Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento ambiente
Titolo: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso conness - A.C. 17, 39, 51, 397 e 472 - Iter alla Camera e al Senato
Riferimenti:
AC n. 472/XV   AC n. 397/XV
AC n. 51/XV   AC n. 39/XV
AC n. 17/XV     
Serie: Progetti di legge    Numero: 5    Progressivo: 1
Data: 24/07/2006
Descrittori:
COMMISSIONI D'INCHIESTA     
Organi della Camera: VIII-Ambiente, territorio e lavori pubblici


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

A.C. 17, 39, 51, 397 e 472

 

Iter alla Camera e al Senato

 

 

 

 

 

 

n. 5/1

 

 

24 luglio 2006


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Ambiente

 

SIWEB

 

I dossier del Servizio studi sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 

File: Am0003a

 


 

INDICE

Iter alla Camera

Progetti di legge

§      A.C. 17, (on. Realacci), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  7

§      A.C. 39, (on. Boato), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  13

§      A.C. 51, (on. Paolo Russo), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  21

§      A.C. 397, (on. Foti ed altri), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  27

§      A.C. 472, (on. Pezzella ed altri), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania  33

Esame in sede referente presso l’VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)

Seduta del 13 giugno 2006  41

Seduta del 14 giugno 2006  51

Seduta del 28 giugno 2006  54

Seduta del 6 luglio 2006  55

Esame in sede consultiva

-       I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

Seduta del 14 giugno 2006  59

-       II Commissione (Giustizia)

Seduta del 14 giugno 2006  63

-       V Commissione (Bilancio)

Seduta del 14 giugno 2006  73

Relazione della VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici

§      A.C. 17-39-51-397-472-A, (Relatore on. Stradella), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  77

Discussione in Assemblea

Seduta del 27 giugno 2006  93

Seduta del 6 luglio 2006  113

Iter al Senato

Disegno di legge

§      A.S. 768, (on. Realacci), Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse  149

Esame in sede referente presso la 13^ Commissione (Territorio, ambiente, beni ambientali)

Seduta del 11 luglio 2006 (pomeridiana)157

Esame in sede consultiva

-       1^ Commissione (Affari costituzionali))

Seduta del 12 luglio 2006 (pomeridiana)163

Seduta del 13 luglio 2006 (antimeridiana)165

Seduta del 18 luglio 2006 (pomeridiana)169

-       5^ Commissione (Bilancio)

Seduta del 18 luglio 2006  174

Discussione in Assemblea

Seduta del 19 luglio 2006 (antimeridiana)177

 

 

 


Iter alla Camera


Progetti di legge


N. 17

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa del deputato REALACCI

¾

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

 

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Presentata il28 aprile 2006

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è volta ad istituire, anche nella XV legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Legambiente, associazione di protezione ambientale riconosciuta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, da tempo impegnata in una costante iniziativa di indagine, ricerca e denuncia dei fenomeni d'illegalità ambientale nel nostro Paese, ha dedicato una particolare attenzione ad uno dei due cicli a maggiore impatto ambientale, quello dei rifiuti (dalle discariche illegali ai traffici e smaltimenti illeciti), oggetto di indagine delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta. Questo lavoro, che si è concretizzato nell'elaborazione di numerosi dossier e rapporti annuali sull'ecomafia che hanno suscitato l'attenzione dei mass media e delle istituzioni, anche a livello internazionale, ha, tra l'altro, messo in risalto il ruolo della criminalità organizzata ed il coinvolgimento, in particolare, delle regioni meridionali. Una prima Commissione parlamentare di inchiesta su tale materia è stata istituita, nel corso della XIII legislatura, con la legge 10 aprile 1997, n. 97. I suoi compiti principali sono stati quelli di verificare l'attuazione delle normative vigenti in materia di rifiuti nonché i comportamenti della pubblica amministrazione e le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali, di indagare sul rapporto tra le organizzazioni criminali e la gestione del ciclo dei rifiuti, le cosiddette «ecomafie», e più in generale sulle attività illecite collegate al settore dei rifiuti. La Commissione, oltre a proporre soluzioni legislative, aveva il compito di riferire al Parlamento al termine dei suoi lavori oppure quando ne ravvisasse la necessità.

      In tale ambito la Commissione ha compiuto audizioni di membri del Governo, magistrati, rappresentanti degli enti locali, degli industriali e delle associazioni ambientaliste per valutare nel dettaglio la situazione nel ciclo dei rifiuti. Inoltre, delegazioni della Commissione hanno effettuato missioni in diverse regioni italiane, per approfondire ed osservare nel concreto le problematiche - anche criminali - del settore.

      La pubblicazione dell'attività della Commissione anche su INTERNET ha costituito uno strumento in più per tutti coloro che - a vario titolo - sono impegnati nel settore dei rifiuti; su queste pagine è possibile rinvenire informazioni riguardanti i diversi aspetti della sua attività. Il lavoro svolto dalla Commissione è proseguito nella XIV legislatura ai sensi della legge 31 ottobre 2001, n. 399, che ha istituito un'analoga Commissione sul ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse.

      Con l'intenzione di favorire la circolazione delle informazioni, delle esperienze e delle competenze sviluppate, nel corso della XIII e della XIV legislatura entrambe le Commissioni hanno organizzato convegni e forum sulle materie di propria competenza.

      Come già è accaduto per la Commissione istituita dalla legge n. 97 del 1997 e per quella istituita dalla legge n. 399 del 2001, la Commissione che la presente proposta di legge istituisce svolgerà una serie di sopralluoghi in diverse regioni italiane, allo scopo di acquisire le informazioni necessarie allo svolgimento dei propri compiti.

      La Commissione, analogamente a quanto previsto dalla citata legge n. 399 del 2001, riferirà al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità. È comunque prevista una relazione finale al termine dei suoi lavori.

      Considerato, quindi, il lavoro egregio svolto nella XIII e nella XIV legislatura dalle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, si auspica una rapida approvazione della presente proposta di legge.



 


proposta di legge

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Art. 1.

(Istituzione e compiti della Commissione).

      1. È istituita, per la durata della XV legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con il compito di:

          a) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

          b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

          c) verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

          d) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

          e) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

          f) proporre le soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate anche attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell'ordinamento italiano ed in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.

      2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

      3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384 del codice penale.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l'autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all'articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa ed ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, comma 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

      2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

      3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

      5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa tra loro.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

 


N. 39

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa del deputato BOATO

¾

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

 

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Presentata il28 aprile 2006

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è volta ad istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Una Commissione parlamentare di inchiesta su tale materia era già stata istituita con la legge 10 aprile 1997, n. 97. I suoi compiti principali sono stati quelli di verificare l'attuazione delle normative vigenti in materia di rifiuti nonché i comportamenti della pubblica amministrazione e le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali, di indagare sul rapporto tra le organizzazioni criminali e la gestione del ciclo dei rifiuti, e, più in generale, sulle attività illecite collegate al settore dei rifiuti.

      Anche nelle legislature successive, attesa l'enorme importanza di una attività di controllo e di indagine sulle pericolose conseguenze - in termini sanitari e ambientali - di una illecita gestione dell'attività di raccolta, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, il Parlamento ha ritenuto opportuno attivare una commissione di inchiesta in materia.

      Da ultimo, nel corso della XIV legislatura, è stata approvata la legge 31 ottobre 2001, n. 399, istitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. L'attività della Commissione è stata, ancora una volta, di grande utilità ed ha prodotto una significativa quantità di documentazione e di resoconti.

      Un primo resoconto dei lavori effettuati durante i primi due anni di attività della Commissione è stato trasmesso alla Presidenza delle Camere il 28 luglio 2004 (documento XXIII, n. 9 «Relazione sull'attività della Commissione»). La Commissione ha continuato i suoi lavori effettuando missioni conoscitive nelle regioni italiane, approfondendo temi specifici riguardanti aspetti rilevanti del ciclo dei rifiuti ed organizzando momenti di confronto pubblico al fine di favorire la comunicazione tra diverse competenze, esperienze e prospettive.

      Nello svolgimento della propria attività istituzionale la Commissione ha effettuato 31 missioni, di cui tre all'estero, durante le quali sono state sentite oltre 1000 persone e sono stati svolti sopralluoghi presso siti d'interesse. Si sono tenute 178 sedute plenarie della Commissione nel corso delle quali si è proceduto all'audizione di oltre 460 persone. Sono stati organizzati cinque convegni: il 22 ottobre 2002 a Roma un convegno sul tema «Indagine conoscitiva sulle discariche abusive», in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato; il 1o aprile 2004 a Salerno un convegno sul tema della qualificazione giuridica del termine «rifiuto», in collaborazione con l'Università degli Studi di Salerno; il 16 luglio 2004 a Venezia un convegno sulle bonifiche dei siti inquinati, in collaborazione con l'Università Ca' Foscari di Venezia; il 16 novembre 2004 a Roma un convegno internazionale sulle prospettive nella lotta al traffico illecito di rifiuti in Europa e in Italia ed infine il 1o e 2 dicembre 2005 a Napoli un convegno sull'emergenza rifiuti in Campania.

      Durante i suoi lavori la Commissione ha approvato nove documenti: nella seduta del 18 dicembre 2002 il documento sui commissariamenti per l'emergenza rifiuti; nella seduta del 16 aprile 2003 il documento sull'attuazione della direttiva 2000/53/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai veicoli fuori uso; nella seduta del 4 novembre 2003 la relazione territoriale sulla Calabria; nella seduta del 18 dicembre 2003 il secondo documento sui commissariamenti per l'emergenza rifiuti; nella seduta del 1o luglio 2004, il documento sulla nozione giuridica del termine «rifiuto»; nella seduta del 28 luglio 2004 la relazione alle Camere sull'attività svolta; nella seduta del 21 dicembre 2004 il documento sull'introduzione nel sistema penale dei delitti contro l'ambiente e contro il fenomeno criminale dell'«ecomafia»; nella seduta dell'8 marzo 2005, la relazione territoriale sul Friuli-Venezia Giulia; nella seduta del 21 dicembre 2005 la relazione territoriale sulla Sicilia e nella seduta del 26 gennaio 2006 la relazione territoriale sulla Campania. Tali documenti, approvati dalla Commissione, sono stati trasmessi ai Presidenti delle Camere, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della citata legge n. 399 del 2001.

      La documentazione acquisita o pervenuta alla Commissione è stata organizzata e classificata nel suo Archivio mediante un banca di dati contenente oltre 2500 schede. Nell'Archivio sono custodite oltre 160.000 pagine che alla conclusione del lavoro di digitalizzazione, saranno disponibili, ai fini della ricerca e della consultazione, su supporto ottico.

      Nell'esercizio delle funzioni d'indagine tipiche delle commissioni di inchiesta la Commissione ha operato nella ricerca di stabilire un rapporto collaborativo con i suoi interlocutori.

      Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha, tra l'altro, cercato di fare luce sull'intero ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e su eventuali rapporti con la criminalità organizzata, ha accertato la legittimità e la congruità dei comportamenti della pubblica amministrazione, ha individuato le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche ed ha studiato le innovazione tecnologiche atte a migliorare la gestione integrata del ciclo dei rifiuti.

      Appare opportuno consentire al nuovo Parlamento di proseguire l'egregio lavoro svolto nelle passate legislature e di dare vita ad una nuova Commissione che, sulla base dell'esperienza maturata, sia in grado - continuando il lavoro propriamente conoscitivo e di indagine - di proporre soluzioni per il superamento di un problema che, oltre a pregiudicare la nostra salute e il nostro ambiente, rappresenta una fonte illecita di arricchimento delle organizzazioni criminali.



 


proposta di legge

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Art. 1.

(Istituzione e compiti della Commissione).

      1. È istituita una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, di seguito denominata «Commissione», con il compito di:

          a) verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

          b) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

          c) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

          d) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

          e) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

          f) proporre soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate;

          g) riferire al Parlamento al termine dei suoi lavori e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità.

      2. La Commissione conclude i propri lavori entro due anni dalla data della sua costituzione e presenta al Parlamento la relazione finale entro i successivi due mesi.

      3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e venti deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli 366 e 372 del codice penale.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa ed ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, comma 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

      2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

      3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

      5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

 


N. 51

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa del deputato

PAOLO RUSSO

¾

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta

sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

 

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Presentata il28 aprile 2006

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Onorevoli Colleghi! - Le Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse istituite nelle passate legislature hanno svolto un lavoro meritevole ma non completo, in quanto si sono accertate solo parzialmente le cause delle gravi disfunzioni della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti che spesso mettono a rischio la salute dei cittadini, nonché delle interferenze della criminalità organizzata nell'opera di smaltimento e nella gestione di discariche abusive e no.

      In concreto non si sono individuate ancora appieno nè le ragioni di fondo di tale stato di cose nè, soprattutto, i correttivi legislativi e amministrativi da apportare al fine di rendere efficiente la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e per escludere tassativamente l'interferenza della criminalità nella gestione del ciclo dei rifiuti.

      Per tale ragione riproponiamo anche per la presente legislatura l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, modificandone parzialmente ma significativamente il campo d'azione al fine di arrivare nei tempi più brevi a risultati concreti.

      In particolare, questa nuova Commissione dovrà individuare fino in fondo le cause delle disfunzioni del ciclo dei rifiuti e indicarne con precisione, fin dalla conclusione del primo anno di attività, gli interventi

 

legislativi e amministrativi necessari per risanare e rendere efficiente il servizio.

      Nella proposta di legge prevediamo inoltre di estendere l'indagine anche alle cause che hanno determinato le difficoltà di reperire discariche idonee diffuse equamente in tutto il territorio nazionale, difficoltà che sono una delle ragioni principali delle disfunzioni nello smaltimento dei rifiuti e dell'interferenza della criminalità organizzata e no. Anche su questo aspetto decisivo la Commissione dovrà indicare correttivi precisi e incisivi.

      Prevediamo inoltre di estendere l'indagine anche sugli effetti del ciclo dei rifiuti sull'ambiente e in particolare sulle acque interne superficiali e sotterranee, sulle acque marine costiere e soprattutto sulla salute dei cittadini.

      Altra integrazione rispetto alla precedente legislatura è l'estensione dell'indagine allo stato di conservazione dei rifiuti nucleari esistenti in Italia anche in ordine alla costituzione di un sito nazionale di tali rifiuti.



 


proposta di legge

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Art. 1.

(Istituzioni e compiti della Commissione).

      1. È istituita per la durata della XV legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Commissione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sulle attività illecite ad esso eventualmente connesse nonché sull'inquinamento determinato dai rifiuti sulle acque interne sia superficiali sia sotterranee, di seguito denominata «Commissione», con il compito di:

          a) svolgere indagini sull'assetto e sull'attuale funzionamento del ciclo dei rifiuti, sulle persone fisiche e giuridiche che lo gestiscono, sugli effettivi assetti proprietari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con particolare riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

          b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti, e in particolare di quelli più pericolosi, tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

          c) verificare gli effetti del ciclo dei rifiuti sull'ambiente e in particolare sull'inquinamento delle acque interne, delle falde freatiche e delle acque marine;

          d) accertare l'attuale stato di conservazione dei rifiuti di natura nucleare anche in ordine alla costituzione di un sito nazionale per i rifiuti e le scorie nucleari;

          e) verificare l'applicazione della normativa vigente in materia di raccolta e di

smaltimento dei rifiuti da parte della pubblica amministrazione, degli enti locali e dei soggetti privati cui sono affidati la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti;

          f) accertare l'efficienza e la funzionalità dei sistemi di raccolta, smaltimento e stoccaggio dei rifiuti;

          g) accertare le cause che hanno determinato in molti casi l'accumulo di rifiuti non raccolti per lunghi periodi in diversi centri abitati, le cause della difficoltà di smaltire rifiuti in discariche idonee e le cause che hanno impedito di realizzare un numero adeguato di discariche equamente diffuse in tutto il territorio nazionale;

          h) accertare se e come le disfunzioni del ciclo dei rifiuti abbiano messo e mettono a rischio la salute dei cittadini;

          i) proporre soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali, per rendere efficiente, trasparente e sicuro per la salute pubblica e l'ambiente il ciclo dei rifiuti e per rimuovere le disfunzioni accertate;

          l) trasmettere relazioni all'autorità giudiziaria al fine di promuovere l'esercizio dei relativi poteri di indagine quando si ravvisino ipotesi di reato.

      2. La Commissione riferisce al Parlamento sulle attività svolte con una relazione annuale e con specifiche relazioni ogni qual volta ne ravvisi la necessità, nonché al termine dei suoi lavori, presentando una relazione finale. Fin dalla prima relazione annuale sono indicati gli interventi legislativi e amministrativi ritenuti più urgenti.

      3. La Commissione procede alle indagini con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli 366 e 372 del codice penale.

      2. La Commissione può disporre direttamente della polizia giudiziaria con le modalità previste dal codice di procedura penale.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, comma 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

      3. Alla Commissione non può essere opposto il segreto d'ufficio o il segreto di Stato.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori.

      2. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      3. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie, nonché di cittadini con specifiche competenze in materia di indagine sulla criminalità ambientale organizzata e non organizzata.

      4. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione utilizza personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.

      5. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

 


N. 397

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa dei deputati

FOTI, AIRAGHI, LISI, ANTONIO PEPE, RAISI

¾

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

 

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Presentata il3 maggio 2006

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Onorevoli Colleghi! - Nelle precedenti legislature il Parlamento ha approvato, a larghissima maggioranza, l'istituzione di Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. La gravità dei fenomeni di smaltimento illegale dei rifiuti e il ruolo assai significativo svolto in questo campo dalla criminalità organizzata (già da tempo evidenziato dall'ampia documentazione prodotta da vari organismi istituzionali, come la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari, gli uffici giudiziari e le associazioni ambientaliste, in particolare Legambiente) non potevano non essere oggetto di particolare attenzione e analisi da parte del Parlamento.

      Nel corso della XIV legislatura la Commissione parlamentare di inchiesta istituita dalla legge n. 399 del 2001 ha potuto verificare uno scenario ancora più grave e preoccupante di quello inizialmente ipotizzato. I sopralluoghi svolti, in particolare nelle regioni meridionali, hanno evidenziato un'estesa illegalità, caratterizzata in alcuni ambiti territoriali da situazioni di vera e propria emergenza.

      Le audizioni svolte hanno consentito di acquisire, soprattutto dagli uffici giudiziari maggiormente impegnati nelle indagini sui traffici illegali delle cosiddette «ecomafie», ulteriori e preoccupanti riscontri circa la penetrazione della criminalità organizzata nelle attività di raccolta e di smaltimento dei rifiuti di ogni tipologia.

      La Commissione parlamentare di inchiesta di cui si propone l'istituzione potrà dunque proseguire proficuamente il lavoro svolto nella scorsa legislatura, al fine di svelare gli intrecci e le coperture, anche di carattere politico, che hanno consentito l'espandersi e l'arricchirsi di quella che è stata chiamata la «Rifiuti Spa».

      Per questi motivi si ritiene opportuno riproporre anche nella XV legislatura la istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

      In particolare l'articolo 1 istituisce la Commissione parlamentare di inchiesta e ne definisce l'oggetto di intervento.

      L'articolo 2 ne determina la composizione.

      L'articolo 3 disciplina le testimonianze.

      L'articolo 4 determina le modalità di richiesta di atti e documenti.

      L'articolo 5 disciplina l'obbligo del segreto.

      L'articolo 6 prevede la possibilità per la Commissione di organizzare i propri lavori sulla base di un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa.



 


proposta di legge

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Art. 1.

(Istituzione e funzioni della Commissione).

      1. È istituita, per la durata della XV legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, di seguito denominata «Commissione» con il compito di:

          a) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

          b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

          c) verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

          d) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

          e) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

          f) proporre soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate anche attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell'ordinamento italiano e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.

      2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

      3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente, dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384 del codice penale.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l'autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all'articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, commi 1, secondo periodo, e 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

      2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

      3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

      5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa tra loro.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

 


N. 472

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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PROPOSTA DI LEGGE

 

d’iniziativa dei deputati

PEZZELLA, BELLOTTI, BRIGUGLIO, GIULIO CONTI

¾

 

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta

sull'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania

 

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Presentata il4 maggio 2006

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Onorevoli Colleghi! - L'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania rappresenta un problema all'ordine del giorno. Ormai la situazione si è fatta piuttosto grave poiché sono mesi che impera questo disagio. Per le strade marciscono mucchi enormi di spazzatura, tonnellate di pattume che non riescono a trovare una destinazione finale od un modo per essere smaltite in fretta.

      È necessario intervenire a livello di precauzione per poter minimizzare il degrado ambientale. Ridurre, riusare, riciclare e rispettare: queste le quattro «R» da cui partire per responsabilizzare tutti a qualsiasi livello e costruire un nuovo rapporto con i rifiuti.

      Devono modificarsi i criteri di produzione e di consumo e l'organizzazione di tutta la filiera puntando seriamente sulla raccolta differenziata.

      La Campania, una delle pianure italiane in cui l'agricoltura ha più storia, è stata trasformata in un gigantesco deposito di spazzatura. Una groviera purulenta dalla quale escono esalazioni fetide che contaminano i campi e fanno impennare l'indice delle malattie.

      In questa regione la ricchezza sembra aver cambiato fonte. Una volta il fatturato veniva dagli ortaggi, dalle primizie, dalla falangina, dal turismo. Oggi viene dalla diossina, dai metalli pesanti, eccetera.

      Con la presente proposta di legge si prevede l'istituzione di un'apposita Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania, che accerti i motivi e le ragioni del perché, dopo anni di lamentele, di proteste e di rimostranze, imperi, ancora, una forte negligenza nell'affrontare tale gravissimo problema.



 


proposta di legge

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Art. 1.

(Istituzione e funzioni della Commissione parlamentare di inchiesta).

      1. È istituita per la durata della XV legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania, di seguito denominata «Commissione», con le seguenti funzioni:

          a) accertare le reali condizioni della regione Campania in merito alla situazione dei rifiuti;

          b) individuare le connessioni tra eventuali attività illecite e interessi mafiosi e non;

          c) proporre soluzioni legislative e amministrative per fare recuperare alla regione Campania un ruolo adeguato al suo patrimonio storico, culturale e paesaggistico;

          d) svolgere accertamenti sull'uso dei fondi comunitari, regionali e di altra fonte, destinati dal Governo a fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti.

      2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

      3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

 

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ogni gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384 del codice penale.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti e non, nonché copie di atti e documenti relativi ad indagini ed inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l'autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all'articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere alla Commissione quanto richiesto.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non debbano essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie od inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti o documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti della Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, commi 1, secondo periodo, e 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca un più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali è stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

      2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

      3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

      5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strutture messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa fra loro.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

 


 

Esame in sede referente presso l’VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici)


VIII COMMISSIONE PERMANENTE

(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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SEDE REFERENTE

Martedì 13 giugno 2006. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio, Gianni Piatti.

La seduta comincia alle 10.30.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

C. 17 Realacci, C. 39 Boato, C. 51 Paolo Russo, C. 397 Foti, C. 472 Pezzella.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Ermete REALACCI, presidente, avverte preliminarmente che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha concordato, nella riunione del 7 giugno 2006, sull'opportunità di organizzare l'esame in Commissione dei progetti di legge abbinati in titolo, in modo che esso si concluda entro la giornata di domani. Segnala, infatti, che i provvedimenti sono stati inseriti nel calendario dei lavori dell'Assemblea nella settimana a decorrere dal 26 giugno 2006. Ricorda, inoltre, che, nell'ambito della riunione dell'ufficio di presidenza del 7 giugno scorso, si è convenuto che il termine per la presentazione di emendamenti al testo base, che verrà adottato nella odierna seduta, sia fissato per le ore 14 di oggi.

Franco STRADELLA (FI), relatore, osserva preliminarmente che le proposte di legge in esame hanno come finalità l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, con l'eccezione della proposta di legge n. 472, che prevede l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti limitata esclusivamente alla Regione Campania. Al riguardo, ricorda che una commissione bicamerale su tali tematiche ha operato già dalla XIII legislatura, mentre nella XII legislatura era stata istituita, dalla sola Camera dei deputati, una commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, con deliberazione dell'Assemblea del 20 giugno 1995. In particolare, fa presente che, nella precedente legislatura, la ricostituzione della Commissione era stata disposta dalla legge 31 ottobre 2001, n. 399. Essa, in continuità con la precedente legge istitutiva (legge 10 aprile 1997, n. 97), aveva attribuito alla Commissione di inchiesta il compito di svolgere indagini sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata - e, quindi, individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del paese e verso altre nazioni - nonché verificare l'attuazione delle normative vigenti e i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, in particolare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento. Segnala che, rispetto alla precedente legge istitutiva, la legge del 2001 prevedeva, inoltre, la possibilità per la Commissione di inchiesta di sollecitare il recepimento di disposizioni contenute nelle direttive comunitarie e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.

Rileva, quindi, che, tra le proposte di legge che nella corrente legislatura sono giunte all'esame della VIII Commissione, le sole proposte di legge n. 17, di iniziativa del deputato Realacci, e n. 397, di iniziativa del deputato Foti, riproducono pressoché integralmente il testo dell'ultima legge istitutiva della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Altre due proposte, infatti, estendono la portata dell'inchiesta all'inquinamento determinato dai rifiuti sulle acque interne sia superficiali sia sotterranee (proposta di legge n. 51), ovvero stabiliscono che la Commissione concluda i propri lavori entro due anni dalla data della sua costituzione (proposta di legge n. 39), al contrario delle altre proposte di legge, che prevedono che la durata coincida con quella della legislatura.

Per quanto riguarda i compiti specificamente attribuiti alla Commissione di inchiesta, sottolinea, inoltre, che l'elencazione contenuta nelle proposte di legge n. 17 e n. 397 riproduce nella sostanza le corrispondenti disposizioni della legge n. 399 del 2001. Per converso, la proposta di legge n. 39 omette la parte relativa al compito di sollecitare il recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell'ordinamento e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia, nonché la parte relativa all'obbligo annuale di riferire alle Camere. A sua volta, l'articolo 1, comma 1, della proposta di legge n. 51 prevede lo svolgimento, da parte della Commissione, di ulteriori compiti connessi alla maggiore ampiezza dell'oggetto dell'inchiesta. Infine, come rilevato in precedenza, osserva che, in relazione al più circoscritto oggetto dell'inchiesta, l'articolo 1, comma 1, della proposta di legge n. 472 attribuisce alla Commissione compiti specificamente connessi all'emergenza rifiuti in Campania.

Sottolinea, altresì, che tutte le proposte di legge disciplinano la composizione della Commissione con norme identiche (tutte contenute nell'articolo 2), che riproducono il testo dell'articolo 2 della legge 399 del 2001. Per tali motivi, si prevede che la Commissione sia composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento, e che essa elegga, nella prima seduta, il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Con generale riferimento ai poteri della Commissione, fa presente che le proposte di legge nn. 17, 39, 397 e 472 - con disposizioni di identico tenore - prevedono che la Commissione proceda alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e limitazioni dell'autorità giudiziaria. Con più specifico riguardo al profilo delle testimonianze davanti alla Commissione, rileva che le proposte di legge nn. 17, 397 e 472 dispongono l'applicazione delle disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384 del codice penale, esplicitando in tal modo l'operatività dell'intero Capo I del Titolo III del Libro II del codice penale - relativo ai delitti contro l'attività giudiziaria - con l'esclusione delle fattispecie di reato contemplate dagli articoli da 361 a 365, evidentemente non applicabili alle testimonianze innanzi alle Commissioni di inchiesta (omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, di un incaricato di pubblico servizio, del cittadino e omissione di referto).

Per quanto concerne, infine, l'obbligo del segreto, segnala che le proposte di legge nn. 17, 39 e 51 lo riferiscono agli atti e ai documenti di cui all'articolo 4, comma 2, ovvero agli atti che la Commissione stabilisca non debbano essere divulgati, nonché in ogni caso agli atti e ai documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari, mentre le proposte di legge nn. 397 e 472, oltre che a tale categoria di atti, fanno esplicito riferimento anche agli atti e documenti di cui all'articolo 4, comma 1, secondo periodo, ovvero agli atti acquisiti dall'autorità giudiziaria, rispetto ai quali viene comunque garantito il mantenimento del regime di segretezza. Ricorda che la precedente legge istitutiva faceva esclusivo riferimento agli atti e ai documenti di cui all'articolo 4, comma 2.

Nel valutare positivamente il contenuto dei provvedimenti all'esame della Commissione, reputa dunque opportuno proporre - anche alla luce della maggiore aderenza alla precedente legge istitutiva e della data di presentazione - l'adozione come testo base per il seguito dell'esame in sede referente della proposta di legge n. 17, restando chiaramente inteso che tale orientamento non comporta una preclusione sul merito delle restanti proposte di legge presentate. Allo stesso tempo, preannuncia che sarà opportuno valutare, nella successiva fase di esame degli emendamenti, l'esigenza di introdurre due specifiche proposte modificative al provvedimento, legate - per un verso - all'esigenza di definire i criteri per la determinazione del budget per il funzionamento della Commissione d'inchiesta, e - per altro verso - all'opportunità di garantire la tutela dei terzi nei procedimenti e negli atti posti in essere dalla Commissione, soprattutto quando essa esercita poteri propri del potere giudiziario.

In conclusione, si riserva di svolgere eventuali considerazioni integrative nel seguito del dibattito, confermando sin d'ora la volontà di giungere rapidamente alla definizione di un testo condiviso, per la sua sollecita approvazione da parte dell'Assemblea.

Il sottosegretario Gianni PIATTI condivide quanto rilevato dal relatore, attesa l'importanza delle finalità perseguite dalla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e l'indiscutibile utilità della documentazione prodotta e dei dati raccolti nella sua passata attività. Concorda, inoltre, con l'orientamento espresso dal relatore a proposito della preferenza per l'adozione della proposta di legge n. 17 quale testo base per il seguito dell'esame.

Angelo PICANO (Pop-Udeur) rileva l'opportunità che non si verifichino sovrapposizioni tra gli ambiti di competenza della Commissione bicamerale in esame e la cosiddetta Commissione bicamerale «antimafia».

Ermete REALACCI, presidente, sottolinea che qualunque rischio di sovrapposizioni tra le attività delle due Commissioni parlamentari di inchiesta, pur esistente allo stato potenziale, è di fatto scongiurato, anche per la circostanza che le stesse Commissioni hanno operato in maniera soddisfacente nelle passate legislature.

Grazia FRANCESCATO (Verdi), nell'esprimere apprezzamento per le finalità perseguite dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, esprime un orientamento di maggior favore per la proposta di legge n. 39, di iniziativa del deputato Boato, che reca anche disposizioni innovative rispetto alla precedente legge istitutiva della Commissione. In tal senso, rileva come tali disposizioni potrebbero anche confluire in un testo unificato, considerato che i progetti di legge nn. 17 e 39 risultano perfettamente compatibili. In ogni caso, qualora non fosse possibile procedere alla stesura di un testo unificato, si riserva di predisporre apposite proposte emendative alla proposta di legge che sarà adottata come testo base, eventualmente per il seguito dell'esame in Assemblea.

Ermete REALACCI, presidente, rileva che i tempi di esame a disposizione della Commissione propendono, in questa fase, per l'adozione di un testo base; resta ferma ovviamente la possibilità di presentare emendamenti al testo base, al fine di far confluire in esso le disposizioni contenute nelle altre proposte di legge.

Aurelio Salvatore MISITI (IdV) rileva l'opportunità di modificare il titolo della proposta di legge n. 17, al fine di meglio precisare l'oggetto dell'attività della Commissione bicamerale di inchiesta, facendo sì che detta Commissione svolga attività di inchiesta sulle sole attività illecite nel ciclo dei rifiuti.

Ermete REALACCI, presidente, preso atto della modifica testé prospettata, ricorda che sarà possibile presentare emendamenti fino alle ore 14 di oggi.

Dichiara, quindi, concluso l'esame preliminare.

Franco STRADELLA (FI), relatore, ribadisce l'intenzione di proporre l'adozione della proposta di legge n. 17 come testo base per il seguito dell'esame in sede referente.

Il sottosegretario Gianni PIATTI si riserva di intervenire nel corso dell'esame degli emendamenti che potranno essere presentati.

Ermete REALACCI, presidente, propone, pertanto, di adottare come testo base per il seguito dell'esame in sede referente, secondo quanto prospettato dal relatore, il testo della proposta di legge n. 17.

La Commissione delibera di adottare come testo base per il seguito dell'esame in sede referente il testo della proposta di legge n. 17.

Ermete REALACCI, presidente, ricorda nuovamente che il termine per la presentazione di emendamenti al testo della proposta di legge n. 17 è fissato per le ore 14 di oggi.

Rinvia, quindi, il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana.

La seduta termina alle 10.55.

(omissis)

La seduta comincia alle 15.35.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

C. 17 Realacci, C. 39 Boato, C. 51 Paolo Russo, C. 397 Foti, C. 472 Pezzella.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, iniziato nella odierna seduta antimeridiana.

Ermete REALACCI, presidente, comunica che sono stati presentati emendamenti alla proposta di legge n. 17, adottata come testo base per il seguito dell'esame in sede referente (vedi allegato).

Franco STRADELLA (FI), relatore, invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Misiti 1.1 e Giuditta 1.2, esprimendo altrimenti parere contrario; raccomanda, quindi, l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 3.01 e del suo emendamento 6.1.

Il sottosegretario Gianni PIATTI esprime parere conforme a quello del relatore.

Aurelio Salvatore MISITI (IdV) illustra il suo emendamento 1.1, sottolineando l'opportunità di apportare una modifica all'oggetto di attività della Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, al fine di non sottrarre alla Commissione ambiente competenze ad essa legittimamente attribuite in tema di rifiuti. Ritiene, infatti, evidente che l'inchiesta parlamentare debba limitarsi agli aspetti di illiceità che interessano il settore, lasciando alle Commissioni permanenti le competenze ordinarie in materia di ciclo dei rifiuti.

Franco STRADELLA (FI), relatore, ribadisce l'invito al ritiro dell'emendamento Misiti 1.1, che potrebbe essere ripresentato in occasione dell'esame in Assemblea, consentendo in tal modo un maggiore approfondimento sulle questioni da esso sollevate. A suo avviso, infatti, la soluzione ipotizzata dal deputato Misiti rischierebbe di sottrarre alla Commissione parlamentare d'inchiesta talune funzioni da essa finora esercitate, con particolare riferimento, per un verso, ai commissariamenti straordinari e, per l'altro, alla sollecitazione al recepimento della normativa comunitaria.

Ermete REALACCI, presidente, ritiene condivisibile l'invito al ritiro dell'emendamento Misiti 1.1 formulato dal relatore, atteso che un maggiore approfondimento consentirebbe di individuare una formulazione che contemperi, da un lato, l'esigenza di rispettare le attribuzioni della Commissione ambiente in tema di rifiuti e, dall'altro, la necessità che la Commissione bicamerale d'inchiesta continui a operare in un settore di attività molto delicato.

Aurelio Salvatore MISITI (IdV) ritiene che la formulazione del suo emendamento 1.1 rappresenti una soluzione adeguata, pur nel rispetto delle esigenze testé rappresentate dal presidente.

Grazia FRANCESCATO (Verdi), pur comprendendo la logica sottesa all'emendamento Misiti 1.1, che intende riportare in un alveo di «normalità» le funzioni parlamentari in tema di rifiuti, avverte che la sua formulazione rischia di delimitare in maniera restrittiva l'ambito di competenza della Commissione bicamerale d'inchiesta. Per tale ragione, giudica preferibile che su queste tematiche si svolga una riflessione supplementare in occasione dell'esame in Assemblea.

Franco STRADELLA (FI), relatore, rileva che l'approvazione di un emendamento volto al ridimensionamento dell'attività della Commissione bicamerale d'inchiesta, peraltro, non potrebbe non incidere sul limite di spesa definito nel suo successivo emendamento 6.1, limite di spesa che è stato quantificato sulla base dell'attività svolta dalla Commissione nella precedente legislatura.

Fulvia BANDOLI (Ulivo), pur comprendendo le preoccupazioni espresse dal deputato Misiti a proposito di una questione effettivamente esistente, teme che l'approvazione dell'emendamento Misiti 1.1 fornisca una interpretazione restrittiva in ordine alle competenze della Commissione d'inchiesta, ridimensionandone di fatto il ruolo.

Angelo Maria Rosario LOMAGLIO (Ulivo) fa presente che la Commissione parlamentare d'inchiesta è chiamata allo svolgimento di funzioni importanti in ordine alle irregolarità nel ciclo dei rifiuti. Considerato che il confine tra le irregolarità e gli illeciti è molto labile, c'è il rischio che talune fattispecie sfuggano all'esame della Commissione bicamerale d'inchiesta in conseguenza di una eventuale restrizione degli ambiti di competenza della medesima Commissione.

Ermete REALACCI, presidente, alla luce degli interventi svolti, ritiene che nel corso dell'esame in Assemblea si possano effettuare le dovute valutazioni, anche al fine di individuare una possibile formulazione che tenga conto delle questioni e delle esigenze sollevate nel corso del dibattito.

Aurelio Salvatore MISITI (IdV) ritira il suo emendamento 1.1, in considerazione della possibilità di affrontare ulteriori approfondimenti in occasione dell'esame in Assemblea.

Franco STRADELLA (FI), relatore, precisa che l'invito al ritiro dell'emendamento Giuditta 2.1 è motivato dal fatto che tale emendamento è finalizzato ad attribuire alla Commissione bicamerale d'inchiesta competenze che, di fatto, sono già incluse nella proposta di legge in esame.

Angelo PICANO (Pop-Udeur), dichiara di sottoscrivere l'emendamento Giuditta 2.1, che ritira ai fini di una sua ripresentazione in Assemblea.

Franco STRADELLA (FI), relatore, raccomanda alla Commissione l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 3.01, in quanto volto a individuare una soluzione al problema delle intercettazioni telefoniche e, più in generale, ai provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantititi.

La Commissione approva l'articolo aggiuntivo 3.01 del relatore.

Ermete REALACCI, presidente, intervenendo sull'emendamento 6.1 del relatore, sottolinea che l'individuazione di un limite di spesa per il funzionamento della Commissione bicamerale di inchiesta consentirà di razionalizzare lo svolgimento dell'attività della Commissione medesima. Tale soluzione è particolarmente opportuna, alla luce altresì del fatto che talune commissioni bicamerali di inchiesta hanno sostenuto ingenti spese nelle passate legislature. Fa presente, peraltro, che anche la I Commissione (Affari costituzionali) dovrebbe orientarsi verso un'analoga soluzione, con riguardo all'istituzione della cosiddetta Commissione bicamerale «antimafia».

Angelo PICANO (Pop-Udeur) rileva l'opportunità di definire nel testo del provvedimento le regole di funzionamento della Commissione, alle quali collegare le relative spese.

Ermete REALACCI, presidente, precisa che la definizione di tali regole potrà essere oggetto del regolamento interno di cui si doterà la Commissione bicamerale d'inchiesta nel prosieguo della sua attività, secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 1, della proposta di legge in esame.

La Commissione approva l'emendamento 6.1 del relatore.

Ermete REALACCI, presidente, comunica che il testo del provvedimento, come risultante sulla base degli emendamenti approvati, sarà subito trasmesso alle competenti Commissioni per i prescritti pareri, che dovrebbero essere espressi entro la giornata di domani.

Propone, altresì, che la Commissione richieda, ai sensi dell'articolo 73, comma 1, del Regolamento, l'assenso del Presidente della Camera affinché il testo del provvedimento sia trasmesso anche alla V Commissione (Bilancio), considerato il tenore dell'emendamento testé approvato, concernente il limite di spesa per il funzionamento della Commissione di inchiesta.

La Commissione concorda.

Ermete REALACCI, presidente, rinvia, dunque, il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 15.55.

 


ALLEGATO

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (C. 17 Realacci, C. 39 Boato, C. 51 Paolo Russo, C. 397 Foti, C. 472 Pezzella).

EMENDAMENTI

ART. 1.

Al comma 1, alinea, sostituire le parole: sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con le seguenti: sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti.

Conseguentemente, al titolo, sostituire le parole: sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con le seguenti: sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti.

1. 1.Misiti.

Al comma 1, dopo la lettera f) inserire le seguenti:

f-bis) verificare, alla luce del lavoro svolto nella XIII e nella XIV legislatura dalle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, lo stato di attuazione della messa a regime complessiva del ciclo di smaltimento dei rifiuti;

f-ter) verificare l'efficacia degli interventi sino ad oggi svolti per la bonifica dei siti inquinati anche alla luce dell'attuazione dei piani regionali di bonifica.

1. 2.Giuditta, Picano.

ART. 3.

Dopo l'articolo 3 aggiungere il seguente:

Art. 3-bis.

(Provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti).

1. La Commissione adotta le deliberazioni aventi ad oggetto i provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti a maggioranza dei due terzi dei componenti, con atto motivato e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

2. In caso di necessità e di urgenza, le deliberazioni di cui al comma 1 possono essere adottate dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, con il consenso dei presidenti di gruppo la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai tre quarti dei componenti della Commissione, e devono essere convalidate dalla Commissione, con la maggioranza di cui al medesimo comma 1, entro le quarantotto ore successive.

3. 01.Il Relatore.

ART. 6.

Sostituire il comma 6 con il seguente:

6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di euro 75.000 per l'anno 2006, e di euro 150.000 per ciascuno degli anni successivi, e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, con propria determinazione adottata d'intesa tra loro, possono autorizzare annualmente un incremento delle spese di cui al precedente periodo, comunque in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.

6. 1.Il Relatore.

 


VIII COMMISSIONE PERMANENTE

(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 14 giugno 2006. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio, Gianni Piatti.

La seduta comincia alle 18.30.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

C. 17 Realacci, C. 39 Boato, C. 51 Paolo Russo, C. 397 Foti, C. 472 Pezzella.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame.

Ermete REALACCI, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri delle competenti Commissioni sulla proposta di legge n. 17, adottata come testo base, nel testo risultante dagli emendamenti approvati: la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso parere favorevole con osservazioni, la II Commissione (Giustizia) ha espresso parere favorevole con condizioni, mentre la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere favorevole.

Avverte che il relatore ha conseguentemente predisposto taluni emendamenti (vedi allegato), finalizzati a recepire alcuni dei rilievi formulati nei pareri espressi e ad apportare limitate correzioni di carattere formale.

Franco STRADELLA (FI), relatore, raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 2.10, 2.11, 3.10, 3-bis.10 e 4.10, rilevando che essi - oltre ad introdurre modifiche di carattere meramente formale - intendono recepire le osservazioni formulate dalla I Commissione e la prima delle condizioni espresse dalla II Commissione. Quanto alla seconda condizione formulata nel parere della II Commissione, ritiene opportuno procedere ad ulteriori approfondimenti nel corso dell'esame in Assemblea, anche in ragione della oggettiva difficoltà di comprendere con chiarezza l'intento del rilievo medesimo.

Il sottosegretario Gianni PIATTI esprime parere favorevole sugli emendamenti predisposti dal relatore.

La Commissione approva, con distinte votazioni, gli emendamenti 2.10, 2.11, 3.10, 3-bis.10 e 4.10 del relatore. Ermete REALACCI, presidente, giudica importante che la Commissione possa meglio comprendere, ai fini del successivo esame in Assemblea, la portata del rilievo contenuto nella seconda condizione espressa nel parere della II Commissione, invitando conseguentemente il relatore a svolgere gli opportuni approfondimenti in materia.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire al deputato Stradella il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sulla proposta di legge n. 17, come modificata nel corso dell'esame in sede referente, alla quale sono abbinate le proposte di legge nn. 39, 51, 397 e 472.

Ermete REALACCI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove per l'esame in Assemblea, sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 18.40.


ALLEGATO

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (C. 17 Realacci, C. 39 Boato, C. 51 Paolo Russo, C. 397 Foti, C. 472 Pezzella).

EMENDAMENTI DEL RELATORE

ART 2.

Al comma 1, sostituire la parola: scelti con la seguente: nominati.

2. 10.Il Relatore.

Al comma 2, dopo le parole: elegge il inserire le seguenti: proprio ufficio di presidenza, costituito dal.

2. 11.Il Relatore.

ART. 3.

Al comma 1, sostituire la parola: 384 con la seguente: 384-bis.

3. 10.Il Relatore.

ART. 3-bis.

Al comma 2, sostituire le parole: tre quarti con le seguenti: quattro quinti.

3-bis. 10.Il Relatore.

ART. 4.

Al comma 2, sostituire la parola: dovranno con la seguente: devono.

4. 10. Il Relatore.

 


VIII COMMISSIONE PERMANENTE

(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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COMITATO DEI NOVE

Mercoledì 28 giugno 2006.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

C. 17-39-51-397-472-A.

Il Comitato dei nove si è riunito dalle 8.45 alle 9.10.

(omissis)

 


VIII COMMISSIONE PERMANENTE

(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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COMITATO DEI NOVE

Giovedì 6 luglio 2006.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

C. 17-39-51-397-472-A.

Il Comitato dei nove si è riunito dalle 8.50 alle 8.55 e dalle 10.30 alle 10.35.

 

 


Esame in sede consultiva


I COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

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(omissis)

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 14 giugno 2006. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE.

La seduta comincia alle 17.05

(omissis)

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

C. 17 Realacci ed abb.

(Parere alla VIII Commissione).

(Esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

Marco BOATO (Verdi), relatore, illustra i contenuti della proposta di legge, nel testo risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione ambiente nella seduta del 13 giugno, che dispone la ricostituzione - per la durata della nuova legislatura - della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, operante già dalla XIII legislatura.

L'articolo 1 riproduce nella sostanza la corrispondente disposizione della legge istitutiva della Commissione d'inchiesta nella precedente legislatura (legge 31 ottobre 2001, n. 399. L'articolo 2 disciplina la composizione della Commissione e dispone l'elezione, nella prima seduta, del presidente, di due vicepresidenti e di due segretari. In proposito ritiene opportuno formulare una osservazione volta a invitare la Commissione di merito a disciplinare espressamente il sistema di elezione dei componenti l'Ufficio di presidenza. Fa presente inoltre che, a seguito dell'approvazione di un articolo aggiuntivo, la proposta di legge disciplina una specifica procedura per l'adozione delle deliberazioni aventi ad oggetto i provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, secondo modalità del tutto analoghe a quelle previste nel testo unificato delle proposte di legge n. 40 e abbinate, adottato quale testo base, dalla I Commissione. Rileva tuttavia, l'esistenza di un disallineamento tra il quorum previsto dall'articolo 3-bis, comma 2, della proposta di legge in esame per l'adozione, in casi di necessità e di urgenza, da parte dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle deliberazioni aventi ad oggetto provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, e il corrispondente quorum previsto per le stesse deliberazioni nel testo base adottato da questa Commissione in ordine alla istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali; ritenendo opportuno che in materia siano adottate norme di identico tenore, propone di inserire nel parere una osservazione che inviti la Commissione di merito a sostituire il quorum dei tre quarti con quello dei quattro quinti. Preso atto favorevolemente della disposizione recata dall'articolo 6, comma 6, che introduce, analogamente a quanto previsto per la Commissione di inchiesta «antimafia» un tetto massimo alle spese per il funzionamento della Commissione, propone di esprimere un parere favorevole con le due osservazioni testè illustrate.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore (vedi allegato 4).

La seduta termina alle 17.20


ALLEGATO 4

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (C. 17 Realacci ed abb.)

PARERE APPROVATO

La I Commissione,

esaminato il nuovo testo della proposta di legge C. 17, recante «Istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse», come risultante dagli emendamenti approvati nel corso dell'esame in sede referente,

preso atto favorevolmente delle disposizioni recate dall'articolo 3-bis in materia di adozione di deliberazioni aventi ad oggetto provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, nonché della introduzione, all'articolo 6, comma 6, di un tetto massimo alle spese per il funzionamento della Commissione e rilevato come tali disposizioni risultino in armonia con analoghe previsioni introdotte da questa Commissione nel testo unificato delle proposte di legge in materia di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, da essa adottato quale testo base,

rilevato, tuttavia, che sussiste un diseallineamento tra il quorum previsto dall'articolo 3-bis, comma 2, della proposta di legge in esame per l'adozione, in casi di necessità e di urgenza, da parte dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle deliberazioni aventi ad oggetto provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, e il corrispondente quorum previsto per le stesse deliberazioni nel testo base adottato da questa Commissione in ordine alla istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, e ritenuto opportuno che in materia siano adottate norme di identico tenore,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:

a) all'articolo 3-bis, comma 2, valuti la Commissione l'opportunità di sostituire le parole: «tre quarti», con le seguenti: «quattro quinti»;

b) all'articolo 2, comma 2, valuti la Commissione l'opportunità di specificare le modalità di elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza.

 


I COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

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(omissis)

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 28 giugno 2006. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE.

La seduta comincia alle 9.10.

(omissis)

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

C. 17/A ed abb.

(Parere all'Assemblea).

(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Marco BOATO (Verdi), relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze tra lo Stato e le regioni di cui agli articoli 117 e 119 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere.

(omissis)

 


II COMMISSIONE PERMANENTE

(Giustizia)

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(omissis)

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 14 giugno 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO.

La seduta comincia alle 17.30.

(omissis)

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

C. 17 Realacci ed abb.

(Parere alla VIII Commissione).

(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Gaetano PECORELLA (FI), relatore, illustra la proposta di legge in esame che prevede l'istituzione, per la durata della XV legislatura, di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Rammenta che analoghe commissioni sono state istituite sia nella XIII che nella XIV legislatura, rilevando come obiettivo dell'iniziativa legislativa sia dunque la garanzia della continuità, sulla base dell'esperienza maturata, dello svolgimento di tale attività, anche in vista della proposizione delle più idonee soluzioni.

Richiamando come la Commissione venga istituita «ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione», che fonda la competenza di ciascuna Camera a disporre inchieste parlamentari su materie di pubblico interesse, osserva preliminarmente che il testo riproduce sostanzialmente quello della legge 31 ottobre 2001 n. 399, legge che ha disciplinato la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIV legislatura. Segnala, tuttavia, che la Commissione di merito ha ritenuto di inserire due novità di rilievo, l'una relativa all'adozione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, l'altra relativa alla quantificazione delle spese a carico del bilancio interno delle due Camere.

Il comma 1 dell'articolo 1 elenca gli specifici compiti dell'istituenda Commissione, le cui funzioni principali sono identificate nello svolgimento di indagini per verificare i rapporti fra la gestione del ciclo dei rifiuti e le organizzazioni criminali, le cosiddette «ecomafie», nonché per individuare connessioni più in generale con attività illecite, soprattutto per quanto attiene al traffico dei rifiuti; nel controllo dell'attuazione della normativa vigente e di eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati; nella verifica dell'operato delle Amministrazioni centrali e periferiche e delle modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali. La Commissione avrà anche il compito di proporre nuove soluzioni legislative ed amministrative al fine di promuovere un'azione più efficace ed incisiva della pubblica amministrazione e per rimuovere le disfunzioni accertate.

Compito della Commissione, indicato al comma 2 della norma in esame, è inoltre quello di riferire al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali nonché ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori. Per quanto concerne i poteri della Commissione, l'articolo 1, comma 3, prevede che «la Commissione opera con gli stessi poteri e limitazioni dell'autorità giudiziaria».

L'articolo 2 regola la composizione della Commissione, disponendo che essa venga composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. Dispone, inoltre, che essa elegga, nella prima seduta, il presidente, due vicepresidenti e due segretari. La durata prevista coincide con quella della legislatura.

Gli articoli 3, 4 e 5 del testo in esame disciplinano l'acquisizione delle testimonianze, degli atti e dei documenti da parte della Commissione e l'obbligo del segreto per determinati soggetti. L'articolo 3 stabilisce l'osservanza delle disposizioni del codice penale per le testimonianze davanti alla Commissione, da 366 a 384. A tale proposito segnala l'esigenza di prevedere l'applicabilità anche dell'articolo 384-bis del codice penale, secondo cui i delitti previsti dagli articoli 366, 367, 368, 369, 371-bis, 372 e 373, commessi in occasione di un collegamento audiovisivo nel corso di una rogatoria all'estero, si considerano commessi nel territorio dello Stato e sono puniti secondo la legge italiana. Ricorda, infatti, che anche le Commissioni d'inchiesta possono svolgere rogatorie.

L'articolo 3-bis prescrive l'adozione a maggioranza dei 2/3 dei componenti dei provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti. In caso di urgenza, sarà sufficiente una deliberazione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, da assumersi tuttavia con il consenso dei 3/4 e fatta salva la ratifica in sede plenaria entro le successive 48 ore.

Apprezza l'inserimento di tale norma, che appare ispirata ad una più efficace tutela delle posizioni soggettive, ferma restando l'integrità dei poteri dell'autorità giudiziaria riconosciuta dalla Costituzione alla Commissione di inchiesta. Manifesta tuttavia perplessità circa la costituzionalità del conferimento un potere d'urgenza all'Ufficio di presidenza - che è organo diverso dalla Commissione di inchiesta anche se ad essa interno - benché ciò possa essere attenuato dall'elevazione del quorum richiesto e dalla successiva ratifica, in quanto comunque effetti diretti avrebbero luogo in modo non reversibile.

L'articolo 4 prevede la facoltà della Commissione di acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti in corso presso l'autorità giudiziaria e altri organismi inquirenti ovvero di atti e documenti in merito a inchieste e indagini parlamentari. Segnala la previsione secondo cui l'autorità giudiziaria, con decreto motivato, per motivi istruttori, possa negare alla Commissione la documentazione richiesta. Al venir meno delle indicate ragioni istruttorie consegue però l'obbligo della magistratura di trasmettere «senza ritardo» gli atti richiesti.

Il comma 2 dell'articolo 4 stabilisce che spetta alla Commissione, anche in relazione alle esigenze di riserbo istruttorio e ferma restando la segretezza di documenti attinenti a procedimenti ancora in fase di indagine preliminare, stabilire quali atti non dovranno essere divulgati.

Il comma 3 dell'articolo 4 stabilisce l'inopponibilità ad altre Commissioni d'inchiesta del citato segreto funzionale quando riguardi atti e documenti relativi a reati di associazione a delinquere e di associazione di tipo mafioso (articoli 416 e 416-bis c.p.). Ciò appare, a suo avviso, del resto in linea con la finalità istitutiva di cui alla lettera a) dell'articolo 1, comma 1, in cui si fa espresso riferimento al ruolo svolto dalla criminalità organizzata.

L'obbligo del segreto è contemplato dall'articolo 5 del provvedimento, a carico non solo dei componenti della Commissione, ma anche del personale addetto e di chiunque venga a conoscenza, per ragioni di ufficio o di servizio, degli atti dell'inchiesta. La violazione di tale obbligo è sanzionata a norma dell'articolo 326 del codice penale, che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che riveli notizie coperte da segreto d'ufficio o ne agevoli la conoscenza. La rivelazione colposa è invece punita con la reclusione fino ad un anno. L'ultimo comma dell'articolo 326 prevede infine l'ipotesi «aggravata» del reato stabilendo che quando gli stessi soggetti si avvalgano illegittimamente di notizie di ufficio destinate a rimanere segrete, al fine di procurare a sé o ad altri un indebito profitto patrimoniale, si applica la reclusione da due a cinque anni.

L'articolo 6, comma 1, prevede che l'attività e il funzionamento della Commissione d'inchiesta siano disciplinati da un regolamento interno, approvato dalla Commissione stessa, prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente la Commissione può proporre la modifica di tali norme regolamentari. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui sopra e può riunirsi in seduta segreta tutte le volte che lo ritenga opportuno (comma 2). Sempre all'articolo 6, comma 4, è previsto che essa possa avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie. Come d'uso per le commissioni bicamerali, il comma 5 rinvia all'intesa tra i Presidenti delle Camere il supporto operativo da assicurare all'istituenda Commissione, mentre il comma 6 introduce per la prima volta un tetto di spesa, pari a 75.000 euro per i restanti mesi del 2006 ed a 150.000 euro per gli anni successivi, fatta salva una possibile integrazione del 30 per cento a giudizio dei Presidenti delle Camere.

Formula conclusivamente una proposta di parere favorevole, alla luce di quanto suesposto ed anche in considerazione della maggiore tutela inserita in ordine all'adozione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, apponendovi due condizioni, la prima volta ad includere l'articolo 384-bis del codice penale tra le disposizioni applicabili nei confronti di chi rende testimonianza innanzi alla Commissione d'inchiesta, la seconda diretta a preservare la competenza della Commissione stessa in sede plenaria anche per l'adozione nei casi di urgenza di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, prevedendo per tali ipotesi la riduzione del quorum qualificato alla maggioranza assoluta dei componenti (vedi allegato 2). In relazione alla seconda condizione, fa presente di essere consapevole della diversa formulazione rispetto al parere appena espresso dalla Commissione, con riferimento ad analoga questione, sul testo unificato C. 40 Boato ed abbinate, recante l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari; tuttavia, ritiene che tale discrasia sia giustificata dalla diversità dei compiti assegnati alle due Commissione di inchiesta.

Edmondo CIRIELLI (AN) rammenta le conclusioni della relazione approvata all'unanimità nella scorsa legislatura dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, con particolare riguardo alla gestione dei fondi assegnati alla regione Campania ed alle relative responsabilità del Commissario straordinario Antonio Bassolino. Nell'ottica del rinnovo della Commissione stessa, lamenta che, nonostante il rinvio alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei conti della relazione medesima, non si sia avuta notizia di alcuno sviluppo. A titolo personale, manifesta poi perplessità sulla proposta formulata dal relatore di ridurre il quorum qualificato per l'adozione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti da parte della Commissione d'inchiesta, benché in sede plenaria.

Enrico BUEMI (RosanelPugno) condivide tale perplessità.

Gaetano PECORELLA (FI), relatore, richiama la necessità di individuare una procedura che comunque consenta di mantenere in capo alla Commissione in sede plenaria la competenza in questione.

Manlio CONTENTO (AN) invita il relatore a riformulare la seconda condizione uniformandola a quella apposta al parere espresso sull'istituzione della Commissione antimafia.

Alessandro MARAN (Ulivo) si associa a tale invito.

Gaetano PECORELLA (FI), relatore, riformula la proposta di parere nel senso suggeritogli (vedi allegato 3).

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Sui lavori della Commissione.

Pino PISICCHIO, presidente, ricorda che all'inizio della seduta è stato rinviato al termine della stessa lo svolgimento di un intervento sui lavori dell'onorevole Bondi.

Giuseppe CONSOLO (AN) propone un rinvio della questione ad altra seduta specificatamente convocata, in considerazione della serietà dell'argomento e della qualità del proponente.

Sandro BONDI (FI) manifesta la sua disponibilità alla proposta di rinvio.

Pino PISICCHIO, presidente, dichiarando di non voler ingenerare l'opinione di negare la parola ad alcun componente della Commissione, chiarisce che il solo titolo per intervenire consentito all'onorevole Bondi è l'ordine dei lavori della Commissione, in quanto una convocazione apposita su tale questione non è ammissibile.

Francesco FORGIONE (RC-SE) rileva che l'intervento dell'onorevole Bondi apre un dibattito politico che non può essere assolutamente ricondotto ai lavori della Commissione di ordine dei lavori.

Sandro BONDI (FI) ribadisce la mancanza di senso delle istituzioni che ha caratterizzato l'elezione a vicepresidente della Commissione dell'onorevole Daniele Farina, nei cui confronti sono state mosse accuse gravissime per reati che vanno - come ha riportato il quotidiano «Libero» - dall'oltraggio a pubblico ufficiale alle lesioni personali, dalla produzione e traffico illecito di stupefacenti al porto abusivo di armi, dalla produzione e detenzione di esplosivi a reati contro la pubblica amministrazione sino ad approdare a reati contro lo Stato. Ricollega altresì tale scelta compiuta dalla maggioranza con le polemiche suscitate dall'elezione a segretario della Camera dei deputati dell'onorevole Sergio D'Elia e dalla candidatura, sventata dall'opposizione, della senatrice Lidia Menapace a presidente della Commissione Difesa del Senato. Ritiene tuttavia ancor più grave l'elezione dell'onorevole Farina a vicepresidente della Commissione che si occupa dell'amministrazione della giustizia, a fronte dei reati ascrittigli e delle condanne impressionanti ricevute. Nel raccogliere l'appello rivoltogli dalla società civile, chiede le dimissioni dell'onorevole Farina dalla carica di vicepresidente, in nome del buon senso e del rispetto delle istituzioni. Denunziando il comportamento della maggioranza che sta distribuendo incarichi istituzionali al solo fine di soddisfare le aspirazioni delle sue varie componenti, richiama al rispetto dei limiti della decenza e del decoro.

Pino PISICCHIO, presidente, invita l'onorevole Bondi a concludere il suo intervento.

Sandro BONDI (FI) nel considerare abnorme il fatto che un deputato possa trovarsi nella condizione di giudicare i magistrati da cui è egli stesso stato inquisito, rinnova conclusivamente all'onorevole Farina la richiesta di dimettersi, compiendo un atto di responsabilità.

Francesco FORGIONE (RC-SE) denunzia la gravità dell'intervento dell'onorevole Bondi richiamandone la contraddittorietà rispetto all'atteggiamento tenuto oggi stesso dal suo gruppo politico in Commissione Affari costituzionali nel difendere le prerogative di ciascun parlamentare in relazione ai criteri di nomina dei componenti della Commissione antimafia. Dichiara che le accuse all'onorevole Farina riportate dal quotidiano «Libero» non rispondono a verità e che pertanto lo stesso quotidiano verrà querelato. Nel precisare che a carico dell'onorevole Farina risultano soltanto segnalazioni all'autorità giudiziaria risolte con assoluzioni o archiviazioni, rammenta che le condanne intervenute sono state a titolo collettivo e rinviano a fenomeni storico-sociali di carattere generale. Precisa peraltro che al momento nessun procedimento è in corso nei confronti dell'onorevole Farina e che pertanto non risulterebbe alcun suo interesse diretto all'amnistia ovvero all'indulto. Rammenta poi che, neanche in presenza di inchieste per reati di stampo mafioso, è stata messa in discussione la posizione di precedenti vicepresidenti della Commissione Giustizia. Appellandosi in particolare all'onorevole Pecorella, richiama i valori del garantismo e ne contesta l'uso strumentale e fazioso. Considera infine come un processo alle idee e alle opinioni l'intervento svolto dall'onorevole Bondi che si configura come un'aggressione verbale e non come una questione inerente i lavori della Commissione. Invitando infine a considerare chiusa la discussione, si dichiara tuttavia disponibile a proseguirla con serenità invocando il rispetto della civiltà politica e personale.

Pino PISICCHIO, presidente, condivide l'opportunità di chiudere la discussione, giudicando peraltro surrettizio il modo adoperato dall'onorevole Bondi per introdurla.

Elio VITO (FI) ritiene che l'intervento dell'onorevole Bondi possa eventualmente essere considerato irrituale, ma non surrettizio.

Pino PISICCHIO, presidente, nel richiamare l'auspicio di una fattiva collaborazione e di un rispettoso dialogo tra i gruppi politici, ricorda che ciascun parlamentare è espressione della sovranità popolare. Rammenta che alla medesima logica la Commissione si è ispirata nell'odierna espressione del parere relativo alla nomina dei componenti della Commissione antimafia. Conclude affermando che il mandato parlamentare conferisce all'onorevole Farina una condizione di totale dignità che gli va riconosciuta, così come ad ogni altro deputato, e che gli consente di esercitare le funzioni di vicepresidente della Commissione Giustizia.

Sandro BONDI (FI) con riferimento alle dichiarazioni svolte dall'onorevole Forgione circa la falsità delle accuse da lui formulate nei confronti dell'onorevole Farina, preannuncia che chiederà al Presidente della Camera di nominare un «giurì d'onore», riservandosi comunque di riproporre la questione in Assemblea.

La seduta termina alle 18.30.


ALLEGATO 2

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

(C. 17 Realacci ed abb.)

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La Commissione Giustizia,

esaminata la proposta di legge C. 17 come risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione di merito;

ravvisata la necessità di richiamare all'articolo 3, comma 1 anche l'articolo 384-bis del codice penale, relativo alla fattispecie del collegamento audiovisivo nel corso di una rogatoria all'estero;

condivisa l'opportunità di una più efficace tutela dei diritti di libertà costituzionalmente garantiti attraverso la previsione una procedura aggravata, così come previsto all'articolo 3-bis;

condivisa la scelta della Commissione di merito di introdurre nel testo unificato una procedura aggravata da applicare in caso di emanazione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, considerato che per tali atti la Costituzione non consente di prevedere, come avviene per gli atti di medesima natura emanati dall'autorità giudiziaria, un sistema di controllo affidato ad un organo terzo rispetto all'organo che procede nelle indagini;

rilevato che al comma 2, dell'articolo 3-bis, si prevede che in caso di necessità ed urgenza i provvedimenti limitativi della libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppo, con il consenso dei rappresentanti di gruppi la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai quattro quinti dei componenti della Commissione, salvo successiva convalida dalla Commissione, entro le 48 ore successive, per cui sostanzialmente si prevede la possibilità che i provvedimenti limitativi della libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati in prima battuta da un organo diverso dalla Commissione d'inchiesta, sia pure interno ad essa;

ritenuto che la disposizione di cui sopra risponde all'esigenza condivisibile di prevedere uno strumento agile nel caso di urgenza, ma che, tuttavia, da una lettura rigorosa dell'articolo 82 della Costituzione, sembrerebbe derivare che i poteri dell'autorità giudiziaria siano attribuiti esclusivamente alla Commissione d'inchiesta nella sua composizione plenaria;

ritenuto che la circostanza che la procedura d'urgenza prevista dal comma 2 stabilisca che la deliberazione dell'Ufficio di presidenza sia comunque soggetta alla convalida della Commissione riduce comunque sensibilmente il rischio di un contrasto con l'articolo 82 della Costituzione, ma non lo elimina del tutto, in quanto nelle more della convalida i provvedimenti dell'Ufficio di presidenza producono effetti direttamente incidenti sui diritti costituzionalmente garantiti dei destinatari;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:

a) all'articolo 3, comma 1, siano sostituite le parole «articoli da 366 a 384 del codice penale» con le parole «articoli da 366 a 384-bis del codice penale»;

b) all'articolo 3-bis, sostituire il comma 2 con il seguente: «In caso di necessità e di urgenza, le deliberazioni di cui al comma 1 sono adottate a maggioranza assoluta».

ALLEGATO 3

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

(C. 17 Realacci ed abb.)

PARERE APPROVATO

La Commissione Giustizia,

esaminata la proposta di legge in oggetto,

ravvisata la necessità di richiamare all'articolo 3, comma 1 anche l'articolo 384-bis del codice penale, relativo alla fattispecie del collegamento audiovisivo nel corso di una rogatoria all'estero;

condivisa l'opportunità di una più efficace tutela dei diritti di libertà costituzionalmente garantiti attraverso la previsione una procedura aggravata, così come previsto all'articolo 3-bis;

condivisa la scelta della Commissione di merito di introdurre nel testo unificato una procedura aggravata da applicare in caso di emanazione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, considerato che per tali atti la Costituzione non consente di prevedere, come avviene per gli atti di medesima natura emanati dall'autorità giudiziaria, un sistema di controllo affidato ad un organo terzo rispetto all'organo che procede nelle indagini;

rilevato che al comma 2, dell'articolo 3-bis, si prevede che in caso di necessità ed urgenza i provvedimenti limitativi della libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppo, con il consenso dei rappresentanti di gruppi la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai quattro quinti dei componenti della Commissione, salvo successiva convalida dalla Commissione, entro le 48 ore successive, per cui sostanzialmente si prevede la possibilità che i provvedimenti limitativi della libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati in prima battuta da un organo diverso dalla Commissione d'inchiesta, sia pure interno ad essa;

ritenuto che la disposizione di cui sopra risponde all'esigenza condivisibile di prevedere uno strumento agile nel caso di urgenza, ma che, tuttavia, da una lettura rigorosa dell'articolo 82 della Costituzione, sembrerebbe derivare che i poteri dell'autorità giudiziaria siano attribuiti esclusivamente alla Commissione d'inchiesta nella sua composizione plenaria;

ritenuto che la circostanza che la procedura d'urgenza prevista dal comma 2 stabilisca che la deliberazione dell'Ufficio di presidenza sia comunque soggetta alla convalida della Commissione riduce comunque sensibilmente il rischio di un contrasto con l'articolo 82 della Costituzione, ma non lo elimina del tutto, in quanto nelle more della convalida i provvedimenti dell'Ufficio di presidenza producono effetti direttamente incidenti sui diritti costituzionalmente garantiti dei destinatari;

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:

a) all'articolo 3, comma 1, siano sostituite le parole «articoli da 366 a 384 del codice penale» con le parole «articoli da 366 a 384-bis del codice penale»;

b) all'articolo 3-bis, comma 2, sia individuata una procedura speciale per l'adozione in caso di necessità ed urgenza dei provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionale garantiti, salvaguardando comunque la competenza esclusiva della Commissione di inchiesta nell'adozione di tali provvedimenti.

 


V COMMISSIONE PERMANENTE

(Bilancio)

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(omissis)

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 14 giugno 2006. - Presidenza del presidente Lino DUILIO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Mario Lettieri e Massimo Tononi.

La seduta comincia alle 15.25.

(omissis)

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

Nuovo testo C. 17 e abb.

(Parere alla VIII Commissione).

(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Lino DUILIO, presidente relatore, illustra il provvedimento sottolineando che analogamente alla proposta di legge precedentemente esaminata anche in questo caso la Commissione di merito ha ritenuto opportuno acquisire il parere della Commissione bilancio con riferimento all'inserimento, nel testo unificato delle proposte di legge volte a prevedere l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, un tetto massimo di spesa per il funzionamento della medesima Commissione. Al riguardo, si rinvia alle osservazioni formulate in merito all'Atto Camera n. 40 e abbinate.

Il tetto di spesa viene determinato, all'articolo 6, comma 6, del provvedimento, in 75.000 euro per l'anno 2006 e in euro 150.000 per ciascuno degli anni successivi. È peraltro stabilito che i Presidenti della Camera e del Senato possano autorizzare annualmente un incremento della spesa tuttavia entro il limite del 30 per cento a seguito di richiesta formulata dalla Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.

Sul provvedimento in esame formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,

sul nuovo testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito,

rilevato che l'inserimento di un limite massimo di spesa per il funzionamento della Commissione d'inchiesta merita pieno apprezzamento in quanto riconducibile all'obiettivo di una prudente gestione della finanza pubblica mediante il contenimento delle spese;

esprime

PARERE FAVOREVOLE».

Alberto GIORGETTI (AN) conviene sull'inserimento di limite di spesa. Rileva peraltro che tale limite debba essere stabilito in una misura tale da assicurare adeguati margini di intervento alle Commissioni di inchiesta; ciò vale in particolare per la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, in relazione all'ampiezza delle materie affidate alla sua competenza. Rileva poi che non è stato seguito un analogo criterio di contenimento delle spese allorché alla Camera si è consentita la costituzione di gruppi in deroga ai presupposti previsti dal Regolamento.

Lino DUILIO, presidente relatore, con riferimento alla considerazioni da ultimo svolto dall'onorevole Alberto Giorgetti, sottolinea che proprio in ragione dell'ampiezza delle competenze ad essa assegnate che ad essa verrebbero assegnate, il tetto di spesa indicato per la Commissione antimafia risulta inferiore a quello previsto per la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e quella indicata per la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali sono non a caso differenti, considerata la diversità di funzione e di oneri della due Commissioni.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

(omissis)

 


Relazione della VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici


N. 17-39-51-397-472-A

¾

CAMERA DEI DEPUTATI

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RELAZIONE DELLA VII COMMISSIONE PERMANENTE

(AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)

 

presentata alla Presidenza il 15 giugno 2006

(Relatore: STRADELLA)

 

sulla

 

PROPOSTA DI LEGGE

 

n. 17, d'iniziativa del deputato REALACCI

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

Presentata il 28 aprile 2006

 

e sulle

 

PROPOSTE DI LEGGE

 

n. 39, d'iniziativa del deputato BOATO

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

Presentata il 28 aprile 2006

 


NOTA: Per i testi delle proposte di legge nn. 39, 51, 397 e 472 si vedano i relativi stampati.

 

n. 51, d'iniziativa del deputato PAOLO RUSSO

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

Presentata il 28 aprile 2006

 

n. 397, d'iniziativa dei deputati

FOTI, AIRAGHI, LISI, ANTONIO PEPE, RAISI

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

Presentata il 3 maggio 2006

 

n. 472, d'iniziativa dei deputati

PEZZELLA, BELLOTTI, BRIGUGLIO, GIULIO CONTI

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania

Presentata il 4 maggio 2006

 


 

Onorevoli Colleghi! - La VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione di un provvedimento che verte su un argomento di estremo rilievo e di significativa attualità politica: la istituzione, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

1) Le proposte di legge esaminate dalla Commissione.

      La VIII Commissione ha svolto l'esame abbinato di cinque proposte di legge, aventi tutte come finalità l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, con l'eccezione della proposta di legge n. 472, che prevede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza nel settore dei rifiuti limitata esclusivamente alla regione Campania. Si tratta di provvedimenti con cui i gruppi proponenti - facenti parte di quasi tutti gli schieramenti politici - hanno inteso rinnovare le esperienze positive realizzate nelle precedenti legislature. Come è noto, una Commissione bicamerale su tali tematiche ha operato già dalla XIII legislatura, mentre nella XII legislatura era stata istituita, dalla sola Camera dei deputati, una Commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, con deliberazione dell'Assemblea del 20 giugno 1995. In particolare, nella XIV legislatura, la ricostituzione della Commissione era stata disposta dalla legge 31 ottobre 2001, n. 399. Essa, in continuità con la precedente legge istitutiva (legge 10 aprile 1997, n. 97), aveva attribuito alla Commissione di inchiesta il compito di svolgere indagini sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata - e, quindi, di individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni -, nonché di verificare l'attuazione delle normative vigenti e i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, in particolare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento. Rispetto alla precedente legge istitutiva, la legge del 2001 prevedeva, inoltre, la possibilità per la Commissione di inchiesta di sollecitare il recepimento di disposizioni contenute nelle direttive comunitarie e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.

      Tra le proposte di legge che nella corrente legislatura sono giunte all'esame della VIII Commissione, le sole proposte di legge n. 17 e n. 397 riproducono pressoché integralmente il testo dell'ultima legge istitutiva della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Altre due proposte, infatti, estendono la portata dell'inchiesta all'inquinamento determinato dai rifiuti sulle acque interne sia superficiali sia sotterranee (proposta di legge n. 51), ovvero stabiliscono che la Commissione concluda i propri lavori entro due anni dalla data della sua costituzione (proposta di legge n. 39), al contrario delle altre proposte di legge, che prevedono che la durata coincida con quella della legislatura.

      Per tali motivi la VIII Commissione ha convenuto, su proposta del relatore, di adottare come testo base, per il seguito dell'esame in sede referente, la proposta di legge n. 17, anche alla luce della maggiore aderenza alla precedente legge istitutiva e della data di presentazione. Ripercorrendo rapidamente il testo della proposta di legge originaria, si segnala che l'articolo 1 indica le funzioni principali della Commissione, che sono identificate: nello svolgimento di indagini per verificare i rapporti fra la gestione del ciclo dei rifiuti e le organizzazioni criminali, le cosiddette «ecomafie», nonché per individuare connessioni più in generale con attività illecite, soprattutto per quanto attiene al traffico dei rifiuti; nel controllo dell'attuazione della normativa vigente e di eventuali inadempienze di soggetti pubblici e privati; nel controllo dell'operato delle amministrazioni centrali e periferiche e delle modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali. La Commissione avrà anche il compito di proporre nuove soluzioni legislative e amministrative, al fine di promuovere una azione più efficace e incisiva della pubblica amministrazione in questo campo e di rimuovere le disfunzioni accertate. Essa è chiamata a riferire al Parlamento annualmente, oppure ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e, in ogni caso, al termine dei suoi lavori. In base all'articolo 2, la Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, scelti rispettivamente dai Presidenti delle due Camere, secondo il criterio proporzionale in relazione alla consistenza dei gruppi parlamentari. Nella prima seduta la Commissione elegge, a scrutinio segreto, il presidente, due vice-presidenti e due segretari. Gli articoli successivi intervengono sull'acquisizione di testimonianze, di copie di atti e documenti inerenti a procedimenti in itinere presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, ovvero concernenti indagini e inchieste parlamentari, pur se coperti dal segreto. È, poi, disciplinato il rapporto fra autorità giudiziaria e Commissione in ordine all'obbligo di preservare il segreto. Infine, la Commissione disciplina con regolamento, approvato prima dell'inizio dei lavori, il suo funzionamento, potendosi organizzare anche attraverso uno o più comitati. Le spese di funzionamento sono a carico del bilancio delle due Camere.

2) Istruttoria legislativa svolta.

      L'attività istruttoria svolta dalla Commissione in relazione al provvedimento in esame è stata sintetica e si è concentrata in poche sedute, anche in ragione dei margini temporali piuttosto ristretti dettati dalla sua iscrizione nel calendario dell'Assemblea. Come rilevato in precedenza, la VIII Commissione, al termine dell'esame preliminare, pur avendo affrontato nel merito il contenuto di tutte le proposte di legge presentate, ha deliberato di assumere come testo base il testo della proposta di legge n. 17. L'esame degli emendamenti in sede referente, peraltro, ha portato all'approvazione di alcune modifiche al testo adottato come testo base, sulla cui opportunità ha convenuto, nella sostanza, l'intera Commissione. Tali modifiche sono state ritenute significative dai componenti della Commissione, poiché consentirebbero di apportare un contributo migliorativo al testo della proposta di legge originaria, non soltanto in termini di chiarezza, ma anche sotto il profilo della completezza delle attribuzioni della istituenda Commissione di inchiesta. Le modifiche introdotte dalla VIII Commissione, infatti, riguardano - per un verso - l'esigenza di definire i criteri per la determinazione del budget per il funzionamento della Commissione di inchiesta, indicando uno specifico tetto di spesa, e - per altro verso - l'opportunità di garantire la tutela dei terzi nei procedimenti e negli atti posti in essere dalla Commissione, soprattutto quando essa interviene sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti: a tale ultimo fine, sono state previste procedure aggravate per l'adozione delle relative determinazioni parlamentari.

3) I pareri espressi.

      Per quanto concerne i pareri espressi dalle competenti Commissioni in sede consultiva, la I Commissione ha espresso parere favorevole con osservazioni, mentre la II Commissione ha espresso parere favorevole con condizioni. È stato, inoltre, acquisito il parere favorevole della V Commissione, richiesto ai sensi dell'articolo 73, comma 1, del Regolamento, in considerazione del tenore dell'emendamento approvato in Commissione, concernente il limite per le spese di funzionamento della Commissione di inchiesta.

      La VIII Commissione ha conseguentemente ritenuto opportuno approvare ulteriori emendamenti, che garantissero l'accoglimento di taluni dei rilievi espressi. Quanto ad una delle due condizioni formulate dalla II Commissione (relativa alle procedure aggravate per l'adozione di provvedimenti limitativi dei diritti di libertà), si fa invece presente che la VIII Commissione non ha ritenuto di accogliere, per il momento, il rilievo espresso, anche in ragione della necessità di comprendere più adeguatamente le modalità per andare incontro alle esigenze prospettate dalla Commissione in sede consultiva.

      Al termine dell'esame in sede referente, la VIII Commissione ha quindi deciso di proporre all'Assemblea l'approvazione del testo della proposta di legge n. 17, integrato dalle significative modifiche sopra evidenziate. L'auspicio della Commissione è che il testo proposto sia in linea con le esigenze prioritarie e doverose di tutela dell'ambiente, con l'impiego di tecnologie sicure e all'avanguardia, consentendo a un apposito organismo parlamentare di avere a disposizione tutti gli strumenti adeguati per verificare e fronteggiare le attività criminose e illecite che si sono sempre più consolidate in questo comparto.

Franco STRADELLA, Relatore.


 

 

PARERE DELLA I COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

      La I Commissione,

          esaminato il nuovo testo della proposta di legge n. 17, recante «Istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse», come risultante dagli emendamenti approvati nel corso dell'esame in sede referente;

          preso atto favorevolmente delle disposizioni recate dall'articolo 3-bis in materia di adozione di deliberazioni aventi ad oggetto provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, nonché della introduzione, all'articolo 6, comma 6, di un tetto massimo alle spese per il funzionamento della Commissione e rilevato come tali disposizioni risultino in armonia con analoghe previsioni introdotte da questa Commissione nel testo unificato delle proposte di legge in materia di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, da essa adottato quale testo base;

          rilevato, tuttavia, che sussiste un diseallineamento tra il quorum previsto dall'articolo 3-bis, comma 2, della proposta di legge in esame per l'adozione, in casi di necessità e di urgenza, da parte dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle deliberazioni aventi ad oggetto provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, e il corrispondente quorum previsto per le stesse deliberazioni nel testo base adottato da questa Commissione in ordine alla istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, e ritenuto opportuno che in materia siano adottate norme di identico tenore;

          esprime

PARERE FAVOREVOLE

      con le seguenti osservazioni:

          a) all'articolo 3-bis, comma 2, valuti la Commissione l'opportunità di sostituire le parole: «tre quarti», con le seguenti: «quattro quinti»;

          b) all'articolo 2, comma 2, valuti la Commissione l'opportunità di specificare le modalità di elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza.

 

PARERE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE

(Giustizia)

      La II Commissione,

          esaminata la proposta di legge in oggetto;

          ravvisata la necessità di richiamare all'articolo 3, comma 1, anche l'articolo 384-bis del codice penale, relativo alla fattispecie del collegamento audiovisivo nel corso di una rogatoria all'estero;

          condivisa l'opportunità di una più efficace tutela dei diritti di libertà costituzionalmente garantiti attraverso la previsione di una procedura aggravata, così come previsto all'articolo 3-bis;

          condivisa la scelta della Commissione di merito di introdurre nel testo unificato una procedura aggravata da applicare in caso di emanazione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, considerato che per tali atti la Costituzione non consente di prevedere, come avviene per gli atti di medesima natura emanati dall'autorità giudiziaria, un sistema di controllo affidato ad un organo terzo rispetto all'organo che procede nelle indagini;

          rilevato che, al comma 2 dell'articolo 3-bis, si prevede che in caso di necessità ed urgenza i provvedimenti limitativi delle libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, con il consenso dei rappresentanti di gruppi la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai quattro quinti dei componenti della Commissione, salvo successiva convalida della Commissione, entro le quarantotto ore successive, per cui sostanzialmente si prevede la possibilità che i provvedimenti limitativi delle libertà costituzionalmente garantite possano essere adottati in prima battuta da un organo diverso dalla Commissione di inchiesta, sia pure interno ad essa;

          ritenuto che la disposizione di cui sopra risponde all'esigenza condivisibile di prevedere uno strumento agile nel caso di urgenza, ma che, tuttavia, da una lettura rigorosa dell'articolo 82 della Costituzione, sembrerebbe derivare che i poteri dell'autorità giudiziaria siano attribuiti esclusivamente alla Commissione di inchiesta nella sua composizione plenaria;

          ritenuto che la circostanza che la procedura d'urgenza prevista dal comma 2 stabilisca che la deliberazione dell'ufficio di presidenza sia comunque soggetta alla convalida della Commissione riduce comunque sensibilmente il rischio di un contrasto con l'articolo 82 della Costituzione, ma non lo elimina del tutto, in quanto nelle more della convalida i provvedimenti dell'ufficio di presidenza producono effetti direttamente incidenti sui diritti costituzionalmente garantiti dei destinatari;

 

          esprime

PARERE FAVOREVOLE

      con le seguenti condizioni:

          a) all'articolo 3, comma 1, siano sostituite le parole: «articoli da 366 a 384 del codice penale» con le parole: «articoli da 366 a 384-bis del codice penale»;

          b) all'articolo 3-bis, comma 2, sia individuata una procedura speciale per l'adozione in caso di necessità ed urgenza dei provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionale garantiti, salvaguardando comunque la competenza esclusiva della Commissione di inchiesta nell'adozione di tali provvedimenti.

 

PARERE DELLA V COMMISSIONE PERMANENTE

(Bilancio, tesoro e programmazione)

      La V Commissione,

          sul nuovo testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito;

          rilevato che l'inserimento di un limite massimo di spesa per il funzionamento della Commissione di inchiesta merita pieno apprezzamento in quanto riconducibile all'obiettivo di una prudente gestione della finanza pubblica mediante il contenimento delle spese;

          esprime

PARERE FAVOREVOLE


 

 

TESTO

della proposta di legge n. 17

 

TESTO

della Commissione

Art. 1.

(Istituzione e compiti della Commissione).

Art. 1.

(Istituzione e compiti della Commissione).

      1. È istituita, per la durata della XV legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con il compito di:

      Identico.

          a) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

 

          b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

 

          c) verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

 

          d) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

 

          e) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

 

          f) proporre le soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate anche attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell'ordinamento italiano ed in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.

 

      2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

 

      3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

 

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

Art. 2.

(Composizione della Commissione).

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il proprio ufficio di presidenza, costituito dal presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 3.

(Testimonianze).

Art. 3.

(Testimonianze).

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384 del codice penale.

      1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.

 

Art. 4.

(Provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti).

 

      1. La Commissione adotta le deliberazioni aventi ad oggetto i provvedimenti

 

incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti a maggioranza dei due terzi dei componenti, con atto motivato e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

      2. In caso di necessità e di urgenza, le deliberazioni di cui al comma 1 possono essere adottate dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, con il consenso dei presidenti di gruppi la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai quattro quinti dei componenti la Commissione, e devono essere convalidate dalla Commissione, con la maggioranza di cui al medesimo comma 1, entro le quarantotto ore successive.

Art. 4.

(Acquisizione di atti e documenti).

Art. 5.

(Acquisizione di atti e documenti).

      1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l'autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all'articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto.

      1. Identico.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

      3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

      3. Identico.

Art. 5.

(Obbligo del segreto).

Art. 6.

(Obbligo del segreto).

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa ed ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, comma 2.

      1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa ed ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 5, comma 2.

      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

      2. Identico.

Art. 6.

(Organizzazione interna).

Art. 7.

(Organizzazione interna).

      1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

      1. Identico.

      2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

      2. Identico.

      3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

      3. Identico.

      4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

      4. Identico.

      5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa tra loro.

      5. Identico.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

      6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 75.000 euro per l'anno 2006 e di 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, con propria determinazione adottata di intesa tra loro, possono autorizzare annualmente un incremento delle spese di cui al precedente periodo, comunque in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.


Discussione in Assemblea

 


 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

14.

 

Seduta di martedì 27 giugno 2006

 

presidenza del vicepresidente Giorgia meloni

indi

DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

 




(omissis)

Discussione della proposta di legge Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (A.C. 17 ); e delle abbinate proposte di legge Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri (A.C. 39-51-397-472) (ore 20,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.

Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Stradella.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, rinvio alla relazione che accompagna il testo del provvedimento, nella quale sono chiarite le ragioni per le quali su questo provvedimento vi è l'unanimità delle forze politiche presenti in Parlamento data l'importanza che riteniamo abbia la Commissione di cui si chiede la istituzione, in particolare nell'ambito dell'individuazione dei rapporti tra malavita e ciclo dei rifiuti.

Si tratta di un'esperienza ormai ripetuta sia nella XIII sia nella XIV legislatura. Il testo adottato come testo base comprende tutte le esigenze dell'alta funzione che viene delegata a questa Commissione.

Ritengo di non avere altro da aggiungere, se non invitare i colleghi iscritti a parlare - vista l'ora e visto soprattutto che si tratta di un argomento condiviso - a chiedere alla Presidenza l'autorizzazione a far pubblicare in calce al resoconto della seduta odierna il testo dei loro interventi.

PRESIDENTE. Onorevole Stradella, grazie anche per quest'ultimo suggerimento cui sia associa la Presidenza, fermo restando il diritto dei colleghi ad utilizzare tutto il tempo a loro disposizione.

Ha facoltà di parlare il rappresentante Governo.

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, condividiamo l'obiettivo della istituzione della Commissione in questione e le valutazioni già svolte dal relatore, che sono state ampiamente discusse in Commissione.

Come è stato ricordato, la Commissione di cui si chiede l'istituzione ha già lavorato nel corso delle due passate legislature ed ha svolto un buon lavoro. A questo proposito, ricordo che la Commissione ha svolto delle missioni conoscitive (più di trentuno), mille persone ascoltate, centosettantotto sedute, nove i documenti inviati ai Presidenti delle Camere. Un buon lavoro che è necessario riproporre. Cito, ad esempio, dalla relazione finale inviata al Parlamento, i temi della nozione giuridica di rifiuto, del rapporto con la normativa europea, il tema dei rifiuti speciali, quello delle bonifiche e la vicenda della Somalia, il fenomeno chiamato delle navi a perdere (ossia quegli affondamenti programmati e realizzati di navi cariche di rifiuti tossici). Come si vede, si tratta di temi importanti richiamati sia nella relazione sia in questa sede dal relatore e noi ci associamo all'obiettivo di istituire la Commissione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, concordo sulla istituzione di una Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La Camera dei deputati, già nel corso della XII legislatura, aveva istituito una Commissione di inchiesta di questo tipo, che ha lavorato senza l'apporto dei colleghi del Senato. Poi, nella XIII e XIV legislatura sono state istituite altre Commissioni analoghe.

In questo periodo, sono stati compiuti enormi passi in avanti nel paese per quanto riguarda la questione dei trattamenti di rifiuti, sia quelli civili sia quelli industriali, e sono stati compiuti passi in avanti anche nella cultura del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti stessi. In particolare, si è capito che il ciclo avrebbe dovuto essere integrato e tale da aiutare i cittadini a migliorare la propria condizione di vita. È noto che la produzione del rifiuti è in rapporto anche al livello di vita delle popolazioni.

I risultati di queste attività, però, leggendo gli atti parlamentari, non mi sembrano eccezionali anche perché, a mio  avviso, c'è stata una commistione tra l'attività di queste Commissione di inchiesta e l'attività delle Commissioni di Camera e Senato che si occupano dello stesso problema. Per quale motivo? Sulla stessa denominazione ho qualche perplessità, anche se apprezzo moltissimo quanto è stato fatto dalla Commissione da ultimo istituita e da quelle precedenti. Ritengo, tuttavia, che si tratti di una denominazione fuorviante nel senso che l'argomento «ciclo dei rifiuti» sembra accostarsi ed equipararsi alle attività illecite. È come se nella circostanza ricordata dall'onorevole Boato, quando si è pensato, a seguito dell'audizione di Callipo, di estendere l'oggetto di attività della Commissione antimafia alle attività produttive, quest'ultima fosse stata denominata Commissione attività produttive e illeciti connessi.

Credo sia giusto non confondere coloro che si occupano del ciclo dei rifiuti con coloro che si occupano della cosiddetta ecomafia, delle attività illegali. Pertanto, ritengo sia meglio riformulare la denominazione della Commissione apportando qualche cambiamento, nel senso che essa dovrebbe essere denominata Commissione di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti e non Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse. Una cosa di questo genere, è chiaro, può sollevare qualche confusione. Si possono aggiungere anche le attività irregolari, oltre a quelle illecite, perché è giusto che la Commissione indaghi pure sulle attività che non hanno rilevanza penale. Certamente, però, è giusto focalizzare l'attività della Commissione sugli illeciti e sulle irregolarità e non sull'intero ciclo dei rifiuti, perché ciò è compito della VIII Commissione permanente e della corrispondente Commissione del Senato.

Tutto questo lo affronteremo nella discussione successiva. Mi riservo di presentare alcuni emendamenti che possano corrispondere a questa mia convinzione, cioè che è meglio apportare alcune modifiche perché così la nostra attività sarebbe ancora più efficace. Trattandosi di una Commissione di inchiesta non possiamo che occuparci delle illegalità e irregolarità e non del ciclo dei rifiuti e delle illegalità connesse.

Quindi, ritengo sia giusto istituire questa Commissione e, forse, modificarne la denominazione e anche l'oggetto della sua attività, per migliorarla rispetto al passato, dato che i risultati del passato non li ritengo soddisfacenti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Anzitutto, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del testo integrale del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

LUCIO BARANI. Grazie. Prendo la parola, signor Presidente, molto brevemente, soltanto per spiegare di che tipo di intervento si tratta. Volevo semplicemente dare un apporto, un suggerimento alla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, avendo ricoperto la carica di sindaco per 16 anni, ed essendo stato a contatto con le necessità di tutti i giorni dei cittadini e dell'amministrazione e dovendo anche gestire quotidianamente il ciclo dei rifiuti.

Con il mio intervento intendevo porre l'accento solo sul problema del passaggio dalla TARSU alla TIA, cioè da una tassa sui rifiuti ad una tariffa di igiene ambientale, e chiudevo con un suggerimento, sottolineando che la futura Commissione d'inchiesta dovrà porre mano al cambiamento disposto dal decreto-legge n. 22 del 1997 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999, al fine di chiarire molti aspetti dubbi, consentire ai comuni di applicare tali norme, modernizzare la gestione programmatica del servizio e, infine, rendere giusto e consapevole quanto chiedono i cittadini, ma soprattutto quanto chiediamo ai cittadini. Consegno alla Presidenza il testo integrale dell'intervento. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.

GRAZIA FRANCESCATO. Anch'io mi limiterò ad un flash breve, data l'ora.

Signor Presidente, colleghi deputati, i Verdi hanno sostenuto e sostengono con forza la necessità di dare continuità all'intenso lavoro che è stato svolto dalla Commissione nella XIII e XIV legislatura, avendo presentato, per iniziativa dell'onorevole Marco Boato, una proposta di legge, l'A.C. 39, il cui testo collima peraltro in maniera quasi totale con il testo della proposta di legge A.C. 17, scelto in Commissione come testo base per il seguito dell'esame in sede referente.

Voi sapete bene, colleghi, che il problema dei rifiuti è sicuramente in testa alla hit parade delle questioni chiave per garantire la tutela ambientale e la sostenibilità dello sviluppo, a livello non solo nazionale, ma planetario. Qualche giorno fa ho partecipato a Vancouver, in Canada, al World Urban Forum, che ha siglato il trentesimo anniversario - probabilmente lo ricorderete - della prima conferenza Habitat sugli insediamenti umani, svoltasi nel 1976 sempre a Vancouver. Quest'anno l'appuntamento era dedicato alla sfida di rendere sostenibili le nostre città: una sfida più che mai attuale, perché sapete bene che ormai è stato attuato il sorpasso, cioè la popolazione urbana del pianeta è di gran lunga superiore a quella rurale. È stata quindi data specifica attenzione alla corretta impostazione del ciclo dei rifiuti e si è ribadito più volte nei documenti finali il concetto che occorre rilanciare e dare piena attuazione all'ormai famosa - e spesso dimenticata, quasi mai realizzata - strategia delle tre «r» (ridurre i rifiuti all'origine, riutilizzare e riciclare), al fine di promuovere quella che è stata chiamata l'extended producer responsability. Quest'ultima implica che la responsabilità di chi produce deve essere quella di pensare prima all'intero ciclo di vita del prodotto, dalla culla alla tomba, per essere sicuri che esso sia costituito da componenti il più possibile riciclabili, come peraltro chiedono anche le direttive europee in materia - che voi ben conoscete - e come chiedeva e chiede il cosiddetto decreto Ronchi.

A questo proposito, vorrei dire che mi sembra fondamentale tornare all'impostazione originale di tale decreto, che persegue, per l'appunto, gli obiettivi della riduzione all'origine dei rifiuti, della selezione e della raccolta differenziata e del recupero delle materie seconde, nell'ambito di una corretta gestione del ciclo dei rifiuti che monitori e controlli i vari passaggi dall'origine al recupero e allo smaltimento finale. Occorre cancellare una serie di norme specifiche (io ne ho fatto qui un lungo elenco, ma ve ne faccio grazia) che sono state approvate nella XIV legislatura e che, di fatto, hanno smantellato e demolito l'impostazione originaria del cosiddetto decreto Ronchi. Tra parentesi, esse sono in gran parte oggetto di procedure d'infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti della Repubblica italiana per violazione delle normative comunitarie in materia di rifiuti. Vi ricordo che le violazioni sono ben 77, tra cui appunto parecchie in materia di rifiuti. È chiaro che si tratta di disposizioni specifiche e ne cito solo una per darvi un esempio: penso alla legge n. 405, riguardante gli interventi urgenti in materia di spesa sanitaria, in cui è stabilito che i rifiuti sanitari pericolosi, dopo un semplice processo di disinfezione, siano promossi, di fatto, a rifiuti urbani e, quindi, possano essere smaltiti insieme a questi nelle discariche comunali o conferiti agli inceneritori per RSU.

Voi capite bene che tale tipo di disposizioni (vi faccio grazia, come già detto, del lungo elenco che avevo redatto) possono creare, di fatto, un terreno favorevole allo sviluppo di attività illecite in questo settore, e comunque rendono di sicuro più difficile spezzare il legame perverso tra gestione del ciclo dei rifiuti ed organizzazioni criminali.

Non è un caso che tale legame si sia rafforzato negli ultimi tempi, come accertato da un recente rapporto di Legambiente, nonché da una serie di dossier presentati dalle associazioni ambientaliste. Pensate che il business dei rifiuti è cresciuto  del 17 per cento: in pratica, vengono commessi tre reati ambientali all'ora. Ben 202 sono i clan coinvolti, per un volume d'affari pari a 22 miliardi e mezzo di euro l'anno. Particolarmente preso di mira, oltre alle regioni meridionali, tradizionalmente afflitte da tale fenomeno, è anche il nord d'Italia.

Di fronte a tale situazione, quindi, i Verdi ritengono imprescindibile ed urgente la ricostituzione di una Commissione di inchiesta in grado di monitorare, in maniera puntuale e permanente, l'intero ciclo dei rifiuti, di far luce sugli eventuali rapporti con la criminalità organizzata, di accertare la legittimità e la congruità dei comportamenti della pubblica amministrazione e di proporre soluzioni per arginare un fenomeno che costituisce un grave attentato non solo all'integrità dell'ambiente, ma anche alla legalità nel nostro paese.

Per questo motivo, a nome del gruppo dei Verdi raccomando la tempestiva approvazione della proposta di legge per la ricostituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; tutti noi, naturalmente, auspichiamo la sua successiva e rapida approvazione definitiva anche da parte dell'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, anzitutto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, del quale vorrei comunque riassumere brevemente i contenuti.

PRESIDENTE. Onorevole Picano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

ANGELO PICANO. La prima considerazione che vorrei svolgere, signor Presidente, concerne il fatto che la lotta alla criminalità, specialmente nel settore dello smaltimento dei rifiuti, debba cominciare dalle buone leggi che il Parlamento deve elaborare e proseguire, successivamente, nella correttezza della pubblica amministrazione nell'assegnazione degli appalti.

La seconda considerazione che vorrei sviluppare è che è necessaria, a mio avviso, un'opera di educazione alla raccolta differenziata dei rifiuti sin dalle scuole elementari.

In terzo luogo, ritengo necessario incrementare ed incoraggiare un utilizzo delle moderne tecnologie, soprattutto i termovalorizzatori. A tale riguardo, dal momento che vi è una grande difficoltà nella scelta dei siti, perché tutti i comuni si oppongono all'impiego di tali tecnologie nel loro territorio, suggerisco di pensare a navi messe al largo ed opportunamente attrezzate: mi riferisco a piattaforme stabili, distanti 30 o 40 chilometri dalla costa, in modo da allontanare tutte le preoccupazioni avvertite dalle popolazioni. Siamo altresì del parere che i commissariamenti nella gestione dei rifiuti rappresentino uno strumento transitorio e che occorrerebbe abolirli, tornando alla normalità.

L'ultimo consiglio che vorrei rivolgere è quello per cui ritengo necessario rafforzare sempre più e meglio le strutture delle Forze dell'ordine, poiché stanno compiendo un'opera meritoria; naturalmente, più esse sono robuste ed attrezzate, più la criminalità viene scoraggiata. Su queste linee, signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur si dichiara favorevole alla istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dussin, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

È iscritto a parlare l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, visto che i precedenti oratori sono stati rapidi nello svolgimento dei loro interventi, prenderò un po' più di tempo...! Sto scherzando, signor Presidente: sarò anch'io brevissimo, ma consentitemi di svolgere alcune considerazioni.

Associandomi al collega Misiti, vorrei ribadire anch'io che dieci anni di attività delle diverse Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse hanno visto accrescere notevolmente le nostre conoscenze. I lavori compiuti, infatti, sono stati molto validi, e le indagini, le audizioni ed i sopralluoghi sono stati molto approfonditi; tuttavia, ahimè, le ecomafie sono anch'esse aumentate.

L'onorevole Francescato ha testé citato alcuni dati diffusi da osservatori delle associazioni ambientali. Ricordo che gli illeciti in materia ambientale sono davvero impressionanti: solo nel 2005, infatti, sono state interessate dal fenomeno diciannove regioni (quasi tutta l'Italia); le aziende coinvolte sono state 247, mentre sono in corso quaranta inchieste giudiziarie. Mi sembra, pertanto, che nessun angolo del paese si sia salvato.

La Commissione parlamentare è servita a fare emergere pratiche usuali e diffuse di occultamento, trasferimento, smaltimento illecito perché, oltre a distruggere ecosistemi naturali, ha messo e sta mettendo a rischio intere comunità di popolazioni. È giusto, quindi, continuare a tenere in tensione gli apparati preposti alle autorizzazioni, le autorità di controllo e di vigilanza. Bisognerà, quindi, mantenere attivo un sistema di osservazioni sulle innumerevoli filiere lungo cui le materie prime si trasformano, si utilizzano, degradano e vengono infine confinate e restituite all'ambiente.

C'è ancora molto da capire sui cicli di vita di ogni frazione di materia che viene impiegata nei cicli produttivi e nelle trasformazioni delle materie in merci e in oggetti comuni. Credo che noi non ci dobbiamo arrendere e rassegnare ad inseguire una tendenza all'aumento della produzione di rifiuti e che sia, invece, necessario alzare l'allarme che non possiamo venire soffocati dai rifiuti che produciamo. Servono, quindi, serie politiche di contenimento, di risparmio, di riutilizzo, di riciclaggio e qui viene, permettetemi, una nota critica. Penso che dopo 10 anni di inchieste svolte seriamente sia venuto il momento di chiederci che effetti hanno prodotto queste inchieste, che ascolto hanno avuto, quali provvedimenti legislativi hanno davvero ispirato.

Tutte le raccomandazioni - mi sono letto anche la relazione finale di quest'anno - scaturite dai lavori delle precedenti Commissioni di inchiesta vanno nella direzione di aumentare la trasparenza e la tracciabilità dei processi e delle filiere produttive. Ciò all'evidente scopo di poter sempre risalire al produttore e di responsabilizzarlo sugli effetti che si generano nel tempo, anche dopo la dismissione e la perdita di valori d'uso delle merci che i produttori realizzano.

Questa comunque era la filosofia del decreto legislativo n. 22 del 1997, i famosi decreti Ronchi, e delle direttive europee che prevedono appunto precise gerarchie nel trattamento dei rifiuti. Si ha l'impressione che negli ultimi anni il legislatore italiano abbia scelto la strada opposta, cioè quella della facilitazione allo smaltimento comunque esso avvenga, quasi per disperazione. La preoccupazione, del passato Governo in particolare, sembra essere stata quella di sottrarre dal regime dei rifiuti la più grande quantità dei residui generati dalla produzione e dal consumo, ma ciò crea un'ampia zona di incertezza nell'interpretazione delle norme e larghe maglie attraverso le quali passano anche azioni illecite e criminali di smaltimento, quali la contraffazione delle analisi, il cambio delle bolle di accompagnamento, la miscelazione di materiali tossici con conglomerati utilizzati nell'edilizia e così via.

Il dato più inquietante che emerge dalle letture delle audizioni è proprio il formarsi di una criminalità dai «colletti bianchi», che si arricchisce senza sporcarsi le mani, ma con il traffico di certificati e di bolli. Voglio ricordare anch'io uno degli ultimi provvedimenti che, secondo me, vanno quanto prima bloccati perché in controtendenza rispetto agli auspici delle Commissioni. Nel decreto del Ministero delle attività produttive, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 maggio di quest'anno, si insiste sul tentativo di manipolare  la denominazione giuridica di rifiuto, nonostante i richiami ripetuti della Commissione europea, cioè il gioco di cambiare il nome ai rifiuti. Cambiare il nome ai rifiuti, una vera e propria derubricazione da rifiuti in combustibili, che si dice di origine biogenica o fossile, ma salvo i metalli non c'è materiale al mondo che non sia in qualche modo un derivato del carbonio.

C'è un gioco raffinato sul filo psicologico circa il modo in cui i produttori e i consumatori percepiscono i rifiuti e adeguano i loro comportamenti soggettivi alle leggi e alle regole del mercato. Si rende quindi sempre più labile il confine per stabilire quanto è rifiuto indesiderato e quanto è un sottoprodotto riutilizzabile, cioè, con un brutto ossimoro, una materia prima seconda. È inutile dire che tutto ciò provoca incertezze, legittime interpretazioni differenti, su cui si aprono varchi per speculatori e malavitosi. Si fa il miracolo di Re Mida, quando appunto riesce a trasformare la «mondezza» in oro!

Sempre sul decreto del 31 maggio, in attuazione della legge delega ambientale, si attua una forzatura, assimilando il rifiuto ad una fonte energetica rinnovabile. Anche questo è un altro ossimoro, essendo la perdita di materia la negazione di ogni possibile riutilizzo. Infine, si incentiva la sua termodistruzione con lauti certificati verdi, una sorta di sovrapprezzo che paghiamo tutti noi in bolletta, essendo assolutamente antieconomica la termovalorizzazione dei rifiuti, oltre che energicamente dissipativo bruciare plastica e materiali organici per produrre elettricità.

Ci sarebbero altri fallimenti da ricordare, ma lasciatemi solo citare la reiterazione delle gestioni commissariali in Calabria, Puglia, Campania, e non so quant'altro: gestioni, che non solo non ci hanno fatto uscire dall'emergenza, ma non hanno nemmeno messo al riparo alcuni uffici pubblici da gravi inchieste giudiziarie.

In conclusione, auspico che la prossima Commissione riesca ad adottare una linea di marcia meglio indirizzata a fornire al Parlamento, alle regioni, alle province, agli operatori pubblici tutti, soluzioni organiche ed efficaci, utili insomma a stringere le maglie del sistema e ad interdire sul nascere ogni tipo di business criminale sui rifiuti, che è un business pericoloso per l'ambiente, ma anche per la salute.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

GIACOMO DE ANGELIS. Partirei da una prima considerazione, cioè che sulla validità della Commissione bisognerebbe spendersi ancora ulteriormente, perché credo che il lavoro svolto nella precedente legislatura abbia dimostrato che si è svolto un buon lavoro. Ci sono però dei problemi che vanno affrontati con calma e quindi nel momento in cui questa Commissione verrà istituita penso si dovrà ragionare meglio anche su alcuni aspetti che ritengo fondamentali. Pertanto, per non perdere molto tempo, partirei da questa considerazione.

L'istituzione anche in questa legislatura di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse rappresenta una scelta che risponde alla necessità di proseguire un lavoro positivo, svolto nella precedente legislatura, ma soprattutto vuole - credo che questo sia il messaggio - rappresentare una forte sensibilità al tema dell'ambiente da parte dell'intero Parlamento. Si tratta di un lavoro che ha evidenziato come in questo settore delicato troppe persone spregiudicate, in molti casi per conto di organizzazioni criminali, si arricchiscono sulla pelle dei cittadini: distruggono, inquinano vasti territori, spesso nell'indifferenza e nell'incapacità sospetta di organi preposti al controllo e alla vigilanza.

Il lavoro svolto dalla precedente Commissione d'inchiesta deve essere una guida per l'attività futura. Bisogna proseguire quel lavoro, per scavare ulteriormente sulle cause delle gravi disfunzioni della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, che spesso, come si è accertato, mettono a rischio la salute dei cittadini.

Quest'attività d'indagine deve sempre avere uno sbocco propositivo. I suggerimenti,  le proposte che nascono dal rapporto diretto con i territori e con le autorità locali devono diventare scelte vincolanti per il Parlamento. La stessa relazione annuale che la Commissione presenterà al Parlamento deve avere la forza e la capacità di stimolare un dibattito vero e costruttivo e nel contempo individuare risposte legislative ed approvare norme conseguenti.

Affermo ciò, anche in riferimento a precedenti interventi, perché ritengo che non basti verificare l'attuazione delle norme vigenti, i comportamenti della pubblica amministrazione, le modalità di gestione del servizio di smaltimento rifiuti da parte degli enti locali. Non basta indagare sul rapporto tra le organizzazioni criminali - cosa importantissima, ovviamente - e la gestione dell'intero ciclo dei rifiuti, ma credo sia necessario che questo lavoro faccia crescere una sensibilità, una coscienza su una tematica tanto delicata che, per troppi anni, è stata trascurata ed abbandonata nell'indifferenza generale.

La mole di lavoro prodotto in questi anni ci ha portato ad alcune conclusioni da tenere in stretta considerazione. Questo è il primo punto che, spero, anche nella discussione di domani emergerà con forza.

È necessaria una maggiore attenzione al delitto ambientale, poiché per troppo tempo la distruzione dell'ambiente è stata considerata un reato minore, sanzionabile con misure amministrative, ed è arrivato il momento, invece, di voltare pagina. A questo proposito, molte indicazioni giungono dall'Unione europea e dalla recente sentenza della Corte di giustizia. Dobbiamo pensare a modifiche legislative che tutelino l'ambiente, fondate sull'obiettivo della prevenzione, del contrasto, della sanzione e del ripristino.

Ritengo non più rinviabile l'introduzione, nel sistema penale italiano, di norme certe che individuino la natura del delitto ambientale e che più efficacemente tutelino l'ambiente, norme giuridiche certe che non lascino dubbi sull'interpretazione e, soprattutto, non diano la possibilità a persone senza scrupoli di trovare i soliti cavilli giuridici per sfuggire alla legge. Bisogna ritornare al concetto di rifiuto, chiarirne il significato, rimodellarlo in coerenza delle direttive dettate dalla Comunità europea, anche per rispondere alla procedura di infrazione contro il nostro paese, ma soprattutto per uniformare il nostro ordinamento al diritto comunitario in materia di rifiuti.

La capacità di una strategia sanzionatoria deve basare la propria forza sul principio irrinunciabile per il quale «chi inquina paga». Occorre garantire l'obbligo di risarcimento dei danni ambientali provocati e l'obbligo di ripristino dello stato dei luoghi danneggiati. Questo meccanismo può diventare un freno per potenziali attività illecite, ma anche un incentivo a tanti operatori onesti che vogliono lavorare nella legalità e nel rispetto dell'ambiente.

In questi anni, anche grazie al lavoro degli organi inquirenti, è emerso che tutte le regioni italiane sono toccate dalle rotte del traffico illecito di rifiuti sia urbani sia speciali. Infatti, se fino a poco tempo fa si diceva che le regioni meridionali erano i terminali di un traffico proveniente dalle grandi aree industriali del nord, oggi si scopre che questo materiale viaggia anche dal sud verso il nord. Si tratta di materiale pericoloso, che viene smaltito in discariche non autorizzate, in cave dismesse, in specchi d'acqua profondi o, peggio, nascosto nel sottosuolo di fondi anche a destinazione agricola.

In alcune indagini si è scoperto che tonnellate di rifiuti, soprattutto speciali, venivano inviate in impianti di produzione di compost per l'agricoltura e poi rimessi nuovamente sul mercato. L'ultimo episodio criminoso risale a qualche settimana fa, nella provincia di Caserta, dove il Corpo forestale dello Stato ha scoperto un nuovo filone «creativo» di smaltimento di rifiuti tossici, che hanno denominato «fertirrigazione», cioè fertilizzanti per l'irrigazione, ovvero l'immissione sul terreno di materiale tossico classificato come concime o come antiparassitario. Dalle indagini effettuate emerge che l'azienda zootecnica, con un patrimonio di 1.467 capi di bestiame, soprattutto bufali, avrebbe smaltito,  in un anno, circa 6 mila tonnellate di liquame che veniva prima mescolato con rifiuti liquidi pericolosi di tutti i tipi e poi utilizzato per irrigare il terreno dell'azienda che ha un'estensione di 54 ettari.

Lo stesso titolare dell'azienda è accusato di aver scaricato in un torrente, attraverso una condotta sotterranea, enormi quantità di acque reflue, liquami e rifiuti zootecnici. Un giro di affari enorme, di decine di milioni di euro all'anno, gestito ormai da anni da un sistema affaristico e criminale in regime - oserei dire - monopolistico.

Occorre rompere questo sistema, che si basa anche sul controllo sistematico di interi territori e sulla complicità di amministratori compiacenti. Questa Commissione può e deve svolgere un ruolo fondamentale, dando continuità al pregevole lavoro svolto già nella passata legislatura, ma anche incoraggiando con la propria presenza quelle comunità, quei cittadini che amano la propria terra e che sono disposti a ribellarsi ai continui crimini che danneggiano e distruggono il territorio, arrecando danni irreversibili alla salute.

Tutto ciò non basta. I cittadini si aspettano da noi anche risposte, vogliono sentire la presenza dello Stato; non basta solo ascoltare, occorre costruire soluzioni praticabili in tempi certi. Ritengo che questo sia l'unico modo per far crescere una coscienza civile e democratica nel nostro paese, l'unica in grado di arginare ed isolare una cultura imperante di malaffare e corruzione. Potenziare gli apparati investigativi, favorire il coordinamento permanente di tutti gli apparati dello Stato interessati alla problematica, utilizzare nuove tecnologie che aiutino l'attività investigativa sono scelte irrinunciabili per invertire tale rotta.

In questo quadro assume una forte rilevanza il ruolo dell'Agenzia regionale di protezione ambientale e dell'APAT, che devono essere libere da qualsiasi condizionamento politico, valorizzando la loro autonomia gestionale, favorendo un processo di qualificazione e di specializzazione del proprio personale, investendo in risorse finanziarie necessarie e creando le condizioni ottimali affinché le stesse possano fornire un contributo tecnico, scientifico e di controllo sull'intero ciclo dei rifiuti.

La lettura della relazione conclusiva della Commissione della precedente legislatura lascia aperti - e non poteva essere diversamente - troppi interrogativi, ai quali la nascente Commissione dovrà tentare di fornire risposta. In primo luogo, vi sono la funzionalità e i benefici apportati dall'istituzione di commissariamenti straordinari in materia di rifiuti, soprattutto nelle regioni meridionali che hanno gestito per decenni le situazioni emergenziali. Su tale aspetto la relazione ribadisce tutte le perplessità e le critiche per situazioni di anomala ordinarietà della gestione commissariale. Un giudizio pesante che ci spinge a ridefinire i tempi e le prerogative di tale istituto, ma soprattutto i benefici di questa scelta. In Campania, ad esempio, la gestione dei rifiuti è gestita da oltre dieci anni da un commissario straordinario e, a mio avviso, non si sono fatti molti passi in avanti; anzi in questi giorni riviviamo l'ennesimo incubo dell'emergenza, con le città sepolte dai rifiuti, con montagne di rifiuti incendiati nelle strade, con gli impianti saturi incapaci di smaltire le quantità accumulate in questi giorni. E l'unica soluzione prospettata dal commissario è quella di riaprire le discariche!

Mi chiedo e vi chiedo a cosa sia servito tale commissariamento, se non a sperperare soldi pubblici, a deresponsabilizzare la politica, gli enti locali e tutti gli organi preposti. Occorre uscire dalla straordinarietà; si ritorni ai poteri ordinari! Gli enti locali devono assumersi le proprie responsabilità in materia di controllo del territorio e, insieme alle popolazioni locali, individuare le soluzioni più idonee.

In secondo luogo, occorre riflettere sull'incapacità, nella stragrande maggioranza dei casi, di far partire nel Mezzogiorno la raccolta differenziata, che non supera in media il 5 per cento reale, a fronte di una più consistente percentuale, pari al 29 per cento, presente al nord. Occorre capire - questo è un altro interrogativo al quale la Commissione dovrà tentare di fornire risposta  - quali sono le responsabilità degli enti locali e quale ruolo hanno svolto i vari commissari straordinari che si sono succeduti in questi anni.

In terzo luogo, un'attenta verifica e un'attenta indagine vanno sicuramente svolte sulla non funzionalità del sistema impiantistico, che periodicamente provoca il collasso dell'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti.

Il fatto ancora più grave è che si determinano oggettivamente le condizioni favorevoli affinché, ogni anno, circa un terzo dei rifiuti prodotti venga dirottato nel circuito illegale dello smaltimento.

Per quanto concerne la questione della bonifica dei siti inquinati, dopo un lavoro di individuazione e censimento e la formulazione del piano nazionale di bonifica, ci si chiede come e quando tale attività inizierà e quali saranno le priorità: più tempo passa e maggiori saranno i danni prodotti. Tutti sappiamo che questi siti inquinati, oltre a rappresentare un pericolo costante per l'ambiente, sono una seria minaccia anche per la salute umana, in quanto le sostanze tossiche contaminano i suoli, il sottosuolo, le risorse idriche ed entrano drammaticamente nella catena alimentare. Sono troppi i casi esaminati che hanno dimostrato la veridicità di queste affermazioni.

Infine, nel corso della discussione sulle linee generali, vorrei sottoporre a questa Assemblea un interrogativo, che spero di riproporre anche nella giornata di domani: mi chiedo se l'emergere di forti legami fra il ciclo dei rifiuti ed il territorio, l'utilizzo criminoso di cave abbandonate, di terreni incolti ma spesso anche agricoli e di corsi d'acqua non ci debba sollecitare ad ampliare la funzione di questa Commissione, a parlare più chiaramente di Commissione parlamentare di inchiesta sui crimini ambientali. Questo interrogativo nasce dalla consapevolezza che su questo tema non si può più tenere un atteggiamento lassista. È in gioco un bene prezioso quale la vita umana, messa fortemente in pericolo da criminali senza scrupolo, il cui unico interesse è quello di accumulare soldi ai danni dell'ambiente.

In conclusione, crediamo che questo Parlamento sia chiamato a dare certezze e serenità ai cittadini italiani, a costruire un futuro per le nuove generazioni. Questo è l'impegno che i comunisti italiani si assumeranno nel momento in cui si istituirà la nuova Commissione parlamentare. Ovviamente, auspichiamo un interesse maggiore da parte dell'intero Parlamento, affinché tutto il lavoro che questa Commissione svolgerà - come dicevo prima - si traduca in scelte concrete che il Parlamento stesso dovrà fare nell'interesse dell'Italia e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gentili. Ne ha facoltà.

SERGIO GENTILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei pronunciare poche parole per sottolineare come l'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (ho citato appositamente il titolo del provvedimento) sia un fatto importante, che segnala il carattere positivo di uno dei primi atti del Parlamento italiano.

Abbiamo dato anche un contributo come Commissione, poiché tale proposta - come ha affermato l'onorevole Stradella - è stata sostenuta all'unanimità dalla Commissione stessa, nell'ambito di una discussione effettiva ed interessante, che abbiamo potuto ascoltare anche in questa sede, seppure in pillole.

Sul fronte del ciclo dei rifiuti (che è cosa diversa dalla illegalità del sistema), si registra nel nostro paese una situazione di forti squilibri: vi sono situazioni molto avanzate ed altre in forte ritardo rispetto ai parametri minimi europei. Anzi, sempre con riferimento alla parte ordinaria del sistema del ciclo dei rifiuti, metà dell'Italia, il sud d'Italia e, in particolare, la Puglia e la Campania da tredici anni, la Sicilia e la Calabria da quasi dieci anni vivono in uno stato di commissariamento permanente. Lì, in tutto questo periodo, la legge dello Stato che governa il ciclo dei rifiuti non è stata applicata dalle regioni,  dagli enti locali, dai comuni e dalle province.

Questa situazione è molto seria e credo che tra gli obiettivi di questa Commissione vi debba essere proprio quello di dare un contributo determinante, fin dai primi mesi, per superare questa situazione di commissariamento. Abbiamo visto - la legge indica benissimo le funzioni, i ruoli e i compiti - che deve esserci un'anima in questa Commissione. L'anima deve essere costituita da alcuni obiettivi politici di modernizzazione ecologica del nostro paese. Non vorrei, fra cinque anni, che il nuovo Parlamento dovesse nuovamente istituire la Commissione per i medesimi problemi. Questo tema deve essere risolto il più presto possibile.

Da questo punto di vista, credo che dobbiamo operare una svolta politica rispetto al passato, che consiste in un rapporto di sintonia tra Governo e Commissione, di vera sintonia politica e di concordanza in ordine agli obiettivi da realizzare.

Noi siamo anche eredi del lavoro egregiamente svolto dalla Commissione nella passata legislatura ed io ho raccolto alcuni nodi che hanno caratterizzato lo studio, la ricerca e il lavoro di indagine. Tali nodi ci dicono che il sistema sanzionatorio è assolutamente inadeguato, che esiste un'insufficiente possibilità di svolgere indagini al più alto livello tecnico nelle investigazioni, che la prescrizione di questi reati è troppo frequente, che c'è stato un nostro contributo, a livello europeo, sulla definizione dei rifiuti, che c'è una proposta di legge predisposta dalla Commissione stessa relativamente alla possibilità di introdurre nel codice penale il delitto ambientale.

Queste cose sono state indicate dalla Commissione e sono rimaste lì. Qui il problema non è della Commissione - lo dico all'onorevole Misiti -, ma è politico, ossia di un Governo e di un Parlamento che devono raccogliere i contributi della Commissione e tradurli in leggi, in atti e in azione di Governo.

Questo è l'obiettivo, ossia l'anima che dobbiamo dare a questa Commissione. Ciò significa chiedere anche una corresponsabilità per quanto riguarda l'azione di Governo.

Ciò per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti in bianco, normale. È necessario applicare le leggi ed essere in sintonia con l'Europa. Poi vi è la partita dell'illegalità, ma sta emergendo anche un nuovo fenomeno, che già segnalava la scorsa Commissione, ossia quello di soggetti imprenditoriali che bypassano le regole e i percorsi normali per poter lucrare, causando ovviamente un danno ambientale. Qui nasce quel nuovo fenomeno che è stato segnalato da Legambiente e da altre associazioni, dalla stessa magistratura e dalle indagini delle Forze dell'ordine, ossia una fascia grigia in cui bianco e nero si mischiano e si incontrano. Noi non possiamo fare l'errore di confondere le attività legali con quelle illegali, anzi, la Commissione deve avere proprio la funzione di distinguere bene cosa è legale, ma va riformato e rinnovato, e cosa è illegale e va perseguito e colpito.

Oggi ci troviamo in questa fascia, che sta spostando anche verso il nord fenomeni di traffico illegale dei rifiuti.

Qui vedo un'azione specifica e importantissima di questa Commissione, una sua specificità. Mettere insieme il ciclo dei rifiuti con le attività illecite è la fotografia di una situazione. Pertanto, dobbiamo necessariamente partire da qui per fare quell'operazione di diversificazione. Sappiamo benissimo che dietro il ciclo dei rifiuti esiste una grande potenzialità di sviluppo industriale, di ricerca scientifica, di valorizzazione della concezione del nostro modo di consumare, e non voglio andare oltre.

In conclusione, a questa Commissione vogliamo dare un'anima, quindi darle obiettivi precisi, e farla diventare uno strumento in più per creare quel collegamento fra enti locali, popolazioni, forze sociali che si battono per avere, da una parte, un ambiente migliore, cicli produttivi più avanzati, consumi sobri e, dall'altra, la possibilità di vivere nella legalità e nelle regole.

Ci aspettiamo che si possa creare un rapporto positivo e di sintonia tra Parlamento, Governo e la stessa Commissione e che quest'ultima possa individuare i punti critici del sistema dei rifiuti, indicare le illegalità ed i soggetti con precisione, dare suggerimenti e promuovere atti legislativi, stare in sintonia con l'Unione europea ed informare il Parlamento ed il paese. È uno strumento in più, una funzione che il Parlamento, nello scegliere di istituire tale Commissione, si dà, e credo sia un atto estremamente significativo ed importante per la democrazia italiana.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, non dirò che parlerò pochissimo perché poi potrei rischiare di fare il contrario, come è successo questa sera ad altri colleghi che, appunto, hanno parlato moltissimo.

Ringrazio il relatore per la sua relazione sulla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ritengo che il dibattito svoltosi in quest'aula sulle questioni riguardanti le problematiche dei rifiuti abbia dimostrato senza ombra di dubbio che vi è la necessità di procedere all'istituzione della Commissione stessa.

Credo che la Commissione possa lavorare serenamente e tranquillamente per dare risposte ai cittadini che si aspettano un ambiente diverso e la possibilità di debellare le questioni di ecomafia. Credo che la Commissione sia in grado di operare con dovizia e con grande celerità, come ha fatto nella scorsa legislatura ed in quella ancora precedente.

Dunque, come si vede, tale Commissione era necessaria e verrà istituita con molta rapidità, sperando che anche domani, nella discussione sulla proposta di legge in esame, non vi siano tempi lunghi. Come Rosa nel Pugno riteniamo che con riferimento a tale Commissione ci si debba muovere con rapidità con riguardo alla sua istituzione e al suo insediamento per poter operare al più presto.

Per tali motivi siamo fortemente favorevoli al provvedimento affinché la Commissione possa operare rapidamente secondo i suoi compiti istituzionali.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(omissis)

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Stradella.

 

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato la discussione con molto interesse poiché sono state svolte valutazioni molto interessanti. A mio avviso, tuttavia, non si è tenuto conto di un elemento: la Commissione è composta di parlamentari; quindi, tutti i consigli espressi dai vari colleghi intervenuti possono benissimo far parte del bagaglio che ogni collega porterà quando sarà nominato componente della Commissione medesima, in modo da produrre il lavoro che il Parlamento si aspetta.

Per non fare come coloro che, non potendo più dare cattivo esempio, si limitano a dare buoni consigli - in tal caso, peraltro, si possono dare cattivo esempio e anche buoni consigli -, basterà essere nominati membri della Commissione; dopodiché, l'opera è compiuta. La Commissione, infatti, non è delegata ad altri se non agli stessi parlamentari, che hanno quindi tutta la possibilità di esercitare la loro professionalità, la loro conoscenza, la loro esperienza e le loro intelligenze, come è stato dimostrato dagli interventi di questa sera.

 

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole relatore, oltre che per la sobrietà, anche per il distillato di buonsenso, frutto anche dell'esperienza parlamentare.

Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

(omissis)



TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI LUCIO BARANI E ANGELO PICANO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 17 ED ABBINATE

LUCIO BARANI. Onorevoli colleghi, credo che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse dovrà necessariamente porsi il problema delle nuove tariffe che i cittadini pagheranno e del piano finanziario in materia ambientale.

Come risulta da numerosi studi effettuati da osservatori specializzati, primo fra tutti l'Osservatorio nazionale sui rifiuti, il passaggio dalla Tassa sui rifiuti (Tarsu) alla Tariffa di igiene ambientale (TIA) comporta una riflessione sulla revisione della struttura tariffaria, sulle semplificazioni, sulla metodologia e, in buona sostanza, sulla filosofia di fondo che dovrebbe stare alla base di un servizio fondamentale per i cittadini.

Con la Tassa di igiene ambientale prevista dal decreto legislativo n. 22 del 1997 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999 cambia la tipologia economica dell'entrata: si passa da una tassa ad un'entrata patrimoniale che è in rapporto alla qualità del servizio di cui l'utenza gode.

Cambia inoltre la causa dell'entrata: da prelievo connotato dai costi del gestore, diviene strumento di servizio ambientale e fattore di programmazione ambientale per gli enti locali.

Le cause del ritardo della piena entrata in vigore della TIA dipendono da indecisioni nelle politiche di programmazione generale e da impreparazione degli interventi di carattere ambientale da parte dell'ente locale.

Indicazioni in tal senso sono recentemente avvenute nel corso di un seminario svolto presso il Ministero dell'ambiente il 22 giugno 2005.

Ricordiamo che il principale limite dell'attuale metodo tariffario sta nel non considerare gli incentivi legati all'efficienza gestionale dato che, allo stesso tempo, sono assenti meccanismi di verifica dei risultati raggiunti e controlli sulla bontà dei metodi di gestione.

Non disponiamo e rischiamo di non disporre, per il futuro, di una tariffa moderna, perché non è semplice, perché non è supportata da metodi scientifici di marketing, perché non comunica ai cittadini l'equità di ciò che stanno pagando.

In altre parole continua a rimanere un «balzello» basato su «costi del servizio», sui quali non vengono definite le eventuali inefficienze e sui quali spesso non vengono applicati moderni metodi controllo, con il risultato che la tariffa viene caricata anche delle inefficienze stesse attinenti alla gestione.

Nel dettaglio, con l'introduzione della tariffa si sarebbero dovuti perseguire gli obbiettivi di seguito elencati.

La sostenibilità economica, derivante da un giusto equilibrio tra entrate e costi reali del servizio, indicando anche la quota di investimenti necessari alla tecnologia e modernizzazione del settore. La sostenibilità economica impone di attribuire correttamente i costi sostenuti senza che il gestore trasferisca al consumatore i costi delle proprie inefficienze o che fornisca servizi di qualità inferiore al prezzo richiesto.

La sostenibilità ambientale, ottenibile con il reale rapporto tra rifiuti prodotti e esborso dei cittadini, anche agendo su incentivi. Questa è il miglior mezzo per ottenere comportamenti virtuosi, pago per ciò che consumo; meno consumo, meno pago, conosco quello che consumo.

L' equità contributiva è finalizzata a far sì che un cittadino paghi per quello che realmente gli rende un servizio. La trasparenza dei costi e la facilità didattica della spiegazione di questi costi rende il cittadino consapevole di quello che gli viene chiesto come esborso.

L'efficienza gestionale che incentiva l'ottimizzazione dell'uso delle risorse, individua il giusto equilibrio tra risorse produttive impiegate e risultati ottenuti. Pone inoltre un tetto massimo ai ricavi dei gestori e privilegia la miglior funzionalità del servizio, compresi quegli aspetti di universalità, continuità e qualità che sono necessari.

La semplificazione amministrativa che persegue il massimo livello di chiarezza e semplicità nei rapporti con il cittadino-utente, facilitandogli i passaggi burocratici. Obiettivo che viene definito dagli esperti molto delicato e non semplice da raggiungere per i parametri economici-aziendali da utilizzare.

Quindi, come rilevato dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti, definire correttamente il costo del servizio, incentivare l'efficienza della gestione, ottimizzare la portata ambientale della tariffa, ripartire equamente il costo e individuare i criteri presuntivi più aderenti a specifiche tipologie di utenti sono le questioni aperte sul tema dell'introduzione della nuova Tariffa di igiene ambientale che dovranno essere affrontate dalla nuova Commissione.

Il suggerimento sta dunque in una completa revisione di tutta l'architettura di fondo della nuova Tariffa di igiene ambientale, passando da un concetto di costo a un concetto di valore del servizio, quindi di uscire da una logica di «rimborso» per giungere ad una moderna strategia di regolazione incentivante del servizio stesso.

Il metodo del valore presuppone anche diversi risvolti a carattere locale, poiché è diversa la tipologia del servizio rispetto alla specificità del territorio, perché si può offrire maggior flessibilità in materia agli enti locali, perché possono essere studiati meccanismi finalizzati a premiare progetti di sviluppo o metodi di controllo e misurazione dei rifiuti prodotti.

In altre parole è giusto che l'ente locale entri in merito ai costi del servizio oggi dichiarati unicamente dal soggetto gestore, e quindi possa dire la sua anche sulle inefficienze del gestore e sulle strategie di agevolazione basate su forme di recupero ed efficienza.

Il metodo del valore presuppone quindi un duplice intervento: c'è una parte che rientra nell'interesse generale e di conseguenza le tariffe devono essere disciplinate da principi generali e da normative nazionali; c'è invece una parte che ha implicazioni locali e specificità territoriali e che riguarda precise scelte degli enti locali, e di conseguenza le tariffe devono trovare indicazioni di disciplina a livello regionale e locale.

Questo metodo permette di migliorare la percezione del servizio da parte dell'utenza finale, permette una maggior flessibilità nelle politiche del servizio che possono essere riviste localmente di anno in anno, rafforza il ruolo funzione di calmieratore, come deve avere il soggetto regolatore.

Istruttive a questo proposito sono state alcune simulazioni fatte dall'Osservatorio nazionale dei rifiuti a realtà del centronord  con gestioni che effettuano la raccolta di carta, cartone, plastica, vetro ed organico.

Dai dati applicativi del metodo del valore, ci si è accorti che lo scostamento tra il valore del servizio e i costi dichiarati dal gestore è stato dell'11 per cento, caricato ulteriormente sulle spalle dei cittadini.

Altre considerazioni approfondite da parte della Commissione d'inchiesta sui rifiuti dovranno essere fatte sugli strumenti previsti dai decreti citati.

Parlo in particolare del piano finanziario, del regolamento comunale e del modello unico di dichiarazione ambientale.

In modo particolare il piano finanziario in materia ambientale diventa uno strumento di pianificazione, poiché permette la corretta governance sia della gestione del servizio, sia degli interventi da realizzare; è strumento di trasparenza e controllo, poiché permette di individuare correttamente i costi per il servizio, mettendo al centro il ruolo proprio dell'ente locale; è strumento di conoscenza, poiché aiuta a comprendere meglio la realtà dell'industria dei rifiuti urbani e le priorità tecnologiche; è strumento di competizione, attraverso la corretta individuazione dei costi di servizio attraverso le caratteristiche della qualità e quantità, percentuali di crescita, tempi di raggiungimento.

Ma tutto questo non è ancora chiaro; non è chiaro infatti da quale soggetto debba essere predisposto il piano finanziario (ente locale? Soggetto gestore?). Vengono richiesti dati che spesso i piccoli comuni non dispongono; le relazioni sono spesso lacunose; non sono previsti meccanismi sanzionatori per il mancato invio.

Onorevoli colleghi, queste brevi osservazioni sono per dire che la futura commissione dovrà mettere mano al «combinato» disposto del decreto-legge n. 22 del 1997 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999 per chiarire molti aspetti dubbi, per rendere i comuni in grado di applicarlo, per rendere infine moderna la gestione programmatica del servizio e infine giusto e consapevole quanto chiediamo ai cittadini.

ANGELO PICANO. La riproposizione in questa legislatura di una Commissione d'inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti e le connessioni con la criminalità organizzata deriva dalla consapevolezza che le analisi e le indicazioni fatte nella passata legislatura hanno dato buoni risultati, però, la complessità delle situazioni, in continuo mutamento, richiede un'attenzione costante del Parlamento.

L'inchiesta parlamentare rappresenta lo strumento più adatto del quale le Camere dispongono per acquisire conoscenza. L'articolo 82, secondo comma, della Costituzione dispone infatti che la Commissione parlamentare d'inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. L'illegalità ambientale, oltre ad essere un tema di assoluta attualità, riveste un indiscusso interesse istituzionale anche alla luce dei fenomeni criminali che ad essa si ricollegano. Dall'esperienza operativa, infatti, emerge come i grossi interessi finanziari connessi alla gestione dei rifiuti abbiano destato l'attenzione di sodalizi organizzati, anche di tipo mafioso, il che ha comportato un deciso ampliamento del relativo scenario criminale: azioni intimidatorie nei confronti dell'imprenditoria e delle pubbliche autorità, riciclaggio dei proventi illeciti, massiccia evasione fiscale ed internazionalizzazione delle stesse strategie criminali. L'interesse nel settore è giustificato dalla connotazione economica del bene ambiente, che non può più essere considerato un bene dall'offerta illimitata, ma un vero e proprio bene economico.

Del resto, il legislatore ha opportunamente previsto all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986 n. 349, istitutiva del Ministero dell'ambiente, l'obbligo del risarcimento per l'autore del danno ambientale. La connotazione economica e la scarsità del bene ambiente consentono di definire il comparto come un vero e proprio mercato, nell'ambito del quale una funzione fondamentale è svolta dallo Stato, titolare per conto della collettività e delle generazioni future, dei diritti sull'ambiente.

Strettamente correlato al mercato dell'ambiente è il mercato dei servizi di disinquinamento e di gestione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi: si tratta di un mercato dalle rilevantissime potenzialità di sviluppo alla luce della crescente attenzione alla tutela ambientale. Secondo dati forniti dall'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente, in Italia si producono annualmente oltre sessanta milioni di tonnellate di rifiuti. Le attività illecite legate alla smaltimento dei rifiuti hanno avuto negli ultimi anni un allarmante sviluppo.

Ormai le ecomafie e la criminalità ambientale puntano ad insediarsi in ogni angolo d'Italia e a svolgere un ruolo centrale a livello nazionale e internazionale. La magistratura e le forze dell'ordine svolgono un'opera meritoria conseguendo successi decisivi ma servono contromisure immediate anche sul piano della volontà politica, a cominciare dal pieno inserimento dei reati ambientali nel codice penale. Alle forze dell'ordine vanno date più risorse, più uomini e nuove tecnologie disponibili.

Oggi dobbiamo essere consapevoli che non esiste politica o normativa in materia ambientale che non sia di derivazione europea. Il percorso europeo è stato lungo ed importante: dalla prima Comunicazione in materia di ambiente del Consiglio europeo che, nel 1971, afferma per la prima volta che la protezione e il miglioramento dell'ambiente devono ritenersi parte dei compiti assegnati alla Comunità ed obiettivi delle politiche adottate, all'articolo 6 del Trattato dell'Unione europea che stabilisce che la tutela dell'ambiente deve essere integrata alle politiche di azione comunitaria e afferma con forza che le azioni e gli interventi dell'Unione devono operare anche al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, fino alla Costituzione europea che recepisce correttamente principi espressi più volte a livello comunitario. Questi principi si concretizzano poi con i programmi e le azioni ambientali e l'ormai copiosa normativa europea:direttive, regolamenti, decisioni.

L'Italia, però, di tutto questo finora non è stata protagonista, se non attraverso la sottoscrizione e il recepimento puramente formale di alcuni trattati, convenzioni internazionali e direttive europee, ma negli ultimi anni ha raggiunto il poco inviabile primato che la pone tra i paesi con il più alto numero di procedure di infrazione da parte dell'Unione europea per la violazione della normativa comunitaria ambientale (circa 80). È urgente, quindi, regolarizzare la situazione e riavviare una corretta cooperazione dell'Italia con gli organi europei ad iniziare dalla Commissione europea. Nonostante la legislazione del settore, a partire dal decreto Ronchi, abbia profondamente innovato l'approccio al problema, privilegiando, dove possibile, il recupero ai fini di una riutilizzazione nei cicli produttivi, l'attuale sistema di gestione dei rifiuti in Italia evidenzia una profonda dipendenza dalle cosiddette discariche: infatti lo smaltimento costituisce ancora la fase finale più diffusa dell'intero processo di gestione dei rifiuti.

Da un punto di vista meramente aziendalistico, la gestione dei rifiuti derivanti dai processi produttivi rappresenta per le imprese un costo che negli ultimi anni si è incrementato notevolmente con il crescere dell'attenzione delle istituzioni e del legislatore alla tutela ambientale. Di conseguenza la propensione all'illecito smaltimento si è sempre più accresciuta ed è aumentata la presenza nel mercato illegale della criminalità organizzata attratta dalla possibilità di realizzare ingenti guadagni.

Il ricorso allo smaltimento illecito da parte delle imprese determina una concorrenza sleale, con effetti distorsivi sul mercato, che ha indotto comportamenti emulativi nelle aziende di settore, portando al dilagare del fenomeno.

Paradossalmente, quindi, alla necessità di regolamentare in modo più rigoroso il ciclo dei rifiuti, investendo tra l'altro il produttore di specifiche responsabilità ha fatto riscontro una recrudescenza del fenomeno criminale, peraltro favorita da una serie di fattori fra cui: le situazioni di emergenza che, spesso, le autorità competenti hanno dovuto affrontare, trovandosi  a dover smaltire enormi quantità di rifiuti in assenza di idonei impianti autorizzati; le conseguenti difficoltà incontrate dalle pubbliche amministrazioni soprattutto in determinate aree geografiche nel predispone una sistematica ed efficace azione di controllo sul ciclo dei rifiuti; lo scarso sviluppo dell'imprenditoria sana nel mercato dei rifiuti, spesso a causa delle insormontabili barriere all'entrata erette dalla criminalità organizzata; i comprensibili interessi delle collettività locali, le quali mal tollerano la vicinanza di discariche o di impianti che trattano rifiuti.

Tutt'altro che marginale poi, è l'evasione fiscale connessa agli illeciti ambientali: l'illegale smaltimento da parte delle imprese, l'occulto riversamento dei rifiuti in discariche autorizzate, la gestione di vere e proprie discariche abusive hanno come necessario comune corollario la sottrazione di ingenti somme all'erario, assai spesso a mezzo del massiccio ricorso alla fatturazione per operazioni inesistenti.

In tale contesto, la criminalità organizzata ha trovato un terreno favorevole, disponendo, soprattutto in determinate aree geografiche, di un sufficiente controllo del territorio unito ad un'elevata forza di intimidazione.

L'ingresso nel comparto degli illeciti ambientali, dei sodalizi criminali ha determinato un inevitabile salto di qualità, con l'internazionalizzazione della condotta criminale mediante il controllo di vere e proprie rotte transfrontaliere di rifiuti, anche radioattivi, destinati all'illecito smaltimento. Ciò è stato favorito indubbiamente dalla disgregazione dell'ex blocco sovietico e dalla crisi economica di quelle aree: ingenti quantità di rifiuti altamente inquinanti, frutto di attività di riconversione di una obsoleta produzione industriale ed energetica, sono state riversate nel mercato illecito al fine di evitare gli elevati costi di un corretto smaltimento.

Nel corso della XIV legislatura la Commissione parlamentare d'inchiesta appositamente istituita ha potuto appurare l'esistenza di una estesa illegalità, caratterizzata in alcuni ambiti territoriali da situazioni di vera e propria emergenza.

Le audizioni svolte hanno consentito di acquisire soprattutto dagli uffici giudiziari maggiormente impegnati nelle indagini sui traffici illegali delle cosiddette ecomafie, ulteriori e preoccupanti riscontri circa la penetrazione della criminalità organizzata nelle attività di raccolta e di smaltimento dei rifiuti di ogni tipologia.

La Commissione della scorsa legislatura, a conclusione della propria attività, aveva auspicato: l'avvio da parte del Ministero dell'ambiente di un'ampia indagine sui rifiuti speciali, con particolare attenzione a rifiuti pericolosi; lo svolgimento, da parte dello stesso ministero, di programmi di education nei confronti del sistema delle imprese; il completamento a livello locale del sistema dei controlli Anpa-Arpa-Appa; la redazione di un testo unico in materia di legislazione dei rifiuti per fornire un quadro di riferimento certo e meno farraginoso della normativa a tutti gli operatori del settore, alle amministrazioni, alle imprese agli organi giudiziari; il coordinamento tra tutte le forze addette al contrasto ed alla repressione delle ecomafie in campo nazionale, favorendo lo sviluppo di appositi settori di intelligence e di analisi economica.

I settori che consentiranno di marginalizzare le attività illecite nel ciclo dei rifiuti e di aprire la strada ad una gestione integrata sono costituite da una maggiore efficacia ed efficienza dei controlli amministrativi, da una normativa penale con reale funzione di deterrenza e dalla adozione delle tecnologie migliori per l'abbattimento degli inquinanti.

Una delle tecnologie meno inquinanti e che produce anche energia è quella dei termocombustori. Si fa fatica però a utilizzarla in pieno perché nessun paese vuole la localizzazione nel proprio territorio. Si potrebbero perciò o utilizzare delle navi a largo delle coste appositamente attrezzate o costruire delle piattaforme a trenta-quaranta chilometri dai litorali in modo da avere un ambiente più pulito, rapidità nell'attuazione degli investimenti e tranquillità dei cittadini.

I tre pilastri fondamentali di una corretta impostazione di qualunque sistema  di gestione dei rifiuti, previsti, tra l'altro, anche dalle norme vigenti sono da individuare nella riduzione del volume, della quantità e della pericolosità dei rifiuti, e nello smaltimento attraverso sistemi mirati, in primo luogo, al recupero di materia, energia e calore e, solo residualmente, all'abbandono in sicurezza.

Per quanto riguarda l'istituto del commissariamento straordinario in materia di rifiuti, da sempre si sottolineano le perplessità e le critiche per le situazioni di anomala ordinarietà della gestione commissariale, auspicando un rientro nel regime ordinario di gestione.

Ciò si desume dall'esperienza di regioni quali Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sottoposte a commissariamento ad all'interno delle quali la criminalità organizzata è sempre più presente e radicata. Per ciò che concerne in particolare la Campania, si sottolinea la gravità della situazione in ordine all'intera gestione del ciclo dei rifiuti, partendo dal profilo programmatorio, passando per quello gestionale e sanitario per poi arrivare a quello criminale.

Qui, nonostante l'attribuzione di poteri straordinari ai commissari ed ai vicecommissari che si sono succeduti nel tempo, il raggiungimento di risultati di apprezzabile sufficienza appare ancora molto lontano.

Accanto però ad iniziative di repressione delle ecomafie bisogna lanciare un grande piano di educazione nazionale che cominci dagli asili facendo maturare la coscienza di tutti al rispetto dell'ambiente in modo che sia prassi naturale la raccolta differenziata dei rifiuti. Le spese per unta, tale campagna avrebbero un immediato ritorno. Infatti le regioni che presentano un elevato tasso di criminalità sono quelle dove la cultura della protezione e del rispetto delle tematiche ambientali è particolarmente bassa.

Per questi motivi, il gruppo parlamentare dei Popolari-Udeur è favorevole all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui rifiuti.


 




 


 

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 


______________   ______________


 

20.

 

Seduta di giovedì 6 luglio 2006

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

indi

DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

E DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI




 

(omissis)

 

Seguito della discussione della proposta di legge Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (A.C. 17 ); e delle abbinate proposte di legge Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri (A.C. 39-51-397-472) (ore 9,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri.

Ricordo che nella seduta del 27 giugno 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.50.

Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 1).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 2).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Misiti 1.10 e Nardi 1.11, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.

MASSIMO NARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, immagino che la richiesta di invito al ritiro formulata dall'onorevole relatore sia stata motivata da considerazioni particolari; tuttavia, non mi ritengo soddisfatto, poiché immagino che, probabilmente, sia stata la filosofia complessiva contenuta nella mia proposta emendativa ad aver indotto il Comitato dei nove ad esprimere tale giudizio.

Sulla base di questa considerazione, signor Presidente, chiedo quindi la votazione per parti separate del mio emendamento 1.11, auspicando che detta impostazione possa consentire all'Assemblea, nonché allo stesso relatore, di accettare alcune proposte emendative che, almeno a mio giudizio, sono più «puntuali» rispetto alla stesura iniziale del provvedimento oggi all'esame dell'aula.

Pertanto, non accedo all'invito al ritiro del mio emendamento e ne chiedo la votazione per parti separate, nella speranza che tale soluzione possa venire incontro ad alcune osservazioni espresse, in sede informale, sulle proposte emendative al nostro esame.

PRESIDENTE. Sta bene.

Chiedo all'onorevole Misiti se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.10 formulato dal relatore.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, dopo le considerazioni svolte dal Comitato dei nove e dal relatore e dopo la discussione che vi è stata, sono d'accordo a ritirare l'emendamento, anche se ritengo opportuno rammentare che si trattava di un emendamento soltanto formale. Infatti, poteva confondersi il senso della stessa Commissione, nel punto in cui si parla, nel titolo della proposta di legge, di Commissione «sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse». Ritenevo che si dovesse indagare sulle attività illecite e non su tutto il ciclo; tuttavia mi sembra che le spiegazioni che mi sono state fornite siano esaustive e, quindi, il titolo può anche rimanere così. Ritiro pertanto il mio emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Misiti 1.10 è stato ritirato.

Dovremmo ora passare alla votazione dell'emendamento Nardi 1.11.

Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,15, è ripresa alle 9,40.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Onorevole Presidente, vengo proprio ora da una riunione della Commissione cultura, che era stata convocata alle ore 9 di questa mattina, prima ancora che si sapesse che, in concomitanza, alle 9 sarebbero anche iniziati i lavori dell'Assemblea.

Ho espresso l'esigenza di sconvocare la Commissione e mi è stato risposto che, in  assenza di votazioni, si poteva tranquillamente proseguire. Mi permetto di contestare tale interpretazione e desidero che la Presidenza stabilisca la regola secondo cui, in caso di coincidenza tra i lavori dell'Assemblea e quelli delle Commissioni, queste ultime siano sconvocate in modo automatico. Ciò per evitare spiacevoli complicazioni nei nostri lavori parlamentari e per consentire ai parlamentari medesimi di svolgere correttamente il loro mandato. Non si può infatti dire che le Commissioni vengono sconvocate solo in presenza di votazioni. Le Commissioni si dovranno sconvocare anche in presenza di una discussione in aula, visto che il parlamentare ha il diritto di seguire il dibattito e di intervenire per svolgere il proprio ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia), senza essere costretto a fare i salti mortali e senza che gli sia impedito l'esercizio delle sue prerogative.

Visto che abbiamo avuto uno scambio di vedute con il presidente della Commissione cultura e dato che si tratta di un problema che attiene non alla Commissione cultura, ma più in generale ai lavori della Camera, desidero che la Presidenza chiarisca che, in concomitanza dei lavori dell'Assemblea, non si possano tenere riunioni di Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Bono, vorrei fare soltanto una precisazione: la prassi esclude che si possano tenere i lavori delle Commissioni durante le votazioni in Assemblea e non durante le discussioni. Ha ragione. Tra l'altro, nel caso specifico la votazione era stata sospesa.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare (Commenti).

ALBA SASSO. Basta!

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Vorrei svolgere un'ulteriore chiarificazione. La prassi avverte l'esigenza di sconvocare le Commissioni in presenza di votazioni e su questo non discuto.

Mi consenta però di sottolineare il fatto che i lavori di un Parlamento non si possono ridurre soltanto alle votazioni: noi non siamo un «votificio», siamo un Parlamento, ed in concomitanza con l'apertura di un dibattito in aula non si può consentire la contemporanea riunione delle Commissioni. Posso capire che le riunioni delle Commissioni proseguano in concomitanza del question time o di attività ispettiva di vario genere, ma non in concomitanza di una discussione sulle linee generali. Vi è infatti il diritto da parte di ogni parlamentare di intervenire e di ascoltare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania).

Credo dunque che in ogni caso vada chiarito il metodo di lavoro da seguire.

PRESIDENTE. Onorevole, le assicuro che rappresenterò la sua posizione al Presidente della Camera.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'articolo 1 e sul complesso degli emendamenti.

PRESIDENTE. Le ricordo che dobbiamo votare l'emendamento Nardi 1.11.

EDMONDO CIRIELLI. Allora chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Vorrei dire ai colleghi che attraverso l'emendamento in questione cerchiamo di migliorare il testo.

Voglio solo ricordare all'Assemblea (poiché non debbono esservi ipocrisie) che la scorsa legislatura, proprio a seguito della istituzione di questa importante Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, si è verificato un fatto che soprattutto i nuovi colleghi devono sapere. Così come previsto dall'articolo 1 del provvedimento, è stata presentata all'unanimità una relazione che censura gravemente  la situazione campana, in maniera particolare la gestione commissariale del presidente della regione, onorevole Bassolino, e che denuncia una gestione grave ed allarmante dal punto di vista della spesa. Si denuncia, in particolare, lo sperpero di migliaia di miliardi senza che siano stati affrontati i problemi reali.

Oggi, la Campania si trova peggio di dieci anni fa, con tanti miliardi spesi; e si stanno per riaprire le discariche senza che il ministro dei Verdi abbia detto alcunché, nemmeno nel corso dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Spero che l'istituzione di questa Commissione - che tutte le parti politiche nei due rami del Parlamento auspicano - non sia semplicemente un'occasione per creare un nuovo organismo inutile, che non interviene realmente sul grave problema che attanaglia soprattutto il sud (mi si consenta di parlare, in maniera particolare, della mia regione). Altrimenti, si creano enti inutili, che costano allo Stato, che non hanno alcuna reale efficacia e che rappresentano soltanto una vuota modalità di declamare problematiche che tutti conoscono, rispetto alle quali nessuno ha il coraggio di intervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.

FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi con l'emendamento in esame, che sarà posto in votazione per parti separate, si propone effettivamente di assegnare alla Commissione compiti in gran parte già previsti. Per questa ragione, non siamo d'accordo di aggiungere competenze che risiedono in altri enti, come le agenzie regionali per la protezione dell'ambiente o la Sogin, che si occupa dei siti nucleari, sulla cui gestione abbiamo molte perplessità, ma che svolge compiti precisi.

Rispetto a quanto ha affermato il collega Cirielli, vorrei che tutti noi, la destra e il centrosinistra, ci assumessimo la responsabilità delle difficili situazioni esistenti in molte regioni italiane, in primis in Campania. Vi sono, peraltro, molte altre regioni in situazioni difficili e, per quanto attiene la Campania, la verità non è quella che lei ha illustrato in questa sede, onorevole Cirielli.

La verità è un'altra. In primo luogo, il piano regionale dei rifiuti, tentato dalla giunta Rastrelli di centrodestra, è stato largamente disatteso, perché sbagliato.

In secondo luogo, anche la giunta di centrosinistra, non avendo modificato sufficientemente quel piano, non avendo optato per impianti di tipo diverso e anche di dimensioni differenti, ancora non è riuscita a risolvere l'emergenza rifiuti in Campania.

Se tutti ci assumiamo le nostre responsabilità - anche voi che avete governato quella regione e che non siete riusciti a costruire né un sistema regionale dei rifiuti né alcun tipo di raccolta differenziata, come prevede la legge -, allora possiamo ragionare insieme su come risolvere i problemi esistenti in tante regioni d'Italia.

Questa Commissione, del resto, esiste anche per questo motivo: per discutere delle illiceità, ma anche delle disfunzioni presenti nel sistema del ciclo dei rifiuti.

Mi dica lei, onorevole collega, qual'è l'alternativa. Dove vorrebbe portare i rifiuti della Campania? Magari in Emilia Romagna, nella mia regione, dove li avete portati fino a pochi mesi fa, o in Lombardia o da altre parti (Commenti del deputato Stradella)? No, i rifiuti li ha portati in giro per l'Italia Bassolino e, prima di lui, Rastrelli!

VINCENZO NESPOLI. Non dire bugie!

FULVIA BANDOLI. No, questa è esattamente la verità (Commenti). Il fatto che in Campania non vi sia neppure un impianto di trattamento dei rifiuti è una responsabilità dell'insieme delle forze politiche, ma voi non vi state assumendo le vostre (Commenti del deputato Cirielli)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia speranza è che nelle proposte emendative presentate al provvedimento si possa trovare la sintesi di una volontà comune, che è quella di porre fine a quanto accade rispetto al ciclo dei rifiuti. In sostanza, credo che tutti siamo d'accordo che sul ciclo dei rifiuti vi è un'infiltrazione mafiosa e un atteggiamento prevaricante da parte di forze che hanno interessi diversi da quelli propri della comunità. Invito, quindi, i colleghi della maggioranza a sostenere il mio emendamento anche perché ritengo che essi non siano contrari alle argomentazioni portate, salvo quelle dettate dalla logica di appartenere ad una maggioranza o ad una minoranza politica.

Con l'emendamento 1.11 il mio intento, che è stato confermato con la volontà di mantenerlo, nonostante l'invito al ritiro formulato dal relatore, è solo quello di rendere più puntuale l'azione della Commissione in oggetto. Nella stesura del testo del provvedimento, a mio giudizio, alcuni punti rimangono oscuri. E noi sappiamo che, quando un punto rimane oscuro o non definito, esso finisce per essere il meandro all'interno del quale si insinuano soggetti che hanno interesse al malaffare.

Nelle lettere c) ed e) del mio emendamento desidero puntualizzare che debbono essere perseguite anche quelle violazioni parziali che qui, viceversa, non vengono, a mio giudizio, puntualizzate opportunamente. In questo senso, invito i colleghi della maggioranza e i colleghi della minoranza, che già hanno manifestato la loro disponibilità, a giudicare dal tenore degli interventi svolti, a trovare, ripeto, un momento di sintesi. Il mio emendamento ha solo la volontà di richiamare l'attenzione della Commissione in questione sulle violazioni anche parziali, e a puntualizzare che lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto quando è svolto da privati, deve essere rispettoso di tutti gli iter. Dico ciò perché spesso nei vizi di forma, nelle cose non dette o non scritte, si inserisce la malavita, cioè coloro che hanno interessi diversi da quelli della comunità.

Invito, quindi, i colleghi tutti a sostenere questo emendamento perché il suo spirito è solo quello di puntualizzare meglio alcuni aspetti che altrimenti, di ciò sono convinto, renderebbero più facile determinate infiltrazioni (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, ritengo sia giusto fare un po' di chiarezza sul tema dei rifiuti. Su tale problematica esistono dati che non possiamo contestare. Tra l'altro, gli ultimi risultati forniti da Legambiente rendono onore ai dati rilevati sul territorio.

Ricordo ai colleghi, e ciò l'ho già fatto in Commissione, che c'è uno stretto rapporto tra rifiuti rimasti in strada, rifiuti che vanno in discarica e rifiuti riciclati. E questo rapporto è pari al risultato elettorale registratosi sul territorio. Nelle amministrazioni laddove è presente la Lega Nord Padania si fa raccolta differenziata, nelle amministrazioni di sinistra e di centrosinistra invece i rifiuti rimangono in strada (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). Allora, com'è questa storia?

GABRIELE FRIGATO. Non è così!

GUIDO DUSSIN. Nelle amministrazioni dove è presente la Lega Nord Padania la raccolta differenziata si aggira intorno al 65 per cento, e ciò ci pone tra i primi comuni in Italia; mentre laddove è presente un'amministrazione di sinistra non si raggiunge neanche il 10 per cento di raccolta differenziata (Commenti).

Questa è una vergogna! Si tratta di un fatto puramente culturale! Ad esempio, Rovigo, dove storicamente è presente un'amministrazione di sinistra, è la provincia peggiore del Veneto, a differenza di Treviso che, con riferimento alla raccolta di rifiuti, è la prima in Italia (Commenti). Ricordo a tutti che Treviso, fino all'altro  ieri, era guidata da un'amministrazione monocolore della Lega Nord. Pertanto, è inutile che alcuni colleghi veneti cerchino di alterare la verità! Deve sussistere un vero e proprio rapporto culturale; noi infatti insegniamo nelle scuole a fare raccolta differenziata, abbiamo organizzato i consorzi e siamo convinti che nelle municipalizzate si debba radicare una cultura pubblico-privata affinché si possano ottenere risultati.

In ogni caso, l'elemento più importante è che il rifiuto sia considerato una risorsa. Per tale motivo sono contrario al contenuto della lettera l) dell'emendamento Nardi 1.11, nella quale si parla esclusivamente di incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti. Se il rifiuto viene considerato risorsa, diventa una materia prima come tante altre, diventa denaro, determinando minori costi per l'utente-famiglia che si impegnerà a procedere alla raccolta differenziata.

Evidentemente, occorre prevedere forme di smaltimento dei rifiuti. Attualmente, tale settore - in alcune regioni in particolare - è stato lasciato nelle mani della mafia, che ne ha alterato le dinamiche.

Ribadisco dunque la necessità di considerare il rifiuto una risorsa, prendendo ad esempio quelle realtà comunali, provinciali o regionali che hanno fatto funzionare tutta l'operazione relativa allo smaltimento dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Innanzitutto, con riferimento all'intervento testè reso dal collega Dussin, vorrei precisare che l'idea di dividere il paese in due parti - o dal punto vista geografico o dal punto di vista politico - per quanto riguarda il settore dei rifiuti mi pare un po' eccessiva.

Ci sono ottimi esempi...

FEDERICO BRICOLO. A Napoli!

SALVATORE MARGIOTTA. ... di buona gestione di questi problemi, ad esempio nella mia Basilicata e certamente in Emilia Romagna e in altre regioni. Quindi ritengo che né il dato geografico né quello politico possano costituire il discrimine sull'argomento.

Per quanto concerne l'emendamento in esame, credo che sullo stesso debba essere espresso un voto contrario, sia per le considerazioni già svolte dalla collega Bandoli - infatti, in alcuni commi si fa riferimento a compiti già svolti da altri enti e da altre istituzioni - sia in quanto, alla lettera i), si ripropone la questione del sito unico di raccolta delle scorie nazionali che, nella scorsa legislatura, interessò questa Assemblea e la regione Basilicata e sulla quale non è ovviamente la Commissione di inchiesta a dover fare chiarezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire successivamente, ma ho chiesto di parlare ora perché ritengo che l'intervento della collega Bandoli meriti una risposta. Infatti, in questa aula, contro le idiozie e le bugie bisogna chiarire, una volta per tutte, certe situazioni.

È evidente che la collega Bandoli non conosce la cronaca politica degli ultimi anni della regione Campania e non conosce gli atti, in quanto affermare che vi è responsabilità dell'allora governatore Rastrelli in merito alla gestione dei rifiuti significa dire una grande idiozia.

FULVIA BANDOLI. È stato commissario straordinario per dieci anni!

VINCENZO NESPOLI. Rastrelli ha unicamente approvato il piano dei rifiuti su imposizione dell'allora ministro dell'ambiente Ronchi, che lo volle ridurre, in quanto in luogo dei cinque termovalorizzatori previsti ne autorizzò soltanto due. Successivamente, già all'epoca la democrazia vigente nel centrosinistra, basata sui  «ribaltoni», mandò, per così dire, a casa il centrodestra e Rastrelli ed elesse Losco presidente della regione Campania, oggi europarlamentare dell'Ulivo, che si affrettò a confermare il piano e tenne la gara per l'affidamento del sistema dei rifiuti. Dov'è la responsabilità della gestione da parte di Rastrelli e del centrodestra?

PRESIDENTE. Onorevole Nespoli...

VINCENZO NESPOLI. In questi anni l'onorevole Bassolino, e concludo ma mi riservo successivamente di continuare la cronistoria per fornire elementi di valutazione, si è impegnato a mandare l'immondizia della Campania, spendendo migliaia di miliardi, in tutta l'Italia e in tutta l'Europa, sostenendo giustamente (lo condividiamo) che le discariche erano gestite dalla camorra. Oggi, si appresta a riaprire le discariche. Chi le gestisce (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longhi. Ne ha facoltà.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, intervengo sulla lettera i) dell'emendamento in esame. Mi meraviglia che si chieda di verificare lo stato di conservazione dei rifiuti radioattivi. Nella precedente legislatura ho presentato ben otto interrogazioni a risposta scritta sulla questione Sogin e il Governo di centrodestra non ha mai risposto.

La Sogin aveva come presidente il generale Jean, che era agli atti della Commissione d'inchiesta sulla loggia P2 perché facente parte, anche lui, di una loggia «coperta», la loggia Adriano Lemmi, e che era stato anche incaricato dal Governo Berlusconi di essere commissario straordinario dell'emergenza rifiuti radioattivi (Commenti del deputato Bocchino).

Quindi, da un lato, come commissario si dava gli ordini e, dall'altro, come presidente li eseguiva. La Sogin è una società in cui sono state realizzate clientele con assunzioni di parenti di ministri ed appalti a trattativa diretta. Bisognerebbe istituire una Commissione d'inchiesta sulla Sogin, che non ha mai fatto nulla se non clientele e sperpero di denaro pubblico e non sulla questione dei rifiuti radioattivi

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, intendo anch'io fare una riflessione rapida su questa materia in quanto ritengo, collega Dussin, che le posizione ideologiche non servano rispetto ai problemi concerti, in particolare rispetto al tema dei rifiuti. Sappiamo che la problematica è complessa e che vi sono grandi aree urbane, piccoli comuni, realtà ben diverse nel nostro paese, ma affermare che alcuni comuni amministrati dalla Lega sono i migliori e non altri, mi pare assolutamente non vero.

Di una cosa sono convinto, collega Dussin: i rifiuti sono una risorsa, una ricchezza, ce ne siamo accorti da più parti, anche nei comuni gestiti dal centrosinistra. Vi sono esempi intelligenti di gestione del problema, esempi di raccolta differenziata e questi dobbiamo prendere in considerazione, indipendentemente dal colore politico.

Per quanto riguarda, la realtà polesana che il collega Dussin ha citato, ricordo che se il comune di Rovigo ha qualche ritardo, proprio questo comune è stato amministrato negli ultimi cinque anni anche dalla Lega, insieme alle altre forze del centrodestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lomaglio. Ne ha facoltà.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, il punto che trova eco in questa discussione è proprio la differenza tra diverse aree geografiche del nostro paese: quelle aree in cui vi è stata una maggiore attenzione alla raccolta differenziata e, quindi, ad un ciclo virtuoso della gestione integrata dei rifiuti e  quelle, invece, in cui si è scelto di non fare nulla in tale direzione, privilegiando i grandi affari ed i rapporti inquinati con settori dell'organizzazione criminale.

Per tale ragione credo si debba votare contro l'emendamento in esame. Quando si dice che bisogna individuare ogni forma possibile di incentivo alla raccolta differenziata, probabilmente si dimentica che nella regione siciliana si è consentita una gestione commissariale prorogata per molti anni, che ha fatto un piano regionale dei rifiuti assolutamente in contrasto con i suddetti indirizzi necessari. Per questa ragione annuncio il mio voto contrario all'emendamento esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sperandio. Ne ha facoltà.

GINO SPERANDIO. Signor Presidente, intervengo solo per rappresentare all'onorevole Dussin che un'impostazione così ideologica della questione dei rifiuti è davvero sbagliata. Provenendo dalla stessa parte del paese, potrei facilmente ricordare all'onorevole Dussin che la Casa delle libertà, con vicesindaco un esponente della Lega, come primo atto nel comune di Belluno intende rivedere la politica coraggiosa di raccolta differenziata dei rifiuti. Si potrebbe dire facilmente che, dove subentra dopo opere virtuose del centrosinistra, la Casa delle libertà opera male.

In realtà, credo che la questione dei rifiuti vada correttamente impostata come una questione di informazione, di coinvolgimento delle popolazioni e con scelte coraggiose, magari antipopolari, che però portano in pochi mesi i comuni virtuosi ad arrivare a percentuali di raccolta differenziata molto alte, come appunto è successo nel comune di Belluno. Pertanto, invito la Lega ad avere la stessa lingua sia dove è al Governo, sia dov'è all'opposizione e non, magari, scegliere di fare bene dove ha amministrato da anni e di fare male dove subentra ad ottime amministrazioni di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Signor Presidente, sarò brevissimo. Questa Commissione ha una tradizione di lavori che finiscono con documenti comuni e con proposte legislative comuni. Anzi, consiglio ai colleghi che ne faranno parte di partire dai lavori svolti nella passata legislatura, per evitare che si arrivi alla fine e si propongano modifiche legislative che non c'è tempo di portare avanti.

Sul problema dei rifiuti vi è una responsabilità che attraversa gli schieramenti politici. Ha ragione il collega Dussin ad essere orgoglioso di quanto fatto da tante amministrazioni leghiste. Potrei, però, ricordargli che il comune di quella provincia che ha la percentuale di raccolta più differenziata è amministrato da una senatrice de l'Ulivo: si tratta del comune di Roncade e la sindaca si chiama Simonetta Rubinato.

È sbagliato pensare che non si possa fare al sud ciò che si è fatto in tante zone del nord perché ci sono comuni del salernitano dove si è superato il 50 per cento di raccolta differenziata. Vi sono, infine, errori che riguardano tutte le forze politiche: in Campania, ad esempio, tanti esponenti di centrodestra hanno combattuto impianti legali mentre la camorra continuava a fare affari sullo smaltimento illegale dei rifiuti. La responsabilità, quindi, è comune e la Commissione serve perché tale responsabilità comune venga assunta dalle forze politiche senza facili scarica barile. Così è stato nelle passate gestioni dei lavori della Commissione.

PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare al voto dell'emendamento Nardi 1.11, emendamento sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario. Il presentatore ha chiesto la votazione per parti separate.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima  parte dell'emendamento Nardi 1.11, relativa al comma 1, lettera c), non accettata dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403

Votanti 399

Astenuti 4

Maggioranza 200

Hanno votato 8

Hanno votato no 391).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè e Ricevuto non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'emendamento Nardi 1.11, relativa al comma 1, lettera e), non accettata dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 417

Votanti 415

Astenuti 2

Maggioranza 208

Hanno votato 12

Hanno votato no 403).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè e Ricevuto non sono riusciti a votare.

Passiamo alla votazione della terza parte dell'emendamento Nardi 1.11, volta ad aggiungere, dopo la lettera f), le lettere g), h), i) ed l).

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, volevo chiedere un chiarimento riguardo alla votazione. Tutta questa parte che stiamo votando è retta da un «conseguentemente», ma poiché l'Assemblea ha bocciato ciò che precede il «conseguentemente» con la prima votazione, ho dei dubbi che si possa proseguire a votare per parti separate. Infatti, questa parte - ripeto - è retta da un «conseguentemente» ma il primo comma non è stato approvato. A prescindere dal merito, che non discuto in questo momento, è solo un fatto procedurale: credo che il «conseguentemente» sia precluso.

PRESIDENTE. Onorevole Boato, si ritiene che le parti ora in votazione abbiano, nonostante il «conseguentemente», comunque una propria autonomia logica e, quindi, siano oggetto possibile di voto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla terza parte dell'emendamento Nardi 1.11, volta ad aggiungere al comma 1 le lettere da g) ad l), non accettata dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417

Maggioranza 209

Hanno votato 11

Hanno votato no 406).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè e Ricevuto non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'emendamento Nardi 1.11, riferita alla sostutizione del comma 2, non accettata dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 416

Maggioranza 209

Hanno votato 7

Hanno votato no 409).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè e Ricevuto non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 424

Maggioranza 213

Hanno votato 420

Hanno votato no 4).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè, Ricevuto e Grassi non sono riusciti a votare. Prendo atto altresì che l'onorevole Pini ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.

Esame dell'articolo 2 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 3).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.50 e si rimette all'Assemblea sugli emendamenti La Loggia 2.20 e 2.21.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento La Loggia 2.20.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. In verità, avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto anche sull'articolo 1 ed è chiaro che riprenderò in questa fase alcune considerazioni che volevo fare nel merito delle questioni che prima avevo annunciato. Prima qualcuno sosteneva che non ci può essere una gestione ideologica del rifiuto, ed è vero, ma non si possono neanche accettare campagne di denigrazione, che sono fuori luogo e che tendono, invece, ideologicamente a difendere i veri responsabili, le cui colpe sono consolidate da molto tempo. Non a caso, in Campania il ciclo dei rifiuti prevede una fase iniziale della raccolta differenziata.

Come è stata gestita quest'ultima in questi anni, onorevole Bandoli? Assumendo 4 mila lavoratori socialmente utili, che, come hanno evidenziato le inchieste giudiziarie, non vengono utilizzati, mentre il servizio di raccolta differenziata viene affidato dai consorzi di bacino, tutti gestiti dalla regione, a ditte che non operano in tal senso, per cui si paga due volte per una raccolta differenziata che in Campania non produce un livello di soddisfazione vicino a quello richiamato dalla normativa nazionale.

Il collega Realacci citava alcuni comuni del salernitano che hanno superato il 50 per cento di raccolta differenziata: tra questi in testa vi è il comune di Mercato San Severino, gestito da oltre 10 anni da una giunta di centrodestra. Questo per testimoniare che è vero che non si deve fare una gestione ideologica del rifiuto, ma è anche vero che non si possono continuare ad ascoltare idiozie quando qualcuno vuole in tutti i modi sottolineare responsabilità che non si hanno per coprire le vere responsabilità, che in Campania sono tutte del centrosinistra. Nel momento in cui non vi è più alcuna «foglia di fico», vogliamo rilevare che la responsabilità è a Roma e non a Napoli. Nel momento in cui siete anche al Governo della nazione, vorremmo che, con un atteggiamento coerente e corretto, indicaste  cosa volete fare in Campania nei confronti del problema della gestione dei rifiuti.

Ci auguriamo che anche questa Commissione operi per fare chiarezza, in modo da giungere finalmente alla costruzione dei termovalorizzatori, come quello di Acerra, rispetto al quale, quando eravamo al Governo, ci siamo impegnati a seguire una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale. Sono previsti una serie di interventi, che, a quanto sembra, la regione Campania, oggi che al Governo della nazione siede il centrosinistra, vorrebbe che non fossero attuati.

Poichè la collega Bandoli mostra insofferenza, vorrei che contestasse quanto ho detto finora, perché la verità, quando viene supportata da elementi concreti come quelli che stiamo denunciando da anni circa le responsabilità della gestione dei rifiuti in Campania, non è bene accetta da chi fa solo propaganda.

Quanto al merito dell'emendamento proposto, riteniamo che il presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti debba essere un presidente di grande garanzia; condividiamo pertanto che venga eletto dai due terzi dei componenti della Commissione e per questo siamo favorevoli all'emendamento La Loggia 2.20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo dei Verdi sia sull'emendamento La Loggia 2. 20 sia sul successivo La Loggia 2. 21 ed il voto favorevole sull'emendamento 2. 50 proposto dalla Commissione. In questo modo, avendo approvato ieri la legge istitutiva della Commissione antimafia, devo dire con soddisfazione, all'unanimità - cosa che mi auguro accada anche per l'istituzione di questa Commissione -, con un'ipotesi esplicita di elezione del presidente a maggioranza assoluta dei componenti, logica istituzionale vuole che, analogamente, si adotti lo stesso schema, come del resto opportunamente la Commissione ha fatto, per quanto riguarda la Commissione sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

Se posso permettermi, con grande rispetto vorrei suggerire al collega La Loggia di ritirare almeno l'emendamento 2.20, perché, anche se lungi dalla sua volontà, vi potrebbe essere un'eterogenesi dei fini. Invece che garantire l'autorevolezza della Commissione, potrebbe bloccarne il funzionamento, perché tale emendamento stabilisce che il presidente venga eletto con la maggioranza dei due terzi dei componenti la Commissione: se non si raggiungesse questo quorum la Commissione non avrebbe mai il suo presidente e non potrebbe funzionare. Sono certo che il collega La Loggia non voglia perseguire questo risultato, ma il suo emendamento ha esattamente questa portata di potenziale paralisi istituzionale.

Il suo secondo emendamento riporta un'ipotesi accuratamente valutata ieri dalla Commissione, ma poi respinta a larga maggioranza dall'Assemblea.

Io suggerirei, visto che nella Commissione il relatore ha la rappresentanza politica della stessa ma anche di una forza politica, di ritirare questo secondo emendamento. Il primo, nell'ipotesi astratta che fosse approvato, potrebbe mettere la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nelle condizioni di non funzionare e di non entrare mai nella sua ordinaria attività.

Quindi, ribadisco il voto contrario sugli emendamenti La Loggia 2.20 e 2.21 e favorevole sull'emendamento 2.50 della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI. Innanzitutto, signor Presidente, la pregherei di consentire un dibattito aperto su tale questione: io avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto sull'articolo 1, che meritava, visto che istituisce la Commissione in oggetto, una discussione più ampia in ogni caso, è andata in questo modo.

Volevo segnalare ai colleghi, proprio traendo spunto dai due emendamenti che prevedono una maggioranza ultraqualificata per l'elezione del presidente, che il dibattito di questa mattina dimostra quanto sia importante la Commissione che si vuole istituire. Voglio dire alla collega Bandoli - che ho sempre apprezzato, quando faceva parte della minoranza, per la sua onestà intellettuale - che non bisogna dire delle bugie. Infatti, dal 1994 al 1996, è vero che Rastrelli ha realizzato solo il piano di smaltimento dei rifiuti, ma allora c'erano le discariche e quindi neanche un sacchetto di spazzatura è stato portato fuori dalla Campania. Lo sperpero è iniziato con Losco e si è perpetrato con Bassolino. Queste non sono parole del centrodestra, ma della relazione della Commissione, che è stata approvata all'unanimità.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI. Quindi, cerchiamo di non fare politica nel senso becero della parola, ma piuttosto di dire la verità. Inoltre, mi sembra politicamente miserevole che si rivendichino responsabilità a carico di chi ha governato dieci anni fa: che cosa avete governato a fare per dieci anni la Campania, se dovete dire che è colpa di chi ha governato dieci anni fa? Un po' dignità, colleghi!

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, sarò veramente breve.

L'intenzione che è alla base della presentazione dei miei emendamenti 2.20 e 2.21 risiede nella stessa logica che ieri abbiamo tentato di spiegare senza successo, con riferimento all'istituzione della Commissione antimafia; vale a dire che, dinanzi a determinati argomenti, una divisione netta tra maggioranza e opposizione è quanto meno di dubbia opportunità. Ieri non siamo riusciti a far comprendere questo - non ci siamo spiegati bene -, ma siamo rimasti anche molto delusi dalle osservazioni che sono venute da diversi esponenti della maggioranza. Oggi riproponiamo sulla stessa impostazione, per l'appunto, questo tipo di soluzione.

È evidente che il mio emendamento 2.20 è soltanto l'affermazione del principio, e sono senz'altro disponibile, come peraltro richiesto dal collega Boato, a ritirarlo, purché venga preso in considerazione - ci auguriamo favorevolmente - il mio emendamento 2.21, anche perché nella formulazione originaria della proposta di legge non era indicato alcun tipo di soluzione con riferimento alle modalità di elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza. È vero che ora la Commissione propone di eleggere il presidente a maggioranza e, se nessuno ottiene tale risultato, che si vada al ballottaggio. Tuttavia, si potrebbe, secondo me senza difficoltà incorporare il mio emendamento 2.21 nell'emendamento 2.50 della Commissione, nel senso che il presidente è eletto a maggioranza dei due terzi dei componenti la Commissione, ma se nessuno ottiene tale maggioranza, neanche nella seconda votazione, si procede ad una terza votazione così da eleggere chi ha riportato la maggioranza assoluta dei voti, come recita il mio emendamento 2.21.

A questo punto, si può benissimo aggiungere che, se neanche con questa procedura si ottiene un risultato, si procede al ballottaggio. Nella sostanza, si può aggiungere la parte finale dell'emendamento 2.50 proposto dalla Commissione alla fine del mio emendamento 2.21, con il coordinamento formale necessario.

Laddove i colleghi Boato, Realacci e gli altri, nonchè il relatore fossero d'accordo, credo che otterremmo due risultati: anzitutto si darebbe il segnale di un primo tentativo - almeno un tentativo - di eleggere un presidente frutto di una amplissima maggioranza; in secondo luogo, nel giro di pochi minuti, si arriverebbe ad  una soluzione positiva, perché il presidente verrebbe eletto a maggioranza oppure si andrebbe al ballottaggio.

Se su questa soluzione convenissero anche gli esponenti della maggioranza, credo che avremmo un buon risultato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Prendo atto, pertanto, che l'emendamento La Loggia 2.20 è stato ritirato dal presentatore.

Per quel che riguarda la modifica dell'emendamento La Loggia 2.21, si tratta di un'ipotesi che può essere formulata solo dal relatore. Onorevole Stradella, concorda su questa ipotesi?

FRANCO STRADELLA, Relatore. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. In tal caso, se il relatore è favorevole e fa propria l'ipotesi così «suggestivamente» formulata dall'onorevole La Loggia, è necessaria una riunione del Comitato dei nove.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, volevo suggerire proprio questo. Ovviamente, il relatore non può decidere da solo. Il Comitato dei nove ha espresso il proprio parere ed ha formulato un proprio emendamento.

Ringrazio il collega La Loggia per aver ritirato il primo dei suoi emendamenti, il che costituisce un atto di dialogo parlamentare, ma l'ipotesi di modifica del parere, mentre al Senato deve essere valutata dal relatore, alla Camera è oggetto di valutazione da parte del Comitato dei nove. Quindi, suggerisco di mantenere il parere che il relatore ha espresso a nome del Comitato dei nove; laddove intendesse cambiarlo, bisognerebbe sospendere la seduta per riunire il Comitato dei nove.

Però, insisto nel suggerire di mantenere la linea che correttamente il relatore e la Commissione hanno tenuto fin qui.

PRESIDENTE. Onorevole Stradella, intende chiedere una breve sospensione della seduta?

FRANCO STRADELLA, Relatore. Sì, signor Presidente, chiedo che la seduta venga sospesa per cinque minuti.

PRESIDENTE. Sospendo pertanto la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,35.

PRESIDENTE. Invito il relatore a riferire all'Assemblea in merito agli esiti della riunione del Comitato dei nove.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove non ritiene opportuno modificare la formulazione dell'emendamento 2.50 e, quindi, conferma di volersi rimettere all'Assemblea sul testo presentato inizialmente dall'onorevole la Loggia.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Stradella. La Presidenza ne prende atto.

FULVIA BANDOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole La Loggia, non solo per aver ritirato il suo emendamento 2.20, ma anche per avere, con la sua proposta, sollevato un problema che noi, pur non potendo accettare quanto egli propone in questa sede, riteniamo sussista. L'onorevole La Loggia ritiene che le Commissioni di garanzia dovrebbero avere un sistema di elezione del proprio presidente maggiormente correlato alla possibilità di intese e di larghe maggioranze. In linea di principio, condivido tale intendimento. Non sono d'accordo nel creare un precedente iniziando dalla Commissione che stiamo per istituire o - come avrebbe potuto accadere ieri - dalla Commissione antimafia.

Penso che il problema che l'onorevole La Loggia ha sollevato debba essere messo all'ordine del giorno di una discussione politica e parlamentare e, successivamente, tutte le Commissioni di garanzia potrebbero avere un identico procedimento di elezione del proprio presidente. Con questa posizione, chiedo pertanto all'onorevole La Loggia di accettare le conclusioni del Comitato dei nove e della Commissione, pur - ripeto - apprezzando l'intenzione che lo ha mosso ad avanzare tale proposta.

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, prendo atto della decisione assunta dal Comitato dei nove. Mi rendo conto che lo spirito della mia proposta è tenuto in considerazione positiva ed è stato apprezzato dalla maggioranza, e ringrazio l'onorevole Bandoli per averlo voluto esplicitare. Mi rendo anche conto della impossibilità di procedere ad un'innovazione di tale portata in questa circostanza e, dunque, ritiro anche il mio emendamento 2.21 (Applausi).

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole La Loggia.

Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.50 della Commissione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 della Commissione, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 381

Votanti 379

Astenuti 2

Maggioranza 190

Hanno votato 377

Hanno votato no 2).

Prendo atto che gli onorevoli Volontè, Iacomino e Ricevuto non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 374

Maggioranza 188

Hanno votato 372

Hanno votato no 2).

Prendo atto che l'onorevole Ricevuto non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 402

Votanti 401

Astenuti 1

Maggioranza 201

Hanno votato 401).

Prendo atto che gli onorevoli Ricevuto ed Aurisicchio non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 5).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.50.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 4.50 della Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 della Commissione, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 424

Maggioranza 213

Hanno votato 424).

Prendo atto che gli onorevoli Ricevuto e Iacomino non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 435

Maggioranza 218

Hanno votato 435).

Prendo atto che gli onorevoli Ricevuto e Belisario non sono riusciti a votare.

Esame dell'articolo 5 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colgo quest'occasione per annunciare, ovviamente, il mio voto favorevole, ed anche per avanzare un suggerimento che la Commissione può valutare. Opportunamente, i testi dei provvedimenti istitutivi della Commissione antimafia e della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dal punto di vista ordinamentale, risultano identici - ovviamente, diverse sono le finalità delle due Commissioni - e nel provvedimento istitutivo della Commissione antimafia che abbiamo approvato ieri si è introdotto un ultimo articolo, che prevede l'immediata entrata in vigore della legge istitutiva della Commissione di inchiesta a seguito della pubblicazione della stessa sulla Gazzetta Ufficiale.

Poiché siamo ancora al voto sull'articolo 5, ci sarebbe la possibilità, se la Commissione lo ritenesse - mi rivolgo al relatore e al Comitato dei nove -, di aggiungere un articolo 7-bis, che poi diventerebbe l'articolo 8, con la previsione della norma sull'entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale. Così, le due Commissioni dal punto di vista ordinamentale sarebbero identiche e, soprattutto, la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti potrebbe essere costituita tempestivamente, senza aspettare i rituali 15 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,  che sarebbe invece necessario attendere qualora non venisse introdotta la norma che suggerisco.

Si tratta di una questione non politica, ma di mera rapidità per l'entrata in vigore della legge istitutiva della Commissione sul ciclo dei rifiuti. Il relatore e il Comitato dei nove valutino se ritengono di proporre tale nuovo articolo, perché adesso, stando ancora all'esame dell'articolo 5, ci sarebbe il tempo materiale per farlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 402

Maggioranza 202

Hanno votato 402).

Prendo atto che l'onorevole Ricevuto non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 452

Votanti 451

Astenuti 1

Maggioranza 226

Hanno votato 451).

Prendo atto che l'onorevole Ricevuto non è riuscito a votare.

Esame dell'articolo 7 - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (vedi l'allegato A - A.C. 17 ed abbinate sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418

Votanti 416

Astenuti 2

Maggioranza 209

Hanno votato 416).

Prendo atto che gli onorevoli Ricevuto, Belisario e Di Cagno Abbrescia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione non ritiene di dover presentare un nuovo articolo, così come proposto precedentemente dall'onorevole Boato. Il testo del provvedimento resta pertanto così com'è.

PRESIDENTE. Sta bene.

Dichiarazioni di voto finale - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. A nome del gruppo dell'Italia dei Valori, esprimo il voto favorevole sul provvedimento in esame, in quanto il nostro gruppo ritiene indispensabile l'istituzione di questa Commissione bicamerale.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Giuditta, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.

Constato, altresì, l'assenza dell'onorevole De Angelis, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Il gruppo della Rosa nel Pugno attribuisce estrema importanza all'istituzione di questa Commissione, così come all'istituzione della Commissione antimafia, che si è votata ieri.

I colleghi, sia dell'opposizione sia della maggioranza, che questa mattina hanno discusso sulle proposte emendative sottoposte alla nostra attenzione, mi consentiranno di ricordare che noi oggi siamo chiamati a votare l'istituzione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e non a discutre, come se fossimo in un consiglio regionale, il piano regionale dei rifiuti né tanto meno le responsabilità di una giunta o di un consiglio regionale.

Noi crediamo che i problemi vi siano e che la questione dei rifiuti debba essere messa al primo posto nella graduatoria dei problemi che esistono nel nostro paese.

Ciò anche perché siamo profondamente convinti che la questione ambientale e dello sviluppo ecocompatibile debba essere considerata un punto di forza nella più ampia discussione che andremo ad affrontare nei prossimi giorni e mesi.

Cari colleghi, oggi si sta determinando nel nostro paese - ma anche nell'intero pianeta - una situazione in cui si accentua sempre di più la cosiddetta densità urbana, cioè, vi sono sempre più persone nei grandi centri, nelle metropoli, nelle città medio-grandi, e si registra sempre di più uno spopolamento riguardante le zone rurali e anche le cosiddette realtà periferiche e marginali.

Ciò pone un problema in termini di rifiuti, così come pone il problema di una discussione seria, importante, che i sociologi hanno definito in questi anni. Mi riferisco alla concentrazione della disoccupazione urbana, una questione che indebolisce un segmento importante della nostra società, creando quei fenomeni malavitosi che poi determinano le difficoltà che abbiamo incontrato e stiamo tuttora incontrando.

Tutto ciò deve portarci a riflettere su cosa significhi costituire una Commissione speciale per i rifiuti e sull'eventualità di cambiare alcune norme approvate dal precedente Parlamento.

Nella scorsa legislatura, la Commissione speciale per i rifiuti ha lavorato bene, ha determinato alcune scelte, ha identificato alcune difficoltà esistenti all'interno del nostro paese. Quindi, ritengo che tale Commissione debba continuare nella sua opera, che va nella direzione di scoprire le situazioni difficili e gli interessi criminali che in questo comparto vi sono. Basti pensare al volume di affari che i rifiuti producono: circa 23-24 miliardi di euro l'anno. Basti pensare a quali e quante aziende sono coinvolte in una simile situazione di illiceità, determinando una continua infiltrazione mafiosa all'interno del ciclo dei rifiuti. Basti infine pensare ai processi e alle indagini in corso per capire il grado di necessità e l'impellenza di istituire questa Commissione affinché, rapidamente, cominci a lavorare.

Nella scorsa legislatura abbiamo lavorato bene, la Commissione ha lavorato bene, e oggi la stiamo ricostituendo, ampliando, per certi aspetti, i poteri che le erano già propri nella scorsa legislatura, perché il problema dei rifiuti è veramente serio.

È chiaro che poi dovremo affrontare, nella Commissione di merito, una discussione sul rifiuto in quanto tale, definendo una gestione seria dei rifiuti e decidendo  quale ciclo determinare per lo smaltimento degli stessi. Dobbiamo capire come agire dalla nascita alla morte del rifiuto, affinché si possa arrivare sempre di più ad una raccolta differenziata, facendo in modo che il quantitativo attuale venga fortemente ridotto.

Vi sono motivi importanti, seri che inducono, innanzitutto, il Parlamento a riproporre con determinazione e forza la necessità di istituire la Commissione bicamerale speciale per i rifiuti. La Rosa nel Pugno è d'accordo sulla sua istituzione, per cui voteremo a favore, convinti come siamo che occorra eliminare all'interno di questo processo le infiltrazioni mafiose e camorristiche per dare più dignità e certezza ai cittadini del nostro paese.

Abbiamo la necessità, inoltre, di confrontarci anche con gli enti locali, facendo in modo che essi possano controllare i servizi connessi al ciclo dei rifiuti. È necessario predisporre, in buona sostanza, un'impalcatura complessiva capace di mettere la Commissione d'inchiesta nelle condizioni idonee per affrontare con determinazione i problemi che ci troviamo di fronte.

Ribadisco pertanto, in conclusione, che il gruppo della Rosa nel Pugno voterà a favore della istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Con molte scuse per la «postergazione», do ora la parola per dichiarazione di voto all'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

GIACOMO DE ANGELIS. Signor Presidente, credo che, a differenza di alcuni interventi svolti questa mattina, la discussione sulle linee generali che ha avuto luogo in Assemblea alcuni giorni fa abbia evidenziato, invece, una forte sensibilità in ordine alla tematica in oggetto, nonché un orientamento comune sia dell'opposizione, sia della maggioranza nell'affrontare tale questione.

I vari interventi svolti, infatti, hanno messo in evidenza la necessità di accelerare la istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nonché l'urgenza con cui la stessa Commissione dovrebbe iniziare la propria attività, poiché non passa giorno che l'opinione pubblica non venga a conoscenza di gravi illeciti commessi in ambito ambientale. Ciò grazie, soprattutto - dobbiamo riconoscerlo -, al lavoro costante e metodico svolto dagli organi giudiziari.

A tale Commissione spetterà di compiere un lavoro impegnativo, seguendo il solco già tracciato da quella precedente. Dalle relazioni prodotte, infatti, emerge un quadro molto preoccupante in un settore così delicato, che investe anche la salute delle persone, dal momento che vi è troppa gente spregiudicata che si arricchisce distruggendo ed inquinando vasti settori e mettendo altresì a rischio la salute dei nostri cittadini.

Riteniamo che tutto ciò - e credo si tratti di una convinzione comune - non sia più tollerabile. Il lavoro che questa Commissione di inchiesta è chiamata a svolgere dovrà scavare ulteriormente nelle gravi cause della disfunzione dell'intero ciclo dei rifiuti, individuando responsabilità, denunciando collusioni e proponendo soluzioni efficaci.

Penso che la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse sia chiamata ad approfondire alcune questioni dirimenti, emerse con forza in questi ultimi anni e sulle quali urge una riflessione definitiva. Infatti, riteniamo, in sintesi, che la mancata chiarezza normativa in tale settore favorisca, troppo spesso, operatori senza scrupoli, i quali, approfittando di regole non chiare, continuano ad inquinare il nostro paese; è altresì urgente rivolgere una maggiore attenzione verso i reati ambientali, assumendo l'impegno di adottare disposizioni che configurino tali crimini come veri e propri delitti ambientali.

Un ulteriore approfondimento merita, a nostro avviso (come è stato precedentemente ricordato anche da qualche collega dell'opposizione), la funzionalità dei commissari straordinari in materia di emergenza rifiuti, nonché i benefici apportati  alle istituzioni in diverse regioni, anche meridionali. Lo stesso lavoro svolto dalla precedente Commissione di inchiesta, che ho esaminato, ha evidenziato, infatti, notevoli responsabilità nella gestione delle fasi di emergenza; soprattutto, non è concepibile, secondo noi, una straordinarietà che dura da anni.

In Campania, infatti, siamo ormai giunti al tredicesimo anno di commissariamento straordinario e, in verità, abbiamo assistito a progressi di scarso rilievo in tale settore; anzi, possiamo affermare che si passa da un'emergenza ad un'altra, con uno spreco enorme di risorse pubbliche!

Tuttavia, il dato più negativo che tale gestione evidenzia, secondo il nostro punto di vista (come abbiamo già affermato, anche in altre circostanze), è che ciò legittima la deresponsabilizzazione degli enti locali e delle comunità territoriali: la straordinarietà, in questo caso, diventa «ordinarietà».

Tutto ciò non è più possibile, secondo noi, non è più tollerabile, poiché gli enti locali devono assumersi le proprie responsabilità in materia di controllo del territorio e, insieme alle popolazioni locali - cosa che non avviene -, individuare soluzioni più idonee.

Infine, la questione delle bonifiche dei siti inquinati: crediamo che il fatto di averli individuati con il lavoro già svolto in questi anni, di averli censiti, di averne accertato la gravità e di aver anche formalizzato il nuovo piano nazionale di bonifica non sia più sufficiente. Bisogna essere operativi, poiché più tempo passa più le situazioni, già di per sé gravi, rischiano di aggravarsi ulteriormente, e tutto ciò, come sappiamo, determina nuovi rischi per la salute pubblica.

In conclusione, Presidente, come già emerso dalla discussione sulle linee generali, ritengo che questa Assemblea, nel momento in cui istituisce la Commissione in oggetto, debba sancire un impegno vincolante sia per il Parlamento sia per il Governo: il lavoro che la Commissione svolgerà, le proposte normative che avanzerà dovranno trovare uno sbocco naturale in questa Assemblea. Infatti, la questione ambientale in tutte le sue forme, l'aumento costante di veri e propri delitti contro l'ambiente, il territorio e le sue risorse naturali, soprattutto il diffondersi di una pratica illegale nello smaltimento di ogni genere di rifiuto ed, infine, la penetrazione sistematica della malavita organizzata nell'intero ciclo di smaltimento impongono, secondo noi, al Parlamento - è quello che emerge anche dalla lettura della relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta della precedente legislatura - di votare e di introdurre norme chiare e severe contro ogni tipo di reato ambientale.

Per tutte queste considerazioni, nella consapevolezza dell'importanza di questa scelta, dichiaro a nome del gruppo dei Comunisti italiani il voto favorevole sulla proposta di legge relativa all'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adolfo. Ne ha facoltà.

VITTORIO ADOLFO. Signor Presidente, desidero esprimere il voto favorevole dell'UDC su questa proposta di legge, che riteniamo sia migliorativa rispetto alle precedenti e metta in evidenza i compiti affidati alla Commissione in questione. Riteniamo anche che il testo sia migliorativo in termini di garanzia dei soggetti terzi, così come puntuale è la definizione di un impegno di spesa, che giustamente è stato proposto.

È chiaro che la Commissione è chiamata a dare risposte ai gravi problemi che esistono nel settore e sul territorio nazionale. Ci auguriamo che questo avvenga con forte puntualità e che sia il Parlamento sia il Governo prendano in esame quello che sarà il frutto del lavoro della istituenda Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, credo che sia molto importante aver raggiunto, anche questa volta, l'unanimità dei consensi in Assemblea sulla proposta di legge istitutiva della Commissione sul ciclo dei rifiuti, però non dobbiamo dimenticare che questa è la terza riedizione di tale Commissione e che sarebbe utile anche discutere dei risultati che emergono dalle relazioni conclusive delle Commissioni precedenti.

Temo invece che siano poco conosciuti i lavori, le inchieste, le indagini, i sopralluoghi e le audizioni svolte dalle Commissioni di inchiesta.

Credo che non vi sia un sufficiente recepimento da parte dell'Assemblea delle indicazioni e dei suggerimenti che le Commissioni di inchiesta forniscono: se non fosse così, dovremmo giudicare negativi i lavori svolti fino ad ora. Ciò perché i reati in campo ambientale e le infrazioni in cui il nostro paese continua ad incorrere da parte dell'Unione europea per inadempienze e per gravi lacune nella gestione del problema dello smaltimento dei rifiuti nel nostro paese ci dimostrano che non abbiamo fatto abbastanza.

Ho qui un comunicato di tre giorni fa del commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas in cui si afferma: «Se non sono gestiti in condizioni di sicurezza, i rifiuti possono costituire una minaccia reale per le persone e per l'ambiente. Mi auguro che l'Italia intervenga rapidamente per risolvere i problemi riscontrati». E annuncia altre tre procedure di infrazione sui rifiuti ai danni e contro il Governo e l'Italia: una è per le normative e le discariche, la seconda per la discarica di Manfredonia, e la terza, la più grave di tutte, riguarda la definizione di «rifiuto».

La Commissione europea, infatti, ha deciso di deferire l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia europea a causa della definizione restrittiva di «rifiuto» introdotta nella normativa nazionale dal cosiddetto testo unico sui rifiuti, la legge delega n. 152 dell'inizio di quest'anno, che ha già determinato l'emanazione di alcuni decreti, in particolare il decreto ministeriale del 31 maggio con il quale si opera quello che durante la discussione generale ho definito «sistema di occultamento dei rifiuti», per cui si spacciano i rifiuti per combustibili da biomasse o per materie prime seconde. Queste pratiche in uso nel nostro paese sono regolarmente censurate, anzi regolarmente siamo chiamati, probabilmente anche con consistenti multe, a rispondere presso la Corte di giustizia europea.

Quindi, vedo in noi, cari colleghi, una sorta di schizofrenia: da una parte, svolgiamo inchieste e altro ancora per capire quanto larghe siano le maglie della nostra normativa (tant'è che attraverso queste maglie si inseriscono traffici illeciti ed ecomafie di tutti i tipi), dall'altra, non facciamo nulla per restringere quelle maglie, anzi le allarghiamo sfidando le direttive europee.

In sede di dibattito generale, la mia parte politica è già intervenuta; dunque, non devo aggiungere null'altro, se non l'augurio che questa nuova Commissione possa avere esiti più concreti e che non sia solo una Commissione di studio, ma che sia davvero capace di influenzare l'attività legislativa del nostro Governo e del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Camillo Piazza. Ne ha facoltà.

CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, nell'annunciare a nome dei Verdi il voto favorevole sul provvedimento in esame, che per noi riveste una grande importanza, credo sia giusto apprezzare il lavoro di sintesi svolto in Commissione dal relatore sui diversi progetti di legge, tra cui quello presentato dal nostro gruppo a firma del collega Boato.

In Italia, la situazione dei rifiuti si prospetta divisa in due: vi sono rifiuti urbani e rifiuti industriali e, inoltre, vi è una divisione tra il nord e il sud. Al nord, la raccolta differenziata raggiunge il 30  per cento, al sud, purtroppo, il 10 per cento, anche se in alcune realtà la situazione è abbastanza significativa.

Diversa è la situazione dei rifiuti industriali, che è molto più drammatica al nord rispetto al sud. In Italia si registra, oltre ad un aumento di circa il 10 per cento all'anno del business dei rifiuti industriali, anche un aumento della produzione ogni anno (siamo arrivati a circa 25 milioni di tonnellate). Purtroppo, gli impianti presenti in Italia che effettuano uno smaltimento corretto sono meno della metà: si smaltiscono solamente dieci milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il resto dei rifiuti non dico che sparisce, ma trova una strada diversa, non tracciabile, in qualche modo sconosciuta.

Credo che la Commissione di inchiesta debba dare un aiuto alle pubbliche amministrazioni locali, per individuare in che modo si possono «tracciare» i rifiuti al nord e al sud. Occorre dare certezza alle imprese che smaltiscono i rifiuti in maniera corretta. Se è vero che mancano gli impianti, è anche vero che esistono gli «ecofurbi», che smaltiscono i rifiuti prodotti con pochi euro. Per queste imprese lo smaltimento rappresenta un costo, che a volte può anche mettere a rischio l'occupazione.

Pertanto, riteniamo importante dare certezze alle imprese serie, che al nord e al sud affrontano seriamente il problema dei rifiuti. Occorre dare alle pubbliche amministrazioni la certezza di avere a fianco una Commissione che le aiuti ad individuare i percorsi da intraprendere e dare loro la certezza che gli «ecofurbi», d'ora in poi, avranno qualcosa contro cui combattere.

È evidente che non è pensabile andare avanti in questo modo, con due diverse situazioni: chi smaltisce i rifiuti industriali spesso abusivamente e chi, invece, paga molto seriamente lo smaltimento corretto.

In conclusione, nell'annunciare il voto favorevole dei Verdi sul provvedimento in esame, ritengo che la Commissione avrà un compito importante: dare certezze ai comuni e alle province ed affiancare con forza le aziende pubbliche e private che vogliono veramente dare un valore aggiunto all'ambiente e conservare il territorio. Solo in questo modo possiamo dare valore aggiunto a chi smaltisce correttamente i rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, come gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, avevamo presentato emendamenti che, a nostro giudizio, puntualizzavano maggiormente alcuni aspetti del testo che rimanevano nebulosi o, comunque, che in qualche modo permettevano a chi ne avesse interesse di gestire il problema dei rifiuti in maniera più tranquilla e serena. L'Assemblea ha ritenuto di respingere questi emendamenti, e credo che ciò sia dovuto ad alcuni fatti di carattere normale nell'ambito del dibattito politico. Taluni emendamenti toccavano nervi scoperti, che più volte erano stati affrontati in quest'aula. Alcuni emendamenti trattavano aspetti localistici che avevano dato luogo a notevoli polemiche tra le forze politiche; altri rappresentavano una sorta di denuncia riguardante l'azione sul piano sostanziale svolta dalla Commissione precedente, che non aveva portato ad iniziative specifiche da parte del Parlamento. È ovvia, quindi, la determinazione dei colleghi. Vorrei svolgere due considerazioni rispetto alla stessa.

In primo luogo, ringrazio i colleghi che, pur appartenendo ad altre forze politiche, hanno voluto, seppure come sparuto gruppo, sostenere queste nostre proposte.

In secondo luogo, vorrei ricordare che, al momento della votazione, alcuni voti si sono modificati in corso d'opera, ritengo per indicazioni da parte dei gruppi, indicazioni che vanno rispettate e che rispettiamo appieno.

Evidentemente, le considerazioni svolte in ordine alle motivazioni che noi avevamo esposto sono state di natura diversa rispetto a quelle che noi immaginavamo dovessero essere fatte o, comunque, non  siamo stati in grado di spiegare nel modo migliore quelle problematiche che, viceversa, dovevano essere sottolineate. Di queste problematiche mi permetto di evidenziarne solo una.

Negli interventi che mi hanno preceduto, un collega, componente del Comitato dei nove, ha ribadito un aspetto relativo al passato. La Commissione in oggetto è giunta ormai alla terza edizione, eppure, sul piano legislativo, di atti concreti in grado di mettere al riparo il nostro paese da procedimenti intrapresi in sede europea o tali da dimostrare che la lotta alla gestione dei rifiuti da parte della malavita organizzata non dico sia stata vinta, ma abbia fatto dei passi in avanti non ce ne sono stati. Negli emendamenti di cui ho dato conto vi era un passaggio che aveva proprio questa finalità. Quella cioè di chiedere alla Commissione di elaborare una proposta che mettesse in evidenza quali fossero quegli aspetti su cui vi era la necessità di un'azione legislativa da parte del Parlamento, allo scopo di richiamarlo all'agire e non solo al denunciare; a portare avanti, insomma, qualcosa fino in fondo e non a continuare a parlarne in queste aule senza poi produrre quel risultato che tutti noi auspichiamo.

Il problema dei rifiuti e della gestione degli stessi è grandissimo ed esso ci ricadrà addosso nel corso degli anni. Fra qualche anno, la gestione dei rifiuti sarà difficile sia in alcune zone «calde» della penisola sia all'interno delle nostre grandi città. Qualcosa va fatto, e va fatto con determinazione, a cominciare proprio da questa Commissione, che noi riteniamo importante e fondamentale proprio perché ha la possibilità, rispetto ad altri organismi dello Stato, di svolgere indagini conoscitive e valutazioni più approfondite - almeno questo è l'auspicio -, in maniera tale che i fenomeni che conosciamo, perché ne abbiamo sentito parlare o perché qualcuno di noi li ha vissuti sulla propria pelle, possano essere combattuti con la dovuta determinazione e continuità.

Indubbiamente, la Commissione d'inchiesta è un passo importante, ma noi lo consideriamo soltanto un primo passo. Un passo che deve dare una risposta definitiva a questa problematica, perché non vorremmo che la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti diventasse come quella antimafia, di cui ormai siamo giunti alla decima edizione. Il Parlamento ha l'obbligo, il dovere e, a mio avviso, la necessità di affrontare queste tematiche in maniera risolutiva e non soltanto in modo discorsivo.

Rimane comunque la volontà politica, immagino di tutti noi, più volte espressa dai colleghi che mi hanno preceduto, di dar corso ad un'azione convinta e determinata. L'istituzione della Commissione in questione è un'azione importante. Ed è per questo motivo che noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voteremo a favore del provvedimento in esame, che ne prevede l'istituzione. Il fatto che i nostri emendamenti non siano stati accolti non significa assolutamente nulla rispetto alla finalità principale che noi tutti ci prefiggiamo e che riteniamo prioritaria: il Parlamento deve agire e deve portare a casa dei risultati. Ci auguriamo che questo costituisca un primo passo nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello del ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse è un tema troppo serio per liquidarlo semplicemente con demagogia politica o con polemiche tra maggioranza ed opposizione. A me dispiace se questa mattina il mio intervento può aver suscitato questo tipo di lettura. Chi mi conosce sa che sono abituato a confrontarmi sui problemi, anche a prescindere dalla posizione politica di maggioranza o di opposizione.

Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento in esame, desidero, però, segnalare alcune valutazioni che ritengo siano  importanti per tutto il Parlamento e, in maniera particolare, per le forze del centrosinistra che oggi governano la nazione, quasi tutte le regioni, quasi tutte le province e i comuni, soprattutto nel sud del paese.

Ovviamente, non mi voglio dilungare sulla questione complessiva dei rifiuti, su quanto questi ultimi possano costituire una grande opportunità di sviluppo e di riduzione dei costi energetici e di produzione per i territori che sanno utilizzare al meglio la gestione del ciclo dei rifiuti. Inoltre, ciò non deve costituire un'occasione per arricchire alcune regioni a scapito di altre, approfittando dell'arretratezza nell'organizzazione della gestione del ciclo per procedere, in alcune regioni del centro Italia, alla termovalorizzazione a spese di molte regioni meridionali.

Si tratta di un problema che occorre affrontare con responsabilità e, in tal senso, la Commissione ha un ruolo importante che, tuttavia, non deve restare chiuso in queste aule, ma deve produrre i suoi effetti anche all'esterno. È importante ricordare che spesso la Commissione svolge il proprio lavoro all'unanimità e, in tal senso, mi auguro si possa addivenire alla definizione di una nuova modalità di elezione del suo presidente, al fine di attribuire maggiore autorevolezza alla gestione della stessa.

Occorre avere il coraggio di superare i poteri commissariali e la Commissione deve segnalare al più presto che, soprattutto nelle regioni meridionali, le classi politiche devono assumersi la propria responsabilità. Deve tornare al popolo sovrano la capacità di individuare le chiare responsabilità in materia di rifiuti. Quando la situazione diviene fonte di inquinamento economico e sociale si producono inevitabilmente ripercussioni negative in campo economico.

Occorre inoltre avere il coraggio di superare le retoriche riferite alla mafia e alle infiltrazioni. Soprattutto al sud, si sta affermando un nuovo tipo di attività illecita connessa alla gestione del ciclo dei rifiuti, una sorta di mafia pubblica che utilizza i fondi ingenti dello Stato per aumentare le clientele e lo sperpero.

Se i cittadini meridionali hanno perso la fiducia anche nella gestione e nella differenziazione dello scarico dei rifiuti è perché si vede chiaramente che non vi è un disegno strategico, in quanto si pensa semplicemente a spendere il denaro pubblico senza assicurare reali benefici in termini ambientali, economici ed occupazionali. Infatti - e mi meraviglio che ciò non sia stato denunciato dai colleghi della sinistra -, si sta affermando una sorta di caporalato anche nel settore dei rifiuti, determinando un aumento dei lavori precari e a tempo determinato.

Mi scuso se, questa mattina, ho polarizzato il mio intervento sulla mia regione, la Campania, ma avendo ricoperto la carica di consigliere regionale ne conosco più ampiamente le caratteristiche. A tal proposito, mi dispiace che sia stato abbandonato l'esame del disegno di legge n. 472, che prendeva in considerazione proprio la drammatica situazione della Campania.

Ritengo che il Parlamento e il Governo debbano assumere una posizione priva di demagogia su quello che sta diventando un problema grave per lo sviluppo economico delle regioni del sud e che sta fortemente deteriorando non solo l'ambiente, ma anche lo sviluppo agroalimentare che, negli ultimi anni, ha rappresentato una vera e propria risorsa per l'Italia meridionale.

È sufficiente pensare all'emergenza diossina nel casertano, che ha comportato danni gravissimi all'industria agroalimentare di quella importante zona, famosa per essere una delle zone più ricche per le sue possibilità di sviluppo economico di un settore che rappresenta una vera opportunità per i giovani del sud.

Vi è la massima apertura e disponibilità anche verso la maggioranza, se saprà dimostrare in questi anni un cambio di tendenza di una situazione pericolosa per il sud d'Italia. Ben venga l'istituzione della Commissione, se non diventa una semplice questione accademica che ingolfa di nuova burocrazia e nuove carte il Parlamento. Vi  è la massima disponibilità, ma anche fermezza perché l'idea che il sud, i cittadini del sud debbano essere spremuti con tasse altissime, senza aver garantito il diritto a vivere in un ambiente sano, senza avere occasioni di sviluppo, è un fatto inammissibile ed il gruppo di Alleanza Nazionale, state certi, vigilerà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Il nostro è un paese, ahinoi, ricco di criticità ambientali, ma è anche ricco di eccellenze, talvolta misurate ed articolate proprio in ragione di una contrapposizione alle criticità ambientali. Il Nucleo di tutela ambientale dei carabinieri è una di queste eccellenze che ci viene invidiata in ogni parte del mondo. Il Corpo forestale dello Stato è un altro di quei presidi importanti a tutela della nostra sensibilità ambientale.

Anche il Parlamento, con la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in questi anni, è diventato un punto di riferimento sul piano tecnico, sul piano gestionale, sul piano amministrativo, come elemento di legalità. La Commissione è uno strumento di conoscenza, di approfondimento, di disamina critica, non accademia, non scienza e basta, ma piuttosto rappresenta la capacità palpitante di misurare criticità, cercando di ridurle, ed eccellenze, cercando di esportarle. Essa è utile per il sistema istituzionale e politico, quando lavora attraverso un metodo di partecipazione democratica, prescindendo però da ideologismi, da atteggiamenti manichei, da considerazioni puramente strumentali e di parte, da quelle condizioni, insomma, che non avrebbero consentito l'approvazione di documenti all'unanimità.

Si tratta di conoscenze, criticità ed eccellenze messe in rete, per indicare soluzioni normative, tecniche, amministrative, per migliorare insomma la performance ambientale del «sistema paese». A ciò serve la Commissione di cui approveremo, oggi, l'istituzione. Per questa ragione esprimo a nome del gruppo di Forza Italia il voto favorevole ad uno strumento così importante di conoscenza e verità.

La Commissione non può essere una sorta di SOS ambiente, né un pronto soccorso ambientale, né lo strumento cui rivolgersi per un intervento di emergenza, ma piuttosto lo strumento che consente la riflessione e la proposta, l'approfondimento, la mediazione e l'iniziativa normativa. Sarà utile che quanti lavoreranno nella Commissione possano partire dal lavoro svolto, per esempio da una proposta, peraltro giunta anche in Assemblea con numerosissime firme da entrambi gli schieramenti politici: l'introduzione del diritto ambientale nel nostro codice penale.

Insomma, bisogna far ripartire il modello di tutela ambientale attraverso uno strumento unico nei paesi democratici occidentali: una Commissione che precipuamente si occupi della vicenda rifiuti.

Guardate, l'emergenza rifiuti nel nostro paese sembra quella rappresentata da molte città del sud cariche di rifiuti. Quella è incapacità politica e gestionale, nulla ha a che vedere con la vera emergenza del nostro paese su questo fronte che rappresenta, viceversa, l'emergenza dei rifiuti speciali. Si tratta, più o meno, di 10 milioni di tonnellate, una collina alta 500-600 metri, la cui base è composta da due-tre campi di calcio. Tale montagna di rifiuti speciali, pur prodotta dal nostro sistema industriale, non si ritrova nelle forme ordinarie di smaltimento. Credo che su questo tema sarà utile approfondire ulteriormente l'esame e mettere in campo iniziative, strumenti e norme che consentano di evitare tale condizione di grave disastro ambientale e grave disagio sanitario. In questo senso la Commissione che andiamo ad istituire potrà svolgere un ruolo importante.

Si dice, talvolta erroneamente, che le mafie la fanno da padrone in tale settore. È vero che vi è una storicità in questo senso, ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno molto più grave, molto più esteso, molto più pernicioso perché vicino alle pubbliche amministrazioni. Si tratta di un fenomeno per il quale  va crescendo una criminalità a prescindere dai sistemi mafioso e simili. Mi riferisco ad una criminalità affaristica di imprenditori senza scrupoli che, nel tentativo di abbattere i costi, chiudono completamente gli occhi sul fronte della sensibilità ambientale. Questa criminalità è ancora più pericolosa e perniciosa perché più difficilmente esecrabile e più vicina ai fenomeni sociali ed è molto legata ai colletti bianchi delle pubbliche amministrazioni. In questo senso credo possa essere orientato il lavoro della Commissione che andiamo quest'oggi ad istituire.

Mi sia consentita un'ultima riflessione sulla raccolta differenziata. È giunta l'ora di cambiare registro su questo fronte, di eliminare una raccolta differenziata ideologica e mettere in campo iniziative concrete che rendano la raccolta differenziata valida non in funzione della raccolta stessa, ma in funzione del riuso e, quindi, del mercato. Bisogna cominciare a misurare, regione per regione, quali sono le esigenze del mercato del vetro e della plastica perché attraverso tale sistema, anche utilizzando il decreto che obbliga le pubbliche amministrazioni ad acquistare perlomeno il 30 per cento di beni e servizi dalla filiera del riuso, si rende ragione di una raccolta differenziata che non sia ambientalismo puro, ma sia una pratica positiva misurata sui territori di un moderno paese.

Peraltro, devo dire che ho apprezzato il saggio lavoro della Commissione ambiente sulla proposta di legge in esame. Ho apprezzato anche l'emendamento del collega La Loggia, che era evidentemente teso a dare ulteriore autorevolezza ad una Commissione che ha lavorato sempre all'unanimità. Quello della Commissione ambiente è stato un lavoro utile, che ha prodotto un risultato assolutamente condivisibile e per il quale, ovviamente, Forza Italia non può che esprimere il suo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, colleghi deputati, il gruppo dei Popolari-Udeur è favorevole alla proposta di legge - di iniziativa prima dell'onorevole Realacci, poi degli altri colleghi che hanno presentato analoghe proposte di legge e, quindi, sono state abbinate - che propone l'istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse anche per la XV legislatura. Siamo certi, infatti, della grande utilità e dell'efficacia della Commissione, che - tramite la sua azione e con i poteri di indagine, di controllo e di approfondimento che spettano alle Commissioni bicamerali di inchiesta - può dare davvero un grandissimo contributo ad un'azione seria e specifica per un così complicato ed annoso problema, soprattutto per le regioni meridionali del nostro paese, in ritardo nella gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti. Per questo motivo, i Popolari-Udeur non possono che essere favorevoli all'istituzione della suddetta Commissione e non possono non registrare con favore la grande convergenza su questo tema anche degli altri gruppi politici. Il significativo lavoro che la Commissione ha compiuto nella scorsa legislatura e quello che si appresta a svolgere in questa, con l'approvazione della proposta di legge in esame da parte dell'Assemblea, ha richiamato e richiamerà l'attenzione dei mass media e delle istituzioni in particolare sul problema delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

L'interesse che merita questo problema, soprattutto in riferimento alle amministrazioni periferiche - le quali sono responsabili delle attività di gestione tramite le quali un ciclo dei rifiuti viene posto in essere -, è, per quanto ci riguarda, estremamente importante. Infatti, le cosiddette ecomafie o, comunque, la gestione poco cristallina del percorso di smaltimento dei rifiuti si insinuano soprattutto e preferibilmente in ambiti poco conosciuti e nei quali la ribalta delle cronache non riesce ad arrivare. Per questo, riteniamo che la Commissione di inchiesta possa, con i poteri ad essa riconosciuti, richiamare l'attenzione  dell'opinione pubblica, anche impegnandosi nella organizzazione di eventi che pubblicizzino i lavori da essa stessa svolti, in modo da sensibilizzare i cittadini e scongiurare i pericoli di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Di conseguenza, all'istituenda Commissione è affidato un compito estremamente importante, ampio ed articolato, fatto di indagini, ricerche e soprattutto di verifiche, per rimuovere le cause ostative e tutti gli elementi frenanti che a tutt'oggi non hanno consentito in tutto il paese e con riferimento alle diverse tipologie del ciclo dei rifiuti la realizzazione di un sistema moderno ed adeguato ai migliori standard comunitari per la sua gestione. Tuttavia, l'aspetto sul quale dovremmo riflettere è quello relativo agli obiettivi concreti da raggiungere attraverso l'attività della Commissione nell'attuale legislatura. Infatti, il nostro gruppo non può non rilevare che con l'operato della precedente Commissione di inchiesta sono state formulate linee di indirizzo che sollecitano il Ministero dell'ambiente ad avviare altre ed ulteriori attività. Riteniamo necessario e strategico che oggi i lavori della istituenda Commissione vengano indirizzati soprattutto ed anche verso l'individuazione delle cause della mancata applicazione della messa a regime del ciclo dei rifiuti e dello stato di attuazione della bonifica dei siti inquinati. Anche il monito del Presidente della Repubblica in occasione della sua recente visita a Napoli ha voluto sottolineare la necessità di uscire dalla fase dell'emergenza. Condividiamo appieno con convinzione il richiamo del Presidente Napolitano perché siamo sicuri che la fine della straordinarietà e l'attivazione di un sistema gestito in via ordinaria - con l'applicazione di regole certe, senza margini di incertezza e confusione - possa costituire un concreto elemento per contribuire ad allontanare le cosiddette ecomafie e per dare ai cittadini un servizio più efficiente, certo e duraturo.

Il gruppo dei Popolari-Udeur si impegna, quindi, a fornire un fattivo e importante contributo affinché la Commissione possa svolgere fino in fondo il proprio lavoro con le competenze specifiche che le derivano dalla legge stessa. Si impegna altresì a far sì che sia più celere l'approvazione del più volte invocato testo unico dei rifiuti, affinché si possa fornire un quadro di riferimento normativo certo a tutti gli operatori del settore, alle amministrazioni, alle imprese ed agli organi giudiziari, così come auspicato dagli indirizzi della Commissione di inchiesta della scorsa legislatura.

Sono questi i motivi che hanno convinto e convincono il nostro gruppo a votare a favore della proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Presidente, il nostro voto non può che essere favorevole alla proposta di legge finalizzata ad istituire la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite in questo settore. L'auspicio è che i lavori di questa Commissione possano e debbano concludersi entro l'attuale legislatura. Auspichiamo che periodicamente l'attività della Commissione sia portata a conoscenza della Commissione ambiente e, successivamente, del Parlamento.

Sarebbe il caso di giungere ad una considerazione più unitaria del provvedimento affinché vi possa essere anche uno snellimento all'interno della Commissione ambiente, in modo tale da poter concedere spazio alle forze che dovrebbero attuare un forte controllo sull'attività della nostra Commissione. Più che reiterare gli interventi, sarebbe auspicabile una intesa, come è sempre avvenuto all'interno dell'VIII Commissione, al fine di sviscerare questo problema che si protrae dalla XII legislatura e che si è ulteriormente aggravato nel corso della XIII.

Ho condiviso con il collega Russo, già presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti nella passata legislatura, il discorso che il rifiuto debba essere valutato in riferimento a realtà e zone diverse. Purtroppo  si sono create differenziazioni culturali, con interventi diversi nel settore, e rapporti economici ormai incolmabili. Bisogna intervenire sicuramente a livello locale, se non regionale, in modo tale che vi sia una considerazione diversificata fra zona e zona. Vi sono territori già molto avanti che non possono regredire, perché altrimenti rischierebbero di far penetrare nel proprio territorio mafie o camorre varie. Stiamo parlando infatti di settori che producono anche alti redditi, appetibili quindi per le organizzazioni criminali.

Se i rifiuti vengono considerati una risorsa, sicuramente potremo risolvere parecchi dei nostri problemi pensando in Parlamento ad una modifica legislativa che dovremmo favorire all'interno delle regioni, con apposito provvedimento e con appositi finanziamenti mirati localmente. In particolare, condivido la proposta che va nel senso di favorire gli impianti regionali, in modo tale che ogni regione possa attuare una sua autonomia nello smaltimento dei rifiuti e ciò può accadere sia mediante una proposta legislativa, sia attraverso consistenti finanziamenti per l'impiantistica. Invece, con riferimento alla gestione degli impianti, sappiamo che quest'ultima è sottoposta ad un controllo pubblico anche con la compartecipazione dei privati, in relazione all'attività di smaltimento. A seguito dell'attività di questa Commissione ci aspettiamo di certo anche dei risultati a livello nazionale, per conoscere come si comportano le varie aziende municipalizzate; vorremo prendere conoscenza di questi risultati, in modo tale da poter anche valutare successivamente, in Parlamento, i comportamenti nel settore. Il nostro voto è dunque favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gentili. Ne ha facoltà. Avverto che questo è l'ultimo intervento.

SERGIO GENTILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione della Commissione sul ciclo dei rifiuti è uno dei primi atti di questo Parlamento significativo e positivo. Infatti, nella discussione sia in Commissione, ma soprattutto oggi in Assemblea si è manifestata una preoccupazione vera intorno alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti. Ciò che più ci preoccupa è come questo settore, questa grande infrastruttura del nostro paese - perché così la dobbiamo considerare - sia, per così dire, circondata, non ancora liberata dalle maglie dell'illegalità sommersa e della microillegalità, potremmo dire dei «furbetti del cassonetto», che non rispettano le regole e che cercano di velocizzare processi, non tenendo in conto la qualità dei servizi e la tutela del territorio. Oltre a questo, esiste altresì la grande illegalità, quella legalizzata, come si dice, l'ecomafia, che è un vero sistema che controlla interi processi del ciclo dei rifiuti e i collegamenti con i mondi della produzione stessa, oltre che vaste parti del nostro territorio. Quando in un paese come il nostro ci sono ben quattro regioni, la Campania, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, che vivono da anni - e qualcuno da più di dieci anni - una situazione di emergenza, di commissariamento permanente in questo settore, è chiaro che è urgente intervenire e risolvere questa grande questione democratica, economica e ambientale.

L'istituzione di questa Commissione è un fatto positivo, così come lo è il dibattito che è in corso attorno a questa scelta. Ricordiamo inoltre che l'istituenda Commissione è la terza, considerato che ve ne sono state già altre due, che hanno svolto indagini e prodotto documenti, assumendo prese di posizioni forti, autorevoli e giuste, anche all'unanimità. Tuttavia, a queste scelte e a quei documenti non c'è stata una corrispondenza nell'azione legislativa, ma soprattutto non c'è stata corrispondenza e coerenza nell'azione di Governo. Anzi, addirittura, nell'ultima legislatura ci siamo trovati con un andamento della discussione sulla delega ambientale che, di fatto, ha espropriato forze sociali, istituzioni, regioni, comuni e forze economiche del dialogo volto a far funzionare il ciclo dei rifiuti.

La Commissione che istituiremo dovrà avere un'anima e dovrà avere una funzione  e un'attitudine nuove. In primo luogo dovrà raccogliere ciò che ha fatto la Commissione nella passata legislatura e votare all'unanimità per poter immediatamente assumere iniziative legislative e aprire un confronto con il Governo del nostro paese, con le regioni e gli enti locali.

Occorre fare alcune scelte; non c'è più da discutere. Sappiamo come stanno le cose. Penso al sistema sanzionatorio, che è inadeguato. Bisogna intervenire. Nonostante il lavoro egregio delle Forze dell'ordine e della magistratura - che anzi in questa sede voglio ringraziare -, ma anche delle associazioni, che sul territorio lavorano, fanno indagini e avanzano proposte positive e che in qualche modo in questi anni hanno costituito una forma di tutela, di controllo e di vigilanza generale, abbiamo bisogno di aumentare la capacità di indagine, il livello tecnico, la tecnologia, le forze e le competenze in modo diffuso sul territorio.

Così come non c'è molto da discutere anche sul fatto che dobbiamo avere un rapporto sempre più positivo e costruttivo con l'Unione europea. In modo particolare, dobbiamo sciogliere la questione della definizione di «rifiuto» e dobbiamo introdurre, finalmente, nel codice penale, la categoria del delitto ambientale.

Quindi, la Commissione non deve essere chiusa in se stessa, ma essere un soggetto attivo, che in modo corresponsabile dialoghi e interloquisca con Governo, regioni ed enti locali, anche perché la partecipazione - oggi lo abbiamo visto in modo particolare su tali questioni - costituisce un elemento ed una cultura strategici per governare e risolvere realmente i problemi.

Lo abbiamo visto, per esempio, sulla questione, sollevata dall'onorevole Bandoli, dei siti nucleari, di quelle scorie e di quei rifiuti che ancora oggi non hanno una soluzione. Abbiamo visto la vicenda di Scansano, dove vi sono state addirittura scelte calate dall'alto che hanno creato solamente confusione, malessere e proteste. No, bisogna cambiare registro, bisogna avere un rapporto vero con le popolazioni, bisogna avanzare proposte risolutive e condivise.

Per queste ragioni, il gruppo dell'Ulivo non solo approva e voterà a favore di questa legge, ma sarà un protagonista all'interno di questa Commissione e di questo Parlamento. Chiediamo al Governo di interloquire positivamente con noi e con queste istituzioni, perché, veramente, è arrivato il tempo di cambiare per risolvere questioni che sono risolvibili (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 17 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge Realacci n. 17, di cui si è testé concluso l'esame.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse) (17):

(Presenti 490

Votanti 489

Astenuti 1

Maggioranza 245

Hanno votato 489).

Prendo atto che gli onorevoli Buffo, Ricevuto e Ciccioli non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Sono così assorbite le concorrenti proposte di legge nn. 39, 51, 397 e 472.




 


Iter al Senato


Disegno di legge


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾   XV LEGISLATURA   ¾¾¾¾¾¾¾¾

 

N. 768

DISEGNO DI LEGGE

d’iniziativa del deputato REALACCI
(V. Stampato Camera n. 17)
approvato dalla Camera dei deputati il 6 luglio 2006
Trasmesso dal Presidente della Camera dei deputati alla Presidenza
il 7 luglio 2006

 

 

 

¾¾¾¾¾¾¾¾

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

¾¾¾¾¾¾¾¾

 


 


 

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

(Istituzione e compiti della Commissione)

    1. È istituita, per la durata della XV legislatura, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con il compito di:

        a) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

        b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

        c) verificare l’attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

        d) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

        e) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

        f) proporre le soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l’iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate, anche attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell’ordinamento italiano e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall’Italia.

    2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

    3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.

Art. 2.

(Composizione della Commissione)

    1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

    2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il proprio ufficio di presidenza, costituito dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari.

    3. Per l’elezione del presidente è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Commissione; se nessuno riporta tale maggioranza si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggiore numero di voti. Nel ballottaggio è proclamato eletto colui che ottiene il maggiore numero di voti; in caso di parità di voti è proclamato eletto il più anziano di età.

Art. 3.

(Testimonianze)

    1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.

Art. 4.

(Provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti)

    1. La Commissione adotta le deliberazioni aventi ad oggetto i provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti a maggioranza dei due terzi dei componenti, con atto motivato e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

Art. 5.

(Acquisizione di atti e documenti)

    1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l’autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all’articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l’autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto.

    2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

    3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 6.

(Obbligo del segreto)

    1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all’articolo 5, comma 2.

    2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell’articolo 326 del codice penale.

Art. 7.

(Organizzazione interna)

    1. L’attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell’inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

    2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

    3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

    4. La Commissione può avvalersi dell’opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

    5. Per l’espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa tra loro.

    6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 75.000 euro per l’anno 2006 e di 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, con determinazione adottata di intesa tra loro, possono autorizzare annualmente un incremento delle spese di cui al precedente periodo, comunque in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell’inchiesta.

 


Esame in sede referente presso la 13^ Commissione (Territorio, ambiente, beni ambientali)


TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13a)

MARTedi' 11 luglio 2006

5a Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente

SODANO 

 

            Intervengono il ministro dello sviluppo economico Bersani e il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio Dettori.   

 

            La seduta inizia alle ore 14,20

(omissis)

IN  SEDE REFERENTE

 

(768) Deputato REALACCI.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attivita'  illecite ad esso connesse, approvato dalla Camera dei deputati 

(311) SODANO.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare d' inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attivita'  illecite ad esso connesse  

(335) FERRANTE.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attivita'  illecite ad esso connesse

(Esame congiunto) 

 

            Il presidente SODANO (RC-SE), in qualità di relatore, riferisce sui disegni di legge in titolo, ricordando che fin dalla XII legislatura fu istituita una Commissione di inchiesta – dapprima solo monocamerale e, poi, nella XIII e nella XIV legislatura, bicamerale – che trattasse le problematiche riguardanti il complesso sistema del ciclo dei rifiuti. La Commissione parlamentare d’inchiesta, nello svolgimento della propria attività istituzionale, nel corso dell’ultima legislatura, ha effettuato più di trenta missioni, durante le quali sono state ascoltate oltre mille persone e sono stati svolti sopralluoghi presso siti di interesse. L’estrema rilevanza del lavoro compiuto da tale Commissione emerge non soltanto dal coinvolgimento di varie autorità, enti e semplici cittadini, ma anche dalla qualità dei documenti che sono stati approvati, come quelli sui commissariamenti per l’emergenza rifiuti e sul traffico illecito degli stessi, e dei diversi filoni d’inchiesta, tra cui quello riguardante la Somalia, che sono stati aperti ma non conclusi.

            Dopo aver sottolineato che la Commissione di inchiesta, nella passata legislatura, ha instaurato un corretto e prezioso rapporto di collaborazione con la Commissione bicamerale di inchiesta sul fenomeno mafioso, si sofferma sulle disposizioni del disegno di legge n. 768, approvato dall’altro ramo del Parlamento, che all’articolo 1 delinea i compiti della Commissione d’inchiesta, mentre all’articolo 2 prevede la composizione di tale organo. L’articolo 3 disciplina le testimonianze, mentre l’articolo 4 riguarda le deliberazioni della Commissione aventi ad oggetto provvedimenti che incidono sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti. L’articolo 5 disciplina l’acquisizione di atti e documenti, mentre l’articolo 6 disciplina l’obbligo del segreto e l’articolo 7 regolamenta l’organizzazione interna.

            Dopo aver ricordato che il disegno di legge n. 768 – che propone di assumere quale testo base per il proseguio dell’iter – è stato approvato dalla Camera dei deputati con il consenso di tutte le forze politiche, sottolinea l’importanza di tale iniziativa legislativa, fortemente attesa sia da parte dei cittadini che degli operatori del settore. Anche tenuto conto del fatto che i disegni di legge in argomento sono già inseriti nel calendario dei lavori dell’Assemblea a partire dalla seduta prevista per martedì prossimo, 18 luglio, auspica in conclusione un rapido esame da parte della Commissione di tali disegni di legge.

 

            Si apre quindi la discussione generale congiunta.

 

      Il senatore Antonio BATTAGLIA(AN), nel preannunciare l’apprezzamento del Gruppo di Alleanza Nazionale sui disegni di legge in titolo, anche per permettere in tempi il più possibile rapidi un controllo da parte del Parlamento su un settore che chiama in causa rilevanti interessi, dichiara che la propria parte politica rinuncia alla presentazione di proposte emendative.

 

Il senatore LIBE'(UDC), nel concordare sulla necessità di una rapida conclusione dell’iter dei disegni di legge in titolo, a nome del Gruppo dell’UDC, preannuncia il proprio voto favorevole e dichiara che la propria parte politica rinuncia alla presentazione di proposte emendative.

 

Il senatore FERRANTE(Ulivo), preannunciando il voto favorevole dei senatori del Gruppo dell’Unione, dichiara che anche la propria parte politica rinuncerà alla presentazione di emendamenti.

 

Viene quindi chiusa la discussione generale congiunta.

 

Il PRESIDENTE non ha nulla da svolgere alla relazione svolta.

 

Il sottosegretario DETTORI ritiene che la rapida approvazione dei disegni di legge in titolo costituisca un risultato certamente da apprezzare da parte del Governo, considerando soprattutto la delicatezza del settore dei rifiuti. Pertanto, nel condividere gli obiettivi dell’istituenda Commissione bicamerale d’inchiesta,  esprime l’auspicio che essa possa proseguire in modo proficuo i lavori condotti nelle precedenti legislature, anche al fine di prospettare soluzioni concrete circa i problemi  riguardanti il ciclo dei rifiuti e la lotta alle attività illecite ad esso connesse.

 

La Commissione conviene quindi sulla proposta di assumere il disegno di legge n. 768 quale testo base.

 

Il presidente SODANO, dopo aver fatto presente che anche il senatore Scotti, a nome del Gruppo di Forza Italia ha comunicato per le vie brevi la propria volontà a rinunciare alla presentazione di proposte emendative, tenuto conto dell’intervento dei diversi senatori, annuncia che si procederà alla votazione sul mandato a riferire favorevolmente sui disegni di legge all’ordine del giorno.

 

            Previa verifica del prescritto numero legale, la Commissione conferisce all’unanimità al relatore Sodano mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul disegno di legge n. 768, nel testo trasmesso dalla Camera dei deputati, proponendo l’assorbimento dei disegni di legge n. 311 e 355 autorizzandolo a chiedere di poter riferire oralmente.

 


Esame in sede consultiva


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

Sottocommissione per i pareri

mercoledi' 12 luglio 2006

3a Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente

VILLONE 

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali Colonnella.

La seduta inizia alle ore 14,35.

(768) Deputato REALACCI.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività  illecite ad esso connesse, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alla 13a Commissione. Esame e rinvio)

 

      Il relatore presidente VILLONE (Ulivo) illustra il disegno di legge in titolo e propone di esprimere, per quanto di competenza, un parere contrario che trova ragione nel tenore dell’articolo 4. Osserva che l’adozione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti rientra nelle competenze dell’autorità giudiziaria, soggettivamente intesa. Inoltre, l’indicazione di una maggioranza dei due terzi dei componenti per l’adozione di quei provvedimenti non è sufficiente a conferire una posizione di terzietà e imparzialità alla Commissione d’inchiesta parlamentare. Infine, a suo avviso, la disposizione contrasterebbe con il divieto di istituire giudici speciali, di cui all’articolo 102, comma 2, della Costituzione, nonché con l’articolo 82 della Costituzione, da interpretarsi nel senso che fra i poteri dell’autorità giudiziaria con i quali procedono le Commissioni di inchiesta non è compreso anche quello di adottare provvedimenti che incidono sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti.

 

            Il senatore PALMA (FI) consente con il parere proposto dal relatore. Sottolinea l’opportunità di motivarlo facendo riferimento esplicito alle disposizioni di cui agli articoli 13 e 15 della Costituzione, che riserverebbero inderogabilmente all’autorità giudiziaria il potere di limitare la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza; occorre pertanto escludere la possibilità che la Commissione di inchiesta adotti misure cautelari personali e disponga intercettazioni. Ritiene, invece, che dovrebbe consentirsi alla medesima Commissione di inchiesta di disporre atti di perquisizione o sequestro, tenuto conto della diversa formulazione dell’articolo 14 della Costituzione.

 

            Il relatore VILLONE (Ulivo) condivide le considerazioni del senatore Palma. Sottolinea, tuttavia, che la Sottocommissione per i pareri è chiamata a esprimere un semplice parere di costituzionalità. Dal momento che una disposizione analoga a quella di cui all’articolo 4 del disegno di legge in titolo è contenuta nel disegno di legge n. 762, istitutivo della Commissione antimafia, propone di rinviare all’esame in sede referente di quel provvedimento l’esposizione dettagliata delle motivazioni contrarie.

 

            Il senatore SAPORITO (AN) dichiara di concordare con il parere proposto dal relatore e condivide l’esigenza prospettata dal senatore Palma di esplicitare i limiti dei poteri dell’autorità giudiziaria con i quali procede la Commissione di inchiesta, anche in considerazione del fatto che, secondo quanto osservato dal senatore Calvi, relatore alla Commissione sul disegno di legge n. 762, il richiamo, contenuto nel disegno di legge, all’articolo 82 della Costituzione potrebbe comunque essere interpretato estensivamente,  nel senso di consentire alla Commissione di inchiesta di operare con tutti i poteri dell’autorità giudiziaria, compresi quelli che possono incidere sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti.

 

Il senatore PASTORE (FI) sottolinea l’opportunità che la Sottocommissione per i pareri, nell’esprimere il parere contrario, dia un’indicazione alla Commissione di merito che consenta di superare i rilievi di costituzionalità a fondamento del parere contrario. Prospetta, pertanto, l’opportunità di rinviare il seguito dell’esame.

 

La Sottocommissione conviene.

 

Il seguito dell’esame è, quindi, rinviato.

 

La seduta termina alle ore 14,45.

 


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

Sottocommissione per i pareri

giovedi' 13 luglio 2006

4a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente

VILLONE 

    

 

            La seduta inizia alle ore 9,15.

(768) Deputato REALACCI.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività  illecite ad esso connesse, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alla 13a Commissione. Seguito dell'esame e rimessione in sede plenaria) 

 

            Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 12 luglio.

 

      Il presidente e relatore VILLONE (Ulivo) ricorda che i contenuti del parere sulla costituzionalità del disegno di legge n. 768, con particolare riguardo alla disposizione di cui all’articolo 4, presentano uno stretto collegamento con gli aspetti emersi nel corso dell'esame in sede referente del disegno di legge n. 762, che propone l’istituzione della Commissione d’inchiesta sul fenomeno della mafia, il quale reca analoga disposizione.

            Illustra, quindi, uno schema di parere contrario sul disegno di legge in titolo, per i profili di incostituzionalità del suo articolo 4. Da una lettura rigorosa degli articoli da 13 a 21 della Costituzione si desume che il riferimento che essi fanno all’autorità giudiziaria è da intendere in senso soggettivo, cioè agli appartenenti all’ordine giudiziario strettamente inteso, con esclusione di altre autorità assimilabili. Infatti, la garanzia apprestata da quegli articoli si ritrova anzitutto nel fatto che la limitazione dei diritti e delle libertà è disposta da un soggetto che sia autonomo, indipendente, terzo e imparziale, caratteristiche proprie degli appartenenti all’ordine giudiziario, in base all’articolo 104, primo comma, della Costituzione, e in quanto tale titolare della funzione. Non potrebbero in alcun modo riconoscersi a una Commissione parlamentare.

            Inoltre, il richiamo dei poteri dell’autorità giudiziaria di cui all’articolo 82 della Costituzione, a suo avviso, non può leggersi nei termini di una perfetta e compiuta equipollenza della decisione della Commissione parlamentare a quella dell’autorità giudiziaria in senso stretto, per quanto riguarda gli atti limitativi delle libertà. Il potere dell’autorità giudiziaria, infatti, non può essere guardato nel solo momento in cui concretamente si dispone la limitazione della libertà. Esso è l’elemento terminale di un complesso sistema di garanzie, tra cui si segnalano, in specie, la separazione tra l’autorità giudiziaria che propone l’adozione dell’atto limitativo e l’autorità giudiziaria che concretamente lo adotta, nonché la previsione di rimedi avverso l’atto in questione. Tale complesso di garanzie non potrebbe in nessun modo riprodursi in capo a una Commissione parlamentare, poiché altrimenti si determinerebbe una evidente lesione anche di profili concernenti il diritto di difesa (articoli 24 e 111 della Costituzione). L’articolo 82 va dunque correttamente inteso nel senso che alla Commissione parlamentare si trasmettono quei poteri che possono appropriatamente essere esercitati nella loro complessiva configurazione giuridica ed in nessun caso il potere di adottare provvedimenti limitativi delle libertà.

Osserva, ancora, che la previsione legislativa in capo a una Commissione parlamentare di poteri ulteriori rispetto a quelli consentiti alla luce delle precedenti considerazioni condurrebbe a configurare un giudice speciale, espressamente vietato dall’articolo 102, secondo comma, della Costituzione.

Infine, l’adozione da parte di una Commissione parlamentare di provvedimenti limitativi delle libertà, in base a una interpretazione estensiva ed errata dell’articolo 82 e in assenza di una specifica previsione legislativa, potrebbe dare luogo a un conflitto tra poteri dello Stato.

Non consentirebbe alcuna diversa conclusione la previsione di una maggioranza qualificata per l’adozione da parte della Commissione parlamentare dei provvedimenti limitativi delle libertà. È infatti evidente che un siffatto disposto produrrebbe effetti sulla dialettica tra maggioranza e opposizione, ma tali effetti sarebbero del tutto irrilevanti per quanto concerne la natura della Commissione. Questa rimarrebbe un soggetto politico, come tale geneticamente inassimilabile a una autorità giudiziaria e in ogni caso sprovvisto delle connotazioni di autonomia, indipendenza, terzietà, imparzialità che giustificano nel modello costituzionale l’attribuzione alla medesima autorità giudiziaria del potere di assumere provvedimenti limitativi delle libertà.

 

Il senatore PALMA (FI) consente in via di principio con la proposta di parere del Presidente e relatore, ma rileva che la mera soppressione dell’articolo 4 non escluderebbe un’interpretazione estensiva dell’articolo 82 della Costituzione, nel senso di attribuire alla Commissione d’inchiesta parlamentare anche quei poteri dell’autorità giudiziaria che la legittimano a emettere provvedimenti restrittivi della libertà personale e della libertà e della segretezza della corrispondenza. Occorre quindi escludere esplicitamente l'adozione di tali provvedimenti da parte della Commissione. Al contrario, si dovrebbe ammettere la facoltà della Commissione, in casi e modi prestabiliti, di disporre l’esecuzione di ispezioni e perquisizioni o sequestri, vista la diversa formulazione dell’articolo 14 della Costituzione rispetto a quelle degli articoli 13 e 15.

 

Il senatore SAPORITO (AN) insiste affinché nel parere si esplicitino le limitazioni al potere della Commissione d’inchiesta di incidere sulle libertà democratiche costituzionalmente garantite, in modo da scongiurare eventuali interpretazioni estensive, evocate sia nella relazione introduttiva svolta dal senatore Calvi in sede di esame del disegno di legge n. 762, sia da autorevoli deputati della maggioranza durante l'esame del disegno di legge n. 768 presso l'altro ramo del Parlamento.

 

Il presidente e relatore VILLONE (Ulivo) ritiene che, al fine di evitare inutili controversie con la Camera dei deputati, che ha inteso introdurre quella discutibile disposizione, il parere potrebbe suggerire la soppressione dell’articolo 4, mentre l’opinione contraria all’interpretazione estensiva dell’articolo 82 della Costituzione sarebbe sostenuta dal concorde avviso delle forze politiche manifestato nel corso dell’esame.

 

Il senatore PALMA (FI), considerato che non vi sono divergenze sull’interpretazione della disposizione costituzionale, ribadisce l’opportunità di introdurre una norma che escluda espressamente la facoltà della Commissione d’inchiesta di incidere sulle libertà personali e di corrispondenza.

 

Il presidente e relatore VILLONE (Ulivo) osserva che la distinzione proposta in ordine alla diversa formulazione degli articoli 13 e 15, da un lato, e dell’articolo 14 della Costituzione, dall’altro, suscita alcuni dubbi: infatti, anche eventuali ispezioni, perquisizioni o sequestri possono essere eseguiti esclusivamente nei limiti delle garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Paventa, inoltre, che una mancata rapida approvazione del disegno di legge e il conseguente ritardo nella costituzione di quella Commissione d'inchiesta possano essere intesi, dall'opinione pubblica e dalla stessa criminalità organizzata, come un'attenuazione dell'impegno nella lotta alla mafia.

 

Il senatore PASTORE (FI) ritiene opportuno che la Sottocommissione si limiti a un parere sintetico sul disegno di legge in titolo rinviando l’approfondimento delle questioni connesse all’interpretazione dell’articolo 82 della Costituzione all'esame in sede referente che la Commissione plenaria svolgerà sul disegno di legge n. 762.

 

Il senatore VIZZINI (FI) concorda sulla necessità di considerare le gravi conseguenze che deriverebbero da una ritardata istituzione delle Commissioni d’inchiesta parlamentare, in particolare di quella sul fenomeno della mafia. A suo avviso, la questione del potere della Commissione d’inchiesta di adottare provvedimenti incidenti sulle libertà potrebbe essere risolti anche successivamente all’istituzione e all’avvio dei lavori.

 

Il senatore SAPORITO (AN)ritiene che, dovendosi procedere comunque a una modifica del testo, e quindi a un nuovo esame dell’altro ramo del Parlamento, sarebbe preferibile proporre, oltre alla soppressione dell’articolo 4, una disposizione che limiti esplicitamente il potere della Commissione d’inchiesta per quanto riguarda i diritti di libertà.

 

Il senatore CALVI (Ulivo) condivide l’opportunità, sottolineata dal senatore Vizzini, di procedere tempestivamente all’istituzione della Commissione d’inchiesta parlamentare sul fenomeno della mafia. Ricorda che la disposizione introdotta dalla Camera dei deputati con l’articolo 4 del testo in esame è fondata sull’esigenza di contrastare alcune aberranti interpretazioni dell’articolo 82, che si sono verificate in seno a una Commissione di inchiesta monocamerale nella scorsa legislatura.

Condivide, quindi, l’esigenza di riservare all’autorità giudiziaria il potere di incidere sulle libertà democratiche costituzionalmente garantite, chiedendo la soppressione dell’articolo 4, ma anche esplicitando una lettura rigorosa dell’articolo 82 della Costituzione, che escluda l’ipotesi di conferire alla Commissione di inchiesta poteri che la Carta costituzionale affida alla magistratura, per la sua posizione di autonomia, indipendenza, imparzialità e terzietà, e che perciò sono riservati all’autorità giudiziaria.

 

Il presidente e relatore VILLONE (Ulivo), prendendo atto del dibattito fin qui svolto, propone di rimettere il parere sulla costituzionalità del disegno di legge in titolo alla Commissione in sede plenaria.

 

La Sottocommissione conviene.

 

La seduta termina alle ore 10.

 


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

martedi' 18 luglio 2006

19a Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente

BIANCO 

 

            Interviene il vice ministro per l'interno Minniti.   

            La seduta inizia alle ore 13,30.

(omissis)

IN SEDE CONSULTIVA

(768) Deputato REALACCI.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alla 13a Commissione. Esame. Parere favorevole condizionato) 

 

      Il relatore VILLONE (Ulivo) richiama le considerazioni da lui svolte e le conclusioni cui è giunto l'esame appena concluso, in sede referente, del disegno n. 762, istitutivo di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia. Ricorda, inoltre, i rilievi emersi nel corso dell'esame del disegno di legge in titolo da parte della Sottocommissione per i pareri.

            Illustra, quindi, una proposta di parere favorevole  al disegno di legge in titolo, a condizione che sia soppresso l'articolo 4, che prevede la possibilità per la Commissione d'inchiesta parlamentare di adottare provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti, e che sia introdotta una disposizione volta a prevedere che in nessun caso la Commissione può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione.

 

            Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva il parere favorevole condizionato proposto dal Relatore, pubblicato in allegato al presente resoconto.

 

La seduta termina alle ore 16,25.


PARERE APPROVATO DALLA  COMMISSIONE

SUL DISEGNO DI LEGGE N. 768

 

            La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo, osserva che da una lettura rigorosa degli artt. da 13 a 21 della Costituzione si trae che il riferimento all’autorità giudiziaria in essi contenuto sia da intendere in senso soggettivo, e cioè come riferimento agli appartenenti all’ordine giudiziario strettamente inteso, con esclusione di altre autorità in qualsivoglia modo assimilabili a quella giudiziaria. Infatti la garanzia apprestata dagli articoli in questione si ritrova anzitutto nel fatto che la limitazione dei diritti e delle libertà sia disposta da un soggetto che sia autonomo, indipendente, terzo, imparziale. Tali caratteristiche sono proprie del soggetto appartenente all’ordine giudiziario (art. 104, primo comma della Costituzione) e in quanto tale titolare della funzione. Non possono in alcun modo riconoscersi ad una commissione parlamentare.

La Commissione osserva altresì che il richiamo ai poteri dell’autorità giudiziaria di cui all’articolo 82 della Costituzione non può leggersi, in senso contrario, nei termini di una perfetta e compiuta equipollenza della decisione della commissione parlamentare a quella dell’autorità giudiziaria in senso stretto per quanto riguarda gli atti limitativi delle libertà. Il potere dell’autorità giudiziaria, infatti, non può essere guardato nel solo momento in cui concretamente si dispone la limitazione della libertà. Tale momento è l’elemento terminale di un complesso sistema di garanzie tra cui si segnalano in specie la separazione tra l’autorità giudiziaria che propone l’adozione dell’atto limitativo, e l’autorità giudiziaria che concretamente adotta l’atto medesimo; nonché la previsione di rimedi avverso l’atto in questione. Tale complesso di garanzie non potrebbe in nessun modo essere riprodotto in capo ad una commissione parlamentare, con evidente lesione anche di profili concernenti il diritto di difesa (art. 24 e 111 della Costituzione). L’articolo 82 va dunque correttamente inteso nel senso che alla commissione parlamentare si trasmettono quei poteri che possono appropriatamente essere esercitati dalla commissione nella loro complessiva configurazione giuridica, ed in nessun caso il potere di adottare provvedimenti limitativi delle libertà.

La Commissione osserva, ancora, che la previsione legislativa in capo ad una commissione parlamentare di poteri ulteriori rispetto a quelli consentiti alla luce delle precedenti considerazioni condurrebbe a configurare un giudice speciale, espressamente vietato dall’articolo 102, comma secondo, della Costituzione. Inoltre, l’adozione da parte di una commissione parlamentare di provvedimenti limitativi delle libertà in base ad una interpretazione estensiva ed errata dell’articolo 82 della Costituzione, e in assenza di una specifica previsione legislativa, potrebbe bene dar luogo ad un conflitto tra poteri dello Stato.

La Commissione osserva, infine, che non consentirebbe alcuna diversa conclusione la previsione di una maggioranza qualificata per l’adozione da parte della commissione parlamentare dei provvedimenti limitativi delle libertà. È infatti evidente che un siffatto disposto produrrebbe effetti sulla dialettica tra maggioranza ed opposizione all’interno della commissione. Ma tali effetti sarebbero del tutto irrilevanti per quanto concerne la natura della commissione. Questa rimarrebbe un soggetto politico, come tale geneticamente inassimilabile ad una autorità giudiziaria e in ogni caso sprovvisto delle connotazioni di autonomia, indipendenza, terzietà, imparzialità che giustificano nel modello costituzionale l’attribuzione alla medesima autorità giudiziaria del potere di assumere provvedimenti limitativi delle libertà.

In conclusione, la Commissione esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, a condizione che sia soppresso l'articolo 4, che prevede la possibilità per la Commissione d’inchiesta parlamentare di adottare provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantititi e che sia introdotta una disposizione volta a prevedere che in nessun caso la Commissione può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione.


PARERE APPROVATO DALLA  COMMISSIONE

SUL DISEGNO DI LEGGE N. 768

 

            La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo, osserva che da una lettura rigorosa degli artt. da 13 a 21 della Costituzione si trae che il riferimento all’autorità giudiziaria in essi contenuto sia da intendere in senso soggettivo, e cioè come riferimento agli appartenenti all’ordine giudiziario strettamente inteso, con esclusione di altre autorità in qualsivoglia modo assimilabili a quella giudiziaria. Infatti la garanzia apprestata dagli articoli in questione si ritrova anzitutto nel fatto che la limitazione dei diritti e delle libertà sia disposta da un soggetto che sia autonomo, indipendente, terzo, imparziale. Tali caratteristiche sono proprie del soggetto appartenente all’ordine giudiziario (art. 104, primo comma della Costituzione) e in quanto tale titolare della funzione. Non possono in alcun modo riconoscersi ad una commissione parlamentare.

La Commissione osserva altresì che il richiamo ai poteri dell’autorità giudiziaria di cui all’articolo 82 della Costituzione non può leggersi, in senso contrario, nei termini di una perfetta e compiuta equipollenza della decisione della commissione parlamentare a quella dell’autorità giudiziaria in senso stretto per quanto riguarda gli atti limitativi delle libertà. Il potere dell’autorità giudiziaria, infatti, non può essere guardato nel solo momento in cui concretamente si dispone la limitazione della libertà. Tale momento è l’elemento terminale di un complesso sistema di garanzie tra cui si segnalano in specie la separazione tra l’autorità giudiziaria che propone l’adozione dell’atto limitativo, e l’autorità giudiziaria che concretamente adotta l’atto medesimo; nonché la previsione di rimedi avverso l’atto in questione. Tale complesso di garanzie non potrebbe in nessun modo essere riprodotto in capo ad una commissione parlamentare, con evidente lesione anche di profili concernenti il diritto di difesa (art. 24 e 111 della Costituzione). L’articolo 82 va dunque correttamente inteso nel senso che alla commissione parlamentare si trasmettono quei poteri che possono appropriatamente essere esercitati dalla commissione nella loro complessiva configurazione giuridica, ed in nessun caso il potere di adottare provvedimenti limitativi delle libertà.

La Commissione osserva, ancora, che la previsione legislativa in capo ad una commissione parlamentare di poteri ulteriori rispetto a quelli consentiti alla luce delle precedenti considerazioni condurrebbe a configurare un giudice speciale, espressamente vietato dall’articolo 102, comma secondo, della Costituzione. Inoltre, l’adozione da parte di una commissione parlamentare di provvedimenti limitativi delle libertà in base ad una interpretazione estensiva ed errata dell’articolo 82 della Costituzione, e in assenza di una specifica previsione legislativa, potrebbe bene dar luogo ad un conflitto tra poteri dello Stato.

La Commissione osserva, infine, che non consentirebbe alcuna diversa conclusione la previsione di una maggioranza qualificata per l’adozione da parte della commissione parlamentare dei provvedimenti limitativi delle libertà. È infatti evidente che un siffatto disposto produrrebbe effetti sulla dialettica tra maggioranza ed opposizione all’interno della commissione. Ma tali effetti sarebbero del tutto irrilevanti per quanto concerne la natura della commissione. Questa rimarrebbe un soggetto politico, come tale geneticamente inassimilabile ad una autorità giudiziaria e in ogni caso sprovvisto delle connotazioni di autonomia, indipendenza, terzietà, imparzialità che giustificano nel modello costituzionale l’attribuzione alla medesima autorità giudiziaria del potere di assumere provvedimenti limitativi delle libertà.

In conclusione, la Commissione esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, a condizione che sia soppresso l'articolo 4, che prevede la possibilità per la Commissione d’inchiesta parlamentare di adottare provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantititi e che sia introdotta una disposizione volta a prevedere che in nessun caso la Commissione può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione.


BILANCIO (5a)

Sottocommissione per i pareri

martedi' 18 luglio 2006

2a Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente

MORANDO 

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sartor.     

            La seduta inizia alle ore 15.

 

(768) Deputato REALACCI.  -  Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività  illecite ad esso connesse, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere all'Assemblea. Esame. Parere non ostativo.)  

 

      Il presidente MORANDO (Ulivo), in qualità di relatore, illustra il provvedimento in esame, rilevando, per quanto di competenza, che non vi sono osservazioni in ordine ai profili di carattere finanziario, atteso che il testo ricalca quanto previsto dalla normativa istitutiva della analoga Commissione nella XIV legislatura (legge n. 399 del 2001). Infine, fa presente che il comma 6 dell’articolo 7, nel prevedere che le spese per il funzionamento della Commissione siano poste in parti uguali a carico dei bilanci interni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, introduce, rispetto alla richiamata normativa, espliciti tetti di spesa pari a 75.000 euro per l’anno 2006 e 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi, derogabili solo previa autorizzazione secondo il meccanismo ivi indicato. In proposito si ricorda che la Commissione bilancio ha già reso parere di nulla osta su una norma di analogo tenore, in occasione dell’esame dell’atto Senato n. 762 (concernente l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa e similare). Propone pertanto di formulare un parere di nulla osta.

 

La Sottocommissione approva, infine, la proposta di parere del Presidente relatore.

(omissis)

 


Discussione in Assemblea


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

20a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDI' 19 LUGLIO 2006

(Antimeridiana)

Presidenza del presidente ANGIUS,
indi del vice presidente CALDEROLI

 

 

(omissis)

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

Discussione dei disegni di legge:

(768) Deputato REALACCI. - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvato dalla Camera dei deputati)

(311) SODANO. - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

(335) FERRANTE. - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

(Relazione orale) (ore 12,49)

 

Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n. 768

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 768, già approvato dalla Camera dei deputati, 311 e 335.

Il relatore, senatore Sodano, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

SODANO, relatore. Signor Presidente, il disegno di legge alla nostra attenzione intende istituire, per la durata dell'intera XV legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse. Il presente provvedimento è stato già approvato dalla Camera dei deputati nella seduta del 6 luglio scorso.

Com'è noto, già nella XII legislatura operò una Commissione di inchiesta monocamerale in materia di ciclo dei rifiuti, mentre sia nella XIII che nella XIV legislatura si è ritenuto opportuno istituire sulla stessa materia una Commissione bicamerale di inchiesta. Tutte queste Commissioni hanno svolto, per unanime riconoscimento, un ottimo lavoro dispiegando un'attività di grande rilievo sotto l'aspetto qualitativo e quantitativo.

Voglio ricordare che nell'ultima legislatura la Commissione sul ciclo dei rifiuti ha tenuto 178 sedute, effettuato 31 missioni, audito 460 soggetti e creato un archivio di oltre 60.000 pagine in via di informatizzazione. Sono stati inoltre approvati nove documenti su questioni cruciali come ad esempio il commissariamento per l'emergenza rifiuti, la nozione giuridica del termine rifiuto, l'introduzione nel sistema penale dei delitti contro l'ambiente e il fenomeno criminale delle ecomafie.

La Commissione è servita a portare alla luce le pratiche diffuse di occultamento, trasferimento e smaltimento illecito di rifiuti, mettendo a rischio intere comunità di popolazione e recando gravi danni agli ecosistemi naturali. Sarà dunque necessario mantenere un occhio vigile sulle filiere lungo le quali le materie prime si trasformano, vengono utilizzate, si degradano ed infine vengono restituite alla natura.

C'è ancora tanto da comprendere sui cicli di vita degli elementi impiegati nei processi produttivi e nelle trasformazioni delle materie in merci e nei comuni oggetti della nostra vita quotidiana.

Il dato più inquietante, che è emerso nella passata legislatura dalle audizioni, è costituito dalla presenza di una criminalità sempre più organizzata dei colletti bianchi che realizza grandi profitti senza entrare direttamente nel ciclo, ma intervenendo esclusivamente con il noto fenomeno del giro bolla, un meccanismo che ripulisce i rifiuti solidi urbani, li trasforma da tossici, nocivi e speciali, com'è avvenuto di recente, in ammendante per l'agricoltura.

Altro fenomeno inquietante è rappresentato dal traffico illecito internazionale di rifiuti in cui spesso il nostro Paese è stato luogo di transito o centro operativo per lo smistamento verso il Sud del Paese o verso il Sud del mondo. Sono da ricordare le indagini svolte nella passata legislatura sulle famose carrette del mare, su cui stanno indagando le procure del nostro Paese per verificare se e cosa hanno abbandonato sui fondali dei nostri mari e sui traffici verso i Paesi africani, in particolare verso la Somalia.

Il complesso tema dei rifiuti, con il suo carattere problematico e le intrinseche criticità, impone all'intero Parlamento un supplemento di analisi attraverso l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta anche in questa legislatura. Rispetto al passato sono stati compiuti molti passi in avanti sia sotto il profilo normativo sia per l'introduzione di nuove tecnologie al fine di minimizzare l'impatto dei rifiuti e rafforzare la capacità delle istituzioni nella gestione degli stessi attraverso il potenziamento del recupero e del riciclaggio dei rifiuti, la riduzione della quantità da avviare a smaltimento.

Analogamente molta rilevanza è stata data all'adeguamento del diritto interno a quello comunitario, nonché al problema delle bonifiche strettamente connesso con quello della gestione dei rifiuti; ma a fronte dei risultati raggiunti, permangono innumerevoli e complesse problematiche rese evidenti dalla nettezza dei meri dati statistici che si ricavano dal rapporto redatto nel 2005 da Legambiente in collaborazione con il comando tutela ambiente dei Carabinieri e dal rapporto ecomafie del 2006.

In dieci anni il giro d'affari dello smaltimento illecito dei rifiuti ha raggiunto complessivamente 26,9 miliardi di euro. I reati connessi allo smaltimento dei rifiuti interessano 19 Regioni su 20, coinvolgendo dunque non solo il Mezzogiorno, dove comunque si concentra il 39 per cento dei reati, ma anche il Centro e il Nord del Paese.

Durante il 2005 sono state accertate 4797 infrazioni nel ciclo dei rifiuti con un incremento del 16,6 per cento rispetto al 2004. Dal 31 maggio 2005 al 21 giugno 2006 sono state arrestate per traffico illecito di rifiuti 180 persone; ne sono state denunciate complessivamente 533 e sono state 125 le aziende coinvolte. È ulteriormente cresciuta la quantità dei rifiuti speciali, pericolosi e non, di cui viene stimata la produzione, ma di cui non si conosce formalmente il destino. Si tratta di 18,8 milioni di tonnellate di rifiuti scomparsi, equivalenti ad una montagna con base di tre ettari e un'altezza di 1.880 metri.

A tutto ciò si aggiunga che le Regioni Puglia e Campania sono commissariate da tredici anni, le Regioni Calabria e Sicilia da dieci. A tale proposito, basti ricordare quanto è costata finora la gestione commissariale nella sola Campania in cui complessivamente sono stati spesi oltre 1,3 miliardi di euro.

Nonostante gli ingenti investimenti la Regione Campania continua a vivere uno stato di permanente emergenza da rifiuti, con problemi seri per la salute dei cittadini e con interi territori saccheggiati dalla mano criminale, dai grandi traffici di rifiuti gestiti dalle organizzazioni criminali che hanno sversato ogni genere di veleno nelle campagne, nei laghetti artificiali e nei pozzi. La conseguenza è che in questo momento abbiamo aree agricole di pregio in cui è fatto divieto di emungere acque o territori in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza da diossina .

Di fronte all'assoluta gravità di questi dati appare indispensabile far sì che anche nella legislatura in corso operi un organismo parlamentare in grado di svolgere, per la sua autorevolezza e la sua competenza specifica e per i particolari poteri ad esso conferiti, indagini sul ciclo dei rifiuti e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, di verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte di soggetti pubblici e privati, di verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento rifiuti da parte degli enti locali e relativi sistemi di affidamento e di proporre tutte le soluzioni legislative e amministrative che risultino necessarie.

Nel dettaglio, e mi avvio a concludere, considerando l'articolato del disegno di legge va rilevato innanzitutto che l'articolo 1 istituisce la Commissione d'inchiesta per la durata della legislatura e ne definisce i compiti e i poteri. L'articolo 2 disciplina la composizione della Commissione prevedendo che essa è composta da venti senatori e venti deputati nominati rispettivamente dai Presidenti delle due Camere, nonché la modalità di elezione del Presidente e dei membri dell'Ufficio di presidenza.

L'articolo 3 disciplina le testimonianze davanti alla Commissione, mentre per l'articolo 4, analogamente a quanto appena discusso e approvato nel provvedimento sulla istituzione della Commissione antimafia, se ne proporrà l'abrogazione con una modifica.

L'articolo 5 disciplina l'acquisizione di atti e documenti, l'articolo 6 regolamenta gli obblighi riguardo gli atti e i documenti segreti, l'articolo 7 disciplina l'organizzazione interna della Commissione prevedendo in particolare che l'attività e il funzionamento della Commissione stessa siano disciplinati da un Regolamento interno approvato fin dall'inizio dei lavori.

Va segnalato infine che il comma 6, dell'articolo 7 prevede per le spese per il funzionamento della Commissione un limite massimo di 75.000 euro per il 2006 e di 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi.

In conclusione, voglio auspicare che l'istituzione della Commissione possa essere uno strumento di indagine e di approfondimento, ma nello stesso tempo un utile contributo all'attività legislativa per restringere le maglie delle nostre normative e per rendere più difficile l'azione delle organizzazioni criminali che operano e lucrano nel settore dei rifiuti. (Applausi dai Gruppi RC-SE, IU-Verdi-Com e Ulivo).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Piccioni. Ne ha facoltà.

PICCIONI (FI). Signor Presidente, intervengo per plaudire l'arrivo in Senato del provvedimento che giunge dalla Camera per l'istituzione di questa Commissione parlamentare molto importante, che ha visto nelle due passate legislature un lavoro proficuo, ma che ha bisogno di continuità e questo credo possa essere il momento giusto, nel primo scorcio di legislatura, per l'istituzione di tale Commissione.

Per aderire alla richiesta del Presidente di concludere in tempi brevi questa discussione, consegno il mio discorso affinché rimanga agli atti come intervento in discussione generale per il Gruppo di Forza Italia.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso. La ringraziamo anche per i tempi.

È iscritto a parlare il senatore Cutrufo. Ne ha facoltà.

CUTRUFO (DC-Ind-MA). Signor Presidente, potrei fare altrettanto e consegnare il mio discorso.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

 

CUTRUFO (DC-Ind-MA). Grazie, signor Presidente. Cercherò di utilizzare pochissimi minuti per segnalare che questo tipo di Commissione è sicuramente un'istituzione opportuna anche per creare - ovviamente nel mio intervento questo aspetto è descritto meglio, ma cercherò di riassumerlo - un equilibrio positivo tra protezione dell'ambiente, possibilità per il mercato e protezione dei diritti dei cittadini, sia nel primo ambito (la protezione dell'ambiente, che è il nostro futuro), sia dal punto di vista del mercato, sia proprio dal punto di vista della persona, dei diritti dei singoli.

Qui ho citato qualche esempio che andrebbe approfondito per capire cosa significa strumentale tutela dell'ambiente e danni allo stesso e ai diritti dei cittadini.

Pertanto, questa Commissione può e deve svolgere un ruolo non soltanto di indagine, ma anche di controllo su alcune vicende che coinvolgono autorità preposte al controllo nei singoli enti locali, magari con qualche attivismo di troppo, politicamente parlando.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bulgarelli. Ne ha facoltà.

BULGARELLI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, tenterò anche io di ottimizzare i tempi raccogliendo l'invito che ci è stato rivolto.

Essendo stato chiamato in causa, anche se indirettamente, negli interventi che hanno riguardato la Commissione parlamentare antimafia, per l'aspetto speculare che vi è anche in questa Commissione (ossia gli emendamenti presentati, che io considero di garanzia), forse vale la pena di soffermarsi brevemente sul tema.

Infatti, nel disegno di legge al nostro esame sull'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse sono stati presentati, tra gli altri, dal relatore e da altri senatori tre emendamenti pressoché identici, in base ai quali si intende specificare che la Commissione «in nessun caso può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione». Conseguentemente, si chiede di sopprimere l'articolo 4. Si tratta, quindi, di modifiche speculari a quelle apportate al provvedimento relativo all'istituzione della Commissione parlamentare antimafia.

Per tali modifiche credo sia legittimo consentire di rinviare i provvedimenti alla Camera dei deputati, fermo restando che l'articolo 4 è stato introdotto dall'altro ramo del Parlamento per frenare possibili derive, come quella della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, della quale ho fatto parte nella precedente legislatura; proprio in quella Commissione, ho posto il problema di quelle che consideravo perquisizioni illegittime, soprattutto quelle effettuate presso sedi giornalistiche e le case di alcuni giornalisti, da consulenti e commissari, poi legato anche al tema delle intercettazioni.

Tutto ciò chiaramente mette un po' in crisi quanto viene disciplinato dall'articolo 82 della Costituzione, là dove si stabilisce che la Commissione d'inchiesta «procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria». Credo, però, che dal nostro punto di vista valga la pena di fare chiarezza sulla responsabilità politica, cui mi sono appellato proprio all'interno della Commissione Ilaria Alpi, e sulla responsabilità penale che è bene tenere separate per evitare di confondere i ruoli.

Rimane, però, aperta una questione rispetto a tale passaggio. Passino pure le modifiche proposte per non creare problemi politico-istituzionali, ma a questo punto è necessario - lancio un invito ai colleghi, ma anche alPresidente - che le due Camere si impegnino ad affrontare lo statuto di tutte le Commissioni di inchiesta perché poi nello statuto è prevista anche la possibilità di agire rispetto ad intercettazioni, perquisizioni o quant'altro. Infatti, nella Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, il palliativo fu di introdurre nello statuto un articolo 10-bis per limitare, portando la maggioranza a due terzi, la possibilità, diciamo, dell'irruenza del Presidente (per essere ulteriormente più chiaro).

Vale la pena di sottolineare rapidamente - lo ha già fatto il relatore - l'ottimo lavoro svolto nella precedente legislatura dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ritengo che l'ottimo lavoro sia stato svolto anche per merito del presidente, Paolo Russo, oggi all'opposizione e ieri nella maggioranza, che ha permesso a quella Commissione (di cui io non ho fatto neanche parte) di essere forse la migliore della scorsa legislatura.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Banti. Ne ha facoltà.

BANTI (Ulivo). Signor Presidente, il Documento di programmazione economico-finanziaria che l'Assemblea esaminerà la prossima settimana, a pagina 109, individua opportunamente il tema dei rifiuti e delle bonifiche come uno dei temi prioritari per quanto riguarda il risanamento ed il rilancio economico del Paese. Sempre nello stesso passaggio di pagina 109, il Documento di programmazione economico-finanziaria indica tre punti che poi costituiscono la ragion d'essere dell'iniziativa legislativa di riproporre nella XV legislatura la Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

Anzitutto, il contrasto alle ecomafie, individuate come ipoteca criminale sull'ambiente e aggravio di costi economici e finanziari per l'insieme del Paese; in secondo luogo, la necessità di superare al più presto e con il massimo consenso possibile - finora, ahimè, ciò non è stato consentito - il regime commissariale che interessa ancora cinque Regioni del Paese e che costituisce un peso rilevante rispetto all'opportunità e alla necessità di regolare il ciclo dei rifiuti in maniera moderna e adeguata ai tempi; infine, i ritardi e le lentezze che si registrano nelle bonifiche, anche tenuto conto che oggi sono ben 52 i siti di interesse nazionale coinvolti nell'impegno delle bonifiche a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 426 del 1998 e successive modifiche, ma le attività procedono troppo lentamente.

Ebbene, questi tre punti cardine, che il Governo giustamente indica come oggettivi e legati alla propria attività futura in sede di risanamento del Paese, sono quelli che nella passata legislatura e in quella precedente ha affrontato la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ho avuto l'onore di far parte di quella Commissione nella XIV legislatura, quale deputato, e posso confermare quanto altri colleghi hanno testimoniato in quella sede del modo proficuo con cui si è lavorato, anche se - duole dirlo - non tutte le proposte avanzate unitariamente dalla Commissione bicamerale nella precedente legislatura hanno fatto in tempo o hanno avuto la possibilità di essere recepite dalle Aule parlamentari.

Miriferisco, ad esempio, all'introduzione del reato di delitto ambientale, che credo resti uno degli obiettivi di modifica della legislazione penale (dopo l'avvenuto opportuno inserimento dell'articolo 53-bis) per renderla più adeguata alla necessità di contrastare tutto quanto di criminale e non corretto si verifica in questo settore delicatissimo.

Mi sia consentito, proprio perché sono stato membro della Commissione nella precedente legislatura, diaggiungere un riferimento positivo ad un aspetto che abbiamo rilevato nelle molte missioni compiute in tutte le Regioni d'Italia, e cioè che man mano che passa il tempo e che, purtroppo, le questioni non si risolvono, in settori importanti della pubblica amministrazione - e specificamente della magistratura e delle forze di polizia (e non solo) - assistiamo al manifestarsi di professionalità elevate nel settore. In tutte le procure della Repubblica, o perlomeno in quasi tutte, in particolare in quelle che svolgono anche una funzione distrettuale antimafia, vi sono oggi magistrati specializzati in questa materia, che è molto delicata, anche dal punto di vista della complessità dell'argomento, e che forse dovrà essere semplificata, ma che richiede comunque professionalità che, come ho detto, ci sono e delle quali credo si debba dare atto.

Per concludere il mio rapido intervento, nel rimettermi a quanto già detto dal relatore, sottolineo che la nuova Commissione bicamerale dovrà porsi in continuità con il lavoro precedentemente svolto - così almeno mi auguro - e nello stesso tempo riuscire ad incidere ancor più profondamente utilizzando i propri compiti politici, perché gli anni che abbiamo di fronte segnino veramente una svolta nel sistema generale della gestione dei rifiuti nel nostro Paese e dello svolgimento del lavoro di bonifica. Si tratta di un risultato atteso da tanti cittadini, perché non dobbiamo dimenticare che quando funzionamale il ciclo dei rifiuti e delle bonifiche ci sono sempre cittadini che vengono penalizzati nella salute e questo, dobbiamo dirlo qui in Senato, è inaccettabile per un Paese come il nostro. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

 

SODANO, relatore. Signor Presidente, rinunzio ad intervenire in sede di replica.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

DETTORI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, desidero brevemente intervenire per ribadire che il Governo condivide quanto sostenuto dal relatore ed anche la necessità della rapida approvazione di questo disegno di legge.

Il lavoro di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse è prezioso ed è anche ambizioso, in quanto si collega all'ottimo lavoro già svolto dalla precedente Commissione, per rendere sempre più trasparenti gli atti relativi all'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti. La necessità di cambiamento che investe il nostro Paese ci chiama a rafforzare le capacità istituzionali, per far fronte alle complesse ed illecite attività, ormai, ahimè, presenti in tutto il territorio.

Con il suo lavoro, la Commissione può ispirare i nuovi aspetti normativi del settore, ma soprattutto nuove attività di controllo e repressione dei fenomeni di inquinamento ambientale, a tutela della salute e della qualità della vita. Dal suo lavoro, inoltre, la Commissione può trovare spunti avanzati di adeguamento della giurisprudenza interna con quella comunitaria. Quando Governo e Parlamento svolgono, con larga convergenza, le loro funzioni, i risultati, ne sono sicuro, non tarderanno e saranno positivi.

Il Governo ringrazia tutti i senatori intervenuti per il prezioso contributo fornito e la Commissione per il lavoro svolto. Certamente è questo il modo migliore di affrontare tanti e rilevanti problemi: sono certo che il Paese comprenderà e ci ringrazierà. (Applausi dal Gruppi Ulivo, RC-SE e Misto).

PRESIDENTE. Do lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge: «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo».

Procediamo all'esame degli articoli del disegno di legge n. 768.

Passiamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

SODANO, relatore. Credo che il dibattito fin qui svolto sia da apprezzare. Con l'emendamento 1.100 si propone la soppressione dell'articolo 4 e un'integrazione del comma 3 dell'articolo 1.

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, le ruberò solo un minuto per ricordare che quest'emendamento che, come poc'anzi ricordato dal relatore, integra il comma 3 dell'articolo 1 e sopprime l'articolo 4, riprende la questione già affrontata nella votazione testé effettuata sulla proposta di istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa, ossia riproduce la corretta interpretazione di quell'articolo 82 della Costituzione del quale abbiamo più volte discusso, limitando gli abusi e le abnormità contenute nell'originaria dizione dell'articolo 4.

Infine, signor Presidente, pur non essendo un nostalgico, desidero comunque sottolineare che oggi, rispetto a provvedimenti assolutamente condivisi da maggioranza e opposizione, dobbiamo registrare il fatto che il bicameralismo perfetto ha dimostrato ancora di avere una funzione alta e nobile da svolgere. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

PRESIDENTE. Il restante emendamento si intende illustrato.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

SODANO, relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.

DETTORI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.100. presentato dal relatore, identico agli emendamenti 1.101, presentato dal senatore Manzione, e 1.102, presentato dal senatore Villone.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 1, nel testo emendato.

È approvato.

 

Passiamo all'esame degli articoli successivi.

Metto ai voti l'articolo 2.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 3.

È approvato.

 

L'articolo 4 risulta soppresso dall'approvazione degli emendamenti, tra loro identici, presentati all'articolo 1.

Metto ai voti l'articolo 5.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 6.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 7.

È approvato.

Passiamo alla votazione finale.

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per preannunciare che il Gruppo Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani esprimerà un voto favorevole, e riprendere non solo la valutazione positiva del lavoro svolto dalla Commissione nella passata legislatura, ma anche l'assoluta necessità di riconfermare, nella presente, l'istituzione di un'altra Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

Vorrei soltanto fornire alcuni dati ed alcune cifre, anche sulle attività illecite svolte proprio nel 2005 in materia di ciclo dei rifiuti. Sono 4.797 le infrazioni commesse ed accertate dalle forze dell'ordine, con un incremento del 16,5 per cento; le persone denunciate sono state 5.221; la Regione in cui si è concentrato il maggior numero di illeciti è la Puglia, seguita poi da Campania e Veneto. Ma, ad esempio, è stata rinvenuta ieri, a Roma, una tremenda discarica sotto alcune abitazioni, a testimonianza del fatto che purtroppo non vi è alcun territorio nel nostro Paese che possa considerarsi garantito o esente da questi fenomeni.

I dati che cosa ci confermano? Ci confermano proprio quello che è stato, tra l'altro, l'oggetto del lavoro della Commissione, cioè quanto è stretto il rapporto con la criminalità organizzata, per la quale il traffico illecito di rifiuti, non solo tradizionalmente ma anche in questi ultimi anni, come confermano i dati e come dice anche il dossier di Legambiente presentato qualche giorno fa, è una delle attività più consolidate.

Oltre a questo credo che la Commissione, come giustamente viene ricordato nel testo che stiamo per votare, ha avuto e deve avere un ruolo di monitoraggio sulle funzioni delle amministrazioni pubbliche e sui commissariamenti. Vi è un impegno forte del Governo e di tutta la maggioranza ad arrivare finalmente al superamento della fase commissariale. Sono convinta che la Commissione sia stata preziosa e lo sarà ancora per aiutare il lavoro di monitoraggio e di ritorno alla normalità.

Il business dei rifiuti è fortissimo e vorrei ricordare che proprio riguardo all'ecomafia le recenti stime dicono che, nel corso del 2005, si sono avuti oltre 24 miliardi di fatturato. Quindi stiamo parlando di una cifra di tutto rispetto. Inoltre, analizzando, anche per tipologia, le varie destinazioni che i rifiuti hanno nel nostro Paese, la Commissione ha avuto un ruolo fondamentale di stimolo alla legislazione, vorrei ricordarlo. Inoltre dovrà continuare ad avere lo stesso ruolo, ad esempio, sulla questione della nozione di rifiuto su cui, non a caso, è in atto una procedura di infrazione europea.

Penso anche a quanto è stato e sarà fondamentale, nel corso di questa legislatura, l'introduzione all'interno del nostro codice penale dei reati ambientali. Quindi, il lavoro della Commissione, nel tempo, è considerato fondamentale. Concordo perfettamente sul fatto che alcune modifiche siano state apportate, come il mio collega Bulgarelli ha giustamente spiegato.

Ovviamente non posso che riconfermare il voto favorevole del Gruppo Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani e sottolineare con forza l'importanza fondamentale dell'istituzione di questa Commissione che peraltro ha sempre lavorato, vorrei ricordarlo a maggioranza e opposizione, anche in passato in modo molto sereno, con continuità.

Per questo auspichiamo che anche la prossima Commissione possa continuare questo lavoro importante sinora svolto. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

ASCIUTTI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, vorrei esprimere il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia al disegno di legge per l'istituzione della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

LIOTTA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LIOTTA (RC-SE). Signor Presidente, il Gruppo di Rifondazione Comunista - sinistra europea voterà favorevolmente all'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

In molte Regioni d'Italia la questione dei rifiuti, in questi ultimi anni, ha raggiunto livelli di guardia pericolosissimi che incidono pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini oltre che sulle esigue casse di tantissime famiglie. Le soluzioni praticate spesso hanno eluso la legge e altrettanto spesso hanno permesso alla criminalità organizzata di inserirsi con violenza sia nel settore della raccolta che dello smaltimento, come testimoniano le tante inchieste della magistratura ancora in corso. In alcuni casi anche lo strumento del commissariamento, anziché avviare a soluzione i problemi nella direzione del potenziamento, del riuso, del riciclo e della riduzione del rifiuto, ha praticato l'inaccettabile scorciatoia dell'incenerimento aggredendo il territorio con impianti spesso sovradimensionati, situati in luoghi inidonei sotto il profilo sociale, economico e paesistico.

La raccolta differenziata, da obiettivo primario, è stata relegata ad un ruolo marginale che in qualche Regione non supera pochi punti percentuali, con responsabilità di interi pezzi di pubbliche amministrazioni più sensibili agli immensi interessi dei gruppi industriali del settore dell'incenerimento che alla salute dei cittadini e all'economia di interi territori.

In un quadro così complesso, settori criminali già coinvolti nelle indagini sull'ecomafia delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti nocivi e pericolosi trovano facile gioco ad inserirsi nel business della costruzione e della gestione degli impianti di incenerimento. È necessario che lo Stato intervenga con rigore in un settore che sempre di più sta diventando interesse primario delle mafie e delle organizzazioni criminali. È necessario riavviare quel processo di riordino del settore che, a partire dal decreto legislativo n. 22 del 1997, indirizzava prioritariamente verso le quattro erre: riduzione, riuso, riciclo, raccolta differenziata, assegnando all'incenerimento, che pur non veniva escluso, un ruolo che non può che essere residuale. È necessario riavviare con urgenza tale processo perché il settore, in intere Regioni, è interessato da vicende ancora in fieri, la cui impostazione è necessario correggere celermente, se non si vuole produrre effetti irreversibili sulla salute e sull'economia di interi territori.

Crediamo che sia necessaria un'inversione di tendenza rispetto alle politiche di settore del recente passato e che a ciò possa contribuire l'istituzione della Commissione di cui ci stiamo occupando. Per questi motivi, il nostro voto sarà favorevole. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Misto-IdV).

D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, desidero intervenire per annunciare il voto favorevole del Gruppo UDC a questo provvedimento, con una particolare sottolineatura: mi sembra che nel corso degli ultimi anni tutta la questione dei rifiuti abbia finito per acquisire più una caratteristica di denuncia di aspetti penali che non quella, che a me sta molto a cuore, di parte essenziale per lo sviluppo economico del Paese.

Mi auguro che la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti possa promuovere culturalmente questo sentimento di concorso allo sviluppo economico del Paese molto più di quanto non sia stato fatto negli ultimi tempi, in cui si è tentato di vedere in tutta la raccolta dei rifiuti un aspetto di carattere prevalentemente penale. Mi sembra vi siano delle analogie con la Commissione d'inchiesta antimafia: occorre capire che le due Commissioni d'inchiesta dovrebbero in qualche misura essere più orientate a stabilire criteri di sviluppo del Paese attraverso la lotta alla mafia ed alle organizzazioni similari e di sviluppo del Paese attraverso una razionale utilizzazione dei rifiuti e non attraverso una demonizzazione dei rifiuti, come purtroppo abbiamo visto accadere negli ultimi anni.

Questa Commissione, proprio perché finisce per avere come fine la lotta all'ecomafia, mi dà la sensazione di correre il rischio di essere una Commissione d'inchiesta più di supporto delle azioni penali che non di analisi politica autonoma. Mi auguro che si tratti di analisi politica autonoma tendente allo sviluppo del Paese, in modo tale da concorrere a rimuovere gli ostacoli di ordine culturale che in molte parti d'Italia si registrano ancora nell'accettare strutture di smaltimento rifiuti.

Vi è una sorta di terrore rispetto alla possibile presenza di strutture di smaltimento rifiuti. Occorre rimuovere le ragioni culturali di questo terrore e capire che si tratta di una delle occasioni più importanti di sviluppo economico del Paese. Vorrei, onestamente, non assistere più al fatto che i rifiuti della Regione Campania vengano raccolti per essere mandati in Germania dove vengono prodotti e diventano economicamente utili; vorrei invece che la Regione Campania, che ha bisogno di sviluppo economico, comprendesse che la produzione di rifiuti è parte del suo sviluppo economico e non una vittoria della camorra. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

VIESPOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Gruppo Alleanza Nazionale, sostanziandolo di alcune considerazioni e valutazioni.

La riflessione appena svolta dal senatore D'Onofrio mi consente una sottolineatura che riguarda entrambe le Commissioni e l'inserimento, nei confronti di entrambe, di questa sorta di articolo giacobino che poi il Senato dovrà recuperare, per questo meccanismo riguardante l'impostazione a cui faceva riferimento il senatore D'Onofrio, che ci pone nelle condizioni, rispetto ad una grande questione come quella dei rifiuti, di non avere mai la possibilità di riflettere sulla cultura del rifiuto come risorsa, vedendo il rifiuto come problema ed in alcuni casi addirittura come straordinaria emergenza dal punto di vista ambientale e criminale, come purtroppo continuamente accade.

Lo dico anche perché, signor Presidente, credo che con la votazione sull'istituzione della Commissione antimafia oggi il Senato - come si avvia a fare con la votazione per l'istituzione della Commissione sul ciclo dei rifiuti - abbia dato prova di grande responsabilità e di grande condivisione rispetto ad alcune questioni che vanno oltre la maggioranza e l'opposizione e appartengono al sistema Paese. Proprio questo ci autorizza però ad essere forti e chiari nel denunciare e contrastare non solo le patologie, ma anche le fisiologie che appartengono all'irresponsabilità di istituzioni che vengono meno al loro ruolo e alla loro funzione, perpetuando un'inaccettabile gestione commissariale che rappresenta la fuga dalle responsabilità, la morte della politica come capacità di affrontare e risolvere le questioni che appartengono al Governo, e la vicenda dei rifiuti andrebbe governata.

Oggi giustamente tutti, con grande sentimento e commozione, abbiamo evidenziato che si è parlato della Commissione antimafia proprio nel giorno della commemorazione e del ricordo del sacrificio di Borsellino, della sua scorta e delle tante vittime della criminalità mafiosa; parimenti, non con la stessa drammaticità, per carità, ma non possiamo non evidenziare che parliamo dell'istituzione della Commissione sul ciclo dei rifiuti quando ci sono intere Regioni di questo Paese devastate dai rifiuti: una sorta di vulcano dei rifiuti che ha sostituito l'immagine del vecchio vulcano che pure rappresentava un'idea da superare, di cartolina di certe aree del Paese e del Mezzogiorno oggi vittime di vere e proprie emergenze da questo punto di vista.

Il senatore Sodano, seppure nel recuperato stile e aplomb anglosassone che ormai caratterizza il suo ruolo e la sua funzione di governo, credo conosca più di me queste vicende, avendole denunciate con puntualità e avendo sempre dato un contributo di legalità e anche di onestà intellettuale nel denunciare quanto soprattutto in Campania si verifica.

Per concludere, Presidente, credo che tutti dovremmo auspicare una sorta di rivoluzione della normalità, di ritorno alla responsabilità delle istituzioni e della politica. Non è possibile mettere la gestione dei rifiuti nelle mani dei prefetti, è una fuga dalle responsabilità: bisogna chiudere con le gestioni commissariali. Ha sbagliato il Governo di centro-destra a non farlo, ha sbagliato il Governo di centro-destra a sostituire il Presidente della Regione Campania, quale commissario dei rifiuti, con un ottimo prefetto della Repubblica, lasciando però lo stesso commissario, che chissà perché non voleva più occuparsi dei rifiuti, ad occuparsi dei problemi del sottosuolo e degli altri elementi commissariali.

Bisogna superare questa emergenza, anche dal punto di vista istituzionale. Mi auguro che la Commissione d'inchiesta lo faccia, partendo dalla Campania non per ragioni di contrapposizione politica o di schieramento, ma perché è vergognoso per il Paese ciò che accade in questa Regione. È vergognoso che ci siano città piene di rifiuti e sindaci che non sono più in grado di governare la tutela della salute delle persone. Altrimenti corriamo il rischio di ritrovarci nel prossimo Parlamento a ricominciare da tre con la Commissione di inchiesta sui rifiuti e a non aver affrontato un solo problema di ordine strutturale per concretizzare quella che mi sono permesso di definire la rivoluzione della normalità, cioè la rivoluzione della responsabilità. (Applausi dai Gruppi AN e FI e dai banchi del Governo).

FERRANTE (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRANTE (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo dell'Ulivo voterà a favore di questo disegno di legge. Proverò a spiegare le ragioni di tale voto, a partire da una valutazione dei lavori di verifica delle normative vigenti e di indagine sul rapporto tra organizzazioni criminali e gestione del ciclo dei rifiuti, le cosiddette ecomafie, e più in generale sulle attività illecite collegate al settore dei rifiuti che la Commissione ha svolto nella scorsa legislatura. Le sue missioni sul campo si sono rivelate utilissime e, data la rilevanza del fenomeno e purtroppo la sua presenza diffusa e pervasiva sull'intero territorio nazionale (non solo nelle Regioni meridionali, deve esser chiaro), è necessario che proseguano anche in questa legislatura.

Da tale punto di vista è chiaro che dobbiamo uscire dall'emergenza dei commissariamenti - lo abbiamo sempre detto - però è anche vero che dobbiamo distinguere la gestione ordinaria dei rifiuti che dobbiamo avviarci a fare dalle indagini sul fenomeno criminale vero e proprio, che è oggetto di questa nostra Commissione.

In questi anni molti si sono battuti contro questo fenomeno criminale: magistrati, valorosi esponenti delle forze dell'ordine, semplici cittadini organizzati in associazioni: è stato citato prima l'esempio di Legambiente con i suoi dossier sulla questione rifiuti.

Il panorama che abbiamo di fronte è particolarmente grave. Con l'ultima indagine conclusa appena lo scorso 11 luglio, chiamata "Grande muraglia", coordinata dalla procura di Palmi e condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (NOE) di Reggio Calabria e dall'Ufficio Dogane del porto di Gioia Tauro, sono diventate 60 le indagini che hanno contestato nel nostro Paese l'ex articolo 53-bis del decreto Ronchi (con l'approvazione del codice dell'ambiente, il decreto legislativo n. 152 del 2006, le attività organizzate di traffico illecito di rifiuti sono ormai normate dall'articolo 260).

Le 60 indagini concluse negli ultimi quattro anni e mezzo sono state coordinate da 36 procure, di cui 23 del Centro Nord e 13 del Sud Italia. Negli ultimi dodici mesi se ne sono aggiunte altre otto: di queste, tre sono del Nord-Est (Gorizia, Vicenza e Verona) e cinque del Centro Italia (tre in Toscana, una in Umbria, a Perugia, e una in Abruzzo). Questi numeri confermano il coinvolgimento di tutta Italia: 19 Regioni italiane, con la sola esclusione della Valle d'Aosta.

D'altronde proprio la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura ricordava che: «Dalle audizioni degli organi inquirenti è emerso come nessuna regione d'Italia può considerarsi fuori dalle rotte del traffico illecito di rifiuti, sia urbani che speciali. Se fino a poco tempo fa si diceva, semplicisticamente, che la Campania ed in genere le Regioni meridionali erano le tappe ultime dei traffici illeciti, oggi si può affermare che si è di fronte ad un fenomeno dalle dimensioni nazionali». Questa tesi è confermata dalla Direzione investigativa antimafia quando afferma: «Sono sempre più frequenti le indagini che attestano fattispecie legate all'illecito smaltimento dei rifiuti riscontrate fuori dei confini delle Regioni cosiddette "a rischio", nelle quali sono coinvolti produttori e titolari di impianti di smaltimento, al di fuori di contesti operativi riconducibili al crimine organizzato».

Il quadro numerico sulla gestione dei rifiuti nel nostro Paese diventa sempre più inquietante. Andando ad elaborare i dati riportati nel "Rapporto rifiuti 2005", pubblicato dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) e dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti (ONR), si evidenzia che i rifiuti speciali prodotti in Italia nel 2003 sono stati 100,5 milioni di tonnellate, mentre quelli gestiti, escludendo gli stoccati e messi in riserva, sono stati circa 81,7 milioni di tonnellate, come ricordava anche il relatore. Tra questi due dati c'è una differenza di 18,8 milioni di tonnellate che costituiscono una vera e propria montagna di rifiuti che sfugge alle maglie del controllo e finisce nella ragnatela dei trafficanti di veleni del nostro Paese.

Oltre al lavoro della Commissione d'inchiesta parlamentare, credo che vada ricordato anche il lavoro svolto dal Ministero dell'interno in questi ultimi anni. Nel rapporto "Lo stato della sicurezza in Italia" si afferma: «II traffico di rifiuti pericolosi trattati e smaltiti con sistemi illegali costituisce una vera attività economica lucrosa, ben sviluppata, che produce una pressione ambientale drammatica e l'acquisizione di rilevanti profitti per le organizzazioni criminali».

Infine, credo che nei lavori della nuova Commissione sarà utile affrontare la nuova frontiera del traffico illecito di rifiuti verso l'Est. Anche in questo caso è la Cina il nuovo eldorado dei traffici internazionali illegali di rifiuti. In Italia numerose sono state le inchieste che hanno avuto al centro delle indagini i rifiuti speciali e pericolosi con destinazione Cina. 20.000 tonnellate di rifiuti speciali, illecitamente declassificati con destinazione Hong Kong, sono stati al centro dell'operazione "Marco Polo", condotta dagli uomini del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Napoli. L'enorme quantità di rifiuti provenienti da Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Molise, Puglia e Campania, veniva destinata a fittizi impianti di recupero che, senza aver subito nessun trattamento, per incanto diventava materia prima e, conseguentemente, veniva accompagnata non più dal formulario identificativo del rifiuto, ma da un documento di trasporto.

Per questi motivi, credo che appaia del tutto evidente che il ruolo protagonista che il Parlamento assume con la costituzione di questa Commissione sarà non soltanto utilissimo, ma anche di grande sostegno a tutti quei servitori dello Stato e a quei cittadini che sul territorio, spesso con armi impari, si battono contro camorra, mafia e raffinate organizzazioni criminali che in spregio dell'ambiente e della salute dei cittadini fondano attività illegali, business che valgono miliardi di euro sul ciclo dei rifiuti.

Per questo auspichiamo che il Senato si esprima all'unanimità a favore di questo disegno di legge correggendone, come abbiamo fatto con l'emendamento approvato, l'aspetto relativo alla tutela delle libertà personali, così rendendo il provvedimento più corretto dal punto di vista costituzionale, e lo restituisca alla Camera dei deputati per la sua immediata e sollecita approvazione. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

PRESIDENTE. Metto ai voti il disegno di legge n. 768 nel suo complesso, nel testo emendato, con l'intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad effettuare i coordinamenti che si rendessero necessari.

È approvato.

 

Risultano pertanto assorbiti i disegni di legge nn. 311 e 335. Dunque il Senato approva e, visto quello che si è sentito, direi che prima parte questa Commissione meglio è.


DISEGNO DI LEGGE

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (768)

ARTICOLO 1 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

ART. 1.

Approvato con un emendamento

(Istituzione e compiti della Commissione)

    1. È istituita, per la durata della XV legislatura, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse con il compito di:

        a) svolgere indagini atte a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale;

        b) individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni;

        c) verificare l’attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse;

        d) verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente;

        e) verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento;

        f) proporre le soluzioni legislative e amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l’iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate, anche attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell’ordinamento italiano e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall’Italia.

    2. La Commissione riferisce al Parlamento annualmente con singole relazioni o con relazioni generali e ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei suoi lavori.

    3. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.

EMENDAMENTI

1.100

IL RELATORE

Approvato

Al comma 3 aggiungere, in fine, il seguente periodo: «In nessun caso può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione».

        Conseguentemente, sopprimere l’articolo 4.

1.101

MANZIONE

Id. em. 1.100

Al comma 3 aggiungere, in fine, il seguente periodo: «In nessun caso può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione».

        Conseguentemente, sopprimere l’articolo 4.

1.102

VILLONE

Id. em. 1.100

Al comma 3 aggiungere, in fine, il seguente periodo: «In nessun caso può adottare provvedimenti attinenti la libertà personale e la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione».

        Conseguentemente, sopprimere l’articolo 4.

ARTICOLI DA 2 A 7 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

ART. 2.

Approvato

(Composizione della Commissione)

    1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.

    2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il proprio ufficio di presidenza, costituito dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari.

    3. Per l’elezione del presidente è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Commissione; se nessuno riporta tale maggioranza si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggiore numero di voti. Nel ballottaggio è proclamato eletto colui che ottiene il maggiore numero di voti; in caso di parità di voti è proclamato eletto il più anziano di età.

Art. 3.

Approvato

(Testimonianze)

    1. Per le testimonianze davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.

Art. 4.

Soppresso. Cfr. id. emm. 1.100, 1.101 e 1.102

(Provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti)

    1. La Commissione adotta le deliberazioni aventi ad oggetto i provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti a maggioranza dei due terzi dei componenti, con atto motivato e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

Art. 5.

Approvato

(Acquisizione di atti e documenti)

    1. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. Se l’autorità giudiziaria, per ragioni di natura istruttoria, ritiene di non poter derogare al segreto di cui all’articolo 329 del codice di procedura penale, emette decreto motivato di rigetto. Quando tali ragioni vengono meno, l’autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto.

    2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

    3. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.

Art. 6.

Approvato

(Obbligo del segreto)

    1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all’articolo 5, comma 2.

    2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell’articolo 326 del codice penale.

Art. 7.

Approvato

(Organizzazione interna)

    1. L’attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell’inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.

    2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.

    3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno la Commissione può riunirsi in seduta segreta.

    4. La Commissione può avvalersi dell’opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.

    5. Per l’espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, di intesa tra loro.

    6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 75.000 euro per l’anno 2006 e di 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, con determinazione adottata di intesa tra loro, possono autorizzare annualmente un incremento delle spese di cui al precedente periodo, comunque in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell’inchiesta.

(omissis)


Allegato B

 

Testo integrale dell'intervento del senatore Piccioni nella discussione generale sui disegni di legge nn. 768, 311 e 335

Signor Presidente, colleghi, nella passata legislatura il Parlamento ha dimostrato, con l'approvazione a larga maggioranza della legge n° 399 del 31 ottobre 2001, istitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, una particolare sensibilità per le tematiche ambientali.

Le problematiche e le criticità afferenti al complesso sistema del ciclo dei rifiuti nel territorio nazionale, che avevano portato nella XII legislatura all'istituzione di una Commissione d'inchiesta monocamerale e nella XIII legislatura all'approvazione della legge n. 97 del 10 aprile 1997, istitutiva di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle connesse attività illecite, furono ritenute meritevoli di approfondimento e di analisi dall'intero Parlamento anche nella XIV legislatura, soprattutto in relazione a taluni profili di vera e propria emergenza ambientale nello smaltimento dei rifiuti, tali da produrre ancor oggi, in relazione a specifiche aree regionali, incombenti rischi di gravi pregiudizi all'ambiente ed alla saluterei cittadini.

Se da un lato appaiono apprezzabili l'attenzione e l'impegno mostrati dalle Camere nel promuovere inchieste parlamentari in ordine alle tematiche collegate al ciclo dei rifiuti, tende tuttavia a profilarsi, dato allarmante, la non incoraggiante considerazione che l'istituzione, in tre legislature consecutive, di tre omologhe Commissioni d'inchiesta su tale materia, dimostri l'assoluta difficoltà del tentativo di superare le gravi situazioni di criticità, che spesso assumono caratteristiche macroscopiche ed emergenziali ed alimentano pericolose tensioni sociali, che afferiscono alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani, speciali pericolosi, radioattivi e che trovano causa in una pluralità di problematiche quali 1) le perduranti carenze normative; 2) le inadempienze dei competenti enti e soggetti pubblici o privati; 3) le distorsioni dei sistemi che presiedono alle diverse fasi della raccolta, del trasporto, del trattamento, del recupero, dello smaltimento delle diverse tipologie di rifiuti; 4) l'infiltrazione della criminalità organizzata.

Al fine di affrontare adeguatamente la sfida alla comprensione ed alla conseguente risoluzione delle molteplici questioni esaminate nel corso dei lavori la Commissione ha ritenuto opportuno avvalersi, ai sensi dell'articolo 6 della legge istitutiva, del supporto e delle competenze tecniche di consulenti e collaboratori che hanno fornito un prezioso contributo all'attività d'indagine della Commissione.

Nello svolgimento della propria attività istituzionale la Commissione ha effettuato 31 missioni, di cui 3 all'estero, durante le quali sono state sentite oltre 1000 persone e sono stati svolti sopralluoghi presso siti d'interesse.

La Commissione ha tenuto 178 sedute, nel corso delle quali si è proceduto all'audizione di oltre 460 persone. Sono stati, inoltre, organizzati cinque convegni; il 22 ottobre 2002 a Roma un convegno sul tema «Indagine conoscitiva sulle discariche abusive», in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato; il 1° aprile 2004 a Salerno un convegno sul tema della qualificazione giuridica del termine «rifiuto», in collaborazione con l'università degli studi di Salerno; il 16 luglio 2004 a Venezia un convegno sulle bonifiche dei siti inquinati, in collaborazione con l'università Ca' Foscari di Venezia; il 16 novembre 2004 a Roma un convegno internazionale sulle prospettive nella lotta al traffico illecito di rifiuti in Europa e in Italia ed infine il 1° e 2 dicembre 2005 a Napoli un convegno sull'emergenza rifiuti in Campania.

L'esercizio delle funzioni d'indagine si è calibrato sempre su modalità collaborative nei confronti degli interlocutori; non si è mai ravvisata la necessità di attivare il ricorso ai poteri dell'inchiesta giudiziaria garantiti dalla legge istitutiva. In particolare, allo scopo di conseguire un'esperienza diretta della realtà nelle varie regioni italiane, si è proceduto ad assumere informazioni mediante apposite missioni regionali nel corso delle quali sono stati visitati impianti di diversa tipologia al fine di poter confrontare nel complessivo panorama nazionale i sistemi di gestione del ciclo dei rifiuti che presentano aspetti di eccellenza e quelli caratterizzati, invece da profili di criticità. Altrettanto utili sono risultate le audizioni svolte nel corso delle missioni che hanno consentito di ottenere una adeguata e sintomatica rappresentazione delle concrete difficoltà, presenti in ambito locale, delle metodiche con cui gli enti locali, le amministrazioni competenti, gli imprenditori e i diversi operatori interessati affrontano nei singoli tenitori, ed in presenza di mutevoli condizioni di impiantistica e di condizionamenti della criminalità organizzata, le problematiche comuni all'intero territorio nazionale; dello sforzo dell'autorità giudiziaria e delle forze investigative nel contrastare i comportamenti criminosi in campo ambientale; particolare attenzione è stata altresì dedicata ai contributi forniti dal ricco panorama dell'associazionismo ambientalista, che costituisce senza dubbio un osservatorio privilegiato delle condizioni ambientali di ogni specifica realtà del territorio nazionale.

Al fine di riconoscere l'importanza della istituzione della Commissione, colleghi nella passata legislatura, la Commissione ha approvato nove documenti: nel 18 dicembre 2002 il documento sui commissariamenti per l'emergenza rifiuti; nella seduta del 16 aprile 2003 il documento sull'attuazione della direttiva 2000/53/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai veicoli fuori uso; nella seduta del 4 novembre 2003 la relazione territoriale sulla Calabria; nella seduta del 18 novembre 2003 il secondo documento sui commissariamenti per l'emergenza rifiuti; nella seduta del 1° luglio 2004, il documento sulla nozione giuridica del temine «rifiuto»; nella seduta del 28 luglio 2004 la relazione alle Camere sull'attività svolta; nella seduta del 21 dicembre 2004 il documento sull'introduzione nel sistema penale dei delitti contro l'ambiente e contro il fenomeno criminale dell'ecomafia; nella seduta dell'8 marzo 2005 la relazione territoriale sul Friuli-Venezia Giulia; nella seduta del 21 dicembre 2005 la relazione territoriale sulla Sicilia e nella seduta del 26 gennaio 2006 la relazione territoriale sulla Campania. Tutti questi documenti, una volta approvati dalla Commissione, sono stati trasmessi ai Presidenti delle Camere, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge istitutiva.

Alla luce di tutto quanto è stato fin qui descritto, per il lavoro fatto nelle passate Legislature, ma che purtroppo ha la necessità di continuare, perché buona parte delle problematiche non sono ad oggi risolte accogliamo con grande senso di responsabilità e in senso positivo l'approvazione alla Camera del disegno di legge che oggi noi in Senato ci apprestiamo a convertire in legge.

Ci auguriamo che con questa istituenda Commissione, si riesca a svolgere il lavoro necessario per contribuire a continuare a far luce alle soluzioni sull'intero ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e su eventuali rapporti con la criminalità organizzata, auspicando di arrivare, altresì, a studiare anche innovazioni tecnologiche atte a migliorare la gestione integrata del ciclo dei rifiuti.

Particolare attenzione, come già trattato nella precedente legislatura, sarà l'ulteriore approfondimento per quanto riguarda il problema delle bonifiche, strettamente connesso con quello della gestione dei rifiuti.

Auspichiamo che, così come è stato nella passata legislatura, la Commissione sia composta da parlamentari intenzionati a svolgere il lavoro di Commissione con grande professionalità ed impegno, perché la salvaguardia dell'ambiente è uno dei fattori fondamentali per il bene della nostra salute.

Sen. Piccioni

 

Testo integrale dell'intervento del senatore Cutrufo nella discussione generale sui disegni di legge nn. 768, 311 e 335

La gestione dei rifiuti è diventato un problema di stampo ambientale tangibile ovunque, sia nei Paesi industrializzati e tanto più in quelli in via di sviluppo, che sono spesso oggetto di importazioni illegali di rifiuti e di tecnologie produttive ad alto impatto sanitario ed ambientale. Negli ultimi trent'anni abbiamo assistito ad una crescente e smisurata produzione di rifiuti indice di una società sempre più orientata verso i consumi e verso la modalità "usa e getta" degli articoli di uso quotidiano. Tutto ciò nonostante le indicazioni della Unione Europea, che già nella Comunicazione della Commissione europea del 1996 prevedeva che la prevenzione dei rifiuti e la minimizzazione delle sostanze pericolose dovevano essere i target per una strategia sulla gestione dei rifiuti nella Unione Europea.

È certamente noto a tutti, e non solo agli addetti del settore, che anche in Italia la situazione della gestione dei rifiuti è assai precaria sia con riferimento a quelli urbani che agli speciali ed in particolare ai pericolosi e che la produzione dei rifiuti urbani continua ancora ad essere in aumento.

Sono trascorsi quasi dieci anni dalla promulgazione della legge 22 del 1997 (decreto Ronchi), i cui obiettivi erano la riorganizzazione di questo settore, dove negli anni immediatamente precedenti si era affollata una tale produzione normativa da non rendere più possibile un'interpretazione univoca degli obblighi, delle prescrizioni e dei percorsi amministrativi con grave pregiudizio della regolarità delle operazioni e del principio della libera concorrenza e delle pari opportunità. In questa situazione di confusione e di sostanziale inerzia delle amministrazioni locali, è stato facile in molti casi per la malavita organizzata entrare e lucrare in questo settore, dove il ricorso alla discarica era obbligato a causa della cronica mancanza d'impianti di trattamento idonei al recupero ed alla trasformazione.

La ragione principale dei ritardi accumulati nella realizzazione degli impianti di trattamento è da attribuire alla persistente opposizione della pubblica opinione alla loro installazione per il timore degli effetti indotti sulla salute. I principali impianti imputati di inquinamento ambientale sono stati gli inceneritori, nelle cui emissioni gassose fu riscontrata alla fine degli anni '70 un'apprezzabile presenza di composti molto tossici e cancerogeni come le diossine ed i furani. Dall'incidente di Seveso del 1976 il livello d'attenzione verso questi composti è aumentato considerevolmente, con la conseguente chiusura di numerosi impianti d'incenerimento allora operanti, e la persistente diffidenza dell'opinione pubblica.

La gestione dei rifiuti in Italia si presenta molto vulnerabile per il marcato ricorso alla discarica (le discariche esistenti si vanno rapidamente esaurendo e la realizzazione di nuovi siti incontra forti opposizioni) e per l'insufficienza tecnica della scelta di impianti di selezione per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti (CDR) e di compost, che è stata alla base delle politiche di adeguamento degli impianti già al decreto Ronchi.

Gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani hanno avuto in questi ultimi anni un notevole sviluppo in tutti i Paesi più industrializzati, ma solo negli ultimi anni si nota un interesse anche in Italia. Tale interesse è stato conseguenza della nuova normativa che regolamenta la materia; ma soprattutto conseguenza delle sopravvenute emergenze ambientali che hanno drammaticamente proposto la necessità di risolvere il problema di uno smaltimento rapido, efficiente, sicuro e sistematico dei rifiuti urbani prodotti da insediamenti territoriali a densità abitativa critica attraverso adeguati impianti. Lo sviluppo di questi impianti è stato molto limitato da problemi legati alla gestione politica ed amministrativa dello smaltimento, ma anche dal timore del forte impatto ambientale che essi potevano esercitare su ambienti già compromessi.

Inoltre, rispetto alle reali necessità e potenzialità in Italia una buona parte dei pochi impianti a tecnologia complessa in esercizio non sono adeguati ai più recenti requisiti tecnici. La gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti va immediatamente riportata sotto controllo andando ad operare delle riforme strutturali nei settori di raccolta, trasporto, valorizzazione, recupero di materia e di energia.

Da questa grave situazione di crisi deriva poi un fenomeno collaterale ma non di minor importanza. Si è, infatti, incentivato lo sviluppo di tutta una serie di attività illecite legate allo smaltimento dei rifiuti, le quali hanno avuto, negli ultimi anni, un allarmante sviluppo. È il nuovo volto dell'ecomafia che ai profitti derivati dall'abusivismo edilizio ha affiancato quelli determinati dal traffico illegale di rifiuti. Il preoccupante fenomeno ha il suo epicentro nel Mezzogiorno dove si registra il 40 per cento dei reati contro l'ambiente denunciati. Le Regioni più interessate sono, infatti, la Puglia, la Basilicata, la Sicilia e la Calabria, ma il triste primato di illegalità ambientali, riferite sia al ciclo dei rifiuti sia a quello del cemento, spetta alla Campania. Nell'area vesuviana la Guardia di finanza ha sequestrato un numero impressionante di discariche abusive, anche di grosse dimensioni (una di queste presentava un'estensione di ben 4 km e una profondità di 30 m), utilizzate per smaltire illegalmente sia i rifiuti urbani che quelli tossico nocivi (che richiederebbero, invece, specifici trattamenti, da effettuarsi in adeguati impianti, prima del loro smaltimento). Si tratta, in genere, di discariche illegali realizzate all'interno di ex cave per l'estrazione, altrettanto illegale, di sabbia e inerti. Il meccanismo è quello caratteristico del circuito economico dell'ecomafia: parte dal controllo sul territorio e sulle attività estrattive e conduce alla trasformazione delle cave in discariche per ogni sorta di rifiuti.

Come è chiaramente emerso dai lavori delle precedenti Commissioni d'inchiesta istituite, la criminalità organizzata di stampo camorristico continua ad intervenire in maniera diretta sui traffici illeciti di rifiuti, lucrando notevoli somme di denaro: si tratta di un'affermazione che ha avuto una corale evidenza nel corso delle audizioni della Commissione stessa e che quindi va nuovamente evidenziata in questa sede. Del resto, sono stati anche i collaboratori di giustizia a illustrare alle precedenti Commissioni lo schema di intervento della camorra, nonché una versione storicizzata dei fatti. La criminalità organizzata si pone come terminale del traffico, nel senso che assicura il territorio ove smaltire illecitamente i rifiuti: può fare ciò perché è la camorra stessa a controllare e gestire ogni metro quadro di ampie aree del territorio italiano.

Si tratta evidentemente di una situazione intollerabile, così come è intollerabile che i boss che controllano tali traffici possano continuare a vivere tranquillamente nei loro domini. Si tratta di una dimostrazione di forza criminale contro cui lo Stato deve assolutamente reagire.

A tutto ciò voglio aggiungere l'importanza strategica che assumerebbe, in un Paese come il nostro, poverissimo di materie prime combustibili, la possibilità di poter produrre considerevoli quantità di Combustibile derivato dai rifiuti (CDR conosciuto in Europa come RDF refuse derived fuel) e di compost, soprattutto in un periodo come quello attuale, in cui i costi ingenti del carburante schiacciano la nostra economia. In Italia il termine CDR è stato introdotto con decreto ministeriale 16 gennaio 1995 e poi sostituito, decreto legislativo n. 22 del 1997 e successive modificazioni. Per cui viene classificato come: "combustibile ricavato dai rifiuti urbani mediante trattamento finalizzato all'eliminazione delle sostanze pericolose per la combustione ed a garantire un adeguato potere calorico, e che possieda caratteristiche specificate con apposite norme tecniche".

Una buona ed efficiente gestione dei rifiuti rimedia allo spreco di risorse naturali e di energia, liberando risorse economiche utilizzabili per scopi sociali. Separare, compostare e riciclare i rifiuti è un approccio più sostenibile rispetto a quello dello smaltimento, in quanto riduce gli impatti ambientali e sanitari, diminuisce i costi di gestione e può creare posti di lavoro. I rifiuti che residuano a valle della raccolta differenziata possono poi essere trattati in un impianto MBT (Trattamento Meccanico Biologico), che riduce ulteriormente la quantità e la pericolosità dei rifiuti da conferire infine in una discarica controllata. I programmi di riciclaggio andati a buon fine, seguiti dal trattamento meccanico biologico del rifiuto residuale, in città del Canada e dell'Australia hanno portato a ridurre fino al 70 per cento i rifiuti urbani da conferire in discarica.

Premesso tutto ciò noi intendiamo appoggiare il disegno di legge in discussione dati anche gli ottimi risultati conseguiti con l'istituzione di analoghe Commissioni durante la XII, XIII e XIV legislatura, ed auspichiamo che i risultati conseguiti siano seriamente valutati e considerati dall'attuale Governo, affinché predisponga un'incisiva azione volta a risolvere in maniera definitiva questo dannosissimo problema per il nostro Paese.

Tuttavia si chiede alla Commissione stessa di prestare particolare attenzione ad un fenomeno purtroppo diffuso nel nostro Paese e sui cui noi del Gruppo Dc-Indipendenti-Movimento per le Autonomie vogliamo richiamare l'attenzione. Recentemente il vice ministro Cesare De Piccoli ha manifestato la volontà di chiedere un confronto con il ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio sul problema dei dragaggi dei fondali portuali. Infatti, è stato correttamente individuato il problema e cioè quello della compatibilità tra il traffico portuale ed il rispetto della compatibilità ambientale del trattamento dei fanghi da risulta, in modo da poter ristabilire in tempi brevi un equilibrio tra la tutela dell'ambiente marino e lo sviluppo dei traffici marittimi. Ma i nostri dubbi sorgono relativamente ai "tempi brevi", è su questi che vogliamo attirare l'attenzione della Commissione, affinché approfondisca sulle attività delle autorità competenti che, in alcune situazioni, in nome della tutela ambientale e sulla spinta di vari movimenti ecologisti, sta seriamente mettendo in pericolo la competitività questi porti interessati dal problema. Vorremmo, quindi, portare il concreto esempio del porto di Trapani, che lo scorso anno ha ospitato le prequalificazioni della prestigiosissima American's Cup. Questo evento, che ha dato risalto e slancio all'economia della città, è stato parzialmente danneggiato dal fatto che una piccola parte della banchina non è stata utilizzata poiché sotto sequestro per gli scavi dei presunti fanghi nocivi. La situazione persiste oramai da tempo poiché le autorità competenti non individuano o non indicano le modalità per eliminare questi pericolosi detti fanghi, presenti nella parte di molo in questione, e lasciati in un preoccupante stato di abbandono.

In altre parola chiediamo alla Commissione di occuparsi anche di tutte quelle situazioni che oramai si trascinano nel tempo a causa di intoppi e lungaggini delle autorità competenti, poiché la tutela ambientale deve essere pienamente compatibile con il maggiore interesse dei cittadini e dell'economia del nostro Paese.

Sen. Cutrufo