XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 696 di mercoledì 18 maggio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 8,50.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 127, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 maggio 2022, il deputato Francesco Zicchieri, già iscritto al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (Approvato dal Senato) (A.C. 3609​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3609: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,52).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente, gentili membri del Governo e colleghi. Questo voto di fiducia ci coglie nel momento in cui siamo chiamati a reagire all'impatto sui nostri cittadini ed imprese di tre crisi contemporanee: quella infrastrutturale, di sistema e di riforme del nostro Paese in seguito anche alla pandemia, quella energetica, che si è abbattuta sull'Europa e ci vede impegnati a cercare di raggiungere un'indipendenza dai combustibili fossili russi, e quella di sicurezza del nostro sistema di civiltà europea.

Cambiando gli equilibri geopolitici, infatti, l'invasione dell'Ucraina da parte della Conferenza russa impone all'Italia e alla nostra Unione una presa di posizione forte e chiara circa le nostre alleanze presenti e future, alla luce delle garanzie da dare ai nostri valori democratici.

Nell'affrontare queste tre crisi, il nostro Governo sta guidando un'azione serrata, in forte coordinamento con l'Unione europea. In questo momento, stiamo vedendo un aumento in tutti i 27 Paesi dei sussidi destinati alle imprese e alle famiglie proprio per affrontare i rincari dei costi energetici e questo provvedimento è la nostra risposta, cercando sempre di mantenere gli obiettivi della transizione ecologica, con il Piano di ripresa e resilienza.

Devo dire che stiamo assistendo anche ad un'accelerazione di questi obiettivi, proprio dovuta a queste crisi, un'accelerazione positiva, per esempio sulle energie rinnovabili.

Auspichiamo di vedere un'accelerazione anche sul piano delle intese europee, in particolare per arrivare all'acquisto congiunto del gas e per integrare le spese di difesa europea e per arrivare a riconoscere tutti ciò che più ci unisce, come 27 Paesi, anziché ciò che ci divide, partendo proprio da quei principi scritti nei Trattati che non appartengono solo alla civiltà europea ma sono valori che appartengono all'umanità, perché un bambino ha il diritto di crescere ed essere educato e una donna ha il diritto di poter scegliere nella propria vita, al di là del fatto di trovarsi in un continente rispetto a un altro. Pertanto, le sfide sono molto alte, anche rispetto alle mediazioni sul piano del coordinamento e delle alleanze a più livelli, a livello globale.

Rispetto alle sfide che stiamo affrontando, alle risposte che il Governo sta dando e alle intese che si stanno costruendo, come componente Minoranze Linguistiche esprimiamo un voto di fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cristian Romaniello. Ne ha facoltà. Prego.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Oggi arriviamo alla quarantanovesima fiducia. Tuttavia, è già annunciata la cinquantesima fiducia che questo Governo porrà. Cinquanta fiducie per un Governo che ha poco più di un anno di vita: sostanzialmente, una fiducia alla settimana. Cosa ci dice questo? Non so se si festeggino, in qualche modo, le fiducie d'argento o le fiducie d'oro; non so come si possano chiamare. So che però questo è uno smacco grave alla democrazia e al lavoro del Parlamento e dimostra la repulsione di questo Governo nei confronti della democrazia, che si esprime attraverso il lavoro del Parlamento e non del Governo. Il Governo viene nominato dal Parlamento e che un Governo possa avere repulsione nei confronti del lavoro che si svolge in Parlamento è qualcosa di abominevole a cui dovremmo tutti quanti sottrarci o, meglio, dovremmo sottrarre la fiducia a questo Governo.

C'è una differenza tra democrazia e oligarchia o aristocrazia. Questo è il Governo dei migliori, quindi l'aristocrazia si è presentata nel nostro Paese. Questo è molto indicativo anche del posizionamento della stampa italiana al cinquantottesimo posto per libertà di stampa perché, quando si dice che un Governo è il Governo dei migliori, e si continua a dirlo, alla fine questo diventa il Governo dei migliori nonostante tutto quello che fa, anche se toglie i soldi alla sanità e all'istruzione e li mette sulle spese militari con scuse assurde tipo il calo demografico, come se non ci fossero più classi pollaio, come se le scuole fossero tutte a posto.

Ma fiducia vuol dire affidarsi, vuol dire avere fede in qualcuno. Io non ho fiducia in chi toglie soldi a istruzione e sanità e li mette in spese militari. Non ho fiducia in chi va a Washington a parlare col Presidente statunitense Biden senza venire a chiedere una risoluzione al Parlamento, quindi senza ottenere istruzioni chiare, un mandato chiaro, un orientamento chiaro da parte del Parlamento. Anche questo è uno smacco alla democrazia. Tutte le volte che si pone la fiducia –mi rivolgo ai colleghi - si eliminano gli emendamenti.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Romaniello.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Cosa vuol dire? Vuol dire che noi diamo la fiducia al Governo - voi date la fiducia al Governo - ma la fiducia non torna indietro, perché nessuno si fida delle modifiche che vengono apportate ai provvedimenti.

PRESIDENTE. La ringrazio.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Non daremo la fiducia a questo Governo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo. A lei la parola.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Questo provvedimento, importante quanto inevitabile, come si diceva nella relazione, coinvolge 9 Ministeri e prevede interventi per 6 miliardi, per sopperire ai problemi dei costi dell'energia e della mancanza di materie prime. La situazione, che era già pesante di per sé, è aggravata ulteriormente e fortemente dalle conseguenze relative alla situazione geopolitica e alla guerra. Ricordo che sul caro energia il Governo ha stanziato, fino ad oggi, 22 miliardi di euro, per cui il voto della componente Noi con l'Italia-USEI è un voto scontato e annuncio fin d'ora il voto favorevole.

Tuttavia, vorrei fare due brevi riflessioni. Come ricordava chi mi ha preceduto un attimo fa, si pone il tema del ruolo della democrazia e soprattutto, in questo caso, del monocameralismo. Noi, in questa legislatura, abbiamo fatto soltanto o quasi soltanto provvedimenti di ratifica di una Camera rispetto all'altra. Abbiamo avuto la sciagura di voler fare una legge demagogica come quella della riduzione dei parlamentari, su cui il nostro gruppo - forse l'unico - con coerenza ha votato contro. Eravamo in 13 o 14 a votare contro la riduzione dei parlamentari, perché chiedevamo che fosse almeno accompagnata dalla revisione del bicameralismo. Siamo ancora lì e oggi dimostriamo ulteriormente quanto siamo in ritardo su questo. Io auspico che presto si affronti il tema di un monocameralismo con 600 parlamentari che metta fine a questa inutile e banale Navette cui siamo sottoposti.

Detto questo, domani ascolteremo il Presidente Draghi sul tema dell'Ucraina. Abbiamo approvato finora tutti i provvedimenti che il Governo ha fatto, con convinzione. Non c'è alcun dubbio su quale sia la parte con cui stare, sappiamo chi sono i cattivi e chi sono i buoni in questa vicenda. Il nostro posizionamento è sull'atlantismo, ma questo non ci proibisce di porre alcune questioni che secondo noi sono importanti. Il modo in cui affronteremo i prossimi mesi e i prossimi accadimenti sarà fondamentale. Credo che sia legittimo porsi il dubbio se sia giusto che Finlandia e Svezia chiedano proprio adesso di entrare nella NATO, o almeno io me lo pongo. Credo che sia legittimo porsi il dubbio se Biden stia conducendo una campagna d'informazione corretta, soprattutto quando attacca apertamente il criminale. Se il cattivo è cattivo, continuerà ad essere cattivo lo stesso.

PRESIDENTE. La ringrazio.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Ho finito. Credo che sia necessario aprire un dialogo e credo che sia fondamentale. Se non apriamo un dialogo, se l'Europa non assume una direzione in questa fase credo che non vedremo la via di uscita da questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie. Presidente. Cari colleghi, nei giorni scorsi è emerso da parte delle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di minoranza, di opposizione, un senso di forte rammarico per il fatto che il “decreto Taglia prezzi” sia arrivato blindato alla Camera e che quindi la Camera non abbia potuto esprimersi al meglio ed esercitare il proprio ruolo come previsto dalla Costituzione. Poi ieri è stata posta la questione di fiducia, dopo la mancanza del numero legale, per più volte, sulla questione pregiudiziale presentata da una forza politica di minoranza. Motivi di ulteriore doglianza derivano dal fatto che i tempi di lavoro nella Commissione finanze sono stati veramente molto ristretti. La scadenza era molto ravvicinata, trattandosi del 20 maggio. È stata data solamente un'ora per il deposito degli emendamenti e sono state lasciate poi solamente due ore per la discussione e la votazione degli stessi. La discussione in Commissione finanze avrebbe costituito comunque un momento di confronto politico importante, a prescindere dalla posizione della fiducia. Abbiamo avuto tutti la possibilità di interagire col Governo al Senato, di sicuro, in una interlocuzione che è stata certamente utile. Tuttavia, anche qui alla Camera si sarebbe potuto ragionare per migliorare il testo, per alzare il livello del confronto politico. Questa situazione non prelude ad un corretto rapporto tra Governo e Parlamento. Non dobbiamo arrenderci a questa sorta di bicameralismo alternato. Tuttavia, riteniamo convintamente che stiamo attraversando un momento particolarmente delicato. Continue emergenze costringono Governo e Parlamento ad operare in condizioni precarissime. Ci auguriamo che questa anomalia non diventi una prassi e che nel frattempo continui a prevalere il senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Dobbiamo andare avanti. Sono tempi difficili, lo sappiamo. Occorre moltiplicare gli sforzi, ce lo chiedono gli italiani. Oggi viene discussa la fiducia su un decreto-legge che è il secondo per il fronteggiamento delle conseguenze della crisi ucraina. Lo abbiamo denominato “Taglia prezzi” perché contiene misure volte a mitigare le conseguenze gravi della guerra sui cittadini e sulle imprese italiane. Si tratta di misure di straordinaria rilevanza che coinvolgono 9 Ministeri, con uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro, di cui oltre 4 miliardi destinati al taglio dei prezzi dell'energia e delle materie prime. Abbiamo avanzato nostre proposte al Senato. I provvedimenti adottati vanno nella direzione da noi auspicata: pensate alla tassazione degli extraprofitti, oggi posta nel decreto che stiamo approvando, al 10 per cento, ma che già nel decreto aiuti raggiungeva il 25 per cento. Certo, siamo ancora al di sotto della soglia del 50 per cento che noi di Azione-+ Europa-Radicali Italiani avevamo auspicato. Un ulteriore aumento della tassazione ci avrebbe consentito di offrire ulteriori opportunità agli italiani. Per noi di Azione-+ Europa-Radicali Italiani sostenere gli ucraini nella loro lotta per la libertà e per la democrazia è davvero una priorità assoluta. Per questo ci attiveremo in ogni modo per mitigare gli effetti della guerra sui cittadini e sulle imprese italiani. Con questo nostro voto favorevole rinnoviamo la fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Voglio essere chiaro sin da subito: anche questa volta non daremo la fiducia al Governo Draghi, e ci mancherebbe altro, visto che non condividiamo praticamente nulla di questo Governo e, di conseguenza, quello che la maggioranza sta approvando.

Non condividiamo innanzitutto la politica internazionale che questo Governo sta seguendo. Una politica internazionale - quella riguardante il conflitto ucraino - che sta disvelando tutti i fallimenti e tutte le dichiarazioni false (oggi lo possiamo dire) fatte mesi fa.

Sono state inviate armi perché si doveva aiutare la pace, questo è stato il leitmotiv. Ormai sono passati alcuni mesi dall'inizio del conflitto e invece ci troviamo dinanzi ad un'escalation continua: prima l'invio delle armi, poi i diplomatici allontanati, poi le dichiarazioni tra Stati sempre più gravose e sempre più accusatorie. Non vi è nessun clima distensivo e nessun dialogo che stia portando a una vera pace. Si sta andando verso una guerra: lo dobbiamo dire chiaramente agli italiani. Lo dobbiamo dire chiaramente, perché quello che sta avvenendo in Ucraina e in Europa non è nient'altro che una situazione nefasta per il nostro continente e la nostra Nazione.

Non si stanno perseguendo né gli interessi degli europei né degli italiani, si sta facendo invece quello che vuole la NATO, anzi, quello che vogliono gli Stati Uniti, che hanno tutto da guadagnare in questa vicenda; mentre noi con le nostre aziende stiamo andando al collasso. Il nostro sistema energetico - di per sé già precario - sta continuando ad andare verso le fonti fossili, a indebitarsi ulteriormente, ad andare verso democrazie che tali non sono, verso Paesi dittatoriali per elemosinare il gas, il cui costo sta aumentando a livelli inimmaginabili. E questo proprio perché il Consiglio d'Europa e la Commissione europea non hanno voluto affrontare il problema del costo dell'energia già a dicembre 2021, quando hanno avuto la possibilità di farlo.

Presidente, l'escalation che si sta si sta verificando in Ucraina e nel resto del mondo ci preoccupa e, ancor più, ci preoccupa che il Governo, anziché andare verso la pace, stia alimentando un clima di conflitto.

Ma ciò che ci preoccupa soprattutto è l'aumento delle spese militari: sembra che evidentemente questa sia l'urgenza di questo Governo e di questa maggioranza. Siamo preoccupati per la politica energetica - che non condividiamo - sulle fonti fossili: più centrali a carbone; più gas, più gas! Dovreste ammettere che i nuovi approvvigionamenti saranno per nuovo gas, ulteriore gas che poi dovrà essere esportato. Quest'anno l'Italia già nei primi tre mesi ha esportato quasi un miliardo di metri cubi di gas. Poi, però, dite agli italiani che dobbiamo costruire nuove infrastrutture per avere del gas per il nostro fabbisogno: c'è una grandissima contraddizione che rivela le vostre menzogne!

Inoltre, ricordo il blocco del 110 per cento per la riqualificazione energetica, che invece aiuterebbe i cittadini a risparmiare. E poi le rinnovabili, che di fatto non vengono spinte (penso ai colli di bottiglia e alle concessioni di rete). Vi è anche lo scippo dei 150 milioni di euro per le bonifiche dell'Ilva di Taranto per destinarli alla continuità produttiva; ora sappiamo che la cosiddetta area a caldo non viene dissequestrata perché la procura ritiene che non ci siano garanzie per la salute dei cittadini!

Presidente, concludo dicendo una semplice cosa: noi non condividiamo nulla di questo Governo. Non condividiamo l'arroganza con cui si pone nei confronti della cittadinanza e del Parlamento e che sta calpestando costantemente la Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente Rampelli. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, ci accingiamo al voto di fiducia su un provvedimento che ha un titolo molto chiaro relativo a misure economiche e umanitarie in relazione alla crisi ucraina. Ed è questo il punto di partenza. Le riflessioni, i ragionamenti, le preoccupazioni attorno all'evoluzione della crisi in Ucraina in termini di conflitto bellico, a causa dell'invasione di una Nazione libera e indipendente da parte della Federazione Russa, saranno oggetto dell'informativa di domani mattina.

Questo provvedimento tratta soltanto - lo dico tra virgolette - i riflessi negativi derivanti purtroppo dalla guerra. E lo facciamo ovviamente con i tempi previsti dalla nostra Costituzione e dalle normative: siamo pertanto chiamati a convertire in legge un decreto ormai “vecchio”, superato. Possiamo verificarlo dai primi articoli, in tema, ad esempio, di diminuzione delle accise nel periodo che va fino ad aprile e poi, successivamente (avendo inglobato un successivo decreto), fino all'8 luglio.

Questo per dire che, inevitabilmente, siamo dinanzi ad un ritardo temporale rispetto ad un'iniziativa del Governo – criticabile, ovviamente, abbiamo ascoltato prima i colleghi dell'opposizione – che però certamente non è imputabile di mancanza di tempestività: nel giro di poche settimane, siamo di fatto al terzo decreto e oggi è finalmente in Gazzetta Ufficiale il “decreto Aiuti”.

Di nuovo, come è già stato per la pandemia, si è cercato di intervenire scontando evidentemente un elemento su cui abbiamo discusso proprio rispetto agli effetti economici negativi del COVID-19. Infatti, è difficile oggettivamente riuscire a fare interventi che vadano a coprire tutta l'articolazione della nostra società, tutta l'articolazione della nostra economia. Questo è un problema vero, ci sarà sempre qualcuno o “dimenticato” oppure insoddisfatto e questo purtroppo è un tema di cui dobbiamo renderci conto ed è un limite dell'azione di qualsiasi Governo.

I numeri li ha enunciati poc'anzi il relatore Angiola, che ringrazio per il lavoro svolto. Si tratta di un intervento per oltre 6 miliardi, quindi non di poco conto. Quando completeremo tutti gli interventi credo che, sulla questione della limitazione degli effetti negativi dell'aumento delle materie prime energetiche, supereremo abbondantemente i 20 miliardi (credo che ci avvicineremo ai 25). A dimostrazione di quanto siano delle “grida manzoniane” gli attacchi che vengono fatti al Governo perché non interviene e che vi è insensibilità rispetto a questo tema. Piuttosto, l'aumento dell'energia e delle materie prime è stato assolutamente imprevisto nelle dimensioni: ricordo che il gas ha registrato un prezzo sestuplicato alla fonte e, ovviamente, le bollette alla fine giustamente non sono sestuplicate, ma hanno comunque visto aumenti molto importanti mettendo in difficoltà i bilanci di milioni di famiglie e i bilanci di centinaia di migliaia di imprese. Con questo provvedimento e con gli altri si cerca di lenire queste ferite.

Vorrei poi sottolineare, vista anche la presenza del sottosegretario in Aula, la questione sul taglio delle accise: ne abbiamo già discusso ed io ho personalmente anche interrogato il Ministro Giorgetti del MiSE rispetto a questo tema. Da un lato, c'è un'azione meritoria del Governo che interviene per contenere l'aumento dei prezzi al consumo attraverso una riduzione delle accise; dall'altro, continuiamo a registrare una certa schizofrenia sul mercato, assolutamente poco comprensibile, a cominciare dal fatto che, in molti distributori, il prezzo del gasolio, che storicamente e strutturalmente dovrebbe essere inferiore alla pompa a quello della benzina (perché ha un costo di raffinazione e quindi una produzione industriale minore), in molte zone è invece stabilmente superiore. Le ragioni, dal punto di vista industriale, di andamento del costo del prodotto, sono francamente non giustificabili.

Su questo credo che debba esserci - lo dico al rappresentante del Governo - un'azione più incisiva: occorre mettere in campo un'azione di controllo. L'impressione che da consumatori, prima ancora che da rappresentanti istituzionali, abbiamo è che ci siano troppi che, a diversi livelli, con attorno una situazione di pressione e di crescita dei prezzi delle materie prime, stanno speculando su questa situazione. Questa è una cosa francamente inaccettabile. Quindi, quello che noi chiediamo con forza è un'azione di controllo del Governo più incisiva rispetto all'andamento dei prezzi. È un tema su cui noi siamo intervenuti. Oltre 4 miliardi di questo intervento sono coperti dalla tassazione degli extraprofitti. È un intervento giusto, non è un esproprio, come qualcuno ha scritto. È un intervento corretto, perché un conto è fare profitti, nell'ambito anche del rischio d'impresa, altro è trovarsi sostanzialmente senza far nulla ad avere una montagna di denaro in più. In questo decreto la tassazione era fissata al 10 per cento, in un successivo decreto si è passati al 25 per cento; anche noi siamo convinti che ci sia ancora spazio, proprio perché sono extraprofitti che non riguardano l'attività e non compensano il cosiddetto rischio di impresa ma, sostanzialmente, derivano da fattori straordinari ed esogeni all'attività dell'azienda che, quindi, possono essere tranquillamente redistribuiti. La tassazione in questo caso è infatti una redistribuzione di una ricchezza prodotta quasi involontariamente dall'impresa in ragione, come dicevo prima, di fattori straordinari. Da questo punto di vista riteniamo apprezzabili interventi in varie direzioni sul contenimento dei prezzi.

C'è poi il tema del bonus sociale per l'energia. Rinnoviamo l'invito, che abbiamo già fatto in un'altra occasione al Governo, a diffondere maggiormente la notizia, l'informazione dell'esistenza di questo bonus sociale. Noi siamo convinti che ci siano molte persone che hanno i requisiti, che sono stringenti anche se è stato aumentato a 12.000 euro l'ISEE delle persone che possono avere diritto a questa integrazione. Siamo convinti che non sia ancora così diffusa l'informazione dell'esistenza di questo bonus sociale proprio tra queste persone. Andrebbe fatta una campagna di informazione e sollecitiamo il Governo a farla affinché si spieghi l'esistenza di questa provvidenza e il modo in cui queste persone giustamente possono avervi accesso.

C'è un intervento importante sull'autotrasporto, di oltre 500 milioni. Va sottolineato che quella dei trasporti è certamente un'attività che ha subìto più di altre il problema dell'aumento dei prezzi dell'energia, della benzina e, in questo caso in particolare, del gasolio; quindi, è una cosa importante.

Im questo decreto-legge è trattato anche il tema dell'accoglienza.

In ultimo, signor Presidente, vi è il tema delle rinnovabili. Qui ci sono molti interventi di semplificazione. Li condividiamo, evitando ovviamente anche di passare, come spesso capita in Italia, da un eccesso all'altro, cioè da una situazione di eccesso di vincoli a una situazione di una liberalizzazione totale di alcuni impianti che, oggettivamente, devono essere fatti in maniera compatibile con l'ambiente.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole alla fiducia da parte del gruppo Liberi e uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento su cui siamo chiamati a esprimere il voto di fiducia arriva in un momento particolarmente impegnativo per il nostro Paese, a seguito di due anni estremamente complicati - per usare un eufemismo - appesantiti da una pandemia che ha radicalmente modificato la quotidianità dei cittadini così come di industrie e imprese, mettendo in ginocchio l'intero tessuto produttivo e scatenando una crisi socioeconomica da scenario postbellico, da cui lentamente proviamo a riprenderci.

Con l'avvento del conflitto russo-ucraino la situazione, se possibile, si è ulteriormente aggravata, con conseguenze riversate principalmente su famiglie e imprese, colpite - come sostanzialmente sempre accade - nel loro potere d'acquisto e nella capacità di generare ricchezza e risparmio. Il decreto-legge in esame contiene numerose disposizioni dirette a contrastare proprio questi effetti, legati alla crisi russo-ucraina in corso, di cui sfortunatamente non riusciamo a prevedere gli esiti, né i tempi.

In primo luogo, viene fermata la corsa al rialzo del costo del carburante, che a marzo segnava 2,5 euro al litro, un record negativo mai registrato finora a fronte, peraltro, di stipendi medi tra i più bassi d'Europa e sprovvisti dell'adeguamento ai costi della vita.

Il provvedimento, oltre alla proroga del taglio delle accise, prevede giustamente l'estensione, fino alla fine del mese di giugno, della rateizzazione delle bollette di energia elettrica e gas naturale per le famiglie. Viene altresì innalzato il tetto ISEE per accedere al bonus sociale e viene previsto, contestualmente, il bonus carburanti. Lo spirito di questo decreto mira a sburocratizzare, tramite specifiche semplificazioni amministrative. In primo luogo, è prevista l'estensione del potere di golden power al settore idroelettrico e a quello dei trasporti, misure che tendono a uno snellimento delle procedure, come nel caso della semplificazione dell'iter per la rateizzazione di energia da fonti rinnovabili. Di grande rilevanza, poi, la misura che prevede la fruibilità di crediti d'imposta anche per imprese non considerate energivore e gasivore. Apprezzata anche la previsione che attribuisce al Garante per la sorveglianza dei prezzi il potere di convocare imprese e associazioni di categoria al fine di verificare il prezzo di beni e servizi di largo consumo, nonché la compatibilità e corrispondenza con il corretto e normale andamento del mercato.

Si interviene poi con alcune misure a sostegno dei comuni. Per quanto riguarda l'importanza del provvedimento, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione per le enormi difficoltà che i comuni si ritrovano ad affrontare in questo delicato momento, in cui nuovi e più pressanti problemi si sommano ai già enormi disagi preesistenti.

In particolar modo, ad aggravare la situazione notiamo lo spropositato aumento dei costi per l'energia, che sono più che triplicati, e, se è vero che sono previsti aiuti proprio per questa criticità, nessun sindaco ha idea di come quantificare esattamente questo sostegno, tra l'altro legato indissolubilmente alla necessità di coprire le differenze in bilancio. La tempestività dell'intervento, inoltre, in questo caso particolare è significativa, proprio perché in molti casi la prima bolletta dell'anno, relativa a due mesi di consumi, registrava un importo analogo a quello speso per l'intero anno precedente. È chiaro che il bilancio non poteva avere contezza di una simile eventualità. La sfida che i comuni devono affrontare è durissima: dopo anni di tagli si ritrovano sottodimensionati e con scarse risorse, in balia di bandi per finanziare interventi su molteplici temi, con tempistiche differenti, mentre provano contemporaneamente ad assumere, se già assegnatari di fondi europei, iniziative per concretizzare gli interventi; quindi, sono impegnati su diversi fronti con risorse umane effettivamente limitate.

Ecco che l'importante sostegno alle fusioni sembra collidere con il tema, da tutti evidenziato, della gestione del territorio, cioè superare la distanza tra centri e periferie, tra politiche e possibilità reali di concretizzarli, comprendendo appieno il senso dell'espressione “rivalutare le periferie e i piccoli centri e i piccoli comuni”. Sembrerebbe quasi che non si voglia riconoscere il valore di questi centri, l'importanza di questo tessuto cittadino nel conservare la storia e la cultura del nostro Paese o, in una parola, la sua identità, non se si destinano fondi considerevoli alle fusioni. Questa politica, peraltro, appare collidere anche con la SNAI, altrettanto sostenuta e appoggiata dal Governo. Come si può sostenere, contemporaneamente, una politica e il suo contrario? A che pro muoversi in tutte le direzioni, se questo è di ostacolo alla buona riuscita delle intenzioni? A mio avviso la strategia più corretta è puntare sulle aggregazioni più contenute, ma omogenee per cultura e caratteristiche territoriali, così da essere certi di ottenere riferimenti precisi, maggior controllo capillare degli interventi, rafforzamento delle comunità territoriali, nonché buone pratiche di gestione impensabili nei grandi centri urbani.

Piena rilevanza anche il tema delle gare d'appalto, anche con riferimento alle problematiche derivanti dal “110”. Ad oggi le ditte devono presentare preventivi con validità di diversi mesi, ma si trovano a dover gestire variazioni al rialzo dei prezzi di materie prime ed energia a una cadenza quasi quotidiana. In questo modo le imprese si trovano a dover fare preventivi alla cieca, cercando un impossibile equilibrio fra la volontà di aggiudicarsi l'appalto e l'imprevedibilità dei costi che dovranno sostenere. Il rischio, poi, è che le ditte siano costrette a gestire a costi molto più alti del previsto, rischino di fallire senza onorare gli appalti, portando i comuni a perdere i fondi e privando la collettività di interventi importanti. Ecco perché credo che sarebbe opportuno registrare le richieste di accesso al “110” entro quest'anno, salvo, poi, permettere di spalmare gli interventi nell'arco di almeno 6 anni successivi, consentendo alle imprese di reperire materiali e risorse a costi in linea con le previsioni.

Stanti tali premure, credo che il sostegno alle fusioni non avrebbe dovuto essere una priorità di questo provvedimento, che, tuttavia, agisce anche in modo significativo e puntuale in ambiti diversi, come per esempio in tema di accoglienza, con riferimento alla quale il decreto dispone il rimborso di 100 euro giornalieri pro capite per l'accoglienza di minori non accompagnati e provenienti dai territori di guerra ucraini. Su questo punto, pur esprimendo pieno appoggio, auspico un intervento anche a sostegno delle famiglie italiane, che, peraltro, hanno da subito spontaneamente dato la propria disponibilità ad accogliere, presso le proprie abitazioni, profughi scappati alla guerra e che, ad oggi, anche a causa del caro bollette, incontrano enormi difficoltà nel sostenere i costi della vita quotidiana, come quelli inevitabilmente legati all'accoglienza.

Il decreto interviene anche a sostegno di altre categorie fortemente penalizzate dal periodo di emergenza legato alla diffusione del COVID-19, come il comparto del teatro, per cui si prevede, per i soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto e altre strutture artistiche, relativamente ai mesi di aprile, maggio e giugno, la sospensione dei versamenti relativi alle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e su quelli assimilati, alle trattenute relative all'addizionale regionale e comunale e all'IVA. Tali versamenti sospesi dovranno, poi, essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un'unica soluzione entro il 16 novembre 2022. Questo punto credo avrebbe, probabilmente, richiesto una diversa soluzione, data la crisi del settore vessato da questi ultimi anni.

Il decreto presta attenzione anche a un'altra categoria seriamente danneggiata dal lungo periodo di chiusura, quella delle imprese turistico-ricettive, per le quali si dispone un contributo sotto forma di credito d'imposta pari al 50 per cento dell'imposta municipale propria (IMU) versato a titolo di seconda rata per l'anno 2021.

Per quanto concerne l'ambito scolastico, poi, il decreto uniforma la disciplina della mobilità dei docenti della scuola primaria e dell'infanzia con quella dei docenti della scuola secondaria. Si estende, infatti, ai primi la possibilità di richiedere l'utilizzazione provvisoria e il conferimento di supplenza per l'intero anno scolastico per altra tipologia o classe di concorso per le quali abbiano titolo nella provincia in cui sono titolari, così come previsto per i docenti delle scuole secondarie. Si integrano, inoltre, le graduatorie di merito del concorso ordinario per titoli ed esami, comprendendovi i nuovi candidati idonei.

Vorrei soffermarmi un attimo su questa parte dedicata ai concorsi per il reclutamento dei docenti per sottolineare la necessità di una riforma dell'attuale sistema di valutazione, che dà l'impressione di non privilegiare la competenza e l'esperienza dei candidati, svilendone la professionalità e le capacità, preferendo, al contrario, un sistema - quello a crocette - che implica, inevitabilmente, proprio quel nozionismo che, come docenti, scoraggiamo nel processo di apprendimento. Su questo argomento, insieme al collega D'Ettore, abbiamo presentato una interrogazione, chiedendo al Ministero dell'Istruzione di annullare la prova concorsuale dell'ultimo concorso indetto per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria tenutosi nel marzo scorso.

Io avrei ancora molto da dire, il tempo è quasi finito e, quindi, mi riservo di consegnare il mio intervento in forma integrale. Termino, esprimendo il nostro voto di fiducia al Governo, con l'auspicio che si impegni in riforme strutturali, efficaci e tempestive, che risolvano le questioni che ho rilevato nel mio intervento, permettendo al nostro Paese di tirare un meritato sospiro di sollievo e guardare al futuro con meno timore di incertezza, dato che incertezza è sinonimo di impreparazione. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Freni, il voto di fiducia che ci apprestiamo a svolgere in quest'Aula mi porta a due riflessioni sostanziali, che sento il dovere di esporre, anticipando fin da subito che, anche oggi, il gruppo di Italia Viva confermerà la fiducia al Governo guidato da Mario Draghi. La prima riflessione riguarda un aspetto istituzionale che credo debba essere evidenziato, ne sento il dovere. Non posso esimermi dal rimarcare come il ricorso sistematico alla questione di fiducia escluda di fatto, ormai da mesi, in maniera alternata, un ramo del Parlamento dall'esame dei provvedimenti d'urgenza. Prima la pandemia, la crisi energetica e ora il conflitto in Ucraina hanno costretto il Governo all'uso continuativo e ravvicinato dello strumento del decreto-legge. Non vi è dubbio che non vi fossero prima e non vi siano ora alternative legislative in grado di affrontare con prontezza e immediata efficacia le diverse emergenze in corso; non vi è dubbio, poi, che famiglie ed imprese italiane necessitino di risposte concrete e veloci ai problemi che, da mesi, attanagliano la loro quotidianità; non può passare l'idea, però, che concretezza e rapidità siano nemiche delle istituzioni democratiche.

Di fronte a questa situazione, la lettura più semplice potrebbe essere quella populista, quella che narra di un Parlamento inutile e che offre, in alternativa, l'antico ricordo dell'uomo solo al comando, che accentra su di sé poteri legislativi ed esecutivi, oppure della democrazia senza intermediazione dell'“uno vale uno”, che sappiamo già superata nei fatti da chi la promuoveva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi non riusciamo ad arrenderci a queste pericolose semplificazioni: riteniamo che il ruolo affidato al Parlamento dalla nostra Costituzione resti il perno dell'architettura democratica del nostro Paese. L'unica alternativa responsabile rimane quella più scomoda, quella più difficile, quella che scegliamo ancora di sostenere ovvero la via del superamento del bicameralismo imperfetto al quale stiamo partecipando.

Ci auguriamo che anche questo periodo di emergenza termini al più presto, ma l'intersecarsi di dinamiche nazionali ed internazionali, di fattori imprevisti ed esogeni porterà sempre più spesso la necessità di decisioni immediate e contingenti, che si scontra con la macchinosità dell'attuale iter legislativo. Ciò impone, quindi, una riflessione seria, anche oggi, sulla struttura parlamentare e sui processi legislativi, quella che abbiamo affrontato nel 2016 e che oggi appare ancora più urgente. Io stessa, per vedere approvata una modifica al decreto che ci accingiamo a votare, ho dovuto affidare la mia proposta ai colleghi senatori del gruppo di Italia Viva, che hanno compreso il valore della stessa e l'hanno sostenuta fino all'approvazione. Ringrazio in particolare il collega Marino, che ha consentito un'utile correzione che non avrei avuto modo, personalmente, di portare avanti. Come questa, penso ci possano essere altre buone proposte che, però, non hanno l'occasione, in questo contesto, di essere nemmeno discusse. Lascio a quest'Aula tali riflessioni e credo che ognuno di noi se ne debba fare carico.

Vengo ora alla seconda riflessione di carattere politico, che spiega fino in fondo il voto convintamente favorevole alla fiducia di oggi. Il Presidente Draghi ha assunto la guida del governo in un momento difficilissimo: ha saputo condurre il Paese fuori dal ciclone della crisi sanitaria, imprimendo una svolta decisiva rispetto all'operato, senza successo, del suo predecessore; ha dovuto, poi, affrontare, già da settembre dello scorso anno, una crisi energetica, che ora si è ulteriormente aggravata con lo scoppio della guerra in Ucraina.

Il decreto n. 21 - quello che stiamo esaminando e sul quale è stata posta la questione di fiducia - è un decreto strategico nel percorso che il Governo ha messo in campo per affrontare due ordini di problemi che si intersecano, ma che sono tra loro indipendenti: da un lato, l'aumento dei prezzi, energetici prima e, poi, non solo, con l'inflazione che sta aumentando, che, come ho detto, sono iniziati già dall'autunno scorso - quindi, ben prima della guerra - e che, purtroppo, dispiegano effetti economici e sociali che questo decreto affronta a trecentosessanta gradi e, dall'altro lato, il progressivo affrancamento dal gas russo, scelta politica che ha coinvolto l'intera Europa e che anche il nostro Paese sostiene convintamente. Entrambe queste questioni sono, tra l'altro, strettamente connesse con i cambiamenti necessari alla transizione energetica delineata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Appare, quindi, evidente che la complessità da affrontare richiede una continuità dell'operato del Governo ed infatti questo decreto non è nemmeno l'ultimo che interviene sui temi energetici ed economici. Nel percorso che citavo, il Governo ha inizialmente stanziato ingenti risorse per mitigare il caro bollette di famiglie e imprese, riducendo gli oneri di sistema, l'IVA e rafforzando i bonus sociali, misure che vengono mantenute anche in questo provvedimento.

Con il decreto n. 17, il cosiddetto decreto bollette, il Governo ha cambiato marcia e, oltre alle misure di carattere emergenziale, come la riduzione delle accise sui carburanti, ha iniziato a intraprendere finalmente scelte di politica energetica che vanno nella direzione di semplificare le procedure per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche per sostenere la produzione nazionale di gas, perché anche qui dentro, in quest'Aula, con franchezza dobbiamo dirci che oggi il nostro Paese non è in grado immediatamente di sostituire il gas con le fonti rinnovabili.

È necessario, quindi, in questo momento percorrere le due strade parallele, quella delle rinnovabili, ma anche della produzione nazionale di gas (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), così come dell'importazione di gas naturale liquefatto.

Il decreto in esame, quindi, è in piena continuità con quello precedente e rafforza gli interventi di sostegno contro il caro energia, semplifica ulteriormente le norme sul fotovoltaico; semplificazioni sulle quali Italia Viva si batte da tempo perché è necessario che in questo Paese si incomincino a dire dei “sì”, si incomincino ad autorizzare le opere e le infrastrutture e si consenta alle imprese che hanno investimenti fermi di incominciare a effettuarli, a farli iniziare, per far crescere il Paese. Il decreto interviene anche sugli effetti sociali della crisi in corso con interventi in materia di lavoro, di aiuto agli enti locali per l'accoglienza degli ucraini e con misure specifiche anche sul settore del turismo. Molti altri sono i campi su cui interviene il decreto, cercando, come dicevo prima, di dare risposte a 360 gradi alle preoccupazioni e ai problemi legittimi di chi oggi vede nel futuro incertezza e instabilità.

La principale fonte di copertura del decreto proviene dalla tassa sugli extraprofitti, sulla quale, a differenza dei colleghi che sono intervenuti, nutro qualche dubbio e vedo qualche criticità, e credo che dovrebbe avere dei correttivi. Anche l'emendamento che è stato approvato al Senato e che ho proposto ai colleghi interviene su questa misura, cercando di evitare degli errori che avrebbero penalizzato le imprese.

Le istituzioni pubbliche in questo delicato momento devono garantire agli italiani sicurezza, stabilità, solidità nelle scelte per il futuro. Al contempo, va assicurata in Europa e a livello internazionale quella affidabilità che in questi mesi l'Italia ha riconquistato e che la colloca al centro delle dinamiche geopolitiche mondiali. Il Governo Draghi ha dimostrato finora di avere chiari questi obiettivi, che non possono essere minati da immotivate battute d'arresto.

Il gruppo di Italia Viva ritiene pertanto fondamentale mantenere la barra dritta nella costruzione di un Paese più forte, in grado di superare le emergenze e offrire prospettive di crescita.

Al Governo dei “sì”, delle scelte non rinviate, del coraggio delle decisioni, Italia Viva quindi conferma anche oggi la propria fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputata Sara Moretto. Approfitto per farle i miei auguri, è un piacere rivederla qui con noi. Bentornata da parte di tutta l'Assemblea (Applausi)!

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Siamo a 49, siamo quasi alle nozze d'oro: sono arrivate a ben 49 le fiducie poste da quando il Governo Draghi si è insediato. È un record, sebbene negativo, che vede in 15 mesi di questo Governo porre ben 49 fiducie, e quindi umiliare un Parlamento non solo perché, in un modo ormai chiaro, questa maggioranza ha deciso di svilire l'operato dei parlamentari, cioè degli unici rappresentanti eletti dal popolo italiano, ma anche perché questo atteggiamento, che Fratelli d'Italia denuncia da mesi, risulta ancor più grave perché si sovrappone al fatto che ci troviamo a vivere praticamente in un monocameralismo di fatto.

Per l'ennesima volta un disegno di legge di conversione pervenuto dal Senato ha una seconda lettura blindata alla Camera; non è neanche analizzato e si passa direttamente, dopo due ore e quattro minuti - solo due ore e quattro minuti! - di discussione in Commissione, all'Aula, dove lo si blinda ulteriormente con la posizione della fiducia.

Altro problema serio, come del resto è stato riconosciuto addirittura anche da colleghi della maggioranza, è poi quello della confluenza fra vari decreti-legge. Questa maggioranza si era impegnata a operare per evitare la confluenza fra decreti-legge vari, che complica la lettura delle normative e priva ulteriormente di rappresentanza il Parlamento. Ma ancora, continuiamo ad assistere alla decretazione di urgenza.

Dunque, un provvedimento come questo, che peraltro è disomogeneo, un decreto omnibus che impegna ingenti risorse, viene ancora una volta esaminato in pratica da una sola delle due Camere, in barba all'articolo 70 della Costituzione, che prevede invece che tutte e due le Camere esamino i provvedimenti, all'articolo 72, che prevede che questo esame dovrà essere compiuto articolo per articolo, all'articolo 76, all'articolo 77, che disciplina l'emanazione dei decreti-legge, all'articolo 67, che enuncia che ogni parlamentare rappresenta la Nazione. Questo Governo fa il contrario di quello che è imposto dalla Costituzione nell'articolo 54 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che recita che tutti i cittadini sono tenuti ad osservare la Costituzione, anche il Governo ai banchi. Invece viene posta ancora una volta la fiducia. Meno male che avete applaudito il discorso alle Aule del Presidente Mattarella mentre richiamava la centralità delle Camere! Ci chiediamo cosa sarebbe successo se l'aveste contestato: probabilmente avremmo proceduto per editti direttamente di qui in avanti.

Ci chiediamo ancora dove sono tutti quei colleghi che hanno applaudito il Presidente Mattarella quando parlava di centralità del ruolo del Parlamento. Si sono dissolti nel mare della convenienza, probabilmente.

Ricordo ancora la vicenda in Commissione, due ore e quattro minuti, senza dossier, senza documenti stampati, sapendo che il tempo a disposizione era pochissimo, e quindi anche pochi, trenta, emendamenti di Fratelli d'Italia, a dimostrazione della volontà di non avere atteggiamenti ostruzionistici, non sono stati esaminati. Questo problema si verifica ripetutamente, si ripercuote sulla Camera, ma a volte si ripercuote sul Senato, non perché c'è un'opposizione durissima, ostruttiva, che contrasta il lavoro della maggioranza; si vive questo fenomeno molto spesso per via dei contrasti interni a questo Governo. Citerò soltanto il ddl concorrenza, dove non riuscite a tirare fuori un ragno dal buco; veramente, vi siete piantati su tante vicende, l'ultima è quella della Bolkestein. Non sapete prendere un indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Un Governo che non riesce a dirimere una questione così limitata evidentemente non può poi affrontare le sfide enormi che attendono l'Italia in questo momento. È per questo anche che Fratelli d'Italia ha deciso di non aderire a questa maggioranza, perché era impensabile poter dare risposte concrete agli italiani in un Governo come questo, è oggettivo. Ma c'è di più: la violazione dei precetti costituzionali poi diventa anche violazione sostanziale delle regole e dei principi. Vogliamo parlare di lavoro? In questo momento si sta dibattendo del problema della mancanza di lavoro e della ricerca di lavoro. Articolo 1 della Costituzione: vogliamo ribadirlo che questa è una Repubblica fondata sul lavoro? Vogliamo tenere in conto l'articolo 4 della Costituzione, che implica essere un dovere del cittadino contribuire attraverso il proprio lavoro alla crescita della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Certo, sarà colpa del reddito di cittadinanza, forse, se le persone non cercano più lavoro. Noi sosteniamo anche questo, perché non si può sostituire l'assistenzialismo al lavoro; è di tutta evidenza che le risorse poi verrebbero a mancare in ogni caso.

Ma c'è di più: se voi imputate invece alla scarsità degli stipendi, delle paghe questa mancata appetibilità del lavoro, operate di conseguenza. Le nostre proposte per ridurre il cuneo fiscale, le proposte dell'opposizione per ridurre l'Irpef ci sono. Quindi c'è un'operazione generale.

Fratelli d'Italia, come sempre, ha cercato di svolgere la sua funzione di opposizione in modo responsabile, nell'intento di apportare dei miglioramenti alle misure presenti anche in questo decreto. Abbiamo cercato di introdurre elementi di valutazione, di allargare per esempio la platea dei beneficiari e anche le modalità di percentuali, come nel credito d'imposta. Per quanto riguarda quest'ultimo, abbiamo apprezzato il tentativo di intervento, ma continuiamo a manifestare preoccupazione sulle procedure amministrative legate all'utilizzo del credito stesso.

È giusto l'incremento dell'ISEE a 12.000 euro, ma riteniamo che una maggiore attenzione dovesse essere rivolta anche ai soggetti più fragili e con questo mi riferisco alle persone con disabilità grave, connessa a macchinari salvavita, indipendentemente dal proprio ISEE. Ancora: maggiore attenzione doveva esserci anche sull'articolo 12-bis - sulla decorrenza dei termini relativi ad adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia e infortunio -, il quale prevede un effetto retroattivo per gli eventi verificatisi a decorrere dalla data della dichiarazione dello stato di emergenza. Peccato però che tale effetto retroattivo il Governo lo abbia dimenticato per i lavoratori dipendenti fragili.

L'articolo 10-bis del decreto oggetto di conversione prevede che, nel caso della realizzazione di lavori che abbiano un importo superiore a 516.000 euro e per i quali viene ammessa la possibilità di accedere al superbonus 110 per cento, le imprese esecutrici debbono essere in possesso di particolari qualificazioni, parliamo della SOA. Altro che superbonus: voi lo state trasformando in un super problema. Prima c'è stato il problema delle frodi, in relazione al quale si è corso tardivamente ai ripari, poi il problema relativo al prezziario, alle asseverazioni dei tecnici, al visto di conformità e ai limiti delle cessioni. Ho citato soltanto questi pochi esempi per dire che alcune criticità, all'interno del decreto, ci sono sicuramente - ne parleranno meglio i colleghi di Fratelli d'Italia quando si andrà, unico spazio di esternazione, a fare la dichiarazione di voto sul provvedimento finale -, ma non sono soltanto questi i problemi; i problemi sono quelli che ho detto prima. Voi dovete dirci cosa fare di questa Costituzione; in questo modo non è assolutamente più possibile andare avanti: si privano i parlamentari e le forze politiche, soprattutto quelle di maggioranza, ma anche le altre, della possibilità di rappresentare il popolo che le ha elette. Ha ragione Cacciari: siamo già in una post-democrazia. Ditecelo, diteci se il futuro dell'Italia non dovrà mai più prevedere un resettaggio, che è quello che si compie normalmente attraverso le elezioni. Anche questo è un impedimento. In un momento di pandemia, in un momento di guerra, l'Italia ancora oggi brilla per una mancanza di rappresentatività popolare e mette in campo un Governo che è un coacervo di diverse opinioni e di diversi punti di vista che non portano a niente. Il combinato disposto di questi nostri ragionamenti ci porta ad annunciare quindi il voto contrario di Fratelli d'Italia. Una sfiducia politica sull'operato di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), una sfiducia per le violazioni istituzionali che questo Governo opera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Claudia Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Ascoltando gli interventi dei colleghi precedentemente intervenuti, sia di maggioranza, e adesso del collega Zucconi, di opposizione, è chiaro quanto sia difficile in questo momento - lo sappiamo tutti - non soltanto governare, ma governare e prendere decisioni molto velocemente. Comprendo l'amarezza e la difficoltà - è una difficoltà che ha anche la parte di Parlamento che sta in maggioranza - nel dover comunque ricorrere ai decreti. Capiamo quanto oggi sia necessario intervenire velocemente, intervenire con attenzione e sistematicamente. Sappiamo che, molto spesso, ci sono stati interventi molto veloci su temi molto delicati, come quelli che abbiamo trattato nei provvedimenti che si sono susseguiti: prima, nel decreto-legge n. 17, che passò prima alla Camera e sul quale poi fu posta la fiducia al Senato, e successivamente su questo decreto-legge cosiddetto Tagliaprezzi, che ha fatto chiaramente il percorso inverso, passando prima al Senato e poi alla Camera. Ci tengo a sottolineare però come la collaborazione tra i gruppi parlamentari di maggioranza delle due Camere abbia permesso comunque anche a noi di intervenire - come ha già riportato anche la collega Sara Moretto - attraverso una serie di interventi fatti con i colleghi del Senato. È chiaro che vorremmo tutti poter lavorare in un modo diverso e credo soprattutto che, in funzione anche delle misure che sono state trattate all'interno di questi decreti, ci siamo resi conto di quanto sia fragile il sistema di produzione energetica in Italia e di quanto sia necessario intervenire. Si sperava di non dover intervenire, proprio perché era ed è in atto una guerra molto vicina all'Europa, ma si sentiva la necessità di costruire una politica energetica e una strategia che troppo spesso abbiamo lasciato fuori dalle Aule parlamentari e fuori anche dagli interessi e dagli interventi del Governo.

La fragilità è chiara e conclamata; noi stiamo, in questo momento, riprogrammando tutto il sistema energetico italiano; stiamo cercando di tutelare il tessuto imprenditoriale italiano rispetto all'ennesimo colpo - speriamo non di grazia - che ha dovuto sostenere, dopo due anni di pandemia e con una guerra oggi in corso e anche - mi permetto di dire e lo sottolineo in particolare al sottosegretario che ringrazio e che è qui presente in qualità di rappresentante del Governo - una forte guerra di carattere speculativo. Dico ciò perché o noi pensiamo che tutta la produzione internazionale di materie prime sia concentrata in una parte sicuramente importante e strategica del globo terrestre o qualche problema ce l'abbiamo. Io credo sia importante e fondamentale che il nostro Governo, insieme agli altri Governi, intercetti gli interventi pesanti di strategie inflazionistiche e le speculazioni, che in questo momento ci sono sul tema delle materie prime, in particolare dell'energia, perché gli interventi non possono soltanto riguardare qualcosa come 30 miliardi, che ci apprestiamo a trattare all'interno di questi decreti che si stanno susseguendo, ma devono affrontare un problema strutturale e morale. Noi siamo in presenza di un contesto internazionale difficilissimo e non riusciamo a far ripartire la produzione in campo manifatturiero, contestualmente lo stesso problema ce l'abbiamo in campo agricolo dove le nostre imprese italiane hanno dovuto fermare o rallentare le produzioni perché fanno fatica a trovare materie prime. Noi ci siamo adoperati cercando, tra le altre cose, di fare un intervento di emergenza e di prospettiva; difatti, all'interno dei decreti che abbiamo trattato, abbiamo finalmente trovato anche spiragli di quella politica energetica e industriale che per troppi anni è mancata al nostro Paese. Partiamo dal tema delle rinnovabili, un tema estremamente delicato. Mi permetto di dare un modesto suggerimento al Governo: queste materie e, in particolare, le strategie di politica energetica e di politica industriale e gli interventi che stiamo facendo non si possono attuare guardando soltanto ad un Ministero - vale a dire al MEF, lo dico in particolare al sottosegretario che da lì proviene - perché diventa veramente molto difficile lavorare sapendo che, dall'altra parte, manca in primis la prospettiva di costruire una strategia e c'è soltanto il tema del contenimento dei costi. È giusto e assolutamente lodevole l'intervento, ma delle due l'una: o il MEF diventa un tuttologo e soprattutto si dota di ulteriori soggetti in grado di dare risposte molto velocemente ai temi emendativi che pone il Parlamento, che invece ha e deve avere una visione prospettica per i prossimi anni, oppure c'è qualcosa che non funziona, perché molto spesso dobbiamo per forza abdicare alla valutazione dei processi emendativi perché non c'è il tempo per valutare attentamente l'impatto economico-finanziario degli emendamenti che vengono presentati. Allora, credo che occorra cambiare comunque questa impostazione in una prospettiva non soltanto di lungo termine, ma anche di breve termine,. Abbiamo visto con quanta fatica, nel decreto precedente, siamo riusciti a far passare un posticipo dei tempi sul tema del superbonus, sappiamo che il superbonus 110 per cento non sta nelle corde in particolare del MEF, ma lì dobbiamo lavorare perché, se uno dei temi è il risparmio e la riduzione dell'impatto energetico anche attraverso opere infrastrutturali sia nel pubblico che nel privato, una soluzione dal punto di vista di un intervento di carattere economico-finanziario che permetta di stare in equilibrio, occorre trovarla. Mi permetto di consigliare al Governo di approfondire i suggerimenti che, molto spesso, vengono resi dalle Commissioni e dalle Aule parlamentari, in particolare, al MEF, perché provengono da studi o, magari, dalla condivisione di percorsi con chi fa parte di determinati settori.

Tali suggerimenti possono davvero aiutare ad esprimere valutazioni non solo al lordo di quelle che potrebbero essere le entrate indirette ma anche al netto delle entrate che potrebbero provenire da interventi che, molto spesso, non vengono considerati. Chiedo scusa per questa digressione, ma credo sia importante anche svolgere alcuni ragionamenti che sono sicuramente di supporto come maggioranza ma che devono essere anche critiche costruttive che devono essere fatte dopo mesi e mesi in cui, nelle varie Commissioni di Camera e Senato, abbiamo comunque lavorato a stretto contatto con il Governo.

Per tornare sul tema di questo decreto, sono stati parecchi gli interventi che sono stati valutati e di questo ringraziamo. Da una parte, siamo intervenuti per sostenere le famiglie che ne hanno maggiormente bisogno e siamo intervenuti anche dal punto di vista dell'ampliamento della platea dei soggetti che possono comunque avere un supporto con crediti di imposta e con riduzioni, che sono importanti. Analogamente, abbiamo allargato la platea delle imprese, considerando non solo quelle energivore, che quindi hanno come materia prima l'energia, ma anche quelle che in questi mesi, con lo schizzare dei costi, hanno visto comunque l'impossibilità di operare. Sono molte le imprese che hanno deciso di chiudere piuttosto che lavorare in perdita. Dopo due anni in cui hai tenuto chiuso perché non potevi lavorare per la pandemia, adesso devi tenere comunque le produzioni ferme perché non ti puoi permettere costi energetici che vanno alle stelle: si capisce come diventi davvero difficile immaginare un percorso di crescita del nostro tessuto produttivo.

C'è anche un altro tema estremamente delicato, che si incrocia con le sorti del PNRR: comuni e amministrazioni locali, da una parte, e imprese, dall'altra, stanno sottolineando a noi e al Governo come potrebbe essere difficile mantenere i percorsi che abbiamo valutato all'interno del nostro Piano nazionale con i rincari delle materie prime o con l'impossibilità di reperire materie prime, come in questo momento.

Credo che queste saranno riflessioni che noi dovremo fare con i prossimi provvedimenti, che auspichiamo di poter discutere in modo più compiuto e con minor acqua alla gola rispetto a quello che è avvenuto con questi decreti. Sappiamo anche che essi si incrociano con un altro disegno di legge che approderà anche alla Camera, vale a dire il disegno di legge sulla concorrenza che ha già visto - mi permetto di dire - incroci pericolosi nelle settimane precedenti con il decreto su cui noi oggi andiamo a votare la fiducia. Mi permetto a questo punto di chiedere al Governo una maggiore condivisione rispetto ai percorsi che verranno vagliati anche riguardo al decreto che è stato bollinato da poche ore, il cosiddetto “decreto Aiuti”. All'interno di quel decreto infatti, attraverso un processo emendativo dovremo andare a correggere laddove abbiamo evidenziato storture e laddove abbiamo ancora una volta - ahimè - bloccato alcuni settori produttivi. Tali settori necessitano di interventi veloci ed importanti perché si rischia seriamente di non veder ripartire la produzione e quindi di non poter contribuire a quel PIL che sappiamo essersi ridotto rispetto alle prospettive.

Poste queste riflessioni - ribadisco - di carattere assolutamente costruttivo, Forza Italia ancora una volta convintamente appoggia la fiducia al Governo anche su questo decreto-legge. Pertanto, informo che anche noi voteremo a favore della fiducia sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Bonomo. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BONOMO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario Freni. Noi ci troviamo di fronte non a una crisi contingente o temporanea o ad un evento ordinario, ciclico, con il quale periodicamente ci si deve misurare. La crisi, che è determinata da un'insensata e ingiustificata guerra nel cuore dell'Europa, sommata alle conseguenze di una pandemia che ha causato dolore e sofferenza e ha avuto ripercussioni pesanti non solo sul settore sanitario, sta presentando alle famiglie e alle attività produttive un costo e un conto troppo oneroso da poter sopportare, che rischia di aumentare le diseguaglianze e di annullare tutte le misure fin qui intraprese per sostenere la ripartenza post COVID. Non a caso, il decreto che ci apprestiamo a votare per la sua conversione in legge è il secondo provvedimento messo in campo per iniziare a dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese rispetto a criticità che la guerra avviata dalla Russia in Ucraina ha portato anche nel nostro Paese. Allo stesso modo, con esso si intende sostenere la ripresa economica, puntando a rimuovere alcuni ostacoli che però erano già evidenti prima dell'invasione dell'Ucraina e che sono diventati evidentemente ancora più grandi, ancora più complessi, a partire dal 24 febbraio. Lo facciamo attraverso interventi finalizzati a ridurre l'impatto degli aumenti e a sostenere i risparmi nei consumi e con scelte che la nostra comunità nazionale dovrà compiere insieme all'Europa, scelte che vanno declinate nel segno dell'equità e della sostenibilità ambientale e sociale. Stiamo parlando, quindi, di un'azione complessa, con misure sia urgenti sia strutturali, misure che vanno a comporre un quadro d'azione che deve essere nel suo insieme organico ed efficace. Ne cito solo alcune: la temporanea riduzione dell'aliquota di accisa sui carburanti, rispetto alla quale anche noi chiediamo però un'azione di controllo al Governo ancora più efficace; le agevolazioni fiscali per i buoni carburante dati ai dipendenti delle aziende; i contributi straordinari sotto forma di credito d'imposta per le imprese con forte consumo di energia e quelli per le imprese agricole e turistico-ricettive; il rafforzamento delle norme in materia di golden power per salvaguardare gli assetti proprietari e la gestione delle società operanti in settori che riteniamo strategici, inserendovi anche concessioni di grande derivazione idroelettrica; la definizione di un contributo straordinario sugli extraprofitti a carico dei soggetti operanti nel settore energetico. Queste sono misure che, unitamente all'altro decreto, divenuto ormai legge, quello sull'energia, hanno dato prime ma urgenti risposte ad alcune delle questioni che stanno diventando critiche. Per le famiglie e per le imprese italiane prosegue l'azione per la riduzione dei costi energetici che, sin dal terzo trimestre 2021, Governo e Parlamento, grazie anche al forte contributo del Partito Democratico, hanno posto in essere: la rateizzazione del pagamento delle bollette dell'energia elettrica e gas da parte dei clienti finali domestici viene estesa ai mancati pagamenti delle fatture emesse fino al 30 giugno (invece del 30 aprile) e il bonus sociale elettricità e gas per il periodo aprile-dicembre 2022 viene ulteriormente rafforzato con l'estensione della platea dei beneficiari, elevando a 12.000 euro il valore della soglia dell'ISEE per l'accesso delle famiglie economicamente svantaggiate, continuando l'azione di sostegno che, ad ora, ammonta a 20 miliardi di euro e che certamente non si interromperà.

Per il sostegno alle imprese, riguardo a specifiche esigenze di liquidità derivanti dai piani di rateizzazione concesse ai fornitori di energia elettrica e gas naturale, si introduce un'importante norma che autorizza SACE a rilasciare garanzie in favore di banche e istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e viene previsto il rifinanziamento per un importo pari a 300 milioni di euro per il 2022 del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese. Altre risposte poi riguardano l'autoproduzione dell'energia ad opera delle imprese capaci di innovazione e di cultura della sostenibilità e l'ampliamento delle aree idonee per le rinnovabili, che vengono estese dai 300 ai 500 metri in quelle delle cinte industriali e dai 150 ai 300 metri per quelle autostradali. Anche l'aumento della produzione di energia elettrica da biogas tende a contribuire all'indipendenza energetica rispetto alle fonti di importazione e a favorire la produzione rinnovabile in ambito agricolo. Inoltre, è previsto un forte potenziamento del programma di miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione. Queste che ho appena richiamato sono solo alcune delle norme inserite nel decreto, anche grazie all'azione emendativa del PD al Senato.

Analogamente, intendo sottolineare, in tema di aiuto agli enti locali, che, come sappiamo, sono e saranno ancora in trincea - per usare un termine purtroppo molto attuale - tra la gestione dell'emergenza Covid, la crisi in Ucraina e la gestione dei fondi PNRR, l'approvazione di due importantissimi emendamenti proprio rivolti a tali enti. Il primo è volto a consentire loro di usare gli avanzi di amministrazione per la copertura dei maggiori oneri derivanti dalle spese dell'energia; tale utilizzo peraltro non si era riusciti a consentirlo nel precedente decreto, passato da noi qui alla Camera, nonostante fosse stato sollecitato da vari emendamenti, anche trasversali. Con il secondo si è previsto un contributo straordinario per i comuni con popolazione complessiva superiore ai 100.000 abitanti affinché si fondano.

È da valutare positivamente anche l'attenzione verso il settore del turismo, con un contributo sotto forma di credito di imposta alle imprese turistico-ricettive, pari al 50 per cento dell'importo dell'IMU versata a titolo di seconda rata per l'anno 2021, con le semplificazioni per l'occupazione del suolo pubblico nei dehors, attraverso una proroga delle autorizzazioni già concesse fino al 30 settembre e anche il contributo straordinario per l'ENIT. Si tratta di una serie di misure importanti, ma che dobbiamo ancora rafforzare in un settore che sta registrando i primi segnali di ripresa, ma che è stato fortemente danneggiato dalla pandemia.

Un altro elemento di novità del testo che stiamo approvando, riguarda l'obbligo di certificazione della SOA per le imprese edili che effettuano i lavori relativi al superbonus. Ho ascoltato delle critiche in precedenza: sicuramente sul tema del superbonus cambiare le regole in corso d'opera non è stata una scelta efficace. Questo è stato più volte richiamato nella nostra Commissione, anche grazie al lavoro puntuale della presidente Martina Nardi, che ringrazio. Ma questa rappresenta un'azione importante, soprattutto per far sì che nel caso dei lavori più ingenti l'affidamento sia fatto a imprese strutturate, in possesso di certificazioni che possono ovviamente anche influire in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro, purtroppo sempre molto frequenti in questo settore.

Vi sono stati diversi interventi, nel settore dello sport, ma anche in tema di accoglienza e assistenza per quanto riguarda il conflitto bellico in Ucraina, proprio in seguito all'attivazione del Meccanismo europeo di protezione temporanea. Dunque, molto si è fatto, però molto rimane ancora da fare per arrivare a una sostenibilità energetica in Europa e accelerare i processi strategici per rendere finalmente l'Italia un hub energetico del Mediterraneo, a partire dall'imposizione di un tetto al prezzo del gas, alla definizione di stoccaggi comuni, allo sganciamento del prezzo delle fonti energetiche rinnovabili rispetto a quelle fossili.

Inoltre, l'Italia si deve organizzare con fonti stabili, sicure e diversificate di gas, e puntare su una forte accelerazione nella produzione delle energie rinnovabili, che rappresentano una risposta immediata, realizzabile già nel breve periodo, per assicurare una sicurezza energetica e limitare gli impatti sull'economia di un aumento fuori controllo dei costi dell'energia.

Presidente, colleghi, oggi, però, oltre che essere qui a intervenire su un tema importante, avrei dovuto essere presente anche sul mio territorio, nel Canavese, dove si produce il 50 per cento dello stampaggio a caldo di questo Paese e il 10 per cento di quello europeo. In quel territorio, comuni, imprese, operatori agricoli aspettano da trent'anni un'opera stradale che è importante e strategica. Lo dico perché questi sono i problemi che hanno i nostri territori, i quali hanno bisogno di risposte e queste risposte, soprattutto in termini di interventi per opere strutturali, sono necessarie appunto semplificando. E le opere che stiamo facendo in questo provvedimento di semplificazione vanno in quel senso. Ma ve lo dico anche per un'altra ragione; perché spesso parlo con gli imprenditori e loro chiedono solo di poter lavorare. Per lavorare, però, oggi si deve riuscire a diminuire l'impatto dei costi energetici; oggi gli imprenditori di quei territori potrebbero avere ulteriori commesse, ma non possono riceverle proprio perché i costi dell'energia sono insostenibili.

Inoltre, manca anche la manodopera specializzata. Al riguardo, il Partito Democratico sta trovando soluzioni attraverso il lavoro sulla legge che riguarda gli ITS. Quella che noi stiamo giocando oggi, purtroppo, non è una partita nella quale c'è chi vince e chi perde, in questa partita se si perde, perde il Paese. Mi spiace pertanto ascoltare continue strumentalizzazioni da altri colleghi. Il PD sarà sempre dalla parte dell'Italia e per questo voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Micheli. Ne ha facoltà.

MATTEO MICHELI (LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento che la Camera si appresta a votare è molto importante e, fin da subito, la Lega vuole manifestare il suo sostegno alla conversione del disegno di legge, cosiddetto “Taglia prezzi”. Dopo la conversione del decreto-legge n. 17 del mese scorso, discusso in prima lettura qui alla Camera, ci troviamo nuovamente, oggi, a votare la conversione del decreto-legge che interviene in materia energetica, sul caro bollette, sul caro prezzi, derivante dalla crisi e dalla guerra in Ucraina: un primo gesto per avvicinare questa pace che tutti gli schieramenti vogliono sarebbe smetterla con l'invio delle armi da parte del nostro Paese. Basta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Purtroppo, come ormai è consuetudine, l'atto ci è giunto a ridosso della scadenza naturale dei 60 giorni per la sua conversione, rendendo di fatto impossibile, per i membri delle Commissioni referenti e di quest'Aula, intervenire sul testo di legge. Ci rifaremo pertanto al lavoro e agli ottimi contributi svolti dai colleghi della Lega al Senato.

Prima di analizzare i punti salienti del provvedimento mi permetterà, Presidente, un breve inciso. La mia è una richiesta, ma anche un auspicio, e cioè che il Parlamento torni a svolgere le sue funzioni legislative di una democrazia rappresentativa. Una maggioranza di Governo di circa il 90 per cento e con il più ampio sostegno delle forze politiche della storia repubblicana non può continuare a esautorare la Camera, a eliminare il dibattito. Discutere e portare proposte migliorative non è una perdita di tempo. Pensiamo solo alla gestione pandemica: si sarebbero certamente evitati certi errori del Ministro della salute. Decretazione d'urgenza e voti di fiducia tornino a essere solamente un'eccezione: i 49 voti di fiducia possono bastare.

Tornando all'importante provvedimento, che tocca temi di estrema attualità, ricordo che si immettono nel sistema Italia circa 6 miliardi di euro totali per il contenimento dei prezzi di gasolio e benzina. È una misura che ci rende particolarmente soddisfatti, considerato che la Lega, con una mozione agli inizi di marzo, è stata la prima forza politica a sollecitare il Governo a introdurla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Penso al taglio delle accise, con la proroga dello sconto di 30 centesimi fino all'8 luglio; ricordo quindi il bonus carburanti ai lavoratori dipendenti e il credito d'imposta a favore delle imprese, innalzando i contributi per le imprese energivore e gasivore e per le maggiori spese sostenute per l'acquisto e l'utilizzo di elettricità e gas da parte delle piccole e medie imprese. Vi è, poi, il bonus sociale su elettricità e gas, con una platea di beneficiari che sale dai 4 ai 5,2 milioni di italiani.

In questo momento, il contenuto del disegno di legge in conversione può certamente essere un utile strumento atteso, con la rateizzazione delle bollette, le misure a sostegno di grandi comparti produttivi (pesca, agricoltura, turismo e autotrasporto), la cessione dei crediti di imposta, l'integrazione salariale e le misure a sostegno a tutti gli enti pubblici.

Parlando da amministratore, come molti di noi in quest'Aula, non posso che condividere il sostegno ai comuni per quanto riguarda gli aumenti di gas ed energia elettrica, considerato che gli amministratori locali stanno già combattendo sul punto, cercando di far quadrare i conti dinanzi all'aumento delle materie prime, anche sui finanziamenti ricevuti dal PNRR

Il provvedimento in esame, quindi, va nella direzione giusta; finalmente il Governo ha cominciato a raccogliere le istanze della Lega. Da tempi non sospetti il nostro gruppo, in primis il nostro segretario, Matteo Salvini, aveva lanciato preoccupanti allarmi sull'aumento dei prezzi e del caro energia, di cui oggi purtroppo vediamo gli effetti. Con l'odierno decreto, in combinato con il n. 17 del mese scorso, già convertito, stiamo tracciando il giusto solco in cui incanalare provvedimenti sempre più specifici e mirati, non solo per combattere l'emergenza, ma anche nell'ottica di una programmazione e progettazione futura. Quando non si mettono le mani nelle tasche dei cittadini, ma si ridanno i soldi agli italiani – e, se non si danno, si evita di toglierglieli - il pieno sostegno della Lega è più convinto e non mancherà mai.

Il gruppo della Lega-Salvini Premier annuncia il suo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi e colleghe. In questo provvedimento, il “decreto Taglia prezzi”, ci sono 4,4 miliardi per famiglie e imprese, ma questi miliardi vanno considerati nel complesso di altri provvedimenti; il “decreto Bollette”, con altri 8 miliardi, il “decreto Aiuti”, con 16,7 miliardi, finalmente bollinato, e quindi con norme operative.

Non bastano quando famiglie e imprese sono ancora in difficoltà, perché noi veniamo da una crisi pandemica e siamo finiti in una crisi energetica e una crisi dettata da un conflitto nel nostro continente. E può non bastare, sapete perché? Può non bastare perché dal 2008 in questo Paese c'è stato un freno clamoroso degli investimenti pubblici a causa di un'idea di austerità che il nostro Paese, purtroppo, ha portato a compimento con le sue misure pubbliche. E sapete quando è avvenuta l'inversione degli investimenti pubblici in questo Paese? E' avvenuta nel 2008, secondo i dati OCSE, cioè quando il Movimento 5 Stelle è andato al Governo di questo Paese e ha deciso di evitare queste strozzature che, però, sono alla finestra, cioè strozzature che noi potremmo avere da un momento all'altro, qualora non si decidesse di continuare con una politica espansiva. E' possibile avere una politica espansiva attraverso i fondi del PNRR, conquistati da Giuseppe Conte in Europa che, però, devono passare attraverso delle condutture che sono quelle del nostro sistema Paese: il nostro sistema economico, il nostro sistema di imprese, il nostro sistema di famiglie, il nostro sistema della pubblica amministrazione. Allora a questo si aggiunge un problema gravissimo di inflazione. L'inflazione può essere vista anche come la tassa dei poveri. L'Istat ha verificato che, con gli ultimi dati, ci dovrebbe essere un aumento medio degli stipendi pari allo 0,8 per cento per gli italiani - tra l'altro non ugualmente distribuito, quindi con una disuguaglianza - prevedendo l'1,6 per cento di aumenti per i lavoratori che lavorano nell'industria, lo 0,4 per i lavoratori privati e lo zero per i lavoratori pubblici, a fronte di dati - che ci arrivano dalla Commissione europea aggiornati - di un 5,9 per cento di inflazione, ossia in rialzo, rispetto alla cifra che abbiamo scritto nel Documento di economia e finanza, pari al 5,4. Allora tutto questo come si va ad affrontare? Prima di tutto si affronta con delle misure che agiscono sugli stipendi. Noi dobbiamo intervenire sia ad aumentare gli stipendi pubblici, quelli dei dipendenti con stipendi più bassi, sia a intervenire con il salario minimo. Sposteremo 4-5 miliardi nel sistema economico reale anche, per esempio, con un impegno minimo del Governo, ad esempio detassando gli aumenti dei rinnovi contrattuali. Ma, guardate, oggi ho appena acquistato questo fumetto e voglio leggervi le parole dell'editore Bonelli. Che cosa dice? E' una rappresentanza di quello che stanno vivendo l'economia e le imprese di questo Paese. Dice che l'aumento generalizzato dei costi della carta e di tutte le materie prime necessarie alla stampa, dagli inchiostri all'alluminio per le lastre, sta colpendo duramente l'intero settore, per tacere del costo del trasporto e dell'energia necessaria. E c'è pure una difficoltà oggettiva - come mai è accaduto in passato - nel reperire le materie prime e tutto quanto necessario alla produzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 10,20)

LUIGI GALLO (M5S). E' questo quello che sta accadendo alle imprese e, quindi, se sono necessari ulteriori interventi, se è necessario un ulteriore scostamento di bilancio, se è necessario aumentare il prelievo delle risorse degli extraprofitti (cioè quelle rendite di posizione che hanno in alcuni settori particolari, che hanno un reddito ulteriore che non risponde a un investimento dell'impresa) e distribuire questo reddito alle imprese che sono in difficoltà.

Il “decreto Tagliaprezzi” interviene. Questo decreto, interviene col taglio delle accise e della benzina. Interviene con la rateizzazione delle bollette, quindi anche con un bonus sociale elettrico per l'elettricità e il gas, aumentando il tetto ISEE, portandolo a 12 mila euro, e quindi raggiungendo 5,2 milioni di famiglie. Si faccia attenzione, però, che queste famiglie ricevano tutte le misure che il Governo sta mettendo in campo. Il Movimento 5 Stelle vigilerà, attraverso la commissione consumatori, perché non vi siano imprese pronte a non rendere efficaci, con azioni truffaldine, queste misure per tutti i consumatori. Quello che c'è in questo decreto è anche il sostegno a una linea politica ben precisa, che il Movimento 5 Stelle ha tenuto sempre in questi anni, cioè l'avere introdotto il meccanismo della cessione dei crediti d'imposta. Ecco, questo decreto conferma la cessione dei crediti d'imposta e allarga la platea alle imprese che possono avere un credito di imposta sull'energia elettrica (grazie al “decreto Aiuti” arrivata al 15 per cento) e sul gas (grazie al “decreto Aiuti” arrivato al 25 per cento), con un'attenzione particolare agli agricoltori e ai pescatori. La cedibilità del credito è il meccanismo sostanziale del funzionamento anche del superbonus ed immette liquidità nell'economia reale. In questo Parlamento ho sentito i colleghi intervenuti di tutte le forze politiche, sia di maggioranza, sia di opposizione, sostenere misure come il superbonus e la cessione del credito. Pertanto questo accanimento, ogni tanto, da parte del Governo, a non sostenere queste misure, è - per i cittadini e le imprese - veramente incomprensibile. Per fortuna in questo decreto abbiamo previsto dei correttivi. Abbiamo previsto correttivi, come il credito di imposta sull'IMU anche per le imprese turistiche, ma anche una strategia economica nazionale importante. Il superbonus è stato prorogato fino al 30 settembre per i lavori che sono stati compiuti (almeno al 30 per cento) sulle unità abitative monofamiliari e abbiamo sbloccato la cessione dei crediti dalle banche verso i clienti professionali. Ma, come dicevo, c'è anche una strategia economica nazionale: l'espansione della misura del golden power, che può funzionare sull'energia, sul settore dei trasporti, sul settore delle comunicazioni, sul settore della difesa e sul nuovo settore delle concessioni idroelettriche, proprio perché è un asse strategico in un momento in cui ci possono essere tensioni internazionali, che sono alle porte. Quando quindi si affronta un momento difficile come questo, bisogna avere uno sguardo lungo, bisogna avere lungimiranza, non bisogna guardare al passato, anzi. Dobbiamo avere lungimiranza e sostenere tutte le misure strutturali di transizione ecologica e di transizione energetica che abbiamo messo in piedi, non indebolirle. Mi riferisco al superbonus, che riduce l'esposizione energetica del nostro Paese, con un efficientamento energetico, all'efficienza della produzione del gas nelle singole case, alla comunità energetica, al reddito energetico. Abbiamo ampliato le aree idonee per gli impianti di fonti rinnovabili che così possono raggiungere, nelle aree industriali, artigiani e commercianti che possono approvvigionarsi di energia rinnovabile a più basso costo. Quindi, per tutti questi motivi, continuando a fare pressing al Governo per alzare l'asticella del sostegno alle famiglie e alle imprese e alla vera transizione ecologica, il Movimento 5 Stelle sosterrà con il voto di fiducia questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 10,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato, dal quale la chiama avrà inizio, è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dalla deputata Varchi.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Sospendo brevemente la chiama per salutare la scuola primaria “Don Milani” di Perugia. Un saluto agli studenti e ai professori. Grazie per la visita e buona giornata (Applausi).

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,01)

PRESIDENTE. Deputato D'Ettore, le chiedo scusa. Deputato D'Ettore! Dovrebbe indossare la mascherina: questa modalità a bandiera è originale, ma non è efficace.

Colleghi, un attimo d'attenzione. È necessario indossare la mascherina: l'Aula si sta anche popolando. Quindi, deputati Capitanio, Pagano, Vinci: indossare per cortesia la mascherina in maniera regolare.

(Segue la chiama).

Deputato D'Ettore, le chiedo scusa, l'ho già richiamata una volta. La mascherina ha due elastici; suppongo che lei abbia due orecchie, quindi, deve usare la cortesia di mettere la mascherina nella maniera corretta, senza essere richiamato, perché qui non stiamo in una classe di scuola elementare.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: .………………… 438

Votanti: ………………….. 436

Astenuti: ……………………. 2

Maggioranza: ……………. 219

Hanno risposto : ……….. 391

Hanno risposto no: ………. 45

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baldino Vittoria

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Bianchi Matteo Luigi

Biancofiore Michaela

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boccia Francesco

Boldi Rossana

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Bordonali Simona

Borghese Mario

Borghi Claudio

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Brunetta Renato

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Caon Roberto

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Cardinale Daniela

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carrara Maurizio

Casa Vittoria

Casciello Luigi

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cassinelli Roberto

Cataldi Roberto

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Ceccanti Stefano

Cecchetti Fabrizio

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Ciaga' Graziella Leyla

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Coin Dimitri

Colaninno Matteo

Colla Jari

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Conte Federico

Corneli Valentina

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Critelli Francesco

Cubeddu Sebastiano

Curro' Giovanni

Daga Federica

D'Alessandro Camillo

Dall'Osso Matteo

D'Arrando Celeste

D'Attis Mauro

De Angelis Sara

De Filippo Vito

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Martini Guido

De Menech Roger

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Sesto Margherita

D'Elia Cecilia

D'Eramo Luigi

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Marco

Di Muro Flavio

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

D'Inca' Federico

D'Ippolito Giuseppe

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferraioli Marzia

Ferraresi Vittorio

Ferrari Roberto Paolo

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Flati Francesca

Fontana Gregorio

Formentini Paolo

Fornaro Federico

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Frassini Rebecca

Frate Flora

Fregolent Silvia

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gagnarli Chiara

Galli Dario

Gariglio Davide

Gastaldi Flavio

Gebhard Renate

Gentile Andrea

Gerardi Francesca

Germana' Antonino

Giaccone Andrea

Giachetti Roberto

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Incerti Antonella

Invidia Niccolo'

Iorio Marianna

L'Abbate Giuseppe

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lattanzio Paolo

Legnaioli Donatella

Lepri Stefano

Letta Enrico

Librandi Gianfranco

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Longo Fausto

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Lucentini Mauro

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Madia Maria Anna

Manca Gavino

Mandelli Andrea

Manzo Teresa

Mariani Felice

Marin Marco

Martino Antonio

Masi Angela

Maturi Filippo

Mauri Matteo

Melicchio Alessandro

Micheli Matteo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Molinari Riccardo

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Morrone Jacopo

Mugnai Stefano

Mule' Giorgio

Mura Romina

Murelli Elena

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nappi Silvana

Nardi Martina

Nevi Raffaele

Nitti Michele

Noja Lisa

Novelli Roberto

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Pagani Alberto

Pagano Alessandro

Pagano Ubaldo

Palazzotto Erasmo

Pallini Maria

Palmieri Antonio

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolin Giuseppe

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Pastorino Luca

Paternoster Paolo

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Tiziana

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Portas Giacomo

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Racchella Germano

Raciti Fausto

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rospi Gianluca

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotondi Gianfranco

Ruffino Daniela

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sangregorio Eugenio

Sani Luca

Sarro Carlo

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Schullian Manfred

Scutella' Elisa

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silvestri Francesco

Siracusano Matilde

Snider Silvana

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Spena Maria

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Sut Luca

Sutto Mauro

Tabacci Bruno

Tarantino Leonardo

Tateo Anna Rita

Terzoni Patrizia

Timbro Maria Flavia

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Tonelli Gianni

Topo Raffaele

Torromino Sergio

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Tripodi Maria

Troiano Francesca

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Valentini Valentino

Vallotto Sergio

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Vito Elio

Viviani Lorenzo

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Albano Lucia

Benedetti Silvia

Bignami Galeazzo

Butti Alessio

Caiata Salvatore

Caretta Maria Cristina

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Cunial Sara

De Toma Massimiliano

Deidda Salvatore

Donzelli Giovanni

Dori Devis

Forciniti Francesco

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Fratoianni Nicola

Galantino Davide

Gemmato Marcello

Lollobrigida Francesco

Lucaselli Ylenja

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Maschio Ciro

Menga Rosa

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Osnato Marco

Paxia Maria Laura

Prisco Emanuele

Rampelli Fabio

Rizzetto Walter

Romaniello Cristian

Rotelli Mauro

Russo Giovanni

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Siragusa Elisa

Spessotto Arianna

Termini Guia

Trancassini Paolo

Vallascas Andrea

Vinci Gianluca

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Fioramonti Lorenzo

Sgarbi Vittorio

Sono in missione:

Amitrano Alessandro

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Barbuto Elisabetta Maria

Bartolozzi Giusi

Benamati Gianluca

Berti Francesco

Bruno Bossio Vincenza

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Castelli Laura

Casu Andrea

Cattoi Maurizio

Centemero Giulio

Cimino Rosalba

Colucci Alessandro

Dadone Fabiana

De Carlo Sabrina

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

Donina Giuseppe Cesare

D'Uva Francesco

Fontana Ilaria

Franceschini Dario

Frusone Luca

Furgiuele Domenico

Fusacchia Alessandro

Gallinella Filippo

Garavaglia Massimo

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Grimoldi Paolo

Guerini Lorenzo

Invernizzi Cristian

Iovino Luigi

Lapia Mara

Lorefice Marialucia

Losacco Alberto

Macina Anna

Maggioni Marco

Magi Riccardo

Maniero Alvise

Marattin Luigi

Marino Bernardo

Marzana Maria

Melilli Fabio

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Nesci Dalila

Occhionero Giuseppina

Orlando Andrea

Paita Raffaella

Patassini Tullio

Polidori Catia

Ribolla Alberto

Rotta Alessia

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scerra Filippo

Scoma Francesco

Sessa Rosella

Sibilia Carlo

Silli Giorgio

Sisto Francesco Paolo

Speranza Roberto

Squeri Luca

Suriano Simona

Tasso Antonio

Tucci Riccardo

Volpi Leda

Volpi Raffaele

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di conversione di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno n. 9/3609/51 Delmastro Delle Vedove.

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto alle materie trattate dal provvedimento in esame: n. 9/3609/25 Durigon, che prevede iniziative normative dirette a includere nel catasto dei terreni quelli destinati o autorizzati ad attività estrattiva ai fini dell'applicazione dell'IMU; n. 9/3609/43 Montaruli, volto al ritiro della circolare del Ministero dell'Istruzione emanata in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, nonché a prevedere il consenso informato dei genitori per ogni iniziativa in materia organizzata nelle scuole e linee guida affinché negli eventi formativi in questione sia assicurata la rappresentazione delle diverse posizioni sui temi trattati.

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, sugli articoli 8 e seguenti, perché sono in Parlamento da quattro anni e mezzo e ogni volta che è stata posta la fiducia da un qualsiasi Governo è stata permessa ai parlamentari di opposizione almeno la possibilità di stigmatizzare il comportamento del Governo e rivendicare per l'Aula un maggiore rispetto; è successo sempre, anche durante i precedenti Governi Conte, che ponevano la fiducia molto meno spesso di quanto non accada oggi.

Ebbene, ieri il Ministro D'Inca' ha posto tipo la cinquantesima questione di fiducia, ho chiesto la parola per un intervento sull'ordine dei lavori, proprio per rivendicare il diritto del Parlamento a poter essere messo nelle condizioni di lavorare, e il Presidente di turno, Andrea Mandelli, mi ha spento il microfono dopo trenta secondi, senza lasciarmi svolgere il mio intervento, senza alcuna motivazione.

Questa è censura allo stato puro! Lo stesso partito del Presidente Mandelli, quando era all'opposizione, aveva tutto il diritto e si prendeva tutto il diritto di fare gli stessi interventi, anche politici, di dissenso rispetto al Governo. Me ne darà conferma il collega Baldelli di Forza Italia, lo stesso partito di Mandelli, che, ogni volta che veniva messa la fiducia durante i Governi precedenti, rivendicava e si prendeva tutto lo spazio per poter almeno dissentire rispetto a un Governo che comprime i tempi del dibattito e non lascia spazio al Parlamento.

Allora, se noi ci abituiamo a questa forma di censura e la riteniamo normale, veramente stiamo scivolando verso una china pericolosa, se accettiamo queste cose come normali senza che nessuno dica nulla. Allora, lo dico io che è una vergogna che ieri il Presidente Mandelli mi abbia impedito di svolgere un intervento politico che si è sempre fatto ogni volta che sono state poste le questioni di fiducia in quest'Aula.

Vorrei che qualcuno me lo spiegasse. Oggi c'è lei, Presidente Rampelli: vorrei capire se è ammesso che, dopo la posizione della questione di fiducia, si possano fare interventi almeno in dissenso per le opposizioni, perché, se la risposta è “no”, vuol dire che fino a oggi siamo stati totalmente fuori dai Regolamenti per quattro anni; se la risposta è “sì”, allora vorrei che lei me lo dicesse, me lo mettesse per iscritto, perché non solo comprimiamo i tempi in Commissione, non solo mettiamo la fiducia, ma adesso impediamo anche alle forze di opposizione di poter dire in due minuti che non siamo contenti di come vadano i lavori in quest'Aula.

Vorrei che lei mi desse ora una risposta: se è ammesso che si possa parlare dopo che D'Inca' pone la fiducia, e in tal caso censurare quanto ieri il Presidente Mandelli ha fatto in maniera vergognosa. Lei me lo deve dire, non ci sono scappatoie! Lei mi deve dire se ieri il Presidente Mandelli ha agito correttamente, spegnendomi il microfono dopo trenta secondi, senza neanche farmi parlare.

Non possiamo abituarci a questo tipo di censure, perché altrimenti poi è ipocrita pensare di voler esportare diritti, libertà e democrazia in giro per il mondo quando poi in casa nostra ce li stiamo perdendo un pezzo alla volta, accettandolo anche in silenzio. È una vergogna, è una vergogna! Siamo quattro gatti, almeno rispettateci e dateci due minuti ogni tanto per poter dissentire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Deputato Forciniti, l'abbiamo ascoltata con attenzione e, come vede, ha avuto tutto il tempo per articolare il suo richiamo al Regolamento.

Rispetto all'episodio che lei sta denunciando e che è accaduto nella giornata di ieri, tecnicamente non presiedevo io, ma mi sono informato, ho assunto le informazioni del caso. Le è stato chiesto a che titolo volesse intervenire e, rispetto alla sua risposta, è stato evidentemente ravvisato da parte del Presidente che non ci fosse una compatibilità; però, non è possibile andare avanti in questa discussione, anche perché penso che magari, quando si troverà in presenza della Presidenza Mandelli, potrete essere più precisi, lei e il Presidente Mandelli, se lo ritiene, nella sua eventuale risposta.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Il deputato Gusmeroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/26.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'ordine del giorno riguarda chi non ha potuto rispettare la scadenza del 29 aprile per la comunicazione all'Agenzia delle entrate della cessione del credito e dello sconto in fattura relativi all'anno 2021. Ma perché non ha potuto rispettare questa scadenza, che è stata prorogata dal 15 marzo al 7 aprile, e poi al 29 aprile? Perché è stato “danneggiato” - e se si ha onestà intellettuale lo si ammette - dallo Stato. Uno Stato che, in qualche modo, ha peccato contro il cittadino, ha lavorato contro il cittadino.

Allora, cerchiamo di capire un po' come sono andate le cose: dei cittadini hanno deciso di avviare delle ristrutturazioni sulla base di norme esistenti, di norme di legge in vigore, e di un legittimo affidamento sulla certezza del diritto. Per cui avvio una ristrutturazione, ci sono delle norme di legge: devo rispettare quelle norme di legge, ma, allo stesso modo, lo Stato deve fare altrettanto. Noi possiamo essere contro o a favore dei bonus edilizi, valutare che abbiano contribuito fortemente alla crescita del PIL del 2021 o magari non crederci, però chi ha avviato dei lavori sulla base di norme di legge esistenti va tutelato.

Se si devono fare delle norme, dei cambiamenti, bisogna tutelare il passato, bisogna far sì che queste norme valgano per il futuro e non valgano per il passato, non siano retroattive. Questa è una norma di legge statuita dallo Statuto del contribuente del 2000, cioè non si possono fare norme di legge fiscali retroattive.

Perché bisogna, e con questo ordine del giorno lo chiedo, prorogare la scadenza del 29 aprile? Chiedo al Governo la massima attenzione su questo tema, perché chi ha avviato delle ristrutturazioni nel 2020 e nel 2021 non rischia di perdere, ma perderà una parte del credito, un decimo di quel credito, che, se non ha capienza nella dichiarazione dei redditi, perderà sicuramente. E, siccome sappiamo che le situazioni fiscali individuali sono le più disparate, sono tantissime le famiglie che rischieranno di perdere quel credito. E anche trattare diversamente famiglie e, in certi casi, i soggetti Ires e i soggetti a partita IVA, la cui scadenza è stata prorogata al 15 ottobre, non è giusto, non è di uno Stato giusto.

Allora, io invito tutti i colleghi a intervenire, invito il Governo a valutare attentamente una norma che deve essere di buon senso, per cui una scadenza legata a un legittimo affidamento, non rispettata dal cittadino, ma non per colpa del cittadino, deve ottenere una proroga. Noi, con riguardo al “decreto Aiuti”, che sta arrivando in Parlamento, nelle Commissioni competenti e nella Commissione finanze presenteremo anche degli emendamenti, quindi invito il Governo a valutare questo ordine del giorno positivamente e poi ad accettare un emendamento della Lega, che chiederà il rinvio del termine del 29 aprile e la riapertura di questo termine, perché non è possibile perdere soldi perché si è fatto un intervento di ristrutturazione edilizia sulla base di norme esistenti in quel momento e cambiate successivamente. Il cittadino, se vogliamo che non si allontani ancora di più dalla politica, bisogna che venga tutelato, tanto più quando si parla, in un momento di difficoltà economica come questo, di soldi degli italiani.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/49.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Se mi fate ostruzionismo non so che fare…

PRESIDENTE. Il microfono mi pare, a occhio e croce, che sia fallato.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ci sono 85 miliardi di investimenti privati pronti a essere utilizzati nel campo delle rinnovabili. Non si utilizzano perché, banalmente, c'è un cassetto, in un Ministero, che rimane chiuso a causa della burocrazia. Allora, prima di vedere le bollette dei cittadini che aumentano, le aziende in ginocchio, le discussioni surreali che fate in maggioranza per dare un'elemosina di qualche decina di euro a chi è piegato dai costi delle bollette impossibili, banalmente potreste fare il vostro lavoro, al Governo e liberare queste energie economiche per permettere ai privati di svolgere il loro lavoro.

In tempi difficili ci vogliono uomini capaci. Ci avevate raccontato che questo era il Governo dei migliori, il Governo che avrebbe risolto tutti i problemi e, invece, tenete bloccati in un cassetto 85 miliardi di investimenti, che i privati sono pronti a utilizzare, perché siete incapaci, poiché di questo si tratta. Avete scomodato l'impossibilità di votare, perché arrivavano i maghi, quelli che risolvevano tutto e tenete fermi 85 miliardi in un cassetto, per incapacità. Credo che questo sia l'esempio più palese di come questo Governo sia inutile, pericoloso e dannoso per l'Italia, perché non c'è altra spiegazione; continuate a massacrare gli italiani, a ipotizzare di tassare la casa, a creare problemi su problemi, a dire che mancano i soldi, quando, in realtà, ci sono 85 miliardi pronti. È solo la vostra incapacità che impedisce di poterli sfruttare. In base a questi finanziamenti, a questi 85 miliardi, si potrebbero realizzare 80.000 nuovi posti di lavoro. Ma anche questo a che serve? Meglio continuare a dare il reddito di cittadinanza e a tenere i cittadini senza lavoro schiavi, dipendenti dalle vostre logiche clientelari, di potere, perché poi si arriva a richiedergli il voto quando arrivano le elezioni, facendogli capire che, se arriva qualcuno che li costringe a lavorare, con voi non si devono preoccupare perché gli date la paghetta e gli consentite di non lavorare. Altrimenti, fareste qualcosa per incentivare questi 80.000 posti di lavoro nuovi: basta aprire un cassetto, che tenete chiuso con la chiavetta della burocrazia e della vostra incapacità.

Il tema energetico è serio; il tema delle rinnovabili, il tema degli investimenti privati è serio, si può affrontare con una maggioranza seria, coesa, capace di affrontare i problemi con una visione unica dell'Italia, con una visione del futuro, non con una maggioranza che mette insieme i no-TAP, i no-TAV i “no-tutto” - e che poi, alla fine, votano “sì” a tutto, pur di mantenere la poltrona - con chi vuole fare il piano degli investimenti. Non è possibile stare insieme a chi vuole impedire di estrarre il gas dall'Adriatico - perché altrimenti arrivano chissà quali danni -, mentre poi ovviamente lo estraggono le altre Nazioni dallo stesso mare, come due cannucce che sono nello stesso bicchiere. I danni sono gli stessi, ma poi andiamo a comprare l'energia da chi ovviamente la prende dall'Adriatico, dove potremmo prenderla noi. Non parliamo di grandi sistemi o della necessità di andare a trattare a livello internazionale sui nuovi gasdotti o sulle loro capacità - questo sarebbe pretendere troppo -; noi qui stiamo semplicemente a segnalarvi che basta aprire un cassetto, basta fare il proprio dovere, basta un burocrate di basso profilo che, invece di pensare ad aumentare la burocrazia per garantire e spiegare la propria esistenza, provi, una volta tanto, a mettersi al servizio della Nazione e a semplificare le regole, a rendere disponibili questi soldi sul mercato e a permettere agli italiani di poterne minimamente beneficiare. Ahimè per voi, la burocrazia viene prima della risoluzione del problema, non per chissà quale approccio, ma, banalmente, per incapacità. È un Governo che avete creato raccontandoci che era il Governo delle persone capaci e, per incapacità, tenete 85 miliardi chiusi in un cassetto. Il Ministro competente dovrebbe venire a spiegare – se, rispetto a questo ordine del giorno, non voterete “sì” - perché tiene questi 85 miliardi chiusi in un cassetto, altrimenti deve andare a casa, perché è finita l'ora in cui si può continuare a massacrare gli italiani e a non fare il proprio dovere al Governo: ci sono 85 miliardi chiusi in un cassetto, per la vostra incapacità.

Credo che sia arrivato il momento in cui il Governo dei migliori debba fare una riflessione e ammettere che, di migliore, probabilmente non c'è nessuno e che forse dovrebbero essere gli italiani a scegliere chi sono i migliori, forse dovrebbe essere data agli italiani la possibilità - concludo - di scegliersi una maggioranza e di scegliere un Governo. Lo so, vi fa terrore, vi fa paura dare la parola agli italiani, ma, ahimè, ogni tanto serve e forse, con un Governo voluto dagli italiani, che deve rispondere agli italiani, qualcuno avrebbe la forza di aprire quel cassetto e liberare questi 85 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Lorenzo Viviani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/86.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per illustrare appunto l'ordine del giorno n. 9/3609/86. Ritorniamo su un tema grave, che sta fermando le nostre marinerie e i nostri trattori, e che sta colpendo, con il caro gasolio, un settore come quello della pesca e dell'agricoltura, ma anche il settore turistico e tutto il trasporto marittimo, perché, quando si arriva a 1,30 euro a litro per il gasolio, privo di accise, si arriva a cifre proibitive per la maggior parte degli imprenditori e si ferma l'attività, non si va più in mare. È quello che sta rischiando la marineria italiana, è quello che sta già avvenendo in alcune marinerie, con imprenditori che hanno già depositato i documenti, hanno già messo in disarmo le imbarcazioni e hanno messo in disoccupazione i propri lavoratori. Quando si perdono i lavoratori del mare, che vanno a fare qualcos'altro e trovano un'altra attività, poi è difficile che questi tornino a fare il proprio mestiere. Si perde una tradizione già molto difficile da portare avanti, perché ricordiamoci che è un mestiere che ha pochissimo ricambio generazionale.

Mi collego, con questo ordine del giorno, all'intervento che c'è stato sull'articolo 18, sul credito d'imposta, quindi al fatto che si possa recuperare parte delle agevolazioni per contrastare il caro gasolio dalle imposte che si devono pagare allo Stato. Il problema grande è che ci ritroviamo, come sempre, con una parte del Parlamento e una parte, buona, dell'Esecutivo che porta avanti determinate istanze, ma poi ci scontriamo con la mole della burocrazia - in questo caso l'Agenzia delle entrate - che non ha ancora emanato, ad esempio, i codici per poter avere questa agevolazione.

Quindi, anche qui, credo sia importante riuscire a dare un input diverso alla burocrazia, ma soprattutto è anche il caso di trovare una proroga delle scadenze. Non nascondiamo il fatto che questo ritardo non è solamente su un provvedimento che, magari, è di adesso e, quindi, possono esserci dei tempi tecnici, naturalmente, ma troppe volte ci ritroviamo con la politica, con i decreti che vengono passati al vaglio del Parlamento e migliorati o con dei progetti di legge parlamentari e poi a livello ministeriale con dei ritardi immani, che, ad esempio, sul mondo della pesca vanno ad agire sul fermo biologico. Quindi, abbiamo interi settori che si sono fermati per mesi, non solamente per il COVID, nell'anno passato, ma anche per dei regolamenti europei, che andrebbero anche migliorati. Per quei mesi che sono stati fermi ancora adesso stanno aspettando le sovvenzioni, che, nonostante alcuni decreti emergenziali, non si sono ancora viste e non sono ancora entrate nelle tasche del settore.

In tutto questo, però, abbiamo avuto - ce lo ha regalato il Governo giallo-rosso – un aumento dei canoni demaniali marittimi e, quindi, un aumento di tasse che è arrivato subito dopo l'emanazione della legge di bilancio e, quindi, da due anni sta cadendo sulle teste di tante persone che lavorano nel settore marittimo, ma, purtroppo, per fare arrivare - come si dice - quel minimo che potrebbe dare la sussistenza al nostro settore, al settore della pesca, ci ritroviamo con un settore che viene dimenticato due volte: perché, da una parte, molte volte è difficile fare dei provvedimenti e, dall'altra parte, quando c'è il provvedimento questo non arriva nei tempi tecnici giusti.

PRESIDENTE. Concluda.

LORENZO VIVIANI (LEGA). La cosa terrificante è stata, ad esempio, il fatto di ritrovarci - e concludo, Presidente - addirittura con il disimpegno delle risorse, che sono ritornate nelle casse dello Stato. È per questo che noi chiediamo con questo ordine del giorno, per il settore dell'agricoltura, nei prossimi provvedimenti, un impegno reale per calmierare il prezzo del gasolio, direttamente alla pompa, perché l'unico effetto che possiamo avere - e concludo veramente - è quello di riuscire a dare la possibilità di comprare il gasolio per il settore della pesca, per il settore agricolo, ma anche per il settore turistico del trasporto marittimo, perché altrimenti non escono le barche in mare, perché non riescono più a comprare il gasolio che è già detassato ma ha un costo proibitivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Lollobrigida ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/46.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. In queste ore le imprese di turismo, agricoltura ed edilizia sono in grande allarme, perché - sono dati ANPAL - mancano 300 mila unità lavorative, almeno dai calcoli che vengono esplicitati. Questo accade per diverse ragioni, ma quella fondamentale è aver approvato un provvedimento in quest'Aula, nel 2018, che si chiama reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza ha prodotto in Italia un aumento di disoccupati, tanto è vero che nell'ultima finanziaria abbiamo avuto uno stanziamento, votato dall'attuale maggioranza, di circa un miliardo di euro in più, portando a 8 miliardi la cifra che garantisce un sussidio o uno strumento di politiche attive del lavoro, così veniva chiamato, che invece di produrre nuovo lavoro toglie la possibilità a tanti italiani di scegliere tra la possibilità di lavorare e, invece, un sussidio che, non è questo il caso, ha fatto diventare il reddito di cittadinanza concorrenziale con i salari, specie nelle regioni del Sud.

Ora, se si sbaglia ci si può pentire, sappiamo di tante forze politiche che hanno sostenuto questo provvedimento e che giustamente si sono pentite e oggi ne chiedono il cambiamento; sappiamo di forze politiche che hanno votato il rifinanziamento di un miliardo in più per il reddito di cittadinanza, ma dicono che è sbagliato il reddito di cittadinanza. Ora, una maggioranza che ha il 90 per cento all'interno di questo Parlamento - e su questo, ovviamente, anche Fratelli d'Italia dà la disponibilità a sostenerlo - rivede un provvedimento di questa natura e, allora, il mio ordine del giorno, però, non è per la cancellazione del reddito di cittadinanza, ne abbiamo già proposti diversi in questo senso, ma è per proporre una riforma, io credo di assoluto buonsenso. Che cosa chiediamo? Sospendiamo il reddito di cittadinanza a quelli che possono lavorare per occupare quei 300 mila posti disponibili che oggi non vengono occupati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); quindi, diamo ristoro alle imprese, diamo lavoro e facciamo di questo provvedimento un metodo per aiutare invece quelli che non possono lavorare. Tant'è vero che noi non vogliamo tagliare la cifra, ma diciamo di ripartire la parte eccedente il reddito di cittadinanza tra coloro che sono veramente deboli in Italia! E chi sono? I pensionati, gli invalidi civili e quei percettori del reddito di cittadinanza che non possono lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); quindi aumentiamolo, lo ripeto, aumentiamolo a quelli che non possono lavorare, ma diamo lavoro agli altri!

Pertanto, l'invito al Governo è di accettare un indirizzo che noi proponiamo al Parlamento italiano, che ancora dovrebbe avere questa funzione, quella di chiedere al Governo, insieme a noi, di rivedere il reddito di cittadinanza perché sia davvero utile a sostenere i deboli e dia la possibilità di non leggere in questo un privilegio che magari ha delle utilità elettorali, ma certamente dal punto di vista economico ha prodotto solo danni. Lo dico, però, aggiungendo anche un fatto: in finanziaria sono stati approvati alcuni provvedimenti che dovevano calmierare quello spreco di risorse; sapete, oggi, quanti sono da parte dell'INPS i provvedimenti attuativi di quanto questo Parlamento ha stabilito in finanziaria? Pari o vicinissimi allo zero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E, allora, io inviterei i parlamentari che l'hanno votato, anche quelli che giornalmente sui giornali dicono che sono contrari, almeno di verificare che quelle norme che hanno approvato l'INPS le applichi, perché il presidente dell'INPS Tridico, una persona che ha politicizzato quella istituzione, in queste ore, invece di occuparsi di questo, sapete che cosa fa? Si occupa di una legge del Partito Democratico. Immaginate! Come se fosse il capo dipartimento del Partito Democratico, ha convocato per questa settimana una riunione per verificare la legge promossa dalla collega Serracchiani sulle casse, invitando le casse e parlando di tutt'altro, senza invitare i consiglieri di amministrazione che non sono organici a quel progetto. È una cosa scandalosa sulla quale Fratelli d'Italia porterà avanti una denuncia pubblica ad ogni livello e chiederà a Tridico quali siano le sue responsabilità anche verso l'azienda e verso gli italiani rispetto al danno erariale prodotto dalla sua latenza rispetto ai controlli che questo Parlamento ha chiesto nella finanziaria e che non sono attuati!

Quindi, io spero che il buonsenso spinga il Parlamento, preso atto che l'ampissima maggioranza di quelli che sono qui hanno capito che il reddito di cittadinanza così com'è non porta benefici, ad attuare un provvedimento che sia vicino ai deboli, anche aumentando la cifra per quelli che non possono lavorare, e permettendo alle aziende di ritrovare lavoratori, perché la desertificazione della Nazione, a partire dal Sud, avviene anche grazie a queste scelleratezze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. La deputata Martina Loss ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/84.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Richiamo subito l'articolo 21 del testo oggi all'esame il quale si concentra sul concetto di economia circolare applicata, in questo caso, all'agricoltura. Infatti, con lo scopo di promuovere la diffusione di pratiche ecologiche, anche riducendo l'uso di fertilizzanti chimici e aumentando, invece, l'approvvigionamento di materia organica nei suoli, limitando i costi di produzione, stabilisce che i piani di utilizzazione agronomica prevedano la sostituzione dei fertilizzanti chimici e di sintesi con il digestato equiparato. Il senso dell'economia circolare è proprio questo, trovare come lo scarto, la materia organica che ordinariamente è considerata scarto, possa diventare di nuovo una fonte, una risorsa per l'attività dell'azienda. I rincari dei costi energetici, inoltre, non hanno risparmiato neanche chi da tempo ha convertito i propri sistemi di riscaldamento, per esempio da gasolio a fonti green, ovvero a biomassa, usando proprio quegli scarti di cui si diceva. Questo per i costi di approvvigionamento qualora le materie prime non siano di provenienza locale.

Quindi, nonostante molte delle nostre aziende stiano avviando un percorso green e di sviluppo sostenibile, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, da sole però non riescono a soddisfare il fabbisogno energetico e il ricorso al mercato è allora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola.

L'agrovoltaico, sul quale c'è una destinazione del PNRR di un miliardo e mezzo, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia; tuttavia, per le aziende agricole va valorizzato anche l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per quei tipi di aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e non soltanto. Infatti, anche il settore forestale è strategico in questo caso, compresa l'intera filiera foresta-legno.

Stiamo avviando il processo di transizione ecologica chiedendo alle nostre aziende agricole di fare degli sforzi, soprattutto economici, per affrontare questo passaggio. Ma, alla luce dei nuovi sviluppi internazionali, servirà un'azione graduale, che accompagni le nostre aziende agricole in questo delicato momento, e non scelte che adesso potrebbero apparire drastiche e che rischiano di causare un ulteriore appesantimento sull'economia delle aziende. È, quindi, necessario puntare su fonti alternative a 360 gradi e considerare la risorsa legno, naturale e rinnovabile, come strategica su questo fronte. Abbiamo attivato quest'anno la strategia forestale nazionale, uno strumento importantissimo finanziato con l'ultima legge di bilancio, che ci consente di affrontare in maniera organica la gestione sostenibile delle foreste nell'intero contesto nazionale, e questo insieme all'azione dei decreti del testo unico in materia di foreste e filiere forestali, di cui alcuni sono in itinere per l'approvazione. Questi strumenti devono diventare la base strategica per riconsiderare le biomasse uno strumento importantissimo come fonte energetica per le nostre aziende. Per questo l'ordine del giorno impegna il Governo a favorire l'utilizzo delle biomasse, in un'ottica di economia circolare in agricoltura, come fonte energetica rinnovabile, utilizzando, a tal fine, gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire e tutelare la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/57.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Come sappiamo, questo provvedimento si occupa di problemi energetici, di come poter aiutare le imprese in un momento economicamente così difficile. Siamo contenti di rivedere all'interno del provvedimento alcuni dei suggerimenti che il gruppo di Fratelli d'Italia da tempo dava al Governo in tema di aiuto economico attraverso lo strumento del credito di imposta. Come sappiamo tutti, però l'attività emendativa c'è stata preclusa e, quindi, possiamo utilizzare soltanto lo strumento dell'ordine del giorno per ampliare la nostra proposta rispetto all'aiuto alle imprese. Noi sappiamo benissimo che in materia energetica ci sono tantissimi problemi, soprattutto per le imprese a forte consumo di energia elettrica e per le imprese a forte consumo di gas naturale. Proprio per questo motivo, noi avevamo più volte sottolineato la necessità di utilizzare i crediti d'imposta derivanti dai contributi alle imprese per il primo e per il secondo trimestre del 2022, principio che è stato effettivamente recepito ma che è sicuramente perfettibile. Lo diciamo con cognizione di causa, perché sappiamo bene che le nostre imprese stanno subendo le più forti ripercussioni dall'aumento dei prezzi dell'energia elettrica. Allora, abbiamo la necessità di immaginare una soluzione che non sia soltanto un tampone momentaneo e, ovviamente, a scadenza, ma dobbiamo poter, invece, parlare di un provvedimento che abbia una struttura e che possa portare a traghettare queste imprese attraverso questo momento di difficoltà.

Allora, proprio per questo motivo riteniamo che attraverso questo ordine del giorno si possa ampliare l'offerta, ma soprattutto dare una struttura, anche da un punto di vista normativo, a quello che dovrebbe, dal nostro punto di vista, essere fatto. È una situazione, quella attuale, che ovviamente è emergenziale e noi, invece, vorremmo che si uscisse dallo stato della emergenza e soprattutto che si uscisse dallo stato della temporaneità dei provvedimenti e delle soluzioni attraverso, invece, delle misure strutturali che, valorizzando le risorse nazionali e il percorso di transizione verso un'economia a basso contenuto di carbonio, possano contribuire ad aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti ma soprattutto a rendere i prezzi stabili e compatibili con i mercati di riferimento per le imprese, a cominciare, appunto, proprio da quelle ad alta intensità di energia. Per fare questo abbiamo la necessità di incentivare la partecipazione dei grandi consumatori industriali agli investimenti in nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili, di cui l'Italia si dovrebbe dotare già da subito per raggiungere gli obiettivi in materia, che sono stati posti non solo dalla Comunità europea ma che soprattutto oggi il mercato economico ci impone.

Noi sappiamo che il GSE ritira annualmente energia elettrica da una parte degli impianti a fonte rinnovabile installati in Italia e questi impianti sono di proprietà privata. Quindi, la proprietà privata cede sostanzialmente l'energia elettrica prodotta e immessa nelle reti, ovviamente con l'obbligo di connessione di terzi in base a una serie di meccanismi e a differenti previsioni normative che si sono succedute negli anni. Questo, ovviamente, dà la possibilità di mantenere prezzi di vendita competitivi. Proprio per questo motivo, perché sentiamo forte la necessità di mantenere prezzi competitivi non solo rispetto al valore di mercato ma prezzi che diano la possibilità alle nostre aziende di continuare a produrre, presentiamo questo ordine del giorno con cui chiediamo sostanzialmente che ci sia un meccanismo di investimenti di lungo periodo delle imprese nell'aumento della capacità di generazione da fonti rinnovabili, non solo per la sicurezza degli approvvigionamenti affinché si arrivi finalmente a mantenere un prezzo calmierato e che non vengano, invece, riversati sui cittadini italiani prezzi che in questo momento non possono essere ammissibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Tommaso Foti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Meloni n. 9/3609/44.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, illustro appunto l'ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Giorgia Meloni, n. 9/3609/44. Devo dire al Governo che questo ordine del giorno è per Fratelli d'Italia fondamentale per quanto riguarda la disponibilità del Governo a ragionare di cose serie. Noi tutti sappiamo, non da oggi ma ormai da un anno, che la crisi energetica ha massacrato il settore delle nostre imprese e soprattutto ha fatto lievitare i costi a livelli impensabili fino ad oggi. È evidente che questo combinato disposto, a cui dobbiamo aggiungere indubbiamente gli effetti della crisi e la guerra tra Russia e Ucraina, portano oggi ad una riflessione complessiva sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, che doveva essere il fiore all'occhiello dell'Unione europea, ma anche il fiore all'occhiello del rilancio del nostro Paese sotto il profilo della situazione economica. Ora, io mi permetto di fare una riflessione: pensate voi veramente che, con quanto è successo, un Piano, che è stato pensato in tutt'altro modo, possa effettivamente rimanere com'è stato pensato, senza cambiare una virgola, e non rendervi conto, invece, che non si chiuderà un cantiere nei termini previsti dallo stesso Piano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Questa cosa porterà ad un duplice danno. In primo luogo, un danno d'immagine, perché se tu programmi e poi non riesci a realizzare nei tempi in cui hai programmato non sei più credibile in Europa; poi, la seconda questione, che tutti nascondono, è il fatto che questo Piano non è un “piano a gratis”, ma è un piano che in parte influisce già sull'indebitamento nazionale e per l'altra parte - all'incirca un centinaio di miliardi di euro – viene, sì, dato a fondo perduto ma se vengono tassativamente rispettati i termini di conclusione dei lavori e questi termini, nelle attuali condizioni, non li rispetterà nessuno, perché non solo vi è il problema dell'aumento del costo delle materie prime, ma vi è anche la carenza delle materie prime in questo momento per poter rispettare gli impegni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, signor rappresentante del Governo, me lo consenta: l'articolo 10-septies proroga di un anno i termini per concludere i permessi di costruzione in essere nonché i termini delle convenzioni di lottizzazione previsti, convenzionali. Ciò vuol dire che il Governo si è già reso conto che non riuscirà a rispettare i termini previsti per interventi minimali! E voi pensate di rispettare i termini facendo opere faraoniche, quando li differite per quelle di poche centinaia di migliaia di euro? Se si ragiona così, è un'autentica presa in giro! Allora, noi ci rendiamo conto che non è un problema solo nazionale, ma europeo. Noi ci rendiamo conto che quell'accordo, a suo tempo raggiunto in tutt'altre condizioni, oggi va ridiscusso dall'inizio alla fine. Noi ci rendiamo perfettamente conto che oggi si avverte la necessità che quel piano - la cui utilità torno a ripetere non cerchiamo di mettere in dubbio - venga rivisto. Ma almeno una volta nella vita fatene una giusta: questo Governo accolga l'ordine del giorno a prima firma di Giorgia Meloni! (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Alessio Butti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/83. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Illustro l'ordine del giorno a mia prima firma n. 83. L'articolo 28 di questo provvedimento reca la ridefinizione dei poteri della golden power. Le reti di telecomunicazioni erano già sotto il controllo di organismi deputati alla golden power, ma in questo provvedimento, con il convinto assenso di Fratelli d'Italia, anche il settore del cloud e del 5G assurgono di fatto a reti strategiche, proprio come quelle delle telecomunicazioni.

A proposito del cloud va detto che siamo imbarazzati, onorevole sottosegretario. Infatti, mentre nella recentissima campagna elettorale per la corsa all'Eliseo (quindi non stiamo parlando di elezioni amministrative di un comune italiano di 5 mila abitanti) il cloud era uno degli argomenti più importanti e salienti del dibattito elettorale, in Italia di cloud non si parla proprio. Anzi, siamo costretti ad osservare una farsa che, da qualche mese, va in scena, ossia di un Ministro, segnatamente il Ministro Colao che, nelle rarissime apparizioni in Commissione o in Aula (l'ultima è stata in Commissione esteri se non se non sbaglio), a proposito del cloud ha affermato di aver già deciso il tipo di architettura, quindi anche per quanto riguarda la privacy dei dati, ma che non poteva parlarne, perché la Commissione non aveva ancora deciso ufficialmente.

In poche parole, nella sede parlamentare, in una Commissione parlamentare il Ministro ha di fatto omesso una decisione che il Governo sembra già aver preso. Questo francamente è scandaloso.

Il problema qual è? E' quello del criptaggio dei dati. E in quel caso il Ministro ha fatto un altro scivolone, perché ha parlato di una collaborazione con il sistema francese per quanto riguarda il criptaggio dei dati. Ora, non abbiamo ancora capito quale sarà il sistema tecnologico che il Ministro Colao e, quindi, il Governo dei migliori adotteranno in relazione al criptaggio dei dati sensibili, perché sappiamo benissimo che esiste certamente un sistema, quello omomorfico che indubbiamente è invulnerabile sotto questo punto di vista. Ma sappiamo anche che il sistema omomorfico non è ricompreso tra quelli previsti dal bando di gara del Governo e allora siamo seriamente preoccupati sulla questione del criptaggio dei dati

Quanto alla vicenda del 5G, viviamo in una situazione drammatica per quanto riguarda gli operatori delle telecomunicazioni. Li abbiamo recentemente spennati, direi anche spiumati, con la gara per le frequenze sul 5G - oltre 6 miliardi di euro - ed è evidente che, con la crisi economica, con l'emergenza sanitaria, con la crisi dei mercati e con la guerra, tutti gli operatori abbiano oggi gravissime difficoltà nel produrre ulteriori investimenti. Addirittura, alcuni operatori stanno invocando una sorta di rateizzazione per il pagamento delle frequenze acquisite nell'asta di cui parlavo poc'anzi. Inoltre, gli operatori delle telecomunicazioni hanno a che fare con un ginepraio di norme che certamente non li mette nelle condizioni di lavorare con serenità, di procedure e di una burocrazia che francamente annichilisce.

Stiamo assistendo ad un altro fenomeno sempre più frequente, quello dell'assenza di bandi che riescano ad arrivare alla fine: molti bandi vanno praticamente deserti. Allora, chiediamo di consentire agli operatori non solo di investire in termini di qualità dei servizi, ma anche in qualità di sicurezza dei dati. Sappiate - ma lo saprete perfettamente - che il fatturato degli operatori, negli ultimi quindici anni, è calato del 50 per cento, questo significa mettere a serio rischio anche l'occupazione. Quindi, attenzione agli investimenti che i nostri operatori andranno a presentare e a proporre per quanto riguarda l'applicazione del 5G (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Butti. Approfittiamo per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Don Milani” di Tavernelle, nel comune di Panicale, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Proseguiamo con l'illustrazione degli ordini del giorno dando la parola al deputato Salvatore Caiata, che ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3609/35. Prego, ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno fa riferimento al provvedimento in esame che reca una serie di disposizioni dirette ad assicurare una risposta alle problematiche economiche ed umanitarie derivanti dalla crisi ucraina.

In realtà, il provvedimento in esame non si limita a rispondere alle problematiche inerenti al conflitto russo-ucraino, ma anche alla tematica che da questo conflitto emerge in maniera prepotente, almeno rispetto al mondo dell'economia. Questo conflitto pone evidenti problemi di natura umanitaria, di coscienza, ma anche di natura economica, perché l'interruzione dei flussi di gas e l'aumento sconsiderato dei prezzi del gas e dell'energia elettrica sono temi di cui tutti ormai discorriamo. Aggiungo che, tristemente, questo problema, in realtà, accomuna i singoli cittadini e le aziende di questo Paese; infatti, sia per il pensionato sia per la più grande impresa del Paese la bolletta energetica è aumentata in maniera sconsiderata, provocando un gravissimo disagio di natura economica. Basti pensare che le stime di Confindustria prevedono una riduzione del PIL, dovuto al caro energia, all'incirca dello 0,8.

Noi sappiamo che la nostra economia non ha brillato negli ultimi trent'anni e che le percentuali di crescita del nostro PIL sono sempre state “risicate”; con grandissimo sforzo si cresceva dello 0,1, dello 0,2, dello 0,5 e arrivare a più 1 di PIL negli ultimi trent'anni in Italia sembrava un miracolo.

Ora, se pensiamo che una singola variabile come appunto l'impatto energetico, rischia di erodere di un punto il nostro prodotto interno lordo, è evidente che è davvero una situazione drammatica. Allora, si cerca di dare risposte attenuando gli effetti economici di questo impatto energetico, dando un aiuto ai cittadini e alle imprese in varia forma, con elargizione di bonus, con crediti di imposta. Sono tutte misure volte a mitigare l'impatto sull'economia delle aziende e delle famiglie di questa devastante spirale che comporta poi, a cascata, una spirale inflazionistica. Infatti, l'impatto economico degli aumenti energetici inevitabilmente ha provocato anche un aumento della spirale inflazionistica, portando il tasso di inflazione a percentuali totalmente inaspettate o imprevedibili solamente fino a qualche mese fa.

Come possiamo aiutare? Arrivo a illustrare lo spirito di questo ordine del giorno, aprendo una piccola parentesi metodologica, perché è triste dover parlare sempre solo ed esclusivamente di ordini del giorno. Questo è un tema che continuiamo a proporre in quest'Aula, nonostante ci siamo tutti sbucciati le mani nell'applaudire il Presidente Mattarella quando richiamava la Camera a esercitare la sua funzione legislativa e a non demandarla esclusivamente al Governo, continuiamo a discutere di decreti-legge e di decretazione di urgenza. Ciò anche se in questo caso, in realtà, le caratteristiche per la decretazione d'urgenza ci sarebbero; non è, invece, condivisibile quello che è successo in Commissione, dove l'esame del decreto ha avuto veramente un tempo di discussione irrisorio, ridicolo. Come ho detto, eravamo abituati a discutere per settimane di provvedimenti così importanti. Ho finito il mio tempo? Allora passo a illustrare l'ordine del giorno, che in realtà non chiede un impegno di natura economica. Nel maggio 2020, a seguito della crisi pandemica, si era previsto di derogare al principio della continuità aziendale in tema di principi per la redazione dei bilanci, a causa della crisi sanitaria. Sappiamo che, quando si approva un bilancio, bisogna prevedere la continuità aziendale per almeno 12 mesi, altrimenti, se non ci fosse questa previsione, il bilancio non si potrebbe approvare.

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). Si era derogato a questo principio - prendo 30 secondi solamente - a causa della crisi sanitaria. Oggi chiedo che questo stesso principio, previsto, come detto, nel 2020, venga riproposto ed esteso ad alcune società, come quelle energivore e quelle che gestiscono bacini idrici, a causa dell'aumento del costo dell'energia.

PRESIDENTE. L'onorevole Mollicone ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3609/80.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente. Questo ordine del giorno è omologo al provvedimento, un provvedimento che riguarda gli interventi a sostegno delle imprese, in virtù della crisi internazionale ucraina e, in particolare, su due aspetti determinanti. Il primo è il varo delle sanzioni verso la Russia, che ovviamente abbiamo condiviso, dello scorso 8 aprile. Dal 17 aprile, come da circolare del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, la Guardia costiera rende inaccessibili i porti italiani a tutte le navi battenti bandiera russa. Il divieto riguarderà anche le unità che hanno cambiato bandiera dopo il 24 febbraio, giorno in cui sappiamo che i carri armati russi hanno invaso l'Ucraina. In particolare, l'articolo 3-sexies bis del Regolamento UE vieta l'accesso ai porti nazionali alle navi di bandiera russa dopo il 16 aprile 2022. La misura si applica anche nei confronti delle navi che abbiano cambiato la propria bandiera, da russa a quella di qualsiasi altra nazionalità, dopo il 24 febbraio 2022. Proprio su quest'ultimo punto la Guardia costiera sottolinea che, nel caso in cui le verifiche sul passaggio di bandiera da uno Stato all'altro non possano essere valutate con certezza sulla base delle banche dati a disposizione, si dovranno rintracciare le informazioni nel Continuous synopsis record, cioè nel registro detenuto dall'autorità marittima dove viene riportata tutta la vita di una nave. Questo divieto di approdo include anche la possibilità di gettare l'ancora in rada e riguarda, in particolare, ogni nave - dalle navi passeggeri alle navi da carico con tonnellaggio superiore a 500 gross tonnage - impiegata in attività commerciali in navigazione internazionale. L'Istat, colleghi, certifica che il traffico marittimo tra Russia e Italia, stante i dati del 2020, è pari, per l'import, a 4 miliardi di euro circa. Prendendo l'esempio dell'autorità di sistema portuale di Ravenna, delle 3 mila navi arrivate lo scorso anno solo a Ravenna, 500 provenivano dal Mar Nero, in particolare 200 dall'Ucraina e 160 dalle coste russe, rotte che, al momento, sono totalmente interrotte. Per lo scalo romagnolo passa il 40 per cento dello scambio merci tra Italia e Ucraina.

Mentre, fino all'ultimo pacchetto di sanzioni, il divieto riguardava solo le navi, adesso cominciano a esserci divieti anche per le merci - ha spiegato Musolino, presidente dell'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale - come carbone, carburanti fossili e solidi, insomma un passo diretto sul carico, oltre che sulle nazionalità della nave, nonché il divieto per i mezzi di trasporto russi e bielorussi. Quindi, c'è anche un aspetto, di fatto, di transito via gomma, che è concesso solo per alcune tipologie di merci più sensibili, come prodotti farmaceutici, e non per molti altri.

Ovviamente, pur ritenendo lo strumento delle sanzioni necessario al conseguimento della fine dell'aggressione russa, come richiesto anche dal presidente Meloni al Presidente della Repubblica Mattarella, riteniamo necessario - con questo ordine del giorno, lo ribadiamo - sterilizzare gli effetti negativi verso le aziende italiane con un piano di ristori sul modello adottato in occasione della Brexit.

In particolare, il provvedimento in esame reca interventi anche sulla transizione ecologica, e anche su questo chiediamo innanzitutto impegni al Governo. Il primo impegno è volto a garantire, con immediatezza e urgenza, le forme di ristoro economico dei danni causati alle aziende dal blocco delle dogane alle navi commerciali, anche gasifere e petrolifere. Sull'aspetto di transizione ecologica, si impegna il Governo alla revisione delle norme di cui agli articoli 136 e 142 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 al fine di garantire migliori e più efficienti interventi volti alla rigenerazione delle comunità energetiche, così da introdurre la previsione per cui il vincolo paesaggistico sull'immobile, - che noi ovviamente difendiamo come tutela del paesaggio, in generale – nel particolare, qualora le condizioni dei luoghi tutelati siano mutate e non sussistano più per l'area in cui è posto l'edificio oggetto dell'intervento, sia superato e sia possibile una deroga per l'intervento specifico, e che, in assenza di controdeduzioni, si proceda per silenzio assenso.

Concludo: si chiede di favorire la transizione ecologica realmente, dando la possibilità a edifici e a piccole comunità bioenergetiche di avere la possibilità di realizzare una concreta transizione ecologica.

PRESIDENTE. Ringrazio il deputato Mollicone, che ha finito il suo intervento con un po' d'anticipo. Preciso che il colpo di campanella segnala un minuto a disposizione per organizzarsi le idee e andare a concludere.

Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3609/38.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, intervengo per illustrare appunto l'ordine del giorno n. 9/3609/38, che va probabilmente in scia di quanto il Governo sembra avere intrapreso con il “decreto Taglia prezzi”. Esso impegna, infatti, il Governo ad assumere ogni opportuna iniziativa al fine di tutelare il settore dello sviluppo e della produzione di energia elettrica tramite le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico, anche rispetto a interferenze straniere, con ciò preservando il percorso italiano per la transizione ecologica.

Penso, dunque, che il Governo non abbia assolutamente problemi ad approvare questo ordine del giorno, segnatamente tenendo conto che l'articolo 25 praticamente ha messo il potere di veto per le acquisizioni e le fusioni in campo energetico. In precedenza, il collega Butti parlava anche di altre applicazioni. Questa applicazione della golden power, quindi, non ci può che trovare sicuramente favorevoli.

Il problema è un altro, però: il Governo, secondo noi, non riesce a prendere mai un indirizzo preciso sui problemi importanti. In questo caso, si parla di concessioni idroelettriche. Vorrei ricordare, soprattutto al sottosegretario, che nel 2021, su 496 procedimenti di veto, solo 6 sono andati a buon fine. Non è una bella media. Non solo: di solito, il potere di veto con il golden power si applica ad acquisizioni e fusioni societarie e mai si è applicato a regimi di concessione. Quindi, questa è un'altra problematica.

Gli altri Paesi europei sono riusciti addirittura a far archiviare una direttiva europea in questo campo, ovvero sono tornati indietro rispetto alla direttiva e sono riusciti a farla annullare, e soltanto in Italia continua a vigere una norma che mette all'asta le concessioni. Ecco per quale motivo, poi, si deve andare a prevedere la possibilità di veto. La nostra richiesta al Governo, come è stato in Francia dove hanno prorogato le concessioni fino al 2041, era che ci fosse un indirizzo ben più netto. Si poteva fare, per esempio nel “Taglia prezzi”, come non si sta facendo per un altro tipo di concessioni, sottosegretario, quelle balneari demaniali marittime, dove il Governo è rimasto impantanato e la maggioranza non riesce a tirar fuori un ragno dal buco. Questa è mancanza di capacità di risolvere definitivamente i problemi e di non andare a cercare marchingegni, in questo caso il golden power, di cui ho già detto i limiti. Ben venga, ma ha dei limiti! Vediamo se ci saranno ricorsi, se ci saranno opposizioni, perché - ripeto - di solito questa norma di veto si applica a fusioni e acquisizioni societarie, non alle concessioni demaniali, che sono un'altra cosa, un altro campo. Ugualmente sulla Bolkestein, il disegno di legge “Concorrenza”, che è una norma importantissima, è bloccato da mesi al Senato, perché la maggioranza non riesce a decidere quale linea prendere. Questa è la caratteristica, purtroppo, che uniforma: si cercano dei compromessi, si cercano degli escamotage e non si affronta il problema in maniera netta, dando una linea precisa, dicendo che questo Governo la pensa così e, quindi, di conseguenza, le concessioni idroelettriche, per fare un esempio, come è successo in Francia, verranno prorogate al 2041. Qui cerchiamo l'applicazione di un'altra norma, che probabilmente sarà molto complicato applicare. Nel caso della Bolkestein, invece, cerchiamo di aumentare gli indennizzi, mentre si fanno ulteriori proroghe. Ricordo al sottosegretario che mi sembrava opportuno non procedere all'analisi di questo tema, visto che è pendente presso la Corte costituzionale un ricorso di Fratelli d'Italia per conflitto di attribuzioni fra il Consiglio di Stato e i parlamentari della Camera dei deputati. Ci sarebbe sembrato utile, a questo punto, attendere il verdetto della Corte costituzionale, che arriverà il 25 maggio.

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/12.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, sottosegretario. Questa è una proposta in termini indicativi, rispetto alla maggioranza, perché, come prima già ricordato dall'onorevole Foti e, se non ricordo male, dall'onorevole Zucconi, siamo arrivati alla posizione della 49°-50° questione di fiducia qui in Aula, alla Camera dei deputati. Ciò - per le persone che hanno l'ardire di seguire i nostri lavori parlamentari - significa comprimere la discussione, in un momento in cui la discussione dovrebbe essere oltremodo ampliata in ordine alla crisi, alle nostre aziende, ai nostri lavoratori, rispetto a coloro che fondamentalmente fanno molta fatica, non ad arrivare all'ultima settimana del mese, ma addirittura alla seconda settimana del mese. Quindi, 49° o 50° questione di fiducia. Ricordo al Governo, Presidente, che il doppio di questo numero, ovvero 100, è il numero delle aziende che nel nostro Paese chiude quotidianamente negli ultimi 24 mesi. Oggi chiudono 100 aziende al giorno, oramai con sistematica cadenza, ogni mese, ogni giorno - lo rinnovo - degli ultimi due anni. Rispetto agli strumenti che ci restano da proporre all'Esecutivo, noi proponiamo questo ordine del giorno, che, di fatto, va a rafforzare gli strumenti a sostegno delle imprese. Infatti, colleghi, i veri posti di lavoro strutturali nel nostro Paese, non li crea il reddito di cittadinanza, non li creano le casse integrazioni, non li crea qualche illustre sindacato, che scende in piazza per cercare di innalzare i diritti dei lavoratori - e aggiungo io anche dei datori di lavoro - per andare poi, invece, a farsi le conferenze con chi - e parlo della sinistra di questo Paese - vota in Aula i licenziamenti collettivi, tanto per essere chiari. Invece, serve preservare un tessuto sociale, economico, produttivo, fatto di migliaia, soprattutto di piccole e medie aziende, che, fondamentalmente, come prima ricordato, creano posti di lavoro strutturali nel nostro Paese, anche qui non tralasciando il fatto che il mercato del lavoro negli ultimi trenta-quarant'anni è evidentemente cambiato, non soltanto nel nostro Paese, ma a livello globale. L'innalzamento dei costi delle materie prime, del gas e dell'energia, sottosegretario, è oggi un' ulteriore mannaia rispetto a questo sistema. Oggi ci sono aziende che fermano la loro produzione, non perché hanno carenza di commesse o di lavoro: fermano la loro produzione, perché non riescono a sostenere i costi, ad esempio gli aumenti dell'energia degli ultimi sei mesi. Permettetemi un inciso, perché qualcuno prima o poi lo deve dire: poco conta, secondo me, sotto questo punto di vista, il terribile conflitto che si sta svolgendo tra Russia e Ucraina. I prezzi dell'energia hanno iniziato a salire già ben prima del conflitto ucraino-russo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questa è una legge di mercato. Oggi, ad esempio, i prezzi dell'energia nel nostro Paese hanno iniziato a salire, guarda caso, quando l'edilizia, secondo noi attraverso un provvedimento - forse l'unico - tra i più corretti di questo Esecutivo, ovvero l'ecobonus, ha iniziato ad ingranare. E voi che cosa fate? La genialata di questo Governo è: andiamo a decapitare l'unico strumento che in questo momento potrebbe farci risparmiare dell'energia, quindi l'ecobonus! Ci sono poche idee, ma confuse sotto questo punto di vista. In conclusione, Presidente, ringraziandola, quanto al dispositivo di questo ordine del giorno, chiediamo un intervento mirato, straordinario ed urgente, per portare questo Governo a capire come si può fare per ridurre il costo del lavoro soprattutto - e sottolineo, soprattutto - di fronte a quelle imprese in difficoltà, che non riescono a portare a termine le commesse già acquisite, a causa del sopravvenuto e imprevedibile per loro - forse prevedibile per altri - aumento dei costi di gestione delle stesse. Sono due vasi comunicanti: se, da un lato, aumentano i costi dell'energia, dall'altro, necessariamente, dobbiamo far calare effettivamente il costo del lavoro. Ne va delle nostre imprese, ne va dei nostri lavoratori, ne va del futuro di una Nazione sovrana come l'Italia, ne va del futuro del mercato del lavoro nel nostro Paese, che, soltanto con misure spot o meramente assistenziali, non può andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Vinci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/61.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno cerchiamo di sollevare un problema, che purtroppo nei decreti di questo Governo è abbastanza frequente. Questo decreto, convertito in questi giorni, non è sicuramente esente di errori fatti probabilmente degli uffici. O, almeno, così si spera: si spera che non ci sia una volontà di discriminare alcune categorie. Al momento della conversione, ci sono state associazioni e commercialisti che hanno sottolineato ed evidenziato come questo decreto abbia all'interno delle incongruenze e delle difficoltà, legate soprattutto alla burocrazia, ma che in alcuni casi fissano dei requisiti che, ove non siano di difficile lettura, possono addirittura essere ostativi all'ottenimento di quelle che sono ritenute le agevolazioni che questo decreto dovrebbe dare.

Ho deciso di sollevare un problema concreto con questo ordine del giorno. I contributi verranno dati e quindi il credito d'imposta sarà riconosciuto a quelle imprese che hanno un contatore da almeno 16,5 chilowatt: questo è quello che inserisce il Governo all'interno di questo decreto. Quindi serve un contatore da 16,5 chilowatt. Qual è il problema? Che, in Italia, molte piccole e medie imprese non hanno contatori da 16,5 - 1, 2, 3 o 4 - ma possono avere chilowatt, anche in misura superiore, distribuiti, per motivi tecnici o per motivi logistici, in più contatori da 10,5, da 6 o da altre portate. Dunque, andiamo a riconoscere il credito d'imposta, quindi un beneficio, ad un'azienda che ha un solo contatore da 16,5 chilowatt e non concediamo lo stesso beneficio, secondo questo decreto, a imprese che hanno 2 contatori, 3 contatori o 4 contatori da 10,5 chilowatt, la cui somma supera questo limite imposto dalla norma. Questo almeno per come è scritto il decreto fino a questo momento, decreto che con la fiducia, purtroppo, non si potrà modificare; per questo chiediamo che sia fatto immediatamente in un prossimo provvedimento. Ci chiediamo che utilità abbia questo. Se il contatore da 16,5 serviva a limitare l'esborso per lo Stato, prevedendo cavilli difficilmente comprensibili, certamente non potete accogliere l'ordine del giorno né venircelo a dire in quest'Aula; invece, lo potete accogliere se si è trattato di un mero errore - questo, in buona fede, molti pensano - perché quelle che usano ancora più energia di 16,5 chilowatt sono le imprese che hanno 2, 3 contatori da 10,5 l'uno, magari perché hanno due o tre capannoni separati e sedi dislocate, non avranno il beneficio indicato da questo decreto.

Con questo ordine del giorno abbiamo voluto sottolineare questa incongruenza del decreto, una delle tante, e vedere se da parte del Governo c'è la volontà di accoglierlo, non con riformulazioni particolari ma con un'accettazione piena, dato che si chiede di intervenire per porre rimedio a questo errore. Quindi, non si chiede di “valutare l'opportunità di”, perché, ad oggi, c'è qualcosa che va assolutamente contro la ragione e anche contro la concorrenza. Addirittura, imprese più piccole, che consumano meno energia, avranno i contributi al contrario di altre imprese che non sapevano certamente che sarebbe stato emanato un decreto di questo tipo e che, per una loro scelta all'epoca motivata, hanno deciso, magari 10 o 20 anni fa, di avere dei contatori di potenza inferiore, magari consigliati da qualche tecnico. Quindi, questo ordine del giorno è qualcosa di molto concreto e si vedrà la buona fede del Governo nell'aver emanato questo decreto: swe verrà accolto, sicuramente si può pensare alla buona fede; altrimenti, penseremo che le motivazioni sono state quelle di ridurre la platea dei beneficiari del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Rotelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/40.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, questa maratona che i deputati del gruppo Fratelli d'Italia, e non solo, stanno portando avanti nello spiegare ed illustrare gli ordini del giorno è finalizzata a dare ulteriori contenuti a questo provvedimento importante, ma per noi incompleto.

L'ordine del giorno a mia firma, il n. 9/3609/40, mette al centro dell'attenzione il rincaro dei carburanti e delle spese di energia, in maniera particolare relativamente al settore dell'autotrasporto. Ho detto in maniera particolare, mettendo l'indice su questo settore, perché quest'ultimo è stato al centro della resistenza dell'intero sistema nazionale per quanto riguarda i 2 anni di pandemia che hanno interessato noi ma anche tutto il resto d'Europa.

È stato centrale perché ha dato la possibilità di continuare a portare avanti una serie di servizi che erano fondamentali per le imprese e soprattutto per le famiglie, garantendo i rifornimenti basilari, non fosse altro che quelli di generi alimentari per quanto riguarda la piccola, media e soprattutto grande distribuzione, in un momento nel quale tutto era chiuso e tutto era bloccato. Abbiamo citato questo settore come strategico, importante, assolutamente da salvaguardare, anche da esaltare in alcuni aspetti, perché è quello che non si è fermato mai. Peraltro, non solo quello. Così è stato anche per tutto il sistema sanitario e per tanti altri che facevano e hanno continuato a fare il proprio dovere, come hanno fatto il loro dovere tutte le persone che, invece, erano costrette a rimanere a casa per provare a limitare le conseguenze della pandemia.

Ebbene, come vengono ripagate queste persone che hanno fatto il loro dovere? Come vengono attenzionate? Purtroppo, attraverso un'operazione di speculazione internazionale - perché di questo si tratta - che ha portato all'esplosione del prezzo dei carburanti, sia del gasolio sia della benzina. Ne ha parlato già, poco fa, il collega Rizzetto, specificando in maniera puntuale che questa infiammata, questa ripartenza, questo aumento dei prezzi decisamente incontrollato non è neanche collegato alla crisi ucraina, neanche collegato alla guerra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ma è assolutamente precedente e inizia a partire proprio dal secondo o terzo blocco, che noi abbiamo avuto, collegato alla pandemia. Questo proprio perché, molto probabilmente, per un anno e mezzo o 2 anni, il business collegato a questi carburanti è stato bloccato dall'impossibilità di utilizzarli perché eravamo, per la maggior parte, fermi. Quindi, da quel momento in poi, da quando si è ripartiti, i prezzi in maniera costante hanno iniziato a crescere. Prezzi e costi che non sono assolutamente più sostenibili, in maniera particolare per l'autotrasporto, che non ha margini a disposizione che possano permettere di sostenere spese che si sono veramente quadruplicate.

All'interno di questo provvedimento, Presidente, c'è un intero titolo che viene dedicato al tema del contenimento dei prezzi di gasolio e benzina. Quale è il problema? All'interno del provvedimento, questo titolo parla di una serie di interventi temporanei, limitati nel tempo, che non danno alcun tipo di possibilità di programmazione a chi, invece, ha la necessità di avere certezza su queste tariffe, per esempio la certezza del blocco del prezzo massimo per quanto riguarda gasolio e benzina, e soprattutto ha la necessità che questi interventi valgano almeno per tutto l'anno solare e, quindi, arrivino fino alla fine del 2022. Non si può pensare, Presidente, sottosegretario, ogni 2 o 3 mesi, a seconda di quanto valgono questi interventi di carattere legislativo, di presentarne un altro che proponga nuovamente un abbassamento delle quotazioni dei prezzi degli idrocarburi, nel momento in cui sia la benzina sia il gasolio automaticamente, poi, riprendono a salire. Quindi, è necessario un tetto al prezzo della benzina, del gasolio e degli altri carburanti e, contemporaneamente, che questo provvedimento arrivi al 31 dicembre 2022. Altrimenti, per chi fa questo tipo di lavoro e per chi basa soprattutto su questo tipo di consumo la maggior parte delle proprie spese per quanto riguarda l'attività che svolge quotidianamente è assolutamente impossibile programmare ed è assolutamente impossibile resistere. Stiamo condannando decine di migliaia di imprese al fallimento e alla chiusura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Caretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/36.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Non si arresta la crisi internazionale alimentare dovuta alla guerra russo-ucraina e, anzi, giorno dopo giorno, sta assumendo una dimensione sempre più preoccupante. È notizia di questi giorni che Indonesia, Serbia, Kazakistan e India abbiano bloccato alcune esportazioni di prodotti agroalimentari: olio di palma, nel caso dell'Indonesia, e grano, nel caso di Serbia, Kazakistan e India. Segnalo che, dopo Russia e Ucraina, l'India è il maggior produttore mondiale di grano.

La chiusura del mercato indiano porterà al blocco delle esportazioni di almeno 10 tonnellate di grano nei mercati internazionali, ovviamente con conseguenti ripercussioni sui prezzi delle materie prime. La criticità non è tanto legata al fatto che ci sia un blocco delle esportazioni, ma all'effetto che questo sta avendo sui nostri mercati. Sul grano, fortunatamente, l'Italia ha, sì, un alto livello di importazioni dall'estero, ma c'è una diversificazione tale che è possibile fare fronte ai vari blocchi di mercato, anche se non in modo illimitato.

Ciò su cui dobbiamo puntare tutta la nostra attenzione è la crescita esponenziale e ormai del tutto fuori controllo dei prezzi delle materie prime. Nella situazione attuale, un operatore agricolo che tenta di acquistare questo o quel materiale, non solo necessariamente grano, di fronte a un prezzo che supera anche del 100-130 per cento quello del 2021, si sente rispondere, sistematicamente, che per colpa della guerra i rincari sono schizzati alle stelle. Sui rincari è doveroso effettuare una serie di riflessioni, a partire dal caso del grano, che è tuttora disponibile, nella peggiore delle ipotesi soggetto a ritardi nei trasferimenti, ma non a livelli di scarsità eccessivamente preoccupanti. Domandiamoci perché, in questo caso, i prezzi siano totalmente fuori controllo. La guerra russo-ucraina coinvolge solo un quarto del commercio di grano globale, eppure i prezzi sono arrivati a cifre superiori a 520 euro a tonnellata, quando due anni fa i massimali si attestavano attorno ai 300-325 euro a tonnellata. È evidente che ci siano tendenze speculative, che ci impongono di incrementare i nostri livelli produttivi, così da poter fronteggiare rincari di mercato del tutto ingiustificati.

In secondo luogo, è stato rilevato come il riso si sia imposto come bene sostituto del grano nei mercati asiatici o, comunque, in quelle aree dove il rialzo dei costi del grano è diventato insostenibile per i consumi quotidiani dei cittadini. Su questo l'Italia è orgogliosamente produttore autosufficiente, nonché fonte di oltre il 50 per cento del riso europeo, con distretti di eccellenza in regioni come Veneto e Piemonte. I vari casi di siccità e i rincari energetici hanno, però, messo a dura prova la tenuta anche di questa filiera, in cui, peraltro, si assiste a una concorrenza sleale da parte delle produzioni asiatiche, che non seguono i nostri disciplinari di tutela dei prodotti e dei lavoratori.

Allora, con questo ordine del giorno, il n. 9/3609/36, Fratelli d'Italia chiede al Governo di intervenire per rilanciare la produzione nazionale di grano, contenere l'aumento dei costi di produzione di grano e riso, e di elaborare una strategia di potenziamento produttivo del nostro riso, in modo da poter garantire un presidio di sovranità alimentare strategico non solo per tutta l'Italia, ma anche per tutta l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3609/52.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Il nostro ordine del giorno si sarebbe potuto evitare se non vi fosse stata la posizione di una questione di fiducia. Sarebbe bastato un piccolo emendamento all'articolo 5-bis; quando si parla di misure urgenti per incrementare la produzione di energia elettrica da biogas, sarebbe bastato aggiungere la parola biomassa, ossia prevedere tutti i provvedimenti a favore del biogas anche per le centrali a biomassa. Questo perché ci sono molti territori che bisogna aiutare nella produzione anche di quei materiali, perché la biomassa è, soprattutto, quella rappresentata dalla parte legnosa, dal legno.

Se, da un lato, affermiamo, nei vari provvedimenti, che il legno è forse il materiale più inquinante, se non trattato per la combustione, capiamo benissimo che in certi territori, soprattutto quelli montani più periferici, stiamo condannando i loro abitanti, ancora una volta, a essere privi di una risorsa economica necessaria.

Ma rendiamoci anche conto - e questo io l'ho già detto in Aula - che i boschi bisogna curarli, bisogna aiutarli, bisogna pulirli. Bisogna, comunque, accompagnare la crescita degli alberi, non bisogna lasciarli abbandonati, perché poi, quando si lasciano abbandonati, succedono tragedie ambientali, nel senso che - io ricorderò sempre quello che accade in Sardegna, quando nessuno pensava che ci sarebbe stata una nevicata - ci sono intere parti di foreste e di boschi comunque rovinati, perché le piante si sono spezzate, si sono danneggiate anche tra loro, a causa proprio di fenomeni naturali; questo avviene soprattutto quando non si cura il bosco. Il bosco è un patrimonio da curare e ci regala anche tutti gli scarti o i residui delle lavorazioni, che possono essere impiegati per produrre biomassa. Per questo, poi, insieme agli scarti alimentari e agli sfalci verdi provenienti dalle città, tali residui riescono comunque a produrre energia; noi dobbiamo crederci, allora, considerato che è anche una delle principali fonti rinnovabili a basse emissioni, quasi a emissioni zero, di anidride carbonica. Il costo risiede nella preparazione di questo materiale, ma poi sicuramente ci sarebbe un guadagno.

È per questo motivo che, con l'ordine del giorno in esame, prevediamo di equiparare la biomassa al biogas, proprio per cercare di dare una mano alle centrali oggi esistenti, soprattutto nel Nord Italia; speriamo che ci sia anche una politica per favorire la crescita di tali impianti - perché dobbiamo imparare a non buttare niente - che trattano gli scarti di lavorazione, vegetali o residui dei liquami animali. Dobbiamo aiutare il settore, quindi, con politiche effettive, perché ci riempiamo la bocca di Green Deal e di tutto quello che è politica verde, però poi non diamo effettivamente aiuto; siamo concentrati solo sull'eolico, sull'off-shore, sul solare, e trascuriamo quella che, per le zone interne e per le zone montane, può essere una risorsa preziosissima. Invece di montare impianti solari dappertutto, magari comprando i pezzi dalla Cina, possiamo sfruttare una nostra risorsa; ciò che per la montagna e per la campagna, a volte, è un costo da sostenere per lo smaltimento possiamo farla diventare una risorsa da sfruttare, che produce energia per piccoli paesi, che potrebbero così avere un costo dell'energia molto basso.

Spero che questo ordine del giorno sia approvato, perché è di buonsenso e pensiamo che non comporti neanche il dispendio di chissà quali risorse o, comunque, impegni, ma la sua attuazione rappresenterebbe veramente un patrimonio per tante comunità.

PRESIDENTE. Il deputato Ciro Maschio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3609/59.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento impatta su diversi aspetti della nostra economia, delle nostre imprese, delle nostre famiglie. Come sappiamo, è un provvedimento che reca misure volte a contrastare il repentino aumento dei prezzi dei prodotti energetici, con misure di contenimento dei costi per gli utenti di gas, energia elettrica, e misure in favore, anche e soprattutto, di grandi imprese energivore, per tentare di contenere il costo dell'energia e dei carburanti, e anche con l'intenzione di dare un beneficio al settore dell'autotrasporto.

In questo scenario, il quadro economico complessivo, come illustrato anche nella relazione al DEF, si è ulteriormente complicato anche a seguito di un'impennata dei contagi, all'aumento dei costi del gas naturale, delle tariffe elettriche e dei tassi di inflazione, portando le principali banche a rivedere l'orientamento della propria politica monetaria, con un conseguente aumento anche dei tassi di interesse e del differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato italiani nei confronti del bund tedesco.

Ne è conseguita un'ulteriore impennata dei prezzi dell'energia, degli alimentari e delle materie prime che mette seriamente in difficoltà le imprese e le famiglie.

L'articolo 121 del “decreto Rilancio”, il n. 34 del 2020, consentiva di usufruire di alcune agevolazioni fiscali in materia edilizia ed energetica sotto forma di sconti sui corrispettivi o di crediti di imposta cedibili ad altri soggetti, compresi banche ed intermediari finanziari. Come è stato evidenziato anche dal direttore generale dell'ABI, il sistema dei bonus fiscali per gli interventi edilizi, unito alla cedibilità, stava portando buoni risultati anche nel settore dell'edilizia, con un indotto importante di ripresa della nostra economia. Quindi, la previsione di questa cedibilità dei bonus stava dando beneficio e consentiva di dare un po' di respiro a un settore fortemente penalizzato, con una ricaduta importante su tutta l'economia che ha contribuito anche a un parziale recupero del nostro prodotto interno lordo.

Questo meccanismo, infatti, sostiene la ripresa dell'economia, consente di monetizzare da subito il beneficio fiscale, che altrimenti sarebbe utilizzabile in un arco temporale più prolungato, e quindi garantisce una maggiore liquidità immediata alle famiglie e alle imprese.

Orbene, premesso tutto questo, per effetto delle recenti modifiche introdotte dal decreto-legge n. 17 del 2022, nel caso di fruizione delle detrazioni sotto forma di sconto in fattura o credito di imposta cedibile, oltre alle tre cessioni effettuabili a legislazione vigente, si consente esclusivamente alle banche che abbiano esaurito il numero delle possibili cessioni di effettuare un'ulteriore quarta cessione esclusivamente a favore di soggetti con i quali abbiano concluso un contratto di conto corrente, senza facoltà di ulteriore cessione.

Comprendiamo come questo possa avere un impatto molto negativo su quanto dicevo in premessa. Quindi, con questo ordine del giorno si cerca di intervenire su un settore apparentemente poco vistoso, ma molto importante della nostra economia, chiedendo di apportare dei correttivi - e concludo, Presidente - alle disposizioni sopra citate in materia di possibilità da parte delle banche di cessione, in qualunque momento, del credito ai soggetti con i quali abbiano concluso un contratto di conto corrente, per l'utilizzo esclusivo in compensazione dei loro debiti fiscali e senza facoltà di ulteriore cessione, e a prevedere la possibilità da parte delle banche di cedere ai propri correntisti il credito, anche in maniera frazionata per importo e annualità.

È un segnale concreto per consentire a un settore che faticosamente ha cercato di riprendersi ed è stato più volte destabilizzato da misure continue e contraddittorie di avere un po' di respiro e una prospettiva di affidabile crescita e sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/55.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, colleghi, questo ordine del giorno entra nel merito della situazione dei docenti. Noi sappiamo come in questi anni la scuola abbia sofferto durante la pandemia e come comunque delle questioni irrisolte esistessero già, ahimè, da anni, prima della pandemia. Mi riferisco alla piaga del precariato, mi riferisco al fatto che la stabilizzazione è una chimera nel mondo della scuola.

Anche con riferimento a questo provvedimento abbiamo delle problematiche proprio relative al reclutamento dei docenti. All'articolo 36, infatti, il titolo parla di misure urgenti per la scuola; misure urgenti che, però, non sono riuscite a risolvere i problemi, soprattutto quelli dei tanti docenti che hanno dovuto ricorrere alla giustizia amministrativa, con ricorsi al TAR, anche con esborsi di spese per avvocati e spese legali.

Come dicevo, già la situazione è complessa a causa del precariato, già i nostri insegnanti percepiscono sicuramente lo stipendio più basso di tutta Europa; in più devono anche avere sempre il timore di dover ricorrere alla giustizia amministrativa per leggi poco chiare e per provvedimenti che non risolvono la situazione.

Qui si cerca di tutelare la continuità didattica: dietro questo termine si nasconde una delle lacune più grosse, quella della mancanza di continuità didattica. Significa dare ai ragazzi, agli studenti lo stesso insegnante che possa garantire una continuità, che possa garantire un insegnamento armonico, che abbia un senso, che negli anni si sviluppi in un discorso di classe, e quindi di comunità scolastica con lo stesso insegnante.

Se viene a mancare questo, sicuramente la preparazione, che già di per sé è stata difficile con il ricorso alla didattica a distanza, come dicevo in premessa, diventa naturalmente ancor più difficoltosa.

Per questo si è sentito il bisogno di redigere questo ordine del giorno, proprio perché la funzionalità del sistema scolastico per il prossimo anno è quella, per noi, per Fratelli d'Italia, di garantire la continuità didattica attraverso la conferma dei ruoli al personale docente assunto a tempo indeterminato con riserva. Il Ministero ha assunto questi docenti con riserva, in esecuzione di provvedimenti cautelari giurisdizionali. Quindi andiamo sul tecnico, andiamo a inserire anche i procedimenti amministrativi in una procedura di reclutamento già di per sé complicata.

Noi ci teniamo a dire che vorremmo la riconferma, nelle scuole di ogni ordine e grado, dei docenti che hanno superato le loro prove e che hanno in mano dei contratti a tempo indeterminato stipulati proprio con una clausola rescissoria. Qua ci sono e ci sarebbero in diritto tantissime cose da dire: è sicuramente una disposizione irragionevole. Applicando le disposizioni ministeriali, questi docenti inseriti con riserva, ma poi confermati in ruolo, una volta annullata l'assunzione perderebbero per sempre la possibilità di continuare a insegnare, in quanto verrebbero cancellati da tutte le graduatorie. Questo è un principio meritocratico alla rovescia: in pratica, in base a queste disposizioni, i docenti che superano favorevolmente il periodo di prova vengono puniti con la decadenza dalle graduatorie, mentre coloro che non lo superano conservano il diritto di continuare ad insegnare.

Penso, quindi, sia davvero importante che il nostro ordine del giorno venga accolto per superare queste contraddizioni e soprattutto per venire incontro ai docenti che sono in grande difficoltà in questo momento e che non sono assolutamente aiutati da una situazione come questa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Silvestroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/39. Deputato Silvestroni, se preferisce, visto che avremmo dovuto chiudere alle ore 13,30, può parlare anche alla ripresa, scelga lei.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Se posso farlo adesso, sarebbe meglio, tanto non sarà un intervento lunghissimo.

Come è già stato anticipato anche da miei colleghi, il fatto che oggi siamo qui a discutere ancora ordini del giorno è perché è stata posta l'infinita, ennesima fiducia, per cui non si è data al Parlamento la possibilità di svolgere la sua azione, cioè discutere gli emendamenti.

Questa è una maggioranza - vogliamo chiamarla, variegata, folcloristica? – che sicuramente non è tale. L'abbiamo visto proprio lunedì, quando, con un 90 per cento del Parlamento che rappresenta la maggioranza, solo il 10 per cento è stato presente e non avete potuto porre la fiducia perché la maggioranza non era presente, perché non era interessata probabilmente a votare quella ennesima fiducia vergognosa. Ricordo che anche il Presidente Mattarella, nel giorno del suo reinsediamento, aveva richiamato la Presidenza Draghi a farla finita con queste vergognose fiducie.

Ripresentiamo l'ennesimo ordine del giorno, almeno per poter richiamare l'attenzione del Governo sulla possibilità che si faccia una politica energetica nazionale chiara. Questa è una maggioranza che non solo all'interno del Parlamento non è chiara con se stessa, ma non è chiara, per esempio, anche in regione Lazio, dove ci sono il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico. Nella fattispecie a Roma, da una parte c'è il sindaco Gualtieri, che chiede di realizzare i termovalorizzatori e vuole ubicarli nella zona all'interno dei Castelli Romani, dall'altra parte c'è il MoVimento 5 Stelle che invece presenta ordini del giorno e mozioni nei comuni della provincia di Roma per dire “no” ai termovalorizzatori. Dopodiché si ritrovano qui, si prendono per mano, fanno finta di nulla, prendendo in giro, ancora una volta, i cittadini italiani. Presidente, questo Governo, che vorrebbe contrastare gli effetti economici provocati dalla guerra in Ucraina, dimentica o ignora che ci sono 752 impianti di estrazione di gas metano nei nostri mari dai quali si potrebbero estrarre 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno, ma il Governo non li riattiva. Sapete quanto gas consuma oggi l'Italia? Ha bisogno di oltre 76 miliardi di metri cubi di metano da estrarre e ne stiamo estraendo solo 6,6 miliardi. Potenziare l'attuale produzione di energia elettrica è necessario per il nostro fabbisogno energetico, ma non sarà sufficiente per soddisfare le reali esigenze della Nazione. Con questo ordine del giorno si chiede al Governo di riattivare le 752 piattaforme di estrazione di gas metano nel mare Adriatico e nel mare di Sicilia, ciò al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Russia. Questo vuol dire fare tutto ciò che è necessario per poter aiutare i cittadini italiani, che stanno soffrendo prima per la pandemia e poi per l'aumento delle tariffe del gas e dell'energia elettrica. Basta con i compromessi al ribasso!

PRESIDENTE. Essendo ormai trascorse le 13,30, sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà a partire dalle ore 16.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 maggio 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):

“Conversione in legge del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina” (3614) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

La seduta è sospesa, riprenderà alle 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della Giustizia, il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro della Salute e la Ministra per il Sud e la coesione territoriale.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte a dotare il personale del Corpo di polizia penitenziaria di telecamere indossabili, in relazione a compiti di vigilanza e mantenimento della sicurezza nelle carceri – n. 3-02967)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Lollobrigida ed altri n. 3-02967 (Vedi l'allegato A). Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, per un minuto.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Con la presente interrogazione, Fratelli d'Italia chiede quale sia lo stato dei lavori per la dotazione di bodycam a tutti gli agenti, uomini e donne, della Polizia penitenziaria, già costretti a lavorare con una spaventosa carenza di organico, soprattutto nei ruoli di sovrintendenti e ispettori, privi del sistema di videosorveglianza nelle carceri italiane, che è gravemente lacunoso. Le bodycam sono uno strumento di documentazione della correttezza del lavoro svolto e anche di tutela della nostra Polizia penitenziaria. Ministro, l'interrogazione viene illustrata oggi e, proprio poche ore fa, è giunta la notizia del fatto che altri quattro agenti della Polizia penitenziaria sono stati aggrediti nel carcere, nell'istituto penitenziario di Pisa da una “boldriniana” risorsa già ospite delle nostre patrie galere, un detenuto nordafricano.

PRESIDENTE. Delmastro Delle Vedove, per favore!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Vorremmo tanto che potessero certificare la correttezza del loro operato nell'intervenire e vorremmo tanto che potessero svolgere il loro lavoro in sicurezza, nonostante la carenza di organico, anche nell'istituto penitenziario di Pisa, in cui manca un sistema di videosorveglianza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. L'occasione di questa interrogazione mi consente di ritornare sulla necessità di utilizzare le opportunità che ci sono offerte dalla tecnologia, che possono essere di grande ausilio per elevare la sicurezza in carcere, che è davvero una esigenza particolarmente sentita e particolarmente urgente. In particolare, vi soffermate sul sistema delle bodycam, ma giustamente osservate come questo sistema possa e debba essere accompagnato anche dal sistema di installazione a tappeto della videosorveglianza fissa. Per questo aspetto della videosorveglianza fissa, il DAP ha già assicurato l'intera copertura finanziaria e i provveditorati stanno realizzando gli interventi sul territorio. Sulle bodycam abbiamo avuto - io personalmente, ma anche per il tramite del DAP - varie interlocuzioni con i sindacati, che sono particolarmente sensibili a questo tipo di strumento, perché effettivamente può innalzare e rafforzare la tutela dell'ordine e della sicurezza, a garanzia del personale innanzitutto, della legalità e della correttezza del suo operato, e delle persone detenute. C'era già un progetto, un progetto con i sistemi Scout ed Explor, risalente negli anni, che non andò a regime per questioni di natura tecnica: la tecnologia era obsoleta e non era in linea con i criteri di documentazione e conservazione indicati dal Garante. Per questo, abbiamo avviato un nuovo progetto di videosorveglianza in mobilità per tutto il personale del Corpo di polizia, sia quello che opera negli istituti per adulti, che per i minori, sia in esecuzione penale esterna, proprio per consentire la documentazione di eventi critici e di situazioni straordinarie occorse durante le attività di servizio per la tutela dell'ordine pubblico. Cosa abbiamo fatto fino adesso? Abbiamo - per avviare questo nuovo progetto in via sperimentale innanzitutto nel Lazio e in Campania, successivamente nell'intero territorio nazionale - elaborato un nuovo e dettagliato disciplinare operativo, tenendo conto delle osservazioni già formulate sul precedente progetto dal Garante per la protezione dei dati personali. Il disciplinare operativo è stato trasmesso il 7 aprile al responsabile per la protezione dei dati del Ministero della Giustizia che, a sua volta, l'ha mandato al Garante della privacy. In questo momento è lì e stiamo aspettando la risposta. All'esito potrà concretamente iniziare la sperimentazione nei due provveditorati che abbiamo menzionato, che dovrebbe durare sei mesi. Nel frattempo, per evitare tempi morti, il Dipartimento si è già attivato attraverso anche gli altri provveditorati, per dotarsi di tutta la strumentazione necessaria (bodycam, SIM e apparecchiatura informatica pertinente), che di norma richiede 30 giorni per la consegna. Nel Lazio, per esempio, sono stati ordinati il 12 maggio, quindi la sperimentazione potrà davvero iniziare a breve, nel giro di qualche settimana.

PRESIDENTE. Il deputato Prisco ha facoltà di replicare.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Io mi auguro che possa finalmente iniziare questa sperimentazione perché il progresso tecnologico ha portato le organizzazioni criminali ad escogitare sempre nuovi metodi per eludere i controlli della Polizia penitenziaria. Vede, Ministro, se da un lato c'è la tecnologia che favorisce in qualche modo le organizzazioni criminali, dall'altro, sembra che lo Stato sia timido sul fronte della tecnologia. Abbiamo parlato delle bodycam, ma analogo ragionamento vale per l'arma di difesa, cioè la pistola elettronica, il cosiddetto taser, che sarebbe stato utile anche nella circostanza ricordata prima dal collega Delmastro Delle Vedove. Sarebbe certamente utile poter documentare quanto accade nelle carceri e avere uno strumento efficace per tutelare le donne e gli uomini in divisa nelle carceri. Le abbiamo chiesto con questa interrogazione un impegno formale in quest'Aula perché il precedente che lei ha giustamente richiamato del 2020, in cui fu messa a tacere la possibilità di sperimentare queste bodycam, non si possa ripetere più, perché la sensazione, anche tra gli uomini e le donne in divisa della Polizia penitenziaria, è che sui temi della tutela - e concludo, Presidente - lo Stato sia un po' timido nei confronti di chi sta in carcere perché rappresenta lo Stato e sia invece un pochino dalla parte di quelli che stanno lì perché hanno invece commesso un reato. Se non abbiamo visto questo shock che invece il Parlamento le ha chiesto sulle assunzioni, se non vediamo uno Stato timido sul fronte della difesa individuale, per esempio sulla sperimentazione dell'arma ad impulsi elettronici, del taser, almeno che arrivi, prima possibile, questo strumento di tutela per le donne e gli uomini in divisa. Non vorremmo che, ancora una volta, la burocrazia - che sia l'Autorità per la privacy, che siano i meandri del Ministero - metta la tutela dei diritti formali dei detenuti davanti all'integrità morale e professionale degli uomini e delle donne in divisa. Fratelli d'Italia, ancora una volta, senza se e senza ma, vuole schierarsi dalla parte di chi nelle carceri rappresenta e difende lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi circa l'attivazione di un nuovo portale per l'accesso agli incentivi finalizzati al sostegno e allo sviluppo delle attività imprenditoriali, in particolare sotto il profilo dell'efficientamento energetico – n. 3-02968)

PRESIDENTE. Il deputato Galli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02968 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, è di questi giorni la notizia secondo cui dal 2 giugno 2022 verrà attivato il nuovo portale “Incentivi.Gov”, attraverso il quale i cittadini potranno avere un più facile accesso ai sistemi di incentivi messi in campo dallo Stato per il sostegno e lo sviluppo delle attività imprenditoriali. L'obiettivo - come da lei annunciato - è coltivare e far diventare realtà i sogni imprenditoriali di questo Paese. Di fatto, si tratta della prosecuzione dell'intensa attività portata avanti dal MiSE per la crescita e lo sviluppo del sistema produttivo italiano. Queste iniziative devono proseguire con forza, al fine di dare nuovo slancio alle imprese italiane, duramente colpite dalla pandemia, prima, e dal conflitto Russia-Ucraina, poi, e la strada degli incentivi e dell'accesso semplificato ai medesimi è la sola per sostenere le nostre imprese in questo perdurante momento di difficoltà. Le chiediamo quindi, signor Ministro, se intenda fornire maggiori dettagli circa l'annunciata proposta del nuovo portale, con particolare riferimento agli incentivi messi in campo per lo sviluppo dei sistemi di efficientamento energetico e per il sostegno al settore ceramico e del vetro artistico di Murano.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Con riferimento alla piattaforma informatica “Incentivi.Gov”, il suo obiettivo primario è quello di migliorare la trasparenza, la comprensione e le procedure di accesso e di erogazione degli incentivi di cui le imprese possono beneficiare, soprattutto in un momento storico di grande incertezza, come quello attuale.

Tra tali misure si rilevano senz'altro quelle ricordate dagli onorevoli interroganti di cui il MiSE è stato promotore. Con riferimento, in particolare, alla vicenda del fondo per il sostegno alle ceramiche e al vetro di Murano, approfitto dell'occasione per sottolineare l'importanza dell'interpretazione che il Ministero darà delle norme contenute, rispetto ai dubbi che sono emersi a una prima lettura, che tenderanno, in qualche modo, a ricomprendere anche i pagamenti delle bollette successivi, fisicamente e per cassa, alla data di entrata in vigore del decreto.

Per quanto riguarda, invece, incentivi.gov.it, informo che la piattaforma conterrà informazioni sugli interventi di sostegno al sistema economico e produttivo, intesi come misure attivate con bandi, avvisi, istruzioni, chiamate per manifestazioni di interesse o altri provvedimenti comunque denominati, che prevedano agevolazioni, sotto qualsiasi forma, riconosciute ai soggetti che svolgono attività economiche. Per ogni agevolazione sono specificate le categorie di interesse, le date di apertura e chiusura degli sportelli, le caratteristiche tecniche, i costi ammessi e l'ambito territoriale. Sul sito saranno sempre, inoltre, aggiornate la normativa e la modulistica funzionali alla presentazione delle domande.

Il portale consente, attraverso un percorso guidato, di trovare e scegliere tutti gli incentivi finanziati dal Ministero dello Sviluppo economico, in continua interrelazione con i contenuti presenti sul sito istituzionale del Ministero.

L'operatività di incentivi.gov.it, in una seconda fase, prevede, inoltre, un'area riservata alle pubbliche amministrazioni per offrire report dei dati aggiornati utili alla programmazione e alla conoscenza dello stato delle misure in tempo reale.

L'organizzazione dei contenuti della piattaforma sarà improntata a favorire la conoscenza degli interventi di sostegno alle imprese e l'individuazione, da parte dei potenziali beneficiari, di quelli più idonei alle particolari esigenze di sostegno, anche attraverso l'applicazione di soluzioni tecnologiche basate sull'intelligenza artificiale.

Ai predetti fini, i contenuti saranno classificati e catalogati in modo da favorire, attraverso specifiche funzionalità attivate da parte dell'utente, la personalizzazione della ricerca e l'incontro tra la domanda e l'offerta di strumenti di sostegno, valorizzando l'offerta delle misure disponibili in relazione ai profili dei potenziali beneficiari.

Inoltre, sarà resa disponibile una scheda informativa contenente un insieme minimo di informazioni, comprensivo, tra l'altro, dei dati relativi alla base giuridica, agli uffici di riferimento, al periodo temporale di attività della misura e alla tipologia di procedura utilizzata. La predetta scheda è generata e pubblicata nella piattaforma a partire dai dati inseriti dal Registro nazionale aiuti ed integrata dai necessari elementi illustrativi di classificazione e catalogazione. Per la generazione delle schede informative è assicurata l'interoperabilità della piattaforma con il Registro nazionale aiuti e con il successivo decreto del direttore generale della Direzione incentivi alle imprese del Ministero saranno definite le disposizioni specifiche e tecniche per l'implementazione e l'organizzazione dei contenuti della piattaforma incentivi.gov secondo questi criteri.

Il 2 giugno, Festa della Repubblica, lanceremo questo portale, per cui chi ha un'idea e mette dentro le sue caratteristiche dovrebbe riuscire a trovare facilmente, con un limitato numero di operazioni, le misure che, in qualche modo, potranno permettere di coronare il suo sogno imprenditoriale.

Questo è lo spirito con cui il Governo intende andare incontro a tutti coloro che, in questo momento di grande incertezza, continuano ad avere nel proprio animo l'intenzione di rischiare, intraprendere e mettersi in gioco per generare ricchezza per sé e a beneficio di tutta la collettività.

PRESIDENTE. Il deputato Galli ha facoltà di replicare.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, signor Ministro, per la esaustiva illustrazione. Questa utilissima iniziativa va nella direzione tracciata da lei nel suo Ministero. Ricordiamo, però, altre iniziative: la recentissima visita presso i cantieri nei quali è in realizzazione la nuova sede di SIT, da ultimarsi nel 2023. L'azienda, specializzata in contatori di nuova generazione, adibirà la nuova sede a laboratori per la sperimentazione dell'idrogeno verde per caldaie e contatori residenziali, un settore in forte crescita, in cui elemento centrale è la ricerca per ottenere impianti non inquinanti. La centralità e l'importanza della ricerca sono condensate anche nelle sue parole: “Crediamo molto nell'idrogeno, nella bravura italiana, che, coniugata con i giusti incentivi, possono far crescere queste eccellenze”.

Lo stanziamento da parte del MiSE di 10 milioni di euro a sostegno delle ceramiche e del vetro artistico - intervento nel solco da sempre tracciato dalla Lega e volto a sostenere il made in Italy quale simbolo di eccellenza nel mondo - è un segnale di attenzione verso le imprese della ceramica e del vetro artistico di Murano che, dopo essere state messe a dura prova dalla crisi legata al COVID, si trovano adesso a fronteggiare le conseguenze del conflitto in Ucraina, come l'aumento dei costi energetici e delle materie prime, come da lei dichiarato.

Non elenco per questioni di tempo i moltissimi interventi nelle crisi aziendali, risolte non con contributi a pioggia, ma con sostegno a precisi piani industriali di rilancio produttivo.

Voglio sottolineare anche, infine, la precisa, coraggiosa presa di posizione contro il mainstream ideologico dell'Unione europea sul blocco delle auto a motore endotermico del 2035, a difesa delle gravissime conseguenze economiche per le nostre filiere industriali e ai peraltro discutibili risultati ambientali.

La sua azione di Governo dimostra in maniera evidente l'importanza della partecipazione della Lega a questa maggioranza, con la sua azione di controllo e di fattiva proposta, così come la presenza dei nostri Ministri al Governo e della sua in particolare, con il fondamentale contributo di pragmatismo leghista e buonsenso lombardo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Orientamenti in ordine alla definizione di un “patto di sviluppo” per il polo automobilistico di Melfi, anche in relazione alle recenti decisioni industriali del gruppo Stellantis – n. 3-02969)

PRESIDENTE. Il deputato Vitiello ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moretto ed altri n. 3-02969 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, devo darle atto che la riattivazione degli incentivi dal 25 maggio per la vendita di automobili è una boccata d'ossigeno per il settore, vista la produzione in calo proprio a causa dell'attesa dei benefici del fondo per l'automotive di 8,7 miliardi fino al 2030.

Le ragioni di questa interrogazione, però, partono dalla nostra preoccupazione per il polo automotive di Melfi, perché Stellantis intende promuovere l'internalizzazione dei processi produttivi, incentivi all'esodo volontario dei lavoratori, la riconversione dell'impianto a una sola linea produttiva dedicata solo ad auto elettriche di fascia elevata.

Allora, noi ci chiediamo se ha avuto modo di approfondire gli effetti devastanti che queste politiche produrranno sui lavoratori dell'indotto - sono circa 5 mila, di cui 1.000 già in crisi - e se ritiene di valutare l'opportunità di promuovere un “patto di sviluppo” per Melfi, prevedendo, oltre all'istituzione della ZES, la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori dell'indotto, magari insediando un ITS sulla meccanica a Melfi, il potenziamento della rete ferroviaria, incentivi alla riconversione dell'indotto e, poi, l'insediamento in loco di una hydrogen valley per la produzione di fonti rinnovabili.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'industria automotive in cui opera il gruppo Stellantis è considerata una delle industrie strategiche per l'economia nazionale e il Governo sta ponendo in essere tutti gli sforzi necessari per sostenerla in questo difficile periodo storico caratterizzato da gravi difficoltà dovute alla crisi pandemica, all'aumento dei costi energetici e all'approvvigionamento, in particolare nell'industria automotive, di semiconduttori e, più in generale, di materie prime.

In questo scenario, è indubbio che gli stabilimenti Stellantis ricoprano un ruolo di rilievo, sia in termini produttivi che occupazionali. È necessario, dunque, monitorare costantemente le scelte del gruppo e richiamarlo agli impegni assunti, come il Governo sta facendo.

Con riferimento al settore in generale, rappresento che nel corso degli ultimi mesi, a valle dell'istruttoria espletata dal Ministero che, come è noto, ha anche attivato un tavolo automotive con gli attori della filiera, è stato adottato un primo decreto, che è stato richiamato, appunto il DPCM del 6 aprile 2022, che riguarda il sostegno alla domanda, gli incentivi sulla domanda per l'acquisto di autovetture.

A breve, vi sarà l'adozione di un secondo DPCM a sostegno dell'offerta, per il quale il MiSE ha già formalizzato le sue proposte, che dovranno essere ora concertate dagli altri Dicasteri interessati, per essere, poi, adottate con il menzionato decreto in itinere, impegnando in tal modo le somme stanziate, che ammontano a 700 milioni di euro per l'anno 2022 e a un miliardo per gli anni a seguire.

Naturalmente, a questo si aggiungeranno anche le risorse che sono a disposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Opportunamente, si è ricordata la necessità di operare interventi di riqualificazione della manodopera, delle forze lavoro. Ci sono ben 4 miliardi a disposizione per questa grande opera di riqualificazione, che riguarderà, evidentemente, i settori più impattati dalla trasformazione e dalla cosiddetta rivoluzione ambientale, ecologica.

Tali misure vanno ad integrare un composito piano di interventi per il settore. Richiamo, a questo riguardo, ad esempio, il Fondo per il sostegno alla transizione industriale, che ha stanziato 150 milioni di euro nell'ambito della legge di bilancio 2022 e naturalmente le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che fanno riferimento anche al rinnovo del parco bus circolante.

Si tratta di 4 miliardi di sostegno alla domanda. Per quanto riguarda l'operato del Ministero dello Sviluppo economico, c'è l'impegno di promuovere l'offerta e la produzione nazionale di bus ecologici e di tutto quello che è connesso all'idrogeno e, a questo proposito, non semplicemente la promozione dell'offerta in termini di produzione, ma anche una rete di infrastrutturazione che possa permetterne lo sviluppo.

Con riferimento specificamente a Melfi, ricordo che Stellantis ha dichiarato, dal 2014, investimenti per oltre 3 miliardi e mezzo di euro per rinnovare la gamma di prodotti, con un piano d'investimenti diretto a garantire la transizione verso le nuove tecnologie, anche tramite la progettazione e lo sviluppo di nuovi propulsori con tecnologia elettrica ibrida plug-in, oltre che mild-hybrid. La predetta azienda, inoltre, ha reso noto che Melfi, con una linea di produzione destinata a non subire riduzioni rispetto al passato, sarà il primo plant della galassia Stellantis ad ospitare la nuova piattaforma elettrica denominata STLA Medium, specificamente disegnata per l'elettrico puro (Battery Electric Vehicle); è stato annunciato che proprio a Melfi verranno prodotte quattro nuove vetture completamente elettriche che impatteranno sui principali mercati domestici europei, nello specifico Italia, Francia e Germania.

In conclusione, il Governo continuerà a implementare ogni possibile misura per garantire il settore automotive, con particolare attenzione alla salvaguardia di tutti gli stabilimenti localizzati sul territorio nazionale e, pertanto, anche in riferimento al gruppo Stellantis, vigilerà affinché gli impegni presi, e di cui ho dato conto con riferimento a Melfi, siano integralmente mantenuti.

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di replicare.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il signor Ministro per la risposta, che dà conto dell'attenzione che il Governo sta dimostrando al settore automotive, che, come il Ministro stesso ha detto, si è finora concentrata sulla parte della domanda, quindi, delle vendite e che, come chiediamo nell'interrogazione, ora deve necessariamente concentrarsi sulla parte della produzione.

È necessaria una politica industriale complessiva di filiera, sulla quale mi pare ci siano impegni di carattere generale. Riteniamo, però, che, all'interno di questa politica industriale per l'automotive, siano necessarie risposte più specifiche rispetto al polo industriale di Melfi, non solo per l'impatto occupazionale che ha, ma perché dal futuro di questo stabilimento dipende anche il futuro di crescita di un intero territorio e dell'intero Mezzogiorno. Le scelte che Stellantis ha annunciato le conosciamo, sono note a tutti, però è evidente che i lavoratori e, soprattutto, l'indotto sono in attesa di capire fino in fondo quali saranno gli effetti di queste scelte ed è probabile che queste scelte porteranno ad una riduzione inevitabile della forza lavoro.

Ecco perché in questa interrogazione chiediamo che il Governo si faccia carico di pensare ad un futuro diversificato, che preveda, sì, una riconversione ecologica e tecnologica dello stabilimento di Melfi, ma che pensi anche a come dare un futuro diverso ai tanti lavoratori e ai giovani che speriamo non abbandonino il territorio lucano. Per questo, proponiamo un patto per Melfi e per la Basilicata che ripensi, oltre all'automotive, anche ad altri settori di riconversione; abbiamo fatto proposte specifiche; è necessaria, ovviamente, un'infrastrutturazione, nonché il dialogo con gli altri Ministeri per riuscire a mettere in campo risposte a 360 gradi.

È evidente che chiediamo al Governo questo tipo di attività, anche per sopperire ad un ruolo che la regione Basilicata e il presidente Bardi non stanno esercitando, l'abbiamo capito visitando i territori, per i quali chiediamo un intervento diretto del Governo, a cui chiediamo, quindi, di farsi carico di questa proposta e di valutarla fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Elementi in ordine all'iter di approvazione del nuovo Piano oncologico nazionale nel quadro dell'attuazione del Piano europeo di lotta contro il cancro – n. 3-02970)

PRESIDENTE. La deputata Lapia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02970 (Vedi l'allegato A).

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Illustre Ministro Speranza, la messa in atto degli obiettivi strategici previsti dal Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato lo scorso 3 febbraio 2021 dalla Commissione europea, oggi deve essere una priorità assoluta per il nostro Paese. Per questo motivo, con questa interrogazione, ho deciso, ancora una volta, oggi, di sollecitare lei e l'intero Governo ad adottare il nuovo Piano nazionale di prevenzione oncologica, uno strumento che dovrà celebrare ufficialmente l'adesione del nostro Paese alle indicazioni già fornite dalla comunità scientifica europea.

I numeri sono abbastanza chiari, Ministro, li conoscerà bene anche lei: 2,7 milioni di casi di tumore nel 2020 in tutta Europa, 1,3 milioni di morti e un aumento previsto per il 2035 di ben il 24 per cento. Ho più volte chiesto in tutte le sedi che si prendessero azioni immediate e l'ho fatto anche con una mozione che, da oltre un anno, giace in questo Parlamento, attendendo un'approvazione.

Chiedo, dunque, a questo punto, l'approvazione del nuovo piano oncologico e quali iniziative il Ministero della salute intenda adottare nell'immediato per concretizzare ufficialmente l'adesione del nostro Paese al Piano europeo di lotta contro il cancro.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio l'onorevole Lapia che porta, ancora una volta, l'attenzione del Parlamento su un tema che ritengo particolarmente importante. Il Ministero della Salute sostiene le iniziative previste dal Piano europeo di lotta contro il cancro, favorendo l'attivazione di buone pratiche di prevenzione, diagnosi e presa in carico dei pazienti. Con decreto del 27 aprile 2021, è stato istituito un tavolo di lavoro interistituzionale con il compito di elaborare un documento di pianificazione, finalizzato a migliorare il percorso complessivo di contrasto delle patologie neoplastiche, in coerenza proprio con il Piano europeo di lotta contro il cancro.

In linea con le aree di intervento del menzionato piano europeo, il lavoro per la predisposizione del documento è stato condotto al fine di potenziare l'accesso a diagnosi e trattamenti innovativi del cancro per valorizzare il ruolo della genomica per la salute pubblica, nonché per sostenere le nuove tecnologie, la ricerca e l'innovazione. Posso, pertanto, anticipare e confermare che il documento in questione è stato elaborato, perseguendo le finalità del Piano europeo di lotta contro il cancro del 2021 e sono stati individuati per ciascun ambito obiettivi e linee strategiche da realizzare, corredati da alcuni indicatori di monitoraggio.

Peraltro, relativamente ai programmi di screening, vi è completa comunione di intenti tra quanto proposto dal Piano europeo e quanto previsto dal Piano nazionale per la prevenzione 2020-2025. Il Piano nazionale della prevenzione pone, infatti, tra le altre strategie, come punto fondamentale, il rafforzamento, da parte delle aziende sanitarie, delle attività di primo livello (prevenzione, medicina di base e attività distrettuale), legandole alle esigenze delle comunità locali e garantendo i processi di integrazione tra l'area sociale e sociosanitaria e tra territorio e ospedale. Le ulteriori azioni da intraprendere dovranno essere raccordate con l'aggiornamento delle raccomandazioni europee sugli screening del 2003, che, su proposta della Commissione europea, deve essere adottato nel 2022, sulla base dei più recenti dati scientifici.

Quanto all'iter di adozione che lei sollecita, i componenti del tavolo si riuniranno proprio domani, 19 maggio, per una verifica conclusiva del testo in vista del successivo invio alla Conferenza Stato-regioni, ai fini dell'adozione mediante intesa.

Venendo molto rapidamente ai contenuti, sono state affrontate tematiche di epidemiologia, come registro tumori e sistemi informativi sul cancro, tematiche di ricerca e di innovazione relativamente alla diagnosi e caratterizzazione molecolare con finalità prognostica e terapeutica, alle terapie vaccinali, terapie cellulari e geniche e nuove tecnologie della radioterapia di precisione, tematiche relative alla digitalizzazione in oncologia e al rinnovo tecnologico delle attrezzature, oltre a prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

Un'ampia parte del documento è poi dedicata al percorso del malato oncologico, con particolare attenzione all'integrazione del percorso diagnostico terapeutico, alla continuità assistenziale sul territorio, alle reti oncologiche, alla rete nazionale dei tumori rari, ai tumori pediatrici, alla riabilitazione per i malati oncologici, alle cure palliative, allo sviluppo e implementazione della psico-oncologia, al ruolo del supporto nutrizionale, al follow-up e alla qualità della vita dei guariti dal cancro.

In conclusione, considerata la complessità e la dimensione molto importante del lavoro, ormai in fase molto avanzato, auspico che, in tempi rapidi, si possa perfezionare l'adozione definitiva del documento.

PRESIDENTE. La deputata Lapia ha facoltà di replicare.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente, grazie, Ministro. È molto interessante la sua risposta, Ministro, dovrebbe tranquillizzarmi e io, oggi, dovrei ritenermi soddisfatta. Invece, non mi ritengo soddisfatta, perché, Ministro, conosco bene la sanità dei territori, quindi, oggi non posso darle fiducia. Non posso darle fiducia, Ministro, perché non posso avere fiducia in lei; tante volte in quest'Aula ci siamo ritrovati a parlare di malati oncologici, ci siamo ritrovati in Commissione, mi ha sempre dato grandi rassicurazioni, però, sa, Ministro, qual è la questione? Che io vengo dalla Sardegna, un territorio che ha grandi difficoltà in tema sanitario.

Presidente, ritengo che gli ospedali e le malattie siano un po' come le galere: bisogna passarci per capire che cosa significa, provarli sulla propria pelle, ma non da privilegiati, bisogna passarci come disgraziati. Noi in Sardegna, Ministro, ci passiamo come disgraziati. Sa che a Nuoro un malato oncologico non può essere ricoverato in un reparto di oncologia perché non esiste? E non possiamo più fare gli screening tumorali? Quindi, io chiedo una cosa: ma a questo tavolo, di cui lei mi parla, chi siede? Perché bisogna capire se questi tavoli sono rappresentati da persone che conoscono veramente bene i territori, perché oggi un tavolo di lavoro a me va anche bene, ma devono essere rappresentati dai territori. Ministro, io oggi le voglio contestare una cosa, rispettandola come politico e come uomo: lei non conosce la sanità dei territori! Allora, Ministro, io le voglio dare un consiglio: si appoggi alle associazioni dei malati e cerchi di capire che cosa succede nella nostra Nazione, nelle regioni, per capire come viene curato e trattato il malato oncologico, altrimenti di tavoli ne possiamo fare un sacco. Oggi probabilmente un altro deputato o un'altra deputata le avrebbe detto che si riteneva soddisfatto, perché questa risposta sembra soddisfacente ma non lo è, perché io torno a casa e trovo un territorio dove il malato oncologico non viene curato e dove esistono dei malati oncologici che rinunciano addirittura alle cure. Quindi, Ministro, le do questo consiglio: a questi tavoli faccia sedere persone che l'hanno masticata la malattia, che l'hanno provata sulla propria pelle o persone che sono entrate in quegli ospedali da operatori sanitari e da pazienti e l'hanno conosciuta.

(Iniziative di competenza volte alla stabilizzazione del personale sanitario assunto in relazione all'emergenza epidemiologica – n. 3-02971)

PRESIDENTE. Il deputato Lombardo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02971 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO LOMBARDO (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nell'ultima manovra finanziaria è stata introdotta la possibilità di stabilizzare il personale sanitario assunto a tempo determinato durante l'emergenza COVID, un giusto riconoscimento per l'impegno e il sacrificio di questi lavoratori a cui va il nostro più ampio e doveroso ringraziamento. Al tempo stesso al personale amministrativo, tecnico e informatico, assunto anch'esso durante l'emergenza epidemiologica e assunto anch'esso a tempo determinato, non è stata concessa un'analoga premialità e, quindi, alcuna possibilità di essere stabilizzati. Si tratta di professionisti che hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale nella logistica e nell'organizzazione territoriale. Pertanto, alla luce di quanto esposto, chiedo al Ministro quali iniziative intenda adottare nei confronti di questi lavoratori.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio l'interrogante per aver creato condizioni utili per poter chiarire l'iniziativa del Governo su questa materia. Io chiaramente ho competenza diretta sul personale sanitario e credo che la questione del personale sanitario sia oggettivamente la vera questione fondamentale con cui abbiamo a che fare, in vista anche del piano di rilancio che stiamo finanziando sia con fondi ordinari, cioè quelli del Fondo sanitario nazionale, passato in pochi anni da 114 a 124 miliardi, sia con fondi straordinari (come è noto, la Missione 6 del PNRR prevede circa 20 miliardi di investimento).

Non vi è alcun dubbio che quella del personale sanitario è una spesa che può essere allargata in una dinamica di investimento, come quella che abbiamo definito anche con l'aumento delle borse di specializzazione. Oggi la programmazione della spesa sanitaria è costruita per tetti e silos chiusi e il tetto e il silos meno sopportabili sono esattamente quelli della spesa sanitaria. Tra l'altro, voglio ricordare che aver bloccato il tetto della spesa sanitaria ha prodotto anche sacche di lavoro meno stabile - e questo mi sembrava sollecitato dall'interrogazione che ho letto e che lei mi ha rivolto - anche nell'ambito del personale sanitario. Nel momento in cui si blocca la spesa per il personale sanitario, aumenta, invece, quella per beni e servizi e spesso la spesa per beni e servizi è una spesa connessa a modalità di outsourcing, per cui una parte delle risorse umane non viene assunta direttamente dai nostri enti della sanità ma viene sostanzialmente delegata a società esterne.

Le norme dell'ultima legge di bilancio hanno avviato un percorso che consentirà agli enti del Servizio sanitario nazionale di stabilizzare una parte molto significativa del nostro personale sanitario. Con questa iniziativa noi lo consentiamo a tutti i lavoratori che hanno maturato, al 30 giugno 2022, almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di questi devono essercene, però, 6 durante la fase dell'emergenza. Credo sia un provvedimento molto adeguato e molto giusto, che ci consente di provare a tenere dentro il Servizio sanitario nazionale tante risorse umane del personale sanitario, che sono state al servizio del Paese nella fase più difficile e che oggi possono essere stabilizzate.

Il Ministero della Salute ha competenza diretta sul personale sanitario e, quindi, la mia è una risposta sul personale sanitario. C'è una battaglia - che io credo sia giusta - più in generale contro la precarietà. Io credo che la precarietà sia uno dei temi su cui dobbiamo maggiormente impegnarci, perché è del tutto evidente che può creare elementi anche di non efficace ed efficiente funzionamento delle strutture pubbliche. L'iniziativa, che io ho fortemente voluto e che lei ha richiamato nella sua interrogazione, va esattamente nella direzione di stabilizzare il personale sanitario, che per noi è la priorità assoluta ed è il vero cuore del funzionamento del nostro Servizio sanitario nazionale. Monitoreremo, come Governo, molto efficacemente il percorso che vedrà gli enti della sanità territoriale poter usufruire di questa norma, che, come le dicevo, consentirà, dal nostro punto di vista, a un pezzo di risorse straordinarie, che si sono impegnate durante il COVID, di poter superare questo stato di precarietà e lavorare in maniera stabile nel nostro Servizio sanitario nazionale. Quello che come Ministero della Salute abbiamo provato a fare sul lato del personale sanitario, auspichiamo possa essere assunto come modello per altri ambiti, che competono ad altre tipologie di intervento di natura ministeriale.

PRESIDENTE. Il deputato Lombardo ha facoltà di replicare.

ANTONIO LOMBARDO (CI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro. Registro la sua risposta, però, Ministro, onestamente non ha risposto nel merito delle questioni sollevate. Io comprendo bene che è una questione di competenze, ma stiamo parlando di tutta una serie di lavoratori che sono stati utilizzati dal Servizio sanitario nazionale durante l'emergenza pandemica e che sono stati gestiti e organizzati dalle varie ASP locali. Quindi, ritengo doverosa una parola in più nei confronti di questa categoria, che ha lavorato in trincea e senza la quale non saremmo riusciti a superare determinati momenti, poiché ha organizzato gli hub vaccinali e ha organizzato le strutture territoriali. Stiamo parlando di gente che, con enormi difficoltà e in modo assolutamente generoso e spontaneo, si è prestata durante i mesi più difficili della nostra storia repubblicana. Quindi, credo che fosse doverosa, da parte sua, una parola in più. Prendo per buona l'ultima parte della risposta, dove mi sembra di interpretare un accenno rivolto verso questa direzione. Però, da parlamentari, da rappresentanti del popolo abbiamo il dovere di continuare a monitorare questa situazione. È giusto riconoscere una corretta premialità nei confronti di persone che si sono spese e senza le quali non saremmo riusciti, appunto, a superare determinati momenti. Questo anche in un'ottica di rinnovamento della pubblica amministrazione, di cui si parla tantissimo. Credo che migliore occasione di questa non possa esserci. Dunque, come Coraggio Italia noi continueremo a monitorare questa situazione. Mi auguro che da parte del suo Ministero ci sia un impegno maggiore nelle fasi successive e avremo occasione di andare avanti insieme verso questo programma, che consenta un corretto riconoscimento degli sforzi compiuti in quel periodo veramente difficile.

(Intendimenti del Governo in merito alla revisione dei limiti di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale – n. 3-02972)

PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Conte ed altri n. 3-02972 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, con questa interrogazione vorremmo chiederle, nel nuovo mondo del dopo-COVID, cosa le regioni possano fare per superare il famoso limite del tetto di spesa del 2004, diminuito dell'1,4 per cento per le nuove assunzioni. È del tutto evidente che questo limite va a gravare soprattutto su quelle regioni che si trovano in maggiore difficoltà di bilancio, le stesse che hanno minore possibilità di garantire ai propri cittadini livelli adeguati di sanità.

Con questa interrogazione, le chiediamo cosa abbia fatto il Governo e cosa intenda fare per consentire ai cittadini di queste regioni di avere una sanità adeguata alle aspettative di ogni cittadino italiano.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio gli interroganti, per aver posto l'attenzione sul tema cruciale del futuro del Servizio sanitario nazionale, che è proprio il tema del personale. Ho avuto modo più volte di dire che, durante i giorni più difficili, abbiamo imparato come si possano comprare mascherine, camici e respiratori, ma come non si possa certo immaginare di comprare il personale sanitario: o lo hai formato, in un tempo anche lungo di investimenti e di programmazione, oppure il personale non lo hai. Questa è la ragione per cui, negli ultimi due anni, abbiamo finanziato circa 30.000 borse di specializzazione per medici neolaureati e, l'anno scorso, ben 17.400, il triplo di tre anni fa e il doppio di due anni fa. Quindi, abbiamo fatto un passo avanti molto importante, il cui impatto sul Servizio sanitario nazionale, però, lo potremo misurare soltanto alla fine di questo percorso.

La mia opinione è che dobbiamo complessivamente cambiare il modello di programmazione della spesa sanitaria e cambiare quello oggi vigente, costruito per silos chiusi e tetti di spesa. Tra questi silos chiusi e tetti di spesa, il più insopportabile è proprio quello sul personale sanitario. Abbiamo iniziato a fare questo cambiamento, ma, dal mio punto di vista, bisogna fare molto di più.

Nella legge di bilancio, che il Parlamento ha approvato, in via definitiva, nel dicembre 2021, ci sono due segnali che vanno in questa direzione. In primis, diventa permanente la possibilità di alzare questo tetto del 10 per cento, rispetto alla cifra del tetto precedente, cioè quella del 2004 (meno 1,4 per cento), e questo 10 per cento è valido per tutte le regioni italiane, comprese quelle a cui si fa riferimento nella interrogazione.

Inoltre, c'è un altro elemento che ritengo molto rilevante: il miliardo di euro, messo in legge di bilancio per coprire gli investimenti pluriennali del PNRR, che sono investimenti a termine, e che, quindi, al 2026 finiranno. Noi mettiamo un miliardo da qui al 2026. Per la prima volta nella storia il finanziamento del personale sanitario, è fuori dal tetto di spesa. Quindi, tutto l'investimento sul personale, che si farà per la sanità del territorio, sarà fuori da questo tetto. Non è per me abbastanza; la mia opinione è che bisognerà lavorare ancora per rompere questo tetto, ma in legge di bilancio, con il 10 per cento da un lato e il miliardo di assistenza territoriale dall'altro, facciamo finalmente un importante passo avanti.

La mia opinione è che, nell'ambito di una condivisione tra Parlamento e Governo, possiamo lavorare, anche in vista della prossima legge di bilancio, per mettere ancora mano a un nodo fondamentale strategico, che è proprio quello del personale sanitario.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Federico Conte.

FEDERICO CONTE (LEU). Ministro, volevo ringraziarla per la precisazione, non soltanto perché ci consente di chiarire un passaggio fondamentale, già acquisito nella legge di bilancio, e cioè l'innalzamento del tetto di spesa del 10 per cento, rispetto a questa insopportabile soglia del 2004 (meno 1,4 per cento), in particolare perché ha chiarito che questo riguarda anche le ragioni più sofferenti, in condizioni di commissariamento o, comunque, in piano di rientro. Tanto per fare qualche esempio, sono il Lazio, la Campania, alla quale particolarmente penso, e la Calabria dell'onorevole Stumpo. Questo tetto di spesa consente di riprendere un ragionamento che riguarda il turn over funzionale, la riorganizzazione dei servizi – perché, oltre al personale, c'è bisogno di un nuovo modello organizzativo, che ha bisogno anch'esso di personale -, la stabilizzazione dei precari, che rappresentano un elemento di grande rilievo sociale ed occupazionale.

Mi piace, ancora di più, cogliere il senso del rilancio che lei oggi fa qui, con riferimento alla postazione in bilancio di un miliardo extratetto, come primo passo per l'eliminazione dei concetti di silos e tetti per la sanità, per uscire da questa stagione, in cui la sanità è stata considerata un costo, e iniziare quella in cui la sanità è considerata, a tutti gli effetti, un investimento. Del resto, mi chiedo come altrimenti potremmo dare vita alla riforma della sanità che lei ha voluto, con al centro la società, il territorio e il cittadino. Realizzare 1.400 case della comunità, 350 ospedali della salute della comunità, significa mettere una filiera fatta anche di assistenza domiciliare, di telemedicina e di cure intermedie. Tutto questo cammina sulle gambe e si muove sulle braccia di operatori qualificati, medici di famiglia e infermieri di famiglia, che assistono il cittadino prima che questo arrivi nell'ospedale, l'ospedale come ultimo luogo di cura, uscendo da una visione che mette al centro o assorbe nell'ospedale tutta la funzione sanitaria.

Per il Sud in particolare, Ministro, questo è un impegno che lei deve rilanciare fortemente, perché la risposta della sanità al Sud è anche una risposta sociale, oltre che di cura, ed è anche, a questo punto, una risposta occupazionale: sanità, società e occupazione al Sud rappresentano un tutt'uno.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in relazione alle anomalie emerse nelle attività di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina in provincia di Caserta – n. 3-02973)

PRESIDENTE. Il deputato Sarro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02973 (Vedi l'allegato A).

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal luglio 2020, è la quarta volta che, insieme ai colleghi del mio gruppo, sono costretto ad intervenire su questo tema per sensibilizzare il Governo e segnalare la catastrofe che sta investendo un settore strategico della zootecnia nazionale, quello del comparto delle bufale campane. In particolare, la provincia di Caserta sta subendo, a causa di uno sciagurato piano di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bovis, una quantità innumerevole di abbattimenti di capi di bestiame (si stima, nel decennio 2011-2021, circa 140.000 capi), che poi, ovviamente, si sono dimostrate operazioni condotte in modo indiscriminato ed ingiustificato. Infatti, il 97 per cento di questi animali è risultato essere sano, a seguito delle indagini condotte post mortem.

La vicenda ormai è praticamente fuori controllo, l'allarme sociale è altissimo, come la preoccupazione. Oggi, gli allevatori hanno iniziato, come estrema manifestazione di protesta, uno sciopero della fame. Vi è l'esigenza di intervenire rapidamente, soprattutto rimuovendo la totale inefficienza del sistema sanitario, che ha condotto il piano sino ad oggi. È necessaria l'adozione di misure precise di protezione del settore e, soprattutto, di eliminazione di queste disfunzioni sanitarie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio gli interroganti per l'occasione di poter chiarire che l'obiettivo del Ministero della Salute, in piena convergenza con le indicazioni della Commissione europea, naturalmente è quello di eradicare le malattie infettive della specie bovina e bufalina, in Campania, come in tutto il resto del Paese.

La strategia di eradicazione indicata dalla Commissione europea si basa su un principio molto semplice: il bestiame è sottoposto a test diagnostico e gli animali riscontrati positivi vengono eliminati dalla mandria con l'invio alla macellazione. Gli animali positivi rappresentano un rischio permanente di infettare gli altri animali presenti nella mandria. Tale percorso è codificato da un punto di vista normativo, sia a livello nazionale, che europeo (regolamento (UE) 2016/429 e regolamento delegato (UE) 2020/689). La macellazione degli animali positivi non è, quindi, un fatto opzionale, ma, visti i testi cui ho fatto riferimento, è un obbligo di legge.

Il nuovo piano straordinario, a cui lei ha fatto riferimento, è stato approvato con delibera della regione Campania n. 104, in data 8 marzo 2022, e prevede misure di lotta e di eradicazione sul territorio regionale di brucellosi e tubercolosi, malattie infettive e diffusive, trasmissibili anche all'uomo. Quanto ai risultati del programma di eradicazione della brucellosi e tubercolosi bufalina, segnalo che, in passato, la rigorosa applicazione delle misure sanitarie nei territori di Avellino, Benevento e Napoli ha consentito di conseguire lo status di province indenni per brucellosi bovina e bufalina, deliberato dalla Commissione europea con decisione di esecuzione (UE) 2021/385, mentre nella sola provincia di Caserta dobbiamo ancora concentrare i nostri sforzi di contrasto alla epidemia.

Al fine di valutare ogni iniziativa utile al superamento della situazione epidemica in atto, in particolare nella provincia di Caserta, durante i lavori preparatori del nuovo Piano regionale sono state indette riunioni istituzionali alla presenza anche delle associazioni di categoria. Nel nuovo Piano d'intesa con la Commissione europea è stata prevista anche la vaccinazione dei capi bufalini di età compresa tra 6 e 9 mesi, dopo l'abbattimento degli animali infetti contro la brucellosi nei comuni cluster di infezione di Cancello ed Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria, in cui è concentrato l'84 per cento dei focolai di brucellosi verificatosi negli ultimi sei anni in regione. La vaccinazione, inoltre, potrà essere eseguita anche in alcuni comuni limitrofi al territorio cluster. Ritengo, inoltre, doveroso precisare che, nonostante gli abbattimenti, il patrimonio degli allevamenti bufalini nel casertano negli ultimi dieci anni è rimasto consistente e per me resta un patrimonio da tutelare per il nostro Paese. Il Piano recentemente approvato prevede, naturalmente, anche la liquidazione di indennizzi integrativi regionali di abbattimento per i soggetti iscritti ai libri genealogici della razza bufala mediterranea italiana. Rassicuro che continueremo a porre in essere ogni sforzo, per quanto di competenza chiaramente del Ministero della Salute, a favore dei territori colpiti dall'epidemia e confido che la cooperazione tra tutti gli attori del sistema produttivo interessato possa in tempi rapidi rivelarsi risolutiva come avvenuto in altri ambiti territoriali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Sarro.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io apprezzo la sensibilità che ha manifestato, l'interesse e l'attenzione per quello che non è solo un patrimonio locale, ma è un patrimonio nazionale, quello della zootecnia bufalina. Il dato di fondo, però, è che, se si va avanti così, certamente non resterà molto di questo patrimonio, considerata la quantità di capi abbattuti e l'inutilità, rivelatasi successivamente, di questi abbattimenti. Il nuovo Piano regionale presenta delle criticità evidentissime, che non risolvono il problema. Basti considerare che il vaccino immaginato deve essere validato dagli istituti competenti, in particolar modo quelli europei. Consideriamo il fatto che la possibilità di prosecuzione dell'attività viene riservata ad aziende che devono rispondere a parametri e previsioni talmente alti e difficilmente proponibili in una realtà produttiva di quel tipo, che ha un certo modo di essere caratterizzata e soprattutto ha una tradizione produttiva in tal senso, ed il sostegno economico non è fornito direttamente in maniera agevole e semplificata, ma attraverso bandi, quindi con procedure selettive, con tempi non determinati e non determinabili preventivamente, quindi del tutto incompatibili con le esigenze di immediatezza, che, viceversa, la risposta produttiva deve rivestire. Inoltre, abbiamo anche registrato risorse che sono state impiegate per la pulizia dei canali di bonifica e altre infrastrutture dell'area, che francamente non immaginiamo essere strettamente attinenti. Io segnalo che l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici, cui è stata demandata in larga misura la gestione del piano di eradicazione, è sostanzialmente responsabile in larga misura di questa situazione. Dobbiamo dire che l'interessamento della magistratura, che si è manifestato anche di recente sulla gestione di alcuni strumenti e di alcune azioni, ha avuto una vastissima eco anche nel mondo dell'informazione e molte di queste notizie che sono venute fuori ci consegnano uno scenario caratterizzato da una certa opacità, che imporrebbe sicuramente un intervento da parte delle autorità sanitarie nazionali molto più incisivo e molto più determinato a tutela di un settore che ha perso, ad oggi, 100 aziende e ha visto sostanzialmente bruciare 5 mila posti di lavoro in una realtà come la provincia di Caserta, dove già la crisi economica ha segnato pesantemente la condizione di vita di quei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza, anche in sede europea, per pervenire alla proroga dell'agevolazione nota come “Decontribuzione Sud”, nell'ottica di assicurare un sostegno strutturale all'occupazione nel Mezzogiorno - n. 3-02974)

PRESIDENTE. La deputata Papiro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Galizia ed altri n. 3-02974 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Ministra, il 13 e il 14 maggio si è svolto il Forum “Verso Sud”. Tra gli argomenti oggetto di dibattito è stata sollevata la questione legata alla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno attraverso la misura dell'agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate “Decontribuzione Sud”. L'obiettivo della misura è quello di tutelare i livelli occupazionali soprattutto in aree già caratterizzate da disagio socio-economico, nonché prevenire il divario territoriale Nord-Sud. Stando ai dati, ancora parziali, diffusi dal Ministero, emergerebbero risultati positivi molto significativi. A fronte dell'approssimarsi della scadenza della misura autorizzata dalla Commissione europea fino al 30 giugno 2022, termine finale di operatività del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato, chiedo quali iniziative di competenza il Ministro intenda sostenere, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, per assicurare la prosecuzione dei benefici derivanti dall'applicazione dell'esonero contributivo anche nel medio periodo.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto il tema dell'agevolazione contributiva al sud, perché questo mi consente di fornire alcune precisazioni. Si tratta di una misura che ha consentito di contenere nelle aree più fragili del Paese gli effetti negativi sull'occupazione dovuti alla crisi economica. Questo è dimostrato anche dai dati più recenti dell'INPS, che quantificano in oltre 1,4 milioni i rapporti di lavoro incentivati dal gennaio 2021 al febbraio 2022. Non possiamo, ovviamente, sostenere che in assenza della misura nessuno di questi posti di lavoro sarebbe esistito, ma senza dubbio la decontribuzione ha rappresentato una boccata d'ossigeno per centinaia di migliaia di aziende meridionali e ha evitato che la ripresa post-COVID fosse una jobless recovery, una ripresa senza posti di lavoro, come era invece accaduto al Sud negli anni immediatamente successivi alla crisi finanziaria del 2008. Lasciatemi, però, fare chiarezza su alcuni punti: la “Decontribuzione Sud” è una misura a titolarità del Ministero del Lavoro, a cui naturalmente offriamo la nostra massima collaborazione e da cui ci aspettiamo il massimo impegno per la conferma della misura. Non sussistono problemi di copertura finanziaria per quest'anno e per gli anni a venire. La misura è finanziata, seppure in maniera percentualmente decrescente, sino al 31 dicembre del 2029. Il problema nasce, piuttosto, dalla scelta del Governo di allora di introdurre nella legislazione nazionale una misura pluriennale, che, però, è autorizzata nel contesto normativo europeo solo per un lasso di tempo ridotto, e cioè fino alla scadenza del Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, introdotto per far fronte all'emergenza COVID. Se non autorizzata dall'Unione europea, quella misura rappresenta un aiuto di Stato e decade. E questo aspetto, al di là dell'orizzonte temporale ampio che era stato indicato, era naturalmente ben noto anche quando la misura è stata approvata. Questo aspetto, cioè il legame tra la decontribuzione e l'autorizzazione comunitaria, ha imposto alla misura, invece, un orizzonte temporale incerto, inizialmente per il solo 2020, poi esteso al 2021 e, infine, al 30 giugno 2022. Salvo un'ennesima estensione del Quadro temporaneo, al momento poco prevedibile, dal 1° luglio la decontribuzione non godrà di una base giuridica europea.

Sin dal mio insediamento mi sono trovata a lavorare per sventare il rischio di decadenza della misura. Siamo riusciti a ottenere la riconferma per l'anno 2021 e poi per il primo semestre 2022. Stiamo ora lavorando - e di questo ho avuto modo di parlare anche con la commissaria Ferreira qualche giorno fa - per agganciare la misura al nuovo recente Quadro sugli aiuti di Stato introdotto per il secondo semestre del 2022 e finalizzato a sostenere le imprese colpite dalle conseguenze dello scoppio della guerra in Ucraina. Occorre, però, lavorare - e questa è una vera e propria priorità nazionale, che deve vedere coinvolte nel dialogo con la Commissione tutte le amministrazioni competenti: Ministero del Lavoro, Dipartimento per le politiche europee e, ovviamente, Dipartimento per la coesione - per dare alla decontribuzione una veste stabile e un aggancio strutturale ai Trattati europei, e non più ai Quadri temporanei. Solo in questo modo essa potrà essere confermata negli anni a venire e, soprattutto, potrà avere effetti strutturali nelle scelte di investimento e di assunzione delle imprese al Sud. È un lavoro che, ovviamente, abbiamo già iniziato e che intensificheremo nelle prossime settimane con un tavolo permanente con le amministrazioni nazionali, finalizzato a offrire alla Commissione europea una soluzione concreta e non più precaria come è stato fino ad ora.

PRESIDENTE. Il deputato Pignatone ha facoltà di replicare.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie, Ministro. Innanzitutto è opportuno evidenziare come questa sia - come del resto da lei confermato - una misura che sta funzionando molto bene. I dati parlano di oltre un milione di posti di lavoro, però ritengo che per il Sud bisogna fare molto di più.

Il Paese ha la necessità di ripartire tutto insieme, e, anche da cittadino siciliano che, come tanti, ha dovuto spostarsi al Nord per lavorare, mi permetta di confermarle come in realtà i servizi e le strutture pubbliche del Nord non siano uguali a quelle del Sud. La scelta di aiutare il Sud non è una scelta: ritengo sia un preciso dovere che viene proprio indicato dall'articolo 3 della Costituzione, che identifica quale specifico dovere della Repubblica agire.

È vero che in questi anni abbiamo previsto varie misure che mettono al centro il Sud: ad esempio, mi riferisco al 40 per cento delle somme territoriali del PNRR, ai 54 miliardi di fondi strutturali, ai 58 del FSC, però, ad esempio, Ministro, si è concluso da poco un forum avente ad oggetto proprio il Sud, a cui hanno partecipato vari soggetti. Mi permetta di dire che probabilmente mi sarei aspettato altro, cioè mi sarei aspettato anche un progetto esecutivo, un cronoprogramma specifico per capire come agire, come attaccare e risolvere i problemi atavici del Sud. Del resto, ritornando alla decontribuzione al Sud, ritengo che questa debba diventare strutturale, andare oltre il quadro temporale degli aiuti di Stato. Del resto, la questione territoriale è uno dei pilastri dell'Unione europea.

Mi permetto anche di evidenziare che, come ha dimostrato, ad esempio, il Premier Conte con il Recovery Fund, è possibile far sentire la nostra voce in Europa, e ritengo che, davanti a uno sforzo di aiutare una parte del Paese, tutto il Paese e tutta la politica possano essere al suo fianco.

(Iniziative in relazione alle criticità connesse all'erogazione dei finanziamenti destinati al rilancio del Mezzogiorno, con particolare riferimento al rispetto della soglia del 40 per cento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-02975)

PRESIDENTE. Il deputato Ubaldo Pagano ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Luca ed altri n. 3-02975 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

UBALDO PAGANO (PD). Presidente, onorevole Ministra, quello della riduzione dei divari tra Mezzogiorno, aree interne e resto d'Italia è sicuramente uno dei principali obiettivi del Recovery, però mi pare di capire che allo stato attuale si pongano almeno alcune questioni che minano il raggiungimento dell'obiettivo. Tra le tante, ci siamo permessi di ricordarne due: in primo luogo, le zone economiche speciali, che hanno il potenziale per diventare uno straordinario volano di sviluppo per il Sud, ma che a 5 anni dall'istituzione ancora faticano ad entrare in una fase operativa. Mi pare di comprendere che ci sia un nuovo afflato anche rispetto a una disciplina specifica; speriamo che ci si possa ritrovare raccontando anche dei successi concretamente realizzati.

In secondo luogo, la quota del 40 per cento di risorse del PNRR, che devono obbligatoriamente essere assegnate al Mezzogiorno e alle aree interne.

Ma - una certificazione da poco fatta dall'Ufficio parlamentare di bilancio - né il Ministero dello Sviluppo economico né quello del Turismo hanno neanche lontanamente raggiunto questo obiettivo.

A questo aggiungo quanto pubblicato oggi dal Ministero dell'Università che, su 350 progetti di dipartimenti di eccellenza universitaria, ha riconosciuto in graduatoria per l'86 per cento dipartimenti universitari ubicati nel Centro Nord. Sono persuaso del suo grande impegno e del suo afflato meridionalista, comunque proteso a creare le condizioni per il superamento dei divari, ma siamo arrivati al punto in cui occorrono azioni concrete, e ci piacerebbe comprendere quali azioni concrete, fino alla prossima relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, intende adottare per far sì che non sia poi troppo tardi.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono di precisare alcune questioni e anche di sfatare, al tempo stesso, alcuni luoghi comuni.

Innanzitutto, ricordo che il 40 per cento per il Sud riguarda il complesso delle risorse territorialmente allocabili del PNRR. Dai dati forniti dalle amministrazioni ed elaborati dal Dipartimento per la coesione emerge che, a oggi, la stima delle risorse destinate al Mezzogiorno ammonta a 86 miliardi, pari al 40,8 per cento. Dunque, allo stato, l'obiettivo è pienamente rispettato; e attenzione: non è corretto sostenere che solo 24,8 miliardi di euro sarebbero risorse certe per il Sud. Esse sono i cosiddetti progetti identificati, come ad esempio quelli infrastrutturali, ma a queste risorse vanno aggiunte quelle già certe, oggetto di riparto per oltre 23,4 miliardi, e quelle relative ai fondi ad assorbimento, stimati in circa 37,8 miliardi.

Naturalmente è fisiologico che vi siano misure che fanno registrare al Sud percentuali molto elevate, come per esempio quelle infrastrutturali e altre. Penso agli incentivi ad assorbimento automatico da parte delle imprese, che risentono della dimensione ridotta dell'economia meridionale, pari ad appena il 22 per cento del PIL nazionale. Di questo siamo consapevoli e posso garantirvi che il mio impegno è costante nello stimolare le amministrazioni centrali nella elaborazione di strategie che possano incrementare le predette percentuali.

In almeno due casi la quota di assorbimento del Sud è superiore a quella che avevamo stimato inizialmente. Per il superbonus siamo passati dal 9 per cento al 30 per cento grazie alle semplificazioni approvate e per quanto attiene agli incentivi per l'internazionalizzazione delle imprese siamo passati dal 10 al 30 per cento grazie al forte impegno del MAECI. Per molti bandi l'attività di accompagnamento e assistenza ai comuni ha consentito di superare la soglia del 40 per cento: penso ai bandi sull'economia circolare, penso a quelli per l'edilizia scolastica, per gli asili nido, per mense, per palestre e per nuovi edifici.

In alcuni casi abbiamo prorogato i bandi per dare agli enti più tempo per preparare i progetti e abbiamo reso più semplice la presentazione delle domande.

Nel testo della vostra interrogazione citate il caso del bando asili nido, un intervento imponente da 2,4 miliardi di euro, di cui il 55 per cento, 1,3 miliardi, per il Sud. Le poche risorse residuate, 70 milioni di euro su 2,4 miliardi, non assorbite da Sicilia, Molise e Basilicata, non sono andate perse, ma rimesse a bando per le regioni del Sud, con priorità per le tre regioni citate.

Gli interroganti fanno un cenno anche alle ZES: sul punto rappresento che le ZES sono pienamente operative e che tutti gli obiettivi previsti in ambito PNRR sono stati raggiunti sia in termini di riforme, che peraltro avete approvato qui, in quest'Aula, e naturalmente in quella del Senato - riforme che hanno rafforzato la governance, che hanno introdotto un regime di autorizzazione unica, che hanno incrementato il credito di imposta e che hanno istituito uno sportello unico digitale - sia per quello che riguarda i 630 milioni di euro di investimenti.

Abbiamo, inoltre, provveduto, come sapete, alla nomina di tutti gli otto commissari.

Per concludere, ribadisco che le ZES sono pienamente operative e il 40 per cento è un obiettivo che possiamo finora ritenere centrato, a garanzia del quale è predisposto un monitoraggio ex ante ed ex post, un'interlocuzione costante con le amministrazioni interessate, un affiancamento e l'eventuale attivazione di poteri sostitutivi in caso di inadempimento. Ovviamente, si tratta di azioni che dovranno continuare ed essere svolte con la stessa attenzione e intensità per tutto il periodo di attuazione del PNRR.

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di replicare.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Carfagna per le considerazioni e i dati che ci ha fornito. Al Sud la verità è che veniamo da decenni di mancati interventi infrastrutturali, di tagli al personale pubblico, ai servizi e agli investimenti. Il risultato è avere creato ritardi, squilibri, diseguaglianze enormi rispetto ad altre aree del Paese. La pandemia ha purtroppo aggravato queste criticità, soprattutto in ambito occupazionale, in particolare per donne e giovani.

Il PNRR ci offre l'occasione storica, allora, come è stato richiamato, di invertire la rotta, di aprire una nuova stagione di ricostruzione dalle fondamenta del Sud, superando vecchie logiche assistenzialiste e intervenendo, invece, per creare lavoro, occupazione, sviluppo equo e sostenibile. Se questo è possibile, però, permetteteci di ricordarlo, è grazie in particolare al Partito Democratico e alle forze progressiste e riformiste del Paese; ricordo che la risoluzione Delrio del 15 luglio 2020 con la quale abbiamo invitato il Governo a chiudere il negoziato a Bruxelles sul Next Generation EU è stata approvata alla Camera con il voto contrario, allora, di tutto il centrodestra. Oggi, fortunatamente, siamo in una fase nuova; questo strumento esiste, è stato previsto e condiviso da tutte le forze politiche ed è rivolto, ricordiamolo, soprattutto al Mezzogiorno. Non possiamo permetterci, però, di fallire. Da qui l'esigenza di un'interrogazione e di un question time sul tema. I dati sui progetti finanziati sulla spesa sono oggettivamente preoccupanti. Al di là delle stime fornite, di cui prendiamo atto e che sono di buon auspicio, il numero degli atti di adesione ad obbligo sottoscritti, ad oggi, è ancora molto basso e in tutto il Sud tardano a partire le procedure di affidamento degli interventi necessari per rispettare i target previsti. Si tratta di un campanello d'allarme: bisogna intervenire subito sulle criticità segnalate da tanti enti locali: carenza di personale e strutture tecniche, mancanza di progetti pronti e adeguati, criteri penalizzanti, nei bandi, per l'assegnazione delle risorse in settori strategici come quelli degli asili nido, dell'università - come è stato richiamato poc'anzi -, della rigenerazione urbana, ambientale e digitale. Allora, l'invito che rivolgo a lei, signora Ministra, considerata la sua sensibilità al tema, è a un maggiore sforzo comune tra Governo e Parlamento, per dare una scossa all'attuale stato di avanzamento del PNRR al Sud. L'obiettivo è non avere mai più disparità in termini di diritti, servizi e opportunità rispetto al resto del Paese. L'obiettivo comune e condiviso da tutti è non avere mai più cittadini di serie A e cittadini di serie B e avere un Sud che diventi finalmente traino dello sviluppo del Paese; non riuscire a ottenere questo obiettivo, nell'attuale fase storica, sarebbe una sconfitta enorme per l'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 127, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3609. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta hanno avuto inizio gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

L'onorevole Galeazzo Bignami ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/79.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. In via preliminare, credo sia opportuno evidenziare come l'orario di apertura dei lavori della sessione post question time, cioè le 16,23, sia la miglior dimostrazione del fatto che, da parte della maggioranza, non sussista alcuna preoccupazione sulla tempistica che governa l'approvazione di questo provvedimento. Questo credo faccia anche chiarezza e, in qualche maniera, piazza pulita rispetto alle ingenerose accuse, che qualcuno rivolgeva a Fratelli d'Italia, di dipanare una forma di velato ostruzionismo. È chiaro infatti che, nel momento in cui manca il numero legale, come nelle sedute precedenti, e si inizia in limine della fase di approvazione del provvedimento con un ingiustificato ritardo di circa mezz'ora rispetto all'orario programmato, non si possa dire che è responsabilità dell'opposizione se i tempi si dilatano. Questo lo diciamo anche perché nel prosieguo dei lavori, visto l'affastellarsi dei ritardi che si stanno verificando rispetto a un provvedimento così importante, che cerchiamo di arricchire di contenuti nel corso del dibattito, rimarremmo sorpresi e risulterebbe abbastanza singolare se si volessero imputare all'opposizione responsabilità che dell'opposizione non sono. Questo ragionamento varrebbe ancor di più se lo si volesse svolgere in ordine a un provvedimento, quale quello di cui si discute, che affronta temi significativi e di estrema rilevanza e che merita quell'arricchimento e quell'approfondimento di discussione e di dibattito che stiamo cercando di realizzare, se possibile, con la presentazione di un ordine del giorno come il n. 9/3609/79, a mia prima firma. Lo stesso vale per tutti gli ordini del giorno che portano la firma dei parlamentari di Fratelli d'Italia che, in qualche maniera, hanno cercato di supplire all'assenza di una possibilità emendativa determinata dalla posizione della fiducia da parte del Governo. In altri termini, se non ci date modo di intervenire con emendamenti migliorativi - e ce ne sarebbe bisogno -, cerchiamo con gli ordini del giorno almeno di indirizzare e incanalare le attività del Governo in una giusta direzione. Tra queste attività vi è quella di cui all'ordine del giorno di cui sono primo firmatario, inerente al tema della pace fiscale. Non è un tema banale, giacché si tratta di un tema che, a parole, riscuote ampia maggioranza all'interno della coalizione di Governo. Pertanto, ci attendiamo che questa succinta esposizione possa trovare immediato riscontro rispetto alle istanze… Presidente, le chiedo scusa, ma sono un po' in difficoltà.

PRESIDENTE. Come avrà sentito, ho provato a richiamare l'attenzione dei colleghi, che sicuramente non mancheranno, dopo il suo giusto appello, di ascoltarla. Grazie, collega.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente, appunto per questo mi sono rivolto a lei; a me in realtà basterebbe il silenzio, più che l'attenzione.

Con questo ordine del giorno si chiede - come dicevo - al Governo di impegnarsi nell'adozione di strumenti normativi volti al conseguimento di quella pace fiscale di cui tanti parlano, ma di cui poi non vi è traccia nelle azioni legislative che competerebbero alla Camera e al Senato. In particolare, ci permettiamo di prospettare questo, a fronte di numeri che, ahimè, sono estremamente impietosi. Al riguardo, Presidente, mi permetto di segnalare agli Uffici il refuso che è riportato nell'ordine del giorno, dove manca il cognome del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ruffini, che viene individuato con il solo nome di battesimo. Nella certezza che questo ordine del giorno verrà approvato, ne vorremmo poi dare ampia divulgazione.

Il medesimo direttore dell'Agenzia delle entrate è intervenuto anche in una recente audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale dicendo - in realtà non è una novità - che i debiti non riscossi dallo Stato ammonterebbero a complessivi 1.100 miliardi di euro, una cifra che con l'attuale crisi economica rappresenta, già di per sé, un evidente e significativo ammontare. Che cosa chiediamo quindi? Chiediamo che, per facilitare il recupero delle somme, giacché si tratta, in larga parte, di debiti, che la cittadinanza ha nei confronti dell'erario, non superiori a 10 mila euro, si possa addivenire a una definizione della situazione con uno strumento quale quello della pace fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Bignami, ho già provveduto a far correggere il refuso e, siccome è online, sarà corretto in tempo immediato.

L'onorevole Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/56.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, come opportunamente ricordato poc'anzi dal collega Bignami, il gruppo Fratelli d'Italia interviene durante questa fase del dibattito relativo alla conversione in legge del decreto-legge sul quale è stata posta la fiducia perché, di fatto, questo diventa l'unico momento in cui una forza politica e parlamentare, segnatamente quella di Fratelli d'Italia, riesce a dare un proprio contributo al decreto in conversione. Lo voglio ricordare per l'ennesima volta, dato che ci troviamo di fronte alla quasi cinquantesima posizione della questione di fiducia, questo coarta il dibattito e limita l'azione del parlamentare, che dovrebbe essere l'espressione del popolo in quest'Aula e che dovrebbe cercare di migliorare il provvedimento. Ci rimane l'ordine del giorno come strumento di discussione e di emersione di alcune tematiche. In particolare, illustro l'ordine del giorno n. 9/3609/56 a mia prima firma che pone l'attenzione a un tema particolarmente caro alla comunità scolastica. Come sapete tutti, con l'obbligo vaccinale è stato impedito - purtroppo, aggiungo io - ai lavoratori di qualsiasi professione di lavorare se non vaccinati. Questo ha suscitato un dubbio forte da parte del gruppo Fratelli d'Italia, perché la mancata vaccinazione derivava non solo dall'impossibilità per alcuni di accedervi (soggetti allergici, immunodepressi o soggetti che non la potevano fare per altri motivi), ma anche dal fatto che in alcuni era insorta la convinzione, complice una comunicazione – lo possiamo dire – disastrosa da parte del Governo e della comunità scientifica, che il vaccino potesse portare con sé effetti collaterali importanti o che, comunque, non avesse un effetto salvifico nei confronti della popolazione alla quale stava per essere inoculato. Questo ha portato alla decisione - sicuramente opinabile per il gruppo Fratelli d'Italia - di non riconoscere, stralciando, di fatto, l'articolo 1 della nostra Costituzione, il diritto al lavoro dei cittadini.

Contestualizzando il mio ordine del giorno, ricordo che, per sopperire all'espulsione dal ciclo lavorativo dei maestri e degli insegnanti che non erano vaccinati, all'indomani della cessazione dello stato di emergenza, si è previsto di assumere, a tempo determinato, alcuni insegnanti, andando però a valere sul Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa e sottraendo quattrini, quindi poste attive, al miglioramento dell'offerta formativa. Sono stati sottratti quattrini a quel comparto della scuola che, invece, deve essere gratificato e rispetto al quale dovremmo aumentare la dotazione economica, considerato che gli insegnanti italiani – lo voglio ricordare - sono i meno pagati a livello europeo e mondiale. L'ulteriore taglio è stato legato al fatto che si attingeva ai quattrini per il miglioramento dell'offerta formativa, per assumere a tempo determinato degli altri insegnanti. Già il gruppo Fratelli d'Italia, in un precedente decreto in conversione - il decreto-legge n. 24 del 2022 -, aveva chiesto l'istituzione di un fondo ad hoc per sopperire a questo. Oggi, ci ritroviamo, con questo ordine del giorno, a chiedere l'istituzione del Fondo ma, soprattutto, che venga dotato di nuovi quattrini, per evitare che il mondo della scuola, i nostri insegnanti, i nostri professori vengano ulteriormente mortificati anche dal punto di vista economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Osnato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/42.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, questo decreto è volto ad attenuare, tra le altre cose, le difficoltà e gli effetti economici derivanti appunto dalla guerra in Ucraina. Credo che questo ordine del giorno entri in un tema molto concreto e molto particolare, sicuramente quello dell'approvvigionamento energetico, della difficoltà di reperimento delle materie prime e del relativo aumento dei costi; tuttavia, c'è anche il tema che riguarda la transizione ecologica, di come il consumo delle materie prime e dell'energia debba essere un obiettivo che il Governo si deve dare affinché la nostra Nazione possa essere il più possibile competitiva sui vari mercati o, comunque, per rendere meno oneroso il costo della vita per famiglie.

Accanto a questi, c'è il terzo tema che secondo noi è alla base di questo ordine del giorno e che è quello della competitività e del supporto all'industria italiana, al made in Italy, alle eccellenze italiane. Cosa chiediamo oggi con questo ordine del giorno? Siamo convinti che il tema dell'elettrodomestico debba essere analizzato con molta attenzione; noi l'abbiamo fatto, l'ha fatto benissimo il nostro dipartimento attività produttive, l'ha fatto benissimo il nostro dipartimento dell'innovazione tecnologica, lo hanno fatto benissimo anche la Commissione e i nostri commissari in Attività produttive. Il collega De Toma ha fatto un lavoro istruttorio molto importante. È chiaro che noi abbiamo visto che, per esempio, il parco elettrodomestici - usiamo questo termine italiano - è ancora abbastanza arcaico. Altro elemento negativo è che il rinnovo di questi apparecchi spesso non coincide con la raccolta tramite l'ambito RAEE cioè quella che per legge è destinata a intercettare i sistemi ufficiali di raccolta e riciclo di questi apparecchi quando sono obsoleti. In questo ordine del giorno cerchiamo di contemplare, Presidente, queste esigenze: la limitazione del consumo energetico, la valorizzazione del made in Italy e, come dicevo prima, a proposito di transizione ecologica, un minore consumo di elettricità e di acqua, per elettrodomestici come la lavastoviglie o la lavatrice per cui si dovrebbe limitare il consumo di elettricità e di acqua. Ricordiamo che, in quest'Aula, abbiamo tutti festeggiato il famoso emendamento che dava un bonus per quegli apparecchi, anche sanitari, che limitassero il consumo di acqua e ciò è consequenziale con una certa logica che sottende alle attività che abbiamo fatto negli scorsi mesi. Chiediamo quindi di sostenere con le misure più opportune - in questo lasciamo, ovviamente, ampia discrezionalità al Governo - la possibilità per i consumatori di un ricambio di questi elettrodomestici nelle più varie forme a fronte di un corretto riciclo delle apparecchiature obsolete, così appunto da sostenere, come dicevo prima, anche l'industria italiana che è una delle eccellenze mondiali in questo settore; è una delle bandierine che amiamo sventolare del made in Italy e, quindi, con un provvedimento opportuno in termini generali, andiamo anche a sostenere un comparto industriale importante della nostra Nazione.

Credo che il Governo potrà accogliere serenamente questo ordine del giorno anche dal punto di vista della sostenibilità economica. Crediamo che creare un volano commerciale di questo genere possa anche supplire alle necessità economiche del provvedimento stesso. Quindi, chiediamo al Governo di dare un parere positivo e ovviamente all'Aula di approvarlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Galantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/47.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie per la parola, Presidente. Nell'illustrare il mio ordine del giorno faccio una considerazione di metodo: credo che sia importante rappresentare il disagio che parte dai banchi di Fratelli d'Italia per le modalità con le quali il Governo ha ritenuto di procedere in merito a questo provvedimento. Si è persa un'ulteriore occasione di confronto parlamentare, senza tenere in considerazione la disponibilità che noi come forza di opposizione avevamo manifestato rispetto a un decreto che reca disposizioni così necessarie per far fronte alle conseguenze di una crisi così complessa. Noi continueremo a sostenere ogni azione concreta delle istituzioni, ma nonostante tutto avete compresso i tempi dell'esame, costringendoci a elemosinare l'approvazione di impegni, quali ordini del giorno, che nella maggioranza dei casi restano chiusi nei cassetti dei vari uffici ministeriali. Continuiamo a chiederci quale sia il ruolo del Parlamento nei suoi due rami, visto che stiamo vivendo un monocameralismo a tempi alterni. Il Governo ha posto l'ennesima questione di fiducia, nello stesso istante in cui la fiducia l'ha persa definitivamente, considerando che ormai siamo nell'ultimo anno di legislatura e l'interesse di arrivare alla scadenza naturale prevale sull'interesse degli italiani.

Il testo sul quale è stata posta la fiducia è caratterizzato da una pluralità di disposizioni certamente di rilievo che spaziano da interventi necessari legati alla crisi umanitaria, come la riduzione delle aliquote e delle accise sulla benzina e sul gasolio impiegato anche come carburante, il contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica, le disposizioni urgenti in materia di rateizzazione delle bollette per i clienti domestici; tuttavia, ci sono altre misure che per quanto di interesse collettivo e nazionale avrebbero potuto essere trattate in provvedimenti di natura ordinaria. E su questo Fratelli d'Italia ha presentato una pregiudiziale che non è oggetto di questa discussione; comunque, si poteva fare di meglio, come si può evincere anche dagli emendamenti migliorativi presentati dai vari colleghi del mio gruppo parlamentare.

L'Italia in questo momento si trova a subire un incremento dei prezzi dell'energia del 93 per cento, che equivale al 270 per cento se si considerano gli aumenti dal 2019. Le valutazioni dell'OCSE e della Banca centrale europea hanno abbassato le previsioni di crescita per il 2022 di 1,5 punti percentuale, con la conseguente perdita del potere di acquisto delle famiglie. Nove italiani su dieci, anticipando la stangata sulla bolletta, hanno iniziato a tagliare le spese necessarie: il 23 per cento taglia la spesa alimentare, il 10 per cento delle famiglie taglia addirittura la spesa legata alla salute. A questa Nazione, una Nazione ricca ma che voi state rendendo sempre più povera, manca una programmazione verso il mix energetico e vado al contenuto dell'ordine del giorno.

Il provvedimento in esame prevede, tra le altre, misure urgenti finalizzate ad aumentare la produzione elettrica di biogas proveniente da impianti già in esercizio, con lo scopo di contribuire all'indipendenza energetica da fonti di importazione. Potenziare l'attuale produzione di energia elettrica, benché necessario per il nostro fabbisogno energetico, rischia di non risultare sufficiente alle reali esigenze della Nazione, rendendo in tal modo fondamentale la ricerca di ulteriori fonti di approvvigionamento. Attualmente, tuttavia, risultano non solo inattive ben 752 piattaforme di estrazione di gas metano presenti nel mar Adriatico e nel mar di Sicilia, bensì risultano revocate 42 autorizzazioni di missioni esplorative di giacimenti negli stessi mari. Secondo le stime, Presidente, il rilascio delle autorizzazioni delle missioni esplorative unitamente alla riattivazione di questi impianti di estrazione garantirebbe l'approvvigionamento di almeno 112 miliardi di metri cubi di metano, favorendo il raggiungimento dell'indipendenza dalle importazioni di gas proveniente da Paesi esteri, quali la Russia, la Libia, la Tunisia e l'Azerbaijan, garantendo una considerevole riduzione del costo del gas stesso per le famiglie e le imprese italiane.

Vado alla conclusione; penso che il Governo dovrebbe risolvere e non rimandare a data da destinarsi problemi che sono precedenti all'invasione russa per via di una programmazione totalmente assente nel campo energetico. Auspico che il Governo tenga seriamente in considerazione la proposta in discussione con un parere favorevole, ovviamente senza condizioni, sottosegretario, diversamente chiederò un consenso tramite il voto dell'Assemblea. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Mantovani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/45.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, prendo la parola per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3609/45 che intende sensibilizzare il Governo su un tema delicato quanto concreto: quello degli studenti ucraini inseriti nelle classi e le loro prospettive future. I rifugiati di guerra ucraini sono principalmente donne, anziani e bambini. Secondo gli ultimi dati rilasciati dal Viminale, sono oltre 116 mila le persone arrivate finora in Italia dall'Ucraina, di cui 60 mila donne, 16 mila uomini e circa 40 mila minori. Cifre importanti, frutto di un conflitto scoppiato ai confini dell'Europa che vede il nostro continente in prima linea rispetto agli impatti umanitari.

In questa emergenza, come spesso accade, sono i minori che rischiano di vedere compromesse le loro prospettive, il loro diritto a una vita dignitosa e all'istruzione, un diritto, quest'ultimo, garantito dalla Carta dei diritti del 1948, così come dalla nostra Carta costituzionale. La minaccia di tale diritto fondamentale, nel caso oggetto del mio ordine del giorno, dipende dalla naturale difficoltà d'inserimento per alunni che hanno dovuto interrompere senza preavviso il loro percorso scolastico.

Uno degli ostacoli più importanti che stanno riscontrando gli studenti ucraini accolti in Italia e il corpo docente, con cui devono interfacciarsi, riguarda la lingua, in particolare la difformità dell'alfabeto cirillico. È una problematica che deriva dalle croniche ristrettezze d'organico che colpiscono l'istruzione scolastica. E' una condizione più volte denunciata da Fratelli d'Italia: preoccupante in situazioni ordinarie, figurarsi in un momento critico come quello attuale.

L'assenza di insegnanti di sostegno per i minori affetti da difficoltà nell'apprendimento e di mediatori linguistici comporta una seria difficoltà per il percorso di formazione di questi ragazzi. Un nodo difficile da sciogliere, nell'immediato e a poche settimane dalla fine delle lezioni, che non si può delegare completamente agli istituti scolastici, i quali non possono affrontare da soli questa sfida. Sono certa che molti colleghi concordino sul fatto che sia necessario fornire una risposta adeguata a questo contesto, che non si possano costringere le scuole, con tutto ciò che ne consegue per i ragazzi, a doversi far carico di una crescita della domanda di aiuto, disponendo di risorse scarse o totalmente insufficienti. Sono diverse, infatti, le testimonianze che ci giungono da tutta Italia nel dare supporto agli istituti scolastici per quelle attività di mediazione linguistica, utili a fornire l'apprendimento per i minori inseriti nelle scuole italiane.

Noi tutti in quest'Aula auspichiamo la rapida soluzione del conflitto e la fine della crisi umanitaria. Tuttavia, se ci siamo fatti trovare impreparati dallo scoppio della guerra, è ora inevitabile iniziare a pensare a ciò che ci attende nei mesi a venire. È evidente, dunque, che la condizione delle aree urbane, colpite dalla guerra, rende difficile immaginare la possibilità di un ritorno nelle scuole d'origine in tempi brevi per i minori ucraini giunti in Italia. Questa consapevolezza ci porta a dover guardare al prossimo anno scolastico e a ciò che servirà fare per rendere meno emergenziale la condizione di coloro che sono vittime di questo conflitto. La necessità, dunque, di aiutare gli alunni a superare queste difficoltà e il dovere di sostenere gli istituti scolastici e il personale che ne fa parte credo debba essere un sentimento condiviso su cui è davvero doveroso impegnarsi.

Per questo ritengo che questo ordine del giorno, senza troppi giri di parole, sia estremamente condivisibile e attento a intervenire su un tema sollevato dagli stessi addetti ai lavori. Non si tratta di una proposta di bandiera o di un tema portato qui in Aula per consumare minutaggio. Questo ordine del giorno chiede al Parlamento di dare un vero segnale, di far sapere agli italiani, a prescindere dalle mansioni che essi ricoprono, che in questo momento non sono soli. Dunque, nello specifico, intendo impegnare il Governo a provvedere, in vista del nuovo anno scolastico, a potenziare la presenza dei mediatori linguistici nelle scuole per poter affrontare la sfida dell'inserimento degli studenti ucraini. In questo modo si garantirebbe un livello adeguato di assistenza agli alunni e un dialogo fattivo tra famiglie e istituti, scongiurando l'isolamento di ragazzi che hanno visto spazzare via la propria quotidianità a causa dello scoppio della guerra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Rachele Silvestri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/77.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Come è stato già detto dai miei colleghi, da questa mattina siamo qui ad illustrare i nostri ordini del giorno, visto che questo ennesimo decreto che il Governo ha portato in Aula è vicino alla scadenza - mancano pochi giorni - e, purtroppo, questo ramo del Parlamento non ha potuto discutere le modifiche da apportare allo stesso. Quindi, come Fratelli d'Italia abbiamo deciso - purtroppo, ultimamente, in questi mesi, abbiamo dovuto fare in questo modo su quasi ogni provvedimento trattato al Senato - di illustrare i nostri ordini del giorno per portare in quest'Aula il nostro punto di vista, le nostre proposte, le nostre opinioni e anche quello che, secondo noi, non andava fatto o era mancante nel suddetto decreto su cui è stata posta l'ennesima fiducia.

Questo decreto, come possiamo vedere già dall'indice, tratta molti temi. Partiamo dalla riduzione delle aliquote delle accise sulla benzina, poi il contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese, le misure urgenti per incrementare la produzione di energia elettrica, le disposizioni urgenti in materia di rateizzazione delle bollette per i clienti domestici, le misure di semplificazione per lo sviluppo di fonti rinnovabili e la semplificazione della procedura di autorizzazione per l'installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica. Quindi, un decreto molto ampio, che comprende tanti ambiti, su cui questo ramo del Parlamento, purtroppo, non ha potuto lavorare.

Tra tutti questi articoli - ve ne sono ben 39 - ne troviamo uno che fa riferimento al mio ordine del giorno n. 9/3609/77. Si tratta dell'articolo 36 che affronta il tema della scuola. Quindi, in questo decreto sull'Ucraina trattiamo anche dell'emergenza della scuola, nella quale, come è stato prima esposto dalla collega Frassinetti, in questi anni, si sono riscontrate tante difficoltà, tra cui la DAD e anche quelle dal punto di vista territoriale, vissute da alunni e studenti in questi due anni di pandemia. Vi è poi tutto il discorso dei vaccini, come è stato detto dal collega Gemmato.

Come prima firmataria, insieme al gruppo di Fratelli d'Italia, con questo ordine del giorno vado ad affrontare un problema diverso che, al Senato, era stato affrontato a metà. Diciamo che il Governo non si è spinto fino a risolvere il problema. Quale sarebbe il problema? È quello delle graduatorie. Durante l'esame in Commissione al Senato è stato inserito il comma 2-ter sulle graduatorie, che vado a leggere: “Le graduatorie di merito di cui all'articolo 13 del decreto del Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell'Istruzione n. 498 del 21 aprile 2020, e successive modificazioni, sono integrate, nel limite delle autorizzazioni di spesa prevista (…)”. Che cosa significa questo comma aggiunto dal Senato? In poche parole, significa che la graduatoria di merito per gli idonei del concorso per le scuole dell'infanzia e primaria è stata aggiornata, mentre resta fuori quella della secondaria.

Sottosegretario, abbiamo saputo che comunque c'era una parte, all'interno degli emendamenti, che riguardava anche la scuola secondaria. Quindi, non solamente quella relativa agli idonei del concorso dell'infanzia e della primaria e ma anche quella della secondaria, parte che, però, non è stata valutata dal Governo. Quindi, arriva dal Senato ma il Governo non ha potuto esprimere un parere rispetto a quell'emendamento che, quindi, non è stato discusso.

Visto, comunque, che la materia è importante e viste le varie difficoltà che abbiamo nelle scuole del nostro territorio, sarebbe importante andare a lavorare anche per accedere a quelle graduatorie di idonei che sarebbero subito pronti ad entrare.

Concludo Presidente, chiedendo al Governo di esprimere un parere favorevole, per risolvere questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/66.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Il mio ordine del giorno riguarda una materia molto delicata, che, specialmente in un momento come quello che stiamo vivendo, assume connotati particolarmente importanti.

Il provvedimento in esame reca un complesso sistema di disposizioni, diretto ad assicurare una risposta alle problematiche economiche ed umanitarie derivanti dalla crisi ucraina. In particolare, per quanto riguarda le misure di natura finanziaria, anzitutto, il provvedimento interviene nella disciplina dei poteri speciali del Governo (il cosiddetto golden power), precisando che il potere di veto può essere esercitato con riferimento a tutte le delibere, atti o operazioni che abbiano per effetto modifiche della titolarità, del controllo o della disponibilità degli attivi medesimi.

Viene, inoltre, ridefinita la disciplina degli obblighi di notifica, che assistono l'esercizio dei poteri speciali e viene assoggettata agli obblighi di notifica anche la costituzione di imprese di rilevanza strategica per il sistema della difesa e della sicurezza nazionale.

Si ridefinisce la disciplina degli obblighi di notifica per gli attivi strategici nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni e per gli ulteriori attivi individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 179 del 2020.

Sono previste misure di potenziamento della capacità amministrativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in relazione all'attività connessa all'esercizio dei poteri speciali.

Il Governo ha rafforzato la disciplina sui poteri speciali, che serve a tutelare gli asset ritenuti strategici dalle incursioni straniere, estendendola anche alle concessioni di grande derivazione idroelettrica, con la specifica che i poteri speciali potranno essere esercitati dallo Stato anche nei casi in cui l'affidamento sia di competenza regionale. La novella è stata descritta come uno scudo inviolabile per proteggere i nostri asset in campo energetico dagli speculatori internazionali.

L'Italia è l'unico Paese UE che ha introdotto procedure di concorrenza aperta sui rinnovi delle concessioni idroelettriche ed è evidente che l'apertura unilaterale del mercato da parte di un singolo Stato membro - facendo cadere il principio di reciprocità ed omogeneità – determinerà, di fatto, regole da mercato asimmetrico, con la potenziale perdita di parte dell'enorme patrimonio idroelettrico italiano. È un rischio denunciato a più riprese, non solo dagli operatori del settore, ma anche dallo stesso Copasir, che, in un documento del gennaio scorso, ha messo in guardia dall'apertura delle gare a società estere in uno degli ambiti in cui l'Italia presenta un notevole vantaggio competitivo, con il conseguente indebolimento del nostro sistema industriale. E ciò, in un momento in cui è assolutamente necessario garantire la sicurezza energetica nazionale a causa delle tensioni culminate con la guerra in Ucraina. Indire gare ad evidenza pubblica per riassegnare strategiche concessioni idroelettriche, mentre nel resto dell'Europa vige il protezionismo, è, a tutti gli effetti, un atto contrario all'interesse nazionale, visto, peraltro, che le procedure di infrazione comunitarie sono state rimosse.

Il rinnovo delle concessioni diventa, dunque, un passaggio sempre più cruciale nell'attuale crisi degli approvvigionamenti, sia perché l'idroelettrico è a impatto ambientale nullo, sia perché assicura una produzione totalmente nazionale. Se l'obiettivo è tutelare l'interesse nazionale e strategico del settore idroelettrico, il golden power, applicato a valle di gare europee su singole concessioni, rischia di rivelarsi uno strumento quantomeno inefficace. Ad oggi, le notifiche di operazioni di acquisizioni e fusioni di asset idroelettrici, infatti, non hanno mai portato a esiti negativi. Salvo che non si tratta di fondi sovrani di Paesi non democratici oggetto di sanzioni, appare alquanto complicato che il Governo, a valle di una gara, possa opporre esito negativo all'affidamento di singole concessioni a operatori di Paesi stranieri, anche extra-UE, in cui non è garantita la reciprocità.

Nel 2021, i procedimenti di esame sul golden power sono stati 496 e solo 6 sono quelli che, negli ultimi anni, si sono conclusi con il veto. Presidente, ritengo - ed è questo lo spirito del mio ordine del giorno - che porre in gara le concessioni idroelettriche sia un atto quasi suicida da parte del nostro Paese in un settore così importante, come quello energetico nazionale.

Per questo, nel mio ordine del giorno, impegno il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative, volte ad apportare i necessari correttivi alla disciplina del golden power, allo scopo di proteggere, senza indebolire, la competitività del sistema produttivo nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato De Toma ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/50.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie Presidente. L'ordine del giorno, a mia prima firma e dell'onorevole Trancassini, cerca di correre, più che altro, ai ripari da un errore, secondo il nostro punto di vista, perpetuato dal Senato.

Vado meglio a spiegare. L'articolo 37-bis è stato aggiunto a seguito dell'approvazione, da parte delle Commissioni VI e X del Senato, dell'emendamento 10.0.105 in sede di conversione del decreto-legge n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina. Faccio questo intervento per nome e per conto delle centinaia, migliaia di cittadini abitanti gli alloggi realizzati nei piani di zona PEEP, ex lege n. 167 del 1962.

L'emendamento 10.0.105, già emendamento 37.0.4, approvato dalle Commissioni VI e X del Senato l'8 maggio ultimo scorso, presentato ed inserito come articolo aggiunto con il numero 37-bis nella legge di conversione del decreto-legge n. 21 tra le misure urgenti, desta non poca preoccupazione.

Mi preme ricordare che, durante la conversione in legge del decreto, non possono essere introdotti emendamenti che non abbiano omogeneità con il testo originario. Infatti, l'emendamento in oggetto risulta di contenuto non omogeneo rispetto al provvedimento, ovvero al contenuto del decreto-legge n. 21, nel quale si inserisce, tra l'altro, in violazione dell'articolo 97, capo 12, del Regolamento del Senato della Repubblica.

Come è noto, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha escluso la possibilità di inserire, nelle leggi di conversione di decreti-legge, emendamenti che siano del tutto estranei all'oggetto e alle finalità del testo originario, in ossequio all'articolo 77, secondo comma. Tale orientamento è stato poi confermato anche nelle successive sentenze n. 22 del 2012, nn. 32 e 251 del 2014, n. 154 del 2015, n. 94 del 2016 e nn. 181 e 226 del 2019. Infatti, l'emendamento approvato ha letteralmente distrutto l'articolo 22-bis della legge n. 108 del 2021, tra l'altro già sottoposta al giudizio positivo della Corte costituzionale. Altresì, il suddetto emendamento, ormai articolo, abrogando l'articolo 22-bis della legge 29 luglio 2021, n. 108, ha cancellato la norma di diritto che stabilisce oggi un tetto massimo di euro 5.000 e 10.000, previsti sia per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, sia per l'affrancazione del prezzo massimo di cessione. La conseguenza è stata quella di procurare un grave nocumento ai cittadini nei comuni d'Italia, in particolare, ai cittadini di Roma Capitale, con i suoi 266.000 alloggi PEEP. Va sottolineato che i proponenti, invece di difendere gli interessi legittimi del popolo, di fatto hanno dichiarato guerra ai cittadini dei piani di zona ex lege n. 167 del 1962.

Il nuovo articolo 37-bis mette letteralmente in ginocchio tanti onesti cittadini abitanti dei PEEP di Roma, i quali, dopo aver sperato di potere ottenere, dopo decenni di attesa, la piena proprietà dell'appartamento che avevano già pagato fior di quattrini - il prezzo massimo di cessione a Roma non è mai stato applicato - con una ragionevole somma inferiore ai 5-10 mila euro, adesso dovranno pagare, ai comuni italiani e, in particolare, al comune di Roma, somme che, in alcuni casi, superano i 50.000 euro.

Somme di cui quasi nessuno degli abitanti dei PEEP dispone, dato che, notoriamente, non si tratta di famiglie che navigano nell'oro, specialmente al netto della pandemia e della guerra. I parlamentari proponenti, forse, non sono consapevoli che il limite dei 5 o 10 mila euro era solo un ulteriore limite rispetto a quello del costo delle aree cedute direttamente in proprietà, che resta vivo e vegeto, solo che nessuno dei burocrati comunali ha mai voluto comprendere che questo limite esisteva e continua a esistere. Il nostro ordine del giorno di buon senso impegna il Governo a garantire, nei provvedimenti di prossima emanazione, la difesa dei diritti di migliaia di famiglie italiane, disponendo dei limiti di spesa adeguati ed equi, nell'ambito della trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà e in termini di affrancazione del prezzo di cessione nei Piani di edilizia economica popolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/74.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, questo provvedimento si occupa di dare misure urgenti per contrastare gli effetti economici della guerra. Essendo un provvedimento di natura economica ed essendo sostanzialmente un decreto omnibus, sarebbe dovuto finire nella Commissione bilancio. E per la verità noi, giovedì, siamo stati preallertati - lei era presente, il Vice Presidente ha usato proprio questo termine-, siamo stati preallertati che l'indomani mattina avremmo dovuto cominciare a presentare gli emendamenti, con un imbuto che sarebbe finito il venerdì sera: presentazione, inammissibilità, votazione, mandato al relatore. In quella riunione dell'Ufficio di Presidenza, io, signor Presidente, ho fatto notare che mi sembrava davvero umiliante parlare di un provvedimento del genere e discutere gli emendamenti in poche ore. E quindi, a nome di Fratelli d'Italia, ho chiesto e ho proposto, anche con una certa foga, che almeno il fine settimana venisse impegnato in questo esercizio. Avevamo davanti venerdì, sabato e domenica, avremmo avuto - e avevo assicurato da parte dei Fratelli d'Italia la presentazione di alcuni emendamenti - la possibilità di fare quello che è semplicemente il nostro lavoro. Avremmo ragionato su alcuni emendamenti, ne avremmo discusso e sicuramente ne saremmo usciti tutti più arricchiti, seppur nella consapevolezza che nessun emendamento sarebbe stato approvato. È bastata questa nostra presa di posizione per vedere espropriato l'argomento dalla Commissione bilancio. Il giorno dopo, il provvedimento è stato assegnato ad altra Commissione, e questo contrariamente ad ogni logica. Ecco, io volevo denunciare questo fatto e partire da qui per spiegare ai colleghi che noi siamo costretti a parlare degli ordini del giorno, perché è davvero l'ultima cosa che ci lasciate in questo Parlamento che non parla più e non si confronta più.

Il mio ordine del giorno si occupa di una delle materie di maggiore attualità, ossia l'aumento del costo delle materie prime e quanto questo incide sul comparto dell'edilizia. Però, anche qui, signor sottosegretario, dobbiamo guardarci un po' indietro e ricordarci che l'aumento del costo delle materie prime non è strettamente connesso alla guerra, perché un anno fa, a febbraio, io vi ho interrogato su questo tema; vi ho fatto notare che la ricostruzione post sisma stava andando fuori strada perché i costi dei materiali erano arrivati ad aumenti fino al 50-60 per cento. Sa come è andata a finire quella interrogazione? Che non solo non avete risposto, ma non l'avete nemmeno letta, perché se l'aveste letta, probabilmente qualche cosa avreste fatto nel frattempo, senza arrivare al problema oggi amplificato dalla guerra.

Ma c'è di più, perché quando è venuto in audizione il Ministro Franco, nel primo monitoraggio del PNRR, ho fatto la stessa domanda, ho detto: ma lei non pensa che l'aumento di queste materie prime possa far deragliare i progetti e le opere pubbliche del PNRR? Il Ministro Franco mi ha risposto che questa è una normale fluttuazione dei prezzi e che in nulla avrebbe inciso e non avrebbe creato dei grossi problemi. Peccato che, da lì a una settimana, 500 imprese tutte impegnate nel PNRR sono venute a Roma a manifestare e a dirvi in maniera molto chiara che, se non c'è un adeguamento dei prezzi, non chiuderanno i lavori e noi perderemo i soldi del PNRR. E allora io con questo ordine del giorno vi chiedo, sostanzialmente, quello che vi hanno già chiesto anche loro: l'aggiornamento straordinario dei prezzi rispetto ai progetti in essere del PNRR, proprio per l'importanza che hanno quei progetti. E l'avete deciso voi che sono importanti, perché li avete scelti praticamente soltanto voi. Vi ho chiesto l'esonero di responsabilità per il mancato reperimento delle materie prime: è chiaro che un'impresa non può essere responsabile se sul mercato non trova quelle materie che servono per chiudere i lavori. E poi vi ho chiesto di applicare un sistema di aggiornamento continuo dei prezzi, per far sì che questo tipo di problematica non debba ripetersi. Ecco, io mi auguro che questo ordine del giorno venga approvato, che abbia il parere positivo senza la formula “a valutare l'opportunità di”, eccetera, ma devo dire, Presidente, che ho anche una grande speranza: se anche il Governo mi dovesse dare il parere contrario, questo ordine del giorno verrà votato da tutto il MoVimento 5 Stelle, perché questa mattina io ho incontrato il mondo degli edili, che manifestavano a piazza della Repubblica, e ho sentito con le mie orecchie cinque, tra parlamentari e senatori, prendere chiaramente un impegno su questo e tanti altri argomenti, condannando senza “se” e senza “ma” quello che sta facendo il Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), senza un filo di pudore, senza avere la capacità almeno di guardare altrove, ma rimanendo in mezzo alla gente, parlando del Governo come se fosse una sorta di fulmine, come se fosse una cosa ineluttabile e non una cosa alla quale loro partecipano ormai da quattro anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Varchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/60.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io mi trovo ad illustrare un ordine del giorno visto che non ci resta molto altro da fare in quest'Aula, dove stancamente procede questa legislatura, mentre una maggioranza raccogliticcia prova ogni volta a trovare la sintesi sui vari provvedimenti. E ancora una volta arriva in Aula un provvedimento sul quale viene posta la fiducia, con qualche difficoltà, perché, ricordiamolo, lunedì, la maggioranza più ampia della storia della nostra Repubblica ha avuto addirittura difficoltà a fare una semplice votazione per interrompere la discussione e votare la pregiudiziale e tutto quel che ne conseguiva.

Questo dimostra una cosa: dimostra la totale lontananza dei parlamentari di maggioranza dalla vita del Paese. Noi proviamo - con gli ordini del giorno, unico strumento a nostra disposizione quando viene posta la fiducia - a portare argomenti concreti, proviamo a portare argomenti che sono il frutto dell'incessante attività di ascolto che noi svolgiamo sul territorio. In particolar modo, il mio ordine del giorno si rivolge ai tantissimi comuni che per ora sono oberati da mille scadenze, in perenne crisi dovuta al deficit di organico, a quelle carenze di organico che non riescono spesso a trovare una soluzione, con le incombenze previste dalla legislazione vigente, alle quali si aggiungono le importantissime incombenze legate al PNRR. Perché dico importantissime? Perché sono quelle che determinano, nei prossimi anni, la capacità dell'Italia di far fronte a questa incredibile occasione che è il PNRR e che, però, rischia di essere una ennesima occasione perduta.

Il mio ordine del giorno affronta un tema semplicissimo: è una questione che riguarda la scadenza dello scorso 30 aprile per i rendiconti consuntivi degli enti locali. Moltissimi hanno sollevato un grido di allarme, dicendo che non avrebbero fatto in tempo, come effettivamente non hanno fatto in tempo, a rispettare questa scadenza. E allora l'impegno che io chiedo al Governo con questo ordine del giorno è un piccolo impegno di buon senso, che non incide sull'andamento complesso della macchina che potremmo denominare Repubblica in tutte le sue diramazioni, dagli enti locali, al Governo; però darebbe sollievo agli uffici, darebbe sollievo ai tanti comuni, che negli ultimi anni hanno avuto un aumento esponenziale delle scadenze e degli adempimenti, con sempre minori professionalità a loro disposizione. Quindi, anche considerata la straordinarietà del biennio che noi ci stiamo lasciando alle spalle, francamente io credevo che potesse esservi una maggiore attenzione da parte del Governo nei confronti di questi comuni.

Mi auguro, quindi, che il Governo - avuto contezza del fatto che il mio non è un ordine del giorno frutto di un posizionamento di bandiera o di un posizionamento ideologico, ma è frutto veramente di una attività di ascolto che abbiamo svolto nei confronti dei tanti comuni - voglia dare seguito a questa mia proposta, facendola propria nelle formule e nei modi che il Governo stesso riterrà, atteso che si tratta di un semplice ordine del giorno, per riscontrare questa necessità da parte dei comuni di avere più tempo per la presentazione dei rendiconti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavandoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/29.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno si inserisce nell'ambito di quelle che sono le misure a favore dei clienti domestici delle utenze di gas e di energia elettrica. Infatti in questo provvedimento ci sono misure molto importanti: la riduzione delle accise per i carburanti, l'IVA dei carburanti, fino all'8 luglio, quindi si va a calmierare il prezzo dei carburanti; il credito d'imposta per le aziende e per le imprese energivore e gasivore. Anche qua un credito di imposta peraltro cedibile, quindi misure a favore delle imprese. E ancora, un aumento, per le famiglie che hanno un ISEE fino a 12 mila euro, da 8.500 a 12 mila euro, per godere del bonus sociale per l'energia e il gas. Infine, tra le misure assolutamente favorevoli, assolutamente condivisibili di questo provvedimento, c'è la proroga al 30 giugno per la rateizzazione delle bollette per i clienti domestici, per le famiglie quindi, per i privati. Nell'ambito di queste misure sono a richiamare l'attenzione del Governo per quella che è una forma di riscaldamento diffusa al Centronord e diffusa molto anche nella mia città, Parma, dove ci sono oltre 60 mila utenze attaccate al teleriscaldamento. Oltre ai bonus e a questi criteri generici, questi incentivi generici, chiedo che si valuti anche l'opportunità di passare l'imposta, l'IVA sul teleriscaldamento dal 10 al 5 per cento, come già previsto nel “decreto Energia” per i clienti che utilizzano il gas per il riscaldamento. Ci tengo perché il teleriscaldamento è riconosciuto anche a livello europeo come un modo pulito, quindi per non aggravare l'inquinamento dell'ambiente, che sappiamo essere diffuso nella Pianura padana, a Torino, a Parma, a Genova, quindi in zone molto inquinate. Se vogliamo favorire sia le famiglie che si trovano a dover sopportare un incremento che, ci tengo a dire, è del 90 per cento rispetto all'anno precedente, che al momento ha ricevuto poca eco mediatica perché sono in genere condomini di privati, ora, in questi giorni, in questo periodo in cui stanno arrivando le suddivisioni delle spese condominiali, quindi gli incrementi del teleriscaldamento entrano nelle famiglie, che si accorgono del grave aumento che devono pagare, forse credo che il Governo debba venire loro incontro, anche per un discorso di equità, di articolo 3 della Costituzione, e quindi di pari considerazione di tutti quelli che sono gli utenti che riscaldano la propria casa. Quindi anche gli utenti del teleriscaldamento dovrebbero avere il diritto, e questo chiedo al Governo che si impegni a procedere, in un prossimo provvedimento, alla riduzione, al 5 per cento, ovviamente con effetti retroattivi, dal momento che lo sconto vale già dall'ottobre 2021 per gli altri utenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Prisco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/62.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno prova a tornare ancora sul tema del superbonus 110 per cento, che pare non avere pace in questa Nazione; e poi torno anche sulla considerazione finale che ha fatto il collega Trancassini rispetto alla manifestazione di questa mattina. Fratelli d'Italia, Presidente, ha sempre chiesto regole certe e di scremare le imprese improvvisate dalle imprese reali. Non avremmo mai pensato che questa misura del Governo dei migliori si potesse tradurre in un altro aggravio burocratico. Ammesso che questo provvedimento ha ad oggetto il contenimento dei costi per gli utenti di gas ed energia elettrica e misure in favore delle grandi imprese, nell'articolo 10-bis si inserisce il tema del superbonus 110 per cento per i lavori di importo superiore a 516 mila euro, per i quali viene richiesta la possibilità di accedere al meccanismo alle imprese esecutrici che siano in possesso della qualificazione SOA, che, come sa, è necessaria per le aziende per partecipare alle gare di appalto dei lavori pubblici. Molte associazioni di categoria hanno rappresentato, invece, che questa ulteriore barriera burocratica in realtà non vada a rispondere a quelle che sono le esigenze della Nazione, cioè della immediatezza di portare a termine questi progetti.

Noi abbiamo il brutto vizio, ma lo abbiamo anche negli appalti, di immaginare che una regola che va bene in Europa possa essere applicata anche al sistema delle imprese italiane - accade negli appalti ogni giorno - non costruendo un sistema di norme basato sul tessuto economico di questa Nazione. Questo è sicuramente singolare, ma la cosa più singolare è che si modifica ancora una volta la normativa in materia di superbonus 110 per cento. Vince su tutto non la transizione ecologica, non l'attenzione alle imprese, ma l'incertezza per cittadini e imprese, e vince la giungla normativa, la burocrazia, che è potere di controllo su quello che accade nella nostra Nazione. Come saprà anche il sottosegretario, circa l'80 per cento delle micro e piccole imprese del mercato che operano nella materia della riqualificazione edilizia non possono accedere ai requisiti utili per gli appalti, non per questa materia, necessari per la certificazione SOA. L'unico effetto è un nuovo rallentamento delle procedure di conclusione dei lavori del superbonus 110 per cento, che si somma, ovviamente, all'aumento dei costi dell'energia, all'aumento dei costi delle materie prime. Normativa che si va ad applicare addirittura anche alle ditte subappaltatrici, nel tentativo, probabilmente, di bloccare completamente anche i lavori che sono già stati assegnati. Non aggiungo altro, lo ha detto benissimo il collega Trancassini, su quello che può accadere nelle zone della ricostruzione, dove si somma al problema della necessità di ricostruire velocemente anche la necessità di provvedere alla riqualificazione del patrimonio edilizio con lo strumento del superbonus 110 per cento. Per questo vi chiediamo, con grande serenità, di immaginare da qui - e concludo, Presidente - al 1° gennaio 2023, in cui dovrà entrare in vigore questo nuovo limite, un'iniziativa tarata sul sistema imprenditoriale. Sì, alle imprese che lavorano bene, ma non creiamo ulteriori vincoli burocratici che impediscano alle piccole e medie imprese di lavorare, perché, ricordiamocelo, sono oltre l'80 per cento del nostro tessuto economico nazionale. Non aggiungo altro sulla manifestazione di questa mattina, ma mi auguro ovviamente che vi sia un parere favorevole del Governo, e in ogni caso il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, stando alle dichiarazioni dei suoi esponenti fatte nelle manifestazioni di questa mattina a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Bellucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/31.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, con questo ordine del giorno volevamo porre all'attenzione del Governo la situazione dei minori ucraini senza genitori, cioè orfani.

Purtroppo quello che sta avvenendo in Italia è che, nonostante abbia ratificato la Convenzione dell'Aia del 1996 sulla protezione dei minori, in Italia non tutti i tribunali riconoscono i tutori che regolarmente vengono designati dall'Ucraina come tutori di quei minori che sono orfani. Sottosegretario, quello che stiamo vedendo è che questi minori vengono accompagnati legittimamente da adulti che attraversano territori di guerra, salvandosi dalle bombe e dalle mitragliatrici, attraversano chilometri con uno stato di paura e d'afflizione drammatico e giungono in Italia; attraversano molte regioni della nostra Italia e, a un certo punto, incontrano le autorità italiane che dicono a quei tutori che hanno salvato la vita a quei piccoli che loro non sono legittimamente i loro riferimenti, vengono messi da parte e vengono sostituiti da altri tutori italiani. Quei bambini con quegli adulti hanno relazioni, a volte, da anni, proprio perché hanno perso i loro genitori, anche prima della guerra, e lo Stato ucraino ha chiesto al Governo italiano, al Ministro della Giustizia ampie rassicurazioni sul fatto che quei bambini ucraini vengano riconosciuti dalle leggi ucraine e dalla convenzioni internazionali che ne dispongono la piena tutela, con il pieno riconoscimento delle leggi di protezione del minore.

Questo, sottosegretario, è particolarmente grave, perché il popolo ucraino, attualmente, ha bisogno non soltanto di essere aiutato da un punto di vista umanitario ed economico nel proprio territorio rispetto ad una guerra della Russia di Putin, che è vergognosa e inaudita, ma di avere la certezza che i propri piccoli possano ritornare - speriamo nel più breve tempo possibile - nella loro madre Patria e che nessuno metta a rischio la loro Nazione, la loro identità culturale, la loro provenienza.

E, allora, con questo ordine del giorno abbiamo voluto porre alla vostra attenzione ciò che sta avvenendo, perché è ingiusto, da un punto di vista affettivo, emotivo, relazionale, ma anche giuridico, perché le leggi dicono che ciò non può essere fatto. Quindi, vi chiediamo di intervenire; ci avete lasciato solo un ordine del giorno per farlo, ma almeno accoglietelo in formula piena: noi vi chiediamo di dare attuazione piena a quella Convenzione dell'Aia che l'Italia ha ratificato nel 2015, quindi, non dovete far altro che far rispettare le leggi che ci sono. Oggi, in Italia, manca un'autorità centrale che si prenda la responsabilità di dare una direttiva univoca e che informi tutti i tribunali, segnatamente i tribunali dei minori, che nessun minore ucraino può essere sottratto dai propri legittimi tutori! È una questione di legittimità, è una questione di giustizia, è una questione di protezione per quei piccoli che hanno nei loro occhi la guerra, che non hanno più lacrime da piangere. Io sono stata in Ucraina 20 giorni fa, ho parlato a Leopoli con le autorità e anche con i volontari e gli operatori; li ho visti quei bambini, si meritano che l'Italia possa prendersene cura, nel modo migliore possibile, quindi, sanando quelle ferite in tutti i modi in cui lo Stato legittimamente può fare. Grazie, sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Siamo giunti all'ultimo intervento per illustrare gli ordini del giorno. L'onorevole Albano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3609/53.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente, sottosegretario. In premessa di questo ultimo intervento, vorrei solo sottolineare quanto già ricordato in discussione generale, due giorni fa a quest'Aula, che, come ben sappiamo, era pressoché deserta, quando ci apprestavamo a esaminare questo decreto-legge, decreto slittato per mancanza del numero legale con la maggioranza più ampia della storia d'Italia, decreto su cui, come sapevamo, è stata posta la fiducia. Vorrei solo sottolineare il disagio, oltre che lo stupore di Fratelli d'Italia, per le modalità con le quali il Governo ha ritenuto di procedere: il provvedimento è stato concluso solo dopo due ore di esame in Commissione, con l'esame di pochissimi emendamenti, per dare mandato al relatore.

Veniamo al merito. Il provvedimento in esame finanzia anche la riduzione compensata dei pedaggi autostradali, per sostenere il settore dell'autotrasporto, in difficoltà a causa dei rincari dei prezzi del settore dei prodotti energetici.

Fratelli d'Italia, con questo ordine del giorno sottoscritto dal presidente Lollobrigida ritiene importante tenere accesi i riflettori su una vicenda che il nostro capogruppo ha già portato all'attenzione dell'Aula, con l'informativa del Ministro Giovannini, e che, oggi, vogliamo riaffrontare in un ordine del giorno di indirizzo al Governo, per sostenere quei cittadini che stanno sopportando disagi aggiuntivi rispetto a quelli, già così pesanti, che la nostra Nazione sta vivendo; stiamo parlando delle autostrade A24 Roma-L'Aquila-Teramo e A25 Torano-Pescara, che, di fatto, sono il principale, se non l'unico, collegamento autostradale dell'Italia centrale dall'Adriatico al Tirreno, per la percorrenza delle quali, però, i cittadini dell'Abruzzo e del Lazio - e non solo; io sono marchigiana e percorro settimanalmente quella tratta autostradale, perché appunto è l'unica di collegamento tra l'Adriatico e il Tirreno - hanno subito rincari inaccettabili. Da anni, infatti, i comuni di questi territori si ritrovano costretti a fronteggiare questi rincari e il Governo finora non è mai riuscito ad elaborare una soluzione di lungo periodo che possa sostenere i residenti.

Veniamo al merito. Le tariffe, negli ultimi 14 anni, sono aumentate del 187 per cento; la prospettiva, nei prossimi anni, è di un aumento quasi fino al 400 per cento; questo aumento è irricevibile, inaccettabile e, sinceramente, insostenibile per queste popolazioni, che usano questa via di comunicazione per un pendolarismo autostradale per motivi di studio, lavoro e salute. Quindi, il combinato disposto delle due questioni - aumento del costo dei carburanti e aumento dei pedaggi autostradali -, ovviamente, sta ampliando esponenzialmente i problemi, già seri, di aree che noi sappiamo essere terremotate, interne e complesse.

Ad oggi, sull'Autostrada dei Parchi - l'autostrada di cui stiamo parlando -, dal 1° luglio, è previsto l'aumento delle tariffe del 35 per cento. A partire dal prossimo 1° luglio, se confermato, ci sarà un ulteriore aggravio, ma non solo: per una inqualificabile decisione del Ministero delle Infrastrutture, senza alcuna base di legge, a questi rincari si aggiungeranno quelli volti a ristorare, al 100 per cento, i minori incassi subiti dai concessionari autostradali durante tutta la pandemia, mentre le aziende ricevono, al massimo, il 20 per cento dei ristori; è una questione che deve essere presa adeguatamente in considerazione.

In Italia, grazie a Fratelli d'Italia, ci sono zone dove, per particolari situazioni svantaggiate, si viaggia gratuitamente, come sulla A22 Bolzano, come, in passato, è accaduto in altre occasioni. Invece, ci sono zone in cui i rincari sono questi che vi ho descritto. Peraltro, i concessionari incassano 180 milioni di euro dai pedaggi.

I cittadini delle zone che si trovano sul percorso autostradale sono già in svantaggio. Fratelli d'Italia - e concludo - da sempre è al fianco anche dei sindaci; nei presìdi posti in essere in queste ultime settimane ha incontrato gli amministratori e, tra le varie iniziative, propone questo ordine del giorno, di cui chiediamo l'approvazione. Infatti, le criticità sono così forti che non sono sufficienti azioni tampone per arterie autostradali che interessano 113 comuni di Lazio e Abruzzo. Noi chiediamo che i residenti di quelle aree che percorrono regolarmente questo tratto per lavoro, salute e studio possano percorrerle gratuitamente.

Tra l'altro, sono cittadini che vivono, per la maggior parte, in piccoli comuni delle aree interne, ma piccoli comuni importanti per il mantenimento dell'identità culturale e della tenuta economica e sociale di quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/1 Ianaro il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato come segue: “ad adottare ogni iniziativa utile al fine di raggiungere un accordo in sede europea volto alla revisione del meccanismo (…)” e, poi, l'ordine del giorno prosegue nella formulazione attuale.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/2 Scanu il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/3 Zolezzi il parere è favorevole, a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole “a valutare la possibilità”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/4 Binelli e n. 9/3609/5 Spessotto il parere è favorevole, a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/6 Giuliodori il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/7 Colletti il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato come segue: “a promuovere, con particolare riferimento alle regioni del Sud, anche in sede di attuazione del PNRR, lo sviluppo di reti di distribuzione elettrica capaci di ospitare e integrare l'energia prodotta da impianti di energia elettrica a fonti rinnovabili ovvero adeguati sistemi di accumulo”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/8 Corda il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare la possibilità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di reperire tutte le risorse aggiuntive necessarie per gli interventi di bonifica programmati qualora le risorse attualmente stanziate risultassero insufficienti”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/10 Forciniti il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/11 Sapia, n. 9/3609/12 Rizzetto e n. 9/3609/13 Vallascas il parere è favore a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/14 Trano il parere è favorevole a condizione che, al primo impegno, siano inserite le parole “a valutare l'opportunità” e che, al secondo impegno, dopo le parole “al fine di adottare” siano inserite le parole “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/15 Cabras il parere è favorevole a condizione che, dopo le parole “iniziative volte”, siano inserite le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/16 Testamento e n. 9/3609/17 Maniero il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/18 Leda Volpi il parere è favorevole a condizione che vengano sostituite le parole “a intervenire urgentemente” con le seguenti: “a valutare l'opportunità di intervenire”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/19 Raduzzi il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole “a valutare la possibilità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/20 dell'onorevole Massimo Enrico Baroni il parere è favorevole a condizione che, dopo le parole “fino al 30 settembre 2022”, siano inserite le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

L'ordine del giorno n. 9/3609/21 Sodano è accolto come raccomandazione.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/22 Tombolato e n. 9/3609/23 Maccanti il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/24 Ruffino il parere è favorevole a condizione che dopo le parole “al fine di adottare” siano inserite le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

L'ordine del giorno n. 9/3609/25 è inammissibile.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/26 Gusmeroli, n. 9/3609/27 Covolo, n. 9/3609/28 Giaccone e n. 9/3609/29 Cavandoli il parere è favorevole a condizione che siano inserite le parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/30 Sessa sul primo impegno il parere è favorevole, a condizione che siano inserite, all'inizio, le parole “a valutare l'opportunità”, mentre vi è un invito al ritiro per quanto riguarda il secondo impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/31 Bellucci il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/32 Bitonci e n. 9/3609/33 Belotti il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/34 Bucalo il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/35 Caiata il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/36 Caretta il parere è favorevole con questa riformulazione al primo impegno: “ad adottare ogni iniziativa volta a sostenere le produzioni nazionali nel breve e medio periodo in modo da ridurre la quota di dipendenza dalle importazioni straniere”; è favorevole sul secondo e terzo impegno; è favorevole, con questa riformulazione, sul quarto impegno: “a sostenere e promuovere gli accordi di filiera come strumento di sostegno per valorizzare le produzioni nazionali e garantire un'equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione e distribuzione”; è favorevole con la seguente riformulazione, sul quinto impegno: “a valutare la necessità di predisporre un piano di potenziamento produttivo e stoccaggio per le principali commodities agricole, con particolare riferimento a riso e grano”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/37 Ciaburro il parere è favorevole sul primo impegno con questa riformulazione: “a promuovere e sostenere ogni iniziativa volta all'individuazione di nuovi mercati di sbocco per il comparto ortofrutticolo con riferimento alle attività che esportano in larga parte nelle aree interessate dal conflitto tra Russia e Ucraina”; è favorevole sul secondo e terzo impegno; è favorevole sul quarto impegno, a condizione che siano premesse le parole: “a valutare la necessità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/38 Zucconi il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire le parole “ad assumere ogni opportuna iniziativa” con le seguenti “monitorare gli effetti applicativi delle disposizioni introdotte dal presente provvedimento” e di espungere le parole “anche rispetto a interferenze straniere”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/39 Silvestrini il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/40 Rotelli, n. 9/3609/41 Cirielli e n. 9/3609/42 Osnato il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

L'ordine del giorno n. 9/3609/43 Montaruli è inammissibile.

L'ordine del giorno n. 9/3609/44 Meloni è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/45 Mantovani il parere è favorevole a condizione che siano inserite le parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/46 Lollobrigida e n. 9/3609/47 Galantino il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/48 Foti il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Gli ordini del giorno n. 9/3609/49 Donzelli e n. 9/3609/50 De Toma sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/51 Delmastro Delle Vedove il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/52 Deidda, n. 9/3609/53 Albano e n. 9/3609/54 Ferro il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/55 Frassinetti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/56 Gemmato il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/57 Lucaselli il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/58 Baratto il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/3609/59 Maschio è accolto come raccomandazione.

Sugli ordini del giorno n. 9/3609/60 Varchi e n. 9/3609/61 Vinci il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/62 Prisco il parere è favorevole a condizione che, nel primo impegno, le parole “al fine di adottare” siano sostituite con le parole “al fine di valutare di adottare” e che, nel secondo impegno, siano premesse le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/63 Fiorini il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio di tutti gli impegni, le parole: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/64 Rampelli il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio del secondo impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/65 Menga il parere è favorevole a condizione che siano inserite le parole seguenti, all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/66 Giovanni Russo il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno, a condizione che sia riformulato come segue: “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in esame al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte ad apportare i necessari correttivi alla disciplina del golden power, allo scopo di proteggere senza indebolire gli asset strategici essenziali per la competitività del sistema produttivo nazionale”.

In sostanza, c'è solo l'aggiunta di: “gli asset strategici essenziali per”, invece che solo: “per la competitività”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/67 Brescia, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/68 Martinciglio, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/69 Maraia, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/70 Alemanno, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/71 Rizzo, il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/72 Zanichelli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/73 Liuzzi, il parere è favorevole a condizione che sia riformulato come il n. 9/3609/23 Maccanti nelle premesse e negli impegni. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole, all'inizio del primo impegno: “a valutare l'opportunità”, mentre è contrario sul secondo impegno.

L'ordine del giorno n. 9/3609/75 Siragusa è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/76 Ziello, il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/77 Silvestri, il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/78 Romano, il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”, e che siano espunte le seguenti parole: “nella misura del 100 per cento”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/79 Bignami, il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole all'inizio dell'impegno: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/80 Mollicone, il parere è favorevole a condizione che siano inserite all'inizio dell'impegno le parole: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/81 Dori, il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato come segue: “a valutare, attraverso gli strumenti previsti dall'ordinamento, l'opportunità di precisare la natura delle somme in entrata indicate nell'articolo 29-bis”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/82 Baldini, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/83 Butti, il parere è favorevole a condizione che siano inserite, all'inizio dell'impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/84 Loss, il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato come segue; posso leggerlo tutto o anche semplicemente dire che al posto di: “anche promuovendo”, ci va: “consentendo”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/85 Golinelli, il parere è favorevole a condizione che siano inserite le seguenti parole all'inizio del primo e del terzo impegno: “a valutare l'opportunità”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/86 Viviani, il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato, sostituendo le parole iniziali: “a porre in essere, in un prossimo provvedimento, misure di”, con: “ad assumere iniziative urgenti volte a valutare l'adozione di misure di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/87 Torromino, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/88 Ehm, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/89 Romaniello il parere è contrario.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, abbiamo appreso adesso una notizia drammatica; a L'Aquila, all'asilo “1° maggio” c'è stato un incidente pazzesco: un'auto, per motivi non ancora accertati, ha investito 6 bambini. Uno di questi, purtroppo, poco fa è deceduto. Noi vogliamo esprimere il nostro cordoglio più forte a tutta la comunità de L'Aquila (Applausi - l'intera Assemblea si leva in piedi), alla scuola dell'infanzia e, naturalmente, alla mamma e al papà del bambino deceduto. Vogliamo anche ringraziare gli insegnanti che in queste ore stanno facendo un lavoro straordinario per provare a fare immaginare ai bambini che hanno visto cadere i loro amichetti - uno addirittura è morto - che fosse un gioco e a provare quindi a non lasciare nelle loro menti una cicatrice profonda. A tutti loro va il nostro grazie e alle famiglie il nostro più vivo cordoglio (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza si associa al cordoglio, in attesa di capire un po' meglio cosa è successo e ovviamente speriamo che la sorte dei feriti sia la migliore e che non ci siano, purtroppo, altri lutti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Naturalmente, dopo l'intervento del collega, mi unisco al cordoglio per questa tragica notizia. Avevo chiesto prima di intervenire, però, su una questione relativa all'espressione dei pareri da parte del Governo e avrei voluto utilizzare un tono molto più polemico, ma dopo questa notizia mi limito telegraficamente a far notare che forse alcuni pareri sono stati espressi con un po' di superficialità, visto che l'ordine del giorno n. 9/3609/23 Maccanti, l'ordine del giorno n. 9/3609/26 Gusmeroli e l'ordine del giorno n. 9/3609/41 Cirielli già prevedono la dicitura: “a valutare l'opportunità di”. Quindi, chiedere una riformulazione da parte del Governo con: “a valutare l'opportunità di”, mi sembra un errore abbastanza grossolano.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brescia, quando ci arriveremo, magari, vedremo di capire bene cosa è successo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Eramo. Ne ha facoltà.

LUIGI D'ERAMO (LEGA). Sui fatti de L'Aquila, Presidente, brevemente. L'Aquila è la mia città e ancora una volta è stata colpita da una tragedia grandissima, fortissima. Chiedo di stringerci al dolore delle famiglie coinvolte; è morto uno dei bambini che è stato investito da questa automobile e altri sono in ospedale. Chiedo a tutti i colleghi di stringerci al dolore delle famiglie e di un'intera città (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Possiamo passare alle votazioni.

Ordine del giorno n. 9/3609/1 Ianaro; accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/3609/2 Scanu: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3609/3 Zolezzi; onorevole, accetta la formulazione? Mi fate un segno, gentilmente… magari, i delegati d'Aula? Non vedo segnali, quindi penso che sia accettato. Ordine del giorno n. 9/3609/4 Binelli? L'Onorevole Ziello mi dice di sì. Ordine del giorno n. 9/3609/5 Spessotto? Chiede la votazione? Perfetto, allora, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/5 Spessotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/3609/6 Giuliodori; passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/6 Giuliodori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/3609/7 Colletti; onorevole accetta la riformulazione? No, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/7 Colletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/8 Corda, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo è un tema molto delicato e molto attuale. Parliamo dell'invio di armi in teatro di guerra in Ucraina, invio di armamenti letali, e sappiamo benissimo quali siano adesso le difficoltà nella maggioranza rispetto a questa decisione, a questo tipo di strategia che riteniamo assolutamente inutile, perché è una strategia guerrafondaia del Governo e delle forze di maggioranza. Tra l'altro, la guerra versa ormai in uno stato di stallo e, quindi, già i precedenti invii non hanno prodotto la fine di quella che potrebbe anche configurarsi alla fine come un'escalation e, quindi, coinvolgere anche altri Stati, tanto più che adesso ci sono delle richieste da parte della Svezia e della Finlandia di entrare addirittura nell'Alleanza atlantica e questo è uno dei problemi, insieme ad una delle motivazioni che, purtroppo, sono alla radice del conflitto stesso, cioè l'espansione a Est della NATO. Quindi, non sono critica su una richiesta che ritengo anche legittima; sono critica sul fatto che venga fatta in questo preciso momento, che è assolutamente deleterio, direi ad orologeria. Trovo questa cosa molto pericolosa. Quindi, chiediamo un impegno al Governo affinché immediatamente si ponga fine all'invio di armi pesanti letali in teatro di guerra. È inutile fare distinzioni sui cannoni, sull'obice, perché veramente sento argomentazioni che non stanno né in cielo né in terra. Qualcuno in maggioranza - i 5 Stelle - si preoccupava del fatto che adesso si potessero inviare i carri armati. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo arrivati al terzo decreto interministeriale, che è stato sottoscritto, tra l'altro, anche dal Ministro degli Affari esteri del MoVimento 5 Stelle. Quindi, mi domando dove si voglia arrivare.

Se i colleghi hanno manifestato l'intenzione di non inviare più armi, dovrebbero votare in massa favorevolmente su questo ordine del giorno, che è un semplice impegno, perché, altrimenti, se non dovessero votarlo, se dovessero astenersi, quindi, facendo sempre la solita sceneggiata, o addirittura votare contro, allora significherebbe, come al solito, che questa è tutta una sceneggiata, il solito teatrino che viene fatto, dando poi, invece, il via a tutti i provvedimenti che - attenzione! - hanno già fornito il quadro legislativo per mandare armi. Infatti - lo ricordo -, con riferimento al decreto n. 14 del 25 febbraio 2022, cioè il primo “decreto Ucraina”, tutta la maggioranza - e anche una parte dell'opposizione; noi no, ovviamente - ha votato proprio per l'invio di armi letali in Ucraina, in deroga alla legge n. 185 del 1990 per l'export di armi in Paesi in conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), in deroga al codice dell'ordinamento militare - quindi, tutti coloro che si riempiono la bocca di parole sul rispetto dei militari e dello strumento militare, se ne infischiano anche del codice dell'ordinamento militare -, e in deroga al dettato costituzionale. Quindi, gli avete già fornito il quadro normativo. C'è stato, per giunta, un atto di indirizzo, la risoluzione a prima firma del collega Crippa (incredibile ma vero!). Quindi, adesso che avete detto che siete contrari, io vi invito e vi esorto - e vi farò un applauso - a votare favorevolmente sul non inviare più armi letali nel teatro di guerra ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Premetto che ciò che dirò non impegna i colleghi e le colleghe del gruppo di Liberi e Uguali: voterò a favore su questo ordine del giorno e chiedo anche alla collega, se non ci sono obiezioni, di poterlo sottoscrivere.

Da oltre tre mesi ormai, la guerra in Ucraina, a seguito dell'invasione russa, continua a produrre una catena infinita di lutti e distruzioni. Quando questo Parlamento, ormai quasi tre mesi fa, fu chiamato, per l'unica volta, a discutere di quella guerra e delle scelte necessarie, chi allora sosteneva - e, oggi, continua a sostenere - la necessità di inviare le armi all'Ucraina utilizzava sostanzialmente questo argomento: non diceva, certo, di voler inviare le armi perché le armi piacciono, ma diceva che occorre inviare armi perché altrimenti, in poche ore, la Russia arriverà a Kiev e non esisterà più alcuno spazio per una trattativa.

Ora, sommessamente, vorrei far osservare a quest'Aula che su questo tema si continua a non discutere. Non ne discutiamo più! Invece, il Parlamento della Repubblica su tale questione dovrebbe essere chiamato a discutere, oltre che ad esprimersi, perché dopo tre mesi di guerra, nei quali l'invio delle armi è cresciuto costantemente - continuiamo a mandare armi sempre di più e sempre più potenti -, le armi sono lì, al centro della scena, e ciò che è scomparso completamente dalla scena pubblica è la trattativa, la diplomazia, la ricerca di una soluzione. Allora, almeno sulla base di questo elemento di evidenza, forse è arrivato il momento di aprire una nuova discussione. La fase è evidentemente cambiata. Non si discute più della difesa di un Paese aggredito, come è capitato all'Ucraina; si discute ormai esplicitamente della necessità di mettere in campo una strategia che produca una guerra cosiddetta di attrito, di logoramento. Si discute di altro e credo che, sulla base di questo nuovo quadro, sia arrivato il momento che il Parlamento torni a discutere e ad esprimersi per valutare se le condizioni siano ancora quelle e - io mi auguro - per scegliere un'altra strada, quella in grado di mettere anche il nostro Paese al centro di un'iniziativa diplomatica che oggi è ciò che manca in modo drammatico, credo anche e soprattutto nell'interesse del popolo ucraino aggredito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Solo per annunciare la sottoscrizione dell'ordine del giorno da parte della componente Manifesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà. Se parla senza mascherina, devono distanziarsi i suoi colleghi. Davanti, onorevole Forciniti! Prego.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Dopo praticamente tre mesi di conflitto…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Forciniti: è solo perché l'onorevole Corda deve spostarsi. Questo è il Regolamento. Oppure indossi la mascherina. Faccia come preferisce. Prego, onorevole Forciniti.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Non vorrei sputacchiare sulla collega Corda.

PRESIDENTE. Questo è un problema che non ci riguarda. Prego.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Dopo tre mesi di conflitto fra Russia e Ucraina, sarebbe opportuno, necessario e auspicabile che quest'Aula facesse un'analisi dei risultati raggiunti o non raggiunti da questa strategia delle armi con la quale si vuole raggiungere la pace. Sembra un po' un ossimoro, però si è deciso di percorrere questa strada (lo ha deciso il Governo in maniera unilaterale e i partiti politici lo hanno subito). Ora, però, dopo tre mesi, i tempi sarebbero maturi per guardarci un po' negli occhi, come Parlamento, per capire se le cose che stiamo facendo stiano effettivamente aiutando i popoli a trovare un accordo o se magari stiamo procrastinando e cronicizzando il conflitto, facendo ancora più danni rispetto a quelli che, già di per sé, Russia e Ucraina stanno facendo (in particolare, la Russia, che è il Paese aggressore e nessuno può negare questo).

Ma al di là di questa cosa, che può essere valida in una prima fase, cioè quella dell'analisi di chi ha aggredito chi, ora, però, c'è da alzare un po' lo sguardo sull'orizzonte, per cercare di capire se quello che stiamo facendo sia utile a far cessare questa guerra il più in fretta possibile o se, invece, stiamo mettendo sale sulla ferita; se, quindi, armi su armi e violenza su violenza, stiamo cronicizzando effettivamente questo conflitto, peggiorando le cose.

Ad oggi non abbiamo fermato Putin, che prosegue la sua avanzata e sta raggiungendo persino Odessa, né abbiamo facilitato le parti a raggiungere una soluzione diplomatica. Anzi, ogni volta che sembra ci siano spiragli, arriva sempre la dichiarazione del leader NATO o americano di turno, a mettere altro sale e ancora zizzania fra le parti. Non l'abbiamo indebolito, perché nonostante lui abbia utilizzato un minimo del suo potenziale bellico, comunque prosegue la sua avanzata - ed è notizia, tra l'altro, di pochi giorni fa che il battaglione Azov ha annunciato praticamente la sua resa -. Allora, cosa stiamo combinando e cosa stiamo noi ottenendo, come risultato, con questa strategia delle armi? Nulla, zero! Neanche da un punto di vista concreto, perché, di fronte agli Stati Uniti d'America, che mandano 30 miliardi di armi ogni mese, a cosa servono le armi europee? Non servono a nulla. Anche perché, a un certo punto, il problema riguarda il personale e la capacità militare delle persone, che dovranno guidare magari quei carri armati. L'impegno dell'Europa, dal punto di vista militare, è solo ideologico, perché gli Stati Uniti d'America hanno chiesto e hanno imposto che anche l'Europa si impegnasse in questa maniera, quando invece l'Europa avrebbe potuto - se davvero l'Unione europea è un'organizzazione di pace - non percorrere la strada delle armi e, invece, rimanendo neutrale, perseguire la via della diplomazia, che è quello che noi abbiamo detto dal primo giorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Questo non significa essere amici di Putin! Significa capire che, magari, mentre gli Stati Uniti hanno una vocazione guerrafondaia, che non è la nostra, come cultura e come storia, noi avremmo potuto caratterizzarci per un altro tipo di azione e di strategia. Infatti, abbiamo lasciato la Turchia a condurre i negoziati diplomatici, mentre noi mandavamo armi a una delle parti. E come fai tu ad accreditarti come negoziatore, autorevole e credibile da ambo le parti, se mandi delle armi solo a una? Ovviamente non puoi percorrere tutte e due le strade insieme. È ipocrita pensare di poter, da una parte, armare l'Ucraina e, dall'altra, fare diplomazia. Oggi, anziché continuare questo dibattito nei salotti televisivi, senza contare nulla in Aula, abbiamo la possibilità di lanciare un segnale in Aula. Infatti, è inutile che Conte prima e Salvini poi vadano in Aula a dire che sono contro le armi, ma poi, qui, firmano le deleghe in bianco al Governo per mandare armi fino al 31 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). È inutile ed è ipocrita! È ipocrita, infatti, noi abbiamo anche presentato emendamenti, perché ci sembrava abnorme dare carta bianca al Governo fino al 31 dicembre. A che serve? Se è una strategia di breve periodo, diamo due-tre mesi, poi ci rivediamo qui e, nel caso, facciamo un altro decreto. Invece, è stata data carta bianca al Governo, anche da Lega e MoVimento 5 Stelle e, ora, si fanno lacrime di coccodrillo. Ecco, abbiamo la possibilità di lanciare un segnale. Draghi svicola, se ne va a Washington senza consultarci, viene qui a fare l'informativa e non si degna neanche di raccogliere un indirizzo con un voto. Noi possiamo rivendicare il ruolo del Parlamento con una votazione, che è di indirizzo, tra l'altro, perché un ordine del giorno non è neanche vincolante. Quindi, colleghi, non avrete nemmeno il peso sulle spalle di fare una decisione definitiva. Semplicemente diamo un primo indirizzo e un primo segnale al Governo! Oggi abbiamo questa possibilità di dire al Paese, e al Governo soprattutto, che noi non vogliamo mandare più le armi in uno scenario di guerra e che vogliamo, invece, caratterizzarci per una soluzione diplomatica (Commenti del deputato Fiano). È questo che dobbiamo fare...

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, lasci concludere l'onorevole Forciniti.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Serve poco farlo in TV, perché oggi abbiamo la possibilità di farlo qui in Aula. Infatti, se poi lo facciamo in TV, ma non ora in Aula, come minimo siamo dei grandi incoerenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, come tutti i colleghi nell'Aula sanno, io votai in dissenso all'invio delle armi in Ucraina. Ovviamente le ragioni sono scontate e banali. Dispiace per i termini che sono stati utilizzati poc'anzi, ma ho sottoscritto questo emendamento…

PRESIDENTE. È un ordine del giorno.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Sì, ordine del giorno, che non è neanche vincolante. Comunque, ogni scusa è buona per non inviare armi: le armi non hanno mai fatto pace. Vorrei sottolineare il fatto che non tutta la maggioranza ha votato per l'invio delle armi: io votai contrario. Ora, se io ho votato contrario, possono tutti votare favorevoli per questo ordine del giorno, che non è vincolante. Veramente mi affido alla vostra intelligenza per capire che le armi non fanno pace, non creano pace.

Grazie mille all'esponente che ha presentato questo emendamento, la collega Corda (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Dispiace per le parole usate dai colleghi per descrivere questo ordine del giorno, ma non c'è nessuna ragione per spedire le armi a un popolo, se non per l'interesse di qualcuno. Come dissi tante e tante volte in passato, c'è qualcuno che sta facendo la nostra politica estera, che non siamo noi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/8 Corda, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Onorevole Trano, se non fa la foto, è meglio. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello. Onorevole Vianello, c'è una riformulazione, insiste per la votazione? Non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…scusi, revoco la votazione, non l'avevo vista, mi spiace! Aveva chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Si figuri, Presidente. Presidente, nonostante i nostri sforzi, penso anche corali, ammetto di essere stupito dalla posizione del presentatore di non accettare la riformulazione, visto l'impegno manifestato dal Governo a reperire tutte le risorse necessarie a garantire la piena realizzazione dei programmi di bonifica. Ricordo a quest'Aula che solo tre mesi fa, in un'audizione, i tre commissari di ex Ilva in amministrazione straordinaria hanno depositato un documento, da cui si evince che il totale dei programmi di bonifica a valere sul fondo del patrimonio destinato ammonterebbero a circa 440 milioni di euro, dei quali circa l'80 per cento sono relativi a progetti per cui non esiste al momento neanche uno stato di programmazione preliminare. Da questo punto di vista, la rassicurazione che tutti quanti abbiamo invitato il Governo a dare, a reperire le risorse necessarie - laddove dovessero nel tempo rendersi necessarie - a completare i progetti di bonifica, mi sembrava sicuramente un ottimo passo avanti. Conosco l'obiezione relativa all'aggiunta nel testo che riporta “nel rispetto della sostenibilità del quadro di finanza pubblica”. Rammento, tuttavia, che siamo dinanzi a un ordine del giorno, la cui cogenza prescrittiva è molto limitata. È, quindi, il carattere propagandistico, che mi pare di capire si vuole esaltare, dimenticando invece il merito di questa vicenda, che, con il convincimento reso dalla riformulazione del Governo, avrebbe potuto avere un parere favorevole, con l'avallo dello stesso Esecutivo e di tutto il Parlamento. Dispiace, perché ancora una volta ci si lascia andare a motivi di conquista di qualche titolo giornalistico, invece di risolvere una questione annosa, come quella determinata dalla grande piaga che ha tormentato i tarantini, dell'invasività del ciclo produttivo, determinata dagli stabilimenti di ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/10 Forciniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/11 Sapia: accetta la riformulazione? No.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/11 Sapia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/12 Rizzetto: accetta la riformulazione? Vuole intervenire? Prego, ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Sì, intervengo, Presidente. Se mi conferma che la riformulazione - chiedo scusa, non l'ho ascoltata - è: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Sì, il sottosegretario mi fa segno di sì.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio. Allora non accetto, Presidente, sottosegretario, alcuna mediazione sul fatto di ridurre il costo del lavoro per le aziende nel nostro Paese. Non possiamo accettare, sottosegretario, una rimodulazione di un'indicazione, fondamentalmente, che si dà nei confronti dell'Esecutivo rispetto a questo fatto; e qui, alla prova dei fatti, molto spesso Fratelli d'Italia vi ha richiamato con un voto in quest'Aula sulla riduzione del costo del lavoro. Ne stiamo parlando ovunque.

Prima ho cercato di spiegare una cosa all'Esecutivo e ai colleghi che hanno avuto la cortesia di ascoltare l'intervento: se, oggi, Presidente, abbiamo dei dubbi, e lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri ne ha, rispetto al fatto che debba essere inserito un tetto all'aumento dei costi dell'energia, delle bollette del gas e dell'elettricità - e Fratelli d'Italia, al riguardo, ha già provato a proporre in quest'Aula, sempre con un altro ordine del giorno, con riferimento a questa crisi energetica, aumenti contenuti sino a un massimo del 4 per cento (lo hanno fatto, sottosegretario, altri Stati europei, non capisco perché non possa farlo il nostro Paese) -, non accettiamo, tuttavia, rimodulazioni verso il basso rispetto al costo del lavoro.

Infatti, se è vero che, da una parte, le nostre aziende, non per mancanza di lavoro, ma per mancanza di risorse, per poter pagare, ad esempio, una bolletta che oramai è aumentata attorno al 30, 40, 50, sino al 70 per cento, devono temporaneamente chiudere la loro produttività, perché non ce la fanno, dall'altra parte, è del tutto evidente - prima lo ricordavo, come una sorta di vaso comunicante - che dobbiamo togliere e sgravare queste aziende rispetto a qualche cosa, e in questo caso rispetto alla riduzione del costo del lavoro, che potrebbe essere un buon viatico anche in modo strutturale per i prossimi anni.

Presidente, da questo punto di vista, viviamo in un'Europa matrigna nei nostri confronti. Ma, colleghi, vi pare normale che un lavoratore, in Italia, costi ad un'azienda il 60-70 per cento e lo stesso lavoratore, in Polonia, in Ungheria, in Spagna, costi il 25-30 per cento? Non è questo stesso un dumping all'interno della stessa Europa rispetto al mercato del lavoro? Allora, due sono le cose, Presidente: o andiamo ad incidere in Europa in modo forte, affinché si vada ad armonizzare una pressione fiscale che dovrebbe essere più o meno omogenea rispetto a tutti i mercati dell'Unione europea - perché oramai i colleghi lo sanno, non si va più a delocalizzare dall'altra parte del mondo, ma intramoenia, in seno alla stessa Europa -, oppure Fratelli d'Italia non accetta mediazioni verso il basso sulla pelle degli operai, sulla pelle dei lavoratori, sulla pelle dei datori di lavoro che, eroicamente, ogni mattina, cercano di alzare quella saracinesca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, Presidente, non accettiamo mediazioni che vadano a valutare nessuna opportunità nei confronti ed al fianco di coloro che strutturalmente creano posti di lavoro nel nostro Paese, che sono le nostre imprese.

Prima, il presidente Lollobrigida, nell'illustrazione del suo ordine del giorno, ha parlato, ad esempio, di misure che possono essere evidenziate quali meramente assistenziali. Noi crediamo che i posti di lavoro li creino gli imprenditori. E siccome i posti di lavoro oggi non possono crearli gli imprenditori, perché non ce la fanno nemmeno a pagare le bollette rispetto ad un aumento enorme delle stesse, chiediamo che venga fatto scendere fondamentalmente quell'asset del costo del lavoro che potrebbe dare beneficio, sotto questo punto di vista, a molti tra i nostri piccoli e medi imprenditori che, lo rinnovo, ogni mattina eroicamente si alzano per andare a creare posti di lavoro nella nostra bellissima, ma disgraziata Italia. Quindi, mettiamo pure in votazione questo ordine del giorno e spero che, alla prova dei fatti, quantomeno chi afferma quello che c'è scritto in questo ordine del giorno ci premi con un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/12 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/13 Vallascas: non si accetta la riformulazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/13 Vallascas, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/14 Trano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, cortesemente, se il Governo mi può rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Volentieri. Sottosegretario, l'onorevole Trano chiede se può rileggere di nuovo la riformulazione.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Certo. Il parere è favorevole, a condizione che siano inserite, al primo impegno, le parole: “a valutare l'opportunità”; il parere è favorevole al secondo impegno se, dopo le parole: “al fine di adottare”, vengono inserite le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Cosa intende fare, onorevole Trano? Accetta o vuole votare? Vuole parlare. Prego, onorevole Trano.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Sì, intendo parlare, Presidente. Sicuramente i rilievi che ha mosso il Governo vanno a svuotare anche un semplice atto di indirizzo come questo ordine del giorno che ho presentato. E' nota a tutti la crisi di liquidità da cui, purtroppo, questo Paese è investito; c'era prima della crisi pandemica, dopo questo fenomeno si è acuito ancor di più. Poi è subentrata anche la guerra in Ucraina e questo ha comportato degli effetti dirompenti sul nostro sistema economico. Ora, in realtà, ci troviamo di fronte ad un'inflazione davvero alta, veramente esorbitante rispetto ai livelli a cui eravamo abituati in precedenza. Tra l'altro, vorrei fare una segnalazione: se nel prossimo trimestre avremo una variazione negativa del PIL, entreremo in recessione tecnica; molto probabilmente, purtroppo dico, entreremo in recessione tecnica. Siccome, lo ripeto da sempre, abbiamo un tessuto imprenditoriale di micro e piccole imprese che costituiscono il fondamento, l'intelaiatura del nostro sistema economico, se non siamo nemmeno in grado di fronteggiare questo aumento del caro energia, quindi di dilazionare i 24 mesi della rateizzazione in 48 mesi, siamo messi davvero male.

Capisco l'avversione di Mario Draghi nei confronti delle piccole imprese; da neoliberista affermato, capiamo perfettamente che non può vedere queste piccolissime imprese, a volte anche di carattere familiare, che cercano di creare economie, le quali servono per tirare su le famiglie, però siamo arrivati veramente al delirio. Questa mattina eravamo ad una manifestazione di imprenditori edili alle prese con l'annoso problema del superbonus 110 per cento, ormai diventato un super problema.

Ad esempio, con l'introduzione delle SOA che questo decreto ha stabilito per alcune imprese, si va di fatto a limitare l'ingresso in questo mercato dalle precedenti 500 mila imprese a, oggi, 23 mila imprese che hanno questo certificato SOA, che in realtà sono 17 mila. Poi, tra l'altro, non vuol dire nulla, perché la SOA non è una certificazione di qualità dei lavori e, tra l'altro, si possono anche prestare. Ora mi chiedo: se noi su un semplice ordine del giorno non riusciamo a raddoppiare i mesi di rateizzazione delle bollette, ma dove vogliamo andare? È di fatto certo che noi purtroppo avremo grossi problemi da un punto di vista della tenuta delle nostre imprese, molte falliranno; e purtroppo, come nel caso di queste imprese edili che hanno investito nell'acquisto dei materiali, che sono diventati cari, che si sono esposte con le banche per avere delle risorse per l'acquisto delle materie prime, ma anche per pagare gli operai, gli impiegati; di fronte a tutto questo si stanno lasciando morire imprese che hanno milioni di euro di crediti nei cassetti fiscali che nessuno vuole da ormai 7-8 mesi. E poi cosa vediamo? Che in piazza vengono esponenti di maggioranza a dire che loro stanno mettendo delle norme, faranno dei correttivi. Dovete dare una certezza a questi imprenditori che ci hanno creduto e hanno investito su una norma del genere; e oggi, pur di mantenere le poltrone di ministri, sottosegretari, di non perdere le nomine delle partecipate di Stato, state mandando al macero migliaia e migliaia di imprese italiane! Questo è il quadro di oggi. Noi non riusciamo neanche a raddoppiare a 48 mesi la rateizzazione delle bollette, figuriamoci se riusciamo a salvare delle imprese italiane per cui noi avevamo fatto una norma ottima, che aveva un moltiplicatore in economia keynesiana altissimo, e oggi, a distanza di 7-8 mesi, stanno morendo le aziende italiane con crediti. Tra l'altro, eravamo tutti d'accordo su questa norma. Credo che sia veramente scandaloso, vergognoso, impietoso, ed è giusto che questo Governo vada a casa di corsa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/14 Trano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/15 Cabras, su cui c'è una riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). C'è un convitato di pietra nelle misure che si adottano per le varie emergenze che si succedono in Italia: i crediti d'imposta. Una misura che sfrutta una delle possibilità dello Stato, di uno Stato sovrano, di uno Stato che sta dentro tutta una serie di vincoli internazionali, ma che vuole avere un suo margine fiscale per governare la politica economica.

I crediti d'imposta sono qualcosa di monetizzabile, qualcosa che dovrebbe rendere facile per un'azienda avere una maggiore liquidità, e quindi poter agire senza essere schiacciata dagli alti e bassi della finanza. Dovrebbe essere così, però abbiamo un pezzo dello Stato profondo italiano che ha la sua radice in certe tecnostrutture economiche, nella Ragioneria generale dello Stato e in quel complesso di figure, che hanno la stessa mentalità del nostro Presidente del Consiglio, che non vogliono la facilità della circolazione dei crediti.

Vogliono mettere delle zeppe, degli ostacoli, vogliono che un imprenditore agricolo, che potrebbe usufruire comodamente di un credito d'imposta, debba agire magari con le mani legate dietro la schiena, magari un giorno sarà pagato qualcuno per sparargli a un piede per non potersi muovere.

Perché aggiungere questi ostacoli continui alla circolazione dei crediti? Sarebbero uno strumento di facilitazione, lo erano anche; prima, il collega Trano ha fatto l'esempio del superbonus nel campo dell'edilizia, anch'io ero a quella stessa manifestazione stamattina e ho assistito alla disperazione di persone che sono state tradite dallo Stato, tradite dal Governo perché potevano fidarsi e hanno visto cambiare le regole in corso d'opera. Perché tutte queste difficoltà? Anche questo piccolo ordine del giorno parla di un caso limitato, ossia gli imprenditori del settore primario, agricoltura, pesca, che stanno fronteggiando un caro carburante che ha radici e ragioni internazionali molto preoccupanti, perché tutto il settore è minacciato, perché stanno aumentando le spese di tutti gli imprenditori di questo settore; ad esempio, il costo dei mangimi o il costo dei fertilizzanti è diventato proibitivo e così anche quello del carburante. Una misura di facilitazione, un credito d'imposta del 20 per cento, che sarebbe opportuno aumentare per rendere più agevole la sopravvivenza di fronte ai marosi della finanza internazionale. Niente. Il Governo ha scelto un credito difficile da cedere, che non si capisce per quali ragioni scientifiche o ragionieristiche dopo un po' non è più credibile, o entra in un circuito in cui la banca ha di fatto l'ordine di non rendere monetizzabile quel credito. Perché aumentare queste difficoltà, sempre di più? Noi non accettiamo una riformulazione che, alla fine, non dà alcuno stimolo, alcun impegno nei confronti del Governo, che si trincera dietro ragioni di compatibilità dei conti dello Stato, ma lo sappiamo benissimo che, invece, i crediti d'imposta danno una grande spinta, sono cose che si ripagano, perché fanno funzionare un po' l'economia. Non ci sono ragioni di quel tipo; c'è la ragione di voler rendere impossibile l'utilizzo di qualsiasi embrione di moneta fiscale in Italia, o di qualsiasi forma di manovra fiscale da parte dello Stato; è la mentalità neoliberista di chi vuole inceppare l'economia, renderla sempre più legata al vincolo esterno e, insomma, schiava di una congiuntura internazionale che porterà al deperimento delle piccole e medie imprese, che è esattamente il deperimento delle qualità migliori dell'economia italiana. Pensateci prima di votare contro una misura di puro buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buffagni. Ne ha facoltà.

STEFANO BUFFAGNI (M5S). Volevo chiedere alla sottosegretaria Guerra la riformulazione che è stata proposta.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario. Se può leggerla.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, allora favorevole a condizione che dopo le parole “iniziative volte” siano inserite le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Quindi, era solo una condizione di copertura rispetto alle proposte formulate.

PRESIDENTE. Vuole fare una dichiarazione di voto? Prego, onorevole Buffagni.

STEFANO BUFFAGNI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dire che condivido la riformulazione e spiace che non venga accettata. Tuttavia, credo che il Governo debba ascoltare, al di là del fatto che capisco che, dopo un po', il becero ostruzionismo non aiuta, ma i problemi che sono stati posti sono temi di un'importanza vitale per il nostro sistema economico, per le nostre imprese, perché altrimenti noi rischiamo di vedere imprenditori che potrebbero decidere di fare scelte diciamo estreme e noi abbiamo una responsabilità nei confronti di queste persone. Quindi al di là del merito, che condivido, e ringrazio il Governo di avermi riletto la riformulazione, credo che ci sia un grosso problema che si sta sottovalutando e che noi abbiamo la responsabilità di prendere velocemente in considerazione, perché mentre si litiga di cose che sono comunicative, c'è un Paese che soffre e ci sono imprese che, secondo me, meritano supporto vero e non annunci (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/15 Cabras, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/16 dell'onorevole Testamento; accetta la riformulazione? Mi fate un segno? No. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/16 Testamento, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/17 dell'onorevole Maniero; accetta la riformulazione? Mi fate un segno? No. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/17 Maniero, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/18 Leda Volpi: accetta la riformulazione? Mi fate un segno? No. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/18 Leda Volpi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/19 dell'onorevole Raduzzi: accetta la riformulazione, onorevole Raduzzi? No. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/19 Raduzzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/20 dell'onorevole Massimo Enrico Baroni: accetta la riformulazione, onorevole Baroni? No. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/20 Massimo Enrico Baroni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

L'ordine del giorno n. 9/3609/21 dell'onorevole Sodano è stato accolto come raccomandazione. Vuole intervenire? Prego, onorevole Sodano, a lei la parola.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Per chiedere al sottosegretario se posso riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. No, è accolto come raccomandazione, non è una riformulazione; è accolto nella sua totalità, però…

MICHELE SODANO (MISTO). Apprezzo lo sforzo del Governo, che sta capendo, forse, l'inadeguatezza di costruire un rigassificatore nella Valle dei Templi di Agrigento, però, comunque, siccome è un atto di indirizzo, chiedo di mettere questo ordine del giorno ai voti.

PRESIDENTE. Quindi, lei accetta l'accoglimento come raccomandazione, ma vuole che sia votato dall'Aula. Allora, la situazione è questa: lei può accettare la trasformazione in raccomandazione; se non accetta la trasformazione in raccomandazione, va votato con parere contrario del Governo. Prego, fate parlare l'onorevole Sodano.

MICHELE SODANO (MISTO). Presidente, pur essendo un tentativo molto timido, ma il primo sforzo del Governo su questo tema così sensibile, accetto. Volevo capire l'indirizzo politico di questo Parlamento rispetto a questo tema e, quindi, chiederne la votazione. Se non è possibile, lo accettiamo così, ma, ovviamente, questo tema che verrà seguito nei prossimi mesi, anche con i prossimi provvedimenti.

PRESIDENTE. Si può votare l'ordine del giorno. La raccomandazione è una possibilità che viene offerta; lei o l'accetta come raccomandazione o lo poniamo in votazione; quello che lei desidera, onorevole Sodano. L'accetta? Perfetto. Prendo atto che l'onorevole Villarosa vuole sottoscriverlo; se qualcun altro deve sottoscriverlo, può venire, tranquillamente, al banco della Presidenza e sarà fatto.

Passiamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/3609/22 Tombolato: accetta la riformulazione? Prego, onorevole Ziello.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Intervengo per comunicare che accettiamo tutte le riformulazioni proposte dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ziello, quindi, la riformulazione è accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/23 Maccanti, c'è una precisazione che il sottosegretario Guerra vuole rendere all'Aula. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Volevo ringraziare l'onorevole Brescia per i rilievi che ha fatto relativamente agli ordini del giorno n. 9/3609/23 Maccanti, n. 9/3609/26 Gusmeroli e n. 9/3609/41 Cirielli e cambiare, conseguentemente, i pareri favorevoli con riformulazione in pareri favorevoli.

Per non interrompere ulteriormente, chiarisco anche che, per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, il parere sul terzo impegno, che non avevo esplicitato, è favorevole, ferma restando la bocciatura del secondo impegno e la riformulazione del primo.

PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno n. 9/3609/23 Maccanti è accolto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/24 Ruffino: si accetta la riformulazione? Mi fate un segno? Penso di sì. I successivi ordini del giorno sono della Lega.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/30 Sessa, i cui presentatori accettano la riformulazione.

Passiamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/3609/31 Bellucci, sul quale il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, le chiedo di accantonare questo ordine del giorno e di riflettere bene sul parere contrario che lei ha dato. Con questo ordine del giorno chiedevamo semplicemente la piena applicazione di quanto stabilito nella Convenzione dell'Aia che l'Italia ha ratificato nel 2015. Quella convenzione stabilisce che lo Stato che accoglie in maniera temporanea un minore deve riconoscere la legge di protezione dei minori in vigore nello Stato di provenienza di quel minore.

Davvero, le chiedo di pensarci, perché forse tra i tanti ordini del giorno è sfuggito qualcosa. La contrarietà su questo ordine del giorno è estremamente grave, sia perché non si rispetta una Convenzione che è stata ratificata dall'Italia e che, all'articolo 5, parla molto chiaro, sia perché voi state per votare contro il riconoscimento di quei tutori ucraini che, legittimamente, sono stati riconosciuti come tutori di minori orfani e che portano quei minori in Italia. Dallo Stato italiano, quindi, secondo voi, non dovrebbero essere riconosciuti come tutori legali, ma quei minori dovrebbero essere sottratti, invece, ai tutori legali ucraini per essere affidati a tutori italiani? La materia, certo, è da leggere, poi da comprendere e da attuare, ma è molto chiara. La Convenzione esiste dal 1996. Può succedere ed è assolutamente possibile che nel mare magnum di ordini del giorno ci sia una disattenzione. Quindi, vi chiedo di accantonarlo, di leggerlo meglio. Mi rendo disponibile anche a leggerlo insieme a voi. Tuttavia, dare un parere contrario non ha davvero senso, né in punto di norma di legge, né rispetto al superiore interesse del minore, che è quello di stare con la figura di riferimento che se ne è presa cura prima di arrivare in Italia.

Sottosegretario, ponga più attenzione, prendendosi qualche minuto in più. Credo che possa essere un bene per quest'Aula, per il Governo, per la maggioranza e per tutti ma, prima di tutto, per questi minori ucraini, che non possono vedersi sottrarre quella figura che non solo se ne è presa cura in Ucraina, ma è stata in grado di portarli in salvo e di farli arrivare in territorio italiano. Se volete, mi metto a disposizione, vi dico tutti gli articoli della Convenzione dell'Aia, perché, oltre all'articolo 5, ce ne sono altri, come l'articolo 43, che spiegano bene che siamo anche obbligati. Sia l'Italia sia l'Ucraina, infatti, hanno ratificato la Convenzione dell'Aia che prevede, all'articolo 43, l'impegno per gli Stati contraenti a recepire reciprocamente le rispettive leggi e normative di protezione del minore.

L'articolo 245 del codice della famiglia ucraino dice che il responsabile della casa famiglia è pienamente il tutore del minore che sta nella casa famiglia. Non voglio continuare a citare articoli di legge, oltre a quello che ho citato. Le chiedo, sottosegretario, soltanto di poterlo accantonare, di avere qualche minuto in più e poi di prendere una decisione per scienza, coscienza e in punto di legittimità e anche nel superiore interesse del minore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Vista la delicatezza dell'argomento, mi permetto di dare alcuni chiarimenti e di mettermi a disposizione per ulteriori.

In sintesi, il parere molto articolato che è stato reso su questo ordine del giorno, che è stato esaminato con molta cura, dice che quando il minore si presenta alla frontiera, accompagnato da un adulto diverso dal genitore, spetta al tribunale per i minori stabilire, in base anche alla documentazione di cui l'accompagnatore dispone, se si tratta di un adulto che, in base alla legge italiana e in base al diritto internazionale privato, può essere riconosciuto come adulto legalmente responsabile. Poi viene citata l'ordinanza della Corte di cassazione n. 9.199 del 2019, che ha chiarito i presupposti per questo riconoscimento. Vorrei anche sottolineare - lo ripeto, fornendole poi tutti i dati - che l'eventuale impossibilità nel singolo caso di riconoscere automaticamente il tutore nominato da un altro Stato, in ragione della carenza probatoria in ordine all'effettivo conferimento dei poteri di rappresentanza e di assistenza legale, anche con riferimento allo Stato di provenienza, e la conseguente nomina di un tutore italiano, non implica l'interruzione dei rapporti tra detto minore il suo accompagnatore, se ciò risulta essere nell'interesse del minore stesso. I presupposti che sono individuati dalla ricordata ordinanza della Corte di cassazione per procedere al riconoscimento rispettano la Convenzione dell'Aja e non sono con essa incompatibili. La previsione di una verifica caso per caso nel superiore interesse del minore, sulla base dei presupposti indicati, garantisce che al minore stesso sia assicurata la necessaria tutela. Ci tenevo a intervenire per sottolineare che le finalità dell'intervento sono condivise; non è condivisa la valutazione.

PRESIDENTE. Quindi, sottosegretario Guerra, credo che lei non accetti la richiesta di accantonamento dell'ordine del giorno.

Onorevole Bellucci, le rimangono solo 40 secondi, se vuole fare un telegramma.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Proprio un telegramma: il parere è sbagliato nei termini, è assolutamente sbagliato nei termini. Nell'impegno noi chiediamo di assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta a chiarire che un minore accompagnato da un tutore legittimamente riconosciuto dall'autorità ucraina non debba essere considerato minore straniero non accompagnato, ai sensi della Convenzione dell'Aja. Chi ha scritto quel parere ha detto cose che non sono legittime in punto di norma e questo è grave! Vi assumete la responsabilità di dire che l'Italia è contraria al riconoscimento di un tutore legittimamente riconosciuto dallo Stato ucraino e, oltretutto, questo è previsto dalla Convenzione dell'Aja e noi dobbiamo aderire a tutto ciò. Poi certo che il tribunale farà le verifiche ma - santa pace! - è gravissimo e anche nel contenuto il parere che lei ha letto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto vorrei sottoscrivere, sebbene ci sia parere contrario, l'ordine del giorno n. 9/3609/31 della collega Bellucci. Vorrei anche esprimere una certa difficoltà ad accettare questa questo parere contrario perché è vero quanto la collega Bellucci dichiarava proprio adesso, nel rispondere al parere che è stato dato. I problemi in Italia nascono anche perché non c'è un'autorità centrale che si occupi della citata Convenzione. La Convenzione dell'Aja, in questo caso, chiede che il minore debba avere i diritti che gli vengono riconosciuti dallo Stato in cui risiede. In questo caso, noi abbiamo minori che sono accolti come profughi in Italia e che, in qualche modo, vengono riconosciuti come minori non accompagnati, con tutte le conseguenze del caso. Questo significa accoglienza in case famiglia; significa comunque il riconoscimento di non essere accompagnati anche per minori - per chiarire - che sono accompagnati da tutori legittimamente riconosciuti nel Paese d'origine. Ecco, tutto questo ci sembra veramente complesso da gestire in un momento come questo. I posti nelle case famiglia in Italia sono sicuramente limitati e vi è la necessità che il minore accompagnato da un tutore non veda spezzato, non veda reciso, questo legame; è una necessità impellente e importante anche se lei sottosegretaria Guerra ci ha riferito che dipenderà, poi, dalla valutazione caso per caso il dover rescindere o meno questo legame. Ecco, questo riteniamo che non possa essere così eterogeneo nell'ambito di tutta la nostra Nazione e debba essere, invece, affidato a un'autorità centrale che possa assumere il ruolo e dirimere la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie Presidente. Sottosegretario, lei deve capire questa nostra insistenza, perché ha un fondamento di logica; ma non è soltanto una questione di logica, è una questione che penso vada approfondita secondo coscienza. Lei ci ha dato delle indicazioni e una risposta che - lo devo dire sinceramente - mi è sembrata molto tecnica e burocratica, forse non può essere diversamente, però, proprio perché, nel secondo intervento, la collega Bellucci che ha proposto l'ordine del giorno n. 9/3609/31 - che invito tutti i colleghi a leggere nella parte dell'impegno e che io intendo sottoscrivere - ha avuto esclusivamente solo 40 secondi, io Presidente ne approfitterei per rileggerlo un attimino con calma, per far capire qual è questo impegno che chiede la collega Bellucci: “impegna il Governo ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta a chiarire che un minore accompagnato da un tutore legittimamente riconosciuto dall'autorità Ucraina non debba essere considerato minore straniero non accompagnato, così da garantire la protezione e l'interesse superiore del minore in fuga dalla guerra, in attuazione di quanto previsto dalla Convenzione dell'Aja - che ha citato l'onorevole Bellucci - del 1996”. Tanto per fare un esempio proprio pratico, immaginiamoci una casa famiglia con dei minori in Ucraina, in una delle tante cittadine interessate e stravolte dalla guerra; questa casa famiglia con tutti i bambini fugge dalla guerra; arrivano nel nostro confine e chiedono di essere aiutati. Naturalmente, i minori vengono con i tutori che avevano in Ucraina, esattamente come avviene nelle nostre case famiglia; come mai questa cosa non può essere permessa e valutata positivamente anche dal nostro Governo, visto che dal punto di vista internazionale è valutata dalla Convenzione dell'Aja dal 1996 come un aspetto fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Sottosegretario, non termini la sua analisi rispetto a quello che gli uffici - in maniera fredda, mi permetto di dire, Presidente - hanno risposto rispetto a questo ordine del giorno, perché è un ordine del giorno che viene da una necessità che io ritengo debba muovere la coscienza, il cuore e l'etica di chi sta al Governo, in questo momento, di questo Paese ed è lei che lo rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Mi riallaccio a quello che hanno detto i colleghi Bellucci e Rotelli per rivolgere un appello, una sensibilizzazione al sottosegretario Guerra, in ordine all'evidente vulnus che si verrebbe a determinare nel momento in cui, come anche la collega Albano correttamente ricordava, laddove si dovesse dare corso al provvedimento - non saprei neanche come definirlo, di cui ci ha dato lettura la sottosegretaria Guerra -, in realtà, gli unici che ne verrebbero in una qualche maniera colpiti, evidentemente in negativo, sarebbero i minori stessi.

Credo che, se, su questi temi, la politica non si riappropria di spazi, oltretutto inerenti a un ordine del giorno e non a un provvedimento che incide sul tessuto legislativo e, quindi, con un valore immediatamente precettivo della norma, si realizzerà inevitabilmente, non solo, un dilagante - ma questo ormai credo che sia, ahimè, soprattutto con questo Governo, un dato acquisito - fare da parte gli uffici, ma ancor più si realizzerà una lesione di diritti soggettivi di cui sono titolari i minori che, laddove, dovesse essere realizzata la configurazione di minori non accompagnati, si vedrebbero posti in un percorso che, purtroppo, ha riscontrato situazioni di grande criticità. Allora, dobbiamo anche comprendere che i minori di cui si parla non sono i minori non accompagnati a cui spesso le nostre strutture devono far fronte, cioè minori che lambiscono la maggiore età, ma minori di pochi anni privati di quel riferimento sociale e - se così vogliamo dire - familiare, maturato sulla base di un rapporto instauratosi sul territorio ucraino, territorio da cui loro vanno via non per scelta, ma per necessità. Credo che l'esperienza che la collega Bellucci ha raccontato nel suo primo intervento e che ha maturato direttamente sul campo dovrebbe indurre il Governo ad accogliere un ordine del giorno che, non avendo valore immediatamente precettivo, consente anche una valutazione elastica.

Il parere tecnico - mi perdonerà la sottosegretaria Guerra - che è stato letto e che rimanda a una valutazione caso per caso è esattamente la negazione stessa di quei principi di astrattezza e generalità che, invece, dovrebbero caratterizzare una legge, che, proprio perché dovrebbe valere sostanzialmente per tutti, potrà, al contrario, trovare un'eccezione, ma, come affermazione di carattere generale, a nostro modo di vedere, dovrebbe essere garantito, invece, l'accesso al minore con chi lo accompagna. È appena il caso di rilevare, come dicevano giustamente i colleghi Rotelli, Bellucci e Albano, che ciò non è decontestualizzato da una rete di rango normativo sovranazionale, quale appunto la Convenzione dell'Aia del 1996 e anche dal riconoscimento della legittimità dell'accompagnamento che si radica nel rapporto instauratosi nello Stato ucraino. Questo a garanzia del minore, laddove trova protezione nella legittimità dell'accompagnamento come instauratosi sulla base del diritto ucraino, laddove era inserito all'interno dell'ambito di operatività della Convenzione dell'Aia del 1996 e della relativa legge di ratifica, quindi, anche il nostro ordinamento; a quel punto, non riusciamo davvero a comprendere la ragione per la quale gli uffici, troppo spesso ciechi, non riescano a comprendere l'importanza di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei ricapitolare un attimo alla sinistra, che ci vuole sempre dare lezioni di bontà e spiegare come bisogna restare umani, di cosa si sta parlando; si sta parlando di bambini che scappano dalle bombe, che sono in difficoltà, che non hanno una condizione familiare agevole, spesso sono senza genitori, vengono via dalla guerra, da scene atroci, arrivano in Italia, aggrappandosi a una persona che li ha accompagnati, che è il loro tutore e lo Stato italiano li vuole strappare da quel tutore che li ha accompagnati mentre attraversavano le bombe e la guerra per darli a una casa famiglia.

Allora, la domanda è: caro Governo italiano, che ci vuole sempre dare lezioni di bontà, vi interessa tutelare il minore o gli interessi delle case famiglia in Italia? Perché il tema è banalmente questo: se il vostro interesse è tutelare i bambini ucraini che scappano dalla guerra, si cercherà di lasciare il bambino ucraino che scappa dalla guerra con chi ha affrontato quelle tragedie, con chi si è affiancato, con chi l'ha accompagnato tutti i giorni, chi l'ha consolato la sera, non gli si crea un altro trauma a quel bambino strappandolo al suo tutore e consegnandolo a una casa famiglia che non sa nemmeno di che cosa si parli e con quel bambino non ha mai avuto un rapporto! Non c'è niente di umano in tutto questo! Non ha alcun significato! E non lo dicono solo i conservatori brutti, sporchi e cattivi, lo dice anche il Garante per l'infanzia e l'adolescenza da voi nominato, Carla Garlatti! Allora, diteci se avete un minimo…

PRESIDENTE. Per piacere! Se lasciate il Governo, perché, altrimenti, giustamente, l'onorevole Donzelli non riesce a interloquire. Prego.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). …di coerenza con tutte le parole di bontà…

PRESIDENTE. Vale per tutti, onorevole!

GIOVANNI DONZELLI (FDI). …e con tutte le parole di buonismo con cui vi ammantate continuamente, quando si parla di queste cose. Se volete provare a fingere di avere un briciolo di coerenza, cambiate questa motivazione, altrimenti non avete più alcun diritto di dare lezioni di morale a nessuno e di parlare di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Guerra. Ne ha facoltà.

Se magari stiamo ad ascoltare il sottosegretario Guerra; parlo ai colleghi qui sulla destra, all'onorevole Fiano…

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Allora, vorrei tornare a chiarire la preoccupazione del Governo. La preoccupazione del Governo è rispetto a un riconoscimento automatico di un tutore, pur in presenza di una documentazione conferita da un altro Paese, ma della quale va verificata la legittimità. Questa verifica, caso per caso e ad opera del tribunale, è una verifica a tutela dell'interesse del minore, mentre, come ho detto prima, sottolineo che questo non significa l'allontanamento dell'accompagnatore fintanto che questa verifica non sia stata effettuata.

Però, vista la sensibilità sul tema, sensibilità che condivido, tanto che ho chiesto esplicitamente che mi venisse data per intero la descrizione dell'argomento, proprio per poter verificare e confermare a voi, come sto facendo, che il tema è stato accuratamente considerato, chiedo al Presidente un accantonamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e poi, al termine della valutazione degli altri ordini del giorno, una minima sospensione…

PRESIDENTE. D'accordo, sottosegretario.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. …per proporre alla presentatrice di questo ordine del giorno una riformulazione che espliciti quello che avevo cercato, in maniera forse impropria, di spiegare.

Avevo concluso anche l'intervento precedente, dicendo che non c'è una diversa sensibilità rispetto al tema; c'è una diversa lettura di quello che qui è scritto in maniera così - come posso dire - drastica, cioè di fatto l'automatica considerazione della legittimità di una documentazione.

PRESIDENTE. D'accordo. Quindi, sostanzialmente abbiamo accantonato l'ordine del giorno n. 9/3609/31 Bellucci. Quindi, per tutti coloro che avevano chiesto di parlare, s'intende che abbiano ritirato la loro richiesta di intervento.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/32 Bitonci: l'onorevole Ziello ha preannunciato che accettava.

Lo stesso vale per l'ordine del giorno n. 9/3609/33 Belotti.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/34 Bucalo, su cui c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà. Deve tenere la mascherina, perché sono tutti vicino a lei. Prego.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Ringrazio i colleghi che mi lasciano parlare libera.

Questo ordine del giorno riguarda l'affollamento nelle aule, sottosegretario. Quindi, mi sembra veramente assurdo che non ci sia stato un parere favorevole. Durante tutta la pandemia, abbiamo sollevato il problema delle cosiddette classi pollaio, della mancanza di distanziamento tra gli studenti e, adesso, proponiamo un ordine del giorno che va in questa direzione e addirittura c'è il parere contrario. Non so come, anche al di là della pandemia stessa, si possano congetturare aule con 27 studenti. Un dato su tutti: oltre 400 mila alunni studiano in 17 mila classi con più di 25 alunni.

Le deroghe del Governo sono molto leggere, che assolutamente non risolvono la situazione. La situazione è molto grave, visto quello che è stato un po' il viatico della preoccupazione durante la pandemia, cioè di prepararsi, di farsi trovare comunque pronti, di costruire nuovi spazi. Si parla di nuova didattica, di banchi avveniristici e poi non abbiamo neanche il giusto numero di alunni per classe.

So che chi si occupa di scuola in quest'Aula è d'accordo con questo ordine del giorno, perché è un dibattito che va avanti da molto tempo.

Quindi, mi auguro che questo ordine del giorno venga accolto dal Governo, che pure ha dato parere contrario, oppure venga votato dall'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, per aggiungere alcune considerazioni, perché la questione delle classi pollaio - e ciò riguarda la qualità dell'insegnamento e la salute dei nostri figli - è esplosa con evidenza durante la pandemia. Credo che questo ordine del giorno sia di assoluto buonsenso, ma Fratelli d'Italia ha provato per tutta la durata della pandemia a fornire soluzioni efficaci al Governo per consentire la qualità dell'insegnamento ai nostri alunni, in particolar modo con la proposta, la più notiziabile, della ventilazione meccanica controllata, sulla quale ancora si tarda. Si tarda dal punto di vista dello stanziamento di risorse per poterla attuare in tutta Italia.

La regione Marche, con il presidente Acquaroli, lo ha fatto autonomamente in alcune classi. Si tarda, poi, nel trovare soluzioni per quanto riguarda il distanziamento e l'aumento degli spazi in modo da avere classi umane, il che significa salute e qualità dell'insegnamento.

Tutte cose di buonsenso sulle quali un ordine del giorno, che non credo muova le montagne del bilancio dello Stato, dovrebbe se non altro trovare la rispondenza favorevole da parte del Governo, almeno nelle intenzioni, visto che, nei fatti, non abbiamo ancora visto niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/34 Bucalo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/3609/35 Caiata: c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Caiata? Sì.

Onorevole Caretta, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3609/36? No.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, se c'è una cosa che abbiamo imparato da questa crisi è che la speculazione di mercato mostra il suo lato più disgustoso proprio nelle crisi più gravi e che in un mondo così interconnesso basta il battito d'ali di una farfalla in Asia per turbare in modo permanente le nostre vite. Il cibo, con prezzi che salgono e consumi che si contraggono, è la dimostrazione più lampante di quale sia l'impatto sul nostro quotidiano.

Come Italia stiamo fallendo nel garantire un'alimentazione di qualità accessibile a tutti i cittadini quando proprio noi, la patria del buon cibo e della buona alimentazione, dovremmo essere un esempio per il mondo. Trovo ridicolo che, dopo cinquanta questioni di fiducia, la maggioranza sia atterrita anche dagli ordini del giorno, impegni che, peraltro, troviamo poi riciclati in qualche provvedimento successivo del Governo.

Non accetto la riformulazione, sottosegretario, perché, con questo ordine del giorno, ho chiesto tre cose: primo, di rilanciare la produzione nazionale del grano; secondo, di contenere l'aumento dei costi di produzione di grano e riso; terzo, di elaborare una strategia di potenziamento produttivo del nostro riso, in modo da poter garantire un presidio di sovranità alimentare strategico. Quindi, colleghi, non accetto questa riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno sia messo ai voti e che ciascuno si assuma la propria responsabilità, cosa ormai rara tra i banchi di questa maggioranza, e mi divertirò a vedere come voteranno i colleghi. Infatti, sottosegretario, non accetto che poi qualcuno venga da quei banchi del Governo a spiegare che ha a cuore l'agricoltura, quando non siete in grado di accettare un semplice ordine del giorno. Insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/36 Caretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/3609/37 Ciaburro: accettate la riformulazione? Non vedo segnali da parte del presidente Foti… Accettate, va bene.

Ordine del giorno n. 9/3609/38 Zucconi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Non so se essere contento della riformulazione, della bocciatura delle premesse, perché questo starebbe a dimostrare…

PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni. Se si leva la mascherina, deve allontanarsi l'onorevole Donzelli.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Faccio l'intervento con la mascherina.

PRESIDENTE. Perfetto. Prego.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Il Governo ci sta prendendo in giro sostanzialmente, perché, in questo decreto, dagli articoli dal 24 al 28, si amplia l'applicazione del golden power, per cosa? Per alcuni settori strategici, fra cui le concessioni idroelettriche. Con questo si vuole limitare la possibilità di interferenze straniere per un settore che, appunto, come altri, viene definito strategico.

L'impegno era assumere ogni opportuna iniziativa al fine di tutelare il settore dello sviluppo e della produzione di energia elettrica tramite le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico - si parla di concessioni idroelettriche, sottosegretario - anche rispetto a interferenze straniere, con ciò preservando il percorso italiano per la transizione ecologica.

Questo ordine del giorno era pleonastico, ma partiva da una considerazione: il golden power non è lo strumento migliore per tutelare il nostro patrimonio idroelettrico. Perché? Perché su 496 procedure di veto, nel 2021 ne sono state accettate 6, quindi, questo meccanismo spesso fa cilecca. Non solo: di solito riguarda acquisizioni o fusioni societarie, mentre qui si parla di concessioni. Non è proprio la stessa cosa. Allora, per ribadire questa volontà che il Governo ha esternato nel suo decreto-legge dagli articoli dal 24 al 28, abbiamo proposto un ordine del giorno e lei me lo riformula, addirittura espungendo la frase “anche rispetto a interferenze straniere”. Voi nel decreto avete scritto “anche se non sono europee”, cioè queste sono straniere maggiorate. Allora, o vi mettete d'accordo con voi stessi, prima di scrivere le leggi o i pareri, o altrimenti veramente non capiamo più.

Quanto alle premesse, cui avete detto “no”, ce n'era una secondo quanto evidenziato dalla relazione del Copasir: l'idroelettrico gioca un ruolo centrale per la sicurezza e l'autonomia del settore energetico. Ma nel Copasir siamo tutti rappresentati! Il Copasir è un autorevole organo di giudizio in questa materia: come potete esprimere parere contrario su una premessa che riporta un parere del Copasir? Anche qui siamo in contraddizione.

Sottosegretario, non la voglio portare avanti, ma le premesse non le avete lette, secondo me, e sugli impegni avete fatto una grande confusione! Ripeto: ove lei mantenga le sue posizioni, noi non faremo granché; però, ci limiteremo a informare la Nazione che siete bugiardi, perché, da una parte, fate in un modo e poi, in realtà, vi contraddite da soli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Effettivamente, quello posto con questo ordine del giorno è un tema che Fratelli d'Italia sta riproponendo dal tempo del cosiddetto “Milleproroghe”. Con il collega Zucconi e con gli altri colleghi delle Commissioni I e V, infatti, lo abbiamo posto all'attenzione del Parlamento quando ancora non vi era la crisi ucraina e non era esploso il tema della crisi energetica.

In un momento in cui tutti gli indicatori economici andavano dicendo che vi sarebbe stato - e c'è stato - l'aumento delle bollette per le famiglie e per le imprese, la cosa più stupida che una nazione potesse fare era avviare le gare per le concessioni in materia idroelettrica, che, come è noto a quest'Aula, sono ad oggi oggetto di un sostanziale monopolio da parte di un'azienda di Stato.

Con questo ordine del giorno di assoluto buonsenso, si pone la necessità - che significa sovranità energetica e, quindi, sovranità nazionale - di rispondere con misure che consentano, a tutela delle nostre imprese, delle nostre famiglie e dello sviluppo economico nella nostra Nazione, di mantenere la produzione dell'energia elettrica tramite le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico, anche per proteggerle dalle interferenze straniere.

Difendere la sovranità energetica significa difendere il futuro di questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non credo sia questo il momento in cui l'Europa si possa mettere a fare le reprimende, se l'Italia, come fanno le altre Nazioni europee, difende la propria sovranità energetica.

Io credo sia una misura di buon senso, sulla quale il Parlamento si dovrebbe esprimere, senza “se” e senza “ma”, e in questo senso siamo a chiederlo alle forze responsabili della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/38 Zucconi, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/3609/39 Silvestroni: c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno che, come ho detto nell'illustrazione, ho presentato perché ormai non ne possiamo più con queste fiducie, dove non c'è il confronto parlamentare, dove c'è l'annullamento della democrazia parlamentare.

Ho presentato un ordine del giorno per porre all'attenzione e mettere in evidenza l'ipocrisia di questo Governo dei migliori, che si nasconde dietro la transizione ecologica, ma non affronta immediatamente il problema di tante famiglie italiane e di tante imprese, che vedono triplicate le bollette energetiche, del gas, della corrente, della luce, e ciò accade oggi! Fanno le file agli sportelli dei comuni per chiedere la rateizzazione, ma che non avrà poi un senso, perché i debiti si accumuleranno sempre di più.

Allora, perché avete questo ambientalismo ideologico e non prendete in considerazione i 752 pozzi che abbiamo nel nostro mare, tra il Mare Adriatico e il mare della Sicilia? Questa è un'ipocrisia, perché nel mare Adriatico ugualmente viene captato il gas da chi sta sulle coste di fronte. E, allora, che senso ha rifiutare un ordine del giorno che vi chiede, nell'attesa di trovare nuove fonti energetiche, di sfruttare intanto questi 752 pozzi? Il che significa poter dare agli italiani 30 miliardi di metri cubi di gas, a fronte degli oltre 75 che oggi l'Italia consuma, e quindi ampliarli. Lo abbiamo già detto: ad oggi sono 6,6 miliardi di metri cubi che noi estraiamo dai pozzi di gas che abbiamo.

C'è un'emergenza, e allora non si capisce perché in un'emergenza non si possano riattivare questi pozzi. Perché? Perché c'è demagogia, perché con il Governo Conte, con la Presidenza del Consiglio Conte, questi pozzi furono chiusi, a discapito - lo ripeto - delle tante famiglie e imprese italiane che già hanno dovuto sopportare la pandemia e oggi devono sopportare, se ce la faranno, tra l'altro, questi aumenti, o, per meglio dire, questi strani aumenti.

Allora, con l'ordine del giorno vorrei richiamare l'attenzione che non c'è stata, perché addirittura non è stato neanche riformulato, non è stato proprio preso in considerazione. Credo giusto metterlo ai voti per far sì che non sia solo il Governo, indegno, a rappresentare il popolo italiano, ma sia anche questa maggioranza che ho di fronte a me a prendersi la responsabilità di dire: cittadini italiani, popolo italiano, dovete soffrire ancora perché noi non pensiamo a voi, ma facciamo semplicemente demagogia ambientalista. Grazie, Presidente, chiedo di metterlo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/39 Silvestroni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/40 Rotelli non si accetta la riformulazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/40 Rotelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/41 Cirielli c'è un cambio di parere, che è diventato favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/42 Osnato non si accetta la riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno in questione, come già il collega Osnato in illustrazione aveva fatto notare, vorremmo più che altro evidenziare alcuni aspetti. Innanzitutto, sottosegretario, ricordo che l'impegno, che lei ovviamente ha riformulato con la dicitura: “a valutare l'opportunità di”, parla contestualmente di sostenere i consumatori con le più opportune misure per l'acquisto di elettrodomestici. Dire “valutare l'opportunità di” per i consumatori è aberrante. Spiego anche le motivazioni, perché stiamo parlando di una filiera italiana importante, il cosiddetto made in Italy, che è considerata la seconda produzione in Europa per lo specifico tema. L'onorevole Osnato faceva presente gli elettrodomestici più comuni, però vorrei ricordare che in questa direzione possiamo anche coinvolgere tutto l'aspetto termico dell'acqua.

Quindi, in questo, potrebbe essere un ulteriore aiuto, ma non solo in chiave di produzione per quanto riguarda le aziende, ma di risparmio energetico, perché penso che quest'Aula sia sorda sotto certi punti di vista: da una parte, corriamo per approvvigionarci della materia prima per quanto riguarda il gas oppure i combustibili, però, dall'altra, non capiamo che ormai da più di qualche settimana inizia sempre di più ad emergere la necessità del cosiddetto risparmio energetico. Come possiamo fare? Come possiamo intervenire? Ovviamente con abitudini semplici già da oggi, già da ieri. Questo comporterebbe, ovviamente, meno approvvigionamento; quindi, sotto questo punto di vista, già potremmo dare dei risultati a costo zero, anzi, andremmo più che altro a risparmiare cifre importanti, anche in termini di approvvigionamento.

Vorrei ricordare che un ordine del giorno che impegna il Governo, non un emendamento, comunque già è stato trattato a suo tempo per quanto riguarda la tematica riguardante i televisori, quando bisognava correre a comprare i televisori perché la necessità era impellente per via del cambio delle frequenze e via dicendo. Ovviamente è lo stesso identico percorso, perché è vero che i televisori sono serviti per quello che sappiamo, ma, magari, il Governo non si ricorda che, per quanto riguarda le aziende tipicamente italiane nel campo della televisione, non ce n'è una. Bene, abbiamo fatto un favore sicuramente a qualcun altro.

Ora, a questo punto, penso, invece, che la cosa migliore sia di guardare a casa nostra, per quello che riusciremo più che altro a dare in termini contributo per le nostre aziende, che difendiamo a spada tratta ogni qualvolta subiscono una crisi, ma non anticipiamo ovviamente una strategia che ci vedrebbe leader nel mondo per questo. Quindi, come sostituire gli elettrodomestici anche attraverso una certificazione delle classi energetiche. Ricordo a tutti che molte delle classi energetiche che i nostri concittadini comprano abitualmente attraverso anche marchi esteri non sono conformi alle classi energetiche che effettivamente, di fatto, conosciamo in altre case di produzione di questi elettrodomestici. Ecco perché, se dobbiamo fare una valutazione di questo ordine del giorno, ripeto, in favore dei consumatori, del consumo energetico, penso che, sottosegretaria, per me bastava semplicemente lasciarlo così com'è, accoglierlo favorevolmente, perché sono le più opportune misure che il Governo potrebbe mettere in campo.

Quindi, non abbiamo impegnato più di tanto, se non a prendere in considerazione la possibilità di affrontare un tema così importante che, da una parte, va verso l'efficientamento, dall'altra, va verso il risparmio. Quindi, chiedo al sottosegretario di accogliere favorevolmente l'ordine del giorno in questione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Il collega De Toma, così come aveva già fatto nella stesura insieme a me - ed ho riconosciuto nell'intervento gran parte delle considerazioni che provengono da un suo studio accurato - anche qui ha illustrato in modo puntuale e tecnicamente ineccepibile le peculiarità di questo ordine del giorno, con riferimento al mondo degli elettrodomestici, del consumo energetico, della transizione ecologica, del risparmio energetico, del made in Italy. Insomma, se vogliamo, questo ordine del giorno era, non vorrei enfatizzare troppo, quasi l'apoteosi del PNRR che noi stiamo affrontando; era l'apoteosi di quello che il Governo Draghi sta dicendo da tempo immemore, cioè che bisogna incentivare la produzione italiana. E, quindi, qui abbiamo spiegato, anche nell'illustrazione, come il made in Italy sia ben presente nel mondo della produzione, dell'invenzione, del design, della produzione di elettrodomestici.

Il Governo Draghi ci spiega che dobbiamo andare verso una transizione ecologica e De Toma vi ha appena ricordato, molto meglio di me in precedenza, di come in questo ordine del giorno i temi portanti della transizione ecologica, ossia il minor consumo e il risparmio energetico, siano assolutamente ben presenti. Inoltre, vi è anche la spiegazione del fatto che faremmo una cosa utile, dal punto di vista dell'inquinamento del nostro ambiente, collegando gli eventuali incentivi dei nuovi elettrodomestici al recupero certificato in ambito RAEE, quindi avendo la certezza di dove finiscono questi elettrodomestici, ovvero innanzitutto facendo in modo che non vadano in una seconda casa e quindi evitando di fare un favore a chi - anche se, dal suo punto di vista, legittimamente - tenta di trovarne un vantaggio e, soprattutto, facendo in modo che tali elettrodomestici vadano nei centri appositi e non vengano buttati in qualche discarica abusiva o su qualche marciapiede.

Quindi, evidentemente è difficile pensare, da parte nostra, che un ordine del giorno strutturato in questo modo così esaustivo rispetto alle indicazioni del Governo Draghi possa avere la riformulazione “a valutare di” perché credo che queste valutazioni il Governo Draghi le abbia fatte a monte, quando ha scritto quei documenti. Credo che sia difficile sostenere che, per aiutare i consumatori, come chiediamo noi, con le più opportune misure, sia una battaglia così epica da dover valutare chissà quali provvedimenti, quali sostentamenti. Quindi, ci sembra che, come al solito, siamo di fronte a un'antica abitudine di questa legislatura, lo è stata nei due Governi Conte, lo è stata e lo è adesso nel Governo Draghi: quello che dice l'opposizione, quello che dice Fratelli d'Italia non può essere mai accettato. Come avete fatto più volte, bisogna prenderne spunto; domani lo inserirete in un vostro provvedimento, in un vostro emendamento, e noi dovremmo votarlo serenamente. Bene, io vi dico: sono contento di questo vostro atteggiamento perché, come ci hanno insegnato, se i nostri avversari dicono le nostre cose, noi dobbiamo essere contenti. E capisco anche, per usare un antico slogan di una società di produzione di elettrodomestici e televisori, considerando che parliamo di elettrodomestici, che se noi realizziamo i vostri sogni siamo contenti, però cercate ogni tanto anche di ascoltarci un po' prima, così perdiamo meno tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/42 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

L'ordine del giorno n. 9/3609/43 Montaruli è inammissibile. L'ordine del giorno n. 9/3609/44 dell'onorevole Meloni è accolto come raccomandazione, va bene. Onorevole Mantovani, lei accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3609/45? Vuole parlare? Prego, onorevole Mantovani.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Io non accetto la riformulazione e chiedo di poter intervenire in dichiarazione di voto su questo ordine del giorno, rivolgendo un accorato appello a tutta l'Aula. E spiego anche il motivo. Non posso appunto accettare questa riformulazione poiché credo sia totalmente insoddisfacente e dico questo in quanto l'impegno proposto non era insormontabile o fuori da qualsiasi buonsenso, soprattutto in una fase così delicata come questa in cui ci troviamo.

Fratelli d'Italia, sin dall'inizio delle ostilità in Ucraina, ha tenuto una posizione costruttiva, nel solco della tradizione che ci contraddistingue, e in questo difficile biennio abbiamo tenuto fede agli impegni, ci siamo messi a disposizione per confrontarci su grandi temi, pur trovando spesso e volentieri un muro di gomma, e lo abbiamo fatto sin dai primi giorni della pandemia lo stiamo facendo ancora oggi. Ed è proprio per questo motivo che appunto io ritengo di dover sollecitare l'Esecutivo a una revisione del parere su questo mio ordine del giorno. Sappiamo bene che, e questa legislatura lo ha dimostrato, che l'ordine del giorno non rappresenta un atto strettamente vincolante; si tratta di un atto di indirizzo, un atto parlamentare che formalizza un impegno proiettato al futuro, l'unico strumento che abbiamo a disposizione per promuovere, considerato il grande quantitativo di questioni di fiducia che sono state presentate, un dibattito parlamentare. Intervenire oggi è per noi un atto di rappresentanza democratica, un modo per far sentire la voce delle categorie, la voce dei territori, la voce del popolo italiano.

Questo mio ordine del giorno, considerata anche la delicatezza del tema, meritava un segnale forte e degno del diritto che intende tutelare. L'impegno, colleghi, è molto semplice, poiché vuole intervenire a sostegno, come già dicevo nell'illustrazione dell'ordine del giorno, della didattica degli studenti ucraini che stanno giungendo in Italia. La figura del mediatore linguistico è per loro molto preziosa, ma lo è anche per gli stessi istituti scolastici, che stanno sperimentando non poche difficoltà. E, quindi, io davvero mi chiedo come non si possa sostenere convintamente un impegno come questo che ho portato in Aula.

Questo ordine del giorno, Presidente, esprime la necessità di dare seguito a una richiesta che ci giunge dal Paese. La nostra posizione politica ci pone all'opposizione di questo Governo, è vero, ma dalla parte degli italiani, i quali vogliono risposte concrete. La nostra Nazione non può attendere fiduciosa provvedimenti che chissà quando arriveranno. Ed è per questo motivo che chiedo al Governo di riflettere e di dare un segnale positivo, rivedendo il parere espresso sul mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/45 Mantovani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/46 del presidente Lollobrigida, sul quale c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente Mandelli. Io mi aspettavo almeno di valutare una proposta che noi consideriamo di buon senso, ma che in realtà, in termini numerici, mette insieme tante forze politiche all'interno di questa Assise, al netto del MoVimento 5 Stelle che, irragionevolmente, pur facendo errori, continua a rivendicarne la paternità ed è, alla fine, una posizione che riusciamo anche a comprendere. Però, io voglio ricordare esplicitamente a quelle forze politiche che quotidianamente in televisione parlano di reddito di cittadinanza che, ogni qualvolta si tratta un argomento fuori da qui, all'interno di quest'Aula si deve provare a ragionare in coerenza per trovare delle soluzioni. Quella che noi proponiamo è una soluzione esattamente in linea con la moderazione che contraddistingue una forza come la nostra che tenta, quando è impossibile cancellare un provvedimento iniquo, almeno di mitigarne gli effetti negativi. Lo dico perché in queste ore il nostro Ministro del Turismo, il Ministro Garavaglia, che stimo per capacità, che ha fatto a lungo parte della Commissione bilancio, ha denunciato pubblicamente l'assenza di personale nel mondo del turismo, raccogliendo non solo il grido d'allarme delle imprese, ma anche le sollecitazioni che sono venute dal gruppo Fratelli d'Italia, pubblicamente, e anche dagli assessori al turismo di 5 regioni italiane e da un Presidente di regione. Questi ultimi gli hanno scritto una lettera, dicendogli: sull'analisi, va bene; molto meno la soluzione che proponi, che è quella di far entrare 350.000 immigrati in più per coprire la mancanza di lavoratori. Devo dire che il Ministro Garavaglia, che è persona intelligente e capace, ha corretto quella proposta, che evidentemente stonava anche con la storia del suo partito di appartenenza e con le idee del centrodestra, dicendo quello che noi sostenevamo: attenzione, nel 2019 questi 350.000 operatori non mancavano. Che cosa è avvenuto nel frattempo? Che è stato approvato il reddito di cittadinanza rispetto al quale lo stesso Ministro giustamente ha detto: se devo confessarmi, confesso quel peccato. Noi, che siamo cattolici, riteniamo che da questo punto di vista potrà avere la assoluzione piena, purché la coerenza della proposta che anche la Lega porta avanti sulla sospensione del reddito di cittadinanza possa essere messa in pratica. Le aziende turistiche e del mondo agricolo sono in ginocchio, grazie al provvedimento di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Che scriviamo in questo ordine del giorno? Attesa l'analisi, condivisa col Ministro Garavaglia, con Forza Italia, con Italia Viva, con quelli che si riempiono la bocca degli errori fatti con il reddito di cittadinanza e con quelli che insultano il MoVimento 5 Stelle che lo difende, troviamo una soluzione. Allora, poniamo due impegni che sono chiarissimi. Il primo impegno è di non sospendere il reddito di cittadinanza per tutti. Ci siamo resi conto che esistono tre grandi categorie. Una è quella di chi ha bisogno del reddito di cittadinanza perché non può lavorare. Diamoglielo, anzi, nell'impegno che segue, aumentiamoglielo. Poi ci sono quelli che possono lavorare ma che non sono stati messi in condizione di trovare lavoro. Diamo loro la possibilità di occupare questi 350.000 posti di lavoro disponibili, che potrebbero essere occupati immediatamente salvaguardando le imprese e anche il loro bisogno di lavoro. Quindi sospendiamolo per loro. La terza grande categoria è quella di chi percepisce iniquamente il reddito di cittadinanza. Noi subiamo un danno quotidiano di 10-15.000 euro a percettore di reddito di cittadinanza. Questo dato, che potete anche chiedere ad INPS, deriva dal combinato disposto di quello che mediamente percepiscono irregolarmente quelli che vengono poi scoperti dalla Guardia di Finanza, o delle rare ispezioni dell'Inps, e dei 5.000 euro di causa che viene fatta per recuperare i soldi, che puntualmente non si recuperano, dall'INPS stesso.

Proponiamo di sospendere il reddito di cittadinanza per chi può lavorare e di aumentarlo per coloro che, invece, ne hanno diritto, perché non possono lavorare e non si può dare loro un'occasione di lavoro. Visto che avanzerebbe un sacco di soldi, si potrebbero destinare alle pensioni e agli invalidi civili. Rispetto a una proposta del genere, le forze politiche che si dicono contrarie agli effetti nefasti di questo provvedimento possono scegliere di adeguarsi a quello che dicono oppure possono scegliere la strada di una battaglia di principio che condividiamo, come centrodestra, e, a chiacchiere, la condivide anche Italia Viva. In alternativa, possono adeguarsi a quello che consiglia il sottosegretario Guerra - che è di LeU, per cui è evidente che ha posizioni distinte, differenti dalle nostre –, cioè il voto contrario. Lo dico con chiarezza, lo dico a tutte le forze politiche. Ovviamente, uno dei partiti che si è dimostrato più sensibile è Coraggio Italia, sensibile anche ad altri ordini del giorno, quale quello sulla pace fiscale dell'altro giorno, che si sovrapponeva alla proposta fatta dal centrodestra e, in particolare, dalla Lega, contro il quale amici parlamentari hanno votato senza spiegarne nemmeno le ragioni.

Su questo tema, non intendiamo fare marcia indietro. Chiediamo di mettere in votazione, per parti separate, l'ordine del giorno, in modo tale che ognuno possa assumersi la responsabilità su questo tipo di elemento. Lo dico con chiarezza: rivendicheremo, come abbiamo fatto sempre, la nostra coerenza e diremo, formalmente, chi è che invece, a chiacchiere, sostiene una tesi e invece, nei fatti, qui dentro, quando c'è la possibilità di attuare una modifica, agisce esattamente all'inverso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Solo per capire, presidente Lollobrigida: lei vuole votare prima il primo dispositivo, poi il secondo dispositivo, poi il terzo e, infine, la premessa? Bene, così siamo ci siamo capiti e non sbagliamo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, l'ordine del giorno è ragionevolmente formulato, perché non supera la misura del reddito di cittadinanza. Vi è una parte che parla di integrazione del reddito per i soggetti che non possono lavorare. La misura è tarata su un fabbisogno, quello del comparto turistico, di oltre 300.000 posizioni o posti di lavoro, fino ai prossimi mesi di luglio, agosto e settembre, e di circa 100.000 per il comparto agricolo, tenuto conto, come spesso ci dicono le organizzazioni degli agricoltori, delle necessità per le prossime raccolte di soddisfare un fabbisogno molto alto. Non solo. L'ordine del giorno destina le risorse previste per il reddito di cittadinanza sospeso ai due comparti per le necessità di lavoro, prevedendo, quindi, di sospenderlo tutte le volte in cui è possibile per avere questo esito, che, poi, è il fulcro della stessa misura, così come era stata giustificata ai fini della occupazione, perché veniva data nel periodo temporaneo di non occupazione. C'è poi una seconda parte che destina l'eventuale reddito di cittadinanza sospeso a favore di coloro che percepiscono pensioni sociali o assegni d'invalidità. Si tratta di un impegno, sottosegretario, articolato su più livelli che non supera, ma modula la misura del reddito di cittadinanza a seconda delle necessità di lavoro o meno e, soprattutto, fa fronte alle esigenze manifestate in maniera oggettiva da associazioni di categoria di due comparti strategici in questo momento per l'Italia: quello turistico e quello agricolo. Quindi, vi è non un assalto alla misura come spesso viene visto, ma c'è una modulazione ragionevole della misura in base a una sospensione, che è quello che abbiamo chiesto anche noi come gruppo in legge di bilancio e che abbiamo ribadito in più provvedimenti. Quindi è difficile poter dire che questo ordine del giorno non rappresenti una proposta di misura ragionevole anche sul piano dell'approccio politico, economico e del lavoro.

In questa misura vi è anche un'esigenza di sicurezza sociale, cioè gli assegni di invalidità e le pensioni sociali potrebbero essere integrati, tenendo conto della ratio del provvedimento sul reddito di cittadinanza, quando ci veniva spiegato che in via temporanea era volto a supplire a una determinata esigenza, in vista della formazione e dell'occupazione. Quindi, non ci si discosta dalla stessa ratio della misura e vi sono tre elementi sui quali si può incidere. La sospensione, poi, era un meccanismo tecnico già previsto; mi ricordo che nel dossier sulla legge di bilancio, quando venne presentato, vi era la possibilità di prevedere periodi di sospensione in funzione di esigenze di occupazione. Fu uno dei punti sui quali, anche in Commissione bilancio, si discusse a lungo ed era una delle possibilità che erano state previste (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, sottosegretario, mi sembra che, in questo modo, si possa benissimo approvare quest'ordine del giorno; penso che qui il parere non possa che essere positivo (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è evidente che si tratta di una misura di un Governo di unità nazionale, ma è una misura che deve far fronte ad alcune esigenze immediate dei settori turistico e agricolo, delle pensioni sociali e di invalidità e del mantenimento addirittura integrato della misura per i soggetti che già percepiscono il reddito di cittadinanza, ma non trovano in modo comprovato lavoro. Quindi, vi è un'articolazione che è complicato dire che questo Governo - tenuto conto anche delle recenti dichiarazioni del Presidente Draghi - non possa accogliere.

Per quanto ci riguarda, abbiamo già fatto proposte simili, anche durante la sessione della legge di bilancio; penso che, a questo punto, il nostro gruppo non possa che sostenere questo ordine del giorno che è modulato in maniera ragionevole ed è soprattutto conforme alla stessa misura, così come prevista nella prima versione della legge di bilancio approvata nel 2019 (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Se nessun'altro intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo impegno del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/3609/46 Lollobrigida, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo impegno del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/3609/46 Lollobrigida, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Essendo stato votato in maniera contraria sui due dispositivi, non procediamo alla votazione della premessa.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/47 Galantino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia è francamente incredula per il diniego del Governo su questo ordine del giorno. Allora, è giusto che gli italiani sappiano che, in piena crisi energetica, fra il mar Adriatico e il mar di Sicilia ci sono 752 piattaforme estrattive inattive. È giusto che gli italiani sappiano che, nel mar Adriatico, si stima che vi siano fra i 90 miliardi e i 112 miliardi di metri cubi di gas metano fermi; peggio, fermi per quanto riguarda la parte italiana, ma estratti, con i sorrisi sulla faccia, dai croati. È giusto che gli italiani sappiano che quel patrimonio straordinario, che per scelta politica vostra non viene utilizzato, consentirebbe all'Italia di produrre, in piena crisi energetica, gas metano a 5 centesimi al metro cubo, mentre lo paghiamo fra i 50 e i 70 centesimi al metro cubo (fonte de Il Sole 24 Ore) e questo è un danno che si riverbera nelle bollette che flagellano le famiglie e mettono in ginocchio le imprese sino a farle chiudere.

È giusto che gli italiani sappiano che su 45 autorizzazioni esplorative ne avete revocate 42; è giusto che gli italiani sappiano che per l'infausta e scellerata moratoria sulle trivellazioni abbiamo 150 autorizzazioni bloccate; è giusto che gli italiani concludano, condividendo quello che ha detto, peraltro, il presidente di Nomisma Energia, Tabarelli - Nomisma Energia fondata da Romano Prodi -, che non mi pare proprio l'identikit del perfetto sovranista: a fronte di un patrimonio che non viene estratto, evidentemente l'Italia sta girando il mondo con il cappello in mano per comprare il gas da Putin, che compra armi, o per comprare il gas dai libici che ci mandano i migranti.

Ecco, siete ostaggio di follie, siete ostaggio della retorica delle follie talebano-ambientaliste del MoVimento 5 Stelle, della narrazione della decrescita felice che per tutte le aziende italiane è infelice e non felice, ed essendo ostaggio di quella narrazione, tenete in ostaggio un'Italia che vuole crescere, che ha fame di energia per produrre, che sa che potrebbe essere energeticamente indipendente e che lotta per la sopravvivenza energetica che voi non garantite, perché quanto sta accadendo non è una maledizione divina, non è - come dire - un fato avverso ineluttabile, è frutto delle vostre scelte politiche.

Per sovrabbondanza, nell'ordine del giorno successivo vi diciamo: va bene, allora non volete estrarre? Vi diciamo che c'è Società Elettrica, che è una società di Confindustria che rappresenta il 70 per cento delle società elettriche italiane, che vi dice che ha 85 miliardi di investimenti pronti nel fotovoltaico, che rappresentano l'equivalente del 20 per cento del gas russo importato; non vi chiediamo neanche un euro, vi chiediamo lo sblocco amministrativo, voi non state sbloccando 85 miliardi di investimenti e dite: accontentatevi, Fratelli d'Italia, della raccomandazione. Vede, 85 miliardi, l'indipendenza energetica per un Paese che combatte per la sopravvivenza energetica non è una raccomandazione, è un'urgenza, non di domani, non di oggi, di ieri, e se non l'abbiamo è una precisa scelta politica vostra, perché vi abbiamo dimostrato, con quest'ordine del giorno, che l'Italia l'indipendenza energetica, con il metano a 5 centesimi al metro cubo, contro i 70 con cui lo paghiamo, ce l'ha, e questo significherebbe, non tenere in piedi le imprese energivore, ma tenere in piedi le imprese italiane, tenere imprese le famiglie, tenere in piedi le famiglie italiane che sono, in questo momento, colpite dalla più grossa sciagura che potesse accadere, più della pandemia, più della guerra: le vostre politiche folli talebano-ambientaliste del “no” a tutti i fronti energetici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Io, da siciliano, leggendo questi ordini del giorno rabbrividisco, però, quanto meno è bene che emerga la posizione di Fratelli d'Italia in merito al rigassificatore e alle trivellazioni. Fratelli d'Italia, forse, è addirittura il primo partito in Sicilia, ma i siciliani non sanno che voi volete trivellare in mare e distruggere il nostro ecosistema. È bene che emerga questa cosa. E leggo testualmente quello che voi chiedete al Governo; voi, in fase di transizione ecologica, quando il mondo dice che siamo sull'orlo di una catastrofe umanitaria, del cambiamento climatico, dell'inquinamento, dell'uccisione degli ecosistemi, cosa proponete? Di “adottare uno o più atti normativi al fine di consentire il rilascio delle 42 autorizzazioni esplorative di giacimenti di gas nel Mare Adriatico e nel Mare di Sicilia”. Ma voi vivete nel secolo scorso, ma voi non sapete che, oggi, ci sono miliardi di soldi che noi dobbiamo utilizzare per una riconversione energetica, per passare alle rinnovabili e voi ancora volete stuprare il nostro mare attraverso le trivellazioni e il fracking (Commenti). Presidente, qual è il problema? Sto parlando in maniera delicatissima…

PRESIDENTE. Fate intervenire l'onorevole Sodano…

MICHELE SODANO (MISTO). Allora, questo è il primo partito, per consensi, in Sicilia, Fratelli d'Italia, ma semplicemente perché non si sa qual è il suo programma.

Allora, io voto contrariamente, voto “no” a questo ordine del giorno e penso di poter affermare, con la sicurezza che in questo momento ci dà tutta la comunità scientifica, che oggi investire nelle trivellazioni del gas in mare è un atto completamente criminale, per cui il nostro popolo siciliano insorgerà. Questa vostra visione di sviluppo è stata bocciata dalla storia, è il medioevo e se volete fare politica in questo modo ritiratevi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà. Senza mascherina non può parlare, perché ha persone davanti. Quindi, se la indossa, la faccio parlare volentieri. Poi, ho visto dei colleghi di Fratelli d'Italia che vogliono intervenire; faremo intervenire anche loro. Onorevole Raduzzi, anche lei non ha la mascherina, ma si deve levare se vuole far parlare…

Onorevole Vianello, deve mettere la mascherina, perché l'onorevole Raduzzi non si sposta. Prego, onorevole Vianello.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Scusi il ritardo, perché ero in Commissione ecomafie poiché oggi abbiamo fatto un'audizione sulle politiche a Taranto, per cui poi fa comodo parlare di propaganda quando, in realtà, non si conoscono bene i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Però, non voglio parlare di questo. Io voglio semplicemente entrare, dal punto di vista tecnico, su questo ordine del giorno, presentato dai colleghi di Fratelli d'Italia, in cui ci sono delle informazioni purtroppo non corrette. La prima è che vediamo che l'estrazione del gas dall'Adriatico permetterebbe almeno l'approvvigionamento di 112 miliardi di metri cubi di gas metano. In realtà, non è vero, perché le riserve accertate, come riportato sul sito del Ministero della Transizione ecologica, sono 45 miliardi, per cui qualora volessimo estrarre tutto il gas presente in tutta Italia le riserve accertate ci basterebbero forse per 6 mesi per arrivare a quella che viene definita, nell'ordine del giorno, un'indipendenza energetica, indipendenza da fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Non siamo l'Arabia Saudita, non siamo l'Iran e non siamo la Russia che abbiamo questi giacimenti!

Quindi, suppongo che sulla base di nozioni sbagliate si sia arrivati a conclusioni sbagliate e diamo in buona fede questo, però è inammissibile che si parli ancora e si giustifichi l'aumento di produzione dell'estrazione di gas o di idrocarburi, ma soprattutto di gas metano, dicendo che costerebbe poi di meno agli italiani sulla bolletta. È falso, perché abbiamo già visto che il costo del gas metano, quando viene rivenduto sul mercato, non si basa né sull'offerta, né sulla domanda, né su dove lo hai preso, ma semplicemente sull'indice TTF della Borsa di Amsterdam (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Ecco perché noi abbiamo anche costi di prelievi fatti in tutto il mondo sul gas a prezzi più bassi, che, però, poi sono aumentati quando giustamente si è arrivati alla decisione voluta dall'Unione europea - perché questa è una decisione dell'Unione europea - di andare all'indicizzazione del TTF sulla Borsa di Amsterdam.

C'è anche un ulteriore problema, Presidente. Lo diciamo anche perché non è noto, ma a dicembre i Ministri europei si sono anche confrontati e a dicembre hanno deciso di non andare a ritoccare le questioni che vanno a normare e a regolare il costo dell'energia e del gas. Noi questa cosa all'Europa dobbiamo dirla, però se abbiamo un Governo, una maggioranza e anche parte dell'opposizione a favore del gas metano, costringendo gli italiani e gli europei a essere ancora schiavi di una fonte fossile anziché, liberarsene finalmente con la riqualificazione energetica e con le fonti rinnovabili, noi non andiamo da nessuna parte, colleghi, e rimane una transizione ecologica solo di chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato non senza stupore le parole del collega Sodano, che ovviamente ha preso atto di una realtà, cioè che Fratelli d'Italia è il primo partito non solo in Sicilia, ma anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io lui non mi ricordo nemmeno più di quale partito faccia parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però ricordo bene quando l'onorevole Sodano si agitava ai cortei dei no-triv e quando, con il MoVimento 5 Stelle, ha votato provvedimenti vergognosi, è stato fischiato e allontanato dagli stessi comizi che lui frequentava (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché fuori dal palazzo ha detto una cosa e ne ha fatta un'altra dentro al palazzo e nel suo collegio elettorale è stato buttato via, a calci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, Presidente, Fratelli d'Italia ha una visione che è quella dell'indipendenza energetica, ribadita nelle premesse di questo ordine del giorno. Fratelli d'Italia ha una visione che vuole tutelare la sovranità energetica invece di renderci vincolati a potenze straniere. L'onorevole Sodano ha soltanto una grande confusione mentale, probabilmente dovuta alle troppe giravolte che ha fatto nel corso di questa legislatura. Quindi, non temiamo lezioni su come si tutela l'ambiente, perché la destra italiana da sempre è favorevole alla tutela dell'ambiente e lo abbiamo dimostrato con provvedimenti concreti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Siamo per l'indipendenza energetica, a differenza di chi qui fuori agita, magari a Porto Empedocle, delle bandierine, poi prende i fischi e qui dentro deve cambiare idea. Quindi, nessuna lezione!

Ovviamente, comprendo la rabbia nel vedere Fratelli d'Italia primo partito ovunque, ma se ne faranno una ragione e ve ne farete una ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. A questo punto ci si chiede da che parte stia una parte di questo Parlamento, perché nel 1994 l'Italia estraeva 21 miliardi di metri cubi dalle proprie riserve e oggi soltanto 3,5 o poco più, a seguito delle politiche scellerate che sono state fatte. Allora, chi è qui dentro a favore degli italiani e chi, invece, protegge magari qualche oligarca russo proprio in questa sala (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), magari per avere qualche voto in più o per far credere di essere dalla parte degli italiani?

Dalla parte degli italiani ci si sta tirando fuori le proprie risorse, cercando di risparmiare e di fornire risposte anche con riferimento a quello che molti, anche da quella parte, hanno detto: “I russi potrebbero chiudere il gas e potrebbero lasciarci a secco. Quindi, cosa facciamo? Dobbiamo starcene in disparte e cedere alle loro provocazioni e ai loro atti di forza”. Noi, invece, diciamo qualcosa di diverso: dobbiamo tornare ad essere indipendenti. Vanno benissimo le rinnovabili, però, fino a quando non ci arriviamo, servono anche le fonti fossili, perché noi stiamo con gli italiani e non con altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MICHELE SODANO (MISTO). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Sodano, purtroppo, lei non può intervenire su questo ordine del giorno. Non può parlare, perché lei ha fatto già la sua dichiarazione di voto (Commenti).

MICHELE SODANO (MISTO). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però, deve attenersi al richiamo al Regolamento.

MICHELE SODANO (MISTO). Presidente, ai sensi degli articoli 8 e seguenti. Sono stato chiamato in causa e allora mi aspetto di poter rispondere, anche perché sono state dette delle falsità totali (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Calma! L'onorevole Sodano farà l'intervento per fatto personale a fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Sono un po' singolari le posizioni dei colleghi di Fratelli d'Italia, stavo dicendo dei patrioti di Fratelli d'Italia, in ragione del fatto che la storia recente dovrebbe in qualche maniera ricordarci che è un po' complicato per molti in quest'Aula dare lezioni su ciò che sia giusto fare nel Paese per esempio sulla dipendenza energetica. Ora vi leggo una frase: “Voterò sì al referendum sulle trivellazioni per bloccarle”. Di chi era la frase? Dell'onorevole Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). Si schierarono tutti in piazza per quel referendum, o vi siete dimenticati? Vi siete dimenticati quando siete scesi in piazza contro quel referendum, quando avete attaccato il Governo di allora, ritenendolo responsabile e alla guida di un attacco all'ambiente? Siete stati voi! Io ho qui anche i vostri volantini, i vostri manifesti e leggo i vostri slogan! Ma di che parlate? Ma di che cosa parlate esattamente? Di cosa parlate (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)! Quel referendum, più o meno inutile, aveva spaccato il Paese e, come sempre, c'è chi si assume la responsabilità e chi liscia il pelo, una volta a favore del petrolio, una volta contro il petrolio, l'importante è se si riesce a lucrare qualche voto. Ma questa è un'altra cosa rispetto alla serietà (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevoli Bignami, lei purtroppo ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà. Rimangono due minuti e quaranta secondi.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Farò molto prima. Vorrei lasciare all'Aula una piccola differenza. A quei tempi Renzi voleva fare delle concessioni perpetue (Commenti), senza possibilità di revisione e senza alcuna tutela (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); qui si parla di tutt'altro. Quindi, Fratelli d'Italia era convintamente contraria allo scempio che voleva fare Renzi ed è favorevole alle trivellazioni che diano la possibilità dell'indipendenza energetica, senza distruggere il territorio come volevano fare i renziani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà. Fate parlare l'onorevole Trizzino, per piacere.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie Presidente, soltanto per aggiungere una riflessione. Durante questo dibattito, che è un po' anacronistico e surreale, ci sono Paesi del Nord Europa, Germania, Olanda, Belgio e Danimarca, che hanno stretto un'alleanza per fare del Mare del Nord il più grande centro di energia sostenibile d'Europa. Dobbiamo prendere esempio da questi Paesi invece di stare all'interno di questi dibattiti un po' anacronistici, anche meschini in fondo. Guardiamo alle rinnovabili in quel senso! Io non sono contrario a scavare…

PRESIDENTE. Fate parlare l'onorevole Trizzino, per piacere!

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Bisogna guardare a quegli esempi di quei Paesi del Nord che ci insegnano come bisogna cercare l'energia. Quelle sono le soluzioni! Certamente, continuare a scavare pozzi, quando sappiamo che nei nostri territori non esiste il gas (e sono piccole quantità), è veramente anacronistico. Siamo stati sempre contrari a tutto, al nucleare, ai gas, ai rigassificatori, al petrolio: insomma, in qualche modo questo Paese deve funzionare! Non c'è dubbio, i nostri ospedali debbono andare avanti con l'energia e anche le nostre industrie. Bisogna mettersi d'accordo, ma guardiamo a quegli esempi virtuosi di quei Paesi che puntano al futuro! Cerchiamo di essere più attenti a queste nuove modalità di ricerca dell'energia (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà. Poi c'è l'onorevole Davide Crippa.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, è una cosa simpatica quella di evocare i referendum e non i quesiti, di evocare i referendum e non i risultati. Infatti, quel referendum sulle cosiddette trivellazioni, come noto, non raggiunse il quorum, quindi, la legge è rimasta pienamente operativa. Chi è stato da quella parte, sostenendo la giustezza di quella legge, ci spieghi le ragioni per le quali non si è proceduto secondo quella legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Infatti, se oggi ci sono dei blocchi, significa esclusivamente che la legge non ha funzionato, non ha colto l'obiettivo, non era quello l'argomento di cui in questo momento stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Il dibattito, purtroppo, ci impone di riportare chiarezza, rispetto al passato e alle espressioni sul referendum delle trivelle. Di fatto, abbiamo visto il referendum delle trivellazioni e credo che i colleghi possano intervenire dopo, se lo ritengono: non ho problema ad ascoltarvi, come vi ho ascoltato fino adesso.

Ho ascoltato numeri sbagliati e vengono raccontate cose, che tecnicamente non sono possibili per un Paese. La sospensione temporanea dei permessi di ricerca, che è stata proposta e ottenuta dal MoVimento 5 Stelle, non ha bloccato la produzione dei pozzi petroliferi italiani, perché su quello non andava a intervenire. Allora, perché non si estraeva quel gas? Perché ci sono limiti tecnici, da un lato, e, dall'altro, un motivo economico, perché costava molto di più estrarre gas italiano, che andarlo a comprare sul mercato del gas russo, come è stato fatto in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non cercate di raccontare al Paese che siamo in grado di estrarre 20-30 miliardi di metri cubi l'anno, quando le giacenze annuali -sono le stime dell'ex Mise, oggi Mite – sono di 60 miliardi per i giacimenti di gas italiani. Voi state raccontando al Paese che li consumiamo in un anno e possiamo aprire un rubinetto dall'oggi al domani e portarlo magicamente nelle case degli italiani. Non è così! Non è così, tecnicamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Smettetela di raccontarle tutte al Paese! Mi piace anche ricordare che noi ci siamo battuti a favore del referendum sulle trivelle, perché consideravamo folle quella liberalizzazione, portata avanti da Renzi. Però, caro collega D'Alessandro, lei non era - io mi ricordo, ma, magari, è un caso di omonimia - lo stesso D'Alessandro che era in consiglio regionale e che si opponeva alla piattaforma, solo perché era davanti a casa sua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti)? Forse questo è il problema? Guarda caso, casualmente - casualmente! -, nella scorsa legislatura, l'unica obiezione sulle piattaforme a mare, su cui il Governo del Partito Democratico andò indietro e, quindi, ritirò la concessione di Ombrina Mare, è stata quella davanti alle coste del collega D'Alfonso e, quindi, anche D'Alessandro. Smettetela di raccontare al Paese quant'è bello estrarre il gas ovunque, ma non a casa propria. E, soprattutto, raccontate al Paese le verità sulle capacità di estrarre gas e sulla possibilità economica, perché anche quando abbiamo aumentato i canoni di concessione, sì, siamo stati noi, perché costavano, per gli italiani, meno che l'acqua da mettere in bottiglia. Ricordiamolo: estrarre olio costava meno che estrarre acqua da mettere in bottiglia, perché l'acqua aveva lo stesso prezzo della benzina. A un certo punto - è evidente che noi dobbiamo fare molta attenzione a questo fatto - sono state avanzate osservazioni, da parte di alcune società che estraevano in Italia, in una lettera di segnalazione al Ministero dello Sviluppo economico - e concludo Presidente – per il fatto che non ci stavano dentro da un punto di vista economico, con il rialzo dei canoni. Perché? Perché estrarre quel gas costava di più rispetto alla dinamica di mercato. Oggi stiamo ancora aspettando l'aumento della capacità produttiva che il Governo e anche noi abbiamo sostenuto come necessità emergenziali. Teoricamente, i famosi 2 miliardi di metri cubi dovevano essere messi a prezzi calmierati per le imprese e, ancora oggi, questa parte non si è vista. Perché? Lo scopriremo strada facendo, ma andiamo a capire soprattutto come mai raccontiamo al Paese di essere il paese degli elefanti. Questa è una citazione di un libro di un ricercatore del CNR, che paragonava l'Italia come paese degli elefanti, al fatto che l'Italia sia ricca di giacimenti di idrocarburi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Sarò velocissimo (Commenti).

PRESIDENTE. Fate intervenire l'onorevole Napoli.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Noi ci aspettavamo, invece, da parte del capogruppo Crippa, un ravvedimento sulla via di Damasco. Pensavamo che, dopo quello che sta succedendo di questi tempi, il gruppo del MoVimento 5 Stelle avrebbe capito che la situazione del Paese è ben diversa rispetto a quanto prospettavano in tutti i loro anni di governo. Perseverare su questa strada vuol dire fare danni al Paese. Lo dico a questi colleghi del MoVimento 5 Stelle: io vivo a 70 chilometri dalla Francia, dove c'è una centrale atomica. Pensate a qualsiasi cosa succede a 70 chilometri, e sento dire: “Paese denuclearizzato”. Mi prende in giro la gente? Vivo a 70 chilometri da una centrale atomica. Ma di cosa stiamo parlando, amici? Ma quello che più mi preoccupa, e qui mi rivolgo ai colleghi del Partito Democratico, sia per quanto riguarda oggi che per quanto riguarda il futuro: ma su un programma questi sono i vostri alleati futuri?

In morte degli onorevoli Pasetto e Nucara.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giorgio Pasetto, già membro della Camera dei deputati nella XIII e XIV legislatura e del Senato della Repubblica nella XV legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea. Comunico che è deceduto l'onorevole Francesco Nucara, già membro della Camera dei deputati nella IX, X, XI, XV e XVI legislatura. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno –A.C. 3609)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/47 Galantino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Essendo giunti ben oltre le ore 20, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 21,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 20,20, è ripresa alle 21,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 127, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/3609/47 Galantino.

Dobbiamo ora passare all'esame dell'ordine del giorno n. 9/3609/48 Foti, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, la formula di rito con la quale il Governo chiede ormai su tutti gli ordini del giorno di poter trovare un consenso, utilizzando la perifrasi “a valutare l'opportunità di”, andrebbe quantomeno collocata tenendo presente gli argomenti che vengono qui trattati, perché si chiede di valutare l'opportunità di intervenire in un decreto che si è occupato di tutto meno che degli aeroporti minori, e di valutare l'opportunità di intervenire, anziché assumere l'impegno di intervenire. Tra l'altro, chiunque abbia letto l'ordine del giorno sa bene che l'incidentale lascia di valutare già al Governo se assumere anche provvedimenti che abbiano una valenza di natura economica, ma non si dice di destinare risorse. Si dice semplicemente di intervenire per impedire che, alla luce del combinato disposto della crisi del COVID e dell'attuale crisi politico-geopolitica, gli aeroporti minori non abbiano la possibilità di continuare la loro attività, e quindi le società di gestione siano costrette a chiudere.

Non penso che sia un problema da poco: valutiamo il fatto del collegamento con le isole, valutiamo aeroporti, come quello, ad esempio, di Parma, che, soprattutto nel periodo estivo, hanno dei voli specifici verso l'estero, verso la Sardegna, verso alcune destinazioni, verso la Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che automaticamente alleggeriscono il carico di passeggeri che vi è in abbondanza su altri aeroporti, tipo quello di Orio al Serio, giusto per fare un esempio. E allora mi permetto di dire al rappresentante del Governo: posso anche capire che si voglia a tutti i costi far battere il record di passeggeri all'aeroporto di Bologna, però guardate che fisicamente l'aeroporto di Bologna è arrivato al massimo della possibilità di ospitare voli. Quindi, quello che si fa in più, lo si fa semplicemente facendo trascorrere - e mi riferisco ai passeggeri - pomeriggi e serate intere negli aeroporti. Non è che aumentino i voli, perché quelli sono e quelli restano.

Assumere, allora, un impegno a favore degli aeroporti minori non mi sembra sia un problema così gigantesco, come qualcuno ritiene, utilizzando la formula “a valutare l'opportunità di”. Mi permetto di chiedere una cosa al rappresentante del Governo: se ritenete che il problema esista, allora ve ne dovete far carico. Se, viceversa, ritenete che il problema non esista, allora non ne dovete valutare nemmeno l'opportunità. Dite semplicemente: “non ci interessano gli aeroporti minori” e noi andiamo avanti ugualmente. Ma questa formula - lo dico sinceramente - mi pare non si adatti all'argomento in questione, ragion per cui, nel caso in cui il Governo non intenda trovare una formulazione diversa da quella individuata, ossia “valutare l'opportunità di”, chiedo di porre in votazione questo ordine del giorno, così che ognuno si assuma le responsabilità del caso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, vorrei fare una proposta a lei e all'Aula: dal momento che in precedenza era stato accantonato un ordine del giorno, vorrei capire se si è arrivati ad una soluzione da proporre all'Aula per poi proseguire con l'esame degli altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Rispetto alle osservazioni svolte dall'onorevole Foti mi permetto di dire che l'ordine del giorno in questione non fotografa correttamente la situazione, nel senso che sembra si indirizzi su una materia a cui il Governo di questo Paese non ha assolutamente posto mano. Allora, poiché, invece, sulla materia dei piccoli aeroporti e dei sistemi aeroportuali in generale il nostro gruppo parlamentare è intervenuto nella sostanziale indifferenza del resto del Parlamento, per onore di verità vorrei fare alcune affermazioni per puntualizzare le questioni.

Esiste un emendamento, presentato alla legge di bilancio per il 2021, che è stato approvato (aveva la mia prima firma e poi è stato sottoscritto da tutti i presidenti dei gruppi parlamentari), che stanziava 500 milioni di euro per il ristoro dei danni da COVID, patiti da tutti i soggetti gestori di aeroporti. Tale norma ha avuto talmente successo che è stata successivamente rifinanziata, se non erro nel corso dello stesso esercizio, con 300 milioni di euro, destinati al sistema aeroportuale, per l'80 per cento, e ai soggetti gestori dei servizi di handling, all'interno del comparto aeroportuale, per il 20 per cento. Questa norma, per come è stata impostata dal legislatore, ossia dal primo proponente, poi da tutti i capigruppo che l'hanno sottoscritta, ha previsto un sistema di riparto per agevolare i gestori degli aeroporti cosiddetti minori, per usare l'accezione usata nell'ordine del giorno n. 9/3609/48 Foti.

Sulla stessa materia, sempre a sostegno degli aeroporti minori, un emendamento, sottoscritto, se non erro, proprio dalla presidente del nostro gruppo parlamentare, l'onorevole Serracchiani, è intervenuto sull'addizionale comunale sui diritti aeroportuali, sopprimendola per gli aeroporti con un traffico di passeggeri inferiore al milione annuo.

Questa norma ovviamente è stata accolta come un grande beneficio da parte degli aeroporti minori perché andava a togliere un peso molto avvertito dagli operatori che si avvalgono di questi aeroporti e che hanno determinato nel corso degli anni l'incremento del servizio.

Allora, credo sia una verità di parte dipingere la questione come se non fosse mai stata affrontata dal legislatore. Il legislatore ha lavorato in questi anni - il Governo, su indicazione del Parlamento, della maggioranza - su un emendamento, peraltro sottoscritto, da quanto mi risulta, anche dai gruppi di opposizione, per far sì che gli aeroporti minori, anche con stanziamenti di risorse, fossero in grado di far fronte ad un'epidemia che ha prodotto un notevole calo dei ricavi da traffico e commerciali, connessi alla gestione dei servizi aeroportuali.

Ovviamente il problema c'è ancora, non lo sottaciamo, ma credo che la questione vada affrontata, al di là di un atto di indirizzo, cercando di riflettere strutturalmente su quali misure possiamo adottare in un Paese con un variegato numero di aeroporti dispersi su tutto il territorio per far sì che gli aeroporti minori siano strutturalmente nelle condizioni di stare in equilibrio. Credo che l'unica strada da percorrere sia quella di una misura strutturale ossia l'abolizione strutturale delle sovrattasse comunali sui diritti da traffico per consentire a questi aeroporti di essere più leggeri e di reggere la concorrenza del settore.

Questa è una posizione che credo sia molto condivisa anche da Assaeroporti, la principale associazione che raggruppa i gestori degli aeroporti, e credo che il nostro lavoro di parlamentari sia quello di cercare di dare soluzioni strutturali per risolvere non solo un problema legato all'epidemia, ma per cercare di risolvere strutturalmente un problema endemico del nostro Paese cioè quello della pluralità degli aeroporti, quindi della difficoltà di avere dei conti in ordine nella gestione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Credo che l'ordine del giorno presentato, del quale stiamo discutendo, meriti attenzione e una riflessione piuttosto ampia e non possa essere semplicemente derubricato come un ordine del giorno qualsiasi. E a titolo personale chiedo di sottoscriverlo, se il collega è d'accordo, perché quello che diceva il collega Gariglio circa l'impegno del Parlamento e del Governo su questi temi è sicuramente reale.

E' sicuramente un tema che è stato affrontato, ma non dobbiamo dimenticare che, quando parliamo di piccoli aeroporti, parliamo non solo di trasporto aereo, ma anche di realtà che hanno un indotto che genera investimenti e opportunità. Per quanto riguarda, ad esempio, i diritti di imbarco che sono stati tolti con un intervento normativo, inserito, se non sbaglio, nel “decreto Sostegni”, porto l'esempio del collegio, in cui sono stato eletto, dove opera un aeroporto, riaperto dopo il 2019, anno a cui fa riferimento l'intervento legislativo citato dal collega Gariglio: si esclude l'aeroporto di Forlì, che pure è un piccolo aeroporto, ma non può beneficiarne, perché è uno di quegli aeroporti, forse l'unico, che ha aperto dopo il 2019.

Quindi, sicuramente l'ordine del giorno pone una questione sentita da tutti gli scali, al di là degli interventi meritori che facciamo bene a rivendicare e che anche noi rivendichiamo, ma credo sia altrettanto meritevole una maggiore disponibilità da parte del Governo a ragionare, a riflettere su questa richiesta di impegno. Lo ribadisco, non è solo una questione di carattere territoriale, ma è una questione che riguarda l'attrattività del nostro Paese, l'indotto economico generato da questi scali sui territori in cui operano, anche con riferimento alla possibilità di attrarre un maggior numero di turisti e favorire gli spostamenti. Quindi, chiediamo una certa attenzione su questo tema.

A livello personale, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno e mi auguro che questi interventi possano davvero essere inclusivi di tutti gli scali che hanno queste caratteristiche. Quando noi andiamo a mettere un limite temporale dobbiamo tener presente che, nel momento in cui si mette un limite, bisogna fare attenzione a non escludere chi sta investendo risorse private in un'infrastruttura a uso di tutta la collettività e che genera importanti ricadute su quel territorio. Quindi, mi associo alla richiesta che è stata fatta di un supplemento di riflessione su questo impegno e mi auguro che, al di là di come andrà a finire su questo ordine del giorno, si possa quantomeno correggere questa stortura e che si possa, in maniera strutturale, prevedere interventi specifici per salvaguardare questi scali, che molto spesso - lo ribadisco - hanno una funzione che va ben oltre il semplice trasporto aereo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Anche io mi voglio unire alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno del collega Foti e degli altri colleghi che si sono occupati di questa tematica, una richiesta che interessa tanto più quanto la situazione è oggettivamente peggiorata con il nuovo scenario e contesto internazionale, in particolare con la guerra che si sta consumando in Ucraina. È, infatti, noto come molti di questi presidi e infrastrutture siano stati oggetto di attenzione delle compagnie low cost che trasportavano e dovrebbero trasportare dai Paesi coinvolti nel conflitto numerosi turisti e che, a seguito del conflitto in corso, purtroppo non potranno adempiere a tale loro funzione, con conseguenze economiche sul territorio e sugli aeroporti medesimi.

È evidente che mentre, da un lato, l'Italia fronteggia la situazione internazionale con doverose sanzioni e con doverose politiche di contrasto al Paese aggressore, dall'altro deve attivare tutte quelle misure che sul territorio devono servire non solo al turismo, in senso tradizionale inteso, ma proprio a questi aeroporti, che altrimenti rischiano davvero un collasso. Tali interventi devono avvenire proprio nel senso indicato dall'ordine del giorno del collega Foti, che appunto qui richiamo, con politiche di ampio respiro, che non possono essere limitate agli interventi richiamati dai colleghi di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno pone un tema serio. Io non sono convinto che la determinazione dell'ordine del giorno sia la soluzione, il problema sì, la determinazione no. Chi ha avuto modo di amministrare comuni e regioni sa che esiste il primo problema principale, che non è tanto la quantificazione economica, la disponibilità finanziaria da rinvenire, quanto la disponibilità della legittimità da rinvenire rispetto ad un aiuto, perché tale si configurerebbe un aiuto a favore di un aeroporto, oggetto di notifica e di prenotifica.

Lo dico perché, conoscendo la vicenda dell'Aeroporto d'Abruzzo e conoscendo le vicende degli aeroporti minori, abbiamo dovuto guadagnare un'attenzione particolare in Europa ogni volta che abbiamo messo un euro sugli aeroporti, perché soggetti a procedura di notifica, come se un aeroporto minore andasse a inserirsi all'interno di un mercato così grande e così globale; così non è. Cosa voglio dire? Che questa dovrebbe essere l'occasione - se mai avesse avuto attenzione, avrei cercato di emendarlo, ma ringrazio per l'iniziativa - per aprire una riflessione sullo spazio comune europeo del trasporto aereo; vale per le isole, vale per la Sardegna, vale per la Sicilia, vale per le regioni che non hanno l'alta velocità, per esempio le regioni al centro della dell'Adriatico, Abruzzo, Molise, in parte Marche fino ad Ancona, in parte Puglia o, meglio, tutta la Puglia fino a Bari, dove l'alta velocità ce l'hanno solo verso Napoli, e non sulla dorsale adriatica.

In queste aree del Paese non vi è né l'alta velocità ferroviaria, né la possibilità di spostarsi velocemente, con l'aere; quindi, si pone un problema di pari diritto, il diritto alla mobilità veloce che dovrebbe essere un grande tema che investe il Paese nei confronti dell'Europa, perché altrimenti queste risorse sono oggetto, laddove fossero stanziate… Se questo fosse un emendamento e venisse approvato, noi dovremmo notificare all'Europa la possibilità di utilizzare queste risorse.

Io credo che, proprio perché è accaduto di tutto, dalla pandemia alla crisi in Ucraina, si possa aprire una riflessione più compiuta con l'Europa sugli aeroporti minori e sui territori scoperti da alta velocità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Occorrono alcune precisazioni, perché ho capito anche di dover prendere tempo per raggiungere, forse, il numero legale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma rivendicare da parte del PD di essere stato il primo e l'unico a parlare di trasporto aereo e, soprattutto, della crisi degli aeroporti, mi sembra un po' troppo. Magari bisogna ricordare che il primato di questi Governi è di aver fatto fallire due compagnie aeree, contemporaneamente, Alitalia e Air Italy (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con migliaia di disoccupati e di cassintegrati perché quando noi chiedevamo, come Fratelli d'Italia, di convocare il tavolo del settore aereo, non arrivava mai risposta; abbiamo chiesto un numero infinito di volte di convocare un tavolo in cui si tenesse, durante la crisi del COVID, la trattativa per Alitalia e, contemporaneamente, per Air Italy; non è stato mai fatto, c'era stato un timido tentativo all'epoca, sia da parte del Vice Ministro Todde sia dell'ex Ministro De Micheli, poi calò il silenzio, con la crisi degli aeroporti, perché non c'erano più compagnie che viaggiavano per la Sardegna. Tenete conto che oggi – l'avete letto tutti, sui giornali - che l'Unione europea ha imposto che chi non è residente in Sardegna arrivi a pagare anche 1.000 euro per viaggiare da Roma a Cagliari e da Milano a Olbia, nel silenzio del Governo, che ha lasciato sola la regione Sardegna a contrattare con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È questo il libero mercato che vuole l'Unione europea? È vero che dobbiamo lavorare insieme per andare in sede di Unione europea e parlare della specificità delle isole, però non accettiamo lezioni né, tanto meno, l'affermazione di presunti primati, perché questa legislatura sarà ricordata per aver fatto fallire una compagna storica come Air Italy - e la nostra solidarietà va ai quei lavoratori -, fallita nel silenzio, smembrata sia dai qatarioti che da altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha chiesto la parola. Prego, sottosegretaria.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Considerata una richiesta che era stata fatta dal proponente, di eliminare l'elemento che pone più difficoltà all'assunzione dell'ordine del giorno, così come è scritto, e cioè il riferimento alle risorse economiche che è la giustificazione principale per la formula di rito “a valutare l'opportunità di”, posso proporre questa riformulazione: “impegna il Governo ad assumere con la massima urgenza ogni utile iniziativa” poi sostituendo le parole “eventualmente prevedendo anche un adeguato stanziamento di risorse economiche” con “compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica volti ad assicurare (…)” eccetera eccetera. Questa è la proposta di riformulazione (Applausi).

PRESIDENTE. Il deputato Foti ha fatto cenno di accogliere questa proposta della sottosegretaria Guerra.

Passiamo dunque all'ordine del giorno n. 9/3609/49 Donzelli; c'è una proposta di accoglimento come raccomandazione; l'accetta? Prego, deputato Donzelli.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Non credo sia sostenibile una proposta di raccomandazione. In precedenza avete respinto un ordine del giorno di Fratelli d'Italia che chiedeva di lavorare maggiormente sulle trivellazioni, perché avete detto: No! Non sono…

PRESIDENTE. Deputato Donzelli, siccome vedo che sta prendendo la parola, lei può soltanto dire se accetta o no, perché ha esaurito il tempo a sua disposizione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). No, Presidente, non l'ho esaurito; ho almeno un minuto e dieci secondi.

PRESIDENTE. Ha fatto già due interventi, ha esaurito i cinque minuti a sua disposizione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Le chiedo scusa, Presidente. Non accetto la raccomandazione e chiedo che venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/3609/49 Donzelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo dunque all'ordine del giorno n. 9/3609/50 De Toma, che viene accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/51 Delmastro delle Vedove il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà per 40 secondi, quelli che gli sono rimasti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento di buonsenso Fratelli d'Italia semplicemente interviene su un tema di politica internazionale. Si chiede al Governo di impegnarsi a non sottoscrivere accordi o trattati internazionali con Paesi che eventualmente violassero o non rispettassero o tentassero di violare i nostri confini. È di tutta evidenza che è di buon senso. Qualsivoglia trattato o accordo internazionale non può essere concluso con una parte che violi i nostri confini. Il “no” del Governo non stupisce perché probabilmente, se venisse accolto questo ordine del giorno, non potreste sottoscrivere il trattato del Quirinale con quella Francia che ci vuole derubare financo del Monte Bianco. Quel Trattato pone l'Italia in una condizione di subordinazione verso la Francia che fa shopping industriale della filiera bancaria, della filiera agroalimentare, che fa shopping della filiera del turismo e che peraltro ci depreda financo del Monte Bianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/51 Delmastro Delle Vedove, nella versione corretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/52 Deidda, sul quale c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà

SALVATORE DEIDDA (FDI). Quanto mi rimane?

PRESIDENTE. Ha tre minuti a sua disposizione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, non perché non apprezzi lo sforzo del Governo e del sottosegretario - che ringrazio - ma perché, dopo aver ricevuto in quest'Aula tante lezioni di ambientalismo e sulla transizione ecologica, mi chiedo come mai in questo provvedimento quello che è considerato biomassa non venga incentivato. Parlo ad esempio del biogas: perché gli incentivi non sono stati considerati per la biomassa? Allora, non posso accettarlo perché c'è ancora da valutare la biomassa che è una fonte di energia ad emissioni zero, una fonte di energia che la natura ci regala attraverso un duplice scopo. Innanzitutto, quello di curare il bosco, perché il bosco non è un museo che rimane stabile, bisogna lavorarlo, bisogna curarlo, bisogna adoperarsi perché quando capitano cataclismi il bosco viene ferito per la troppa vegetazione e anche gli alberi hanno bisogno di cura. Inoltre, faccio un complimento al Governo Draghi perché ho scoperto che grazie a tale Governo qualcuno è passato all'opposizione. Dopo essere stato amico dei leghisti, dopo esser andato d'accordo, nel primo periodo, con i leghisti e, poi, col PD, oggi qualcuno vuole insegnare a Fratelli d'Italia che cos'è l'opposizione. Forse non è bastato quello che hanno votato. È facile dire che noi vogliamo le trivelle, ma forse noi siamo più onesti di chi va in giro per il mondo, perché si può trivellare in Angola, in Congo o in Algeria e magari si chiudono gli occhi sul gas algerino dopo che l'Algeria ha rivendicato per sé il mare fino alla Sardegna.

Erano silenti i molti che oggi fanno opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) quando gli algerini hanno rivendicato il mare della Sardegna per ricercare il gas. All'epoca erano in maggioranza e stavano zitti e oggi, invece, alzano la voce. Siamo contenti che ci sia un'altra opposizione in quest'Aula, ma forse si dovevano svegliare prima. Soprattutto, quando parlano di rappresentare il popolo, noi li vorremo vedere anche alle elezioni amministrative e vediamo se sanno prendere anche le preferenze, oltre a essere miracolati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/52 Deidda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/53 Albano, sul quale c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Accettiamo la proposta di riformulazione, ma vista l'importanza dell'ordine del giorno chiediamo che possa essere posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/53 Albano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/3609/54 Ferro sul quale c'è una proposta di riformulazione che viene accolta.

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/55 Frassinetti il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Credo di avere ancora un po' di tempo, non per illustrare questo ordine del giorno, che ho già illustrato entrando nel merito, ma per chiedere che gli insegnanti che dovrebbero garantire la continuità didattica ai nostri giovani e ai nostri bambini siano confermati in ruolo, perché hanno avuto dei contenziosi amministrativi e sono stati assunti con riserva. Questa è una delle tantissime problematiche che troviamo nel reclutamento dei docenti, un mondo in cui il precariato rimane ancora una piaga molto consistente, in cui la stabilizzazione rimane una chimera da raggiungere. Oltre tutte queste problematiche di fondo, esistono anche problemi di tipo giudiziario perché devono ricorrere alla giustizia amministrativa senza avere poi la sicurezza di essere assunti, nonostante la prova sostenuta sia positiva e nonostante questa valutazione e la acquiescenza della pubblica amministrazione. Questi contratti dovrebbero essere confermati a tempo indeterminato, dotati di clausola rescissoria. Questo è uno dei tanti problemi di queste categorie di insegnanti. Abbiamo per tanti anni parlato dei diplomati magistrali, ci sono quelli che cercano l'abilitazione. Tuttavia, se non si prova a garantire la continuità didattica, a garantire un contatto continuo tra docenti e studenti nel tempo, si va incontro a una frammentazione dello studio e dell'apprendimento che non garantisce una preparazione idonea, che non garantisce una preparazione armonica. La figura dell'insegnante che segue un intero ciclo e che quindi può spiegare il proprio programma con calma, con competenza, non può sicuramente esserci, se non c'è la continuità didattica. In quel caso, i nostri giovani avranno cambiamenti continui, supplenti che durano pochi giorni e poi vanno via. Quindi, oltre a esserci un danno e complicazioni per la categoria dei docenti, i più penalizzati saranno soprattutto i nostri giovani, i nostri studenti, che non potranno avere una continuità didattica che li accompagna nei loro studi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/55 Frassinetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/3609/56 Gemmato, su cui c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Sì, grazie, Presidente. Sinceramente, non ricordo neanche il tenore della riformulazione e non sono qui a chiederlo, perché non vorrei…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Gemmato, dovrebbe recarsi alla postazione al centro dell'aula oppure mettersi in posizione utile per poter svolgere l'intervento senza mascherina. Così va bene, prego.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Denuncio il fatto che siamo, di fatto, conviventi con i colleghi, ma ci atteniamo alle regole.

Non ricordo il tenore della riformulazione e non sono qui a richiederlo perché non vorrei che il mio sembrasse un semplice intento ostruzionistico. Semplicemente, essendo l'ordine del giorno un atto di indirizzo al Governo, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di impegnarsi a reintegrare il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa che, lo voglio ricordare, si è impoverito perché, sullo stesso fondo, sono andate a valere le risorse per sostituire i docenti, che sono stati messi in quiescenza, a seguito dalla non effettuazione del vaccino. Riteniamo che l'indirizzo debba essere chiaro e preciso. Lo sappiamo tutti, è inutile ricordarlo all'Aula: gli ordini del giorno non hanno potere cogente, non hanno un effetto immediato; si tratta solo di un atto di indirizzo. Rispetto a questo atto di indirizzo, chiediamo semplicemente: vi impegnate a farlo o no? Ci concedete questa linea d'orizzonte, di speranza, verso i nostri maestri, professori e verso chi insegna ai nostri figli cosa debba essere il domani? Oggi, questi si vedono ulteriormente mortificati a causa del fatto che un fondo che li riguarda venga impoverito perché si debbono sostituire. E qui - la questione è stata già posta in sede di discussione generale - apriremmo un fronte ben più ampio: li abbiamo mandati a casa, stralciando l'articolo 1 della nostra Costituzione, che recita testualmente (ovviamente, non lo devo ricordare in quest'Aula) che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Bene, abbiamo messo a riposo queste persone che non hanno inteso vaccinarsi, perché magari non potevano farlo o perché la comunicazione scientifica e politica di questa maggioranza non li ha convinti e, per sostituire queste persone, attingiamo ad un fondo, togliendo le risorse ai nostri insegnanti che - lo ricordo a quest'Aula - sono quelli meno pagati in tutta Italia, probabilmente in tutto il mondo. Allora, un atto anche di coraggio. “Valutare l'opportunità di” o “vedere i vincoli di bilancio”, sono tutte locuzioni che impoveriscono una linea di tendenza. Volete o no essere al fianco dei nostri insegnanti? Dimostratecelo in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Quindi, non accetta la proposta di riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/56 Gemmato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/57 Lucaselli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/58 Raffaele Baratto c'è il parere favorevole del Governo. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/59 Maschio c'è un accoglimento come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente, sul tema della cessione del credito legato ai bonus edilizi energetici eccetera, abbiamo assistito, dall'inizio della pandemia ad oggi, a tutto e al contrario di tutto. Sono stati annunciati provvedimenti su cui imprese e famiglie hanno aperto pratiche nei comuni, hanno chiesto alle banche le cessioni dei crediti, hanno attivato procedure e, quasi come un sabotaggio settimanale da parte della stessa maggioranza di Governo, sono state continuamente cambiate le regole in corsa che hanno devastato e tolto ogni certezza a cittadini e imprese nella gestione di tutta la galassia che ha a che fare con i vari superbonus edilizi ed energetici. Anziché chiedere scusa agli italiani per tutto questo caos e per aver spinto tante persone a investire a vuoto i propri risparmi, coinvolgendo professionisti e imprese per attivare procedure, oggi si pensa di poter semplicemente accogliere come raccomandazione un ordine del giorno che, in quanto tale, non essendo un emendamento, a sua volta, non ha neanche un valore impegnativo, determinante, con immediata efficacia normativa. Sinceramente, mi sembra, non solo troppo poco, ma un'ulteriore presa in giro sul tema delle cessioni dei crediti nei confronti delle famiglie e delle imprese che ne pagano le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/59 Maschio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/60 Varchi, su cui c'è una proposta di riformulazione, che non viene accolta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/60 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/61 Vinci, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. Non posso accettare la riformulazione, anzi, chiedo al sottosegretario se sia possibile un accantonamento. Non ho tutti i cinque minuti, però voglio rispiegare all'Aula cosa prevede questo ordine del giorno; prevede che il Governo metta mano a un grossolano errore che ha fatto in quanto i benefici fiscali, il credito d'imposta verrà erogato solo alle aziende che hanno un contatore superiore ai 16,5 chilowatt. Questa formulazione della norma non prevede le moltissime piccole e medie imprese che, pur superando i 16,5 chilowatt, quindi, hanno un consumo superiore, l'hanno frazionato in più contatori, magari hanno due contatori da 10,50, arrivano fino a 21 chilowatt, quindi, ben superiore ai 16,5 previsti dalla norma o magari ancora oltre.

Chiediamo al Governo di mettere mano e il Governo cosa fa? Rigetta o dice: valuto. Se non valuterà il Governo, valuteranno le aule di tribunale, le commissioni tributarie, le associazioni dei commercialisti e degli imprenditori che ci verranno a chiedere come mai qui ci sono i numeri, ma fuori da qui vige ancora uno Stato di diritto, in cui 20, 30 kW sono superiori ai 16,5. Quindi, l'indicazione fatta dal Governo, a mio avviso, ma non solo mio, è assolutamente erronea e, quindi, chiedo al sottosegretario se intenda quantomeno accantonare per verificare se ci sia la possibilità di mettere mano a una riformulazione diversa, altrimenti ci faremo ridere dietro da tutte le associazioni di categoria e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La sottosegretaria Guerra non accetta la richiesta di accantonamento, pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/61 Vinci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Ordine del giorno n. 9/3609/62 Prisco: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3609/63 Fiorini: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3609/64 Rampelli: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3609/65 Menga: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3609/66 Giovanni Russo; il presentatore accoglie la proposta del Governo. Ordine del giorno n. 9/3609/67 Brescia: parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Grazie, Presidente. Ritengo questo parere contrario sinceramente un po' offensivo, perché semplicemente noi stiamo chiedendo - leggo l'impegno – di: “inviare alle Camere, entro dieci giorni dalla conversione del presente decreto, una relazione in cui si motivano in dettaglio i presupposti di necessità e urgenza dell'articolo 10, comma 2”, ossia della questione Ilva. Se il parere contrario del Governo è motivato dal fatto che si pensa di aver superato la pregiudiziale di costituzionalità e, quindi, di non dover dare le motivazioni di necessità e urgenza perché è già passata quella fase, sappiate che state prendendo una cantonata enorme, perché altrimenti l'ordine del giorno non sarebbe stato neanche reso ammissibile. Non è questo il motivo per cui io chiedo con questo ordine del giorno dettagliatamente di sapere per quale motivo il Governo ha deciso di fare cosa? Lo spieghiamo a chi magari non ha seguito da vicino la vicenda. Io l'ho seguita da vicino perché presiedevo la Commissione affari costituzionali durante il “decreto Milleproroghe”. In quel decreto c'era una norma che stanziava 575 milioni di euro, li toglieva dalle bonifiche e li metteva nella produzione, nella fase della produzione dell'ex Ilva. Il Parlamento non ritenne valide le motivazioni addotte dal Governo in quell'occasione, che diceva che questi soldi erano lì che giacevano e i Commissari straordinari non sapevano che farsene, non facevano partire le bonifiche e, quindi, era meglio destinarli altrove. Dimostrammo che non era affatto così; i commissari sono venuti - come è stato ricordato - in Commissione e hanno detto che le bonifiche si stanno facendo e chi segue la vicenda Ilva questo lo sa bene. Quindi, fu questo il motivo per cui il Parlamento decise di sopprimere quella norma prevista dal Governo; non fu una decisione semplice, ma fu assunta con grande senso di responsabilità e, secondo me, giustamente, dalle forze che sedevano in quel momento in Commissione.

Con questo decreto che cosa si fa? Si riprendono una parte di quella norma e una parte di quei soldi, 150 milioni di euro, e si ripete questa operazione.

Dato che abbiamo dimostrato che le bonifiche si stanno facendo e dato che sappiamo che questi 150 milioni di euro potevano essere destinati anche ad altre misure, non necessariamente alla produzione, ma ad esempio alla rigenerazione urbana, che sappiamo servire tantissimo alla città di Taranto, evidentemente il Governo ha fatto una scelta molto ponderata, ma dato che non c'è neanche un piano industriale e, quindi, noi non sappiamo questa produttività esattamente a cosa serva, quale sia la destinazione di questi 150 milioni di euro, a meno che non dobbiamo credere che si stia facendo un regalo agli attuali gestori dell'ex Ilva, vogliamo sapere, pretendiamo come Parlamento - dato che questa è stata una decisione che, come ben sapete, ha spaccato la maggioranza anche al Senato e che è passata per un voto, quindi, non con un ampio appoggio di tutta la maggioranza - di sapere, anche in tempi celeri (ecco perché io dico entro dieci giorni ) e se avete fatto il decreto lo sapete benissimo, quali fossero i motivi di necessità ed urgenza per cui avete destinato questi 150 milioni alla produzione; lo vogliamo sapere nel dettaglio, se non vi è di troppo disturbo. Quindi, vorremmo, se siete in grado, che ci deste delle spiegazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Signor Presidente, pur dando ragione al collega Brescia, ritengo che in quest'Aula si stia consumando una delle pagine peggiori della politica italiana, almeno da quando la frequento io. Voglio per un attimo mettere una cornice: il presidente di una Commissione di maggioranza della Camera dei deputati scrive testualmente nel suo ordine del giorno di “esprimere forte censura e disapprovazione nei confronti di una scelta del Governo che rappresenta uno scippo alla città di Taranto”. Ora, con la deferenza che si tiene nei confronti di un collega parlamentare, a maggior ragione se presidente, io voglio dire, collega Brescia, che tu fai parte di quella maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quindi non devi…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

MARCELLO GEMMATO (FDI). …quindi, non devi incentrare il tuo dire, durante una discussione, peraltro, di un ordine del giorno, ma questo dovrebbe essere oggetto dell'analisi politica della vostra maggioranza e della confusione della vostra maggioranza che si perpetra in tutti gli atti a nocumento anche della città di Taranto. In questo io esprimo anche un voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia, per quel che può valere, a questo ordine del giorno; però, Presidente, il dato politico rimane, rimane in quest'Aula che il presidente di una Commissione del più grande partito in questo momento di maggioranza della nostra Nazione si esprime contro il suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quando la politica era un tantino più seria, questo provocava ben altre reazioni e io vorrei, credendo nella politica, che queste reazioni in quest'Aula anestetizzata ci fossero, in questo momento, per dare ancora valore alla politica e anche a favore della città di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Chiederei al presentatore, al presidente Brescia, la possibilità di sottoscrivere l'ordine del giorno, a nome della componente Alternativa. Il collega Gemmato ha anche ragione da un punto di vista di maggioranza e opposizione, ma lo stiamo vedendo, Presidente, mi rivolgo a lei, per parlare anche col collega Gemmato, e per riferire che questa maggioranza ormai è evidente che non esiste più.

PRESIDENTE. Deputato Vianello, la devo interrompere perché lei ha esaurito…

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Sto facendo adesso un intervento…

PRESIDENTE. Aspetti, chiedo scusa, era un altro il deputato che aveva esaurito il tempo a disposizione, quindi, aveva ragione lei, può proseguire.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Non si preoccupi, non c'è problema. Per cui queste situazioni di maggioranza le stiamo vedendo continuamente, con la Lega, il MoVimento 5 Stelle insomma, anche sulle armi in Ucraina, l'abbiamo sentito anche dall'ex Premier Berlusconi, insomma, non meravigliano più nessuno, ma ciò non ci deve distrarre dal fatto che il Governo ha tolto questi 150 milioni senza dare una vera motivazione, perché li ha indicati verso una decarbonizzazione di cui, Presidente, ad oggi nessuno conosce il piano industriale; non esiste un'autorizzazione integrata ambientale in procedura di valutazione e neanche una VIA. Per cui, quali sono le motivazioni? E lo chiedo anche perché è stato fatto un question time qui alla Camera in cui il Ministro Cingolani è venuto a dire che lui non sa nulla di quale sia la situazione sulla bonifica di Taranto e questo è vergognoso. Sono stati tolti 150 milioni di euro senza che il Ministro della Transizione ecologica sappia per quale motivo e qual è la situazione delle bonifiche.

Io aggiungo anche un'altra cosa, Presidente, perché le bonifiche di Taranto è un anno e mezzo che sono bloccate dal cambio del commissario voluto dal sottosegretario Turco - dall'allora sottosegretario Turco-. Sono bloccate le bonifiche a Taranto!

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Concludo dicendo che oggi in audizione in Commissione ecomafie abbiamo appreso che la bonifica, la rimozione dei 3 mila fusti della Cemerad, 3 mila fusti radioattivi, non può essere fatta perché manca un piccolo cavillo che il MEF non riesce a liberare nonostante ci siano 8 milioni di euro a disposizione, per cui il Governo è ovvio che non sa cosa sta facendo su Taranto. Sta togliendo i soldi alle bonifiche, taglia la continuità produttiva ed è vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato D'Ettore, era indirizzato a lei, diciamo così, l'avviso che aveva esaurito il tempo. Quindi, può solo dire se intende sottoscrivere o no questo ordine del giorno e nient'altro. Prego, deputato D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Infatti, volevo dire solo questo, che lo sottoscrivo perché è il voto che abbiamo dato in Commissione affari costituzionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Questo ordine del giorno interviene su un argomento che abbiamo affrontato anche con un altro ordine del giorno in altra forma, che era l'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello.

Io faccio presente che la richiesta di motivare i presupposti di necessità e urgenza è impropria, in quanto ovviamente i presupposti di necessità e urgenza di un decreto-legge sono valutati dal Quirinale, prima dell'emanazione del decreto, e con la pregiudiziale che è stata votata l'altro giorno.

Detto ciò, se vogliamo, invece, entrare nel merito, il Governo è disponibilissimo a proporre una riformulazione dell'impegno che in un qualche modo riproduca le caratteristiche di quello che, comunque, avevamo già proposto in precedenza con riferimento all'ordine del giorno n. 9/3609/9 Vianello, cioè a spiegare che c'è l'assoluta disponibilità, compatibilmente con il solito vincolo di finanza pubblica, di reperire tutte le risorse aggiuntive necessarie per gli interventi di bonifica programmati, qualora le risorse attualmente stanziate risultassero insufficienti. Quindi, se c'è una disponibilità a entrare nel merito, possiamo accantonare; se non c'è questa disponibilità e si vuole rimanere su una riformulazione che guarda soltanto al tema dell'urgenza, chiaramente questo non è proponibile.

PRESIDENTE. Qual è la sua risposta, deputato Brescia?

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Sottosegretaria, la disponibilità ad entrare nel merito ovviamente c'è, però dev'essere chiara qual è la richiesta che noi le facciamo. Cioè, noi vogliamo entrare nel merito per capire il motivo per cui questi 150 milioni sono stati destinati alla produzione e non a qualsiasi altra cosa, come, per esempio, la rigenerazione urbana. Questo è ciò che vogliamo sapere e non quello che lei…

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione da parte del Governo?

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). No, non c'è una riformulazione; c'è una richiesta di accantonamento…

PRESIDENTE. Una richiesta di accantonamento in base a una proposta di riformulazione.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Quindi, non è una riformulazione che devo accettare. Sto spiegando che cosa voglio sapere.

Ad ogni modo, accettiamo l'accantonamento e poi decideremo in via informale.

PRESIDENTE. Quindi, con le sue precisazioni l'ordine del giorno n. 9/3609/67 Brescia si ritiene accantonato.

Passiamo all'ordine del giorno successivo n. 9/3609/68 Martinciglio, su cui il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3609/69 Maraia, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3609/70 Alemanno, parere contrario. Prendo atto che viene ritirato.

Ordine del giorno n. 9/3609/71 Rizzo: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Viene accolta? C'è qualcuno che si esprime del MoVimento 5 Stelle? Una proposta di riformulazione che viene accolta.

Ordine del giorno n. 9/3609/72 Zanichelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3609/73 Liuzzi: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo che viene accolta.

Ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini; c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione e chiedo che questi tre impegni vengano messi separatamente ai voti perché, se posso avere un minuto della sua attenzione, signor sottosegretario, questo impegno l'avete preso non con il sottoscritto e con Fratelli d'Italia ma con 500 imprese che hanno manifestato a Roma, che sono state ricevute poi da voi e vi hanno consegnato esattamente questo ordine del giorno.

Lo hanno consegnato alla segreteria del Presidente Draghi e voi avete preso l'impegno su tutti e tre i punti.

Allora, questo è il momento nel quale noi vediamo se c'è un diverso modo di rapportarvi per quello che fate e dite nei confronti delle aziende e dei cittadini e per quello che fate e dite all'interno di quest'Aula. Sono tre impegni chiari, tre impegni precisi che riguardano il problema dell'aumento delle materie prime, ma soprattutto dell'aumento delle materie prime come incide nella realizzazione dei progetti del PNRR, perché vi è stato dimostrato che in questo modo in questo momento quei progetti non arriveranno a scadenza. Quindi, io vi chiedo di votare, di mettere ai voti, quello per il quale vi siete già impegnati.

Però, Presidente, mi permetta di fare una considerazione, visto che mi è rimasto un po' di tempo e me lo sono lasciato apposta. Ma che giornata è stata questa? Io ho cominciato questa mattina a piazza della Repubblica incontrando il mondo degli edili e ho scoperto che cinque rappresentanti del MoVimento 5 Stelle non solo hanno preso la parola contro il Governo ma lo hanno insultato come forse io non sarei stato in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ho ascoltato da senatori e da deputati il fatto che Draghi è il rappresentante della finanza, è il rappresentante di un mondo che non gli appartiene e che non è il loro Presidente del Consiglio. Lì ci sono le registrazioni, sempre se la stampa deciderà di veicolarle, però una giornata che comincia, almeno per il sottoscritto, con la prospettiva che forse in questo Parlamento qualcuno finalmente aveva visto la luce. Poi siamo arrivati qui e abbiamo assistito a una serie di votazioni arcobaleno o Arlecchino. Come le vogliamo chiamare? Un po' di qua, un po' di là, un po' sopra, un po' sotto, e tutto questo nel silenzio generale.

Poi un'altra valutazione di carattere politico, perché grazie a Fratelli d'Italia abbiamo parlato in quest'Aula, ci siamo contrapposti, abbiamo detto la nostra, abbiamo ascoltato gli altri. Però, Presidente, anche qui che giornata è stata, perché nel momento in cui abbiamo posto dei temi sono - così come si dice a Roma ma credo dappertutto - volati gli stracci. Siamo arrivati a rinfacciarci dove abbiamo casa, quello che è stato fatto due anni fa, tre anni fa, la votazione di questo, la votazione di quell'altro. Una maggioranza che ha dimostrato a tutti che maggioranza non è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Adesso, grazie all'ultima discussione e, quindi, alla nostra insistenza, alla volontà con cui anche con questo strumento noi cerchiamo per forza il confronto politico, non solo abbiamo parlato dei problemi che stanno a cuore alla Nazione, ma finalmente si sono parlati gli esponenti della maggioranza perché abbiamo scoperto adesso, nell'ultimo passaggio sull'Ilva, che non è proprio un tema da poco, che la maggioranza anche su temi come questi non si parla, perché il fatto che il sottosegretario non parla col Presidente della I Commissione è gravissimo in questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, devo dire che se, mi permette Presidente, io questo merito alla nostra forza politica glielo do. Noi probabilmente porteremo a casa qualche ordine del giorno, non ne porteremo a casa tantissimi e probabilmente non abbiamo inciso in questo provvedimento come avremmo voluto. Sicuramente siamo stati espropriati dalla Commissione bilancio di quel tempo e di quella voglia che abbiamo di incidere con le nostre modeste capacità nella vita di questa Nazione, però anche questa volta Fratelli d'Italia vi ha portato a ragionare e a parlare dei problemi del Paese ed è venuta fuori una cosa che è evidente a tutti: non siete in condizione di governare questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, con il parere contrario del Governo…

Revoco l'indizione della votazione.

Deputato Trancassini, la votazione per parti separate come viene richiesta?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, sono tre impegni. Io ho un parere favorevole sul primo, un parere contrario sul secondo e non mi ricordo sul terzo, perché l'aveva dimenticato la sottosegretaria. Però, io ho un parere positivo sul primo, un parere contrario sul secondo e sul terzo è favorevole. Dunque, primo, secondo e terzo. Primo favorevole, secondo contrario e terzo favorevole. Quindi, vorrei la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Guerra, conferma?

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Scusate, diciamolo bene. Sul primo c'era una proposta di riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sul secondo c'era un parere contrario e sul terzo un parere favorevole. Quindi, se li mettiamo ai voti, il parere favorevole è solo sul terzo.

PRESIDENTE. Se non ho capito male, poniamo in votazione il primo impegno, come riformulato dal Governo. Lei lo accetta? Prego, deputato Trancassini, si spieghi.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, il problema è troppo grande: stiamo parlando del PNRR e del tema che pongono 500 aziende. Quindi va bene senza “a valutare”: non c'è da valutare l'opportunità.

PRESIDENTE. Quindi, lo poniamo in votazione…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). …così come l'ho scritto io. Votiamo il primo, il secondo e il terzo impegno. Se poi il Governo esprime parere contrario, ce ne faremo serenamente una ragione.

PRESIDENTE. Il parere sul testo del terzo impegno è favorevole.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Sì, lo votiamo ugualmente, però, per rafforzarlo, Presidente.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, limitatamente al primo impegno, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, limitatamente al secondo impegno, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, limitatamente al terzo impegno, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Abbiamo esaurito le votazioni sugli impegni. Il Governo dovrebbe darci il parere sulle premesse.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sulle premesse, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/74 Trancassini, limitatamente alle premesse, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Ordine del giorno n. 9/3609/75 Siragusa, accolto come raccomandazione: va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/3609/76 Ziello, parere favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno 77 Rachele Silvestri. C'è una proposta di riformulazione che non viene accolta. Ha chiesto di parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie Presidente. Non accettiamo la riformulazione, un po' perché, vede Presidente, prima abbiamo illustrato questo ordine del giorno e la sua importanza. Già nella premessa - che vado a leggere - capiamo perché non possiamo accettare questa riformulazione. Nell'ambito della previsione del PNRR, al fine di potenziare l'offerta dei servizi di istruzione, è richiesta l'attivazione immediata di procedure che garantiscano la continuità e la funzionalità del sistema per il prossimo anno scolastico. Tenuto conto che risulta opportuno l'inserimento degli idonei nella procedura di reclutamento per la scuola secondaria, trattandosi di personale che ha già superato tutte le prove concorsuali, non si comprende perché dovrebbe essere sottoposto a una nuova selezione per l'accesso ai ruoli. Per questo non possiamo accettare la riformulazione. Come ho detto durante l'illustrazione, visto che al Senato è stato approvato l'emendamento che va a inserire il comma 2-ter, che accetta gli idonei per concorso di primaria e infanzia, non si capisce il motivo per cui non si può prevedere lo stesso accoglimento anche per la secondaria.

Infatti, si otterrebbe soprattutto un risparmio sulle spese, perché non si andrebbe a fare un nuovo concorso ma si andrebbero a integrare quei posti vacanti. Quindi, Presidente, noi non accettiamo questa riformulazione perché - ripeto - il Governo aveva l'opportunità di inserire questa misura all'interno del provvedimento già al Senato. Invece, il Governo si è presentato senza un parere, il Ministero non ha presentato un parere e l'emendamento non è stato discusso. Quindi, non accettiamo la riformulazione “a valutare l'opportunità di”. Prendetevi le vostre responsabilità e bocciate questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. La proposta di riformulazione non è accolta. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/77 Rachele Silvestri, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Prendo atto che i presentatori accolgono le riformulazioni degli ordini del giorno n. 9/3609/78 Paolo Nicolo' Romano, n. 9/3609/79 Bignami, n. 9/3609/80 Mollicone e n. 9/3609/81 Dori.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/3609/82 Baldini, con parere contrario da parte del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (IV). Grazie, Presidente. Mi sembra assurdo che non venga data una riformulazione “a valutare l'opportunità di” proprio su questo annoso problema delle quote latte, alla luce della giurisprudenza e delle sentenze della Corte europea, che dicono che andrebbe fatto un nuovo conteggio per questa problematica. Si tratta di 37.000 aziende, ma quelle sottoposte a una rateizzazione ulteriore sono 3.000 aziende e dovranno chiudere. Si parla di Ucraina, si parla di problemi di cibo, di come procurarsi del cibo: se abbiamo delle aziende che i nostri allevatori dovranno chiudere, stiamo facendo un errore a non dare la possibilità di avere un tavolo. Perlomeno, è stato chiesto un tavolo interministeriale per questo problema, che oramai sembra assurdo debba ancora continuare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (IV). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Baldini e, per il suo tramite, per sollecitare il sottosegretario, perché noi stiamo chiedendo almeno la riformulazione “a valutare l'opportunità di”. Noi facciamo parte di una maggioranza, siamo tutti parte di una maggioranza e, quindi, mi sembra il minimo che si possa chiedere impegnarsi a valutare l'opportunità di istituire un tavolo interministeriale. Penso che questo sia abbastanza pacifico - ripeto - perché facciamo parte di una stessa maggioranza. La riformulazione “a valutare l'opportunità di” su un ordine del giorno mi sembra di buonsenso.

PRESIDENTE. Non mi pare ci siano ripensamenti.

Ha chiesto di parlare il deputato Gastaldi. Ne ha facoltà.

FLAVIO GASTALDI (LEGA). Grazie, Presidente. Concordo con quanto proposto dalla collega Baldini. Questo è un tema molto importante e dibattuto negli anni e la posizione della Lega è sempre stata chiara fin da subito. Il fatto adesso di voler proporre una rateizzazione trentennale per i debiti superiori a 300.000 euro, nonostante tutte le sentenze, a partire dalla Corte di Giustizia europea del 2019 e dalla Corte costituzionale fino ai vari TAR che si sono espressi in merito sulle singole aziende, vuol dire che di fatto la politica si sta opponendo a quello che la giustizia ha detto in questi anni.

Da questo punto di vista, almeno partire da un ricalcolo, senza dover per forza prendere le somme che Agea ha predisposto e quindi ha richiesto coattivamente alle aziende, ci pare almeno un buon punto di partenza per poter iniziare a ragionare seriamente e non considerare chiusa la vicenda. Al Senato, come abbiamo sentito, questa vicenda con questa pratica sarebbe stata chiusa. Ma non è stato chiuso ancora un bel niente, abbiamo semplicemente dato la possibilità di rateizzare delle somme che non sono dovute per il fatto che il ricalcolo deve ancora essere fatto.

Ci sono aziende, Presidente, che per la compensazione PAC per i debiti da multe per le quote latte addirittura hanno compensato più di quanto dovevano e, con i ricalcoli di Agea, ad oggi i conti non tornano. Chiedo al sottosegretario di ripensare almeno questo parere sull'ordine del giorno, di accantonarlo e di riferire al Ministero di competenza quanto ancora questa vicenda non sia da considerarsi chiusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La sottosegretaria Guerra sulla richiesta di accantonamento multipla non è d'accordo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/82 Baldini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/83 Butti, su cui c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Noi riteniamo che non si possa più “valutare l'opportunità” di decidere qualcosa in materia di innovazione tecnologica e di digitalizzazione del Paese perché di “opportunità” in “opportunità” sono state perse occasioni veramente straordinarie e i due Governi che hanno preceduto il Governo Draghi - ma il Governo Draghi non si è sottratto dal proseguire su quella china - hanno creato un ritardo nella realizzazione, ad esempio, della rete di telecomunicazioni di ormai 4 anni. Un ritardo incredibile riguarda anche l'implementazione del 5G mentre si sta rimediando ad una serie di pasticci per quanto concerne invece la questione del cloud.

Sottosegretario Guerra, so che lei si occupa di economia e quindi probabilmente queste materie, non dico che le ignora, ma non le conosce in modo approfondito. Allora le dico che state correndo un rischio e, se lo correte voi come Governo, purtroppo lo corre tutto il Paese. Se non mettiamo - sarebbe meglio dire, se non mettete - gli operatori di telecomunicazioni nella condizione di investire miliardi di euro in serenità e con certezza, se non consentite agli operatori di poter remunerare, e farlo anche rapidamente, i loro investimenti, voi coglierete due straordinari obiettivi negativi. Assisteremo all'ennesimo colpo, questa volta credo letale, nei confronti degli operatori delle telecomunicazioni, che sono già in fase di asfissia, e soprattutto accumulerete altro ritardo nell'implementazione del 5G.

Sottosegretario Guerra, non più tardi di tre giorni fa una gara del PNRR per installare le antenne del 5G per il valore di un miliardo è andata deserta: vuol dire che gli operatori hanno rifiutato un contributo pubblico del 90 per cento. Questo dovrebbe essere per voi un campanello d'allarme piuttosto significativo. Ovviamente gli obiettivi che avete conseguito non sono per nulla brillanti. Ricordo a me stesso che Stati Uniti e Cina stanno proseguendo nell'implementazione non del 5G, sul quale noi non siamo ancora arrivati, ma addirittura stanno sperimentando il 6G e il 7G. Noi dobbiamo fare in modo che le nostre reti non rappresentino solo uno standard qualitativo per quanto riguarda l'erogazione dei servizi, ma dobbiamo garantire anche una certa sicurezza per le nostre reti. Il Governo sa che questo è un pallino, una pietra miliare per quanto concerne la politica di Fratelli d'Italia. In questo ordine del giorno noi vi diciamo: esercitate pure il golden power semplicemente perché abbiamo contribuito a perfezionare lo strumento del golden power, ma se c'è un aggravio dei costi - ovviamente parlo di costi tecnologici - dovete operare una compensazione, perché altrimenti accade esattamente quello che dicevo pochi secondi fa. Avremo meno servizi, meno servizi di qualità e meno sicurezza. Vado a concludere: la posa della fibra avanza molto lentamente; continuate a promettere, e lo fa anche qualche sindaco, fa anche tenerezza vedere qualche sindaco che parla ancora di smart city anziché di smart nation, perché noi abbiamo bisogno, evidentemente, di un Paese infrastrutturato. Altrimenti, continuando a parlare di smart city, noi avremo un comune che adotterà una tecnologia e una App che molto spesso andrà a confliggere con la tecnologia e la App del comune limitrofo. Quindi stiamo parlando di un concetto che ormai è superato. Allora fate in modo che l'innovazione tecnologica e la transizione digitale in questo Paese, sfruttando le leve straordinarie del PNRR, trovino la loro implementazione. Se non c'è un cambio di parere da parte del Governo, ovviamente noi chiediamo il voto e voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, per unirmi alla richiesta del collega Butti, cui va il merito sempre di attenzionare questo delicato argomento, e a cui aggiungo soltanto l'osservazione che l'arretratezza dell'Italia e il ritardo nello sviluppo del 5G, che non potrà che aumentare a seguito del rifiuto della richiesta in quest'ordine del giorno, compromette sensibilmente le nostre aziende nella competitività rispetto invece ad altre aziende di altri Stati dove questo ritardo non si registra. E allora non si tratta soltanto di dare un supporto agli operatori e, in generale, all'implementazione del 5G e della tecnologia cloud in Italia, ma si tratta di dare un aiuto concreto nello sviluppo delle nostre infrastrutture alle aziende, al mondo dell'imprenditoria, a quell'economia che deve essere messa nelle condizioni di poter competere con le loro pari di altri Paesi. Altrimenti noi avremo un'Italia che, nonostante le eccellenze, nonostante gli investimenti, nonostante la volontà di tanti imprenditori, viaggia ad una velocità diversa, più lenta, rispetto ad altri Paesi, e questo non fa bene al nostro tessuto economico e al nostro territorio. I temi che l'onorevole Butti sempre solleva in maniera puntuale sono temi che non riguardano soltanto queste infrastrutture, ma che hanno un più ampio respiro. E quindi stupisce la sordità del Governo, che su questa tematica abbiamo registrato non soltanto nella giornata odierna, ma anche, a tratti, in passato. E, allora, io in veramente invito il Governo e le forze di maggioranza, nella votazione che ci sarà su questo ordine del giorno, a esprimere un voto favorevole, affinché si concretizzi l'impegno che l'onorevole Butti quale primo firmatario di quest'ordine del giorno ha effettivamente richiesto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/83 Butti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/84 Loss c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/85 Golinelli vi è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/86 Viviani vi è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/87 Torromino il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3609/88 Ehm il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno chiede due impegni, molto importanti. Da una parte, valutare l'opportunità di ritirare spese per armamenti militari, per concentrare risorse a favore di investimenti molto importanti e necessari in questo momento così particolare, come nei comparti della sanità, dell'istruzione, dell'università, ma anche per l'occupazione e per misure di contrasto alla povertà. Dall'altra parte, chiede di sviluppare, anche in accordo con i membri dell'Unione europea, una strategia di politica estera e di difesa comune per favorire un immediato superamento del conflitto armato, negoziati e la promozione di una Conferenza di pace proprio qui, a Roma. Ora che il Governo dia parere contrario non mi stupisce; è da tempo che ha deciso di focalizzare i fondi per le spese militari, per il riarmo, per le basi militari. Spero, invece, di vedere confermate le promesse fatte da alcuni leader di maggioranza che, da giorni, dichiarano che gli sforzi vanno concentrati nel cessate il fuoco, in negoziati e nella pace, perché alle parole, Presidente, devono seguire fatti concreti, devono seguire voti coerenti; altrimenti, è solo banale ipocrisia. Quindi, io stasera chiedo ai colleghi di maggioranza e agli altri colleghi di votare convintamente questo ordine del giorno, perché siamo una democrazia parlamentare ed è il Parlamento che dà indicazioni al Governo; dobbiamo dare un forte segno di “no alla guerra”, “no al riarmo”, “sì alla pace” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/88 Ehm, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Sull'ordine del giorno n. 9/3609/89 Romaniello il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio dire che non mi trovo d'accordo con questa valutazione che è stata fatta, ossia un parere contrario così, senza neanche discutere qualcosa, come succede spesso. Anche qui, con i colleghi ci ritroveremo a non dirci nulla su quello che vogliamo fare nel tempo, su quello che vogliamo programmare nel tempo, su quanto senso abbia investire in spese militari e non nel sistema di welfare del nostro Paese. Nell'ordine del giorno, che immagino abbiate letto tutti, riporto alcuni dati, pochi, per evitare di fare ordini del giorno da 13 pagine. Come dicevo, nell'ordine del giorno riporto alcuni dati che parlano della nostra sanità pubblica, dati che parlano del nostro settore della ricerca, dati che parlano dell'istruzione pubblica e, poi, quelli che riguardano l'aumento delle spese militari. In sostanza, prevediamo di togliere un punto e mezzo di PIL, tra sanità e istruzione, grazie al vostro meraviglioso lavoro e mentre facciamo tutto questo aumentiamo le spese militari ma, mentre facciamo tutto questo, vi è il problema delle classi pollaio, anche un ordine del giorno dei colleghi del gruppo Fratelli d'Italia ne ha parlato.

Le classi pollaio ci sono ancora, cioè c'è stata una riduzione del finanziamento sull'istruzione che non tiene conto del fatto che abbiamo ancora le classi pollaio, che dovremmo far ripartire l'edilizia scolastica e che dovremmo pensare di spendere un euro in aumento di spese militari solo qualora i nostri ragazzi nelle nostre scuole vivessero la loro classe con piena dignità. Se pensiamo che una classe debba avere più di 25 bambini, stiamo facendo un errore. Se pensiamo che i docenti assunti siano abbastanza, stiamo facendo un errore. Allora, se riusciamo ad aumentare le spese militari e, nel frattempo, diminuiamo le spese sull'istruzione, dicendo che va beh, però c'è il calo demografico, senza tener conto che siamo pieni di problemi nel settore dell'istruzione e che non li stiamo risolvendo, io penso che sia una vergogna colossale, così come è vergognoso avere liste d'attesa lunghissime, mentre siamo in grado, però, di togliere soldi alla sanità, senza considerare che abbiamo parlato per due anni di quanto la pandemia ci abbia insegnato e di quanto avremmo dovuto investire in sanità territoriale, nella riduzione delle liste d'attesa, nell'aumento dell'organico dei nostri ospedali, nell'aumento degli stipendi e nel miglioramento delle condizioni di lavoro dei nostri medici e dei nostri infermieri; l'abbiamo detto per due anni. Possiamo dire tranquillamente che con il voto di oggi, visto che seguirà il parere contrario del Governo, mostriamo ancora una volta un'enorme ipocrisia di questo Parlamento che per parlare a vanvera, quando deve parlare a vanvera, lo fa, mentre quando è il momento di fare i fatti, respinge un ordine del giorno che non chiede altro se non di non aumentare le spese militari fino a quando non saranno rispettati gli altri impegni internazionali: quelli sull'istruzione, quelli sulla sanità, quelli sulla ricerca, quelli sulla cooperazione. Vediamo, dunque, come finirà anche questa votazione. Non trovo niente di giusto in quello che si sta votando negli ultimi mesi in quest'Aula e credo che tra pochi secondi avremo, ancora una volta, la prova del fatto che questo Paese ha una classe dirigente che non si occupa di giustizia sociale, che non si occupa del welfare, che non si occupa delle cose di cui hanno bisogno i cittadini, che non si occupa del 30 per cento di disoccupazione giovanile, però comunque aumenta le spese militari, perché c'è un impegno internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Vorrei intanto sottoscrivere questo ordine del giorno, a nome di Manifesta e ribadire anche qui, nuovamente, quanto detto prima, magari focalizzandomi su un tema molto importante, che riguarda la classe dei poveri; parliamo ormai di oltre 5 milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, con una soglia in continuo aumento. Di fatto, vedere che, invece di mettere i fondi per il dibattito sulla povertà, di mettere i fondi per l'istruzione, di mettere fondi per la sanità, si mettono fondi per il riarmo e per le spese militari è inaccettabile; vorremmo vedere un segno concreto da parte del Governo affinché vengano destinati veramente soldi - e non fondi una tantum pari a 200 euro -, semplicemente soldi strutturali affinché si possa superare una piaga come quella della povertà assoluta, perché, di fatto, fuori la gente muore di fame e non muore di mancate spese militari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io chiedo di poter sottoscrivere questo ordine del giorno, anche a nome di tutti i colleghi di Alternativa, perché tratta di un tema molto sensibile. Io capisco che è tardi, colleghi - sono le undici di sera, una novità che l'Aula discuta fino a tardi, era da mesi che non ce lo ricordavamo -, però questo ordine del giorno tratta di un tema molto importante, quello dell'aumento delle spese militari, perché io ricordo, il 16 marzo scorso, sempre qui, alla Camera dei deputati, tutta questa maggioranza non solo ha votato, ma ha anche sottoscritto un ordine del giorno che veniva dalla Commissione difesa e che era stato sottoscritto da tutti i gruppi politici, e quindi dal MoVimento 5 Stelle, dalla Lega e ovviamente sostenuto anche da quelli dell'opposizione, da Fratelli d'Italia. Questo ultimo voto può essere l'occasione di redimere quelli che in queste ultime settimane - penso soprattutto al MoVimento 5 Stelle ma anche alla Lega - stanno andando in tv a dire che le spese militari non devono essere aumentate. Qui avete la prova dei fatti: votate questo ordine del giorno, altrimenti le vostre chiacchiere stanno a zero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Allo stesso modo stanno a zero le chiacchiere che continuate a fare sulle armi che continuano a essere mandate in Ucraina, e continuano a essere mandate in Ucraina perché avete dato una delega in bianco al Governo, fino al 31 dicembre di quest'anno, anche quando noi vi avevamo proposto di mettere limiti temporali ben precedenti. Il vostro Ministro Di Maio quei decreti interministeriali se li va a firmare tutti quanti! Allora, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, se voi siete contrari all'aumento delle spese militari, votate questo ordine del giorno, altrimenti tacete per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello, che però è già intervenuto. Deputato Romaniello, non può parlare due volte sullo stesso ordine del giorno. Prego, ci spieghi velocemente.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Chiedo il voto per parti separate, Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto. Ci può spiegare anche come intende richiedere la votazione per parti separate?

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Un voto per ciascuno dei due impegni e uno sulla premessa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/89 Romaniello, limitatamente al primo impegno, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3609/89 Romaniello, limitatamente al secondo impegno, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Essendo stati respinti gli impegni non si mette in votazione la premessa.

Passiamo agli ordini del giorno accantonati n. 9/3609/31 Bellucci e n. 9/3609/67 Brescia. Cominciamo dal n. 9/3609/31 Bellucci. Sottosegretaria Guerra?

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, propongo la seguente riformulazione: “ad assumere ogni iniziativa finalizzata alla celere acquisizione della pertinente normativa, anche emergenziale, adottata dal Governo dell'Ucraina in ordine alle forme e ai presupposti per il conferimento dei poteri di rappresentanza di un minore in capo ad adulti diversi dal genitore, al fine di agevolare i tribunali dei minori nello svolgimento delle procedure di riconoscimento delle nomine effettuate dalle autorità ucraine nel contesto della valutazione caso per caso e nel superiore interesse del minore, della sua condizione giuridica di minore straniero accompagnato o non accompagnato, secondo la legge italiana e nel pieno rispetto della Convenzione dell'Aja richiamata nelle premesse”.

PRESIDENTE. La deputata Bellucci può solo dirci, perché ha esaurito i suoi tempi, se accetti o meno la riformulazione. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Ringrazio il sottosegretario per la sensibilità dimostrata e accolgo la riformulazione (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3609/67 Brescia, sempre accantonato su richiesta del presentatore. Prego, sottosegretaria Guerra.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. La proposta di riformulazione comporta la cancellazione delle ultime due premesse e l'impegno viene riformulato in questi termini: “impegna il Governo a inviare alle Camere tempestivamente una relazione in cui si motivano in dettaglio le ragioni delle scelte di cui alla disposizione richiamata in premessa e a reperire, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, tutte le risorse aggiuntive necessarie per gli interventi di bonifica programmati qualora le risorse attualmente stanziate risultassero insufficienti” (Applausi).

PRESIDENTE. Mi pare che il deputato Brescia accolga questa riformulazione, giusto? D'Attis sottoscrive. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Secondo le intese intercorse, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, 19 maggio, a partire dalle ore 9,30, con le dichiarazioni di voto finale. Sempre secondo le medesime intese, la votazione finale avrà luogo al termine dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei Ministri sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, già prevista per le ore 11,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà, per due minuti. Chiedo ai colleghi deputati, gentilmente, a maggior ragione vista l'ora, di defluire silenziosamente, senza disturbare gli oratori. A lei la parola, deputato Potenti.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Pare che il 12 giugno, forse i più se lo ricorderanno, magari perché sono appassionati del tema, il popolo italiano sarà chiamato a votare e ad esprimersi in materia di referendum sulla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); cinque quesiti che potrebbero essere veramente l'ultima spiaggia per riformare, in maniera decisa, la giustizia in Italia. Ed è per quello che invitiamo i cittadini ad andare alle urne, perché, anche lì, troveranno il modo di ricordarsi di una bella spiaggia, mi scusi la battuta. I cinque temi sui quali chiamiamo gli italiani ad esprimersi sono il frutto di una selezione di argomenti sui quali la Lega e altri amici e alleati, come i Radicali, hanno deciso di far sottoscrivere ai cittadini e far esprimere anche le regioni a favore dei quesiti. Vogliamo una giustizia che funzioni, una giustizia giusta, una giustizia indipendente, libera dai poteri delle correnti che ne hanno condizionato il funzionamento, libera dalle maglie che veramente hanno impedito a tanti magistrati e tanti funzionari della giustizia, che, giornalmente, dedicano il loro lavoro e la loro missione per servire lo Stato, di fare il loro lavoro, di farlo liberamente. Noi, per questo, vogliamo denunciare il silenzio complice di tanta parte di quella stampa che, da giorni, oscura completamente la notizia che il 12 giugno i cittadini italiani saranno chiamati a votare per cinque referendum (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è uno scandalo e chiediamo che ci sia informazione e diffusione della notizia del voto del 12 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lombardo. Ne ha facoltà.

ANTONIO LOMBARDO (CI). Grazie, Presidente, oggi Giovanni Falcone avrebbe compiuto 83 anni. Era nato il 18 maggio del 1939, a Palermo e, ironia della sorte, dopo qualche giorno dal compimento del cinquantatreesimo anno di età, avrebbe trovato la morte nella famigerata strage di Capaci. Noi, come Coraggio Italia, non conoscendo bene, in questo momento, se da parte della Presidenza sia stato previsto un momento di commemorazione, lo chiediamo formalmente in questa sede alla prima data utile, poiché la prossima settimana ricorrerà il trentesimo anniversario della strage di Capaci e, poi, il 19 luglio, ci sarà il trentesimo anniversario della strage di via D'Amelio. Quindi, per il suo tramite, ci rivolgiamo al Presidente Fico affinché prenda in considerazione di dedicare un momento a questa commemorazione (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, la considerazione sarà massima. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso, sempre per intervento di fine seduta. Ne ha facoltà, per due minuti.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, ho appreso da una notizia, dentro un'altra notizia, di una nota agenzia stampa che la Russia ha espulso dal territorio russo 85 diplomatici, tra cui 24 italiani. Chi se lo sarebbe mai aspettato. Avete definito il Presidente russo con i peggiori aggettivi, avete espulso i diplomatici russi, 30 diplomatici russi, come già vi dissi il 5 aprile, il Ministro degli Esteri semplicemente dichiarò: cosa posso dire di più, l'ho fatto per l'interesse nazionale. Io vi ripeto e ve lo ripeterò sempre che state facendo l'interesse non dell'Italia e non del popolo italiano. L'escalation che avete fomentato, anche e non solo con l'invio di armi, inizia ad avere evidenti conseguenze ed effetti ovviamente negativi sul nostro popolo e sul nostro interesse nazionale. Incomincio ad avere paura e penso anche che sia solo l'inizio; inoltre, credo anche di non essere l'unico cittadino italiano a pensarla così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Presidente, avrei voluto evitare di fare questo intervento, ma la mia coscienza e i miei valori mi impongono di farlo. Pochi giorni fa, in Palestina, è stata ammazzata brutalmente dalla Polizia israeliana la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh mentre stava svolgendo il proprio lavoro, un atto vile che tutto il Parlamento dovrebbe condannare. Sempre la Polizia israeliana, durante il funerale, ha manganellato chi portava la bara in spalla, ritenendo quest'azione provocatoria, come hanno ritenuto provocatori i canti e lo sventolio di bandiere palestinesi. Questa è la dura realtà che vive il popolo palestinese, che non trova pace neanche durante un funerale, non di una terrorista, ma di una donna libera che stava svolgendo il proprio lavoro. Sono vicino al popolo palestinese e a tutti i popoli oppressi e che la pace baci questa terra martoriata. In conclusione, Presidente, mi piacerebbe veramente che il Parlamento con le sue funzioni potesse dare un messaggio chiaro: stop alle violenze che succedono in continuazione in Palestina, dobbiamo anche là cercare una via d'uscita per la pace. Non è possibile che questa terra martoriata dalla violenza sia veramente, senza ombra di dubbio, all'oscuro di tutto quello che sta accadendo in Palestina in questi giorni. Quindi, prego tutti quanti, anche lei, Presidente, di dare un forte segnale contro questa violenza allucinante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Molto brevemente voglio invece parlare di un altro siciliano che un anno fa veniva a mancare, un uomo geniale, il maestro Franco Battiato, un artista dalle doti eccezionali, quello che oggi potremmo definire un grande, vissuto alla ricerca di espressioni inedite e alternative per descrivere la bellezza, gustarla, cantarla, contemplarla, scrutando dentro le cose, guardando dal di dentro, oltre la materia, attraverso un linguaggio metafisico, spirituale, mistico, fino a toccare nel profondo le corde del nostro animo. Molti di noi sono cresciuti accompagnati dalle sue note mistico-spirituali, avendo le sue canzoni come colonna sonora delle proprie esperienze di vita più belle. Ecco, io questa sera volevo ricordare Franco Battiato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Il giorno 5 maggio scorso l'Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso i dati relativi all'eccesso di mortalità di tutti i Paesi del mondo, vale a dire quante persone in più o in meno sono morte rispetto a quanto era atteso stante la meccanica degli anni precedenti. Ebbene, i dati per l'Italia indicano un qualcosa che è difficilmente spiegabile, vale a dire che per la fascia sotto i quarant'anni nell'anno 2021 è indicato un eccesso di mortalità - quindi, persone morte di più rispetto a ciò che sarebbe stato lecito attendersi - di 900 unità. Detratto quello che si può spiegare, vale a dire le 200 persone che sono morte con il COVID, gli incidenti stradali, qualsiasi cosa, rimane sempre un eccesso di mortalità pari a circa 500-600 persone, quasi tutti maschi.

Dato che la scienza indica come effetto avverso delle vaccinazioni miocarditi tipicamente in maschi giovani, questa potrebbe essere una delle spiegazioni. Se ciò fosse, è evidente che forse bisognerebbe fermarsi un attimo e riconsiderare la politica di vaccinazione erga omnes che è stata fatta, perché questa è una delle spiegazioni. Possono essercene altre? Forse sì, però per farlo ci vorrebbe uno studio o, quantomeno, una risposta da parte del Ministero della Salute.

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Però, signor Presidente, la informo che su 11 mie interrogazioni il Ministero della Salute ha risposto a zero. Ora io lo dico qui così magari mi sente, perché altrimenti l'istituto dell'interrogazione viene svilito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 19 maggio 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e e al termine del punto 12)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (Approvato dal Senato). (C. 3609​)

Relatori: ANGIOLA, per la VI Commissione; FIORINI, per la X Commissione.

2. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641 e Dori ed altri n. 1-00649 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

SIANI ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 2298-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; BELLUCCI ed altri. (C. 1780​-3129​)

Relatore: VERINI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Nappi ed altri n. 1-00618, Carnevali ed altri n. 1-00643, Gemmato ed altri n. 1-00645, Mandelli ed altri n. 1-00647, Panizzut ed altri n. 1-00648 e Menga ed altri 1-00651 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale .

5. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644 e Nevi ed altri n. 1-00646 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola .

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

7. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

8. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 e Lollobrigida ed altri n. 1-00635 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

9. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

10. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri. (Doc. IV-ter, n. 22-A)

Relatrice: EVA LORENZONI.

11. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli. (Doc. IV-quater, n. 2)

Relatore: CONTE.

(ore 11,30)

12. Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

La seduta termina alle 23,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SIMONA VIETINA (A.C. 3609​)

SIMONA VIETINA (CI). (Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia – A.C. 3609​). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimere il voto di fiducia arriva in un momento particolarmente impegnativo per il nostro Paese.

A seguito di due anni estremamente "complicati", per usare un eufemismo, appesantiti da una pandemia che ha radicalmente modificato la quotidianità di cittadini, così come di industrie ed imprese, mettendo in ginocchio l'intero tessuto produttivo e scatenando una crisi socio-economica da scenario post-bellico, da cui, lentamente, proviamo a riprenderci.

Con l'avvento del conflitto russo-ucraino, la situazione, se possibile, si è ulteriormente aggravata con conseguenze riversate principalmente su famiglie ed imprese, colpite, come sostanzialmente sempre accade, nel loro potere d'acquisto e nella capacità di generare ricchezza e risparmio.

Il decreto-legge in esame contiene numerose disposizioni dirette a contrastare proprio questi effetti legati alla crisi russo-ucraina in corso, di cui, sfortunatamente non riusciamo a prevedere gli esiti né i tempi.

In primo luogo, viene fermata la corsa al costo del carburante, che a marzo segnava 2,5 euro al litro, un record negativo mai registrato finora; a fronte, per altro, di stipendi medi tra i più bassi d'Europa e sprovvisti dell'adeguamento ai costi della vita.

Il provvedimento, oltre alla proroga del taglio delle accise, prevede giustamente l'estensione, fino alla fine del mese di giugno, della rateizzazione delle bollette di energia elettrica e di gas naturale per le famiglie.

Viene altresì innalzato il tetto ISEE per accedere al bonus sociale.

Viene previsto contestualmente il bonus carburanti, da corrispondere non soltanto ai dipendenti di aziende private ma anche ai liberi professionisti; un contributo, cioè, di 200 euro che non concorrono alla formazione del reddito.

Lo spirito di questo decreto mira, inoltre, a “sburocratizzare”, tramite specifiche semplificazioni amministrative: in primo luogo, l'estensione del potere di Golden Power al settore idroelettrico e dei trasporti, misure che tendono ad uno snellimento delle procedure, come nel caso della semplificazione dell'iter per la realizzazione di energia da fonti rinnovabili.

Di grande rilevanza, poi, la misura che prevede la fruibilità di crediti di imposta anche per imprese non considerate "energivore" e "gasivore".

Apprezzata anche la previsione che attribuisce al Garante per la sorveglianza dei prezzi il potere di convocare imprese ed associazioni di categoria, al fine di verificare il prezzo di beni e servizi di largo consumo, nonché la compatibilità e corrispondenza con il corretto e normale andamento del mercato.

Si interviene poi con alcune misure a sostegno dei comuni:

Per quanto riconosciamo l'importanza del provvedimento, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione per le enormi difficoltà che i comuni si ritrovano ad affrontare in questo delicato momento in cui nuovi e più pressanti problemi si sommano ai già enormi disagi preesistenti; in particolare ad aggravare la situazione notiamo lo spropositato aumento dei costi per l'energia, che sono più che triplicati.

Se è vero, infatti, che sono previsti aiuti proprio per questa criticità, nessun sindaco ha idea di come quantificare esattamente questo sostegno, tra l'altro legato indissolubilmente alla necessità di coprire le differenze in bilancio.

La tempestività dell'intervento, inoltre, in questo particolare caso è significativa proprio perché in molti casi la prima bolletta dell'anno, relativa a 2 mesi di consumi, registrava un importo analogo a quello speso per l'intero anno precedente; è chiaro a chiunque, che il bilancio non poteva avere contezza di una simile eventualità.

La sfida che i comuni devono affrontare è durissima, dopo anni di tagli, si ritrovano sottodimensionati e con scarse risorse, in balìa di bandi per finanziare interventi su molteplici temi, con tempistiche differenti mentre provano, contemporaneamente, ad assumere (se già assegnatari di fondi EU) per concretizzare gli interventi, quindi impegnati su diversi fronti, con risorse umane effettivamente limitate.

Ecco che l'importante sostegno alle fusioni sembra collidere con il tema da tutti evidenziato nella gestione del territorio, superare, cioè, la distanza tra centri e periferie, tra politiche e possibilità reali di concretizzarle, comprendendo appieno il senso dell'espressione "rivalutare le periferie, i piccoli centri, i piccoli comuni".

Sembrerebbe quasi che non si voglia riconoscere il valore di questi centri, l'importanza di questo tessuto cittadino nel conservare la storia e la cultura del nostro Paese, o in una parola, la sua identità. Non se si destinano fondi cosi considerevoli alle fusioni, una politica che, peraltro, appare collidere anche con la SNAI, altrettanto appoggiata.

Come si può sostenere contemporaneamente una politica e il suo contrario? A che pro muoversi in tutte le direzioni se questo è di ostacolo alla buona riuscita delle intenzioni?

A mio avviso la strategia più corretta è puntare sulle aggregazioni più contenute ma omogenee, per cultura e caratteristiche territoriali, così da esser certi di ottenere riferimenti precisi, maggior controllo capillare degli interventi, rafforzamento delle comunità territoriali, nonché buone pratiche di gestione, impensabili nei grandi centri urbani.

Piena rilevanza anche il tema delle gare d'appalto e dei problemi derivanti dal 110.

A oggi le ditte devono presentare preventivi con validità di diversi mesi ma si trovano a dover gestire variazioni, al rialzo, dei prezzi di materie prime ed energia a una cadenza quasi quotidiana. In questo modo le imprese si trovano a dover fare preventivi "alla cieca", cercando un impossibile equilibrio fra la volontà di aggiudicarsi l'appalto e l'imprevedibilità dei costi che dovranno sostenere: il rischio, poi, è che le ditte siano costrette a gestire costi molto più alti del previsto, rischiando di fallire senza onorare gli appalti, portando i comuni a perdere i fondi e privando la collettività di interventi importanti.

Ecco perché credo che sarebbe opportuno registrare le richieste di accesso al 110 entro quest'anno salvo poi permettere di spalmare gli interventi nell'arco di almeno sei anni successivi, consentendo alle imprese di reperire materiali e risorse a costi in linea con le previsioni.

Stanti tali premure credo che il sostegno alle fusioni non avrebbe dovuto essere una priorità di questo provvedimento.

Provvedimento che tuttavia agisce, anche in modo significativo e puntuale, in ambiti diversi, come per esempio in tema di accoglienza dove il decreto dispone, il rimborso di 100 euro giornalieri pro capite per l'accoglienza di minori non accompagnati provenienti dai territori di guerra ucraini.

Su questo punto, pur esprimendo pieno appoggio, auspico un intervento anche a sostegno delle famiglie italiane che, peraltro, hanno da subito e spontaneamente dato la propria disponibilità ad accogliere presso le proprie abitazioni i profughi scappati alla guerra e che, ad oggi, anche a causa del caro bollette, incontrano enormi difficoltà nel sostenere i costi della vita quotidiana come quelli inevitabilmente legati all'accoglienza.

Il decreto interviene anche a sostegno di altre categorie fortemente penalizzate dal periodo di emergenza legato alla diffusione del COVID-19 come il comparto del teatro, per cui si prevede, per i soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto e altre strutture artistiche, relativamente ai mesi di aprile, maggio e giugno 2022, la sospensione dei versamenti relativi alle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e su quelli assimilati alle trattenute relative all'addizionale regionale e comunale all'IVA.

Tali versamenti sospesi dovranno poi essere effettuati, senza applicazione di sanzioni ed interessi, in un'unica soluzione entro il 16 novembre 2022. Questo punto, credo, avrebbe probabilmente richiesto una diversa soluzione data la crisi del settore vessato da questi ultimi anni.

Il decreto presta attenzione anche ad un'altra categoria seriamente danneggiata dal lungo periodo di chiusura, quella delle imprese turistico ricettive, per le quali si dispone un contributo, sotto forma di credito di imposta, pari al 50% dell'imposta municipale propria-IMU, versato a titolo di seconda rata per l'anno 2021.

Per quanto concerne l'ambito scolastico, poi, il decreto uniforma la disciplina della mobilità dei docenti della scuola primaria e dell'infanzia con quella dei docenti della scuola secondaria.

Si estende, infatti, ai primi la possibilità di richiedere l'utilizzazione provvisoria e il conferimento di supplenza per l'intero anno scolastico, per altra tipologia o classe di concorso, per le quali abbiano titolo, nella provincia in cui sono titolari, così come previsto per i docenti delle scuole secondarie.

Si integrano inoltre le graduatorie di merito del concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni e di sostegno della scuola primaria e dell'infanzia, bandito ad aprile 2020, comprendendovi nuovamente i candidati idonei.

Vorrei soffermarmi un momento su questa parte, dedicata ai concorsi per il reclutamento docenti, per sottolineare la necessità di una riforma dell'attuale sistema di valutazione, che dà l'impressione di non privilegiare la competenza e l'esperienza dei candidati, svilendone la professionalità e le capacità, preferendo al contrario, un sistema, quello a crocette, che implica inevitabilmente proprio quel nozionismo che, come docenti, scoraggiamo nel processo di apprendimento.

Su questo argomento, insieme al collega D'Ettore, abbiamo presentato una interrogazione (la n. 5-07810) chiedendo al Ministro dell'Istruzione di annullare la prova concorsuale dell'ultimo concorso, indetto per il reclutamento di docenti della scuola secondaria, tenutosi nel marzo scorso.

Il Ministro dell'Istruzione, nell'esporre la sua Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, ha effettivamente ribadito l'importanza di una riforma del sistema di reclutamento degli insegnanti, che dovrebbe realizzarsi entro il mese di giugno 2022: una riforma necessaria, cruciale per la crescita del Paese, e per un suo pieno inserimento nella dimensione comunitaria europea.

Una riforma che preveda fin dall'inizio della carriera del docente, un percorso di formazione che, insieme a criteri di selezione adeguati, valorizzi la figura dell'insegnante, le sue capacità comunicative e relazionali, imprescindibili per chi è deputato alla formazione dei giovani studenti.

Il decreto interviene inoltre a sostegno di un altro dei settori fortemente colpiti dall'aumento senza precedenti di prezzi di gas, carburante, elettricità e materie prime, quello, cioè, dell'agricoltura, per cui viene incrementato di ulteriori 35 milioni di euro, per l'anno 2022, il Fondo per lo sviluppo ed il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura.

L'aumento incontrollato di materie prime come mais e grano ma anche di fertilizzanti e mangimi sta causando considerevoli perdite per agricoltori e allevatori italiani e a cascata per i prodotti del nostro made in Italy; questo, per altro, trascinando il rischio fame per tutti quei Paesi, che dipendono in maniera quasi totale dalle importazioni di tali prodotti dalla Russia.

Riteniamo, in sintesi, che questo decreto sia un primo passo avanti del Governo, sulla lunga e, ahimè tortuosa, strada della ripresa socio-economica del nostro Paese.

Naturalmente, credo che molto ancora possa esser fatto. Ed il PNRR ce ne fornisce l'occasione.

Se posso, da sindaco, vorrei però sottolineare un limite dei bandi del PNRR: ovvero il non operare, prima di ogni altra cosa, una analisi dei problemi e dei ritardi su cui vuole intervenire.

Il rischio è infatti che gli interventi previsti, pur essendo in sé positivi, non consentano di creare opportunità concrete laddove sarebbe più urgente ed importante.

Questo provvedimento per quanto importantissimo ed in grado di sostenere i comuni in molti settori, abbandona i sindaci nella questione bandi, proprio su servizi e temi fondamentali.

A mio modesto avviso, sarebbe utile ascoltare maggiormente l'opinione dei

sindaci, impegnati in prima linea proprio nei comuni più piccoli, prima di destinare così tante

risorse.

Faccio un esempio provocatorio, ma utile a spiegare la questione: non sarebbe assurdo ritrovarsi con piste ciclabili nuove di zecca e strade comunali piene di buche? È questo il rischio della non pianificazione a monte.

Termino esprimendo il nostro voto di fiducia al Governo con l'auspicio che si impegni in riforme strutturali efficaci e tempestive che risolvano le questioni fin qui rilevate permettendo al nostro Paese di tirare un meritato sospiro di sollievo e guardare al futuro con meno timore ed incertezza, dato che incertezza è sinonimo di impreparazione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 14 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 37 e 38 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3609 - odg n. 5 402 395 7 198 43 352 107 Resp.
2 Nominale odg 9/3609/6 406 369 37 185 14 355 106 Resp.
3 Nominale odg 9/3609/7 408 371 37 186 15 356 106 Resp.
4 Nominale odg 9/3609/8 388 380 8 191 27 353 106 Resp.
5 Nominale odg 9/3609/9 396 395 1 198 136 259 105 Resp.
6 Nominale odg 9/3609/10 402 395 7 198 44 351 105 Resp.
7 Nominale odg 9/3609/11 407 406 1 204 50 356 105 Resp.
8 Nominale odg 9/3609/12 410 408 2 205 46 362 105 Resp.
9 Nominale odg 9/3609/13 402 401 1 201 46 355 105 Resp.
10 Nominale odg 9/3609/14 407 406 1 204 50 356 105 Resp.
11 Nominale odg 9/3609/15 402 397 5 199 52 345 105 Resp.
12 Nominale odg 9/3609/16 397 391 6 196 44 347 105 Resp.
13 Nominale odg 9/3609/17 405 397 8 199 16 381 105 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/3609/18 404 401 3 201 15 386 105 Resp.
15 Nominale odg 9/3609/19 397 393 4 197 45 348 105 Resp.
16 Nominale odg 9/3609/20 405 403 2 202 49 354 105 Resp.
17 Nominale odg 9/3609/34 389 385 4 193 143 242 105 Resp.
18 Nominale odg 9/3609/36 383 375 8 188 51 324 105 Resp.
19 Nominale odg 9/3609/38 384 378 6 190 39 339 105 Resp.
20 Nominale odg 9/3609/39 387 386 1 194 28 358 105 Resp.
21 Nominale odg 9/3609/40 389 387 2 194 47 340 105 Resp.
22 Nominale odg 9/3609/42 390 388 2 195 42 346 105 Resp.
23 Nominale odg 9/3609/45 385 375 10 188 29 346 105 Resp.
24 Nominale odg 9/3609/46 p. I 382 382 0 192 47 335 105 Resp.
25 Nominale odg 9/3609/46 p. II 372 371 1 186 46 325 105 Resp.
26 Nominale odg 9/3609/47 315 315 0 158 28 287 105 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/3609/49 322 310 12 156 26 284 112 Resp.
28 Nominale odg 9/3609/51 320 320 0 161 27 293 111 Resp.
29 Nominale odg 9/3609/52 330 330 0 166 27 303 108 Resp.
30 Nominale odg 9/3609/53 325 322 3 162 315 7 108 Appr.
31 Nominale odg 9/3609/55 327 318 9 160 32 286 108 Resp.
32 Nominale odg 9/3609/56 332 328 4 165 33 295 108 Resp.
33 Nominale odg 9/3609/57 330 323 7 162 29 294 108 Resp.
34 Nominale odg 9/3609/59 339 338 1 170 41 297 106 Resp.
35 Nominale odg 9/3609/60 329 327 2 164 36 291 106 Resp.
36 Nominale odg 9/3609/61 335 331 4 166 36 295 106 Resp.
37 Nominale odg 9/3609/74 p. I 325 321 4 161 33 288 105 Resp.
38 Nominale odg 9/3609/74 p. II 325 315 10 158 27 288 105 Resp.
39 Nominale odg 9/3609/74 p. III 331 331 0 166 323 8 105 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/3609/74 p. IV 329 323 6 162 32 291 105 Resp.
41 Nominale odg 9/3609/77 324 316 8 159 26 290 105 Resp.
42 Nominale odg 9/3609/82 334 333 1 167 160 173 104 Resp.
43 Nominale odg 9/3609/83 321 320 1 161 39 281 104 Resp.
44 Nominale odg 9/3609/88 320 318 2 160 13 305 104 Resp.
45 Nominale odg 9/3609/89 p. I 320 318 2 160 13 305 104 Resp.
46 Nominale odg 9/3609/89 p. II 321 320 1 161 16 304 104 Resp.