Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento bilancio | ||
Titolo: | Finanziaria 2007 - A.C. 1746-bis-A - Lavori preparatori alla Camera - Esame in Assemblea - Parte VI (sedute dal 7 al 12 novembre) | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Progetti di legge Numero: 56 Progressivo: 2 | ||
Data: | 14/11/2006 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | V-Bilancio, Tesoro e programmazione |
Camera dei deputati
XV LEGISLATURA
SERVIZIO STUDI
Progetti di legge
Finanziaria 2007
A.C. 1746-bis-A
Lavori preparatori alla Camera
Esame in Assemblea
(sedute dal 7 al 12 novembre)
n. 56/2
Parte VI
14 novembre 2006
Dipartimento Bilancio e politica economica
SIWEB
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File: BI0063f.doc
Esame in Assemblea
(sedute
dal 7 al 12 novembre)
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
64.
Seduta di MARTEDì 7 novembre 2006
presidenza del vicepresidente GIORGIA MELONI
indi
DEI VICEPRESIDENTI
CARLO LEONI,
PIERLUIGI CASTAGNETTI E GIULIO TREMONTI
Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione congiunta sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1746-bis e A.C. 1747)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sul disegno di legge n. 1746-bis, onorevole Ventura, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la manovra di finanza pubblica per il 2007 propone una vera e propria svolta, che è caratterizzata da alcune direttrici: il risanamento dei conti pubblici, che sarà strutturale, crescente nel tempo e definitivo; una riqualificazione della spesa pubblica, che ora mantiene apparati amministrativi pesanti e che, poi, finanzierà programmi di sviluppo; una redistribuzione più equa del reddito e della pressione fiscale complessiva, attraverso modifiche al sistema fiscale e parafiscale, con l'avvio di un processo che definirà un minor carico sulle imprese e sui redditi più bassi; l'avvio di riforme profonde sul terreno del federalismo fiscale, della sanità, della previdenza, della pubblica amministrazione e dello Stato sociale.
Per capire il disegno complessivo della manovra, bisogna partire dalle posizioni di coda, che ormai da un decennio l'Italia occupa nell'ambito della media europea sia in relazione alla crescita, sia in relazione alla competitività. L'urgenza è stata quindi quella di organizzare una manovra che coniugasse il rigore con il reperimento di risorse da indirizzare alla crescita.
Per quel che attiene al rigore, bisogna ricordare che la situazione dei conti pubblici lasciata dal centrodestra è molto complessa. Infatti, accanto ai disavanzi dei saldi, sono emersi altri elementi più subdoli, ma più problematici, che hanno indicato come l'attività dell'esecutivo di centrodestra abbia portato alla desertificazione di terreni essenziali della spesa pubblica ed abbia inciso pesantemente su una parte discrezionale della spesa pubblica. Per tali motivazioni, questa manovra di bilancio di 34,7 miliardi di euro si configura per necessità come una delle più ambiziose degli ultimi 15 anni.
La situazione ereditata è così caratterizzata: il Governo ha trovato un deficit tendenziale per il 2007 a pari al 4,3 per cento del PIL, che ha raggiunto il 4,6 per effetto della sentenza della Corte di giustizia europea sul rimborso dell'IVA per le auto aziendali. Il Governo, dunque, è dovuto intervenire a giugno, appena insediato, con una prima manovra correttiva, che ha ridotto questo deficit tendenziale dello 0,5 per cento, e in ottobre, con disposizioni correttive sull'IVA relative alle auto aziendali per un altro 0,3 per cento del PIL. Resta un residuo del 3,8 per cento. Per ridurlo la manovra di bilancio ha destinato 15,2 miliardi di euro. L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni scenderà pertanto al 2,8 per cento.
In conclusione, il totale delle misure correttive del disavanzo adottate dal Governo attuale per il 2007 è dell'1,8 per cento del PIL, ossia più del doppio rispetto allo 0,8 ipotizzato dal Governo Berlusconi per l'anno 2007.
L'avanzo al netto degli interessi sul debito, che era stato praticamente azzerato dal precedente Governo, salirà al 2 per cento e di conseguenza il rapporto debito-PIL interromperà la crescita di questi due ultimi anni.
Uno degli aspetti più importanti della manovra consiste nel suo carattere strutturale di correzione del deficit. L'impatto crescente delle riduzioni di spesa previste nella legge finanziaria dovrebbe permettere di ridurre il prelievo fiscale fin dal 2008 e, al contempo, consentire all'indebitamento netto di collocarsi stabilmente al di sotto del 3 per cento anche in assenza di ulteriori interventi. Al riguardo, il recente declassamento di rating ad opera di due agenzie sembra essere più un giudizio finale di un processo di verifica avviato dalle due agenzie nel 2005, che tra l'altro coincide con i risultati delle relazioni sullo stato dei conti pubblici, divulgato del Governo Prodi nel giugno scorso, che hanno costretto a mettere mano alla manovra economica correttiva. A sostegno di tale affermazione segnalo che la terza agenzia di rating, la Morgan Stanley, ha recentemente dichiarato che le agenzie potrebbero essere costrette a rialzare il loro giudizio prima del previsto, osservando che il potenziale di crescita dell'Italia migliora e che il deficit pubblico si riduce.
Gli effetti della manovra sui saldi sono notevoli. Il rapporto deficit-PIL è previsto in discesa al 2,8 per cento nel 2007, dopo essere costantemente cresciuto ed essersi mantenuto sempre sopra il tetto del 3 per cento, fissato dal trattato di Maastricht dal 2001 al 2006. Si stima che il rapporto debito-PIL tornerà a diminuire nel 2007, dopo essere aumentato sia nel 2005 che nel 2006. L'avanzo primario salirà al 2 per cento nel 2007, dal -0,3 per cento di quest'anno e dal -0,4 per cento del 2005. Si prevede che la spesa sanitaria complessiva sarà in diminuzione nel 2007 rispetto a quest'anno, da oltre 102 a 101,7 miliardi, dopo essere cresciuta ad un tasso medio annuo del 5,7 per cento nel periodo 2000-2005.
A coloro che hanno accusato questa legge finanziaria di essere poco incisiva sul fronte dei tagli, specie nei confronti della spesa della pubbliche amministrazioni, è possibile opporre quelli previsti dall'articolo 53 che tante polemiche hanno suscitato, a dimostrazione che risparmiare sulla spesa pubblica non è mai un'operazione agevole. In esso si stabilisce, infatti, che sia accantonata e resa indisponibile in maniera proporzionale una quota pari a 4.572 milioni di euro nel 2007, a 5.031 nel 2008, a 4.922 nel 2009 delle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato a legislazione vigente, relativamente ad alcune categorie di spesa. In questa sede, vorrei segnalare che il dibattito in Commissione bilancio si è rivelato stupefacente, riferendomi al momento in cui alcuni colleghi del centrodestra, dopo la lettura dell'articolo 53, hanno scoperto la previsione dei tagli di spesa in determinati settori. Fin dalla presentazione del DPEF e della legge finanziaria abbiamo annunciato tali tagli e, pertanto, non credo che possa trattarsi della scoperta dell'ultimo momento.
Molti Ministeri semplificheranno le loro strutture e nel campo della scuola vi è l'avvio del processo di avvicinamento del rapporto alunni-insegnanti alla media europea. Nel campo del pubblico impiego e delle diverse strutture ministeriali sono previsti numerosi cambiamenti. È presente la modifica della struttura del bilancio dello Stato, con una riduzione del numero dei capitoli di spesa che consente una maggiore flessibilità di gestione e quindi maggiori economie.
La riorganizzazione e razionalizzazione della pubblica amministrazione ha prodotto risparmi per 3,9 miliardi di euro: ci vorranno determinazione e tempo, ma il processo è avviato.
Vorrei, ora, seppur brevemente, dare conto dei lavori della Commissione bilancio. Questi hanno consentito di esaminare solo 11 articoli su 217, mentre 38 sono state le modifiche apportate al testo. Si è affermato, non senza qualche ragione, che alcune delle cause della scarsa produttività del lavoro della Commissione bilancio siano da far risalire ai ritardi, ai ripensamenti, all'inefficacia del filtro dell'Esecutivo nei confronti delle numerose sollecitazioni tipiche della sessione di bilancio.
Il testo della finanziaria di quest'anno è particolarmente corposo, con ben 217 articoli. Rilevo però che quando si presentano settemila emendamenti, di cui quattromila della opposizione e tremila da parte dei gruppi della maggioranza, è ben difficile poi ottenere un iter ordinato e minimamente approfondito delle proposte di modifica. Anche il numero degli emendamenti segnalati per l'esame in Commissione dai vari gruppi ha raggiunto la cifra di ben novecento proposte emendative. Con questi numeri, mai raggiunti in precedenza, i difetti delle regole che governano la sessione di bilancio - rilevate da più parti negli anni scorsi - si sono trasformati in patologie.
Faccio rilevare come negli anni scorsi il Governo presentava emendamenti marginali in Commissione per poi riscrivere quasi daccapo la legge finanziaria con i maxiemendamenti in Assemblea. Ora, dobbiamo dare atto al Governo di aver già depositato in Commissione emendamenti importanti e significativi, come quelli relativi all'articolo 53 sui tagli delle spese dei Ministeri, sul TFR, sull'IRPEF, sul patto di stabilità interno, sui contratti del pubblico impiego.
Più che rimpallarsi le responsabilità, che pure ci sono, tra Governo e Parlamento, tra opposizione e maggioranza, servirebbe un impegno comune per avviare da gennaio in poi - e con una certa urgenza -, una modifica condivisa della sessione di bilancio. So bene che i tentativi, anche nel recente passato, non sono mancati. Segnalo soltanto che abbiamo raggiunto un punto critico di non ritorno che rischia di vanificare nei fatti una corretta dialettica su questo terreno tra Esecutivo e Parlamento. Non è un caso che il Governo di centrodestra, nella scorsa legislatura, pur godendo di una confortevole maggioranza, sia ricorso alla fiducia per approvare le ultime leggi finanziarie relative al 2004, 2005 e 2006.
Una delle questioni affrontate in Commissione riguarda gli enti territoriali. Nella disciplina per il patto di stabilità interno delle regioni, la legge finanziaria prevede ancora per il 2007 un'evoluzione controllata della spesa. I vincoli alla spesa corrente in conto capitale, disposti nella precedente legislatura, saranno quindi progressivamente superati per giungere all'individuazione dell'obiettivo per il patto di stabilità definito in termini di disavanzo.
Per il patto di stabilità interno degli enti locali sono state introdotte modifiche all'articolo 74 che raccolgono significative istanze degli stessi, riducendo il peso della manovra a loro carico. A proposito dei rapporti tra Esecutivo ed enti locali, si apre un capitolo molto complesso ed una sorta di commedia degli equivoci: dichiarazioni che continuano a susseguirsi e difficoltà a capire dove sia il punto reale dell'intesa. Mi auguro che l'evolversi del confronto anche parlamentare del dibattito porti ad un chiarimento definitivo, perché è del tutto evidente che un accordo pieno con il sistema degli enti locali si presenta - anche per lo sforzo che questa legga finanziaria prevede - quanto mai essenziale.
La Commissione ha poi approvato significative misure di intervento a sostegno dei piccoli comuni.
Come ho già sottolineato, la crescita è l'obiettivo centrale della manovra di bilancio. Le misure per lo sviluppo si basano, oltre che sul taglio del cuneo fiscale - la misura, a regime, comporta una riduzione di 3 punti percentuali del costo del lavoro - e sul piano Bersani, anche sul credito di imposta per spese di investimento e per spese di ricerca e sviluppo. Ripartono gli investimenti infrastrutturali. Nel quinquennio 2001-2005 la quota della spesa in conto capitale è stata mediamente del 4 per cento per il 2007. Il disegno di legge finanziaria destina agli investimenti risorse in misura tale che la quota della spesa pubblica in conto capitale raggiunga il 4,6 per cento del PIL. Risorse per 7 miliardi per il 2007, e per 19 miliardi di euro nel triennio, sono destinate al fondo per la competitività e lo sviluppo, al fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), al fondo per la ricerca industriale e di base, ad infrastrutture, alle reti ferroviarie e stradali e al Mezzogiorno. Misure specifiche sono previste per il turismo, la cultura, l'agricoltura, l'ambiente, i fondi per l'occupazione e le politiche sociali, la famiglia (asili nido e anziani), le donne, le politiche abitative, il diritto allo studio e la cooperazione internazionale. Noi veniamo da un lustro sconfortante, in questo senso. Infatti, le risorse per investimenti, infrastrutture, innovazione e ricerca, servizi essenziali quali strade e ferrovie, per la cultura, l'ambiente e la difesa del suolo, il turismo e tanti altri comparti non hanno fatto altro che ridursi costantemente, sino a livelli insostenibili con la manovra per il 2006.
Nel disegno di legge finanziaria è confluito anche il contenuto del cosiddetto «progetto industria 2015» per il rilancio del settore industriale italiano e per il recupero di competitività nei confronti dei partner europei ed internazionali. Tre le direttrici degli interventi: per la competitività, per la crisi d'impresa e in materia di brevetti.
Inoltre, si istituisce il fondo per la finanza d'impresa, con un finanziamento iniziale di 600 milioni di euro, per facilitare l'accesso al credito e la partecipazione al capitale di rischio da parte delle piccole e medie imprese.
Le modifiche intervenute in Commissione bilancio hanno introdotto interventi in favore del made in Italy. Una ulteriore attenzione, nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge finanziaria, dovrà essere rivolta al mondo dell'artigianato. Su tale argomento, il confronto con il Governo e le associazioni di categoria è aperto.
Il Mezzogiorno è al centro di una nuova iniziativa di rilancio degli investimenti e dell'occupazione. Già si è detto della differenziazione territoriale nella riduzione del cosiddetto cuneo fiscale. Un ulteriore incentivo è previsto, sempre in deduzione dalla base imponibile IRAP, per l'assunzione di lavoratrici, dal momento che il Mezzogiorno presenta tassi di occupazione femminile tra i più bassi d'Europa. Inoltre, si reintroduce un credito di imposta automatico per gli investimenti. Il fondo aree sottoutilizzate è incrementato di 63 miliardi di euro, tra il 2007 e il 2015, per la realizzazione di interventi di politica regionale per il periodo di programmazione 2007-2013. Ciò consente di incrementare la percentuale di risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno, sul totale destinato all'intero territorio nazionale, dal 38,6 per cento - la media del periodo 2000-2005 - al 42 per cento per il periodo 2007-2011. Tra gli interventi più significativi per il Mezzogiorno occorre segnalare il fondo per le zone franche urbane, per il recupero urbano di aree e quartieri degradati nelle città del meridione. Credo che le immagini di queste ultime giornate, le cronache crude alle quali assistiamo in grandi metropoli del sud, dovrebbero convincere tutti della priorità e dell'esigenza di uno sforzo straordinario in questa direzione.
L'investimento sul capitale umano nel nostro paese rappresenta uno dei capitoli sui quali si comincia a percepire un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.
Per la ricerca nel suo complesso sono previsti 2 miliardi di euro nel triennio. Oltre al credito di imposta per le imprese, il disegno di legge finanziaria prevede la nascita del fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica che riunisce in un fondo unico i precedenti quattro fondi esistenti presso il Ministero e per il quale sono previsti fondi aggiuntivi pari a 960 milioni di euro nel triennio. A queste somme si aggiungono i fondi CIPE e i fondi precedenti pari a 200 milioni di euro per il 2007. Sono stanziati 140 milioni di euro per un piano straordinario triennale di assunzione dei ricercatori stimato in 2 mila unità. Altre risorse sono previste per stabilizzare i ricercatori precari degli enti di ricerca.
Per la scuola è prevista un'assunzione dei lavoratori precari, di cui 150 mila nuovi docenti e 20 mila ATA (amministrativi, tecnici e ausiliari) in tre anni, dal 2007 al 2009.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, le ricordo che anche i tempi riservati ai relatori per la discussione congiunta sulle linee generali sono contingentati...
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis. Allora, mi avvio a concludere molto rapidamente e chiedo fin d'ora alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia ampia relazione.
L'obbligo scolastico a decorrere dall'anno scolastico 2007 verrà elevato a 16 anni con l'istituzione di un biennio unitario.
Vi sono, poi, misure che riguardano le infrastrutture. Vi è una parte molto ampia, descritta nella relazione, per quanto riguarda la riforma dell'IRPEF.
Se me lo consente, signor Presidente, vorrei dire che, rispetto alla complessità di questa manovra finanziaria, tutti i partiti di maggioranza e di opposizione, nonché le rappresentanze delle forze produttive e sociali, sono chiamati a dare al nostro paese risposte al di sopra dei particolarismi e corporativismi esasperati. C'è bisogno di tornare a ragionare in termini di interesse generale. Nel disegno di legge finanziaria che ci accingiamo a discutere non vi è soltanto il grande e difficile sforzo compiuto ai fini del risanamento; vi è una strategia di lungo periodo. È una strategia aperta, che non pretende di dare tutte le risposte. Vi è la disponibilità ad un confronto e ad un dibattito ampio anche con chi pensa che diverse soluzioni potrebbero essere date rispetto a quelle da noi proposte. È qualcosa, però, che era necessario fare ed a cui non eravamo più avvezzi da qualche anno; ma contempla la parte più alta della politica. Si insegue, spesso, un consenso immediato, altrettanto spesso a scapito degli interessi del paese e del suo futuro. La dignità di una classe politica risiede nella sua lungimiranza e nella sua capacità di compiere scelte improrogabili per la salvaguardia del paese in nome di frutti futuri (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ventura. La Presidenza autorizza sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione.
(omissis)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare è l'onorevole Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la manovra finanziaria per il 2007 è stata, come risaputo, frazionata in quattro provvedimenti: il decreto-legge Visco-Bersani, approvato la scorsa estate, il decreto-legge n. 262 del 2006, approvato il mese scorso, il disegno di legge in esame e quello sul riordino del sistema tributario, che ha appena iniziato il suo cammino parlamentare.
Si potrebbe pensare che questa suddivisione sia stata determinata da esigenze sistematiche, ma crediamo che non sia così, perché gli stessi temi si trovano disseminati nei vari provvedimenti senza una ragione, almeno apparente. Allora, dovremmo ritenere che l'adozione di due decreti-legge sia stata imposta dall'urgenza di mettere in ordine i conti pubblici, ma anche questa ipotesi è infondata, perché l'ISTAT ha fatto sapere che il deficit pubblico è sceso al 2,9 per cento nel primo semestre di quest'anno. Non ci resta che constatare, quindi, che vi è stata una scelta tecnica, fosse diversiva, per impedire un'esatta ricostruzione dello scenario che attende i cittadini nel prossimo anno e negli anni successivi. Ma con pazienza, il mosaico, in qualche maniera, è stato ricostruito e, quindi, nel commentare il disegno di legge in esame, credo sia necessario rifarsi a pezzi di norme disseminate qua e là, artatamente - non abbiatevene a male -, in varie direzioni.
Giorni addietro, e solo da fonti giornalistiche, apprendevamo che l'ammontare della manovra era in continua variazione nell'ordine di milioni, se non di miliardi, di euro, secondo l'interlocutore del momento. Oggi, l'ultimo riscontro ci parla addirittura di 40 e più miliardi di euro. Ciò impone di spostare l'attenzione soprattutto su quelle parti della manovra di finanza pubblica che riguardano le entrate, poiché non si comprende la ragione per cui venga richiesto un sacrificio tanto grave ai cittadini italiani.
A mio parere, inoltre, vi è un secondo motivo per soffermarsi su tale aspetto, costituito dall'irrazionalità di alcune norme, poiché esse fanno ritenere che siano state gettate le basi per futuri aumenti della pressione fiscale; si tratterebbe, peraltro, di inasprimenti tributari sottratti al controllo parlamentare. Se ciò fosse dimostrato, sarebbe un fatto gravissimo.
In quest'ottica, appare quasi irrilevante soffermarsi analiticamente sugli aspetti relativi alle modifiche delle «curve» delle aliquote tributarie, del sistema delle detrazioni e delle deduzioni e via dicendo. Credo, infatti - e tutti, oggi, lo hanno ben chiaro -, che non vi sia angolo del paese in cui il problema non sia stato discusso e la manovra finanziaria sia stata coralmente disapprovata, a causa dell'aumento della pressione fiscale anche nei confronti di categorie che sicuramente non beneficiano di redditi significativi, nonché della irrazionalità della distribuzione del maggior carico fiscale.
È stato affermato da più parti, anche autorevoli, che la filosofia alla base del provvedimento mira interamente alla redistribuzione dei redditi. Diverse simulazioni hanno consentito di dimostrare che l'effetto redistributivo penalizza i lavoratori autonomi e le famiglie senza figli e favorisce, invece, i lavoratori dipendenti e le famiglie con figli a carico. Tutto ciò avviene in dimensioni assai modeste, perché, nelle ipotesi migliori (che sono, tuttavia, anche le più rare) il beneficio resta confinato all'1 per cento del reddito prodotto.
In conclusione, l'incremento della pressione fiscale, anche sui redditi modesti, non giustifica il tanto decantato effetto redistributivo, il quale, nella migliore delle ipotesi, porterà nelle tasche dei cittadini più poveri una decina di euro in più al mese: è di questo che stiamo parlando!
Detto ciò sugli aspetti della manovra economico-finanziaria che hanno avuto maggiore risonanza, a causa della loro evidenza, è utile passare all'esame di quella parte della manovra che riteniamo più insidiosa, perché produce, a nostro parere, effetti non immediatamente percepibili dai contribuenti.
Emblematica, secondo noi, risulta essere la modifica della disciplina relativa agli studi di settore. Vedete, colleghi, con l'articolo 5 del disegno di legge finanziaria per il 2007 si «debutta» riducendo i termini di revisione degli studi di settore da quattro a tre anni. In tale articolo, inoltre, sono recate indicazioni volte a tener conto, nella fase di revisione, non solo di dati e di statistiche ufficiali, ma, ahimè, anche di indicatori di coerenza.
La domanda che ci poniamo, tuttavia, è la seguente: da chi dovranno essere elaborati tali indicatori di coerenza e sulla base di quali criteri? Onorevoli colleghi, non ho rinvenuto tale aspetto nella normativa; è possibile che abbia sbagliato, ma vorrei che qualcuno me lo dicesse.
Il processo di insinuazione della massima discrezionalità dell'Esecutivo - a nostro avviso, per aumentare il reddito imponibile a proprio piacimento - si delinea ancora di più grazie alla previsione di utilizzare indicatori di normalità economica fino alla elaborazione ed alla revisione degli studi di settore. Si tratta di indicatori che sono approvati - chiedo la vostra attenzione, colleghi! - escludendo espressamente il parere della commissione di esperti, la quale, contemplando la presenza delle categorie interessate, concorre, per legge, alla validazione delle proposte di nuovi studi, nonché delle modifiche di quelli esistenti, presentati dall'amministrazione finanziaria.
Insomma, se non fosse ancora chiaro, onorevoli colleghi, vorrei evidenziare che, in questo modo, si è apprestato uno strumento giuridico volto ad aumentare il gettito tributario a carico sia dei lavoratori autonomi, sia delle piccole e medie imprese lontano da occhi indiscreti e, soprattutto, senza che sia previsto alcun controllo democratico!
La trasformazione degli studi di settore in uno strumento di mero arbitrio ha origini anteriori al disegno di legge finanziaria in esame: per l'esattezza, risale al cosiddetto decreto Visco-Bersani. Ma come è possibile dimenticare che gli studi di settore furono concepiti quale ausilio orientativo dell'attività di accertamento degli uffici finanziari?
L'introduzione del sistema degli studi di settore era stata originata, infatti, dal concepimento di un sistema che doveva essere ausiliario ed orientativo dell'attività di accertamento degli organi dell'amministrazione finanziaria.
Questo significato era ben precisato nei commi 2 e 3 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, che prevedeva la possibilità di effettuare accertamenti nei confronti di quei contribuenti in contabilità ordinaria che fossero risultati incongrui in due periodi di imposta su tre ed anche in contabilità ordinaria per opzione, in presenza di gravi irregolarità delle scritture contabili. Il fatto è che i suddetti commi sono stati abrogati ed ora è stata prevista la procedura di accertamento per effetto della incongruità anche per un solo periodo di imposta.
Queste modifiche, a nostro parere, hanno un significato ben preciso. Gli studi di settore perdono la funzione di strumento indiziario, per assumere invece la funzione ed il ruolo di presunzione legale. Spetterà così purtroppo al contribuente dimostrare l'inapplicabilità degli studi di settore al proprio caso, e voi immaginate con quali difficoltà di prova. Tuttavia, l'aspetto più preoccupante è che, medio tempore, per gli studi in essere e poi per gli studi che verranno successivamente, i risultati saranno influenzati da quelle elaborazioni prodotte dall'amministrazione finanziaria, senza alcun contraddittorio.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 10)
MASSIMO MARIA BERRUTI. Si determina insomma una situazione molto grave, perché la pressione fiscale su alcune categorie diventerà una variabile indipendente, che sarà esclusivamente nelle mani dell'Esecutivo. È facile allora immaginare che si voglia giustificare tutto ciò con la lotta all'evasione fiscale e che vi sia la tentazione di respingere le critiche, tacciandole come tesi provenienti dai difensori dei peccatori, che saremmo noi, secondo una recente tesi di un nuovo - ma forse non autorizzato! - interprete delle leggi divine. Queste argomentazioni, se sostenute, andrebbero respinte come un maldestro tentativo per eludere un aspetto molto delicato. Con questi provvedimenti sono stati inaspriti gli obblighi contabili, le capacità di intrusione nell'anagrafe tributaria, dai conti bancari alle consistenze patrimoniali, gli oneri di comunicazione di dati e informazioni. Sono stati rafforzati anche gli obblighi relativi alle ricevute e agli scontrini fiscali.
Credo sia arrivato allora il momento di fare chiarezza sui criteri che l'amministrazione finanziaria intende seguire per orientare la propria azione di controllo, se cioè punti sugli accertamenti analitici ovvero su quelli presuntivi. I contribuenti hanno diritto di acquisire certezza sui controlli che devono legittimamente subire, perché non possono essere compressi da oneri di adempimento, la cosiddetta compliance, che possono poi risultare addirittura inutili, perché secondo inveterate abitudini tutti sappiamo che il fisco privilegia comunque il metodo che dà il risultato più alto.
È evidente quindi che tutta la manovra su questo argomento si poggia a nostro parere su una contraddizione. Infatti, se si rafforzano gli strumenti per l'accertamento analitico, non ha senso inasprire il regime delle presunzioni. Per essere ancora più espliciti, è razionale oggi mantenere i misuratori fiscali, se poi i ricavi vengono controllati con gli studi di settore? Al limite, allora, si potrebbe perfino dire che i misuratori fiscali potrebbero far prova contro l'amministrazione finanziaria?
Dunque, un eventuale appello alla lotta all'evasione fiscale, per ignorare le tematiche che sono state segnalate, risulta un'operazione di mera disinformazione, per dissimulare forse finalità assolutamente inquietanti! D'altra parte, non sfugge ad alcuno che la razionalizzazione del sistema significa anche porre con forza il tema della sua economicità, considerato che l'elaborazione degli studi di settore è molto complessa e che i relativi costi non sono assolutamente noti.
Gli studi di settore sono nati per affrontare quella realtà economica ove, in assenza di conflitto di interesse fra gli attori delle attività, le scritture contabili abbiano un'attendibilità ridotta.
Nessuno ha mai pensato che i soggetti di notevoli dimensioni, le grandi aziende, le grandi industrie...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Ho tredici minuti a disposizione, signor Presidente.
PRESIDENTE. Infatti, siamo già al tredicesimo.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Dicevo che nessuno ha mai pensato che le grandi aziende possano permettersi di utilizzare gli artifici ai quali possono ricorrere, invece, i contribuenti di minori dimensioni.
Concludo con un riferimento alla possibilità di procedere a nuove privatizzazioni (mi riferisco all'ANAS) con i criteri già utilizzati in passato. Per favore, basta!
Colleghi, provate ad indicare un solo motivo per sostenere - come fate voi della maggioranza, insieme al Presidente del Consiglio - che il provvedimento in esame è un provvedimento giusto. Provateci, ma il vostro sforzo sarà inutile, come noi riteniamo sia il disegno di legge finanziaria per il 2007. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il collega Berruti è riuscito ad evidenziare, in modo brillante, non soltanto il controsenso del disegno di legge finanziaria in esame, nel metodo e nel merito, ma anche la stessa incomprensibilità del merito stesso.
Stiamo ripetendo da giorni che i 217 articoli del disegno di legge hanno prodotto, da un lato, la presentazione di più di settemila emendamenti e, dall'altro, numerose manifestazioni, programmate, in questi giorni, anche in regioni che non sono sicuramente di centrodestra (ad esempio, in Umbria ed in Toscana).
Paradossalmente, nonostante il provvedimento sia tanto corposo, le proteste riguardano ciò che in esso manca. Nei pochi minuti di cui dispongo, cercherò di rimarcare un rischio che è stato già posto in risalto. Questo strumento di intervento dello Stato italiano sta diventando inefficace: contiene troppe misure, non risolve alcun problema e fa nascere nei cittadini aspettative che è impossibile realizzare. Alla fine, i disegni di legge finanziaria contengono soltanto norme restrittive e creano sfiducia in chi deve fare i conti con le limitazioni che da essi derivano. Si pensi ai precari, al settore della sicurezza, all'università, alla sanità, al trasporto locale, alla scuola: in ogni settore, senza un criterio logico e comprensibile, il disegno di legge finanziaria interviene addirittura disciplinando dettagli che dovrebbero essere oggetto di disposizioni specifiche (si va dalla tenuta dei registri matricola e paga al procedimento di rilascio del documento unico di regolarità contributiva, alle graduatorie permanenti nella scuola; il collega Berruti ha fatto riferimento ai misuratori fiscali ed agli scontrini fiscali). Con ciò voglio dire che la valutazione del disegno di legge finanziaria è critica perché esso crea troppa sfiducia in chi deve applicarne le disposizioni.
Cosa avremmo voluto leggere nel disegno di legge finanziaria? Ad esempio, nulla si dice a proposito di un tema fondamentale: il completamento delle opere pubbliche (tema che le precedenti finanziarie, invece, hanno affrontato). Alcune opere pubbliche, indispensabili per l'economia del nostro paese e per la vivibilità, si trovano all'ultimo stadio di realizzazione: per consentirne la fruizione da parte dei cittadini manca, in qualche caso, uno stanziamento di pochi milioni di euro. Ve n'è una, in particolare, nata, nel 1968, come opera viaria per l'emergenza Vesuvio: amministrazioni locali come quelle di Sant'Antonio Abate, Scafati ed Angri protestano da tempo perché l'ultimo tratto, fondamentale per l'emergenza Vesuvio, non viene ultimato per mancanza di risorse. L'esempio corrobora quanto ho già detto in apertura del mio intervento: ci lamentiamo per quello che manca. Non riusciamo a giustificare, davanti ai sindaci di quei territori, come mai in un disegno di legge finanziaria così eterogeneo (ed incongruente) manchi il finanziamento per l'ultimazione di un'opera quasi completata!
La precedente valutazione dà l'idea delle motivazioni che sono alla base della nostra posizione e che ci hanno indotto a presentare moltissimi emendamenti. Al riguardo, io sostengo che il numero degli emendamenti è proporzionale alle materie trattate con 217 articoli ed è quindi normale. Anzi, giustifico anche l'atteggiamento della maggioranza, la quale ha cercato di dare il suo contributo (non dimentichiamo, infatti, che il Parlamento interviene sui documenti presentati dal Governo).
Ho sentito più volte una critica riferita alle leggi finanziarie del precedente Governo. A tale proposito, ricordo ai colleghi che il presidente della Casa delle libertà, nella precedente legislatura, aveva già lanciato un monito in occasione dell'approvazione del disegno di legge finanziaria del 2004: egli invitava il Governo a tenere conto dei principi del disegno di legge finanziaria. Ancora prima, le Commissioni bilancio della Camera e del Senato avevano approvato, il 4 giugno 2002, due risoluzioni che ponevano in risalto il rischio già segnalato.
Il Governo precedente cioè aveva dichiarato la sua preoccupazione per quello che stava diventando, in termini peggiorativi, l'utilizzo dello strumento della finanziaria. Perché faccio questo riferimento? Perché voi, che state predisponendo questa finanziaria, avete fatto riferimento all'ultima finanziaria approvata dal Governo di centrodestra; così, intendete giustificare l'eventuale ricorso alla posizione della questione di fiducia sia ricordandoci che anche noi ponemmo in quell'occasione la fiducia sia perché le materie e le questioni da trattare sono tante. Tuttavia, voi non dovete confondere la prima finanziaria approvata da un Governo appena in carica con l'ultima o le ultime finanziarie approvate dallo stesso esecutivo. A mio avviso, è opportuno distinguere il periodo iniziale di Governo, momento in cui si ha maggior coraggio nel proporre politiche anche di rigore, rispetto a periodi, per così dire, elettorali.
Un altro elemento che sfugge a molti colleghi è quello di valutare il disegno di legge finanziaria oltre che per il suo contenuto anche per la fase in cui esso viene esaminato, cioè se l'esame si svolge in prima o in seconda o in terza lettura. Difatti, come sappiamo, una cosa è l'esame del disegno di legge finanziaria in prima lettura, dove evidentemente c'è maggiore spazio per apportare modifiche, altra cosa è l'esame in seconda lettura per le ovvie difficoltà, una volta modificato il provvedimento, a rimandarlo all'altro ramo del Parlamento. Pertanto, dobbiamo fare il paragone fra questa finanziaria, in prima lettura alla Camera, e la prima finanziaria del Governo di centrodestra che la esaminò in questa sede in seconda lettura e, conseguentemente, con maggiori difficoltà nell'approvarla. In quel caso, lo ricordo, nonostante il disegno di legge finanziaria fosse esaminato in seconda lettura, non fu posta la questione di fiducia. La preoccupazione nasce, a sua volta, da una dichiarazione contenente una preoccupazione, fatta in quel periodo. Noi siamo d'accordo nel dire che non bisogna svegliarsi all'improvviso e pensare che voi avete sbagliato un iter che fino allo scorso anno era perfetto, ma quella preoccupazione, manifestata in quel periodo, ha condotto ad una situazione odierna gravissima che va ben oltre quella preoccupazione.
Desidero ora fare riferimento ad un tema che si interseca in maniera indiretta con l'esame del disegno di legge finanziaria. Faccio riferimento alla riforma elettorale. Voi avete fatto predisporre il documento più importante del Governo, cioè la finanziaria, ad un ministro non politico, ma tecnico. È un ministro tecnico che, però, fa valutazioni politiche, tant'è che ha sostenuto che i guasti delle leggi finanziarie che hanno condizionato i conti dello Stato sono iniziati dall'ultima finanziaria approvata dal Governo di centrodestra. Da qui emerge, a mio avviso, un controsenso. Nel momento in cui si chiede ai parlamentari un rapporto diretto con il territorio, magari attraverso un sistema elettorale diverso, probabilmente basato su preferenze, poi, nello strumento più importante elaborato dal Governo, la legge finanziaria, con il quale si cerca di risolvere i problemi dei territori, i parlamentari si trovano di fronte ad un provvedimento complesso, in parte blindato, che va contro le esigenze manifestate dai territori stessi. Conseguentemente, comprendo i numerosi emendamenti presentati anche dai colleghi del centrosinistra. Di fronte ad uno strumento che dovrebbe tendere a migliorare i conti dello Stato, e che contiene tutta una serie di norme non aventi però una logica oggettiva, i sindaci e gli amministratori locali si sentono autorizzati a chiedere perché alcune norme da loro ritenute importanti non sono contenute nella legge finanziaria.
Ebbene, nei confronti della finanziaria non solo abbiamo assunto una posizione critica per ciò che essa prevede e per gli effetti che con essa si vogliono ottenere, ma incontriamo anche difficoltà a giustificare agli amministratori locali perché in questo provvedimento essi non trovano le risposte che considerano indispensabili.
Il relatore al disegno di legge finanziaria ha svolto un lavoro egregio in Commissione. Apprezzo le valutazioni che sono state fin qui espresse in termini generali, però non bisogna dimenticare le finalità che tendono a perseguire i pochi emendamenti approvati in Commissione. Noi non dobbiamo considerare questa discussione come un dibattito su questioni macro-economiche e sulla tenuta del bilancio dello Stato. Questa mattina, ad esempio, leggevo l'articolo 36 del provvedimento che reca come titolo: misure per la realizzazione del centro polifunzionale della Polizia di Stato di Napoli. Si prevede poi una proroga del termine in materia di realizzazione di immobili per l'edilizia universitaria da parte degli enti previdenziali.
La prima modifica che incontrate sul testo licenziato dalla Commissione e all'esame dell'Assemblea, è lo stralcio di una questione attualissima, che sono convinto verrà inserita nel maxiemendamento. Comprendo la difficoltà e condivido in parte le valutazioni svolte dal relatore, ma devo evidenziare il metodo utilizzato che mette in imbarazzo tutti coloro che devono rendere conto ai territori di ciò che si intende fare.
Se è vero - e concludo, Presidente - che Bruxelles ha dato un parere favorevole alla manovra, stabilendo il principio del rigore, è anche vero che in Europa abbiamo letto una classifica dei ministri europei. Io - devo dire la verità - non sono d'accordo nel dire che il nostro ministro sia il peggiore d'Europa. Anzi, da questo punto di vista, ho qualche dubbio: non posso dire che sia il peggiore ministro d'Europa, ma sicuramente è tra i peggiori d'Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Miglioli. Ne ha facoltà.
IVANO MIGLIOLI. Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nel documento di programmazione economico-finanziaria, approvato nel luglio scorso, gli obiettivi strategici per il paese erano tre: risanamento dei conti pubblici, ripresa economica, equità sociale.
Per quanto riguarda il risanamento, non possiamo evidentemente prescindere dalla pesantissima eredità lasciata al paese dal Governo Berlusconi-Tremonti: un rapporto deficit-PIL ormai prossimo al 5 per cento; una drammatica mancanza di risorse per le grandi opere infrastrutturali, di cui il paese ha bisogno come il pane, a partire dai collegamenti stradali e ferroviari; una situazione finanziaria complessiva disastrosa con un buco di bilancio, questo sì, vero. Insomma, tanta polvere nascosta sotto il tappeto che oggi noi abbiamo il dovere di spazzare via! Per questo - e non c'è da stupirsene - la manovra per il prossimo anno è di dimensioni elevate: ammonta a quasi 35 miliardi, pari al 2,3 per cento del PIL ed opera una correzione strutturale dei conti pubblici. L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni va sotto il 3 per cento nel 2007; l'avanzo primario, diventato disavanzo nel 2006, torna positivo; il volume globale del debito ricomincia a scendere fino al di sotto del 100 per cento nel 2011. Non vi è dunque da stupirsi se la comunità internazionale approva la manovra. Ma il risanamento avviato dal Governo già con la «manovrina» di luglio non risponde solo all'esigenza di rispettare i parametri europei e di riportare il deficit sotto il 3 per cento. Il risanamento ha già in sé i requisiti della ripresa, costituisce la condizione necessaria per il rilancio dell'economia, in coerenza con quanto dichiarato a più riprese dal Presidente del Consiglio: no alla politica dei due tempi, risanamento e sviluppo devono procedere assieme. E qui veniamo al secondo obiettivo strategico della manovra, quello dello sviluppo.
Il paese esce da cinque anni di stagnazione con un incremento del prodotto interno lordo prossimo allo zero, che non si spiega solo con l'andamento generale dell'economia mondiale, perché comunque l'Italia è stata il paese che in questi cinque anni di Governo di centrodestra ha avuto le peggiori performance in Europa.
Il 2006 segna un'inversione di tendenza nell'economia del paese: si tratta dunque di sostenere la ripresa con provvedimenti non occasionali, ma strutturali, di lunga lena, che facciano sentire i loro effetti anche negli anni a venire; la misura di maggior rilievo da questo punto di vista è l'immediata e forte riduzione del cuneo fiscale contributivo sul lavoro. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che le aziende italiane non hanno mai avuto così tanto: 5 punti in meno in un breve lasso di tempo, tre a favore delle imprese, due a favore dei lavoratori, pari a oltre 6 miliardi di euro. Si tratta oltretutto di una misura selettiva perché riguarda solo i rapporti di lavoro a tempo determinato e contribuisce a combattere la precarietà, rendendo meno conveniente i rapporti di lavoro instabili.
Passiamo al terzo punto, non meno importante, quello dell'equità: un obiettivo perseguito attraverso la rimodulazione delle aliquote fiscali e di altri interventi in campo sociale a favore delle fasce più deboli della popolazione, in particolare pensionati, lavoratori a reddito medio-basso, famiglie con figli.
Mi preme sottolineare a questo proposito come i dati sulla povertà, tratti dall'ultima indagine ISTAT confermino che in Italia nel 2005 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 580 mila, quasi 7 milioni e mezzo di persone.
Dunque, vi è davvero bisogno di non fare parti troppo uguali fra diseguali, per parafrasare una celebre formula di Ermanno Gorrieri in materia di fisco.
Con la proposta di riforma dell'imposta sui redditi e gli assegni familiari, il disegno di legge finanziaria realizza, con effetti ovviamente differenziati a seconda delle tipologie delle famiglie, un moderato, ma importante effetto redistributivo: circa 16 milioni di famiglie beneficeranno dei provvedimenti. Rientrano a pieno titolo nell'azione del Governo per una maggiore equità sociale le misure volte a combattere l'evasione e l'elusione fiscale.
Terminata la stagione dei condoni è ora di trasmettere al paese un messaggio tanto semplice quanto efficace: se tutti pagano le tasse tutti pagheranno meno tasse, perché l'obiettivo del Governo non è quello di far piangere i ricchi, ma di creare le condizioni perché tutti gli italiani possano, non dico fare salti di gioia, ma almeno guardare al futuro con più fiducia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Leo, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, la manovra 2007 per dimensioni e complessità ha pochi precedenti nella storia del nostro paese. Ciò è sicuramente il frutto di un'eredità disastrosa che ci ha lasciato il Governo Berlusconi; è un'eredità che si è fondata su un peggioramento strutturale dei saldi di finanza pubblica che ha portato il rapporto deficit-PIL nel nostro paese a sforare il tetto del 3 per cento per quattro anni consecutivi e che, nel 2006, ha prodotto, per la prima volta da un decennio, un aumento anche del debito pubblico.
In secondo luogo, questa eredità è stata aggravata da un blocco pressoché completo delle risorse destinate agli investimenti pubblici che ha condizionato in maniera fortemente negativa lo sviluppo economico del paese.
Il terzo aspetto di questa eredità disastrosa è rappresentato dall'accentuazione degli aspetti socialmente regressivi della politica di bilancio del precedente Governo sia sul fronte delle entrate, attraverso una politica di continui e reiterati condoni fiscali che hanno premiato l'evasione e attraverso anche una riforma del sistema fiscale che ha ridimensionato fortemente il carattere di progressività, sia sul fronte delle spese, grazie ad un attacco continuo alle strutture portanti dello Stato sociale del nostro paese.
Da qui è nata la necessità di intervenire sin da subito ed in modo simultaneo da parte del nuovo Governo e della nuova maggioranza sui tre fronti del risanamento, dell'equità e dello sviluppo che costituiscono il cardine del programma dell'Unione.
Come è noto, sul primo dei tre fronti, quello del risanamento finanziario, Rifondazione Comunista aveva proposto una strategia di rientro più graduale e sostenibile per minimizzare gli effetti recessivi dell'operazione di rientro. Questa proposta, tuttavia, è stata scartata dal Governo, in nome di un'adesione, che noi giudichiamo acritica, ai vincoli imposti dal trattato di Maastricht e dal patto di stabilità e crescita europeo.
A quel punto, è diventato, per noi forza di maggioranza, determinante, ai fini della espressione di un nostro convinto sostegno al complesso della manovra, l'aspetto dell'equità nella composizione della manovra che si annunciava così pesante. In questo senso, noi riteniamo che la finanziaria che è oggetto della nostra discussione a partire da oggi abbia corretto significativamente l'impostazione contenuta nel documento di programmazione economico-finanziaria che il Governo ha varato nel mese di luglio e che aveva suscitato da parte nostra perplessità e critiche.
Infatti, l'enfasi rispetto a quel documento si è spostata dalla riduzione della spesa pubblica, che avrebbe inevitabilmente comportato un ulteriore indebolimento del sistema di welfare e di protezione sociale nel nostro paese, alla ricerca di nuove fonti di entrata. Infatti, l'anomalia italiana rispetto al resto dell'Unione europea non è quella di avere un alto livello di spesa pubblica - in particolare nel settore della spesa sociale -, ma, al contrario, quella di avere un ridotto livello di entrate fiscali in rapporto al prodotto interno lordo rispetto a quanto accade negli altri principali paesi europei. Allora, di fronte a questa situazione, era necessario ed inevitabile che le maggiori entrate dovessero essere reperite laddove in tutti questi anni si sono nascosti privilegi e distorsioni, in modo da riequilibrare una distribuzione del carico fiscale che, fino ad oggi, ha penalizzato il lavoro e la produzione. Da questo punto di vista, le misure fiscali contenute nella manovra finanziaria - sia nella legge finanziaria, sia nel decreto-legge già approvato da quest'Assemblea sia nella legge delega collegata alla finanziaria - vanno in questa direzione.
In primo luogo, apprezziamo un intervento per la prima volta serio e significativo sul fronte della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che segue ad interventi già compiuti e realizzati con il decreto-legge cosiddetto Bersani-Visco approvato nello scorso mese di luglio. Lo scandalo dell'evasione e dell'elusione fiscale nel nostro paese ha proporzioni gigantesche. Questi sono soltanto primi e parziali interventi all'interno di un'operazione strategica che dovrà proseguire lungo l'intero corso della legislatura per far ritornare il nostro paese ad avere livelli di civiltà fiscale paragonabili a quelli dei paesi più evoluti.
In secondo luogo, apprezziamo l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, derivanti dal possesso di titoli e di azioni e dai guadagni di Borsa, contenuto nella legge delega presentata dal Governo in questo Parlamento. Tuttavia, chiediamo al Governo di continuare a considerare la legge delega sulla tassazione delle rendite finanziarie come una parte integrante e costitutiva della manovra finanziaria per il 2007 e avvertiamo che consideriamo politicamente decisivo questo aspetto per un giudizio integrale sul complesso della manovra varata.
In terzo luogo, viene reintrodotta l'imposta di successione, una forma, per quanto parziale e limitata, di tassazione dei grandi patrimoni, che consente di reintrodurre, sia pure marginalmente, una forma di redistribuzione della ricchezza accumulata. Infine, la manovra sull'IRPEF ha indubbiamente prodotto un'accentuazione degli elementi di progressività dell'imposizione personale sul reddito così gravemente deteriorato dalla politica fiscale del precedente Governo. A questo proposito, riteniamo che l'emendamento presentato dal Governo in Commissione bilancio sia positivo e ascriviamo anche alla nostra azione questo risultato. Infatti, tale emendamento consente di chiarire definitivamente che, al di sotto di una soglia collocabile intorno ai 40 mila euro di reddito lordo annuo di un lavoratore dipendente, la riforma dell'IRPEF produrrà benefici non soltanto per coloro che hanno una famiglia numerosa, ma anche per quei lavoratori e quelle lavoratrici dipendenti che vivono da soli e non hanno carichi familiari.
Infine, un'altra componente non fiscale delle entrate è costituita dall'operazione sul TFR. Noi riteniamo che questa operazione sia sensata, perché costituisce l'eliminazione di un ingiustificato vantaggio per le imprese, goduto nel corso di tanti decenni. Inoltre, la forma attraverso cui viene utilizzato il TFR allude, sia pure in misura limitata, ad una socializzazione dell'investimento, perché quelle risorse, che appartengono ai lavoratori, vengono utilizzate non per finanziare investimenti privati, ma per finanziare investimenti pubblici. Dico ai colleghi del centrodestra di non spaventarsi, perché non si tratta di Marx, ma di Keynes e delle prospettive economiche dei nostri nipoti.
Il nostro giudizio sulla parte fiscale e di reperimento delle risorse contenuta nella manovra è, quindi, complessivamente positivo, anche se essa dovrà trovare ulteriori modifiche nel corso del dibattito parlamentare.
Più articolato, invece, è il giudizio sul fronte degli interventi sulla spesa e sull'impiego delle risorse. Infatti, riteniamo che, accanto ad elementi indubbiamente positivi sul piano della protezione sociale - mi riferisco all'istituzione, per la prima volta, di un fondo per i non autosufficienti, all'aumento delle risorse destinate agli asili nido e all'istituzione, culturalmente importante, di un fondo per l'inclusione sociale degli immigrati -, permangano, tuttavia, alcuni punti di criticità e di perplessità da parte nostra, sui quali chiediamo che il Parlamento effettui una modificazione del testo presentato dal Governo.
In primo luogo, c'è il grande problema della precarietà del lavoro. Noi pensiamo che occorra cogliere, con spirito positivo e costruttivo, il messaggio della grande manifestazione dei lavoratori precari che si è svolta sabato scorso.
Da questo punto di vista, trovo curiosa e rivelatrice, tuttavia, la concezione della democrazia che viene espressa dalle forze del centrodestra e, per la verità, anche da parte di alcune componenti della maggioranza. Infatti, quando manifestano poche centinaia di liberi professionisti o di imprenditori, emerge un coro di grande attenzione, che inonda le prime pagine dei giornali e della grande stampa. Se, invece, sfilano 250 mila lavoratori precari, che costituiscono anch'essi l'ossatura del sistema economico e produttivo del nostro paese, si grida allo scandalo e alla strumentalizzazione politica e si rifiuta di cogliere il messaggio di giustizia sociale e di tutela dei diritti del lavoro che da questa parte della società proviene.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Infatti, li mandate tutti a casa!
ANDREA RICCI. Noi crediamo che già nella finanziaria occorra inserire provvedimenti tesi all'estensione dei diritti dei lavoratori precari, in particolare in materia di diritto alla malattia, alla maternità e all'accesso ad alcuni ammortizzatori sociali indispensabili per dare tranquillità di vita a questa parte del mondo del lavoro, nonché modificazioni tese ad incrementare i progetti di stabilizzazione del lavoro precario nella scuola e nella pubblica amministrazione, che pure già sono contenuti in maniera significativa nella legge finanziaria.
Un secondo fronte sul quale riteniamo importante che il Parlamento intervenga rispetto al testo presentato dal Governo, è quello relativo alla sanità. Sulla sanità, è stata realizzata un'operazione importante, incrementando il finanziamento statale al sistema sanitario delle regioni e invertendo, quindi, la tendenza verso i tagli pesanti che il precedente Governo ha imposto al sistema regionale.
Tuttavia, rimane un elemento negativo che deve essere affrontato e modificato: l'introduzione dei ticket sia per il pronto soccorso che per la diagnostica. Il meccanismo dei ticket è un odioso strumento di selezione delle prestazioni sanitarie offerte dal servizio pubblico, perché scarica sul più debole, sul cittadino malato nel momento del bisogno, l'inefficienza complessiva del sistema sanitario, che non è in grado di selezionare con la dovuta cura l'appropriatezza delle prestazioni erogate.
Un terzo fronte sul quale sicuramente è necessario un intervento è quello relativo alla scuola, all'università e alla ricerca. Nel programma dell'Unione si fa dell'investimento nella formazione e nel sapere l'asse prioritario per un nuovo modello di sviluppo. Allora, da questo punto di vista, occorre esonerare dai tagli questa parte della spesa pubblica.
Signor Presidente, concludo affermando che su questi temi si deve concentrare il lavoro del Parlamento nei prossimi giorni. Questa è la prima legge finanziaria del Governo dell'Unione. Ad aprile, la vittoria elettorale aveva suscitato grandi aspettative e forti speranze di cambiamento, soprattutto in quelle parti della società che più di altre hanno sofferto del neoliberismo praticato negli ultimi quindici anni.
PRESIDENTE. Deputato Ricci, la prego di concludere.
ANDREA RICCI. Pertanto, è questa parte della società, che sabato scorso ha manifestato e che rappresenta il perno attivo e militante di questa coalizione, che deve essere al centro delle nostre attenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, colleghi, più volte abbiamo sentito ribadire gli obiettivi che si intendono perseguire con la manovra finanziaria all'esame. Si tratta di obiettivi quali il risanamento, lo sviluppo e l'equità, che sono largamente condivisibili, ma che in realtà non sono concretamente realizzabili attraverso le misure predisposte.
Ho ascoltato con attenzione il relatore che, giustamente dal suo punto di vista, ha elencato gli aspetti positivi e quindi i numeri, le cifre ed i risultati che la programmazione economica e finanziaria dovrebbe permettere di raggiungere per il rilancio economico e sociale del Paese. Il lavoro svolto nelle Commissioni competenti è stato enorme e complesso, anche se sicuramente non esaustivo e senza che siano state accolte le proposte emendative (con l'eccezione dell'emendamento presentato dalla Lega Nord, a firma Grimaldi, in merito all'istituzione della provincia di Monza-Brianza) che avevano lo scopo di migliorare il provvedimento presentato.
Anche in questo caso, nell'ambito della maggioranza si è verificata carenza di collegialità nella preparazione degli interventi e addirittura si è potuto a volte osservare dissenso rispetto alle linee proposte dal ministro Padoa Schioppa e dal viceministro Visco.
In queste ultime settimane si è tanto parlato della legge finanziaria che tale provvedimento fondamentale, chiamato a dettare le scelte per il governo del Paese, si è trasformato in un fatto mediatico. E pare quasi che l'approdo alla Camera sia solo l'epilogo formale del dibattito e non invece il fulcro, come dovrebbe essere in una democrazia parlamentare e in un contesto non formale, ma sostanziale. La verità è che la legge finanziaria ha sollecitato una tale concentrazione di proteste e di contestazioni da poter dire fin d'ora che, anche se otterrà i voti necessari per la sua approvazione, essa avrà la forza dei numeri, ma non certo quella della ragione e del buon senso.
Il fronte del «no» è stato tale da poter affermare, senza enfasi né gusto iperbolico, che la legge finanziaria è stata già bocciata nel Paese e dal Paese.
Passi per le vicende che l'hanno preceduta, come le liberalizzazioni, le quali hanno messo in agitazioni intere categorie di lavoratori: dopo la lezione dei tassisti, occorreva almeno l'umiltà di costruire una legge finanziaria più condivisa e non capace, invece, di compiere l'impresa di scontentare sia il sud sia il nord, gli imprenditori ed i lavoratori, gli artigiani, i commercianti ed i precari, il mondo dell'università e della ricerca, così come gli statali. Insomma, è un capolavoro alla rovescia che certamente si è guadagnato un posto di rilievo nella recente storia della seconda Repubblica. Stupisce anche come questa maggioranza non disdegni i toni trionfalistici, pur sapendo che al Senato devono fare i voti e accendere i ceri, perché l'influenza cosiddetta americana, intesa come virus, arriva a Natale, e rischia di mettere a letto la legge finanziaria ed i suoi protagonisti.
Sono certo che molti colleghi della maggioranza sono imbarazzati nel votarla e che solo lo spirito di lealtà verso il Governo li convincerà a votarla, ammesso che non intervenga il voto di fiducia. Vi è un metodo che il Governo ha adottato e che non può essere condivisibile. Esso tende a rimediare con negoziati dell'ultima ora (vedi gli statali). Si tratta di impostazioni sbagliate e cervellotiche. Non è possibile questa visione elastica dei conti, tirati da una parte e dall'altra, a seconda di chi più alza la voce. Sono numeri di un balletto che ricorda più il passo del gambero invece di quello di un puledro di razza, capace di trascinare il paese fuori dai conflitti sociali e dagli antagonismi presenti all'interno della maggioranza. Tali numeri riproducono dinamiche fortemente presenti nella popolazione.
Credo che alla base ci sia anche un equivoco di fondo: a parole tutti si dichiarano federalisti, nonostante la bocciatura del referendum, ma nei fatti ogni azione sembra mirata a svalutare le autonomie locali, quei principi di sussidiarietà e di autogoverno dei quali ci si riempie la bocca per poi deviare su una deriva centralista che non fa certo onore ad un paese che non può stare unito solo per gli appelli del Presidente della Repubblica. Esso deve rimanere legato insieme valorizzando le differenze e non dimenticando il popolo del nord, che dell'Italia è la locomotiva e dal cui sviluppo economico e sociale è anche il meridione a trarre giovamento.
Non si possono mortificare i comuni. Io vivo ancora le acrobazie, le contraddizioni e gli affanni di chi è sindaco e amministratore locale ed è chiamato a risolvere un'equazione sempre più impossibile: da una parte compiti che si moltiplicano ed una domanda sociale che si è fatta assai più complessa ed articolata; dall'altra, la mancanza di risorse. Quest'ultima risulta fortemente penalizzante per la vita stessa dei cittadini, soprattutto degli anziani, in una società nella quale l'aspettativa di vita si è fortemente dilatata e perciò richiede politiche e interventi che ne salvaguardino la qualità e non solo la sopravvivenza. Ciò vuol dire servizi efficienti, cura della persona: e ciò senza dover magnificare il popolo delle badanti, che sta diventando una sorta di istituzione necessaria, specie nel nord del paese.
Io ho svolto due mandati come sindaco di Lecco, una città laboriosa, industriosa, tutto sommato fortunata: mi hanno insegnato che non è possibile vivere ogni anno con apprensione le scelte della legge finanziaria per conoscere il destino della propria amministrazione e, con essa, dei propri cittadini. Non è un caso che il presidente dell'ANCI, Leonardo Domenici, sindaco di Firenze - piuttosto che i primi cittadini di Venezia o di Bologna -, siano stati tra i primi a manifestare il proprio netto dissenso rispetto ad un'impostazione alla quale si è poi tentato - invano - di porre una toppa.
Onorevoli colleghi, non si possono tagliare i trasferimenti ai comuni e poi chiedere loro di arrangiarsi con le leve fiscali. Con continui aumenti e diminuzioni dell'ICI non si governa un comune e, soprattutto, non si fa giustizia sociale. La verità è che questo disegno di legge finanziaria - è una mia opinione - non ha un'anima, non è coraggioso, non indica la strada e, tanto meno, l'approdo. Soprattutto, è figlio di troppi compromessi, di troppe differenze ideologiche e sociali. Insomma, è una mediazione verso il basso, che ha registrato, come suo atto simbolico, la questua dei vari ministri che hanno bussato alla porta perché fosse risparmiato il loro dicastero. Neppure si può invocare sempre il problema del debito pubblico, perché è una eredità che viene da lontano, un fardello pesantissimo, e nessun Governo, di centrodestra o di centrosinistra, potrà mai sanarlo. Ritengo ozioso e dispersivo addossarsene reciprocamente la responsabilità e «sparare» ogni giorno una cifra diversa per attaccare l'avversario. L'ammontare dello stesso debito, infatti, è di tali proporzioni da far diventare tutti coloro che vi mettono mano modesti guaritori mentre sarebbero necessari, non maghi televisivi, ma luminari con capacità extraterrene.
Perciò, è bene che il dibattito si svolga su temi concreti, che sia il meno ideologico possibile e che sia tale da far capire al paese chi vuole le infrastrutture e chi non le vuole.
PRESIDENTE. Deputato Bodega...
LORENZO BODEGA. La Lega Nord Padania non ha atteggiamenti preconcetti. Si impegna ed ha proposto emendamenti distribuiti su più versanti, pur sapendo che, magari, non troveranno ascolto perché l'idea madre del Governo è quella di rafforzare il centro. Al contrario, noi intendiamo valorizzare la periferia e, soprattutto, quel nord d'Italia ai cui destini è legato il futuro dell'intero paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Nicco. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, quale neofita vorrei svolgere una prima osservazione sullo strumento in sé, su questo volume, di centinaia di pagine, con annessi e connessi, che costituisce il disegno di legge finanziaria. Sono tra coloro che si ostinano a credere che le leggi dovrebbero essere poche, costanti nel tempo, semplici e chiare nei contenuti nonché comprensibili per tutti cittadini. Tutta la nostra legislazione è nella direzione opposta. Questo disegno di legge finanziaria, nella sua complessità ed articolazione, per usare due eufemismi, non fa che seguire un corso ormai consolidato. Senza uno stuolo di ferrati consulenti giuridici al seguito, non so chi sia in grado di effettuarne una compiuta e convincente interpretazione. Rischia di diventare un oggetto riservato a pochi addetti ai lavori; non dovrebbe essere questo lo scopo di una legge. Si tratta di una questione che, prima o poi, ci dovremo porre, tutti assieme. Tra l'altro, proprio a causa di questa sua struttura onnicomprensiva, ognuno, categoria o singolo cittadino, finisce per cercare, nel testo, l'articolo o il comma che lo riguardi direttamente, esprimendo, su quella base, un giudizio generale, positivo e negativo, e perdendo il senso complessivo della manovra, cioè quell'interesse generale al quale si riferiva, poc'anzi, il relatore.
Quanto al merito del disegno di legge, rilevo come gli elementi strutturali di debolezza del nostro sistema economico siano riportati, a chiare lettere, nel rapporto ISTAT 2005. Si tratta della eredità onerosa di cinque anni di vane promesse miracolistiche che non hanno bisogno di commento. In particolare, il fardello del debito pubblico - frutto, peraltro, di un lungo periodo e non del solo ultimo quinquennio - costringe ad impiegare risorse ingenti nel pagamento degli interessi anziché in essenziali interventi sociali ed infrastrutturali. Tale fardello lo abbiamo ingenerosamente caricato sulle spalle delle future generazioni.
Ed allora è pienamente condivisibile la necessità inderogabile di invertire la rotta, di risanare la finanza pubblica sulla scorta della raccomandazione dell'Ecofin del luglio 2005 e, nel contempo, di cominciare a mandare qualche segnale di equità al paese; un paese in cui troppe ancora sono le differenze di reddito. Vi sono troppe differenze, talvolta abissali e perciò inaccettabili, tra chi percepisce una pensione mensile di 500 euro e chi (è noto il recente caso del direttore generale dell'Agenzia per le acque e i rifiuti della Sicilia) può contare su uno stipendio giornaliero record di 1.553 euro; fra quel metalmeccanico che si ritrova, a fine mese, con meno di mille euro in busta paga ed i vari «re» delle buonuscite di Stato: dagli 11 milioni di euro versati dall'ENI ai recenti 7 milioni versati dalle Ferrovie dello Stato. Eppure, sono tutti cittadini di questo stesso Stato: gli uni e gli altri con le medesime esigenze di base.
Non serve Robin Hood, bensì una seria ed organica politica di equità, che tagli le unghie ai tanti furbetti di quartiere e non, a partire da misure per ricondurre almeno a limiti fisiologici l'elusione e l'evasione fiscale, condizione perché vi possa essere per tutti una riduzione della pressione fiscale.
Gli studi di settore, pur con tutti i loro limiti, fotografano nel complesso una situazione preoccupante sia per categorie sia per aree territoriali. Un esempio per tutti: i 10 mila euro dei geometri della Calabria contro i 47 mila della provincia di Bolzano. Sarà un percorso lungo, certo, di ordine culturale. Ed ha fatto bene il ministro dell'economia e delle finanze a ricordare recentemente che, per un cittadino che non paga il dovuto, c'è chi paga due volte.
Ma vi è anche evidentemente l'urgenza di adottare misure specifiche, che non devono necessariamente essere poliziesche o vessatorie e devono far considerare lo Stato non come un occhiuto gendarme, ma come un garante per tutti: questo certamente sì.
Sin dalla discussione del documento di programmazione economico-finanziaria abbiamo posto con forza una questione di metodo: quella del confronto con le parti sociali e con il sistema delle autonomie, in primo luogo le regioni, che sono per noi elementi costitutivi della Repubblica.
Riconosciamo che, dopo un avvio difficile, sono stati compiuti passi importanti. L'accordo sul TFR sta lì a dimostrarlo, come già in precedenza il nuovo patto per la salute, condiviso dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Su questa strada auspichiamo che, sulla base del memorandum d'intesa, si definisca anche la revisione del sistema previdenziale.
In questo disegno di legge finanziaria non vediamo alcuna macelleria sociale, da taluni evocata; troviamo, invece, positivi interventi in vari settori: da quelli sul cuneo fiscale a quelli su sviluppo e ricerca; dalla tutela dell'occupazione alla riduzione del precariato; dal tentativo di razionalizzare la elefantiaca macchina burocratica dello Stato alle iniziative di contenimento della spesa, a partire da quel taglio del trattamento economico dei ministri che non consideriamo affatto propagandistico, ma un utile e concreto esempio.
Avremmo voluto ritrovare, accanto all'istituzione di altri importanti fondi, anche quel fondo perequativo che facesse fronte ai sovracosti strutturali permanenti dei territori montani espressamente previsto nel programma di Governo. Ci auguriamo che trovi adeguata collocazione all'interno della nuova legge sulla montagna.
Per quanto concerne, in particolare, le regioni a statuto speciale, valutiamo positivamente la definizione del nuovo patto di stabilità interno, così come si è andato configurando nella discussione di questi giorni. Già l'articolo 73 del disegno di legge finanziaria presenta innovazioni importanti: l'assunzione quale base di riferimento per il patto del saldo finanziario e la possibilità di concorrere al riequilibrio della finanza pubblica, anche mediante l'assunzione dell'esercizio di funzioni statali.
Con l'emendamento presentato dalle minoranze linguistiche, approvato giovedì dalla Commissione bilancio della Camera, si compie un altro decisivo passo per una condivisa partecipazione al necessario sforzo di risanamento della finanza del paese. L'emendamento recepisce una delle richieste fondamentali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, stabilendo che il coordinamento tra le misure di finanza pubblica previste dalle leggi costituenti la manovra finanziaria dello Stato e l'ordinamento della finanza regionale definito da ciascuno statuto speciale, sia assicurato in via permanente tramite norme di attuazione. In questo caso non di discussione sulle riforme si tratta, ma di una riforma reale e sostanziale.
Il Governo conosce bene anche le specifiche questioni relative alla regione autonoma Valle d'Aosta, che in quest'aula rappresento, questioni indicate dall'accordo sottoscritto dai parlamentari valdostani con Romano Prodi per il sostegno a questa maggioranza. Reti infrastrutturali moderne ed efficienti sono condizione indispensabile per ogni politica di sviluppo. Proprio per tale motivo, uno dei punti centrali di quell'accordo è il potenziamento del collegamento ferroviario tra la regione Valle d'Aosta e il sistema nazionale ed internazionale, collegamento che deve diventare, a tutti gli effetti, per qualità ed efficienza, un segmento di quel sistema. Non meno importante è la rete stradale europea, di cui i trafori alpini sono un punto particolarmente delicato e nevralgico e su cui occorre eseguire i necessari interventi ai fini della sicurezza, operando, in particolare, sulle criticità cui oggi è soggetto il traforo del Gran San Bernardo. Si tratta di punti sui quali già il relatore sul disegno di legge finanziaria, Michele Ventura, si è detto d'accordo nel voler recepire gli emendamenti da noi presentati, e di ciò lo ringraziamo, auspicando che gli stessi possano proseguire nel loro iter approvativo.
Altre questioni abbiamo posto a margine della finanziaria, dall'edilizia universitaria con il trasferimento al demanio della regione della caserma Testa Fochi - ampiamente inutilizzata a fini propri -, da troppo tempo ormai in discussione, al fattivo utilizzo della ricostituita commissione paritetica, strumento di raccordo sempre più essenziale tra Stato e regione nell'ottica, in precedenza richiamata, del nuovo patto di stabilità, con la pronta approvazione da parte del Consiglio dei ministri delle norme di attuazione in materia di trasferimento della motorizzazione civile, già da tempo varate ed inspiegabilmente ferme sulla soglia di Palazzo Chigi. Confidiamo, signor sottosegretario, che anche su questi punti arrivino quelle risposte che la comunità valdostana attende.
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il paese ha bisogno di recuperare piena affidabilità internazionale sul piano economico e finanziario, come la sta positivamente ritrovando in politica estera. È con la dimensione europea che dobbiamo saperci confrontare. Le minoranze linguistiche, per la loro stessa collocazione geografica, avvertono particolarmente quest'esigenza e vogliono pienamente contribuirvi, sulla base di quel necessario, continuo ed irrinunciabile confronto su base paritaria che è fondamento di una rinnovata e condivisa unità del paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il mio, ovviamente, è un intervento a sostegno del disegno di legge finanziaria. Non si tratta di condivisione dettata dalla disciplina che deriva dall'essere parte della maggioranza che sostiene il Governo. Si tratta, invece, di un sostegno che deriva dalla condivisione della filosofia che ispira questa finanziaria e l'intera manovra economica che, a partire dal DPEF e dal provvedimento del luglio scorso, il Governo e la maggioranza sono impegnati a condurre in porto.
Non dico che la finanziaria proposta non debba e non possa essere migliorata: ci siamo impegnati, come maggioranza, in tal senso nei lavori della Commissione bilancio, ma in tale sede ci siamo dovuti scontrare con un atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione. Mi auguro che i lavori dell'aula possano contribuire a realizzare un clima più positivo, utile al miglioramento della legge finanziaria. Sono condivisibili e meritevoli di pieno sostegno gli obiettivi che si vogliono conseguire: risanamento, equità e sviluppo. Si tratta di obiettivi che non sono inventati, non nascono da cervellotiche e fantasiose impostazioni di politica economica, ma corrispondono ad oggettive necessità del paese, per come esso si presenta dopo anni di governo della destra. Negli anni scorsi si sono prodotti gravi danni cui è necessario ora porre rimedio, in termini di una netta inversione di rotta. Riportare i conti sotto controllo non risponde soltanto all'obbligo di sottostare ai parametri definiti in sede europea, ma è la precondizione di ogni politica redistributiva delle risorse e di ogni politica per lo sviluppo. Il DPEF aveva evidenziato come la situazione finanziaria ereditata fosse particolarmente pesante. Tutti gli indicatori economici ci hanno rappresentato un'Italia sostanzialmente in condizioni di stagnazione economica, con una crescita del PIL poco sopra lo zero, con un forte calo di produttività, che si è tradotto in un calo di competitività della nostra economia in Europa e nel mondo.
Le statistiche ci hanno posto di fronte, negli anni scorsi, ad una perdita consistente di posti di lavoro, all'estensione smisurata ed insostenibile dell'area del precariato, alla crescita della fascia al di sotto della soglia di povertà, ed al peggioramento delle condizioni di vita dello stesso ceto medio. Questa è l'Italia che la nuova maggioranza ha ricevuto in eredità dalla destra: un paese in declino senza speranza e senza prospettive di futuro. La strada del risanamento, dell'equità e dello sviluppo è, perciò, obbligata soprattutto se si vuole evitare, come la maggioranza ed il Governo hanno deciso di fare, di seguire la via dei due tempi: prima il risanamento e poi l'equità sociale e le politiche per lo sviluppo.
Deriva da questa necessità la dimensione consistente della manovra: 33,4 miliardi, di cui quasi 15 vanno al risanamento ed oltre 18 vanno allo sviluppo e all'equità. Si tratta di uno sforzo importante che va colto e considerato. In particolare, vanno sottolineate le misure previste per lo sviluppo e l'attenzione riposta alle condizioni in cui si trova oggi il Mezzogiorno.
Nella finanziaria si delinea lo schema di una nuova politica industriale - che in questo paese mancava da tempo - con l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico di due nuovi fondi, strumenti per intervenire in concreto rispetto alle situazione di difficoltà che attraversa il nostro comparto produttivo. Il primo, quello per la competitività e lo sviluppo, interverrà per finanziare i progetti di innovazione industriale individuati nell'ambito delle aree tecnologiche dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie della vita, delle nuove tecnologie del made in Italy e delle tecnologie innovative per il patrimonio culturale. Il secondo, il fondo per la finanza d'impresa, dovrà intervenire per fornire garanzie sui finanziamenti e realizzare partecipazione a capitale di rischio delle imprese. Tale impostazione si completa con la dotazione consistente - 63 miliardi per i prossimi sette anni (2007-2013) - del fondo per le aree sottoutilizzate, che è la sponda necessaria ed imprescindibile per l'utilizzo efficace e produttivo nel Mezzogiorno dei fondi europei.
Nel Mezzogiorno si è sempre auspicato che i fondi europei dovessero essere non sostitutivi dell'intervento ordinario dello Stato, ma aggiuntivi a detto intervento. Finalmente tale auspicio, tale rivendicazione diventa realtà: si tratta della condizione necessaria per lanciare una nuova politica di sviluppo e di crescita del Mezzogiorno, senza la quale non vi può essere ripresa dell'economia sul piano nazionale e rilancio del sistema paese.
Nel Mezzogiorno viene ripristinato, inoltre, il credito d'imposta con un meccanismo automatico e diretto alle imprese e viene sperimentato l'avvio di zone franche urbane che debbono servire ad intervenire in quelle realtà di degrado sociale nelle periferie urbane del Mezzogiorno che presentano proprio in questi giorni gravi emergenze.
Nel Mezzogiorno il cuneo fiscale ha una dimensione doppia rispetto al resto del paese e l'intervento agevolativo è previsto nel meridione a sostegno dell'occupazione femminile.
PRESIDENTE. Onorevole Aurisicchio...
RAFFAELE AURISICCHIO. Concludo, signor Presidente.
Dopo anni di abbandono il Mezzogiorno torna, così, al centro dell'agenda dell'attività del Governo: è la condizione necessaria per far fronte alle esigenze di sviluppo che si vanno determinando, per migliorare le infrastrutture di cui c'è bisogno, ma anche per fare fronte alla grave emergenza che vive larga parte del territorio meridionale (penso a Napoli in questi giorni)...
PRESIDENTE. Deve concludere...
RAFFAELE AURISICCHIO. ...e che vive nel Mezzogiorno la democrazia.
Con la finanziaria si realizza questa svolta, ma credo che essa dovrà continuare con le misure necessarie che seguiranno. La via imboccata ci fa essere fiduciosi...
PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
RAFFAELE AURISICCHIO. Credo, quindi, che possiamo essere fiduciosi.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato La Malfa, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei aprire il mio intervento sul disegno di legge finanziaria per il 2007 ricordando a tutti noi le parole sagge ed equilibrate che il Presidente Napolitano ha pronunciato, la settimana scorsa, in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Università Bocconi di Milano. In particolare, il Presidente ha sottolineato l'importanza che ha per l'Italia la partecipazione all'Unione europea, esortando tutto il paese e la classe politica, in primo luogo, a dar prova di europeismo, anche assumendo le difficili decisioni richieste dal rispetto della disciplina comunitaria in materia di conti pubblici e dall'attivazione delle riforme sollecitate dalle direttive europee.
È da qui che dobbiamo muovere per capire ed analizzare l'indirizzo politico che l'attuale Governo intende imprimere a questa legislatura, a cominciare proprio della manovra finanziaria del 2007. Non possiamo nasconderci. Questa è indubbia verità. Il Governo Berlusconi ci ha lasciato in eredità un paese con i conti pubblici in dissesto, un enorme debito pubblico, con un rapporto debito-PIL in crescita, per la prima volta, dal 1994, un avanzo primario praticamente azzerato, nonostante gli ottimi risultati conseguiti nella legislatura precedente, spesa pubblica e deficit in aumento. Tutto questo, senza alcuna contropartita positiva: non un programma in grado di rilanciare la crescita, non un provvedimento serio a favore delle imprese, nessun abbattimento del cuneo fiscale, nulla a favore delle scuole, delle università e della ricerca.
Dobbiamo avere la capacità di spiegare agli italiani il contenuto e il senso di questa manovra e riuscire a trasmettere al paese questo messaggio fondamentale: una finanziaria di queste dimensioni si è resa necessaria e, oserei dire, inevitabile per riportare i conti pubblici all'interno dei parametri europei, condizione imprescindibile per ridare fiducia ai mercati e nuovo impulso alla crescita economica.
Ci conforta, in questa azione, che è stata criticata ed osteggiata, l'ultimo articolo che compare sulla stampa quotidiana, nel quale si dà conto della promozione dell'Italia da parte dell'Unione europea, una promozione conquistata sul campo, con i numeri, non con la politica, non con la demagogia, non con i proclami, ma con una seria azione che, secondo le stime della Commissione, riconduce il rapporto deficit-PIL dell'Italia, nel 2007, al 2,9 per cento (la finanziaria prevede il 2,8); il disavanzo tornerà così sotto il 3 per cento, dopo cinque anni, attestandosi sui livelli del 2002. Sempre il prossimo anno il debito calerà al 105,9 per cento, più di quanto previsto dalla manovra di bilancio in discussione in Parlamento.
Ecco, l'ottimismo dell'Unione europea per il 2007 è accompagnato, come sappiamo, da alcune riflessioni che dobbiamo e vogliamo fare su alcuni comparti importanti che determinano la crescita della spesa. Mi riferisco al comparto sanitario e agli enti locali, altri settori nei quali riteniamo sia importante, improrogabile e giusto intervenire subito.
Il 2006, secondo le stime di Bruxelles si chiuderà con un disavanzo al 4,7 e un debito 107,2. L'Unione europea rivede al rialzo le stime del PIL: la crescita sarà dell'1,7, nel 2006, e dell'1,4, nel 2007.
Queste stime sono più ottimistiche di quelle che abbiamo introdotto nel disegno di legge finanziaria, che avevamo stimato per il 2006 e per il 2007 e che prevedevano, rispettivamente, una crescita dell'1,6 e dell'1,3 per cento.
Dunque, non siamo noi a darci un giudizio, un voto, ma è l'Unione europea che, con i fatti ed analizzando i primi effetti della manovra che promuoviamo e proponiamo, sostiene che siamo sulla strada giusta.
Il disegno di legge finanziaria per il 2007 mira proprio ad assicurare la stabilità finanziaria al nostro paese come prerequisito dello sviluppo. Infatti, come ha giustamente osservato, nei giorni scorsi, il Governatore Draghi, la migliore risposta alle valutazioni delle agenzie di rating sta in un paese che cresce.
È questa la direzione verso cui noi, popolari-Udeur, ci impegniamo a procedere, senza dimenticare l'obiettivo di accrescere la concorrenza e l'efficienza in ogni snodo del sistema produttivo.
Per tali ragioni, questo disegno di legge finanziaria contiene numerosi interventi a favore dello sviluppo e dell'apparato produttivo e non penalizza affatto le imprese, né tanto meno il ceto medio, come dai banchi dell'opposizione si vorrebbe, invece, sostenere, ma, anzi, intende rafforzare l'azione iniziata già nei mesi scorsi dall'attuale Governo, diretta a superare i vincoli strutturali che da noi frenano uno sviluppo sostenuto.
A tale riguardo, vorrei sottoporre rapidamente all'attenzione del Parlamento alcuni dei provvedimenti che sono stati adottati. Si tratta di una semplice elencazione delle misure che, a nostro avviso, assicurano rigore, equità e sviluppo.
Stiamo compiendo alcune scelte riguardanti le famiglie, i giovani e la salute. Si prevedono detrazioni fiscali per le rette degli asili nido; spese per lo sport dei ragazzi fino a 18 anni; affitti per gli studenti fuori sede; ristrutturazioni delle case; estensione delle agevolazioni per i libri di testo anche al primo biennio delle scuole superiori, perché, essendo stato elevato a 16 anni l'obbligo scolastico, anche per questi studenti sono previsti testi scolastici gratuiti.
Le scuole resteranno aperte nel pomeriggio per attività extradidattiche; si metteranno in sicurezza gli edifici pubblici; si prevedono 100 milioni l'anno per costruire nuovi asili nido ed è previsto un nuovo fondo per assistere a casa gli anziani non autosufficienti. Sono previste altre misure nel comparto sanitario quali investimenti per apparecchiature ed ospedali, in particolare nel Mezzogiorno, per recuperare il ritardo esistente. Sono state adottate misure per il lavoro e per combattere il precariato, per sostenere i lavoratori in mobilità e le aziende in crisi.
È prevista, altresì, la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio degli stipendi dei lavoratori. Finalmente, diritti per i lavoratori atipici e precari! I lavoratori precari avranno diritto al trattamento di malattia e le madri precarie avranno diritto a tre mesi di astensione dal lavoro per assistere i figli.
Inoltre, scelte per le imprese e per il Mezzogiorno; esclusione del prelievo del TFR per le piccole aziende; nuovi fondi per la competitività e l'innovazione e crediti di imposta a favore di quelle aziende che investono in ricerca scientifica e in ricerca tecnologica; riduzione del cuneo fiscale per le imprese con ulteriori incentivi per il Mezzogiorno. Chi assumerà una donna dopo questo disegno di legge finanziaria conseguirà considerevoli risparmi mensili che vanno da 150 a 170 euro al mese.
Sono previsti fondi per le infrastrutture nel Mezzogiorno; in particolare, i fondi previsti per il ponte sullo stretto di Messina saranno utilizzati per strade, ferrovie, porti e altre infrastrutture in Sicilia e in Calabria. E ancora, scelte per la scuola, per l'università e per la ricerca. Tornano nelle classi gli insegnanti di sostegno.
Sono previsti altri fondi per la sicurezza nelle scuole, nonché investimenti tecnologici e detrazioni fiscali, pari a mille euro all'anno, per gli insegnanti che acquistano un computer. Vengono stanziati, inoltre, 2 miliardi di euro l'anno per la ricerca, nonché altre risorse finanziarie per le ferrovie, per l'alta velocità, per acquistare nuovi treni e nuovi autobus per i pendolari. Sono contemplati, altresì, finanziamenti per completare le opere avviate, in particolare l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
È previsto un nuovo piano per la sicurezza stradale; vi sono fondi e detrazioni fiscali anche per gli interventi di risparmio energetico nelle ristrutturazioni edilizie e nella costruzione di nuovi edifici. Il disegno di legge finanziaria, inoltre, contempla il sostegno ai giovani agricoltori, attraverso l'innalzamento delle esenzioni dall'IVA.
Vi sono scelte di cambiamento nella pubblica amministrazione e risparmi di spesa deriveranno dalla sua riorganizzazione, dalla eliminazione di sprechi e dalla soppressione di enti inutili. Sono previste, altresì, la riduzione dei costi della politica, l'autonomia fiscale dei comuni e risorse finanziarie per garantire l'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini; inoltre, saranno assunti più poliziotti nel 2007 e sono contemplate risorse per l'amministrazione della giustizia e della difesa, pur nelle difficoltà esistenti e tenendo conto dell'esigenza del contenimento della spesa da parte di ogni ministero.
È stato assunto un impegno sul versante del prelievo fiscale, rispetto al quale non si deve mai dimenticare che, come è scritto nella nostra Costituzione, si deve chiedere un po' di più a chi ha di più ed un po' di meno a chi possiede di meno; abbiamo previsto, altresì, l'introduzione dell'imposta di successione solamente sui grandi patrimoni miliardari. Non vi sarà, infine, nessun condono per reperire ulteriori risorse finanziarie.
Soprattutto, dobbiamo saper spiegare agli italiani, oltre a questo elenco, che con il disegno di legge finanziaria in esame non chiediamo loro solo sacrifici: al contrario, noi deputati appartenenti al gruppo Popolari-Udeur abbiamo particolarmente a cuore gli interventi a sostegno della famiglia e, più in generale, le politiche sociali e di solidarietà a favore degli anziani e dei disabili. Per tale motivo, riteniamo importanti le novità introdotte in tema di detrazioni IRPEF e di assegni familiari. Esse, nel complesso, mirano a correggere il cosiddetto secondo modulo della riforma fiscale, varato dal centrodestra nella passata legislatura, redistribuendo le risorse ivi impegnate e riducendo il peso complessivo dell'imposizione diretta sui redditi delle famiglie.
Vorrei segnalare, in particolare, che viene aumentato il reddito esente da tassazione; le aliquote e gli scaglioni di reddito, inoltre, vengono ridefiniti in modo da ottenere una riduzione dell'imposta per i redditi medi e bassi. Vengono altresì incrementate le detrazioni per carichi familiari, mentre gli assegni familiari sono aumentati e riformati in modo da eliminare gli attuali scaglioni, i quali oggi determinano drastiche riduzioni degli stessi assegni anche in seguito ad un modesto aumento della retribuzione.
In relazione a queste ultime due misure, ricordo che il gruppo Popolari-Udeur ha proposto sia una rimodulazione delle detrazioni per familiari a carico in favore dei nuclei a reddito medio-basso con figli, sia un aumento delle risorse stanziate per la corresponsione degli assegni familiari. A favore delle famiglie vanno, inoltre, le detrazioni previste per l'iscrizione e l'abbonamento a piscine, palestre ed altri impianti destinati alla pratica sportiva dilettantistica dei ragazzi tra i 5 ed i 18 anni, nonché le detrazioni d'imposta per gli affitti pagati dagli studenti universitari fuorisede.
Tralasciando l'aspetto più strettamente fiscale, vorrei segnalare che le famiglie italiane avvertono, da tempo, la necessità di procedere ad una seria riforma del sistema scolastico. Esso, infatti, deve essere in grado di offrire ai loro figli concrete ed effettive possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, attraverso un percorso formativo completo ed adeguato agli standard europei.
Il disegno di legge finanziaria in esame non è, e non poteva essere, lo strumento più idoneo per operare una riforma organica della scuola italiana, tuttavia vorrei rilevare che la manovra per il 2007 getta certamente basi importanti anche in tale settore. Innanzitutto, si passerà dall'oscuro diritto-dovere previsto dal Governo Berlusconi al definitivo innalzamento dell'obbligo scolastico fino a 16 anni, con un biennio obbligatorio di scuola superiore comune a tutti gli indirizzi; conseguentemente, l'età per il primo ingresso nel mondo del lavoro passerà da 15 a 16 anni. Tale elevazione della scolarizzazione (che risulta quasi obbligatoria, dopo le risultanze dell'ultimo rapporto pubblicato dall'OCSE) consentirà all'Italia, così, di allinearsi agli altri paesi europei, aumentandone la competitività.
Al fine di limitare i costi sempre più pesanti delle spese scolastiche, di cui le famiglie si fanno carico, le scuole, le reti di scuole e le associazioni dei genitori potranno noleggiare i libri di testo agli studenti; si potrà usufruire, inoltre, delle agevolazioni per l'acquisto dei testi scolastici, le quali vengono estese anche nel biennio delle superiori.
Un altro importante sostegno ai nuclei familiari, nel settore scolastico, viene offerto attraverso la previsione di classi di scuola dell'infanzia appositamente dedicate ai bambini di due o tre anni, seguite da insegnanti adeguatamente formati, considerate le crescenti necessità delle famiglie italiane e le carenze di posti negli asili nidi, nonché l'importanza fondamentale che la cosiddetta istruzione preprimaria riveste nella lotta contro la dispersione scolastica.
Noi Popolari-Udeur vorremmo ulteriormente incrementare le misure previste da questa finanziaria per il sostegno alle famiglie, proponendo ad esempio nuovi interventi a sostegno della maternità e della paternità e per i genitori che assistono un figlio maggiorenne portatore di handicap, nonché l'istituzione di un fondo per il progetto «Un anno in famiglia», destinato all'erogazione di un contributo integrativo per padri e madri che usufruiscono di congedo parentale dopo la nascita e fino ad un anno di vita del bambino.
Il sostegno e l'assistenza alle persone più deboli è un altro dei punti cardine della politica che i Popolari-Udeur intendono perseguire, in collaborazione con gli altri partiti dell'attuale maggioranza di Governo: il nuovo fondo per le non autosufficienze, istituito con questa finanziaria, ne è una prova. Tra gli emendamenti da noi proposti, vi è anche quello mirante ad un aumento delle risorse stanziate per tale fondo, oltre all'istituzione di un ulteriore fondo per la mobilità delle persone disabili, finalizzato alla realizzazione di mezzi da adibire al trasporto di disabili in Italia e all'estero.
Nel rappresentare questa serie di iniziative, ma anche per fare chiarezza e per dare una corretta informazione - perché forse su questo disegno di legge finanziaria si è fatta molta disinformazione, si è parlato di contrasti, si è parlato di una manovra finanziaria che mette tutti contro tutti -, io dico che questo forse è il primo disegno di legge finanziaria che, da qualche tempo a questa parte, viene discusso, viene presentato in Commissione con un testo che è lo stesso sul quale si continua poi a lavorare anche in Assemblea.
Forse negli anni passati eravamo abituati ad una finanziaria che era uno specchietto per le allodole, sulla quale si proponeva un lavoro spesse volte lungo, faticoso ed inutile, per poi arrivare in Assemblea con un maxiemendamento, che di quella finanziaria stravolgeva tutti i connotati, che non faceva discutere e che consentiva al Governo che ci ha preceduto, con tre fiducie consecutive negli ultimi anni, di approvare un testo totalmente diverso da quello al quale le forze parlamentari avevano dato il loro contributo.
In tema di contributi, vorrei ricordare che spesse volte all'opposizione non era riservato alcuno spazio di manovra, per apportare il proprio suggerimento e i propri miglioramenti; cosa che invece noi ci siamo impegnati a fare, pur nella difficoltà dei lavori, che in Commissione si sono spesso arenati su questioni inutili e futili. Si è privilegiato, da parte dell'opposizione, l'aspetto politico e la demagogia, rispetto al contenuto e all'interesse di poter e dover dare un contributo per migliorare tutto ciò che si poteva migliorare. La nostra manovra era aperta e resta aperta. Non è uno specchietto per le allodole, è bensì una manovra che tiene conto di alcuni problemi che abbiamo e che devono essere risolti. L'enorme deficit, del quale ho parlato all'inizio, è un problema che ci siamo posti, e molti interventi previsti in questo disegno di legge finanziaria e molte delle risorse che abbiamo dovuto reperire vanno nella direzione giusta, come è stato riconosciuto dall'Unione europea, di ridurre quel deficit, di ritornare nei parametri che l'Europa ci chiede di rispettare e che finalmente, dopo cinque anni, siamo nelle condizioni di rispettare.
Ma la politica non si ferma di fronte ai numeri, che dimostrano il contrario di quello che ascoltiamo ogni giorno dai banchi dell'opposizione. Infatti qui si continua a parlare di spallate e si continua a parlare di un qualcosa che deve essere cambiato contro la volontà dei cittadini. A proposito di spallate, mi vengono in mente quegli attori comici che si preparano con forza a dare la spallata, ma la porta è aperta e così precipitano giù dalla finestra. La porta è aperta, perché questa maggioranza non si è chiusa. La porta è aperta, perché questa maggioranza vuole discutere e vuole dialogare.
Le spallate servono solo per cercare di ridare fiato e speranza a qualcuno che pensa di dover recitare un ruolo da protagonista e che vede che il tempo è sempre più tiranno, perché non gli dà ragione e lo condanna a passare alla storia, tra poco, come un ex, definitivamente ex. Quindi, ci si rassegni e si prenda atto delle valutazioni positive che anche oggi compaiono negli articoli pubblicati dalla stampa.
Rendiamoci conto di una cosa: se vogliamo contenere i costi della politica, abbiamo proposto seriamente che si parta innanzitutto da noi, dall'esempio che noi dovremmo dare nei ministeri e nelle strutture in cui siamo chiamati ad operare.
Allora, io che faccio parte della Commissione bilancio ho sorriso quando i colleghi dell'opposizione hanno obiettato che gli accantonamenti da noi previsti sono, in realtà, tagli. Sono anni che diciamo che ci deve essere un taglio...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. ...delle spese e che dobbiamo migliorare i nostri conti. Ebbene, quando facciamo qualcosa di concreto, efficace ed efficiente per riportare i conti sotto controllo, nemmeno va bene! Continueremo su questa strada, dando a questa manovra il nostro sostegno e la fiducia dei deputati del gruppo Popolari-Udeur. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, finalmente ci siamo: il Parlamento torna sovrano!
Il programma elettorale della maggioranza trova riscontro nel disegno di legge finanziaria al nostro esame. Scusate: dovrebbe trovare riscontro... Esaurita la fase mediatica, in cui si poteva dire tutto ed il contrario di tutto, ora valgono i documenti al nostro esame. Già l'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria aveva mostrato, nel confronto tra maggioranza ed opposizione, le rispettive e diverse linee di politica economica e sociale. Soprattutto, esso aveva fatto emergere con veemenza, sia nelle aule di Commissione, nelle quali si dovrebbe discutere di tali argomenti, sia nei nuovi luoghi della politica (giornali, TV e salotti), le contraddizioni esistenti all'interno della maggioranza. Tutti ricorderanno la generalità e l'indeterminatezza del DPEF, elementi certamente utili a mascherare le diversità di proposte politiche presenti all'interno della maggioranza di centrosinistra.
Ritengo utile ricordare, in questa sede, alcune osservazioni che il ministro ha svolto, con onestà intellettuale, in sede di esame del provvedimento in Commissione. Il ministro ha affermato esplicitamente che l'ultima legge finanziaria di Tremonti era buona (l'ha definita un utile punto di partenza per il lavoro successivo). Con quella che ritengo di poter considerare, come ho già detto, onestà intellettuale, il ministro ha anche riconosciuto: che, negli anni del Governo Berlusconi (e tutti ricordiamo la congiuntura economica italiana in quel periodo), la spesa sociale è passata dal 22 al 23,7 per cento; che la spesa sanitaria è passata, nello stesso periodo, dal 5,8 al 6,7 per cento del PIL; che il modello di riferimento per la sanità è quello delle regioni virtuose (ha citato, in particolare, Veneto e Lombardia, e sappiamo chi le governa); che la spesa per l'istruzione e l'università (è sempre il ministro che lo dice e lo scrive) è stata, negli anni del nostro Governo, nella media di quella europea e che il problema stava nella qualità (se è così, non riesco a capire perché la riforma Moratti venga in qualche modo bloccata); che il rapporto tra addetti al comparto della sicurezza e cittadini è stato, negli anni del nostro Governo, il più alto d'Europa; che gli investimenti veri al sud sono costantemente aumentati negli ultimi cinque anni; che nella ricerca (ricordate le polemiche?) gli investimenti sono (è sempre il ministro che lo dice) nella media di quelli degli altri paesi europei.
Ecco, allora, che, nel Documento di programmazione economico-finanziaria, il ministro sintetizza la volontà di questo Governo in tre parole: crescita, risanamento, equità. Non ci vuole un osservatore particolarmente attento per vedere che avete quanto meno sbagliato le dosi e confuso gli ingredienti: il risultato è indigesto per tutti gli italiani!
Nel merito, quanto alla crescita, dai documenti di bilancio da voi predisposti e votati si evince che la stretta fiscale produrrà una contrazione della crescita nei prossimi anni: l'avete scritto voi! L'avete votato voi! Per cortesia, non cerchiamo giri di parole!
Riguardo al risanamento, la proposta consisteva, preliminarmente, in un intervento massiccio in quattro settori: pubblica amministrazione e pubblico impiego, sistema pensionistico, servizio sanitario nazionale, enti locali.
Con riferimento al pubblico impiego, la polemica sulla copertura del rinnovo dei contratti la dice tutta: proponete nuovi contratti senza coprirli finanziariamente!
Sistema pensionistico: rinvio con polemiche a data da destinarsi. Ne riparleremo. Servizio sanitario nazionale: l'unica cosa che notiamo è l'introduzione di ticket. Enti locali: tagli ed obbligo, di fatto, di introdurre addizionali. Se questo si può definire risanamento! Equità: sembra uno slogan, ma è la realtà, più tasse per tutti!
Come possiamo sintetizzare il vostro lavoro? Con l'aumento delle tasse? Con l'aumento della burocrazia? Con l'aumento della centralizzazione? Con l'abolizione delle nostre riforme, in particolare di quella Moratti e di quella del lavoro? Con il ritorno a trattare il sud come area assistita e non come risorsa per il sistema paese? Con la classificazione degli italiani, in particolare i lavoratori autonomi, come evasori fiscali da colpire o, come direbbe Totò, a prescindere? Con la reintroduzione della lotta di classe cancellata dalla storia che voi volete reintrodurre per legge? Con la introduzione del voto se non di scambio, in cambio? Con la cancellazione del ruolo del Parlamento espropriandolo delle funzioni?
Ricordo a me stesso e, soprattutto, perché resti agli atti, l'autostruzionismo in Commissione da parte della coalizione di Governo che, non pronta a votare, si è impegnata con estenuanti riunioni di maggioranza, vanificando così, di fatto, il ruolo della Commissione. Allora, qualcosa non va!
I vostri primi atti sono in totale dispregio delle vostre promesse elettorali, almeno di quelle esternate, salvo indurci il dubbio che invece stiate pagando pegno a coloro che hanno finanziato le vostre primarie. Mi riferisco alla grande finanza, alle cooperative, ai banchieri, agli imprenditori assistiti. Certo, la traccia del vostro DNA politico si legge, o almeno si legge evidente quello della vostra componente estrema massimalista, in particolare per la voglia di colpire le classi medie. L'aumento della pressione fiscale di due punti percentuali, che nel vostro intento doveva colpire solo professionisti, artigiani, commercianti e quant'altro, in realtà, è stato, alla fine, mal gestito perché colpisce il 90 per cento degli italiani. Sembra quasi che voi vogliate colpevolizzare artigiani, professionisti e commercianti del luogo comune per il quale sono politicamente più vicini a noi, cioè più vicini al centrodestra. Chi ha letto la sequenza dei vostri provvedimenti economici, quali il decreto Visco-Bersani, il decreto fiscale e il disegno di legge finanziaria, questo odio e questa voglia di vendetta li percepisce.
Faccio notare, a me stesso e a tutti noi, come in questo caso i numeri abbiano ballato in modo caotico e controverso, con un impatto nefasto sulla psicologia degli italiani ma, quel che è peggio, sui mercati e, quindi, sul tessuto socio-produttivo del nostro paese. Mi riferisco al balletto delle cifre, alle incertezze del Governo, alle liti dei ministri, ai distinguo della maggioranza e al disordine che regna sovrano.
Tutto questo ha certamente influito sullo stato d'animo degli italiani, come risulta evidente dai sondaggi, ormai accettati da tutti, che mostrano una totale sfiducia in questi governanti e una diffusa voglia di cambiare. Il voto di ieri in Molise ritengo ne rappresenti la prima vera cartina di tornasole.
Gli italiani hanno capito che questa manovra economica, immotivata nella dimensione, confusa nella proposta ed imperniata sui soli aumenti, toglie all'Italia che produce l'ossigeno necessario allo sviluppo non intervenendo con i tagli necessari agli sprechi di questo Stato burocratico e faraonico, ma aumentando la pressione fiscale e disperdendo in mille rivoli, che nessuno controlla, le risorse che ricava da questa massiccia tassazione. Non c'è rilancio, non c'è crescita, non ci sono tagli, c'è solo centralizzazione. Il vostro federalismo è aumento delle tasse locali. I soldi sottratti senza motivazione a tutti i cittadini sono dispersi in mille rivoli per assecondare le richieste di singoli ministri, secondo il peggior rituale della prima Repubblica. I timidi segnali di ripresa del sistema Italia vengono repressi sul nascere. Non si tratta di una percezione per cattiva comunicazione, ma è la realtà. Quello che traspare sono solo nuove tasse. Vi ricordate le promesse elettorali? Il motivo ricorrente era: non vi aumenteremo le tasse. Non metteremo le mani nelle vostre tasche. Ecco la risposta: aumento delle tasse ipotecarie, delle imposte di registro, degli estimi catastali, dell'ICI, della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, delle tariffe autostradali, reintroduzione della tassa di successione e di donazione, tassa sugli immobili per l'assicurazione obbligatoria sulla prima casa; aumento dell'Ires, dell'IRPEF (per tutti), della tassa di circolazione per gli autoveicoli, della tassazione sulle piccole imprese, delle tassazioni in agricoltura.
Tralascio gli interventi del decreto e del disegno di legge finanziaria che non c'entrano nulla ma che rispondono solo alle pressioni di singoli ministri, perché la lista sarebbe troppo lunga! Essi mostrano come la concertazione per voi sia un fatto interno ai vostri salotti della politica.
Certo, il caso Pallaro mostra cosa sia per voi la politica: «Mettimi questa posta di bilancio o non te lo voto» Qual è la risposta? «Meglio il tuo voto che rischiare»! E allora non importa il contenuto, ma il voto, che prima chiamavo «in cambio», perché non vorrei chiamarlo «di scambio».
Colleghi, cari colleghi di maggioranza, vi invito ad una riflessione. Sono scesi in piazza migliaia di professionisti, che mai avevano manifestato in questo modo; nel corso delle audizioni svolte, tutti gli auditi hanno pesantemente contestato i vostri provvedimenti di bilancio; le categorie sono in agitazione; gli enti locali, salvo i tre sindaci che sono i vostri ventriloqui, minacciano di portare le chiavi dei municipi qui...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MARINO ZORZATO. Ancora due minuti, Presidente, e concludo.
PRESIDENTE. No, non li ha due minuti, sono rimasti pochi secondi.
MARINO ZORZATO. Riscrivete la finanziaria...!
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Quanti minuti abbiamo?
PRESIDENTE. Dieci minuti complessivamente.
MARINO ZORZATO. Ancora un minuto! Fatelo per i cittadini, non per i ministri: dite ad Epifani che non spetta a lui la dettatura! 7 mila emendamenti, di cui la metà sono della maggioranza, 200 emendamenti tra relatore e Governo, 50 voti in quindici giorni e solo alcune ore di Commissione in attesa che si concludessero estenuanti e improduttive riunioni di maggioranza: la maratona notturna da noi provocata per non subire il primo voto parlamentare è stato un atto per dimostrare cosa sia il voto di scambio.
Abbiate l'onestà di ammettere che non siete in grado di governate e traetene le opportune conseguenze! Governare è un dovere per la maggioranza, governare contro la maggioranza degli italiani è un atto contro la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Credo sia giusto - seppure con alcune difficoltà e seppure chiaramente lavoreremo in questi giorni in aula per costruire una legge finanziaria più attenta a talune questioni ambientali - dare un giudizio positivo sul disegno di legge finanziaria in esame.
Vorrei ringraziare anche per il lavoro svolto in Commissione bilancio in questi giorni, fermo restando che non do la colpa alla minoranza per l'ostruzionismo, anche se la questione Pallaro è ormai troppo strumentalizzata. Mi dicono che la richiesta di 12 milioni di euro è stata fatta da tutti i deputati eletti dagli italiani all'estero, non soltanto da Pallaro. Non solo, ma tale proposta aumenta di 2 milioni di euro ciò che era già inserito nella vecchia precedente legge finanziaria.
Il nostro obiettivo è quello di migliorare ed è compito del Parlamento introdurre talune questioni in materia ambientale, che già peraltro sono inserite nel disegno di legge finanziaria.
Ritengo che il lavoro principale sia da svolgersi su diversi binari. Da una parte, dall'articolo 21 in poi, vi è la questione delle bioenergie che, a differenza delle vecchie leggi finanziarie, sono state inserite in maniera particolare. Dirò di più: ritengo che questi articoli consentiranno finalmente di far partire il mercato delle produzioni ambientali. Come sapete, l'Italia è il fanalino di coda rispetto al fotovoltaico. La Turchia produce circa il 25 per cento di calore con i pannelli fotovoltaici, l'Italia neanche il 2 per cento. Il fatto poi che a partire dall'articolo 23 vengano favorite tali produzioni, fa dire che, finalmente, il mercato della produzione energetica, attraverso l'utilizzazione dei pannelli, potrà aprirsi.
Molto importante è inoltre l'articolo 26, che riguarda i biocarburanti. In tutto il mondo si sta sperimentando (vedi il Brasile) il bioetanolo, mentre purtroppo soltanto in Italia alcune produzioni di biocarburanti sono state molto rallentate. Su tale argomento la legge finanziaria all'esame dà un forte, concreto e importante indirizzo.
Vi è un aspetto che ritengo giusto sollevare anche in questa sede - vedremo poi durante il percorso in aula come si concluderà la discussione - con riferimento all'articolo 25, dove sono previsti 100 milioni di euro per mitigazione ambientale a chi interviene a livello comunale per creare strutture energetiche. Ritengo sia in parte sbagliato, lo dico in maniera chiara e forte, visto che la maggior parte di queste strutture le costruisce l'Enel.
L'Enel, insieme ad altri enti, l'anno scorso ha attinto alle nostre tasche per quanto riguarda il contributo di due miliardi previsto relativamente all'accordo di Kyoto. Pertanto, credo sia in parte sbagliato prevedere altri 100 milioni con riferimento a questi impianti, posto che le suddette imprese registrano un utile di esercizio di parecchi miliardi all'anno. Detto ciò, è ovvio che la discussione prenderà corpo dalle modalità di conduzione dei lavori in Assemblea.
Oggi ha inizio la discussione sulla manovra finanziaria; poiché nessuno vuole arrivare alla posizione della questione di fiducia, stiamo cercando di individuare delle soluzioni concrete anche per rispettare i tempi relativi all'esame della stessa e per giungere ad una discussione serena: in particolare, dovremmo ascoltare in modo vero e concreto anche le richieste di apportare determinati miglioramenti, provenienti dalle minoranze.
Grazie al lavoro svolto in questi giorni dai sottosegretari e dal relatore, abbiamo ottenuto - si tratta di un aspetto importante e fondamentale - un certo risultato relativamente al demanio marittimo. Finalmente, in Italia vi è l'indicazione che chi gestisce una parte del demanio non può sentirsi padrone all'infinito dello stesso (in Commissione è stata avanzata una proposta in questo senso), perché chiunque ha il diritto di utilizzare e di usufruire di spazi pubblici.
Per noi, inoltre, è fondamentale inserire nell'articolo 210, relativamente alla cooperazione internazionale, la questione dell'acqua; l'acqua sta diventando in tutto il mondo l'argomento principale non solo per il benessere, ma per la vita umana. Purtroppo, il mercato del petrolio sta passando in secondo piano, anche con riferimento alle guerre che stanno scoppiando nel mondo. L'acqua rappresenta e rappresenterà sempre di più un aspetto fondamentale nella vita quotidiana.
Noi chiediamo - spero che la nostra richiesta venga recepita dal Governo - che le aziende che operano nel settore delle risorse idriche ne destinino una piccola percentuale alla cooperazione internazionale, in modo tale che l'Italia, che in questi anni ha ridotto sempre di più i fondi necessari per la cooperazione, possa veramente dimostrare che, in ordine a tale aspetto, intende trovare delle soluzioni concrete per chi sta realmente morendo di sete nel mondo. Da un'analisi dell'ONU si è constatato che, soltanto nel 2005, circa 20 milioni di persone, tra bambini e anziani, sono morti per mancanza di acqua.
Il nostro emendamento all'articolo 210 va in questo senso: vogliamo che si dia il segnale concreto che l'Italia, come ha fatto la Francia nella scorsa manovra finanziaria, si adopererà con un piccolo, ma importante contributo per dare dell'acqua da bere alle popolazioni che in questo momento stanno soffrendo e morendo di sete.
Vorrei, inoltre, segnalare la questione relativa alla rottamazione, che potremo discutere in quest'aula. Sono convinto che in Italia uno dei fattori principali di crisi sia rappresentato dall'inquinamento atmosferico. Ogni anno in Italia i costi della mobilità urbana si aggirano intorno a 200 mila milioni di euro. È una cifra esorbitante! Penso che il Governo ed il Parlamento debbano porre alla base della loro azione l'obiettivo del risanamento dell'inquinamento atmosferico. Occorre trovare il modo per favorire questi interventi, anche dando la possibilità a chi non vuole comprarsi una macchina nuova di convertirla a metano o a GPL o, meglio ancora, utilizzando un motore ibrido elettrico; credo che questa sia una delle cose più importanti da chiedere per quanto riguarda il risanamento dell'aria e lo sviluppo economico del nostro paese.
Concludo, dicendo che i verdi apprezzano molto gli argomenti inseriti all'interno del disegno di legge finanziaria e l'impegno di lavorare in questi giorni per migliorarlo, per dargli un senso rispetto alle tematiche ambientali.
Spero che il Parlamento recepisca le nostre problematiche: chiediamo al Governo di procedere in questa direzione, come si è fatto in questi giorni in Commissione bilancio, perché credo sia veramente fondamentale cambiare registro rispetto al passato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, non era mai successo che la Commissione bilancio non riuscisse a svolgere l'esame della legge finanziaria. Certo, altre volte si è verificato che la discussione non sia stata completata, ma non era mai successo prima d'ora che la Commissione si fermasse ad una valutazione di 25 emendamenti su 7 mila presentati dal Parlamento intero; d'altronde, presentare una finanziaria con 217 articoli significa proprio andarsi a cercare guai. È infatti evidente che, più sono gli articoli, tanto più sono estesi gli interessi toccati, ed allora è inevitabile e prevedibile che la gestione del provvedimento in Parlamento sia complessa. Se poi è il Governo a promuovere fino all'ultimo ritocchi e ripensamenti, la situazione si fa incandescente: ma la soluzione è già pronta, era già pronta fin dall'inizio ed è la fiducia. Il Governo così potrà confezionare e far approvare una finanziaria modificata a suo piacimento, senza correre il rischio di spaccare la sua maggioranza. Questa è una fiducia annunciata, è una gestione scientificamente programmata sin dall'inizio per sottrarre l'esame del testo alla stessa maggioranza, evitando così di evidenziare le spaccature esistenti.
Così le promesse di armonia che Prodi ha chiesto all'Unione nello spirito di Villa Pamphili sembrano completamente svanite, mentre la finanziaria galleggia tra ultimatum e veleni. Persino D'Alema è costretto a criticare i troppi tagli alla Farnesina. Non solo, ma al corteo dei Cobas e dei precari dell'altro giorno hanno sfilato dieci sottosegretari di lotta e di Governo, al punto che Gentiloni ha dichiarato testualmente: che accadrebbe se ognuno si mettesse a marciare con i propri referenti sociali? Non c'è un diritto al dissenso governativo. Inoltre, ha aggiunto: penso che Rifondazione faccia i conti con la contraddizione non risolta tra lo stare al Governo e voler rappresentare i movimenti e le lotte alternative al sistema: si decidano.
D'Alema e Prodi, invece, fanno finta di pensare e dichiarano che la manifestazione del 4 novembre è stata a favore e non contro il Governo. Si vede però che al ministro Damiano i consensi non piacciono perché ha espresso la sua giustificata amarezza per i cartelli che dicevano: «Damiano, servo dei padroni, vattene». Intanto, il ministro Ferrero se la prende con il ministro Damiano, imputandogli di aver fatto poco o nulla per i precari.
Cerchiamo di non essere ipocriti: attribuire un carattere neutrale ed imparziale ad un corteo, gremito da rappresentanti di Governo, che bocciava il Governo è falso ed ipocrita. Sullo stesso punto Padellaro su l'Unità ha detto: cosa accadrà il giorno dopo nelle stanze del Ministero del lavoro e in quello dell'economia tra sottosegretari protestanti e ministri protestati? Questo è il problema a cui non è facile sfuggire.
Intanto la legge finanziaria continua la sua inesorabile marcia a tappe forzate contro il Parlamento, i ceti produttivi e il paese. Basare una legge finanziaria sulle tasse piuttosto che sui tagli delle spese e degli sprechi non è solo doloroso per i contribuenti, ma anche un azzardo che potrebbe risultare devastante per i conti del paese. Con il complesso dei provvedimenti di questa manovra il Governo dimostra ancora una volta di percepire lo Stato in termini di sovrano esattore, a fronte di cittadini sudditi. Lo abbiamo sempre detto, con Prodi avremmo avuto il più lucido e temibile avversario di chi pensa che prima viene l'individuo e, poi, lo Stato. L'altro giorno in un bellissimo articolo su Il Corriere della sera Nicola Rossi, giustamente preoccupato, diceva: il fisco non è uno strumento di punizione sociale, è un patto che è o dovrebbe essere tra uguali, che in particolare dovrebbe vedere cittadini e Stato sullo stesso piano, non più sudditi i primi, non più sovrano il secondo. Giustissimo, ma lasciatemi dire innanzitutto che è davvero sconsolante che all'alba del XXI secolo persone serie come Nicola Rossi siano costrette ad invocare - come obiettivo ancora da raggiungere e, per la verità, lontano - principi elementari, affermati almeno con la rivoluzione borghese, quali quello del superamento della sudditanza nel rapporto tra Stato e cittadini. Allora, caro onorevole Rossi, intervenga subito perché questa manovra non è come lei auspica e come tutti noi la vorremmo.
In questo provvedimento il fisco punisce il ceto medio, i piccoli e medi imprenditori, e non mette i cittadini e lo Stato sullo stesso piano. Mettete e fate mettere dagli enti locali le mani nelle tasche dei contribuenti, aumentate pesantemente le tasse agli italiani e fate finta di dare parte di queste risorse agli italiani all'estero, mentre in realtà le utilizzate, in modo vergognoso, per tentare di assicurarvi il voto di fiducia al Senato.
Collega Piazza, non è soltanto il caso Pallaro, che non è isolato. È notizia di oggi che è scattato il «soccorso rosso» con una «leggina» che riapre i termini per la richiesta di rimborso elettorale per due senatori del centrosinistra. È una sanatoria, una legge ad personam che ha soltanto l'obiettivo di consolidare il vostro risicato vantaggio al Senato.
Come da diversi giorni mi sto sforzando di dimostrare, sono nettamente contrario alla filosofia ispiratrice di questa manovra finanziaria. Sono particolarmente convinto che, in assenza di una significativa crescita, sia sbagliato, completamente sbagliato, utilizzare la pressione fiscale per la redistribuzione del reddito.
Ciò nonostante, voglio credere alla buona fede delle ripetute affermazioni di Prodi e della sua maggioranza circa il fatto che con questa manovra piangeranno solo i ricchi, mentre il 92 per cento dei contribuenti avrà un vantaggio. Allora, sottosegretario, l'ho già detto in Commissione bilancio: votate il mio emendamento. Ho presentato un emendamento che è un contributo alla coerenza rispetto alle dichiarazioni di Prodi, poiché invoca la clausola di salvaguardia esattamente per il 92 per cento dei contribuenti, ossia per i redditi fino a 55 mila euro, dando loro la possibilità di scegliere il regime fiscale precedente se più favorevole. Temo, però, che la mia speranza e, soprattutto, quella del 92 per cento degli italiani andrà delusa.
Continuate e vi ostinate ad equiparare la ricchezza individuale con l'evasione fiscale e ciò è devastante per l'immagine del Governo e del paese intero. Da combattere non è la ricchezza, ma l'evasione fiscale.
Voi ora mettete nel «cervellone» anche i dati bancari riservati, a causa della legge Prodi-Visco, che forse è incostituzionale, perché trasforma l'anagrafe tributaria in un «grande fratello» fiscale. Proibite l'uso della moneta, imponendo l'utilizzo di assegni e di carte di credito per i pagamenti oltre i cento euro.
Il fatto è che più si legge questa manovra, più si rimane sconcertati. Anche l'operazione del cuneo fiscale, in fondo, è una mistificazione. La strada scelta, infatti, è quella di ridurre l'incidenza del costo del lavoro sulla massa imponibile su cui si applica l'IRAP. Insomma, la detrazione fiscale aumenterà il reddito delle imprese, ma non ridurrà i prezzi dei prodotti e, quindi, non inciderà affatto sulla competitività.
Tra l'altro, questa scelta non favorisce in egual modo tutte le imprese. Per il gioco delle deduzioni, l'operazione cuneo fiscale e il modo in cui viene applicata favoriscono sostanzialmente la grande impresa. Allora, si capisce bene perché Confindustria e i tre sindacati confederali abbiano detto «sì» a questa operazione, giacché i vantaggi sono solo per le grandi imprese, notoriamente più sindacalizzate delle altre.
Per fortuna, come al solito, la gente ha capito prima dei politici. Il consenso, che vi ha consentito, per un pugno di voti, di andare al potere, è già sensibilmente diminuito. Di questo, oltre che della nostra opposizione, non potete non tenere conto. Il conteggio alla rovescia per questo Governo è già iniziato. Speriamo, per il bene della nostra economia e per il bene del nostro paese, di voltare pagina il più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, la legge finanziaria per il 2007 è certamente ambiziosa per la sua dimensione e per gli obiettivi che si pone. È una finanziaria necessaria per raccogliere le sfide che il paese ha di fronte e che noi dobbiamo affrontare contemporaneamente. Non è infatti possibile una strategia in tempi diversi rispetto alle grandi questioni che sono l'eredità pesantissima che ci ha lasciato il centrodestra.
Questa finanziaria è così non per divertimento, ma per rispondere ai problemi dello stato dell'economia e della finanza pubblica e della condizione sociale del paese.
L'Italia conosce la più bassa crescita tra i paesi europei. Nel periodo 2003-2005 abbiamo avuto una crescita zero. Tale problema non è stato risolto con il miglior andamento del 2006. Se si arriverà all'1,7 o anche al 2 per cento, si resterà sotto il livello di crescita media dell'Europa, e bassa crescita significa perdita di quote del commercio mondiale e di competitività.
Esiste un problema strutturale di scarsa produttività totale dei fattori del nostro sistema produttivo. Il paese è pieno di inefficienze su cui occorre intervenire con liberalizzazioni, minori costi, investimenti sulle infrastrutture materiali ed immateriali, sulla ricerca e sul sapere. È ciò che stiamo facendo.
Lo stato della finanza pubblica ci pone continuamente sotto l'osservazione dell'Unione europea, che ieri ha promosso la manovra. Il miglioramento delle entrate nel 2006 non è tale da inficiare i giudizi espressi a giugno sulla drammaticità della situazione. Restano l'espansione in questi anni della spesa pubblica di 2,6 punti di PIL, l'avanzo primario pressoché azzerato, la crescita del rapporto debito-PIL ovvero il dato più negativo per il livello di debito che ha l'Italia, pari ad un quarto di quello dei paesi europei. Resta il dato di capitoli di spesa vuoti a metà anno, con gli stanziamenti della finanziaria 2006 per i cantieri ANAS e Ferrovie dello Stato, o quelli per il fondo sociale quasi azzerato e continuamente ridimensionato. Resta l'alto livello di deficit nel 2006 per effetto della sentenza sull'IVA, ereditata anch'essa dal centrodestra, per cui è incredibile ciò che si è sentito in quest'aula in merito al provvedimento che cerca di porvi rimedio.
Resta un'evasione fiscale a livelli non conosciuti in altri paesi europei. Constato che in Commissione bilancio i parlamentari del centrodestra sostengono la necessità di politiche fiscali basate sul contrasto di interessi. Non può essere l'unica strada, perché occorre un'articolazione di interventi messi in campo con il cosiddetto decreto Bersani, il decreto fiscale collegato alla legge finanziaria e la finanziaria stessa. Tuttavia, ai tempi del primo Governo di centrosinistra sono state adottate, e lo sono anche ora, alcune misure volte al contrasto di interessi. Nei cinque anni di Governo del centrodestra, invece, non ve ne è stata neppure una, ma ora, un giorno sì e l'altro pure, dite che bisogna scegliere quella strada. Ma perché voi non l'avete fatto?
Vi è un problema di equità. L'Italia ha visto l'aumento delle diseguaglianze, bassa mobilità sociale, rafforzamento delle corporazioni, aumento forte della precarietà. È a questi problemi che la finanziaria vuole rispondere ed è per questo che raggiunge i 35 miliardi. Vi è contraddittorietà nei ragionamenti sulla dimensione della manovra che ho sentito da parte del centrodestra. Si dice che sarebbe bastata una manovra da 15 miliardi per restare nei parametri europei. Tuttavia, 15 miliardi non sono una sciocchezza, perché corrispondono a quasi 30 mila miliardi di vecchie lire; già questa è un'ammissione, perché vuol dire che non siamo con i conti in ordine.
Inoltre, si dice che mancano le misure per la crescita. Invece non è così; infatti, se la finanziaria è di 35 miliardi, è proprio perché, se 15 sono destinati al risanamento, 19,5 riguardano misure rivolte alla crescita duratura nei prossimi anni e all'equità. È così perché siamo profondamente convinti dell'intreccio tra crescita, risanamento ed equità. Non vi è crescita senza risanamento ed equità. Se non si riduce il debito pubblico, mancano le risorse per gli investimenti a favore della crescita e si perde competitività rispetto agli altri paesi. Con bassa mobilità sociale e forte precarietà il paese non investe sulle persone, che sono l'elemento fondamentale per lo sviluppo e la crescita.
Ma è anche vero che non vi è risanamento duraturo senza crescita ed equità. Se non aumenta il PIL, il contenimento non basterà nel tempo a consolidare il risanamento. Se tutti non fanno la propria parte, a partire dal pagamento delle imposte, sarà più difficile uno sforzo comune del paese per il risanamento. Ed è altresì vero che non vi è equità senza crescita e risanamento. Per redistribuire ricchezza occorre innanzitutto produrla. Uno Stato pieno di debiti redistribuisce debiti.
Ecco perché una seria politica economica deve affrontare queste tre questioni insieme, come fa la legge finanziaria del Governo Prodi. Questa legge finanziaria avvia una stagione di riforme per la sanità, il federalismo fiscale, la previdenza ed il pubblico impiego.
Vorrei soffermarmi sul federalismo fiscale e gli enti locali. Vi è la volontà politica di dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione, mentre tra il 2001 e il 2006 lo si è messo in un cassetto. Si è fatto un gran parlare di devolution, ma poi è stata realizzata una politica di neocentralismo. Non vi è soltanto la volontà politica. Nella legge finanziaria vi sono i primi passi in quella direzione. Mi riferisco all'accordo sulla sanità, che responsabilizza le regioni; alla scelta del saldo finanziario per il patto di stabilità interno degli enti locali già dal 2007, abbandonando il criterio dei tetti di spesa; alla volontà di riscrivere il testo unico sugli enti locali in attuazione dell'articolo 117 della Costituzione ed ad alcune anticipazioni nella legge finanziaria.
Questi capisaldi sono rimasti punti fermi all'interno di un testo che, per iniziativa sia del Governo che del Parlamento, ha visto diverse modifiche. Auspico che di altri se ne introducano, come per quanto concerne il personale dei comuni sotto i cinquemila abitanti, le province e più complessivamente, per arrivare ad un accordo pieno, con le associazioni delle autonomie locali. Già ora, però, si può dire che questa legge finanziaria consegue un risultato: assicura più flessibilità alla gestione degli enti locali; mette a disposizione più strumenti per il reperimento delle risorse; dà l'avvio alla compartecipazione dinamica dell'IRPEF; introduce le tasse di scopo; sostiene finanziariamente i piccoli comuni e ne incentiva l'associazionismo.
In sostanza, chiede agli enti locali di contribuire al risanamento della finanza pubblica, ma responsabilizza gli amministratori, sia sul fronte delle spese, sia su quello delle entrate. Non s'impongono tagli dal centro per far tornare solo formalmente i conti, ma si propone un protagonismo nuovo per un risanamento duraturo. È un passo importante nella direzione giusta, dentro una legge finanziaria che riapre la speranza per il futuro del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il principale errore che questa maggioranza ha compiuto nel predisporre la manovra finanziaria è aver cercato di far credere ai cittadini che essa fosse ispirata alla filosofia della redistribuzione dei redditi, tassando i ricchi e dando ai ceti più deboli.
In realtà, non è così: i ceti più deboli verranno comunque dissanguati dalle maggiori imposte locali che, essendo prive di progressività, si abbatteranno su tutti i livelli di reddito. Così, questa legge finanziaria, che avrebbe dovuto essere redistributiva, diventa invece una legge finanziaria giustiziera. Considerando il nodo politico, il vero fallimento è quello dell'ala riformista dello schieramento del Governo che ha dovuto soccombere alla filosofia della sinistra radicale, contravvenendo così alle linee tracciate nel programma elettorale.
D'altronde, riuscire in così poco tempo a scontentare tutti è stato un vero record: hanno protestato i rappresentanti degli enti locali, e basti pensare a molti sindaci, anche del centrosinistra; hanno manifestato i precari, nei giorni scorsi; si sono dichiarati scontenti i rappresentanti del mondo della scuola, dell'università e della ricerca. A questo riguardo va evidenziato come, in modo del tutto irrituale, attraverso lo strumento della legge finanziaria sia stata in gran parte abrogata la riforma della scuola: ed eravamo noi quelli che, nella scorsa legislatura, venivamo accusati di aver soffocato il dibattito parlamentare sulla riforma educativa!
È stato perciò scelto di aggirare qualsiasi confronto, volendo abrogare alcune parti della legge di riforma, trasformando il Parlamento in un semplice organo di ratifica dei faticosi accordi elettorali dell'Unione. Ritengo che questo, quando si parla di scuola e di educazione, sia veramente molto grave.
Tuttavia, il lato più debole di questa manovra va sicuramente ricercato nella mentalità centralista ancorata a vecchi schemi che si rifanno ad un classismo ormai desueto e all'antica polarità capitale-lavoro. Questo è lo spirito che ha formato la manovra e che preoccupa - e ha preoccupato - la grande maggioranza degli italiani. Lo schema ideologico è sempre il solito: quello sul quale si muove l'alleanza che tiene insieme le sinistre italiane con una parte del centro moderato, vale a dire la difesa dei ceti popolari, dei lavoratori dipendenti, insieme ad un'intesa con i grandi gruppi economici e finanziari e con i principali centri di produzione intellettuale.
Rimangono fuori i ceti medi, i lavoratori autonomi, i professionisti, i piccoli e medi imprenditori, tutti coloro che cercano di superare il precariato mettendosi in proprio. Queste sono le categorie elevate a nemico principale e sociale. A mio avviso, però, il centrosinistra pagherà - al di là delle contingenze - il suo proverbiale immobilismo, la mancanza di analisi che l'ha portato ad ignorare che l'Italia è profondamente cambiata e che avanzano nuove figure professionali e lavorative (ciò soprattutto nelle zone del nord). Queste sono figure che, anche se non trovano ancora una piena rappresentanza, diventeranno sempre di più la vera forza lavoro sulla quale si baserà il nostro sviluppo. Questa legge finanziaria, con l'intento di punire il ceto medio, ha invece punito tutti gli italiani. L'errore è stato quello di non capire che anche il ceto medio si è ormai dilatato fino ad assorbire quasi tutte le fasce sociali, comprese le classi operaie tanto care alla sinistra.
Oltre a questo allargamento della categoria del ceto medio, esiste altresì una nuova mobilità sociale, positiva ed emergente. La controprova della veridicità di tutto questo, d'altronde, proviene da quanto sta accadendo nella nazione. Mai si ricordano proteste così articolate e diversificate, a riprova del fatto che coloro i quali pensavano di aver penalizzato soltanto le classi più agiate hanno colpito e scontentato, invece, tutti gli italiani.
In questi giorni, dovremo svolgere un dibattito e speriamo ci sia l'opportunità di modificare in Parlamento - noi, come opposizione, insieme alla maggioranza - questo disegno di legge finanziaria. Il pessimismo è d'obbligo, in considerazione dell'ormai troppo frequente ricorso alla questione di fiducia in questa Assemblea, tanto da diventare una consuetudine. Se sarà così, penso veramente che per la maggioranza sarà troppo tardi per correggere questo disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bordo. Ne ha facoltà.
MICHELE BORDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo nel corso della discussione sulle linee generali del disegno di legge finanziaria con l'intento di rendere espliciti gli obiettivi il cui raggiungimento sarà consentito al nostro paese da questa manovra economica.
Questo disegno di legge finanziaria è rigoroso ed è stato predisposto con grande serietà. Coniuga bene l'obiettivo del risanamento economico con quelli, altrettanto importanti, dell'equità e dello sviluppo. Con ciò intendo affermare che questa manovra economica è cosa assolutamente diversa dagli esercizi di fantasia contabile e dai trucchi di bilancio ai quali il Governo Berlusconi aveva abituato il paese negli ultimi cinque anni.
Devo dire però che, qualche giorno fa, ho ascoltato in questa Assemblea, con grande interesse, l'intervento per dichiarazione di voto sul cosiddetto decreto fiscale dell'ex ministro dell'economia, l'onorevole Giulio Tremonti. È stato un intervento simpatico, il suo, quasi divertente. Ha provato a fare una lezione, ha cercato di spiegare la maniera attraverso la quale un Governo deve reperire le risorse economiche, il modo in cui un Governo deve agire per far pagare le tasse ai contribuenti. È sembrato un professore, l'onorevole Tremonti, in quella circostanza. Ha tessuto le lodi della sua politica economica e fiscale ed ha parlato come se la politica del Governo nel quale egli è stato ministro dell'economia e delle finanze fosse stata promossa a pieni voti.
La verità è un'altra, come tutti gli italiani sanno. L'onorevole Tremonti è stato non soltanto bocciato dagli italiani in occasione delle ultime elezioni politiche, ed insieme a lui tutto il Governo Berlusconi, ma è stato costretto alle dimissioni dalla carica di ministro dai suoi stessi alleati di Governo, che lo accusavano di «truccare» i conti. Allora, prima di provare a fare il professore in questa Assemblea, mediti su tutti gli sfasci che ha prodotto nel paese.
Il punto è questo: il peso dell'attuale manovra finanziaria è interamente da addebitare al Governo che ha preceduto l'attuale e spero che questa sia davvero l'ultima tassa che gli italiani pagano per i cinque anni di Governo della Casa delle libertà. Le cifre, purtroppo, sono tanto chiare quanto spietate: 17 miliardi, circa la metà della manovra economica, serviranno a tappare i «buchi» lasciati da Tremonti, a far ripartire i cantieri di ANAS e Trenitalia, ad onorare il contratto dei pubblici dipendenti e a pagare i fornitori del Ministero della difesa. Cari colleghi del centrodestra, avete lasciato un paese che registrava una crescita pari a zero, un rapporto tra deficit e PIL pari al 4,7 per cento e l'avanzo primario azzerato. Insomma, un paese ormai fuori dall'Europa. Invece, con questa legge finanziaria, noi abbiamo l'ambizione di riportare a pieno titolo l'Italia in Europa, di far ripartire l'economia, di riportare sotto al 3 per cento il rapporto tra deficit e PIL e di puntare allo sviluppo. Lo faremo attraverso una legge finanziaria rigorosa che, al tempo stesso, conterrà interventi di grande rilievo sotto il profilo economico e sociale, a partire dalla rimodulazione dell'IRPEF, che consentirà all'80 per cento delle famiglie italiane di avere importanti benefici economici e di guadagnare fino a 700 o 800 euro in più all'anno. Tutto ciò grazie a questo disegno di legge finanziaria.
Consentitemi, in questa parte del mio intervento, di concentrarmi su alcune misure, contenute nel provvedimento, destinate a ridurre l'accresciuto divario fra il nord e il sud del paese.
Anche in questo caso, le premesse non sono ottimali. Nel 2005 il prodotto interno lordo delle regioni meridionali è diminuito dello 0,3 per cento, mentre nel triennio 2002-2005 al sud sono stati persi circa 70 mila posti di lavoro. L'economia del sud ha, dunque, bisogno di tornare a crescere. Come? Offrendo alle imprese strumenti finanziari adeguati per favorire gli investimenti nell'innovazione e misure fiscali che incentivino le assunzioni in particolari regioni.
Si muovono in questa direzione il cuneo fiscale differenziato, che abbatterà il costo del lavoro restituendo risorse tanto alle imprese quanto ai lavoratori; il credito d'imposta per le nuove assunzioni, finalizzato anche al contrasto della diffusione del precariato; gli incentivi all'assunzione di donne, il cui ingresso nel mondo del lavoro è ulteriormente favorito dalla costruzione di nuovi asili nido. Poi, vi è la progettazione di zone franche urbane, innovativi strumenti di progettazione strategica destinati a contrastare il fenomeno della marginalità territoriale attraverso incentivi alle piccole e piccolissime imprese e all'occupazione stabile.
Inoltre, vi saranno nuovi treni e nuovi autobus per i pendolari, nuovi o più funzionali strade, ferrovie, porti e interporti per le imprese e i cittadini. Per la gente del sud sono a disposizione 3 miliardi di euro destinati a finanziare l'acquisto di apparecchiature sanitarie e la costruzione di nuove strutture con cui cercare di riequilibrare un'offerta sanitaria oggi tragicamente penalizzante per il Mezzogiorno.
Misure fiscali ed incentivi economici, infine, sono e saranno sempre più inseriti in un contesto di migliore e maggiore integrazione tra le politiche di sviluppo dello Stato e quelle dell'Unione europea, per incrementare l'efficacia degli interventi progettati e realizzati con i fondi (120 miliardi) di cui il sud beneficerà nei sei anni tra il 2007 e il 2013.
Insomma, a me pare che emerga con evidenza come il disegno di legge finanziaria per il 2007 ponga le basi per la ripresa del paese e la rinascita del sud dell'Italia, ancor più mettendo in atto le misure di contrasto dell'evasione fiscale.
Berlusconi e Tremonti hanno provocato un grave danno all'Italia, operando per l'affermazione del principio della irresponsabilità civica dei comportamenti individuali, perché altro non è stato l'avere condonato tutto ciò che c'era da condonare, l'aver moralmente assolto gli evasori fiscali, l'aver deciso di scendere a patti con il peggior corporativismo.
Questo dato culturale, invece, deve essere ribaltato. Ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi per affermare il principio dell'equità fiscale, che garantirà a ciascuno di noi la possibilità di pagare meno tasse a patto che le paghino tutti.
Il 2007 - e concludo - sarà, in questo senso, un anno decisivo, così come lo sarà per l'affermazione dello spirito riformista del Governo e della coalizione. È nostro dovere governare...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MICHELE BORDO. ...assumere decisioni responsabili e finalizzate al progresso dell'Italia e al benessere degli italiani. È il mandato ricevuto dagli elettori che dobbiamo onorare con impegno e serietà (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, colleghi, l'attuale situazione economica dell'Italia è certamente di sofferenza. Da 15 anni il PIL non cresce in media più dell'1 per cento. Siamo fuori dai parametri di Maastricht con un rapporto deficit-PIL di poco inferiore al 5 per cento. La produzione industriale è stagnante, e negli ultimi anni le esportazioni si sono ridimensionate, portando in grave deficit la bilancia commerciale e quella dei pagamenti.
Fortunatamente, dall'inizio di quest'anno vi è una certa ripresa dovuta soprattutto alle maggiori importazioni dei grandi paesi asiatici. Certo, il bilancio è condizionato dalla nostra situazione energetica che determina gran parte del deficit commerciale.
Questo quadro è quello trovato dal Governo Prodi formatosi in seguito alla ristretta vittoria elettorale. La maggioranza ed il Governo non potevano affrontare il problema con «pannicelli caldi», ma dovevano farlo con un'azione molto determinata, per mettere a posto i conti del paese. Ne sono scaturiti un disegno di legge finanziaria e provvedimenti collegati che comportano sacrifici per tutti e benefici per la parte meno fortunata dei cittadini. Questa azione, tendente all'equità, richiede sacrifici proporzionati alle entrate in importanti settori dell'attività imprenditoriale, interessando anche i singoli lavoratori autonomi ed i professionisti. Senza queste azioni, è impensabile prevedere lo sviluppo economico e sociale per i prossimi anni. Allo sviluppo devono contribuire tutti. I risultati di queste azioni si vedono già con l'aumento del gettito fiscale verificatosi nell'anno 2006. Tale aumento deve costituire per il futuro la vera, nuova tassa del governo Prodi. Le altre dovranno ridursi gradualmente, in modo tale da consentire l'incentivo agli investimenti da parte dei piccoli imprenditori e delle piccole imprese. In questa direzione va anche la lotta agli sprechi, in particolare agli alti costi della politica e dell'amministrazione. Questa linea, voluta dal governo Prodi e contenuta in parte nel disegno di legge finanziaria, ha trovato già alcune risposte positive in alcune regioni amministrate da ambedue gli schieramenti, che hanno ridotto in questi giorni le indennità dei consiglieri e degli assessori.
Il complesso di norme che va sotto il nome di finanziaria si poteva varare solo all'inizio di una legislatura. Per gli anni successivi vanno previsti solo aggiustamenti e manovre di modesta entità, finalizzati al mantenimento dei parametri europei. L'Europa ci ha incoraggiato a proseguire, approvando l'attuale testo del disegno di legge finanziaria, raccomandando però l'avvio delle riforme strutturali e di non stravolgere in Parlamento il testo analizzato. Nonostante i perfezionamenti possibili, non si può non concordare con le raccomandazioni del commissario Almunia e pertanto sarebbe auspicabile che in quest'aula maggioranza e opposizione si facessero interpreti delle necessità del paese e superassero le pregiudiziali reciproche, per consentire un dibattito ampio e propositivo, senza la necessità, per il Governo, di chiedere la fiducia.
Come Italia dei Valori, siamo convinti che ciò sia possibile, in quanto non è la prima volta che il Parlamento collabora alla rinascita del paese ed oggi il paese deve rinascere, deve conquistare la competitività perduta. Quindi, se cambiamenti vi dovranno essere al disegno di legge finanziaria essi siano finalizzati a creare le basi per un nuovo e più avanzato sviluppo. Investiamo, allora, sulla conoscenza, sulla scuola, sull'università e sulla ricerca scientifica, accogliamo insieme emendamenti su tale grande comparto e rinunciamo ad altre possibili spese, meno urgenti e spesso di carattere corrente.
Per il sud, che - non dimentichiamolo - è il maggior contribuente allo sviluppo in termini di produzione di ossigeno, permettendo all'Italia di partecipare senza sfigurare alla Conferenza sul clima in corso a Nairobi, oltre alle misure previste, è necessario un grande sforzo, anche economico, per contrastare l'illegalità. Raddoppiamo o triplichiamo gli sforzi per dare ai magistrati e alle forze dell'ordine uomini e mezzi per stroncare sul nascere la criminalità organizzata. È questo l'investimento prioritario, senza il quale nessun imprenditore, piccolo o grande, è portato ad investire in tali regioni, nonostante alcune facilitazioni di legge...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Misiti...
AURELIO SALVATORE MISITI. Concludo, signor Presidente. Su questi temi ci aspettiamo il sincero appoggio di una larga parte del Parlamento. Ciò non vuol dire che i parlamentari non possano proporre anche emendamenti alternativi alle linee del disegno di legge finanziaria. Quelli non alternativi, tuttavia, andrebbero accolti, da qualunque parte provengano. Usciremmo, in tal modo, tutti più forti e sarebbe più forte anche l'Italia nel contesto internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, i punti che vorrei affrontare nel mio intervento rispetto alla discussione del disegno di legge finanziaria, sostanzialmente sono tre.
Il primo è la grande anomalia che sta contraddistinguendo il dibattito interno alla maggioranza ed anche al paese, cioè la grande differenza che vi è tra i punti indicati all'interno del DPEF e ciò che successivamente è stato scritto nel disegno di legge finanziaria.
Vorrei esplicitare tale anomalia evidenziando i comportamenti che danno una giustificazione al tutto: non è un caso che il ministro di Rifondazione Comunista, Ferrero, nel Consiglio dei ministri non abbia votato il DPEF ed abbia, invece, votato il disegno di legge finanziaria. Penso che questa sia una prima risposta: gli obiettivi strutturali indicati all'interno del DPEF (la sanità, la finanza territoriale, il pubblico impiego, la previdenza) sono stati oggetto di un rinvio senza data poiché costituiscono il vero nodo che la maggioranza non è in grado di affrontare.
Ho ascoltato i colleghi, ho letto i giornali e ho ascoltato alcuni telegiornali: ho constatato che vengono espresse in forma eccessivamente enfatica le considerazioni rispetto alla valutazione dell'Europa sul disegno di legge finanziaria. Non è vero che ieri c'è stata una promozione: l'Europa ieri ha indicato alcuni punti coerenti con la grande anomalia che caratterizza il centrosinistra. L'Europa, ieri, non solo ha indicato alcuni punti di incertezza sulle entrate, collegati in modo particolare all'evasione, ma ha indicato in modo molto chiaro che la vera carenza di questa manovra è la totale mancanza di riforme strutturali. Quindi, torniamo al punto di origine che caratterizzerà, a nostro avviso in negativo, anche l'azione che dovrà essere portata avanti.
Il secondo punto è strettamente collegato alla suddetta anomalia politica. Questo disegno di legge finanziaria contiene un elenco di tasse che fanno emergere il vero volto della sinistra estrema e la vera impostazione di questo Governo, che nel nostro paese sono più che recepiti dall'opinione pubblica. Mi dispiace che molti colleghi, che questa mattina ho ascoltato con attenzione, vogliano mettere da parte il fatto che il paese è in subbuglio: vorrebbe dire non comprendere quanto sta accadendo nel paese.
Nel mio intervento non vorrei indicare l'elenco delle circa settanta nuove tasse che si abbatteranno sugli italiani, ma vorrei fare alcuni rapidi esempi collegati anche al terzo punto che affronterò, relativo al Mezzogiorno, dissentendo anche da considerazioni che ho poc'anzi ascoltato. Tale elenco di tasse muove i suoi passi, ad esempio, dalla riduzione del trasferimento agli enti locali con la facoltà - io direi l'obbligo, come capisce chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la realtà delle amministrazioni comunali - di aumentare l'addizionale comunale IRPEF dallo 0,5 allo 0,8 per cento. E penso sia altrettanto importante ricordare una serie di altre tasse che caratterizzano un punto fondamentale, in contrasto con la grande favola raccontata dell'equità sociale in riferimento alla rimodulazione dell'IRPEF per i redditi al di sotto dei 40 mila euro (con una mano si dà, ma con l'altra si toglie abbondantemente quello che viene dato): mi riferisco all'IRPEF, ma anche a tutti gli altri balzelli previsti, che vanno dalla rivalutazione degli estimi catastali, alla tassa sui rifiuti, alla tassa di soggiorno, al bollo auto rivisitato in tutte le versioni, che tocca la maggior parte dei cittadini, fino all'incredibile ticket.
Ho ascoltato toni entusiastici sulle scelte in materia di sanità. In cinque anni, con il Governo Berlusconi, abbiamo aumentato di oltre 30 miliardi di euro il fondo sanitario assegnato alle regioni; oggi, ascoltiamo che la legge finanziaria avvia una seria riforma in materia di sanità. Basta parlare del ticket: si prevedono 18 euro per il codice bianco, 23 euro per il codice verde ed un aumento da 36 a 46 euro per la specialistica. Ciò vuol dire che un cittadino deve sapere preventivamente per quale motivo sta andando al pronto soccorso: se dovesse commettere l'errore di andare al pronto soccorso mentre fortunatamente sta bene, dovrebbe comunque pagare tale sciagurata tassa che si abbatte in una forma illogica e senza precedenti a livello nazionale ed europeo.
Il suddetto elenco di tasse è troppo lungo da esaminare nel suo complesso, ma è stato oggetto di diversi approfondimenti da parte delle categorie, dei ceti produttivi, dei professionisti e dei singoli cittadini che sentono il peso gravissimo di questa legge realmente iniqua perché mette le mani nelle tasche degli italiani. Questo elenco si abbatte in modo specifico anche sul Mezzogiorno, ed in questo caso dobbiamo sfatare un'altra favola che viene raccontata.
Il Mezzogiorno, da questa legge finanziaria, è penalizzato in modo chiaro e dobbiamo avere il coraggio di dirlo, dopo che, per cinque anni, abbiamo ascoltato l'equazione che il Mezzogiorno era penalizzato perché, all'interno del Governo, c'era la Lega e, su questo, si è creata una falsa strumentalizzazione.
I due elementi concreti che di questa legge finanziaria danno la dimensione della non attenzione nei confronti del Mezzogiorno sono: innanzitutto l'articolo 8 del decreto-legge, che blocca i contratti di programma decisi entro marzo del 2005, per un'ipotesi di riprogrammazione (non capiamo cosa ci sia dietro questa scelta); il secondo elemento è quello collegato al fondo per le aree sottoutilizzate. Non si può fare confusione sulle risorse ingenti che giungeranno alle regioni del sud con la programmazione 2007-2013, perché qui è in atto un bluff, quello di mettere insieme, all'interno di un fondo, delle risorse, la cui differenza, negli anni, faceva un totale diverso da quello che, attualmente, esiste in legge finanziaria. Basta andare a leggere la Tabella F di questo provvedimento, per rendersi conto che, nel 2006, il Governo precedente aveva predisposto uno stanziamento per il fondo delle aree sottoutilizzate di 8 miliardi e 500 milioni di euro, che, nel 2007, vi è una previsione di 6 miliardi e 880 milioni di euro e che, realmente, in finanziaria, ci sono 5 miliardi 147 milioni di euro. Quindi, c'è una riduzione di un miliardo e 700 milioni di euro da assegnare alle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno. Anche per quanto riguarda il 2008, a fronte di una previsione pari a 6 miliardi 130 milioni di euro, vi è una riduzione di 980 milioni di euro. Sto citando le cifre presenti nelle tabelle allegate alla legge finanziaria. Non possiamo, quindi, raccontare che vi sia un'attenzione verso il Mezzogiorno.
La verità è che il Mezzogiorno, da questa legge finanziaria, è fortemente penalizzato, anche perché vi è un'altra scelta grave, che è quella che non consentirà più alle regioni del sud che, fino alla precedente legge finanziaria, avevano le risorse disponibili per una programmazione autonoma a fronte di un importo loro assegnato, a causa della riduzione delle risorse e della previsione del fondo unico, di scegliere in proprio e autonomamente gli interventi da realizzare sul territorio. Andremo a verificarlo da qui ai prossimi mesi, quando le regioni non assumeranno più provvedimenti analoghi a quelli degli anni precedenti.
Questa è la dimensione della legge finanziaria e non possiamo, in alcun modo, accettare una logica, una scelta e una finalizzazione differenti da quelle cui si è fatto riferimento, eludendo gli elettori durante le campagne elettorali. Il malessere complessivo emerge in modo sempre maggiore. In questa direzione, penso che sia altrettanto importante, non fare riferimento ai dati preoccupanti che il Mezzogiorno d'Italia ha vissuto, negli anni precedenti, in una congiuntura economica sfavorevole, a livello nazionale ed internazionale - non poteva che essere così - ma fare riferimento al fatto che, in un momento come questo, nel quale è quanto mai necessario ridurre la pressione fiscale, spingere i consumi, favorire la ripresa economica, ed immaginare e finalizzare risorse destinate, in modo specifico, alle aree maggiormente bisognose. Ma cosa fa questo Governo? Esattamente il contrario: aumenta la pressione fiscale, crea le condizioni per contrarre la crescita del nostro paese e, soprattutto, riduce le risorse a quelle aree svantaggiate che, mai come in questo momento, hanno bisogno di interventi strutturali e finalizzati, che possano andare nella giusta direzione.
Penso sia importante fare una considerazione finale rispetto a questa legge finanziaria. Certamente, da qui a qualche giorno, assisteremo alla giustificazione del voto di fiducia per il numero degli emendamenti presentati. Ma il voto di fiducia sarà motivato, non solo dalla loro quantità, ma soprattutto dalla qualità delle proposte emendative che verranno presentate da numerosissimi parlamentari e partiti del centrosinistra. Questo strozzerà, ancora una volta, il merito della legge finanziaria e, di certo, metterà in piazza la difficoltà di questo Governo, portando inevitabilmente ad una forte protesta e ad una crescita del dissenso sul territorio, che non dobbiamo responsabilmente cavalcare, come ci viene indicato, ma che cerchiamo di intercettare, avendo la consapevolezza piena che, in questo momento, esiste un grande disagio, nel nostro paese. Si tratta di un disagio che, ormai, attraversa, in forma trasversale, non solamente quelle fasce di elettorato o quelle realtà sociali strutturalmente e storicamente legate elettoralmente al centrodestra ma si tratta anche di un dissenso che accompagna e affianca, in modo chiaro e netto...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RAFFAELE FITTO. ...una valutazione complessiva, che va ben oltre i confini elettorali storicamente a noi vicini.
Svolgo un ultima considerazione, signor Presidente. Le parole d'ordine sono: risanamento, equità e sviluppo. La verità è che, con la scusa del risanamento, si racconta la favola dell'equità, promettendo una grande bugia che è quella dello sviluppo.
È un dato che emerge ormai in forma sempre più chiara e che anche gli esponenti responsabili di questa maggioranza cominciano, in modo chiaro, ad evidenziare all'esterno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, a premessa del mio intervento, vorrei ricordare che, da troppo tempo, ad ogni inizio di discussione sulla manovra di bilancio, viene prospettata l'esigenza di riformarne le procedure, salvo poi lasciare che, ogni anno, si ripeta un rito sempre meno in grado di rispondere alle esigenze di un'economia moderna e di un bilancio pubblico che hanno, invece, bisogno di certezze e di rapidità di decisione.
La nostra sessione di bilancio dura, nei due rami del Parlamento, più di tre mesi, circa tre volte più di una normale sessione di bilancio in altre democrazie europee e del mondo. È una sessione di bilancio sempre esposta alle pressioni di lobby, di interessi economici, sociali e culturali che tuttavia, pur legittimamente, concentrano sul disegno di legge finanziaria richieste, proposte, sollecitazioni che dovrebbero avere risposta nella ordinaria modalità di funzionamento del Parlamento, nell'ambito della propria funzione legislativa.
Con queste modalità di funzionamento, rischiamo di perdere di vista, dunque, gli obiettivi fondamentali ai quali penso di fare riferimento con il mio intervento, richiamandoli per quanto attiene gli obiettivi fondamentali della manovra nella loro essenza, una manovra che intende risanare la finanza pubblica, ma che ha l'ambizione, insieme al mantenimento degli obblighi contratti, tramite il patto di stabilità, con l'Unione europea, di produrre crescita economica e maggiore equità sociale.
Una manovra di questa entità ha un obiettivo principale molto ambizioso, ossia riportare il paese sulla via della crescita duratura per molti anni e con un tasso sostenuto di crescita intorno al 2 per cento annuo. Con questa manovra e con le leggi ad essa collegate, che sono parte integrante della manovra finanziaria, vi sono le condizioni per innalzare il tasso di produttività complessivo del paese, ad esempio, tramite corposi interventi tesi a dotare di infrastrutture un paese che ne è sottodotato (penso ad un fondo di 3 miliardi per le infrastrutture) o tramite la scelta di aprire ulteriormente i mercati ancora troppo chiusi (penso ai mercati dell'energia e del credito, ai servizi di pubblica utilità, al sistema pensionistico, alle professioni).
Per accompagnare il paese nella sua crescita, per fare in modo che la crescita del 2006 e quella prevista per il 2007 non siano un fuoco di paglia, si è scelto, dunque, di fissare gran parte della disponibilità finanziaria dello Stato su un impegno atteso sia dalle aziende sia dai lavoratori: la riduzione del costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale. Si tratta, a regime, di oltre 8 miliardi di euro, di cui 5 miliardi vanno alle imprese, che così recupereranno in termini di competitività di prezzo dei prodotti sul mercato.
Questo è un intervento duraturo, che vale nel tempo, per tutti gli anni - e non per uno solo - e ha lo stesso effetto che, un tempo, era dato dalle cosiddette svalutazioni competitive della moneta che producevano effetti positivi solo nel mercato per le aziende e non per i lavoratori dipendenti e le famiglie. Invece, con quest'intervento sul cosiddetto cuneo fiscale, le imprese avranno ridotto il costo di impresa del 2-3 per cento, ma ci sarà anche un effetto importante sulle buste paga dei lavoratori dipendenti, spingendo in tal modo la domanda interna e aumentando il potere di acquisto, cosa che con le svalutazioni competitive non si aveva, perché esse producevano inflazione e, dunque, diminuivano il potere d'acquisto.
Credo che si tratti di una grande questione, la quale viene finalmente affrontata con il disegno di legge finanziaria in esame. Tale scelta, a mio avviso, deve essere pienamente valorizzata e la sua importanza deve essere compresa sia dalle imprese, sia dalle famiglie, sia dai lavoratori italiani.
A proposito di critiche improprie riguardo all'assenza di misure relative al precariato nel mondo del lavoro, signor Presidente e colleghi, vorrei altresì ricordare che l'intervento finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale valorizza il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, poiché risultano premiate solamente le imprese che assumono lavoratori a tempo indeterminato, dunque non precari. Sappiamo bene, inoltre, che l'abbattimento del cosiddetto cuneo fiscale agisce premiando il lavoro femminile e consente, più o meno direttamente, anche il miglioramento delle condizioni del lavoro giovanile.
Dunque, man mano che si rende sempre più esplicito e chiaro il profilo della manovra economica e finanziaria del centrosinistra, saranno evidenti anche i disegni di riforma che l'accompagnano e la accompagneranno nella sua attuazione, a partire dalle modifiche individuate sia nel Documento di programmazione economico-finanziaria, sia nella risoluzione parlamentare che lo ha approvato. Si tratta dei quattro grandi comparti che hanno bisogno di ammodernamenti: la previdenza, la sanità, la pubblica amministrazione e gli enti locali.
Vorrei rilevare che la manovra di finanza pubblica, oltre a ciò, contiene importanti passaggi e numerose risorse destinate a settori dimenticati, o poco considerati, negli scorsi cinque anni di Governo del centrodestra. Mi riferisco alla ricerca, alla formazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ... all'ambiente, all'energia, all'interesse manifestato dallo stesso disegno di legge finanziaria sia per il settentrione, sia per il meridione d'Italia ed alle iniziative poste in essere a beneficio delle aree montane. Penso, infine, ad una serie di iniziative che riguardano, in maniera più stringente, la redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi medio-bassi, delle famiglie, degli anziani e dei giovani.
Penso, signor Presidente - e concludo -, che, nel corso dell'esame parlamentare, la manovra potrà essere migliorata; tuttavia, ritengo che, anche nella sua versione attuale, essa rappresenti il più importante tentativo, compiuto negli ultimi dieci anni, per far tornare a crescere il nostro paese in maniera stabile e duratura (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signori del Governo e della maggioranza, i primi sei mesi della vostra politica economica, oltre a certificare la volontà punitiva e la voglia di vendetta nei confronti dei ceti produttivi, dei lavoratori, degli artigiani, dei liberi professionisti, dei commercianti e degli imprenditori, consentono di tracciare un primo, fallimentare bilancio della vostra azione.
Si tratta di un bilancio fallimentare perché la vostra prima manovra finanziaria è conformista ed europeista. Essa rende omaggio ai parametri dei «ragionieri di Maastricht», vale a dire coloro che pensano sia sufficiente l'intenzione di controllare i conti, anziché la pratica di rendere competitivo un prodotto per salvare l'azienda! Ciò perché, onorevoli colleghi, il dato reale è che l'Italia, così com'è, non cresce, non crescerà e non sarà sicuramente in grado di fronteggiare le sfide poste dal mercato globale.
Le sinistre, purtroppo, non si preoccupano e non si sono occupate di questo problema. Esse, infatti, hanno rinviato le riforme strutturali che si rendono imprescindibili e necessarie per rilanciare sia i nostri prodotti, sia la nostra capacità di vincere non solo la competizione sul mercato dei beni e dei servizi, ma anche la sfida per garantire la qualità della vita e la giustizia sociale.
Infatti non ci potrà essere una giustizia sociale, senza crescita. Dal Presidente Napolitano al Governatore della Banca d'Italia - che ha bocciato questa manovra finanziaria non vedendone gli interventi strutturali -, si sprecano gli allarmi sulla nostra situazione economica. Purtroppo però nessuno ha il coraggio di dire - solo noi continuiamo a farlo, unici in questo Parlamento - quali sono le vere ragioni della crisi del nostro sistema paese. L'assistenzialismo, primo fra tutti. Le pensioni non coperte da versamenti di contributi sociali: 7 su 10 in Sicilia, che costano qualcosa come 500 milioni di euro l'anno. Ad esse si aggiungono quelle della Puglia e della Calabria, per una cifra di 1,4 miliardi, spesi ogni anno in puro assistenzialismo e parassitismo. Per questo non ci sono i soldi per le infrastrutture, né per la ricerca, né per la competitività del nostro paese!
È per questo che servirebbe una riforma strutturale, come quella delle pensioni. Ma non ciò che avete in mente voi, non quella che volete fare ancora una volta ai danni dei lavoratori, quelli veri, quelli che versano i contributi! No! Qui servirebbe una riforma diversa, che finalmente intacchi i privilegi, le baby pensioni e tutta quella forma di clientelismo ed assistenzialismo, che si è stratificata nel corso degli anni. Serve una riforma delle pensioni, che finalmente incida su quel cancro che sono le pensioni di invalidità false. Insomma, serve una riforma strutturale, che finalmente non privilegi i pochi ai danni dei molti.
Inoltre, serve un intervento strutturale sul piano della qualità dei servizi. Voi avete fatto le privatizzazioni senza mercato, che ci hanno consegnato degli oligopoli, che scaricano le loro inefficienze su tutti noi: servizi scarsi, tariffe esorbitanti. Nella bolletta della luce, del gas, così come nel costo della benzina, c'è lo Stato, che puntualmente incassa fior fiore di oneri sociali. Dietro i costi esorbitanti delle nostre banche - le più inefficienti in Europa -, ci sono le cartolarizzazioni volute dalle una tantum di destra e di sinistra.
Insomma, nessuno ha ancora avuto il coraggio di intervenire laddove è necessario. Servirebbero delle vere liberalizzazioni, che voi non siete in grado di fare. Avete gettato fumo negli occhi del paese e dei cittadini con il recente decreto cosiddetto Visco-Bersani, assolutamente un «pannicello caldo», che non ha risolto e non risolverà i problemi del nostro paese.
Sicuramente poi, a proposito di lobby, la sinistra può insegnare molto, in quanto la più forte, la più influente, la più importante - anche dal punto di vista elettorale - è quella che voi state garantendo anche in questa finanziaria e cioè quella del settore pubblico, perché oltre ad essere i primi al mondo per assistenzialismo ed inefficienza dei servizi, lo siamo anche per quanto riguarda la capacità del controllo dello Stato all'interno della vita di tutti noi, tanto è vero che c'è una triste classifica, che ci vede di poco superati da Polonia ed Ungheria, per quanto riguarda la presenza dello Stato all'interno dell'attività delle imprese e più in generale della vita quotidiana di tutti noi.
Questo è dovuto proprio alla presenza di un vero e proprio esercito di dipendenti pubblici, un esercito che costa. Al riguardo, nessuno dei Governi di centrodestra e di centrosinistra è riuscito a dare l'unica risposta possibile: quella della qualità e della meritocrazia, della costruzione di un sistema che, finalmente, rompa con il passato - una volta per tutte - e guardi al futuro, al modello offerto dagli Stati che hanno avuto il coraggio di avviare riforme strutturali, di chiudere i conti con il passato e di affacciarsi alle sfide che il nuovo millennio propone, dotati di una struttura moderna, congrua ed efficiente. È quanto proponiamo, ormai da troppi anni, all'interno delle aule parlamentari: il federalismo. Un federalismo istituzionale e fiscale farebbe finalmente entrare, nel dizionario e nella pratica della politica, due parole che, purtroppo, sono a voi sconosciute: libertà e responsabilità. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo che, di fronte ad un provvedimento importante come quello in esame, dobbiamo valutare non soltanto come esso affronti la realtà contingente, ma anche se e come esso apra scenari evolutivi nuovi ed importanti per il paese.
Non c'è dubbio: il disegno di legge finanziaria in esame fa i conti con una realtà difficile, effettivamente dura, profondamente segnata non soltanto dal dissesto dei conti ereditato dal Governo che ci ha preceduti, ma anche dal fallimento della filosofia con la quale si è cercato di affrontare i temi del rilancio dello sviluppo e della crescita del nostro paese.
Il provvedimento in esame non si piega all'emergenza, non cerca soltanto di fronteggiare, di mettere una «pezza» ad una situazione difficile; oggettivamente, mi sembra che esso cerchi di dare ordine ad un potenziale sviluppo di linee di azione nel quinquennio che abbiamo davanti. È vero: come ricordava il collega Fitto nel suo intervento, si avverte un disagio, nella società italiana, nelle diverse categorie sociali, nel mondo degli enti locali. Saremmo sordi se non lo ascoltassimo!
Tuttavia, ci va dato atto, con onestà, che il disagio non ha trovato orecchie disattente: il dialogo non si è fermato con la presentazione del disegno di legge finanziaria, ma è proseguito. Proprio in questi giorni, in queste settimane, sono stati conclusi accordi importanti, come quello relativo alle risorse necessarie agli enti locali per affrontare la fase difficile della redazione dei bilanci dopo cinque anni di continui tagli da parte dei Governi di centro destra (colgo l'occasione per obiettare al collega della Lega Nord che il disegno di legge finanziaria in esame è molto più federalista di quelli scritti negli anni precedenti dal ministro Tremonti). Sono stati conclusi accordi con le imprese relativamente al delicato tema del TFR accantonato. Inoltre, è stato concluso con i sindacati un accordo concernente il contratto del pubblico impiego, un nodo assolutamente decisivo per i prossimi anni. Le nostre orecchie non sono state disattente; e ciò ha già prodotto risultati già importanti.
La prosecuzione di questo continuo dialogo con la società italiana porrà, a mio avviso, la premessa per l'avvio di una stagione riformatrice alla quale il disegno di legge finanziaria potrà fare da solido piedistallo.
Non si possono approntare riforme serie se non si risanano i conti, se non si dà tranquillità sociale al paese e se non si avviano politiche innovative nel campo dello sviluppo, degli investimenti e della crescita. Tali riforme si intravedono nel disegno di legge finanziaria in esame, bisogna, però, svilupparle coerentemente. Il presupposto è portare in fondo lo sforzo intrapreso con la definizione della finanziaria. Faccio un esempio. L'aver riconsegnato autonomia agli enti locali e aver, quindi, superato la logica dei tetti dei cosiddetti decreti taglia-spese, significa aver aperto una porta decisiva verso una riforma strutturale del rapporto fra Stato centrale ed autonomie locali. In altre parole, si tratta del federalismo fiscale, che è presente nel disegno di legge finanziaria in esame. È necessario, lo ripeto, sviluppare quello che già si intravede in tale provvedimento. Occorre, in particolare, accantonare definitivamente l'illusione di grandi riforme con le quali ci siamo baloccati nei cinque anni precedenti e procedere all'attuazione del Titolo V della Costituzione. Ciò significa affrontare il tema del nuovo codice delle autonomie, quello della innovazione nella pubblica amministrazione e quello delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali. È necessario dare al paese una base di regole certe e ferme su cui fondare la propria modernizzazione.
PRESIDENTE. Deputato Giovanelli, concluda.
ORIANO GIOVANELLI. Concludo, Presidente. Ritengo che il disegno di legge finanziaria in esame sia ancora perfettibile; a questo proposito, alcuni colleghi hanno già segnalato alcuni aspetti che possono essere migliorati ulteriormente. Non c'è dubbio, comunque, che tale provvedimento può rappresentare fin da ora, per come è e per come è stato modificato dal Parlamento su spinte provenienti anche dal dialogo sociale, un punto di riferimento assolutamente solido su cui fondare la modernizzazione e la competitività del paese in un quadro di solidarietà e di attenzione ai più deboli.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, faccio notare al collega appena intervenuto che a sinistra non tutti la pensano alla stessa maniera. A tale proposito, ricordo che Michele Serra, venerdì scorso, su la Repubblica scriveva: «Passerà alla storia come la manovra di Governo peggio comunicata e peggio gestita di tutti i tempi, con il comico accavallarsi, sulle pagine dei giornali e nei TG, di tabelle che ritoccano quotidianamente cilindrate, bolli, kilowattora, tasse di successione, e riportano emendamenti, patteggiamenti, ritocchi e codicilli quanti ne bastano per non capirci più un'acca.» - concludendo - «La maggioranza, comunque, quanto ad autorevolezza e a riservatezza ne esce con le ossa rotte. Per sapere quali ossa, e rotte come, bisogna però aspettare il prossimo comunicato che rivedrà sicuramente il numero delle ossa e delle fratture». Questo non lo sostiene un esponente di Alleanza Nazionale, ma, come detto, Michele Serra, noto giornalista-compagno su la Repubblica.
Colleghi, la realtà è che, a mio avviso, nella confusione generale ci si è dimenticati che il Governo Prodi aveva promesso che ci avrebbe dato la felicità - alla faccia della felicita! - e, soprattutto, che non avrebbe aumentato le tasse. Però, come sappiamo, sono sessantasette le nuove tasse inserite in questa finanziaria. Trascorrerò il tempo a mia disposizione - cinque minuti - elencandole. Tassa n. 1: l'IRPEF è più cara, a che livello però non lo sappiamo. Tassa n. 2: detrazioni anziché deduzioni; i contribuenti potranno, ad esempio, detrarre dall'IRPEF il coniuge a carico soltanto al 50 per cento. Tassa n. 3: in tema di pensioni è previsto un contributo di solidarietà, pari al 3 per cento, sulle quote e i trattamenti oltre i 5 mila euro mensili. Tassa n. 4: le addizionali comunali; i comuni possono aumentare l'addizionale IRPEF (il Governo di centrodestra, lo ricordo, l'aveva bloccata). Tassa n. 5: l'imposta di scopo; i comuni possono istituire da gennaio 2007 un nuovo tributo e con il ricavato effettuare investimenti sul territorio comunale. Tassa n. 6: le successioni; dopo molti cambiamenti, in questo momento è prevista una tassa minima del 4 per cento per immobili di valore superiore al milione di euro. Tassa n. 7: sulle donazioni (segue i parametri delle successioni). Tassa n. 8: si opera una stretta sulle detrazioni per spese mediche. Tassa n. 9: da gennaio 2007 per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale viene istituita una quota pari a 10 euro. Tassa n. 10: viene istituito un ticket per le prestazioni erogate dal pronto soccorso pari a 23 euro se trattasi di interventi di codice verde, e di 41 euro nel caso in cui siano necessari degli esami. Tassa n. 11: sugli esami clinici se essi non sono ritirati per tempo. Tassa n. 12: sull'intrattenimento; si pensa di introitare 48 milioni di euro sui giochi. Tassa n. 13: sui voli prevedendo un incremento delle tasse di 50 centesimi di euro per ogni passeggero che vola su aeroporti nazionali. Tassa n. 14: passaporti più cari; viene elevato a 75 euro il visto di transito. Tassa n. 15: stangata sul risparmio, si sale al 20 per cento sulle ritenute dei rendimenti. Tassa n. 16: dividendi più salati sui pronti contro termine. Tassa n. 17: cento milioni di euro sull'aumento delle tasse dei tabacchi e delle sigarette. Tassa n. 18 sulla casa: più tasse sulla vendita delle case e quindi aumento anche dell'imposta sostitutiva per le plusvalenze. Tassa n. 19: riportare nell'ICI tutti i nuovi dati che vi arrivano e non vengono detti, altro costo per fare la dichiarazione. Tassa n. 20: nuovo catasto con rivalutazione dei terreni. Tassa n. 21: cambiano le rendite per ricoveri, collegi e caserme con l'aumento del 40 per cento. Tassa n. 22: tasse ipotecarie, modificate le aliquote sulle imposte ipotecarie catastali. Tassa n. 23: gli immobili in leasing, il credito IVA sarà inferiore. Tassa n. 24: le imposte e il catasto, per il riutilizzamento a fini commerciali e i dati ipotecari bisogna aver pagato prima i contributi all'Agenzia delle entrate. Tassa n. 25: calamità, allargamento dell'obbligo di assicurazione per la copertura dei rischi di calamità naturali (in provincia di Alessandria sono felici perché stanno ancora aspettando i contributi del '94 per i bi-alluvionati. Tassa n. 26: il condono marittimo, per il suo recupero degli utilizzi pregressi degli ultimi cinque anni. Tassa n. 27: bollo auto più caro, e su questo si apre una tragicomica commedia su quanto occorra pagare. Tassa n. 28: bollo auto sempre più caro perché le regioni che sfiorano il patto di stabilità possono ulteriormente aumentarlo. Tassa n. 29: il bollo nuovo da applicare sulle moto «euro 0» che viene portato a 26 euro. Tassa n. 30: stangata sull'auto aziendale - e andrò più veloce perché il tempo del mio intervento sta per finire. Tassa n. 31: vengono tassate anche le auto dei disabili. Tassa n. 32: la benzina è più cara dello 0,0258 con efficacia dal 15 luglio. Tassa n. 33: gasolio più caro, aumenta l'accisa sul gasolio. Tassa n. 34: eliminata l'esenzione dell'accisa per il biodiesel. Tassa n. 35: nuove tariffe...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MARCO ZACCHERA. Siamo solo alla 35! Peccato che devo arrivare alla 67! ...Prego?
ROBERTO GIACHETTI. Ne avevi saltata una!
MARCO ZACCHERA. No, siamo arrivati solo a 35, mentre era di 67, collega, il numero delle tasse da leggere.
ROBERTO GIACHETTI. Tra la tassa n. 20 e quella n. 22, la 21 non l'hai citata!
MARCO ZACCHERA. Chiedo scusa Presidente, ma il richiamo del collega... La tassa n. 21 riguardava il cambiamento delle rendite per le attività commerciali di immobili in categoria B.
PRESIDENTE. Può consegnare il testo, onorevole... Deve concludere!
MARCO ZACCHERA. Concludo, Presidente. Penso che occorra lavorare seriamente per mandare a casa il più presto possibile il Governo Prodi. Mi sembra che in Molise abbiano già cominciato a farlo!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono svolti fino a questo momento, ascoltandoli con spirito laico, così come con tale spirito ho cercato di cogliere - come dice San Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, «esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono» -, ponendo molta attenzione, e forse più negli interventi dell'opposizione che non della maggioranza, per tenere ciò che vi è di buono.
Ho ascoltato cose interessanti, ma anche cose che, francamente, mi lasciano estremamente stupita, in particolare gli ultimi due interventi. Il collega onorevole Zacchera ha elencato le tassazioni e, nel lungo elenco che ha fatto, ha aggiunto anche alcune cose di estremo interesse, ad esempio facendo di ogni erba un fascio e indicando le tassazioni che sono state portate ad uniformità. Allora deve spiegarmi se trova poi così incoerente un aumento oggettivo di tassazione laddove le rendite finanziarie vengono equiparate alla tassazione della rendita da lavoro e perché in questo paese, e negli ultimi cinque anni c'eravate voi al Governo di questo paese, non è stato un gran problema non rendersi conto che vi era una profonda sperequazione tra la tassazione sul reddito da lavoro, e quindi sul reddito che dà lavoro, e la rendita finanziaria che, oggettivamente, è pura transazione, che non dà ricchezza, che anzi immobilizza risorse e le tiene semplicemente ad alimentare i rentier.
Cinque anni di legislatura sono trascorsi da poco: credo vi fossero tutti gli estremi per trovare una soluzione ai problemi degli alluvionati e bi-alluvionati di Alessandria e Asti, senza chiedere di risolvere i problemi a chi è arrivato da pochi mesi. Pertanto, di fronte a problemi concreti si dovrebbe seguire un diverso approccio, se si vuole davvero tentare di risolverli.
Credo che tutto ci aiuti a capire un dato di fatto oggettivo. Oggi giunge al nostro esame una finanziaria dura che solleva molte discussioni, perché si tratta di una manovra assai pesante. Vorrei però sottolineare - quanto ho riassunto prima lo testimonia - un aspetto: una manovra di questa pesantezza, predisposta oggi, anno del Signore 2006, per il 2007, è anche il frutto di un periodo di cinque anni in cui non si sono assunte decisioni. Non dico che in questi cinque anni non siano state predisposte determinate misure. Dico che negli ultimi cinque anni sono state adottate alcune politiche di governo della spesa pubblica che, evidentemente (i cinque anni sono un lasso di tempo sufficiente per tirare le somme e per fare opportune valutazioni), non sono riuscite né a risanare l'economia del paese - vero è che siamo sostanzialmente a crescita zero - né a risanare le casse dello Stato (vero è che non c'è avanzo primario, quindi manca il polmone necessario per muovere l'economia del paese).
Pertanto, oggi dobbiamo adottare alcune misure anche fortemente impopolari, ma necessarie, perché il primo obbligo di un Governo è quello di risanare i conti per fare ripartire l'economia; d'altra parte, nel ventunesimo secolo - credo sia cosa nota e condivisa -, solo i bilanci sani ed il rigore della spesa rappresentano il motore dello sviluppo (sono le regole per far ripartire il paese).
Oggi ci troviamo ad affrontare una manovra di questa pesantezza, perché il Governo si è posto l'obiettivo di far fronte all'ineludibile necessità di risistemare i conti del paese; è ciò che farebbe, con un comune buonsenso, nella gestione di una qualunque azienda o nella gestione del più banale dei bilanci familiari, chi ha interesse a mantenere sana la propria famiglia, la propria azienda e, noi, il nostro paese.
Occorre rimettere in ordine i conti e ciò significa fare due cose: una manovra sulla spesa e una manovra per favorire il rilancio ed il rifinanziamento delle infrastrutture.
Per quanto riguarda la manovra sulla spesa, la finanziaria rappresenta un passaggio. Non è ciò che risolve tutti i problemi; certo, è un indicatore importante, ma alla stessa dovranno seguire altri provvedimenti che credo e mi auguro saranno più incisivi in questo senso.
Bisognerà provvedere al riordino della spesa, per ottenere ulteriori risparmi, ma ancor più bisognerà arrivare ad una spesa che garantisca l'efficienza del sistema, in particolare, della pubblica amministrazione che è un altro presupposto indispensabile, perché il paese riprenda a funzionare adeguatamente e perché il settore produttivo abbia alle spalle un sistema paese che lo aiuti. Ciò è un presupposto fondamentale per rincorrere una ripresa di cui al momento siamo a debita distanza.
Vorrei ricordare, inoltre, la necessità - che rappresenta uno degli elementi di durezza della manovra - di reperire risorse per le infrastrutture. Purtroppo, negli ultimi anni, è aumentata la spesa corrente e si sono svuotate le spese per gli investimenti. Senza infrastrutture, il paese non funziona; non possiamo affidarci sempre alla buona stella e alla buona volontà di chi nel paese opera positivamente.
Infine, sono certa che nella legge finanziaria, che sarà approvata con le dovute modificazioni che il Parlamento dovrà e potrà apportare, ci sia un'attenzione ai ceti produttivi che in questo momento si sono sentiti non adeguatamente valorizzati.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIA LEDDI MAIOLA. In questo senso auspico - e ci sarà l'impegno di tutti - la ripresa del dialogo con una parte indispensabile all'economia del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei porre una questione a fine seduta: non è necessaria adesso una risposta, ma, eventualmente, nell'ambito delle valutazioni che la Presidenza riterrà di fare, per il pomeriggio o, comunque, per il prosieguo della nostra seduta. Questa mattina la seduta è iniziata con gli interventi dei relatori. C'è stato un piccolo problema di comprensione e un equivoco rispetto ai tempi che erano stati assegnati al primo relatore, l'onorevole Ventura, il quale ha parlato una decina di minuti in meno rispetto alla sua possibilità di intervenire. Allora, nell'economia dei tempi dati, delle esigenze che debbono essere rispettate dalla Presidenza e dei nostri lavori, volevo chiederle semplicemente se i dieci minuti - o per il medesimo relatore, in un eventuale calcolo dei tempi di replica, ovvero nell'economia del dibattito e, quindi, con la possibilità di ricavare ulteriore spazio - possano essere riconsiderati nel tempo che ci rimane tra questo pomeriggio e domani mattina nell'ambito del dibattito. Ripeto, è una questione che si può analizzare anche nel pomeriggio o domani mattina, la pongo semplicemente adesso proprio per evidenziarla prima del prosieguo dei nostri lavori.
PRESIDENTE. La Presidenza terrà conto di questa sua richiesta e darà una risposta successivamente.
Constato l'assenza del deputato Calgaro, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Sono così esauriti gli interventi previsti per l'odierna mattinata.
Il seguito della discussione congiunta è pertanto rinviato al prosieguo della seduta che riprenderà alle 14 con l'informativa urgente del Governo.
Sospendo quindi la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,02, è ripresa alle 15,12.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione congiunta
sulle linee generali - A.C. 1746-bis
e A.C. 1747)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge nn. 1746-bis e 1747.
È iscritto a parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Presidente, siamo in sede di discussione sulle linee generali del disegno di legge finanziaria, una legge che ha un peccato originale molto importante.
Le elezioni dello scorso aprile hanno consegnato al paese un Parlamento con una maggioranza di centrosinistra, ma sostanzialmente si è trattato di un risultato che ha diviso a metà l'elettorato. A fronte di questo dato l'elemento curioso è stato quello per cui non vi è stata una volontà di procedere in modo consequenziale a questo risultato politico. Vi è stata una maggioranza parlamentare, la metà del paese, che ha preteso sin dall'inizio, sin dalle prime nomine dei vertici istituzionali, di procedere in un determinato modo, a nostro avviso sbagliato, non tenendo conto dell'altra metà del paese.
Con questo peccato originale e con questo vizio di origine nasce la presente legislatura, nascono i provvedimenti che l'hanno contraddistinta; nasce anche questa legge finanziaria con in più un'aggravante che viene a sommarsi ai tanti elementi negativi, e cioè il fatto che questa maggioranza ha deciso di svolgere al proprio interno il dibattito sulla finanziaria, così come in precedenza lo ha svolto sul provvedimento conosciuto come Visco-Bersani, e su tutti gli altri provvedimenti e azioni politiche poste in essere dall'inizio della legislatura ad oggi, come se tutto fosse un problema interno al centrosinistra, interno all'Unione e magari lo strumento per risolvere le proprie beghe interne, per appiattire le proprie contraddizioni, cosa che in realtà non è riuscita perché quelle proprie contraddizioni si sono invece esasperate.
Ecco perché non si è aperto un confronto sulle priorità del paese, sull'esigenza di riforme strutturali che pure l'Europa ci impone; non si è aperto un confronto sul quadro generale, che pure alcuni volenterosi avrebbero voluto mettere in campo, al di là delle esigenze e del rispetto giusto e corretto del bipolarismo. Ciò è stato il frutto di una precisa volontà politica imposta dal centrosinistra, e in particolare all'interno del centrosinistra dalla sinistra del centrosinistra che ha prevalso.
Abbiamo quindi non solo una metà che pretende di governare l'Italia per tutti, ma una metà di questa metà che impone la propria visione; e quindi paradossalmente abbiamo un quarto della rappresentanza politica, cioè quella della sinistra massimalista, comunista, verde, che dà una impostazione alla legge finanziaria. Non è un caso che il ministro Ferrero dica: mi trovo più d'accordo oggi con Padoa Schioppa che non con Sergio Cofferati. Lo dice perché questo asse c'è, e perché questa finanziaria è improntata ad una linea politica dettata chiaramente dalla sinistra del centrosinistra, che penalizza fortemente tutto il resto della rappresentanza politica che in questa linea non si riconosce.
Non è un caso che - e lo ringrazio per la sua presenza - isolato, seppure presente in aula, vi è il viceministro Cento, perché degnamente rappresenta l'ispirazione di questa legge finanziaria che noi non condividiamo legittimamente, alla quale ci opponiamo, altrettanto legittimamente, non solo per quel vizio iniziale e per quel peccato originale, ma anche per ragioni di metodo. Anche il metodo utilizzato infatti è di fronte agli occhi di tutti. È un disegno di legge finanziaria che è stato consegnato in ritardo in Parlamento, oltre i termini previsti dalla legge, cioè del 30 settembre: arriva in Parlamento il 1o ottobre, e oggi, a novembre ormai inoltrato, non è dato sapere quale sia il testo definitivo di questo disegno di legge di spesa pubblica e di questa manovra.
È evidente che c'è qualcosa che non va. Il Governo ha già fatto cassa, imponendo nuove gabelle con il decreto fiscale. Ed ha ragione chi parla di esproprio del Parlamento perché la Commissione bilancio non può non votare gli emendamenti. Ogni giorno c'è un tavolo parallelo al Parlamento in cui il Governo tratta con i sindacati o con le parti sociali, oppure la maggioranza discute al proprio interno - attraverso continue riunioni e crisi che si aprono e si richiudono tra palazzo Chigi e le aule dei gruppi parlamentari - e continua a portare avanti le proprie trattative, con nuovi emendamenti e nuove versioni dei testi. Esiste, sostanzialmente, un'incompatibilità negli oltre 170 emendamenti che sono stati presentati tra il Governo e il relatore sulla legge finanziaria; in più ci sono tutti gli altri emendamenti della maggioranza (sembra che sia stato dato l'ordine di scuderia di provare a ritirarli perché torna ad aleggiare l'incubo della questione di fiducia).
Sono state già poste otto questioni di fiducia e ci attendiamo che ne vengano poste ancora con la solita scusa, con la solita sceneggiata di qualche ministro o di qualche capogruppo di maggioranza che, quando il provvedimento arriva in aula, comincia a dire che ci sono troppi emendamenti, che non si vorrebbe porre la fiducia ma, ove si continuasse in tal modo, vi si sarebbe costretti: è la solita storia, è la solita scena, la conosciamo molto bene. Allora, ad oggi non conosciamo il testo, non conosciamo l'orientamento effettivo e definitivo del Governo sul disegno di legge finanziaria, non abbiamo certezza di quello che discuteremo se non per linee generali. Forse si può affrontare la discussione perché per linee generali abbiamo capito che le idee del Governo sono poche e molto confuse, ma abbiamo intuito le direttrici. Quando avremo un contenuto più serio, entreremo anche nel merito del provvedimento. È chiaro che i cittadini italiani possono avere ancora qualche tempo prima di sapere se verranno tassati i SUV o, magari, verranno esentati i veicoli euro 4. Ci importa poco, quello che ci interessa e ci preoccupa è che ogni giorno c'è una novità, ma le tasse non diminuiscono, bensì aumentano. L'impostazione generale è quella che ha evidenziato l'Europa, è quella per cui le agenzie di rating internazionali hanno declassato l'Italia: in questa legge finanziaria non ci sono riforme strutturali, la fase 2 non c'è qui e non ci sarà domani perché questa maggioranza non ha la forza di concludere la fase 1, figuriamoci la fase 2, dove si deve ampliare un ragionamento di riforme strutturali più importante e di lungo periodo. Forse si è deciso di rinviare a dopo gennaio la riforma delle pensioni - che, peraltro, è già stata fatta dal Governo Berlusconi - perché non c'era la forza politica né la coesione necessaria nella coalizione di governo: non c'era la coesione sul lavoro, vi manifestate contro tra di voi, figuriamoci se riuscite a mettere le mani sulle pensioni!
Permettetemi una considerazione sul lavoro, anche approfittando del fatto che l'esponente del Governo credibilmente era in piazza l'altro giorno a manifestare contro la propria maggioranza, e forse sarebbe stato il caso che i lavori della legge finanziaria li avesse seguiti e li seguisse anche il ministro Damiano. Una grossa parte della maggioranza parlamentare pensa legittimamente - noi non lo condividiamo - che questo paese sia in balìa del precariato. In questo preciso istante in Commissione lavoro si svolge l'audizione del presidente dell'Istituto nazionale di statistica, Luigi Biggeri, che sta spiegando come, in realtà, i contratti a termine in questo paese corrispondano soltanto al 9,5 per cento dell'intera forza lavoro. Quindi, non c'è un'emergenza precariato, ma legittimamente una parte di questa maggioranza è convinta che il Governo stia facendo poco o nulla per risolvere il problema del precariato. E questo è un punto politico su cui quella parte della maggioranza - l'estrema sinistra, la sinistra massimalista, i Verdi, i Comunisti italiani, Rifondazione Comunista - ha fatto una campagna elettorale forte, ha preso il voto degli elettori, ha chiesto il consenso al suo elettorato con un programma preciso: quello di abolire la legge Biagi. Noi, che ci consideriamo e ci ispiriamo ad un'anima riformista, quella legge la vogliamo difendere.
Qualcuno, sparuto, isolato, forse Capezzone, forse qualcun altro all'interno della vostra maggioranza, la pensa come noi, ossia che la legge Biagi sia una buona legge, che va completata, ma c'è questa frattura.
Allora, prendete una decisione, fate una scelta. Il Governo ha il dovere di fare questa scelta. Il ministro Damiano ha il dovere di adeguarsi, non può rappresentare un ibrido politico tra coloro che vogliono abolire la legge e quelli che vogliono mantenerla, dicendo che la vuole superare.
SIMONE BALDELLI. I dati parlano chiaramente: le elezioni in Molise hanno costituito un risultato eccezionale per il centrodestra e, in questo momento, dovrebbero costituire un segnale politico molto forte per la maggioranza parlamentare di centrosinistra.
I cittadini italiani hanno piene le tasche di questo teatrino. Il centrodestra scenderà in piazza, legittimamente e democraticamente, ma la cosa paradossale è che, oltre al centrodestra, è già sceso in piazza il centrosinistra
PRESIDENTE. Deve concludere...
SIMONE BALDELLI. Concludo, Presidente.
Gli elettori, non solo i nostri, ci chiedono quando metterete fine a questa commedia dell'assurdo in cui la finanziaria si va consumando. È un teatrino su cui bisogna riuscire a far cadere il sipario. Speriamo che cada presto su questo Governo, per il bene del paese, per le nuove generazioni e per tutti quelli che hanno davvero a cuore l'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, colleghi, per sintetizzare l'opinione dei Verdi e degli ambientalisti su questa finanziaria potrei fare ricorso al vetusto slogan, ma sempre attuale, del maggio francese: «ce n'est qu'un début, continuons le combat!».
Non è ancora certa la finanziaria che voteremo. Magari avessimo potuto dettare la linea, caro Baldelli: una finanziaria capace di coniugare, in maniera sistematica ed efficace, le dimensioni economiche e le politiche ambientali, per fare quel matrimonio tra ecologia ed economia che, per parafrasare il Manzoni alla rovescia, s'ha da fare e subito, se vogliamo consegnare ai nostri figli un pianeta vivente e non una terra desolata.
Vi rimando al rapporto agghiacciante del WWF internazionale, «Living planet», che ha avuto una vasta eco sulla stampa. Ricordo che l'Italia è al ventinovesimo posto tra le nazioni dissipatrici, con un'impronta ecologica pari a 4,2 ettari per abitante.
Per decenni noi Verdi e noi ambientalisti siamo stati la vox clamantis in deserto, tacciati di catastrofismo e di cieca opposizione allo sviluppo. Non è vero. Noi ci opponiamo allo sviluppo cieco, che è tutt'altra cosa. Noi puntiamo allo sviluppo sostenibile, che rischia ormai di diventare un mantra, spesso evocato, ma raramente tradotto in azioni concrete.
Questa finanziaria era un'occasione, in parte perduta, per fare davvero una scelta verso la qualità dello sviluppo, per segnare quel cambiamento di rotta, che non i Verdi, non gli ambientalisti, ma il precipitare degli eventi richiede con la massima urgenza. Ci siamo riusciti solo in parte. Appunto, è solo l'inizio.
Certo, rispetto al Governo precedente, c'è stato un salto di qualità. Pensiamo ai maggiori stanziamenti per le aree protette, per la difesa del suolo, per la tutela del mare. Pensiamo al fondo Kyoto, dotato di 200 milioni di euro l'anno. Ma non basta, si deve fare di più!
Proprio ieri - lo sapete - si è aperto a Nairobi il vertice mondiale ONU sul riscaldamento globale per preparare la fase due del protocollo di Kyoto. Bisognerà puntare ad un drastico taglio. Gli scienziati chiedono almeno il 50-60 per cento di riduzione dei gas serra, se vogliamo evitare un disastro non solo ambientale, ma anche economico.
Tutti avete in mente i dati del recentissimo «Rapporto Stern», in cui un economista ipertradizionale, non un Verde catastrofista, ex capo dell'ufficio studi della Banca mondiale, Stern, dice che, se non cerchiamo di mitigare la febbre del pianeta, investendo almeno l'1 per cento del PIL globale subito, corriamo il rischio di perdere fino al 20 per cento del prodotto lordo globale. Ci sono dati ancora più raggelanti provenienti da economisti di rango, come Geoffrey Sachs, direttore del Earth Institute della Columbia University.
Ecco perché noi Verdi diciamo che in finanziaria bisognava fare interventi molto più incisivi su questo versante. Ecco perché abbiamo proposto, per esempio, nell'ottica del cambiamento del sistema energetico, che deve basarsi sempre più su efficienza e risparmi rinnovabili (l'Europa pone il traguardo del 30 per cento entro il 2020, noi siamo solo all'8,7 per cento), un emendamento per modificare il testo unico in materia di urbanistica, che renda obbligatoria nei regolamenti comunali l'installazione di pannelli fotovoltaici per le nuove abitazioni. Ecco perché riteniamo una scelta strategica quella di puntare ad una rivoluzione nel settore dei trasporti, che pesa sulle emissioni di CO2 per il 13,5 per cento a livello planetario e oltre il 26 per cento nel nostro paese. Ecco perché abbiamo chiesto l'istituzione di un fondo importante, sostanzioso, non solo simbolico, per la mobilità sostenibile dei trasporti pubblici nelle aree urbane. Altrimenti, come faremo a tagliare le emissioni del 50-60 per cento richiesto dalla fase due di Kyoto?
E ancora, chiediamo la tutela della biodiversità, altro capitolo chiave.
Siamo felici che siano stati aumentati i fondi per le aree protette, vergognosamente decurtati dal Governo precedente. Siamo inoltre soddisfatti che la Commissione bilancio abbia approvato l'emendamento, da noi tanto caldeggiato, per sbloccare la cassa, ridando fiato agli enti parco. Ma non basta, perché bisogna completare l'opera con un emendamento che porti ad un ulteriore incremento di 10 milioni di euro l'anno, per tre anni, ed assicurare un effettivo rilancio del nostro sistema di aree protette, che tutela il 10 per cento del territorio italiano.
E non dimentichiamo un'altra battaglia cruciale dei nostri tempi, quella per garantire all'acqua lo status di bene comune, obiettivo che è stato fermamente ribadito anche nel programma dell'Unione. È in questa direzione che va l'emendamento da noi proposto, che destina una quota (lo 0,01 per cento della tariffa) ad un fondo di interventi tesi a favorire l'accesso all'acqua e alla corretta gestione delle risorse idriche nei paesi in via di sviluppo.
Last but not least, non ultimo di certo, almeno per noi Verdi (ma siamo sicuri che ormai la sensibilità verso il benessere degli animali è assai diffusa in Parlamento ed anche fuori di qui), se pur ultimo in ordine di tempo, è l'emendamento per contrastare il randagismo, fenomeno che coinvolge ormai più di 800 mila animali (650 mila cani abbandonati e 200 mila gatti) inselvatichiti, problema che concerne non solo la tutela dei nostri amici a quattro zampe, ma anche l'igiene e l'incolumità pubblica.
L'elenco sarebbe lungo, ma mi sono limitata a segnalare alcuni elementi perché sui punti che rivestono maggior carattere sociale ed economico interverrà in seguito il collega Cassola. Aggiungo che noi Verdi lavoreremo con grande determinazione e daremo battaglia in quest'aula per ottenere una finanziaria sempre più «verde» (obiettivo di lungo termine che ci poniamo), coinvolgendo tutti ed ascoltando tutti. Infatti, riteniamo che una finanziaria davvero «verde» non debba restare un obiettivo soltanto di Verdi ed ambientalisti, ma diventare via via un obiettivo strategico di tutta l'Unione, di tutto il Parlamento e di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presiente, sono reduce insieme ai colleghi di maggioranza e di opposizione dalla lunga ma tormentata discussione in sede di Commissione bilancio sulla legge finanziaria. Devo dare atto al presidente Duilio di essere stato molto equilibrato e paziente nel gestire tale discussione. Devo inoltre ammettere che, pur avendo dieci anni di finanziarie alle spalle, questa è stata la più convulsa e disorganica tra tutte quelle da me vissute fino ad adesso.
Per dimostrarlo bastano alcuni dati. Gli articoli della legge finanziaria sono 217; sono stati presentati quasi 180 emendamenti, tra quelli del Governo e quelli della maggioranza, quasi riscrivendo lo stesso provvedimento ab imis. Inoltre, in cinque giorni di discussione, si è proceduto a poco più di 25 votazioni. Si tratta davvero di un modo di procedere assurdo ed inconcepibile. Ormai è maturo porsi il problema di riformare la sessione di bilancio e, soprattutto, di rovesciare il lavoro parlamentare. Per carità, l'Assemblea è sovrana, tuttavia il vero lavoro si svolge in Commissione e avremmo dovuto avere molto più tempo a disposizione per poter discutere, tanto è vero che l'Assemblea ora deve esaminare una marea di emendamenti che non so come potremo gestire.
Fatte queste premesse, il discorso sul disegno di legge finanziaria è già stato anticipato in occasione del decreto fiscale ed è molto semplice. L'intervento assomma a 40 miliardi di euro, circa ottanta mila miliardi di vecchie lire. Nonostante le affermazioni del Presidente del Consiglio Prodi, tale finanziaria non rilancia il paese perché, nel migliore dei casi, la crescita del PIL è prevista intorno all'1,7 per cento nel 2006 e - ahimè - all'1,4 nel 2007, proprio per effetto della manovra fiscale. Il rapporto deficit/PIL, secondo le affermazioni della Commissione europea, si ridurrebbe intorno al 2,9 per cento tra il 2006 e il 2007, senza tuttavia risolvere il problema. Infatti, bisogna chiedersi quanto possa durare tale riduzione del rapporto in assenza di interventi strutturali sulla spesa pubblica corrente e a fronte di probabili nuovi balzelli, di nuove imposte e di aumento di quelle esistenti per contrastare l'incapacità di intervenire sulle uscite correnti.
Per quanto riguarda la lotta all'evasione, come avevamo detto già all'epoca della discussione sul decreto fiscale, non siamo con la linea seguita dal ministro Visco di aumento degli adempimenti e delle forme di rigido controllo per cercare di contrastare l'evasione, anche attraverso gli strumenti informatici. Noi siamo piuttosto per l'introduzione di un contrasto di interessi tra chi fornisce i servizi alla persona e quest'ultima che riceve i servizi medesimi. Questo è uno strumento che in parte già esiste nella struttura del sistema fiscale italiano che, con un riassetto - che speriamo sia efficace - dell'anagrafe tributaria (che il ministro ha annunciato sarà trasformata da anagrafe sull'imposta ad anagrafe sul contribuente), potrebbe essere realizzata perfettamente con poco sforzo, vista la struttura dei flussi di dati che affluiscono all'anagrafe tributaria.
Per quanto riguarda l'IRPEF, si è di fatto realizzata una doppia progressività perché, da un lato, si sono aumentate le percentuali sugli scaglioni esistenti e sono stati aumentati gli scaglioni medesimi (erano quattro e sono diventati cinque) mentre poi, contemporaneamente, è stata creata una progressività sulle detrazioni in quanto, via via che aumenta il reddito, le detrazioni si riducono.
Sappiamo che questa doppia progressività peserà notevolmente sui bilanci delle famiglie, al di là di quei limiti di reddito (40 o 70 mila miliardi di euro, come si dice). In realtà, la doppia pressione degli scaglioni crescenti di IRPEF e delle detrazioni decrescenti, man mano che cresce il reddito, porrà un problema di progressività crescente. Pertanto, vista la struttura del nostro sistema reddituale dei contribuenti e vista la storia del nostro paese (il passato e ciò che determinò la riforma Vanoni e, successivamente, la riforma Visentini), a mio avviso, di fatto porterà ad un aumento - piuttosto che ad una riduzione - dell'evasione e dell'elusione fiscale e, soprattutto, alla fuga dei capitali.
Come dimostra anche il decreto-legge che è stato discusso ieri sulla detraibilità dell'IVA, vi è il superamento dello statuto del contribuente il quale, a quanto pare, è stato digerito male dall'amministrazione finanziaria che quando può bypassarlo è davvero felice. Inoltre, quando una sentenza dell'Unione europea impone dei rimborsi, immediatamente con una mano si rimborsa e, con l'altra, si preleva.
Questo sistema, evidentemente, non educa ad un rapporto regolare tra contribuente e fisco e, anche da questo lato, non ci può che essere una sfiducia del contribuente ed una tendenza a trovare forme quantomeno di elusione, se non di evasione fiscale.
Naturalmente, l'imposta di successione è stata reintrodotta con il cosiddetto decreto fiscale. Sappiamo che essa costituirà un altro motivo di fuga dei capitali e, soprattutto, sarà all'origine di problematiche difficili relativamente ai passaggi generazionali delle imprese poiché, come è stato ricordato dal collega Tremonti in questa Assemblea, non ci si pone il problema del passaggio da un fratello ad un altro. Infatti, si pensa di eliminare l'imposta di successione nel passaggio diretto da genitore a figlio, ma non nel passaggio tra fratelli. Questo, nel caso delle imprese, è un fatto importante. Evidentemente, ci possono essere problemi di rapporti, anche di rapporti familiari, e di strategie diverse nella gestione dell'impresa e questo elemento, questa penalizzazione della successione tra fratelli, nel caso di piccole e medie imprese potrebbe portare, di fatto, a liquidazioni, a fallimenti e, successivamente, all'ingresso di altri controllori, o di capitalisti, nella loro gestione.
PRESIDENTE Onorevole Armani...
PIETRO ARMANI. Concludo, signor Presidente.
Per quanto riguarda la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, con il contemporaneo aumento delle imposte, ricordo che il cosiddetto decreto fiscale è intervenuto sull'imposta di soggiorno e che, con il provvedimento all'esame, si introduce l'imposta di scopo. Quest'ultima, per come è configurata, è una vera e propria addizionale ICI. Infatti, si finanzia il 30 per cento delle opere pubbliche di interesse comunale utilizzando l'ICI. Tra l'altro, come ho affermato in sede di Commissione...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Armani.
PIETRO ARMANI. Ho finito, signor Presidente.
Come stavo dicendo, questo produrrà fenomeni negativi perché, evidentemente, si determina un aggravamento dell'ICI anche per immobili che nulla hanno a che vedere con l'opera pubblica da realizzare.
Infine, sottolineo come il TFR sia un debito dello Stato senza emissione di titoli. La Commissione europea ha posto una serie di paletti e, sia pure...
PRESIDENTE. Onorevole Armani, lei è molto oltre il tempo a sua disposizione. Mi dispiace, deve proprio concludere.
PIETRO ARMANI. Sta bene, signor Presidente.
Concludo, ricordando che una sentenza della Corte di giustizia ci ha imposto il rimborso dell'IVA. Per questo, la Commissione europea è stata, per così dire, di manica larga per quanto riguarda il TFR e, tuttavia, ha imposto alcuni precisi paletti sulle caratteristiche non delle entrate ma delle spese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marantelli. Ne ha facoltà.
DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'obiettivo centrale del disegno di legge finanziaria è chiaro: rimettere in moto le migliori energie del mondo del lavoro e dell'impresa, per far ripartire la crescita economica. Questa è la vera sfida che sta davanti all'Italia. Senza nuova ricchezza e benessere, anche politiche sociali condotte nel segno dell'equità rischiano di avere il fiato corto. Dal confronto convulso di queste ultime settimane, non sempre emerge con sufficiente consapevolezza la domanda di fondo che tutte le élite del paese dovrebbero porsi: quali scelte strategiche per l'Italia? Eppure, mai come in questi anni il mondo ha conosciuto trasformazioni tanto profonde, almeno dai tempi delle grandi scoperte geografiche. L'Italia deve essere all'altezza di questi mutamenti con scelte di politica estera ed economica conseguenti e coraggiose. Risanamento, rilancio dello sviluppo e giustizia sociale: questo è l'asse sul quale è costruita la legge di bilancio.
Desidero concentrare la mia breve riflessione su un punto: come può la regione più ricca, la Lombardia, contribuire al rilancio del paese? Intanto, dobbiamo assolutamente accrescere la mobilità sociale e stroncare le resistenze corporative. È molto probabile che il figlio di un notaio intraprenda, a sua volta, la professione notarile ma è molto più difficile che il figlio di un povero rompa la sua gabbia sociale. Se il figlio di un povero che ha talento non ha nuove opportunità, la società non soltanto commette una evidente ingiustizia ma si priva di talenti e di energie preziose per la comunità.
Si è detto da più parti che il Governo sottovaluta le questioni del nord. Fuori da ogni schermaglia propagandistica, è difficile negare che legioni di parlamentari e plotoni di ministri di centrodestra nella scorsa legislatura abbiano realizzato risultati non certo esaltanti per la Lombardia.
Con buona pace di Berlusconi, Tremonti e Calderoli, la Lombardia nel 2001-2006 ha realizzato un triplo zero: zero crescita, zero liberalizzazioni, zero chilometri di strade e ferrovie. Per essere precisi fino in fondo, in realtà il PIL è cresciuto dello 0,2 per cento.
Come può un paese permettersi di sprecare enormi potenzialità in quelle aree, se vuole rilanciare la crescita? Se vogliamo portare l'Italia nel gruppo dei paesi più dinamici, abbiamo bisogno di chiamare il nord al ruolo che nella storia recente ha già saputo svolgere due volte nel secolo scorso: prima, con il grande processo di industrializzazione, poi, con la grande politica dei distretti industriali. La Lombardia produce oltre il 20 per cento del PIL e concorre per oltre il 23 per cento del gettito IRPEF.
Gli impieghi bancari per abitante sono pari a 41.700 euro, a fronte di una media nazionale di 19.700. Vi è, inoltre, una consolidata propensione al rischio, all'innovazione ed una forte propensione, comune al resto del paese, al risparmio. Vi è una radicata cultura della solidarietà. È bene ricordare che ogni cittadino della mia regione contribuisce alla spesa sociale nazionale per 92 euro all'anno e dovrà ottenere in cambio qualcosa. Sanità, scuola, università debbono essere considerati non puri comparti di spesa sociale, ma potenti strumenti di modernizzazione del paese, con una pubblica amministrazione all'altezza delle domande di una società esigente.
Se le imprese pagano i costi elettrici più alti d'Europa (nell'ultimo anno la bolletta è cresciuta del 10,5 per cento), non devono essere costrette a far viaggiare le merci sulle strade, che sono le stesse da trent'anni a questa parte. Tanto più che le merci trasportate in Lombardia sono pari a 22.900 tonnellate per chilometro, contro le 7.100 della media nazionale.
Ma qui sta il «buco nero» su cui il centrodestra ha miseramente fallito. Lo voglio dire ai colleghi estrosi ed ironici del centrodestra: la Lombardia non dispone nemmeno di un interporto; la mitica Lombardia governata pure da 16 anni da Formigoni!
Su questi temi, invece, occorre concentrare gli sforzi, come si sta facendo. Non esiste il nord, esistono «i nord». Nella stessa Lombardia la circoscrizione «due», la più popolosa d'Italia, con i suoi oltre 4 milioni di abitanti, comprende sei province: Varese, Como, Lecco, Sondrio, Bergamo e Brescia. Bene, negli ultimi due anni in queste province il saldo fra export e import supera costantemente i 10 miliardi di euro, cioè 10 mila milioni: una risorsa preziosa per il paese.
Ma su questo apparato produttivo pesa il collasso della mobilità. Si viaggia ad una velocità media di 30 chilometri all'ora: autentico piombo nelle ali, con un danno per la competitività delle imprese stimato in aumenti di costo finale del prodotto tra il 15 e il 20 per cento e danni per i consumatori, i lavoratori, oltre che per la stessa qualità della vita.
Allora, una nuova e moderna organizzazione della mobilità deve realizzare - e mi avvio a concludere, signor Presidente - collegamenti ferroviari e stradali efficienti, ed un efficiente sistema aeroportuale. Ecco perché serve la pedemontana: è una priorità. Serve sulla base di risorse effettivamente disponibili selezionare rigorosamente le priorità: questo fa un buon Governo. Serve dialogo e collaborazione con le istituzioni. È positivo l'accordo del ministro Di Pietro con le istituzioni lombarde e il confronto con tutte le regioni italiane. Noi lo incoraggiamo a proseguire su questa strada con realismo, perché sulle infrastrutture...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DANIELE MARANTELLI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Sulle infrastrutture non vi è spazio per improbabili miracoli, ma occorre compiere passi nella direzione giusta. In questo disegno di legge finanziaria si pongono le basi per compiere un primo passo coerente e concreto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Martinello. Ne ha facoltà.
LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ministro De Castro nel suo intervento lo scorso ottobre in Commissione agricoltura sosteneva che il disegno di legge finanziaria per l'anno 2007 contiene - cito testualmente - un complesso di interventi articolati che riguardano il settore agroalimentare, che avrebbero dovuto contribuire in modo efficace alla crescita del settore; non escludendo, comunque, che con l'esame di questo Parlamento si sarebbero potute migliorare ed integrare le disposizioni del settore.
Ma non basta migliorare ed integrare: occorre rivedere tutta la materia. Questo è ciò che si sarebbe dovuto fare. Non è assolutamente vero che l'intento di questo Governo sia quello di rilanciare il comparto agroalimentare; ma è quello di metterlo ancora di più ai margini della politica economica del nostro paese. In un primo momento, leggendo il documento di programmazione economico-finanziaria, avevamo pensato che l'azione svolta dal precedente Governo di centrodestra, tesa allo sviluppo della competitività dell'agricoltura italiana e al superamento della crisi del mercato, trovasse significativi elementi di continuità puntualmente disattesi da questo testo di legge.
La manovra economica avrebbe dovuto privilegiare le politiche volte al sostegno della attività di impresa, all'internazionalizzazione del sistema agroalimentare e al rafforzamento della politica di filiera. Questo Governo di centrosinistra, invece, non ha tenuto conto, nel disegno di legge finanziaria, dei problemi dell'agricoltura e, per questo, sarà responsabile del mancato rilancio di tale comparto. Se l'intento era di coniugare sviluppo con risanamento ed equità, si dovevano prendere misure puntuali e significative per rimettere in moto l'apparato produttivo agricolo, sfruttando i segnali di ripresa che hanno iniziato ad intravedersi nel corso del mandato del precedente Governo. Ma questo poteva avvenire solo attraverso salti mirati, in grado di dare una spinta propulsiva, supportata da adeguate risposte, aspetti che in questa finanziaria non ci sono. Si sarebbe dovuta sostenere in modo più cospicuo l'imprenditoria giovanile, attraverso incentivi che riavvicinassero i giovani al mondo agricolo e creassero le condizioni per poter esprimere al meglio le loro potenzialità. Gli agricoltori, poi, i cui redditi hanno subito un drastico taglio, dovevano trovare in questa finanziaria strumenti validi ed innovativi, che riducessero i gravi costi produttivi e previdenziali che incidono pesantemente sull'operatività. Debbo ancora esprimere una forte preoccupazione per una totale mancanza, in questa finanziaria, di misure di sostegno alla pesca e all'acquacoltura. Questo Governo non ha pensato di estendere alla pesca alcuni provvedimenti incisivi proposti, per il momento, solo per l'agricoltura: il credito di imposta, ad esempio, per i nuovi investimenti nelle aree svantaggiate. Ciò poteva rappresentare un'importante prospettiva di sviluppo per tali imprese, concentrate soprattutto nel meridione. Si poteva prevedere, inoltre, l'inserimento della filiera della pesca all'interno di alcune misure ideate per il comparto agroalimentare.
Un capitolo a parte riguarda lo sviluppo delle energie, dalle biomasse alle rinnovabili. Non è certamente con la legge finanziaria che si doveva trattare un aspetto così importante per l'agricoltura italiana (ed aggiungo, per lo sviluppo economico del nostro paese). L'intervento previsto dal Governo, in questo provvedimento, trascura aspetti importanti delle bioenergie e non prende in considerazione, ad esempio, i consorzi dei produttori, anziché il riferimento alla filiera nazionale ed all'autoproduzione. Il risultato, purtroppo, sarà un nulla di fatto, perché se vogliamo dare impulso al comparto delle bioenergie si dovrà prevedere un provvedimento ad hoc, che tenga conto di tutti questi aspetti.
Il disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, signor Presidente, proposto dal Governo, è tutto qui. Non un intervento serio sulla riforma della previdenza agricola, sulla promozione della qualità delle nostre produzioni tipiche tradizionali, sulla modernizzazione delle infrastrutture della logistica e per l'agroalimentare, sull'urgenza di dotare di risorse idonee i piani nazionali per l'ortofrutta, per l'agricoltura biologica, sull'opportunità di rafforzare gli interventi per l'irrigazione ed il risparmio idrico. A tal proposito, desidero ricordare le dichiarazioni che il ministro De Castro ha pronunciato nel corso dell'assemblea dell'associazione nazionale bieticoltura italiana, lo scorso luglio, annunziando un pacchetto di risorse per fronteggiare l'emergenza, anche dell'acqua. Tutti ricorderanno che in quel periodo il Po era sceso ai livelli più bassi dagli ultimi dieci anni e l'emergenza era scattata non solo per il comparto agricolo, ma anche per quello industriale. Cito testualmente quel che disse il ministro: siamo sulla strada per annunciare lo sblocco di 1,6 miliardi di euro nel triennio 2006-2008 e per il piano irriguo nazionale. Con l'approvazione di quel piano si apre la possibilità di inserire già nella prossima finanziaria - ossia quella in corso - il piano 2009-2013. Di ciò non si è fatto nulla; probabilmente, il ministro ha sbagliato strada, considerata tutta la mancanza di provvedimenti seri in tal senso. Ed allora, siamo alla politica delle illusioni, delle promesse mancate, una politica che è giunta al capolinea. Non si può commentare altrimenti la valenza per l'agroalimentare della prima finanziaria del governo Prodi, che conferma come, a fronte di annunziati interventi articolati, da parte del ministro dell'agricoltura, faccia seguito una realtà ben diversa: tagli e tasse; questa è l'unica strada che sapete ancora percorrere!
Ciò per quanto riguarda il mondo dell'agricoltura, ma altri articoli possiamo prendere a riferimento: l'articolo 76, le disposizioni in materia di organi di governo e sugli enti locali, con la riduzione degli amministratori, la riduzione dei costi della politica, ma intesa come penalizzazione degli amministratori stessi e riduzione dei tempi necessari per lo svolgimento delle proprie mansioni.
Per non parlare, poi, della tassa di scopo - un mio collega prima diceva una nuova ICI - e della tassa sul turismo e di soggiorno, che penalizza chiaramente il settore del turismo in generale perché fa sì che i turisti cambino paese e non vengano più in Italia: questa è una grave penalizzazione.
Molte altre cose sarebbero da dire. In ogni caso, ritengo che questa finanziaria sia da rivedere o, meglio, da respingere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, nel 1978, con la legge n. 468, il legislatore introdusse una grande novità stravolgendo il sistema preesistente ed affiancando alla legge annuale di bilancio previsionale quella sul bilancio pluriennale che doveva consentire alla contabilità pubblica e, quindi, ai Governi di guardare con largo respiro alle politiche di settore ed alle riforme. Infatti, i cicli economici non si esaurivano nel volgere di un solo esercizio finanziario, ma avevano bisogno di una programmazione da tre a cinque anni. Ebbene, ancora non è stata superata la legge finanziaria intesa come legge di emergenza sia per le contingenze, sia perché rincorsi da un'inflazione galoppante, fino agli anni Novanta, e da un'escalation del debito pubblico e poi, per arrivare ai nostri giorni, da una crisi del sistema economico globalizzato.
Oggi ci troviamo di fronte ad una finanziaria difficile. Lo so che si entra più direttamente in video se, come ha fatto un collega questa mattina, si fa il rosario delle tasse o presunte tali che vengono introdotte dalla legge finanziaria. Fa più spettacolo la protesta del centrodestra e qualche manifestazione, che francamente non ho condiviso, anche di esponenti del centrosinistra. Però, andiamo a guardare se l'Unione si appresta a presentare e ad approvare una legge finanziaria che vuole correggere qualche stortura. Siamo partiti dalla necessità di riequilibrare i conti e ci sono tagli alla spesa pubblica. Abbiamo voluto pensare ad una finanziaria di sviluppo e ci sono misure che vanno in questa direzione.
Vorrei dire ai colleghi dell'opposizione, che peraltro fanno bene il loro mestiere, che non possiamo sentire il giudizio dell'Unione europea e della Commissione europea a giorni alterni: quando ci conviene, siamo bacchettati dall'Unione europea, quando non ci conviene, l'Unione europea non la ascoltiamo. Ebbene, questa manovra trova il consenso di Bruxelles ed anche dei mercati, come vedremo tra giorni. Lo vedremo, perché è una manovra complessa e forte che va nella direzione giusta e, probabilmente, dovrà essere ancora corretta ed adattata. Non è soltanto un problema di comunicazione. Probabilmente, l'ansia dei partiti dell'Unione di comunicare in fretta il cambiamento di passo ha portato anche ad un disordine nella comunicazione. Oggi dobbiamo fare una reductio ad unum, dobbiamo fare sintesi e dobbiamo cercare di trovare le soluzioni.
Vi sono due settori su cui ci osserva l'Unione europea: la sanità, in cui siamo costretti ad introdurre un ticket, che mi auguro sia soltanto transitorio, e gli enti locali, la cui spesa è andata al di là. Non si tratta di penalizzare le amministrazioni, ma il Parlamento si deve rendere conto che il paese non è più in grado di sopportare la proliferazione di enti, di società, di organismi che discendono dagli enti locali - Presidente, mi avvio a concludere - ma figliano consigli di amministrazione che, sulla stregua di quanto avviene nei grossi enti di Stato...
PRESIDENTE. Purtroppo, deve proprio concludere.
FELICE BELISARIO. Concludo. Dobbiamo tagliare i costi e reintrodurre l'originaria stesura degli articoli dal 76 all'80. L'Italia dei Valori ci tiene perché è un segnale: non solo le imprese, non solo i cittadini, ma anche e innanzitutto la politica deve dare un taglio a quei costi che oggi i cittadini considerano davvero insopportabili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, ovviamente mi soffermerò sulle questioni ce riguardano la sicurezza e che in questa finanziaria, in modo sorprendente, non vengono prese nella giusta considerazione. Ciò mi fa ulteriormente meravigliare perché ho ancora vivo il ricordo delle proteste durante l'ultima finanziaria provenienti dai banchi dei DS. Autorevoli colleghi - oggi Minniti è viceministro - sollevavano il problema della maggiore attenzione nei confronti delle forze dell'ordine perché dovevano essere messe in condizione di svolgere al meglio il loro lavoro. Certo, noi ne eravamo estremamente convinti ed anche noi dovevamo confrontarci con una finanziaria che doveva essere nei limiti e nei parametri previsti dall'Europa. Però, ciononostante, avevamo stanziato fondi per i contratti: vorrei ricordare che il Governo Berlusconi ha stanziato 4.500 miliardi tra contratti e riparametrazione, con un incremento di 380 euro mensili in questi anni. Avevamo trasformato tutti gli ausiliari in effettivi, tranne quest'ultima coda che ancora permane, in numeri molto sostanziali: 11 mila unità. Insomma, avevamo affrontato la sicurezza partendo dal rispetto dell'uomo in divisa.
Non pensavamo che questo Governo - che, come abbiamo visto dall'inizio della legislatura, non è certo vicino alle esigenze delle forze dell'ordine e non è certo in linea con principi e concetti di legalità - avrebbe inciso in modo talmente negativo sulla sicurezza da mettere addirittura in discussione le fondamenta della protezione del cittadino, della difesa degli interessi e della libertà stessa del cittadino.
In questa finanziaria ci sarà un taglio di 60 milioni di euro per l'Arma dei carabinieri sulla funzionalità, nonostante la bella asserzione «aiutiamo le forze dell'ordine a svolgere il loro lavoro». Con un taglio ulteriore di 60 milioni di euro chiuderanno le stazioni dell'Arma dei carabinieri, l'elemento più vicino al cittadino e capillare nella sicurezza quotidiana. Vi saranno 100 milioni di tagli alla Polizia di Stato: e poi veniteci a dire che dobbiamo dare più benzina alle macchine della Polizia di Stato! Non so dove volete darla la benzina alle macchine della Polizia di Stato. Si era parlato di più uomini sul territorio. È vergognoso quello che è previsto all'interno di questa finanziaria: mille uomini per tutte e cinque le forze di polizia. Non so se si tratta di una presa in giro nei confronti della sicurezza dei cittadini; e poi parlate di emergenza a Napoli! E poi assicurate maggiore sicurezza in ogni altra parte d'Italia!
In realtà, sapete perfettamente che il turn over nelle forze di polizia, insieme alle vacanze organiche, è di 2.500 unità per ogni forza di polizia e che attraverso un decreto, recentemente convertito in quest'aula, 1.316 poliziotti precari - è una parola che vi sta particolarmente a cuore - sono stati trattenuti fino al 31 dicembre di quest'anno. Gli facciamo festeggiare Capodanno con un licenziamento complessivo?
Come potete notare, mille unità costituiscono un'entità minore rispetto a 1.316, e se a questo aggiungiamo gli ufficiali dell'Arma dei carabinieri in ferma prefissata che occorre trattenere, con i numeri proprio non ci siamo.
Se veramente ci si vuole impegnare in situazioni di emergenza, che si registrano tanto al sud quanto al nord, sono necessari almeno 4.500 uomini per il prossimo anno. Allora, se volete stanziare i fondi per la sicurezza, lo dovete fare in modo molto chiaro, altrimenti annunciate altri provvedimenti.
Abbiamo sentito che nel maxiemendamento saranno previsti fondi per la sicurezza. Vogliamo vedere quanti fondi stanzierete! I contratti per le forze dell'ordine devono essere rispettati, non è possibile che un contratto sia solo dell'1,5 per cento rispetto all'inflazione programmata; occorre prevedere altri 300 milioni di euro con riferimento ai contratti delle forze dell'ordine e al riordino delle carriere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, le leggi finanziarie dei vari paesi sono generalmente una spia dell'anima dei Governi che le presentano e del loro DNA.
Negli ultimi cinque anni siamo stati abituati ad una legge finanziaria caratterizzata da una filosofia ben precisa: chi più guadagnava più veniva agevolato, chi meno guadagnava meno aiuti riceveva, chi evadeva sistematicamente le tasse veniva premiato con i condoni e chi invece pagava regolarmente le tasse continuava a sponsorizzare chi le evadeva. Di tutto ciò non c'era da stupirsi, in quanto il DNA del Governo Berlusconi non poteva che riprodurre questa specie di filosofia tradotta in legge finanziaria. Quindi, agevolazioni per chi più aveva, compreso magari qualche amico.
La finanziaria al nostro esame si contraddistingue per il capovolgimento della filosofia bislacca del Governo Berlusconi. Al centro della manovra vi è infatti il concetto di equità fiscale e di giustizia sociale; pertanto, si cerca di aiutare chi più ne ha bisogno e poi anche chi ne ha bisogno un po' di meno, ma strettamente in questo ordine cronologico.
Noi Verdi - come già affermato dalla collega Francescato - siamo fieri di far parte di un Governo che sa bene quali sono le vere priorità del paese, ponendo in primo piano le esigenze dei più bisognosi. Ben venga dunque la lotta all'evasione fiscale, ben vengano la diminuzione della ritenuta dal 27 per cento al 20 per cento sui conti in banca e l'aumento dal 12 per cento al 20 per cento per i BOT e i CCT futuri. Questo avevamo promesso in campagna elettorale e la gente apprezza chi mantiene le promesse!
Avevamo promesso di proporre incentivazioni per l'investimento in fonti di energia rinnovabile e questa promessa viene mantenuta. Finora l'Italia ha gravemente peccato in questo campo. Proprio il mese scorso, il 12 ottobre, l'Unione europea ha avviato le procedure di infrazione contro l'Italia per la mancata attuazione del piano per combattere le emissioni di CO2 fino al 2012. Con quasi 80 procedimenti di infrazione aperti dall'Unione europea nei confronti del nostro Governo, nel 2005, l'Italia berlusconiana risulta essere la prima in Europa per scempi ambientali.
L'investimento nelle tecnologie che privilegiano l'energia solare e le altre fonti rinnovabili non solo eviterà agli italiani il pagamento di salatissime multe all'Unione europea, ma servirà anche alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Il Governo deve quindi incentivare la ricerca e l'innovazione e deve offrire a quegli industriali italiani che vogliono investire in progetti ecocompatibili la possibilità di esportare il loro know how in materia ambientale in grandi paesi, come la Cina e l'India, che fino ad ora hanno trascurato del tutto l'aspetto ambientale e che adesso hanno un grande bisogno di tecnologia pulita.
A lunga scadenza, l'investimento nel campo delle energie alternative si tradurrà in molteplici benefici: in primo luogo, si migliorerà la qualità dell'aria respirata dagli italiani; in secondo luogo, diminuirà considerevolmente la spesa legata alla cura delle malattie respiratorie ed al restauro di monumenti e di edifici imbevuti di smog; in terzo luogo, diminuiranno le multe pagate a Bruxelles; in quarto luogo, si creeranno nuovi posti di lavoro, in linea con gli obiettivi del piano di crescita e di stabilità dell'Unione europea; in quinto luogo, l'industria italiana avrà l'opportunità di esportare la sua tecnologia ecocompatibile nei nuovi grandi mercati dell'India e della Cina.
Detto ciò, abbiamo fatto bene a correggere quei difetti emersi nel nostro disegno di legge finanziaria. Non si poteva aumentare il contributo fiscale per chi guadagnava tra i 15 mila e i 27 mila euro lordi; non si dovrebbero cancellare le graduatorie permanenti nelle scuole, ma eventualmente bloccarle fino al loro esaurimento naturale.
Bisognerebbe riconoscere valore a chi ha conseguito specializzazioni a livello accademico, sia in Italia sia all'estero. Poi si dovrebbe incentivare la ricerca nelle università e negli istituti di ricerca italiani per dare maggiore possibilità ai giovani di contribuire all'innovamento delle strutture industriali ed amministrative del loro paese senza essere costretti ad andare all'estero. E, parlando di università, sarebbe un atto di giustizia equiparare le accademie e i conservatori di musica alle università, pur conservando ciascuno la propria denominazione. Naturalmente, è inoltre molto importante che chi ha parenti disabili a carico possa godere di detrazioni fiscali congrue.
In conclusione, in quanto italiano eletto all'estero, non posso non soffermarmi su alcune tematiche che stanno a cuore ai connazionali nel mondo.
Intanto, occorre fornire l'aiuto e i contributi giusti agli operatori della stampa italiana all'estero, magari concedendo loro anche la possibilità di collaborare alla realizzazione di programmi per la nuova RAI International.
Inoltre, bisogna assicurarsi che migliaia di contrattisti italiani all'estero presso consolati ed istituti di cultura non siano discriminati e possano invece usufruire di detrazioni per figli a carico in misura pari ad ogni altro cittadino residente in Italia. Dobbiamo agevolare il lavoro di coloro che nel futuro immediato saranno indispensabili per la riorganizzazione più effettiva e funzionale dei consolati e dei corsi di lingua e cultura all'estero.
La finanziaria in esame dovrebbe prevedere già da ora la possibilità di far rilasciare o ricevere la carta d'identità presso il proprio consolato all'estero. È veramente assurdo che nell'era telematica ed informatica si debba partire da Stoccolma o Caracas per andare a Canicattì o a Bisceglie a ricevere di persona la carta d'identità italiana.
Infine, se è giusto che chi inquina paga, non è giusto che chi non inquina paghi lo stesso. Pertanto, si dovrebbe riconoscere alle regioni la possibilità di ridurre la TARSU a chi risiede all'estero e usa poco l'abitazione in Italia e magari ai comuni la possibilità di diminuire l'ICI per gli italiani all'estero.
A seguito della correzione dei difetti emersi in questa finanziaria, chiunque abbia a cuore il concetto di giustizia sociale, di equità fiscale e di equa ripartizione delle risorse fra gli italiani non può che esprimere un voto favorevole su questa manovra finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - la legge finanziaria 2007 - e il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2007, nonché il bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009, insieme al DPEF sono tra i provvedimenti più importanti che, nel corso dell'anno, l'Assemblea della Camera è chiamata a discutere e a votare.
Negli ultimi anni, non vi è dubbio che i documenti di programmazione hanno assunto sempre più un ruolo chiave nella definizione delle linee guida di politica economica del paese. I documenti programmatici di quest'anno presentano una valenza particolare, oserei dire fondamentale, perché sono il programma vero del Governo che si è insediato da pochi mesi. Un conto sono i programmi elettorali, un altro i documenti di programmazione, che devono fare i conti con la realtà effettiva del paese. L'occasione è molto propizia per fare il punto sull'operato di questo Esecutivo a distanza di sette mesi dalle elezioni. Se vogliamo esprimere un giudizio sintetico, dobbiamo dire che questo Esecutivo vive una situazione davvero difficile, oserei dire drammatica, che molto probabilmente non riuscirà a superare.
Questo Governo vive una situazione di grande difficoltà innanzitutto perché ogni giorno che passa perde consenso elettorale. Le rilevazioni effettuate da tutte le maggiori case di sondaggi evidenziano che il Governo è in caduta libera di consensi. Anche le elezioni svoltesi in Molise hanno dato luogo ad un risultato eclatante se si considera che solo pochi mesi fa i due poli nel Molise erano praticamente pari come nel resto d'Italia, mentre ieri vi è stata la conferma del governatore uscente con otto punti di vantaggio rispetto allo sfidante (54 per cento alla Casa delle libertà e 46 per cento al centrosinistra). Si tratta di un risultato che trova conferma anche nel resto del paese.
Il nostro paese, inoltre, sta perdendo affidabilità anche a livello internazionale. Le più importanti agenzie di rating internazionale, Standard and Poor's e Fitch, hanno retrocesso l'Italia nella classifica, stilata annualmente, che certifica la capacità dei vari paesi di pagare il proprio debito pubblico. Con l'ultimo ribasso del rating, deciso da Standard and Poor's, l'Italia va ad affiancare Botswana e Corea del sud, ritrovandosi sola al penultimo posto nell'area euro, posizione che fino a ieri condivideva con il Portogallo, che ha la classe AA-.
Analizzando i giudizi sul debito di lungo termine di Standard and Poor's si scopre che l'Italia ora vanta lo stesso giudizio di Botswana, Israele, Corea del sud, Kuwait, Malesia, Qatar, Arabia Saudita, Sudafrica, Trinidad e Tobago. In Europa guardiamo dall'alto solo la Grecia e la Polonia, ma siamo dietro a paesi come il Portogallo, la Slovenia e l'Islanda, senza contare che nel resto del mondo anche Cile, Giappone e Taiwan sono più avanti di noi.
Non è certo una bella situazione. Nonostante il prodigarsi dei vari esponenti del vostro raggruppamento elettorale nell'addebitare le responsabilità al precedente Governo, anche i bambini di questo paese hanno capito che l'operato del Governo Prodi fa diminuire la credibilità del nostro paese agli occhi dell'opinione pubblica internazionale. È evidente che non basta vincere il campionato mondiale di calcio, per la cui vittoria non avete certamente alcun merito, per aumentare la credibilità dell'Italia a livello internazionale.
Molteplici sono le cause che hanno determinato questa situazione. Il calo dei consensi elettorali trova ampia giustificazione nelle scelte che il Governo ha fatto dal suo insediamento ad oggi, tradendo tutti gli impegni elettorali fin dall'inizio. Ne voglio ricordare qualcuna. L'aumento del numero dei ministri e dei sottosegretari, fino a 103 poltrone, per formare il Governo più numeroso e più costoso della storia della Repubblica. Il decreto Bersani, che ha un sapore ideologico e punitivo verso quelle categorie che invece rappresentano il motore dello sviluppo e della crescita della nostra nazione. L'invio del contingente italiano in Libano, alla barba dei tanti militanti che hanno dovuto riporre le loro bandiere della pace nel cassetto, come se improvvisamente il mondo sia stato pervaso dalla pace. E poi tutta una serie di provvedimenti fiscali mirati a rastrellare una quantità di risorse impressionanti, come mai aveva fatto un Governo nella storia del nostro paese. Ricordo: la legge n. 234 del 7 luglio 2006, 9,5 miliardi di euro, la cosiddetta «manovrina»; la legge n. 248 del 4 agosto 2006, 4 miliardi di euro; il decreto-legge n. 262, approvato la settimana scorsa, 4,5 miliardi di euro; il decreto-legge, che dovremo votare forse domattina, in materia di detraibilità IVA sulle auto aziendali, altri 5,3 miliardi di euro; lo stesso disegno di legge finanziaria che stiamo discutendo, 40 miliardi di euro.
In pochi mesi avete propinato agli italiani interventi per oltre 50-60 miliardi di euro - 100-120 mila miliardi di vecchie lire - perché alla fine la cifra vera risulterà questa. Tutto ciò senza adottare alcun provvedimento né a favore delle imprese né a favore delle famiglie, fatta salva qualche impresa che ha messo a disposizione i propri mezzi di comunicazione nella campagna elettorale.
Va sottolineato anche il problema delle famiglie che non arrivano a fine mese: fra un po', anche per effetto dei ticket sanitari e degli altri provvedimenti contenuti nella finanziaria, non arriveranno neanche a metà mese!
Vi è poi il discorso dei pensionati. Nella scorsa legislatura avete sorriso nei confronti dell'aumento ad un milione di euro delle pensioni minime, ma voi non date neanche un centesimo alle pensioni minime! Ai pensionati con oltre 75 anni avete riservato un taglio delle imposte minimo. Chi percepisce 1250 euro al mese pagherà 200 euro di IRPEF in meno, ma gli altri tre milioni di pensionati che non prendono neanche la metà di queste risorse quale beneficio avranno da questa finanziaria?
Il declassamento che spudoratamente volete addebitare come eredità ricevuta dal precedente Governo - con la perdita di credibilità sul piano internazionale che ne deriva - è cosa assolutamente non vera, perché il paese sta tornando a crescere, come ha detto ieri anche il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni. Il 2006 segna il ritorno dell'economia italiana a tassi di crescita vicini al 2 per cento, non certo per merito vostro perché finora non avete saputo produrre alcun provvedimento per raggiungere questo obiettivo. È significativo anche l'incremento delle entrate fiscali di oltre 15 miliardi di euro, perché dimostra che il paese gira.
Credo che questo declassamento derivi dal tradimento degli obiettivi individuati dal Documento di programmazione economico-finanziaria, dove venivano indicati alcuni settori - sistema pensionistico, servizi sanitari, amministrazione pubblica e finanza degli enti decentrati - come punti su cui intervenire per contenere la spesa pubblica. Il Governo non è stato in grado di produrre alcun provvedimento ed è in uno stato confusionale.
Cito solo l'esempio delle pensioni. Ieri l'INPS ha comunicato che nei primi nove mesi del 2006 sono giunte 182.952 domande di pensione di anzianità, con un aumento del 10,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005. È quanto emerge dai dati del processo produttivo dell'istituto, secondo il quale sono in aumento anche le uscite dal lavoro per vecchiaia, con 247.574 richieste, con un incremento rispetto ai primi nove mesi del 2005 del 12,5 per cento.
Rispetto a questo problema il ministro Damiano dice una cosa, il sottosegretario Ferrero ne dice un'altra. Siamo arrivati anche alla farsa di vedere esponenti del Governo scioperare in piazza contro il Governo stesso. Penso che questo sia davvero incredibile. Pregherei il Presidente Prodi di smettere di prendere in giro gli italiani, perché non si porta avanti questo paese attraverso le bugie.
Per tali ragioni, il nostro voto non può che essere contrario ad entrambi i provvedimenti.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Pertoldi, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, si sta concludendo l'iter del disegno di legge finanziaria iniziato nel mese di settembre, circa un mese fa, e nel corso del medesimo qualche forza politica, anche tra i nostri alleati, ha quasi disconosciuto la paternità di questo provvedimento. Noi dell'Italia dei Valori ci sentiamo pienamente genitori del disegno di legge per il suo impianto e perché, naturalmente, a nostro avviso, questa legge finanziaria non rappresenta un intervento a sé stante, rientrando in un quadro più complessivo tratteggiato nel programma dell'Unione per i prossimi cinque anni.
Siamo convinti che il disegno di legge in esame presenti dei difetti ma, in generale, anche alcuni pregi di fondo che consentiranno al nostro paese di riprendere la strada dello sviluppo e, quindi, di affrontare più facilmente negli anni futuri alcune problematiche, come ad esempio quelle relative alle prossime leggi finanziarie, permettendo di recuperare anche quel lieve maggior carico fiscale previsto dalla manovra finanziaria al nostro esame.
Con l'approvazione di questa legge, ci ritroveremo di nuovo a generare quasi un 3 per cento di avanzo primario; avanzo che il Governo precedente aveva totalmente «mangiato», facendo di nuovo aumentare il debito pubblico e, con esso, gli oneri finanziari che paghiamo, inibendo la possibilità di imprimere uno sviluppo al nostro paese.
Il nostro paese si sviluppa se è virtuoso e per essere tale deve, come ogni buona famiglia che vuole pagare i suoi debiti, spendere meno di quanto incassa. Questo è il primo merito di cui avvertiremo gli effetti positivi anche sul piano della credibilità internazionale nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Per l'Italia dei Valori è importante riprendere la lotta all'evasione fiscale, dopo cinque anni di collusione con gli evasori fiscali, perché i provvedimenti che il Governo precedente ha varato in tema di condoni, continui e reiterati, sono stati di fatto interventi collusivi con l'evasione fiscale, con gli evasori fiscali e con quella «non imprenditoria», come io la definisco, che vive nel lavoro nero, nell'economia sommersa e nell'economia nascosta.
La lotta all'evasione fiscale non ha nulla a che fare con il regime poliziesco di cui Berlusconi in quest'aula ha parlato, perché allora dovrebbe egli per primo accusare gli Stati Uniti, da sempre considerati suoi amici, di essere un regime poliziesco. Da trent'anni gli Stati Uniti usano l'informatica e la telematica come strumento per tracciare i redditi, gli incassi delle attività imprenditoriali, per poi colpire duramente alla fine dell'anno: in quel paese, infatti, per evasione fiscale si va in galera, ci si resta e si espia la pena completamente.
Stiamo, pertanto, solo cercando di prendere da quel paese quello che c'è di buono, ad esempio in tema di lotta all'evasione fiscale. Quindi, si tratta di un altro dei pilastri che convince il gruppo dell'Italia dei Valori.
Vi è un terzo pilastro molto importante che adesso, con alcuni emendamenti, sta per essere messo in forse. Per questo, noi chiediamo con forza al Governo di ripensarci, perché alcuni emendamenti, approvati in Commissione, non impediscono l'avvio di quell'azione volta alla riduzione dei costi della politica che noi consideriamo sia un dovere nei confronti dei nostri elettori e che rientra pienamente nel programma di Governo dell'Unione.
Concludo dicendo che a questa finanziaria dovranno seguire immediatamente, a mio giudizio, gli interventi sulle pensioni, sulle liberalizzazioni, ma in modo più sicuro e più forte di quanto non sia avvenuto con il decreto del ministro Bersani.
Preannunzio, pertanto, l'espressione del voto favorevole da parte del gruppo dell'Italia dei Valori sui disegni di legge finanziaria e di bilancio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pegolo. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI PEGOLO. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria che ci accingiamo ad esaminare costituisce certamente un evento eccezionale. Lo è per le sue dimensioni, ma anche per la congiuntura politica in cui esso viene a collocarsi; una congiuntura caratterizzata da una situazione finanziaria del paese molto critica, della quale il centrodestra ha grandi responsabilità, ma anche da una situazione economica precaria rispetto alla quale la ripresa economica in atto non fuga le preoccupazioni e, infine, da una situazione sociale che permane difficile.
Nel dibattito in corso non si è posta adeguata attenzione nei confronti di quest'ultimo aspetto, ma ritengo si dovrebbe partire da questo punto nel momento in cui si affronta il disegno di politica economica.
Le cifre nella loro crudezza dipingono per il nostro paese uno scenario che resta preoccupante, fatto di nuove povertà, di crescente insicurezza e di palesi iniquità. Nel corso degli ultimi anni, le differenze di reddito sono cresciute esponenzialmente. Il livello di disoccupazione rimane significativo nelle regioni del Mezzogiorno e la precarietà del lavoro è ormai un fenomeno di massa.
Al di là delle ricorrenti polemiche sulla spesa previdenziale, le pensioni percepite da milioni di cittadini nel nostro paese restano molto al di sotto delle necessità. Vi è nel paese, infine, un evidente squilibrio in termini di quantità e qualità dei servizi offerti. Queste contraddizioni sono il riflesso di una serie di limiti che il paese ha conosciuto nel suo sviluppo, ma anche l'effetto dei nuovi processi legati alla competizione globalizzata.
Per queste ragioni di fondo, considero importanti nella finanziaria quelle misure che sono state concepite per promuovere un processo redistributivo a favore delle fasce a reddito medio-basso e per consolidare lo Stato sociale. Mi riferisco alla revisione delle aliquote IRPEF, alle misure di rafforzamento degli assegni familiari, agli interventi in campo sociale.
Da questo punto di vista, le proposte del Governo, tese a correggere ulteriormente l'impostazione iniziale, rafforzando l'effetto redistributivo sotto i 40 mila euro, non possono che essere apprezzate. Peraltro, dovrebbe essere ovvio che il sostegno al reddito di queste fasce costituisce una misura decisiva se si vuole accrescere la propensione interna al consumo, elemento fondamentale per la stessa crescita economica.
Se ho delle perplessità, invece, queste risiedono semmai nella enorme distanza che continua a permanere fra questi interventi, in sé positivi, e la condizione materiale di milioni di nostri cittadini. Penso alla grande fascia dell'incapienza, concentrata prevalentemente al sud, al problema drammatico della precarietà che l'importante manifestazione di sabato ha riportato all'onore delle cronache o, come dicevo prima, alla condizione miserevole in cui versano milioni di pensionati.
Su questi aspetti decisivi gli interventi previsti nel disegno di legge finanziaria sono ancora carenti e io mi auguro che in questa fase di discussione sia possibile apportare delle modifiche.
Dare coerenza piena ad un disegno redistributivo implica anche la necessità di potenziare e valorizzare al meglio le funzioni dello Stato sociale. Dai banchi dell'opposizione è venuta una critica alla mancanza di rigore, al carattere assistenzialistico di alcuni provvedimenti. Noi sappiamo dove vanno a parare simili critiche: mirano a comprimere la spesa previdenziale, a tagliare le spese per la sanità, a privatizzare i servizi pubblici locali.
Si tratta della solita vulgata liberista che ci propongono ad ogni piè sospinto i rappresentanti di Confindustria: penso che il Governo debba saper resistere al canto di certe sirene. Per questo è stato positivo l'aver stralciato dalla finanziaria il provvedimento sulla previdenza e mi auguro che dall'esito del confronto fra le parti sociali possano giungere soluzioni socialmente non penalizzanti.
Tuttavia, credo anche che altre correzioni vadano apportate alla finanziaria: mi riferisco alle scelte sui ticket o al contenimento della spesa per gli enti locali o alla riduzione delle risorse per l'università. Si tratta di scelte che, a mio avviso, restano discutibili perché in parte contraddicono la stessa decisione di avviare un processo redistributivo, ma anche perché muovono da alcuni assunti di carattere ideologico che dovrebbero essere rimessi in discussione. Penso, in particolare, al provvedimento - considerato allegato alla finanziaria - sulla liberalizzazione dei servizi pubblici, che in nome di una razionalizzazione, peraltro necessaria, finisce tuttavia con l'introdurre il criterio illogico dell'obbligatorietà della messa a gara di tutti i servizi a rilevanza economica.
La manovra economica ha incontrato molte riserve da parte degli imprenditori, che solo dopo la sottoscrizione dell'accordo sull'utilizzo del TFR - quello recente - sembra si siano acquietati. La cosa ha del paradossale, se si considerano i grandi benefici che con questa finanziaria, attraverso il taglio al cuneo fiscale, otterranno le imprese. A tale riguardo, credo che nel ragionare sulla manovra che è stata messa in atto - o che ci si propone di mettere in atto - dovremo porre una certa attenzione, poiché non necessariamente essa sarà destinata ad alimentare un ciclo virtuoso. È probabile, infatti, che in presenza di un sostegno così generalizzato al sistema delle imprese vi sia il rischio che lo stesso si adagi nella solita strategia competitiva, puntando tutto sulla riduzione del costo del lavoro e rinunciando, di fatto - come è stato nel corso di questi anni -, a promuovere un deciso intervento sull'innovazione.
Un'ultima considerazione vorrei riservarla alla partita finanziaria, perché essa costituisce la cornice entro la quale si disegna la manovra. Come è noto, fin dal DPEF, il Governo ha assunto fra i suoi obbiettivi quello del rigore. A tale proposito, noi di Rifondazione Comunista abbiamo espresso le nostre riserve, poiché abbiamo considerato questa impostazione eccessivamente appiattita su un orizzonte monetarista. Ci pare, infatti, un'impostazione che rischia di impedire il conseguimento degli altri due obbiettivi dichiarati, quello dell'equità e quello dello sviluppo. Come è noto abbiamo anche proposto soluzioni alternative, ma la nostra impostazione non è stata accettata. Sappiamo bene che a questo punto non è possibile rimettere in discussione la materia, tuttavia in conclusione vorrei esprimere due osservazioni.
La prima riguarda la scelta del contenimento del debito. Mi pare evidente che se dopo la finanziaria si volesse proseguire con questi ritmi alla compressione del debito, ben difficilmente si potrebbe pensare di affrontare i grandi problemi sociali tuttora irrisolti.
La seconda considerazione riguarda la struttura della spesa. L'attuale manovra è così ampia non solo perché gravata dall'esigenza di comprimere il deficit al 2,8 per cento, ma perché essa interviene anche ad ampio raggio, distribuendo cioè su un numero consistente di soggetti sociali oneri e benefici. In prospettiva, quindi, credo si ponga la necessità di una maggiore selettività nella manovra finanziaria, ma il problema è che la selettività significa, prima ancora che contenimento della spesa, individuazione di ben determinati referenti sociali.
Qui veniamo al punto, poiché nel corso di queste settimane anche importanti settori della maggioranza hanno invocato un chiarimento sui futuri orientamenti del Governo, richiamando tuttavia una svolta rigorista. Si è parlato di riforme strutturali, liberalizzazioni e quant'altro; echi di questa impostazione ho avuto l'occasione di sentirli anche oggi in quest'aula. Ritengo che se di una «fase 2» questo Governo ha bisogno, questa debba andare in una direzione diversa; essa deve muovere dalla positiva assunzione del tema della redistribuzione del reddito per garantire l'effettivo intervento sugli squilibri sociali esistenti nel nostro paese. In ogni caso, per conseguire questo obbiettivo generale, che peraltro risponde ad una domanda sociale in cui il popolo dell'Unione ha dimostrato di riconoscersi, occorre ridurre la compressione del debito, proseguire nella lotta virtuosa all'evasione per l'equità fiscale e promuovere una politica per lo sviluppo ispirata a logiche più selettive, premiando nell'imprenditoria i soggetti virtuosi.
L'augurio che mi faccio è che questa spinta riformatrice sappia vincere le incrostazioni anche culturali rappresentate dal lascito di un pensiero neoliberista che ha egemonizzato in questi anni il dibattito socioeconomico. La riscoperta di una vocazione alternativa al centrodestra credo parta da questo punto, da cui inoltre deve muovere un recupero di consensi nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, in questi giorni abbiamo vissuto in maniera intensa i lavori della Commissione bilancio, che - dobbiamo ricordarlo - ha licenziato un testo in cui sono stati esaminati solo 12 articoli sui 217 della legge finanziaria.
Qualcuno della maggioranza, in maniera sprovveduta, anche per giustificare ciò che sicuramente avverrà in queste ore, ha parlato di emendamenti ostruzionistici del centrodestra, addirittura individuandone migliaia. Tutti sappiamo che la realtà, invece, è che vi sono forse solo un centinaio di emendamenti concordati e segnalati presentati in Commissione bilancio, sui quali non è stato possibile trovare nemmeno un momento per un dialogo, un'apertura, un approfondimento. Vi è stato solamente un continuo stravolgimento non per cercare di dare risposte al sistema paese, ma per raggiungere, ancora una volta, un minimo di accordo tra sinistra massimalista e sinistra riformista.
Si cercano soluzioni non per categorie produttive del paese, per i pensionati, le casalinghe, le famiglie, ma solo ed esclusivamente per i deputati - prossimamente per i senatori - che hanno solo la necessità di indicare inizialmente la quota di valore di mercato. Tale quota, peraltro, è stata trasferita dall'estero in Italia; infatti, abbiamo vissuto la sceneggiata, la commedia - purtroppo stavolta non solo italiana, ma anche estera - che vede una somma non indifferente non certo utile alla risoluzione dei problemi, ma al solo problema di un voto in più in Senato. Quindi, il senatore Pallaro può definirsi ottimista perché il Governo ha immediatamente accolto le sue istanze e non quelle dei professionisti di questo paese, della piccola e media impresa, degli artigiani, degli allevatori, dei piccoli produttori, di tutti coloro cioè che in questo paese lavorano. Al contrario, è arrivato un solo riferimento istituzionale per accogliere l'emendamento: in ogni caso, è successo qualcos'altro.
In maniera anormale ci eravamo abituati a vivere la piazza come momento di legittimità rispetto allo sfogo, alla necessità di trasferire un messaggio che potesse essere raccolto dalle nostre istituzioni. Signor Presidente, stavolta la normalità è stata abbondantemente superata, poiché abbiamo assistito a cortei in cui i riferimenti delle istituzioni, che fanno parte di questa maggioranza - compresi sottosegretari per l'economia, che oggi siedono ai banchi del Governo - hanno manifestato contro i loro stessi ministri per denunciare i vizi, le carenze, le penalizzazioni che le norme di questa finanziaria porteranno alle categorie del paese.
Credo che sia necessario mettere ordine in un contesto in cui, dopo soli cinque mesi, si parla non solo di far cadere l'Esecutivo da parte degli stessi componenti del Governo, ma anche di mandare a casa i ministri, che rappresentano settori delicati come quello del Ministero del lavoro, dove gli striscioni abbondavano e dove, ripeto, gli stessi colleghi rappresentanti di Governo inneggiavano alla sua caduta.
Certamente, l'orgoglio maggiore può essere trasferito nel contesto europeo dove, come sappiamo dalla lettura dei quotidiani, nel prossimo gennaio la Francia e la Germania usciranno dalle procedure di infrazione per il disavanzo eccessivo. L'Italia invece - ricordo coloro che parlavano di paese normale, di credibilità e di fiducia, di possibilità di superare tutte le situazioni che il Governo Berlusconi aveva realizzato -, guarda caso, si proietta con un deficit tendenziale che salirà al 3,1 per cento nel 2008, mentre il debito raggiungerà quest'anno, grazie anche a questa legge finanziaria, il livello record in Europa del 107,2 per cento, superando addirittura la Grecia.
Ecco, quindi, in che modo ci collochiamo nel 2007 rispetto al PIL dell'Unione europea, che crescerà del 2,4 per cento, un punto percentuale in più rispetto all'1,4 per cento previsto per la nostra nazione. Ecco la ricetta di questo Governo per risanare i conti del nostro paese, che sicuramente crescerà a livello di credibilità e di autorevolezza nel contesto europeo! Dovevano essere i salvatori della patria, quelli che avrebbero messo le cose a posto dopo le dissipazioni e le follie degli anni di Berlusconi, quelli del paese normale, della credibilità, quelli che, dopo cinque mesi, gridano di andare a casa! Questa finanziaria è contro le loro classi nemiche, contro il ceto medio, gli artigiani, le piccole e medie imprese, i commercianti, i risparmiatori, ed è studiata apposta per penalizzare chi, dopo una vita di sacrifici, decide di lasciare qualcosa in eredità ai propri figli o decide di mettere da parte un po' di soldi che verranno falcidiati dal sistema delle tassazioni che il Governo ci propone. Questa enorme quantità di persone sarà soggetta ad una pressione fiscale che lieviterà intorno ai 20 miliardi di euro.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io, che porto con me la mia «sardità», ho anche e soprattutto la necessità di denunciare un fatto gravissimo contenuto nella finanziaria, che è stato tradotto con una norma all'articolo 102, relativo alla definizione dei rapporti finanziari con la regione Sardegna. Peraltro, ho visto che la sinistra massimalista prosegue nel messaggio che il governatore Soru ha portato in Sardegna in questi due anni e mezzo, quello di tassare i ricchi per distribuire il reddito ai poveri, solo che anche lui fa un po' come questo Governo: tassa i poveri e basta, non prende nulla ai ricchi e in più «uccide» l'economia. Infatti, si tassano i porti, il sistema portuale, turistico e agroindustriale, ed oggi la Sardegna ha la più alta percentuale in Italia di disoccupati; la responsabilità di ciò è da attribuire in pieno al governo Soru. Devo anche far rilevare che nell'articolo 102 si modifica l'articolo 8 della legge regionale a statuto speciale, dove si parla di sanità e di trasporto locale: credo che qualche insigne professore di diritto costituzionale potrebbe inorridire per il fatto che si modifichi un articolo di uno statuto speciale, che è equiparato ad una legge costituzionale, con una disposizione contenuta nella legge finanziaria.
Il governo e il popolo sardo, dopo 25 anni di giuste e legittime pretese di ottenere quanto è loro dovuto, vedranno l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 102 solo nel 2010 quando il Governo Soru non ci sarà più, per fortuna dei sardi, e quando il Governo Prodi non ci sarà più, per fortuna degli italiani. Allora, credo che il ragionamento vada fatto oggi, non certamente fra quattro anni, rimandando responsabilità storiche per non risolvere ancora una volta i problemi di un popolo che meriterebbe ben altra attenzione e non solo, ancora una volta, un «piatto di lenticchie»!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SALVATORE CICU. Noi deputati della Casa delle libertà e di Forza Italia abbiamo presentato una ventina di emendamenti che vanno nella direzione di dare riequilibrio e giustizia, per restituire quello che è stato tolto in tutti questi anni. Denunciamo ancora una volta che questo Governo non si preoccupa minimamente delle regioni che sono sempre più lontane dall'Italia e, certamente, dal modo di pensare del Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, vorrei cambiare l'approccio degli interventi sulla legge finanziaria, partendo da un dato importante. La legge finanziaria dovrebbe essere l'atto politico ed economico più importante del ministro dell'economia. Bene, vorrei sapere dov'è il ministro dell'economia mentre stiamo discutendo sulla legge finanziaria. Certamente è stato mandato ai vari convegni in Europa, ma mi viene il sospetto abbastanza lecito che, forse, sia stato mandato altrove perché poco si interessasse della legge finanziaria.
Dico questo anche perché in Commissione bilancio, dopo che avevamo studiato e guardato con grande attenzione al Documento di programmazione economico-finanziaria, il ministro Padoa Schioppa ci aveva fatto pensare che, magari, poteva esserci una finanziaria positiva perché grandi erano gli annunci nel DPEF. Infatti, ci aveva parlato di riforme previdenziali, di riforma della pubblica amministrazione e, soprattutto, del contenimento del taglio alla spesa pubblica; ma, ahimè, ci troviamo davanti ad una finanziaria che smentisce il Documento di programmazione economico-finanziaria ed anche lo stesso ministro dell'economia.
Non vorrei tediarvi con quello che è successo nella Commissione bilancio e sono contenta della presenza del sottosegretario Sartor perché ha dimostrato di essere lo specchio del ministro Padoa Schioppa: un sottosegretario che non rispondeva alle domande, che non illustrava gli emendamenti, che spesso era occupato al telefono a parlare. Lo dico perché non vorrei che si incolpasse dell'insuccesso e di questo caos il relatore per la maggioranza, l'onorevole Ventura, o il presidente della Commissione bilancio, che credo non abbiano colpe in tal senso. La colpa è tutta di questo Governo. Ripeto, mi dispiace molto che il ministro dell'economia non si materializzi, che non si veda, e che, invece, faccia grandi dichiarazioni quando va in Europa o si presenta ai convegni.
La legge finanziaria è la prova di quanto sia facile predicare bene e, soprattutto, fare le campagne elettorali stigmatizzando l'operato del Governo precedente. Sono passati cinque anni e ricordo che l'allora opposizione, oggi maggioranza di questo Parlamento, diceva che mai avrebbe abusato, come ne avremmo abusato noi secondo voi, dell'istituto della fiducia.
Da quanto tempo governate? Quante sono le questioni di fiducia che il Parlamento ha già votato? Sono certa - ma mi auguro di essere smentita - che anche questa finanziaria sarà approvata con un voto di fiducia.
Poche attenzioni sono state rivolte al Parlamento e alle prerogative dei parlamentari. Lo ha dimostrato il lavoro della Commissione bilancio: a poche ore dal termine previsto per la votazione del mandato al relatore, il Governo e il relatore hanno presentato numerosi nuovi emendamenti, che cambiano completamente questa legge, mostrando non soltanto l'assoluta assenza di unità e di coesione della maggioranza, ma - lo ripeto - anche calpestando le prerogative del Parlamento. Credo che non vi sia mai stata una finanziaria di 217 articoli. È ovvio, quindi, che la Commissione bilancio non ha potuto esaminare tutti gli articoli e, purtroppo, pochi sono stati votati.
Vi è stato anche un altro dato sorprendente. Ogni giorno un ministro faceva a gara per annunciare agli organi di stampa cosa sarebbe stato contenuto nella finanziaria, ma non abbiamo potuto trovarne riscontro nell'attività parlamentare. Faccio soltanto due esempi: quanti esponenti di questo Governo hanno detto che c'era stato uno sbaglio e che sarebbe stato reintrodotto il 5 per mille? Ad oggi, non soltanto non sussiste alcun elemento che ci faccia pensare alla sua reintroduzione, ma in base all'articolo 53 saranno usati i fondi del 5 per mille dell'anno scorso per gli accantonamenti; il secondo esempio riguarda la rideterminazione delle aliquote dell'IRPEF, sulla quale non risulta che vi sia alcuna novità.
Quando questo Governo è stato formato, sono stati scelti grandi professori per dirigere i vari ministeri, ricorrendo anche ad esterni. Ricordo la Commissione Faini, quando è stata fatta la due diligence sui conti pubblici attraverso un organo esterno al Parlamento. Quella previsione catastrofica, che prevedeva conti peggiori anche rispetto al 1992, non si è verificata, grazie a Dio! Abbiamo registrato, anzi, un gettito delle entrate fiscali superiore di 9 miliardi di euro rispetto alle previsioni.
Oggi e ieri abbiamo letto sui giornali quale sia la contentezza del Governo e della maggioranza per l'approvazione dell'Unione europea di questa finanziaria. Ma non so se sono io che non capisco o se questo Governo fa finta di non capire: l'approvazione di questa legge finanziaria da parte dell'Unione europea, riguarda soltanto l'entità della manovra (40 miliardi di euro). Poco importa la composizione della legge finanziaria! Oggi ha detto bene il presidente del mio partito: poco importa se tassano anche le paghette dei bambini! Quindi, l'approvazione dell'Unione europea è soltanto sull'entità della manovra!
Anche qui, siamo di fronte ad un Governo e ad una maggioranza che usano due pesi e due misure. Quando, poco tempo fa, le agenzie di rating hanno declassato il nostro paese, non era certamente colpa di questo Governo! Era colpa del precedente Governo Berlusconi!
Per fortuna, le italiane e gli italiani, dopo l'approvazione di questa finanziaria, potranno decidere. Abbiamo visto ieri, nelle elezioni in Molise, che gli italiani già manifestano con il loro voto che questo Governo è arrivato al capolinea. Lo giudicheranno in modo ancora peggiore quando questa finanziaria diventerà legge dello Stato, sicuramente non ci sarà saldo positivo per nessuna famiglia italiana!
Quando ho visto l'emendamento relativo al fondo destinato alle famiglie del ministro Bindi, l'ho letto con attenzione e devo dire che sono rimasta profondamente delusa, come saranno deluse le famiglie quando vedranno che quei 215 milioni di euro, stanziati per il 2007, 2008 e 2009, serviranno non alle famiglie italiane, ma a creare il portafoglio del Ministero per la famiglia, che sappiamo bene com'è nato, ossia per spartizioni politiche. Non avendo dotazioni finanziarie, il ministro Bindi ha usato questa finanziaria - lo ripeto: 215 milioni di euro per il 2007, il 2008 e il 2009 - per finanziare il proprio ministero! Abbiamo visto le finalizzazioni: sono indagini conoscitive, osservatori e consulenze.
La grande delusione è dovuta anche all'attenzione di questa manovra finanziaria al Mezzogiorno.
PRESIDENTE. La prego...
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. A parole, tutti gli esponenti del Governo in questi giorni, dopo i fatti di Napoli, alzavano il tono della voce per dire che c'era un'emergenza Sud, rispetto non soltanto alla sicurezza, ma anche all'occupazione! Bene, questa finanziaria dimostra che sono state diminuite le risorse di circa 1.500 milioni di euro per l'occupazione.
Allora - concludo, Presidente - questa finanziaria, che gli italiani aspettavano, credendo fosse una finanziaria che intercettava la ripresa economica della zona dell'euro...
PRESIDENTE. Deve concludere...
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ...., invece, penalizzerà le famiglie e i soggetti più deboli (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rugghia. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, vale per il bilancio della difesa, di cui mi occuperò nel mio intervento, ciò che più volte abbiamo affermato discutendo della legge finanziaria per il 2007.
La prima manovra di bilancio di finanza pubblica del Governo Prodi non può naturalmente non basarsi sui risultati della gestione del Governo precedente. Quindi, con questa legge finanziaria, non stiamo facendo tutto ciò che avremmo voluto fare, bensì ciò che possiamo fare, tenendo conto della pesante eredità del centrodestra che, dopo cinque anni, ci consegna una situazione del nostro paese caratterizzata dall'emergenza finanziaria, sociale ed economica.
Tuttavia, anche in questo contesto, segnato dall'impegno del Governo di operare per il risanamento strutturale della finanza pubblica e per fermare l'indebitamento della pubblica amministrazione, che sono condizioni necessarie per far ripartire l'Italia, è apprezzabile ed è evidente lo sforzo di dotare la funzione difesa delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati prima con il DPEF e poi con la finanziaria.
Il Governo, per il Ministero della difesa, ha individuato le seguenti priorità: la riorganizzazione e la razionalizzazione della difesa, da realizzare, tra l'altro, mediante l'accorpamento e la ridefinizione in chiave interforze delle strutture e dei comandi; la professionalizzazione delle Forze armate, da attuare sostanzialmente procedendo alla realizzazione del modello a 190 mila uomini previsto dalla legge n. 331 del 2000, nonché migliorando la gestione delle infrastrutture e dei beni immobili; l'ammodernamento dello strumento militare, da realizzare mediante la predisposizione con mezzi e sistemi in grado di assicurare elevata capacità di schieramento, mobilità e proiezione delle forze anche fuori area, nonché attraverso il potenziamento della ricerca tecnologica e il sostegno allo sviluppo dell'Agenzia europea della difesa; il funzionamento dello strumento militare, da attuare assicurando l'efficienza dei materiali, dei mezzi, dei sistemi e delle infrastrutture, per garantire la piena operatività, in condizioni di sicurezza, e per sviluppare la capacità di operare in contesti internazionali.
Al fine di realizzare tali obiettivi, la spesa complessiva è pari a 18 mila 134,5 milioni di euro, con un incremento di 352 milioni di euro circa rispetto al bilancio 2006. Quindi, si tratta del 2 per cento in più. Tali risorse sono destinate allo svolgimento delle funzioni di difesa e sicurezza pubbliche.
Per ciò che attiene esclusivamente alla funzione difesa, nel 2007 sono state stanziate risorse per circa 12 mila 438 milioni di euro, con un incremento, rispetto al 2006, di 330,6 milioni di euro, ossia circa il 2,7 per cento in più rispetto allo scorso anno.
Insomma, è evidente lo sforzo che è stato profuso per sostenere l'operatività dello strumento militare attraverso la formazione, l'addestramento, la manutenzione e la sicurezza del personale e per garantire, con spese per investimenti, impegni già assunti in ambito internazionale con programmi e con contratti già formalizzati.
È bene sottolineare che il precedente Governo negli ultimi anni ha progressivamente operato una notevole riduzione sia della spesa per l'esercizio sia della spesa per l'investimento, che risultano quindi del tutto squilibrate ed insufficienti rispetto alle risorse destinate a sostenere gli oneri del personale. Si tratta quindi di una prima, significativa, positiva inversione di tendenza.
Per la prima volta, con l'articolo 113 viene istituito un fondo pluriennale di investimenti (1.700 milioni di euro per il 2007, 1.550 milioni di euro per il 2008, 1.200 milioni di euro per il 2009) per la realizzazione di programmi per esigenze di difesa nazionale derivanti anche da accordi internazionali. Il fondo pluriennale garantisce una continuità programmatica ed offre maggiori certezze al settore dell'industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico che opera per la difesa. I finanziamenti previsti sono consistenti ed incidono fortemente sulla spesa pubblica. In Commissione difesa è stata manifestata l'esigenza di una riflessione sui programmi e sugli accordi internazionali sottoscritti dal nostro paese. Credo che questa riflessione dovrebbe essere funzionale all'obiettivo di realizzare una sempre maggiore integrazione della politica di difesa europea, nel cui contesto occorre operare le scelte necessarie sugli assetti dello strumento militare e sui programmi da sostenere e condividere con gli altri paesi.
Insomma sui programmi di investimento per la difesa, che gravano non poco sulla collettività, credo che, fatte salve le prerogative proprie dei diversi stati maggiori, in particolare dello stato maggiore della difesa, la politica debba esercitare la sua irrinunciabile funzione di indirizzo, programmazione e controllo. Il Governo con l'articolo 57 opera una scelta particolarmente significativa, quella di assumere 1.000 unità nei corpi di Polizia per il 2007. La Commissione difesa si è espressa per incrementare da 1.000 a 3.000 le unità da mettere a disposizione delle forze di polizia. Il Governo sembra orientato ad accogliere questa richiesta e con ciò dimostrerebbe una grande attenzione al tema della sicurezza nazionale, operando una scelta importante per il contrasto della criminalità ed il controllo del territorio. Ogni giorno con angoscia assistiamo, a Napoli, nel sud, e purtroppo in tutto il paese, a fatti di cronaca che colpiscono il senso di sicurezza dei cittadini e delle comunità. Perciò l'assunzione di un numero adeguato di agenti nei corpi di polizia rappresenterebbe una risposta particolarmente apprezzabile. L'incremento dei corpi di polizia permetterà anche di fornire uno sbocco occupazionale, qualificato e stabile, ai volontari in ferma breve e quadriennale delle Forze armate, agli ufficiali dei carabinieri in ferma prefissata, che sono stati prorogati fino al 31 dicembre, con un intervento legislativo in Parlamento, e ai cittadini vincitori di concorso nelle forze di polizia dello Stato, ma non ancora reclutati.
Con la manovra di bilancio per la difesa il Governo manifesta la volontà, all'articolo 17, di mettere a disposizione il patrimonio immobiliare della difesa, consegnandolo all'Agenzia del demanio, con una previsione di entrate pari a 2 miliardi di euro per l'anno 2007 e a 2 miliardi di euro per il 2008. Viene invertita la procedura di individuazione dei beni immobili in uso all'amministrazione della difesa non più utili ai fini istituzionali. Tale attività compete ora direttamente al Ministero della difesa, che vi provvede con decreti da emanarsi d'intesa con l'Agenzia del demanio, e non più a quest'ultima, di concerto con la direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa stesso. Inoltre tali beni non sono più inseriti in programmi di dismissione per le esigenze organizzative e finanziarie connesse alla ristrutturazione delle Forze armate, ma sono consegnati alla medesima Agenzia del demanio, ai fini dell'inclusione in programmi di dismissione e valorizzazione previsti dalla legislazione vigente.
Per cogliere gli apprezzabili obiettivi che ci si prefigge con questa norma, è evidente che è necessario determinare il coinvolgimento degli enti locali, per ottenere, attraverso la destinazione d'uso, la valorizzazione degli immobili. Sono necessari accordi di programma con i comuni, con le province e con le regioni, per operare la dismissione dei beni non più utili alla difesa attraverso una semplificazione del procedimento e riconoscendo alle autonomie locali cointeressate alla valorizzazione del patrimonio immobiliare una quota delle dismissioni, anche con permute da realizzare con il Ministero della difesa.
In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario, questa prima manovra finanziaria del Governo Prodi, per quanto attiene alla difesa compie scelte importanti, pur basandosi sulla fallimentare eredità del precedente Governo. Da qui bisogna partire per una nuova politica della difesa nazionale e per concorrere, con convinzione, ad una comune politica di difesa europea. A sei anni dall'approvazione della legge n. 331 del 2001, che ha fissato il modello a 190.000 uomini, i tempi sono ormai maturi per una riflessione in Parlamento che ci consenta di comprendere quale strumento militare sia oggi necessario al paese, per consentirci di coltivare le nostre ambizioni e per assumerci le nostre responsabilità su scala internazionale, e quale strumento militare sia compatibile con i nostri mezzi e con le nostre possibilità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, faccio parte di un partito che non ha nessuna voglia di creare problemi esterni a quest'aula relativamente a questo disegno di legge finanziaria, nel senso che ritiene che questo sia il luogo nel quale documentare nei confronti dei cittadini l'entità della manovra, la sua qualità e le risposte per il futuro del paese. Devo però dire con grande amarezza che, proprio partendo da questo dato, il metodo con cui il provvedimento arriva in Assemblea è assolutamente carente e deficitario. In sostanza, è per la prima volta, dopo tanto tempo, che un provvedimento così importante come il disegno di legge finanziaria approda in Assemblea senza il visto della Commissione di merito. Quel tema tanto caro alla sinistra, cioè la possibilità di dibattere, discutere e relazionarsi fra le parti, è quindi venuto meno, e non credo sia esclusivamente per la quantità di emendamenti presentati. Credo che forse ciò sia determinato maggiormente dalla confusione con la quale il Governo e la maggioranza sono arrivati a questo provvedimento.
Vede, signor sottosegretario, il problema è il seguente. Gli emendamenti presentati dalle opposizioni sono normali, mentre gli emendamenti presentati dai singoli ministri, senza il vaglio dell'Esecutivo nel suo insieme, sono un'anormalità. Sono segno e frutto del fatto che in qualche modo è venuta meno - al primo grande e importante provvedimento arrivato in quest'aula - quella collegialità, quel sistema unitario che in qualche modo determina la tenuta della maggioranza e sulla base del quale il ministro dell'economia e delle finanze aveva definito il suo intervento con il DPEF, che rappresentava i saldi della manovra che poi sarebbe arrivata a settembre in Parlamento.
Pertanto, che tipo di ragionamento possiamo fare di fronte ad una manovra di questo genere? Ricordo che quando sono intervenuto in occasione dell'esame del DPEF, ho criticato quella che è divenuta ormai la «liturgia» di questi avvenimenti, come probabilmente è facile criticare la «liturgia» della finanziaria. Ho sentito esponenti della maggioranza dire che è finito il tempo della finanziaria tradizionale e che dobbiamo metterci nella logica di fare una finanziaria di tipo anglosassone. Lo dicevamo anche noi l'anno scorso, ma siamo stati criticati, perché ci si accusava di volerci svincolare dal confronto. Oggi lo dite voi. Noi non diciamo assolutamente niente, ma se le parti si mettono d'accordo e il Parlamento decide che la legge finanziaria, così come viene portata in Parlamento, è un rito ormai consumato in maniera mediocre e che tutto ciò è ormai obsoleto, per carità, visto che c'è la necessità di fare talmente tanta innovazione all'interno di quest'aula (nei regolamenti e nella capacità di rispondere al paese), allora anche il tema della rivisitazione della finanziaria mi va assolutamente bene.
Ma in questo caso credo che la questione riguardi non solo il metodo, ma anche la sostanza, perché gli emendamenti non sono stati frutto soltanto di un episodio contingente, ma vanno a cambiare i saldi complessivi di questo disegno di legge finanziaria: anche questo è un metodo completamente sbagliato, perché siamo partiti da 30 miliardi, poi siamo arrivati a 35 miliardi ed oggi siamo a 40,2 miliardi!
Anche da questo punto di vista, in corso d'opera sono cambiati profondamente non solo i saldi, ma la filosofia stessa del disegno di legge finanziaria. Sono state messe molte pezze qua e là, senza trovare sempre una copertura adeguata. Sono convinto che le pezze introitate con gli emendamenti ai 217 articoli rischiano di far fallire complessivamente il dato di bilancio e che molte poste siano effettivamente fuori controllo dal lato della spesa e soprattutto carenti di copertura.
Un problema balza immediatamente agli occhi. Questa sarebbe dovuta essere una manovra finanziaria ambiziosa. Fin dall'inizio è stato detto che dentro di sé avrebbe dovuto avere tre componenti: il risanamento, lo sviluppo e l'equità. Concordo perfettamente con quanti affermano che sia difficile fare una legge finanziaria. Il Presidente del Consiglio Prodi ha affermato che questo disegno di legge finanziaria è equo proprio perché scontenta tutti. Tuttavia, quando esso scontenta i suoi ministri, immediatamente si provvede a presentare un emendamento, mentre quando scontenta il Paese e noi provvediamo a presentare proposte emendative, queste ultime vengono bocciate. Pertanto, la mia sensazione è che di equità vi sia soltanto il dosaggio nelle forze e nei rapporti all'interno della maggioranza.
Il problema di capire se si sia riusciti a mettere insieme questi tre grandi obiettivi si pone immediatamente nei saldi. Non credo che sia possibile ottenere il risanamento e allo stesso tempo lo sviluppo. È un obiettivo molto difficile se non vi è una strategia forte che comporti un cambio strutturale nella spesa. Tale cambio non è avvenuto. Il tema drammatico che questa finanziaria pone agli occhi di noi parlamentari e alle coscienze del sistema Italia è proprio questo. È una manovra contabile, di prelievo, che non intacca assolutamente i centri di spesa del domani. In sostanza, oggi si fa un'operazione contabile; tuttavia, cosa succederà domani con la legge finanziaria del prossimo anno? Saremo ancora nelle condizioni di rimanere nei parametri contenuti oggi nel DPEF, ovvero nel piano triennale? Credo assolutamente di no, perché il provvedimento portato all'attenzione di quest'aula è non selettivo, bensì esclusivamente di natura contabile. Vi sono tante uscite e tante entrate, in un processo che purtroppo porta a prelevare piuttosto che a tagliare.
Allora, il tema dell'equità di cui si parlava va subito messo in evidenza. Infatti, se per equità si intende il ragionamento sulle aliquote IRPEF, credo che ne sia stata fatta ben poca. Si è tolto un quid a chi è ritenuto ricco, senza arrivare al criterio essenziale di spostare davvero grandi risorse finanziarie a favore di chi versa in stato di povertà in questo paese. Si è preferito seguire un criterio ideologico nel cosiddetto riequilibrio dell'equità, senza perseguire quella sostanziale. Inoltre, si è voluto coniugare equità e sviluppo, tanto per essere precisi, magari collegandoli alla misura del cuneo fiscale. Tuttavia, dobbiamo considerare quale impatto ha la manovra sull'artigianato e quindi su una parte importante dello sviluppo. Sul cuneo fiscale so che sono stati fatti aggiornamenti in corso d'opera. Tuttavia, è noto che le imprese nel nostro Paese per il 93 per cento hanno meno di dieci dipendenti. Nella prima stesura questo provvedimento non interveniva assolutamente a favore di tali realtà produttive. Secondo uno studio Isfol, l'impatto della manovra, tra revisione di studi di settore ed aumento dei contributi per lavoratori autonomi ed apprendisti (misura per fortuna modificata, anche se non nella misura conveniente), arriva ad un prelievo in questo settore di oltre 1,5 miliardi di euro. Quindi, anche per questo aspetto si tratta di una manovra finanziaria assolutamente improvvida. Se da una parte «dà», dall'altra, per un concetto di equità, «toglie», operando ancora una volta una manovra di carattere esclusivamente contabile.
E pensare che si tratta della vostra prima manovra finanziaria. Si sa perfettamente che la prima manovra dovrebbe avere una forte caratterizzazione e dare l'impronta per incidere nei prossimi cinque anni nel processo politico della maggioranza. Se questa è l'impronta, probabilmente i cittadini italiani hanno sbagliato a darvi in mano il Governo.
Signor sottosegretario, noi non discutiamo, come alcuni di voi hanno fatto in precedenza, se vi siano stati buchi o su cosa è successo. Purtroppo è un meccanismo infantile, perché quando si governa, si governa per quello che c'è, assumendosi le responsabilità per quello che si trova. Non si può pensare di governare dando sempre la colpa a chi è venuto prima. Altrimenti, l'alternanza altro non sarebbe che dare la colpa di quanto successo al Governo precedente, invece di costituire un sistema democratico e di valori da dove impostare una politica del futuro. Purtroppo l'Italia in questo è maestra. Lo vediamo in merito alle riforme fatte dal centrodestra ed alle capacità riformiste del centrosinistra, che sono soltanto quelle di cancellare quanto fatto dal centrodestra senza proporre qualcosa di alternativo.
Siamo d'accordo sul risanamento, così come lo siamo sul tema della lotta all'evasione fiscale. Ne abbiamo fatto non una battaglia, ma un principio di equità per il Paese, sapendo perfettamente che anche le aziende sane corrono il rischio di essere colpite da questo fenomeno iniquo che imperversa in Italia.
Tuttavia, anche in questo caso la risposta da voi data dà la sensazione di essere esclusivamente a carattere poliziesco, senza essere strutturale. Magari si argomenterà sulla necessità di assumere migliaia e migliaia di funzionari della guardia di finanza per controllare in giro, mentre occorre trovare un sistema che in un contrasto intelligente di interessi faccia chiedere ai cittadini la ricevuta fiscale o la fattura in virtù di un vantaggio da trarne. Bisogna studiare questo e non dire soltanto che va colpita l'evasione fiscale. Lo si dice da cinquant'anni e lo sappiamo perfettamente; tuttavia, non si riesce a trovare un modo intelligente per introdurre un vantaggio per chi svolge attività in Italia. Ancora una volta non lo avete fatto e proprio tale circostanza ci preoccupa e ci mette ansia per il futuro del nostro Paese.
In materia di tassazione, ricordo perfettamente quanto dicevate in precedenza, quando abbiamo tagliato alcuni trasferimenti agli enti locali. In quell'occasione avete affermato che avremmo iniziato ad aumentare la tassazione locale. Quindi, ci accusavate di usare un metro falso nel proclamare la diminuzione della pressione fiscale. Ma se noi dicevamo bugie, voi oggi quali bugie dite? Siamo d'accordo sulla necessità di diminuire i soldi laddove vi sono sprechi. Ad esempio, la spesa per il personale tra il 1995 e il 2005 è aumentata per le amministrazioni centrali del 45,3 per cento, mentre per quelle locali del 56,5 per cento. Vi è un dato di sperequazione e quindi sono assolutamente convinto che bisogna intervenire.
Vi sono anche altre distorsioni, come per esempio l'incremento degli acquisti di servizi tra il 1995 ed il 2005: per le amministrazioni pubbliche tale dato è pari a 46,5 per cento, mentre per i comuni e le province è pari a 68,7 per cento, vale a dire 22,2 punti in più.
Bisogna intervenire anche in termini di equilibrio e di equità. In che modo? Tagliando a tutti indiscriminatamente oppure operando un riequilibrio delle risorse trasferite? Ad esempio, favorendo quelle realtà locali che in questi anni hanno continuato a tirare la cinghia e che si sono mantenute sempre all'interno del patto di stabilità. Perché occorre tagliare risorse anche a queste ultime e non a quelle che, ormai da decenni, in virtù di un passaggio storico, vedono le fatture pagate a piè di lista e in tal modo - è il caso di molte amministrazioni «rosse» di questo paese - ottengono il rimborso del costo dei servizi ancora in base alla spesa storica e non alla spesa pro capite? Perché non si interviene in questi meccanismi di distorsione per trovare equità? Sono questi i temi sui quali ragionare ed approfondire la materia della finanza pubblica. In caso contrario, signor sottosegretario, il rischio è che, rimanendo inalterati questi rapporti, il prossimo anno avremo ancora un momento indefinito della spesa periferica con tutte quante le remore che il paese avrà in funzione del risanamento.
Tornando al problema delle tasse, devo dire che voi avete messo delle tasse «dormienti». Infatti, quando parlate di addizionale comunale, della possibilità di aumentare l'ICI, l'imposta di soggiorno, la tassa di scopo, questo potenziale aumento di tasse locali ammonta a circa 6 miliardi di euro ed ha un'incidenza sul PIL dello 0,4 per cento. Che cosa eravamo noi all'epoca in cui governavamo? Sbagliavamo noi o sbagliate voi adesso? Se avete detto che noi abbiamo sbagliato, ma perché continuate a sbagliare anche voi in questo modo e con peggiore costanza, addirittura con più accanimento e con minore equità e più tassazione? Queste tasse locali, purtroppo, vanno a pesare molto sui cosiddetti ceti medio-bassi che volete proteggere con le cosiddette trasformazioni delle aliquote IRPEF.
Vi sono poi degli aspetti buffi in questa legge finanziaria. Domando agli amici del centrosinistra se ricordano quando ci hanno fatto una «testa quadrata» - io ricordo Benvenuto, tanto per intenderci - sul fatto di inserire nella legge finanziaria una disposizione che ripagasse i cittadini che hanno investito in bond argentini per l'iniquità da loro subita. Perché non destiniamo l'importo per la copertura del famoso «emendamento Pallaro» a questa finalità? Considerato che bisogna dare al senatore Pallaro un importo di circa 14 milioni di euro per le imprese nel mondo argentino (e sappiamo perfettamente che cosa hanno patito gli investitori italiani in Argentina), non si comprende perché non si effettui uno scambio di questo genere. Sarà una provocazione, però questa proveniva dai banchi dell'allora opposizione; oggi - mi permetterete - avanzo tale provocazione io che sono in un'analoga condizione, ricordando cosa diceva l'opposizione di allora.
Per quanto concerne poi alcuni aspetti relativi alle modalità, questa legge finanziaria, con i suoi 217 articoli, rischia di avere tra le pieghe delle norme abbastanza strane. È difficile anche capire alcuni settori dove, invece dell'interesse generale del paese, si persegue l'interesse particolare di qualcuno. Per esempio, mi riferisco a quanto è accaduto in tema di energia o, meglio, di liberalizzazione del sistema energetico del nostro paese. Di fronte a un emendamento al disegno di legge finanziaria ipotizzato quindici o venti giorni fa, il ministro Bersani ebbe a rispondere immediatamente, con una nota ufficiale, sul fatto che non si sarebbe toccato assolutamente nulla nella finanziaria in relazione al processo di liberalizzazione. Quest'ultimo, peraltro, è presente in un disegno di legge collegato in discussione oggi al Senato. Fatto molto strano, all'ultimo secondo queste modifiche sono arrivate, contrastando abbondantemente con le rassicurazioni di Bersani. Pertanto, noi ci troviamo con un emendamento che prevede il riassetto del settore energetico mediante l'accorpamento della cassa-conguaglio per il settore energetico al gestore del sistema elettrico nazionale. Non credo che Bersani sia una persona che non rispetta gli impegni assunti: vorrei capire se questo emendamento è passato collegialmente al vaglio del Governo - visto che ne ha l'imprimatur - ovvero se rischia di essere qualcosa che sfugge alle logiche del controllo della politica ed è più legato ad un interesse di qualche direttore generale.
Un altro aspetto, signor sottosegretario, riguarda il tema dell'università e della ricerca. Nel decreto fiscale è avvenuta una cosa vergognosa: è stato fatto in sostanza uno spoils system decapitando i vertici ed i consigli di amministrazione di alcuni settori importanti della vita della ricerca del nostro paese: mi riferisco, ad esempio, all'ENEA. A me non è mai capitato di vedere che si cambino gli amministratori per decreto, ma voi siete riusciti a farlo. Lo fate in un settore che - ce lo avete sempre detto - è strategico per il paese e funzionale per il riassetto degli equilibri del nostro paese per il futuro. Ricerca e innovazione sono elementi che ci avete sempre detto essere funzionali - e noi siamo d'accordo - per cambiare le ragioni sociali dello sviluppo del nostro paese. C'è voluto il richiamo del vostro ministro Mussi, ma anche quello del Presidente Napolitano, per aggiornare in qualche modo o, comunque, tentare di incrementare le poste che avevate messo in bilancio - leggermente, mi pare - perché altrimenti avreste tagliato anche in questo settore, pur di giocare una partita «spalmata» in mille rivoli che effettivamente non dà il quadro vero della prospettiva della legge finanziaria.
In particolare, quando nella scorsa legislatura abbiamo tagliato risorse destinate all'università, voi avete gridato allo scandalo. Oggi, tagliate all'università la bellezza di oltre il 20 per cento delle risorse! La stranezza è che i rettori, la volta scorsa, si sono addirittura ammutinati mentre oggi non ho ancora compreso dove siano andati a finire. Tanto per intenderci, in questa legge finanziaria di fatto vi sono ben sei articoli che riguardano la pubblica istruzione. Nel contempo, questo significa uno stravolgimento abbondante di quella che è stata la riforma Moratti. Ma come è possibile fare una revisione di una riforma importante come quella della scuola in maniera surrettizia, attraverso la legge finanziaria? Come mai quel mondo della scuola che era sempre pronto a scendere in piazza, questa volta è così silenzioso? Forse è sotto il controllo del sindacato? Questo è un tema che, in qualche modo, dovrebbe emergere alla luce del sole. Infatti, in caso contrario, rischiamo che questa legge finanziaria sia vista solo ed esclusivamente per le poste messe in bilancio. Si trascurerebbe, invece, l'impopolarità sotterranea da essa generata per aver utilizzato strumenti assolutamente non consoni al fine di produrre cambi che avrebbero dovuto trovare, in questo Parlamento, ben altra discussione e ben altra voce di contrasto.
Voi, probabilmente - e credo che sarà esattamente così - presenterete il vostro maxiemendamento che ricompatterà tutto ciò che serve nella vostra maggioranza; presenterete su questo la fiducia ma, nel contempo, cambierete nella sostanza anche parti della cosiddetta contrattazione nella società civile: scuola, energia, ricerca. Farete questo attraverso un provvedimento che avrebbe dovuto essere discusso e formare altresì oggetto di confronto attraverso disegni di legge collegati. State «sgonfiando» fino in fondo anche questi ultimi e, pertanto, non comprendo affatto che ruolo abbiamo noi dell'opposizione in questa legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, gli obiettivi della finanziaria, come sappiamo, consistono dei seguenti punti: abbassare il disavanzo sotto il 3 per cento (con stime intorno al 2,9-2,8); puntare ad una crescita il cui tasso, almeno dal Presidente del Consiglio dei ministri, è stato valutato intorno al 2 per cento; creare maggiore equità attraverso la redistribuzione. Quindi, tre obiettivi: risanamento, sviluppo, equità; tale è la filosofia ispiratrice della legge finanziaria per il 2007 e del programma di politica economica per il futuro. Come si perseguono tali obiettivi, è noto: 15 miliardi di euro di riduzione dei costi consentirebbero di mantenere il disavanzo al di sotto del 3 per cento mentre circa 20 miliardi, signor sottosegretario Sartor, verrebbero destinati allo sviluppo ed all'equità.
A tale riguardo, per la verità, esistono talune variabili; ad esempio, come abbiamo appreso, il decreto-legge sulla detraibilità dell'IVA, già in discussione ieri, se pienamente eseguito in conformità alla sentenza europea, costerebbe ben 17 miliardi di euro. Analogamente, il fondo che verrà costituito presso l'INPS per il conferimento del TFR rappresenta obiettivamente una partita di giro. Anche il decreto fiscale collegato alla finanziaria, già approvato in prima lettura in questo ramo del Parlamento, determina inoltre una necessità di cassa e, quindi, un ulteriore indebitamento finanziato attraverso il collocamento di BOT, CCT e di quant'altro. Se questa è la manovra, siamo certi, amici e colleghi del centrosinistra, signor sottosegretario, signor Presidente, di raggiungere gli obiettivi fissati? Vedo continuamente, in questa Assemblea, una divisione tra i sostenitori, i quali usano termini abbastanza simili, e gli avversari od oppositori i quali usano tutti i termini possibili ed immaginabili per demonizzare e demolire questa finanziaria. Invece, il ruolo che dovremmo esercitare - tutti, deputati della maggioranza e dell'opposizione - dovrebbe consistere, a mio avviso, nel recare un contributo serio e significativo a che la finanziaria raggiunga gli obiettivi che si è prefissa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,36)
LUCIANO D'ULIZIA. Personalmente, ho, per così dire, elaborato tre 'controfinanziarie' durante il Governo Berlusconi e tutte le volte le mie previsioni sono risultate corrette; sarebbe perciò la prima volta che sbaglierei una previsione sulla finanziaria. Ebbene, secondo i miei modestissimi calcoli, il primo obiettivo, ovvero il contenimento del disavanzo al di sotto del 3 per cento, è raggiungibile solo se la crescita si mantiene ad un livello almeno superiore al 2 per cento. Quindi, si tratta di fattori concatenati, e non di elementi separati e distinti; a tal fine, occorre stabilizzare i costi in relazione alla crescita.
Dunque, non basta, signor Presidente Castagnetti, annunciare una riduzione della spesa di 15 miliardi di euro ma occorre che tale riduzione delle spese abbia una propria logicità rispetto allo sviluppo; quindi, ribadisco che i costi vanno stabilizzati in relazione alla crescita. Una crescita che, come osservavo, non può assolutamente essere inferiore al 2 per cento; altrimenti, non avremmo tale effetto concatenato e virtuoso.
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo ...
LUCIANO D'ULIZIA. Quanto all'equità, essa è stata raggiunta solo per le fasce basse...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ulizia. Il tempo a sua disposizione è esaurito; mi dispiace, ma mi corre l'obbligo di interromperla.
È iscritto a parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anzitutto dobbiamo manifestare il disappunto ed il rincrescimento della Lega Nord per come questa finanziaria è giunta all'esame dell'Assemblea. Come sappiamo, in sede di esame in Commissione non è stata minimamente discussa nel merito, pervenendo così all'esame dell'Assemblea, per la gran parte degli articoli, nello stesso testo iniziale approvato dal Consiglio dei ministri; quindi, nel medesimo testo che aveva sollevato tante critiche in gran parte del paese. Si è dunque trattato di una Commissione che, esautorata dei suoi poteri, non ha potuto seguire neanche quelle modalità costruttive con le quali l'opposizione, compresa la Lega Nord Padania, aveva affrontato inizialmente la discussione. Una Commissione che, quindi, è stata completamente esautorata dei suoi poteri. Qualcuno, al riguardo, ha addirittura sostenuto che si è trattato di un grave vulnus istituzionale nel senso che mai era accaduto, negli ultimi decenni, che la Commissione bilancio, nell'esame della manovra finanziaria, non esaminasse seriamente la gran parte dei capitoli; stavolta, invece, ha lavorato su parti minimali della manovra. Non si tratta, peraltro, di una nostra conclusione; come sapete, ciò è stato osservato anche da parte della maggioranza.
Dobbiamo censurare tale aspetto perché si giunge all'esame dell'Assemblea senza aver potuto lavorare seriamente e con il giusto criterio sui tanti interventi importanti di questa finanziaria sugli interessi presenti nel paese. Ciò è dovuto alla mancanza di accordo all'interno della maggioranza che, nelle ultime tre o quattro ore dei lavori della sede referente, ha praticamente riempito i tavoli della Commissione di innumerevoli proposte emendative di maggioranza; proposte che hanno praticamente ingolfato i lavori della Commissione sicché la stessa non ha più potuto lavorare. Abbiamo già denunciato tale circostanza ma credo si debba farlo nuovamente in questa sede.
Una finanziaria che ormai ha scontentato tutti o quasi tutti; da quando questo Governo si è insediato, sono scese in piazza praticamente tutte le categorie produttive. All'inizio, con il cosiddetto decreto Visco-Bersani, sono scesi in piazza, in giacca e cravatta, gli avvocati ed i commercialisti (peraltro, hanno manifestato anche poco tempo fa); sono scesi in piazza i farmacisti ed i tassisti. In questi giorni, vediamo che gli artigiani ormai si riuniscono in tutta Italia per denunciare la gravità di questa finanziaria; le piccole e medie imprese la criticano come anche i commercianti e gli addetti al turismo. La criticano tutti; i precari, che sono scesi in piazza; la criticano addirittura i sottosegretari. Lei, sottosegretario, non è sceso in piazza e ciò ci fa piacere; però, addirittura, taluni sottosegretari hanno manifestato contro la finanziaria. È perciò criticata da tutti, tranne che dalla triplice sindacale; infatti, i sindacati, che per cinque anni sono scesi in piazza - un giorno sì ...e l'altro pure! - e che comunque minacciavano continuamente di scendere in piazza, questa volta, invece, rimangono in silenzio. Ciò, perché sono stati 'pagati' da questo Governo con la promessa di una destinazione della spesa pubblica al rifinanziamento dei contratti dei pubblici dipendenti. Hanno puntato la pistola - in termini politici; consentitemi la metafora - alla tempia del Governo: o ci rifinanziate i contratti dei dipendenti pubblici oppure scioperiamo anche noi! Quindi, avrebbe scioperato tutto il paese; solo i sindacati non lo hanno fatto perché il Governo, come si dice dalle nostre parti, ha letteralmente «calato le brache» dinanzi alle richieste dei sindacati. Da una parte, i precari in piazza, quelli senza lavoro o che hanno il lavoro a rischio; dall'altro, il Governo, che invece finanzia chi precario non è perché sappiamo che i dipendenti pubblici mai sono stati licenziati e non verranno licenziati. Questa è la giustizia sociale, l'equità sociale di questa finanziaria!
Si tratta di un disegno di legge finanziaria da 35 miliardi. Come abbiamo detto varie volte, è una cura da cavallo, corrisponde ad una manovra da 70 mila miliardi di lire. È dal 1992, quando c'è stata la crisi dei conti pubblici, che non si presentava un disegno di legge finanziaria di questo genere. È stato giustificato dalla maggioranza - molte volte è stato fatto, negli ultimi mesi e anche oggi - dicendo bugie, sostenendo che il Governo Berlusconi avrebbe lasciato un «buco» nei conti pubblici. Ormai, tutti sanno che per sistemare i conti pubblici e per portare sotto il 3 per cento il famoso rapporto tra deficit e PIL basta una legge finanziaria da 15 o 20 miliardi di euro. Il resto è costituito da tasse, da spesa pubblica e dalla volontà di questo Governo, il quale non può dire di essersi sbagliato quando, quattro mesi fa, ha gridato che Berlusconi ha lasciato un «buco» nei conti pubblici ed ha affermato di essere stato costretto a realizzare una manovra economica così ampia e criticata, proprio per la sua ampiezza, anche dalla stessa maggioranza. Infatti, anche i rappresentanti della maggioranza sanno che non è necessaria una manovra economica di questa entità, con i sacrifici che comporta per tutto il paese, per sistemare i conti pubblici.
Questo disegno di legge finanziaria è stato giustificato in quanto pone fine alla spesa pubblica. Il ministro Padoa Schioppa, in una recente intervista, ha affermato che sono finiti i tempi in cui la spesa pubblica aumenta, sono finiti i tempi in cui lo Stato e il Governo spendono a destra e a sinistra denaro pubblico. Però noi abbiamo potuto assistere ad una valanga di emendamenti, presentati in Commissione, con i quali questa maggioranza e questo Governo richiedono una ulteriore spesa pubblica. Ne cito alcuni, perché stanno a cuore a noi della Lega Nord Padania. Il nord, infatti, è stato dimenticato e messo all'angolo da questo disegno di legge, non soltanto per il suo disegno complessivo ma anche in virtù degli emendamenti presentati dal Governo in Commissione. Sono state avanzate ancora richieste di finanziamenti per il terremoto del Belice e per il terremoto dell'Irpinia ed altre richieste di finanziamenti per le infrastrutture siciliane, quando sappiamo quanto tempo occorre per percorrere il tratto tra Milano e Bergamo, alle 5 di sera.
C'è, poi, la richiesta del senatore Pallaro: 14 milioni per comperare il voto di un senatore e per finanziare il capitolo del made in Italy! Ci si preoccupa di finanziare le imprese all'estero - questo non è made in Italy - e si bocciano le nostre proposte emendative a favore dei settori calzaturiero, tessile e delle rubinetterie che certamente sono in crisi a causa della concorrenza internazionale. Questo è il made in Italy da tutelare! Invece, noi tuteliamo il made in Italy del senatore Pallaro, perché questo Governo deve restare in carica, deve sopravvivere e, se mancasse quel voto, potrebbe cadere.
Oltre a tutto ciò, abbiamo assistito al cosiddetto assalto alla diligenza. Stando alle agenzie di stampa, oggi Visco ha affermato di non sapere se ci siano o meno le coperture per tutti gli emendamenti che il Governo vuole approvare. Mentre voi state discutendo in qualche aula di questo palazzo, arrivano emendamenti da destra e da sinistra e Visco afferma di non sapere se ci sia o meno la copertura. È tornato l'assalto alla diligenza, è tornata la spesa pubblica con questo Governo che tassa il nord e le imprese.
Ci riferiamo al nord perché siamo convinti che questa manovra economica sia contraria ai suoi interessi e con la definizione di nord intendiamo riferirci alle categorie produttive. Sappiamo che il mondo delle partite IVA, in termini percentuali, è in Padania. Vorrei elencare una serie di gabelle che questo Governo ha introdotto nel tempo, da quando si è insediato, ai danni delle varie categorie produttive. Si tratta di una serie di vincoli e i termini utilizzati sono stati tantissimi.
Non entriamo singolarmente nel merito, ma semplicemente diciamo che questo disegno di legge finanziaria è contrario al nord ed alle categorie produttive. L'ultimo tassello dell'accanimento contro il mondo delle partite IVA è rappresentato da un emendamento presentato in Commissione, secondo il quale un'impresa, per poter compensare le imposte, prima deve chiedere all'Agenzia delle entrate se sia in regola. In altri termini, prima si deve dimostrare di non essere evasori, poi si può ottenere la compensazione: il principio inserito nel provvedimento è una presunzione di evasione fiscale poiché, prima di chiedere la compensazione, si deve chiedere allo Stato se lo si possa fare! Non è lo Stato a dover trovare chi abbia evaso e compensato in maniera sbagliata, ma si parte dal concetto che esiste non più il presupposto dell'innocenza, bensì il presupposto della delinquenza, delle irregolarità. Questo tassello va insieme ad un altro, che abbiamo criticato varie volte, quello dello scontrino fiscale.
Sintetizzo il mio intervento poiché successivamente altri colleghi della Lega Nord Padania approfondiranno ulteriori aspetti.
Questo disegno di legge finanziaria prevede soltanto tasse. Non lo abbiamo detto noi, lo ha detto la Corte dei conti, lo ha detto la Banca d'Italia e lo hanno detto illustri economisti, anche vicini al mondo della sinistra.
PRESIDENTE. Onorevole Fugatti...
MAURIZIO FUGATTI. Concludo, signor Presidente, e mi scuso.
Ricordiamo anche le misure relative al TFR, un esproprio proletario; ricordiamo l'aumento dei contributi pensionistici per artigiani, commercianti e lavoratori parasubordinati; ricordiamo l'aumento della ritenuta sulle rendite finanziarie.
Questo disegno di legge finanziaria è spacciato per un intervento di giustizia sociale. A nostro modo di vedere, non è giustizia sociale parlare di redistribuzione del reddito e, al contempo, tassare le auto «euro 0» ed «euro 1», che sono di proprietà dei poveri, non certo dei ricchi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, dopo un mese di dibattito e di commenti più o meno interessati e più o meno di parte, la discussione sul disegno di legge finanziaria per il 2007 si è avviata nell'Assemblea di Montecitorio. Si tratta di un provvedimento, a mio giudizio, ambizioso oltreché per i numeri - oltre 34 miliardi di euro - anche, e soprattutto, per gli obiettivi che si propone. Il Governo e la coalizione che lo sostiene si erano prefissi di coniugare, con questa manovra economica, risanamento, equità e sviluppo. L'insieme del provvedimento - che non credo sia necessario ricordare in questa Assemblea - nasce da una proposta del Governo ma vive di un iter di lavoro parlamentare. Le modifiche apportate dalla Commissione, quelle già proposte dal Governo e le altre che sono emerse nel dibattito disegnano un quadro che va in tale direzione. Credo che al termine di questo iter parlamentare ci accorgeremo che avremo saputo raggiungere quegli obiettivi, appunto, di risanamento, equità e sviluppo. È di queste ore la notizia dell'approvazione della manovra economica da parte degli organi di controllo della Comunità europea. Ciò dimostra che le misure previste da questo disegno di legge finanziaria erano necessarie per chiudere quel «buco» di bilancio ereditato dal Governo di centrodestra e dimostra, soprattutto, che questi provvedimenti sono appropriati e non rinviabili.
Anche oggi ho ascoltato battute sull'entità della manovra economica. Qualcuno affermava in precedenza che noi abbiamo formulato accuse relative al «buco» di bilancio. Ero già componente di questa Assemblea e ricordo che il ministro Tremonti intervenne in un telegiornale della sera, nell'agosto di cinque anni fa. A quei colleghi voglio ricordare che è passato appena un anno - ma chi ha memoria corta sembra essersene dimenticato - da quando il ministro Siniscalco fu cacciato e, al suo posto, fu richiamato il ministro Tremonti. È bene ricordare che quest'ultimo, precedentemente, era stato allontanato con l'accusa - almeno così riportarono gli organi di stampa le televisioni - dell'allora Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, di avere «truccato» i conti. Credo che dobbiamo mantenere viva la memoria di quanto è accaduto e della situazione che ci troviamo ad amministrare. Mi sembra che fosse la legge finanziaria di un anno fa a rimandare i problemi della chiusura del debito, dei conti sballati con l'Europa e del superamento dei limiti di Maastricht ai governi che sarebbero subentrati. Quella era l'ultima finanziaria del Governo Berlusconi-Tremonti, quella era la finanziaria che in questi mesi di Governo ci siamo trovati ad amministrare e a dover correggere.
È bene ricordare che quasi la metà della nostra manovra, che voi criticate aspramente, serve a correggere le errate previsioni del vostro Governo in merito alle entrate, allo sviluppo, al rispetto dei limiti di Maastricht. L'altra metà destina risorse all'equità e allo sviluppo. Si restituisce una parte del potere d'acquisto ai ceti più deboli, alle famiglie, quel potere d'acquisto compromesso in questi anni di Governo in maniera drammatica; si intensifica finalmente nel nostro paese la lotta all'evasione fiscale, che è presupposto per l'equità fiscale, con un'azione decisa contro quello che è un crimine nei confronti del nostro paese e di tutti i suoi abitanti; si sostiene lo sviluppo con misure di finanziamento delle opere stradali e ferroviarie, annunciate tante volte, inaugurate altrettante volte, ma mai finanziate dal Governo Berlusconi; si dà una spinta al sistema produttivo con il taglio del cuneo fiscale, che rende disponibili risorse per le imprese e per i lavoratori.
La finanziaria, infine, si occupa di temi centrali nel settore della scuola, correggendo alcune storture precedentemente introdotte, affrontando - poi qualcuno si domanda perché non sono in piazza i lavoratori della scuola! - finalmente e portando sulla strada della risoluzione quel problema di precariato che affligge da anni il nostro sistema scolastico.
Ho sentito parlare del contratto del pubblico impiego, come se in campagna elettorale fossimo andati noi a firmare questo contratto; non ce li ricordiamo i ministri che un giorno sì e un giorno no annunciavano la firma imminente del contratto sul pubblico impiego? Qualcuno si è dimenticato del ministro della funzione pubblica, che battibeccava con i suoi colleghi poco prima della campagna elettorale, quando i voti del pubblico impiego facevano comodo alla coalizione di centrodestra? Oggi, con i provvedimenti presi dal Governo, anche questo problema si avvia alla soluzione, si mette da parte, creandosi le condizioni per ripartire.
È una finanziaria che introduce e contiene misure a favore dei pensionati, dei giovani, di quelli che decidono di praticare una attività sportiva, delle famiglie, con l'introduzione del fondo per gli asili nido. È una finanziaria - mi preme sottolinearlo con piacere mentre mi avvio alla conclusione, per l'esaurimento del mio tempo - che ha voluto difendere in Commissione bilancio il ruolo che in questo paese hanno gli enti locali e quello che devono avere i sindaci, i consiglieri comunali, gli amministratori, che sono coloro che curano l'amministrazione delle città, il loro decoro, il loro funzionamento, ruolo spesso svolto, in tante aree del paese, a rischio della loro incolumità. Essi vanno difesi da qualunque Governo e dal Parlamento democraticamente eletto, nel loro ruolo e nelle loro prerogative.
Concludo, signor Presidente, dicendo che, come spesso accade nel nostro paese, molti di quelli che fino a ieri hanno governato oggi sono prodighi di consigli, possiedono tutte le ricette necessarie per risolvere i problemi italiani; sorge allora spontanea una domanda: ma perché queste ricette miracolistiche non le avete applicate quando governavate?
Noi vogliamo rispondere alla domanda di sviluppo e di equità che sale dal nostro paese; lo faremo governando per gli anni del mandato conferitoci dagli elettori e siamo sicuri che alla fine restituiremo al loro giudizio un paese migliore di quello che voi ci avete lasciato in eredità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zinzi. Ne ha facoltà.
DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la legge finanziaria rappresenta l'atto che più di ogni altro caratterizza il Governo di un paese, segnando il momento essenziale per l'attuazione delle linee programmatiche con le quali la maggioranza si è presentata agli elettori. Oggi ci troviamo di fronte ad un documento che avrebbe dovuto rappresentare, in linea teorica, l'applicazione concreta delle proposte contenute nelle circa 300 pagine che l'Unione aveva indicato come programma di Governo.
Dobbiamo purtroppo rilevare che quelli che erano stati i formali impegni presi dal leader dell'Unione in campagna elettorale sono stati disattesi in gran parte, se si tralascia la pasticciata politica redistributiva del reddito che ha ispirato la ridefinizione della curva IRPEF. In particolare, è venuta meno la promessa che le imposte e le tasse non sarebbero state aumentate.
Sul Documento di programmazione economico-finanziaria del luglio scorso si affermava che la manovra di correzione degli squilibri di finanza pubblica si sarebbe basata fondamentalmente sulla riduzione della spesa pubblica, con tagli ai quattro principali capitoli di spesa corrente (sanità, enti locali, pubblico impiego e previdenza).
Oggi ci troviamo di fronte ad una finanziaria che, complessivamente, considerando anche il decreto fiscale collegato e la delega sui redditi da capitale, si aggira sui 40 miliardi, dei quali solo 11 sono riconducibili a tagli e risparmi di spesa e ad un imprecisato, ma sicuramente corposo, numero di nuove tasse. Una manovra che ha sollevato dubbi e critiche anche da parte di esperti ed economisti di area governativa, che cozzano con i peana che si erano sollevati in campagna elettorale.
Ma quello che troviamo stupefacente è la perdita di credibilità, tra gli stessi elettori, dopo solo cinque mesi di Governo. Un elettorato deluso che ha creduto nella bontà delle ragioni e delle parole dei leader dell'Unione, deluso soprattutto da quell'area moderata dell'Unione, alla quale il ceto medio, gli artigiani, i dipendenti pubblici e privati, i commercianti e i professionisti imputano le maggiori responsabilità di una finanziaria che li vede immolati alle ragioni della sinistra massimalista e radicale.
L'insoddisfazione dell'opinione pubblica nei confronti del Governo non è il rituale, normale e trascurabile atteggiamento di dissenso verso coloro che gestiscono il potere. Nelle strade, negli uffici, negli ambienti di lavoro, sono riscontrabili una consistente preoccupazione ed un forte timore degli operatori economici, delle classi professionali ed artigiane, dei dipendenti e dei commercianti, su cui già pesano i primi effetti delle iniziative legislative poste in essere da questa maggioranza.
È una finanziaria con il bollino rosso, condizionata dalle ali estreme della coalizione, e a farne le spese è stato proprio il ministro Padoa Schioppa, scivolato all'ultimo posto della classifica dei ministri delle finanze europei del Financial Times (vera Bibbia quando si trattava di dare addosso al Governo Berlusconi, ed ora relegato a foglietto di malelingue). Avrebbe tradito le imprese, si legge nell'articolo, e come non dargli torto!
Dopo anni di congiuntura sfavorevole, molte piccole e medie imprese hanno visto finalmente lievitare gli ordini, la produzione e le esportazioni. Si sarebbero aspettate, quindi, una manovra leggera, aiutata anche dal boom delle entrate, e invece si sono viste subito portare via il TFR accumulato dai lavoratori e non indirizzato ai fondi pensione, misura mitigata poi solo in parte dall'esenzione delle aziende con meno di 50 dipendenti, con il rischio di condannare di fatto le imprese al nanismo o alla frammentazione.
L'operazione TFR da una parte danneggerà, forse irrimediabilmente, il decollo della previdenza complementare e, dall'altra, metterà a rischio anche quella che da cinquant'anni è la formula di credito più usata dai lavoratori; mi riferisco alla cessione del quinto dello stipendio, in quanto dimezzando il TFR accantonato verranno meno le garanzie adeguate per la concessione del credito ai lavoratori che ne faranno richiesta.
Quello che emerge, qui come in tutta la struttura del disegno di legge finanziaria, è una impostazione ideologica dirigista, fortemente penalizzante per le piccole aziende, i piccoli imprenditori, fino a comprendere quello che, più in generale, viene chiamato ceto medio.
Le liberalizzazioni del decreto Bersani sono «pannicelli caldi», rispetto ad un mercato ingessato che ha bisogno di una drastica liberalizzazione nel settore dei servizi, per consentire alle imprese di essere competitive ed ai cittadini di ottenere vantaggi veri e non transitori. Questo è tanto più vero se rapportato all'economia meridionale, che rappresenta una opportunità di sviluppo del nostro paese, ma che sconta, rispetto al centro-nord e all'Europa, un gap infrastrutturale che neanche questa finanziaria sembra tenere in conto.
In questo contesto dovrebbe risultare evidente il ruolo delle piccole e medie imprese, strozzate dai vincoli di una competitività che tarda a crescere, a causa di ritardi nell'impiego di nuove tecnologie, al maggior costo del denaro e ad un quadro di legalità minato dalla presenza della criminalità organizzata.
Abbiamo sperato che, governando sei regioni meridionali su sette, il Governo avrebbe posto una particolare attenzione a questa area attraverso una politica fiscale che aiutasse la localizzazione di nuove imprese, che indirizzasse una quota superiore degli investimenti in opere pubbliche al sud, ma purtroppo le nostre attese - e parlo da meridionale - sono state vane.
E come possiamo giustificare la miopia di questo Governo che, nella sua zelante azione fiscale, punisce quella che è una delle più importanti leve per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, cioè il turismo?
Riesumando la tassa di soggiorno soppressa nel 1989, il Governo sembra non comprendere che in questo modo si minerà ulteriormente la competitività delle strutture ricettive del nostro paese, sia internamente sia esternamente. Le imprese turistiche europee, infatti, che già godono di un regime IVA agevolato e di numerosi contributi statali, potranno godere di un nuovo appeal rispetto a quelle italiane ed è facile prevedere uno spostamento dei flussi turistici, degli intermediari del settore, verso quelle mete che a parità di benefici praticheranno costi inferiori. E questo accade proprio nel momento in cui le note turbolenze che affliggono le aree del Medio Oriente stanno cedendo all'Europa una consistente quota del mercato turistico mondiale, a favore proprio dell'Italia, della Francia e della Spagna.
Crediamo che il settore turistico abbia bisogno di misure, anche fiscali, che lo rivitalizzino, soprattutto in funzione delle stabili e consistenti ricadute occupazionali che ne deriverebbero.
Abbiamo detto che l'imprimatur vero di questa manovra è sostanzialmente riconducibile all'ala radicale della coalizione, ma il punto è che non si può ricercare ad ogni costo una giustizia sociale sacrificando la crescita, perché in tal modo si innesca un circolo vizioso perdente, in cui tutti sono forse più uguali, ma sicuramente più poveri.
La nuova curva fiscale, ritoccata più volte, non sortirà gli effetti sperati. Non solo, la trasformazione delle deduzioni in detrazioni, abbinata al via libera alle addizionali comunali e regionali ed all'aumento degli estimi catastali, finirà per produrre nuove tasse e nuovi costi per le famiglie indistintamente, senza progressività.
Ci troveremo a commentare il fatto che l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto: la rimodulazione delle fasce di reddito ai fini impositivi non è l'arma con cui combattere la povertà, anzi rischia di creare nuove iniquità perché così facendo si attua una redistribuzione, che può anche favorire chi non ha diritto a quei benefici e sfavorire chi non può accedere al regime delle detrazioni introdotto con la nuova disciplina.
Infine, una parola su università e ricerca. La manovra risulta penalizzante e priva di una strategia non solo per la mancanza di risorse adeguate per finanziare gli atenei e gli enti di ricerca, da tempo in grave difficoltà, ma anche per l'introduzione di misure che intervengono su aspetti organizzativi delicati, estranei al contesto della legge finanziaria; mi riferisco alle deleghe in bianco per i concorsi universitari...
PRESIDENTE. Onorevole Zinzi, ha terminato il tempo a sua disposizione.
DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, chiedo allora che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Zinzi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, mi trovo in grande imbarazzo, in quanto mi piacerebbe parlare del disegno di legge finanziaria, ma non so se stiamo discutendo del disegno di legge finanziaria presentato in Parlamento o di quello risultante dalla somma di tutte le richieste, pie e meno pie, pervenute dal relatore e dal Governo e volte ad emendare il testo dal quale siamo partiti. Quindi, parlare oggi di finanziaria mi sembra una cosa astratta; dovremmo forse aspettare il working in progress che stanno sollecitando il sottosegretario Sartor e tutti i gruppi politici che compongono in maniera molto variegata l'attuale maggioranza.
Tuttavia, dalla lettura del testo e di tutta la massa emendativa che abbiamo visto giungere in Commissione in questi giorni, mi colpiscono alcuni aspetti fondamentali. Mi colpisce soprattutto l'assoluta indifferenza da parte del ministro dell'economia e delle finanze sulla questione centrale di questa finanziaria, vale a dire i saldi.
Il Governo si è sempre affrettato, anche in un'ultima apparizione - peraltro molto fugace - del ministro dell'economia, ad affermare che i saldi saranno salvaguardati, ma qui sta il problema. Quando si imposta una manovra finanziaria sostenendo che si sarebbero ottenuti 7,5 miliardi di euro dall'evasione fiscale e poi ci si dimentica di dire che dietro ciò vi è un retropensiero che riguarda la competenza e la cassa, ritengo si debba tener ben presenti quali sono gli obiettivi e quali possono essere i risultati. Infatti, dalle prime mosse di questo Governo per quanto concerne l'aspetto fiscale, si vede bene che l'obiettivo è quello di inondare il paese di cartelle esattoriali, che faranno sicuramente competenza per l'anno in corso, ma che sotto il profilo degli incassi reali poco avranno da aggiungere, considerando che non basta inviare le cartelle esattoriali ai contribuenti per poi incassarne il netto ricavato.
Se fosse solo questa la questione, non avremmo nemmeno visto di cosa stiamo parlando anche nella composizione complessiva della finanziaria. Una finanziaria che, come affermato da molti colleghi dell'opposizione, è composta per lo più di nuove tasse e che doveva affrontare questioni centrali per il paese, vale a dire la sanità e il pubblico impiego. Mi pare che per la sanità, al di là di nuovi balzelli e al di là della revisione di alcune politiche di poca rilevanza, non vi sia stato un grande sforzo né una grande attenzione da parte del relatore e del Governo.
Per quanto riguarda il pubblico impiego, invece, la questione è molto più complessa. Il Governo si è presentato con una serie di emendamenti collegati tra loro - ricordo il 58.44 - che sostanzialmente dovevano venire incontro all'istanza proveniente dai sindacati sulla necessità di accelerare le procedure per il pubblico impiego. In tutto ciò, tuttavia, vi è un problema di fondo: non avete spiegato ai sindacati come sia articolato l'emendamento che, d'altra parte, è già stato modificato una prima volta, ottenendo l'assenso della Ragioneria dello Stato, per poi essere ripresentato una seconda volta; e non so se in questa seconda stesura fornirà le garanzie richieste dai sindacati. Qui si ragiona sull'immediata eseguibilità del contratto del pubblico impiego; ma le risorse dove sono?
Infatti, se sono state appostate risorse molto basse per il 2007 e un po' più alte per il 2008, l'immediata esecutività dei contratti significherebbe anticipare di qualche miliardo di euro gli effetti al 2007. Avete i soldi per farlo? Naturalmente vi sono alcune ipotesi di scuola. Qualcuno di voi è andato a vedere le disponibilità finanziarie - ad esempio di Sviluppo Italia - e ha pensato bene che quelli erano soldi buoni da utilizzare magari per la copertura degli emendamenti. Ma di emendamenti da coprire ne avete tanti!
Basterebbe guardare l'articolo 1 di questo disegno di legge finanziaria: un singolare emendamento del Governo a questo articolo riconosce improvvisamente che ha sbagliato i conti. L'operazione che si è palesata subito dopo la sentenza della Corte di giustizia riguardante la detraibilità dell'IVA ha portato ad una valutazione complessiva di circa 17 miliardi di euro. Ebbene, il Governo se ne esce affermando che 17 miliardi sono stati raccolti anche con le nuove entrate fiscali garantite dal precedente Governo. Sono entrate buone, per carità! Dopodiché vi è stato un esercizio abbastanza singolare in cui si è detto che questi soldi verranno pagati in tre anni: 3 miliardi di euro per ogni anno. Il problema è che tutto questo non raggiunge la cifra che si era stabilita e improvvisamente il Governo, in una resipiscenza, accorgendosi che manca un miliardo afferma che tale somma sarà trovata in qualche modo e, successivamente, verrà aggiunta al resto della manovra finanziaria.
Questa specie di legge finanziaria è piena di errori del genere. Vogliamo parlare di un altro errore? I tagli alla spesa pubblica. Si tratta di un tema centrale del quale avevate scritto pagine e pagine nella finanziaria originaria, cioè nel fascicoletto stretto, quello che dovrebbe essere il documento di partenza. In quella sede avevate detto: faremo grandi tagli e interverremo sui costi della politica, salvo poi, quando si è trattato di affrontare il tema degli enti locali, tornare precipitosamente indietro rispetto all'argomento del costo della politica e dei tagli necessari negli enti locali.
Quindi che fare? Intervenite con un'operazione che solleva dubbi fortissimi di costituzionalità, compiendo una sorta di taglio orizzontale su tutta la spesa pubblica e, in particolare, sulla spesa dei ministeri. La cosa divertente, caro Presidente e caro sottosegretario, è che questo taglio è stato compiuto da solerti funzionari che, nell'elencazione di tutte le leggi a cui fanno riferimento tutti i ministeri, ne hanno, come dire, dimenticato qualcuna. Ci siamo trovati di fronte ad un elenco straordinario in cui, naturalmente, i ministri che hanno potuto avere peso sulle scelte (come il ministro Fioroni, che si è subito attivato per ridurre il taglio a soli 40 milioni di euro per anno nel triennio) si sono accorti improvvisamente - è nota la polemica del ministro D'Alema - che vi erano dei tagli operati su capitoli non si capiva bene come individuati. Così, di esclusione in esclusione, si è arrivati al confezionamento di un articolato, peraltro molto singolare, in cui si tagliano e si accantonano risorse per lo sviluppo economico. Ma lo sviluppo economico non era un tema centrale per questa maggioranza? Che fine hanno fatto le buone intenzioni, visto che vi apprestate a tagliare quasi 500 milioni di euro per lo sviluppo economico? Dove sono andati a finire tutti i vostri buoni propositi? Scopriamo poi che, nel taglio orizzontale che doveva colpire per il 12 o il 13 per cento, ma non si è capito bene, tutta una serie di capitoli, alcuni trasferimenti riguardanti la composizione di commissioni specifiche o spese relative ad un capitolo rispetto ad un altro sono improvvisamente scomparsi dall'elenco. Vi è in questo un atteggiamento quasi truffaldino - far vedere e non far vedere - che rappresenta in fondo la sostanza di questo disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ottone. Ne ha facoltà.
ROSELLA OTTONE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l'esame del disegno di legge finanziaria approda in questa aula dopo una discussione ed un confronto iniziati subito dopo la sua presentazione lo scorso 29 settembre. Tuttavia, a noi tutti pare un'eternità. La manovra è consistente per la sua entità, paragonabile a quella operata dal Governo Amato nel 1992. È dura per le scelte che la caratterizzano, ma è anche equa, perché ogni soggetto è chiamato a fare la sua parte, nessuno escluso.
Non poteva che essere così: un segnale forte di inversione di rotta rispetto al Governo precedente di centrodestra. Emerge la necessità di riportare l'Italia ad essere un paese normale rispetto ad una bolla mediatica che faceva apparire tutto facile, tutto legittimo, tutto possibile, coprendo nel clamore la reale situazione economica e finanziaria del nostro paese. Non abbiamo detto bugie quando denunciammo il disastro dei conti pubblici, a partire dall'azzeramento dell'avanzo primario, dal disavanzo fuori controllo, dalla spesa pubblica corrente cresciuta di oltre il 2 per cento, dall'indebitamento del nostro paese che è tornato a crescere per effetto della politica fantasiosa praticata negli ultimi cinque anni, per ottenere facilmente un consenso e sfuggendo alle responsabilità di una classe dirigente che deve sempre mettere al centro della propria azione l'interesse generale.
Ci sono altre realtà in Europa. Il Belgio, ad esempio, che aveva una situazione simile alla nostra, con un rapporto deficit-PIL preoccupante e analogo indebitamento, nello stesso arco temporale, attraverso una politica accorta, ha invertito la tendenza, ha messo al sicuro i conti pubblici ed è tornato a crescere. La crescita è il vero motore dello sviluppo.
Solo da pochi giorni le agenzie di rating internazionali hanno declassato l'Italia per il debito pubblico. Questo vuol dire che avevamo fatto bene a denunciare lo stato di allarme dei conti pubblici, ma non ci consola aver ragione, perché il segnale poteva ragionevolmente essere lanciato dalle stesse autorevoli fonti prima che i buoi scappassero dalla stalla. Ma non serve fermarci al perché, ora è il momento di affrontare la realtà!
Con il disegno di legge finanziaria diciamo come risanare i conti pubblici rimettendoli a posto, riportando il deficit entro i limiti stabiliti dall'Unione europea, entro il 2,8 per cento nel prossimo anno, dal 4,6 per cento in cui ci troviamo, ricostruendo quindi l'avanzo primario e mantenendo fede ad un impegno che il Governo precedente si era assunto ben sapendo di non potervi far fronte. Noi, invece, siamo qui presenti. Su questo impegno del nostro Governo la Commissione europea proprio ieri ha espresso un giudizio positivo, spronandoci a proseguire con le riforme. È un invito che accogliamo convintamente.
Ci siamo dati un compito difficile. Nel rispetto degli impegni assunti con gli elettori siamo consapevoli che non abbiamo raggiunto appieno tutti gli obiettivi, ma siamo convinti di aver fatto le scelte giuste che dovranno trovare compiutezza nel corso della legislatura. Ma così come succede per ogni finanziaria, le critiche non mancano, anzi sono molto pressanti e, in questa occasione, molto diffuse; flebili ed impercettibili gli interventi a favore. Eppure, l'introduzione del cuneo fiscale, che abbatte in misura considerevole il costo del lavoro per le imprese, soprattutto per le più grandi, improvvisamente perde il suo appeal. Confindustria ha scelto di scagliarsi contro la scelta di trasferire parte del TFR in maturazione ad un fondo INPS per far ripartire le opere pubbliche non finanziate, i cui cantieri dovrebbero chiudere se questa proposta non dovesse passare. L'accordo, tuttavia, è stato raggiunto ed il Governo ha dimostrato con i fatti la disponibilità a trattare.
L'esclusione delle imprese con meno di 50 dipendenti mette al riparo la stragrande maggioranza delle imprese italiane, quale è la realtà delle piccole imprese, beneficiate in misura più modesta dall'introduzione del cuneo fiscale.
Quindi il Governo, in questo tempo che pare un'eternità, ha dimostrato di avere la volontà di trattare e di ricostituire quel metodo di confronto vero e non fittizio fra le parti sociali.
Anche questa mattina il relatore, l'onorevole Ventura, ha sottolineato la volontà del Governo di continuare il confronto con le categorie, soprattutto dell'artigianato e del commercio, per trovare un'intesa sui temi ancora sul tappeto, come ad esempio l'apprendistato che, per decenni, ha rappresentato per molti giovani la chiave d'accesso ad un lavoro qualificato e stabile.
La vicenda del TFR segnala comunque il grave ritardo nell'attuazione dei fondi integrativi di cui il Governo di centrodestra non si è occupato. Lo dobbiamo fare noi per garantire i nostri giovani nel loro futuro, ma segnalo, soprattutto, che i lavoratori, lasciando il proprio TFR in azienda, hanno sostenuto in anni difficili la vita stessa delle imprese nel nostro paese.
Ora è coerente che ciascuno faccia la sua parte nel dare come nell'avere, diversamente dal centrodestra, che ha fatto dell'Italia uno dei paesi europei con la più alta percentuale di disuguaglianza fra i redditi, cresciuta grazie al massiccio spostamento di ricchezze dai ceti medi alle fasce medio-alte.
Questa finanziaria riporta al centro l'equità, concetto guida della nostra azione. Le fasce di popolazione che hanno pagato duramente la politica del facile consenso (si è raggiunta la cifra ormai superiore a due milioni e mezzo di famiglie povere) potranno avere una prima risposta. Siamo consapevoli dei limiti, ma abbiamo cambiato rotta ed avviato una grande operazione di redistribuzione del reddito a loro favore (rappresentano il 90 per cento dei contribuenti italiani). Anche l'assegnazione di due punti del cuneo fiscale ai lavoratori tiene conto del loro contributo alla tenuta del sistema economico ed è un incentivo per riportare il livello dei consumi più in linea con le esigenze delle famiglie. Non ci sono i tempi per ricordare tutti gli interventi a favore delle famiglie - a partire dall'infanzia fino agli anziani - contenuti nella manovra, e ricordo al riguardo l'intervento molto preciso svolto dal nostro capogruppo Franceschini dieci giorni fa.
Però non dimentichiamo che metà della manovra è dedicata ad investimenti per la crescita. Il cuneo fiscale da solo rappresenta 5 miliardi e mezzo, di cui 3 miliardi e 300 a favore delle imprese piccole ed il resto a favore dei lavoratori, con l'impegno di raggiungere un beneficio pari a 9 miliardi entro due anni.
I fondi per la competitività e l'innovazione, il fondo per l'industria, interventi per stabilizzare il lavoro precario, il credito di imposta sono tutte misure virtuose. Non dimentico l'impegno per favorire l'occupazione femminile, soprattutto al sud, con risparmi concreti per le imprese.
Vorrei fare un ultimo cenno all'evasione, tema colossale. Sono grata al ministro Padoa Schioppa per avere finalmente dato la definizione corretta degli evasori: «responsabili di mettere le mani nelle tasche degli italiani» che, correttamente e con fatica, continuano a fare il loro dovere di cittadini.
Quando il 30 per cento del PIL è prodotto al di fuori della legalità, favorito anche da una politica deleteria di condoni prima annunciati e poi attuati, mi auguro che le norme annunciate di assoluto rigore siano affiancate da misure che rendano anche, lo dico fra virgolette, conveniente l'emersione.
È un obiettivo da perseguire con saggezza e costanza, nella consapevolezza che un fenomeno così ampio e persistente da troppo tempo, profondamente radicato, richiede un impegno a lungo termine ed anche un consenso per essere raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che le linee di indirizzo di politica economica dei provvedimenti che il Governo ci ha sottoposto ci inducano a ritenere che siamo di fronte ad una riedizione del passato. Il Governo di centrosinistra nella metà degli anni Novanta puntò buona parte dei suoi argomenti politici sulla lotta all'evasione e tradusse, sotto il profilo normativo, quei propositi in una serie di adempimenti tributari che, onestamente, vessarono i contribuenti.
Quale fu il risultato di quel tipo di operazione politico-normativa? Lo abbiamo sotto gli occhi di tutti e, paradossalmente, è l'argomento con cui si attacca il centrodestra, quello relativo alle operazioni effettuate sui condoni tributari che, come forse a pochi è noto, riguardò, per oltre l'80 per cento, gli anni in cui governava il centrosinistra. Il che ci permette politicamente di arrivare ad una prima conclusione: le scelte di politica fiscale di questo Governo sono esattamente le stesse che improntarono l'azione politica del Governo di centrosinistra del 1996. Quel tipo di operazione portò effettivamente ad un aumento dell'evasione fiscale, come dimostrano i condoni che sono stati richiamati in quest'aula.
La lezione al centrosinistra non è servita e oggi, tra l'altro, signor Presidente, vi è uno spaccato divertente, perché il ministro Visco, intervenendo su Il Sole 24 Ore, il più importante quotidiano economico, tenta di dire che, sostanzialmente, la sua è una lotta all'evasione. Allora, spogliandomi dell'ideologia che, purtroppo, dai banchi soprattutto della maggioranza o di certa parte della maggioranza condiziona le scelte di indirizzo politico, mi permetto di chiedere se la lotta all'evasione possa essere portata avanti con gli strumenti individuati dalla maggioranza nei provvedimenti legislativi al nostro esame.
È lotta all'evasione scegliere una platea di contribuenti già esistenti e prevedere, attraverso alcuni meccanismi quali gli studi di settore, un aumento necessario per recuperare gettito, a fronte del quale si dice al contribuente che, se non ci si adegua, è comminata una sanzione, rappresentata naturalmente da un accertamento sotto il profilo tributario? È lotta all'evasione, nei confronti, ad esempio, degli evasori totali, che non rispondono alla amministrazione finanziaria, quella di chi, con sistemi poco eleganti, aumenta la cosiddetta base contributiva?
In relazione alla crescita economica per i prossimi anni, voi ritenete davvero che siano centrabili gli obiettivi a cui qualcuno dei vostri rappresentanti ha fatto riferimento quando si colpiscono al cuore le categorie produttive che hanno consentito in questi anni - checché se ne dica - l'aumento dell'occupazione, che si è andata invece perdendo, per chi non lo ricordasse, nella grande industria? Anche attraverso strumenti contrattuali che il Governo di centrodestra ha previsto ed innovato, vi è stata la possibilità di uno sviluppo nel tentativo di raggiungere determinati obiettivi.
Ciò è comprovato da un dato inequivocabile. Quando Visco tenta di dire, facendo anche un po' pena sotto il profilo politico, che l'aumento delle imposte nel corso del 2006 è relativo alla sua politica o alle strategie di questa maggioranza in termini di lotta all'evasione fiscale, forse dovrebbe rendersi conto che, in realtà, quella gran parte del gettito deriva da due aspetti: il primo è relativo all'aumento dei contributi sotto il profilo fiscale proveniente dai lavori dipendenti, perché si è aumentata la platea di coloro che hanno trovato occupazione, mentre il secondo attiene al fatto che la ripresa economica è relativa, sicuramente fin dai primi mesi del 2006, alle iniziative che il Governo che oggi non c'è più ha posto in essere.
Togliete l'ideologia da questi argomenti e chiedetevi piuttosto se quel condizionamento cui facevo riferimento vi consentirà di centrare quegli obiettivi di crescita economica, perché la sfida è tutta qui.
Vi dirò di più: le pagelline (altro che Unione europea!) le vedremo molto presto, tra pochi mesi, quando dovrete fare una manovra correttiva per quanto riguarda le spese, e alla fine del prossimo anno, quando andremo a misurare la crescita economica. Siccome quest'ultima sarà inferiore a quella di quest'anno, traete fin da ora le vostre conclusioni sotto il profilo politico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione che abbiamo avviato oggi in quest'aula parlamentare rappresenta l'atto più importante dell'azione di Governo. La mia affermazione non è solo un'ovvia considerazione di rito, ma si basa sulla convinzione che attraverso la legge finanziaria si possa imprimere quel cambiamento di rotta nella politica economica degli ultimi anni di cui il paese sente fortemente il bisogno.
Questa legge finanziaria rappresenta, infatti, la risposta agli impegni assunti dal Governo nel DPEF, e cioè: rilanciare la ripresa economica che da troppo tempo è per l'Italia vicina allo zero e, comunque, al di sotto della media europea; risanare i conti pubblici che i cinque anni di governo precedente hanno compromesso, vanificando l'opera di risanamento in cui il paese si è impegnato dal 1992 al 2001; ridurre le disuguaglianze sociali nel paese. Tale è la missione per la quale questa maggioranza è stata scelta dagli italiani. Questo è il filo conduttore che ha guidato la stesura della legge di bilancio.
Discontinuità, quindi, verso i cinque anni precedenti non solo e non tanto per ovvi motivi di diversa impostazione politica, ma soprattutto discontinuità a tutela dell'interesse nazionale: sviluppo economico, invece di crescita zero; finanza pubblica in ordine, invece dell'allontanamento dai parametri di Maastricht; equità sociale, invece della crescita delle disuguaglianze. Mi chiedo, in tutta franchezza, chi possa dissentire da questi obbiettivi generali, e mi auguro che su questi temi il Parlamento dia vita, finalmente, ad una discussione seria e costruttiva.
Sono molti i provvedimenti contenuti nella finanziaria che si potrebbero citare per rendere evidente il perseguimento degli obbiettivi preposti. Mi preme, però, in questo breve intervento, soffermarmi su quelli che riguardano il settore che seguo più da vicino, e cioè la portualità.
È opinione comune che in questi anni la portualità italiana sia giunta ad una fase delicata, soprattutto perché è mancata una visione ed una politica della logistica. Al di là di alcuni interventi episodici e di facciata, infatti, non si è investito in modo organico nel potenziamento delle reti e dei nodi, nell'ammodernamento dei servizi ferroviari e nel sistema della logistica in generale. Tutto questo in una fase in cui i nostri competitori europei e mediterranei hanno invece realizzato azioni ed investimenti di grande portata. Basti guardare alla Spagna. In Italia, invece, oltre a non investire in un progetto organico di sviluppo, si è dato vita a provvedimenti che hanno contemporaneamente limitato la capacità delle autorità portuali di svolgere il loro ruolo: tagli alle spese e tetto agli investimenti, compresi quelli già coperti dal finanziamento, con risorse proprie, delle stesse autorità portuali.
Questa finanziaria opera, finalmente, una decisa inversione di rotta in questo settore, nella convinzione - il Presidente Prodi lo ha detto più volte - che lo sviluppo della portualità possa rappresentare un importante volano per lo sviluppo del paese. In questo senso, segnalo l'articolo 136 della legge finanziaria, che rappresenta la novità più importante per il settore. Esso riguarda, infatti, l'attribuzione di autonomia di spesa alle autorità portuali che, a tal fine, potranno utilizzare le entrate proprie ed il superamento del tetto di spesa previsto dalla finanziarie precedenti.
L'articolo 135 prevede risorse per la realizzazione di opere strategiche d'interesse nazionale, oltre alle risorse già previste sia nella manovra di luglio sia in questa legge finanziaria per ANAS e Ferrovie.
A seguire, l'articolo 137 prevede 100 milioni di euro per lo sviluppo di hub di interesse nazionale, con particolare attenzione al porto di Gioia Tauro.
Infine, cito l'articolo 118, che prevede risorse pari a 5 milioni di euro l'anno per la predisposizione di un piano generale della mobilità che possa realizzare un quadro programmatico di ampio respiro, anche attraverso il confronto con i soggetti operanti nel settore che hanno dimostrato di apprezzare fortemente questa impostazione. Con queste misure si potrà avviare l'effettivo salto di qualità tanto atteso per la portualità italiana.
Queste misure sono un esempio di quella discontinuità e della politica di sviluppo che questa finanziaria si propone di perseguire. Su queste misure e su altre, naturalmente, credo vi siano le condizioni per avviare una discussione, non ideologica ma di merito, e per realizzare un'ampia convergenza, sempre nell'interesse del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Razzi, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, ho circa dieci minuti di tempo a disposizione per parlare di questa finanziaria. Dopo aver trascorso dei giorni in Commissione, compresa una seduta notturna che ha visto i rappresentanti della Lega Nord impegnati - come gli altri - a portare il loro positivo e collaborativo contributo al fine di migliorare il testo del provvedimento in oggetto, mi ritrovo a dover discutere di nuovo. Ma di che cosa? Di quale finanziaria? Stiamo parlando del testo che ci hanno consegnato in Commissione o di quello che verrà votato tra qualche giorno in aula utilizzando lo strumento della fiducia?
In questo modo, ancora una volta, avrete tolto la possibilità ad entrambe le Camere di operare nei modi previsti dalla Carta costituzionale. Del resto, si tratta di un atteggiamento che viene riproposto da circa sei mesi. Agite abusando dei decreti, facendo passare tutto attraverso la minaccia della fiducia. Ormai, colleghi, dovete mettere la fiducia - la mia è una battuta sintomatica - per decidere il menu da scegliere alla buvette, ammesso che qualcuno di voi mangi assieme. Inoltre, prevedete, come già recita l'articolo 53, un'estromissione del Parlamento e della Commissione bilancio dalle poste di bilancio interessate all'accantonamento previsto dal Governo.
Mi soffermerò per qualche minuto su questo articolo 53. Abbiamo capito, anche grazie all'illustrazione di questa mattina del relatore, che si tratta di tagli e non di accantonamenti. Quindi, la prima domanda sorge spontanea: perché, allora, li chiamate accantonamenti? E se sono tagli, perché prevedere la possibilità per il Governo di gestire le risorse accantonate anche potendo cambiare la loro destinazione? Perché tutto ciò può essere fatto senza il placet della Commissione bilancio o del Parlamento?
Il presidente Duilio, nella sala del Mappamondo, ad una Commissione preoccupata da quanto previsto dall'articolo 53, ha preannunciato la presentazione di un emendamento, probabilmente dal Governo, e che la norma di cui sopra, almeno per ciò che concerne il comma 3, verrà cassata. Per la cronaca, non è andata in questi termini; anzi, abbiamo avuto una tabella che riassume - desidero che le mie parole rimangano agli atti - gli stanziamenti in strutture scolastiche previsti per il nostro paese.
In Commissione eravamo in tre a rappresentare la Lega e vi giuro - non so come ciò sia potuto succedere - che siamo riusciti a stento a trattenere l'ira, la collera, la rabbia che tale tabella ci ha fatto provare; quindi, al riguardo, vi leggerò alcuni dati, per poi specificarli meglio.
Per gli stanziamenti di strutture scolastiche nel 2007 la Lombardia avrà 43.950.260 euro, il mio Veneto 31.291.332 euro, la Liguria 9.244.939 euro, la Campania, invece, 184.467.813 euro, la Puglia 99 milioni e 800 mila euro, la Calabria 51 milioni e 600 mila euro.
Quindi, nel 2007, la Lombardia, pro capite avrà 4,83 euro, la Liguria 5,78 euro, il mio Veneto 6,80 euro; invece, l'Abruzzo 23,35 euro, la Puglia 24,96 euro, la Basilicata 18,74 euro, la Calabria 25,80 euro e la Campania - prima! - 32,36 euro: questi numeri parlano più di tante parole.
In Campania, pro capite, vengono stanziati più di 30 euro e in Calabria più di 25 euro, mentre in Lombardia meno di 5 euro, in Liguria meno di 6 euro e nel mio Veneto 6,80 euro. La Carta costituzionale non parla forse di diritto all'istruzione per tutti in Italia in modo uguale? A qualcuno sembra corretto imbrogliare il nord, queste regioni, le famiglie che hanno figli da mandare a scuola e che hanno lo stesso diritto di istruirsi in strutture simili a quelle che hanno le altre regioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
I colleghi della maggioranza eletti proprio in queste regioni, che hanno subìto una discriminazione, fra qualche giorno dovranno votare la questione di fiducia alla legge finanziaria e, mentre lo faranno, voteranno anche per questa tabella, che, purtroppo, è uno solo dei tanti esempi di ingiustizia e di sprechi presenti in questo provvedimento. Comunque, da domani dovranno spiegare - e noi agiremo da pungolo in questa direzione - alle famiglie della Lombardia, del Veneto, della Liguria, del Friuli, come anche dell'Emilia-Romagna o della Toscana perché i loro figli non hanno uguali diritti rispetto a chi vive in Campania, in Calabria, in Puglia o in Abruzzo. Con molta ingenuità, mi chiedo se questi dati non siano così equi perché in passato la situazione era invertita, cioè in Lombardia e in Veneto si spendeva per infrastrutture scolastiche oltre 30 euro pro capite e in Campania, invece, 4 o 5 euro. Lascio a voi la risposta, non perché noi non l'abbiamo, ma perché, per un veneto orgoglioso come me, avere mille certezze su quanto sia grande l'ingiustizia nei confronti della mia terra provoca troppa rabbia.
A dimostrazione di quanto sia grande la malafede di chi ha creato la legge finanziaria, del Governo e della maggioranza che andrà a votare, comunque, per questo provvedimento, avete poi previsto in questa stessa tabella alcune modifiche per il 2009, per effetto delle quali la Lombardia cresce e la Campania cala. Poiché tali modifiche interverranno solo fra tre anni, viene comunque da chiedersi perché queste modifiche ci saranno, appunto, solo fra tre anni e se non si sarebbe potuto fare, al limite, una media. Forse perché qualcuno magari cerca di rimanere in carica solo per due anni, sei mesi ed un giorno, data che richiamerebbe la maturazione della pensione di parlamentare, e poi succeda quel che succeda, tanto per i soldi assegnati chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto? Inoltre, in tre anni, comunque vada, le cose non potranno cambiare perché questa tabella verrà cestinata e qualcuno potrà modificare i numeri. In ogni caso, chi doveva capire che il nord è ancora una volta discriminato oggi ha comunque capito. Con puntiglio ho operato una media su tre anni rispetto alla tabella, in modo che nei prossimi giorni non si possa dire che si è rettificato dopo nel 2009. Allora, la Lombardia avrà circa 61 milioni e 100 mila euro, con 9 milioni e 100 mila abitanti; la Campania 135,5 milioni di euro, con una popolazione di 5 milioni e 700 mila abitanti, circa meno dei due terzi della popolazione della Lombardia; invece, il mio Veneto, che conta circa 4 milioni e 600 mila abitanti, avrà in media nei tre anni uno stanziamento di 31 milioni e 400 mila euro, meno di un quarto di quello stanziato in media per la Campania (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa finanziaria effettivamente ci sono dei punti molto controversi da parte di tutte le forze politiche, ma nel complesso, con tale manovra, in relazione anche alla difficile situazione economica in cui ormai versa la nostra nazione, era necessario, da un lato, richiedere dei sacrifici a tutti i nostri connazionali e, dall'altro, agire in modo forte contro le speculazioni, i costi della politica - diciamo noi dell'Italia dei Valori - e, soprattutto, contro l'evasione fiscale. Mi vorrei soffermare su un punto in particolare, anche come rappresentante del sud e della Campania. Durante la predisposizione della manovra finanziaria, ma anche nel corso dei dibattiti parlamentari, si è evidenziata la necessità di mettere in campo interventi specifici per sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno. Credo che tutto il paese e il Meridione farebbero a meno di questa necessità, ma, purtroppo, dobbiamo prendere atto che, rispetto ad altre zone del paese, il Meridione versa ancora in una situazione di grande difficoltà economica e industriale.
La questione meridionale rappresenta ancora di più un'emergenza, anzi, più passano gli anni, più la situazione diventa insostenibile, come evidenziano gli ultimi fatti di cronaca. Infatti, sappiamo benissimo che al ritardo economico ed industriale di un paese si aggiungono anche effetti sociali molto drammatici, quali quelli che stanno avvenendo nel sud. Devo ammettere che con questa finanziaria il Governo è intervenuto con misure specifiche a favore dello sviluppo del Meridione, misure che spero siano condivisibili da tutti i colleghi del Parlamento.
È fondamentale che tali interventi si accompagnino ad una definitiva quanto necessaria rivoluzione culturale. A mio avviso, occorre pensare che quello del sud non è soltanto un problema del nostro paese, ma questa zona degradata dell'Italia deve essere ritenuta come un luogo che da un problema può far nascere, invece, uno sviluppo economico ed una ricchezza per il nostro paese. Abbiamo degli esempi anche a livello europeo, come il caso dell'Irlanda. Tale paese ha dimostrato come una realtà in difficoltà economica e industriale possa diventare in brevissimo tempo un'area di grandissimo sviluppo economico, anche grazie alle sue peculiari capacità di attirare gli investimenti, come potrebbe accadere nel sud, addirittura dall'estero. Tuttavia, su questo argomento dobbiamo riflettere. Purtroppo, il nostro Meridione è stato per lungo tempo anche il centro di speculazioni.
Quando questi investimenti sono stati utilizzati, purtroppo, se da una parte ciò è stato fatto in modo utile e per lungo tempo, dall'altra parte sono stati oggetto di speculazioni e di interessi di pochi privati. Su questo aspetto voglio invitarvi a riflettere. È necessario monitorare tali incentivi, tenendo alta la soglia di controllo. In diversi casi, infatti, come dicevo, abbiamo dovuto registrare che tali incentivi sono stati semplicemente uno strumento di facile arricchimento per pochi.
L'attivazione di incentivi economici per l'industrializzazione del Meridione o di una qualsiasi zona disagiata del nostro paese, soprattutto del sud, deve essere accompagnata da una politica di controllo - questo è ciò che chiedo e su cui vorrei far riflettere tutto il Parlamento -, per monitorare il modo in cui tali incentivi vengono utilizzati.
Non può essere consentito a pochi di beneficiare di tali misure senza creare lo sviluppo che l'area si attende, uno sviluppo concreto e, soprattutto, di tipo duraturo. Quindi, è necessaria un'attenta politica di controllo, anche per contribuire a rinsaldare il senso di equità sociale e di legalità.
Se si vuole che effettivamente questi strumenti di incentivazione dell'impresa portino a risultati concreti, con la creazione di un tessuto industriale solido e ramificato, è evidente che essi debbono essere monitorati, per evitare strumentalizzazioni. Gli incentivi alla industrializzazione del Meridione e delle aree disagiate restano, secondo me, uno strumento importante, per diversi aspetti decisivo. Però, bisogna assolutamente evitare che essi vengano sprecati e, quindi, è necessario monitorarne il corretto uso.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la finanziaria 2007 fino ad oggi ha conseguito un risultato, in termini di popolarità, che rappresenta davvero un record. Tutti gli italiani, lungo tutto lo stivale, dalle Alpi alla Sicilia, di qualsiasi categoria sociale ed economica, l'hanno bocciata senza possibilità di appello. È davvero un grande record negativo: 3 italiani su 4, circa il 70,6 per cento, la bocciano perché la ritengono iniqua, specie gli elettori dell'attuale maggioranza di centrosinistra, che la bocciano perché non la considerano ispirata ai principi di equità e di giustizia sociale che hanno rappresentato il messaggio davvero demagogico di Romano Prodi e dell'Unione.
Non sono solo personali considerazioni mie o del mio partito, Alleanza Nazionale, ma lo hanno detto anche esponenti dell'attuale maggioranza; faccio un esempio: il presidente della Commissione attività produttive, Daniele Capezzone. Ma ciò emerge anche da sondaggi quale, non ultimo, quello della Confcommercio, che è stato effettuato sulla base di interviste, ripartite tra commercianti, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi e cittadini rappresentativi della popolazione italiana nel suo complesso. In base a tale sondaggio, la prospettiva di innalzamento delle tasse sui redditi è giudicata negativamente da chi ha redditi superiori a 40 mila euro, ma anche da chi si attesta nella fascia dei 30 mila euro.
Negative sono anche le valutazioni sulla riforma del trattamento di fine rapporto. Per far fronte alla maggiore spesa, commercianti e piccole imprese cercheranno di usare le risorse disponibili, ma non escludono il ricorso, difficilissimo, ai fidi bancari per tamponare situazioni spesso drammatiche, aggravate da una pressione fiscale inaccettabile.
Non sono mancate, inoltre, critiche anche rispetto al cuneo fiscale. È chiaro fin d'ora che almeno il 60 per cento delle piccole imprese non avrà un gran vantaggio. E pensare che il ministro Padoa Schioppa aveva dichiarato sulla stampa specializzata che si sarebbe varata una finanziaria di riforme!
In realtà, se verifichiamo i contenuti della finanziaria e del provvedimento ad essa collegato, vediamo che né i tagli, né le riforme, ma solo le tasse costituiscono il motivo conduttore della manovra. Quindi, di tasse dobbiamo parlare, di incremento di tasse sulle famiglie e sulle imprese, di reintroduzione delle imposte di successione e di tasse sulle pensioni, senza contare l'appesantimento della tassazione sulle auto aziendali.
C'è poi un disagio diffuso nella immensa ed eterogenea categoria degli automobilisti, che contestano l'aumento del bollo auto. Per gli automobilisti italiani quella delle tasse è una storia tormentata, a cominciare dal superbollo per le autovetture a gasolio, introdotto nel 1976; nel 1997 la svolta; a partire dal 1998 viene infine cambiato il criterio di imposizione fiscale, passando alla potenza effettiva, con l'introduzione del principio «chi più inquina, più paga». Nella finanziaria del 1999, infine, a partire dal 2005, è stato introdotto il superbollo diesel per le vetture più vecchie.
Dunque, la manovra è inadeguata e ha prodotto l'isolamento politico del Presidente del Consiglio Prodi. Il dissenso, in termini politici, economici ed anche sindacali, è ormai diventato un coro a più voci, a partire dall'autorevole analisi critica dello stesso Governatore della Banca d'Italia Draghi. Il dissenso è cresciuto in queste settimane, al punto che anche Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, ha attaccato Prodi e la finanziaria, entrando in rotta di collisione anche con il viceministro Visco. Cofferati è emblematico quando dice che la finanziaria non è stato un atto collettivo: «Da Padoa Schioppa ci aspettavamo risposte, che non sono arrivate. È stata fatta una scelta sbagliata». Tale delusione è condivisa e coincide con il giudizio negativo del Financial Times, già ricordato in quest'aula, che ha classificato il nostro ministro dell'economia all'ultimo posto come il peggiore tra i ministri europei.
La finanziaria, purtroppo, ha già prodotto effetti fortemente negativi nella pubblica opinione e nella fiducia degli italiani. L'economia è ferma e così anche il turismo, che dovrebbe essere il settore trainante del nostro paese e che volete penalizzare con la famigerata tassa di soggiorno.
È una finanziaria che produce infelicità nei cittadini, che non era mai stata misurata con un sondaggio. Ma ciò è quanto emerge da un'indagine condotta da una società presieduta dal sociologo Enrico Finzi. La crisi di fiducia dei cittadini dopo la finanziaria è totale. Dopo essere salito per più di 12 mesi di fila, l'indice che misura l'ottimismo degli italiani ha subito un brusco calo in coincidenza con il varo della finanziaria 2007. La percentuale di italiani che si dichiarano ottimisti sul proprio futuro nell'anno successivo è scesa dal 53 per cento di luglio al 44 per cento di settembre. Il sondaggio conferma alcune tendenze di medio periodo, che possono essere così sintetizzate: fine del tradizionale ottimismo degli italiani, convinzione collettiva che il passato sia migliore del futuro, incertezze sul presente e sul futuro.
Quello che emerge, infine, è la palese contraddittorietà del Governo sull'entità della manovra stessa. Abbiamo appreso un giorno che la manovra era di 33 miliardi di euro, poi di 40, per scendere a 25 e poi risalire ancora. Come se non bastasse, il Governo continua ad emendare il suo testo, al quale, evidentemente, non crede più.
Abbiamo assistito al balletto degli emendamenti, in Commissione bilancio e in sede di Commissioni riunite bilancio e finanze, quando è stato discusso il decreto collegato, sul quale il Governo ha dovuto porre la fiducia proprio per le grandi e palesi difficoltà e diatribe all'interno della maggioranza stessa.
Più volte, in ogni occasione, in Commissione, in sede di audizione del ministro Padoa Schioppa e del viceministro Visco, abbiamo espresso la nostra forte preoccupazione per una finanziaria che ci fa assistere ad un notevole passo indietro anche per quanto riguarda le politiche della famiglia. Si è preferito lo strumento delle detrazioni a quello delle deduzioni, una scelta tecnica che non condividiamo assolutamente, perché il reddito imponibile non si abbatte come si dovrebbe fare. Le detrazioni per i familiari a carico e per i figli sono diminuite di un terzo, se confrontiamo le cifre di questa finanziaria con quella del 2006 del Governo di centrodestra.
Ho sentito magnificare il fatto che questa finanziaria affronterebbe il tema strutturale degli asili nido. Ebbene, in realtà, se leggiamo attentamente la finanziaria, fino al 2013 (anno per il quale l'agenda di Lisbona prevedeva la crescita della copertura sino al 33 per cento dei bambini al di sotto dei tre anni) sarebbero necessari 9 miliardi di euro. In questa finanziaria vengono impegnati 100 milioni di euro per ciascun anno del triennio, per un totale di 300 milioni di euro, con la speranza - si dice - che la situazione migliori.
Per concludere, come ha anticipato oggi il presidente del mio partito, Gianfranco Fini, noi di Alleanza Nazionale abbiamo individuato una decina di argomenti e una quarantina di emendamenti davvero qualificanti su temi che ci stanno realmente a cuore, come la sicurezza, la famiglia e la solidarietà.
Rispetto a questi emendamenti presentati, se non ci sarà la disponibilità ad un confronto democratico per accoglierli, la maggioranza si dovrà assumere la totale responsabilità. Si dovrà insomma assumere la totale responsabilità dell'adozione di una strategia economico-finanziaria che interrompe il cammino di ripresa economica dell'Italia avviato dal Governo di centrodestra.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Con questo intervento voglio segnalare un punto, che il mio gruppo ritiene particolarmente critico, del disegno di legge finanziaria in esame: quello relativo alle spese militari, in particolare il fondo destinato a finanziare i programmi di armamenti. Noi siamo contrari a questa scelta, in considerazione di quello che riteniamo dovrebbe essere un diverso equilibrio tra tagli e incrementi di spesa, sia per ragioni relative alle politiche di difesa che sottendono determinate scelte in materia di armamenti.
Nel rapporto 2006 del Sipri, il più prestigioso istituto di ricerca sul disarmo nel mondo, ci viene consegnato un dato allarmante sulle spese militari a livello internazionale; tali spese sono caratterizzate da un incremento significativo nel 2005: 1.120 miliardi di dollari, ben 83 in più rispetto al 2004; il che costituisce il 2,5 per cento del PIL mondiale.
Gli USA sono ovviamente in testa alla classifica, ma anche l'Italia non scherza, signor sottosegretario. A dispetto dei molti discorsi che vengono fatti da diverse parti sulla pochezza dell'impegno finanziario per la difesa, l'Italia dopo la Germania si trova al settimo posto tra i paesi che spendono in armi, rientrando pienamente nel club dei G7 delle spese militari. Ovviamente, per avere un'idea precisa della quantità di fondi destinati a questo settore bisogna andare oltre il bilancio ordinario della difesa, conteggiando in finanziaria i vari fondi destinati alle missioni militari e quelli a copertura di spese di armamenti, come avviene in questa finanziaria, che prevede l'istituzione di un assai sostanzioso fondo destinato a finanziare, appunto, i programmi di produzione militare.
Questo particolare capitolo di spesa, tra l'altro - qui mi rivolgo con particolare urgenza al Governo -, richiede, o dovrebbe richiedere, una specifica ed approfondita discussione, che non è mai avvenuta in passato e che mi auguro invece il Governo dell'Unione voglia predisporre: una discussione non solo sulla valenza sociale della destinazione di così cospicue risorse pubbliche agli armamenti - quando la tendenza storica in atto, in parte confermata da questa finanziaria, è quella di tagliare su voci fondamentali di welfare -, ma anche e soprattutto, dal punto di vista militare, sul significato politico e strategico di tali scelte. A quale strategia di difesa, a quale strategia delle alleanze, a quale ruolo geopolitico dell'Italia sono utili e funzionali tutti quei sistemi di arma elencati doviziosamente nella nota aggiuntiva allo stato di previsione per la difesa per l'anno 2007 (quelli finanziati appunto dal fondo di cui parlavo sopra)?
E ancora: qual è la convenienza economica, in termini di politiche industriali, di questi finanziamenti? Voglio limitarmi, per evidenti ragioni di tempo, ad un solo esempio, quello del Joint Strike Fighter. L'Italia nel 2001, con il Governo Berlusconi, si impegnò ad investire 1.192 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo negli USA dal 2002 al 2012. Tale decisione si basava su diverse considerazioni, che possono essere ricondotte sinteticamente a due. La prima riguardava l'orientamento della marina e dell'aeronautica militare di sostituire i loro velivoli di attacco al suolo, che stanno invecchiando (i famosi AMX e parte della flotta dei Tornado). L'argomento invocato era, di conseguenza, che entro il 2012 le Forze armate italiane avrebbero avuto bisogno di un nuovo aereo tattico d'attacco al suolo, complementare all'Eurofighter, che è un velivolo aria-aria da superiorità strategica.
Il secondo argomento riguardava l'industria bellica, cioè le convenienze che sarebbero derivate al nostro paese dal coinvolgimento nel progetto statunitense GSF come un'occasione unica per l'industria italiana aerospaziale e di difesa, in termini di subappalti e di ricerca tecnologica. Questa scelta - al riguardo richiamo l'attenzione del sottosegretario - è avvenuta al buio, senza nessuna adeguata discussione e trasparenza sui problemi di fondo, come per esempio l'impatto sulla dottrina militare e sulle implicazioni strategiche che la scelta del Joint Strike Fighter comporta.
Questi sono soltanto alcuni dei problemi connessi al programma. Per stessa ammissione dell'areonautica militare, le esigenze di difesa aerea del nostro paese sarebbero già coperte dall'impegno nel progetto di acquisto di una grossa quota di esemplari del caccia europeo di nuova generazione EF-2000 Typhoon, e quindi il progetto GSF, sempre per ammissione delle gerarchie militari dell'aeronautica, potrebbe rivelarsi indirizzato soprattutto ad un aumento di potenza offensiva.
Quindi la scelta è avvenuta - mentre negli ambienti militari si fanno queste considerazioni - espropriando completamente il Parlamento di chiarezza e trasparenza sulle potenzialità strategiche dell'argomento in discussione. Di conseguenza, ci dobbiamo chiedere - lo chiedo a lei, signor sottosegretario - che cosa l'Italia avesse allora in mente (ed abbia oggi in mente, nel momento in cui si reitera il finanziamento al GSF) quando ha compiuto e quando compie tale scelta di armamento. In altre più esplicite parole, quali missioni di bombardamento offensivo - è stata questa una tematica sollevata anche dall'ex capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Fraticelli - l'Italia pensa che sarà chiamata a compiere nelle future guerre? Contro quale tipo di nemico? E soprattutto, chi chiederà all'Italia di compiere tali missioni?
Il Governo Berlusconi - che su questo ha avuto il grande merito della chiarezza più esplicita - non ha mai nascosto la sua condivisione in ordine alle strategie di guerra, o comunque di invasive operazioni militari, dell'amministrazione Bush. Un programma come il GSF è funzionale a tali strategie. Questo è il punto relativo alle strategie, su cui non c'è trasparenza. Non si capisce a cosa serva questo programma così costoso.
Il Governo Prodi, quindi il nostro Governo, condivide? Che cosa dice sull'aspetto dei costi elevatissimi? Vorrei sapere che cosa dice il Governo sulla valenza strategica e che cosa dice sull'aspetto dei costi elevatissimi. Costi tali che a livello internazionale sono stati sollevati dubbi e perplessità circa la stessa realizzabilità del progetto da un punto di vista della contabilità. Cito i dubbi dell'organo di controllo delle spese del Congresso statunitense, che ha sollevato appunto molte perplessità sull'eccesso, che si incrementa sempre di più, delle spese per il GSF, e cito i dubbi della Corte dei conti olandese, che afferma come la partecipazione allo sviluppo del programma esponga i Paesi Bassi a rischi finanziari. E molte Corti dei conti di altri paesi europei, impegnati come l'Italia nel programma, sono orientate a relazioni di questo tipo.
In conclusione, il nostro gruppo, ed io personalmente, crediamo che il capitolo sulle spese militari destinate alle armi e agli armamenti debba essere radicalmente rivisto, sottratto al cono d'ombra nel quale da troppo tempo è confinato, praticamente delegato agli ambienti militari e all'industria militare, e quindi restituito al controllo e alla decisionalità del Parlamento.
Ciò deve avvenire in stretto collegamento con le nostre scelte di politica estera e nel rispetto del troppo dimenticato articolo 11 della Costituzione. E dunque per l'Italia vi è la necessità di ripensare il concetto di difesa, connesso al tentativo di rilancio dell'ONU al quale sta cercando di contribuire. Insomma, già a partire da questa legge finanziaria, si devono rivedere gli impegni di spesa per armamenti, così incautamente assunti dal Governo e presentati nel provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Crosetto, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, innanzitutto affermo di approvare, sostenere e sottoscrivere gli interventi dei colleghi di Alleanza Nazionale. Con il mio intervento voglio aggiungere l'estrema preoccupazione dell'intera minoranza per il fatto che, con la vittoria del centrosinistra alle recenti elezioni politiche, si è purtroppo arrestato e fondamentalmente bloccato il processo di modernizzazione della nazione. Nel 2001 il centrodestra aveva avviato tale processo, che dovremmo definire di normalizzazione piuttosto che di modernizzazione. Nel 2001 la fotografia del nostro paese presentava una nazione ferma agli anni Sessanta per quanto riguarda le infrastrutture. Le reti ferroviarie avevano treni che raggiungevano in media una velocità di circa 70-80 chilometri all'ora. Vi erano autostrade vecchie, strette, non più utili al traffico veloce di una nazione moderna. Gli aeroporti non avevano standard internazionali ed il sistema fiscale era labirintico e punitivo. Vi erano un mercato del lavoro ingessato ed altri problemi.
Dal 2001 abbiamo iniziato il processo di modernizzazione, aprendo i cantieri delle grandi opere. Oggi l'alta velocità è una realtà; non si tratta soltanto di parole, ma di fatti. Il primo tratto del percorso Torino-Milano è stato già inaugurato per almeno 100 chilometri. Quindi, il treno ad alta velocità è diventato una realtà con una sua ferrovia, un suo tracciato ed una locomotiva che sfreccia a 300 chilometri all'ora, come in Francia accade da anni, ma anche in Germania, in Spagna e nei grandi paesi con cui dobbiamo confrontarci.
Questo processo si è fatalmente arrestato. Avete bloccato i cantieri delle grandi opere e non volete saperne di alta capacità o di alta velocità. La vostra volontà è quella di passarvi la palla per nascondervi dietro ad un dito, ma è fin troppo chiaro che volete arrestare il processo delle grandi opere di modernizzazione della nostra nazione.
Nel disegno di legge finanziaria dobbiamo quasi riconoscere un filo conduttore, che inizia con i primi provvedimenti quali il decreto Visco-Bersani e la legge sull'indulto. Tale filo conduttore porta alla vostra incapacità di governare e di capire quello che il sistema paese chiede al Governo. In qualche modo avete riportato indietro le lancette dell'orologio, agli anni precedenti al 2001.
Venendo alle grandi misure previste nel disegno di legge finanziaria di cui tanto si parla, con il cuneo fiscale date «uno» e allo stesso tempo prendete «due», sottraendo liquidità con la misura relativa al TFR. È un provvedimento che va in senso esattamente contrario a quello di fornire incentivi per l'investimento delle imprese. Nel sistema fiscale avete reintrodotto sistemi di punizione e controllo degni di un paese comunista degli anni Sessanta, che costituiscono anche una lesione alla libertà individuale e non solo a quella di impresa.
Avete criminalizzato anche gli omessi versamenti dell'IVA, non legati all'evasione ma ad una semplice crisi di liquidità dell'azienda. Molto spesso anche una grande azienda può accusare un problema di liquidità. Ebbene, il mancato versamento periodico dell'IVA può essere dovuto proprio a tale carenza. Tuttavia, con i vostri provvedimenti in materia di economia, come il decreto Visco e il disegno di legge finanziaria, l'omesso versamento è diventato reato, invece di costituire una violazione amministrativa, pur non essendoci evasione o occultamento di fatturato e quindi di componenti positivi di reddito o di IVA. Esso è diventato un elemento di criminalizzazione non solo inspiegabile, ma anche ingiusto e quasi incostituzionale.
La minoranza è estremamente preoccupata del fatto che con la vittoria del centrosinistra alle recenti elezioni politiche si sia definitivamente arenato questo processo di modernizzazione. Ovviamente non ci arrendiamo, ma oltre a questo avete commesso qualcosa di ancora più grave, reintroducendo un elemento inquietante di disagio sociale. Infatti, avete pagato dazio ai veterocomunisti della vostra coalizione e avete reintrodotto il confronto tra ricchi e poveri, in una sorta di scontro sociale che sappiamo quanto possa essere foriero di vendette e di risentimento in una nazione che, bene o male, aveva superato i momenti più tristi e congiunturali degli anni Settanta e Ottanta, quando vi era stagnazione economica. Bene o male, l'Italia è un paese che sta garantendo, se vogliamo in misura anche eccessiva, molto a tanti. E allora il confronto tra ricchi e poveri eravamo riusciti in qualche modo a scordarlo e a lasciarcelo giustamente alle spalle. Invece, esso ritorna prepotente in questa lotta di classe, elemento di un'ideologia tipicamente comunista, anzi veterocomunista. Lo ritroviamo nel 2006, ovvero nel terzo millennio, che dovrebbe essere quello del progresso, delle grandi partite e dei grandi orizzonti.
In conclusione, tengo ad affermare che avvertiamo la gravità della situazione perché ascoltiamo la protesta nelle piazze. Tuttavia, non ripetiamo quanto accaduto dal 2001 al 2006, quando l'allora minoranza (oggi maggioranza) ha sempre criminalizzato il centrodestra allora al governo. Nella nostra opinione siete totalmente incapaci di governare; tuttavia non abbiamo detto una sola parola che metta in dubbio la vostra legittimità a farlo, al contrario di quanto voi avete fatto per cinque anni, riempiendo la vita politica di polemiche strumentali, di attacchi personali, di scandali pilotati e di inchieste della magistratura politicizzata, quasi in un attacco che delegittimasse e sovvertisse il verdetto democratico delle elezioni e delle urne. Da parte della minoranza non si è levata una sola parola sulla vostra legittimità a governare. Di questo ci sentiamo orgogliosi e in credito verso la vostra maggioranza.
Concludo ribadendo la secca bocciatura della manovra, che blocca ogni processo di modernizzazione dell'Italia, che produce un arretramento sociale e culturale della nazione, che colpisce il sistema produttivo, le piccole e medie imprese, i piccoli imprenditori e quelli individuali, i grandi professionisti ma anche i piccoli, come i tassisti e i panettieri. Essa insomma colpisce tutti e la minoranza è estremamente preoccupata per i danni che potreste ancora fare se governerete a lungo la nazione. Pertanto, spero vivamente che presto si ritorni al voto o quantomeno si arrivi a formare una nuova maggioranza di Governo, in modo che evitiate alla nostra amata Italia un calvario immeritato ed ingiusto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, vorrei esprimere solo due considerazioni per poi consegnare il testo dell'intervento, che lascio agli atti per ragioni di correttezza istituzionale.
Debbo francamente dire che il dibattito mi sembra molto stanco e deludente. Tale è la fase che ci ha accompagnato nel corso di queste settimane. Vi è una preoccupazione di fondo sulla vita politica del paese che mi pervade e mi fa dire che preferirei che in quest'aula vi fosse un contrasto forte tra una maggioranza e un'opposizione sui destini del nostro paese; un dibattito in grado di trascinare l'attenzione della pubblica opinione. Invece, non mi resta che registrare la stanchezza di un confronto tra di noi che rischia di essere troppo rituale.
Mi scuso per questo e mi limito a consegnare il testo del mio intervento, chiedendo alla Presidenza di autorizzarne la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Bellotti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Tomaselli. Ne ha facoltà.
SALVATORE TOMASELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nelle scorse settimane una voce autorevole si è levata nel dibattito politico per incitare le classi dirigenti del nostro paese a ritrovare il senso della missione. Era la voce di Carlo Azeglio Ciampi: ma manca la missione!
Questo è il vero problema dell'Italia di oggi: ciò che conta è che oggi non si vede un grande obiettivo, generale e condiviso, che il paese possa comprendere e che dia un senso a tutto ciò che si sta facendo. Una incitazione a ritrovare il gusto dell'ambizione di un progetto importante, che segni una fase storica nelle cose che facciamo, oltre il mero contingente.
Penso che il passaggio delicato dell'approvazione della legge finanziaria 2007 vada collocato dentro questa ambizione. La complessità della proposta di legge finanziaria che il Governo ha presentato è figlia della volontà del centrosinistra di ridare una prospettiva al nostro paese. Allora, l'obiettivo per noi è chiaro: la modernizzazione dell'Italia, da conquistare innanzitutto rimettendo a posto i conti dell'azienda Italia e riprendendo il filo del risanamento interrotto con il Governo Berlusconi-Tremonti. Quest'ultimo ha pressoché annullato l'avanzo di bilancio prodotto negli anni di Governo di centrosinistra, ha ridato spazio alla crescita della spesa pubblica e non ha creato nè riforme strutturali, né crescita per il paese, ma solo una redistribuzione della ricchezza a favore dei ceti più abbienti.
Gli anni passati hanno annullato gli sforzi di risanamento precedenti: il debito pubblico ha azzerato l'avanzo primario e ha ripreso a correre. Gli interessi pari a 67 miliardi annui non sono solo una tassa sull'oggi, ma una grave ipoteca sul futuro e sulle prossime generazioni, sulla capacità del paese di onorare impegni e di sostenere le spese sociali, la scuola, la sanità, la sicurezza. Il risanamento dei conti è per noi la premessa di una rinnovata politica di crescita e di sviluppo ed è lo strumento, non certo il fine, della nostra politica; una politica che ha scelto, ad esempio, di fare delle liberalizzazioni una sfida per il paese intero, un'occasione di superamento dei tanti egoismi e delle tante corporazioni da cui questo nostro paese spesso è attraversato, ma anche il chiavistello per aprire il mercato delle professioni, delle imprese, dei servizi a nuovi soggetti che oggi fanno più fatica di altri o ne sono addirittura esclusi.
Insomma, vorremmo uno Stato meno gestore e più regolatore, dentro cui il cittadino-consumatore veda affermata la sua centralità, e cittadini consumatori lo siamo tutti. Vorrei che non sfuggisse a nessuno come, accanto ed oltre a questa legge finanziaria, il Governo e la maggioranza che lo sostiene siano stati impegnati in queste settimane - e lo saranno ancora subito dopo l'approvazione della legge di bilancio - a discutere ed approvare testi importanti concernenti la liberalizzazione dei servizi pubblici, la tutela dei consumatori, la semplificazione della pubblica amministrazione, l'energia, la riforma del sistema radiotelevisivo e così via. Un corposo ed ambizioso programma di modernizzazione, quindi, nel cui quadro vanno inserite le scelte della manovra finanziaria che rilanceranno la crescita e lo sviluppo del paese.
Nel corso del confronto di queste settimane si sono apportate significative innovazioni rispetto al testo originario, frutto del dialogo con il paese, a cominciare da enti locali e forze sociali. Mi sembra di poter dire che appaiono ormai lontane le strumentalizzazioni in termini di una sorta di volontà punitiva di questo provvedimento nei confronti del cosiddetto ceto medio o verso le piccole imprese. Sono state costruite con il confronto e con il consenso modifiche sostanziali: penso al TFR che esclude le piccole e medie imprese fino a 50 addetti o all'apprendistato per le imprese artigiane. Tali disposizioni confermano, oltre ogni dubbio, come grande sia l'attenzione del centrosinistra verso il ruolo e la funzione che svolgono le piccole e medie imprese nel paese.
In tale direzione, si è in presenza peraltro, già in questo disegno di legge finanziaria, di una parte dei provvedimenti previsti dal disegno di legge Industria 2015, predisposto dal ministro Bersani, con cui torna in Italia, finalmente, la politica industriale, dopo anni di perdita di competitività del sistema produttivo nazionale che ha fatto parlare tanti osservatori di vero e proprio declino. Provvedimenti che sono orientati - e concludo, Presidente - proprio alla ripresa di competitività del sistema produttivo. Ricordo qui i progetti di innovazione industriale, il fondo per la competitività e il fondo per la finanza d'impresa. Di nuove politiche industriali ha bisogno il nostro paese, così come il Mezzogiorno. Abbiamo in mente l'idea di un paese più giusto, più solidale, più coeso, ma anche più competitivo e dinamico nella sfida del mondo globale. Un paese che torni a valorizzare le sue risorse più importanti, a cominciare dai giovani, ai quali offrire opportunità e non solo più precarietà.
Signor Presidente, in conclusione chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Tomaselli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritta a parlare l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria in discussione in questi giorni in aula e nei giorni scorsi nella Commissione bilancio ci ha accompagnato per mesi e settimane sugli organi di stampa, purtroppo più in termini polemici che di informazione per i cittadini. Questo ci dispiace e crediamo debba dispiacere a tutti, maggioranza e opposizione. Infatti, la legge finanziaria, soprattutto all'inizio di un percorso come quello che questa maggioranza e questo Governo cercano di affrontare - tra moltissime difficoltà su cui tornerò dopo - avrebbe avuto bisogno di una capacità di comunicare ai propri cittadini, vale a dire ai destinatari della legge finanziaria stessa (forze sociali e soggetti economici) quali fossero gli obiettivi reali che la manovra intende perseguire.
Non mi riferisco chiaramente al dettaglio, sul quale nemmeno io posso adesso soffermarmi in soli dieci minuti, bensì al senso della manovra, composta dal disegno di legge finanziaria in esame ma anche dal decreto fiscale e da altri provvedimenti collegati, che esamineremo nel prosieguo della nostra discussione. Avremmo auspicato che la discussione nel paese si soffermasse maggiormente sui temi veri. Da questo punto di vista mi dispiace non aver ascoltato in aula l'intervento dell'onorevole Tabacci, che però leggerò sicuramente in un secondo momento. Si tratta, certamente, di un altro punto di vista - diverso dal mio - che pone tuttavia un tema importante, quello del futuro di questo paese e della elevazione di una discussione che, per l'appunto, si sofferma su questioni che molto spesso appaiono più macchiettistiche che reali.
Entro nello specifico di uno dei punti forse tra i più controversi di questa manovra, qual è appunto l'utilizzo della leva fiscale. Infatti, come mi è capitato di dire anche in occasione del decreto Visco-Bersani, sicuramente non è facile parlare di imposte, in particolare in questo paese. Non ritengo che le misure previste dal decreto-legge precedente, e dalla manovra finanziaria in genere, siano in sé risolutive di un problema come quello dell'evasione fiscale che, in questo paese, ha proporzioni gigantesche.
È evidente che bisogna creare una cultura differente; in tal senso, più che di una manovra politica «comunista» - che pure la mia parte politica potrebbe auspicare -, mi accontenterei di una manovra «calvinista»: dovremmo, cioè, renderci conto tutti che il paese non può non avere entrate sufficienti per garantire i servizi ed i servizi di qualità.
Ritengo che questa manovra, dal lato delle entrate, agisca in maniera efficace; vedremo naturalmente i risultati e giudicheremo successivamente, ma l'approccio mi sembra quello corretto. È difficile, in questa fase, far fronte ai tagli, da più parti chiesti, sul versante della spesa, a fronte della circostanza che molti tagli sono stati già operati ed in maniera anche indiscriminata dal Governo che ci ha preceduto, entrando, per così dire, nella carne viva del paese. È difficile «tagliare» in questa fase senza condizionare direttamente la qualità dei servizi; ritengo che al riguardo questo Parlamento e questo paese dovrebbero condurre una riflessione collettiva non sulla quantità, ma sulla qualità della spesa. Dobbiamo chiederci cosa noi offriamo ai nostri cittadini in cambio delle tasse che chiediamo loro; ritengo che sarebbe più facile - intervenendo gradualmente nel tempo; si tratta infatti di operazioni che non si possono compiere in pochi mesi - chiedere ai cittadini la compartecipazione che la nostra Costituzione prevede a fronte della prestazione di servizi di qualità. Credo che, invece, in questi ultimi anni vi siano stati un degrado della qualità dei servizi offerti dallo Stato ed una difficoltà, per enti locali e regioni, di far fronte ai nuovi bisogni ed alle esigenze che una popolazione che cambia, sia come composizione sia anagraficamente, obbliga a dovere considerare. Ritengo che, per l'appunto, dovremmo preoccuparci, nei prossimi anni, più che di come ridurre le tasse, di come spendere meglio le risorse che lo Stato riscuote attraverso la leva fiscale.
Ciò premesso, è evidente che attraverso la leva fiscale questa finanziaria si prefigge anche lo scopo di agire sul versante dell'equità. Da un lato si punta al recupero dell'evasione fiscale; dall'altro, si mira a realizzare una reale progressività dell'imposizione con maggiore adesione, quindi, al dettato costituzionale, di modo che le fasce più deboli e meno abbienti possano contribuire meno, considerato che guadagnano meno rispetto alle fasce più alte.
A tale riguardo, mi soffermo appena sul profilo dei rapporti tra poveri e ricchi. Vorrei, infatti, mi si consentisse al riguardo di osservare solamente, anche per rispondere a taluni interventi precedenti, che non ne facciamo una questione di lotta di classe (questione che pure la mia forza politica potrebbe porre); piuttosto, si tratta di una presa d'atto di una forbice che si allarga, di una quantità di persone, di famiglie, di giovani e di anziani che in questo paese hanno minore potere di acquisto e minore capacità di far fronte ai propri bisogni. Al contrario, esiste una fascia piccola, che si è ampliata nel tempo, di ricchi e super ricchi i quali hanno continuato a godere, negli anni scorsi, di privilegi e di aiuti consistenti riconducibili all'azione del Governo precedente.
Ci auguriamo che questa finanziaria dia un segnale importante; auspichiamo infatti - e mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - di poter lavorare per cinque anni e di avere, quindi, il tempo per compiere quegli interventi che non possono essere realizzati con una sola finanziaria, specie se varata a legislatura appena iniziata, ereditando, quindi, situazioni che non sono state generate dal Governo in carica.
Esprimo tale osservazione solo per ricordare a me stessa la questione del risanamento dei conti pubblici, che ha richiesto un intervento che si attesta intorno ai 14 miliardi. Certamente senza tale intervento la manovra sarebbe stata, da un lato, più leggera e, dall'altro, maggiormente ispirata agli altri due obiettivi, lo sviluppo e l'equità. Peraltro, ci auguriamo che ciò possa già avvenire dal prossimo anno; ricordo, solo a scopi informativi, che naturalmente la mia forza politica avrebbe voluto distribuire diversamente il peso del risanamento dei conti pubblici, proprio per evitare che sul prossimo anno, per così dire, si abbattesse, ed in tale entità, una così pesante scure. Ma ciò non è stato possibile; ci siamo, quindi, adoperati - noi come le altre forze della maggioranza - per far sì che, comunque, non venissero misconosciuti gli altri due obiettivi, appunto sviluppo ed equità.
Prima di concludere il mio intervento, svolgerò ancora un'ultima considerazione. Ritengo che maggiore attenzione debba essere posta al rapporto tra Stato ed enti locali. Lo asserisco non soltanto in conseguenza delle lamentele dei sindaci, che pure vi sono state e, in alcuni casi, sono anche giustificate. I cittadini, infatti, percepiscono molto il rapporto con il proprio ente locale ed è difficile, per chi amministra, essere posto di fronte alla scelta drammatica di tagliare un servizio o di aumentare l'imposizione. Ritengo che da tale punto di vista vada avviato in maniera più approfondita il dialogo con gli enti locali; ci auguriamo che a tale riguardo, in occasione del varo della prossima finanziaria, si arrivi più pronti, avviando prima il confronto con gli enti locali per evitare che vi possa essere una sovrapposizione di imposizione locale e di imposizione nazionale che, sì, potrebbe davvero danneggiare le fasce più deboli, quelle che noi vogliamo, per l'appunto, tutelare maggiormente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, questa è una finanziaria partita male, con promesse demagogiche, già sentite in campagna elettorale. Essendo da campagna elettorale, ci aspettavamo che tali argomentazioni, davanti alle gravi responsabilità che aveva dinanzi questo Governo, fossero in qualche modo accantonate e, piuttosto, si intraprendesse, con senso di responsabilità, la scelta decisionista che questo paese attende sulla via delle riforme.
Avete invece continuato a parlare del «buco»; ma, tale buco, non si è capito dove fosse e quale ne fosse l'entità. Avete quindi dichiarato che l'Italia, rispetto all'avanzamento mondiale dell'economia, accusava gravi ritardi, non tenendo conto del fatto che, in realtà, l'economia mondiale, in questi anni, ha, sì, conosciuto risultati estremamente positivi, ma solo con riferimento ai mercati americani e del far east; l'Europa, invece, ha segnato il passo. In Europa hanno segnato il passo soprattutto quei paesi, come Italia, Francia e Germania, che hanno gravi problemi strutturali; verifichiamo dunque tali problemi strutturali del nostro paese, che indubbiamente hanno destato preoccupazione in questi ultimi anni. Deficit strutturali che derivano dall'incapacità di comprendere cosa significhi la globalizzazione per le nostre imprese; deficit strutturali nel campo energetico e in quello delle infrastrutture (con conseguente incapacità di essere competitivi sul versante dei trasporti); deficit anche per quanto concerne i conti pubblici.
Dunque, ci attendevamo altro da questa finanziaria, che Prodi definirebbe «importante» ma noi soltanto imponente per i numeri: 34 miliardi di euro; se si aggiungono, poi, i 6 miliardi del decreto Visco-Bersani, la manovra finanziaria nel suo complesso raggiunge i 40 miliardi di euro. Di questi, solo 14 miliardi sono destinati al raggiungimento dell'obiettivo, da voi considerato importante e fondamentale, del famoso 3 per cento del rapporto deficit-PIL; percentuale che, peraltro, le ultime statistiche ci dicono sia già stata raggiunta nel primo semestre di quest'anno.
Dunque, quando i numeri sono questi - 14 miliardi solo per il taglio alle spese, ed il resto, in realtà, per un presunto impegno per lo sviluppo -, i dati, chiari ed evidenti, mostrano cosa significa questa manovra finanziaria.
Ma vediamo in termini costruttivi cosa avete fatto rispetto a quei deficit strutturali sui quali ritengo che qualsiasi persona di buon senso, che conosca l'economia del nostro paese, concordi.
Dopo gli impegni importanti assunti dai precedenti Governi, anche grazie alla legge obiettivo, avete sospeso ogni possibilità di rilancio delle grandi infrastrutture di questo paese e addirittura alcune, come il ponte sullo stretto di Messina, le avete cancellate.
Poco o nulla è previsto nel campo dell'energia, ahimé, e lo sottolineo perché fui relatore, nella scorsa legislatura, di un provvedimento in materia. Avete cancellato l'impegno - fra l'altro, bipartisan - assunto da questo Parlamento con la legge sulla internazionalizzazione per investire nel settore degli sportelli unici internazionali e nell'aiuto e accompagnamento delle nostre imprese all'estero. Cito, come elemento vergognoso, il fatto che l'unico finanziamento che siete riusciti a ricavare attiene all'articolo 128-bis; mi riferisco ai famosi 14 milioni di euro che avete regalato ad un senatore eletto all'estero per finanziare, immagino, qualche giornalino o qualche manifestazione culturale. Avete comprato questo senatore con 14 milioni di euro!
Nessun seguito avete dato al significativo impegno che avevamo assunto nella scorsa legislatura in materia di commercio estero...
PRESIDENTE. Onorevole Raisi...
ENZO RAISI. Questo disegno di legge finanziaria non presta la minima attenzione allo sviluppo delle nostre imprese e non rivela alcuna intenzione di proseguire sulla via maestra del superamento del deficit infrastrutturale che abbiamo e che sicuramente penalizza le nostre imprese. Avete riciclato vecchi leit-motive come quello dei contributi per la rottamazione dei frigoriferi. Mi domando per quale motivo...
PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la domanda se la ponga nel corso di un altro intervento, per favore!
ENZO RAISI. ... tra tutti gli elettrodomestici che ci sono in una casa solamente il frigorifero benefici dei contributi per la rottamazione. Basta verificare chi produce i frigoriferi in Italia!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, contrariamente all'onorevole Tabacci - di cui comprendo la delusione, per così dire, nell'osservare un Parlamento quasi disinteressato alla discussione di un provvedimento tanto importante quale è il disegno di legge finanziaria - considererò virtualmente presenti sia il ministro competente sia il Presidente del Consiglio dei ministri.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il neonato Movimento per l'Autonomia, che rappresento e che per la prima volta, per ovvi motivi, è presente come componente del gruppo Misto in Parlamento, nel contesto di un dibattito sul disegno di legge finanziaria non può assolutamente esimersi dall'esprimere la propria posizione ed il proprio giudizio critico sulle misure che stanno per essere approvate.
Ciò che maggiormente ci ha colpito in queste ultime settimane è stato il turbinoso valzer di cifre che il ministro dell'economia ha tentato di porre all'attenzione di tutte le forze politiche. Inoltre, è apparso in maniera chiara e inequivocabile come proprio sui numeri lo stesso ministro dell'economia «scivoli», per le enormi difficoltà che incontra sia nel definire le cifre della manovra economica per l'anno 2007 sia nel riferirle correttamente in Parlamento.
Tanto per cominciare, si era ipotizzata una manovra da 35 miliardi di euro. Tuttavia, i dati relativi alla forte crescita delle entrate avevano convinto i tecnici, su sollecitazione degli alleati più riottosi, a ridurre in misura sostanziale la stangata, portando la manovra economica a 30 miliardi di euro. Successivamente, è stata portata a 33,5 miliardi di euro e, quindi, ulteriormente aumentata per dare maggiore impulso alle dinamiche economiche. In queste ultime ore, con una scansione temporale quasi cronometrica, assistiamo ad altri ritocchi.
In tali condizioni, restiamo esterrefatti e privi di orientamento, in quanto è difficile individuare punti di riferimento e motivi di critica politica. Signor ministro, a questo punto ci viene spontaneo chiederle, tutto considerato, se non sia il caso di mettersi d'accordo, oltre che con se stesso, anche con gli altri rappresentanti di Governo e con tutti i partiti che compongono questa maggioranza, nonché con tutti i suoi tecnici, e se non sia il caso di farsi spiegare come mai i conti non tornino, prima di presentarsi ad un appuntamento non certo di secondaria importanza, come quello di una manovra finanziaria.
Appare chiaro che il modo in cui è confezionato questo disegno di legge finanziaria, fatto di bozze diramate e poi smentite dopo che tutti i settori interessati hanno alzato barricate, trovando, spesso, una sponda in qualche partito di maggioranza, non può non essere considerato al limite dell'irrazionale. Appare chiaro, inoltre, quanto confuse e poco chiare siano le idee all'interno di questa maggioranza. Dal disegno di legge finanziaria di questo Governo, o dal suo cilindro magico, esce ogni giorno una sorpresa. Prima, l'imposta di successione sparisce, travestita da tassa di registro; poi, ricompare come d'incanto. Avevate proposto a tutte le imprese, piccole, medie e grandi, di trasferire il TFR all'INPS. Invece, secondo le ultime notizie ne sono esentate tutte le imprese il cui numero di dipendenti arrivi a 50 unità. Compaiono l'aumento dell'imposta di bollo sui SUV e l'esenzione dal bollo per le autovetture euro 4 che, poi, scompare. Ci informate di massicce assunzioni nel mondo della scuola ma, secondo le ultime notizie, saranno «tagliati» 50 mila posti per tutti i precari. Ci pare che regnino veramente molta confusione e poca capacità di gestione di questa manovra economica.
Non si può certamente governare all'insegna dell'improvvisazione. Ci rendiamo perfettamente conto dei tira-e-molla che esistono tra tutti i partiti dell'Unione e di come non sia facile conciliare posizioni contrapposte, specie quando nell'aria aleggiano minacce di non supportare il provvedimento con il voto. Ne abbiamo avuta esperienza in sede di Commissione bilancio, in cui un modesto dibattito si è svolto sull'emendamento a favore del senatore Pallaro, quello concernente i 14 milioni di euro: questa ne è la più palese testimonianza.
Nella storia della Repubblica non avevamo mai assistito alla discesa in piazza di tutte le categorie professionali che manifestavano la propria protesta. A tale proposito, per una forma di rispetto e di sensibilità, noi invitiamo il Presidente del Consiglio dei ministri a chiedere scusa a tutti gli italiani per aver dichiarato di non tenere in debita considerazione le proteste di piazza da parte di tutte le categorie poiché, con queste dichiarazioni, ha mancato di rispetto nei confronti di chi lavora e produce nel nostro paese. Le categorie professionali, con la manifestazione del 12 ottobre scorso, hanno esternato tutto il loro dissenso, sottolineando anche come questo Governo abbia abrogato, di fatto, se non di diritto, lo statuto del contribuente, continuamente violato e calpestato quando si tenta di introdurre il concetto della retroattività delle norme in materia fiscale, cosa mai accaduta prima. Chiediamo, in virtù di ciò, che si abbia maggiore rispetto per famiglie, imprese e professioni, sempre che questi principi rientrino nelle logiche di una sinistra radicale.
Mi faccio portavoce di queste categorie per esprimere tutte le preoccupazioni del caso perché il decreto Bersani-Visco, prima, e il disegno di legge finanziaria, oggi, offrono forti motivi di apprensione. In particolare, riteniamo doveroso intervenire nel merito dei tanti provvedimenti normativi che, direttamente o indirettamente, recano danno a tutti i lavoratori autonomi, fingendo di perseguire obiettivi di liberalizzazione e di sviluppo del paese. Non si può legiferare senza ascoltare le parti sociali, senza aprire un tavolo di concertazione e aumentando e imponendo d'autorità, e nella assoluta mancanza di rispetto, le incombenze burocratiche (si vedano l'articolo 35, comma 2, della legge n. 223 del 2006, il decreto Bersani-Visco, l'obbligo di allegare l'elenco clienti e fornitori, l'obbligo di apertura di un conto corrente e così via). Con questo dibattito parlamentare cercheremo di porre rimedio alle tante vessazioni che si vogliono imporre con un autoritarismo e uno statalismo di basso livello.
Ancora brutte sorprese per le piccole e medie imprese, per le quali il tanto decantato cuneo fiscale non sortirà effetto alcuno. Come se non bastasse, a loro carico volete imporre l'innalzamento dei contributi previdenziali, l'aggravio di dieci punti percentuali per gli apprendisti e il mancato sgravio delle aliquote INAIL per l'artigianato.
Oltre al danno, la beffa! A nostro avviso, questa legge finanziaria è assolutamente sbilanciata sul lato delle entrate, con un aumento notevole della pressione fiscale, e poco incisiva sul versante della spesa. In ultima analisi, è una manovra iniqua e fortemente punitiva per tutte le categorie sociali.
Ci sembra opportuno darle un consiglio: non vesta i panni di Robin Hood, che toglie ai ricchi per dare ai poveri, perché, molto sinceramente, è un ruolo che non recita molto bene e che non le si addice.
Il malumore serpeggia in tutte le categorie e rischia di creare un insieme di situazioni che possono innescare forti conflitti sociali, di mettere una contro l'altra le varie categorie produttive del paese quando vengono accusate da questo Governo di essere tutte composte da evasori fiscali. Altro che unire il paese!
Pur condividendo le buone intenzioni di questo Governo di combattere l'evasione fiscale, certamente non possiamo condividere gli strumenti, che sono a dir poco fortemente repressivi, al limite della limitazione della libertà dei cittadini, se così li possiamo ancora chiamare dopo questa manovra.
Questi provvedimenti rischiano di provocare effetti disastrosi sulla capacità di spesa e sui consumi delle famiglie italiane e, quindi, sulle attività del comparto. La manovra andrà ad incidere ancora nei bilanci delle famiglie a causa degli aumenti che vengono introdotti su molti fronti di spesa dei cittadini.
Auspichiamo una inversione di tendenza, con significative modifiche di quella linea politica del Governo, linea che pensavamo fosse ormai definitivamente tramontata. Anche in questo senso ...
PRESIDENTE. La ringrazio....
PIETRO RAO. Mi perdoni, Presidente, ma abbiamo 19 minuti a disposizione!
PRESIDENTE. Sì, ma il suo gruppo ha deciso che lei poteva utilizzare solo 9 minuti e 30 secondi.
PIETRO RAO. No, si era detto di utilizzarli tutti, se mi permette.
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma il suo gruppo ha iscritto anche altri colleghi.
PIETRO RAO. Ne avevamo 19 a disposizione!
PRESIDENTE. Mi dispiace per lei, ma qui ho scritto 9 minuti e 30 secondi. Il suo tempo è esaurito.
PIETRO RAO. Presidente, mi pare che questa fiscalità sia eccessiva, se mi consente.
PRESIDENTE. Non è una questione di fiscalità: lei ha ampiamente superato il tempo che le è stato assegnato.
PIETRO RAO. Noi avevamo 19 minuti assegnati! Mi perdoni se insisto.
PRESIDENTE. Mi permetta di insistere nel precisarle che domani mattina è iscritto un altro collega della componente del suo gruppo, l'onorevole Reina, per i minuti restanti.
PIETRO RAO. Allora, Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, utilizzerò i miei dieci minuti per svolgere una considerazione sui numeri generali di questa manovra finanziaria e per affrontare due temi specifici: TFR ed enti locali. Scelgo questi due temi perché penso che al riguardo il Parlamento debba fare uno sforzo per migliorare la bozza di legge attuale. Ritengo infatti che, così come è stato predisposto, il provvedimento sia del tutto insoddisfacente.
Questa manovra è di 33, 4 miliardi di euro, di cui solo 14,8 servono per riportare il deficit tendenziale del 2007 sotto il 3 per cento; per intenderci, per rispettare il famoso patto che abbiamo sottoscritto con l'Europa. Gli altri 18,6 miliardi di euro sono una scelta autonoma di questo Governo, che ha deciso di intervenire in vari settori.
Mi permetto di sottolineare che 14,8 miliardi di euro rappresentano per questo paese una manovra normale, non una manovra straordinaria; se questo Governo avesse scelto solo di rientrare nei parametri di Maastricht, senza fare altri interventi, sarebbe dovuto intervenire, per questa cifra - circa 15 miliardi di euro -, con una manovra rientrante nella media di tutte le manovre finanziarie realizzate negli ultimi dieci anni. Quindi, essa non avrebbe avuto un grande impatto per i cittadini italiani. Tengo a dire questo perché non è vero quanto si afferma sui giornali e nelle trasmissioni televisive, cioè che si è stati costretti a predisporre una manovra così imponente per l'eredità lasciata dal precedente Governo.
Quello che non torna, in questi numeri, è il confronto tra il DPEF e la legge finanziaria. Per la verità, tornano i numeri, ma non tornano i contenuti. Se noi andiamo a vedere il DPEF, che questo Parlamento ha votato alla fine di luglio, le idee della maggioranza erano molto chiare; si sosteneva che per reperire i 35 miliardi che servono per gli interventi strutturali e per il rientro nei parametri del patto di Maastricht si doveva intervenire in maniera forte su quattro settori della spesa pubblica: il sistema pensionistico, il servizio sanitario, l'amministrazione pubblica e gli enti locali (questo perché l'80 per cento della spesa pubblica è concentrata proprio in questi comparti).
Davanti a questo discorso così chiaro della maggioranza, fatto a luglio in sede di discussione del DPEF, noi avemmo dei dubbi su come votare, perché lo consideravamo molto logico. Mi ricordo che il discorso che mi convinse di più fu proprio quello dell'onorevole Tabacci, che disse che tale ragionamento, però, era così generico che avrebbe lasciato al Governo le mani libere per stravolgere i contenuti del DPEF al momento della presentazione del disegno di legge finanziaria. E così è avvenuto!
Quando andiamo ad esaminare la finanziaria, vediamo che non c'è più alcun collegamento con il DPEF. E guardate che il DPEF è proprio l'anticamera della legge finanziaria, ne indica le linee programmatiche! Tra quei quattro, ci si è dimenticati di due settori fondamentali: il sistema pensionistico e l'amministrazione pubblica. Non intervenendo su quei due settori, chiaramente non si è agito sulla spesa, ma si è dovuto agire sul lato delle entrate. Se andiamo ad esaminare la manovra nel suo complesso, constatiamo che i 35 miliardi sono composti per l'81 per cento da nuove imposte e da nuove entrate e solo per il 19 per cento da tagli alla spesa. Se ai tempi del DPEF avessimo saputo che la ripartizione nella ricerca dei fondi sarebbe stata questa, saremmo stati i primi a sostenere che la manovra andava ridotta nel suo complesso.
La manovra di 35 miliardi aveva un senso se si operava sulla spesa; non ha più senso nel momento in cui si punta sulle nuove entrate. Non ci vuole un economista di rilievo per capire che in un momento di espansione economica, come quello che stanno vivendo l'Europa e l'Italia in questo periodo, va evitata assolutamente una manovra volta ad aumentare le imposte ai cittadini ed alle imprese, perché così non si fa altro che ridurre i consumi delle famiglie e ridurre la produzione di beni e servizi da parte delle imprese, portando il paese in una nuova recessione.
Se noi avessimo saputo che l'idea era questa, probabilmente vi avremmo chiesto di contenere la manovra nei 15 miliardi e di lasciare perdere quelle manovre, che voi chiamate per lo sviluppo, di 20 miliardi. Quelle manovre, che pur ci sono - il cuneo fiscale è una di queste, per l'amor di Dio! - , sono compensate da maggiori imposte che gravano sulle imprese e sulle famiglie. Praticamente, togliamo da una parte per dare dall'altra, solo che creiamo squilibri sociali molto forti.
Ho scelto di parlare del TFR perché penso che la soluzione individuata nell'accordo raggiunto fra Governo, sindacati e Confindustria sia peggiore della soluzione che era stata ipotizzata nella prima bozza della finanziaria, che parlava di un trasferimento forzoso del TFR inoptato rispetto ai fondi integrativi, nella misura del 50 per cento, dalle imprese all'INPS, che lo avrebbe utilizzato per interventi infrastrutturali. Secondo l'accordo raggiunto con i sindacati e Confindustria, sono escluse le aziende che hanno meno di 50 dipendenti, mentre quelle che hanno più di 50 dipendenti devono trasferire il 100 per cento del TFR.
Così noi procuriamo un doppio danno; il primo al sistema economico, perché stiamo dicendo alle imprese piccole, quelle che hanno meno di 50 dipendenti, che conviene loro rimanere piccole, mentre se c'è un problema che questo paese ha dal punto di vista industriale è proprio quello della dimensione troppo piccola delle imprese che devono stare sul mercato globalizzato.
Queste aziende hanno bisogno di crescere, perché nella crescita trovano la competitività con le altre imprese. È chiaro che, così facendo, a nessun imprenditore che ha 40-45 dipendenti scatterà quella molla imprenditoriale per crescere ulteriormente. Condanniamo, come è stato detto più volte, al nanismo imprenditoriale il nostro sistema economico.
Operiamo anche una grande discriminazione fra i lavoratori. Mi dite perché il lavoratore di un'azienda con 48 dipendenti può beneficiare del suo TFR, lasciandolo all'imprenditore, con una sicurezza molto forte e, invece, il lavoratore che svolge la propria attività in un'azienda con 51 dipendenti si vede trasferire interamente il suo TFR all'INPS? Per il lavoratore non è la stessa cosa!
Non voglio fare del terrorismo, ma se esiste un credito tutelato è proprio quello del dipendente verso l'impresa a causa del TFR. In questo caso, in primo luogo vi è la solidità dell'impresa a garanzia del lavoratore, ma in mancanza, nel caso di fallimento dell'impresa, il TFR è un credito privilegiato rispetto a tutti gli altri crediti. Se ciò non bastasse, esiste un fondo di garanzia dello Stato che interviene a favore del dipendente perché rientri in possesso del suo TFR. Nella mia breve carriera professionale non ho mai visto un lavoratore di un'impresa fallita non rientrare in possesso del suo TFR. Invece, quando questo fondo andrà all'INPS, il TFR del dipendente sarà soggetto alle decisioni politiche dei Governi che si succederanno da qui a 35 anni; quindi, si tratterà di un credito poco tutelato. Ritengo che su tale tema il Parlamento debba intervenire ulteriormente, al fine di evitare l'attuazione di una discriminazione così forte.
Per quanto riguarda gli enti locali, tale problematica è rimasta ancora sul tavolo; non lo dico solo io, ma anche sindaci di centrodestra e di centrosinistra. L'accordo raggiunto con gli enti locali è falso. Vi è una diminuzione di tagli pari a 600 milioni di euro che viene compensata escludendo dal patto di stabilità le grandi opere del CIPE. Occorre che il Parlamento intervenga, in quanto gli enti locali non possono sopportare un taglio pari a 2,2 miliardi di euro, altrimenti dovranno agire aumentando le tasse locali; mi riferisco in particolare all'IRPEF, all'ICI, alla tassa di soggiorno e a quella di scopo.
L'addizionale IRPEF è un'imposta odiosa, in quanto colpisce sia i redditi bassi sia quelli alti, senza alcuna distinzione. In tal modo, si viola l'articolo 53 della Costituzione. L'ICI colpisce la prima casa anche di coloro che hanno acceso un mutuo per poterci rimanere dentro. Ritengo che, con riguardo agli enti locali, si debba procedere ad un miglioramento dell'accordo raggiunto, nell'interesse dei cittadini, degli enti locali stessi e dei sindaci.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, prendo spunto dall'intervento dell'onorevole Galletti, per il quale nutro profonda stima. Sarebbe augurabile che tutte le critiche alla finanziaria fossero formulate con questa razionalità e con questa calma. Se c'è una cosa che emerge dal ragionamento che stiamo svolgendo sulla legge finanziaria, è che il ruolo del Parlamento dovrebbe essere non quello di battagliare per mero schieramento, ma di contribuire insieme ad un miglioramento.
Avendo a disposizione pochi minuti, imposterò il mio ragionamento relativamente a due questioni: la prima riguarda il merito della finanziaria, che difendo; la seconda concerne il metodo con il quale giungere al disegno conclusivo della finanziaria, sul quale forse alcune critiche sono anche plausibili.
Con riferimento a questo secondo punto, posso solo affermare che la centralità del Parlamento e del dibattito dovrebbe essere sempre salvaguardata.
Per quanto riguarda invece il merito, partiamo da un ragionamento, presente già nel DPEF, che si concentrava in tre slogan: rigore, equità, sviluppo. Su questi tre slogan la finanziaria mantiene le promesse.
Ci siamo trovati nell'esigenza forte di attuare una politica di rigore, cioè di risanamento. Infatti, questa maggioranza, al momento del suo insediamento, ha dovuto risanare un rapporto deficit-PIL pari al 4,6 per cento; ricordo che la manovra stanzia per il risanamento 15,2 miliardi di euro per riportarlo nel corso dell'anno prossimo al 2,8 per cento, vale a dire al di sotto di quel 3 per cento che per cinque anni non è mai stato raggiunto da chi ci ha preceduto. La manovra di risanamento è in totale pari all'1,8 per cento del nostro prodotto interno lordo, cioè più del doppio di quanto previsto dal Governo Berlusconi. Noi, con questa manovra di risanamento, riporteremo l'avanzo primario al 2 per cento.
Sono dati poco percepibili dai cittadini che ci ascoltano, ma riguardano la salute o la malattia dei conti complessivi di un paese. Aver trovato l'avanzo primario a zero e riportarlo al 2 per cento significa aver pensato al futuro, a medio e lungo termine, di questo paese e non soltanto al confronto politico sui numeri di questa finanziaria.
Siamo convinti che la manovra incida sulla struttura dei conti e, per tale motivo, ci aspettiamo di poter ridurre il peso fiscale sul contribuente a partire dal 2008.
Una critica ricorrente è che il peso obbligatorio di questa manovra avrebbe potuto essere solo di 15 miliardi di euro, comprendendo soltanto i soldi necessari a risanare il buco. Ma se avessimo pensato solo a quella parte della manovra, con un intervento pari a 15-16 miliardi, sarebbe stata esclusa qualsiasi politica di investimenti pubblici. Invece, abbiamo avvertito la necessità di finanziare opere pubbliche, di far riaprire i cantieri autostradali e di finanziarie le ferrovie.
Le entrate in questa manovra crescono di circa 23 miliardi di euro, ma ciò non vuol dire che la manovra sia di 23 miliardi di peso fiscale sui contribuenti. Infatti, da questi 23 miliardi vanno sottratti i 6 miliardi del TFR, 7 miliardi sono imputabili al recupero dell'evasione fiscale e solo alcuni miliardi sono imputabili all'aumento del peso fiscale.
Quindi, con questa manovra si mantiene quanto sostenuto già nel DPEF, vale a dire una politica di rigore, equità e sviluppo. In ciò crediamo e difenderemo in Parlamento questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, credo che questa finanziaria - lo ha detto poco fa l'onorevole Galletti - abbia fatto pagare un conto molto pesante agli enti locali.
Ricorderò in quest'Aula non quanto sostenuto dal sindaco di Milano, ma quello che hanno detto i sindaci di grandi città, dal sindaco di Bologna, Cofferati, al sindaco di Venezia, Cacciari, che addirittura è sceso in piazza. Quest'ultimo, credo, sia l'unico sindaco, ad oggi, ad essere sceso in piazza insieme ad una categoria come quella degli artigiani. Inoltre, le dichiarazioni del presidente dell'ANCI, il sindaco di Firenze Domenici, testimoniano che il taglio operato nei confronti degli enti locali è duro e ve ne accorgerete tra qualche mese, quando - qualcuno lo sta già facendo - gli enti locali dovranno presentare i bilanci: saranno durissime notizie per gli italiani!
Dove governiamo, come a Milano, spiegheremo che le mani nelle tasche dei milanesi le ha messe Prodi, che i tagli che vi saranno agli stanziamenti per gli anziani, ai disabili, ai servizi sono dovuti al suo operato, perché, quando in una città come Milano si opera un taglio di 100 milioni di euro, è chiaro che si interviene sulla parte corrente e, quindi, sulla spesa sociale, soprattutto quella destinata alle categorie più bisognose. Questa è l'operazione che avete fatto con la legge finanziaria. Costringete i comuni a fare da gabellieri. Dove governiamo noi, cercheremo di non fare da gabellieri, come ci costringete a fare. A Milano, per esempio, cercheremo di non aumentare l'ICI, come voi ci inducete a fare avendo aumentato l'aliquota e, anzi, tenteremo addirittura di ridurla per fasce dirette; né, peraltro, intendiamo introdurre tasse di scopo, come voi invece ci autorizzate a fare.
Questa è una legge finanziaria soprattutto contro il nord e contro Milano, nonostante qualche mese fa abbiate dato dei segnali diversi, ma era solo fumo. È bastata la presentazione della finanziaria e quello che era il «tavolo per Milano», inaugurato dal Presidente del Consiglio e dal sottosegretario Letta, si è rivelato, almeno per il momento, soltanto un tavolo di fumo. Per Milano e per gli enti locali - ad eccezione di Roma, che è stata largamente premiata, ma non è una novità che venga premiata a scapito non solo di Milano ma anche di tutti gli altri grandi comuni - non vi è stato alcun occhio di riguardo, nonostante siano state attivate diverse «falegnamerie» istituzionali. È stato istituito un tavolo, ma il Governo di centrosinistra, appena presentata la finanziaria, ha dimenticato Milano e la Lombardia, in particolare il suo ruolo di traino dell'economia nazionale, perché Milano non è un comune assimilabile agli altri proprio perché, appunto, fa da traino all'intero paese.
La manovra ha dimenticato le infrastrutture; ad eccezione della Pedemontana, di tutto il resto, delle opere pubbliche di cui hanno bisogno Milano e la Lombardia non si parla più. Ciò che è peggio è che per Milano, essendo uno dei pochi grandi comuni italiani considerato virtuoso in quanto è rimasto nei parametri del patto di stabilità interno, la buona amministrazione diventa addirittura un handicap, perché la finanziaria toglie ai comuni virtuosi la possibilità di grandi recuperi lavorando sulla macchina comunale.
Vorrei concludere riferendomi brevemente alla sicurezza...
PRESIDENTE. Ha già abbondantemente superato il tempo a sua disposizione. Affronterà questo tema nel suo prossimo intervento.
Constato l'assenza dell'onorevole Ferrari, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, la legge finanziaria è lo strumento attraverso il quale il Governo, nel rispetto delle linee guida del DPEF, deve disegnare una strategia economica e definire gli strumenti operativi di finanza locale.
Questa legge finanziaria 2007 è fortemente lacunosa sia nella definizione di una strategia economica sia nella individuazione di strumenti per attuarla. Essa si caratterizza per una produzione normativa senza precedenti, che agisce e interferisce in tutti i settori strategici senza rendere il sistema Italia più equo, più efficace e più efficiente.
Non interviene significativamente sulla spesa pubblica e, letta insieme al decreto Visco-Bersani del luglio scorso ed al decreto-legge collegato, ora all'esame del Senato, crea un freno allo sviluppo del paese. Essa, a causa di misure incomprensibili, per certi versi punitive dei ceti sociali produttivi, rischia di non far cogliere al nostro sistema economico le opportunità di crescita che il contesto internazionale offre.
La manovra Padoa Schioppa è piena di tasse, locali e nazionali, di addizionali e di adempimenti punitivi a carico del contribuente. A causa di questa manovra l'Italia diventa, tra i paesi dell'Unione europea, quello con la più alta pressione fiscale.
Contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, il Governo mette le mani nelle tasche degli italiani. Oltre i due terzi della manovra, infatti, si basano su aumenti di imposte. Tale approccio al sistema di tassazione è il risultato di una concezione punitiva del fisco, un sistema che fonda il suo programma sull'auspicio che «anche i ricchi piangano» e che fa dell'invidia sociale un metodo di aggregazione politica. Un vero sistema fiscale di approccio liberale dovrebbe invece essere il meno invasivo possibile e garantire l'equità sociale senza accanimenti verso il frutto del lavoro e della ricchezza.
Quello che ancora di più stupisce nel provvedimento è che il Governo considera ricchi coloro che dichiarano 40 mila euro di reddito lordo l'anno. Si evidenzia la volontà di rivalersi verso il ceto medio, che è storicamente lo zoccolo duro del voto moderato di centrodestra.
Sul fronte del contenimento della spesa pubblica, la manovra è del tutto inefficace ed è quasi esclusivamente basata su nuove entrate, mentre il sistema di assistenza sociale viene minato alla base a causa dei cospicui tagli agli enti locali.
Gli interventi su scuole ed università non sono legati a veri meccanismi di meritocrazia ed anche per la ricerca si è fatto poco o nulla, se è vero che, addirittura, era stato dimenticato di inserire nel provvedimento anche il riferimento al 5 per mille.
La perseguita equità sociale è un obiettivo solo annunciato che non si coglie nella manovra di bilancio. Una equità autentica non si ottiene con una semplice rimodulazione degli scaglioni fiscali: l'equità si ottiene rendendo servizi essenziali - penso alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali - disponibili a tutti ed a costi accessibili. La manovra, invece, sacrifica alla rimodulazione della progressività delle imposte sulle persone fisiche una vera e giusta equità fondata sulla capacità di rispondere alle richieste dei cittadini a livello locale. Per di più, il sistema ideato è basato sulle detrazioni e non sarà efficace verso tutti i contribuenti con redditi inferiori ai 40 mila euro. Molti pagheranno di più e, per evitare questo, sarebbe stata necessaria una clausola di salvaguardia - noi avevamo presentato un emendamento in tal senso - che garantisse quantomeno il trattamento di maggior favore tra i due sistemi fiscali.
La vera solidarietà e sussidiarietà si sarebbe dovuta realizzare attraverso politiche volte ad aiutare gli incapienti, dando a coloro che sono ai margini del sistema produttivo un'occasione per essere reinseriti nel sistema lavorativo con incentivi ed aiuti mirati. Occorreva, inoltre, una vera rivisitazione della politica fiscale a favore della famiglia, aiutando concretamente - e non solo a parole, come si fa in questa finanziaria - le famiglie numerose, e quelle con anziani e handicappati. Ha ragione quel lettore de l'Unità che su Internet ha scritto che grazie a questa finanziaria potrà finalmente comprare un frigorifero nuovo, ma che avrà difficoltà a poterlo riempire. Questa legge finanziaria preoccupa il cittadino comune, soprattutto quello a reddito medio basso o senza reddito, perché, a fronte di una limitata riduzione di pochi euro di IRPEF, si troverà a dover fronteggiare incrementi di imposte locali, addizionali varie e ticket per servizi anche sanitari.
Gli investimenti per lo sviluppo sono finanziati con un artificio contabile basato sulla iscrizione nelle entrate del prelievo del TFR dalle aziende, che invece rimane pur sempre un debito verso i lavoratori.
L'iscrizione nelle voci attive di questa posta di bilancio è del tutto pretestuosa e tecnicamente errata e non potrà essere fonte di finanziamento di opere pubbliche.
Un discorso più approfondito meritano gli enti locali. Per tali istituzioni è improponibile il taglio previsto. I comuni, in particolare, sono il terminale di quella giustizia sociale e di quella sussidiarietà verso i cittadini meno abbienti; cittadini che non possono e non devono rimanere soli, senza una rete di protezione sociale. Ma ancora più grave è il fatto che gli enti locali, per far fronte alle spese incomprimibili, saranno autorizzati e di fatto invogliati ad inserire un livello di tassazione locale ancora più invasivo e dannoso. Penso alla tassa di soggiorno, che è in palese contraddizione rispetto a quelle politiche di «marketing territoriale» che tutti i territori pongono in essere per attrarre turisti. Paradossalmente, da un lato incentiviamo le visite alle nostre città e, dall'altro, tassiamo i turisti ed i visitatori.
Lo stesso dicasi per le tasse di scopo, introdotte in questo disegno di legge finanziaria, che rischiano di divenire la fonte di finanziamento di opere pubbliche che, invece, dovrebbero essere a carico dello Stato.
Questa manovra, anche nella parte della riduzione del cuneo fiscale, si rivela inefficace. Il taglio previdenziale si traduce in una partita di giro per le aziende ed il beneficio per il lavoratore non appare sufficiente. In più, viene sottratto alle aziende uno strumento di autofinanziamento vitale per fare fronte ad investimenti in beni a fecondità ripetuta.
Le imprese saranno costrette ad indebitarsi verso il sistema bancario, dovendo quindi far fronte anche al costo del denaro che, ultimamente, tende a crescere a causa di un indebito innalzamento dei tassi di interesse.
Non meno gravi sono gli effetti degli adempimenti fiscali in genere, che si traducono in un maggior costo di gestione delle attività commerciali ed imprenditoriali.
Già molti adempimenti fiscali sono stati introdotti con il decreto Bersani-Visco. Altri sono stati introdotti con il decreto-legge attualmente all'esame del Senato e che questa Camera ha approvato poco tempo fa. In particolare, con il decreto Bersani-Visco si è tornati indietro di anni, nel momento in cui si è pensato di eliminare per alcune fattispecie la valutazione catastale.
Inoltre, il Governo, sulla base di un suo emendamento, ha previsto di non poter più procedere all'utilizzo automatico dei crediti nel modello F24 per i pagamenti delle imposte e tasse. Una previsione sicuramente punitiva; è, infatti, grave che il Governo abbia proposto una misura che prevede che per l'utilizzo di crediti vantati dal contribuente si debba preventivamente chiedere l'autorizzazione all'Agenzia delle entrate tramite comunicazione telematica.
Tutto ciò è un'involuzione culturale che individua nel contribuente il nuovo suddito che, anche per far valere i propri diritti, deve essere autorizzato preventivamente. Si spezza definitivamente il rapporto di collaborazione tra fisco e contribuente a danno dell'intero sistema.
Qualche anno fa il Parlamento ha approvato lo statuto del contribuente. Si era detto che si trattava di una norma civile che avrebbe fatto fare un passo in avanti al nostro paese in campo fiscale. Purtroppo, in sei mesi di Governo Prodi abbiamo visto che lo statuto del contribuente è stato continuamente e ripetutamente dimenticato e calpestato.
Tutto ciò non è sicuramente giusto! L'intera legge finanziaria, quindi, non ci piace. Fa tornare indietro il paese di anni e pone le premesse, contrariamente a quanto affermato dal Governo, per un aumento dell'evasione e del contenzioso tributario. Tutto questo - ripeto - ci fa tornare indietro di anni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, vorrei svolgere una riflessione sui tre slogan che vengono ripetuti frequentemente anche in quest'aula: mi riferisco al risanamento, allo sviluppo ed all'equità. Li abbiamo sentiti anche in sede di esame del DPEF e, quindi, ho l'impressione che siano veramente degli slogan, perché al Governo, come ho già detto qualche collega, bastavano 14,8 miliardi per riportare il deficit tendenziale nel 2007 dal 4 al 2,8 per cento e ciò serviva per rispettare gli impegni con l'Unione europea.
La manovra però è molto più consistente. È passata dai 34 miliardi ai 40 con gli interventi che si sono resi necessari per compensare la sentenza sull'IVA per l'auto aziendale. Quindi 18,6 miliardi di euro servono per finanziare scelte discrezionali di politica economica.
Queste misure vengono definite pomposamente politiche a sostegno dello «sviluppo» - è la prima delle tre parole magiche - e fra queste rientrano sia il taglio del cuneo fiscale, legato dirigisticamente ai contratti a tempo determinato, sia semplici iniziative di spesa, come il rifinanziamento dei cantieri delle ferrovie, il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, appena compiuto, nuovi finanziamenti alle poste, la missione in Libano, compresi fondi vari a disposizione dei singoli ministeri, il più delle volte insufficienti. Penso al fondo infrastrutture (è insufficiente), a quello per la famiglia, per i portatori di handicap e per l'occupazione (sono del tutto insufficienti). È stata utilizzata anche un po' di finanza creativa (di cui è stato sempre rimproverato al ministro Tremonti). Faccio un esempio per tutti: il trasferimento all'INPS del TFR, invece, di dirottarlo alla previdenza integrativa che così, grazie a voi, non decollerà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 20,30)
LUIGI FABBRI. La manovra prevede più di 7 miliardi di entrate tra misure antievasione e antielusione che, per loro natura, sono difficili da quantificare.
Di sicuro, nella finanziaria vi è uno sbilanciamento a favore delle entrate che tutti noi dell'opposizione abbiano sottolineato.
Il Governo parla di «risanamento» dei conti - è la seconda parola magica, il secondo slogan - ma in questa finanziaria non fa quasi nulla per riprendere il controllo della spesa pubblica. Lo dico perché non è possibile quantificare le entrate con precisione, dato che una parte di queste o dei risparmi non dipende dal Governo, ma da come gli enti locali utilizzeranno l'autonomia impositiva che viene loro concessa.
Nel caso in cui gli enti locali rispettassero i vincoli imposti dal patto di stabilità e dall'accordo sul contenimento della spesa sanitaria - il che significa più tasse e più ticket per tutti! -, le entrate contribuirebbero alla manovra per ben 24 miliardi di euro, di cui 7 dovrebbero arrivare dagli studi di settore e dagli inasprimenti dei controlli fiscali.
I tagli alla spesa sono pari a solo 9 miliardi. Le entrate, quindi, rappresenterebbero il 70 per cento della manovra; per la precisione, il calcolo è da un minimo del 64 per cento ad un massimo dell'84 per cento. I cinque sesti della manovra sono rappresentati da tasse, da entrate. Il che vuol dire più tasse per tutti ed è per questo che tutte le categorie hanno contestato questa finanziaria.
Solo il Presidente del Consiglio ha affermato che se la finanziaria ha reso molti scontenti, probabilmente, è stata fatta una cosa giusta. Questo è il concetto di «equità» - terzo slogan - che il Governo si propone!
Signor Presidente, i Governi di solito scrivono dei DPEF molto belli, con tante buone intenzioni che vengono poi smentite nella finanziaria ed il Parlamento, il più delle volte, offre un forte contributo per un ulteriore peggioramento.
Questa volta il Governo ha fatto tutto da solo. Non so se abbia fatto un calcolo politico, ponendo in essere una finanziaria difficilmente peggiorabile. Al Senato, peraltro, non ci sono i numeri per ragionare su cosa serva al paese per migliorarlo.
Un paese immobile da anni come il nostro per vari motivi non dovrebbe porsi come priorità né l'assunzione in ruolo di tanti precari né questa sorta di giostra, di girotondo che vorrebbe redistribuire la torta, chiamandola equità.
La legge finanziaria esiste dal 1968; era l'epoca della solidarietà nazionale, ma mai nessun Governo da allora aveva tentato di usarla per ridistribuire il reddito a favore di classi colpite in precedenza.
Lo sviluppo e la crescita di un paese non dipendono da nessuno di questi interventi. Il nostro dovrebbe essere un paese attraente per gli investimenti altrui, perché si cresce anche con i soldi degli altri.
Sono necessari innovazione, capitale umano, competizione, concorrenza, ma, purtroppo, non è questa l'anima della finanziaria! L'anima della finanziaria è tutta volta a voler cambiare il passato. Nel DPEF si dice di voler ridurre la spesa pubblica e non lo si fa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 20,32)
LUIGI FABBRI. La riduzione va operata nell'interesse del paese e non solo perché dall'anno scorso abbiamo aperta a Bruxelles una procedura per deficit eccessivo. Quando i nodi vengono al pettine ci si deve assumere la responsabilità di scelte lungimiranti anche se impopolari nell'immediato. Parlando di equità, mi viene in mente che il primo Governo di Tony Blair chiuse 42 scuole pubbliche scadenti per motivi di equità, perché le scuole scadenti fanno male ai figli dei meno abbienti che non possono permettersi altro. Da noi, invece, si vogliono assumere 150 mila precari della scuola, senza concorso. Auguri!
Equità non è cercare di ridistribuire il reddito, facendolo per legge o privilegiando, magari, alcune categorie o, in modo particolare, gli iscritti al sindacato.
Faccio presente che il comparto pubblico ed i pensionati sono lo zoccolo duro degli iscritti al sindacato.
Ho il sospetto che anche i 40 mila euro, che rappresentano il limite al di sopra del quale la finanziaria e, soprattutto, il fisco cominciano a mordere, siano il tetto relativo allo stipendio medio di un dipendente pubblico.
Equità non significa operare un condono previdenziale: faccio riferimento all'articolo 178, per il quale si dovrebbe gridare «vergogna». Attraverso di esso, peraltro, si certifica che CGIL, CISL e UIL rappresentano i co.co.pro dei call center, anche laddove non vi sono i sindacati. In quei due articoli si estinguono anche i reati. Signor Presidente, è stato il sindacato a dettare questa finanziaria! Uno di questi articoli sana anche il profilo penale degli imprenditori che non hanno rispettato la legge Biagi: è questa l'equità? Riferendomi all'articolo 176, è equità la rottamazione dei lavoratori che hanno meno di cinquant'anni? Ditemelo voi!
In relazione a Don Camillo, si ragiona come Peppone, per cui certi contratti sono cattivi, quindi il cuneo viene ridotto solo considerando quelli a tempo indeterminato. I lavoratori autonomi sotto tutti cattivi ed evasori, quindi si minaccia di chiudere un esercizio per un'omissione. Le scuole private sono cattive, quindi niente detraibilità delle rette dei nidi privati. Credo che non si faccia equità con misure grezze come questa o come quella attraverso cui si tassano i redditi da lavoro. Ritengo che il mondo, Presidente Tremonti, non si fermi all'IRPEF. Si produce sviluppo con la rottamazione dei frigoriferi o aiutando la FIAT a rottamare i lavoratori con meno di cinquant'anni in barba al concetto che si deve rimanere di più al lavoro (mi riferisco all'articolo 176)?
Tra il 1979 e il 1989 Margaret Thatcher rivoluzionò l'economia inglese riducendo la spesa dal 45 per cento al 39 per cento del PIL. Oggi in Italia, paese in cui non si fa quello che fece la Thatcher - cioè tagliare le spese, privatizzare, liberalizzare - la spesa pubblica è al 39 per centro, mentre negli Stati Uniti non arriva al 28 per cento.
Signor Presidente, concludo il mio intervento affermando che questa finanziaria fallisce l'obbiettivo principale, che è quello di favorire lo sviluppo dal quale dipendono l'occupazione, la ricchezza, il benessere di un paese. Essa punisce la gran parte dei cittadini, tassandola ulteriormente e reprimendone i consumi: questa non è equità! La finanziaria disattende il DPEF non operando i necessari tagli, poiché si debbono accontentare le categorie e i gruppi organizzati vicini ai partiti della maggioranza.
Signor Presidente, risanamento, sviluppo ed equità sono davvero soltanto slogan di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, non sono passati neanche sei mesi dal suo insediamento e il Governo Prodi, assieme alla sua maggioranza, ha già battuto tutti i record negativi, tanto da conquistarsi larghissimi spazi di critiche e di scherni da parte dei mass media. Mi riferisco, tra l'altro, non solo agli italiani di destra, ma anche a quelli di sinistra, loro grandi e dichiarati sostenitori durante la campagna elettorale, e a quelli di destra e di sinistra di quasi tutto il mondo.
L'ultimo velo era caduto con il decreto Bersani che, spacciato come il provvedimento delle cosiddette liberalizzazioni, rappresentava, invece, un grave abuso, una sorta di spedizione punitiva, mirata ed a freddo, nei confronti di talune categorie di lavoratori autonomi ree di non essere catalogabili tra quelle di riferimento dei veri poteri forti di questo paese, ai quali soltanto spetta, per diritto di autoinvestitura, concedere e garantire perpetui privilegi. Rimaneva solo la maschera, ma ora il Governo e la sua maggioranza hanno tolto anche quella ed hanno finalmente portato allo scoperto il volto e le intenzioni, tenuti prudentemente nascosti durante la campagna elettorale. Con questa finanziaria, infatti, essi sono passati immediatamente alle vie di fatto rendendosi responsabili di due delitti. Il primo, commesso direttamente, finalizzato a tartassare a sangue gli italiani e il secondo, affidato per commissione, ad obbligare i sindaci e gli amministratori degli enti locali a dare il colpo di grazia ai propri concittadini.
In entrambi i delitti appare, in tutta la sua evidenza, la vera vocazione manifestatasi sempre nella storia della sinistra: mi riferisco all'accanimento indiscriminato contro tutti, con la sola eccezione di alcuni privilegiati. Per giustificare questo assurdo salasso, la sinistra ha fatto ciò che l'ha sempre contraddistinta - in questo paese ed altrove -, cioè ricorrere alla menzogna. Le schiere dei ministri e dei sottosegretari, appena entrate nelle stanze dei bottoni, si sono affrettate a recitare la formula di rito: «I conti pubblici sono un disastro: la colpa è del centrodestra, quindi bisogna correre ai ripari». Non potendo stampare più soldi, come si faceva un tempo, si sono stampate pagine di articoli e commi per inventare balzelli di ogni genere. Altro che finanza creativa di tremontiana memoria, demonizzata e messa per cinque anni alla berlina! Essa non solo stava riuscendo a risollevare l'economia nazionale e a ridare fiducia e speranza agli italiani, ma veniva e viene ancora presa a modello in molti altri paesi europei.
Adesso con questo Governo e con questa maggioranza siamo passati alla tassazione fantasiosa che, garantendo solo a pochissimi i grandi privilegi e combattendo astiosamente contro la ricchezza, assicurerà miseria e povertà per tutti.
È stato il presidente di Confindustria - quel Montezemolo che negli anni scorsi ha alacremente lavorato per preparare l'avvento di questo Governo - a dichiarare, stizzito e sfiduciato, che ormai vi è una tassa al giorno, riprendendo i temi di un'unanime disapprovazione che ha già accomunato tanta gente: il Governatore della Banca d'Italia, la Corte dei conti, le agenzie internazionali di rating e gran parte della stampa straniera. Contro questa tremenda «spedizione punitiva», che sottrae immediatamente dalle tasche degli italiani 40 miliardi di euro - laddove bastava un equilibrio di meno di 15 per onorare pienamente i nostri impegni comunitari -, sono scesi già in campo liberi professionisti ed artigiani, commercianti e pensionati, accademici e ricercatori, governatori e sindaci, al di là e al di sopra delle stesse appartenenze politiche.
I nostri governanti, guidati dalla ideologia della criminalizzazione dell'agiatezza e della distribuzione forzata della miseria di massa, hanno cercato di contrabbandarci questa rapina scientifica come una nobile operazione di redistribuzione delle risorse tra ricchi e poveri.
In conclusione, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chi vi parla non si illude minimamente sull'esito scontato di questo dibattito. Nessun suggerimento di Forza Italia e degli altri gruppi dell'opposizione verrà accolto e alla fine l'ennesimo voto di fiducia suggellerà malinconicamente la fine di inutili giorni di discussione. Per carità, nessuna meraviglia, poiché si tratta di un film già visto in questo squallido e antidemocratico inizio di legislatura.
È più forte di me, ma il pensiero corre spontaneo ai proclami preelettorali della sinistra, alla sicumera moralistica, alla promessa di partecipazione miseramente crollata, a Prodi che diceva: «Vincerò nel nome della sinistra, ma poi governerò nel nome di tutti gli italiani». Egli fece un'ulteriore promessa: «Non una tassa in più rispetto al passato». Invece, a volerli contare, almeno settanta balzelli aggiuntivi sono stati appioppati sul groppone di tutti coloro che lavorano e producono. Dalla tassa di successione al bollo auto, Padoa Schioppa e Visco si sono cimentati in una vera e propria caccia al tesoro - si fa per dire - privato degli italiani. Soltanto di lorsignori, come titolano la Repubblica e l'Unità: niente affatto! Di tutti gli italiani, soprattutto della povera gente che non sa più a quale santo votarsi, sballottolata com'è tra i ticket per il pronto soccorso, l'aumento del costo delle medicine e le altre punitive invenzioni dei titolari del Ministero dell'economia.
Sul fronte dell'impegno militare internazionale è doveroso rivolgere una domanda al Presidente Bertinotti, al suo compagno di comunismo, onorevole Diliberto, e al ministro Pecoraro Scanio; con loro, a tutto lo zoccolo della sinistra e ai «teneri» della Margherita che si sono lasciati rimorchiare su un tema così delicato.
Nel corso di quest'anno le spese militari sono notevolmente aumentate; ciò nonostante non si ha il piacere di vedere in giro alcuna fiaccolata per la pace. Eppure, l'intervento in Libano è di quelli pesanti - basta farsi i conti - e poi qualche militare di tanto in tanto, purtroppo, muore ancora o rimane ferito in terra di Afghanistan. Come durante la guerra in Kosovo - l'unica vera guerra combattuta dall'Italia repubblicana con bombardamenti tricolori e un impegno militare di stampo «amerikano» - non si vedeva in giro nessun corteo per le vie del bel paese e personaggi illustri come il premio Nobel Dario Fo sembravano spariti dalla circolazione, anche oggi non si vede alcuna fiaccolata per le vie di Roma e di Milano. Evidentemente, sono tutti troppo impegnati a spartirsi la torta della finanziaria e, poi, hanno pur bisogno di riposarsi dopo gli anni defatiganti della mobilitazione continua contro il Governo Berlusconi.
Dario Fo merita una menzione a parte e mi dovete scusare se ve la propongo. All'incirca verso mezzanotte di qualche domenica fa si è esibito in una performance su RAI 3 in cui, complice la TV di Stato, ha sciorinato un ignobile repertorio niente meno che nei confronti di Papa Benedetto XVI.
Ho pensato che se lo potesse permettere perché personalmente non corre alcun pericolo, come, ahimè, corrono altri; anzi, i cattolici italiani continueranno a pagare il canone per un canale che li offende ed una televisione spazzatura. Come mai il Mezzogiorno, Presidente Prodi, è letteralmente sparito dall'agenda del Governo e da questa legge finanziaria? Grandi opere bloccate, niente ponte sullo stretto di Messina, come se l'asse Berlino-Palermo non debba più essere considerato il corridoio europeo n. 1 e la necessità di accorciare le distanze dalla sponda africana sia questione che riguarda una coalizione partitica e non piuttosto il Mezzogiorno, l'Italia e l'Europa intera. Sia chiaro, lo sviluppo delle regioni meridionali passa attraverso la realizzazione delle infrastrutture strategiche, oltre che per la via della parificazione del credito alle condizioni vigenti nelle altre aree del paese.
Mi preme ricordare il tentativo operato, quando era in carica il precedente Governo, dal ministro Tremonti per l'istituzione della banca del sud. Nessuno di questi obiettivi è perseguito nella strategia del Governo e tanto meno in questa finanziaria, che si configura sempre più come un'ulteriore grande occasione mancata, soprattutto perché bastava continuare sulla strada virtuosa intrapresa dal Governo Berlusconi e completarne il cammino. Invece, per il Mezzogiorno solo proclami e disinganni. Abbiamo tutti davanti agli occhi - noi meridionali e campani - la pantomima a reti unificate di Prodi, Bassolino e Rosa Russo Jervolino nella Napoli di questi giorni, sull'altro grande tema della questione campana e meridionale: l'ordine pubblico e la criminalità organizzata.
Di fronte ad una catena di quasi settanta morti ammazzati dall'inizio dell'anno, allo spadroneggiare della camorra, ad una disoccupazione sempre più drammatica - mentre giovani e ragazzi arruolati dai clan per lo spaccio di droga ricevono stipendi mensili superiori ai 2 mila euro -, di fronte al dolore delle madri e delle famiglie, cosa hanno detto se non parole vuote, mentre le uniche che napoletani e campani si attendevano sono rimaste cucite sulle loro labbra? Parlo di Bassolino, della Jervolino e di Romano Prodi. La gente non si aspettava programmi siderali, ma almeno un impegno a mantenere le strade pulite, i cassonetti vuoti, ad organizzare un ciclo completo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani nelle cinque province campane, la raccolta differenziata, un'assistenza sanitaria degna di un paese civile, con poli di eccellenza ed eliminazione del turismo sanitario. La gente si attendeva l'impegno a chiudere i reparti inutili, a nominare i dirigenti primari ospedalieri attraverso una graduatoria di merito e non più per motivi di bassissima politica clientelare. Poi si aspettava un'altra frase magica, cioè che si sarebbero revocate tutte le convenzioni milionarie in euro elargite a man bassa dall'ineffabile e impunito Bassolino a professionisti di comodo, e si sarebbero chiusi i battenti di tutte le società miste inutili (una di esse paga profumatamente venticinque amministratori per un solo dipendente, il tutto senza una minima attenzione da parte della magistratura penale e contabile).
I cittadini della Campania dovrebbero credere ad una vera volontà di lotta contro la camorra quando il malaffare è palesemente anche dentro il «palazzo» e se i poliziotti andranno nelle strade, ci sarà qualcuno che andrà a rovistare nelle stanze del potere napoletano? Questo è l'esempio offerto ai giovani disoccupati e alle loro famiglie, che si rompono il capo alla ricerca di un lavoro dignitoso, quando invece per trovarne uno basta rivolgersi ai clan o frequentare assiduamente una sezione politica oppure prestare assistenza ad un assessore comunale.
Presidente Prodi, perché non ha colto questa grande opportunità e perché, invece, con i suoi balbettii ha lasciato Napoli e la Campania ancora più disorientate e perplesse?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GAETANO FASOLINO. Ora tutti sanno che nulla cambierà, ma in compenso su la Repubblica, L'Unità e Il Mattino continuerà ad essere sbandierata la vecchia favola di una città neorinascimentale, che però ha bisogno di un esercito di poliziotti in assetto di guerra per consentire ad un tabaccaio di tornare a casa dopo una giornata di onesto lavoro senza correre il rischio di venire ammazzato. Inoltre, ai giovani sa offrire soltanto due prospettive: oltre alla disoccupazione a vita, l'impiego al soldo dei clan e/o la vendita dell'anima al potente di turno, che naturalmente è di centrosinistra.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Rampelli, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere qualche considerazione a conclusione di questa lunga giornata. Parto da una osservazione sulla legge finanziaria in generale e mi collego a quanto detto questa mattina dal relatore Ventura. Credo che nessuno di noi ne possa più della legge finanziaria in generale e che sia davvero il tempo - non lo sarà, ma lo dico esortativamente - di considerare una drastica revisione del procedimento di bilancio in questo paese. Ritengo che sarebbe bene ispirarsi al modello inglese. Saremmo tutti più contenti di vedere il ministro arrivare con la sua valigetta e presentare al Parlamento un bilancio molto più snello, non la finanziaria in cui, di fatto, può entrare tutto e il contrario di tutto. Il Governo ci avrebbe lavorato, come in questo caso, mesi prima, lo avrebbe presentato al Parlamento, quest'ultimo ne avrebbe discusso e, poi, si sarebbe espresso in modo contrario o favorevole.
Forse sarebbe la fine degli «assalti alla diligenza», forse per tanti deputati e per molti di noi non ci sarebbe più modo di togliersi qualche soddisfazione localistica, ma credo che sarebbe un segno di modernità, di trasparenza e anche di serietà.
Stiamo discutendo di una finanziaria che non sappiamo come finirà non solo al Senato, ma anche alla Camera. Non sappiamo quale sarà il contenuto finale vero della finanziaria che voteremo o meno. Credo che il bilancio sia l'atto fondamentale di un Governo, che il voto sul bilancio sia in se stesso un voto di fiducia e che dovrebbe esserlo senza la sceneggiata cui evidentemente, indipendentemente dalla nostra volontà, siamo condannati.
Vorrei esprimere, invece, qualche considerazione su questa finanziaria. Colleghi, voi siete partiti, senza saper invertire la marcia, con la retorica dell'eredità e del baratro lasciati dal centrodestra. Registriamo tutti - lo registrano gli analisti - che questa eredità non è un baratro, sia in termini di crescita, sia in termini di bilancio pubblico.
L'aumento del gettito - guardavo prima i dati - è consistente e, probabilmente, oltre ogni previsione. Voi non avete voluto tenere conto di quello che succedeva: il paese cominciava a crescere e il gettito fiscale è aumentato. Avete comunque voluto intervenire in modo pesante, come se nulla fosse successo, con un riflesso pavloviano, tassando e, in questo modo, pregiudicando anche i livelli della crescita futura, come del resto già l'Unione europea ha previsto. Lo avete fatto con lo slogan della redistribuzione.
Invito i colleghi del centrosinistra a guardare cosa succede negli altri Parlamenti europei, dove il centrosinistra governa, per vedere se c'è ancora qualcuno nel 2006, non nel 1976, che affronta il bilancio dello Stato con lo slogan delle spade sguainate nel nome della redistribuzione, una categoria che in Europa nemmeno a sinistra viene più considerata.
I temi sono altri: quelli dei servizi pubblici, della scuola, della sanità, cosa fare, come investire, se privatizzare oppure no. Questo interessa ai cittadini, non una presunta redistribuzione, che si risolve in qualche manciata di euro al mese.
Solo in Italia, in nessun altro paese europeo, nemmeno in quelli guidati dal centrosinistra, in una legge di bilancio si prevede l'aumento della tassa sui redditi, seppure semplicemente con una variazione degli scaglioni. Che la logica sottesa sia quella punitiva lo dimostra il fatto che qualcuno in questo Parlamento - parlo di persone autorevoli nel centrosinistra - abbia semplicemente ipotizzato di aumentare l'aliquota sul reddito delle persone fisiche dal 43 per cento, che già è troppo alto, al 45 o al 47 per cento. Questa è la politica che Ernesto Rossi avrebbe definito «politica della carestia», la spartizione della miseria. Non c'è nessuna visione di fiducia. Non c'è nessuna visione su quanto il paese possa fare. Ci si accontenta di tentare di spartirsi le spoglie di quello che c'è.
Sulla crescita, oggi sul Financial Times abbiamo letto l'intervista di Romano Prodi, che afferma: «L'Italia deve alzare la crescita alla media europea o sarà perduta». Io temo che l'Italia, se Prodi durerà con questa impostazione della politica economica e fiscale, sarà necessariamente perduta.
Qualcuno forse scommetterebbe un euro - non dico di più - sul fatto che questa finanziaria davvero possa aiutare la crescita, non quella del 2006 che, per fortuna, grazie a ciò che è successo prima, ha viaggiato, seppur di poco, al di sopra delle aspettative? Qualcuno scommetterebbe un euro sul fatto che la crescita per il 2007 sarà aiutata dai provvedimenti che sono stati proposti, con il presupposto che i conti erano peggiori rispetto al 1992? È una cosa falsa in modo talmente lampante che, forse, sarebbe stato bene rifletterci per qualche secondo e cambiare impostazione.
La stessa Unione europea stima la crescita per il 2007, in considerazione e in conseguenza della finanziaria che stiamo discutendo, all'1,4 per cento nel 2007, contro l'1,7 per cento del 2006. C'è anche chi si spinge a previsioni più ottimistiche per il 2006, mentre c'è chi prevede per il 2007 solo una crescita dell'1 per cento. Credo che la crescita non si fermerà all'1 per cento, ma grazie non alla finanziaria, quanto agli imprenditori e ai lavoratori italiani.
Ci hanno detto che l'Unione europea ha promosso la manovra. Se si andasse a leggere i documenti, come sarebbe sempre bene fare in tali casi, si scoprirebbe che è vero che l'Unione europea e, in particolare, il commissario Almunia hanno riconosciuto che l'aggiustamento previsto più o meno è corrispondente alle raccomandazioni dell'Ecofin. Al tempo stesso, Almunia afferma che le misure, tuttavia, non hanno incluso un pacchetto di riforme strutturali a medio termine e, finora, ci si è basati sul fronte delle entrate solo su questo, con effetti di medio termine.
Ci sono considerazioni molto preoccupate anche per quanto riguarda la lotta all'evasione e al trasferimento del TFR. I due punti cardine di questa manovra (lotta all'evasione e trasferimento del TFR) sono dati molto aleatori.
Visto che il tempo è poco e l'ora è tarda, passo subito a parlare del TFR. Credo sia semplicemente una follia la previsione del trasferimento del TFR inoptato all'INPS. Non solo è una follia in generale, ma è anche un artificio contabile, perchè lo Stato accende nei confronti dei lavoratori un debito che si trasforma in una entrata. Sono volate accuse pesantissime sulla contabilità creativa negli anni precedenti, ma, poiché questa contabilità creativa clamorosa viene fatta dal centrosinistra, poco o nulla succede.
Ma è una follia anche introdurre questa assurda soglia dei 50 dipendenti! Sfido chiunque dell'opposizione, anche gli onorevoli deputati presenti, a spiegare a qualcuno, non dico in Italia, ma all'estero, che voglia investire in questo paese, il fatto che è stata prevista una nuova soglia, tra le tante che ci sono (vedi l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori), ossia quella dei 50 dipendenti; oppure a spiegare cosa succederà all'imprenditore che ha 51 dipendenti e che, magari, è sufficiente che rinunci ad uno per non avere l'onere di ricorrere al mercato bancario per quella parte di finanziamento che gli deriverebbe dal mantenere il TFR inoptato in azienda; o a spiegare cosa succederà a quell'imprenditore che, avendo 49 dipendenti, sa che il giorno dopo l'assunzione del cinquantesimo dovrà trasferire all'INPS il flusso del TFR inoptato e chiedere alle banche il denaro, pagando nuovi interessi bancari.
È una follia, eppure questo è uno dei punti qualificanti. Il Governo ci ha pensato a lungo, ha modificato radicalmente la propria posizione, ma a questo è giunto.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Della Vedova.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiudo proprio sulla questione del TFR. Vedete, colleghi, io sono favorevolissimo ai fondi pensione. Penso, anzi, che bisognerebbe ragionare in termini tali da prevedere i fondi pensione, quindi la previdenza privata a capitalizzazione, seppur entro la cornice di regole, come base del sistema previdenziale italiano.
Noi però rischiamo di illudere gli italiani, in particolare i lavoratori più giovani, inducendoli a ritenere che la mossa di trasferire il TFR ai fondi pensione rappresenti la soluzione del loro problema, quello in prospettiva, quello della pensione. Ricordiamoci di spiegare ai giovani lavoratori che noi stiamo semplicemente chiedendogli, incentivandoli, obbligandoli, a sostituire uno strumento previdenziale, per quanto anomalo, quello della liquidazione ...
PRESIDENTE. Dovrebbe proprio concludere, onorevole Della Vedova.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ...con un altro strumento, quello dei fondi pensione. Si rinuncia alla liquidazione e si investe nei fondi pensione, contando sul fatto che renderanno di più. Qualcosa di più renderanno, ma in cambio i lavoratori giovani non avranno la liquidazione e, quindi, la loro vita comunque non cambierà. Questo, fintanto che non si avrà il coraggio di affrontare il vero nodo, quello della previdenza obbligatoria e quello dell'aliquota al 33 per cento. Sul punto rivolgo un invito alla maggioranza: non aprite il dossier pensioni! Sapete come andrebbe a finire? Andrebbe a finire come è andata a finire con le tasse: si avrebbe solo l'effetto di peggiorare la situazione italiana.
Se siamo responsabili, teniamoci lo «scalone»! È una misura che è stata votata dal Governo precedente, che ha qualche elemento di «rozzezza», ma almeno è una misura precisa e certa, che va nella direzione giusta.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi previsti per la giornata odierna.
Il seguito della discussione congiunta è rinviato alla seduta di domani.
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
65.
Seduta di Mercoledì 8 novembre 2006
presidenza del vicepresidente GIORGIA MELONI
indi
DEI VICEPRESIDENTI
CARLO LEONI,
PIERLUIGI CASTAGNETTI E GIULIO TREMONTI
Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis ); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali.
(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1746-bis e A.C. 1747)
PRESIDENTE. Riprendiamo, quindi, la discussione congiunta sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Tenaglia. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, gli effetti di una legge finanziaria si giudicano nel lungo periodo, guardando al futuro. Tuttavia, le ragioni di alcune delle scelte operate in questo disegno di legge finanziaria, la necessità ed i tempi di queste scelte e di questi interventi vanno cercati nelle azioni passate. Di questo non occorre perdere memoria in quest'aula e occorre ricordarlo anche ai cittadini che possono aver dimenticato queste azioni passate.
La necessità dell'imponente, stringente - e concentrata in un solo anno - opera di risanamento della finanza pubblica e di contenimento della spesa pubblica che questo disegno di legge finanziaria persegue e che non ha pari nei precedenti della storia repubblicana, se non nel 1992 e negli anni precedenti all'entrata dell'Italia nel sistema della moneta unica, deriva non solo dalla situazione di sforamento del rapporto deficit-PIL imposto dai parametri di Maastricht, non solo dall'essere la pesa pubblica, negli ultimi cinque anni, aumentata e divenuta fuori controllo - tutte questioni ereditate dalle gestioni finanziarie degli ultimi cinque anni -, ma anche dalla circostanza che tale opera era necessaria già nei due anni passati ed era stata rinviata, scaricandone la responsabilità e l'onere su coloro che avrebbero vinto le elezioni politiche.
Non ci tiriamo indietro in questo compito e lo porteremo ancora a compimento, come è stato fatto nel passato, affinché il paese sappia distinguere i meriti di oggi dalle responsabilità di ieri di coloro che, con la loro opera di Governo, hanno creato questa situazione di sfascio. Così come opereremo per una lotta all'evasione fiscale, che ha raggiunto intollerabili livelli per un paese evoluto e civile, e per una vera equità fiscale, dove tutti siano chiamati a contribuire alla spesa pubblica con criteri di equità e giustizia, aumentando, sì, i livelli di controllo, ma anche favorendo la crescita del senso civico e la consapevolezza di ricevere servizi efficienti, chiarendo che non vi sono premi per coloro che non adempiono all'obbligo e al dovere di pagare le imposte e le tasse.
Ieri, in alcuni interventi ho sentito parlare di condoni come di misure necessitate da un sistema fiscale ereditato, fatto di troppi controlli. I condoni non sono l'effetto di un sistema fiscale vessatorio, bensì una delle concause dell'evasione, perché ingenerano la convinzione della convenienza ad evadere rispetto all'adempimento legittimo e tempestivo del proprio dovere fiscale. Questo deve essere chiaro. Non ci devono essere dubbi su questo fronte!
I cittadini onesti vanno premiati con servizi efficienti e con la creazione di un sistema fiscale equo. Sul piano dello sviluppo del paese, non ripeterò le cose che, su altri settori, sono state già dette in quest'aula, ma voglio incentrare l'attenzione sulle misure riguardanti il settore della giustizia.
È ormai acquisito che il corretto e celere funzionamento della macchina giudiziaria, la durata ragionevole dei processi, sono uno degli elementi che concorrono alla realizzazione di un sistema paese competitivo. È una consapevolezza che, nel passato, è mancata e che è aumentata non solo tra gli operatori della giustizia, magistrati ed avvocati, ma anche in chi, come noi, è chiamato a compiere alcune scelte per far sì che la competitività e l'efficienza del sistema giustizia aumentino.
Negli ultimi cinque anni, solo apparentemente sono aumentate le dotazioni a favore del settore della giustizia. È mera apparenza, perché il precedente Governo ha aumentato solo le spese fisse, ossia quelle per gli stipendi, mentre sono diminuite le spese variabili, in primis i fondi destinati ai servizi della giustizia, che in cinque anni sono diminuiti del 52 per cento, arrivando ad una situazione per la quale negli uffici giudiziari, a giugno di ogni anno, queste risorse erano esaurite, il che ha comportato spesso il ricorso a risorse esterne (per esempio, quelle delle forze di polizia) o addirittura a risorse personali degli operatori di giustizia, magistrati e personale giudiziario, che in molti casi hanno anticipato i soldi di tasca propria.
Una tale politica non ha minimamente inciso sulla durata dei processi e sul numero delle sentenze e non ha migliorato la produttività del sistema, ma l'ha addirittura peggiorata, se è possibile in una situazione di questo genere. Quindi, occorre voltare pagina in materia di giustizia. Anche in questo settore, la finanziaria opera una scelta e pone degli obiettivi strategici: la riduzione dei tempi e dei costi dei processi (sembra un ossimoro, ma non lo è). L'efficienza del sistema giustizia è possibile attraverso questi obiettivi: la riorganizzazione delle articolazioni territoriali, gli investimenti in materia di edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile (che vengono aumentati), lo sviluppo della professionalità e del rendimento di tutto il personale (è una delle sfide che ci vedrà impegnati in questa legislatura: creare un sistema di valutazione della professionalità del personale amministrativo e della magistratura), l'innovazione ed il potenziamento tecnologico dei servizi, il rafforzamento dell'opera di cooperazione giudiziaria, che è uno dei punti nevralgici e delle spine dorsali del sistema europeo di giustizia e sicurezza interna.
Per raggiungere tali obiettivi e in considerazione della loro funzione strategica, la dotazione del Ministero della giustizia risulta tra le meno colpite da questa finanziaria, pur nella considerazione di un'opera generale ed imponente di risanamento che, come ho già detto, ha pochi precedenti nella storia repubblicana.
La sottolineatura che è stata fatta, sia in Commissione sia in quest'aula, sulla diminuzione dello stato di previsione per il 2007 del Ministero della giustizia, in realtà, non risponde al vero, perché il decremento, pari ad una quota quasi assorbente del 3,8 per cento, deriva dalla normativa contenuta nel decreto Bersani relativa al blocco delle anticipazioni delle spese di giustizia da parte di Poste Italiane, allo scopo legittimo, prioritario ed indispensabile di individuare meglio gli andamenti delle singole poste di bilancio. I fondi non vengono diminuiti; viene solo mutata la loro fonte di pagamento.
Nello specifico delle misure, oltre all'aumento del fondo di dotazione per l'edilizia giudiziaria e penitenziaria, della quale ho già detto, occorre evidenziare una novità assoluta, ossia il fondo di dotazione di 200 milioni di euro l'anno, finalizzato alle esigenze correnti dell'acquisizione di beni e servizi, che consentirà di evitare la paralisi che si è verificata nel passato per l'esaurimento nel corso dell'anno delle dotazioni dei servizi giudiziari. Quindi, sotto questo profilo la gestione degli uffici avrà un beneficio notevole; soprattutto ne avranno un beneficio quei servizi strettamente connessi all'esercizio della giurisdizione, ossia alla fruizione, da parte del cittadino, di un processo celere, equo e nel quale siano in equilibrio garanzie ed efficienza.
Un'altra scelta strategica che viene supportata è quella riguardante l'informatizzazione dei servizi; nell'ottica della politica di ragionevole durata dei processi, viene perseguita con significativo aumento dell'importo del bilancio, che raggiunge 84 milioni di euro.
Certo, è un primo passo, poiché tali fondi non sono ancora sufficienti, soprattutto per realizzare la piena informatizzazione del processo civile; tuttavia, essi costituiscono, rispetto al passato, un progresso notevole.
Debbo altresì evidenziare con favore, rispetto alla stesura originaria dell'articolo 64 del disegno di legge finanziaria, l'emendamento, annunciato dal Governo, concernente gli adeguamenti automatici dei trattamenti stipendiali del personale...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
LANFRANCO TENAGLIA. ...non contrattualizzato della pubblica amministrazione.
Concludo, Presidente. Con tale proposta emendativa, verranno salvaguardati soprattutto i giovani professionisti che operano all'interno della pubblica amministrazione (vale a dire, coloro che guadagnano meno di 53 mila euro) e si conseguiranno maggiori risparmi nella spesa dello Stato.
Si tratta dei primi passi di un cammino che, in cinque anni, deve portarci a costruire una giustizia efficiente, giusta e dalla durata ragionevole...
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole!
LANFRANCO TENAGLIA. Sono i primi passi per giungere ad offrire ai cittadini un paese migliore rispetto a quello che abbiamo ereditato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, le problematiche della coalizione di Governo e la confusione della sua politica si riflettono decisamente non solo nel testo del disegno di legge finanziaria in esame, ma, ancora di più, nel desolante spettacolo a cui abbiamo assistito durante la trattazione di detto provvedimento in sede di Commissione bilancio.
Che da alcuni anni, signor Presidente, vi sia una vera e propria crisi nel rapporto tra Esecutivo e Parlamento ritengo sia sotto gli occhi di tutti, ma che si potesse giungere ad un livello così basso non lo avrei mai creduto!
Mi preme, in via preliminare, esprimere la mia piena solidarietà all'onorevole Ventura, relatore sul disegno di legge finanziaria, che ho avuto modo, in questi anni, di apprezzare per la sua straordinaria correttezza intellettuale, nonché per il suo corretto approccio alle regole, nel profondo rispetto delle istituzioni. In questi giorni, ho visto l'onorevole Ventura aggredito da una maggioranza che mira a portare a casa, egoisticamente, qualcosa per sé più che dare al paese una legge finanziaria seria, breve e correttamente presentabile agli organi europei, i quali attentamente osservano quale manovra di finanza pubblica il Parlamento sarà in grado di licenziare.
Fa quasi impressione chi fa finta di non capire che oggetto del giudizio delle agenzie internazionali di rating è proprio questa manovra di bilancio. Le agenzie guardano più agli aspetti qualitativi che a quelli meramente quantitativi di tale manovra. Si tratta infatti, per una parte, di alcuni interventi variegati nelle più diverse direzioni, i quali non corrispondono ad alcuna strategia o linea, ma soddisfano le diverse anime e finalità di questo Governo e di questa maggioranza, che appaiono al paese assolutamente discutibili. Per il resto, siamo in presenza di un ammasso di norme secondarie e frammentarie che, in un paese serio, non dovrebbero trovare ospitalità all'interno del disegno di legge finanziaria.
Le agenzie internazionali che hanno declassato il nostro paese sanzionano non solo la qualità troppo bassa dei provvedimenti di bilancio, ma anche la manifesta insufficienza della complessiva politica legislativa del Governo in carica. Ricordo che, da poco, abbiamo superato il primo semestre della legislatura, tuttavia il Parlamento ha approvato, in tutto, tredici leggi, otto delle quali di conversione di decreti. Credo si tratti di un triste primato, aggravato dal fatto che i provvedimenti d'urgenza concernono, in massima parte, interventi eterogenei e frammentari, associati a questioni di primaria rilevanza politica. Vorrei portare un semplice esempio: il decreto-legge che abbiamo licenziato, il quale al momento si trova al Senato, che concorre alla realizzazione della manovra di finanza pubblica oggi al nostro esame. Tale provvedimento investe, al contempo, sia temi di notevole rilevanza economica e sociale, sia normative del tutto secondarie ed occasionali.
Ai colleghi che ieri mi chiedevano (sapendo che, in questi giorni, ho operato presso la Commissione bilancio) alcune informazioni sui contenuti del disegno di legge finanziaria, non ho avuto possibilità o modo di rispondere. Infatti, la velocità con la quale si avvicendavano proposte emendative presentate dal relatore e dal Governo è stata tale che difficilmente la stessa Commissione è riuscita ad avere un quadro compiuto e chiaro riguardo alla strategia di bilancio di questo Esecutivo.
Ciò che impressiona, tuttavia, è il divario esistente tra gli annunci del Governo e del ministro dell'economia e delle finanze ed il contenuto del provvedimento al nostro esame. Ricordo che l'onorevole Ventura ha svolto una relazione, all'inizio di questo dibattito, affermando, riferendosi al Mezzogiorno, che finalmente, dopo anni di latitanza, riappare una politica per la crescita del Meridione. Ebbene, vorrei segnalare che non ho riscontrato ciò.
ANTONIO LEONE. Era un'altra finanziaria!
GASPARE GIUDICE. Al fine di ricostruire un quadro complessivo delle risorse finanziarie disponibili per gli interventi a favore delle aree sottoutilizzate, come risulta dal disegno di legge finanziaria in esame, bisogna tenere conto di tre voci fondamentali. La prima di esse è costituita dalle autorizzazioni pluriennali di spesa indicate nel settore 4 della Tabella F; la seconda sono le ulteriori disposizioni contenute negli articoli del disegno di legge finanziaria, in particolare negli articoli 105 e 121, i quali prevedono risorse aggiuntive per il fondo delle aree sottoutilizzate; la terza voce, infine, è rappresentata dalle risorse nazionali destinate al cofinanziamento degli interventi dell'Unione europea nelle aree sottoutilizzate, allocate nel fondo di rotazione per le politiche comunitarie.
Ebbene, sommando le risorse finanziarie di queste tre voci, le disponibilità complessive per gli interventi nelle aree sottoutilizzate risultano per il 2007 pari a 9.461 milioni di euro, per il 2008 pari a 10.960 milioni di euro, per il 2009 pari a 15.009 milioni di euro, mentre per l'anno 2010 e per i seguenti si appostano 70.899,5 milioni di euro. Il totale risulta essere pari a 106 milioni di euro, di cui 70 o 71 per gli anni che verranno.
Ponendo seriamente a raffronto gli importi relativi al primo anno della manovra di finanza pubblica con quelli autorizzati dalla scorsa legge finanziaria, si può evidenziare come il disegno di legge finanziaria per il 2007 determina, rispetto al primo anno della manovra per l'esercizio finanziario 2006, una riduzione di 867 milioni di euro delle risorse complessivamente destinate alle aree sottoutilizzate.
Non comprendo, allora, dove sia la svolta operata da questo Governo in materia di politiche a favore del Mezzogiorno! A quale finanziaria faceva riferimento il relatore?
Vorrei ora passare brevemente, signor Presidente - anche perché vorrei evidenziare che non ve ne è stata l'occasione durante l'esame del provvedimento in sede di Commissione -, ad alcune misure riguardanti, in particolare, la Sicilia, nei confronti della quale questo Governo ha avuto un occhio di riguardo «in negativo». Ciò sembra denotare un atteggiamento quasi punitivo, magari perché quella regione è governata dal centrodestra.
Mi riferisco, in modo particolare, ad alcune disposizioni recate dal disegno di legge finanziaria. L'articolo 190, infatti, sopprime in due righe le risorse finanziarie assegnate, in passato, alla fondazione per la ricerca nel campo delle biotecnologie. Si tratta di una decisione del Governo che non solo mortifica la Sicilia, ma farà fare all'intero paese una cattiva figura nei confronti degli organi internazionali, magari per il risentimento di qualche professore di Pittsburgh stranamente approdato alla politica!
Vede, signor Presidente, credo che alcuni principi debbano essere rispettati; tra questi, vi sono le norme statutarie della regione siciliana, che questo Esecutivo ha ritenuto di mettere sotto i piedi: mi riferisco, in particolare, all'articolo 101 del disegno di legge finanziaria. Tale articolo, infatti, dispone il completo trasferimento della spesa sanitaria alla regione siciliana, con l'elevazione, nel triennio 2007-2009, dell'attuale aliquota regionale di compartecipazione dal 42,5 al 45 per cento, innalzandola successivamente al 47,5 per giungere, infine, al 50 per cento.
Ciò ignorando, per un verso, che in realtà la partecipazione alla spesa da parte della regione è considerevolmente superiore a tali aliquote. Vorrei precisare, infatti, che la Sicilia destina al servizio sanitario il 90 per cento del gettito IRAP, l'intero gettito dell'addizionale IRPEF ed i ricavi propri delle aziende sanitarie. Si può affermare che, nel 2005, la spesa sanitaria di questa regione rimasta a carico dello Stato è stata pari al 28 per cento.
Va ricordato, peraltro, che, quando lo Stato stabilì che, a partire dal 1994, le regioni a statuto speciale, tra cui la Sicilia, concorressero al finanziamento del servizio sanitario, fu previsto che tale concorso avvenisse in attesa delle norme di attuazione, mediante le quali si sarebbe dovuto procedere, ai sensi del comma 7 del citato articolo 12, al completamento del trasferimento delle competenze previste dagli statuti di autonomia delle medesime regioni.
Per concludere, signor Presidente, quelli che ho indicato e tanti altri sono gli aspetti che ci deludono. Speriamo che il Governo voglia recuperare aprendo in aula quel dibattito che in Commissione è mancato. Speriamo che si voglia discutere in maniera seria, in quest'aula parlamentare, di un provvedimento che ha colpito veramente l'intero territorio nazionale. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Grazie a lei.
È iscritto a parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, venendo in rilievo il disegno di legge finanziaria, sorge d'obbligo la domanda: ma di quale finanziaria stiamo parlando? Di quella presentata il 29 settembre o di quella con gli oltre 250 emendamenti che vari ministri hanno mano a mano annunciato o presentato? Di quella con 3 mila emendamenti provenienti dalla maggioranza o di quella con 20 mila emendamenti, che ci chiede il paese tutto unito? La finanziaria, di fatto, non esiste: quella che è stata scritta a settembre è carta straccia da buttare via che nessuno ha capito, che nessuno condivide.
Eppure, il disegno di legge finanziaria continua ad essere presentato come un gigantesco tentativo di redistribuire la ricchezza, mentre, in realtà, il saldo finale della manovra sull'IRPEF risulta positivo per il fisco anche al netto degli annunciati aumenti degli assegni familiari e dei vantaggi per le fasce di reddito più basse, ritenuti minimi, se non addirittura inesistenti. In un dibattito televisivo, il Vicepresidente del Consiglio D'Alema ha affermato che, il 27 gennaio 2007, aprendo le buste paga, i lavoratori si renderanno conto dell'importanza di questa manovra economica, della legge finanziaria. Io dico al ministro D'Alema che, se quelle buste paga avessero le mani, gli farebbero la faccia gonfia!
Non si possono continuare a dire bugie ai lavoratori, alle fasce più deboli, a coloro i quali, tutte le mattine, si rimboccano le maniche per mandare avanti questo paese! La verità è che questo Governo ha la mentalità «fischiana» del viceministro Visco, di fatto ministro dell'economia, il quale ha l'idea preconcetta secondo la quale tutti gli italiani sono evasori e mascalzoni (idea che dovrebbe essere rispedita al mittente). Questa pressione fiscale è tipica dei paesi dittatoriali!
Contemporaneamente, la reintroduzione delle detrazioni opera un inasprimento dell'incidenza della tassazione decentrata sui contributi, valutabile, secondo le stime del Governo stesso (contenute nella relazione tecnica), nell'ordine di oltre 400 milioni di euro, a causa di maggiori addizionali regionali e comunali.
Uno dei capisaldi economici della manovra, il trasferimento forzoso all'INPS del TFR dei lavoratori, oltre a rappresentare un'operazione di dubbia legittimità sul piano contabile, costituisce un vero e proprio attentato all'improcrastinabile decollo della previdenza complementare.
La dimensione economica della finanziaria è, peraltro, del tutto ingiustificata se si considera l'andamento dei conti pubblici, che, in base agli indicatori disponibili, risulta in netto miglioramento, e comunque in linea con le richieste di Bruxelles. L'ISTAT ha appena comunicato che, nei primi sei mesi del 2006, il rapporto deficit-PIL è sceso sotto il 3 per cento (quindi, in linea con i parametri europei). Inoltre, risultano tutti di segno positivo gli altri dati di bilancio: saldo primario, entrate correnti, imposte dirette ed imposte indirette. L'Italia stava andando bene ma, tutto ad un tratto, con il provvedimento in esame, la si è voluta affossare!
Il disegno di legge contiene anche elementi di autentica vessazione fiscale nei confronti di categorie deboli e, comunque, non rilevanti ai fini della lotta all'evasione fiscale. Vengono penalizzati persino i portatori di handicap, a favore dei quali, nella prima stesura, erano stati vergognosamente previsti appena 50 milioni di euro di stanziamento. Al contrario, per fare un solo esempio (tra i meno evidenziati), in un crescendo rossiniano di nuovi balzelli e ticket, l'aggio sulla riscossione delle cartelle esattoriali è stato quintuplicato e trasferito a carico dei contribuenti!
La manovra risulta estremamente deludente per le stesse attese di lavoratori dipendenti e pensionati, che stanno facendo sciopero giustamente (a differenza di quanto è avvenuto sabato, quando uomini di Governo sono andati a protestare contro se stessi: unico esempio al mondo, che ci fa capire a che punto siamo arrivati!): non solo non recuperano il fiscal drag, ma non traggono alcun beneficio, nonostante le promesse, dalla riduzione del cuneo fiscale. Restano senza risposta anche le istanze di molti lavoratori precari che operano in alcuni comparti della pubblica amministrazione quali enti locali e ricerca, che è e che continua ad essere il fanalino di coda (ha ragione Mussi: si dovrebbe dimettere!), l'università e la sanità.
A proposito, che vergogna, nella sanità, i ticket di pronto soccorso! Quando uno si sentirà male, dovrà portarsi anche portafoglio e libretto degli assegni perché, se per caso non ha nulla (come tutti noi spereremmo), deve pagare 41 euro di ticket e, per ogni ricetta, 10 euro di ticket in più! Andava sicuramente meglio quando andava peggio (come si suole dire): nella prima Repubblica, queste cose non sarebbero mai successe, perché c'erano parlamentari e, soprattutto, uomini di Governo validi, capaci e con un grande senso dello Stato (d'altronde, quello Stato l'avevano fondato e mai osteggiato, come fanno, invece, quelli che sono al Governo adesso).
Appaiono insufficienti le risorse destinate al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici e, per certi versi, comici i tentativi di affrontare le problematiche del mondo della scuola aumentando del 10 per cento le aspettative di promozione degli alunni. Non sappiamo come risolvere il problema della scuola? Diciamo che li promuoveremo di più!
E la sforbiciata ai trasferimenti agli enti locali? Io faccio il sindaco da sedici anni, ma la vergogna che ho provato quando ho letto il testo del provvedimento in esame non l'ho mai provata! Lo Stato sociale è rappresentato dai comuni! Stamattina, alle 11, saremo tutti dal Presidente Bertinotti per protestare contro il disegno di legge finanziaria, ma vediamo che ancora non si dà soluzione al problema: vengono tartassati i comuni e lo Stato sociale! Si vuole cancellare il comune, in Italia, il che significa che si vuole cancellare il 50 per cento delle opere pubbliche, che, come tutti sanno, viene realizzato dai comuni. Eppure, questo Stato continua a reggersi proprio grazie alle amministrazioni comunali. Speriamo che stamani, alle 11, si riesca a trovare qualche soluzione tutti insieme, anche se c'è da dubitarne. D'altro canto, i nuovi limiti all'indebitamento si riflettono inevitabilmente sugli investimenti.
Il finanziamento del fondo per la non autosufficienza, ammontante, come ho già detto, a 50 milioni di euro, sarà aumentato, forse, a 170, per effetto dell'approvazione di qualche emendamento. In maniera analoga, alcune risorse saranno mobilitate per abbassare l'aliquota IVA sulle bevande distribuite nei convegni e nei congressi. È veramente una vergogna!
Anche la cosiddetta responsabilizzazione degli enti locali, attuata mediante la facoltà di aumentare le tariffe e la tassazione locale, rappresenta una sciagurata attuazione del federalismo fiscale, senza neppure la previsione di adeguate forme di compensazione per l'inevitabile perdita di risorse che si registrerà nelle regioni del Mezzogiorno.
Da notare, altresì, che la revisione degli estimi catastali ed il passaggio dalla tassazione del reddito a quella patrimoniale disegnano un consistente inasprimento della pressione fiscale sulla casa, che rappresenta, statisticamente, un bene diffuso posseduto, se Dio vuole, dall'80 per cento degli italiani.
Tra i pochi elementi positivi rilevabili nel provvedimento, vi sono il recupero di una decente tassazione sulle rendite finanziare ed il tentativo di recuperare, attraverso una diversa gradualità delle fasce di reddito, il principio costituzionale della progressività dell'imposizione fiscale e la selettività, in favore della stabilizzazione dell'occupazione (specialmente per le donne rientranti nella definizione di lavoratore svantaggiato), nella distribuzione alle aziende degli incentivi derivanti dalla riduzione del cuneo fiscale. Si vede che qualche riformista all'interno del Governo c'è: ogni tanto, qualche sussulto lo ha e si vede! Speriamo che questi riformisti prevalgano sui massimalisti cattivi. Tuttavia i giudizi negativi sono di gran lunga prevalenti rispetto ai pochi aspetti condivisibili perché la legge, oltre a contenere forti elementi di ingiustizia sociale sui quali ovviamente ho cercato di soffermarmi, dopo lunghi anni di magra sembrava essere alla portata del nostro paese.
Va del resto sottolineato che altre fasce sono prese di mira e l'impostazione culturale e politica contro le piccole imprese, contro tutte le professioni consiste nell'aumento delle imposte con il preannunciato utilizzo preconcetto della revisione degli studi di settore; un pesante aumento della pressione contributiva sul lavoratore autonomo viene a minare quello che nel paese è la grande risorsa dei liberi professionisti e delle piccole imprese che sono il cuore, il motore, le cellule del nostro paese.
Io non vorrei aggiungere nient'altro se non che questa è una tangente che il Governo ha dovuto pagare a chi lo ha aiutato a vincere le elezioni: la CGIL e le cooperative rosse. Ormai questo sindacato, che non è più il sindacato dei lavoratori, che è diventato qualcosa di diverso, cioè una cellula di partito - chi vi parla fa parte di quel socialismo riformista che lo ha creato cinquant'anni fa, il 1o di ottobre a Milano -, ha ovviamente sciupato, buttato via tutte quelle che erano le aspettative che il paese aveva nei confronti di un'organizzazione sindacale che era seria, autonoma e faceva veramente l'interesse dei lavoratori. Adesso, in cambio della regolarizzazione degli extracomunitari che gli porta grosse risorse, anche la CGIL è diventata una associazione capitalistica che cerca di fare economia, di fare gli interessi economici dei propri dirigenti, che sono tantissimi. Così le cooperative rosse, che ormai hanno preso in mano la grande distribuzione, la grande impresa, le grandi banche, hanno chiesto a questo Governo, che è il finanziatore sicuramente dell'Unione e dell'Ulivo, di recuperare quello che hanno investito in questi anni; quindi, con questa finanziaria si è pensato solamente a piccole fasce e non certamente all'interesse dell'Italia e degli italiani.
Noi siamo una piccola voce con un garofano rosso riformista, ma vi saremo sempre addosso, con il fiato sul collo, perché non possiamo permettervi di sciupare un paese che abbiamo creato con sacrifici e che abbiamo portato all'onore del mondo. Un paese che era invidiato da molte nazioni che adesso ci stanno superando tutte, perché ci manca una classe dirigente, soprattutto governativa, all'altezza, che non si può improvvisare.
L'Italia stava andando economicamente bene, anche grazie alla finanza creativa di Giulio Tremonti, ma qualcuno ha voluto buttare via il bambino dopo averlo lavato, e si è sbagliato perché doveva buttare via l'acqua sporca e non il bambino (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alba Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, gli interventi che la legge finanziaria prevede per il sistema scolastico, l'università, la ricerca, la cultura, lo sport intendono rappresentare un piano di misure destinato a rimettere in moto una politica di risanamento e di sviluppo di tali settori, cioè quelli della filiera della conoscenza.
Come già sottolineato nel dibattito in Commissione però, termini come società della conoscenza, internazionalizzazione del sapere e della cultura, per non rimanere slogan e gusci vuoti hanno bisogno di scelte politiche, di strategie lungimiranti e, soprattutto, hanno bisogno di politiche di equità se non vogliamo che l'accresciuto bisogno di sapere, di conoscenza, di fruizione del bene cultura non diventino un ulteriore elemento di discriminazione tra chi sa e chi non sa, tra chi accede alla conoscenza e chi ne rimane escluso perché tutto ciò rischia di sommarsi alle già profonde differenze sociali che ancora esistono nel nostro paese.
L'Italia ha le risorse per volare alto, ha la creatività, ha le professionalità, ha tanti giovani appassionati allo studio e alla ricerca che sono il nostro futuro; perciò, ha bisogno di profonda discontinuità rispetto al Governo precedente, di una nuova leadership dell'impresa della conoscenza, dell'impresa culturale, dell'impresa del bello, cioè di un sistema paese basato sulla partecipazione, sull'innovazione, sulla ricerca, sulla valorizzazione dei talenti. Se questa sfida non sapremo giocarla resterà indietro la parte più innovativa e più ricca dell'Italia.
Sicuramente la finanziaria del 2007 rappresenta una manovra assai significativa, ma dobbiamo anche dire che non sempre è presente un giusto equilibrio tra rigore e investimenti di lungo respiro. È vero, abbiamo ricevuto l'eredità pesante del deficit pubblico e il pareggio del conti costa 15 miliardi di euro, ma nella finanziaria ci sono ben 19 miliardi di euro per lo sviluppo.
Nella nostra discussione in Commissione abbiamo sottolineato con preoccupazione come di questa somma poco vada all'istruzione e, assai poco, alla ricerca pubblica e all'università, nel cui settore le risorse aggiuntive sono compensate dai tagli. Siamo anche convinti che non ci possa essere vero sviluppo se manca l'investimento nel sapere, nella ricerca, nell'istruzione.
Riprendo brevemente i punti del nostro dibattito sui singoli temi, rappresentando anche i nostri emendamenti e gli emendamenti dei relatori in Commissione bilancio riguardo alla ricerca e all'università. È indubbio che i tagli ai ministeri rappresentano un'ulteriore riduzione di risorse per l'università, esclusa per quanto riguarda le spese per il fondo ordinario e, soprattutto, per gli enti di ricerca, come dall'emendamento approvato in Commissione bilancio. Così come il reintegro delle spese per il fondo di funzionamento ordinario - emendamento del relatore - recupera solo in parte il taglio dei consumi intermedi. Sicuramente mi auguro che sarà migliorata e modificata la norma sul blocco degli scatti di anzianità, mentre rimane esiguo lo stanziamento per l'edilizia universitaria.
È evidente che tutto questo, pur nella consapevolezza della necessità di raggiungere gli obiettivi fissati dal Governo di contenimento della spesa e del risanamento del bilancio pubblico, crea allarme e preoccupazione nella CRUI, negli atenei, tra docenti e studenti e rischia di oscurare anche le novità contenute nella finanziaria e nel decreto fiscale che ci sono e non sono di poco conto: un piano triennale per riaprire le porte ai giovani ricercatori finanziato con 140 milioni di euro nel triennio, un forte impulso ai bandi di ricerca, l'istituzione e il finanziamento del fondo per la ricerca scientifica e tecnologica, l'istituzione dell'agenzia della valutazione, un programma ambizioso Industria 2015 per il decollo della ricerca applicata.
Per quanto riguarda la pubblica istruzione, nel dibattito in Commissione abbiamo lavorato per valorizzare i punti di novità e qualità della finanziaria, discutendo a fondo anche sui punti più delicati e controversi della manovra, cioè quelli che stanno creando più preoccupazione nel mondo della scuola e che rischiano appunto di oscurare i punti di forza della manovra: quegli interventi di modifica, di indirizzo e finanziari del quadro legislativo definito nel corso della precedente legislatura, che sarà oggetto di una profonda revisione nei prossimi anni, in attuazione del programma di Governo. Faccio alcuni esempi: l'espansione della scolarità, le norme sull'istruzione degli adulti, sulla formazione tecnica superiore integrata, sull'elevamento dell'obbligo di istruzione su cui c'è una discussione e una battaglia politica da riprendere e continuare; il conseguente elevamento dell'età di accesso al lavoro, il riordino degli enti di servizio del ministero, le norme sui libri di testo, i fondi per l'edilizia scolastica e per la messa a norma degli edifici e per l'innovazione tecnologica.
Vediamo con favore che viene proposto dal Governo un emendamento che elimina la clausola di salvaguardia di cui all'articolo 67 lettera b); quindi, è opportuno che sia il Ministero della pubblica istruzione a monitorare i risparmi realizzati in stretto collegamento con il Parlamento anche per poter reinvestire gli stessi per migliorare e qualificare il sistema. Per quanto concerne l'assunzione dei docenti precari (150 mila in tre anni), che è una grande novità, un'importante scelta del Governo e del ministro, già nel parere inviato alla Commissione bilancio sollecitavamo il Governo ad attivare un percorso di costante monitoraggio sull'attuazione del piano e di avviare con successive disposizioni un riordino dell'intera disciplina della formazione e del reclutamento al fine di dare una adeguata risoluzione al problema del precariato e di evitarne la ricostituzione. In questa direzione è stato presentato un emendamento in Commissione bilancio, firmato da tutta l'Unione, che prevede che non vengano eliminate le graduatorie permanenti e sul quale continueremo ad impegnarci nel confronto in aula.
Certo, bisogna ripensare all'intera disciplina della formazione e del reclutamento, a un efficace sistema di valutazione della scuola, capace di orientare le scelte di politica scolastica, ma tutto questo non può essere fatto creando paure ed incertezze, rimettendo in discussione diritti acquisiti o non considerando le legittime aspirazioni di tanti.
Per quanto riguarda l'editoria, il confronto che c'è stato in Commissione, in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria, è direttamente collegato a quanto si è detto in occasione dell'esame parlamentare del decreto fiscale. In questa circostanza, il Parlamento, in accordo con il Governo, con largo consenso di forze politiche anche dell'opposizione, ha corretto l'impostazione originaria del decreto, che prevedeva l'abolizione del diritto soggettivo ai contributi diretti, che avrebbe determinato una condizione di instabilità dell'intero settore, causando la crisi di importanti giornali cooperativi di partito. Un esito, perciò, inammissibile. Si è convenuto di stabilire la certezza dei contributi ed avviare un percorso di riforma, teso ad individuare quelle posizioni di abuso che, pure in questo settore, sono presenti. Si è scelto di delegare al Governo il compito di sviluppare questa iniziativa, riservando al Parlamento l'occasione di verifica e di confronto sugli orientamenti in materia. Ora, però, è necessario integrare il fondo, come già sollecitava un ordine del giorno approvato nel luglio scorso, anche per evitare che la Presidenza del Consiglio debba essere costretta a fare i salti mortali per onorare gli impegni assunti nella legge, in presenza di una copertura inadeguata.
Per quanto riguarda il settore dei beni e delle attività culturali, assistiamo ad un significativo cambio di passo rispetto alla precedente gestione di Governo, che aveva penalizzato sia l'attività dello spettacolo sia l'attività del personale di musei e sovrintendenze. Perciò è importante che già si siano aumentati, nel decreto Bersani, i fondi per il fondo unico dello spettacolo. Pur nella ristrettezza delle risorse, ci sono, dunque, segnali positivi e significativi: il significativo rifinanziamento del FUS, i 31 milioni per interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali del paesaggio, il contributo al fondo dell'articolo 12 del decreto legislativo del 2004 (la legge sul cinema), così come il fondo di cofinanziamento di progetti tra Stato, regioni ed enti locali, nelle materie di pertinenza del ministero, che è una scelta di decentramento, di costruzione di sinergie sui territori e di potenziamento delle autonomie locali; ancora, nuovi criteri di ripartizione del FUS, che intendono superare un intervento totalmente automatico, organizzato in percentuali rigide sempre uguali nel tempo, prevedendo uno zoccolo fisso in ragione di criteri quantitativi e oggettivi ed una quota variabile legata alla qualità. C'è la necessità, per troppi anni, dimenticata ed elusa, di garantire ai giovani esperienze di qualità, che fanno fatica ad emergere. In questa chiave è da leggere l'agevolazione in favore delle piccole e medie imprese di produzione musicale, alle quali viene riconosciuto un credito di imposta per le spese di produzione, sviluppo, digitalizzazione di opere di artisti emergenti. Così come si sta lavorando per coniugare il cinema di qualità con l'industria culturale. È da segnalare, infine, la possibilità per i comuni di canalizzare quota parte della tassa di scopo al recupero e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale.
Mi auguro, quindi, a conclusione dell'intervento, che il confronto in aula serva a superare i punti di criticità di questa manovra complessa, ma che intende, davvero, rappresentare l'avvio di una nuova fase di crescita e di sviluppo del paese. Signor Presidente, chiedo infine che sia autorizzata la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Per il gruppo della Lega Lord, discutere di questa finanziaria è anche abbastanza semplice, alla luce di quelli che sono i pilastri dichiarati dal Governo di centrosinistra, pilastri che, in realtà, non stanno in piedi. Si è detto che è una manovra che deve servire allo sviluppo ed una manovra improntata all'equità e al rigore. Ebbene, in questa manovra non c'è rigore, non c'è equità e non ci sarà, purtroppo, sviluppo. Che non ci sia rigore, l'abbiamo già capito tutti subito, così come è stato attestato dagli enti di certificazione internazionale, che hanno prontamente declassato il nostro debito pubblico. La motivazione, molto semplice, è che non c'è rigore, non ci sono tagli strutturali, si procede, semplicemente, aumentando le tasse. È evidente che è facile far quadrare i conti aumentando le tasse, ma non è così che si risolvono i problemi di questo strano paese. Infatti, dei 34 e rotti miliardi di manovra, ben 30 sono di entrate (poi si può discutere se non saranno 30 ma 28: la sostanza chiaramente non cambia, in quanto sono quasi tutte entrate). Qual è il problema di una manovra fatta di tutte entrate? Voi, cari colleghi della maggioranza, l'avete vissuto sulla vostra pelle: se la manovra è fatta tutta di entrate, necessariamente, ogni tentativo di modifica si scontra con la necessità di coprire un taglio di entrata con una differente entrata. L'abbiamo visto, ad esempio, in maniera molto chiara, con il decreto fiscale n. 262, collegato alla manovra, sull'operazione della tassa di successione. Nella versione iniziale, la tassa di successione prevedeva di tassare i patrimoni del defunto a partire da un valore molto basso, di 250 mila euro. Giustamente, ci si è resi conto che questa era una follia (addirittura, era di 100 mila euro per le imprese) e la soglia tassabile è stata, quindi, alzata ad un miliardo di euro. Bene, questo ha comportato un buco nell'entrata di 140 milioni di euro. Come è stato coperto questo buco di entrata di 140 milioni di euro? Semplicissimo, aumentando il bollo degli autocarri e dei motorini vecchi. Questo è il problema di fondo di una manovra fatta di sole entrate, ovvero che, quando si modifica, si modifica andando a reperire altre entrate. In questo caso specifico, poi, lascio a voi giudicare se l'entrata è congrua e coerente e, soprattutto, se, in questo modo, si va ad aiutare le fasce deboli. Secondo noi, chiaramente no.
Sul fatto che non ci fosse rigore e che non si andasse verso i tagli, bensì ancora verso una politica di entrate, con il Governo Prodi, l'abbiamo capito fin dall'inizio. Il primo provvedimento portato in questa aula è stato il cosiddetto «spacchettamento», un bel termine per nascondere la sostanza delle cose, ovvero la creazione di ben cinque nuovi ministeri, arrivando poi ad infoltire il Governo con un numero - che ha sorpassato il Governo di Giulio Andreotti - di ben 103 tra sottosegretari, viceministri e compagnia. È ovvio che il messaggio chiaro non è di rigore o di taglio della spesa, ma di impossibilità di andare a tagliare la spesa, anzi di necessità di aumentarla.
Veniamo, poi, a quelli che sono i tagli che sono stati inseriti in questa manovra, perché c'è una piccola componente di tagli. Il primo e più importante è il taglio agli enti locali: oltre 4 miliardi di tagli agli enti locali. Anzitutto bisogna disquisire sul fatto se siano o meno tagli; secondo noi, sono tagli a livello di Stato centrale, che si traducono in maggiore tassazione a livello locale. Quindi, in realtà, sono tasse mascherate. Oltre a questo, non si è neanche riusciti a fare bene questa operazione. Prendiamo, ad esempio, il caso dei piccoli comuni, che oggi protestano contro il Governo, quasi tutti, peraltro, amministrati da giunte di sinistra. Qualche settimana fa, è stato fatto, addirittura, un accordo fra Governo e associazione dei comuni, in cui si è detto: guardate, ci si è resi conto che questi tagli sono eccessivi e li riduciamo da 2,8 miliardi a 2,2 miliardi, dando un sostegno ai piccoli comuni. Bene, neanche questo accordo è stato rispettato. Non siete neanche riusciti a mantenere la vostra parola, tant'è che l'ANCI, che è non la Co.Nord, associazione dei comuni del Nord, ma quella dei comuni d'Italia, ha dichiarato testualmente che il taglio di 600 milioni (da 2,8 a 2,2 miliardi) è puramente nominale, dal momento che sono stati ridotti esattamente di 600 milioni i trasferimenti. Quindi, li avete presi per i fondelli.
Ma la cosa peggiore è l'operazione che è stata fatta per i piccoli comuni, ai quali era stato dichiarato che sarebbero stati destinati 250 milioni di euro. Bene, con un emendamento (uno dei pochi, ad onor del vero, discussi in Commissione bilancio) sono stati attribuiti ai piccoli comuni 200 milioni di euro, quindi 50 in meno. Ma non sono questi 50 milioni di euro in meno che fanno venire il nervoso a tutti. È, anche stavolta, il modo in cui sono stati reperiti i fondi: 200 milioni «pescati» dal fondo delle aree sottoutilizzate, cioè - tradotto - le aree, soprattutto del meridione, in cui si trova la stragrande maggioranza dei piccoli comuni. Quindi, avete tolto da una parte e preso dall'altra, ossia non avete cambiato nulla.
Altra fonte di tagli, pari a 3 miliardi e 100 milioni, è la sanità. Anche in questo caso, però, saranno tagli a livello centrale, che si traducono automaticamente in maggiori oneri per i contribuenti a livello locale. «Automaticamente» lo avete scritto voi, nel momento in cui dite che se una regione non rispetta il patto «automaticamente», così è scritto in finanziaria, viene aumentata l'IRAP per quella regione; il taglio è posto quindi a carico delle imprese delle regioni che «sforano». Noi avevamo presentato in proposito un bell'emendamento che ripresenteremo in Assemblea, perché questo ragionamento è sbagliato concettualmente. In quel caso la colpa di chi è? Se una regione «sfora» la colpa di chi è? Non è certamente del cittadino, che poi dovrà pagare il ticket. Non è certamente dell'impresa, che poi dovrà pagare l'IRAP. È degli amministratori. Noi abbiamo previsto un emendamento molto semplice, diretto a tagliare le indennità dei consiglieri regionali della regione che «sfora» il budget sanitario. Questo è il modo di agire, questo è il federalismo fiscale! Altro che aumentare le tasse a livello locale! Tra l'altro, per inciso, ma è importante che rimanga agli atti, la Corte dei conti ha certificato che la stragrande maggioranza del «buco» della spesa pubblica è riconducibile a giunte ed amministrazioni di sinistra. Altro che «modello emiliano», «modello umbro», eccetera, eccetera! Andate a leggere quella relazione e constaterete che le sorprese saranno belle ed interessanti per tutti!
Passiamo, poi, al cosiddetto decreto «tagliaspese». Un'altra fonte di taglio delle spese è rappresentata dall'articolo 53. L'articolo 53 dispone una cosa molto semplice: si va a tagliare «a tappeto», del 13 per cento, tutta una serie di capitoli di spesa. Su ciò la Lega Nord non può che essere favorevole: tagliare la spesa pubblica è chiaramente un'operazione giusta, intelligente e sacrosanta. Purtroppo, anche questa siete riusciti a farla male, per due ordini di motivi.
Anzitutto, si va scegliere discrezionalmente su quali leggi vigenti andare a tagliare. Faccio un esempio per tutti, perché è un fatto che al sottoscritto è rimasto sullo stomaco. Andate a tagliare del 13 per cento i fondi stanziati dall'articolo 78 della finanziaria dell'anno scorso; tale articolo finanziava tante piccole opere del nord, tra cui la strada della Valcamonica, la pedemontana, eccetera, eccetera, eccetera. Quindi, taglio discrezionale e punitivo contro il nord. Queste cose, chiaramente, poi non vi verranno perdonate.
Vi è, poi, un altro aspetto, di sostanza: chiunque abbia un minimo di esperienza di amministrazione pubblica sa che tagliare «a tappeto» vuol dire non tagliare un bel niente. Tagliare il 13 per cento su tutti i capitoli, compresi disabili, assistenza ai detenuti, interno, cooperazione internazionale, è evidentemente un'operazione infattibile. Cito, in merito, alcuni semplici esempi: lo sa il ministro Ferrero che gli tagliate 185 - dico 185! - milioni di euro nei suoi capitoli? Nel momento in cui, in finanziaria, voi gli date due fondi, quello per la non autosufficienza, pari a 50 milioni di euro, e quello per la inclusione degli extracomunitari, pari a 150 mila euro, vuol dire che da una parte gli concedete 200 milioni e dall'altra gliene sottraete 190, anzi 185, per la precisione. Quindi, gli date 15 milioni di euro. Il ministro Ferrero, mi chiedo, lo sa? Sì o no? Dove vive? Idem per quanto riguarda il ministro Amato. È proprio uno strano paese: ci accorgiamo che a Napoli ci sono problemi ora. Vi deve essere una fila di morti ammazzati per accorgersi che ci sono problemi? Lo sa Amato che gli vengono tolti 220 milioni di euro, quindi non bruscoletti...
PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia...
MASSIMO GARAVAGLIA. Mi scusi, signor Presidente, utilizzo anche il tempo assegnato al collega Grimoldi.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Garavaglia, prosegua pure.
MASSIMO GARAVAGLIA. Stavo dicendo: lo sa Amato che gli tolgono 220 milioni di euro? E, quindi, che senso ha andare a chiedere fondi aggiuntivi per Napoli da una parte, e magari gli si danno 1 o 2 milioni di euro per fare una operazione di pura facciata, quando, dall'altra, si sottraggono 220 milioni di euro, che sono tanti e sono necessari in uno Stato che ha gravissimi problemi di ordine pubblico, soprattutto in virtù dell'indulto che sciaguratamente il Parlamento ha varato? Siamo di fronte proprio alla schizofrenia più pura.
Tornando ancora sul tema del rigore, vi è un'altra questione aperta in questa finanziaria: 3 miliardi di euro in tre anni per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Ora, la Lega Nord non è che ce l'abbia con il pubblico impiego, però non bisogna nemmeno esagerare. Qui non solo si va a dare un miliardo e 100 milioni, subito, nel 2007, ma viene addirittura tutto anticipato di un anno e non si dice come venga coperta questa operazione. È chiaro che se una cosa che va realizzata in tre anni viene fatta in due, lo capisce anche un bambino dell'asilo, vi saranno costi aggiuntivi, tant'è che la Commissione bilancio attende ancora dal Governo un chiarimento definitivo sulla questione, ossia su quali siano i costi aggiuntivi sul 2007. Non lo sappiamo, quindi come verrà ottemperato questo accordo fatto dal Governo è tutto da capire. La questione è più ampia, ma la ristrettezza dei tempi non ci consente di approfondirla ulteriormente.
Faccio solo alcuni incisi, alcuni esempi su come poi, in generale, il rigore non vi sia. Vi è addirittura un emendamento a firma del relatore che fa venire i brividi: vengono attribuiti ancora 760 milioni di euro per il terremoto del Belice. Non me ne vogliano gli onorevoli colleghi, ma il 15 gennaio 1968 il sottoscritto, come molti tra i nuovi deputati, non era nemmeno nato. Che servano ancora oggi, nel 2006, 760 milioni di euro per il Belice ci sembra oggettivamente un'esagerazione. Per non parlare di un miliardo e 50 milioni (si tratta sempre di un emendamento a firma del relatore) per la viabilità secondaria della regione Sicilia. Anche qui, non me ne vogliano gli amici siciliani, ma un miliardo di euro per la viabilità secondaria...! In Lombardia con quei soldi facciamo strade e PIL per 3 miliardi di euro! È questo che non capisce il nostro strano paese!
Parliamo di sviluppo. L'altro pilastro di questa manovra finanziaria è lo sviluppo. La riduzione del cuneo fiscale, lo sappiamo tutti, è la bandiera, la cartina tornasole, lo slogan che caratterizza questa finanziaria. Peccato che la riduzione del cuneo fiscale la vogliano, in realtà, solo le grandi aziende! Peccato che un quarto del beneficio della riduzione del cuneo fiscale vada solo a 700 grandi aziende! Peccato che alla marea di piccole e medie imprese della riduzione del cuneo fiscale non gliene frega niente! Ma perché non importa alle piccole e medie imprese della riduzione del cuneo fiscale? Semplicemente perché dare 30 euro a dipendente è talmente poco che non incide in maniera sostanziale sui bilanci. Facciamo un «conto della serva»: un'azienda di 100 dipendenti, 3 mila euro di beneficio al mese; ma cosa gliene importa? Non gli cambia mica nulla questo! Non la fa diventare competitiva nella globalizzazione internazionale. Figuriamoci un'azienda con 10 dipendenti, 300 euro di beneficio al mese!
È evidente che è una misura che non ha alcun impatto, ma a maggior ragione non lo ha perché le aziende, soprattutto le medio-piccole del nostro paese, ormai non ragionano più in termini di settori tradizionali a intensità di lavoro. Le aziende che lavorano in settori ad intensità di lavoro (penso al tessile) hanno ormai già delocalizzato o, se non lo hanno fatto, stanno chiudendo. Le aziende in Italia oggi lavorano sulla qualità del lavoro, non sulla quantità, per cui una operazione come quella del cuneo fiscale, che poteva essere intelligente dieci anni fa, oggi non serve a nulla.
Sentite cosa dicono i presidenti delle associazioni di categoria: gli stessi soldi messi a pura detassazione degli utili investiti in tecnologia e in investimenti avrebbero una resa venti volte maggiore. Purtroppo, però, avete ormai imboccato questa via e su questa state continuando.
Per non parlare del costo del lavoro. In realtà, tenendo conto del cuneo fiscale e dell'incremento dei contributi dei parasubordinati, dei commercianti, degli artigiani, e altri ancora, emerge un dato pazzesco, e cioè che il costo del lavoro per le aziende fino a 10 dipendenti aumenta di un punto: comunicatelo questo ai vostri cittadini nei giornali e nei telegiornali! Fino a 50 dipendenti comunque il costo del lavoro aumenta e poi, sopra i 50 dipendenti, non aumenta più per le nuove tasse che avete imposto, ma vi è lo scippo del TFR, e qui siamo veramente al paradosso. Andate a togliere l'unica fonte di finanziamento e di sviluppo delle attività del nostro sistema imprenditoriale, fatto di piccole imprese, per darla all'INPS! È evidente che un principio cardine dell'economia, quello dell'allocazione ottima del capitale, in questo caso non solo viene sconfessato, ma addirittura stravolto.
Vi pongo una domanda semplice: secondo voi, investe meglio i soldi un imprenditore o l'INPS? Rendono maggiormente i soldi utilizzati da un imprenditore per sviluppare la propria azienda o quelli dell'INPS che magari realizza le strade e la viabilità secondaria della Sicilia? Lascio a voi la risposta.
Infine, sempre sul TFR una osservazione molto importante è che l'operazione è folle anche dal punto di vista del bilancio dello Stato. Anche questo, infatti, l'ha detto Draghi, non io né la Lega: emettere BOT costa meno che pagare la rivalutazione del TFR. Quindi, fate una bella cosa: lasciate il TFR dove è!
Passiamo all'ultimo pilastro della manovra finanziaria, quello dell'equità. Voi dite che è una manovra di equità. Anche a tale riguardo farò una semplice citazione. L'ex moglie di Padoa Schioppa, grande economista, forse anche più grande dell'ex marito, ha detto una cosa molto semplice riguardo a questa manovra: vi sono 40 miliardi di euro di redistribuzione ma non si comprende a chi vadano. È tutto qui il problema!
Guardate la manovra dell'IRPEF: a parte che bisognerebbe capire quale sia la manovra definitiva, perché abbiamo visto tante tabelle ma stiamo continuando a ragionare sempre e solo su quelle originarie, dove i single risultano beneficiati rispetto alle famiglie, l'unico dato certo è che entreranno 400 milioni di euro in più, ma non si sa ancora chi ne beneficerà. Dipenderà dalla nuova versione, che non avete ancora deciso, perché se l'aveste decisa sarebbe arrivata in Commissione bilancio! Il problema è che voi non avete alcuna maggioranza: come ha detto il mio collega Filippi ieri, dovete mettere la fiducia anche per andare alla buvette, perché non sapete mettervi d'accordo sul menù!
In conclusione, perché il tempo del mio intervento è finito, non vi è equità in una manovra che va ad aumentare l'ICI, l'addizionale comunale, i ticket sanitari, i bolli auto: tutti esempi di tassazione regressiva, che punisce cioè maggiormente i redditi più bassi.
È per questo motivo che non avete più la fiducia nel paese: ormai Prodi non ce l'ha più di certo! Magari questa settimana l'avrà ancora sulla manovra finanziaria, ma nel paese non ce l'ha più di certo.
Parlate spesso di errori di comunicazione. La comunicazione delle vostre manovre il settore produttivo l'ha già avuta ad agosto quando gli artigiani, i commercianti e le piccole imprese hanno pagato l'F24 e si sono resi conto dell'errore che ha commesso chi ha votato il centrosinistra, mentre chi non l'ha votato si è reso conto della gravità delle azioni di questo Governo. Con l'F24 di agosto le imprese e gli autonomi hanno compreso l'impatto forte e pesante del decreto Visco-Bersani. In primavera i cittadini avranno modo di saggiare la pesantezza di questa manovra finanziaria di centrosinistra e allora davvero per voi saranno guai seri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Narducci. Ne ha facoltà.
FRANCO ADDOLORATO GIACINTO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge finanziaria è importante per tutti i cittadini italiani, quelli in patria e quelli che vivono fuori dai confini nazionali, e dunque gli strumenti di programmazione ne devono tenere conto allorché si dispone il quadro finanziario annuale, che contempla stanziamenti vitali per le comunità italiane residenti all'estero. Investire di più nelle comunità italiane all'estero - un concetto emerso con forza anche nella recentissima convention mondiale delle camere di commercio italiane all'estero, tenutasi a Lecco - significa aumentare la competitività del sistema Italia. Significa anche dare qualità e intensità alle relazioni tra il nostro paese e la vasta comunità di cittadini italiani che vive all'estero, relazioni da cui dipendono aspetti fondamentali per la bilancia commerciale e dei pagamenti, come il turismo di ritorno, le rimesse dirette e gli investimenti, il mercato diretto e indiretto di beni e servizi italiani all'estero, l'emigrazione tecnologica.
La manovra di bilancio per il 2007 ha posto come obiettivi centrali il risanamento dei conti pubblici, il sostegno all'economia e allo sviluppo e gli interventi nell'area dell'equità sociale.
Per riconquistare credibilità sui mercati finanziari, per rassicurare le agenzie di rating, occorre evidentemente affrontare i nodi strutturali del nostro paese, ma in pari tempo si deve ridare forza al nostro sistema economico, perché il buon andamento dell'economia si coniuga di pari passo con l'aumento delle entrate sul versante delle imposte e dunque con la possibilità di agire con decisione sul risanamento del debito pubblico italiano, un debito pubblico che non ha eguali nei paesi industrializzati. Con la legge finanziaria 2007 la maggioranza di Governo ha scelto la via del rigore per avviare il risanamento dei conti pubblici del nostro paese e per il rilancio dell'economia, nel rispetto dell'impegno assunto con gli elettori e al cospetto degli obblighi contratti dal precedente Governo con i nostri partner europei, per riportare i conti italiani entro i limiti fissati dal Patto di stabilità.
Ma i buoni progetti da soli non bastano, soprattutto in presenza di un'evasione fiscale e di una erosione della base imponibile che in questi ultimi anni hanno raggiunto livelli intollerabili, pregiudicando di fatto politiche di alleggerimento del prelievo e una sua più equa ripartizione.
L'equilibrio di una nazione e la sua maturità politica si giudicano anche dalla capacità del ceto politico di convergere sulle scelte fondamentali, naturalmente dopo uno scontro dialettico acceso, ma che in ogni caso deve essere finalizzato agli interessi dei cittadini e alla crescita del paese. Sulla legge finanziaria si è invece aperta una campagna propagandistica senza precedenti contro il Governo, con un uso strumentale di qualsiasi argomento.
Se i deficit si susseguono e il debito si accumula, può nascere un circolo vizioso, che nel lungo periodo potrebbe rendere impossibili gli sforzi di stabilizzazione, e le quotazioni dell'Italia potrebbero crollare improvvisamente come i tulipani nell'Olanda del Seicento. La stabilità è dunque fondamentale perché indica se il paese è in grado di reagire efficacemente ad eventuali errori o ad una crisi finanziaria internazionale.
È comprensibile allora come l'aggiornamento dei voti dati dalle agenzie di rating scateni puntualmente polemiche tra le forze politiche dei paesi «bocciati» e sia invece fonte di prestigio per i governi dei paesi «promossi». L'Italia è stata recentemente declassata: un evento annunciato, visto il pesante fardello del debito pubblico lasciato in eredità dal precedente Governo.
Signor presidente, l'opposizione ha accusato il Governo finanche di comprare il voto di qualche parlamentare eletto all'estero, strumentalizzando una intervista rilasciata dal senatore Pallaro. Le accuse di «ignobile voto di scambio» dimostrano una incredibile disconoscenza dell'effettivo stato dell'arte e delle comunicazioni date dal Governo il 4 e il 6 ottobre scorso nel plenum del Consiglio generale degli italiani all'estero, per illustrare la manovra finanziaria riguardante i capitoli di bilancio per le politiche dirette alle collettività italiane all'estero. Si tratta di un dato che risulta dai documenti riportati anche sul sito del Ministero degli affari esteri. L'emendamento del Governo, che ha fatto parlare di comportamento immorale e disdicevole, è volto unicamente a finalizzare a specifici capitoli di spesa riguardanti le comunità italiane emigrate i 14 milioni di euro allocati nella tabella A del Ministero dell'economia e delle finanze.
In conclusione, desidero ricollegarmi a quanto affermato ieri mattina dall'onorevole Ventura, il quale ha rimarcato con preoccupazione le enormi difficoltà che hanno frenato il lavoro della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Deputato Narducci, concluda.
FRANCO ADDOLORATO GIACINTO NARDUCCI. Concludo, Presidente. Un aspetto, questo, che dovrebbe richiamarci responsabilmente ad una valutazione delle procedure per l'approvazione della legge di bilancio; procedure che non trovano riscontro nei paesi ad economia avanzata dell'Unione europea.
Occorre assolutamente rimettere mano al sistema di imposizione fiscale per semplificarlo e renderlo trasparente agli occhi dei cittadini; una riforma che non può prescindere dal federalismo fiscale, possibilmente molto aderente ai modelli europei più qualificati, che partono dall'istituzione più bassa, il comune.
Infine, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Deputato Narducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ogni anno ci ritroviamo all'appuntamento con la finanziaria, rispetto alla quale diversi sono i ruoli che competono alla maggioranza e all'opposizione. Maggioranza e Governo hanno predisposto il disegno di legge finanziaria, l'opposizione e il paese, invece, lo hanno studiato cercando di comprenderne la ratio, cioè le direttrici, i percorsi e le finalità. Il ruolo del Parlamento nel suo complesso è essenzialmente quello di registrare le esigenze del paese e cercare di tradurle in proposte emendative che, alla fine, possano contribuire sensibilmente a migliorarne il testo.
Cercherò di descrivere il vostro disegno di legge finanziaria anche nella logica dei numeri. Il provvedimento si compone di 217 articoli aventi un contenuto assolutamente generico e talvolta contraddittorio. In taluni casi, inoltre, si rinviene una maniacale ricerca del particolare, generata essenzialmente dal prevalere di quel dirigismo tanto caro alla vostra sovrastruttura ideologica.
Nelle passate settimane tutti abbiamo visto quello che è successo: in Commissione bilancio sono state presentate oltre settemila proposte emendative; di queste, ben il 45 per cento da parte della maggioranza. Durante i lavori della Commissione si è registrata un'ulteriore proliferazione di proposte emendative presentate sia dal Governo sia dal relatore (oltre 200 emendamenti) le quali, a loro volta, hanno generato ulteriori e prevedibili subemendamenti. Con il passaggio del provvedimento all'esame dell'Assemblea rimangono ancora in piedi circa quattromila proposte emendative. Tutti questi numeri, lo faccio notare, non derivano da un impazzimento dei membri del Parlamento, ma dall'oggettiva necessità di rimediare alla vostra politica economica.
Le vostre contraddizioni, inoltre, hanno determinato un'assoluta stagnazione dei lavori della Commissione: poche decine di proposte emendative esaminate ed approvate. Di esse, soltanto diciotto erano di iniziativa parlamentare (nel dettaglio, undici provenivano dalle Commissioni, soltanto le rimanenti sette si possono conseguentemente considerare veramente di iniziativa parlamentare). Si è trattato di una sorta di pantomima durata un'intera settimana, caratterizzata da una incerta e lenta conduzione dei lavori a causa di numerose interruzioni. Il relatore e, soprattutto, il presidente della Commissione annaspavano in una sorta di stato confusionale che mi ha preoccupato sia come uomo sia come medico.
Tutto ciò perché è avvenuto? Sostanzialmente per nascondere le vostre divisioni interne e le contraddizioni esistenti e, di conseguenza, la vostra assoluta incapacità di governare il paese. A dire la verità ciò noi l'avevamo compreso da tempo, così come lo hanno compreso gli italiani. Questo era evidente fin da questa estate con l'approvazione del cosiddetto decreto Visco-Bersani e, successivamente, con quella del decreto fiscale ed oggi, a maggior ragione, con la finanziaria.
La verità è che la vostra politica economica denota un'abnorme impostazione classista, punitiva nei confronti del ceto medio e dannosa per tutto il paese. Qual era il vostro obiettivo dichiarato? Era la riduzione del rapporto deficit-PIL al 2,8-2,9 per cento, cioè sotto il 3 per cento, al fine di conformarsi a quanto previsto dai parametri europei? Allora, a mio avviso, sarebbero bastati 14-15 mila miliardi di euro. Il sovrappiù della vostra manovra è dettato soltanto dal vostro istinto dirigista e rapace, talvolta francamente sanguinario, nei confronti dei nostri cittadini. La vostra manovra economica è caratterizzata da 14 miliardi di euro di inasprimento fiscale, da 15 miliardi di euro di tagli indiscriminati della spesa (mascherata come contenimento e razionalizzazione della stessa) e da ben 6 miliardi di euro determinati dall'avocazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze del 50 per cento del TFR (un vero e proprio prestito forzoso che ha il sapore di un esproprio proletario).
Va inoltre posto in rilievo che i cosiddetti tagli servono a falcidiare pesantemente i bilanci delle regioni, degli enti locali e di settori assolutamente essenziali quali, ad esempio, la sanità. Tutto ciò si tradurrà in un maggiore esborso per i cittadini. Esborso che né noi né soprattutto voi siamo in grado di calcolare, in quanto è assolutamente imprevedibile quello che potrà accadere a causa dei tagli operati agli enti locali e alla spesa sociale.
Colleghi, vi invito, inoltre, a non invocare le conseguenze derivanti dalla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in materia di detraibilità dell'IVA sulla manovra perché, come sappiamo tutti, i 5 miliardi e 280 milioni di euro di riduzione del gettito IVA saranno abbondantemente assorbiti dai 5 miliardi e 364 milioni di euro delle previste maggiori entrate per effetto delle modifiche restrittive apportate alla detraibilità in materia di IRPEF, IRES e IRAP.
Dati questi numeri, risulta chiaro che tale abnorme manovra che, a vostro dire, è giustificata dalla necessità di ridurre il rapporto deficit-PIL in realtà nasconde altre finalità. Faccio riferimento, in particolare, all'aumento delle spese dello Stato che andrà a danno delle tasche dei cittadini, con conseguenze disastrose anche per l'economia italiana. In un momento come questo, caratterizzato da una ripresa economica in Europa e da una lieve ripresa del sistema Italia (si registra un aumento delle esportazioni e degli investimenti), riducendo la disponibilità economica delle singole famiglie italiane, voi create le premesse per una riduzione dei consumi interni e, conseguentemente, per una successiva stagnazione economica.
Ci dispiace per il professor Padoa Schioppa. Probabilmente, se il ministro avesse chiesto lumi ad uno studente al secondo anno del corso di laurea in scienze economiche su come affrontare la situazione economica italiana, questi glieli avrebbe forniti con estrema semplicità. Non è, quindi, assolutamente un caso che il ministro Padoa Schioppa sia etichettato come uno dei peggiori ministri economici dell'Unione europea.
Desidero evidenziare le vostre contraddizioni anche su altri aspetti. Ad esempio, per finanziare i 5 miliardi e mezzo di euro di tagli del cosiddetto cuneo fiscale voi ricorrete al prelievo forzoso sul TFR. Ciò, al di là delle valutazioni sull'opportunità di effettuare questo genere di manovra, creerà in prospettiva un aggravio delle condizioni del bilancio dell'INPS. Inoltre, voi non avete ben valutato la portata di una tale disposizione. Infatti, nel caso in cui i lavoratori dovessero aderire in massa ai fondi pensione, si creerebbe un'ulteriore voragine nei conti pubblici. Non ci convincono, altresì, le dubbie coperture, da voi rassegnate durante i lavori della Commissione bilancio, come, ad esempio, quelle necessarie per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Probabilmente, anche in questo caso, allignano e si nascondono ulteriori disavanzi della spesa pubblica.
Non ci convince nemmeno quella parte della manovra dedicata allo sviluppo. Scarsa, infatti, è l'attenzione nei confronti di quelle infrastrutture considerate fondamentali per il nostro paese, già avviate dal Governo Berlusconi e che oggi restano vittime dei vostri pregiudizi, dei veti della sinistra estrema che si rivela, alla lunga, l'azionista di riferimento della maggioranza che vi sostiene.
Poco o nulla è previsto per le piccole e medie imprese, da sempre ritenute volano dell'economia sana del nostro sistema produttivo. Non avete avuto nemmeno il pudore di rifiutare 10 milioni di euro - un nulla per una manovra economica di questa portata - per i processi di internazionalizzazione delle imprese artigiane e dei consorzi delle stesse. E questo lo avete fatto quasi contestualmente all'approvazione di quell'emendamento, così fondamentale e necessario, che vi era stato richiesto il giorno prima a mezzo stampa da un importante membro del Senato. Una richiesta, evidentemente, che doveva essere soddisfatta e che ha quasi il sapore e il valore di un voto di scambio. Torniamo alle piccole e medie imprese che, unitamente agli autonomi, ai commercianti, ai liberi professionisti, agli artigiani, sono da voi considerate una sorta di zona grigia, meritevoli soltanto di vessatoria considerazione.
Per quanto riguarda altre specifiche materie - ne voglio parlare prima di avviarmi alla conclusione - ad esempio quelle di cui mi occupo in Commissione, relative al sistema agricolo e della pesca nel nostro paese, non vi è assolutamente nulla di nuovo.
Intanto, gravate il sistema di maggiori esborsi. Infatti, aumentando gli estimi catastali, modificando la classificazione dei fabbricati rurali, chiedete al comparto agricolo un contributo enorme, che di scende prevalentemente dal decreto-legge in materia fiscale n. 262 del 2006, superiore al miliardo di euro.
Ma anche per quanto riguarda le agevolazioni fiscali relative ai tributi in scadenza al 31 dicembre 2006, avete disposto una semplice proroga, interrompendo quel percorso virtuoso già identificato dal Governo Berlusconi, allorquando andò a stabilizzare, ad esempio, il regime IVA. Né avete confermato quel regime IVA che avevamo individuato con aliquote compensative anche per il sistema della pesca: e, guarda caso, preceduto da grandi dichiarazioni, il ministro De Castro ha comunicato che si recherà in visita presso la guardia costiera, proprio per sottolineare l'importanza del settore.
Signor Presidente, avrei tante altre cose da dire, ma mi avvio alla conclusione. La verità è che questa manovra riassume le vostre contraddizioni e la vostra assoluta incapacità di governare il nostro paese. Ma questo gli italiani già lo hanno capito e ve lo hanno dimostrato in Molise. Noi lo dichiareremo in quest'aula, durante l'esame del disegno di legge finanziaria, e il paese lo dichiarerà il 2 dicembre: a voi spetta trarre le debite conclusioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio è un uomo notoriamente versatile e, a seconda delle circostanze, interpreta svariati ruoli. Quello del profeta: il 4 giugno, al conclave di San Martino in Campo, dichiarò: «Dobbiamo avere il coraggio di osare, di stupire, di realizzare qualcosa di difficile entro Natale». Detto, fatto: complimenti! Quello di Pinocchio: tutti ricordano quante volte, durante la campagna elettorale, aveva dichiarato: «Non vi metteremo le mani in tasca, non aumenteremo le tasse, vi assicuro che è la verità». Sa perfino fare i miracoli! Ecco perché D'Alema, il 2 ottobre 2006, dichiarò, estasiato: «Finanziaria miracolosa, ma è un primo passo». E, appunto, dopo il miracolo di avere scontentato tutti, D'Alema non ha più parlato fino al corteo del 4 novembre, giorno in cui la testa più lucida della sinistra (si può dedurre da ciò cosa siano le altre!), nel grottesco tentativo di difendere il Governo, ha parlato di un corteo contro il precariato e non contro il Governo, non rendendosi conto del paradosso. Infatti, chi è più precario del Governo Prodi? È una vicenda kafkiana: un corteo di protesta contro ignoti, con alla testa nove sottosegretari! Una cosa ridicola, che dimostra l'assoluta incapacità concettuale della sinistra di governare, perché non ha alcun rispetto delle istituzioni: mi riferisco a tutta la sinistra, e non solo agli esaltati della parte più radicale. Ma, quando l'onorevole D'Alema parla di paese normale, ha come concetto quello di un paese in cui gli esponenti del Governo guidano le manifestazioni di piazza? Il paese normale dell'onorevole D'Alema è, forse, la Repubblica delle banane?
È, quindi, una manovra che non piace a nessuno. Ecco il motivo della presentazione dei 7 mila emendamenti, di cui 3 mila della maggioranza e 300 dei ministri. È un fatto mai successo! È la finanziaria, quindi, delle contraddizioni e della marcia indietro. Salutata all'inizio con enfasi, doveva essere la marcia trionfale del risanamento, dello sviluppo e dell'equità. Poi sono sorti i dubbi. Il ministro Padoa Schioppa ha parlato di falle nella concertazione. Poi, le prime marce indietro: riduzione dei tagli agli enti locali, revisione delle norme sul TFR, modificazione dell'imposta di successione, il balletto osceno del bollo auto. Insomma, una Caporetto, con ritirata annunciata su tutti i fronti!
Ma qual è il male oscuro di questo provvedimento? Il fatto di essere stato pensato e imposto dal sindacato e dall'ala più radicale dello schieramento. Perfino Cofferati si è dissociato dichiarando: questa finanziaria colpisce i deboli e i ceti medi, non farò lo sceriffo di Nottingham per Prodi. È una finanziaria, quindi, devastante: altro che ricchi! Oggi piangono soprattutto i ceti medio-piccoli, cioè la quasi totalità degli italiani, mentre i poveri non hanno alcun vantaggio.
È una manovra finanziaria gestita con iattanza e velleitarismo dal ministro Padoa Schioppa e dal viceministro Visco, impegnati a minacciare gli evasori: il che è come abbaiare alla luna! È Rutelli, disperato, a tentare di rabberciare con palesi assurdità, come quella di dichiarare: ci impegniamo a restituire tra due anni le maggiori entrate dell'evasione. Ma se siete così sicuri di colpire gli evasori, perché non facciamo in modo di non aumentare oggi le tasse e, fra due anni, se non sarete riusciti a rintracciare gli evasori, riparleremo di tali incrementi?
È un disegno di legge che toglie molto, restituisce poco e colpisce chi crea ricchezza. È stato calcolato che, per ogni 100 euro che vengono tolti a chi ne guadagna più di 3 mila al mese, ne vengono distribuiti 10 (pari al 10 per cento) alle categorie con redditi più bassi, le quali però devono pagare anche gli aumenti delle imposte indirette: è, quindi, vanificato ogni effetto redistributivo, che rimane solo pura demagogia.
In tutto, abbiamo calcolato 69 disposizioni, tra aumenti e istituzioni di nuove tasse. Ecco perché è la finanziaria delle contraddizioni: perché con una mano dà e con l'altra toglie. È emblematico il caso del cuneo fiscale e, contemporaneamente, del furto del TFR, ovvero l'autorizzazione a scaricare l'IVA sui congressi per rilanciare il turismo, con la contemporanea introduzione della tassa di soggiorno, che è l'imposta più demenziale che poteva concepirsi per affossare un settore strategico del paese. Tutti noi ricordiamo il ministro Rutelli teorizzare la necessità della riduzione dell'IVA sul turismo. Ma la tassa di soggiorno è un'imposta indiretta: è come se avessimo aumentato l'IVA sul turismo di due o tre punti percentuali! Come si può scadere in così palesi ed evidenti contraddizioni?
Estremamente penalizzanti sono le previsioni sui tre grandi settori della scuola, dell'università e della ricerca scientifica, e sui beni e le attività culturali, i cui stanziamenti non solo sono molto al di sotto delle previsioni che baldanzosamente i ministri avevano annunciato al Parlamento ma, soprattutto, sono largamente inferiori alle reali esigenze di mantenimento dell'attività di istituto in questi settori fondamentali dell'amministrazione statale e della società italiana.
Non parliamo, poi, dell'editoria, su cui il Governo ha adottato una strategia funambolica e un po' truffaldina, tipica più del gioco delle tre carte che dei doveri di intervento per il sostegno di un settore vitale per la società democratica, oltre che per l'economia e la cultura nazionali.
Tornando all'università, tutti ricordano che il ministro Mussi aveva perfino preannunciato le sue dimissioni qualora non vi fosse stata una radicale inversione di tendenza. Ora, non voglio infierire, ma è indubbio che il problema è rimasto tale e quale. A fronte della strategicità di università e ricerca, questo primo disegno di legge finanziaria della sinistra non solo non evidenzia alcuna concreta linea di indirizzo per il potenziamento di questi settori, ma smentisce clamorosamente perfino le promesse elettorali, al punto che la Conferenza dei rettori, il 4 ottobre, ha diffuso un comunicato di protesta e di denuncia proprio in ordine al mancato rispetto di tali impegni.
Il finanziamento complessivo dell'università è, infatti, notoriamente diminuito in termini reali. Già la cosiddetta legge Bersani aveva ridotto del 20 per cento le spese ordinarie delle università per il triennio 2007-2009, con una decurtazione stimata di circa 250 milioni di euro. Con questa manovra i tagli diventano insopportabili. Per i nuovi ricercatori si registra uno stanziamento di appena 20 milioni di euro, pari all'assunzione di circa 500 nuovi ricercatori: una bella differenza rispetto ai circa 2 mila assunti dal centrodestra in appena due anni!
Incredibilmente è stata soppressa la norma sul 5 per mille, sottraendo ulteriori risorse alle università. Gravissimo, poi, l'attacco all'autonomia degli atenei, con l'obbligo, sancito dall'articolo 70, di ridurre le nuove assunzioni nei limiti rigidi del turn over introducendo l'inedita regola di «una cessazione, una assunzione», con grave nocumento delle aspettative dei giovani ricercatori.
È una vera ecatombe quella che si registra nel settore della ricerca, iniziata con il decreto Bersani, che, come è noto, ha tagliato il 20 per cento dei fondi per le spese di funzionamento, e continuata con la manovra finanziaria, con danni inauditi ad un settore strategico per la competitività del sistema Italia e, quindi, per il futuro del nostro paese.
In ordine alla scuola lo scenario appare grosso modo simile a quello descritto per l'università: la manovra ha tradito gli impegni elettorali, con scarsi investimenti e, malgrado l'enfasi circa il successo del ministro Fioroni per essere riuscito ad evitare tagli più pesanti, fa registrare un saldo negativo tra riduzione di spesa e recupero di risorse aggiuntive. In pratica, Fioroni non è riuscito neanche a recuperare ciò che la manovra gli aveva tolto. La cosa più grave è che non si ha alcuna idea circa gli obiettivi che il Governo si è prefissato per la scuola.
Non posso, poi, non sottolineare la gravità dei ricorsi continui a deleghe surrettizie e, in quanto tali, in bianco, attraverso il ricorso ai regolamenti di cui alla legge 23 agosto 1988, n. 400, per dare luogo ad una peraltro non chiara controriforma in solitudine, priva di criteri direttivi precisi ed in palese violazione delle prerogative del Parlamento.
Per i beni culturali non vi è dubbio che l'apparente successo ottenuto dal ministro Rutelli - una certa discontinuità rispetto alle altre amministrazioni in ordine alle risorse ottenute - non corrisponde, nella sostanza, alle aspettative di un significativo miglioramento delle politiche culturali. Tutt'altro: si nota, piuttosto, un'involuzione grave in ordine alla filosofia di gestione che si articola su una sorta di «spezzatino» dei nuovi stanziamenti ottenuti, distribuiti in una miriade di mini fondi che rendono inquietante lo scenario complessivo della gestione della cultura nell'era Rutelli. L'articolo 163 prevede, infatti, l'istituzione di un fondo per l'attuazione di accordi di cofinanziamento tra lo Stato e le autonomie finalizzato al sostegno di interventi in materia di attività culturali svolte nel territorio. A parte l'irrisorietà dello stanziamento di 20 milioni di euro, cosa vuol dire? Non si tratta, forse, di normali attività di istituto? Che bisogno c'è di creare questo fondo? Sorge il dubbio che il vero obiettivo sia quello di gestire con criteri discrezionali e non trasparenti una somma al di fuori della normale programmazione del bilancio del Ministero.
Questa norma fa il paio con l'altra, sempre introdotta con il medesimo articolo, che assegna un contributo di 31,5 milioni di euro per interventi di tutela e valorizzazione da individuarsi con decreto ministeriale. Questa norma potrebbe intitolarsi «Arcus 2, la clonazione» poiché non ha alcuna motivazione oltre quella di costituire un ulteriore strumento discrezionale per il ministro. Già esistono gli APQ, l'Arcus: sarebbe il caso di evitare ulteriori parcellizzazioni degli interventi per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali.
Stessa osservazione vale per i 20 milioni di euro da gestirsi con criteri altrettanto discrezionali nell'ambito del settore di sostegno alle attività cinematografiche.
Fortemente deludenti, poi, sono le previsioni di spesa per il FUS: altro che l'impegno assunto dal centrosinistra in campagna elettorale di elevare la quota per la cultura e lo spettacolo fino all'1 per cento del PIL!
Il Mezzogiorno subisce una pesante penalizzazione. Altro che finanziaria meridionalista! Quanta enfasi sui 63 miliardi di euro concessi al sud, mentre è tutto falso, un semplice effetto virtuale. Lo stanziamento di 63 miliardi di euro è stato teorizzato nel settennio 2007-2013, ma è sfuggito a molti il fatto che la finanziaria programma solo in prospettiva triennale. Quindi, tutte le risorse assegnate a partire dal 2010 hanno solo un effetto-manifesto, un effetto-annuncio: si tratta di un dato esclusivamente virtuale che serve a tentare di coprire la vergogna di un'ennesima finanziaria, da parte della sinistra, che penalizza il Mezzogiorno.
Questa manovra, infatti, dà molto meno di quanto aveva concesso il Governo Berlusconi: basta guardare i documenti che avete predisposto. A legislazione vigente, l'ultima finanziaria del Governo di centrodestra prevedeva 6.434 milioni di euro per il 2007, 5.659 milioni di euro per il 2008, 10.450 milioni di euro per il 2009, per un totale di 22.543 milioni di euro. Con la finanziaria Prodi, nel 2007 sono stati rimodulati 5.100 milioni di euro, cioè 1.334 milioni in meno; 5.100 milioni di euro nel 2008, cioè 559 milioni di euro in meno; 9.950 milioni di euro nel 2009, cioè 500 milioni di euro in meno, per un totale di 2.393 milioni di euro in meno. Quello che risalta in maniera inaccettabile è il taglio di ben 1.334 milioni di euro per il 2007, anno in cui sarebbero stati subito spendibili e che invece vengono rinviati ad un futuro incerto e, quindi, sottratti alle aspettative delle aree meridionali.
C'è da scommettere che la finanziaria del prossimo anno rimodulerà le somme per gli anni successivi. Non capisco come i rappresentanti politici della sinistra eletti nel Mezzogiorno possano votare una manovra di questo genere, né capisco come i rappresentanti della Sicilia del centrosinistra possano identificarsi in essa.
Sono sostanzialmente false anche le altre agevolazioni per il sud. È infatti del tutto ininfluente il cuneo fiscale che, peraltro, non è cumulabile con il de minimis fino a 100 mila euro e con il credito d'imposta. Quindi, anche in questo caso la manovra evidenzia un'iniziativa di valore puramente virtuale e di manifesto.
La finanziaria uccide la sicurezza e così, mentre il Governo annuncia proclami per salvare Napoli dal degrado, accresciuto dalla perniciosa scelta dell'indulto, vengono stanziate risorse per aumenti alle forze di polizia pari a 19,83 euro al mese, cioè 60 centesimi al giorno: meno di un caffè!
Nessuno stanziamento è previsto per il riordino delle carriere. Viene teorizzata l'eliminazione di prefetture, questure, direzioni regionali della polizia, sedi dei vigili del fuoco. I tagli previsti dalla finanziaria, abbinati agli impegni per intervenire su Napoli, mi ricordano un passo di quella famosa canzone di Fabrizio De Andrè intitolata Don Raffaè: «Prima pagina venti notizie, ventuno ingiustizie, lo Stato che fa? Si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità».
Questa finanziaria aumenterà di 2 punti la pressione fiscale riportandola ai livelli record pre-Berlusconi del 43 per cento. Nel 2005 avevamo raggiunto quota 40,06 per cento di pressione fiscale. La verità è che esiste un unico disegno - prima la Visco-Bersani, altra legge odiosa e classista, ora la finanziaria - per colpire il ceto produttivo. Tutte le categorie che producono risultano penalizzate, ma con esse anche i lavoratori da esse dipendenti ed i consumatori, che dovranno pagare di più i servizi per i maggiori oneri.
L'aumento delle imposte danneggia non i ricchi, ma chi lo potrebbe diventare. L'aumento delle tasse è iniquo perché congela la struttura dei redditi e rende permanenti le differenze. I ricchi non hanno problemi, sono gli investitori ed i produttori i veri penalizzati dall'aumento delle imposte.
Si tratta di una finanziaria imposta dalla CGIL, sub premier Epifani, e dalla sinistra radicale, con lo scopo di realizzare la rivoluzione bolscevica in Italia 90 anni dopo quella della Russia e 17 dopo il crollo del muro di Berlino. Non a caso, è stata presentata il 1o ottobre al centenario della CGIL a Milano. È evidente che Prodi, leader senza partito, dalla Telecom al sindacato tenta di costruirsi una base di sostegno con i poteri forti che lo tuteli nel rapporto con i partiti della sua coalizione.
In conclusione, si tratta di una finanziaria deludente e penalizzante, contraddittoria e mendace, specie in ordine agli impegni assunti solennemente in campagna elettorale, che il gruppo di Alleanza Nazionale considera devastante per l'economia nazionale.
Sarà difficile migliorarla, meglio sarebbe se in un momento di ritrovata lucidità il Governo la ritirasse per riproporla in maniera più corretta.
Il gruppo di Alleanza Nazionale, in attesa di questo miracolo di ravvedimento operoso, dichiara la sua più completa contrarietà al provvedimento e annuncia di aver presentato un pacchetto di emendamenti per migliorare, ove possibile, la manovra, che altrimenti sarà contrastata con determinazione, nell'interesse superiore dei cittadini italiani e del paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ritengo vi sia un problema di fondo relativo alle nostre procedure. A questo proposito, condivido le critiche espresse in precedenza dall'onorevole Giudice che, per la verità, sono identiche a quelle che venivano espresse nella scorsa legislatura dall'opposizione di allora. Tuttavia, nessuno dice quanto sia urgente rivedere le regole sulle procedure di bilancio. Credo che questa sia una delle prime riforme che il Parlamento dovrà attuare. Proprio sulla base di tali considerazioni, vorrei ringraziare il presidente Duilio, il relatore Ventura e il sottosegretario Sartor per lo sforzo intrapreso al fine di salvaguardare le prerogative del Parlamento.
La finanziaria in esame, in base al DPEF che avevamo votato con entusiasmo, doveva essere incentrata sulla spesa e su riforme strutturali: pensioni, sanità, pubblico impiego e finanza locale. Invece, come al solito, ci ritroviamo di fronte ad una manovra basata su tasse. Riteniamo che ciò rappresenti un errore da correggere al più presto e per questo continuiamo a chiedere al Governo l'atto di saggezza di non arroccarsi e di non chiudersi a riccio.
È infatti vero che, a causa del mix tasse e burocrazia - per non parlare dell'incertezza del sistema giudiziario -, non solo non attraiamo capitali, ma assisteremo anche alla delocalizzazione delle piccole e medie imprese e non solo di quelle grandi. D'altra parte, avendo soldi da investire, ciascuno di noi preferirebbe la Polonia, con tasse al 19 per cento e la possibilità di aprire un'impresa in dieci giorni, oppure l'Italia, con tasse fino al 60 per cento e un anno e mezzo per aprire davvero un'impresa? Si tratta di un interrogativo che poniamo al paese, al Parlamento e al Governo. D'altronde, è risaputo che le riforme strutturali vanno attuate quando vi è una congiuntura positiva e, possibilmente, nella prima finanziaria della legislatura.
Voglio qui ricordare che, nel 1994, quando Berlusconi fu purtroppo indotto dalle pressioni della piazza e da quelle di Scàlfaro ad escludere dalla finanziaria la riforma delle pensioni, il Presidente Prodi sottoscrisse - e fece benissimo - l'appello di Franco De Benedetti, Franco Modigliani, Paolo Sylos Labini e Mario Baldassarri affinché non si perdesse quell'occasione. Oggi ci troviamo nella stessa situazione a parti invertite e ci si dice invece che delle riforme si parlerà dopo; un dopo che rischia di significare mai!
Questa finanziaria contiene diversi interventi, tutti ragionevoli e meritori in sé, ma che considerati nel loro insieme conseguono lo spiacevole effetto di disperdere troppe risorse in una miriade di rivoli, arrivando complessivamente ad importi molto consistenti.
In un contesto di necessario rigore, innanzitutto per la giusta necessità di risanare i conti pubblici, questa frammentazione della spesa si traduce in uno spreco, perché con livelli così bassi non si risolve alcun problema. È invece necessario investire, con un vero salto qualitativo e quantitativo, nella ricerca, nell'innovazione e nell'istruzione. Verso questo fine fondamentale occorre concentrare tutte le risorse disponibili e finalmente orientare la politica economica secondo i criteri della tanto osannata, quanto poco praticata, Agenda di Lisbona, sui cui temi è necessario che il Governo presenti un collegato alla finanziaria prima del 15 novembre.
Il messaggio principale della strategia di Lisbona è quello di sviluppare la competitività dell'Europa sulle basi della conoscenza e dell'innovazione, salvaguardando al contempo i bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili. Investire in innovazione, ricerca, istruzione e sviluppo costituisce il contrario di una competizione sul prezzo, che esaspera la spinta al ribasso dei costi, a danno della qualità del prodotto, del lavoro e dell'ambiente.
Per questo motivo, sarebbe utile non disperdere importanti risorse non concedendo una riduzione generalizzata del cuneo fiscale estesa anche alle imprese i cui mercati non sono esposti alla concorrenza internazionale, come ad esempio la grande distribuzione commerciale, quella con più di 50 dipendenti.
Ed è in tale direzione che abbiamo presentato una serie di emendamenti. Senza aggiungere alcuna nuova tassa, è possibile ottenere un miliardo di euro all'anno per la ricerca scientifica di base e applicata. Questi importi andrebbero allocati alle università, sopprimendo i tagli previsti e rimuovendo il blocco degli scatti biennali, per non incrementare ulteriormente il divario retributivo tra i ricercatori italiani e quelli che si trovano all'estero. Perché tale straordinario flusso di risorse non vada sprecato tra rivoli diversi, proponiamo che nessun ente di ricerca possa impiegare più del 15 per cento del proprio personale per funzioni amministrative. Il finanziamento di queste misure è interamente costituito da tagli ad erogazioni e contributi a questo o a quell'interesse specifico. A volte si tratta di rinnovi ma, altre volte, di nuove ulteriori concessioni.
Proponiamo la richiesta di un piccolo sacrificio alla pubblica amministrazione, nell'anno in cui tanta parte dei nostri sforzi è dedicata al rinnovo del contratto del pubblico impiego, consistente nella riduzione del 10 per cento degli stanziamenti degli straordinari dei pubblici dipendenti, con esclusione delle forze di polizia. La liquidazione di Sviluppo Italia, di cui già Romano Prodi si fece portatore durante la campagna elettorale, data l'altissima liquidità della società, può fornire risorse equivalenti ad almeno 600 milioni di euro.
Proponiamo la soppressione dei vecchi e dei nuovi contributi concessi a favore delle scuole private paritarie e non agli asili nido ed alle scuole materne. È intollerabile, infatti, che i forti tagli alla scuola pubblica siano accompagnati da un incremento dei contributi alle scuole paritarie private - che, per il 90 per cento, sono anche confessionali - di ben 100 milioni di euro.
Il capitolo dei prepensionamenti sembrava definitivamente chiuso, anche perché riaprire questa valvola sarebbe un controsenso nel momento in cui si deve aumentare l'età pensionabile in conseguenza della rivoluzione demografica in atto. Al contrario, nell'articolo 175, per abbreviare i tempi della mobilità lunga, si reintroducono i prepensionamenti, con un aggravio evidente per la finanza pubblica. Analoga situazione si registra per quanto riguarda i condoni contributivi che, con l'articolo 178, determinano nuovi oneri per lo Stato. Se si vuole perseguire tale via, lo si può e lo si deve fare senza l'uso di risorse pubbliche, eliminando sanzioni e multe.
Resta il capitolo sociale. Proponiamo la soppressione del fondo per l'integrazione degli immigrati, la cui dotazione, palesemente insufficiente, ne fa una misura largamente inefficace. Tali risorse potrebbero essere più utilmente destinate al miglioramento della prima accoglienza degli immigrati e di coloro che richiedono asilo, in modo che tale accoglienza sia dignitosa e rispettosa dei diritti umani.
Occorre generare una redistribuzione delle risorse tra i cittadini anziani che destini a quelli non autosufficienti quanto è possibile ricavare dalla chiusura di una finestra delle pensioni di anzianità: si può chiedere ai lavoratori di lavorare poco più a lungo se in cambio ottengono un'assistenza efficace quando ne possono avere più bisogno. Questa politica di redistribuzione della spesa sociale deve essere rivolta anche a favore dei giovani che fanno lavori precari: si può avere, infatti, un lavoro intermittente, ma non un reddito intermittente! Da tale considerazione nasce la necessità di creare nuovi ammortizzatori sociali che siano legati alla riqualificazione professionale o ad una maggiore qualificazione sociale. In vista di tale obiettivo, proponiamo, intanto, la costituzione di un fondo rotativo di garanzia per facilitare l'accesso al credito per l'acquisto della prima abitazione.
Infine, proponiamo l'imposizione di una aliquota unica sulle locazioni del 20 per cento equivalenti a tutte le altre rendite da capitale; contrariamente, siamo convinti che si debba dare la possibilità di compensare l'affitto o gli affitti riscossi con quello eventualmente corrisposto per la propria abitazione: in tal modo, si favorisce la mobilità e si evitano situazioni di iniquità.
Comunque, obiettivo principale di tale misura, che va accompagnata da un inasprimento delle sanzioni sull'evasione, è l'emersione di base imponibile, secondo il motto: pagare tutti per pagare meno.
Queste sono le nostre proposte; bisogna uscire da una logica tutta rinchiusa nella ricerca di un'intesa neocorporativa che, alla fine, lascia un po' tutti scontenti, sia chi se ne sia avvantaggiato sia chi non ne abbia avuto vantaggi. Occorre, invece, un patto tra generazioni che si basi sulla riforma delle pensioni e degli ammortizzatori sociali, sulla riduzione del debito pubblico, sulla valorizzazione e la tutela dell'ambiente e del patrimonio artistico, nonché, infine, e soprattutto, sull'investimento di straordinarie risorse in infrastrutture, sicurezza, innovazione, ricerca ed istruzione.
In conclusione, noi siamo, saremo e vogliamo essere leali; ma essere leali non significa essere sordi, ciechi e muti (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Do ora la parola al deputato Pedrizzi, che ieri non è potuto intervenire nel dibattito in Assemblea.
RICCARDO PEDRIZZI. La ringrazio, Presidente; intervengo solamente per chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, sulla finanziaria si è affermata l'idea che sia stata scritta dalla sinistra e che contenga un segno di classe; addirittura - come si è sostenuto in questa Assemblea poc'anzi, con toni che ho trovato piuttosto esilaranti -, essa avrebbe l'intento di realizzare la rivoluzione bolscevica! Forse, allora, dovremmo sostenere questa lettura e andare fieri ed orgogliosi dell'influenza che, in quanto comunisti ancora legati all'idea del conflitto di classe, riusciamo ad avere sul Governo. Purtroppo, la realtà è ben diversa e in questo intervento vorrei dimostrare come la finanziaria contenga, sì, un segno di classe, ma non certamente dal lato degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici. Va osservato però come questa descrizione artefatta della realtà rifletta, da un lato, un'anomalia di sistema, dall'altro, la sapiente capacità delle destre e di Confindustria di utilizzare la nobile arte della propaganda. L'anomalia è riferita al fatto che in questo paese è sufficiente abbozzare una semplice ipotesi di riequilibrio fiscale (come in parte è stato fatto con la rimodulazione delle aliquote IRPEF) per far gridare allo scandalo ed alla bancarotta settori sociali sempre «coccolati» dal sistema fiscale italiano e responsabili importanti della difficoltà economica in cui questo paese si trova. Grandi sperequazioni ed imponenti redistribuzioni di reddito intese, per così dire, al contrario non sopportano non solo di venire intaccate ma nemmeno di venire additate quali responsabili della crisi e quali possibili fonti di risorse per farvi fronte.
Mai come in questo periodo abbiamo assistito ad un soccorso generalizzato nei confronti dei cosiddetti ricchi, dei possessori di SUV e di barche, dei detentori di rendite finanziarie per sostenere l'impossibilità di un loro contributo alle disparità sociali che attraversano l'Italia. La destra si è distinta fortemente in tale campagna che, purtroppo, ha trovato sostenitori anche nel centrosinistra. Ed è su tale anomalia che si è a sua volta impiantata la campagna propagandistica delle destre e di Confindustria volta a dimostrare la supposta influenza della sinistra radicale sulle linee guida della finanziaria. Una campagna che serve a Confindustria, la principale beneficiaria della manovra di bilancio - come ha opportunamente ricordato l'onorevole Ventura nella sua relazione -, per premere ancora sul Governo in vista di nuovi fondi e di una riforma delle pensioni ormai presentata come una vera e propria finanziaria 2. Le destre vogliono attirare il malcontento dei cosiddetti ceti medi incuneandosi nelle contraddizioni della maggioranza ma puntano, di fatto, a far riemergere una politica di attacco allo Stato sociale e di compressione della spesa pubblica.
Ma come dicevamo i fatti sono diversi e il segno della finanziaria è inverso rispetto a quello finora descritto. Questa manovra, se è vero che si differenzia dalle politiche scandalose seguite dal Governo Berlusconi - politiche che negli ultimi cinque anni abbiamo puntualmente ostacolato, anche con grandi manifestazioni di piazza -, non si differenzia, invece, dal corso della politica economica degli ultimi quindici anni. Una politica economica ossequiosa dei parametri di Maastricht e del patto di stabilità e, in ultima istanza, «affogata» dentro una filosofia liberista, che ha fatto scempio dell'economia europea provocando una stagnazione generalizzata, come dimostrano le statistiche, i confronti internazionali, ma anche l'analisi di autorevoli economisti (tra tutti, vale la pena di citare Jean Paul Fitoussi).
Nonostante tale bilancio negativo, il Governo ci presenta ancora questa impostazione come mission, come obiettivo guida, che condiziona pesantemente l'entità della manovra, la seconda mai realizzata in Italia dopo quella varata da Amato nel 1992. Ben 40 miliardi di euro, se sommiamo anche i miliardi della manovrina di questa estate, che avranno un impatto rilevantissimo sulla nostra economia; altro che crescita!
Va aggiunto inoltre che questa dimensione mette seriamente in discussione l'importante impegno di uscire dalla logica dei due tempi per realizzare contemporaneamente risanamento e redistribuzione del reddito; con uno shock economico di 40 miliardi di euro, si realizzano oggi le condizioni del risanamento ma si rimandano ad un futuro indefinito le istanze di giustizia sociale. Non è un caso che la triade di rigore, sviluppo ed equità stia diventando, in questo dibattito, la triade rigore, sviluppo, un minimo di equità; cito ancora, al riguardo, la relazione svolta dal relatore.
Quanto detto si spiega abbondantemente scorrendo la rigida sequenza dei numeri. Se infatti il ridisegno delle aliquote IRPEF redistribuisce alle fasce più basse una porzione di reddito - piuttosto limitata e del tutto insufficiente per fare fronte all'emergenza sociale ed all'emergenza salariale emersa in Italia in questi ultimi 15 anni -, anche tale incremento viene azzerato o addirittura muta di segno divenendo negativo quando si passa ad esaminare la parte relativa ai tagli, che sono numerosi e pesanti.
Il problema principale della finanziaria, signor sottosegretario, risiede proprio in ciò: da una parte, sul versante delle entrate, opera la rimodulazione delle aliquote; dall'altra, sul versante dei tagli, si toglie quanto si è dato con la prima operazione.
Osserviamo dunque i numeri. Circa 3 miliardi 500 milioni di euro di riduzione dei trasferimenti agli enti locali si tradurranno in addizionali IRPEF ed in nuove tasse locali e di scopo, fino addirittura allo 0,8 per cento. Tre miliardi di tagli alla sanità - per di più con l'istituzione dell'odioso ticket (e, nello specifico, del ticket sul pronto soccorso) - andranno a colpire le persone più bisognose, in particolare immigrati e anziani. L'incredibile aumento dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti, proprio quando, invece, si parla di riduzione del costo del lavoro e di riduzione del cuneo, produrrà una decurtazione dalla busta paga dello 0,3 per cento che, sommato alle addizionali IRPEF per gli enti locali, raggiungerà l'1,2 per cento. Il 23 per cento di aumento dei contributi previdenziali per i lavoratori parasubordinati, come denunciato dalla CGIL, in assenza di interventi protettivi, si tradurrà in una riduzione dei loro attuali compensi. La riorganizzazione della scuola e del rapporto tra docenti e alunni provocherà la scomparsa di 50 mila posti di lavoro mentre la riorganizzazione del pubblico impiego e della pubblica amministrazione, per 3,9 miliardi di euro, produrrà un sostanziale blocco del turnover ed una razionalizzazione, e quindi un peggioramento delle condizioni di vita, all'interno della pubblica amministrazione. Vi sono inoltre le misure sui bolli, sulle autostrade, sui prezzi, e via discorrendo.
Contemporaneamente, si registra, invece, uno spostamento consistente di reddito a favore delle grandi e medie imprese, con la riduzione del cuneo fiscale; quasi 5 miliardi di euro a regime. A differenza di quanto sostenuto in campagna elettorale, tale spostamento è certo e pieno per quanto riguarda gli imprenditori mentre, per i lavoratori, viene condiviso con tutti i redditi da lavoro, compresi quelli degli evasori.
In ciò è il cuore della manovra, in ossequio ad una perfetta e classica centralità di impresa; qui risiede un'idea di politica economica che ancora una volta fa leva sul lato dell'offerta e sul lato della riduzione della produttività del lavoro anziché sul lato della domanda, come dovrebbe essere per una politica di espansione e di crescita.
Quanto alla rendita finanziaria, questa viene attaccata per la prima volta (ed è buono), ma in modo tale da colpire indiscriminatamente anche i piccoli patrimoni e le piccole rendite accumulate dal lavoro dipendente. Il 20 per cento con cedolare secca e non inserito, invece, all'interno della dichiarazione dei redditi, colpirà, allo stesso modo, tutti i tipi di reddito. Inoltre, l'avvio dei fondi pensione regala una ghiotta occasione alle grandi società finanziarie.
Insomma, una vera e propria finanziaria di classe, ma dal lato del capitale, che però non smette di lamentarsi, come dimostra il caso del TFR del quale, pur appartenendo ai lavoratori, viene denunciato lo scippo. Piuttosto, sono i lavoratori a dover lamentare l'uso improprio che verrà fatto della loro liquidazione, utilizzata per le grandi opere o per sanare i debiti pregressi e addirittura 350 milioni di euro per le spese della difesa.
È ora che in Italia si affermi una logica piuttosto elementare, che vale, in primo luogo, per le pensioni: tutto ciò che rientra nella disponibilità dei lavoratori e delle lavoratrici deve restare nelle loro mani, senza che nessuno, né lo Stato né le aziende, possa disporne. Vale oggi per il TFR, deve valere soprattutto domani per quanto riguarda la prevista e non auspicabile riforma delle pensioni.
Ma a destare allarme è l'incomunicabilità tra questa manovra finanziaria e le istanze o le vere e proprie speranze che sono state espresse sabato scorso nella grande manifestazione di Roma contro la precarietà.
Su questa manifestazione sono stati sprecati inchiostro e parole spesso per contraddire un'assoluta ovvietà, ossia la naturale partecipazione di Rifondazione ad una iniziativa che rientra totalmente nel suo patrimonio genetico, nella sua storia e nella sua cultura. Lo scandalo però non è la presenza in piazza di questo o quel sottosegretario, ma il fatto che, per la prima volta, un pezzo importante dell'elettorato dell'Unione manda, inascoltato ad oggi, un messaggio di protesta al Governo (altro che guardie del corpo, caro Presidente Prodi!), segnalando in forme più o meno radicali che l'andazzo seguito finora non va bene, non è quello giusto, non convince.
Ma quel campanello d'allarme suonato fragorosamente nelle strade di Roma non sembra essere ascoltato né dal Governo né dal testo che stiamo qui discutendo. Nella finanziaria non c'è nulla che parli di lotta alla precarietà, anzi, assistiamo alla vergogna dell'articolo 177, che condona i contributi previdenziali non versati a quei lavoratori dipendenti spacciati per autonomi.
Su questo punto il Governo spreca un'occasione e si mette contro un pezzo importante del suo mondo e del suo popolo, decisivo per la sua vittoria elettorale ed oggi mal ripagato. Siete ancora in tempo, siamo ancora in tempo, per lanciare un messaggio, un segnale in questa direzione, per recepire una domanda sacrosanta che sale da un pezzo vivo del popolo della sinistra.
Vorrei terminare questo intervento con quella che ai miei occhi costituisce la prestazione peggiore del disegno di legge finanziaria, offensiva per quello spirito pacifista che pure ha rappresentato la principale risorsa per la vittoria dell'Unione contro le destre e per la crescita della coscienza civile: l'aumento delle spese militari.
La mia collega, onorevole Deiana, ha già spiegato nel dettaglio cosa questo significhi e non mi dilungherò su ciò. Vale però la pena di affermare che il disegno di legge finanziaria aumenta complessivamente dell'11 per cento l'ammontare delle spese militari.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SALVATORE CANNAVÒ. Certamente, manca il senso delle proporzioni, delle priorità e dell'ascolto, se è vero che le nostre rimostranze in Commissione difesa non sono state degnate della minima attenzione.
Signor Presidente, la finanziaria non può essere quella che abbiamo fin qui letto e che però ancora non conosciamo. Il provvedimento va cambiato, vanno eliminati i tagli a scuola, università, sanità, va eliminato l'aumento dei contributi previdenziali, così come il condono concernente l'articolo 177, e vanno ridotte le spese militari.
Questi capitoli non possono essere accettati e non possono essere votati e se la finanziaria dovesse contenere l'aumento delle spese militari appena segnalato, in quel caso, sarà doveroso dare voce alla pratica dell'obiezione fiscale ancora in uso in Italia, rifiutando un voto favorevole all'intera manovra.
È suonato un campanello d'allarme nella sinistra sociale di questo paese ed è giusto e doveroso che si faccia sentire anche in quest'aula (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fedi. Ne ha facoltà.
MARCO FEDI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, le forze politiche di maggioranza chiamate al Governo del paese hanno il dovere di indicare una manovra economica che consenta di raggiungere obiettivi di risanamento e sviluppo, di ripresa del sistema Italia nel suo complesso, di equità, di sostegno alle fasce sociali più deboli, i redditi bassi, le famiglie.
È possibile lavorare per migliorare la manovra nel suo complesso, esprimendo posizioni e valutazioni di merito con critiche anche severe e contemporaneamente condividere gli orientamenti, le linee generali, le scelte di fondo della manovra economica.
Nell'esaminare questi provvedimenti dobbiamo avere la consapevolezza che questa manovra di bilancio si colloca in una situazione complessiva che deve fare i conti con la perdita di competitività del sistema Italia. Deve fare i conti con quei parametri che ci consentono non solo di rimanere nell'Unione monetaria, ma anche di continuare ad esercitare, nell'Unione europea, un ruolo importante, da protagonisti, nella ripresa economica, nella politica estera, nella cooperazione.
Abbiamo avuto modo di ricordare in Commissione affari esteri che le risorse destinate complessivamente al Ministero degli affari esteri sono ancora insufficienti a svolgere una coerente azione di politica estera, di cooperazione allo sviluppo, di rafforzamento della rete diplomatico-consolare, di servizio nei confronti delle comunità italiane nel mondo e di promozione del sistema Italia all'estero.
Il sistema Italia all'estero trova terreno fertile grazie alla presenza di nostre comunità integrate che chiedono allo Stato italiano investimenti coerenti con le grandi opportunità che questa rete di presenze ci offre in campo linguistico e culturale, nei settori della tutela sociale, nella rappresentanza, che si realizza attraverso i Comites del Consiglio generale degli italiani all'estero, del settore delle convenzioni bilaterali e della tutela previdenziale.
I segnali positivi sia nel settore dell'aiuto pubblico a favore dei paesi in via di sviluppo, con il 50 per cento di aumento degli stanziamenti, sia con l'aumento delle disponibilità sui fondi per la cooperazione allo sviluppo, sacrificati negli anni del Governo Berlusconi, sono importanti, ma ancora insufficienti.
Il segnale positivo dato con lo stanziamento di 14 milioni di euro per le comunità italiane nel mondo, di fatto, dovrebbe tradursi in un aumento di due milioni di euro rispetto al 2006 delle dotazioni dei capitoli del Ministero degli affari esteri. Annunciato dal viceministro degli esteri Franco Danieli già ai primi di ottobre, lo stanziamento è di buon auspicio, ma non è ancora sufficiente.
Non si è trattato, come qualcuno ha sostenuto, di un'operazione tesa ad acquisire il voto dei senatori eletti all'estero, ma di un atto doveroso, che arriva dopo anni di sostanziale mantenimento dei capitoli di bilancio nel frattempo erosi degli aumenti dei costi di gestione e dall'inflazione.
Credo che abbiamo davvero bisogno di riforme. L'impegno della maggioranza parlamentare, il lavoro concreto dei prossimi mesi dopo questa finanziaria particolarmente severa deve essere quello delle riforme. Su questo impegno politico non dovremmo deludere le attese degli italiani, neanche di quelle degli italiani residenti all'estero.
Dobbiamo avviare una riflessione sul funzionamento del Ministero degli affari esteri, soprattutto le competenze fra le direzioni generali tematiche e quelle geografiche. Dobbiamo riorganizzare la rete consolare, senza avere decisioni già assunte, consentendo ai consolati di avere maggiore flessibilità con la gestione della spesa corrente, trovando il giusto equilibrio tra personale di ruolo e personale a contratto.
Il disegno di legge finanziaria per il 2007 supera la questione della no tax area sia per i redditi da lavoro dei residenti all'estero sia per pensionati, garantendo l'accesso alle detrazioni di carattere generale anche a chi vive fuori dei confini d'Italia. Crediamo si debba consentire l'accesso anche alle detrazioni per carichi di famiglia che, al momento, risultano escluse. È necessario affrontare il tema dell'imposizione fiscale e delle detrazioni per residenti all'estero in termini di equità e parità di trattamento. Lo faremo con un ordine del giorno. Siamo certi della sensibilità di quest'Assemblea su temi che pongono al centro la parità di trattamento.
In Commissione affari esteri abbiamo presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a ripristinare le risorse destinate alle indennità di servizio all'estero che costituisce elemento centrale della dotazione necessaria alla gestione delle sedi consolari.
La rete diplomatico-consolare è stata sistematicamente sottoposta a drastiche riduzioni di capitoli di bilancio. In attesa di una necessaria riforma anche in questo settore, dobbiamo creare le condizioni per garantire l'operatività della nostra rete consolare.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO FEDI. In materia previdenziale, le riforme devono guardare in direzione dell'assegno di solidarietà per gli italiani residenti all'estero. È necessario che l'INPS adotti un regime di verifica degli stipendi e dei redditi anche per i residenti all'estero.
Il nostro impegno nella direzione delle riforme urgenti ed importanti per l'Italia e per le comunità italiane all'estero non verrà meno.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, vorrei osservare che ci troviamo ad affrontare da due giorni l'esame della manovra finanziaria. Credo che, per i prossimi anni, dovremmo procedere ad una modifica delle modalità di svolgimento della sessione di bilancio, poiché ritengo particolarmente inutile discutere in un'aula quasi totalmente deserta (ma penso si tratti di un discorso che affronteremo nel prossimo futuro).
Ricordo che in questi giorni, durante l'esame in sede di Commissione, abbiamo registrato una continua lamentela, poiché vi è stata una forte contrapposizione tra la maggioranza e l'opposizione. Per questo motivo, vorrei ringraziare vivamente sia il relatore sul disegno di legge finanziaria, l'onorevole Ventura, sia il presidente della V Commissione, l'onorevole Duilio, nonché il sottosegretario di Stato Grandi e gli altri rappresentanti del Governo che hanno partecipato attivamente ai lavori della stessa Commissione.
Credevamo, in buona sostanza, di poter discutere il disegno di legge finanziaria, in sede di Commissione, anche con l'apporto dell'opposizione, ma ciò non è avvenuto. Segnalo che, nella giornata di venerdì, si è verificato un ostruzionismo certamente non comprensibile in ordine agli interventi a favore degli italiani all'estero. Pensavamo, come dicevo, di poter dialogare con i deputati dell'opposizione, poiché ritenevamo, e riteniamo ancora, che in questo particolare momento della vita economica e politica della nostra nazione vi fossero la necessità e perfino l'opportunità di intervenire adeguatamente. Ciò perché, comunque, le difficoltà del paese sono sotto gli occhi di tutti.
Si tratta di problemi comuni, che dobbiamo superare insieme. Vedete, colleghi, tali difficoltà non possono essere addebitate al Governo di centrosinistra. Infatti, stiamo lavorando da soli cinque mesi ad un progetto che deve correggere gli squilibri e gli interventi negativi prodotti dal precedente Esecutivo. Mi riferisco al piano che il ministro Padoa Schioppa ha proposto sia nel Documento di programmazione economico-finanziaria, sia all'interno dello stesso disegno di legge finanziaria.
Quali erano i punti qualificanti di tali provvedimenti? In primo luogo, era previsto un percorso di rientro dal debito pubblico e ci si prefiggeva di accrescere, doverosamente, la competitività dell'impresa del nostro paese. Vorrei tuttavia evidenziare che, soprattutto, era affrontato il problema dell'equità sociale.
Si tratta di una questione che, negli anni passati, è stata trascurata, adottando invece interventi che hanno determinato, come è stato sostenuto dall'Unione europea, una maggiore povertà all'interno del nostro paese, superando le medie a livello europeo. Vorrei ricordare, infatti, che nel nostro paese la popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà è pari al 19 per cento del totale, contro il 15 per cento registrato in Europa. Bisogna intervenire, pertanto, attraverso forti interventi di riequilibrio, al fine di far uscire i soggetti più deboli del nostro paese dall'area della povertà relativa. Ebbene, noi stiamo intervenendo su questi tre aspetti importanti per la ripresa del nostro paese.
Ricordo che stiamo operando per intraprendere un percorso di rientro dal debito pubblico. Scusate, colleghi, ma possiamo forse dimenticare quanto è accaduto? Possiamo dimenticare, in altri termini, gli effetti negativi prodotti dal precedente Governo in questo paese?
Basti pensare che il debito pubblico è aumentato; basti ricordare che, in questi ultimi anni, il famoso rapporto tra deficit e PIL è salito; basti pensare, infine, che la spesa corrente è cresciuta dal 39,3 per cento ad oltre il 42 per cento del prodotto interno lordo: una spesa pubblica incontrollata!
Tale andamento incontrollato della finanza pubblica ha fatto sì che, per quanto concerne i saldi complessivi del bilancio, anche il cosiddetto avanzo primario ha raggiunto un livello estremamente basso. Esso, infatti, è stato pari allo 0,4 per cento del PIL lo scorso anno, provocando notevoli difficoltà. Ricordo che, all'inizio della scorsa legislatura, avevamo lasciato un avanzo primario del bilancio dello Stato pari al 5 per cento del prodotto interno lordo, ma tale avanzo è stato in buona sostanza dilapidato dal precedente Governo. Tale situazione, dunque, mette in difficoltà il nostro sistema economico.
Questo Governo, che si è trovato di fronte a tali problemi, oggi viene contestato e viene anche giudicato ironicamente, quando sostiene che è stato lasciato un «buco». Ma non pensate, onorevoli colleghi, che tale «buco» è stato determinato, come dicevo, dall'incremento della spesa corrente, dall'aumento del rapporto tra deficit e PIL e dalla crescita del debito pubblico? Credo che tali elementi debbano far riflettere quelli che contestano un Governo che guida questo paese da cinque mesi!
Certo, ci rendiamo perfettamente conto che la manovra finanziaria è estremamente pesante, ammontando a 34 miliardi di euro. Anche in tal caso, tuttavia, voglio rispondere con forza e con fermezza a coloro che affermano, genericamente, che si sarebbe potuta realizzare una manovra di soli 15 miliardi di euro. Se avessimo proposto una manovra di finanza pubblica di tale portata, chiedo allora a questi benpensanti come avremmo potuto finanziare la realizzazione delle grandi opere, soprattutto quelle di competenza dell'ANAS e delle Ferrovie dello Stato.
Basti ricordare, a tale riguardo, quanto hanno affermato, nel corso di una audizione informale presso la Commissione trasporti, il presidente e l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Spa per comprendere in quale stato versino le grandi imprese italiane che devono promuovere lo sviluppo delle infrastrutture. Esse si trovano oggi sull'orlo della bancarotta, a causa dell'impossibilità di effettuare investimenti per garantire, come dicevo, lo sviluppo infrastrutturale del paese. Sottolineo che non siamo noi ad averlo affermato, ma lo hanno sostenuto i vertici delle FS, nonché, nel corso di un'audizione svolta presso la Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera, il presidente dell'ANAS!
Sono queste, dunque, le scelte necessarie per rilanciare la politica infrastrutturale del nostro paese. Come si poteva realizzare, allora, una manovra finanziaria di soli 15 miliardi di euro?
Vorrei ricordare all'opposizione che, anche negli anni passati, vi sono state manovre di finanza pubblica estremamente significative, poiché bisognava far uscire il paese da una crisi profonda. Vorrei altresì rammentare ai colleghi appartenenti all'opposizione che, lo scorso anno, è stata varata una manovra di bilancio di 27 miliardi di euro. Ripeto: 27 miliardi di euro! Ma perché?
Perché il Governo Berlusconi ha voluto una manovra da 27 miliardi di euro? Perché era chiaro che gli indicatori erano negativi: il debito pubblico, il deficit e la spesa corrente che aumentava! Il Governo Berlusconi si era impegnato, in sede europea, a fare in modo che i predetti elementi rientrassero nei parametri di Maastricht.
Nel corso della discussione svoltasi quando abbiamo esaminato il decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria, i colleghi dell'opposizione hanno fatto rilevare che, per le società di rating, il «sistema Italia» non è più una garanzia per i mercati. Al riguardo, mi piace ricordare una battuta (simpatica, oserei dire) dell'onorevole Fini. Quando, qualche tempo fa, nel corso della trasmissione televisiva Ballarò, gli fu detto che le società di rating avevano declassato il nostro paese, con grande semplicità, ed anche con grande ironia, Fini rispose: «Io non conosco nessuno, se non il conduttore di questa trasmissione». Dunque, già prima, colleghi, vi erano segnali negativi, dovuti all'azione del Governo precedente.
Oggi, perché non diciamo con chiarezza che i competenti organi dell'Unione europea hanno definito il disegno di legge finanziaria in esame un intervento positivo di questo Governo? Certo, il Governo dovrà continuare le riforme strutturali, ma ci stiamo impegnando con grande determinazione: noi sappiamo, infatti, che il paese ha bisogno di riforme strutturali vere, non come quelle annunciate dal Governo Berlusconi, negli anni passati, e mai realizzate!
Pensiamo di intervenire sulla pubblica amministrazione, e già lo stiamo facendo. Pensiamo di intervenire anche sul sistema pensionistico. A tale riguardo, abbiamo già avviato un ragionamento di concertazione con le parti sociali, che bisogna coinvolgere perché deve esserci consenso nel paese: noi riteniamo che questi problemi debbano essere sentiti come problemi comuni se si vuole rilanciare la competitività del «sistema Italia».
Colleghi, il disegno di legge finanziaria si può discutere: è giusto che lo si faccia; è giusto che tutti possano esprimere dubbi ed incertezze (come hanno fatto, d'altronde, poco fa, anche i colleghi di Rifondazione Comunista). È giusto che si critichi, ma credo che dobbiamo osservare con grande lealtà e con grande realismo quello che abbiamo di fronte e quello che ci è stato lasciato. Con altrettanta lealtà, dobbiamo riconoscere che siamo intervenuti nei settori che erano stati individuati nel programma elaborato dall'Unione in occasione dell'ultima competizione elettorale. Siamo intervenuti sugli elementi di fragilità del nostro sistema sociale, e ciò non era mai accaduto negli anni passati.
Come dicevo, a fronte di un indice di povertà che è aumentato al 19 per cento, abbiamo previsto intervenuti per le famiglie e per i giovani, abbiamo affrontato il problema degli anziani non autosufficienti e quello dei giovani universitari alle prese con fitti che aumentano giorno dopo giorno. Siamo intervenuti sui problemi importanti della nostra società.
Siamo intervenuti anche sul sistema scolastico. Pensate: 150 mila precari entreranno nei ruoli della pubblica amministrazione e della scuola (oltre ad un numero considerevole di personale ATA). Siamo intervenuti per alleviare le difficoltà di molti istituti sotto il profilo della stabilità degli edifici scolastici. Abbiamo previsto interventi per gli asili nido, per i quali non vi era stata, negli anni passati, una politica mirata.
Abbiamo ragionato anche su un tema che, negli anni passati, è stato sistematicamente collegato al DPEF: le grandi opere infrastrutturali. Ricordiamo tutti i «disegnetti» realizzati da Berlusconi a Porta a Porta di Bruno Vespa (era quella la sede propria?). Quanti di quei «disegnetti» di Berlusconi sono diventati opere realizzate, se non quelli relativi alle opere che erano già state programmate e cantierizzate dai Governi Prodi e D'Alema? Del resto, basta guardare gli indici, perché noi non diciamo falsità. Dal 2001 al 2005 vi sono stati interventi, nel campo delle grandi opere infrastrutturali, del 4 per cento, mentre, già oggi, i nostri interventi si aggirano intorno al 4,7 o al 4,8 per cento. Si tratta di elementi importanti: essi fanno capire che questo Governo sa che, per rilanciare la competitività del paese, c'è necessità di grandi opere infrastrutturali, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,37)
LELLO DI GIOIA. Sulla base di quello che abbiamo compreso, di quello che il paese chiede, abbiamo trasformato l'intervento previsto per lo «pseudoponte» di Messina in interventi infrastrutturali importanti a monte ed a valle del ponte.
Quelli di noi che si sono recati in quelle realtà ed hanno visto la parte estrema e profonda del nostro stivale e quella iniziale dell'isola, hanno potuto constatare che il sistema infrastrutturale della Sicilia e della Calabria è caratterizzato da intasamenti, da difficoltà nei trasporti. Mi chiedo, perciò, se non fosse necessario, prima di tutto, intervenire sugli elementi di rigidità e di strozzamento del sistema infrastrutturale e dei trasporti. Perché non realizzare, nel settore dei trasporti, quelle infrastrutture a monte ed a valle che, favorendo il deflusso e risolvendo il problema dell'intasamento, offrono alle predette realtà effettive possibilità di crescita?
Abbiamo affrontato anche un problema annoso: l'occupazione. Nessuno vi disconosce che, negli anni passati, vi è stato un incremento dell'occupazione. Però, credo dobbiate anche voi riconoscere, con grande umiltà e con senso di responsabilità, che l'incremento in parola si è tramutato, in questi anni, in aumento della precarietà: di una precarietà che noi vogliamo limitare.
Noi deputati de La Rosa nel Pugno non siamo contrari alla flessibilità e, anzi, la guardiamo con interesse.
Siamo convinti che nel terzo millennio sia necessario rendere più elastico il mercato del lavoro, ma la flessibilità non può significare precarietà; vi è la necessità di trovare strumenti diretti a ridefinire l'assetto complessivo del mercato del lavoro. Questi strumenti li abbiamo realizzati: abbiamo diminuito i contributi per le aziende che comunque assumono a tempo indeterminato, abbiamo aumentato, riportandoli a livelli compatibili, i contributi per coloro i quali continuano ad assumere a tempo determinato.
Questa è la strada dell'opportunità, che mette in equilibrio un sistema del mercato del lavoro; infatti, basta pensare al recupero del credito di imposta, agli incentivi per l'occupazione, agli ulteriori incentivi che riguardano il Mezzogiorno d'Italia e l'assunzione delle donne, che negli anni passati sono stati totalmente ignorati. Il Mezzogiorno d'Italia di cui parlate da cinque anni, che era una priorità per la Casa delle libertà, guardiamolo oggi, osserviamo come è questo Mezzogiorno d'Italia che per noi è una risorsa per il paese e rivolgiamo lo sguardo anche a quali sono stati gli interventi all'interno e per le aree sottoutilizzate. Avevate promesso all'inizio della legislatura che avreste investito oltre il 40 per cento delle risorse per il Mezzogiorno d'Italia, ma probabilmente i colleghi della Lega vi hanno bloccato, come hanno fatto sistematicamente durante il periodo del vostro Governo. Altro che le eterogeneità di questa coalizione! Altro! All'interno della nostra coalizione le diverse sensibilità culturali non sono un deficit, ma sono una ricchezza per migliorare, per mettere a confronto le idee, per costruire un sistema che dia garanzia al paese.
PRESIDENTE. La prego, concluda.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, termino subito.
Concludo dicendo che noi del centrosinistra, pur verificando probabilmente alcuni limiti di questa finanziaria, siamo profondamente convinti che al termine dei cinque anni il paese avrà più competitività, meno debito pubblico, ma soprattutto più equità sociale, che voi certamente non avete dato negli scorsi anni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Girolamo. Ne ha facoltà.
LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con questa legge finanziaria, come abbiamo più volte affermato, abbiamo l'ambizione di tenere insieme tre esigenze difficili da coordinare: risanamento, sviluppo ed equità. Obiettivo molto problematico da raggiungere, ma se non provassimo a perseguirlo verremmo meno non solo al patto stipulato con gli elettori, ma anche alla responsabilità che abbiamo nei confronti del paese. Vogliamo tendere alla costruzione paziente, faticosa di un sistema paese che ritrovi una sua coerenza attraverso azioni che promuovano una crescita rispettosa delle persone e dell'ambiente in cui viviamo. Per questo miriamo a far sì che le politiche di welfare abbiano un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e di coesione sociale.
In questo quadro, il settore della salute rappresenta un paradigma perfetto per coniugare risanamento, sviluppo ed equità. Per far questo occorre, in primo luogo, che la spesa sanitaria cessi di essere una variabile indipendente, diventando una funzione delle politiche economiche del paese, crescendo in maniera coerente con la crescita complessiva. Il che significa, ad esempio per il 2007, mettere in atto risparmi per oltre 2 miliardi e mezzo di euro; si tratta di un'operazione epocale, difficile da realizzare, ma indispensabile a garantire al nostro paese il mantenimento di un Servizio sanitario nazionale che, nonostante sacche di inefficienza e sprechi, si colloca comunque ai primi posti nel mondo. In caso contrario, l'insostenibilità della crescita della spesa sanitaria determinerà una progressiva défaillance dei vari servizi sanitari regionali e la fine dello stesso Servizio sanitario nazionale.
A tal proposito sono necessari una forte capacità di Governo, uno sforzo congiunto e un'assunzione di responsabilità collettiva. Queste sono le condizioni indispensabili, perché nel nostro paese abbiamo un doppio livello di governo della sanità: lo Stato, che ne determina il livello di finanziamento e le regole generali, e le regioni, che determinano e gestiscono l'offerta del servizio. Da qui la necessità di concertazione fra Stato e regioni, ma anche la piena condivisione di obiettivi, strumenti e responsabilità; quindi, la stipula di un vero e proprio patto per la salute fra Governo e regioni che trova la sua realizzazione proprio nelle misure previste nella finanziaria.
Per attuare tale patto, da una parte si mettono in campo azioni di riassetto e riforma di alcuni fondamentali comparti: basti pensare alle misure sull'accreditamento, sui dispositivi medici, sulle prestazioni di laboratorio, sui centri di acquisto e sulle linee guida; dall'altra, si mette a disposizione delle regioni un incremento di risorse come mai era avvenuto prima. Il fondo sanitario nazionale aumenta di 6 miliardi di euro; l'insufficiente fondo per il 2006 viene incrementato di 2 miliardi di euro; viene creato un fondo transitorio di 1 miliardo di euro per favorire il rientro delle regioni con squilibri finanziari più rilevanti ed, infine, viene incrementato di 3 miliardi di euro il fondo per l'edilizia sanitaria e l'ammodernamento tecnologico. Uno sforzo finanziario enorme e tanto più significativo in una situazione difficile per il bilancio dello Stato quale quella che attraversiamo; inoltre, se ne garantisce l'erogazione rapida e con un orizzonte triennale, permettendo così alle regioni quella programmazione che è necessaria per attuare le indispensabili azioni di razionalizzazione, risparmio ed efficientamento.
La sfida che vogliamo vincere è quella di ricondurre la dinamica della spesa per la salute nell'ambito dei vincoli di finanza pubblica, migliorando nello stesso tempo i risultati in termini di qualità, appropriatezza, omogeneità territoriale. Ci rendiamo conto che è una sfida difficile, ma siamo convinti che questa legge finanziaria ci fornisca strategie e strumenti idonei a raggiungere questo straordinario obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare il deputato Reina che ha appena fatto sapere di rinunciare al suo intervento.
È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nei pochi minuti che mi sono concessi non sarà possibile sviluppare un approfondimento di tanti interessanti aspetti della manovra finanziaria. In termini generali, questa finanziaria è naturalmente dolorosa, come quando in una famiglia si devono fare sacrifici perché qualcuno ha scialacquato il patrimonio familiare. Da qui nasce la ricerca spasmodica di risorse finanziarie per rimettere a posto i conti pubblici dissestati e per poter pensare di nuovo al futuro con ottimismo attraverso il rilancio dello sviluppo, ma nella solidarietà, e questa finanziaria si sforza di perseguire tale difficile compito.
Vorrei, in discussione generale, approfondire un aspetto specifico che mi pare di grande importanza, nel caso in cui il Governo decidesse di porre la questione di fiducia su propri, più o meno estesi emendamenti. Confido, perciò, nell'attenzione del rappresentante del Governo, del presidente della Commissione, il collega Duilio, e dei relatori, affinché segnalino al Governo che, in tale eventualità, dovrà essere inserita una specifica previsione sul punto che ora esporrò, relativo all'articolo 64.
Nella sua formulazione originaria, esso prevede la riduzione del 50 per cento delle classi di stipendio e degli aumenti periodici biennali per le categorie di personale di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Si tratta di magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare e forze di polizia di Stato, personale della carriera diplomatica e prefettizia, categorie le quali, oltre ad essere disciplinate dai rispettivi ordinamenti, e, quindi, sottratte alla disciplina generale di altri impiegati dello Stato, sono altresì sottratte alla normale contrattazione economica e retribuite secondo parametri di aggancio e di adeguamento economico affidati a criteri di automatismo; a quelle categorie è aggiunta quella dei professori e dei ricercatori universitari.
La decontrattualizzazione è perfettamente spiegabile per l'estrema delicatezza delle funzioni pubbliche esercitate da quelle categorie. Non è pensabile esporre alla necessità di contrasti, comprese manifestazioni rivendicative o scioperi, funzionari, quali magistrati, forze armate, corpi di polizia, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza, eccetera, o prefetti ed ambasciatori, né, parimenti, consentire che il malumore per le rivendicazioni retributive possa serpeggiare tra quei funzionari. Da quando questa disposizione è stata inserita nella finanziaria, il malumore è iniziato, fino a rischiare di assumere connotazioni estremamente preoccupanti, quale il pericolo di scontro istituzionale per quanto riguarda le magistrature, che vero o no che sia, a cagione dei loro difficili rapporti con il potere politico, risalenti, soprattutto, alla precedente legislatura, possono aver percepito come giustamente punitiva una falcidia così ampia dei loro emolumenti, ipotizzando addirittura una lesione dell'indipendenza. Ma quel pericolo investe anche le altre categorie protette, che sono in prima linea nella difesa della legalità dello Stato, alle quali quella disposizione può essere apparsa come una svilente sottovalutazione delle loro funzioni.
Sappiamo che la ragione di tale disposizione risiede nella necessità di reperire risorse, chiamando ciascuna categoria a fare la sua parte. Tuttavia, non posso non rilevarne l'incongruità, se non la pericolosità, sia per l'eccessività del sacrificio, che non riguarda in queste dimensioni nessun'altra categoria, compresi i parlamentari stessi ed i ministri, sia per l'unilateralità della decisione con la quale il Governo chiederebbe al Parlamento di rompere il sistema delle guarentigie connesse con gli automatismi stipendiali adeguati. Tutto ciò è idoneo, purtroppo, a fondare il timore paventato da quelle categorie.
Ecco perché ho presentato in Commissione giustizia, insieme ad altri esponenti dell'Unione, un emendamento soppressivo dell'articolo 64 nella sua interezza, in quanto l'esclusione dall'operatività dei soli magistrati avrebbe potuto rappresentare un aspetto odioso nei confronti delle altre categorie, oltre che difficilmente compatibile con il principio costituzionale di uguaglianza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICO PALOMBA. L'emendamento ha riscosso consensi e voti unanimi da parte di entrambi gli schieramenti e voglio ringraziare i colleghi della Cdl per questa espressione di positiva trasversalità. Esso è stato inviato alla Commissione bilancio che, pure considerandolo ammissibile, non lo ha esaminato. Questa è la ragione per cui il testo presentato è quello originario, ma si porta dietro la proposta emendativa dell'intera Commissione giustizia, come ben sa il relatore, collega Gambescia. Auspico che il Governo voglia rispettare la decisione unanime della Commissione giustizia. Se la disposizione sarà approvata, confido che tutta l'aula vorrà confermare il voto dei propri esponenti di quella Commissione, sopprimendola. Ma, se il Governo porrà la questione di fiducia, auspico che rispetti la decisione della Commissione, sopprimendo l'articolo, ovvero presentando una propria proposta emendativa sostitutiva, che però sia, nella sostanza, rispettosa del contenuto del mio emendamento. Qualora il Governo decidesse di ripresentare, nell'emendamento sul quale porrà la questione di fiducia, il testo sostitutivo, già depositato nella Commissione bilancio, chiedo che esso specifichi con la massima chiarezza...
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego.
FEDERICO PALOMBA. Devo concludere, signor Presidente? Per questo motivo mi richiama?
PRESIDENTE. Temo di sì.
FEDERICO PALOMBA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Chiedo che esso specifichi, con la massima chiarezza, che la sospensione di due anni del 30 per cento dell'indennità non travolge la continuità del meccanismo. Credo che, in questo modo, il Governo darebbe ampia dimostrazione che non c'era alcuna volontà punitiva, ma soltanto il desiderio di chiamare ciascuna categoria ad affrontare la sua parte in questa difficile opera.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, illustri colleghi, credo di dover iniziare il mio intervento con un chiarimento. Non so bene di quale finanziaria si debba parlare: se di quella presentata in Commissione circa un mese fa o di quella, completamente stravolta, dopo l'esame in Commissione, con oltre 200 emendamenti. È, quindi, già difficile affrontare questo argomento. Credo di dover chiarire qualcosa in merito a ciò che si è sentito in questi giorni in aula, quando si è parlato con grande forza di un buco di bilancio, salito da 35 a 40 miliardi, lasciato dal Governo Berlusconi. Credo sia dovere smentirlo per chi, come me da undici anni, partecipa ai lavori della finanziaria.
Vorrei anche ricordare che la scorsa estate il ministro Padoa Schioppa ha gridato allo scandalo, parlando di buco di bilancio, ed ha costituito una commissione presieduta da un illustre economista, Faini, dove si è detto che il rapporto deficit-PIL era arrivato al 4,6 per cento. Si parlava di una manovra pesante, da 40 o, addirittura, 45 miliardi. Siamo già arrivati a 40 miliardi, se sommiamo naturalmente la manovra effettuata nel mese di luglio, di circa 9 miliardi. È arrivata poi una comunicazione ben diversa: nella prima metà dell'anno, ci dicono che il rapporto deficit-PIL è molto diverso, in quanto parlano del 2,9 (lontanissimo quindi dal 4,6); ci dicono che ci sono entrate in più del 10 per cento, rispetto a quelle previste dall'inizio dell'anno, per merito della finanziaria dell'anno precedente, quella del Governo Berlusconi e, chiaramente, del ministro Tremonti, che in questi anni ha operato sicuramente con grande attenzione e rigore. Le uscite sono diminuite di 13 miliardi di euro.
Questi sono i dati dell'ISTAT, consegnati nel corso dell'audizione presso la Commissione bilancio e non sono quindi chiacchiere di quartiere, come quelle che si sentono al bar da troppi esponenti o nelle piazze, quando si va a protestare, non facendo capire al paese da quale parte si sta, volendo occupare il ruolo della maggioranza e dell'opposizione. Anche in quest'aula si assiste a qualche intervento, come quello svolto dal collega poc'anzi, dove si critica fortemente il centrosinistra. Non si capisce, così, se ci volete lasciare almeno la possibilità di discutere ed analizzare la legge finanziaria. Certamente non l'avete fatto in Commissione, dove siamo riusciti ad esaminare 25 emendamenti su 7 mila. È la prima volta, nella storia di undici anni, che si tocca un dato così basso. Il dato più basso è stato quello di due anni fa, quando abbiamo toccato i 900 emendamenti, con una discussione su ogni emendamento. Qui si è veramente discusso del nulla in ogni Commissione! Credo sia importante ritornare ad una democrazia compiuta. Capite tutti quali siano le difficoltà.
Credo, inoltre, in qualità di esponente dell'ufficio di presidenza dell'Anci, di dover spezzare una lancia a favore dei piccoli comuni, per i quali fate un intervento tampone e sottraete i soldi a tutte le aree sottoutilizzate. Quindi, i piccoli comuni in difficoltà saranno ancora più in difficoltà, dato che la maggior parte di essi si trova nelle aree sottoutilizzate. Si pensi alla mia regione, la Sardegna, la terra che ho il dovere di difendere, risiedendo lì il mio cuore.
Addirittura, inserite un articolo, il 102, sulle entrate, con il quale cancellate la spesa sanitaria che non trasferite più alla Sardegna, così come avviene per i fondi del trasporto pubblico locale. Fate, in tal modo, due cose gravissime: innanzitutto, già dal 1o gennaio 2007 bisognerà pagare gli stipendi dovuti al mondo della sanità e si riscontreranno sicuramente difficoltà molto grandi a reperire quei fondi in una regione che già registra problemi economici. Per contro, ci promettete di tornare a regime rispetto a quanto disposto dal Governo Berlusconi lo scorso anno, quando si è affermato che bisognava tornare a regime subito e disporre da subito dei ricordati 4 miliardi di euro che la Sardegna reclamava e di cui ha bisogno. Ora si accettano addirittura le dilazioni al 2010, anno in cui forse non ci sarà davvero più questo Governo - e ce lo auguriamo -, mentre siamo sicuri che non ci sarà più il governo regionale, perché non c'è dubbio che verrà allontanato a causa di questi balzelli e di queste scelte che non denotano alcuna attenzione verso i sardi e nessun interesse per la centralità del cittadino rispetto alla politica.
Cancellate completamente un altro aspetto importante, ossia la continuità territoriale che si era conquistata con il Governo Berlusconi e che aveva dato ai passeggeri la possibilità di volare ad un prezzo scontato, ad un prezzo che ci consentiva finalmente di andare da una parte all'altra dell'Italia. Per la Sardegna, tra l'altro, ciò significa avere solo due modalità di trasporto: marittimo o aereo, ma naturalmente è il trasporto aereo la precondizione indispensabile per la creazione di quelle condizioni che possono rivelarsi decisive anche per l'economia.
Per quanto riguarda la continuità territoriale delle merci, devo spendere alcune parole, perché abbiamo lavorato moltissimo cercando di ottenere lo stanziamento, rimasto in bilancio per cinque anni, di 45 milioni di euro. Tale cifra è stata completamente cancellata dal bilancio dello Stato, non esiste più. La continuità territoriale delle merci dava la possibilità agli imprenditori sardi di colmare quel gap che nel corso del tempo diventa notevole per quanto riguarda gli aspetti economici. Le nostre disposizioni prevedevano, appunto, la continuità territoriale delle merci, dando agli imprenditori la possibilità di usufruire di uno sconto del 50 per cento sul costo di attraversamento del mare e di essere con ciò competitivi, il che ritengo sia l'aspetto più importante dell'imprenditoria, anche di quella meridionale.
Sono dimenticate completamente nel provvedimento in discussione anche le zone franche. La Sardegna ha solo la zona franca di Cagliari; abbiamo bisogno di nuove zone franche e di finanziamenti per riuscire ad abbattere la fiscalità, con provvedimenti che servono sempre per sviluppare l'imprenditoria e la competitività.
Per quanto riguarda la portualità, date i soldi a Gioia Tauro, con la destinazione del 50 per cento delle somme stanziate, dimenticando le altre «porte» del Mediterraneo, quali ad esempio Cagliari e, in secondo luogo, Oristano, che è stato promosso dal Parlamento, con la precedente legge finanziaria, a porto di prima categoria. Non si capisce perché venga attribuito il 50 per cento delle somme stanziate a Gioia Tauro e gli altri porti siano lasciati nel limbo, senza determinare nulla in proposito. Abbiamo presentato emendamenti per fare chiarezza su tale problema, e speriamo vengano accolti nei prossimi giorni.
Cancellate le prefetture per le città con meno di duecentomila abitanti, senza tener conto dell'eventuale presenza della malavita. Quindi, non combattete nulla, non vi ricordate che in Sardegna, anche in questi giorni, vi è qualcuno che mi pare sia ancora nelle mani dei rapitori e che speriamo sia liberato, senza drammi; e un'intera isola si muove in proposito. Mentre avviene tutto ciò, tranquillamente si cancellano le prefetture e le questure, indebolendo il presidio sul territorio e dando la possibilità ai delinquenti di muoversi serenamente, in tutta tranquillità.
Per quanto riguarda le servitù militari, che dire? Abbiamo presentato una serie di emendamenti in proposito, sperando nelle bonifiche, sperando di poter modificare ovviamente le limitazioni che penalizzano i pescatori e l'economia. Abbiamo cercato di cambiare la legge, ma abbiamo parlato, purtroppo, ad una Commissione ed ad un Governo sordi, che non si sono interessati ad alcun tipo di problema, considerandoci con grande distanza.
Credo, tra l'altro, che bisognerà anche rivedere il tema dell'energia, di cui si è parlato negli ultimi cinque anni, e arrivare a pensare che realmente l'energia è importante e fondamentale per la nostra isola, tentando di intravedere interventi che oggi non compaiono minimamente in questo disegno di legge finanziaria.
Credo...
PRESIDENTE. Onorevole Marras, dovrebbe concludere...
GIOVANNI MARRAS. ..., e concludo davvero, signor Presidente, che voi, onorevoli colleghi della maggioranza, dobbiate operare una riflessione e pensare alla sala Aldo Moro, di cui vi siete appropriati ingiustamente. Aldo Moro, in un suo discorso, faceva un'affermazione molto importante: egli disse che questo paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nascerà un nuovo senso del dovere. Credo che voi non abbiate proprio il senso del dovere nei confronti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, deputate e deputati, la legge finanziaria è sicuramente un atto politico e di Governo importante, di cui il Parlamento discute e che segna, in qualche modo, l'attuazione del programma con cui l'Unione si è presentata alle cittadine ed ai cittadini, alle elettrici ed agli elettori, dai quali ha avuto il consenso e la fiducia. Si tratta di una finanziaria che, a volte, si carica persino di aspettative eccessive. Solo con l'azione di Governo nel corso dell'intera legislatura si può dispiegare ed attuare un programma corposo, complesso e significativo quale quello che abbiamo presentato alle elezioni. Questo disegno di legge finanziaria contiene, in ogni caso, alcuni aspetti significativi ed importanti e pensiamo - e penso - che altri potrà contenerne, migliorandone i contenuti e le proposte.
È anzitutto comprensibile il ripetuto dissenso, la critica legittima che il centrodestra esprime rispetto a questa finanziaria. Infatti, se vi è un primo dato che va, in qualche modo, reso esplicito - non solo in quest'aula, ma al paese - è che l'impianto di questa finanziaria rappresenta una politica diversa da quella che, in questi anni, il centrodestra ha realizzato. Essa si inserisce in una situazione difficile, in cui possiamo dire, un po' «simpaticamente», che vi sono esponenti del centrodestra che rivendicano a sé alcuni risultati, quali quelli ottenuti sul terreno delle entrate, ma contemporaneamente negano altri fattori, quali quelli del deficit o dei «buchi» di bilancio o delle difficoltà di sviluppo e di crescita che il paese ha registrato in questi anni. Si tratta, quindi, di una finanziaria che ha dovuto - e deve - misurarsi anche con queste difficoltà.
Penso che vi siano alcuni elementi molto positivi. Si avvia una politica redistributiva socialmente più equa e mi sembrano fuori luogo le polemiche di esponenti del centrodestra (purtroppo, sui giornali ne ho lette anche provenienti da alcuni esponenti del centrosinistra) che, pensando di parlare di realtà del centro-nord - mi riferisco a quella che conosco meglio, la mia regione, ossia la Lombardia -, sembrano non cogliere che questa azione redistributiva attraverso il sistema fiscale e la lotta all'evasione, nonché la revisione delle aliquote, reca vantaggio, anche in una grande regione ricca e produttiva del nord quale la Lombardia, alla stragrande maggioranza dei cittadini.
Forse basterebbe analizzare i bilanci dell'Agenzia delle entrate per dimostrare quanti cittadini, anche del «profondo nord» da questa operazione redistributiva traggano, appunto, un vantaggio.
Così come significativi e positivi sono stati gli sforzi, compiuti recentemente, di reperimento delle risorse che porteranno al rinnovo del contratto dei lavoratori del pubblico impiego, lavoratori che per molti anni devono aspettare, come hanno fatto nel passato, il rinnovo del proprio contratto e, quindi, un adeguamento salariale al costo della vita.
Voglio centrare però il mio ragionamento su un punto che ritengo essenziale e sul quale chiedo al Governo - il Parlamento può farlo in piena autonomia - di lavorare per un miglioramento ed un arricchimento di questo disegno di legge finanziaria. Mi riferisco a ciò che ritengo sia il male della nostra epoca, soprattutto se penso alle giovani generazioni: l'incertezza e la precarietà del loro futuro attraverso l'incertezza e la precarietà del lavoro.
Il tema della lotta alla precarietà è un punto importante del programma dell'Unione e io ritengo che vi siano alcuni elementi iniziali positivi anche all'interno del disegno di legge finanziaria, volti alla ripresa dello sviluppo ed a favorire una stabilizzazione del lavoro precario. Mi riferisco agli strumenti del cuneo fiscale e agli incentivi alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato, quelli attualmente precari, nonché a politiche che favoriscano lo sviluppo.
In primo luogo, ritengo però vi sia un limite: il fatto che questa politica di incentivazione alla stabilizzazione si faccia con uno strumento come il cuneo fiscale, a vantaggio del sistema delle imprese private, e non vi sia (ma si può recuperare in queste ore e in questi giorni) un meccanismo analogo di incentivazione riguardante, ad esempio, tutto il settore della pubblica amministrazione. Basta vedere i dati ufficiali dell'ISTAT e come nel settore della pubblica amministrazione, dagli enti locali a tutto il sistema degli enti pubblici, vi sia una quantità consistente di lavoro precario, che è essenziale per la prestazione di servizi ai cittadini e per la realizzazione piena del lavoro di questi soggetti. Si possono trovare soluzioni che intervengano positivamente, anche attraverso risorse che favoriscano, incentivandola, la stabilizzazione di questi rapporti di lavoro.
Certo, ripeto, vi sono alcuni primi elementi significativi positivi, ma ritengo che occorra andare oltre. Non è sufficiente, ad esempio, la quantità di stabilizzazione del precariato che si realizza nella scuola, ma occorrerebbe trovare strumenti e porre in atto interventi che possano allargare quell'orizzonte.
In secondo luogo, la Commissione lavoro della Camera ha prodotto, a mio avviso, un'importante opera di arricchimento attraverso l'approvazione di una serie di emendamenti che mi auguro troveranno il pieno accoglimento da parte del Governo e dell'Assemblea. Essi sono volti a far sì che, anche attraverso una politica di incentivi e disincentivi con gli strumenti attualmente previsti, si possa avere l'estensione di diritti e di tutele a chi nel lavoro precario vive. Mi riferisco al trattamento della maternità, e in particolare di quella a rischio, della malattia e anche del sostegno al reddito per lavoratori e lavoratrici che, a causa della precarietà del lavoro, hanno totale incertezza del proprio reddito nelle fasi di passaggio da un lavoro all'altro. Tale politica di incentivi e disincentivi - come ho già detto - è un elemento positivo, ma molto parziale e iniziale.
Il problema della precarietà lo si affronta certamente anche attraverso gli strumenti previsti nel disegno di legge finanziaria in esame, ma allargando già al suo interno diritti e tutele, con una impostazione che porti finalmente a dare a questo paese una legge e un sistema di riordino e di governo del mercato del lavoro che superi tutta la legislazione attualmente esistente.
Trovo che il dibattito sia un po' specioso laddove si pensa di risolvere in modo alquanto manicheo tutto il tema della precarietà del lavoro intervenendo su un unico strumento legislativo, che pure critico pesantemente e che penso abbia prodotto un forte aumento di precarizzazione del lavoro, ovverosia la legge n. 30; occorrerebbe piuttosto rivedere l'impianto più generale che pone il contratto a tempo determinato al centro del rapporto di lavoro e del governo pubblico del mercato del lavoro.
Occorre inviare un messaggio chiaro al paese e ai tanti giovani che, anche manifestando, chiedono una risposta a chi ha il compito di governare e operare scelte attraverso atti, dando risposte concrete alla loro condizione. Bisogna avere coscienza che abbiamo di fronte a noi una generazione di ragazzi e ragazze che lavorano e che, pur lavorando, per la prima volta dopo tanti anni corrono il rischio di stare peggio dei loro genitori. Per molti di noi non è stato così! Il nostro destino nel lavoro è stato quello di un miglioramento, anche attraverso lotte e scontri difficili, delle condizioni di lavoro.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
AUGUSTO ROCCHI. Attraverso un intervento che migliori le parti già positive contenute nella legge finanziaria su questo tema, occorre dare il segnale che, con questa legge finanziaria e le disposizioni che successivamente il Governo varerà, la lotta per costruire misure e scelte che offrano un futuro di serenità e di qualità del lavoro e di crescita ai giovani, ai ragazzi e alle ragazze del nostro paese, è e sarà una priorità di questo Governo.
Concludo, Presidente. È su questo che si misura la qualità dell'azione di Governo e la capacità di essere coerenti con il programma sulla base del quale i cittadini e le cittadine ci hanno votato: una coerenza capace di dare fiducia alle tante persone che aspettano risposte importanti per il loro futuro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche in coloro, come noi, che a più riprese hanno manifestato disponibilità al dialogo e volontà di condurre una opposizione non precostituita, anche in noi, signor Presidente, è subentrato forte scoramento e motivato sconcerto a fronte del comportamento del Governo in merito alla legge finanziaria.
Avrebbero oggi buon gioco i partiti dell'opposizione a svolgere la loro funzione. Basterebbe che si limitassero alla raccolta di tutte le dichiarazioni, le interviste, le lamentele, le dissociazioni, le minacce di dimissioni, i litigi, le manifestazioni di protesta, e addirittura di autoprotesta, di esponenti del Governo e della maggioranza per motivare e sostanziare una critica fondata e severa. Basterebbe riprendere le dichiarazioni di oggi del ministro Mussi, quelle dei sindaci delle più grandi città, quelle degli economisti riformisti più avveduti, quelle delle associazioni economiche e produttive e, perfino, le opinioni espresse da quella stessa stampa che in campagna elettorale aveva sostenuto l'Unione.
Tra tutte, però, vorrei qui riprendere quella di Massimo Cacciari, che ha partecipato recentemente ad una manifestazione di protesta in Veneto contro la legge finanziaria ed ha accusato il Governo e la sua maggioranza addirittura di non avere una cultura moderna del lavoro e di non comprendere la situazione economica del nord-est. Poiché a questa valutazione si è subito associato il presidente della provincia di Milano, Pennati, la critica si è immediatamente allargata anche al nord-ovest, cioè alla parte più produttiva del paese.
Le critiche sono state forse assorbite dall'accordo intervenuto tra Governo ed enti locali e dagli emendamenti presentati in Commissione dal Governo su questa materia? Neanche per idea! Anzi, Sergio Cofferati ha testualmente insistito: gli emendamenti proposti dal Governo sono incoerenti rispetto all'intesa raggiunta a Palazzo Chigi il 10 ottobre. Ancora delusione e proteste, dunque!
Il segretario della UIL, Luigi Angeletti, da parte sua ha rilevato con profonda amarezza che il taglio del cuneo fiscale non è stato praticato in coerenza con gli accordi sindacali.
Il Governo, coerente con la promessa elettorale (anche se non sempre ha voluto mantenere la parola data, come ad esempio sull'aumento delle tasse, che si era ufficialmente e solennemente impegnato a non praticare), ha inserito nella finanziaria il taglio di cinque punti del cuneo fiscale, dei quali tre sarebbero andati alle imprese e due ai lavoratori. Tre punti alle imprese? Certo, ma a quali? In Italia, oltre il 95 per cento delle imprese sono considerate medio-piccole e queste già godono di una parziale defiscalizzazione del costo del lavoro.
Secondo i calcoli di un noto economista che si firma su un giornale con uno pseudonimo da capo tribù indiana, i tre punti non incideranno sul costo del lavoro delle imprese se non in misura ridotta e, comunque, per non più di un punto percentuale. Se vi aggiungiamo che il taglio si pratica solo ai contratti a tempo indeterminato e che soprattutto nelle piccole aziende si usano anche contratti a tempo determinato, il vantaggio per le piccole e medie aziende del taglio dei cinque punti del cuneo fiscale rischia di essere molto vicino allo zero. Poiché poi la riduzione avviene sulla massa imponibile del prelievo IRAP, il costo del lavoro per unità di prodotto resta pressoché uguale.
E i lavoratori? Poiché la scelta è stata quella di spalmare i due punti di cuneo fiscale sull'IRPEF, di tutti i lavoratori la manovra di recupero avvantaggerà minimamente i lavoratori dipendenti e finirà per recare qualche piccolo vantaggio anche a quei lavoratori autonomi che contemporaneamente vengono additati come evasori fiscali. Un bel pasticcio!
Signor Presidente, siamo talmente abituati al cambiamento che non ci stupiamo più di nulla, nemmeno del fatto che un ministro aderisca ad una manifestazione di protesta contro il suo stesso Governo, peraltro promossa da un partito che ne fa parte, e alla quale hanno subito inviato la loro adesione altri due partiti di Governo per protestare contro loro stessi. Questa scena ricorda per metodo la decisione di due autorevoli esponenti comunisti del Governo D'Alema di recarsi a Belgrado a solidarizzare con coloro che erano bombardati dal Governo del quale essi stessi facevano parte: la commedia della politica, a volte, è davvero irresistibile!
Signor Presidente, a fronte di questo disegno di legge finanziaria cosa può dire un parlamentare che ragioni? Non ne conosciamo ancora il testo definitivo. Signori del Governo, voi avete proposto una legge-cantiere; una legge à la carte dove ognuno di voi ha potuto scrivere, emendare e mutare tutto quello che ha voluto o potuto. Una finanziaria scritta a mille matite e per questo senza colore. Una finanziaria alla quale, come è stato ricordato da uno di voi, manca l'anima.
Per questo motivo, personalmente non condivido l'idea che la manovra sia di stampo vagamente massimalista o addirittura classista, come è stato suggerito da qualche parte della minoranza parlamentare. Magari avesse almeno un'identità! No, la manovra è senza identità e si manifesta come lo specchio della maggioranza: un mosaico di gruppi politici con spinte diverse e contraddittorie. Una maggioranza affettata che non può che fornire un affettato di finanziaria. Solo in una finanziaria così si può ritrovare, esaltando la sua eterogeneità, la maggioranza che sostiene il Governo. Non ci sono vincitori, non ci sono vinti e la pax di Villa Pamphili lo garantisce. Il problema è che mancano perni a cui agganciarsi. Non ci sono neppure dati sufficientemente chiari e il percorso appare infinito, con i tremila emendamenti presentati dalla maggioranza che pesano ancora sulla nostra testa.
Rispetto alla manovra noi ci poniamo ancora interrogativi attinenti al quanto, al cosa e al come, cioè alla sua entità, al suo reale contenuto, alle metodologie scelte per elaborarla e farla approvare dal Parlamento. Il quanto è tuttora indecifrabile. Secondo gli uffici della Camera dei deputati, la manovra è valutata per 40 miliardi di euro. Secondo i dati forniti dal Governo, essa rimane a 34,7 miliardi di euro. Il mistero delle cifre preoccupa ancora di più quando, alla luce degli emendamenti, anche di quelli di esenzione, il totale non cambia mai. Possibile che i ragionieri non facciano i conti con esattezza? Eppure la matematica non è un'opinione.
Lo sconcerto aumenta se si rapportano i dati al dibattito politico. A tarda estate la manovra, che doveva essere di 32 miliardi di euro, era contestata dall'estrema sinistra che parlava di una correzione al ribasso sotto i 30 miliardi. Perché essa stessa ha invece accettato una forte correzione al rialzo? Probabilmente perché nella manovra sono state accolte alcune sue tesi che sono talmente rilevanti da farle dimenticare l'entità dell'operazione. Il fatto, ad esempio, che non si parli di previdenza nonostante nel DPEF la si sia considerata una delle quattro materie su cui intervenire, e si rimandi la riforma delle pensioni ad un domani imprecisato e comunque tale da rinviare l'inevitabile conflitto tra riformisti e conservatori, la dice lunga.
Questo «ne parleremo domani» fa venire in mente la vecchia massima di De Filippo «ha da passà a nuttata». E, per quanto riguarda la mattina del domani, vedremo, anche se i primi fumi di guerra sono stati lanciati subito dopo la maxi riunione di Villa Pamphili, anzi all'uscita della stessa, quando qualche autorevole esponente della sinistra estrema ha minacciato, scandendo bene le sillabe per mostrare la volontà come un imperativo, che «le pensioni non si toccano».
Si motiva poi continuamente il contenuto, cioè il «cosa» della manovra, con il ricorso al clamoroso buco di bilancio del Governo precedente e agli sfondamenti di tutti i tetti provocati da Berlusconi. Noto che la questione dei disastri del Governo precedente viene sempre richiamata dai Governi successivi. È una legge dell'ex all'incontrario. Nel 2001 si ironizzava sul buco di bilancio del Governo di centrosinistra a tal punto che il senatore Giuliano Amato, ultimo Presidente del Governo della legislatura precedente, dichiarò ironicamente e allusivamente: «Il centrodestra ha l'ossessione del buco». Adesso, naturalmente, i poli si sono scambiate le parti in commedia ma le accuse e le contraccuse sono le medesime.
È certamente vero che i cinque anni precedenti, che sono stati tra i più difficili per la nostra economia, alle prese, come quelle degli altri paesi europei, con gli effetti dell'11 settembre e della guerra in Iraq che appesantivano le già difficili condizioni create dalla nostra entrata nell'euro e dall'affacciarsi del mondo occidentale nel mercato asiatico e delle sue merci, non hanno certo consentito all'Italia di godere di quello sviluppo che era stato ipotizzato.
Credo, peraltro, che sarebbe successa la stessa cosa a fronte di un Governo di opposto colore, giacché le dinamiche economiche e finanziarie - se siamo onesti lo dobbiamo riconoscere una volta per tutte - sono solo in scarsa misura determinate dalla politica. È altresì vero che il relativo sviluppo del quinquennio 1996-2001 era stato possibile più per l'abbassamento dei tassi d'interesse che non per dinamiche interne e che l'Italia è stata al di sotto della media dello sviluppo europeo sia durante il quinquennio di Governo del centrosinistra sia durante quello del centrodestra, essendo la crisi italiana più complicata anche per via della sua particolare economia, per il suo peculiare tessuto di piccole imprese, ancora alla ricerca di tecnologie innovative per essere realmente competitive sul mercato.
Oggi dovremmo evitare - e lo dico a tutti - di raccontare bugie. Il nuovo imprevisto gettito fiscale, che avrebbe certo consentito di varare una finanziaria più leggera, è il risultato di una nuova congiuntura economica più positiva rispetto al passato, ma anche, secondo gli osservatori più avveduti, di quei famigerati condoni che hanno consentito di evitare ai condonati di dichiarare meno di quel che essi stessi hanno richiesto di condonare.
A fronte di questa finanziaria, che si propone di rientrare pienamente nei parametri di Maastricht, è certo giusta l'osservazione che recita: ma voi cosa proponete di diverso? Sono sempre stato sensibile a tale richiesta, anche quando coloro che oggi la propongono ieri la negavano. Intanto, consiglierei vivamente di non dimenticare i consigli di Almunia sul reale gettito della lotta all'evasione che a me sembra come il sol dell'avvenire di ottocentesca memoria: tutti ne parlano, ma nessuno lo conosce. In effetti, conteggiare i risultati di una lotta tutta da fare pare piuttosto difficile e, dunque, discutibile.
Per quanto ci riguarda, noi stavamo lavorando seriamente ad alcune proposte di modifica che avrebbero probabilmente consentito di affrontare l'esame del disegno di legge finanziaria in modo ben diverso. Come è forse noto, anche chi vi parla ha accolto di buon grado l'invito dell'onorevole Capezzone, presidente della Commissione attività produttive della Camera dei deputati, di costruire un tavolo definito dei volenterosi, composto da personalità sia del centrosinistra sia del centrodestra, teso ad arrivare ad una lettura della finanziaria che mettesse in evidenza alcune possibilità di reale cambiamento. Non ci è stato possibile procedere nonostante la disponibilità di alcuni rappresentanti della maggioranza, come i colleghi Nicola Rossi, Pisicchio e Lusetti, e il tavolo è stato sciolto d'imperio dal Governo.
Chi aveva la volontà di procedere costruttivamente è, anzi, stato accusato di complotto. Il segretario di Rifondazione Comunista, Giordano, ha esplicitamente minacciato: se esiste il tavolo dei volenterosi, non esiste più l'Unione. E, dopo il maxivertice di villa Pamphili, il Presidente del Consiglio ha annunciato l'assoluta autosufficienza del suo Governo. Governeremo per cinque anni, egli ha proclamato: auguri! Ma, allora, perché proporre il dialogo alle minoranze e, in particolare, a quelle forze politiche che si sono dimostrate disponibili a praticarlo? Non ci resta, davvero, che formulare tanti auguri: cinque anni sono lunghi e le distanze al Senato sono così corte!
La parola è subito passata dal Parlamento alle segreterie dei partiti di maggioranza, i quali più che un tavolo dei volenterosi hanno costituito le loro tavole della legge, facendo quadrato attorno al Governo, ma indicando a Prodi di ritrovare lo spirito, evidentemente smarrito, del 1996 e di aprire la cosiddetta fase due. Può essere che Prodi abbia inteso che, se nel 1996 c'era uno spirito, era quello di programmare la sua sostituzione e che questo significava, in realtà, la fase due. Così il Presidente del Consiglio ha reagito male: al vertice dei vertici si è preferito far finta di niente e trincerarsi dietro la massima «Après Prodi, le déluge», cioè le elezioni.
Eppure, noi volevamo indicare vie che non comportavano il sacrificio di Romano Prodi e neppure quello del suo Governo, ma solo l'elaborazione di alcuni punti programmatici comuni e la composizione di un clima migliore tra maggioranza e minoranza. Al Parlamento è stata clamorosamente tolta la parola e anche la Commissione bilancio ha solo dovuto prendere atto, senza i tempi tecnici per un adeguato approfondimento, dei continui emendamenti del Governo.
Così questo disegno di legge finanziaria è divenuto un cantiere aperto solo alla maggioranza, e il confronto parlamentare si è immiserito in un dibattito tutto interno al Governo. Questa mi sembra la sola evidente novità politica emersa.
D'altronde, la particolare eterogeneità della maggioranza non poteva, forse, portare ad altro risultato: una finanziaria come punto di equilibrio tra le diverse e contraddittorie componenti dell'Unione. E se qualcuno avanza l'ipotesi di dialogare con le opposizioni, la maggioranza si rompe. Il massimo del dialogo è quello che si sviluppa nei confini dell'Unione; oltre, hic sunt leones. E questa, in ordine al modo di procedere prima richiamato, è già una risposta; anzi, è una politica.
Noi vi avremmo voluto dire, ad esempio, se ce ne fosse stata la possibilità, se il dialogo avesse proceduto con i volenterosi e volenterosamente con i gruppi parlamentari in Commissione, che se il DPEF dichiarava la necessità d'intervenire in quattro settori - la previdenza, la pubblica amministrazione, la sanità e gli enti locali - occorreva procedere con riforme coraggiose e ispirate alla duplice direttrice del rigore e dell'equità.
Invece, non è stato così e il DPEF, come del resto denunciato da autorevoli esponenti della maggioranza, è stato clamorosamente disatteso. Può essere che il DPEF sia un documento inutile; ma se esso prevede uno sviluppo italiano tra l'1,3 e l'1,7 per cento nei prossimi cinque anni, come fa poi il Presidente del Consiglio a prevedere - come è accaduto recentemente - uno sviluppo italiano al 3 per cento? Con quali manovre arriva a questa previsione? E come è cambiato il contesto internazionale e nazionale per giustificare tale nuova attesa? Altro mistero.
Noi parlamentari di buona volontà avremmo voluto dirvi, signori del Governo, che, se il problema è lo sviluppo, allora andavano dati forti incentivi alle imprese italiane e che il TFR loro tolto non era un buon viatico. Sottraendolo, poi, solo alle grandi imprese e non a quelle inferiori ai 50 dipendenti, si incentivano le piccole imprese a rimanere tali e le grandi a diventare un po' più piccole, ponendo anche evidenti problemi di occupazione.
Noi avremmo preferito la cessione di larga parte del patrimonio dello Stato (che abbiamo quantificato in 3 milioni di metri quadri) per investire le risorse in una legge - come abbiamo proposto con un emendamento del nostro gruppo - capace di sovvenzionare la ricerca, le nuove tecnologie, lo sviluppo delle imprese italiane e, nel contempo, per risanare le periferie urbane delle grandi città, Napoli compresa, alle prese oggi con una gravissima emergenza.
Avremmo anche voluto dirvi che, se 2 punti di cuneo fiscale dovevano essere riconsegnati ai lavoratori, allora avrebbero dovuto essere i lavoratori delle imprese pubbliche e private a conseguirne un sia pur piccolo beneficio. Così come impostato - lo abbiamo già detto - il beneficio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti non esiste praticamente più.
Avremmo voluto anche osservare che, quando si parla di benefici fiscali, bisogna tenere presente non solo l'IRPEF, ma il costo complessivo della vita. Al di là delle affermazioni del Governatore della Banca d'Italia, Draghi, sugli svantaggi che la legge finanziaria produce anche per un operaio senza figli che dichiari 28 mila euro l'anno, restano il rincaro del bollo, della luce, del telefono, della benzina, dell'ICI, se i comuni vorranno diminuire i tagli governativi, le tasse di scopo e quelle di soggiorno; e restano tutti i balzelli che sono stati introdotti o le imposte che sono state aumentate, compresa quella sulle insegne luminose nei negozi. Occorre fare un bilancio complessivo del costo della vita anche per un lavoratore con basso reddito, che può recuperare qualcosa dalla rimodulazione dell'IRPEF e chiedersi anche se così incentiviamo i consumi e gli investimenti.
Avremmo voluto rivolgervi un'ultima osservazione, signori del Governo autosufficiente: se ritenete, cioè, che sia davvero possibile, contestualmente, affrontare una lotta sacrosanta all'evasione fiscale e aumentare le tasse.
Ricordo, a proposito, un vecchio colloquio che ebbi proprio qui alla Camera, alla fine degli anni Ottanta, con Bettino Craxi. Il vecchio leader socialista mi confidò, alla fine degli anni ottanta, quando il problema era di stretta attualità e si introdussero ampi ticket sanitari da parte del Governo, di cui Giuliano Amato era un autorevole ministro del tesoro, che il problema italiano non è aumentare le tasse a chi già le paga; il problema italiano è di far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate.
Voi volevate, invece, raggiungere il secondo giusto obiettivo, utilizzando contestualmente il primo strumento, che è quello sbagliato. E non vi accorgerete che, più delle manette (anche in passato si è sperimentata la tecnica della paura e una legge venne proprio intitolata «manette agli evasori», ma non produsse nulla di buono), conta l'interesse. Vorrei capire - ma sarà difficile spiegarlo - come sia possibile conciliare nel lavoro autonomo il rientro dall'evasione, quando i piccoli benefici vengono introdotti proprio per coloro che dichiarano di meno. Il paradosso, così, è evidente. Un commerciante che dichiara tutto quello che guadagna (ad esempio, 100 mila euro) viene penalizzato; e un commerciante che dichiara un terzo di quello che guadagna (diciamo 30 mila euro) viene favorito. Ma scusate: una politica siffatta non è contraddittoria con la lotta all'evasione?
Bisognerà pure, come in America, introdurre un minimo di conflitto degli interessi, in modo tale che il consumatore sia indotto a pretendere ricevute fiscali da parte di colui che vende il prodotto, perché può scaricarle almeno in piccola percentuale. Perché non si comincia da qui anche in Italia?
Signor Presidente, sono rimasto piuttosto sconcertato, da parlamentare non disattento alla storia e alla filosofia, anche per motivi professionali, dal dibattito culturale intorno a questa legge finanziaria, e non tanto dallo sventurato manifesto titolato «che i ricchi piangano». Che la ricchezza possa produrre depressione è anche possibile. Ma basterebbe rileggersi la chiosa all'intestazione del vecchissimo giornale socialista La Giustizia di Camillo Prampolini del 1886 - che testualmente dichiarava: noi non pratichiamo l'odio alla classe dei ricchi, ma l'esigenza di una riforma sociale - per rendersi conto di quanti anni una parte di questa sinistra italiana stia rischiando di scivolare indietro.
Sono rimasto sconcertato, signor Presidente, dall'impostazione che, da parte di qualche settore della maggioranza, si è voluta dare del concetto di equità. Vorrei precisare a costoro che la sinistra italiana rischia di andare indietro di più di un secolo, introducendo una divisione come quella tra buoni e cattivi, tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. Questo molto più a parole che a fatti, naturalmente; perché, nei fatti, la finanziaria non offre particolari vantaggi al lavoro dipendente.
Già i riformisti socialisti consideravano i ceti intermedi e i piccoli proprietari delle campagne come una risorsa. E perfino Palmiro Togliatti, nel lontanissimo 1946, giudicava, nel suo famoso discorso sui ceti medi e l'Emilia rossa, i ceti produttivi autonomi come referenti insostituibili per una grande alleanza del lavoro.
Oggi che tutto è così prepotentemente cambiato sono autorevoli esponenti della sinistra riformista italiana, quelli più acuti e sensibili a cogliere il senso della novità, quelli che protestano perché il Governo italiano (e, con esso i partiti della sua maggioranza) non riesce a capire le profonde trasformazioni del lavoro in vaste aree del nord Italia. È il disagio di Cacciari e di Penati e anche quello di Cofferati, che non può che valutare la base dell'ex PCI, oggi DS, della sua Emilia-Romagna, come quella più interclassista dell'Italia. È il disagio dei tanti riformisti di sinistra, cooperatori, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, che oggi si voltano dall'altra parte. Ma voi, oggi, non lo sentite questo scollamento?
Il lavoro autonomo è una risorsa molto forte dell'economia italiana e la piccola impresa è l'architrave della nostra economia. La stragrande maggioranza delle imprese italiane sono di piccole e medie dimensioni e hanno bisogno di investimenti per nuove tecnologie e per la ricerca, hanno bisogno di consorziarsi e di svilupparsi. Come spiegarsi che ancora vi siano partiti della maggioranza che non abbiano compreso che le profezie di Marx sul superamento del capitalismo per ragioni intrinseche e la progressiva proletarizzazione della società sono due previsioni clamorosamente fallite? Ad essere superato è stato il comunismo e, anziché essere eliminati, i ceti intermedi sono divenuti la maggioranza della popolazione.
Che dire della concezione del merito che risulta presente nella maggioranza? Il merito va premiato, signori, non punito e compresso, non criminalizzato. Il merito, noi Socialisti italiani, da 25 anni lo riteniamo al pari del bisogno, e non meno di esso, un corno del problema del progresso equo della società. Siamo per le liberalizzazioni, quelle vere, e per una grande alleanza delle generazioni che assicuri un futuro ai nostri giovani senza l'egoismo, il corporativismo, il conservatorismo che ancora imperano sovrani. Siamo sì contro la precarietà, ma anche per la giusta flessibilità introdotta dalla legge Biagi, un riformista, un socialista, un martire della violenza brigatista che dobbiamo onorare e che non possiamo sostituire con il numero 30, quello della sua legge.
Signor Presidente, non abbiamo detto noi «l'unico emendamento alla finanziaria è quello relativo alla sua soppressione». La frase è di un autorevole esponente della maggioranza - e non un esponente qualsiasi: l'onorevole Ciriaco De Mita - ed è stata riportata da Il Corriere della Sera del 26 ottobre. L'opposizione di De Mita è assai superiore a quella dei volenterosi che la finanziaria volevano solo emendarla, dunque. Bisognerebbe avere il coraggio della verità e bisognerebbe evitare anche noi di vivere un paradosso e di raccontare una grande bugia. Il paradosso è quello di dover governare insieme pensandola diversamente sulla politica internazionale, sulla TAV, sulla riforma delle pensioni, come sul TFR. La grande bugia è che con questa finanziaria i lavoratori staranno meglio.
Può darsi che ogni finanziaria che si rispetti debba essere osteggiata, ma questa, secondo tutti gli istituti di ricerca, è andata oltre misura. Si dice che è colpa della comunicazione: non vorrei che, alla fine, il vero colpevole venisse individuato in Sircana.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue...
MAURO DEL BUE. Concludo. Credo che i lavoratori non abbiano avuto per nulla la sensazione di poter stare meglio. Osservando i sondaggi e le elezioni in Molise anche qui le parti si sono capovolte. Ma non era Berlusconi a sostenere che si trattava, ogni volta che perdeva, solo di elezioni parziali? Osservando i sondaggi ed i test elettorali...
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, ha avuto 25 minuti...
MAURO DEL BUE. La filosofia è quella del leopardiano venditore di almanacchi: può darsi che l'anno che verrà ci riservi novità positive, ma affidare il futuro dell'Italia ad una speranza non induce certo ad avere fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
Mi permetto di invitare il rappresentante del Governo, l'unico presente, a prestare una formale attenzione, pur apprezzando il fatto che legge un giornale economico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, nell'Europa dell'euro siamo l'unico paese in cui la «sinistra sinistra», addirittura di estrazione comunista, ha un ruolo determinante negli equilibri di Governo. Si potrebbe pensare, come in passato, ad una costituzionalizzazione del dissenso. Si vede, invece, che essa esercita un condizionamento programmatico talmente forte da isolare le forze riformiste: questo è un primo tema.
In secondo luogo, gli altri paesi si arrovellano nel tentativo di ritrovare la via dello sviluppo e ridurre il divario di benessere con gli Stati Uniti, nel frattempo cresciuto oltre misura. Romano Prodi, come Presidente della Commissione europea, aveva varato l'agenda di Lisbona e il suo ambizioso tentativo di fare del vecchio continente l'area più innovativa dell'occidente. Come Presidente del Consiglio, invece, pone al centro della sua politica il tema dell'equità e della redistribuzione del reddito. Si tratta di temi importanti ed eticamente sensibili che non tengono conto della necessità di precostituire, innanzitutto, una base materiale a tale prospettiva.
Il terzo tema riguarda il fisco. In Europa si tenta di ridurre il prelievo fiscale e si semplificano le relative norme. In Italia si segue la strada opposta, fatta di mille e forse inutili controlli che esasperano il contribuente costringendolo a defatiganti corvée. Perché meravigliarsi, allora, se altrove non ci capiscono? Mi fermo qui nella lettura di un brano di un illuminante articolo de Il Riformista: quanto basta, credo, per dare il senso delle contraddizioni in cui naviga l'attuale Governo con la sua eterogenea maggioranza.
Questa finanziaria, signor Presidente, colleghi deputati, non va letta soltanto sul versante della sua configurazione economica. Va letta anche, se non soprattutto, sotto il profilo politico perché rappresenta l'emblema e la sostanza di una vasta manovra ispirata ad una visione ideologica e veteroclassista, incapace di leggere la realtà del paese, i suoi cambiamenti e le sue aspettative.
Ha scritto Nicola Rossi su Il Corriere della Sera che è stato difficile non ascoltare l'intervento con cui il ministro dell'economia ha aperto il dibattito parlamentare sulla legge finanziaria e non pensare che con quell'intervento così strettamente politico si chiudeva, senza possibilità di appello, un'intera stagione: quella che nell'ultimo decennio aveva portato molti a pensare che fosse possibile, in Italia, ciò che era stato possibile altrove, cioè che fosse possibile innestare nella cultura della sinistra italiana i temi tipici di un'analisi liberale della società. Quella stagione si è chiusa, con ogni probabilità definitivamente, con la legge finanziaria per il 2007.
Una visione aperta, costruttiva, decisamente liberale avrebbe richiesto il varo di una finanziaria meno pesante nei numeri, capace di correggere i saldi ed in grado di lasciare muovere l'economia sfruttando il trend positivo registrato negli ultimi mesi sul fronte delle entrate e del recupero del PIL. Una finanziaria coerente con i primi sintomi di ripresa economica registrati nel semestre avrebbe richiesto una decisa spinta verso gli investimenti incentivando ricerca, innovazione tecnologica, infrastrutture.
Anche sul piano dell'equità ci si sarebbe aspettati un approccio autenticamente sociale e non illusorio nel far credere che si stiano colpendo i ricchi per far ridere i poveri. Invece, la manovra si appalesa del tutto inefficace soprattutto agli estremi della scala sociale, ossia laddove si dice che si sta facendo giustizia. Ma di quale equità parla il Governo se, conti alla mano, mediamente la riforma IRPEF toglie meno di 100 euro al mese ai contribuenti sopra i 2.500 euro netti per darne meno di 10 al mese a quelli che sono sotto i 2.500 euro? Non solo, le risorse che si trasferiscono da un gruppo all'altro di contribuenti finiscono per essere annullate e sommerse da ben più consistenti aumenti della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, a livello sia centrale, sia locale, tramite una moltitudine di addizionali e balzelli rintracciabili nelle pieghe di questo articolato costruito con spirito assolutamente vessatorio. Una pioggia di tasse colpisce tutti, anche i ceti più bassi. Con il precedente Governo, le tasse le avevamo ridotte.
PRESIDENTE. Onorevole Moffa...
SILVANO MOFFA. Concludo, Presidente. Non è vero, come qualcuno sostiene a sinistra, che le avevamo ridotte per le fasce di reddito più elevate. Con la nostra riforma nel primo modulo avevamo ridotto le tasse per i redditi bassi e nel secondo per i redditi medi. Comunque, avevamo sempre introdotto riduzioni delle tasse, non aumenti che appartengono alla vostra cultura illiberale e palesemente antiquata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
ANDREA LULLI. Leggiti quello che dice la Corte dei conti!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la finanziaria in discussione presenta una caratteristica fondamentale per noi estremamente positiva: concilia la priorità del riordino dei conti pubblici con una politica di sviluppo economico e di equità. Per limiti di tempo fermerò il mio intervento su alcuni aspetti che riguardano la riqualificata spesa sociale. Purtuttavia, mi preme sottolineare ed apprezzare la scelta operata dal Governo di riproporre la questione meridionale come strategica per lo sviluppo complessivo del paese.
Per tornare al tema delle politiche sociali varate in finanziaria, citerò per titoli i punti fondamentali che guardano alla difesa delle fasce più deboli della nostra società. In primo luogo, questa finanziaria porta ad un miliardo di euro il fondo per le politiche sociali. Voglio ricordare, perché spesso si ha poca memoria, che il centrodestra lo aveva decurtato del 50 per cento.
Un secondo tema riguarda le politiche di sostegno della famiglia. In questo quadro appare importante l'istituzione di un fondo, che contiene in particolare maggiori risorse per la legge n. 53 del 2000 relativa alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Altrettanto significativi sono il patto con le regioni per finanziare la formazione di assistenti familiari e il piano triennale di 300 milioni di euro per l'istituzione di asili nido.
Infine, la creazione del fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti. Si costituisce un terzo distinto pilastro di protezione universalistica, accanto al fondo sanitario nazionale e al fondo nazionale per le politiche sociali, in grado di integrare e completare gli strumenti di finanziamento dell'attuale sistema di solidarietà pubblica. Le prestazioni erogate dal fondo, infatti, non devono essere considerate quali prestazioni sostitutive di quelle sanitarie, ma si affiancano ad esse per garantire quei servizi di natura socio-assistenziale indispensabili per il miglioramento della qualità della vita delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. Certo, 250 milioni di euro non sono sufficienti; tuttavia si tratta di un primo vero segnale di inizio ben diverso dalla totale inerzia registrata su questo tema da parte dei Governi di centrodestra.
Intendo concludere il mio intervento con un riferimento al reddito minimo di inserimento; uno strumento che non vogliamo enfatizzare. Certo, con i Governi di centrosinistra vi erano stati buoni risultati, mentre i Governi di centrodestra, con il ministro Maroni, hanno voluto bloccare questo strumento sociale molto importante soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. Con questa finanziaria riprendiamo la sperimentazione per quelle amministrazioni locali che hanno addirittura risorse disponibili e, soprattutto, riaffermiamo la volontà del nostro Governo di prevedere potenziamenti per il futuro, al fine di intervenire socialmente sulle fasce più deboli.
Signor Presidente, oggi vi è il tentativo di forzare un giudizio negativo nei confronti della finanziaria; si tratta di un giudizio orientato da lobby corporative che tentano di difendere privilegi. Quando sarà diradata la polvere della sterile polemica e soprattutto quando i cittadini avranno modo di apprezzare concretamente le azioni della finanziaria, la valutazione soprattutto sulla spesa sociale sarà nettamente positiva (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono presenti in tribuna una delegazione dei sindaci della Montefeltro e una scolaresca. La Presidenza rivolge loro un saluto, al quale ritengo si associ anche l'Assemblea (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti interventi hanno posto in rilievo le mille ombre e le tante tasse di questa finanziaria, dunque non mi ripeterò.
È fin troppo evidente - il paese lo ha recepito in modo forte e chiaro - che questa è la manovra delle tasse, la finanziaria dell'asfissiante e oppressiva imposizione fiscale. Basterebbe questa percezione, che si tocca con mano nel paese e che si respira in ogni potenziale spiraglio di sviluppo, per capire quali saranno gli effetti della manovra sull'economia e sulla crescita del nostro paese.
Si tratta di una regola sacrosanta: più tasse significano meno economia, più limiti significano meno sviluppo, uno Stato asfissiante ed oppressivo significa impresa bloccata. Se potessi sintetizzare questa manovra direi che è pari ad un freno a mano tirato all'improvviso in un treno che si era appena rimesso in moto. E non vale - colleghi della maggioranza - nemmeno quella regola secondo la quale nel primo anno di governo bisogna affrontare lacrime e sangue, con il solo obiettivo di fare cassa per il futuro. Questa regola si infrange quando quella cassa dovrà fare i conti con un'economia che si blocca, che non riceve stimoli positivi dall'azione di governo.
In sostanza, se da una parte pensate di guadagnare attraverso l'inasprimento fiscale, dall'altra, perderete con il blocco dell'economia e non vi sarà mai equilibrio e compensazione tra nuove presunte entrate fiscali e il suddetto blocco, mentre la perdita sarà molto più consistente dello stesso guadagno.
Ad onor del vero, questa è la vostra filosofia, questo è il vero modo di operare, questi sono i tanti condizionamenti ideologici di una coalizione che oggi ha quale unico obiettivo quello di tentare di salvare se stessa. Ma lo fa sulle spalle e a scapito del paese e degli italiani!
È inutile, colleghi, andare oltre. Un colpo di fiducia e ogni nostra parola di dissenso sarà cancellata come neve al sole! Cancellerete tuttavia non solo una voce, quella di chi in quest'aula rappresenta oggi più che mai la maggioranza degli italiani, ma avrete negato a voi stessi il diritto di esprimere una seppur velata critica a questa manovra finanziaria.
In questo Parlamento ognuno di noi rappresenta una parte più particolare di questo paese. Ognuno di noi, in quest'aula, che ci appare autorevole e nel contempo indifferente e distaccata, sente il peso della propria identità regionale; ognuno di noi sa di essere italiano ed europeo, ma anche sardo, laziale, siciliano, friulano, valdostano, lombardo e piemontese. Ogni nostra regione è una piccola grande specificità, costituendo nell'insieme una grande ricchezza culturale, sociale ed economica. Ognuno di noi è tuttavia consapevole che l'Italia è unica ed indivisibile, ma saremmo tutti degli stolti se pensassimo che le autonomie regionali - e, a maggior ragione, quelle che hanno una specificità costituzionalmente riconosciuta - possano soccombere sull'incedere di questa manovra finanziaria. Una manovra che cancella, senza colpo ferire, diritti e doveri riconosciuti di una comunità regionale, che pesantemente ha contribuito con vite umane e sacrifici immensi alla nascita dello Stato italiano.
Oggi, con un colpo di spugna e uno di prestigio, questa finanziaria scaraventa sulla Sardegna due dei pilastri fondanti della solidarietà nazionale: la sanità e i trasporti. E, diversamente da quanto potrebbe apparire, non si tratta di una questione che riguarda la sola Sardegna.
Per questo motivo mi rivolgo ai colleghi delle regioni settentrionali per dire loro che la norma sulla Sardegna è anche una vostra sconfitta; è il più becero arretramento del federalismo solidale, è la sconfitta di quel principio sacrosanto secondo il quale nessuno deve essere vagone, ma tutti devono essere locomotive. E, per fare in modo che nessuno debba trainare gli altri, occorre porre gli altri in condizione di non essere trainati!
Oggi, con questa norma che scarica la Sardegna in cambio di qualche fittizio ed inesistente denaro, il Governo Prodi cancella, con la bieca complicità di chi governa oggi la regione sarda, la solidarietà dello Stato verso quella che, tra le regioni italiane, è più isola e più isolata di tutte.
Ai colleghi del sud - della Sicilia in particolar modo - di destra e di sinistra vorrei dire di non essere indifferenti rispetto a quanto contenuto nella finanziaria per la Sardegna. Se osservate le ultime tre righe del collegato tecnico che riguarda l'articolo della Sicilia, leggerete una velata missiva per ognuno di voi. Per essere più chiaro, traduco il messaggio che il Governo vi invia: accettate un incremento, seppur minimo, per la compartecipazione della sanità, altrimenti facciamo come abbiamo fatto per la Sardegna! Ovvero, di punto in bianco, il 100 per cento della sanità sarà scaricato sulla regione in cambio di un aumento, tra quattro finanziarie, nel 2010, di un presunto gettito IVA che, senza alcuna copertura finanziaria, anche nelle più rosee aspettative, non coprirà mai nemmeno la spesa sanitaria.
Anni di rivendicazioni autonomistiche cancellate con una intesa verbale nelle segrete stanze di palazzo Chigi e soprattutto, colleghi, una pietra tombale sul principio del fondo perequativo, fondamento di tutto il processo federale del paese e richiesto a gran voce dal sud. Il Governo dice e impone: voi siete 1 milione e mezzo e prendete per 1 milione e mezzo. Niente importa se le condizioni economiche e sociali, infrastrutturali, storiche imporrebbero un principio di sussidiarietà e di solidarietà nazionale. Se questo è il vostro federalismo solidale, non ci resta che prenderne atto; ma sappiate sin d'ora che non lasceremo niente di intentato pur di scardinare questo disegno malsano del Governo del paese.
Mi domando, e l'avrei domandato al ministro Padoa Schioppa, che fine abbiano fatto quei 5 miliardi di euro di mancato gettito che Prodi si è impegnato in campagna elettorale, con un documento scritto, a risarcire alla Sardegna. Che fine ha fatto la continuità territoriale se oggi è impossibile prendere una aereo per la Sardegna? Che fine hanno fatto le dismissioni delle basi militari? Tutto finito, tutti in silenzio; e la Sardegna svenduta sull'altare di Prodi e compagni. Ognuno di noi qui potrebbe trasformare quest'aula in un palcoscenico per esaltare e manifestare le proprie opinioni; ma la gravità dell'inganno che avete inflitto alla Sardegna è tale da meritare molto di più di un semplice sventolio dei Quattro mori listati a lutto nell'aula di Montecitorio.
Non so, onorevole Presidente, colleghi del Parlamento, quale margine vi sia ancora per sventare questo attentato all'autonomia della Sardegna ma vorrei dirvi, sapendo ciò che dico, che molto spesso il bisogno può costringere a qualsiasi cosa. Il cavaliere dei rossomori, il capitano della gloriosa Brigata Sassari, l'onorevole Emilio Lussu, commentando in quest'aula l'approvazione dello statuto nel 1948, disse: anche lo statuto sardo fa parte della famiglia dei felini, ma è come paragonare un gatto ad un leone. Oggi, colleghi, quel misero gatto, lo state trasformando in un umile topo, e lo fate con una finanziaria che è una trappola non solo per i sardi, ma anche e soprattutto per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, la legge finanziaria per il 2007, che il Governo ha presentato al Parlamento e di cui oggi si avvia l'esame, è senza dubbio una manovra di grande rilievo. Lo è per l'entità del suo importo complessivo; lo sarà per gli obiettivi che si propone e che intende perseguire. Una manovra economica obbligata dallo stato dei conti della finanza pubblica del nostro paese; una manovra economica necessaria per stimolare una nuova fase economica e sociale. Risanamento della finanza pubblica, equità sociale e sviluppo rappresentano i capisaldi di questa legge finanziaria; il primo di questi obiettivi, vale a dire il riequilibrio strutturale dei conti pubblici, si propone di portare l'indebitamento netto al di sotto della soglia del 3 per cento del prodotto interno lordo. Si tratta di un obiettivo che deve ritenersi non un dazio da pagare all'Europa e neppure l'assolvimento di un vincolo a suo tempo contratto, ma la condizione stessa affinché il paese possa riavviare un cammino virtuoso.
Analogamente, l'impegno a diminuire il debito pubblico e ad invertire la sua tendenza alla crescita - che, in questi anni, a seguito delle politiche del Governo Berlusconi, è ripresa in modo incontrollato -, non è un'imposizione dell'Europa; è un'esigenza essenziale per la ripresa economica del nostro paese. Certamente ne beneficeranno nel complesso i nostri cittadini, se le risorse riscosse con le tasse, anziché essere destinate al pagamento degli interessi sul debito pubblico, fossero finalizzate all'istituzione di nuovi servizi e a finanziare il miglioramento di quelli esistenti. Affrontare il risanamento dei conti pubblici non è un'operazione tra le più popolari; del resto, la situazione ereditata è particolarmente grave e preoccupante: la stessa spesa pubblica, negli ultimi anni, ha ripreso a crescere del 2 per cento, costringendoci ad intervenire, con buona pace di quelli che, dopo essere stati in questi anni gli artefici di tale aumento della spesa, oggi pretenderebbero da noi una pesante politica di tagli.
Per risanare abbiamo previsto di intervenire innanzitutto attraverso misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, politiche trascurate dal precedente Governo, che anzi, attraverso l'uso smisurato dei condoni, ha finito per inaugurare in Italia la stagione nella quale si sono premiati i furbi a discapito degli onesti.
Noi vogliamo agire con particolare attenzione ad una maggiore equità e giustizia sociale; questo è il paese che detiene il record dell'evasione fiscale, ma è anche il paese nel quale, negli ultimi anni, sono cresciute le fasce di povertà e di insicurezza e dove il divario tra le famiglie più abbienti e quelle povere si è notevolmente allargato. Ecco perché ritengo particolarmente giusta l'attenzione posta ad una maggiore equità. Analogamente, estremamente necessaria è la politica di attenzione alle imprese che in questa finanziaria è presente; politica rivolta a favorire lo sviluppo e la crescita, condizioni imprescindibili per il rilancio dell'economia italiana.
La finanziaria ha destinato circa 18 miliardi di euro a promuovere la ripresa e la crescita e, a tal fine, punta su due interventi di grande rilievo, la riduzione del cuneo fiscale ed il finanziamento degli investimenti pubblici; la diminuzione del costo del lavoro e la modernizzazione delle infrastrutture del paese rappresentano infatti due capisaldi per il rilancio della nostra economia.
In questo contesto generale, vorrei toccare alcuni punti specifici che riguardano l'agricoltura, la pesca ed il sistema agroalimentare che, in questa legge finanziaria, assumono un ruolo di primaria importanza. Il DPEF considerava il settore agricolo e agroalimentare al centro dell'azione di Governo per il risanamento e lo sviluppo; lo stesso ministro aveva parlato in questi termini durante la sua prima audizione in Commissione agricoltura. All'agricoltura vengono, infatti, dedicate diverse disposizioni che intervengono su alcuni aspetti di rilievo del sistema agricolo del paese, quali la promozione sui mercati internazionali, il rafforzamento dell'impresa agricola attraverso l'adozione della forma societaria, il sostegno dell'imprenditoria giovanile, in un settore nel quale il ricambio generazionale si pone come uno dei problemi sui quali focalizzare subito e per i prossimi anni la nostra attenzione. Ancora, i temi legati alla crisi di mercato, alla vendita diretta in agricoltura, alla multifunzionalità, allo sviluppo dell'utilizzo dei biocombustibili derivanti da prodotti vegetali ed agricoli: siamo in presenza non soltanto di proroghe di misure già adottate, come nel caso delle agevolazioni fiscali di cui all'articolo 30 - a dirla tutta, il settore si sarebbe aspettato un intervento di maggiore stabilizzazione, visto che il regime della proroga è in atto praticamente dal lontano 1997 -, ma anche di interventi innovativi che incidono su aspetti essenziali per la crescita dell'agricoltura italiana. Interventi che si occupano dello sviluppo e della competitività del mondo agricolo; è il caso del provvedimento che favorisce e facilita la vendita diretta dei prodotti agricoli, aumentando il valore dei prodotti che i singoli agricoltori e le società possono vendere direttamente ma anche promuovendo un confronto con gli enti locali perché la vendita diretta possa diventare davvero un modo alternativo di commercializzazione dei prodotti, obiettivo per il quale il ruolo dei comuni è fondamentale. Ma è anche il caso di attivare i seguenti altri interventi: quelli a sostegno della multifunzionalità dell'impresa agricola, con la possibilità per la pubblica amministrazione di affidare direttamente lavori di manutenzione ad imprenditori; l'istituzione di un fondo per l'imprenditoria giovanile per il prossimo periodo, dal 2007 al 2011, le cui modalità saranno definite da un apposito decreto (ma intanto vengono stanziate risorse certe e viene individuata una strada alternativa rispetto a quella individuata nel 2004, che voleva intervenire sul credito di imposta ma che è rimasta inattuata ed inapplicata, causa la normativa comunitaria ed i rilievi della Commissione europea); gli articoli 154 e 155 che intervengono su due ulteriori aspetti di rilevanza fondamentale per le prospettive e la competitività del settore agroalimentare.
Si tratta, da un lato, delle iniziative per la promozione sui mercati internazionali e, dall'altro, degli interventi di sostegno all'adozione della forma societaria in agricoltura.
La promozione all'estero rappresenta un'attività essenziale per ampliare la presenza sul mercato dei prodotti agroalimentari del nostro paese. I nostri prodotti, per la loro qualità, esprimono una grande potenzialità. Tuttavia, la difficoltà di penetrazione nei mercati esteri, a seguito del nanismo e della frammentazione del nostro sistema imprenditoriale, della scarsa dimensione delle nostre imprese, costituisce un limite, che va superato con politiche organiche a sostegno delle esportazioni agroalimentari.
L'articolo 154 interviene con un beneficio fiscale per gli investimenti in attività di promozione che le imprese avranno attivato nei confronti dei mercati stessi.
Questo disegno di legge finanziaria si occupa anche di un tema che riguarderà sempre più il nostro futuro ed il futuro dell'agricoltura: le bioenergie. È un tema strategico per l'approvvigionamento energetico del paese, e anche come forma di diversificazione della produzione agricola. Dovrà essere certamente approfondito in quanto merita un percorso legislativo particolare che affronti tutte le tematiche necessarie a promuovere un disegno organico di sviluppo delle agroenergie nel nostro paese, indicando anche modi e tempi necessari per favorire il consumo di biocarburanti e di forme energetiche alternative.
È in ogni caso importante che questi argomenti trovino da subito una risposta nel disegno di legge finanziaria, per definire forme di intervento immediatamente praticabili, che stimolino fin da subito i produttori di carburanti a immettere al consumo biocarburanti di origine agricola.
PRESIDENTE. Onorevole Zucchi...
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Giova ricordare la questione aperta legata alla riconversione dei diversi stabilimenti a seguito della riforma degli zuccherifici, una questione che riguardi molti lavoratori e molti produttori agricoli che si aspettano risposte, a partire da questo disegno di legge finanziaria.
In conclusione, vorrei sottolineare che l'agricoltura non è solo capitolo di spesa, ma concorre all'obiettivo del risanamento dei conti pubblici, senza aggravi per gli imprenditori del settore, ma attraverso interventi che puntino a fare emergere situazioni di non corretta applicazione delle normative fiscali. È il caso dell'aggiornamento dei fabbricati rurali e della verifica dei loro requisiti di ruralità. È un provvedimento che ritengo giusto, prima ancora che opportuno.
Per queste ragioni ritengo si possa esprimere complessivamente un giudizio favorevole al disegno di legge finanziaria e ai provvedimenti specifici del settore agricolo della pesca e agroalimentari in esso contenuti.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Zucchi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È presente in tribuna una classe dell'Istituto comprensivo «G. Cittadino», di Castello Del Matese di Caserta. La Presidenza rivolge un saluto anche da parte dell'Assemblea (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati, la discussione sul disegno di legge finanziaria in questa data porta anche un po' di sindrome, di noia. Infatti, ne discutiamo già da un mese e mezzo senza trovare un metodo di presentazione e di discussione parlamentare che possa far cogliere gli elementi fondamentali della manovra di bilancio 2007, 2008 e 2009.
Cercherò di sforzarmi in questi cinque minuti e di riflettere su alcuni articoli della proposta del Governo, in particolare sigli articoli 3 e 4, riguardanti l'imposta sui redditi delle persone fisiche e gli assegni per il nucleo familiare, che reintroducono, nell'elemento fondamentale della gradualità dell'imposizione per le persone fisiche, ciò che abbiamo affermato in campagna elettorale: non abbiamo condiviso la non progressività delle imposte (tale progressività è richiesta dalla Costituzione della Repubblica italiana) e non abbiamo condiviso - e l'abbiamo detto con franchezza all'elettorato italiano - quei 5 miliardi di redistribuzione di reddito delle quote di altre imposte. Infatti, su questo strumento non abbiamo visto l'aumento la domanda interna. Non abbiamo dato alcun sostegno reale all'economia.
Quindi, una redistribuzione del reddito sui redditi sotto i 45 milioni (che rappresenta il 90, 92 per cento dei cittadini italiani), in quella visione non solo di giustizia e di equità, ma anche di sostegno al reddito delle famiglie che necessitano di un supporto per i loro consumi, credo sia un cambiamento rispetto alla condizione del Governo del centrodestra.
Signor Presidente, sono obbligato a ricordarla, perché lei, nel dibattito parlamentare del 26 ottobre, sul piano intellettuale, è stato veramente - me lo faccia dire - abbastanza onesto...
PRESIDENTE. Onorevole Nannicini, è del tutto informale, ma non credo sia corretto che lei si riferisca ad un parlamentare che esercita la funzione di Presidente. Quindi, la prego di saltare il passaggio.
ROLANDO NANNICINI. Mi scuso. L'ex ministro del tesoro...
PRESIDENTE. La prego davvero di non insistere nel tentativo. Le sarei grato, dato che esercito una funzione che mi impedisce ogni tipo di risposta.
ROLANDO NANNICINI. D'accordo, Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio molto.
ROLANDO NANNICINI. Il Governo passato ha fatto comprendere che la sua azione sui condoni era dovuta, perché dovevamo pagare, in un periodo di crescita zero, pensioni e sanità. Dunque, questa riflessione della crescita zero fa ammettere nella discussione parlamentare che le condizioni dell'economia del paese hanno necessità di risanamento. Ecco perché anche il centrosinistra su questo è molto attento a non ricadere negli stessi errori di ripresentare condoni o misure straordinarie non legate al problema del risanamento e che garantiscano la certezza dello Stato sociale in materia di pensioni e sanità.
Inoltre, quando parliamo del condono del passato Governo, dovremmo essere molto attenti a non pensare solo al fatto che, poiché vi era evasione, è emerso il condono e vi sono stati altri gettiti. Infatti, in quello strumento vi era una richiesta forzosa anche ai lavoratori autonomi e a tutti i cittadini che svolgono attività professionali coerenti con gli studi di settore: gli era stato richiesto 300 euro, annualità...
PRESIDENTE. Onorevole Nannicini...
ROLANDO NANNICINI. Perché, Presidente?
PRESIDENTE. Vorrei preavvisarla che le restano 0,039 secondi. Solitamente si suona il campanello come preavviso.
ROLANDO NANNICINI. La ringrazio, Presidente.
Su quest'aspetto fondamentale del nuovo rapporto con gli studi di settore in cui è richiesta una verifica triennale e nelle aliquote IRPEF sono state previste condizioni di riequilibrio per i lavoratori autonomi rispetto ai redditi più alti, credo non sia corretto parlare che si tratta di una finanziaria classista. Infatti, vi è più attenzione rispetto al passato Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Nannicini.
ROLANDO NANNICINI. Mi scuso di nuovo, Presidente, se impropriamente ho fatto riferimento a lei nel dettaglio - non sapevo che lei presiedesse la seduta odierna e non volevo essere scortese nei suoi confronti.
C'è un altro aspetto fondamentale: si anticipa la decorrenza delle nuove disposizioni in materia di previdenza complementare, introdotte dal decreto n. 252 fissando al 1o gennaio una riforma che riguarda le nuove generazioni. Auspico quindi che vi siano elementi di risanamento e di giustizia su cui nel paese dovremmo aprire un serio confronto per realizzare un buon futuro. Mi scuso ancora; non volevo fare polemiche.
PRESIDENTE. La ringrazio, anche personalmente.
È iscritto a parlare l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, signori deputati, il Parlamento è chiamato a discutere un disegno di legge finanziaria indefinita, una specie di giallo al quale hanno concorso diversi rappresentanti del Governo tutti provvisti di soluzioni mirabolanti per assicurare felicità e bene al paese.
Un evento nuovo, infatti, si è già concretizzato: per la prima volta nella storia trentennale del Parlamento la Commissione bilancio non è riuscita a svolgere un esame della finanziaria.
L'opposizione non c'entra: avete fatto tutto da voi, maggioranza e Governo. Bell'esempio di serietà!
Le posizioni della sinistra estrema, vendicative nei confronti dei «ricchi da punire» - per usare l'espressione cara al ministro dell'economia e delle finanze -, non riescono a collimare con le tesi propugnate dai partiti del fronte cattolico-riformista. Ciò ingenera l'assalto alla diligenza e ricatti, e dopo il cosiddetto emendamento Pallaro, altri sono già pronti ad emularlo sulla via dello scambio.
Il risultato è degno di voi: la farsa rischia, tuttavia, di divenire un dramma. La manovra finanziaria è in continuo divenire: ripensamenti, soppressione e aggiunta di commi. Auspichiamo che, prima o poi, vi sia un testo sul quale esprimersi!
Vorrei portare alcuni esempi: la revisione delle aliquote IRPEF; i trasferimenti agli enti locali; l'articolo 33 del disegno di legge finanziaria, il quale dispone la chiusura di prefetture, questure e sedi dei Vigili del fuoco; l'articolo 34 dello stesso provvedimento, il quale accorpa, riducendone la funzionalità, le tesorerie. Poche idee, ma ben confuse! Ancora ieri sera, a Porta a porta, non sapevate illustrare le nuove tabelle!
«Non aumenteremo la pressione fiscale», «In cento giorni troveremo le risorse per il cuneo fiscale», «Il nostro sarà un Governo serio e si muoverà di concerto con le categorie, rilanciando il sistema concertativo», avevate dichiarato. Un vostro giornale ha già definito la manovra «una presa per il cuneo»! La gente si sta ribellando, infatti. Avete rilanciato la concertazione con «i soliti noti», nella supponenza che, poi, si sarebbe aggiustato tutto. Alle categorie che rappresentano l'economia reale del paese - forse è sfuggito al Presidente Prodi, ma appartengono al mondo dei servizi, e non più al settore manifatturiero -, alle piccole imprese e all'artigianato, invece, avete sostanzialmente detto: prendere o lasciare!
Per la verità, non c'è da stupirsi: voi siete maestri nel promettere e non mantenere. Gli italiani cominciano solo ora a rendersi conto di cosa significhi il cosiddetto decreto Visco-Bersani: i cittadini sono costretti ad aprire conti correnti con le banche per poter pagare le prestazioni dei professionisti o per semplici lavoretti fatti in casa!
Con le finte liberalizzazioni, tuttavia, avete favorito le cooperative sostenitrici della vostra parte politica, e per raggiungere tale obiettivo non avete esitato a colpevolizzare i tassisti. «Non torneremo indietro!», tuonava anche in questo caso Prodi. Quando avete constatato che questi non avrebbe ceduto, avete cambiato le carte in tavola e riproposto norme già in vigore dal 1992, riassegnando agli enti locali i compiti dei quali erano già titolari! I cittadini hanno subito le conseguenze degli scioperi innescati per causa vostra e per i tassisti (basti leggere i giornali di questi giorni) è rimasto tutto come prima!
Per giustificare la manovra finanziaria, avete fatto ricorso ad un altro stravolgimento della realtà. Avete tentato, infatti, di dimostrare lo sfascio dei conti pubblici, parlando di un rapporto tra deficit e PIL oscillante tra il 4,1 ed il 4,8 per cento. Quando invitavamo ad attendere le risultanze delle misure contenute nella legge finanziaria per il 2006, non risparmiavate critiche e, con aria compunta, annunciavate ai cittadini che avrebbero dovuto prepararsi ad una manovra pesante, condizione indispensabile per aggiustare i guasti realizzati dal Governo di centrodestra.
Però, come recita un vecchio adagio, chi nasconde la spazzatura sotto la neve, al cambio di stagione viene scoperto! Così è stato per voi. Gli effetti di una legge finanziaria seria hanno fatto emergere nuove, e per voi sconvolgenti, verità: ben 24 miliardi di euro di nuove entrate nei primi sette mesi del 2006. Non solo, ma grazie a tali risultati, il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo si è attestato, sempre nei primi mesi del corrente anno, al di sotto del 3 per cento, proprio come richiesto dall'Unione europea. Il Governo Berlusconi vi ha lasciato, dunque, i conti in ordine!
Le persone serie, di fronte a tale constatazione, ammettono l'errore di previsioni un po' troppo frettolose e, nell'interesse del paese, cambiano direzione! Nella fattispecie, si doveva accompagnare la ripresa proseguendo nella lotta agli sprechi, varando al contempo misure che favorissero la crescita e la competitività. Voi, invece, avete scelto la strada opposta: avete dimenticato le promesse elettorali ed avete caricato il paese di una manovra composta da tasse e pochi tagli, pregiudicando (speriamo non definitivamente) la ripresa economica. Avete colpito la maggior parte delle imprese italiane, vale a dire le aziende piccole, medie, artigiane e del commercio, le quali oggi protestano e presto scenderanno in piazza.
Oggi che l'economia mondiale si sta rilanciando, anziché proseguire con l'adozione di misure che accompagnino la crescita, introducete nuovi lacci allo sviluppo economico. Si poteva evitare una manovra finanziaria di 40 miliardi di euro e dalle coperture incerte! Se i lavoratori indirizzeranno il trattamento di fine rapporto verso i fondi pensione, come garantirete la copertura delle spese? I presunti introiti derivanti dalla lotta all'evasione quando si realizzeranno?
Queste perplessità sono così evidenti che la Commissione europea vi ha invitato a realizzare riforme strutturali delle quali, invece, non si trova traccia! Voi state penalizzando la ripresa economica ed i consumi; attraverso l'intervento sul cuneo fiscale, inoltre, aprite un fronte debitorio che, prima o poi, finirà per pesare sui nostri conti! Lo Stato dovrà corrispondere sul TFR - che rappresenta un prestito forzoso - interessi necessariamente superiori rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato!
La Corte dei conti, il Governatore della Banca d'Italia e perfino il presidente della Commissione finanze del Senato hanno evidenziato gli squilibri della manovra di finanza pubblica. La Corte dei conti, infatti, ha attestato che, se si tiene conto delle addizionali che saranno applicate, i trasferimenti saranno minori rispetto al 2006; essa ha certificato, inoltre, che il 79 per cento della manovra è basato sulle entrate e solo il 21 per cento sui risparmi di spesa!
Il Governatore della Banca d'Italia ha confermato che si punta troppo sulle entrate e che la pressione fiscale crescerà di più di mezzo punto del prodotto interno lordo! Il senatore Benvenuto ha dimostrato che i lavoratori dipendenti, quelli autonomi ed i pensionati con carichi familiari saranno penalizzati, rispetto all'attuale «sistema Tremonti», se posseggono un reddito intorno ai 30 mila euro! I single, invece, sono favoriti: è questo l'aiuto per le famiglie?
Un intervento a favore dei meno abbienti, per la verità, l'avete previsto: per bilanciare l'introduzione dei ticket sanitari, i cittadini potranno (forse, pare) godere di bonus per l'acquisto di elettrodomestici o per le spese per le palestre.
Come sono lontane le ambizioni del DPEF! Non si trova traccia, infatti, di quelle misure strutturali, dirette a piegare la dinamica della spesa pubblica, che agiscono sul pubblico impiego, sul sistema pensionistico e sulla spesa sanitaria. Oggi, all'interno del disegno di legge finanziaria al nostro esame, di quelle ambizioni c'è davvero troppo poco, ed anche Almunia lo ha evidenziato!
Volevate far piangere i ricchi? Non v'è dubbio che coloro ai quali veniva applicato il secondo modulo della cosiddetta riforma Tremonti oggi pagheranno di più. Ma quello è il ceto medio! Quelli che per voi sono i ricchi, vale a dire coloro che dispongono di un reddito superiore ai 100 mila euro, non avranno alcun incremento d'imposta!
Ora, però, che i vostri alleati della sinistra antagonista se ne sono accorti, stanno tentando di introdurre correttivi proponendo aliquote aggiuntive. Vedremo chi perderà la faccia, tra gli «antagonisti» ed i cosiddetti centristi: altro che redistribuzione equa!
Il Governo Berlusconi era riuscito a far diminuire le famiglie indigenti: nel 2001, infatti, la percentuale era superiore al 12 per cento, mentre oggi si attesta all'11 per cento. Si tratta di dati inconfutabili, che attestano come quello «sfascio» da voi sempre denunciato era solo parte di una rappresentazione falsa e tendente a favorire l'insorgere di malcontento, di ingiustificate paure e di percezioni difformi rispetto alla realtà!
Uno Stato serio deve porsi l'obiettivo di migliorare la situazione contingente, ed il Governo di centrodestra ci era riuscito, pur in una stagione congiunturale sfavorevole. Ora toccherebbe a voi. Il disegno di legge finanziaria era l'occasione per dimostrarlo, ma gran parte di quelli che vi hanno concesso la fiducia si sono pentiti, ed i risultati del Molise e i sondaggi elettorali lo stanno a dimostrare!
I cittadini toccano con mano, e sulla loro pelle, i risultati delle vostre scelte! La pressione fiscale aumenterà: non doveva essere il contrario? Prodi, durante la campagna elettorale, arrivò addirittura ad insultare il ministro Tremonti perché aveva previsto il futuro modo di governare!
La pressione fiscale, dunque, crescerà, anche perché quelle poche riduzioni che opererete saranno sostituite dalle addizionali di imposta. Ricordo, inoltre, che avete aumentato la tassazione sui titoli obbligazionari ed i contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti ed autonomi; rivedrete gli studi di settore, i valori catastali e l'ICI; reintrodurrete l'imposta di successione; per i cittadini più deboli, infine, sono previsti ticket sul pronto intervento!
Siete passati dalle deduzioni alle detrazioni, ma quel che è più grave è che avete bloccato la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. Non avete puntato sulla logistica, vero elemento di competitività; non avete rifinanziato lo sviluppo del trasporto combinato treno-TIR e delle cosiddette autostrade del mare! Erano tutti interventi avviati dal Governo di centrodestra: è questa la colpa più grave della quale dovrete scusarvi, per molti anni, con i nostri cittadini! Avete, in sostanza, introdotto ostacoli alla libertà di intraprendere della gran parte dei nostri imprenditori!
Segnalo altresì che, in questi giorni, una parte dei vostri uomini di Governo ha protestato contro se stessa: solo il Presidente Prodi pare non aver compreso; non solo, ma, ridacchiando, nega l'evidenza! L'onorevole Rizzo ha dichiarato: non abbiamo cambiato il Governo Berlusconi per avere una finanziaria come questa! Il sottosegretario Cento ha aggiunto: se gli alleati perdono la pazienza, devono abituarsi; in caso contrario, perderanno la maggioranza! Altro che manifestazione per il Governo!
State avviando, nel contempo, operazioni di trasformismo; state già infrangendo gli impegni sottoscritti, ad esempio, con il settore dell'autotrasporto. Il ministro Di Pietro ha comunicato che, anche per la Valtellina, non vi sono più i fondi per la realizzazione delle opere già approvate con delibera programmatica del CIPE! Per il ponte sullo Stretto, avete destinato le risorse esistenti ad altre iniziative, dimostrando, così, che erano reali! Non avete limiti all'impudenza!
Perché non avete il coraggio di dire che avete compiuto scelte diverse, che avete scambiato i ticket con i bonus per i frigoriferi, che avete riassegnato le risorse previste per le opere infrastrutturali ai tanti Pallaro di turno, al solo scopo di tenere in piedi la vostra squinternata maggioranza? State mettendo in gioco il futuro del paese per qualche mese (ma io mi auguro per qualche giorno) in più di Governo!
Non si può aiutare il povero distruggendo il ricco; non si può ottenere la prosperità scoraggiando l'intraprendenza; non si può rafforzare il debole rendendo più debole il forte! Voi avete fatto tutto questo, il contrario di quanto Abramo Lincoln indicava tra le condizioni per un buon governo: vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria per l'anno 2007 interviene in un contesto di grande difficoltà, per la necessità, inderogabile e fondamentale, del risanamento dei conti pubblici e del riequilibrio del bilancio dello Stato, ma anche per la necessità di dare segnali precisi nella direzione della ripresa di processi di sviluppo e di espansione delle attività economiche e produttive e di maggiore equità sociale. Da questo punto di vista, il disegno di legge finanziaria si sforza, pur tra rilevanti difficoltà oggettive, di dare una serie di risposte e di aprire, soprattutto, alcune prospettive.
Desidero soffermarmi, anche in qualità di relatore in VIII Commissione sul disegno di legge finanziaria, sul tassello che riguarda specificamente il comparto, delicato e fondamentale ed assolutamente rilevante per lo sviluppo dell'intero paese, dell'ammodernamento, dell'adeguamento, del potenziamento del nostro sistema di infrastrutture materiali ed immateriali.
Siamo di fronte ad un altro tassello della politica che il Governo Prodi sta costruendo in questo settore. Abbiamo effettuato una lodevole ed importante operazione verità, avviata con il DPEF e con l'allegato in materia di infrastrutture del luglio scorso e proseguita con le risultanze del tavolo tecnico sull'attuazione della legge obiettivo (le prime analisi ufficiali sono state fornite in questi giorni dal CIPE). La menzionata operazione fa il punto, con chiarezza, sullo stato di attuazione della legge obiettivo, sulle risorse finanziarie realmente erogate e disponibili, sulla condizione dei lavori in corso e dei cantieri aperti, sulla situazione delle grandi opere.
È così giunto il momento di porre fine alla stagione dei grandi proclami, dei grandi annunci ad effetto che hanno caratterizzato, per cinque anni, il tandem Berlusconi-Lunardi: grandi annunci, grandi proclami, pochissime risorse erogate, pochissimi cantieri aperti, nessuna nuova grande opera realmente ultimata! Anzi, nel luglio scorso, con il cosiddetto decreto Bersani, è stato necessario intervenire con grande oculatezza e tempestività, da parte del Governo Prodi, per evitare la paralisi e la chiusura dei cantieri dell'ANAS e delle Ferrovie che erano stati lasciati letteralmente a secco. I quasi 3 miliardi di euro di rifinanziamento dei lavori in corso nei cantieri aperti dell'ANAS e delle Ferrovie hanno dato impulso e respiro ed hanno evitato una drammatica paralisi delle opere, la chiusura dei cantieri, il collasso di tante imprese, ricadute pesanti e negative sui livelli occupazionali.
Oggi, abbiamo un disegno di legge finanziaria per il 2007 che si sforza di dare una serie di risposte precise sui diversi tasselli della politica infrastrutturale, nella persuasione, che accomuna profondamente Governo e maggioranza, che le infrastrutture servono all'intero paese: servono al nord, servono al centro, servono al sud. Le infrastrutture sono il volano indispensabile ed insostituibile per garantire prospettive di crescita e di sviluppo all'intera comunità nazionale. Con il disegno di legge finanziaria abbiamo il rifinanziamento della legge obiettivo per circa 3,3 miliardi di euro ed importanti assegnazioni di risorse nel comparto delle ferrovie, anche per quanto riguarda il sistema strategico, da portare avanti con determinazione e decisione, e per il progetto dell'alta velocità-alta capacità ferroviaria, con l'assegnazione, nel biennio, di 2 miliardi e 100 milioni di euro. Inoltre, per investimenti sulla rete ferroviaria ordinaria, che tanta importanza ha nella vita dell'esercito dei pendolari, dei tanti lavoratori dipendenti, studenti, uomini e donne che ogni giorno si avvalgono del trasporto ferroviario regionale ed interregionale, abbiamo l'assegnazione, nel biennio, di 4 miliardi di euro.
Altre misure specifiche, molto significative e lungimiranti, che desidero sottolineare, sono le seguenti: la soppressione del fondo centrale di garanzia per le autostrade e le ferrovie metropolitane; l'attribuzione della gestione di tale fondo, con i relativi rapporti economici, in capo all'ANAS; la destinazione delle relative risorse, che sappiamo essere ben più ampie delle stime prudenziali e cautelari pur effettuate dal Governo, per il progetto di completamento dell'ammodernamento della principale infrastruttura autostradale del Mezzogiorno d'Italia, l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Inoltre, con l'articolo 14 del decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria, abbiamo attuato un'importante operazione di definanziamento delle risorse di provenienza Fintecna, sino ad oggi assegnate alla ricapitalizzazione di Stretto di Messina Spa. Partendo, com'era giusto, dal riconoscimento della natura non prioritaria dell'opera per il Mezzogiorno e per l'intero paese, abbiamo dato l'indicazione che le relative risorse (circa 1 miliardo e mezzo di euro) rimarranno nel Mezzogiorno, in Calabria ed in Sicilia, per realizzare infrastrutture ferroviarie e stradali (dalle autostrade siciliane, alla rete del trasporto su ferro, alla statale ionica e, anche in questo caso, alla Salerno-Reggio Calabria). Con i 100 milioni di euro destinati alle aree portuali di preminente interesse nazionale, si tratta di un complesso di misure che si sforza di dotare l'azione del Governo delle risorse finanziarie necessarie per tradurre programmi concreti e mirati in realizzazioni.
Voglio dire, con grande franchezza, che dobbiamo andare avanti con il metodo che questo Governo ha posto a base della sua azione in questo settore così delicato: quello della identificazione di una griglia ristretta, ma effettiva, di vere, poche e grandi priorità, che, innanzitutto, debbono camminare con le gambe delle risorse finanziarie davvero disponibili, non dei sogni annunciati e non realizzati, non degli annunci non seguiti da finanziamenti. Sulla base della dotazione finanziaria esistente, si definiscono il numero ed il novero delle priorità, identificando, in un positivo dialogo con le regioni (che, naturalmente, conserva la competenza sulla decisione finale allo Stato), le opere che vanno portate avanti con effettiva priorità: le cosiddette grandi priorità o superpriorità, vale a dire quelle grandi opere capaci di far compiere un salto di qualità a territori di area vasta e di dare un grande contributo ai processi economici e produttivi...
GIORGIO LA MALFA. La TAV!
TINO IANNUZZI. ...ai sistemi di mobilità e di trasporto nelle diverse parti del paese.
Sicuramente, presidente La Malfa, su questo terreno, noi riconosciamo l'importanza, strategica e fondamentale, della prosecuzione della rete dell'alta velocità-alta capacità ferroviaria, i cui sviluppi, com'è giusto, vanno considerati in correlazione non soltanto con il Corridoio n. 5 (Lisbona-Kiev), ma anche con alcune parti della zona meridionale del paese.
Riteniamo, altresì, che opere in corso vadano portate rapidamente a compimento. È il caso del passante di Mestre, della variante di valico, sostenuta dai finanziamenti di Autostrade per l'Italia Spa. Da questo punto di vista, la revisione dei meccanismi delle concessioni della rete stradale ed autostradale, promossa con il decreto fiscale, tende, sostanzialmente, ad incrementare le condizioni per una fruizione più funzionale, moderna ed adeguata e ad accrescere il livello delle prestazioni e degli investimenti infrastrutturali effettivi da parte dei concessionari. Si tratta di un'operazione importante.
Ci rendiamo conto che c'è una questione infrastrutturale drammatica: nel Mezzogiorno, essa è, forse, dal punto di vista quantitativo, più forte ed accentuata, ma non è meno importante nel nord del paese, per l'intasamento dei grandi nodi urbani e per la necessità di dare respiro ad aree che, sotto il profilo dello sviluppo economico e produttivo, hanno un ruolo centrale.
Allo stesso modo, ci rendiamo conto che alcuni discorsi (come quello riguardante la pedemontana) vanno portati avanti e condotti in una prospettiva di realizzazione e che vanno liberate le risorse costituite dai capitali privati, che possono consentire, soprattutto nelle aree economicamente più forti del paese, la realizzazione di nuove e grandi infrastrutture (penso, innanzitutto, alla Bre-Be-Mi).
Un'ultima considerazione. Nel disegno di legge finanziaria abbiamo preservato e conservato gli istituti dello sgravio fiscale del 36 per cento per le ristrutturazioni edilizie e dell'IVA ridotta dal 20 al 10 per cento. Da questo punto di vista, vorremmo segnalare al signor ministro dell'economia e delle finanze la necessità di tener conto di un emendamento che la Commissione ha proposto unitariamente per l'esame in Assemblea: eleviamo il tetto massimo di spese detraibili per lavori di ristrutturazione edilizia, riavviciniamoci al tetto attuale dei 48 mila euro e riportiamolo a quello originario del 1998, che sappiamo essere stato di 78 mila euro. L'istituto ha funzionato benissimo ed ha avuto molteplici effetti positivi: ripristiniamolo ed incrementiamone la potenzialità espansiva! Incrementiamo il tetto massimo di spese detraibili per ristrutturazioni edilizie di cui all'articolo 29 del disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TINO IANNUZZI. Concludo sottolineando, signor ministro dell'economia e delle finanze, che la Commissione chiede, all'unanimità, l'eliminazione di una norma infelice: l'articolo 52 ripropone, in termini sbagliati ed assurdi - ci consenta di dirlo -, la assicurazione obbligatoria dei fabbricati privati per le calamità naturali. Sarebbe un altro balzello, insostenibile ed inaccettabile, sui proprietari privati e sulla proprietà immobiliare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.
MARIO BARBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi il disegno di legge finanziaria di cui abbiamo iniziato ieri l'esame in quest'aula assicura per il 2007 e per gli anni successivi - lo ricordava ora l'onorevole Iannuzzi - la ripresa degli investimenti pubblici nel settore dei trasporti e delle infrastrutture. Ciò avviene nel quadro di una manovra impegnativa volta a realizzare insieme obiettivi di risanamento, equità sociale e rilancio della crescita, recuperando l'handicap delle casse vuote lasciate dalla destra. Un handicap che ha obbligato il Governo Prodi a rifinanziare - anche questo è stato ricordato poco fa - con 2, 8 miliardi di euro ANAS e Ferrovie dello Stato per evitare la chiusura dei cantieri già nel corso del 2006.
Questa finanziaria, dopo anni di attese deluse, parla al mondo dei trasporti e vi interviene con risorse e misure importanti; d'altra parte, un sistema di trasporti moderno ed efficiente si fonda, per ragioni di ordine economico, ecologico e strategico, su una equilibrata ripartizione tra le varie modalità di trasporto; ma, anche a causa delle forti disattenzioni con cui è stato affrontato nella passata legislatura, il settore dei trasporti risulta tuttora caratterizzato da un forte squilibrio modale a favore del trasporto su gomma, da una distribuzione delle infrastrutture non omogenea sul territorio nazionale, da servizi ausiliari ai trasporti non ancora efficienti e capillari. Questo scenario sta peraltro producendo effetti particolarmente negativi sul fronte dei costi del trasporto, che incidono direttamente sulla competitività e, quindi, sui livelli e sulle potenzialità di sviluppo economico e di crescita. Abbiamo bisogno come paese di porti, aeroporti, ferrovie, strade e trasporti locali ben integrati tra loro ed è necessaria una migliore distribuzione modale del trasporto delle persone e delle cose; però, intervenire per modificare i fattori di squilibrio richiede tempo, ma soprattutto richiede una visione strategica le cui tracce credo si possano trovare nelle azioni previste dalla finanziaria e su più piani. Faccio pochi esempi: la finanziaria interviene in modo diretto e direi in modo perfino rivoluzionario sul sistema dei porti, delle autorità portuali, prevedendone l'autonomia - questo è un tema sul quale non mi soffermerò perché è già intervenuta ieri in modo specifico l'onorevole Velo - ; interviene, inoltre, sul sistema ferroviario per la TAV con 900 milioni di euro per il 2008 e 1 milione e 200 mila euro per il 2009; con 2 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2007-2008 per la rete ferroviaria tradizionale e con 400 milioni per il 2007 per l'attuazione del piano di investimenti di Trenitalia; prevede, inoltre, interventi significativi di ammodernamento del sistema di sicurezza ferroviaria.
La finanziaria interviene sul sistema delle strade e delle autostrade: con un piano nazionale di sicurezza di 60 milioni di euro l'anno per il triennio 2007-2009; sul sistema del trasporto pubblico locale con misure mirate al miglioramento del servizio per i pendolari; con 60 milioni di euro annui dal 2007 per il rifinanziamento del trasporto pubblico; interviene anche sull'autotrasporto con agevolazioni fiscali per le imprese di autotrasporto merci.
È vero, tutto è perfettibile e su questi temi si è svolto in Commissione trasporti un dibattito approfondito e costruttivo a cui ha partecipato attivamente e utilmente l'opposizione. Un dibattito che ha consentito di individuare proposte migliorative, e in questa sede mi limito a citarne due: una relativa al trasporto aeroportuale con l'opportunità che le entrate previste per l'erario dal recupero dai concessionari aeroportuali della gestione di beni demaniali non strumentali al volo, quali i parcheggi, vengano recuperate per altra strada senza incidere in modo indiretto sul regime concessorio; la seconda, la destinazione di almeno il 30 per cento delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate a infrastrutture e trasporti per le regioni meridionali. Questa proposta sul fondo delle aree sottoutilizzate - approvata all'unanimità in Commissione trasporti - è stata approvata poi dalla Commissione bilancio; quindi, mi pare una buona prova di apertura e di disponibilità al dialogo da parte della maggioranza. Una disponibilità che, purtroppo, tanta parte dell'opposizione preferisce ignorare, agitando strumentalmente lo slogan della finanziaria chiusa e blindata.
L'efficienza del sistema dei trasporti è una delle condizioni essenziali per la crescita e il sostegno del sistema economico e produttivo; infatti, i trasporti rappresentano un elemento fondamentale per le moderne economie, tanto più se queste, come nel caso del nostro paese, sono fortemente aperte all'estero. La finanziaria si muove nella direzione di migliorare l'efficienza dei trasporti e con essi la competitività e la modernizzazione del paese.
PRESIDENTE. Sono presenti in tribuna i sindaci di alcuni comuni della provincia di Foggia colpiti dal terremoto del 2002. La Presidenza rivolge loro un saluto anche a nome dell'Assemblea (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, nella predisposizione di una legge finanziaria ci si aspetterebbe coesione negli obiettivi e negli strumenti per raggiungerli; infatti, è difficile pensare che se non si raggiunge coesione sugli elementi oggettivi, quali quelli legati all'economia, si possa avere poi coesione - semmai questo Governo durerà - con riferimento alla moltitudine dei problemi, in primis quelli sociali, che ci aspettano. Se il Governo non è d'accordo nemmeno sulla politica economica, figuriamoci quando ci saranno le questioni di coscienza, in materia di politica estera e via dicendo! Che non ci sia coesione negli obiettivi lo dimostra il modo di procedere di questo Governo, costretto addirittura a subire la piazza, quasi sempre della sua stessa parte, scesa in campo per manifestare contro questo Esecutivo. Non si tratta solo dei precari, ma - come ha osservato oggi l'onorevole Garavaglia - anche dei piccoli comuni, dove per lo più le giunte sono di sinistra, si tratta dei sindaci, delle regioni, dei centri di ricerca e dei poliziotti. Lo si vede poi anche dal modo con il quale - anche qui a dispetto dei proclami, e faccio presente all'onorevole Cannavò che i proclami non li ha fatti Confindustria, ma li ha fatti proprio questo Governo - si è opportunamente evitato di toccare certi punti sensibili per la maggioranza, come la riforma delle pensioni.
Che non ci sia coesione per quanto riguarda gli strumenti per raggiungere gli obiettivi è altrettanto chiaro dai metodi: decretazione d'urgenza, fiducia, 900 emendamenti presentati dalla stessa maggioranza. Questo è lo scenario, ed è uno scenario ben diverso da quello idilliaco che il professore durante la campagna elettorale aveva richiamato e ci aveva riferito, cioè quello di un paese spaccato che lui avrebbe ricostruito e ricucito. A dire il vero, a me sembra che la spaccatura ci sia e sia evidente, ma sia in questo stesso Governo; infatti, sia Prodi sia Visco devono, un giorno sì e un giorno no, ricordare a questa maggioranza che se cade il Governo si va tutti a casa. Ha ragione il Presidente Tremonti quando afferma che voi siete una coalizione che è solo negativa e non è positiva: siete una alleanza costruita per abbattere il Governo Berlusconi, ma privata di questo obiettivo voi vi distruggete al vostro interno.
Un esempio per tutti è l'ormai celebre articolo 53: con un solo articolo siete riusciti a mettere il Governo contro i suoi ministri, i ministri contro la maggioranza e la maggioranza contro il Governo e i ministri. Mi rivolgo all'onorevole Turco: probabilmente la riforma della legge di bilancio va fatta, ma non va fatta con una silente modifica della Costituzione, inserita in una legge finanziaria, sperando che il Parlamento non se ne accorga. Ciò detto, sappiamo come andrà a finire in quest'aula: verrà posta la fiducia nonostante i proclami e il Governo, grazie alla tanto vituperata legge elettorale, farà tesoro del premio di maggioranza; poi si giocherà tutto al Senato e nell'ennesima prova di equilibrismo di una compagine che in realtà si trova appesa al voto favorevole di chi senatore per elezione non è.
Arriviamo al merito della finanziaria: 2.582 euro netti non sono il compenso all'ora di qualche star del calcio, ma sono lo spartiacque secondo il quale per questo Governo si delinea chi è ricco e chi non lo è e chi merita di essere tassato pesantemente, tartassato e chi no, chi - per riprendere lo slogan della componente massimalista di questa maggioranza - è chiamato a partecipare al pianto infatti, nella filosofia, per certi versi da rivoluzione d'ottobre, di questo Governo, l'obiettivo non è far stare bene tutti, bensì far star male chi sta bene e, secondo voi, chi sta bene è chi, appunto, guadagna 2.582 euro netti al mese. Allora prendiamo in esame questo specialissimo ricco, vivisezioniamolo, andiamo a controllare le sue spese, i suoi conti e cosa vuole fare questo Governo. È il caso di un dipendente con coniuge e due figli a carico, ossia un contribuente statisticamente rilevante. A questo dipendente, pur tenuto conto degli assegni familiari di questa finanziaria, resteranno in tasca con le nuove aliquote circa 30.986 euro annui e con questi soldi dovrà mantenere due figli - quando si spera non anche il coniuge -, pagare le imposte locali come l'ICI e la Tarsu, il bollo auto che rincara (a meno che questo dipendente non abbia i soldi per comprarsi una nuova vettura euro 4), l'elettricità, il gas e così via. Se poi abita a Milano o a Roma avrà delle spese di locazione di immobile pari a 1.000/1.500 euro al mese o, se ha un mutuo, qualcosa di più. Se questo signore lo immaginiamo lavoratore autonomo con partita IVA, il reddito disponibile scenderà a 2.497 euro.
Il lavoratore autonomo dovrà anche sostenere in proprio delle spese fondamentali, quali quelle previdenziali. Ricordiamoci che si tratta di persone che, se mancano anche un giorno soltanto per malattia dal posto di lavoro, compromettono il proprio business.
La verità è che, come giustamente hanno osservato alcuni economisti, l'uguaglianza, quella strutturale, non la si fa massacrando i ceti produttivi, nell'ottica di una distribuzione delle ricchezze, ma consentendo a quelli meno abbienti di avere, a parità di sforzi, le stesse opportunità di successo e, quindi, facilitando il loro ingresso nell'università, mandandoli a studiare all'estero, usando i fondi dello Stato per finanziare i loro progetti e chiedendo alle banche di fare la loro parte. Uno Stato che tassa e distribuisce non crea condizioni per la crescita di tutti, ma crea solo un meccanismo perverso, clientelare, per cui lo Stato è datore di lavoro e di risorse in un modo nel quale non può permettersi di esserlo.
Due parole chiave per la competitività dell'Italia: università e ricerca. Cosa si fa in questa finanziaria per l'università? Il rettore del Politecnico di Milano, Giulio Ballio, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'ateneo, a 144 anni dalla sua fondazione, ha detto: la finanziaria avrà un impatto devastante. Il denaro dello Stato non sarà sufficiente per trasmettere le conoscenze di cui un sistema produttivo ha bisogno.
Per quanto concerne la ricerca, l'innovatività, un esempio per tutti: l'articolo 88, lettera f), si occupa del settore dell'industria farmaceutica. Ci sarebbe piaciuto discutere di questo settore con il ministro Bersani, il ministro dello sviluppo, invece, se ne discute nell'ambito della finanziaria. E perché? Perché, grazie a questo articolo, il prossimo anno, all'industria farmaceutica verranno tagliati 2 miliardi di euro e verranno confermati i tagli dei prezzi dei prodotti per circa 800 milioni di euro. Questo avviene quando i prezzi medi europei sono decisamente più alti del prezzo del farmaco in Italia, quando la crescita di spesa convenzionata, dal 2001, è dell'1,7 per cento e quella, invece, della spesa ospedaliera generalizzata è del 26,5 per cento; quando è chiaro, quindi, che per risanare il deficit della sanità pubblica non si deve insistere sul prezzo del farmaco, ma su tutti gli altri settori di spesa. Bene, questi tagli massacreranno il settore, perché porteranno ad avere poi delle ripercussioni sul piano industriale: si parla delle possibilità di licenziamenti per circa 13 mila unità qualificate. Le imprese del settore, inoltre, avevano fatto un tavolo di concertazione con questo Governo, in particolare con il ministro Bersani ed il ministro della salute, e loro stesse si erano impegnate nel prossimo triennio a versare in attività di ricerca e di istruzione ben 2 miliardi. Ora, di fatto, non so quanto questo impegno potrà essere onorato. Mi sarebbe piaciuto chiedere al ministro Bersani: come mai rinuncia a 2 miliardi di investimento in ricerca nel prossimo triennio, in Italia, a fronte di una tassazione di un settore che non porterà al ripiano del deficit sanitario? Sarebbe interessante saperlo. E su tutto questo, cosa dice il Presidente Prodi? È contento. L'altro ieri, in un'intervista al Financial Times ha fatto sapere che le cose vanno bene, perché l'Italia aveva meno scarpe in numero assoluto, ma quelle che vende rendono di più, perché siamo entrati - per usare le sue parole - nel segmento di lusso. Ora, credo che dovremmo essere contenti se l'Italia non fosse tagliata fuori da quelli che sono i settori innovativi.
Colleghi, so che questo mio intervento, come quelli dei colleghi che mi hanno preceduto, non potrà modificare il disegno di legge finanziaria, così come sarebbe giusto fare. Sento però il dovere, in questa occasione, di fare una osservazione. In un mondo in cui l'operaio cinese guadagna 40 dollari al mese (e in alcuni distretti cinesi addirittura si sta pensando di delocalizzare in Vietnam, dove la manodopera costa ancora meno), in un orizzonte che vedrà tra poco l'ingresso in Europa di Macedonia e Croazia, con rischi di dumping sociale all'interno della stessa Unione europea, rispetto ai quali non potremo nemmeno usare l'arma dei dazi, occorre pensare ed agire in un'ottica completamente diversa, un'ottica che abbia una natura e un'incisività diversa e più moderna, soprattutto diversa rispetto al ricorso ad una imposizione tributaria basata sui cavalli motore di un veicolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È presente in tribuna una classe dell'Istituto tecnico per il turismo Marco Polo di Roma. La Presidenza rivolge un saluto anche a nome dell'Assemblea (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a questo punto del dibattito, molte cose sono state dette e così vorrei, con il mio intervento, ragionare su un punto, quello più discusso e criticato del primo disegno di legge finanziaria di questa legislatura del Governo Prodi: ovvero, se questa finanziaria sia capace di promuovere la crescita economica del paese e un nuovo sviluppo. Questo perché, sul terreno del risanamento, sono stati mantenuti gli impegni. Su questo nulla si può dire, nonostante quegli impegni siano stati presi con l'Europa dal Governo di centrodestra. Così come, sul terreno dell'equità, nessuno può contestare che questo sia stato il leit motiv di tutta la manovra. Si poteva fare di più? È poco ciò che riusciamo a distribuire? Certo, abbiamo dovuto fare i conti con le risorse disponibili. Ma questo è un obiettivo verso cui ci siamo incamminati e vogliamo continuare a lavorare. Come ho già detto, non mi attardo su questi punti, in quanto già altri colleghi lo hanno fatto, ma vorrei continuare a ragionare sul primo. Con questa manovra finanziaria e con molte delle indicazioni che abbiamo dato, vogliamo ridare fiducia al paese, ricostruire la speranza che il paese può farcela a trovare una sua nuova efficace e solida collocazione, dentro un mondo che cambia, una economia che chiede nuove strategie, nuove capacità inventive, innovazione.
Ci sono strumenti e risorse a ciò destinate, che dovremo far funzionare bene, ma soprattutto il lavoro di questo Governo e di questa maggioranza non cesserà con questa finanziaria. Dovremo continuare a fare riforme, a costruire fasi vere di liberalizzazione, attente ai consumatori, puntando a promuovere e a liberare energie e risorse, in primo luogo quelle delle giovani generazioni e delle donne italiane. Questi sono alcuni dei soggetti su cui possiamo impostare e abbiamo impostato le politiche di innovazione di cui ha bisogno il paese: sblocco delle professioni, diritti, ammortizzatori sociali, valutazione del merito, pari opportunità, stabilizzazione del lavoro, politiche che cammineranno tutte insieme, non una prima e non una dopo. Passi in questa direzione si sono cominciati a fare: il cuneo fiscale, che premia quelle imprese che utilizzeranno i contratti a tempo indeterminato, il credito d'imposta per il Sud, ma, soprattutto, più risorse per chi impiega occupazione femminile, aumento dei contributi previdenziali, per evitare quei comportamenti che inducono ad individuare nei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, non lo strumento utile per un lavoro flessibile, ma il modo con cui pagare meno contributi. Primi passi: vengono riconosciuti i primi diritti, di malattia e di maternità, ai lavoratori co.co.co. Potrei proseguire con altre indicazioni, ma ciò che mi preme sottolineare, e spero sia il Governo sia il relatore sappiano e vogliano raccogliere, in questa fase dell'esame del disegno di legge finanziaria, è che dovremmo fare alcuni passi in avanti ulteriori: riconoscere la maternità a rischio per i collaboratori coordinati e continuativi, essere certi che l'aumento dei contributi venga diviso tra datori di lavoro e lavoratori nelle proporzioni previste dalla legge, e non incida sul salario di questi lavoratori, così com'è avvenuto nel passato. L'elevazione della rivalsa dei titolari della partita IVA è ferma a dieci, dodici anni fa. Questi temi che io richiamo, guardate, sono temi su cui la Commissione lavoro ha discusso e che sono stati approvati in modo unitario da parte del centrosinistra; credo che sarebbe utile raccoglierli in questa fase conclusiva del nostro lavoro sul disegno di legge finanziaria.
Vi è poi un altro capitolo che, secondo me, può aiutare il processo economico del paese. Mi riferisco alla stabilizzazione nel pubblico impiego. Ci sono norme in questa direzione, c'è una linea di tendenza; certo, occorre collegare tale aspetto anche ai problemi di settori che sono pieni e che vanno sicuramente ridimensionati. In Commissione lavoro, tra poco approveremo una risoluzione su questa materia, ma abbiamo anche presentato proposte che vanno in tale direzione, senza aumentare la spesa. Prevediamo un piano di stabilizzazione, che sarà progressivo e durerà tutti gli anni che saranno necessari; per esempio, per gli enti locali e le regioni non chiediamo aumenti di spesa, ma chiediamo, nell'ambito dell'autonomia di questi enti locali e dentro il patto di stabilità, di scegliere: saranno loro a decidere, in autonomia, se stabilizzare il personale precario o se fare altre scelte. A loro, quindi, la responsabilità delle scelte.
PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, la invito a concludere.
ELENA EMMA CORDONI. Concludo, signor Presidente. Voglio aggiungere ancora una cosa. Non è ancora completa quella normativa.
Abbiamo bisogno che le soluzioni trovate per gli enti locali diventino esecutive ed allora per i precari - parlo dei co.co.co., degli LSU e degli LPU - bisogna indicare anche le procedure per la stabilizzazione. Noi vogliamo la selezione pubblica, con punteggi che riconoscano il lavoro da essi svolto, non vogliamo un meccanismo ope legis e dobbiamo, quindi, lavorare, senza aumentare la spesa, in tale direzione.
Quindi, penso che, se riusciamo - e concludo signor Presidente - a compiere ancora questi passi in avanti, daremo una risposta in modo unitario alla manifestazione di sabato come un obiettivo di tutta la coalizione, e non solo di parti di essa o della piazza. Sono i nostri valori, sono i contenuti del nostro programma elettorale, sono l'obiettivo su cui abbiamo impegnato questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è difficile, a seguito di tutti gli interventi che si sono succeduti, apportare elementi di grande novità rispetto a quanto puntualmente è stato sottolineato. Abbiamo il dovere, tuttavia, di rilevare ancora le nostre ragioni di totale contrarietà a questa finanziaria, che agisce - ormai siamo anche stanchi di dirlo, comunque lo dicono esattamente tutti gli osservatori nazionali ed internazionali - sul lato dell'aumento della pressione fiscale e non, invece, sotto il profilo del contenimento della spesa pubblica, che era il dato obiettivo sul quale si doveva lavorare. È accaduto, inoltre, nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria, qualcosa di alquanto inconsueto e alquanto preoccupante. Nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria in Commissione bilancio, si sono votati 40 emendamenti. Ora, non può non balzare all'occhio come questa sia una situazione che esautora totalmente il Parlamento, non dalla condivisione di una legge finanziaria, ma finanche dalla sua conoscenza ed esautora il Parlamento non solo nella sua componente di opposizione, ma anche nella componente di maggioranza, se - com'è e come abbiamo constatato - è una finanziaria mutata totalmente dal suo ingresso in Parlamento, giorno per giorno ed ora per ora.
All'interno di tale quadro, non può non destare, da un lato, il senso del ridicolo - del quale dobbiamo in ogni caso tener conto - e dall'altro, il grande allarme, il fatto che tra i 40 emendamenti votati ve ne siano due esattamente «di saccoccia», per ottenere i voti della vostra stessa maggioranza.
Onorevoli colleghi, il problema non è quanto viene stanziato, ma è pazzesco che mentre non riuscite a trattare articoli quali l'8 ed il 9 e non riuscite a fare un dibattito sulle infrastrutture perché siete spaccati, riuscite a dire che bisogna riaprire il termine per gli «unionisti» che hanno - ahimè! - dimenticato di fare istanza per il rimborso dei loro contributi elettorali!
Non può essere sottaciuto che siete riusciti a far approvare l'emendamento Pallaro, dal che ci aspettiamo di vedere se ora per questo signore, molto arrogante, si configurerà anche la situazione per poterlo definire nomen omen, ossia se conterà una «palla» in relazione a ciò che ha detto e «virgolettato» nelle interviste che ha rilasciato il giorno prima, pretendendo che il relatore si precipitasse a fare un emendamento. Ebbene, il senatore Pallaro diceva, nella sua intervista, che non avrebbe votato la fiducia al Senato, essendo lui «l'ago della bilancia», se non avesse ottenuto 14 milioni di euro per i residenti all'estero, con un emendamento formulato in modo risibile, che è tutto e il contrario di tutto, che va dalla tutela degli imprenditori argentini all'attività consolare, fino alla possibilità - come egli afferma - di portare a 123 euro al mese la pensione dei residenti all'estero. Ed egli ci dice altresì, nomen omen, di aver preannunciato tale richiesta, in precedenza, allo stesso Presidente del Consiglio, affermando che il Presidente del Consiglio gli aveva dato assicurazioni.
Ebbene, voi che non siete riusciti, per le spaccature presenti all'interno della vostra maggioranza, a fare quel che ho detto in precedenza - e la rilettura degli atti dei lavori in Commissione deve passare alla storia come riprova della serie di menzogne che dite all'esterno per negare la vostra situazione reale ed interna -, avete avuto una tale paura che vi siete premurati di far approvare un emendamento affinché, arrivando la finanziaria al Senato, non scoppiasse anche la vicenda del citato Pallaro, per l'appunto. Ma come lo spiegherete ai cittadini italiani? Come lo spiegherete ai cittadini italiani, ai quali avete omesso di dare le risposte che avevate promesso? Noi, avevate detto, saremo il Governo che abbasserà le tasse: ormai ci credete solo voi. Il vostro «azionariato di riferimento», quello che vi ha votato, non è costituito da quelle famiglie che, secondo voi, in presenza del nostro Governo non arrivavano alla quarta settimana del mese ed oggi ridono! È gente che, se potesse, vi lapiderebbe, oltre a non votarvi. Di tutto, infatti, ci si può forse fare una ragione, ma non dell'insieme di menzogne delle quali siete stati capaci. L'unica cosa che vi interessa non è governare il paese, ma occupare posti di governo, e di ciò questa è la riprova, assolutamente pratica.
Forse, ci vorrebbe un anelito di dignità e sono certa che esso alberga in molti componenti della maggioranza; la dignità è rendersi conto che ora si è passata proprio la misura, e non lo diciamo noi: guardatevi intorno, quando vedete in piazza tutto ed il contrario di tutto, quando a Torino si è svolta - e l'ho vissuta - una manifestazione di sette sigle associative, le più diverse tra loro per estrazione e posizione politica, quali Confartigianato, Confesercenti, CNA, sigle che appunto hanno dato luogo ad una manifestazione che, onorevoli colleghi, non era di lobby, non era di tutela di interessi corporativi, non era di ordine, ma era la manifestazione di quelle persone che capiscono che con voi imperanti non c'è più il diritto di esistenza!
Ho visto, nella mia vita, solo un'altra manifestazione di quel tipo, quando, in passato, Torino venne pacificamente invasa dalla marcia dei 40 mila; e l'ho vista riprodotta neanche un mese fa. La richiesta con cui vi invitiamo a ragionare e a cambiare è, dunque, fatta per dovere di ufficio. Dobbiamo farlo per gli interessi di questo paese, che uscirà gravemente compromesso da questa vostra politica, da voi che sottraete ai consumi 1,8 punti di prodotto interno lordo per trasformarlo in tasse, togliendolo a quella spinta dell'economia che asserivate di voler dare e che, invece, negate sistematicamente nei fatti. Dovete riflettere su questo argomento e noi abbiamo il dovere di sottolinearvelo! Ma sappiamo anche che non riuscireste neanche ad affrontare una discussione chiusi in una stanza le cui pareti fossero totalmente coibentate, perché non siete più in grado di definire non dico qual è il vostro credo, ma quali sono gli interessi sulla base dei quali siete stati eletti: li avete rinnegati tutti.
Montezemolo è stato molto bravo quando si è schierato in campagna elettorale contro di noi: ha ottenuto l'unica cosa che dicevamo avrebbe ottenuto da voi, vale a dire l'incremento di tassazione delle rendite finanziarie. Per il resto, avete danneggiato le imprese, scippato il TFR, avete simulato una riduzione dell'IRAP. Ricordate i cinque punti in cento giorni? È sotto gli occhi di tutti quello che state facendo. Avete detto, sulla base di ciò che chiamate principio di responsabilità: cari enti locali, care regioni, se non ce la fate, aumentate pure le tasse. Forse, l'avete fatto nella convinzione che, facendo ricadere su altri l'ulteriore pressione fiscale, qualcuno ancora, guardandovi in faccia, non potesse negare che avete quella davanti come quella dietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, io non riproporrò l'esercizio molto abile dei colleghi che sono intervenuti sinora in questa maratona sulla discussione generale, analizzando le contestazioni che si possono muovere a questo provvedimento che stiamo per votare. Vorrei piuttosto tirare le somme di quello che è accaduto da quando è cominciata, in questo palazzo, la sessione di bilancio.
Vorrei che pubblicamente ci si rendesse conto di qual è stato l'atteggiamento della maggioranza e quello dell'opposizione. Infatti, è stato uno sparare dichiarazioni ogni piè sospinto, finalizzate a crearsi l'alibi della fiducia (e dell'ostruzionismo da parte dell'opposizione), oltre a tutta una serie di alibi adottati forse per «pararsi i fondelli» e per avere quasi la coscienza a posto nei confronti dei cittadini. Mi sembra sia doveroso da parte nostra puntualizzare quale sia stato il nostro atteggiamento e come siano andati i fatti.
Come diceva giustamente la collega Armosino, di una cosa bisogna tenere debito conto: in questa sessione, in Commissione bilancio, è successo ciò che non è mai accaduto in cinquant'anni di Repubblica. Di fatto, tale Commissione non ha potuto avere correttamente contezza, in maniera democratica, aperta e con un dibattito - non dico ampio, ma semplicemente con un dibattito - degli emendamenti presentati e delle posizioni dei due schieramenti.
Infatti, la Commissione bilancio ha cominciato i suoi lavori su questo provvedimento esattamente alle ore 10,30 di lunedì scorso, terminandoli poi alle ore 18 del sabato successivo. Ciò è avvenuto per portare a casa, sostanzialmente, quaranta emendamenti che sono stati esaminati e votati, con un numerosissima serie di interruzioni e di sospensioni fiume fino a quattro o cinque ore. Nelle stanze a fianco alla sala del Mappamondo si riunivano costantemente i rappresentanti della maggioranza per cercare di litigare di meno in riferimento, innanzitutto, all'esame di ammissibilità degli emendamenti. Inoltre, si è fatto sì che il Governo potesse portare a termine una nefandezza in questo provvedimento: presentare un'ora prima - lo ripeto: un'ora prima - della chiusura dei lavori in Commissione bilancio, tra relatore e Governo, ben 134 emendamenti che la Commissione non ha potuto esaminare. Infatti, essa si è dovuta limitare a prendere in blocco queste proposte emendative, oltre i 3.100 emendamenti presentati dalla maggioranza. Bisogna dirle queste cose: la maggioranza ha presentato in Commissione ben 3.100 emendamenti, mentre l'opposizione ne ha presentati 3.900. Per quale motivo le dichiarazioni - di preparazione, dico io - che vengono fuori in questi giorni debbono essere spacciate per ostruzionismo delle opposizioni? La Commissione bilancio si è dovuta limitare a fare da notaio, a prendere questa caterva di emendamenti e a mandarli in aula, dati per respinti, ivi compresi quelli del Governo e del relatore. Ciò vuol dire che, in Commissione bilancio, per la prima volta, non è stato licenziato un vero e proprio testo di questo provvedimento che noi ci accingiamo a votare. Questa è una vergogna che i cittadini italiani devono sapere, perché poi non si venga, invece, ad addebitarci colpe che non abbiamo.
Oltre a tutto questo, abbiamo assistito ad una serie di prese di posizione: ministri contro ministri, ministri che dichiarano di non voler mollare (vedi Melandri o Parisi) sui tagli fatti ai rispettivi Ministeri; sottosegretari che sfilano contro il Governo, e non contro il Governo Prodi (sono rimasti indietro, contro il Governo Berlusconi!), e tutta una serie di azioni convogliate in questo marasma di dissenso nei confronti di questa legge finanziaria, rilevate negli interventi che mi hanno preceduto, svolti in questa aula sul merito, e non certamente ostruzionistici. Si è arrivati dunque a questa mattina con trentuno interventi in discussione generale, di cui ventidue fatti dalla maggioranza: questo è autostruzionismo!
Non dimentichiamo, ancora, un passaggio che ho vissuto direttamente in Conferenza dei capigruppo, vale a dire il tentativo di cominciare a votare la legge finanziaria non più, com'era previsto in calendario, a partire da mercoledì pomeriggio, ma venerdì mattina, sol perchè la maggioranza aveva bisogno di tempo. Noi, in maniera responsabile, abbiamo chiesto che ciò non avvenisse e pertanto oggi, proprio ora, sono pronto a dire che tutta l'opposizione nel pomeriggio voterà in maniera veramente rapida il decreto-legge sull'IVA e gli emendamenti sulla legge di bilancio - in quanto sappiamo che il voto finale è rimandato alla chiusura dell'esame della legge finanziaria -, per passare quanto prima al voto sugli emendamenti della legge finanziaria. E questo anche a costo, colleghi della maggioranza, di non intervenire in discussione generale sul complesso degli emendamenti. Vogliamo che quello che ci avete negato in Commissione bilancio ci venga dato almeno in quest'aula. Vogliamo che la gente sappia che siamo pronti a discutere nel merito di questo provvedimento, che non intendiamo fare ostruzionismo, ma desideriamo che emergano invece le divisioni che al vostro interno hanno portato a questo atteggiamento.
Se volete continuare a farvi autostruzionismo, fatelo pure: questa è la posizione delle opposizioni e ritengo che essa sia responsabile, come lo è stata finora. Tuttavia, voglio che, con chiarezza, ci sia anche da parte della maggioranza una presa d'atto di questo atteggiamento e che essa eviti dichiarazioni che addebiterebbero alle opposizioni la «necessità» - tra virgolette - di passare ad un voto di fiducia.
Noi questo non lo vogliamo e vedremo se anche voi avrete analogo tono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Giorgio La Malfa).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Presidente, pochi istanti fa, la collega Armosino ci faceva sapere che con le tasse previste in questa manovra finanziaria togliamo la spinta all'economia.
Vorrei, seppur molto brevemente, fornire alcuni dati per far capire a questa Assemblea - ma soprattutto al paese -, quanto cinque anni di Governo Berlusconi hanno significato per l'economia dell'Italia. Tra il 1997 ed oggi sono stati accumulati due punti in più nel rapporto deficit-PIL. La spesa corrente è aumentata di 2 punti e mezzo in rapporto al PIL. Quest'anno, nel 2006, l'avanzo primario è scomparso e, per la prima volta, esso ha un valore negativo.
Mi piacerebbe che tutte queste cose fossero definite, in qualche modo, come propaganda; ma sono, invece, la realtà di questo paese. E noi abbiamo commesso l'ingenuità - la definirei quasi una misura di signorilità da parte nostra - di non aver voluto drammatizzare questa realtà.
Colleghi dell'opposizione, la nostra idea, che perseguiamo con convinzione, è quella di un paese normale dove c'è un confronto politico normale. Ma questa, che è la nostra idea, non è la vostra: da qui nasce la difficoltà, perché non ci sono regole di gioco comuni. L'abbiamo visto e misurato troppe volte in questi mesi di legislatura. Noi qui giochiamo una partita con regole diverse. E non si può giocare una partita con una squadra che usa le regole del calcio e l'altra che usa le regole del rugby.
Ho ascoltato con attenzione le parole del collega Leone. Voi siete ansiosi di esaminare da subito il disegno di legge finanziaria. Benissimo: noi siamo qui per fare questo, ed è facile dimostrarlo. È facile dimostrare come, a differenza vostra, dopo cinque anni, il Parlamento torna ad avere un ruolo. Come erano fatte le vostre leggi finanziarie? Mi riferisco alle vostre cinque leggi finanziarie, di cui quattro a firma del Presidente Tremonti, che in questo momento presiede l'Assemblea. Il vostro primo testo era di comodo, un testo finto. A settembre, proponevate un testo che sapevate non contenere una parola di verità. Costringevate l'Assemblea a discutere di questo testo finto, presentavate un maxiemendamento e su questo maxiemendamento ponevate la questione di fiducia.
Lei, signor Presidente, oggi ha definito la posizione della questione di fiducia su una manovra finanziaria come un esproprio...
PRESIDENTE. Onorevole Bressa, la prego di attenersi ad una elementare regola di correttezza parlamentare, data la funzione che in questo momento...
GIANCLAUDIO BRESSA. Ha perfettamente ragione: chiedo scusa, signor Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Se lei vuole proseguire l'intervento con un'altra Presidenza, le sono grato...
GIANCLAUDIO BRESSA. Nella maniera più assoluta: mi fido assolutamente della sua capacità di presiedere e mi scuso per aver mancato in questa mia espressione.
Dicevo che molti di voi, esponenti della maggioranza, hanno definito la posizione della questione di fiducia su una manovra finanziaria come un esproprio della democrazia. Ma voi avete espropriato per 13 volte la democrazia in cinque anni, perché per 13 volte avete approvato la legge finanziaria ricorrendo al voto di fiducia. Questa è stata la regola delle vostre leggi finanziarie.
Noi, invece, oggi abbiamo presentato una manovra vera, fatta di numeri veri. Al riguardo, vorrei aprire una brevissima parentesi, sempre rivolgendomi alla collega Armosino. Con riferimento alla cosa che ha prodotto tanto scandalo, ossia alla questione del senatore Pallaro, vorrei che tutti voi rifletteste sul fatto che, nel disegno di legge finanziaria, i 14 milioni di euro c'erano. Nel disegno di legge finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri quei 14 milioni erano già presenti! L'emendamento fornisce lo strumento tecnico per poterli spendere. Allora, anche nella logica e nella forza polemica che utilizzate, cercate almeno di avere informazioni sicure! Perché una polemica fatta su dati falsati è una polemica che vi si ritorce contro.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 14,25)
GIANCLAUDIO BRESSA. Credo che le parole che avete usato in questa sede contro i rappresentanti degli italiani all'estero lasceranno il segno e, probabilmente, vi accorgerete di avere commesso un grande errore.
Come dicevo, abbiamo predisposto un disegno di legge finanziaria con numeri veri, con scelte vere, che possono essere anche dolorose. Infatti, non si vara una manovra di oltre 34 miliardi potendo e volendo accontentare tutti.
Quest'oggi ci avete ripetuto più volte: «Avete scontentato tutti!». Questa è la vostra teoria. Non ripeto ciò che altri hanno detto: tutti scontenti, allora la manovra è giusta. Non sono contento e non provo alcuna soddisfazione a misurare il livello di contestazione verso questa manovra. Mi piacerebbe poter dire, come ha fatto un grande poeta, che le finanziarie sono fatte della materia di cui sono fatti i sogni: ma così non è. Dico, più semplicemente, che questa manovra oggi dispiace a molti, perché è fatta di scelte dure, ma necessarie. È una finanziaria vera, perché segna un nuovo inizio per il paese, in cui parole e scelte, intenzioni e fatti, come responsabilità, equità e sviluppo, tornano ad avere un significato.
Responsabilità: uno degli aspetti più importanti della manovra consiste proprio nel suo carattere strutturale di correzione del deficit. Il totale delle misure correttive del disavanzo adottate dal Governo per il 2007 è dell'1,8 per cento del PIL, più del doppio rispetto allo 0,8 per cento ipotizzato dal Governo Berlusconi per l'anno 2007.
L'avanzo netto degli interessi sul debito, che era stato praticamente azzerato dal precedente Governo, salirà al 2 per cento. Di conseguenza, il rapporto debito-PIL interromperà la crescita di questi due ultimi anni.
Per quanto riguarda la questione dell'equità, la riforma dell'IRPEF, il patto per la salute, l'ammodernamento degli ospedali, il fondo per la non autosufficienza e per l'infanzia, solo per citare le iniziative più significative, sono misure che, pur nel rigore di una manovra dura, danno il senso dell'equità e della giustizia.
Le risorse per lo sviluppo (7 miliardi per il 2007 e 19 miliardi di euro nel triennio) stanno a significare la volontà di far riprendere il cammino a questo paese. La riduzione del cuneo fiscale per 2 miliardi e mezzo di euro sta a significare, in maniera plastica, il collegamento reale, il nodo di congiunzione tra equità e sviluppo. Questa è la manovra di cui stiamo discutendo. Tutto questo è troppo arido per far sognare il paese? Forse è vero: tutto ciò non si è tradotto in un messaggio che fa sognare gli italiani. Ma tutto ciò è quanto era ed è necessario fare per mettere il paese e gli italiani in condizione di avere la speranza di sognare ancora. Era quello che era necessario fare, e noi lo abbiamo fatto: adesso, è in discussione in Parlamento, e ci piacerebbe davvero poterlo confrontare con voi.
Per troppo tempo abbiamo assistito ad atteggiamenti ambigui da parte vostra. Dite che volete discutere il disegno di legge finanziaria: benissimo, siamo qui! Tra qualche minuto vedremo la vostra disponibilità a fare questo.
Le democrazie parlamentari servono per garantire in Parlamento un confronto alto sulle scelte di fondo per un paese. Non dipende dalle leggi rianimare le fedi che si estinguono; ma dipende dalle leggi interessare gli uomini al destino del loro paese. Questa è la storia di una vera democrazia parlamentare.
Mi chiedo, oggi, in quest'aula: ma voi siete davvero interessati al destino di questo nostro paese? Oppure, piuttosto, siete preoccupati di rianimare la fede un po' scossa in voi stessi? Siete disposti a discutere: benissimo! Lo ripeto ancora una volta: tra qualche istante, vedremo l'affidabilità di queste vostre parole. Perché questo disegno di legge finanziaria si può modificare come noi - la maggioranza in Parlamento - stiamo dimostrando di potere e di voler fare.
Ma voi - e questa è la realtà - non siete interessati a modificare il disegno di legge finanziaria. Voi volete fare cadere il Governo Prodi. Non vi interessano la regolarità dei conti, la responsabilità, l'equità e lo sviluppo; vi interessa solo la spallata al Governo Prodi. Ma vi sbagliate, perché ciò non avverrà. Noi siamo sicuramente una maggioranza articolata, potremo dire una maggioranza complessa e, se volete, anche una maggioranza complicata. Ma siamo maggioranza, convinti e determinati di continuare ad esserlo per i prossimi quattro anni e mezzo.
Da qui nasce la vostra ossessione sul voto di fiducia: voi - lo ripeto ancora una volta - che in cinque leggi finanziarie lo avete usato ben 13 volte! Noi non vogliamo porre la questione di fiducia su questa manovra finanziaria, in primo luogo, perché non è una necessità politica di questa maggioranza; in secondo luogo, perché crediamo nel Parlamento e nella sua capacità di emendare anche le manovre più complesse.
Siete voi che avete bisogno che venga posta la questione di fiducia, perché non avete un'idea alternativa condivisa su cosa fare di questa finanziaria. Infatti, come ha detto l'onorevole Casini, ci sono due opposizioni: una che guarda alla piazza e l'altra che sta in Parlamento. Il problema è vostro; non è un problema politico di questa nostra maggioranza di Governo.
Il problema è vostro perché è più facile e, in qualche modo, più comodo e più popolare galleggiare sull'onda della protesta, piuttosto che confrontarvi con noi, qui, in Parlamento sulle scelte di responsabilità, di equità e di sviluppo che abbiamo operato. Perché - lo ripeto - l'unica idea che avete in testa è che, dopo sei mesi, bisogna rovesciare Prodi e il suo Governo.
Per questo vi siete «annegati» in migliaia di emendamenti e sono curioso di vedere quale fine faranno e quale sarà il vostro comportamento. Per questo ripetete ossessivamente: «guai alla fiducia».
Diversamente da voi, siamo convinti che il nostro paese sia profondamente cambiato, ma che non abbia ancora trovato la via giusta perché il «nuovo» si affermi veramente. Il nostro paese ha bisogno di ritrovare, al di là del cinismo opportunistico, al di là dello stesso realismo, una nuova misura della politica. L'idea è che - come ebbe a dire Moro nel 1968 - una legge morale tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perché essa non sia ingiusta, neppure tiepida e tardiva, ma intensamente umana.
Noi ci stiamo provando, restituendo una dimensione politica alta e vera (e quindi, oggi, per questo scomoda) anche alla legge finanziaria. Noi ci stiamo provando, voi no (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
66.
Seduta di GIOVedì 9 novembre 2006
presidenza del presidente FAUSTO BERTINOTTI
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati al seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Esame degli articoli - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
Avverto i colleghi che nei fascicoli degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati: gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea; gli emendamenti presentati con riferimento alle parti del provvedimento modificate dalla Commissione bilancio che risultino consequenziali alle medesime.
Avverto che, fra gli emendamenti presentati alle parti modificate del testo, la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Osvaldo Napoli 74.5 per carenza della necessaria copertura finanziaria.
La Presidenza si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
Avverto che il Governo ha presentato nella serata di ieri 12 proposte emendative al disegno di legge al nostro esame, debitamente corredate dalla prescritta relazione tecnica. Tali emendamenti sono stati trasmessi nella serata di ieri ai gruppi parlamentari.
Avverto inoltre che le proposte emendative recanti la prima firma di un deputato del gruppo Popolari-Udeur devono intendersi sottoscritte da tutti i componenti del gruppo.
Avverto, altresì, che le proposte emendative recanti la prima firma di un deputato del gruppo Verdi devono intendersi sottoscritte da tutti i componenti del gruppo.
Avverto che prima della seduta i gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dell'Italia dei Valori e dell'Ulivo hanno ritirato gli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 30, ad eccezione, per il gruppo dell'Ulivo, degli emendamenti Lulli 5.171, Colasio 8.22, Leddi Maiola 9.15, Attili 16.17, Pinotti 17.5, Crisci 18.21 e Mariani 29.3 e dell'articolo aggiuntivo Crisci 19.02; per il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, degli emendamenti Cacciari 25.5 e 25.10 e Provera 25.6; per il gruppo dell'Italia dei Valori, degli emendamenti D'Ulizia 18.30 e Ossorio 21.17 e per il gruppo de La Rosa nel Pugno dell'emendamento Turco 11.100.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1 ed accetta l'emendamento 1.100 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.1.100.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei spiegare il senso del mio subemendamento e invitare il relatore ed il Governo a riconsiderare il parere contrario espresso.
L'emendamento del Governo prevede che, per la parte rimanente non coperta della cosiddetta sentenza IVA (costa 17 miliardi e 100 milioni di euro e mancano all'appello un miliardo e 100 milioni), anziché procedere ad una giusta operazione di rigore e di tagli della spesa, si ricorra all'emissione di debito pubblico, con ovvi riscontri negativi sulla finanza pubblica.
Da questa operazione scaturisce un costo di interessi di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2007 al 2009. La copertura di questi 40 milioni di euro è inserita nella tabella A in parte corrente. Il nostro subemendamento è diretto a modificare questa copertura, prevedendo tagli ai vari ministeri, allo scopo di dare un indirizzo di rigore della spesa pubblica che viene spesso sbandierato ma, nei fatti, non si riscontra.
Pertanto, invitiamo il relatore e il Governo ad un ripensamento e i deputati a prestare una particolare attenzione a questo tema, che ci trova tutti d'accordo, a parole: facciamo in modo che ciò sia anche nei fatti.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
Prendo atto che i deputati Balducci, Dato, Mura e Romele non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato Ceccacci Rubino ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Vorrei che il Governo chiarisse un mio dubbio.
In sintesi, il Governo ha deciso di imputare il risultato della sentenza, ossia i 16 miliardi di euro che lo Stato deve rimborsare, totalmente sul 2006. Vorrei sapere dal Governo se si tratta di una scelta obbligatoria, nel senso che essi dovevano essere imputati per competenza tutti necessariamente nel 2006, oppure se il Governo avrebbe potuto ripartirli, per competenza, anche negli anni successivi.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La soluzione adottata è in perfetta conformità con le direttive dell'Eurostat, che impongono una stretta regolamentazione del trattamento contabile di simili fenomeni finanziari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 206).
Prendo atto che i deputati Balducci e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Balducci e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo 2.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in considerazione del fatto che l'articolo 2 riguarda gli effetti sui saldi di finanza pubblica, ne chiedo l'accantonamento.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata si intende accantonato.
Pertanto sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 15,10.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato l'articolo 1 ed è stato accantonato l'articolo 2.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Cassola 3.25, Diliberto 20.19, D'Elpidio 20.57, Satta 20.01 e 24.3, Lion 30.22, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Nardi, ad eccezione degli emendamenti 6.11 e 94.2, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Catone, e che la componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto ha ritirato tutti gli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 30 ad eccezione degli emendamenti Brugger 6.31, Zeller 9.43 e Brugger 20.4.
Avverto altresì che è in distribuzione un fascicolo contenente i subemendamenti riferiti agli emendamenti presentati dal Governo ed un'errata corrige del fascicolo n. 1 relativa all'emendamento Turco 11.100 (ex 11.48) erroneamente non riprodotto.
(Esame articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Avverto che, con riferimento ai subemendamenti all'emendamento del Governo 3.500, risultano inammissibili per carenza di compensazione i seguenti subemendamenti: Leo 0.3.500.4, 0.3.500.7, 0.3.500.8, Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, Antonio Pepe 0.3.500.15, Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25.
Se nessuno chiede di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non capisco perché la Presidenza abbia dichiarato inammissibili i miei subemendamenti per carenza di compensazione, visto che non hanno assolutamente bisogno di compensazione. Penso che le compensazioni siano una cosa oggettiva e non una scelta politica.
PRESIDENTE. I subemendamenti a firma del deputato Crosetto, che prima ho ricordato, sono stati ritenuti inammissibili in quanto sopprimono, fra l'altro, l'ultimo capoverso 16-quinquies, facendo così venir meno la copertura di 169,8 milioni di euro per il 2008, relativa all'emendamento governativo 3.500.
ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo riguardo alle inammissibilità da lei dichiarate. Mi riferisco, in particolare, al mio subemendamento 0.3.500.15 che lei ha dichiarato inammissibile per mancanza di compensazione. Tale subemendamento contiene una clausola di salvaguardia poiché sancisce che tutti i contribuenti con reddito non superiore a 40 mila euro, ove il disposto dell'emendamento governativo sia per loro sfavorevole, possano accedere alla normativa vigente prima del 1o gennaio 2007. Poiché tutti i membri del Governo e lo stesso relatore hanno affermato che per i contribuenti con reddito fino a 40 mila euro lordi all'anno non ci saranno aumenti di imposte, sicuramente il mio subemendamento non comporta oneri. Comunque, ho anche previsto, per ogni evenienza, una compensazione. Vorrei invitare, quindi, il Presidente a rivedere il suo giudizio di inammissibilità della proposta emendativa in questione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Mi riservo di valutare le sue considerazioni e di informare l'Assemblea sulle conseguenti determinazioni.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, sempre con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità, richiamo la sua attenzione, e quella degli uffici, sui subemendamenti a mia firma 0.3.500.4, 0.3.500.7 e 0.3.500.8 che sono stati dichiarati inammissibili per carenza di compensazione. Si tratta di proposte emendative volte a fare chiarezza su che cosa debba intendersi, ai fini delle imposte sui redditi, per reddito complessivo. Nel lessico tributario, infatti, esiste il reddito complessivo lordo e il reddito complessivo netto. Quindi, bisogna capire se queste deduzioni che spettano agli ultrasettantacinquenni, e ad altri soggetti, debbano essere applicate al reddito complessivo lordo o al reddito complessivo netto.
Il mio obiettivo era di fare chiarezza parlando di reddito complessivo netto. Al limite, sono disposto a modificare il riferimento al reddito complessivo netto con un riferimento al reddito complessivo lordo ma, se non si fa chiarezza, ci saranno difficoltà insormontabili per i sostituti d'imposta e per gli uffici finanziari che dovranno applicare questa disciplina normativa.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento sul quale è intervenuto il deputato Leo?
ALBERTO GIORGETTI. No, signor Presidente, intendo intervenire riguardo alla dichiarazione di inammissibilità di altre proposte emendative.
PRESIDENTE. Allora, mi consenta, intanto, di confermare l'inammissibilità dei subemendamenti ai quali ha fatto riferimento il deputato Leo, in quanto volti ad estendere l'ambito applicativo di alcune detrazioni senza prevedere la relativa copertura.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei capire le motivazioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2 e vorrei anche evidenziare al Governo l'importanza di tali proposte emendative. Infatti, con questo provvedimento si verrebbero a creare ulteriori adempimenti e ulteriori difficoltà ai contribuenti. La nostra proposta emendativa tende ad esentare da questi adempimenti le piccole e medie imprese e gli artigiani, cioè coloro che non realizzano grandi fatturati. Vorremmo quindi capire il motivo della inammissibilità.
PRESIDENTE. Confermo che i subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, ai quali si è fatto riferimento, sono volti ad escludere ovvero a limitare l'applicazione delle disposizioni recate dal capoverso 16-ter dell'emendamento del Governo in materia di controllo delle compensazioni a valere sui crediti di imposta.
A tale norma viene riconosciuto, dalla relativa relazione tecnica, un effetto di maggior gettito di 370 milioni di euro annui, mentre la copertura apprestata dai predetti subemendamenti risulta di importo non equivalente per gli anni 2008 e seguenti.
Ha ora facoltà di parlare il deputato Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per una richiesta di chiarimenti sulla dichiarazione di inammissibilità dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25, sottoscritti da tutti i colleghi della Casa delle libertà; infatti, essi modificano sostanzialmente il comma 16-quinquies dell'articolo 5, norma presa in considerazione dall'emendamento 3.500 del Governo. Si sostituisce il fondo attualmente destinato alle maggiori entrate, derivanti dai commi 16-ter e 16-quater, con un altro avente diverse destinazioni; i vari subemendamenti istituiscono fondi con obbiettivi e finalità diverse. Non si può certo parlare di carenza di copertura poiché ci troviamo di fronte alla stessa somma che viene destinata esclusivamente ad altre finalità, comprendenti elementi che possono essere tranquillamente ricondotti alle fattispecie della dichiarazione di ammissibilità principale che riguardano più in generale il sostegno del reddito per situazioni di difficoltà, soggetti deboli e quant'altro. Stiamo parlando, infatti, di materia normalmente ammessa all'interno degli altri testi emendativi di tutta la legge finanziaria.
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, oltre ad associarmi a ciò che ha testé detto il deputato Alberto Giorgetti e poiché anch'io risulto tra i firmatari di questi subemendamenti, chiederei alla Presidenza di spiegare le ragioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9.
PRESIDENTE. Per ciò che riguarda i subemendamenti presentati dall'onorevole Crosetto, ho già risposto precedentemente; in ogni caso, prego gli uffici di fornire una più argomentata risposta in merito. Invece, per quanto riguarda il subemendamento presentato dall'onorevole Antonio Pepe, esso appare ammissibile sulla base di una considerazione, cioè nel presupposto che la compensazione sia intesa fino a concorrenza del 10 per cento delle dotazioni di parte corrente della tabella C. Analogamente - rispondendo così al quesito appena posto dal deputato Peretti - risultano ammissibili i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9, nel presupposto che la parte compensativa riferita alla tabella A, voce «Ministero dell'economia», sia ridotta dell'importo attualmente disponibile su tale voce, inferiore ai 61 milioni di euro a quello indicato nei medesimi subemendamenti.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, con gli stessi criteri di ammissibilità utilizzati per i subemendamenti presentati dai colleghi, basterebbe sostituire le parole «l'anno 2008» con «n. 307» affinché le proposte emendative in questione diventino ammissibili.
PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, le chiedo di riformulare la sua richiesta, in modo che possa essere così considerata.
GUIDO CROSETTO. Penso che gli addetti agli uffici abbiano capito: basta che i miei subemendamenti prevedano la sostituzione delle parole da «è iscritta» fino a «n. 307» anziché fino a «l'anno 2008».
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, di tutte le proposte emendative, con le seguenti eccezioni: raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.3.500.40 ed accetta l'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo, che raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.500, è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 3.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco..
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Quando la votazione è indetta, se evitaste di chiedere la parola mi fareste un favore...
Prego, deputato Fugatti, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Garavaglia 3.1, di cui sono cofirmatario insieme all'onorevole Filippi, riguarda una materia importante contemplata da questo disegno di legge finanziaria e disciplinata dall'articolo 3, concernente l'IRPEF.
Nelle ultime settimane, non vi è stata chiarezza sia all'interno della maggioranza sia nei messaggi lanciati al paese in ordine a questo articolo, che introduce una serie di modifiche importanti delle quali abbiamo parlato per molto tempo.
Il nostro emendamento, volto a sopprimere l'articolo 3, intende rimediare proprio al fatto che c'è poca chiarezza all'interno della maggioranza.
Ieri sera, alle ore 9, il Governo ha presentato un emendamento riferito all'articolo 3, e l'opposizione ha avuto a disposizione solo poche ore per presentare i relativi subemendamenti in quest'aula. Quindi, la nostra volontà è di arrivare alla completa soppressione dell'articolo 3, perché riteniamo che, al di là dei discorsi di redistribuzione che sono stati pronunciati nelle ultime ultime settimane, esso non vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'articolo 3, di cui si chiede la soppressione, rappresenta il cuore del disegno di legge finanziaria per quanto concerne la parte fiscale. Teniamo presente che questa norma creerà enormi pregiudizi per i contribuenti. Nella sostanza, si modifica l'impianto applicativo dell'IRPEF, sostituendo le deduzioni di imposta, in particolare le deduzioni per la no tax area e per la family area, con delle detrazioni di imposta.
L'emendamento Garavaglia 3.1, sottoscritto anche dai colleghi Fugatti e Filippi, è volto a ripristinare l'impianto originario che, a mio modo di vedere, è molto più corretto e puntuale.
Basti fare un esempio: la base imponibile IRPEF rileva anche ai fini delle addizionali comunali; e per le addizionali comunali occorre assumere la base imponibile dell'IRPEF al netto delle deduzioni per i carichi di famiglia. Queste deduzioni spariscono nel testo del Governo. Quindi, ai fini dell'addizionale comunale, i contribuenti - tutti: dai più piccoli fino a coloro che hanno redditi più elevati - pagheranno maggiori imposte addizionali, perché non potranno dedurre le deduzioni per i familiari a carico.
Pertanto, l'emendamento soppressivo è sicuramente da condividere, perché in mancanza della sua approvazione anche i contribuenti che hanno redditi bassi pagheranno imposte maggiori ai fini dei tributi locali, segnatamente per quanto riguarda le addizionali comunali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccacci Rubino 3.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ceccacci Rubino. Ne ha facoltà.
FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare questo emendamento per ricordare che ogni anno in Italia oltre 150 mila animali domestici vengono abbandonati. Per la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali domestici sono state approvate la legge nazionale n. 281 del 1991 e numerose leggi regionali che affidano alle amministrazioni comunali compiti di tutela degli animali e precise responsabilità nella prevenzione del randagismo.
A quindici anni dall'approvazione di questa legge, la normativa nazionale è ancora ampiamente disattesa ed intorno a questo vuoto si sono sviluppati fenomeni che fanno del randagismo un vero e proprio business. È il caso di tanti rifugi privati, molto spesso veri e propri lager, nati da convenzioni tra società a fini di lucro e pubbliche amministrazioni, incapaci di trovare soluzioni alternative. Per prevenire il randagismo si può fare ancora molto e a tale scopo il mio emendamento 3.49 (ex 3.28) offre un'opportunità unica per il contrasto e la lotta a questo fenomeno. Vorrei ricordare che tale lotta costa allo Stato 45 milioni di euro all'anno. Si tratta quindi di un emendamento che dà piena applicazione alle leggi esistenti ed è fortemente sostenuto da tutte le associazioni animaliste che da anni chiedono la registrazione di cani e gatti nello stato di famiglia, la defiscalizzazione degli acquisti e delle spese per chi adotta un randagio e - altro aspetto fondamentale - lo sviluppo di efficaci programmi di sterilizzazione dei randagi. Infatti, nell'emendamento da me presentato si prevede la deducibilità delle spese veterinarie sostenute per la sterilizzazione chirurgica, per l'identificazione mediante tatuaggio e microchip e per l'iscrizione all'anagrafe.
Pertanto, considerando gli evidenti vantaggi economici di risparmio della spesa pubblica, mi auguro che il mio emendamento venga approvato e faccio appello ai colleghi affinché possa essere votato all'unanimità.
DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vista la grande rilevanza sociale dell'emendamento all'esame, chiedo di potervi apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccacci Rubino 3.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 285).
Prendo atto che i deputati Balducci e Zanella avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.5.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il subemendamento in oggetto riguarda i pensionati ultrasettantacinquenni. Per questi soggetti è prevista l'esclusione dalla tassazione, laddove il loro reddito non superi i 7.500 euro. Il mio emendamento è volto ad elevare questa soglia da 7.500 ad 8.000 euro. Mi sembra che tale incremento non desti grandi perplessità. Al contempo faccio presente che la norma, così com'e formulata dal Governo, è assolutamente illogica. Infatti, essa dà diritto all'esclusione solamente ai pensionati con reddito non superiore a 7.500 euro conseguito nell'intero arco temporale dell'anno.
Quindi, facendo un esempio, se un pensionato riceve un trattamento pensionistico solo in una parte dell'anno per 5 mila euro deve pagare le imposte.
Mi sembra, quindi, assolutamente illogico dare un'agevolazione ad un pensionato che per tutto l'anno riceve 7.500 euro, mentre, invece, il pensionato che consegue lo stesso trattamento pensionistico per una parte dell'anno per 5 mila euro non ha alcun vantaggio e deve pagare le imposte. La disposizione mi sembra assolutamente irrazionale e per questo ne chiedo l'abrogazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Intervengo soltanto a sostegno del subemendamento Leo 0.3.500.5, richiamando l'ultima parte su cui chiederei l'attenzione del Governo. Così come è formulato, l'emendamento del Governo rischia di danneggiare i redditi dei pensionati inferiori ai 7.500 euro. Il sub-emendamento del collega Leo riesce in qualche modo a chiarirlo; esso aumenta, inoltre, l'esenzione per i pensionati portandola a 8 mila euro. Ci pare quindi non un subemendamento ostruzionistico, ma una proposta volta semmai a chiarire e a rendere equa una norma che, stante questa formulazione, adesso non lo è.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 285).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.6.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 288).
Avverto che il fascicolo degli emendamenti presentati dal Governo e dei relativi subemendamenti, essendo a sé stante rispetto a quello principale, non mi consente di seguire l'ordinaria numerazione del fascicolo principale.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Presidente, le famiglie che hanno al loro interno un soggetto handicappato vivono un dramma enorme. Nessuna somma, nessuna detrazione potrà mai ripagare il dramma o la sofferenza giornaliera di ogni padre e di ogni madre che si trovi in questa situazione. Prevedere, come faceva il testo originario del Governo, la detrazione di soli 70 euro annui per queste famiglie mi sembra veramente troppo poco, così come mi sembrano pochi i 220 euro previsti dall'emendamento del Governo. Ecco perché ho presentato questo subemendamento, per elevare almeno a 300 euro l'ammontare delle detrazioni.
Ripeto, si tratta di una somma esigua, dal momento che parliamo di famiglie che hanno al loro interno soggetti handicappati e, quindi, mi auguro che anche la sinistra abbia un sentimento nei confronti delle famiglie interessate e voti a favore del subemendamento. Esso non potrà mai ripagare la loro sofferenza, ma può rappresentare un segnale di attenzione che questa Camera deve alle famiglie che vivono ogni giorno questo grande dramma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Intervengo per dichiarare di voler sottoscrivere questo emendamento e per esprimere piena adesione alle valutazioni che sono state fatte dal presentatore Antonio Pepe. A me pare che, avendo voluto richiamare meritoriamente l'attenzione su questo problema, non si possa poi limitare il sostegno alla misura veramente minima contenuta nella proposta del Governo. Per cui credo che, una volta deciso di affrontare il tema, esista un livello minimo di dignità della proposta che deve essere assolutamente garantito. L'indicazione proveniente dal collega Antonio Pepe mi pare risponda giustamente alla volontà che anche il Governo e la maggioranza hanno voluto sottolineare con tale indicazione.
Chiedo che vi sia da parte dell'Assemblea una valutazione dell'impegno che la famiglia si trova ad affrontare quando nel nucleo familiare vi sono persone con handicap.
Tengo a dire anche che il livello di civiltà di un paese si riconosce proprio dalla sensibilità con cui si valutano queste situazioni particolarmente difficili.
Nell'esprimere il voto favorevole al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, mi auguro che ci sia una sensibilità adeguata da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per dire che rappresenta il minimo indispensabile. Sul suo contenuto vorrei anche richiamare l'attenzione e la sensibilità di tutti. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Intervengo solo per aggiungere la mia firma, al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, data l'importanza dell'atto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Anche a nome del gruppo Lega Nord, esprimo voto favorevole sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, che riguarda detrazioni per carichi di famiglia nel caso in cui vi sia un figlio portatore di handicap.
Questa disposizione, che prevede l'innalzamento della detrazione da 220 a 300 euro, è una modifica di civiltà e di sensibilità per quelle famiglie che affrontano la problematica di avere un figlio portatore di handicap.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo DC-Nuovo PSI, auspichiamo che l'Assemblea si metta una mano sulla coscienza, riflettendo sull'importanza di questo emendamento che vogliamo sottoscrivere.
Stiamo parlando di famiglie che hanno in casa portatori di handicap. Hanno già di che soffrire e potremo dare loro una boccata d'ossigeno, almeno da un punto di vista economico, con detrazioni volte a sopportare il carico degli oneri sanitari e sociali, cui ogni giorno devono far fronte per dare dignità al loro portatore di handicap.
È un problema sociale. Se i deputati della Camera non fanno proprio questo problema sociale, credo che uscendo da quest'aula non potranno più guardare in faccia le famiglie italiane che hanno questo grande problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18. Vorrei inoltre ricordare che esso fa giustizia, in qualche modo, di un'altra norma obbrobriosa che vi è in questo provvedimento, vale a dire quella relativa alle auto dei portatori di handicap.
Vi è una disposizione successiva in cui si prevede che, se un portatore di handicap ha acquistato un'autovettura e questa è condotta da un suo familiare, non ha diritto ad alcuna deduzione. Dunque, faccio appello a tutti i colleghi per verificare che questa soluzione, in qualche modo, fa giustizia di una vera e propria illogicità. Infatti, non consentire la deduzione dell'auto a un portatore di handicap che, in molti casi, non la può condurre personalmente, ma è costretto a farla guidare da un accompagnatore, mi sembra arrecare un grave danno a questa categoria di soggetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ricevuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per auspicare, indipendentemente dalla logica degli schieramenti, il voto unanime del Parlamento su una proposta che tratta di un problema così importante per la società del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma a questo subemendamento e chiedere al rappresentante del Governo e a tutta l'Assemblea di valutarlo sotto il profilo etico perché le motivazioni appena esposte dal collega Leo e dagli altri che mi hanno preceduto meritano veramente la massima considerazione. Non si può dire di «no» a questa categoria di persone che, oltre al danno di essere colpite fisicamente, vedrebbero aggiungere la beffa da parte di un'Assemblea, insensibile di fronte a un così delicato problema, prescindendo dagli schieramenti politici. Signor Presidente, anche il collega Lisi vuole aggiungere la sua firma al subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento e per richiamare i colleghi della maggioranza, soprattutto quelli presenti nella scorsa legislatura (non me ne vogliano i nuovi). Nelle scorse finanziarie succedeva che, certe volte, la maggioranza accantonava o votava gli emendamenti dell'opposizione. L'atteggiamento con cui stiamo iniziando l'esame della finanziaria ha consentito la reiezione del subemendamento Leo 0.3.500.4, che consentiva soltanto a quelli che avevano meno di 7 mila 500 euro di avere gli stessi diritti di quelli che avevano 7 mila 500 euro di pensione: è un assurdo! Non si trattava di un emendamento politico finalizzato a mettere in crisi la maggioranza o a distruggere i conti dello Stato, perché non costava nulla.
Invece, questo subemendamento ha un'incidenza sui conti dello Stato perché costa 40 milioni di euro. Aumentiamo da 220 a 300 euro le detrazioni per le famiglie che hanno almeno un figlio handicappato. Non mi sembra che il legislatore faccia un grande regalo a chi ha questo problema in famiglia, non è sicuramente una norma che incide nei conti dello Stato, che rovina e distrugge la legge finanziaria o che non ci fa entrare in Europa. Sarebbe una ragione d'orgoglio per il Parlamento, che non deve essere succube totalmente del Governo: deve rispettarlo e votargli la fiducia, ma è libero di votare certe norme perché la finanziaria è un provvedimento che approviamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronchi. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo subemendamento e richiamare l'Assemblea ad un concetto di solidarietà. Si sente spesso parlare di macelleria sociale e concordo con il collega Crosetto che la scorsa legislatura più volte abbiamo accolto emendamenti di carattere sociale ed umanitario. Credo che negare questo aiuto a favore dell'handicap sia un grandissimo errore di natura morale prima che politica. Mi appello al Governo: aprite gli occhi, cercate di essere meno sordi, meno blindati e più aperti alla società civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, le chiedo di poter considerare il mio emendamento 3.46 come subemendamento riferito alla lettera d) dell'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, anch'io, a nome del Movimento per l'Autonomia, ritengo doveroso apporre la mia firma al subemendamento in esame. Vorrei richiamare, più che dei colleghi parlamentari, l'attenzione del Governo e del relatore verso queste problematiche perché credo che - non soltanto per noi credenti cattolici, ma anche per chi ritiene per altri versi di stare dalla parte dei più deboli - non ci si possa sottrarre minimamente al dovere di porre attenzione alla problematica che il subemendamento sottolinea e alla posizione che noi tutti abbiamo il dovere e la dignità di assumere in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, anche i repubblicani voteranno a favore di questo subemendamento e credo che chi ha a cuore le classi più povere del paese abbia un'occasione per dimostrare che alle parole possono seguire i fatti. Quindi, è un problema che dovrebbe riguardare l'intera Assemblea e non singoli deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, colleghi, intervengo per rivolgere un appello sentito ai colleghi della maggioranza e ai signori del Governo, affinché il subemendamento in esame possa essere accolto e perché non venga spezzata una tradizione che esiste in quest'aula già da molto tempo. Su questi argomenti si cerca di superare l'antagonismo maggioranza-opposizione e dunque propongo che vi sia un ripensamento da parte della maggioranza sul subemendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Mi sembra opportuno, visto che nelle scorse legislature era stato fatto uno sforzo per convergere anche su argomenti di carattere sociale, principalmente per quanto riguarda i portatori di disabilità, un ripensamento in tal senso, anche per evitare - come diceva il collega Leo - che la procedura concernente questo subemendamento vada ad aggiungersi ad altre situazioni già presenti nella manovra, e che non sono ben accolte dai settori socialmente più esposti della nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Ho colto, signor Presidente, colleghi, una reale e convinta partecipazione a sostegno dei subemendamenti in esame. Si tratta di temi che ci siamo posti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia), come quello degli over 75 e quello, poco fa esaminato, del peso che le famiglie hanno quando si trovano nelle condizioni di dover far fronte soprattutto a figli portatori di handicap.
Vorrei ricordare che ci muoviamo in un sentiero purtroppo stretto - mi riferisco alle risorse - e che vi è uno sforzo significativo per il rifinanziamento della legge n. 328 del 2000, relativamente alle politiche sociali e al fondo sociale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo), e che vi sarà un impegno, ancora in corso, per integrare il Fondo per la non autosufficienza; dunque, vi è una ricerca di risorse finalizzate a questo proposito.
Ciò che deve essere chiaro è che voi trovate in questa parte, non solo per le battaglie della scorsa legislatura, forze e convinzioni che in modo sistematico cercheranno di dare risposte compiute a quelle che consideriamo effettive priorità.
Vorrei però, colleghi, che fossero anche realmente apprezzati i passi avanti che su questo fronte e su queste politiche vi sono in questa legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Intervengo, signor Presidente, non solo per apporre la mia firma, come aveva già detto il collega Consolo, ma per rivolgere un appello. L'onorevole Porcu ne ha già parlato: si tratta di una condivisione che va al di là degli schieramenti.
Vorrei poi ricordare che proprio la prossima settimana in Commissione affari sociali verranno svolte le audizioni, all'interno dell'indagine conoscitiva sulla famiglia, delle associazioni delle famiglie e dei portatori di handicap e dei diversamente abili. Diamo loro la prossima settimana una buona notizia: diamo al di là dello schieramento e, soprattutto, al di là dell'elencazione. Carissimo collega Ventura, so che sei impegnato in un'altra discussione: l'elencazione va bene, però diamo il primo segnale; diamolo con l'approvazione di questo subemendamento e con questa votazione, poi l'elencazione di ciò che il Governo farà, la vedremo successivamente. Per ora noi non ci crediamo: diamo un segnale adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla deputata Angela Napoli, che l'ha chiesta, vorrei rivolgere il mio saluto, a nome di tutta l'Assemblea, al Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles, che è qui tra noi, in visita a Roma, e che in questo momento sta assistendo alla seduta. Grazie di essere presente, Presidente (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Angela Napoli.
ANGELA NAPOLI. Vorrei ringraziare il relatore Ventura per il suo intervento e la sua specifica segnalazione, tuttavia, in qualità di componente della Commissione affari sociali vorrei dirgli che il richiamo al finanziamento per le persone non autosufficienti è di là da venire. Tale richiamo non ha quindi alcuna importanza, perché l'argomento specifico, e quindi anche i relativi modi per impinguare il finanziamento necessario, sono attualmente in discussione nella Commissione affari sociali.
Qui si tratta di un altro discorso, ben specifico, che abbiamo il dovere morale di riconoscere alle famiglie che hanno in casa un portatore di handicap. È una questione morale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), che non può appartenere a questo Governo o ad alcuno schieramento politico! Bisogna veramente farsene carico come Parlamento, visto che tutti noi apparteniamo a questa società e siamo stati mandati in questa istituzione anche per garantire i diritti delle persone deboli, perché qui sono in gioco proprio i diritti delle persone deboli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Formisano.
ANNA TERESA FORMISANO. Dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento in esame e rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza. Non ripeterò le considerazioni fatte dagli altri colleghi, che condivido, però vorrei sottolineare che i fondi per la non autosufficienza e i fondi per la legge n. 328 del 2000, che vengono assegnati alle regioni, purtroppo non si occupano soltanto della disabilità, ma di un vasto mondo. Dobbiamo dare un segnale preciso alle famiglie, in questo momento più che in altri, dimostrando che quando si parla di questioni sociali non siamo capaci solo di riempirci la bocca, ma di dare dei segnali precisi! In maniera super partes, votiamo per dare una speranza a quelle famiglie. In alternativa, Presidente, mi appello al Governo, perché perlomeno venga accantonato il relativo emendamento, come nelle migliori tradizioni di questa e di altre aule (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Berruti.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Anch'io, signor Presidente, desidero sottoscrivere il subemendamento in esame e chiedo inoltre all'onorevole Ventura di valutare la possibilità di accantonare il relativo emendamento, anche perché mi sembra che della materia in discussione l'attuale maggioranza abbia sempre fatto una bandiera, in termini di solidarietà e di aiuto ai più bisognosi e alle famiglie che più sentono problemi di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).
(Presenti 531
Votanti 526
Astenuti 5
Maggioranza 264
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 279).
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, poc'anzi avevo chiesto la parola perché mi sembrava di capire che, dopo la mia richiesta di riconsiderare l'inammissibilità dell'emendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, lei lo avesse dichiarato ammissibile; invece, devo costatare che non è stato più richiamato e, quindi, vorrei capire che fine abbia fatto.
PRESIDENTE. Mi viene confermato che era stato dichiarato ammissibile solo il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, come prima ricordato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, esprimo il mio rammarico perché sono stati dichiarati inammissibili emendamenti che mi sembravano qualificanti per una politica seria a favore della famiglia.
Vorrei illustrare questo subemendamento perché nelle proposte del Governo - che ho sottomano - si decide che le detrazioni per i figli a carico siano ripartite al 50 per cento tra i genitori. Tale norma non era prevista nelle precedenti finanziarie in cui il padre e la madre decidevano in maniera autonoma, in base alla loro situazione familiare, la percentuale di carichi che sarebbe andata all'uno o all'altro in detrazione o deduzione. Questo mi sembra particolarmente ingiusto perché, ancora una volta, penalizza la famiglia; infatti, se due persone devono dividere al 50 per cento le detrazioni e una delle due, per qualsiasi ragione, è incapiente quel beneficio viene perduto. Si crea, quindi, un'ulteriore penalizzazione perché non potendo decidere la percentuale di detrazioni, se quel 50 per cento tocca ad un genitore incapiente, questi non può godere di quel beneficio, e automaticamente viene perduto.
Tutto ciò mi sembra assurdo, dal momento che le detrazioni sono semplicemente ridicole, perché siamo a delle cifre penose. Ricordo che nel libro bianco di Maroni, nel 2003, si calcolava che un figlio costa dai 500 ai 600 euro al mese e, quindi, circa 6 mila euro all'anno, anche se si può discutere sulla cifra. Ma qui le detrazioni ammontano a 800 euro all'anno, ovvero a meno di 80 euro al mese, il che significa che siamo lontanissimi da una politica che possa, in qualche modo, tutelare le famiglie e sostenere i carichi familiari. Con questa norma, addirittura, si impedisce che venga goduto del tutto questo beneficio.
Ricordo ai colleghi - che sicuramente lo sanno e, quindi, non sarebbe neanche il caso di ricordarlo - che l'articolo 53 della Costituzione stabilisce che ognuno è tenuto a contribuire alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva. È ora di finirla di pensare che chi ha figli, rispetto a chi non ne possiede, ha la stessa capacità contributiva a parità di reddito. Dobbiamo smetterla di fare demagogia sulle spalle delle famiglie! Chi ha un reddito ed ha quattro figli non ha la stessa capacità contributiva, a parità di reddito, di un single perché quei soldi li ha già spesi per i figli; quindi, i soldi spesi per i figli non devono essere tassabili, non devono essere disponibili per le tasse. Infatti, una famiglia, un padre ed una madre, hanno già investito quei soldi per la crescita dei figli resa giustamente obbligatoria dalla Costituzione.
Ci sembra che questo disegno di legge finanziaria non favorisca particolarmente le famiglie. Non mi sembra che vi sia una svolta epocale, anche perché gran parte delle cifre che sono state messe in campo riguardano gli assegni familiari che saranno oggetto di una riforma nel mese di febbraio (non si sa bene ancora in che modo).
Ricordo che gli assegni familiari non sono per tutte le famiglie; sono solo per i lavoratori dipendenti e durano fino ai 18 anni, creando quelle che si chiamano le trappole della povertà.
Tutto ciò fa sì che almeno questo emendamento del Governo che prevede la ripartizione delle detrazioni al 50 per cento debba essere ripensato. Mi auguro che l'Assemblea dimostri una certa sensibilità nei confronti di quei padri e di quelle madri che essendo poveri ed incapienti non possono usufruire di questo vantaggio previsto dal disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intervengo non solo per apporre la mia firma a questa proposta emendativa, ma anche per sottolineare quanto ha riferito così bene l'onorevole Capitanio Santolini.
In questo momento, alla Commissione affari sociali stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva sulla condizione delle famiglie, quindi, stiamo verificando, proprio attraverso voci dirette, ciò che ha affermato l'onorevole Capitanio Santolini.
Rivolgo un appello a tutti e a tutte considerare realmente e non soltanto con le chiacchiere la problematica delle famiglie che sono in queste situazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gardini. Ne ha facoltà
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che voglio sottoscrivere questo subemendamento e per dire che anche noi avevamo presentato proposte emendative in questo senso.
Ciò che voi ritenete una cattiva comunicazione, che non arriva alla base, invece è il contrario. Le persone hanno capito benissimo. Vorrei rappresentarle in sintesi quanto mi ha detto una lavoratrice: «Signora Gardini, è vero che non posso più detrarre le spese per l'asilo, ma posso detrarre le spese per la palestra, ma quando sono al lavoro, dove la metto mia figlia, in palestra?».
Allora, chiedo uno sforzo perché l'equità fiscale venga prima dell'assistenzialismo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento della collega Capitanio Santolini, ma chiederei al Governo un chiarimento, perché il testo dell'emendamento 3.500 recita: «La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato». In questo caso, sarebbe «facoltizzata» la possibilità di utilizzare la detrazione solo in capo ad un genitore. Altra fattispecie è quella invece tassativamente prevista nel caso di affidamento congiunto che viene ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori.
Condivido tutte le osservazioni fatte dalla collega Capitanio Santolini. Mi pare veramente che, se non vi fosse facoltà di scelta di entrambi i genitori, questa penalizzazione sarebbe assolutamente inaccettabile e rappresenterebbe un vero passo indietro rispetto ad una politica familiare che tende a tutelare la famiglia.
Siamo portatori, come forza politica, del quoziente familiare...
PRESIDENTE. La prego...
TERESIO DELFINO. Non viene affrontato in questa finanziaria e noi insistiamo su questo tema, però chiedo al Governo di chiarire l'aspetto che ho sottolineato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, come è noto, le difficoltà della famiglia italiana rappresentano un tema su cui non si può speculare né prendere particolari medaglie. Qualcuno può rivendicarle, ma, di fatto, dagli ultimi cinquant'anni sono state fatte poche politiche familiari.
Quindi, non è su tale questione che desidero intervenire. Vorrei infatti invitare sia il Governo, sia il relatore a svolgere un'ulteriore riflessione.
I colleghi precedentemente intervenuti hanno già illustrato le finalità della proposta emendativa in esame. Desidero sottolineare che, in questo caso particolare, è lo Stato ad imporre una scelta ad entrambi i coniugi. Ciò non rappresenta un aiuto alle famiglie, poiché si sottrae ai singoli genitori la possibilità di scegliere.
Pertanto, non si lascia nemmeno la libertà di scegliere, nel caso degli incapienti o in altri casi...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
LUCA VOLONTÈ. Mi scusi, signor Presidente, ma è già finito il tempo a mia disposizione? Va bene...
PRESIDENTE. Grazie: le avevo solo segnalato che aveva esaurito il suo tempo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Tocci ha erroneamente espresso un voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Poco fa, il deputato Peretti aveva sollevato una questione, il cui chiarimento ha dato luogo alla considerazione che i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9 sono effettivamente ammissibili, e dunque saranno posti in votazione qualora i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, riprenderò l'argomento, dal momento che sembrava che i miei subemendamenti fossero stati ritenuti inammissibili. La loro ammissibilità mi consente di ribadire, in poche parole, quanto avevo in precedenza affermato.
La mia proposta emendativa in esame, infatti, si propone di aumentare le detrazioni per i figli a carico. Ricordo che, nel passato sistema fiscale, vi erano le deduzioni dal reddito; era prevista, inoltre, una «clausola di salvaguardia», la quale consentiva ai genitori ed alle famiglie di scegliere il regime (deduzioni o detrazioni) che ritenevano per loro più vantaggioso.
Ebbene, tutto questo adesso è saltato. Siamo passati, infatti, dalle deduzioni dall'imponibile (che, dal punto di vista culturale, sono sicuramente meglio delle detrazioni) a detrazioni di imposta che, comunque, rappresentano cifre assolutamente irrisorie!
Vorrei evidenziare che le politiche familiari non sono un problema di redistribuzione dei redditi. Bisognerebbe capire, infatti, che le politiche familiari non prevedono e non dovrebbero prevedere differenze tra i figli, poiché essi rappresentano tutti una risorsa, soprattutto in un paese che ricordo essere «all'anno zero» in fatto di demografia, poiché le famiglie non mettono più figli al mondo.
Desidero altresì segnalare che si prevedono, tra il 2040 ed il 2050, situazioni drammatiche dal punto di vista pensionistico, sanitario e dell'organizzazione sociale, proprio perché in Italia non si fanno più figli. Bisogna aiutare, allora, le giovani coppie, cercando di dimostrare loro che un figlio non è una «croce» che li aspetta e non rappresenta una catastrofe per una famiglia!
La logica delle deduzioni era quella di lasciare i soldi alle famiglie, poiché vengono sottratte dal reddito e non dalle imposte. Ciò significava, dunque, avere una diversa base imponibile, la quale era stata «scremata» dall'esistenza di deduzioni per figli a carico. Vorrei osservare che, culturalmente, era sicuramente meglio di quanto proponete adesso.
Il Governo ha deciso di passare al sistema delle detrazioni: ebbene, noi siamo contrari a tale scelta, poiché rappresenta l'idea che l'Esecutivo prende i soldi con le tasse e, successivamente, li restituisce in termini di detrazioni d'imposta. Ciò significa sottrarre alle famiglie risorse che potrebbero avere direttamente a disposizione, senza passare attraverso il sistema tributario!
Vorrei tuttavia osservare che questo sistema di detrazioni, al quale siamo fermamente contrari, prevede cifre assolutamente ridicole. Si tratta, infatti, di 800 euro all'anno, pari a meno di 80 euro al mese: sono risorse assolutamente inadeguate per il coniuge e per i figli a carico!
Quindi, la mia proposta è quella di aumentare adeguatamente tali detrazioni, cercando di prendere dei soldi dai tagli. Si parla tanto di sprechi e di tagli: una volta tanto i tagli sarebbero sacrosanti, se davvero da queste aule dobbiamo dare il segnale che la famiglia è una cosa seria e che non è semplicemente una bandiera demagogica da sventolare per fare battaglie ideologiche.
Se crediamo nella famiglia, questo è l'unico modo per dare segnali di attenzione ad un istituto così importante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 290).
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9 non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche questo subemendamento segue la logica che ha ispirato gli altri.
Il problema è che qui si è adottata la filosofia di punire coloro che si presume abbiano dei soldi e le famiglie che stanno meglio sul fronte dei carichi familiari e dei figli. Si considera che chi ha un certo tetto di reddito è ricco per definizione e, se ha dei soldi, tutto sommato, si può permettere di crescere i figli da solo e di pagare ciò che gli serve.
I criteri che dovrebbero ispirare le politiche per la famiglia sono di tutt'altro tipo. Esistono dei sistemi di lotta alla povertà. Esistono delle politiche sociali, doverosamente messe in campo anche da questo Governo. Le politiche familiari, però, sono cosa diversa dalle politiche di lotta alla povertà e dalle politiche sociali. Esse consistono in interventi di promozione e di sostegno di chi mette al mondo dei figli, riconoscendo che tutti i figli sono una risorsa e che sono tutti uguali.
Allora, non si può distinguere tra famiglie povere e un po' meno povere semplicemente diminuendo le detrazioni all'aumentare del reddito. Bisognerebbe dare un segnale che, sul campo delle politiche familiari, tutti i figli costituiscono un valore e che su tutti i figli bisogna investire, senza permettere che ci sia una sorta di redistribuzione dei redditi quando si parla di famiglia e di politiche familiari.
Il mio subemendamento va nella direzione di mantenere costanti le detrazioni e di non collegarle all'aumentare del reddito, tra l'altro - lo sottolineo - anche rispetto a redditi bassi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo subemendamento, sottolineando che l'impostazione in questione sottovaluta i carichi familiari. Le detrazioni, calando con l'aumentare del reddito, anche rispetto a soglie non elevate, come i 30-40 mila euro, in presenza di tre o quattro figli, sono effettivamente penalizzanti. Ciò non soltanto e certamente per la ragione che diceva prima la collega Capitanio Santolini, ossia che i figli costituiscono una risorsa sociale indipendentemente dalla qualità del reddito della famiglia. Infatti, non capisco perché questa finanziaria preveda, ad esempio, delle incentivazioni volte alla tutela di altre categorie, indipendentemente dal reddito, mentre, in questo caso, non si vuole assolutamente riconoscere che ogni figlio è una risorsa e che, quindi, per ogni figlio la detrazione va mantenuta integra.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei rivolgere un invito all'Esecutivo, in quanto l'emendamento 3.500 del Governo ha sostituito praticamente l'intero articolo 3, ma ho sentito svolgere dai colleghi diversi riferimenti che riguardano il vecchio testo. Ad esempio, quando nel nuovo testo si prevede che la detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati (ovvero che, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato), ciò modifica quella parte contenuta nel precedente testo in base alla quale se vi era un incapiente si perdeva tutto. Lo stesso vale per quanto concerne il ragionamento sugli assegni, che non sono demandati ad un successivo decreto e che invece scattano automaticamente a partire dall'entrata in vigore della presente legge, vale a dire dal 1o gennaio del prossimo anno.
È importante che si ragioni sul testo giusto e sulle proposte vere. Pertanto, in uno dei prossimi passaggi, invito il Governo a spiegare i cambiamenti più significativi che sono stati apportati, in quanto ritengo sia giusto assicurarne la comprensione a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le osservazioni svolte poc'anzi dal collega Ventura sono sicuramente condivisibili, in quanto il testo normativo prevede che, laddove non si ripartisce la detrazione al 50 per cento, essa spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato.
Tuttavia, una ripartizione differenziata tra i due coniugi in base al testo governativo non è possibile. Infatti, la detrazione deve spettare in ogni caso - sulla base dell'emendamento del Governo - al genitore che possiede il reddito complessivo di ammontare più elevato. Quindi, non si può attribuire il 60 per cento a chi ha il reddito complessivo più elevato e il 40 per cento a chi ha il reddito più basso. In ciò sta l'anomalia del testo governativo in quanto, se non si segue la strada del 50 per cento, la detrazione spetterà sempre a chi ha il reddito complessivo più elevato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, il problema sollevato dal collega Leo è reale. Tale situazione non è affrontata nel testo dell'emendamento governativo e il precedente subemendamento cercava in qualche modo di affrontarla.
In ogni caso, vorrei rivolgermi al relatore e al Governo per comprendere come procederanno i lavori di questa finanziaria. Sono stati presentati da parte dell'opposizione alcuni emendamenti, approntati per mettere in difficoltà la maggioranza, ma vi sono anche altri emendamenti predisposti per migliorare il testo in esame.
Prendere atto che il testo è mal scritto - cosa che anche voi avete riconosciuto, visto che il Governo ha presentato 180-190 emendamenti e il relatore altri 50 - non è un peccato, non significa mettere in dubbio la vostra maggioranza, ma significa cercare di approvare una legge finanziaria con il miglior testo possibile.
Capisco che il subemendamento proposto dalla collega Capitanio Santolini ha un'impostazione politica diversa rispetto a quella contenuta in questo disegno di legge finanziaria, ma quelli precedenti avevano implicazioni tecniche o cercavano di chiarire una logica che tutti condividevamo.
Mi auguro, onorevole Ventura e viceministro Visco, un accantonamento o un ripensamento che, diciamo così, non si nega a nessuno. Diceva De Filippo che un uomo è veramente tale quando sa fare marcia indietro. Quando si sa fare marcia indietro di fronte ai propri errori, aggiungo io, non si tratta neanche di essere un uomo, ma soltanto una persona di buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 292).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, sia la maggioranza sia il Governo hanno assicurato che nessun maggior onere verrà a gravare sui contribuenti titolari di reddito sino a 40 mila euro dalla nuova rimodulazione delle aliquote IRPEF e delle detrazioni previste.
Se ciò è vero (non intendo dubitare di ciò che ha detto il viceministro Visco), penso che il subemendamento a mia firma possa essere accolto, dato che esso contiene soltanto una clausola di salvaguardia e fa sì che, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, i contribuenti possano applicare le disposizioni in vigore fino al 31 dicembre 2006, se più favorevoli, in quanto potrebbe esserci stato un errore di calcolo.
Non è la prima volta che ci troviamo, in questi mesi, di fronte ad errori di calcolo. Ricordo che con il cosiddetto decreto Bersani-Visco, in tema di IVA sugli immobili, vi è stato un grosso errore di calcolo, che ha causato milioni di euro di danni ai contribuenti italiani, ed il Governo se ne è accorto soltanto tre mesi dopo!
Inoltre, il «vecchio» testo dell'articolo 3 contiene un errore. Un importante esponente della maggioranza, il presidente della Commissione finanze del Senato, senatore Benvenuto, ha dichiarato che, se non fossero state apportate modifiche all'articolo 3, i contribuenti con uno o due figli a carico avrebbero pagato di più di coppie non sposate o dei singoli, che avrebbero pagato di meno, ed un errore di calcolo può essere presente anche nell'emendamento 3.500 del Governo.
Votare a favore del subemendamento in esame, che prevede una clausola di salvaguardia, non comporta alcun danno all'economia del paese, se è vero quanto il Governo e la maggioranza affermano, ma soprattutto assicura ai contribuenti che non pagheranno di più, ove vi fosse stato un errore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma mia e del gruppo Lega Nord Padania al subemendamento in esame ed anche per svolgere una considerazione molto semplice. È necessario apporre una clausola di salvaguardia all'emendamento 3.500 del Governo, tenendo anche conto di come si è arrivati alla sua formulazione.
Ricordo che la proposta emendativa è giunta ieri in nottata ed abbiamo avuto modo di vederla questa mattina, solo per qualche minuto. Non so se i colleghi della maggioranza l'abbiano vista e letta (immagino di no). Ritengo puro buonsenso applicare questa operazione di prudenza ed inserire una clausola di salvaguardia, visto che prendiamo per buona la volontà del Governo di venire incontro ai cittadini. Non vi è nulla di più semplice che apporre una clausola di salvaguardia nell'ottica di garantire che vi sia effettivamente un beneficio per il contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al viceministro Visco. Lei si ricorderà che, quando vi fu la seconda riforma fiscale e noi eravamo maggioranza, lei chiese di inserire una clausola di salvaguardia (il ministro Tremonti fu subito d'accordo), per far sì che nessuno, dopo l'applicazione della riforma fiscale, potesse pagare più di quanto pagasse precedentemente. Ora, lei ha più volte dichiarato che nessuno, con redditi inferiori a 40 mila euro, pagherà più tasse dopo questa riforma fiscale.
Il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, che chiedo di sottoscrivere, simile alla proposta emendativa del collega Verro, che esamineremo successivamente, afferma proprio ciò: riprende le sue parole per inserirle, se approvato, nel disegno di legge finanziaria.
Nessuno con un reddito inferiore a 40 mila euro può pagare più tasse: se dovesse pagare di più, potrebbe scegliere il vecchio sistema. Si tratta della stessa clausola che lei propose con un emendamento alla riforma fiscale presentata dal nostro Governo, da Tremonti.
Chiediamo, pertanto, al Governo di assicurare che le parole pronunciate da lei, viceministro, dal ministro Padoa Schioppa, da Prodi, da tutti i leader della maggioranza sono vere. Nessuno che guadagna meno di 40 mila euro pagherà di più (questa proposta emendativa al disegno di legge finanziaria ha proprio questo significato).
Se i contribuenti in questione dovessero pagare di più, per un errore di cui non vi siete accorti, potrebbe applicarsi la vecchia disciplina fiscale. Non ci rimetterebbe nessuno, perché è nella linea che avete indicato.
Se dovesse persistere una posizione contraria, vorrei che il Governo spiegasse anche le motivazioni. Oltre tutto ritengo che la copertura prevista dal collega Antonio Pepe non sia assolutamente necessaria: voi, infatti, sostenete che la disciplina fiscale è ampiamente coperta, come previsto nei vostri emendamenti, per cui si potrebbe eliminare la copertura, che potrebbe creare qualche imbarazzo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il collega Crosetto poc'anzi ricordava che la clausola di salvaguardia è stata introdotta con il secondo modulo della riforma fiscale realizzato nella precedente legislatura, ma ciò è accaduto anche con il primo modulo di riforma. Pertanto, sia con il primo che con il secondo modulo di riforma è stata introdotta la regola democratica per cui l'introduzione di nuove disposizioni concernenti la curva delle aliquote non può comportare un appesantimento, un aggravio fiscale per i contribuenti.
Il subemendamento proposto dal collega Antonio Pepe fissa addirittura un tetto. Non è previsto per tutti i contribuenti, ma per coloro che non abbiano superato i 40 mila euro di reddito.
Come si ricorderà, nella clausola di salvaguardia della precedente legislatura non era fissato alcun tetto; quindi, il contribuente era libero di scegliere tra il sistema vigente fino al 2001 ed il sistema introdotto con la riforma Tremonti. In questo caso, il tetto stabilito è 40 mila euro. Si è letto sulla stampa specializzata che alcuni contribuenti saranno penalizzati. La linea di demarcazione è data proprio dai 40 mila euro: addirittura, per i single è 30 mila euro e ciò dimostra l'erraticità della curva delle aliquote. In questa ottica, mi sembra sia assolutamente di buonsenso consentire l'applicazione e l'introduzione della clausola di salvaguardia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io la proposta emendativa in esame che condivido fino in fondo, come rilevato anche in precedenza, rimarcando che in questa occasione non vi è la clausola di salvaguardia e sarebbe molto importante, anche da un punto di vista culturale, lasciare alle famiglie la facoltà di scelta.
Le famiglie scelgono sempre di meno (scelgono pochissimo) e, pertanto, sarebbe importante almeno poter optare per il regime fiscale che è più vantaggioso per loro.
Non è vero, tra l'altro, che in questo caso la clausola di salvaguardia, come qualcuno ha affermato, aiuterebbe le famiglie più benestanti. È tutto relativo, perché se una famiglia ha 50 mila euro di reddito lordi, ma ha a carico otto figli, non mi pare si possa dire che stia particolarmente bene e sia benestante. I concetti di ricchezza e di povertà sono tutti da discutere in presenza di famiglie numerose.
Quindi, la clausola di salvaguardia è a favore delle famiglie numerose (è vero che non sono moltissime in Italia, ma per questo andrebbero sostenute di più e con maggiore convinzione), di quelle famiglie che, pur avendo un reddito alto, hanno un numero di figli tale che non consente certo loro di godere di particolari privilegi e benefici.
Spero, quindi, che questa proposta emendativa venga approvata, ma visto come stanno procedendo i lavori, mi pare che siano tutti sordi alle ragioni delle famiglie e a favore di una blindatura del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, sono uno dei firmatari del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15 e vorrei fare una raccomandazione al ministro Visco: una parte importante del disegno di legge finanziaria e anche del decreto fiscale, che abbiamo già discusso e approvato - con i vostri voti, naturalmente, e con la fiducia -, è dedicata alla lotta all'evasione. Una clausola di salvaguardia, limitata tra l'altro a redditi non superiori ai 40 mila euro, in sede di dichiarazione dei redditi per il 2007, è una garanzia di leale collaborazione tra contribuente e fisco proprio per smantellare certe prese di posizione preconcette, che talvolta l'amministrazione finanziaria sceglie, determinando un deterioramento dei rapporti tra il contribuente e il fisco che è una delle cause dell'evasione e dell'elusione fiscale.
Quindi, ritengo che ciò sia di normale buonsenso. Speriamo che il viceministro Visco, che sta facendo altri discorsi, tra l'altro con il primo firmatario di questo subemendamento, si convinca che questa clausola di salvaguardia, presente in precedenti leggi finanziarie, possa essere accettata anche in questo caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo argomento, rinunciando alla richiesta precedentemente formulata in riferimento al mio emendamento 3.46, che è identico a quello del collega Antonio Pepe, anche se pone come tetto i redditi da 55 mila euro. Vorrei che il viceministro Visco mi stesse ad ascoltare, perché questo è un contribuito alla coerenza. Il Presidente Prodi ha ripetutamente affermato che questa manovra viene pagata dall'8 per cento dei contribuenti, mentre il 92 per cento dei contribuenti ne trarrebbero vantaggio; ebbene, fermandoci alla aliquota relativa ai redditi da 55 mila euro, andiamo a coprire esattamente il 92 per cento dei contribuenti.
Ministro Visco, mi vuole spiegare - per la verità, più che a me, al paese - la coerenza tra le affermazioni di Prodi e il parere negativo su questo subemendamento? Lei capisce che, ove ribadisse il parere contrario, ciò sarebbe la conferma che questa è una manovra punitiva, presentata agli italiani con l'obiettivo falso della redistribuzione del reddito, che, in realtà, non dà nulla ai ceti svantaggiati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma al subemendamento in esame e per condividere le osservazioni già fatte su questa norma di salvaguardia, che mi pare sia già in vigore dal 2002. Non vedo la ragione perché debba essere soppressa.
Quanto alla tutela delle famiglie numerose, non vorrei che si affermasse su questo tema una impostazione in base alla quale si tutelano le famiglie in quanto povere e bisognose e non in quanto famiglie. Signor Presidente, vorrei capire come si può giudicare ricca una famiglia che percepisce 50 mila euro - qui la soglia è 40 mila euro - e che ha quattro o più figli. Me lo dovrebbe spiegare lei, che è tanto sensibile a questi temi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per qualche chiarimento sulle motivazioni della posizione del Governo. Intanto, quando un emendamento viene criticato perché ulteriormente finanziato rispetto al testo precedente - critica sempre del tutto legittima, ovviamente; si può criticare la modalità di finanziamento, per carità! - significa evidentemente che c'è una maggiore erogazione di risorse, perché altrimenti non sarebbe necessario trovare nuove coperture di finanziamento, che sono del tutto evidenti nella seconda parte di questo articolo.
Per ciò che riguarda gli obiettivi, ci sono delle novità: è stata affrontata e risolta una possibile contraddizione, ad esempio, per i pensionati che hanno una piccola rendita; vi è una novità molto importante che riguarda gli over 75, cioè i pensionati più anziani, che vengono collocati in una fascia intermedia tra la detrazione da lavoro dipendente e la detrazione da pensione per tutti quelli che non hanno 75 anni.
Ci sono ulteriori detrazioni per il coniuge ed è previsto un meccanismo per gli assegni familiari che, come è stato ricordato, entra in vigore non dopo il decreto ministeriale, ma immediatamente dal 1o gennaio, e che crea una «scalettatura» che dovrebbe essere giudicata molto interessante e importante a sostegno delle famiglie.
Non è merito di nessuno: è importante che il Governo e il Parlamento adottino misure a sostegno delle famiglie, in particolare quelle numerose, che incontrano maggiori difficoltà.
Per quanto riguarda i coniugi, prima vi era una norma che poteva essere considerata «rigida»: si prevedeva una detrazione ripartita al 50 per cento tra i coniugi. Ebbene, si dà la facoltà di una maggiore convenienza, previo accordo tra i coniugi: questa è la risposta al deputato Leo.
Per quanto riguarda, poi, il problema della copertura finanziaria, con un insieme di interventi anche sui livelli di detrazione, là dove poteva esserci una lieve perdita per alcuni redditi single, è stata prevista una modifica delle detrazioni nella fascia tra 23 mila e 28 mila euro. Ciò porta a dire che 40 mila euro è un livello di reddito appropriato, rispetto al quale, certamente, tutti coloro che, per una ragione minima o grande, hanno dei carichi di famiglia possono essere certi di guadagnare da questa misura; per quanto riguarda i single, il livello di reddito si colloca sui 40 mila euro di scambio, perché gli altri crescono. I redditi che guadagnano da questa riforma sono molto vicini alla quota del 90 per cento di cui si è parlato.
È questa la ragione per cui riteniamo che non serva una clausola di salvaguardia, perché le salvaguardie sono esattamente l'obiettivo di questo emendamento.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, mi consenta di dissentire da quanto affermato dal sottosegretario Grandi, che stimo. Con il meccanismo delle detrazioni abbiamo enormemente complicato il sistema di imposizione IRPEF.
A titolo esemplificativo (sicuramente, non tutti sono espertissimi in questa materia), vorrei leggere ai colleghi solo alcuni passi della norma, per vedere se il testo è intellegibile. Si dice: «per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato spettano 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l'importo corrispondente al rapporto fra il reddito complessivo e 15 mila euro, se il reddito complessivo non supera 15 mila euro; 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15 mila euro, ma non a 40 mila euro; 690 euro se il reddito complessivo è superiore a 40 mila euro, ma non a 80 mila euro». Ma non finisce qui.
Si aggiunge: «se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1) è uguale a 1, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3) sono uguali a zero, la detrazione non compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere b) e c), sono pari a zero, minori di zero o uguali a 1, le detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali».
Ditemi voi se questa è semplificazione! Questo mi sembra il Trattato di Uccialli, scritto in aramaico (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Grandi, che ha voluto chiarire la posizione del Governo. Vorrei ricordare, tuttavia, che non è possibile puntare tutto sul sistema degli assegni familiari (rispetto ai quali pare sia stata stanziata anche una cifra consistente), quando le detrazioni sono, invece, ridotte a cifre simboliche.
Gli assegni familiari - come è noto - sono una giungla in cui è difficile districarsi. Richiedono una riforma dalle fondamenta - perché va rivista tutta la normativa degli assegni familiari - e sono concessi solo ad alcune categorie, e non sono universali. Vengono corrisposti per i figli di età inferiore a 18 anni: quindi, una famiglia con otto figli può beneficiare delle detrazioni riguardo a tutti gli otto figli. Invece, una famiglia che ha otto figli, di cui quattro maggiorenni, dal punto di vista fiscale, è come se fosse costituita da quattro figli: infatti, gli altri quattro non contano in quanto superano i diciotto anni; il che è assurdo!
Non sì può pensare che una riforma a sostegno delle famiglie sia completamente puntata sugli assegni familiari. Tra l'altro, questa misura si basa su un criterio redistributivo e su una sorta di parternalismo da parte dello Stato, mentre le detrazioni, ancor meglio delle deduzioni, sono un diritto costituzionalmente acquisito dalle famiglie, da tutte le famiglie. Allora non si capisce perché bisogna sempre favorire chi fa ristrutturazioni edilizie, prima le rottamazioni ed adesso anche chi acquista frigoriferi, mentre chi mette al mondo i figli è sistematicamente punito con sistemi assistenziali e statalisti.
Pertanto, la risposta del sottosegretario non è convincente. Non mi pare che il Governo possa sostenere di puntare tutto sul sostegno alla famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei davvero ringraziare il sottosegretario Grandi per il contributo che ha dato alla chiarezza. Infatti, il suo intervento conferma in qualche modo la «politica dei due tempi» portata avanti da questo Governo. Da una parte esso mostra all'esterno del Palazzo un volto buono e rassicurante, mentre all'interno quello vero e punitivo. Purtroppo gli italiani si accorgeranno che il volto che conta, quello dei fatti e non delle parole, è quello presentato in quest'aula. Allora il ceto medio - i cittadini che arrivano a 55 mila euro lordi e quindi con un reddito netto di 27-28 mila euro all'anno - si renderà conto che la contraddizione esplode all'interno del Governo e sarà pagata dalle tasche del ceto medio di questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei fare una valutazione politica e non tecnica. Il sottosegretario mi ha ricordato Leo Longanesi, il quale affermava che quando qualcuno si trovava in difficoltà, parlava dell'elefante. Il sottosegretario ha parlato di tante cose, salvo dire negli ultimi dieci secondi che non accetta la clausola di salvaguardia. Non ritenevo possibile che il Governo potesse dire pubblicamente che i cittadini contribuenti con redditi inferiori a 40 mila euro guadagnano e al contempo, davanti alla semplice controprova di dare a chi non vuole guadagnare la possibilità di pagare quanto pagava prima, rifiuti di introdurre tale possibilità. Vuol dire che è in malafede e bugiardo quando assicura garanzie, perché non può garantire nulla. Infatti, se potesse farlo, la clausola di salvaguardia nell'interesse dei cittadini sarebbe accolta. È la prova che in aula questo Governo afferma cose non vere ed imbroglia gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza l'Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio essere in malafede come il collega Giovanardi. Non penso che il Governo sia bugiardo e vorrei prendere spunto brevemente dalle parole del sottosegretario Grandi, peraltro stimato da tutti. Quando si afferma che la clausola di salvaguardia non serve a nulla, vuol dire che essa non ha alcun effetto ulteriormente negativo sulle finanze dello Stato. Non vi è alcuna malizia. Allora, a ragion veduta, non si capisce per quale motivo debba essere bocciata una misura che per il Governo non serve a nulla ma che per gran parte dell'aula serve a qualcosa, con parere negativo da parte dello stimabilissimo sottosegretario Grandi, rappresentante del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 288).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.32. Chiedo all'onorevole Crosetto se intenda accedere all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ritiro il mio subemendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, entriamo in un campo che il Governo dovrebbe conoscere bene, ma che evidentemente non ha affrontato con la dovuta serenità. Quando è stata elaborata questa norma - stiamo parlando del cosiddetto scontrino fiscale parlante - si è deciso sostanzialmente di costringere le farmacie, a partire dal 1o gennaio 2007, a dotarsi dei mezzi affinché sullo scontrino fiscale fosse riportato il codice fiscale del cliente. Credo, francamente, che nessuno di coloro che hanno elaborato questa norma abbia mai fatto la fila in farmacia, perché l'idea di chiedere ai clienti che vanno a comprare l'aspirina o qualche farmaco urgente, il codice fiscale per inserirlo all'interno dello scontrino è una follia assoluta.
Certo, si poteva risolvere diversamente la questione, ad esempio, spostando più in là il termine per l'adeguamento di tutti i registratori di cassa delle farmacie. Il Governo con l'emendamento che noi intendiamo modificare sposta il termine del 1o gennaio al 1o luglio del prossimo anno. Naturalmente, ciò non è sufficiente se non si interviene anche sulla vicenda abbastanza nota della tessera sanitaria. Ci fa molto piacere che, improvvisamente, il Governo abbia ripreso la questione della tessera sanitaria, purtroppo l'ha ripresa sotto un profilo non pratico per risolvere i problemi.
Voglio ricordare che il progetto della tessera sanitaria parte già nel 2003, quando viene definito (almeno nei contorni). Si stabilì che tale tessera doveva essere distribuita anche a cura dell'Agenzia delle entrate a tutti i cittadini delle diverse regioni italiane. Una prima procedura fu varata per la regione Abruzzo, se ben ricordo, ed essa ha dimostrato la validità del progetto della tessera sanitaria, perché ha portato alla luce tutta una serie di persone che usufruivano di tutti i vantaggi che potevano essere loro riconosciuti senza averne diritto. Il progetto è stato ampliato in via sperimentale ad altre quattro regioni; resta il fatto che nessuno si è posto il problema di far continuare la distribuzione della tessera sanitaria a livello nazionale, il che significa che entro il 1o luglio 2007 non si potrà sicuramente partire con la norma dello scontrino fiscale «parlante».
Questa è una disposizione assolutamente ridicola, e noi ne avevamo chiesto la soppressione, perché o parte il progetto della tessera sanitaria, che quindi viene distribuita in modo da mettere in condizione i farmacisti di rilasciare, attraverso la tessera, scontrini fiscali che leggano i dati all'interno della tessera, altrimenti è una norma che non avrà alcuna valenza.
Ora, poiché il Governo conferisce a questa norma una valenza sotto il profilo delle entrate (stiamo parlando di 65 milioni di euro l'anno), mi pare ovvio che delle due l'una: o non parte il progetto e, quindi, queste entrate non vi saranno o, se il progetto parte, creerà problemi e disservizi di natura enorme in tutto il paese. Tenendo presente che, poiché nell'ambito della detrazione vi è anche una franchigia riguardante le spese di carattere sanitario, soprattutto quelle di tipo farmaceutico, non capisco la ratio di questa norma. Voi pensate forse che i cittadini si mettano a raccogliere gli scontrini fiscali all'uscita delle farmacie, magari per terra?
Signor Presidente, credo che qui non stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo parlando di un problema reale, al quale il Governo non ha dato alcuna risposta. Ci teniamo, perlomeno, ad un chiarimento in relazione all'andamento della distribuzione della tessera sanitaria ed altresì con riferimento al problema che abbiamo esposto sopra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Questa norma rientra in quell'ottica del Governo di centrosinistra volta, da un lato, all'esemplificazione e, dall'altro, alla complicazione. Infatti, a fronte di ipotetiche semplificazioni, di fatto, si introducono ulteriori adempimenti e vessazioni per il contribuente. Secondo noi, i 60 miliardi e oltre di entrate derivanti da questa norma sono dovuti essenzialmente al fatto che, con questa procedura, fin tanto che le farmacie non si saranno dotate di registratori ad hoc, non vi sarà il collegamento con la banca dati dei medici e quant'altro - e ciò avverrà tra qualche anno -, il contribuente semplicemente non potrà detrarre le spese mediche.
Questo poi è, di fatto, il risultato della norma in esame: una tassazione surrettizia. Infatti, si va ad eliminare la possibilità concreta, da parte dei contribuenti, di esercitare un proprio diritto. È impensabile che si vada a scrivere a mano il codice fiscale sugli scontrini e che vi sia qualcuno che si metta ad impugnare questi dati. Ovviamente, è oltremodo impensabile che seppure vi fosse qualcuno che facesse questo lavoro sostanzialmente idiota, vi sarebbe una tale mole di errori che il tutto si tradurrebbe in tempo perso.
Anche la Lega Nord aveva previsto un emendamento soppressivo di questa disposizione. Il fatto almeno di dare un termine ragionevole e congruo per consentire che a questo auspicio della norma - che magari potrebbe essere condivisibile - seguano fatti, cioè vi sia la possibilità di realizzare le dotazioni informatiche, ma soprattutto i collegamenti alle banche dati, non costa niente.
In caso contrario, si palesa l'operazione effettiva, vale a dire quella di disincentivare la detrazione delle spese mediche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di aggiungere la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, anche perché credo che chi ha previsto questa norma, quella cioè di rendere obbligatorio apporre il codice fiscale sullo scontrino, non sia mai stato in una farmacia. Coloro che vanno in farmacia, generalmente, sono persone anziane e non portano con sè il codice fiscale ovvero persone che acquistano i farmaci per conto magari di un parente o di un'altra persona.
Qual è lo scopo che il Governo si propone con questa disposizione? È forse quello di far «cassetta», visto che queste persone non saranno molto spesso nelle condizioni di detrarre le spese mediche oppure si tratta di un'altra questione?
A mio giudizio, il problema che si pone è quello di dover applicare il buonsenso. Che cosa dovrebbe fare, secondo voi, un farmacista? Non emettere lo scontrino? Non fornire la merce? Oppure dovrebbe dire a queste persone di portare il codice fiscale e tornare in un successivo momento nel caso non lo abbiano con sè? Io credo che la norma sia completamente assurda e non abbia alcun valore effettivo e concreto che possa aiutare a risolvere i veri problemi. Essa chiaramente serve solo a far sì che la gente possa dedurre ancora meno. Si badi bene al fatto che, generalmente, coloro che faranno l'autocertificazione dell'acquisto per poter poi effettuare la detrazione, sono non tanto i ricchi o i benestanti, ma le classi più povere della popolazione.
Di conseguenza, invito ad approvare tale subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza le difficoltà gestionali ed operative di una procedura di questo tipo. È mai pensabile che i contribuenti si mettano in fila presso le farmacie, ritirino i medicinali e, poi, chiedano l'apposizione del codice fiscale e l'indicazione degli elementi che vengono richiesti negli scontrini? Questa è una cosa assolutamente anacronistica perché si sommano adempimenti ad adempimenti, difficoltà a difficoltà. Teniamo presente che per i medicinali non c'è una detrazione elevatissima perché l'importo per i contribuenti di «modeste dimensioni» è minimale. Quindi, creare tutti questi appesantimenti e queste difficoltà significa scoraggiare gli utenti dal richiedere gli scontrini e dal dedurre i costi.
Di conseguenza, stiamo ancora una volta penalizzando le fasce più deboli, che sicuramente non andranno in farmacia con il codice fiscale per poter acquistare i medicinali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere il subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35 perché non ritengo comprensibile creare questo ulteriore adempimento a carico dei contribuenti. Penso ad un contribuente che, magari, ha bisogno di una medicina urgente, va in farmacia e non ha con sé il codice fiscale: che cosa deve fare? Cosa deve fare il farmacista? Può dare la medicina o non può farlo perché, magari, il malato non ha con sé il codice fiscale? Quindi, prevedere, come reca il subemendamento, uno slittamento per ciò che ha previsto il Governo - apporre il codice fiscale sulla ricetta - mi pare sicuramente sensato.
Di conseguenza, chiedo di aggiungere anche la mia firma al subemendamento in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, anche se forse questo non è previsto, nel chiederle formalmente di poter apporre la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, mi appello alla sua sensibilità. Forse il mio è un intervento irrituale, ma chiedo alla sensibilità di chi in questo momento presiede l'Assemblea se sia in qualche modo ammissibile il divario sempre più profondo che stiamo creando tra il Parlamento - quindi, chi presiede la Camera mi può ben comprendere - e il cittadino comune. Chiedo nuovamente che si rifletta su questo argomento - la vecchietta che va in farmacia ed ha bisogno, con tutto il rispetto per le persone anziane, di un farmaco urgente, ma non conosce il codice fiscale o si sbaglia, e il farmacista, contravvenendo ai suoi doveri, è costretto a chiederlo - e che il Governo muti la sua posizione negativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, nel chiedere di apporre la mia firma al subemendamento in esame, voglio sottolineare la sua importanza sociale e chiedo, perlomeno, che si disponga il suo accantonamento.
PRESIDENTE. Vorrei dire al deputato Consolo il quale in precedenza mi ha rivolto un'osservazione, che, come lei sa, non ho titolo per intervenire sui contenuti programmatici.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Zanella e Balducci non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego...
LUCA VOLONTÈ. Sono in «trasferta», mi scusi... Ho preso atto, e non volevo crederci, ma glielo faccio presente - come sa ormai è la terza volta che intervengo in questa materia -, che alle ore 16,11 sono stati inviati ai gruppi parlamentari svariati emendamenti (con il termine per la presentazione dei subemendamenti fissato alle ore 16,45 - come lei sa, noi eravamo qui in aula) su articoli (come il 18, che certamente non si voterà oggi). Anche questa volta segnalo, Presidente, nei confronti dell'opposizione un modo di lavorare assolutamente irrituale (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici di Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Si tratta di tre emendamenti che sono stati presentati e discussi in Commissione ed è stato fissato il tempo previsto dal regolamento. Tuttavia, dato che sono riferiti all'articolo 18, è del tutto evidente che quando l'Assemblea si troverà ad esaminare tale articolo, lei potrà formulare questa osservazione e semmai si potrà valutare in quel momento la questione evidenziata.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in tutti questi passaggi si nota, si sente, si percepisce, la sua sofferenza di Presidente della Camera rispetto ad una serie di procedure e a ciò che è avvenuto questa mattina: si capisce che il Presidente della Camera si trova a vivere un certo disagio.
Tuttavia, Presidente, al di là del disagio e delle sue buone maniere, vorrei ricordare che il Presidente della Camera deve tutelare la Camera, non il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)! Il Presidente della Camera deve mettere la Camera e ogni singolo deputato nelle condizioni di svolgere la propria funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Noi non abbiamo altri a cui appellarci e lei e il ministro dei rapporti con il Parlamento vi dovete incontrare per stabilire regole certe! Presidente, sarebbe meglio che l'opposizione dicesse «basta». Di fronte a questa situazione credo che l'opposizione debba abbandonare l'aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale, Forza Italia), perché altrimenti diventeremmo complici di queste procedure, che costituiscono un precedente per i lavori della Camera.
Signor Presidente, mi dica lei, al di là delle sue buone maniere, come fanno i deputati, mentre sono in aula durante una seduta d'Assemblea, a presentare i subemendamenti, non avendo ancora letto gli emendamenti! Ogni sforzo e tutta la buona volontà dell'opposizione, che ha ritirato gli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani) che li ha ridotti all'essenziale, che ha cercato di stabilire un dialogo, (affinché il Parlamento non desse una brutta, pessima, immagine al paese), vengono calpestati dall'arroganza del Governo che è assolutamente inaccettabile e che non si deve più ripetere!
Concludendo, Presidente, lei ha il dovere di dire «no» non solo al deputato, ma anche al Governo, quando lei sa che, come vecchio parlamentare, quello che sta avvenendo non ha precedenti nella storia di questo Parlamento! Lei ne è responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, lei ha detto che la Commissione ha esaminato... La Commissione non ha esaminato un bel niente! Queste note che arrivano ai gruppi parlamentari sono riferibili anche all'articolo 6. Si tratta di un articolo che abbiamo visto in Commissione, nel senso che ci è stato consegnato, ma su di esso non abbiamo avviato nessuna discussione.
Se alle 14,57 - ovverossia quando è finito l'esame in Commissione - viene comunicato ai gruppi un emendamento, che peraltro interviene su una materia molto delicata, riguardante le rivendite di generi di monopolio, e ci si chiede di subemendarlo entro le 15,30, lei capisce, Presidente, che ciò è assolutamente impossibile! Perlomeno si chieda alla Commissione di esaminare compiutamente tutti gli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo, prima ancora di scendere in aula.
Altrimenti, Presidente, venga sospesa la seduta e vengano date le condizioni alla Commissione per operare correttamente l'esame degli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo e dei subemendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PIETRO RAO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Ormai avevo perso la speranza, Presidente, perché avevo chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sul subemendamento precedente. Mi dispiace, perché non è la prima volta che si verificano queste situazoni! Dovrò vedere a quale gruppo iscrivermi! Se lei, Presidente, mi può fare la raccomandazione per avere la tessera di Rifondazione comunista, le sarò grato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia)!
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Prima, signor Presidente, mi ero permesso di rivolgermi a lei e lei giustamente, applicando il regolamento, mi ha richiamato, perché non può il Presidente prendere posizione nel merito di un ragionamento. Però questa volta, Presidente, mi rivolgo a lei come Presidente di questa Assemblea e dunque questa volta il regolamento è dalla parte nostra. Presidente, non dico che è dalla parte mia o dalla parte sua, dico che è dalla parte nostra.
Su quanto richiamato dal presidente Volontè circa la compressione dei tempi, vorrei dire che questi possono essere compressi, ma non vanificati del tutto. Qui si sta applicando la tattica, come direbbero gli americani, del to take or to leave, del prendere o lasciare. Tanto non interessa a nessuno l'opinione dell'opposizione!
Presidente, non possiamo continuare in questo modo. Lei, questa mattina, ha detto in un intervento che avrebbe garantito i diritti di tutti. Ebbene, i diritti di tutti comprendono anche i diritti di noi dell'opposizione a potere esaminare compiutamente gli emendamenti presentati, con la speranza - almeno quella ce la lasci - che la maggioranza ascoltasse qualche argomentazione, peraltro legittima, che noi volessimo portare avanti. La ringrazio, Presidente, ci affidiamo a lei.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, le chiedo formalmente un atto di chiarezza. Il presidente della Commissione bilancio preannunciando la presentazione di emendamenti ha detto esplicitamente: saranno annunciati dal Presidente della Camera, che darà anche i termini per i subemendamenti.
Successivamente, lei ha comunicato che sono pervenuti degli emendamenti, ma non ha dato i termini per la presentazione dei relativi subemendamenti, come se la competenza in tal senso fosse della Commissione bilancio. Allora, a questo punto - mi scusi, Presidente, chiedo lumi a lei -, non riesco più a capire come si possa esercitare l'attività non di opposizione, ma di parlamentare!
Presidente Duilio, lei prima ha detto: il Presidente della Camera darà i termini per i subemendamenti.
Il Presidente della Camera ci guarda come se non c'entrasse nulla né con i termini per i subemendamenti né con la comunicazione della presentazione di nuovi emendamenti; quindi, noi non sappiamo se è la Commissione che deve dirci quando arrivano nuovi emendamenti e quanto tempo abbiamo per i subemendamenti, se è il Presidente della Camera o se sono i fax dei gruppi. Come possiamo esercitare la nostra attività, non dico di opposizione, ma di parlamentari? Non si può arrivare in aula, essere in aula, parlare in aula, votare in aula e preparare i subemendamenti all'articolo 18 che, tanto per capirci, è quello sul cuneo fiscale. Almeno rispettiamo le regole del gioco! Mi sembra che ci sia una totale chiusura verso qualunque tipo di emendamento dell'opposizione, ma le regole del gioco, signor Presidente, deve dirci lei quali sono. Non lo capiamo da alcuni giorni, e abbiamo il diritto di saperlo: vogliamo capire con quali regole dobbiamo fare il nostro lavoro di parlamentari, indipendentemente dal successo dei nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, penso che lei debba farsi carico un po' della situazione che si sta determinando.
Oggettivamente, a molti dei colleghi è capitato di trovarsi a vivere leggi finanziarie dove c'è un po' di confusione, un po' di eccitazione; però, quello che sta accadendo in questi giorni - secondo me - ha superato davvero ogni limite di tolleranza. Non so se il Consiglio dei ministri continui a sfornare emendamenti a getto continuo, ma in queste condizioni l'Assemblea non è in grado di operare. Porrete la questione di fiducia, fate qualche cosa! Difatti, in questo modo è inutile che tentiate di rovesciare tutta la responsabilità sull'opposizione, che starebbe facendo ostruzionismo. Questa è una cosa che non regge. Vi state dimostrando inadatti anche all'ordinaria amministrazione; è una questione davvero preoccupante. Signor Presidente, faccia qualcosa! Tuteli la dignità di questa aula, perché in queste condizioni lavorare non ha alcun senso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, non ripeto le considerazioni fatte dagli altri colleghi però alcune cose vanno chiarite. Questa situazione di caos e di mancanza di rispetto delle regole si trascina da quando è iniziato l'iter del disegno di legge finanziaria. Ciò è stato reso noto con una nota formale di cui è primo firmatario il collega La Malfa, a cui ci siamo, bene o male, aggregati tutti quanti. Nella risposta lei giustamente fa riferimento alla possibilità, una volta terminata la sessione di bilancio, di mettere mano alle regole e fare in modo che fatti come quelli che si sono succeduti in questa sessione di bilancio non si ripetano più. Il problema è che però adesso dobbiamo lavorare con le regole che ci sono: ma, almeno queste, cerchiamo di farle rispettare. Finora il Governo ha presentato emendamenti riguardanti i primi 30 articoli, mentre il disegno di legge finanziaria ne conta più di 200; quindi, non vorremmo che fossero presentati ulteriori emendamenti fuori tempo massimo e senza avere la possibilità neanche di leggerli ed approfondirli. Per questo motivo, c'è bisogno davvero di un richiamo al rispetto delle regole e di un richiamo alla serietà al Governo; quindi, se ci sono gli emendamenti, per cortesia, dateceli subito, così potremo lavorare tutti serenamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e anche quella dei colleghi, con una brevissima premessa - lo dico in modo semplice ai colleghi che mi hanno preceduto, che forse hanno la memoria corta, e lo dico anche all'onorevole Tabacci -, su quello che abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Per favore! Consentitegli di andare avanti; lei, deputato Giachetti, prosegua.
ROBERTO GIACHETTI. Io continuo se riesco a proseguire.
NICOLA BONO. Cialtrone! Pagliaccio!
PRESIDENTE. Per favore, consentite al deputato Giachetti di svolgere il suo intervento!
ROBERTO GIACHETTI. Stavo dicendo che probabilmente sarebbe utile ricordare quello che noi abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni.
Tuttavia, è utile trovare momenti di collaborazione per lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea. Ovviamente, Presidente, rientra tra le sue prerogative quella di assegnare più tempo per la presentazione di subemendamenti ad emendamenti (evidentemente, il Governo ha la possibilità di presentare proposte emendative come legittimamente accade oggi ed è accaduto ieri) che riguardano articoli che certamente non saranno discussi nella seduta odierna.
A nome del gruppo dell'Ulivo, le comunico che, se decidesse di dare più tempo per la presentazione dei subemendamenti, ove si consideri anche il fatto che oggi stiamo esaminando altri articoli, non ci opporremmo, anzi la riterremmo una cosa utile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo per esprimere il disagio da parlamentare della Repubblica, al di là del fatto che mi collochi all'opposizione, nell'esaminare queste proposte emendative.
Non credo sia colpa sua, Presidente Bertinotti, la situazione di caos che si sta determinando in questa aula. Penso che la responsabilità di fondo sia del Governo per la scelta che ha compiuto di proporci una specie di finanziaria à la carte, un affettato di finanziaria; d'altronde, una maggioranza affettata non può che proporre un affettato di finanziaria, ossia una finanziaria frutto di mille conflitti, di mille problemi, di mille esigenze e che pare non finire mai, perché mai finiscono questi conflitti, mai finiscono questi problemi, mai finiscono queste esigenze!
Risale alla fine della settimana scorsa l'intervista rilasciata dal Vicepresidente del Consiglio D'Alema, che ha posto la necessità di rimodulare i tagli della spesa dei ministeri. È di oggi una protesta del ministro Melandri per i soldi sottratti al CONI.
Quand'è che vi metterete d'accordo e ci proporrete un testo su cui poter finalmente iniziare a ragionare? Questo è l'interrogativo che ancora ci poniamo!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, siamo in grado di esaminare gli articoli dal 3 al 30. Questa proposta è già stata istruita dal Comitato ristretto. Ci sono determinati tempi su una proposta emendativa presentata all'articolo 18 ed i relativi tempi possono essere ampliati, perché sicuramente non la esamineremo questo pomeriggio. Francamente, non vedo le ragioni di questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani). Non capisco perché sosteniate che vi sono problemi nella maggioranza. Ribadite che stiamo insieme perché dovete farlo e che vi sono fratture politiche. Noi siamo pronti ad esaminare il provvedimento dall'articolo 3 all'articolo 30.
Se, come si capisce, ogni ora e mezza deve essere sollevato un problema, quale quello che è stato sollevato, questo fa parte di un rito (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia) al quale, colleghi, non siamo stati estranei neanche noi, altre volte. Quindi, comprendiamo benissimo. Ma non c'è ragione, Presidente, di fare un dibattito sul fatto che si debbano ampliare i tempi per la presentazione dei subemendamenti ad un emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, sono d'accordo con il collega Ventura, relatore stimato del provvedimento, ma il punto è un altro.
Ventura, non è che noi, ogni ora e mezza, solleviamo un problema. Il problema è che voi, ogni ora e mezza, presentate un nuovo emendamento! È esattamente l'opposto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
E poiché ogni ora e mezza presentate nuovi emendamenti per i quali sono previsti 20 o 30 minuti per la presentazione di subemendamenti, è evidente che o sospendiamo i lavori dell'aula per consentire la presentazione dei medesimi o si prevede un termine diverso.
Ma, Presidente, poiché alla base di ogni questione apparentemente tecnica, regolamentare o temporale vi è sempre, in realtà, una questione politica, allora vorrei osservare che anche in questo caso siamo in presenza di una questione pienamente politica, la quale sta alla base del disagio che oggi sta lamentando l'Assemblea.
Qual è la questione politica sulla quale vorrei richiamare l'attenzione del Governo, della Commissione e del relatore? Su tutti i provvedimenti complessi ed ampli come il disegno di legge finanziaria, che risulta essere enorme per vastità, dimensioni e profondità dei temi trattati, vi è sempre la possibilità di accogliere - anche solo per sbaglio - qualche emendamento presentato dall'opposizione. In questo caso, la maggioranza e la Commissione bilancio stanno bene attente ad evitare che possa accadere tale sbaglio!
Così, che cosa si fa (ecco l'insorgere del problema)? Vi è una proposta emendativa dell'onorevole Delfino meritevole di attenzione e degna di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 19.9? Ebbene, «no»! La Commissione ed il Governo non possono limitarsi ad esprimere parere favorevole sull'emendamento Delfino 19.9: no! Si ingegnano a presentarne uno identico, come l'emendamento 19.4 della Commissione - che noi dovremmo subemendare -, e da qui nasce il problema!
Vi è una proposta emendativa presentata all'articolo 18 dall'onorevole Crisci meritevole di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 18.21? Che fa allora la Commissione, esprime un parere favorevole? No: si inventa una riformulazione del relatore, a nome della Commissione stessa, per non dare all'onorevole Crisci la soddisfazione di vedersi approvato il suo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)! Naturalmente, trattandosi di una nuova proposta emendativa della Commissione, dobbiamo anche subemendarla; magari, così, Crisci subemenderà se stesso, ed il subemendamento presentato dall'onorevole Crisci o dall'onorevole Delfino sarà bocciato dalla Commissione bilancio, mentre verrà approvata, invece, la proposta formulata dalla Commissione stessa!
Ecco perché, Presidente, affermo che i disagi nascono dai disastri! Non so se essi siano stati compiuti per cattiva volontà o per incompetenza, ma non credo, perché i colleghi che compongono la Commissione sono tutti esperti ed hanno trattato anche altre leggi finanziarie!
Mi rendo conto che sarebbe difficile per voi giustificare, al vostro interno, il fatto che possiate condividere qualche emendamento presentato dall'opposizione. Infatti, se lo fate, delle due l'una: o sono fatte bene le nostre proposte emendative, o sono fatte male le vostre, ed allora voi siete costretti ad imitare i nostri emendamenti!
Credo tuttavia, Presidente, che a volte la semplicità, la trasparenza e la linearità del procedimento potrebbero essere molto più agevoli da ottenere; pertanto, potete anche riconoscere di aver sbagliato, oppure che qualche nostra proposta emendativa è giusta, ed allora potreste accettare direttamente i nostri emendamenti. Si può chiedere di modificare la copertura finanziaria se essa «disturba», e credo che i lavori dell'Assemblea risulterebbero più chiari e trasparenti, anche dal punto di vista politico. In tal modo, non avremmo il disagio o l'ingombro (non lo avrebbe neanche lei, signor Presidente) di dover subemendare «finti» emendamenti presentati dalla Commissione, che servono solamente per riprendere alcune buone idee proposte dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori; per la verità, avevo chiesto la parola prima del mio capogruppo, ma il presidente Elio Vito ha già esposto anche quello che avrei voluto dire io.
Vorrei evidenziare che il collega Giachetti rinfaccia ogni volta a noi i nostri atteggiamenti, ma dovrebbe ricordare a se stesso il comportamento irriguardoso che egli stesso ha tenuto durante i cinque anni precedenti. Allora, il collega Giachetti, prima di addebitare a noi un comportamento scorretto, dovrebbe chiedere scusa per i cinque anni di eterne scorrettezze che ha manifestato nei confronti di questo Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Non solo, ma il collega Giachetti dovrebbe ricordarsi che, per questioni molto più banali e semplici, ha tenuto comportamenti indescrivibili! Allora, collega Giachetti, per quanto concerne l'ordine dei lavori, vorrei dirle che noi siamo ben contenti se lei afferma che avremo maggior tempo a disposizione per discutere; saremmo altrettanto contenti, tuttavia, se lei evitasse di ricordare a noi il nostro comportamento e si scusasse per l'atteggiamento scorretto che ha mostrato, in questo Parlamento, nel corso dei cinque anni trascorsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, pensavo che si fosse dimenticato di questo settore del Parlamento...
Vede, Presidente, sono perplesso per l'andamento di questo dibattito, perché sono state poste dai colleghi alcune questioni che attengono al rispetto della dignità del Parlamento e lei non ha detto una parola, ma continua a dare la parola a tutti, come se il problema non fosse quello che lei deve decidere come procedere. Mi sembra alquanto anomalo che lei ci faccia continuare a parlare su questo argomento senza che abbia espresso una posizione. Probabilmente, si sta formando un suo convincimento. Forse, qualcosa deve ancora maturare. Fatto è che noi ci troviamo davanti ad una situazione che non ha precedenti.
All'amico e collega Giachetti vorrei ricordare che sarebbe bene che non facesse alcun riferimento al passato, perché una situazione come questa sarebbe sfuggita anche al genio creativo di Kafka. Sappia, onorevole Giachetti, che mai è esistita una maggioranza che ha emendato una proposta del Governo nella misura e nella quantità in cui lo avete fatto voi!
Su questa finanziaria sono stati presentati centinaia di emendamenti da ministri che, nel Governo, avevano votato il documento della manovra finanziaria. Quindi, è sicuramente la finanziaria più schizofrenica della storia del nostro Parlamento. Esempi di un simile comportamento nel passato non ve ne sono.
Soprattutto, inoltre, Presidente Bertinotti, il problema non è quello dei tempi. Se volete ridurre questo problema al giochetto degli emendamenti, noi non ci stiamo, perché la questione di fondo è di quale provvedimento stiamo parlando. Infatti, un provvedimento come la manovra finanziaria va giudicato nella sua interezza, non a pezzetti di proposte emendative che riguardano alcune parole o alcune righe del documento.
Quindi, il problema non è quello di darci mezz'ora o quaranta minuti in più per subemendare gli emendamenti del Governo, ma quello di stabilire regole precise, che abbiano al centro l'obiettivo della tutela del diritto-dovere di ogni parlamentare di essere consapevole di ciò che sta votando.
Allora, Presidente, in primo luogo, io le contesto - non le chiedo, ma le contesto! - una omissione di informazione nei confronti dell'Assemblea, perché non è possibile che gli emendamenti del Governo vengano presentati in maniera ufficiosa e che li dobbiamo apprendere per vie traverse. Lei deve annunciarli e lo deve fare appena sono presentati, dicendo che sono stati presentati alla Commissione, perché la finanziaria non è un problema che riguarda solo la Commissione bilancio. La finanziaria tocca tutte le materie dell'Amministrazione dello Stato e, conseguentemente, tutti i parlamentari seduti in quest'aula hanno titolo per intervenire sulle varie questioni e, in questo senso, hanno presentato emendamenti a loro volta.
Com'è possibile che un parlamentare scopra che ci sono stati emendamenti che hanno stravolto il testo originario e che sono diventati il nuovo testo su cui confrontarsi, se non viene informato in aula della presentazione degli emendamenti?
Allora, signor Presidente, c'è un problema che attiene alle regole che riguardano i comportamenti del Governo, uno che attiene alle regole che riguardano la maggioranza e uno che attiene alla Presidenza di questa Camera, che ha il dovere di tenere informati i deputati e di salvaguardare la dignità di ogni singolo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a questo proposito, anche per sconfessare ciò che è stato detto dai membri della maggioranza, occorre ricordare come si sono svolti i lavori su questo disegno di legge finanziaria da quando essi sono iniziati.
Una Commissione si è riunita per lavorare su questo disegno di legge finanziaria e sappiamo che in Commissione, purtroppo, poco o nulla è stato fatto.
Chi ha partecipato ai lavori della Commissione sa che molto spesso l'esame si è bloccato a causa della mancanza di accordo all'interno della maggioranza e che molto spesso la Commissione veniva convocata per pochi minuti o in ritardo, in quanto gli interessati non si presentavano. Quindi, la Commissione - non per colpa del suo presidente - non ha potuto esaminare compiutamente il disegno di legge finanziaria. E il fatto che nelle ultime ore del sabato siano state presentate decine di emendamenti del Governo che, anziché essere esaminati, sono stati rimessi all'Assemblea, ne è stato l'esempio. D'altra parte, un illustre quotidiano ha evidenziato che mai negli ultimi decenni si è verificata una situazione di questo tipo. Quindi, riteniamo che la nostra protesta sia del tutto legittima.
Inoltre, vorrei ricordare che ieri sera, alle 21,30, è stato presentato un emendamento del Governo - subemendabile entro le 9 di questa mattina - sulla parte più importante della finanziaria, contenuta nell'articolo 3, che riguarda direttamente o indirettamente 57 milioni di italiani. Questa è la serietà con la quale incidiamo su una parte importante di questa finanziaria: presentando un emendamento ad uffici chiusi ed avvertendo i deputati solo telefonicamente.
Certamente, non si tratta di una situazione di ordinaria gestione dell'esame del disegno di legge finanziaria, pertanto chiediamo a lei, signor Presidente, di farsene carico nell'ambito del suo compito istituzionale, fiduciosi che lo farà.
PRESIDENTE. Ritengo che la Presidenza abbia il dovere di rispondere puntualmente alle osservazioni svolte sull'organizzazione dei lavori.
Vorrei tuttavia invitare tutti i componenti l'Assemblea a far sì che tali discussioni siano puntuali, cioè avvengano sulla questione sollevata e in quel momento discussa, evitando di ritornare su questioni controverse, ma in qualche misura già risolte, altrimenti dipanare la nostra attività diventa quasi impossibile.
Vorrei inoltre invitare ognuno a non mescolare legittime questioni politiche a questioni procedurali. Personalmente, ritengo che vi sia già una sovrabbondanza di elementi politici nella discussione procedurale; per dirla altrimenti, penso che troppi elementi politici e programmatici vengano in conflitto attraverso la mediazione della procedura. Pertanto, almeno per evitare il suo esito più difficile, chiedo che non venga sollevata - almeno nei confronti della Presidenza - una valutazione politica che riguarda tutte le forze politiche.
L'accoglimento o meno di un emendamento è materia a disposizione dell'Assemblea e, nel caso specifico che si determina, della maggioranza che si esprime su questo. Ciò non può essere impugnato come verifica dell'efficacia di un procedimento, che può essere regolare e buono indipendentemente dall'accoglimento o meno di proposte emendative.
Quello che la Presidenza può e deve fare è garantire e persino favorire un percorso consensualmente - per quanto possibile - accettato nei tempi e nei modi in cui assumiamo la decisione.
La guida di questo comportamento è il regolamento, la consuetudine, con un'elasticità che consente di tenere conto anche di esigenze che vengono proposte.
Vorrei ricordare che la Presidenza non ha titolo per intervenire, oltre il regolamento, sui comportamenti del Governo. Peraltro, il presidente della Commissione e la Commissione, che si adoperano in una condizione anche così difficile, vorrei fossero ulteriormente sollecitati a raccogliere le esigenze che qui sono state presentate sul terreno procedurale.
Per quel che mi riguarda, mi sento in grado di contestare ogni critica rivolta alla Presidenza. Anche in questo caso vi è stata una trasmissione formale ai gruppi, questo pomeriggio, prima dell'inizio della seduta, come in precedenti ed analoghi casi.
Tuttavia, penso che, vista la difficoltà della nostra discussione, a nuova garanzia, possiamo impegnarci, come Presidenza, a provvedere, da qui in poi, a darne annuncio anche in Assemblea. Ho già detto, stamane, che la Presidenza si fa concretamente carico delle esigenze dei parlamentari e dei gruppi. La fissazione dei tempi, come è stata qui proposta e realizzata, serve semplicemente a disciplinare ed a dare un ordine ai nostri lavori. Essi, del resto, come già si è visto, sono a disposizione per una flessibilità in grado di raccogliere le esigenze che, di volta in volta, vengono proposte.
Come ben sapete, nella fattispecie, il termine ordinario per la presentazione dei subemendamenti è di un'ora prima dell'inizio della seduta nella quale sono esaminati. Per gli emendamenti presentati in seduta, il Presidente può rinviare l'esame, a termini di regolamento, per non più di tre ore e, in tali limiti, vengono fissati ordinariamente, in base al numero ed all'entità delle modifiche, i termini per i subemendamenti.
È evidente che la Presidenza è tenuta a fissare un termine per consentire, in astratto, l'esame degli emendamenti in Assemblea. Se, come è verosimile che accada in questo caso, gli emendamenti non saranno discussi nella seduta di oggi, varrà il termine ordinario di un'ora prima della seduta di domani. Se lo saranno, la Presidenza accoglierà eventuali richieste formulate per la fissazione dei tempi di presentazione subemendamenti.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.20. Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi, non è assolutamente mia intenzione «rovinare» più di tanto la vostra giornata.
Il subemendamento in esame, ministro Visco, è importante. Lei, ai commi 16-ter, 16-quater e 16-quinquies dell'articolo 5 compie un'operazione che ritengo molto pericolosa per le aziende. Vorrei spiegarlo ai colleghi che pensano che il sistema delle imprese italiane abbia ancora un significato.
Con l'emendamento del Governo si obbligano tutte le aziende che ora sono abituate a compensare debiti e crediti nei confronti dello Stato con il modello F-24 il 16 di ogni mese, a presentare, entro il giorno 10 del mese, la propria documentazione. Lo Stato ha sei giorni per controllare le documentazioni presentate da tutte le imprese italiane e per considerare se la compensazione vada bene.
L'emendamento del Governo - lo sappiamo ministro Visco - ha un solo ed unico significato: prorogare le compensazioni. Lei ha trovato un sistema ingegnoso per far sì che le aziende non riescano per uno, due o tre mesi a compensare i crediti che hanno con lo Stato. Il notevole vantaggio per lo Stato è far cassa. È un'operazione di cassa per il Ministero dell'economia e delle finanze ma, dall'altra parte, mette in enorme difficoltà tutto il sistema delle imprese italiane. Per questo motivo, proponiamo la soppressione di questi commi.
Ministro, ci rendiamo conto della loro importanza, poiché apporteranno liquidità di cassa, ma, d'altra parte, si abbatteranno sul sistema economico, quello delle imprese italiane, già in difficoltà, cui viene tolto il TFR, deprimendo la possibilità di compensare i crediti che hanno nei confronti dello Stato.
L'accordo Basilea 2 metterà in difficoltà le imprese per quanto riguarda l'accesso al credito. Il prossimo anno, il nostro sistema imprenditoriale sarà chiuso in una tenaglia, perché vi sarà un ulteriore aggravio che, probabilmente, molte aziende non saranno in grado di sopportare. Poiché per voi presenta solo un valore di cassa, direi che bisognerebbe prendere atto che non si può distruggere una parte del sistema imprenditoriale che si trova già in difficoltà.
Non si tratta di difendere le aziende, ma anche i posti di lavoro nelle aziende. Il problema più grave del nostro sistema aziendale - lei lo sa perfettamente, ministro Visco - è che vi sono aziende sottopatrimonializzate. Se a queste aziende togliamo il TFR, nonché la possibilità di incassare prima i crediti dello Stato, verrà meno un pilastro fondamentale per lo sviluppo.
Vi chiedo, mi rivolgo al relatore e alla maggioranza, di pensarci: non si tratta di una proposta emendativa ostruzionistica, poiché con la medesima intendiamo segnalarvi una preoccupazione che non è avvertita solo da Forza Italia o dall'opposizione. È una preoccupazione che dovrebbe essere comune a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, avevamo presentato un analogo emendamento che però è stato dichiarato inammissibile. Francamente, credevamo l'attuale Governo ormai avesse raggiunto il limite, quando aveva impostato la propria campagna di vessazione fiscale contro il sistema produttivo e le categorie produttive.
Abbiamo visto quante vessazioni ha introdotto il cosiddetto decreto Bersani. Oggi abbiamo il piacere di vedere in aula il viceministro Visco che è l'artefice della vessazione fiscale nei riguardi delle categorie produttive. Abbiamo visto la prima stesura della legge finanziaria e la linea che era stata seguita. Oggi, con questo emendamento, capiamo che, purtroppo, non è finita. Questa proposta emendativa introduce la presunzione di colpevolezza nei confronti delle categorie produttive, le quali devono dimostrare di non essere degli evasori e di non trovarsi nella illegalità. Devono, pertanto, chiedere allo Stato prima se i loro crediti sono legali o illegali.
Nella Costituzione si parla della presunzione di innocenza per altri ambiti, ma oggi possiamo dire che, in materia fiscale, se questa proposta emendativa venisse approvata, per le categorie produttive varrebbe la presunzione di colpevolezza, per cui il 10 di ogni mese esse dovranno chiedere allo Stato se possono portare in compensazione quel credito o no. È uno dei tasselli che sono stati introdotti negli ultimi mesi, che altro non faranno che mettere in ginocchio il sistema produttivo.
In Padania, questi provvedimenti purtroppo vengono molto criticati e visti come vessatori nei confronti di chi, ogni giorno, lavora, paga le tasse e deve mantenere il paese. Pensiamo cosa accadrà a chi dovrà chiedere la compensazione per questi tributi? I commercialisti avranno un ulteriore adempimento, quindi un ulteriore aggravio che si ripercuoterà sulle fatture che emetteranno, quindi sui costi delle imprese, degli artigiani e dei commercianti che già ne hanno tanti. Ricordo ad esempio il modello F-24 on line che poi avete dovuto posticipare, perché, probabilmente, vi siete resi conto che si trattava di un provvedimento pazzesco.
Abbiamo presentato alcune proposte emendative che sono state però dichiarate inammissibili; una era di buonsenso, perché prevedeva l'esclusione da questo provvedimento di alcune categorie produttive, le piccole e medie imprese, gli artigiani ed i commercianti, perché si rischia di metterli in ginocchio, insieme ad altre disposizioni da voi previste. Oltre tutto, vi sarà un costo maggiore, in un momento storico in cui sappiamo che molte imprese sono in crisi a causa della concorrenza internazionale e della crisi dei mercati. Pertanto, sosteniamo con favore questo subemendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, anch'io chiedo di sottoscrivere il subemendamento in esame.
Noto con stupore alcune cose. Il Governo di centrosinistra nel 1997 propose il cosiddetto fisco telematico e, tra le diverse disposizioni, aveva introdotto proprio la possibilità di compensazione. Anche noi guardammo con favore a questa disposizione, che era all'avanguardia nell'ambito degli adempimenti fiscali e dei rapporti fra fisco e contribuente, però, adesso, ci meravigliamo del fatto che si va ad introdurre una norma di penalizzazione estrema. Teniamo presente che, così com'è stata congegnata la disposizione, tutti i professionisti - perché si tratta di un'attività che sostanzialmente viene posta in essere dai professionisti -, il 10 di ogni mese, si devono mettere davanti al computer ed inviare telematicamente una richiesta di compensazione all'amministrazione finanziaria (e poi l'amministrazione darà una risposta entro il giorno 16).
Approfondiamo i problemi pratici, operativi, di questa gente, dei professionisti. Voi sapete che tanti professionisti risiedono in comuni nei quali risulta difficile avere l'ADSL (problema che non viene più avvertito a Roma, Milano, Napoli e Torino), con la conseguenza di seguire procedure molto più lente. Quindi, il commercialista, che magari ha cento rimborsi da chiedere, si deve mettere davanti al computer e inviare queste istanze per tutta la notte - avremo così degli aggravi e degli appesantimenti spaventosi - e poi attendere la risposta.
Ci rendiamo conto di come sarà tremenda la vita dei professionisti e ovviamente delle imprese? È possibile che per avere un qualcosa che spetta di diritto - parliamo di rimborsi, di compensazioni, di eccedenze di imposta pagate dai contribuenti - bisogna sottoporsi a queste forche caudine? È mai pensabile una cosa del genere? Ma che fisco stiamo costruendo? Stiamo costruendo un ircocervo, che da una parte prende, penalizza, distrugge i contribuenti. È mai possibile tutto questo?
Spero che voi facciate un atto di ravvedimento operoso; pensate alle conseguenze che state determinando in capo ai contribuenti! Vorrò vedere, quando questa norma sarà operativa, che cosa vi dirà il mondo delle professioni, delle imprese! Vi diranno che state rendendo la vita difficile alla gente, state facendo in modo che le imprese non si possano più dedicare alla loro attività, alla produzione del reddito, alla produzione della ricchezza. Come pensiamo che possa crescere il PIL se metà della giornata i soggetti la debbono passare a fare spedizioni telematiche, a mandare l'F24 on line o cose del genere? Semplifichiamo la vita dei contribuenti e così veramente avremo una ripresa del nostro sistema paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 286).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 291).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, nell'ambito dell'emendamento 3.500 del Governo, di cui stiamo trattando dall'inizio di questa seduta, l'Esecutivo ha inserito una correzione all'articolo 5, al fine di introdurre i commi 16-bis, 16-ter, 16-quater e 16-quinquies, che sono tutti preceduti dalla parola «conseguentemente».
La filosofia di queste correzioni appare chiarissima: raccogliere delle ulteriori entrate per finanziare i miglioramenti che sono stati introdotti in altre parti dell'emendamento, a correzione della curva IRPEF.
La tecnica di redazione appare veramente strana, perché il recupero di gettito avviene a carico di articoli che sono successivi all'articolo 3 (infatti, lo leggiamo immediatamente dopo).
Quindi, l'esame degli articoli successivi sarà il compromesso delle decisioni che eventualmente andremo ad assumere dopo il voto di questi emendamenti. In sostanza, si propone di rinviare l'esame dei correttivi che non riguardano l'articolo 3 alla sede appropriata.
Venendo al merito del mio subemendamento 0.3.500.13, è fuori discussione che occorra stroncare l'indebita funzione dei crediti di imposta non esistenti. Al riguardo, credo che sia la maggioranza sia l'opposizione siano d'accordo. Ma è altrettanto vero, onorevoli colleghi, che non possono essere penalizzati i contribuenti che, invece, hanno diritto ad ottenere questa compensazione, i quali possono indicare una somma che potrebbe porre nel nulla lo stesso istituto della compensazione.
È bene ricordare che, già nel 1997, quando fu introdotta questa misura, vi fu un diffusissimo dibattito sulle disfunzioni dell'amministrazione finanziaria. Peraltro, direi che tale dibattito non è stato attualmente superato. Infatti, la compensazione è ed era ammessa nel limite di 516.456,90 centesimi di euro e, perciò, non sana assolutamente il complesso problema del rimborso.
Allora, prima di porre ostacoli ad un provvedimento che, proprio per la sua modesta portata, va a beneficio di piccoli e medi contribuenti, sarebbe opportuno inserire almeno una garanzia che non vanifichi i pochi vantaggi raggiunti circa dieci anni fa, nel 1997. Che questo pericolo esista mi sembra assolutamente dimostrato dal fatto che viene quantificato ed immediatamente utilizzato il maggior gettito previsto.
Mi avvio alla conclusione. Lasciare in esclusiva al direttore dell'Agenzia delle entrate la totale discrezionalità nell'introdurre metodologie di controllo potrebbe indurre l'amministrazione a inserire nuove procedure autorizzative così macchinose da assicurare, nel frattempo, la copertura di quanto previsto dalla norma.
In conclusione, una volta informatosi, il contribuente deve essere libero di esercitare la compensazione. Con questo subemendamento chiediamo una modifica, che non stravolge quanto proposto dal Governo, ma introduce un piccolo e semplice correttivo per l'esercizio di una migliore azione amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo prima che il ministro Visco se ne vada, poiché vedo che si è alzato. Signor ministro, nel mio intervento non ho chiesto solo il parere del Governo, ma anche una risposta da parte sua o del sottosegretario Grandi in relazione a questi commi: sono un modo per fare cassa e, quindi, elementi vessatori per il sistema delle imprese italiane? Infatti, se così non è, il subemendamento del collega Berruti non fa che anticipare di cinque giorni quanto voi prevedete e dà all'amministrazione dello Stato cinque giorni (gli stessi che avete previsto nel vostro emendamento) per rispondere sulla trasmissione dei dati telematici. Se così è, approvando il subemendamento dell'onorevole Berruti, non metterete in crisi le imprese e affermerete la stessa volontà contenuta nel provvedimento.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda il subemendamento Berruti 0.3.500.13, tengo a dire che il meccanismo, così come proposto dal Governo, va esattamente nella direzione indicata.
Partiamo dal fatto: nelle compensazioni molti compensano situazioni che non potrebbero compensare. Tali compensazioni vengono, successivamente, messe a ruolo. Spesso è difficile riuscire ad ottenere la restituzione del maltolto e - come dice qualcuno - tale misura finisce col diventare una specie di bancomat liberamente adoperato da parte di contribuenti non fedeli. Non parlo di quelli che commettono errori: mi riferisco a quelli non fedeli. La messa a ruolo vale più di 700 milioni di euro l'anno: quindi, una cifra molto alta.
Vale la pena di evitare questa fatica di Sisifo per cui lo Stato deve correre dietro alla lepre ormai scappata, cercando di recuperare. E non sempre ce la fa.
La norma non vuole essere vessatoria verso il contribuente, ma presuppone una richiesta telematica molto semplice a cui l'Agenzia delle entrate risponderà entro due o tre giorni al massimo, ove ritenga che non vi siano le condizioni. Se non lo fa, si tratta di silenzio-assenso. Ecco la ragione per la quale sono disposto ad accogliere una riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Infatti, riducendolo alla sostanza del problema, può contribuire ad un chiarimento. Si può dire: «la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». Queste parole dovrebbero essere inserite dopo il punto, eliminando le parole «il giorno 5» e le parole «entro i successivi cinque giorni». Ma il silenzio-assenso coincide con il concetto di chi ha formulato la norma. Pertanto, su questo potremmo trovare un utile chiarimento con il reciproco consenso.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, in linea di massima condivido quanto detto dal sottosegretario. Tuttavia, non ho capito qual è il termine per far scattare il silenzio-assenso. Certamente sarà stato spiegato bene, ma non l'ho proprio compreso.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di ripetere quanto già detto per essere più precisi.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il giorno 10 si fa la comunicazione e il giorno 16 la compensazione. L'Agenzia delle entrate o risponde nel giro di due-tre giorni o il contribuente compensa normalmente. È chiaro che l'Agenzia delle entrate ha una lista dei contribuenti che non sono stati fedeli. Se qualcuno di loro si ripresenta, è del tutto in grado di mandare il messaggio. Se non lo fa, il contribuente procede alla compensazione. È chiaro? Così riformulato, il parere sul subemendamento è favorevole.
PRESIDENTE. Si chiede che avvenga una specificazione in termini di accoglimento e di correzione del subemendamento, in modo che sia leggibile al momento del voto.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, va bene.
Il Governo accetta la parte del subemendamento successiva alle parole «al comma 16-ter sostituire le parole». Se il meccanismo individuato dall'emendamento del Governo è condiviso, nella frase successiva all'espressione «dopo il punto inserire le parole» il subemendamento va riformulato eliminando la locuzione «entro i successivi cinque giorni». Quindi dopo il punto, il subemendamento dovrebbe recitare «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». È chiaro? L'aggancio è uguale, ma la frase è ridotta togliendo la parte alla quale ho fatto riferimento.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Berruti se intenda accedere alla riformulazione proposta dal Governo.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, sarebbe una norma assolutamente imperfetta. Non esprime un termine. Il contribuente dev'essere messo a conoscenza di un termine, che può anche essere molto più lungo. Non è detto che sia di cinque giorni perché potrebbe essere benissimo di trenta giorni. Tuttavia, va dato un termine perché esso garantisce il contribuente onesto sul fatto che la sua compensazione è andata a buon fine.
PRESIDENTE Chiedo al Governo se intende riformulare il subemendamento esprimendo una scadenza.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ripeto la mia proposta. Poiché il silenzio-assenso è il meccanismo di fondo individuato, il ribadirlo non fa altro che chiarire al contribuente il concetto. Quindi, va benissimo. Il contribuente il giorno 10 manda per via telematica la notizia della compensazione; il 16 la fa, sempre per via telematica nella maggior parte dei casi. Quindi, non vi è alcun problema. Se il contribuente non riceve alcuna notizia, il 16 può fare la compensazione. Quindi nel giro di due o tre giorni deve ricevere notizia contraria da parte dell'Agenzia delle entrate nel caso esista il sospetto che si possa trattare di frode. L'Agenzia delle entrate deve comunicare tale notizia in precedenza, quindi entro il giorno 15, altrimenti il giorno 16 si fa la compensazione.
GUIDO CROSETTO. Sei giorni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Il chiarimento vale nella misura in cui stiamo dando in questa sede al futuro interprete la chiave di lettura di questo emendamento, perché, diversamente, non si capirebbe. Quindi, il sottosegretario, in qualità di rappresentante del Governo, e noi come legislatori oggi affermiamo, nei verbali della Camera dei deputati, che il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate può notificare il parere contrario è quello che va dal momento in cui il contribuente invia l'istanza al momento in cui effettua la compensazione. In tal modo tutto si chiarisce: il futuro interprete leggendo i verbali di questa Assemblea avrà chiaro che il termine entro il quale si manifesta il silenzio-assenso è quello compreso tra il 10 ed il 16, cioè tra la data in cui viene inviata l'istanza e quella in cui viene fatta la compensazione. Non so se anche l'onorevole Berruti sia d'accordo in tal senso.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal Governo?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Presidente, accetto la riformulazione. Sono assolutamente d'accordo con quanto detto poco fa dal collega Lo Presti. Se il termine non è scritto, ma coincide, se ho ben capito, per forza di cose con la compensazione effettuata dopo la richiesta da parte del contribuente, va benissimo. Si tratta di un silenzio-assenso accettabilissimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Non vorrei contraddire l'onorevole Berruti e l'onorevole Lo Presti, ma qui non si tratta di rimandare in futuro i contenziosi ai resoconti della seduta della Camera dei deputati, perché è una cosa che non si è mai vista! I nostri resoconti non possono sostituire la materialità della disposizione, per cui se le cose vanno chiarite ciò deve avvenire nel testo, il resto non ha alcun valore.
Prego il Governo, magari con un aggiornamento di breve respiro, di completare per iscritto la specificazione che i colleghi chiedono, e allora sarà chiaro per tutti; altrimenti questo nostro dibattito è veramente inconsueto. Un domani non si possono rimandare eventuali contenziosi all'interpretazione autentica fornita dall'Assemblea.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Casini, a me pare che la questione sia del tutto chiara già nel testo del Governo. Dopodiché vi è la richiesta da parte dell'opposizione di accogliere ulteriori chiarimenti del testo in modo da migliorare la comprensione del contribuente: il 10 di ogni mese il contribuente invia telematicamente la richiesta; se entro il 15 dello stesso mese arriva la risposta, bene, altrimenti il giorno 16 può compensare.
Il meccanismo è talmente chiaro che non comprendo cosa debba essere chiarito. Il subemendamento, con il chiarimento che ho indicato prima, è assolutamente in grado di rispondere all'esigenza posta. Non c'è bisogno di sospendere nulla, perché la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente non può che verificarsi entro il 15, perché il 16 deve semplicemente compensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Grazie, Presidente. Mi sembra che il sottosegretario Grandi nelle sue intenzioni abbia chiarito bene l'obiettivo della norma, ma ciò non emerge dal dato letterale. Egli ha detto: il 10 si presenta l'istanza, mentre il 16 è il momento finale per la compensazione. Dove è scritto il termine entro il quale l'amministrazione finanziaria deve rendere la sua comunicazione? Non c'è scritto!
Come ha enunciato il sottosegretario Grandi, la norma verrebbe così riformulata: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente...» e, quindi, non entro i successivi cinque giorni dalla presentazione dell'istanza (poiché queste parole non sono presenti nel testo). Poiché non vi sono tali parole, il termine risulta indefinito, e dunque va necessariamente messo il riferimento ai cinque giorni. Di conseguenza, l'amministrazione delle entrate ha cinque giorni per rendere la risposta, in caso contrario vale il silenzio-assenso. Mi sembra che il subemendamento formulato dal collega Berruti sia puntuale e risolutivo di qualsiasi tipo di contestazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, faccio due proposte alternative. Il Governo potrebbe accettare la precisazione dei cinque giorni che, non a caso, è sovrapponibile con il discorso che il sottosegretario Grandi ha fatto. Infatti, precisamente tra il 10 e il 16 di ogni mese, vi sono cinque giorni utili perché operi il silenzio-assenso. Oppure si potrebbe adottare una formula del tipo: «Il silenzio-assenso scatta, in caso di mancata comunicazione, entro il primo termine utile entro il quale il contribuente versi». Mi spiego?
In altri termini, il silenzio-assenso non può che funzionare - data la sua delicatezza - entro un termine: o questo viene numericamente precisato oppure deve essere riferito ad un termine fisso. Nulla vieta infatti al legislatore, onorevole sottosegretario, di variare in futuro questa scadenza. Lei ci parla del 16, ma in futuro noi ben potremmo spostare al 14...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ...o al 20 tale termine e, allora, ci troveremo scoperti. Quindi, delle due l'una: o si concorda con la riformulazione dei cinque giorni ovvero si accetta - se lo spirito è in linea con questo - di indicare la prima scadenza utile entro la quale il contribuente versi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, forse, per essere più chiari, potremmo riformulare la proposta dell'onorevole Berruti in questi termini: «La mancata risposta al contribuente da parte dell'Agenzia delle entrate, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio-assenso» (Applausi). In tale modo la norma sarebbe scritta in maniera leggibile.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulla riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13 proposta dal relatore?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal relatore?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Sono assolutamente d'accordo con la riformulazione proposta, ma vorrei precisare - per un fatto di lessico - che deve trattarsi di «mancata comunicazione» e non di «mancata risposta». Infatti, non vi è una domanda del contribuente bensì una comunicazione da parte dell'amministrazione finanziaria.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ed il presentatore del subemendamento Berruti 0.3.500.13 concordano con la riformulazione del relatore.
Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Intervengo per far notare che è indefinito il numero di coloro che vanno a fare i versamenti con il modello F24 e simili. Dunque, quella formulazione comporterebbe che l'ultimo giorno, il 16 di ogni mese, tre milioni di contribuenti dovrebbero recarsi in banca a fare le compensazioni. Ma siamo seri, almeno sotto profilo pratico! Non potete chiedere che la comunicazione valga il 15 per 16 di ciascun mese. Ci si dovrebbe preparare il 15 per andare il 16 in banca a fare le comunicazioni? Allora era migliore la riformulazione dell'onorevole Berruti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a testimonianza di quanto detto dall'onorevole Conte, prendiamo in esame il caso pratico di una piccola impresa o di un piccolo artigiano che magari, tempo fa, aveva erroneamente compensato - non perché voleva evadere, ma perché si era sbagliato - e il 15 del mese viene a sapere che deve versare cinque o dieci mila euro in quanto non possono essere portati a compensazione di quanto fiscalmente dovuto. Crediamo che il termine dei cinque giorni, come aveva previsto l'onorevole Berruti - e poi magari entro dieci giorni l'Agenzia delle entrate deve comunicare che la compensazione non può essere fatta -, può essere una modalità pratica più consona e facile per chi poi deve effettivamente lavorare. Infatti, noi siamo qui a discutere, ma la pratica devono poi applicarla gli altri. Ogni tanto, facciamo delle norme di buon senso: dire il giorno 15 del mese di pagare per il giorno dopo credo che per una piccola impresa possa essere una cosa davvero molto grave.
PRESIDENTE. Chiedo l'attenzione del relatore per verificare se la formula che ho trascritto risponde alla proposta e alla correzione: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio assenso».
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi manteniamo un atteggiamento costruttivo e, quindi, voteremo a favore del subemendamento, pur non condividendolo - come abbiamo appena spiegato - in alcune parti. Comunque, essendo migliorativo, almeno in parte, per chi sarà poi interessato - cioè i contribuenti -, esprimeremo un voto a favore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, così come è stato riformulato e letto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 524
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo, modificando il precedente avviso, esprime parere favorevole sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
PRESIDENTE. Sta bene. Qual è il parere del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Il parere è conforme a quello del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
FRANCESCO PIRO. Senza copertura!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 521
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato sì 521).
Il successivo subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.16 è assorbito dal precedente.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero precisare che l'espressione del parere favorevole sulla proposta emendativa appena votata non era riferita alla parte relativa alla copertura finanziaria, che non è necessaria. (Commenti)...
Non c'è bisogno di copertura!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.500.40 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 537
Votanti 528
Astenuti 9
Maggioranza 265
Hanno votato sì 425
Hanno votato no 103).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.21, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.22, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 535
Astenuti 3
Maggioranza 268
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 297).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Colgo l'occasione dell'esame di questo subemendamento, che fa riferimento al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, per sottolineare - e credo che il Governo debba dare su questo spiegazioni all'Assemblea - che la CGIL, la CISL e la UIL stanno effettuando una protesta contro il Governo che avrebbe assunto l'impegno di presentare al Parlamento un emendamento all'articolo 84 del disegno di legge finanziaria al fine di recepire l'intesa intercorsa tra Governo, Confindustria e sindacati.
La CGIL, la CISL e la UIL protestano perché ritengono che il Governo debba immediatamente chiarire se l'emendamento presentato dal Governo sia solo un errore, oppure uno stravolgimento di quegli accordi. Siamo in presenza di una palese violazione dell'accordo sottoscritto con le parti sociali, non essendo assolutamente accettabile che il lavoratore venga penalizzato da questa operazione ed ostacolato pesantemente nel momento in cui legittimamente richiede di riscuotere le prestazioni dovute che dovranno essere erogate esclusivamente dall'impresa.
Ritengo che, di fronte a questa protesta, che denuncia la violazione di un accordo tra le parti sulla base dell'articolo 84 del disegno di legge finanziaria, il Governo debba chiarire all'Assemblea, e anche a chi è al di fuori di essa, se corrisponda al vero questa alterazione dell'accordo, oppure se i sindacati siano male informati, oppure se vi sia stato un errore, poiché ritengo che nel prosieguo dei nostri lavori debba esservi chiarezza, almeno sui contenuti di quanto il Governo propone.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25 e 0.3.500.33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 290).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.24, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 286).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.25, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 538
Maggioranza 270
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 295).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 292).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Avrei gradito intervenire sul subemendamento precedente - e l'avevo anche segnalato, Presidente -, sta di fatto che questo è uno di quei casi di cui aveva parlato il Presidente Vito poc'anzi.
Nel subemendamento Crosetto 0.3.500.33, appena votato, vi è una norma in cui si prevede l'esclusione della somministrazione di bevande e cibi, per la quale noi avevamo previsto una copertura alla voce: «Ministero dell'economia e delle finanze».
Presidente, intervengo in questa fase perché, come anche precedentemente avevo fatto sollevando il problema, con una proposta emendativa presentata dalla Commissione si è intervenuti esattamente nel senso previsto dalla proposta emendativa votata, ovverossia si sopprimeva la previsione dell'articolo 20, lettera a), inserendola nella voce: «Ministero dell'economia e delle finanze». Che cosa hanno fatto il relatore e la Commissione? Hanno presentato lo stesso emendamento che è andato a costituire un altro tipo di copertura, peraltro molto discutibile.
Mi riservo di intervenire sulla proposta emendativa che ha presentato il relatore e che regola appunto la materia per la quale già esisteva una nostra proposta emendativa. Probabilmente, la Commissione avrebbe potuto accantonare tale proposta emendativa dell'opposizione e recepirla in quella del relatore, per dare un segno di disponibilità nei confronti delle proposte emendative dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 293).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.27.
Prendo atto che il deputato Crosetto non accede all'invito al ritiro del suo subemendamento 0.3.500.27 e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Penso che tutti i colleghi siano a conoscenza di quello che è successo con la comunicazione del ministro Visco sugli aumenti delle tasse automobilistiche (Commenti del viceministro Visco). Non mi dica così, signor ministro! Faccio finta di non averla vista.
Questo subemendamento dice soltanto che restano comunque escluse dall'aumento della tassa di possesso degli autoveicoli le persone fisiche il cui reddito non superi i 15 mila euro. Questo subemendamento, in sostanza, vuol dire soltanto che le persone che non hanno i soldi e non hanno un reddito sufficiente per cambiare la macchina non devono pagare personalmente il fatto di avere una macchina vecchia perché non possono, appunto, pagarsene una nuova! Ecco, significa esclusivamente questo.
Siccome lei, signor viceministro, ha detto sui giornali - non solo lei, ma anche il gruppo di Rifondazione, dei Comunisti, una parte della Margherita e una parte dei DS - che era vostra intenzione intervenire su questo punto, abbiamo cercato, scrivendo questo subemendamento, di intervenire su questo aspetto, dicendo che dagli aumenti sulle tasse di possesso degli autoveicoli sono esclusi coloro che hanno un reddito che non consente loro di cambiare autoveicolo.
Quindi, niente di stravolgente e niente per meritarmi - lei non ha visto, Presidente - l'epiteto con cui mi ha salutato prima il viceministro Visco! Mi ha mandato in un posto dove non si va con l'agenzia di viaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Abbiamo sottoscritto questo subemendamento, con la firma dell'onorevole Garavaglia, perché riteniamo che sia necessario fugare - quanto meno da parte nostra (poi il Governo non so se li fugherà) - alcuni dubbi che ci sono venuti. Il dubbio che ci è venuto è che questa operazione di aumento dei bolli auto, lungi dall'essere un'operazione che va nella direzione di una lotta all'inquinamento, sia invece, da un lato, un'operazione che va nella direzione di una rottamazione mascherata, per favorire un'industria piuttosto che altre, che guarda caso produce automobili; dall'altro un'operazione che colpisce, grazie al contenuto delle norme, proprio le famiglie più deboli.
Infatti, una tassa che si applica proporzionalmente alle macchine più vecchie e che si applica proprio laddove le famiglie non dovessero sostituire l'auto, è una tassa che colpisce in maniera particolare, diciamo in maniera selettiva, proprio le famiglie più deboli, mettendole in difficoltà. Proprio per questo abbiamo pensato di porre questa franchigia di 15 mila euro, per fare in modo che questa misura non colpisca le categorie più deboli.
Quindi, ci aspettiamo un segnale di attenzione da parte del Governo e anche da parte di alcuni gruppi della maggioranza, che a parole dichiarano di voler tutelare gli interessi dei più deboli; altrimenti, i fatti dimostreranno che ovviamente l'intento è invece quello di colpirli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della V Commissione. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, io avevo chiesto la parola poc'anzi e la richiedo adesso, peraltro in modo ancor più pertinente, perché questo emendamento comporta una votazione e la copertura concerne la tabella A. Dato che dobbiamo precisare e acclarare formalmente quanto si è detto prima a proposito del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, le chiedo cinque minuti di sospensione per riunire il Comitato dei nove e formalizzare quanto già detto.
PRESIDENTE. Accedendo alla richiesta del presidente della V Commissione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,45.
(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il viceministro Visco (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Ne ha facoltà.
VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, a proposito del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, testé approvato, vorrei confermare ciò che aveva già anticipato il sottosegretario Grandi, ossia che non c'è bisogno di copertura.
La parte relativa alla compensazione si può tranquillamente espungere per il semplice fatto che, nelle valutazioni che abbiamo compiuto per proporre il nostro emendamento, era previsto sia il silenzio-assenso, che, infatti, abbiamo recepito, sia l'introduzione di una soglia di esclusione. Del resto, la ratio della norma è esclusivamente quella di combattere frodi robuste e massicce di cui potremmo essere a conoscenza in anticipo.
Per questo motivo, non vi è la necessità della copertura. Del resto, la cifra che ricordava il collega Grandi di 700-800 milioni messi a ruolo dopo tre anni dimostra esattamente che gli effetti finanziari di questa norma erano considerevolmente minori.
PRESIDENTE. Dunque, per quanto riguarda il subemendamento in questione, la parte del testo che va dalle parole «conseguentemente» in avanti si intende espunto.
Trattandosi di una correzione che riguarda la copertura finanziaria e che discende da una conseguenza di natura tecnica, attinente alle valutazioni degli oneri finanziari, conformemente ai precedenti, l'Assemblea si limita a prenderne atto.
Dovremmo ora procedere alla votazione...
MARCO ZACCHERA. Presidente...!
PRESIDENTE. Deputato Zacchera, vuole parlare sull'ordine dei lavori?
MARCO ZACCHERA. Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto sul subemendamento Crosetto 0.3.500.27, sul quale l'Assemblea stava discutendo prima della sospensione dei lavori.
PRESIDENTE. Sì, lo stavo introducendo...
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, la rottamazione forzata delle autovetture ha scatenato nelle persone anziane problemi enormi. Poiché il ministro Visco è presente in aula, credo che tale questione debba essere affrontata brevemente.
Non teniamo mai conto di quanto venga usata un'autovettura. Molto spesso, le autovetture vecchie non sono tali, poiché vengono poco utilizzate dalle persone anziane. Dal punto di vista economico, per queste persone, sovente, è impossibile cambiare autovettura. Ecco perché ritengo che un Governo serio debba tener conto di questo problema, per esempio, precisando un limite di reddito (è il caso del subemendamento Crosetto), oppure il numero di chilometri percorsi, oppure, semplicemente, se l'autovettura ha il bollino blu, perché, in tal caso, non sta inquinando. Quindi, non si capisce perché la rottamazione debba essere obbligatoria.
Questi problemi, che sembrano semplici, al di fuori di qui diventano per migliaia e migliaia di famiglie davvero importanti. Penso che dovremmo tutti tener conto di ciò.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo solamente perché vi è stato un chiarimento in sede di Comitato dei nove. Devo riconoscere che il Governo è stato molto chiaro, poiché si è espresso contro il subemendamento in esame, sostenendo che esso «costa».
Il fatto che il Governo faccia tale affermazione non mi stupisce, e voglio solamente sottolineare che si tratta della prova che la tassa automobilistica in oggetto colpirà tutti, anche (e molto) i cittadini che posseggono un reddito inferiore a 15 mila euro. La dimostrazione è data dal fatto che tale imposta produrrà introiti notevoli.
Il problema è che questo tributo colpirà soprattutto i cittadini con i redditi più bassi, poiché l'assurdità di tali disposizioni - la cui finalità è assolutamente positiva, poiché si propongono di ridurre il più possibile l'emissione di gas - consiste nel fatto che colpirà, per l'appunto, i ceti più deboli. Vorrei evidenziare che, per assurdo, non verranno più colpiti (o lo saranno marginalmente) i possessori di Mercedes 5000 o di Range Rover, mentre saranno costretti a pagare di più quei poveri cittadini che non hanno i soldi per cambiare la propria autovettura!
Informo, quindi, che insisteremo per la votazione del nostro subemendamento, nonostante il parere contrario espresso dal Governo e dalla Commissione, ed invitiamo qualche collega della maggioranza - giusto per testimonianza - a votare a favore di una proposta che riteniamo giusta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento in esame ed esprimo la mia piena adesione alle osservazioni formulate ed alle motivazioni addotte a suo sostegno.
Nessuno contesta la validità dell'intero impianto normativo, il quale mira a ridurre l'inquinamento e a raggiungere nuovi standard di qualità dell'aria; tuttavia, vorrei rilevare che, a causa del modo in cui questa materia è stata affrontata in sede regionale (particolarmente nella mia regione, il Piemonte), anche l'aumento dell'imposta sul possesso degli autoveicoli, qualora non venisse approvato il subemendamento Crosetto 0.3.500.27, costituirebbe un'ulteriore, grave penalizzazione per i cittadini.
Vorrei ribadire, infatti, che tale misura colpisce quelle fasce più deboli della popolazione che non hanno la possibilità di acquistare nuove auto e che già pagano regolarmente il bollo. Non è previsto, inoltre, un incentivo sufficiente: infatti, in sede attuativa, vale a dire a livello regionale, è stata definita una somma, pari a mille euro, che non incide sostanzialmente sull'impossibilità, per molti anziani e per molte persone che dispongono di redditi «popolari», di rinnovare i loro autoveicoli.
Credo, pertanto, che la misura proposta dal subemendamento in esame rappresenti almeno un segnale di sensibilità e di attenzione nei confronti di quelle fasce «popolari» che il disegno di legge finanziaria in esame asserisce di voler assolutamente tutelare; tuttavia, se dovesse essere respinto il subemendamento Crosetto 0.3.500.27, allora tale asserzione non risulterebbe essere veritiera!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per invitare i colleghi a svolgere una riflessione su questo tema. È stato dichiarato che alcuni dei pilastri della manovra finanziaria sono l'equità e, in maniera particolare, la redistribuzione del reddito.
Se si esaminasse la copertura finanziaria del subemendamento Crosetto 0.3.500.27, tuttavia, tale affermazione verrebbe smentita in maniera molto evidente. Non è ammissibile, infatti, pensare di fare cassa nel modo più semplice, vale a dire aumentando il bollo sugli autoveicoli e, soprattutto, colpendo la fascia più debole della popolazione, vale a dire gli anziani. Ciò perché si tratta dei soggetti che non hanno la possibilità di acquistare un mezzo di locomozione nuovo.
Vorrei osservare che è stato commesso un notevole errore di comunicazione quando è stata spiegata la proposta di variazione del bollo sulle auto, poiché si è affermato che tale operazione avrebbe colpito soltanto l'8 per cento delle automobili. Ciò non è vero, poiché essa colpisce l'8 per cento delle autovetture nuove e, soprattutto, riguarda l'85 per cento del parco mezzi circolante! È questo il problema, che, peraltro, avrà anche impatti molto forti. Per un «euro 0» sopra i 100 kilowatt vi sarà un incremento del 74,4 per cento.
Quindi, rivolgo un invito ai colleghi a riflettere su questo tema, perché, altrimenti, non sarete più credibili quando dite che si tratta di una manovra redistributiva, poiché, con una delle cose più semplici, ossia il bollo auto, si vanno a colpire gli anziani e le fasce più deboli.
Quindi, davvero vi invito a fare una riflessione attenta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIANLUCA GALLETTI. Signor Presidente, avevamo sostenuto che gran parte dei tagli effettuati alle regioni e ai comuni sarebbe ricaduta sui cittadini. La regione Toscana, non più tardi di qualche giorno fa, ha deliberato per i mezzi circolanti immatricolati in quella regione un aumento del 10 per cento del bollo per tutte le autovetture e per tutti i possessori, indipendentemente dal reddito. Così, nel prossimo mese, faranno tante altre regioni, compresa l'Emilia-Romagna.
Questo aumento, quindi, si somma a quelli che le regioni hanno già effettuato o stanno per effettuare. Se non poniamo un limite di reddito - lo dico, in particolare, ai deputati della maggioranza -, per molte classi sociali diventerà un lusso insostenibile possedere una macchina vecchia. Stiamo parlando di questo.
Ritengo che questo subemendamento, che non ha un costo enorme, vada contro a tale discriminazione forte che stiamo effettuando. Vi chiedo veramente una riflessione pacata su questo aspetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso relativo a questo subemendamento, che, come Alleanza Nazionale, abbiamo sottoscritto in fase di stesura con l'onorevole Crosetto e che pone le questioni già illustrate dai colleghi.
Si tratta di una ulteriore tassa, assolutamente iniqua, che colpisce i soggetti deboli, che, evidentemente, non hanno risorse sufficienti per fare fronte al possibile cambio di autovettura.
Condivido le considerazioni che ha appena svolto il collega, perché sappiamo molto bene che a questo tipo di tassazione se ne aggiunge un'altra da parte delle regioni, perché si tratta di una delle possibili leve che le regioni attualmente possono utilizzare per fare fronte ai tagli complessivi varati in questa legge finanziaria. Ciò è elemento di dibattito in questi giorni, mentre si accingono a varare le manovre tributarie. Tale questione dimostra concretamente come questo Governo, complessivamente, non alleggerisca la pressione fiscale sui cittadini, ma sostanzialmente la aumenti.
Quindi, invito ad un gesto di disponibilità, che credo debba essere nelle riflessioni e nelle corde di quella sinistra massimalista che più volte continua a rivendicare un'attenzione particolare nei confronti dei soggetti deboli, che, in realtà, non vengono presi in considerazione.
Riprendo il filone di lavoro aperto rispetto ai subemendamenti che sono stati già discussi precedentemente, laddove avevamo cominciato a porre questioni cardine legate all'istituzione di fondi per gli incapienti, all'handicap e, più in generale, alla sicurezza.
PRESIDENTE. La prego...
ALBERTO GIORGETTI. Si tratta di questioni che riprenderemo anche con i prossimi subemendamenti, ma sulle quali richiamiamo, ancora una volta, la maggioranza al senso di responsabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, dichiaro innanzitutto di voler aggiungere la mia firma a questo subemendamento.
Vorrei aggiungere una semplicissima battuta alle condivisibili riflessioni dei colleghi che hanno parlato prima di me. Questo subemendamento costituisce la prova provata che, grazie alla vostra manovra e al vostro impianto, anche i poveri piangeranno e piangono (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro ))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Ovviamente, anche noi condividiamo questo subemendamento. Per rifarmi a ciò che ha detto il collega precedentemente, i poveri non piangono: i poveri sono costretti ad andare a piedi!
Questo è ciò che hanno voluto il Governo e il viceministro Visco e che, sicuramente, vorrà questa maggioranza.
Non credo che questa sia una questione di equità.
Forse gli farete risparmiare la benzina o il bollo; come qualcuno ha già affermato, la regione Toscana lo ha già aumentato del 10 per cento. Quel collega si è dimenticato di dire che ha già aumentato l'addizionale IRPEF e la tassa sulla benzina. Questa non è giustizia sociale!
Non riusciamo a capire perché ve la prendiate con le classi più deboli; forse perché sono quelle che pagano sempre e comunque? Vi si chiedeva un piccolo sforzo per pensare agli indigenti, alle classi più povere, agli anziani, a quelli che fanno sacrifici per arrivare a fine mese e non possono spendere i propri soldi per cambiare la macchina o per pagare un bollo troppo caro.
Dunque, tornando a quanto affermato all'inizio, tali soggetti non devono piangere, ma devono andare a piedi e, con il trasporto pubblico locale di cui disponiamo, che Dio ce la mandi buona!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento in esame e per sottolineare come in effetti esista una serie di problemi, come ad esempio la questione relativa alle famiglie dei pensionati, che magari vivono con 500 o 600 euro di reddito al mese, che non beneficeranno di alcun vantaggio fiscale essendo già al di sotto della no tax area e che probabilmente hanno a disposizione solo una vecchia autovettura che con il proprio reddito non saranno in grado di cambiare.
Ebbene, tali famiglie vengono penalizzate e ad esse si aggiungono anche quelle famiglie di nuova costituzione, che hanno già un mutuo pesante da pagare e che non si possono permettere di cambiare autovetture che posseggono già da qualche anno perché le loro entrate non lo consentono.
Ritengo si tratti di una misura estremamente iniqua, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli della nostra società.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Crosetto 0.3.500.27 non accedono all'invito al ritiro. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 518
Astenuti 4
Maggioranza 260
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.19.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.29.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 288).
Prendo atto che i deputati Dato e Realacci non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.3.500.3.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per spiegare il subemendamento in esame, che nella sua semplicità può risolvere diversi problemi, in quanto non so se tutti i colleghi abbiano avuto la possibilità di valutarlo.
Già in sede di approvazione del decreto fiscale si è svolto uno specifico dibattito in merito agli scontrini, con la conseguente polemica proveniente da parte dei commercianti che si sono sentiti - a nostro avviso, legittimamente - additati ingiustamente come evasori.
Con il presente subemendamento si prevede la facoltà - anziché l'obbligo - per i commercianti di dotarsi di un registratore fiscale che trasmetta automaticamente i corrispettivi.
In questo modo, si determinano due effetti. In primo luogo, si ottiene un risparmio per le casse dello Stato, perché l'acquisto dei registratori di cassa (sarebbe anche interessante capire chi beneficerà di questo maxi-ricambio del registratore, ma è un'altra questione) è interamente deducibile. Ora, diciamo una cosa semplice. Chi vuole lo acquista e beneficia della deduzione, però, chi acquista il registratore di cassa che trasmette in automatico i corrispettivi la sera, non emette lo scontrino. Non ha più senso perché lo Stato li avrà tutte le sere.
Quindi, proponiamo che coloro che si dotano di questo nuovo registratore, e che sono già soggetti agli studi di settore, non abbiano più l'obbligo di emettere lo scontrino. È semplice e logico, in quanto lo Stato riceve i corrispettivi tutte le notti e non si capisce per quale motivo debba sussistere tale obbligo.
Viceversa, bisogna risolvere un altro problema e, in questo caso, facciamo risparmiare soldi allo Stato. Il piccolo negozio gestito, ad esempio, da una vecchietta che vende pane in cima alla montagna e non ha voglia né necessità di cambiare registratore e buttare via quattrini, perché si trova al termine della sua attività, può continuare senza questo nuovo registratore, emettendo lo scontrino.
Si tratta di un subemendamento di puro buonsenso che risolve due problemi in una sola volta: da un lato, evita un investimento inutile da parte di chi considera l'attività residuale e dall'altra, fa entrare soldi nelle casse dello Stato, che risparmia i soldi delle deduzioni da parte di chi non si dota dei nuovi registratori e, infine, libera dall'obbligo dell'emissione dello scontrino i commercianti che, in quanto soggetti agli studi di settore e controllati sotto questa via, perché dotati del nuovo registratore di cassa, che trasmette in automatico i corrispettivi tutte le notti, non avranno più alcuna necessità di sprecare la carta per l'emissione dello scontrino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Propongo di accantonare il subemendamento in esame e di esaminarlo al termine dell'esame dei subemendamenti presentati all'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Il relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sono favorevole (Commenti).
PRESIDENTE. La proposta ha un senso politico, a vedere dalle reazioni; tuttavia, non la si può adottare subito per ragioni tecniche, essendo i subemendamenti concatenati. Quindi, per potervi accedere, è necessaria una breve interruzione, anche di soli cinque minuti, dei nostri lavori.
Sospendo pertanto la seduta.
La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,20.
PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Grandi.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone all'onorevole Garavaglia la seguente riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.3. Al 37-bis, aggiungere alla fine: «I soggetti che effettuano la trasmissione telematica emettono scontrino non avente valenza fiscale.».
In sostanza, è lo stesso meccanismo che adoperano i supermercati, o comunque coloro che emettono uno scontrino anche se non ha valore fiscale. Tutto ciò consente l'invio telematico veritiero e, nello stesso tempo, semplifica ciò che il subemendamento cercava di affrontare.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Garavaglia se accetti la riformulazione proposta dal Governo.
MASSIMO GARAVAGLIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il relatore concorda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.3.500.3, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 490
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Dato e Adolfo non sono riusciti a votare.
Avverto che dall'approvazione del subemendamento Garavaglia 0.3.500.3, come riformulato, discende l'assorbimento della parte dispositiva del successivo subemendamento Crosetto 0.3.500.28 e la preclusione delle parti consequenziali del medesimo subemendamento.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.30.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 284).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.31.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 286).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.34.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 290).
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 3.500, del Governo, che ci accingiamo votare risulterebbero precluse le seguenti proposte emendative: Capitanio Santolini 3.3, 3.5, 3.6, 3.10, 3.15 e 3.16, Pedrizzi 3.4, 3.7, 3.11 e 3.14, Leo 3.8 e Garavaglia 3.9, 3.12 e 3.13.
Risulterebbero, inoltre, precluse le seguenti proposte emendative: Leo 3.22, Campa 3.23, Fugatti 3.24, Mazzoni 3.53, nonché tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 4, compresa la votazione dell'articolo medesimo (si voteranno gli articoli aggiuntivi). Inoltre da pagina 233 fino a pagina 237, gli emendamenti Cesini 20.222, Buonfiglio 20.8, Misuraca 20.9, Valducci 20.10, Fugatti 20.11 e, Alberto Giorgetti 20.13. Infine, da pagina 254 a 257, gli emendamenti Bellotti 20.53, Raisi 20.54, Diliberto 20.96, Capitanio Santolini 20.56, Garavaglia 20.58 e 20.59, Palmieri 20.60 e, Di Virgilio 20.61.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.500 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale aveva segnalato questa mattina, all'inizio dei lavori, come, di fatto, con la presentazione di questi emendamenti si verificasse quanto lei ha appena affermato, ovvero che il Governo e la maggioranza, al di là di un confronto di merito su alcuni elementi marginali, come è accaduto anche con questi ultimi emendamenti, peraltro accolti - segnali comunque positivi, ma che non cambiano la nostra opposizione complessiva sull'articolo -, determinassero un percorso di preclusione complessiva nei confronti delle nostre proposte emendative. Ciò conferma l'atteggiamento di disponibilità al confronto e non di ostruzionismo dell'opposizione, che vuole approfondire nel merito le varie questioni.
A fronte della preclusione di una serie di emendamenti assolutamente qualificanti, è mio dovere, in sede di dichiarazione di voto, a nome di Alleanza Nazionale, recuperare gli aspetti fondamentali delle questioni poste. Noi innanzitutto ribadiamo che, nella riscrittura complessiva della curva attorno al tema dell'IRPEF - in particolar modo, gli interventi fatti sul versante dei carichi familiari e alcune questioni specifiche relative al sostegno delle esigenze familiari (vedi il tema badanti e altre questioni affrontate all'interno dell'articolo) -, complessivamente non c'è un miglioramento significativo per le tasche dei cittadini e, soprattutto, per le famiglie (questo è un tema che ha caratterizzato il dibattito sull'articolo 3, in ogni sua parte, anche in questi ultimi emendamenti e subemendamenti approvati).
Riteniamo che intere fasce della popolazione non siano sostanzialmente ricomprese tra i fruitori dei leggerissimi benefici previsti all'interno di questo articolo. Restano temi inevasi, quale quello degli incapienti, dei soggetti deboli, delle famiglie con carichi particolarmente difficili - vedi il tema degli handicappati -, e, più in generale, quello della trasformazione delle deduzioni in detrazioni, che non consente, in particolar modo alle famiglie numerose, di avere un vantaggio concreto. Lo dimostra anche il fatto che, durante il dibattito su questo articolo 3, sostanzialmente, è stata anche rifiutata l'approvazione di una clausola di salvaguardia, che più volte è stata annunciata dal Governo come migliorativa del testo e di tutta la curva delle aliquote IRPEF. Così non è, altrimenti sarebbe stata accolta con grande serenità anche la clausola di salvaguardia come posta nella formulazione della proposta emendativi di Antonio Pepe, che prevedeva comunque la possibilità di utilizzare il sistema fiscale in vigore prima dell'introduzione di questo emendamento e, quindi, prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria (un vantaggio fiscale che indubbiamente oggi non c'è). Infatti, complessivamente, questo intervento prevede anche elementi di carico fiscale ulteriore, i cui meccanismi saranno più chiari esclusivamente quando sarà approvata la legge (peraltro, sul loro funzionamento insistono ancora nostre gravi perplessità).
Ciò che ha animato i colleghi nella presentazione dei nostri emendamenti è l'obiettivo prioritario di dare risposte ai temi della famiglia. Abbiamo previsto, all'interno di vari emendamenti, un elenco di interventi di solidarietà; basti pensare al recupero del percorso legato alle deduzioni e non alle detrazioni.
Si tratta di deduzioni che rappresentano un'organicità migliore dal punto di vista fiscale, per dare risposte, in particolar modo, in ordine ai carichi familiari numerosi; e si tratta di detrazioni che, comunque, aumentano concretamente anche con il raddoppio dei percorsi legati alle somme previste in detrazione.
Quindi, avevamo proposto che, progressivamente, si attuasse quella strada che abbiamo più volte annunciato e che ritenevamo possibile percorrere, nel caso in cui fossimo stati maggioranza di Governo: mi riferisco al riconoscimento del quoziente familiare.
Riveste particolare interesse anche una serie di emendamenti con cui si propone il riconoscimento di una responsabilità civile nei confronti di alcuni cittadini, all'interno del percorso delle detrazioni, con riferimento ad impegni particolari. Ad esempio, avevamo proposto di prestare particolare attenzione al tema del personale militare impegnato in operazioni di pace, nonché alla responsabilità e al rischio che corrono ogni giorno gli operatori di polizia quotidianamente impegnati in operazioni di sicurezza. Ed avevamo proposto di considerare con attenzione la questione della detraibilità delle spese di affitto per i soggetti deboli.
Quindi, signor Presidente, avevamo previsto una serie di interventi che avrebbero migliorato in misura significativa il testo ed avrebbero fornito una risposta concreta ai soggetti deboli, dando l'idea di un percorso complessivo di abbattimento della pressione fiscale. Tale percorso viene completamente abbandonato con questo emendamento che non serve a nulla, dal punto di vista del miglioramento dell'equità fiscale. Pertanto, Alleanza Nazionale può esclusivamente contrastare l'emendamento in esame, esprimendo il proprio voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'emendamento 3.500 del Governo, riferito all'articolo 3. Si tratta di un voto favorevole espresso in modo convinto, perché la riforma dell'IRPEF è uno dei cardini della manovra finanziaria per il 2007.
Attraverso questa riforma raggiungiamo un obiettivo programmatico che l'Unione si era prefissato: l'abolizione del secondo modulo Tremonti, fatto dal precedente Governo, che aveva segnato una riforma dell'imposta personale sul reddito di stampo regressivo, distribuendo privilegi e ulteriori vantaggi ai ceti più ricchi e benestanti della popolazione.
Invece, con questo emendamento, che riformula l'articolo 3 del provvedimento in esame, introduciamo una maggiore progressività dell'imposta personale sul reddito e, in questo modo, raggiungiamo un obiettivo, sia pure parziale, di redistribuzione.
Si inverte, così, una tendenza che, ormai, durava da tanti, troppi anni: quella di una distribuzione perversa del reddito anche attraverso un equilibrio distorto del carico fiscale che, fino ad oggi, ha sempre penalizzato i lavoratori dipendenti, i pensionati e i soggetti più deboli.
La riformulazione presentata dal Governo rispetto al testo originario con questo emendamento garantisce pienamente tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 40 mila euro e, in modo particolare, i lavoratori dipendenti, i pensionati e gli anziani ultrasettantacinquenni. Infatti, per i redditi al di sotto di questa cifra, anche tenendo conto delle addizionali comunali e regionali e, per i lavoratori dipendenti, dell'aumento dello 0,3 per cento dei contributi previdenziali, grazie alla formulazione contenuta nell'emendamento in esame, vi saranno vantaggi.
Noi ascriviamo anche a merito dell'iniziativa di Rifondazione Comunista, nel lavoro in Commissione, di avere prodotto un risultato che, a questo punto, è chiaro e preciso, e non dovrebbe lasciare adito a dubbi.
Concludo dicendo che occorre proseguire anche in futuro lungo questa direzione, perché il sistema fiscale italiano è estremamente distorto e penalizzante nei confronti dei soggetti più deboli, dei lavoratori e dei pensionati. Siamo soltanto ad una prima tappa di un percorso che dovrà portare, attraverso la riforma fiscale, ad una distribuzione socialmente più equa del reddito e della ricchezza.
Il problema degli incapienti, che rimane tuttora irrisolto, dovrà essere oggetto della massima attenzione da parte della maggioranza e del Governo dopo la legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a titolo personale vorrei esprimere il mio completo e totale dissenso dall'emendamento 3.500 del Governo. Ciò per tutto quello che è stato oggi detto in quest'aula, ed anche scorrendo l'intero testo ora al nostro esame: si parla sempre di figli e di minori, tuttavia, sostengo che in questo articolo non viene assolutamente garantita la cosiddetta «equità orizzontale». Insisto sul fatto che, a parità di reddito, chi ha figli non può essere trattato come chi non ne ha.
Siccome in Italia l'ISTAT e tutte le indagini affermano che la povertà è correlata al numero dei figli, ciò significa che in questo Paese chi mette al mondo un bambino è punito per questo solo fatto. Quindi, non bisogna rimodulare in questo modo perché non è presente alcuna opzione seria per la tutela e per il sostegno delle famiglie. Ricordo che i soggetti più a rischio di povertà non sono i pensionati né le persone adulte, in qualche modo garantiti, bensì i minori. Quindi, ribadisco il mio totale dissenso da questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà. Ricordo che ha disposizione un minuto.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per esprimere la mia forte insoddisfazione perché il problema delle politiche familiari è prima di tutto culturale. La famiglia non va sostenuta in quanto povera e bisognosa, ma in quanto famiglia. Questa legge finanziaria per il 2007 non mette al centro la famiglia. Non siamo davanti, come invece sento dire da molti esponenti della maggioranza, ad una svolta epocale, ma alle solite logiche assistenziali. Crediamo invece che si debba applicare pienamente l'articolo 53 della Costituzione e gli altri articoli che danno una tutela forte e privilegiata all'istituto familiare e ai nuclei con figli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a nome del gruppo di Forza Italia. Nella discussione di oggi è già emersa la nostra contrarietà. Non si tratta di una contrarietà pregiudiziale, viceministro Visco. Mi dispiace di non concordare con il collega Andrea Ricci che, nonostante la diversità di opinioni, stimo, avendo in proposito dato testimonianza in Commissione. Infatti, riteniamo che alla fine di questo percorso sulla fiscalità, quando contempleremo le varie imposte a livello locale - quelle comunali e provinciali -, le addizionali sulle macchine e i ticket sanitari, alla fine il reddito complessivo di tutte le fasce di cittadini sarà sicuramente intaccato.
Non si sa più quanto vale questa legge finanziaria: 40 mila miliardi, 35 mila miliardi, 80 mila miliardi delle vecchie lire? Da qualche parte questi soldi escono. Non è una finanziaria che prevede tagli; ne ha alcuni formali che vengono compensati da nuove entrate. Citando i manifesti affissi da Rifondazione Comunista, le nuove entrate non provengono da ricchi o da super ricchi. Il contenuto del manifesto da me citato che raffigurava lo yacht non è veritiero. Infatti, questa legge finanziaria non intacca il possessore dello yacht da 50 metri, ma in modo univoco tutta la popolazione. La tocca in modo diverso, perché alcune fasce vengono colpite in modo demagogico con un leggero aumento - mi si passi il termine - ridicolo sull'incidenza dei grandi redditi, mentre in modo più repentino colpisce tutta la popolazione.
L'esempio fatto prima e i due subemendamenti dell'opposizione non approvati sono significativi. Il viceministro Visco si è rifiutato di far approvare la clausola di invarianza. L'opposizione aveva chiesto che nessuno che guadagna meno di 40 mila euro pagasse più tasse.
Benissimo - noi abbiamo detto - mettiamo allora una clausola per cui nessuno debba pagare più tasse se guadagna meno di 40 mila euro. Il Governo, però, ha rifiutato. Perché il Governo rifiuta una clausola di invarianza di questo tipo? Non esistono motivazioni politiche né motivazioni economico-finanziarie. Il Governo sa perfettamente che non può accettare una clausola di questo tipo in quanto sa perfettamente che anche coloro che hanno i redditi inferiori a 40 mila euro pagheranno, alla fine del percorso di questa finanziaria, più tasse.
Il ministro Tremonti accettò con facilità un'analoga clausola, perché sapeva che la sua riforma fiscale non avrebbe fatto aumentare le tasse per i redditi al di sotto di una certa cifra. Il viceministro Visco l'ha rifiutata. Ma non è solo questo! Il rifiuto avvenuto prima del subemendamento che salvava i redditi al di sotto dei 15 mila euro dall'imposta sulle auto significa la stessa cosa. Significa che il Governo sa benissimo che da quelle persone, cioè dal ceto più debole di questo paese, verranno i soldi previsti da questa finanziaria sul bollo auto, non dagli altri redditi.
Queste, onorevole Ricci, sono le dimostrazioni evidenti di una finanziaria presentata da un grande burocrate bancario internazionale che ha un obiettivo che in qualche modo persegue: quello di sistemare formalmente i conti pubblici del bilancio dello Stato. Lo fa a spese di tutti i cittadini, indifferentemente di tutti. Lo fa avendo in qualche modo - nel percorso di questi giorni è stato evidente - preso in giro un po' tutti, perché io sono convinto che il risultato di questa finanziaria deluderà tutti. Deluderà tutti, perché sta deludendo - lo hanno dimostrato i membri del Governo che hanno partecipato alle manifestazioni - tutti i ceti. Contro la legge finanziaria non ho mai visto in piazza artigiani, operai, commercianti, disoccupati, liberi professionisti, industriali. Non ho mai visto un disegno di legge finanziaria in cui si pubblicizza un accordo mentre il ministro Mussi (appena due ore fa) protesta contro i tagli, e lo stesso fanno il ministro della difesa ed il ministro dell'interno.
È una finanziaria su cui in quest'aula si manifesta una compattezza della maggioranza che mi ha impressionato, ma appena usciamo dall'aula questa compattezza viene meno, perché tutti coloro che sono seduti in questi banchi sanno perfettamente che questo disegno di legge finanziaria contiene delle misure che alla fine creeranno disequilibri. Non un solo collega è venuto in queste ore a dirmi: «quella proposta emendativa doveva passare» o «questa non è una cosa giusta». Poi quello che ognuno di voi sente personalmente non si trasforma in un voto. Alla fine avremo, forse anche per colpa nostra, ma principalmente per colpa vostra in quanto siete maggioranza, una legge finanziaria che non aiuterà questo paese. La responsabilità, per fortuna, non è dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo per esprimere e motivare il dissenso della Lega Nord su questo emendamento all'articolo 3. Questo articolo, con la rimodulazione dell'IRPEF, si poneva l'obiettivo dell'equità, uno dei pilastri, a vostro dire, del disegno di legge finanziaria. Invece, anche il dibattito di questa sera ha dimostrato che in realtà così non è. L'equità non c'è.
Innanzitutto, se eravate convinti veramente che questa norma portasse un miglioramento nelle tasche dei cittadini più deboli, quelli con redditi al di sotto di 40 mila euro, sarebbe bastato approvare la clausola di salvaguardia, accettando il subemendamento che stabiliva templicemente che se il contribuente guadagna con il nuovo meccanismo può optare per esso, altrimenti mantiene quello precedente.
Il fatto che non si sia accettato questo è la dimostrazione che neanche voi siete certi che questa nuova rimodulazione dell'IRPEF porti all'equità. Secondariamente, avete anche il problema della comunicazione di una manovra molto complessa di rimodulazione. Infatti, è tanto complessa che voi stessi avete dovuto modificare la versione originale in maniera sostanziale, non solo con dei piccoli aggiustamenti, perché non si capiva più se il single guadagnava o perdeva rispetto alla famiglia.
La manovra dell'IRPEF è stata cambiata ma, ancora oggi, non si capisce bene chi ci guadagna. Lo dice non tanto il sottoscritto, ma addirittura l'ex moglie di Padoa Schioppa (che è un fior fiore di fede economista, brava almeno quanto l'ex marito), la quale ha dichiarato che la legge finanziaria opera una grande redistribuzione, ma non si capisce esattamente bene chi ne beneficia. Questo è il problema: c'è un gran caos e non si capisce chi ne trae vantaggio.
La Lega Nord aveva un'idea molto semplice: se si voleva aiutare la famiglia - e soprattutto le famiglie con figli -, bastava applicare il meccanismo del quoziente familiare e mantenere il bonus per i nuovi nati. Queste sono operazioni semplici e comprensibili a tutti. Voi avete scelto un'altra via, vedremo poi che cosa ne pensano i cittadini.
Un dato è certo: per coprire questa manovra, ad esempio, sono stati aumentati i bolli delle auto, soprattutto di quelle più vecchie e quindi di proprietà delle persone meno abbienti. Un altro dato è certo: aumenterà la tassazione locale, soprattutto l'ICI e l'addizionali IRPEF che, come tutti sanno, sono tasse regressive, cioè che colpiscono maggiormente i ceti più deboli. Dunque, voi credete di aver fatto un'operazione di equità, mentre i cittadini, soprattutto i meno abbienti, avranno modo già in primavera di vedere che il loro portafoglio sarà più vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Presidente, intervengo solamente per sottolineare che l'emendamento che andiamo a votare va contro la famiglia con figli e contro coloro che hanno macchine obsolete, vale a dire le classi più deboli della popolazione. Non riesco a capire l'intervento di Rifondazione Comunista: avete fatto una castrazione finanziaria. Da questa legge finanziaria tra beneficio soprattutto chi non ha figli e costringete il popolo italiano a non fare più figli, come in Cina (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Non è corretto che ciò venga dai banchi di coloro che si ritengono sinistra europea, e state attenti ad usare questo termine. Una legge finanziaria equa è quella che tiene in debito conto la famiglia. Il Governo è stato costretto a fare un intervento assistenziale e non sicuramente un intervento sociale.
È per questo che noi votiamo contro, perché vogliamo famiglie con figli e che abbiano parità di diritti rispetto a tutte le altre. Se aveste messo il limite di 15 mila euro - non dico tanto - al di sotto dei quali fiscalmente nessuno avrebbe dovuto nulla, avremmo votato a favore. Tuttavia, non siete in grado di fare neanche questo, in quanto le tasse aumenteranno per tutti, anche per chi guadagni mille o duemila euro al mese!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 del Governo, come subemendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 293
Hanno votato no 234).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, questo emendamento va nella direzione della riduzione del danno che questo disegno di legge finanziaria opera contro la famiglia italiana. In particolare questo emendamento, a firma mia e dell'onorevole Gardini, vuole puntare l'accento sulla situazione delle famiglie numerose, vale a dire quelle con più di quattro figli. Credo che il dato della denatalità sia un problema che tutti dobbiamo fare nostro in quanto è evidente che, se non si fanno più figli, siamo inesorabilmente avviati al declino. Vogliamo pertanto riconoscere la tutela per le famiglie con un numero di figli superiore a quattro.
Questo numero di famiglie, che 35 anni fa erano qualche milione, oggi sono ridotte ad essere non più di 125 mila. È evidente che con l'impianto del vostro emendamento avete distrutto e sfaldato completamente la riforma Tremonti; avete ribaltato completamente - come ha ricordato eloquentemente anche l'onorevole Santolini - il principio della deduzione a favore dei figli che avevamo introdotto nelle precedenti leggi finanziarie; avete soppresso la libertà per le famiglie di decidere cosa fare dei propri denari senza prima doverli consegnare in mano allo Stato.
Allora, l'invito è di considerare l'emendamento Palmieri 3.2 ed esprimere su di esso un voto favorevole per tutelare almeno queste famiglie, che hanno un numero di figli che oggi è ormai una rarità. Invece di parlare di politiche a sostegno della famiglia, credo che sia più opportuno cominciare a sostenere le famiglie che hanno i figli. Costoro hanno già compiuto un atto di coraggio, rischiando - perché questo è il termine - di mettere al mondo i figli nel nostro paese oggi, e meritano il nostro sostegno attraverso gli interventi di politica fiscale contenuti nell'emendamento al nostro esame.
Per tale motivo, mi auguro che i settori dell'attuale e temporanea maggioranza - i quali nel loro programma elettorale e nelle polemiche di questi giorni hanno avanzato a grande voce il loro ruolo di difensori della famiglia in particolare di quelle numerose - abbiano il coraggio di votare questo emendamento e quello successivo a mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma a questo emendamento, e vorrei rilevare che le considerazioni testè svolte dall'onorevole Palmieri rappresentano una realtà incontestabile. L'Italia è il paese al mondo con maggiore denatalità e questo non perché gli italiani non vogliono i figli, ma perché la situazione economica non aiuta i giovani e le famiglie più povere. Quindi, venire incontro alle famiglie numerose, che diminuiscono sempre di più proprio per questo fattore, significa compiere un atto di giustizia e di solidarietà. Altrimenti, nel prossimo futuro pagheremo amaramente, in quanto le famiglie italiane saranno sempre più destinate ad essere superate dall'immigrazione, verso la quale non abbiamo nulla in contrario, ma la nostra italianità e civiltà verrà sicuramente mescolata con altre civiltà in maniera non soddisfacente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento Palmieri 3.2 e per confermare che una vera politica della famiglia non può non portare ad una politica fiscale che tenda ad introdurre nel nostro paese, così come in altri paesi europei, il quoziente familiare. Torno a ribadire la domanda: come possiamo trattare in modo equo situazioni profondamente diverse? Nel nostro paese le famiglie con quattro o più figli sono circa 300 mila e rappresentano un capitale sociale sul quale la responsabilità del Governo, della maggioranza e di tutto il Parlamento dovrebbe essere attenta, sostenendo con maggiore efficacia gli sforzi e i sacrifici sostenuti da queste famiglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere questo emendamento assolutamente di buon senso. Tra l'altro, è rivolto in favore della maggior parte delle famiglie italiane, caratterizzate da un quoziente familiare elevato, cioè proprio quelle famiglie, per intenderci, che l'estate non vanno a Pantelleria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Intervengo per dichiarare, anche a nome del collega Consolo, di aggiungere la firma all'emendamento Palmieri 3.2 e per ricordare ancora una volta a questo Governo e a quest'Assemblea che nella prossima settimana audiremo presso la Commissione affari sociali l'associazione Famiglie numerose. Anche questo è un buon segnale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sarò breve, signor Presidente. Mi associo a questo emendamento che mi sembra qualificante rispetto all'obiettivo, che dovrebbe essere perseguito nel corso dell'intera legislatura, di riconoscere il valore sociale delle famiglie che hanno tanti figli, figli che pagheranno domani le tasse anche per coloro che non li hanno avuti, e che pagheranno la sanità e le pensioni. Si parla tanto delle pensioni che questi figli non avranno, ma che saranno obbligati a pagare anche a coloro che i figli non li hanno fatti.
Mi sembrano misure di buon senso, di equità e di giustizia: le famiglie italiane chiedono non l'elemosina, né trattamenti assistenziali, bensì chiedono trattamenti di promozione, di riconoscimento e di giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galletti. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.
GIAN LUCA GALLETTI. Vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in votazione e ricordare soltanto una cosa molto semplice. Abbiamo svolto una discussione sui 40 mila euro di reddito che costituiscono una buona somma se non si hanno 4 figli. Se invece si hanno quattro figli, 40 mila euro di reddito lordo diventano poca cosa e ci vuole molto poco per arrivare sotto la soglia di povertà.
Ritengo che si tratti di una osservazione da tenere in considerazione e che, anche se non verrà approvato (io, però spero che verrà votato dalla maggioranza), l'emendamento Palmieri 3.2 ponga all'attenzione di questo Parlamento un problema di discriminazione che oggi esiste.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 3.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 3.21.
Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Siamo alle solite Calimero... Anche questo emendamento, come il precedente 3.2 a mia firma, riguarda le famiglie numerose. Vi invito, essendo il testo molto breve, a leggerlo, anzi, se non vi offendete o non vi rubo troppo tempo, lo leggerò io: «I contribuenti con quattro o più figli a carico in sede di dichiarazione dei redditi possono detrarre dal reddito familiare complessivo le bollette inerenti i consumi di acqua, corrente elettrica e gas relativi all'anno cui si riferisce la dichiarazione dei redditi.»
Come abbiamo detto a più voci in quest'aula, e purtroppo soltanto dalla parte dell'attuale e temporanea minoranza, si tratta di una serie di emendamenti che vanno a tutelare, e questi in particolare, coloro che hanno avuto il coraggio e, raccogliendo il suggerimento di un collega, l'incoscienza di mettere al mondo tanti figli.
È noto che in Italia se più persone compongono la famiglia consumano evidentemente di più e finiscono per pagare di più. È evidente a tutti - dovrebbe esserlo in modo particolare alla sinistra - che questa misura colpisce soprattutto le famiglie numerose, che hanno meno mezzi. Abbiamo già detto che in Italia le famiglie numerose sono quelle che più delle altre cadono nelle fasce di povertà. Mi sembra quindi veramente un elemento di civiltà, oltre che di buonsenso, votare questo emendamento.
Mi rivolgo questa volta non più alla componente della maggioranza cosiddetta moderata, ma, appunto, alla componente di sinistra, perché dovrebbe stare a cuore a voi più che ad altri l'elementare elemento di giustizia sociale contenuto in questo emendamento.
Per questo motivo, rinnovo l'invito ad approvare questo emendamento, mettendovi non solo la mano sulla coscienza, ma anche una mano sul portafogli, per aiutare le famiglie numerose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Solo ai fini di evitare fraintendimenti all'Assemblea, faccio notare che lei ha illustrato un altro emendamento, che invece è stato ritirato. Non ha letto infatti il testo dell'emendamento ora in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 521
Maggioranza 261
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 282).
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Ceroni 3.38 e 3.39, Rampelli 3.27 e Capitanio Santolini 3.28 e 3.33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceroni 3.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceroni 3.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 288).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rampelli 3.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 289).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 3.43.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Con questo emendamento cerchiamo di dare una risposta ad un problema, che sempre più evidentemente si pone all'attenzione, incidendo pesantemente sui costi sia delle famiglie dei lavoratori, sia delle imprese stesse: è il costo sostenuto per lo spostamento casa-lavoro.
Si è tentato di affrontare questo aspetto nei contratti collettivi nazionali di lavoro. Soluzioni sono state individuate tra le parti, ma noi crediamo che una risposta importante e significativa, che dia il senso reale della volontà del Governo di voler andare incontro alle esigenze delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori, sia quella che consente la deducibilità, per quanto riguarda le imprese, dall'imponibile ai fini IRPEF e IRES e dalla base imponibile IRAP, dei costi sostenuti dai datori di lavoro, o eventualmente rimborsati, per lo spostamento casa-lavoro dei lavoratori.
Crediamo si tratti di un'iniziativa che abbia una valenza sociale di grande rilevanza. Per questo faccio appello a tutte le forze politiche, che siedono in Parlamento e che si pongono l'obiettivo di tutelare i lavoratori, a dare una mano anche alle famiglie che sostengono i costi di questi lavoratori. Dunque chiedo formalmente che questo emendamento sia approvato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Leone 3.43, Capitanio Santolini 3.30, 3.29 e 3.34, Leo 3.54, Bernardo 3.45 e 3.55 e Garavaglia 3.47 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 3.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 284).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 283).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 288).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 3.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 290).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 3.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 285).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 3.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco...
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere il controllo delle tessere di votazione (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 415
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 226).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, io credo che quando ci sono centinaia di votazioni e molti emendamenti un po' di tolleranza sia anche comprensibile fra colleghi; infatti, c'è chi entra e chi esce, insomma ci si alterna. Ripeto: questo fa parte della reciproca tolleranza; però, dato che stiamo entrando in un orario «caldo» della giornata e siamo stati un po' sfidati ad andare avanti fino alle 22, alle 23, a mezzanotte, a sabato e domenica, e mi sembra che il numero legale sia circa 270 colleghi, voglio far notare che nella votazione che si è appena registrata, dopo che il collega Baldelli ha chiesto un controllo delle tessere che non è stato nemmeno effettuato, ma che è solo servito a disincentivare la pratica che lei sta comprensibilmente tollerando, la maggioranza ha avuto circa 226 voti, cioè 50-60 voti in meno rispetto al voto precedente. Credo che siamo ben oltre il limite della tolleranza; quindi, signor Presidente, prima di indire la successiva votazione, la inviterei a fare davvero il controllo delle tessere per una questione di trasparenza; così, per il tempo residuo che resta da qui fino alla fine della giornata, se la tolleranza consiste soltanto in un gesto di generosità nei confronti del collega momentaneamente assente, questa generosità è ampiamente contenuta dal numero di votazioni effettuate; se, invece, serve per mantenere arbitrariamente il numero legale è evidente che è una pratica che noi non possiamo tollerare.
PRESIDENTE. Invito i deputati segretari ad effettuare una verifica delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
I segretari svolgano la loro funzione (Commenti)...
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta del collega Elio Vito, che, però, supera ogni ipocrisia.
Fino ad ora, dietro di lui, tre colleghi hanno votato per venticinque. Quindi, vorrei che il controllo venisse svolto in maniera equa per tutte le parti dell'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo, Italia dei Valori, Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Attendiamo la verifica delle tessere di votazione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Per favore...
I deputati segretari stanno svolgendo il controllo. Se l'Assemblea si ricompone, possiamo procedere alle votazioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Verro 3.46.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, sono rimasto negativamente colpito dal parere contrario espresso dal Governo che, con questo disegno di legge finanziaria, dipinge un paese che non c'è, perché l'eredità del Governo Berlusconi è un'eredità di maggiori entrate fiscali. Con questo disegno di legge finanziaria raccontate al paese gli effetti di una politica fiscale ed economica che saranno completamente devastanti.
Avete pagato lo scotto con il declassamento delle agenzie di rating ed è proprio di ieri la notizia che l'Europa vi ha ricordato che il sistema previdenziale italiano è tra i più sostenibili in Europa e, se lo è, è per merito del Governo Berlusconi.
Non avete seguito i consigli venuti dall'Europa, perché già la legge finanziaria di Tremonti e l'avvio della ripresa, come ricordavo precedentemente, avevano tonificato le entrate. Quindi, avreste potuto fare un disegno di legge finanziaria che, con un taglio non traumatico delle spese, avrebbe prodotto l'effetto del rientro del deficit europeo.
Perché vi ostinate a danneggiare il ceto medio e anche i più deboli? Francamente questo è un mistero. State perdendo vistosamente consenso nel paese è questo è un bene per il paese. State impoverendo il paese e questo è un male. Speriamo presto e volentieri di cambiare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Verro 3.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
ELIO VITO. Presidente, guardi là! Ma non è possibile!
PRESIDENTE. Vi prego...!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Presenti e votanti 350
Maggioranza 176
Hanno votato sì 95
Hanno votato no255).
Cosa succede?
ELIO VITO. Il Presidente Casini...
PRESIDENTE. La prego!
Passiamo all'emendamento...
ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, non vorrei fare la parte spiacevole del collega che fa nomi o denuncia altri, ma ricordo che, come gruppo di maggioranza relativa, siamo stati giustamente richiamati dal Presidente Casini a mantenere (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)... a mantenere il numero legale e dei nostri colleghi sono stati espulsi dall'aula!
Quindi, la invito a guardare tra i banchi della maggioranza i numerosi colleghi che, nonostante i controlli effettuati, hanno votato per due!
Se lei fa così, Presidente, noi...
PRESIDENTE. No, guardi, i segretari hanno fatto una verifica e il sorriso del Presidente Casini mi pare un autorevole commento.
Invito le deputate e i deputati ad attenersi rigorosamente, per favore, all'invito a votare ciascuno nel proprio scranno e solo per sé. I segretari hanno svolto una verifica ed invito ad assumere un atteggiamento di serietà nel prosieguo dei nostri lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonio Pepe 3.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 3.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i deputati Compagnon e Formisano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti).
Per favore (Commenti)... Per favore...!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 258).
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Per favore, perché grida? Se vuole può chiedere la parola (Commenti del deputato Leone)! Calma (Commenti)!
Sta chiedendo la parola?
ANTONIO LEONE. Si è visto?
PRESIDENTE. Deputato Leone, sta chiedendo la parola? Non ho capito...
ANTONIO LEONE. Non mi serve più!
PRESIDENTE. Grazie!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dionisi 3.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Moffa 3.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, chiedo al Governo e al relatore - oltre ai colleghi dell'Assemblea, ovviamente - di prestare un po' di attenzione, poiché si tratta del primo degli emendamenti, presentati dal gruppo di Alleanza Nazionale, che riguardano un tema che consideriamo particolarmente importante. Ricordo che, nei giorni scorsi, si è dibattuto molto su una delle grandi debolezze del disegno di legge finanziaria in esame, vale a dire la mancata riproposizione, per il 2007, dell'istituto del 5 per mille.
Tale istituto, come tutti i colleghi sanno, è finalizzato al sostegno delle associazioni, delle fondazioni e degli enti di ricerca, ed è stato particolarmente apprezzato nella scorsa legislatura. Ricordo che esso è stato introdotto, nell'ultimo anno, dal Governo di centrodestra ed ha incontrato l'apprezzamento di numerose realtà. L'istituto del 5 per mille, infatti, ha rappresentato per esse un importante strumento per potersi finanziare, nonché per rendere maggiormente chiara e trasparente un'attività assolutamente strategica nell'ambito del nostro tessuto civile.
Il gruppo di Alleanza Nazionale intende affermare con chiarezza, allora, che, all'interno del disegno di legge finanziaria in esame, che complessivamente vale 40 miliardi di euro, risulta veramente indecente il fatto che non si possano reperire 300 milioni di euro per ripristinare un intervento sicuramente positivo e significativo.
Pertanto, vogliamo dire con chiarezza che consideriamo il tema in questione uno dei capisaldi fondamentali del confronto tra maggioranza ed opposizione. Il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene l'emendamento Moffa 3.50, infatti, una delle proposte emendative maggiormente significative al fine di avviare un confronto responsabile con la maggioranza. Ciò perché pensiamo sia essenziale continuare a mantenere un atteggiamento responsabile per potere giungere ad un miglioramento complessivo del disegno di legge finanziaria.
Quindi, cari colleghi, chiediamo di prestare attenzione all'emendamento in esame ed invitiamo il relatore a svolgere una riflessione su tale tema, poiché, in ogni caso, non sarà l'unica proposta emendativa con la quale affronteremo tale questione. Vorrei, comunque, che iniziassimo a trattare l'argomento con grande determinazione proprio in occasione dell'esame dell'articolo 3 del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e per sottolineare come, a parole, si sia vicini al mondo dell'associazionismo e del volontariato, ma, nei fatti, questo Governo stia dimostrando tutt'altro. Dai diversamente abili, alle famiglie numerose, adesso siamo passati anche al 5 per mille!
Poi si dice che la sinistra in Italia è vicina al mondo dell'associazionismo! Totò diceva: mi faccia il piacere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, trattandosi di un argomento importante, che trova ampia sensibilità nell'aula, anche se questo significa non procedere, evidentemente, al voto sull'articolo 3, chiedo di accantonare l'esame dell'emendamento Moffa 3.50 (Applausi).
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole relatore.
A questo punto, mancando tre votazioni a seguito di questo accantonamento, mi pare assolutamente ragionevole sospendere la seduta.
Avverto che sono stati ritirati dai rispettivi presentatori gli emendamenti Alberto Giorgetti 20.97, Ravetto 109.1 e Garavaglia 109.2.
Avverto altresì che è in distribuzione un'errata corrige con l'articolo aggiuntivo 200.01, che erroneamente non è riprodotto nella terza parte del fascicolo degli emendamenti.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
La seduta termina alle 20,20.
DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BIALCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA
IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)
(A.C. 1746-bis - Sezione 1)
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
PARERE CONTRARIO
sui seguenti emendamenti: 6.02 Garnero Santanchè; 8.7 Armani; 9.14 Peretti; 9.02 Alemanno; 9.03 Gioacchino Alfano; 9.04 D'Elpidio; 9.07 Raisi; 57.01 e 57.03 Fedele; 57.03 Borghesi; 68.109 Alberto Giorgetti; 71.03 Buontempo; 115.5 Gianfranco Conte; 163.01 Rampelli; 182.01 Fugatti e 182.02 Alberto Giorgetti; 190.5 Mellano; 199.6, 199.7, 199.8, 199.11, 199.12, 199.13, 199.14, 199.15, 199.16, 199.17, 199.18, 199.19, 199.22, 199.23 Garavaglia, nella parte in cui non prevedono forme concertative con le regioni per il riparto delle risorse; 204.1 Meloni;
NULLA OSTA
sui restanti emendamenti al disegno di legge finanziaria 2007, C. 1746-bis/A contenuti nel fascicolo n. 1, nonché sugli emendamenti del Governo 1.100, 3.500, 5.500, 6.500, 11.500, 13.500, 14.500, 18.500, 20.500 e 28.500.
(A.C. 1746-bis - Sezione 2)
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
TITOLO I
DISPOSIZIONI DI CARATTERE FINANZIARIO
Capo I
RISULTATI DIFFERENZIALI
Art. 1.
(Risultati differenziali del bilancio dello Stato).
1. Per l'anno 2007, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato in termini di competenza in 29.000 milioni di euro, al netto di 3.820 milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all'articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ivi compreso l'indebitamento all'estero per un importo complessivo non superiore a 4.000 milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2007, è fissato, in termini di competenza, in 240.500 milioni di euro per l'anno finanziario 2007.
2. Per gli anni 2008 e 2009, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in 26.000 milioni di euro ed in 18.000 milioni di euro, al netto di 3.150 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 214.000 milioni di euro ed in 208.000 milioni di euro. Per il bilancio programmatico degli anni 2008 e 2009, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in 19.500 milioni di euro ed in 10.500 milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 208.000 milioni di euro ed in 200.000 milioni di euro.
3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.
4. Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, le maggiori entrate rispetto alle previsioni derivanti dalla normativa vigente sono interamente utilizzate per la riduzione del saldo netto da finanziare, salvo che si tratti di assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali, improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese, situazioni di emergenza economico-finanziaria ovvero riduzioni della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equità sociale indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE
Sostituire il terzo «conseguentemente» con il seguente:
Conseguentemente nella Tabella A:
1) sotto la voce Ministero degli affari esteri apportare le seguenti variazioni:
2007: - 10.000;
2008: - 10.000;
2009: - 10.000;
2) sotto la voce Ministero dell'interno apportare le seguenti variazioni:
2007: - 10.000;
2008: - 10.000;
2009: - 10.000;
3) sotto la voce Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 10.000;
2008: - 10.000;
2009: - 10.000;
4) sotto la voce Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
2007: - 5.000;
2008: - 5.000;
2009: - 5.000;
5) sotto la voce Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 5.000;
2008: - 5.000;
2009: - 5.000.
0. 1. 100. 1. Garavaglia, Fugatti, Filippi.
ART. 1.
All'articolo 1 sono apportate le seguenti modifiche:
al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: 3.820 milioni con le seguenti: 9.520 milioni;
al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: 3.150 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 con le seguenti: 8.850 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009.
Conseguentemente, nella Tabella A, sotto la voce: Ministero dell'economia e delle finanze, eliminare il riferimento alle regolazioni debitorie e apportare le seguenti variazioni:
2007: - 3.000.000;
2008: - 3.000.000;
2009: - 3.000.000.
Conseguentemente, nella Tabella B, sotto la voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: + 5.700.000;
2008: + 5.700.000;
2009: + 5.700.000,
da considerare quali regolazioni debitorie.
Conseguentemente, nella Tabella A, sotto la voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 40.000;
2008: - 40.000;
2009: - 40.000.
1. 100. Governo.
(Approvato)
(A.C. 1746-bis - Sezione 3)
ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo II
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI IRPEF E DI ASSEGNI PER IL NUCLEO FAMILIARE
Art. 3.
(IRPEF).
1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 3, relativo alla base imponibile, al comma 1, le parole: «nonché delle deduzioni effettivamente spettanti ai sensi degli articoli 11 e 12» sono soppresse;
b) l'articolo 11 è sostituito dal seguente:
«Art. 11. - (Determinazione dell'imposta). - 1. L'imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili indicati nell'articolo 10, le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:
a) fino a 15.000 euro, 23 per cento;
b) oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27 per cento;
c) oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38 per cento;
d) oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro, 41 per cento;
e) oltre 75.000 euro, 43 per cento.
2. L'imposta netta è determinata operando sull'imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, le detrazioni previste negli articoli 12, 13, 15 e 16 nonché in altre disposizioni di legge.
3. Dall'imposta netta si detrae l'ammontare dei crediti d'imposta spettanti al contribuente a norma dell'articolo 165. Se l'ammontare dei crediti d'imposta è superiore a quello dell'imposta netta il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l'eccedenza in diminuzione dell'imposta relativa al periodo d'imposta successivo o di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi»;
c) l'articolo 12 è sostituito dal seguente:
«Art. 12. - (Detrazioni per carichi di famiglia). - 1. Dall'imposta lorda si detraggono per carichi di famiglia i seguenti importi:
a) 800 euro per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro;
b) 800 euro per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni. Le predette detrazioni sono aumentate di un importo pari a 70 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Per i contribuenti con più di tre figli a carico la detrazione è aumentata di 200 euro per ciascun figlio a partire dal primo. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro; per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro. La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori. In caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per l'intero importo;
c) 750 euro, da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla detrazione, per ogni altra persona indicata nell'articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro.
2. La detrazione di cui al comma 1 spetta a condizione che le persone alle quali si riferisce possiedano un reddito complessivo, computando anche le retribuzioni corrisposte da enti e organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, nonché quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica, non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.
3. Le detrazioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.
4. Se i rapporti di cui al comma 1 sono pari a zero, minori di zero o uguali a 1, le detrazioni non competono; negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali»;
d) l'articolo 13 è sostituito dal seguente:
«Art. 13. - (Altre detrazioni).- 1. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 49, con esclusione di quelli indicati nel comma 2, lettera a), e 50, comma 1, lettere a), b), c), c-bis), d), h-bis) e l), spetta una detrazione dall'imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell'anno, pari a:
a) 1.840 euro se il reddito complessivo non supera 8.000 euro. L'ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro;
b) 1.338 euro, aumentata del prodotto tra 502 euro e l'importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.000 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 8.000 euro ma non a 15.000 euro;
c) 1.338 euro se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000
euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 40.000 euro.
2. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di pensione di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quella di cui al comma 1, rapportata al periodo di pensione nell'anno, pari a:
a) 1.725 euro se il reddito complessivo non supera 7.500 euro. L'ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro;
b) 1.255 euro, aumentata del prodotto tra 470 euro e l'importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.500 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 7.500 euro ma non a 15.000 euro;
c) 1.255 euro se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 40.000 euro.
3. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 50, comma 1, lettere e), f),g), h) e i), 53, 55, 66 e 67, comma 1, lettere i) e l), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quelle previste nei commi 1 e 2, pari a:
a) 1.104 euro se il reddito complessivo non supera 4.800 euro;
b) 1.104 euro se il reddito complessivo è superiore a 4.800 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 50.200 euro.
4. Se il risultato dei rapporti indicati nei commi 1, 2 e 3 è maggiore di zero, lo stesso si assume nelle prime quattro cifre decimali»;
e) all'articolo 24 il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. Dall'imposta lorda si scomputano le detrazioni di cui all'articolo 13 nonché quelle di cui all'articolo 15, comma 1, lettere a), b), g), h), h-bis) e i). Le detrazioni per carichi di famiglia non competono».
2. All'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, lettera a), primo periodo, le parole da: «al netto delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2, del medesimo testo unico, rapportate al periodo stesso» sono sostituite dalle seguenti: «ed effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13 del citato testo unico, rapportate al periodo stesso» e, al secondo periodo, le parole: «Le deduzioni di cui all'articolo 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «Le detrazioni di cui agli articoli 12 e 13»;
b) al comma 3, primo periodo, le parole: «delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «delle detrazioni eventualmente spettanti a norma degli articoli 12 e 13».
3. All'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il comma 350 è abrogato.
4. I trasferimenti erariali in favore delle regioni e degli enti locali sono ridotti in misura pari al maggior gettito loro derivante dalle disposizioni del presente articolo, secondo le modalità indicate nell'articolo 20, comma 23, da definire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo II
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI IRPEF E DI ASSEGNI PER IL NUCLEO FAMILIARE
ART. 3.
(IRPEF).
Sopprimerlo.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere i seguenti:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 12,5 per cento, del 14,5 per cento e del 14,5 per cento. Per i medesimi anni sono altresì ridotti gli stanziamenti relativi ai contributi agli investimenti delle imprese nella misura del trenta per cento per ciascun anno.
Art. 214-ter. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.;
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007 una minore spesa annua di 600 milioni di euro.
3. 1. (ex 3. 102). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:
a-bis) all'articolo 10, comma 1, dopo la lettera l-ter è aggiunta la seguente:
«l-ter.1 Le spese veterinarie sostenute per la sterilizzazione chirurgica, per l'identificazione mediante tatuaggio o microchip e per l'iscrizione all'anagrafe. Le tipologie di animali per le quali spetta la deducibilità delle predette spese sono quelle indicate dal decreto del Ministro delle finanze n. 289 del 6 giugno 2001, recante regolamento per l'individuazione delle tipologie di animali per le quali le spese veterinarie danno diritto ad una detrazione d'imposta».
Conseguentemente:
dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. La disposizione di cui al comma 1, lettera a-bis) si applicano a partire dal periodo d'imposta 2006.
all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 25.000;
2008: - 25.000;
2009: - 25.000.
3. 49. (ex 3. 38). Ceccacci Rubino, Di Virgilio.
All'emendamento 3.500 del Governo, comma 1, lettera a), capoverso 1-bis dopo le parole: reddito complessivo aggiungere le seguenti: , al netto degli oneri deducibili indicati nell'articolo 10,.
0. 3. 500. 4. Leo.
(Inammissibile)
All'emendamento 3. 500. del Governo, comma 1, lettera a), capoverso 1-bis, sostituire le parole: 7.500 euro con le seguenti: 8.000 euro.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre in maniera lineare le dotazioni di parte corrente in misura pari all'8 per cento, a decorrere dall'anno 2007.
0. 3. 500. 5. Leo.
All'emendamento 3. 500 del Governo, comma 1, lettera b), sostituire il numero 1) con il seguente:
1) il capoverso a) é sostituito dal seguente:
«a) 800 euro per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro».
0. 3. 500. 6. Leo.
Al numero 1, lettera b), numero 2.1), sostituire le parole: pari a 220 euro con le seguenti: pari a 300 euro.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 40.000;
2008: - 40.000;
2009: - 40.000.
0. 3. 500. 18. Antonio Pepe, Delfino, Paoletti Tangheroni, Ulivi, Fugatti, Ricevuto, Consolo, Leo, Ronchi, Reina, Lisi, Formisano, Berruti, Baroni, Crosetto.
Al comma 1, lettera b), sopprimere il punto 2.3.
Conseguentemente, alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte del 10 per cento negli anni 2007, 2008 e 2009.
0. 3. 500. 12. Capitanio Santolini, Peretti, Zinzi, Volontè, Di Virgilio, Gardini, Delfino.
All'emendamento 3. 500 del Governo, comma 1, lettera c), numero 2) capoverso 3, dopo le parole: reddito complessivo ovunque ricorrano, aggiungere le seguenti: , al netto degli oneri deducibili di cui all'articolo 10.
0. 3. 500. 8. Leo, Berruti.
(Inammissibile)
All'emendamento 3. 500 del Governo articolo 3, comma 1, lettera c), numero 2), capoverso 3, dopo le parole: 75 anni inserire le seguenti: compiuti nel corso del periodo d'imposta.
0. 3. 500. 7. Leo.
(Inammissibile)
Al comma 1, sostituire la lettera b), con la seguente:
b) nella lettera c) apportare le seguenti modifiche:
1) alla lettera a) sostituire la cifra: «800» con la seguente: «2.000»;
2) alla lettera b) sostituire le cifre: «800» «900» e «70» con le seguenti: «2.000», «2.500» e «250»;
3) alla lettera c) sostituire la cifra: «750» con la seguente: «1.500»;
Conseguentemente:
alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
alla Tabella A, di cui all'articolo 216, comma 1, voce relativa ai seguenti Ministeri è così modificata:
Ministero economia e finanze:
2007: - 240.000;
2008: - 240.000;
2009: - 240.000.
Ministero lavoro e previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero ambiente:
2007: - 980;
2008: - ;
2009: - .
Ministero beni culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero università:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000.
Ministero solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
Dopo l'articolo 214, inserire il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 446/97 le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900».
0. 3. 500. 10. Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, sostituire la lettera b), con la seguente:
b) nella lettera c) apportare le seguenti modifiche:
1) alla lettera a) sopprimere le parole: «la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro»;
2) alla lettera b) sopprimere le parole: «la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro; per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro»;
3) alla lettera c) sopprimere le parole: «la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000».
Conseguentemente:
alla Tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
alla Tabella A, di cui all'articolo 216, comma 1, voce relativa ai seguenti Ministeri è così modificata:
Ministero economia e finanze:
2007: - 240.000;
2008: - 240.000;
2009: - 240.000.
Ministero lavoro e previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero ambiente:
2007: - 980;
2008: - ;
2009: - .
Ministero beni culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero università:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000.
Ministero solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
Dopo l'articolo 214, inserire il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 446/97 le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900».
0. 3. 500. 9. Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi, Delfino.
Al numero 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
c-bis) dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. i contribuenti con reddito non superiore ai 40 mila euro, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, possono applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, in vigore al 31 dicembre 2006, se più favorevoli.
Conseguentemente, alla Tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci, fino a concorrenza dell'importo di 3.300 milioni di euro annui.
0. 3. 500. 15. Antonio Pepe, Leo, Armani, Garavaglia, Crosetto, Capitanio Santolini, Delfino.
Dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
c-bis) dopo il comma 22, aggiungere il seguente:
22-bis. Gli autoveicoli euro 4 o euro 5 immatricolati a decorrere dal 1o gennaio 2007 sono esonerati dal pagamento delle tasse automobilistiche per la durata di un anno.
Conseguentemente:
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
3) alla lettera a) le parole: per la quota del 20 per cento sono sostituite con le seguenti: per la quota del 40 per cento;
4) alla lettera b) le parole: per la quota del 30 per cento sono sostituite con le seguenti: per la quota del 60 per cento.
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
0. 3. 500. 19. Antonio Pepe.
All'emendamento 3.100 del Governo, al comma 2, punto 7, sostituire le parole: 0,00266 con le seguenti: 0,00307; sostituire le parole: 0,00288 con le seguenti: 0,00330; sostituire le parole: 0,00307 con le seguenti: 0,00351.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 3 inserire il seguente:
Art. 3-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: per la quota del 20 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 40 per cento;
2) alla lettera b), le parole: per la quota del 30 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 60 per cento.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
a) voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000;
b) voce: Ministero dell'interno:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
0. 3. 500. 32. Garavaglia, Crosetto, Armani, Peretti, Alberto Giorgetti, Zorzato, Conte, Santanchè, Giudice, Verro, Ravetto, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3.100 del Governo, al capoverso: All'articolo 5, al comma 16-bis sostituire le parole: luglio 2007 con le seguenti: luglio 2008.
Conseguentemente all'articolo 50, comma 1-bis del decreto-legge n. 269 del 2003 sostituire le parole: 31 marzo 2006 con le seguenti: 31 dicembre 2007.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
0. 3. 500. 35. Gianfranco Conte, Armani, Garavaglia, Ulivi, Antonio Pepe, Consolo, Germontani, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3.100 del Governo, al capoverso: All'articolo 5, sopprimere i commi: 16-ter, 16-quater e 16-quinquies.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 3 inserire il seguente:
Art. 3-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: per la quota del 20 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 40 per cento;
2) alla lettera b), le parole: per la quota del 30 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 60 per cento.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
a) voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000;
b) voce: Ministero dell'interno:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
c) voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 70.000;
2008: - 70.000;
2009: - 70.000.
0. 3. 500. 20. Crosetto, Peretti, Armani, Verro, Giudice, Ravetto, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Zorzato, Leo, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 500 del Governo, parte consequenziale, articolo 5, sopprimere il comma l6-ter.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
0. 3. 500. 1. Garavaglia, Fugatti, Filippi, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
(Inammissibile)
Nella parte conseguenziale, il secondo capoverso riferito all'articolo 5 del disegno di legge, al capoverso 16-ter, sostituire le parole: Al fine di contrastare l'indebita effettuazione con le seguenti: Al fine di controllare la regolarità.
0. 3. 500. 14. Antonio Pepe.
All'emendamento 3. 500 del Governo, parte consequenziale, articolo 5, comma 16-ter, dopo le parole: partita IVA aggiungere le seguenti: , diversi da quelli definiti dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, recante il testo unico delle imposte sui redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
0. 3. 500. 2. Garavaglia, Fugatti, Filippi, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
(Inammissibile)
Al comma 16-ter, aggiungere, in fine, le seguenti parole: La mancata comunicazione da parte dell'agenzia delle entrate al contribuente, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio assenso.
0. 3. 500. 13. (Testo modificato nel corso della seduta Berruti.
(Approvato)
All'emendamento 3. 500 del governo nella parte conseguenziale, al secondo capoverso riferito all'articolo 5 del disegno di legge, al capoverso 16-ter, dopo le parole: l'operazione di compensazione aggiungere le seguenti: per importi superiori a euro 10.000.
0. 3. 500. 17. Antonio Pepe.
(Approvato)
Nella parte conseguenziale, al secondo capoverso, riferito all'articolo 5 del disegno di legge, al capoverso 16-ter, dopo le parole: l'operazione di compensazione aggiungere le seguenti: per importi superiori a euro 5.000.
Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 75.000;
2008: - 75.000;
2009: - 75.000.
0. 3. 500. 16. Antonio Pepe.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 5», al comma 16-quinquies, sostituire le parole da: è iscritta fino alle parole: n. 307 con le seguenti: è iscritta in un fondo, da istituire nello stato di previsione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nell'anno 2007, per interventi a favore dei lavoratori precari.
0. 3. 500. 21. (Testo modificato nel corso della seduta) Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Verro, Ravetto, Zorzato, Giudice, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 5», al comma 16-quinquies, sostituire le parole da: è iscritta fino alle parole: n. 307 con le seguenti: è iscritta in un fondo, da istituire nello stato di previsione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nell'anno 2007, per interventi a favore delle famiglie con soggetti portatori di handicap.
0. 3. 500. 22. (Testo modificato nel corso della seduta) Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Verro, Ravetto, Zorzato, Giudice, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 500. del Governo, al capoverso «All'articolo 5», al comma 16-quinquies, sostituire le parole da: è iscritta fino alle parole: n. 307 con le seguenti: è iscritta in un fondo, da istituire nello stato di previsione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nell'anno 2007, per interventi a favore delle famiglie incapienti.
0. 3. 500. 23. (Testo modificato nel corso della seduta) Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Verro, Ravetto, Zorzato, Giudice, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 5», al comma 16-quinquies, sostituire le parole da: è iscritta fino alle parole: n. 307 con le seguenti: è iscritta in un fondo, da istituire nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione nell'anno 2007, per interventi a favore degli studenti con reddito familiare inferiore a 15 mila euro.
0. 3. 500. 24. (Testo modificato nel corso della seduta) Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Verro, Zorzato, Giudice, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 5», al comma 16-quinquies, sostituire le parole da: è iscritta fino alle parole: n. 307 con le seguenti: è iscritta in un fondo, da istituire nello stato di previsione del Ministero dell'interno nell'anno 2007, per interventi per la sicurezza.
0. 3. 500. 25. (Testo modificato nel corso della seduta) Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Verro, Garnero Santanchè, Zorzato, Giudice, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20» sopprimere la lettera a).
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 10.000;
2008: - 15.000;
2009: - 15.000.
0. 3. 500. 33. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Gianfranco Conte, Ravetto, Giudice, Zorzato, Garnero Santanchè, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'articolo 20, dell'emendamento 3.500 del Governo, capoverso, la lettera a) è sostituita dalla seguente:
a) dopo il comma 10 inserire il seguente:
«10-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2009 la aliquota prevista dall'articolo 1, comma 496, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è elevata al 22 per cento».
Conseguentemente, all'articolo 5, capoverso 16-quinquies, le parole: 221 milioni sono sostituite dalle seguenti: 214 milioni, e le parole: 169,8 milioni sono sostituite dalle seguenti: 183,8 milioni.
0. 3. 500. 40. La Commissione.
(Approvato)
All'emendamento 3.500 del Governo, al capoverso: All'articolo 20, alla lettera b), sopprimere le parole da: I trasferimenti fino alle parole: presente disposizione.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 3 inserire il seguente:
Art. 3-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: per la quota del 20 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 40 per cento;
2) alla lettera b), le parole: per la quota del 30 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 60 per cento.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
a) voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000;
b) voce: Ministero dell'interno:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
0. 3. 500. 26. Crosetto, Peretti, Armani, Verro, Giudice, Ravetto, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Zorzato, Gianfranco Conte, Santanchè, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3.500 del Governo, al capoverso: All'articolo 20, alla lettera b), inserire il seguente periodo: Restano comunque esclusi dall'aumento della tassa di possesso degli autoveicoli le persone fisiche il cui reddito non superi i 15 mila euro.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 3 inserire il seguente:
Art. 3-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: per la quota del 20 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 40 per cento;
2) alla lettera b), le parole: per la quota del 30 per cento sono sostituite dalle seguenti: per la quota del 60 per cento.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
a) voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000;
b) voce: Ministero dell'interno:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
0. 3. 500. 27. Crosetto, Peretti, Armani, Verro, Giudice, Ravetto, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Zorzato, Gianfranco Conte, Santanchè, Delfino, Marinello, Stucchi, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20», lettera d), comma 25, sostituire la parola: 2008, con la seguente: 2009.
0. 3. 500. 29. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Gianfranco Conte, Ravetto, Giudice, Zorzato, Garnero Santanchè, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3.500 del Governo, parte consequenziale, articolo 20, comma 25, capoverso 37-bis, aggiungere, in fine, le seguenti parole: I soggetti che effettuano la trasmissione telematica emettono scontrino non avente valenza fiscale.
0. 3. 500. 3. (Testo modificato nel corso della seduta) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
(Approvato)
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20», lettera d), comma 25, sostituire la parola: debbono con la seguente: possono.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000.
0. 3. 500. 28. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Gianfranco Conte, Ravetto, Giudice, Zorzato, Garnero Santanchè, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20», lettera d), sopprimere il comma 27.
0. 3. 500. 30. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Gianfranco Conte, Ravetto, Giudice, Zorzato, Garnero Santanchè, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20», lettera d), sopprimere il comma 29.
0. 3. 500. 31. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Gianfranco Conte, Giudice, Zorzato, Garnero Santanchè, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
All'emendamento 3. 100 del Governo, al capoverso «All'articolo 20», lettera d), sopprimere il comma 30.
0. 3. 500. 34. Crosetto, Armani, Peretti, Garavaglia, Alberto Giorgetti, Ravetto, Giudice, Zorzato, Verro, Cirino Pomicino, Catone, De Luca, Barani, Del Bue, Nardi.
1. Al comma 1 apportare le seguenti modificazioni:
a) nella lettera b), prima del capoverso 2, inserire il seguente: 1-bis. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono soltanto redditi di pensione non superiori a 7.500 euro, goduti per l'intero anno, redditi di terreni per un importo non superiore a 185,92 euro e quello dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze l'imposta non è dovuta;.
b) nella lettera c):
1) il capoverso a) è sostituito dai seguenti:
a) per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato:
1) 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l'importo corrispondente al rapporto fra reddito complessivo e 15.000 euro, se il reddito complessivo non supera 15.000 euro;
2) 690 euro se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 40.000 euro;
3) 690 euro se il reddito complessivo è superiore a 40.000 euro, ma non a 80.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro diminuito del reddito complessivo e 40.000 euro;
a-bis) la detrazione spettante ai sensi della lettera a) è aumentata di un importo pari a:
1) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.000 euro ma non a 29.200 euro;
2) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.200 euro ma non a 34.700 euro;
3) 30 euro, se il reddito complessivo è superiore a 34.700 euro ma non a 35.000 euro;
4) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.000 euro ma non a 35.100 euro;
5) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.100 euro ma non a 35.200 euro;
2) nel capoverso b):
2.1) sostituire le parole: pari a 70 euro con le seguenti: pari a 220 euro;.
2.2) sostituire le parole: per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro, con le parole: in presenza di più figli, l'importo di 95.000 euro è aumentato per tutti di 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo.;
2.3) dopo le parole: La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori, inserire le seguenti: non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso la detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori.;
2.4) aggiungere, in fine, il seguente periodo: Se l'altro genitore manca o non ha riconosciuto i figli naturali e il contribuente non è coniugato o, se coniugato, si è successivamente legalmente ed effettivamente separato, ovvero se vi sono figli adottivi o affidati, affiliati del solo contribuente e questi non è coniugato o, se coniugato, si è successivamente legalmente ed effettivamente separato, per il primo figlio si applicano, se più convenienti, le detrazioni previste alla lettera a);
3) il capoverso 4 è sostituito dal seguente: 4. Se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1), è uguale a uno, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3), sono uguali a zero, la detrazione non compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere b) e c) sono pari a zero, minori di zero o uguali a uno, le detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali.
c) nella lettera d):
1) prima del capoverso 2, inserire il seguente:
1-bis. La detrazione spettante ai sensi del comma 1, lettera c) è aumentata di un importo pari a:
a) 10 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 23.000 euro ma non a 24.000 euro;
b) 20 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 24.000 euro ma non a 25.000 euro;
c) 30 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 25.000 euro ma non a 26.000 euro;
d) 40 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 26.000 euro ma non a 27.700 euro;
e) 25 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 27.700 euro ma non a 28.000 euro.;
2) sostituire i capoversi 3 e 4 con i seguenti:
3. Se alla formazione del reddito complessivo dei soggetti di età non inferiore a 75 anni concorrono uno o più redditi di pensione di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), spetta una detrazione dall'imposta lorda, in luogo di quella di cui al comma 2, rapportata al periodo di pensione nell'anno e non cumulabile con quella prevista al comma 1, pari a:
a) 1.783 euro se il reddito complessivo non supera 7.750 euro. L'ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 713 euro;
b) 1.297 euro aumentata del prodotto tra 486 euro e il rapporto tra 15.000, diminuito del reddito complessivo, e 7.250 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 7.750 euro ma non a 15.000 euro;
c) 1.297 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 40.000 euro.
4. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 50, comma 1, lettere e), f), g), h) e i), 53, 66 e 67, comma 1, lettere i) e l), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quelle previste nei commi 1, 2 e 3, pari a:
a) 1.104 euro se il reddito complessivo non supera 4.800 euro;
b) 1.104 euro se il reddito complessivo è superiore a 4.800 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 50.200 euro.
5. Se il risultato dei rapporti indicati nei commi 1, 2, 3 e 4 è maggiore di zero, lo stesso si assume nelle prime quattro cifre decimali.;
d) dopo il comma 3, inserire il seguente:
3-bis. Ai fini della determinazione dell'imposta sui redditi delle persone fisiche dovuta sui trattamenti di fine rapporto, sulle indennità equipollenti e sulle altre indennità e somme connesse alla cessazione del rapporto di lavoro, di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si applicano, se più favorevoli, le aliquote e gli scaglioni di reddito vigenti al 31 dicembre 2006.
2. Dopo il comma 4 aggiungere i seguenti:
5. Alla disciplina vigente dell'assegno per il nucleo familiare sono apportate le seguenti modificazioni:
a) i livelli di reddito e gli importi annuali dell'assegno per il nucleo familiare, con riferimento ai nuclei familiari con entrambi i genitori e almeno un figlio minore in cui non siano presenti componenti inabili, e ai nuclei familiari con un solo genitore e almeno un figlio minore in cui non siano presenti componenti inabili, sono rideterminati a decorrere dal 1o gennaio 2007 secondo la Tabella allegata. Sulla base di detti importi annuali, verranno elaborate a cura dell'Inps le Tabelle contenenti gli importi mensili, giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione;
b) a decorrere dal 1o gennaio 2007 gli importi degli assegni per tutte le altre tipologie di nuclei con figli vengono rivalutati del 15 per cento;
c) le Tabelle di cui alle precedenti lettere a) e b) potranno essere ulteriormente rimodulate secondo criteri analoghi a quelli adottati alla lettera a), con decreto interministeriale del ministro per le politiche per la famiglia, e del ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il ministro della solidarietà sociale e con il ministro dell'economia e delle finanze, anche con riferimento alla coerenza del sostegno dei redditi disponibili delle famiglie risultante dagli assegni per il nucleo familiare e dalle detrazioni a fini Irpef;
d) restano fermi i criteri di rivalutazione dei livelli di reddito familiare di cui all'articolo 2, comma 12, del decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 13 maggio 1988, n. 153, che troveranno applicazione a decorrere dall'anno 2008.
6. All'articolo 23 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, sono apportate le seguenti modificazioni:
a), ovunque ricorrano, con esclusione dei commi 3 e 4, le parole: 1o gennaio 2008 e: 31 dicembre 2007 sono sostituite rispettivamente da: 1o gennaio 2007 e: 31 dicembre 2006;
b), al comma 5,
1) nel primo periodo, la parola: erogate è soppressa;
2) nel secondo periodo, le parole: alle prestazioni maturate sono sostituite dalle seguenti: ai montanti delle prestazioni accumulate;
c), al comma 7, nelle lettere b) e c), le parole: alle prestazioni pensionistiche maturate sono sostituite dalle seguenti: ai montanti delle prestazioni accumulate.
7. All'articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n. 549, dopo il comma 12, è inserito il seguente:
«12-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2007 una quota dell'accisa sul gasolio per autotrazione (codici NC da 2710 19 41 a 2710 19 49), è attribuita alla regione a statuto ordinario nel cui territorio avviene il consumo. Per gli anni 2007, 2008, e 2009, la predetta quota è fissata, rispettivamente, nella misura di euro 0,00266 al litro, nella misura di euro 0,00288 al litro, e nella misura di euro 0,00307 al litro. Con la legge finanziaria per l'anno 2010, la suddetta quota sarà rideterminata, ove necessario e compatibilmente con il rispetto degli equilibri della finanza pubblica, al fine di completare la compensazione, a favore delle regioni a statuto ordinario, della minore entrata registrata nell'anno 2005 rispetto all'anno 2004 relativamente alla compartecipazione all'accisa sulla benzina di cui al comma 12. L'ammontare della predetta quota viene versato dai soggetti obbligati al pagamento dell'accisa e riversato dalla struttura di gestione in apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato». La ripartizione delle somme viene effettuata sulla base dei quantitativi erogati nell'anno precedente dagli impianti di distribuzione di carburante che risultano dal registro di carico e scarico di cui all'articolo 25, comma 4, decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di applicazione delle disposizione del presente comma.
Conseguentemente l'articolo 4 e il comma 1 dell'articolo 84 sono soppressi;
Conseguentemente all'articolo 5 dopo il comma 16 aggiungere i seguenti:
16-bis. Le disposizioni di cui alle lettere a) e b) del comma precedente entrano in vigore il 1o luglio 2007.
16-ter. Al fine di contrastare l'indebita effettuazione delle compensazioni previste dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, i titolari di partita IVA, entro il giorno 10 del mese in cui intendono effettuare l'operazione di compensazione, comunicano all'Agenzia delle entrate, in via telematica, l'importo e la tipologia dei crediti oggetto della successiva compensazione.
16-quater. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono definite le modalità, anche progressive, di attuazione del comma 16-ter. Con il predetto provvedimento, in particolare, sono stabilite le procedure di controllo volte ad impedire l'utilizzo indebito di crediti.
16-quinquies. Parte delle maggiori entrate derivanti dai commi 16-ter e 16-quater, per un importo pari a 221 milioni di euro per l'anno 2007, è iscritta sul fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. L'autorizzazione di spesa relativa al predetto fondo è ridotta di 169,8 milioni di euro per l'anno 2008.
Conseguentemente all'articolo 20 apportare le seguenti modificazioni:
a) sostituire il comma 10, con il seguente:
10. All'articolo 19-bis.1, comma 1, lettera e), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dopo le parole: a prestazioni alberghiere, sono aggiunte le seguenti: con esclusione di quelle inerenti alla partecipazione a convegni, congressi e simili erogate nei giorni di svolgimento degli stessi,;
b) al comma 22 aggiungere, in fine, il seguente periodo: Gli incrementi percentuali approvati dalle Regioni o dalle Province autonome prima dell'entrata in vigore della presente legge vengono ricalcolati sugli importi della tabella di cui sopra. I trasferimenti erariali in favore delle Regioni o delle Province autonome di cui al periodo precedente sono ridotti in misura pari al maggior gettito derivante ad essa dalla presente disposizione.
c) al medesimo comma 22 sostituire la Tabella allegata con la seguente:
Tipo del veicolo |
Valore annuo del KW espresso in euro |
Valore annuo del CV espresso in euro 1CV=0,736 KW |
||
Per pagamenti effettuati per l'intero anno solare |
Per pagamenti frazionati |
Per pagamenti effettuati per l'intero anno solare |
Per pagamenti frazionati |
|
1) Autovetture e autoveicoli per il trasporto promiscuo con le seguenti caratteristiche: |
|
|
|
|
Euro 0 Fino a 100 KW o 136 CV |
3,00 |
3,09 |
2,21 |
2,27 |
Euro 0 Oltre 100 KW o 136 CV Per ogni KW/CV aggiuntivo |
4,50 |
4,59 |
3,31 |
3,78 |
Euro 1 Fino a 100 KW o 136 CV |
2,90 |
2,99 |
2,13 |
2,20 |
Euro 1 Oltre 100 KW o 136 CV Per ogni KW/CV aggiuntivo |
4,35 |
4,48 |
3,20 |
3,30 |
Euro 2 Fino a 100 KW o 136 CV |
2,80 |
2,88 |
2,06 |
2,12 |
Euro 2 Oltre 100 KW o 136 CV Per ogni KW/CV aggiuntivo |
4,20 |
4,33 |
3,09 |
3,19 |
Euro 3 Fino a 100 KW o 136 CV |
2,70 |
2,78 |
1,99 |
2,05 |
Euro 3 Oltre 100 KW o 136 CV Per ogni KW/CV aggiuntivo |
4,05 |
4,17 |
2,98 |
3,07 |
Euro 4 e Euro 5 Fino a 100 KW o 136 CV
|
2,58 |
2,66 |
1,90 |
1,96 |
Euro 4 e Euro 5 Oltre 100 KW o 136 CV Per ogni KW/CV aggiuntivo |
3,87 |
3,99 |
2,85 |
2,94 |
2) Autobus |
2,94 |
3,03 |
2,16 |
2,23 |
3) Autoveicoli speciali |
0,43 |
0,44 |
0,32 |
0,32 |
d) aggiungere, in fine, i seguenti commi:
24. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 37 è sostituito dal seguente: 37. L'efficacia delle disposizioni di cui ai commi 33, 34 e 35 decorre dalla data progressivamente individuata, per singole categorie di contribuenti, con provvedimento del Direttore della Agenzia delle entrate da adottare entro il 1o giugno 2008.
25. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 37, è inserito il seguente: 37-bis. Gli apparecchi misuratori di cui all'articolo 1 della legge 26 gennaio 1983, n. 18, immessi sul mercato a decorrere dal 1o gennaio 2008 debbono essere idonei alla trasmissione telematica prevista dai commi 33 e seguenti. Per detti apparecchi è consentita la deduzione integrale delle spese di acquisizione nell'esercizio in cui sono state sostenute, anche in deroga a quanto stabilito dall'articolo 102, comma 5, del Testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. I misuratori di cui al presente comma non sono soggetti alla verificazione periodica di cui al provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 28 luglio 2003.
26. L'aliquota di accisa sul metano usato per autotrazione di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, è ridotta a euro 0,00291 per metro cubo di prodotto.
27. All'articolo 10, decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al numero 8, dopo le parole: escluse le locazioni di aggiungere le seguenti: fabbricati abitativi effettuate in attuazione di piani di edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e) della legge 5 agosto 1978, n. 457, entro quattro anni dalla data di ultimazione della costruzione o dell'intervento e a condizione che il contratto abbia durata non inferiore a quattro anni, e le locazioni di;
b) al numero 8-bis le parole da: entro quattro anni fino a: 5 agosto 1978, n. 457 sono sostituite dalle seguenti: dalle imprese costruttrici degli stessi o dalle imprese che vi hanno eseguito, anche tramite imprese appaltatrici, gli interventi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e) della legge 5 agosto 1978, n 457, entro quattro anni dalla data di ultimazione della costruzione o dell'intervento o anche successivamente nel caso in cui entro tale termine i fabbricati siano stati locati per un periodo non inferiore a quattro anni in attuazione di programmi di edilizia residenziale convenzionata.
28. Nella Tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, inserire il seguente numero: 127-octiesdecies) locazioni di immobili di civile abitazioni effettuate in esecuzione di programmi di edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di cui all'articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e) della legge 5 agosto 1978, n. 457.
29. Il numero 41-bis) della Tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, si interpreta nel senso che sono ricomprese anche le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter) dell'articolo 10 del predetto decreto rese in favore dei soggetti indicati nel medesimo numero 41-bis) da cooperative e loro consorzi sia direttamente che in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in genere. Resta salva la facoltà per le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, di optare per la previsione di cui all'articolo 10, comma 8, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460.
30. All'articolo 6, comma 3, della legge 13 maggio 1999, n. 133, dopo la lettera c) è aggiunta la seguente: c-bis) a società che svolgono operazioni relative alla riscossione dei tributi da altra società controllata, controllante o controllata dalla stessa controllante, ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile.
31. All'articolo 38, comma 1, del decreto legislativo del 9 settembre 1997, n. 241, dopo le parole: ai centri sono aggiunte le seguenti: e, a decorrere dall'anno 2006, agli iscritti nell'Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di cui all'articolo 1, comma 4, e all'articolo 78 del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, e nell'Albo dei consulenti del lavoro di cui alla legge 11 gennaio 1979, n. 12.
Numero componenti il nucleo oltre i genitori o il genitore |
Importo annuale dell'Assegno |
1 componente oltre i genitori o il genitore |
|
Fino a 12.500 euro di reddito familiare |
1.650 euro |
Oltre 12.500 euro |
L'importo decresce di 9,3 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 12.500 e fino a un reddito di 24.000; oltre 24.000 l'importo decresce di 0,5 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 40.000; oltre 40.000 l'importo decresce di 2,3 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino ad azzerarsi. |
2 componenti oltre i genitori o il genitore |
|
Fino a 12.500 euro di reddito familiare |
3.100 euro |
Oltre 12.500 euro |
L'importo decresce di 13 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 12.500 e fino a un reddito di 29.000; oltre 29.000 l'importo decresce di 0,9 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 40.000; oltre 40.000 l'importo decresce di 3,1 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino ad azzerarsi. |
3 componenti oltre i genitori o il genitore |
|
Fino a 12.500 euro di reddito familiare |
4.500 euro |
Oltre 12.500 euro |
L'importo decresce di 11,5 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 12.500 e fino a un reddito di 34.700; oltre 34.700 l'importo decresce di 1,4 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 40.000; oltre 40.000 l'importo decresce di 4,8 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino ad azzerarsi.
|
4 componenti oltre i genitori o il genitore |
|
Fino a 12.500 euro di reddito familiare |
6.000 euro |
Numero componenti il nucleo oltre i genitori o il genitore |
Importo annuale dell'Assegno |
5 componenti oltre i genitori o il genitore |
|
Fino a 12.500 euro di reddito familiare |
7.500 euro |
Oltre 12.500 euro |
L'importo decresce di 7,5 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 12.500 e fino a un reddito di 21.300; oltre 21.300 l'importo decresce di 11,2 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 36.100; oltre 36.100 l'importo decresce di 1,6 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 39.000; oltre 39.000 l'importo decresce di 25 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino a un reddito di 45.000; oltre 45.000 l'importo decresce di 8,8 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino ad azzerarsi. |
Assegno aggiuntivo per nuclei con un solo genitore e 3 componenti oltre il genitore |
Importo annuale dell'Assegno aggiuntivo |
Fino a 14.500 euro di reddito familiare |
1.000 euro |
oltre 14.500 euro |
L'importo dell'Assegno aggiuntivo decresce di 8,6 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 14.500 fino ad azzerarsi. |
Assegno aggiuntivo per nuclei con un solo genitore e 4 componenti oltre il genitore |
Importo annuale dell'Assegno aggiuntivo |
Fino a 14.500 euro di reddito familiare |
1.000 euro |
oltre 14.500 euro |
L'importo dell'Assegno aggiuntivo decresce di 1,5 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare a partire da 14.500 fino a 53.000; oltre 53.000 l'importo dell'Assegno aggiuntivo decresce di 1,4 euro per ogni 100 euro di maggior reddito familiare fino ad azzerarsi. |
Assegno aggiuntivo per nuclei con un solo genitore e 5 componenti oltre il genitore |
Importo annuale dell'Assegno aggiuntivo |
Fino a 21.300 euro di reddito familiare |
1.550 euro |
Numero componenti il nucleo oltre i genitori o il genitore |
Importo annuale dell'Assegno |
Nuclei con più di 5 componenti oltre i genitori o il genitore |
Importo annuale dell'Assegno |
|
L'importo dell'Assegno è quello previsto per i nuclei con 5 componenti oltre i genitori o il |
|
genitore (comprensivo, nel caso di nucleo con un solo genitore, dell'Assegno aggiuntivo) maggiorato di un ulteriore 15 per cento nonché di 660 euro per ogni componente oltre il quinto. |
Nel caso di nuclei composti anche da fratelli, sorelle, o nipoti dei genitori o del genitore l'importo annuale dell'Assegno va ridotto: a) in presenza di un solo figlio, di 125 euro per il primo fratello, sorella o nipote presente nel nucleo e di 650 euro per ciascuno degli altri
eventuali fratelli, sorelle o nipoti; b) in presenza di almeno due figli, di 650 euro per ogni fratello, sorella o nipote presenti nel nucleo.
3. 500. Governo.
(Approvato)
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente, al comma 4, sopprimere le parole: e degli enti locali.
3. 41. (ex 3. 80). Iacomino, Andrea Ricci.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
5. Le regioni e i comuni hanno la facoltà di modulare le rispettive aliquote addizionali sui redditi delle persone fisiche secondo criteri di progressività.
3. 51. (ex 3. 120). Andrea Ricci.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente:
all'articolo 18, aggiungere, in fine, il seguente comma:
6. Per gli enti locali che, negli anni 2007, 2008 e 2009, procedono alla stabilizzazione del personale precario tramite l'instaurazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, l'ammontare delle retribuzioni erogate a tale personale stabilizzato, in deroga all'articolo 10-bis del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, non concorre alla determinazione della base imponibile ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive per un triennio a decorrere dalla data della medesima stabilizzazione.;
all'articolo 59, comma 1 sopprimere le parole: b) articolo 57 commi 2, 3, 12 della presente legge per quanto attiene alle assunzioni, valutando la possibilità di trasformare le posizioni di lavoro già ricoperte da personale precario in posizioni di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
3. 56. (ex 59. 32). Andrea Ricci, Migliore, Napoletano, Rocchi, Pagliarini, Di Salvo, Pellegrino, Burgio.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento
Conseguentemente:
all'articolo 57, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
5-bis. I limiti di cui ai commi 4 e 5 non si applicano alle università e agli enti e istituzioni di ricerca.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento ciascuno degli stanziamenti di parte corrente.
3. 60. (ex 57. 94.) De Simone, Andrea Ricci, Migliore, Folena.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente, all'articolo 59:
comma 1, sopprimere le parole: b) articolo 57, commi 2, 3 e 12, della presente legge per quanto attiene alle assunzioni, valutando la possibilità di trasformare le posizioni di lavoro già ricoperte da personale precario in posizione di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
aggiungere, in fine, il seguente comma:
4. Per le regioni che, negli anni 2007, 2008 e 2009, procedono alla stabilizzazione del personale precario tramite l'instaurazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il costo di tale personale stabilizzato non viene conteggiato ai fini del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, di cui all'articolo 73 della presente legge.
3. 61. (ex 59. 31). Andrea Ricci, Napoletano, Rocchi, Paglierini, Di Salvo, Pellegrino.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente, sostituire l'articolo 86 con il seguente:
Art. 86. (Indennità di malattia e congedi parentali per gli iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, ai lavoratori a progetto e categorie assimilate iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è corrisposta un'indennità giornaliera di malattia a carico dell'INPS per una durata proporzionale alla durata complessiva del rapporto, in ragione di un sesto della durata e con esclusione degli eventi morbosi fino a tre giorni. Per la predetta prestazione si applicano i requisiti contributivi e reddituali previsti per la corresponsione dell'indennità di degenza ospedaliera a favore dei lavoratori iscritti alla gestione separata. La misura della predetta prestazione è pari al 50 per cento dell'importo corrisposto a titolo di indennità per degenza ospedaliera previsto dalla normativa vigente per tale categoria di lavoratori. Resta fermo, in caso di degenza ospedaliera, il limite massimo indennizzabile di centottanta giorni nell'arco dell'anno solare. Per la certificazione e l'attestazione dello stato di malattia che dia diritto alla predetta indennità si applicano le disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 1979, n. 663, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1980, n. 33, e successive modificazioni. Ai lavoratori di cui al presente comma si applicano le disposizioni in materia di fasce orarie di reperibilità e di controllo dello stato di malattia di cui all'articolo 5, comma 14, del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638, e successive modificazioni. Alle lavoratrici di cui al presente comma si applicano le disposizioni di cui agli articoli 7 e 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151. Alle lavoratrici di cui al presente comma, che abbiano titolo all'indennità di maternità è corrisposto per gli eventi di parto verificatisi a decorrere dal 1o gennaio 2007 un trattamento economico per congedo parentale, limitatamente ad un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino, la cui misura è pari al 30 per cento del reddito preso a riferimento per la corresponsione dell'indennità di maternità. Le disposizioni di cui al precedente periodo si applicano anche nei casi di adozione o affidamento per ingressi in famiglia con decorrenza dal 1o gennaio 2007. Le prestazioni di cui al presente comma sono finanziate a valere sul contributo previsto dall'articolo 84 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151. Le disposizioni di cui all'articolo 2116 del codice civile si applicano anche ai lavoratori di cui al presente articolo.
35. 8. (ex *86. 7.) Andrea Ricci, Migliore, Rocchi, Burgio, De Cristofaro.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 86, aggiungere il seguente:
Art. 86-bis. - 1. Il comma 1 dell'articolo 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è sostituito dal seguente:
«1. Per i periodi di congedo parentale di cui all'articolo 32 alle lavoratrici e ai lavoratori è dovuta fino al terzo anno di vita del bambino:
a) un'indennità pari al 30 per cento della retribuzione per i redditi superiori a 40.000 euro;
b) un'indennità pari al 60 per cento della retribuzione per i redditi compresi tra 27.001 e 40.000;
c) un'indennità pari all'80 per cento della retribuzione per i redditi non superiori a 27.000 euro.
Tale indennità è dovuta per un periodo massimo complessivo di sei mesi tra i genitori. L'indennità è calcolata ai sensi dei commi 1, 3, 4, 5 dell'articolo 23.»
2. Al comma 3 dell'articolo 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sostituire le parole «al 30 per cento» con le seguenti «al 70 per cento».
3. Al comma 3 dell'articolo 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, aggiungere, in fine, il seguente periodo «Per i redditi superiori al limite reddituale di cui al presente comma, l'indennità dovuta, per i periodi di congedo parentale indicati nel presente punto, è pari al 50 per cento della retribuzione per i redditi non superiori a 27.000 euro e al 30 per cento della retribuzione per i redditi compresi tra 27.001 euro e 40.000 euro».
4. Al comma 1 dell'articolo 39 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sostituire le parole «il primo anno di vita del bambino» con le seguenti «i primi otto anni di vita del bambino».
5. Il comma 2 dell'articolo 39 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è sostituito dal seguente:
«2. I periodi di riposo di cui al comma 1 hanno la durata di un'ora ciascuno e sono considerati ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro se usufruiti durante i primi due anni di vita del bambino. I periodi di riposo di cui al comma 1 usufruiti dopo il secondo anno di vita del bambino sono considerati ore lavorative agli effetti della durata ed è dovuta la seguente indennità: 80 per cento della retribuzione per i redditi sino a 27.000 euro; 50 per cento della retribuzione per i redditi da 27.001 e 35.000 euro; 30 per cento della retribuzione per i redditi da 35.001 a 40.000 euro. Tali permessi comportano il diritto della donna ad uscire dall'azienda.»;
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento ciascuno degli stanziamenti di parte corrente.
3. 59. (ex 86. 018.) Andrea Ricci, Migliore, Rocchi, Dioguardi.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 1, sostituire la lettera e) con le seguenti:
e) oltre 75.000 euro e fino a 100.000 euro, 43 per cento;
f) oltre 100.000 euro, 45 per cento.
Conseguentemente:
all'articolo 88, comma 1:
lettera a), sostituire le parole: 96.000 milioni fino a: 102.245 milioni con le seguenti: 96.912 milioni di euro per l'anno 2007, in 99.977 milioni di euro per l'anno 2008 e in 103.180 milioni.
sopprimere la lettera n);
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento ciascuno degli stanziamenti di parte corrente.
3. 65. (ex 88. 94.) Andrea Ricci, Migliore, Iacomino.
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 11, comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: In applicazione dell'articolo 31 della Costituzione, affinché le famiglie con quattro o più figli a carico possano adempiere al loro prezioso ruolo sociale, si dispone che le detrazioni a loro favore siano indipendenti dal reddito familiare ed equivalenti alla soglia di povertà relativa calcolata dall'Istat annualmente, aumentata del 50 per cento in presenza di portatori di handicap.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 3 per cento per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
3. 2. (ex 3. 39). Palmieri, Gardini, Di Virgilio, Delfino, Marinello, Lisi, Consolo, Capitanio Santolini, Galletti.
Al comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente:
c) all'articolo 12 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a) del comma 1 sostituire la cifra: «3.200» con la seguente: «7.200»;
2) alla lettera b) del comma 1 sostituire la cifra: «2.900» con la seguente: «6.000»;
3) alla lettera a) del comma 2 sostituire la cifra: «3.450» con la seguente: «6.450»;
4) alla lettera b) del comma 2 sostituire la cifra: «3.200» con la seguente: «7.000»;
5) alla lettera e) del comma 2 sostituire la cifra: «3.700» con la seguente: «6.700»;
6) il comma 4-ter è soppresso.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro».;
all'articolo 216:
comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 980;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 3. (vedi 3. 132). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, sostituire la lettera c), con la seguente:
c) all'articolo 12 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a) del comma 1 la parola: «3.200» è sostituita con la seguente: «7.200»;
2) alla lettera b) del comma 1 la parola: «2.900» è sostituita con la seguente: «6.000»;
3) alla lettera a) del comma 2 la parola: «3.450» è sostituita con la seguente: «6.450»;
4) alla lettera b) del comma 2 la parola: «3.200» è sostituita con la seguente: «7.000»;
5) alla lettera c) del comma 2 la parola: «3.700» è sostituita con la seguente: «6.700»;
6) il comma 4-ter è abrogato.
Conseguentemente, per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 10 per cento, del 12 per cento e del 12 per cento.
3. 4. (ex 3. 60). Pedrizzi, Alberto Giorgetti.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 2.000 euro.
Conseguentemente:
al medesimo comma, lettera b), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 2.000 euro; sostituire le parole: 900 euro con le seguenti: 500 euro; sostituire le parole: 70 euro con le seguenti: 250 euro;
al medesimo comma, lettera c), sostituire le parole: 750 euro con le seguenti: 1.500;
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro».;
all'articolo 216:
comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 980;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 6. (vedi 3. 134). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 2.000 euro.
Conseguentemente:
al medesimo comma, lettera b), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 2.000 euro; sostituire le parole: 900 euro con le seguenti: 500 euro; sostituire le parole: 70 euro con le seguenti: 250 euro;
al medesimo comma, lettera c), sostituire le parole: 750 euro con le seguenti: 1.500;
per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 8 per cento, del 10 per cento e del 10 per cento.
3. 7. (ex 3. 59). Pedrizzi, Alberto Giorgetti.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 1.000 euro.
Conseguentemente:
al medesimo comma, lettera b), sostituire le parole: 800 euro con le seguenti: 1.000 euro; sostituire le parole: 900 euro con le seguenti: 1.100 euro;
al comma 2, sostituire le parole: 2.480,51 euro con le seguenti: 5.000 euro;
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 650 milioni di euro annui.
3. 8. (ex 3. 47.) Leo, Pedrizzi, Amoroso.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), dopo le parole: 800 euro per il coniuge aggiungere le seguenti: residente in Italia.
3. 9. (ex 3. 95). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), sopprimere le parole da: La detrazione spetta fino alla fine della lettera.
Conseguentemente,
al medesimo comma, lettera b), sopprimere le parole da: La detrazione spetta per la parte fino a: è aumentato di 15.000 euro;
al medesimo comma, lettera b), sopprimere le parole da: La detrazione spetta fino a: e 80.000;
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro».;
all'articolo 216:
comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 980;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 5. (vedi 3. 133). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: ; per ogni figlio l'importo di 80.000 euro è aumentato di 15.000 euro.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
3. 10. (ex 3. 131). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: ; per ogni figlio l'importo di 80.000 euro è aumentato di 15.000 euro.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, dell'8 per cento, del 10 per cento e del 10 per cento.
3. 11. (ex 3. 58). Pedrizzi, Alberto Giorgetti.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), dopo le parole: 800 euro per ciascun figlio aggiungere le seguenti: residente in Italia.
3. 12. (ex 3. 96). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), sopprimere le parole: Le predette detrazioni sono aumentate di un importo pari a 70 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992 n. 104.
Conseguentemente:
alla medesima lettera, dopo le parole: è aumentato di 15.000 euro. aggiungere le seguenti: Per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992 n. 104 spetta una detrazione pari a 800 euro, indipendentemente dal reddito complessivo.
per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 12,5 per cento, del 14,5 per cento e del 14,5 per cento. Per i medesimi anni sono altresì ridotti gli stanziamenti relativi ai contributi agli investimenti delle imprese nella misura del trenta per cento per ciascun anno.
3. 13. (ex 3. 98). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), sostituire le parole da: Per i contribuenti con più di tre figli fino alla fine della lettera con le seguenti: La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro; per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro. Per i contribuenti con quattro o più figli a carico le detrazioni sono indipendenti dal reddito famigliare ed equivalenti alla soglia di povertà relativa calcolata dall'ISTAT annualmente, aumentata del 50 per cento in presenza di handicap. La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori. In caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per l'intero importo.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. (Accise prodotti alcolici). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 125 milioni di euro annui.
3. 62. (ex 3. 86.) Calgaro.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), sostituire le parole: per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro con le seguenti: per il contribuente con più di un figlio l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo.
Conseguentemente, per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 6 per cento, dell' 8 per cento e dell'8 per cento.
3. 14. (ex 3. 53). Pedrizzi, Alberto Giorgetti.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), sostituire le parole: per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro con le seguenti: per il contribuente con più di un figlio l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
3. 15. (ex 3. 130). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera b), sopprimere le parole: La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 16. (ex 3. 121). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, lettera c), dopo le parole: per ogni altra persona aggiungere le seguenti: residente in Italia.
3. 17. (ex 3. 97). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, comma 1, dopo la lettera c), aggiungere le seguenti:
c-bis) 600 euro per la persona vittima di incidente sul lavoro, con una invalidità pari ad almeno il 34 per cento, o di malattia professionale;
c-ter) 500 euro da riconoscersi al personale militare e civile impegnato in operazione peace keeping all'estero;
c-quater) 400 euro da riconoscersi al personale addetto al comparto sicurezza (Forze di polizia);
c-quinquies) 500 euro, da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla detrazione, per assistente familiare (badante);
c-sexies) per i contribuenti appartenenti ai primi due scaglioni di reddito la completa detraibilità per le spese dell'affitto della casa di abitazione, nei primi cinque anni dopo l'uscita dal nucleo familiare di provenienza.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, ridurre proporzionalmente tutte le voci fino a concorrenza dell'importo di 300 milioni di euro annui.
3. 19. (ex 3. 46). Leo, Pedrizzi, Amoruso.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
5. In applicazione dell'articolo 31 della Costituzione, affinché le famiglie con quattro o più figli possano adempiere al loro prezioso ruolo sociale, la corresponsione degli assegni familiari per le famiglie con almeno quattro figli è prolungata fino al compimento del venticinquesimo anno di età dei figli non conviventi e percettori di reddito ovvero risultano percettori di redditi esenti ai fini Irpef della normativa vigente.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 4 per cento per ciascuno degli anni 2007-2008-2009 e seguenti.
3. 21. (ex 3. 29). Palmieri.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
5. I contribuenti con quattro o più figli a carico, in sede di dichiarazione dei redditi possono detrarre dal reddito famigliare complessivo le bollette inerenti i consumi dell'acqua, della corrente elettrica e del gas relative all'anno cui si riferisce la dichiarazione dei redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. (Accise prodotti alcolici). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 125 milioni di euro annui.
3. 63. (ex 3. 87.) Calgaro.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
5. Ai contribuenti con quattro o più figli a carico, in aggiunta alla possibilità di detrazione degli affitti universitari, è concessa la detrazione delle spese per libri di testo e cancelleria per un massimo di 50 euro per le scuole elementari, di 130 euro per le scuole medie inferiori , di 210 euro per le scuole medie superiori e di 600 euro per l'università; per quest'ultima si possono detrarre anche le spese di trasporto documentate.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. (Accise prodotti alcolici). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 125 milioni di euro annui.
3. 20. (ex 3. 85). Calgaro.
Al comma 1, lettera c), capoverso Art. 12, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
5. I contribuenti con quattro o più figli a carico non si applica l'incremento della tassa di circolazione previsto per gli automezzi con portata superiore a 2600 Kg.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. (Accise prodotti alcolici). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 125 milioni di euro annui.
3. 64. (ex 3. 88.) Calgaro.
Al comma 1, lettera d), capoverso Art. 13, comma 3, alinea, sopprimere la parola: , 66.
*3. 22. (ex *3. 10). Leo.
Al comma 1, lettera d), capoverso Art. 13, comma 3, alinea, sopprimere la parola: , 66.
*3. 23. (ex *3. 11). Campa.
Al comma 1, lettera d), capoverso Art. 13, comma 3, sopprimere la parola: , 66.
*3. 24. (ex *3. 101). Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Al comma 1, lettera d), capoverso Art. 13, comma 3, sopprimere la parola: , 66.
*3. 53. (ex 3. 77.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, lettera b), le parole: «7 milioni di lire», sono sostituite dalle seguenti: «ottomila euro».
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 2 per cento per gli anni 2007, 2008, 2009.
3. 38. (ex 3. 36). Ceroni.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, lettera b), le parole: «7 milioni di lire», sono sostituite dalle seguenti: «cinquemila euro».
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 2 per cento per gli anni 2007, 2008, 2009.
3. 39. (ex 3. 37). Ceroni.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, dopo la lettera b), è aggiunta la seguente:
«b-bis) le spese per gli addetti ai servizi domestici e all'assistenza personale o familiare, quali colf o baby-sitter, per un importo non superiore ai 1.500 euro, sostenute dalle gestanti sole, dalle famiglie monoparentali con figli minori e da coppie con figli minori nelle quali uno o entrambi i genitori hanno meno di diciotto anni»;
Conseguentemente, per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti del 2 per cento.
3. 27. (ex 3. 89). Rampelli, Meloni, Alberto Giorgetti.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera c), dopo le parole: «per la parte che eccede lire 250.000» sono aggiunte le seguenti: «La detrazione è calcolata sull'intero importo delle spese mediche sostenute dal contribuente con almeno un figlio a carico»,
2) la lettera e) è sostituita dalla seguente:
«e) le spese per frequenza, comprese quelle relative all'acquisto dei testi scolastici, di corsi di istruzione secondaria e universitaria, in misura non superiore a 5.000 euro nonché le spese di cancelleria nei limiti di 50 euro per le scuole elementari, 130 euro per le scuole medie, 210 euro per le scuole medie superiori e 600 euro per l'università. Ai fini delle detrazioni si considerano altresì le spese di trasporto documentate per la frequenza del corsi universitari;»;
3) sono aggiunte, in fine, le seguenti lettere:
«i-quinquies) le spese sostenute in occasione del matrimonio nel semestre antecedente e successivo alla data di celebrazione del medesimo, nel limite massimo di 3.000 euro. Tra tali spese rientrano, oltre a quelle relative alla organizzazione della cerimonia nuziale, secondo gli usi prevalenti, anche quelle sostenute per la predisposizione e l'arredamento della abitazione in cui i nubendi hanno fissato la propria residenza»;
«i-sexies) le spese inerenti i consumi dell'acqua, della corrente elettrica e del gas per i contribuenti con quattro o più figli a carico».
Conseguentemente:
dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
1-bis. L'importo degli interessi passivi e relativi oneri di cui alla lettera b) dell'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è elevato del 25 per cento, per ogni figlio, legittimo o naturale, nato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge, fino ad un importo non superiore a 10 mila euro.
1-ter. L'importo di cui alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è elevato a 2.500 euro in caso di figli a carico ed ulteriormente elevato del 25 per cento per ogni figlio a carico successivo al primo. ;
aggiungere, in fine, il seguente comma:
5. Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibita ad abitazione principale degli stessi, site nei centri urbani ad alta densità abitativa, stipulati o rinnovati a norma degli articoli 2, comma 3 e 4, commi 2 e 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, spetta una detrazione, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, pari al 20 per cento del canone di locazione dichiarato e depositato. Tale importo è maggiorato del 10 per cento per ogni figlio a carico fino ad un massimo del 50 per cento del canone di locazione.
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, le parole: «, nonché nei commi 1 e 2 dell'articolo 45» sono sostituite dalle seguenti: «e nel comma 1 dell'articolo 45, nonché l'aliquota del 7,25 per cento per i soggetti di cui agli articoli 6 e 7 e per le imprese manifatturiere con oltre 500 dipendenti e con fatturato annuo superiore a 516.456.900 euro».;
all'articolo 216:
comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza:
2007: - 57.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 980;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 28. (vedi 3. 78). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi, Delfino.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, lettera c), dopo le parole: «per la parte che eccede lire 250,000» sono aggiunte le seguenti: «La detrazione è calcolata sull'intero importo delle spese mediche sostenute dal contribuente con almeno un figlio a carico».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 5 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 33. (ex 3. 124). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, dopo la lettera c), è aggiunta la seguente:
«c-bis) le spese sostenute e non rimborsate, anche nell'interesse delle persone indicate nell'articolo 12 che si trovino nelle condizioni ivi previste, per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale».
Conseguentemente:
al medesimo comma, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) all'articolo 51, comma 1, la lettera d) è sostituita dalla seguente:
«d) le prestazioni di servizi di trasporto collettivo alla generalità o a categorie di dipendenti anche se affidate a terzi ivi compresi gli esercenti servizi pubblici di trasporto, nonché il rimborso alla generalità o a categorie di dipendenti del costo dei titoli di viaggio per il trasporto alla sede di lavoro»;
dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I costi sostenuti dal datore di lavoro per le prestazioni di servizi di trasporto collettivo alla generalità o a categorie di dipendenti, anche se affidate a terzi ivi compresi gli esercenti servizi pubblici di trasporto, nonché per il rimborso alla generalità o a categorie di dipendenti del costo dei titoli di viaggio per il trasporto alla sede di lavoro sono deducibili dal reddito d'impresa imponibile ai fini IRPEF ed IRES e dalla base imponibile IRAP.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 5 per cento per gli anni 2007, 2008, 2009.
3. 43. (ex 3. 139). Leone, Gianfranco Conte.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, dopo la lettera d) è aggiunta la seguente:
«d-bis) le spese documentate sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, per un importo complessivamente non superiore a 3.000 euro annui per ogni figlio ospitato negli stessi».
Conseguentemente:
dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. La disposizione del comma 1, lettera d-bis), si applica a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006.;
all'articolo 30, sopprimere il comma 11;
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. (Disposizioni in materia di IVA). - 2. Nella parte III della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il numero 123-ter è abrogato.
3. 40. (ex 3. 83). Andrea Ricci.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, la lettera e) è sostituita dalla seguente:
e) le spese per frequenza, comprese quelle relative all'acquisto dei testi scolastici, di corsi di istruzione secondaria e universitaria, in misura non superiore a 5.000 euro nonché le spese di cancelleria nei limiti di 50 euro per le scuole elementari, 130 euro per le scuole medie, 210 euro per le scuole medie superiori e 600 euro per l'università. Ai fini delle detrazioni si considerano altresì le spese di trasporto documentate per la frequenza dei corsi universitari;.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 30. (ex 3. 122). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:
«i-quinquies) le spese sostenute in occasione del matrimonio nel semestre antecedente e successivo alla data di celebrazione del medesimo, nel limite massimo di 3.000 euro. Tra tali spese rientrano, oltre a quelle relative alla organizzazione della cerimonia nuziale, secondo gli usi prevalenti, anche quelle sostenute per la predisposizione e l'arredamento della abitazione in cui i nubendi hanno fissato la propria residenza.»
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 29. (ex 3. 135). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) all'articolo 15, comma 1, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:
«i-quinquies) le spese inerenti i consumi dell'acqua, della corrente elettrica e del gas per i contribuenti con quattro o più figli a carico.»
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
3. 34. (ex 3. 137). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Al comma 1, lettera e), capoverso comma 3, sostituire il secondo periodo con il seguente: Per i soggetti non residenti, le detrazioni di cui all'articolo 12, spettano a condizione che gli stessi dimostrino, mediante apposita attestazione autocertificativa, di non possedere altri redditi oltre a quello prodotto nel territorio dello Stato, ovvero, in ogni caso, di non godere nel Paese di residenza di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi di familiari.
Conseguentemente, all'articolo 68, comma 12, sostituire le parole da: gli stanziamenti, iscritti fino alla fine del comma, con le seguenti: sono confermati gli stanziamenti del 2006, iscritti nelle unità previsionali di base «scuole non statali» dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione.
3. 25. (ex 3. 119). Cassola, Camillo Piazza, Bonelli, Zanella, Balducci, Boato, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Poletti, Trepiccione.
Al comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) all'articolo 51, comma 2, la lettera c) è sostituita dalla seguente:
«c) le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi, o, fino all'importo complessivo giornaliero di euro 10,32, le prestazioni e le indennità sostitutive corrisposte agli addetti ai cantieri edili, ad altre strutture lavorative a carattere temporaneo o ad unità produttive ubicate in zone dove manchino strutture o servizi di ristorazione».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 30 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2007.
3. 54. (ex 3. 45). Leo, Pedrizzi, Amoruso.
Al comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) all'articolo 51, comma 2, dopo la lettera d), è aggiunta la seguente:
«d-bis) la prestazione di un servizio di lavaggio e stiro degli indumenti di proprietà del personale, erogato alla generalità o categorie di dipendenti, organizzato direttamente dal datore di lavoro o gestito da terzi».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
3. 45. (ex 3. 31). Bernardo.
Al comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) all'articolo 164, comma 1, lettera b), sono apportate le seguenti modificazioni:
a) le parole da: «all'80 per cento» fino a: «rappresentanza di commercio» sono sostituite dalle seguenti: «100 per cento per i veicoli utilizzati dai soggetti esercenti attività di agenzia o di rappresentanza di commercio iscritti negli appositi ruoli tenuti dalle singole Camere di commercio»;
b) dopo le parole: «per ogni socio o associato.» sono aggiunte le seguenti: «Salvo che per gli agenti e rappresentanti di commercio di cui al precedente periodo, non si tiene conto»;
c) l'ultimo periodo è soppresso.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000.
3. 55. (ex 3. 30). Bernardo.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I contribuenti, in sede di dichiarazione dei redditi dell'anno 2006, possono applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in vigore al 31 dicembre 2006, se più favorevoli.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 6 aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - 1. È introdotto a regime, a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2007, l'istituto della programmazione fiscale alla quale possono accedere i titolari di reddito d'impresa e gli esercenti arti e professioni cui si applicano gli studi di settore o i parametri per il periodo di imposta in corso al 1o gennaio 2005. L'accettazione della programmazione fiscale determina preventivamente, per un triennio, o fino alla chiusura della liquidazione, se di durata inferiore, per le società in liquidazione, la base imponibile caratteristica dell'attività svolta:
a) da assumere ai fini delle imposte sui redditi con una riduzione della imposizione fiscale e contributiva per la base imponibile eccedente quella programmata;
b) da assumere ai fini della imposta regionale sulle attività produttive.
2. Non sono ammessi alla programmazione fiscale i titolari di reddito d'impresa e gli esercenti arti e professioni:
a) per i quali sussistano cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore o dei parametri per il periodo di imposta in corso al 1o gennaio 2005;
b) che svolgono dal 1o gennaio 2006 una attività diversa da quella esercitata nell'anno 2005;
c) che hanno omesso di dichiarare il reddito derivante dall'attività svolta nel periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2005 o che hanno presentato per tale periodo d'imposta una dichiarazione dei redditi o IRAP con dati insufficienti per l'elaborazione della proposta di cui al comma 3;
d) che hanno omesso di presentare la dichiarazione ai fini dell'imposta sul valore aggiunto per il periodo d'imposta 2005 o che hanno presentato per tale annualità una dichiarazione con dati insufficienti per l'elaborazione della proposta di cui al comma 3;
e) che hanno omesso di comunicare i dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore o dei parametri per il periodo di imposta in corso al 1o gennaio 2005.
3. La proposta individuale di programmazione fiscale è formulata sulla base di elaborazioni operate dall'anagrafe tributaria, tenendo conto delle risultanze dell'applicazione degli studi di settore e dei parametri, dei dati sull'andamento dell'economia nazionale per distinti settori economici di attività, della coerenza dei componenti negativi di reddito e di ogni altra informazione disponibile riferibile al contribuente.
4. La programmazione fiscale si perfeziona, ferma restando la congruità dei ricavi o dei compensi alle risultanze degli studi di settore o dei parametri per ciascun periodo d'imposta, con l'accettazione di importi, proposti al contribuente dall'Agenzia delle entrate, che individuano per un triennio la base imponibile caratteristica dell'attività svolta, esclusi gli eventuali componenti positivi o negativi di reddito di carattere straordinario. La notifica effettuata entro il 31 dicembre 2006 di processi verbali di constatazione con esito positivo, redatti a seguito di attività istruttorie effettuate ai sensi degli articoli 33 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e 52 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, di avvisi di accertamento o rettifica, nonché di inviti al contraddittorio di cui all'articolo 5 del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218, ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta sul valore aggiunto o dell'IRAP, relativi al periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2005, comporta che la proposta di cui al comma 3 sia formulata dall'ufficio, su iniziativa del contribuente.
5. L'accettazione della proposta di programmazione fiscale è comunicata dal contribuente entro il 16 ottobre 2007; nel medesimo termine la proposta può essere altresì definita in contraddittorio con il competente ufficio dell'Agenzia delle entrate, anche con l'assistenza degli intermediari di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, esclusivamente nel caso in cui il contribuente sia in grado di documentare la non correttezza dei dati contabili e strutturali presi a base per la formulazione della proposta.
6. Per i periodi d'imposta oggetto di programmazione, relativamente alla base imponibile caratteristica d'impresa o di arti o professioni:
a) sono inibiti i poteri spettanti all'amministrazione finanziaria sulla base delle disposizioni di cui all'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni;
b) per la parte dichiarata eccedente quella programmata, ferma restando l'aliquota del 23 per cento, quelle marginali applicabili al reddito complessivo ai fini dell'imposta sul reddito, nonché quella applicabile ai fini dell'imposta sul reddito delle società, sono ridotte di 4 punti percentuali;
c) i contributi previdenziali si applicano esclusivamente per la parte programmata, fatto salvo il minimale reddituale previsto ai fini contributivi; restano salve le prerogative degli enti previdenziali di diritto privato, nonché la facoltà di effettuare i versamenti su base volontaria;
d) l'imposta regionale sulle attività produttive si applica esclusivamente per la parte programmata.
7. Per gli stessi periodi d'imposta di cui al comma 6, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto:
a) il contribuente assolve ordinariamente a tutti gli obblighi formali e sostanziali previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, e dalle altre disposizioni in materia di imposta sul valore aggiunto;
b) all'ammontare degli eventuali maggiori ricavi o compensi da dichiarare rispetto a quelli risultanti dalle scritture contabili si applica, tenendo conto della esistenza di operazioni non soggette ad imposta ovvero soggette a regimi speciali, l'aliquota media risultante dal rapporto tra l'imposta relativa alle operazioni imponibili, diminuita di quella relativa alle cessioni di beni ammortizzabili, e il volume d'affari dichiarato;
c) sono inibiti i poteri spettanti all'amministrazione finanziaria in base alle disposizioni di cui agli articoli 54, secondo comma, secondo periodo, e 55, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni.
8. In caso di divergenza tra gli importi risultanti dalle dichiarazioni e quelli oggetto di programmazione, da comunicare nella dichiarazione presentata ai fini delle imposte sui redditi, l'Agenzia delle entrate procede ad accertamento parziale in ragione del reddito oggetto della programmazione nonché, per l'imposta sul valore aggiunto, in ragione del volume d'affari corrispondente ai ricavi o compensi caratteristici a base della stessa, salve le ipotesi di documentati accadimenti straordinari e imprevedibili; in tale ultima ipotesi trova applicazione il procedimento di accertamento con adesione previsto dal decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218. La disposizione di cui al presente comma si applica anche nel caso di mancato adeguamento alle risultanze degli studi di settore o dei parametri.
9. L'inibizione dei poteri di cui all'articolo 39, primo comma, lettere a), b), c) e d), primo periodo, e secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e all'articolo 55, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, e le disposizioni di cui al comma 6, lettere b), c) e d), non operano qualora il reddito dichiarato differisca da quanto effettivamente conseguito, non siano adempiuti gli obblighi sostanziali di cui al comma 7, lettera a), ovvero il contribuente non abbia tenuto regolarmente le scritture contabili ai fini delle imposte sui redditi; operano comunque le disposizioni di cui al comma 6, lettere b), c) e d), qualora il reddito effettivamente conseguito non ecceda di oltre il 10 per cento quello dichiarato. L'inibizione dei poteri di cui ai commi 6, lettera a), e 7, lettera c), e le disposizioni di cui al comma 6, lettere b), c) e d), non operano qualora siano constatate condotte che integrano le fattispecie di cui agli articoli da 2 a 5, 8, 10 e 11 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74.
10. Salva l'applicazione del comma 5, nei casi in cui a seguito di controlli e segnalazioni, anche di fonte esterna all'amministrazione finanziaria, emergano dati ed elementi difformi da quelli comunicati dal contribuente, qualora presi a base per la formulazione della proposta, o siano constatate, per il periodo di imposta 2005, condotte che integrano le fattispecie di cui agli articoli da 2 a 5, 8, 10 e 11 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, nei suoi confronti non operano l'inibizione dei poteri di cui ai commi 6, lettera a), e 7, lettera c), nonché le disposizioni di cui al comma 6, lettere b), c) e d). Le disposizioni di cui al presente comma non operano qualora la difformità dei dati ed elementi sia di scarsa entità tale da determinare una variazione degli importi proposti nei limiti del 5 per cento degli stessi, fermi restando la maggiore imposta comunque dovuta nonché i relativi interessi.
11. Nel caso in cui l'attività effettivamente esercitata vari nel corso del triennio, l'istituto della programmazione fiscale cessa di avere effetto dal periodo d'imposta nel corso del quale si è verificata la variazione. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di natura non regolamentare, è possibile individuare le singole categorie di contribuenti nei cui riguardi progressivamente, nel corso del triennio, decorre l'applicazione della programmazione fiscale e, conseguentemente, rideterminare i periodi d'imposta di cui al comma 2, per i contribuenti nei cui confronti la programmazione fiscale opera a decorrere da periodi d'imposta diversi da quello indicato al comma 1. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di natura non regolamentare, sono approvate le note metodologiche per la formulazione della proposta di cui al comma 3. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono definite le modalità di invio delle proposte, anche in via telematica, direttamente al contribuente ovvero per il tramite degli intermediari di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, nonché le modalità di adesione.
12. Ai contribuenti destinatari delle proposte di programmazione di cui al comma 1, l'Agenzia delle entrate formula altresì una proposta di adeguamento dei redditi di impresa e di lavoro autonomo, nonché della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive, relativi ai periodi di imposta in corso al 31 dicembre 2004 ed al 31 dicembre 2005, per i quali le dichiarazioni sono state presentate entro il 31 ottobre 2006, sulla base di maggiori ricavi o compensi determinati a seguito di elaborazioni effettuate dall'anagrafe tributaria con i criteri previsti dal comma 3.
13. Agli importi di cui al comma 12 si applica, per le società di capitali che non hanno optato per la trasparenza fiscale di cui agli articoli 115 e 116 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, delle relative addizionali e dell'imposta regionale sulle attività produttive, del 28 per cento e per le altre tipologie di soggetti del 23 per cento.
14. L'accettazione delle proposte di cui al comma 12 comporta il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto determinata applicando all'ammontare dei maggiori ricavi o compensi, tenuto conto della esistenza di operazioni non soggette ad imposta ovvero soggette a regimi speciali, l'aliquota media risultante dal rapporto tra l'imposta relativa alle operazioni imponibili, diminuita di quella relativa alle cessioni di beni ammortizzabili, e il volume d'affari dichiarato.
15. L'adeguamento di cui al comma 12, consentito ai contribuenti che si avvalgono della programmazione fiscale di cui al comma 1, si perfeziona con il versamento, entro il 16 ottobre del primo anno di applicazione dell'istituto previsto dal comma 1, degli importi di cui ai commi 13 e 14. Per ciascun periodo d'imposta, gli importi calcolati a titolo di maggiore ricavo o compenso non possono essere inferiori a 3.000 euro per le società di capitali e 1.500 euro per gli altri soggetti. Sulle maggiori imposte non si applicano sanzioni ed interessi.
16. Qualora gli importi da versare complessivamente per l'adeguamento di cui al comma 12 eccedano la somma di 10.000 euro per le società di capitali e 5.000 euro per gli altri soggetti, il 50 per cento dell'importo eccedente può essere versato entro il successivo 16 dicembre, maggiorato degli interessi legali a decorrere dal giorno successivo alla data di cui al comma 15. L'omesso versamento nei termini indicati nel periodo precedente non determina l'inefficacia della definizione; per il recupero delle somme non corrisposte alle predette scadenze si procede all'iscrizione a ruolo, a titolo definitivo, nonché alla notifica delle relative cartelle entro il 31 dicembre del secondo anno successivo al termine del versamento, ed è dovuta una sanzione pari al 30 per cento delle somme non versate, ridotta alla metà in caso di versamento eseguito entro i trenta giorni successivi alle rispettive scadenze, e gli interessi legali. Non è applicabile l'istituto del ravvedimento di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472.
17. Il perfezionamento dell'adeguamento di cui al comma 12 rende applicabili le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 4, lettera a), del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218.
18. L'accettazione della proposta di adeguamento di cui al comma 12 esclude la rilevanza a qualsiasi effetto delle eventuali perdite risultanti dalla dichiarazione. È pertanto escluso e, comunque, inefficace il riporto a nuovo delle predette perdite. È altresì escluso il riporto al periodo d'imposta successivo del credito d'imposta sul valore aggiunto risultante dalle dichiarazioni relative ai periodi d'imposta oggetto di definizione, nonché il rimborso risultante dalle medesime dichiarazioni.
19. La notifica effettuata entro il 31 dicembre antecedente il primo anno di applicazione dell'istituto previsto dal comma 1, di processi verbali di constatazione con esito positivo, redatti a seguito di attività istruttorie effettuate ai sensi degli articoli 33 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e 52 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, di avvisi di accertamento o rettifica, nonché di inviti al contraddittorio di cui all'articolo 5 del decreto legislativo 19 giugno 1997, n. 218, ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta sul valore aggiunto ovvero dell'imposta regionale sulle attività produttive, relativi ai periodi d'imposta di cui al comma 2, comporta l'integrale applicabilità delle disposizioni di cui ai citato decreto legislativo n. 218 del 1997.
20. Sono esclusi dall'istituto di cui al comma 2 i soggetti:
a) per i quali sussistano cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore o dei parametri per i periodi di imposta di cui al comma 12;
b) che non erano in attività in uno dei periodi di imposta di cui al comma 12;
c) che hanno omesso di dichiarare il reddito derivante dall'attività svolta nei periodi d'imposta oggetto di definizione o che hanno presentato per tali periodi d'imposta una dichiarazione dei redditi ed IRAP con dati insufficienti per l'elaborazione della proposta di cui al comma 12;
d) che hanno omesso di presentare la dichiarazione ai fini dell'imposta sul valore aggiunto per le annualità d'imposta oggetto di definizione o che hanno presentato per tali annualità una dichiarazione con dati insufficienti per l'elaborazione della proposta di cui al comma 12;
e) che hanno omesso di comunicare i dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore o dei parametri per i periodi di imposta di cui al comma 12;
f) nei cui confronti sono state constatate, entro il 31 dicembre antecedente il primo anno di applicazione dell'istituto previsto dal comma 1, per i periodi di imposta di cui al comma 12 e per le annualità di imposta 2004 e 2005 ai fini IVA, condotte che integrano le fattispecie di cui agli articoli da 2 a 5, 8, 10 e 11 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74.
21. I contribuenti che si avvalgono dell'istituto della programmazione fiscale effettuano i versamenti in acconto ai fini delle imposte sui redditi, dell'IVA e dell'IRAP in base alle imposte dovute per il medesimo periodo d'imposta tenendo conto della maggiore base imponibile derivante dalla programmazione medesima.
all'articolo 58, comma 1, sostituire le parole: 807 milioni di euro e a decorrere dall'anno 2008 di 2.193 milioni con le seguenti: 370 milioni di euro e a decorrere dall'anno 2008 di 1.160 milioni.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre le dotazioni di parte corrente e di parte capitale in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007 una minore spesa annua di 700 milioni di euro.
3. 47. (ex 3. 90). Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I contribuenti i cui redditi non eccedano gli importi ai quali si applicano le aliquote stabilite dall'articolo 11, comma 1, lettere a), b) e c), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come sostituito dal comma 1 del presente articolo, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, possono applicare le disposizioni del medesimo testo unico, in vigore al 31 dicembre 2006, se più favorevoli.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-ter. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.;
all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000;
voce: Ministero dell'interno:
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 90.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della salute:
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
3. 46. (vedi 3. 2). Verro.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. I contribuenti con reddito non superiore ai 25 mila euro, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, possono applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in vigore al 31 dicembre 2006, se più favorevoli.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci, fino a concorrenza dell'importo di 1.300 milioni di euro annui.
3. 44. (ex 3. 54). Antonio Pepe, Leo.
Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
1-bis. All'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, il limite che eccede le 250 mila lire per le detrazioni delle spese sanitarie è ridotto a 100 euro.
1-ter. Non sono detraibili, a norma del citato articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, il costo dei medicinali non soggetti a prescrizione medica; non è deducibile dal reddito il contributo assicurativo dovuto al Servizio sanitario nazionale sostitutivo della azioni di rivalsa di cui all'articolo 334 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209. La disposizione si applica a decorrere dal 1o gennaio 2007.
3. 42. (ex 3. 33). Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. L'importo degli interessi passivi e relativi oneri di cui alla lettera b) dell'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è elevato del 25 per cento, per ogni figlio, legittimo o naturale, nato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge, fino ad un importo non superiore a 10 mila euro.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 35. (ex 3. 125). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. L'importo di cui alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è elevato a 2.500 euro in caso di figlia carico ed ulteriormente elevato del 25 per cento per ogni figlio a carico successivo al primo.
Conseguentemente, all'articolo 216:
all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
3. 36. (ex 3. 126). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
1-bis. Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale degli stessi, stipulati o rinnovati a norma degli articoli 2, comma 3, e 4, commi 2 e 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, spetta una detrazione, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:
a) euro 450, se il reddito complessivo non supera 15.000;
b) euro 225, se il reddito complessivo è compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro;
1-ter. A favore dei lavoratori dipendenti che hanno trasferito o trasferiscono la propria residenza nel comune di lavoro o in uno di quelli limitrofi nei tre anni antecedenti quello di richiesta della detrazione, e siano titolari di qualunque tipo di contratto di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale degli stessi e situate nel nuovo comune di residenza, a non meno di 100 chilometri di distanza dal precedente e comunque al di fuori della propria regione, spetta una detrazione, per i primi tre anni, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, nei seguenti importi:
a) 1.000, se il reddito complessivo non supera lire i 5.000 euro;
b) 450, se il reddito complessivo è compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 31. (ex 3. 123). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibita ad abitazione principale degli stessi, site nei centri urbani ad alta densità abitativa, stipulati o rinnovati a norma degli articoli 2, comma 3, e 4, commi 2 e 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, spetta una detrazione, rapportata al periodo dell'anno durante il quale sussiste tale destinazione, pari al 20 per cento del canone di locazione dichiarato e depositato. Tale importo è maggiorato del 10 per cento per ogni figlio a carico fino ad un massimo del 50 per cento del canone di locazione.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 32. (ex 3. 136). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. È comunque fatta salva la facoltà dei contribuenti con familiari a carico di avvalersi della disciplina fiscale vigente negli anni 2002-2004 ovvero di quella prevista negli anni 2005-2006.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, alla voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009;
3. 37. (ex 3. 128). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Sopprimere il comma 4.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 40.000;
2008: - 40.000;
2009: - 40.000;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 60.000;
2008: - 60.000;
2009: - 60.000;
voce: Ministero per i beni e delle attività culturali:
2007: - 60.000;
2008: - 60.000;
2009: - 60.000;
voce: Ministero della salute:
2007: - 60.000;
2008: - 60.000;
2009: - 60.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 10.000;
2008: - 10.000;
2009: - 10.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 20.000;
2008: - 20.000;
2009: - 20.000.
3. 48. (ex 3. 112). Dionisi, Peretti, Zinzi.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
5. Per l'anno 2007 si continuano ad applicare le disposizioni recate dall'articolo 1, commi 337, 338 e 339 della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007 una minore spesa annua di 300 milioni di euro.
3. 50. (ex 3. 48.) Moffa, Alberto Giorgetti, Lisi.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
5 La facoltà di cui all'articolo 1, comma 337, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, continua ad applicarsi anche per l'anno di imposta 2007.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 100.000;
2008: - 300.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2008: - 100.000.
3. 52. (ex 3. 17). Misuraca, Marras, Marinello, Giudice.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis. - 1. Il contribuente ha la facoltà di utilizzare la detrazione per carichi di familiari eccedenti l'imposta dovuta per la compensazione di debiti tributari e/o di tasse dovute per servizi erogati al nucleo familiare dalla fiscalità nazionale e/o locale ovvero per una erogazione da parte dell'Amministrazione centrale dello Stato su istanza dell'avente diritto avanzata contestualmente alla dichiarazione dei redditi.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000;
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 01. (ex 3. 09). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis. I redditi derivanti a locazione di immobili sono soggetti ad un'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi con aliquota del 20 per cento.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere i seguenti:
Art. 214-bis. - 1. Il comma 1-bis dell'articolo 8 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, è soppresso.
2. Il comma 11 della legge 25 gennaio 1994, n. 86, è soppresso.
Art. 214-ter. (Accise prodotti alcolici). - 1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all'allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all'alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito complessivo pari a 125 milioni di euro annui.
3. 02. (ex 3. 011.) Milana.
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
67.
Seduta di VeNERdì 10 novembre 2006
presidenza del presidente FAUSTO BERTINOTTI
indi
dei vicepresidenti carlo leoni e
giulio tremonti
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'articolo 2 e che da ultimo, dopo la votazione dell'emendamento Dionisi 3.48, sono stati accantonati gli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
Avverto, altresì, che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Leddi Maiola 9.15.
Avverto che deve ritenersi inammissibile per carenza di compensazione il subemendamento Leo 0.5.500.1. È, altresì, inammissibile, per le medesime regioni, il subemendamento Leo 0.20.500.1 riferito all'emendamento 20.500 del Governo.
Ricordo che è in distribuzione un'errata corrige del fascicolo n. 1, parte terza, relativa all'emendamento 168.110, erroneamente non riprodotto nel fascicolo.
Avverto che la Commissione ha presentato due emendamenti, di cui uno all'articolo 9, nonché una riformulazione dell'emendamento 19.600. Il termine per i subemendamenti è fissato alle ore 12 per l'emendamento all'articolo 9 e a un'ora prima dell'inizio della seduta di domani per gli altri.
Chiedo al relatore se tali termini siano compatibili con lo svolgimento dei lavori ipotizzato dalla Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento che abbiamo accantonato ieri sera, che riguarda il 5 per mille, il Governo dovrebbe rendere, a mio avviso, una dichiarazione con la quale assumere impegni in ordine al momento in cui questa problematica potrà essere affrontata e risolta, superando, in tal modo, le difficoltà emerse ieri sera, che ci hanno indotto a chiedere l'accantonamento di quella proposta emendativa. Invito quindi il Governo ad esprimersi sul merito di tale questione.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il tema posto dagli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52, il cui esame è stato accantonato ieri sera, si ritrova sia all'articolo 186 (laddove si propone di creare un articolo 186-bis) e, più avanti, all'articolo 200. In tutti questi casi, si pone un problema su cui c'è una convergenza politica da parte dell'Assemblea del tutto evidente. Mi riferisco alla possibilità di proseguire con l'esperienza del 5 per mille, le cui finalità sociali e di solidarietà sono a tutti evidenti.
Il Governo è d'accordo con questo obiettivo e, quindi, vi è l'impegno a cercare di affrontare il problema; tuttavia, non siamo, in questo momento, in grado di avanzare una proposta precisa perché dobbiamo lavorare essenzialmente sul tema della copertura.
La ricerca di tale copertura non è cosa di poco conto; tuttavia, pensiamo di riuscire in ciò. La proposta che avanziamo è quindi di concludere l'esame dell'articolo 3, considerando i due emendamenti - se, tecnicamente, ciò è ritenuto possibile dai proponenti e dal Presidente - e discutere il tema, in unico blocco, all'articolo 186. Ciò permetterebbe al Governo di avere il tempo per trovare quelle soluzioni di copertura finanziaria assolutamente indispensabili, creando, in questo modo, le condizioni per consentire al Parlamento di esaminare coralmente la validità della soluzione proposta ed, eventualmente, di correggerla.
Quindi, noi saremmo favorevoli a concludere l'esame dell'articolo 3, rinviando l'argomento all'articolo 186, rispetto al quale pende una proposta di configurare un articolo 186-bis, con l'impegno formale del Governo a presentarsi, per quell'occasione, con una proposta finanziata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Noi apprezziamo lo sforzo del Governo su questo argomento e vorrei ribadirlo chiaramente. Nutriamo la massima fiducia sul fatto che vi sia una reale volontà di trovare una soluzione. Resta il fatto, però, che dal punto di vista tecnico - su questo potranno confortarci gli uffici - non so se sia possibile spostare un emendamento - in qualche modo, ridiscutendolo - su un altro articolo.
Ritengo che il Governo stia facendo uno sforzo sul tema della copertura: il vero problema mi sembra, sostanzialmente, essere questo.
Sarebbe utile che il Governo riuscisse, nelle prossime ore, a trovare una quadratura su tale copertura e, in relazione a ciò, vorremmo chiedere che sia mantenuto l'accantonamento dell'emendamento e, quindi, rinviata la votazione sull'articolo 3.
Infine, sempre secondo un ragionamento legato agli impegni reciproci che si assumono, non ritengo che questo argomento costituisca un elemento ostativo in termini di lavori dell'Assemblea per arrivare, una volta trovata la soluzione intorno all'articolo 186, ad una votazione rapida dell'articolo 3. Rimarrebbero, infatti, in piedi solo questi due emendamenti i quali, una volta trovata la soluzione da parte del Governo, potrebbero essere riformulati, insieme agli altri sull'articolo 186, a fronte di coperture idonee accolte e condivise dal Governo medesimo.
Quindi, noi vorremmo cercare di mantenere l'accantonamento dell'emendamento proprio perché in questo modo abbiamo una possibilità specifica di recuperarlo, in seguito alle successive valutazioni che potrà fare la maggioranza, il relatore e il Governo, pur dando pieno credito a quello che riteniamo un impegno vero della maggioranza e del Governo su questo tema.
Sarebbe anche importante un chiarimento da parte degli uffici, se sia possibile o meno riferire l'emendamento, esattamente nel testo attuale, all'articolo 186, mantenendolo, in questo modo, attuale, anche se la via maestra sarebbe quella di mantenere l'accantonamento e risolvere, in tempi veloci, compatibili con le problematiche del Governo, gli aspetti di copertura al fine di avere una formulazione e poterla valutare nell'ambito del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Innanzitutto, intervengo per sottoscrivere gli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52, relativi al 5 per mille. In secondo luogo, vorrei sostenere quanto l'onorevole Giorgetti ha testé anticipato, anche perché credo che l'argomento sia proprio dell'articolo 3. Quindi, più che accantonarlo, poiché esso riguarda il tema fiscale, la domanda da porsi sarebbe un'altra, cioè se non sia il caso di esaminare in questa sede l'articolo 186.
Il problema posto dal relatore e dal Governo in Commissione e in sede di Comitato dei nove è relativo alla fiducia nei rapporti e noi abbiamo fiducia nel rapporto con il Governo e con il presidente della Commissione, salvo poi che sul testo sia posta la fiducia nella settimana prossima.
Proprio per questo, chiediamo al Governo di accantonare l'articolo 3 e, quando sarà pronto ad esaminare gli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52 e quelli riferiti all'articolo 186, visto che si tratta di materia fiscale sulla quale una volta sciolto il nodo della copertura tutti siamo d'accordo, credo che approvare l'articolo 3 sarà una questione puramente formale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, l'argomento del 5 per mille per la ricerca e il volontariato è politicamente molto rilevante. Anche l'UDC aveva presentato un emendamento all'articolo 186 per il ripristino del 5 per mille e ci fa piacere che il Governo abbia avuto un ripensamento su questo aspetto e voglia reintrodurlo nella legge finanziaria.
A noi interessa la sostanza dell'argomento e, quindi, siamo contenti di questo ripensamento. Però, poiché in politica la forma spesso è sostanza e poiché ci sono colleghi che hanno presentato degli emendamenti all'articolo 3, credo sia importante collegare il ripristino del 5 per mille anche alla sollecitazione dei colleghi dell'opposizione.
Pertanto, propongo di accantonare l'articolo 3 e di procedere con l'esame degli altri articoli, dando così il tempo al Governo e al relatore di riformulare l'emendamento e, in seguito, di approvare il ripristino del 5 per mille, in via definitiva, relativamente all'articolo 3 oppure all'articolo 186.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'argomento del 5 per mille è ovviamente un argomento sensibile. Prendiamo atto dell'impegno del Governo e della maggioranza a trovare una soluzione. Si tratta di capire, però, quale sia la via migliore.
La Lega ha presentato un emendamento all'articolo 186. Vi è già un emendamento all'articolo 3 che, come Lega, chiediamo di sottoscrivere, affinché sia chiaro che l'opposizione tutta vuole intervenire su questa materia.
Diamo credito al Governo delle dichiarazioni fatte in tal senso e riproponiamo una proposta già fatta in Commissione: visto che c'è questo intendimento di risolvere la questione, pensiamo che nella giornata di oggi il Governo sia già in grado di presentare una bozza di soluzione. Poi, eventualmente, la copertura potrà essere cambiata in corso d'opera, tenendo conto della votazione dei vari articoli della finanziaria.
Avere già oggi una bozza di soluzione, con una copertura che potrà essere modificata in corso d'opera, può essere la soluzione ottimale per dare la certezza che l'argomento sarà affrontato in maniera concreta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi apprendiamo con favore la volontà del Governo di reintrodurre la misura relativa al 5 per mille, che tanto sta a cuore al mondo del volontariato italiano.
Ho letto stamattina l'intervista di Massimo D'Alema, che continua a definire la finanziaria un suk arabo e che sostiene la scarsa capacità del Governo di vendere questa legge finanziaria. Questo è un argomento: un Governo che taglia il 5 per mille e poi lo reintroduce su iniziativa delle minoranze, certamente non fa una bella figura. Tuttavia, sottolineiamo con favore questo avvenimento e riteniamo che, piuttosto che rinviare l'operazione per l'incerta copertura ad un articolo successivo, sarebbe meglio una breve sospensione dei lavori per permettere al Governo di formulare una proposta complessiva di reintroduzione del 5 per mille e di valutazione della copertura finanziaria, per consentire al Parlamento di approvare definitivamente l'articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, essendo io il primo firmatario dell'emendamento 3.52, ieri sera lei mi stava cortesemente dando la parola. Poi, però, vi è stato l'intervento dell'onorevole Ventura con il quale mi devo complimentare perché stamattina abbiamo trovato alcune sorprese. Ieri sera, era nell'aria che gli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52 sarebbero stati approvati dall'Assemblea perché vi è una sensibilità attorno al 5 per mille. Tutti i parlamentari, di centrodestra e di centrosinistra, hanno toccato con mano sul territorio che tale disposizione ha dato ottimi risultati non solo per il volontariato, ma anche per la ricerca. Apprendere questa mattina che vi è una volontà di accantonamento - lasciatemelo dire - ci fa capire che non si vuole assumere una posizione sul 5 per mille. Non la voglio chiamare scorrettezza, onorevole Ventura (Commenti del deputato Piro)... Sì, onorevole Piro, è così: se avete veramente la volontà di farlo approvare dovete dare adesso il parere favorevole per concludere l'esame dell'articolo 3. Altrimenti, come ha detto l'onorevole Zorzato, il gruppo di Forza Italia vi chiede di accantonare questo articolo.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Non ho capito l'intervento dell'onorevole Misuraca ma se si vuole strumentalizzare tutto, è sempre possibile farlo. Ieri ho fatto una proposta di accantonamento. Il mio è un ulteriore intervento distensivo nel senso che il Governo sta cercando soluzioni che non possono essere di facciata, perché ci vogliono coperture vere. Inviterei l'attuale opposizione a riflettere su quanto è accaduto gradualmente sul 5 per mille anche in passato. L'impegno è quello di procedere e risolvere il problema. Non oppongo alcuna riserva a mantenere l'accantonamento dell'emendamento Moffa 3.50 e ad andare avanti con i lavori affrontando il 5 per mille nel momento in cui saremo pronti. Quindi, non vi è alcuna volontà dilatoria e tanto meno di mancanza di chiarezza nei confronti dell'Assemblea. Torneremo sul punto quando vi sarà una proposta effettiva sulla quale il Parlamento potrà discutere.
Penso - e concludo - che, visto l'argomento, sarebbe assai importante che risultasse che si tratta di un'iniziativa parlamentare, indipendente dagli schieramenti politici.
PRESIDENTE. Vorrei ricordare, perché ho avvertito qualche incertezza tra i colleghi, che il preavviso di votazioni elettroniche è stato dato alle 10,15 e, quindi, le votazioni potranno iniziare alle 10,35.
Ha chiesto di parlare la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a titolo personale vorrei solo ricordare che chi conosce bene il mondo dell'associazionismo, come la sottoscritta, non può non stupirsi del fatto che siamo in piena fase di votazione ed ancora si discute di un argomento così importante. Si poteva arrivare alla discussione in aula della legge finanziaria avendo già risolto tale problema: è talmente evidente che è stato uno scivolone del Governo che mi stupisce essere ancora a questo punto.
FRANCESCO PIRO. Ma quale scivolone! L'avete bloccato voi il 5 per mille!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Abbiamo presentato anche noi alcuni emendamenti in proposito. Mi auguro davvero - e prendo per buone le parole del relatore - che non vi sia nessuna intenzione dilatoria. Però, si risolva in maniera seria e rapida questo problema perché dobbiamo dare un segnale al paese ed alle associazioni che da noi aspettano una risposta.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Migliori, che l'ha chiesta, vorrei richiamare chi interviene ad attenersi strettamente alla questione procedurale, anche perché personalmente penso che le alternative siano molto semplici; si tratta di optare tra una delle due. Ha facoltà di parlare il deputato Migliori.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, intervengo soltanto sul piano procedurale per dire che concordiamo con le valutazioni del relatore circa la sottolineatura di un'impronta parlamentare finalizzata a modificare questo aspetto per noi significativo delle proposte emendative complessivamente presentate dal gruppo di Alleanza Nazionale.
Il dissenso è o probabilmente era - ma per questo elemento interpretativo chiedo al Presidente di svelare l'arcano, se così è - non sull'accantonamento, sul quale concordiamo, vista e considerata la situazione che ci viene prospettata, ma sul fatto di procedere o meno alla votazione dell'articolo 3. Per cui, noi siamo concordi se la proposta del relatore va nel senso, come già accaduto in passato, di passare all'esame di un altro articolo, una volta esaminati tutti gli emendamenti, non procedendo alla votazione sull'articolo 3.
PRESIDENTE. Chiedo l'attenzione del relatore e del Governo, perché questa controversia procedurale ha avuto adesso una specificazione nell'intervento del deputato Migliori, che chiede di sapere se la proposta di accantonamento riguarda l'intera votazione sull'articolo 3 e, dunque, se una volta accettato l'accantonamento, si procederà nelle votazioni sull'articolo aggiuntivo al 3, o se invece la proposta del relatore e del Governo è circoscritta all'emendamento.
Visto che ho la parola, faccio notare che sarebbe possibile, come è stato anche enunciato, in alternativa all'accantonamento dell'intero articolo 3, in caso di accordo dei presentatori dell'emendamento Moffa 3.50 e Misuraca 3.52, sulla base dell'approfondimento effettuato dagli uffici, riferire questi emendamenti all'articolo 186, poiché gli articoli aggiuntivi Zorzato 186.01 e Bezzi 186.02 riguardano entrambi la questione del 5 per mille. Dunque, a mio parere le alternative sono le seguenti: o esiste questa disponibilità dei presentatori a riferire gli emendamenti all'articolo 186, oppure c'è l'ipotesi dell'accantonamento dell'intero articolo 3.
Ha chiesto di parlare il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho colto il senso dell'invito del relatore e, conoscendolo, sono portato a dare credito a quanto da lui sostenuto, però, in maniera assolutamente positiva, mi permetto di svolgere due riflessioni. Intanto, se dovessimo accantonare l'articolo 3 e tenere aperto il problema, procrastinandolo nel tempo, correremmo il rischio, via via che procediamo nei nostri lavori, di far diminuire le possibilità reali di una copertura.
L'altro contributo che vorrei dare è questo: da notizie di stampa apparse su agenzie risulterebbe che il Governo - quindi mi rivolgo in maniera particolare al sottosegretario Grandi qui presente - avrebbe a disposizione una idea ben precisa: circa 600 milioni di euro per iniziative prettamente parlamentari.
PRESIDENTE. La prego di attenersi alla proposta...
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Mi sto attenendo alla proposta. Quindi, questa posta potrebbe essere messa a disposizione dei gruppi parlamentari e del Parlamento per dare un'adeguata copertura e risolvere definitivamente il problema.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore e al Governo di pronunciarsi sull'argomento, in modo da risolvere la controversia.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, penso che la questione sia stata posta da lei in modo chiarissimo.
Inviterei i presentatori ad accogliere positivamente la richiesta di riferire questi emendamenti all'articolo 186. Aggiungo che, se c'è la preoccupazione che questo articolo pervenga tardi, troppo tardi, all'esame dell'Assemblea, a causa della sua collocazione, assicuro l'impegno da parte del relatore e del Governo ad anticiparne la lettura in aula, non appena l'Esecutivo avrà risolto, in tempi rapidi, il problema della copertura. Vi prego di dare credito al fatto che ci assumiamo questo impegno.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, se c'è l'impegno dal punto di vista politico - sottolineiamo questo aspetto - ad anticiparne l'esame, da effettuarsi, magari, entro la giornata, a fronte dell'individuazione da parte del Governo delle coperture, che auspico possa avvenire in tempi rapidi, siamo d'accordo a riferire l'emendamento Moffa 3.50 all'articolo 186.
FILIPPO MISURACA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ovviamente, aderisco anch'io alla proposta di riferire il mio emendamento 3.52 all'articolo 186, conferendo ancora fiducia e credibilità al relatore.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che gli emendamenti Moffa 3.50 e Misuraca 3.52 si intendono riferiti all'articolo 186.
(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).
Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, annunciamo il nostro voto contrario e una forte insoddisfazione per questo articolato, non perché non ci sia una qualche volontà di perseguire la cosiddetta equità insieme al rigore, quanto piuttosto perché l'insieme delle misure contenute in questo provvedimento rischia - ne siamo quasi certi - di tramutare, a fine anno 2007, l'esultanza che oggi osservo nella maggioranza per la rimodulazione dell'IRPEF e delle detrazioni per carichi familiari in una grande delusione. Le indagini delle associazioni dei consumatori, del forum delle famiglie, dell'ISTAT e di molti altri istituti di ricerca, a fine 2007, certamente, ci testimonieranno che le misure che stiamo prevedendo con questo disegno di legge finanziaria porteranno ancora altre difficoltà per i cittadini e, soprattutto, per le famiglie. Oggi, dopo un lungo dibattito sull'articolo 3 di questo provvedimento, registriamo una totale chiusura della maggioranza verso le proposte dell'UDC e verso le proposte delle opposizioni.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, abbiamo ricevuto una serie impressionante di risposte negative riguardo alla rimodulazione della detrazioni per i figli diversamente abili e per le famiglie numerose, alle detrazioni delle spese scolastiche, alle spese delle giovani coppie, alla esenzione, per le famiglie e i cittadini con redditi inferiori a quindicimila euro, dall'ulteriore aumento del bollo ed anche riguardo alla valutazione dei maggiori oneri che le famiglie numerose sopportano, certamente, per la cura dei loro figli, dovendo sostenere spese più alte. Allora mi domando, domando all'opposizione ed anche alla maggioranza ed al Governo: di quale dialogo noi stiamo parlando?
Di quale confronto stiamo parlando se su un tema così fondamentale, che incide sui bilanci di tutte le famiglie italiane, non abbiamo visto accogliere una sola proposta dell'opposizione, anche quelle che sembrano essere più naturali, più serene, più dettate dalla volontà di migliorare il testo in esame?
Un esempio è quello relativo alla detrazione delle spese scolastiche: come avviene per le ristrutturazioni edilizie e per la rottamazione, avevamo proposto che almeno le spese che le famiglie, in particolare quelle numerose, sopportano per la cura e l'educazione dei figli, così come previsto dalla Costituzione, fossero detraibili. In altri casi, la detraibilità è concessa alla generalità dei cittadini senza limiti di reddito; in questo caso, invece, l'Assemblea è stata completamente sorda!
Non si vuole introdurre il quoziente familiare? Ho già detto ieri - e lo ribadisco in sede di dichiarazione di voto - che una famiglia con due coniugi ed un figlio che ha un reddito di 50 mila euro è in una situazione del tutto diversa da quella in cui è, a parità di reddito, una famiglia in cui vi sono tre, quattro o cinque figli. Allora, se non si vuole introdurre il quoziente familiare, almeno si consenta la detrazione delle spese per la cura e l'educazione dei figli, che non mi pare debbano essere tassabili!
A detta della maggioranza, il disegno di legge finanziaria al nostro esame si muove lungo una direttrice e secondo una prospettiva favorevole alle famiglie, ai cittadini.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TERESIO DELFINO. Al contrario, sotto questo profilo, il testo è assolutamente inconcludente. Signor Presidente, le chiedo scusa...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
TERESIO DELFINO. Sto per concludere, signor Presidente. Mentre l'ISTAT rileva che siamo il paese più vecchio d'Europa, il governatore Draghi afferma che il deficit di istruzione è alla base della nostra mancanza di competitività. Davanti a questi dati, non vi è stata - lo ribadisco - alcuna disponibilità...
PRESIDENTE. La prego...
TERESIO DELFINO. ... al dialogo da parte di questa maggioranza. Pertanto, vanno bene i suoi appelli al dialogo, signor Presidente...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
TERESIO DELFINO. ... ma certamente non va bene il comportamento della maggioranza e del Governo su questi temi.
Grazie (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, il collega Delfino ha motivato molto bene il nostro dissenso sull'articolo 3. Alle sue, desidero aggiungere soltanto una considerazione.
Questa impostazione di politica fiscale del Governo contiene un errore di fondo: si cerca di perseguire l'equità modificando la curva delle aliquote IRPEF, partendo dal presupposto che vi sia coincidenza tra reddito nominale dichiarato e reddito reale. Il presupposto è erroneo perché sappiamo bene che il nostro paese è caratterizzato da elevata evasione fiscale.
Quindi, abbiamo ribadito che gli incentivi vanno concessi in base al numero dei figli: è questo, a nostro avviso, l'unico criterio per assicurare un'equità che vada oltre la mendacità delle dichiarazioni dei redditi. Sosterremo questa proposta anche in seguito, quando la nostra critica investirà l'articolo 5. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ribadisco il voto contrario del gruppo della Lega Nord sull'articolo 3.
Noi contestiamo il modo in cui esso è stato dapprima portato, e poi riformulato, in Commissione: alle 9 di sera, con gli uffici già chiusi! Eppure, si tratta di un argomento importante, perché l'IRPEF riguarda, direttamente o indirettamente, tutti gli italiani.
L'articolo in esame è stato «venduto» al paese come quello che attua la redistribuzione, come disposizione volta a dare maggiore disponibilità ai ceti meno abbienti. Abbiamo dovuto constatare, però, che, per reperire la disponibilità, sono stati colpiti proprio i ceti meno abbienti! Si pensi al bollo sugli autoveicoli e sui motocicli: per le auto non catalizzate e per quelle «Euro 1», le più colpite, il bollo aumenterà di oltre il 50 per cento. Ma chi sono i possessori delle auto non catalizzate o «Euro 1»? Sono i ricchi a dover piangere ovvero le categorie meno abbienti?
A nostro modo di vedere, sono i poveri, le categorie meno abbienti, quelle che ancora hanno l'«euro 0» o l'«euro 1», su cui graverà l'aumento del bollo auto. Lo stesso discorso vale per il bollo dei motorini, perché è logico che i motorini più vetusti appartengano alle categorie meno abbienti. Quindi, crediamo che, alla fine, questa ridistribuzione del reddito e questo tipo di incentivi ai ceti sociali più in difficoltà siano una favola e una farsa. Ne è una dimostrazione anche il fatto che non è stato accettato l'emendamento sulla clausola di salvaguardia. Abbiamo detto: dati i nostri dubbi che, sotto i 40 mila euro, tutti ci guadagnino, facciamo in modo che, con la clausola di salvaguardia, nessuno ci rimetta rispetto alla legislazione precedente. Questo non è stato accettato e ci sorge il dubbio che voi stessi abbiate bisogno di quei fondi e di quelle disponibilità, che si vanno a reperire proprio sotto i 40 mila euro. Sono state bocciate la gran parte delle nostre proposte, se non tutte, per quanto riguarda il sostegno alla famiglia e ai giovani. Oggi, per i giovani...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO FUGATTI. ... arrivare a sposarsi e ad avere una casa e dei figli, soprattutto in Padania, dove il costo della vita è molto elevato, è difficoltoso. Abbiamo presentato emendamenti a favore delle giovani coppie e delle famiglie numerose, per incentivare anche la natalità, che, come ci confermano i dati, sta via via diminuendo nel nostro paese, ma sono stati tutti bocciati. Crediamo serva più attenzione per i giovani e per le famiglie, che questa finanziaria e, soprattutto, questo articolo 3, non ha, di certo, favorito. Ribadiamo, ancora una volta, quindi, il voto contrario della Lega Nord.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Annuncio il voto contrario di Alleanza Nazionale su questo articolo, che rimette in discussione tutto il sistema dell'imposta personale sul reddito, non soltanto penalizzando il nucleo familiare e non avviando quel sistema di quoziente familiare, che poteva essere veramente il sostegno per le famiglie, ma introducendo, praticamente, due progressività che si cumulano: la progressività sugli scaglioni, che aumentano di aliquote e di numero, e la progressività sulle detrazioni, che diminuiscono mano mano che cresce il reddito. Il doppio effetto di queste due progressività porterà certamente ad una riduzione della propensione al risparmio e all'investimento e, come è stato già detto dai colleghi che mi hanno preceduto, avrà anche un riflesso sui consumi. Vedremo, il prossimo anno, se la curva di Laffer, che dovrebbe essere contestata da chi vuole avviare una lotta all'evasione, sarà o meno rispettata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Annuncio il voto contrario di Forza Italia, soprattutto dopo che, ieri, abbiamo assistito ad interventi di colleghi del mio gruppo, in modo particolare, gli onorevoli Crosetto e Zorzato, che, entrando nel merito di questo articolo, hanno rivolto un appello all'Assemblea per l'approvazione dei subemendamenti da loro presentati. Come non dimenticare, poi, anche l'appello dell'onorevole Porcu in riferimento ad tema molto importante, quello dei disabili e delle famiglie bisognose. Avremmo voluto partecipare a questa votazione, non tanto - lo dico chiaramente - con un voto favorevole, ma, almeno, con l'astensione, se fossero stati accettati alcuni nostri subemendamenti. Ciò non è stato fatto. C'è la volontà da parte del Governo, della maggioranza e del relatore di non voler partecipare al contributo positivo che l'opposizione e il gruppo di Forza Italia vogliono dare. Allora, signor Presidente, nostro malgrado, siamo convinti di votare contro questo articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Non possiamo assolutamente essere d'accordo con l'atteggiamento adottato dalla maggioranza e dal Governo. Avevamo pensato che, dopo i richiami fatti anche dal Capo dello Stato, vi sarebbe stata da parte vostra una diversa presa di posizione. Tuttavia, ci siamo resi conto che avete fatto muro contro muro anche di fronte a proposte emendative come quelle riguardanti, ad esempio, interventi a favore dei portatori di handicap. Questo spiega ancora una volta, se mai ve ne fosse stato bisogno, che il vostro comportamento è di assoluto distacco nei nostri confronti. Pertanto, non possiamo che esprimere voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto contrario del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista e sintetizzare l'articolo 3 in tre capisaldi. Il viceministro Visco ha organizzato un semplicissimo modello fiscale per la famiglia, composto da tre soli capitoli: in primo luogo, ha chiesto quanti figli hanno; in secondo luogo, ha chiesto quanti soldi hanno; in terzo luogo, ha deciso di mandare al Governo centrale questi soldi in proporzione ai figli.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 276
Hanno votato no 214).
Prendo atto che gli onorevoli Lupi, Garnero Santanchè e Ronchi non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Capitanio Santolini 3.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 285).
Avverto che non procederemo alla votazione dell'articolo 4, in quanto tale articolo è stato soppresso a seguito dell'approvazione nella seduta di ieri dell'emendamento 3.500 del Governo. Risultano pertanto preclusi anche gli emendamenti riferiti a tale articolo. Procederemo invece all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4.
(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Chiedo al relatore di esprimere il parere.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zorzato 4.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zorzato 4.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zorzato 4.03, non accettato non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Garavaglia 4.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul mio articolo aggiuntivo, che costa pochissimo e questo dovrebbe tranquillizzare tutti. Tuttavia, esso fornisce una risposta specifica ad una richiesta specifica.
Nel mese scorso, si è tenuta l'assemblea nazionale dei sordomuti. Durante l'assemblea, i sordomuti hanno presentato un documento con alcune richieste specifiche. Fra tali richieste vi era la seguente: estensione dell'esenzione della tassa di concessione governativa sui telefoni cellulari anche ai soggetti affetti da sordomutismo. Mi pare di tutta evidenza che si tratti di una richiesta non solo legittima, ma anche di buon senso. La copertura è minimale, si parla quattro soldi, quindi, a fronte di una richiesta specifica avanzata dall'associazione nazionale dei sordomuti, rammento anche l'intervento del ministro Ferrero in cui lo stesso ha preso l'impegno di intervenire in tal senso. Il ministro Ferrero ha garantito che si sarebbe fatto carico della richiesta, ed io ero presente a nome della Lega Nord. A questo punto, mi pare vi siano tutte le condizioni per andare incontro a tale legittima richiesta che comporta una copertura minimale. Vi prego di non farvi influenzare dalla nostra indicazione di copertura perché noi, per evitare l'inammissibilità, la facciamo sempre sovrabbondante.
Prego il Governo di riflettere in tal senso e inviterei anche i colleghi a soffermarsi su questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata tra dieci minuti nella sala dei ministri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Intervengo innanzitutto per sottoscrivere gli articoli aggiuntivi Garavaglia 4.04 e 4.05, Bertolini 4.06 e Peretti 4.07. Per quanto riguarda poi l'articolo aggiuntivo in discussione alla luce dell'intervento appena ascoltato mi parrebbe veramente singolare che si vada strumentalmente a fare delle dichiarazioni senza dare coerentemente applicazione, ancora una volta, a quello che si proclama. Quindi, noi votiamo convintamente a favore di questo articolo aggiuntivo e speriamo che vi sia un minimo di coerenza nel Governo e nella maggioranza.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Garavaglia è intervenuto sul successivo articolo aggiuntivo 4.05, sempre a sua prima firma.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Intervengo anche io per aggiungere la mia firma a questi articoli aggiuntivi e per ricordare che le leggi finanziarie del Governo Berlusconi, tanto vituperate dalla sinistra, hanno aumentato le indennità per i sordomuti e per i ciechi, cosa che non era stata fatta da decenni a questa parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Intervengo per aggiungere la mia firma a questi articoli aggiuntivi e per sottoscrivere quanto detto prima dal collega Palmieri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Garavaglia 4.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Garavaglia 4.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 263).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bertolini 4.06.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bertolini. Ne ha facoltà.
ISABELLA BERTOLINI. Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo articolo aggiuntivo, che vorrebbe reintrodurre nel disegno di legge finanziaria all'esame un provvedimento che, durante gli anni di governo della Casa delle libertà, era stato più volte reiterato, cioè la possibilità di concedere il cosiddetto bonus bebé, misura a favore della natalità, a tutte le donne cittadine italiane e comunitarie per l'anno 2007.
La mia proposta emendativa intende richiamare l'attenzione di questa legge finanziaria sulle questioni della natalità e della famiglia, visto che, anche durante la discussione di ieri, abbiamo capito che quest'Assemblea, il Governo e questa maggioranza, sono particolarmente sordi rispetto alle esigenze delle famiglie con figli. Riteniamo inoltre che l'emendamento in esame ricalchi in qualche modo una promessa elettorale non mantenuta dal Presidente Prodi.
PRESIDENZA DEL VICE
PRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 11,05)
ISABELLA BERTOLINI. Vorrei ricordare che, è vero che durante la campagna elettorale si dicono e si promettono molte cose che poi non si fanno e non si mantengono - e direi che questo Governo, in particolare, dimostra di essere il Governo delle bugie e delle falsità, perché non sta tenendo fede a nessuno degli impegni presi con gli elettori -, ma il Presidente Prodi in campagna elettorale, relativamente a questo provvedimento, aveva promesso ai cittadini di introdurre un assegno favore dei nuovi nati dal momento della nascita fino al compimento del diciottesimo anno di età, provvedimento assolutamente demagogico, peraltro irrealizzabile dal punto di vista finanziario, nonché assistenziale.
Noi non arriviamo a tanto, anche se il ministro della famiglia, Rosy Bindi, pochi giorni fa presso una emittente televisiva ha ribadito che il provvedimento in questione entrerà a far parte dell'attuale disegno di legge finanziaria all'esame, ma non abbiamo capito in quale articolo o in quale emendamento: siccome stiamo facendo una finanziaria a stralci, forse lo troveremo la prossima settimana! Chiediamo all'Assemblea di accogliere l'articolo aggiuntivo in esame e di votarlo favorevolmente, dando un segnale finalmente positivo nei confronti dei nuovi nati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame, che, così come diceva la collega Bertolini, è molto importante e a favore della natalità e della famiglia. Se l'emendamento in questione verrà approvato, si vedrà il comportamento della maggioranza che, a parole è sempre a favore della famiglia, ma nei fatti è contro le famiglie numerose: l'abbiamo visto anche per quanto riguarda le tabelle che ci vengono presentate in questo disegno di legge finanziaria.
Sarebbe soprattutto opportuno e doveroso da parte di tutti il voto favorevole su questo articolo aggiuntivo, perché esso si riferisce proprio ad una precisa promessa elettorale fatta dal Presidente Prodi e dalla sua maggioranza. Noi lo voteremo in maniera convinta e ci auguriamo che anche la sinistra sia coerente nel votare l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, intervengo solo per sostenere la tesi, ma soprattutto per richiamare ancora l'attenzione dell'Assemblea su questo voto, affinché non sia un semplice voto di routine: il calo demografico e la crisi della nostra società appaiono irreversibili. Abbiamo sentito il ministro Bindi e tanti esponenti della sinistra esprimere valutazioni sconcertate, ma che appaiono false oggi se non vi sarà un voto coerente. Intervengo dunque per richiamare l'attenzione di tutti affinché sia un voto meditato e per sostenerlo personalmente e come gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Presidente, desidero anch'io apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame. Ritrovandomi in pieno nelle considerazioni svolte dall'onorevole Bertolini, debbo richiamare il centrosinistra a rivolgere una grande attenzione verso questa proposta emendativa, perché, qualora essa venisse bocciata, verrebbe ad essere chiara la volontà della sinistra nei confronti del sostegno alla famiglia. È una volontà sulla quale la sinistra ha fondato molto non solo della campagna elettorale scorsa, ma anche delle critiche che rivolgeva ingiustamente al Governo Berlusconi nella passata legislatura.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GAETANO FASOLINO. Per cui, mi attendo da parte dei deputati della sinistra, al di là dei conti fatti da Visco e da Padoa Schioppa, che votino a favore di questo importante articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bertolini 4.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Peretti 4.07.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peretti. Ne ha facoltà
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo per illustrare la ratio dell'articolo aggiuntivo a mia firma, diretto a favorire la maternità delle casalinghe che, per gli eventi di parto, hanno riconosciuto la possibilità di detrarre dal bilancio familiare le spese documentate per la collaborazione di una domestica o badante due mesi prima e tre mesi dopo il parto.
In Assemblea vi è stata una discussione molto prolungata, anche negli anni passati, per riconoscere il valore ed il ruolo delle casalinghe e si è sempre fatto molto poco. Nell'articolo aggiuntivo in esame vi è un intervento molto concreto e chiedo di votare in suo favore in segno di riconoscimento del valore e del ruolo delle casalinghe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intendo sottolineare che, in Italia, le casalinghe sono più di 8 milioni e, quasi sempre, sono donne che stanno a casa, in quanto hanno un elevato numero di figli. In genere, quando si supera il numero di tre figli, è difficile conciliare i tempi del lavoro ed i tempi della famiglia. Qualcuna vi riesce, altre no, oppure vi riescono perché mobilitano le nonne (e sappiamo quanto sia difficile). Avere un sostegno di una persona quando si hanno tre bambini, di cui due piccoli, e bisogna portarli a scuola e gestire una famiglia (ed in genere, insisto, sono le mamme che hanno molti figli che stanno a casa), mi sembra un segno di civiltà, per consentire a queste donne di mettere al mondo un terzo o un quarto figlio, senza avere l'incubo di come accudire i figli già avuti.
Ricordo, ai colleghi dell'Assemblea, che gli aborti, in Italia, sono in buona parte effettuati da donne sposate che arrivano al terzo o quarto figlio. Si tratterebbe di un altro sistema per aiutare la maternità, così proclamata in Italia, ma nei fatti così poco seguita dalle leggi e dai provvedimenti.
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Penso che sia veramente un segno di civiltà aiutare queste donne, che forniscono un grandissimo contributo al nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Formisano.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo del collega Peretti 4.07, ma anche per fare due riflessioni.
In Assemblea abbiamo la presidente nazionale dell'associazione casalinghe e mi auguro che, quanto meno, questa battaglia sia «sponsorizzata» da chi rappresenta o dovrebbe rappresentare la categoria a livello nazionale.
Aggiungo una precisazione. Sappiamo tutti che le badanti e le collaboratrici domestiche, nel nostro paese, sono, per lo più, donne provenienti da paesi extracomunitari. Abbiamo compiuto tante battaglie per far emergere questo tipo di lavoro, e per regolarizzarlo, e ritengo che il provvedimento in esame potrebbe rappresentare un valido strumento per far sì che le casalinghe, che necessitano di aiuto in quel periodo particolare della propria vita, potrebbero assumere queste persone in maniera plateale ed aiutare così le donne provenienti dai paesi extracomunitari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, annuncio il mio voto contrario all'articolo aggiuntivo in esame. Le casalinghe hanno un accordo con il Governo per realizzare una politica razionale e coerente e, quindi, la necessità che sia messo ordine nei conti pubblici è prioritaria (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è sconcertante che la presidente della Federcasalinghe si sia espressa in questi termini, contraddicendo peraltro quanto, nella passata legislatura, veniva a dirci e a chiederci nelle varie audizioni avute nella XI Commissione. Ma chiedo coerenza anche alla collega Cordoni, alla collega Motta e alle colleghe donne che erano con me in quella Commissione nella passata legislatura e che, rispetto alla questione delle casalinghe avevano sollevato con noi una serie di problemi.
Ricordo che la gestione delle casalinghe, obbligate peraltro ad avere una assicurazione con l'INAIL che non consente loro di percepire benefici rispetto a quanto loro versano, era stata fortissimamente criticata allora da parte delle colleghe, ora amiche della presidente Rossi Gasparrini.
La coerenza vorrebbe che almeno questo emendamento, che parzialmente accoglie quanto veniva discusso sino all'anno scorso in XI Commissione, venisse approvato. Mi meraviglierò molto se su questo emendamento non ci sarà un voto coerente da parte delle colleghe Cordoni e Motta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io credo che a noi, come centrodestra, spetti il dovere di riconoscere la grande abilità del centrosinistra di determinare delle trasformazioni genetiche. Abbiamo poc'anzi sentito la collega, nata politicamente per difendere la famiglia e le casalinghe, far precedere il risanamento dei conti dello Stato rispetto ad ogni altra emergenza che riguarda la famiglia. Complimenti alla collega! Complimenti a coloro che hanno questa grande abilità di trasformare anche l'impegno che si prende con gli elettori. Il centrosinistra ha fatto la campagna elettorale denunciando agli italiani che nel caso di vittoria del centrodestra ci sarebbe stata la macelleria sociale. Quando al sindaco di Roma veniva chiesta l'apertura di un asilo nido lui rispondeva: non si può fare perché c'è il Governo di centrodestra.
Tutti questi emendamenti all'articolo 4 riportavano all'attenzione della Camera una serie di provvedimenti su cui tutti concordano quando si va nei dibattiti e nelle tavole rotonde; poi, però, troviamo al riguardo una chiusura assurda da parte del centrosinistra. Questi emendamenti tendevano ad introdurre il concetto di quoziente familiare; infatti, non si possono far pagare le stesse tasse ad una famiglia che ha portatori di handicap ed ha lo stesso reddito di un'altra famiglia che non ha questo problema; non si possono far pagare le stesse tasse ad una famiglia che ha tre giovani disoccupati rispetto a quella che non ce li ha e così via. E non voglio parlare di ciò che ha fatto in modo vergognoso il Presidente del Consiglio, che ha promesso agli italiani un contributo per le nascite per poi rimangiarsi la promessa fatta. Questo vuol dire che si tratta di persone non degne di fede, di bugiardi, di trasformisti, che non potrebbero e non dovrebbero mai rappresentare le istituzioni di una Repubblica democratica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, anch'io vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento perché mi sembra che introduca dei contenuti molto rilevanti sia per incentivare la natalità, che è un valore importante in un paese che, come più volte si è detto, registra un forte decremento demografico da diversi anni, sia per agevolare le famiglie e i bilanci familiari che stentano ad arrivare alla fine del mese e anche, come ricordavano alcuni colleghi, per incentivare l'emersione del lavoro degli extracomunitari, del lavoro casalingo e, quindi, per una maggiore tutela di questi operatori così importanti per le nostre famiglie e per la nostra società.
Anch'io volevo evidenziare la mia sorpresa per la posizione assunta dalla mia collega, appartenente alla Federcasalinghe, di contrarietà a questo emendamento perché penso che il suo accoglimento possa costituire una delle premesse per arrivare ad un sistema ...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
ALESSANDRO FORLANI. ...fiscale più equilibrato, da noi più volte sollecitato, che consenta di portare in detrazione anche alcune spese di carattere privato socialmente rilevanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, vorrei invitare la collega Rossi Gasparrini a riflettere sul fatto che l'articolo aggiuntivo in esame favorisce le casalinghe povere: le casalinghe ricche non ne hanno bisogno, perché hanno sempre la filippina. Ci si rivolge alle casalinghe che, in un certo momento della loro vita, devono essere sostenute perché si trovano in una condizione di povertà.
Collega, riveda la sua posizione: i conti facciamoli rimettere a posto dalle casalinghe ricche, mentre diamo una mano alle casalinghe povere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io questo importante articolo aggiuntivo. Il gruppo di Alleanza nazionale ha sempre riconosciuto il grande valore del lavoro e dell'impegno della donna nella famiglia. È un'importante questione di pari opportunità, di libertà di scelta, quella di dedicarsi alla famiglia e di avere dei figli.
Questo articolo aggiuntivo vuole dare una maggiore serenità alle donne che vogliono avere dei figli, quindi, la giusta importanza e valore al nucleo familiare, nucleo fondante della nostra società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, da qualche giorno stiamo discutendo su emendamenti relativi alla famiglia. Prendiamo atto che non vi è alcuna apertura da parte della maggioranza e del Governo. L'onorevole Rossi Gasparrini ha espresso una posizione, anticipando alcuni provvedimenti per quanto riguarda la famiglia proprio in riferimento alla proposta emendativa Peretti.
Sarebbe stato più logico, opportuno e confacente alla dignità del Parlamento che, su tutta questa problematica, il Governo avesse preso la parola anche ieri per indicare il percorso da seguire e le iniziative da adottare nel prossimo futuro.
Sarebbe il modo migliore anche per rispettare l'impegno ed il lavoro di alcuni parlamentari che stanno sollecitando alcuni provvedimenti in favore della famiglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato, Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero sottoscrivere anch'io l'articolo aggiuntivo in esame, facendo mie le considerazioni dei colleghi.
Il Governo si sta prodigando nel promettere e sta negando ciò che può dare. Non mi sembra un buon modo di procedere! Lo ha fatto ieri in riferimento ai portatori di handicap ed oggi sulle famiglie. Non va bene!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo in esame, sempre che intendiamo discutere sul merito dello stesso, invece di utilizzarlo per portare avanti una strumentalizzazione politica rispetto alla posizione della presidente delle Federcasalinghe, continuando a fare opposizione.
Credo che bisognerebbe leggere tutta la manovra finanziaria per capire quante siano le iniziative a favore delle donne che hanno figli, della famiglia, delle casalinghe, anche con riferimento all'assicurazione infortuni di cui parlava l'onorevole Campa, per poi ragionare sulla proposta emendativa in esame. Vi chiedo di leggerla, prima di intervenire.
L'assistenza ad una donna che aspetta un bambino e partorisce è un problema solo legato alle casalinghe? Tra le casalinghe vi sono signore ricche e signore bisognose, ma vi sembra questa una risposta di merito?
Vi ricordo che il centrosinistra dal 1996 al 2001 avanzò una proposta sulla maternità che fu approvata ed è oggi in vigore. Alle donne in condizione di indigenza, fino a 40, 50 milioni di euro, è stata riconosciuta l'indennità di maternità.
Quindi, non è vero che ci troviamo in una situazione che non prevede risposte in tal senso: infatti, per quanto concerne la tutela delle madri, anche di quelle che non lavorano, abbiamo predisposto un meccanismo che riconosce il valore universale della maternità per le tutte le donne! Con le risorse previste, le donne possono organizzare da sé la propria vita e la propria maternità come meglio credono.
Quando si affronta il tema della maternità, dunque, non è possibile farlo ricorrendo alle categorie della donna casalinga o lavoratrice, poiché è un problema (se rappresenta un problema) universale. Si deve affrontare tale questione, allora, con serietà, e non presentando proposte emendative che dispongono, ad esempio (come il successivo articolo aggiuntivo Peretti 4.07), detrazioni per la collaborazione di badanti due mesi prima e tre mesi dopo il parto.
Non ritengo possibile, infatti, parlare delle casalinghe in termini generici, senza neanche domandarsi perché, di fronte ad una gravidanza ordinaria, una badante dovrebbe servire due mesi prima; caso mai, se si trattasse di una gravidanza a rischio, la gestante avrebbe bisogno di ben altri servizi! Quindi, è un problema che non concerne soltanto i costi ed il fisco, ma deve essere affrontato nel merito.
Se bisogna ragionare sull'entità delle detrazioni previste dal sistema fiscale, vorrei osservare che non si dovrebbe considerare soltanto tale elemento; credo, tuttavia, che i meccanismi che abbiamo predisposto fino ad oggi siano sufficienti. È vero che ciò può essere sicuramente migliorato, ma le proposte dell'opposizione in tale ambito non possono rappresentare la risposta più adatta ai problemi delle casalinghe che aspettano figli, poiché si tratta di una questione che riguarda tutti. Credo che, se ragionassimo di più su altre ipotesi di intervento, forse riusciremmo a trovare risposte appropriate a tale tema (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, chiedo anch'io di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame. Vorrei dare una risposta, inoltre, alle numerose sollecitazioni provenienti dalle deputate sia della maggioranza, sia di opposizione. Vedete, colleghi, questa proposta emendativa forse incide parzialmente e settorialmente rispetto alla questione della tutela della donna, tuttavia essa concerne il tema più ampio e generale della maternità.
Considerazioni più generali, dunque, mi inducono ad esprimere un giudizio piuttosto critico - e mi rivolgo a tutte le colleghe presenti in Assemblea - sul disegno di legge finanziaria al nostro esame: si tratta, infatti, di un provvedimento che tiene in scarsa considerazione le donne! Le donne risultano essere ancora l'anello debole di questa società, e gli aiuti e le detrazioni che avete previsto a favore della famiglia, in particolare delle donne, sono ben poca cosa!
Forse avremmo dovuto avere il coraggio «trasversale» di caratterizzare un po' più al femminile la nostra manovra di bilancio per portarla un po' più dalla parte delle donne! Mi riferisco a tutte le donne, e non solo alle lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Certo, vi sono le donne lavoratrici, ed allora, in tal caso, dovremmo veramente intervenire attraverso provvedimenti più incisivi in materia di pari opportunità! Vorrei osservare che ci riempiamo tutti la bocca delle belle parole «pari opportunità»; ricordo che, nella passata legislatura, abbiamo addirittura modificato in tal senso l'articolo 51 della Costituzione. Queste pari opportunità, purtroppo, ancora non esistono, perché sono ancora troppo forti le penalizzazioni a sfavore delle donne; potremmo parlare addirittura dell'esistenza di discriminazioni delle donne lavoratrici! Ciò avviene perché non è facile conciliare l'attività di madre, quella di moglie ed il lavoro di cura con un'attività professionale! Dobbiamo prendere atto di ciò, dunque, ed adottare misure serie e concrete in tema di conciliazione del lavoro con la cura della famiglia.
Ribadisco che è quanto è previsto nel disegno di legge finanziaria in esame è poca cosa! È stato tanto sbandierato il fondo per la costituzione di asili nido, tuttavia vorrei ricordare che si tratta di una misura che anche noi avevamo varato; ma voi, chiaramente, vi assumete la paternità di tale scelta, disconoscendo la politica di servizi a favore delle donne avviata dal centrodestra!
Allora, se vogliamo proprio parlare di tale argomento, vorrei evidenziare che se, da una parte, è prevista la tutela della maternità delle donne lavoratrici (la quale è perfettamente connessa al concetto di pari opportunità), dobbiamo altresì occuparci di un ulteriore aspetto, vale a dire la situazione delle casalinghe. Le donne casalinghe, infatti, si trovano effettivamente in una condizione ancora più penalizzante rispetto alle donne che lavorano.
Chi sono le casalinghe? Sono quelle donne che, tante volte, rinunciano a svolgere un'attività professionale per dedicarsi pienamente al lavoro di cura della famiglia. Purtroppo, non abbiamo ancora avuto il coraggio di riconoscere tale lavoro di cura e di assegnargli un valore economico; eppure, si tratta di un'attività fondamentale ed importante!
Vedete, colleghi, vorrei osservare che la donna lavoratrice, quando gode del congedo per maternità, proprio per il fatto di percepire uno stipendio può permettersi di pagare una badante, o comunque qualcuno che aiuti in casa. Non è facile, anche senza una gravidanza a rischio, occuparsi dei mestieri di casa che, come sappiamo, sono faticosi. Mentre una donna lavoratrice ha la possibilità di avere un aiuto in casa per un certo periodo, la casalinga, soprattutto nel caso di famiglia monoreddito, tante volte non ha tale possibilità. L'articolo aggiuntivo Peretti 4.07 tende, quindi, a favorire una categoria sociale debole e fortemente penalizzata che, pertanto, deve essere aiutata.
La previsione contenuta in tale proposta emendativa, che poteva essere perfezionata nel merito, può sembrare poca cosa, ma essa rappresenta comunque un primo passo fondamentale per affrontare tale tematica. Conseguentemente, invito le colleghe a sostenere questo articolo aggiuntivo e a mostrare più coraggio per una politica, anche finanziaria, a favore e dalla parte delle donne (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia ).
PRESIDENZA DEL VICE
PRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,30)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre anche la mia firma sull'articolo aggiuntivo Peretti 4.07.
A convincermi della bontà di questa proposta emendativa sono state le parole espresse dalla collega Rossi Gasparrini, la quale ha affermato di condividerne il contenuto aggiungendo, però, che le finalità che essa vuole raggiungere saranno soddisfatte dal Governo nel quadro di un intervento più generale. Conseguentemente, per il momento tale proposta emendativa non può essere accolta. Ciò detto, noi dobbiamo spiegare alle casalinghe italiane che il Governo e la sua maggioranza non sono d'accordo su tale proposta emendativa perché, pur ritenuta giusta per le finalità che intende perseguire, essa proviene dall'opposizione. Grazie, signori della maggioranza! Lo spiegheremo agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il silenzio tombale del Governo, la fragilità delle argomentazioni con cui la collega Cordoni poc'anzi ha cercato, sul versante della sinistra, di difendere l'indifendibile e lo sprezzante commento, che a mia volta non voglio commentare, della collega Rossi Gasparrini, che asciuttamente si è limitata a dire che prima vengono le esigenze del risanamento dei conti pubblici, mi convincono, se pure avessi avuto qualche remora, a chiedere di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e a votare a favore dello stesso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
L'articolo aggiuntivo Peretti 4.07 non aspetta provvedimenti generali che non verranno mai adottati, ma cerca di affrontare concretamente un problema mettendosi al crocevia di varie esigenze. In primo luogo, vi è quella di consentire alla casalinga di poter essere tale, cioè di poter svolgere questo importantissimo lavoro. In secondo luogo, vi é quella di fare emergere il lavoro nero che purtroppo esiste largamente in questo settore. In terzo luogo, vi è quella di creare maggiori incentivi allo svolgimento di un importante lavoro sociale per coloro che lo cercano. L'articolo aggiuntivo in esame va proprio incontro a questa pluralità di esigenze. Sfidiamo la sinistra, pertanto, ad intervenire oggi, senza rimandare a tempi che non verranno mai, per soddisfare tali esigenze.
In conclusione, invito i colleghi a votare a favore dell'articolo aggiuntivo Peretti 4.07.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dato. Ne ha facoltà.
CINZIA DATO. Signor Presidente, colleghi, credo che qui ci esprimiamo tutti in buona fede, tuttavia vorrei che ci intendessimo.
Prima di tutto, questo disegno di legge finanziaria, a mio avviso, fa molte buone cose per le donne (Commenti). A questo proposito, desidero ricordare soltanto l'impegno assunto in ordine agli asili nido e all'occupazione femminile. Desidero, inoltre, sfatare un altro mito sulla donna. A mio parere, la donna che fa figli sta a casa perché non dispone dei necessari servizi pubblici (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ). A tale riguardo, dai dati relativi a tutti i paesi emerge che la misura più efficace per rendere libera la donna che vuole avere figli è quella di consentirle di lavorare. In relazione a ciò questa finanziaria propone, per la prima volta, misure efficaci.
C'è un ultimo aspetto che vorrei ricordarvi...
PRESIDENTE. La invito a concludere!
CINZIA DATO. Questa deducibilità fiscale riguarda le donne che possono pagarsi la badante, non quelle che non se la possono permettere!
Infine, la vostra legge Bossi-Fini, impedisce di mettere in regola le badanti: vogliamo cominciare con il rimuoverla (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi)!
Non cambiamo le pari opportunità in pari opportunismi. Vi prego: non fa onore a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Verdi, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.
FLAVIA PERINA. Vorrei fare due osservazioni. Innanzitutto, sottoscrivo l'emendamento in questione. In secondo luogo, sono davvero scandalizzata per ciò che ho sentito affermare dai banchi della sinistra, per cui si tende ancora ad effettuare, nel 2006, una distinzione ideologica tra il lavoro all'interno delle mura di casa e quello fuori dalle stesse. Come sta emergendo dalle espressioni della sinistra in questa sede, voi rifiutate di accettare l'idea che possano essere adottati provvedimenti specifici per le donne che scelgono di lavorare tra le mura domestiche, come se si trattasse di una categoria di persone di serie B, rispetto a chi lavora in fabbrica, in ufficio o in banca. Questo, a nostro avviso, è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
Dopodiché, vi pongo anche un interrogativo rispetto alla qualità di questo dibattito. Questa maggioranza ci ripete da giorni, mentre stiamo qui a discutere sulla finanziaria, che è possibile un dialogo e un confronto. Tuttavia, se non si riesce ad avere un dialogo, un confronto onesto, non ideologico su una misura che dà un aiuto dentro casa alle donne incinte, vorrei sapere su che cosa possiamo avere un dibattito e un confronto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Intervengo, intanto, per aggiungere la mia firma a questa proposta emendativa, ma anche per muovere una osservazione alle colleghe del centrosinistra: mi piacerebbe che ci fosse più onestà intellettuale in questo Parlamento. Per sostenere, infatti, che in questa finanziaria vi sono misure a favore delle donne, ci vuole grande coraggio!
In questa finanziaria, purtroppo, non c'è niente per le donne e mi stupisce ancora di più sentire la collega Cinzia Dato che dà le colpe a una buonissima legge come la Bossi-Fini, la quale non è vero che non permette di regolarizzare le badanti ma, semplicemente, contiene quale suo pilastro nel suo disposto, il connubio permesso di soggiorno-contratto di lavoro (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
Mi stupisce che la nostra collega Cinzia Dato affermi che la legge Bossi-Fini non aiuta le donne: non aiutiamo i clandestini, non li vogliamo consegnare al lavoro nero, ma vogliamo dare agli immigrati la giusta dignità di avere un posto di lavoro per poter mantenere una casa e una famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, sarò telegrafica: questo è un emendamento ipocrita! Mi richiamo all'intervento dell'onorevole Cordoni, che offriva invece un quadro generale del problema di come dovrebbe essere effettivamente affrontato al fine di aiutare tutte le donne, non solo quelle ricche, che si possono permettere di pagare la badante, ma anche tutte coloro che vogliono mettere in regola le badanti, facendo in modo che, oltre a potersele pagare le possano anche regolarizzare, un fatto che, grazie a voi, oggi, non è possibile (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, ritengo che l'onorevole Dato non si sia accorta che fa parte della maggioranza: parla ancora con quell'atteggiamento propagandistico tipico della sinistra parolaia, senza rendersi conto che, sebbene per pochi voti - anche su questo si dovrà ancora effettuare la dovuta verifica - attualmente il centrosinistra governa. Quindi, le cose giuste che ha detto relativamente alla situazione delle donne e alla mancanza dei servizi questa maggioranza non le deve dire: le deve fare! Ha detto bene la mia collega Garnero Santanchè sul fatto che questa finanziaria non contiene niente a favore non solo delle donne, ma anche dei bambini, degli stranieri e degli italiani: solo danni per tutti!
Volevo aggiungere, in conclusione, che la legge Bossi-Fini è l'unica legge in materia di extracomunitari che ha consentito centinaia di migliaia di regolarizzazioni proprio sul fronte dei lavoratori, ma che, attualmente, viene bloccata proprio da chi governa e impedisce quasi a 50 mila badanti di essere regolarmente presenti nel territorio dello Stato.
PRESIDENTE. La prego...
EDMONDO CIRIELLI. Certo, la sinistra immagina soltanto di aumentare l'immigrazione clandestina e si preoccupa probabilmente di più dei fenomeni assolutamente di facciata, che nulla hanno a che vedere con il progresso della nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei sottolineare un elemento importante che è emerso dall'intervento della collega Dato. Al di là degli emendamenti e degli articoli, perché prima delle scelte legislative vengono le scelte culturali, la collega ci ha spiegato che una donna che fa la scelta esistenziale di non avere un lavoro dipendente o professionale esterno, volendosi dedicare alla famiglia, se non altro, per un periodo della sua vita, solo per questo deve essere discriminata. Infatti, nella sua visione, quello che una volta era un pregiudizio verso la donna che lavorava, si ribalta verso la donna che, invece, fa una scelta di libertà, ossia quella di dedicarsi al lavoro casalingo, che è una forma di lavoro, che ha una sua dignità, nella libertà di scelta della donna, in funzione della famiglia, anche dell'impresa familiare, in determinati periodi della vita.
PRESIDENTE. La prego...
CARLO GIOVANARDI. Questa realtà discriminatoria, che, prima dal punto di vista culturale e poi politico, squalifica l'apporto che la donna può dare all'interno della vita familiare e in quella funzione fondamentale che è la crescita dei figli, certamente condanna il nostro paese alla crisi della famiglia e al crollo demografico, perché viene svilito proprio quel ruolo e quell'apporto che è fondamentale per il futuro della nostra famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola elementare Camillo Monaco di Oria (Brindisi), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma a questo articolo aggiuntivo.
Vorrei dire alle colleghe della sinistra - vorrei anche che tutti gli italiani che in questo momento ci stanno sentendo lo capiscano bene -, che questa proposta emendativa non è per le signore ricche che già hanno la badante a casa, perché, essendo ricche, hanno appunto la badante a casa! Quindi, si va contro le famiglie povere, le casalinghe povere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)! Voi lo dovete dire! Gli italiani devono sapere che siete degli ipocriti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi), perché state andando contro le famiglie che non hanno la badante a casa in questo momento! Vergognatevi di questo! E sono contenta di sentire la collega Cordoni che dice che la maternità travalica le classi sociali. Benissimo! Allora, approvate questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, devo dire con soddisfazione che, forse, il mio intervento è stato assorbito dagli ultimi interventi di alcuni colleghi, perché un dato fondamentale che emerge in quest'Assemblea è che, purtroppo, c'è poca speranza per le politiche delle pari opportunità, le politiche femminili e gli interventi a favore del lavoro domestico. Infatti, purtroppo, sono ancora argomenti affidati ad una fetta ristretta delle rappresentanti istituzionali.
In quest'aula, oggi, su questo articolo aggiuntivo, c'è stato il protagonismo delle colleghe donne: salvo qualche rara eccezione, hanno parlato solo le donne, con l'aggiunta che molte di noi si sono rivolte solo alle colleghe donne.
Questo è un problema sociale, è un problema di tutti. I colleghi che sono qui presenti, che rappresentano la maggioranza e che sono quelli che hanno la possibilità di incidere su queste tematiche...
PRESIDENTE. La prego...
ERMINIA MAZZONI. ..., perché sono i numeri che fanno il risultato, invece di urlare, potrebbero dire cosa ne pensano!
Potrebbero raccontare alla società italiana cosa significa creare una società a dimensione di famiglia, a dimensione di donna, che veramente garantisca le pari opportunità.
Vorrei fare un ultimo riferimento con riguardo all'intervento della collega Cinzia Dato, della quale apprezzo la serietà. Ha detto una cosa non corretta perché proprio la detraibilità e la deducibilità delle spese per le badanti rappresentano una risposta alla carenza di servizi che la nostra società ancora oggi offre alla donna che vuole emanciparsi e lavorare fuori dalla famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di sottoscrivere la proposta emendativa in esame. Vorrei ricollegarmi all'intervento della collega Dato per ricordarle alcune cose. La prima finanziaria del centrodestra stanziò 70 milioni di euro per gli asili aziendali. Tale misura ebbe un successo enorme, tant'è che nella finanziaria dell'anno successivo furono stanziati 300 milioni di euro per la stessa finalità: si trattava di asili aziendali aperti anche al territorio. Ricordo alla collega Dato che quattro regioni del centrosinistra fecero ricorso al Consiglio di Stato perché ritenevano incostituzionale da parte dello Stato finalizzare risorse a tematiche sociali. Chiedo alla collega Dato di informarsi su come le suddette regioni di centrosinistra abbiano utilizzato tali risorse: se per fare o meno gli asili nido di cui oggi questa maggioranza si vanta (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, qui non si tratta di fare categorie tra donne manager, donne casalinghe o donne, qui si tratta di lavorare per tutte le donne italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)! Questa finanziaria - grazie alle proposte di tutte le donne, anche della Casa delle libertà, alle quali chiedo di lavorare insieme per il futuro - tiene presente le esigenze delle donne (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). La prima di tali esigenze è la conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi della vita. Si tratta di pensare ad un paese che tenga sempre più conto, nel futuro, di tutte le donne che fanno grandi sacrifici e che metta in condizione queste ultime di scegliere. È su questo che si gioca la nostra scommessa. È su questo che noi donne del centrosinistra siamo impegnate. È su questo che noi donne chiediamo anche alle altre amiche di confrontarci per riuscire a creare un paese normale, un paese dove le donne possano essere messe in condizione di scegliere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, se l'Assemblea me lo consente, vorrei abbassare i toni in ragione del rispetto che dobbiamo alle donne italiane (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Onorevole Giovanardi, devo dirle, spero con l'accordo di tutte le colleghe, che le donne da tempo hanno superato la contrapposizione fra quelle che lavorano e quelle che fanno un'altra scelta, ad esempio quella di stare a casa. Penso che esista una libertà di scelta per ognuna ed ognuno che va riconosciuta e sostenuta. Parliamo, quindi, di diritti.
Vorrei ragionare con un po' di serietà, e lo chiedo alle colleghe del centrodestra, per evitare frasi roboanti che, in realtà, fingono di dare una mano alle donne. Con molta serietà, volete spiegarmi a cosa serve una badante - lo dico tra virgolette - due mesi prima e tre mesi dopo? Chi ha vissuto la maternità sa che c'è un problema profondo di sostegno.
PRESIDENTE. Onorevole Zanotti...
KATIA ZANOTTI. Chiedo scusa, Presidente, ha ragione l'onorevole Dato: ciò vuol dire riconoscimento, attraverso una rete di servizi, dei supporti che arrivino davvero in modo concreto alle donne.
GUIDO DUSSIN. Tempo!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zanotti...
KATIA ZANOTTI. Chiedo scusa, tre mesi sono solo un modo per dire che facciamo finta, ma sappiamo che non si risolve niente (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, nel manifestare la mia volontà di sottoscrivere l'emendamento al nostro esame, mi sia consentito fare alcune sottolineature. Intanto, non posso lasciar passare inosservato, ma devo certamente stigmatizzare, quanto ho ascoltato dalle colleghe della sinistra negli interventi che si sono succeduti.
Intanto, mi pare che una certa sinistra non rifugga mai da una tentazione antica, da un'arroganza intellettuale che le consente, ad ogni piè sospinto, di giudicare gli altri, sicché quella accusa di ipocrisia all'emendamento che stiamo analizzando con serietà non credo si possa accettare, ancor più in un'aula come quella che oggi noi occupiamo.
Si tratta di un pregiudizio e di una impostazione culturale pauperista che mi sembra introduca nuove e pesanti discriminazioni.
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere...
IDA D'IPPOLITO VITALE. Mi sembra - e mi avvio alla conclusione, Presidente -, che ci sia...
PRESIDENTE. Temo che debba concludere.
IDA D'IPPOLITO VITALE. ...una sorta di pregiudizio culturale, che non tiene conto proprio della limitatezza del tempo della esenzione prevista a vantaggio di donne che sono in un momento di particolare bisogno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Peretti 4.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 267).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, inizio il mio intervento, riprendendo un'agenzia di stampa di giovedì scorso del ministro dell'economia Padoa Schioppa, che affermava testualmente: «Tutti i fuochi sulla finanziaria sono ormai spenti; le risorse per i comuni sono state trovate, sono certe. Si procederà in tempi brevi alla sua approvazione».
Mi pongo un interrogativo, colleghi di quest'Assemblea: di quale finanziaria sta parlando il ministro? Quali fuochi ha spento? Mi permettano il Presidente Bertinotti e il Presidente Tremonti: il ministro Padoa Schioppa non sente il bisogno di essere presente in aula durante l'esame dell'atto più importante della vita parlamentare? Ritiene egli in questo modo di non mancare di rispetto al Parlamento e in particolare a quest'Assemblea, non avendo partecipato ad una sola seduta di questa finanziaria?
Mi dispiace, signor ministro, ma il fuoco del mio gruppo politico sulle norme di questa finanziaria, che interessano i comuni, le province e gli enti locali in generale, è tutt'altro che spento, e le spiego il perché. La finanziaria di quest'anno per i comuni rappresenta un atto grave del Governo per i rapporti tra lo Stato ed un'altra istituzione di pari grado, i comuni. Dico questo perché vi è stato tutto un irresponsabile modo di procedere nei nostri confronti, e parlo di responsabilità politica ed istituzionale.
Voglio infatti ricordare che i comuni hanno appreso dei contenuti di questa legge finanziaria dalla stampa; una serie di incontri politici preventivi con l'ANCI, con l'UPI e con l'UNCEM sono stati assolutamente inutili, una perdita di tempo.
Non una cifra ci è stata fornita, prima della approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, non un solo dato. E sì che questo disegno di legge finanziaria avrebbe dovuto segnare il rilancio della concertazione istituzionale. Tutto, invece, è stato deciso in modo unilaterale. Il ministro è stato un uomo politico di grande slealtà e scorrettezza istituzionale. Ha venduto, di fatto, un accordo con gli enti locali mai visto né discusso da alcuno. Nei loro rapporti istituzionali, Governo ed enti locali non sono mai stati così contrapposti nella storia della Repubblica. Se qualche collega della maggioranza dovesse avere dubbi, è sufficiente che si rivolga ai sindaci di alcune grandi città - Cacciari, Jervolino, Domenici, Cofferati, Chiamparino e Veltroni - i quali, tutti, si aspettavano una inversione di tendenza rispetto al Governo Berlusconi. Ebbene, dove sono coloro che gridavano allo scandalo, contro il Governo Berlusconi, riguardo alle concentrazioni? Dove sono quei parlamentari e quegli amministratori che affermavano che con la legge di Berlusconi e del ministro Tremonti sarebbero stati costretti a spegnere i lampioni ed a chiudere le scuole materne e i servizi sociali? Questo è quanto si affermava allora.
Ebbene, oggi, non c'è un solo parlamentare che abbia il coraggio di dire queste cose riguardo al Governo Prodi-Padoa Schioppa. Il ministro Padoa Schioppa si è recato a Perugia per partecipare all'assemblea nazionale dell'ANCI e, con aria da puro (attenzione, ministro: un puro trova sempre un altro puro che lo epura!), ha parlato di macroeconomia. Non aveva la minima idea di dove si trovasse! Al ministro Padoa Schioppa vorrei suggerire un bagno di umiltà: per qualche mese, provi a fare l'assessore in un comune di mille anime, provi ad approvare una delibera o a capire la differenza tra una delibera ed una determina; si faccia un'idea di che cosa significhi amministrare. Scendendo dai cieli delle astrattezze delle teorie economiche, il ministro potrebbe smetterla di raccontare bugie, non ho ancora capito se volute o frutto di profonda ignoranza della materia!
La guerra nei confronti degli enti locali è iniziata ancora prima dell'esame di questo disegno di legge finanziaria, è iniziata con il cosiddetto decreto Bersani-Visco. Il ministro Bersani disse, allora, che le regole non si concertano. Ebbene, gli enti locali e periferici non concertano perché sono parte integrante dello Stato, non sono assimilabili ai sindacati o alla Confindustria che devono concertare, ma devono essere preliminarmente contattati, prima di decidere quali norme inserire in una legge dello Stato. Forse si è concertato con i tassisti, i farmacisti o i panificatori? Queste categorie, forse, non rientrano negli interessi dei comuni? Oppure, si è concertato qualcosa sui passaggi delle competenze notarili ai comuni o sui costi che a seguito dell'indulto - al di là del provvedimento in sé - i comuni hanno dovuto prendere a carico? L'immigrazione regolare c'è e nessuno può dire nulla in contrario. Ma per questo problema riceviamo, oggi, solo briciole: sono forse sufficienti ai comuni per provvedere ai buoni mensa, ai buoni scuola, ai buoni trasporto, alla politica sociale, alle aule delle scuole e a quant'altro concerne la politica dell'immigrazione? Dal 1o gennaio, poi, i cittadini di alcuni paesi dell'est entreranno in Italia: come faranno i comuni a sopportare una incidenza economica di questo tipo?
Dopo la sua approvazione da parte del Consiglio dei ministri, abbiamo subito affermato che il disegno di legge finanziaria per il 2007 per la parte che riguarda gli enti locali è insostenibile. Abbiamo fatto i conti e abbiamo scoperto che ci si trova di fronte ad una manovra economica che comporta un aggravio a carico dei bilanci di comuni e province, imponendo un obiettivo pari a 2 miliardi e 871 milioni per i comuni e 670 milioni di euro per le province.
Inoltre, non l'ANCI, ma il Servizio studi della Camera ha affermato che il taglio complessivo per il comparto delle autonomie locali grava per il 51 per cento solo sui comuni, per il 41 per cento sulle regioni e per l'8 per cento sulle province.
Oltre ad una valutazione negativa relativa all'entità della manovra per comuni e province, va sottolineato che il metodo di calcolo del miglioramento del deficit indicato nel disegno di legge rischia di creare, soprattutto per i comuni, forti sperequazioni tra gli enti locali, con picchi difficilmente sostenibili dalle amministrazioni. Peraltro, anche il decreto-legge contenente disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria contiene norme che rischiano di aumentare la pressione fiscale sugli immobili (ICI) attraverso operazioni centrali di revisione dei classamenti catastali. È ancora più grave che il Governo abbia previsto una contestuale riduzione dei trasferimenti erariali a favore dei comuni per l'importo derivante dal maggior gettito. Sapete a quanto ammonta il taglio? A 610 milioni di euro! Ci sarebbe da vergognarsi: da una parte, danno i soldi ai comuni e, dall'altra, con uno stratagemma contabile, li tolgono per lo stesso importo! Ma è questo il rapporto istituzionale tra ente centrale ed ente periferico?
Nella sostanza, l'impostazione del disegno di legge finanziaria al nostro esame provocherà un sostanziale ridimensionamento dei servizi alla cittadinanza (assistenza sociale, trasporti, strade, scuole) e non risolverà l'emergenza delle città (smog e casa).
In modo assolutamente arbitrario, vengono introdotte modifiche alla disciplina dello stato degli amministratori locali: i tagli all'indennità sono stabiliti senza che vi sia stata non soltanto concertazione, ma nemmeno una preventiva informazione. Non che io ed il mio partito non siamo d'accordo a ridurre i costi della politica, cari colleghi, ma che ognuno faccia la sua parte, allora, in modo proporzionale! Il problema dei costi della politica non è generato dagli assessori dei comuni con popolazione fino a 3 mila abitanti (che si volevano cancellare).
Mettere sotto controllo i costi della politica è un dovere morale, svincolato sempre e comunque dalla necessità della finanza pubblica; però, permettetemi: sapere che il voto di un senatore può costare 14 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) non fa la stessa impressione? E non è forse, quello, un costo della politica intollerabile e mortificante? Se viene approvato un decreto, in fretta e furia, per consentire ad un partito di recuperare finanziamenti previsti dalla legge che sono stati perduti soltanto per un errore burocratico, non è anche quello un costo della politica? Ad un cittadino normale sarebbe stato concesso?
Personalmente, non ho mai messo in dubbio la necessità di migliorare le procedure per il contenimento dei costi della politica. Rimango in attesa di vedere, al posto del polverone mediatico, una bella inchiesta giornalistica che ci racconti come vivono i sindaci degli oltre 5.600 comuni con meno di cinquemila abitanti. Se proprio si vuole capire cosa sono gli amministratori italiani, si vada a cercare in questo immenso esercito di volontari, molti dei quali, da anni, non hanno mai percepito l'indennità. Ma il costo della politica si riduce anche in maniera diversa, sapendo razionalizzare, attraverso una modifica, il testo unico. Regioni, province, comuni, comunità montane, circoscrizioni, unioni di comuni, consorzi, ATO, circondari, aree metropolitane (e chi più ne ha più ne metta): è questo il costo della politica che bisogna avere il coraggio di innovare!
Ebbene, nella sostanza, diventa difficile. Sappiamo com'è andata dopo le proposte dei sindaci. C'è stato il famoso incontro a palazzo Chigi. Nella riunione del 10 ottobre, i sindaci hanno ricevuto una proposta migliorativa della manovra: circa 500 milioni di euro, nonché l'eliminazione delle spese cofinanziate e della legge obiettivo (per un ammontare di altri 266 milioni di euro).
Così, l'effetto della manovra economica sui comuni sarebbe passato da 2 miliardi 871 milioni a circa 2 miliardi di euro. A questo, il Governo aveva aggiunto la volontà di eliminare il tetto del 2,6 sullo stock di debito e di finanziare un fondo per i piccoli comuni di circa 260 milioni di euro.
Cosa è successo, colleghi? Dopo una lunga attesa e tanta confusione, il Governo ha presentato il suo emendamento alle regole del patto (articolo 74) e alla parte ordinamentale (articoli 76-79-80, oltre all'introduzione dell'articolo 75-bis). Ne faccio una sintesi, prima tecnica e poi politica.
La manovra nominale, a carico dei comuni, passa da 2 miliardi 870 milioni di euro a 2 miliardi e 2 milioni di euro e, di conseguenza, vengono modificati i coefficienti per il calcolo del contributo dei singoli comuni. La manovra nominale subisce, quindi, una riduzione di 876 milioni di euro. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso una modifica della base di calcolo, che prevede l'inserimento, nel saldo finanziario, dei trasferimenti erariali. Mentre, quindi, il valore assoluto della manovra nominale diminuisce, non altrettanto accade per lo sforzo che l'ente deve sostenere, in quanto il taglio ai trasferimenti, di cui al decreto Visco, in corso di conversione al Senato, che ammonta a 610 miliardi di euro, opera come la minore entrata. Come ho detto prima, da una parte, si dà e, dall'altra, si toglie, pensando che i comuni non riescano a capire e a vedere cosa ci sia scritto in una finanziaria. È una presa in giro. Gli enti locali riescono ancora a leggere e hanno amministratori capaci i quali riescono a capire quando c'è l'entrata e quando c'è l'uscita.
In altre parole, il vantaggio derivante dalla diminuzione dell'obiettivo è neutralizzato, in quantità diversa, a seconda della situazione del singolo comune dal taglio dei trasferimenti erariali. Praticamente, hanno trasformato un segno meno in un segno più, sulla parte del saldo, ed hanno creduto che fossimo così ingenui da non capire.
Ebbene, certamente il Governo Prodi ritorna sempre sul luogo del delitto. Ha iniziato il ministro Amato, tanti anni or sono, quando tagliò, nottetempo, i conti dei cittadini italiani prelevando una quota di liquidità ed istituendo, nel 1992, l'ICI. Altrettanto fece il Governo Prodi che, per entrare nei parametri di Maastricht, tagliò di colpo ben 40 mila miliardi di quell'allora finanziaria - e nessuno reclamò - ai comuni e agli enti locali periferici, che furono costretti, perché si diede loro possibilità di farlo, ad istituire l'addizionale IRPEF.
Ora, questo Governo continua sulla stessa strada di allora. Bene, il miglioramento di alcune parti, sotto l'aspetto ordinamentale, è certamente positivo. Bene, l'eliminazione del tetto del 2,6 per cento sull'indebitamento per i piccoli comuni. Allora, qual è la sintesi politica di questo articolo? Che è tutta una presa in giro e, badate, non prendono in giro una parte sociale, ma prendono in giro una parte fondamentale di questa Repubblica. Prendono in giro i cittadini, dicendo che abbasseranno le tasse e non dicendo che i comuni saranno costretti ad aumentare la pressione fiscale per chiudere i propri bilanci. Ebbene, avremo due finanziarie, una a livello nazionale e una a livello locale. Perché si dà la possibilità ai comuni di mettere l'addizionale IRPEF? Perché si dà la possibilità ai comuni di modificare gli indici catastali? Perché si è coscienti che si diminuiscono i trasferimenti dal centro alla periferia.
Voglio soprattutto richiamare l'attenzione del Parlamento sulla gravità della situazione in cui versano le nostre città. Con questa finanziaria, non si risolve nemmeno uno dei problemi e delle emergenze che si vivono nelle nostre città. Parlo della sicurezza, del trasporto pubblico locale, della casa. Dove sono finite le politiche strutturali e le grandi riforme che il Governo aveva promesso?
Dov'è finito il federalismo fiscale e dove sono l'autonomia e la responsabilità dei comuni? Gli amministratori locali chiedono di venire coinvolti nella gestione dei fondi relativi al sociale, alla famiglia e alla sicurezza. Devono essere chiamati alla condivisione degli obiettivi e delle risorse che impattano sulla loro città e sui territori e ne alterano l'assetto socio-economico. Alla fine, chi deve gestire e governare le dinamiche che si sviluppano nei territori sono i sindaci. Nessun'altra istituzione più del comune è in grado di comprenderne le evoluzioni.
Allora, richiamo il Governo e il Parlamento a cambiare rotta e a prestare diversa e maggiore attenzione nei confronti dei comuni e degli enti locali periferici, la cui autonomia finanziaria e gestionale può davvero essere lo strumento per il rilancio dello sviluppo e della competitività del paese, fattore di coesione economica e sociale nonché leva per un risanamento finanziario basato sul rigore ma anche sulla forte capacità di scelta nonché sul metodo di concertazione e partecipazione. Esso può avvenire anche in presenza di difficoltà e non intendo minimamente sottovalutare tale leva per rilanciare un'idea politica fatta di trasparenza ed efficienza. Infatti, ben il 70 per cento degli investimenti di questo paese avvengono attraverso gli enti locali.
Sono questi i motivi per i quali la legge finanziaria deve necessariamente essere ancora corretta. Per le motivazioni che ho già espresso, gli emendamenti del Governo sono insufficienti. Questa legge va cambiata non solo nell'entità della manovra a carico degli enti locali, ma anche e soprattutto nella qualità degli interventi strutturali a favore delle città, in modo particolare quelle medie e piccole.
Mi rivolgo ai colleghi parlamentari della maggioranza che sono al tempo stesso anche amministratori. Abbiano il coraggio di uscire allo scoperto e si dimostrino in quest'aula prima amministratori che appartenenti a gruppi politici. Se avranno la capacità di distanziarsi da direttive esclusivamente politiche, non otterranno certamente il consenso di Prodi e di Padoa Schioppa, ma quello di tutti i cittadini delle loro comunità locali. Questo è ciò che penso e mi auguro che abbiano tale coraggio. Da parte nostra, come gruppo di Forza Italia, non vi sono dubbi sul fatto che saremo attenti affinché la legge finanziaria, per quanto riguarda gli interessi locali, in quest'aula venga modificata. Se la parola data dal Governo, di per sé già non sufficiente, non venisse mantenuta, non vi sono dubbi sul fatto che i sindaci e gli amministratori locali, al di là del loro colore politico, scenderanno in piazza a denunciare tale situazione nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)
PRESIDENTE. Saluto la classe della scuola elementare del primo circolo didattico di Cercola, in provincia di Napoli, presente in tribuna. La Presidenza e l'Assemblea rivolgono loro un saluto (Applausi).
(Ripresa esame articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, l'articolo 5 è sicuramente una delle parti più insidiose di questa manovra finanziaria. Per insidia intendo dire qualcosa che è all'interno dal quotidiano ma che non è immediatamente visibile e percepibile. Infatti, essa si rivela insidiosa proprio perché viene percepita in seguito. Emblematica come insidia della manovra è la disciplina degli studi di settore. L'articolo 5 del disegno di legge debutta con il restringimento del termine di revisione degli studi, da quattro a tre anni. Il precedente termine era infatti di quattro anni ed oggi è stato portato a tre.
Dopodiché, seguono una serie di indicazioni per tenere conto nella fase di revisione di dati e di statistiche ufficiali, ma, ahimè, si parla anche di indicatori di coerenza. La domanda che ci poniamo, colleghi, è da chi dovranno essere elaborati gli indicatori di coerenza e con quali criteri. Questo, onorevoli colleghi, non si dice. Il processo di insinuazione, dunque, della massima discrezionalità da parte di chi dall'Esecutivo è mandato al controllo di questo dicastero, per aumentare il reddito a proprio piacimento, si delinea ancora meglio, grazie alla previsione di utilizzare degli indicatori di normalità economica fino alla elaborazione e revisione degli studi di settore. Sono indicazioni, che, come tutti abbiamo visto, verranno approvate escludendo espressamente i pareri delle commissioni di esperti, pareri che, con la presenza di categorie interessate, concorrono per legge a dare validità alle proposte di nuovi studi o di modifiche di quelle esistenti, già presentate dall'amministrazione finanziaria.
Se non fosse chiaro, con i nuovi studi di settore è stato apprestato uno strumento giuridico per aumentare il gettito dei lavoratori autonomi e delle piccole e medie imprese. Lontano, quindi, da occhi indiscreti e, soprattutto, senza che vi sia alcun controllo democratico. Qualcuno potrà domandarsi: ma perché dobbiamo dubitare della correttezza degli interventi correttivi che potranno intervenire medio tempore?
La domanda non ha alcun senso, perché basta leggere la relazione tecnica che accompagna il provvedimento per rendersi conto che il maggior carico tributario è già stato determinato. Quindi, la trasformazione degli studi di settore oggi è una trasformazione in mero arbitrio. Ha origini anteriori al presente disegno di legge e nasce, come tutti sanno perfettamente, dal cosiddetto decreto-legge Visco-Bersani. Il significato era molto ben precisato nei commi 2 e 3 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146. Questi commi prevedevano la possibilità di effettuare degli accertamenti nei confronti di contribuenti che fossero risultati incongrui in due periodi di imposta su tre, ovvero per quelli che in contabilità ordinaria, anche per opzione, si trovassero in presenza di gravi irregolarità nell'ambito delle scritture contabili.
Il fatto è, colleghi, che i suddetti commi sono stati abrogati ed ora è stata prevista la procedura di accertamento per effetto anche dell'incongruità per un solo periodo di imposta. Ora, questa modifica ha un significato preciso. Lo studio di settore perde la funzione di strumento indiziario e assume, invece, il ruolo di presunzione legale. Lo studio di settore che nasce con funzione di strumento indiziario, con questo provvedimento assume immediatamente il ruolo di una vera e propria presunzione legale.
Spetterà, quindi, al contribuente dimostrare l'applicabilità dello studio al proprio caso specifico e tutti possiamo immaginare con quali difficoltà di prova.
L'aspetto più preoccupante, però, degli studi di settore è che medio tempore per gli studi che sono in essere, e per quelli che verranno in futuro, i risultati verranno sicuramente tutti influenzati da quelle elaborazioni prodotte sì dall'amministrazione finanziaria, ma senza l'utilizzo di alcun contraddittorio. Viene a determinarsi, quindi, una situazione molto grave, perché la pressione fiscale su alcune categorie diventerà sicuramente una variabile che sarà indipendente nelle mani dell'Esecutivo.
È facile comprendere che si voglia qui giustificare tutto questo con la lotta all'evasione fiscale e che vi sia la tentazione di respingere le critiche, tacciandole come tesi provenienti dai difensori dei «peccatori», almeno secondo un nuovo, ma forse non tanto autorizzato, interprete delle leggi divine.
Tali argomentazioni, se sostenute, andrebbero respinte come un maldestro tentativo di eludere un aspetto che è invece molto delicato e sul quale occorre richiedere moltissima attenzione.
Con questi nuovi provvedimenti sono stati inaspriti gli obblighi contabili, le capacità di intrusione dell'anagrafe tributaria dai conti bancari alle consistenze patrimoniali, gli oneri di comunicazione di dati e di informazioni, così come sono stati rafforzati anche gli obblighi relativi alle ricevute degli scontrini fiscali, come abbiamo sentito a proposito dei precedenti emendamenti e nei commenti di vari colleghi.
È arrivato, dunque, il momento di fare chiarezza sui criteri che questa amministrazione finanziaria intende seguire per orientare la propria azione di controllo, se cioè punti sugli accertamenti analitici, oppure su quelli presuntivi, fino al punto di adottare senza termini la «catastizzazione» dei redditi.
I contribuenti hanno diritto di acquisire certezze sicuramente sui controlli che legittimamente devono subire, perché non possono essere compressi da oneri di adempimento (e mi riferisco alla cosiddetta «compliance»), che possono risultare del tutto inutili perché, secondo invariate e inveterate abitudini, sapete tutti - e lo sappiamo - che il fisco alla fine privilegerà sempre il metodo che darà il risultato migliore, quindi quello più alto dal punto di vista dell'amministrazione finanziaria.
È evidente quindi che tutta la manovra su questo argomento si appoggia su una forte contraddizione. Se venissero rafforzati gli strumenti per l'accertamento analitico non avrebbe assolutamente senso inasprire il regime delle presunzioni: o vi è un forte sistema che porti avanti l'accertamento analitico, e a quel punto non avrebbe senso inasprire il regime delle presunzioni, o non vi è l'accertamento analitico e quindi sarebbe comprensibile che vi fosse un forte regime sulle presunzioni.
Per essere ancora più espliciti rivolgo questa domanda: è ragionevole mantenere il misuratore fiscale se i ricavi vengono poi controllati con gli studi di settore? Al limite, si potrebbe anche pensare che i misuratori fiscali possano costituire vera e propria prova contro l'amministrazione finanziaria. Un eventuale appello alla lotta all'evasione fiscale per ignorare le tematiche fin qui segnalate risulta ancora una volta un'operazione di mera disinformazione, perché servirebbe solo a dissimulare finalità assolutamente inquietanti, che ormai traspaiono bene da questo provvedimento.
D'altra parte, non può certamente sfuggire ai colleghi la necessità della razionalizzazione del sistema, che significa certamente porre con forza il tema della sua economicità, considerato che l'elaborazione degli studi di settore è molto complessa e che tutti noi ne conosciamo perfettamente i costi.
Insomma, prima di concludere su questo argomento, ribadendo che, in un contesto completamente mutato, l'esaltazione degli studi di settore suscita fortissime perplessità e richiede una profonda meditazione sul suo utilizzo, sulla razionalità sistematica, sulla sua utilità (anche perché l'esasperazione di questo strumento sta sempre più depauperando le capacità di analisi e di indagine dell'amministrazione), si deve segnalare che dal «cilindro» degli studi sta venendo fuori una nuova sorpresa.
Gli studi sono nati per affrontare quelle realtà economiche in cui, in assenza di conflitti di interesse tra gli attori delle attività, le scritture contabili hanno un'attendibilità che si è ridotta nel tempo. Non si è mai pensato che i soggetti di notevole dimensione (mi riferisco alle grandissime aziende) possano permettersi di utilizzare gli stessi artifici, cui possono ricorrere i contribuenti di minore dimensione. Gli studi, quindi, sono stati per questo motivo rivolti a quei contribuenti che sono di modesto giro d'affari, il cui limite, comunque, viene ora innalzato.
Per quei soggetti a cui non si applicano gli studi di settore spuntano ora dei non meglio specificati indicatori di normalità economica, di cui, però, per la verità, non se ne spiega da nessuna parte l'utilizzo.
Altri indicatori sono, poi, destinati alle società di capitali di nuova costituzione per identificare i requisiti minimi di continuità. È inutile dire che non è dato assolutamente conoscere e non si è da nessuna parte informato chi sarà preposto all'elaborazione degli indicatori (quindi, immaginiamo, con ulteriori costi) e con quale garanzia per i contribuenti, categoria della quale nessuno si preoccupa di conoscere le garanzie.
Mi chiedo, allora, con grande preoccupazione, se l'Esecutivo non si stia apprestando ad assumere anche il controllo degli apparati produttivi, sempre in nome della decantata evasione fiscale.
Si è detto, all'inizio, che la manovra è stata montata con una tecnica che rende difficile, oggi, valutarne gli effetti sui contribuenti, specialmente nel 2008. Profonda meraviglia hanno destato, come ha detto poco fa il collega Napoli, le lacrime dei sindaci (mi riferisco non ai sindaci cui si richiamava il collega Napoli, quanto ai sindaci delle grandi città). Profonda preoccupazione e attenzione hanno destato questi grandi sindaci, che sono andati a piangere nelle piazze italiane versando lacrime, che l'Esecutivo ha subitamente asciugato, grazie a riserve che poi ha prontamente collegato alla finanziaria. Non è stato dato alcun chiarimento al riguardo, come se fosse ormai passato come pacifico che il bilancio pubblico si realizza con le tecniche dei «fondi neri»!
La meraviglia, signori, deriva dal fatto che la finanziaria e tutti i provvedimenti che l'accompagnano segnano un'autentica esplosione della finanza locale e, in particolare, della finanza locale riferita alle grandi città italiane.
Prima di tutto, il passaggio del catasto ai comuni segna, soprattutto per le grandi città, una svolta sui criteri di formazione degli estimi, ormai destinati a passare da valori reddituali, come sapete, a valori patrimoniali.
D'altra parte, nei provvedimenti che vengono criticati in questa sede, vi è una serie di norme tese a portare nel sistema catastale i dati relativi ai valori effettivi di mercato dei fabbricati e delle aree. Si conviene che l'introduzione di una «vera» patrimoniale è spesso contrastata con argomenti che sono da considerare assolutamente demagogici. Il problema - e cerco di essere veramente obiettivo, credetemi - non è il metodo di accertamento, perché fra un'imposta patrimoniale e un'imposta sui redditi vi potrebbe essere piena equivalenza, se l'imposta patrimoniale incidesse solo ed esclusivamente in termini di redditualità.
Sono concetti così noti che non mi sembra proprio il caso di riprenderli in questa sede. Il pericolo perciò sta nel fatto che l'ente impositore sia così avido da incidere, al di là della capacità del reddito, aggredendo direttamente il capitale. A questo punto mi domando: si apre la porta all'esproprio? Credo che questa ipotesi non sia poi del tutto sgradita ad alcune parti politiche in quest'aula, ma certamente lo è alla grandissima parte degli elettori italiani. A parte ciò comuni e province, sebbene queste ultime in misura molto inferiore, ricevono altri strumenti di pressione fiscale: l'attrazione nel campo di applicazione dell'ICI di stazioni ferroviarie, di grandi stazioni ferroviarie - ecco perché mi riferisco alle grandi città e ai grandi comuni italiani - dei porti, degli aeroporti; lo sblocco e il contemporaneo immediato aumento dell'addizionale da applicare su una base imponibile allargata per effetto della reintroduzione della detrazione di imposta; l'introduzione del regime degli acconti anche per le addizionali; le tasse di scopo per poter finanziare le opere pubbliche, la riesumazione dell'imposta di soggiorno ed altre cose ancora, sempre capaci di aumentare, comunque, le risorse dei grandi enti locali.
È significativo che nella relazione tecnica per alcuni di questi provvedimenti non siano state fornite mai le misure e le stime sul gettito. Dal punto di vista tecnico tutto questo è sicuramente corretto perché non sono somme che sono destinate allo Stato, ma dal punto di vista politico non avere questi dati ritengo che sia proprio una scorrettezza di non poco conto.
Allora mi chiedo, e ci chiediamo un po' tutti a questo punto, perché questi grandi sindaci si dolgano. Di cosa si dolgono? In effetti, a causa di alcuni restringimenti dei trasferimenti erariali, nel 2007 potrebbero verificarsi effettivamente delle difficoltà, ma negli anni successivi certamente inizierà l'era del bel paese per questi comuni; anzi - se vogliamo dirla meglio - per questi comuni ci sarà il comune di bengodi. I sindaci nelle loro pubbliche dichiarazioni non hanno mai contestato queste previsioni; però, hanno ugualmente criticato l'introduzione di queste misure.
Colleghi, a questo punto diciamoci una verità: il federalismo fiscale non vi piace perché inevitabilmente segna la fine della politica fondata sul panem et circenses ed impone di guadagnarsi il consenso dei cittadini assumendosi finalmente la responsabilità di governare, e questo non vi piace. Nel frattempo - a tutto deve esserci un limite -, in nome dell'autonomia degli enti locali, lo Stato non può lasciare i cittadini alla mercé degli amministratori o di quelli che siano poco avveduti e talvolta condizionati ...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
MASSIMO MARIA BERRUTI. ... da fattori politici ambientali non proprio rassicuranti.
In conclusione, anche in questo articolo 5 della finanziaria, ci sono poche idee, poche proposte, tante misure contingenti esposte, talvolta, in un linguaggio scritto al limite della comprensibilità e in maniera sciatta, dal quale traspare, ancora una volta, il vostro senso di fretta e di approssimazione su problemi così importanti per il nostro paese ( Applausi del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, con l'articolo 5 iniziano le disposizioni con le quali questo Governo penalizza notevolmente il comparto delle imprese e, in particolare, tali disposizioni sono volte a colpire pesantemente il maggior numero di imprese del nostro paese, vale a dire quelle cui si applicano gli studi di settore.
Teniamo presente che il 99,8 per cento di imprese italiane ha un volume d'affari inferiore ai sette milioni e mezzo di euro; quindi, tutti questi imprenditori saranno soggetti alle nuove regole sugli studi di settore.
Vediamo come il Governo ridisegna la struttura degli studi di settore. Lo studio di settore è un metodo di accertamento tributario basato su metodologie matematico-statistiche. Quindi, non rispecchia l'effettiva capacità contributiva del contribuente.
Sappiamo che la capacità contributiva del soggetto passivo di imposta è data dalla differenza tra i ricavi ed i costi; quindi, se un piccolo imprenditore ha 100 di ricavi e 50 di costi il suo reddito è pari a 50. Con l'impostazione del Governo, si stravolge completamente questo assetto, perché il soggetto, cui si applicano gli studi di settore, ripeto il 99,8 per cento di imprese italiane, dovrà introdurre nel meccanismo della congruità dei ricavi, i cosiddetti indici di coerenza. Si tratta di criteri, attraverso i quali si elevano i ricavi congrui. Quindi, gli imprenditori che si trovano a determinare il loro reddito sulla base degli studi di settore devono artificiosamente aumentare i ricavi e pagare più imposte, anche se questi redditi non sono stati conseguiti. Basti fare un esempio: se un imprenditore ha 100 di ricavi, 50 di costi ed il suo reddito è 50, per effetto delle nuove regole introdotte dal Governo, i ricavi devono diventare automaticamente 150, senza possibilità di provare il contrario; infatti, nel testo governativo vi è un'altra disposizione, estremamente penalizzante per le imprese, in base alla quale non è neppure data la possibilità di provare il contrario. Si introduce una sorta di presunzione legale, per cui lo studio di settore è l'unica metodologia di accertamento.
Questa è un'effettiva penalizzazione del mondo imprenditoriale italiano, ma non mi meraviglio che il Governo abbia apportato queste modifiche, perché dalla nuova disciplina degli studi di settore intende recuperare 2 miliardi e 600 milioni di gettito già dal 2006. Quindi, rendiamoci conto dell'entità della cifra! Come intende realizzare tutto ciò? Utilizzando surrettiziamente una nuova costruzione tributaria, quella dell'indice di normalità economica. La legge finanziaria verrà approvata entro fine anno, ma dispiegherà la sua efficacia dal primo gennaio del 2006. Quindi, dal primo gennaio del 2006 i contribuenti, dalla prossima dichiarazione dei redditi, dovranno sottostare a queste nuove regole e dovranno pagare più imposte.
È un fatto naturale e scontato: le associazioni di categoria ne sono ben consapevoli e alla luce di tutto ciò, rendiamoci conto come possiamo pensare che si incrementi il prodotto interno lordo nel nostro paese e che ci sia crescita economica.
Se la crescita economica dipende anche dalla riduzione del carico fiscale, lasciando a disposizione delle imprese risorse per indirizzarle verso l'attività produttiva, facendogli pagare più tasse, non penso che le imprese possano utilizzare queste risorse per la ripresa del nostro sistema paese.
Questo è il dato più allarmante, l'aspetto sul quale il Governo deve riflettere. Andrò più nel dettaglio sugli studi di settore. Addirittura si dice nella norma che, nel costruire i nuovi studi di settore, bisogna far riferimento ai dati di contabilità nazionale. Bene, vi è un vizio logico: i dati di contabilità nazionale non rispecchiano le microaree previste per gli studi di settore.
Noi sappiamo che, ai fini degli studi di settore, le imprese vengono raggruppate in quelli che, tecnicamente, sono definiti i cluster (vale a dire, le «microposizioni»). Ebbene, vorrei ricordare che sono previste circa 3 mila microposizioni.
I dati di contabilità nazionale sono necessariamente strutturati, per loro natura, in «macroclassi»: pertanto, questi due ambiti non si conciliano e non parlano tra loro. Una cosa, infatti, sono i dati della contabilità nazionale, un'altra sono le microposizioni previste dagli studi di settore. Appare illogico, dunque, che il legislatore preveda che, nell'elaborazione degli studi di settore, occorra fare riferimento ai dati della contabilità nazionale!
Pertanto, con le proposte emendative che ho presentato (sulle quali, peraltro, ritengo interverranno anche gli altri miei colleghi), desidero segnalare che si tratta di un'assoluta anomalia del sistema, che deve essere rimossa.
Il dato che vorrei tuttavia segnalare all'Assemblea, sul quale invito anche i colleghi della maggioranza a riflettere, è che, con la nuova impostazione degli studi di settore, stiamo praticamente reintroducendo la cosiddetta minimum tax. Ricordiamo tutti che, nel 1992, furono condotte battaglie epiche contro tale tributo, poiché non corrisponde all'effettivo reddito del contribuente. Ebbene, vorrei rilevare che la stiamo reintroducendo surrettiziamente attraverso il cosiddetto indice di normalità economica (come lo definisce il provvedimento in esame).
Come ho precedentemente affermato, si realizza ciò addirittura con effetti a decorrere dal 2006 e senza consultare il tavolo degli esperti. Vorrei ricordare che gli studi di settore sono sempre stati elaborati in maniera negoziale, attraverso una sorta di stanza di compensazione alla quale partecipano anche i rappresentanti delle categorie, i quali sono in grado di esprimere l'effettiva potenzialità dei singoli settori economici.
Invece il Governo, manu militari, cosa farà? Adotterà un decreto ministeriale in base al quale verrà stabilito l'entità dei ricavi delle piccole e medie imprese: quindi, saranno coinvolti sia l'artigiano che dichiara 5 o 6 mila euro, sia l'imprenditore che registra un fatturato pari a 7 milioni e 500 mila euro. Verranno determinati i ricavi, ma non vi sarà la possibilità di produrre alcuna prova contraria!
L'assurdo è che in precedenza, come ricordato dal collega Berruti, era contemplata la possibilità, per i soggetti sottoposti alla contabilità ordinaria (vale a dire, coloro che calcolano il proprio reddito sulla base delle scritture contabili), di non applicare gli studi di settore qualora non si fossero registrati scostamenti in due anni su tre.
Bene: con la normativa proposta dal Governo, anche il soggetto che opera in regime di contabilità ordinaria - cioè, colui che dichiara fino all'ultimo euro - dovrà dichiarare, senza la possibilità di provare il contrario, un reddito almeno conforme ai dati indicati dagli studi di settore!
Ciò è assolutamente aberrante. Immaginate che un imprenditore soggetto alla contabilità ordinaria (si tratta, quindi, del caso di tante piccole e medie imprese italiane, le quali tengono i registri contabili, il libro-mastro, il libro-giornale ed il libro degli inventari) faccia le sue effettive annotazioni dei ricavi e dei costi. Ebbene, tale contribuente non potrà più utilizzare la sua contabilità (che rappresenta la prova principale per dimostrare la propria capacità contributiva) e dovrà dichiarare un reddito di gran lunga superiore, perché lo prevedono gli studi di settore!
Mi sembra che tutto questo contrasti con la logica e la coerente impostazione del sistema tributario. In questo caso, infatti, stiamo sovvertendo principi fondamentali dell'ordinamento fiscale italiano. Non dimentichiamoci che, come ha già ricordato qualche collega, tutte le normative tributarie devono rispondere ad una fondamentale disposizione della nostra Carta costituzionale.
L'articolo 53 della Costituzione, infatti, parla di capacità contributiva, e ricordo che quando venne varata, negli anni Settanta, la riforma del sistema fiscale, si affermò che il reddito deve necessariamente essere pari alla differenza tra i ricavi ed i costi. Esso, pertanto, non può essere il risultato del ricorso a metodologie matematico-statistiche o a meccanismi che non corrispondono all'effettiva capacità reddituale e contributiva dei soggetti passivi d'imposta!
È questo che noi contrastiamo. Per carità, lo studio di settore può essere un valido strumento in termini di accertamento, ma non potrà mai diventare un sistema di determinazione del reddito. Il Governo Prodi lo sta costruendo, invece, come sistema di determinazione del reddito. In ciò consiste la gravità dell'impostazione prevista in questa disposizione ed è proprio per tale motivo che noi ci opponiamo ad essa.
Quella che viene fatta alle imprese con la disposizione che stiamo esaminando è, a mio avviso, un'aggressione ad ampio raggio, ad ampio spettro. E si tratta di un'aggressione che prende le mosse addirittura dal decreto-legge approvato qualche giorno fa da questa Camera ed ora all'esame del Senato, e, ancor prima, dal cosiddetto decreto Bersani-Visco.
Cito alcuni casi che esemplificano chiaramente l'aggressione sistematica portata alle imprese. Innanzitutto, in materia di ammortamento degli immobili di tutti gli imprenditori, dal piccolo artigiano alla grande impresa che fattura miliardi di euro. Tutti questi soggetti dovranno separare, ai fini dell'ammortamento dei fabbricati, il costo relativo al terreno sottostante, la cosiddetta area di sedime, dal costo del fabbricato stesso. Tale previsione avrà effetto retroattivo e, come tale, una volta approvata, si porrà in totale spregio allo statuto del contribuente. Normativa quest'ultima, lo ricordo, che con tanta enfasi questa Camera ha approvato nel 2000, ma che l'attuale Governo non applica assolutamente perché continua ad adottare norme retroattive o che dispiegano i loro effetti dal 1o gennaio di ogni anno, con evidenti, enormi difficoltà per i professionisti e per le imprese, che si vedono costretti a ricalcolare gli acconti d'imposta.
Una delle ipotesi, dicevo, a cui sono state apportate delle correzioni è proprio quella degli ammortamenti dei fabbricati delle imprese. Oggi un imprenditore o un artigiano, che sta procedendo ad ammortizzare il proprio bene strumentale o che ha stipulato per esso un contratto di locazione finanziaria, deve - ripeto - scorporare il costo relativo all'area in modo da renderlo indeducibile. Ma vi pare possibile ciò e, fra l'altro, prevedere che tale disposizione abbia effetto retroattivo?
A me pare che in materia fiscale stiamo perdendo il lume della ragione. Si stanno introducendo norme di esclusiva penalizzazione per le imprese. E quello appena citato è un primo esempio, ma ce ne sono tanti altri. Vi sono, in particolare, esempi che riguardano il comparto delle auto aziendali. A questo proposito, si è assistito ad una sorta di parodia tributaria. Come sappiamo, le auto aziendali sono un bene strumentale grazie al quale l'imprenditore realizza i ricavi e i proventi. Cosa si è previsto per tali auto? Innanzitutto, si è dovuto prendere atto della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee; una sentenza intervenuta nel corso del 2006 che ha stabilito che l'IVA pagata per l'acquisto di un'auto aziendale è detraibile. Ma questa non è una novità del sistema tributario! Come sappiamo, l'IVA non è un'imposta governabile esclusivamente dal singolo Stato aderente all'Unione europea. Ogni paese, infatti, modula l'imposta sul valore aggiunto conformemente alle direttive comunitarie. La VI direttiva comunitaria stabilisce, infatti, come «costruire» l'imposta sul valore aggiunto. Ebbene, in Italia, non da adesso ma da 27 anni - attribuire responsabilità a questo riguardo, come è stato fatto improvvidamente da qualche rappresentante dell'attuale Governo, all'esecutivo di Berlusconi mi pare, quindi, fuori luogo -, le imprese italiane non possono detrarre l'IVA pagata per l'acquisto delle auto aziendali.
Dopo la sentenza richiamata, il Governo è corso ai ripari. Che cosa ha fatto? Il Governo, anziché restituire l'IVA che i contribuenti interessati non hanno potuto detrarre utilizzando i canali naturali dell'automatica compensazione, blocca tutto e decide che presenterà, entro aprile, un'istanza. In tal modo, l'esecutivo ha preso tempo e non ha riconosciuto un diritto sacrosanto degli imprenditori. Si stabilirà ad aprile, con successivi provvedimenti, quale sarà la misura percentuale e secondo quali modalità e quali tempistiche procedere.
Bene, in questo lasso temporale l'imprenditore che cosa fa? Non acquista macchine? Non utilizza la macchina per lo svolgimento della sua attività imprenditoriale? Assolutamente no, è costretto a fare ciò e vede che il decreto-legge fiscale, collegato alla finanziaria, stabilisce che non sono possibili più deduzioni ai fini delle imposte sui redditi; quindi, oltre al danno, la beffa: non ci sono rimborsi, vengono limitate le deduzioni ai fini delle imposte sui redditi, insomma, il comparto delle auto è completamente danneggiato (mi riferisco al comparto delle auto delle imprese, che rappresentano il motore della nostra economia). Le auto aziendali non sono deducibili e per il rimborso dell'IVA bisogna attendere il 16 aprile.
A voi sembra possibile che questa situazione possa perdurare nel nostro sistema tributario? A me sembra di no! Mi sembra che stiamo utilizzando la costruzione normativa tributaria solo a fini di danneggiamento delle imprese.
Posso continuare. Il danneggiamento viene anche dagli appesantimenti amministrativi e burocratici che le imprese si trovano a dover affrontare negli ultimi tempi. Queste ultime - lo sappiamo tutti - versano le imposte attraverso un modello, denominato F24. Questo modello è tale per cui consente di effettuare anche operazioni di compensazione d'imposta. Tale modello, che tutti erano abituati ad utilizzare attraverso il documento cartaceo, può essere utilizzato oggi soltanto per via telematica. Tuttavia, l'assurdità è che si differenziano gli imprenditori. Infatti, alcune imprese - mi riferisco agli imprenditori che hanno una veste giuridica più elementare, come le imprese individuali o le società di persone - possono aspettare fino al 1o gennaio 2007 per procedere agli invii telematici mentre le altre imprese, che hanno una veste giuridica diversa ma lo stesso volume d'affari, devono, invece, sottoporsi a questo nuovo adempimento a far data dal 1o ottobre. Quindi, vi è una asimmetria nell'ambito del comparto imprenditoriale: a seconda della veste giuridica di impresa, vi è chi deve rispettare prima e chi dopo gli adempimenti suddetti. Non valeva allora la pena fare slittare questo termine e portare tutto al 1o gennaio 2007 per tutte le imprese? No, il Governo non l'ha fatto, ma ha creato appesantimenti, problemi e mille difficoltà agli imprenditori.
Queste sono situazioni che indubbiamente non fanno il bene del nostro settore imprenditoriale e che devono essere contrastate. Si tratta di situazioni sulle quali le imprese declineranno la responsabilità del Governo.
Il Governo di questi aspetti non si è fatto assolutamente carico. Penso che il Governo svolga un ruolo alla stregua di un centro studi, quindi, anziché calarsi nella realtà delle imprese, rielabora sistemi tributari e meccanismi impositivi senza valutare quale sia l'effettiva capacità reddituale dell'impresa e l'effettiva struttura aziendale. Questo è un dato veramente grave ed allarmante: non farsi carico dei problemi della gente e farlo anche con supponenza.
Abbiamo assistito a tanti interventi, del viceministro Visco e di altri rappresentanti del Governo, i quali hanno affermato di essere nel giusto, di stare facendo le cose a regola d'arte, mentre eventuali responsabilità e problemi sarebbero riconducibili solo al Governo Berlusconi, soprattutto per le auto aziendali.
Infatti, a proposito di queste ultime, è stata fatta un'affermazione che non sta né in cielo né in terra: è stato detto che la responsabilità per le auto aziendali era del Governo Berlusconi, il quale non si era mosso in proposito. Ebbene, se per i rimborsi IVA sulle auto aziendali diamo la responsabilità al Governo Berlusconi, per fatti accaduti 27 anni fa, allora dobbiamo anche attribuire la responsabilità al Presidente Berlusconi per la crisi del 1929, per i casi Enron e BNL; dobbiamo dare la responsabilità al Presidente Fini per i lussi capuani di Annibale; dobbiamo dare la responsabilità al Presidente Casini per il saccheggio dei templari in Terra santa e, ovviamente, al ministro Bossi la responsabilità per il sacco di Roma (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, al mio gruppo appare veramente critica l'impostazione culturale e politica dell'intera manovra finanziaria per il 2007, che è fortemente punitiva per il ceto medio produttivo e priva di parallele misure di rilancio della competitività e di sostegno del mondo della piccola impresa, dell'artigianato, del commercio e di tutte le professioni.
I consistenti aumenti delle imposte, il preannunzio di un utilizzo preconcetto della revisione degli studi di settore, prevista in questo articolo, e un pesante aumento della pressione contributiva sul lavoro autonomo e sulle professioni, ovviamente ci portano a dire che la stangata avviene soprattutto sul ceto medio.
L'effetto congiunto della riduzione del cuneo fiscale e dell'innalzamento dei contributi previdenziali per i lavoratori autonomi e per gli apprendisti evidenzia tutta la criticità della manovra. Il costo del lavoro cresce, infatti, dello 0,5 per cento per le piccole imprese e, in particolare, di quasi un punto percentuale (0,8 per cento) per le microimprese, mentre il beneficio della manovra si focalizza tutto su medie e grandi imprese, che lo vedono diminuire dello 0,9 per cento.
L'introduzione delle norme sopra riportate determina un forte sbilanciamento tra lo sforzo richiesto in termini di maggiore imposta alla categoria degli artigiani, dei liberi professionisti e dei commercianti e i beni riconosciuti.
Per sintetizzare il mio intervento, molto breve ma chiaro, sulla criticità dell'impostazione culturale di questa finanziaria rispetto alla repressione fiscale su tutto e tutti - dalla famiglia, agli studenti, alle università, tutti sono critici -, leggo alcuni commenti fatti all'interno della maggioranza stessa. Ne cito solamente alcuni.
Lamberto Dini, ex primo ministro: con questa finanziaria non si cresce. La voterò, ma questa finanziaria accontenta solo la sinistra radicale per le tasse e dà poco allo sviluppo. L'obiettivo doveva essere la crescita, ma con questa manovra non si cresce. Al di là del cuneo fiscale, non si fa niente. Non si parla di liberalizzazioni e di monopoli. Le riforme sono indispensabili. Lo chiede l'Unione europea e lo dovremo fare anche scontentando la sinistra.
Ancora, Antonio Di Pietro (ed è tutto dire citato da me, gliel'avrà scritto qualcuno questo commento): i primi cento giorni di Governo hanno creato molta incertezza e confusione nell'elettorato. La gente non ha capito dove sia la novità di questo Governo. L'unica cosa che gli italiani percepiscono è che non è cambiato nulla: litigi, ripicche, programmi non condivisi, incertezze decisionali e scelte di fondo sbagliate. Con questa finanziaria abbiamo impaurito la piccola e media industria, abbiamo spaventato l'elettorato, l'artigiano, il lavoratore autonomo.
Ancora, Daniele Capezzone de La Rosa nel Pugno, o quello che ne rimane: nessuno sottovaluti la gravità della crisi politica in atto. Dopo pochi mesi la maggioranza è già in evidente difficoltà al suo interno e con l'opinione pubblica e senza che le riforme siano state nemmeno incardinate. Speriamo che la risposta non sia: tutto va bene.
Ancora, alla sfilata dei precari: Damiano servo dei padroni, vattene!
Ancora, Giuseppe Caldarola dei DS: ho trovato inopportune le dichiarazioni di Prodi e D'Alema sulle manifestazioni dei precari. Se parliamo di politica, era evidente che la manifestazione era contro il Governo; se parliamo di metafisica invece si può sostenere qualcosa di diverso.
Ancora, Franco Giordano di Rifondazione Comunista: caro Romano, quelle che sfilavano sono le guardie del corpo del tuo Governo. È dagli altri che ti devi guardare.
Infine, due interventi pubblicati da importanti quotidiani del viceministro Vincenzo Visco: non ci sono poi tutte queste tasse nella manovra. E subito dopo: dall'anno prossimo toglieremo le tasse che abbiamo messo.
Come vedete, è una contraddizione dopo l'altra. Non citerò, inoltre, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, l'amico Leonardo Dominici, sindaco di Firenze, Massimo Cacciari, sindaco di Venezia: vanno tutti nello stesso senso.
Addirittura, alcuni ministri come Livia Turco dicono: niente tagli, giù le mani dalla sanità. Però, il ministro introduce i ticket per il pronto soccorso e su ogni ricetta.
Signor Presidente, visto che l'orario me lo consente - sono le 13 in punto - concludo con quello che Michele Santoro ha detto fuori onda: la finanziaria è una «gnocca senza testa». Credo che questo riassuma tutto.
PRESIDENTE. Secondo quanto preannunciato, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15,05.
(Ripresa esame dell'articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 5.
Avverto che la Commissione ha presentato due ulteriori emendamenti riferiti all'articolo 10, che sono in distribuzione; il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 18 di oggi. Naturalmente tale termine deve intendersi differito ad un'ora prima dell'inizio della seduta di domani ove nella giornata odierna l'Assemblea non procedesse all'esame dell'articolo 10.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, inizio con una premessa, che è doverosa, sulle quantità e sui numeri che interessano la manovra di cui stiamo discutendo. Questo Governo intende recuperare quasi 8 miliardi di euro - 7,9 per la precisione - attraverso due meccanismi principali: 3,5 miliardi di euro attraverso un inasprimento degli studi di settore, il resto attraverso una rigorosa - a detta loro - lotta all'evasione fiscale.
Abbiamo presentato proposte emendative, peraltro in parte già oggetto di discussione nella seduta di ieri e parzialmente accolte, che si basano su una serie di principi difficilmente eludibili. Primo fra questi, il meccanismo che ha visto lo scontrino fiscale al centro di una disputa, che rivela da sola l'impostazione generale mentale di chi ha prodotto questo tipo di provvedimento.
Alla fine, delle due l'una: o si continua su una strada per la quale l'obbligo dello scontrino fiscale viene mantenuto in termini di controllo e di verifica, sulla scorta di una impostazione da Stato di polizia, oppure, in subordine, si prende atto che con il meccanismo degli studi di settore il sistema dello scontrino fiscale appare superato.
Nella nostra proposta emendativa, illustrata ieri dall'onorevole Garavaglia per conto della Lega Nord, chiedevamo il superamento dell'obbligatorietà dello scontrino fiscale e questo - caso unico nella discussione che si è protratta fino ad oggi - è stato fortunatamente preso in considerazione dal Governo, tanto che a volte sorge il dubbio di aver esagerato un po' troppo. Abbiamo inteso ribadire questo concetto anche nell'ambito della discussione dell'articolo 5.
Inoltre, contestiamo il meccanismo per il quale si torna ad applicare la disciplina degli studi di settore anche a quelle parti o a quelle aziende che durante il periodo d'imposta iniziano o cessano l'attività.
Nell'ambito degli emendamenti presentati, abbiamo ribadito, inoltre, un altro principio: a nostro avviso, gli studi di settore non andrebbero applicati, per i primi tre anni, a quelle ditte individuali che iniziano l'attività, perché crediamo che in questa fase storica siano da incentivare le attività, i giovani all'intrapresa e tutti coloro che, con grande coraggio, in un paese come questo, hanno voglia di avviare in forma stabile un'iniziativa privata nel mondo del lavoro.
Riteniamo che l'impostazione del provvedimento, che va in tutt'altra direzione, sia controproducente per le normali e naturali aspettative di molti neodiplomati o neolaureati che si accingono ad iniziare un'attività - prevalentemente penso a quelle di tipo professionale - e che, per districarsi nella selva di norme e nella giungla della normativa fiscale e tributaria italiana, hanno la necessità, prima di tutto, di trovarsi di fronte ad una procedura snella.
Se pensassimo che un neolaureato o un neodiplomato possano in qualsiasi momento iniziare un'attività e, da subito, possano essere loro applicati gli studi di settore, quasi che si trattasse di un'attività consolidata, credo che faremmo un torto all'intelligenza, così come, probabilmente, facciamo un torto all'intelligenza quando, in un modo difficile da interpretare, applichiamo la normativa che estende gli studi di settore anche alle attività che iniziano o che cessano la propria esistenza nel corso dell'esercizio finanziario. Crediamo che anche in questo caso il Governo abbia rivelato il solito temperamento, molto ostile nei confronti di tutte le attività, al punto che in un comma si cita la possibilità, nei sei mesi successivi alla cessazione dell'attività, di applicare gli studi di settore non solo all'attività cessata, ma anche a chiunque vi subentri.
Pensiamo al caso, abbastanza diffuso, delle cessioni dei rami di azienda. Si configurerebbe un precedente antipatico, perché il ramo di azienda ceduto, a prescindere dalle qualità del soggetto cessionario e, quindi, a prescindere dalle valutazioni di merito che si possono esprimere su tale soggetto, trasporterebbe con sé questa specie di eredità, per la quale l'acquirente, improvvisamente, si potrebbe trovare nelle condizioni di rispondere al fisco sulla scorta di meccanismi produttivi che poco attengono alla realtà delle cose e che molto spesso poco hanno a che fare con l'andamento normale delle imprese.
Crediamo, quindi, che sia arrivato il momento di compiere una profonda riflessione in merito a tutto il meccanismo che ha governato gli studi di settore in questi anni e che, di fatto, ha caratterizzato questa finanziaria nel suo complesso. Riteniamo sia arrivato il momento anche di cominciare a pensare che le imprese di questo paese hanno già subito abbastanza, in questo scorcio di legislatura, prima con il decreto Visco-Bersani, poi con il collegato alla finanziaria di poche settimane fa e, adesso, con questa finanziaria, che - basta fare un giro per il paese - sta oltre modo spaventando i cittadini italiani e soprattutto gli imprenditori.
Chi ha avuto la fortuna, l'onore o l'onere, come il sottoscritto, di prendere parte in queste settimane alle discussioni che si sono succedute nell'ambito delle varie associazioni di categorie produttive, soprattutto nel territorio lombardo, dal quale provengo, può dirvi che mai come in questo periodo storico si è vista una forte partecipazione alle assemblee, che molto spesso avevano ad oggetto un ordine del giorno che era tutto tranne che affascinante.
Infatti, prendiamo in considerazione il mondo delle piccole imprese individuali, dei piccoli artigiani, il cosiddetto popolo delle partite IVA, soprattutto del nord, normalmente avvezzo a consuetudini di grande tolleranza nei confronti dei meccanismi che hanno governato la politica di questo paese. Ad un certo punto, tale mondo decide di abbandonare le proprie abitudini, smette di passare le proprie serate in casa con la famiglia e va ad incontri pubblici dove si discute della legge finanziaria che stiamo esaminando in quest'aula. Vi rendete conto che dietro a ciò vi è un senso di disagio: siamo in una situazione che sta preoccupando il paese e, soprattutto, gli imprenditori.
L'articolo 5 di questo disegno di legge finanziaria tratta un tema spinoso, dibattuto ed oggetto di vivaci discussioni anche nella legislatura precedente. Dunque, stiamo entrando nel cuore della legge: si tratta dell'argomento che in genere scatena maggiormente le platee, il tema che fa più paura. Personalmente, in questi giorni ho ricevuto un appello da un gruppo di artigiani della provincia di Mantova, dalla quale provengo, che si sentono ormai vessati da tale meccanismo e temono che il ricorso massiccio al meccanismo stesso e l'inasprimento del sistema contenuto nella finanziaria in esame possa ulteriormente indebolire un tessuto già alquanto fragile.
Crediamo che questo provvedimento nel suo complesso nasconda un disegno abbastanza chiaro da parte del Governo. Si tratta - permettetemi il termine - di un disegno meschino, perché è in atto una vera e propria vendetta politica nei confronti di una parte del paese che ha già dimostrato, in più occasioni in questi mesi, di scegliere un'alternativa a questo Governo uscito con una striminzita maggioranza dall'ultima tornata elettorale. Credo si possa tranquillamente parlare di una forma di razzismo verso una parte del paese: il nord, la parte produttiva del paese, laddove si concentra il 70 per cento del prodotto interno lordo, laddove si raggiunge quasi il 50 per cento della forza lavoro impiegata. Tutti gli osservatori internazionali concordano sul fatto che lì si concentra l'anima di un sistema industriale in crisi già da tempo, ma che resiste e tiene in piedi la sgangherata baracca che pensiamo di rappresentare in questa sede.
Siamo preoccupati, prima di tutto come cittadini ed anche come forza politica, di non essere in grado di trasmettere in modo adeguato tale messaggio ad una platea spesso assente, spesso dormiente. Il Governo in quest'aula è sempre sottorappresentato, peraltro è più intento a raccontare barzellette a qualche amico che si incontra occasionalmente, viste le sporadiche apparizioni. Basta dare un'occhiata all'attenzione rivolta al mio intervento in questo momento per capire di cosa stiamo parlando: tra telefonini, cruciverba e battute con gli amici si tira a campare in attesa della fatidica questione di fiducia (ormai da più parti prevista per l'inizio della prossima settimana) in modo che tutti si possa tornare alle proprie faccende domestiche quotidiane. Ciò è frustrante per chi cerca di fare un'opposizione costruttiva.
Ci è stato detto che il ricorso massiccio al meccanismo della presentazione degli emendamenti nascondeva un disegno di tipo ostruzionistico. Vi posso assicurare che, almeno per quanto mi riguarda - ma analogamente deve dirsi per i colleghi della Lega Nord Padania - molte delle proposte emendative presentano un contenuto che, ben valutato e soppesato, ha molto spesso un minimo comune denominatore: la difesa degli interessi normali e legittimi dei nostri elettori, della nostra parte di territorio, della gente che ha chiesto che noi la rappresentassimo in Parlamento.
Noi vorremmo che in questa sede si potesse veramente discutere del merito; registriamo che il Governo, invece, persevera in questo disegno ispirato al disinteresse e in questo atteggiamento poco consono soprattutto perché sincopato rispetto agli approcci e agli atteggiamenti assunti all'esterno.
Si compie un ricorso massiccio a campagne di stampa con le quali si chiede insistentemente un'opposizione costruttiva, un'apertura ed una disponibilità al dialogo; ebbene, noi eravamo interessati, pronti e armati di tanta buona volontà per dialogare e cercare di emendare, nei limiti del possibile, questo disastro che ci è stato proposto. Dobbiamo invece registrare che la disponibilità manifestata dall'altra parte era solo di facciata; ne prendiamo atto, ma non ci rassegniamo e continueremo ad opporci a questo provvedimento sbagliato nella forma e nei contenuti, di grave nocumento per il paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ci troviamo ad affrontare l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 5 che, come noto, si trova sotto il Capo III «Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale».
Ebbene, signor Presidente, in tema di legge finanziaria è del tutto evidente che, se siamo impegnati ad apprestare per il paese una manovra equa, la stessa deve in qualche modo corrispondere all'esigenza ed all'obbligo di recare interventi anzitutto per le situazioni che, usando un eufemismo, potremmo definire di disparità e di incongruenza, nonché di ingiustizia. Situazioni caratterizzanti il nostro paese alle quali, purtroppo, non si è mai data una risposta e mai, comunque, una risposta compiuta, né durante i Governi di centrosinistra, né durante quelli di centrodestra.
A tale riguardo, preciso che va fatto anzitutto riferimento all'evasione ed all'elusione, che evidentemente rappresentano il momento massimo di ingiustizia; si tratta di quella situazione per la quale, mentre tante persone oneste e per bene, nel corso della loro esistenza, pagano, anche a costo di gravissimi sacrifici, le tasse, ligi nei confronti dello Stato e delle sue regole, pochi furbi - o che tali si ritengono - pensano invece di potere violare le leggi assumendosi, di fatto, la responsabilità di creare difficoltà economiche al paese; difficoltà che incidono sulla vita di tutti. Incidono anche, perciò, sulla stragrande maggioranza delle persone che, invece, le tasse le paga e che mostra obbedienza alle leggi e alle regole che il paese si dà.
Non è argomento da poco, signor Presidente; ritengo anzi che dobbiamo tenerne conto, essendosi il Governo assunto l'onere di proporre al Parlamento ed al paese una manovra che trova anzitutto nell'equità una delle sue caratteristiche fondamentali. Dobbiamo effettivamente... Signor Presidente, l'onorevole Volontè mi disturba... Dobbiamo effettivamente tenere conto che questo è il punto di principio e di partenza al quale dobbiamo fare riferimento.
Dobbiamo fare in modo che in questo nostro paese ci sia una condizione per la quale tutti compiano il loro dovere. È del tutto evidente - lo sappiamo e ne abbiamo discusso con i colleghi dell'opposizione nelle scorse sessioni di bilancio - che se tutti compiono il loro dovere ciò significa minori sacrifici per tutti, che risultano così adeguati alla vita di ciascuno.
Per questo motivo diamo una particolare attenzione ed un grande valore al Capo III e all'articolo 5 di questo disegno di legge finanziaria e, ovviamente, anche a tutta la serie di proposte emendative presentate su questa materia. Infatti, non vi è dubbio che il tentativo del Governo è anche quello di riparare, rispetto a questo settore, ai danni prodotti nel passato. Questi ultimi rischiano, a seguito di alcuni emendamenti al nostro esame, di protrarsi nel corso degli anni e nel corso del lavoro di questo Governo. Dunque, il tentativo e l'azione da mettere in campo devono mirare a far sì che ci sia una parità non soltanto dal punto di vista dei diritti di ciascun cittadino, ma anche da quello dei doveri. Questi ultimi appartengono a ciascun cittadino che ritiene moralmente di aderire alle regole che le comunità si danno.
Ci saranno molti altri articoli e sicuramente molte altre occasioni per venire incontro, in qualche modo, ad esigenze di questo tipo, che sono rappresentate in altre parti del disegno di legge finanziaria. Non avremo di certo l'articolo dei condoni, che ha caratterizzato - a mio avviso in modo sbagliato - l'attività preminente del precedente Governo. Non vi è dubbio che vi saranno altri articoli nei quali, signor Presidente, rappresentante del Governo e colleghi, noi avremo la possibilità di rappresentare una delle missioni principali della nostra azione e dello spirito col quale affrontiamo questa sessione di bilancio. Dobbiamo consentire al paese, dopo molti anni, di avviare un cammino che conduca ad un rapporto di equità fra tutti cittadini in funzione del quale ciascuno possa contribuire con quanto può, in modo tale che non ci si debba fare necessariamente carico dei pochi che si ritengono furbi e non adempiono alle regole, gravando, inevitabilmente, sulle spalle di molti.
Vi sono molti articoli del disegno di legge finanziaria nei quali sarà possibile riscontrare quella che abbiamo definito come una missione di questa legge finanziaria: tornare a fornire elementi di equità e dare la possibilità di una vita migliore a tutti i cittadini. Sappiamo benissimo che esistono responsabilità del Governo precedente ma, allo stesso modo, che vi è stata anche una congiuntura internazionale. Quando ciò arriva a colpire la vita quotidiana dei cittadini e le loro tasche - ahimè - è preso scarsamente in considerazione dalla gente. È del tutto evidente che le persone misurano la loro situazione in funzione di ciò che vivono direttamente, probabilmente non riuscendo a rendersi conto dei macrosistemi e delle grandi condizioni che conducono a determinate situazioni. Invece, le persone devono necessariamente prendere atto della reale situazione.
Per questa ragione, signor Presidente e colleghi, e vi ringrazio per l'attenzione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), penso che - noto che è un intervento gradito! - dobbiamo proseguire, con la medesima attenzione e sensibilità riservata ad alcuni articoli, anche nell'esame degli emendamenti all'articolo 5 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Vorremmo soltanto far rilevare che abbiamo apprezzato il lungo intervento di ottimo livello dell'onorevole Giachetti. Lo ringraziamo per avere plasticamente dimostrato, insieme ai contenuti, che questa maggioranza continua a fare auto-ostruzionismo. Dopo di lui si sono iscritti sul complesso degli emendamenti altri due colleghi della sinistra, in maniera assolutamente legittima, ma nessuno può non capire che si trattava di un tentativo dell'ultimo minuto - le iscrizioni sono intervenute in limine litis, come si direbbe in termini giuridici - per evitare che si verificasse una mancanza di presenze da parte della sinistra.
Spero proprio che l'onorevole Giachetti abbia la bontà di non contestare, insieme ai suoi colleghi, ciò che noi affermiamo: questa maggioranza non ha alcuna seria motivazione per contestare la nostra volontà di stabilire un positivo confronto. Se ciò non si verifica certamente non è colpa dell'opposizione, e se qualcuno volesse affermare che da parte nostra vi è un rallentamento dei lavori, basterebbe riascoltare ciò che abbiamo appena udito, cioè il nulla, utile solo a far entrare i colleghi di maggioranza in aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.
MARCO CALGARO. Noi crediamo senz'altro che una discussione ampia e diffusa su questi emendamenti sia assolutamente indispensabile, perché l'articolo 5 è uno degli articoli fondamentali di questa legge finanziaria, anche agli occhi dell'opinione pubblica. È del tutto evidente che il modo e la concretezza con i quali noi sapremo accertare ogni tipo di evasione e di elusione fiscale darà la misura di fronte ai cittadini della nostra serietà e del nostro impegno nei confronti di questa problematica.
Credo sia molto importante avere inserito il rinnovo degli studi di settore ogni tre anni. Considero importante anche che noi, oltre agli studi di settore, adottiamo tutti gli indicatori di normalità economica che ci possano servire per colpire tutte quelle categorie che stanno fuori dagli studi di settore. Crediamo che ciò rappresenti una decisione importante, così come pensiamo sia stato importante aumentare le sanzioni per coloro che non trasmetteranno quanto richiesto per gli studi di settore in tempo utile.
Ci pare anche molto importante ed innovativo che, insieme alla trasmissione dei dati per via telematica, vi sia l'impegno a che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge siano stabilite le modalità per introdurre in tutte le amministrazioni pubbliche criteri di contabilità economica e specifiche tecniche per la trasmissione dei dati degli enti pubblici, delle regioni e degli enti locali in materia di bilanci standard e di contabilità. Ciò ci sembra essenziale per un più pronto perseguimento di quei reati di elusione e di evasione fiscale che rendono così antipatica la situazione attuale, nella quale sono sostanzialmente sempre le stesse persone a pagare e continuano ad essere in troppi ad evadere in modo totale o pressoché totale (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio rinunciare al mio diritto di parlamentare di intervenire, ma neppure voglio che il mio intervento possa essere considerato un tentativo ostruzionistico di maggioranza, come paventato dal collega La Russa.
LUCA VOLONTÈ. No!
MARIA LEDDI MAIOLA. No, assolutamente! Perciò sarò breve e il più possibile intelligente!
Intervengo soltanto per ricordare che stiamo affrontando uno dei punti ad alta criticità del disegno di legge finanziaria. Al di fuori da ogni intento polemico, il richiamo è dovuto perché su questa materia - il complesso degli emendamenti presentati lo dimostra - si scontrano, ovviamente in termini intellettuali e politici elevati, visioni diverse e, quindi, anche proposte politiche diverse per affrontare il problema della fiscalità del nostro paese. Per quanto possano esservi analisi e ricette diverse nell'affrontare questo problema, credo sia convincimento comune che i due mali da combattere nel nostro paese sono il declino - e il disegno di legge finanziaria contiene le proposte di questo Governo per combattere il declino del paese - e l'iniquità.
L'articolo 5 affronta il problema dell'iniquità. Ricordo un intervento del collega Tabacci in sede di Commissione bilancio, un colto intervento, proprio su questa tematica, che ho ascoltato all'inizio della mia attività parlamentare, qualche mese fa. Egli ricordava come il 25 per cento della ricchezza di questo paese sia ricchezza proveniente da evasione fiscale. È un dato che si commenta da sé e credo non richieda altro. Chiedo ai colleghi che si apprestano ad affrontare questo problema di trattarlo con la consapevolezza che dalla soluzione che ad esso daremo e dal superamento delle iniquità di fatto esistenti nel nostro paese, e connesse a forti squilibri nel settore della fiscalità, discende anche la coesione sociale di cui abbiamo bisogno per far funzionare meglio il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, al pari della collega Leddi Maiola, anch'io non ho intenzione di rinunciare ad intervenire su un argomento così importante. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Giachetti il cui contenuto non era affatto il nulla. Anzi, esso conteneva l'affermazione di un principio cardine che regge questo disegno di legge finanziaria. Se l'articolo 3, che abbiamo affrontato ieri, ripristina equità e progressività nell'applicazione delle imposte sul reddito, l'articolo 5 e il successivo articolo 6 dispongono misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Si tratta del secondo perno sul quale ruota la manovra economica dal punto di vista delle entrate e dal punto di vista dell'equità fiscale. In particolare, è assolutamente utile e necessario l'intervento, previsto dai primi commi, sugli studi di settore, introdotti ormai una decina di anni fa, che hanno dimostrato, in qualche modo, la loro capacità di funzionamento ma abbisognano di una revisione, di un'opera di «manutenzione».
PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 15,40)
DONATELLA MUNGO. Questo è quanto si propongono gli articoli citati e non c'è alcuna iniquità o ingiustizia, come denunciato dai banchi dell'opposizione. Semplicemente, essi contengono l'idea che questi studi di settore siano maggiormente aderenti a una realtà economica che muta e alle differenze che esistono anche all'interno di uno stesso settore economico. In tal modo, possono essere resi maggiormente rispondenti anche ai bisogni dei contribuenti. Si tratta di un intervento finalizzato non soltanto ad aumentare il gettito nelle casse dello Stato - cosa che, peraltro, è vera - ma anche a rendere più flessibile l'intervento di questi studi di settore. Più in generale, le misure previste dall'articolo 5 sono volte a limitare anche il fenomeno dell'elusione fiscale, intervenendo sulla possibilità di detrarre alcune spese e rendendo questa detraibilità più certa e più documentata.
Quindi, anche in questo caso, non creiamo alcuna particolare ingiustizia ma, semplicemente, prevediamo maggiori controlli e maggior rigore. D'altra parte, accade molto spesso che non di evasione si tratti, l'elusione superando quantitativamente l'evasione.
In questo senso, credo che il capo III del disegno di legge finanziaria sia, come ho già detto, fondamentale per dare il senso e la misura di un intervento che vuole riportare in questo paese una maggiore equità tra le fasce sociali e tra le categorie di contribuenti, essendo noto che, tra questi ultimi, alcuni subiscono, per diversi motivi, una sorta di controllo a monte sui versamenti fiscali (penso, naturalmente, ai lavoratori dipendenti), altri, invece, possono eludere il pagamento ovvero possono più facilmente sgusciare tra le maglie della legislazione.
Si tratta, per lo più, di interventi e di strumenti volti a correggere distorsioni che, come da più parti si rileva, nel provocare un danno grave non soltanto allo Stato, ma anche ai cittadini che pagano (i quali sono costretti a pagare anche per coloro che non pagano), producono effetti distorsivi all'interno della stessa competizione tra le imprese.
Di conseguenza, poiché crediamo che l'emendamento presentato dal Governo migliori in qualche punto il testo originario dell'articolo 5, riteniamo che siano da respingere gli emendamenti presentati dall'opposizione ad un articolo che, in quanto parte integrante di questa manovra, non può essere modificato o addirittura soppresso (come abbiamo sentito in qualche intervento). Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega Calgaro ha affermato, poco fa, che questa maggioranza è brava ad accertare gli evasori. In tale affermazione ho colto un tentativo di affermare che noi non eravamo bravi a perseguire gli evasori: si tratta della prima falsità nel dibattito surreale svoltosi dopo l'intervento sul complesso degli emendamenti dei rappresentanti dell'opposizione.
Noi siamo perfettamente convinti che l'evasione e l'elusione costituiscano un grandissimo problema per il nostro paese. Lo sono, però, da quarant'anni. Tutti i Governi succedutisi hanno cercato di metterci una «pezza» in ogni modo e più di una volta è stato posto in risalto che il mondo dell'evasione valeva, probabilmente, molto di più del 25 o 30 per cento del PIL.
Ritengo che passi importanti siano stati fatti. Tuttavia, anche in questa occasione mi sembra che il problema sia posto in termini di accertamento anziché culturali, di polizia piuttosto che di cultura vera e di contrasto di interessi. Allora, ai colleghi che sono intervenuti desidero far notare che il Governo, quando pensa di «prelevare», con una simile operazione, 4 miliardi di euro dalla cosiddetta evasione fiscale, coltiva, dentro di sé, una pia illusione e fa affidamento su una contabilità che rischia di far saltare tutte le coperture di spesa contenute nell'articolato.
È proprio a questo aspetto che Governo e maggioranza dovrebbero prestare maggiore attenzione. Se noi eravamo accusati di mettere in bilancio, con le cartolarizzazioni, poste non sempre certificabili (avendo riguardo al momento della rendicontazione), a maggior ragione credo che le poste che dovrebbero derivare dalla lotta all'evasione e all'elusione, così come risultanti dalle disposizioni elaborate dal Governo, siano assolutamente irrealizzabili.
Quindi, di fatto, c'è una mancata copertura di alcune poste in bilancio da parte della maggioranza che ha presentato questa legge finanziaria.
Vorrei, infine, toccare altre due questioni. La prima è che sarebbe estremamente interessante che ci domandassimo in quali aree del paese vadano combattute l'evasione ed elusione fiscale. Ci sono aree del paese, purtroppo, dove il pizzo è la sostituzione del pagamento delle tasse. Tutti dovremmo cominciare a fare un'analisi seria ed articolata di che cosa è questo paese. C'è una parte che effettivamente produce e, magari, evade anche le tasse, ma c'è una parte che non produce o produce poco e ciò che dovrebbe pagare viene preso da qualcuno che si mantiene attraverso azioni immonde.
In secondo luogo, sarebbe importante che, su un problema così delicato, maggioranza e opposizione trovassero un accordo. Queste sono le basi perché ci sia la consapevolezza che siamo uno Stato e i cittadini sentano ed avvertano che le loro tasse sono finalizzate ad un progetto di società e di comunità per cui vale la pena essere italiani. Tanto per intenderci, molte volte, i cittadini hanno la percezione che il pagamento delle tasse non abbia un equivalente in servizi e risorse per la comunità.
Vi è poi il problema di abbinare il pagamento delle tasse con i tagli degli sprechi della pubblica amministrazione. Spesso, i cittadini sostengono che c'è una cultura a non pagare le tasse, ma anche una cultura che vorrebbe vedere funzionare lo Stato e i suoi servizi, nelle sue varie articolazioni.
Ritenevo e, tuttora, ritengo che il contrasto di interessi sia effettivamente una posizione entro la quale maggioranza e opposizione possano trovare un accordo per realizzare gli interessi del paese e fare un salto di qualità, anche di natura culturale (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, non sarei intervenuto, se non avessi ascoltato, poco fa, l'intervento di una collega che si è soffermata sugli studi di settore. Come diceva il collega D'Agrò, siamo tutti d'accordo che bisogna combattere l'evasione e l'elusione fiscale, però, cara collega, bisogna stare più attenti quando si parla di studi di settore. Questa finanziaria non fa altro che criminalizzare tutto quel ceto medio, costituito da professionisti, artigiani, commercianti, i quali - è bene ricordare - a suo tempo, da un certo ministro di nome Visco, firmarono degli studi di settore. Tali studi sono stati approvati dall'80 per cento dei lavoratori autonomi; il 10 per cento di essi lo hanno, poi, controfirmato presso le confederazioni (dalla CNA, alla Confartigianato e alla Confesercenti). Di fatto, quindi, questi studi di settore sono stati ritenuti validi dalle confederazioni e dagli stessi lavoratori autonomi. Allora, diciamolo chiaramente: Visco vuole far cassa, tanto che già prevede, per il triennio 2006-2008, un tipo di entrate, rivendendo questi studi di settore, senza confrontarsi con le confederazioni. Sappia, l'onorevole Visco, che non si combattono l'evasione e l'elusione in questa maniera, ma, come abbiamo già detto diverse volte, abbassando le aliquote dell'imposizione fiscale. Ciò non verrà fatto con questa finanziaria e, tra un anno, cara collega, lei che parla di studi di settore, vedremo insieme i risultati di questa scellerata politica del ministro Visco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Leo 0.5.500.2 ed accetta l'emendamento 5.500 del Governo. Inoltre, esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12. Infine, esprime parere favorevole sugli emendamenti Contento 5.30 e 5.37 e Lulli 5.71, se riformulato, come sarà chiarito al momento di procedere alla sua votazione. La Commissione invita altresì i presentatori al ritiro di tutti gli altri emendamenti, esprimendo altrimenti parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.500.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.1. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, rimango onestamente basito per il parere espresso dalla Commissione e dal Governo su un emendamento che sostanzialmente pone paletti seri e credibili, quindi non aleatori come quelli messi dal Governo per il contrasto all'evasione dell'IVA, sull'utilizzo dei depositi IVA. Nel decreto collegato alla legge finanziaria, purtroppo approvato da quest'aula qualche giorno fa, sono stati inseriti criteri molto stringenti per l'ottenimento delle licenze necessarie all'esercizio della funzione del deposito IVA. Tuttavia, non si è assolutamente tenuto conto delle distorsioni e delle possibilità di frodi nell'utilizzo di tali depositi da parte degli utenti.
Con il nostro emendamento chiediamo semplicemente che le aziende di nuova costituzione, prive di precedente storico nel versamento dell'IVA e che soprattutto non prestano alcun tipo di garanzia nei confronti dello Stato, non possano utilizzare il deposito IVA, che di fatto è un credito di imposta. Evidentemente il Governo non ha tenuto conto del buon senso e neppure degli studi effettuati dall'Agenzia delle entrate, dall'Agenzia delle dogane e dal Corpo della guardia di finanza, che stimano in oltre 300 milioni di euro (quindi non si tratta di spiccioli) le possibili frodi derivanti dall'utilizzo dei depositi IVA da parte di società neocostituite, le cosiddette «cartiere».
Non si capisce la volontà del Governo di buttare alle ortiche uno strumento che non solo potrebbe limitare fortemente le frodi, generando maggiore gettito fiscale a beneficio dell'erario, ma anche evitare la concorrenza sleale presente in alcuni settori quali ad esempio la telefonia, i personal computer o altri apparecchi elettronici dove avviene il sistematico utilizzo di depositi IVA da parte di società che dopo tre mesi spariscono senza versare IVA al momento della vendita. In tal modo si genera, appunto, concorrenza sleale.
A nostro avviso, la norma sembra assolutamente razionale ed è tra l'altro destinata ad un fondo speciale per lo sviluppo delle tecnologie a larga banda nelle zone montane, dove vivono sette milioni di italiani che ancora non usufruiscono dei collegamenti veloci per Internet. E poi si chiede la trasmissione telematica giornaliera dei corrispettivi, come abbiamo ascoltato ieri!
Chiedo al Governo di spiegare i motivi per cui si getta alle ortiche un gettito maggiore proveniente dal contrasto dell'evasione IVA corrispondente a circa 300 milioni di euro. L'unica risposta che possiamo darci è quella che a volte tali frodi confluiscono nei cosiddetti prodotti sottocosto che ritroviamo nei volantini promozionali di alcune cooperative che operano nel settore della grande distribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 282).
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Mazzoni 5.2, Fugatti 5.3, Leo 5.4 e Zanetta 5.5 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzoni 5.2, Fugatti 5.3, Leo 5.4 e Zanetta 5.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 281).
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, le avevo chiesto la parola sull'emendamento Zanetta 5.5; quindi, non potrò più parlare...
PRESIDENTE. Avevo già dichiarato aperta la votazione, collega!
CESARE CAMPA. La prossima volta che chiederò di intervenire vorrei essere ascoltato. La ringrazio.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Presidente, anch'io le avevo chiesto di parlare sull'emendamento precedente che mirava a sopprimere il riferimento alla contabilità nazionale nella fase di revisione degli studi di settore, perché ritengo che questi studi vadano valutati tenendo conto delle microaree e non certo come la contabilità nazionale, che considera le macro aree.
Intendo intervenire però anche sull'emendamento Leo 5.9 in esame, per invitare i colleghi a votare a favore di esso. L'articolato prevede che ai fini dell'elaborazione degli studi di settore si deve tener conto anche di valori di coerenza, risultanti da specifici indicatori, ma non indica quali essi siano; è una norma eccessivamente generica. Sarebbe più opportuno fare riferimento a specifici indicatori di settori altrettanto specifici, perché altrimenti andremmo a falsare il dato reddituale. Invito dunque l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Leo 5.9.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 478
Hanno votato no 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.13. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento.
MANLIO CONTENTO. Intervengo per richiamare l'attenzione dell'aula su una questione che riteniamo estremamente importante per le categorie economiche e professionali.
L'articolato che ci accingiamo a votare prevede la revisione degli studi di settore ma, con il comma che stiamo esaminando, afferma che fino alla elaborazione della revisione di questi strumenti si tiene conto di specifici indicatori economici, «idonei alla indicazione di ricavi, compensi e corrispettivi, fondatamente attribuibili al contribuente, in relazione alle caratteristiche e alle condizioni di esercizio della specifica attività svolta». In altre parole, il legislatore intende anticipare, in deroga allo Statuto del contribuente, l'applicazione di questa revisione, facendo riferimento a questi non meglio specificati «indicatori».
Qual è la questione di fondo? Il periodo successivo della norma in questione afferma che non si applica all'identificazione di questi elementi e indicatori una determinata disposizione di legge, la quale, istituita per gli studi di settore, prevede l'istituzione di una commissione ministeriale, che viene formata tenendo conto delle segnalazioni delle organizzazioni economiche di categoria e degli ordini professionali e che esprime il parere in merito all'idoneità degli studi a rappresentare la realtà dei contribuenti.
Su Il Sole 24 Ore in data odierna il viceministro Visco ha annunciato che intende dare vita ad una sorta di comitato permanente con le categorie professionali. Ritengo che sia abbastanza singolare che, mentre da un lato egli dice di volerla perseguire, dall'altro introduce degli indicatori che vengono resi operativi, evitando quel parere ed il confronto con le categorie economiche e professionali a cui egli si richiama. Vi è una contraddizione politica palese che, se me lo consentite, dimostra che ciò che interessa alla politica fiscale del Governo è solo fare cassa, perché questo Governo se ne frega delle categorie economiche e, naturalmente, dei professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento in esame e chiedo al Governo per quale motivo, nel determinare gli indicatori, non bisogna fare più affidamento sul parere della commissione di esperti prevista dalla legge n. 146 del 1998.
Perché spezzare questo rapporto di collaborazione che si è creato negli anni tra l'amministrazione finanziaria e le categorie professionali, le categorie economiche? Perché non tenere conto del parere di questa commissione? Non vi è un vero motivo, non vi è maggiore entrata derivante da questa disposizione che abroga il parere. Si vuole spezzare un rapporto di collaborazione, un rapporto di reciproca fiducia senza un vero motivo.
Invito i colleghi dell'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Contento 5.13, che non fa altro che ripristinare l'obbligatorietà di ascoltare il parere della commissione di esperti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico...
CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Campa, ho guardato l'aula per vedere se qualcuno avesse segnalato di intervenire e lei non lo ha fatto per tempo. Per questo motivo stavo per indire la votazione. Le chiedo scusa.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, è pur vero che negli ultimi giorni sono a dieta, ma ritengo di essere sufficientemente visibile. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per affermare che mi sembra veramente risibile il comportamento del Governo che con l'articolo 5, comma 1, intende apporre delle modifiche all'aggiornamento degli studi di settore prevedendo che: «Nella fase di revisione degli studi di settore si tiene anche conto dei dati e delle statistiche ufficiali, quali quelli di contabilità nazionale, al fine di mantenere, nel medio periodo, la rappresentatività degli stessi rispetto alla realtà economica cui si riferiscono».
Abbiamo già sentito dal collega Leone come sia sbagliata questa impostazione, proprio per il valore delle tremila microaree, che non possono assolutamente vedere un uguale comportamento da parte della revisione.
In secondo luogo, si parla di valori, di coerenza con specifici indicatori e si elimina la commissione degli esperti. In sostanza, il Governo, «manu ministeriali», vuole stabilire nuovi criteri. Siamo in presenza di una serie di norme che non danno certezze al contribuente. Circa l'88 per cento delle aziende e delle piccole e medie imprese, in Italia, ricorrono agli studi settore e, a detta dei rappresentanti di categoria, circa il 60 per cento delle dichiarazioni prodotte dalle organizzazioni sindacali di categoria sono più che aderenti agli studi di settore. In contrasto con tutto ciò, anche per coloro che sono nella contabilità ordinaria, si vogliono introdurre in maniera surrettizia nuovi valori di coerenza, specifici indicatori, che nulla hanno a che vedere con la realtà economica del nostro paese e delle nostre imprese. Tra l'altro, abrogando il parere degli esperti si espelle quella concertazione di cui tanto vi siete riempiti la bocca.
Per questo è importante votare a favore dell'emendamento in esame che ripristina, quanto meno, un minimo di legittimazione nei confronti di una manovra come quella che state attuando, che serve solo a «fare cassa».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che anche i componenti del gruppo della Lega Nord Padania intendono aggiungere la propria firma all'emendamento Contento 5.13.
La difficoltà che - penso - hanno tutti, è capire cosa sta dietro ad un emendamento che fa riferimento a commi, articoli e leggi, anche di anni passati. È stato spiegato in maniera molto semplice: non costa nulla ed è di buonsenso. Oltretutto, fornisce l'occasione, cari colleghi della maggioranza, di sgombrare il campo dalla sensazione sgradevole che la revisione degli studi di settore sia voluta unicamente per «fare cassa».
Rammentiamo che nei saldi previsti dal ministro Padoa Schioppa ci sono ben 7 miliardi e 900 milioni di euro (calcoliamone 8 per farla breve) di recupero di evasione ed elusione fiscale e su questo siamo d'accordo tutti. È stato detto, però, che circa 3 miliardi e mezzo di euro derivano dalla revisione degli studi di settore. La revisione degli studi di settore intesa come ampliamento della base imponibile e inserimento di nuove categorie non può essere fatta senza il loro diretto coinvolgimento; quindi, visto che l'emendamento non contiene costi aggiuntivi e che va nell'ottica della concertazione e dell'utilizzo del modo e del metodo corretto, senza che la decisione sia unicamente nelle mani del Governo, credo non si possa che dire «sì» a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ciascuno di noi qui fa il gioco delle parti, quindi non parla il deputato Zacchera, ma il dottore commercialista Marco Zacchera. Io penso (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e L'Italia dei Valori)... Continuiamo a fare il gioco delle parti, anziché capire i problemi che ci sono fuori da quest'aula!
Io penso che il modo migliore per riuscire a recuperare le imposte sia sempre essere credibili e farlo in maniera chiara. Gli studi di settore, secondo me, sono un ottimo metodo per poter stanare gli evasori perché permetteremo di avere un board entro il quale il contribuente sa che verrà perseguito; quindi, il doversi adeguare può essere una soluzione. Il punto fondamentale è che lo studio di settore deve essere credibile perché, nel momento in cui lo studio di settore non è più credibile e tutti non sono congrui, a quel punto l'ufficio si troverà anche in difficoltà, dovendo notificare milioni di ricorsi o comunque di cartelle a cui seguiranno i ricorsi.
Il fatto di avere una commissione tecnica che segua queste vicende è essenziale; infatti, lo studio di settore può essere credibile se si divide sempre più non soltanto nella specificità delle imprese, ma anche - per esempio - tenendo conto della loro localizzazione o, comunque, delle specificità...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
MARCO ZACCHERA. È veramente una sciocchezza non essere credibili; in questo modo, signor ministro, ci si rende non credibili e alla fine ci rimettiamo tutti in immagine, ma soprattutto ci rimette la concretezza.
Anch'io, con convinzione, sottoscrivo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 274).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.14.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, intervengo per invitare anche i colleghi di maggioranza a sostenere questo emendamento; infatti, con esso si vuole aiutare i giovani, prevedendo che non si applichino gli studi di settore per coloro che abbiano un'età inferiore ai 25 anni, nel caso in cui siano titolari di ditte individuali, e per coloro che abbiano 30 anni nel caso in cui siano professionisti. L'emendamento tende ad aiutare coloro che iniziano ad intraprendere un'attività o una professione facendo in modo che non siano soggetti «alla spada di Damocle» degli studi di settore. Nello stesso tempo si prevede che le suddette attività - quelle individuali o professionali - non rientrino nell'ambito degli studi di settori per i primi tre anni di attività. Questo secondo punto è importantissimo perché bisogna incentivare, bisogna aiutare, bisogna incoraggiare non solo i giovani (come nel primo caso), ma anche chiunque voglia intraprendere una attività o una professione e bisogna aiutarli, comprendendo la necessità di non farli rientrare negli studi di settore.
Ciò, non perché non abbiano le capacità, ma perché - mi riferisco anche ai criteri della ragioneria - esiste un valore, chiamato «avviamento», che deve essere posto in essere nei primi tre anni, a meno che non lo si erediti. Per poterlo fare, si potrebbe anche non rispettare gli studi di settore e non per questo si deve essere penalizzati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 276).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ulivi 5.16.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accertamento da studi di settore sta diventando l'unico strumento di accertamento delle piccole e medie imprese. Sempre più gli uffici notificano accertamenti fondati semplicemente sulle risultanze di questo strumento statistico che, per quanto affinato, non è comunque certamente in grado di dire con certezza quali e quanti ricavi un'impresa realmente abbia realizzato.
Con le ultime modifiche normative si è di fatto consentito agli uffici dell'amministrazione finanziaria di non valutare, ai fini dell'accertamento, le scritture contabili che il contribuente deve tenere obbligatoriamente, secondo le indicazioni della stessa normativa fiscale.
Riteniamo che si debba uscire da questa logica di accertamenti, fondati su astratti metodi statistici, utilizzati peraltro come verità assoluta, per ritornare ad accertamenti che siano fondati anche sul riscontro della situazione reale dell'impresa.
Per questo si chiede di aggiungere all'articolo 5, dopo il comma 4, il comma 4-bis che recita: All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, dopo il comma 3-ter, è inserito il seguente comma: "3-quater. Nei confronti degli esercenti attività di impresa in regime di contabilità ordinaria che hanno dichiarato ricavi di cui all'articolo 85, comma 1, esclusi quelli di cui alle lettere c), d) ed e) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 e successive modificazioni, di ammontare superiore a 1,5 milioni di euro, la disposizione del comma 1 trova applicazione solo quando dal verbale di ispezione, redatto ai sensi dell'articolo 33 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e successive modificazioni, risulta motivata l'inattendibilità della contabilità ordinaria in presenza di gravi contraddizioni o l'irregolarità delle scritture obbligatorie ovvero tra esse e i dati e gli elementi direttamente rilevati in base a criteri stabiliti con il decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 1996, n. 570.
Per i motivi prima esposti, chiedo l'approvazione di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ulivi 5.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.17.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 282).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Campa 5.18.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per invitare alla coerenza non solamente i miei colleghi veneziani e veneti - i quali, negli ultimi incontri sul territorio, hanno sostenuto la necessità di non ridurre ulteriormente i trasferimenti erariali a favore dei comuni -, ma anche tutti i componenti dell'Assemblea. La mia proposta emendativa, infatti, intende sopprimere il comma 7 dell'articolo 5 del provvedimento in esame, poiché non sono sostenibili ulteriori riduzioni dei trasferimenti destinati ai comuni. Non desidero aggiungere altro, e ritengo che il mio emendamento 5.18 debba essere approvato dall'intera Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 475
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Campa 5.19.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito ritiro formulato del relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, insisto sull'argomento precedente, perché anche con questo emendamento si vorrebbe realizzare coerentemente quanto normalmente noi deputati affermiamo; d'altra parte, siamo parlamentari e dobbiamo parlare!
In tutte le sedi e in tutte le occasioni, infatti, rappresentiamo ciò che di buono sta facendo il Governo. Ricordo che anche la settimana scorsa, nel corso di vari incontri tenuti sul territorio, ho ascoltato alcuni miei colleghi magnificare la capacità di questo Esecutivo, il quale, contrariamente a quello precedente, avrebbe concesso trasferimenti notevoli agli enti locali.
A proposito di atteggiamento del Governo, per la verità, devo annunciare una notizia positiva. Proprio oggi, infatti, ho letto un'agenzia Ansa che informa che il Consiglio dei ministri ha deliberato di presentare al cosiddetto «comitatone», previsto dalla legge speciale a favore di Venezia, un parere unanime per proseguire le opere a difesa di quella città, nonché la realizzazione del Mose. Avremmo finalmente evitato, così, tutti gli stillicidi di dichiarazioni che si registrano sul territorio (poiché si discute se il Governo sia favorevole o no a tali interventi).
Tornando al merito, propongo di sostituire il comma 7 dell'articolo 5 con quanto previsto dal mio emendamento 5.19, il quale stabilisce di assegnare ai comuni una percentuale - da stabilirsi con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentita l'ANCI - dei trasferimenti erariali in favore dei comuni, pari al maggior gettito derivante, in relazione all'imposta comunale sugli immobili, dalle disposizioni del presente articolo.
Credo che dovremmo dimostrare coerenza con quanto diciamo ai nostri comuni. Questo è il momento giusto per farlo, approvando la mia proposta emendativa che riformula il comma 7 dell'articolo in esame. Auspico, signor Presidente, di avere maggior fortuna rispetto al mio precedente emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 282).
Avverto che l'emendamento Alberto Giorgetti 5.20 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.21.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 281).
Passiamo agli identici emendamento Leo 5.22, Campa 5.24, Garavaglia 5.25 e D'Agrò 5.26.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, l'emendamento presentato dal sottoscritto, nonché dai colleghi Zanetta (che desidero ringraziare in maniera particolare), Uggè, Mondello e Di Centa, propone di sopprimere la lettera b) del comma 10 dell'articolo 5, la quale introduce, attraverso una modifica dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, la possibilità di effettuare accertamenti a mezzo degli studi di settore qualora l'ammontare dei ricavi o dei compensi dichiarati risulti inferiore all'ammontare dei ricavi o dei compensi determinabili sulla base degli studi stessi. Qui dobbiamo metterci d'accordo, Presidente!
Prima, si riteneva che questi studi di settore non valessero e che si dovesse ricorrere a dei correttivi; adesso, essi valgono o meno, a seconda dell'interpretazione.
Non solo: addirittura, attribuiamo agli studi di settore una valenza di accertamento, che non compete loro. Infatti, la norma contenuta nell'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 deve continuare a disciplinare solamente le modalità di utilizzo degli studi di settore in sede di accertamento; mentre le condizioni per poter effettuare l'accertamento medesimo devono rimanere quelle contenute nell'articolo 62-sexies del decreto-legge n. 331 del 1993. Ciò per non creare scompensi e confusione, nonché per dare certezza ai contribuenti.
Allora, vi sono gli studi di settore: rispetto ad essi una dichiarazione può essere congrua o meno. Se non è congrua, non è attraverso lo studio di settore, ma attraverso la norma contenuta nell'articolo 10 che deve essere messo in moto un procedimento di accertamento, al fine di verificare se la dichiarazione è corretta o meno. È possibile che, rispetto ad una qualsiasi azienda, nel corso dell'anno, si possa verificare una incongruenza rispetto agli studi di settore. Ma deve essere l'accertamento ad accertare se l'azienda è in regola o meno.
Credo che questo sia un emendamento di buon senso, a favore della piccola e media impresa, che non costa assolutamente nulla dal punto di vista fiscale, poiché non ha bisogno di copertura finanziaria: ha solo bisogno di buonsenso per essere approvato. Mi auguro che il buonsenso abbia a prevalere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non ripeto assolutamente quanto detto dal collega Campa.
Questa norma svilisce il ruolo degli studi di settore, facendo in modo che si arrivi, attraverso l'emendamento, ad una mera presunzione legale, non utilizzando lo strumento effettivamente induttivo, quale lo studio di settore. Il marchingegno, peraltro sofisticato, che è stato creato per gli studi di settore è di tipo induttivo, ossia cerca di ragionare sui dati. Questa è una presunzione esclusivamente di natura legale. Allora, tanto vale eliminarla! È veramente un controsenso che il Governo e la maggioranza non prendano atto del nostro emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, l'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 regola le modalità di utilizzazione degli studi di settore in sede di accertamento. Gli studi di settore sono necessari per individuare anomalie nelle dichiarazioni dei singoli contribuenti. Si fa riferimento a comportamenti considerati normali nello specifico settore e, ove uno se ne discosti, la dichiarazione può essere oggetto di attenzione da parte del fisco.
Prevedere, come nel provvedimento in esame, di modificare il comma 1 dell'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 e rendere obbligatorio l'accertamento, qualora l'ammontare dei ricavi o dei compensi dichiarati risulti inferiore all'ammontare dei ricavi o dei compensi determinati sulla base degli stessi, mi pare eccessivo. Quasi, vi è una presunzione legale di obbligatorietà dei ricavi!
Normalmente, l'effettiva capacità del contribuente si misura esaminando sia i costi sia i ricavi. Dire che, ove i ricavi non sono pari a quanto indicato dagli studi di settore, vi è l'obbligo dell'accertamento, mi pare eccessivamente penalizzante per le piccole e medie imprese. Vorrei anche ricordare che gli studi di settore interessano quasi il 98 per cento delle imprese italiane. Inviterei, quindi, l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento Leo 5.22.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti, se non è già intervenuto sul complesso degli emendamenti...
MAURIZIO FUGATTI. No, signor Presidente, è intervenuto l'onorevole Fava.
PRESIDENTE. In tal caso, prego, deputato Fugatti: ha facoltà di parlare.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo presentato un emendamento identico, che punta a sopprimere il comma 10, lettera b), dell'articolo 5.
Crediamo che con questa previsione si sia raggiunto il limite massimo dell'onerosità degli studi di settore per chi li deve presentare.
In pratica, si prevede che, quando l'ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulta inferiore all'ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi di settore, si è passibili di accertamento.
Ad esempio, un'impresa che per motivi contingenti non dichiara un reddito congruo con gli studi di settore è passibile di accertamento. Dunque, si giunge ad una standardizzazione dei redditi, in assenza della quale si è passibili di accertamento.
Sappiamo che, nella vita di un'impresa, vi sono momenti diversi, così che in un periodo si può guadagnare «x» e in un altro «x meno y»; tuttavia, ciò non vuol dire che si debba essere automaticamente passibili di accertamento, come invece viene previsto nel presente provvedimento.
Pertanto, chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole sugli emendamenti in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.22, Campa 5.24, Garavaglia 5.25 e D'Agrò 5.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 283).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.27.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, è stata prevista l'estensione dell'accertamento di studi di settore alle imprese in contabilità ordinaria con le stesse regole stabilite per le imprese in contabilità semplificata.
Al fine di scongiurare il rischio di futuri contenziosi e per ricondurre il ruolo del contraddittorio con gli uffici ad una posizione equa ed equilibrata, ritengo sia necessario tener conto di due aspetti. In primo luogo, occorre che il legislatore chiarisca in modo inequivocabile, sulla scia degli orientamenti giurisprudenziali, che gli studi di settore sono uno strumento di presunzione semplice, che l'ufficio in sede accertativa deve accompagnare con altri elementi concreti. Al riguardo, la contabilità ordinaria, se correttamente tenuta, consente ai verificatori di ricostruire in modo analitico qualsiasi movimento. In ogni caso, in presenza di contabilità inattendibile, è già prevista la possibilità per gli uffici di ricorrere all'accertamento analitico induttivo.
In secondo luogo, è necessario che il legislatore introduca per legge, in presenza di scostamento dei ricavi, l'obbligo degli uffici di analizzare, se richiesto dal contribuente, l'intera capacità reddituale del contribuente individuale o collettivo, anche tramite strumenti sintetici quali il redditometro, al fine di verificare se la capacità reddituale del medesimo possa comunque giustificare posizionamenti di ricavo più bassi rispetto a quelli medi di settore.
Riteniamo che quanto proposto dal Governo nell'originaria formulazione del disegno di legge rappresenti esclusivamente un inutile tentativo di rafforzare uno strumento accertativo, quello degli studi di settore, che già evidenzia i propri limiti, poiché il Governo lo sta già utilizzando quale strumento di gettito, agendo in seno all'attività di revisione quasi esclusivamente al rialzo dei coefficienti presunti di ricavo. Gli uffici, d'altro canto, stanno utilizzando tale strumento a prescindere da qualsiasi considerazione legata all'analisi del fatto concreto.
Questa situazione finirà, quindi, con il rendere lo strumento definitivamente censurabile. Peraltro, non sono quantificati gli effetti in termini di gettito, poiché con tale emendamento si chiede un'azione accertativa più mirata ed incisiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.28.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Questa disposizione, signor Presidente, introduce per la prima volta un aggravio di sanzione per quei contribuenti che, in materia di imposte, effettuano indicazioni, relative ai modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, omesse, infedeli o inesatte.
Già la normativa vigente prevede sanzioni in materia estremamente alte; infatti, è sufficiente verificare le disposizioni del decreto legislativo n. 471 del 1997 per ricordare a noi stessi che, qualora venga sostanzialmente dichiarato un imponibile inferiore a quello accertato, la sanzione amministrativa (badate bene) è tra il 100 e il 200 per cento della maggiore imposta o della differenza del credito relativo.
Sembrerebbe sufficiente una disposizione tanto severa, ma ciò che vi è di più straordinario nell'aver inserito questa norma è rappresentato dal fatto che non si punisce soltanto l'omessa o infedele indicazione. Un senso la cosa potrebbe anche averlo, indipendentemente dal riferimento alla norma principale. Infatti, un soggetto che fornisce una dichiarazione falsa, merita giustamente una sanzione e, nonostante le difficoltà che si incontrano avendo a che fare con moduli di quel tipo, anche un individuo che omette di indicare merita lo stesso trattamento. In ogni caso, l'inesatta indicazione mi sembra rappresenti davvero un elemento straordinario da inserire poiché il contribuente effettivamente può sbagliare; tra l'altro, credo che questa norma sia anche stata scritta male - richiamo l'attenzione del sottosegretario che ha espresso i pareri - perché mentre nella parte centrale si fa riferimento, in ogni caso, al maggior reddito d'impresa, di arte o di professione, nell'ultima si fa riferimento, quanto alla soglia, esclusivamente al 10 per cento del reddito d'impresa dichiarato. Il che pone anche una questione interpretativa: si applica solo al reddito d'impresa o, in realtà, si applica anche agli altri redditi? Insomma, le norme si stanno scrivendo estremamente male: siamo in piena restaurazione tributaria e saranno guai non solo per i contribuenti, ma anche per il sistema produttivo di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 281).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.29.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, se non ricordo male il Governo ha espresso parere favorevole; sembrerebbe paradossale, ma forse dovrei chiedergli di rivederlo. Cosa fa il legislatore mentre stiamo votando? Modifica tutte le disposizioni relative alla omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti dai modelli. Cosa fa il Governo? Esprime parere negativo per quanto riguarda la sanzione ai fini delle imposte sui redditi.
Adesso, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, esprime, invece, parere favorevole. Dunque, sono estremamente in imbarazzo; torno ovviamente al sistema di legificazione che stiamo adottando in questa fase di «restaurazione»: non capisco la logica seguita. Se viene espresso parere favorevole sull'ultimo punto - e su ciò sono ovviamente d'accordo -, perché il parere è invece contrario sulla proposta che riguarda l'imposta sui redditi? Ritengo non vi sia una logica in quanto state facendo, e ciò mi spaventa perché quando dovranno essere applicate queste sanzioni si porranno problemi interpretativi e di coordinamento normativo enormi. State per fare scempio di un sistema tributario che ovviamente voi non considerate sotto il profilo dei diritti del contribuente, ma sotto quello delle finalità finanziarie cui mirate. Questo è un errore che ancora oggi state confermando con questo atteggiamento a mio giudizio davvero incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 18).
Prendo atto che i deputati Balducci e Dato non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, si tratta dell'unica sanzione che potrebbe avere un senso.
Il legislatore, in questo caso, si è posto la questione anche per quanto riguarda l'aspetto relativo all'imposta regionale sulle attività produttive, le cui modalità dichiarative sono le stesse. Allora, anche a tale riguardo, signor Presidente, è imbarazzante osservare che a questo punto si avrebbe un sistema così concepito: la sanzione si applica in un modo per l'imposta sui redditi ed in un altro, con presupposti diversi, per l'imposta sul valore aggiunto, mentre si torna poi al primo sistema (applicato con riferimento all'imposta sui redditi) per l'imposta regionale sulle attività produttive. Continuiamo a farci del male...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 271).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34, Garavaglia 5.35 e D'Agrò 5.36.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le ricordo che ha già parlato in proposito intervenendo sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 5.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, voglio annunciare che ritiro il mio emendamento 5.36.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34 e Garavaglia 5.35. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, con il comma 15 dell'articolo, «in aggiunta alla sanzione prevista dall'articolo 1, comma 2, e all'articolo 5, comma 4, nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore (...), si applica la sanzione amministrativa da euro cinquecento a euro millecinquecento». Mi chiedo se sia possibile applicare una sanzione amministrativa da euro cinquecento a euro millecinquecento, nei confronti di chi ha commesso un errore nella comunicazione dei dati per gli studi di settore, anche quando risulti che si tratta di un mero errore formale che non comporta nessuna determinazione di maggiori ricavi ai fini della congruità. Mi sembrerebbe veramente di buonsenso dire che l'inasprimento consistente nell'applicazione di una sanzione da euro cinquecento a euro millecinquecento deve valere nei confronti di chi volutamente, ai fini di evadere o di eludere, fa una dichiarazione errata. Invece, il caso di chi per mero errore ometta un'indicazione o commetta un mero errore materiale - quando questo errore comunque non ha determinato né maggiori ricavi né maggiori importi ai fini della congruità già prevista - mi sembra debba assolutamente indurci ad approvare un emendamento che esoneri tali persone dalla responsabilità, per avere in buona fede commesso un errore.
Infatti, l'elevazione della sanzione «da euro cinquecento a euro millecinquecento» è francamente un incremento molto pesante. Moltissime aziende non riescono a guadagnare tali somme nemmeno in una settimana di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Anche noi abbiamo presentato un emendamento volto a sopprimere il comma 15. La motivazione è molto semplice e sarò anche molto breve nell'esprimerla: in questo articolo abbiamo una serie di disposizioni previste dal Governo che puntano ad inasprire lo strumento degli studi di settore.
Già i commi 12, 13 e 14 puntano ad un incremento della sanzione amministrativa pecuniaria nei casi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati rilevanti ai fini degli studi di settore previsti dai relativi modelli. Prevedere un'ulteriore sanzione amministrativa e pecuniaria da euro cinquecento a euro millecinquecento, nel caso di inesatta trasmissione dei dati rilevanti ai fini degli studi di settore, è qualcosa di cui francamente non si sente la necessità.
Infatti, sappiamo come si opera quando si compilano i questionari ed i modelli per gli studi di settore, nei quali molto spesso si devono inserire dei dati e non è nemmeno chiara la stessa spiegazione su come vadano inserite le voci di costo o di ricavo: chi opera nel settore molto spesso si può trovare nel dubbio di cosa effettivamente inserire. Prevedere un'ulteriore sanzione da euro cinquecento a euro millecinquecento (vale a dire addirittura con un massimo di tre milioni di vecchie lire, e non è poco!) è superfluo, con riferimento a queste norme rafforzative degli studi di settore, e vessatorio nei confronti delle categorie produttive sottoposte a questi studi. Ci pare insomma un qualcosa in più di cui francamente non vi era necessità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Anche noi abbiamo presentato un emendamento abrogativo di questo comma 15, perché riteniamo che esso sia un esempio chiaro di una sorta di accanimento fiscale nei confronti delle imprese, con riferimento alla stessa interpretazione della relazione tecnica che fornisce il Governo attorno a questa sanzione aggiuntiva.
Infatti, la relazione governativa osserva che la previsione di una sanzione aggiuntiva, specificamente riferita alla violazione in questione, rivestirebbe particolare efficacia in quanto applicabile indipendentemente dall'esperibilità dell'azione di accertamento e, pertanto, anche a seguito di specifici accessi atti a rilevare la veridicità dei dati forniti dal contribuente con i modelli annuali.
In qualche modo, si afferma che questa è una sanzione che può essere tranquillamente comminata nel momento in cui si ravvisasse una qualsivoglia modifica rispetto a quelli che sono i parametri relativi all'informazione da fornire ogni anno anche sugli allegati. È evidente che questo è un obiettivo esclusivamente di cassa, cioè quello di garantire, come strumento formidabile di recupero di risorse, una sanzione che non ha stretta attinenza con un'eventuale violazione degli studi di settore, essendo piuttosto relativa alla complicazione del rapporto, in termini di trasmissione dati, tra il contribuente e l'amministrazione finanziaria.
È chiaro che in questa situazione non possiamo che chiedere l'abrogazione di tale disposizione, anche in relazione ad altri passaggi che troviamo all'interno del testo e che abbiamo anche visto in Commissione bilancio a fronte della documentazione fornita dal Governo in merito all'efficacia dell'Agenzia delle entrate per quanto concerne la lotta all'evasione. L'impressione è che si intende percorrere ad una strada che è assolutamente inaccettabile, quella relativa addirittura all'intimidazione fiscale. Quest'ultima è assolutamente da evitare, soprattutto nei confronti di quelle piccole e medie imprese che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che, con questo tipo di interventi, vengono messe sicuramente in grave crisi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34 e Garavaglia 5.35, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 271).
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, stiamo procedendo all'esame del disegno di legge finanziaria e alle relative votazioni. Mi pare che, da parte dell'opposizione, ci sia un atteggiamento, per così dire, ragionevole dal punto di vista parlamentare. Tuttavia, accadono eventi che non possono rimanere estranei a questo dibattito. Il Consiglio dei ministri sta discutendo del TFR e dei tempi di applicazione della relativa riforma, questione connessa alle discussioni che sono in atto relativamente al decreto economico e al disegno di legge finanziaria dato che, come sappiamo, quest'ultimo prevede, tra le questioni principali e centrali, una utilizzazione, a nostro avviso impropria, dei fondi delle liquidazioni, i quali saranno spostati presso l'INPS. Ebbene, apprendiamo da agenzie di stampa che, poco fa, un ministro, il ministro Ferrero, ha espresso voto contrario in Consiglio dei ministri, laddove si stava decidendo in che modo scandire nel tempo queste manovre, con una motivazione non secondaria. Dobbiamo immaginare che egli abbia agito in rappresentanza di un gruppo parlamentare importante per gli equilibri e gli assetti della maggioranza. Secondo il ministro Ferrero e, devo immaginare, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al quale appartiene, l'intesa raggiunta dal Consiglio dei ministri non è conforme al ben noto ed ampio programma dell'Unione che, evidentemente, non era il Vangelo, come ci ha detto il ministro Chiti giorni fa.
Allora, vorremmo capire di che cosa stiamo parlando, nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria. Lo dico anche ai colleghi, in particolare a quelli dei gruppi di opposizione. Stiamo votando e ci è stato richiesto un atteggiamento ragionevole a fronte di una manovra economica che ogni tre ore è modificata da emendamenti che spuntano come funghi, di giorno e di notte, e di decisioni rilevanti ai fini del futuro del denaro dei lavoratori. Parliamo, infatti, del TFR, di un salario differito, cioè dei soldi della gente. Noi dovremmo andare avanti? Si fa appello all'opposizione perché dovrebbe, non so come, facilitare l'iter del disegno di legge finanziaria quando c'è un'evidente spaccatura della maggioranza su tutto! Lo abbiamo constatato in questi giorni: il ministro Amato parla di una sicurezza non garantita per mancanza di fondi e il ministro Mussi si vuole dimettere perché state massacrando l'università con questo disegno di legge finanziaria. Ora, c'è un dissenso in Consiglio dei ministri sul denaro del TFR. Noi vogliamo sapere qual è la politica economica che proponete al paese! Che sia un massacro ci è chiaro, ma vogliamo sapere in che modo ci volete massacrare! Riteniamo che il Governo ora debba chiarire qual è la politica scaturita dal Consiglio dei ministri di poche ore fa. Quello che state facendo è una vergogna e anche un'offesa al Parlamento, che procede al buio senza sapere quali siano i vostri litigi e le vostre spaccature! Se non siete in accordo, dimettetevi e lasciate governare altri (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Applausi polemici dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, in questi minuti, mentre noi votiamo tranquillamente e serenamente il disegno di legge finanziaria, stanno accadendo fatti che, a nostro giudizio, mettono fortemente in discussione la coalizione che sostiene l'Esecutivo e l'esistenza stessa del Governo Prodi, senza volere assumere toni esagerati, onorevoli colleghi. Come ricordava l'amico Gasparri, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri il ministro Ferrero e il ministro Bindi hanno duramente attaccato il ministro Amato sulle politiche dell'immigrazione e sui nuovi fondi che ha richiesto per la sicurezza. Lo hanno dichiarato pubblicamente. Due altri ministri, quindi, attaccano il ministro dell'interno.
Il ministro Ferrero si è anche vantato di essere orgoglioso di avere votato, in Consiglio dei ministri, contro l'accordo raggiunto per modificare il disegno di legge finanziaria relativamente al TFR ed al Mose, opera strategica per lo sviluppo di Venezia.
Ancora poche ore fa, Giordano, il segretario di Rifondazione Comunista, uno dei principali partiti della coalizione di maggioranza, ha chiesto il ritiro immediato delle nostre truppe dall'Afghanistan, da Kabul (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). A me fa piacere che l'applaudiate. Peccato che, pochi mesi fa, il Parlamento abbia deciso un'altra linea sulla nostra presenza in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), anche con i vostri voti e con il vostro consenso, in parte smentendo il ministro degli esteri D'Alema, che chiedeva a Kabul cose diverse da quelle deliberate dal Parlamento, e cose ancora diverse da quelle che chiede il partito della Rifondazione Comunista.
Come se non bastasse, Vicepresidente Leoni, si inserisce in tutto ciò il Presidente della Camera Bertinotti (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), il quale, forse dimentico di dover avere un ruolo un po' estraneo - diciamo così - alla vicenda ed alla lotta politica, riprende addirittura la questione dell'Iraq. E con quale sensibilità lo fa? Fra pochi giorni, come sappiamo, è l'anniversario della tragica strage di Nassiriya. Il Presidente della Camera...
PRESIDENTE. Collega Vito, la invito ad attenersi all'ordine dei lavori.
ELIO VITO. Si, ma c'è un'evidenza sull'ordine dei lavori, signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
MASSIMO GARAVAGLIA. Ma cosa fai, Caruso?
ELIO VITO. Il Presidente della Camera dice, ricordando la strage, che è stata sbagliata la guerra in Iraq: non la strage, ma la guerra! Credo che anche questa sia una questione poco opportuna (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Allora, Presidente, non crediamo possibile che il Parlamento e l'opposizione stiano qui a votare tranquillamente il disegno di legge finanziaria mentre due ministri attaccano il ministro dell'interno, mentre un ministro di Rifondazione non vota il provvedimento sul TFR e mentre, sulla politica estera (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), questo Governo non ha più non soltanto una maggioranza, ma nemmeno una linea.
Per questo, noi chiediamo, signor Presidente, che il Presidente del Consiglio Prodi venga a dichiarare in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), che il ministro Ferrero venga a dichiarare in Parlamento, che il ministro D'Alema venga a dichiarare in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) quale sia la linea del Governo sul TFR, sulla politica estera e sull'Afghanistan. Che su questi aspetti siano rese comunicazioni rapide, altrimenti dovremo ritenere che il Presidente del Consiglio Prodi snobbi la Camera e che, di conseguenza, la Camera sarà costretta a snobbare lui (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Quindi, Prodi via da questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, come si sa, sull'ordine dei lavori possono parlare o un oratore a favore ed uno contro oppure un oratore per gruppo. Però, raccomando che si tratti di interventi sull'ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori un altro deputato, dopo di che concluderei questo giro di interventi: non possiamo improvvisare, in questo momento, un dibattito politico sul Governo, che andrebbe organizzato in un'altra maniera.
Pertanto, darò la parola brevemente, sull'ordine dei lavori, soltanto ai colleghi Fava e Giovanardi, che l'hanno chiesta. Ha facoltà di parlare, deputato Fava.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, credo di dover intervenire, ahimè, su due punti.
Pensavo di intervenire su quanto è accaduto di grave in seno al Governo poco fa, ma devo aggiornare il mio intervento, per lo meno nella fase iniziale, con riferimento a quanto sta avvenendo in questo momento qui alla Camera. C'è un deputato, eletto in questo consesso, che continua ad agitare il braccio verso l'alto, facendo il famoso gesto dell'ombrello (sappiamo che, dalle sue parti, è cosa nota). Chiedo all'onorevole Caruso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)...
MAURIZIO FUGATTI. Fuori! Espulsione!
GIOVANNI FAVA. ...di avere maggiore rispetto per i colleghi che lo sopportano, anche perché stiamo dando un brutto spettacolo ai ragazzi che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Al riguardo, ritengo che i richiami non possano essere riservati soltanto ai parlamentari dell'opposizione, ma vadano rivolti anche ai parlamentari della maggioranza. Pertanto, signor Presidente, non mi sembra equilibrato il suo atteggiamento.
Ciò premesso, venendo ai fatti verificatisi oggi, credo che si tratti dell'ennesima dimostrazione di quanto andiamo dicendo da mesi: questo Governo si sta distinguendo per essere passato da una fase propagandistica di esproprio proletario al cosiddetto esproprio ai proletari.
L'accanimento terapeutico, ormai, che si ha nei confronti di quel che resta di questa maggioranza, al fine di tenerla in piedi, sta dimostrando tutti i suoi limiti e credo che, mai come in questo caso, sarebbe auspicabile l'eutanasia.
Ciononostante, ritengo che, in questa fase, vada posto l'accento su un particolare, che non è un dettaglio. Da giorni, in quest'aula, stiamo discutendo su un testo, che non abbiamo capito fino a che punto sarà quello che andremo ad approvare tra qualche settimana, per inviarlo ai nostri colleghi del Senato. Assistiamo quotidianamente a bisticci che, oggi, sono sfociati in forme estreme di dissenso, perché, quando un ministro si astiene dalla votazione o, peggio ancora, vota contro i provvedimenti del Governo, che hanno un'incidenza di un certo tipo, come quello sul TFR, vuol dire che siamo di fronte al fallimento politico e al capolinea di questa maggioranza. Il nord di questo paese non vedeva l'ora e aspettava questo momento con una certa ansia!
Sappiamo che questo comporterà necessariamente una presa di posizione dura da parte delle opposizioni, che non possono continuare a mantenere un atteggiamento equilibrato, quando l'equilibrio manca a voi. Non avete ancora proposto nulla di concreto. Avete solo vessato i cittadini e la gente è stanca! Noi, come parlamentari, denunciamo, una volta per tutte, questo accanimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale) e speriamo che, presto o tardi, rinuncerete al vostro attaccamento morboso alle sedie, dove siete seduti, e, con decoro, accetterete quella che è la realtà. Andate a casa! Avete fatto già abbastanza danni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il collega testè intervenuto non ha inteso accogliere l'invito rivolto dalla Presidenza di attenersi all'ordine dei lavori. Sicuramente lo farà il collega Giovanardi che ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, richiami quel signore!
MAURIZIO FUGATTI. Lo richiami!
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, mi atterrò all'ordine dei lavori, che riguardano proprio l'impegno della Camera e del Senato e il rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo, perché stiamo parlando, adesso, di questioni che si riflettono nella discussione della legge finanziaria: si tratta delle importanti questioni dell'ordine pubblico e del rapporto con l'emigrazione, su cui si è registrato l'ennesimo scontro in Consiglio dei ministri. Non abbiamo alcun timore a dire che siamo con il ministro Amato e con le sue preoccupazioni volte a rafforzare, in questa finanziaria, gli apparati di sicurezza del paese, di fronte alle minacce che il nostro paese sta subendo. L'ennesimo scontro sulla politica estera e l'impegno dei nostri militari è, poi, di cattivo gusto, nel momento in cui domani ricorderemmo i martiri di Nassiriya, ed è ancora più grave se un ministro vota in Consiglio contro una questione così importante per questa legge, che è quella del TFR. Se quel voto del ministro non è uno scherzo e se il Consiglio dei ministri rappresenta le varie componenti che hanno dato vita a questo Governo, il voto di Ferrero significa dire la dissociazione del gruppo di Rifondazione Comunista che, magari, alla Camera, potrebbe non essere influente, ma che, al Senato, è determinante.
Quindi, intervenendo proprio sull'ordine dei lavori, signor Presidente, chiedo che senso abbia continuare la discussione di una finanziaria, quando il rappresentante di un gruppo ha già anticipato il suo dissenso su una parte fondamentale della manovra. Qualcuno del Governo dovrà alzarsi in piedi e dirci se ritiene che, in questo momento, ci sia ancora una maggioranza parlamentare. Lo dica il capogruppo di Rifondazione Comunista o un rappresentante del Governo, garantendo per Ferrero, e spieghi, magari, che il voto contrario di oggi è uno scherzo, una licenza poetica, un modo per differenziarsi, ma che, poi, nei contenuti, ci sarà di nuovo una riappacificazione.
Mentre sto parlando - sono le ore 17 del 10 novembre - il Governo non ha la maggioranza e questo avviene su uno dei passaggi fondamentali della manovra. Ritengo, quindi, proprio per il principio di economia dei lavori parlamentari, che sia inutile continuare su questioni altrettanto importanti, se prima non si ha una risposta precisa del Governo Prodi sul suo stato di salute. (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo, soprattutto, ai nostri amici più giovani che ci ascoltano. Questi interventi sull'ordine dei lavori sono volti, in realtà, a creare un po' di «disordine» dei nostri lavori.
ANDREA RONCHI. Stai zitta!
MARINA SERENI. I colleghi della Casa delle libertà avevano sperato, cominciando a votare questa legge finanziaria, di mettere in difficoltà la maggioranza. Avevano sperato, cominciando a votare i loro emendamenti, che potesse accadere qualcosa all'interno del centrosinistra e dell'Unione (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Non è stato così. La maggioranza è qui; è compatta e discute anche con voi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Colleghi, consentite alla deputata Sereni di svolgere il suo intervento.
MARINA SERENI. Abbiamo approvato solo gli emendamenti concordati, mentre voi immaginavate che vi sarebbe stato un problema politico che non c'è. State cambiando strategia e modo di stare in Parlamento. Avete deciso di cambiare aria in questa Camera e di passare dalla discussione politica e dal confronto ad un altro modo di stare in Parlamento. Non vi seguiremo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori, Verdi e Popolari-Udeur - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Noi continueremo a lavorare seriamente su questa finanziaria con quella parte dell'opposizione che da giorni sta affermando che esistono due opposizioni nel centrodestra. Continueremo a discutere con chi ha voglia di confrontarsi sui contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori, Verdi e Popolari-Udeur - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
GIOVANNI FAVA. Va a casa!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, i colleghi dell'opposizione sanno che non è la prima volta che all'interno del Governo si manifestano posizioni differenti. Potrei fare un lungo elenco nella storia della Repubblica italiana, compresi i Governi di cui siete stati protagonisti, dove erano presenti punti di vista diversi, poi ricomposti in sede parlamentare, come è giusto che accada. Trovo che non vi sia logica nella richiesta avanzata dai colleghi dell'opposizione di sospendere i lavori per avere un chiarimento. Se è vero quello che avete raccontato in quest'aula, ovvero che siamo dilaniati e lacerati da divisioni, credo che il modo migliore per verificare la verità di tale affermazione sia quello di arrivare rapidamente agli articoli sul TFR. Così si può verificare se le divisioni ci sono o meno (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). È un comportamento illogico e l'unica spiegazione possibile è quella che, al di là delle continue dichiarazioni sul fatto che l'opposizione non intende fare ostruzionismo, state riprendendo a farlo.
ANTONIO LEONE. Lo state facendo voi!
ELISABETTA GARDINI. Lo state facendo voi!
ANTONELLO FALOMI. Per questo vogliamo riprendere i lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Siamo facendo un giro di interventi sull'ordine dei lavori. In questi casi, è previsto un intervento a favore ed uno contro, oppure uno per ciascun gruppo, ma non sono possibili più interventi per un solo gruppo. Questo non lo posso permettere.
ELISABETTA GARDINI. Invece i gesti fatti davanti ai ragazzi vanno bene?
PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi da parte di esponenti di gruppi che non hanno preso la parola...
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, chiedo di parlare ...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Prendiamo atto della situazione che si è determinata. Credo che i colleghi della minoranza abbiano avanzato una richiesta piuttosto tranquilla e normale, perché immaginano di fare in Parlamento un lavoro costruttivo, come manifestato da tempo. Su questa richiesta di chiarimenti da parte del Governo assistiamo ad una situazione in cui esso invece tace. Al suo posto ha preso la parola un autorevole esponente del gruppo di Rifondazione Comunista, spiegando che occorre proseguire i lavori perché con il voto sul TFR capiremo se esiste un problema nella maggioranza o meno. Da questa affermazione deduco un fatto molto importante. Significa forse che il gruppo di Rifondazione Comunista sfiducia il ministro Ferrero (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)? Se così è, si tratta di un fatto importante. Significa, infatti, che in questo momento il Governo è in crisi e che il ministro Ferrero deve essere sostituito!
GIACOMO DE ANGELIS. Ma chi l'ha detto!
MASSIMO NARDI. Se così non fosse, sarebbe evidente che la precisazione, di cui parlava poco fa il rappresentante di Rifondazione Comunista, non è molto calzante.
Il problema è che noi, come Democrazia Cristiana-Partito Socialista ci siamo posti nei confronti dell'Assemblea e del Governo in una posizione di assoluta disponibilità, tanto è vero che abbiamo ritirato quasi tutti i nostri emendamenti; tanto è vero che avrete notato che non vi sono interventi di tipo ostruzionistico da parte nostra; tant'è vero che nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo manifestato più volte la disponibilità ad andare avanti e a trattare i singoli punti con la massima attenzione. Una cosa è evidente, però: vogliamo capire che cosa stiamo votando.
Nelle trasmissioni televisive da più parti viene detto che vi è una evoluzione continua di questa legge finanziaria anche da parte di chi è preposto a proporla e a modificarla; da parte nostra vi è un correre dietro a tali continue modifiche, per le quali non riusciamo a capire cosa accade oggi rispetto a quello che potrebbe accadere fra un paio di ore.
Credo che possiamo continuare i lavori di quest'aula, rispetto ai quali vi può essere la nostra disponibilità, ma serve chiarezza per sapere quello che il Governo intende fare e se esiste o meno un problema al suo interno. A noi sembra, da quello che sappiamo attraverso le notizie di agenzia o di corridoio, che vi sia un grosso problema e siamo convinti che, alla fine di questa diatriba esistente all'interno della maggioranza, voi porrete la questione di fiducia.
Noi non siamo disponibili a farvi porre la questione di fiducia sulle nostre motivazioni. Vogliamo vedere quello che sapete fare e quanto siete compatti. La sensazione che abbiamo è che tale compattezza non vi sia e che state mascherando i vostri atteggiamenti che traspaiono chiaramente all'interno del Governo con alchimie in termini di perdita di tempo, emendamenti che si accavallano e situazioni analoghe; altrimenti non si capirebbe nemmeno la miriade di interventi che provengono dalla parte della maggioranza.
Voglio concludere questo intervento, dicendo che come Democrazia Cristiana-Partito Socialista il nostro atteggiamento continuerà ad essere di disponibilità, ma se non continuerà ad esserci chiarezza da parte vostra non credo che potrà sussistere alcun comportamento se non quello di ritornare ad un becero, ma necessario, ostruzionismo per fare emergere tutte le vostre contraddizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono state sollevate due questioni: una di politica generale nei confronti del Governo, che, come sappiamo, deciderà se e con quali forme rispondere a questo tema; in particolare, sulla questione del trattamento di fine rapporto, arriveremo a parlarne quando esamineremo l'articolo 84 del disegno di legge finanziaria che affronta proprio questo argomento (Una voce dai banchi del gruppo Forza Italia grida: Subito!).
Aveva chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole La Russa. Con riferimento a quale articolo, per cortesia?
IGNAZIO LA RUSSA. Sull'articolo che prevede la presenza del Governo ai lavori dell'Assemblea. Credo, signor Presidente, che l'interpretazione finora data, univoca per la verità, dell'articolo in questione consenta che la rappresentanza sia quella dei sottosegretari. Mi chiedo se questa interpretazione, che è tale, non contrasti in questo caso con una esigenza obiettiva, quella di vedere un ministro, cioè una persona che ha partecipato ai lavori del Consiglio dei ministri (atteso che i sottosegretari non vi partecipano), presente in questa fase delicata della discussione.
Comprendo, Presidente, che lei non potrà darmi una risposta affermativa. Sarà un motivo in più perché il nostro voto sia un segnale affinché il Governo Prodi, a nostro avviso, lasci il posto, e affinché sia un «Via Prodi!» (Applausi dei deputati dei gruppo Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti del deputato Nannicini)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.37, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione (Nel momento in cui si accendono, sui tabelloni elettronici, le luci corrispondenti alle postazioni di voto, commenti).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale) (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 358
Astenuti 8
Maggioranza 180
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 10).
Prendo atto che il deputato Mariani ha espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo atto altresì che i deputati Luciano Rossi e Froner non sono riusciti a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.38.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, aspetto prima di iniziare l'intervento perché la scritta «via Prodi», anche se al contrario, ha sollevato qualche...
Entrando nel merito, con l'emendamento a mia firma 5.38 si riprende un tema già affrontato ieri, relativo all'emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale e dell'obbligatorietà o meno di questo...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, consentite all'onorevole Garavaglia di intervenire. I commenti sulle scritte si faranno successivamente.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, signor Presidente. Tornando all'emendamento in esame, già ieri abbiamo messo una «toppa» ad una situazione di grave contrasto che il Governo ha innescato nei confronti delle categorie produttive e, in particolare, dei commercianti. Con l'emendamento in questione proponiamo qualcosa di molto semplice, cioè che le categorie soggette a studi di settore non siano più tenute all'emissione di scontrino e ricevuta fiscale. Il fatto è particolarmente importante e significativo e, oltretutto, rappresenta una semplificazione notevole. Si parla spesso di semplificazione e questa è un'occasione per realizzarla.
Aggiungo qualche considerazione. Spesso si è parlato dell'opportunità di introdurre il cosiddetto meccanismo del contrasto di interesse. Il gruppo della Lega Nord Padania non è pregiudizialmente contrario a questo tipo di azione per prevenire e combattere l'evasione fiscale - anzi, riteniamo che il contrasto di interesse sia, per alcune situazioni particolari, una via obbligata -, però le due situazioni possono tranquillamente convivere.
Da un lato, abbiamo gli studi di settore che già funzionano e fanno in modo che tutte le categorie soggette paghino il giusto, se non di più. È stato interessante, durante le audizioni in Commissione bilancio, ascoltare gli interventi del rappresentante della Confcommercio e di quello della Confesercenti, che affermavano che quasi il 30 per cento dell'adeguamento allo studio di settore avviene dal commercialista. Quando il commerciante o l'artigiano si reca dal commercialista, effettua la simulazione e risulta non congruo, è lo stesso commercialista a suggerire di dichiarare qualcosa in più, altrimenti potrebbe essere soggetto a controllo da parte della Guardia di finanza.
È un problema serio. Di fatto, gli studi di settore si sono trasformati in minimum tax. Allora sosteniamo che per chi è soggetto a studio di settore, essendo più che controllato (e, oserei dire, più che tartassato), non sia necessario procedere oltre.
Viceversa, vi sono molte categorie non soggette a studi di settore che evadono impunemente. Ad esempio, esiste uno studio del Censis che afferma qualcosa di paradossale. La categoria che evade di più, in percentuale, con il 54,3, è quella degli insegnanti. È evidente che bisognerebbe fare qualcosa. La categoria degli idraulici, posti sempre come esempio di evasori fiscali, nello studio risulta che evade per il 34 per cento, mentre l'insegnante, con le lezioni private, evade - come ho già detto - per il 54,3 per cento. Si potrebbe prevedere un contrasto di interesse per quella categoria.
Ho svolto, quindi, un ragionamento più ampio, secondo cui ritengo assolutamente opportuno che chi è già soggetto allo studio di settore soprassieda all'emissione dello scontrino, anche se già nella giornata di ieri, diciamo così, ci abbiamo messo una «pezza».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per apporre la mia firma all'emendamento 5.38 presentato dal collega Garavaglia; in secondo luogo, vorrei ricordare che quando furono fatti gli studi di settore ci fu un vero e proprio accordo. Nella scorsa finanziaria, il Governo Berlusconi ha fatto in modo che gli scontrini fiscali per le grandi reti di distribuzione non avessero più valore fiscale: in tale decisione c'era una motivazione, in quanto esisteva una contabilità a parte, ma comunque i supermercati - per parlare in termini molto chiari - non emettono più gli scontrini con validità fiscale. Nello stesso momento in cui questo Governo ribadisce il discorso degli studi di settore e li aggrava, è evidente che il collega ha ragione quando dice che questi non hanno più ragion d'essere, perché nella stessa misura in cui il 90 per cento dei commercianti aderisce, sia volontariamente, sia attraverso le confederazioni, agli studi di settore viene meno la motivazione dello scontrino fiscale.
Ecco perché, colleghi, al di là dell'opposizione e della maggioranza, questo emendamento ha una sua ragionevolezza. Se si vuole ancora una volta affermare che i commercianti sono ladri per cui bisogna ucciderli in tutte le maniere, fate pure, ma se si vuole andare incontro alla ratio degli studi di settore è evidente che lo scontrino fiscale non può più avere validità fiscale, ma può avere soltanto una validità dichiarativa di quanto il consumatore ha comprato nell'esercizio commerciale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo perché ieri abbiamo approvato un altro emendamento della Lega Nord Padania che andava in una direzione diversa, essendo diretto a togliere valore fiscale allo scontrino per chi adegui il proprio registratore di cassa prevedendo l'invio telematico.
Questo emendamento ha una logica ed è di buon senso; poiché gli studi di settore ci vengono a dire che in quel determinato ambito bisogna guadagnare una determinata cifra altrimenti c'è l'accertamento, viene a cadere lo stesso senso dello scontrino fiscale e la motivazione per cui deve essere emesso. Sappiamo che deve essere emesso perché rappresenta il corrispettivo che viene segnalato all'Agenzia delle entrate per dimostrare quanto si è guadagnato; ma proprio per questo viene a cadere il valore dello scontrino, posto che gli studi di settore praticamente standardizzano i redditi per categorie.
Questo, quindi, è un emendamento di buon senso - come ha già fatto notare chi mi ha preceduto - che riteniamo debba essere anche valutato seriamente dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 5.39.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
GIANFRANCO Conte 5.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento
GIANFRANCO Conte 5.40.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
GIANFRANCO Conte 5.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.41.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.42.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 277).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Armosino 5.43.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armosino 5.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.44, Zanetta 5.45 e Garavaglia 5.46.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Leo 5.44, Zanetta 5.45 e Garavaglia 5.46 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i deputati Balducci e Belisario non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.47, Zanetta 5.48 e Garavaglia 5.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.47, Zanetta 5.48 e Garavaglia 5.49, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Floresta 5.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionI).
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 279).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.51, Zanetta 5.52 e Garavaglia 5.53, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Virgilio 5.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.55.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei segnalare ai colleghi, che magari non hanno letto attentamente i due commi che proponiamo di sopprimere, l'inopportunità degli stessi.
Il comma 18 prevede che siano riconosciute agevolazioni tributarie relative agli autoveicoli utilizzati da persone con ridotte o impedite capacità motorie a condizione che siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti. In buona sostanza, si va a ridurre o a mettere un freno alle agevolazioni nei confronti di soggetti portatori di handicap. Pertanto, al di là del cinismo di fondo del comma 18 e di quello successivo (che ha sostanzialmente un identico scopo), vorrei esprimere alcune considerazioni.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 17,23)
MASSIMO GARAVAGLIA. In primo luogo, si tratta di risorse minime, perché queste autovetture non sono tantissime. Inoltre, si ribadisce il concetto errato che avete del contribuente, perché vi è mancanza di fiducia: partite sempre dal presupposto che la gente voglia «fregare» il fisco e addirittura vi rivolgete ad una categoria già di per sé svantaggiata.
Che vi possano essere delle forme di elusione in questo campo è anche possibile, ma si tratta di una cosa di poco conto. Oltretutto la Guardia di finanza ha già la possibilità, se vuole, di incidere su queste situazioni. Non è necessario che facciate la brutta figura, mettendo sotto la lente d'ingrandimento - come prevedete di fare in questo disegno di legge finanziaria - gli handicappati che usano l'autovettura, solo perché semplicemente non la guidano loro o lo fanno fare da un proprio congiunto.
Onestamente, potete tranquillamente evitare questa pessima figura, questo brutto segnale di sfiducia verso i contribuenti, e per giunta verso i contribuenti svantaggiati, sopprimendo questi due commi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, questo emendamento è da noi pienamente sostenuto, perché, come spiegava prima l'onorevole Garavaglia, siamo di fronte alla stessa linea che avevamo sottolineato in alcuni passaggi precedenti, ovvero ad una sorta di accanimento fiscale nei confronti di categorie, che sono quelle che pagano di più, di soggetti deboli che si troveranno in palese difficoltà di fronte all'inasprimento complessivo dei rapporti con l'Agenzia delle entrate.
Debbo dire che questo intervento si presta, oltretutto, anche ad un'interpretazione abbastanza discrezionale (e, quindi, complessa) per quanto concerne la fruizione dei benefici in questione. Il comma 18 dell'articolo in esame, infatti, stabilisce che le agevolazioni tributarie sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti.
Ovviamente, le gravissime speculazioni su questo tema devono essere sanzionate; tuttavia, è altrettanto evidente che si rischia di introdurre un elemento di discrezionalità riguardo all'utilizzo prevalente del mezzo, che ritengo del tutto inaccettabile. Sappiamo, infatti, quanto sia difficile valutare fino in fondo le reali esigenze e le situazioni di difficoltà delle famiglie che hanno soggetti affetti da disabilità. Vorrei osservare che un intervento di questo tipo produce, oltretutto, un gettito assolutamente basso.
Pertanto, si tratta di un atto che noi consideriamo veramente inaccettabile; speriamo, quindi, che almeno su questo argomento, visti i benefici complessivamente ridotti che potrebbe produrre questo comma specifico, la maggioranza possa rivedere la propria posizione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, desidero innanzitutto apporre la mia firma all'emendamento in esame. Vorrei segnalare, inoltre, l'incongruità della formulazione del comma 18 dell'articolo 5 del provvedimento in discussione.
Ci troviamo in presenza, infatti, di agevolazioni tributarie molto modeste a favore di chi acquista un autoveicolo per la locomozione di soggetti disabili con ridotte o impedite capacità motorie. Oggi tali agevolazioni verrebbero da voi - che vi siete sempre dichiarati disponibili ad aiutare le persone in difficoltà - concesse a condizione che i veicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio di tali soggetti.
Mi domando, innanzitutto, perché prevedere la formula «in via esclusiva o prevalente», dal momento che o è valida una opzione o è valida l'altra! Chi deciderà se l'utilizzo degli autoveicoli verrà effettuato in via esclusiva o prevalente? Le agevolazioni tributarie in questione, infatti, potranno essere revocate da parte di qualcuno che rileverà come, secondo il proprio punto di vista, il veicolo sia utilizzato in via prevalente e non esclusiva!
Allora, abbiate il coraggio di compiere delle scelte: o si prevede l'utilizzo in via esclusiva o si stabilisce un uso in via prevalente! Avrei una proposta ancora migliore: sopprimere il comma 18 dell'articolo 5 del disegno di legge finanziaria e lasciare queste modeste agevolazioni fiscali a beneficio di chi, per sua sfortuna, ha alcune difficoltà. Mi riferisco a persone nei confronti delle quali dovremmo veramente compiere, tutti insieme, un atto di buona volontà, non solo prevedendo tali agevolazioni, ma anche aggiungendone altre.
Ciò dal momento che su questi temi per troppo tempo avete sbandierato la vostra disponibilità! Dimostriamo tale disponibilità, allora, abbandonando questa impostazione e sopprimendo il comma 18 dell'articolo 5 del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre la mia firma all'emendamento presentato dal collega Garavaglia; vorrei rilevare, inoltre, che chi ha scritto il comma 18 dell'articolo in esame non conosce, evidentemente, il dramma dei portatori di handicap sia motori, sia psichici.
Chi vi parla, purtroppo, conosce da vicino tale dramma e sa bene che, al di là dell'agevolazione tributaria, tutti i comuni - compreso quello di Roma, dove ci troviamo in questo momento - non a caso assegnano tre contrassegni, per un numero pari di veicoli, a ciascun portatore di handicap. Per evitare che chi è colpito da tale dramma venga sostenuto solo dalla propria famiglia, infatti, si prevede la possibilità di far trasportare il portatore di handicap (motorio o psichico che sia) da altre persone, che si prestano volontariamente a farlo. Ritengo, pertanto, che si potrebbe individuare una mediazione di buonsenso sopprimendo l'espressione «in via esclusiva o prevalente».
È evidente che, nello stesso momento in cui si verificasse un'inottemperanza a questo obbligo, si dovrebbe sanzionare tale comportamento. Ricordo che a Roma i vigili urbani già multano molte persone per questo motivo, e che, giustamente, numerosi cittadini ...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ANTONIO MAZZOCCHI. ... sono stati denunciati alla procura della Repubblica di Roma proprio perché non facevano beneficiare i soggetti in questione della utile possibilità offerta dalla normativa vigente.
PRESIDENTE. Deve concludere!
ANTONIO MAZZOCCHI. Per questo motivo, prego veramente i colleghi di approvare l'emendamento presentato...
PRESIDENTE. La prego...
ANTONIO MAZZOCCHI. ... dal collega Garavaglia - ho concluso, Presidente -, oppure di sopprimere l'espressione del comma 18 da me ricordata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i deputati Balducci e Belisario non sono riusciti a votare.
Ricordo che l'emendamento d'Elpidio 5.172 è stato ritirato.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, gli uffici e il collega Leone le avranno sicuramente riferito della nostra richiesta, che vogliamo cogliere l'occasione di reiterare a lei.
Innanzitutto, riteniamo poco rispettoso dei lavori parlamentari e anche poco dignitoso che a rappresentare il Governo in questa sede siano solo i sottosegretari competenti che hanno già seguito l'esame del disegno di legge finanziaria in Commissione; insomma, che non ci sia alcun ministro a seguire l'andamento dei lavori sul disegno di legge finanziaria. Signor Presidente, lo riteniamo un fatto grave, che testimonia anche una mancanza di rispetto del Governo nei confronti del Parlamento.
Sulla base della mia piccola esperienza di presidente di gruppo di maggioranza relativa nella scorsa legislatura, posso dirle che allora chiedemmo ed ottenemmo con semplicità dal Governo che ci fosse sempre almeno un ministro a seguire i lavori sul disegno di legge finanziaria: il Consiglio dei ministri organizzò la propria presenza in Assemblea in modo tale che, man mano che si proseguiva nell'esame degli articoli di competenza dei vari dicasteri, fosse presente, oltre al ministro per i rapporti con il Parlamento, almeno il ministro competente.
Noi, signor Presidente, non abbiamo mai avuto questo onore. Ieri, per poche ore, è stato presente l'onorevole Visco che - purtroppo per lui e per fortuna degli italiani - non è il ministro (anche se cerca di rivestire questo ruolo), ma è solo il viceministro. Dopodiché, nulla! Solo i buoni sottosegretari Sartor, Grandi e Lettieri e quelli competenti per i rapporti con il Parlamento.
Signor Presidente, converrà con noi che tale questione riveste una certa importanza, perché ne va dei rapporti tra il Governo e il Parlamento, ed immaginiamo stia a cuore anche a lei.
Vi è poi un'altra questione, signor Presidente, che riteniamo stia a cuore anche a lei: è una questione più prettamente politica, sollevata dal suo partito e dal suo segretario, nonché dal ministro Ferrero, ed attiene a un tema specifico affrontato dalla legge finanziaria, il TFR (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori). Ora, vengo alla questione sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Per favore...
ELIO VITO. Vengo alla questione sull'ordine dei lavori, signor Presidente. Il ministro Ferrero ci ha detto che non ha condiviso e non ha votato a favore della proposta sul TFR. Smentendo l'intervento svolto poco fa in Assemblea dall'onorevole Falomi, il segretario del suo partito Giordano ha affermato che, effettivamente, quella proposta è stata scarsamente condivisa e poco collegiale.
Allora, signor Presidente, poiché ci è stato risposto, anche in maniera un po' arrogante da parte della maggioranza (dico ciò viste anche le presenze in aula: si moltiplicano le luci dei dispositivi di votazione, ma non i deputati), che avremo diritto ad una risposta quando arriveremo...
PRESIDENTE. Per favore... Quando lei lo ha chiesto, sa che i segretari hanno verificato.
ELIO VITO. Vengo alla questione, signor Presidente, se mi fa concludere...
Come dicevo, ci è stato detto che avremo una risposta quando esamineremo l'articolo 84. Stiamo esaminando l'articolo 5 e temiamo di giungere all'esame dell'articolo 84 solo attraverso il poco nobile strumento del voto di fiducia. Pertanto, signor Presidente, propongo formalmente - e su ciò mi attendo una risposta da lei, dai capigruppo, dal Governo e dalla Commissione - che si accantoni l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 5 e si passi immediatamente, questa sera, ad esaminare l'articolo 84 relativo al TFR (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Se voi pensate di poterci prendere in giro, se voi pensate di definire la legge finanziaria fuori dalle aule del Parlamento, mentre noi trattiamo di questioni sulle quali vi siete messi d'accordo tre giorni fa (Commenti del deputato Carbonella), se pensate di trattare la questione del TFR quando avrete trovato l'accordo o attraverso il voto di fiducia, noi non ci stiamo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori)!
GIOVANNI CARBONELLA. Non state più al Governo!
ELIO VITO. Poiché la legge finanziaria la approva il Parlamento, chiediamo che si discuta subito dell'articolo relativo al TFR. Chiediamo che adesso vengano Giordano, Ferrero, Prodi e Visco e che l'accordo sul TFR si raggiunga in aula, votando gli emendamenti e l'articolo relativo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Inoltre, Presidente, se anche il suo partito ha qualcosa da dire sul TFR, lo dica in aula, attraverso i suoi rappresentanti (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevole Vito, lei ha già terminato il tempo a sua disposizione; la invito a concludere il suo intervento.
ELIO VITO. Signor Presidente, chiedo che l'Assemblea si esprima sulla richiesta di discutere subito l'articolo 84 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare (Commenti).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Basta!
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, capisco l'insofferenza, ma la discussione in Parlamento è uno degli atti più importanti della democrazia!
Mi rivolgo a lei, Presidente - senza riferimenti alle appartenenze politiche di ciascuno, che sono troppo note perché le si debba sottolineare -, che insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni, compreso il Presidente della Repubblica, ha fatto appello affinché si svolgesse un esame parlamentare della legge finanziaria che potesse tener conto delle ragioni di tutti, senza l'abuso o il ricorso alla fiducia e senza l'ostruzionismo.
Mi pare che, dopo la presentazione di migliaia di emendamenti da parte della maggioranza e la discussione che ne è derivata, l'opposizione abbia dimostrato la volontà di tentare di circoscrivere l'esame in Parlamento alle questioni principali, fornendo anche la propria disponibilità ad una riduzione significativa del numero degli emendamenti.
Dopodiché, su una questione non secondaria, quella del TFR, apprendiamo che sussiste un dissenso politico, che non può essere accantonato rispetto al dibattito sulla legge finanziaria. Quindi, condivido la proposta dell'onorevole Vito di mettere ai voti la richiesta di passare immediatamente all'esame dell'articolo relativo al TFR.
Vogliamo sapere se vi sia una proposta del Governo, se esista una maggioranza, trattandosi di una questione che riguarda tutti gli italiani, in quanto tutti i lavoratori sono interessati alle loro liquidazioni.
Presidente, abbiamo sollevato la questione circa mezz'ora fa e lei ne sarà stato sicuramente informato. Riteniamo dunque che il Governo non solo debba essere presente in aula con i suoi ministri, ma debba chiarire qual è la politica che intende attuare su questa materia.
MAURO FABRIS. Presidente, l'ha già detto!
MAURIZIO GASPARRI. Voi non potete - chiamo in causa anche lei, Presidente - fare appello al senso di responsabilità dei gruppi parlamentari e poi non garantire non solo l'opposizione, ma l'intero Parlamento di fronte alla presa in giro di una maggioranza che non è tale e che fa melina e ostruzionismo rispetto al disegno di legge finanziaria. Quindi, Presidente, chiediamo a lei di garantire la nostra attività di parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Faccio notare che tale questione era già stata sollevata; tuttavia, siccome ritengo che debba essere compiuto ogni sforzo per determinare una chiarezza nei comportamenti, vorrei precisare il mio pensiero che, del resto, è del tutto coerente e identico a quello di chi mi ha preceduto.
Vorrei invitare ancora una volta a tenere separate le valutazioni politiche da quelle regolamentari e procedurali. Ognuno può avere la valutazione che ritiene sul grado di rappresentanza del Governo in quest'aula. Peraltro, sul piano regolamentare e procedurale, la presenza dei sottosegretari - che, in questo caso, sono direttamente responsabili della materia trattata - è del tutto rispettosa del Parlamento.
Tuttavia, ai fini consueti di determinare ulteriori manifestazioni di buona volontà, ferma restante, dal punto di vista regolamentare e procedurale, l'impossibilità di svolgere, da questo punto di vista, una qualsiasi critica al Governo, rappresenterò al ministro per i rapporti con il Parlamento la sollecitazione che è stata avanzata.
Quanto alla considerazioni in merito alla questione del TFR, invito, anche in questo caso, a tenere separate le valutazioni politiche da quelle procedurali (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
Non devo dire a loro che il Governo ha una responsabilità collegiale e vorrei ricordarle, deputato Elio Vito, che la mia appartenenza ad un partito, come quella di ognuno di noi, di tutti quelli che mi hanno preceduto e che si succederanno in questo luogo, non chiama in causa la possibilità, per il Presidente della Camera, di esprimersi nel merito di questa questione. In ogni caso...
ELIO VITO. Perché lei non si occupa di finanziaria!
PRESIDENTE. Io non sono intervenuto... È inutile che lei interrompa, poiché la sfido a trovare un solo intervento di merito specifico su un singolo punto, tanto meno, naturalmente, in quest'aula, dove sono tenuto ad organizzare i lavori sulla materia in discussione.
La responsabilità del Governo è collegiale - come si sa -, condivisa, quale che sia l'espressione di voto di questo o di quel ministro. Il TFR non è materia sottratta al Parlamento ed alla Camera i quali, poiché essa è prevista all'articolo 84 del disegno di legge finanziaria, saranno chiamati a discuterla compiutamente dal punto di vista regolamentare.
ANTONIO LEONE. Votiamolo subito!
PRESIDENTE. Tuttavia, fermo restando l'elemento per cui nessuno può parlare di esproprio del Parlamento rispetto ad una materia prevista da un articolo specifico del disegno di legge finanziaria - che determinerà la discussione in quest'aula della medesima -, sulla proposta avanzata formalmente dal collega Elio Vito di passare subito all'esame dell'articolo 84 chiedo il parere del relatore, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del regolamento; quindi passeremo al voto, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, dando la parola ad un deputato a favore e poi ad uno contro.
Sulla richiesta avanzata, vorrei acquisire il parere del relatore. Prego, deputato Ventura, ha facoltà di prlare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, si chiede il parere al relatore su un fatto che ha avuto una chiara, anzi esclusiva, evidenza politica; infatti, si è approfittato di una notizia di agenzia nella quale si riferiva di un voto in Consiglio dei ministri.
Siccome non è la prima volta che accade e poiché dobbiamo adempiere ad una ordinata lettura, istruendo in modo giusto gli articoli per giungere in aula preparati, la mia risposta è che si continui la lettura della legge finanziaria così come è previsto (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi consenta di dichiarare il pieno accordo su quanto da lei sostenuto, anche in risposta alle sollecitazioni dei colleghi. Mi dichiaro, altresì, concorde con quanto sostenuto dal relatore del provvedimento, onorevole Michele Ventura.
Tuttavia, voglio chiarire che non solo la richiesta di anticipare la discussione sull'articolo 84 non risponde alle modalità con le quali la Commissione bilancio e l'Assemblea hanno deciso di procedere per l'esame del disegno di legge finanziaria, ma le motivazioni addotte, riguardanti anche il modo in cui si comportano in aula il Governo e la maggioranza, hanno bisogno di una breve risposta di chiarificazione.
Anzitutto vorrei ricordare, signor Presidente, come nella scorsa legislatura, in quest'aula, mentre erano in corso le discussioni sulle varie leggi finanziarie - e soprattutto negli ultimi tre anni, quando venne posta la fiducia -, l'unico rappresentante del Governo presente era il sottosegretario di Stato all'economia «tuttofare»...
ELIO VITO. Bugiardo!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...e che allora i ministri, in quest'aula, si fecero sentire solo per chiedere la fiducia! I ministri si sono fatti sentire, compreso quello per i rapporti con il Parlamento...
CARLO GIOVANARDI. Ma se ero sempre qui!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...solo per porre la questione di fiducia sulla legge finanziaria!
Quanto al rispetto del Parlamento, vorrei anche ricordare che l'allora Presidente Berlusconi non ha mai risposto una volta alle sollecitazioni dei parlamentari, né in sede di discussione della legge finanziaria né in sede di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea.
Anche per tale ragione, ritengo che il rispetto nei confronti dell'opposizione con il quale noi partecipiamo al dibattito - e lo dimostra il fatto che sono stati già approvati una serie di emendamenti proposti dall'opposizione e fatti propri dal Governo e dalla maggioranza - sia il modo migliore per proseguire i nostri lavori, consentendo a questo paese di ottenere nel più breve tempo possibile una legge finanziaria all'altezza della domanda che viene dall'economia, dalle imprese e dalle famiglie italiane (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo per una precisazione, che mi sembra doverosa. Ebbene, nella scorsa legislatura non vi è stato esame della legge finanziaria durante il quale il Governo non sia stato presente in aula, addirittura con un turno ben definito dei ministri, ogni due ore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), in maniera tale da assicurare la presenza costante dell'Esecutivo durante l'intero lavoro sulla finanziaria. Preciso ciò per la ricostruzione storica e per la verità dei fatti.
Per quanto riguarda la questione in oggetto, abbiamo ascoltato l'opinione del relatore, che non ci sentiamo di condividere totalmente in quanto l'argomento che è stato sollecitato - la discussione del TFR -, per la sua importanza (che ritengo non vada ulteriormente sottolineata) e per la sua completezza, è tale da richiedere che il suo esame non avvenga dopo che tutta un'altra serie di valutazioni siano state espresse su altre questioni, così come ha sostenuto, invece, il relatore, ritenendo giusto procedere all'esame degli articoli successivi all'articolo 5 fino ad arrivare a quello che, per l'appunto, tratta del TFR.
In considerazione della valenza politica, dell'enorme interesse di milioni e milioni di lavoratori, di aziende e di imprese manifestatosi nel paese, nonché della circostanza che, all'interno della maggioranza (e, apprendiamo da qualche ora, anche all'interno del Governo) manca una posizione unanime sull'argomento, il che può determinare un condizionamento forte sui lavori della finanziaria, fino a giungere (come ci auguriamo e come si augura la maggioranza degli italiani) allo show down del Governo Prodi - in modo che finalmente tragga le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e tolga il disturbo che sta arrecando agli italiani in questi giorni ed in questi mesi con una serie reiterata di provvedimenti che vanno contro gli interessi del paese e contro gli interessi di tutti i cittadini italiani -, noi ribadiamo la nostra volontà di passare immediatamente alla discussione dell'articolo sul TFR, al fine di fare questo definitivo chiarimento nel Parlamento e nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal presidente Vito di passare immediatamente all'esame dell'articolo 84.
(È respinta).
STEFANO PEDICA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO PEDICA. Abbiamo effettuato diverse votazioni e giustamente l'opposizione ci sta dicendo di comportarci bene. Tuttavia, io inviterei l'onorevole Gardini a togliere quel pezzo di carta con il quale nasconde la tessera per votare per il suo collega assente. Se l'onorevole Vito afferma che in questo modo si possa essere corretti...
PRESIDENTE. Prego di rimuovere gli impedimenti alla visibilità dei comportamenti (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione, a prendere visione delle medesime e a rimuovere quelle dei deputati assenti (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelino Alfano 5.56. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, con questo emendamento, a firma di Angelino Alfano e mia, noi chiediamo sostanzialmente di rimediare ad una anomalia dovuta ai commi 20, 21 e 22 dell'articolo 5. Tali commi prevedono testualmente che la riscossione dei compensi dovuti per attività di lavoro autonomo, mediche e paramediche, svolte nell'ambito delle strutture sanitarie private è effettuata dalle stesse strutture, le quali provvedono, sostanzialmente, ad incassare i compensi in nome e per conto del prestatore di lavoro autonomo e a riversarli contestualmente al medesimo.
Sostanzialmente questa norma, a nostro avviso, non è applicabile - e non ha assolutamente senso applicarla - qualora alll'interno delle strutture, siano esse cliniche private o poliambulatori o quant'altro, esistano dei professionisti sanitari e parasanitari che svolgano attività libero-professionale e qualora nelle stesse il rapporto tra professionisti e struttura sia semplicemente quello della prestazione di servizio.
Mi spiego meglio: se il medico, ad esempio, affitta uno spazio o un ambulatorio per la propria attività professionale, non ha assolutamente senso...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Marinello. Chiederei un po' di collaborazione, pregandovi di lasciare che i deputati segretari svolgano la loro funzione senza interferenze che impediscono peraltro al deputato che sta parlando di svolgere il suo intervento.
Prego, deputato Marinello prosegua pure.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Proseguo, Presidente. Qualora un medico o un paramedico dovesse prendere in affitto per il proprio esclusivo uso professionale un ambulatorio presso una struttura sanitaria privata, sia esso poliambulatorio o clinica privata o quant'altro, non ha alcun senso che i rapporti economici del paziente debbano essere regolati con la struttura. Infatti, in quel caso quest'ultima si limita semplicemente a prestare un servizio e ad affittare uno spazio al professionista.
Questa norma non solo non prevede una trasparenza di rapporti tra medico e paziente ma soprattutto, a nostro avviso, lede la legittima privacy che deve essere garantita alle prestazioni professionali, specie quelle sanitarie.
Tra l'altro, è un norma che, oltre a dare maggiore chiarezza, non ha assolutamente refluenze economiche; per intenderci, non costa un centesimo. Dato l'atteggiamento, assolutamente non ostruzionistico, almeno in questa fase, della nostra parte politica, vorremmo cercare di capire per quale motivo un emendamento di tal genere continui ad non essere accettato né dal relatore né dal Governo.
PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Potrà intervenire non appena concluso l'esame di questo emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
Invito i deputati a collaborare con i segretari di Assemblea.
Prego, deputato Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per far presente che l'emendamento Angelino Alfano 5.56, che non avevamo attentamente esaminato in precedenza, in realtà è assolutamente condivisibile. Perciò, chiedo di aggiungervi la mia firma. Vorrei anche illustrare un concreto esempio delle distorsioni che possono emergere, paradossalmente, da una applicazione della norma senza che sia apportata questa correzione. Infatti, è molto frequente nella realtà dei comuni il caso in cui i cosiddetti poliambulatori sono lasciati sostanzialmente a disposizione del medico privato. Applicare la norma senza questa correzione, comporterebbe, paradossalmente, un notevole onere a carico dei comuni, perché dovrebbero dotarsi di personale per la riscossione delle parcelle, cosa assolutamente non prevista e che comporterebbe costi assurdi. Perciò, l'approvazione di questo emendamento ha un senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelino Alfano 5.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 256).
Prendo atto che i deputati Balducci e Marinello non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bertolini 5.57.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bertolini 5.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Marinello non è riuscito a votare.
Avverto che il subemendamento Leo 0.5.500.2 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.5.500.10.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questo subemendamento potrebbe essere accettato dal Governo se i presentatori accedessero ad una riformulazione, nel senso di aggiungere, alle parole «sentita la Commissione per il controllo dell'anagrafe tributaria», le seguenti: «che esprimerà il proprio giudizio tassativamente entro dieci giorni».
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano alla riformulazione proposta dal Governo.
GIANFRANCO CONTE. Mi pare che la riformulazione sia accettabile, signor Presidente, ma ritengo che dieci giorni per la convocazione siano pochi. Non vorrei fare una trattativa, ma indicherei, almeno, un termine di quindici giorni.
PRESIDENTE. Il fair play del Governo...?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, signor Presidente.
PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Conforme a quello del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento GIANFRANCO Conte 0.5.500.10, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 447
Hanno votato no 6).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.5.500.3.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.5.500.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500 del Governo, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 201).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.58.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Romele non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 5.59.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame l'UDC intende introdurre nella legislazione fiscale italiana il principio del contrasto di interessi come strumento valido per la lotta all'evasione fiscale.
Noi riteniamo che l'evasione fiscale, grosso problema dal quale è afflitto il paese, riguardi non soltanto l'equità e la giustizia sociale, ma anche la corretta concorrenza tra le imprese. L'emendamento che abbiamo presentato riprende il contenuto della specifica disposizione già recata dal comma 16 dell'articolo in esame e trasforma in principio quello della deduzione mediante certificazione dell'imponibile. Al riguardo, chiedo al rappresentante del Governo, al sottosegretario Grandi, come mai lo stesso criterio, contemplato da altra disposizione del disegno di legge finanziaria, possa dare un aumento di gettito (viene riconosciuta, in tal modo, l'efficacia dello strumento), mentre il mio emendamento, che è relativo ad una fattispecie più ampia, non viene considerato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 267).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 5.60.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.61.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 18,05)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Volontè 5.62.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volontè 5.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 481
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 5.63.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, il mio emendamento ripropone una norma già contenuta nella legge 30 dicembre 2004, n. 311 (finanziaria 2005), successivamente abrogata.
Anche alla luce delle discussioni interpretative che hanno avuto luogo sul tema, riteniamo che l'emendamento in esame, che ho presentato insieme ad altri colleghi, assoggettando all'IVA anche tutte le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20) e 21) dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, miri a consentire alle cooperative sociali di detrarre l'IVA assolta a monte sui beni e servizi acquistati per l'esercizio dell'attività.
Trattandosi di una norma interpretativa dal costo molto limitato, poiché il Governo è tanto attento alle questioni delle cooperative sociali, credo che la normativa di cui ho detto possa essere reintrodotta, innanzitutto, per consentire un chiarimento complessivo relativamente ad una situazione fiscale che è oggetto di contenzioso; in secondo luogo, per consentire a queste cooperative sociali, che svolgono prestazioni sanitarie e di educazione all'infanzia, di dedurre l'IVA assolta a monte. Per questo, sollecito l'attenzione del Governo e del relatore e invito l'Assemblea a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Volontè 5.64.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volontè 5.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberto Giorgetti 5.65.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Con questo emendamento si affronta il tema del comma 28 dell'articolo 5, che prevede un obbligo aggiuntivo rispetto alle richieste di registrazione da parte degli agenti immobiliari. Attraverso questo comma, si estende a tutti gli agenti immobiliari, per le scritture private non autenticate, l'obbligo di chiedere la registrazione e di pagare l'imposta di registro solidamente con le parti contraenti. Questo intervento, in apparenza esclusivamente di natura ordinamentale, in realtà è l'ennesimo intervento che va a toccare le tasche dei cittadini. Al di là degli oneri di natura amministrativa imposti agli agenti immobiliari, si prevede un ulteriore passaggio che complica l'intera attività di questa categoria e determina, attraverso questo tipo di imposizione, un ulteriore onere per le parti contraenti e, quindi, per i cittadini. Riteniamo che questa norma, che può complessivamente determinare gettito per le casse dello Stato, sia un ulteriore percorso di tassazione indiretta nei confronti dei cittadini e dei contribuenti, in particolar modo di coloro che vanno verso un percorso di tassazione immobiliare, sia esso relativo alla cessione o all'acquisto di un bene, e che si trasformi in una tassazione occulta nei confronti di beni fondamentali per le famiglie quali le case. Attraverso questo emendamento si vuole dare una risposta concreta, in termini di alleggerimento della burocrazia e degli ulteriori oneri amministrativi, in relazione alla categoria degli agenti immobiliari. Ciò che in assoluto ci sta più a cuore è di evitare ogni ulteriore forma di tassazione occulta che, con questo tipo di provvedimento, il Governo Prodi intende imporre a tutti i cittadini italiani. Proponiamo, quindi, di emendare il testo, con l'obiettivo di eliminare questo intervento, che, ovviamente, rappresenta un ulteriore percorso di vessazione fiscale.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato D'Ulizia: esauriamo la trattazione di questo emendamento e poi le darò la parola sull'ordine dei lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 5.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Vichi ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto votare contro.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per intervenire sull'emendamento del collega Delfino, senza che mi sia stata concessa. Volevo solo chiarire che tale emendamento è contenuto nel maxiemendamento del Governo. Quindi, si sarebbe dovuto semplicemente dichiararlo inammissibile, senza che si procedesse al voto. La mia astensione nella votazione è motivata dal fatto che non voterò mai contro le cooperative sociali.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, lei sta facendo un intervento di merito.
LUCIANO D'ULIZIA. Il governo ha recepito un emendamento respinto. Quindi, non si può dire che il centrosinistra ha rifiutato quel tipo di trattamento alle cooperative sociali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. La prego, deputato D'Ulizia....
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marras 5.66.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marras 5.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, crediamo che il comma 28 dell'articolo 5, di cui chiediamo la soppressione, sia la continuazione della politica iniziata dal Governo con il decreto Bersani nel settore immobiliare in generale. Il punto di vista del Governo è che in determinati settori sono tutti evasori. Quindi, essi vanno colpiti indistintamente, a destra e a sinistra, con provvedimenti forti ed incisivi. Vogliamo ricordare l'intervento sull'IVA nel settore immobiliare dove il Governo aveva oberato di sessanta volte i conti, causando il calo dei fondi e delle azioni mobiliari del 15 per cento sul mercato azionario. Si trattava di un provvedimento che, insieme a tanti altri, andava in quella direzione per quel settore. Adesso ne troviamo un altro.
Con il comma 28 il Governo estende agli agenti immobiliari per le scritture private non autenticate di natura negoziale, stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari, l'obbligo di chiedere la registrazione e di pagare l'imposta di registro solidalmente con le parti contraenti. Attualmente i soggetti obbligati - come recita la relazione - sono le parti contraenti (ovviamente interessate), i pubblici ufficiali, i cancellieri e i segretari, gli impiegati dell'amministrazione finanziaria e gli appartenenti al corpo della Guardia di finanza. Quindi, gli agenti immobiliari sono equiparati agli agenti di finanza, ai pubblici ufficiali, ai cancellieri. Ma fino a che punto deve burocratizzarsi la mentalità di chi esercita la libera professione? Devono diventare forse pubblici ufficiali per esercitare la libera professione? Devono diventare dipendenti dello Stato anche loro per poter svolgere liberamente la loro professione? Esiste già chi è preposto a questo compito; allora se ne occupino loro! Si tratta di un obbligo eccessivo per questa categoria, che a nostro modo di vedere si è giustamente sentita colpita dai tanti provvedimenti di cui questo è l'ultimo esempio. Con il nostro emendamento intendiamo sopprimere tale comma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, con l'intervento a nome del mio gruppo intendo convenire su questo emendamento, di cui siamo copresentatori. Signor Presidente, se mi consente voglio inoltre cogliere l'occasione per ritornare sull'emendamento precedente in merito ad un chiarimento procedurale. Mi ero rivolto al relatore e al Governo, chiedendo chiarimenti sulla posizione dell'emendamento.
Vengo a posteriori informato dal collega D'Ulizia che questo emendamento «giace» in un maxiemendamento. Vi sono due possibilità: se il maxiemendamento l'abbiamo già approvato, l'emendamento in questione non avrebbe dovuto essere messo in votazione dalla Presidenza, perché sarebbe stato chiaramente assorbito; se invece, signor Presidente, non è ancora stato approvato, mi domando come questa previsione, dopo un pronunciamento contrario del Parlamento su questa materia, possa essere contenuta in un altro emendamento. Quindi, caro D'Ulizia, qui vi è una totale disattenzione del Governo e della maggioranza, anche verso emendamenti sui quali la sensibilità di particolari settori della maggioranza potrebbe convergere con la nostra... Chiedo formalmente, signor Presidente, che su tale questione venga data una risposta proceduralmente corretta e sostanzialmente adeguata alla nostra volontà (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Intervengo, signor Presidente, molto brevemente per sottoscrivere anche io l'emendamento Leo 5.67, volto a sopprimere il comma 28, che estende agli agenti immobiliari l'obbligo di registrare le scritture private non autenticate. Ritengo che la previsione di questo ulteriore obbligo sia un peso eccessivo; spesso infatti gli agenti immobiliari si trovano di fronte a scritture private dove vi è soltanto una proposta d'acquisto che rimane spesso solo proposta dell'acquirente, quindi una scrittura privata senza l'obbligo della registrazione e il negozio giuridico non si perfeziona mai di fronte a loro.
Ritengo dunque che sia una norma che non porta gettito nelle casse dello Stato, bensì un peso burocratico in più che può essere tranquillamente eliminato.
PRESIDENTE. Vorrei rispondere al deputato Delfino. Lei ha fatto riferimento, sulla base di un intervento del collega D'Ulizia, ad un emendamento del Governo che deve ancora essere esaminato. Non vi è una preclusione in seguito ad una reiezione. Naturalmente, se quell'emendamento dovesse avere contenuti analoghi ad un emendamento che è stato respinto, esamineremo la questione quando arriveremo a quel punto. La ringrazio comunque dell'osservazione.
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.73 e Alemanno 5.74.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, con la votazione appena effettuata abbiamo reso i mediatori partecipi e obbligati in solido. Evidentemente, con l'emendamento votato poc'anzi, il Governo intendeva evitare l'elusione, l'evasione fiscale e quant'altro. Per quale motivo dobbiamo colpire solamente le intermediazioni effettuate dagli agenti immobiliari? Con l'emendamento 5.73 da me sottoscritto si prevede che tutti i soggetti che, a vario titolo, possono stipulare scritture private non autenticate di natura negoziale sono tenuti al pagamento in solido dell'imposta di registro di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.
Nel nostro paese le intermediazioni immobiliari sono effettuate per il 35 per cento da agenti immobiliari regolarmente iscritti nel ruolo delle camere di commercio, per il 20 per cento direttamente fra privati e per ben il 45 per cento da soggetti che svolgono una professione di agenti immobiliari in modo abusivo.
Ne consegue, pertanto, che un'azione volta al recupero di imposte derivanti da tali mediazioni abusive, potrà produrre un maggiore e sicuro tetto erariale per le casse dello Stato solamente se sottoporremo a tale obbligo tutte le mediazioni immobiliari, non solamente quelle effettuate da parte dei mediatori regolarmente iscritti alla Camera di commercio.
Questa mi sembra la ratio che dovrebbe determinare l'approvazione degli identici emendamenti in esame, dato che avete ribadito, con il voto precedente, che tutti coloro che svolgono intermediazione immobiliare sono tenuti ad essere direttamente coinvolti. Se così è, non dobbiamo accanirci soltanto nei confronti di chi è regolarmente iscritto, ma nei confronti di tutti coloro che partecipano alle intermediazioni immobiliari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.73 e Alemanno 5.74, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Alberto Giorgetti 5.77 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 5.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 244).
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Lei è stato così gentile da fornirmi un chiarimento rispetto alla mancanza di ogni impedimento in relazione all'emendamento considerato. Ho chiesto ai commessi presenti in aula che mi portassero l'emendamento e mi hanno risposto che non c'è. Vorrei una conferma da parte della Presidenza.
Mi domando come mai qualche collega conosce già gli emendamenti del Governo e quale rispetto ciò rappresenti per il Parlamento. Tutti dobbiamo essere messi nella stessa condizione. Se, invece, l'emendamento è già stato pubblicato, chiedo che ne sia indicata la collocazione nel fascicolo.
PRESIDENTE. Onorevole Delfino, credo che il collega D'Ulizia si riferisse ad un emendamento approvato nella giornata di ieri, il 3.500 del Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Allora, non so a cosa si riferisse il collega D'Ulizia: lo chiederemo a lui.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Evidentemente, signor Presidente, questo emendamento non c'è e il collega della maggioranza voleva mettersi la coscienza a posto, dicendo che non avrebbe mai votato contro le cooperative sociali, ma è ciò che hanno fatto. Poi, vedremo l'emendamento presentato dal Governo.
Intervengo nuovamente, signor Presidente, per richiamare la coerenza dei voti dell'Assemblea. Con gli identici emendamenti in esame ci si propone di estendere quanto previsto dal comma 28 a tutti coloro che intervengono a vario titolo nella materia. Non possiamo continuare a perseguire solamente gli agenti d'affari che sono regolarmente iscritti presso la Camera di commercio secondo la legge 3 febbraio 1989, n. 39.
Signor Presidente, non possiamo dire che l'incremento delle sanzioni amministrative per l'esercizio abusivo dell'attività di mediazione di cui alla legge n. 39, cioè l'attività demandata alle camere di commercio, produrrà un incremento del gettito stimato in 375 milioni di euro, se fosse applicata soprattutto nei confronti dei 50 mila mediatori abusivi.
Se noi vogliamo accanirci solamente nei confronti degli agenti di affari presenti, iscritti nell'albo e operanti, non abbiamo certamente combattuto l'evasione. Allora, siete un Governo che è contro l'evasione fiscale e contro l'elusione fiscale? Allora dimostratelo! Non continuate a perseguire soltanto coloro che, in qualche maniera, fanno la denuncia dei redditi, coloro che magari sbagliano a fare la denuncia dei redditi, coloro che sbagliano facendo errori formali. Prima abbiamo visto sanzioni da cinquecento euro a millecinquecento euro; quindi, dimostriamo concretamente che vogliamo combattere l'evasione soprattutto quella che si riferisce al lavoro nero che è presente in moltissimi settori di questo nostro paese, e non solo e sempre con riferimento ai lavoratori autonomi, combattiamola anche con riferimento ai lavoratori dipendenti, ed ai mediatori di affari non iscritti nell'albo che, pertanto, non potranno mai essere colpiti da parte dell'UPICA.
È opportuno, quindi, riscrivere questo comma 28, mettendo in evidenza che tutti siamo uguali di fronte alla legge, che non ci sono evasori di serie A ed altri di serie B. Noi siamo contro gli evasori, mentre voi siete a favore degli evasori di serie B (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, a titolo del tutto personale devo dire che questo emendamento ha una sua ragionevolezza. Lo dico al Governo perché siamo esattamente impegnati ad allargare la platea dei professionisti corresponsabili del versamento delle imposte e tanto più ciò vale nei confronti dei non professionisti, cioè degli abusivi; quindi, allargare la platea dei coobbligati non è solo un atto di equità, ma è anche un fatto utile, come è stato rilevato, dal punto di vista del perseguimento dell'evasione fiscale e dell'emersione del reddito.
Mi permetterei, quindi, di chiedere al Governo un ripensamento oppure un accantonamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ho esaminato con attenzione questa proposta emendativa - che peraltro troveremo anche più avanti a firma dell'onorevole Lulli - e mi sembra che le argomentazioni che sono state presentate siano assolutamente condivisibili per quanto concerne la lotta all'abusivismo.
Però c'è una parte di questa articolazione che non convince granché in verità; credo, infatti, che sia successo a tanti di noi di avere una consulenza gratuita per la formulazione di un atto di acquisto, di compravendita e quant'altro fatta da un amico commercialista piuttosto che da un avvocato. Prevedere, quindi, che addirittura vadano evidenziate le consulenze e non prevedere che le stesse siano a titolo oneroso e non gratuite e che da questo fatto discenda anche la possibilità di andare a fare una rettifica sul valore complessivo dell'immobile compravenduto mi pare abbastanza singolare; quindi, evidentemente, se si passerà in una fase successiva alla riformulazione dell'emendamento gradirei che nella parte che compete ai professionisti fosse chiaro tale aspetto, e cioè che le consulenze non siano a titolo gratuite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Presidente, io vorrei sottoscrivere l'emendamento Campa e vorrei ancora una volta rilevare come dai banchi della maggioranza abbia sentito adesso un intervento che vorrei definire quasi vergognoso per come viene definita la categoria dei professionisti, pregiudizialmente responsabile e colpevole dell'evasione eventuale di alcuni clienti di quel professionista, quasi come se un professionista dovesse vigilare all'interno di una azienda, di una attività commerciale, quasi se dovesse essere giorno e notte un vigilantes presso questa attività, mentre non lo è, come tutti sappiamo. Molto spesso, infatti, il professionista riceve dei documenti sui quali poi deve elaborare una dichiarazione e rendersi responsabile dal punto di vista formale, ma non sostanziale.
Quindi, registro una attacco pregiudiziale e vergognoso dal punto di vista anche dell'equità, con la vessazione e la criminalizzazione di una attività professionale da parte di questa maggioranza pseudo-post e vetero-comunista (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ricordo che sugli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79 vi è stata una richiesta di accantonamento formulata dal deputato Mantini. Chiedo al relatore di esprimere un parere su tale richiesta.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, sono contrario all'accantonamento.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 268).
Passiamo all'emendamento Lulli 5.171, sul quale il parere della Commissione e del Governo sarebbe favorevole in caso di riformulazione.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, volevo sapere se la versione dell'emendamento Lulli 5.171 che stiamo esaminando è l'ultima. Se fosse così, su tale testo propongo una ulteriore riformulazione: al punto 22, esattamente dopo la parola «corrispettivo», aggiungere le parole: «, effettuato a partire dal 4 agosto 2006». Se il proponente fosse d'accordo con tale formulazione, il parere del Governo sarebbe favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore un chiarimento. Su quale testo interviene la richiesta di riformulazione del rappresentante del Governo? Si tratta del testo che abbiamo sullo stampato o di un'altra versione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il testo a cui ci stiamo riferendo è quello così riformulato: al punto b) dopo le parole «della ditta individuale» si intendono aggiunte le parole «o del professionista»; al punto c), rispetto al testo iniziale, è stato richiesto di eliminare le parole «all'iscrizione stessa»; al punto d) è stato richiesto di eliminare le parole «ha l'obbligo di dichiarare»; il punto e) si intende eliminato; il punto 22-bis si intende così riformulato: «In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza; in caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati, di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell'articolo 52, comma primo, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986 n. 131».
PRESIDENTE. Per cortesia, onorevole relatore, potrebbe leggere il testo della lettera a) come risulterebbe dalla sua riformulazione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì. La riformulazione della lettera a) dell'emendamento è la seguente: «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, l'esatta denominazione, la ragione sociale e il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società».
PRESIDENTE. È chiaro. Se la Presidenza ha ben compreso, il rappresentante del Governo propone, al comma 22, un'ulteriore modifica del testo.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Lulli se accetti la riformulazione testè proposta.
ANDREA LULLI. Signor presidente, accolgo la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il parere della Commissione e del Governo, dunque, è favorevole all'emendamento Lulli 5.171, nel testo riformulato.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, mi sembra si tratti di un testo abbastanza articolato e che debba essere valutato con calma. Noi vorremmo anche avere la possibilità di esaminare l'emendamento definitivamente riformulato, al fine di ponderare meglio le modifiche apportate e procedere, eventualmente più avanti, alla sua votazione.
Dal momento che si tratta di una materia particolarmente delicata e complessa, signor Presidente, vorremmo infatti avere piena cognizione di quanto ci accingiamo a votare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, l'onorevole Alberto Giorgetti ha ragione: quindi, predisporremo una riformulazione precisa, in modo che tutti i colleghi abbiano a disposizione il testo che verrà successivamente posto in votazione.
Propongo, pertanto, di accantonare l'esame dell'emendamento Lulli 5.171.
PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, l'emendamento Lulli 5.171 deve intendersi accantonato.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Garavaglia 5.83 e del successivo Osvaldo Napoli 5.85 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 5.85, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.84.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, i due emendamenti precedentemente votati (e che sono stati, ahinoi, respinti) e quello in esame vanno tutti nella stessa direzione. Ricordo che il comma 34 dell'articolo 5 prevede che, nell'arco di sei mesi, il Ministero dell'economia e delle finanze stabilisca le modalità per introdurre, in tutte le amministrazioni pubbliche, criteri di contabilità economica, nonché tempi, modalità e specifiche tecniche per la trasmissione telematica dei dati e dei bilanci.
Vorrei segnalare che non siamo in totale disaccordo sul principio in questione. Siamo sostanzialmente d'accordo tutti sul fatto che occorra fare ordine, ma il problema è rappresentato dalla modalità con cui farlo. Vorrei rilevare, innanzitutto, che l'espressione «criteri di contabilità economica» è troppo ampia.
Esiste, inoltre, un problema di fondo. Gli enti territoriali sono già dotati di strutture e di regole certe.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,40)
MASSIMO GARAVAGLIA. Il problema non è tanto modificare tali regole, quanto valutare «come» si vogliono riformarle. La questione di fondo è che, nella mente dei ragionieri che operano presso le pubbliche amministrazioni, non esiste il concetto di contabilità economica, ma vi è unicamente quello della spesa, inteso come autorizzazione alla stessa.
Quindi, non si può pensare che il Governo possa realizzare ciò, in soli sei mesi, senza ascoltare il parere della conferenza unificata (come aveva giustamente suggerito il collega Osvaldo Napoli) od acquisire almeno il parere delle competenti Commissioni parlamentari (come proponiamo noi con l'emendamento in esame). Ebbene, ritengo che agire in questo modo comporti sicuramente delle distorsioni.
Vi sarebbe il rischio - che, secondo noi, è una certezza - che, in soli sei mesi, si ripetano gli errori e si diffonda su tutto il territorio una mentalità puramente burocratica. La transizione verso una mentalità economica è necessaria; ma non la si attua con un «articoletto», in soli sei mesi. Quindi, è necessario un approfondimento.
Per questo motivo, proponiamo di inserire al comma 34 queste due righe, senza alcun costo per lo Stato, e chiediamo che si acquisisca, quanto meno, il parere delle competenti Commissioni parlamentari in ordine a questi nuovi criteri e bilanci standard che si vogliono introdurre.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, ascoltate le argomentazioni e mutando il parere precedentemente espresso, accoglie la proposta formulata dall'emendamento Garavaglia 5.84.
PRESIDENTE. La Commissione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione concorda con il parere espresso dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.84, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 467
Hanno votato no 5).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Armani 5.86.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, dopo il comma 34 dell'articolo 5, propongo di introdurre una disposizione che riguarda i pagamenti delle pubbliche amministrazioni. È un problema che riguarda soprattutto le piccole e medie imprese, in particolare quelle del settore edilizio che operano nel campo dei lavori pubblici.
L'articolo 2, comma 8, del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, prevede che le pubbliche amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a 10 mila euro, devono verificare se il beneficiario sia moroso rispetto all'obbligo del versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento. In caso affermativo, l'ente erogante non procede al pagamento e, contestualmente, segnala al competente agente di riscossione tale circostanza, ai fini dell'avvio dell'attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. Per le modalità di attuazione di tale misura si rinvia a un decreto del ministro dell'economia e delle finanze.
Tenuto conto che non vengono esplicitati i tempi a disposizione dell'amministrazione per verificare la morosità del soggetto destinatario del pagamento, la misura è in grado di produrre notevoli effetti negativi sulle imprese edili, in particolare, quelle piccole e medie legate a commesse pubbliche, impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Ciò in quanto il mancato intervento dell'amministrazione potrebbe comportare un ingente ritardo nei pagamenti dei corrispettivi dei lavori, oltre che causare un rallentamento nella realizzazione delle opere pubbliche.
Allora, propongo di fissare un limite normativo, un termine di dieci giorni decorrenti dal momento in cui il credito relativo al pagamento della prestazione è divenuto esigibile, entro il quale le amministrazioni pubbliche devono effettuare la verifica della morosità.
Propongo di escludere, successivamente, l'operatività della sospensione dei pagamenti, qualora il soggetto abbia contestato la cartella, rivolgendosi alle commissioni tributarie.
Propongo, infine, di limitare la sospensione del pagamento da parte dell'amministrazione all'importo di cui alla cartella contestata, evitando così la sospensione del pagamento di eventuali importi maggiori.
Data la struttura delle nostre imprese edili (che sono piccole e medie, addirittura di piccolissime dimensioni), questi ritardi nei pagamenti dell'amministrazione pubblica per commesse di opere pubbliche possono anche determinare situazioni di crisi di liquidità e, quindi, anche il rischio di fallimenti. Ritengo, quindi, che questo sia un emendamento di particolare buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare di sottoscrivere il presente emendamento, che mi sembra di buonsenso e che... Sarei lieto se il Governo mi seguisse.
Ieri il Governo ha espresso parere favorevole alla previsione di un termine per quanto riguarda le compensazioni sotto il profilo tributario. Il caso in esame è analogo. Infatti, se la pubblica amministrazione non ha un termine per intervenire, questi pagamenti vengono di fatto congelati e, nel frattempo, potrebbe accadere l'irreparabile, vale a dire la morte dell'imprenditore che, sotto il profilo giuridico, è il fallimento dell'azienda.
Per evitare quindi disparità di trattamento, visto il parere favorevole espresso ieri, chiediamo che il medesimo parere sia espresso anche sul presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armani 5.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lupi 5.87 e Peretti 5.88.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, i colleghi Armani e Consolo hanno già sufficientemente spiegato l'origine di questo emendamento. Mi sembra ingiusto che le imprese, che già si trovano in difficoltà per i pagamenti endemicamente in ritardo degli enti pubblici, si vedano ulteriormente penalizzate non potendo ricevere somme a volte enormemente superiori rispetto ai 10 mila euro di debito che possono avere con l'amministrazione dello Stato.
Una corretta norma commerciale dovrebbe consentire parità di diritti e di doveri sia da parte del debitore sia da parte del creditore. In questo caso, si registra una prevalenza del creditore che può farsi forte del fatto che l'impresa, essendo debitrice nei confronti dell'amministrazione dello Stato o di una società a partecipazione statale di somme anche inferiori a quelle a suo credito, si vede impedita nell'incasso di crediti che spesso sono ceduti alle banche per anticipazioni e che, nel momento in cui non vengono pagati, pongono in grande difficoltà le aziende e conseguentemente i posti di lavoro.
Non vedo perché non si possa stabilire un termine entro il quale l'amministrazione svolge i controlli per poi eseguire il pagamento delle somme eccedenti il credito che ha nei confronti dell'impresa. Mi sembrerebbe un fatto di assoluto buonsenso; quindi non capisco perché il Governo non possa modificare il proprio parere sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lupi 5.87 e Peretti 5.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 268).
Prendo atto che l'onorevole Cacciari si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.89, Garavaglia 5.92, Misuraca 5.93 e Ruvolo 5.94.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, si tratta della comunicazione degli esiti della liquidazione delle dichiarazioni. In pratica, ogni qual volta l'amministrazione finanziaria riscontra all'interno delle dichiarazioni dei tributi versati dai contribuenti delle difformità, delle cose che non risultano chiare, deve invitare - tramite comunicazione - il contribuente, prima dell'iscrizione al ruolo del tributo, a fornire chiarimenti.
Precedentemente, la norma disponeva che questo invito potesse essere rivolto tramite lettera raccomandata oppure tramite l'intermediario che aveva trasmesso la dichiarazione del contribuente. Quindi, l'intermediario faceva sottoscrivere al contribuente una dichiarazione in cui veniva specificato che l'intermediario stesso, qualora l'amministrazione finanziaria avesse riscontrato la necessità di chiarimenti, doveva informare il contribuente sullo stato delle cose. Egli, attraverso la sottoscrizione, si faceva interprete di un compito del quale era realmente consapevole.
Adesso, attraverso questo provvedimento, il soggetto intermediario viene ad essere investito di una responsabilità, di un incarico che magari nemmeno vuole. Infatti, qualora l'amministrazione finanziaria riscontri dei chiarimenti da chiedere al contribuente, informa di questo il soggetto intermediario, il quale deve informare a sua volta il contribuente anche se non si era assunto questo compito. Praticamente, il soggetto intermediario svolge, fondamentalmente, la funzione di esattore perché anche se non si era assunto l'incarico di comunicare al proprio cliente che l'agenzia delle entrate aveva dei chiarimenti da chiedere vi deve adempiere per legge.
Francamente, questa disposizione non ci convince. Perché dobbiamo investire i soggetti intermediari - rappresentati da consulenti o da liberi professionisti - di un compito che non è il loro e che non rientra nella funzione di consulenza?
È questo un aspetto che ci convince poco: si viene ad investire i soggetti intermediari di un compito che non è il loro, confondendo la loro figura con quella degli esattori poiché, comunque, sono tenuti ad informare il cliente. Cosa accade se il cliente non c'è più? Che tipo di responsabilità ricade in questo caso sui soggetti intermediari? Sono questi gli aspetti che bisognerebbe approfondire, al di là della contraddittorietà del provvedimento.
Lo ripeto: in precedenza gli intermediari si attribuivano un compito, ma adesso lo Stato attribuisce loro una competenza anche se non rientra tra quelle a loro spettanti. Si tratta di un fatto che non possiamo condividere, per questo chiediamo la soppressione del comma in oggetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, anche il mio gruppo ha presentato un emendamento che chiede la soppressione del comma 35 proprio per le motivazioni testé ricordate, ma anche perché si tratta di un passaggio ulteriore che renderebbe ancora più burocratico e complesso il rapporto tra il cittadino contribuente e l'amministrazione finanziaria in generale. Vengono coinvolti direttamente per legge, in assenza di una vera disponibilità, tutti i soggetti intermediari per cercare di affermare, da parte dell'amministrazione finanziaria, un percorso di particolare attenzione per il recupero dell'evasione e dell'elusione.
Noi crediamo che questo non sia un metodo corretto poiché, addirittura, vengono stabiliti percorsi aggiuntivi per ciò che concerne i compiti degli intermediari. Al di là del non chiaro aspetto su ciò che potrebbe accadere nel caso in cui non vi fosse una risposta da parte dei contribuenti in merito a precisazioni chieste dall'amministrazione finanziaria, vorremmo anche capire se legato a tutto ciò non vi sia un ulteriore onere o costo determinato in maniera indotta a causa di compiti che, di fatto, vengono assegnati anche agli intermediari. Tale costo o onere - sul quale vi sarà anche una responsabilità - va a toccare, come al solito, le tasche delle imprese e dei cittadini.
Se non è questa la vera motivazione che ha portato all'inserimento di questo comma, chiediamo che quest'ultimo venga soppresso; ciò, rappresenterebbe un atto di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, in riferimento alle osservazioni espresse dai colleghi Fugatti e Alberto Giorgetti debbo dire che anche il mio gruppo ha presentato un emendamento in materia. Perciò mi permetto di aggiungere che la procedura a cui faceva riferimento il collega Fugatti può creare problemi alla maggior parte dei contribuenti che non hanno rapporti continuativi con gli intermediari.
Mi riferisco al caso dei lavoratori dipendenti, dei pensionati, soggetti che, presentando il modello 730, potrebbero non essere raggiunti tempestivamente dalla comunicazione; è pertanto opportuno - ed è il motivo per il quale abbiamo presentato la proposta emendativa - sopprimere il comma 35 dell'articolo, confermando invece l'attuale procedura secondo la quale la comunicazione deve essere indirizzata normalmente e direttamente al contribuente e solo su richiesta all'intermediario.
È questo il motivo per cui non comprendiamo perché il Governo sia così ostinato nel respingere queste proposte emendative sapendo che non recano alcun aggravio di costi e di spesa mentre consentirebbero di aiutare il contribuente, in modo particolare le fasce che non sono collegate con gli intermediari. Il Governo era disattento precedentemente; è sordo alle nostre richieste: noi chiediamo almeno all'Assemblea che sia più responsabile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.89, Garavaglia 5.92, Misuraca 5.93 e Ruvolo 5.94, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.95 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il collega Realacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.96 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 272).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.97, Leo 5.98, Mazzoni 5.99 e Fugatti 5.100.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Intervengo sul mio emendamento 5.97 solo per precisare che, ove fosse approvato, permetterebbe una più razionale gestione dei provvedimenti di irrogazione delle sanzioni a carico dei CAF e degli intermediari abilitati alla trasmissione delle dichiarazioni fiscali, per i motivi che anche prima sono stati illustrati.
Mi sembra che una proposta emendativa così congegnata, se approvata, raggiungerebbe senz'altro il risultato di una più razionale gestione dei provvedimenti in questione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.97, Leo 5.98, Mazzoni 5.99 e Fugatti 5.100, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.101 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 269).
Passiamo all'emendamento Sanza 5.102.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Considerando gli argomenti che con questa proposta pone l'onorevole Sanza - argomenti che non vorremmo semplicemente cancellare con un voto contrario -, chiedo al deputato Sanza di trasfondere il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno che il Governo si impegna ad accogliere.
PRESIDENTE. Chiedo, dunque, al deputato Sanza se acceda all'invito formulato dal sottosegretario.
ANGELO MARIA SANZA. Accolgo l'invito e ritiro l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.103 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.104 e Misuraca 5.105.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, al comma 37 intendiamo aggiungere i commi 37-bis e 37-ter a seguito, anche in questo caso, delle comunicazioni da effettuare al fisco.
In particolare, i nuovi termini prevedono le date rispettivamente del 30 giugno, se la dichiarazione è redatta su modulo cartaceo ed è presentata tramite bancoposta, e del 30 luglio, per le dichiarazioni presentate per via telematica.
Al riguardo, noi vorremmo invece che i tempi fossero prolungati, perché è evidente che molti si appoggiano ai CAF, e penso in particolare agli imprenditori agricoli. Si determina pertanto un momento di sovraccarico per quanto riguarda la presentazione di dichiarazioni per via telematica; dunque, con questo emendamento chiediamo di posticipare i termini per la presentazione.
Ancora una volta non capisco perché il Governo sia distratto e perché la maggioranza non voglia aiutare anche gli imprenditori agricoli. Mi riferisco in modo particolare ai componenti della Commissione agricoltura, sapendo che nelle audizioni le organizzazioni professionali hanno avanzato questa richiesta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.104 e Misuraca 5.105, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misuraca 5.107 e Cosenza 5.106.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, il mio emendamento 5.106 è volto a favorire gli adempimenti relativi alle dichiarazioni dei redditi, stabilendo tempi e termini congrui per la presentazione delle dichiarazioni stesse, onde evitare ingorghi operativi ed errori che causerebbero disagi per i contribuenti tenuti agli adempimenti stessi. Infatti, con il decreto-legge n. 223 del 2006 sono stati notevolmente anticipati i termini dell'invio telematico delle dichiarazioni dei redditi, dal 31 ottobre al 31 luglio di ogni anno.
Tenuto conto che il versamento delle imposte può essere effettuato fino al 16 luglio, i successivi 15 giorni costituiscono un periodo sufficiente per le operazioni da eseguire, soprattutto in relazione alle attività delle organizzazioni professionali che predispongono le dichiarazioni per un rilevante numero di soggetti.
Ad esempio, in agricoltura le organizzazioni predispongono oltre un milione e cinquecentomila dichiarazioni. Di conseguenza, non si può ignorare questo fatto e non creare le migliori condizioni per favorire sia gli adempimenti stessi sia il lavoro che ne deriva (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento Cosenza 5.106.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misuraca 5.107 e Cosenza 5.106, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
votanti 483
astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.109, Campa 5.110 e Mazzoni 5.111.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Il mio emendamento propone di reinserire nei principi posti alla base della presentazione delle dichiarazioni la valenza probatoria nei confronti dell'amministrazione finanziaria della ricevuta di presentazione rilasciata dall'intermediario. La proposta emerge dalla considerazione che la modifica operata al decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 2001, in base al quale l'intermediario non è più obbligato a rilasciare al contribuente una ricevuta con la data di accettazione della dichiarazione, determina seri problemi in termini di coerenza di applicazione dei principi posti alla base del sistema sanzionatorio tributario. In particolare, l'eliminazione della ricevuta determina conseguenze sanzionatorie in capo al contribuente incolpevole nei casi in cui l'intermediario non effettui la trasmissione telematica della dichiarazione nei termini.
L'emendamento, quindi, è teso a salvaguardare, oltre che gli interessi legittimi dei contribuenti, anche quelli dell'amministrazione finanziaria, imponendo agli intermediari la tenuta di un registro informatico in cui siano annotati il nome ed i codici fiscali dei soggetti che presentano la dichiarazione, per i quali l'intermediario ha rilasciato l'impegno alla trasmissione, nonché la data di presentazione ed il protocollo progressivo assegnato. La progressività del protocollo assegnato e l'obbligo di trasmissione dei dati all'amministrazione finanziaria limiteranno la possibilità di abusi nella gestione del servizio di trasmissione telematica da parte degli intermediari.
È da considerare, inoltre, che tale impostazione concettuale dà giusta collocazione alla sanzione, mai abrogata, applicabile per l'omessa o tardiva trasmissione telematica delle dichiarazioni, prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo n. 241 del 1997, alla quale, tuttavia, si vuole conferire, ope legis, la natura di sanzione amministrativa tributaria. Infatti, è da ritenersi che conferendo all'intermediario tale particolare incarico si debba dare valore alle ricevute rilasciate dallo stesso, e al pari appare motivata la presenza di una specifica sanzione per l'intermediario che ometta di trasmettere o trasmetta tardivamente una o più dichiarazioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.109, Campa 5.110 e Mazzoni 5.111, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Leo 5.112, Campa 5.113, Filippi 5.114 e Mazzoni 5.115 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.112, Campa 5.113, Filippi 5.114 e Mazzoni 5.115, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 266).
Mi scuso con il deputato Fugatti per non avergli dato in tempo la parola, ma non l'ho visto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.116, Campa 5.117, Mazzoni 5.118 e Fugatti 5.119.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, il mio emendamento prevede che la trasmissione degli elenchi clienti e fornitori sia unificata con quella della presentazione della dichiarazione annuale IVA, per evitare un doppio lavoro a carico delle aziende.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.116, Campa 5.117, Mazzoni 5.118, e Fugatti 5.119, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 274).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.120, Campa 5.121, Fugatti 5.122 e Mazzoni 5.123.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, deve essere precisato che il mio emendamento è finalizzato a evitare che il nuovo adempimento che si vuole prevedere, consistente nella trasmissione telematica dei corrispettivi, entri in vigore in maniera automatica, nonché a metterlo in relazione alla capacità, alla potenzialità e alla entità di un'impresa. Quindi, per i contribuenti di ridottissime dimensioni questo adempimento non deve essere previsto, perché il trasferimento di dati telematici comporterebbe, per le microimprese, soltanto ingiustificati aggravi di costi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, questo emendamento credo che meriti attenzione sia da parte del Governo e del relatore, sia da parte della maggioranza. Si tratta di individuare una formula per consentire ancora alle piccole imprese, alle microimprese, di sopravvivere a fronte di una complessiva burocrazia fiscale poderosa, quella di fatto prevista dal disegno di legge finanziaria, la quale impone adempimenti che rischiano di strangolarle. Crediamo sia possibile, senza modificare gli aspetti complessivi dei saldi di bilancio e, quindi, senza intervenire sui fondamentali di una manovra economica che, comunque, complessivamente non condividiamo, prevedere una dose di burocrazia assolutamente minore rispetto a quella derivante dalla trasmissione delle informazioni relative all'IVA. La previsione di un volume d'affari minimo sulla base del quale le imprese dovranno effettuare questa comunicazione, che esclude tutte le imprese con un volume d'affari inferiore, riteniamo costituisca un atto doveroso, per consentire a queste imprese di avere un minimo di aspirazione a contribuire, in futuro, alla crescita del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Innanzitutto, signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questi emendamenti. Inoltre, invito ad un momento di riflessione l'Assemblea, specialmente i colleghi che si occupano del comparto agricolo. Infatti, una previsione di questo genere, che va incontro ad una esigenza di semplificazione per le microimprese, sicuramente può essere bene accetta, in particolare in quei comparti. Chiedo, quindi, un istante di attenzione perché questi emendamenti sono sicuramente di buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già spiegato esattamente l'opportunità di questi semplici emendamenti. Tuttavia, ci teniamo, come Lega Nord Padania, a porre l'accento su una questione così semplice. Infatti, introdurre una franchigia di 20 mila euro di volume d'affari nella previsione del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998 è di una misura talmente evidente buonsenso che davvero non si può fare finta di niente. Un volume di affari di 20 mila euro all'anno significa, dedotti i costi, 10 mila euro all'anno, cioè neanche 900 euro al mese.
È evidente che parliamo di microaziende. Quindi, perché questa pervicacia nel non volersi rendere conto che, in questo modo, si va nella direzione opposta a quella della tanto sbandierata semplificazione e dell'aiuto alla piccola e media impresa?
Non ci vuole poco: sono piccoli segnali, ma almeno fate cadere l'accusa, che sta diventando giorno dopo giorno più pesante, secondo cui volete mettere in pista uno Stato di polizia tributaria. Ripeto che 20 mila euro all'anno di volume d'affari non sono neanche 900 euro al mese netti.
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, nel dichiarare che desidero apporre la mia firma all'emendamento 5.123, presentato dai colleghi Mazzoni, Peretti e Zinzi, ribadisco che di questo argomento abbiamo ragionato e discusso più volte in Commissione agricoltura, proprio nell'ottica di una semplificazione degli adempimenti fiscali e burocratici.
Mi pare che in questa direzione si debba dare un segnale; quindi, auspichiamo un diverso atteggiamento del Governo e della maggioranza sugli emendamenti in esame. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.120, Campa 5.121, Fugatti 5.122 e Mazzoni 5.123, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.124, Leo 5.125, Filippi 5.126 e Mazzoni 5.127.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento è volto ad allineare il contenuto degli elenchi ai dati che devono essere obbligatoriamente indicati sulle fatture ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, al fine di evitare defatiganti ricerche da parte delle imprese tenute al nuovo adempimento.
Più specificamente, proponiamo di aggiungere, dopo il comma 37, il comma 37-bis, ai sensi del quale, dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti: «titolari di partita IVA». Senza questa precisazione, non si sa quale documentazione e quali dati debbano essere trasmessi nell'elenco previsto dalla nuova normativa.
L'emendamento allinea quindi il contenuto degli elenchi ed evita contenziosi e ricerche defatiganti da parte delle imprese tenute all'adempimento. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, poiché sono volti a fare chiarezza e non comportano costi, gli emendamenti in esame non dovrebbero presentare, almeno a nostro modo di vedere, problemi di approvazione. Chi deve adempiere, chi è costretto a lavorare applicando la normativa in parola deve anche poter contare su una maggiore chiarezza di rapporti.
Dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» proponiamo di aggiungere le parole «titolari di partita IVA». L'intento è quello di arrivare alla chiarificazione di un determinato aspetto. Purtroppo, da quando stiamo esaminando i vari provvedimenti presentati da questo Governo in materia economica, finanziaria e fiscale non possiamo dire che intervengano chiarimenti, disposizioni facili da capire ed agevolazioni per chi lavora nel settore e per i contribuenti stessi.
Ci sembra che gli emendamenti possano essere agevolmente approvati: noi della Lega Nord abbiamo presentato l'emendamento Filippi 5.126 e lo sosterremo con il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il Governo dovrebbe avere la capacità di distinguere gli emendamenti di natura ostruzionistica, ridondanti o comunque inefficaci o inutili, da quelli che sono utili ai contribuenti, senza stravolgere i dati di un percorso finanziario. Ebbene, questi (non dirò benedetti, ma maledetti) elenchi rappresentano un appesantimento tanto esecrato quanto inutile, come abbiamo sottolineato più volte.
La precisazione che noi proponiamo restringe il relativo obbligo di presentazione soltanto ai soggetti titolari di partita IVA. Un operatore economico può venire a contatto con un'innumerevole serie di altri soggetti, con cui ha rapporti, e non c'è bisogno, ai fini delle verifiche incrociate, che siano tutti elencati, anche coloro che sono privati, non titolari di partita IVA.
Lo scopo di questi emendamenti, che chiedo di sottoscrivere, è assolutamente ragionevole; essi non stravolgono nulla e non hanno un costo. A mio parere, il Governo dovrebbe accettarli nell'interesse dei contribuenti, senza nulla togliere all'esigenza dei controlli incrociati fiscali.
Avete il dovere di rispondere su temi di questo genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.124, Leo 5.125, Filippi 5.126 e Mazzoni 5.127, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.128, Campa 5.129, Mazzoni 5.130 e Filippi 5.131.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà
CESARE CAMPA. Il mio emendamento ha la finalità di limitare la compilazione dell'elenco clienti ai soli soggetti titolari di partita IVA. Si ritiene, infatti, che estendere l'indicazione nell'elenco anche a liberi cittadini non imprenditori determini un'ingiustificata violazione della privacy, in quanto porta a scarsi risultati in termini di efficacia dell'azione di accertamento; inoltre, l'invadenza nella riservatezza del cittadino non appare controbilanciata da un reale rischio di evasione dei tributi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Voglio ribadire un concetto di tutta evidenza: un elenco che contenga solo le aziende con numero di partita IVA è significativo, ma inserirvi anche soggetti che hanno unicamente il codice fiscale significa inserire soggetti con attività saltuaria e assolutamente marginale. Quindi, nell'ottica della burocratizzazione, ciò è contro la semplificazione, non si recupera evasione ed elusione fiscale e non si allarga la base imponibile ma solo «la rottura di scatole» per i contribuenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento dei colleghi e depreco il persistente silenzio del Governo, che dimostra o disattenzione colpevole o coscienza non a posto. Quando attacchiamo, dicendo che si vuole dare vita ad uno Stato di polizia fiscale o di terrorismo inutile, sul piano fiscale, intendiamo proprio questo: quello che serve per compiere verifiche incrociate pertinenti tra operatori economici può avere un senso - non sempre, peraltro, lo ha -; quando, invece, si viene ad intrudersi nella vita individuale di soggetti che hanno un codice fiscale ma non una partita IVA, vi è una violazione, sotto molteplici aspetti ipotizzabili, della privatezza delle persone, che non è necessaria al contrasto dell'evasione fiscale.
Il Governo, quindi, deve rispondere su questo, perché è grave e sintomatico che il Governo, con queste norme, si intruda nella vita privata dei cittadini, senza che ciò sia necessario alle esigenze della lotta all'evasione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.128, Campa 5.129, Mazzoni 5.130 e Filippi 5.131, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 263).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.132, Campa 5.133 e Mazzoni 5.134.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento è assai necessario perché tende a chiarire che per i soggetti rientranti nel nuovo regime della franchigia IVA, previsto dall'articolo 7, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 2006, il regime naturale è quello ordinario IVA. Solo su opzione è possibile applicare il nuovo regime speciale. Tale chiarimento è fondamentale per evitare contenziosi ed aggravamenti di costi per le imprese. Inoltre, la sua mancata accettazione non sarebbe motivata perché non si darebbe ai contribuenti certezza di un loro sacrosanto diritto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.132, Campa 5.133 e Mazzoni 5.134, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Campa non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 5.135.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.135, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.136, Campa 5.137, Mazzoni 5.138 e Fugatti 5.139.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento introduce una norma importante di chiarimento per evitare possibili manovre elusive. Le quote di ammortamento precedentemente dedotte devono essere imputate provvisoriamente al fondo ammortamento che riguarda i fabbricati e a quello del terreno. Questa precisazione è importante per evitare contenziosi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, in questo caso facciamo riferimento al purtroppo famoso decreto Visco-Bersani, il primo in cui è comparsa una forma di accanimento verso le categorie produttive. L'articolo 36, al comma 7, riguardante il recupero di base imponibile, stabilisce che ai fini del calcolo delle quote di ammortamento deducibili il costo dei fabbricati strumentali deve essere assunto al netto del costo della aree occupate dalla costruzione e di quelle che ne costituiscono pertinenza (terreni). Il costo delle predette aree è quantificato in misura pari o maggiore tra quello esposto in bilancio e quello corrispondente al 20 per cento e per i fabbricati industriali al 30 per cento del costo complessivo. Il comma 8 recita che le disposizioni del comma 7 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto anche per le quote di ammortamento relative ai fabbricati costruiti od acquistati nel corso di periodi di imposta precedenti.
Con il mio emendamento si profila una forma di chiarezza il mio verso chi deve computare queste quote di ammortamento. Infatti, l'emendamento intende aggiungere le parole: «le quote di ammortamento dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7» (quelle in cui si tiene conto anche del valore del terreno) «sono imputate proporzionalmente al terreno ed al fabbricato». È una forma di chiarezza verso chi deve imputare tali quote di ammortamento, in modo che possa procedere il più chiaramente possibile perché si tratta di cifre che incidono sulla base imponibile, su quanto i contribuenti andranno a pagare e quindi sulle loro tasche. È insomma una forma di chiarezza che a nostro avviso può essere accettata dalla maggioranza e dal Governo, perché rispecchia buon senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Presidente, abbiamo presentato un emendamento su questo argomento per ribadire che si tratta non solo, come ha spiegato il deputato Fugatti, di un intervento teso a fare chiarezza sull'argomento e che espone una interpretazione normativa più puntuale, ma anche di una questione di sostanza. Quando si vanno infatti a modificare le regole del gioco in corso d'opera di fronte a piani complessivi di ammortamento già prestabiliti, sulla base delle quali le aziende operano una valutazione di opportunità di investimento di carattere finanziario, è ovvio che questo tipo di scelte incidono non esclusivamente dal punto di vista formale ma anche in modo sostanziale sui costi complessivi delle aziende, sulle loro pianificazioni di interventi e di investimenti e in misura significativa anche in un percorso di indebitamento nei rapporti con gli istituti di credito.
Si tratta dunque di un intervento che anche da questo punto di vista investe una materia già normata e già per questo si tratta secondo noi di un atto di scorrettezza particolare, laddove lo statuto del contribuente viene sistematicamente calpestato all'interno di questa legge finanziaria, nei provvedimenti collegati, nel decreto fiscale, non dando in generale certezza in materia di normativa fiscale al contribuente.
Oltre a ciò, vi è un sistema complessivo di tenuta di imprese che, di fronte a tale modifica sul piano degli ammortamenti, rischiano anche in talune situazioni di non riuscire a far fronte ad adempimenti stringenti e in periodi temporali più ristretti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.136, Campa 5.137, Mazzoni 5.138 e Fugatti 5.139, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i deputati Marinello, Romele e Balducci non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.140, Campa 5.141, Mazzoni 5.142 e Fugatti 5.143.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, siamo sempre alle solite. Con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 233, convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 2006, abbiamo dato un colpo alla credibilità di questo Parlamento, anzi di questo Governo, perché ci siamo rimangiati le solenni promesse fatte ai contribuenti.
PRESIDENZA DEL VICE
PRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 19,35)
CESARE CAMPA. In questo caso, se non approvassimo un emendamento chiarificatore, obbligheremmo i contribuenti alla presentazione di questi elenchi per l'anno 2006, aggiungendo nuovi adempimenti che li costringerebbero anche a riprendere registrazioni contabili già chiuse, creando difficoltà nell'amministrazione e incertezza. Dobbiamo dire che, pur essendo contrari alla norma, quantomeno essa dovrebbe avere valenza dal 2007 e non carattere retroattivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.140, Campa 5.141, Mazzoni 5.142 e Fugatti 5.143, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Mi dispiace che sia andato via il presidente Bertinotti. Volevo ringraziare il Governo per la sensibilità che ha dimostrato mandando due viceministri al posto di un ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.144, Campa 5.145, Filippi 5.146 e Mazzone 5.147.
Prendo atto che i presentatori non accedono al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Filippi 5.146, sottoscritto anche da me, interviene sull'ormai «famoso» decreto Visco-Bersani, al comma 33 dell'articolo 37. È un argomento attuale, dato che è stato discusso anche ieri, quando è stato approvato un emendamento di buonsenso, da noi presentato, con un voto unanime da parte di tutta l'Assemblea, secondo cui chi deve essere sottoposto all'invio dei corrispettivi giornalieri in via telematica non dovrà emettere lo scontrino.
L'emendamento in esame interviene su quanto prevede l'articolo 37, comma 33, del decreto Visco-Bersani, in cui è scritto che i soggetti, di cui all'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, trasmettono telematicamente all'Agenzia delle entrate, distintamente per ciascun punto vendita, l'ammontare complessivo dei corrispettivi giornalieri delle cessioni dei beni e delle prestazioni dei servizi. Con l'emendamento in esame intendiamo inserire una norma di favore, una franchigia per i contribuenti minori e le piccole imprese, i piccoli negozi.
A nostro modo di vedere, questo provvedimento è forte ed andrà ad incidere decisamente sull'attività quotidiana dei punti commerciali, soprattutto di quelli più piccoli, presenti nei comuni minori, ad esempio in quelli montani. Il nostro emendamento intende salvare, visto che ormai è già stato deciso che i corrispettivi dovranno essere inviati telematicamente e quotidianamente, i piccoli negozi, quelli che hanno un volume d'affari inferiore a ventimila euro. Lo consideriamo una norma di buon senso e ne chiediamo l'approvazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.144, Campa 5.145, Filippi, 5.146 e Mazzoni 5.147, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i deputati Balducci e Vichi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.148, Campa 5.149, Filippi 5.150 e Mazzoni 5.151.
Prendo atto che i presentatori non accedono al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.148, Campa 5.149, Filippi 5.150 e Mazzoni 5.151, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.152, Campa 5.153, Filippi 5.154 e Mazzoni 5.155.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, per tutto il pomeriggio, ho cercato di presentare ed illustrare emendamenti che tendevano a dare certezza ai contribuenti e che tentavano di migliorare le cose sbagliate che il Governo ha fatto anche con il decreto Visco.
In questo caso, io chiedo veramente attezione perché alla fine dei miei interventi dico sempre grazie e, quindi, gradirei che qualcuno esaminasse le cose che vengono presentate non per fare ostruzionismo, ma per correggere degli errori. Con questo emendamento chiedo che il direttore dell'Agenzia delle entrate, al quale è demandato sulla base del decreto Visco del 4 luglio 2006 di emanare uno specifico provvedimento attuativo con il quale saranno stabilite le modalità tecniche per l'invio telematico dei corrispettivi, debba anche prevedere le modalità tecniche per la correzione di eventuali errori commessi in sede di trasmissione telematica dei corrispettivi.
Mi sembrerebbe veramente di buonsenso dare al direttore dell'Agenzia delle entrate la possibilità di emanare un provvedimento attuativo che comprenda anche norme tecniche per la correzione di eventuali errori, sia per dimostrare che non siamo persecutori nei confronti di chi, in buona fede, sbaglia sia per fare in modo che coloro che sbagliano in buona fede (e senza creare danni) possano anche correggere quell'invio telematico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare la sua attenzione sul fatto che il Governo deve almeno un minimo di rispetto formale all'opposizione che sta illustrando gli emendamenti, mentre a tale dovere non si attiene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, io, rispetto alla gentile collega che mi ha preceduto, vorrei rincarare la dose; precisamente, vorrei osservare che, mentre il Governo bivacca senza costrutto e non prestando ascolto a quanto si dice, si stanno respingendo emendamenti che cercano di rendere la vita più sopportabile agli operatori economici, soprattutto ai più piccoli che non hanno attrezzatura impiegatizia per disimpegnare queste incombenze. L'emendamento che avete respinto poc'anzi prevedeva che la trasmissione telematica avvenisse nelle scadenze che sono quelle proprie della liquidazione di imposta, cioè quanto di più normale, quanto di più esonerante da inutili tartassamenti. In questo caso, non si vuole prevedere né l'evasione né l'elusione, ma solo un termine e le modalità per la correzione di meri errori materiali. Neanche a questo il Governo risponde e in questo modo non manca di rispetto a noi, ma alla gente che lavora e fatica, cercando di sbarcare il lunario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.152, Campa 5.153, Filippi 5.154 e Mazzoni 5,155, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
(Una voce dai banchi di Rifondazione Comunista: Chiudi!)
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.156.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.156 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.157, Campa 5.158, Mazzoni 5.159 e Filippi 5.160. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.157, Campa 5.158, Mazzoni 5.159 e Filippi 5.160, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.161, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.162, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.163, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.164, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.166, Leo 5.167, Mazzoni 5.168 e Fugatti 5.169, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 266).
A questo punto, è necessario valutare la possibilità di esaminare o meno l'emendamento Lulli 5.171, che era stato precedentemente accantonato. Nel caso in cui si decidesse di non procedere ancora alla sua votazione, non si potrebbe procedere neanche alla votazione dell'articolo 5 e si dovrebbe passare all'articolo aggiuntivo Leone 5.01.
Chiedo al relatore di pronunciarsi su come intenda proseguire nello svolgimento dei nostri lavori.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, possiamo proseguire con l'esame degli articoli aggiuntivi.
PRESIDENTE. Sta bene.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, ho fatto una proposta sull'ordine dei lavori. Il collega Ventura mi ha gentilmente risposto che bisognava seguire l'ordine del disegno di legge finanziaria. Se non votiamo l'articolo 5, onorevole Ventura, noi non faremo gli articoli aggiuntivi all'articolo 5. È la sua proposta, il suo modo di procedere! O si rimanda a domani, oppure, se volete proseguire questa sera, si sospenda la seduta per consentirvi di dirimere la questione per la quale avete accantonato l'emendamento Lulli 5.171, in modo da concludere l'esame dell'articolo 5.
Altrimenti, Presidente, propongo di riprendere l'esame del provvedimento dall'articolo 84 (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Chiedo al relatore quale sia il suo orientamento al riguardo.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il relatore è in grado di esprimere un parere sull'emendamento Lulli 5.171, precedentemente accantonato, nel giro di sessanta secondi. Le chiedo, quindi, di sospendere brevemente la seduta per un tale periodo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo pertanto la seduta per un minuto, a partire da adesso.
La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 19,51.
PRESIDENTE. Verificato che è trascorso un minuto, riprendiamo la seduta.
Passiamo all'emendamento Lulli 5.171, precedentemente accantonato.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, sono in grado di dare lettura della proposta di riformulazione dell'emendamento Lulli 5.171 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Le siamo profondamente grati. Prego, relatore Ventura.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, do lettura dell'emendamento nel testo così riformulato:
Dopo il comma 28, aggiungere il seguente:
«28-bis. Il comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dai seguenti:
"22. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare: a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, di fornire la denominazione, la ragione sociale e i dati identificativi del legale rappresentante o del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società; b) il codice fiscale o la partita IVA; c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio di riferimento per il titolare ovvero per il legale rappresentante o mediatore che ha operato per la stessa società; d) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività e le analitiche modalità di pagamento della stessa.
22-bis. In caso di assenza dell'iscrizione nel ruolo degli agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio è obbligato ad effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da 500 euro a 10 mila euro e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell'articolo 52, comma 1, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.".
28-ter. Le disposizioni di cui al comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, trovano applicazione con riferimento ai pagamenti effettuati a decorrere dal 4 luglio 2006.».
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, accetta la riformulazione proposta dal relatore del suo emendamento 5.171?
ANDREA LULLI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, proporremmo al relatore e al presentatore dell'emendamento una piccola modifica che può chiarire meglio la questione.
Dopo le parole: «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa,» sarebbe opportuno proseguire con le parole: «di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale ed i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;».
La questione può sembrare molto tecnica, ma in realtà, a ben vedere, fa parte delle osservazioni svolte su questo testo da parte di diversi soggetti, tra i quali anche coloro che hanno contribuito a meglio formularlo.
PRESIDENTE. Il relatore è d'accordo?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, anche lei è d'accordo?
ANDREA LULLI. Sì, Presidente.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, chiedo che sia immediatamente convocato il Comitato dei nove, perché non disponiamo del testo riformulato. Sappiamo che è stato scritto a più mani ed è anche presumibile che sia un buon testo; pertanto vorremmo valutarlo in sede di Comitato dei nove per poi ripresentarci in aula anche alla luce delle ulteriori modifiche proposte dal Governo. Quindi, trattandosi di materia complessa, chiedo la sospensione della seduta per consentire la riunione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Chiedo al presidente della V Commissione quanto tempo sia necessario per la riunione del Comitato dei nove.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, se il Comitato dei nove si riunisce nella sala dei ministri, ritengo siano sufficienti dieci minuti.
PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, a nome della Commissione informo l'Assemblea che il testo della riformulazione dell'emendamento Lulli 5.171 è quello da me presentato prima della sospensione della seduta, con l'aggiunta delle integrazioni proposte dal Governo (Commenti)...
ELIO VITO. Leggilo, però!
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, do lettura della parte dell'emendamento che comprende le integrazioni proposte dal Governo. Si tratta della lettera a): «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale e i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società».
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo ribadisce il parere favorevole sulla nuova formulazione dell'emendamento Lulli 5.171.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, debbo dire che noi avevamo già presentato una proposta emendativa che raccoglieva alcune delle questioni poste anche dal collega Lulli. Successivamente, mi pare che il lavoro svolto abbia recepito una serie di istanze, di esigenze; quindi, nel complesso, l'emendamento si avvicina a quanto da noi proposto. Si prevedeva cioè di riuscire a monitorare l'attività svolta da intermediari abusivi, non registrati i quali, nell'ambito di transazioni ordinarie attorno agli immobili, potevano concludere delle operazioni di elusione o di evasione fiscale.
Quindi, nel complesso, questo testo è da considerarsi migliore rispetto a quello che avevamo proposto; esso salvaguarda anche alcune categorie professionali indirettamente coinvolte, senza una responsabilità diretta, nell'intermediazione mobiliare. Anche il mio gruppo può, di conseguenza, assumersi la responsabilità di approvarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Anche il mio gruppo esprime parere favorevole nei confronti del testo riformulato dell'emendamento Lulli 5.171 poiché esso, in qualche modo, recupera le iniziative proposte dall'onorevole Campa.
In ogni caso, mi sia permesso rappresentare un certo rammarico poiché le proposte non vengono riassunte o, perlomeno, non viene riportato lo sforzo che l'opposizione esercita in quest'aula; la cosa, verificatasi già per i primi articoli, si sta ripetendo anche stavolta.
Spero che da ora fino al termine dell'esame della finanziaria ci darete almeno il merito di riconoscere qualche proposta emendativa in capo ai gruppi che la presentano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che la Lega Nord voterà a favore su questa proposta emendativa, che comunque rappresenta un miglioramento apportato ad una pessima legge. Vorrei, però, far notare l'anomalia della circostanza attuale nella quale si modifica dopo soli tre mesi il «fantastico» decreto Visco-Bersani, che doveva operare chissà quali mirabolanti interventi a vantaggio del paese. Peraltro, se leggiamo il testo di quel decreto, ci accorgiamo che è un provvedimento teso a trovare tutti i modi possibili ed immaginabili per identificare e tassare gli evasori, sul presupposto che tutti i cittadini italiani vogliano frodare il fisco.
Voteremo quindi a favore, ma con rammarico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per annunciare che anche noi voteremo a favore, ma senza rammarico. Voteremo convintamene a favore perché ogni emendamento che migliora la legge è sicuramente un contributo in più dato ai nostri cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anzitutto desidero ringraziare il sottosegretario (e ovviamente il proponente dell'emendamento) per avere raccolto la mia richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale) di precisare che per i pagamenti - o per la parte dei corrispettivi - effettuati prima del 4 luglio 2006 non vi è l'obbligo di indicare le modalità.
Mi auguro che la disposizione contenuta nel comma 28-ter dell'articolo, così come proposto dal relatore, voglia proprio significare ciò. Non intendo creare ulteriori problemi né all'Assemblea, né al relatore, né al Governo. Ribadisco, ai fini della corretta interpretazione della norma, che il comma 28-ter va letto nel senso che per i corrispettivi - o la parte di essi - effettuati prima del 4 luglio 2006 non vi è l'obbligo di indicare le modalità di pagamento. Mi auguro che il Governo voglia confermare questa mia interpretazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 5.171, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 8).
Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto su questo articolo, che ha conosciuto un esame alquanto «tormentato», come dimostrano anche, da ultimo, le vicende dell'emendamento Lulli 1.171, poc'anzi votato. Ciò rivela lo sforzo che certamente il Governo ha fatto per cercare di approfondire i meccanismi di controllo e di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale; a mio avviso, tuttavia, quando a consuntivo verificheremo i risultati raggiunti, ci accorgeremo che tale sforzo avrà prodotto un ulteriore aumento degli adempimenti burocratici e amministrativi dei contribuenti (in particolare dei piccoli e piccolissimi operatori economici e delle imprese). Probabilmente, infatti, non si otterranno effetti significativi, se non quello di esacerbare la gente e quanti devono sottostare a tutti questi adempimenti; senza risolvere il problema, si indurrà, anzi, una fuga dalle attività produttive.
Comprendo l'esigenza di introdurre e di sviluppare tutti gli strumenti e gli apparati informatici che costituiscano un modo per controllare tutti i flussi economici in una società complessa ed economicamente sviluppata come quella del nostro paese. Tuttavia, il viceministro Visco dovrebbe rendersi conto che questo paese non è composto soltanto di imprese che possono contare su commercialisti e funzionari per seguire e gestire gli apparati elettronici; non è fatto soltanto da gente che ha conti correnti, emette assegni e possiede bancomat e carte di credito. Siamo anzi un paese che - per lo meno in alcune sue parti - è ancora arretrato su tale versante.
Quindi, la spinta che può derivarne potrebbe dare certamente un contributo. Molta gente si attrezzerà con questi nuovi strumenti, ma si potrebbero anche avere - e la preoccupazione del mio gruppo è questa - effetti negativi di fuga dalle attività produttive, con riflessi economici negativi per l'intero paese.
Io credo che la proposta della Casa delle libertà, e in particolare di Alleanza Nazionale, di creare, attraverso gli strumenti dell'anagrafe tributaria, il contrasto di interessi (almeno per quanto riguarda il servizio alle persone, che può essere realizzato con la trasformazione dell'anagrafe tributaria da anagrafe sull'imposta a quella sul contribuente), avrebbe potuto realizzare gli scopi del contrasto all'evasione e all'elusione, quanto meno per tutta questa miriade di piccole e piccolissime imprese. Infatti, si metterebbero in contrapposizione colui che chiede il servizio e colui che lo fornisce, in modo più efficace rispetto a quel meccanismo burocratico che, a mio avviso, non farà altro che incrementare il contenzioso tributario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. L'articolo 5 ha come titolo «Accertamento e contrasto all'evasione», ma potremmo indicarlo anche in un altro modo, ad esempio: «Dichiarazione di guerra contro il contribuente». Volendo chiamarlo con il nome che gli è stato dato in questa legge finanziaria, la Lega Nord è comunque decisa fortemente a votare contro.
In proposito, vorrei focalizzare l'attenzione sui commi 4, 5 e 28. Il comma 4, in modo particolare, innalza da poco più di 5 milioni di euro (un fatturato di circa dieci miliardi di vecchie lire) a 7,5 milioni di euro l'ambito di applicabilità degli studi di settore. Il problema è che questa norma agisce, ancora una volta, in modo retroattivo. Infatti, al comma 5, si dispone che le nuove norme entreranno in vigore già alla data del 1o gennaio 2007. Dunque, viene anticipata, con effetti di retroattività, l'applicabilità degli studi di settore. Questo, signor Presidente, testimonia ancora una volta che siamo in presenza di una deroga all'articolo 4 dello statuto del contribuente.
In un paese civile, o che vuole essere tale, una cosa del genere non può continuare a verificarsi. Non si sta parlando di un paese che vuole essere più o meno ricco, ma di un paese che deve e vuole essere civile. La norma che vieta disposizioni che agiscano in modo retroattivo in materia fiscale è scritta nero su bianco nello statuto del contribuente. Ebbene, questo Governo continua ad andare contro questa norma che rappresenta una disposizione di civiltà e non tanto di tornaconto per portare soldi nelle casse dello Stato. Questa norma è alla base della tutela di diritti fondamentali, per l'appunto quelli del contribuente.
Sul comma 28, già in precedenza l'onorevole Fugatti, commentando un emendamento ad esso relativo, ha dimostrato come tale disposizione sia di fatto assurda, in quanto obbligherebbe gli agenti immobiliari a sostituirsi o comunque a fare il mestiere, in ordine, di: pubblici ufficiali, notai, ufficiali giudiziari, segretari o delegati della pubblica amministrazione, delle stesse parti contraenti, dei cancellieri, degli impiegati dell'amministrazione finanziaria e degli appartenenti al corpo della Guardia di finanza.
In più, costoro, invece di preoccuparsi di fare il proprio mestiere, non solo dovrebbero sostituirsi ai soggetti prima citati, ma per giunta, nel caso in cui i loro clienti non dovessero pagare, si ritroverebbero ad essere responsabili in solido nel pagamento dell'imposta. Questo ci sembra un'assurdità, perché va contro i diritti fondamentali che la nostra Carta costituzionale dovrebbe invece garantire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, potrei limitarmi a considerare che con questo articolo si introduce la retroattività dell'imposta, derogando all'articolo 4 dello statuto dei contribuenti. Già chi mi ha preceduto ha ricordato come un paese civile non possa, da un lato, approvare con grande solennità in quest'aula lo Statuto del contribuente e poi, per un mero discorso di cassa, disattenderlo. Basterebbe questo, ma da parte mia vi sono altri motivi di insoddisfazione e di rammarico, perché in tutto il pomeriggio ho cercato - credo mi si debba rendere atto di questo - di apportare dei miglioramenti e non di praticare atteggiamenti ostruzionistici. Ho cercato di dare suggerimenti che potessero in qualche modo migliorare o modificare in maniera notevole alcuni errori compiuti dal Governo sia con il decreto Bersani sia con questo disegno di legge finanziaria. Abbiamo sentito, invece, ripetere costantemente di no, senza neanche attardarsi a cercare di capire se vi fosse una parte di verità e se si potesse in qualche maniera migliorare il testo con un contributo che spesso viene chiesto a parole, ma nei fatti rifiutato.
Devo ringraziare il collega Mantini, il quale ad un certo punto, quasi sottovoce, ha detto: potremmo accantonare questo emendamento. Ringrazio il collega Conte, che ha sottolineato come la riformulazione dell'emendamento 5.171 predisposta dal relatore tragga origine da un emendamento presentato dal sottoscritto per favorire l'emersione, quella che voi dite di voler favorire per combattere il lavoro sommerso e che invece con il vostro voto contrario avevate respinto, anche se poi avete recuperato.
Allo stesso modo, sulle cooperative sociali ha ragione il collega Delfino quando ricordava l'atteggiamento tenuto da qualcuno della maggioranza che si era accorto di aver votato contro un emendamento che prevedeva benefici a favore delle cooperative sociali e, per mettersi il cuore in pace, ha detto: so, però, che il Governo ha presentato un emendamento. Tuttavia, noi stavamo discutendo un emendamento a favore delle cooperative sociali e se allora l'atteggiamento di quel collega era favorevole doveva dissociarsi e votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Ma questa sensibilità non c'è. Bisogna portare a casa il provvedimento, bisogna fare presto, anzi bisogna fare tardi! Siete voi che ritardate i lavori e sicuramente porrete la questione di fiducia, anche se non siete in grado ad oggi di sapere come formulare il maxiemendamento da sottoporre al voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e allora avete bisogno di fare la manfrina, cercando di dire che coinvolgete l'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Voi non siete dei nostri, siete contro il paese e contro i contribuenti, perché anche a fronte di emendamenti modesti dal punto di vista normativo, che chiedevano al Parlamento di attribuire un potere al direttore della Agenzia delle entrate perché emanasse una norma contenente direttive utili a correggere gli errori, vi è stato un atteggiamento di chiusura.
No, non si possono correggere gli errori: bisogna tassare il contribuente, bastonarlo, far chiudere le imprese per soli tre scontrini mancanti! Questa è la verità, questo è l'atteggiamento di questa parte della sinistra, che deve essere respinto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario del Movimento per l'Autonomia sull'articolo 5. Vorrei farlo, argomentando in maniera pacata sulla valenza e sulla portata concreta di una norma assolutamente punitiva nei confronti di quel ceto medio che rappresenta, comunque, la spina dorsale socio-economica del nostro paese.
L'articolo 5 ha anche una valenza simbolica assolutamente negativa per la prospettiva che si apre con la futura approvazione del disegno di legge finanziaria. La revisione in senso restrittivo, con un aumento degli adempimenti e degli accertamenti presuntivi di reddito di alcune categorie, rappresenta l'attuazione normativa di una cultura del sospetto che, credo, non trova riscontro in alcuno dei dati a disposizione dell'amministrazione dello Stato. Se non è campata in aria la notizia diffusa da tutti i media nei giorni scorsi, di un consistente e significativo aumento del gettito fiscale per l'anno 2005, in riscossione nell'anno 2006, significa che è possibile fare emergere il sommerso e, comunque, contrastare l'evasione fiscale attraverso sistemi che non criminalizzano intere categorie ma, viceversa, stimolano ad essere contribuenti fedeli. Intendo affermare, in altri termini, che, in applicazione degli elementari principi vigenti in materia economica, una sopportabile pressione fiscale, unita a una semplicità di approccio agli adempimenti tributari, favorisce certamente il pagamento delle imposte. Non dico che sia foriera di gioia nel pagamento, perché credo che questo contraddirebbe la natura umana; ma la semplificazione e una pressione fiscale adeguata producono, sostanzialmente, una maggiore disponibilità da parte del contribuente a compiere il suo dovere.
L'inasprimento fiscale rappresentato non soltanto dall'aumento del prelievo, ma anche dalla complicazione degli adempimenti richiesti al contribuente, rappresenta senza ombra di dubbio il migliore degli incentivi a diventare, qualora già non lo si fosse, evasori fiscali. Credo che il rimedio approntato dal Governo sia davvero peggiore del male e, per questo, esprimeremo voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, per dire all'onorevole Campa che può verificare dal resoconto che non ho espresso voto contrario sull'emendamento Delfino. Ho fatto soltanto rilevare, intervenendo sull'ordine dei lavori, che vi era una anomalia, che ho dimostrato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per confermare il convinto voto contrario dell'UDC su questo articolo, non tanto per le finalità che si propone e che noi condividiamo, cioè la battaglia e il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, quanto per la modalità con cui questo articolo persegue tali obiettivi.
È stata dimostrata, dal confronto, una crescita degli adempimenti burocratici, che noi, assieme alle altre forze dell'opposizione, abbiamo cercato di mitigare, di migliorare, senza venir meno alla finalità di fondo.
Soprattutto, una normativa così impostata, senza un vero dialogo, senza un vero confronto, è dissonante e disarmonica rispetto allo statuto del contribuente. Negli anni passati, in quest'aula, avevamo più volte sollecitato una nuova politica fiscale con l'«amico cittadino», un rapporto tra l'amministrazione pubblica ed i cittadini che fosse improntato a correttezza e serietà, non a quegli atteggiamenti pregiudiziali che, invece, sembrano presenti nella filosofia che ispira il provvedimento.
Per queste ragioni, comprendendo soprattutto le difficoltà per le piccole e medie imprese del settore artigiano, per i settori delle professioni, agricolo e commerciale, siamo obbligati a dissentire non sull'obiettivo, ma su una norma che è certamente punitiva per tali categorie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito socialista voteremo contro l'articolo 5.
Il tema della lotta all'evasione ed all'elusione fiscale non ci vede assolutamente in dissenso. È l'insieme delle manovre di carattere repressivo che ci trova perplessi. Ricordo che, all'inizio degli anni Ottanta, il Governo si fece promotore di una legge che fu definita «manette agli evasori»: il risultato fu che a nessun evasore furono messe le manette e che l'evasione e l'elusione fiscale aumentarono.
Credo che la via debba essere necessariamente un'altra: elaborare la proposta di un fisco giusto, che tenga conto dei problemi reali delle nostre imprese. Bisogna che vi rendiate conto che il ceto medio italiano, le categorie economiche e produttive, sono importanti quanto il lavoro dipendente.
Sentite anche voi, perché siete onesti ed avete sensibilità politica, l'aria che si respira nei vostri confronti, in questo momento, in questo mondo, in particolare nel territorio del Nord Italia. Se parlate con gli artigiani, con i commercianti, con la piccola impresa, al di là del voto che hanno espresso alle elezioni politiche, troverete molta protesta ed insoddisfazione nei confronti delle manovre attualmente al vaglio della Camera dei deputati.
Quando parlate di dialogo, dovete capire che non c'è solo il problema del dialogo con il sindacato e con la CGIL: il dialogo va impostato con tutte le categorie sociali. Richiamo quello che vi ha rimproverato un sindaco di un'importante città del Nord, Massimo Cacciari: voi non avete ancora un'esatta cultura del lavoro! Il lavoro, oggi, non è soltanto quello dipendente, ma anche quello autonomo. E non si è avverata la vecchia profezia di Marx, il quale pensava alla proletarizzazione della società ed all'eliminazione del ceto medio, ma il contrario: il lavoro autonomo si è diffuso e le categorie sociali del lavoro autonomo e produttivo sono diventate maggioranza di questo paese. È con queste categorie, anche con queste categorie, che voi dovete dialogare per elaborare proposte convincenti (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 174).
Prendo atto che i deputati Dato e Del Bue non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Secondo gli accordi intercorsi, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, alle 9,30, come già comunicato stamani.
DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA
IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)
(A.C. 1746-bis - Sezione 1)
ULTERIORE PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
Sui subemendamenti 0.6.100.1 e 0.6.100.2, nonché sugli emendamenti 18.600 e 19.600 della Commissione e dei subemendamenti 0.19.600.1 e 0.19.600.2.
Inoltre esaminato il testo dei subemendamenti 0. 9. 600. 7. Gianfranco Conte, 0. 9. 600. 3. Brugger, 0. 9. 600. 1. Andrea Ricci, 0. 9. 600. 2. Andrea Ricci, 0. 9. 600. 4. Marinello, 0. 9. 600. 5. Marinello, 0. 9. 600. 6. Angelino Alfano, 0. 9. 600. 8. Gianfranco Conte, nonché degli emendamenti della Commissione 9. 600, 10. 600, 10. 601, 19. 600 (Nuova formulazione) e 20. 600;
rilevato che l'emendamento 9. 600. della Commissione va coordinato con l'articolo 72 dello Statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige, che prevede che le Province autonome di Trento e di Bolzano possono stabilire imposte e tasse sul turismo;
PARERE CONTRARIO
sul subemendamento 0. 9. 600. 6. Angelino Alfano.
NULLA OSTA
sui restanti emendamenti e subemendamenti.
(A.C. 1746-bis - Sezione 2)
ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo II
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI IRPEF E DI ASSEGNI PER IL NUCLEO FAMILIARE
Art. 3.
(IRPEF).
1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 3, relativo alla base imponibile, al comma 1, le parole: «nonché delle deduzioni effettivamente spettanti ai sensi degli articoli 11 e 12» sono soppresse;
b) l'articolo 11 è sostituito dal seguente:
«Art. 11. - (Determinazione dell'imposta). - 1. L'imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili indicati nell'articolo 10, le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:
a) fino a 15.000 euro, 23 per cento;
b) oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27 per cento;
c) oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38 per cento;
d) oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro, 41 per cento;
e) oltre 75.000 euro, 43 per cento.
2. L'imposta netta è determinata operando sull'imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, le detrazioni previste negli articoli 12, 13, 15 e 16 nonché in altre disposizioni di legge.
3. Dall'imposta netta si detrae l'ammontare dei crediti d'imposta spettanti al contribuente a norma dell'articolo 165. Se l'ammontare dei crediti d'imposta è superiore a quello dell'imposta netta il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l'eccedenza in diminuzione dell'imposta relativa al periodo d'imposta successivo o di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi»;
c) l'articolo 12 è sostituito dal seguente:
«Art. 12. - (Detrazioni per carichi di famiglia). - 1. Dall'imposta lorda si detraggono per carichi di famiglia i seguenti importi:
a) 800 euro per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro;
b) 800 euro per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni. Le predette detrazioni sono aumentate di un importo pari a 70 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Per i contribuenti con più di tre figli a carico la detrazione è aumentata di 200 euro per ciascun figlio a partire dal primo. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro; per ogni figlio successivo al primo l'importo di 95.000 euro è aumentato di 15.000 euro. La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori. In caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per l'intero importo;
c) 750 euro, da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla detrazione, per ogni altra persona indicata nell'articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro.
2. La detrazione di cui al comma 1 spetta a condizione che le persone alle quali si riferisce possiedano un reddito complessivo, computando anche le retribuzioni corrisposte da enti e organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, nonché quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica, non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.
3. Le detrazioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.
4. Se i rapporti di cui al comma 1 sono pari a zero, minori di zero o uguali a 1, le detrazioni non competono; negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali»;
d) l'articolo 13 è sostituito dal seguente:
«Art. 13. - (Altre detrazioni).- 1. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 49, con esclusione di quelli indicati nel comma 2, lettera a), e 50, comma 1, lettere a), b), c), c-bis), d), h-bis) e l), spetta una detrazione dall'imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell'anno, pari a:
a) 1.840 euro se il reddito complessivo non supera 8.000 euro. L'ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro;
b) 1.338 euro, aumentata del prodotto tra 502 euro e l'importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.000 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 8.000 euro ma non a 15.000 euro;
c) 1.338 euro se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 40.000 euro.
2. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di pensione di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quella di cui al comma 1, rapportata al periodo di pensione nell'anno, pari a:
a) 1.725 euro se il reddito complessivo non supera 7.500 euro. L'ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro;
b) 1.255 euro, aumentata del prodotto tra 470 euro e l'importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.500 euro, se l'ammontare del reddito complessivo è superiore a 7.500 euro ma non a 15.000 euro;
c) 1.255 euro se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 40.000 euro.
3. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 50, comma 1, lettere e), f),g), h) e i), 53, 55, 66 e 67, comma 1, lettere i) e l), spetta una detrazione dall'imposta lorda, non cumulabile con quelle previste nei commi 1 e 2, pari a:
a) 1.104 euro se il reddito complessivo non supera 4.800 euro;
b) 1.104 euro se il reddito complessivo è superiore a 4.800 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l'importo di 50.200 euro.
4. Se il risultato dei rapporti indicati nei commi 1, 2 e 3 è maggiore di zero, lo stesso si assume nelle prime quattro cifre decimali»;
e) all'articolo 24 il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. Dall'imposta lorda si scomputano le detrazioni di cui all'articolo 13 nonché quelle di cui all'articolo 15, comma 1, lettere a), b), g), h), h-bis) e i). Le detrazioni per carichi di famiglia non competono».
2. All'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, lettera a), primo periodo, le parole da: «al netto delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2, del medesimo testo unico, rapportate al periodo stesso» sono sostituite dalle seguenti: «ed effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13 del citato testo unico, rapportate al periodo stesso» e, al secondo periodo, le parole: «Le deduzioni di cui all'articolo 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «Le detrazioni di cui agli articoli 12 e 13»;
b) al comma 3, primo periodo, le parole: «delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «delle detrazioni eventualmente spettanti a norma degli articoli 12 e 13».
3. All'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il comma 350 è abrogato.
4. I trasferimenti erariali in favore delle regioni e degli enti locali sono ridotti in misura pari al maggior gettito loro derivante dalle disposizioni del presente articolo, secondo le modalità indicate nell'articolo 20, comma 23, da definire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo II
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI IRPEF E DI ASSEGNI PER IL NUCLEO FAMILIARE
ART. 3.
(IRPEF).
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
5. Per l'anno 2007 si continuano ad applicare le disposizioni recate dall'articolo 1, commi 337, 338 e 339 della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente in maniera lineare, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007 una minore spesa annua di 300 milioni di euro.
3. 50. (ex 3. 48.) Moffa, Alberto Giorgetti, Zorzato, Garavaglia.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
5. La facoltà di cui all'articolo 1, comma 337, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, continua ad applicarsi anche per l'anno di imposta 2007.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 100.000;
2008: - 300.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2008: - 100.000.
3. 52. (ex 3. 17). Misuraca, Marras, Marinello, Giudice, Zorzato, Garavaglia.
Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis.
1. Il contribuente ha la facoltà di utilizzare la detrazione per carichi di familiari eccedenti l'imposta dovuta per la compensazione di debiti tributari e/o di tasse dovute per servizi erogati al nucleo familiare dalla fiscalità nazionale e/o locale ovvero per una erogazione da parte dell'Amministrazione centrale dello Stato su istanza dell'avente diritto avanzata contestualmente alla dichiarazione dei redditi.
Conseguentemente, all'articolo 216:
comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000;
comma 2, tabella C, ridurre tutte le spese di parte corrente del 10 per cento negli anni 2007-2008-2009.
3. 01. (ex 3. 09). Capitanio Santolini, Volontè, Peretti, Galletti, Zinzi, Pedrizzi.
A.C. 1746-bis - Sezione 3)
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE
ART. 4.
(Assegni per il nucleo familiare).
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
(Soppressione di disposizioni in materia di catasto).
1. I commi da 2 a 8 dell'articolo 4 del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, sono soppressi.
Conseguentemente, all'articolo 216, al comma 2:
alla tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 57.150;
2008: - 100.197;
2009: - 100.197;
voce: Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000;
voce: Ministero degli affari esteri:
2007: - 109.116;
2008: - 106.977;
2009: - 106.977;
voce: Ministero della pubblica istruzione:
2007: - 3.256;
2008: - 6;
2009: - 6;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 986;
2008: - 82;
2009: - 82;
voce: Ministero della difesa:
2007: - 11;
2008: - 11;
2009: - 11;
voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:
2007: - 45;
2008: - 45;
2009: - 45;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.045;
2008: - 100.045;
2009: - 100.045;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
alla tabella C, ridurre proporzionalmente del 5 per cento tutte le voci di parte corrente, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
4. 01. (vedi 4. 014. e 4. 04.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
(Soppressione di disposizioni in materia di catasto).
1. L'articolo 5 del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, è soppresso.
Conseguentemente, all'articolo 216, al comma 2:
alla tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 57.150;
2008: - 100.197;
2009: - 100.197;
voce: Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000;
voce: Ministero degli affari esteri:
2007: - 109.116;
2008: - 106.977;
2009: - 106.977;
voce: Ministero della pubblica istruzione:
2007: - 3.256;
2008: - 6;
2009: - 6;
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 986;
2008: - 82;
2009: - 82;
voce: Ministero della difesa:
2007: - 11;
2008: - 11;
2009: - 11;
voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:
2007: - 45;
2008: - 45;
2009: - 45;
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.045;
2008: - 100.045;
2009: - 100.045;
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
4. 02. (vedi 4. 015. e 4. 05.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.
Dopo l'articolo 4 aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
(Soppressione di disposizioni in materia di imposta ipotecaria, catastale e di registro).
1. L'articolo 6 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, è soppresso.
Conseguentemente:
dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
b) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La disposizione si applica al periodo di imposta decorrere dal 1o gennaio 2006.
all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
4. 03. (ex 4.03. e 4. 013.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
1. A decorrere dal 1o gennaio 2006, l'indennità di accompagnamento percepita dalle persone non autosufficienti riconosciute ai sensi del comma 3, articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 è aumentata nella misura del 20 per cento.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C, ridurre gli stanziamenti delle unità previsionali di base di parte corrente di 10 punti percentuali.
4. 04. (ex 4. 01.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Lussana, Delfino, Palmieri, Campa.
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
1. L'esenzione della tassa di concessione governativa sui telefoni cellulari di cui alla tariffa 21, nota 3, decreto ministeriale 28 dicembre 1995, è estesa anche ai soggetti affetti da sordomutismo.
Conseguentemente all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre gli stanziamenti delle unità previsionali di base di parte corrente di 1 punto percentuale.
4. 05. (ex 4. 02.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Lussana, Delfino, Palmieri, Campa.
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
1. Alle donne residenti, cittadine italiane e comunitarie, è concesso, per ogni figlio nato ovvero adottato nell'anno 2007, un assegno pari a 2.500 euro.
2. Per la concessione dell'assegno di cui al comma 1 il reddito complessivo del nucleo familiare, riferito all'anno 2006 ai fini della concessione dell'assegno per il figlio nato ovvero adottato nell'anno 2007, non deve superare i 50.000 euro. Per nucleo familiare s'intende quello di cui all'articolo 1 del decreto del Ministro della sanità 22 gennaio 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 21 del 27 gennaio 1993.
3. L'assegno è concesso dai comuni ed erogato dall'INPS secondo le modalità di cui all'articolo 21 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C ridurre del 10 per cento gli stanziamenti di parte corrente per l'anno 2007.
4. 06. (ex 4. 06.) Bertolini, Paoletti, Licastro Scardino, Crosetto, Cossiga, Carlucci, Delfino, Palmieri, Campa, Fasolino.
Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:
Art. 4-bis.
(Intervento a favore della maternità delle casalinghe).
1. A decorrere dal 1o gennaio 2007 alle casalinghe per gli eventi di parto viene riconosciuta la possibilità di detrarre dal bilancio familiare le spese documentate, per la collaborazione di una domestica o badante due mesi prima e tre mesi dopo il parto.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, gli importi di parte corrente sono ridotti del 5 per cento per gli anni 2007, 2008 e 2009.
4. 07. (ex 4. 010.) Peretti, Zinzi, Delfino, Palmieri, Campa, Formisano, Forlani, Germontani, Consolo, Lussana, Santelli, Benedetti Valentini, Perina, Garnero Santanchè, Castellani, D'Ippolito.
ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo III
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ACCERTAMENTO E DI CONTRASTO ALL'EVASIONE ED ALL'ELUSIONE FISCALE
Art. 5.
(Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale).
1. Dopo l'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, è inserito il seguente:
«Art. 10-bis. - (Modalità di revisione ed aggiornamento degli studi di settore). - 1. Gli studi di settore previsti all'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, sono soggetti a revisione, di norma, ogni tre anni dalla data di entrata in vigore dello studio di settore ovvero da quella dell'ultima revisione, sentito il parere della commissione di esperti di cui all'articolo 10, comma 7. Nella fase di revisione degli studi di settore si tiene anche conto dei dati e delle statistiche ufficiali, quali quelli di contabilità nazionale, al fine di mantenere, nel medio periodo, la rappresentatività degli stessi rispetto alla realtà economica cui si riferiscono. La revisione degli studi di settore è programmata con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da emanare entro il mese di febbraio di ciascun anno.
2. Ai fini dell'elaborazione e della revisione degli studi di settore si tiene anche conto di valori di coerenza, risultanti da specifici indicatori, rispetto a comportamenti considerati normali per il relativo settore economico».
2. Fino alla elaborazione e revisione degli studi di settore previsti dall'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, che tengono conto degli indicatori di coerenza di cui al comma 2 dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146, introdotto dal comma 1 del presente articolo, con effetto dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006, ai sensi dell'articolo 1 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1999, n. 195, si tiene altresì conto di specifici indicatori di normalità economica, idonei alla individuazione di ricavi, compensi e corrispettivi fondatamente attribuibili al contribuente in relazione alle caratteristiche e alle condizioni di esercizio della specifica attività svolta. Ai fini della relativa approvazione non si applica la disposizione di cui all'articolo 10, comma 7, secondo periodo, della legge 8 maggio 1998, n. 146.
3. Il comma 399 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è abrogato.
4. Il comma 4 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
«4. La disposizione del comma 1 del presente articolo non si applica nei confronti dei contribuenti:
a) che hanno dichiarato ricavi di cui all'articolo 85, comma 1, esclusi quelli di cui alle lettere c), d) ed e), o compensi di cui all'articolo 54, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, di ammontare superiore al limite stabilito per ciascuno studio di settore dal relativo decreto di approvazione del Ministro dell'economia e delle finanze, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale. Tale limite non può, comunque, essere superiore a 7,5 milioni di euro;
b) che hanno iniziato o cessato l'attività nel periodo d'imposta. La disposizione di cui al comma 1 si applica comunque in caso di cessazione e inizio dell'attività, da parte dello stesso soggetto, entro sei mesi dalla data di cessazione, nonché quando l'attività costituisce mera prosecuzione di attività svolte da altri soggetti;
c) che si trovano in un periodo di non normale svolgimento dell'attività».
5. Le disposizioni di cui al comma 4 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, come modificate dal comma 4 del presente articolo, hanno effetto a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data del 1o gennaio 2007, ad esclusione di quella prevista alla lettera b) dello stesso comma che hanno effetto dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006.
6. Nei confronti dei contribuenti titolari di reddito d'impresa o di lavoro autonomo, per i quali non si rendono applicabili gli studi di settore, sono individuati specifici indicatori di normalità economica, idonei a rilevare la presenza di ricavi o compensi non dichiarati ovvero di rapporti di lavoro irregolare. Ai medesimi fini, nelle ipotesi di cessazione dell'attività, di liquidazione ordinaria ovvero di non normale svolgimento dell'attività, può altresì essere richiesta la compilazione del modello, allegato alla dichiarazione, previsto per i soggetti cui si applicano gli studi di settore.
7. Per i soggetti di cui all'articolo 73, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, con riferimento al primo periodo d'imposta di esercizio dell'attività, sono definiti appositi indicatori di coerenza per la individuazione dei requisiti minimi di continuità della stessa, tenuto conto delle caratteristiche e delle modalità di svolgimento della attività medesima.
8. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanare entro il 28 febbraio 2007, sono approvati gli indicatori di cui al comma 7, anche per settori economicamente omogenei, da applicare a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006.
9. Sulla base di appositi criteri selettivi è programmata una specifica attività di controllo nei confronti dei soggetti che risultano incoerenti per effetto dell'applicazione degli indicatori di cui al comma 7.
10. All'articolo 10, comma 1, della legge 8 maggio 1998, n. 146, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) le parole: «con periodo d'imposta pari a dodici mesi e» sono soppresse;
b) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «qualora l'ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulta inferiore all'ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi stessi».
11. Le disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, come modificate dal comma 10 del presente articolo, limitatamente alla lettera a), hanno effetto a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2007.
12. All'articolo 1 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo il comma 2 è inserito il seguente:
«2-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 2 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se il maggior reddito d'impresa ovvero di arte o professione, accertato a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento del reddito d'impresa dichiarato».
13. All'articolo 5 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo il comma 4 è inserito il seguente:
«4-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 4 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se la maggiore imposta accertata o la minore imposta detraibile o rimborsabile, a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento di quella dichiarata».
14. All'articolo 32 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, dopo il comma 2 è inserito il seguente:
«2-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 2 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se il maggior imponibile, accertato a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento di quello dichiarato».
15. Al decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo l'articolo 8 è inserito il seguente:
«Art. 8-bis. - (Violazioni relative al contenuto degli allegati alla dichiarazione rilevanti per l'applicazione degli studi di settore) - 1. In aggiunta alla sanzione prevista all'articolo 1, comma 2, e all'articolo 5, comma 4, nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti, si applica la sanzione amministrativa a euro cinquecento a euro millecinquecento».
16. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 10, comma 1, lettera b), dopo il primo periodo, è inserito il seguente: «Ai fini della deduzione la spesa sanitaria relativa all'acquisto di medicinali deve essere certificata da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni e l'indicazione del codice fiscale del destinatario»;
b) all'articolo 15, comma 1, lettera c), dopo il secondo periodo, è inserito il seguente: «Ai fini della detrazione la spesa sanitaria relativa all'acquisto di medicinali deve essere certificata da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni e l'indicazione del codice fiscale del destinatario».
17. I commi 7 e 8 dell'articolo 11-quinquiesdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono abrogati.
18. Le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti.
19. In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l'acquirente ha usufruito dei benefìci fiscali prima del decorso del termine di due anni dall'acquisto, è dovuta la differenza fra l'imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall'applicazione delle agevolazioni stesse. La disposizione non si applica per i disabili che, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti.
20. La riscossione dei compensi dovuti per attività di lavoro autonomo mediche e paramediche svolte nell'ambito delle strutture sanitarie private è effettuata in modo unitario dalle stesse strutture sanitarie, le quali provvedono a:
a) incassare il compenso in nome e per conto del prestatore di lavoro autonomo e a riversarlo contestualmente al medesimo;
b) registrare nelle scritture contabili obbligatorie, ovvero in apposito registro, il compenso incassato per ciascuna prestazione di lavoro autonomo resa nell'ambito della struttura.
21. Le strutture sanitarie di cui al comma 20 comunicano telematicamente all'Agenzia delle entrate l'ammontare dei compensi complessivamente riscossi per ciascun percipiente.
22. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono definiti i termini e le modalità per la comunicazione prevista dal comma 21 nonché ogni altra disposizione utile ai fini dell'attuazione dei commi 20 e 21.
23. Le disposizioni di cui ai commi da 20 a 22 si applicano a decorrere dal 1o marzo 2007.
24. Per le violazioni delle disposizioni di cui ai commi 20 e 21 si applicano rispettivamente gli articoli 9 e 11 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni. Restano fermi in capo ai singoli prestatori di lavoro autonomo tutti gli obblighi formali e sostanziali previsti per lo svolgimento dell'attività.
25. Dopo l'articolo 25-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, è inserito il seguente:
«Art. 25-ter. - (Ritenute sui corrispettivi dovuti dal condominio all'appaltatore). - 1. Il condominio quale sostituto di imposta opera all'atto del pagamento una ritenuta del 10 per cento a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta dal percipiente, con obbligo di rivalsa, sui corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi, anche se rese a terzi o nell'interesse di terzi, effettuate nell'esercizio di impresa.
2. La ritenuta di cui al comma 1 è operata anche se i corrispettivi sono qualificabili come redditi diversi ai sensi dell'articolo 67, comma 1, lettera i), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917».
26. All'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il sesto comma è sostituito dal seguente:
«Le disposizioni di cui al quinto comma si applicano anche:
a) alle prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori nei confronti delle imprese che svolgono l'attività di costruzione o ristrutturazione di immobili ovvero nei confronti dell'appaltatore principale o di un altro subappaltatore;
b) alle cessioni di apparecchiature terminali per il servizio pubblico radiomobile terrestre di comunicazioni soggette alla tassa sulle concessioni governative di cui all'articolo 21 della tariffa annessa al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, come sostituita, da ultimo, dal decreto del Ministro delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, nonché dei loro componenti ed accessori;
c) alle cessioni di personal computer e dei loro componenti ed accessori;
d) alle cessioni di materiali e prodotti lapidei, direttamente provenienti da cave e miniere»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«Le disposizioni di cui al quinto comma si applicano alle ulteriori operazioni individuate dal Ministro dell'economia e delle finanze, con propri decreti, in base alla direttiva 2006/69/CE del Consiglio, del 24 luglio 2006, ovvero individuate con decreto emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, nelle ipotesi in cui necessita la preventiva autorizzazione comunitaria prevista dalla direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1977».
27. Le disposizioni di cui alle lettere b), c) e d) del sesto comma dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, come modificato dal comma 26 del presente articolo, si applicano alle cessioni effettuate successivamente alla data di autorizzazione della misura ai sensi dell'articolo 27 della direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1977.
28. Al testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 10, comma 1, dopo la lettera d) è inserita la seguente:
«d-bis) gli agenti di affari in mediazione iscritti nella sezione degli agenti immobiliari del ruolo di cui all'articolo 2 della legge 3 febbraio 1989, n. 39, per le scritture private non autenticate di natura negoziale stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari»;
b) all'articolo 57, dopo il comma 1 è inserito il seguente:
«1-bis. Gli agenti immobiliari di cui all'articolo 10, comma 1, lettera d-bis), sono solidalmente tenuti al pagamento dell'imposta per le scritture private non autenticate di natura negoziale stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari».
29. In coerenza ai princìpi recati dall'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ed al fine di contrastare la diffusione del gioco irregolare ed illegale, l'evasione e l'elusione fiscale nel settore del gioco, nonché di assicurare l'ordine pubblico e la tutela del giocatore, con uno o più provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sono stabilite le modalità per procedere alla rimozione dell'offerta, attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione, di giochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro in difetto di concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o delle prescrizioni definite dalla stessa Amministrazione. I provvedimenti di cui al presente comma sono adottati nel rispetto degli obblighi comunitari.
30. Dalla data di entrata in vigore del primo provvedimento emesso ai sensi del comma 29, i commi da 535 a 538 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono abrogati.
31. Entro il 31 gennaio di ciascun anno sono trasmessi alle regioni i dati relativi all'import/export del sistema doganale; entro il medesimo termine sono trasmessi alle regioni, alle province autonome e ai comuni i dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nell'anno precedente dai contribuenti residenti.
32. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, emanato d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabilite le modalità tecniche di trasmissione in via telematica dei dati delle dichiarazioni nel rispetto delle disposizioni e nel quadro delle regole tecniche previste dal codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni.
33. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle dogane sono stabilite le modalità tecniche di trasmissione in via telematica dei dati dell'import/export alle regioni.
34. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con provvedimento del Ministero dell'economia e delle finanze sono stabilite, a fini di monitoraggio, le modalità per introdurre in tutte le amministrazioni pubbliche criteri di contabilità economica, nonché i tempi, le modalità e le specifiche tecniche per la trasmissione telematica da parte degli enti pubblici, delle regioni e degli enti locali dei bilanci standard e dei dati di contabilità.
35. Al decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, l'articolo 2-bis è sostituito dal seguente:
«Art. 2-bis. - (Comunicazione degli esiti della liquidazione delle dichiarazioni). - 1. A partire dalle dichiarazioni presentate dal 1o gennaio 2006, l'invito previsto dall'articolo 6, comma 5, della legge 27 luglio 2000, n. 212, è effettuato:
a) con mezzi telematici ai soggetti di cui all'articolo 3, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, che portano a conoscenza dei contribuenti interessati, tempestivamente e comunque nei termini di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, gli esiti della liquidazione delle dichiarazioni contenuti nell'invito;
b) mediante raccomandata in ogni altro caso.
2. Il termine di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, decorre dal sessantesimo giorno successivo a quello di trasmissione telematica dell'invito di cui alla lettera a) del comma 1 del presente articolo.
3. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate sono definiti il contenuto e la modalità della risposta telematica».
36. I soggetti di cui all'articolo 2 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, che deducono dal reddito complessivo somme per assegni periodici corrisposti al coniuge di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 10 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, devono indicare nella dichiarazione annuale il codice fiscale del soggetto beneficiario delle somme.
37. All'articolo 78 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, dopo il comma 25 sono inseriti i seguenti:
«25-bis. Ai fini dei controlli sugli oneri detraibili di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 15 del testo unico sulle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, gli enti e le casse aventi esclusivamente fine assistenziale devono comunicare in via telematica all'Anagrafe tributaria gli elenchi dei soggetti ai quali sono state rimborsate spese sanitarie per effetto dei contributi versati di cui alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 51 del citato testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
25-ter. Il contenuto, i termini e le modalità delle trasmissioni sono definiti con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate».
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo III
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ACCERTAMENTO E DI CONTRASTO ALL'EVASIONE ED ALL'ELUSIONE FISCALE
ART. 5.
(Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale).
Al comma 1, premettere il seguente:
01. Al comma 6 dell'articolo 50-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, dopo le parole: «agli effetti dell'IVA» sono aggiunte le seguenti: «iscritte alla CCIAA da almeno un anno, che dimostrino una effettiva operatività e che abbiano effettuato regolari versamenti IVA nei 12 mesi precedenti».
01.bis Il recupero di gettito fiscale generato dal presente articolo, stimato in 300 milioni di euro annui, è interamente destinato all'istituzione di fondo per lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione sperimentali denominate WI-MAX o, in alternativa, della tecnologia WI-FI nelle aree montane non coperte dalla larga banda;».
5. 1. (ex 5. 292.) Pini, Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 1, sopprimere il secondo periodo.
*5. 2. (ex 5. 265 ex 5. 389) Mazzoni, D'Agrò, Peretti, Zinzi.
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 1, sopprimere il secondo periodo.
*5. 3. (ex 5. 320.) Fugatti, Filippi,
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 1, sopprimere il secondo periodo.
*5. 4. (ex 5. 34.) Leo.
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 1, sopprimere il secondo periodo.
*5. 5. (ex 5. 108; 5. 120) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa, Campa.
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 2, dopo le parole: risultanti da specifici indicatori aggiungere le seguenti: definiti da ciascuno studio,.
**5. 9. (ex 5. 38.) Leo.
(Approvato)
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 2, dopo le parole: risultanti da specifici indicatori aggiungere le seguenti: definiti da ciascuno studio,.
**5. 10. (ex 5. 112.) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
(Approvato)
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 2, dopo le parole: risultanti da specifici indicatori aggiungere le seguenti: definiti da ciascuno studio.
**5. 11. (ex 5. 164.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
(Approvato)
Al comma 1, capoverso Art. 10-bis, comma 2, dopo le parole: risultanti da specifici indicatori aggiungere le seguenti: definiti da ciascuno studio.
**5. 12. (ex 5. 231.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.
(Approvato)
Al comma 2, sostituire l'ultimo periodo con il seguente: Ai fini della relativa approvazione si applica la disposizione di cui all'articolo 10, comma 7, secondo periodo, della legge 8 maggio 1998, n. 146.
5. 13. (ex 5. 224.) Contento, Antonio Pepe, Campa, Garavaglia, Zacchera.
Al comma 4, capoverso comma 4, dopo la lettera c), aggiungere le seguenti:
c-bis) che hanno iniziato l'attività nei tre anni precedenti a quello di entrata in vigore della presente norma e che abbiano un'età inferiore a 25 anni nel caso di titolari di ditte individuali;
c-ter) che hanno iniziato l'attività nei tre anni precedenti a quello di entrata in vigore della presente norma e che abbiano un'età inferiore a 30 anni nel caso di professionisti.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004 n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento», sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento», sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C, ridurre in maniera lineare le dotazioni di parte corrente indicate, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007, una minore spesa annua di 300 milioni di euro.
5. 14. (ex 5. 386.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
4-bis. All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, dopo il comma 3-ter, è inserito il seguente: «3-quater. Nei confronti degli esercenti attività di impresa in regime di contabilità ordinaria che hanno dichiarato ricavi di cui all'articolo 85, comma 1, esclusi quelli di cui alle lettere c), d) ed e) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 e successive modificazioni, di ammontare superiore a 1,5 milioni di euro, la disposizione del comma 1 trova applicazione solo quando dal verbale di ispezione, redatto ai sensi dell'articolo 33 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e successive modificazioni, risulta motivata l'inattendibilità della contabilità ordinaria in presenza di gravi contraddizioni o l'irregolarità delle scritture obbligatorie ovvero tra esse e i dati e gli elementi direttamente rilevati in base ai criteri stabiliti con il decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 1996, n. 570».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre in maniera lineare le voci di parte corrente, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007, una minore spesa annua di 750 milioni di euro.
5. 16. (ex 5. 137.) Ulivi, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
6-bis. Al fine di evitare duplicazione di imposta, per calcolare la congruità dell'attività professionale rispetto agli studi di settore, si considera il criterio di competenza, tenendo conto in particolar modo dello scostamento temporale fra l'effettuazione delle prestazioni e il relativo incasso.
5. 17. (ex 5. 311.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Sopprimere il comma 7.
Conseguentemente, ridurre il fondo di cui all'articolo 115 in misura pari alla riduzione dei trasferimenti erariali in favore dei comuni per il maggior gettito derivante in relazione all'imposta comunale sugli immobili dalle disposizioni del presente articolo.
5. 18. (ex 5. 357.) Campa.
Sostituire il comma 7 con il seguente:
7. Una percentuale - da stabilire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'ANCI - dei trasferimenti erariali in favore dei Comuni pari al maggior gettito derivante in relazione all'imposta comunale sugli immobili dalle disposizioni del presente articolo è trasferita in apposito fondo istituito presso il Ministro dell'economia e delle finanze. Il fondo è ripartito tra i Comuni in base a criteri e modalità stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze a compensazione dei costi sostenuti per l'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo.
5. 19. (ex 5. 360.) Campa.
Al comma 7, sopprimere le parole: con riferimento al primo periodo d'imposta di esercizio dell'attività.
Conseguentemente, sostituire il comma 9 con il seguente:
9. Per il periodo d'imposta 2006 e per i periodi successivi gli accertamenti di cui all'articolo 39, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 600, sono effettuati, senza pregiudizio dell'ulteriore azione accertatrice, nei confronti dei soggetti che risultano incoerenti per effetto dell'applicazione degli indicatori di cui al comma 7.
5. 20. (ex 5. 216.) Alberto Giorgetti, Alemanno.
Sostituire il comma 10 con il seguente:
10. Il comma 1 dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, è sostituito dal seguente:
1. Gli accertamenti basati sugli studi di settore, di cui all'articolo 62-sexies del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, sono effettuati nei confronti dei contribuenti con periodo d'imposta pari a dodici mesi e con le modalità di cui al presente articolo, qualora l'ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulti inferiore all'ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi stessi e contestualmente, per i soggetti in contabilità ordinaria per obbligo di legge, risultino altri elementi concreti che rivelano l'infondatezza dei ricavi risultanti dalle scritture contabili.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007 - 2008 - 2009.
5. 21. (ex 5. 147). Bernardo.
Al comma 10, sopprimere la lettera b).
*5. 22. (ex 5. 36.) Leo.
Al comma 10, sopprimere la lettera b).
*5. 24. (ex 5. 126; 5. 107.) Campa, Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
Al comma 10, sopprimere la lettera b).
*5. 25. (ex 5. 166.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Al comma 10, sopprimere la lettera b).
*5. 26. (ex 5. 390.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 10, aggiungere il seguente:
10-bis. All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146 e successive modificazioni, dopo il comma 12 è inserito il seguente: «12-bis. Qualora ne faccia richiesta il contribuente, gli Uffici sono tenuti a verificare la congruità della posizione del medesimo rispetto al reddito presuntivo emergente dall'applicazione, ai sensi dell'articolo 38, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, degli indici e dei coefficienti presuntivi di reddito in relazione agli elementi indicativi di capacità contributiva. Le posizioni risultanti congrue ai fini reddituali saranno considerate tali anche ai fini dell'accertamento dei ricavi sulla base degli studi di settore. Nel caso di imprese costituite in forma societaria, la disposizione troverà applicazione se ne richiedano l'applicazione la totalità dei soci che esercitano operativamente l'attività nell'impresa qualora la congruità reddituale risulti con riguardo alla totalità dei soci che esercitano tale attività.«
5. 27. (ex 5. 148.) Bernardo.
Al comma 12, capoverso comma 2-bis, primo periodo, sostituire le parole: di omessa, infedele o inesatta con le seguenti: di omessa o infedele.
5. 28. (ex 5. 225.) Contento.
Al comma 12, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, sostituire le parole: non è superiore al 10 per cento con le seguenti: non è superiore al 15 per cento.
Conseguentemente:
al comma 13, capoverso comma 4-bis, secondo periodo, sostituire le parole: non è superiore al 10 per cento con le seguenti: non è superiore al 15 per cento;
al comma 14, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, sostituire le parole: non è superiore al 10 per cento con le seguenti: non è superiore al 15 per cento.
Conseguentemente sopprimere l'articolo 12.
5. 29. (ex 5. 310.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 13, capoverso comma 4-bis, primo periodo, sostituire le parole: di omessa, infedele o inesatta con le seguenti: di omessa o infedele.
5. 30. (ex 5. 213.) Contento.
(Approvato)
Al comma 14, capoverso comma 2-bis, primo periodo, sostituire le parole: di omessa, infedele o inesatta con le seguenti: di omessa o infedele.
5. 31. (ex 5. 226.) Contento.
Sopprimere il comma 15.
*5. 32. (ex 5. 37.) Leo.
Sopprimere il comma 15.
*5. 34. (ex 5. 125; 5. 106.) Campa, Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
Sopprimere il comma 15.
*5. 35. (ex 5. 167.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Sopprimere il comma 15.
*5. 36. (ex 5. 234.) D'Agrò, Peretti, Zinzi.
Al comma 15, capoverso Art. 8-bis, sostituire le parole: di omessa, infedele o inesatta con le seguenti: di omessa o infedele.
5. 37. (ex 5. 227.) Contento.
(Approvato)
Dopo il comma 15, aggiungere il seguente:
15-bis. I soggetti a cui si applicano, a qualunque titolo, le disposizioni di cui ai commi precedenti, sono esonerati dall'obbligo di emissione dello scontrino fiscale o della ricevuta fiscale.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004 n. 311, apportare le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a), le parole: «per la quota del 20 per cento», sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b), le parole: «per la quota del 30 per cento», sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento»;
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
5. 38. (ex 5. 385.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Mazzocchi.
Sopprimere il comma 16.
Conseguentemente:
sopprimere le seguenti disposizioni e le relative autorizzazioni di spesa:
1) Articolo 45, comma 2;
2) Articolo 46;
3) Articolo 99;
4) Articolo 108;
5) Articolo 110;
6) Articolo 112;
7) Articolo 114;
8) Articolo 118;
9) Articolo 120;
10) Articolo 128;
11) Articolo 132;
12) Articolo 143;
13) Articolo 144;
14) Articolo 145;
15) Articolo 146;
16) Articolo 147;
17) Articolo 157;
18) Articolo 159;
19) Articolo 160;
20) Articolo 161;
21) Articolo 163;
22) Articolo 164;
23) Articolo 175;
24) Articolo 182;
25) Articolo 183;
26) Articolo 184;
27) Articolo 186;
28) Articolo 189;
29) Articolo 192;
30) Articolo 193;
31) Articolo 194;
32) Articolo 197;
33) Articolo 198;
34) Articolo 199;
35) Articolo 201;
36) Articolo 204;
37) Articolo 205;
38) Articolo 206;
39) Articolo 207;
40) Articolo 209.
dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni:
1) l'articolo 2 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;
2) l'articolo 4, commi 17, 18 e 19 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;
3) l'articolo 145, comma 13 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;
4) l'articolo 109 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;
5) l'articolo 3, comma 45, della legge 24 dicembre 2003, n. 350;
6) l'articolo 3, comma 159 della legge 24 dicembre 2003, n. 350.
all'articolo 216 al comma 1, Tabella A allegata, apportare le seguenti variazioni:
Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: -219.720;
2008: -226.720;
2009: -226.720;
Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 57.150;
2008: - 100.197;
2009: - 100.197.
Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
Ministero degli affari esteri:
2007: - 109.116;
2008: - 106.977;
2009: - 106.977.
Ministero della pubblica istruzione:
2007: - 3.256;
2008: - 6;
2009: - 6.
Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 986;
2008: - 82;
2009: - 82.
Ministero della difesa:
2007: - 11;
2008: - 11;
2009: - 11.
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:
2007: - 45;
2008: - 45;
2009: - 45.
Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.045;
2008: - 100.045;
2009: - 100.045.
Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000.
Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
al comma 1, Tabella B allegata, apportare le seguenti variazioni:
Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 442.145;
2008: - 450.644;
2009: - 450.644.
Ministero degli affari esteri:
2007: - 1.000;
2008: - 3.000;
2009: - 3.000.
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:
2007: - 240.000;
2008: - 290.000;
2009: - 290.000.
Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 27.900;
2008: - 27.900;
2009: - 27.900.
Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 65.000;
2008: - 5.000;
2009: - 5.000.
al comma 2, Tabella C allegata, ridurre proporzionalmente tutte le voci ivi previste per un importo complessivo pari al 10 per cento del totale.
5. 39. (vedi 5. 399.) Gianfranco Conte.
Sopprimere il comma 16.
Conseguentemente, sopprimere le seguenti disposizioni e le relative autorizzazioni di spesa:
1) articolo 45, comma 2;
2) articolo 46;
3) articolo 99;
4) articolo 108;
5) articolo 110;
6) articolo 112;
7) articolo 114;
8) articolo 118;
9) articolo 120;
10) articolo 128;
11) articolo 132;
12) articolo 143;
13) articolo 144;
14) articolo 145;
15) articolo 146;
16) articolo 147;
17) articolo 157;
18) articolo 159;
19) articolo 160;
20) articolo 161;
21) articolo 163;
22) articolo 164;
23) articolo 175;
24) articolo 182;
25) articolo 183;
26) articolo 184;
27) articolo 186;
28) articolo 189;
29) articolo 192;
30) articolo 193;
31) articolo 194;
32) articolo 197;
33) articolo 198;
34) articolo 199;
35) articolo 201;
36) articolo 204;
37) articolo 205;
38) articolo 206;
39) articolo 207;
40) articolo 209.
Conseguentemente,dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni:
1) l'articolo 2 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;
2) l'articolo 4, commi 17, 18 e 19 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;
3) l'articolo 145, comma 13 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
5. 40. (ex 5. 127.) Gianfranco Conte.
Sopprimere il comma 16.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre in maniera lineare le voci di parte corrente, in modo da assicurare, a decorrere dall'anno 2007, una minore spesa annua pari a 100 milioni di euro.
5. 41. (ex 5. 387.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 16, lettera a), sopprimere le parole: qualità e quantità.
Conseguentemente:
al medesimo comma , lettera b), sopprimere le parole: qualità e quantità.
dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, la tassa sui superalcolici di cui alla tabella I del Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, approvato con il decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, è aumentata del 10 per cento.
5. 42. (ex 5. 314.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 16, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
b-bis). All'articolo 15, comma 1, lettera c), ottavo periodo, le parole: «nei limiti della spesa di lire trentacinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «nei limiti della spesa di lire cinquanta milioni» e le parole: «nei limiti della spesa massima di lire trentacinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «nei limiti della spesa massima di lire cinquanta milioni».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 2 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 43. (ex 5. 143.) Armosino.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33, le parole: «trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere» e dopo le parole: «del predetto decreto n. 633 del 1972» sono aggiunte le seguenti: «ad eccezione delle operazioni per cui viene emessa fattura registrata ai sensi dell'articolo 23 dello stesso decreto n. 633 del 1972»;
b) al comma 34, le parole: «comprese quelle previste dall'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633», sono soppresse;
c) dopo il comma 35 è aggiunto il seguente: «35-bis. Per i soggetti di cui al comma 33 che si avvalgono della trasmissione telematica dei corrispettivi, è soppresso l'obbligo di certificazione fiscale dei corrispettivi di cui all'articolo 12 della legge 30 dicembre 1991, n. 413 e al decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1996, n. 696»;
d) al comma 36, le parole: «di cui ai commi 33, 34 e 35» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 33, 34, 35 e 35-bis».
*5. 44 (ex 5. 45.) Leo.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33, le parole: «trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere» e dopo le parole: «del predetto decreto n. 633 del 1972» sono aggiunte le seguenti: «ad eccezione delle operazioni per cui viene emessa fattura registrata ai sensi dell'articolo 23 dello stesso decreto n. 633 del 1972»;
b) al comma 34, le parole: «comprese quelle previste dall'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633», sono soppresse;
c) dopo il comma 35 è aggiunto il seguente: «35-bis. Per i soggetti di cui al comma 33 che si avvalgono della trasmissione telematica dei corrispettivi, è soppresso l'obbligo di certificazione fiscale dei corrispettivi di cui all'articolo 12 della legge 30 dicembre 1991, n. 413 e al decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1996, n. 696»;
d) al comma 36, le parole: «di cui ai commi 33, 34 e 35» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 33, 34, 35 e 35-bis».
*5. 45 (ex 5. 104.) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33, le parole: «trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere» e dopo le parole: «del predetto decreto n. 633 del 1972» sono aggiunte le seguenti: «ad eccezione delle operazioni per cui viene emessa fattura registrata ai sensi dell'articolo 23 dello stesso decreto n. 633 del 1972»;
b) al comma 34, le parole: «comprese quelle previste dall'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633», sono soppresse;
c) dopo il comma 35 è aggiunto il seguente: «35-bis. Per i soggetti di cui al comma 33 che si avvalgono della trasmissione telematica dei corrispettivi, è soppresso l'obbligo di certificazione fiscale dei corrispettivi di cui all'articolo 12 della legge 30 dicembre 1991, n. 413 e al decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1996, n. 696»;
d) al comma 36, le parole: «di cui ai commi 33, 34 e 35» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 33, 34, 35 e 35-bis».
*5. 46. (ex 5. 169.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33, le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004 n. 311» sono soppresse;
b) dopo il comma 34 è aggiunto il seguente «34-bis. Sono fatte salve le disposizioni di cui ai commi da 429 a 432 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311».
**5. 47. (ex 5. 44.) Leo.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33, le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004 n. 311» sono soppresse;
b) dopo il comma 34 è aggiunto il seguente «34-bis. Sono fatte salve le disposizioni di cui ai commi da 429 a 432 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311».
**5. 48. (ex 5. 105.) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 33 le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004 n. 311» sono soppresse;
b) dopo il comma 34 è aggiunto il seguente: «34-bis. Sono fatte salve le disposizioni di cui ai commi da 429 a 432 dell'articolo l della legge 30 dicembre 2004, n. 311.»
**5. 49. (ex 5. 168.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Dopo il comma 16 aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37, comma 33, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «I soggetti di cui all'articolo 22» sono aggiunte le seguenti «comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6».
5. 50. (ex 5. 211.) Floresta.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37, comma 33, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere».
*5. 51. (ex 5. 46.) Leo.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37, comma 33, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere».
*5. 52. (ex 5. 103.) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. All'articolo 37, comma 33, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: «compresi quelli indicati all'articolo 1, comma 429, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, trasmettono» sono sostituite dalle seguenti: «possono trasmettere".
*5. 53. (ex 5. 170.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. Entro il 30 giugno 2007 le farmacie e gli esercizi commerciali autorizzati a vendere medicinali senza obbligo di ricetta medica sono tenuti ad adeguare i propri registratori di cassa per adempiere a quanto previsto dal comma 16 del presente articolo.
5. 54. (ex 5. 145.) Di Virgilio, Moroni, Baiamonte, Bocciardo, Ceccacci, Crimi, Gardini, Mazzaracchio, Palumbo, Armosino, Fasolino.
Dopo il comma 17 aggiungere il seguente:
17-bis. Le disposizioni di cui alla Tabella A, parte II, numero 31, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633, come modificato dall'articolo 8, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, dall'articolo 50 della legge 21 novembre 2000, n. 432, e dall'articolo 30, comma 7, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, si applicano anche ai veicoli di cui all'articolo 54, comma 1, lettera m) del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Ai veicoli di cui alla predetta lettera m) dell'articolo 54, comma 1, del decreto legislativo n. 285 del 1992 sono estesi i benefici di cui all'articolo 8, comma 7, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
(Istituzione di una imposta sulle transazioni valutarie).
1. È istituita una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine, la cui aliquota è pari allo 0,01 per cento del valore delle transazioni effettuate.
2. Dall'imposta di cui al comma 1 sono esenti le operazioni relative a:
a) transazioni tra governi e organizzazioni internazionali;
b) transazioni intracomunitarie;
c) esportazione od importazione di beni e servizi;
d) transazioni che interessano partecipazioni qualificate all'estero di imprese nazionali;
e) operazioni di cambio realizzate da persone fisiche il cui ammontare è inferiore a 77.500 euro.
3. Il Governo promuove un'azione dell'Unione europea per conseguire i necessari accordi internazionali al fine di estendere ai Paesi nei quali sono ubicati i mercati finanziari più importanti l'adozione dell'imposta di cui al presente articolo.
4. Il 50 per cento del gettito derivante dall'imposta di cui al comma 1 è finalizzata ad assicurare maggiori risorse alla cooperazione allo sviluppo, ad annullare i crediti che lo Stato italiano vanta nei confronti dei paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati ed a contribuire alla lotta alla povertà su scala mondiale.
5. Per le transazioni valutarie con Stati o territori con regimi fiscali privilegiati l'aliquota dell'imposta sulle transazioni valutarie è pari a dieci volte l'aliquota di cui al comma 1 del presente articolo.
6. Ai fini dell'applicazione del comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, definisce:
a) l'ambito di applicazione dell'imposta sulle transazioni valutarie, da e verso l'estero, di valori titoli o strumenti finanziari comunque denominati;
b) le modalità di riscossione del tributo da parte degli intermediari finanziari, degli istituti di credito e di tutti i soggetti abilitati a porre in essere transazioni valutarie;
c) il coordinamento della disciplina dell'imposta di cui al comma 1, con le norme del diritto comunitario nonché l'armonizzazione di tale imposta con gli accordi stipulati dal Governo italiano con altri paesi per evitare la doppia imposizione;
d) la destinazione del 50 per cento del gettito derivante dall'imposta, secondo quanto indicato dal comma 4.
5. 172. (ex 5. 272.) D'Elpidio, Fabris.
Sopprimere i commi 18 e 19.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. A decorrere dal 1o gennaio 2007, la tassa sui superalcolici di cui alla tabella I del Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, è aumentata del 10 per cento.
5. 55. (ex 5. 315.) Garavaglia, Fugatti, Filippi, Campa, Mazzocchi.
Al comma 23, aggiungere, in fine, le parole: , con l'esclusione di riscossione dei compensi quando il lavoro autonomo dei medici e paramedici viene svolto negli studi di esclusiva loro pertinenza, anche se collocati all'interno di una struttura sanitaria privata.
5. 56. (ex 5. 175.) Angelino Alfano, Marinello, Garavaglia.
Sopprimere il comma 25.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A allegata, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 110.000;
2008: - 110.000.
5. 57. (ex 5. 375.) Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro, Crosetto, Cossiga, Carlucci.
Subemendamenti all'emendamento 5. 500 del Governo
All'emendamento 5. 500. del Governo, sostituire le parole: 4 per cento con le seguenti: 2 per cento.
0. 5. 500. 1. Leo.
(Inammissibile)
All'emendamento 5. 500. del Governo, parte consequenziale, comma 29, sostituire le parole: da 30.000 a 180.000 euro con le seguenti: da 50.000 a 200.000 euro.
0. 5. 500. 2. Leo.
All'emendamento 5. 500. del Governo, parte consequenziale, comma 33-ter, dopo le parole: di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: sentita la Commissione per il controllo dell'anagrafe tributaria che esprimerà il proprio giudizio tassativamente entro 15 giorni.
0. 5. 500. 10. (Testo modificato nel corso della seduta). Gianfranco Conte, Crosetto, Armani, Alberto Giorgetti, Zorzato, Garnero Santanché, Ravetto, Verro, Giudice, Garavaglia.
(Approvato)
All'emendamento 5. 500. del Governo, parte consequenziale, sopprimere il comma 33-quater.
Conseguentemente, al comma 33-quinquies, sopprimere le parole: e 33-quater.
0. 5. 500. 3. Leo.
Al comma 25, capoverso Art. 25-ter, comma 1, sostituire le parole: 10 per cento con le seguenti: 4 per cento;
Conseguentemente:
al comma 29, aggiungere in fine il seguente periodo: L'inosservanza dei provvedimenti adottati in attuazione della presente disposizione comporta l'irrogazione, da parte dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, di sanzioni amministrative pecuniarie da 30.000 a 180.000 euro per ciascuna violazione accertata.;
sostituire il comma 30 con il seguente:
30. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, i commi da 535 a 538 dell'articolo 1, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono abrogati e cessano di avere effetto tutti gli atti adottati;
dopo il comma 33, aggiungere i seguenti:
33-bis. Dalla data di entra in vigore della presente legge è istituito il sistema integrato delle banche dati in materia tributaria e finanziaria finalizzato alla condivisione ed alla gestione coordinata delle informazioni dell'intero settore pubblico per l'analisi ed il monitoraggio della pressione fiscale e dell'andamento dei flussi finanziari.
33-ter. Ai fini di cui al comma 33-bis, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 31 marzo 2007 ai sensi del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, sono individuate le basi di dati di interesse nazionale che compongono il sistema integrato e sono definiti le regole tecniche per l'accesso e la consultazione da parte delle pubbliche amministrazioni abilitate, nonché i servizi di natura amministrativa e tecnica che il Ministero dell'economia e delle finanze eroga alle amministrazione che ne facciano richiesta per la utilizzazione e la valorizzazione del sistema.
33-quater. Il secondo comma dell'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, è sostituito dal seguente: »Il Ministero dell'economia e delle finanze ha facoltà di rendere pubbliche, senza riferimenti nominativi, statistiche ed elaborazioni relative ai dati di cui al comma precedente, nonché, per esclusive finalità di studio e di ricerca, i medesimi dati, sotto forma di collezioni campionarie, privi di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati e comunque secondo modalità che rendano questi ultimi non identificabili.
33-quinquies. Dall'attuazione dei commi 33-bis, 33-ter e 33-quater non derivano oneri per il bilancio dello Stato.
5. 500. Governo.
(Approvato)
Al comma 26, lettera a), capoverso, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
d-bis) alle cessioni di tv color, apparecchi di riproduzione audio-video ed elettrodomestici.
5. 58. (ex 5. 294.) Pini, Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Dopo il comma 26 aggiungere il seguente:
26-bis. Senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, a partire dall'anno di imposta 2008, le detrazioni dell'imposta, a qualunque titolo previste, sono trasformate in deduzioni certificate dall'imponibile. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti:
a) i criteri di equivalenza tra detrazioni e deduzioni;
b) le tipologie di beni e servizi posti in deduzione, con particolare riferimento ai settori sensibili all'evasione d'imposta;
c) la quota di detrazione delle. singole operazioni di compravendita;
d) le modalità di certificazione, con particolare riferimento alla tracciabilità dei mezzi di pagamento;
e) le modalità di controllo e la definizione della cause di esclusione totale o parziale delle deduzioni;
f) le modalità di fruizione delle deduzioni in funzione del numero dei figli a carico.
5. 59. (ex 5. 237.) Peretti, Zinzi, Galletti.
Dopo il comma 26, aggiungere il seguente:
26-bis. Senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, a partire dall'anno di imposta 2008, le detrazioni dell'imposta, a qualunque titolo previste, sono trasformate in deduzioni certificate dall'imponibile. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da approvare entro 3 mesi dalla data di approvazione della presente legge sono stabiliti:
a) i criteri di equivalenza tra detrazioni e deduzioni;
b) le tipologie di beni e servizi posti in deduzione, con particolare riferimento ai settori sensibili all' evasione d'imposta;
c) la quota di detrazione delle singole operazioni di compravendita;
d) le modalità di certificazione, con particolare riferimento alla tracciabilità dei mezzi di pagamento;
e) le modalità di controllo e la definizione della cause di esclusione totale o parziale delle deduzioni.
5. 60. (ex 5. 388.) Peretti, Zinzi, Galletti.
Dopo il comma 26, aggiungere il seguente:
26-bis. Al comma 5 dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633, dopo le parole: «pagamento dell'imposta è tenuto il cessionario» sono aggiunte le seguenti: «ultimo;».
5. 61. (ex 5. 293.) Pini, Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Dopo il comma 27 aggiungere il seguente:
27-bis. Il comma 2 dell'articolo 12 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, è sostituito dal seguente:
2. Nel caso di incremento delle vendite rispetto ai quantitativi erogati nell'anno precedente a quello di attuazione della normativa regionale, alla regione, dal 1o gennaio 2007, viene corrisposta una somma pari alla quantità differenziale espressa in litri per l'importo unitario pari a quello dell'accisa e dell'IVA sull'accisa vigente nell'anno di competenza.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A allegata, apportare le seguenti variazioni:
Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 200.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
Ministero dell'interno:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
5. 62. (ex 5. 240.) Volontè, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 27, aggiungere il seguente:
27-bis. Nell'ambito delle prestazioni di cui al numero 41-bis) della Tabella A, parte seconda, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, devono intendersi ricomprese anche le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20) e 21) dell'articolo 10 del predetto decreto n. 633 del 1972, rese in favore dei soggetti indicati nel medesimo numero 41-bis) da cooperative sociali e loro consorzi, di cui alla legge 8 novembre 1991 n. 381, sia direttamente che in esecuzione di contratti di appalto e convenzioni in genere, ferma restando la facoltà di optare per il regime di maggior favore di cui all'articolo 10, comma 8, del decreto legislativo 4 dicembre 1997 n. 460.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A allegata, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 150.000;
2008: - 150.000;
2009: - 150.000.
5. 63. (ex 5. 239.) Delfino, Martinello, Ruvolo, Lucchese, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 27, aggiungere il seguente:
27-bis. All'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972 e successive modifiche e integrazioni é aggiunto, in fine il seguente numero: «27-septies) le prestazioni effettuate dalle società a capitale interamente pubblico costituite dalle amministrazioni pubbliche regionali e locali per la produzione di beni e servizi strumentali all'attività di tali enti».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le spese di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 64. (ex 5. 241.) Volontè, Peretti, Zinzi.
Sopprimere il comma 28.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis.
1. Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti del 3 per cento.
5. 65. (ex 5. 189.) Alberto Giorgetti.
Sopprimere il comma 28.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, Tabella A allegata, voce: Ministero dell'Economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 50.000
2008: - 50.000
2009: - 50.000.
5. 66. (ex 5. 150.) Marras.
Sopprimere il comma 28.
*5. 67. (ex 5. 47; 5. 212.) Leo, Alberto Giorgetti, Antonio Pepe.
Sopprimere il comma 28.
*5. 68. (ex 5. 102; 5. 149.) Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa, Osvaldo Napoli.
Sopprimere il comma 28.
*5. 70. (ex 5. 172.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Sopprimere il comma 28.
*5. 71. (ex 5. 391.) Dionisi, D'Agrò, Peretti, Zinzi, Ciro Alfano.
Sostituire il comma 28 con il seguente.
28. Tutti i soggetti che, a vario titolo, possono stipulare scritture private non autenticate di natura negoziale sono tenuti al pagamento in solido dell'imposta di registro di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.
**5. 73. (ex 5. 70; 5. 196; 5. 378.) Campa, Osvaldo Napoli, Bertolini, Paletti Tangheroni, Licastro, Crosetto, Cossiga, Carlucci.
Sostituire il comma 28 con il seguente:
28. Tutti i soggetti che, a vario titolo, possono stipulare scritture private non autenticate di natura negoziale sono tenuti al pagamento in solido dell'imposta di registro di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.
**5. 74. (ex 5. 184.) Alemanno, Alberto Giorgetti.
Al comma 28, sopprimere le lettere a) e b).
5.77. (ex 5. 140.) Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 28 aggiungere il seguente.
28-bis. Il comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 è sostituito dai seguenti:
22. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare:
a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, l'esatta denominazione, ragione sociale ed il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;
b) il codice fiscale della ditta individuale e la partita IVA della società;
c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio di riferimento all'iscrizione stessa per il titolare della ditta individuale, per la società e per il legale rappresentante e/o mediatore che ha operato per la stessa società;
d) se si è avvalso di altro soggetto o società diversa dal mediatore per gli adempimenti e la consulenza relativa alla conclusione dell'affare e, nell'ipotesi affermativa: l'esatta denominazione del soggetto e la sua ragione sociale;
e) il codice fiscale per la ditta individuale, il professionista e la partita IVA per la società;
f) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività, le analitiche modalità di pagamento della stessa.
22-bis. In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza.
22-ter. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei predetti dati, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati ad accertamento di valore senza alcun vincolo al valore catastale.
*5. 78. (ex 5. 71; 5. 193; 5. 377; 5. 277.) Campa, Osvaldo Napoli, Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro, Crosetto, Cossiga, Carlucci, Marras.
Dopo il comma 28 aggiungere il seguente:
28-bis. Il comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 è sostituito dai seguenti:
22. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare:
a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, l'esatta denominazione, ragione sociale ed il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;
b) il codice fiscale della ditta individuale e la partita IVA della società;
c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio di riferimento all'iscrizione stessa per il titolare della ditta individuale, per la società e per il legale rappresentante e/o mediatore che ha operato per la stessa società;
d) se si è avvalso di altro soggetto o società diversa dal mediatore per gli adempimenti e la consulenza relativa alla conclusione dell'affare e, nell'ipotesi affermativa: l'esatta denominazione del soggetto e la sua ragione sociale;
e) il codice fiscale per la ditta individuale, il professionista e la partita IVA per la società;
f) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività, le analitiche modalità di pagamento della stessa.
22-bis. In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza.
22-ter. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei predetti dati, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati ad accertamento di valore senza alcun vincolo al valore catastale.
*5.79 (ex 5. 185.) Alemanno, Alberto Giorgetti, Salerno.
Dopo il comma 28, aggiungere i seguenti:
28-bis. Il comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dai seguenti:
22. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare:
a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale ed i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;
b) il codice fiscale o la partita IVA;
c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio di riferimento per il titolare ovvero per il legale rappresentate o mediatore che ha operato per la stessa società;
d) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività e le analitiche modalità di pagamento della stessa.
22-bis. In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo degli agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio è obbligato ad effettuare specifica segnalazione all'agenzia delle entrate di competenza. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da 500 euro a 10.000 euro e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell'articolo 52, comma 1, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.
28-ter. Le disposizioni di cui al comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, trovano applicazione con riferimento ai pagamenti effettuati a decorrere dal 4 luglio 2006.
5. 171. (ex 5. 393) (Nuova formulazione) Lulli.
(Approvato)
Sopprimere il comma 34.
5. 83. (ex 5. 326.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 34, dopo le parole: Ministero dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: d'intesa con la Conferenza unificata.
5. 85. (ex 5. 195.) Osvaldo Napoli.
Al comma 34, dopo le parole: Ministero dell'economia e delle finanze aggiungere le seguenti: acquisito il parere delle competenti commissioni parlamentari.
5. 84. (ex 5. 327.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
(Approvato)
Dopo il comma 34 aggiungere il seguente:
34-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, dopo l'articolo 48 è aggiunto il seguente:
«Art. 48-bis. - (Disposizioni sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni). - 1. Le amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a diecimila euro, verificano, anche in via telematica ed entro il termine di dieci giorni decorrenti dal momento in cui il credito è divenuto esigibile, se il beneficiario è inadempiente all'obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo e, in caso affermativo, non procedono al pagamento nei limiti del debito del beneficiario e segnalano la circostanza all'agente della riscossione competente per territorio, ai fini dell'esercizio dell'attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. Nel caso di mancata verifica nel termine di dieci giorni di cui al periodo precedente, le amministrazioni pubbliche e le società a prevalente partecipazione pubblica procedono in ogni caso al pagamento.
2. Qualora il beneficiario abbia contestato la o le cartelle di pagamento nelle competenti sedi amministrative o giurisdizionali, i soggetti di cui al precedente comma procedono comunque al pagamento di quanto dovuto.
3. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni dei commi 1 e 2».
Conseguentemente, dopo l'articolo 214 aggiungere i seguenti:
Art. 214-bis.
1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferispettivamente, del 10 per cento, del 12 per cento e del 12 per cento.
Art. 215-ter.
1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
b) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano al periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2006.
5. 86. (ex 5. 192.) Armani, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 34 aggiungere il seguente.
34-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, dopo l'articolo 48 è aggiunto il seguente:
«Art. 48-bis. (Disposizioni sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni). - 1. Le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo marzo 2001, n. 165, e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a diecimila euro, verificano, anche in via telematica ed entro il termine di dieci giorni decorrenti dal momento in cui il credito è divenuto esigibile, se il beneficiario è inadempiente all'obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo e, in caso affermativo, non procedono al pagamento nei limiti del debito del beneficiario e segnalano la circostanza all'agente della riscossione competente per territorio, ai fini dell'esercizio dell'attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. Nel caso di mancata verifica nel termine dei dieci giorni di cui al periodo precedente, le amministrazioni pubbliche e le società a prevalente partecipazione pubblica procedono in ogni caso al pagamento. Qualora il beneficiario abbia contestato la o le cartelle di pagamento nelle competenti sedi amministrative o giurisdizionali, i soggetti di cui ai precedenti periodi procedono comunque al pagamento di quanto dovuto.
2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al comma 1».
*5. 87. (ex 5. 73.) Lupi, Stradella, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Germanà, Mondello, Osvaldo Napoli, Paroli, Simeoni, Tortoli.
Dopo il comma 34, aggiungere il seguente.
34-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, dopo l'articolo 48 è aggiunto il seguente:
«Art. 48-bis. (Disposizioni sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni). - 1. Le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo marzo 2001, n. 165, e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a diecimila euro, verificano, anche in via telematica ed entro il termine di dieci giorni decorrenti dal momento in cui il credito è divenuto esigibile, se il beneficiario è inadempiente all'obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo e, in caso affermativo, non procedono al pagamento nei limiti del debito del beneficiario e segnalano la circostanza all'agente della riscossione competente per territorio, ai fini dell'esercizio dell'attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. Nel caso di mancata verifica nel termine dei dieci giorni di cui al periodo precedente, le amministrazioni pubbliche e le società a prevalente partecipazione pubblica procedono in ogni caso al pagamento. Qualora il beneficiario abbia contestato la o le cartelle di pagamento nelle competenti sedi amministrative o giurisdizionali, i soggetti di cui ai precedenti periodi procedono comunque al pagamento di quanto dovuto.
2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, a 400, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al comma 1».
*5. 88. (ex 5. 242.) Peretti, Zinzi.
Sopprimere il comma 35.
**5. 89. (ex 5. 41; 5. 139.) Leo, Cosenza, Alberto Giorgetti, Buonfiglio, Bellotti, Patarino.
Sopprimere il comma 35.
**5. 92. (ex 5. 171.) Garavaglia, Filippi, Fugatti.
Sopprimere il comma 35.
**5. 93 (ex 5. 178; 5. 101.) Misuraca, Marinello, Marras, Giudice, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Minardo, Romele, Paolo Russo, Cicu, Zanetta, Uggè, Mondello, Di Centa, Fallica.
Sopprimere il comma 35.
**5. 94 (ex 5. 243.) Ruvolo, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 36, aggiungere il seguente:
36-bis. I dati essenziali relativi agli attori ed al contenuto in termini monetari risultanti nel processo verbale di conciliazione sottoscritto a norma degli articoli 409, 410, 410-bis, 411, del codice di procedura civile, devono essere inviati, in forma telematica, entro il mese successivo dalla data di sottoscrizione, all'anagrafe tributaria. In caso di mancato invio si applica, a carico del soggetto obbligato alla comunicazione, una sanzione pari a 300 euro per processo verbale. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate saranno emanate, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, disposizioni attuative. Per gli atti sottoscritti nell'anno 2006, i relativi dati dovranno essere trasmessi entro il 30 giugno 2007.
5. 95. (ex 5. 152.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 36, aggiungere il seguente:
36-bis. Gli agenti della riscossione devono segnalare all'anagrafe tributaria i nominativi assegnatari delle vendite degli immobili, di cui all'articolo 82, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e dei beni mobili registrati, entro il mese successivo dalla data delle vendita. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate saranno emanate, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, disposizioni attuative. Per gli atti sottoscritti negli anni 2005 e 2006, i relativi dati dovranno essere trasmessi entro il 30 giugno 2007.
5. 96. (ex 5. 153.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. 1. All'articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), nel primo periodo, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti «da euro 258 ad euro 2.582 ovvero, se il minimo edittale risulta di tre volte superiore alla maggiore imposta liquidata, la sanzione sarà pari alla maggiore imposta liquidata.»;
b) al comma 1, lettera a), il secondo periodo è sostituito dal seguente:
«La violazione è punibile solamente in caso di rettifica della dichiarazione ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 600, e, comunque, a condizione che non debba trovare applicazione l'articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l'asseverazione, per un periodo da uno a tre anni; si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione»;
c) al comma 1, lettera b), le parole: «a lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 516 ad euro 5.165»;
d) dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:
«1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. In ogni caso, alle violazioni commesse ai sensi delle disposizioni di cui al precedente periodo, si applica una sanzione calcolata con le modalità previste dall'articolo 12 del medesimo decreto legislativo. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata»;
e) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Le sanzioni per le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis sono irrogate dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, sulla base delle segnalazioni inviate dagli Uffici territoriali della medesima Agenzia.
L'atto di contestazione è unico per ogni anno solare di riferimento, ma, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla direzione regionale, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l'eventuale adozione di ulteriori provvedimenti.»;
f) al comma 3, le parole: «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 ad euro 2.582»;
37-ter. Salva l'applicazione dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, le disposizioni del comma 1 si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia ancora irrogata alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quater. Le penalità previste a carico dei soggetti incaricati di cui all'articolo 3, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1998, n. 322, per la tardiva o errata trasmissione telematica delle dichiarazioni ricevute dai predetti soggetti fino al 31 dicembre 2004, sono ridotte ad una somma pari al 10 per cento della sanzione minima prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241. Tale beneficio si applica a condizione che il versamento della penalità ridotta avvenga:
a) per le penalità già contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro trenta giorni dalla data medesima;
b) per le penalità non ancora contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro dieci giorni dalla notifica dell'invito al pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Il beneficio stesso non si applica alle penalità già versate alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quinquies. Per le dichiarazioni di cui al comma 37-quater, per le quali i soggetti incaricati della trasmissione abbiano effettuato il pagamento delle penalità ridotte, non trova applicazione né l'articolo 19, comma 1, del decreto ministeriale 31 luglio 1998, né l'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322.
*5. 97. (ex 5. 72.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere i seguenti:
37-bis. 1. All'articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), primo periodo, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 ad euro 2.582 ovvero, se il minimo edittale risulta di tre volte superiore alla maggiore imposta liquidata, la sanzione sarà pari alla maggiore imposta liquidata.»;
b) al comma 1, lettera a), il secondo periodo è sostituito dal seguente: «La violazione è punibile solamente in caso di rettifica della dichiarazione ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 600, e, comunque, a condizione che non debba trovare applicazione l'articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l'asseverazione, per un periodo da uno a tre anni; si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione»;
c) al comma 1, lettera b), le parole «a lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle seguenti «da euro 516 ad euro 5.165»;
d) dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. In ogni caso, alle violazioni commesse ai sensi delle disposizioni di cui al precedente periodo, si applica una sanzione calcolata con le modalità previste dall'articolo 12 del medesimo decreto legislativo. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata»;
e) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Le sanzioni per le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis sono irrogate dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, sulla base delle segnalazioni inviate dagli Uffici territoriali della medesima Agenzia. L'atto di contestazione è unico per ogni anno solare di riferimento, ma, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla direzione regionale, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l'eventuale adozione di ulteriori provvedimenti.»;
f) al comma 3, le parole: «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 ad euro 2.582»;
37-ter. Salva l'applicazione dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, le disposizioni del comma 1 si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia ancora irrogata alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quater. Le penalità previste a carico dei soggetti incaricati di cui all'articolo 3, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1998, n. 322, per la tardiva o errata trasmissione telematica delle dichiarazioni ricevute dai predetti soggetti fino al 31 dicembre 2004, sono ridotte ad una somma pari al 10 per cento della sanzione minima prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241. Tale beneficio si applica a condizione che il versamento della penalità ridotta avvenga:
a) per le penalità già contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro trenta giorni dalla data medesima;
b) per le penalità non ancora contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro dieci giorni dalla notifica dell'invito al pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Il beneficio stesso non si applica alle penalità già versate alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quinquies. Per le dichiarazioni di cui al comma 37-quater, per le quali i soggetti incaricati della trasmissione abbiano effettuato il pagamento delle penalità ridotte, non trova applicazione né l'articolo 19, comma 1, del decreto ministeriale 31 luglio 1998, né l'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322.
*5. 98. (ex 5. 17.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), primo periodo, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti «da euro 258 ad euro 2.582 ovvero, se il minimo edittale risulta di tre volte superiore alla maggiore imposta liquidata, la sanzione sarà pari alla maggiore imposta liquidata»;
b) al comma 1, lettera a), il secondo periodo è sostituito dal seguente: «La violazione è punibile solamente in caso di rettifica della dichiarazione ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e, comunque, a condizione che non debba trovare applicazione l'articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l'asseverazione, per un periodo da uno a tre anni; si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione»;
c) al comma 1, lettera b), le parole «da lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle parole «da euro 516 ad euro 5.165»;
d) dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. In ogni caso, alle violazioni commesse ai sensi delle disposizioni di cui al precedente periodo, si applica una sanzione calcolata con le modalità previste dall'articolo 12 del medesimo decreto legislativo. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata»;
e) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Le sanzioni per le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis sono irrogate dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, sulla base delle segnalazioni inviate dagli Uffici territoriali della medesima Agenzia. L'atto di contestazione è unico per ogni anno solare di riferimento, ma, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla direzione regionale, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l'eventuale adozione di ulteriori provvedimenti»;
f) al comma 3, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle parole «da euro 258 ad euro 2.582».
37-ter. Salva l'applicazione dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, le disposizioni del comma 37-bis si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia ancora irrogata alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quater. Le penalità previste a carico dei soggetti incaricati di cui all'articolo 3, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1998, n. 322, per la tardiva o errata trasmissione telematica delle dichiarazioni ricevute dai predetti soggetti fino al 31 dicembre 2004, sono ridotte ad una somma pari al 10 per cento della sanzione minima prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241. Tale beneficio si applica a condizione che il versamento della penalità ridotta avvenga:
a) per le penalità già contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro trenta giorni dalla data medesima;
b) per le penalità non ancora contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro dieci giorni dalla notifica dell'invito al pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Il beneficio stesso non si applica alle penalità già versate alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quinquies. Per le dichiarazioni di cui al comma 37-quater, per le quali i soggetti incaricati della trasmissione abbiano effettuato il pagamento delle penalità ridotte, non trova applicazione né l'articolo 19, comma 1, del decreto ministeriale 31 luglio 1998, né l'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322».
*5. 99. (ex 5. 261.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), primo periodo, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti «da euro 258 ad euro 2.582 ovvero, se il minimo edittale risulta di tre volte superiore alla maggiore imposta liquidata, la sanzione sarà pari alla maggiore imposta liquidata»;
b) al comma 1, lettera a), il secondo periodo è sostituito dal seguente: «La violazione è punibile solamente in caso di rettifica della dichiarazione ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e, comunque, a condizione che non debba trovare applicazione l'articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l'asseverazione, per un periodo da uno a tre anni; si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione»;
c) al comma 1, lettera b), le parole «da lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle parole «da euro 516 ad euro 5.165»;
d) dopo il comma 1, è inserito il seguente:
«1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. In ogni caso, alle violazioni commesse ai sensi delle disposizioni di cui al precedente periodo, si applica una sanzione calcolata con le modalità previste dall'articolo 12 del medesimo decreto legislativo. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata»;
e) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Le sanzioni per le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis sono irrogate dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, sulla base delle segnalazioni inviate dagli Uffici territoriali della medesima Agenzia. L'atto di contestazione è unico per ogni anno solare di riferimento, ma, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla direzione regionale, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l'eventuale adozione di ulteriori provvedimenti»;
f) al comma 3, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle parole «da euro 258 ad euro 2.582».
37-ter. Salvo l'applicazione dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, le disposizioni del comma 1 si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia ancora irrogata alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quater. Le penalità previste a carico dei soggetti incaricati di cui all'articolo 3, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1998, n. 322, per la tardiva o errata trasmissione telematica delle dichiarazioni ricevute dai predetti soggetti fino al 31 dicembre 2004, sono ridotte ad una somma pari al 10 per cento della sanzione minima prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241. Tale beneficio si applica a condizione che il versamento della penalità ridotta avvenga:
a) per le penalità già contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro trenta giorni dalla data medesima;
b) per le penalità non ancora contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro dieci giorni dalla notifica dell'invito al pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Il beneficio stesso non si applica alle penalità già versate alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quinquies. Per le dichiarazioni di cui al comma 37-quater, per le quali i soggetti incaricati della trasmissione abbiano effettuato il pagamento delle penalità ridotte, non trova applicazione né l'articolo 19, comma 1, del decreto ministeriale 31 luglio 1998, né l'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322».
*5. 100. (ex 5. 317.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 39 del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), primo periodo, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 ad euro 2.582» e il secondo periodo è sostituito dal seguente: «La violazione è punibile solamente in caso di rettifica della dichiarazione ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e, comunque, a condizione che non debba trovare applicazione l'articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e 1'asseverazione, per un periodo da uno a tre anni; si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione»;
b) al comma 1, lettera b), le parole «da lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 516 ad euro 5.165»;
c) dopo il comma 1, è inserito il seguente: «1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi del presente comma 1, del successivo comma 3 e dell'articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. In ogni caso, alle violazioni della stessa indole commesse ai sensi delle disposizioni di cui al precedente periodo, si applica una sanzione calcolata con le modalità previste dall'articolo 12 del medesimo decreto legislativo. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata.»;
d) il comma 2 è sostituito dal seguente: «Le sanzioni per le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell'articolo 7-bis sono irrogate dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, sulla base delle segnalazioni inviate dagli Uffici locali della medesima Agenzia. L'atto di contestazione è unico per ogni anno solare di riferimento, ma, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla direzione regionale, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l'eventuale adozione di ulteriori provvedimenti.»,
e) al comma 3, le parole «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle parole «da euro 258 ad euro 2.582»,
37-ter. Salvo l'applicazione dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, le disposizioni del comma 37-bis si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia ancora irrogata alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quater. Le penalità previste a carico dei soggetti incaricati di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1998, n. 322, per la tardiva o errata trasmissione telematica delle dichiarazioni ricevute dai predetti soggetti fino al 31 dicembre 2004, sono ridotte ad una somma pari al 10 per cento della sanzione minima prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo del 9 luglio 1997, n. 241. Tale beneficio si applica a condizione che il versamento della penalità ridotta avvenga:
a) per le penalità già contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro trenta giorni dalla data medesima;
b) per le penalità non ancora contestate alla data di entrata in vigore della presente legge, entro dieci giorni dalla notifica dell'invito al pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Il beneficio stesso non si applica alle penalità già versate alla data di entrata in vigore della presente legge.
37-quinquies. Per le dichiarazioni di cui al comma 37-quater, per le quali i soggetti incaricati della trasmissione abbiano effettuato il pagamento delle penalità ridotte, non trova applicazione né l'articolo 19, comma 1, del decreto ministeriale 31 luglio 1998, né l'articolo 3, comma 4 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998 n. 322.
5. 101. (ex 5. 142.) Gioacchino Alfano.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. Sono riaperti i termini di cui all'articolo 29 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e all'articolo 13 della legge 18 febbraio 1999, n. 28 e successive modificazioni e integrazioni, per le società non operative alla data del 1o gennaio 2007, di cui all'articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n. 724 e successive modificazioni e integrazioni, che deliberano lo scioglimento e assegnano o cedono ai soci beni immobili di qualsiasi categoria catastale non utilizzati direttamente dalle medesime società e gli altri beni ivi indicati, ovvero deliberano la trasformazione in società semplice, entro il 31 dicembre 2007, a condizione che tutti i soci siano persone fisiche e che risultino iscritti nel libro dei soci ove previsto, alla data del 31 dicembre 2006 ovvero che vengano iscritti entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in forza di titolo di trasferimento avente data certa anteriore al 31 dicembre 2006.
37-ter. Le società che si avvalgono delle disposizioni di cui al comma 37-bis devono versare l'imposta sostitutiva in un'unica soluzione nel termine stabilito per il pagamento dei saldo dell'imposta sui redditi delle società relativo all'esercizio di assegnazione dei beni, di cessione o di trasformazione ovvero in tre rate di pari ammontare di cui la prima nel termine predetto e le restanti due, maggiorate degli interessi legati, entro i termini di pagamento del saldo della medesima imposta relativo ai due esercizi successivi. Con provvedimento direttoriale sono stabilite le modalità di versamento e di esposizione in dichiarazione.
37-quater. Ai fini dell'assegnazione il costo della partecipazione rileva anche per la rivalutazione della stessa assoggettata ad imposta sostitutiva e la differenza rispetto al valore normale non è soggetta ad imposta né costituisce costo fiscalmente rilevante per il socio assegnatario.
37-quinquies. Entro trenta giorni dall'avvenuta assegnazione degli immobili, gli assegnatari sono obbligati a presentare apposita denuncia di accatastamento o di revisione dello stesso conformemente alle procedure DOCFA, contenente eventuali atti di aggiornamento redatti ai sensi dei regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701.
5. 102. (ex 5. 400.) Sanza.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 86, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, relativo al fermo amministrativo esattoriale, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: «Il provvedimento di fermo amministrativo può essere effettuato se il debito totale supera complessivamente cinquecento euro e sul bene di minor valore; in caso di più provvedimenti sul medesimo bene, al concessionario compete il rimborso spese esecutive esclusivamente al primo provvedimento di fermo. Tale limite può essere aggiornato con decreto ministeriale. Il concessionario prima di emettere il provvedimento di fermo è tenuto ad inviare al contribuente o ai coobbligati una comunicazione contenente l'invito ad effettuare, entro trenta giorni dalla data della stessa ed esclusivamente presso i propri sportelli, il versamento delle somme iscritte a ruolo pena l'attivazione delle procedure di cui ai commi successivi e la corresponsione delle spese esecutive relative al fermo».
37-ter. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sono emanate nuove disposizioni relative al procedimento di vendita dei beni immobili, ai sensi dell'articolo 78 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e dei beni mobili registrati, mediante offerta pubblica di acquisto, in busta chiusa, secondo le procedure regolate dal codice di procedura civile.
Conseguentemente, sopprimere gli articoli 99, 133 e 199.
5. 103. (ex 5. 158.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni ed integrazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, comma 1, le parole: «tra il 1o maggio ed il 30 giugno ovvero in via telematica entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «tra il 1o maggio ed il 31 luglio ovvero in via telematica entro il 30 settembre»;
b) all'articolo 4, commi 3-bis e 4-bis, le parole: «entro il 31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 aprile».
37-ter. Al regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, e successive modificazioni ed integrazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, lettera c), le parole: «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre»;
b) all'articolo 17, comma 1, lettera c), le parole: «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre».
*5. 104. (ex 5. 12.) Leo.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni ed integrazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, comma 1, le parole: «tra il 1o maggio ed il 30 giugno ovvero in via telematica entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «tra il 1o maggio ed il 31 luglio ovvero in via telematica entro il 30 settembre»;
b) all'articolo 4, commi 3-bis e 4-bis, le parole: «entro il 31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 aprile».
37-ter. Al regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, e successive modificazioni ed integrazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, lettera c), le parole: «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre»;
b) all'articolo 17, comma 1, lettera c), le parole: «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre».
*5. 105. (ex 5. 75.) Misuraca, Marinello, Marras, Giudice, Cicu.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. Al comma 1 dell'articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, le parole: «tra il 1o maggio ed il 30 giugno ovvero in via telematica entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «tra il 1o maggio ed il 31 luglio ovvero in via telematica entro il 30 settembre».
37-ter. Al regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, lettera c), le parole «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre»;
b), all'articolo 17, comma 1, lettera c), le parole «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre».
**5. 107. (ex 5. 177.) Misuraca, Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo, Fallica.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. Al comma 1 dell'articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, le parole: «tra il 1o maggio ed il 30 giugno ovvero in via telematica entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «tra il 1o maggio ed il 31 luglio ovvero in via telematica entro il 30 settembre».
37-ter. Al regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 16, comma 1, lettera c), le parole «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre»;
b), all'articolo 17, comma 1, lettera c), le parole «entro il 31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 30 settembre».
**5. 106. (ex 5. 138; 5. 132.) Cosenza, Alberto Giorgetti, Buonfiglio, Bellotti, Patarino.
Dopo il comma 37, aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 6, dopo le parole «commi 2-bis e 3 rilasciano al contribuente o al sostituto di imposta» sono inserite le seguenti: «la ricevuta di presentazione della dichiarazione nonché »;
b) al comma 8, le parole «ovvero è trasmessa all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche direttamente o tramite uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3» sono sostituite dalle seguenti: «o a uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 ovvero è trasmessa direttamente all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche»;
c) il comma 10 è sostituto dal seguente: «La prova della presentazione della dichiarazione è data dalla ricevuta della banca» dell'ufficio postale o di uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 o dalla ricevuta di invio della raccomandata di cui al comma 5, ovvero dalla comunicazione dell'amministrazione finanziaria attestante l'avvenuto ricevimento della dichiarazione presentata direttamente in via telematica.»;
d) dopo il comma 12 è aggiunto il seguente:
12-bis I soggetti incaricati alla trasmissione telematica dichiarazioni di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3 comunicano all'Agenzia delle entrate in via telematica, entro il mese di marzo di ogni anno» i dati relativi alle dichiarazioni per le quali è stato rilasciato l'impegno alla trasmissione telematica nell'anno solare precedente. In particolare dovranno essere trasmessi:
a) il nome e cognome e il codice fiscale del soggetto che presenta la dichiarazione;
b) la data di rilascio dell'impegno alla trasmissione telematica delle dichiarazioni ed il protocollo progressivo assegnato ad ogni dichiarazione. I dati medesimi devono essere annotati, dai soggetti incaricati alla trasmissione, in un apposito registro tenuto anche con sistemi informatici; i dati stessi devono essere resi disponibili all'Agenzia delle entrate e stampati ad ogni richiesta avanzata dagli organi di controllo. Le modalità tecniche di trasmissione e di conservazione dei dati ed i termini per la trasmissione telematica degli stessi sono stabiliti con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.
37-ter. L'articolo 7 bis del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 è sostituto dal seguente:
«Art. 7-bis. (Violazioni in materia di trasmissione telematica delle dichiarazioni). 1. In caso di tardiva od omessa trasmissione di una o più dichiarazioni da parte dei soggetti indicati nel comma 3 dell' articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, a carico dei medesimi si applica la sanzione amministrativa tributaria da euro 258 a euro 2.065 ridotta a euro 100 se il ritardo non è superiore a 5 mesi».
*5. 109. (ex 5. 16.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 6, dopo le parole «commi 2-bis e 3 rilasciano al contribuente o al sostituto di imposta» sono inserite le seguenti: «la ricevuta di presentazione della dichiarazione nonché»;
b) al comma 8, le parole «ovvero è trasmessa all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche direttamente o tramite uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3» sono sostituite dalle seguenti: «o a uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 ovvero è trasmessa direttamente all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche»;
c) il comma 10 è sostituto dal seguente: «La prova della presentazione della dichiarazione è data dalla ricevuta della banca» dell'ufficio postale o di uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 o dalla ricevuta di invio della raccomandata di cui al comma 5, ovvero dalla comunicazione dell'amministrazione finanziaria attestante l'avvenuto ricevimento della dichiarazione presentata direttamente in via telematica.»;
d) dopo il comma 12 è aggiunto il seguente:
12-bis. I soggetti incaricati alla trasmissione telematica dichiarazioni di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3 comunicano all'Agenzia delle entrate in via telematica, entro il mese di marzo di ogni anno» i dati relativi alle dichiarazioni per le quali è stato rilasciato l'impegno alla trasmissione telematica nell'anno solare precedente. In particolare dovranno essere trasmessi:
a) il nome e cognome e il codice fiscale del soggetto che presenta la dichiarazione;
b) la data di rilascio dell'impegno alla trasmissione telematica delle dichiarazioni ed il protocollo progressivo assegnato ad ogni dichiarazione. I dati medesimi devono essere annotati, dai soggetti incaricati alla trasmissione, in un apposito registro tenuto anche con sistemi informatici; i dati stessi devono essere resi disponibili all'Agenzia delle entrate e stampati ad ogni richiesta avanzata dagli organi di controllo. Le modalità tecniche di trasmissione e di conservazione dei dati ed i termini per la trasmissione telematica degli stessi sono stabiliti con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.
37-ter. L'articolo 7 bis del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, è sostituto dal seguente:
«Art. 7-bis. (Violazioni in materia di trasmissione telematica delle dichiarazioni). 1. In caso di tardiva od omessa trasmissione di una o più dichiarazioni da parte dei soggetti indicati nel comma 3 dell' articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, a carico dei medesimi si applica la sanzione amministrativa tributaria da euro 258 a euro 2.065 ridotta a euro 100 se il ritardo non è superiore a 5 mesi».
*5. 110. (ex 5. 65.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere i seguenti:
37-bis. All'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 6, dopo le parole «commi 2-bis e 3 rilasciano al contribuente o al sostituto di imposta» sono inserite le seguenti: «la ricevuta di presentazione della dichiarazione nonché »;
b) al comma 8, le parole «ovvero è trasmessa all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche direttamente o tramite uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3» sono sostituite dalle seguenti: «o a uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 ovvero è trasmessa direttamente all'Agenzia delle entrate mediante procedure telematiche»;
c) il comma 10 è sostituto dal seguente: «La prova della presentazione della dichiarazione è data dalla ricevuta della banca» dell'ufficio postale o di uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 o dalla ricevuta di invio della raccomandata di cui al comma 5, ovvero dalla comunicazione dell'amministrazione finanziaria attestante l'avvenuto ricevimento della dichiarazione presentata direttamente in via telematica.»;
d) dopo il comma 12 è aggiunto il seguente:
12-bis I soggetti incaricati alla trasmissione telematica dichiarazioni di cui all'articolo 3, commi 2-bis e 3 comunicano all'Agenzia delle entrate in via telematica, entro il mese di marzo di ogni anno» i dati relativi alle dichiarazioni per le quali è stato rilasciato l'impegno alla trasmissione telematica nell'anno solare precedente. In particolare dovranno essere trasmessi:
a) il nome e cognome e il codice fiscale del soggetto che presenta la dichiarazione;
b) la data di rilascio dell'impegno alla trasmissione telematica delle dichiarazioni ed il protocollo progressivo assegnato ad ogni dichiarazione. I dati medesimi devono essere annotati, dai soggetti incaricati alla trasmissione, in un apposito registro tenuto anche con sistemi informatici; i dati stessi devono essere resi disponibili all'Agenzia delle entrate e stampati ad ogni richiesta avanzata dagli organi di controllo. Le modalità tecniche di trasmissione e di conservazione dei dati ed i termini per la trasmissione telematica degli stessi sono stabiliti con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.
37-ter. L'articolo 7 bis del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, è sostituto dal seguente:
«Art. 7-bis. (Violazioni in materia di trasmissione telematica delle dichiarazioni). 1. In caso di tardiva od omessa trasmissione di una o più dichiarazioni da parte dei soggetti indicati nel comma 3 dell' articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, a carico dei medesimi si applica la sanzione amministrativa tributaria da euro 258 a euro 2.065 ridotta a euro 100 se il ritardo non è superiore a 5 mesi».
*5. 111. (ex 5. 253.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2:
1) al comma 1, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 2, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti «del nono mese»;
b) all'articolo 4:
1) al comma 3-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 4-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti «30 settembre»
c) all'articolo 5:
1) al comma 1, le parole «settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «nono mese», e le parole «sette mesi» sono sostituite dalle seguenti «nove mesi»;
2) al comma 4, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
d) all'articolo 5-bis, le parole «del settimo mese», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
e) all'articolo 8, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
**5. 112. (ex 5. 15.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2:
1) al comma 1, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 2, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti «del nono mese»;
b) all'articolo 4:
1) al comma 3-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 4-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti «30 settembre»
c) all'articolo 5:
1) al comma 1, le parole «settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «nono mese», e le parole «sette mesi» sono sostituite dalle seguenti «nove mesi»;
2) al comma 4, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
d) all'articolo 5-bis, le parole «del settimo mese», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
e) all'articolo 8, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
**5. 113. (ex 5. 64.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2:
1) al comma 1, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 2, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti «del nono mese»;
b) all'articolo 4:
1) al comma 3-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 4-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti «30 settembre»
c) all'articolo 5:
1) al comma 1, le parole «settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «nono mese», e le parole «sette mesi» sono sostituite dalle seguenti «nove mesi»;
2) al comma 4, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
d) all'articolo 5-bis, le parole «del settimo mese», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
e) all'articolo 8, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
**5. 114. (ex 5. 301.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2:
1) al comma 1, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 2, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti «del nono mese»;
b) all'articolo 4:
1) al comma 3-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
2) al comma 4-bis, le parole «31 marzo» sono sostituite dalle seguenti «30 settembre»
c) all'articolo 5:
1) al comma 1, le parole «settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «nono mese», e le parole «sette mesi» sono sostituite dalle seguenti «nove mesi»;
2) al comma 4, le parole «del settimo mese» sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
d) all'articolo 5-bis, le parole «del settimo mese», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «del nono mese»;
e) all'articolo 8, le parole «31 luglio» sono sostituite dalle seguenti: «30 settembre»;
**5. 115. (ex 5. 254.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole «Entro sessanta giorni dal termine previsto per la presentazione della comunicazione di cui ai precedenti commi,» sono sostituite dalle seguenti: «Entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale in materia di imposta sul valore aggiunto,».
*5. 116. (ex 5. 28.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole «Entro sessanta giorni dal termine previsto per la presentazione della comunicazione di cui ai precedenti commi,» sono sostituite dalle seguenti: «Entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale in materia di imposta sul valore aggiunto,».
*5. 117. (ex 5. 52.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «Entro sessanta giorni dal termine previsto per la presentazione della comunicazione di cui ai precedenti commi,» sono sostituite dalle seguenti: «Entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale in materia di imposta sul valore aggiunto,».
*5. 118. (ex 5. 259.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «Entro sessanta giorni dal termine previsto per la presentazione della comunicazione di cui ai precedenti commi,» sono sostituite dalle seguenti: «Entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale in materia di imposta sul valore aggiunto,».
*5. 119. (ex 5. 296.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «il contribuente» sono aggiunte le seguenti «con un volume d'affari superiore a 20.000 euro».
**5. 120. (ex 5. 27.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «il contribuente» sono aggiunte le seguenti «con un volume d'affari superiore a 20.000 euro».
**5. 121. (ex 5. 53.) Campa, Marinello.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «il contribuente» sono aggiunte le seguenti «con un volume d'affari superiore a 20.000 euro».
**5. 122. (ex 5. 297.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «il contribuente» sono aggiunte le seguenti «con un volume d'affari superiore a 20.000 euro».
**5. 123. (ex 5. 258.) Mazzoni, Peretti, Zinzi, Delfino.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti «titolari di partita IVA».
*5. 124. (ex 5. 61.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti «titolari di partita IVA».
*5. 125. (ex 5. 26.) Leo, Benedetti Valentini.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole: «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti: «titolari di partita IVA».
*5. 126. (ex 5. 298.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, dopo le parole: «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti: «titolari di partita IVA».
*5. 127. (ex 5. 257.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «il codice fiscale» sono sostituite dalle seguenti: «il numero di partita IVA».
**5. 128. (ex 5. 14.) Leo, Benedetti Valentini.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «il codice fiscale» sono sostituite dalle seguenti: «il numero di partita IVA».
**5. 129. (ex 5. 62.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «il codice fiscale» sono sostituite dalle seguenti: «il numero di partita IVA».
**5. 130. (ex 5. 255.) Mazzoni, Peretti, Zinzi, Lion.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 8-bis, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, le parole: «il codice fiscale» sono sostituite dalle seguenti: «il numero di partita IVA».
**5. 131. (ex 5. 300.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole «sono esonerati» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'esonero»;
b) al comma 6, le parole «ne fanno comunicazione all'Agenzia delle entrate» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'applicazione del regime»;
c) il comma 7 è sostituito dal seguente:
«7. L'opzione per il regime di cui al presente articolo, valida per almeno un triennio, è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata. Trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime, l'opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la concreta applicazione della scelta operata.».
*5. 132. (ex 5. 18.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole «sono esonerati» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'esonero»;
b) al comma 6, le parole «ne fanno comunicazione all'Agenzia delle entrate» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'applicazione del regime»;
c) il comma 7 è sostituito dal seguente:
«7. L'opzione per il regime di cui al presente articolo, valida per almeno un triennio, è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata Trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime, l'opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la concreta applicazione della scelta operata».
*5. 133. (ex 5. 68.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole «sono esonerati» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'esonero»;
b) al comma 6, le parole «ne fanno comunicazione all'Agenzia delle entrate» sono sostituite dalle seguenti: «possono optare per l'applicazione del regime»;
c) il comma 7 è sostituito dal seguente:
«7. L'opzione per il regime di cui al presente articolo, valida per almeno un triennio, è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata Trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime, l'opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la concreta applicazione della scelta operata».
*5. 134. (ex 5. 252.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 7 dell'articolo 5, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, alle parole: «I trasferimenti erariali» premettere le seguenti; «Solo per l'anno 2007»
Conseguentemente, ridurre il fondo di cui all'articolo 115 in misura pari alla riduzione dei trasferimenti erariali in favore dei comuni per il maggior gettito derivante in relazione all'imposta comunale sugli immobili dalle disposizioni del presente articolo.
5. 135. (ex 5. 362.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 8 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono aggiunte, in fine, le parole: «le quote di ammortamento, dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7, sono imputate proporzionalmente al terreno e al fabbricato.».
*5. 136. (ex 5. 31.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 8 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono aggiunte, in fine, le parole: «le quote di ammortamento, dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7, sono imputate proporzionalmente al terreno e al fabbricato.».
*5. 137. (ex 5. 50.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 8 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono aggiunte, in fine, le parole: «le quote di ammortamento, dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7, sono imputate proporzionalmente al terreno e al fabbricato.».
*5. 138. (ex 5. 264.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 8 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono aggiunte, in fine, le parole: «le quote di ammortamento, dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7, sono imputate proporzionalmente al terreno e al fabbricato.».
*5. 139. (ex 5. 324.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 9 è sostituito dal seguente:
«9. L'elenco di cui al comma 8 deve essere presentato a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto».
**5. 140. (ex 5. 13.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 9 è sostituito dal seguente:
«9. L'elenco di cui al comma 8 deve essere presentato a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto».
**5. 141. (ex 5. 63.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 9 è sostituito dal seguente:
«9. L'elenco di cui al comma 8 deve essere presentato a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto».
**5. 142. (ex 5. 256.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. All'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 9 è sostituito dal seguente:
«9. L'elenco di cui al comma 8 deve essere presentato a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto».
**5. 143. (ex 5. 299.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole «della legge 30 dicembre 2004, n. 311,» sono inserite le seguenti: «con volume d'affari superiore a 20.000 euro»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I contribuenti con volume d'affari non superiore a 20.000 euro possono optare per l'applicazione delle disposizioni di cui al periodo precedente.».
*5. 144. (ex 5. 22.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole «della legge 30 dicembre 2004, n. 311,» sono inserite le seguenti: «con volume d'affari superiore a 20.000 euro»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I contribuenti con volume d'affari non superiore a 20.000 euro possono optare per l'applicazione delle disposizioni di cui al periodo precedente.».
*5. 145. (ex 5. 58.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole «della legge 30 dicembre 2004, n. 311,» sono inserite le seguenti: «con volume d'affari superiore a 20.000 euro»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I contribuenti con volume d'affari non superiore a 20.000 euro possono optare per l'applicazione delle disposizioni di cui al periodo precedente.».
*5. 146. (ex 5. 319.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole «della legge 30 dicembre 2004, n. 311,» sono inserite le seguenti: «con volume d'affari superiore a 20.000 euro»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I contribuenti con volume d'affari non superiore a 20.000 euro possono optare per l'applicazione delle disposizioni di cui al periodo precedente.».
*5. 147. (ex 5. 248.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «trasmettono telematicamente» sono aggiunte le seguenti: «, entro il mese di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto ovvero entro il 28 febbraio di ciascun anno in relazione all'ultimo trimestre per i soggetti di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n. 542,».
**5. 148. (ex 5. 23.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «trasmettono telematicamente» sono aggiunte le seguenti: «, entro il mese di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto ovvero entro il 28 febbraio di ciascun anno in relazione all'ultimo trimestre per i soggetti di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n. 542,».
**5. 149. (ex 5. 57.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «trasmettono telematicamente» sono aggiunte le seguenti: «, entro il mese di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto ovvero entro il 28 febbraio di ciascun anno in relazione all'ultimo trimestre per i soggetti di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n. 542,».
**5. 150. (ex 5. 304.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «trasmettono telematicamente» sono aggiunte le seguenti: «, entro il mese di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto ovvero entro il 28 febbraio di ciascun anno in relazione all'ultimo trimestre per i soggetti di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1999, n. 542,».
**5. 151. (ex 5. 247.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 34 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «modalità tecniche» sono aggiunte le seguenti: «, comprese quelle per la correzione di eventuali errori,».
*5. 152. (ex 5. 21.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 34 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «modalità tecniche» sono aggiunte le seguenti: «, comprese quelle per la correzione di eventuali errori,».
*5. 153. (ex 5. 54.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 34 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «modalità tecniche» sono aggiunte le seguenti: «, comprese quelle per la correzione di eventuali errori,».
*5. 154. (ex 5. 303.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 34 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole «modalità tecniche» sono aggiunte le seguenti: «, comprese quelle per la correzione di eventuali errori,».
*5. 155. (ex 5. 249.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 5 dell'articolo 54 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, le parole: «non superiore al 2 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «non superiore al 4 per cento».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata , ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 156. (ex 5. 180.) Bernardo.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. I soggetti che, nelle dichiarazioni dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno omesso di indicare, in ottemperanza alle disposizioni dell'articolo 110, comma 11, ultimo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le spese e gli altri componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con imprese domiciliate fiscalmente in Stati e territori non appartenenti all'Unione Europea aventi regimi fiscali privilegiati, possono sanare tale omissione mediante la presentazione, entro la data del 31 gennaio 2007, di una dichiarazione integrativa ai sensi dell'articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, anche nei casi in cui siano iniziati accessi, ispezioni o verifiche o sia stato notificato avviso di accertamento in rettifica o d'ufficio. In tal caso, per ogni periodo d'imposta è dovuta una somma, da versare entro la stessa data del 31 gennaio 2007, pari all'1 per cento degli importi non indicati e comunque non superiore ad euro 50.000.
*5. 157. (ex 5. 25.) Leo.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. I soggetti che, nelle dichiarazioni dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno omesso di indicare, in ottemperanza alle disposizioni dell'articolo 110, comma 11, ultimo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le spese e gli altri componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con imprese domiciliate fiscalmente in Stati e territori non appartenenti all'Unione europea aventi regimi fiscali privilegiati, possono sanare tale omissione mediante la presentazione, entro la data del 31 gennaio 2007, di una dichiarazione integrativa ai sensi dell'articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, anche nei casi in cui siano iniziati accessi, ispezioni o verifiche o sia stato notificato avviso di accertamento in rettifica o d'ufficio. In tal caso, per ogni periodo d'imposta è dovuta una somma, da versare entro la stessa data del 31 gennaio 2007, pari all'1 per cento degli importi non indicati e comunque non superiore ad euro 50.000.
*5. 158. (ex 5. 60.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. I soggetti che, nelle dichiarazioni dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno omesso di indicare, in ottemperanza alle disposizioni dell'articolo 110, comma 11, ultimo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le spese e gli altri componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con imprese domiciliate fiscalmente in Stati e territori non appartenenti all'Unione europea aventi regimi fiscali privilegiati, possono sanare tale omissione mediante la presentazione, entro la data del 31 gennaio 2007, di una dichiarazione integrativa ai sensi dell'articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, anche nei casi in cui siano iniziati accessi, ispezioni o verifiche o sia stato notificato avviso di accertamento in rettifica o d'ufficio. In tal caso, per ogni periodo d'imposta è dovuta una somma, da versare entro la stessa data del 31 gennaio 2007, pari all'1 per cento degli importi non indicati e comunque non superiore ad euro 50.000.
*5. 159. (ex 5. 245.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. I soggetti che, nelle dichiarazioni dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno omesso di indicare, in ottemperanza alle disposizioni dell'articolo 110, comma 11, ultimo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le spese e gli altri componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con imprese domiciliate fiscalmente in Stati e territori non appartenenti all'Unione europea aventi regimi fiscali privilegiati, possono sanare tale omissione mediante la presentazione, entro la data del 31 gennaio 2007, di una dichiarazione integrativa ai sensi dell'articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, anche nei casi in cui siano iniziati accessi, ispezioni o verifiche o sia stato notificato avviso di accertamento in rettifica o d'ufficio. In tal caso, per ogni periodo d'imposta è dovuta una somma, da versare entro la stessa data del 31 gennaio 2007, pari all'1 per cento degli importi non indicati e comunque non superiore ad euro 50.000.
*5. 160. (ex 5. 305.) Filippi, Fugatti, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 1 dell'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, le parole: «ottomila euro» sono sostituite dalle seguenti: «diecimila euro».
Conseguentemente, sopprimere gli articoli 99 e 199.
5. 161. (ex 5. 155.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 1 dell'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, relativo all'iscrizione dell'ipoteca sui beni immobili, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «L'iscrizione dell'ipoteca sui beni può essere effettuata se il debito totale supera complessivamente i duemila euro; in caso di più di una iscrizione di ipoteca sul medesimo bene da parte del concessionario, spetta il rimborso spese esecutive esclusivamente alla prima iscrizione. Tale limite può essere aggiornato con decreto ministeriale. Il concessionario prima di emettere il provvedimento di iscrizione dell'ipoteca sugli immobili è tenuto ad inviare al contribuente o ai coobbligati una comunicazione contenente l'invito ad effettuare, entro trenta giorni dalla data della stessa ed esclusivamente presso i propri sportelli, il versamento delle somme iscritte a ruolo pena l'attivazione delle procedure relative all'ipoteca e conseguenti nonché la corresponsione delle spese esecutive».
Conseguentemente, sopprimere gli articoli 99 e 199.
5. 162. (ex 5. 157.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Il comma 2 dell'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, relativo all'iscrizione dell'ipoteca sui beni immobili, è sostituito dal seguente:
«2. Se l'importo complessivo del credito per cui si procede non supera il dieci per cento del valore dell'immobile da sottoporre ad espropriazione determinato a norma dell'articolo 79, il concessionario, prima di procedere all'esecuzione, deve iscrivere ipoteca. Decorso un anno, ovvero 18 mesi, in presenza di abitazione principale del contribuente o suoi familiari conviventi, dall'iscrizione senza che il debito sia stato estinto, il concessionario procede all'espropriazione».
Conseguentemente, sopprimere gli articoli 99 e 199.
5. 163. (ex 5. 156.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. Al comma 2 dell'articolo 72 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1973, n. 602, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le spese di citazione e processuali sono poste a carico della parte soccombente".
5. 164. (ex 5. 154.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37, aggiungere il seguente:
37-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2007, con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sono emanate nuove disposizioni relative al procedimento di vendita dei beni immobili, ai sensi dell'articolo 78 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e dei beni mobili registrati, mediante offerta pubblica di acquisto, in busta chiusa, secondo le procedure regolate dal codice di procedura civile.
5. 165. (ex 5. 159.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Le disposizioni in materia di riduzione delle sanzioni previste dall'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni, nonché dell'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, sono applicabili in caso di violazione dell'obbligo di versamento a saldo dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156, e dell'acconto relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto legge 7 giugno 2006, n. 206 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 234, conseguenti all'errata determinazione della deduzione di cui all'articolo 11, commi 4-quater e 4-quinquies, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni.
*5. 166. (ex 5. 67.) Campa.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Le disposizioni in materia di riduzione delle sanzioni previste dall'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni, nonché dell'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, sono applicabili in caso di violazione dell'obbligo di versamento a saldo dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156 e dell'acconto relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 7 giugno 2006, n. 206, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 234, conseguenti all'errata determinazione della deduzione di cui all'articolo 11, commi 4-quater e 4-quinquies, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni.
*5. 167. (ex 5. 32.) Leo.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Le disposizioni in materia di riduzione delle sanzioni di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni, nonché all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, sono applicabili in caso di violazione dell'obbligo di versamento a saldo dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156, e dell'acconto relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 7 giugno 2006, n. 206, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 234, conseguenti all'errata determinazione della deduzione di cui all'articolo 11, commi 4-quater e 4-quinquies, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni.
*5. 168. (ex 5. 262.) Mazzoni, Peretti, Zinzi.
Dopo il comma 37 aggiungere il seguente:
37-bis. Le disposizioni in materia di riduzione delle sanzioni di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni, nonché all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, sono applicabili in caso di violazione dell'obbligo di versamento a saldo dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156, e dell'acconto relativo al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 7 giugno 2006, n. 206, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 234, conseguenti all'errata determinazione della deduzione di cui all'articolo 11, commi 4-quater e 4-quinquies, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni.
*5. 169. (ex 5. 316.) Fugatti, Filippi, Garavaglia.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - (Disposizioni relative al contratto collettivo per i lavoratori dei servizi di trasporto pubblico locale). - Al comma 1 dell'articolo 23 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, le parole da: «; i trasferimenti erariali» a: «decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281» sono sostituite dalle seguenti: «Le risorse di cui al presente comma sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 del 1997».
2. Il primo periodo del comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n. 58, è sostituito dal seguente: «le risorse di cui al comma 2 sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
3. Il comma 1 dell'articolo 16 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.
4. La procedura di compensazione di cui ai commi 1, 2 e 3 si applica alle somme spettanti ai soggetti beneficiari a partire dal 1o gennaio 2007, negli anni dal 2007 in poi, con riferimento ai dipendenti in forza in ciascun mese.
5. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 del presente articolo, ivi comprese le procedure di controllo relative alla spettanza delle compensazioni eseguite.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre uniformemente tutte le voci di parte corrente nella misura del 5 per cento per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 01. (ex 5. 030. e 5. 013.) Leone, Gianfranco Conte, Floresta, Fallica.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - 1. All'articolo 2 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 16 sono aggiunti i seguenti:
«16-bis. Al comma 1 dell'articolo 23 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 27 febbraio 2004, n. 47, le parole da: «; i trasferimenti erariali» a: «decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281» sono sostituite dalle seguenti: «Le risorse di cui al presente comma sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
16-ter. L'articolo 1, comma 3, primo periodo, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 22 aprile 2005, n. 58, è sostituito dal seguente: «le risorse di cui al comma 2 sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
16-quater. Il comma 1 dell'articolo del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.
16-quinquies. La procedura di compensazione di cui ai commi 16-bis e 16-ter si applica alle somme spettanti ai soggetti beneficiari a partire dal 1o gennaio 2007 in poi, con riferimento ai dipendenti in forza in ciascun mese.
16-sexies. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui ai commi 17, 18 e 20 del presente articolo, ivi comprese le procedure di controllo relative alla spettanza delle compensazioni eseguiti.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 02. (ex 5. 024.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l'articolo 5 aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 7 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, dopo il comma 14 sono inseriti i seguenti:
«14-bis. A partire dal 1o gennaio 2007, l'aliquota prevista nell'allegato I annesso al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni, per il gasolio per autotrazione utilizzato dalle imprese esercenti trasporto pubblico locale è ridotta di euro 45 per mille litri di prodotto.
14-ter. Per ottenere il rimborso di quanto spettante, anche mediante la compensazione di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, i destinatari del beneficio presentano, entro il termine del 31 marzo dell'anno successivo a quello di riferimento, apposita dichiarazione ai competenti uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalità e con gli effetti previsti dal regolamento recante disciplina dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le attività di trasporto merci, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277. Tali effetti rilevano altresì ai fini delle disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 2997, n. 446.
14-quater. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalla disposizione di cui al comma 14 del presente articolo e dall'articolo 1, comma 10, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n. 58».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre tutte le spese di parte corrente del 5 per cento per gli anni 2005, 2008, 2009.
5. 03. (ex 5. 025.) Leone, Gianfranco Conte
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 1 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 8 è aggiunto il seguente:
«8-bis. Al comma 33 dell'articolo 37, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: "I soggetti di cui all'articolo 22" e prima delle parole "del decreto del Presidente della Repubblica 16 ottobre 1972, n. 633" sono aggiunte le seguenti "comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6"».
5. 04. (ex 5. 023.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 12 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006 n. 248, le parole da: «i compensi in denaro», fino alla fine del comma sono soppresse.
5. 05. (ex 5. 09.) Marinello, Angelino Alfano.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Il comma 12-bis dell'articolo 35 del decreto-legge 5 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.
5. 06. (ex 5. 010.) Marinello, Angelino Alfano, Gianfranco Conte.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
(Trasmissione telematica dei corrispettivi).
1. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «I soggetti di cui all'articolo 22» sono aggiunte le seguenti: «comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6».
5. 07. (ex 5. 014 e 5. 029.) Leone, Gianfranco Conte. Floresta, Fallica.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare:
a) se si è avvalsa di un mediatore e nell'ipotesi affermativa, ha l'obbligo di dichiarare l'esatta denominazione, ragione sociale ed il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;
b) il codice fiscale per la ditta individuale e la partita IVA per la società;
c) il numero di iscrizione al ruolo agenti affari in mediazione e la camera di commercio di riferimento all'iscrizione stessa per il titolare della ditta individuale, per la società e/o per il legale rappresentante e/o mediatore che ha operato per la stessa società;
d) se si è avvalso di altro soggetto o società diversa dal mediatore per gli adempimenti e la consulenza relativa alla conclusione dell'affare e nell'ipotesi affermativa, ha l'obbligo di dichiarare l'esatta denominazione, del soggetto e la sua ragione sociale;
e) il codice fiscale per la ditta individuale professionista e la partita IVA per la società;
f) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività, le analitiche modalità di pagamento della stessa.
2. In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge n. 39 del 1989, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione al competente Ufficio dell'Agenzia delle Entrate.
3. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei predetti dati si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati ad accertamento di valore senza alcun vincolo al valore catastale.
5. 08 (ex 5. 07.) Alberto Giorgetti.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 7, comma 4, lettera f), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 e successive modificazioni ed integrazioni, dopo le parole «ovvero da stabili organizzazioni operanti in detti territori», sono aggiunte, in fine, le seguenti: «nonché le prestazioni di intermediazione inerenti alle suddette prestazioni o operazioni».
Conseguentemente, all'articolo 120, le parole «5 milioni di euro» sono sostituite dalle seguenti: «3,5 milioni di euro».
5. 09. (ex 5. 06.) Alberto Giorgetti.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. (Disposizioni in materia di IVA). - 1. Nella Tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972, n. 633, al numero 30), dopo le parole: «oculistica ed altre», sono aggiunte le seguenti: «compresi i liquidi di manutenzione per lenti e per lenti a contatto».
Conseguentemente, dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008, 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti rispettivamente del 6 per cento, dell'8 per cento, dell'8 per cento.
5. 010. (ex 5. 020.) Alberto Giorgetti, Alemanno.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 2 dell'articolo 54 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «1 milione di lire», sono sostituite dalle seguenti: «2.000 euro».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 4 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 012. (ex 5. 08.) Marinello, Angelino Alfano.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 102, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «516,46 euro» sono sostituite dalle seguenti: «2.000 euro».
Conseguentemente all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 4 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 013. (ex 5. 011.) Marinello, Angelino Alfano.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. I commi 25 e 26 dell'articolo 7 del decreto-legge 3 ottobre 2006 n. 262 sono abrogati.
5. 014. (ex 5. 017.) Verro.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 25 dell'articolo 7 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, la lettera a) è soppressa.
5. 015. (ex 5. 016.) Verro.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Per i redditi prodotti da nuovi investimenti nelle aree ex obiettivo 1 delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, a decorrere dal 1o gennaio 2007 e per il primo triennio di attività, tutte le imposte, subordinatamente all'autorizzazione delle competenti autorità europee, sono ridotte della metà.
2. La concessione della predetta agevolazione resta condizionata all'effettivo mantenimento, per tutto il triennio di cui al comma 1, delle attività derivanti dai nuovi investimenti. La cessazione dell'attività non causata da documentati stati di crisi determina una sanzione pari a cinque volte l'importo dello imposte non versate.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre proporzionalmente tutte le voci fino a concorrenza dell'importo di 1.300 milioni di euro annui.
5. 016. (ex 5. 015.) Alberto Giorgetti.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. A partire dal 1o gennaio 2007, l'aliquota prevista nell'allegato I annesso al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni, per il gasolio per autotrazione utilizzato dalle imprese esercenti trasporto pubblico locale è ridotta di euro 45 per mille litri di prodotto.
2. Per ottenere il rimborso di quanto spettante, anche mediante la compensazione di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n 241, i destinatari del beneficio presentano, entro il termine del 31 marzo dell'anno successivo a quello di riferimento, apposita dichiarazione ai competenti uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalità e con gli effetti previsti dal regolamento recaste disciplina dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le attività di trasporto merci, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n 277. Tali effetti rilevano altresì ai fini delle disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.
3. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalla disposizione di cui al comma 14 del presente articolo e dall'articolo 1 comma 10 del decreto legge 21 febbraio 2005, n 16 convertito con modificazioni nella legge 22 aprile 2005, n. 58.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 017. (ex 5. 031.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - (Norme di carattere antielusivo). 1. Al comma 3 dell'articolo 37-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:
«f-bis) pattuizioni intercorse tra società collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, aventi ad oggetto il pagamento di somme a titolo di clausola penale, multa, caparra confirmatoria o penitenziale».
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data del 1o gennaio 2007.
5. 018. (ex 5. 026.) Napoletano, Sgobio, Diliberto, Bellillo, Cesini, Cancrini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Pagliarini, Pignataro, Soffritti, Tranfaglia, Vacca, Venier.
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
68.
Seduta di sabato 11 novembre 2006
presidenza del presidente FAUSTO BERTINOTTI
indi
dei vicepresidenti carlo leoni e
giulio tremonti E GIORGIA MELONI
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 9,49)
PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 5.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
Avverto inoltre che la Presidenza non porrà in votazione gli articoli aggiuntivi Verro 5.014 e 5.015, nonché gli articoli aggiuntivi Campa 2.01 e Armosino 6.04, in quanto volti a modificare il decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, non ancora convertito in legge.
(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2), sui quali, ricordo che, ove non ritirati, il parere del Governo e della Commissione è contrario.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 30.600, che è in distribuzione. Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato alle 12 di lunedì 13 novembre.
Avverto, inoltre, che il Governo ha appena presentato una serie di nuovi emendamenti al testo a partire dall'articolo 17. Tali emendamenti sono al vaglio di ammissibilità della Presidenza. I testi degli stessi saranno distribuiti non appena completato tale vaglio. Successivamente sarà stabilito il termine per la presentazione dei subemendamenti in tempi congrui per un adeguato esame da parte dei gruppi.
Dovremmo ora passare alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leone 5.01.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,10.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leone 5.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO
ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che questo sia uno degli argomenti più importanti che il Parlamento sta affrontando nell'esame della legge finanziaria. Si tratta di un tema di grande interesse; infatti, nel corso della giornata di ieri, la discussione ha impegnato non solo la maggioranza, ma anche il rapporto tra maggioranza ed opposizione.
La nostra discussione è aperta alle iniziative di miglioramento del testo iniziale del disegno di legge finanziaria: ciò dimostra la grande disponibilità da parte della maggioranza e del Governo verso tutte le proposte che hanno intenzione di produrre un miglioramento del testo e degli effetti che esso intende determinare sull'insieme dell'economia italiana. Da tale punto di vista, è evidente che la discussione non è predeterminata, ma aperta e libera, e consente a tutti di procedere nell'ambito dell'esercizio pieno della funzione parlamentare propria di tutti i deputati di questa Camera.
Signor Presidente, credo che oggi, al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti anche nell'organizzazione dei nostri lavori, dopo aver esaurito l'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5, si possano esaminare altri cinque-sei articoli della legge finanziaria entro il termine delle 13,30. In questo modo sarà possibile, nella giornata di domani, esaminare gli articoli ancora non oggetto di modifica da parte del Governo, cioè gli articoli dal 17 in poi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che siamo nelle condizioni di lavorare adeguatamente durante la mattinata di oggi per ottemperare al nostro compito. Si tratta del compito importante di consegnare al paese una legge finanziaria all'altezza della domanda dell'economia e delle imprese italiane, che sempre più hanno bisogno di innalzare il tasso di competitività. Credo che potremo consegnare una legge finanziaria anche all'altezza della domanda posta dalle famiglie italiane, dai lavoratori dipendenti e dai lavoratori autonomi.
Questo è il compito che ci poniamo. La maggioranza ed il gruppo dell'Ulivo faranno tutto il possibile perché la discussione in quest'aula sia aperta, disponibile al confronto ed al miglioramento di una legge finanziaria la cui portata è quella evidenziata anche in sede di discussione sulle linee generali. Mi riferisco, soprattutto, alla parte della manovra che si realizza sul cuneo fiscale e sul costo del lavoro. Si tratta di un punto importantissimo che, quando lo affronteremo, renderà ancora più evidente che questa legge finanziaria tende alla crescita, allo sviluppo e non solo - anche se si tratta di un importante obiettivo posto dall'Europa - al risanamento della finanza pubblica del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di volto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Con la proposta emendativa in esame si tocca una materia delicata riguardante le disposizioni relative al contratto collettivo per i lavoratori dei servizi di trasporto pubblico locale. Abbiamo visto come non riuscire a rispondere con attenzione a tali problemi, grazie alle disattenzioni del Governo precedente, abbia complicato la vita delle varie città rendendo impossibile l'effettuazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Sono stati messi in difficoltà i lavoratori stessi che hanno visto leso il loro salario, il riconoscimento del valore del loro lavoro, della prestazione di un servizio pubblico essenziale per la vita delle grandi città in cui sarebbe indispensabile che il servizio pubblico avesse, invece, uno spessore sempre maggiore. Si tratta di un lavoro che va riconosciuto appieno con il suo valore e nel suo diritto di vedere rispettata, nei tempi dovuti, la quantità del salario spettante.
Tale norma, con una serie di artifizi, fa in modo che non vi sia la certezza di arrivare alla chiusura di tali contrattazioni. Infatti, fa sì che non vi sia uno stanziamento definito ed opportuno per questo tipo di operazione contrattuale in modo da dare la possibilità e la certezza a tutte le aziende di servizio pubblico di adempiere ai contratti. Quindi, sicuramente si riaprirà una lunga stagione di contenziosi perché non vi sarà la certezza dell'esercizio contrattuale per ottenere il riconoscimento dei diritti sanciti a livello nazionale dalla legge e dai contratti.
L'articolo aggiuntivo in esame, dunque, ha in sé alcune insidie pesanti per il riconoscimento legislativo dei lavoratori e di quanto a loro dovuto. Inoltre, mettere nell'incertezza totale questa categoria dal punto di vista contrattuale renderà difficile anche la possibilità di avere un servizio pubblico correttamente esercitato in tutte le città, nel paese e sui territori. Ciò significa creare difficoltà a tutta la cittadinanza poiché si mette in difficoltà la possibilità dell'esercizio pubblico dei trasporti. Significa contribuire a creare quegli elementi di non sicurezza e non garanzia per l'insieme della popolazione sul buon funzionamento del servizio pubblico disincentivandolo e, quindi, peggiorando la vita nelle città, particolarmente nelle grandi metropoli.
Infine, vorrei sottolineare come avere la garanzia salariale, un'erogazione che consenta l'esercizio effettivo del contratto collettivo per i lavoratori dei servizi non affidato esclusivamente ad una possibilità di recupero sui crediti d'imposta, sia un sacrosanto diritto. Non riconoscere tale diritto e non garantire tali punti di sicurezza viola nel profondo la dignità del lavoratore e della persona. Dunque, ritengo che la proposta emendativa in esame vada respinta (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Avverto che è stato chiesto alla Presidenza il controllo delle tessere di votazione; quindi, invito i deputati segretari a procedere a tale adempimento (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 262
Maggioranza 132
Hanno votato sì 9
Hanno votato no 253
Sono in missione 53 deputati).
Prendo atto che i deputati Balducci, Volontè e Delfino non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
TOMMASO FOTI. Presidente, non si tolgano le schede!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 277
Maggioranza 139
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 258.
Sono in missione 52 deputati).
Prendo atto che i deputati Balducci, Volontè e Delfino non sono riusciti a votare.
TOMMASO FOTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Giustamente è stato richiesto il controllo delle tessere di votazione; tuttavia, credo che dai banchi nei quali non vi è nessun collega e dunque non vi è la possibilità di votare, non si debbano rimuovere le schede, perché ciascun deputato è libero di uscire e di rientrare fino al momento del voto (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Il controllo delle tessere di votazione avviene così...
TOMMASO FOTI. Non avviene così! In ogni caso, io ero in aula e non mi è stato consentito di votare la seconda volta.
PRESIDENTE. Evidentemente, non era in aula.
TOMMASO FOTI. Io ero in aula!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.05.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo (Al momento dell'ingresso in aula dei deputati dell'opposizione, applausi ironici dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Ringraziamo i colleghi della maggioranza ma, visto l'orario, riteniamo sia necessario, soprattutto da parte della maggioranza, garantire il numero legale, in considerazione dell'atteggiamento di assoluta responsabilità manifestato dall'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Dicevo che ci troviamo di fronte ad un articolo aggiuntivo che punta sostanzialmente a riconsiderare un tema già affrontato nel decreto fiscale e che rappresenta un ulteriore grave onere per i cittadini relativamente alla compensazione delle prestazioni professionali; in particolare, si vincolano i cittadini all'utilizzo di conti correnti o di assegni bancari, determinando un'attività molto più complessa e burocratica. Tale tema è stato denunciato più volte dall'Associazione dei consumatori, dalle associazioni di tutela dei cittadini; noi lo abbiamo più volte denunciato in quest'aula durante l'esame del decreto fiscale e lo riproponiamo in sede di discussione della legge finanziaria.
In tal modo cerchiamo di dare una mano ai cittadini in occasione delle transazioni con i liberi professionisti, creando le condizioni per riuscire a semplificare la vita di tutti i giorni e determinando un miglior rapporto tra i cittadini e lo Stato. A seguito dei provvedimenti che avete approvato - la legge finanziaria, il cosiddetto decreto Bersani e il decreto fiscale - colpite infatti tutto il mondo dei liberi professionisti.
La finalità dell'articolo aggiuntivo in esame è dunque quella di eliminare il problema dei compensi in denaro per il pagamento delle prestazioni professionali. Un intervento che Alleanza Nazionale condivide e sul quale ribadisce il proprio voto favorevole nella logica più ampia di recuperare un efficace dialogo e un'attenzione sui temi inerenti le difficoltà soprattutto dei soggetti deboli e degli anziani che, ovviamente, non solo si troveranno in difficoltà al momento di tali adempimenti, ma rischieranno di subire costi aggiuntivi. Non dobbiamo dimenticare che, attraverso questo tipo di intervento, si fa un grande favore agli istituti di credito, che in questi anni non hanno di certo abbassato i costi.
Il sistema bancario, che doveva essere più vicino alle esigenze del cittadino e delle imprese, anche sulla base dei temi di Basilea 2, in realtà determina ulteriori possibili costi che tutti i cittadini dovranno pagare. Quindi, siamo di fronte ad un aumento della tassazione diretta e della tassazione degli enti locali, a transazioni sempre più complesse, a un aumento della burocrazia e ad ulteriori costi derivanti anche dagli effetti indotti dalle scelte che il Governo Prodi sta adottando.
Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole di Alleanza Nazionale sull'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, colleghi, nell'economia dei lavori, svolgerò un unico intervento valido sia per il mio articolo aggiuntivo 5.05 sia per il successivo 5.06, sempre a mia prima firma, anche perché trattano materie assolutamente analoghe.
Con queste proposte emendative intendiamo riproporre all'Assemblea alcuni aspetti particolari del decreto Visco-Bersani; decreto che il paese ha dovuto subire durante l'estate e che ancora oggi continua ad animare il dibattito tra le categorie produttive interessate.
In particolare, interveniamo sull'aspetto relativo al sistema di pagamento tra cliente e professionista che, a nostro avviso, ai tempi del suddetto decreto, è stato assolutamente sottovalutato. Tra l'altro, si tratta di una questione posta in rilievo da tutte le categorie, dai collegi professionali, ma anche da associazioni di cittadini.
Come vedete, questi due articoli aggiuntivi hanno natura esclusivamente ordinamentale, non prevedendo alcuna copertura finanziaria. Allora, se tali proposte emendative non incidono sul bilancio dello Stato, non comprendiamo la ratio del vostro provvedimento.
Infatti, se non producono assolutamente costi, non riusciamo assolutamente a spiegare l'ostinazione del Governo a voler mantenere norme di questo genere, che trovano semmai una spiegazione nella vostra pervicace volontà vessatoria nei confronti di quelle fasce sociali che considerate diverse e distanti da voi. Ormai è assolutamente chiaro che il paese è spaccato in due, per la verità non in maniera assolutamente equanime perché la maggior parte del paese oggi sta con noi; dalla nostra parte c'è l'Italia che lavora, che produce, che voi, invece, ritenete assolutamente estranea. Abbiamo riproposto l'articolo aggiuntivo anche per dare un'opportunità a tutta la Camera dei deputati e, in maniera particolare, ai colleghi parlamentari - ne vedo anche qualcuno seduto tra i banchi dell'attuale maggioranza parlamentare - che pure fanno bella mostra di sé nei convegni degli ordini e dei collegi professionali, talvolta sfilano anche con i professionisti italiani, ma poi si sono trincerati, nei confronti del decreto Visco-Bersani, dietro il voto di fiducia.
Ci rendiamo conto che tale decreto fu convertito ponendo la questione di fiducia e, quindi, difficilmente potevano sottrarsi al vincolo di appartenenza, ma ora in questo caso, siamo in un iter parlamentare assolutamente normale. Di conseguenza, alla luce di questo discorso, diamo loro una possibilità: se la vorranno cogliere ne prenderemo atto noi, ma soprattutto il paese, gli ordini professionali e i collegi a cui loro dicono di appartenere; se, invece, continueranno nel loro errore, allora la finiscano di presentarsi alle manifestazioni. Evidentemente, la loro posizione è del tutto di comodo!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, le chiedo un minuto, anche perché non interverrò sul successivo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Un minuto, no!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Allora, mi riservo di continuare a svolgere le mie considerazioni nel successivo intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, con questa norma - che, giustamente, l'articolo aggiuntivo a cui intendo apporre la mia firma chiede di sopprimere - la maggioranza, se tale sarà anche in questo voto, rende più farraginosa l'evasione, ma non la supera o la elimina; anzi, in qualche modo la istiga e la incentiva. È buonsenso approvare questo articolo aggiuntivo, tenendo presente che con la storia dell'obbligo del pagamento con titoli e con il divieto di pagare in moneta, non solo è stato reso un favore alle banche ed è stata spostata una quantità di risorse e di costi dai privati agli istituti di credito - il che mi meraviglia, sbalordisce che sia una maggioranza come la vostra a fare tutto ciò -, ma si introduce un principio spaventoso, e cioè non si possono accettare e fare corrispettivamente pagamenti in moneta.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. In altre parole, stabiliamo il principio che la moneta non ha corso accettabile e non è lecito operare con la moneta legale dello Stato: questo è un principio che potrebbe dilagare, e sarebbe gravissimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05 perché ritengo eccessivamente gravoso l'obbligo previsto dal comma 12 dell'articolo 35 del decreto-legge n. 223 del 2006, che impone il pagamento con assegni circolari per i corrispettivi superiori oggi a 1.000 euro e domani a 500 e, infine a 100 euro. Tutto ciò viola il principio generale relativo alla possibilità di pagare in moneta contante ed è un costo eccessivo per il contribuente, che paga il costo dell'assegno bancario, e per il professionista, che deve versare l'assegno sul conto e poi prelevare. Inoltre, vorrei far considerare al Governo che il comma 12 prevede che anche per i corrispettivi pagati in danaro - quindi, per i pagamenti sotto i 1.000 euro - il professionista deve emettere la fattura e non può spendere tale cifra perché il comma 12 prevede che anche per i pagamenti effettuati in denaro ha l'obbligo di versarli sul proprio conto corrente e, poi, deve prelevare dallo stesso i soldi necessari per effettuare le spese giornaliere ed anche quelle di studio.
Quindi, si tratta di una doppia operazione anche per i pagamenti in danaro. Di conseguenza, ritengo che il comma 12 sia eccessivamente gravoso per il professionista e, quindi, sottoscrivo l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, vorrei sapere se il viceministro Visco abbia i «piedi per terra». In questo paese moltissima gente di basso reddito, piccole e piccolissime imprese non hanno nemmeno il conto corrente. Quindi, figuriamoci se possono pensare di poter pagare con bancomat ed assegni quando hanno soltanto la moneta liquida, che magari mettono sotto il materasso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, mi interessava solo che mi chiamasse, visto che lei non voleva darmi la parola. Parlerò successivamente, ma le volevo soltanto insegnare che posso parlare a titolo personale anche se intervengo per un richiamo al regolamento nell'ambito dell'esame dello stesso emendamento.
PRESIDENTE. Lei aveva chiesto la parola per un richiamo al regolamento, che è normale si conceda dopo la conclusione delle dichiarazioni di voto e della votazione.
TOMMASO FOTI. No, l'ho chiesta prima!
PRESIDENTE. Poi mi farà capire se intende parlare successivamente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, richiamo i colleghi su un bellissimo articolo di qualche giorno fa di una delle più brillanti firme del giornalismo italiano, Aldo Cazzullo, che, polemizzando con il centrodestra all'opposizione, diceva: «È talmente grottesca l'opposizione di questi, che in alcune manifestazioni hanno polemizzato con la maggioranza sostenendo che la stessa vuole abrogare la carta moneta come mezzo di pagamento». Per la verità, il ministro Visco è venuto alla nostra festa a Fiuggi ed ha anticipato che la sua intenzione sulla tracciabilità è non soltanto impedire il pagamento con moneta corrente per quanto riguarda le prestazioni note, ma anche arrivare ad un sistema nel quale il pagamento in moneta venga eliminato a tutti i livelli: ciò è stato detto pubblicamente. Allora, quello che per i brillanti giornalisti è una specie di incubo, è qualcosa di grottesco che l'opposizione sta rappresentando sul futuro del nostro paese, è la realtà parlamentare di oggi, per la quale un cittadino non può più pagare e estrarre dal portafoglio delle banconote perché non sono più un mezzo di pagamento valido. Credo che in Italia ci sia anche una Costituzione e dei principi generali dell'ordinamento.
ELIO VITO. Presidente, sospendiamo la seduta! C'è il Comitato dei nove in corso!
PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciare tranquilli i deputati che siedono al banco del Comitato dei nove. Colleghi, per favore, si può sospendere questa riunione in corso?
ELIO VITO. Sospendiamo la seduta!
GUIDO CROSETTO. Sospendiamo la seduta!
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, prosegua pure.
CARLO GIOVANARDI. Voglio vedere cosa accadrà in futuro, quando pagherò una prestazione - per esempio, al mio perito filatelico, per una perizia - estraendo 100, 200 o 300 euro (queste sono le somme che in futuro entreranno in vigore): il professionista mi dirà che non può accettare il pagamento e io non lo pagherò. Credo che qualcuno solleverà il problema dinanzi alla Corte costituzionale e la stessa dovrà dichiarare se il cittadino italiano non possa soddisfare una prestazione con moneta legale di questo ordinamento in quanto obbligato a pagare un aggio ad una banca. Quindi, su ogni pagamento debbo dare una tangente ad una banca o avere una carta di credito e, di conseguenza, far lucrare una terza persona, abolendo un principio generale che dura da sempre, cioè che l'affidabilità dei cittadini verso lo Stato deriva dal fatto che le banconote sono moneta corrente. Sulle 1.000 o sulle 10 mila lire c'era scritto «è pagabile al portatore» e la solvibilità di uno Stato si fonda anche sulla fiducia reciproca, per cui quello che si ha in tasca non è un pezzo di carta, ma qualcosa che viene garantito dallo Stato ed è un mezzo di pagamento legittimo! Ma oggi questo mezzo diventa illegittimo perché il Governo decide che i pagamenti non si possono più fare in euro ma attraverso una tangente pagata ad una banca: tutto ciò è un regresso.
Questo è quel che si dice «grande fratello»: voglio dire a Cazzullo che è bravissimo, comunque non deve rivolgersi a noi dell'opposizione ma alla maggioranza, che sta facendo cose che lui definisce grottesche e fuori dalla realtà, e che noi denunciamo. Quindi, mi sembra che l'articolo aggiuntivo in esame rimetta la lotta all'evasione fiscale su un piano di ragionevolezza e non su un piano di follia, quale quella di impedire a 50 milioni di italiani - al pensionato, all'anziano, al nullatenente, a chi non ha o non vuole avere un conto corrente - di poter esercitare il proprio diritto di pagare la prestazione professionale di un dentista, di un medico, di un perito filatelico con moneta corrente dello Stato.
Poi, lo Stato controllerà, giustamente, che questo pagamento venga registrato ma, per l'amor del cielo, non torniamo ai baratti in natura! Non pensiamo che un paese civile possa funzionare senza che vi sia il diritto di pagare le prestazioni con la moneta corrente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, dichiaro innanzitutto che intendo sottoscrivere questo articolo aggiuntivo. Mi sia consentito poi di affermare che, se è pur vero che alcuni banchieri hanno fatto la fila per sottoscrivere, a suo tempo, durante le primarie, l'indicazione del Premier, nemmeno loro si attendevano da parte di questo Governo un regalo così grande: un euro hanno pagato per apporre la loro firma e ricevono ora due euro per ogni transazione di conto corrente cui voi obbligate i contribuenti.
Mi sembra veramente un regalo eccessivo che facciamo alle banche, soprattutto nel momento in cui le nostre imprese non hanno disponibilità grazie alle vostre politiche fiscali. Quindi, siamo decisamente contrari a questa impostazione, che è illegittima.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. A me pare singolare questo silenzio del Governo sulla questione che abbiamo sollevato e che questo articolo aggiuntivo pone, che deriva da una riflessione che abbiamo fatto di assoluto buon senso: non si possono imporre modalità che contrastino con la libertà costituzionale di assolvere ad un pagamento in modo legale!
Quindi, siamo assolutamente contrari a quella impostazione che è stata a suo tempo varata e chiediamo un gesto di ragionevolezza e buonsenso al Governo perché accetti questa modifica, perché quest'ultima significa evitare, così come ha detto benissimo il collega Giovanardi, di sopportate una spesa in più per quei cittadini che non vogliono aprire dei conti correnti per effettuare questo tipo di pagamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Naturalmente, vorrei aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo e ribadire che non vi è una categoria, un singolo soggetto, un singolo imprenditore che abbia accolto positivamente questa vostra decisione: trovatene uno nell'intera Italia! Non si parla d'altro in tutte le città italiane se non di questo provvedimento che, sicuramente, non è in favore dei cittadini, degli imprenditori e delle aziende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi rivolgo al viceministro Visco che è qui in aula (questo è già un fatto positivo) affinché possa dare - me lo auguro - una risposta di merito su un quesito, che non è banale, posto dall'onorevole Giovanardi. Lei, signor ministro, considera, con una visione poliziesca, sbagliata secondo noi, ma comprensibile dal suo punto di vista, questo tema dall'angolo visuale della lotta all'evasione fiscale. Noi vogliamo invece calarci per un minuto nei panni del cittadino e vedere la questione dal punto di vista di chi, chiamato a fare un pagamento, è obbligato a seguire una modalità che determina costi aggiuntivi. Noi vogliamo dal Governo una risposta a tale questione. È giusto fare la lotta all'evasione fiscale. Chi evade commette un peccato, soprattutto nei confronti degli altri contribuenti prima ancora che nei confronti dello Stato, tuttavia voglio capire perché il cittadino deve avere un onere aggiuntivo rispetto agli euro che deve pagare per una prestazione!
La questione sollevata dal collega Giovanardi richiede una risposta stringente da parte del Governo per un minimo di rispetto del Parlamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Innanzitutto, vorrei sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e poi fare due osservazioni. La prima: è evidente che la norma che si vuole abrogare considera ciò che avviene nelle grandi aree urbane, nelle città, grandi o piccole, quando ad effettuare i pagamenti sono persone appartenenti a determinati livelli o classi sociali. Purtroppo, invece, questa norma non tiene conto di ciò che avviene in aree meno sviluppate, di livelli sociali nei quali non esiste il conto corrente né la possibilità di usare strumenti di pagamento quali quelli indicati e dove l'unico sistema, l'unico mezzo di pagamento è costituito dal denaro contante, non certo per motivi di evasione.
Questo provvedimento causa una grave difficoltà a questi cittadini e, dal punto di vista fiscale, a mio modo di vedere, non risolve anzi potrebbe accentuare - accentua - l'evasione perché si è portati ad incassare egualmente in contanti, senza procedere poi alle regolari fatture. Questo è un fatto molto negativo che non apprezziamo e che vorremmo evitare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Vorrei, innanzitutto, apporre la mia firma a questo articolo aggiuntivo a nome del gruppo della Lega Nord. Riteniamo che il pagamento con assegno, bonifico, con carta di credito o bancomat di ogni prestazione superiore ai cento euro sia uno dei tanti simboli negativi che questo Governo sta dando della lotta all'evasione. Ricordo benissimo le parole del viceministro Visco quando è venuto a riferire in Commissione per spiegarci la ratio di questo emendamento: si tratta di una ratio culturale, dogmatica.
Il viceministro ci ha spiegato che dobbiamo educare la gente a non utilizzare più il contante. La gente, quindi i cittadini italiani, non devono utilizzare più il contante per favorire la lotta all'evasione. Il contante non deve più essere utilizzato e nelle tasche degli italiani devono esserci solo carte di credito e bancomat per assicurare la funzionalità della lotta all'evasione. Una mentalità, questa, volta all'educazione della gente al fine di raggiungere un obiettivo politico, il vostro: la lotta all'evasione. Noi riteniamo invece - lo abbiamo ripetuto molte volte - che si tratti di uno strumento vessatorio soprattutto per gli anziani.
Ad un anziano che va a pagare una prestazione al di sopra dei cento euro, chi glielo va a spiegare che deve avere con sé la carta di credito o un bancomat e che non si può più pagare con la moneta cartacea perché il viceministro Visco vuole educarlo alle vostre intenzioni politiche, cioè, di controllare tutto, di sapere cosa spendiamo, cosa facciamo, in nome della lotta all'evasione?
Non si tratta soltanto della lotta all'evasione bensì di una questione politica, culturale e dogmatica, perché volete arrivare a capire tutte le movimentazioni di ogni singola persona e di ogni singolo cittadino consumatore.
Questo provvedimento è all'interno del decreto Bersani, che voi avete definito a favore del cittadino consumatore: ma cosa ritroviamo nel bancomat o nella carta di credito a favore del cittadino consumatore? A nostro modo di vedere non ci si ritrova nulla! Si tratta invece di una misura contraria al cittadino consumatore. Quindi, la Lega Nord è favorevole a questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Non ritengo che serva un esperto di scienza delle finanze per capire che questo provvedimento è profondamente sbagliato e non può raggiungere l'obiettivo che ci si prefigge, cioè quello di combattere l'evasione fiscale.
Cito un esempio pratico. Mio padre ha ottant'anni e, spesso, va dal medico, come tutte le persone di una certa età, per qualche problema fisico. Alla fine della prestazione, il medico gli chiede 120 euro.
Secondo voi, mio padre che ha ottant'anni, che non conosce la carta POS, che emette pochi assegni e che non usa il bancomat, preferirà pagare 90 euro in nero, senza fattura, o pagare 120 euro? Ve lo dico io, sceglierà la prima ipotesi. Noi, con questo provvedimento, raggiungiamo esattamente l'obiettivo contrario di quello che ci prefiggiamo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ruvolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre anche la mia firma sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.05. Desidero, inoltre, svolgere una breve riflessione.
Mi rivolgo al viceministro Visco. Onorevole viceministro, sa perché lei è poco simpatico agli italiani? Per una ragione semplicissima: lei non ha saputo individuare esattamente gli strumenti per combattere l'evasione fiscale.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Visco, sta parlando con te!
GIUSEPPE RUVOLO. Lei, a mio avviso, avrebbe dovuto fare ben altre cose. In particolare, avrebbe dovuto scovare gli evasori fiscali totali, non coloro i quali, avendo una partita IVA, pagano già quello che effettivamente è loro dovuto. Ciò, evidentemente, non significa che noi intendiamo agevolare gli evasori fiscali. Noi siamo contro gli evasori fiscali e vogliamo, inoltre, che a tutti gli italiani sia data la possibilità di pagare serenamente le tasse, in modo da risanare le casse dello Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre anche la mia firma sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.05.
A me pare che la disposizione di cui si chiede la soppressione con l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05 si inserisca nella scia e nella logica del famoso decreto Visco-Bersani che noi, come opposizione, abbiamo fortemente contrastato; decreto che io stesso ebbi modo di criticare più per la parte Visco che per quella Bersani. Quel provvedimento si rifà all'idea di intervenire sui fenomeni di elusione e di evasione fiscale, senz'altro deprecabili, soltanto con lo strumento repressivo il quale, però, non tiene conto di alcune dinamiche della nostra economia. Vi è, quindi, l'intento di intervenire solo con misure repressive, invasive e di disturbo di tutte le attività che creano ricchezza ed occupazione. Si tratta di un atteggiamento che crea, quindi, diffidenza nei confronti del lavoro autonomo.
Sul fronte della riforma fiscale, occorrerebbe concentrarsi sulle procedure tese a semplificare, a razionalizzare e rendere più equo il prelievo fiscale. Ritengo che in larghissima misura l'evasione fiscale sia collegata all'irrazionalità e all'iniquità di alcuni aspetti del nostro sistema fiscale. Non credo, quindi, che siano molti coloro che dolosamente intendano contrastare l'ordinamento.
Il mio partito ha proposto nei mesi scorsi e le propone ancora oggi due misure fondamentali: il contrasto di interessi e il quoziente familiare. Questa storia del pagamento...
PRESIDENTE. Grazie, deputato Forlani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, chiedo, innanzitutto, di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05. Desidero, inoltre, svolgere alcune brevi considerazioni.
Seppure parrebbe condivisibile la finalità dell'intervento diretto alla lotta all'evasione fiscale, si evidenzia, e lo stigmatizzo, ancora una volta una sostanziale differenza metodologica. Si introduce una rigidità nel sistema e si prevedono, inoltre, meccanismi omologanti che, di fatto, non tengono conto del paese reale. L'Italia ha realtà differenti, sia per economia sia per meccanismi di approccio pratico e di agibilità concreta, in ordine alle varie questioni. È stato detto poco fa da un collega, che non tutti hanno la possibilità di aprire un conto corrente e, quindi, di disporre di un bancomat o di una carta di credito.
In conclusione, il pagamento delle tasse deve passare attraverso la semplificazione, non attraverso la complicazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, se il confronto parlamentare ha un senso, allora il Governo dovrebbe spiegare all'Assemblea l'assurda posizione assunta in questo particolare caso, altrimenti si ha la sensazione di avere di fronte non un Governo ma una sorta di muro o di mummia imbalsamata. Noi abbiamo abbondantemente illustrato l'assurdità della disposizione di cui chiediamo la soppressione con l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05.
Desidero, inoltre, porre in evidenza anche un altro aspetto: quello della privacy. A mio parere, nella disposizione in oggetto si rinviene una violazione clamorosa del diritto alla privacy del cittadino il quale, in ogni momento della propria vita, viene «fotografato» per via dei bisogni che lo stesso manifesta. Ad esempio, se un cittadino si reca per una visita medica da uno psichiatra, il giorno dopo tutti sapranno che quel cittadino ha problemi mentali...
PRESIDENTE. Grazie, deputato Bosi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a me pare che il Governo, il viceministro Visco e la maggioranza frequentino un paese che io non frequento e che conoscano un'Italia che io non conosco. Dico ciò perché quello in discussione è un provvedimento, a mio parere, illiberale che ancora una volta colpisce le famiglie italiane e da cui traspare un atteggiamento di profonda sfiducia nei confronti dei professionisti e dei lavoratori autonomi.
In modo particolare, desidero porre in evidenza le condizioni in cui vivono le famiglie di alcuni paesi; famiglie modeste dal punto di vista economico. Questa maggioranza ha evocato per mesi e mesi il paese della cosiddetta quarta settimana, cioè il paese in cui molte famiglie non arrivano con il proprio stipendio alla quarta settimana. Colleghi, ve le immaginate queste famiglie che si recano in banca per aprire conti correnti e vanno in giro con la carta di credito e con cose di questo genere? Famiglie che per fare ciò dovrebbero pagare pure un balzello alle banche, nonostante abbiano anche un conto corrente postale di cui, magari, non conoscono neanche i meccanismi di funzionamento! Ma siamo seri! Pensiamo alle famiglie e non soltanto a punire il lavoro autonomo. Ministro Visco, ci dia delle risposte! Si assuma le sue responsabilità e ci dica qualcosa in ordine alle famiglie italiane (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, chiedo, innanzitutto, di apporre anche la mia firma sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.05, che noi del gruppo di Forza Italia riteniamo assolutamente essenziale.
Desidero richiamare l'attenzione del viceministro Visco, al quale chiedo di intervenire per chiarire, in primo luogo, se il provvedimento in esame, che vorrebbe favorire la lotta all'evasione fiscale, non finisca, come noi temiamo, per raggiungere l'obiettivo esattamente contrario, dato che tantissimi soggetti si troveranno nelle condizioni di dover agire senza potere utilizzare gli strumenti che vengono proposti. In secondo luogo, chiedo se quanto previsto non si configuri come un sistema improprio di aiuto al sistema bancario (in caso contrario, si sarebbe dovuta prevedere la più assoluta gratuità dell'utilizzo di questo strumento da parte dei cittadini).
Le argomentazioni da noi portate sono, con tutta evidenza, estremamente chiare. Su di esse, come detto, ci parrebbe opportuno un intervento chiarificatore del viceministro Visco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi auguro che il viceministro Visco, dopo le innumerevoli richieste di chiarimento, si sentirà in dovere di esprimere la sua opinione in merito alle questioni sollevate.
Con l'articolo aggiuntivo Marinello 5.05 si cerca di fare chiarezza su una situazione che, a mio avviso, non può essere accettata. Noi stiamo intervenendo non certo per fare ostruzionismo. Siamo, ovviamente, a favore della lotta all'evasione fiscale, ma credo sia importante e fondamentale, in questo momento, garantire soprattutto la libertà e l'agibilità del cittadino.
Ritengo che questo provvedimento, oltre alle valutazioni di carattere economico e, soprattutto, alle complicazioni per il cittadino...
PRESIDENTE. Deve concludere...
MARIO TASSONE. ..., crei un vulnus sul terreno dei diritti e della libertà del cittadino stesso.
Mi auguro che gli altri colleghi possano valutare il pericolo e la situazione molto grave che si verrebbe a determinare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anch'io intervengo per apporre la mia firma a questo articolo aggiuntivo e mi rivolgo non tanto al ministro Visco, perché credo che ciò non serva, quanto ai colleghi della maggioranza.
Ritengo che con questo provvedimento si voglia far conoscere al paese la vostra posizione nei confronti di una situazione che voi non conoscete. Pensiamo alle zone d'Italia ricche di paesi, alle montagne, dove vivono persone anziane o pensionate, dove vengono soppressi gli uffici postali e dove mancano i punti vendita di generi di prima necessità. Con questo provvedimento vogliamo che le persone che sono più in difficoltà e più bisognose vengano dotate di un computer o della carta di credito, o quant'altro.
Allora, senza ripetere tutto ciò che è stato già detto, credo che questa non sia una lotta all'evasione fiscale, ma una istigazione all'evasione fiscale! Questo non è un ostruzionismo; stiamo cercando di difendere i cittadini dai vostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, si combatte un malaffare con un metodo assolutamente sbagliato. Il nostro paese si è dichiarato più volte essere ingessato e pieno di burocrazia. Con questo provvedimento c'è il rischio effettivo che esso diventi ancora più ingessato e che, alla fine, chi ne avrà il tornaconto saranno solo il sistema bancario e quello postale, non i cittadini.
Allora mi domando, signor ministro, se effettivamente si tratti di un tentativo subdolo di emanare un provvedimento a favore di qualcuno, piuttosto che per raggiungere un obiettivo che tanto dovrebbe stare a cuore al Governo in questo momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei aggiungere sull'articolo aggiuntivo in esame la firma mia e del gruppo che ho il piacere di rappresentare qui oggi, la Democrazia Cristiana-Partito Socialista, e vorrei rivolgere un appello agli amici e compagni della sinistra in quest'aula.
Vi porto un esempio personale, quello di mia madre, che credo simbolicamente rappresenti i genitori, la persona anziana che tutti abbiamo in famiglia. Quando le ho detto che bisognava che aprisse un conto corrente, chiedendo un bancomat, mi ha risposto: «Io non l'ho mai fatto! Io non l'ho mai avuto! Non sono capace»!
Pensate a tutte le persone che sono ai limiti dell'analfabetismo (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania). Pensate a tutte le persone che non hanno possibilità neanche di ricevere comunicazioni, perché abitano in piccoli paesi, con un difficile trasporto locale, e che non hanno mai avuto conti correnti o bancomat. Pensate a loro, pensate a cosa li costringiamo. Essi si trovano in una situazione difficile anche dal punto di vista psicologico.
È per questo che non entro nel merito sulla costituzionalità, sull'evasione, sulle opportunità, ma entro in un ambito squisitamente sociale: non possiamo permetterci di fare una cosa di questo genere, che sicuramente non è di sinistra! Tra l'altro, chi ci va a guadagnare? Ci vanno a guadagnare solo le banche! Si parla di 2 miliardi di euro in più che incasseranno le banche (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))! È un modo di operare di sinistra?
Mi rifiuto di condividere un ideale di sinistra - e ci tengo - che conduca a queste cose! Pensate ai vostri genitori, pensate a quante volte vi dicono: «Oh nì, smettila di fare del male!».
Che il viceministro Visco abbia una sclerosi (Commenti del deputato Carbonella)... Guarda che ti vedo! Se sei pazzo, non puoi mica far diventare pazzo tutto il paese (Commenti del deputato Carbonella)! Ma cosa vai a provocare? Non lo vedi che sei anche brutto (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Ho voluto fare un intervento e ti prego di lasciarmi parlare, perché questa è la democrazia!
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la prego di rivolgersi alla Presidenza!
LUCIO BARANI. Grazie, Presidente, ma dica a quell'essere di fare silenzio quando parla un socialista (Commenti del deputato Carbonella)! L'appello che faccio è questo...
PRESIDENTE. Onorevole Carbonella, per cortesia...
LUCIO BARANI. ...pensate ai vostri genitori, pensate alle persone povere! È inutile che dite di essere di sinistra se non votate a favore di questo articolo aggiuntivo.
Siete persone che non hanno a cuore i problemi della gente povera, dei bisognosi, degli emarginati e degli anziani. Abbiamo una popolazione ultrasessantacinquenne e vogliamo fare solo delle speculazioni per le banche! No, grazie, non mi interessa! Se il viceministro Visco non è normale, mica lo devo curare io, anche se sono medico (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, Alleanza Nazionale e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi non solo ai colleghi dell'opposizione, ma soprattutto ai colleghi della maggioranza, al Governo e alla Presidenza della Camera.
Non c'è un'opposizione ostruzionistica in atto (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PIETRO MARCENARO. No!
PIER FERDINANDO CASINI. No, almeno da parte nostra, no! Si sta ponendo...
PIETRO MARCENARO. Non è vero!
ANTONELLO FALOMI. Non avete ritirato nemmeno un emendamento!
PIER FERDINANDO CASINI. Onorevole Falomi, scusi un secondo... Sto svolgendo un intervento e...
PRESIDENTE. Consentite all'onorevole Casini di concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Non riesco a parlare, non so cosa fare! Non è nulla di ostruzionistico!
PRESIDENTE. Sto chiedendo che la lascino concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. È chiaro che per noi tale questione è importante, altrimenti non sarebbero intervenuti tutti.
C'è stata una richiesta, formulata, in primo luogo, dall'onorevole Giovanardi, al viceministro di esprimersi su questo problema, che per noi è socialmente rilevante, ossia il fatto che da 100 euro in su si debba pagare con strumenti bancari, facendo un favore alle banche e a chi emette carte di credito.
Si può avere una risposta che, forse, ci permetterebbe di passare al voto?
PRESIDENTE. Onorevole Casini...
PIER FERDINANDO CASINI. Lo dico nell'interesse di tutti noi. Siamo qui di sabato mattina; se il viceministro si degna di dare una risposta, forse possiamo anche procedere alle votazioni.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Vogliamo il ministro!
ITALO BOCCHINO. Il ministro!
CESARE CAMPA. Vogliamo il ministro!
ITALO BOCCHINO. Visco!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Mi sembra, Presidente, leggermente scortese...
PRESIDENTE. Colleghi, il Governo sceglie come intervenire in aula. È sua facoltà...
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Non vuol dire che non parleranno altri: vuol dire che posso parlare anche io! Fin qui dovreste concederlo!
PRESIDENTE. Prosegua, sottosegretario Grandi.
CESARE CAMPA. A casa!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Calma, stia calmo (Commenti del deputato Campa). Stia calmo! Non credo che lei faccia onore al suo gruppo in questo momento (Vivi commenti del deputato Campa)!
PRESIDENTE. Svolga il suo intervento, sottosegretario Grandi, per cortesia. La prego di proseguire il suo intervento e di non interloquire...
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In questo momento sta facendo un'offesa personale alla mia persona, non al sottosegretario (Commenti del deputato Campa)!
Una voce dai banchi del gruppo Forza Italia: Infame!
ANTONIO LEONE. A casa!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente Casini, mi permetta (Commenti dei deputati Consolo e Bocchino)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego. È stato chiesto l'intervento del Governo: consentite che si svolga!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Lei ha invitato, insieme a molti colleghi, a chiarire le posizioni del Governo. Le posizioni possono essere non uguali e addirittura divergenti. L'importante è che siano chiare.
Questa discussione l'abbiamo già svolta in occasione del decreto di luglio, che va sotto il nome di Bersani-Visco. Durante l'esame di quel decreto avemmo una lunga discussione.
Ricordo l'origine della norma. Essa rientra nell'obiettivo della tracciabilità, ossia di creare le condizioni affinché, attraverso una serie di meccanismi, si possa rintracciare il pagamento per la lotta all'elusione e all'evasione. Questo è l'obiettivo generale (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
La norma prevedeva l'evidenza tracciata, ossia il riscontro telematico, in qualunque forma, che poteva essere l'invio telematico, l'assegno bancario, il conto corrente, l'assegno circolare o qualunque altra forma per il pagamento delle prestazioni professionali oltre i 100 euro.
Già allora si svolse una discussione al riguardo - per questo sono un po' sorpreso -, ma è sempre utile riprendere la discussione (quindi facciamolo pure, per carità!) che abbiamo già fatto sul decreto, tanto è vero che sia in Commissione sia in Assemblea decidemmo di effettuare una «scalettatura» che offrisse ai contrari come ai favorevoli, tra i quali mi iscrivo, la possibilità di valutare l'esperienza. Quindi, stabilimmo mille euro nel 2006, 500 nel 2007 e 100 nel 2008. Ci dicemmo che il 2007 (l'anno dei 500 euro) sarebbe stato l'anno della verifica reciproca volta ad appurare l'esistenza o meno di problemi.
Francamente, considero un po' estremo individuare una condizione in cui oggi, per fortuna, la grande maggioranza dei pensionati (che stanno tanto a cuore a tutti noi, in particolare anche quelli che percepiscono poco) ha già dalle Poste l'offerta di un sistema di conto corrente che è assolutamente conveniente rispetto a fare la fila (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)... Sì, lo so che c'è sempre la vecchietta del paese meridionale di montagna sopra i mille metri, ma è un esempio che, francamente, tiene poco!
FEDERICO BRICOLO. Vergogna!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In ogni caso...
MAURIZIO FUGATTI. Vergogna!
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate che il rappresentante del Governo concluda il suo intervento!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In ogni caso, ci siamo detti che la verifica di tracciabilità avrebbe concretamente individuato i danni prodottisi per i cittadini e che, una volta riscontrato che arrivare ai 100 euro era troppo poco o che 500 euro creavano problemi, avremmo cercato di trovare una soluzione.
ELISABETTA GARDINI. Non si fa sperimentazione sulla pelle della gente!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Quest'anno, a partire dalla vigenza del decreto-legge (che è legge dall'inizio di agosto), non risultano drammi per quanto riguarda i mille euro. A noi non risultano casi concreti in cui si siano verificati problemi. Quindi, questa tutela, dal punto di vista dei cittadini...
GIUSEPPE RUVOLO. Ma dove vivi?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. ...allo stato sembra essere senza fondamento, mentre, in realtà, si fanno carico di questa grande e nobile battaglia alcuni che sembrano più rappresentare il punto di vista dei professionisti, da tempo abituati a non dare quella certa notula (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi), quella ricevuta, il che serve - guarda caso! - esattamente ad evadere o ad eludere (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi)!
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo il punto...
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vergogna!
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, per cortesia!
ALBERTO FILIPPI. Vergogna!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Siete a libro paga! Vergogna!
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, per cortesia!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vergognatevi!
GIUSEPPE RUVOLO. Vergogna!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. Numerosi colleghi mi hanno chiesto la parola, a titolo personale o meno...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ma, signor Presidente...
PRESIDENTE. Un attimo! Sto per dirlo! Onorevole Benedetti Valentini, lei aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori una volta conclusi gli interventi, e tra poco le darò la parola.
Poiché ha chiesto di parlare il relatore, darò la parola a questi e, successivamente, agli onorevoli Benedetti Valentini ed Elio Vito sull'ordine dei lavori. Poi decideremo come proseguire.
Prego, onorevole relatore, ha facoltà di parlare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, noi ci dobbiamo preoccupare anche di come le norme che proponiamo vengono percepite dal paese.
Sono d'accordo con il sottosegretario Grandi: a questo proposito, si è svolta una lunga discussione in occasione dell'esame del cosiddetto decreto Bersani-Visco. Ricordo benissimo che il punto concreto che abbiamo voluto porre è stato quello del contrasto all'elusione e all'evasione. Ritengo, colleghi, che si spieghi male uno scontro che vede - come dire? - un'abbondanza di attacchi portati gratuitamente - lasciatemelo dire - nei confronti del viceministro Visco. Questa rappresentazione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)... Scusate colleghi, io non lo so, ma non penso che sia possibile accogliere (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)... Ho appena sentito l'onorevole Barani, il quale parla sempre a nome della sinistra, dire cose francamente inaccettabili, oscene in qualche modo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Oppure dobbiamo sempre accogliere tutto quello che viene detto come un fatto di normalità (Commenti dei deputati Barani e Bocchino)?
Vengo al motivo sostanziale per il quale ho chiesto di parlare. La mia opinione - mi rivolgo soprattutto al viceministro ed al sottosegretario Grandi - è che sia del tutto evidente che c'è stata un'evoluzione: è del tutto evidente che, in tutti i paesi, è normale pagare con carta, con assegni, e quant'altro; è del tutto evidente che la cultura diffusa in tutti i paesi più sviluppati va in questa direzione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
Scusate...
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. È normale, mica obbligatorio!
MICHELE VENTURA, Relatore. Scusate (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Consentite al relatore di concludere, per favore!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Fatelo parlare!
PRESIDENTE. Fate proseguire il relatore, il che aiuta tutti!
MICHELE VENTURA, Relatore. È del tutto evidente tutto questo. Se siamo in presenza di settori, di cittadini che denunciano problemi e disagi, se vi sono questi problemi, colleghi, non è che siamo obbligatoriamente e - come dire? - dogmaticamente legati alla «scalettatura» 2006-2007-2008. C'è stato questo tipo di dibattito...
PIER FERDINANDO CASINI. Bravo!
MICHELE VENTURA, Relatore. Accantoniamo questo articolo aggiuntivo, riflettiamo, ragioniamo un momento (Applausi)...
PIER FERDINANDO CASINI. Bravo!
MICHELE VENTURA, Relatore. Quello che è del tutto evidente è che, tuttavia, non può essere accettato uno scontro quasi di tipo ideologico! Grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, il relatore ha formulato una proposta di accantonamento e mi pare di capire che su di essa vi sia il consenso dell'Assemblea.
Chiedo agli onorevoli Benedetti Valentini ed Elio Vito se desiderino ancora intervenire.
Prego, onorevole Benedetti Valentini, ha facoltà di parlare.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, le chiedo scusa per la vivacità della mia reazione, dovuta semplicemente al fatto che - come ora verificherà -, se mi avesse cortesemente dato la parola quando l'ho chiesta (devo aggiungere, per inciso, che i deputati sono tutti uguali e che non vi è alcuna primazia, né di decoro, né di mandato, perché i nostri elettori valgono gli uni quanto gli altri), avrei formulato esattamente la proposta che abbiamo poc'anzi ascoltato. Mi rendo conto, infatti, che a molti deputati, anche nei banchi della maggioranza, ripugna rendersi corresponsabili di una misura che tutti, alla luce del buonsenso, della pratica ed anche del diritto, considerano iniqua ed inopportuna.
Che l'articolo aggiuntivo in esame debba essere la base per un accordo fondato sul buonsenso e sul buon diritto, l'abbiamo compreso tutti. Sono certo che molti deputati della maggioranza, i quali sono intervenuti ad incontri e convegni con le categorie, sono d'accordo sulla soppressione della norma: non a scadenzarla diversamente, che non è la soluzione del problema, ma proprio ad abrogarla. Quindi, facciano una riunione della maggioranza, si consultino tra loro, ma evidentemente la risposta del sottosegretario non può essere considerata esaustiva, e meno che meno soddisfacente.
Mi pare dunque che la proposta del relatore vada nel senso che avrei auspicato in precedenza se fossi intervenuto sull'ordine del lavori: occorre una congrua sospensione della seduta, perché viene in rilievo non una norma marginale, ma una questione di grande importanza pratica e giuridica. Quindi, si disponga una congrua sospensione oppure si accantonino, al termine di tutto questo lungo iter, gli articoli aggiuntivi Marinello 5.05 e 5.06, perché l'argomento lo merita. Questo era e resta il senso della mia proposta.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Onorevole Elio Vito?
ELIO VITO. Signor Presidente, continuo a ritenere che, se è necessario che la maggioranza si riunisca, sarebbe bene sospendere i lavori per consentirlo...
PRESIDENTE. Vi prego, colleghi, nell'emiciclo...!
ELIO VITO. Voglio ringraziare l'onorevole Ventura, perché sull'articolo aggiuntivo di Forza Italia presentato dal collega Marinello ha colto lo spirito della nostra richiesta che, tra l'altro, è stata condivisa e sottoscritta attraverso manifestazioni da parte delle categorie dei professionisti. Riteniamo che la proposta di accantonamento vada in questa direzione, ovvero sia volta ad individuare da parte della maggioranza e del Governo la possibilità di un accoglimento che - ne sono certo - l'aula avrebbe dato comunque - visto che, essendo stata posta la questione di fiducia, non è stato possibile votare liberamente - quando fu introdotta questa norma coercitiva con il decreto Visco.
Signor Presidente, questa mattina avremmo potuto porre diverse questioni su altri emendamenti presentati dal Governo. Tra l'altro, mentre lavoriamo in aula sabato e domenica, viene preannunciata, per lunedì, una riunione di maggioranza sul pacchetto sicurezza. Sembra che dobbiamo discutere del nulla, quando poi il Governo decide da solo.
Tuttavia, il nostro intendimento - e mi pare che i fatti ci stiano dando ragione - è di andare avanti con l'esame degli emendamenti e delle questioni da noi sollevate, perché è attraverso l'esame degli emendamenti che emerge la bontà delle nostre proposte, il fallimento della finanziaria e del decreto Visco-Bersani e, come risulta evidente, tutte le contraddizioni che esistono all'interno della maggioranza.
Accogliamo, dunque, favorevolmente la proposta del relatore di accantonare l'articolo aggiuntivo del collega Marinello e di procedere con le votazioni degli altri articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, si intende dunque accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.05, nonché degli articoli aggiuntivi Marinello 5.06 e Leone 5.07, vertenti su analoga materia.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Leone 5.03.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.
Ricordo che l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.08 è stato ritirato dal presentatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazion).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 270).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marinello 5.012.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Prima di illustrare questo articolo aggiuntivo, vorrei ringraziare il relatore, onorevole Ventura, che ha dimostrato buon senso in relazione all'accantonamento degli articoli aggiuntivi 5.05, 5.06 e 5.07. Sento poi il dovere di chiedere scusa all'Assemblea per essere andato, contrariamente alle mie abitudini, in escandescenze, ma evidentemente nell'intervento che mi ha preceduto, quello del sottosegretario Grandi, ho trovato una vena di profonda ingiustizia e di malevolenza nei confronti della categoria dei liberi professionisti, in particolare degli ordini professionali, uno spaccato importante della società italiana. Chiedendo scusa, colgo l'occasione per invitare chi ha responsabilità sicuramente più importanti del sottoscritto, essendo sottosegretario di Stato, a non approfittare del proprio ruolo e della propria posizione per inviare accuse gratuite a categorie che contribuiscono a scrivere la storia di questo paese.
L'articolo aggiuntivo 5.012 tende sostanzialmente ad adeguare la somma prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 22 dicembre 1986, portandola da 1 milione di lire a 2.000 euro. Ci sembra una norma di buon senso, perché va nella direzione di non appesantire il sistema della contabilità gestionale delle categorie interessate e, quindi, nella logica delle semplificazioni, che dovrebbero stare particolarmente a cuore a tutta la classe politica. Delle due l'una: o si vuole dare un segnale positivo alle categorie professionali o si vuole continuare ad inviare messaggi negativi, cioè quelli di uno Stato invasivo ed oppressivo, che tende a ridurre gli spazi di libertà. È molto importante la qualità della vita di tutti i cittadini e non capisco per quale motivo non debba esserlo anche quella di categorie così importanti della società italiana.
Invito, quindi, il relatore e il Governo a rivedere il parere su questo articolo aggiuntivo. Può anche darsi che il loro parere contrario sia dovuto ad una svista, quella svista che, da diversi giorni, li porta ad esprimere pareri negativi su quasi tutte le proposte dell'opposizione, probabilmente senza entrare nel merito delle questioni. Avete, quindi, l'occasione di dimostrare di non avere, in modo assoluto, pregiudizi di natura ideologica, che prescindano dalla valutazione del merito.
Torno a rivolgermi ai colleghi dell'attuale maggioranza. Non mi piace fare nomi in aula, ma ne vedo uno che molto spesso partecipa alle manifestazioni in piazza, tra cui quella svoltasi a Roma nello scorso mese di ottobre: caro onorevole Mantini, la richiamo ad un momento di attenzione sulla questione, lei che è così attento alle problematiche che riguardano gli ordini professionali. Sarebbe estremamente importante superare gli steccati ideologici e confrontarci su problemi specifici.
Con questo ultimo appello al buonsenso e alla riflessione, invito nuovamente il Governo e il relatore a riconsiderare il parere sul mio articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.012, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 273).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Vorremmo richiamare l'attenzione del ministro Visco e dei colleghi di Alleanza Nazionale su una questione che affrontiamo con questo articolo aggiuntivo, che consideriamo particolarmente significativa e che, proprio nei giorni scorsi, è stata indicata come una delle priorità fondamentali di Alleanza Nazionale su questa legge finanziaria, nel terreno di confronto tra maggioranza e opposizione. Si tratta di un tema davvero rilevante dal punto di vista fiscale, quello dello sviluppo delle aree svantaggiate, in particolar modo del Mezzogiorno, che in questa legge è poco approfondito.
Sappiamo che in questi anni, come anche in passato, più volte, in sede di esame della legge finanziaria, si è dibattuto sulle risorse stanziate per le aree svantaggiate, per il rilancio del Mezzogiorno, per rendere, quindi, finalmente competitivo, a livello europeo e internazionale, un territorio che non è riuscito a raggiungere livelli di sviluppo adeguati alle sue potenzialità. Ebbene, molte risorse sono state stanziate in questi anni; noi, per parte nostra, abbiamo seguito talune linee di intervento: ad esempio, con riferimento al tema delle coperture, abbiamo immaginato di sostituire quella che era una contribuzione a fondo perduto con la sua trasformazione in prestiti rotativi. Abbiamo così cominciato a diffondere un messaggio, che consideriamo strategico, sulla permanenza delle imprese che sfruttano le contribuzioni nazionali statali a fondo perduto per lo sviluppo di queste aree di territorio.
Con la proposta emendativa in esame, noi poniamo una sfida al Governo ed alla maggioranza; proponiamo l'introduzione di una fiscalità di vantaggio in base alla quale si preveda, per il triennio 2007-2009, l'abbattimento del 50 per cento delle imposte sui redditi che le imprese abbiano prodotto assumendo iniziative di sviluppo imprenditoriale nel sud, iniziative che siano nuove o allarghino e rafforzino il tessuto produttivo attuale. Noi riteniamo che questi siano i veri segnali che il Governo dovrebbe dare. Si tratta della strada che abbiamo iniziato a percorrere nella scorsa legislatura con il Governo di centrodestra: quella dell'abbattimento, però selettivo, della pressione fiscale.
Sappiamo che in sede europea si può realmente discutere oggi di incentivazioni specifiche per lo sviluppo nelle aree svantaggiate.
Il tema delle aree dell'obiettivo 1 è nell'agenda complessiva dei lavori europei sulla questione dello sviluppo. Quindi, riteniamo che tale proposta possa essere strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno e di nuove attività imprenditoriali che leghino i giovani ad un progetto vero, di crescita, di maggiore occupazione. Si avrebbe, più in generale, un vero e proprio volano per lo sviluppo del territorio in regioni dove, comunque, in questi anni si è cominciato a notare un livello di crescita quanto meno superiore a quello raggiunto negli anni scorsi durante i Governi precedenti a quello di centrodestra.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,30)
ALBERTO GIORGETTI. Chiediamo dunque che intorno a tale argomento si svolga un dibattito forte e chiaro. Sappiamo che la copertura è molto onerosa ma, come sempre, noi leghiamo le coperture onerose ad un percorso virtuoso, significativo ed importante di sviluppo. Un percorso che deve essere affidato al territorio, come è nelle potenzialità di queste aree, che pertanto devono assumere una significativa responsabilità in ordine ad esso.
Ovviamente, chi ha il coraggio di intraprendere avrà al proprio fianco lo Stato; godrà, quindi, di agevolazioni fiscali significative. Avremmo quindi uno Stato meno oppressivo, che, garantendo gli elementi fondamentali legati alla sicurezza, assicuri un'attenzione fiscale significativa che renda appetibile investire a chi vuole intraprendere per davvero. Uno Stato che, al contrario, dovrà essere in grado di chiedere di fare un passo indietro a chi vuole esclusivamente speculare sulle risorse destinate a queste aree svantaggiate. Si vuole così dare un motore fondamentale allo sviluppo che determini una crescita significativa in termini di prodotto interno lordo.
Dunque, in una fase in cui si cominciano a intravedere alcuni spiragli legati ad una ripresa del prodotto interno lordo, riteniamo che investimenti strategici, di carattere fiscale, in queste aree territoriali possano costituire un volano fondamentale per lo sviluppo e un valore aggiuntivo significativo in termini proprio di crescita complessiva del PIL. Valore aggiuntivo che dovrebbe prevalere anche rispetto all'utilità marginale di un vantaggio fiscale complessivo, soprattutto nei confronti di aree territoriali che in questi anni hanno comunque trainato lo sviluppo.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALBERTO GIORGETTI. Si tratta di una proposta sulla quale intendiamo aprire un dibattito significativo, intorno ad un tema fiscale che fa parte del nostro «pacchetto»; un intervento che segue non la logica della vessazione, dello Stato inquisitore, che spaventa e crea un clima di intimidazione fiscale, ma quella di uno Stato che guarda allo sviluppo in misura significativa e che quindi ritiene che, grazie a questo tipo di iniziative, si possa attivare un volano complessivo per la crescita del PIL.
Inoltre, evidentemente, pur con l'abbattimento della pressione fiscale, si potrà avere un «ritorno» complessivo in termini di entrate, così come sta avvenendo nei primi mesi dell'anno grazie alle attività del precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Intervengo per dichiarazione di voto annunciando che intendo sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame.
Il sud è una risorsa per il paese, una risorsa che però va sostenuta con interventi concreti e non solo a parole. L'articolo aggiuntivo che prevede una fiscalità di vantaggio per le aree dell'obiettivo 1 è una proposta che chi ama il sud, chi ha a cuore il Meridione, chi ne conosce veramente i problemi, non può non approvare.
Non è questione di centrodestra o di centrosinistra; la norma consentirà, se approvata, maggiori investimenti nel sud d'Italia: più investimenti significano più posti di lavoro; più posti di lavoro significano minore criminalità, più sicurezza, più tranquillità.
Se si vogliono attrarre investimenti esteri, dobbiamo rendere appetibili i nostri territori. I giovani del sud spesso vivono il dramma della disoccupazione, sono costretti ad abbandonare i propri territori, la propria terra, la propria casa, per trovare lavoro. La proposta emendativa in esame, invece, riuscirà ad impedire tutto ciò. Per tali ragioni mi rivolgo al relatore ed al Governo affinchè sia realizzato un atto di coraggio e di attenzione verso territori che per anni non ne hanno avuto.
Del resto, il collega Alberto Giorgetti ha ricordato poc'anzi che anche l'Europa potrà guardare con favore questa proposta; potrà guardare con favore l'introduzione nel nostro ordinamento di una fiscalità di vantaggio per le aree del territorio comprese nell'obiettivo 1.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONIO PEPE. Cari colleghi, colleghi del sud d'Italia di centrosinistra, della maggioranza, non votate contro la vostra terra, contro le famiglie e contro quei giovani che ogni giorno vivono - lo ribadisco - il dramma di non trovare un posto di lavoro e devono abbandonare la loro terra, la loro famiglia e recarsi a cercare lavoro lontano dai loro affetti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo a firma del collega Alberto Giorgetti, che credo centri una questione fondamentale, vale a dire lo sviluppo del Mezzogiorno attraverso la leva fiscale. I decenni passati si sono incaricati di dimostrare che le politiche infrastrutturali del nostro paese necessitano di un lungo arco di tempo per la loro verifica e realizzazione. Quindi, la leva fiscale è quella di immediata operatività per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Ritengo che, se esiste una caratteristica di questa manovra finanziaria rispetto ai temi del Mezzogiorno, essa sia banalmente e semplicemente la loro scomparsa. Con il nostro Governo, anche il tema della fiscalità di vantaggio, che qualcuno di noi ama chiamare fiscalità compensativa, è stato messo al centro dell'interesse e, con un negoziato utile a Bruxelles, si produsse un grande risultato: l'ammissibilità della fiscalità di vantaggio per comparti e per aree, a cominciare dalla ricerca scientifica.
Ritengo che l'attrattività di un territorio, proprio nel momento in cui l'Europa si fa grande, non possa non passare attraverso la politica fiscale e la capacità dei territori meridionali di attrarre ricchezza, attraverso l'agevolazione degli investimenti per il tramite della diminuzione dell'imposizione fiscale.
Faccio appello a tutti i deputati meridionali del centrosinistra: per una volta, non guardiamo al colore politico! Per una volta, non guardiamo al colore dei partiti! Questa è una chance che difficilmente si ripeterà!
La proposta emendativa crea una grande, grandissima opportunità, quella di un dibattito parlamentare sul sud che sia incentrato non sulla retorica, non su una prospettiva demagogica, ma su un fatto concreto: la possibilità, proprio in una manovra che noi riteniamo altamente vessatoria e altamente connotata dalla incidenza di una fiscalità incrementale, di «giocare» al sud una partita sulla diminuzione delle tasse. Noi rivolgiamo questo invito perché siamo profondamente convinti che il tempo sia maturo perché anche a livello europeo possa essere accettato il principio che, come è avvenuto in altri Stati d'Europa, il Meridione d'Italia venga considerato distretto, area omogenea sulla quale è ammissibile un incentivo di natura fiscale.
Non perdiamo questa occasione; nelle ultime ore, il Presidente Prodi ha dichiarato in provincia di Bologna che questo nostro paese, l'Italia, è un paese impazzito e non pensa al futuro. Noi vorremmo dare un aiuto a Prodi; vorremmo cominciare a pensare al futuro per fare in modo che l'Italia sia meno pazza di quanto lui creda. Dunque, voteremo a favore di questa proposta emendativa. E al voto favorevole invitiamo tutti coloro i quali hanno a cuore non tanto e non solo l'annosa questione meridionale, quanto la grande partita per lo sviluppo del nostro paese, che non può non passare attraverso lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Se posso invitare i rappresentanti del Governo ad una qualche manifestazione di interesse al dibattito (Commenti dei deputati del gruppo l'Ulivo)...
ANDREA LULLI. Fai il Presidente!
ANTONIO LEONE. Vergognati! Che dici (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo è un esempio concreto ed emblematico di che cosa intenda Alleanza nazionale per un confronto concreto su alcuni - anche pochi - temi molto qualificanti. Alleanza nazionale, come ha già chiarito il collega Alberto Giorgetti, è disposta anche, come forza politica, a comprimere altre proprie richieste, purché si aprano spazi di accoglimento serio rispetto ad una istanza fondamentale come questa.
Noi proponiamo che si attivi un unico strumento, peraltro semplice, onorevoli colleghi, per corrispondere alle istanze delle imprese, specialmente quelle delle aree depresse o a ritardato sviluppo del nostro Mezzogiorno, che chiedono soprattutto semplicità oltre alla possibilità di attingere alle risorse e di ricorrere agli strumenti attivabili.
Sono stati fatti molti tentativi dai vari Governi negli anni passati, anche con sincerità di intendimenti, ma con scarsa «attivabilità». Molte volte si è detto perfino che «il cavallo non beve», con una immagine che voleva significare la scarsa accessibilità ai benefici ed alle misure previste.
Noi chiediamo in questo caso quello che in tutto il mondo si è rivelato lo strumento unico, pronto ed efficace, per mettere in moto gli investimenti e le iniziative imprenditoriali: la fiscalità di vantaggio, che, oltretutto - e concludo - , trova anche nel secondo comma la sua sanzione per coloro che facessero i furbi, cioè che percepissero i fondi senza utilizzarli per lo scopo istituzionale destinato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo dell'onorevole Alberto Giorgetti. Vorrei che in questo momento non ci ascoltasse - se ci ascolta - solo la maggioranza di Governo, ma anche gli abitanti e i cittadini delle regioni del Meridione. Pur non meridionale, sono abituata però a frequentare da più di cinque anni la Puglia, che è una regione meravigliosa, ed ho avuto la possibilità di conoscere tanti giovani e tante donne che hanno voglia di intraprendere una attività e di lavorare. A costoro occorre garantire la possibilità, attraverso investimenti mirati alla creazione di impresa e, quindi, allo sviluppo di attività, di impegnarsi personalmente sicché essi non avrebbero bisogno di andare altrove, di lasciare le loro regioni e potrebbero invece impegnare le loro capacità e la loro volontà nelle loro terre, rendendole più ricche e più importanti.
Questo articolo aggiuntivo può essere sottoscritto da tutti coloro che hanno a cuore le regioni del Meridione, i giovani e le donne. Si parla tanto di imprese, di autoimpresa; bene, ci sono queste possibilità, ci sono tantissime aziende straniere che oggi vorrebbero investire nelle regioni del Meridione. Rendiamo concreta questa possibilità e votiamo questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame. Vedete, questa finanziaria è risultata una grandissima delusione per il Sud. Dopo tutte le promesse elettorali e le proteste nei cinque anni precedenti da parte dell'attuale maggioranza ci aspettavamo sicuramente qualche risposta che, tuttavia, non troviamo negli atti in esame.
L'onorevole Alberto Giorgetti, illustrando l'articolo aggiuntivo, ha parlato di una sfida politica e culturale. Questa sfida va raccolta. I finanziamenti a fondo perduto trasformati in rotativi, insieme a tutto ciò che aiuta la nascita di una impresa, purtroppo, cozzano con una realtà tragica che è la mortalità dell'impresa al sud. Il cambiamento di forma mentis, il premio attribuito con una fiscalità di vantaggio significano scommettere realmente su una maturità degli imprenditori del Sud, premiare non ciò che nasce - magari, come provano le inchieste giudiziarie spesso, per prendere i finanziamenti e non lasciarli a terra -, ma chiunque intraprenda con successo.
È una sfida politica e culturale, su cui sarebbe veramente importante ascoltare oggi in questa aula le voci della maggioranza e del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Presidente, anch'io sottoscrivo questo articolo aggiuntivo. Ne condivido l'impostazione e le finalità: la fiscalità di vantaggio, come uno dei percorsi virtuosi per garantire il rilancio delle aree dell'ex obiettivo 1 e, comunque, delle aree di crisi nel Meridione d'Italia. Ne condivido il rigore, che dà peraltro ragione di una antica e - ahimé! - infelice pratica di altri momenti storici e di altri Governi: quella di investire nel sud, di recepire gli incentivi ai fondi per poi abbandonare le regioni del sud, desertificarle e continuare altrove opere diverse.
Voglio anche sottolineare l'importanza dell'articolo aggiuntivo all'interno di una manovra che ha deluso le aspettative del Sud, che ha investito poche risorse e per di più attinte da quelle ereditate dal precedente Governo.
Penso ai fondi di Fintecnica, del ponte sullo stretto, a cui questo Governo ha rinunciato, destinati alla Sicilia e alla Calabria.
ROLANDO NANNICINI. Tempo, Presidente!
PRESIDENTE. La prego di concludere...
IDA D'IPPOLITO VITALE. Per concludere, Presidente, voglio dire al sottosegretario Grandi - non me ne voglia - , che - ahimé! - , nelle regioni del Sud, ad attendere la possibilità concreta di una occasione di occupazione e sviluppo non sono solo poche vecchiette o una vecchietta, ma tanti giovani, tante donne, tanti padri di famiglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo soltanto per un minuto per chiedere di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame e per sottolineare a tutti i settori dell'aula - dico a tutta l'aula, anche a quei colleghi dell'attuale maggioranza parlamentare, che, grazie a Dio, sembra non sia più maggioranza nel paese - semplicemente che questa è una legge finanziaria nella quale, di fatto, al di là delle enunciazioni, le parole «Mezzogiorno d'Italia», «Meridione», «obiettivo 1» sono sostanzialmente scomparse.
Abbiamo finanche visto come a gamba tesa, in maniera assolutamente non propria, si sia intervenuti sul FAS, addirittura per finanziare le cose più strane. Questa è una buona occasione: non perdiamola, almeno questa volta!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi sembra sia doveroso da parte di tutta l'Assemblea rivolgere l'attenzione su quello che è il contenuto principe di questo articolo aggiuntivo, completando il pensiero del collega Giorgetti - anche io intendo sottoscrivere l'articolo aggiuntivo - nel momento in cui si parla di controlli.
Noi abbiamo tutta una serie di strumenti, che sono stati pensati e ideati, giustamente per alcuni, da parte del centrosinistra, all'epoca del primo Governo Prodi, e che sono stati portati avanti: parlo dei contratti d'area, di tutta una serie di altri strumenti, finalizzati a quello a cui mira questo articolo aggiuntivo, che hanno dimostrato efficienza, ma anche una carenza nei controlli. Questo articolo aggiuntivo, oltre ad essere scevro dalle briglie dell'Europa, introduce in maniera molto compiuta un sistema di sviluppo, in attesa che il resto vada avanti, e richiama anche l'attenzione su quelli che devono essere i controlli nelle aziende che usufruiscono di questi strumenti. Intendo apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo, esprimendo l'auspicio che possa essere approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare a nome dei colleghi della componente del Movimento per l'autonomia che intendo apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame, per la evidente ragione, già sviluppata negli interventi che hanno preceduto il mio, che, attraverso la razionale gestione della leva fiscale, si può produrre un incremento di insediamenti produttivi nel Mezzogiorno, con ciò realizzando non una diminuzione del gettito fiscale da parte di quei territori, per quelle che sono le aspettative del bilancio dello Stato, ma un incremento. Infatti, ci troveremmo certamente di fronte nuove attività, le quali, favorite da un intelligente uso della leva fiscale, potrebbero arricchire quel territorio, con un aumento del gettito per quanto riguarda il reddito di impresa, delle persone fisiche, nel complesso con l'agevolazione del superamento di quel gap che ancora oggi caratterizza le zone del Mezzogiorno d'Italia.
È una politica che ha caratterizzato, fin dalla sua nascita, il Movimento per l'Autonomia ed è oggetto di un nostro apposito emendamento ad un altro articolo di questo disegno di legge finanziaria.
Riteniamo che sia un dovere nei confronti del territorio rappresentato, che coinvolge tutti i parlamentari di questo Parlamento, ma segnatamente quelli eletti nel Mezzogiorno d'Italia; quindi, è bene che ognuno di noi sappia come giustificarsi di fronte ai propri elettori del fatto che si intendono negare, inopinatamente, le occasioni di sviluppo e di crescita.
Annuncio, quindi, il mio voto favorevole su questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016, ma vorrei cogliere l'occasione anche per ricordare alla maggioranza che l'approvazione di questo articolo aggiuntivo sarebbe un pallido e parziale indennizzo rispetto al concetto, che più volte è stato enfatizzato da ambienti della maggioranza e del Governo, di una presunta finanziaria a favore del Mezzogiorno. In palese polemica con quanto avrebbe fatto, secondo la sinistra, il Governo di centrodestra, è stata presentata questa finanziaria come fosse la prima finanziaria che aveva a cuore gli interessi del Mezzogiorno. Io dico, invece, che ciò è falso, e lo proveremo meglio quando arriveremo all'argomento in questione.
PRESIDENTE. La prego, concluda.
NICOLA BONO. Mi limito a ricordare che sono stati ventilati 63 miliardi di euro assegnati al Mezzogiorno, ma che in effetti...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
NICOLA BONO. ... non sono tali perché riguardano uno stanziamento che, invece, è ridotto nel triennio 2007-2009. È un fatto grave che sottrae oltre 2 mila 300 milioni di euro al sud.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, credo che bisognerebbe fare un po' più di attenzione sul tema che si sta trattando; infatti, già durante la discussione del DPEF si è svolto un approfondito dibattito che ha portato anche alla formulazione di una risoluzione di maggioranza che, ampliando e integrando quanto già previsto nel Documento di programmazione economico-finanziaria, che a sua volta recepiva, in buona misura, gli indirizzi sul Mezzogiorno dettati dal programma di mandato presentato dall'Unione, ha con chiarezza affermato che per questa maggioranza, per questa coalizione il Mezzogiorno rappresenta una priorità, cioè rappresenta una priorità nell'ottica del rilancio del nostro paese e dello sviluppo.
La finanziaria che stiamo esaminando contiene - io penso che sia opportuno ricordarlo con puntualità - numerose iniziative che sostanziano, rendono concreti e finanziano alcuni interventi che noi giudichiamo assolutamente importanti e capaci comunque nell'insieme di dare una spinta al Mezzogiorno. Faccio riferimento al cuneo fiscale, nell'applicazione del quale ci sarà una differenziazione per quanto riguarda il Mezzogiorno, dove, come è noto, la quota esente sarà raddoppiata. Questo significa ovviamente dare più risorse alle imprese del Mezzogiorno, soprattutto a quelle che hanno più occupati e assumono a tempo indeterminato. Questo rappresenta anche una spinta verso il parziale e progressivo superamento del lavoro sommerso e del lavoro nero che, come è noto, al sud rappresentano una piaga a volte anche di carattere imponente. Inoltre, viene ripristinato il credito di imposta particolarmente dedicato agli investimenti, ai mezzi aziendali e ai nuovi impianti. È presente poi il bonus per le assunzioni, soprattutto di sesso femminile. Vi è il rifinanziamento, cioè la predisposizione dei finanziamenti necessari per il cofinanziamento nazionale del nuovo programma comunitario 2007-2013.
Credo che queste misure, oltre a costituire un pacchetto veramente importante per il Mezzogiorno, siano in parte destinate al recupero di quello che il Mezzogiorno ha perso nei precedenti cinque anni, nella precedente legislatura.
Infatti, non bisognerebbe dimenticare che il credito di imposta - ad esempio - è stato bloccato per anni insieme alle misure incentivanti l'occupazione giovanile e la facoltà per i giovani di aprire nuove imprese. Il credito d'imposta prima è stato bloccato, poi è stato modificato, avendo esteso la possibilità di usufruire del credito di imposta anche alle imprese del nord. I risultati complessivamente si sono visti: la spesa per investimenti nel sud, che pure con un obiettivo ambizioso, il precedente Governo aveva posto...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
FRANCESCO PIRO. ...al 45 per cento, in realtà si è fissata al 32 per cento. Ritengo che, nello specifico dell'articolo aggiuntivo, i colleghi dovrebbero valutare attentamente la compatibilità di questo soprattutto con la normativa europea; credo, infatti, che esso sia impraticabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, vorrei chiedere all'onorevole Piro di quale finanziaria stiamo parlando; infatti, a meno che non ci si riferisca ad altre iniziative per il Mezzogiorno previste nella attività emendativa del Governo - posso solo augurarmelo -, dal testo in esame risulta che le voci relative alle aree sottoutilizzate sono di gran lunga inferiori a quelle del precedente Governo. Ricordo che nei tre capitoli della finanziaria che riguardano le aree sottoutilizzate abbiamo: per il 2007, 9 mila 461 milioni di euro; per il 2008, 10.960 milioni di euro; nel 2009 15.009 milioni di euro e per gli anni successivi al 2010, 70 mila milioni di euro. Ponendo a raffronto il contenuto dell'attuale finanziaria con gli interventi autorizzati...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
GASPARE GIUDICE. ... nella scorsa legislatura abbiamo una differenza in negativo di 860 milioni di euro; quindi, mi auguro che quello di cui parla l'onorevole Piro sia un futuro emendamento del Governo, che finora non abbiamo visto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, si è parlato e scritto molto sul fatto che questa finanziaria ha complessivamente fatto molto poco per il Mezzogiorno e, quindi, approvare l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016, che sottoscrivo, sarebbe un'ottima occasione per realizzare un'azione finalmente concreta e seria per il sud. La fiscalità di vantaggio è sostenuta a vari livelli; è stata sostenuta anche nell'intervento dello scorso anno da Confindustria e dalle stesse organizzazioni sindacali in quanto costituisce uno strumento sicuramente utile, come in altri paesi è avvenuto - ad esempio in Irlanda -, come leva di sviluppo economico e sociale. È un momento difficile per il paese e per il Sud, ed in particolare per determinate regioni; quindi, questo articolo aggiuntivo va nel senso giusto.
Auspico, quindi, che non soltanto i colleghi del meridione, ma tutti i colleghi di quest'aula vogliano sottoscriverlo e approvarlo.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei sapere, relativamente agli interventi a titolo personale che si stanno svolgendo (teoricamente di un minuto, posto che, in realtà, i colleghi intervengono abbondantemente per più di un minuto e considerato che vi è il contingentamento), se i tempi che vengono rilevati sono quelli reali oppure se anche quando si interviene per due minuti, viene conteggiato un minuto solo.
PRESIDENTE. La prego di credere che vengono rispettati i tempi previsti dal regolamento. Chi parla per primo a nome del suo gruppo o della componente deve rispettare la tempistica di tre o cinque minuti. È tutto regolare!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, il Presidente Prodi definisce questo paese «impazzito», come ha dichiarato qualche ora fa (è evidente il nervosismo che provoca nei suoi confronti la stessa maggioranza); il viceministro Visco non risponde anche quando viene interrogato ed il ministro D'Antoni, che sarebbe il più interessato a questo argomento, è assente.
In tale contesto, insisto perché il viceministro Visco esprima la sua opinione sull'articolo aggiuntivo in esame, che vorrei sottoscrivere anch'io.
Viceministro Visco, vorrei sapere qual è realmente la situazione di questo Governo e di questa maggioranza nei confronti del Mezzogiorno, perché tanti segnali ci sembrano negativi. Voi continuate a dire che vi sono segnali positivi, ma vorremmo sapere quali!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, io credo, sottoscrivendo l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016, che quella della fiscalità di vantaggio, seppure non l'unica, sia una delle strade obbligate da seguire, perché la questione del Mezzogiorno, della quale tanto si parla e poco si fa, entri finalmente nella fase dello sviluppo e della crescita, anche alla luce del fatto che, in questi ultimi tempi, il Mezzogiorno sta vivendo un'esperienza difficile, soprattutto per la sua vicinanza al Mediterraneo. Avrebbe necessità, quindi, di essere sostenuta quella parte dell'Italia e del mondo che oggi è tra le più esposte.
Pertanto, credo che la maggioranza ed il Governo debbano concordare insieme a noi sul fatto che la validità dell'articolo aggiuntivo in esame meriti l'attenzione di tutti ed un ripensamento. Pertanto, invito il relatore, anche in questa circostanza, a valutare l'opportunità di procedere ad un accantonamento.
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, ieri, quando a presiedere l'Assemblea era il Presidente Bertinotti, da molti colleghi dell'opposizione è stato chiesto il motivo per cui il Governo fosse rappresentato esclusivamente dai sottosegretari. Il Presidente Bertinotti ha spiegato che, secondo le disposizioni regolamentari, ciò era del tutto legittimo e noi ne abbiamo preso atto, ma lo sapevamo. Comunque, il Presidente Bertinotti ci ha assicurato, come risulta dal resoconto stenografico della seduta di ieri, che avrebbe raccomandato ai ministri ed ai viceministri di essere presenti in aula.
Intervenendo precedentemente sull'articolo aggiuntivo Marinello 5.05, che è stato opportunamente accantonato, il Presidente Casini, peraltro con garbo, aveva chiesto al viceministro Visco, quando si sarebbe recato in aula (e oggi è presente) di fornire una risposta sull'argomento che lo riguarda di persona (e mi riferisco sia al decreto Bersani sia al disegno di legge finanziaria): il conto telematico.
Nessuna risposta è stata fornita dal viceministro Visco, mentre è intervenuto a tale riguardo il sottosegretario Grandi. Ma allora perché il viceministro si presenta in aula?
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Non è un intervento sull'ordine dei lavori!
GIUSEPPE CONSOLO. Perché non risponde, quando gli poniamo dei legittimi interrogativi? L'assicurazione di ieri del Presidente Bertinotti dov'è andata a finire? È verbalizzata, ma, come al solito, alle parole non seguono i fatti!
PRESIDENTE. La Presidenza ritiene che il Governo sia legittimamente rappresentato in aula e che nella sua autonomia possa decidere come intervenire nel dibattito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Presidente, vorrei ricordare ai colleghi, come più volte in altre circostanze abbiamo avuto modo di fare, che, nell'aprile di quest'anno, il rapporto Uckmar alla Commissione europea ha di fatto aperto una via che sarebbe opportuno e virtuoso che questo paese intraprendesse per quanto riguarda la cosiddetta fiscalità di vantaggio a favore delle aree di cui all'obiettivo 1.
Pertanto, l'articolo aggiuntivo presentato dal collega Alberto Giorgetti, che non è molto dissimile da quello che noi abbiamo presentato all'articolo 19, va in questa direzione e ha la possibilità di essere preso concretamente in considerazione da parte della Commissione europea.
Ci auguriamo, quindi, che tutti quelli che hanno a cuore i problemi del Mezzogiorno anche con riferimento all'aspetto strutturale, votino a favore di questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei aggiungere qualche brevissima considerazione a quelle esposte dai colleghi, che assolutamente condivido.
Il problema della fiscalità di vantaggio oggi assume in queste aree un particolare significato ed una particolare urgenza, proprio in virtù del rischio che comporta la mortalità delle imprese (e mi riaggancio al problema della sicurezza delle stesse).
Vorrei ricordare che gli interventi che rientrano nell'obiettivo 1 cercavano di sviluppare lo start up delle imprese e di creare le condizioni favorevoli allo sviluppo, ma non vi è sviluppo se non ancoriamo lo stesso alla capacità delle imprese di mantenersi nel tempo sotto il profilo della solidità nel corso degli anni. Quindi, è un fattore di grande qualità. Ecco perché il gruppo di Alleanza Nazionale ha rinunciato a presentare un numero considerevole di emendamenti, concentrandosi su alcune proposte emendative di estrema attualità. Chiediamo, pertanto, ai colleghi della maggioranza di non essere insensibili rispetto a questo problema grave e complesso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor viceministro, mi permetto di rivolgermi direttamente a lei per una questione di garbo e di sensibilità nei confronti del sottosegretario Grandi, perché, oltre che da deputato, parlo anche in qualità di avvocato e libero professionista. Quindi, faccio parte di quella categoria di evasori, per la definizione che questo Governo ha appena fornito in quest'aula. Vorrei, quindi, essere ascoltata da lei, viceministro, e non per presunzione.
L'articolo aggiuntivo in esame mi trova assolutamente favorevole e con me anche il gruppo dell'UDC. Tuttavia, vorrei, certo provocatoriamente, annunciare che non lo sottoscriverò, perché, considerato il comportamento di questa maggioranza nei confronti della positiva azione che l'opposizione sta portando avanti, ritengo sia inopportuno invitare la maggioranza ad aderire a questa posizione e, quindi, a dare conforto all'articolo aggiuntivo in esame.
Faccio, però, un appello a questa maggioranza: riformuli la proposta emendativa in discussione, la scriva come crede, la rielabori, la collochi in un'altra parte della finanziaria, ma accolga la proposta positiva - è la cosa più importante - non tanto e non solo per il Mezzogiorno, ma per un rilancio dell'economia del nostro paese, nella logica, che ho sentito affermare spesso anche da esponenti della maggioranza, secondo la quale lo sviluppo del Mezzogiorno non è lo sviluppo di un'appendice, di una parte residuale ed emarginata del paese, ma è lo sviluppo dell'intero paese. È uno slancio per l'intera economia del nostro paese!
Continua a crescere il numero delle proposte emendative presentate da questo Governo (credo che siano arrivate a quota 90 o 91).
Se questo Governo avesse voglia di dimostrare un minimo di sensibilità, potrebbe presentare il novantunesimo emendamento e riprodurre il contenuto di questa saggia proposta.
Ho ascoltato l'onorevole Piro: il suo intervento dimostra, ancora una volta, che ci troviamo a dialogare impropriamente perché il dialogo è comunicazione, è confronto.
Non è possibile pensare che si sviluppi un dialogo in quest'aula con una maggioranza così autoreferenziale e chiusa su se stessa. L'elencazione delle misure prospettata dall'onorevole Piro - si è trattato, in realtà, di una approssimazione elencativa - può andare bene in un comizio o in un incontro di piazza, può accontentare una parte della comunità del Mezzogiorno, ma non è serio che avvenga in quest'aula. Non è serio fare riferimento ad un cuneo fiscale che sappiamo perfettamente quanto costerà alle imprese del Mezzogiorno. Non possiamo riferirci al credito d'imposta o al bonus, strumenti vecchi reintrodotti e riciclati, che avevamo già praticato.
Non si può dire che questa finanziaria rappresenti veramente il rilancio del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno da tempo chiede non misure assistenziali ma, anzi, il superamento dell'assistenzialismo. In questa proposta emendativa non c'è solo la richiesta della fiscalità compensativa con la previsione di una riduzione del carico fiscale per il Mezzogiorno, ma c'è anche il riferimento alle nuove attività e ad un'attività di controllo che andrebbe ad incidere sul negativo tasso di mortalità delle imprese con riferimento al quale si dovrebbe lavorare.
Il Presidente Napolitano, venendo in Campania a parlare dell'emergenza sicurezza, ci ha tenuto a sottolineare che si tratta soprattutto di un'emergenza sociale e culturale. Se veramente questo Governo, come il ministro Amato ha detto a Napoli, vuole dare una risposta, cominci a lavorare sul rilancio sociale e culturale del Mezzogiorno e, forse, riuscirà a dare anche risposte ai problemi di giustizia e di sicurezza del Mezzogiorno e del nostro paese [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, ieri in quest'aula è accaduto un incidente in ordine ai tempi ristretti con i quali il Parlamento è stato obbligato ad operare per subemendare emendamenti presentati dal Governo. Alla fine di un lungo dibattito, il Presidente Bertinotti aveva assunto l'impegno ad avere più cura nella forma di comunicazione degli emendamenti stessi e addirittura, anche su mia richiesta, aveva accettato di annunciarli in aula non appena fossero arrivati.
Dalle agenzie di stampa si apprende che il Governo ha varato altri 90 emendamenti di cui quest'Assemblea non è stata informata. Temo che, quando qualcuno si degnerà di rendercene nota l'esistenza, magari ci verrà concesso un quarto d'ora per poterli subemendare. È un fatto scandaloso che, peraltro, viola un preciso impegno assunto dal Presidente Bertinotti ieri in quest'aula per rendere più corretti e fluidi i nostri lavori.
Pertanto, signor Presidente, la invito a farci sapere quali sono i 90 emendamenti varati dal Governo, a procedere al loro annuncio ufficiale, a farci conoscere quanto tempo abbiamo a disposizione per eventuali subemendamenti e, comunque, a rasserenare l'Assemblea in ordine al corretto andamento della nostra attività.
PRESIDENTE. All'inizio dell'odierna seduta la Presidenza ha già comunicato espressamente che il Governo ha presentato una serie di nuovi emendamenti al testo.
ITALO BOCCHINO. E dove stanno?
PRESIDENTE. Sono al vaglio di ammissibilità e, conseguentemente, saranno resi noti appena terminata questa fase.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, qualche minuto fa lei ha richiamato il Governo a prestare attenzione agli interventi dei colleghi dell'opposizione, e noi apprezziamo i suoi sforzi per rendere efficaci ed efficienti i lavori dell'Assemblea. Ci permettiamo, tuttavia, di chiederle di praticare tanta solerzia con equità anche nei confronti dei colleghi dell'opposizione.
Non dubitiamo del controllo che la Presidenza attua sui lavori e sugli interventi, ma poco fa un collega le ha chiesto se i tempi degli interventi a titolo personale, che vanno ben oltre quelli previsti, vengano conteggiati. Lei, forse, non si è accorto di non aver fornito una risposta nel merito e, dunque, le poniamo nuovamente il quesito.
PRESIDENTE. L'invito all'attenzione non era rivolto solo agli emendamenti dell'opposizione.
Per quanto riguarda i tempi, ho segnalato al collega - e lo ripeto - che i tempi sono quelli stabiliti dal regolamento: chi parla per primo a nome del gruppo ha diritto a cinque minuti, salvo gli esponenti del gruppo Misto che hanno tre minuti a disposizione; per gli interventi a titolo personale vi è un minuto a disposizione. Gli interventi a titolo personale sono assolutamente conteggiati nei tempi previsti per i gruppi.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in riferimento a quanto detto dal collega Bono, ieri ho sollevato la medesima questione, rilevandone l'assoluta insopportabilità. In quanto deputati, dobbiamo essere tutelati dalla Presidenza della Camera. Lei ha riferito che questa mattina, in apertura di seduta, è stato dato annuncio che sarebbero stati presentati alcuni emendamenti da parte del Governo. Si tratta di un escamotage assolutamente inaccettabile perché, quando si procede all'annuncio, l'emendamento deve essere un dato certo ed i deputati devono venirne a conoscenza. Chi le parla, insieme a tanti colleghi presenti, è qui dalle 9 di questa mattina: nessuno ci ha consegnato il testo di alcun emendamento. Signor Presidente, lei dice che alla fine della seduta verranno resi noti gli emendamenti: cosa significa «alla fine della seduta»?
PRESIDENTE. Grazie...
TEODORO BUONTEMPO. Non ho concluso e la pregherei di ascoltarmi perché sto parlando a lei in qualità di Presidente della Camera. Innanzitutto, lei ha detto poc'anzi che questa mattina è stato dato l'annuncio di emendamenti: a noi deputati presenti ininterrottamente non è arrivato alcun pezzo di carta con emendamenti!
In secondo luogo, lei ha detto che a fine seduta verranno resi noti i suddetti emendamenti. Poiché la seduta termina alle ore 13, quale sarà il tempo a nostra disposizione per la presentazione di subemendamenti?
L'altra sera, avremmo dovuto mettere una guardia ai gruppi alle 22,30 per avere gli emendamenti del Governo. Oggi cosa dobbiamo fare? Alle ore 13 si chiude la seduta e, quindi, prego la Presidenza di farci avere, a quell'ora, gli emendamenti, qualora vi fossero, poiché anche lei ha detto che al momento non si tratta di un dato certo. Nel caso in cui al termine della seduta vi fossero gli emendamenti del Governo, vorremmo sapere quale sarà il tempo di conoscenza per i deputati e quali saranno i termini per la presentazione di subemendamenti. I subemendamenti devono essere presentati dopo le 20, vale a dire dopo la nuova convocazione dei deputati, in quanto non vi è altro sistema per conoscere i testi degli emendamenti?
Noto una complicità tra la Presidenza e il Governo; ovviamente non mi riferisco a lei, Presidente, né ad alcuno in particolare. Infatti, la Presidenza, anziché essere il punto di sintesi tra gli interessi dell'Esecutivo e quelli del Parlamento e tutelare i parlamentari nelle loro prerogative, appare sbilanciata verso tutti i desideri di questo Governo; e ciò è assolutamente inaccettabile!
Noi vogliamo svolgere il nostro dovere; quindi, il Governo presenti un maxiemendamento, si organizzi al meglio, ma non possiamo stare in aula e magari intervenire su una materia che poi viene affrontata successivamente sotto altra forma, vanificando in tal modo il dibattito parlamentare.
Concludo, Presidente, evidenziando che l'annuncio di questa mattina ha il sapore di una furbizia a scapito dei deputati. Infatti, se si apre la seduta e si annuncia la presentazione di nuovi emendamenti, questi avrebbero dovuto esserci consegnati prima delle 13 e non dopo, quando la seduta sarà terminata.
Allora, se tali emendamenti verranno presentati, i subemendamenti si dovrebbero poter presentare dopo le 20 di domani sera. Pregherei anche i capigruppo di elevare una protesta formale nei confronti della Presidenza, che non ci mette nelle condizioni di svolgere il nostro dovere.
PRESIDENTE. La Presidenza ha già reso una comunicazione in proposito. Ripeto: i testi degli emendamenti sono attualmente al vaglio di ammissibilità e il Governo rimane ovviamente libero, qualora lo ritenga, di rendere noti i testi depositati presso la Presidenza. Tuttavia, in ogni caso, al termine del vaglio di ammissibilità, conformemente ai precedenti, saranno resi disponibili sia i testi dichiarati ammissibili sia quelli originariamente presentati dal Governo.
Al termine del vaglio di ammissibilità, sarà stabilito il termine...
TEODORO BUONTEMPO. Entro le 13! La seduta poi sarà conclusa...!
PRESIDENTE. Mi sento di escludere questa conseguenzialità. Il problema non è entro il termine della seduta, ma dopo il vaglio di ammissibilità, che è ancora in corso. Concluso il vaglio, sarà stabilito il termine per la presentazione dei subemendamenti nei tempi congrui per un adeguato esame da parte dei gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, ritengo mio dovere sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame per una serie di considerazioni che sono state già illustrate all'Assemblea da tutti i colleghi di minoranza intervenuti in proposito.
A me preme ricordare solo come nel Mezzogiorno d'Italia il costo del danaro sia molto superiore a quello di altre aree del paese. Con il Governo Prodi è finita la stagione delle grandi opere, che sono tutte congelate. Il ministro Di Pietro - come dice spesso in Commissione - ci sta pensando. Mi auguro che ci pensi bene e che lo faccia al più presto!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, intanto vorrei rilevare che, per la prima volta dopo tanti anni, il ministro dell'economia - che, ovviamente, ha la titolarità della materia - fino a questo momento non è stato presente ai nostri lavori. Senza mancare di rispetto nei confronti del sottosegretario Grandi, ritengo si tratti di un comportamento da sottolineare in termini negativi.
Per quanto concerne l'articolo aggiuntivo in esame, con esso la questione del Mezzogiorno viene posta in termini diversi rispetto al passato e avremmo preferito che il Governo fosse intervenuto in merito a questo problema.
Il tema del Mezzogiorno non può essere affrontato soltanto sul versante della sicurezza. Il Mezzogiorno non è perduto. Esistono però problemi gravissimi per i quali le gestioni di alcune regioni - prima fra tutte quella calabrese - non fanno nulla per garantire il riscatto.
Con l'articolo aggiuntivo in esame si pone fine all'assistenzialismo e si affronta il problema del controllo per quanto riguarda il flusso dei finanziamenti e delle risorse, proprio garantendo l'effettività del lavoro e dell'insediamento industriale. Ritengo dunque che tale proposta emendativa meriti l'attenzione e l'approvazione da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, preannuncio l'astensione della Lega Nord sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016, in quanto, pur essendo d'accordo sull'aiuto alle aree ex obiettivo 1, riteniamo che la formulazione di tale proposta emendativa sia discriminatoria. Infatti, le aree ex obiettivo 1 non sono soltanto nel Meridione, ma sono presenti anche nel centro-nord. Pertanto, se l'articolo aggiuntivo fosse riformulato nel senso di eliminare l'elenco delle regioni, saremmo disponibili ad esprimere sullo stesso un voto favorevole, altrimenti ci asterremo.
Vorrei inoltre sottolineare che in realtà siamo di fronte ad una battaglia tra poveri. Il problema vero è che dal 2007 per le aree dell'ex obiettivo 1 di soldi non ve ne saranno quasi più; ciò in quanto, a seguito dell'allargamento dell'Europa ai paesi dell'Est, gli aiuti europei avranno una diversa destinazione. Invito quindi le forze politiche a non dividersi in questa sede in una battaglia tra poveri, svolgendo invece la propria battaglia in Europa, affinché ci venga riconosciuto il giusto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intendo intervenire sull'articolo aggiuntivo in esame, anche se le mie valutazioni si intrecciano con quelle emerse dagli interventi sull'ordine dei lavori.
Colgo la sostanza dell'appello rivolto dall'onorevole Mazzoni all'Assemblea, con il quale si evidenzia che non si vogliono primogeniture, in quanto ciò che interessa è il problema in sé, che deve essere valutato in quanto tale. Quindi la maggioranza e il Governo, se lo ritengono, propongano un emendamento in materia.
Ritengo che questo sia il clima giusto da instaurare nel confronto tra maggioranza e minoranza in questo sabato mattina nel quale ogni parlamentare sta svolgendo il proprio dovere. Tra l'altro, il giusto clima nonché il dialogo e il confronto possono produrre risultati positivi, com'è avvenuto con riferimento alle disposizioni sul 5 per mille e a proposito delle prestazioni senza denaro e con carte di credito e assegni.
Certo, a volte, nella passione degli interventi, può accadere che sia pronunciata qualche parola di troppo - com'è capitato al viceministro Visco -, ma ciò non cancella il fatto che nel confronto complessivo, se si esce dal clima di contrapposizione aprioristica, anche questo appassionato confronto può produrre alcuni risultati.
Fa specie che, invece, il Presidente del Consiglio abbia reso dichiarazioni titolate in questo modo: Contro tagli, ferocia impressionante; Paese impazzito, non si pensa al domani; Non ci sono le elezioni imminenti, lo scontento sulla finanziaria non mi fa paura; Voto Ferrero: in Consiglio dei ministri non si apre un caso politico.
Non mi sembra che la finanziaria possa essere concepita come una sfida. Ho una certa esperienza parlamentare degli anni Ottanta e Novanta; in quell'epoca, la finanza non era mai concepita come una sfida della maggioranza alla minoranza perché si discuteva in Commissione bilancio e anche gli emendamenti della minoranza venivano valutati attentamente e spesso approvati. Se la finanziaria fosse una sfida tra la maggioranza e la minoranza, credo che si andrebbe poco lontano; se tutto questo producesse una trincea del Governo in una lotta contro il paese, produrrebbe ancora meno. Quindi, penso che l'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016 possa essere accolto con lo spirito sollecitato dall'onorevole Mazzoni e che possa produrre un risultato positivo per il paese nel suo complesso e non solo per il Meridione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, intervengo intanto per apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame perché lo ritengo giusto. I colleghi della Lega facevano notare che ci sono altre zone ricomprese nell'obiettivo 1 ed anche questo rilievo mi sembra giusto. Tuttavia, ho notato che alcuni esponenti del Governo provano gusto a massacrare fiscalmente i cittadini italiani. Allora, ritengo che l'unico modo per convincerli ad esprimere un parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016 possa essere un richiamo alla seconda parte, ossia quando si prevede giustamente che le imprese che non dimostrano la crisi paghino cinque volte di più. Signor ministro, senta che belle parole: «pagare cinque volte di più». Credo che questo le possa far cambiare idea ed indurla ad esprimere un parere favorevole su un articolo aggiuntivo giusto per la parte povera del paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Alberto Giorgetti 5.016, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 446
Astenuti 11
Maggioranza 224
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei chiedere al relatore e al presidente della Commissione di convocare il Comitato dei nove per rendere una comunicazione del Governo. Potremmo anche anticipare alle 13 la conclusione dei lavori dell'Assemblea e, quindi, procedere poi alla riunione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Se non ho inteso male, il relatore invita a convocare successivamente il Comitato dei nove. Quindi, possiamo proseguire nei nostri lavori.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per due motivi. Sono state diramate diverse notizie di agenzia volte a sostenere che l'opposizione sta facendo ostruzionismo. Il Governo ha appena chiesto di interrompere anticipatamente la seduta; questo a dimostrazione del fatto che l'opposizione non sta facendo ostruzionismo, ma che il Governo è leggermente in difficoltà a portare avanti la legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
ANTONELLO FALOMI. No!
GUIDO CROSETTO. In secondo luogo, visto che c'è il solito cronista dell'Ansa «appollaiato in piccionaia» a riprendere il dibattito - vedo che Bongarrà è l'unico che resiste a seguire i nostri lavori -, vorrei dire ai colleghi dell'opposizione e al Governo che non c'è stato ostruzionismo. Noi abbiamo votato, senza intervenire, su tutti i nostri emendamenti, tranne due: uno fondamentale sul Sud, su cui non c'è stata una risposta del Governo più volte richiesta, non c'è stato un intervento, se non uno, dei colleghi di maggioranza, come se il Sud o la relativa fiscalità di vantaggio non interessasse a questa maggioranza; l'altro, quello sui pagamenti in contanti. Onorevole Visco, chi prima alimentava il nero non è che adesso, con l'obbligo di prendere i soldi con il Bancomat, smetterà di farlo: è una visione leggermente distorta.
Signor Presidente, vorrei sottolineare che non esiste ostruzionismo. Noi siamo pronti ad andare avanti anche fino alle 13,30 ed oltre, ma il Governo chiede - tra l'altro, senza spiegare il motivo e parlando tranquillamente con il relatore, cosa che poteva fare a voce -, di sospendere anticipatamente i lavori: tutti noi vorremmo conoscerne i motivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Inoltre, se un collega decide di partecipare alle votazioni pur essendo in Piemonte, eviti di farsi fotografare sulla stampa di oggi. Consiglio a qualche collega di centrosinistra di guardarsi la foto di un vostro collega, mi pare che sia di Alessandria, che ieri era di fianco a Prodi e che risulta presente a tutte le votazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Signor Presidente, teniamo a ribadire che in quest'aula non c'è ostruzionismo, bensì il tentativo di migliorare la legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sempre per parlare al glorioso cronista dell'Ansa che sta seguendo i nostri lavori da alcuni giorni, credo che egli abbia potuto constatare se gli interventi dell'opposizione siano effettivamente solo su due emendamenti, se il tempo impiegato fino ad oggi riguardi effettivamente solo due emendamenti, come l'opposizione questa mattina abbia tentato di verificare se la maggioranza era o meno in grado di garantire il numero legale, non essendo presente in aula nelle prime votazioni.
ANTONIO LEONE. Come facevate voi la scorsa legislatura!
ROBERTO GIACHETTI. Questa opposizione aveva annunciato che avrebbe ritirato uno straordinario numero di emendamenti per contribuire al buon andamento della legge finanziaria e tutto ciò - come le cose che diceva ora l'onorevole Crosetto - oltre che sotto gli occhi del cronista sono sotto gli occhi di tutti.
Quindi, se l'onorevole Crosetto, excusatio non petita, sostiene che non si tratta di ostruzionismo, in realtà lo vedremo nel corso del tempo. Noi siamo presenti e stiamo intervenendo nel merito. Credo che l'atteggiamento del Governo sia coerente con l'organizzazione dei lavori parlamentari perché mi pare che il relatore abbia suggerito che una breve interruzione possa essere disposta a fine seduta, in modo da non creare problemi al prosieguo dei nostri lavori.
Noi siamo presenti, siamo autosufficienti e, magari, ci auguriamo che il contributo dell'opposizione cresca non tanto nelle ore di intervento, ma anche nelle proposte alternative. Siamo qui per esaminarle e ieri ed oggi ne abbiamo accettate alcune. Capisco l'esigenza di mettere in evidenza qualcosa che non c'è, ma, per quanto ci riguarda, possiamo tranquillamente andare avanti oggi, domani sera e per tutto il tempo necessario per arrivare ad approvare la legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leone 5.017...
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Leone, intende intervenire sull'ordine dei lavori?
ANTONIO LEONE. No, signor Presidente, vorrei intervenire sull'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Allora, aggiungo alle richieste d'intervento la coppia Leone e Gianfranco Conte...
ANTONIO LEONE. Presidente, è una coppia di fatto...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Intervengo solo per chiedere al relatore, collega Ventura, se fosse possibile accantonare l'esame di tale articolo aggiuntivo, determinazione che peraltro risponderebbe ad una ratio precisa. È sotto gli occhi di tutti i componenti della Commissione bilancio il dibattito svoltosi all'interno della stessa sulla materia del trasporto e dell'autotrasporto. Si dice che gli emendamenti del Governo già presentati o che saranno presentati stamane riguarderebbero tale materia. Quindi, chiederei di esaminare l'articolo aggiuntivo nel momento in cui avremmo contezza dell'orientamento del Governo sulla stessa materia.
PRESIDENTE. Qual è l'opinione del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, abbiamo già accantonato un articolo aggiuntivo. Credo che, con riferimento a quello in esame, sussistano le condizioni per procedere nei lavori.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leone 5.017, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 272).
Indìco... Chiedo scusa, colleghi, vorrei comunicare che l'articolo aggiuntivo Napoletano 5.018 è stato ritirato dai presentatori.
ANTONIO LEONE. Lo facciamo nostro, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Napoletano 5.018, non accettato dalla Commissione né dal Governo, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 456
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 452).
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, mi pare che ci fosse un emendamento accantonato sul quale il Governo aveva manifestato la sua disponibilità. Propongo, quindi, di riunire il Comitato dei nove per verificare la possibilità di porlo in votazione oggi. Non può esservi una sorta di trattativa privata tra il Governo e il relatore. Di ciò deve essere informata, se non l'intera Assemblea, almeno la Commissione. Propongo pertanto di sospendere la seduta per poi passare, alla ripresa, all'esame dell'articolo 6; tuttavia, la comunicazione che il Governo intendeva rendere va fatta per ragioni di trasparenza nei confronti del Comitato dei nove.
Mi pare che il sottosegretario sia d'accordo; quindi, se la soluzione è soddisfacente possiamo procedere subito come suggerito, altrimenti potremmo decidere di rimandare a domani la questione. Mi pare comunque che in proposito vi sia stato un ampio dibattito: l'Assemblea ha il diritto di essere informata.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Se ci riferiamo alla richiesta del sottosegretario Grandi, la mia opinione è che il Comitato dei nove si possa riunire al termine della seduta per affrontare tutte le questioni che sono rimaste aperte. Non vedo ragioni per fare altrimenti. Possiamo infatti tranquillamente riprendere il punto che abbiamo accantonato nel corso della seduta di domani, il che, tra l'altro, mi sembra un metodo che consente un lavoro e una riflessione più meditati. Se l'Assemblea conviene su quanto dico, questa è l'opinione del relatore: riunire il Comitato dei nove al termine della seduta.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, intende formalizzare la sua richiesta di sospensione dei lavori?
ELIO VITO. Sì, mi sembra che fosse una richiesta del Governo...
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo ha l'esigenza di informare il Comitato dei nove, ma lo farà quando l'Assemblea deciderà in tal senso.
PRESIDENTE. La Presidenza suggerisce di proseguire l'esame.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, dopo aver affrontato molte questioni riguardanti il fisco, ci troviamo ora di fronte all'articolo 6, che costituisce una sorta di pot-pourri nel quale sono comprese una serie di questioni di vario tipo che richiedono un approfondimento molto articolato. Si va dal comma 1, in cui si prevede che le rimanenze finali di opere, forniture e servizi vadano computate in proporzione ai corrispettivi pattuiti, al comma 2, dove si parla della deduzione delle spese sostenute dalle imprese concessionarie delle costruzioni, ai commi 3 e 4, sul riporto delle perdite, al comma 5, sull'imposta di bollo, ai commi da 6 a 10, che affrontano un argomento vario, riguardante gli apparecchi da intrattenimento e gioco, al comma 11, che affronta una questione molto rilevante - che tratteremo in seguito - relativa all'andamento del mercato dei tabacchi lavorati, ai commi da 12 a 20, i quali aprono la grande questione del contrasto all'evasione fiscale relativa all'imposta comunale sugli immobili.
Sono tutte questioni molto diverse fra di loro, alcune da inserire in questa logica che pervade sia il decreto fiscale che abbiamo affrontato qualche settimana fa, sia intero disegno di legge finanziaria. Ci sono argomenti che, naturalmente, ci mettono nelle condizioni di dire la nostra su questo articolo, che complessivamente continua una politica occhiuta di intervento normativo molto specifico, mentre ci pare non affronti sistematicamente le macroquestioni che si pongono sotto il profilo dell'intervento necessario dello Stato per il riordino del sistema fiscale.
In particolare, consideriamo molto interessanti alcune questioni. C'è l'ipotesi - lo abbiamo saputo questa mattina, ma avevamo avuto modo di verificarlo laddove ciò è stato oggetto di discussione in Commissione bilancio - secondo cui il Governo intenderebbe intervenire, per esempio, su una riformulazione riguardante il mercato dei tabacchi lavorati. Questo è un mercato caratterizzato obiettivamente da una situazione anelastica. Non si può pensare, così com'è stato fatto anche nel recente passato, che un aumento delle imposizioni, delle tariffe, delle accise possa essere ininfluente sugli andamenti del mercato. Nell'anno appena trascorso - il 2005 -, dopo la legge varata dal Governo Berlusconi sulla limitazione del fumo nei locali pubblici, il mercato ha vissuto una situazione di forte decremento, addirittura del 6 per cento. Ricordo che erano state varate una serie di norme con riferimento a questa diminuzione dell'intero mercato dei tabacchi, per individuare modalità che riducessero l'impatto sulle finanze pubbliche, tant'è che in sede di assestamento, quest'anno, il Governo Prodi ha provveduto a rivedere le previsioni e i parametri utilizzati di ben 600 milioni di euro.
Adesso ci viene proposta una norma in base alla quale, già a partire dall'anno prossimo, dovrebbe essere garantito un maggior gettito complessivo di un miliardo e 100 milioni, ma - questa è la cosa che ci preoccupa - secondo gli andamenti del mercato sembra ormai acclarato che, date le proiezioni relative al primo semestre, la cifra complessiva prevista per quest'anno possa essere raggiunta, tant'è che il Governo si è mosso prevedendo una piccola aggiunta rispetto all'obiettivo di un miliardo di euro, portandolo ad un miliardo e 100 milioni. Tuttavia, da ciò che abbiamo visto, dai documenti presentati, si evince che il Governo ci ha ripensato, ipotizzando di innalzare ulteriormente questo limite di un miliardo e 100 milioni.
Gli andamenti del mercato sembrano non confortare questa ipotesi. Vorrei ricordare che ogni aumento di dieci centesimi comporta una contrazione automatica del volume complessivo dei consumi, quindi, probabilmente - ciò sarà l'oggetto di un nostro emendamento, quando arriverà l'emendamento del Governo diretto ad innalzare ulteriormente questa cifra ipotetica di prelievo - risulterà chiaro perché le previsioni del Governo sono sbagliate.
Naturalmente, in questo contesto si inserisce anche l'emendamento presentato dalla Commissione e riferito alla questione del mercato complessivo dei depositi fiscali. Come è noto, in un processo di ristrutturazione che ha visto impegnato Logista, subentrato a Itinera nella distribuzione dei prodotti di tabacco lavorato, ci siamo trovati nella condizione per cui da un complesso di gestori di depositi territoriali di 570 persone c'è stata una complessiva riduzione per una riorganizzazione del sistema della distribuzione dei tabacchi.
Questo è un fenomeno che, chiaramente, ha portato fuori dal mercato una serie di imprenditori che erano, in qualche modo, concessionari dello Stato.
Cosa prevede l'emendamento della Commissione? Prevede che a questi rivenditori, per i quali non vi è stata la conferma del proprio servizio di deposito ma considerati meritevoli perché non hanno avuto mai problemi di inadempienze contrattuali, sia consentito l'acquisto di una rivendita di tabacchi. Si tratta di una norma di carattere compensativo. In tale emendamento, con riferimento al quale noi abbiamo presentato dei subemendamenti, si prevede l'assegnazione della rivendita per un ammontare di 12 mila e 500 euro (le rivendite, di norma, sono messe all'asta ed hanno un valore medio che si aggira intorno ai 200 mila euro), che era, lo ricordo, il parametro utilizzato come fideiussione data una tantum a titolo di garanzia. In aggiunta, sempre in tale emendamento, viene addirittura prevista anche la possibilità di rivendere quella tabaccheria nel giro di due anni. Si tratta di una norma che naturalmente non ci trova d'accordo in quanto concede troppo a chi è interessato da questo processo di ristrutturazione del settore dei tabacchi. Inoltre, finirebbe per aprire una possibilità successiva, considerando che il mercato della distribuzione dei tabacchi si avvia verso una consegna door to door. Pertanto, anche quelli che attualmente sono rimasti concessionari dei depositi si potrebbero trovare, in un prossimo futuro, nella condizione di essere, essi stessi, interessati a un processo di riorganizzazione. Cosa possiamo fare? Moltiplichiamo le licenze di rivendita a dismisura per dare soddisfazione a tutti questi soggetti?
Le nostre perplessità riguardano anche un'altra questione. Faccio riferimento all'ampliamento di quella sorta di clausola di salvaguardia che fu concessa all'epoca della trasformazione della gestione e dell'amministrazione dei monopoli dello Stato che portò, lo ricordo, alla creazione della ETI Spa. In quell'occasione, lo ricordo, fu concessa ai dipendenti la possibilità di trasmigrare dall'Ente tabacchi all'amministrazione statale, scelta da esercitare entro sette anni. Qui, ora, si prevede di prorogare questo termine a nove anni. Se voi volete, potete prorogare questo termine anche fino a trenta anni; però, se seguiamo la logica della proroga continua di certo non si fa un buon servizio allo Stato. Da quello che sappiamo, considerando anche la risistemazione della presenza dell'acquirente della ETI Spa (la British American Tobacco), il processo di riorganizzazione si è praticamente concluso. Inoltre, ci pare di aver capito che gli stabilimenti di Rovereto non presentano problemi ad essere mantenuti, così come quelli di Chiaravalle e di Lecce. Non esistono, quindi, timori di sorta. D'altronde, come sappiamo, le vostre iniziative sono sempre teleguidate dai sindacati i quali vi dicono che cosa dovete fare e come lo dovete fare. Però, se voi ampliate le garanzie, provvedete almeno ad adeguare la copertura finanziaria!
Ci dispiace, inoltre, far rilevare che, tra gli emendamenti presentati dalla Commissione, alcuni riguardano la questione, da noi sollevata, della detraibilità delle spese congressuali. Anche in questo caso, voi avevate previsto un'abolizione della detraibilità in tema di somministrazione di cibi e bevande. Poi siete tornati sui vostri passi anche a seguito di una nostra proposta. E che cosa avete fatto? Invece di fare vostra la nostra proposta, siete intervenuti operando una diversa copertura finanziaria. La disposizione in questione valeva 7 milioni di euro per il 2007 e 14 milioni di euro sia per il 2008 sia per il 2009. Voi siete intervenuti prevedendo una copertura finanziaria attraverso il fondo ordinario del Ministero dell'economia e delle finanze, con un'operazione di «più» e di «meno» effettuata sugli anni 2007 e 2008. Per il 2009, al fine di racimolare 14 milioni di euro, voi non avete fatto di meglio che aumentare l'imposta sostitutiva sulle plusvalenze realizzate a seguito di cessioni di immobili, che avete incrementato dal 20 al 22 per cento. La vostra è una filosofia che vi porta sempre ad intervenire sulle tasse, incrementandole, invece di intervenire colpendo gli sprechi della pubblica amministrazione.
Non sono intervenuto sulle questioni, per così dire, minute, contenute in questo articolo 6. Nella norma in questione vi sono, tuttavia, alcune parti particolarmente interessanti. Tra queste, una riguarda il comma 11, l'altra fa riferimento alla tassazione sugli apparecchi da intrattenimento. Anche qui, voi intervenite puntualmente con disposizioni che riguardano nel complesso sia le imposte sia i soggetti d'imposta, ma non affrontate il tema centrale dell'abusivismo presente in questo settore. Ad esempio, non avete affrontato la questione gli apparecchi di cui ai commi 6 e 7 che trovo molto interessante e che, come tale, meriterebbe di essere approfondita. Se voi intendete continuare su questa strada e non colpirete l'abusivismo presente in questo settore, non farete molta strada. Tale abusivismo si può senz'altro contenere perché esistono apparecchiature tecnologiche - i microchip - che permettono, ad esempio, di controllare la validità dei nulla osta ed apparecchi collegabili o collegati alle agenzie delle entrate. Su ciò voi non avete previsto alcun intervento. Invito, pertanto, il sottosegretario Grandi a tenere in particolare attenzione tale problema.
Sulle altre questioni, mi riservo di intervenire nel prosieguo dell'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, penso che questo articolo «colabrodo» meriterebbe una riflessione appropriata. Noi, al momento di presentare il disegno di legge finanziaria, dovevamo stare a sentire tanti giuristi che, dal fronte politico opposto, pretendevano di insegnarci come dovessero essere scritte le norme.
Io penso che questo articolo sia un monumento alla confusione, sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello della comprensibilità dei termini. Oltretutto, essendo un articolo «colabrodo», ci si è messo dentro di tutto. Pensate che si riesce a parlare delle tabaccherie, del gioco del lotto e anche della tassazione degli immobili! Quale grande filo unisca questi tre comparti è difficile da capire. Probabilmente, si potrebbe così argomentare: Visco ha scommesso, ha vinto un immobile e si è fatto una tabaccheria! Questa potrebbe essere la sintesi più logica di un provvedimento che fa acqua da tutte le parti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Lei, signor Presidente, è stato un ministro contestato in una passata legislatura, forse perché aveva il difetto di conoscere la materia, mentre in quest'aula, probabilmente, è un pregio cercare di parlare indipendentemente dalla conoscenza della materia.
Così facendo, qual è l'argomento più facile per tassare? Prendiamo gli immobili! Gli immobili - è noto - non si possono portare all'estero. Sono fermi, sono visibili e, quindi, chiunque sa che, facendo una pressione fiscale su quel bene, non si sbaglia.
Nella campagna elettorale che si è conclusa nei mesi scorsi, abbiamo sentito i nostri dirimpettai commentare dove si sarebbero presi i soldi per abolire l'ICI sulla prima casa. Addirittura dicevano che si trattava di un bluff. Poi abbiamo visto, a fronte di una richiesta della Comunità europea di 14 miliardi di euro per raggiungere il limite di deficit strutturale consentito, che persone abili hanno fatto una finanziaria che è deflagrata a 30-35-40 miliardi di euro. Ormai, tra un emendamento del Governo e un emendamento della coalizione imposto al Governo, penso che soltanto il ministro dell'economia (che prima o poi lo vedrete che «schioppa»), riuscirà forse a tenere i conti. Tutti gli altri non sanno quale sia il saldo di questa finanziaria.
Ebbene, noi, con senso di responsabilità, su un argomento delicato come quello della fiscalità immobiliare, che meriterebbe attenzione e comprensione da parte di una qualsiasi maggioranza, al di là del colore politico, abbiamo presentato due emendamenti che mi paiono di estremo buon senso.
Il primo, tra l'altro, era stato sottoscritto a piene mani dal Presidente Prodi nella campagna elettorale. Il Presidente Prodi, infatti, scrisse addirittura ad una organizzazione della proprietà edilizia, la più rappresentativa sotto il profilo nazionale, assicurando che il provvedimento che avrebbe portato avanti sugli immobili riguardava la cedolare secca sul reddito percepito dagli affitti di beni immobili ad uso abitativo, indipendentemente dal reddito percepito.
Ebbene, questo principio non è minimamente contenuto in questo disegno di legge finanziaria. È una promessa fatta e non mantenuta da questo Governo, messa per iscritto dal Presidente del Consiglio e dal Vicepresidente Rutelli. Se lo immagina, signor Presidente, cosa sarebbe successo se avessimo scritto nel passato qualcosa, anche ad un usciere di un palazzo, e non avessimo mantenuto la promessa? Qui, invece, si prendono in giro decine di milioni di proprietari di immobili!
La seconda considerazione rispetto all'opportunità dell'emendamento, presentato con quella tempestività che è propria del collega Armani, che forse di fiscalità se ne intende più di coloro i quali questa finanziaria hanno scritto, riguarda un altro elemento fondamentale, ossia consentire la deducibilità dell'ICI ai fini IRPEF.
Anche questo è un argomento che potremmo definire vecchio e datato, ma, proprio per questo, è consolidato e maturato e si è fatto strada nelle coscienze e nelle scienze di ognuno. Allora, non si capisce per quale arcano motivo si debba, anche in questo caso, esprimersi in modo contrario, come è capitato in Commissione, quasi con il pregiudizio ideologico che la proprietà è un furto. Capisco che questo sia il retaggio culturale di una sinistra massimalista che condiziona questa coalizione. Sono nati con quella ideologia e con quella simbologia, quindi, non mi sorprende che una sinistra démodé, all'alba del nuovo millennio, si preoccupi ancora di ritenere la proprietà un furto. Ciò che mi sorprende è che quella sinistra riesca ad essere maggioranza in questa maggioranza e che riesca a condizionarla a tal punto che neanche i provvedimenti di buon senso riescono ad essere adottati: non riescono ad essere attuati, non riescono ad essere inseriti nell'ordinamento, nonostante questa manovra e questi emendamenti, come da noi proposti e se approvati, consentirebbero l'emersione del nero, dei contributi e dell'imposta ICI non pagata, rendendo possibile un comportamento virtuoso della finanza locale.
Allora, non è con le tasse di scopo, non è pensando di aumentare l'ICI e facendo finta di fare qualche opera pubblica che si risolvono i problemi dei comuni o si fa emergere quella eventuale sacca di imposta non pagata, ma proprio realizzando dei comportamenti virtuosi.
Nessuno, oggi, ha il coraggio di dire quale buco fiscale vi sia stato lasciato, perché le imposte, sia ai fini IRPEF, sia ai fini IVA, dimostrano un'entrata di oltre 10 miliardi di euro in più rispetto all'anno precedente. Le garantisco, signor presidente, che dovrebbero ringraziarla per la sua finanziaria; come ha fatto l'attuale ministro dell'economia (che torno a ripetere: prima o poi «schioppa»), al di là della sua iniziale premessa, alla fine, dopo aver detto e «cianciato» di buchi e controbuchi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
FRANCESCO PIRO. Molto elegante!
TOMMASO FOTI. Non è obbligatorio ragliare (Commenti del deputato Bressa)...
Dicevo che questo ministro, dopo buchi e controbuchi ventilati, è arrivato a dire che la finanziaria precedente conteneva delle norme strutturali. Lo sapevamo bene! Bisognerebbe leggere gli interventi di quei «Soloni» che oggi, magari, leggono il giornale sui banchi del Governo e che sostenevano allora ben altre argomentazioni rispetto a quella finanziaria. Può continuare, signor sottosegretario, non volevo offendere la sua lettura, né turbarla...
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 13,05)
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci pare di dover raccomandare l'approvazione dei due emendamenti Raisi 6.15 e Armani 6.21, perché ci sembrano destinati a produrre degli effetti positivi sul mercato immobiliare.
In questo paese il mercato immobiliare non è una palla al piede, ma è una risorsa che, se adeguatamente curata, può essere foriera di buoni, ottimi incassi. Esso può consentire, cioè, di ottenere, in modo pulito, in modo non repressivo o invasivo, tutta l'emersione di contribuzione utile ai fini del bilancio dello Stato.
Sono certo che la mia sarà stata una fatica inutile, ma, se non altro, volevo almeno testimoniare la doppiezza che vi ha contraddistinto in tutti questi anni: critici feroci all'opposizione, incapaci di tutto e su tutto quando siete maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, il mio intervento parte dalle dichiarazioni che il ministro dell'economia ha reso qualche giorno fa, dicendo, sostanzialmente, una falsità: ossia che questa finanziaria introdurrebbe il federalismo fiscale, anzi, sarebbe una finanziaria in cui sono contenuti elementi di federalismo fiscale che mai si erano visti nel paese. Una bugia più grossa non poteva essere detta da un ministro in questa fase e, per smentire queste frasi, basta leggere l'articolo 6, sul quale stiamo dibattendo.
L'articolo 6 non solo complica la vita ai cittadini per quel che riguarda gli atti o i documenti delle dichiarazioni ICI e dei relativi versamenti, ma sovverte completamente le benché minime regole di federalismo fiscale che già, in qualche modo, erano state introdotte, seppur con una tassa odiosa come quella sulla casa.
Parlare di federalismo fiscale e, poi, spostare la competenza per l'incasso dell'imposta comunale sugli immobili dai comuni alla Banca d'Italia è, sotto il profilo del federalismo fiscale, un'amenità che non può essere supportata da alcuna logica!
I comuni si sono già lamentati non soltanto per i tagli, che cominceranno a gravare sui bilanci e, conseguentemente, sulle tasche dei cittadini, ma anche perché, in relazione ad un'imposta che noi consideriamo odiosa (perché va a tassare beni primari della famiglia, del nucleo fondante della società), hanno avuto, finora, una sorta di controllo sugli importi versati e sugli eventuali evasori e, comunque, una garanzia di certezza relativa sia ai tempi dei versamenti sia all'entità degli incassi.
Con l'articolo in esame, invece, il Governo (dopo avere combinato tutti i disastri di cui abbiamo già detto, tra i quali quelli relativi ai pagamenti oltre certe cifre ed altre amenità contenute nel disegno di legge finanziaria) fa in modo che i comuni non abbiano più certezze: innanzitutto, di quanto andranno ad incassare, perché, di fatto, non avranno più il controllo sull'origine certificata, diciamo così, dell'imposta (mentre prima riuscivano in qualche modo a controllare gli importi da incassare) e, in secondo luogo, circa i tempi di incasso. Infatti, la norma è a tal punto imperfetta e vessatoria nei confronti dei comuni da non prevedere neanche un termine, un tempo massimo entro il quale la Banca d'Italia è obbligata a trasferire gli importi incassati per conto dei comuni medesimi.
Quindi, noi della Lega respingiamo completamente le dichiarazioni del ministro dell'economia quando parla di federalismo fiscale: il ministro ne parla in maniera impropria e demagogica e senza conoscere l'argomento. Il federalismo fiscale impone di lasciare al territorio o, comunque, di far gestire da questo le imposte. Qui si va dalla parte completamente opposta: si torna indietro di decenni, si centralizzata vieppiù l'unico strumento che assicurava entrate certe ai comuni e si crea confusione.
Non solo. La confusione creerà sicuramente oneri aggiuntivi per i comuni. L'articolo in esame prevede la trasmissione telematica dei dati riguardanti gli incassi dell'imposta comunale sugli immobili dalla Banca d'Italia ai comuni. Ebbene, sappiamo benissimo che, all'interno della pubblica amministrazione, esiste un problema tecnico costituito dalla difficoltà di dialogo tra i vari sistemi operativi di gestione dei dati. Di conseguenza, immagino già le spese per gli appalti diretti ad armonizzare la gestione dei dati e per il personale che dovrà mettersi a spulciare i dati in arrivo dalla Banca d'Italia (che, magari, saranno anche incompleti).
Quindi, noi della Lega, sempre nell'ottica di una collaborazione volta a limitare i danni che il disegno di legge finanziaria in esame provocherà al paese, abbiamo presentato alcuni emendamenti molto semplici. Il primo tende a semplificare al massimo la dichiarazione ICI. Non c'è bisogno di costringere i cittadini a fornire dati di cui l'anagrafe tributaria dispone già. Riteniamo assurdo inserire nella dichiarazione dei redditi addirittura il foglio catastale, il mappale relativo ad un immobile che già è stato censito tanto dal catasto quanto dall'anagrafe tributaria. Inoltre, vogliamo eliminare la norma che centralizza nuovamente l'incasso dell'ICI: se si chiama imposta comunale, dovrebbe essere gestita completamente dal comune e non dovrebbe servire per fare cassa o per buttare il denaro dei contribuenti sempre nel solito calderone e per riportarlo qui a Roma.
Soprattutto, per la malaugurata ipotesi in cui dovesse «passare» l'articolo, noi cerchiamo comunque di fissare tempi certi (questa è la cosa più importante per i comuni, per i sindaci che devono amministrare territori sempre più martoriati dalla finanziaria del Governo Prodi): per noi, gli incassi devono essere trasferiti ai comuni entro una settimana. Se è vero che tutto deve essere trasmesso per via telematica, non dovrebbero esserci grossi problemi, per la Banca d'Italia, a monitorare gli incassi e, nel giro di pochissimi giorni (sette, non di più), a trasferire ai comuni quanto ad essa pervenuto (a nostro avviso indebitamente).
Confidiamo nel buonsenso. Sottosegretario Grandi, se la smettesse di avere la linea diretta con il Cremlino, potrebbe ascoltare le proposte di buonsenso dell'opposizione, che non sta cercando di fare ostruzionismo, ma semplicemente di arginare la portata devastante del provvedimento. Se proprio volete mettere in capo alla Banca d'Italia la riscossione di un'imposta che, sulla base del principio del federalismo fiscale, dovrebbe rimanere ai comuni, almeno fissate tempi certi e fate in modo che i dati forniti dalla Banca d'Italia siano intelligibili dai comuni che dovranno gestirli e controllarli. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Pini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, vorrei soffermarmi, in particolare, su alcuni aspetti.
Anche negli interventi precedenti sono stati sottolineati gli aspetti riguardanti i tributi locali ed il federalismo fiscale (che sarebbe mancato). Vorrei ricordare, non semplicemente per cronaca o per memoria, che sul federalismo fiscale è stata combattuta una dura battaglia, anche negli anni precedenti, dopo l'approvazione del nuovo testo dell'articolo 119 della Costituzione. Sebbene sia stata insediata l'Alta commissione di studio per la definizione dei meccanismi strutturali del federalismo fiscale, siamo stati ad aspettare, sul versante delle amministrazioni locali, gli esiti dei lavori della commissione, che non ha dato alcun frutto. Ricordo, altresì, anche per aver vissuto la vicenda direttamente, che tutto il fronte delle autonomie, dalle regioni agli enti locali, ha molte volte rintuzzato il Governo precedente riguardo alla mancata attuazione del federalismo.
In realtà, non vi sarà mai un disegno di legge finanziaria «vicino» agli enti locali fino a quando non decideremo di dare corso alla legge ordinaria che deve dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione. È inutile, allora, andare a rintracciare contraddizioni qua e là, perché ognuno potrebbe trovarne nelle finanziarie precedenti e nelle tante che si sono susseguite. La verità è che non regge più, dopo la riforma costituzionale, un sistema che ancora ripartisce somme e quote e che, molte volte, è appesantito da un certo centralismo, che diventa inevitabile se non viene sbloccato il sistema vero che la Costituzione ci impone di attuare con legge ordinaria. Spero che la maggioranza voglia impegnarsi su questo terreno. Ad ogni modo, avendo riguardo al dibattito in corso con gli enti locali, in sede di Conferenza Stato-regioni e con il Governo, già mi pare che ci si possa muovere in tale direzione.
Più specificamente, per quanto riguarda l'articolo 6 del provvedimento in esame, molte cose sono state dette. In particolare, dall'opposizione sono stati sottolineati gli aspetti considerati negativi.
Vorrei invece sottolineare alcuni aspetti dell'articolo 6 molto importanti a favore degli enti locali. Alcuni commi attengono ai soggetti che fruiscono di un regime di esenzione totale o parziale del reddito o degli utili; il comma 5 riforma la disciplina del pagamento dell'imposta di bollo; il comma 11 prevede la possibilità di autorizzare o aumentare l'aliquota base dell'imposta di consumo sui tabacchi; i commi da 12 a 20 si occupano dell'ICI; vi è una parte riguardante la possibilità per i comuni di accedere alle informazioni relative all'addizionale comunale e provinciale sull'energia elettrica; ulteriori commi riguardano l'autorizzazione e l'installazione dei mezzi pubblicitari; si prevede l'abrogazione della norma secondo cui, nel determinare l'installazione dei mezzi pubblicitari, si debba tener conto della rivalutazione annuale sulla base dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie rilevato dall'ISTAT; i commi da 21 a 23 abrogano e modificano le disposizioni per contrastare i fenomeni delle affissioni abusive.
Per quanto riguarda le previsioni citate e la questione della rilevanza e dell'invasività nella competenza degli enti locali, ci tengo a dire che nella precedente legge finanziaria sono state molte le invasioni di competenza, tanto che sono stati accolti alcuni ricorsi dinanzi alla Corte costituzionale. Se si vuole impostare una politica rispettosa del nuovo profilo istituzionale, che tutti abbiamo voluto, anche attraverso la conferma del referendum di questa Costituzione, occorre aggredire alcuni punti di fondo; ed uno di questi è proprio l'attuazione piena degli articoli 118 e 119.
Vorrei ricordare che in questo disegno di legge finanziaria vi sono molte previsioni che hanno trovato un parere abbastanza favorevole da parte degli enti locali. Mi riferisco a quanto riguarda la competenza tra Stato ed enti locali circa le funzioni relative agli atti catastali. Si tratta di una norma che è stata voluta e sostenuta dai comuni e che ha trovato particolare interesse e propensione da parte del Governo.
Occorre, quindi, guardare alla manovra nel suo complesso, non trascurando i punti di equilibrio nel sistema degli enti locali, per i quali, anche attraverso numerosi interventi migliorativi, in tutte le Commissioni parlamentari, in particolare nella I (Affari Costituzionali), maggioranza e opposizione hanno lavorato per migliorare alcune disposizioni. Ricordo il lavoro compiuto dalla I Commissione su una serie di norme che erano abbastanza penalizzanti per gli enti locali; per esempio, sulla questione contenuta nelle disposizioni relative ai componenti dei consigli comunali, delle giunte e dei consigli d'amministrazione, insieme al Governo, su sollecitazione del sistema delle autonomie locali e con il contributo dell'opposizione, si è riusciti a produrre elementi migliorativi. Ricordo ancora il lavoro sul patto della salute, nell'ambito del quale, con il consenso di tutte le regioni, anche di quelle che hanno sempre avuto affanno nei conti della spesa sanitaria, si è giunti alla condivisione di regole comuni anche riguardo al ripiano dei debiti.
Tutte queste disposizioni mi sembrano importanti per giungere alla considerazione che nella manovra complessiva, pur essendosi registrati momenti di incomprensione e di tensione con il sistema delle autonomie, il Governo ed il Parlamento hanno dimostrato capacità di ascolto e volontà di lavorare, affinché alcune norme non fossero penalizzanti per gli enti locali.
Signor rappresentante del Governo, cari colleghi di maggioranza e di opposizione, resta comunque l'obiettivo di dimostrare a tutti che la nuova Costituzione profila davvero un'equa ordinazione tra Governo centrale e governi territoriali. Proprio su questa equa ordinazione dobbiamo misurarci anche con provvedimenti concreti. Sicuramente la legge finanziaria è un banco di prova. Credo, spero ed auspico che l'approvazione di una legge ordinaria, di attuazione dell'articolo 119, possa consentirci di emanare leggi finanziarie molto più snelle, che vadano incontro al tema dell'equa ordinazione delle istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Poiché, al momento, vi sono altri tre colleghi che hanno chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 6 ed avendo la Conferenza dei presidenti di gruppo stabilito che i lavori previsti per la seduta odierna avessero termine alle 13,30, non vi è tempo per procedere ad ulteriori interventi, considerato che ciascuno dei richiedenti potrebbe disporre di venti minuti.
Rinvio pertanto il seguito del dibattito alla seduta di domani.
La seduta termina alle 13,25.
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BIALCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA
IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)
(A.C. 1746-bis - Sezione 1)
ULTERIORE PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
Sui subemendamenti 0.10.600.1 Gibelli, 0.10.600.2 Bressa, 0.19.600.3, 0.19.600.4 Marinello e sull'articolo aggiuntivo 186.010 Piro.
A.C. 1746-bis - Sezione 2)
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo III
DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ACCERTAMENTO E DI CONTRASTO ALL'EVASIONE ED ALL'ELUSIONE FISCALE
ART. 5.
(Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale).
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. (Disposizioni relative al contratto collettivo per i lavoratori dei servizi di trasporto pubblico locale). - Al comma 1 dell'articolo 23 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, le parole da: «; i trasferimenti erariali» a: «decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281» sono sostituite dalle seguenti: «Le risorse di cui al presente comma sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 del 1997».
2. Il primo periodo del comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n. 58, è sostituito dal seguente: «le risorse di cui al comma 2 sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
3. Il comma 1 dell'articolo 16 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.
4. La procedura di compensazione di cui ai commi 1, 2 e 3 si applica alle somme spettanti ai soggetti beneficiari a partire dal 1o gennaio 2007, negli anni dal 2007 in poi, con riferimento ai dipendenti in forza in ciascun mese.
5. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 del presente articolo, ivi comprese le procedure di controllo relative alla spettanza delle compensazioni eseguite.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre uniformemente tutte le voci di parte corrente nella misura del 5 per cento per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 01. (ex 5. 030. e 5. 013.) Leone, Gianfranco Conte, Floresta, Fallica.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - 1. All'articolo 2 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 16 sono aggiunti i seguenti:
«16-bis. Al comma 1 dell'articolo 23 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 27 febbraio 2004, n. 47, le parole da: «; i trasferimenti erariali» a: «decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281» sono sostituite dalle seguenti: «Le risorse di cui al presente comma sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
16-ter. L'articolo 1, comma 3, primo periodo, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 22 aprile 2005, n. 58, è sostituito dal seguente: «le risorse di cui al comma 2 sono attribuite ai soggetti aventi diritto, nella misura ad essi spettante, sotto forma di credito d'imposta utilizzabile in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241».
16-quater. Il comma 1 dell'articolo del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 , è abrogato.
16-quinquies. La procedura di compensazione di cui ai commi 16-bis e 16-ter si applica alle somme spettanti ai soggetti beneficiari a partire dal 1o gennaio 2007 in poi, con riferimento ai dipendenti in forza in ciascun mese.
16-sexies. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui ai commi 17, 18 e 20 del presente articolo, ivi comprese le procedure di controllo relative alla spettanza delle compensazioni eseguiti.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 02. (ex 5. 024.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l’articolo 5 aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 7 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, dopo il comma 14 sono inseriti i seguenti:
«14-bis. A partire dal 1o gennaio 2007, l'aliquota prevista nell'allegato I annesso al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni, per il gasolio per autotrazione utilizzato dalle imprese esercenti trasporto pubblico locale è ridotta di euro 45 per mille litri di prodotto.
14-ter. Per ottenere il rimborso di quanto spettante, anche mediante la compensazione di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, i destinatari del beneficio presentano, entro il termine del 31 marzo dell'anno successivo a quello di riferimento, apposita dichiarazione ai competenti uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalità e con gli effetti previsti dal regolamento recante disciplina dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le attività di trasporto merci, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277. Tali effetti rilevano altresì ai fini delle disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 2997, n. 446.
14-quater. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalla disposizione di cui al comma 14 del presente articolo e dall'articolo 1, comma 10, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n. 58«.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre tutte le spese di parte corrente del 5 per cento per gli anni 2005, 2008, 2009.
5. 03. (ex 5. 025.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 1 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 8 è aggiunto il seguente:
8-bis. Al comma 33 dell'articolo 37, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «I soggetti di cui all'articolo 22» e prima delle parole «del decreto del Presidente della Repubblica 16 ottobre 1972, n. 633» sono aggiunte le seguenti «comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6».
5. 04. (ex 5. 023.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 12 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006 n. 248, le parole da: »i compensi in denaro«, fino alla fine del comma sono soppresse.
5. 05. (ex 5. 09.) Marinello, Angelino Alfano, Benedetti Valentini, Antonio Pepe, Campa, Lisi, Laurini, Fugatti, Ruvolo, D'Ippolito Vitale, Forlani, La Loggia, Compagnon, Barani.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Il comma 12-bis dell'articolo 35 del decreto-legge 5 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è abrogato.
5. 06. (ex 5. 010.) Marinello, Angelino Alfano, Gianfranco Conte.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
(Trasmissione telematica dei corrispettivi).
1. Al comma 33 dell'articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «I soggetti di cui all'articolo 22» sono aggiunte le seguenti: »comma 1, numeri 1, 2, 4, 5 e 6».
5. 07. (ex 5. 014 e 5. 029.) Leone, Gianfranco Conte. Floresta, Fallica.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare:
a) se si è avvalsa di un mediatore e nell'ipotesi affermativa, ha l'obbligo di dichiarare l'esatta denominazione, ragione sociale ed il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;
b) il codice fiscale per la ditta individuale e la partita IVA per la società;
c) il numero di iscrizione al ruolo agenti affari in mediazione e la camera di commercio di riferimento all'iscrizione stessa per il titolare della ditta individuale, per la società e/o per il legale rappresentante e/o mediatore che ha operato per la stessa società;
d) se si è avvalso di altro soggetto o società diversa dal mediatore per gli adempimenti e la consulenza relativa alla conclusione dell'affare e nell'ipotesi affermativa, ha l'obbligo di dichiarare l'esatta denominazione, del soggetto e la sua ragione sociale;
e) il codice fiscale per la ditta individuale professionista e la partita IVA per la società;
f) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività, le analitiche modalità di pagamento della stessa.
2. In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge n. 39 del 1989, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione al competente Ufficio dell'Agenzia delle Entrate;
3. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei predetti dati si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati ad accertamento di valore senza alcun vincolo al valore catastale.
5. 08 (ex 5. 07.) Alberto Giorgetti.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - 1. All'articolo 7, comma 4, lettera f), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 e successive modificazioni ed integrazioni, dopo le parole »ovvero da stabili organizzazioni operanti in detti territori«, sono aggiunte, in fine, le seguenti: »nonché le prestazioni di intermediazione inerenti alle suddette prestazioni o operazioni«.
Conseguentemente, all'articolo 120, le parole «5 milioni di euro» sono sostituite dalle seguenti: «3,5 milioni di euro».
5. 09. (ex 5. 06.) Alberto Giorgetti.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. (Disposizioni in materia di IVA). - 1. Nella Tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972, n. 633, al numero 30), dopo le parole: »oculistica ed altre», sono aggiunte le seguenti: «compresi i liquidi di manutenzione per lenti e per lenti a contatto».
Conseguentemente, dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008, 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti rispettivamente del 6 per cento, dell'8 per cento, dell'8 per cento.
5. 010. (ex 5. 020.) Alberto Giorgetti, Alemanno.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 2 dell'articolo 54 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: «1 milione di lire», sono sostituite dalle seguenti: «2.000 euro».
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 4 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 012. (ex 5. 08.) Marinello, Angelino Alfano.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. All'articolo 102, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole: »516,46 euro« sono sostituite dalle seguenti: «2.000 euro».
Conseguentemente all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 4 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 013. (ex 5. 011.) Marinello, Angelino Alfano.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. I commi 25 e 26 dell'articolo 7 del decreto-legge 3 ottobre 2006 n. 262 sono abrogati.
5. 014. (ex 5. 017.) Verro.
(Inammissibile)
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Al comma 25 dell'articolo 7 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, la lettera a) è soppressa.
5. 015. (ex 5. 016.) Verro.
(Inammissibile)
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. Per i redditi prodotti da nuovi investimenti nelle aree ex obiettivo 1 delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, a decorrere dal 1o gennaio 2007 e per il primo triennio di attività, tutte le imposte, subordinatamente all'autorizzazione delle competenti autorità europee, sono ridotte della metà.
2. La concessione della predetta agevolazione resta condizionata all'effettivo mantenimento, per tutto il triennio di cui al comma 1, delle attività derivanti dai nuovi investimenti. La cessazione dell'attività non causata da documentati stati di crisi determina una sanzione pari a cinque volte l'importo dello imposte non versate.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre proporzionalmente tutte le voci fino a concorrenza dell'importo di 1.300 milioni di euro annui.
5. 016. (ex 5. 015.) Alberto Giorgetti, Antonio Pepe, Angelino Alfano, Carlucci, Santelli, D'Ippolito Vitale, Marinello, Leone, Bono, Laurini, Consolo, Germanà, Neri, La Loggia, Patarino, Fasolino.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis.
1. A partire dal 1o gennaio 2007, l'aliquota prevista nell'allegato I annesso al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni, per il gasolio per autotrazione utilizzato dalle imprese esercenti trasporto pubblico locale è ridotta di euro 45 per mille litri di prodotto.
2. Per ottenere il rimborso di quanto spettante, anche mediante la compensazione di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n 241, i destinatari del beneficio presentano, entro il termine del 31 marzo dell'anno successivo a quello di riferimento, apposita dichiarazione ai competenti uffici dell'Agenzia delle dogane, secondo le modalità e con gli effetti previsti dal regolamento recaste disciplina dell'agevolazione fiscale a favore degli esercenti le attività di trasporto merci, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n 277. Tali effetti rilevano altresì ai fini delle disposizioni di cui al titolo I del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.
3. Sono fatti salvi gli effetti derivanti dalla disposizione di cui al comma 14 del presente articolo e dall'articolo 1 comma 10 del decreto legge 21 febbraio 2005, n 16 convertito con modificazioni nella legge 22 aprile 2005, n. 58.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, Tabella C allegata, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per gli anni 2007, 2008 e 2009.
5. 017. (ex 5. 031.) Leone, Gianfranco Conte.
Dopo l’articolo 5, aggiungere il seguente:
Art. 5-bis. - (Norme di carattere antielusivo). 1. Al comma 3 dell'articolo 37-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:
«f-bis) pattuizioni intercorse tra società collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, aventi ad oggetto il pagamento di somme a titolo di clausola penale, multa, caparra confirmatoria o penitenziale".
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data del 1o gennaio 2007.
5. 018. (ex 5. 026.) Napoletano, Sgobio, Diliberto, Bellillo, Cesini, Cancrini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Pagliarini, Pignataro, Soffritti, Tranfaglia, Vacca, Venier.
(A.C. 1746-bis - Sezione 3)
ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo IV
DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO DI BASE IMPONIBILE
Art. 6.
(Disposizioni per il recupero della base imponibile).
1. All'articolo 93 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, il comma 5 è abrogato. La disposizione del periodo precedente si applica alle opere, forniture e servizi di durata ultrannuale la cui esecuzione ha inizio a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso alla data del 31 dicembre 2006.
2. All'articolo 107, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, al terzo periodo, le parole: «nell'esercizio stesso e nei successivi ma non oltre il quinto» sono sostituite dalle seguenti: «in quote costanti nell'esercizio stesso e nei cinque successivi».
3. All'articolo 84, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione totale o parziale del reddito la perdita riportabile è diminuita in misura proporzionalmente corrispondente alla quota di esenzione applicabile in presenza di un reddito imponibile. Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione dell'utile la perdita è riportabile per l'ammontare che eccede l'utile che non ha concorso alla formazione del reddito negli esercizi precedenti».
4. Le disposizioni dell'articolo 84, comma 1, secondo e terzo periodo, introdotti dal comma 3 del presente articolo, si applicano ai redditi prodotti e agli utili realizzati a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006.
5. L'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, è sostituito dal seguente:
«Art. 3. - (Modi di pagamento). 1. L'imposta di bollo si corrisponde secondo le indicazioni della tariffa allegata:
a) mediante pagamento dell'imposta ad intermediario convenzionato con l'Agenzia delle entrate, il quale rilascia, con modalità telematiche, apposito contrassegno;
b) in modo virtuale, mediante pagamento dell'imposta all'ufficio dell'Agenzia delle entrate o ad altri uffici autorizzati o mediante versamento in conto corrente postale.
2. Le frazioni degli importi dell'imposta di bollo dovuta in misura proporzionale sono arrotondate ad euro 0,10 per difetto o per eccesso a seconda che si tratti rispettivamente di frazioni fino ad euro 0,05 o superiori ad euro 0,05.
3. In ogni caso l'imposta è dovuta nella misura minima di euro 1,00, ad eccezione delle cambiali e dei vaglia cambiari di cui, rispettivamente, all'articolo 6, n. 1, lettere a) e b), e n. 2, dell'allegato A alla tariffa annessa al presente decreto, come modificata dalla tariffa allegata al decreto del Ministro delle finanze 20 agosto 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 1992, per i quali l'imposta minima è stabilita in euro 0,50».
6. All'articolo 39, comma 13, primo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, dopo le parole: «somme giocate» sono inserite le seguenti: «, dovuto dal soggetto al quale l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha rilasciato il nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni. A decorrere dal 26 luglio 2004 il soggetto passivo d'imposta è identificato nell'ambito dei concessionari individuati ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, ove in possesso di tale nulla osta rilasciato dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. I titolari di nulla osta rilasciati antecedentemente al 26 luglio 2004 sono soggetti passivi d'imposta fino alla data di rilascio dei nulla osta sostitutivi a favore dei concessionari di rete o fino alla data della revoca del nulla osta stesso».
7. All'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 13-bis è sostituito dal seguente:
«13-bis. Il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d'imposta, con riferimento a ciascun anno solare, mediante versamenti periodici relativi ai singoli periodi contabili e mediante un versamento annuale a saldo. Con provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono individuati:
a) i periodi contabili in cui è suddiviso l'anno solare;
b) le modalità di calcolo del prelievo erariale unico dovuto per ciascun periodo contabile e per ciascun anno solare;
c) i termini e le modalità con cui i soggetti passivi d'imposta effettuano i versamenti periodici e il versamento annuale a saldo;
d) le modalità per l'utilizzo in compensazione del credito derivante dall'eventuale eccedenza dei versamenti periodici rispetto al prelievo erariale unico dovuto per l'intero anno solare;
e) i termini e le modalità con cui i concessionari di rete, individuati ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, comunicano, tramite la rete telematica prevista dallo stesso comma 4 dell'articolo 14-bis, i dati relativi alle somme giocate nonché gli altri dati relativi agli apparecchi da intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, da utilizzare per la determinazione del prelievo erariale unico dovuto;
f) le modalità con cui l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può concedere su istanza dei soggetti passivi d'imposta la rateizzazione delle somme dovute nelle ipotesi in cui questi ultimi si trovino in temporanea situazione di difficoltà».
8. Fino alla emanazione dei provvedimenti indicati nel comma 13-bis dell'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, come sostituito dal comma 7 del presente articolo, il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d'imposta con le modalità e nei termini stabiliti nei decreti del direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato 8 aprile 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004, e 14 luglio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 26 luglio 2004, e successive modificazioni.
9. Dopo l'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono inseriti i seguenti:
«Art. 39-bis. - (Liquidazione del prelievo erariale unico e controllo dei versamenti). - 1. Per gli apparecchi previsti all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, avvalendosi di procedure automatizzate, procede, entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico, alla liquidazione dell'imposta dovuta per i periodi contabili e per l'anno solare sulla base dei dati correttamente trasmessi dai concessionari in applicazione dell'articolo 39, comma 13-bis, lettera e), ed al controllo della tempestività e della rispondenza rispetto al prelievo erariale unico dovuto dei versamenti effettuati dai concessionari stessi.
2. Nel caso in cui risultino omessi, carenti o intempestivi i versamenti dovuti, l'esito del controllo automatizzato è comunicato al concessionario di rete per evitare la reiterazione di errori. Il concessionario di rete che rilevi eventuali dati o elementi non considerati o valutati erroneamente nel controllo dei versamenti, può fornire i chiarimenti necessari all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato entro i trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione.
3. Con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di effettuazione della liquidazione del prelievo erariale unico e del controllo dei relativi versamenti, di cui al comma 1.
Art. 39-ter. - (Riscossione delle somme dovute a titolo di prelievo erariale unico a seguito dei controlli automatici). - 1. Le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell'articolo 39-bis, risultano dovute a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni per ritardato od omesso versamento, sono iscritte direttamente nei ruoli, resi esecutivi a titolo definitivo nel termine di decadenza fissato al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico. Per la determinazione del contenuto del ruolo, delle procedure, delle modalità della sua formazione e dei tempi di consegna, si applica il regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 3 settembre 1999, n. 321.
2. Le cartelle di pagamento recanti i ruoli di cui al comma 1 sono notificate, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico.
3. L'iscrizione a ruolo non è eseguita, in tutto o in parte, se il concessionario di rete provvede a pagare, con le modalità indicate nell' articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, le somme dovute entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione prevista dal comma 2 dell'articolo 39-bis ovvero della comunicazione definitiva contenente la rideterminazione, in sede di autotutela, delle somme dovute, a seguito dei chiarimenti forniti dallo stesso concessionario di rete. In questi casi, l'ammontare della sanzione amministrativa per tardivo od omesso versamento è ridotto ad un sesto e gli interessi sono dovuti fino all'ultimo giorno del mese antecedente a quello dell'elaborazione della comunicazione.
4. Qualora il concessionario di rete non provveda a pagare, entro i termini di scadenza, i ruoli di cui al comma 1, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procede alla riscossione delle somme dovute anche tramite escussione delle garanzie presentate dal concessionario di rete ai sensi della convenzione di concessione. In tal caso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato comunica al concessionario della riscossione l'importo del credito per imposta, sanzioni e interessi che è stato estinto tramite l'escussione delle garanzie e il concessionario della riscossione procede alla riscossione coattiva dell'eventuale credito residuo secondo le disposizioni di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e successive modificazioni.
Art. 39-quater. - (Accertamento e controlli in materia di prelievo erariale unico). - 1. Gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'adempimento dei loro compiti si avvalgono delle attribuzioni e dei poteri indicati nell'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni. Per l'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche si applicano le disposizioni dell'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni.
2. Il prelievo erariale unico è dovuto anche sulle somme giocate tramite apparecchi e congegni che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d'azzardo, privi del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, nonché tramite apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo. Per gli apparecchi e congegni privi del nulla osta il prelievo erariale unico, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dal soggetto che ha provveduto alla loro installazione. È responsabile in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative il possessore dei locali in cui sono installati gli apparecchi e congegni privi del nulla osta. Per gli apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, il maggiore prelievo erariale unico accertato rispetto a quello calcolato sulla base dei dati di funzionamento trasmessi tramite la rete telematica prevista dal comma 4 dell'articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dai soggetti che hanno commesso l'illecito o, nel caso in cui non sia possibile la loro identificazione, dal concessionario di rete a cui è stato rilasciato il nulla osta. Sono responsabili in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative relativi agli apparecchi e congegni di cui al quarto periodo, il soggetto che ha provveduto alla loro installazione, il possessore dei locali in cui sono installati e il concessionario di rete titolare del relativo nulla osta, qualora nonsiano già debitori di tali somme a titolo principale.
3. Gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procedono all'accertamento della base imponibile e del prelievo erariale unico dovuto per gli apparecchi e congegni di cui al comma 2 mediante la lettura dei dati relativi alle somme giocate memorizzati dagli stessi apparecchi e congegni. In presenza di apparecchi e congegni per i quali i dati relativi alle somme giocate non siano memorizzati o leggibili, risultino memorizzati in modo non corretto o siano stati alterati, gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato determinano induttivamente l'ammontare delle somme giocate sulla base dell'importo forfetario giornaliero definito con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
4. Gli avvisi relativi agli accertamenti di cui ai commi 2 e 3 sono notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sono state giocate, tramite gli apparecchi e congegni indicati negli stessi commi 2 e 3, le somme su cui è calcolato il prelievo erariale unico.
Art. 39-quinquies. - (Sanzioni in materia di prelievo erariale unico). - 1. La sanzione prevista nell'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni, si applica anche alle violazioni, indicate nello stesso comma 1, relative al prelievo erariale unico.
2. Nelle ipotesi di apparecchi che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d'azzardo, privi del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, e nelle ipotesi di apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, si applica la sanzione amministrativa dal 120 al 240 per cento dell'ammontare del prelievo erariale unico dovuto, con un minimo di euro mille.
3. Se sono omesse o sono effettuate con dati incompleti o non veritieri le comunicazioni cui sono tenuti i concessionari di rete ai sensi del comma 13-bis, lettera e), dell'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, si applica la sanzione amministrativa da euro cinquecento ad euro ottomila.
Art. 39-sexies. - (Responsabilità solidale dei terzi incaricati della raccolta delle somme giocate). - 1. I terzi incaricati della raccolta di cui all'articolo 1, comma 533, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono solidalmente responsabili con i concessionari di rete per il versamento del prelievo erariale unico dovuto con riferimento alle somme giocate che i suddetti terzi hanno raccolto, nonché per i relativi interessi e sanzioni.
2. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di accertamento e di contestazione della responsabilità solidale di cui al comma 1.
Art. 39-septies. - (Disposizioni transitorie). - 1. Per le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell'articolo 39-bis, risultano dovute per gli anni 2004 e 2005 a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni, i termini di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 39-ter, previsti a pena di decadenza per rendere esecutivi i ruoli e per la notifica delle relative cartelle di pagamento, sono rispettivamente fissati al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010.
2. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definiti i dati relativi alle annualità di cui al comma 1 che i concessionari di rete devono comunicare all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nonché i relativi termini e modalità di trasmissione».
10. I termini di cui all'articolo 14-quater, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, sono fissati, rispettivamente, al 31 dicembre 2008 e al 31 dicembre 2009 per l'anno 2004 e al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010 per l'anno 2005.
11. All'articolo 1, comma 485, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e a 1.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «, a 1.000 milioni di euro per l'anno 2006 ed a 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2007».
12. Nel quadro delle dichiarazioni dei redditi relativo ai fabbricati sono specificati, per ogni immobile, oltre all'indirizzo, l'identificativo dell'immobile stesso costituito dal codice del comune, il foglio, la sezione, la particella e il subalterno.
13. La dichiarazione dei redditi contiene tutte le indicazioni utili ai fini del trattamento dell'imposta comunale sugli immobili. Con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono definiti gli elementi, i termini e le modalità per l'attuazione delle disposizioni di cui al primo periodo.
14. L'imposta comunale sugli immobili dovuta dai soggetti che si avvalgono dell'assistenza fiscale prevista dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, è liquidata e versata dal sostituto d'imposta, direttamente o sulla base degli appositi modelli trasmessi dagli intermediari fiscali. I contribuenti, che presentano la dichiarazione di cui al comma 13 senza avvalersi dell'assistenza fiscale, indicano i dati relativi all'imposta comunale sugli immobili nella medesima dichiarazione.
15. L'imposta comunale sugli immobili dovuta può essere compensata con crediti di altra natura, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni.
16. I contribuenti che, secondo le disposizioni normative vigenti, non presentano la dichiarazione, ma possiedono redditi derivanti da proprietà immobiliari, compilano il modello di versamento di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni.
17. Le somme riscosse, una volta ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale.
18. Con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono definite le modalità di trasmissione telematica ai comuni dei dati relativi ai versamenti e agli immobili.
19. Le disposizioni di cui ai commi da 13 a 18 si applicano alle dichiarazioni che saranno presentate nell'anno 2008.
20. Nelle dichiarazioni presentate nell'anno 2007 per ogni fabbricato deve essere indicato l'importo dell'imposta comunale sugli immobili dovuta per l'anno in corso.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo IV
DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO DI BASE IMPONIBILE
ART. 6.
(Disposizioni per il recupero della base imponibile).
Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
5-bis. L'imposta di bollo in misura fissa è elevata da euro 1,81 a euro 2,00 e l'importo per cui l'imposta non è dovuta è elevato da euro 77,47 ad euro 200,00.
6. 9. (ex 6. 14.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
6-bis. I gestori di gioco pubblico inseriti nel registro tenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione dei monopoli di Stato ed operanti la raccolta mediante apparecchi di cui al comma 6, lettera a), dell'articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza possono accedere, con modalità riservate, alla consultazione dei dati di gioco rilevati dalla rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, e relativi agli apparecchi da essi posseduti; il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, definisce i requisiti tecnici dei sistemi elettronici tali da assicurarne l'operatività dell'accesso riservato ai dati di gioco, indipendentemente dalla attività di controllo effettuata da chi è preposto alla lettura dei dati degli stessi apparecchi.
6. 11. (ex 6. 67.) Nardi.
All’emendamento 6.100 della Commissione, comma 9-bis, sopprimere le parole: e possono essere cedute in deroga all'articolo 31 della predetta legge e successive modificazioni e integrazioni.
0. 6. 100. 1. Gianfranco Conte, Leone.
All’emendamento 6.100 della Commissione, sopprimere il comma 9-quater.
0. 6. 100. 2. Gianfranco Conte, Leone.
Dopo il comma 9, aggiungere i seguenti:
9-bis. In deroga a quanto previsto dall'articolo 1 della legge 23 luglio 1980, n. 384, ai delegati della gestione dimessi, salvo che per inadempienza contrattuale, in conseguenza del processo di privatizzazione e ristrutturazione dei servizi di distribuzione dei generi di monopolio è consentito ottenere la diretta assegnazione di una rivendita di generi di monopolio su istanza da presentarsi all'ufficio regionale dell'Amministrazione dei monopoli di Stato competente per territorio, con l'osservanza delle disposizioni relative alle distanze e ai parametri di redditività previsti per le istituzioni di rivendite ordinarie e previo versamento forfetario della somma di 12.000 euro; le rivendite assegnate non sono soggette al triennio di esperimento previsto dall'ultimo comma dell'articolo 21 della legge 22 dicembre 1957, n. 1923 e possono essere cedute in deroga all'articolo 31 della predetta legge e successive modificazioni e integrazioni.
9-ter. Le disposizioni di cui al comma 9-bis hanno effetto per la durata di due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
9-quater. All'articolo 4, comma 4, primo periodo del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, le parole: «nei sette anni successivi» sono sostituite dalle seguenti: «nei nove anni successivi».
Conseguentemente all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 3.000;
2008: - 3.000;
2009: - 3.000.
6. 100. La Commissione.
Dopo il comma 9, aggiungere il seguente:
9-bis. I redditi derivanti da contratti di locazione ad uso abitativo sono soggetti esclusivamente ad un'unica aliquota fissa del 20 per cento ai fini IRPEF, indipendentemente dal livello del reddito imponibile del percettore. È abrogata ogni altra disposizione di legge in contrasto con il presente comma. Resta ferma la deduzione forfetaria del 15 per cento (25 per cento per i fabbricati situati nella città di Venezia centro e nelle isole della Giudecca, di Murano e di Burano) sul canone annuo che risulta dal contratto di locazione, già prevista dalla normativa vigente per i redditi derivanti da canoni di locazione di unità immobiliari ad uso abitativo.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti del dieci per cento.
6. 15. (ex 6. 12.) Raisi, Alberto Giorgetti, Minasso.
Sopprimere i commi da 12 a 20.
Conseguentemente, sopprimere l'articolo 19.
6. 17. (ex 6. 63.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Sopprimere i commi da 12 a 20.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente degli anni 2007, 2008 e 2009.
6. 19. (ex 6. 80.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro, Fallica.
All’emendamento 6. 500. del Governo, comma 12, sostituire le parole: A decorrere dall'anno 2008 con le seguenti: A decorrere dal periodo di imposta in corso in corso alla data del 1o gennaio 2008.
0. 6. 500. 1. Leo.
All’emendamento 6. 500. del Governo, comma 12, sostituire le parole: nella dichiarazione dei redditi con le seguenti: nello specifico quadro della dichiarazione dei redditi.
0. 6. 500. 2. Leo.
Sostituire i commi 12 e 13 con i seguenti:
12. A decorrere dall'anno 2008, nella dichiarazione dei redditi presentata dai contribuenti diversi da quelli di cui al comma 13, per ciascun fabbricato deve essere specificato, oltre all'indirizzo, 1'identificativo dell'immobile stesso costituito dal codice del comune, dal foglio, dalla sezione, dalla particella e dal subalterno, nonché l'importo dell'imposta comunale sugli immobili pagata nell'anno precedente.
13. La dichiarazione dei redditi presentata dai soggetti di cui all'articolo 73, comma l, lettere a) e b), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in relazione ai periodi d'imposta in corso al 31 dicembre 2007, contiene tutte le indicazioni utili ai fini del trattamento dell'imposta comunale sugli immobili. Con decreto del capo del Dipartimento delle politiche fiscali, di concerto con il direttore dell'agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali, sono definiti gli elementi, i termini e le modalità per l'attuazione delle disposizioni di cui al periodo precedente ed al comma 12.
Conseguentemente:
sopprimere i commi da 14 a 19.
sostituire il comma 20 con i seguenti:
20. In sede di controllo delle dichiarazioni effettuato ai sensi dell'articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica, 29 settembre 1973, n. 600, si verifica il versamento dell'imposta comunale sugli immobili relativo a ciascun fabbricato, nell'anno precedente. L'esito del controllo è trasmesso ai comuni competenti.
21. Nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell'anno 2007, nel quadro relativo ai fabbricati, per ogni immobile deve essere indicato l'importo dell'ICI dovuta per l'anno precedente.
22. I Comuni trasmettono annualmente all'Agenzia del Territorio, per via telematica, i dati risultanti dalla esecuzione dei controlli previsti dal decreto legislativo n. 504 del 1992 in materia di imposta comunale sugli immobili, ove discordanti da quelli catastali, secondo modalità e nei termini stabiliti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia.
23. I soggetti che gestiscono, anche in regime di concessione, il servizio di smaltimento dei rifiuti urbani comunicano annualmente per via telematica all'Agenzia delle entrate, relativamente agli immobili insistenti sul territorio comunale per i quali il servizio è istituito, i dati acquisiti nell'ambito dell'attività di gestione che abbiano rilevanza ai fini delle imposte sui redditi.
24. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da pubblicare in Gazzetta Ufficiale, è approvato il modello di comunicazione dei dati e le relative specifiche tecniche di trasmissione.
25. Per l'omessa, incompleta o infedele comunicazione di cui al comma 23 si applicano le disposizioni previste dall'articolo 11 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.
6. 500. Governo.
Sopprimere il comma 15.
6. 20. (ex 6. 20.) Moffa, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. Dopo l'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è inserito il seguente:
Art. 14-bis. - (Detrazione per l'imposta comunale sugli immobili). - 1. L'imposta comunale sugli immobili è interamente detraibile dall'imposta lorda se il reddito complessivo non supera i 15.000 euro, ovvero nella misura del 50 per cento se il reddito complessivo supera i 15.000 ma non i 28.000 euro, ovvero nella misura del 25 per cento se il reddito complessivo supera i 28.000 ma non i 55.000 euro ovvero nella misura del 10 per cento se il reddito complessivo supera i 55.000 ma non i 70.000 euro. Oltre il reddito complessivo di 70.000 euro l'imposta comunale sugli immobili non e più detraibile.
Conseguentemente, all'articolo 20, dopo il comma 23, aggiungere i seguenti:
23-bis. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 10 per cento, del 12 per cento e del 12 per cento.
23-ter. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1. alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2. alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano al periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2006 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo d'imposta: a tal fine si provvede entro il 15 dicembre 2006 all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.
6. 21. (ex 6. 23.) Armani, Alberto Giorgetti.
Sostituire il comma 17 con il seguente:
17. Le somme devono essere ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro 7 giorni dalla riscossione. Le somme devono poi essere accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale entro 3 giorni dalla ripartizione.
6. 22. (ex 6. 60.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Sostituire il comma 17 con il seguente:
17. Le somme devono essere ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro 15 giorni dalla riscossione. Le somme devono poi essere accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale entro 7 giorni dalla ripartizione.
6. 23. (ex 6. 61.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 17, aggiungere, in fine, le parole: comunque entro il 31 dicembre dell'anno di competenza ai fini del rispetto del patto di stabilità.
6. 24. (ex 6. 25.) Osvaldo Napoli.
Al comma 18, dopo le parole: trasmissione telematica aggiungere le seguenti: per il tramite dell'Associazione nazionale dei comuni italiani; e dopo la parola: immobili aggiungere le seguenti: nonché le modalità di versamento ed i relativi costi.
6. 25. (ex 6. 26.) Osvaldo Napoli.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. All'articolo 44 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 1 è abrogato.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 6 per cento, dell'8 per cento e dell'8 per cento.
6. 28. (ex 6. 33.) Bellotti, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. All'articolo 9, comma 3, lettera a), del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Ai fini della qualifica di imprenditore agricolo sono comunque fatte salve le esenzioni in materia di iscrizione al registro delle imprese;».
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. A decorrete dal 1o gennaio 2007 la tassa sui superalcolici (di cui alla tabella I del decreto legislativo n. 504 del 1995) è aumentata del 10 per cento.
6. 31. (ex 6. 55.) Brugger, Zeller, Widmann, Nicco, Bezzi.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2007:
a) all'articolo 11 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, il comma 2 è abrogato;
b) l'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, si applica limitatamente all'unità immobiliare adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale e i suoi familiari dimorano abitualmente. Se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti, l'esenzione spetta sulla quota di possesso per la quale la destinazione medesima si verifica.
6. 33. (ex 6. 62 e 6.78) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Aliquote relative alle rendite da capitale). - 1. Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione dal presente titolo si provvede mediante parziale utilizzo del gettito derivante dall'incremento nella misura pari al 19 per cento delle aliquote relative ai redditi di capitale di cui alle seguenti disposizioni:
a) articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
b) articolo 26-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
c) articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600;
d) articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
e) articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239;
f) articolo 1 del decreto-legge 2 ottobre 1981, n. 546, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o dicembre 1981, n. 692;
g) articolo 13 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
h) articolo 9 della legge 23 marzo 1983, n. 77;
i) articolo 14 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 84;
l) articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649;
m) articolo 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461;
n) articolo 5 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461.
6. 01. (ex 6. 08.) Sgobio, Diliberto, Pagliarini, Napoletano, Bellillo, Cesini, Cancrini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Ferdinando Benito Pignataro, Soffritti, Tranfaglia, Vacca, Venier.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni bancarie). - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 è istituito un contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni che hanno effettuato il conferimento di aziende bancarie, disciplinate dal decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153.
2. Il contributo, previsto dal comma 1, è dovuto, per ciascuno degli anni ivi indicati, nella misura del 4 per cento del patrimonio netto di ciascun ente, quale risulta dall'ultimo bilancio d'esercizio approvato, limitatamente alla quota eccedente 100 milioni di euro. Per la dichiarazione, gli acconti, la liquidazione, l'accertamento, la riscossione, il contenzioso e le sanzioni, si applicano le disposizioni previste per le imposte sul reddito.
3. Il contributo previsto dal comma 1 non è deducibile agli effetti dell'imposta sui redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 192, aggiungere il seguente:
Art. 192-bis. - (Fondo per le famiglie). - 1. Le entrate derivanti dal contributo previsto dall'articolo 6-bis affluiscono ad apposito conto corrente presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per essere destinate, nel limite di 1.200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, ad apposito Fondo per le famiglie, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
2. Il Fondo istituito a norma del comma 1 è destinato all'erogazione di provvidenze in favore delle famiglie attraverso le seguenti misure:
a) contributi per le spese di alloggio;
b) contributi per il mantenimento dei figli fino al compimento del sedicesimo anno;
c) contributi per le spese scolastiche, relativamente alla frequenza della scuola dell'obbligo;
d) assegni di studio, per le spese d'istruzione media superiore e universitaria, da erogarsi in base a valutazione del merito;
e) prestiti agevolati per la formazione di piccole imprese individuali o familiari.
3. Le provvidenze indicate al comma 2 sono destinate alle famiglie il cui reddito complessivo non ecceda l'importo annuo di euro 15.000, e che siano formate, alternativamente:
a) da entrambi i genitori e da almeno tre figli a carico di età inferiore a diciotto anni;
b) da entrambi i genitori e da almeno due figli a carico, qualora uno di essi sia affetto da minorazione fisica, psichica o sensoriale definita a norma dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
c) da un solo genitore e da almeno due figli a carico di età inferiore a diciotto anni.
4. Agli effetti dell'applicazione del comma 3 rilevano i figli legittimi, i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati, purché a carico. Per l'erogazione degli assegni di studio previsti dalla lettera d) del comma 2, il limite di età indicato nelle lettere a) e c) del comma 3 è elevato a venticinque anni.
5. Le disposizioni per l'esecuzione del presente articolo sono adottate con regolamento emanato a norma dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Lo schema del regolamento, prima dell'emanazione, è trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso tale termine, il regolamento può essere comunque emanato.
6. 02. (ex 6. 04.) Garnero Santanché.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni bancarie). - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 è istituito un contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni che hanno effettuato il conferimento di aziende bancarie, disciplinate dal decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153.
2. Il contributo previsto dal comma l si calcola per ciascun anno sul valore degli incrementi del patrimonio netto della fondazione o associazione, realizzati nell'esercizio precedente. Il contributo è dovuto:
a) nella misura del 25 per cento, sulla quota di incremento fino al 5 per cento del patrimonio netto risultante dal bilancio del precedente esercizio;
b) nella misura del 15 per cento, sulla quota di incremento superiore al 5 per cento.
3. Per la dichiarazione, gli acconti, la liquidazione, l'accertamento, la riscossione, il contenzioso e le sanzioni relativamente al contributo previsto dal comma 1 si applicano le disposizioni previste per le imposte sul reddito.
4. Il contributo previsto dal comma 1 non è deducibile agli effetti dell'imposta sui redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 200, aggiungere il seguente:
Art. 200-bis. - (Fondo per il sostegno del reddito dei soggetti incapienti). - 1. Le entrate derivanti dal contributo previsto dall'articolo 6-bis affluiscono ad apposito conto corrente presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per essere destinate, nel limite di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, ad apposito Fondo per il sostegno del reddito dei soggetti incapienti, istituito presso il medesimo Ministero.
2. Il Fondo istituito a norma del comma l è destinato all'erogazione di provvidenze per il sostegno del reddito delle persone fisiche le quali, per insufficienza del reddito personale, non possono fruire, in tutto o in parte, dei crediti d'imposta risultanti dalla dichiarazione dei redditi.
3. Le disposizioni per l'attuazione del presente articolo sono adottate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, emanato a norma dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il quale determina in particolare i criteri, l'ordine di priorità, i requisiti e i limiti di reddito per la fruizione delle provvidenze previste dal comma 2, nei limiti delle disponibilità del Fondo. Lo schema del decreto, prima dell'emanazione, è trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso tale termine, il decreto può essere comunque emanato.
6. 03. (ex 6. 03.) Garnero Santanché.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Soppressione dell'articolo 6 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262). - 1. L'articolo 6 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, è soppresso.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti variazioni:
1) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite con le seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite con le seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La presente disposizione si applica dal periodo di imposta decorrente dal 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, tutte le spese di parte corrente sono ridotte del 5 per cento per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
6. 04. (ex 6. 02.) Armosino, Marras.
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
69.
Seduta di DOMENICA 12 novembre 2006
presidenza del presidente FAUSTO BERTINOTTI
indi
dei vicepresidenti carlo leoni e
GIORGIA MELONI
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 6.
Sono ancora iscritti a parlare, ai sensi dell'articolo 36 del regolamento, tre colleghi.
Ricordo, inoltre, che nella giornata di ieri il Governo ha presentato 83 nuove proposte emendative al disegno di legge al nostro esame. Il testo di tali emendamenti è stato trasmesso, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, ai gruppi parlamentari ed è in distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative per estraneità di materia rispetto al contenuto proprio della legge finanziaria: 60.0501, recante disposizioni in materia di personale del Ministero degli affari esteri; 104.0500 recante modifiche alla disciplina dell'amministrazione straordinaria; 104.0501 in materia di estensione all'amministrazione straordinaria della possibilità per il commissario straordinario di costituirsi parte civile; 181.500, inammissibile limitatamente ai commi 11-bis e 11-ter, in materia di obblighi dei destinatari degli aiuti, di cui all'articolo 87 del trattato CE e di durata dei processi.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibile per carenza di compensazione l'emendamento 85.500 recante deroga alla disciplina degli obblighi contributivi per i datori di lavoro con meno di nove addetti e disposizioni in materia di risorse per Sviluppo Italia.
La Presidenza si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
Ricordo che il termine per la presentazione di subemendamenti agli emendamenti ammissibili è stato fissato per le ore 19 di oggi per l'articolo aggiuntivo 5.0500; per le ore 20 di lunedì 13 novembre per gli emendamenti riferiti dall'articolo 17 all'articolo 84 escluso; per le ore 12 di martedì 14 novembre per i restanti emendamenti.
Avverto che la Commissione ha presentato la nuova formulazione degli emendamenti 10.600 e 20.601.
I termini per la presentazione dei subemendamenti sono rispettivamente fissati per le ore 12 e le ore 20 di domani.
Avverto infine che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
(Ripresa esame dell'articolo 6 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).
Ha chiesto di parlare il deputato Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, i lavori che stiamo svolgendo in questi giorni, al di là di quanto si può pensare o dire sui giornali ed anche in quest'aula, è importante e positivo perché il Parlamento, in particolare questa Camera, sta svolgendo a pieno il proprio ruolo. A fronte della proposta del Governo (il disegno di legge, Atto Camera 1746-bis), il Parlamento non si è limitato ad un esame formale e burocratico, ma è entrato nel merito.
Vi sono stati contributi importanti anche da parte dei colleghi dell'opposizione e il confronto che ne è scaturito - da ultimo quello di ieri su un aspetto che potrebbe sembrare non molto rilevante ma che invece ha un significativo impatto sull'opinione pubblica oltre che sugli operatori - ha visto grande disponibilità da parte della coalizione di centrosinistra, in particolare del relatore Ventura. Egli ha colto la necessità di un approfondimento e di giungere a proposte e soluzioni che tengano conto della necessità di andare avanti con interventi legislativi che in seguito devono diventare momenti attuativi nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Sull'altro versante, come si è ampiamente discusso, va presa in considerazione la necessità di porre in essere meccanismi che non incentivino paradossalmente l'evasione e l'elusione fiscale, puntando invece a far emergere l'economia sommersa che, in base alle statistiche e ai dati forniti, rappresenta circa 200 miliardi di euro. Si tratta di una somma spaventosa, di entità rilevantissima, che non può non trovare grande attenzione non solo da parte del Governo ma di tutte le componenti che siedono all'interno di quest'aula. Infatti, va data attuazione al principio costituzionale secondo il quale ciascun cittadino deve partecipare e contribuire in base alle proprie capacità di reddito al reperimento delle risorse necessarie non solo al funzionamento dello Stato, degli enti locali e dell'impianto complessivo della pubblica amministrazione nei suoi diversi livelli, ma anche alla promozione di azioni economiche e sociali di crescita. Vi è la necessità di rilevare una realtà che in questi anni è emersa ancora con più forza, ovvero l'urgenza di predisporre interventi finalizzati al perseguimento non solo di maggiore equità fiscale ma anche di solidarietà sociale, a fronte della condizione di bisogno in cui vivono cittadini, persone e famiglie del nostro paese in misura sempre più crescente. Per questo è importante che in quest'aula non vi sia distinzione tra coloro che secondo alcuni vorrebbero tutelare gli evasori ed altri che vorrebbero assumere iniziative legislative vessatorie nei confronti di cittadini e contribuenti.
Ciascuno di noi è chiamato ad assolvere ad un compito legislativo che porti ad un sistema fiscale più equo, individuando meccanismi, interventi e misure che facciano emergere la forte evasione fiscale presente nel nostro paese. Il sottoscritto ed anche altri colleghi della maggioranza hanno accolto costruttivamente se non tutti almeno alcuni degli emendamenti presentati e relativi alla necessità di adottare misure e meccanismi che non siano complicati e farraginosi, per restituire al cittadino credibilità e fiducia nei confronti del fisco.
Sappiamo che questa è una partita complicatissima e che, anzi, veniamo da anni in cui si è dato vita a condoni fiscali che hanno sicuramente attenuato nella coscienza del contribuente lo stimolo a concorrere, sulla base di presupposti di equità, alla formazione delle risorse da reperire attraverso la manovra fiscale, e quindi a partecipare in proporzione alla sua capacità reddituale.
Se tali considerazioni assumono una rilevanza non solamente politica ma morale, prima ancora che di legittimità o di previsione costituzionale, se tutto questo è vero, credo che sia doveroso da parte del Governo, e della coalizione che lo sostiene, individuare quelle misure che facciano emergere l'evasione e l'elusione (con uno sforzo però anche da parte di chi ha la responsabilità e la competenza, quindi da parte del Governo per ciò che gli compete e anche da parte di quest'aula) ed indicare procedure e meccanismi che non siano farraginosi né complicati, ma che restituiscano, da un lato, la credibilità del fisco nei confronti del cittadino contribuente e, dall'altro, lo stimolo al contribuente cittadino di farsi carico e di essere solidale con il processo di risanamento dei conti pubblici del nostro paese.
Sappiamo che purtroppo usciamo da cinque anni che, da questo punto di vista, non hanno contribuito a rimettere in sesto le casse dello Stato: anzi, i dati che sono stati forniti, sia dal Governo che da diversi colleghi della maggioranza intervenuti, a partire dallo stesso relatore Ventura, ci dicono che, negli anni che sono immediatamente alle nostre spalle, non vi sono stati quello sforzo e quella credibilità da parte del Governo e dell'amministrazione pubblica nel reperire le risorse rispettando il principio di equità e di solidarietà.
Credo che sui dati forniti dal Governo, con i documenti che hanno accompagnato la proposta di manovra e con il disegno di legge finanziaria per il 2007, occorra fare alcune riflessioni. Certo, il ministro Padoa Schioppa ci ha spiegato che le scelte erano due: o fare una manovra che andasse ad incidere parzialmente sulla gravissima situazione dei conti pubblici del nostro paese, con le società e gli istituti internazionali di rating che stavano esprimendo, e come in parte hanno fatto, giudizi non del tutto positivi sullo stato della finanza pubblica del nostro paese, oppure una manovra che avesse una incidenza minore rispetto a quella che è stata portata all'attenzione del Parlamento e del paese, al fine di ridurre il deficit, instillando nella manovra stessa elementi che potessero favorire in futuro un meccanismo virtuoso di crescita del paese.
Per tale motivo è importante che, nonostante momenti di confronto anche aspro in quest'aula, da parte del Governo e - lo sottolineo - in particolare del relatore, vi sia stata la disponibilità a cogliere taluni aspetti positivi e costruttivi rappresentati dai colleghi dell'opposizione.
Ritengo che in quest'aula dobbiamo portare avanti, tenendolo sempre presente, l'interesse generale del paese, con provvedimenti in cui si coniughino la necessità dello sviluppo e quella dell'equità; e se tutto questo è vero, è anche vero che la Camera dei deputati, affrontando un provvedimento così impegnativo e forte poiché l'incidenza sui conti pubblici non poteva e non può essere tenue, deve andare nel profondo per rimettere in carreggiata, non solo le prospettive di una valutazione importante e positiva delle società internazionali di rating ma anche un percorso virtuoso di crescita e di sviluppo e insieme di solidarietà sociale. È questo il motivo dello sforzo che fin qui è stato fatto, pur tra luci ed ombre, pur tra difficoltà, soprattutto legate ai meccanismi previsti, anche talvolta abbastanza complessi - lo riconosciamo -, per il reperimento delle risorse attraverso una manovra fiscale che deve tendere ad una sempre maggiore equità.
Riteniamo che sia importante che in questo provvedimento vi siano misure legate anche allo sviluppo e alla crescita del paese, tenendo conto dei dati - non solo alle nostre spalle ma purtroppo ancora presenti - riguardanti la finanza pubblica, che non sono confortanti. È per questo che con la legge finanziaria in esame occorre assumere un'iniziativa incisiva che coniughi insieme reperimento delle risorse ed equità sociale.
Credo, Presidente e colleghi, che quella che viene portata avanti nel confronto in quest'aula sia una manovra che può sostenere contemporaneamente l'obiettivo del recupero della competitività del nostro paese e al tempo stesso del risanamento dei conti pubblici.
Se superiamo, come è nostro dovere, questo passaggio così importante, allo stesso tempo così delicato, in un confronto che è stato sempre acceso, ma improntato - devo riconoscerlo - anche a un rapporto costruttivo con i colleghi dell'opposizione, è possibile che alla fine questo ramo del Parlamento (augurandoci che lo stesso accada anche al Senato) approvi una manovra che riporti i conti in ordine, che ci faccia rientrare nei parametri fissati dall'Unione europea, che consenta al nostro paese di guardare con maggiore fiducia verso una linea di sviluppo e di crescita unita all'equità sociale.
Riteniamo che, rispetto anche ad alcune proposte arrivate dai banchi dell'opposizione, il confronto sia stato costruttivo, a mio avviso, perché il relatore e lo stesso Governo hanno colto alcuni aspetti positivi e costruttivi delle proposte ad essi sopraggiunte. È chiaro che chi governa ha il dovere di assumersi determinate responsabilità, anche se in questo momento di fronte al paese si sono scatenate proteste, iniziative di contestazione. È del tutto evidente che una manovra di questa portata, che intende non solo rimettere in ordine i conti pubblici ma puntare a ottenere giudizi più favorevoli rispetto a quelli abbastanza modesti con cui viene accreditato oggi il nostro paese dalle agenzie internazionali di rating è anche una occasione di crescita e di sviluppo per il raggiungimento dell'equità sociale nel paese.
Se tutto questo è vero, certamente lo è lo sforzo fatto tra mille difficoltà - lo riconosciamo - perché una serie di emendamenti presentati dal Governo ha colto le sollecitazioni provenienti non solo dalle categorie economiche e sociali del paese, non solo dai gruppi dell'opposizione, ma anche dai colleghi della maggioranza, che hanno presentato proposte migliorative e correttive.
Credo che il grande lavoro che è stato svolto in Commissione e che si sta svolgendo in Assemblea per consentire al paese, non solo di rimettere in sesto i propri conti, ma anche di avviare una nuova stagione di sviluppo e di crescita, non possa non tener conto del fatto fondamentale dell'equità sociale. Ed è questo che deve caratterizzare un Governo ed una maggioranza di centrosinistra: incidere di più sulle rendite parassitarie, reperire risorse per dedicarle ad iniziative di sviluppo e di crescita, per riportare il paese ad un livello di competitività più elevato.
Ritengo che questa manovra, che ha portato in Assemblea a momenti di confronto aspro (e probabilmente nel prosieguo avremo altri momenti di confronto molto incisivo), nel complesso, con le parti del provvedimento che stiamo esaminando, consentiranno non solo di risanare i conti pubblici, ma anche di riavviare un meccanismo virtuoso di sviluppo e di crescita per il paese, tenendo conto del dato della solidarietà e dell'equità sociale.
Signor Presidente e colleghi, lo sforzo che tutti assieme stiamo facendo, sia i colleghi della maggioranza sia quelli dell'opposizione, naturalmente ciascuno dal proprio punto di vista, rappresenta un importante contributo per affrontare una situazione della finanza e dei conti pubblici, che certamente non è rosea. Dobbiamo guardare avanti, verso il nostro futuro e verso il futuro del paese, come è stato detto dal Presidente Prodi al momento del suo insediamento, come un impegno a ricercare momenti di dialogo e di confronto costanti con le componenti sociali, soprattutto con quelle più deboli e più emarginate, per fare in modo che il percorso di crescita e di sviluppo sia finalizzato all'equità ed alla solidarietà.
Questo deve essere il metro di giudizio ed il punto di riferimento dell'azione complessiva del Governo. Certo, nel dibattito su questi primi articoli vi sono stati momenti di confronto acceso, ma penso che sia emersa una grande disponibilità da parte del Governo e della maggioranza ad un confronto costruttivo. E la dimostrazione sta nel fatto che alcuni emendamenti ed alcuni problemi sollevati dai colleghi dell'opposizione sono stati ampiamente discussi e sviscerati. Ciò segna un punto importante. Nel rispetto del ruolo di ciascuno, abbiamo tutti assieme il compito di rilanciare la credibilità delle istituzioni e del nostro paese.
Ritengo che alcune battute che si sono verificate in Assemblea e fuori dall'aula, anche di confronto acceso tra maggioranza, Governo ed opposizione, siano un aspetto importante nella dialettica democratica, se finalizzate a far emergere il ruolo importante ed alto del Parlamento e di chi ha il compito di fare le leggi. Alcune battute emerse nel dibattito, approfondendo alcuni emendamenti, tengono conto delle diversità e di una visione, anche talvolta contrapposta, del modello di società e del paese che ci ispira. Però, con questa manovra finanziaria di rigore, di equità e di sviluppo, lo sforzo del Governo e della maggioranza è legato ad una prospettiva importante per il paese.
Certo, in questo momento è importante che tutte le componenti politiche, i gruppi presenti in Parlamento, ciascuno in base al ruolo che ha ricevuto dagli elettori, portino avanti le proprie proposte. Uno sforzo importante come quello della manovra finanziaria in esame produrrà sicuramente risultati significativi per una crescita nell'equità e nella giustizia per il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 20,40).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
(Ripresa esame dell'articolo 6 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Fincato. Ne ha facoltà.
LAURA FINCATO. Signor Presidente, spero che le ore, pur poche, di riposo, da ieri pomeriggio alla ripresa odierna serale (e la presenza di molti colleghi dimostra che stiamo tutti quanti onorando il nostro compito di parlamentari), siano servite a tutti quanti per inquadrare meglio i temi trattati, anche dall'articolo 6 e dagli emendamenti ad esso relativi, proposti sia dalla maggioranza sia dall'opposizione, intorno ai quali, intervengo.
Una ricapitolazione, lungi dall'essere pedante, è fatta per rammentare a tutti noi la complessità e le misure precise che vanno inquadrate, come tutte le misure dal lato delle entrate, all'interno di quegli interventi di natura fiscale che, nella manovra finanziaria, si poggiano su tre pilastri: interventi di politica tributaria, strictu sensu, interventi per migliorare l'efficienza dell'amministrazione pubblica e per contrastare l'evasione e l'elusione fiscale, interventi per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico.
Va anche rammentato che pure questa materia (disposizioni per il recupero di base imponibile) è strettamente correlata, nei suoi cardini d'impostazione economico-culturale, ai documenti che il Parlamento, e nello specifico la Camera, ha già approvato (il decreto cosiddetto Bersani-Visco ed il decreto fiscale) ed a quello al nostro esame, il disegno di legge finanziaria.
Il disegno di legge finanziaria per il 2007 sta prendendo corpo, articolo per articolo. È bene ricordare che 16 milioni di famiglie, secondo i dati Istat, trarranno vantaggio da questa manovra, beneficiando di 263 euro in media all'anno in più. Si tratta, dunque, di una manovra finanziaria di grande significato che percorre con convinzione la strada del risanamento dei conti pubblici, delle liberalizzazioni, da una parte, e dell'affermazione di criteri di riequilibrio e giustizia sociale, dall'altra.
L'articolo 6, che è in discussione questa sera con i suoi emendamenti, è un ulteriore tassello della politica economica e fiscale dell'Unione. Crediamo sia necessario intensificare gli sforzi che dovrebbero essere condivisi anche dall'opposizione (e, a dire il vero, in qualche occasione nel corso di questo dibattito, anche serrato, c'è sembrato che così fosse), perché si devono ridurre le sacche di evasione fiscale.
Vogliamo una politica incisiva, non persecutoria, di lotta all'elusione ed all'evasione, al fine di ottenere recuperi di efficienza della pubblica amministrazione. Non pensiamo al fisco in termini punitivi; più semplicemente, il fisco è lo strumento con cui la collettività recepisce le risorse per assicurare, a tutti, i servizi sociali e per finanziare i beni ed i servizi pubblici.
L'evasione fiscale contributiva, alimentata dalla politica dei condoni, ha assunto contorni preoccupanti. Il fenomeno dell'evasione fiscale mette in dubbio i terreni stessi su cui gli economisti dimostrano le posizioni di ottimo conseguibili nell'economia di mercato. L'insieme dei prezzi che si forma sul mercato e la conseguente allocazione delle risorse sono distorte con perdite di benessere sociale. Le inefficienze così prodotte fanno perdere quote di PIL e ciò equivale ad un caso di esternalità negativa. Il vantaggio per gli evasori, quello illusorio di chi accetta di pagare «in nero» per risparmiare, è minore del danno che subisce la collettività.
È indispensabile, allora, disincentivare e reprimere l'evasione fiscale; ciò va fatto, soprattutto, attraverso l'utilizzo di un sistema di pagamenti che sia in linea con i tempi dell'innovazione tecnologica.
L'impegno del centrosinistra è che, nella misura e ai ritmi compatibili con l'aggiustamento della finanza pubblica, i frutti della lotta all'evasione verranno restituiti ai cittadini ed alle imprese. Non sarà varato, inoltre, alcun condono, e saranno potenziate le attività di accertamento e di controllo, nella consapevolezza che l'obiettivo è raggiungere effetti permanenti di adempimenti spontanei dei contribuenti.
Siamo tutti consapevoli che, per abbattere l'evasione e contrastare l'elusione, non è sufficiente affidarsi solamente alla via fiscale: occorre abbassare le aliquote tributarie e varare riforme strutturali che consentano alle imprese di competere nella legalità. Per far ciò, tuttavia, è necessario innanzitutto recuperare il senso della legalità ed un Governo che non incoraggi l'evasione fiscale. Il paese, infatti, ha bisogno di un Esecutivo la cui politica fiscale deve essere giusta ed equilibrata, nel senso di chiedere ad ogni cittadino di contribuire al mantenimento dei beni comuni.
Vorrei rilevare che l'articolo 6 del disegno di legge finanziaria in esame (di cui stiamo discutendo, nel loro complesso, le proposte emendative ad esso presentate) fa parte di un pacchetto di misure con le quali si renderà più razionale il sistema tributario e fiscale italiano, attraverso maggiori controlli, accertamenti e recuperi di base imponibile, nonché di efficienza nella riscossione. Se questa è la base del ragionamento e dell'impegno, allora, anche le proposte emendative (quelle proposte sia dall'opposizione, sia dalla maggioranza) devono rientrare nell'ambito di tale impostazione.
Vorrei rilevare che, in modo particolare, i commi dall'1 al 4 dell'articolo in esame sono volti a modificare le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (TUIR) relative alla determinazione della base imponibile delle società e degli enti commerciali residenti, ai fini dell'applicazione dell'imposta sul reddito delle società. Tali norme consentono, dunque, di creare una simmetria tra imponibilità del risultato positivo (utile) e deducibilità del risultato negativo (perdita), nonché di incrementare la base imponibile.
Desidero portare un esempio in tal senso, proprio perché sono state presentate numerose proposte emendative proprio a tale primo comma. La disposizione da esso richiamata (l'articolo 93 del TUIR) disciplina la modalità di calcolo delle rimanenze finali delle opere, forniture e servizi di durata ultrannuale. Per intenderci, ci si riferisce alle aziende che operano soprattutto per commessa, vale a dire non con prodotti standard, ma su progetto e richiesta del committente (come possono essere le opere edili e di costruzione, la realizzazione di impianti e macchinari specifici non di serie ed anche i servizi). Tali lavori sono accomunati dalla particolarità di richiedere una progettazione ed una preparazione che dura più mesi e, quindi, si pone un problema contabile e fiscale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 20,45)
LAURA FINCATO. Il citato articolo 93 del TUIR si preoccupa di stabilire le modalità fiscali di valutazione di queste tipologie di opere a fine di ciascun servizio. Prima della modifica, esso consentiva due modalità alternative: una di default (denominata «valutazione in base ai corrispettivi pattuiti»), mentre l'altra (denominata «valutazione del costo») poteva essere autorizzata dall'Agenzia delle entrate come deroga, qualora l'impresa utilizzasse tale criterio anche nella propria contabilità e nel bilancio.
Il comma 1 dell'articolo 6 abroga la possibilità di applicare il cosiddetto criterio del costo per opere la cui esecuzione è iniziata a decorrere dal primo gennaio 2007 per le società con periodo di imposta pari all'anno solare. Porterò, dunque, un esempio per chiarire il funzionamento delle due modalità.
Un'azienda costruisce un impianto che le è stato commissionato; il prezzo a cui venderà tale impianto è pari a 1.000, mentre i costi che sosterrà ammontano a 600. Complessivamente, tale impresa guadagnerà una somma pari a 400; il lavoro di costruzione inizia nel mese di ottobre dell'anno 2006 e finirà nel giugno 2007, quando si procederà alla vendita.
Durante il 2006, quindi, l'azienda ha maturato dei costi, supponiamo pari al 40 per cento dell'ammontare totale previsto, pari a 240. Al 31 dicembre 2006, l'impresa dovrà imputare a bilancio il valore dell'opera in corso, al fine di stornare i costi sostenuti e farli gravare nell'esercizio in cui l'opera stessa viene completata e ceduta. Con il criterio del costo, imputerà un valore pari a 240 (vale al dire, il 40 per cento di 600), mentre sulla base del criterio del corrispettivo pattuito imputerà un valore di 400 (cioè il 40 per cento rispetto a 1.000).
Con tale ultimo criterio, in sostanza, si rettifica un costo di 240 con un importo di 400 e, quindi, si inserirà nel bilancio riferito al 2006 un valore positivo, vale a dire una quota degli utili previsti. Così facendo, dal punto di vista fiscale si anticipa la tassazione: in altri termini, un reddito pari, nel mio esempio, a 400 non sarà maturato interamente nel 2007 (come avviene in base al criterio del costo), ma una parte (pari a 160) sarà realizzata nel 2006 ed un'altra (pari a 180) nel 2007. Ho portato questo esempio perché ritengo importante capire cosa significhi la facoltà di ricorrere al criterio del costo, il quale consiste, in realtà, in un'anticipazione del reddito tra un anno e l'altro: il reddito imponibile, infatti, rimane complessivamente il medesimo.
Inoltre, per le aziende che producono per commessa, tenuto conto che i principi contabili consentono e legittimano il ricorso ad entrambi i criteri e che molte imprese adottano il criterio del costo per semplicità, sarebbe una complicazione contabile e fiscale richiedere di disporre, ai soli fini tributari, i ricalcoli di tutte le valutazioni di fine anno per ottenere, come risultato, soltanto di anticipare di un anno l'imposizione. In effetti, anche la relazione tecnica governativa ammette che, almeno in un primo periodo, la base imponibile dovrebbe crescere.
La seconda osservazione che desidero formulare, anche questa molto tecnica, riguarda il comma 2 dell'articolo 6 del disegno di legge in esame. Ricordo che il testo originario dell'articolo 107, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, non prevedeva un criterio particolare di ripartizione del costo eccedente nel tempo (ad esempio, si poteva attribuire al primo anno il 30 per cento, al secondo il 20 ed al terzo il 15 per cento), mentre, con la novella proposta, si stabilisce un criterio preciso di suddivisione. Infatti, le proposte emendative presentate insistono su tale aspetto proprio perché cercano di essere utili a quelle imprese che utilizzano effettivamente tale norma, le quali sono tuttavia poche, anche se sono certamente importanti (le concessioni autostradali in primis). Anche la relazione tecnica governativa ammette, in effetti, la scarsa rilevanza della manovra e non ascrive alcun maggior gettito dalla disposizione in questione, riconoscendo natura temporanea all'eventuale recupero del gettito fiscale.
Per quanto concerne i commi 3 e 4 dell'articolo in esame (sui quali io stessa ho presentato proposte emendative), ricordo che, anche riguardo ad essi, la relazione governativa prevede un gettito a decorrere dal 2009. Sembra che la stima del Governo si limiti solamente al recupero proveniente dall'area del trasporto navale, mentre, prudenzialmente, nulla viene ascritto ad altre voci; in modo particolare, rammento che tali voci riguardavano l'area della pesca.
Il comma 5 dell'articolo in esame mi impone qualche nostalgia, poiché credo che avremmo nostalgia per la vecchia marca. Con le modifiche alle imposte di bollo, infatti, sparisce la marca acquistata dal tabaccaio ed incollata sugli atti. L'imposta si acquisterà solo presso degli intermediari (che sono, tra l'altro, anche i tabaccai, che dispongono di macchinette del tipo usato per il Superenalotto, per il Totocalcio e via dicendo), i quali incasseranno l'importo, stamperanno con un dispositivo una ricevuta (che vale come marca) ed invieranno all'Agenzia delle entrate a fine giornata, per via telematica, il riassunto delle vendite.
Ritegno che proveremo un po' di nostalgia, anche se tale ragionamento si inserisce a pieno titolo all'interno di quel tema importante e dibattuto (nonché motivo di polemica, specie nella giornata di ieri) sulla modernizzazione e sulla virtualizzazione dei rapporti tra contribuenti e fisco. Vorrei osservare che, per quanto riguarda il comma 5 dell'articolo 6, la relazione tecnica governativa non stima, in effetti, alcun gettito; tuttavia, in questo caso si tratta di rendere tutto quanto molto più trasparente, più chiaro e più facile. Ma per essere facile - e mi riferisco alla vicenda di ieri -, ciò va fatto soprattutto, come diceva lo scrittore, «cum iudicio»! Vorrei segnalare che anche i commi da 6 a 10 dell'articolo in esame, che vedono numerosi interventi dei colleghi in via emendativa, rappresentano ulteriori atti di fiducia verso le procedure telematiche. In tal caso, la relazione governativa stima maggiori entrate annue per circa 48 milioni di euro nei prossimi tre anni. Pertanto, rispetto alle misure che ho precedentemente commentato, si tratta veramente di conseguire maggiori entrate.
Per quanto concerne il comma 11 del medesimo articolo - che rappresenta la modifica dell'aliquota di tassazione di base dei tabacchi lavorati -, ricordo che la relazione tecnica prevede maggiori entrate per 100 milioni di euro annui. Credo che tale stima possa essere accettata; ne fanno certamente molto affidamento i colleghi che, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, hanno effettuato, sulla base di tale stima, la valutazione della copertura di una serie di misure che hanno indicato, e noi la accogliamo soprattutto in omaggio alla lotta contro il fumo.
È forse il caso di soffermarsi un po' di più sui commi dal 13 al 20 dell'articolo 6, poiché si tratta del capitolo che riguarda la dichiarazione dei redditi che dovrà contenere tutti i dati utili ai fini del trattamento dell'imposta comunale sugli immobili (ICI).
Questa parte sembra essere il preludio di una «erarializzazione» dell'ICI, di un passaggio dall'esenzione dell'ICI dai comuni, destinatari finali dell'imposta, all'erario, cioè allo Stato. Ciò può essere certamente un elemento di razionalizzazione, tenuto conto che in questi ultimi anni i vari comuni si sono sbizzarriti ad inventare modelli appositi di comunicazione, di variazione dati con scadenze personalizzate di presentazione, bollettini personalizzati di versamento e così via. Ciò ha fatto impazzire i commercialisti - che non vogliamo difendere, ma riconoscerne il lavoro -, che dovevano rincorrere disposizioni varie dei comuni. Ora tutto torna ad essere uniformato e all'interno della dichiarazione dei redditi.
Questo rappresenta un elemento d'ordine. Poiché molti di noi hanno ricoperto o ricoprono ruoli come amministratori, dobbiamo chiederci dove va a finire l'autonomia dei comuni, sia di gettito che di controllo, anche se è vero che i commi 17 e 18 prevedono modalità di dialogo tra erario e comuni. Certamente, si stabilisce che i contribuenti che si rivolgono al CAF per la compilazione del modello 730 - solitamente si tratta di lavoratori dipendenti - vedranno prelevata l'ICI dalla busta paga; si prevede, inoltre, la possibilità di compensare il debito per l'ICI con altri crediti erariali mediante il modello di pagamento F24. Si tratta, dunque, di un momento di riordino, ma non vorremmo che si trasformasse in ulteriore burocrazia. La relazione governativa individua al riguardo un ammontare consistente di recupero di gettito di circa 350 milioni di euro annui. La giustificazione adottata è che avendo a disposizione maggiori informazioni, sarà più semplice fare i controlli. Ma le informazioni richieste, cioè i dati catastali, sono informazioni pubbliche conservate dal catasto. La stima che le maggiori informazioni richieste ottengano un effetto di scoraggiamento dell'evasione è forse un po' ottimistica. Credo, e spero, di non avere tediato i colleghi ricordando il contenuto dell'articolo 6 e quanto importante esso sia non solo per la logica di tutta la finanziaria (in particolare per la parte che attiene al pilastro fondamentale delle entrate), ma anche perché numerosi sono stati gli interventi nella Commissione finanze e numerosi sono stati gli emendamenti proposti dalla maggioranza e dall'opposizione su questo tema. È indubbio che è più comodo, facile ed affascinante parlare del tema della distribuzione delle risorse derivate dalle entrate. L'esigenza fiscale rende meno simpatici sia coloro che governano sia coloro che svolgono come amministratori il compito di esattore a vario titolo. Però, ripeto, è imprescindibile comprendere come questa materia sia il cuore di un fisco onesto, giusto, leale, che pretende comportamenti onesti, giusti e leali da parte dei contribuenti. È troppo facile accusare questa manovra di cattiveria nei confronti dei contribuenti, così come sono ingiuste accuse generiche rivolte a coloro che devono far rispettare le leggi, riuscendo a riportare nelle casse dello Stato per le spese decise dalla finanziaria e dai bilanci dello stato stesso, per i servizi pubblici, per le esigenze sociali dei cittadini, sufficienti entrate perché si produca un equilibrio virtuoso. Dicevo all'inizio del mio intervento, che non è sempre facile e quasi mai simpatico parlare di fisco e sostenere il criterio della giustizia, dell'equità, della correttezza da una parte e dall'altra: dalla parte di chi deve far rispettare le regole e dalla parte di chi a volte cerca di evitare di rispettare le regole. Senza cadere in affermazioni generiche, credo che con il lavoro che è stato fatto, studiando, leggendo e migliorando con gli emendamenti le proposte del Governo, con lucidità e continuità di visione - dal cosiddetto decreto Bersani-Visco al decreto fiscale, agli articoli che riguardano in modo particolare le voci riferite alle entrate - credo che l'Unione ed il Governo stiano dando una dimostrazione di grande serietà ed impegno nell'affrontare il tema delle risorse necessarie a far funzionare e ripartire questo paese. Si tratta del tema delle risorse che devono essere fornite secondo criteri di equità da parte di tutti, secondo la regola giusta e costituzionale che chi più ha, più deve partecipare, chi più ha più deve permettere agli altri di avere. Una logica di distribuzione che deve assolutamente collegarsi con una logica di esenzione.
PRESIDENTE. Onorevole Fincato, la prego di concludere.
LAURA FINCATO. Presidente, sto concludendo. Volevo richiamare, approfondendo la riflessione sull'articolo 6 e sugli emendamenti ad esso collegati, la filosofia generale di questa finanziaria. Credo che approvando l'articolo questa sera compiremmo un altro passo in avanti nello spirito della filosofia, della logica, della strada tracciata da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Signor Presidente, colleghi, prima di me la collega Fincato ha illustrato, anche grazie alla sua esperienza nella Commissione finanze, l'articolo 6, che è un articolo fondamentale della manovra economica presentata dal Governo e sostenuta dalla maggioranza parlamentare.
È fondamentale perché se la parola d'ordine con la quale è stata presentata la finanziaria è quella del rigore, dell'equità e dello sviluppo, è evidente che il tema della modalità di recupero della base imponibile, così come quello relativo alle disposizioni in materia di accertamento e di contrasto dell'evasione fiscale e dell'elusione che abbiamo discusso ieri, sono indispensabili a creare le condizioni con le quali si concretizza un'equità vera e sostanziale. Si tratta della base per lo sviluppo, necessaria a questa politica di rigore. Non c'è nessuna politica economica possibile nel nostro paese se non si recuperano quelle larghe fasce dell'evasione fiscale che ha raggiunto livelli scandalosi. Credo che valga la pena ricordare - ho messo da parte un ritaglio di giornale - che il vescovo di Chieti alcuni giorni fa ha descritto l'evasione fiscale come un peccato grave, al pari del furto. Il compito di un Parlamento è anche quello di tracciare una strada: molti colleghi, anche dell'opposizione, sono attenti ai temi dell'etica e della bioetica, ma vorrei sottolineare che essi riguardano non solo la vita in generale, ma anche aspetti della vita quotidiana. Si tratta di una questione fondamentale per il nostro paese.
Ci aspettavamo, poiché negli anni scorsi siamo stati accusati di condurre un'opposizione senza proposte, di essere incalzati in maniera più forte, più incisiva, più convincente.
All'articolo 6 sono stati presentati 24 emendamenti, che oggi dovremmo discutere e votare, ma non è stato promosso un disegno ed una strategia differente, non c'è una proposta nuova e innovativa. D'altra parte, forse, non poteva che essere così. Colleghi dell'opposizione, avete governato negli anni scorsi accusandoci di non avanzare proposte, ma oggi siete qui solamente a difendere quello che avete fatto o quello che, come in questo caso, non avete fatto durante il vostro Governo.
Le misure per contrastare l'evasione fiscale non sono state efficaci. A tal fine, avete pensato di introdurre i condoni, ma non avete creato le condizioni affinché una politica di contrasto all'evasione fiscale desse risultati duraturi e producesse quei comportamenti etici cui mi riferivo in precedenza.
Continuate a perseguire questa logica, di fronte alla nostra volontà di dialogo; e la giornata di ieri ne è stato un esempio. Lo hanno ricordato oggi il sottosegretario Grandi e il relatore Ventura: la maggioranza non è chiusa alla discussione. Sui temi della tracciabilità dei pagamenti si sta raggiungendo, anche grazie alla vostra azione ed al fatto che tanti di noi nutrivano delle perplessità al riguardo, un punto di compromesso utile ed accettabile. Credo che, con riferimento a questi temi, bisognerebbe continuare su questa strada.
Mi sembra, invece, che non sia questa la strada che state intraprendendo. Mi sembra che si perseveri nel tentativo di non consentire alla maggioranza e al Governo di lavorare. Quel «lasciateci lavorare» che cinque anni fa era la vostra parola d'ordine, oggi, non lo è più; ed i cittadini lo vedranno. Anzi, in tutti i modi si tenta di frapporre degli ostacoli, per poi gridare al fatto che non c'è dibattito, non c'è discussione ed è impossibile esaminare questo disegno di legge finanziaria.
Invece, questa possibilità esiste! Ed esisteva anche nel corso dell'esame in Commissione bilancio, quando si è preferito fare propaganda ed ostruzionismo per tutta una notte su norme marginali. C'è la volontà di gridare allo scandalo, nella speranza che a qualcuno di noi saltino i nervi. Noi ci siamo; siamo qui e continueremo ad esserci nei prossimi giorni. Ascolteremo tutte le vostre ragioni e cercheremo di venir incontro alle vostre proposte costruttive.
L'articolo 6 introduce modi di pagamento - lo ha spiegato bene la collega Fincato - ad esempio, con riferimento all'imposta di bollo. Si definiscono le modalità con le quali si procede alle liquidazioni del prelievo erariale, alla riscossione delle somme dovute, ai controlli automatici, agli accertamenti in materia di prelievo fiscale erariale unico, alle sanzioni in caso di omesso pagamento.
Voi avete presentato una serie di emendamenti, alcuni dei quali peraltro simili a proposte che anche noi avevamo ritenuto possibili; ma credo che esse vadano valutate nell'anno a venire, a fronte dei risultati di una politica di risanamento.
Una diversa tassazione sugli immobili è possibile, ma in una fase espansiva del sistema economico e non in una fase esclusivamente difensiva, di contenimento del deficit, di recupero di quei parametri europei scientemente «sfondati» dal Governo precedente.
È possibile ragionare su questi temi e continueremo a farlo. È una proposta che ci sta a cuore; ma credo vada ben analizzata.
Poi, vi sono una serie di norme concernenti ulteriori modi di pagamento rispetto alle quali - come ricordava la collega Fincato - potrebbero essere avanzate proposte nuove ed accettabili: e credo che il Governo non sia qui per respingerle.
Ritengo che siamo giunti ad un punto in cui è possibile lavorare, confrontarci e riprendere un giusto ritmo per l'approvazione di questo disegno di legge finanziaria, se smetterete di attuare manovre ostruzionistiche e se parteciperete ai nostri lavori. Noi sappiamo mantenere il numero legale e lo abbiamo dimostrato: siamo qui a mantenerlo e lo faremo nei prossimi giorni. È possibile lavorare affinché il Parlamento faccia il bene del paese e compia scelte coerenti con il programma elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Milana ha concluso il suo intervento dicendo a noi - questo è proprio paradossale! - di non porre in essere manovre ostruzionistiche.
Ebbene, signor Presidente, ho l'obbligo di rilevare, anche a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, che la seduta odierna è stata convocata alle 20 di domenica, e alle ore 21,10 si sono svolti soltanto tre interventi: quelli degli onorevoli Strizzolo, Fincato e Milana. Tutti e tre hanno spiegato agli italiani tutto, fuorché di cosa si parli in questo disegno di legge finanziaria.
La verità è una sola: signor Presidente, come è stato sottolineato in apertura dei lavori, il Governo ha «vomitato» 81 nuovi emendamenti, con un ritmo impressionante. Vi sono 81 nuovi emendamenti che dimostrano che ancora non avete le idee chiare e non sapete dove andare a parare. Questa è la verità! Signor Presidente, non si venga a dire che questo è ostruzionismo da parte dell'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Popolari-Udeur)!
L'opposizione sta facendo il proprio lavoro: essa è presente in aula con serietà. I problemi appartengono tutti alla maggioranza! Quindi, per piacere, non parlate di confronto, visto che, per primi, siete voi a volere sottrarvi al confronto!
Il Governo ha le idee molto poco chiare, e farebbe bene a non aggravare con comportamenti del genere quell'immagine assai negativa che molto presto lo manderà a casa.
So che vi chiedo uno sforzo impossibile, ma cercate di diventare persone serie (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Non è svolgendo interventi totalmente privi di significato che si vara un provvedimento importante come la legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, abbiamo già svolto queste considerazioni in Commissione e, prima, in seno al Comitato dei nove. Onorevoli colleghi della maggioranza e dell'opposizione, questo è il fascicolo degli emendamenti del Governo che è pervenuto ai commissari ed ai membri del Comitato dei nove questa sera alle ore 19, quando è iniziata la riunione. Ma c'è un problema. Abbiamo iniziato a leggerlo. Tralascio il fatto che i rigorosi pilastri su cui il ministro Padoa Schioppa ha costruito la riforma vengono traditi: ho contato 12 mila nuove assunzioni e mi sono fermato a metà del fascicolo.
Premesso che il ministro Mussi ha ragione a lamentarsi perché, da una parte, gli vengono attribuite delle risorse, ma, dall'altra, esse vengono sottratte al suo Ministero; premesso che gli artigiani, cui avete raccontato in questi giorni che l'aumento dei contributi ai dipendenti...
PRESIDENTE. Per cortesia, si attenga all'ordine dei lavori...
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, devo svolgere alcune premesse. Tali contributi venivano tagliati; ma informo i colleghi della Margherita, i quali si sono molto adoperati a tal proposito, che l'emendamento in questione è inammissibile.
Tutto ciò premesso, signor Presidente, vorrei sottolineare che questi emendamenti cambiano il volto del disegno di legge finanziaria (Commenti del deputato Carbonella). Essi rendono inefficace il 50 per cento degli emendamenti che dalla Commissione abbiamo ripresentato in Assemblea, perché si modifica il testo.
Non è possibile svolgere un'attività, di maggioranza o di opposizione, cercando di emendare un testo che cambia dal mattino alla sera. Esso cambia in modo repentino, in modo radicale, in modo incomprensibile.
Colleghi, vi è una norma in cui si dice che verranno stabilizzati i rapporti di lavoro e da ciò, siccome non si bandiscono i concorsi, ne deriva un risparmio per lo Stato di 3 mila miliardi all'anno.
È una cosa stranissima che si coprano i posti vacanti in organico e che da ciò derivi un risparmio per lo Stato di 3 mila miliardi; inoltre, ci sono norme che non riusciamo a studiare perché siamo presenti in aula e assistiamo all'ostruzionismo della maggioranza o dell'opposizione. Signor Presidente, ministro Chiti, sottosegretario Letta, un conto è portare avanti un dibattito serio e non formale sulla finanziaria, altro conto è prendere atto - parlo a nome del mio gruppo - dell'impossibilità di svolgere un ruolo emendativo nei confronti di questa legge finanziaria, poiché non la si conosce.
A questo punto, per non perdere tempo, forse varrebbe la pena rinviare il testo in Commissione e far compilare dagli uffici una relazione su un nuovo testo oppure, ministro Chiti, tanto vale prendere atto che da parte della maggioranza non vi è alcuna intenzione di assistere ad un'attività emendativa seria da parte dell'opposizione; quindi, chiedete la fiducia così la smetteremo tutti di perdere tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, mi richiamo a quanto detto prima dal collega Crosetto e ripeto anch'io alcune considerazioni manifestate in precedenza in Commissione bilancio. La prima è molto semplice: non so se risulta chiara la mole del lavoro da svolgere. Non abbiamo modo di capire adesso se questi nuovi emendamenti presentati dal Governo rappresentino un'opera ben fatta o meno. In ogni caso, se il Governo cambia di nuovo la finanziaria in maniera così sostanziale - praticamente ne riscrive i tre quarti - è evidente che in precedenza ha svolto un pessimo lavoro.
Adesso, che cosa dovremmo fare, secondo voi? Noi, comunque, ce la metteremo tutta lo stesso per emendare, migliorare questo ulteriore testo giunto al nostro esame. È evidente, però, che abbiamo a che fare con un modo di agire non serio; oltretutto, sarà molto difficile capire quali emendamenti già presentati rimarranno in vita. Onestamente, infatti, sono talmente tanti gli articoli riscritti che risulta oggettivamente difficile seguire il filo, ma noi non ci tiriamo indietro; in ogni caso, che non si parli più di ostruzionismo. Il percorso legislativo di approvazione della legge finanziaria è completamente saltato: siamo di fronte, sostanzialmente, ad un golpe del Governo. A questo punto, la cosa più seria è chiedere la fiducia e porre termine a questo teatrino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, evidentemente, il mio è un invito rivolto più al Governo che a lei. Una settimana fa, in Commissione bilancio, ci siamo trovati l'ultimo giorno di esame di fronte alla presentazione di ottanta emendamenti da parte del relatore e di settanta da parte del Governo.
Durante la settimana, come si è visto - ricordo la consegna degli emendamenti, i termini che scadevano dalle 21 della sera e alle 9 del mattino -, ci siamo trovati dinnanzi ad una legge finanziaria che, obbiettivamente - lo ha affermato, con grande sincerità, il sottosegretario D'Andrea -, è da considerarsi in progress; ciò, presenta degli elementi di positività e di difficoltà oggettiva. Con i tempi contingentati manca, prevedibilmente, una settimana al licenziamento di questa legge finanziaria. Ieri, sono stati consegnati altri novanta emendamenti, di cui ottantacinque resi ammissibili, e oggi ci sono stati consegnati altri fascicoletti a cui ne seguiranno, presumibilmente, quattro o cinque nei prossimi giorni: uso, evidentemente, un numero eufemistico.
Una finanziaria in progress ha un pregio, ma anche un difetto. Infatti, anche se il Presidente Bertinotti ci ha riconosciuto dei tempi piuttosto adeguati rispetto alle precedenti scadenze, non si riesce ad avere compiutezza di tutta la manovra su cui il Governo intende discutere con il Parlamento.
Il mio richiamo non è una perdita di tempo, ma rappresenta una richiesta nei confronti del Governo: l'ho già proposta a metà settimana, spero venga esaudita nei prossimi giorni. L'Esecutivo - lunedì, martedì, quando lo riterrà più opportuno - deve comunicarci se ha concluso la presentazione dei propri emendamenti. In questo modo, almeno per qualche giorno della prossima settimana, che inizia oggi, potremmo avere tutti contezza - Parlamento e Commissione bilancio - di come si è trasformata nel tempo la manovra economica e finanziaria dell'attuale Esecutivo. A fronte di ciò e dei singoli emendamenti, ognuno potrà fare le proprie valutazioni politiche: oggi ce ne resta una sola. Venerdì e sabato avevamo chiesto di discutere subito l'articolo 84 (e noto che questo fascicolo di nuovi emendamenti presentati nel pomeriggio di sabato contiene anche una sua riformulazione).
Siamo di fronte al segnale che vi è un progress, ma anche che difficilmente si può avere contezza di tutto ciò che stiamo discutendo se man mano si presentano innovazioni così importanti e determinanti.
La stessa cosa, Signor Presidente, era successa con l'articolo 3; sui giornali e in vari convegni pubblici era stata spiegata la nuova rimodulazione della curva dell'IRPEF: noi la pensavamo ancora più attenta ai bisogni delle famiglie. In ogni caso, abbiamo dovuto aspettare che la rimodulazione, fatta conoscere dai giornali e dai discorsi di molti ministri e sottosegretari, venisse depositata, dopo qualche giorno dalla sua pubblicazione nei quotidiani, giovedì in Parlamento.
Si può fare in molti modi l'opposizione, ma c'è un modo però per consentirci di farla in maniera dignitosa, rendendo così dignitoso anche il confronto in Parlamento. Si debbono cioè avere gli strumenti per poter produrre le proprie correzioni e per promuovere il confronto che tutti noi auspichiamo per il bene il paese (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, volevo solamente citare una frase non mia che, credo, ci dica molto. È brevissima, quindi ve la leggo: «La fine del film mi trova ad applaudire meccanicamente con i pensieri altrove, forse disorientato da un finale amaro che mi indicava un futuro prossimo impotente e rassegnato, che non riuscivo ad accettare. Mi sono guardato attorno e vedevo che anche per gli altri, forse, era lo stesso smarrimento». Questa è una frase di Nanni Moretti ne Il Caimano, ma guardando voi sulla finanziaria vedo lo stesso smarrimento. È per questo che credo sia venuto il momento di domandare al Governo se è pronto a chiedere la fiducia; infatti, colleghi, se non è ancora pronto, ce lo deve dire. Non possiamo starcene qui per un'ora e dieci minuti ad ascoltare tre interventi di deputati della maggioranza che hanno cercato di prendere tempo parlando di aria fritta perché non conoscevano nemmeno loro gli emendamenti del Governo! Molti sono andati addirittura fuori tema: se fossero stati a scuola per loro sarebbe stata usata la matita blu che avrebbe voluto dire bocciatura!
PRESIDENTE. Alcuni dei colleghi, intervenuti sull'ordine dei lavori, hanno mosso delle istanze assolutamente condivise dalla Presidenza volta a consentire a tutto il Parlamento un esame accurato di ciò che deve essere posto in votazione e valutato da tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione.
A questo scopo, la Presidenza ha provveduto a diffondere presso i gruppi, già nella serata di ieri e al più tardi questa mattina, gli emendamenti presentati e a prevedere i termini per la presentazione di subemendamenti che sono stati ricordati, peraltro definiti anche congrui da uno dei colleghi intervenuti.
Do ora la parola all'onorevole Crosetto che intende formalizzare una richiesta.
GUIDO CROSETTO. Vorrei formalizzare la richiesta di rinvio del disegno di legge finanziaria in Commissione, ponendola, se possibile, in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sulla proposta dell'onorevole Crosetto darò ora la parola ad un oratore a favore e ad uno contro che ne facciano richiesta.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per appoggiare la richiesta dell'onorevole Crosetto, di tutta la Casa delle libertà e, mi auguro, anche di qualche collega della maggioranza che conosce molto bene l'andamento dei lavori in Commissione.
Ci troviamo di fronte ad una manovra totalmente riscritta: circa ottanta emendamenti intervengono, di fatto, su altrettanti articoli, condizionando tutto il testo attuale della legge finanziaria. Essa pone una serie di interventi che vanno palesemente nel senso dell'aumento della spesa pubblica, prevedendo migliaia di assunzioni riferite ai settori strategici del presidio delle finanze pubbliche; interviene andando a modificare uno degli aspetti fondamentali di copertura di questa legge finanziaria, vale a dire l'articolo 84 sul TFR in cui, all'interno della relazione tecnica, si afferma come di fatto tale articolo 84, così riscritto, abbia caratteristiche di dilatorietà sull'aspetto prettamente legato al tema della finanza pubblica. Nonostante tutto questo, si riafferma una copertura complessiva delle entrate per oltre 5 miliardi di euro.
Non si capisce quale sia la ratio, in base alla quale si costruiscono le diverse relazioni tecniche, emendamento per emendamento, che dovrebbe mantenere una coerenza complessiva relativa alla finanza pubblica, che noi non riusciamo ad intravedere assolutamente. È evidente che, di fronte a questo pacchetto emendativo (oltre agli emendamenti precedenti che già sul tema degli enti locali avevano in particolar modo dimostrato alcuni punti di sostanziale debolezza), riteniamo che complessivamente i saldi di finanza pubblica possano significativamente variare.
Come affermavano i colleghi che mi hanno preceduto, è evidente che un approfondimento adeguato di questo testo impone un ritorno in Commissione ed una valutazione degli uffici, sia del Servizio bilancio, sia del Servizio studi, sugli aggregati che vengono di fatto a modificarsi con questi interventi. Inoltre, si impone una riflessione attenta sugli effetti che ci saranno sul pacchetto emendativo presentato. Infatti, è evidente che - e qui riprendo la considerazione fatta all'interno del gruppo di Alleanza Nazionale all'inizio dei nostri lavori - con una così intensa e significativa attività emendativa, tale da riscrivere effettivamente la legge finanziaria, si pone un possibile problema di preclusione, signor Presidente - richiamo la sua attenzione -, sul tema degli emendamenti già presentati.
Dunque, anche il pacchetto emendativo presentato dall'opposizione, in particolar modo, su una serie di questioni che consideriamo fondamentale, rischia di decadere a fronte di questa attività emendativa che, ovviamente, stravolge il quadro complessivo della legge finanziaria.
Signor Presidente, sosteniamo con forza il rinvio in Commissione per avere una tempistica adeguata al fine di poter affrontare la discussione, emendare e ripartire dall'inizio nell'esaminare questa legge finanziaria assolutamente tormentata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore, che avrei dovuto interpellare prima ancora di dare la parola all'onorevole Alberto Giorgetti - e mi scuso di non averlo fatto - sulla proposta avanzata dal deputato Crosetto.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, capisco le ragioni politiche che muovono l'onorevole Crosetto ad avanzare questa proposta. Tuttavia, siamo a un punto di lettura di questa legge finanziaria in cui gli emendamenti hanno tutto il tempo necessario per essere subemendati. Dunque, esprimo la mia contrarietà ad un rinvio in Commissione, in quanto è possibile tranquillamente proseguire il lavoro in Assemblea.
PRESIDENTE. Il relatore si è pronunciato contro. Chiedo se onorevole Crosetto mantenga la richiesta di porre in votazione la proposta da lui formulata.
GUIDO CROSETTO. Mantengo la mia richiesta, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sulla proposta di rinviare in Commissione il disegno di legge finanziaria in esame.
(È respinta).
Essendo esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 6, chiedo al relatore di esprimere il parere sugli stessi.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Gianfranco Conte 0.6.100.1: raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.100 ed accetta l'emendamento 6.500 del Governo. Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Garavaglia 6.23, purchè riformulato, e Osvaldo Napoli 6.24.
La Commissione esprime invece parere contrario sulle restanti proposte emendative.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
MARIO TASSONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, sa che ho molto rispetto nei suoi confronti ma - senza voler fare alcun appunto a lei e alla maggioranza - ritengo che lei abbia trasformato la questione posta con un richiamo al regolamento da parte di alcuni colleghi in un fatto burocratico.
PRESIDENTE. Io ho fornito una risposta per gli aspetti che attengono alla Presidenza della Camera.
MARIO TASSONE. Ho sentito, signor Presidente, ed è questo il motivo per cui lei ha fornito l'interpretazione che poteva dare. Tuttavia, qui vi è una questione di fondo...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole, però noi abbiamo già svolto un dibattito su questo punto.
MARIO TASSONE. Mi perdoni, se lei ha la cortesia di ascoltarmi si accorgerà che sto ponendo un'altra questione.
Ho chiesto sin da ieri la presenza in aula del ministro dell'economia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), in quanto egli è sempre stato qui presente. Ciò anche per una questione di fondo: con questi emendamenti si cambia tutta l'impostazione della manovra economico-finanziaria.
Noi abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo all'inizio, successivamente egli non ci ha più rinnovato questo grande piacere. Tuttavia, nel momento in cui vi sono centinaia di emendamenti e, conseguentemente, anche delle modifiche rispetto alle dichiarazioni che egli ha reso al Parlamento con riferimento a temi e a questioni importanti, sarebbe opportuno che, o il ministro ovvero chi per lui, ci dicesse qual è la ratio che cambia in questa manovra economico-finanziaria.
Ritengo che questa sia una richiesta legittima da parte del Parlamento: non si va in Commissione, non vi è il tempo per esaminare gli emendamenti. Vorremmo sapere qual è la filosofia di fondo che si modifica attraverso questi emendamenti che il Governo ha presentato alla valutazione - si fa per dire - del Parlamento.
PRESIDENTE. La Presidenza non può che constatare e ribadire che il Governo è rappresentato in quest'aula da diversi sottosegretari e anche due ministri. La richiesta che lei ha avanzato, peraltro, è già stata svolta precedentemente.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Filippi 6.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo che stiamo per votare è un emendamento semplicissimo e non dobbiamo perderci più di due minuti.
Visto che l'euro c'è, occorre che ci adeguiamo, seppure lentamente. L'emendamento prevede semplicemente che, per l'imposta di bollo, vi sia un innalzamento da 1,81 a 2 euro e, contemporaneamente, un incremento della franchigia da 77,47 euro (le vecchie 150 mila lire) a 200 euro. Non vi sono oneri, ma una sostanziale semplificazione. Noi, infatti riteniamo che, lentamente, nelle leggi finanziarie dobbiamo renderci conto dell'esistenza dell'euro e non portarci dietro in eterno gli arrotondamenti che rappresentano un'inutile complicazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà (Deputati del gruppo Forza Italia rivolgono al deputato Elio Vito espressioni augurali e gli porgono un dolce per il suo quarantaseiesimo compleanno - Commenti - Deputati del gruppo L'Ulivo gridano: «Buffoni!»).
Prego i colleghi di avere un atteggiamento composto in aula.
GUIDO CROSETTO. Prima di cominciare, mi dicono di rivolgere gli auguri all'onorevole Elio Vito perché oggi è il suo compleanno, ma non è questo il motivo del mio intervento (Commenti del deputato Carbonella - Scambio di apostrofi tra questi e deputati del gruppo di Forza Italia). È un motivo più serio...
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, siamo tutti matti...!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Onorevole Carbonella, onorevole La Russa, vi prego! Deputato Crosetto, prosegua.
GUIDO CROSETTO. È difficile...
PRESIDENTE. No, non è difficile.
GUIDO CROSETTO. L'articolo 6, al comma 5, propone una misura che ritengo ingiusta, che va a contraddire la convinzione che questa finanziaria non colpisce i redditi bassi. Per carità, si tratta di un articolo marginale, che riguarda l'imposta di bollo, ma l'imposta di bollo viene o decuplicata, da cento lire passa ad un euro, con un aumento di venti volte, o, raddoppiata, come avviene per l'imposta sulle cambiali - non ho mai visto ricchi emettere cambiali per pagare qualcosa - e per quella ordinaria, che passa da cento lire a 0,10 euro. Siccome ritengo che l'imposta di bollo sia un tipo di imposta che colpisce in modo non proporzionale la ricchezza, nel senso che colpisce allo stesso modo chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese e chi guadagna miliardi all'anno, ritengo che questo aumento sia assolutamente ingiusto. Non ci sono, però, correttivi (Commenti del deputato Marino)...
PRESIDENTE. Onorevole Marino, la prego di calmarsi.
GUIDO CROSETTO. Consiglierei al Governo di accantonare almeno il comma 5 di questo articolo, anche perché non dà molte risorse e per le poche risorse che fornisce renderà la vita più difficile ad una fascia di cittadini che non merita questo. Vedere un'imposta moltiplicata per venti per qualcuno è qualcosa di insostenibile.
PRESIDENTE. Che cosa chiede di accantonare esattamente?
GUIDO CROSETTO. Non sono intervenuto in relazione all'emendamento Filippi 6.9, ma ho chiesto al relatore ed al Governo di accantonare la votazione finale dell'articolo 6, in modo tale da consentire un intervento successivo sul comma 5.
PRESIDENTE. Bene, allora quando giungeremo alla votazione dell'articolo potrà reiterare questa richiesta, se lo riterrà.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 6.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 290).
Prendo atto che il deputato Cialente non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nardi 6.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Questo emendamento ha il solo scopo di permettere ai gestori di gioco pubblico registrati presso il Ministero dell'interno di venire a conoscenza del volume di gioco che si sviluppa. Questo perché molto spesso capita che fra i concessionari e i gestori non vi sia uniformità sul pagamento delle accise e sul riscontro delle tasse che si devono pagare. I gestori vorrebbero avere la possibilità di operare un controllo telematico del proprio volume, cioè di ciò che capita alle proprie «macchinette» impegnate nei vari siti. Mi sembra che questo emendamento faccia chiarezza dal punto di vista tecnico e spero che il Governo esprima un parere favorevole al riguardo.
PRESIDENTE. Ora che la situazione si è rasserenata, voglio fare anche io gli auguri all'onorevole Elio Vito per il suo compleanno (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardi 6.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 297).
Prendo atto che il deputato Cialente non è riuscito a votare
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.6.100.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 501
Hanno votato no 5).
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.6.100.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Intervengo per illustrare il subemendamento del collega Conte che riguarda i dipendenti passati dai monopoli di Stato all'Ente tabacchi. Il personale aveva sette anni per scegliere se tornare nella pubblica amministrazione; con questo subemendamento concedono altri due anni di proroga con una copertura di tre milioni di euro. Evidentemente, sette anni potevano essere giudicati insufficienti, anche perché se si danno altri due anni di proroga e, ipoteticamente, tutti i dipendenti dovessero optare per un ritorno nella pubblica amministrazione, anche i tre milioni di euro non sarebbero sufficienti per la copertura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Vorrei fare un appello alla buona coscienza del centrosinistra, soprattutto ai deputati che appartengono al partito dei DS. Noi ricordiamo che questa è stata una privatizzazione scellerata, voluta dal Governo del centrosinistra, che ha colpito gravemente tante aziende importanti d'Italia, e oggi sappiamo bene come si sono comportati i gruppi stranieri che hanno acquistato a quattro soldi i nostri enti. Credo che un voto favorevole sia necessario e ritengo che concedere questa ulteriore opportunità ai dipendenti sia importante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.6.100.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 295).
Prendo atto che i deputati Formisano e Zinzi non sono riusciti a votare.
Approfitto per rivolgere gli auguri anche alla collega Fulvia Bandoli; immagino che i due colleghi interessati abbiano conosciuto serate migliori per festeggiare il proprio compleanno! Gli auguri valgono pure per questo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, nel testo subemendato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 361
Hanno votato no 136).
Prendo atto che i deputati Cesa, Minardo, Formisano e Leoluca Orlando non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 287).
Prendo atto che i deputati Minardo e Leoluca Orlando non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 6.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento mira a sopprimere l'articolo 6, commi da 12 a 20, del provvedimento in esame. Oltre a questa proposta soppressiva, ne abbiamo presentate anche altre che tentano, quanto meno, di limitare i danni. Tornando al mio emendamento 6.17, esso è motivato dal fatto che questa parte dell'articolo 6 sostanzialmente cambia il meccanismo di pagamento dell'ICI e, a nostro avviso, ad avviso della Lega Nord Padania, è anche emblematica dell'idea di federalismo fiscale di questo Governo di centrosinistra. In buona sostanza, con la scusa del controllo dell'evasione e dell'elusione fiscale, con tale norma si toglie ai comuni l'unica imposta alla cui riscossione si procede localmente poiché si prevede che l'ICI non sia più riscossa dai comuni ma, attraverso l'inserimento nei modelli di dichiarazione dei redditi, sia versata allo Stato centrale che, successivamente, la restituisce ai singoli comuni. Questo è l'esatto opposto del federalismo fiscale. Il federalismo fiscale, infatti, si ha quando gli enti territoriali trattengono il denaro, contrattano con gli enti territoriali di ordine superiore la cifra da versare e, poi, la versano. In questo modo, voi avete ribaltato il meccanismo portando tutto al centro, anche l'ICI, cioè l'imposta comunale sugli immobili. Per questo motivo la norma in questione è veramente emblematica.
Quanto al merito, l'articolo 6, comma 12, del disegno di legge, prevede che nelle dichiarazioni dei redditi deve essere inserita una serie di dati identificativi dell'immobile quali il codice del comune, il foglio, la sezione, la particella e il subalterno. Non vogliatemene, ma voi continuate a parlare di semplificazioni e di liberalizzazioni e obbligate i contribuenti a riscrivere una serie di dati che lo Stato già possiede. Infatti, questi dati sono già a disposizione del catasto. Se davvero voleste compiere una operazione del genere, dovreste mettere in collegamento le banche dati già esistenti, senza costringere ancora una volta i contribuenti a svolgere il lavoro per lo Stato, cioè a riscrivere i dati già scritti mille volte, da mille parti. Anche perché, è necessario che qualcuno controlli questi dati, mentre si crea altro lavoro inutile, perfettamente inutile, burocrazia.
Inoltre, c'è un problema di certezza, sul quale, magari, ritorneremo in occasione dell'esame delle successive proposte emendative, qualora, sciaguratamente, non dovesse essere approvato questo emendamento soppressivo. All'articolo 6, comma 17, si afferma che le somme riscosse saranno restituite dalla Banca d'Italia ai comuni, ma non si specifica né quando, né come, né perché. Oggi, i comuni incassano l'ICI, hanno la certezza di quanto incassano, dispongono del denaro immediatamente e hanno la possibilità di controllare, dato per dato, chi abbia pagato e chi non lo abbia fatto. In questo modo, invece, i comuni dovranno aspettare che siano restituiti loro i dati dallo Stato centrale e sulla base di quei dati, figurativi, effettueranno le verifiche. Voi capite che si tratta dell'esatto opposto del federalismo fiscale. Però, tant'è, questo passa il convento. Noi non possiamo far altro che tentare di emendare, di migliorare un testo che, ahinoi, è pessimo. Per questo motivo, chiediamo di sopprimere questa parte dell'articolato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, questa è una delle norme incomprensibili del disegno di legge finanziaria in esame. È una norma che non dà gettito. In sintesi, obbligherà tutti i cittadini, quindi ognuno di noi, a inserire nella dichiarazione dei redditi tutti i dati catastali relativi agli immobili di proprietà. Ciò sarebbe fattibile se ci fosse un catasto che avesse i dati! Ci sono immobili che dopo vent'anni ancora non sono stati accatastati. Perciò, moltissime persone saranno impossibilitate ad inserire nella dichiarazione dei redditi ciò che chiediamo con questo articolo. Correranno al catasto, correranno al comune e cercheranno di identificare il loro immobile ma non ci riusciranno e, il prossimo anno, a questo Governo, se sarà ancora in carica, spetterà redigere una norma per dire che coloro che non hanno inserito i dati perché non hanno potuto farlo, non dovranno subire una ammenda. Allora, tutto questo è inutile, dal momento che tale ragionamento possiamo svilupparlo ora, senza aspettare il prossimo anno. Tutti siamo a conoscenza dello stato del catasto nel nostro paese e tutti sappiamo quanti immobili non siano stati ancora accatastati, non per volontà del proprietario ma perché il catasto non è riuscito ad inserire i relativi dati, non ha assegnato la particella né il numero. Visto che tutti ne saremo corresponsabili, evitiamo di mettere un carico in più addosso ai cittadini, che non riusciranno a sopportarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Ricollegandomi al discorso svolto in precedenza, ricordo all'onorevole Ventura che la previsione sostanziale contenuta in questo articolo è quella relativa al bollo, il cui aumento di 20 volte, secondo me, non sta bene neanche a coloro che vi hanno votato. La restante parte dell'articolo prevede un adempimento burocratico assurdo per i cittadini. Perciò, onorevole Ventura, possiamo accantonare l'ulteriore esame dell'articolo 6 e la norma relativa all'aumento del bollo - magari nella misura non di venti volte ma di una volta e mezza - la potete reinserire nel provvedimento con un emendamento del Governo; del resto, di qui ai prossimi giorni, ne presenterete altri 50, 60 o 100. Se la smettiamo di perdere tempo su questo articolo 6, facciamo un buon servizio a tutti i cittadini, di tutte le parti politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor presidente, onorevoli colleghi, condivido pienamente la proposta dell'onorevole Crosetto e penso anche che dobbiate meditare su una questione. In questi anni, i comuni hanno speso una gran quantità di denaro per poter sistemare i propri uffici tributi che si occupano dell'ICI. Il fatto di non attribuire più ai comuni l'obbligo di controllare l'ICI è veramente un assurdo. Stiamo prevedendo una complicazione inutile che non porta alcun beneficio alla lotta alla evasione, anzi, la crea. Pensiamo alle centinaia di migliaia di immobili che ancora non sono stati accatastati e per i quali si procede a un conteggio in via forfettaria. Come si potrà compilare una dichiarazione dei redditi completa? Si pagheranno sanzioni per errori involontari, perché è impossibile inserire quei dati all'interno della dichiarazione dei redditi. Quindi, la proposta del collega Crosetto mi sembra assolutamente sensata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per far notare, anche ai colleghi della maggioranza, che in questo articolo vi era un solo comma che aiutasse il contribuente, quello che prevedeva la possibilità di compensare l'ICI con le altre imposte, cosa che, oggi, discrimina i cittadini perché alcuni comuni la permettono, mediante il modello F24, mentre altri comuni, la maggior parte, non la permettono. Questa norma è stata soppressa da un emendamento del Governo.
Voglio sottolineare, inoltre, la difficoltà di seguire un disegno di legge finanziaria che cambia di ora in ora ed è, quindi, di difficile comprensione. Devo anche dare ragione all'onorevole Crosetto, il quale sostiene che di questo articolo 6 non c'è alcunché da salvare. Chiederei davvero al relatore di sospendere le votazioni per poterlo riesaminare con tranquillità.
PRESIDENTE. Dal momento che il relatore non intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 6.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 292).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 6.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 507
Votanti 506
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 288).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.6.500.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, questo subemendamento è volto fare chiarezza rispetto al testo governativo, nel quale si afferma che, a decorrere dall'anno 2008, nella dichiarazione dei redditi determinati contribuenti dovranno indicare i fabbricati. La previsione «a decorrere dall'anno 2008» non risolve il problema delle società il cui esercizio non coincide con l'anno solare, che non sapranno come dichiarare quei fabbricati. Per cui, molto più precisamente, il mio subemendamento suggerisce che questo adempimento debba avvenire «a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data del 1o gennaio 2008». In questo modo, si fa chiarezza, si evita a molte società di non dichiarare tali fabbricati e ci si muove nella direzione voluta dal Governo. Per questo motivo, spero che si ravveda e accetti questo subemendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.6.500.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 291).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.6.500.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 291).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.500 del Governo.
Avverto che dall'eventuale approvazione di tale emendamento risultano precluse le seguenti proposte emendative da pagina 8 a pagina 10: Moffa 6.20, Armani 6.21, Garavaglia 6.22 e 6.23, Osvaldo Napoli 6.24 e 6.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi viene da sorridere perché gli unici emendamenti su cui il relatore e il Governo avevano dato parere favorevole sono preclusi con l'approvazione dell'emendamento 6.500 del Governo: tale situazione ci sta, in una domenica così. Noi non voteremo tale emendamento, per cui mi rivolgo ai deputati della maggioranza. Votando questo emendamento del Governo, obbligate i cittadini ad una rincorsa nelle dichiarazioni dei redditi alla ricerca degli identificativi catastali dei loro fabbricati, che esistano o che non esistano, che ci siano o che non ci siano. Tutto ciò non porta una lira in più e il prossimo anno dovrete fare una norma per sanare la situazione di chi non li ha trovati e, quindi, non ha potuto dichiararli: ciò genererà un'altra norma e molto lavoro inutile da parte dei contribuenti.
Non si tratta di un vantaggio politico, non mi interessa. Il consiglio del collega Leo era di una riscrittura in italiano, il mio è più politico: lo ritengo un suicidio, potete anche votarlo, ma vorrei avvertire la maggioranza che state votando l'obbligo per i cittadini di mettere gli identificativi catastali anche se non esistono e non ci sono, non per colpa loro, ma del catasto: tutto ciò mi sembra un assurdo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'onorevole Crosetto su un punto ha sicuramente ragione, cioè il relatore e il Governo avevano dichiarato di accogliere gli emendamenti Garavaglia 6.23 e Osvaldo Napoli 6.24, sia pure riformulati. Per il meccanismo di voto che abbiamo in questo momento, non sono stati presentati come subemendamenti, ma si tratta di emendamenti precedentemente presentati, pertanto rischiamo di non avere queste formulazioni. Poiché il Governo è d'accordo con i contenuti, sia pure nel termine riformulato dal relatore, se i proponenti fossero d'accordo, potrebbero presentare un ordine giorno che non solo sarà accolto, ma considerato impegnativo dal Governo; potremo trovare poi il modo di regolare in altra sede quello che qui è descritto (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia).
Mi dispiacerebbe che, nel momento in cui c'è l'accoglimento di un'ipotesi, la stessa venisse cancellata totalmente.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, proprio in virtù di quello che è accaduto, l'altro giorno - per la verità per un altro emendamento - abbiamo avanzato la proposta che tutti gli emendamenti presentati ed accolti, nel momento in cui veniva presentato un emendamento del Governo, potessero essere considerati come subemendamenti. Abbiamo chiesto al Presidente Bertinotti di consentire agli uffici di introdurre questo automatismo, secondo una modalità che, per la verità, era già stata sperimentata. Sarebbe possibile, quindi, attraverso una riformulazione o una sospensione, anche di tre minuti, operare questo marchingegno, per far sì che si avveri quello che auspica non solo il collega Crosetto, ma anche il sottosegretario Grandi.
PRESIDENTE. Onorevole Leone, credo che il Presidente Bertinotti abbia già risposto sulla questione: debbono essere i deputati a presentare i subemendamenti, e per questo si fissano i relativi termini.
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per invitarla a riconsiderare e ad accogliere la proposta avanzata adesso dal collega Leone, per un motivo molto semplice. Noi potremmo anche trasfondere il contenuto di questa proposta in un ordine del giorno che verrebbe accolto e diventerebbe impegnativo, ma il problema è diverso, è di sostanza. Purtroppo, con una legge finanziaria di 217 articoli e con un limite di due ordini del giorno per deputato, abbiamo oggettive difficoltà a limitare gli ordini del giorno. Quindi, in questo modo, dovremmo limitare in un ordine del giorno una nostra prerogativa, quella di incidere su tanti articoli della legge finanziaria. Occorre tener conto che, siccome non si arriverà a discutere tutta la finanziaria, ma, se va tutto bene, si analizzeranno una decina di articoli, per noi diventa difficile trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non posso che prendere atto di quanto l'onorevole Leone ha affermato in precedenza. Credo che il discorso sia di una semplicità esemplare, visto che il sottosegretario Grandi - così sempre attento ai problemi degli enti locali, per chi, come me, ha fatto il sindaco per tanti anni e fa il vicepresidente dell'ANCI - lo ha accolto totalmente. Quindi, credo che non ci siano difficoltà ad accogliere la proposta dell'onorevole Leone, e sarebbe veramente un atto concreto da parte del Governo (anche se potrebbe farlo direttamente la Commissione).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, non credo che possa essere accettato un metodo che, comunque, pone eccezione attorno ad una questione gravissima e così rilevante che abbiamo già sottolineato. Le considerazioni che ha appena fatto il sottosegretario Grandi riconfermano tutte le nostre perplessità sulla condotta tenuta dal Governo che ha presentato emendamenti che, di fatto, determinano preclusioni di una serie di emendamenti assolutamente significativi. Il paradosso è che il Governo viene a dire in questa aula ora, dopo che ha presentato un emendamento al testo, che considerava positivi altri emendamenti presentati dall'opposizione (ma non si è accorto che, grazie a questa procedura, gli emendamenti sono preclusi). Siamo in una situazione paradossale perché, se vale questa logica, vuol dire che tutti gli emendamenti o buona parte di quelli più significativi presentati dal Governo e dal relatore determinano preclusioni tali da mettere l'opposizione nelle condizioni di non poter nemmeno migliorare il testo.
Allora, signor Presidente, delle due l'una: o si accolgono tutti gli emendamenti, a fronte della proliferazione di proposte emendative da parte del Governo, come subemendamenti a questi articoli e, quindi, la prego di riconsiderare «l'opzione Leone», ma non esclusivamente per l'articolo 6 e l'emendamento 6.500 del Governo, ma come prassi da adesso in avanti per poter mantenere adeguate materie di discussione; oppure dobbiamo rivedere la logica del confronto in questa sede parlamentare perché, è ovvio, che in un quadro di questo tipo, la legge finanziaria viene riscritta e a questo punto credo che il nostro gruppo - con quelli dell'opposizione -, a fronte di questa interpretazione da parte degli uffici - che è assolutamente possibile - devono cambiare atteggiamento. Infatti, ciò vuol dire che una giornata per emendare l'intera legge finanziaria con 80 articoli francamente non è possibile. Abbiamo bisogno di altri supporti e del supporto degli uffici per valutarli in modo pieno e fare il nostro lavoro perché, signor Presidente, se questo fosse il metodo con cui intendiamo lavorare, ciò sarebbe inaccettabile.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, riprendo il discorso del collega Giorgetti. Questo caso è emblematico: vi sono emendamenti presentati ai commi 23 e 24 della legge finanziaria presentata dal Governo e quest'ultimo con un subemendamento cambia quell'articolo e fa scomparire quei commi, che non si chiamano più 23 e 24 ma 17 e 18. I deputati che avevano presentato gli emendamenti sui commi 23 e 24 vedono decadere i loro emendamenti perché il Governo ha subemendato la legge finanziaria. Non mi pare che un meccanismo di questo tipo - lo dico al Vicepresidente della Camera e ai relativi uffici - tuteli l'attività del Parlamento perché, se il Governo presentasse emendamenti a tutti gli articoli in cui cambia i numeri dei commi, tutti gli emendamenti presentati in Assemblea decadrebbero. Allora, così non si riesce a lavorare. Noi diamo per scontato che gli emendamenti che si riferiscono a commi che sono rimasti invariati o praticamente invariati, anche se hanno cambiato numero, debbano rimanere in vita, altrimenti non possiamo solo subemendare ma leggerci anche i vecchi emendamenti e cambiare l'intestazione. Come pensa sia possibile fare un'attività su emendamenti sul cui accoglimento il Governo dice di essere d'accordo?
Chiamo in causa il Presidente Duilio con riguardo all'ipotesi avanzata di rinviare in Commissione le proposte emendative in oggetto, in modo che vengano trasformate in subemendamenti all'emendamento del Governo immediatamente ricevibili.
Quanto al resto, però, bisogna che la Presidenza fissi regole chiare; infatti, indipendentemente dalla prassi seguita in passato, mai come in quest'anno, a mio avviso, gli emendamenti alla finanziaria del Governo sono stati presentati «a raffica». Ho partecipato all'esame di cinque leggi finanziare e non ricordo casi del genere.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, la questione non è risolvibile adottando il percorso suggerito di riformulare in Commissione le proposte emendative come subemendamenti riferiti alle modifiche del testo dell'articolo che l'emendamento del Governo propone. In realtà, ad una considerazione più attenta, con la soppressione di quei commi, viene meno la compensazione ICI con altri crediti; quindi, non sarebbe possibile trovare un aggancio effettivo con il testo che verrebbe così modificato.
Eravamo stati favorevolmente impressionati dalla parte di quelle proposte emendative riguardante i tempi dell'erogazione dell'Agenzie delle entrate per quanto concerne il rapporto con gli enti locali; conseguentemente, non è banale la proposta del sottosegretario Grandi di trasfondere il contenuto di quelle proposte in un ordine del giorno. Invece, sicuramente non è fattibile l'ipotesi di considerare tali proposte emendative come riferibili al testo dell'emendamento del Governo che muterebbe il testo dell'articolo e modificherebbe la filosofia proprio di ciò che era previsto e che si configurava con queste proposte emendative.
Quindi, Presidente, non esiste altra soluzione se non la presentazione di un ordine del giorno, in modo da risolvere la questione in altra fase dell'esame e così proseguire i nostri lavori sul testo così come verrebbe configurandosi con l'approvazione dell'emendamento del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo ed il relatore hanno chiarito il loro punto di vista; la Presidenza non può non ricordare al riguardo che i termini per la presentazione dei subemendamenti sono fissati anche per la ragione ricordata dai colleghi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 216).
Risultano conseguentemente preclusi i successivi emendamenti Armani 6.21, Garavaglia 6.22 e 6.23, Osvaldo Napoli 6.24 e 6.25.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellotti 6.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge approva (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 288).
Prendo atto che l'emendamento Brugger 6.31 è stato ritirato dai presentatori.
ELIO VITO. Signor Presidente, lo facciamo nostro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco, dunque, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 6.31, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 498
Astenuti 8
Maggioranza 250
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 470).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 6.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 513
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 291).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, Catone il Censore diceva: Cartago delenda est. Su questo articolo 6 vorrei riflettere per l'ennesima volta.
Ministro Chiti, sottosegretario Letta, do per scontato che nessun ministro, nessun sottosegretario e solo pochi parlamentari abbiano letto tutto il testo della finanziaria: leggete, però, il testo di questo articolo prima di procedere alla relativa approvazione in quanto una volta approvato non si può tornare indietro.
Ebbene, voi introducete due misure, in questo articolo: da un lato, aumentate le imposte di bollo, sostituendo oltretutto il bollo stesso - del quale rendete ancora più complicata l'apposizione - e colpendo i ceti più bassi aumentando di venti volte l'imposta; dall'altro, scaricate un adempimento burocratico sulle spalle di tutti contribuenti che hanno un immobile (addossando loro l'inefficienza dello Stato che gestisce il catasto). È un suicidio politico che non ha alcun senso e vale pochissimo dal punto di vista finanziario, sottosegretario Grandi. Infatti, assolutamente non sono i bolli auto... Io, più che ribadirlo, non posso fare altro; ma non voglio vi sia un parlamentare di maggioranza che voti questo articolo senza sapere cosa vota.
Non vi è ragione di approvare questi articoli; so che, visto che sono venuti a dirmelo tutti, se gli stessi parlamentari della maggioranza potessero, non lo approverebbero perché considerano questo articolo un testo da accantonare, da non votare e, possibilmente, da modificare. Avete al riguardo le possibilità tecniche: non procedete al voto! Onorevole Ventura, ne proponga l'accantonamento; se vuole introdurre un'imposta di bollo più dignitosa, lo può fare negli articoli successivi. Non è presente in aula il viceministro Visco, ma ritengo che parlandogliene possa comprendere anche lui come, circa questa vicenda dell'ICI, indicare identificativi catastali che non esistono sia impossibile per qualunque contribuente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto contrario della Lega Nord Padania su questo articolo per i motivi già illustrati, che ribadiamo. A questo punto, si doveva aggiungere un altro comma all'articolo in modo da cambiare il nome dell'ICI da «imposta comunale sugli immobili» ad «imposta statale sugli immobili» perché tale è il ragionamento che si segue. Voi non avete la più pallida idea di cosa sia il federalismo fiscale! Per voi, federalismo fiscale significa: dare la possibilità ai comuni di alzare le tasse; fare incassare le tasse dal centro; quindi, redistribuire le briciole. Questo non è federalismo fiscale; alla Lega così non va bene. Però, non possiamo fare altro che votare contro e denunciare nel paese il vostro modo di agire, contrario anche al buonsenso. Obbligare i contribuenti ad inserire tutti questi dati - di cui già lo Stato è in buona parte in possesso - nelle dichiarazioni dei redditi, senza effettuare controlli effettivi laddove esistano immobili non accatastati è contro ogni buon senso. Continuate così e vedremo cosa succede (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per annunciare, ovviamente, il voto contrario di Alleanza Nazionale sull'articolo 6; articolo che mi sembra, a questo punto, rientrare nel quadro più ampio del percorso assunto da questa finanziaria e da questo Governo nella direzione dell'aumento della tassazione attraverso l'ulteriore costo dei bolli e attraverso, altresì, quell'aumento di burocrazia che traspare molto chiaramente anche dagli articoli 3 e 5. È una burocrazia aggiuntiva per i cittadini italiani il cui esito complessivo è assolutamente ininfluente per ottenere maggior gettito mentre ovviamente rappresenta un ostacolo in più per la quotidianità. Quindi, annuncio il nostro voto contrario nel senso di non potere e di non volere acconsentire a questi aumenti che rappresentano evidentemente un accanimento fiscale nei confronti dei cittadini. È anche l'occasione, Presidente, alla luce delle sue dichiarazioni nel merito di queste vicenda dell'emendamento 6.500 del Governo, per denunciare con chiarezza come da parte del Governo si compia, da un lato, il tentativo di trovare una quadratura attorno ai temi posti dalla maggioranza su una finanziaria che continuate a riscrivere giorno per giorno e, dall'altro, anche una particolare strategia probabilmente molto più sottile, e contro la quale preannunciamo che l'opposizione, ormai, articolerà una risposta. La strategia è quella di presentare innumerevoli testi emendativi per togliere, di fatto, materia di possibile conflittualità all'interno della maggioranza. Noi riteniamo che ciò non sia assolutamente accettabile (e quindi esprimiamo il voto contrario di Alleanza Nazionale) come anche evidentemente le relative decisioni sull'attività subemendativa degli 80 articoli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo anch'io per annunciare il voto contrario del mio gruppo. Da sindaco, rivolgo un appello ai colleghi. Vi rendete conto che ai comuni, nel bilancio di competenza, i trasferimenti dell'ICI arriveranno nel bilancio successivo, e che pertanto dovranno aprire delle anticipazioni di cassa a favore delle banche che hanno la tesoreria?
Si rende conto di quello che dobbiamo sopportare? Per via telematica ci mandano la quantità di gettito ICI che voi sapete essere sfalsata di sei mesi. A tutti i comuni d'Italia i soldi iscritti nel bilancio di competenza arriveranno come minimo un anno e sei mesi dopo. Questo comporterà aggravi incredibili sul bilancio del comune, che dovranno essere pagati alle banche. Noi stiamo facendo una politica a solo vantaggio degli istituti di credito e delle banche. Prima o poi saremo costretti a «chiudere» i comuni perché essi non avranno più risorse per pagare gli stipendi ai loro dipendenti e per i servizi sociali essenziali. O aumentate le anticipazioni di cassa e ci permettete un tetto maggiore o non sapremo come arrivare a fine mese e pagare gli stipendi, il riscaldamento nelle scuole e gli scuolabus per i bambini.
Vi invito a riflettere in proposito: o il Governo fa in modo di anticipare ai comuni almeno il 90 per cento del presunto incasso ICI, oppure avrebbe ragione il collega della Lega a dire che non si tratta di un'imposta comunale, bensì statale, che per un anno e mezzo resta allo Stato.
Per questi motivi esprimo il mio voto contrario in modo convinto, ritenendo di rappresentare in questo momento tutti i sindaci d'Italia, nessuno escluso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto contrario su questo articolo da parte del gruppo dell'UDC. Chi ha una minima esperienza di contabilità comunale sa che una delle poche imposte a non aver dato fino ad oggi problemi di riscossione è proprio l'ICI. Non solo, ma essa non dà neanche problemi di accertamento. Gran parte dei comuni italiani in questi anni di restrizioni ha adottato piani di recupero dell'evasione ai fini Tarsu ed ICI con ottimi risultati.
Non vedo quale sia l'obiettivo della legge finanziaria nel regolamentare una materia che già funziona, se non quello di aumentare il carico di burocrazia per il contribuente, di cui - vi assicuro - dopo questa legge finanziaria, non avrà assolutamente bisogno. Si arriva addirittura ad un comma che a molti sarà sfuggito: «I soggetti che gestiscono, anche in regime di concessione, il servizio di smaltimento dei rifiuti urbani comunicano annualmente per via telematica all'Agenzia delle entrate, relativamente agli immobili insistenti sul territorio comunale per il quale il servizio è istituito, i dati acquisiti nell'ambito dell'attività di gestione che abbiano rilevanza ai fini dell'imposta sui redditi». Si dice che le aziende di smaltimento dei rifiuti devono comunicare i dati rilevanti per gli immobili siti nel comune dove svolgono il loro servizio all'Agenzia delle entrate. Ma vi immaginate quali e di che entità possono essere questi dati? Perché deve esserci questo scambio e questo monitoraggio continuo? Si pensa forse che da questo possano arrivare risultati? Vi assicuro di no perché verranno solo maggiori costi e maggiori oneri per il contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non posso che confermare quanto detto in precedenza dai colleghi, in modo particolare dal deputato Galletti esperto nell'ambito ANCI per quanto riguarda i bilanci dei comuni. Faccio riferimento anche a quanto detto in occasione di un mio intervento svolto nei giorni precedenti. In aggravio al taglio operato nei confronti dei comuni, corrispondente ad oltre 2 mila miliardi di vecchie lire, tutto quello che si sta introducendo con queste disposizioni si aggiunge a tale somma. Ha detto bene il deputato Galletti; la lotta all'evasione nei confronti dell'ICI è stata già svolta dai comuni, controllando casa per casa. A burocrazia si aggiunge burocrazia. Perché vogliamo così male a questi enti locali periferici e continuiamo a maltrattarli così, quando sarebbe invece necessario usare il buonsenso? Basta usare il buonsenso! Non riesco a capire, ma davvero vi è intenzione di colpire gli enti locali periferici, colpendo però in tal modo anche i cittadini.
Riprendiamo il buon senso e mettiamo in regola queste cose. Le proposte avanzate prima dai colleghi sono di buon senso. Mi rivolgo al sottosegretario Letta e al ministro Chiti che ha fatto l'amministratore locale. Credo che capiate il problema, ma non riuscite ad usare esclusivamente il buon senso. Fatelo e dimostratelo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei soltanto rivolgere una raccomandazione al Governo e alla maggioranza. Sarebbe segno di buon senso mettere fine alla furia emendativa che da un lato è in palese contraddizione, per quanto riguarda l'ICI con lo spirito cosiddetto riformatore del Titolo V della Costituzione e dall'altro incide sulle modalità operative degli amministratori comunali che sanno come in questi anni la verifica e il controllo di tale imposta siano stati portati ad un livello adeguato. Inoltre, si penalizza un'entrata ormai significativa per tanti comuni. Pertanto, prego il Governo di fermarsi con la presentazione degli emendamenti, dando spazio alla saggezza e al buon senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato sì 288
Hanno votato no 215).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Garnero Santanchè 6.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione su questo articolo aggiuntivo perché a mio avviso tratta una questione molto importante. La bandiera di questo Governo sulla presente legge finanziaria è quella dell'equità sociale. A noi proprio non sembra, ma magari la maggioranza potrebbe fare uno sforzo, accogliendo questa proposta emendativa. Infatti, chiediamo un contributo di solidarietà da parte delle fondazioni per la creazione di un fondo famiglia. Ben sappiamo che nella legge finanziaria le risorse messe a disposizione e a sostegno delle famiglie sono davvero troppo poche.
Vorrei allora la prova che non si tratta di un Governo forte con i deboli, ma molto debole con i potenti, e che è possibile rimuovere le sacche di privilegio che ancora esistono nel nostro paese. A mio avviso, si può trovare coesione su questa proposta emendativa che va nella direzione dell'equità sociale, come avete raccontato all'interno e fuori da quest'aula. Alcuni partiti della vostra maggioranza hanno preparato manifesti dove sono raffigurati dei panfili e dove è scritto che anche i ricchi devono piangere. Lo spirito di questo emendamento va proprio in tal senso, chiedendo alle fondazioni il 4 per cento. Sappiamo bene quale sia il patrimonio della fondazioni, che corrisponde a circa 40 miliardi di euro. Da tale considerazione nasce la richiesta di un contributo di solidarietà perché sono soprattutto le famiglie più deboli e con i redditi più bassi che chiedono a questa maggioranza ma anche all'opposizione di fare qualcosa in più per il loro sostegno in un momento difficile. Pertanto, chiedo che sia prestata attenzione su questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo articolo aggiuntivo e svolgere una breve considerazione a quanto già egregiamente affermato dall'onorevole Garnero Santanchè. La richiesta di un contributo straordinario alle fondazioni bancarie per attuare un fondo di solidarietà a vantaggio delle famiglie va incontro a quanto avete sempre detto e non volete attuare. Si tratta di istituire un fondo per famiglie davvero indigenti, con reddito annuo inferiore a quindicimila euro con figli numerosi o disabili. Insomma, se non siete sensibili a questo problema, evidentemente non avete né cuore né corteccia, ma un ingranaggio perverso di insensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame. Le considerazioni svolte dall'onorevole Santanchè mi hanno assolutamente convinto e chiedo dunque di condividerlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Perché a titolo personale?
PRESIDENTE. Perché per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Di Virgilio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo scusa, non avevo sentito.
Presidente, l'articolo aggiuntivo dell'onorevole Santanchè, che chiedo di sottoscrivere, prevede in sostanza il contributo di un miliardo e mezzo dalle fondazioni bancarie per aiutare la famiglia. Potrebbe essere riformulato e presumo per questo che vi sia la disponibilità della collega, se qualcuna delle norme su cui si prevede di utilizzarlo non sia condivisa, ma non riesco a capire come si possa dare parere contrario ad una proposta emendativa che non ha costi aggiuntivi e che prevede un miliardo e mezzo di euro all'anno per le famiglie, sottraendolo, Presidente, alle fondazioni bancarie, il cui capitale complessivo supera i 150 miliardi di euro...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GUIDO CROSETTO. ...che, se mi permette una osservazione personale, sono governate in questo paese da otto persone sostanzialmente...
PRESIDENTE. Deve concludere!
GUIDO CROSETTO. ...autoreferenziali. Veda il Parlamento cosa vuole fare sull'articolo aggiuntivo in questione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo presentato dalla collega Santanchè, ma anche per chiedere ai colleghi di maggioranza di provare quello che è in realtà l'animo vero di questa legge finanziaria.
Noi diciamo da tempo che a soffrire saranno i più poveri e che i veri beneficiari di questa finanziaria alla fine saranno soprattutto le banche, che sono rette dai «boy banchieri» amici del Presidente Prodi.
La questione politica è la seguente: colleghi di Rifondazione, possiamo chiedere un piccolo sacrificio ai veri ricchi, per dare un contributo alle famiglie bisognose? Non è a carico dello Stato, ma dei veri ricchi, è un contributo reale di solidarietà: appoggiate questo articolo aggiuntivo e forse anche «sbugiardate» i nostri pregiudizi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, intervengo per dichiarare che, a nome di tutto il gruppo, sottoscriveremo e sosterremo l'articolo aggiuntivo in esame. Va anche detto che il parere contrario del Governo, e cioè la mancata disponibilità all'accoglimento, evidenzia, a mio avviso, due aspetti.
Il primo riguarda il fatto che questa legge finanziaria, lungi dall'essere ridistributiva, come vogliono far credere Prodi e il Governo, in realtà colpisce non solo il ceto medio, ma anche i ceti medio-bassi e gli strati più deboli della popolazione. Se così non fosse, il Governo avrebbe dato parere favorevole all'articolo aggiuntivo in esame, il quale invece colpisce certamente le fasce alte nella misura in cui va a colpire realtà come le fondazioni bancarie, che non hanno certo problemi se alla fine del mese vengono loro tolte 100, 200 o qualche migliaia di euro!
La seconda considerazione, Presidente, colleghi, è legata al fatto che questo Governo è stato eletto con l'appoggio forte di un sistema bancario, da parte di quelli che veramente contano, da parte degli amici degli amici, che si riuniscono nelle stanze e fanno grandi movimenti che poi condizionano la nostra economia. Tanto per intenderci, quello delle fondazioni è il sistema dell'autoreferenzialità, dove si continuano a nominare le stesse persone, anzi sono le stesse persone che si nominano con un meccanismo che è molto lontano da quello della trasparenza.
Quando andiamo ad analizzare i rapporti tra le fondazioni e le banche e le molte fusioni che si vengono a realizzare in questi ultimi periodi, notiamo che spesso esse sono realizzate in base agli interessi personali di chi sta alla guida delle grandi banche e allo stipendio che tali banchieri riescono a guadagnare dal risultato delle fusioni stesse.
Per questi motivi, la Lega Nord voterà a favore dell'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 22,25)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Intervengo per apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame e per invitare il Governo a ripensare all'annunciato voto contrario. Chiedo anche, se è possibile, di accantonare l'articolo 6, in attesa di questo ripensamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Presidente, l'intervento dell'onorevole Santanchè è interessante, ma credo abbia un vizio di fondo: le fondazioni di origine bancaria sono state dichiarate con le sentenze n. 300 e n. 301 della Corte costituzionale del 2003 soggetti di diritto privato e quindi soggetti organizzatori delle libertà sociali. Credo sia quindi difficilmente percorribile la strada proposta dall'onorevole Santanchè, e condivisa da molti colleghi, di individuare una modalità di intervento che «costringa» un soggetto privato a erogare le risorse per questa finalità.
Pur essendo interessante il problema sollevato, e cioè che in questo paese vi siano soggetti, quali le fondazioni bancarie, che hanno una fortissima patrimonializzazione e a disposizione risorse per finalità di interesse collettivo estremamente consistenti, credo che sia estremamente riduttivo per il Parlamento stesso pensare che il rapporto con un sistema così dotato finanziariamente, e con finalità molto simili a quelle da noi intraprese nel definire la normativa nell'interesse di scuole, università, sanità e ricerca, possa ridursi a chiedere una una tantum, con modalità francamente difficili da ammettere sotto il profilo costituzionale.
Credo che ben più e meglio si possa fare, definendo in modo più organico quale debba essere il rapporto con le fondazioni bancarie, uscendo dalla episodicità della richiesta ed entrando invece in un approfondimento ben diverso e più consistente degli obiettivi comuni e delle finalità che si possano condividere nell'utilizzo delle risorse di questi soggetti che - lo ripeto - in modo ormai irrevocabile sono stati definiti soggetti di diritto privato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. In effetti, avevo alcuni dubbi a sottoscrivere l'articolo aggiuntivo della collega Garnero Santanchè, ma l'intervento della collega Leddi Maiola mi ha convinto e chiedo di sottoscriverlo: qualcuno mi deve spiegare, come mi veniva suggerito, perché alle aziende private il trattamento di fine rapporto lo possiamo togliere, mentre alle fondazioni bancarie non possiamo togliere neppure un euro (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega, Misto-Movimento per l'autonomia). Perché? A cosa vi serve? Quali sono i fini?
Questo è il Parlamento della Repubblica. La collega che ha parlato sa perfettamente che possiamo legiferare.
CESARE CAMPA. Vergognatevi!
LUCIO BARANI. Mi scuso con l'onorevole Santanché per aver dubitato e la prego di accettare le nostre firme per sottoscrivere l'ordine aggiuntivo da lei presentato, anche se in ritardo. Non avevo capito l'importanza. Me l'ha fatto capire la collega Leddi Maiola (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri colleghi che chiedono di parlare. L'onorevole Campa ha chiesto la possibilità di un accantonamento, ma prendo atto che il relatore, onorevole Ventura, è favorevole a proseguire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Garnero Santanché 6.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 454
Astenuti 31
Maggioranza 228
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Garnero Santanché 6.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanché. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, intendo illustrare brevemente l'articolo aggiuntivo a mia firma, che ha lo stesso spirito dell'articolo aggiuntivo precedente, ma riguarda soltanto il contributo di solidarietà sull'incremento del patrimonio. Ciò servirebbe per istituire un fondo a favore degli incapienti. È sempre lo stesso principio di prima, un principio di equità sociale.
Come ho già detto, abbiamo visto che in questa finanziaria, le risorse disponibili per gli incapienti sono, praticamente, uguali a zero. Credo sia possibile chiedere alle fondazioni un contributo di solidarietà sull'incremento. Ma, come ha appena dimostrato, la maggioranza dell'Assemblea ha poca sensibilità per le persone che hanno maggiore bisogno, per quelle per le quali si dovrebbero introdursi misure di sostegno. Il mio pensiero non è malizioso, quando continuo a ripetere che il Governo attuale sa essere molto forte con i deboli, quando si tratta di tassare le famiglie italiane, anche quelle con redditi più bassi. Quando si tratta di far pagare maggiormente le prestazioni sanitarie con il ticket sui ricoveri al pronto soccorso, non si pone problemi, ma, invece, quando si tratta di individuare sacche di privilegio presenti nel nostro paese, non vi è nessuno che abbia la forza di combattere veramente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CARLO LEONI (ore 22,35)
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Si parla di sacrifici. Voi, Governo e maggioranza, avete raccontato in questi giorni che tutti gli italiani sono chiamati a fare sacrifici, anche coloro che di sacrifici non dovrebbero farne. Ma, invece, non volete sentir parlare di sacrifici per chi ha grandi patrimoni e grandi rendite e gli italiani vi giudicheranno anche per questo, per la vostra poca equità sociale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. L'onorevole Leddi Maiola (che mi sembra sia la responsabile del settore credito della Margherita) ha svolto un intervento che non può non essere accolto anche dagli esponenti dell'opposizione. Lei chiede per quale motivo il Parlamento debba limitarsi ad intervenire sul problema delle fondazioni con questo articolo aggiuntivo. Non può rivisitare il problema delle fondazioni? Ricordo ai colleghi che le fondazioni sono state istituite 16 anni fa. Allora, il patrimonio era di 10 mila miliardi, mentre ora supera i 300 mila miliardi.
Esporrò una mia tesi personale, però mi sembra che gli organismi che dirigono le fondazioni siano assolutamente autoreferenziali e, nel contempo, molte delle finalità delle fondazioni sono le stesse che, in qualche modo, in Assemblea, anche con il disegno di legge finanziaria, cerchiamo di interpretare.
Se la disponibilità dell'onorevole Leddi Maiola è una disponibilità complessiva della maggioranza, sottosegretario Letta, e se parlare di fondazioni non crea a nessuno di noi problemi di riverenza, chiederei alla collega Santanché, altrimenti lo farò io, di preparare un ordine del giorno, di cui mi aspetto l'accoglimento da parte del Governo, affinché nel più breve tempo possibile, in Assemblea, si affronti in modo definitivo e costruttivo tutto il comparto delle fondazioni, delle loro finalità ed autoreferenzialità.
Non possiamo affrontarlo solo, come è stato detto l'altro giorno in Commissione finanze, quando arrivano due fondazioni che chiedono di superare del 30 per cento la proprietà di una banca. Affrontiamo la questione anche nell'interesse del nostro paese.
Se vi è disponibilità da parte della maggioranza... Vedo il sottosegretario Letta che fa cenno di no.
ENRICO LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Stavo solo dicendo di no a quello che era dietro.
GUIDO CROSETTO. Signor sottosegretario, mi aspetto non una risposta amichevole informale, ma un intervento al microfono, come compete al Governo, quando è interpellato da qualunque rappresentante dell' Assemblea.
Comunque, togliere al Parlamento la possibilità di intervenire sulle fondazioni bancarie, senza prendere atto di cosa siano diventate oggi, vuol dire far perdere all'intera economia italiana ed allo Stato una possibilità che non possiamo negarci.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'orientamento dell'articolo aggiuntivo in esame non è accoglibile e se quello dell'ordine del giorno sarà sulla stessa linea, non so se il Governo potrà accoglierlo. È possibile che il Governo accetti un ordine del giorno che affronti in altro modo l'argomento, ma sicuramente non sulla base - ripeto - dell'orientamento dell'articolo aggiuntivo in esame. Ciò non è possibile.
Del resto, il Governo di centrodestra ha avuto cinque anni per pensarci e ci ha provato, con esiti che, ricordiamo molto bene, sono stati negativi. Quindi, il tentativo di spingere il Governo a ripetere l'errore del centrodestra non è accoglibile. L'argomento esiste. Parlare di fondazioni, del loro ruolo, della loro destinazione e finalità è questione che faremo, a tempo debito, in altra sede.
ELIO VITO. Quale sede?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'oggetto della discussione è particolarmente importante. Non posso non essere d'accordo con quanto esplicitamente detto dal sottosegretario Grandi. I due articoli aggiuntivi presentati - parlo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori - hanno profili che, riteniamo, sono anche di illegittimità costituzionale. Però, è anche vero che le fondazioni sono ormai diventate un soggetto particolarmente importante che «patrimonializza» molte risorse, su cui lo Stato potrebbe intervenire, nei limiti consentiti dalla Costituzione e dall'ordinamento vigente, per ridisciplinare la materia e per fare in modo di andare incontro alle esigenze che, se non sono poste in maniera strumentale dall'onorevole Santanché e dai colleghi del centro destra (e ritengo che non lo siano), possono essere sposate.
Esprimiamo, quindi, il nostro consenso alla proposta presentata dal gruppo di Forza Italia, dato che ha parlato il capogruppo della Commissione bilancio di Forza Italia, per affrontare l'argomento o attraverso la presentazione di un ordine del giorno o, comunque, una normativa complessiva che consenta di rimettere ordine nella materia e di recuperare risorse che potranno essere spese in direzione dei bisogni delle classi più povere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, la materia in esame ha coinvolto in maniera anche appassionata l'Assemblea nel corso della passata legislatura. Non si può aprire, lungo un cosiddetto spiraglio emendativo, un dibattito così delicato. È fuori discussione che la questione dei rapporti tra il sistema bancario ed il ruolo delle fondazioni, sia tuttora aperta. Però non possiamo dimenticare che, dalla fase in cui tutto il sistema bancario era pubblico, è passata - diciamo così - molta acqua sotto i ponti. L'idea, oggi, di legiferare come se nulla fosse accaduto, è del tutto illusoria.
Tra l'altro, vorrei ricordare un elemento molto importante. Nella passata legislatura, onorevole Crosetto, la questione dell'autoreferenzialità è quella che ha mosso, non solo il ministro Tremonti, ma anche alcuni di noi, e non vi era una sintonia totale su come muoversi, come lei ben ricorda, perché si è voluto probabilmente fare troppo.
Per poter «tagliare le unghie» a tale autoreferenzialità, infatti, sarebbe stato necessario procedere in un modo così equilibrato da evitare la pronuncia del Consiglio di Stato e, successivamente, la sentenza della Corte costituzionale in tale materia.
Aver voluto caricare di esiti impropri la finalità che lei, giustamente, ha ricordato, tuttavia, ha fatto perdere quella battaglia campale. Per tornare a trattare nuovamente tale questione, occorre approfondire l'argomento e considerare «il contenuto», «il contenitore» e la condizione in cui operare, senza però legarli al problema odierno delle finalità verso le quali indirizzare i patrimoni delle fondazioni.
Pertanto, sono del parere che un tema di tale delicatezza debba essere ripreso, tuttavia bisogna individuare il contesto più adatto. Si tratta sempre di un contesto parlamentare, ma non mi pare possa essere questa la sede (Applausi di deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e L'Ulivo).
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, mi trovo molto d'accordo con le considerazioni testè svolte dal collega Tabacci; vorrei tuttavia dire all'onorevole Crosetto e ad altri colleghi che questo tentativo di piegare tutto in maniera propagandistica non mi convince, ed intendo spiegarne il motivo.
Se dobbiamo avviare un dibattito in questa Assemblea, nel quale dobbiamo essere obbligatoriamente indicati come coloro che difendono i «poteri forti» - poiché ci viene detto che siamo «quelli dei poteri forti» e che dobbiamo dimostrare che non siamo coloro che li appoggiano -, vorrei rispondere che ciò è un po' paradossale e che viene fatta da voi una descrizione caricaturale della realtà.
Si tratta di un argomento talmente serio, come ha ricordato il collega Tabacci, di cui ci siamo occupati più volte, nella scorsa legislatura, nei dibattiti svolti in quest'aula, e di cui anche l'onorevole Crosetto è stato un protagonista.
Il collega Tabacci ha giustamente ricordato anche la sentenza della Corte costituzionale in tale materia, la quale ha stabilito un punto fermo non solo, in primo luogo, sulla questione della governance, ma anche sulla natura stessa delle fondazioni.
Se vogliamo affrontare nuovamente tale questione in termini seri, allora, è necessario approfondirla seriamente. Ciò nulla toglie all'iniziativa promossa dall'onorevole Garnero Santanchè, ma non può diventare una bandiera da sventolare. Non si può affermare, infatti, che si potrebbe andare incontro ai bisogni dei cittadini deboli prendendo risorse da tali soggetti, perché dobbiamo varare solo misure serie che sappiamo di poter portare a compimento.
Per tale motivo, inviterei a svolgere su temi di questa natura una riflessione più pacata e seria, effettuando i necessari approfondimenti e non soltanto presentando una proposta emendativa al disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alemanno. Ne ha facoltà.
GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale non accetta lezioni di sussidiarietà da questa maggioranza e neanche da alcuni alleati del Governo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...!
GIOVANNI ALEMANNO. Non le accetta perché il sequestro forzoso del trattamento di fine rapporto, compiuto da parte della maggioranza, è esattamente la negazione assoluta e inimmaginabile proprio di tale principio (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Quindi, da questo punto di vista, niente è più contrario al principio di sussidiarietà di quanto voi avete fatto!
In secondo luogo, voglio ricordare che le osservazioni formulate sulla natura giuridica delle fondazioni sono del tutto fuori luogo: nel caso della proposta emendativa in esame, infatti, stiamo parlando non di un sequestro del patrimonio o di un cambiamento degli assetti delle fondazioni stesse, bensì di un regime di tassazione. L'articolo aggiuntivo in questione, dunque, non ha nulla a che vedere con la natura giuridica delle fondazioni!
Detto ciò, credo che la strada più giusta da intraprendere sia quella di trasfondere il contenuto dell'articolo aggiuntivo Garnero Santanchè 6.03 in un ordine del giorno, sul quale interverrà successivamente la stessa deputata. Preannuncio all'Assemblea, tuttavia, che è stata presentata un'altra proposta emendativa, con la quale si propone di ridurre il trasferimento forzoso del trattamento di fine rapporto, che fa ricorso a coperture finanziare simili a quella dell'articolo aggiuntivo esame.
Nei prossimi giorni, quando verrà esaminata tale proposta, allora vorrò vedere quale è la sussidiarietà cui si fa riferimento. Si parlerà forse della sussidiarietà di queste fondazioni bancarie, che sappiamo bene quanti problemi hanno creato nel corso della loro storia e che ricordo che lo stesso Giuliano Amato definì, dopo averle in qualche modo create, dei «mostri»? Oppure si preferirà la sussidiarietà che lascia risorse alle imprese, vale a dire a chi compete ogni giorno sul mercato?
Vorremmo vedere quale sarà la vera sussidiarietà orizzontale di cui si parla! Vedremo se sarà quella dei grandi gruppi economici o quella delle piccole imprese, cui si sta sottraendo il TFR (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Una voce dai banchi del gruppo L'Ulivo: A studiare!)!
ANDREA LULLI. Non sei neanche informato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, chiedo quanto meno un attimo di silenzio (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, svolga pure tranquillamente il suo intervento.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, penso sia giusto avviare un dibattito sulle fondazioni: pertanto, concordo con la richiesta avanzata dall'onorevole Crosetto e preannuncio che il nostro gruppo sosterrà la presentazione di un ordine del giorno in tal senso.
Vorrei tuttavia tornare al dibattito che oggi si svolge sul disegno di legge finanziaria e, in particolare, a quello relativo alla proposta emendativa presentata dalla collega Garnero Santanchè; ciò perché, in caso contrario, si rischia di introdurre argomenti che potrebbero essere strumentalizzati da chi vuole veramente gettare un po' di fumo negli occhi!
Vorrei pertanto ricordare che, con il disegno di legge finanziaria, si decide a chi prendere i soldi; si stabilisce, in altri termini, se inasprire la pressione fiscale e nei confronti di chi farlo. Anche se pensiamo che, indubbiamente, tale provvedimento non debba essere uno strumento per inasprire la pressione fiscale, vorrei evidenziare che avete predisposto una manovra finanziaria di 34 miliardi di euro che prevede circa 30 miliardi di nuove tasse. Pertanto, avete scelto di impostare tale provvedimento sulla base della logica «lacrime e sangue», inasprendo l'imposizione tributaria. Si deve decidere, allora, a chi fare versare queste lacrime e a chi prelevare il sangue!
Ritengo sia più giusto prelevare un po' di sangue alle fondazioni piuttosto che ai lavoratori o ai piccoli e medi imprenditori. Ho ascoltato l'onorevole Leddi Maiola svolgere alcune considerazioni giuridiche: ebbene, vorrei osservare che, attraverso una legge, possiamo decidere di intervenire come vogliamo sul sistema impositivo, e ricordo anche illustri precedenti in tal senso.
Mi pare che Amato, quando era Presidente del Consiglio, non ci abbia pensato due volte a saccheggiare i conti correnti dei contribuenti! In una notte, infatti, si sono «spazzolati» i soldi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Mi sembra che questo Governo non ci abbia pensato su due volte nel sottrarre, con il prelievo forzoso del TFR, un'importante disponibilità di denaro liquido alle imprese, le quali vanno incontro anche alla revisione dei parametri di Basilea 2!
Mi pare, inoltre, che l'Esecutivo non ci abbia pensato due volte nel togliere il trattamento di fine rapporto ai lavoratori, tant'è - visto che facciamo i giuristi e citiamo le sentenze della Corte costituzionale e le relative interpretazioni - che voi lo sapete bene! Infatti, avete inserito all'interno del disegno di legge finanziaria una «norma di salvaguardia», poiché sapete benissimo che il prelievo del trattamento di fine rapporto dei lavoratori è un meccanismo che contrasta con i principi ed i parametri stabiliti dall'Unione europea! Voi avete contabilizzato in bilancio un'entrata che non potete contabilizzare, poiché il TFR è di proprietà non dello Stato, ma dei lavoratori!
Dunque, per decenza, non citiamo le sentenze e le relative interpretazioni! In questo caso, infatti, si vogliono difendere gli interessi di alcuni. Si tratta di quei pochi che sono molto potenti, sono vostri amici e vi hanno sempre sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, ci siamo astenuti nella votazione sull'emendamento precedente, e così ci comporteremo anche ora, non perché siamo contrari alle finalità dichiarate dall'onorevole Santanchè, né rispetto all'emendamento precedente né all'articolo aggiuntivo attualmente in votazione. Le stesse finalità le avevamo indicate con i nostri emendamenti all'articolo 3. Ci stupisce molto la copertura di un contributo straordinario alle fondazioni di origine bancaria. Lo dico con grande chiarezza: il mio gruppo parlamentare ed io stesso ci siamo alzati quando il ministro Tremonti ha tentato una riforma che ho contrastato. Le sentenze della Corte costituzionale n. 300 e 301 del 2003 hanno ben definito le fondazioni di origine bancaria: istituti privati di pubblica utilità, riconoscendo alle fondazioni di origine bancaria la prevenienza rispetto allo Stato ed il principio di sussidiarietà. Nessuno vuole dare lezioni, ma non togliamo a chi fa sussidiarietà i soldi per farlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, vorrei aggiungere il mio invito all'onorevole Santanchè. L'importante era sollevare in aula il tema delle fondazioni - onorevole Ventura, e se il Governo vorrà aggiungere qualcosa (Commenti del deputato Marcenaro) - e mi pare di comprendere che c'è la disponibilità del Governo e della maggioranza ad accettare un ordine del giorno.
Mi riconosco totalmente nelle parole dell'onorevole Tabacci. Per sottolineare il tema delle fondazioni, vorrei ricordare a molti colleghi di cosa stiamo parlando: si tratta di un sistema che eroga oltre un miliardo e mezzo di euro all'anno. Questa cifra non tocca la rendita del patrimonio. Il sistema delle fondazioni bancarie tutti gli anni ha a disposizione molto di più di quello che ha a disposizione, ad esempio, la Camera nella finanziaria per intervenire in alcuni settori primari. Si tratta di un tema che va posto, perché stiamo parlando di fondazioni che la Corte costituzionale ha riconosciuto avere natura privata, diciamo così, e che hanno disponibilità create nel corso degli anni che sono, in qualche modo, di tutti. Parliamo di un patrimonio superiore a quello della Banca d'Italia, enormemente superiore, e quindi di un tema che in qualche modo la politica deve affrontare. Non dico che può essere affrontato il tema del prelievo o quello dei consigli di amministrazione, che è l'unico argomento che interessa, ma in ogni caso un tema di questo tipo in un paese a scarsità di risorse non può non essere affrontato. Il senso del mio intervento è questo.
Mi auguro di trovare la disponibilità del collega Ventura, del presidente Duilio e di tutto il Governo ad accettare un ordine del giorno in tal senso, che l'onorevole Santanchè si preoccuperà di formulare. Credo che l'intervento dell'onorevole Tabacci significhi che anche l'UDC è d'accordo su una soluzione di questo tipo che metterebbe, mi rivolgo al ministro Chiti, il Parlamento nella condizione di affrontare questo tema. L'altro giorno, in Commissione finanze, il problema era emerso in un altro modo.
Penso che faremo un buon servizio utilizzando il disegno di legge finanziaria, che è uno dei pochi momenti in cui si riesce a discutere di tutto, poiché non abbiamo avuto molti momenti di dibattito, allora cogliamo l'occasione di un emendamento per introdurre i temi della prossima agenda politica. Se così sarà, avremo fatto qualcosa di positivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Grazie, Presidente. Sono vere e condivisibili alcune affermazioni dell'onorevole Tabacci, poiché è giusto agire con metodo e con una certa organicità, ma sarebbe giusto farlo se ci trovassimo di fronte ad un provvedimento organico, se la legge finanziaria in discussione fosse omogenea e non così frammentaria. Oggi, invece, ci troviamo di fronte un provvedimento che tocca mille argomenti e mille questioni, sicuramente non in modo omogeneo, ma assolutamente frammentario e disorganico. Ebbene, discutendo del tema delle fondazioni bancarie si invocano organicità, metodo e serietà: quanto meno la discussione ha suscitato un'analisi politica, anche se non approfondita ed è stato gettato un sasso nello stagno. Mi stupisce, però, che attraverso la legge finanziaria si possano mettere le mani nelle tasche dei cittadini, si possa intervenire sulle imprese, si intervenga sugli enti locali e ci si trovi invece di fronte a dei totem, dei soggetti che godono una sorta di impunità. Auspico che il Parlamento e la politica intervengano e non solo quando hanno a che fare con scelte relative ai consigli di amministrazione.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie, Presidente. Proprio per le osservazioni formulate da alcuni colleghi, dall'onorevole Crosetto all'onorevole Costa, ritiro il mio articolo aggiuntivo 6.03 e accolgo la proposta del relatore e del Governo di trasformarlo in ordine del giorno. Penso che un argomento così importante, che ricade sui cittadini italiani, non si possa liquidare con un voto contrario o favorevole. Penso che il dibattito sulle fondazioni non possa più essere rimandato, come ha ricordato l'onorevole Crosetto, poiché è stato sollevato anche durante la scorsa settimana nella Commissione finanze. Poiché bisogna ottenere risultati per il paese, ritengo che un patrimonio così ingente come quello delle fondazioni bancarie non possa essere lasciato nelle mani di qualcuno. Sottolineo con rammarico che il Governo ha dimostrato ancora una volta di essere molto forte con i deboli, ma altrettanto debole con i forti. Presenteremo dunque un ordine del giorno.
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Presidente, colleghi, intervengo sull'articolo 7 perché, come il precedente, fornisce la dimostrazione di quanto l'ipocrisia al potere possa trovare forma attraverso delle mistificazioni. Negli interventi di esponenti della maggioranza si parla spesso, in televisione o sui giornali, di federalismo, ma ogni volta che è necessario intervenire su materie concrete si smentisce esattamente quello che dovrebbe essere il federalismo. Oggi, si dà la possibilità ai comuni di aumentare l'addizionale IRPEF dallo 0,5 fino allo 0,8 e si introduce, anche per i comuni che non l'avevano adottata, la possibilità di portarla fino allo 0,8. Così si fa esattamente il contrario di quello che uno Stato che si definisce federalista dovrebbe fare. Lo Stato veramente federale dovrebbe basarsi su un foedus che è la base del federalismo, un patto tra entità diverse; quel foedus, quel patto si ha quando lo Stato centrale lavora ogni giorno per togliere soldi, potere, capacità di intervento a se stesso, e concede queste possibilità ai comuni, alle province, alle regioni, cioè agli enti locali. Qui si fa la cosa opposta: oggi lo Stato prende cento, con la legge finanziaria in esame lo Stato prenderà 140 o 140,5, ma di fatto quei 40 che rappresentano il gap non sarà tutta la differenza che pagheranno i cittadini e che saranno a carico della cittadinanza, perché ci sono i tagli sugli enti locali e la possibilità degli enti locali di aumentare le tasse. Prima si parlava dell'ICI, ora discutiamo dell'IRPEF e della possibilità di poter aumentare tutta un'altra serie di accise, e non dimentichiamo la tassa di scopo. Per qualsiasi intervento, un comune potrà aumentare ai cittadini la tassazione e, infine, quel 40,5 al paese costerà 60, 70, 80, 100, 120. Sarà impossibile oggi poterlo quantificare. Colleghi della maggioranza, vi lasceranno governare ancora poco tempo, al di là delle alchimie politiche che ancora mantengono in vita il Presidente Prodi: i cittadini finalmente si ribelleranno e non durerete ancora molto, che lo vogliate o meno.
Credo che passerete alla storia come il Governo che ha combinato più disastri in così poco tempo.
Ritengo che una parte di voi, che a volte si diverte a parlare di federalismo, dovrebbe avere almeno un minimo di orgoglio sopito, tirarlo fuori e, magari, non partecipare a una serie di votazioni su emendamenti come quello in esame, che nulla hanno a che vedere con il federalismo. Lo dico perché rappresento una forza politica che, oltre ad avere il merito di aver risvegliato la voglia di far politica per il proprio territorio (un territorio che per 60 anni non aveva mai considerato la politica in questo senso), è nata ispirandosi anche al principio del federalismo.
Nei primi anni Novanta ci avete tacciato di razzismo perché parlavamo di federalismo; poi, diventaste tutti federalisti. Ciò significa che la Lega, allora, aveva ragione e che, forse, ce l'ha anche in questo momento.
Vi è pure qualche politico più accorto, più riformista, altra parola di cui spesso vi riempite la bocca, ma di cui dovreste capire il significato, anche semplicemente ripercorrendo la storia della vostra provenienza. In alcune aree del paese, come quella da cui provengo, il riformismo assume un significato ben preciso: vuol dire avere il coraggio di cambiare e di farlo per la gente. Chi viene dalla mia terra ha letto qualche opera di Costa e di Prampolini: erano persone che mettevano al primo posto i comuni. L'ideologia di Andrea Costa - il suo sogno, ossia svegliarsi 100 anni dopo in un paese finalmente socialista - era concepita per la propria gente, per dare un servizio migliore. Oggi, la gente si augura di risvegliarsi non fra 100 anni, ma domani mattina, e di non vedervi più governare questo paese.
Lo dico perché, oltre alla mistificazione, in questo momento, ci sono anche le parole pronunciate ieri mattina, a Bologna, da Romano Prodi, il quale ha affermato che siamo tutti matti. A me torna in mente una frase scritta sul muro di un ospedale psichiatrico, dove uno dei veri matti ricoverato in quell'ospedale aveva scritto: attenti, perché non siamo tutti qui dentro; siamo sparsi per il mondo.
Allora, magari i matti sono davvero fuori dagli ospedali psichiatrici! Sono in tutto il paese; io sono uno di quei matti; ma matti sono i commercianti, gli artigiani, i pensionati, i precari, gli studenti, gli insegnanti, gli industriali e i poveri, che si troveranno, con voi, a dover pagare una marea di tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, forse, qualcuno si renderà conto che matto non è chi dà del matto agli altri, ma chi non ha dubbi. E magari Prodi, guardandosi allo specchio, si accorgerà che il matto è lui.
Ieri, a Bologna, l'abbiamo fischiato. Ma se osa definirci ancora matti solo perché giustamente stiamo contestando una misura iniqua, che inciderà sulle tasche di tutti noi, non ci limiteremo soltanto a fischiare. Credo che, di fronte a un esproprio di questo genere, non sia possibile semplicemente urlare in un'aula come questa, perché la gente ha bisogno di voce.
Vedrete che tanta gente scenderà in piazza nelle manifestazioni che seguiranno. Non credo basterà nemmeno il discorso a reti unificate che, secondo quanto ho letto questa mattina, ha promesso di pronunciare Prodi. Quando egli apparirà sullo schermo con la sua faccia a darci delle spiegazioni, credo che il 90 per cento della gente cambierà canale. Se rimarrà a guardare l'intervento, sarà solo per manifestare ciò che pensa: egli non sentirà, ma gli fischieranno le orecchie! Prodi, ieri, ha concluso il suo intervento con la seguente frase: alla fine, la gente farà i conti e sarà contenta. Io credo che la gente abbia già fatto i conti. Credo che ieri li abbiano fatti gli artigiani, i commercianti, tutte le categorie produttive. Li hanno fatti i pensionati, che dovranno cambiare la macchina e comprare una FIAT, e li hanno fatti tutti i cittadini: e non sono assolutamente contenti, questo ve lo posso garantire! Non lo sono oggi e non lo saranno domani, dopo aver ascoltato Prodi in televisione. Lo saranno ancora meno quando cominceranno a subire l'applicazione delle nuove tasse comunali, provinciali e regionali.
Credo sia giusto rimettere le cose a posto. Fuori c'è un paese che lavora, che non vuole subire questa benedetta politica, che continua a imporre nuove tasse, facendo perdere tempo ai cittadini e facendoli arrabbiare. C'è un paese che vuole lavorare, nonostante la politica!
Se noi abbiamo ancora a cuore questo paese e la sua gente, non dobbiamo smettere di ascoltare coloro che ancora vogliono alzarsi la mattina per costruire questo paese.
Qui dentro c'è una maggioranza bulgara. Voi siete l'Unione - d'accordo -, ma l'Unione sovietica! E nell'Unione sovietica votate tutti compatti all'inno di Stalin. «Baffone» e «baffino» ce l'avete. Credo che, come «baffino» fece le scarpe a Lenin, lo stesso accadrà a Prodi. È un film già visto qualche anno fa, per cui non invento niente. Semplicemente, dovremo aspettare che i cittadini scendano in piazza davvero contro di voi. In piazza si stanno preparando! Da una parte, c'è gente che vota con la manina alzata anche contro la propria gente; ma fuori c'è la vostra gente (non è solo nostra: è anche vostra!) che vuole finalmente un po' di serietà e vuole che la politica la smetta di continuare a vessarla, a farle perdere tempo, impedendole anche di lavorare.
Se si parla di federalismo, voi siete l'antitesi del federalismo! È federalista sicuramente più il modello Trentino, dove si trattiene l'80 per cento delle risorse sul territorio; ma lo è ancor di più la Catalogna del vostro amico Zapatero, che attraverso passaggi successivi oggi trattiene oltre il 50 per cento delle proprie tasse: i proventi di quelle tasse si spendono in Catalogna, per la contentezza dei cittadini catalani!
Allora, non ci dovete più spiegare niente!
Vorrei farvi presente due dubbi e rivolgervi un invito. Il primo dubbio: di fronte a un articolo come questo e agli altri già affrontati o da esaminare - e mi rivolgo anche ai membri dell'ANCI presenti -, i sindaci davvero non dicono niente? I sindaci, che sono i primi cittadini e rappresentano i loro cittadini arrabbiati, davvero taceranno per ragioni di partito (almeno i vostri)? O avranno il coraggio, finalmente, di alzare la testa e rappresentare la loro gente?
Secondo dubbio: se i sindaci non hanno questo coraggio, nessuno glielo può dare (Manzoni ce lo insegnava); e allora, saranno gli stessi cittadini ad obbligare i sindaci a scendere in piazza. Vi rivolgo un invito: se volete ancora parlare di federalismo, smettetela di essere centralismi!
Aveva ragione l'onorevole Garavaglia: l'ICI si dovrà chiamare imposta statale. L'ICI rimarrà sempre tale; ma cambiamo, almeno, il nome: sarà «l'imposta centralista sugli immobili». L'IRPEF sarà «l'imposta del re per le esigenze finanziarie di qualche amico».
Da questa legge finanziaria usciranno bene solo la grande finanza, le banche, la FIAT e qualche industriale amico. Ricordatevi che fuori c'è un popolo; contro il federalismo, contro la nostra terra non chiedeteci solo un voto; ma noi siamo disposti a lottare!
Venti giorni fa, in quest'aula, avevo detto: attenzione, perché, finché si scherza, siamo tutti bravi. Ma ad un certo punto, bisogna anche stare attenti, perché si sta scherzando con il destino della nostra gente. Allora, lo ripeto volentieri a questa Roma di Prodi ladrona: la Padania non ti perdona! E non se lo scorda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, il collega che mi ha preceduto ha parlato di una piazza che sarebbe contro il Governo. Io la piazza la vedo qui dentro: c'è il Governo che bivacca, con poco rispetto istituzionale per l'Assemblea. Quindi, la invito a metterci nelle condizioni di svolgere un intervento decoroso...
PRESIDENTE. Onorevole Nespoli, mi pare ci siano le condizioni per proseguire.
VINCENZO NESPOLI. Se queste sono le condizioni, in altre occasioni creeremo le stesse condizioni, visto che lei le ritiene consone a questa Assemblea.
L'articolo che ci apprestiamo ad esaminare rientra in una serie numerosa di disposizioni riguardanti il rapporto fra il Governo, lo Stato centrale e il sistema delle autonomie locali.
L'articolo 7 dà la possibilità ai comuni - all'interno di quelli che sono ritenuti da sempre i due pilastri della fiscalità locale, ossia l'ICI e l'addizionale IRPEF - di rimodulare le aliquote dell'addizionale IRPEF fino allo 0,8 per cento.
Siamo nella situazione in cui, per ciò che concerne questa finanziaria, da una parte si opera una rivisitazione di scaglioni IRPEF...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Nespoli. Prego i colleghi - in particolare, mi riferisco ai rappresentanti del Governo -, anche se è tardi, di prestare maggiore attenzione al dibattito.
VINCENZO NESPOLI. La ringrazio, signor Presidente, ma è chiaro che i rappresentanti del Governo portano a quest'Assemblea lo stesso rispetto che ieri, attraverso le sue dichiarazioni, il Presidente del Consiglio ha portato agli italiani. È ovvio che lei considera questo atteggiamento consono a quest'Assemblea e noi ne prendiamo atto.
Come dicevo, per quanto concerne i due pilastri della fiscalità locale - ICI e addizionale IRPEF -, il Governo, attraverso questa finanziaria, incide sulle aliquote IRPEF, le rimodula sostenendo che deve ridistribuire meglio la ricchezza prodotta in Italia, dando in questo modo più soldi alle fasce deboli.
Tutti i calcoli e le tabelle pubblicate in questi giorni hanno evidenziato che questo intervento sulle aliquote IRPEF, di fatto, fa sì che alcune categorie, alcune fasce di reddito più basse (25 mila euro lorde annue, quindi 1.200-1.300 euro nette al mese) riceveranno qualche decina di euro al mese di vantaggio rispetto al carico fiscale. Ebbene, questo positivo dato viene contestato dagli articoli che costituiscono il capo V della legge finanziaria riguardanti il sistema delle autonomie.
Nelle precedenti finanziarie noi avevamo approvato la clausola che bloccava la possibilità per gli enti locali di aumentare la pressione fiscale, quindi le aliquote IRPEF e l'addizionale ICI sulla casa. Invece, nei modi oggi previsti, gli enti locali - rispetto ai quali avete elaborato una manovra volta alla sottrazione di ingenti risorse -, avendo meno disponibilità economica, saranno costretti ad aumentare la tassazione. Quindi, viene meno l'impostazione complessiva della legge finanziaria; se, da una parte, volete dare più soldi ai meno abbienti, a chi ha meno reddito, dall'altra date la possibilità ai comuni di elevare la tassazione, che tra l'altro è generalista. Infatti, l'aumento dell'addizionale IRPEF incide su tutti: su chi ha il reddito alto e su chi ce l'ha basso. Se con la rivisitazione delle aliquote IRPEF avete riconosciuto qualcosa alle fasce deboli, attraverso l'articolo 7 vi riprendete molto di più. Si tratta di un «pacco» - come si direbbe nella mia Napoli -, di una truffa mascherata: mettete le mani nelle tasche dei cittadini poiché, da una parte, fate l'elemosina e, dall'altra, prendete molto di più.
È l'impostazione complessiva di questa parte della finanziaria che ribalta qualsiasi aspetto positivo della vostra manovra economica. Insieme all'IRPEF vi è la tassa si scopo, la rivisitazione del catasto, vi è la possibilità di intervenire anche attraverso la tassa di soggiorno per i comuni che prevedono questo tipo di attività, e vi è un aumento indiscriminato della tassazione locale. Poi, vi è un ulteriore annuncio del Governo, il quale ha fatto sapere a tutti quanti noi, alla pubblica opinione, che presenterà quanto prima, attraverso un disegno di legge, la riscrittura del testo unico sugli enti locali. Da una parte, attraverso la finanziaria, si interviene sul rapporto economico e fiscale tra il Governo, lo Stato centrale e il sistema delle autonomie e, dall'altra, si annuncia la modifica della legislazione che sottende all'organizzazione degli enti locali.
Il collega della Lega che mi ha preceduto ha fatto riferimento al federalismo fiscale perché esso rappresenta il caposaldo dell'impostazione del testo unico: l'autonomia statutaria degli enti locali e la possibilità attraverso i regolamenti di operare anche sulle imposte locali per meglio organizzare le entrate comunali sono elementi di una legislazione che opera da anni. Noi vorremmo conoscere l'intenzione del Governo - allo scopo tra poco formulerò una proposta - circa la modifica legislativa di tutta la materia che sottende all'attività degli enti locali. Riferendomi, quindi, ad un intervento complessivo sul testo unico che regola la vita del sistema delle autonomie, vorrei sapere se ciò che intende fare il Governo inciderà sull'autonomia fiscale o sui capisaldi di tale testo.
Presidente, colleghi, la concertazione con il sistema delle autonomie è stata avviata dopo l'annuncio della finanziaria ed ha prodotto un intervento da parte dell'Esecutivo che ha rivisto il taglio a sfavore degli enti locali, ma ha fatto rimanere in piedi una serie di interventi di natura legislativa. Noi riteniamo sia opportuno comprendere fino in fondo in che modo il Governo, in maniera complessiva, vuole agire nei confronti del rapporto con il sistema delle autonomie. In attesa di comprendere la natura di questo intervento massivo e massiccio sul testo unico degli enti locali, riteniamo che tutti gli articoli che interessano il sistema delle autonomie vadano stralciati.
Quindi, signor Presidente, formulo una proposta di stralcio degli articoli 7 e successivi che riguardano gli enti locali, perché vorremmo avere una comunicazione e un intervento da parte del Governo che rassicuri circa la portata delle modifiche legislative che sono state annunciate e che riguardano il sistema delle autonomie.
Senza questo elemento di chiarezza, noi non sappiamo in che modo si possa tenere in piedi un equilibrio corretto fra le autonomie locali e il Governo centrale.
Soprattutto, non sappiamo in che modo si possa poi attuare realmente, attraverso i tagli che opera questa legge finanziaria, l'autonomia della gestione territoriale dei servizi delegati all'autonomia locale.
Dunque, signor Presidente, avanzo in maniera formale questa proposta di stralcio e mi auguro che, successivamente, venga messa in votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Barani e Nardi hanno rinunciato ad intervenire e che non vi sono altre richieste di parlare sul complesso degli emendamenti all'articolo 7.
Chiedo al relatore di esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 7 e ricordo che il collega Nespoli ha testè formulato una proposta di stralcio degli articoli 7 e seguenti, sul quale la invito ad esprimersi.
MICHELE VENTURA. Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 7. Sulla proposta di stralcio dell'onorevole Nespoli torneremo nella seduta di domani.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme.
PRESIDENTE. Sulla base delle intese intercorse, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
La seduta termina alle 23,20.
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BIALCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2007) (TESTO RISULTANTE DALLO STRALCIO DISPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 2, DEL REGOLAMENTO, E COMUNICATO ALL'ASSEMBLEA
IL 5 OTTOBRE 2006) (A.C. 1746-BIS)
(A.C. 1746-bis - Sezione 1)
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
Sugli emendamenti del Governo 17.500, 24.500, 25.500, 32.500, 41.500, 42.500, 54.500, 57.500, 57.502, 58.500, 59.500, 64.500, 66.501, 66.500, 67.500, 68.500, 70.500, 84.500, 88.500, 88.501, 101.500, 105.500, 117.502, 118.500, 121.500, 129.500, 132.500, 134.500, 135.500, 138.502, 138.501, 144.500, 147.500, 152.500, 152.501, 163.500, 164.500, 165.500, 169.500, 172.500, 177.500, 178.500, 181.500, 182.500, 183.500, 185.500, 187.500, 191.500, 199.500, 204.500, nonché degli articoli aggiuntivi del Governo 30.0500, 42.0500, 47.0500, 57.0500, 60.0502, 64.0500, 85.0501, 85.0500, 86.0500, 115.0500, 129.0500, 139.0500, 165.0500, 166.0500, 166.0502, 168.0500, 176.0500, 192.0500, 194.0500, 198.0500, 212.0500, 214.0500, 214.0501, 214.0502; esaminato inoltre il testo dell'emendamento della Commissione 30.600 nonché sui subemendamenti 0.500.1, 0.500.2, 0.500.3, 0.500.4, 0.500.5, 0.500.6, 0.500.7, 0.500.8.
(A.C. 1746-bis - Sezione 2)
ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo IV
DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO DI BASE IMPONIBILE
Art. 6.
(Disposizioni per il recupero della base imponibile).
1. All'articolo 93 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, il comma 5 è abrogato. La disposizione del periodo precedente si applica alle opere, forniture e servizi di durata ultrannuale la cui esecuzione ha inizio a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso alla data del 31 dicembre 2006.
2. All'articolo 107, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, al terzo periodo, le parole: «nell'esercizio stesso e nei successivi ma non oltre il quinto» sono sostituite dalle seguenti: «in quote costanti nell'esercizio stesso e nei cinque successivi».
3. All'articolo 84, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione totale o parziale del reddito la perdita riportabile è diminuita in misura proporzionalmente corrispondente alla quota di esenzione applicabile in presenza di un reddito imponibile. Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione dell'utile la perdita è riportabile per l'ammontare che eccede l'utile che non ha concorso alla formazione del reddito negli esercizi precedenti».
4. Le disposizioni dell'articolo 84, comma 1, secondo e terzo periodo, introdotti dal comma 3 del presente articolo, si applicano ai redditi prodotti e agli utili realizzati a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006.
5. L'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, è sostituito dal seguente:
«Art. 3. - (Modi di pagamento). 1. L'imposta di bollo si corrisponde secondo le indicazioni della tariffa allegata:
a) mediante pagamento dell'imposta ad intermediario convenzionato con l'Agenzia delle entrate, il quale rilascia, con modalità telematiche, apposito contrassegno;
b) in modo virtuale, mediante pagamento dell'imposta all'ufficio dell'Agenzia delle entrate o ad altri uffici autorizzati o mediante versamento in conto corrente postale.
2. Le frazioni degli importi dell'imposta di bollo dovuta in misura proporzionale sono arrotondate ad euro 0,10 per difetto o per eccesso a seconda che si tratti rispettivamente di frazioni fino ad euro 0,05 o superiori ad euro 0,05.
3. In ogni caso l'imposta è dovuta nella misura minima di euro 1,00, ad eccezione delle cambiali e dei vaglia cambiari di cui, rispettivamente, all'articolo 6, n. 1, lettere a) e b), e n. 2, dell'allegato A alla tariffa annessa al presente decreto, come modificata dalla tariffa allegata al decreto del Ministro delle finanze 20 agosto 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 1992, per i quali l'imposta minima è stabilita in euro 0,50».
6. All'articolo 39, comma 13, primo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, dopo le parole: «somme giocate» sono inserite le seguenti: «, dovuto dal soggetto al quale l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha rilasciato il nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni. A decorrere dal 26 luglio 2004 il soggetto passivo d'imposta è identificato nell'ambito dei concessionari individuati ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, ove in possesso di tale nulla osta rilasciato dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. I titolari di nulla osta rilasciati antecedentemente al 26 luglio 2004 sono soggetti passivi d'imposta fino alla data di rilascio dei nulla osta sostitutivi a favore dei concessionari di rete o fino alla data della revoca del nulla osta stesso».
7. All'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 13-bis è sostituito dal seguente:
«13-bis. Il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d'imposta, con riferimento a ciascun anno solare, mediante versamenti periodici relativi ai singoli periodi contabili e mediante un versamento annuale a saldo. Con provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono individuati:
a) i periodi contabili in cui è suddiviso l'anno solare;
b) le modalità di calcolo del prelievo erariale unico dovuto per ciascun periodo contabile e per ciascun anno solare;
c) i termini e le modalità con cui i soggetti passivi d'imposta effettuano i versamenti periodici e il versamento annuale a saldo;
d) le modalità per l'utilizzo in compensazione del credito derivante dall'eventuale eccedenza dei versamenti periodici rispetto al prelievo erariale unico dovuto per l'intero anno solare;
e) i termini e le modalità con cui i concessionari di rete, individuati ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, comunicano, tramite la rete telematica prevista dallo stesso comma 4 dell'articolo 14-bis, i dati relativi alle somme giocate nonché gli altri dati relativi agli apparecchi da intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, da utilizzare per la determinazione del prelievo erariale unico dovuto;
f) le modalità con cui l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può concedere su istanza dei soggetti passivi d'imposta la rateizzazione delle somme dovute nelle ipotesi in cui questi ultimi si trovino in temporanea situazione di difficoltà».
8. Fino alla emanazione dei provvedimenti indicati nel comma 13-bis dell'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, come sostituito dal comma 7 del presente articolo, il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d'imposta con le modalità e nei termini stabiliti nei decreti del direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato 8 aprile 2004, pubblicato nella Gaz zetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004, e 14 luglio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 26 luglio 2004, e successive modificazioni.
9. Dopo l'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono inseriti i seguenti:
«Art. 39-bis. - (Liquidazione del prelievo erariale unico e controllo dei versamenti). - 1. Per gli apparecchi previsti all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, avvalendosi di procedure automatizzate, procede, entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico, alla liquidazione dell'imposta dovuta per i periodi contabili e per l'anno solare sulla base dei dati correttamente trasmessi dai concessionari in applicazione dell'articolo 39, comma 13-bis, lettera e), ed al controllo della tempestività e della rispondenza rispetto al prelievo erariale unico dovuto dei versamenti effettuati dai concessionari stessi.
2. Nel caso in cui risultino omessi, carenti o intempestivi i versamenti dovuti, l'esito del controllo automatizzato è comunicato al concessionario di rete per evitare la reiterazione di errori. Il concessionario di rete che rilevi eventuali dati o elementi non considerati o valutati erroneamente nel controllo dei versamenti, può fornire i chiarimenti necessari all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato entro i trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione.
3. Con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di effettuazione della liquidazione del prelievo erariale unico e del controllo dei relativi versamenti, di cui al comma 1.
Art. 39-ter. - (Riscossione delle somme dovute a titolo di prelievo erariale unico a seguito dei controlli automatici). - 1. Le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell'articolo 39-bis, risultano dovute a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni per ritardato od omesso versamento, sono iscritte direttamente nei ruoli, resi esecutivi a titolo definitivo nel termine di decadenza fissato al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico. Per la determinazione del contenuto del ruolo, delle procedure, delle modalità della sua formazione e dei tempi di consegna, si applica il regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 3 settembre 1999, n. 321.
2. Le cartelle di pagamento recanti i ruoli di cui al comma 1 sono notificate, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico.
3. L'iscrizione a ruolo non è eseguita, in tutto o in parte, se il concessionario di rete provvede a pagare, con le modalità indicate nell' articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, le somme dovute entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione prevista dal comma 2 dell'articolo 39-bis ovvero della comunicazione definitiva contenente la rideterminazione, in sede di autotutela, delle somme dovute, a seguito dei chiarimenti forniti dallo stesso concessionario di rete. In questi casi, l'ammontare della sanzione amministrativa per tardivo od omesso versamento è ridotto ad un sesto e gli interessi sono dovuti fino all'ultimo giorno del mese antecedente a quello dell'elaborazione della comunicazione.
4. Qualora il concessionario di rete non provveda a pagare, entro i termini di scadenza, i ruoli di cui al comma 1, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procede alla riscossione delle somme dovute anche tramite escussione delle garanzie presentate dal concessionario di rete ai sensi della convenzione di concessione. In tal caso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato comunica al concessionario della riscossione l'importo del credito per imposta, sanzioni e interessi che è stato estinto tramite l'escussione delle garanzie e il concessionario della riscossione procede alla riscossione coattiva dell'eventuale credito residuo secondo le disposizioni di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e successive modificazioni.
Art. 39-quater. - (Accertamento e controlli in materia di prelievo erariale unico). - 1. Gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'adempimento dei loro compiti si avvalgono delle attribuzioni e dei poteri indicati nell'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni. Per l'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche si applicano le disposizioni dell'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni.
2. Il prelievo erariale unico è dovuto anche sulle somme giocate tramite apparecchi e congegni che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d'azzardo, privi del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, nonché tramite apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo. Per gli apparecchi e congegni privi del nulla osta il prelievo erariale unico, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dal soggetto che ha provveduto alla loro installazione. È responsabile in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative il possessore dei locali in cui sono installati gli apparecchi e congegni privi del nulla osta. Per gli apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, il maggiore prelievo erariale unico accertato rispetto a quello calcolato sulla base dei dati di funzionamento trasmessi tramite la rete telematica prevista dal comma 4 dell'articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dai soggetti che hanno commesso l'illecito o, nel caso in cui non sia possibile la loro identificazione, dal concessionario di rete a cui è stato rilasciato il nulla osta. Sono responsabili in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative relativi agli apparecchi e congegni di cui al quarto periodo, il soggetto che ha provveduto alla loro installazione, il possessore dei locali in cui sono installati e il concessionario di rete titolare del relativo nulla osta, qualora nonsiano già debitori di tali somme a titolo principale.
3. Gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procedono all'accertamento della base imponibile e del prelievo erariale unico dovuto per gli apparecchi e congegni di cui al comma 2 mediante la lettura dei dati relativi alle somme giocate memorizzati dagli stessi apparecchi e congegni. In presenza di apparecchi e congegni per i quali i dati relativi alle somme giocate non siano memorizzati o leggibili, risultino memorizzati in modo non corretto o siano stati alterati, gli uffici dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato determinano induttivamente l'ammontare delle somme giocate sulla base dell'importo forfetario giornaliero definito con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
4. Gli avvisi relativi agli accertamenti di cui ai commi 2 e 3 sono notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sono state giocate, tramite gli apparecchi e congegni indicati negli stessi commi 2 e 3, le somme su cui è calcolato il prelievo erariale unico.
Art. 39-quinquies. - (Sanzioni in materia di prelievo erariale unico). - 1. La sanzione prevista nell'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni, si applica anche alle violazioni, indicate nello stesso comma 1, relative al prelievo erariale unico.
2. Nelle ipotesi di apparecchi che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d'azzardo, privi del nulla osta di cui all'articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, e nelle ipotesi di apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, si applica la sanzione amministrativa dal 120 al 240 per cento dell'ammontare del prelievo erariale unico dovuto, con un minimo di euro mille.
3. Se sono omesse o sono effettuate con dati incompleti o non veritieri le comunicazioni cui sono tenuti i concessionari di rete ai sensi del comma 13-bis, lettera e), dell'articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, si applica la sanzione amministrativa da euro cinquecento ad euro ottomila.
Art. 39-sexies. - (Responsabilità solidale dei terzi incaricati della raccolta delle somme giocate). - 1. I terzi incaricati della raccolta di cui all'articolo 1, comma 533, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono solidalmente responsabili con i concessionari di rete per il versamento del prelievo erariale unico dovuto con riferimento alle somme giocate che i suddetti terzi hanno raccolto, nonché per i relativi interessi e sanzioni.
2. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di accertamento e di contestazione della responsabilità solidale di cui al comma 1.
Art. 39-septies. - (Disposizioni transitorie). - 1. Per le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell'articolo 39-bis, risultano dovute per gli anni 2004 e 2005 a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni, i termini di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 39-ter, previsti a pena di decadenza per rendere esecutivi i ruoli e per la notifica delle relative cartelle di pagamento, sono rispettivamente fissati al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010.
2. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definiti i dati relativi alle annualità di cui al comma 1 che i concessionari di rete devono comunicare all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nonché i relativi termini e modalità di trasmissione».
10. I termini di cui all'articolo 14-quater, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, sono fissati, rispettivamente, al 31 dicembre 2008 e al 31 dicembre 2009 per l'anno 2004 e al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010 per l'anno 2005.
11. All'articolo 1, comma 485, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e a 1.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «, a 1.000 milioni di euro per l'anno 2006 ed a 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2007».
12. Nel quadro delle dichiarazioni dei redditi relativo ai fabbricati sono specificati, per ogni immobile, oltre all'indirizzo, l'identificativo dell'immobile stesso costituito dal codice del comune, il foglio, la sezione, la particella e il subalterno.
13. La dichiarazione dei redditi contiene tutte le indicazioni utili ai fini del trattamento dell'imposta comunale sugli immobili. Con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono definiti gli elementi, i termini e le modalità per l'attuazione delle disposizioni di cui al primo periodo.
14. L'imposta comunale sugli immobili dovuta dai soggetti che si avvalgono dell'assistenza fiscale prevista dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164, è liquidata e versata dal sostituto d'imposta, direttamente o sulla base degli appositi modelli trasmessi dagli intermediari fiscali. I contribuenti, che presentano la dichiarazione di cui al comma 13 senza avvalersi dell'assistenza fiscale, indicano i dati relativi all'imposta comunale sugli immobili nella medesima dichiarazione.
15. L'imposta comunale sugli immobili dovuta può essere compensata con crediti di altra natura, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni.
16. I contribuenti che, secondo le disposizioni normative vigenti, non presentano la dichiarazione, ma possiedono redditi derivanti da proprietà immobiliari, compilano il modello di versamento di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni.
17. Le somme riscosse, una volta ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale.
18. Con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono definite le modalità di trasmissione telematica ai comuni dei dati relativi ai versamenti e agli immobili.
19. Le disposizioni di cui ai commi da 13 a 18 si applicano alle dichiarazioni che saranno presentate nell'anno 2008.
20. Nelle dichiarazioni presentate nell'anno 2007 per ogni fabbricato deve essere indicato l'importo dell'imposta comunale sugli immobili dovuta per l'anno in corso.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo IV
DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO DI BASE IMPONIBILE
ART. 6.
(Disposizioni per il recupero della base imponibile).
Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
5-bis. L'imposta di bollo in misura fissa è elevata da euro 1,81 a euro 2,00 e l'importo per cui l'imposta non è dovuta è elevato da euro 77,47 ad euro 200,00.
6. 9. (ex 6. 14.) Filippi, Garavaglia.
Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
6-bis. I gestori di gioco pubblico inseriti nel registro tenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione dei monopoli di Stato ed operanti la raccolta mediante apparecchi di cui al comma 6, lettera a), dell'articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza possono accedere, con modalità riservate, alla consultazione dei dati di gioco rilevati dalla rete telematica di cui all'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, e relativi agli apparecchi da essi posseduti; il Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, definisce i requisiti tecnici dei sistemi elettronici tali da assicurarne l'operatività dell'accesso riservato ai dati di gioco, indipendentemente dalla attività di controllo effettuata da chi è preposto alla lettura dei dati degli stessi apparecchi.
6. 11. (ex 6. 67.) Nardi.
Subemendamenti all'emendamento 6.100 della Commissione
All’emendamento 6.100 della Commissione, comma 9-bis, sopprimere le parole: e possono essere cedute in deroga all'articolo 31 della predetta legge e successive modificazioni e integrazioni.
0. 6. 100. 1. Gianfranco Conte, Leone.
(Approvato)
All’emendamento 6.100 della Commissione, sopprimere il comma 9-quater.
0. 6. 100. 2. Gianfranco Conte, Leone.
Dopo il comma 9, aggiungere i seguenti:
9-bis. In deroga a quanto previsto dall'articolo 1 della legge 23 luglio 1980, n. 384, ai delegati della gestione dimessi, salvo che per inadempienza contrattuale, in conseguenza del processo di privatizzazione e ristrutturazione dei servizi di distribuzione dei generi di monopolio è consentito ottenere la diretta assegnazione di una rivendita di generi di monopolio su istanza da presentarsi all'ufficio regionale dell'Amministrazione dei monopoli di Stato competente per territorio, con l'osservanza delle disposizioni relative alle distanze e ai parametri di redditività previsti per le istituzioni di rivendite ordinarie e previo versamento forfetario della somma di 12.000 euro; le rivendite assegnate non sono soggette al triennio di esperimento previsto dall'ultimo comma dell'articolo 21 della legge 22 dicembre 1957, n. 1293 e possono essere cedute in deroga all'articolo 31 della predetta legge e successive modificazioni e integrazioni.
9-ter. Le disposizioni di cui al comma 9-bis hanno effetto per la durata di due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
9-quater. All'articolo 4, comma 4, primo periodo del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, le parole: «nei sette anni successivi» sono sostituite dalle seguenti: «nei nove anni successivi».
Conseguentemente all'articolo 216, comma 1, tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2007: - 3.000;
2008: - 3.000;
2009: - 3.000.
6. 100. La Commissione.
(Approvato)
Dopo il comma 9, aggiungere il seguente:
9-bis. I redditi derivanti da contratti di locazione ad uso abitativo sono soggetti esclusivamente ad un'unica aliquota fissa del 20 per cento ai fini IRPEF, indipendentemente dal livello del reddito imponibile del percettore. È abrogata ogni altra disposizione di legge in contrasto con il presente comma. Resta ferma la deduzione forfetaria del 15 per cento (25 per cento per i fabbricati situati nella città di Venezia centro e nelle isole della Giudecca, di Murano e di Burano) sul canone annuo che risulta dal contratto di locazione, già prevista dalla normativa vigente per i redditi derivanti da canoni di locazione di unità immobiliari ad uso abitativo.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti del dieci per cento.
6. 15. (ex 6. 12.) Raisi, Alberto Giorgetti, Minasso.
Sopprimere i commi da 12 a 20.
Conseguentemente, sopprimere l'articolo 19.
6. 17. (ex 6. 63.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Sopprimere i commi da 12 a 20.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento tutti gli stanziamenti di parte corrente degli anni 2007, 2008 e 2009.
6. 19. (ex 6. 80.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro, Fallica.
All’emendamento 6. 500. del Governo, comma 12, sostituire le parole: A decorrere dall'anno 2008 con le seguenti: A decorrere dal periodo di imposta in corso in corso alla data del 1o gennaio 2008.
0. 6. 500. 1. Leo.
All’emendamento 6. 500. del Governo, comma 12, sostituire le parole: nella dichiarazione dei redditi con le seguenti: nello specifico quadro della dichiarazione dei redditi.
0. 6. 500. 2. Leo.
Sostituire i commi 12 e 13 con i seguenti:
12. A decorrere dall'anno 2008, nella dichiarazione dei redditi presentata dai contribuenti diversi da quelli di cui al comma 13, per ciascun fabbricato deve essere specificato, oltre all'indirizzo, 1'identificativo dell'immobile stesso costituito dal codice del comune, dal foglio, dalla sezione, dalla particella e dal subalterno, nonché l'importo dell'imposta comunale sugli immobili pagata nell'anno precedente.
13. La dichiarazione dei redditi presentata dai soggetti di cui all'articolo 73, comma l, lettere a) e b), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in relazione ai periodi d'imposta in corso al 31 dicembre 2007, contiene tutte le indicazioni utili ai fini del trattamento dell'imposta comunale sugli immobili. Con decreto del capo del Dipartimento delle politiche fiscali, di concerto con il direttore dell'agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali, sono definiti gli elementi, i termini e le modalità per l'attuazione delle disposizioni di cui al periodo precedente ed al comma 12.
Conseguentemente:
sopprimere i commi da 14 a 19.
sostituire il comma 20 con i seguenti:
20. In sede di controllo delle dichiarazioni effettuato ai sensi dell'articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica, 29 settembre 1973, n. 600, si verifica il versamento dell'imposta comunale sugli immobili relativo a ciascun fabbricato, nell'anno precedente. L'esito del controllo è trasmesso ai comuni competenti.
21. Nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell'anno 2007, nel quadro relativo ai fabbricati, per ogni immobile deve essere indicato l'importo dell'ICI dovuta per l'anno precedente.
22. I Comuni trasmettono annualmente all'Agenzia del Territorio, per via telematica, i dati risultanti dalla esecuzione dei controlli previsti dal decreto legislativo n. 504 del 1992 in materia di imposta comunale sugli immobili, ove discordanti da quelli catastali, secondo modalità e nei termini stabiliti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia.
23. I soggetti che gestiscono, anche in regime di concessione, il servizio di smaltimento dei rifiuti urbani comunicano annualmente per via telematica all'Agenzia delle entrate, relativamente agli immobili insistenti sul territorio comunale per i quali il servizio è istituito, i dati acquisiti nell'ambito dell'attività di gestione che abbiano rilevanza ai fini delle imposte sui redditi.
24. Con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da pubblicare in Gazzetta Ufficiale, è approvato il modello di comunicazione dei dati e le relative specifiche tecniche di trasmissione.
25. Per l'omessa, incompleta o infedele comunicazione di cui al comma 23 si applicano le disposizioni previste dall'articolo 11 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.
6. 500. Governo.
(Approvato)
Sopprimere il comma 15.
6. 20. (ex 6. 20.) Moffa, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 16, aggiungere il seguente:
16-bis. Dopo l'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è inserito il seguente:
Art. 14-bis. - (Detrazione per l'imposta comunale sugli immobili). - 1. L'imposta comunale sugli immobili è interamente detraibile dall'imposta lorda se il reddito complessivo non supera i 15.000 euro, ovvero nella misura del 50 per cento se il reddito complessivo supera i 15.000 ma non i 28.000 euro, ovvero nella misura del 25 per cento se il reddito complessivo supera i 28.000 ma non i 55.000 euro ovvero nella misura del 10 per cento se il reddito complessivo supera i 55.000 ma non i 70.000 euro. Oltre il reddito complessivo di 70.000 euro l'imposta comunale sugli immobili non e più detraibile».
Conseguentemente, all'articolo 20, dopo il comma 23, aggiungere i seguenti:
23-bis. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 10 per cento, del 12 per cento e del 12 per cento.
23-ter. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1. alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2. alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano al periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2006 anche con riguardo all'acconto dovuto per il medesimo periodo d'imposta: a tal fine si provvede entro il 15 dicembre 2006 all'integrazione degli acconti eventualmente già versati.
6. 21. (ex 6. 23.) Armani, Alberto Giorgetti.
Sostituire il comma 17 con il seguente:
17. Le somme devono essere ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro 7 giorni dalla riscossione. Le somme devono poi essere accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale entro 3 giorni dalla ripartizione.
6. 22. (ex 6. 60.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Sostituire il comma 17 con il seguente:
17. Le somme devono essere ripartite dalla struttura di gestione di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, entro 15 giorni dalla riscossione. Le somme devono poi essere accreditate dalla Banca d'Italia presso ciascuna tesoreria comunale entro 7 giorni dalla ripartizione.
6. 23. (ex 6. 61.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 17, aggiungere, in fine, le parole: comunque entro il 31 dicembre dell'anno di competenza ai fini del rispetto del patto di stabilità.
6. 24. (ex 6. 25.) Osvaldo Napoli.
Al comma 18, dopo le parole: trasmissione telematica aggiungere le seguenti: per il tramite dell'Associazione nazionale dei comuni italiani; e dopo la parola: immobili aggiungere le seguenti: nonché le modalità di versamento ed i relativi costi.
6. 25. (ex 6. 26.) Osvaldo Napoli.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. All'articolo 44 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 1 è abrogato.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 6 per cento, dell'8 per cento e dell'8 per cento.
6. 28. (ex 6. 33.) Bellotti, Alberto Giorgetti.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. All'articolo 9, comma 3, lettera a), del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Ai fini della qualifica di imprenditore agricolo sono comunque fatte salve le esenzioni in materia di iscrizione al registro delle imprese;».
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. A decorrete dal 1o gennaio 2007 la tassa sui superalcolici (di cui alla tabella I del decreto legislativo n. 504 del 1995) è aumentata del 10 per cento.
6. 31. (ex 6. 55.) Brugger, Zeller, Widmann, Nicco, Bezzi.
Dopo il comma 20, aggiungere il seguente:
20-bis. A decorrere dal 1o gennaio 2007:
a) all'articolo 11 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, il comma 2 è abrogato;
b) l'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, si applica limitatamente all'unità immobiliare adibita ad abitazione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale e i suoi familiari dimorano abitualmente. Se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti, l'esenzione spetta sulla quota di possesso per la quale la destinazione medesima si verifica.
6. 33. (ex 6. 62 e 6.78) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni bancarie). - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 è istituito un contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni che hanno effettuato il conferimento di aziende bancarie, disciplinate dal decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153.
2. Il contributo, previsto dal comma 1, è dovuto, per ciascuno degli anni ivi indicati, nella misura del 4 per cento del patrimonio netto di ciascun ente, quale risulta dall'ultimo bilancio d'esercizio approvato, limitatamente alla quota eccedente 100 milioni di euro. Per la dichiarazione, gli acconti, la liquidazione, l'accertamento, la riscossione, il contenzioso e le sanzioni, si applicano le disposizioni previste per le imposte sul reddito.
3. Il contributo previsto dal comma 1 non è deducibile agli effetti dell'imposta sui redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 192, aggiungere il seguente:
Art. 192-bis. - (Fondo per le famiglie). - 1. Le entrate derivanti dal contributo previsto dall'articolo 6-bis affluiscono ad apposito conto corrente presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per essere destinate, nel limite di 1.200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, ad apposito Fondo per le famiglie, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
2. Il Fondo istituito a norma del comma 1 è destinato all'erogazione di provvidenze in favore delle famiglie attraverso le seguenti misure:
a) contributi per le spese di alloggio;
b) contributi per il mantenimento dei figli fino al compimento del sedicesimo anno;
c) contributi per le spese scolastiche, relativamente alla frequenza della scuola dell'obbligo;
d) assegni di studio, per le spese d'istruzione media superiore e universitaria, da erogarsi in base a valutazione del merito;
e) prestiti agevolati per la formazione di piccole imprese individuali o familiari.
3. Le provvidenze indicate al comma 2 sono destinate alle famiglie il cui reddito complessivo non ecceda l'importo annuo di euro 15.000, e che siano formate, alternativamente:
a) da entrambi i genitori e da almeno tre figli a carico di età inferiore a diciotto anni;
b) da entrambi i genitori e da almeno due figli a carico, qualora uno di essi sia affetto da minorazione fisica, psichica o sensoriale definita a norma dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
c) da un solo genitore e da almeno due figli a carico di età inferiore a diciotto anni.
4. Agli effetti dell'applicazione del comma 3 rilevano i figli legittimi, i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati, purché a carico. Per l'erogazione degli assegni di studio previsti dalla lettera d) del comma 2, il limite di età indicato nelle lettere a) e c) del comma 3 è elevato a venticinque anni.
5. Le disposizioni per l'esecuzione del presente articolo sono adottate con regolamento emanato a norma dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Lo schema del regolamento, prima dell'emanazione, è trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso tale termine, il regolamento può essere comunque emanato.
6. 02. (ex 6. 04.) Garnero Santanchè, Di Virgilio, Consolo, Santelli, Cota, Campa, Barani, Crosetto.
Dopo l’articolo 6, aggiungere il seguente:
Art. 6-bis. - (Contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni bancarie). - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 è istituito un contributo straordinario di solidarietà a carico delle fondazioni che hanno effettuato il conferimento di aziende bancarie, disciplinate dal decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153.
2. Il contributo previsto dal comma l si calcola per ciascun anno sul valore degli incrementi del patrimonio netto della fondazione o associazione, realizzati nell'esercizio precedente. Il contributo è dovuto:
a) nella misura del 25 per cento, sulla quota di incremento fino al 5 per cento del patrimonio netto risultante dal bilancio del precedente esercizio;
b) nella misura del 15 per cento, sulla quota di incremento superiore al 5 per cento.
3. Per la dichiarazione, gli acconti, la liquidazione, l'accertamento, la riscossione, il contenzioso e le sanzioni relativamente al contributo previsto dal comma 1 si applicano le disposizioni previste per le imposte sul reddito.
4. Il contributo previsto dal comma 1 non è deducibile agli effetti dell'imposta sui redditi.
Conseguentemente, dopo l'articolo 200, aggiungere il seguente:
Art. 200-bis. - (Fondo per il sostegno del reddito dei soggetti incapienti). - 1. Le entrate derivanti dal contributo previsto dall'articolo 6-bis affluiscono ad apposito conto corrente presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per essere destinate, nel limite di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, ad apposito Fondo per il sostegno del reddito dei soggetti incapienti, istituito presso il medesimo Ministero.
2. Il Fondo istituito a norma del comma l è destinato all'erogazione di provvidenze per il sostegno del reddito delle persone fisiche le quali, per insufficienza del reddito personale, non possono fruire, in tutto o in parte, dei crediti d'imposta risultanti dalla dichiarazione dei redditi.
3. Le disposizioni per l'attuazione del presente articolo sono adottate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, emanato a norma dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il quale determina in particolare i criteri, l'ordine di priorità, i requisiti e i limiti di reddito per la fruizione delle provvidenze previste dal comma 2, nei limiti delle disponibilità del Fondo. Lo schema del decreto, prima dell'emanazione, è trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, che si esprimonoentro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso tale termine, il decreto può essere comunque emanato.
6. 03. (ex 6. 03.) Garnero Santanchè.
(A.C. 1746-bis - Sezione 3)
ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO
Capo V
DISPOSIZIONI DI CARATTERE FISCALE CONCERNENTI GLI ENTI TERRITORIALI
Art. 7.
(Variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale comunale all'IRPEF).
1. All'articolo 1 del decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360, concernente «Istituzione di una addizionale comunale all'IRPEF, a norma dell'articolo 48, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall'articolo 1, comma 10, della legge 16 giugno 1998, n. 191» sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. I comuni, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, possono disporre la variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale di cui al comma 2 con deliberazione da pubblicare nel sito individuato con decreto 31 maggio 2002 del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 130 del 5 giugno 2002. L'efficacia della deliberazione decorre dalla data di pubblicazione nel predetto sito informatico. La variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale non può eccedere complessivamente 0,8 punti percentuali. La deliberazione può essere adottata dai comuni anche in mancanza dei decreti di cui al comma 2»;
b) al comma 4:
1) le parole: «dei crediti di cui agli articoli 14 e 15» sono sostituite dalle seguenti: «del credito di cui all'articolo 165»;
2) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «L'addizionale è dovuta alla provincia e al comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale alla data del 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale stessa, per le parti spettanti. Il versamento dell'addizionale medesima è effettuato in acconto e a saldo unitamente al saldo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. L'acconto è stabilito nella misura del 30 per cento dell'addizionale ottenuta applicando le aliquote di cui ai commi 2 e 3 al reddito imponibile dell'anno precedente determinato ai sensi del primo periodo del presente comma. Ai fini della determinazione dell'acconto, l'aliquota di cui al comma 3 è assunta nella misura deliberata per l'anno di riferimento qualora la pubblicazione della delibera sia effettuata non oltre il 20 gennaio del medesimo anno ovvero nella misura vigente nell'anno precedente in caso di pubblicazione successiva al predetto termine»;
c) il comma 5 è sostituito dal seguente:
«5. Relativamente ai redditi di lavoro dipendente e ai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui agli articoli 49 e 50 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, l'acconto dell'addizionale dovuta è determinato dai sostituti d'imposta di cui agli articoli 23 e 29 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di nove rate mensili, effettuate a partire dal mese di marzo. Il saldo dell'addizionale dovuta è determinato all'atto delle operazioni di conguaglio e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di undici rate, a partire dal periodo di paga successivo a quello in cui le stesse sono effettuate e non oltre quello relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre. In caso di cessazione del rapporto di lavoro l'addizionale residua dovuta è prelevata in unica soluzione. L'importo da trattenere e quello trattenuto sono indicati nella certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente e assimilati di cui all'articolo 4, comma 6-ter, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322»;
d) il comma 6 è abrogato.
2. All'articolo 1, comma 51, primo periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e 2007» sono soppresse.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE
Capo V
DISPOSIZIONI DI CARATTERE FISCALE CONCERNENTI GLI ENTI TERRITORIALI
ART. 7.
(Variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale comunale all'IRPEF).
Sopprimerlo.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
b) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La disposizione si applica al periodo di imposta in corso al 1o gennaio 2006.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre del 5 per cento tutte le voci di parte corrente per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
7. 1. (ex 7. 6.) Valducci, Lazzari.
Sopprimerlo.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720;
voce Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 57.150;
2008: - 100.197;
2009: - 100.197;
voce Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000;
voce Ministero degli affari esteri:
2007: - 109.116;
2008: - 106.977;
2009: - 106.977;
voce Ministero delle pubblica istruzione:
2007: - 3.256;
2008: - 6;
2009: - 6;
voce Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 986;
2008: - 82;
2009: - 82;
voce Ministero della difesa:
2007: - 11;
2008: - 11;
2009: - 11;
voce Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:
2007: - 45;
2008: - 45;
2009: - 45;
voce Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.045;
2008: - 100.045;
2009: - 100.045;
voce Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000;
voce Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000;
voce Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente in misura pari al 5 per cento.
7. 2. (vedi 7. 16.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.
Sopprimerlo.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 500 milioni di euro per l'anno 2007.
7. 3. (ex 7. 17.) Bertolini, Paoletti Tangheroni, Licastro Scardino, Crosetto, Cossiga, Carlucci.
Sopprimere il comma 1.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente tutte le voci di parte corrente fino a concorrenza dell'importo di 500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007.
7. 4. (ex 7. 21.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Al comma 1, lettera a), capoverso comma 3, secondo periodo, sostituire le parole: 0,8 punti percentuali con le seguenti: 0,4 punti percentuali.
7. 5. (ex 7. 19.) Gioacchino Alfano.
Al comma 1, lettera b), numero 2), primo periodo, sostituire le parole: 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale stessa con le seguenti: 31 dicembre dell'anno successivo alla delibera del consiglio comunale che la istituisce.
7. 6. (ex 7. 18.) Gioacchino Alfano.
Al comma 1, lettera b), numero 2), terzo periodo, dopo le parole: presente comma aggiungere le seguenti: ed è versato ai comuni entro la fine dell'esercizio.
7. 8. (ex 7. 8.) Osvaldo Napoli.
Al comma 1, sopprimere la lettera d).
7. 9. (ex 7. 20.) Gioacchino Alfano.
Sostituire il comma 2 con il seguente:
2. Le disposizioni di cui al presente articolo entrano in vigore dal 1o gennaio 2008.
Conseguentemente, dopo l'articolo 214, aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli stanziamenti di bilancio relativi ai trasferimenti correnti alle imprese sono ridotti, rispettivamente, del 12,5 per cento, del 14,5 per cento e del 14,5 per cento. Per i medesimi anni sono altresì ridotti gli stanziamenti relativi ai contributi agli investimenti delle imprese nella misura del trenta per cento per ciascun anno.
7. 10. (ex 7. 13.) Garavaglia, Fugatti, Filippi.
Dopo l’articolo 7, aggiungere il seguente:
Art. 7-bis. - (Soppressione dell'imposta comunale sugli immobili (ICI) per le unità immobiliari adibite ad abitazione principale). - 1. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 7, comma 1, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente: «i-bis) le unità immobiliari direttamente adibite ad abitazione principale del soggetto passivo
limitatamente al periodo dell'anno durante il quale si protrae tale destinazione. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale e i suoi familiari dimorano abitualmente. La disposizione si applica anche per le unità immobiliari, appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazioni principale dei soci assegnatari»;
b) all'articolo 8, i commi 2, 3 e 4 sono abrogati e, alla rubrica, le parole: «e detrazioni» sono soppresse.
Conseguentemente:
sopprimere l'articolo 184;
dopo l'articolo 214 aggiungere il seguente:
Art. 214-bis. - 1. All'articolo 1, comma 460, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) alla lettera a) le parole: «per la quota del 20 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 40 per cento»;
2) alla lettera b) le parole: «per la quota del 30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «per la quota del 60 per cento».
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica al periodo di imposta decorrente al 1o gennaio 2006.
all'articolo 216, comma 1, tabella A, apportare le seguenti variazioni:
voce: Ministero dell'economia e delle finanze:
2007: - 219.720;
2008: - 226.720;
2009: - 226.720.
voce: Ministero del lavoro e della previdenza sociale:
2007: - 57.150;
2008: - 100.197;
2009: - 100.197.
voce: Ministero della giustizia:
2007: - 50.000;
2008: - 50.000;
2009: - 50.000.
voce: Ministero degli affari esteri:
2007: - 109.116;
2008: - 106.977;
2009: - 106.977.
voce: Ministero della pubblica istruzione:
2007: - 3.256;
2008: - 6;
2009: - 6.
voce: Ministero dell'interno:
2007: - 101.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
voce: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
2007: - 986;
2008: - 82;
2009: - 82.
voce: Ministero della difesa:
2007: - 11;
2008: - 11;
2009: - 11.
voce: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali:
2007: - 45;
2008: - 45;
2009: - 45.
voce: Ministero per i beni e le attività culturali:
2007: - 92.045;
2008: - 100.045;
2009: - 100.045.
voce: Ministero della salute:
2007: - 100.000;
2008: - 100.000;
2009: - 100.000.
voce: Ministero dell'università e della ricerca:
2007: - 20.000;
2008: - 40.000;
2009: - 80.000.
voce: Ministero della solidarietà sociale:
2007: - 50.000;
2008: - 200.000;
2009: - 200.000.
Conseguentemente, all'articolo 216, comma 2, tabella C, ridurre proporzionalmente del 10 per cento tutte le voci di parte corrente previste per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
7. 01. (vedi 7. 05.) Zorzato, Angelino Alfano, Armosino, Casero, Ceroni, Crosetto, Giudice, Leone, Marras, Ravetto, Verro.