Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 53 del 17/10/2006
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Si riprende la discussione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione presentata.
È iscritto a parlare il deputato Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, in questi minuti sono riunite anche alcune Commissioni che stanno svolgendo attività molto importanti e sono in corso anche votazioni sugli emendamenti al disegno di legge finanziaria. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, in modo da evitarne l'illustrazione.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli, che illustrerà anche la mozione Alemanno n. 1-00020, di cui è cofirmatario. Ho consentito all'onorevole Adenti di parlare per primo perché aveva già anticipato la sua intenzione di consegnare alla Presidenza il testo integrale del suo intervento, onde poter raggiungere la Commissione.
Prego, onorevole Rampelli, ha facoltà di parlare.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, è del tutto evidente che la richiesta di una riflessione in ordine alla opportunità di procedere alla discussione sulle linee generali della mozione Alemanno n. 1-00020 non aveva intenti dilatori. Sarebbe assolutamente pleonastico confermarlo. Era un tentativo di sottolineare un evento importante. Tra l'altro, le agenzie di stampa inviano in continuazione aggiornamenti che sono tutt'altro che gradevoli. Il numero di feriti è arrivato a 140 e ci sono 6 «codici rossi».


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Parliamo, comunque, di una manifestazione particolarmente rilevante, in ordine alla quale in questi mesi è stata costruita una convergenza positiva da parte di tutte le forze politiche. Siamo riusciti anche ad accantonare qualche polemica di troppo che si era registrata prima delle elezioni politiche.
Dunque, abbiamo costruito tutti i tasselli di un mosaico, ponendo dalla stessa parte del campo buona parte del Parlamento. Nei giorni scorsi, ho letto sulle agenzie qualche voce distonica, ma nel complesso si registra disponibilità da parte di tutti; in particolare, mi preme ricordare la posizione del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ha aperto un'importante collaborazione con il sindaco di Roma, al fine di suggellare la presenza di due grandi città, di due aree geografiche.
L'Italia, del resto, ha una conformazione particolarmente fortunata, che può costituire un virtuosismo; è proiettata sul Mediterraneo, ha Roma che ne costituisce il baricentro e Milano che rappresenta la capitale del business.
Occorre lavorare al fine di creare sinergia e collaborazione per diversificare anche i grandi eventi che possono essere ospitati nel nostro paese. In particolare, in occasione della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016, abbiamo potuto constatare, in un primo momento, una candidatura uguale e contrapposta da parte di Milano e, in un secondo momento, una richiesta da parte di Milano - nel caso di risultato negativo per il 2016 - per la candidatura olimpica del 2020. E, più di recente, vi è stata la candidatura di Milano per l'Expo, che ritengo possa essere ugualmente sostenuta da tutte le forze politiche e dal Governo italiano.
Anche in ordine alla controversia emersa tra gli aeroporti milanesi e quello romano di Fiumicino riteniamo sussista una totale compatibilità tra gli stessi, con la possibilità di far confluire investimenti ugualmente distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, l'iniziativa della candidatura di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 parte, a nostro giudizio, con un consenso importante che, tuttavia, difficilmente sconfiggerà candidature molto autorevoli che già hanno creato intorno a sé alleanze importanti.
Quindi, occorrerà svolgere un lungo e paziente lavoro il cui risultato sarà sancito dal CIO nel 2009. Confermo, comunque, che il lavoro di preparazione del terreno è stato importante, aiutato anche dal grande successo mediatico, oltre che sportivo, delle Olimpiadi invernali svoltesi a Torino quest'anno e dalla possibilità di ospitare i campionati mondiali di nuoto a Roma nel 2009.
Accanto a questo avvenimento ce ne sono altri importanti, come le finali della Champion's League o i campionati del mondo di pallavolo. Sono previsti eventi che rischiano di rappresentare, in senso positivo, un vero e proprio trampolino di lancio per far decollare una candidatura che, invece, si presenta come problematica per le ragioni precedentemente esposte, ossia, in modo particolare, per la importantissima concorrenza sul piano internazionale e per la concomitante celebrazione, nel 2012, delle Olimpiadi nel continente europeo, a Londra.
Quindi, abbiamo la possibilità di invertire un pronostico che non ci vede favorevoli, pur con questi elementi positivi, che possono avere una ricaduta sociale e strategica: in ogni circostanza in cui le Olimpiadi si sono celebrate sono state gestite positivamente.
Certo, non c'è stato un risultato positivo per quel che riguarda le federazioni, piuttosto che lo sport di vertice. C'è stato un risultato positivo, però, in termini di conquiste nel senso della modernizzazione delle città ospitanti, di vere e proprie rivoluzioni urbanistiche, di una attenzione rivolta alle problematiche sociali, come l'abbattimento delle barriere architettoniche e la possibilità per i diversamente abili di svolgere attività sportiva. L'abbinamento con le Paraolimpiadi è stata un'altra conquista importante, che ci dà la misura delle prospettive intorno alle quali far lievitare questa proposta.
Con le buone intenzioni non si va lontano. Quello che si era potuto fare, dal


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punto di vista politico, in parte, è stato fatto dal consiglio comunale di Roma, che già si è fatto promotore di una mozione, approvata all'unanimità. Quindi, già c'è una condizione diversa rispetto alla candidatura avanzata da Roma per le Olimpiadi del 2004, che non partì con l'unanimità dei consensi, perché alcuni settori della sinistra radicale - se la memoria non mi tradisce - non provavano un grande coinvolgimento rispetto a tale argomento. Oggi, invece, l'intero spettro della società, non solo politica, si sente coinvolto in questo sprint.
Nel 2004, probabilmente, altri agenti e altri fattori sono entrati in campo. Il gossip è stato notevole. Ci sono state tante indiscrezioni e si è vociferato molto. Non è fonte autorevole e codificata del Parlamento e del Governo - ci mancherebbe altro - ma si è saputo, dalle chiacchiere di salotto, che alcuni poteri forti avrebbero tramato, se non per penalizzare la candidatura di Roma per il 2004, almeno per tentare di tenere i piedi in più staffe, mantenendo una parte anche nel gioco che avrebbe poi favorito, nel rash finale, la candidatura di Atene. È stata proprio Atene, infatti, che, al fotofinish ha battuto la candidatura di Roma per il 2004, cui è seguito un corollario di manifestazioni, di opinioni importanti e di editoriali ospitati in testate giornalistiche che, fino a prova contraria, rappresentano almeno il vertice di una parte importante e trainante dell'industria italiana. Ci sono state delle manovre, probabilmente del tutto spontanee, che non hanno favorito, anzi, hanno finito per danneggiare la candidatura di Roma 2004, avvantaggiando, più o meno consapevolmente, altre candidature per altre Olimpiadi.
Da questo punto di vista, non credo, sinceramente, alle suggestioni, alle ricostruzioni appena accennate, che abbiamo letto sui giornali e sulle riviste per tanto tempo.
Non volendo dare credito a tutto ciò che di negativo si è agitato in questa materia, sarebbe importante simbolicamente che proprio la città di Torino, che ha ospitato i giochi olimpici invernali con grande successo e grande capacità, grande managerialità e professionalità e con grande riscontro di pubblico, possa spendere una parola in favore di Roma 2016. Dico ciò proprio per spazzare il campo da ogni possibile interpretazione malevola di quegli avvenimenti.
Nel passato più recente, Roma è stata capace di ospitare eventi di portata mondiale e di garantire una collaborazione perfetta con il Governo nazionale, la protezione civile, il Campidoglio e la sua amministrazione. Alleanza Nazionale, in modo particolare, rappresenta l'opposizione in seno al comune di Roma e sono state mosse critiche costruttive in ordine ad alcuni investimenti e scelte urbanistiche che, a nostro giudizio, non sono state particolarmente positive e non hanno influito sui cittadini romani ed italiani in modo importante come, invece, è avvenuto in occasione di altri avvenimenti ospitati dalle capitali del mondo. Sappiamo che a Sidney, ad esempio, le Olimpiadi hanno registrato una ricaduta particolarmente positiva, con un incremento del prodotto interno lordo apprezzabile e con un incremento del 10 per cento dell'occupazione, che si è stabilizzata anche successivamente alla celebrazione dei giochi olimpici; così come si narra, in ogni latitudine del mondo, della rivoluzione urbanistica che ha accompagnato i giochi olimpici di Barcellona.
Pensiamo che, quando si interviene mettendo in campo risorse finanziarie e impegni politici di tanto rilievo - ci auguriamo che il Parlamento sancisca questo passaggio e che il Governo sostenga finanziariamente in maniera adeguata tale scelta -, si debba comunque pensare a lasciare un segno.
Parliamo di grandi città, del loro futuro, delle popolazioni, degli ospiti e di coloro che vi lavorano. Sono cittadini del mondo e non possiamo ritagliare una sorta di giudizio di tipo campanilistico, pensando che le Olimpiadi di Torino, di Barcellona, di Atene, di Los Angeles, di Atlanta o di Roma debbano avere una ricaduta di tipo locale. In epoca di globalizzazione,


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saremmo dei folli a ritenere che eventi così importanti possano confinarsi nel perimetro di un comune.
Proprio in questa ottica, a mio giudizio, dobbiamo tentare di lanciare un segnale di inversione di rotta attraverso quest'Assemblea (non so se la mozione verrà posta in votazione domani o se si deciderà di far slittare il voto di qualche settimana), impegnando tutte le forze politiche, nessuna esclusa. E mi riferisco anche a forze politiche di tipo «regionalistico», anche se, in realtà, non esistono forze politiche a vocazione regionale. Sappiamo, infatti, che i colleghi della Lega Nord hanno avviato alleanze importanti con altrettanti movimenti civici e che, ormai, anche la Lega Nord ha una sua vocazione nazionale.
Ritengo, quindi, sia un'occasione irripetibile quella di dimostrare da parte di ciascuno che si può lavorare, da questo punto di vista, senza essere prigionieri di vecchie logiche medievali, ma con la capacità di approfittare delle opportunità della rete, facendo un gioco di squadra, per mettere ogni città ed ogni zona della nostra nazione nelle condizioni di esprimere il meglio, di costruire obiettivi conformi per sé, per l'intera nazione e, magari, per quella cultura occidentale europea che ci contraddistingue e che, a causa di esigenze di «cassetta», di tipo mediatico o di tipo propagandistico, troppo spesso dimentichiamo.
Quando sarà il momento, nei luoghi preposti, avanzeremo proposte precipue di tipo logistico, organizzativo, urbanistico. È un dibattito che rimbalzerà nella sede del consiglio comunale di Roma, piuttosto che nel consiglio provinciale o nella regione Lazio.
Però va da sé - è un punto che desidero sottolineare in maniera particolare - che la possibilità di mettere a frutto risorse finanziarie ingenti e straordinarie consentirà anche di compiere un'analisi sistematica sui tessuti urbani e su una loro possibile riforma. Si tratta, infatti, di porsi interrogativi in ordine a progetti di riqualificazione e di sviluppo sostenibile, e ciò non vale solamente per le città che ospiteranno eventi più o meno grandi.
La capitale d'Italia è fatalmente destinata, per ragioni che non sfuggiranno ad alcuno, ad ospitare gli eventi di maggiore visibilità, tuttavia ciò non significa nulla. Infatti, si può costruire una candidatura di qualsiasi ordine e grado - come quella di Milano per l'Expo del 2015 - fornendo, comunque, spunti di riflessione agli enti locali, in modo particolare alle grandi aree metropolitane, al fine di indurli ad accettare la sfida della modernità.
Vorrei evidenziare che, in tutto il mondo, vediamo grandi città espandersi a macchia d'olio, fino a raggiungere numeri esorbitanti ed impressionanti, che mettono i brividi alla schiena. Infatti, siamo ormai in presenza di grandi ed incommensurabili città, che contano decine di milioni di abitanti. Finora non siamo caduti in questa «trappola», anche se la vita nelle nostre città è difficile da sostenere. Vi sono progetti in ordine ad un futuro governo dei processi urbanistici, ma spesso risultano contraddittori tra loro.
Vorrei osservare che, forse, ci siamo ancora salvati perché la natura degli insediamenti urbani sul nostro territorio è tipicamente medioevale. Vi sono, infatti, numerose piccole realtà, costituite da poche migliaia di abitanti, che fatalmente diventano le città satellite di Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo.
Se potessimo potenziare tali satelliti, anziché inventarne di sana pianta - come fanno coloro i quali, oltreoceano, non hanno questa fortuna e devono costruire artificiosamente i loro presidi periferici e le loro città policentriche -, non arrecheremmo alcun danno al territorio, e magari riusciremmo a coniugare le grandi opportunità di cui parlavo con le sfide della modernità. Si tratta, in altri termini, di far sì che le analisi relative ad un grande evento (non importa se celebrato a Roma piuttosto che a Milano) siano valide ad ogni latitudine geografica e che si possa garantire, sulla base di esse, una qualità della vita migliore per tutti gli italiani.
Vorrei concludere sottolineando in modo particolare, signor Presidente, colleghi e ministro Melandri, il lavoro svolto dall'opposizione, vale a dire dal gruppo di


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Alleanza Nazionale e dall'intero centrodestra. Si tratta di un attività preparatoria che è servita a far comprendere che esistono terreni comuni di confronto, rispetto ai quali le proposte costruttive possono anticipare ogni ragione di contrasto.
A tale riguardo, vorrei ricordare che, poche settimane fa, proprio alla Camera dei deputati abbiamo tenuto una conferenza stampa che oggi, in termini politologici, si definirebbe bipartisan. Per tradurla nel linguaggio corrente, c'erano tutti, e si è trattato di una manifestazione di grande civiltà. In tale sede, abbiamo offerto un contributo, che ritengo strategico, in ordine a quello che potrà e dovrà essere il futuro dibattito tra i poli, tra le coalizioni e tra i partiti in questa Assemblea.
Non sta scritto da nessuna parte, infatti, che si debba pregiudizialmente essere contrari ad un altro schieramento. Talvolta, vi sono sistemi di valori e concezioni del mondo diametralmente opposti e quindi ci si trova, fatalmente, su parti della barricata contrapposte tra loro; tuttavia, ci pregiamo - come facciamo sempre, e riteniamo di essere, sotto questo punto di vista, adamantini, lineari, trasparenti e coerenti - di esserci sempre sforzati di manifestare, nel migliore dei modi e nella maniera più chiara possibile, la capacità di mettere comunque al centro del nostro agire politico la tutela degli interessi generali.
Crediamo, pertanto, che la celebrazione delle Olimpiadi del 2016 nella capitale d'Italia rappresenti, evidentemente, un evento di interesse generale. Essa va in favore del popolo italiano in quanto tale e vorrei rilevare, in particolare, che non andrà a beneficio dei poteri forti e dei «soliti noti», ma distribuirà benessere. Infatti, gli investimenti che verranno effettuati agevoleranno, comunque, tutti gli italiani che avranno a che fare con la capitale d'Italia, nonché tutte le realtà del mondo che interagiranno con le nostre grandi città.
Ci sarebbe piaciuto - permettetemi, dopo queste sviolinate, una nota polemica - che, nei cinque anni di Governo di centrodestra, si fosse tenuto un analogo atteggiamento da parte del centrosinistra. Le culture politiche sono diverse, anche perché si compongono di diversi atteggiamenti strategici e tattici.
Questa piccola polemica non vuole distruggere nulla di quanto affermato e costruito fino ad ora. È solo uno stimolo a pensare davvero che su alcuni argomenti ci si debba sforzare di mettere da parte la logica propagandistica: non bisogna rincorrere le folle, ma assumersi responsabilità di fronte al popolo italiano!

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, le vorrei sottoporre una questione relativamente alla convocazione della II Commissione giustizia cui ho appena partecipato: ai sensi dell'articolo 30, comma 5, del nostro regolamento, salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea. In relazione alle esigenze dei lavori di questa, il Presidente della Camera può sempre revocare le convocazioni delle Commissioni.
Mi segua Presidente: so che solerti funzionari le stanno illustrando la decisione della Giunta per il regolamento del 4 ottobre ultimo soccorso, ma quest'ultima non tiene conto della previsione di cui all'articolo 119, comma 6, del regolamento che risulta del seguente tenore: «La programmazione dei lavori dell'Assemblea e delle Commissioni nel corso della sessione di bilancio è finalizzata a consentire la conclusione dell'esame dei disegni di legge, di cui al comma 1 nei termini stabiliti, evitando, di norma, la contemporaneità tra sedute delle Commissioni e seduta dell'Assemblea».
Vorrei sapere se lei ha autorizzato espressamente, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, del regolamento, la convocazione della II Commissione giustizia contemporaneamente alla seduta dell'Assemblea. Vi sono argomenti all'ordine del


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giorno della stessa molto importanti e sono presenti autorevoli rappresentanti del Governo.
Queste mie considerazioni non sono di natura politica, in termini di maggioranza e di opposizione, perché le stesse argomentazioni sono state sostenute da autorevoli rappresentanti della Rosa nel Pugno, dell'UDC, di Forza Italia e modestamente dal sottoscritto.
Il presidente della II Commissione mi ha richiamato, con il garbo che gli è consueto, dicendo che solo il Presidente della Camera può sconvocare la Commissione - ed è corretto - ed è il motivo per il quale mi permetto, con umiltà ma con fermezza, di chiederle di rendere possibile che a questa seduta dell'Assemblea possano partecipare i rappresentanti della II Commissione.
Sottolineo che siamo disponibili (abbiamo manifestato la massima disponibilità al riguardo) a partecipare ai lavori della Commissione al termine dei lavori dell'Assemblea, anche in seduta notturna, quando sarà possibile.
Non sta a noi convocare i lavori della Commissione, ma non sta a noi convocare i lavori della Commissione nello stesso momento in cui si tengono i lavori dell'Assemblea. La prego di porre fine a questa discrasia.

PRESIDENTE. Lei sa che l'organizzazione dei lavori tra Assemblea e Commissioni è oggetto di discussione decennale. In alcuni Parlamenti, in particolare in quello europeo, come lei sa, c'è una separazione netta, nel senso che nella settimana in cui è prevista la convocazione dell'Assemblea non sono previste le convocazioni delle Commissioni e viceversa. In molti altri Parlamenti c'è questo tipo di organizzazione dei lavori, assolutamente distinta.
Noi abbiamo scelto un'altra modalità di organizzazione dei lavori, e non solo in questa legislatura. Da tempo, da sempre, il nostro regolamento ha fatto una scelta diversa. Si può sempre eccepire questa scelta, si può sempre rivedere il regolamento, si può sempre sollevare la questione nelle sedi proprie; tuttavia, in questo caso noi abbiamo un regolamento che consente di organizzare i lavori, per così dire, nelle stesse giornate, cercando di evitare la contemporaneità. La prassi, ormai consolidata, è che, quando non è assolutamente previsto che nelle sedute dell'Assemblea si tengano votazioni, si consente alle Commissioni di lavorare contestualmente. Questa è la prassi, anche per evitare una paralisi dei lavori del Parlamento; diversamente, se davvero pretendessimo di sospendere i lavori delle Commissioni anche durante le riunioni dell'Assemblea in cui non sono previste votazioni, evidentemente il rischio di paralisi dell'attività del Parlamento sarebbe molto grave.
Questa è la ragione per cui la Giunta per il regolamento, come lei ha ricordato, recentemente, in particolare nell'ottobre scorso, ha confermato la correttezza di questa prassi. Mi spiace dunque di non poter accogliere il suo garbato invito e la sua sollecitazione, che peraltro capisco, perché quella che stiamo svolgendo è una discussione interessante; peraltro, si tratta di una discussione sulle linee generali, i cui interventi sono già programmati da parte dei colleghi, che evidentemente hanno ritenuto di non avere contestuali impegni in Commissione.
Per queste ragioni, non mi sento di aderire al suo invito, proprio perché il rischio sarebbe non solo quello di contraddire una prassi, ma anche di introdurre una modalità organizzativa dei nostri lavori senza nessuna possibilità di previsione e di governo. Quindi, visto che l'Assemblea è convocata per una discussione sulle linee generali, senza la previsione che si tengano votazioni, non intendo revocare l'autorizzazione, che si intende automaticamente concessa ai sensi dell'articolo 30, per prassi consolidata.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente...!

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, lei mi ha fatto una domanda, io le ho risposto. A questo punto, siccome lei ha rimesso a me la decisione, la decisione è quella che le ho appena comunicato. La pregherei pertanto di prendere atto della decisione della Presidenza.


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GIUSEPPE CONSOLO. Le chiedo di parlare solo un secondo, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, in via del tutto eccezionale.

GIUSEPPE CONSOLO. La ringrazio, signor Presidente, e sarò realmente telegrafico. Non ho avuto risposta alla mia domanda sul comma sesto dell'articolo 119 del regolamento, che prevede di evitare la contemporaneità delle sedute in caso di sessione di bilancio. Inoltre, Presidente Castagnetti, mi permetto di ricordarle, sommessamente, che proprio durante la sua Presidenza ci sono state delle deroghe, che lei eccezionalmente ha concesso proprio alcuni giorni or sono. Quindi, la regola è fatta anche per l'eccezione.
Tuttavia, l'articolo 119 del regolamento parla chiaro e non è l'ipotesi prevista dalla decisione della Giunta per il regolamento di cui al 4 ottobre ultimo scorso.

PRESIDENTE. La mia interpretazione, onorevole Consolo, è che il contenuto dell'articolo 119, a cui lei ha fatto riferimento, è assorbito dalla prassi consolidata a cui mi sono riferito prima. Questa è la ragione per cui sono molto amareggiato di non poter accogliere il suo invito, a maggior ragione per la cortesia con cui lei lo ha proposto.
È iscritto a parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io vorrei cogliere questa occasione per manifestare il più vivo cordoglio e la vicinanza ai familiari della vittima e ai feriti dell'incidente di Roma.
Vorrei anche esprimere il più vivo apprezzamento per le forze dell'ordine, i vigili del fuoco, il personale sanitario, per le pronte operazioni di soccorso e di aiuto ai passeggeri e ai feriti e per il forte senso civico dei cittadini che hanno consentito di intervenire in breve tempo.
In ordine alla mozione ampiamente illustrata dal collega Rampelli, anche io convengo che si tratta di un risultato positivo e straordinario, di una convergenza mai avvenuta prima tra gli schieramenti politici della città di Roma. Infatti, la sfida per portare a Roma i giochi olimpici del 2016 ha visto coinvolte, per la prima volta, in un coro unanime, le forze politiche di maggioranza e di opposizione, per un obiettivo alto, comune e nobile: una sfida difficile per la quale, insieme alla volontà del Parlamento e delle amministrazioni locali capitoline, ci deve essere un'assunzione di responsabilità da parte del Governo.
Com'è stato richiamato da alcuni promotori di questa mozione, tale impegno è un atto di civiltà che fa recuperare a Roma, a distanza di quarant'anni, una centralità rispetto alle dinamiche nazionali. Solamente se tutto il paese e tutte le componenti politiche, economiche e sociali lavoreranno con concretezza e convinzione, come richiamato dal sindaco Veltroni, Roma potrà partecipare, alla pari di altre forti candidature internazionali. Per la capitale si tratta di un forte investimento per il futuro, dall'urbanistica ai trasporti, certi del fatto che non partiamo da zero. Roma è pronta; ha saputo dimostrare, negli ultimi anni e, da ultimo, con l'organizzazione della prima festa internazionale del cinema, di saper ben preparare i grandi eventi internazionali, quelli civili, ma anche quelli religiosi. Ricordo ancora il grande giubileo del 2000 che ha visto Roma, ma anche la regione Lazio e l'amministrazione statale centrale, misurarsi nell'organizzazione di un evento senza eguali negli ultimi decenni nelle altre capitali europee.
Esiste nella capitale una costante e ben collaudata sinergia tra gli attori dei processi politici, economici e sociali, che, in uno slancio perenne verso l'innovazione e la crescita, fanno della vivacità e della creatività tipiche di una metropoli gli ingredienti veri per l'affermazione di Roma quale laboratorio di risorse materiali ed immateriali.
Veniamo ora alle scadenze e alle tappe del percorso di assegnazione dei giochi olimpici del 2016 (che ha ricordato l'onorevole Rampelli).


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La XXXI edizione sarà unica, innanzitutto, per l'elevato numero di partecipanti alle selezioni (sono, infatti, diciassette le rivali di Roma). Il Comitato olimpico internazionale inizierà la valutazione dei dossier di candidatura nel luglio 2007 e dopo l'attentissima disamina dei pre-dossier, nel novembre 2008, chiederà alle quattro, cinque più valide candidate di consegnare i dossier finali.
La decisione finale del Comitato olimpico internazionale sarà comunicata nel luglio 2009. Ogni singolo comitato olimpico nazionale ha il compito di valutare i dossier delle città candidate nel rispettivo paese. Successivamente, viene scelta la candidatura nazionale sulla base di precisi ed omogenei criteri indicati dal Comitato internazionale.
Il nostro comitato olimpico ha costituito il 9 settembre 2005 una specifica commissione che si è vista assegnare il compito di valutare tecnicamente le proposte di candidatura italiana.
In data 9 gennaio 2006, l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Berlusconi, scrive una lettera al presidente del CONI Petrucci. Nella missiva viene espresso il rispetto per quel principio di leale collaborazione che ha sempre informato i rapporti tra CONI e Governo, senza mai mettere in discussione il valore dell'autonomia dello sport.
Conseguentemente, viene ribadita l'esigenza, da parte del Governo, di conoscere e valutare, con sufficiente anticipo e indipendentemente dalla città che sarà prescelta, tutti i problemi connessi allo svolgimento dei giochi, a cominciare da quelli economici. Tale procedura - viene ricordato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - fu già adottata in occasione di Roma 2004. Pertanto, si delinea l'ipotesi che possa essere la città di Roma a rappresentare l'Italia nella selezione tra le diciotto città candidate. Il sindaco di Roma ha avanzato la richiesta di un consenso sulla candidatura di Roma ai giochi olimpici del 2016 quanto più ampio possibile tra le forze politiche locali e nazionali di maggioranza e di opposizione.
Tale presupposto si è realizzato a livello locale con la votazione all'unanimità, il 14 settembre, nel consiglio comunale di Roma, di una mozione che impegna il sindaco stesso a porre in atto tutte le iniziative a livello locale e nazionale per un pieno sostegno politico, economico e sociale alla candidatura di Roma per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2016, verificando la concreta disponibilità del Governo allo stanziamento dei fondi necessari. Le forze politiche romane sono quindi convenute ad un accordo bipartisan, così come richiesto dal sindaco Veltroni, per verificare che la candidatura di Roma nell'organizzazione dei giochi del 2016 sia condivisa, competitiva e forte, e che essa sia il risultato di una convergenza politica che - sotto una qualificata cabina di regia istituzionale, espressione di un consenso unanime, ed attraverso l'apporto delle eccellenze che la città di Roma e il nostro paese esprimono nei vari settori strategici - garantisca alla candidatura la necessaria competitività nel confronto internazionale.
Roma, dal punto di vista infrastrutturale, parte avvantaggiata per la presenza di 22 impianti sportivi già pronti dei circa 40 necessari ad uno sforzo organizzativo olimpionico. Tali strutture saranno affiancate da quelle che la città avrà a disposizione al termine dei mondiali di nuoto e di pallavolo, che si terranno, come ricordava Fabio Rampelli, rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Per quanto riguarda la «scrematura» delle candidature ai giochi, il Comitato olimpico internazionale avrà come discriminante la presenza di garanzie finanziarie per coprire le spese. Tali garanzie devono essere date in modo esplicito e certo dal Governo, che dovrà assumersi l'impegno nei confronti del Comitato internazionale a sostenere un'ingente spesa, che, secondo le previsioni, potrebbe superare i 15 miliardi di euro.
Nel dossier predisposto dal comune di Roma sono previsti circa 40 milioni di euro per la fase istruttoria della candidatura e per la candidatura vera e propria, parte dei quali di natura pubblica, mentre servirebbero 420 milioni di euro per gli


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investimenti da destinare all'impiantistica sportiva. L'eventuale comitato organizzatore dei giochi, inoltre, avrebbe a disposizione un budget di oltre 2,3 miliardi di euro, dei quali oltre il 60 per cento derivante dalle attività di marketing del comitato stesso e da contributi delle istituzioni. Chiediamo quindi al Governo di fare la propria parte, sicuri di trovare risposta ai malumori che si avvertono ancora verso Roma. Tali malumori sono stati talvolta esasperati negli ultimi anni a causa di un'esaltazione eccessiva delle autonomie, di un federalismo che, se si vuole che sia davvero virtuoso, deve necessariamente avere nella capitale un simbolo dell'unità della nazione.
La Camera impegna, quindi, il Governo ad assumere ogni possibile ed immediata iniziativa per far sì che la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici del 2016 sia condivisa, sostenibile, utile e competitiva. Inoltre, si impegna il Governo ad assicurare alla candidatura di Roma tutti i supporti finanziari e tutte le garanzie generali richiamate anche dalla lettera del Governo del 9 gennaio 2006, fornendo così al CONI ed al Comitato olimpico internazionale, nella loro riconosciuta autonomia, gli strumenti per valutare al meglio la candidatura stessa e per assumere le decisioni di merito. Chiediamo, inoltre, che il Governo individui e ponga in essere tutte le iniziative e gli strumenti normativi e politici che consentano alla candidatura di Roma, successivamente alla ratifica da parte del CONI e del Comitato olimpico internazionale, di essere competitiva nel confronto internazionale per l'assegnazione delle Olimpiadi del 2016.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, rinnovo il cordoglio e il rammarico per i fatti successi, per la persona deceduta, per tutti i feriti e le famiglie coinvolte nell'incidente occorso stamattina, e spero di avere la necessaria e sufficiente serenità per andare avanti nel mio intervento. Leggendo le firme della mozione a sostegno della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016 si nota subito che sussiste un accordo trasversale su tale candidatura, così come c'è stato un accordo istituzionale ben preciso fra tutte le sedi istituzionali (regione, provincia e comune).
D'altra parte, nessuna città al mondo può vantare lo scenario suggestivo dato a Roma da duemila anni di storia, di cultura e di civiltà che tutti ci invidiano e che sono la caratteristica della nostra civiltà occidentale e cristiana. Tuttavia, in proposito devo dire che da qualche tempo a questa parte l'Europa e l'Italia tendono a dimenticare ciò, se è vero com'è vero che proprio in questo Parlamento non si è avuto il coraggio di votare affinché la Costituzione europea inserisse il riferimento alle radici cristiane. Il sostenimento della candidatura di Roma è dovuto alla nostra storia, alla nostra tradizione e alla nostra civiltà, ovvero fattori che invece, in altre occasioni, tendono ad essere dimenticati. Pertanto, è facile comprendere come Roma possa essere candidata alle olimpiadi; tale candidatura è stata portata avanti ufficialmente il 2 ottobre e già sono stati preparati i primi stanziamenti, tra cui 40 milioni di euro finalizzati soltanto alla fase di precandidatura. D'altra parte, i lavori che saranno svolti sono assai grandiosi, addirittura «megagalattici», vista la realtà che si vuole realizzare.
Mi riferisco alla costruzione del nuovo palazzo dello sport, su progetto dell'architetto Calatrava, che avrà una capienza di 15 mila persone ed un'estensione di 53 ettari. Inoltre, al suo fianco è in previsione la costruzione di un villaggio olimpico, all'interno del quale sarà contenuto un campus dove (non so se ex novo) verranno realizzati dei laboratori per la medicina sportiva che serviranno da ausilio alle Olimpiadi e allo sport in genere.
È facile quindi affermare che la candidatura di Roma sia la più logica e necessaria. Invece, vorrei stigmatizzare il fatto che, in conseguenza di ciò, la candidatura di Milano sia stata quasi obbligatoriamente eliminata. È vero che è stato lo stesso attuale sindaco di Milano, Letizia


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Moratti, a ritirare tale candidatura, ma occorre anche ricordare che questo è accaduto perché non è stata concessa la proroga richiesta dal ministro per valutare il dossier predisposto dall'allora sindaco Albertini. Sulla candidatura di Milano vi era stata una convergenza di consensi da parte del comune, della regione e della camera di commercio, che addirittura aveva calcolato in circa 700 milioni di euro la ricaduta economica dei giochi olimpici per l'indotto milanese e per l'intera regione. La metà dei 700 milioni di euro sarebbe andata a vantaggio del sistema alberghiero, 230 milioni del sistema di ristorazione, 60 milioni dei trasporti e 14 milioni a vantaggio di musei e di avvenimenti culturali.
Con il mio intervento voglio stigmatizzare e denunciare la situazione in cui versano i paesi del nord. Non è vero che si tratta di vecchie logiche medievali, né di regionalismo o di provincialismo. Infatti, come dimostra l'attuale disegno di legge finanziaria, non dobbiamo dimenticare come purtroppo il nord tuttora sia da sempre considerato una colonia del resto della penisola.
Il nord è il motore che produce, che però deve essere continuamente spremuto, fino alla esasperazione e fino alla distruzione. Basta vedere il disegno di legge finanziaria. Si sta diffondendo persino l'ipotesi di sacrificare Malpensa in favore di Fiumicino per salvare la nostra compagnia di bandiera. Spero che queste siano soltanto parole che si leggono sui giornali, tuttavia, vedendo come procedono le cose e come viene considerato e trattato il nord, il timore resta.
Del resto, anche i tagli effettuati nei confronti degli enti locali ci fanno intendere come venga trattato il nord. Perché mi riferisco al nord e non a tutto il resto d'Italia? Perché «purtroppo» i comuni del nord sono virtuosi e hanno da sempre rispettato il patto di stabilità interno e, proprio in quanto virtuosi e rispettosi del patto di stabilità, sono penalizzati. Essi non potranno spendere più di quanto hanno speso nel 2004 e nel 2005, saranno costretti a riprendere in mano gli estimi catastali e ad alzare le rispettive rendite per imporre nuove tasse e nuovi balzelli. Anche se i comuni vogliono evitarlo, saranno costretti a mettere mano all'ICI, alla TARSU e a tutte le altre tasse locali.
Il nord continua ad essere considerato una colonia, un territorio da sfruttare e da spremere senza concedergli riconoscimenti. I suoi cittadini continuano ad essere perseguitati. I nostri professionisti, i nostri piccoli e medi imprenditori, che costituiscono il nerbo della nazione, saranno doppiamente e duramente tartassati, si è cominciato con il decreto Bersani e ora provvederà ulteriormente la legge finanziaria.
Ci piacerebbe poter dichiarare la nostra approvazione rispetto alla candidatura di Roma per i giochi olimpici, ma al contempo ci piacerebbe vedere anche un impegno da parte della maggioranza, del Governo e di tutta l'Assemblea a favore del nord. Mi viene in mente il problema delle infrastrutture del nord. La scorsa settimana abbiamo discusso del ponte di Messina. Chi non vorrebbe attraversare di corsa tutta la penisola per arrivare nella bellissima Sicilia, passando per il ponte di Messina? Dobbiamo assistere invece allo sprofondamento di Venezia. Sembra che nei confronti di Venezia vi sia una miopia, una cecità da parte del Governo. Come fa la legge finanziaria a stanziare per la salvaguardia di Venezia solo 15 milioni di euro all'anno fino al 2009, quando invece per Roma città capitale vengono stanziati 150 milioni di euro? È questa mancanza di equità, questa ingiustizia, che ha dato forza, spirito e voce alla Lega Nord; essa non esisterebbe se i territori del nord non fossero tartassati e perseguitati da anni, se non fossero considerati come il salvadanaio da rompere nei momenti di difficoltà. La crisi è sempre più continua e presunta e rappresenta sempre più un pretesto per rompere il salvadanaio e spremere le nostre popolazioni.
Mi riservo di esprimere il nostro voto al momento della dichiarazione di voto, ma la nostra posizione è sicuramente di critica e di riserva per le motivazioni che ho addotto finora.


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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, l'organizzazione di un intervento planetario qual è un'olimpiade rappresenta, come hanno affermato i colleghi che mi hanno preceduto, l'immagine positiva di un paese ricco di prospettive e di potenzialità, di un paese che investe per il suo futuro, al quale guarda con fiducia e con ottimismo. È questo il motivo principale per il quale, di edizione in edizione, il numero delle città che si disputano il privilegio di organizzare un'olimpiade è aumentato e sono scese in lizza le più grandi metropoli del mondo.
Per le olimpiadi del 2016 si sta delineando concretamente l'ipotesi di una candidatura italiana, con la città di Roma. Forza Italia - il nome stesso lo suggerisce, diciamo così - sostiene con entusiasmo la candidatura del nostro paese e della città di Roma. In tal modo, senza intenti polemici, essa intende chiarire il malinteso nato tra coloro i quali ritenevano pregiudiziale trovare la più ampia convergenza tra le forze politiche e chi, come il sottoscritto, sosteneva che l'auspicabile unità di intenti dovesse essere preceduta - o, forse, accompagnata - da un concreto impegno del Governo volto ad assicurare la copertura finanziaria necessaria per sostenere in maniera credibile la candidatura italiana. Si tratta, com'è noto, onorevole Meta, di un onere di almeno 15 miliardi di euro, di fronte al quale era lecito chiedersi se il Governo ritenesse compatibile tale investimento con la situazione del bilancio dello Stato.
Per quanto riguarda il rapporto tra costi e benefici, la mia esperienza diretta, riferita alle ultime edizioni dei giochi olimpici, è assolutamente positiva. Le olimpiadi costituiscono un evento che ha una ricaduta notevole, di grande rilievo, sugli investimenti, sul PIL, sull'occupazione e sul turismo: Barcellona, con i giochi, ha trasformato l'urbanistica della città ma, soprattutto, ha accreditato la Spagna come un paese di grandi prospettive; Atene 2004 ha fatto registrare un aumento del PIL di 8 miliardi di euro ed un incremento di turisti, nel 2005, di 400 mila unità; Torino 2006, per parlare di cose di casa nostra, ha beneficiato delle olimpiadi invernali con una crescita del valore aggiunto di oltre 13 miliardi di euro e di un incremento medio annuo del PIL piemontese di poco inferiore al 3 per cento.
Ciò premesso, è onesto non trascurare il problema delle difficoltà che si incontreranno per aggiudicarsi una competizione che vedrà in gara grandi metropoli appartenenti a quattro continenti e ad un'area geografica, quale il Sud America, che non ha mai ospitato le olimpiadi. Attualmente, ben diciassette città hanno preannunciato la candidatura, anche se al rush finale approderanno sì e no la metà.
In questo panorama, qualche giornale ha scritto che, in questa competizione, l'importante non è partecipare, ma vincere. Io e chiunque appartenga al mondo dello sport non possiamo condividere questa affermazione categorica, per la verità assai poco olimpica; invece, anche in questo caso, partecipare è importante, molto importante. Certo, è d'obbligo schierare una squadra compatta, scendere in campo ben preparati e mettercela tutta, proprio come fossimo in gara in una competizione olimpica.
Ecco perché è indispensabile unità di intenti a livello politico, che è attestata dalle due mozioni in discussione, rispettivamente, alla Camera e al Senato. Ma, come dicevo, bisogna scendere in campo ben preparati ed una buona preparazione, gentile ministro, la si rileva nella predisposizione del dossier della candidatura, ove l'elemento di maggior spicco è rappresentato dalla serietà e dall'affidabilità del progetto economico-finanziario che accompagna il dossier stesso. Da ciò l'imperativo che Governo e istituzioni garantiscano tutti i supporti finanziari, così come previsto dalla carta olimpica. Aggiungo che sarebbe altrettanto consigliabile che quest'impegno fosse preceduto da uno studio di fattibilità, così com'è stato fatto all'epoca


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della candidatura di Roma alle olimpiadi del 2004 e, quindi, di Torino alle olimpiadi invernali del 2006.
Infine, anche se questo argomento non rileva nella discussione dell'odierna mozione, memore dell'esperienza e dell'esito della candidatura di Roma per i giochi olimpici del 2004, fallita all'ultima votazione, ritengo che il solo consenso politico non sia sufficiente. É indispensabile ricercare la condivisione del progetto da parte della maggioranza dell'opinione pubblica, delle forze sociali ed economiche, dei mass media, senza sottovalutare l'importanza di coinvolgere quei movimenti che inalberano la bandiera del «no», anzi dei «no»: no-TAV, no-giochi, no-MOSE, no-ponte, no-Coca-Cola, che ci hanno reso difficile, se non impossibile, la vita alla vigilia dei giochi olimpici di Torino 2006.
In conclusione, approvare la mozione oggi in discussione vuol dire sicuramente partire con il piede giusto, ma l'elemento determinante per proseguire la corsa, lo ripeto e lo sottolineo, consiste nell'ottenere dal Governo un impegno per la copertura finanziaria, che dovrà concretamente manifestarsi entro gennaio 2008.
Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, coltiviamo pure insieme ambizioni e questo sogno olimpico, a condizione però che esistano tutti, e sottolineo tutti, i presupposti per realizzarlo, altrimenti corriamo il rischio che, dopo il sogno, ci sarà un brutto risveglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora ministro, signori rappresentanti del Governo, permettetemi anzitutto di unirmi al cordoglio e di esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i familiari delle vittime dell'incidente occorso questa mattina.
Cercherò di sdoppiare il mio intervento, riservandomi di svolgere ulteriori precisazioni sull'argomento in sede di dichiarazioni di voto, che mi auguro, signor Presidente, possano avvenire nella giornata di domani, altrimenti si rischia di procrastinare questo voto addirittura a dopo l'esame del disegno di legge finanziaria e, quindi, nel mese di gennaio.
Per le olimpiadi di Roma 2016 credo, infatti, che occorra fare presto, per il grande significato che esse rappresentano ed anche perché mi ricordo, purtroppo, delle esperienze negative che abbiamo subito con Atene nel 2004; purtroppo, debbo ricordare anche la coppa America di vela, per la cui organizzazione Valencia ha battuto Napoli. Debbo ricordare, infine, l'Expo 2008, per la cui organizzazione Saragozza ha battuto Trieste ed altre occasioni che abbiamo perduto. Dunque, vorrei non perdessimo le olimpiadi del 2016.
Elenco rapidamente, per punti, i motivi per i quali ci esprimiamo, come gruppo dell'Italia dei Valori, a favore di questo grande avvenimento. Anzitutto, vi è il fatto sportivo, che diventa promozione dello sport: molte volte, ciò che avvia i ragazzi ed i bimbi allo sport è l'emulazione dei grandi campioni e dei grandi avvenimenti, e ciò si ripercuote inevitabilmente nella possibilità di uno sviluppo ulteriore delle attività sportive, significando una migliore condizione fisica, più salute ed una minore spesa sanitaria.
Passo all'aspetto turistico. Oggi, organizzare un grande evento significa dare al paese la possibilità di divenire destinazione turistica sia prima dell'evento sia durante lo stesso sia per molti anni a seguire. Oggi siamo in presenza di trend negativi nella bilancia valutaria turistica del nostro paese che ancora non percepiamo nel loro valore assoluto - pur trattandosi di cifre cospicue - perché detta bilancia continua ad essere positiva; ma altri mercati internazionali stanno erodendo il coefficiente di traffico di sviluppo (basti pensare all'estremo Oriente). Registriamo una difficoltà di competitività nella quantificazione economica del prodotto turistico. Ebbene, un grande avvenimento come le olimpiadi può portare, invece, un incremento del turismo sia prima che contemporaneamente, offrendo il paese Italia come destinazione turistica.


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È vero che occorrono grandi investimenti; però nel caso specifico, riallacciandomi a quanto sosteneva l'oratore che mi ha preceduto, forse occorrono complessivamente più di 15 miliardi di euro per quanto riguarda l'investimento di carattere generale. Però, è anche vero che non si tratta di una spesa ma di un investimento che alla fine, costituisce un incasso e non un'uscita. Basterebbe verificare i grandi risultati positivi registrati tutte le volte che si è organizzato un investimento come questo; basterebbe considerare quale sia stato il ritorno in termini di incremento del PIL in altri paesi; basterebbe prendere in considerazione gli investimenti effettuati per le olimpiadi invernali di Torino, con conseguenti ritorni in termini di benefici: meno 3,5 per cento all'anno di disoccupazione ed un ritorno maggiore in termini di occupazione, più 4 per cento; ciò, tenuto conto che per quanto riguarda le sole olimpiadi di Torino si è generato lavoro ed incremento economico in regioni come l'Emilia-Romagna, la Liguria, il Lazio, il Veneto, la Toscana, la Sardegna e l'Umbria. Ed erano giochi parziali mentre nel caso in discussione si tratta di un avvenimento di carattere globale, che porterebbe benefici a tutto il sistema con ripercussioni a livello nazionale. Con un investimento di uno, si produce dieci, con grande beneficio per le infrastrutture: basterebbe pensare agli aeroporti, di cui si discute in questo momento, per i quali si pone un falso problema basato su un approccio anacronistico e antistorico. Non è possibile mettere in contrapposizione Malpensa con Fiumicino: sono due realtà di un unico sistema che vanno valorizzate e per le quali bisogna fare una scelta e decidere se si vuole investire su Malpensa e sul sistema degli aeroporti del nord e se altrettanto si vuole fare per l'aeroporto di Fiumicino, che potrebbe presentare già delle criticità, sicché vi è bisogno di far sì che gli investimenti già programmati vengano realizzati in tempi brevi. Peraltro, sono in gioco fattori non solo economici; anche per gli investimenti saremmo avvantaggiati dal fatto che abbiamo già programmato i campionati di volley e quelli di nuoto in questa zona e che vi è già una possibilità di programmazione per gli europei di calcio. Quindi, si potrebbe procedere ad una ottimizzazione di tutte le risorse; il che potrebbe in questo senso rappresentare l'obiettivo strategico del 2016. Ciò porterebbe ad una realizzazione positiva degli investimenti, con notevoli risparmi e con conseguenze in termini di ammodernamento delle infrastrutture del nostro paese. Potrei elencare tutti i settori sui quali vi sarebbe una ricaduta ma mi piace ricordarne uno in particolare. Non si tratta solamente di una questione di ritorni a livello sportivo né soltanto infrastrutturale e di ammodernamento di infrastrutture. Devo dirlo da ligure: mi va via il cuore nel vedere la finale della coppa dei campioni della pallanuoto svolgersi all'estero perché non abbiamo strutture nel nostro paese.
Quindi, dobbiamo fare in modo tale che tutte le volte che si verificano questi avvenimenti abbiamo a disposizione sia le strutture che l'abilità organizzativa. Ma la grande ricaduta sarebbe, oltre che sull'edilizia, sul turismo, sulla costruzione e valorizzazione del patrimonio culturale, nonché su una serie di altri fattori ed in primis sul sistema della utilità sociale che, inevitabilmente, andrebbe a svilupparsi: penso al sistema sanitario o alla crescita culturale di tutto il capitale umano per le qualificazioni e la professionalizzazione in vista di questo grande avvenimento.
Allora, in merito alla scelta di Roma, si deve affermare che queste non sarebbero le Olimpiadi di Roma, bensì quelle del paese Italia, in quanto non si gioca il destino di una città, ma la questione dell'immagine del paese Italia. Le Olimpiadi rappresentano l'occasione per lo sviluppo di un sistema organizzativo e costituiscono un evento che, di sicuro - già di per sé -, determinerebbe un risultato positivo dal punto di vista delle realizzazioni infrastrutturali, sotto il profilo della migliore capacità di organizzazione del territorio e di tutto un sistema di strade, di infrastrutture, del sistema aeroportuale e del traffico aereo. Inoltre, vi è un altro motivo per il quale dobbiamo impegnarci


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tutti: infatti, il grande ritorno starebbe nella capacità di dimostrare al mondo l'abilità che ha l'Italia di fare sistema, di organizzarsi e di proiettare all'esterno una grande capacità di mobilitazione. In tal modo, nel 2016, non celebreremo soltanto le Olimpiadi di Roma, ma conquisteremo una grande vittoria per la capacità di proiettare una grande immagine dell'Italia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, la tragedia di questa mattina accaduta nella metropolitana di Roma rende il dibattito maledettamente triste: un dibattito che riguarda l'aspetto più brillante della vita umana si svolge in un'atmosfera cupa, di dolore e di lutto.
Anch'io mi associo al dolore delle famiglie di chi ha perso la vita andando al lavoro e di chi ne risentirà gravemente sulla propria pelle. Tuttavia, la tempestività e l'efficienza dei soccorsi è un parziale viatico a questa disgrazia; Roma dimostra anche così di essere all'altezza. Per una singolare coincidenza, proprio mentre non si placano né si chiariscono le polemiche tra Roma e Milano per gli aeroporti, una mozione condivisa da tutti - o quasi - rinnova la candidatura della capitale ad ospitare le Olimpiadi del 2016 e chiede al Governo di impegnarsi in questo senso, affinché la candidatura sia condivisa, sostenibile, utile e competitiva. Questa mozione chiede altresì di assicurare alla candidatura di Roma tutti i supporti finanziari e le garanzie generali richiamate anche nella lettera del Governo Berlusconi all'inizio di quest'anno. Questo avviene dopo che il confronto interno - un po' come per la questione aeroportuale - si era svolto, almeno in una prima fase, proprio con Milano. Anche in questa circostanza c'è stata una qualche asprezza di troppo, ma poi la decisione di Roma di candidarsi soltanto a condizione che non vi fossero altre candidature, e questa mozione, così ampia, hanno cambiato le cose.
Si dirà: ecco la Roma dei «volemose bene»; ma questo non è un film dei fratelli Vanzina, qui si fa sul serio. Per tale motivo, abbiamo firmato in tanti questa mozione - e siamo di quasi tutte le posizioni politiche -, perché vogliamo bene alla nostra città, che è una delle poche che sa prendersi in giro da sola, che non sa autocelebrarsi, ma spesso si autoaffligge.
Roma non ha bisogno della affettazione e della serietà di altre capitali o di altre città italiane.
Lo svolgimento delle Olimpiadi a Roma consentirebbe di rinverdire una data lontana, quella del 1960. Del resto, la città vive ancora di quel ricordo. Come in natura, nulla si crea e nulla si distrugge: i ricordi di quei giochi sono ancora vivi, palpitanti, molte delle infrastrutture che furono realizzate proprio per quella occasione servono ancora a noi che viviamo oggi a Roma. Furono i giochi del miracolo economico, i giochi di Abebe Bikila. Un evento come quello, con la partenza dal Campidoglio e l'arrivo sotto l'arco di Costantino, non poté avere, allora, per motivi tecnici, la platea mondiale che avrebbe oggi e che potrà avere domani. Le Olimpiadi a Roma porteranno benefici non soltanto alla città ma a tutto il mondo. In tutto il mondo apparirà il grande evento sportivo che si svolgerà tra il Colosseo e lo stadio Olimpico, tra il Circo Massimo e l'isola Tiberina. Sarà l'incontro tra un mondo nuovo, quello degli atleti di ogni provenienza, e la capitale del mondo antico.
Mi auguro che la compattezza raggiunta questa volta serva a conseguire l'obiettivo che non si poté ottenere nel 2004. Mi auguro che non sia - come qualcuno sembra pensare - una corsa difficile a causa dell'handicap delle Olimpiadi di Londra del 2012, che le precederebbero. Piuttosto, speriamo che, questa volta, l'eventuale ed auspicata scelta di Roma per le Olimpiadi non debba coincidere con un evento economico, come accadde nel 1960, che non si debbano aspettare, cioè, altri dieci anni perché qui da noi - non soltanto a Roma - si torni a parlare di sostanziosa ripresa economica. Per il momento, dobbiamo resistere


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alla sfida della Spagna. Sarebbe meglio rimanere avanti in questa competizione economica nella quale è arduo stabilire la regola di de Coubertin, perché in questo campo è più importante vincere che partecipare semplicemente. Dopodiché, potremo ospitare, ancora una volta, le Olimpiadi, alle quali, invece, partecipare è comunque importante. È importante partecipare alla gara per la candidatura ed è quello che oggi, pure in una giornata tanto triste, abbiamo fatto. L'approvazione di questa mozione, largamente condivisa, è solo una partenza. Aspettiamo che il Governo raccolga il testimone in questa staffetta e faccia il resto, con il suo impegno finanziario.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto esprimo anch'io il cordoglio, per quanto è accaduto a Roma quest'oggi, a tutti i familiari delle vittime.
Con il mio intervento, vorrei porre l'attenzione sul ruolo e sul significato straordinario che l'evento delle Olimpiadi riveste per ogni popolo e, soprattutto, per la nazione che lo ospita. Abbiamo appena vissuto l'Olimpiade invernale di Torino 2006 in casa nostra. Migliori di qualsiasi parola o spiegazione sono state le immagini che abbiamo visto e che, sicuramente, ognuno di noi può ricordare in modo diverso. Sono queste immagini che possono raccontarci l'evento e, soprattutto, che ci riempiono di storia, di cultura, di vittorie, di speranze, di sconfitte, di grandi sorprese, di pathos, di profonde e grandi emozioni e, non per ultimo, di enorme orgoglio. L'Olimpiade di Torino 2006 è riuscita ad arricchirci interiormente e a farci sentire il vero senso della forza universale e la grandezza dello sport olimpico. Vi assicuro che essere stata sindaco del villaggio olimpico in occasione delle Olimpiadi di casa propria e avere ospitato, nello stesso villaggio, tutti i cinquemila atleti partecipanti è stata un'esperienza profondissima e ricca di significato e di mille sfaccettature. Il villaggio olimpico rappresenta il vero cuore dello spirito olimpico.
L'Olimpiade non è soltanto l'evento sportivo più importante del mondo, ma rappresenta nel modo più semplice e più speciale i valori racchiusi emblematicamente nei cinque cerchi; mi riferisco ai valori di fratellanza, di lealtà, di uguaglianza - dal punto di vista del sesso, della religione, della razza -, di rispetto, di universalità e di pace.
Voglio ricordare - anche se ritengo che ognuno di voi ne sia a conoscenza - che i giochi olimpici nascono nel 776 a.C. in Grecia per creare un periodo di pace. I giochi olimpici, attraverso i suoi attori - in primo luogo gli atleti, ma anche i tecnici, i dirigenti, gli organizzatori, i volontari, gli stakeholder, gli sponsor e i Governi - rappresentano una vera cartolina del paese che li ospita, pronta da spedire in tutto il mondo.
Infatti, nell'Olimpiade non vengono esaltati soltanto i risultati sportivi, come è accaduto a Torino, dove abbiamo visto più volte sventolare la nostra bandiera tricolore. A Torino 2006 si è registrato soprattutto un successo organizzativo, derivante dall'impegno finanziario che l'Italia e il suo Governo hanno saputo dimostrare dal momento della candidatura fino allo svolgimento dell'evento.
Dopo Torino, di fronte alla possibilità di una nuova cartolina-paese vista da miliardi di persone nel mondo - ricordo che soltanto per la cerimonia di chiusura dei giochi olimpici di Torino vi erano due miliardi di spettatori che ci seguivano da più di 200 paesi -, fin dalla prima fase della candidatura l'impegno deve essere massimo e totale.
In particolare, il Governo deve assicurare alla candidatura di Roma 2016 tutti i supporti finanziari e le garanzie necessarie. Soltanto in tal modo, il Comitato olimpico nazionale italiano e quello internazionale, nella loro autonomia, potranno valutare al meglio la stessa candidatura,


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rendendola la più competitiva possibile nel confronto internazionale con le altre grandi città.
Può essere un grande sogno quello di vedere ancora una volta, dopo le Olimpiadi del 1960, la nostra capitale protagonista dell'evento olimpico; un grande sogno che, con l'impegno di tutti, può divenire realtà!
Concludo sottolineando che i giochi sono un evento straordinario di sport, ma anche un fattore trainante per l'economia e per l'occupazione. Pertanto, chiedo fermamente al Governo di impegnarsi con forza e con fierezza per realizzare questo ambizioso progetto.
L'importanza di tali argomenti rende peraltro doverosa un'immediata risposta in ordine alle modalità di realizzazione del lavoro. Il Governo dovrà precisare gli impegni finanziari che intenderà assumere per assicurare il successo della nostra candidatura. Su questo non possiamo che attenderci risposte chiare, puntuali e, soprattutto, tempestive, nell'interesse di tutti gli sportivi e, in primo luogo, della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, Giovanna Melandri.

GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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