Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: L'attuazione della strategia di Lisbona
Serie: Documentazione sulle politiche dell'Unione europea    Numero: 18
Data: 19/09/2007


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 
 
 
Ufficio Rapporti con l’Unione europea

Politiche dell’Unione europea

 

 

L'ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA

DI LISBONA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 18

 

19 settembre 2007

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segreteria generale -  Ufficio rapporti con l’Unione europea

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AVVERTENZA

 

Il presente dossier illustra gli obiettivi e gli sviluppi recenti della Strategia di Lisbona nonché le iniziative in corso presso le Istituzioni dell’Unione europea al fine della relativa attuazione. In particolare:

·         nel capitolo I si riportano i contenuti, il quadro di riferimento e le fasi di elaborazione della Strategia, nonché gli indirizzi generali e le procedure stabilite nell’ambito del sistema di governance della medesima Strategia definito nell’ambito della revisione intermedia operata dal Consiglio europeo di marzo 2005. In questo contesto si richiamano anche il Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione (PICO), adottato dall’Italia nel 2006 per dare attuazione agli obiettivi di Lisbona, e gli aspetti generali relativi alla sua attuazione e valutazione da parte della Commissione europea;

·         il capitolo II espone le proposte legislative e le altre iniziative all’esame delle Istituzioni dell’UE ai fini dell’attuazione della Strategia di Lisbona nei principali settori in essa compresi, in particolare mercato interno, politica industriale, ricerca e innovazione, istruzione e formazione, occupazione e aspetti sociali.

 


 

 

 

I N D I C E

 

Scheda di lettura   1

La strategia di Lisbona  3

Gli obiettivi3

Revisione intermedia  4

Governance  5

Il Programma nazionale di riforma 2006-2008  9

Il Consiglio europeo di primavera 2007  13

Gli stanziamenti per la crescita e la competitività nel quadro finanziario 2007-2013  15

Iniziative dell’Unione europea per l’attuazione della strategia di Lisbona  18

Mercato interno  18

Politica industriale  21

Ricerca e innovazione  23

Formazione e istruzione  32

Cultura  39

Turismo  43

Occupazione e aspetti sociali43

 


 

 

 

 

Scheda di lettura


La strategia di Lisbona

Gli obiettivi

Il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha definito una serie di azioni volte a far sì che entro il 2010 l’Unione europea consegua l’obiettivo di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.

 

Casella di testo:  Al fine di raggiungere tali obiettivi, il Consiglio europeo ha individuato una strategia globale volta a:

·         migliorare le politiche in materia di società dell’informazione e di ricerca e sviluppo tecnologico:

   accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della competitività e dell’innovazione;

   creando un ambiente favorevole all’avviamento e allo sviluppo di imprese innovative, specialmente piccole e medie imprese;

   promuovendo riforme economiche per un mercato interno completo e pienamente operativo;

·         modernizzare il modello sociale europeo:

   investendo nell’istruzione e formazione;

   promuovendo lo sviluppo di una politica attiva dell’occupazione;

   combattendo  i fenomeni di esclusione sociale.

·         promuovere un contesto economico sano e prospettive di crescita favorevoli applicando un’adeguata combinazione di politiche macroeconomiche.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha previsto il ricorso al metodo di coordinamento aperto. Tale metodo - inteso come strumento per diffondere la migliore pratica e conseguire una maggiore convergenza verso le finalità principali dell’Unione europea e concepito per assistere gli Stati membri nell’elaborazione progressiva delle loro politiche - implica:

·   la definizione di orientamenti dell’Unione in combinazione con calendari specifici per il conseguimento di obiettivi a breve, medio e lungo termine;

·   la determinazione di indicatori e parametri di riferimento quantitativi e qualitativi per confrontare le migliori pratiche nei diversi Stati membri e nei diversi settori;

·   la trasposizione degli orientamenti nelle politiche nazionali e regionali tenendo conto delle diversità nazionali e regionali;

·   il periodico svolgimento di attività di monitoraggio e valutazione inter pares.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha previsto che il Consiglio dell’UE si riunisca ogni primavera per valutare lo stato di attuazione della strategia di Lisbona. A tal fine, la Commissione presenta ogni anno al Consiglio europeo di primavera un quadro dei progressi compiuti.

 

Revisione intermedia

Il Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005, sulla base della comunicazione della Commissione “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione - il rilancio della strategia di Lisbona” (COM(2005)24), ha proceduto alla revisione intermedia della strategia di Lisbona.

Nelle  conclusioni il Consiglio europeo ha rilevato, infatti, a cinque anni dall’avvio, la necessità di rilanciare la strategia di Lisbona riorientandone le priorità verso la crescita e l’occupazione, mobilitando tutti i mezzi nazionali e comunitari nei tre ambiti economico, sociale, ambientale, coinvolgendo tutte le forze interessate (Parlamenti, autorità locali, parti sociali e società civile).

Il Consiglio europeo ha individuato i seguenti assi fondamentali del rilancio:

·         Conoscenza e innovazione – motori di una crescita sostenibile

A tal fine è importante: sviluppare la ricerca, l’istruzione e l’innovazione in tutte le forme che consentano di convertire la conoscenza in valore aggiunto e creare nuovi e migliori posti di lavoro; incoraggiare un autentico dialogo tra le parti interessate, pubbliche e private, conseguire l’obiettivo generale di un livello di investimenti per la ricerca pari al 3% del PIL di ciascuno Stato membro, con una ripartizione adeguata tra investimenti privati e pubblici; rafforzare l’attrattiva dell’Europa per i ricercatori. Gli Stati membri dovranno sviluppare la politica di innovazione in funzione delle loro specificità promuovendo, tra l’altro, la ricerca congiunta tra imprese e università, e migliorando l’accesso al capitale di rischio, sviluppando partenariati per l’innovazione e poli di innovazione a livello regionale e locale.

·         Spazio attraente per investire e lavorare

Particolare importanza è attribuita al completamento del mercato interno e alla creazione di un quadro normativo più favorevole alle imprese che, da parte loro, dovrebbero sviluppare la responsabilità sociale. Il mercato interno dei servizi deve essere pienamente operativo, preservando al tempo stesso il modello sociale europeo.

·         Crescita e occupazione al servizio della coesione sociale

Il Consiglio europeo ha ribadito l’obiettivo di attrarre un maggior numero di persone sul mercato del lavoro, investendo in una politica attiva dell’occupazione e in misure volte a conciliare vita professionale e vita familiare; ha rilevato la necessità di dare priorità alle pari opportunità, alle strategie di invecchiamento attivo, alla promozione dell’integrazione sociale e alla trasformazione del lavoro non dichiarato in lavoro regolare; sviluppare nuove fonti occupazionali, nei servizi alle persone e alle imprese, nell’economia sociale, nella pianificazione territoriale e nella protezione dell’ambiente. Le conclusioni sottolineano inoltre che occorre: sviluppare nuove forme di organizzazione del lavoro e una maggiore diversità dei contratti, che combinino meglio flessibilità e sicurezza; intensificare gli sforzi per elevare il livello generale d’istruzione e ridurre il numero di giovani che lasciano la scuola precocemente; assicurare l’apprendimento permanente, in particolare per i lavoratori meno qualificati e per il personale delle piccole e medie imprese.

Governance

Il Consiglio europeo di marzo 2005, inoltre, al fine di migliorare la governance  della strategia, ha stabilito un dispositivo semplificato basato su un ciclo di tre anni, con inizio nel 2005, e che sarà rinnovato nel 2008.

 

Il ciclo è stato avviato con la relazione strategica della Commissione discussa dal Consiglio europeo di giugno 2005, che ha adottato gli orientamenti politici per le dimensioni economica, sociale e ambientale della strategia.

Sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo, il Consiglio ha adottato le linee direttrici integrate presentate dalla Commissionecontenenti indirizzi di massima per le politiche economiche e per l’occupazione.

Seguendo queste linee direttrici, gli Stati membri hanno definito  programmi di riforma nazionali, che sono stati oggetto di consultazione con le parti interessate. Gli Stati membri, che hanno rafforzato il coordinamento al loro interno, nominando un “coordinatore nazionale Lisbona” (per l’Italia, il ministro per le politiche comunitarie), hanno presentato i programmi di riforma nazionali nell’autunno 2005.

La Commissione ha presentato, in corrispondenza dei programmi nazionali, un programma comunitario di Lisbona, comprendente l’insieme delle azioni da intraprendere a livello comunitario.

Le relazioni sull’attuazione della strategia di Lisbona, trasmesse annualmente dagli Stati alla Commissione, saranno riunificate in un unico documento, il primo dei quali è stato presentato nell’autunno 2006.

La Commissioneriferirà annualmente sull’attuazione della strategia nelle sue tre dimensioni e, conseguentemente, il Consiglio europeo di primavera si pronuncerà sui progressi compiuti e sugli eventuali adeguamenti delle linee direttrici integrate.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Linee direttrici integrate per la crescita e l'occupazione 2005-2008

Il Consiglio europeo di giugno 2005 ha definito le linee direttrici integrate per la crescita e l’occupazione per il periodo 2005-2008[1], poi formalmente adottate dal Consiglio nel luglio 2005.  Le linee direttrici si articolano in:

A. una raccomandazione[2] del Consiglio del 12 luglio 2005 recante i grandi orientamenti di politica economica (GOPE)[3], applicabili a tutti gli Stati membri e alla Comunità.

I GOPE definiscono, anzitutto, le seguenti linee direttrici macroeconomiche, intese a sostenere uno sviluppo economico equilibrato e a sfruttare il massimo potenziale attuale di crescita:

·   garantire la stabilità economica;

·   assicurare il carattere sostenibile dell’economia, attraverso la riduzione del debito;

·   favorire una allocazione efficace delle risorse;

·   rafforzare la coerenza delle politiche macroeconomiche e strutturali;

·   vigilare che l’evoluzione dei salari contribuisca alla stabilità macroeconomica e alla crescita;

·   contribuire al dinamismo e al buon funzionamento dell’UEM;

In secondo luogo, sono individuate le seguenti linee direttrici microeconomiche, intese a rinforzare l’efficacia e la capacità di adattamento dell’economia europea ed accrescerne il potenziale di crescita:

·   sviluppare e approfondire il mercato interno;

·   assicurare l’apertura e la competitività dei mercati;

·   rendere l’ambiente delle imprese più attraente;

·   incoraggiare una cultura più imprenditoriale e creare un ambiente favorevole alle PMI;

·   ampliare e migliorare le infrastrutture europee e completare i progetti transfrontalieri prioritari approvati;

·   aumentare e migliorare gli investimenti nella ricerca-sviluppo;

·   facilitare l’innovazione e l’adozione delle TIC;

·   incoraggiare l’impiego sostenibile delle risorse e rafforzare le sinergie tra la protezione dell’ambiente e la crescita;

·   contribuire alla creazione di una base industriale solida

 

B. una decisione del Consiglio del 12 luglio 2005 recante le linee direttrici per l’occupazione[4] che enunciano i seguenti obiettivi generali e le azioni prioritarie in materia di occupazione nell’Unione europea e nei suoi Stati membri:

·   applicare politiche per l’occupazione volte a raggiungere il pieno impiego, a migliorare la qualità e la produttività del lavoro e a rafforzare la coesione sociale e territoriale;

·   favorire un approccio al lavoro fondato sul ciclo di vita;

·   creare mercati del lavoro che favoriscano l’inserzione di coloro che sono in cerca di lavoro e delle persone svantaggiate;

·   migliorare la risposta ai bisogni del mercato del lavoro;

·   favorire la flessibilità conciliandola con la sicurezza sul lavoro e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro;

·   vigilare che l’evoluzione dei salari e degli altri costi del lavoro sia favorevole all’occupazione;

·   aumentare e migliorare gli investimenti nel capitale umano;

·   adattare i sistemi di educazione e di formazione alle nuove competenze richieste.

 

Programma comunitario di Lisbona 2005-2008

In ottemperanza alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2005 la Commissione ha presentato, il 20 luglio 2005, la comunicazione sul programma comunitario di Lisbona 2005-2008 relativo alle azioni da intraprendere a livello comunitario a favore della crescita e dell’occupazione (COM(2005)330). Il programma ha proposto misure suddivise in tre settori principali:

·   porre la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita;

·   rendere l’Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro;

·   creare nuovi e migliori posti di lavoro.

 

Il programma comunitario presentato dalla Commissione è corredato da una tabella che indica, nel dettaglio, le misure legislative e non legislative in corso d’esame presso le istituzioni comunitarie o in via di elaborazione da parte della Commissione europea.

In linea generale, le misure si concentrano sui seguenti obiettivi:

·   promozione della ricerca e dell’innovazione in Europa;

·   riforma del regime degli aiuti di Stato;

·   semplificazione del quadro regolamentare nel quale operano le imprese;

·   completamento del mercato interno dei servizi;

·   raggiungimento di un accordo ambizioso nei negoziati di Doha (nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio);

·   rimozione degli ostacoli alla mobilità dei lavoratori e dei ricercatori;

·   sviluppo di un approccio comune al tema dell’emigrazione per cause economiche;

·   iniziative per affrontare le conseguenze sociali delle ristrutturazioni in alcuni settori economici.

 

Valutazione di piani nazionali di riforma

Nell’autunno 2005 tutti gli Stati membri hanno approntato programmi nazionali di riforma, di cui la Commissione ha stimato i punti di forza e le carenze in occasione di una prima valutazione, a gennaio 2006, nell’ambito della relazione annuale sullo stato di avanzamento dei lavori[5].

In questa prima fase la Commissione ha proposto agli Stati membri di assumere una serie di impegni decisi al fine di potenziare il processo riformatore in quattro settori prioritari: conoscenza (istruzione, ricerca e sviluppo tecnologico e innovazione); liberare il potenziale delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese; innalzare il livello occupazionale; energia.

Gli impegni sostenuti dalla Commissione hanno ricevuto il consenso dai capi di Stato e di Governo in occasione del Consiglio europeo della primavera 2006.

Le specifiche valutazioni della Commissione in relazione al programma nazionale di riforma presentato dall’Italia sono riportate in un apposito paragrafo del presente dossier.

Relazione annuale della Commissione

La Commissione ha presentato, il 12 dicembre 2006, la relazione annuale sui progressi nell’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata “Un anno di realizzazioni” (COM(2006)816).

 La relazione, che è stata presentata al Consiglio europeo di primavera del 2007, si basa sui rapporti nazionali di attuazione presentati dagli Stati membri nell’autunno 2006 e sul riesame, compiuto dalla stessa Commissione, dell’andamento delle riforme a livello di UE nel contesto del programma comunitario di Lisbona.

Tra le conclusioni chiave della relazione si segnalano le seguenti:

·   i progressi negli ultimi anni sono stati validi per quanto concerne l’impulso alla ricerca e sviluppo tecnologico e l’innovazione, il miglioramento del quadro normativo e il miglioramento del contesto in cui le aziende operano, soprattutto le PMI;

·   si sono registrati importanti passi avanti per quanto concerne il rafforzamento della sostenibilità finanziaria, grazie alle misure appropriate che i governi hanno generalmente adottato per migliorare le loro posizioni di bilancio e per affrontare i previsti aumenti dei costi delle pensioni e dell’assistenza sanitaria. La continuazione di questo processo  e il risanamento delle finanze nel medio-lungo termine rimangono una sfida di rilievo;

·   la scarsa concorrenza in molti mercati, soprattutto quelli dei servizi in rete, compreso quello energetico, continua a rallentare l’Europa;

·   nei mercati del lavoro sono state adottate delle misure significative. L’occupazione è in aumento e la disoccupazione cala. Il crescente consenso a favore di un approccio di flessicurezza alla riforma del mercato del lavoro costituisce uno sviluppo estremamente positivo che, tuttavia, deve essere ancora tradotto pienamente in azione.

 

La relazione annuale comprende 25 “capitoli per paese”, nell’ambito dei quali sono esposti i progressi realizzati dagli Stati membri nell’attuazione delle misure previste dai programmi nazionali di riforma. Per le raccomandazioni relative all’Italia si rinvia al paragrafo 7.

 

Il Programma nazionale di riforma 2006-2008

Nel quadro del rilancio della strategia di Lisbona deciso dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005, le cui modalità di intervento sono state precisate dal Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2005 con gli Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione 2005-2008, il Governo italiano ha approvato, in data 14 ottobre 2005, il Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione (PICO), nel quale vengono indicati le riforme, le misure e gli interventi nazionali programmabili per perseguire gli obiettivi dell'Accordo di Lisbona del 2000.

Il Piano ha individuato cinque obiettivi prioritari:

·   l’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese;

·   l’incentivazione della ricerca scientifica e tecnologica;

·   il rafforzamento dell’istruzione e della formazione;

·   l’adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali;

·   la tutela dell’ambiente.

In questo ambito le categorie di interventi delineate dal Piano hanno riguardato sia provvedimenti di carattere generale per il sistema economico, sia progetti specifici con effetti positivi sulla produttività e competitività dell’economia italiana.

 

Il 19 ottobre 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Programma nazionale di riforma 2006-2008 – Primo Rapporto sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona (PNR), che è stato trasmesso alla Commissione europea a cura del Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee.

Il Programma, oltre a confermare i cinque obiettivi prioritari, reca una descrizione analitica dello stato di avanzamento dei progetti e dei provvedimenti indicati nel Piano dal precedente Governo, illustra in dettaglio le azioni che l’attuale Governo intende perseguire per accelerare e migliorare la qualità dello sviluppo:

·         estensione dell’area di libera scelta: saranno adottati provvedimenti atti a garantire una maggiore concorrenza e semplificazione della legislazione, la liberalizzazione dei servizi e la riduzione dei tempi delle autorizzazioni amministrative;

·         ricerca e l’innovazione: sono previste iniziative di forte incentivazione, anche in relazione ad un maggiore partenariato pubblico-privato;

·         istruzione e formazione: si intende favorire la formazione permanente ed una maggiore efficacia del sistema educativo, in modo da accrescere la partecipazione al lavoro (in particolare l’occupazione femminile, ancora al di sotto della media europea) e favorire l’investimento in capitale umano, ovvero garantire la qualità del lavoro;

·         infrastrutture: viene stabilito che i finanziamenti siano concentrati sulle infrastrutture prioritarie per il sistema produttivo;

·         tutela ambientale: viene previsto lo sviluppo di tecnologie utili sia ad aumentare l’efficienza energetica dei processi produttivi, sia a sostenere la competitività delle imprese.

 

Il Programma Nazionale di Riforma 2006-2008 evidenzia come, ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona, sia necessaria una forte e puntuale partecipazione della politica regionale nazionale, basata su una stretta collaborazione tra Governo e Regioni, che ha portato queste ultime a partecipare al processo di definizione sia del Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione del 2005 sia del successivo Programma nazionale di riforma

 

Per quanto concerne la valutazione finanziaria degli interventi, il Governo ha trasmesso alla Commissione europea, in allegato al Programma nazionale di riforma, una “griglia di valutazione” delle misure con l’indicazione sia dello stato di attuazione delle medesime, sia degli stanziamenti previsti per ciascuna di esse. Si rileva che il finanziamento degli interventi è garantito, oltre che dalle risorse di provenienza comunitaria e nazionale, anche da quelle messe a disposizione dalle regioni: a tale scopo vengono infatti utilizzati anche i fondi strutturali, con il relativo cofinanziamento nazionale, e le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate.

La stima di spesa complessiva destinata all’attuazione dei programmi nazionali e comunitari è stata valutata intorno ai 60 miliardi di Euro per il periodo 2006-2008 (pari a circa l’1,3% del PIL), come si evince dalle tabelle di seguito indicate che riportano, rispettivamente, gli stanziamenti previsti per priorità nazionali e per aree di azione prioritaria, secondo le indicazioni del Consiglio europeo di marzo 2006.

Si osserva peraltro che i dati finanziari risalgono al mese di ottobre 2006: pertanto sono suscettibili di alcune correzioni dovute alle misure approvate con la Legge n. 296/2006 (legge finanziaria 2007)

 

Gli importi, espressi in milioni di euro, sono aggiornati al 18 ottobre 2006.

 

Ripartizione per priorità nazionali

Numero di misure

Stanziamenti

 

Estendere l’area di libera scelta

28

410,70

Ricerca e innovazione tecnologica

51

10.593,60

Aumentare l’occupazione, rafforzare la formazione e l’inclusione sociale, ridurre le disparità

59

14.875,59

Infrastrutture

11

34.330,40

Tutela ambientale

18

475,90

Sostenibilità fiscale di lungo termine

7

---

Totale

174

60.668,19

Ripartizione per aree di azione prioritaria

Numero di misure

Stanziamenti

Sbloccare il potenziale delle imprese, in particolare PMI

23

165,11

Investire di più in conoscenza e innovazione

70

11.319,36

Creare più posti di lavoro di maggiore qualità

42

14.395,42

Ottenere un mercato dell’energia efficiente e integrato

7

180,00

Totale

142

26,059,89

Tutela ambientale

14

277,90

Infrastrutture

11

34.330,40

Totale

25

34.608,30

Altre

7

 

Totale

174

60.668,19

 

Si ricorda che in precedenza la legge finanziaria per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266), all’articolo 1, commi 357-360, aveva istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un Fondo per l’innovazione, la crescita e l’occupazione finalizzato a finanziare:

·         i progetti individuati dal Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione;

·         gli interventi di adeguamento tecnologico nel settore sanitario, proposti dal Ministro della salute.

Il successivo comma 358 dell’articolo 1 della medesima Legge aveva, peraltro, stabilito che gli interventi e i progetti previsti dal Fondo potesssero essere realizzati solo previo reperimento delle risorse finanziarie necessarie da parte di appositi provvedimenti legislativi, nonchè previa identificazione di ulteriori coperture finanziarie, concordate con la Commissione europea, ai fini della compatibilità con gli impegni comunitari in sede di valutazione del programma italiano di stabilità e crescita. Le risorse affluite al fondo dovevano essere poi ripartite con delibere del CIPE, chiamate a stabilire i criteri e le modalità di attuazione dei progetti, riservando il 15% dell’importo agli interventi di adeguamento tecnologico nel settore sanitario (comma 359).

Si osserva, peraltro, che nel corso del 2006 non è stato approvato alcun provvedimento legislativo recante stanziamento di risorse a favore del citato Fondo. Nel mese di ottobre 2007 il Governo dovrebbe adottare un secondo rapporto sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona.

La valutazione del PICO da parte della Commissione europea

Nella relazione annuale sullo stato di avanzamento dei lavori, presentata nel gennaio 2006, la Commissione ha operato una specifica valutazione del PICO presentata dall’Italia.

Secondo la Commissione tra i punti di forza del programma figurano gli interventi diretti a migliorare il contesto normativo in cui operano le imprese, in particolare attraverso la riduzione dei costi amministrativi e la riforma della legge fallimentare.

La Commissione rileva che il programma nazionale riconosce l’importanza dell’integrazione fra le dimensioni microeconomica, macroeconomica e dell’occupazione; non vengono tuttavia individuati obiettivi per la spesa inerente alla ricerca e sviluppo tecnologico.

La relazione della Commissione incoraggia le autorità italiane ad accrescere i loro sforzi per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ad adottare misure più incisive e più specifiche per promuovere la concorrenza, soprattutto nelle industrie e nei servizi di rete. Sollecita inoltre l’adozione di un approccio più generale diretto ad accrescere l’offerta di lavoro e i tassi di occupazione, intervenendo in particolare sulle disparità regionali.

La Commissione sottolinea che la creazione di un numero consistente di posti di lavoro negli ultimi anni ha contribuito a far scendere il tasso di disoccupazione all’8% nel 2004, ossia al di sotto della media UE. Contemporaneamente il tasso di occupazione, pari al 57,6% (2004) rimane molto al di sotto dell’obiettivo di Lisbona. Osserva inoltre che l’Italia ha registrato una perdita di competitività sul piano internazionale e ha un debito pubblico molto forte.

 

Nella relazione annuale sull’attuazione della strategia di Lisbona, presentata nel dicembre 2006 (cfr. paragrafo 5), la Commissione ha formulato valutazioni aggiornate sull’attuazione del PICO. Tali valutazioni tengono conto del primo rapporto sullo stato di attuazione presentato dal Governo nell’ottobre 2006.

Secondo l’analisi  della Commissione europea, l’attuazione del programma di riforma per la crescita e l’occupazione varato dall’Italia ha registrato finora progressi considerevoli. Rispetto al programma nazionale di riforma dello scorso anno, il rapporto sullo stato di attuazione presentato dall’Italia a ottobre 2006 illustra una strategia più chiara, che abbraccia tutti i settori di intervento con le rispettive sinergie, secondo un approccio più ambizioso. La Commissione rileva che i progressi più sostanziali si registrano sul versante microeconomico; per quanto riguarda le strategie e i provvedimenti sul fronte macroecoomico, la Commissione ritiene che siano in generale adeguati, ma che tutto dipenda dalla loro attuazione. Tra i punti di forza della riforma italiana, la Commissione individua: i provvedimenti volti a potenziare la competitività delle libere professioni e di altri servizi; gli sforzi per un impiego più esteso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; le misure per un maggior coordinamento degli interventi intesi a migliorare il clima commerciale.

 

La Commissione raccomanda all’Italia di:

·         perseguire una politica rigorosa di risanamento fiscale, in modo che il rapporto debito pubblico/PIL cominci a diminuire, e dare piena attuazione alle riforme pensionistiche, nell’intento di garantire la sostenibilità a lungo termine dei conti pubblici;

·         proseguire sulla strada delle riforme al fine di accrescere la competitività nei mercati dei prodotti e dei servizi;

·         ridurre le disparità regionali in termini di occupazione lottando contro il lavoro irregolare, potenziando i servizi per la prima infanzia e garantendo l’efficienza dei servizi per l’occupazione su tutto il territorio nazionale;

·         sviluppare una strategia globale di apprendimento continuo e migliorare la qualità dell’istruzione garantendone l’adeguatezza al mercato del lavoro.

 

Secondo la Commissione, inoltre, è importante che l’Italia concentri gli sforzi in materia di: ricerca e sviluppo, in cui, malgrado gli sviluppi positivi in specifici campi, la strategia rimane nell’insieme incompleta; provvedimenti efficaci volti ad una maggiore sostenibilità dei servizi sanitari e che ne garantiscano la qualità e l’accessibilità; uso sostenibile delle risorse, dove è essenziale attuare e quindi potenziare le misure; attuazione dei piani di ristrutturazione infrastrutturale; istituzione di un sistema globale di valutazione d’impatto della normativa proposta.

Il Consiglio europeo di primavera 2007

Il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007 ha confermato quanto rilevato nella citata relazione della Commissione relativa all’attuazione della strategia nel 2006, riguardo agli sforzi concreti che gli Stati membri stanno compiendo per far avanzare le riforme, benché i risultati varino a seconda dello Stato membro e delle politiche. Il Consiglio ha approvato le raccomandazioni indirizzate dalla Commissione a ciascun paese relativamente alle politiche economiche e occupazionali per gli Stati membri e la zona dell’euro i cui Stati membri dovrebbero garantire un efficace coordinamento delle politiche.

Il Consiglio europeo, per consentire la preparazione del prossimo ciclo triennale della strategia di Lisbona rinnovata:

·         ha invitato la Commissione a presentare una relazione intermedia nell’autunno del 2007, in vista della proposta di orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2008-2011);

·         ha invitato gli Stati membri a presentare tempestivamente le relazioni nazionali sull’attuazione dei programmi nazionali di riforma;

·         ha sottolineato la rilevanza dello scambio di migliori pratiche nel contesto della sorveglianza multilaterale e esorta a una maggiore cooperazione tra i coordinatori di Lisbona;

·         nel confermare l’importanza di un più forte sentimento di appartenenza della società civile, delle parti sociali, delle regioni e delle autorità locali, soggetti chiave per la realizzazione degli obiettivi della strategia, ha rilevato la necessità di un ulteriore impegno per migliorare la comunicazione;

·         ha sottolineato il ruolo fondamentale delle parti sociali e la necessità del loro continuo e attivo contributo al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona.

 

Il programma delle tre Presidenze tedesca, portoghese e slovena dell’Unione europea considera una priorità l’attuazione della strategia di Lisbona riveduta, ritenuta elemento essenziale per rafforzare la competitività dell’UE, favorire la creazione di posti di lavoro e la crescita. Il programma ricorda che nel 2007 si concluderà il primo ciclo di governance della strategia, previsto dalla revisione, e che nell’autunno dello stesso anno gli Stati membri presenteranno la seconda relazione di attuazione dei rispettivi programmi nazionali di riforma. Le Presidenze intendono preparare il Consiglio a valutare efficacemente tali documenti ed elaborare conclusioni destinate al Consiglio europeo di primavera 2008. Il nuovo ciclo di governance inizierà nel gennaio 2008, quando la Commissione presenterà la sua relazione strategica, che sarà esaminata dalle pertinenti formazioni del Consiglio e discussa dal Consiglio europeo di primavera del 2008; nel giugno del 2008 saranno adottati formalmente i nuovi orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione, nonché raccomandazioni specifiche per ciascun paese. Le tre Presidenze intendono infine promuovere le opportune iniziative per contribuire al riesame della strategia di Lisbona rinnovata.

Più specificamente, la Presidenza portoghese dell’Unione europea ritiene essenziale assicurare la piena attuazione della Strategia di Lisbona e intende avviare la preparazione del nuovo ciclo che inizierà nel 2008.

 

Gli stanziamenti per la crescita e la competitività nel quadro finanziario 2007-2013

Il 17 maggio 2006Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea hanno stipulato l’accordo interistituzionale sulle prospettive finanziarie dell’UE per il periodo 2007-2013[6].

L’accordo interistituzionale fissa il massimale medio delle spese dell’UE per il 2007-2013 all’1,048% del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in stanziamenti di impegno (pari a 864,316 miliardi di euro) e all' 1 % in stanziamenti di pagamento (pari a 820,780 miliardi di euro).

Gli stanziamenti per il finanziamento di interventi per la crescita e la competitività nell’ambito della strategia di Lisbona sono collocati nella rubrica 1 “Crescita sostenibile” del quadro finanziario 2007-2013e in particolare nella sotto rubrica 1aCompetitività per la crescita e l’occupazione”. Peraltro anche gli stanziamenti contenuti nella sotto rubrica 1bCoesione per la crescita ed occupazione”, relativi ai fondi strutturali destinati alla politica di coesione, debbano integrare gli obiettivi definiti dalla strategia di Lisbona, come previsto espressamente negli orientamenti strategici per la coesione economica, sociale e territoriale 2007-2013, adottati con la decisione 2006/702/CE.

 

Di seguito si riportano gli stanziamenti relativi alle due sottorubriche per ciascuno degli anni del periodo di riferimento.

 

QUADRO FINANZIARIO 2007-2013

(milioni di euro - prezzi 2004)

 

STANZIAMENTO DI IMPEGNO

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Totale

2007-2013

1. Crescita sostenibile

51 267

52 415

53 616

54 294

55 368

56 876

58 303

382 139

1a Competitività per la crescita e l'occupazione

8 404

9 097

9 754

10 434

11 295

12 153

12 961

74 098

1b Coesione per la crescita e l'occupazione

42 863

43 318

43 862

43 860

44 073

44 723

45 342

308 041

Gli stanziamenti per gli obiettivi di Lisbona nell’ambito della politica di coesione

Il regolamento (CE) n. 1083/2006 (c.d. regolamento generale sui fondi strutturali), ha definito gli obiettivi e i criteri di ripartizione per Stato membro degli stanziamenti per la politica di coesione nel periodo 2007-2013. 

Il regolamento ha disposto, in particolare, la concentrazione degli interventi strutturali sui seguenti tre nuovi obiettivi: Convergenza, Competitività e occupazione regionale e Cooperazione territoriale.

 

Nella definizione degli obiettivi, nonché degli strumenti di programmazione attraverso cui essi sono attuati, è stato riservata particolare attenzione alla coerenza della politica di coesione con la Strategia di Lisbona.

In particolare, l’obiettivo Convergenza è inteso ad accelerare la convergenza degli Stati e delle regioni meno sviluppate attraverso il miglioramento delle condizioni di crescita e di occupazione basate sull’aumento della qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, lo sviluppo dell’innovazione e della società della conoscenza, l’adattabilità ai cambianti economici e sociali, la protezione e il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficacia amministrativa. L’obiettivo riguarda include primariamente gli Stati membri e le regioni meno sviluppate, il  cui PIL per abitante, calcolato in base ai dati degli ultimi tre anni, è inferiore al 75% della media comunitaria[7].

L’obiettivo Competitività e occupazione regionale è inteso, per tutte le zone degli  Stati membri non ricadenti nell’obiettivo Convergenza, a rinforzare la competitività e la capacità di attrazione, nonché l’occupazione mediante l’anticipazione dei mutamenti economici e sociali, l’innovazione e la società della conoscenza, lo spirito di impresa, la protezione e il miglioramento dell’ambiente, l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese nonché lo sviluppo di mercati del lavoro inclusivi.

 

Il regolamento n. 1083/2006 prevede una dotazione finanziaria complessiva per il periodo 2007-2013 pari a 308.041, di cui 250.864 euro per l’obiettivo Convergenza (19.027 destinati all’Italia), 49.127 per la Competitività (5626 per l’Italia) e 7.750 per la Cooperazione territoriale (750 per l’Italia).

 

La necessità di assicurare la coerenza degli interventi nell’ambito della politica di coesione con la Strategia di Lisbona è sottolineata anche dagli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione, adottati con la Decisione 2006/702/CE

Gli orientamenti definiscono un quadro di intervento per l’elaborazione dei quadri strategici nazionali e dei programmi operativi attraverso cui si esplica l’intervento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), dal Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo di coesione.

 

In coerenza con gli orientamenti il Governo italiano ha elaborato il “quadro di riferimento strategico nazionale” per l’Italia, approvato dalla Commissione europea nel giugno 2007.

Il quadro di riferimento copre l’intero periodo di programmazione 2007-2013 e costituisce la cornice per la preparazione dei programmi operativi nazionali e regionali

 


 

 

Iniziative dell’Unione europea per l’attuazione della strategia di Lisbona

 

Il presente capitolo riporta le iniziative all’esame delle Istituzioni dell’UE nei principali settori in relazione ai quali la strategia di Lisbona definisce priorità e orientamenti. Si tratta, in particolare, del mercato interno, della politica industriale, della ricerca e dell’innovazione, dell’istruzione e formazione, dell’occupazione e di alcuni aspetti sociali.

Per questi settori si riportano gli indirizzi generali e le misure di carattere generale prospettate dalle Istituzioni dell’UE nonché alcune proposte legislative relative a materie o profili di particolare importanza per il conseguimento degli obiettivi di Lisbona.

Non sono espressamente riportati gli interventi relativi ad altri settori, quali tra gli altri le reti transeuropee, che concorrono anch’essi al raggiungimento degli obiettivi di crescita e sviluppo fissati dalla strategia.

 

Mercato interno

L’importanza del completamento del mercato interno ai fini del rilancio della strategia di Lisbona è stata evidenziata dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005, che ha proceduto alla revisione della strategia, ed è stata ribadita anche dai Consigli europei di primavera 2006 e 2007.

In considerazione delle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2006, il 20 aprile 2006 la Commissione ha predisposto un documento in vista dell’elaborazione di nuovi orientamenti nel settore del mercato interno, sul quale ha avviato una consultazione pubblica che si è conclusa il 15 giugno 2006. Il documento effettua una valutazione della situazione attuale ed individua una serie di priorità politiche future.

Relativamente alle priorità future, la Commissione individua cinque settori di intervento:

1.   incoraggiare il dinamismo e l’innovazione nel mercato interno mediante azioni in settori quali la proprietà intellettuale, gli appalti, nuove forme di finanziamento per i progetti innovativi, un migliore accesso al mercato per i servizi;

2. garantire un quadro normativo di alta qualità soprattutto al fine di favorire lo sviluppo delle PMI – spesso soggette ad un onere regolamentare eccessivo - e di rendere più attraenti i mercati europei;

3.  migliorare l’attuazione e l’applicazione della normativa;

4.  rispondere più efficacemente alla globalizzazione,introducendo adeguamenti nel mercato interno al fine di attirare investimenti esteri e di consentire alle imprese europee di essere competitive a livello internazionale. In questo contesto la Commissione invita i Parlamenti nazionali, le autorità di controllo e le altre istanze regolamentari ad approfondire la loro cooperazione a livello internazionale in maniera coordinata per consentire all’UE di parlare con una sola voce e di rafforzare il suo ruolo nelle sedi internazionali destinate all’elaborazione di regole quali l’OMC (Organizzazione mondiale del commercio), la WIPO (Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale) o l’UN/ECE (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite);

5.  migliorare l’informazione dei cittadini e delle imprese sulle opportunità offerte dal mercato interno per consentire loro di trarne i massimi benefici.

Il 30 ottobre 2006 la Commissione ha pubblicato un documento di lavoro relativo ai risultati della consultazione (SEC(2006)1215) nel quale si rileva che le parti interessate esprimono il proprio sostegno alle priorità individuate, invitando la Commissione a sviluppare una visione del mercato interno più chiara e completa con proposte concrete, una solida analisi economica e un’adeguata strategia di comunicazione per informare i cittadini e le imprese delle opportunità offerte dal mercato interno e delle sue potenzialità.

Sulla scorta dei risultati della consultazione, di numerosi sondaggi Eurobarometro, di un’audizione pubblica, nonché dei  contributi di altre istituzioni dell’UE, la Commissione ha presentato, il 21 febbraio 2007, una relazione intermedia sul mercato unico, destinata al Consiglio europeo di primavera. (COM(2007) 60). Il documento, che presenta una visione del mercato unico del XXI secolo, sarà seguito, nell’autunno 2007, da un riesame completo del mercato unico e da alcune proposte d’azione.

Il Consiglio europeo di primavera 2007, nel prendere atto della visione del mercato unico delineata dalla Commissione nella relazione intermedia, ha invitato la Commissione a presentare un riesame ambizioso e generale della situazione del mercato unico quanto prima possibile nel secondo semestre del 2007.

Quale prosecuzione della riflessione così avviata, la Commissione ha annunciato la presentazione, tra le iniziative strategiche del programma legislativo e di lavoro per il 2007, di una comunicazione sul riesame del mercato unico - in vista dell’elaborazione di nuovi orientamentiin materia.

 

Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007 ha ribadito che l’ulteriore rafforzamento delle quattro libertà del mercato interno (libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali) e il miglioramento del suo funzionamento rimangono fattori fondamentali per la crescita, la competitività e l’occupazione. Il Consiglio europeo attende con interesse la presentazione, in autunno, del riesame del mercato unico a cura della Commissione, corredato delle proposte legislative correlate.

Il programma della Presidenza portoghese dell’Unione europea pone l’accento sull’esigenza di risollevare il funzionamento del mercato interno in un’ottica di efficacia; intende suscitare le condizioni che consentano di stabilire una nuova agenda del mercato interno, sulla base della annunciata comunicazione della Commissione. L’attenzione è posta in particolare sul mercato interno dei servizi finanziari, la lotta contro la frode, l’evasione fiscale e i servizi postali.

Servizi postali

Il 18 ottobre 2006 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva (COM(2006)594) volta a modificare la direttiva 97/67/CE relativa a regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari ed il miglioramento della qualità del servizio (cosiddetta “direttiva postale”)[8].

L’obiettivo della proposta - che fissa una serie di princìpi armonizzati volti a regolamentare i servizi postali in un mercato aperto -  è quello di completare la realizzazione del mercato interno dei servizi postali entro il 2009, abolendo i diritti speciali o esclusivi e garantendo un livello comune di servizio universale per tutti gli utenti.

L’11 luglio 2007 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in prima lettura, approvando emendamenti, secondo la procedura di codecisione.

 

Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007 ha invitato il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione a concludere con celerità le discussioni sul tema del mercato interno dei servizi postali.

Distacco di lavoratori nel quadro della prestazione dei servizi

Il 13 giugno 2007 la Commissione ha presentato lacomunicazioneDistacco di lavoratori nel quadro della prestazione dei servizi: trarne i vantaggi e le potenzialità garantendo la protezione dei lavoratori” (COM(2007) 304).

La comunicazione risponde all’impegno assunto dalla Commissione nella comunicazione dell’aprile del 2006 “Orientamenti relativi al distacco di lavoratori nell’ambito della prestazione di servizi” (COM(2006) 159) di monitorare gli sviluppi negli Stati membri di tutte le questioni trattate nella comunicazione del 2006. La comunicazione in esame presenta la valutazione dei dispositivi nazionali degli Stati membri, destinati a sorvegliare il distacco dei lavoratori, nonché dello stato in cui versa la cooperazione amministrativa. Lo scopo è quello di eliminare ostacoli inutili alla libera prestazione dei servizi nel mercato interno senza perdere di vista un’adeguata tutela dei lavoratori distaccati. La Commissione, tra l’altro, propone di rafforzare la cooperazione amministrativa grazie a un uso più ampio del sistema d’informazione del mercato interno. Nel caso fosse necessario a garantire la conformità al diritto comunitario, la Commissione potrà anche avviare procedure di infrazione.

Brevetto comunitario

Il 3 aprile 2007 la Commissione ha presentato la comunicazioneMigliorare il sistema dei brevetti in Europa” (COM(2007) 165) che verte, in particolare, su: introduzione del brevetto comunitario e sull’istituzione di una efficiente giurisdizione in materia di brevetti su scala comunitaria; qualità dei brevetti, sostegno alle piccole  e medie imprese; trasferimento di tecnologia e le questioni attuative, compresi i modi alternativi di risoluzione delle controversie; assicurazione per le spese connesse alle controversie in materia di brevetti e aspetti internazionali dell’applicazione.

 

La Commissione europea, nella comunicazione relativa alla sua strategia politica per il 2008, ha espresso l’intenzione di monitorare la nuova strategia in materia di brevetto europeo.

Semplificazione del contesto in cui operano le imprese

Il 10 luglio 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione su una semplificazione del contesto in cui operano le imprese in materia di diritto societario, contabilità e revisione contabile (COM(2007)394).

Con la comunicazione, la Commissione intende presentare le sue opinioni sul tema e avviare una discussione che coinvolga gli Stati membri, il Parlamento europeo e le parti interessate al fine di individuare le misure nei settori del diritto societario, della contabilità e della revisione contabile più adeguate per rendere le imprese europee più competitive non solo sul mercato interno ma anche su quello mondiale. L’obiettivo è raggiungere un consenso politico sulle prospettive per poter presentare proposte legislative adeguate entro l’inizio del 2008.

Politica industriale

Il Consiglio europeo ha in più occasioni richiamato l’importanza di interventi riconducibili alla politica industriale ai fini della realizzazione degli obiettivi di Lisbona.

 

In questo contesto, il Consiglio competitività ha adottato, il 21 maggio 2007, conclusioni sulla politica industriale

In particolare,  il Consiglio: conferma l’importante ruolo della politica industriale per il raggiungimento degli obiettivi del programma di Lisbona; invita la Commissione a presentare un approccio integrato per una migliore utilizzazione e tutela dei diritti di proprietà intellettuale nonché per la lotta alla contraffazione e alla pirateria; chiede alla Commissione di elaborare un approccio politico coerente per quanto riguarda le forniture di materie prime per l’industria, in tutti i pertinenti settori; si compiace dei risultati positivi delle iniziative settoriali in materia di industria automobilistica, biotecnologia, costruzione navale nonché TIC recentemente presentate dalla Commissione e dell’intenzione della Commissione di riferire in modo esaustivo, in una nuova comunicazione sulla politica industriale, in merito ai risultati delle iniziative e di presentare nuove iniziative che tengano conto del cambiamento delle condizioni quadro verificatosi dopo il 2005. Alle conclusioni generali seguono, inoltre, conclusioni specifiche per quanto riguarda: l’industria automobilistica; il settore delle scienze della vita e della biotecnologia; il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; il settore della costruzione navale.

Il 4 luglio 2007 la Commissione ha presentato la comunicazioneEsame intermedio della politica industriale – un contributo alla strategia dell’Unione europea per la crescita e l’occupazione” (COM(2007) 374)

La comunicazione persegue tre scopi:

·         descrivere l’attuale situazione economica dell’industria nell’Unione europea e individuare le grandi sfide a cui essa deve far fronte;

·         analizzare i progressi compiuti per quanto riguarda le azioni orizzontali e settoriali previste dalla comunicazione sulla politica industriale del 2005;

·         tenendo conto dei dati e delle sfide attuali e dei progressi realizzati, stabilire le misure per il periodo 2007-2009.

Il 27 luglio 2007 la Commissione ha avviato una consultazione sulle misure che l’Unione europea potrebbe assumere per rispondere all’obiettivo di un consumo e di una produzione sostenibili nonché di una politica industriale sostenibile. La consultazione on line, che si concluderà il 23 settembre, intende raccogliere gli elementi di informazione che consentano alla Commissione di preparare dei piani d’azione per accogliere tali sfide.

 

Il programma della Presidenza portoghese dell’UE (secondo semestre 2007) pone l’accento, nell’ambito della strategia di Lisbona, sulla revisione intermedia della politica industriale e della politica relativa alle piccole e medie imprese; intende incoraggiare un dibattito focalizzato sul rafforzamento della competitività delle piccole e medie imprese, incluso il loro accesso ai finanziamenti; intende proseguire il piano d’azione per l’innovazione e promuovere un dibattito sull’avvenire della politica scientifica e tecnologica in Europa; desidera favorire l’iter di approvazione della proposta di regolamento sull’Istituto europeo di tecnologia.

 

 

Ricerca e innovazione

Orientamenti generali della politica europea per la ricerca e l’innovazione

Il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005, procedendo alla revisione intermedia della strategia di Lisbona, ha indicato, nelle sue conclusioni la conoscenza e l’innovazione tra gli assi fondamentali per il rilancio di tale strategia in quanto fattori fondamentali per conseguire una crescita sostenibile dell’economia europea.

Il Consiglio ha sottolineato, tra l’altro, che è importante:

·   conseguire l’obiettivo generale di un livello di investimenti per la ricerca pari al 3% del PIL di ciascuno Stato membro[9], con una ripartizione adeguata tra investimenti privati e pubblici;

·   incoraggiare un autentico dialogo tra le parti interessate, pubbliche e private, della società della conoscenza;

·   rafforzare l’attrattiva dell’Europa per i ricercatori attraverso un miglioramento effettivo delle loro condizioni di mobilità e di esercizio della professione.

Le conclusioni del Consiglio europeo contenevano, altresì, auspici per l’istituzione di un Consiglio europeo della ricerca destinato a sostenere la ricerca di eccellenza e la ricerca di base, nonché l’invito agli Stati membri a sviluppare la politica di innovazione in funzione delle loro specificità promuovendo, tra l’altro, la ricerca congiunta tra imprese e università, e migliorando l’accesso al capitale di rischio, sviluppando partenariati per l’innovazione e poli di innovazione a livello regionale e locale.

Tali conclusioni sono state attuate attraverso una serie di iniziative, quali in particolare la comunicazione della Commissione Potenziare la ricerca e l’innovazione – Investire per la crescita e l’occupazione: una strategia comune” (COM(2005) 488), presentata il 12 ottobre 2005, e confermate dai successivi Consigli europei, in particolare da quelli del 14-15 dicembre 2006 (v. oltre) e dell’8-9 marzo 2007.

 

Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007 ha dedicato ampio spazio al tema, ponendo l’accento, nelle conclusioni, sulla necessità di rafforzare innovazione, ricerca e istruzione. In tale prospettiva, in particolare, il Consiglio europeo:

·   ribadisce l’importanza di destinare il 3% del PIL alla ricerca e allo sviluppo entro il 2010 e sottolinea l’esigenza di ottimizzare le sinergie tra programmi comunitari, migliorare la trasformazione dei risultati della ricerca in prodotti e servizi innovativi e assicurare l’opportuna condivisione delle conoscenze tra tutti i partner;

·   invita la Commissione a presentare raccomandazioni su orientamenti per la cooperazione e il trasferimento di tecnologia tra la ricerca pubblica e l’industria e a presentare, in via prioritaria, le strategie in materia dei diritti di proprietà intellettuale e di brevetti[10];

·   invita la Commissione e gli Stati membri a far progredire l’attuazione della strategia politica di innovazione;

·   invita la Commissione a presentare proposte relative ad iniziative tecnologiche congiunte in determinati settori di importanza strategica e a presentare proposte per predisporre la partecipazione comunitaria ai programmi di Ricerca e sviluppo tecnologico intrapresi da vari Stati membri, nella prospettiva di lanciare le iniziative più avanzate nel 2007;

·   pone in rilievo il ruolo importante riservato al Consiglio europeo della ricerca, istituito con decisione della Commissione del 2 febbraio 2007 in attuazione del programma specifico “idee”, nell’ambito del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca;

·   pone l’accento su istruzione e formazione, presupposti essenziali per il buon funzionamento del triangolo della conoscenza (istruzione – ricerca – innovazione), e sottolinea che gli Stati membri sono determinati a proseguire le riforme, in particolare modernizzando l’istruzione superiore, assicurando un’istruzione e formazione professionale di alta qualità;

·   chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di concludere l’esame della proposta della Commissione relativa ad un Istituto europeo di tecnologia al fine di adottare una decisione al riguardo entro la fine dell’anno 2007;

·   pone l’accento sulle tecnologie ambientali e le ecoinnovazioni, invitando la Commissione a presentare proposte per giungere a una strategia integrata per la promozione dell’ecoinnovazione all’inizio del 2008.

 

Dedicando una parte delle sue conclusioni ai temi della ricerca e dell’innovazione, il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007:

·   ha invitato la Commissione a presentare, agli inizi del 2008, iniziative volte a dare un seguito al libro verde sullo spazio europeo della ricerca;

·   ha invitato il Consiglio a raggiungere rapidamente un accordo sulle prime quattro proposte relative ad iniziative tecnologiche congiunte (ARTEMIS, IMI, Clean Sky, ed ENIAC) e a presentare quanto prima le restanti iniziative tecnologiche congiunte individuate nel programma specifico "Cooperazione" che attua il settimo programma quadro per le attività di ricerca;

·   ha apprezzato i progressi realizzati in merito all’approvazione della proposta di regolamento relativo alla creazione dell’Istituto europeo di tecnologia e ha invitato, pertanto, il Consiglio a giungere, ad un orientamento generale su tale regolamento, anche per quanto concerne un finanziamento adeguato in conformità delle procedure di bilancio della Comunità. Il Consiglio europeo confida, in ogni caso, che la decisione finale del Consiglio e del Parlamento europeo possa essere presa entro la fine di quest'anno;

·   ha accolto con soddisfazione l'iniziativa relativa ad una Carta europea per l'uso della proprietà intellettuale degli istituti di ricerca e università pubblici (Carta sulla proprietà intellettuale), volta a migliorare il trasferimento delle conoscenze tra ricerca e industria, e il contributo che essa potrà dare allo sviluppo dello spazio europeo della ricerca[11].

Programma quadro per la competitività e l’innovazione

Il 24 ottobre 2006 il Consiglio ha adottato – nell’ambito delle azioni previste dalla Strategia di Lisbona - una decisione[12] che istituisce un programma quadro per la competitività e l’innovazione (2007-2013).

Il programma, che ha una dotazione finanziaria complessiva di 3,2 miliardi di Euro per il suo periodo di durata, persegue i seguenti obiettivi: promuovere la competitività delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese; promuovere tutte le forme di innovazione; accelerare lo sviluppo di una società dell’informazione sostenibile, competitività, innovativa; promuovere l’efficienza energetica e fonti energetiche nuove e rinnovabili in tutti i settori.

Strumenti finanziari a favore dell’impresa

Il 4 maggio 2007 la Commissione ha presentato la relazione (la terza) sui progressi compiuti nell’attuazione degli strumenti finanziari nel quadro del programma pluriennale a favore dell’impresa e dell’imprenditorialità, in particolare delle piccole e medie imprese (PMI) (2001-2006) (COM(2007)235).

La relazione ricorda che il programma per la competitività e l’innovazione (CIP), che è stato adottato dal Consiglio il 24 ottobre 2006, prenderà il posto del programma pluriennale e contribuirà all’attuazione delle priorità politiche dell’Agenda di Lisbona, della Carta europea delle PMI e di nuove iniziative quali l’innovazione imprenditoriale, la competitività delle imprese e la politica industriale. La relazione sottolinea l’esigenza di aiutare le PMI, soprattutto quelle innovative e in crescita rapida, ad aver accesso agli strumenti finanziari appropriati nella fase iniziale o nella fase di espansione del loro sviluppo.

 

 

Strategia di innovazione

Accogliendo la richiesta del Consiglio europeo della primavera 2006, il 13 settembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “Mettere in pratica il sapere: una strategia di innovazione allargata per l’Unione europea” (COM(2006)502). Si tratta di un programma concernente un’azione a livello nazionale ed europeo destinata a promuovere l’innovazionecome stimolo principale dell’economia europea,[13] articolato in dieci azioni prioritarie:

·         definizione di sistemi di insegnamento favorevoli all’innovazione;

·         creazione di un Istituto europeo per la tecnologia;

·         costituzione di un mercato del lavoro unico per i ricercatori;

·         rafforzamento delle connessioni tra ricerca e industria;

·         promozione dell’innovazione regionale nel quadro dei nuovi programmi di politica di coesione;

·         riforma della regolamentazione degli aiuti di Stato in materia di ricerca e sviluppo tecnologico e di innovazione e miglioramento degli orientamenti per gli incentivi fiscali in questo settore;

·         rafforzamento della protezione dei diritti di proprietà intellettuale;

·         prodotti e servizi numerici – iniziativa concernente il percepimento dei diritti d’autore;

·         messa a punto di una strategia per i mercati pilota favorevoli all’innovazione;

·         incentivi all’innovazione attraverso gli appalti.

 

Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006, sulla scorta delle discussioni effettuate nel Consiglio europeo informale che si è svolto a Lahti (Finlandia) il 20 ottobre 2006 , ha ribadito che l’innovazione è cruciale ai fini della capacità europea di rispondere con efficacia alle sfide e alle opportunità della globalizzazione e ha posto l’accento sulla necessità di un’impostazione strategica volta a creare un ambiente favorevole all’innovazione in cui la conoscenza sia convertita in prodotti e servizi innovativi.

Il Consiglio europeo, in particolare, ha invitato:

Il Consiglio europeo sottolinea, infine, che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono essenziali per l’innovazione e la competitività; il Consiglio europeo della primavera 2008 dovrebbe passare in rassegna le sfide poste dalla prossima generazione di Internet e di reti nell’ambito della strategia di Lisbona.

Il 24 maggio 2007 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione  “Mettere in pratica la conoscenza: un’ampia strategia dell’innovazione per l’Europa”, nella quale si dichiara favorevole alla proposta della Commissione concernente l’avvio di una nuova iniziativa a favore dei mercati pilota, allo scopo di facilitare l’immissione sul mercato di nuovi prodotti e servizi innovativi nei settori in cui l’UE può diventare capofila a livello mondiale.

Spazio europeo della ricerca

Il Consiglio europeo di Lisbona, nel marzo del 2000, ha approvato l'obiettivo di istituire uno spazio europeo della ricerca (SER), considerato fondamentale per costruire, in Europa, una società della conoscenza in cui ricerca, istruzione, formazione e innovazione siano mobilitate per soddisfare appieno le ambizioni e le aspettative dei cittadini europei in campo economico, sociale ed ambientale.

In questo contesto, il 4 aprile 2007 la Commissione europea ha presentato il libro verde Lo spazio europeo della ricerca: nuove prospettive” (COM(2007)161), inteso ad aprire un ampio dibattito per definire quali orientamenti e quali misure siano necessarie per completare lo sviluppo dello spazio europeo della ricerca (SER).

Il libro verde è stato sottoposto ad una consultazione fino al 31 agosto 2007. La Commissione formulerà delle proposte nel 2008 sulla base dei risultati della consultazione.

Il Libro verde della Commissione prospetta una visione del possibile sviluppo del SER, individuando sei priorità per realizzare appieno lo spazio europeo della ricerca:

1)       un flusso adeguato di ricercatori competenti, stimolati da un mercato del lavoro unico attraente, accessibile per tutti e senza ostacoli alla mobilità transnazionale;

2)       infrastrutture di ricerca di livello mondiale, integrate, connesse in rete e accessibili ad équipe di ricercatori di tutti i paesi europei e del mondo;

3)       organismi di ricerca "eccellenti", ben inseriti nel contesto sociale ed economico, ma capaci di competere e cooperare dentro e fuori dell’Europa. Tali organismi dovrebbero interagire abitualmente con il mondo dell’impresa e stabilire partnership pubblico-privato durature;

4)       una vera condivisione delle conoscenze, da realizzarsi, tra l’altro:favorendo l’accesso alle basi di conoscenza pubbliche; semplificando ed armonizzando il regime della proprietà intellettuale con l’introduzione di un sistema di brevetti efficiente e di principi condivisi, per quanto attiene alla cooperazione tra ricerca pubblica ed industria;

5)       priorità e programmi di ricerca adeguatamente coordinati, anche attraverso investimenti significativi nella ricerca pubblica programmati e coordinati congiuntamente a livello europeo;

6)       apertura dello spazio europeo della ricerca al mondo, in particolare ai paesi confinanti, unita ad un chiaro impegno ad affrontare le sfide mondiali con i partner dell'Europa, in modo che la cooperazione in campo scientifico-tecnologico contribuisca con efficacia alla stabilità, sicurezza e prosperità mondiale.

La Commissione individua, inoltre, altri tre importanti fattori, trasversali ai precedenti, che dovrebbero caratterizzare lo spazio europeo della ricerca:

·   la politica europea per la ricerca dovrebbe essere profondamente radicata nella società, contribuendo tanto ad aumentare il livello di diffusione delle conoscenze quanto a dare sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile nei settori di maggior interesse pubblico quali la salute, l’energia e i cambiamenti climatici;

·   occorre trovare un giusto equilibrio tra concorrenza e solidarietà, stimolando l’eccellenza al massimo livello mantenendo, al contempo, una forte cooperazione, indirizzata verso obiettivi di interesse comune;

·   va tratto il massimo vantaggio dalla diversità europea, ulteriormente arricchita all’inizio del 2007 con l’ingresso di Bulgaria e Romania.

Secondo la Commissione, la natura sistemica del SER, che richiede azioni su più fronti e con tempistiche diverse, impone di intervenire immediatamente per poter giungere ad una piena operatività intorno al 2020.

Trasferimento delle conoscenze

Tra gli elementi che la Commissione individua come essenziali, ai fini di una piena realizzazione del SER, figura l’esigenza di migliorare il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca e i terzi, ivi compresi l’industria e gli organismi della società civile. Tale obiettivo è stato sottolineato dalla Commissione nella comunicazioneMigliorare il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca e le imprese nell’insieme dell’Europa: per un’innovazione aperta – Attuare l’agenda di Lisbona“(COM(2007)182),  presentata il 4 aprile 2007.

Il Consiglio competitività del 25 giugno 2007 ha approvato conclusioni sul trasferimento delle conoscenze con le quali accoglie positivamente la comunicazione della Commissione.

Il Consiglio, inoltre, ha accolto positivamente l'iniziativa della Presidenza intesa a progredire nell'elaborazione di una Carta volontaria per la gestione della proprietà intellettuale degli istituti di ricerca e università pubblici (Carta sulla proprietà intellettuale)[15] ed ha invitato la Commissione a elaborare questa Carta europea sotto forma di raccomandazione alle autorità pubbliche e di orientamenti per gli attori interessati, tenendo conto delle iniziative negli Stati membri e delle consultazioni sul libro verde riguardante l'area europea della ricerca.

Il Consiglio, infine, ha invitato la Commissione a presentare proposte per il miglioramento sostenibile della cooperazione internazionale nel campo della ricerca mediante il trasferimento delle relative conoscenze.

Settimo programma quadro di attività comunitarie nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico

Al fine di rafforzare l'eccellenza e innalzare il livello medio della ricerca in Europa, con decisione n. 1982 del 18 dicembre 2006 è stato istituito il settimo programma quadro di attività comunitarie nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico (2007-2013).

Il principio di base che anima il programma quadro è quello di incentivare, organizzare e sfruttare tutte le forme di cooperazione nel campo della ricerca, dalla collaborazione nell’ambito di progetti congiunti e di reti fino al coordinamento dei programmi di ricerca nazionali, nonché l’applicazione congiunta di vaste iniziative tecnologiche e lo sviluppo in comune di infrastrutture di dimensione e interesse europei.

Il settimo programma quadro è strutturato in quattro programmi specifici[16], che ricalcano i quattro obiettivi principali della politica europea di ricerca:

·Cooperazione[17]. Prevede il finanziamento dell’intera gamma di azioni di ricerca condotte nell’ambito della cooperazione transnazionale, dai progetti e le reti in collaborazione fino al coordinamento dei programmi di ricerca.

·Idee[18]. Prevede la costituzione di un Consiglio Europeo della Ricerca (CER)[19],

·Persone[20]. Prevede, attraverso le cosiddette “Azioni Marie Curie”, attività a favore della formazione e dello sviluppo delle prospettive di carriera dei ricercatori.

·  Capacità[21]. Prevede il finanziamento degli aspetti chiave delle capacità europee di ricerca e innovazione quali, ad esempio, le infrastrutture di ricerca, la ricerca a vantaggio delle piccole e medie imprese (PMI), i cluster regionali orientati alla ricerca, le attività orizzontali di cooperazione internazionale.

Il settimo programma quadro comprende anche il finanziamento delle azioni dirette del Centro comune di ricerca[22].

Istituto europeo di tecnologia

Il Consiglio europeo del 21-22 giugno, nelle sue conclusioni, si compiace dei progressi dei lavori sulla proposta di regolamento relativa all'istituzione dell’Istituto europeo di tecnologia (COM(2006)604), che si propone di divenire un faro di eccellenza in Europa e un modello di riferimento per ciò che concerne la collaborazione tra università, ricerca e imprese, al fine di rendere l’Europa un’area maggiormente competitiva.

Come auspicato dal Consiglio europeo, il Consiglio competitività del 25 giugno ha approvato un orientamento generale su tale proposta, in vista di un accordo con il Parlamento europeo che consenta l’approvazione del provvedimento, in prima lettura, entro il 2007.

L’orientamento generale prevede:

·         una copertura finanziaria (308,7 milioni di euro all’anno, per sei anni, a partire dal 1° gennaio 2008) assegnata in modo conforme alle procedure di bilancio della Comunità;

·         la realizzazione in due fasi della rete di comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI), che rappresentano il livello periferico della struttura e che dovrebbero essere istituite attraverso la creazione di partnership tra settore privato, comunità della ricerca e team di eccellenza provenienti dalle comunità della ricerca e delle università: all’inizio sarebbero istituite in numero limitato e selezionate sulla base delle priorità politiche dell’UE[23] per poi procedere ad ulteriori sviluppi in un secondo tempo e solo dopo una attenta valutazione dei risultati conseguiti;

·         ampia autonomia operativa di tali comunità e della struttura centrale di gestione;

·         la condivisione della definizione della strategia di lungo termine, attraverso un’agenda delle attività, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.

Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, nella seduta del 25 settembre 2007.

Iniziative tecnologiche congiunte

Al fine di potenziare al massimo la collaborazione tra i settori pubblico e privato nel campo della ricerca, il settimo programma quadro di ricerca (2007-2013) ha previsto la costituzione di imprese comuni per l’attuazione di iniziative tecnologiche congiunte (ITC), intese a creare partenariati pubblico-privato con il coinvolgimento delle imprese, della comunità della ricerca e delle autorità pubbliche a livello europeo (Stati membri, Commissione).

La Commissione ha presentato quattro proposte di regolamento relative all’attuazione di iniziative tecnologiche congiunte (ITC).

Si tratta, in particolare, di: una proposta di regolamento, presentata il 10 maggio, intesa ad istituire l’impresa comune per l'ITC in materia di medicinali innovativi - IMI - (COM(2007)241); una proposta di regolamento, presentata il 15 maggio, relativa alla costituzione dell’”Impresa comune ARTEMIS” (COM(2007)243), l'ITC per i sistemi informatici incorporati, vale a dire i computer invisibili che fanno funzionare le moderne apparecchiature; una proposta di regolamento, presentata il 13 giugno, che istituisce l'impresa comune "CLEAN SKY"(= cielo pulito) (COM(2007)315), che dovrà, tra l’altro, sviluppare tecnologie innovative a ridotto impatto ambientale nel settore dell'aeronautica e dei trasporti aerei; una proposta di regolamento che istituisce un’impresa comune per la gestione di una iniziativa tecnologica nel settore della nanoelettronica denominata ENIAC[1] (COM(2007)356).

Il Consiglio europeo del 21-22 giugno, nelle sue conclusioni, invita il Consiglio a raggiungere rapidamente un accordo sulle prime quattro proposte relative ad iniziative tecnologiche congiunte (ARTEMIS, IMI,  Clean Sky ed ENIAC, sulle tecnologie per la nanoelettronica) e invita la Commissione a presentare quanto prima le restanti iniziative tecnologiche congiunte, individuate nel programma specifico "Cooperazione", in attuazione del settimo programma quadro per le attività di ricerca.

Le proposte, che seguono la procedura di consultazione, sono state trasmesse al Consiglio e al Parlamento europeo.

Modernizzazione delle università

Il 10 maggio 2006 la Commissione ha presentato la comunicazionePortare avanti l’agenda di modernizzazione delle università: istruzione, ricerca e innovazione” (COM(2006)208). La Commissione ritiene che la ristrutturazione e l’ammodernamento delle università sia un elemento fondamentale per il successo della strategia di Lisbona, nonché per assicurare all’Europa un posto di rilievo nella competizione globale in materia di istruzione, ricerca e innovazione.

A tal fine, la Commissione europea individua nove ambiti in cui si dovrebbero apportare cambiamenti per far sì che le università d’Europa, procedendo con approcci differenziati in relazione al contesto nazionale e regionale, possano raggiungere l’eccellenza nelle funzioni di insegnamento e di ricerca.

In particolare, la Commissione ritiene prioritario: abbattere le barriere attorno alle università in Europa; assicurare una reale autonomia e responsabilità delle università ad esempio sviluppando nuovi sistemi di governance interna che siano basati su priorità strategiche e su una gestione professionale delle risorse umane, degli investimenti e delle procedure amministrative nonché il superamento della frammentazione organizzativa in facoltà, dipartimenti, laboratori e unità amministrative attraverso la concentrazione degli sforzi su priorità istituzionali di ricerca, insegnamento e servizi; incentivare i partenariati strutturati con il mondo dell’economia; fornire il giusto mix diabilità e competenze per il mercato del lavoro;ridurre il deficit di finanziamento e assicurare unamaggiore efficacia deifinanziamenti nell'istruzione e nella ricerca; accrescere l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità; attivare le conoscenzemediante l’interazione con la società; premiare l’eccellenza al massimo livello, poiché la Commissione ritiene che unamaggiore competizione tra università, combinata con una maggiore mobilità e un’ulteriore concentrazione di risorse, dovrebbe consentire la creazione di un ambiente di lavoro più aperto e più stimolante in grado di attirare i migliori studiosi e ricercatori, di reclutarli con procedure flessibili, aperte e trasparenti, di garantire piena indipendenza di ricerca ai ricercatori e di offrire al personale interessanti prospettive di carriera; rendere lo spazio europeo dell’istruzione superiore e lo spazio europeo della ricerca più visibili e attraenti nel mondo, sviluppando una cooperazione internazionale più strutturata e compiendo degli sforzi per quanto concerne il riconoscimento accademico attraverso la creazione di un quadro coerente di qualifiche[24] e di sistemi compatibili di certificazione della qualità.

Formazione e istruzione

I più recenti Consigli europei hanno evidenziato l’importanza di puntare sull’istruzione e la formazione, quale modo per valorizzare le risorse umane, soprattutto giovanili, al fine di dare piena attuazione alla strategia di Lisbona.

In particolare, il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005, nell’individuare gli assi fondamentali del rilancio della strategia di Lisbona, ha posto l’accento sul capitale umano, invitando gli Stati membri ad intensificare gli sforzi per elevare il livello generale di istruzione e sottolineando che l’apprendimento permanente (vd. infra) costituisce una condicio sine qua non per realizzare gli obiettivi di Lisbona.

Il Consiglio europeo del 23-24 marzo 2006, nelle sue conclusioni, considera una priorità investire nel campo dell’istruzione e della formazione, settori centrali nell’agenda di Lisbona. In tale contesto, le conclusioni pongono l’accento sul programma di apprendimento permanente per il periodo 2007-2013 e sulla necessità di migliorare i collegamenti tra istruzione superiore, ricerca e imprese nonché di accelerare riforme che pongano in essere sistemi scolastici di elevata qualità, efficaci ed equi. Il Consiglio europeo ritiene che le strategie nazionali per l’apprendimento permanente dovrebbero fornire a tutti i cittadini le competenze e le qualifiche loro occorrenti, avvalendosi di un’assistenza crescente a livello comunitario da parte di programmi di istruzione e formazione quali Erasmus e Leonardo. A tal fine, il Consiglio europeo ritiene che andrebbero compiuti progressi rispetto al quadro europeo delle qualifiche(vd. infra) per favorire maggiore mobilità e un efficiente mercato del lavoro.

 

Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007, nelle sue conclusioni, sottolinea l’importanza di rafforzare innovazione, ricerca e istruzione ai fini del raggiungimento degli  obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione.

In particolare, il Consiglio europeo, evidenzia come l'istruzione e la formazione siano presupposti essenziali per il buon funzionamento del triangolo della conoscenza (istruzione - ricerca - innovazione) e svolgano un ruolo fondamentale per stimolare la crescita e l'occupazione. Il Consiglio sottolinea, inoltre, che gli Stati membri sono impegnati a modernizzare l'istruzione superiore, assicurando un'istruzione e formazione professionale di alta qualità a condizioni attraenti e attuando strategie nazionali per l'apprendimento permanente, in armonia con i progressi realizzati nell'attuazione del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010".

 

Il 16 febbraio 2007 il Consiglio istruzione ha definito una serie di “messaggi chiave” nel settore dell'istruzione e della formazione, riguardanti il contributo dell'istruzione e della formazione al perseguimento degli obiettivi di crescita, occupazione e coesione sociale della strategia di Lisbona rinnovata, quale contributo del Consiglio al Consiglio europeo di primavera 2007 (8-9 marzo).

In particolare, il Consiglio ha sottolineato che l'istruzione e la formazione costituiscono presupposti essenziali per il corretto funzionamento del triangolo della conoscenza (istruzione, ricerca, innovazione) e svolgono un ruolo centrale per stimolare la crescita e l'occupazione e assicurare pari opportunità e la coesione sociale a tutti i cittadini.

Il Consiglio, inoltre, ritiene necessario un maggiore sforzo affinché le strategie nazionali generali per l'apprendimento permanente, basate sull'efficienza e l'equità, siano varate nella maggior parte degli Stati membri. Il Consiglio evidenzia, inoltre, che per fornire un'ampia base di competenze caratterizzata dalla capacità di eccellenza e di innovazione dell'Europa, occorre intensificare le riforme per migliorare ulteriormente i vari livelli di istruzione. In particolare occorre compiere sforzi per ammodernare l'istruzione superiore e assicurare un'istruzione e una formazione professionale di alta qualità a condizioni attraenti.

Il Consiglio, infine, ritiene che:

·         gli investimenti nell'istruzione e nella formazione sono cruciali per il futuro dell'Europa;

·         le politiche e le prassi nel campo dell'istruzione richiedono una più solida base di conoscenze;

·         che occorre promuovere una cultura della valutazione;

·         che occorre favorire ulteriormente la ricerca;

·         sfruttare pienamente le opportunità offerte dai fondi strutturali e dal programma apprendimento permanente 2007-2013 (vd. supra).

Il Consiglio, inoltre, ha definito alcuni orientamenti politici quale primo contributo allo sviluppo del programma di lavoro in materia di istruzione e formazione al di là del 2010[25].

In particolare, il Consiglio considera importante:

·         Mantenere l’istruzione e la formazione al centro della strategia di Lisbona;

·         Assicurare l’accesso all’istruzione e alla formazione per ogni individuo e pari opportunità per tutti;

·         Sviluppare una cultura dell’apprendimento che sia attraente, segnatamente per i giovani;

·         Promuovere e tenere in maggiore considerazione la ricerca pedagogica;

·         Sviluppare e mantenere un approccio di apprendimento lungo l’arco di tutta la vita,  che inizi dalla prima infanzia;

·         Riconoscere il ruolo dell’istruzione e della formazione come motore per l’integrazione sociale e per l’insegnamento della democrazia.

Si riportano di seguito le iniziative specifiche in tale contesto all’esame delle Istituzioni dell’Unione europea.

Si riportano di seguito le iniziative specifiche in tale contesto all’esame delle Istituzioni dell’Unione europea.

Efficienza ed equità

In accordo con quanto previsto dalla Strategia di Lisbona, la Commissione ha individuato nell’efficienza e nell’equità i temi chiave per promuovere il processo di modernizzazione dei sistemi d’istruzione e di formazione negli Stati membri. In tale contesto, l’8 settembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza ed equità nei sistemi europei di istruzione e formazione” (COM(2006)481).

La Commissione ritiene, in particolare, che i sistemi di istruzione e formazione dell’obbligo debbano garantire l’istruzione di base e le competenze fondamentali indispensabili per raggiungere il benessere in una società basata sulla conoscenza. I sistemi scolastici con ”smistamento” precoce degli studenti[26], inoltre, sono considerati dalla Commissione potenzialmente in grado di esasperare le differenze e di generare effetti ancor meno equi, in termini di rendimento degli studenti e della scuola, in particolar modo nei confronti dei bambini svantaggiati.

In tale contesto, la Commissione ritiene che il posticipo dello smistamento al livello secondario superiore, unitamente alla possibilità di passare ad un altro tipo di scuola, possa ridurre la segregazione e promuovere l’equità, senza che diminuisca l’efficienza.

Il documento della Commissione evidenzia, altresì, l’importanza di un’istruzione preelementare di qualità elevata,  in grado di produrre vantaggi a lungo termine sia sul piano dell’apprendimento che su quello socio-economico, in quanto può limitare, in fasi successive dell’esistenza, spese “riparatorie” collegabili alla criminalità, alla salute e alla disoccupazione.

Tra gli altri fattori rilevanti, ai fini di efficienza ed equità dei sistemi scolastici, il documento della Commissione ricorda la qualità, l’esperienza e la motivazione degli insegnanti e il tipo di pedagogia che utilizzano. La Commissione ritiene, inoltre, fondamentale il ruolo degli insegnanti nel garantire la partecipazione dei soggetti più svantaggiati, pertanto, gli Stati membri dovrebbero elaborare politiche di assunzione in grado di attrarre insegnanti esperti e motivati nelle scuole più impegnative.

Per ciò che riguarda la soluzione, adottata da molti Stati membri, di attribuire ai singoli istituti maggiore autonomia nel decidere il contenuto dei corsi, la destinazione dei fondi o nell’assumere decisioni sul personale, in combinazione con sistemi di responsabilizzazione centralizzati, la Commissione riconosce che essa ha offerto, sul piano empirico, la possibilità di un miglioramento nel rendimento degli studenti. La Commissione ha sottolineato, tuttavia, la necessità di progettare i sistemi di responsabilizzazione in modo tale da evitare che decisioni decentrate possano avere conseguenze locali potenzialmente inique come, ad esempio, nel caso della delimitazione delle zone di utenza scolastica.

La Commissione, infine,  ritiene necessario un suo particolare impegno nello sviluppo di una cultura della valutazione, ritenuta indispensabile per completare il processo di modernizzazione dei sistemi d’istruzione europei, nel quadro della Strategia di Lisbona.

Il Consiglio istruzione del 13-14 novembre 2006 ha approvato conclusioni su efficienza ed equità nell’istruzione e formazione, osservando, tra l’altro, come sia necessaria una cooperazione a livello europeo per condividere esperienze e buone prassi ed individuare comuni indicatori e parametri di riferimento per valutarne l’evoluzione.

 

Nel quadro di un impegno volto a sviluppare una cultura della valutazione nei sistemi scolastici europei, il 13 aprile 2007,la Commissione ha presentato la comunicazioneQuadro per l'indagine europea sulle competenze linguistiche”(COM(2007)184).

Il documento della Commissione illustra le modalità di realizzazione di un’indagine volta a verificare le abilità degli alunni nelle scuole europee nella prima e seconda lingua straniera studiata, al termine della scuola dell'obbligo. L’avvio del test dovrebbe avvenire nel 2009 e sarà inteso a misurare tre competenze (comprensione scritta, comprensione orale ed espressione scritta) nelle due lingue maggiormente insegnate in ciascuno Stato membro, scelte fra le cinque lingue ufficiali complessivamente più insegnate a livello comunitario (inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano).

Apprendimento permanente e quadro europeo delle qualifiche

Il 18 dicembre 2006 è stata adottata la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2006/962/CE, relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, intesa a realizzare uno strumento di riferimento europeo che definisca le “competenze chiave” da fornire a tutti i cittadini, mediante l'apprendimento permanente, per contribuire alla realizzazione personale, alla partecipazione attiva e al miglioramento dell’occupabilità della persona in economie e società basate sulla conoscenza.

I principali scopi del quadro di riferimento sono: identificare e definire le competenze chiave necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l'occupabilità in una società della conoscenza; coadiuvare l'operato degli Stati membri per assicurare che al completamento dell'istruzione e formazione iniziale i giovani abbiano sviluppato le competenze chiave a un livello che li renda pronti per la vita adulta e costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento; fornire uno strumento di riferimento a livello europeo per i responsabili politici, i formatori, i datori di lavoro e i discenti stessi; costituire un quadro per un'azione ulteriore a livello comunitario sia nell'ambito del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010" sia nel contesto dei programmi comunitari nel campo dell'istruzione e della formazione.

Le competenze sono definite alla stregua di una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le otto competenze chiave individuate dal documento sono:

1) comunicazione nella madrelingua;

2) comunicazione nelle lingue straniere;

3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;

4) competenza digitale;

5) imparare a imparare;

6) competenze sociali e civiche;

7) spirito di iniziativa e imprenditorialità;

8) consapevolezza ed espressione culturale.

Tali competenze chiave sono intese come ugualmente importanti, poiché ciascuna di esse può contribuire a una vita positiva nella società della conoscenza.

Il 6 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativo alla produzione e allo sviluppo di statistiche sull'istruzione e sull’apprendimento permanente (COM(2005)625), che si propone di stabilire un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche nel campo dell’educazione e dell’apprendimento permanente nell’Unione europea.

La proposta è attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo, secondo la procedura di codecisione.

Il 5 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa all’istituzione di un Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (QEQ) (COM(2006)479).

La proposta intende fornire uno strumento di riferimento per confrontare le qualifiche dei diversi sistemi di istruzione e di formazione nell’UE. L’elemento chiave è la definizione di otto livelli di riferimento che descrivono le conoscenze e le capacità di chi apprende, spostando l’attenzione dagli input dell’apprendimento (durata, tipo di istituzione) ai risultati dell’apprendimento.

Il Consiglio istruzione del 13 novembre 2006 ha convenuto su un orientamento generale, in attesa dell’esame in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, da parte del Parlamento europeo. Tale esame dovrebbe svolgersi, in seduta plenaria, nella sessione del 25 settembre 2007. La Commissione auspica che l’adozione della proposta possa avvenire entro il 2007.

Il Parlamento europeo ha approvato, nel corso della seduta del 25 settembre 2006, una risoluzione d’iniziativa sulla creazione di un quadro europeo delle qualifiche.

La risoluzione sottolinea la necessità di istituire un sistema europeo di riconoscimento delle qualifiche e delle competenze al fine di favorirne la trasparenza, la trasferibilità, il riconoscimento e l’impiego da parte dei vari Stati membri, nel pieno rispetto delle ricchezze e delle specificità territoriali.

Il 23 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazioneEducazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere” (COM(2006)614), nella quale invita gli Stati membri, tra l’altro, ad adoperarsi per definire priorità ed attuare sistemi di istruzione per gli adulti efficaci ed integrati nella strategia dell’apprendimento permanente. Tali sistemi dovrebbero permettere ai partecipanti un migliore accesso al mercato del lavoro ed una migliore integrazione sociale.

Il documento della Commissione individua cinque priorità nel campo dell’educazione degli adulti: eliminare gli ostacoli alla partecipazione, garantire la qualità dell’educazione degli adulti, individuare forme di riconoscimento e convalida dei risultati dell’apprendimento, fornire stimoli ad investire nella popolazione che invecchia e nei migranti, elaborare la qualità e la comparabilità dei dati sull’educazione degli adulti. Sulla base di tali priorità, la Commissione intende presentare un piano d’azione nel 2007.

Istruzione tecnico-professionale

La Commissione è impegnata, attraverso un ampio processo di consultazione pubblica, a sviluppare un sistema europeo di crediti accademici nel campo dell’istruzione e formazione professionale (ECVET)[27]. Tale sistema intende facilitare il trasferimento, la capitalizzazione e il riconoscimento dei risultati dell’apprendimento acquisito dalle persone in paesi,  sistemi e contesti educativi diversi da quello di origine e aiutare, così, le persone a trarre pienamente profitto dall’apprendimento che deriva dalla mobilità transnazionale. La consultazione si è svolta in più fasi, avendo come riferimento  un documento (SEC(2006)1431), presentato dalla Commissione il 31 ottobre 2006 che è stato sottoposto a consultazione pubblica fino a marzo 2007. Sulla base dei risultati della consultazione, delle risultanze di una conferenza organizzata sul tema dalla Presidenza tedesca dell’Unione europea nel giugno 2007 a conclusione del processo consultivo, nonché di eventuali contribuiti specifici, quali quelli forniti dal programma Leonardo da Vinci sull’istruzione professionale, la Commissione potrebbe decidere, entro dicembre 2007, ulteriori iniziative per perfezionare l’introduzione dell’ECVET.

Il Consiglio Istruzione nella riunione del 14 novembre 2006 ha approvato conclusioni sulle priorità future di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale.

Il Consiglio, ribadendo il ruolo chiave dell’istruzione e formazione professionale nel fornire un’ampia base di capacità e conoscenze, nel miglioramento della coesione sociale e nel sostegno alla competitività del mercato del lavoro europeo, sottolinea, tra l’altro, la necessità di sviluppare strumenti europei comuni per creare uno spazio europeo in materia di istruzione e formazione professionale (IFP) che includono, ad esempio, l’ECVET, il sistema EUROPASS[28] ed il quadro europeo delle qualifiche.

Sulla base delle conclusioni del Consiglio, il 4 – 5 dicembre 2006 i ministri europei dell’istruzione hanno elaborato il “comunicato di Helsinki”, documento che ha aggiornato le strategie e le priorità del processo di Copenhagen[29]per lo sviluppo della cooperazione europea nel settore dell’istruzione e formazione professionale.

Cultura

Agenda europea per la cultura

L’azione comunitaria nel settore della cultura è da sempre orientata al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, mettendo in evidenza, nel contempo, tutto gli elementi riconducibili ad una eredità comune[30].

Ponendo in evidenza tale ruolo fondamentale della cultura nel processo dell'integrazione europea, il 10 maggio 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione su un’agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione (COM(2007)242) che propone, per la prima volta, una strategia culturale a livello europeo che comprende anche l’aspetto delle relazioni dell’Europa con i paesi terzi.

La Commissione non manca di sottolineare, tra l’altro, che la cultura è divenuta una risorsa economicaimportante, in un mondo basato sulla conoscenza, al punto che il Consiglio europeo di primavera del 2007 ha evidenziato come gli imprenditori creativi e un'industria culturale vivace costituiscano una straordinaria fonte di innovazione per il futuro.

La comunicazione definisce tre grandi obiettivi che costituiscono nel loro insieme una strategia culturale per le istituzioni europee, gli Stati membri e il settore della cultura e della creazione artistica:

·         la promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale;

·         la promozione della cultura quale catalizzatore della creatività nel quadro della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione;

·         la promozione della cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali dell'UE.

Gli Stati membri e le loro regioni, la Commissione e tutti gli altri attori interessati sarebbero chiamati ad agire in tale contesto nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.

 

Per l'attuazione dell'agenda per la cultura l'Europa deve contare su un forte partenariato tra tutti i protagonisti, articolato su quattro aspetti essenziali:

·         ulteriore sviluppo del dialogo con il settore culturale;

·         adozione di un metodo aperto di coordinamento;

·         sostegno all'elaborazione di politiche fondate su dati fattuali;

·         integrazione della cultura in tutte le politiche pertinenti;

A quest'ultimo proposito, in particolare, la Commissione, oltre a rafforzare il coordinamento tra servizi al proprio interno, la Commissione intende curare con particolare attenzione l’integrazione della cultura nelle politiche che fanno riferimento alla dimensione esterna. In particolare, la Commissione indica come prioritari il dialogo multiculturale, interculturale e interreligioso, la promozione della comprensione tra l'UE e i suoi partner internazionali. La comunicazione fa riferimento al ruolo svolto dall'educazione e al contributo che potrà dare, in questo senso, il nuovo programma Erasmus Mundus[31]. La Commissione sostiene, inoltre, il dialogo e le attività legate alla cultura nel quadro della politica europea di vicinato (PEV), del programma "Investire nelle persone", di istituzioni quali la Fondazione euromediterranea Anna Lindh, e anche nell'ambito dell'iniziativa dell'ONU "Alleanza di civiltà". Infine, la Commissione propone la creazione di un fondo culturale UE-ACP quale contributo europeo comune a favore della distribuzione e in alcuni casi della produzione di beni culturali degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).

 

Attività del Consiglio

Il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007, nelle sue conclusioni, nel valutare i progressi ottenuti nella realizzazione degli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, al fine di realizzare un mercato interno ben funzionante, capace di rispondere alle nuove realtà economiche nonché di rafforzare ulteriormente la fiducia dei consumatori e delle imprese, chiede al Consiglio di prestare particolare attenzione alla stimolazione del potenziale delle piccole e medie imprese, anche nei settori culturale e creativo, in considerazione del loro ruolo di motore della crescita, della creazione di posti di lavoro e dell'innovazione.

Il Consiglio istruzione del 24 e 25 maggio 2007 ha approvato conclusioni in relazione al contributo dei settori culturale e creativo al conseguimento degli obiettivi di Lisbona.

Il Consiglio, nel prendere atto che lo studio sull'"economia della cultura in Europa"evidenzia il contributo dell’industria culturale alla crescita economica e all’occupazione in Europa, riconosce altresì la mancanza di dati evidenti e comparabili, che consentano di valutare in modo adeguato il contributo economico di tali settori. Rilevate, inoltre, le difficoltà che tale settore incontra a livello di informazione e formazione per i professionisti del settore, di accesso al finanziamento per le piccole imprese o di ostacoli alla libera circolazione delle persone creative e alla distribuzione dei prodotti, il Consiglio ritiene necessario:

·         promuovere l'elaborazione di politiche basata su dati comprovati, ad esempio definendo priorità e individuando nuovi settori di raccolta dei dati per misurare il contributo delle industrie culturali e creative all'agenda di Lisbona;

·         rafforzare il legame tra istruzione, formazione e settori culturale e creativo, ad esempio, promuovendo i contatti e la cooperazione tra il settore creativo e il mondo degli affari per sensibilizzare maggiormente quest'ultimo al potenziale dei settori culturale e creativo o promuovendo sinergie tra la cultura e l'istruzione al fine di sviluppare le capacità creative;

·         ottimizzare il potenziale delle piccole e medie imprese nei settori culturale e creativo, ad esempio, agevolando l’accesso delle PMI al finanziamento;

·         sfruttare meglio le strutture, i programmi e le iniziative esistenti, ad esempio, valutando meglio l'impatto dei vari programmi e iniziative comunitari sui settori culturale e creativo o utilizzando in modo più efficace il Fondo di coesione e i fondi strutturali per ottimizzare il sostegno alle PMI nei settori culturale e creativo.

Programmi ed azioni adottate nel campo della cultura

Nell'ambito delle nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, sono stati approvati i seguenti programmi nel settore della cultura:

·         Cultura 2007” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1855/2006/CE del 12 dicembre 2006), per la diffusione di valori culturali europei comuni attraverso lo sviluppo della cooperazione culturale tra creativi, responsabili culturali e istituzioni culturali al fine di far emergere dal basso un’identità europea. Il programma concentra l’azione comunitaria su 3 obiettivi principali: la mobilità transnazionale di coloro che lavorano nel campo della cultura, la circolazione transnazionale delle opere d’arte e dei prodotti artistici e culturali nonché il dialogo interculturale;

·         Gioventù in azione” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1719/2006/CE del 15 novembre 2006), che mira a sviluppare la cooperazione nel settore della gioventù nell’Unione europea.

·         L’Europa per i cittadini” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1904/2006/CE del 12 dicembre 2006), per la promozione della cittadinanza europea attiva, inteso a superare il divario tra i cittadini e le istituzioni europee favorendo la cooperazione fra i cittadini e le organizzazioni della società civile dei vari paesi partecipanti.

Inoltre si segnala il programma MEDIA 2007 (decisione n. 1718/2006/CE del 15 novembre 2006), nel settore audiovisivo e cinematografico, inteso a rafforzare la competitività del settore, promuovere nell'UE e nel mondo le opere audiovisive europee nonché a conservare e valorizzare la diversità culturale europea e il suo patrimonio cinematografico audiovisivo.

 

Aiuti di Stato nel settore della cultura

Sono all’esame delle Istituzioni europee iniziative volte ad agevolare la concessione di aiuti di stato nel settore della cultura.

Tra queste, si segnala, in particolare, il piano di azione Aiuti di Stato meno numerosi e più mirati: itinerari di riforma degli aiuti di Stato 2005-2009 (COM(2005)107)[32], adottato il 7 giugno 2005 dalla Commissione europea.

Tra i principi che dovranno sottendere la riforma degli aiuti di Stato, illustrati dalla Commissione nel piano d’azione figura, tra l’altro, il riesame degli atti comunitari relativi alla disciplinadegli aiuti di Stato al fine di assicurare l’applicazione coerente e generalizzata degli stessi princìpi nei medesimi atti.  La Commissione annuncia che, tra tali atti, valuterà l'opportunità di procedere ad un riesame della comunicazione su taluni aspetti giuridici riguardanti le opere cinematografiche e audiovisive (COM(2001)534)[33]. Inoltre, sulla base dell'esperienza maturata in tale settore, la Commissione prospetta la possibilità di chiedere al Consiglio di estendere il campo di applicazione del regolamento (CE) n. 994/98 - relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE (ex articoli 92 e 93) a determinate categorie di aiuti di Stato orizzontali(cosiddetto “regolamento di abilitazione”) - in modo che anche il cinema possa beneficiare di un'esenzione per categoria[34].

Facendo seguito a quanto previsto nel piano d’azione per la riforma degli aiuti di Stato, sopra citato, il 5 ottobre 2006 la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica su un progetto preliminare di proposta di regolamento volta a modificare il regolamento n. 994/98 di cuisopra. La modifica è intesa ad estendere l’esenzione dall’obbligo di notifica agli aiuti di Stato anche nel settore della cultura[35]. La consultazione si è conclusa il 9 novembre 2006.

Turismo

Il 17 marzo 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione rinnovare la politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo” (COM(2006)134), finalizzata a migliorare la competitività dell’industria europea del turismo e creare più posti di lavoro e di qualità migliore grazie alla crescita sostenibile del turismo in Europa e a livello mondiale.

La Commissione considera il turismo un fattore decisivo per la crescita e l’occupazione, dal momento che l’Europa è la principale destinazione turistica al mondo. Le proposte presentate intendono rafforzare tale vantaggio competitivo attraverso la collaborazione tra tutte le parti impegnate nel settore turistico e contribuire a promuovere le località turistiche dell’Unione europea, come una destinazione unica.

Il 25 settembre 2006 il Consiglio ha approvato conclusioni sulla Comunicazione della Commissione. Il Consiglio concorda sull’importanza del settore per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e occupazione previsti dalla strategia di Lisbona e, tra l’altro, invita la Commissione a garantire il coordinamento delle politiche tra i paesi UE e l'industria del settore.

 

Occupazione e aspetti sociali

Orientamenti generali in materia di occupazione

La strategia politica annuale della Commissione per il 2008 prevede la presentazione di nuove iniziative per modernizzare il diritto europeo del lavoro, in particolare al fine di coniugare flessibilità e sicurezza, nonché iniziative volte a prevenire e a combattere le discriminazioni al di fuori del mercato lavorativo, oltre a permettere di conciliare meglio vita familiare e vita professionale.

Il programma delle Presidenze dell’UE (1° gennaio 2007 – 30 giugno 2008) prevede che si favorisca lo sviluppo di un diritto del lavoro moderno, sociale e sostenibile a livello dell’UE, con particolare attenzione al Libro verde sul futuro del diritto del lavoro. Le Presidenze intendono inoltre procedere alla valutazione delle direttive vigenti in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e protezione dei lavoratori, e, in base a proposte della Commissione, alla loro modifica o codificazione.

La Presidenza portoghese, in particolare, pone l’accento sulla creazione di posti di lavoro di migliore qualità; ritiene che la ricerca di un equilibrio tra flessibilità e sicurezza in relazione al mercato del lavoro, implichi che si prenda in considerazione: l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita; i dispositivi di protezione sociale; le politiche attive del mercato del lavoro; la flessibilità funzionale; la diversità dei modelli e le situazioni esistenti tra Stati membri. La Presidenza ritiene che, in questo ambito, nel rispetto della partecipazione delle parti sociali, si potrà contribuire alla definizione dei principi generali comuni a livello europeo.

Relazione comune sull’occupazione

Il Consiglio occupazione del 22 febbraio 2007  ha approvato la relazione comune della Commissione e del Consiglio sull’occupazione, che è stata successivamente presentata al Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007.

La relazione comune esamina, insieme alla relazione comune sulla protezione e sull’inclusione sociale, i progressi compiuti e quelli da compiere per raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. La relazione comune sull’occupazione ha inteso contribuire alle conclusioni del Consiglio europeo, su cui si baseranno gli orientamenti 2007 riguardanti l’occupazione[36]; il documento analizza gli aspetti occupazionali dei programmi nazionali di riforma e affronta le questioni seguenti: progressi realizzati nel perseguimento degli obiettivi della strategia europea per l’occupazione; piena occupazione; qualità dell’occupazione e produttività; coesione sociale e territoriale; attuare le priorità di azione; attrarre e mantenere più persone nel mercato del lavoro, aumentare l’offerta di manodopera e modernizzare i sistemi di protezione sociale; migliorare la capacità di adattamento dei lavoratori e delle imprese; aumentare l’investimento in capitale umano migliorando l’istruzione e le competenze.

Flessicurezza 

Libro verde

Il 22 novembre 2006 la Commissione europea ha presentato il Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo “ (COM (2006)708) per avviare una consultazione sul modo di far evolvere il diritto del lavoro, in linea con gli obiettivi della strategia di Lisbona e, in particolare, con quello di una crescita sostenibile con più posti di lavoro di migliore qualità. Alla consultazione, che  si è conclusa a marzo, ha fatto seguito una comunicazione della Commissione, presentata il 27 giugno 2007 (v. oltre)

Principi comuni

Facendo seguito al Libro verde presentato Il 22 novembre 2006 “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo“(COM (2006)708), il 27 giugno 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione intesa a definire principi comuni in materia di flessicurezza. La Commissione indica alcuni percorsi tipici per consentire agli Stati membri di sviluppare strategie di flessicurezza adattate al proprio contesto nazionale. La Commissione incoraggia gli Stati membri a collaborare con le parti sociali al fine di includere i loro approcci in materia di flessicurezza nei loro programmi nazionali attuativi della Strategia di Lisbona.

Lavoro dignitoso

La Commissione ha presentato, il  24 maggio 2006, una comunicazione per sostenere le azioni e migliorare la coerenza delle politiche a favore del lavoro dignitoso (COM(2006) 249).

La comunicazione sottolinea che il lavoro dignitoso può aiutare i paesi in via di sviluppo a lottare contro la povertà; può altresì aiutare i paesi sviluppati a migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita e ad applicare politiche adeguate in una fase in cui la globalizzazione, i progressi tecnologici e l’evoluzione demografica provocano profondi cambiamenti.

Il Consiglio ha adottato, durante la sessione del 30 novembre - 1°dicembre 2006, conclusioni sulla comunicazione nelle quali, in particolare: sottolinea che la promozione di un lavoro dignitoso ovunque nel mondo costituisce una delle principali leve per favorire lo sviluppo, l’eliminazione della povertà e la coesione sociale; rileva l’importanza di sostenere l’integrazione dell’occupazione e del lavoro dignitoso nelle strategie nazionali e regionali di riduzione della povertà e nelle altre strategie di sviluppo compreso il microcredito, il commercio equo e solidale, la protezione sociale e una migliore gestione delle migrazioni e del loro potenziale in termine di sviluppo. Il Consiglio  si rallegra per il fatto che l’UE cooperi maggiormente con le Nazioni Unite, l’Organizzazione internazionale del lavoro e le altre parti interessate, al fine di promuovere il lavoro dignitoso per tutti.

Il Parlamento europeo ha approvato, il 23 maggio 2007, una risoluzione sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti, nella quale, fra l’altro: ribadisce che il lavoro dignitoso è essenziale per la lotta contro la povertà e l’esclusione; invita gli Stati membri a considerare il lavoro dignitoso una priorità della loro politica economica e sociale.

Orario di lavoro

La Commissione ha presentato, il 22 settembre 2004, una proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/88/CE concernente taluni aspetti dell’orario di lavoro (COM(2004)607).

La proposta mira essenzialmente:

·         ad assicurare certezza giuridica, dopo le recenti sentenze della Corte di giustizia europea sulla definizione dell’”orario di lavoro”, introducendo nella direttiva i concetti di “servizio di guardia” e “periodo inattivo durante il servizio di guardia”;

·         a riesaminare le disposizioni della direttiva 2003/88/CE concernenti: la possibilità e le condizioni di deroga al periodo di riferimento per applicare la durata massima settimanale dell’orario di lavoro, nonché alla durata massima settimanale del lavoro se il lavoratore lo desidera (disposizione di “opt-out”).

Dopo la prima lettura del Parlamento europeo, nell’ambito della procedura di codecisione, l’11 maggio 2005, la Commissione ha presentato, il 31 maggio 2005, una proposta modificata (COM(2005)246). Il Consiglio ha ripetutamente cercato di raggiungere l’accordo politico sulla proposta in prima lettura. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti nell’individuare possibili elementi di accordo, la diversità di situazioni del mercato del lavoro e di opinioni degli Stati membri sull’eventuale necessità di mantenere l’opt-out, ha reso impossibile raggiungere un accordo politico.

 

Insolvenza del datore di lavoro

Il 19 giugno 2007 il Parlamento europeo si è espresso favorevolmente, in prima lettura, nell’ambito della procedura di codecisione, sulla proposta di direttiva relativa alla tutela dei lavoratori subordinati in caso di insolvenza del datore di lavoro (versione codificata) (COM(2006)657).

Informazione e consultazione dei lavoratori

Il 10 maggio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul rafforzamento della legislazione comunitaria nel settore dell’informazione e della consultazione dei lavoratori nella quale invita la Commissione a presentare un calendario relativo alla revisione e alla modernizzazione della legislazione comunitaria in materia di informazione e consultazione dei lavoratori, di licenziamenti collettivi e di mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese.

Miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione

Il 16 agosto 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Regioni europee competitive grazie alla ricerca e all’innovazione - Un contributo al rafforzamento della crescita e al miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione” (COM(2007) 474).

La comunicazione ricorda che a livello comunitario l’Unione possiede tre strumenti di supporto fondamentali: la politica di coesione finanziata dai fondi strutturali e dl fondo di coesione, il programma quadro di ricerca e il programma quadro per la competitività e l’innovazione. La Commissione intende evidenziare le sinergie esistenti nella progettazione degli strumenti di finanziamento delle politiche europee di ricerca, innovazione e coesione. Ritiene che, al fine di incrementare l’efficacia dei tre strumenti, le autorità nazionali e regionali, nonché gli operatori regionali, dovrebbero trasformare queste sinergie di progettazione in sinergie di azione. La comunicazione fa riferimento alla situazione attuale e invita gli Stati membri e le regioni a fare un uso più adeguato delle politiche e degli strumenti di ricerca, innovazione e coesione dell’UE.

Divario retributivo tra donne e uomini

Il 18 luglio 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione sull’analisi delle cause del divario tra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne e l’individuazione delle possibili modalità per porvi rimedio (COM(2007) 424).

Per affrontare la questione, la comunicazione individua quattro campi d’intervento:

·         applicare meglio l’attuale legislazione, analizzando in che modo adeguare la legislazione vigente e adottando iniziative di sensibilizzazione;

·         lotta al divario tra le retribuzioni come parte integrante delle politiche a favore dell’occupazione degli Stati membri, tra l’altro sfruttando pienamente le potenzialità dei finanziamenti comunitari, come il Fondo Sociale europeo;

·         promuovere la parità salariale fra i datori di lavoro, soprattutto grazie a iniziative che stimolino la responsabilità sociale;

·         sostenere lo scambio di migliori pratiche nell’intera UE e interessare le parti sociali.

Il 19 giugno il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su un quadro regolamentare per misure di conciliazione della vita familiare e degli studi per le giovani donne nell’Unione europea, nella quale, fra l’altro, invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere politiche che permettano di conciliare meglio gli studi, la formazione e la vita familiare.

Andamenti demografici e pensioni

Futuro demografico

Facendo seguito alla consultazione avviata sulla base del Libro verde[37] della Commissione del marzo 2005 sui cambiamenti demografici, il 12 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione sul futuro demografico dell’Europa (COM(2006)571)[38], nella quale sottolinea la capacità degli Stati membri di far fronte alle sfide dell’assottigliarsi della forza lavoro e dell’invecchiamento demografico.

La comunicazione definisce cinque nuovi ambiti d’azione per aiutare gli Stati membri ad adeguare i loro contesti nazionali al cambiamento demografico:

·         aiutare i lavoratori ad equilibrare la vita professionale, familiare e privata, in modo che i potenziali genitori possano avere il numero di figli che desiderano;

·         migliorare le opportunità di lavoro per i lavoratori anziani;

·         aumentare la produttività e la competitività potenziale valorizzando il contributo apportato sia dai lavoratori anziani sia da quelli giovani;

·         sfruttare l’impatto positivo dell’immigrazione sul mercato del lavoro;

·         garantire finanze pubbliche sostenibili per consentire di assicurare la protezione sociale a lungo termine.

 

Il Consiglio occupazione, nella sessione del 22 febbraio 2007, ha proceduto ad uno scambio di opinioni su “opportunità e sfide dei cambiamenti demografici in europea”, sulla base della comunicazione presentata ad ottobre dalla Commissione, ed ha adottato una risoluzione sul contributo degli anziani allo sviluppo economico e sociale. La risoluzione, sottolineando che gli anziani dovrebbero essere visti come membri attivi della società che dispongono di risorse e potenzialità utili alla società nel suo insieme, invita la Commissione a:

·         riferire in merito all’adeguamento delle strutture economiche e sociali alle esigenze degli anziani nel 2008;

·         proseguire i lavori sulle opportunità e le sfide dei cambiamenti demografici a livello orizzontale in modo da tenere conto degli eventuali contributi di tutti i settori politici in sede di elaborazione delle opzioni di intervento;

·         considerare il primo Forum sul futuro demografico dell’Europa, che si è svolto a Bruxelles il 30 e 31 ottobre 2006, come il punto di partenza di un dialogo strutturato e sostenibile negli Stati membri e tra di loro, e a sostenere analoghe competenti iniziative anche a livello nazionale, regionale e locale, promuovendo così il necessario scambio di esperienze nel modo di gestire le conseguenze dei cambiamenti demografici.

La risoluzione, inoltre, invita gli Stati membri a:

·         sviluppare e sfruttare al meglio il potenziale degli anziani per contribuire al benessere generale della società e aumentare le possibilità di una loro partecipazione attiva;

·         sostenere iniziative a tutti i livelli che promuovano la solidarietà tra le generazioni incoraggiando la partecipazione attiva degli anziani nella società;

·         avviare, incoraggiare e sostenere un vasto dibattito presso sedi orientate all’azione in materia di sviluppo demografico a livello nazionale, regionale e locale, i cui risultati dovrebbero essere successivamente esaminati in occasione di futuri forum demografici a livello di Unione europea.

Il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007 ha sottolineato che:

·          il cambiamento demografico pone gli Stati membri di fronte a una serie complessa di sfide correlate;

·         gli Stati membri dovranno continuare a sviluppare ulteriormente le politiche che promuovono la parità di opportunità tra uomini e donne, come pure il ruolo dei giovani, inclusa la transizione dalla scuola alla vita lavorativa, degli anziani nonché delle persone scarsamente qualificate quali partecipanti attivi all’economia e al mercato del lavoro, al fine di sfruttare appieno il loro potenziale per contribuire allo sviluppo economico e sociale delle nostre società.

Effetti finanziari dell’invecchiamento della popolazione

In coerenza con gli orientamenti espressi dal Consiglio europeo e dalla Commissione in relazione all’attuazione della strategia di Lisbona, il Consiglio ECOFIN, nella sessione dell’8 maggio 2007, ha adottato conclusioni in materia di invecchiamento della popolazione  e mercati finanziari, nelle quali, fra l’altro: invita gli Stati membri a esaminare eventuali ulteriori soluzioni per accrescere i livelli di partecipazione e di contribuzione delle famiglie ai regimi pensionistici non obbligatori; nonché ad incoraggiare gli sforzi compiuti dal settore per accrescere, se del caso, l’offerta di prodotti di risparmio a fini pensionistici; invita la Commissione a valutare se siano necessari ulteriori lavori per lo sviluppo di un mercato unico dei prodotti pensionistici.

 

Trasferibilità dei diritti alla pensione complementare

Il 20 ottobre 2005 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva relativa al miglioramento delle condizioni di trasferibilità dei diritti alla pensione complementare (COM(2005) 507). La proposta, che segue la procedura di codecisione, mira ad agevolare la mobilità dei lavoratori eliminando gli ostacoli derivanti dai differenti ordinamenti nazionali in materia di regimi pensionistici complementari.

Il Consiglio - che ha proceduto ad un primo esame generale della proposta il 1° giugno 2006 nell’ambito della procedura di codecisione – ha definito, nella riunione del 30 novembre – 1° dicembre 2006, i principali punti di consenso e dissenso tra le delegazioni. Il 20 giugno il Parlamento europeo ha esaminato in prima lettura la proposta di direttiva, approvando emendamenti.

Inventario della realtà sociale

Il 26 febbraio 2007 la Commissione ha presentato una relazione intermedia sull’inventario della realtà sociale (COM(2007) 63), destinata al Consiglio europeo di primavera dell’8 e 9 marzo 2007. La relazione è accompagnata da un documento di consultazione e da un sondaggio Eurobarometro incentrato su questioni connesse al benessere. Con tali documenti la Commissione ha inteso lanciare una vasta consultazione sui temi e le sfide sociali dell’Europa, nell’intento di intavolare il dialogo con i vari interlocutori per discutere cosa caratterizzi la “realtà sociale” europea.

La consultazione, che si concluderà entro la fine del 2007, mira a raccogliere i diversi punti di vista sul mutamento sociale, sui principali fattori che presiedono alla trasformazione delle società in Europa, senza vagliare specifiche posizioni politiche. La Commissione intende tener conto dei risultati della consultazione in vista di iniziative politiche future, quali la revisione intermedia dell’agenda della Commissione per la politica sociale[39], nei prossimi mesi. In particolare, la Commissione elaborerà una relazione, intesa ad esaminare le evoluzioni sociali, con le relative implicazioni, e ad individuare una serie di problematiche e sfide principali con cui l’Europa si confronta a tutti i livelli di governo.

La Camera dei deputati ha avviato, a maggio 2007, l’esame della relazione intermedia sull’inventario della realtà sociale, ai sensi dell’articolo 127 del regolamento.

 

Attività della Camera dei deputati 

La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo, con riferimento alla strategia di Lisbona rinnovata, a:

·         promuovere il dibattito a livello di UE sul futuro del modello sociale europeo, con particolare riferimento alle politiche per la protezione sociale e l’integrazione sociale e ai cambiamenti demografici.

·         valutare l’opportunità di integrare il PICO (Programma nazionale di riforma) con le nuove priorità identificate dal Consiglio europeo del marzo 2006, tra cui incrementare l’occupazione giovanile e femminile.

 



[1] Nota anche come  Orientamenti integrati.

[2] Raccomandazione 2005/601/CE, relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (per il periodo 2005-2008).

[3] L’articolo 99 del Trattato istitutivo della Comunità europea prevede che, sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su raccomandazione della Commissione, adotta una raccomandazione che definisce gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri. Il Consiglio, sulla base di relazioni presentate dalla Commissione, sorveglia l’evoluzione economica in ciascuno degli Stati membri e nella Comunità, nonché la coerenza delle politiche economiche con gli indirizzi di massima e procede regolarmente ad una valutazione globale.

[4] Decisione 2005/600/CE sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione.

[5] Il 25 gennaio 2006 la Commissione ha presentato la comunicazioneE’ ora di cambiare marcia. Il nuovo partenariato per la crescita e l’occupazione” (COM(2006)30),relativa alla nuova relazione annuale sui progressi nell’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata destinata al Consiglio europeo di primavera. 

 

[6] Le prospettive finanziarie stabiliscono, in relazione alle priorità politiche da esse individuate, il quadro delle grandi categorie di spesa del bilancio dell’Unione europea, indicando il massimale e la composizione delle spese prevedibili per ogni categoria nell’intero periodo di riferimento e in ciascuno degli anni in esso ricompresi. L’adozione delle prospettive finanziarie, che non è espressamente prevista dal Trattato CE, è operata - a partire dal 1988 - mediante la conclusione di un accordo interistituzionale tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione.

 

[7] Per l’Italia: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia (cfr. l’Elenco riportato in allegato al presente dossier, relativo alle regioni che potrebbero risultare ammissibili al sostegno dei Fondi strutturali nel periodo 2007-2013)

[8] Vedi Bollettino tematico n. 5 “Proposta di direttiva relativa alla liberalizzazione dei servizi postali”, del 30 ottobre 2006, a cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione europea.

[9] Il Consiglio europeo di Barcellona del 2002  ha fissato l’obiettivo di innalzare nell’UE l’investimento complessivo nella ricerca portandolo dall’1,9% del PIL a circa 3% entro il 2010, aumentando la quota del finanziamento privato portandolo dal 55% a due terzi.

[10] Come già ricordato, il 3 aprile 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Migliorare il sistema dei brevetti in Europa” (COM(2007) 165).

[11] Sulla base dell’accoglimento dell’iniziativa da parte del Consiglio europeo, la Commissione è impegnata a redigere una nuova carta per la gestione dei diritti di proprietà intellettuale, che dovrebbe comprendere una serie di principi e linee guida non vincolanti sotto l'aspetto giuridico, sui quali i partner della ricerca potrebbero basare volontariamente la propria cooperazione in materia.

[12] Decisione n. 1639 del 24 ottobre 2006

[13] Con tale documento la Commissione ha inteso fornire un punto di partenza al dibattito che si è svolto in occasione del Consiglio informale di Lahti (Finlandia) il 20 ottobre 2006.

[14]La comunicazione “Migliorare il sistema dei brevetti in Europa” (COM(2007) 165) è stata presentata il 3 aprile 2007 dalla Commissione.

[15] Si vedano, a tal proposito, le Conclusioni del Consiglio europeo del 21-22 giugno 2007 nel paragrafo “Orientamenti generali della politica europea per la ricerca e l’innovazione” ed in particolare la nota 6.

[16] Tutte le decisioni relative ai programmi specifici sono state adottate il 19 dicembre 2006.

[17] Decisione 2006/971/CE.

[18] Decisione 2006/972/CE.

 [19]Effettivamente istituito con la Decisione della Commissione 2007/134/CE del 2 febbraio 2007. Il CER è costituito da un consiglio scientifico indipendente assistito da una specifica struttura esecutiva snella istituita sotto forma di agenzia esecutiva, e destinato a sostenere la “ricerca di frontiera” realizzata da équipe in concorrenza tra loro a livello europeo e relativa a tutti i settori scientifici e tecnologici, ad esempio l’ingegneria, le scienze socio-economiche e le scienze umanistiche.

[20] Decisione 2006/973/CE.

[21] Decisione 2006/974/CE.

[22] Decisione 2006/975/CE. Il Centro comune di ricerca (CCR) ha la missione di fornire un supporto scientifico e tecnico personalizzato alla progettazione, allo sviluppo, all'attuazione e al controllo delle politiche dell'UE. Istituito presso la Commissione europea, il CCR gode dello status di Di rettorato Generale che ne garantisce l’indipendenza da interessi specifici, siano essi privati o nazionali. Il CCR comprende 7 istituti di ricerca specializzati, dislocati in cinque sedi europee e conta su un personale composto di 2 700 addetti e su un bilancio di funzionamento di 300 milioni di EUR all'anno. I principali settori di competenza sono: prodotti alimentari, prodotti chimici e salute; ambiente e sostenibilità; sicurezza nucleare e controlli di sicurezza, nonché attività orizzontali relative a materiali e misurazioni di riferimento, previsioni tecnico-economiche, sicurezza pubblica e lotta antifrode.

[23] Fonti informali riferiscono che potrebbero essere istitutite inizialmente solo due comunità, nel settore dell’energia e del cambiamento climatico.

[24] Il 5 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa all’istituzione di un Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (QEQ) (COM(2006)479), intesa a fornire uno strumento di riferimento per confrontare le qualifiche dei diversi sistemi di istruzione e di formazione nell’UE. L’elemento chiave è la definizione di otto livelli di riferimento che descrivono le conoscenze e le capacità di chi apprende, spostando l’attenzione dagli input dell’apprendimento (durata, tipo di istituzione) ai risultati dell’apprendimento.

[25] Il 23 febbraio 2006 il Consiglio, d’intesa con la Commissione, ha approvato una relazione intermedia comune 2006 sui progressi compiuti nell’ambito del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010” (pubblicata in G.U.U.E. DEL 1° aprile 2006, C 79). Il programma “Istruzione e formazione 2006 è stato approvato nel 2002 quale quadro strategico  dell’UE per la cooperazione in materia di istruzione e formazione. La prossima relazione intermedia comune del Consiglio e della Commissione sarà preparata nel 2007 per essere adottata nel 2008.

[26] Ci si riferisce alla segregazione dei bambini in scuole separate in base all’abilità prima dei 13 anni, che anche se non comporta necessariamente una separazione tra i percorsi accademico/generale e professionale, nella pratica tende ad avere questo effetto.

 

[27] ECVET: European Credit System for Vocational Education and Training.

[28]  La decisione n. 2241/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 2004 istituisce un quadro comunitario unico per realizzare la trasparenza delle qualifiche e delle competenze mediante l'istituzione di una raccolta personale e coordinata di documenti, denominata Europass, che i cittadini possono utilizzare su base volontaria per meglio comunicare e presentare le proprie qualifiche e competenze in tutta Europa. La decisione prevede che gli Stati membri, responsabili dell’attuazione del sistema Europass,  designino un Centro nazionale Europass (CNE) che confluirà in una rete  europea di CNE, le cui attività sono coordinate dalla Commissione.

[29] Avviato con la Dichiarazione di Copenhagen del 30 novembre 2002, il processo di Copenhagen intende sviluppare un clima di fiducia reciproca e promuovere maggiore trasparenza nel riconoscimento delle competenze e delle qualifiche professionali, con l’intento di aumentare la mobilità e le possibilità di accesso all’apprendimento permanente. Vi aderiscono i 27 Stati membri dell’Unione europea, due dei Paesi candidati (Croazia e Turchia), tre Paesi dell’EFTA (Islanda, Liechtenstein e Norvegia), le parti sociali e la Commissione europea. Il processo è aggiornato da una conferenza ministeriale che si tiene ogni due anni.

[30] Si veda, a tale proposito, l’articolo 151 (ex 128) del Trattato che istituisce la Comunità europea che costituisce tuttora la base giuridica per l’azione dell’UE nel campo della cultura. In base a tali disposizioni, inoltre, l'azione della Comunità deve incoraggiare la cooperazione tra Stati membri nonché la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali competenti in materia di cultura, in particolare con il Consiglio d'Europa. La Comunità, infine, deve tener conto degli aspetti culturali nell'azione che svolge in tutte le altre politiche previste dal trattato, in particolare ai fini di rispettare e promuovere la diversità delle sue culture.

 

[31] Tra le iniziative prioritarie previste nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, la Commissione intende presentare, entro luglio 2007, la proposta di decisione relativa all’istituzione di un programma “Erasmus Mundus II” per il potenziamento della qualità nell'istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale attraverso la cooperazione con i paesi terzi. La proposta provvederebbe alla sostituzione dell’attuale programma Erasmus Mundus, che ha una durata di cinque anni (2004-2008) ed è stato istituito con la decisione n. 2317/2003/CE del 5 dicembre 2003.

[32] Sul documento la Commissione europea ha condotto una consultazione pubblica che si è svolta tra il 7 giugno e il 15 settembre 2005.

[33] Si tratta della cosiddetta “comunicazione sul cinema”, presentata dalla Commissione il 26 settembre 2001 e integrata dalla comunicazione sul “seguito alla comunicazione della Commissione su taluni aspetti giuridici riguardanti le opere cinematografiche e le altre opere audiovisive (comunicazione sul cinema)” (COM(2004)171).

[34] Si ricorda che il regolamento (CE) n. 994/1998 del 7 maggio 1998, sull’applicazione degli articoli 87 e 88 del TCE a determinate categorie di aiuti di stato orizzontali, è volto, in sostanza, a delegare alla Commissione il compito di individuare – per il tramite di appositi regolamenti di esecuzione – certe categorie di aiuto come compatibili con il mercato comune ed esentate, quindi, da obblighi di notifica.

[35] Gli altri settori a cui la Commissione propone di estendere l’esenzione dell’obbligo di notifica sono i settori agricolo, della conservazione del patrimonio, delle calamità naturali nonché gli aiuti a carattere sociale nel settore dei trasporti.

[36] L’articolo 125 del trattato stabilisce che gli Stati membri e la Comunità si adoperano per sviluppare una strategia coordinata a favore dell’occupazione, di cui definisce gli obiettivi. La relazione comune sull’occupazione, unitamente alle raccomandazioni agli Stati membri e gli orientamenti annuali sull’occupazione, è elemento costitutivo della strategia europea per l’occupazione, avviata dal Consiglio europeo di Lussemburgo nel novembre 1997. La procedura annuale della strategia europea per l’occupazione è definita nell’articolo 128 del trattato: in base a una relazione annuale comune del Consiglio e della Commissione, il Consiglio europeo esamina annualmente la situazione dell’occupazione nella Comunità e adotta le conclusioni del caso. Sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo, il Consiglio elabora annualmente degli orientamenti di cui devono tener conto gli Stati membri nelle rispettive politiche in materia di occupazione. Ciascuno Stato membro trasmette al Consiglio e alla Commissione, una relazione annuale, riguardante il programma nazionale di riforma, sulle principali misure adottate per l’attuazione della propria politica in materia di occupazione, alla luce degli orientamenti in materia di occupazione. Il Consiglio procede annualmente ad un esame dell’attuazione delle politiche degli Stati membri in materia di occupazione alla luce di dette relazioni sui programmi e può rivolgere raccomandazioni agli Stati membri. Inoltre, sulla base dei risultati di detto esame, il Consiglio e la Commissione trasmettono al Consiglio europeo una relazione annuale comune in merito alla situazione dell’occupazione nella Comunità. Dal 1997 la strategia europea per l’occupazione è stata rafforzata da iniziative adottate nelle riunioni del Consiglio europeo di primavera. Attualmente, nell’ambito del ciclo triennale 2005-2008, la strategia europea per l’occupazione ha tre obiettivi generali: piena occupazione, qualità e produttività sul posto di lavoro, coesione e mercati del lavoro inclusivi.

[37] COM(2005)94

[38] Per dare un seguito alla comunicazione, la Commissione ha organizzato, il 30 e 31 ottobre 2006, il primo Forum biennale sulla demografia, che ha riunito gli esperti dei governi nazionali di questo settore per individuare e scambiare le migliori pratiche sulle politiche relative all’invecchiamento, fornire agli Stati membri nuove idee e contribuire ad eliminare la percezione dell’invecchiamento come una minaccia per la nostra prosperità economica e sociale.

[39] Il 9 febbraio 2005 la Commissione ha presentato la comunicazione sull’Agenda sociale relativa al periodo 2006-2010 (COM(2005) 33), volta ad affrontare l’ammodernamento del modello sociale europeo.