Allegato A
Seduta n. 106 dell'8/2/2007


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(Sezione 7 - Misure per il risanamento ambientale nel territorio di Gela con riferimento ai carburanti utilizzati nell'impianto petrolchimico Eni-Agip di Gela)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
a Gela, antichissimo insediamento di popolazioni elleniche approdate stabilmente in Sicilia, parte non secondaria di quella civiltà mediterranea generatrice di una cultura che si è irradiata informando di sè la nascita e lo sviluppo di altri popoli e nazioni europee, a Gela, ridotta oggi miseramente ad un esecrabile scempio di brutalità urbanistica che ne ha distrutto l'identità e violato la dignità, tristemente segnata dalla violenza criminale organizzata, devastata, come altre parti delle coste dell'isola, dalle terribili conseguenze, sul piano ambientale e della salubrità dei cittadini, che derivano dall'attività incontrollata degli stabilimenti petrolchimici, ad avviso degli interpellanti, a Gela si uccide con il consenso dello Stato;
l'abominio più orrendo ed esecrabile che uno stato di diritto, moderno e democratico per autodefinizione possa compiere, ovvero la legittimazione di atti che possono provocare la morte delle persone, si è bellamente realizzato, separando il diritto al lavoro dal diritto alla salute, in modo consapevole e determinato, in danno di migliaia di cittadini siciliani, che sono stati in tal modo privati anche del più elementare dei loro diritti civili, quello di essere considerati e tutelati quali cittadini dello Stato aventi gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri;
con il decreto-legge 7 marzo 2002, n. 22, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana n. 57 dell'8 marzo 2002, venivano adottati provvedimenti


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urgenti per l'individuazione della disciplina relativa all'utilizzazione del coke da petrolio (pet coke) negli impianti di combustione;
tali disposizioni normative intervenivano a modificare il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e introducevano la novità di una deroga a tale regime, consentendo l'uso del pet coke nell'ambito del luogo di produzione per alimentare impianti di combustione. Nondimeno, con le nuove disposizioni, il limite delle emissioni inquinanti in atmosfera veniva portato ad un livello pari a cinque volte superiore rispetto a quello previsto per gli inceneritori;
uno degli elementi su cui tecnicamente veniva fondata l'esigenza della novazione normativa consisteva nel fatto che a Gela, negli impianti Eni-Agip, veniva adottata la tecnica più evoluta a disposizione, unico esempio in Italia, che permetteva una combustione ambientalmente sicura di pet coke. Ma tale tecnica, più comunemente intesa come sistema snox, in realtà non risolve adeguatamente il problema della emissione dei metalli, che costituiscono un pericoloso ed insidioso effetto collaterale dell'utilizzo del pet coke;
nella fase di conversione in legge del decreto in parola, il Governo espresse orientamento favorevole rispetto ad un ordine del giorno che, ad onta dell'ampia formulazione e dunque della universale applicazione sul territorio nazionale delle nuove disposizioni, delimitava l'ambito di applicazione delle medesime misure esclusivamente alla realtà industriale del petrolchimico di Gela;
sotto tale profilo, nella sostanza, anche se non nella forma, le disposizioni in parola venivano a costituire una sorta di lex specialis, che però dispiegava strabicamente effetti positivi solo per una delle parti in causa, ovvero l'Eni-Agip, ma non riconosceva granché proprio a coloro che sarebbero stati i «beneficiari ab origine» (od almeno per tali erano stati fatti passare), ovvero i lavoratori dell'impianto, che, in definitiva, non venivano ad acquisire sul piano formale né garanzie in ordine alla stabilità e certezza del posto di lavoro, né forme retributive coerenti con il gravissimo rischio incombente, avendo davanti a se lo spettro terribile di un probabile futuro di malattie tumorali;
dunque, la giustificazione di fondo dell'iniziativa del Governo, che aleggia in tutto il dibattito parlamentare svoltosi nella circostanza, risiedeva nel fatto che, a seguito dell'intervento della magistratura che aveva posto sotto sequestro gli impianti di stoccaggio del pet coke, l'Eni-Agip aveva sospeso l'attività di tutto l'impianto e ne minacciava la chiusura definitivamente, per ragioni di antieconomicità gestionale, provocando, in tal modo, la perdita del posto di lavoro di migliaia di addetti ed un conseguente impoverimento, se non annichilimento, delle attività di indotto che insistono sul territorio e quindi delle condizioni economiche complessive di Gela. A tali eventi, non riuscendo a poter contare su alternative valide (che, comunque, non pervenivano da alcun lato), si opponevano con forza, tutta la cittadinanza, le forze politiche e sociali di ogni colore ed appartenenza ed anche la stessa Regione siciliana, trovando poi sostegno nell'azione del Governo ed in una sorta di variegata maggioranza realizzatasi per l'occorrenza in Parlamento;
orbene, a parte il fatto che, proprio nel 2000, il bilancio d'esercizio dell'Eni-Agip aveva registrato un avanzo netto di 14.000 miliardi delle vecchie lire e, proprio per questo si era avviata la stagione della sua privatizzazione, vi è pure da considerare come in Italia ben sei centrali termoelettriche su sette funzionano a gas e non si riesce a capire perché mai proprio a Gela debba essere denegata tale possibilità. Tutto ciò ovvero individuare altre soluzioni praticabili, come, ad esempio, l'uso delle biomasse;
naturalmente, lo stato di cose descritto si aggrava ogni giorno di più per effetto dei considerevoli danni alla salute che l'immissione in atmosfera delle sostanze nocive sopradescritte, in particolare


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i metalli, con buona pace del sistema snox, provocano e si è costretti a registrare numerose malformazioni ed un altissima percentuale di patologie tumorali, senza contare il contributo non secondario all'implemento dell'effetto serra, con buona pace dei propositi di Barroso in ordine alle misure che vorrebbe adottassero i Paesi membri dell'Unione europea per conseguire una riduzione del 20 per cento delle emissioni inquinanti -:
quali provvedimenti i Ministri interpellati intendano adottare, ciascuno per le competenze di riferimento, in ordine a:
a) intervenire, come proprietà nell'azionariato Eni, al fine di eliminare del tutto l'utilizzazione del pet coke quale elemento combustibile utilizzato per il funzionamento della centrale termoelettrica dell'impianto petrolchimico dell'Eni-Agip di Gela;
b) individuare, nel gas, nella biomassa, od in quant'altro ancora, l'elemento combustibile da utilizzare per l'alimentazione della centrale termoelettrica medesima;
c) abrogare le norme contenute nel decreto-legge 7 marzo 2002, n. 22, e conseguentemente ripristinare la condizione di pari dignità dei cittadini di Gela nei confronti dei cittadini di tutti gli altri comuni italiani;
d) procedere ad un piano di risanamento ambientale, con il concorso di tutti i soggetti, territoriali e non, a ciò interessati.
(2-00333)
«Oliva, Lo Monte, Neri, Rao, Reina, Brugger».
(30 gennaio 2007)