato nei termini previsti comporta la risoluzione di diritto dello stesso e l'esercizio di ogni potestà comunale circa l'accertamento e riscossione delle imposte e canoni dovuti.

35. Al fine di favorire la sottoscrizione del concordato i comuni direttamente o attraverso i propri concessionari della riscossione predispongono banche dati e modulari completi di ogni dato rilevante, in modo che la sottoscrizione del contribuente possa avvenire anche attraverso semplice adesione. I contratti con i concessionari sono rinegoziati in ragione dei servizi aggiuntivi richiesti e sono rinnovati alla scadenza per consentire la necessaria continuità quanto al controllo della correttezza e non modificazione dei dati assunti a base del concordato.

36. I comuni possono procedere alla cartolarizzazione dei crediti derivanti dalla sottoscrizione di concordati, in misura non superiore al 75 per cento dell'importo complessivo risultante.

37. Le eventuali maggiori entrate del comune riferite ad un determinato esercizio finanziario conseguenti alla sottoscrizione di concordati non incidono sui trasferimenti statali e non sono rilevanti quanto ai patti di stabilità interni. I comuni con il regolamento generale sulle entrate di cui all'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446 possono unificare i procedimenti di accertamento e riscossione, nonché ogni procedura gestionale, relativi a tutte le imposte o canoni sostitutivi comunali, in modo da garantire il minor onere amministrativo e la massima semplicità di adempimenti per i contribuenti, senza oneri aggiuntivi per gli stessi. A tal fine, pur nella autonomia dei presupposti di imposta, può farsi riferimento ai principi procedimentali previsti nelle norme di revisione e armonizzazione di cui al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni. Ogni forma di semplificazione non può comportare minori entrate per il comune.

11. 39. (ex *11. 3.) Gianfranco Conte.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

30. All'articolo 264 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al comma 1, la lettera n) è soppressa.

31. All'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al comma 1, è aggiunto il seguente periodo: «È fatta salva l'applicazione del tributo di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504».

*11. 42. (ex **11. 29.) Osvaldo Napoli.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

30. All'articolo 264 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al comma 1, la lettera n) è soppressa.

31. All'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al comma 1, è aggiunto il seguente periodo: «È fatta salva l'applicazione del tributo di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504».

*11. 43. (ex *11. 88.) Saglia.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

30. Ai fini dell'accertamento delle tariffe di igiene ambientale e della TARSU e per favorire il contrasto al fenomeno dell'evasione ed elusione, i comuni hanno facoltà di accesso alle banche dati anagrafiche inerenti le utenze elettriche o idriche, e comunque le utenze facenti riferimento ai servizi di interesse generale.

11. 44. (ex *11. 47.) Osvaldo Napoli, Garavaglia, Pedrizzi.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

30. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al comma 8, lettera a), dopo il capoverso 4-bis, è aggiunto il seguente:

«4-ter. Sono dispensati dalla presentazione dell'elenco dei soggetti nei cui confronti sono state emesse fatture nell'anno cui si riferisce la comunicazione, i soggetti tenuti a comunicare all'anagrafe tributaria i dati e le notizie riguardanti i contratti di somministrazione di energia elettrica, di servizi idrici e del gas ai sensi dell'articolo 7, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605».

11. 45. (ex 11. 30.) Saglia, Alberto Giorgetti.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

30. In attesa dell'approvazione delle norme attuative dell'articolo 7-quinquies del decreto-legge 11 gennaio 2001, n. 1, convertito dalla legge 9 marzo 2001, n. 49, laddove prevede l'istituzione del Consorzio obbligatorio nazionale per la raccolta e lo smaltimento dei residui da lavorazione degli esercizi commerciali al dettaglio operanti nel settore della vendita di carni, gli importi della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani interni, di cui al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, ovvero, laddove istituita, della tariffa per la gestione dei rifiuti urbani, di cui al decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, nonché quelli, eventualmente determinati, della tariffa per la gestione dei rifiuti urbani, di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono ridotti al 30 per cento per i produttori di sottoprodotti di origine animale, di cui al Regolamento CE n. 1774/2002, i quali dimostrino, mediante idonea documentazione, di aver stipulato con soggetti abilitati a ritirarli un contratto di fornitura in esclusiva, per tipologia di categoria dei materiali prodotti, a condizione che:

a) i sottoprodotti provengano da negozi per la vendita al minuto;

b) il contratto di fornitura sia redatto in forma scritta;

c) il destinatario detenga il registro delle partite.

Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1della legge 30 dicembre 2004 n. 311, al comma 460, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), le parole «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;

b) alla lettera b) le parole «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».

2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.

11. 47. (ex 11. 78.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

30. All'articolo 35, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 26-quinquies è aggiunto il seguente:

«26-sexies. Le facoltà previste dai commi 25 e 26 possono essere esercitate, ai fini della gestione delle entrate proprie ed della partecipazione all'accertamento dei tributi erariali, dagli enti locali, dalle regioni e dai loro concessionari, ovvero dai soggetti comunque incaricati, anche disgiuntamente, delle attività di liquidazione accertamento e riscossione delle entrate, a norma delle leggi vigenti, limitatamente per questi ultimi alle entrate effettivamente affidata L'ente locale o la regione individuano in modo selettivo i dipendenti propri o dei soggetti sopra indicati che possono utilizzare ed accedere ai dati».

11. 48. (ex *11. 45.) Osvaldo Napoli.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

30. A decorrere dal 1o gennaio 2007, ai soli fini dell'imposta comunale sugli immobili, i moltiplicatori previsti dal comma 5 dell'articolo 52 del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, limitatamente a quelli applicabili alle abitazioni (categorie catastali da Al a A11, esclusa l'Al0), sono rivalutati nella misura del 10 per cento.

11. 49. (ex **11. 46.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo l'articolo 11, aggiungere il seguente:

Art. 11-bis. - 1. Le disposizioni del presente articolo costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione, nonché norme di semplificazione per i soggetti che esercitano attività di impresa e di lavoro autonomo.

2. I comuni sottoscrivono, a richiesta, con persone fisiche e giuridiche titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo il concordato biennale preventivo unificato. Il concordato ha per oggetto la definizione per i due anni successivi a quello alla data di sottoscrizione dello stesso della misura complessiva di quanto dovuto a titolo di imposta comunale sugli immobili, di imposta o canone sulla pubblicità, di imposta o canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche.

3. La misura dell'imposta complessiva per il concordato preventivo unificato biennale è pari al doppio di quella definita per l'esercizio finanziario in corso alla data di sottoscrizione, senza possibilità alcuna per il comune di ulteriori accertamenti o riscossioni se non in caso di variazione dei presupposti di imposta nel biennio in considerazione che comportino un aumento dell'imposta complessiva dovuta che superi quella concordata di almeno il 10 per cento. Eventuali aumenti dell'aliquota o della misura dell'imposta o della misura del canone non sono applicabili ai soggetti che abbiano sottoscritto il concordato.

4. L'imposta complessiva può essere versata e riscossa in una unica soluzione entro e non oltre il termine dell'esercizio finanziario nell'ambito del quale il concordato è sottoscritto. Nel sottoscrivere il concordato le parti possono stabilire date di versamento e riscossione diverse, che comunque non possono eccedere il termine dell'esercizio finanziario successivo a quello nell'ambito del quale il concordato è sottoscritto.

5. Il concordato è sottoscritto anche in deroga ad ogni altra norma procedurale inerente le imposte comunali indicate. I comuni possono prevedere forme di incentivazione alla sottoscrizione di concordati per aziende o professionisti che abbiano iniziato l'attività nei tre anni antecedenti alla sottoscrizione, in misura non superiore al 10 per cento di quanto risultante a titolo di imposta complessiva. Il mancato pagamento, anche parziale, dell'imposta complessiva dovuta per il concordato nei termini previsti comporta la risoluzione di diritto dello stesso e l'esercizio di ogni potestà comunale circa l'accertamento e riscossione delle imposte e canoni dovuti.

6. Al fine di favorire la sottoscrizione del concordato i comuni direttamente o attraverso i propri concessionari della riscossione predispongono banche dati e modulari completi di ogni dato rilevante, in modo che la sottoscrizione del contribuente possa avvenire anche attraverso semplice adesione. I contratti con i concessionari sono rinegoziati in ragione dei servizi aggiuntivi richiesti è sono rinnovati alla scadenza per consentire la necessaria continuità quanto al controllo della correttezza e non modificazione dei dati assunti a base del concordato.

7. I comuni possono procedere alla cartolarizzazione dei crediti derivanti dalla sottoscrizione di concordati, in misura non superiore al 75 per cento dell'importo complessivo risultante.

8. Le eventuali maggiori entrate del comune riferite ad un determinato esercizio finanziario conseguenti alla sottoscrizione di concordati non incidono sui trasferimenti statali e non sono rilevanti quanto ai patti di stabilità interni.

9. I comuni con il regolamento generale sulle entrate di cui all'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446 possono unificare i procedimenti di accertamento e riscossione, nonché ogni procedura gestionale, relativi a tutte le imposte o canoni sostitutivi comunali, in modo da garantire il minor onere amministrativo e la massima semplicità di adempimenti per i contribuenti, senza oneri aggiuntivi per gli stessi. A tal fine, pur nella autonomia dei presupposti di imposta, può farsi riferimento ai principi procedimentali previsti nelle norme di revisione e armonizzazione di cui al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni. Ogni forma di semplificazione non può comportare minori entrate per il comune.

11. 01. (ex 11. 93.) Gianfranco Conte.

 

Dopo l'articolo 11, aggiungere il seguente:

Art. 11-bis. - 1. All'articolo 39 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto, n. 248, al comma 1, capoverso 2-bis la parola: «esclusivamente» è soppressa.

11. 02. (*ex 11. 03.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo l'articolo 11, aggiungere il seguente:

Art. 11-bis. (Semplificazioni della disciplina dell'imposta comunale sugli immobili). - 1. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) è abrogato il comma 4 dell'articolo 5;

b) all'articolo 8, comma 2, dopo le parole «adibita ad abitazione principale del soggetto passivo» si aggiungono le seguenti parole: «, intendendosi per tale, salvo prova contraria, quella di residenza anagrafica»;

c) l'articolo 8, il comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 e sostituito dal seguente:

3. Con la deliberazione di cui al comma 1 dell'articolo 6, l'imposta dovuta per l'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo può essere ridotta fino al cinquanta per cento; in alternativa, l'importo di euro 103,29 di cui al comma 2 del presente articolo, può essere elevato fino ad euro 450,00, nel rispetto dell'equilibrio di bilancio. La predetta facoltà può essere esercitata anche con la previsione di detrazioni intermedie, nonché limitatamente alle categorie di soggetti in situazioni di particolare disagio economico-sociale individuate con deliberazione del competente organo comunale.

d) all'articolo 10: i commi 1, 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:

1. L'imposta è dovuta per anno solare proporzionalmente alla quota ed ai mesi dell'anno nei quali si è protratto il possesso; a tal fine il mese durante il quale il possesso si e protratto per almeno quindici giorni è computato per intero. A ciascun anno solare corrisponde un'autonoma obbligazione tributaria.

2. I soggetti indicati nell'articolo 3 devono effettuare il versamento dell'imposta complessivamente dovuta al comune per l'anno in corso in due rate delle quali la prima, entro il 16 giugno, pari al 50 per cento dell'imposta dovuta calcolata sulla base dell'aliquota e delle detrazioni dei dodici mesi dell'anno precedente. La seconda rata deve essere versata entro il 16 dicembre, a saldo dell'imposta dovuta per l'intero anno. Resta in ogni caso nella facoltà del contribuente provvedere al versamento dell'imposta complessivamente dovuta in unica soluzione annuale entro il 16 giugno.

2-bis. In caso di decesso del soggetto passivo d'imposta indicato all'articolo 3, i termini di versamento dell'imposta da parte degli eredi sono differiti di sei mesi.

2-ter. Si considerano validi i versamenti tempestivamente eseguiti al comune diverso da quello competente; con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Associazione nazionale dei comuni italiani, sono stabiliti i termini e le modalità per il riversamento delle somme al comune competente a norma dell'articolo 4.

3. L'imposta dovuta ai sensi del comma 2 deve essere corrisposta secondo le modalità previste dal comune, a norma dell'articolo 52, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, ferma restando la facoltà del contribuente di utilizzo del modello di pagamento unificato di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

3-bis. Al fine di regolare in base a principi di economicità ed efficienza l'utilizzo del modello di pagamento unificato, con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con l'Associazione nazionale dei comuni italiani sono stabiliti la misura dei compensi per la riscossione, le modalità di rendicontazione e di versamento, nonché l'individuazione degli appositi codici tributo adattati alle diverse esigenze locali, anche con riferimento all'utilizzo del medesimo modello per il pagamento delle altre entrate degli enti locali.

2) al comma 5, le parole da: «, nonché per agevolare» fino : «alla riscossione» sono sostituite dalle seguenti: «e per assicurare il miglioramento dell'attività di informazione ai contribuenti, l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) organizza le relative attività strumentali. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze vengono disciplinate le modalità per l'effettuazione dei suddetti servizi, prevedendosi un contributo pari allo 0,6 per mille del gettito dell'imposta a carico dei soggetti che provvedono alla riscossione, riversato, nel caso di gestione diretta, a cura del tesoriere»;

3) Il comma 6 è sostituito dal seguente:

6. Per gli immobili compresi nel fallimento o nella liquidazione coatta amministrativa il curatore o il commissario liquidatore entro novanta giorni dalla data della loro nomina devono presentare al comune di ubicazione degli immobili una dichiarazione attestante l'avvio della procedura. Detti soggetti sono altresì tenuti al versamento dell'imposta dovuta per il periodo di durata dell'intera procedura concorsuale entro il termine di tre mesi dalla data del relativo decreto di trasferimento.

e) all'articolo 11 sono abrogati i commi 5 e 6;

f) all'articolo 12, comma 1, la parola: «novanta» è sostituita dalla parola: «sessanta»;

2. Al comma 53, articolo 37, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con legge 4 agosto 2006, n. 248, è aggiunto il seguente periodo: Dalla data di effettiva operatività del sistema di circolazione e fruizione dei dati catastali è abrogato l'obbligo della comunicazione prevista dall'articolo 59, comma 1, lettera l), n. 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono individuati i casi in cui il nuovo sistema non risulti applicabile, ovvero idoneo, a fornire tempestivamente le informazioni relative alle modificazioni della titolarità degli immobili, con riferimento ai quali permane l'obbligo di presentazione della dichiarazione e resta in vigore la disciplina sanzionatoria di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.

11. 03 (ex *11. 07.) Osvaldo Napoli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio 2007 con le seguenti: 31 gennaio 2007.

0. 11. 0600. 8. Leone, Gianfranco Conte, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio 2007 con le seguenti: 25 gennaio 2007.

0. 11. 0600. 7. Leone, Gianfranco Conte, Giudice.


All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio 2007 con le seguenti: 20 gennaio 2007

0. 11. 0600. 6. Leone, Gianfranco Conte, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio 2007 con le seguenti: 15 gennaio 2007.

0. 11. 0600. 5. Leone, Gianfranco Conte, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio 2007 con le seguenti: 10 gennaio 2007.

0. 11. 0600. 4. Leone, Gianfranco Conte, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire la parola: particolare con la seguente: notevole.

0. 11. 0600. 9. Baldelli, Leone, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire la parola: particolare con la seguente: rilevante.

0. 11. 0600. 10. Baldelli, Leone, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, sostituire la parola: particolare con la seguente: riconosciuto.

0. 11. 0600. 12. BaldelIi, Leone, Giudice.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 1, primo periodo, dopo le parole: alle tradizioni aggiungere la seguente: consolidate.

0. 11. 0600. 13. Baldelli, Campa, Leone.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentita la Conferenza unificata.

0. 11. 0600. 14. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentite le competenti Commissioni parlamentari.

0. 11. 0600. 15. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro dell'interno.

0. 11. 0600. 16. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo, le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro dello sviluppo economico.

0. 11. 0600. 17. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

0. 11. 0600. 18. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro del lavoro e della previdenza sociale.

0. 11. 0600. 19. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro dell'università e della ricerca

0.11. 0600. 20. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Com­missione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro per i beni e le attività culturali.

0. 11. 0600. 21. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2, dopo le parole: ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: , sentito il ministro della solidarietà sociale.

0. 11. 0600. 22. Leone, Baldelli, Mario Pepe.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: sessanta giorni.

0. 11. 0600. 23. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: cinquantacinque giorni.

0. 11. 0600. 28. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: cinquanta giorni.

0. 11. 0600. 27. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: quarantacinque giorni.

0. 11. 0600. 26. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: quaranta giorni.

0. 11. 0600. 25. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2 sostituire le parole: trenta giorni con le seguenti: trentacinque giorni.

0. 11. 0600. 24. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2, sostituire la parole: sono individuati i soggetti a cui si applicano le previsioni con le seguenti: sono adottate le disposizioni applicative delle previsioni.

Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: di cui ai commi 1 e 2 con le seguenti: di cui al comma 1.

0. 11. 0600. 1. Leone, Gianfranco Conte.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2, sostituire la parole: 5 milioni con le seguenti: 10 milioni.

Conseguentemente, alla parte consequenziale, articolo 216, comma 1, Tabella A, aggiungere la seguente:

all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero della solidarietà sociale apportare le seguenti variazioni:

2007: - 5.000;

2008: - 5.000;

2009: - 5.000.

0. 11. 0600. 29. Mario Pepe, Leone, Baldelli.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2, sostituire la parole: 5 milioni con le seguenti: 7 milioni.

Conseguentemente, sostituire la parte consequenziale con la seguente:

all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 7.000;

2008: - 7.000;

2009: - 7.000.

0. 11. 0600. 2. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi.

 

All'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, comma 2, sostituire le parole: 5 milioni con le seguenti: 6 milioni.

Conseguentemente, sostituire la parte consequenziale con la seguente:

all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 6.000;

2008: - 6.000;

2009: - 6.000.

0. 11. 0600. 3. Garavaglia, Gibelli, Fugatti, Filippi.

 

Dopo l'articolo 11, aggiungere il seguente:

Art. 11-bis. - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, le associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali, sono equiparate ai soggetti esenti dall'imposta sul reddito delle società, indicati dall'articolo 74, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni. I soggetti, persone fisiche, incaricati di gestire le attività connesse alle finalità istituzionali dei predetti soggetti, non assumono la qualifica di sostituti d'imposta e sono esenti dagli obblighi stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. Le prestazioni e le dazioni offerte da persone fisiche in favore dei soggetti di cui al primo periodo del presente comma hanno, ai fini delle imposte sui redditi, carattere di liberalità.

2. Con decreto del ministro dell'eco­nomia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati i soggetti a cui si applicano le previsioni di cui al comma 1, in termini tali da determinare un onere complessivo non superiore a 5 milioni di euro annui.

3. In ogni caso nei confronti dei soggetti di cui ai commi 1 e 2 non si fa luogo al rimborso delle imposte versate.

Conseguentemente all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 5.000;

2008: - 5.000;

2009: - 5.000.

11. 0600. La Commissione.

(Approvato)

(A.C. 1746-bis - Sezione 3)

 

 

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 10.

(Disposizioni in materia di imposte provinciali e comunali).

Dopo l'articolo 10, aggiungere il seguente:

Art. 10-bis. (Disposizioni per la salvaguardia degli equilibri finanziari degli enti locali in materia di pubbliche affissioni) - 1. Dopo l'articolo 20 del decreto legislativo 15 novembre 2003, n. 507, è aggiunto il seguente:

«Art. 20-bis. Ai fini della salvaguardia degli enti locali, a decorrere dalla entrata in vigore della legge finanziaria 2007, gli oneri derivanti dalla rimozione dei manifesti affissi in violazione delle disposizioni vigenti sono a carico dei soggetti per conto dei quali gli stessi sono stati affissi salvo prova contraria».

10. 01. (Testo modificato nel corso della seduta) (ex 10. 06. e 10. 02.) Giudice, La Loggia, Fallica.

(Approvato)

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 4)

 

 

ARTICOLO 12 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 12.

(Compartecipazione comunale all'IRPEF).

1. In attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento delle amministrazioni locali in attuazione del federalismo fiscale di cui al titolo V della parte seconda della Costituzione, è istituita, in favore dei comuni, una compartecipazione del 2 per cento al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. La compartecipazione sull'imposta è efficace a decorrere dal 1o gennaio 2008 con corrispondente riduzione annua costante, di pari ammontare, a decorrere dalla stessa data, del complesso dei trasferimenti operati a valere sul fondo ordinario di cui all'articolo 34, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504. L'aliquota di compartecipazione è applicata al gettito del penultimo anno precedente l'esercizio di riferimento.

2. Dall'anno 2008, per ciascun comune è operata e consolidata una riduzione dei trasferimenti ordinari in misura proporzionale alla riduzione complessiva, di cui al comma 1, operata sul fondo ordinario ed è attribuita una quota di compartecipazione in eguale misura, tale da garantire l'invarianza delle risorse.

3. A decorrere dall'esercizio finanziario 2009, l'incremento del gettito compartecipato, rispetto all'anno 2008, derivante dalla dinamica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, è ripartito fra i singoli comuni secondo criteri definiti con decreto emanato dal Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali. I criteri di riparto devono tenere primariamente conto di finalità perequative e dell'esigenza di promuovere lo sviluppo economico.

4. Per i comuni delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, all'attuazione del presente articolo si provvede in conformità alle disposizioni contenute nei rispettivi statuti, anche al fine della regolazione dei rapporti finanziari tra Stato, regioni, province e comuni.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 12 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 12.

(Compartecipazione comunale all'IRPEF).

Sopprimerlo.

12. 1. (ex 12. 17.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 2, sostituire le parole da: ordinari fino alla fine del comma, con le seguenti: pari alla compartecipazione al gettito IRPEF di cui al comma 1, generato dal comune stesso.

Conseguentemente, sopprimere il comma 3.

12. 2. (ex 12. 13.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Campa.

 

Sopprimere il comma 3.

12. 3. (ex 12. 7.) Moffa, Alberto Giorgetti, Campa.

 

Al comma 4, sostituire le parole da: si provvede fino alla fine del comma, con le seguenti: le stesse provvedono in conformità alle disposizioni contenute nei rispettivi statuti, anche al fine della regolazione dei rapporti finanziari tra Stato, regioni, province e comuni, e per mantenere il necessario equilibrio finanziario.

*12. 4. (ex **12. 11.) Oliva, Lo Monte, Neri, Rao, Reina.

(Approvato)

 

Al comma 4, sostituire le parole da: si provvede fino alla fine del comma, con le seguenti: le stesse provvedono in conformità alle disposizioni contenute nei rispettivi statuti, anche al fine della regolazione dei rapporti finanziari tra Stato, regioni, province e comuni, e per mantenere il necessario equilibrio finanziario.

*12. 5. (ex **12. 5.) Giudice, Fallica, Romano.

(Approvato)

 

Dopo l'articolo 12, aggiungere il seguente:

Art. 12-bis. (Esenzione facoltativa per i fabbricati urbani). - 1. Dopo l'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, è aggiunto il seguente:

«Art. 7-bis. Al fine di favorire il mantenimento e la conservazione dei fabbricati rurali di tipo tradizionale, i comuni definiti montani, ai sensi della legge n. 97 del 1994, possono disporre l'esenzione dall'imposta comunale sugli immobili di cui all'articolo 1 per i fabbricati ubicati sul fondo agricolo, anche se non più destinati ad attività professionali agricole, compresi quelli siti nelle zone conformi alle disposizioni dell'articolo 4 paragrafo 6 del regolamento (CE) n. 1260/1999, del Consiglio del 21 giugno 1999, a condizione che i fabbricati mantengano la destinazione rurale.».

12. 01. (12. 01.) Zanetta, Di Centa, Uggè, Mondello, Fugatti, Armani, Salerno, Romele, Vietti, D'Ippolito Vitale.

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 5)

 

 

ARTICOLO 13 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 13.

(Modifiche al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112).

1. Al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 dell'articolo 65:

1) la lettera d) è sostituita dalla seguente:

«d) alla tenuta dei registri immobiliari, con esecuzione delle formalità di trascrizione, iscrizione, rinnovazione e annotazione, nonché di visure e certificati ipotecari»;

2) la lettera h) è sostituita dalla seguente:

«h) alla gestione unitaria e certificata della base dei dati catastali e dei flussi di aggiornamento delle informazioni di cui alla lettera g), assicurando il coordinamento operativo per la loro utilizzazione a fini istituzionali attraverso il sistema pubblico di connettività e garantendo l'accesso ai dati a tutti i soggetti interessati»;

b) la lettera a) del comma 1 dell'articolo 66 è sostituita dalla seguente:

«a) alla utilizzazione ed all'aggiornamento degli atti catastali, partecipando al processo di determinazione degli estimi catastali fermo restando quanto previsto dall'articolo 65, comma 1, lettera h)».

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 13 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 13.

(Modifiche al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112).

Sopprimere gli articoli 13 e 14.

13. 1. (ex 13. 8.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 1, lettera a), dopo il numero 1), aggiungere il seguente:

1-bis) la lettera g) è sostituita dalla seguente:

«g) al controllo di qualità delle informazioni e dei processi di aggiornamento degli atti»;

Conseguentemente, al medesimo comma, lettera b), sostituire il capoverso lettera a), con il seguente:

«a) alla utilizzazione ed alla pretrattazione degli atti catastali, partecipando al processo di determinazione degli estimi catastali con l'Agenzia del territorio, fermo restando quanto previsto dall'articolo 65 lettera h);».

13. 2. (ex 13. 2.) Paolo Russo.

 

Al comma 1, dopo il numero 1), aggiungere il seguente:

1-bis. la lettera g) è sostituita dalla seguente:

g) al controllo di qualità delle informazioni e dei processi di aggiornamento degli atti;

Conseguentemente, al medesimo comma, lettera b), capoverso lettera a), premettere le parole: alla conservazione.

13. 500. Governo.

(Approvato)


Al comma 1, lettera a), sostituire il numero 2) con il seguente:

2) la lettera h) è sostituita dalle seguenti:

«h) alla gestione unitaria e certificata dei flussi di aggiornamento delle informazioni di cui alla lettera g), assicurando il coordinamento operativo per la loro utilizzazione a fini istituzionali attraverso il sistema pubblico di connettività e garantendo l'accesso ai dati a tutti i soggetti interessati;

h-bis) alla conservazione della base dei dati catastali e degli atti cartacei, assicurando per questi ultimi l'accesso da parte di tutti i soggetti competenti per l'effettuazione delle verifiche e per gli aggiornamenti della base dati informatizzata».

Conseguentemente, al comma 1, sostituire la lettera b) con la seguente:

b) al comma 1 dell'articolo 66, la lettera a) è sostituita dalle seguenti:

«a) alla conservazione utilizzazione ed aggiornamento degli atti del catasto terreni e del catasto edilizio urbano, mediante l'utilizzo dei sistemi informatizzati assicurati dall'Agenzia del territorio a norma della lettera h del precedente articolo 65, fermo restando quanto previsto dall'articolo 65, lettera i);

a-bis) alla partecipazione al processo di revisione degli estimi catastali fermo restando quanto previsto dall'articolo 65, lettera h);».

13. 3. (ex *13. 3.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 1, dopo il numero 2) aggiungere il seguente:

3) dopo la lettera h) sono aggiunte le seguenti:

«h-bis) al controllo con sopralluoghi tecnici degli atti di aggiornamento effettuati dai comuni, dalle comunità montane oppure dall'Agenzia del Territorio mediante apposite convenzioni di cui al punto 2 dell'articolo 14 della presente legge;

h-ter) alla determinazione della revisione degli estimi e del classamento di cui ai decreti del Presidente della Repubblica n. 138 e n. 139 del 1998 anche con la partecipazione dei Comuni;

h-quater) alla revisione del classamento e all'accatastamento delle unità immobiliari di cui ai commi 335 e 336 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311».

13. 4. (ex 13. 1.) Paolo Russo.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Le aree di siti ex-minerari, compresi i manufatti in esse ubicati, interessate da interventi di bonifica, o di recupero dal dissesto idrogeologico, sono trasferite ai comuni che ne facciano richiesta all'Agenzia del demanio competente territorialmente. Il trasferimento è condizionato all'obbligo del comune di:

a) sollevare l'amministrazione finanziaria da ogni onere, obbligo e responsabilità in ordine alle pretese di terzi ed agli eventuali contenziosi giudiziari in essere;

b) non alienare le suddette aree a terzi per un periodo di 10 anni.

13. 5. (ex 13. 5.) Bosi, Peretti, Zinzi.

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 6)

 

 

ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Art. 14.

(Modalità di esercizio delle funzioni catastali conferite agli enti locali).

1. A decorrere dal 1o novembre 2007, i comuni capoluogo di provincia esercitano direttamente per il territorio di competenza, eventualmente anche in forma associata con comuni della provincia, le funzioni catastali attribuite ai sensi dell'articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, come modificato dall'articolo 13 della presente legge, salva la facoltà di convenzionamento di cui al comma 3 del presente articolo per le funzioni ivi elencate.

2. I comuni non capoluogo di provincia, a decorrere dallo stesso termine di cui al comma 1, esercitano direttamente, anche in forma associata o attraverso le comunità montane, i servizi di consultazione delle banche dati catastali per il territorio di competenza, nonché il controllo degli atti di aggiornamento catastale, messi a disposizione dall'Agenzia del territorio, con segnalazione alla stessa delle incoerenze.

3. Le funzioni di accettazione e pretrattazione degli atti di aggiornamento catastale sono esercitate, anche in forma associata con altri comuni, oppure a cura dell'Agenzia del territorio, sulla base di apposite convenzioni da stipulare senza oneri per i comuni e le comunità montane.

4. L'Agenzia del territorio, con provvedimento del Direttore, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali, nel rispetto delle disposizioni e nel quadro delle regole tecniche previste dal codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, predispone entro il 1o ottobre 2007 specifiche modalità d'interscambio in grado di garantire l'accessibilità e la interoperabilità applicativa delle banche dati, unitamente ai criteri per la gestione della banca dati catastale. Le modalità d'interscambio devono assicurare la piena cooperazione applicativa tra gli enti interessati e l'unitarietà del servizio su tutto il territorio nazionale nell'ambito del sistema pubblico di connettività.

5. L'Agenzia del territorio salvaguarda il contestuale mantenimento degli attuali livelli di servizio all'utenza in tutte le fasi del processo, garantendo in ogni caso su tutto il territorio nazionale la circolazione e la fruizione dei dati catastali; fornisce inoltre assistenza e supporto ai comuni nelle attività di specifica formazione del personale comunale.

6. Con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 30 giugno 2007, sono rideterminate le risorse umane, strumentali e finanziarie, inclusa quota parte dei tributi speciali catastali, da trasferire agli enti locali che esercitano le funzioni catastali. L'assegnazione di personale può avere luogo anche mediante distacco. Con gli stessi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono, altresì, stabilite le procedure di attuazione, gli ambiti territoriali di competenza, i termini di comunicazione da parte dei comuni o loro associazioni dell' avvio della gestione delle funzioni catastali. L'attuazione del presente comma non deve comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

7. Al fine di compiere un costante monitoraggio del processo di attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo l'Agenzia del territorio, con la collaborazione dei comuni, elabora annualmente l'esito della attività realizzata, dandone informazione al Ministro dell'economia e delle finanze.

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 14 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

ART. 14.

(Modalità di esercizio delle funzioni catastali conferite agli enti locali).

Sopprimerlo.

*14. 1. (ex 14. 54.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.

 

Sopprimerlo.

*14. 2. (ex 14. 5.) Armosino.

 

Sopprimere i commi 1, 2 e 3.

Conseguentemente:

al comma 5, sostituire la parola: comuni con la seguente: province;

al comma 6, terzo periodo, sostituire la parola: comuni con la seguente: province;

al comma 7, sostituire la parola: comuni con la seguente: province.

14. 3. (ex 14. 46.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Sostituire i commi 1, 2 e 3 con i seguenti:

1. A decorrere dal 1o novembre 2007 i comuni esercitano direttamente, anche in forma associata, o attraverso le comunità montane, le funzioni catastali loro attribuite dall'articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, fatto salvo quanto stabilito nel comma 2 per la funzione di conservazione degli atti catastali.

2. L'efficacia dell'attribuzione della funzione comunale di conservazione degli atti del catasto terreni e del catasto edilizio urbano decorre dalla emanazione di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, adottato previa intesa tra l'Agenzia del territorio e l'Associazione nazionale comuni italiani, recante l'individuazione dei termini e delle modalità per il graduale trasferimento delle funzioni, tenendo conto dello stato di attuazione dell'informatizzazione del sistema di banche di dati catastali e della capacità organizzativa e tecnica, in relazione al potenziale bacino di utenza, dei comuni interessati. La previsione di cui al precedente periodo non si applica ai poli catastali già costituiti.

3. Fatto salvo quanto previsto dal comma 2, é in facoltà dei comuni di stipulare convenzioni con l'Agenzia del territorio per l'esercizio di tutte o di parte delle funzioni catastali di cui all'articolo 66 del decreto legislativo n. 112 del 1998. Le convenzioni non sono onerose, hanno durata decennale e sono tacitamente rinnovabili. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, attraverso criteri definiti previa consultazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, tenuto conto delle indicazioni contenute nel protocollo di intesa concluso dalla Agenzia del territorio e dalla Associazione nazionale comuni italiani, saranno determinati i requisiti e gli elementi necessari al convenzionamento e al completo esercizio delle funzioni catastali decentrate ed, in particolare, le procedure di attuazione, gli ambiti territoriali di competenza, la determinazione delle risorse umane strumentali e finanziarie, tra le quali una quota parte dei tributi speciali catastali, da trasferire agli enti locali, i termini di comunicazione da parte dei comuni o loro associazioni dell' avvio della gestione delle funzioni catastali.

Conseguentemente:

al comma 4, primo periodo, sopprimere le parole: previste dal codice dell'amministrazione digitale,

al comma 5, aggiungere in fine il seguente periodo: L'assegnazione di personale può aver luogo anche mediante distacco;

sopprimere il comma 6.

14. 500. (Testo modificato nel corso della seduta)Governo.

(Approvato)

 

Al comma 1, sostituire le parole: 1o novembre 2007 con le seguenti: 1o novembre 2009.

14. 4. (ex 14.1. e 14. 52.) Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Cicu, Fallica.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 1o novembre 2007, con le seguenti: 1o gennaio 2008.

14. 5. (ex 14. 47.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.

 

Al comma 1, sostituire le parole da: capoluogo di provincia fino alla fine del comma con le seguenti: e le comunità montane esercitano direttamente per il territorio di competenza, le funzioni catastali attribuite ai sensi dell'articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, come modificato dalla presente legge, con il divieto di esternalizzare tali funzioni e l'obbligo di convenzionamento di cui al comma 2 del presente articolo, per quei comuni e comunità montane non in grado di gestirle direttamente, salva la facoltà di operare un controllo sugli atti di aggiornamento catastale messi a disposizione dall'Agenzia del territorio, con segnalazione alla stessa delle incoerenze.

Conseguentemente:

sopprimere il comma 2;

sostituire il comma 3 con il seguente:

3. Le funzioni di aggiornamento degli atti catastali sono esercitate dai comuni e dalle comunità montane oppure a cura dell'Agenzia del territorio, sulla base di apposite convenzioni da stipulare senza oneri per i comuni e le comunità montane;

al comma 5, sopprimere le parole da: fornisce inoltre fino alla fine del comma;

al comma 6, primo periodo, dopo le parole: 30 giugno 2007 aggiungere le seguenti: previa consultazione con le organizzazioni sindacali;

al comma 6, secondo periodo, dopo le parole: può avere luogo aggiungere le seguenti: attraverso criteri definiti con le organizzazioni sindacali, su base volontaria,.

14. 6. (14. 4.) Paolo Russo.

 

Al comma 1, sopprimere le parole da: , salva la facoltà fino alla fine del comma.

14. 7. (ex *14. 11.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 2, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Qualora abbiano attivato le procedure previste dai commi da 335 a 337 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, i comuni non capoluogo di provincia richiedono, con proprio atto deliberativo, di essere inseriti tra quelli che esercitano direttamente le funzioni catastali attribuite dalle disposizioni di cui al presente articolo. Le maggiori spese da essi eventualmente sostenute sono coperte con le maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 335 a 340 della citata legge n. 311 del 2004. A tal fine i comuni possono avvalersi della collaborazione dei soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.

14. 8. (ex 14. 6.) Marras, Cicu, Cossiga, Testoni.

Sostituire il comma 3 con il seguente:

3. Tutti gli altri comuni, a decorrere dallo stesso termine, esercitano direttamente, anche in forma associata o attraverso le comunità montane, le funzioni catastali di consultazione, visura e certificazione, oltre a quelle di accettazione e pretrattazione degli atti di aggiornamento delle banche dati catastali (Docfa, Docte, Pregeo, Voltura) e di controllo degli atti di aggiornamento catastale, messi a disposizione dall'Agenzia del territorio, con segnalazione alla stessa delle incoerenze.

14. 9. (ex 14. 13.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. In tutti i casi previsti dai precedenti commi è fatta salva la facoltà dei comuni e delle comunità montane di affidare le funzioni di propria competenza all'Agenzia del territorio sulla base di apposite convenzioni non onerose per gli enti affidanti.

14. 10. (ex 14. 14.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Tali modalità comprenderanno inoltre: a) la definizione di standard di aggiornamento e di scambio di dati fondati su tecnologie di autenticazione idonee alla perfetta identificazione dei soggetti responsabili delle transazioni informatizzate; b) la garanzia dell'effettiva possibilità di esercizio delle funzioni trasferite all'organismo locale; c) la garanzia di un livello centrale di controllo della coerenza e della qualità delle informazioni trattate ai fini del mantenimento di un sistema unitario di archiviazione e rappresentazione del dato catastale.

14. 11. (ex 14. 15.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 5, dopo le parole: fasi del processo aggiungere le seguenti: di trasferimento delle funzioni ai comuni.

14. 12. (ex 14. 16.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 6, primo periodo, dopo le parole: da emanare entro il 30 giugno 2007, aggiungere le seguenti: sentite le organizzazioni sindacali,.

14. 13. (ex 14. 7.) Alberto Giorgetti, Pedrizzi, Amoruso.

 

Aggiungere, in fine, i seguenti commi:

7-bis. All'articolo 65, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

«h-bis) alla revisione degli estimi e del classamento».

7-ter. All'articolo 66, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, le parole: «, nonché alla revisione degli estimi e del classamento,» sono soppresse.

14. 14. (ex 14. 10.) Armani, Alberto Giorgetti.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. (Rifinanziamento fondo rimborso IVA per servizi non commerciali esternalizzati). - 1. Il fondo istituito dall'ar­ti­colo 6, comma 3, della legge n. 488 del 1999, per l'anno 2001 è rifinanziato per un importo pari a 300 milioni di euro.

Conseguentemente, all'articolo 115, comma 1, sostituire le parole da: Per ciascuno degli anni fino a: 600 milioni annui con le seguenti: Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, la dotazione del fondo da ripartire di cui all'articolo 1, comma 15, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nel quale confluiscono gli importi delle dotazioni di bilancio relative ai trasferimenti correnti alle imprese, è integrata di euro 300 milioni per il 2007 e di euro 600 milioni per gli anni 2008 e 2009.

14. 01. (ex 14. 02.) Osvaldo Napoli.

 

Dopo l'articolo 14 aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. (Norma interpretativa) - 1. All'articolo 2752 del codice civile, ultimo comma, che prevede un privilegio generale per le imposte, tasse e tributi dei comuni e delle province, il riferimento alla legge per la finanza locale va inteso quale riferimento a qualsiasi legge istitutiva dei tributi locali.

14. 02. (ex 14. 01.) Osvaldo Napoli.

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - (Garanzie per i proprietari di seconde case) - 1. Dopo il comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, è aggiunto il seguente:

2-bis. Nel caso il comune stabilisca un'aliquota specifica per immobili per i quali siano tenuti al pagamento dell'imposta a qualsiasi titolo, cittadini che li tengano, a propria disposizione e siano residenti in altri comuni, la deliberazione deve essere adottata dal consiglio comunale e motivata sulla base dei particolare e rilevante fabbisogno finanziario dell'ente in essere al mo­mento dell'adozione del fatto. La delibe­razione in questione deve essere comunicata annualmente ai contribuenti interessati mediante servizio postale e comunque con modalità idonee a garantire l'effettiva conoscenza del fatto da parte dei contribuente, con allegati i moduli completi di tutti i dati per il versamento dell'acconto e del saldo dell'imposta. L'obbligo di comunicazione sussiste in ogni caso in cui i cittadini residenti in altri comuni siano comunque tenuti a corrispondere un'imposta differente da quella ordinaria.

14. 03. (ex 14. 08.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.

 

Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:

Art. 14-bis. - (Attribuzione agli enti locali della facoltà di trasferire a comitati spontanei di cittadini l'organizzazione di servizi e la manutenzione di strade e piazze). - 1. I Comuni possono, con delibera del Consiglio comunale e decorrenza immediata, esonerare totalmente o stabilire aliquote ridotte dell'imposta comunale sugli immobili per i proprietari di immobili che assumano a proprio carico la gestione di servizi spettanti alle amministrazioni comunali per determinate zone del Comune.

14. 04. (ex 14. 05.) Filippi, Fugatti, Garavaglia, Armani.

 

 

 

A.C. 1746-bis - Sezione 7)

 

ARTICOLO 15 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

Capo VI

VALORIZZAZIONE E RAZIONALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO PUBBLICO

 

Art. 15.

(Disposizioni in materia di immobili).

1. Al comma 2, lettera a), dell'articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, dopo le parole: «protezione civile» sono inserite le seguenti: «e, ove idonei, anche per altri usi governativi o pubblici connessi allo svolgimento delle attività istituzionali di amministrazioni statali, agenzie fiscali, università statali, enti pubblici e istituzioni culturali di rilevante interesse,».

2. La lettera b) del comma 2 dell'articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, è sostituita dalla seguente:

«b) trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio della provincia o della regione. Gli enti territoriali possono amministrare direttamente il bene o assegnarlo in concessione a titolo gratuito a comunità, ad enti, ad organizzazioni di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266, e successive modificazioni, a cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, e successive modificazioni, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti di cui al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti o sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, nonché alle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni. Se entro un anno dal trasferimento l'ente territoriale non ha provveduto alla destinazione del bene, il prefetto nomina un commissario con poteri sostitutivi».

3. All'articolo 2, comma 1, della legge 2 aprile 2001, n. 136, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Entro la data del 30 giugno 2007, con regolamento da adottare con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono individuati i criteri, le modalità e i termini del trasferimento in favore delle università statali di cui al presente comma».

4. Al fine di razionalizzare gli spazi complessivi per l'utilizzo degli immobili in uso governativo e di ridurre la spesa relativa agli immobili condotti in locazione dallo Stato, il Ministro dell'economia e delle finanze, con l'atto di indirizzo di cui all'articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, relativo all'Agenzia del demanio, determina gli obiettivi annuali di razionalizzazione degli spazi e di riduzione della spesa da parte delle amministrazioni centrali e periferiche, usuarie e conduttrici, anche differenziandoli per ambiti territoriali e per patrimonio utilizzato.

5. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un Fondo unico nel quale confluiscono le poste corrispondenti al costo d'uso degli immobili in uso governativo e dal quale vengono ripartite le quote di costo da imputare a ciascuna amministrazione.

6. Il costo d'uso dei singoli immobili in uso alle amministrazioni è commisurato ai valori correnti di mercato secondo i parametri di comune commercio forniti dall'Osservatorio del mercato immobiliare, praticati nella zona per analoghe attività.

7. Gli obiettivi di cui al comma 4 possono essere conseguiti da parte delle amministrazioni centrali e periferiche, usuarie e conduttrici, sia attraverso la riduzione del costo d'uso di cui al comma 5 derivante dalla razionalizzazione degli spazi, sia attraverso la riduzione della spesa corrente per le locazioni passive, ovvero con la combinazione delle due misure.

8. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di natura non regolamentare sono stabiliti i criteri, le modalità e i termini per la razionalizzazione e la riduzione degli oneri, nonché i contenuti e le modalità di trasmissione delle informazioni da parte delle amministrazioni usuarie e conduttrici all'Agenzia del demanio, la quale, in base agli obiettivi contenuti nell'atto di indirizzo di cui al comma 4, definisce annualmente le relative modalità attuative, comunicandole alle predette amministrazioni.

9. Dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 8, sono abrogati il comma 9 dell'articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, gli articoli 24 e 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni, nonché il comma 4 dell'articolo 62 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

10. Al fine di favorire la razionalizzazione e la valorizzazione dell'impiego dei beni immobili dello Stato, nonché al fine di completare lo sviluppo del sistema informativo sui beni immobili del demanio e del patrimonio di cui all'articolo 65 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, l'Agenzia del demanio, ferme restando le competenze del Ministero per i beni e le attività culturali, individua i beni di proprietà dello Stato per i quali si rende necessario l'accertamento di conformità delle destinazioni d'uso esistenti per funzioni di interesse statale, oppure una dichiarazione di legittimità per le costruzioni eseguite, ovvero realizzate in tutto o in parte in difformità dal provvedimento di localizzazione. Tale elenco è inviato al Ministero delle infrastrutture.

11. Il Ministero delle infrastrutture trasmette l'elenco di cui al comma 10 alla regione o alle regioni competenti, che provvedono, entro il termine di cui all'articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, alle verifiche di conformità e di compatibilità urbanistica con i comuni interessati. In caso di presenza di vincoli l'elenco è trasmesso contestualmente alle amministrazioni competenti alle tutele differenziate, le quali esprimono il proprio parere entro il termine predetto. Nel caso di espressione positiva da parte dei soggetti predetti, il Ministero delle infrastrutture emette un'attestazione di conformità alle prescrizioni urbanistico-edilizie la quale, qualora riguardi situazioni di locazione passiva, ha valore solo transitorio e obbliga, una volta terminato il periodo di locazione, al ripristino della destinazione d'uso preesistente, previa comunicazione all'amministrazione comunale ed alle eventuali altre amministrazioni competenti in materia di tutela differenziata.

12. In caso di espressione negativa, ovvero in caso di mancata risposta da parte della regione, oppure delle autorità preposte alla tutela entro i termini di cui al comma 11, è convocata una conferenza dei servizi anche per ambiti comunali complessivi o per uno o più immobili, in base a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383.

13. Per le esigenze connesse alla gestione delle attività di liquidazione delle aziende confiscate ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, in deroga alle vigenti disposizioni di legge, fermi restando i princìpi generali dell'ordinamento giuridico contabile, l'Agenzia del demanio può conferire apposito incarico a società a totale o prevalente capitale pubblico. I rapporti con l'Agenzia del demanio sono disciplinati con apposita convenzione che definisce le modalità di svolgimento dell'attività affidata ed ogni aspetto relativo alla rendicontazione e al controllo.

14. Laddove disposizioni normative stabiliscano l'assegnazione gratuita ovvero l'attribuzione ad amministrazioni pubbliche, enti e società a totale partecipazione pubblica diretta o indiretta, di beni immobili di proprietà dello Stato per consentire il perseguimento delle finalità istituzionali ovvero strumentali alle attività svolte, la funzionalità dei beni allo scopo dell'assegnazione o attribuzione è da intendersi concreta, attuale, strettamente connessa e necessaria al funzionamento del servizio e all'esercizio delle funzioni attribuite, nonché al loro proseguimento.

15. È attribuita all'Agenzia del demanio la verifica, con il supporto dei soggetti interessati, della sussistenza dei suddetti requisiti all'atto dell'assegnazione o attribuzione e successivamente l'accertamento periodico della permanenza di tali condizioni o della suscettibilità del bene a rientrare in tutto o in parte nella disponibilità dello Stato, e per esso dell'Agenzia del demanio, così come stabilito dalle norme vigenti. A tal fine l'Agenzia del demanio esercita la vigilanza e il controllo secondo le modalità previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 luglio 1998, n. 367.

16. Per i beni immobili statali assegnati in uso gratuito alle amministrazioni pubbliche è vietata la dismissione temporanea. I beni immobili per i quali, prima della data di entrata in vigore della presente legge, sia stata operata la dismissione temporanea si intendono dismessi definitivamente per rientrare nella disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze e per esso dell'Agenzia del demanio.

17. Il comma 109 dell'articolo 3 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che i requisiti necessari per essere ammessi alle garanzie di cui alle lettere a) e b) del citato comma debbono sussistere in capo agli aventi diritto al momento del ricevimento della proposta di vendita da parte dell'amministrazione alienante, ovvero alla data stabilita, con propri atti, dalla medesima amministrazione in funzione dei piani di dismissione programmati.

18. Dopo il comma 3 dell'articolo 214-bis del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, è aggiunto il seguente:

«3-bis. Tutte le trascrizioni ed annotazioni nei pubblici registri relative agli atti posti in essere in attuazione delle operazioni previste dal presente articolo e dagli articoli 213 e 214 sono esenti, per le amministrazioni dello Stato, da qualsiasi tributo ed emolumento».

 

 

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 15 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Capo VI

VALORIZZAZIONE E RAZIONALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO PUBBLICO

 

ART. 15.

(Disposizioni in materia di immobili).

Sopprimerlo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 35.500;

2008: - 79.900;

2009: - 138.200.

15. 1. (ex 15. 14.) Galletti, Peretti, Zinzi.

 

Sopprimere il comma 1.

Conseguentemente:

al comma 2, capoverso lettera b), primo periodo, dopo la parola: ovvero aggiungere le seguenti: laddove nella formulazione del parere previsto dall'articolo 2-decies il sindaco non manifesti l'intenzione di utilizzarlo o destinarlo

al medesimo comma, medesimo capoverso, aggiungere, in fine, le parole: il quale ha facoltà di chiedere la demolizione del manufatto ai sensi della legge 28 febbraio 1985, n. 47, e successive modificazioni ed integrazioni.

all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 12,2 milioni;

2008: - 29,7 milioni;

2009: - 57,7 milioni.

15. 2. (ex 15. 15.) Galati, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 2, capoverso lettera b), secondo periodo, dopo le parole: a comunità, ad enti, aggiungere le seguenti: ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali,.

15. 3. (ex 15. 8.) Osvaldo Napoli.

(Approvato)

 

Al comma 2, capoverso lettera b), secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: e alle associazioni dei consumatori e degli utenti inserite nell'elenco di cui all'articolo 5 della legge 30 luglio 1998, n. 281, e successive modificazioni.

15. 4. (ex 15. 16.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.

 

Al comma 2, capoverso lettera b), secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: , nonché agli Istituti autonomi case popolari comunque denominati, per la realizzazione di alloggi per particolari categorie di utenti indicate dal comune.

15. 5. (ex 15. 5.) Angelino Alfano, Marinello, Fallica.

 

Al comma 2, capoverso lettera b), sopprimere il terzo periodo.

15. 6. (ex 15. 23.) Osvaldo Napoli.

 

Al comma 2, lettera b), terzo periodo, sostituire le parole: un anno con le seguenti: due anni.

15. 7. (ex 15. 24.) Osvaldo Napoli.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

19. Il comma 24 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è abrogato e le relative sanzioni non si applicano nell'anno 2007 in caso di mancato rispetto del limite di spesa del 2006.

15. 10. (ex 15. 9.) Oliva, Lo Monte, Neri, Rao, Reina.

 

Dopo l'articolo 15, aggiungere il seguente:

Art. 15-bis. - (Sequestro e confisca dei beni per reati contro la pubblica amministrazione). - 1. All'articolo 12-sexies del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, dopo le parole: «delitti previsti dagli articoli» sono aggiunte le seguenti: «314, 316, 316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 320, 322, 322-bis, 323, 325»;

b) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

«2-bis. In caso di confisca di beni per uno dei delitti previsti dagli articoli 314, 316, 316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319- ter, 320, 322, 322-bis, 323 e 325 del codice penale si applicano le disposizioni degli articoli 2-nonies, 2-decies e 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni».

2. Il comma 5 dell'articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni è sostituito dal seguente:

«5. Le somme ricavate ai sensi del comma 2, lettere b) e c) nonché i proventi derivanti dall'affitto, dalla vendita o dalla liquidazione dei beni, di cui al comma 3, sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati in egual misura al finanziamento degli interventi per l'edilizia scolastica e per l'informatizzazione del processo».

15. 01. (ex 15. 05.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.

(Approvato)


 


 

 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

73.

 

Seduta di Giovedì 16 novembre 2006

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

indi

DEL VICEPRESIDENTE  GIORGIA MELONI

E DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis) (ore 12,20).

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 15.

Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità degli emendamenti presentati nella serata di ieri dal Governo, che sono in distribuzione.

La Presidenza non ritiene ammissibile, per estraneità di materia, l'articolo aggiuntivo 142.0500 del Governo riguardante il completamento degli interventi infrastrutturali di cui alla legge 29 dicembre 2003, n. 2376.

Il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti ammissibili è stato fissato per le ore 22 di oggi.

Avverto che la Commissione ha presentato nuovi emendamenti e alcuni subemendamenti al disegno di legge al nostro esame, che sono sottoposti al vaglio di ammissibilità.

Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 15.0700, che è in distribuzione e per il quale - secondo quanto risulta alla Presidenza - i gruppi avrebbero rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti. In tal caso, si potrebbe procedere già nella mattinata alla votazione di tale proposta emendativa.

Chiedo conferma al relatore e ai rappresentanti dei gruppi di tale volontà di rinunciare ai termini. Prego, onorevole relatore, ha facoltà di parlare.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in Commissione si è raggiunta l'intesa di rinunciare ai termini previsti per la presentazione di subemendamenti all'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione.

 

PRESIDENTE. Onorevole relatore, conferma quindi che anche tutti i gruppi sono d'accordo a rinunciare ai termini previsti per la presentazione di subemendamenti riferiti all'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, Presidente.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Comunico che il deputato Laurini ha sottoscritto l'emendamento Ossorio 21.17.

A questo punto, chiedo al presidente della V Commissione, onorevole Duilio, di fornire all'Assemblea indicazioni su come si intenda procedere nei lavori.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, noi avevamo concordato ieri, come peraltro richiesto dall'Assemblea, che si sarebbe dedicata la seconda parte della mattinata odierna all'approfondimento delle questioni legate al tema dello sviluppo, con particolare riferimento al Mezzogiorno. A questo proposito, era stata richiesta la presenza in aula del ministro Bersani e del viceministro D'Antoni.

Presidente, si potrebbe, quindi, dedicare questa seconda parte della seduta antimeridiana dell'Assemblea, tendenzialmente fino alle 14 - ciò, evidentemente, lo lascio alla valutazione finale della Presidenza - all'approfondimento delle questioni ricordate.

 

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, si tratta di un dibattito piuttosto estemporaneo. Dovremmo ora procedere con l'esame degli articoli; tuttavia, apprendo ora che la sua proposta è già stata concordata. A questo punto, darò quindi la parola al rappresentante del Governo, dopodiché si aprirà un dibattito - sulle dichiarazioni di quest'ultimo - nel quale potrà intervenire un deputato per gruppo. In relazione alla durata dell'intervento del rappresentante del Governo, stabiliremo anche la durata degli interventi degli oratori dei vari gruppi; tuttavia, proporrei sin d'ora di stabilire un tempo massimo di cinque minuti, così da poter concludere il dibattito nella mattinata.

Ha chiesto di parlare il ministro Bersani. Ne ha facoltà.

 

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Vorrei innanzitutto fornire qualche valutazione ed informazione sul tema legge finanziaria e Mezzogiorno, anche per evitare un paradosso: non vorrei che, nel momento di massimo sforzo per le politiche del Mezzogiorno, nascesse una leggenda metropolitana su un Sud tradito. Ciò mi parrebbe veramente esagerato. Noi stiamo, infatti, realizzando operazioni rilevanti, a fronte delle quali chiediamo la collaborazione di tutti. Ringrazio di questo, in particolare per il grande lavoro che si sta facendo, il viceministro D'Antoni e il sottosegretario Bubbico.

Vorrei, fatti e dati alla mano, riferivi il profilo di questa legge finanziaria per il Mezzogiorno, con una premessa di pochi secondi.

Il Mezzogiorno è in stagnazione. Negli anni 2004-2005 ha cominciato ad andare peggio del resto del paese, con un tasso di crescita inferiore.

Dai primi mesi di quest'anno vi sono alcuni segnali positivi. Immaginiamo che il Mezzogiorno possa avere una crescita dell'1 per cento circa; tuttavia, intendo subito avvertire che anche quest'anno esso viaggerà a velocità ridotta rispetto al resto del paese. Dobbiamo assolutamente reagire, altrimenti riprenderà a crescere il dualismo territoriale.

Vogliamo reagire perché, se non vi sarà una reazione seria nel Mezzogiorno, non attiveremo delle risorse potenziali per la crescita generale del paese.

Il DPEF ha indicato risorse aggiuntive per la crescita del Mezzogiorno, per un valore pari allo 0,6 del PIL e si è stabilito che gli investimenti in conto capitale delle pubbliche amministrazioni - per il Mezzogiorno - passino dal 38,6 al 42 per cento. Questa legge finanziaria adempie pienamente a questi impegni e, quando vi si discosta, lo fa non per difetto bensì per eccesso. Questo è il primo punto.

In secondo luogo, l'articolo 105 della legge finanziaria stanzia 63 miliardi di euro, di cui 53 per il Mezzogiorno, che si aggiungeranno alle risorse che sono già assegnate e impegnate (programmazione 2007-2010) per 22 miliardi di euro.

L'articolo 105 introduce poi un'unitarietà di programmazione di fondi nazionali ed europei per la politica regionale e settennalizzazione anche del FAS. Non so se in questa sede qualcuno, che magari ha fatto l'amministratore, sia in grado di valutare il peso di questa decisione. Ciò significa che nei prossimi sette anni, a differenza che nel passato, potremo programmare unitariamente l'insieme delle risorse ed avremo una proiezione delle risorse nazionali impegnabili non più a tre o quattro anni, bensì a sette anni: è una bella differenza!

Il quadro strategico nazionale, che è in corso di definizione, realizza l'architettura di questa nuova programmazione. Per il solo Mezzogiorno (2007-2013) tra FAS e fondi strutturali si arriva a 100 miliardi di euro. Stiamo organizzando queste programmazioni sulle basi di indicazioni e priorità più compatte. Non mi dilungo su questo dato, ma sarebbe interessante discuterne: conoscenza, sicurezza-qualità della vita, filiere produttive e servizi, internazionalizzazione costituiscono i quattro punti cardine su cui organizzare la nuova programmazione.

Non mi piace fare polemiche sulla questione del Mezzogiorno: non possiamo permetterci un eccesso di polemica.

Registriamo con i numeri - fatemelo dire - che, rispetto a quanto programmato nella fase precedente (2000-2006), noi

stanziamo più risorse, in una situazione di stretta della finanza pubblica. In quella programmazione le risorse ammontavano a 89,4 miliardi di euro; in quella attuale, ammontano a 100 miliardi di euro. E non aggiungo - lo farò tra poco - che in quella programmazione era compreso il credito di imposta per gli investimenti, mentre in questa è fuori. Nella prospettiva, sono 9 miliardi di euro. Questo, però, non basta.

Con la legge finanziaria abbiamo introdotto altri strumenti e misure idonei a dare una mano ulteriore al Mezzogiorno, anzitutto - lasciatemelo dire - sanando qualche scelta francamente inopportuna: quando si definanzia - come avvenne l'anno scorso - il cofinanziamento delle risorse comunitarie e lo si porta a 204 milioni e a 600 milioni di euro, a fronte di quelli che abbiamo dovuto e voluto stanziare noi, pari a 4.024 e 5.700 milioni di euro, si «mangiano» anche le risorse che arrivano dall'Unione europea. E, quindi, abbiamo ripristinato il cofinanziamento.

Abbiamo poi stabilizzato il credito di imposta - come dicevo - fino al 2013, mettendolo fuori dal FAS. Ci siamo inventati anche qualcosa di nuovo: le zone franche urbane. Le sperimenteremo e vedremo che contributo può venirne. Ricordo anche che il Mezzogiorno partecipa pienamente alle nuove politiche industriali. Quando parliamo di fondi per l'innovazione, quando parliamo di fondi per la finanza impresa, non sono escluse le imprese del Mezzogiorno. E concedetemi di dire che l'operazione sul cuneo fiscale di differenziazione Mezzogiorno, oltre ad un significato economico, ha anche un significato culturale e politico. Veniamo dalla fase nella quale, - lasciatemelo dire -, con legislazioni precedenti che facevano piovere sul bagnato, il sud perdeva relativamente terreno. Mi riferisco ai meccanismi Tremonti-bis. Li chiamo così: Tremonti, Tremonti-bis. Sono stati chiamati così. Non ricordo il numero della legge. Con questo provvedimento noi ripristiniamo un concetto: laddove si fa la politica per le imprese - e questa è la fondamentale politica per le imprese che abbiamo fatto quest'anno -, noi teniamo conto di un differenziale Mezzogiorno.

Vorrei aggiungere un'altra cosa. E lo dico anche alla maggioranza. Ci si è resi conto, per esempio, che con questa legge finanziaria un'opera come la Salerno-Reggio Calabria è stata messa in sicurezza finanziaria? Ci si è resi conto che noi abbiamo trovato una base di finanziamento per la Salerno-Reggio Calabria che parte con 500 milioni di euro e ha la buona possibilità di rimanere stabile e di portare a compimento l'opera, tenendo fuori dal FAS - dov'era - il finanziamento di questa autostrada? Ci si è resi conto di questo piccolo particolare?

Allora, a fronte di tutto ciò che ho detto, queste macro-cifre fanno di questa legge finanziaria - forse paragonabile a quella del 1998 - quella che porta più risorse, oltretutto - e lo dico ai settentrionalisti - con tecniche nuove, con automatismi quali il credito di imposta, e con la pretesa che la programmazione sia fatta in modo unitario e non vi siano 7.000 priorità e 7.000 graduatorie degli interventi.

Quindi, ci sono meccanismi nuovi; certamente, c'è uno sforzo in termini di risorse. Dentro a tutto questo, sull'articolo 53, in parte, e su una serie di emendamenti del Governo, sono stati messi in gioco, tra l'uno e gli altri, mille 300 milioni di euro, un miliardo 300 milioni di euro, grosso modo, nell'insieme. Vorrei far notare - fatemelo dire - che si tratta, più o meno, della stessa cifra che a luglio 2004 fu tolta dal FAS e «buttata» nel buco di bilancio, e non con emendamenti, su altre materie. Quella cifra è scomparsa. Intendiamoci bene (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi)!

Quindi, le critiche si accettano quando sono misurabili con la realtà. Dico anche che alcuni di questi emendamenti sono riconducibili comunque ad operazioni che avvengono nel Mezzogiorno: uno per tutti, il tema della sicurezza. Lo ripeto: uno per tutti, il tema della sicurezza. Voglio dirvi, però, perché non vi siano ombre sulla politica che stiamo portando avanti, che già alla Camera, su una parte degli emendamenti, si è voluta fare una strumentalizzazione. A rigor di logica, finanziare su questo in anticipazione la Pontremolese significa che il 15 per cento delle risorse vanno anche al nord (Commenti del deputato Fontana). Ripeto: sia chiaro che il 15 per cento delle risorse va anche al Nord.

 

CAROLINA LUSSANA. Grazie dell'elemosina!

 

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Detto questo, perché non vi siano speculazioni o equivoci, finanzieremo diversamente la Pontremolese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi)...

 

GUIDO CROSETTO. Quando?

 

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. ...già alla Camera, finanzieremo diversamente il museo Maxxi.

Voglio anche aggiungere - e lo dico soprattutto agli amministratori regionali ed a chi opererà attorno a tali risorse - che, credo già alla Camera, e comunque nel corso dell'esame della legge finanziaria, le risorse con titolo più legittimo (quelle che confluiranno in emendamenti riferibili al Sud) saranno compensate nelle annualità 2007-2013, in modo da ripristinare l'unitarietà iniziale del FAS e renderlo programmabile per le regioni in chiave unitaria.

Credo, francamente, di avere risposto alle obiezioni. Ho illustrato i punti di correzione che faremo a seguito di un eccesso, a mio avviso, di discussione polemica o, forse, di qualche fraintendimento. Non deve esserci ombra su un punto inequivocabile: una legge finanziaria che rimette nei binari il deficit, fa scendere il debito e recupera due punti di avanzo primario è una finanziaria che compie uno sforzo finanziario per il Mezzogiorno inedito negli ultimi sei anni. Ciò è indiscutibile e non può essere cancellato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà. Ricordo che ogni gruppo ha a disposizione cinque minuti.

 

FILIPPO MISURACA. Dieci!

 

PRESIDENTE. Prego, onorevole Fitto.

 

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, le chiedo una maggiore disponibilità di tempo, visto che gli argomenti toccati dal ministro sono tali e tanti che meritano attenzione ed approfondimento.

Innanzitutto, vorrei fare una premessa politica. Siamo in questa sede a discutere di Mezzogiorno perché nei giorni scorsi i gruppi parlamentari dell'opposizione hanno sollevato con forza la questione di un'azione mirata ad aggredire i fondi per il Mezzogiorno d'Italia. Siamo qui solo per questa ragione, non certamente per una sensibilità da parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

Il ministro Bersani oggi ci ha raccontato una serie di cose che non risultano essere assolutamente avere. Caro ministro, le spiegherò nel merito, citando anche gli argomenti legati a questa legge finanziaria, perché lei oggi è venuto a raccontarci cose non vere. Mi auguro che i parlamentari del Mezzogiorno, al di là dello schieramento politico, più che giocare in difesa, prendano atto e consapevolezza del problema che abbiamo di fronte.

Vorrei fare una premessa collegata a questo gioco nord-sud. Noi siamo favorevolissimi alla Pontremolese: io per primo voterei un intervento del genere. Il problema è che si sta andando a raccontare al nord una falsità ed al sud un'altra falsità su una legge finanziaria che scontenta tanto il nord quanto il sud (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

Fatta questa premessa, vorrei dire che il Fondo per le aree sottoutilizzate (basta

vedere la tabella F) lo scorso anno aveva 8.300 milioni di euro, mentre quest'anno è entrato nella legge finanziaria con 5.147 milioni di euro, caro ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Dopo il lavoro svolto dalla Commissione bilancio e gli emendamenti presentati in quest'aula oggi, a quest'ora - non mi avventuro a dare soluzioni diverse perché producete una quantità di emendamenti tale che non possiamo in alcun modo dire che siamo arrivati ad un punto finale -, siamo a 4 miliardi di euro.

Avete individuato, infatti, il Fondo per le aree sottoutilizzate con la logica del bancomat, nel senso che diversi emendamenti, pur condivisibili per la finalità, hanno trovato, come una sorta di fondo per gli imprevisti, il punto in cui attingere le risorse nel Fondo per le aree sottoutilizzate: è questo il dato che emerge dalla presente legge finanziaria.

Riguardo alle indicazioni da lei date relativamente alla strategia per il Mezzogiorno, ricordo che voi avete convocato i presidenti delle regioni del sud qualche mese fa, a palazzo Chigi, e avete condiviso con la Confindustria, i sindacati ed i presidenti delle regioni un documento che riportava disposizioni che in questa legge finanziaria non sono presenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), che in alcuni punti sono solamente accennate. Gliele voglio rapidamente ricordare: si parlava di fiscalità di vantaggio (di cui non abbiamo alcuna notizia), di investimenti per infrastrutture e trasporti, di investimenti per le aree urbane (ci sono solo 100 milioni di euro per la prima annualità) ed anche di investimenti per la società della conoscenza, alla quale lei ha fatto riferimento. Ma sapete a quanto ammontano quegli investimenti? A 10 milioni di euro per tre anni, cioè 30 milioni di euro per l'intero paese, che dovrebbero essere destinati in questa direzione. Allora, di cosa stiamo parlando? Dei 60 miliardi di euro ai quali ha fatto riferimento il ministro Bersani, che sono quelli indicati anche nel DPEF per il periodo dal 2010 al 2015? Vogliamo parlare delle cifre scritte sull'acqua o delle cose reali, che devono essere considerate come risorse da poter utilizzare in concreto per il Mezzogiorno?

Vorrei ricordare che le note e le indicazioni che lei ha poc'anzi fornito non si inseriscono in un Mezzogiorno in difficoltà; emergono elementi di difficoltà dai dati del 2004 e del 2005, ma emerge anche un quadro degli anni che ci lasciamo le spalle che non è la rappresentazione che lei ha poc'anzi fatto, perché non solamente i dati dicono cose differenti!

E intendo ricordarle anche un altro punto. Quando lei parla della riduzione del cuneo fiscale per il Sud, non deve solamente parlare degli aspetti positivi, ma deve leggere questi ultimi contemporaneamente agli aspetti negativi. La riduzione del cuneo fiscale, infatti, e quella della base imponibile IRAP, nonché gli aumenti previsti per i contributi previdenziali a carico dei lavoratori delle imprese (particolarmente gravosi per i lavoratori atipici di cui alla legge Biagi), creano una condizione per la quale il gioco è a somma zero. I maggiori oneri complessivi derivanti dagli aumenti contributivi sono circa 6 miliardi di euro, dei quali 3,5 a carico del costo del lavoro delle imprese, che corrispondono, grosso modo, a quell'ipotetico beneficio che, conseguenzialmente, non ci sarebbe più. Di quale politica per il Mezzogiorno siamo parlando? Stiamo parlando di un intervento che aggiunge al danno la beffa! Abbiamo infatti assistito ad una azione da parte di questo esecutivo che, nel caos generale che ha mosso l'azione del Governo in Commissione e in quest'aula, ha portato alla formulazione di numerosi emendamenti che hanno attinto dal FAS.

Attendiamo, adesso, il maxiemendamento sul quale verrà posta la questione di fiducia, ma non possiamo ascoltare, qui, il ministro che ci illustra le condizioni e le indicazioni che sarebbero positive per il Mezzogiorno; né, mi consenta, signor ministro, possiamo ascoltare che venga qui a raccontarci che le risorse da utilizzare per il programma comunitario 2007-2013 sono risorse aggiuntive per il Mezzogiorno...

 

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere!

 

RAFFAELE FITTO. ... perché lei, come me e come tutti, sa che si tratta di finalità utilizzate in modo specifico per la crescita del Mezzogiorno, con una destinazione ben precisa alle regioni dell'obiettivo 1.

 

SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Non c'erano!

 

RAFFAELE FITTO. Vorrei svolgere, signor Presidente, un'altra osservazione. Segua la discussione nella Conferenza delle regioni, dove quasi tutte le regioni, tranne la Sicilia, sono favorevoli o silenziose rispetto a quello che state cercando di fare. In assenza di risorse - anche qui si aggiunge al danno la beffa -, state cercando di «stressare» le risorse destinate alle regioni per rimpinguare il programma operativo nazionale e mettere a disposizione dei ministeri ulteriori risorse. Ecco le modalità con le quali state trattando il Mezzogiorno d'Italia, caro signor ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!

 

PRESIDENTE. Vorrei precisare ai colleghi che la durata degli interventi deve essere limitata, purtroppo, a cinque minuti, perché tutti i gruppi parlamentari hanno diritto di intervenire in mattinata, e ve ne sono quattordici. Del resto, il Governo ha dato l'esempio, perché il ministro ha parlato per circa dieci minuti, e non per un'ora.

Con interventi di cinque minuti per gruppo, riusciranno a parlare, nella mattinata, tutti i gruppi. Quindi, chiedo la collaborazione di tutti. Del resto, si potrà intervenire sulla materia anche quando saranno esaminati gli specifici articoli riguardanti il Mezzogiorno, nonché in occasione delle dichiarazioni di voto finale. Quindi, vi saranno altre occasioni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

 

NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevole ministro, del suo intervento ho apprezzato soprattutto il tono: sembrava convinto delle cose che diceva; invece, ha fatto affermazioni assolutamente fuori dalla realtà! Le ha fatte all'interno di un disegno di natura propagandistica e strumentale, che ha visto tutti i componenti del Governo, ed i rappresentanti della maggioranza, andare a diffondere - voi sì! - una leggenda metropolitana secondo la quale il disegno di legge finanziaria in esame sarebbe il primo, dopo anni, a farsi carico dei problemi del Mezzogiorno.

Non soltanto non è vero, ma non ho alcuna difficoltà ad affermare che quello al nostro esame è il disegno di legge finanziaria che, nella storia della Repubblica, ha penalizzato in massima misura proprio le aree sottoutilizzate. Considerato il breve tempo a mia disposizione, spiegherò immediatamente i termini della questione.

Lei, signor ministro, ha parlato di 63 miliardi di euro e di una programmazione che, fino al 2013, assorbe un settennio per consentire il cofinanziamento con i fondi dell'Unione europea. Ebbene, le ricordo sommessamente, signor ministro, che la legge finanziaria prevede una programmazione triennale, non settennale. Conseguentemente, tutte le somme che sono previste dopo il 2009, dal 2010 in poi, sono assolutamente virtuali! Non soltanto si tratta di somme virtuali, ma sono anche somme la cui utilizzazione può essere rinviata sine die, anno dopo anno, avvalendosi della possibilità di rimodulazione, strumentazione alla quale questo Governo ha fatto ricorso, come dimostrerò tra breve, in maniera massiccia (è esattamente quello che avete fatto lei, signor ministro, ed il suo Governo).

Se andiamo a verificare la programmazione dei fondi FAS, non può sfuggire ad alcuno che il Governo di centrodestra, che, secondo la sinistra, era per definizione contro il Mezzogiorno, aveva stanziato 6 miliardi 434 milioni di euro per il 2007. Ebbene, di colpo, e prima ancora che cominciasse l'iter del disegno di legge finanziaria, avete rimodulato quella somma,

alla quale avete sottratto 1 miliardo 334 milioni (che avete rinviato al 2010), in tal modo lasciando, per il 2007, soltanto 5 miliardi 100 milioni.

Quindi, somme spendibili immediatamente, il 1o gennaio 2007, sono state rimodulate e rinviate di quattro anni, senza dare in cambio alcunché! Questo doveva chiarire al Parlamento, signor ministro, evitando di raccontare fole in ordine a miliardi programmati nei settenni o nei decenni: non dobbiamo decidere somme virtuali e propagandistiche, ma somme di programmazione contabile e finanziaria!

Ma non è finita. Oltre che degli emendamenti presentati dal Governo, bisogna tenere conto, signor ministro, anche di quelli già approvati dalla Commissione: ci sono anche questi all'interno della programmazione che abbiamo davanti! Alle somme stanziate per il 2007 (e tralascio ogni considerazione relativa agli anni 2008 del 2009, perché non ho tempo sufficiente) sono stati sottratti, per i bisogni dei piccoli comuni, 195 milioni. Quindi, ai predetti 5 miliardi 100 milioni vanno detratti altri 195 milioni.

Poi abbiamo 506 milioni di euro sottratti attraverso gli emendamenti presentati alla manovra, tra cui quelli da lei ricordati: la progettazione della Parma-La Spezia, la Pontremolese e così via. Tra l'altro, cosa vuol dire che ricorrerete ad altra copertura? Come fa un Governo a presentare emendamenti che ieri, dalla voce del sottosegretario Letta, sono stati definiti emendamenti con copertura provvisoria?

 

PRESIDENTE. Onorevole Bono...

 

NICOLA BONO. Signor Presidente, mi faccia almeno completare.

Non esistono coperture provvisorie nell'ambito delle leggi dello Stato.

Infine, abbiamo un grosso problema e questo, signor Presidente, me lo deve consentire. Signor ministro, avrei bisogno della sua attenzione per ciò che concerne un passaggio che lei non ha toccato, uno dei punti dirimenti della questione. L'articolo 53 del disegno di legge finanziaria colpisce anch'esso la risorsa del Fondo per le aree sottoutilizzate e la riduce ulteriormente di 408 milioni di euro; per cui, la somma finale a disposizione del FAS è costituita da 3 miliardi 990 milioni, ben 2 miliardi 444 milioni in meno della somma stabilita nella legge finanziaria del Governo Berlusconi.

 

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bono.

 

NICOLA BONO. Questa è la dimostrazione...

 

PRESIDENTE. Grazie!

 

NICOLA BONO. Ho finito, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Certo, ha finito, ha già abbondantemente superato il tempo a sua disposizione!

 

NICOLA BONO. Mi faccia fare una dichiarazione di chiusura.

 

PRESIDENTE. È mio dovere tutelare anche quelli che debbono ancora intervenire; lei ha già completato il suo discorso.

 

NICOLA BONO. Le chiedo solo la possibilità di chiudere.

 

PRESIDENTE. Allora chiuda; è da un po' che la stavo invitando a farlo.

 

NICOLA BONO. Dicevo che questa è la dimostrazione di come il Governo non solo non ha a cuore gli interessi del Sud del paese, ma sta fondando gran parte della sua scalcinata manovra proprio sulla pelle del Mezzogiorno.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, l'onorevole Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, cercherò di toccare la sensibilità di chi oggi si trova a governare. Se vi è un

dibattito politico nel bel mezzo della finanziaria, riguardante la questione del Mezzogiorno, significa che ancora oggi vi è una questione meridionale, nuova ma, per certi versi, ancora più vecchia, più grave di quella con cui abbiamo avuto a che fare fino ad ora.

Questo Governo, attraverso la sua disattenzione strategica, fa diventare la questione suddetta ancora più grave nel momento in cui, senza un minimo di responsabilità, tocca alcune corde sensibili di questo Paese, non prevedendone le conseguenze.

Lo dico perché più volte, nel corso dell'esame del provvedimento in oggetto, sono stati toccati elementi riguardanti, ad esempio, il federalismo fiscale. Ebbene, questa legge finanziaria ha introdotto alcune norme che fanno strame di quel federalismo fiscale già previsto negli statuti di alcune regioni autonome come, ad esempio, quello della Sicilia.

Sono convinto che il Paese potrà riprendere il suo ruolo a livello internazionale soltanto se si farà carico dell'intera questione meridionale. In quest'ottica, se rivolgiamo lo sguardo alle misure introdotte dalla finanziaria riguardanti il Mezzogiorno dobbiamo sollevare alcune doverose riflessioni. Ad esempio, l'intervento sul cuneo fiscale, tanto reclamizzato da questo Governo, sarebbe stato realmente produttivo di effetti se vi fosse stata una reale diversificazione dell'abbattimento dell'imposta IRAP, più marcatamente a favore delle regioni del Mezzogiorno. Questo, al fine di un alleggerimento complessivo del costo del lavoro nelle nostre regioni meridionali e di una spinta al consolidarsi dell'occupazione a tempo indeterminato.

Rispetto al rilancio del credito d'imposta sui nuovi investimenti produttivi ci saremmo aspettati anche una riedizione del cosiddetto credito d'imposta sull'occupazione, con maggiori sgravi per le aree svantaggiate ed una norma di compensazione.

Voglio ricordare che, per quelle regioni che hanno capacità impositiva diretta, cioè che esigono dai cittadini le imposte che affluiscono all'erario regionale, il credito di imposta si manifesta come la firma di un assegno sul conto corrente delle regioni autonome a statuto speciale.

Queste misure, apprezzabili in linea teorica, una volta estese su tutto il territorio diventano poco produttive degli effetti sperati e non sono economicamente sostenibili.

Erano stati promessi 12 miliardi di riduzione del cuneo fiscale, mentre oggi le imprese, a fronte dello «scippo» del TFR, ricevono sgravi per 2,8 miliardi. Ciò mentre l'alta velocità arranca; e sappiamo come è andata a finire rispetto al ponte sullo stretto! Si è detto: non serve il ponte, potenzieremo le autostrade del mare, finanzieremo i porti. Ma sono previsti soltanto 100 milioni di euro per cinque porti e, tra essi, non c'è un solo porto siciliano! Anzi, si vuole chiudere il porto di Augusta, con il pretesto della bonifica, per evitare che i traffici più importanti passino da questa terra (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

È stata, poi, riservata un'attenzione particolare alla Sicilia: inopinatamente, con l'introduzione dell'articolo 101, si punisce una regione che dovrebbe compartecipare fino al 50 per cento alla spesa sanitaria nazionale. Siamo passati dal 19 per cento del 1993 al 42,5 per cento del 1998. Adesso, si vuole portare tale quota al 50 per cento!

Bene, cari amici, perché questo articolo e questa compartecipazione dedicati a tale regione? Potrei anche avere qualche sospetto. Ma non è così che si fa il bene del Paese! Toccate le corde della speranza e della pazienza: non so fino a quando i siciliani saranno disposti a mostrare pazienza nei confronti un Governo che si dimostra nemico di quella terra e nemico dei siciliani stessi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Cristofaro. Ne ha facoltà.

 

PEPPE DE CRISTOFARO. Signor Presidente, vorrei dire ai colleghi della destra che trovo davvero singolari le critiche mosse questa mattina, nonché quelle sollevate in questi giorni. Non vedo, davvero, come possano dimenticare che il Governo di cui sono stati protagonisti negli ultimi cinque anni ha lasciato il Mezzogiorno d'Italia in uno stato di autentico abbandono. Chiedete ai comuni del sud cosa hanno significato, nel corso di questi cinque anni, le politiche del Governo Berlusconi; chiedetelo al comune di Napoli! Domandate a coloro che hanno provato a mettere in campo misure, sia pure insoddisfacenti, come, ad esempio, il reddito minimo di inserimento, ed alle famiglie che non ne hanno più potuto usufruire cosa ha significato abolire una misura di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà.

Allora, ritengo che, quando si parla del sud, lo si debba fare in maniera seria e si debba, in qualche modo, prendere atto di una situazione di difficoltà. Occorre prendere atto, ad esempio, del peggioramento complessivo della qualità della vita, di una situazione strutturale di difficoltà, della perdita dei posti di lavoro, dell'insufficienza delle politiche di contrasto alla povertà, che sono state portate avanti nel corso di questi anni. E bisogna prendere atto anche del fatto che lo stesso dibattito sulla sicurezza, che si è svolto in queste settimane a seguito di quanto sta accadendo a Napoli, è profondamente viziato da questo elemento.

Mi rivolgo anche al ministro Bersani: credo che dobbiamo partire da un presupposto, che ci serve come terreno di riflessione, per aprire un nuovo dibattito culturale su ciò che è cambiato al sud nel corso di questi anni. Se qualcuno, oggi, pensa ancora che il sud sia semplicemente un luogo di arretratezza e di sottosviluppo, probabilmente non ha capito quali sono i veri termini della questione. Anch'io penso che siamo in presenza di una nuova questione meridionale, e credo che le stesse forze della sinistra debbano svolgere un'analisi più compiuta su questo tema.

Oggi il Mezzogiorno è un terreno avanzatissimo di sperimentazione, è un vero e proprio laboratorio avanzato della modernità, il luogo dove più di qualunque altro settore si sperimentano le politiche più selvagge della globalizzazione. Questo è il cambiamento profondo che è intercorso in questi anni.

Cari colleghi, se il punto è questo, allora sarà facile capire che non basta semplicemente adottare provvedimenti occasionali o tampone, che non basta rincorrere le emergenze: il Mezzogiorno oggi ha bisogno di veri e propri interventi strutturali, di rimettere in campo un'idea nuova di modello sociale di sviluppo, di capire che non basta semplicemente il turismo per poter dire che il PIL e lo sviluppo possano ripartire e che il motore economico possa rimettersi in piedi. Credo che di questo dovremmo riflettere nel corso dei prossimi mesi. Certo, ritengo che le affermazioni rese dal ministro Bersani nell'introduzione della sua relazione possano rappresentare un punto di partenza; quanto è stato da lui sostenuto sul cuneo fiscale, sui crediti di imposta, sui fondi per l'innovazione, è sicuramente un punto di partenza positivo, però credo che noi dovremmo considerarle proprio come un punto di partenza, non come la risoluzione di un grande problema aggravato dalla crisi profonda degli ultimi cinque anni.

Invece dovremmo cominciare fin dalla discussione sulla finanziaria, ma anche nei mesi che verranno, ad immaginare un vero e proprio piano di intervento strutturale. Ministro, lavoriamo insieme per costruire un pacchetto sociale per il Sud, un pacchetto sociale che prenda le mosse dalla necessità di un nuovo motore di sviluppo, di nuove forme di sostegno alla povertà, che metta profondamente a tema la questione - tanto per dirne una - del reddito di cittadinanza, che dia insomma la possibilità di immaginare anche di poter trasformare questo assurdo dibattito sulla sicurezza e sulla criminalità. Al Sud non c'è sicurezza che non sia innanzitutto sicurezza sociale! Dobbiamo su questi elementi tentare di costruire politiche nuove

e innovative. Penso che le norme contenute in finanziaria siano un punto di partenza, attorno a cui si può definire una politica...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere...

 

PEPPE DE CRISTOFARO. Ho finito, Presidente. Ritengo davvero che dovremo mettere in campo un intervento strutturale. Se faremo questo, faremo ripartire il Sud e il nostro paese potrà ripartire solo se ripartirà il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro.

 

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, finalmente un po' di chiarezza rispetto a questa vicenda del Mezzogiorno! Già ieri il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani aveva espresso una propria opinione e un appello al Governo perché fossero mantenuti intatti e anzi potessero essere aumentati i fondi per le aree sottoutilizzate.

Occorre che la legge finanziaria sia conforme a quanto deciso nel DPEF, anche per tentare di dare una risposta chiara e netta, per fare chiarezza, dopo un tentativo di grande strumentalità che abbiamo visto concretizzarsi in quest'aula nelle passate ore e nei giorni scorsi, da parte di chi riteniamo abbia derubricato il Mezzogiorno dalle azioni di Governo. Basti pensare solamente ad alcune voci, quali la diminuzione dei finanziamenti per le aree sottoutilizzate e il dimezzamento dei fondi per il cofinanziamento degli interventi comunitari. Questo è gravissimo perché i fondi comunitari per molte aree del Mezzogiorno sono diventati investimenti sostitutivi, non aggiuntivi, delle politiche ordinarie del Governo, dunque si è verificata una diminuzione forte di quelli che avrebbero potuto essere fondi per investimento. Basti pensare ancora all'abbandono a se stesso di tutto quanto il sistema delle attività produttive nel Mezzogiorno; all'assenza assoluta di politiche sociali, per affrontare le grandi aree di povertà che ci sono, soprattutto nelle grandi metropoli ed nelle aree urbane del Mezzogiorno; all'abolizione del reddito minimo di inserimento.

Pensiamo inoltre alla soppressione del credito di imposta, che oggi viene ripristinato, perché ci rendiamo tutti quanti conto - lo conferma del resto la maggior parte degli imprenditori del nostro paese - di come l'automatismo di questa procedura di investimento abbia prodotto effetti positivi, più di tutte le altre leggi degli ultimi decenni sul sistema delle imprese. Vi sono state poi l'abolizione del prestito d'onore, che dava respiro ai nuovi investimenti riguardanti i giovani, nonché degli strumenti della programmazione negoziata. Dal Governo precedente era stata decisa la regionalizzazione dei patti territoriali, ma questo è avvenuto senza investimenti, per cui questi sono praticamente falliti! Ed ancora, vi è stata l'assoluta assenza di politiche di sviluppo.

Ecco, amici del centrodestra, il vostro Governo ha portato il paese al declino e il Mezzogiorno ad una situazione di recessione difficilmente recuperabile ed ora venite ad operare questa strumentalizzazione, quando la situazione del Mezzogiorno negli ultimi due anni - basta guardare tutti gli indicatori macroeconomici, per rendersene conto - si è aggravata, come del resto sosteneva il ministro. Tutti gli indicatori sono in peggioramento e continuerebbe così, se non vi fossero attuati interventi strutturali e politiche di sviluppo che puntino fortemente sulla qualità.

Negli interventi degli esponenti del centrodestra, rispetto alle dichiarazioni chiare, precise e in qualche modo ineluttabili pronunciate dal ministro, ho visto un balbettio ed un tentativo di buttarla sulla propaganda. Il centrodestra, è vero, ha abbandonato il Mezzogiorno e oggi si arrampica sugli specchi! C'è un'inversione di tendenza vera. La finanziaria non può risolvere un problema strutturale, atavico, fortemente aggravato dalla situazione della

criminalità organizzata, tuttavia non c'è dubbio che oggi c'è unitarietà della programmazione, attraverso il fondo per la competitività; c'è una maggiorazione del fondo per le aree sottoutilizzate, in modo strutturale, con interventi settennali ad esso è stato depurato di interventi impropri, come quelli citati dal ministro, cioè gli interventi infrastrutturali sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Fino a poco tempo fa c'erano sulla Salerno-Reggio Calabria tanti cantieri fermi, interrotti e senza maestranze. Andate oggi sulla Salerno-Reggio Calabria: sono ripresi i lavori in tutti i cantieri che erano fermi!

 

MARIO TASSONE. Non è vero!

 

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Questa è la risposta di fatto! Valli a vedere anche tu! Io sto venendo proprio da lì.

 

MARIO TASSONE. Non è vero!

 

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Come, non è vero? Vai a vedere! Sono aperti tutti i cantieri della Salerno-Reggio Calabria. Tutti quelli, i cui lavori erano stati bloccati (Commenti del deputato Angela Napoli)!

 

MARIO TASSONE. Non è vero! Non avete fatto nulla!

 

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di lasciar terminare l'onorevole Pignataro, al quale peraltro ricordo che ha esaurito il tempo a sua disposizione e che pertanto deve concludere.

 

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Concludo, Presidente, affermando che è stato ripristinato il cofinanziamento della spesa e degli investimenti comunitari. Finalmente le politiche industriali non guardano più soltanto ad una parte del paese. Infine, a differenza della Tremonti-bis, il cuneo fiscale e il credito di imposta sono strumenti selettivi, che guardano al Mezzogiorno con un approccio di differenziazione.

Infine, e concludo davvero, c'è il recupero e la piena disponibilità dei fondi che erano previsti per il ponte sullo stretto di Messina, in modo che per la Calabria e per la Sicilia ci possano essere interventi forti sul sistema infrastrutturale, al fine di superare l'isolamento territoriale ed economico di queste regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Forse il ministro non è stato informato esattamente delle ragioni per le quali la Camera ha chiesto urgentemente la sua presenza qui in aula o forse è stato informato di due diverse ragioni della Camera. C'era sicuramente, signor ministro, un malessere dei suoi deputati della maggioranza provenienti dal Mezzogiorno e può darsi che il suo sermone li abbia - vedremo - rassicurati.

Non le avevamo chiesto di venire a fare una sorta di cortese comizio elettorale su questo. Ci siamo sollevati, l'altro giorno, quando abbiamo scoperto che, in base agli emendamenti che il Governo rovescia sulla Camera a getto continuo, una serie di opere pubbliche e di spese correnti, né le une, né le altre relative al Mezzogiorno, saranno finanziate con il fondo per le aree sottoutilizzate. Uno degli esempi tipici di questo è la realizzazione della tratta La Spezia-Pontremoli, ma non è il solo, perché ci sono anche le assunzioni al Ministero del lavoro e così via.

Questo ci era stato segnalato anche da molti esponenti della sua maggioranza. Allora, ci siamo chiesti quale tipo di politica fosse quella che utilizza i fondi per il Mezzogiorno a copertura di altre spese. Il sottosegretario Letta ha affermato, signor ministro, che si trattava di qualcosa di casuale, che avete dovuto fare per la fretta. Egli ha aggiunto che alcuni passaggi hanno implicato scelte immediate, che il Governo non tentennerà sul mantenimento di tutti gli impegni e che tutto ciò sarebbe stato verificato facilmente - su questo lei è venuto meno,

ministro Bersani - nei giorni successivi, nei successivi passaggi emendativi o nel passaggio al Senato dove, fissati i saldi, avreste rimesso tutto a posto.

Nel frattempo, questa mattina il Governo ha presentato un altro emendamento che non mette affatto tutto a posto, ma sottrae altri 150 milioni di euro al fondo per le aree sottoutilizzate. Perciò, il sottosegretario Letta ha reso una affermazione e, il giorno dopo, ha fatto esattamente il contrario. Stamattina, lo ripeto, sono stati tagliati altri 150 milioni di euro al fondo per le aree sottoutilizzate! Signor ministro, lei avrebbe dovuto dirci in che modo intendete rimediare, altrimenti il disegno di legge finanziaria è una burla! Se ci chiedete di votare il provvedimento, ci dovete anche spiegare a chi toglierete denaro per restituire i fondi al FAS. Questo è il compito che lei avrebbe dovuto svolgere questa mattina, ma che non ha potuto o non ha saputo eseguire. Questo è un problema vostro, però noi restiamo ancor più insoddisfatti di come eravamo, perché in questo modo si inganna il Parlamento! Con i vostri emendamenti avete tolto denaro al Mezzogiorno! Vi siete impegnati, con le parole del sottosegretario Letta, a restituirlo, nei prossimi giorni. Lei ha affermato che lo farete tra il 2007 e il 2013. Auguri a chi ci crede (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, credo che si parlino lingue incomprensibili. In questa Assemblea siede una classe politica, che credo abbia esperienza amministrativa e conoscenza della realtà dei problemi e che, quotidianamente, fa i conti con gli accadimenti e il percorso degli impegni che il Governo assume di volta in volta. Nel 2001, signor Presidente, il centrodestra ha ottenuto la sua vittoria elettorale proprio grazie al voto del sud Italia, perché ha suscitato la speranza di un grande rilancio della politica del Mezzogiorno, di nuove opportunità e di nuovo sviluppo. Nel 2006, proprio il voto del sud ha fatto cadere il centrodestra, perché si è registrato il fallimento degli impegni a suo tempo assunti, dei proclami, degli annunci della realizzazione di opere, per miliardi e miliardi di euro, che non sono mai state iniziate e delle quali è stata celebrata soltanto l'inaugurazione, in certe circostanze anche per due o tre volte. Credo che il ministro Bersani, venendo in Parlamento quest'oggi, abbia dato una spiegazione molto seria e abbia assunto un impegno forte. Il Mezzogiorno, amici parlamentari, è un impegno prioritario di questo Governo, che ruota, come afferma il signor ministro, intorno a progetti di sviluppo. Siamo convinti che senza un recupero forte dello sviluppo del Mezzogiorno non ci può essere uno sviluppo autenticamente serio, ordinato ed equilibrato del nostro paese.

È inutile prendersi in giro! Le regioni del Mezzogiorno hanno reagito con forza ed hanno mandato a casa le giunte del centrodestra. Oggi - non me ne voglia l'amico Fitto - quello della Puglia è uno dei presidenti regionali più popolari, perché ha saputo cogliere davvero i problemi che devono stare alla base di un progetto complessivo di sviluppo. La Calabria, intanto, dovrà andare incontro al suo appuntamento elettorale, al momento opportuno si confronterà con gli elettori; ora, prendiamo atto di ciò che sta avvenendo. Colleghi, basti pensare poi alla Sardegna, alle infrastrutture, ai grandi annunci e ai grandi proclami, ma non c'è neanche una lira e ci accorgiamo ora che non ci sono i fondi!

Oggi, il ministro fornisce delle cifre, degli impegni seri e forti. Infatti, è un impegno forte quello del Governo intorno a questo grande progetto. Ne sono convinti deputati del gruppo Popolari-UDEUR, che nel programma hanno voluto più di tutti, anche se insieme con gli altri, che il Mezzogiorno fosse il primo problema da affrontare. Questo è un impegno forte e noi staremo attenti affinché il Mezzogiorno, così come ricordato oggi dal ministro

Bersani, possa compiere un percorso che lo porti al livello di tutte le altre regioni del nostro paese. Credo che fare politica significhi questo. Non vogliamo, fra cinque anni, avere la grande sorpresa che il centrodestra ha avuto nel 2006 proprio nelle regioni meridionali.

Il Mezzogiorno e le tematiche ad esso connesse non sono nella cultura politica del centrodestra. Bene hanno ricordato i colleghi del centrosinistra che mi hanno preceduto. Vi è un impegno, che porteremo avanti con forza e con convinzione, ma soprattutto fornendo risposte ai problemi veri, che sono quotidianamente all'attenzione delle nostre popolazioni.

Ringrazio quindi l'esecutivo e il ministro Bersani per le parole di grande serietà e per l'impegno forte assunto a nome del Governo dinanzi al Parlamento e al paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ministro Bersani, sgombriamo immediatamente il campo da ogni equivoco: a noi le misure per la Parma-La Spezia vanno benissimo, tant'è che abbiamo presentato un emendamento (primo firmatario è il collega Fava) che le richiede espressamente; siamo contenti che siano state accolte.

 

GIOVANNI FAVA. Grazie, ministro!

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Consideriamo anche positivamente il fatto che, anziché reperire la copertura con il Fondo per le aree sottoutilizzate, si ricorra ad altre risorse. Non è un problema dell'opposizione ragionare sulle coperture che utilizza il Governo. E ci va anche bene, come giustamente è stato affermato, che il 15 per cento del Fondo per le aree sottoutilizzate sia destinato alle regioni del Nord. Le aree sottosviluppate si trovano in tutto il paese, anche al Nord. I problemi sono altri: a noi non interessa una contrapposizione nord-sud, ma piuttosto che le cose vengano realizzate bene, correttamente e in tutto paese.

Detto ciò, notiamo che sta cambiando l'aria. Stamane, a Palazzo Chigi, era previsto un incontro con i governatori del nord, non solo di Lombardia e Veneto (che tirano la carretta, intesa come spinta sulle infrastrutture), ma anche di altre regioni governate dal centrosinistra. Erano presenti anche assessori dei trasporti, in funzione di un impegno certo sulle infrastrutture. E questo è un segnale.

Vi sono due aspetti in questa manovra finanziaria, che la Lega Nord non accetta. Anzitutto, vi è una penalizzazione del settore produttivo - in particolare, delle piccole e medie imprese - e la demonizzazione del settore commerciale e artigianale. Questo non va bene e, giustamente, è stato considerato molto negativamente dal settore produttivo. Il costo del lavoro, sostanzialmente, aumenta per le micro imprese - è un dato di fatto - tanto che per quelle che hanno meno di 10 dipendenti vi è un aumento del costo del lavoro pari allo 0,9 per cento. Questo non ci va giù; è un problema serio.

Ma ancora più serio è lo stop sulle infrastrutture. Al di là delle buone intenzioni, notiamo una cosa molto semplice: i lavori sono bloccati. Sono bloccati i lavori della TAV. Sono bloccati i lavori dell'ANAS. Molti cantieri sono in stand-by aspettando buone nuove. Ebbene, la Lega, in questo contesto, avanza richieste molto semplici, come siamo abituati a fare. Si tratta di richieste semplici, concrete, pragmatiche. Abbiamo segnalato un'unica proposta sulle infrastrutture; si tratta di un unico emendamento, con 12 semplici richieste concrete. Ne elenco le più semplici e le più necessarie. Ricordo il corridoio plurimodale, la Tirreno-Brennero; il rifinanziamento della Torino Milano (per i lavori della TAV, purtroppo, mancano 100 milioni di euro riguardanti la tratta lombarda).

Ricordo poi la Brescia-Milano, la Pedemontana lombarda (il cui finanziamento, abbiamo visto, è stato accolto, anche se la richiesta di risorse era maggiore:

mezzo miliardo di euro invece di un miliardo è comunque già qualcosa), la Pedemontana veneta (il finanziamento di quest'opera, invece, deve arrivare), il passante di Mestre ed altre piccole semplici richieste. L'atteggiamento della Lega è pertanto sempre ed unicamente lo stesso: concreto. Vogliamo che le cose si facciano e che si facciano bene.

Esiste un principio in finanza aziendale secondo cui le macchine per fare i soldi non esistono, ma in questo caso siamo alla dimostrazione contraria di tale principio: infatti, mentre la realizzazione di queste dodici richieste mirate costerebbe un miliardo e mezzo, studi compiuti da Confindustria sostengono che le stesse porterebbero alla creazione di 200 miliardi di PIL. Si tratta, pertanto, di un caso in cui la macchina per fare i soldi realmente esiste: si tratta semplicemente di realizzare le infrastrutture e di farlo in base alle priorità. Infatti, se si realizzano le infrastrutture al Nord e si creano 200 miliardi di PIL, ce n'è per tutti. Se va bene il Nord, va bene tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

 

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo, il ministro Bersani e il sottosegretario che ha la delega al Mezzogiorno perché hanno avuto la sensibilità e l'onestà di venire in aula per discutere dei problemi sollevati dai parlamentari del centrodestra. Non c'era bisogno né di questa sollecitazione, né di rivolgere un appello ai parlamentari del Mezzogiorno di questa legislatura. I parlamentari del Mezzogiorno e del centrosinistra hanno sistematicamente posto all'attenzione del precedente Governo i problemi del Mezzogiorno e del suo sviluppo, tanto è vero che nella scorsa legislatura fu approvato dal Governo stesso una mozione, firmata da tutti i parlamentari del Mezzogiorno, che prevedeva che ogni anno, a febbraio, il ministro ed il Governo rispondessero in aula dello sviluppo e di tutti gli interventi adottati per il Mezzogiorno d'Italia a febbraio del 2006 stavamo ancora aspettando quelle informazioni.

Vorrei ricordare ai colleghi del centrodestra, in particolare quelli che in questo momento stanno discutendo dei problemi del Mezzogiorno, mettendo in evidenza le iniziative che l'attuale Governo non avrebbe inserito nel progetto di legge finanziaria, le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dell'amministrazione delegato delle ferrovie, che ha chiaramente, ammesso come le stesse ferrovie dello stato rischino di portare i libri in tribunale. Ebbene, chi ha ridotto i finanziamenti alle ferrovie dello Stato? Chi ha fatto in modo che lo sviluppo infrastrutturale delle aree del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto per le ferrovie, non sia stato realizzato? Guardate il Mezzogiorno d'Italia, le situazioni che esso vive, le difficoltà che vive l'ANAS, le infrastrutture che non sono state realizzate ma semplicemente annunciate! Chi ha invece reinserito i fondi per le ferrovie e per l'ANAS, se non l'attuale Governo? In tal modo quelle aziende che stavano fallendo hanno oggi la possibilità di poter riprendere i lavori, di dare una risposta alle esigenze infrastrutturali necessarie per il rilancio dello sviluppo in quelle aree.

Non dimentichiamo - come giustamente sottolineato dal ministro - che il Mezzogiorno d'Italia ha vissuto la grande difficoltà, che il paese negli ultimi ha subito per effetto delle politiche economiche e finanziarie di Berlusconi e dello stesso Tremonti.

Il Mezzogiorno non è cresciuto; anzi, ha subito un gap ancora maggiore e si è accentuata la differenziazione tra il Sud e il Nord. Il Mezzogiorno d'Italia non ha avuto sviluppo, il rapporto con il PIL è stato inferiore.

Onorevole Fitto, lei ricorda benissimo che negli anni passati soprattutto la Puglia ha perso dal punto di vista del PIL e della ricerca! Sto dicendo quello che lei dovrebbe sapere!

 

RAFFAELE FITTO. Dai un numero!

 

LELLO DI GIOIA. Ha perso lo 0,8 per cento e lei lo sa! Anche per questo motivo lei ha perso...

 

RAFFAELE FITTO. Tra un minuto ti darò il dato statistico!

 

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, cerchi di concludere. Non accetti le interruzioni e le provocazioni.

 

LELLO DI GIOIA. Stiamo tentando di risolvere i gravi problemi della povertà che, negli ultimi anni, si sono accentuati nel Mezzogiorno d'Italia. Basta osservare gli indici ISTAT per capire quali siano state le politiche del Governo Berlusconi per il Mezzogiorno, che sono diverse dai disegnini fatti da Vespa!

Noi non vogliamo i disegnini, ma le certezze che questo Governo assicurerà per lo sviluppo, per il Mezzogiorno e per il recupero del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, in questo dualismo tra centrodestra e centrosinistra, parliamo da socialisti riformisti, credendo di dover fornire un contributo in quest'aula in ordine al futuro di tutte le aree sottoutilizzate.

L'applauso che ho sentito provenire dai banchi della maggioranza, quando il ministro affermava che il dualismo tra nord e sud con questa finanziaria non ci sarà più, mi ha sorpreso. È vero, il dualismo non ci sarà più, perché ci sarà stagnazione in tutto il paese, dunque anche il Centro-Nord sarà come Sud!

Ministro Bersani, ha letto questa finanziaria? Dico questo perché, se si esamina il contenuto del DPEF, si comprende facilmente che questa finanziaria è fuori tema. Ciò è dimostrato anche dal fatto che, dopo aver presentato il testo originario della finanziaria, lo stesso Governo ha prodotto centinaia di emendamenti. E ora stiamo aspettando la presentazione del maxiemendamento per la posizione della questione di fiducia, sul quale non siete ancora pronti perché vi è una lotta tra i diversi ministri che cercano di tirare l'acqua al proprio mulino! In tal modo si sta perdendo qualsiasi filosofia iniziale, andate avanti navigando a vista!

Molti colleghi hanno dato la colpa della situazione ai Governi precedenti. Vorrei far presente che per realizzare un'opera pubblica occorrono 10-15 anni, dunque più leggi finanziarie! Poc'anzi, un collega di Rifondazione Comunista ha affermato che i lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria sono ripresi. Ma se i lavori sono ripresi, ciò vuol dire che i finanziamenti qualcuno li aveva destinati a quello scopo; non è certamente questa legge finanziaria, che entrerà in vigore il 1o gennaio 2007, che ha fatto ripartire i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria. Inoltre, se le Ferrovie dello Stato versano in una condizione stagnante e vi è pericolo che falliscano, ciò è dovuto al fatto che, in quel settore, dal 1995 non si effettuano investimenti.

In questo paese manca la cultura e vi sono un mucchio di dilettanti allo sbaraglio, e in tutto ciò voi avete una grande responsabilità. Quando si parla del Sud, si deve prendere a modello la Campania, Napoli e Bassolino, e la vicenda dei rifiuti, che adesso si vogliono portare in Sicilia in un'area sottoutilizzata e destinata a raccoglierli. Ma non vi vergognate a non dire queste cose? Si tratta di problematiche per le quali non si può dare la colpa ad altri Governi ma che comunque vanno risolte.

Con questa legge finanziaria, impregnata di assistenzialismo e di elemosine, non si va certo avanti con lo stato sociale, con lo sviluppo, con il risanamento e con l'equità. Qui vi sono dei dilettanti allo sbaraglio, ed ognuno di essi cerca di fare politica pro domo sua. E di ciò si ha dimostrazione sia con il ministro Di Pietro, che si interessa della Salerno-Reggio Calabria, sia con il ministro Mastella, il quale, a sua volta, si interessa di cose diverse da quelle che gli competono.

In conclusione, è necessario valutare il paese nel suo insieme. A tale proposito, il

collega della Lega Nord poc'anzi faceva riferimento alla Brennero-Tirrenica, un'opera necessaria anche per il Sud del paese. Ancora, per la Pontremolese, che passa in aree sottoutilizzate della Lunigiana, dal 1979 sono iniziati i lavori per il raddoppio ma ancora oggi alcuni tratti di quest'opera sono fermi a livello di progetto esecutivo. Si dovrebbe collegare, inoltre, il Nord Europa ricco con il Nord Italia, con il Tirreno e con il Sud. Bisogna pensare anche alla Rosignano Solvay-Civitavecchia, al fine di rendere possibile il collegamento tirrenico.

È, questa delineata, una visione concreta e corretta della situazione. Ma solo dei Governi e dei ministri capaci riescono ad averla, non certo quelli affetti da miopia congenita, se non proprio da cecità assoluta, i quali, magari, danno troppo ascolto a certe forme massimaliste, presenti al loro interno, a cui non va bene mai nulla (faccio riferimento soprattutto ai Verdi).

Emblematico della situazione che vive il Sud è il viceministro D'Antoni, oggi presente in aula, il quale ha sempre uno volto sorridente, che evoca la vicenda del Titanic, a bordo del quale, nonostante l'imminente affondamento, si continuava a suonare; allo stesso modo, il Sud sta affondando e lui continua a sorridere.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, noi del Movimento per l'Autonomia non possiamo che giudicare insufficiente e largamente propagandistica la comunicazione resa oggi dal Governo.

Siamo in presenza di un esecutivo che da un giorno all'altro si dissocia all'interno di se stesso. Faccio riferimento, in particolare, al sottosegretario Letta, il quale aveva dichiarato, tra il nostro stupore, che quelle che prevedevano il ricorso ai fondi destinati al FAS erano coperture finanziarie. Inoltre - e risulta dai resoconti -, alla fine - e ciò ci ha lasciati stupiti e fortemente amareggiati -, ha dichiarato: cosa volete, questa finanziaria non fa peggio della precedente!

Ciò detto, non comprendiamo l'aria ed il tono che si è dato oggi il ministro Bersani, che invitiamo a raccordarsi con la sua struttura di Governo per fare capire agli altri come il Governo stesso si ponga di fronte al tema del Mezzogiorno. Certo, non come il Parlamento in questo momento, giacchè se dalla presenza che i parlamentari assicurano a questo dibattito, considerata l'attenzione che si dovrebbe prestare ai problemi del Mezzogiorno, dovessimo giudicare la capacità complessiva del Governo (il quale, in modo disattento segue lo svolgersi della discussione), dovremmo trarne la considerazione che nulla è cambiato. Noi non abbiamo mai detto che il Governo precedente aveva fatto meglio. Quelli del MpA non lo hanno mai detto!

Noi abbiamo sostenuto una battaglia diversa, dicendo che la differenza nel paese stava non sta tra centrodestra e centrosinistra bensì tra Centro-Nord e Centro-Sud, senza rivendicare un ruolo per il quale il Sud dovesse soverchiare il Nord. Abbiamo solo voluto ribadire che occorreva una compensazione tra Nord e Sud, ma lei - questo Governo - come ci ha risposto? La Sicilia, che geograficamente è una naturale piattaforma logistica e integrata, viene spezzata con l'annullamento dei fondi per la realizzazione del ponte, ed è tale la protervia di questo Governo che avete fatto ciò direttamente nell'ambito del decreto fiscale collegato alla finanziaria. Un collega dell'UDC, poc'anzi, lamentava la mancanza di interventi sui porti siciliani: ma quali interventi sui porti e sulle altre infrastrutture! Abbiamo detto che non ci sarebbero stati e non ci potranno essere perché si nega in nuce la capacità di far ripartire, non solo il Sud ma l'intero paese, dalla Sicilia e dalla realizzazione del ponte.

Anche per la fiscalità di vantaggio farete lo stesso! Non arriveremo a discutere gli emendamenti all'articolo 19. Farete lo stesso anche per la fiscalità di vantaggio e anche per il costo dei carburanti, con riferimento al quale le nostre terre pagano il prezzo più elevato in termini di degrado ambientale. Io non so come facciano ministri

e rappresentanti dei siciliani e dei meridionali a non vergognarsi di stare in questo Governo! Non vedo come...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO D'ULIZIA. Nell'accingermi ad offrire il contributo del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori al dibattito in corso, rilevo anzitutto che noi abbiamo ereditato una situazione catastrofica. Dobbiamo vedere da dove siamo partiti: oltre 300 miliardi di nuovo debito pubblico, un avanzo primario pressoché azzerato, una serie di cartolarizzazioni che hanno depresso, ancora di più, la finanza pubblica e l'economia, crescita zero, un'occupazione garantita esclusivamente grazie al ruolo anticiclico esercitato dalle imprese cooperative.

Per quanto riguarda il milione e mezzo di posti di lavoro, si tratta solo di regolarizzazioni di lavoro irregolare, oltre ai 500 mila nuovi posti di lavoro creati dalle imprese cooperative. Questi sono i dati ufficiali, e questa deve essere la chiave di lettura.

Nel 1996-2000 siamo cresciuti. Il Mezzogiorno aveva, in alcuni comparti, un PIL addirittura superiore alla media nazionale europea; l'occupazione era in recupero; c'era una nuova fiducia per lo sviluppo nel Mezzogiorno. Nel 2001-2005 - epoca del centrodestra e di Berlusconi - c'è stato un crollo del PIL nel Mezzogiorno, un'inversione del trend occupazionale - dati ufficiali alla mano -, una mancanza assoluta - lo ricordo al collega La Malfa, che era ministro per gli affari comunitari - di cofinanziamento.

In quel quinquennio noi abbiamo perso, ministro Bersani, tutti i finanziamenti dell'Unione Europea perché lo Stato italiano non aveva le risorse ai fini del cofinanziamento. Quindi, abbiamo dato agli altri paesi dell'Unione europea le opportunità che erano dell'Italia.

Ora, il ministro Bersani, il Governo, ci dicono che stanno rimediando a tutto questo, vale a dire a cinque anni di ritardi, a cinque anni di mancanza di attenzione verso il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno non è una questione separata: è una questione complessiva della nostra economia, della nostra società, del nostro essere Stato unitario e comunitario. Quindi, le due cose non vanno slegate.

Noi, quindi, diciamo che le misure che qui sono state annunciate - e che in parte conoscevamo - sono misure idonee alla ripresa dello sviluppo complessivo e alla ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno. Occorre però tenere conto che il Mezzogiorno è, in particolare, fatto da persone, da uomini, da donne che hanno un diverso sentire, che si devono confrontare con una problematica più articolata e complessa. Non sto qui ad aggiungere il tema dell'ordine pubblico. Non sto qui a ricordare tutte le questioni che abbiamo sempre discusso e dibattuto.

Dunque, sullo sviluppo probabilmente dobbiamo fare una rettifica. Bisogna dirlo: il contenimento del debito - rimanendo entro la soglia del 3 per cento - è un obiettivo che stiamo raggiungendo. Quanto a risanamento, solidarietà, equità, è un obiettivo che stiamo raggiungendo, perché abbiamo rettificato, di fatto, alcune sperequazioni che erano presenti nel primo disegno di legge finanziaria.

Quanto alla terza gamba - vale a dire allo sviluppo -, signor ministro, non ci possiamo accontentare dell'1,3 o dell'1,5 per cento. In primo luogo, tale soglia è sperequata rispetto agli obiettivi europei, per non parlare poi rispetto agli obiettivi mondiali, che vedono una crescita dell'economia tre volte superiore a quella che noi abbiamo preconizzato. Ecco, qui dobbiamo dare un aiuto. Ad esempio, il movimento cooperativo è disponibile a dare una grossa mano, come ha già fatto nel quinquennio precedente, svolgendo una funzione anticiclica ed evitando che il paese andasse in recessione. Quindi, l'Italia dei Valori gradirebbe che la questione cooperativa fosse maggiormente valutata nelle sue capacità anticicliche e di ripresa.

 

PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia...

 

LUCIANO D'ULIZIA. Presidente Castagnetti, mi conceda due minuti in più. Mi «taglia» sempre...

 

PRESIDENTE. Non «taglio»... Lei ha superato già i cinque minuti a sua disposizione. Le concedo qualche secondo in più, come ho fatto con gli altri, ma non due minuti in più!

 

GIOVANNI FAVA. Basta!

 

LUCIANO D'ULIZIA. Quindi, riteniamo, signor ministro, che occorra in qualche modo rivedere la «terza gamba» del tavolo, vale a dire il tema dello sviluppo. E come si fa? Non sono soltanto gli investimenti di natura neocapitalistica a muovere l'economia, ma soprattutto gli investimenti in nuove capacità di lavoro, in nuove intelligenze del lavoro, in nuovi apporti di lavoro. Su questo aspetto, credo che potremmo riprendere e rilanciare la questione meridionale in un quadro d'insieme, che è quello italiano-europeo, attraverso la valorizzazione della componente del lavoro.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà

 

TINO IANNUZZI. Presidente, vorrei iniziare con una premessa molto chiara, per sgombrare il campo da una ricostruzione fuorviante, strumentale, caratterizzata da una gigantesca alterazione dei dati della realtà: nel contesto difficile - obiettivamente difficile - in cui cade questa manovra finanziaria, non c'è dubbio che il Mezzogiorno ritorna al centro dell'agenda del Governo e del Parlamento. E questo accade, cari colleghi, dopo una stagione durata cinque anni in cui per il Mezzogiorno ci sono stati tagli di finanziamenti, rinvii continui nell'assegnazione di risorse, tanti silenzi, tante mortificazioni.

Abbiamo dimenticato, colleghi parlamentari, quello che è accaduto dal 2001 al 2006? Il Governo di allora ha ritenuto che gli strumenti per il Mezzogiorno messi in campo in precedenza non fossero adeguati. Qual è stata la soluzione? Quella di indebolire e, progressivamente, paralizzare gli istituti della programmazione negoziata, i finanziamenti della legge n. 488 del 1992, lo strumento virtuoso e positivo del credito d'imposta, gli incentivi per l'imprenditorialità giovanile.

Si parla di investimenti infrastrutturali, ma, nel luglio scorso, l'allegato infrastrutture del DPEF ci ha indicato con chiarezza che negli scorsi cinque anni gli investimenti infrastrutturali sono andati per il 77 per cento al Nord, per il 13 per cento al Centro ed appena per il 10 per cento al Mezzogiorno. Colleghi dell'opposizione di oggi e della maggioranza di ieri, nel DPEF del 2001 avevate detto che nel 2005 avreste inaugurato e concluso l'intera autostrada Salerno-Reggio Calabria. Se non avessimo, a luglio, rifinanziato i cantieri ANAS, avremmo avuto - altro che l'inaugurazione - la paralisi totale dei lavori!

Ebbene, noi invece ripartiamo per il Mezzogiorno, e ripartiamo con il DPEF del luglio scorso, in cui è indicato il grande obiettivo di legislatura: portare la massa complessiva degli investimenti per il Sud nella spesa pubblica dalla percentuale del 38 per cento a quella del 42 per cento. Ripartiamo con una serie di fatti obiettivi già scritti in questa legge finanziaria, grazie all'impegno di tutto il Governo, grazie allo sforzo del ministro Bersani, del viceministro D'Antoni e grazie all'azione convinta ed intensa dei parlamentari meridionali dell'Ulivo.

Cari amici, vogliamo dire con franchezza quali sono gli interventi che già parlano di per sé per il Mezzogiorno. Si è parlato della dotazione finanziaria del Fondo per le aree sottoutilizzate, il FAS. Il ministro Bersani ci ha indicato due cifre inequivocabili: tra il 2000 e il 2006, la dotazione complessiva era di 89 miliardi di euro; tra il 2007 e 2013, la dotazione passa a 100 miliardi di euro, con la garanzia, finalmente, della copertura integrale per un arco temporale di sette anni. Abbiamo finalmente la possibilità di realizzare un impiego virtuoso ed unitario di fondi dello Stato e di fondi dell'Unione europea. Finalmente, garantiamo il cofinanziamento da parte dello Stato dei fondi europei per

un grande salto di qualità delle politiche per il Mezzogiorno, per realizzare un coordinamento forte e vero delle politiche per il sud nei settori strategici richiamati dal ministro stamattina: la sicurezza, l'innovazione, la ricerca, le filiere produttive, i servizi.

Prendiamo atto con soddisfazione della volontà espressa dal Governo, anche stamattina, di ripristinare, nel corso dell'esame parlamentare della finanziaria, le risorse assegnate al FAS conservando tutti i finanziamenti ad esso attribuiti con il disegno di legge finanziaria. Vogliamo anche dire ai colleghi dell'opposizione che, al di fuori dei fondi FAS, con ulteriori fondi individuati da questo Governo e da questa maggioranza, stabilizziamo - altro che distruggere, come avete fatto voi! - l'istituto del credito d'imposta, con una proiezione nei sette anni di circa 9 miliardi di euro.

Ancora, in questa direzione - e sono fatti -, per il Sud è previsto un cuneo fiscale differenziato, con la riduzione del costo del lavoro raddoppiata nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese. Ci sono anche gli incentivi per l'occupazione femminile e l'istituzione sperimentale delle zone franche urbane. Inoltre, per le infrastrutture al sud, con un'operazione di governo seria e riformista, abbiamo conservato i fondi Fintecna del ponte sullo Stretto per le infrastrutture davvero prioritarie della Calabria e della Sicilia, per opere prioritarie che partiranno subito.

Da ultimo, signor Presidente, vi è la grande operazione per completare la Salerno-Reggio Calabria con il fondo di garanzia, che ha una dotazione di 500 milioni di euro, ma che si autoalimenterà e garantirà davvero la copertura di tutto il finanziamento ed il completamento in questa legislatura dell'infrastruttura simbolo del Mezzogiorno.

Continueremo a spingere in questa direzione anche sollecitando ed incalzando il Governo, ma convinti che per il Mezzogiorno sia già iniziata una nuova stagione. Abbiamo veramente voltato pagina e possiamo scrivere tutti assieme una stagione di vera crescita e di vero sviluppo per il Mezzogiorno, dopo cinque anni di silenzio, di oblio, di mortificazioni, di tagli. Questa è la ricostruzione della verità: su questo terreno procederemo con grande determinazione e forza, sostenendo l'azione del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi - Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

 

TOMMASO PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo non partire dalla situazione che, dopo cinque anni di Governo di centrodestra, abbiamo purtroppo ereditato, e subito. Ci siamo trovati di fronte a una situazione economica ed occupazionale drammatica.

Ha ragione qualche collega del centrodestra quando dice che devono parlare i numeri: ebbene, noi parliamo con i numeri, con l'aumento dell'indice della disoccupazione, ma soprattutto con quello di un precariato imperante. Questa situazione e queste condizioni si ripercuotono inevitabilmente sul Meridione, sui giovani meridionali e sui tanti cittadini meridionali. Non possiamo non parlare chiaramente anche dell'indice di povertà, che soprattutto il Meridione ha sentito su di sé ed ha subito notevolmente.

L'onorevole Barani parlava del ruolo dei Verdi in questa maggioranza. Ebbene, noi con grande orgoglio rivendichiamo il nostro ruolo in questa maggioranza, perché per la prima volta, finalmente, vi sono fondi per la tutela ambientale e per la mobilità sostenibile, per la prima volta vi è un articolo specifico della legge finanziaria che si occupa del mare, risorsa importantissima del nostro territorio dal punto di vista turistico e di sviluppo, che per cinque anni è stato completamente dimenticato dal Governo di centrodestra.

Non possiamo certamente dimenticare, anzi lo ricordiamo ai colleghi del centrodestra, come in passato siano state programmate nelle precedenti leggi finanziarie una serie di opere pubbliche per le quali, però - lo abbiamo scoperto -, non vi era copertura. Penso che sia un atto di grande irresponsabilità nei confronti del

paese! Anche su questo rivendichiamo con orgoglio che, rispetto alle grandi opere faraoniche inutili, onorevole Barani, diremo sempre «no», poiché riteniamo che le risorse vadano destinate, così come abbiamo fatto in questa legge finanziaria e come questo Governo ha fatto, per le opere utili per i cittadini, per i servizi quotidiani: per noi il trasporto pubblico è una necessità ed una esigenza importante per i cittadini.

Per la prima volta, finalmente, abbiamo aumentato il Fondo per le politiche giovanili. I giovani per cinque anni sono stati dimenticati nel nostro paese, mentre noi possiamo dire con orgoglio non solo che abbiamo istituito il Ministero delle politiche giovanili, ma che finalmente si pensa alla politica per i giovani. Sappiamo quanto i giovani meridionali, in modo particolare, sentano l'esigenza di essere sostenuti nelle loro attività e nella ricerca del lavoro.

Sono d'accordo, però, anche con chi diceva - e oggi ne abbiamo dato un grande esempio, come parlamentari meridionali, soprattutto del centrosinistra - che non ci poniamo e non ci siamo posti nel modo più assoluto in contrapposizione rispetto al Nord, ma anzi, dobbiamo trovare la giusta sinergia tra Nord e Sud, con la consapevolezza che oggi occorre investire nel meridione, cercando di risolvere i tanti problemi che vi sono. Purtroppo, lo dobbiamo fare ed è necessario per il nostro paese, per rilanciare realmente l'Italia, per rimetterla in piedi e darle una dignità importante, al pari degli altri paesi europei.

Non possiamo non fare tali osservazioni, così come non si può non ricordare che in questi giorni viviamo una grave emergenza, legata alla sicurezza e alla legalità in alcuni territori del Meridione. E anche su questo voglio ricordare che la responsabilità della sicurezza dei nostri territori è una prerogativa del Governo e del Parlamento nazionale. Certo, le istituzioni locali hanno le loro responsabilità, cui non possono sottrarsi, ma dobbiamo ricordare le condizioni nelle quali sono stati messi ad operare gli enti e le istituzioni locali negli anni precedenti.

Ecco perché noi, come Verdi, abbiamo sostenuto questo Governo e continuiamo a dire che gli enti locali rappresentano una risorsa importante per il nostro paese, perché sono più vicini ai territori; e gli sprechi che abbiamo cominciato a combattere con questa finanziaria li combatteremo fino in fondo, ma dovremo eliminare anche le tante consulenze inutili, i tanti consigli di amministrazione, mettendo altresì dei tetti per arginare gli sprechi cui abbiamo assistito in questi anni.

È questo il modo di eliminare e di ridurre gli sprechi nel nostro paese, non certo penalizzando gli enti locali.

Allora, rispetto a tutto ciò, noi siamo convinti che, se non avessimo rimediato in qualche modo mediante il disegno di legge finanziaria in esame, nonostante le tante difficoltà economiche, nonostante il disastro economico, avremmo corso il grave rischio di finire fuori dall'Europa. Questo cammino lo abbiamo intrapreso. Ringraziamo il Governo per aver colto la sensibilità e le esigenze che i cittadini del meridione ci hanno tante volte chiesto di soddisfare.

Il nostro ruolo istituzionale è quello di dare risposte...

 

PRESIDENTE. La invito a concludere.

 

TOMMASO PELLEGRINO. ...ai cittadini: con questa finanziaria le stiamo dando, con i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!

 

PRESIDENTE. Sospendo...

 

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Chiedo di parlare per una precisazione.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in breve, vorrei che rimanesse agli atti la

risposta alla critica secondo la quale noi staremmo realizzando un'operazione che sposta le somme più in là nel tempo, verso anni nei quali i soldi diventano promesse, per non impiegarli subito. Anche questo è un ribaltamento della realtà: per il 2007, tra FAS e cofinanziamento, noi troviamo 5 miliardi, mentre, adesso, i miliardi sono diventati 9! E non si venga a dire che bisogna tenere distinte le due cifre, perché qualsiasi amministratore (compreso il presidente Fitto, al quale ho già detto le stesse cose in via breve) sa che le due cifre vanno considerate insieme. In più, partono immediatamente il credito di imposta, la Salerno-Reggio Calabria, e via dicendo.

Non snobbiamo, peraltro, il tema programmazione e governance di tali risorse. Anzi, mi piacerebbe che vi fossero le condizioni per un dibattito parlamentare approfondito sul «come», perché avremo, approssimativamente, 130 miliardi di euro in sette anni. Ciò premesso, i soldi possono fare bene - e va benissimo -, possono fare nulla, perché scivolano come acqua sul marmo, o possono fare male: bisogna che responsabilmente lo sappiamo.

Mi piacerebbe molto che vi fosse la possibilità di discutere, una volta completato il quadro nazionale e discusso con le regioni, sul «come» si spendono i soldi, perché il miliardo in più o in meno, nonostante questi dibattiti, non cambia affatto l'universo del problema! Bisogna vedere come vengono spesi i soldi: questo è il punto principale da considerare. Ebbene, spero che avremo l'occasione di discutere di quello che è il punto principale della questione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).

 

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, brevemente, desidero richiamare la sua attenzione e quella dell'Assemblea sulla manifestazione che si sta svolgendo, in queste ore, in questi minuti, fuori da palazzo Montecitorio.

La manifestazione è organizzata da tutte le sigle sindacali della Polizia penitenziaria italiana (UGL, CGIL, OSAP, SAP, e via dicendo), le quali denunciano il collasso in cui versano le carceri italiane ed il dramma che quotidianamente devono vivere (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo) gli agenti di polizia penitenziaria, in una situazione di emergenza e di carenza strutturale (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo), di carenza di mezzi, di carenze di ogni tipo.

La invito, Presidente, a chiedere al Governo, oggi, di chiarire se nel disegno di legge finanziaria sia previsto un intervento a favore di un comparto estremamente delicato, che riguarda la sicurezza e la dignità di migliaia di lavoratori e, soprattutto, quella che si può definire la sicurezza vera, cioè la detenzione e le modalità di conduzione delle carceri italiane.

Noi sappiamo che agli agenti di polizia penitenziaria dobbiamo esprimere non soltanto solidarietà, ma anche gratitudine per come svolgono il loro lavoro, nella segnalata situazione di carenza organica di mezzi e strumenti, per come continuano a svolgerlo con grande spirito di sacrificio, se non addirittura di abnegazione.

I segretari Beneduci e Moretti mi hanno rappresentato queste istanze, che io trasmetto a lei, signor Presidente. Chiedo quindi al Governo di chiarire se nel disegno di legge finanziaria vi sia un intervento per tale comparto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua richiesta. Il Governo era presente e l'ha ascoltata; vedremo nel seguito del dibattito quali risposte riterrà di dare.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

 

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 16,15.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

 

Si riprende la discussione.

 

PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità degli ulteriori emendamenti presentati dalla Commissione, ad eccezione dell'articolo aggiuntivo 30.0650, per il quale la Presidenza si riserva di svolgere ulteriori approfondimenti. Il testo degli emendamenti dichiarati ammissibili è distribuito in fotocopia. Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 12 di domani.

Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari Costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).

 

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nella seduta di questa mattina è intervenuto il ministro dello sviluppo economico, onorevole Bersani. Come i colleghi ricordano, questo intervento era stato richiesto dall'Assemblea, a gran voce, due giorni fa a seguito di una dichiarazione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, onorevole Letta, il quale, rispondendo ai rilievi relativi alla utilizzazione del fondo per le aree sottoutilizzate a copertura delle spese più varie, aveva dichiarato che non ci saremmo dovuti preoccupare perché, nei giorni successivi, attraverso gli emendamenti e dato un tempo necessario per far quadrare i saldi, quegli elementi sarebbero stati modificati. Allora, abbiamo chiesto di sapere di cosa stessimo discutendo. Se fossero stati modificati tali elementi, cioè se si fosse dovuto ricostituire il Fondo per le aree sottoutilizzate, allora altre entrate sarebbero dovute aumentare o altre spese avrebbero dovuto essere tagliate. Come opposizione, noi avevamo il diritto di sapere di che cosa stessimo discutendo. In altri termini, noi dobbiamo sapere se stiamo discutendo la fondamentale legge finanziaria del nostro paese o qualche altra cosa che il Governo, poi, cambierà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Abbiamo insistito, e il relatore e il Presidente si sono impegnati a fare intervenire il Governo. Questa mattina, in realtà, il rappresentante del Governo è intervenuto ed ha svolto un discorso interessante sul Mezzogiorno. Tuttavia, sul punto ha affermato che nei prossimi giorni - potete riscontrarlo dal resoconto integrale della parte antimeridiana della seduta - sarà individuato un diverso finanziamento del museo MAXXI, sarà individuata una diversa copertura per la tratta La Spezia - Pontremoli, che non è una ferrovia del Sud ma che avrebbe dovuto essere finanziata con i fondi del Mezzogiorno, e sarà messo a posto il FAS.

La domanda che noi dobbiamo nuovamente porre al Governo e alla Presidenza della Camera è: che senso ha, onorevoli colleghi della maggioranza, onorevole relatore, essere chiamati a restare in questa Assemblea per ventiquattr'ore al giorno (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) a votare articoli ed emendamenti senza saper in che modo il Governo intenda chiudere? Se il Governo non avesse detto che intendeva coprire...

 

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, ho lasciato che lei terminasse il suo intervento. Noi abbiamo ampiamente affrontato questa vicenda che, come lei sa, è questione di merito. Il Governo è presente in aula e, se intende, le potrà rispondere. Però, non possiamo affrontare con interventi sull'ordine dei lavori questioni di merito relative al disegno di legge finanziaria.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, potrei benissimo appellarmi all'articolo 37 del nostro regolamento, il quale prevede che i ministri sono tenuti ad essere presenti alle sedute dell'Assemblea, in particolare quando ne è richiesta la presenza da parte di parlamentari o da parte di gruppi parlamentari. Non farò questo. Evidentemente, il mio intervento è volto a sottolineare quanto appena affermato dall'onorevole La Malfa. Il suo intervento, infatti, non è assolutamente pretestuoso e non contiene argomentazioni pretestuose, ma è assolutamente fondato. Signor Presidente, faccio appello a lei - e la prego di riferire al Presidente della Camera - principalmente su un argomento: le coperture della legge finanziaria rappresentano una questione fondamentale della stessa legge.

 

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la ringrazio, però continuiamo a parlare di una vicenda di merito...

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Il ministro Bersani, attraverso il suo ufficio stampa, ha dichiarato - vi è un'ANSA a tal proposito - che ben 1 miliardo e 200 milioni di euro sono attinti dall'articolo 53 del disegno di legge finanziaria.

Noi abbiamo il diritto di sapere che finanziaria stiamo votando e se queste coperture saranno mantenute o variate. Tra l'altro, vi è una serie di...

 

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la ringrazio. Ripeto: si continuano a porre questioni di merito. Peraltro non avendo ancora dato la parola all'onorevole Ventura, non sappiamo neanche come il relatore intenda procedere nei lavori in questa parte della ripresa pomeridiana della seduta.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei rispondere brevemente agli onorevoli La Malfa e Marinello dal momento che il ministro Bersani ha già mantenuto quanto promesso questa mattina.

Mi è pervenuta una proposta emendativa del ministro in base alla quale, all'articolo 105, comma 1, primo periodo, si sostituiscono le parole «63.273 milioni» con le seguenti: «65.175 milioni» e le parole «58.073 milioni» con le seguenti: «59.975 milioni». Si tratta in sostanza di una ulteriore formulazione dell'emendamento 105.500, già presentato dal Governo per assicurare la ricostituzione delle risorse aggiuntive nazionali del fondo per le aree sottoutilizzate (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Questa è la realtà! Se stamane fossero state prese sul serio le parole pronunciate dal ministro Bersani sarebbe stato meglio per tutti.

 

GIORGIO LA MALFA. Ma dov'è?

 

MICHELE VENTURA, Relatore. È arrivato adesso. Quindi, signor Presidente, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 2 e preannuncio il ritiro dell'emendamento 2.600 della Commissione, interamente soppressivo dell'articolo.

 

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione, e quella dell'Assemblea, sulla manifestazione organizzata questa mattina davanti a Montecitorio da parte di tutti gli agenti di Polizia penitenziaria; vi erano tutte le sigle, dalla CGIL all'UGL.

Questa mattina è stato denunciato il collasso delle carceri italiane (Commenti del gruppo L'Ulivo)...

 

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, se non erro, lei ha già informato della vicenda l'Assemblea nella fase conclusiva della parte antimeridiana della seduta.

 

ROBERTO SALERNO. Vorrei che il sottosegretario Grandi mi dedicasse un po' di attenzione, invece di chiacchierare affabilmente di non so cosa. Bisogna dare una risposta a questi agenti che ogni giorno vivono un dramma!

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, la ringraziamo.

 

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, accantonato in altra seduta.

Avverto che l'unica proposta emendativa presentata è stata ritirata (vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 2).

 

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il mio intervento sarà telegrafico. L'altro ieri, l'onorevole La Malfa, intervenendo in quest'aula, aveva chiesto e ottenuto la presenza puntuale del Presidente della Camera, dato un ritardo di mezz'ora nell'avvio dei nostri lavori.

Ieri sera, la seduta, che sarebbe dovuta riprendere alle 21, è ripresa alle 21,25 e oggi, che sarebbe dovuta riprendere alle 16, è ripresa alle 16,15. Non si riesce ad avere puntualità nei lavori dell'Assemblea! All'onorevole La Malfa sono state date rassicurazioni, ma invano. La prego di sollecitare gli Uffici in questo senso.

PRESIDENTE. Farò presente la sua sollecitazione, onorevole Consolo.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 412

Votanti 408

Astenuti 4

Maggioranza 205

Hanno votato 4

Hanno votato no 404).

 

Prendo atto che i deputati Bellisario e Leddi Maiola non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Prendo atto altresì che i deputati Tabacci e Tassone non sono riusciti a votare e che si sarebbero voluti astenere.

Prendo atto, infine, che i deputati Vichi e Fava non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.

Chiedo al relatore, onorevole Ventura, di sapere in che modo proponga di proseguire i nostri lavori.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, per mantenere l'impegno che abbiamo assunto con le colleghe, proporrei di riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, di cui le stesse sono state promotrici. Credo che provvederanno loro stesse ad illustrarlo.

 

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, possiamo dunque procedere nel senso indicato dal relatore Ventura.

 

(Ripresa esame dell'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione - A.C. 1746-bis)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione ha riformulato il suo articolo aggiuntivo 15.0700 nel seguente modo. Le parole «25 per cento» devono essere sostituite dalle seguenti: «15 per cento».

Inoltre, il secondo comma non deve essere riferito all'articolo 194, ma all'articolo aggiuntivo 15-bis in esame. Pertanto, al secondo comma, le parole «dell'articolo 15-bis» devono essere sostituite con le parole «del comma 1». E le parole «di cui al comma 1» devono essere sostituite con le parole «di cui all'articolo 194».

 

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, queste riformulazioni sono espressione del Comitato dei nove ?


MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Chiedo al Governo di esprimere il parere sulla riformulazione proposta dalla Commissione.

 

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, nel testo riformulato.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

 

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore Ventura, per aver fatto proprie, in questo articolo aggiuntivo, le istanze di cui sono state promotrici molte donne dei vari schieramenti del Parlamento. Questa proposta emendativa è molto importante, perché serve a finanziare un fondo per l'istruzione e la tutela delle donne immigrate.

Considerato che nel disegno di legge finanziaria in esame le risorse a favore delle donne, soprattutto quelle immigrate, non trovano il giusto spazio e la giusta dotazione, credo che con questo articolo aggiuntivo trasversale, promosso dalle parlamentari di tutti i partiti dell'arco costituzionale, le donne abbiano dimostrato la loro capacità e la loro voglia di unirsi per realizzare cose importanti, soprattutto sul tema dell'immigrazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

 

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo, innanzitutto, per preannunciare il nostro voto favorevole sull'articolo aggiuntivo in esame e per ringraziare la collega Garnero Santanchè, promotrice di questa proposta che ha trovato unanimità di consensi tra tutte le forze politiche. Ciò anche a dimostrazione che, su alcuni temi delicatissimi, quali l'immigrazione e l'integrazione, in questo Parlamento non si conduce una battaglia di tipo ideologico.

Quando ci sono proposte positive, che vanno verso una reale integrazione, si riesce a trovare una convergenza. In questo caso, si riesce a puntare sull'istruzione, sulla conoscenza della nostra lingua da parte delle donne straniere immigrate e, quindi, su un livello di integrazione che può portare realmente verso una civile convivenza nel nostro paese e verso un'integrazione reale di chi nel nostro paese vive.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

 

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ringraziare il relatore Ventura e per dire che l'integrazione passa attraverso queste scelte, che sono trasversali e che, anche nella distrazione attuale del Parlamento, fanno onore al Parlamento stesso.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che la Lega non voterà a favore di questo articolo aggiuntivo. Effettivamente, quello dell'integrazione delle donne e delle comunità musulmane è un problema di cui dovremo discutere ampiamente. Noi, ad esempio, abbiamo richiesto, senza aver avuto ancora risposta, che nella consulta islamica, soprattutto tra le parti più intransigenti o più estremiste, sotto certi punti di vista, si affronti il problema della tutela delle donne e ci sia anche un atto di accusa verso episodi di violenza o di sottomissione in danno delle donne.

Ancora una volta noi vogliamo farci carico dell'educazione di chi purtroppo - oggi qui dovremmo affrontare questo tema - rifiuta tante volte di integrarsi e mantiene delle sacche di isolamento all'interno della nostra comunità. Questo è un tema che deve essere affrontato senza ipocrisia: quello di chi è ospite nel nostro paese ma non vuole rispettare le nostre regole, non vuole assoggettarsi o comunque apprendere la nostra cultura, perché vede tutto questo come una imposizione e difficilmente riesce ad integrarsi, anzi vorrebbe portare avanti posizioni estremiste, che vorrebbero introdurre la sharia anche in Italia, come in Europa, come legge dello Stato. Questo è un tema serio che deve essere affrontato nelle sedi opportune. Abbiamo chiesto anche, come donne, l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, che si interroghi sulla condizione della donna islamica e della donna musulmana all'interno del nostro paese, ma ancora una volta affrontiamo questo tema partendo dal presupposto sbagliato: un contributo di solidarietà per queste donne. Diciamo che tutte le donne, non solo quelle islamiche, hanno bisogno di contributi e, quindi, questo è uno strumento che noi non riteniamo comunque appropriato, se non vi è una presa d'atto e di coscienza da parte delle comunità islamiche rispetto a come loro vogliono considerare l'integrazione.

Mi sembra invece che assistiamo ad atteggiamenti sempre più di rifiuto. Non fa testo in questo caso la scuola di via Quaranta a Milano; abbiamo visto come la comunità islamica cerchi l'integrazione con il nostro paese! Si vogliono invece portare avanti delle classi e delle scuole islamiche che non rispettano i dettami della nostra Costituzione. Quindi, ancora una volta tendiamo la mano, ci dimostriamo disponibili senza avere, però, dall'altra parte delle risposte.

Per questo non voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allam. Ne ha facoltà.

 

KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ricordare all'Assemblea che l'integrazione non ha nessuna colorazione etnica o religiosa: riguarda tutti i popoli che si trovano nel nostro paese.

Secondo punto. L'integrazione non è un concetto: bisogna formularlo, bisogna definirlo.

Terzo punto. Penso che il concetto di integrazione, come è formulato, vada aiutato e definito. Per questo, mi trovo d'accordo con la mia collega, onorevole Garnero Santanchè, e voterò a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frias. Ne ha facoltà.

 

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, noi siamo d'accordo con questa proposta emendativa, perché pensiamo che essa rappresenti un segnale importante: quando si parla di integrazione è necessario che si pensi anche ad una redistribuzione, dal momento che ci sono tante donne che contribuiscono all'economia del paese, ma che soprattutto consentono a tante donne italiane di andare a lavorare, di occuparsi di politica, di cultura, di realizzarsi. Le donne italiane possono fare tutto questo soprattutto perché hanno delle donne immigrate nelle loro case, che generalmente sono segregate e alle quali si riconoscono soltanto le braccia, mentre esse svolgono un lavoro che ha una valenza sociale, che spesso non viene presa in considerazione.

Per questo ringraziamo l'onorevole Garnero Santanchè per questa proposta. Pensiamo però si tratti solo di un inizio, seppure importante, che non si esaurisce qui, ma che rappresenta comunque un'apertura affinché l'immigrazione possa essere vista anche in un altro modo, non solo come un problema di ordine pubblico, come normalmente avviene in quest'aula (Applausi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Per ragioni di brevità mi richiamo integralmente agli interventi, che abbiamo appena ascoltato, del collega Khaled Fouad Allam e della collega Mercedes Lourdes Frias. Con queste motivazioni e anche da parte nostra con apprezzamento per chi ha sollecitato questo articolo aggiuntivo annuncio il voto favorevole dei Verdi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

 

GIANPIERO D'ALIA. Anche noi sosteniamo questo articolo aggiuntivo della Commissione, sollecitato dalla collega Garnero Santanchè, perché riteniamo necessario ed opportuno sostenere tutte quelle battaglie culturali che siano funzionali all'integrazione, anche perché integrazione per noi significa rispetto dei principi fondamentali della nostra Costituzione e del nostro ordinamento giuridico.

Dunque, tutto le iniziative che consentono di fare in modo che si integrino culture diverse, nel rispetto non solo della nostra identità nazionale, ma soprattutto della nostra cultura e della nostra Costituzione, ci trovano concordi e le sosteniamo con piacere, anche perché nel caso specifico condividiamo la copertura finanziaria che è stata individuata [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

 

CHIARA MORONI. Anch'io desidero sostenere questo articolo aggiuntivo e ringraziare chi ha proposto questa iniziativa, l'onorevole Garnero Santanchè. Si tratta infatti di una decisione con cui il Parlamento può offrire una prova di grande trasversalità e di grande maturità rispetto al problema dell'integrazione, che certamente passa dall'istruzione, in particolare per le donne immigrate e per sostenere il ruolo della donna in altre società, nonché per riaffermare i principi e i valori di tale categoria nella società occidentale e in Italia. Credo che in questo modo il tema dell'immigrazione venga affrontato con lungimiranza sul piano dell'integrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

 

FRANCA BIMBI. Anch'io desidero esprimere il voto favorevole su questo articolo aggiuntivo, anche se forse alcune espressioni non ci piacciono. Non crediamo che le donne immigrate abbiano bisogno di tutela, tuttavia, siccome ci pare che la sostanza sia condivisibile, credo che

esso vada votato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

 

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, voterò a favore della proposta emendativa in esame soprattutto perché sono convinta che inclusione, dialogo e cittadinanza nascano anche dalla conoscenza. Si tratta di dare alle donne - anche agli uomini, ma sappiamo che le donne sono oggi più svantaggiate, soprattutto le immigrate - l'opportunità di conoscere la nostra lingua e di essere pienamente cittadine attraverso quella leva di civiltà così importante che è la conoscenza. Se vogliamo favorire non lo scontro ma il dialogo tra le culture, credo che questo articolo aggiuntivo sia un piccolo ma significativo passo in avanti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piro. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO PIRO. Credo che le motivazioni da cui nasce la proposta emendativa presentata dalla Commissione, che ha raccolto input provenienti da diversi settori della nostra Assemblea, siano ampiamente condivisibili. Credo anche che si debba ritenere la destinazione di una parte del fondo per la finalità della crescita culturale delle donne immigrate come una prima iniziativa che avrà bisogno di una puntuale normativa di dettaglio che ne precisi finalità e modalità di utilizzo, ne qualifichi ulteriormente gli scopi e preveda il coinvolgimento delle comunità locali e dei soggetti immigrati nel nostro paese.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

 

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, ho sostenuto l'articolo aggiuntivo in esame e ringrazio l'onorevole Daniela Garnero Santanchè per aver avanzato questa proposta ed il relatore per averla fatta propria. È importante che vi sia stato un consenso trasversale in Parlamento per la costituzione di un fondo per l'istruzione delle donne immigrate. Ritengo, infatti, che soltanto attraverso la cultura e l'istruzione si potrà ottenere una reale integrazione nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, L'Ulivo e Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.

 

ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, voglio ringraziare il relatore ma prima di tutto l'onorevole Garnero Santanchè per questa iniziativa alla quale abbiamo aderito tutti con entusiasmo. Lo abbiamo fatto non solo perché si tratta di un piccolo passo verso l'integrazione, ma perché il medium della cultura pone in giusta luce il multiculturalismo, che è un fatto naturale ed universale, a differenza del relativismo culturale, nel cui ambito, ovviamente, non vi è più la possibilità del dialogo né di alcun valore universale. Adesso credo che sia superato perlomeno questo momento e mi sembra estremamente positivo che la nostra Assemblea abbia accolto immediatamente tale cosa buona e giusta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO SATTA. Anche noi ci uniamo al consenso per questo articolo aggiuntivo che sta raccogliendo una grande e convinta partecipazione dell'Assemblea. Si tratta di sostenere il processo di integrazione soprattutto rivolgendosi verso la cultura, quindi mettendo in condizione la donna di essere partecipe attiva del processo

di integrazione compiuto nel nostro paese: credo sia un dovere del legislatore e delle forze politiche. Significa portare nel nostro paese un nuovo apporto di cultura e di identità che serve a far crescere anche la nostra cultura integrata.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

 

KATIA ZANOTTI. Presidente, come l'onorevole Santanché sa, non ho sostenuto l'articolo aggiuntivo in esame, anche se ho considerato lodevole l'obiettivo dichiarato. Tuttavia, non posso non avvertire in quest'aula la responsabilità della permanenza in vigore della legge Bossi-Fini e non mi sono sentita, colleghi, di condividere questo articolo aggiuntivo con una collega che ha votato convintamente quella legge.

Tuttavia, poiché ritengo che in questo caso le ragioni politiche vadano tenute indietro rispetto al merito, voterò l'articolo aggiuntivo in esame. Credo, tuttavia, che le ragioni politiche abbiano un'enorme importanza in questa sede.

Spero di ritrovare tutti quelli che voteranno questo articolo aggiuntivo a condividere, tutti insieme, una battaglia che modifichi la legge Bossi-Fini, che tiene tante donne nella clandestinità: lo sappiamo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

 

PAOLA GOISIS. Presidente, intervengo per dire che io e tutto il gruppo della Lega Nord siamo invece del tutto favorevoli alla legge Bossi-Fini. Anzi, accusiamo la sinistra di non volerla attuare, di non volerla mettere in pratica, insieme a tutti i giudici rossi che purtroppo disattendono una legge dello Stato.

Per questo motivo, non possiamo sostenere questo articolo aggiuntivo, non perché siamo contrari all'istruzione delle donne immigrate, ma perché sappiamo che loro sono contrarie alla integrazione. Fino a che continuano a professarsi musulmane diverse da noi, legate ad un ambiente e a un mondo completamente diverso dal nostro (vedi l'esempio della scuola di via Ventura a Milano) (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi) non potrà mai esserci integrazione. Solo quando vorranno integrarsi seriamente, allora saremo favorevoli anche a istituire fondi appositi per la loro istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.

 

DONATELLA PORETTI. L'intervento che mi ha appena preceduto rafforza in me l'idea di sostenere l'articolo aggiuntivo in questione. Non credo che sia il caso prima di manifestare l'intenzione ad integrarsi e poi di concedere gentilmente questa integrazione. Penso che l'integrazione si faccia collaborando e quindi offrendo supporti anche alle donne che vengono da fuori: su questo non trovo nulla di scandaloso.

Ritengo che sia utile intanto partire, iniziando anche con quelle stesse donne che si vedono con il volto coperto e che non si sa se tengano quel velo sul volto per un obbligo culturale, per una cultura che gli si è attaccata addosso, oppure per una propria scelta. Credo che davvero sia utile iniziare con il fondo in questione e preannuncio pertanto il voto favorevole de La Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

 

ANNA TERESA FORMISANO. Intervengo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame, di cui condivido il significato, ma anche per lanciare una proposta. Sarebbe opportuno, a mio avviso, quando si parla di istruzione, pensare

anche alla formazione professionale di queste donne immigrate nel nostro paese, perché molte di loro svolgono lavori che hanno bisogno del supporto di una formazione professionale. Penso, ad esempio, ad una badante che deve assistere una persona che non sia autosufficiente. Potremmo pensare, dunque, partendo da questa destinazione del fondo, di riservarne una parte alla formazione professionale migliorativa per queste donne che lavorano nel nostro paese.

Mi consenta, Presidente, di svolgere ancora una considerazione. Un paese come il nostro, che ha grande tradizione di emigrazione, non può non avere una pari tradizione di immigrazione regolare [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

 

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, desidero esprimere anch'io la mia adesione alla proposta dell'onorevole Santanchè, fatta propria dalla Commissione, per sottolineare quanto sia importante il ruolo delle donne in questa fase di integrazione, come sia alto e nobile il fine dell'articolo aggiuntivo in esame, come sia necessario, in realtà, controllare che il fondo venga speso in maniera seria e mirata e come la conoscenza delle lingue e delle regole sia un meccanismo di integrazione importante, che può essere, per l'appunto, non soltanto sottoscritto, ma anche promosso da coloro i quali hanno scelto, per altri versi, ma sullo stesso tema, quello dell'immigrazione, una linea più rigida (come quella rappresentata dalla cosiddetta legge Fini-Bossi).

Credo che il largo consenso di cui gode la proposta dimostri che, su principi importanti come quello dell'integrazione, del ruolo della donna, dell'istruzione e della conoscenza reciproca di regole e lingue, si può raggiungere un accordo molto ampio (troppo spesso, invece, il dibattito vede una spaccatura pregiudiziale su posizioni differenti).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

 

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, desidero sostenere l'articolo aggiuntivo in esame e ringraziare l'onorevole Santanchè per avere consentito a questa Assemblea di dibattere ancora, in maniera ampia, su un argomento importante.

Credo che l'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione consenta di applicare un principio, largamente condiviso, di equità sociale, dal momento che procura i fondi togliendo a chi ha di più per dare servizi utili alla nostra società, e, oltretutto, faccia muovere un passo, sia pure piccolo, ma importante, sulla strada dell'integrazione. Per noi, l'integrazione è un obiettivo ambizioso, sul quale, come partito, concentriamo anche i nostri impegni. È per questo che riteniamo di volerlo perseguire anche muovendo piccoli passi.

Su un argomento così delicato, che avrebbe dovuto vedere il coinvolgimento di tutti, spiace dover ascoltare posizioni fortemente ideologizzate, che avviliscono anche chi le porta in quest'aula. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bafile. Ne ha facoltà.

 

MARIZA BAFILE. Signor Presidente, in quanto donna e figlia di emigranti, posso testimoniare che per le donne il percorso dell'emigrazione è, di solito, sempre più difficile e doloroso. Pertanto, considero molto positivo mettere in moto meccanismi che rendano più facile tale percorso.

Desidero anche sottolineare che l'integrazione non può partire mai da presupposti di xenofobia e razzismo: «integrazione» significa rispettare le diversità e, attraverso le diversità, costruire una società più giusta e più aperta (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.

 

PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, condivido in pieno l'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, che è apprezzabilissimo, ma l'integrazione va anzitutto vissuta e poi proposta.

Comunque, desidero far presente che, finalmente, questa Assemblea recepisce ciò che nelle realtà territoriali già si vive da tempo: i corsi di educazione riservati agli adulti, anche e soprattutto donne, sono attivi da parecchi anni (lo dico in qualità di sindaco di una realtà dell'alto mantovano). Pertanto, ben venga l'articolo aggiuntivo in esame: recepiamo ciò che è già in atto e che va ulteriormente approfondito nei mesi e negli anni a venire. Ovviamente, ritengo anche, però, che la lingua sia elemento indispensabile per chi, in futuro, chiederà di entrare nel nostro paese, per vivere appieno l'integrazione di cui stiamo parlando.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

 

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 488

Votanti 482

Astenuti 6

Maggioranza 242

Hanno votato sì 455

Hanno votato no 27).

 

Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, chiedo scusa all'Assemblea, ma, per trasparenza, poiché vi sono ancora alcuni, non molti...

 

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, presidente Duilio... Colleghi, per cortesia, non riusciamo a sentire il presidente Duilio!

 

GIORGIO LA MALFA. Forse è meglio...!

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Dicevo che, per una questione di correttezza e di trasparenza, poiché vi sono ancora alcuni - pochi, peraltro - emendamenti da presentare, chiederei una sospensione di mezz'ora per riunire il Comitato dei nove, per poi ritrovarci in aula (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

Una voce dai banchi di Forza Italia: «Vergogna!»

 

PRESIDENTE. Grazie, presidente Duilio.

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, apprezzo le parole del presidente Duilio, ma vorrei chiederle se - considerato ormai il «tam tam» che da ore appare su tutti i media nazionali - non sia più utile che questa pausa di riflessione possa in qualche modo contribuire ad un chiarimento: se il lavoro sul cosiddetto maxiemendamento sta proseguendo, rischiamo di discutere su articoli ed emendamenti che solo teoricamente saranno all'attenzione del Governo. Mi chiedo dunque se non si tratti di una risposta diversa da parte del Governo rispetto a quanto comunicatoci nella giornata di ieri.

Vorrei pertanto sottoporle, signor Presidente, l'ipotesi secondo cui, oltre ad una

sospensione tecnica, si inviti il Governo, in qualche forma, a comunicare ai presidenti di gruppo o alla Presidenza se l'intenzione sia ormai quella che quotidianamente si apprende: mi riferisco alla predisposizione del maxiemendamento. Chiedo quale sia l'utilità della discussione che stiamo svolgendo, e che proseguirà fino alle 20 in aula, con riferimento ai lavori dei colleghi parlamentari e del contributo che l'opposizione vorrebbe continuare a fornire; tutto ciò lo dico a fronte di quanto sta accadendo nella compagine di Governo e anche nel Parlamento.

 

ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere chiarezza su questa fase, alla luce del dibattito svoltosi anche stamane, che ha dimostrato concretamente come le informazioni esposte dal ministro Bersani in quest'aula non fossero propriamente puntuali. Successivamente, il relatore ha annunciato la presentazione di un emendamento che, in teoria, integrava parzialmente le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate.

Siamo in una fase di lavoro che impegna ancora la maggioranza ed il relatore nel tentativo di trovare «quadrature» politiche, con la continua presentazione di una serie di emendamenti (anche in queste ore: pochi minuti fa ne sono stati presentati altri). Il presidente Duilio, cui diamo atto di estrema correttezza, annuncia la presentazione di altre proposte emendative. Vorremmo dunque comprendere quale sia l'iter di questa manovra finanziaria, a fronte delle informazioni, ormai palesi, su un percorso che prevede la posizione della questione di fiducia; quale sia il senso, a questo punto, di un proseguimento dei nostri lavori. Lo dico per chiarezza di rapporti tra maggioranza e opposizione, alla luce delle notizie che si sovrappongono e di una attività, continua e incessante, da parte di maggioranza e relatore, nella presentazione di emendamenti. Non si comprende come si potrà giungere ad una «quadratura» adeguata entro i tempi previsti dall'Assemblea.

 

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, lo dico pacatamente, ma forse non tutti si rendono conto che i lavori dell'aula stanno proseguendo in maniera confusa, a singhiozzo. È sotto gli occhi di tutti che bisognerebbe procedere - lo dimostra la richiesta di sospensione del presidente Duilio - per tentare di «apparare» (mi si passi il termine) le richieste dei gruppi, dei ministri, della Commissione, per cercare di portare in aula quello che può servire per la formulazione del maxiemendamento e giungere qui con un testo (il famoso maxiemendamento, appunto) che per la verità già circola, e che non sarebbe inclusivo di tutto. Sarebbero infatti state escluse alcune richieste dei gruppi di maggioranza: sono aspetti sotto gli occhi di tutti.

In maniera pacata, ritengo che se dovessimo continuare con questo balletto, con questo rimpallo tra Commissione, Assemblea, Palazzo Chigi, Padoa Schioppa e i ministeri, insomma, con tutto quanto sta accadendo - lo dico in maniera molto pacata - saremmo dinanzi ad un'offesa al Parlamento.

Non vedo per quale motivo non si debbano sospendere dignitosamente i lavori dell'Assemblea! Si sistemi tutto ciò che c'è da sistemare, venga il Governo per presentare il suo maxiemendamento, chieda la fiducia e si chiuda questa manfrina (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

 

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, al di là delle polemiche politiche - che è sempre legittimo avanzare in questa

Assemblea, ed in questi giorni ne sono state avanzate parecchie - ed al di là di valutazioni che possono essere esterne a quest'aula, la pregherei, con la stessa pacatezza - almeno quella mostrata all'inizio del suo intervento - del collega Leone, di applicare semplicemente il regolamento, come lei sicuramente farà. Da parte del presidente della Commissione bilancio è stata avanzata la proposta, così com'è accaduto in tante altre occasioni, di riunire il Comitato dei nove per fare ciò che, normalmente, accade nel corso dei lavori parlamentari (ovviamente, anche nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria). Non credo che ci siano molte altre possibilità, che il regolamento - al di là delle chiacchiere che ognuno di noi può fare - ci dia molte altre possibilità: se non si è d'accordo si potrà mettere ai voti la proposta del presidente della Commissione bilancio, per poi andare avanti, nel prosieguo dei nostri lavori, esattamente in funzione della programmazione prevista dallo stesso Presidente della Commissione.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi vorrei rivolgere ai colleghi della maggioranza, naturalmente ai colleghi dell'opposizione (che ritengo saranno d'accordo su quanto sto per dire), al presidente Duilio e al relatore (se è presente in aula). Naturalmente capirete subito che il mio intervento non ha alcun intento di carattere strumentale.

Onorevole Duilio, colleghi, sapete che fin dall'inizio dell'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria esiste un problema riguardante l'articolo 101, il quale prevede l'aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria di sette punti nel triennio da parte della regione Sicilia. Riferisco all'Assemblea ciò che già molti colleghi probabilmente sanno (i siciliani senz'altro): in Commissione bilancio sono state presentate due identiche proposte emendative - una dagli onorevoli Crisafulli, Piro ed altri, della maggioranza, ed una dagli onorevoli Romano ed altri (credo sottoscritta da tutti i deputati siciliani del centrodestra). Ebbene, queste identiche proposte emendative sono state approvate unanimemente dalla Commissione bilancio.

Non intervengo sulla richiesta di sospensione dei lavori, legittima, che l'onorevole Giachetti ha appena motivato e che certamente la Presidenza metterà ai voti. Avanzo invece una richiesta di carattere politico: poiché l'Assemblea ha svolto i propri lavori durante l'esame del disegno di legge finanziaria come sempre avviene, con l'opposizione che si lamenta (sempre) e la maggioranza che si comporta (sempre) come sta facendo ora, «spizzicando» i vari articoli da esaminare, «salterellando» da uno all'altro come è inevitabile che sia in quanto si sta completando la manovra, chiedo formalmente che la Commissione, quando si riprenderanno i lavori, preveda di esaminare la questione appena sollevata, consentendo all'Assemblea - prima della presentazione del maxiemendamento - di esprimersi. Non vorrei, infatti, che la presentazione del maxiemendamento vanificasse la volontà unanime di tutto il Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione, che già si è manifestata in sede di Commissione bilancio.

Un tale modo di procedere sarebbe rispettoso di una volontà che, lo ripeto, è vostra, nostra, di tutto il Parlamento. Signor Presidente, mi auguro che il presidente Duilio ed il relatore vogliano, con attenzione, meditare su quanto appena proposto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Il presidente Duilio ha proposto una sospensione di trenta minuti per riunire il Comitato dei nove. La Presidenza non può che accedere a questa proposta, se il presidente Duilio la conferma e se non vi sono obiezioni da parte del Governo. Tuttavia, se obiezioni vi sono, la porrò in votazione. Presidente Duilio, insiste nella sua richiesta?

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Desidero svolgere due brevi considerazioni, anche in relazione all'intervento del presidente Casini. Ovviamente, parlo con riferimento al lavoro svolto fino a questo momento. Sento parlare di un maxiemendamento: io non so di alcun maxiemendamento (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentite al presidente Duilio di terminare il suo intervento.

Prego, presidente Duilio.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Volevo semplicemente affermare che, come ho già detto, abbiamo bisogno di una breve pausa per consentire la riunione del Comitato dei nove ed eravamo già pronti ad esaminare l'articolo 16, che non presenta molti problemi.

In sede di Comitato dei nove avevo già proposto di affrontare alcune questioni significative, tra le quali rientrano anche quelle relative alla Sicilia. Pertanto, dopo l'esame dell'articolo 16, se vi è accordo tra maggioranza e opposizione, non ho alcun problema ad iniziare l'esame dell'articolo 101 del quale si parla.

 

ANTONIO LEONE. Esaminiamo l'articolo 16!

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni alla proposta formulata dal presidente della V Commissione, sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,40.

 

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,20.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della V Commissione, onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

 

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ravvisando la necessità di ordinare ulteriormente e al meglio i nostri lavori, non solamente in considerazione della seduta odierna, rappresenterei - ma evidentemente è facoltà della Presidenza accedere alla richiesta (peraltro, sarebbe opportuna anche una riflessione dei presidenti di gruppo al riguardo) - l'esigenza di sospendere la seduta dell'Assemblea fino alle 21 (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

 

MAURIZIO FUGATTI. Presidente, domani mattina!

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. A casa!

 

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di fare silenzio e consentire al collega Buontempo di intervenire.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il presidente Duilio, anche se con mal celata vergogna - è persona perbene, si rende conto anche lui dei misfatti di cui è complice -, ha dato un suggerimento; ritengo che il Presidente della Camera debba convocare al più presto la Conferenza dei presidenti di gruppo per dare un po' di ordine ai nostri lavori e per la dignità delle nostre funzioni. Infatti, siamo stati presenti tutto il giorno in Assemblea ma il Comitato dei nove si trova evidentemente in una situazione tale che ogni sua decisione può essere modificata da Palazzo Chigi. Parliamo per così dire a carte scoperte, chiariamo come è la situazione. Quindi, o il Comitato dei nove, a prescindere dai due maxiemendamenti, individua gli spazi per poter lavorare e consentire alla Camera di proseguire l'esame o, altrimenti, sarà quasi l'eutanasia per questa Assemblea finché non si sarà deciso quale percorso seguire. Quindi, concludo, Presidente, sostenendo che non si può procedere in tal modo, con gli innumerevoli commenti che si fanno. Noi siamo quasi sequestrati!

Se dobbiamo fare il nostro dovere come ci compete, vorremmo farlo con dignità, anche nella contrapposizione politica. Noi siamo dei sequestrati politici all'interno della Camera!

Dunque, sollecito la convocazione, su iniziativa sua o del Presidente Bertinotti, della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo che anche chi presiede i lavori possa presentarsi in aula con una decisione alla quale, condivisa o contestata, si possa tuttavia dare corso. Proseguire, infatti, in questo modo non è accettabile per i deputati dell'opposizione. Mi rendo conto, peraltro, anche delle ragioni dei deputati della maggioranza e della loro amarezza; ieri ho rivolto un appello ai deputati dell'Abruzzo in quanto taluni emendamenti sono importantissimi per quella regione ma non verranno mai discussi!

Dunque, o vi è la possibilità di recuperare l'esercizio dell'iniziativa parlamentare o, altrimenti, ci si comunichino quali sono i tempi per dare nuovamente un po' di dignità ai nostri lavori. La ringrazio.

 

PRESIDENTE. Sperando di rendere così un po' più facile anche la decisione in merito, faccio presente che ho sentito il Presidente Bertinotti; peraltro, la Presidenza ha poc'anzi avuto uno scambio di valutazioni con qualche presidente di gruppo. Ebbene, il Presidente Bertinotti è orientato a convocare una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo; quindi, potremmo utilizzare al meglio il tempo della sospensione per decidere, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, come organizzare i nostri lavori.

Dunque, fermo restando che non intendo negare ad alcuno il diritto di intervenire al riguardo, la mia proposta è che si aderisca alla richiesta del presidente della Commissione bilancio, che mi sembra ragionevole.

Nel frattempo, do comunicazione della decisione del Presidente della Camera di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per decidere insieme come proseguire i nostri lavori. Credo che ciò dovrebbe favorire la non apertura di un dibattito, a meno che non vogliamo continuare a parlarne...

 

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, a seguito delle comunicazioni del presidente Duilio, è emerso che ci sono dei problemi. Vorremmo sottolineare che, a quanto ci consta, non ci sono problemi nel proseguire le votazioni e che da parte del Comitato dei nove sono stati espressi i pareri.

Per carità, ci sarebbe il problema dei 50 emendamenti presentati, dieci minuti fa, dal relatore, ma l'unico motivo per cui si sospendono i lavori, che, probabilmente, non riprenderanno più, riguarda i problemi della maggioranza e voglio farlo rilevare. L'opposizione non ha problemi e voleva continuare il dibattito, ma la maggioranza ha dei problemi e ha imposto al presidente della Commissione di recitare una parte che non è sua, ossia quella di chiedere la sospensione dei lavori.

A questo punto, visto che non stiamo aspettando Godot, ma il maxiemendamento, che non riesce a nascere, tanto vale sospendere i lavori, Presidente, perché non ha senso continuare questa farsa in cui prima si esprimono i pareri sugli emendamenti e si vota su questi ultimi - che passino oppure no, tanto, come diciamo ormai da giorni, sta per arrivare il maxiemendamento -, per poi ritrovarci qui alle 21 e prendere atto dell'assoluta impossibilità a procedere da parte di questa maggioranza.

Non nascondiamoci dietro a un dito o dietro ad una Conferenza dei capigruppo: si liberino i parlamentari e si rinviino i lavori a domani!

 

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Leone, Garavaglia e Franceschini. Vorrei che si apprezzassero

anche le osservazioni testé svolte dal collega Crosetto, che ha affermato, sostanzialmente, che vale la pena di accogliere la proposta di sospensione dei lavori (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

 

GIUSEPPE ROMELE. No!

 

PRESIDENTE. Comunque, non anticipiamo le conclusioni della Conferenza dei capigruppo, che sarà convocata per le 19,30.

Prego, onorevole Leone, ha facoltà di parlare.

 

ANTONIO LEONE. Lei è troppo buono, Presidente! Comunque, ha la stoffa del capo, perché fa le proposte prima di sentire l'Assemblea. Faccia tutto lei! È mezz'ora che avevo chiesto di parlare! Ha fatto una proposta prima di sentire i capigruppo! Comunque, faccia come crede (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Cosa volete? Vi stanno prendendo in giro! Andatevene (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

Apprezzo quello che hanno detto il collega Buontempo e il collega Crosetto. Ciò che potrebbe mettere ordine ai nostri lavori, giustamente, come qualcuno ha sottolineato e come lei ha recepito, sarebbe la convocazione di una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché, nella richiesta del presidente Duilio, c'è solo una cosa nuova, ossia che finalmente hanno fatto sapere qualcosa anche al presidente della Commissione bilancio! Prima egli non sapeva nulla del maxiemendamento e non sapeva nulla della questione di fiducia: adesso lo sa e chiede una sospensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! È chiaro che, consequenzialmente all'atteggiamento del presidente della Commissione bilancio e anche del suo, Presidente, si deve giungere non solo alla convocazione della Conferenza dei capigruppo, ma anche a stabilire, una volta per tutte, cosa ci stanno a fare qui dentro i colleghi!

Chiudiamo armi e bagagli e torniamo a casa, per poter essere riconvocati dopo che sarà stato fatta chiarezza sulla vergognosa vicenda di questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Onorevole Leone, vorrei solo precisare che l'onorevole Crosetto, il quale è del suo stesso gruppo, aveva chiesto di parlare prima di lei e che io registro cronologicamente le richieste di intervento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, da un lato vorrei esprimere la mia solidarietà al presidente Duilio, che è oggetto e soggetto di tirate di giacchetta da tutte le parti e, quindi, umanamente comprendiamo la sua difficoltà (Applausi).

Oltre alla solidarietà e alla simpatia per il collega Duilio, prendiamo atto del caos più totale in cui sono finiti i lavori di questo disegno di legge finanziaria. Prima della sospensione, si è parlato di un voto unanime della Commissione sull'articolo 101, cosa mai avvenuta. Questo intervento è anche l'occasione affinché rimanga a verbale che la Commissione bilancio ha esaminato il testo fino all'articolo 29 e che, quindi, dell'articolo 101 non si è proprio parlato.

Ciò detto, a questo punto siamo d'accordo sulla sospensione, a patto che sia definitiva. Delle due l'una: o andiamo avanti e procediamo ordinatamente fino a dove possiamo, o la finiamo con questo teatro e risparmiamo almeno i soldi della luce (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è abbastanza evidente che l'Assemblea si trova in una situazione di difficoltà. Credo che sia altrettanto inutile e superfluo sottolineare da chi dipendano le responsabilità di questo ritardo. Siamo a sette giorni dall'inizio delle votazioni, abbiamo

lavorato mattina, pomeriggio e sera, compresi sabato mattina e domenica sera (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania) e siamo arrivati all'articolo 15, sui 217 complessivi della legge finanziaria (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Non è vero? Non è vero quello che ho detto? (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Silenzio! Lasciate parlare l'onorevole Franceschini.

 

DARIO FRANCESCHINI. Non volevo introdurre alcun elemento polemico. Se lo avessi voluto avrei sottolineato nuovamente che, nonostante le nostre richieste, sono ancora presenti 4.500 emendamenti. Essi, da soli, calcolando soltanto i tempi tecnici di votazione, anche dopo il termine del tempo contingentato aumentato di un terzo, richiederebbero sette giorni. Sette giorni di votazioni continue alla media di 700 voti al giorno.

 

FILIPPO MISURACA. Vuole la rissa!

 

DARIO FRANCESCHINI. Quindi, mi pare che sia tutto abbastanza chiaro ed evidente. Detto questo, visto che sia i deputati della maggioranza sia quelli dell'opposizione hanno diritto a conoscere i tempi certi dei nostri lavori, credo che sia utile anticipare la riunione della Conferenza dei capigruppo e rinviare la ripresa dei lavori non alle 21, ma alla conclusione di tale riunione, che penso possa essere breve e fornire un calendario definitivo dei lavori dell'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, avrei sperato che anche da parte del centrosinistra venisse fatto un discorso franco e tranquillo. Per quanto ci riguarda, viste le continue osservazioni sul numero degli emendamenti presentati, annuncio che il gruppo dell'UDC ritira tutte le proposte emendative ad eccezione di cinque. Non penso che questo costituisca ostacolo a concludere dignitosamente i lavori dell'Assemblea. Anzi, immagino che anche il Governo voglia ridurre le sue proposte emendative (che arrivano invece di 50 in 50, di ora in ora, a cinque o sei) in modo da consentire all'Assemblea di proseguire dignitosamente i propri lavori.

Vorrei fare anche un secondo richiamo. È legittimo che la maggioranza e il Governo presentino il maxiemendamento, che ieri non era all'ordine del giorno - come aveva detto il ministro Chiti - mentre oggi è diventato di urgenza assoluta. Onorevole Franceschini, mi sarei aspettato che almeno fosse usata l'astuzia di presentarlo una volta che i tempi residui, almeno quelli a disposizione dell'opposizione - senza l'integrazione richiesta di un terzo e che è d'uopo per i lavori dell'Assemblea - fossero esauriti. Invece, prendo atto che non è stato usato neppure questo tipo di astuzia e che ci apprestiamo ad una sospensione, legittimamente richiesta dal presidente Duilio e tuttavia irrituale. Infatti, dopo la sospensione c'è un'altra sospensione, mentre alcuni commissari non erano neppure a conoscenza della richiesta di un'ulteriore sospensione di tre ore. Questo accade ancora prima che l'opposizione abbia esaurito i tempi a disposizione. Si tratta di una scelta di cui prendiamo atto, così come vi preghiamo di prendere atto della scelta del mio gruppo di lasciare all'esame solo cinque proposte emendative. Questo costituisce anche un invito al Governo a ridurre la continuità della sua capacità emendativa, in tempi e modi tali da consentire all'Assemblea - come ha invitato il presidente Franceschini - di svolgere i propri lavori senza aspettarsi da un momento all'altro, non solo un maxiemendamento, ma anche i «mini» che alla media di dieci in dieci stanno ingolfando i lavori degli uffici (Applausi dei deputati del gruppo UDC [Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

 

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei dire semplicemente all'onorevole Franceschini, che, naturalmente, essendo presidente di gruppo non partecipa ai lavori del Comitato dei nove, che lo stesso Comitato dei nove ha preparato il materiale per il voto dell'Assemblea dagli articoli 16 a 30, ma su cinque - il 21, 22, ed altri - non siamo ancora pronti perché il Governo non è in condizione di esprimere i pareri. Abbiamo avuto molti rinvii in questi giorni, sempre per richieste o del Governo o del relatore. Allora, la situazione è molto semplice: se la maggioranza chiede un rinvio della seduta, si metta ai voti la proposta; noi siamo favorevoli a proseguire i lavori, con il materiale scarso che è stato possibile istruire attraverso le risposte del Governo. Se la maggioranza ha bisogno di maggior tempo, perché ritiene di non poter affrontare, in questa sede, le sue divisioni e preferisce che sia il Governo a porre la questione di fiducia sul testo, o per qualunque altra ragione, si ponga in votazione la proposta del presidente Duilio. Se l'Assemblea è d'accordo, la seduta venga rinviata a quando si riterrà opportuno.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

 

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per riprendere i temi posti dall'onorevole Franceschini. Anche Alleanza Nazionale ritiene di aver svolto, in questi giorni, un lavoro di assoluto approfondimento e di non aver posto in essere, in nessuna fase, attività ostruzionistica. A fronte delle considerazioni della maggioranza che, ancora una volta, cerca di scaricare la responsabilità sull'opposizione, stante una difficoltà reale nel proseguire i lavori, anche nel trovare le compensazioni all'interno della stessa maggioranza per arrivare al varo di questa finanziaria, non vogliamo prestare il fianco al tema di un rischio di posizione della questione di fiducia legato al mantenimento di emendamenti che, nel loro complesso, non consentirebbero di affrontare compiutamente, nelle prossime ore, il disegno di legge finanziaria.

Quindi, preannunzio, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, il ritiro delle proposte emendative che abbiamo presentato, tranne cinque, che lascerò valutare alla disponibilità della Presidenza, per affrontare alcune questioni che consideriamo rilevanti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

 

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anche perché sulla questione mi ero permesso di parlare anche in precedenza. Non voglio dire che sono stato facile profeta, ma evidentemente tutti sapevano che saremmo arrivati a questa conclusione. Voglio dire che il più grande emendatore della legge finanziaria, nel corso di questi giorni, è stato il Governo, che si è configurato come un auto-emendatore, ossia un emendatore di se stesso. Devo dare atto al presidente della Commissione bilancio, al relatore ed anche a molti parlamentari della maggioranza, di avere svolto appieno il loro dovere, anche se si trovano in una situazione di oggettiva dissociazione; ossia, nella funzione di esponenti politici della maggioranza, devono difendere l'indifendibile atteggiamento del Governo mentre, nella funzione di parlamentari, devono accettare di essere espropriati dei loro diritti, diritti di tutti parlamentari di discutere ed entrare nel merito degli emendamenti e di non essere espropriati del diritto di entrare nel merito e di decidere circa gli stessi emendamenti che, in numero così massiccio, vengono quotidianamente presentati dal Governo.

La grande bugia sta per essere svelata. Si sapeva dall'inizio che, a fronte di un disegno di legge finanziaria di 217 articoli, con migliaia di emendamenti, se si voleva arrivare alla conclusione nei tempi previsti, che erano fissati nella giornata di domenica 19, il Governo avrebbe dovuto

porre la questione di fiducia. Mi dispiace soltanto, pur sapendo tutti che a questo punto si sarebbe arrivati, che vi sia stato da parte di autorevoli esponenti della maggioranza un comportamento un po' da «Pinocchio», consistente nel dire, in sostanza: noi eravamo disponibili ad evitare il ricorso alla posizione della questione di fiducia, ma la minoranza, con il suo atteggiamento ostruzionistico, ha reso inutile questa nostra disponibilità, costringendoci ad arrivare, invece, ad una conclusione diversa. Si sapeva dall'inizio che si sarebbe arrivati a questo punto e, quindi, è da respingere ogni giustificazione addotta ed ogni responsabilità attribuita ad altri rispetto ad un atteggiamento, davvero insostenibile, inaccettabile e motivato solo dalla particolare situazione politica nella quale il Governo si trova, alle prese com'è con dissensi profondi e minacce di dimissioni di autorevoli suoi rappresentanti. Appunto, a questa situazione si è arrivati e di questa situazione la Camera si deve fare carico. Non è un bel momento per i parlamentari. Non è un bel momento per il Parlamento della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Credo che la proposta del presidente Duilio sia saggia e dignitosa per il Parlamento. Sospendere i lavori vuol dire prendere atto di ciò che sta accadendo, in quanto sarebbe poco dignitoso continuare a discutere e votare emendamenti quando siamo semplicemente in attesa della presentazione del maxiemendamento da parte del Governo. Dopodiché, inizierà, onorevole Franceschini, il solito balletto delle responsabilità. Questa volta, però, Presidente, mi permetterei di fornire qualche dato oggettivo. I gruppi dell'opposizione non hanno ancora esaurito il tempo loro assegnato dal Presidente Bertinotti e non abbiamo neanche dovuto chiedere tempi aggiuntivi. Abbiamo accettato la decisione di tenere le sedute del sabato, della domenica, le mattutine e le notturne ed i tempi non sono esauriti. È un po' difficile parlare di pratica ostruzionistica quando, pur accettando di fare sedute supplementari e notturne e durante le giornate festive i tempi non sono esauriti. Per quanto riguarda il numero degli emendamenti e l'andamento delle votazioni - mi riferisco anche alla proposta del collega Volontè - è documentabile che siamo di fronte a richieste di rinvio e di sospensione dovute al fatto che la Commissione ed il Comitato dei nove si sono visti presentare continuamente nuove proposte emendative da parte del Governo e, alla fine, sono stati costretti anch'essi a presentarne altri, per un totale che noi abbiamo quantificato in circa 500.

La proposta che si potrebbe fare, in maniera goliardica, non è quella dell'amico Volontè di ritirare le nostre proposte emendative, ma quella che il Governo ritiri le sue, perché è questo che ha creato il ritardo. Procederemo ordinatamente a votare se il Governo ritirerà tutti i suoi emendamenti, decadranno così anche tutti i subemendamenti che siamo stati costretti a presentare e l'esame del disegno di legge finanziaria potrà proseguire nei tempi contingentati previsti. Il punto, però, è che, anche intendendo presentare il maxiemendamento, il Governo ancora oggi, alle ore 19, non è in grado di sciogliere alcune questioni politiche: sull'università; sulla scuola; sulla ricerca; sulla destinazione di alcuni fondi. Tra l'altro, questo ramo del Parlamento non ha avuto - e non avrà mai - la possibilità di esaminare alcune questioni politiche molto rilevanti, perché non le ha esaminate la Commissione bilancio in prima lettura, non le ha esaminate il Comitato dei nove, che non ha espresso i propri pareri sulla gran parte degli emendamenti riferiti agli articoli del disegno di legge finanziaria e, ormai, è facile dirlo, non le esaminerà neanche l'Assemblea perché sarà posta la questione di fiducia.

Collega Franceschini, eviterei pertanto di iniziare da ora il balletto delle responsabilità. L'opposizione potrebbe anche essere soddisfatta nel prendersi il merito

della posizione della questione di fiducia a causa di un presunto ostruzionismo, ma la verità è che noi l'ostruzionismo non lo abbiamo dovuto neanche fare. Non ci è stata data neanche la possibilità di scegliere se praticare o meno l'ostruzionismo, perché è stato il Governo a praticare ostruzionismo nei confronti del suo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). È per rimediare a questo ostruzionismo che ora il Governo deve porre la questione di fiducia.

Ritengo, comunque, dignitosa la proposta del presidente Duilio di sospendere i nostri lavori. Non so se alle ore 21 vi sarà la presentazione del maxiemendamento da parte del Governo: se vi sarà ne prenderemo atto e proseguiremo di conseguenza secondo le modalità che la Conferenza dei presidenti di gruppo deciderà. Se, come è più probabile, non vi sarà neanche a quell'ora, non si sa se la Presidenza vorrà attendere le 22, le 23, le 24 o direttamente la mattina di domani. Questo è lo stato dell'arte e sicuramente non è dignitoso proseguire con i nostri lavori; e credo, presidente Franceschini - ricordo che sono stato capogruppo di maggioranza - che si possa chiedere ai propri deputati di arrivare anche alle 13 e 30 di domenica, ma francamente non si può chiedere loro di restare in aula ad attendere un emendamento che non c'è o delle votazioni che non si faranno.

Diciamo ai colleghi che possono tranquillamente andarsene per tornare, all'orario che sarà loro comunicato, nella giornata di sabato, a votare la questione di fiducia che sarà posta dal Governo! Le comunicazioni di trasparenza debbono essere rese ai deputati sia di maggioranza sia di opposizione per il buon andamento dei lavori dell'Assemblea e per la serietà che dobbiamo sempre avere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

 

ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, vorrei anch'io, come il collega Vito, fornire qualche cifra sull'andamento dei lavori dell'Assemblea. Sino a qualche minuto fa, abbiamo discusso, al netto delle interruzioni, per 36 ore e 15 minuti, delle quali l'opposizione, con i suoi interventi, anche con quelli numerosissimi svolti a titolo personale, ha utilizzato 26 ore e 30 minuti. Il fatto che 26 ore e 30 minuti su 36 ore, cioè la stragrande maggioranza del tempo, siano servite per esaminare soltanto 15 articoli è la testimonianza che vi è stata un'azione di rallentamento dei lavori (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia).

Possiamo avere tanti problemi, come avviene per ogni maggioranza, ma non si possono nascondere queste cifre, che testimoniano la difficoltà che abbiamo attraversato nel portare avanti l'esame della finanziaria. Se avessimo potuto procedere più speditamente, molto probabilmente non saremmo arrivati alla situazione attuale. La proposta del collega Duilio sembra ragionevole e, come tale, la sosteniamo (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia).

 

FABIO GARAGNANI. Vergogna! Vergogna!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, cari colleghi, questo dibattito assume, a volte, connotazioni surreali. Non ho mai visto, nel cuore dell'esame del disegno di legge finanziaria, che un autorevole esponente della maggioranza presenti una statistica relativa alla durata del tempo degli interventi, senza accorgersi dell'ironia - non voglio dire del ridicolo - di una lamentela consistente nella considerazione che la maggioranza abbia occupato un terzo degli spazi e l'opposizione due terzi. Ciò è nell'assoluta fisiologia.

L'aspetto più surreale è che ciò venga fatto in un momento non di ostruzionismo

e rallentamento dei lavori da parte dell'opposizione, ma di assoluta stasi, perché la maggioranza non è in grado di andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia). Noi siamo qui ad aspettare che voi diciate cosa fare.

Signor Presidente, si può fare e dire tutto. Purtroppo, non ho più vent'anni; mi piacerebbe essere al primo anno della prima legislatura, ma ho assistito all'esame di molti disegni di legge finanziaria. Durante la discussione di quello attuale, sono state molte di più le ore di pausa che quelle in cui abbiamo potuto lavorare; sono state molte di più le interruzioni e le riprese da zero per la presentazione di emendamenti da parte del Governo che gli interventi sugli emendamenti presentati dall'opposizione. Non c'è nulla di male, non ci siamo meravigliati.

Ora stiamo aspettando la posizione della questione di fiducia. Certo, se l'aveste posta prima, sarebbe stato meglio. Cercate, almeno, di mettere insieme i pezzi rotti della maggioranza. È assolutamente legittimo.

Invito tuttavia il Presidente ad assumere un'iniziativa per il rispetto dell'Assemblea e del tempo dei parlamentari. Una cosa è diventata chiara. Stiamo cercando di capire come trascorrere qualche ora amena, in attesa che decidano qual è l'emendamento, il maxi, l'iper, (non so come si possa chiamare dato che non ve ne è mai stato uno così grosso), il «maxi-iper-super-emendamento-Nembo Kid» (quelli della mia età sanno di chi si tratta), l'extra large, insomma l'emendamento più grande che sia mai stato immaginato nella storia di questo Parlamento!

Nell'attesa, signor Presidente, avanzo una richiesta. Possiamo andare a bere un caffè, invece che restare qui? Potremmo fare qualcosa di più utile per le nostre famiglie, per il nostro partito, per i nostri gruppi.

Se lei sospendesse la seduta e ci desse appuntamento con una convocazione tramite telefonino per il momento esatto in cui sarà finita l'improba fatica del Governo di mettere insieme questo «maxi-iper-large-extralarge-super emendamento», credo che farebbe cosa gradita a noi e - ho la pretesa di sostenere - anche agli incolpevoli deputati della maggioranza, di cui comprendo la sofferenza per questa situazione anche a loro non certamente assai gradita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).

 

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Tuttavia, cerchiamo poi di trarre una conclusione da questo nostro dibattito.

 

ROBERTO COTA. Le conclusioni sono affidate a lei, Presidente.

 

PRESIDENTE. Sì, se mi lasciate però il tempo di formulare una proposta.

 

ROBERTO COTA. Almeno ascolti non tanto i nostri suggerimenti, ma quanto meno le nostre valutazioni. Ho ascoltato gli interventi dei colleghi: vorrei semplicemente far notare che, da parte della Lega Nord, non è stato tenuto alcun atteggiamento neanche lontanamente ostruzionistico. La puntualità dei nostri emendamenti e dei nostri interventi è stata notata da parte dei colleghi sia di maggioranza sia dell'opposizione.

Del resto - e questo vale per noi, ma anche per tutta l'opposizione -, il tempo precedentemente assegnato non è stato esaurito. Vi sono ancora molte ore di seduta secondo lo schema di previsione. Ciò vuol dire che, fino ad oggi, non abbiamo assolutamente cercato di rallentare la discussione o i lavori della legge finanziaria. È successo invece ciò che è stato ricordato da altri colleghi e cioè che il Governo ha presentato una serie di emendamenti, a singhiozzo o di notte, con nuovi termini previsti per la presentazione dei vari subemendamenti, anche allo scopo di dilatare il tempo e i lavori. Infatti, evidentemente non vi è l'accordo per la presentazione di questo maxiemendamento che verrebbe poi «blindato» attraverso un voto di fiducia.

Allora, il problema è proprio questo che ho esposto. Stiamo tutti facendo un teatrino: non è più in discussione la posizione o meno della questione di fiducia; è da ieri che in aula non si riesce a discutere in maniera proficua, dal momento che voi stessi state trovando delle scuse per rallentare i lavori. Dunque, porrete la questione di fiducia e non siete in grado di predisporre il maxiemendamento, visto che non è stato raggiunto ancora l'accordo, e noi dobbiamo rimanere qui ad aspettare che la maggioranza lo trovi. Ritengo che questo sia inaccettabile da un punto di vista politico e che lei, Presidente, debba farsi parte diligente per avere una certezza di tempi in ordine alla presentazione di questo maxiemendamento, dal momento che sembra acclarata la sua presentazione.

Quest'ultimo è un compito che spetta alla Presidenza della Camera, anche in considerazione del fatto che interloquire con il Governo mi sembra assolutamente inutile a causa della sua assenza, che è un ulteriore segnale di totale disattenzione nei confronti del Parlamento. Vorrei esprimere la mia solidarietà ai colleghi della maggioranza che sono costretti a fare questa sceneggiata, a fronte di un Governo che invece dovrebbe avere rispetto, certamente dell'opposizione, ma anche dei deputati della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Colleghi, mi permetto di avanzare una proposta. Vi è ancora qualche collega che precedentemente aveva chiesto di parlare, ma a tutti i gruppi è stato consentito di intervenire. A questo punto, mi permetterei di formulare una proposta. Essendo stata sollecitata l'anticipazione della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è l'organo preposto a definire la prosecuzione dei nostri lavori, mi sembra che in quella sede sia possibile apprezzare le valutazioni di tutti. Il Presidente Bertinotti è disponibile ad anticiparne da subito - quindi alle 19 - la convocazione. È del tutto evidente che dovremmo collaborare, se l'obiettivo che condividiamo è la conclusione della nostra discussione.

Pertanto, propongo di convocare immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo; del resto, il Presidente Bertinotti ha già deciso in tal senso ed ha stabilito che essa si riunisca alle 19.

Sospendo dunque la seduta, che riprenderà a conclusione dei lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, immediatamente convocata presso la sala dei ministri (Applausi).

 

La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,35.

 

PRESIDENTE. A seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, come d'intesa, e secondo quanto unanimemente convenuto nella stessa, la seduta sarà sospesa fino alle 23.

Avverto che, prima della precedente sospensione della seduta, la Commissione bilancio ha presentato ulteriori proposte emendative (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4), che sono in distribuzione.

Sospendo la seduta.

 

La seduta, sospesa alle 19,40, è ripresa alle 23,35.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

 

PRESIDENTE. Con riferimento agli emendamenti presentati dalla Commissione prima della sospensione della seduta, avverto che debbono ritenersi inammissibili per estraneità di materia le seguenti proposte emendative: l'emendamento 57.651, il quale reca disposizioni relative ai docenti convenzionati degli istituti di formazione della Marina militare (analogo agli emendamenti 57.97, 57.133 e 57.146, già dichiarati inammissibili presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 99.0650, che destina un finanziamento alla Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping, riproducendo il contenuto di una disposizione del disegno di legge finanziaria

stralciata dalla Presidenza della Camera nella seduta del 5 ottobre 2006; l'emendamento 109.650, limitatamente all'ultimo periodo del capoverso 1-ter, il quale esclude i consorzi di garanzia collettiva dei fidi dall'osservanza di obblighi posti dalla normativa antiriciclaggio (analogo all'emendamento 109.14, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 137.065, volto a disciplinare l'attività di dragaggio dei porti (identico agli articoli aggiuntivi 137.05, 137.09, 137.07 e 137.08, già dichiarati inammissibili presso la Com- missione bilancio); il subemendamento 0.142.600.650, recante un finanziamento di carattere localistico destinato alla strada statale n. 120-Fiumefreddo (analogo all'articolo aggiuntivo 142.06, già dichiarato inammissibile per estraneità di materia presso la Commissione bilancio); l'emendamento 163.650, il quale dispone un finanziamento in favore del Parco della pace in Sant'Anna di Stazzema (analogo all'emendamento 163.37, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 205.0650, che istituisce un fondo per incentivare l'attività musicale dei giovani; l'articolo aggiuntivo 214.0650, in materia di tutela del patrimonio storico e culturale della comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia (analogo all'articolo aggiuntivo 214.065, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio).

Sono inoltre inammissibili per carenza di compensazione: l'articolo aggiuntivo 30.0650, in quanto suscettibile di determinare effetti negativi in termini di saldo netto da finanziare, sia con riferimento alla clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome, sia con riferimento alla previsione per cui il gettito delle imposte sostitutive dei tributi spettanti ai medesimi enti territoriali affluirebbe integralmente ai bilanci dei medesimi enti; l'emendamento 59.650, in quanto, escludendo i piccoli comuni non soggetti al patto di stabilità interno dall'obbligo di ridurre le spese di personale dell'1 per cento rispetto al corrispondente ammontare dell'anno 2004, determina il venir meno di parte dei risparmi ascritti all'articolo 1, comma 198, della legge n. 266 del 2005; il subemendamento 0.101.500.650, in quanto interviene sulle norme di attuazione dello statuto della regione siciliana, prevedendo che il trasferimento delle competenze statali alla regione avvenga anche in modo non simmetrico rispetto al trasferimento delle quote di competenza fiscale dello Stato.

Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Vannino Chiti. Ne ha facoltà.

 

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, colleghi, come avevo annunciato oggi durante la Conferenza dei presidenti di gruppo, questa sera il Consiglio dei ministri mi ha autorizzato a preannunciare la posizione della questione di fiducia su un emendamento interamente sostitutivo delle parti del disegno di legge finanziaria non ancora esaminate, sul quale il Governo porrà la questione di fiducia una volta che la Presidenza ne avrà vagliato l'ammissibilità.

Mi riservo di fare qualche considerazione domani nel corso della posizione della questione di fiducia, mentre stasera mi limito a ringraziare per il lavoro svolto sia nelle Commissioni di merito, sia nella V Commissione, i presidenti, il relatore e i rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, anche se un lavoro così complesso ci porta oggi, per l'esigenza di evitare di rischiare l'esercizio provvisorio e di concludere la sessione di bilancio della Camera, a preannunciare la posizione della questione di fiducia su questo emendamento.

Il maxiemendamento, signor Presidente, si muove rigorosamente nell'ambito dei confini rappresentati dai testi che sono stati consegnati alla Camera dal Governo, dal relatore o anche, in alcuni casi, dai deputati, anche dell'opposizione. Questo è l'ambito in cui il maxiemendamento del Governo si configura.

 

ELIO VITO. Quante pagine sono? Quanti i commi?

 

PRESIDENTE. Do atto al Governo di avere depositato l'emendamento 16.500, sostitutivo dell'articolo 16 del testo e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge e di avere contestualmente preannunciato l'intenzione di porre la questione di fiducia sulla sua approvazione.

Come da prassi, la Presidenza effettuerà il vaglio di ammissibilità sul testo depositato. All'esito di tale vaglio, il testo sarà, come di consueto, posto a disposizione del Comitato dei nove e dell'Assemblea.

Come convenuto nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria è rinviato alla seduta di domani, alle 11.

 

La seduta termina alle 23,40.


 


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)

 

 


(A.C. 1746-bis - Sezione 1)

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

 

NULLA OSTA

 

sull'articolo aggiuntivo della Commissione 15.0700, sul testo dei subemendamenti riferiti agli emendamenti ed articoli aggiuntivi della Commissione 44.600, 51.600, 59.600, 130.600, 142.600, 165.0600, 175.600, 186.600, 186.0600, 193.600, 194.600, 207.600, contenuti nei fascicoli nn. 8, nonché sul testo degli emendamenti e articoli aggiuntivi del Governo 17.500 (Ulteriore nuova formulazione), 24.501, 44.500, 71.500, 104.0502, 106.0500, 117.502 (Nuova formulazione) , 204.0500, 213.0500.

 

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 2)

 

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

 

TITOLO II

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ENTRATE

 

Capo I

EFFETTI FINANZIARI

 

Art.

(Effetti sui saldi di finanza pubblica).

1. Dall'attuazione delle disposizioni contenute nel presente titolo derivano i seguenti effetti sui saldi di finanza pubblica, rispettivamente in termini di:

a) saldo netto da finanziare: 2.283 milioni di euro per l'anno 2007; 3.356 milioni di euro per l'anno 2008; 4.983 milioni di euro per l'anno 2009;

b) fabbisogno del settore pubblico: 268 milioni di euro per l'anno 2007; -849 milioni di euro per l'anno 2008; 249 milioni di euro per l'anno 2009;

c) indebitamento netto della pubblica amministrazione: 268 milioni di euro per l'anno 2007; -849 milioni di euro per l'anno 2008; 249 milioni di euro per l'anno 2009.

 

 

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE

 

Sopprimere l'articolo 2.

2. 600. La Commissione.

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 3)

 

Proposta emendativa riferita all'articolo 15 del disegno di legge.

Dopo l'articolo 15, aggiungere il seguente:

Art. 15-bis.

1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 e per un periodo di tre anni, sul trattamento

di fine rapporto, di cui all'articolo 2120 del codice civile, sull'indennità premio di fine servizio, di cui all'articolo 2 e seguenti della legge 8 marzo 1968, n. 152, e successive modificazioni, e sull'indennità di buonuscita, di cui all'articolo 3 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1032, e successive modificazioni, nonché sui trattamenti integrativi percepiti dai soggetti nei cui confronti trovano applicazione le forme pensionistiche che garantiscono prestazioni definite in aggiunta o ad integrazione dei suddetti trattamenti, erogati ai lavoratori dipendenti pubblici e privati e corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie, i cui importi superino complessivamente un importo pari a 1,5 milioni di euro, rivalutato annualmente secondo l'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, è dovuto sull'importo eccedente il predetto limite un contributo di solidarietà nella misura del 15 per cento. L'INPS è tenuto a fornire a tutti gli enti interessati i necessari elementi per il prelievo del contributo di solidarietà, secondo le medesime modalità di cui all'ultimo periodo del comma 5.

2. Il 90 per cento delle risorse derivanti dall'attuazione del comma 1 affluiscono allo stato di previsione dell'entrata per essere successivamente riassegnate al Fondo di cui all'articolo 194 e destinate ad iniziative volte a favorire l'istruzione e la tutela delle donne immigrate.

15. 0700. (Testo modificato nel corso della seduta)La Commissione.

(Approvato)

 

 

(A.C. 1746-bis - Sezione 4)

 

ULTERIORI PROPOSTE EMENDATIVE DELLA COMMISSIONE E DEL GOVERNO PRESENTATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

 

ART. 20.

All'articolo 20, dopo il comma 6, aggiungere il seguente:

6-bis. All'articolo 67 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, al comma 1, lettera m), apportare le seguenti modifiche:

a) al primo periodo, dopo le parole «compensi erogati» aggiungere le seguenti: ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici per prestazioni di natura non professionale da parte di cori, bande musicali e filodrammatiche che perseguano finalità dilettantistiche, e quelli erogati;

b) al secondo periodo sopprimere le seguenti parole: e di cori, bande e filodrammatiche da parte del direttore e dei collaboratori tecnici;

20. 650. La Commissione.

 

ART. 30.

1. Dalla applicazione delle disposizioni in materia di investimenti, crediti di imposta e altre misure di agevolazione contenute negli articoli 18, 19, 20, 22, 24, 29, 30 della presente legge non devono derivare diminuzioni di gettito tributario per le regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano.

Il gettito delle imposte sostitutive derivanti dalla applicazione della presente legge, riscosso nelle regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, affluisce in entrata ai rispettivi bilanci delle stesse regioni a statuto speciale e Province autonome di Trento e Bolzano.

30. 0650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 38.

L'articolo 38 è sostituito dal seguente:

Art. 38.

(Misure e a realizzazione di programmi di incremento dei servizi di polizia).

1. Per la realizzazione di programmi straordinari di incremento dei servizi di

polizia di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, il ministro dell'interno e, per sua delega, i prefetti, possono stipulare convenzioni con le regioni e gli enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale o finanziaria delle stesse regioni e degli enti locali. Quando i programmi di cui al comma 1 riguardano più regioni, gli stessi sono approvati, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

2. Con decreto del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, possono essere stabilite modalità di attuazione dei programmi di cui al comma 1 che derogano a disposizioni di legge o di regolamento.

38. 650. La Commissione.

 

ART. 40.

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Per il conferimento di nuovi incarichi, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'amministrazione dello Stato, in qualità di socio di società di diritto privato, è chiamata, attraverso i propri rappresentanti nei competenti organi statutari, a deliberare compensi, ed eventuali trattamenti accessori, del legale rappresentate e dei dirigenti di tali società, non superiori ad un tetto massimo di euro 500 mila annui, rivalutato annualmente con decreto del ministro dell'economia e delle finanze in relazione al tasso di inflazione programmato. Per comprovate ed effettive esigenze il ministro competente di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze può concedere autorizzazioni in deroga. Le medesime amministrazioni non possono contribuire a deliberare con il proprio voto favorevole, clausole contrattuali che, al momento della cessazione dell'incarico o del rapporto di lavoro prevedano per gli stessi soggetti, benefici economici superiori ad una annualità di indennità o stipendio.

40. 650. La Commissione.

 

ART. 43.

Sostituirlo con il seguente:

Art. 43.

(Ricorsi in materia pensionistica).

1. Al fine di conseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di ridurre il complesso della spesa di funzionamento delle Amministrazioni pubbliche, di incrementare l'efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, con uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro il 30 giugno 2007, il Governo su proposta del ministro del lavoro di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali, procede al riordino e alla semplificazione e razionalizzazione degli organismi deputati alla gestione dei ricorsi in materia pensionistica.

Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis.

(Accise prodotti alcolici).

1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 5 milioni di euro annui.

43. 650. La Commissione.

 

ART. 44.

All'emendamento 44.600 della Commissione, al capoverso Art. 44, sostituire le parole da: di un documento fino a da parte delle con le seguenti: delle priorità previamente deliberate dalle; al capoverso Art. 45, dopo le parole: seguenti finalità aggiungere le seguenti: di studio ed analisi; alla lettera a), sostituire le parole: al processo con le seguenti: , con particolare riferimento al Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, allo studio dei processi; alla lettera d), sostituire le parole: valutare, in collaborazione con l'ISTAT con le seguenti: collaborare con l'ISTAT dopo le parole: statistico nazionale inserire le seguenti: a valutare e sopprimere le parole: verificare.

0. 44. 600. 650. (Nuova formulazione) . La Commissione.

 

Subemendamento all'emendamento 47.0500 del Governo

Alla lettera e), sostituire le parole da: dei sanitari pubblici fino a: modalità di versamento, con le seguenti: obbligatorio di tutti i sanitari dipendenti pubblici, iscritti ai rispettivi ordini professionali italiani dei medici chirurghi, odontoiatri, veterinari e farmacisti, nella misura e con modalità di versamento fissate dal consiglio di amministrazione della Fondazione.

0. 47. 0500. 650. La Commissione.

 

ART. 50.

L'articolo 50, è sostituito dal seguente:

Art. 50.

(Trasformazione della Sogesid SpA).

1. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è autorizzato a procedere entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, alla trasformazione della Sogesid SpA, al fine di renderla strumentale alle esigenze e finalità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche procedendo, a tale scopo, alla fusione per incorporazione con altri soggetti, società e organismi di diritto pubblico, che svolgano attività nel medesimo settore della Sogesid SpA.

2. Per la realizzazione delle finalità di cui al precedente comma, alla data di entrata in vigore della presente legge, gli organi di amministrazione della Sogesid SpA, sono sciolti e sono nominati un Commissario straordinario e un subcommissario, con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, su proposta del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

E, di conseguenza alla Tabella D, alla rubrica Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, apportare le seguenti modifiche:

Legge n. 183 del 1989:

2007: - 20.000.

50. 650. La Commissione.

 

ART. 53.

Dopo il comma 3 inserire il seguente:

3-bis. Nell'elenco numero 1 allegato all'articolo 25 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è soppressa la seguente voce:12.01.02.14 Minoranze linguistiche ed i relativi accantonamenti previsti per il triennio 2007-2009.

Conseguentemente le quote di stanziamento delle unità previsionali di base di cui all'elenco numero 1 allegato all'articolo 25 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono proporzionalmente

rideterminate, ad esclusione della UPB 12.01.02.14, (Minoranze linguistiche), in modo da generare un maggior accantonamento pari a 1.813.273 euro per l'anno 2007, 1.929.359 euro per l'anno 2008, 4.387.405 per l'anno 2009.

53. 650. La Commissione.

 

ART. 57.

All'emendamento 57.500, apportare le seguenti modifiche:

a) alla lettera b), dopo le parole: ricercatori e tecnologi inserire: e tecnici;

b) alla lettera c), apportare le seguenti modifiche:

1) sostituire le parole: del 50 per cento con: non inferiore al 60 per cento;

2) dopo le parole: coordinata e continuativa inserire: , esclusi gli incarichi di nomina politica;

3) sopprimere le parole da: attraverso i quali sino al punto.

0. 57. 500. 651. La Commissione.

 

All'emendamento 57.500, alla lettera f), dopo le parole: n. 117, inserire le parole: comprendendovi gli idonei del concorso di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a) del decreto-legge 10 settembre 2003, n. 253, convertito in legge con modificazioni dalla legge 6 novembre 2003, n. 300.

0. 57. 500. 652. La Commissione.

 

Subemendamento all'emendamento 57.502

Sostituire le parole: 500 unità con le seguenti: 530 unità, le parole: limite di spesa annua di 15 milioni con le seguenti: limiti di spesa annua di 16 milioni e le parole: 2007: - 15.000; 2008: - 15.000; 2009: - 15.000 con le seguenti: 2007: - 16.000; 2008: - 16.000; 2009: - 16.000.

0. 57. 502. 650. La Commissione.

 

Dopo il comma 7 inserire i seguenti:

7-bis. Al fine di potenziare l'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, una quota parte, stabilita con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, delle risorse previste per il finanziamento di specifici programmi di assunzione del personale dell'amministrazione economico-finanziaria, è destinata alle agenzie fiscali. Le modalità di reclutamento sono definite, anche in deroga ai limiti previsti dalle vigenti disposizioni, sentite le organizzazioni sindacali, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con legge 20 dicembre 2005, n. 248.

7-ter. All'articolo 12, comma 1, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 1997, n. 140, come modificato dall'articolo 3, comma 165, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, sono apportate le seguenti modifiche:

a) dopo le parole: sulla base delle inserire la seguente parola: maggiori;

b) dopo le parole: attività di controllo fiscale, sono aggiunte quelle: , rispetto a quelle risultanti dal rendiconto dell'esercizio precedente e dei risparmi di spesa conseguenti a controlli che abbiano determinato il disconoscimento in via definitiva di richieste di rimborsi o di crediti d'imposta,;

c) dopo le parole: di tali risorse aggiungere per l'amministrazione economica e per quella finanziaria in relazione a quelle di rispettiva competenza,;

d) le parole: con effetto dall'anno 2004 sono sostituite con quelle: per gli anni 2004, 2005;

e) alla fine del comma è aggiunto il seguente periodo: Con effetto dall'anno

2006 le predette percentuali sono determinate ogni anno in misura tale da destinare alle medesime finalità un livello di risorse non superiore a quello assegnato per il 2004, ridotto del 10 per cento.

7-quater. Al comma 213-bis dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, al secondo periodo sono aggiunte in fine le seguenti parole: , nonché al personale delle agenzie fiscali.

7-quinquies. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 4, del decreto-legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito con legge 31 luglio 2005, n. 156, è ridotta di 500 mila euro per l'anno 2007..

Conseguentemente, nella Tabella A voce Ministero dell'Economia e delle Finanze sono portate le seguenti variazioni: (in migliaia di euro):

2008: - 500;

2009: - 500.

57. 650. La Commissione.

 

Dopo il comma 3 inserire il seguente:

3-bis. I requisiti e le modalità di assunzione di cui al comma 2 trovano applicazione anche nei confronti del personale docente convenzionato in servizio presso gli Istituti di formazione della Marina Militare ai sensi del decreto ministeriale 20 dicembre 1971 così come modificato dal decreto ministeriale 3 gennaio 1995 n. 167, in possesso dei requisiti citati dal previsto comma 2 e che concorre alla professionalizzazione delle FF AA ai sensi del successivo comma 4.

Conseguentemente alla tabella C, apportare le seguenti variazioni:

Regio decreto n. 263 del 1928: testo unico delle disposizioni legislative concernenti l'amministrazione e la contabilità dei corpi, istituti e stabilimenti militari: Articolo 17 comma 1, esercito, marina e aeronautica (3.1.1.1 - spese generali di funzionamento - cap. 1253):

2007: - 2.100;

2008: - 2.100;

2009: - 2.100.

57. 651. La Commissione.

(Inammissibile)

 

All'articolo 57, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Per assicurare la regolare gestione delle aree naturali protette, le procedure di stabilizzazione del personale operaio forestale di cui all'articolo 1, comma 242, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, si applicano, nell'ambito delle disponibilità del fondo di cui al comma 3, anche in deroga alle disposizioni della legge 5 aprile 1985, n. 124.

57. 652. La Commissione.

 

Al comma 4, secondo periodo, sopprimere le parole: alle assunzioni dei segretari comunali e provinciali nonché.

Conseguentemente all'articolo 57, dopo il comma 14, inserire il seguente:

14-bis. L'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali procede, in deroga ad ogni altra disposizione, a bandire ed espletare il corso-concorso per l'accesso in carriera dei segretari comunali e provinciali. Il corso-concorso si svolge secondo le seguenti modalità, fermo restando, per il resto, quanto previsto dalle norme vigenti:

a) il corso-concorso è indetto con deliberazione del consiglio nazionale d'amministrazione, previa comunicazione al Dipartimento per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione ed al Ministero vigilante;

b) il corso-concorso ha una durata di nove mesi ed è seguito da un tirocinio pratico di tre mesi presso uno o più comuni. Durante il corso è prevista una verifica volta ad accertare l'apprendimento.

57. 653. La Commissione.

 

Al comma 7, dopo le parole: prorogati ai sensi dell'articolo l, comma 243, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, aggiungere le seguenti: ovvero in essere alla data del 30 settembre 2006.

57. 654. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 57 aggiungere il seguente:

«Art. 57-bis.

(Trasformazione delle forme di organizzazione precaria del lavoro nei servizi di soccorso tecnico urgente del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco).

1. Al fine di ridurre le forme di organizzazione precaria del lavoro nei servizi di soccorso tecnico urgente, e ferme restando le attuali dotazioni organiche, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è autorizzato ad effettuare le assunzioni stabilite nel piano triennale di cui al comma 2.

2. Il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, adotta un piano triennale preordinato alla trasformazione delle forme di organizzazione precaria del lavoro nei servizi di soccorso tecnico urgente, assicurati dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il piano triennale è verificato annualmente, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, e con la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione.

3. Alla copertura dei posti da indicare nel piano di cui al comma 2, si provvede con la corrispondente riduzione delle risorse stanziate per i richiami del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; il ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

57. 0650. La Commissione.

 


ART. 59.

All'articolo 59 apportare le seguenti modifiche:

a) al comma 1, secondo periodo, sopprimere le lettera b);

b) dopo il comma aggiungere il seguente:

1-bis. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli enti predetti, fermo restando il rispetto delle regole del patto di stabilità interno, possono procedere, nei limiti dei posti disponibili in organico, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive.

1-ter. Per il triennio 2007-2009 le amministrazioni di cui al comma 1 che procedono all'assunzione di personale a tempo determinato, nei limiti e alle condizioni previste dal comma 1-bis dell'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nel bandire le relative prove selettive riservano una quota non inferiore al 60 per cento del totale dei posti programmati ai soggetti con i quali hanno stipulato uno o più contratti di collaborazione coordinata e continuativa, esclusi gli incarichi di natura politica, per la durata complessiva di almeno un anno raggiunta alla data del 29 settembre 2006.

c) sostituire il, comma 3 con il seguente:

3 per gli enti non sottoposti alle regole del patto di stabilità interno, le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, non devono superare il corrispondente ammontare dell'anno 2004. Gli enti predetti possono procedere all'assunzione di personale nel limite delle cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente anno, ivi compreso il personale di cui al comma 1-bis.

59. 650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

All'articolo 59, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

3-bis. Le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 non si applicano alle Unioni di Comuni costituite dopo il 2002 e comunque alle Unioni che negli anni successivi ai 2004 hanno incrementato il numero delle funzioni e dei servizi gestiti in forma associata ovvero alle Unioni che hanno incrementato il numero e la spesa del personale a causa di trasferimenti di personale da parte dei Comuni che le costituiscono.

Conseguentemente alla tabella C, voce: Decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell'organizzazione del Governo, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59 - Articolo 70, comma 2, finanziamento agenzie fiscali (Agenzia del Demanio) (6.1.2.9 Agenzia del Demanio cap. 3901) apportare le seguenti modifiche:

2007: - 2.500;

2008: - 2.500;

2009: - 2.500.

59. 651. La Commissione.

 

ART. 60.

Dopo l'articolo 60 aggiungere:

Art. 60-bis.

1. Al fine di dare continuità alle attività di sorveglianza epidemiologica, prevenzione e sperimentazione di cui alla legge 19 gennaio 2001, n. 3, gli Istituti zooprofilattici sperimentali sono autorizzati a procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato, nei limiti della dotazione organica all'uopo rideterminata e del finanziamento complessivo deliberato annualmente dal CIPE, integrato dalla quota parte della somma di cui al successivo comma 2. Nelle procedure di assunzione si provvede prioritariamente alla stabilizzazione del personale precario, che sia in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 ovvero che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, purché abbia superato o superi prove selettive di natura concorsuale.

2. A far data dal 2007 lo stanziamento annuo della legge 19 gennaio 2001, n. 3, è rideterminato in euro 30.300.000. Il Ministero della salute, sentiti gli Istituti zooprofilattici sperimentali, definisce con apposito programma annuale le attività da svolgersi nonché i criteri e i parametri di distribuzione agli stessi di quota parte del predetto stanziamento.

Conseguentemente alla Tabella A voce: Ministero della Salute apportare le seguenti variazioni:

2007: - 10.000;

2008: - 10.000;

2009: - 10.000.

60. 0650. La Commissione.

 

ART. 63.

All'articolo 63, comma 1, dopo le parole: Sottosegretari di Stato aggiungere le seguenti: membri del Parlamento nazionale.

Conseguentemente, alla Tabella A, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modificazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

63. 651. La Commissione.

 

ART. 66.

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

2-bis. Gli schemi di decreto ministeriale di cui al comma 2, corredati di relazione tecnica sugli effetti finanziari delle disposizioni in esso contenute, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario. Le Commissioni parlamentari esprimono il parere entro trenta giorni. Qualora il termine per l'espressione del parere decorra inutilmente, i decreti ministeriali possono essere comunque adottati.

Conseguentemente, all'articolo 67, comma 1, sopprimere le parole: e 66 e la lettera b).

66. 650. La Commissione.

 

ART. 68.

Alla fine del comma 6 aggiungere il seguente: Le Amministrazioni interessate, comunque, possono, a fronte di particolari esigenze, disporre che il beneficio previsto dall'articolo 27, comma 1 della citata legge n. 448 del 1998 sia utilizzato per l'assegnazione, anche in comodato, dei libri di testo agli alunni, in possesso dei requisiti richiesti che adempiono l'obbligo scolastico.

68. 500. La Commissione.

 

ART. 70.

Subemendamento all'emendamento 70.500 del Governo

All'emendamento 70.500 del Governo, nella parte consequenziale relativa all'articolo 216:

a) aggiungere le seguenti parole: al comma 1, Tabella A, voce: Ministero per i beni e le attività culturali, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

b) sopprimere le parole: Legge n. 293 del 2003: norme sull'istituto di studi politici «San Pio V» di Roma - ART. 3 (3.1.2.1. - Ricerca scientifica - cap. 1679):

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

0. 70. 500. 651. La Commissione.

 

ART. 74.

Alla fine del comma 6 aggiungere la frase seguente: Nel saldo finanziario in termini di competenza e di cassa non sono da considerare le entrate e le spese in conto capitale finanziate con l'utilizzazione dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001 n. 380.

74. 650. La Commissione.

 

ART. 75.

Dopo l'articolo 75, aggiungere il seguente:

Art. 75-bis.

(Trasferimenti erariali alle regioni per il federalismo amministrativo).

1. Nell'articolo 34-quinquies del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, l'ultimo periodo è abrogato.

75. 0650. La Commissione.

All'articolo 75-bis, apportare le seguenti modificazioni:

1. Al comma l, lettera a) sostituire le parole 55 milioni di euro con le altre: 50 milioni di euro.

2. Al comma 1, lettera b), sostituire le parole 71 milioni di euro con le altre: 60 milioni di euro.

3. Al comma l, lettera d), sostituire le parole 57,4 milioni di euro con le altre: 50 milioni di euro.

4. Aggiungere, in fine, la seguente lettera:

d-bis) ai comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti appartenenti ad Unioni di Comuni che svolgano in forma associata le funzioni in materia di interventi e servizi sociali, per gli anni 2007, 2008 e 2009 è concesso un contributo complessivo, da erogarsi in proporzione a tale spesa da essi gestita in forma associata, di 23,4 milioni di euro.

75. 0651. La Commissione.

 

ART. 76.

Al comma 1, lettera f) capoverso, al termine aggiungere il seguente capoverso: La presente norma troverà applicazione a partire dal primo rinnovo dei Consigli dei rispettivi enti successivo all'entrata in vigore della presente legge.

76. 650. La Commissione.

 

Al comma 1 sopprimere la lettera a).

76. 651. La Commissione.

Al comma 1, lettera f), capoverso comma 2, sostituire le parole: al trenta per cento con le seguenti: ad un quarto.

76. 652. La Commissione.

 

ART. 79.

Sopprimere i commi 5 e 6.

79. 650. La Commissione.

 

ART. 80.

Apportare le seguenti modificazioni:

a) Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo:

Nelle società a partecipazione mista costituite tra comuni, province e società loro partecipate o altri enti pubblici, le amministrazioni comunali o provinciali, in qualità di socio di diritto privato, sono chiamate, attraverso i propri rappresentanti nei competenti organi statutari a deliberare, per il presidente e i componenti del consiglio di amministrazione, un compenso non superiore al 70 per cento delle indennità spettanti rispettivamente al sindaco e al presidente della provincia dell'ente avente maggiore popolazione ai sensi dell'articolo 82 del Testo unico degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

b) Al comma 5, dopo le parole: partecipate totalmente da enti locali aggiungere le seguenti: ovvero nelle società miste costituite tra comuni, province e società direttamente o indirettamente loro partecipate, o altri enti pubblici;

dopo il primo periodo, inserire il seguente: Nelle società a partecipazione mista con privati il numero massimo dei componenti del consiglio di amministrazione designati dai soci pubblici locali non può essere superiore a cinque e il massimo compenso annuale lordo dei medesimi è stabilito nella misura di cui al comma 1;

nell'ultimo periodo, dopo la parola: statuti inserire le seguenti parole: e gli eventuali patti parasociali;

c) dopo il comma 8, aggiungere il seguente:

8-bis. Le disposizioni introdotte dal presente articolo si applicano a decorrere dalle prime elezioni per il rinnovo dei consigli comunali e provinciali, successive alla data di entrata in vigore della presente legge, ai comuni e alle province ad esse interessati e, successivamente, agli enti di volta in volta chiamati a rinnovare i propri organi elettivi.

80. 650. La Commissione.

 

ART. 85.

Dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:

1-bis. Ai lavoratori di cui al presente articolo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 2116 del codice civile.

1-ter. Alle lavoratrici di cui al presento articolo si applicano le disposizioni di cui agli articoli 7, 17 e 22 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nel limite di 9 milioni nel 2007 e 15 milioni a decorrere dal 2008.

Conseguentemente, dopo l'articolo 85, aggiungere il seguente:

Art. 85-bis.

(Misure previdenziali per i lavoratori soci di cooperative sociali)

1. Per la categoria dei lavoratori soci di cooperative sociali di cui all'articolo 1, lettera a), della legge 8 novembre 1991, n. 381 e di cooperative che esplicano l'attività nell'area di servizi socio-assistenziali, sanitari e socio educativi, nonché altre cooperative, operanti in settori e ambiti territoriali per i quali sono stati adottati, ai sensi dell'articolo 35 del Testo Unico delle norme sugli assegni familiari, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n. 797, decreti ministeriali ai fini del versamento dei contributi di previdenza ed assistenza sociale, la retribuzione giornaliera imponibile fissata dai suddetti decreti, ai fini dei contributi previdenziali è aumentata secondo le seguenti decorrenze, percentuali e modalità di calcolo:

a) del 30 per cento per l'anno 2007;

b) del 60 per cento per l'anno 2008;

c) del 100 per cento per l'anno 2009.

2. Il calcolo è effettuato sulla differenza retributiva esistente tra la predetta retribuzione imponibile e il corrispondente minimo contrattuale giornaliero, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 9 ottobre 1989, n. 338, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 1989, n. 389, e successive modificazioni.

3. Le contribuzioni versate sulle retribuzioni superiori a quelle convenzionali restano acquisite alle gestioni previdenziali. E fatta salva, nei periodi indicati al comma 1, la facoltà di versamento dei contributi dovuti sulle retribuzioni effettivamente corrisposte, purché non inferiori all'imponibile convenzionale come sopra determinato.

4. La contribuzione di cui al comma 3 ha efficacia in proporzione alla misura del versamento effettuato.

85. 0650. La Commissione.

 

Subemendamento Art. 85

All'emendamento 85.0501, al comma 2, dopo le parole: sul lavoro e le malattie professionali inserire le seguentiin funzione dell'adozione di piani pluriennali di prevenzione e di miglioramento delle condizioni

di sicurezza e di igiene nei luoghi di lavoro, concordati da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e in proporzione alla riduzione del tasso di incidentalità nel biennio precedente, e comunque.

0.85. 0501. 650. La Commissione.

 

ART. 86.

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: entro il limite massimo di 20 giorni fino alla fine del periodo, con le seguenti: per un periodo pari al massimo ad un sesto della durata complessiva del rapporto e con esclusione degli eventi morbosi fino a tre giorni.

Conseguentemente, alla Tabella A, voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale apportare le seguenti variazioni:

2007: - 10.000;

2008: - 10.000;

2009: - 10.000.

86. 652. La Commissione.

 

Aggiungere in fine il seguente comma:

6-bis. Le aliquote in materia contributiva regolanti i rapporti di lavoro di collaborazione domestica vengono applicate anche nell'ambito dei rapporti di lavoro tra istituzioni senza scopo di lucro e lavoratori, non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria e in possesso di attestazione professionale rilasciata dalle pubbliche amministrazioni, operanti nel settore dell'assistenza domiciliare all'infanzia o alle persone non autosufficienti. Le predette disposizioni si applicano sia in caso di svolgimento di tali attività presso il domicilio dell'assistito, che presso il domicilio dell'operatore, con ogni effetto sul piano contributivo e assicurativo obbligatorio, nonché dell'ottemperanza alle norme in materia di lavoro. Le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano definiranno gli specifici profili e i presupposti per l'applicazione del presente articolo.

86. 653. La Commissione.

 

Al comma 1, prima dell'ultimo periodo aggiungere: Alle lavoratrici di cui al presente comma si applicano le disposizioni di cui agli articoli 7 e 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151.

86. 654. La Commissione.

 

Aggiungere, infine, il seguente comma:

2. Ai lavoratori di cui al presente articolo si applica l'articolo 2116 del codice civile.

86. 655. La Commissione.

 

ART. 88.

(Settore sanitario).

Dopo l'articolo 88, inserire il seguente:

Art. 88-bis.

1. Il prezzo al pubblico dei medicinali non soggetti a prescrizione medica disciplinati dall'articolo 96 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, è stabilito da ciascun titolare di farmacia o di esercizio di vendita previsto dall'articolo 5 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Il prezzo deve essere chiaramente reso noto al pubblico nel punto di vendita, mediante listini o

altre equivalenti modalità. Nei confronti dei medicinali predetti cessano di appli- carsi le disposizioni di cui all'articolo 73, comma 1, lettera r), del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, all'articolo 85, comma 25, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, all'articolo 1, comma 3, secondo periodo, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 149.

2. Fino al 31 dicembre 2007, le farmacie e gli altri esercizi al dettaglio non possono vendere i medicinali di cui al comma 1 a un prezzo superiore al prezzo massimo di vendita in vigore al 31 dicembre 2006, pubblicato sul sito internet dell'Agenzia italiana del farmaco. Per lo stesso periodo fino al 31 dicembre 2007 le Aziende farmaceutiche titolari dell'A.I.C. nella cessione del prodotti al dettagliante debbono assicurare un margine di non inferiore al 25 per cento calcolato sul prezzo massimo d vendita di cui al periodo precedente.

3. Sul prezzo massimo di vendita di cui al comma 2 è calcolato, fino al 31 dicembre 2007, lo sconto minimo cui hanno diritto, ai sensi della normativa vigente, gli ospedali e le altre strutture del Servizio sanitario nazionale che acquistano i medicinali di cui al comma 1 dai produttori e dai titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio.

4. Il prezzo di vendita al pubblico dei medicinali soggetti a prescrizione medica appartenenti alla classe c) di cui all'articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, stabilito dai titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 149, non può essere superiore, per l'anno 2007, al prezzo in vigore nel 2006, aumentato sulla base delle variazioni dell'indice Istat sul costo della vita relative al periodo dicembre 2005-dicembre 2006.

88. 0650. La Commissione.

 

ART. 99.

Dopo l'articolo 99 aggiungere il seguente:

Art. 99-bis.

(Misure in materia e vigilanza e controllo sul doping).

Per consentire il potenziamento delle attività affidate alla Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping e ai laboratori per il controllo sanitario sulle attività sportive di cui agli articoli 3 e 4 della legge 14 dicembre 2000 n. 376 è autorizzata per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009 una spesa ulteriore di 2 milioni di euro.

Conseguentemente alla Tabella A, voce Ministero della salute apportare le seguenti modifiche:

2007: - 2.000;

2008: - 2.000;

2009: - 2.000.

99. 0650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 101.

Alla lettera b) sostituire il comma 1-bis con il seguente:

1-bis. L'applicazione del comma 1 resta subordinata all'emanazione della norma di attuazione dello Statuto in materia di sanità, volta ad attuare quella stabilita con il decreto del Presidente della Repubblica 9 agosto 1956, n. 1111, e modificata dal decreto del Presidente della Repubblica 13 maggio 1985, n. 256. È abrogata la parola «simmetricamente» di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241. La norma di attuazione dello statuto siciliano è da definire entro il 30 aprile 2007.

0. 101. 500. 650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 104.

All'articolo 104-bis, sostituire le parole: alle leggi regionali di agevolazione degli investimenti produttivi e della ricerca con le altre: agli interventi previsti da leggi regionali di agevolazione ovvero conferiti alle regioni ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998 per gli investimenti produttivi e per la ricerca.

104-bis. 650. La Commissione.

 

ART. 105.

All'articolo 105, comma 1, primo periodo, sostituire le parole 63.273 milioni con 65.175 milioni e le parole 58.073 milioni con 59.975 milioni.

105. 650. La Commissione.

 

ART. 109.

All'articolo 109, apportare le seguenti modificazioni:

1) sostituire la rubrica Fondo di garanzia fidi con la seguente: Incentivi allo sviluppo e alla patrimonializzazione dei Consorzi Fidi;

2) dopo il comma 1 aggiungere i seguenti commi:

1-bis. Al fine di accelerare lo sviluppo dei consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, di seguito denominati «confidi», anche mediante fusioni o trasformazioni in intermediari finanziari vigilati, iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del testo unico bancario o in banche di credito cooperativo ai sensi dei commi 29, 30, 31 e 32 dell'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, entro il 30 giugno 2007 i confidi provvedono ad imputare al fondo consortile o al capitale sociale le risorse proprie costituite da fondi rischi o da altri fondi o riserve patrimoniali derivanti da contributi dello Stato, degli enti locali o territoriali o di altri enti pubblici. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione.

1-ter. Al fine di favorire il rafforzamento patrimoniale dei confidi, i fondi di garanzia interconsortile di cui al comma 20 dell'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, possono essere destinati anche alla prestazione di servizi ai confidi soci ai fini dell'iscrizione nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, nonché, in generale, ai fini della riorganizzazione, integrazione e sviluppo operativo dei confidi stessi. Per le medesime finalità, in attesa dell'emanazione della IIIa direttiva in materia di antiriciclaggio, i confidi non sono assoggettati agli obblighi di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 1991, convertito con modificazioni dalla legge n. 197 del 1991.

1-quater. I versamenti compiuti dai soci, ivi compresi i soci sostenitori, al fondo rischi dei confidi, sono integrati con un contributo a carico del bilancio dello Stato, pari al doppio dell'ammontare di ciascun versamento, da effettuare entro il 31 dicembre 2007.

1-quinquies. Per la promozione di interventi di fusione e di accorpamento tra confidi è concesso un contributo diretto ad integrare la disponibilità del fondo del consorzio o della cooperativa che risulti dalla fusione, destinato alla prestazione di garanzie a favore delle imprese consorziate o socie. Il contributo è concesso nella misura massima di cinque volte l'ammontare del predetto fondo nel limite di 1,5

milioni di euro per ciascuna operazione di fusione realizzata entro il 31 dicembre 2007.

1-sexies. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, definisce le modalità di richiesta, concessione ed erogazione delle agevolazioni di cui al presente articolo, comunque entro il limite di spesa di 20 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente alla tabella C rubrica Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti modifiche:

decreto legislativo n. 300 del 1999: riforma dell'organizzazione del Governo a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59: articolo 70 comma 2 Finanziamento Agenzie fiscali (Agenzia del Demanio) (6.1.2.9 Agenzia del Demanio cap. 3901):

2007= - 5.000;

Legge n. 468 del 1978: riforma di alcune norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio: articolo 9-ter: Fondo di riserva per le autorizzazioni di spese delle leggi permanenti di natura corrente (4.1.5.2 - altri fondi di riserva - cap. 3003)

2007= - 5.000;

Decreto legislativo n. 165 del 1999 e decreto legislativo n. 188 del 2000: Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) (3.1.2.7 - Agenzia per le erogazioni in agricoltura - cap. 1525)

2007= - 5.000;

Decreto legislativo n. 303 del 1999: ordinamento della Presidenza dei Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 11 della legge n. 59 del 1997 (3.1.5.2 - Presidenza del Consiglio dei ministri - cap. 2115)

2007= - 5.000.

109. 650. La Commissione.

(Inammissibile limitatamente all'ultimo periodo capoverso 1-ter)

 

ART. 111.

Aggiungere in fine il seguente comma:

1-bis. Per la realizzazione di infrastrutture per la mobilità al servizio delle fiere di Bologna e Vicenza è autorizzato un contributo quindicennale di 1,5 milioni di euro a decorrere dal 2007, a valere sulle risorse per la realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443.

111. 650. La Commissione.

 

ART. 112.

All'articolo 112, comma 1, dopo le parole: il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione aggiungere le seguenti e di concerto con il ministro per gli affari regionali e le autonomie locali per gli interventi relativi alle regioni e agli enti locali.

112. 650. La Commissione.

 

ART. 128.

Al comma 1-ter sopprimere la lettera a) e sostituirla con:

a) incluso l'uso fallace o fuorviante di marchi aziendali ai sensi della disciplina sulle pratiche commerciali ingannevoli.

128. 650. La Commissione.

 

ART. 137.

Art. 137-bis.

(Attività di dragaggio).

1. Alla legge 28 gennaio 1994, n. 84, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 5 sostituire il comma 11-bis con i seguenti:

11-bis. Nei siti oggetto di interventi di bonifica di interesse nazionale ai sensi

dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, il cui perimetro comprende in tutto o in parte la circoscrizione dell'Autorità portuale, le operazioni di dragaggio possono essere svolte anche contestualmente alla predisposizione del progetto relativo alle attività di bonifica. Al fine di evitare che tali operazioni possano pregiudicare la futura bonifica del sito, il progetto di dragaggio, basato su tecniche idonee ad evitare la dispersione del materiale, è presentato dall'Autorità portuale, o laddove non istituita dall'ente, competente, al Ministero delle infrastrutture, che lo approva entro trenta giorni sotto il profilo tecnico-economico e lo trasmette al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'approvazione definitiva. Il decreto di approvazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare deve intervenire entro trenta giorni dalla suddetta trasmissione. Il decreto di autorizzazione produce gli effetti previsti al comma 6 del citato articolo 252 del decreto legislativo 152 del 2006, nonché, limitatamente alle attività di dragaggio di cui al progetto, gli effetti previsti dal comma 7 dello stesso articolo.

11-ter. I materiali derivanti dalle attività di dragaggio, che presentano caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche analoghe al fondo naturale con riferimento al sito di prelievo, e idonee con riferimento al sito di destinazione, nonché non esibiscono positività a test ecotossicologici, possono essere immessi o refluiti in mare ovvero impiegati per formare terrapieni costieri, su autorizzazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che provvede nell'ambito del procedimento di cui al comma precedente. Restano salve le eventuali competenze della regione territorialmente interessata. I materiali di dragaggio aventi le caratteristiche di cui sopra possono essere utilizzati anche per il ripascimento degli arenili, su autorizzazione della regione territorialmente competente.

11-quater. I materiali derivanti dalle attività di dragaggio e di bonifica, se non pericolosi all'origine o a seguito di trattamenti finalizzati esclusivamente alla rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei processi finalizzati all'immobilizzazione degli inquinanti stessi, come quelli di solidificazione/stabilizzazione, possono essere refluiti, su autorizzazione della regione territorialmente competente, all'interno di casse di colmata, di vasche di raccolta, o comunque di strutture di contenimento poste in ambito costiero, il cui progetto è approvato dal Ministero delle infrastrutture, d'intesa col Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Le stesse devono presentare un sistema di impermeabilizzazione naturale, o completato artificialmente, al perimetro e sul fondo, in grado di assicurare requisiti di permeabilità e spessore almeno equivalenti a: K minore o uguale a 1,0 x 10-9 m/s e spessore maggiore o uguale a 1 m. Nel caso in cui, al termine delle attività di refluimento, i materiali di cui sopra presentino livelli di inquinamento superiori ai valori limite di cui alla tabella 1 dell'Allegato 5 parte quarta, titolo V, del decreto legislativo 152 del 2006, deve essere attivata la procedura di bonifica dell'area derivante dall'attività di colmata in relazione alla destinazione d'uso.

11-quinquies. L'idoneità del materiale dragato ad essere gestito secondo quanto previsto ai commi 11-ter e 11-quater viene verificata mediante apposite analisi da effettuarsi nel sito prima del dragaggio sulla base di metodologie e criteri stabiliti con apposito decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottarsi entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. In caso di realizzazione, nell'ambito dell'intervento di dragaggio, di strutture adibite al deposito temporaneo di materiali derivanti dalle attività di dragaggio, nonché dalle operazioni di bonifica, prima della loro messa a dimora definitiva, il termine massimo di deposito è fissato in 30 mesi senza limitazione di quantitativi. Sono fatte salve le disposizioni adottate per la salvaguardia della Laguna di Venezia.

11-sexies. Si applicano le previsioni della vigente normativa ambientale nell'eventualità

di una diversa destinazione e gestione a terra dei materiali derivanti dall'attività di dragaggio.;

b) all'articolo 8, comma 3, la lettera m) è sostituita dalla seguente:

«m) assicura la navigabilità nell'ambito portuale e provvede al mantenimento ed approfondimento dei fondali, fermo restando quanto disposto dall'articolo 5, commi 8 e 9. Ai fini degli interventi di escavazione e manutenzione dei fondali può indire, assumendone la presidenza, una conferenza di servizi con le amministrazioni interessate da concludersi nel termine di sessanta giorni. Nei casi indifferibili di necessità ed urgenza può adottare provvedimenti di carattere coattivo. Resta fermo quanto previsto all'articolo 5, commi 11-bis e seguenti, ove applicabili.

137. 0650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 138.

Subemendamento all'emendamento 138.503 del Governo

Al punto 2, in fine aggiungere le seguenti parole: destinando almeno 5 milioni di euro delle risorse complessive, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 alla realizzazione del piano di ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia, ai sensi dell'articolo 4 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2003, n. 3279, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 89 del 16 aprile 2003.

0. 138. 503. 650. La Commissione.

 

ART. 139.

Le parole: 50 milioni per l'anno 2007 sono sostituite da: 60 milioni per l'anno 2007. Le parole 25 milioni sono sostituite da: 30 milioni.

Conseguentemente alla Tabella A voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguenti variazioni:

2007: - 10.000;

2008: - 5.000;

2009: - 5.000.

139. 650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 139 inserire il seguente:

Art. 139-bis.

(Provvedimenti a sostegno delle popolazioni dei comuni delle regioni Marche, Liguria e Piemonte colpite da eventi alluvionali nell'anno 2006).

1. Per l'attuazione degli interventi a sostegno delle popolazioni dei comuni della regione Marche e delle regioni Liguria e Piemonte, colpite da eventi alluvionali nell'anno 2006 è autorizzata la spesa complessiva annua di 10 milioni di euro: 5 milioni di euro per le Marche e 5 milioni di euro per la Liguria ed il Piemonte per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

2. Ai contribuiti di cui al presente articolo si applica il disposto di cui all'articolo 4, comma 91 della legge 24 dicembre 2003, n. 350 nel rispetto dell'articolo 3, commi da 16 a 21-ter, della medesima legge n. 350 del 2003.

Conseguentemente alla tabella A, rubrica Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti modifiche:

2007 = 10.000;

2008 = 10.000;

2009 = 10.000.

139. 0650 (ulteriore nuova formulazione). La Commissione.

 

Dopo l'articolo 139, aggiungere il seguente:

Art. 139-bis.

(Erogazione di contributi concernenti aree colpite da calamità naturali).

Il ministro dell'economia e delle, finanze, con proprio decreto, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvede a ridefinire le modalità di erogazione degli ulteriori contributi disposti in favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali del mese di novembre 1994 dal decreto-legge 3 agosto 2004, n. 220, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 ottobre 2004, n. 257, di cui al decreto del ministro dell'economia e delle finanze 29 dicembre 2004, al fine di semplificare le procedure di erogazione dei contributi, prevedendo l'obbligo, per le amministrazioni responsabili, di MCC e di Artigiancassa, di concludere l'istruttoria delle relative domande entro una data non superiore a 180 giorni dalla data di scadenza del termine per la presentazione delle domande stesse.

139. 0651. La Commissione.

 

ART. 142.

All'emendamento 142.600 della Commissione aggiungere, in fine, le seguenti parole:

voce: legge n. 376 del 2003: Misure di accelerazione della spesa: Tabella A, n. 6. Le risorse assegnate sono gestite dall'ente proprietario dell'opera viaria, strada di interesse nazionale ai sensi del decreto legislativo n. 461 del 1999. È autorizzato un ulteriore contributo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Conseguentemente, alla Tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008: - 3.000;

2009: - 3.000.

0. 142. 600. 650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 158.

Al capitolo V dopo l'articolo 158, aggiungere l'articolo aggiuntivo:

Art. 158-bis.

Le somme versate allo Stato a titolo di risarcimento del danno ambientale a seguito della sottoscrizione di accordi transattivi negli anni 2005 e 2006, per un importo non superiore ad euro 201.810.685, possono essere iscritte nello stato di previsione dell'entrata nell'anno 2007 per essere riassegnate alle pertinenti unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare allo scopo di finanziare interventi urgenti in materia di disinquinamento, bonifica, perimetrazione, messa in sicurezza e ripristino ambientale, con priorità per le aree interessate dai risarcimenti.

158. 0650. La Commissione.

 

ART. 159.

Dopo l'articolo 159, aggiungere il seguente:

Art. 159-bis.

1. L'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 94, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è estesa al personale degli Enti parco nazionali funzionalmente equiparato al Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 2, comma 36, della legge 9 dicembre 1998, n. 426. Per il personale di cui al periodo precedente, nei limiti del territorio di competenza, è riconosciuta la qualifica di agente di pubblica

sicurezza e si applicano le disposizioni previste dall'articolo 29, comma 1, della legge 11 febbraio 1992, n. 157.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 900;

2008: - 900;

2009: - 900.

159. 0650. La Commissione.

ART. 163.

Dopo l'articolo 163, è aggiunto il seguente:

Art. 163-bis.

Al comma 8 dell'articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, è aggiunto il seguente periodo:

Le risorse finanziarie giacenti nelle contabilità speciali dei Capi degli Istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi delle disposizioni di cui al presente comma e all'articolo 7 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, ove non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate entro il termine del 30 novembre 2006, sono riprogrammate con decreto del ministro per i beni e le attività culturali nell'ambito dell'aggiornamento del piano e dell'assegnazione dei fondi di cui al penultimo periodo del comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge n. 149 del 1993 e, con le modalità di cui alla legge 3 marzo 1960, n. 169, possono essere trasferite da una contabilità speciale ad un'altra ai fini dell'attuazione dei nuovi interventi individuati con la riprogrammazione. Entro e non oltre il 30 gennaio 2007 i Capi degli Istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali titolari delle predette contabilità speciali sono tenuti a comunicare all'Ufficio di Gabinetto e all'Ufficio centrale di bilancio del medesimo Ministero l'ammontare delle risorse finanziarie non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate da riprogrammare.

163. 0. 651. La Commissione.

 

Dopo il comma 5 aggiungere il seguente:

5-bis. Per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 5, comma 2, della legge 11 dicembre 2000, n. 381, è autorizzata la spesa di 100.000 euro per gli anni 2007, 2008 e 2009.

Conseguentemente, alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti modifiche:

2007: - 100;

2008: - 100;

2009: - 100.

163. 650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 165.

Dopo l'articolo 165, è aggiunto il seguente:

Art. 165-bis.

(Interventi in materia di viabilità).

1. Per interventi di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente in Sicilia e in Calabria non compresa nelle strade gestite dall'Anas, una quota rispettivamente pari a 350 e 150 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009, è assegnata in sede di riparto delle somme stanziate sul Fondo per le aree sottoutilizzate. Con decreto del ministro delle infrastrutture, di concerto con il ministro dello sviluppo economico, si provvede alla ripartizione di tali risorse

tra le province della regione siciliana e le province della regione Calabria, in proporzione alla viabilità presente in ciascuna di esse e sono stabiliti criteri, modalità e gestione per l'utilizzo, delle predette risorse.

165. 0. 651. La Commissione.

 

ART. 166.

Al comma 1, dopo la lettera b), inserire la seguente:

b-bis) per l'anno 2007, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, al fine di evitare il ricorso a licenziamenti collettivi da parte di imprese interessate da processi di cessione nell'ambito di procedure concorsuali in corso, con riferimento all'assunzione di lavoratori in esubero dipendenti delle predette imprese beneficiari di trattamenti di integrazione salariale, è concessa ai datori di lavoro cessionari che si trovino nelle condizioni di esercizio delle facoltà di cui all'articolo 63, comma 4, del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, l'applicazione degli sgravi contributivi previsti dall'articolo 8, commi 4 e 4-bis, e dall'articolo 25, comma 9, della legge 3 luglio 1991, n. 223, secondo le procedure ivi previste, come integrate dalla presente lettera. Con decreto del ministro del lavoro e della previdenza sociale, d'intesa con il ministro dello sviluppo economico, sentite le organizzazioni sindacali nazionali comparativamente più rappresentative, è disposta la concessione delle agevolazioni contributive, che si applicano a decorrere dalla data della effettiva cessione dell'azienda o del ramo di azienda. I predetti interventi si applicano alle cessioni intervenute successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge. Agli oneri della presente lettera si provvede nel limite di 5 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente, alla Tabella D, voce Ministero del lavoro e della previdenza sociale, decreto-legge n. 148 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge 236 del 1993: Interventi urgenti a sostegno dell'occupazione: articolo 1, comma 7: Fondo per l'occupazione (Settore n. 27) (3.2.3.1 - Occupazione - cap. 7202) apportare le seguenti modificazioni:

2007: + 5.000.

Conseguentemente, nella Tabella E, inserire la seguente voce: Ministero dello sviluppo economico, legge n. 289 del 2002: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2003) - articolo 61, comma 1, Fondo per le aree sottoutilizzate (Settore n. 4) (6.2.3.12 - aree sottoutilizzate):

2007: - 5.000.

166. 650. La Commissione.

 

ART. 189.

Dopo l'articolo 189, aggiungere il seguente:

Art. 189-bis.

1. L'articolo 4 della legge 11 luglio 1998, n. 224, è abrogato.

189. 0. 650. La Commissione.

 

ART. 192.

Dopo l'articolo 192 aggiungere il seguente:

Art. 192-bis.

(Agenzie per l'affitto a canone concordato).

1. Al fine di aumentare l'offerta di alloggi in affitto da destinare, con priorità, a persone aventi i requisiti per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica, i Comuni e gli Istituti autonomi case popolari comunque denominati o trasformati promuovono

la costituzione di Agenzie per l'affitto, anche con la partecipazione di soggetti privati. Le Agenzie per l'affitto garantiscono al proprietario degli immobili gestiti il rispetto degli oneri contrattuali e la restituzione dell'alloggio nelle condizioni iniziali.

Ai proprietari che conferiscano alloggi a tali agenzie dietro corresponsione di un canone non superiore al canone concordato con l'Agenzia si applicano le agevolazioni fiscali di cui all'articolo 8 della legge 9 dicembre 1998, n. 431.

2. Il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11, comma 1, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, é destinato prioritariamente ai locatari delle Agenzie per l'affitto di cui al comma 1, e viene erogato direttamente alle Agenzie, che rendicontano annualmente al Comune in merito al suo utilizzo.

192. 0651. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 192 aggiungere il seguente:

Art. 192-bis.

(Diritti e opportunità per l'infanzia e l'adolescenza).

1. La dotazione del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, di cui all'articolo 1 della citata legge n. 285 del 1997, a decorrere dall'anno 2007, è determinata annualmente dalla legge finanziaria, con le modalità di cui all'articolo 11, comma 3, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modifiche ed integrazioni.

2. Le somme impegnate ma non liquidate entro la chiusura dell'esercizio finanziario in attuazione dell'articolo 1, comma 2, della legge 28 agosto 1997, n.285 in favore dei comuni ivi indicati sono conservate nella dotazione dello stato di previsione del Ministero della solidarietà sociale per cinque anni.

192. 0650. La Commissione.

 

ART. 200.

Dopo l'articolo 200, aggiungere il seguente:

Art. 200-bis. (Fondo per le vittime dell'usura). - 1. Il fondo per risarcire le vittime dell'usura di cui alla legge 7 marzo 1996, n. 108 è rifinanziato per un importo pari a 50 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 50.000.

200. 0650. La Commissione.

 

ART. 201.

Dopo l'articolo 200, aggiungere il seguente:

Art. 201-bis.

(Soppressione dell'Imont).

1. L'istituto Nazionale della Montagna (IMONT), istituito dall'articolo 5 della legge 7 agosto 1997, n. 266, è soppresso. Le risorse umane e finanziarie in dotazione all'Istituto sono attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento degli Affari regionali per il funzionamento dell'Osservatorio della montagna che esercita le funzioni già attribuite all'IMONT.

201. 0650. La Commissione.

 

ART. 205.

Sostituire le parole: cinque milioni con le seguenti: otto milioni.

Conseguentemente all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia

e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 3.000;

2008: - 3.000;

2009: - 3.000.

205. 650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 205, inserire il seguente:

Art. 205-bis.

(Fondo per incentivare le attività musicali dei giovani).

1. Viene istituito un Fondo per incentivare le attività musicali dei giovani con un finanziamento di un milione di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

2. La scelta delle attività da finanziare e la ripartizione dei finanziamenti è determinata con un decreto del ministro per le politiche giovanili, sentito il ministro della pubblica istruzione.

Conseguentemente alla tabella A, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti modifiche:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

205. 0650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

ART. 213.

Dopo l'articolo 213, aggiungere il seguente:

Art. 213-bis.

(Percezioni consolari).

1. Il 50 per cento delle maggiori entrate di ciascun anno provenienti dalla applicazione della tariffa consolare di cui all'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, certificate con decreto del ministro degli affari esteri è destinato al funzionamento e alla razionalizzazione delle sedi all'estero.

2. L'articolo 80, comma 42, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 come modificato dall'articolo 3, comma 42, della legge 24 dicembre 2003, n. 35 è abrogato.

213. 0650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 213, aggiungere il seguente:

Art. 213-bis.

(Detrazioni per carichi familiari per soggetti non residenti).

1. Per i soggetti non residenti, le detrazioni per carichi di famiglia di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, spettano per gli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli stessi dimostrino, con idonea documentazione, individuata con apposito decreto del ministro dell'economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, che le persone alle quali tali detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al limite di cui al suddetto articolo 12, comma 2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari.

Conseguentemente alla Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 2.500;

2008: - 2.500;

2009: - 2.500.

213. 0651. La Commissione.

 

ART. 217.

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

2-bis. Le disposizioni della presente legge sono applicabili nelle regioni a statuto

speciale e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e delle relative norme d'attuazione, anche con riferimento alle disposizioni del Titolo V, parte seconda, della Costituzione per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite.

217. 650. La Commissione.

 

TAB. A.

Alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

Conseguentemente, alla Tabella C, voce: Ministero della salute, legge n. 434 del 1998: finanziamento degli interventi in materia di animali d'affezione e per la prevenzione del randagismo (4.1.2.9 prevenzione del randagismo - cap. 4340), apportare le seguenti variazioni:

2007: + 1.000;

2008: + 1.000;

2009: + 1.000.

Tab. A. 650. La Commissione.

 

 

ART. 214.

Dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:

Art. 214-bis.

(Proroga e rifinanziamento della legge 16 marzo 2001, n. 72, recante interventi a tutela del patrimonio storico e culturale della comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, e della legge 21 marzo 2001, n. 73, recante interventi in favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia).

1. Per le finalità di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 16 marzo 2001, n. 72, è autorizzata la spesa di euro 1.550.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009.

2. Le disposizioni di cui all'articolo 1 della legge 21 marzo 2001, n. 73, sono prorogate al 31 dicembre 2009. A tale scopo è autorizzata la spesa di euro 4.650.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009.

Conseguentemente, alla Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti modifiche:

2007: - 6.200;

2008: - 6.200;

2009: - 6.200.

214. 0650. La Commissione.

(Inammissibile)

 

Dopo l'articolo 104, aggiungere il seguente:

Art. 104.1. (Contenimento della spesa nelle procedure di cui alla legge 12 dicembre 2002, n. 273 ed alla legge 3 aprile 1979, n. 95). - 1. I commissari liquidatori, nominati a norma dell'articolo 7, comma 3, della legge 12 dicembre 2002, n. 273, nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto-legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 aprile 1979, n. 95, e dei commissari straordinari nominati nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, che si trovano nella fase liquidatoria, decadono se non confermati entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. A tal fine, il ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, dispone l'attribuzione al medesimo organo commissariale, se del caso con composizione collegiale, dell'incarico relativo a più procedure, dando mandato ai commissari di realizzare una gestione unificata dei servizi generali e degli affari comuni, al fine di assicurare le massime sinergie organizzative e conseguenti

economie gestionali. Con il medesimo provvedimento l'incarico di commissario può essere attribuito a studi professionali associati o società tra professionisti, in conformità a quanto disposto all'articolo 28, primo comma, lettera b), del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267.

2. Il numero dei commissari nominati o confermati ai sensi del comma 1 non può superare la metà del numero dei commissari in carica alla data di entrata in vigore della presente legge. Gli stessi stipulano convenzioni con i professionisti la cui opera si rende necessaria nell'interesse della procedura, al fine di ridurre i costi a carico dei creditori.

3. Con decreto del ministro dello sviluppo economico, da adottarsi nel termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i criteri per la determinazione e liquidazione dei compensi dovuti ai commissari liquidatori nominati nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto-legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 aprile 1979, n. 95, tenuto conto dei criteri di cui al decreto del ministro di grazia e giustizia 28 luglio 1992, n. 570, nonché delle modifiche e degli gli adattamenti suggeriti dalla diversità delle procedure.

4. Il compenso dei commissari di cui al comma 1 è determinato nella misura spettante in relazione al numero delle procedure ad essi assegnate ridotto del 30 per cento.

104. 0502. Governo.

 

Al comma 1, dopo il capoverso comma 15-bis, aggiungere il seguente:

15-ter. Nell'ambito dei processi di razionalizzazione dell'uso degli immobili pubblici ed al fine di adeguare l'assetto infrastrutturale delle Forze armate alle esigenze derivanti dall'adozione dello strumento professionale, il Ministero della difesa può individuare beni immobili di proprietà dello Stato mantenuti in uso al medesimo dicastero per finalità istituzionali, suscettibili di permuta con gli enti territoriali. Le attività e le procedure di permuta sono effettuate dall'Agenzia del demanio, d'intesa con il Ministero della difesa, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico-contabile.

17. 500. (Ulteriore nuova formulazione). Governo.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. Allo scopo di favorire il rinnovo del parco apparecchi televisivi in vista della migrazione dalla televisione analogica alla televisione digitale, agli utenti del servizio di radiodiffusione che dimostrino di essere in regola per l'anno 2007 con il pagamento del canone di abbonamento di cui al regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880, spetta, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 20 per cento delle spese sostenute entro il 31 dicembre 2007 ed effettivamente rimaste a carico, fino ad importo massimo delle stesse di 1.000 euro, per l'acquisto di un apparecchio televisivo dotato anche di sintonizzatore digitale integrato. In deroga all'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, nella determinazione dell'acconto dovuto ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per il periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, si assume, quale imposta, del periodo di imposta precedente, quella che si sarebbe determinata senza tenere conto delle disposizioni del primo periodo del presente comma;

Conseguentemente:

aggiungere, in fine, il seguente comma:

4-bis. Entro il 28 febbraio 2007, con decreto del ministro delle comunicazioni, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, sono definite le caratteristiche cui devono rispondere gli apparecchi televisivi di cui al comma 1-bis al fine di garantire il rispetto del principio di neutralità tecnologica e la compatibilità con le

piattaforme trasmissive esistenti, nonché le modalità per l'applicazione di quanto disposto al comma 1-bis.;

all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2008: - 40.000.

24. 501. Governo.

 

Dopo l'articolo 106, aggiungere il seguente:

Art. 106-bis. - 1. Con lo scopo di assicurare una più efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate all'attuazione degli interventi di cui all'articolo 68, comma 8, è istituito, nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, il Fondo per l'istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). Al Fondo confluiscono le risorse annualmente stanziate a valere sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 68, comma 11, sul fondo iscritto nella legge 18 dicembre 1997, n. 440, nonché le risorse assegnate dal CIPE, per quanto riguarda le aree sottoutilizzate, per progetti finalizzati alla realizzazione dell'istruzione e formazione tecnica superiore con l'obiettivo di migliorare l'occupabilità dei giovani che hanno concluso il secondo ciclo di istruzione e formazione.

106. 0500. Governo.

 

Dopo l'articolo 204, aggiungere il seguente:

Art. 204-bis. (Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale). - 1. Al fine del potenziamento degli impianti sportivi e per la promozione e realizzazione di interventi per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale, tra cui la partecipazione dell'Italia ai Giochi olimpici di Pechino 2008, è istituito un fondo, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, denominato «Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale» al quale è assegnata la somma di 33 milioni di euro per l'anno 2007.

Conseguentemente, all'articolo 216:

comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2007: - 5.000;

comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2007: - 5.000;

comma 4, tabella E, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze aggiungere la seguente voce: Decreto-legge n. 282 del 2004, convertito dalla legge n. 307 del 2004: Disposizioni urgenti in materia fiscale e di finanza pubblica - articolo 10, comma 5 (4.1.5.15 Interventi Strutturali di politica economica - cap. 3075):

2008: - 23.000.

204. 0500. Governo.

 

Dopo l'articolo 213, aggiungere il seguente:

Art. 213-bis. (Fondo per progetti di ricerca). - 1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 56 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è ridotta di 60 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.

Conseguentemente:

dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:

Art. 214-bis. (Integrazione fondo per gli interventi strutturali di politica economica). - 1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per gli interventi strutturali di politica economica è integrata, per l'anno 2008, di 14 milioni di euro;

 

all'articolo 216:

comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2008: - 50.000;

2009: - 50.000;

comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2008: - 14.000;

comma 2, tabella C, rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione: Legge n. 468 del 1978: Riforma di alcune norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio - Art. 9-ter: Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente (4.1.5.2 - Altri fondi di riserva - cap. 3003):

2007: - 60.000;

comma 2, tabella C, rubrica: Ministero dell'università e della ricerca apportare le seguenti variazioni:

voce: Decreto legislativo n. 204 del 1998: Disposizioni per il coordinamento, la programmazione e la valutazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica (3.2.3.4 - Ricerca scientifica - cap. 7236):

2007: 120.000;

2008: 110.000;

2009: 110.000;

voce: Legge n. 537 del 1993 : Interventi correttivi di finanza pubblica - ART. 5, comma 1, lettera a): Spese per il funzionamento delle università (3.1.2.9 - Finanziamento ordinario delle università statali - cap. 1694):

2007: 50.000;

comma 4, tabella E, aggiungere la seguente rubrica: Ministero dello sviluppo economico e la voce: Legge finanziaria n. 289 del 2002: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria anno 2003) - Art. 61, comma 1: Fondo per le aree sottoutilizzate ed interventi nelle medesime aree (Settore n. 4) (6.2.3.12 - aree sottoutilizzate - cap. 8425):

2007: - 150.000.

213. 0500. Governo.

 

Al comma 1, sostituire le parole: la proficuità complessiva della gestione con le seguenti: in sede di applicazione delle norme di spesa e minore entrata la congruenza delle clausole di copertura e il grado di conseguimento degli obbiettivi posti dal legislatore.

Conseguentemente, sostituire la rubrica con la seguente: Controlli di proficuità.

44. 500. Governo.

 

Sostituirlo con il seguente:

Art. 71. (Divieto temporaneo di istituire nuove facoltà e corsi di studio). - 1. Per gli anni dal 2007 al 2009 incluso, è fatto divieto alle università statali e non statali, autorizzate a rilasciare titoli accademici aventi valore legale, di istituire e attivare facoltà e/o corsi di studio in comuni diversi da quello ove l'ateneo ha la sede legale e amministrativa, salvo che si tratti di comune confinante.

71. 500. Governo.

 

Alla tabella A, voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale apportare le seguenti variazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

Conseguentemente, alla tabella C, rubrica: Ministero del lavoro e della previdenza sociale apportare le seguenti variazioni: Legge n. 350 del 2003: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2004) - Art. 3, comma 149: Fondo per le spese di funzionamento della Commissione

di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali (14.1.1.0 - Funzionamento - cap. 5025):

2007: 1.000;

2008: 1.000;

2009: 1.000.

Tab. A. 500. Governo.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. All'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:

«1-bis. Nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio delle concessioni edilizie, è prevista l'installazione dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica per gli edifici di nuova costruzione, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 KW».

22. 650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 29, aggiungere il seguente:

Art. 29-bis. - (Abbattimento delle barriere architettoniche negli esercizi commerciali). - 1. Al fine di incentivare l'abbattimento delle barriere architettoniche negli esercizi commerciali, presso il Ministero dello sviluppo economico è costituito un Fondo con una dotazione di 5 milioni di euro destinato all'erogazione di contributi ai gestori di attività commerciali, per le spese documentate e documentabili sostenute entro il 31 dicembre 2007 per l'eliminazione delle barriere architettoniche nei locali aperti al pubblico. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, emanato d'intesa con i Ministri dello sviluppo economico e della solidarietà sociale, definisce modalità, limiti e criteri per l'attribuzione dei contributi di cui al presente articolo.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguente variazione:

2007: - 5.000.

29. 0650. La Commissione.

 

Sopprimere gli articoli 31, 72, 81, 87 e 103.

31. 600. La Commissione.

 

Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: , garantendo comunque nell'ambito delle procedure sull'autorizzazione alle assunzioni la possibilità della immissione, nel quinquennio 2007-2011, di nuovi dirigenti assunti ai sensi dell'articolo 28, commi 2, 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in misura non inferiore al 10 per cento degli uffici dirigenziali.

Conseguentemente:

al medesimo comma, lettera f), aggiungere, in fine, le parole: , mediante processi di riorganizzazione e di formazione e riconversione del personale addetto alle predette funzioni che consentano di ridurne il numero in misura non inferiore all'8 per cento all'anno fino al raggiungimento del limite predetto;

al comma 5, primo periodo, sostituire le parole: non eccedano, al 31 dicembre 2008, il 15 per cento dei dipendenti in servizio con le seguenti: siano effettivamente ridotte nella misura indicata al comma 1, lettera f).

32. 650. La Commissione.

 

Al comma 1, sostituire l'alinea con la seguente: In coerenza con la revisione dell'ordinamento degli enti locali prevista dal Titolo V della Costituzione e con il conferimento di nuove funzioni agli stessi ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, con regolamento da adottarsi ai

sensi dell'articolo 17, comma l, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministero dell'interno, sono individuati gli ambiti territoriali determinati per l'esercizio delle funzioni di competenza degli uffici periferici dell'Amministrazione dell'interno, di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, tenendo conto dei seguenti criteri e indirizzi.

Conseguentemente:

al medesimo comma:

alla lettera d), sopprimere le parole da: , nonché fino alla fine della lettera;

alla lettera e), sostituire le parole: , anche in relazione alla con le seguenti: e alla esigenza di garantire principalmente la;

alla rubrica, sopprimere la parola: ottimali.

33. 650. La Commissione.

 

Sopprimere il comma 1.

37. 650. La Commissione.

 

All'emendamento 44. 600. della Commissione, capoverso Art. 45, comma 1, alinea, dopo le parole: seguenti finalità aggiungere le seguenti: di studio ed analisi.

Conseguentemente, al medesimo comma:

alla lettera a), sostituire le parole: al processo con le seguenti: , con particolare riferimento al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, allo studio dei processi;

alla lettera d):

sostituire le parole: valutare, in collaborazione con l'ISTAT con le seguenti: collaborare con l'ISTAT;

dopo le parole: statistico nazionale aggiungere le seguenti: a valutare;

sopprimere la parola: verificare.

0. 44. 600. 650. La Commissione.

 

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

1-bis. All'articolo 22, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «degli istituti zooprofilattici sperimentali» sono aggiunte le seguenti: «degli enti pubblici di ricerca, dell'Istituto nazionale di economia agraria, dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, dell'APAT e delle agenzie regionali per l'ambiente,».

Conseguentemente:

all'articolo 152, aggiungere, in fine, il seguente comma:

9-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2007, ai soli fini delle imposte dirette, sono raddoppiati i redditi dominicali dei terreni di superficie superiore ad 1 ettaro, non produttivi di reddito agrario, sempre che la non coltivazione non dipenda dalle ordinarie tecniche agrarie, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, né concessi in affitto, con contratto registrato, ad imprenditori agricoli iscritti nel registro delle imprese di cui all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580. L'incremento si applica sull'importo già valutato ai sensi dell'articolo 3, comma 50, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

all'articolo 216, comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare la seguenti variazione:

2007: - 60.000.

51. 650. La Commissione.

 

Al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole: comunicare alle Commissioni parlamentari competenti con le seguenti: trasmettere al Parlamento per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari.

54. 650. La Commissione.

 

All'emendamento 57. 500. del Governo, parte consequenziale, lettera a), capoverso comma 2-bis, primo periodo, dopo le parole: ricercatori, tecnologici aggiungere la seguente: , tecnici.

Conseguentemente, alla lettera b), capoverso comma 7-bis:

sostituire le parole: 50 per cento con le seguenti: non inferiore al 60 per cento;

dopo le parole: coordinata e continuativa aggiungere le seguenti: , esclusi gli incarichi di nomina politica;

sopprimere le parole da: , attraveso i quali fino alla fine del capoverso.

0. 57. 500. 650. La Commissione.

 

Al comma 1, dopo le parole: Sottosegretari di Stato aggiungere le seguenti: membri del Parlamento nazionale.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

63. 650. La Commissione.

 

All'emendamento 70.500, parte consequenziale, comma 2, sostituire le parole: comma 5 con le seguenti: commi 5 e 7-bis.

0. 70. 500. 650. La Commissione.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

6-bis. Al fine di assicurare i1 regolare svolgimento e la funzionalità dei servizi di supporto all'attività di laboratorio e di ricerca, le università possono avvalersi, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato del personale a tempo determinato di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 27 febbraio 1980, n. 38, assunto alla data del 31 dicembre 2005, anche in deroga ai limiti dì spesa previsti dall'articolo 1, comma 187, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

70. 650. La Commissione.

 

All'emendamento 84.500 del Governo, parte consequenziale comma 3, secondo periodo, sostituire le parole da: viene effettuata fino a: datore di lavoro con le seguenti: è interamente effettuata dal datore di lavoro, che provvede a compensare l'ammontare corrispondente ai versamenti al Fondo di cui al comma 2, secondo le modalità stabilite con il decreto di cui al comma 4.

0. 84. 500. 650. La Commissione.

 

Dopo il comma 3 aggiungere il seguente:

3-bis. All'articolo 1, comma 212, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, le parole: «una percentuale nella misura del 4 per cento dei compensi lordi» sono sostituite dalle seguenti: «una percentuale nella misura del 40 per cento dell'aliquota contributiva pensionistica dovuta sui compensi lordi».

85. 650. La Commissione.

 

Al comma 1, dopo l'ottavo periodo, aggiungere il seguente: Alle lavoratrici di cui al presente comma si applicano le disposizioni di cui agli articoli 7 e 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151.

86. 650. La Commissione.

 

Aggiungere, in fine, il seguente comma:

1-bis. Ai lavoratori di cui al presente articolo si applica l'articolo 2116 del codice civile.

86. 651. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 104, aggiungere il seguente:

Art. 104.1. - (Completamento degli interventi della programmazione negoziata). - 1. Le iniziative agevolate finanziate a valere sugli strumenti della programmazione negoziata, non ancora completate alla data di scadenza delle proroghe concesse ai sensi della vigente normativa e che, alla medesima data, risultino realizzate in misura non inferiore al 30 per cento degli investimenti ammessi, possono essere completate entro il 31 dicembre 2007. La relativa rendicontazione è completata entro i sei mesi successivi.

2. Per investimenti il cui importo non superi 1,5 milioni di euro, relativi ad iniziative imprenditoriali finanziate a valere sugli strumenti della programmazione negoziata, i collaudi sono effettuati dai soggetti responsabili, con l'obbligo di comunicare i verbali al Ministero dello sviluppo economico. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.

104. 0650. La Commissione.

 

Al comma 1, premettere i seguenti:

01. I dati analitici sulle opere infrastrutturali, a totale o parziale carico dello Stato, sono raccolti ed archiviati in forma di schede elettroniche relative a ciascuno degli interventi. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti il modello di scheda elettronica, le modalità di raccolta e archiviazione e di creazione di un flusso unico di dati attraverso idonee forme di raccordo fra il Sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici di cui all'articolo 1, comma 5, della legge 17 maggio 1999, n. 144, l'Osservatorio sui contratti pubblici di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, il monitoraggio delle infrastrutture e insediamenti industriali per la prevenzione e repressione di tentativi di infiltrazione mafiosa di cui all'articolo 180 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, la banca dati di cui al decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti 10 febbraio 2003 e il sistema operativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE), istituito in attuazione dell'articolo 28 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

02. Il programma da inserire nel documento di programmazione economico-finanziaria di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, è predisposto sulla base dei dati di cui al comma 01 del presente articolo e contiene:

a) l'elenco delle infrastrutture e degli insediamenti strategici complessivamente rientranti nel programma, con l'indicazione, per ciascuna voce, della data di inserimento, degli elementi descrittivi relativi alla localizzazione e alle dimensioni, delle priorità nella allocazione delle risorse finanziarie statali;

b) l'articolazione delle voci in livelli successivi di dettaglio: macroopere, opere, interventi, sottointerventi, con codici che individuino ogni riferimento in modo univoco e coerente con il codice unico di progetto di investimento pubblico (CUP) di cui alla delibera CIPE 19 dicembre 2003, n. 126;

c) la previsione di costo, le risorse disponibili e le relative fonti di finanziamento per ciascuna delle voci e delle relative articolazioni, aggiornate alla data di presentazione del programma;

d) lo stato della progettazione, dell'iter amministrativo, delle procedure di aggiudicazione, dell'avanzamento dei lavori, la data prevista di completamento;

e) i dati riassuntivi e previsionali sui flussi finanziari, articolati secondo la fonte.

03. Ai fini degli adempimenti connessi alla raccolta e archiviazione dei dati di cui al comma 01, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2007, 1 milione di euro per l'anno 2008 e 1 milione di euro per l'anno 2009. Per gli anni successivi si

provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.

Conseguentemente:

sostituire la rubrica con la seguente: Sistema informativo sugli investimenti infrastrutturali e finanziamento delle opere di preminente interesse nazionale;

all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 1.000;

2008: - 1.000;

2009: - 1.000.

135. 650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 136, aggiungere il seguente:

Art. 136-bis. - 1. È autorizzato un contributo di 15 milioni di euro annui per quindici anni a decorrere dall'anno 2007, a valere sulle risorse per la realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale, di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, quale contributo per i mutui contratti nell'anno 2007 per la realizzazione di grandi infrastrutture portuali che risultino immediatamente cantierabili.

2. Con decreto del ministro dei trasporti, da adottare d'intesa con il ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le disposizioni attuative del presente articolo al fine di assicurare il rispetto del limite di spesa di cui al comma 1.

136. 0650. La Commissione.

 

Al comma 2, dopo le parole: quale piattaforma logistica del Mediterraneo aggiungere le seguenti: in aggiunta ai porti già individuati, tra i quali quello di Augusta e il porto canale di Cagliari.

137. 650. La Commissione.

 

All'emendamento 138. 501. del Governo, comma 1-bis, sostituire le parole: popolazione di 30.000 abitanti con le seguenti: popolazione superiore a 30.000 abitanti.

0. 138. 501. 650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 139, aggiungere il seguente:

Art. 139-bis. (Provvedimenti a sostegno delle popolazioni dei comuni delle Regioni Marche, Liguria e Piemonte colpite da eventi alluvionali nell'anno 2006). - 1. Per l'attuazione degli interventi a sostegno delle popolazioni dei comuni delle Regioni Marche, Liguria e Piemonte colpite da eventi alluvionali nell'anno 2006 è autorizzata la spesa annua di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

2. Ai contributi di cui al presente articolo si applica il disposto di cui all'articolo 4, comma 91, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, nel rispetto dell'articolo 3, commi da 16 a 21-ter, della medesima legge n. 350 del 2003.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 10.000;

2008: - 10.000;

2009: - 10.000.

139. 0650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 163, aggiungere il seguente:

Art. 163-bis. - 1. Al comma 8 dell'articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito dalla legge 23 maggio 1997, n.135, è aggiunto il seguente periodo: «Le risorse finanziarie giacenti nelle contabilità speciali dei Capi degli istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi delle disposizioni di cui al presente comma e all'articolo 7 del decreto-legge 20 maggio 1993,

n. 149, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, ove non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate entro il termine del 30 novembre 2006, sono riprogrammate con decreto del ministro per i beni e le attività culturali nell'ambito dell'aggiornamento del piano e dell'assegnazione dei fondi di cui al penultimo periodo del comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge n. 149 del 1993 e, con le modalità di cui alla legge 3 marzo 1960, n. 169, possono essere trasferite da una contabilità speciale ad un'altra ai fini dell'attuazione dei nuovi interventi individuati con la riprogrammazione. Entro e non oltre il 30 gennaio 2007 i Capi degli istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali titolari delle predette contabilità speciali sono tenuti a comunicare all'Ufficio di Gabinetto e all'Ufficio centrale di bilancio del medesimo Ministero l'ammontare delle risorse finanziarie non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate da riprogrammare.».

163. 0650. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 165, aggiungere il seguente:

Art. 165-bis. (Interventi in materia di viabilità). - 1. Per interventi di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente in Sicilia e in Calabria non compresa nelle strade gestite dall'Anas, una quota rispettivamente pari a 350 e 150 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009, è assegnata in sede di riparto delle somme stanziate sul Fondo per le aree sottoutilizzate. Con decreto del ministro delle infrastrutture, di concerto con il ministro dello sviluppo economico, si provvede alla ripartizione di tali risorse tra le province della regione siciliana e le province della regione Calabria, in proporzione alla viabilità presente in ciascuna di esse e sono stabiliti criteri, modalità e gestione per l'utilizzo delle predette risorse.

165. 0700. La Commissione.

 

Dopo l'articolo 166, aggiungere il seguente:

Art. 166-bis. Nel limite complessivo di 35 milioni di euro, il ministro del lavoro e delle politiche sociali è autorizzato a prorogare, previa intesa con la Regione interessata, limitatamente all'esercizio 2007, le convenzioni stipulate, anche in deroga alla normativa vigente relativa ai lavori socialmente utili, direttamente con gli enti locali, per lo svolgimento di attività socialmente utili (ASU) e per l'attuazione, nel limite complessivo di 15 milioni di euro, di misure di politica attiva del lavoro, riferite a lavoratori impiegati in ASU nella disponibilità degli stessi enti da almeno un triennio, nonché ai soggetti, provenienti dal medesimo bacino, utilizzati attraverso convenzioni già stipulate in vigenza dell'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 1o dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni, e prorogate nelle more di una definitiva stabilizzazione occupazionale di tali soggetti. In presenza delle suddette convenzioni il termine di cui all'articolo 78, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è prorogato al 31 dicembre 2007. Ai fini di cui al presente comma il Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decrto-legge 20 maggio 1998, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, è rifinanziato di 50 milioni di euro per il 2007.

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 50.000.

166. 0650. La Commissione.

 

ART. 187.

Al comma 1, sostituire le parole: 400 milioni di euro per l'anno 2007 e di 500 milioni con le seguenti: 350 milioni di euro per l'anno 2007 e di 450 milioni.

 

Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, rubrica: Ministero degli affari esteri, voce: Legge n. 7 del 1981 e legge n. 49 del 1987: Stanziamenti aggiuntivi per l'aiuto pubblico a favore dei paesi in via di sviluppo (9.1.1.0 - funzionamento - capp. 2150, 2152, 2153, 2160, 2161, 2162, 2164, 2165, 2166, 2168, 2169, 2170) (9.1.2.2 - Paesi in via di sviluppo - capp. 2180, 2181, 2182, 2183, 2184, 2195):

2007: + 50.000;

2008: + 50.000;

2009 + 50.000.

187. 650. La Commissione.

 

ART. 188.

Sostituirlo con il seguente:

Art. 188. - 1. È autorizzata, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa 1 miliardo di euro per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace. A tal fine è istituito un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze.

2. Il termine per le autorizzazioni di spesa per la continuazione delle missioni internazionali di cui ai decreti legge 5 luglio 2006, n. 224, convertito dalla legge 4 agosto 2006, n. 247, e 28 agosto 2006, n. 253, convertito dalla legge 20 ottobre 2006, n. 270, in scadenza al 31 dicembre 2006, è prorogato al 31 gennaio 2007. A tale scopo le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere una spesa mensile nel limite di un dodicesimo degli stanziamenti ripartiti nell'ultimo semestre a valersi sul fondo di cui al comma 1. A tale scopo, su richiesta delle stesse amministrazioni, il Ministero dell'economia e delle finanze dispone il necessario finanziamento. Il ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato, con propri decreti, a disporre le relative variazioni di bilancio.

188. 650. La Commissione.

 

ART. 190.

Sopprimerlo.

Conseguentemente, il fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è ridotto di 20 milioni di euro per l'anno 2007, di 20 milioni di euro per l'anno 2008 e di 60 milioni di euro per l'anno 2009.

190. 0650. La Commissione.

 

Al comma 1, sostituire le parole: 520 milioni con le seguenti: 420 milioni.

Conseguentemente:

all'articolo 160, comma 3, sopprimere la lettera f);

dopo l'articolo 160, aggiungere il seguente:

Art. 160-bis. - (Istituzione del fondo per la mobilita sostenibile nelle aree urbane). - 1. Allo scopo di finanziare interventi finalizzati al miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane, nonché al potenziamento del trasporto pubblico, e' istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Fondo per la mobilità sostenibile con uno stanziamento di 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

2. II Fondo di cui al comma 1 destina le proprie risorse, con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il ministro dei trasporti, prioritariamente all'adozione delle seguenti misure:

a) potenziamento ed aumento dell'efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale;

b) incentivazione dell'intermodalità;

c) introduzione di un sistema di incentivi e disincentivi per privilegiare la mobilita sostenibile;

d) valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing;

e) realizzazione di percorsi vigilati protetti casa-scuola;

f) riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale;

g) realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno;

h) promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilita ciclistica;

3. Una quota non inferiore al cinque per cento del Fondo di cui al comma 1, viene destinata agli interventi di cui alla legge 19 ottobre 1998, n. 366.

sostituire l'articolo 198 con il seguente:

Art. 198. - (Fondo per le non autosufficienze). - 1. Al fine di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti è istituito presso il Ministero della solidarietà sociale un fondo denominato «Fondo per le non autosufficienze» al quale è assegnata la somma di 100 milioni di euro per l'anno 2007 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

2. Gli atti e i provvedimenti concernenti l'utilizzazione del Fondo sono adottati dal ministro della solidarietà sociale, di concerto con il ministro della salute, il ministro delle politiche per la famiglia e il ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata.

all'articolo 216:

al comma 1, tabella B, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2008: - 16.000;

2009: - 40.000;

al comma 4, tabella E:

aggiungere la seguente rubrica: Ministero dello sviluppo economico con le seguenti voci: Legge finanziaria n. 289 del 2002: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria anno 2003) - articolo 61, comma 1, Fondo per le aree sottoutilizzate (Settore n. 4) (6.2.3.12 - aree sottoutilizzate - cap. 7493):

2007: - 73.800.

alla rubrica: Ministero dell'economia e delle finanze, aggiungere le seguenti voci: Decreto-legge n. 282 del 2004, convertito dalla legge 307 del 2004: Disposizioni urgenti in materia fiscale e di finanza pubblica - articolo 10, comma 5 (4.1.5.15 Interventi strutturali di politica economica - cap. 3075):

2007: - 15.400;

2009: - 50.000;

Legge n. 183 del 1987: Coordinamento delle politiche riguardanti l'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee ed adeguamento dell'ordinamento interno agli atti normativi comunitari - articolo 5: Fondo destinato al coordinamento delle politiche riguardanti l'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (settore n. 27) (4.2.3.8- Fondo di rotazione per le politiche comunitarie - cap.7493):

2008: - 74.000.

117. 502. (nuova formulazione) . Governo.