XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 677 di mercoledì 13 aprile 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta dell'11 aprile 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Carfagna, Casa, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Daga, Delmastro Delle Vedove, Dieni, Gregorio Fontana, Gallinella, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Grande, Grimoldi, Invernizzi, Iovino, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Magi, Marin, Migliore, Molinari, Mule', Mura, Nardi, Occhionero, Paita, Parolo, Perantoni, Rizzo, Romaniello, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Sisto, Tabacci, Vignaroli, Viscomi, Vito, Raffaele Volpi e Zanettin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Ministro Di Maio di riferire quanto prima qui in Aula circa le recenti dichiarazioni del Segretario generale della NATO di pianificare una presenza militare permanente su larga scala sul fronte orientale, ai confini con la Russia.

Vede, Presidente, sono parole altamente preoccupanti quelle pronunciate da Jens Stoltenberg, che non solo invita a prepararsi a un lungo conflitto contro la Russia, ma annuncia di fatto di voler militarizzare a tempo indeterminato l'Europa tutta.

Tutto questo in un clima di tangibile tensione crescente, incrementata anche dalle continue decisioni di Paesi europei, compreso il nostro, di aumentare gli armamenti destinati a Kiev.

Nessuno, Presidente, parla più di cessate il fuoco, di negoziati, di pace, obiettivi reali e concreti abbandonati completamente dai vari Governi. Al contrario, le ultime dichiarazioni di Stoltenberg in primis, così come quelle della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che dichiara addirittura che ci possa essere un vincitore - ricordate che in questa guerra non ci sono né vincitori, né vinti - ci pongono di fronte a un rischio concreto di internazionalizzazione del conflitto, con conseguenze disastrose, a partire da quelle economiche e sociali.

Di fatto, Presidente, l'Italia rischia di trovarsi in guerra contro il volere stesso dei suoi cittadini, esponendo l'intera Nazione a gravissimi rischi. Cosa stiamo facendo al riguardo per evitare tutto questo? Con un panorama internazionale più teso che mai e un'Europa sempre più focalizzata al riarmo, anche con armi pesanti, l'Italia è sempre più silente.

Chiedo, dunque, al Ministro Di Maio di venire quanto prima qui in Aula per riferire in merito alla posizione del nostro Paese e della nostra diplomazia sul fronte del conflitto russo-ucraino. Qual è la nostra strategia? Come vogliamo posizionare l'Italia in questo scenario, in modo che sia veramente parte attiva nel processo di dialogo e di risoluzione pacifica di questo conflitto? Torniamo, Presidente, a parlare di pace, invece che di vittoria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti per le votazioni con procedimento elettronico, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 9,55. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,37, è ripresa alle 9,55.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali (A.C. 3495-A/R​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3495-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3495-A/R​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/1 Paxia che il Governo ha accolto come raccomandazione. Va bene? Onorevole Paxia, prego.

MARIA LAURA PAXIA (MISTO). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei ricordare a quest'Aula qual è il mio ordine del giorno. Io avevo chiesto al Governo di dare seguito all'impegno che l'Italia aveva con l'Unione europea di scorporare il canone Rai dalla bolletta elettrica.

PRESIDENTE. Scusi onorevole, o accetta e andiamo avanti o non accetta …

MARIA LAURA PAXIA (MISTO). Non accetto e lo metto ai voti, però volevo spiegarne il motivo. Noi avevamo un impegno con l'Unione Europea: entro il 31 luglio avremmo dovuto scorporare il canone Rai dalla bolletta, in quanto l'Unione Europea ci aveva detto che era un onere improprio all'interno della stessa. Ebbene, da mesi che presento interrogazioni chiedendo al Governo quando avverrà questo scorporo, eppure non ho mai ricevuto nessuna risposta. In occasione del “decreto Bollette” mi sembra assurdo che il mio ordine del giorno - non stiamo parlando di un emendamento - non venga accolto. Per questa ragione chiedo che venga messo ai voti perché gli italiani vogliono sapere chi sono i gruppi parlamentari che vogliono lo scorporo del canone Rai dalla bolletta elettrica (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Onorevole Sarli, prego.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie Presidente, intervengo per ringraziare la collega e per chiederle di sottoscrivere, a nome della componente politica Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo chiede di intervenire.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Noi ci impegniamo a fare un'ulteriore riformulazione, quindi togliamo “valutare” e prevediamo: “ad adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai (…)”, il resto poi resta invariato.

PRESIDENTE. Quindi, si tratta di un cambio di parere, da raccomandazione a favorevole con quella riformulazione che lei ha letto testé, giusto?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì.

PRESIDENTE. Onorevole Paxia, accetta la riformulazione del Governo?

MARIA LAURA PAXIA (MISTO). Accetto, grazie.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/2 Casu. Onorevole Casu accetta la riformulazione? Prego.

ANDREA CASU (PD). Signor Presidente, accetto la riformulazione però sottolineo che, trattandosi di un ordine del giorno che chiedeva di considerare direttamente il risparmio energetico e l'autoriduzione energetica come strumento per concorrere all'azzeramento di import di gas russo, considero la riformulazione un'esplicita azione del fatto che questa facoltà possa essere…

PRESIDENTE. Va bene, accetta la riformulazione. Ordini del giorno n. 9/3495-AR/3 Fiorini e n. 9/3495-AR/4 Pellicani: si accettano le riformulazioni. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/5 Aprile: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/6 Morassut: va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/7 Potenti: accolto così com'era. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/8 Plangger, accetta la riformulazione? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/9 Pezzopane, accetta la riformulazione? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/10 Muroni, accetta la riformulazione? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto, accolto dal Governo come raccomandazione. Prego onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio Presidente, buongiorno sottosegretario, il mio intervento sarà molto breve. Riguardo a questo ordine del giorno c'era un'ampia convergenza politica da parte di tutte le forze politiche che oggi compongono quest'Aula. Per chi non l'ha letto vado a ricordare che con questo passaggio noi impegniamo, con un semplicissimo ordine del giorno, ad introdurre un limite del 4 per cento rispetto all'aumento delle fatture per i consumi di energia per usi civili ed usi industriali. Questo è un passaggio che è stato già fatto da altri Stati europei che - non ci inventiamo nulla - hanno così reperito risorse importanti; ciò in un momento drammatico per l'economia italiana tenuto conto degli aumenti dei costi dell'energia, del gas, dei carburanti, con tutto quello che ne consegue.

Rimaniamo in attesa di poter procedere rispetto ad altri ambiti su approvvigionamenti che non vengono magari soltanto dalla Russia, ad esempio per quanto riguarda il gas, e soprattutto, sottosegretario, rimaniamo in attesa di capire quello che succederà fra un mese. Infatti, come lei mi insegna, il Documento di economia e finanza va a stanziare qualche miliardo, ad esempio per quanto riguarda le accise sui carburanti, sarà un provvedimento, diciamo, temporaneo, nel senso che da qui ad un mese vedremo quello che succederà. Ebbene, io penso alla sopravvivenza delle nostre aziende e su come dare una mano a persone e famiglie che non ce la fanno a sostenere questi aumenti spropositati. Ieri il Vicepresidente della Camera, Rampelli, nel suo intervento parlava dei famosi, oramai, extra-profitti, ma gli extra-profitti sono, in parte molto bassa, in pancia alle aziende chiamiamole italiane ed europee, perché il vero extra-profitto sulle energie lo fanno i cosiddetti trader, cioè le banche, i fondi fondamentalmente. Questo non dipende dal conflitto perché gli aumenti dell'energia c'erano già ben prima del conflitto tra Ucraina e Russia. Pertanto, questo è un ordine del giorno che, ripeto, io le chiedo di accantonare perché tutte le forze …

PRESIDENTE. Onorevole Caiata, l'onorevole Rizzetto fa una richiesta al Governo, ma se lei …

WALTER RIZZETTO (FDI). Dicevo, le chiedo di accantonare questo ordine del giorno. Ritengo che anche una buona parte, se non tutta la parte del Centrodestra (Lega, Forza Italia), piuttosto che anche del Partito Democratico e del Movimento 5 stelle, che si sono già espressi su questo tema, ovvero quello di non aumentare oltre ad una percentuale già prestabilita le bollette per famiglie e per imprese, possano essere d'accordo con questa richiesta per non valutare nulla, perché quando noi andiamo ad applicare la formula “a valutare di ” è molto probabile che su questo tema arriveremo un po' tardi. Probabilmente, ci sarà, ad esempio, un rimbalzo ancora verso l'alto del gas nel prossimo mese. In seguito, le cifre si andranno fondamentalmente non dico ad abbassare, ma a fermare in termini di rialzo. Ecco che questo potrebbe essere un ordine del giorno importante per quanto riguarda soprattutto il prossimo autunno. Quindi, non accettando la riformulazione, le chiedo se è possibile poter accantonare questo ordine del giorno per cercare qualche altro tipo di formula per porre in sicurezza i cosiddetti e oramai famosi vincoli di bilancio. Però, ricordo che tali vincoli di bilancio dovrebbero essere applicati da tutti gli Stati dell'Unione europea. I vincoli di bilancio non debbono infatti essere applicati soltanto nel nostro Paese, tanto per essere chiari.

Ad esempio, la Francia - chiudo, Presidente, ringraziandola, le chiedo solo di lasciarmi qualche secondo, perché sono stato interrotto - è andata in questo solco rispetto a queste decisioni. Ritengo sia molto importante; fissiamo una cifra e, in tale cifra, anche rispetto a extraprofitti di alcuni, possiamo cercare di trovare un bilanciamento.

Soltanto un'ultima cosa, Presidente. Sottosegretario, come lei sa, rispetto anche a tutti gli aumenti che si sono perpetrati in questi mesi - e questo è un passaggio molto importante - ci sarà un extragettito dell'IVA molto importante. Andando a riequilibrare questo gettito di IVA - che, di fatto, è una sorta di patrimoniale, se mi permette, sui prezzi che si sono alzati, perché pagare l'IVA su 10 euro è una cosa e pagarla su 1.000 è un'altra - si potrebbe cercare qualche risorsa. Quindi, io le chiedo cortesemente di accantonare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sottosegretario Gava, c'è un ripensamento? Vuole intervenire? Prego.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì, Presidente, lo accantoniamo un attimo, per capire se riusciamo a cambiarlo con una riformulazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto viene dunque accantonato.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/12 Bignami: è accettata la riformulazione?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione perché, nel momento in cui il Governo afferma che intende mitigare gli effetti dell'incremento dei costi energetici anche per gli enti locali, non vediamo cos'altro ci sia da valutare. È una scelta che o si fa o non si fa, anche perché l'incremento delle bollette energetiche anche per gli enti locali comporta necessariamente che, se gli enti locali, dagli strumenti normativi adottati dal Governo, non sono posti nelle condizioni di neutralizzare tali incrementi o, quantomeno, di abbatterli, gli enti locali stessi, per recuperare quelle somme, dovranno andare a cercarle nelle tasche dei cittadini. Questo ancor più in ragione del fatto che, per le astruse alchimie di ingegneria contabile che caratterizzano la finanza pubblica, né i decreti del cosiddetto fondone pandemico, né eventuali avanzi di bilancio possono essere oggi impiegati per questo tipo di spese. Riteniamo, quindi, che l'inserimento di una valutazione di opportunità che, da dichiarazioni riportate sulla stampa, nonché ieri in Commissione, il Ministro Franco ha già realizzato, sia del tutto pleonastica. Pertanto, insistiamo nella richiesta di accoglimento dell'ordine del giorno così come è scritto, rassegnando all'Aula eventuali determinazioni in senso contrario. Ce ne faremo una ragione, ove dovesse respingerlo, ma almeno avremo i nomi e i cognomi dei partiti che hanno ritenuto di non condividere questa impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/12 Bignami, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

È la prima votazione, quindi se acceleriamo l'ingresso in Aula per chi è fuori, grazie.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/13 Trancassini: accetta la riformulazione? No?

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/13 Trancassini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/14 Caparvi: accetta la riformulazione? Sì, perfetto.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/15 Braga: accetta la riformulazione? Qualcuno del Partito Democratico mi fa un segno? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/16 Silvestroni, accolto come raccomandazione. Va bene? Sì.

Sugli ordini del giorno n. 9/3495-AR/17 Paolo Nicolò Romano, n. 9/3495-AR/18 Soverini e n. 9/3495-AR/19 Rotelli, il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/20 Gavino Manca, parere favorevole con riformulazione: anche qui, va bene.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/21 Gribaudo: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/22 Siragusa: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/23 Prisco, parere favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/24 Caiata: accetta la riformulazione? No.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Volevo solo chiedere al sottosegretario, eventualmente, di rivedere il parere e cambiare con questa riformulazione di cui stavamo parlando.

PRESIDENTE. Non abbiamo capito, però, noi di che cosa. Sottosegretario, rimane così riformulato l'ordine del giorno dell'onorevole Caiata? Sì? Accetta la riformulazione? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/25 Ferro, parere favorevole con riformulazione: accetta? No.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo, se è possibile, ascoltare di nuovo la riformulazione.

PRESIDENTE. Sottosegretario, può cortesemente rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3495-AR/25 Ferro?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì. Sul primo impegno, il parere è contrario. Quanto al secondo impegno, eliminare le parole da: “anche in forma aggregata” fino alla fine dell'impegno stesso. Sul terzo e quarto impegno, parere contrario.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Ferro? No.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/25 Ferro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/26 Menga: accetta la riformulazione? Sì.

L'ordine del giorno n. 9/3495-AR/27 Benamati è stato ritirato.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/28 Rossi: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/29 Sapia: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/30 Cenni: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/31 Sani, accolto come raccomandazione: Va bene? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/32 Romaniello, parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Romaniello. Ne ha facoltà. Lo vuole votare?

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Sì, vorrei metterlo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/32 Romaniello, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

L'ordine del giorno n. 9/3495-AR/33 Colletti è accolto come raccomandazione. Non intende accoglierlo come raccomandazione? Prego, onorevole Colletti.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente, non accolgo questo ordine del giorno come raccomandazione. In primis, vorrei capire qual era il motivo ostativo per il Governo di non accoglierlo con un parere favorevole secco. Spiego anche le motivazioni.

A causa della guerra e anche delle politiche energetiche italiane, non solo di quest'anno, ma degli ultimi vent'anni, ci stiamo avvicinando sempre di più ad una crisi energetica. Dipendiamo soprattutto dalle importazioni dall'estero. Attualmente, il Governo italiano, per evitare la dipendenza dal gas russo, sta cercando di trovare sul mercato, con accordi con altri Paesi, altre forme di approvvigionamento, così da non essere più dipendenti solo dal gas russo, ma diventare dipendenti anche dal gas importato da altri Paesi. Ovviamente, parliamo non di democrazie liberali, ma di Paesi come il Qatar, l'Azerbaijan e di altri bei Paesi in cui, sicuramente, non sono tutelati i diritti umani. In realtà, ciò che, purtroppo, questo Governo sta davvero facendo male, creando ancor più danno, riguarda l'efficientamento energetico e l'autoproduzione di energia elettrica. Per quanto riguarda l'efficientamento energetico, da mesi c'è il rimpallo sul famigerato superbonus al 110 per cento e sul fatto che, quando va in scadenza, questo Governo, invece di fare politiche di medio-lungo periodo, come dovrebbe fare un Governo saggio, proroga la scadenza di qualche mese. Vorrei chiedere a chiunque dotato di senno in quest'Aula: ma quale cittadino si potrebbe impegnare con un progetto che, per le singole case, può costare oltre 50 mila euro, per i condomini può arrivare ad oltre 1 milione di euro, quando non riesce a comprendere le politiche energetiche del proprio Governo o quando non riesce a comprendere se può rientrare e se può organizzare il rientro in quella misura? Mi chiedo soprattutto - e questo riguarda principalmente il mio ordine del giorno - perché questo Governo non voglia incentivare l'autoproduzione, ad esempio, di energia elettrica, mediante l'installazione di pannelli fotovoltaici, mediante l'installazione anche di solare termico, mediante l'installazione di accumulatori. È noto che uno dei problemi principali del fotovoltaico è che l'autoproduzione avviene in determinati orari, ovvero quelli di esposizione al sole, mentre non avviene nelle ore notturne o nelle ore di inizio mattina.

Nel mio ordine del giorno, chiedo al Governo di inserire per un periodo medio di tempo, quattro anni, la possibilità di prevedere un credito di imposta al 100 per cento per le persone e i condomini che volessero installare fotovoltaico, termico, accumulatori nelle proprie proprietà, perché, in realtà, noi andiamo a recidere la necessità della dipendenza da Paesi esteri non democratici, non andando a ricercare altri Paesi esteri non democratici da cui prendere il gas (Applausi del gruppo Misto-Alternativa) o anche andando a dipendere dalla Francia o da altri Paesi dell'Unione europea che ci applicano dei prezzi più alti, ma permettendo ai singoli italiani di poter autosostentarsi con la autoproduzione di energia elettrica. Dovrebbe essere questo il futuro, ma il Governo, in realtà, è cieco di fronte alle vere necessità di questo Paese e alle vere soluzioni che costerebbero molto meno, non solo alle tasche italiani, ma allo stesso Governo.

Invece di andare a piatire un allargamento della produzione da parte di Algeria, di Qatar o di Azerbaigian, il Governo potrebbe semplicemente fornire ai cittadini italiani le chiavi giuste per autoprodursi energia elettrica. Basterebbe davvero poco e questa cecità, da parte, in questo caso, del sottosegretario, per noi, di Alternativa, è proprio incomprensibile, ed è per questo che chiediamo il voto su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/33 Colletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/34 Bonomo: l'onorevole Bonomo accetta la riformulazione. Ordini del giorno n. 9/3495-AR/35 Galli e n. 9/3495-AR/36 Andreuzza: la riformulazione viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/37 Zucconi, c'è il parere favorevole con riformulazione. Prego, onorevole Zucconi.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, no, la riformulazione non è accettabile per un motivo solo: è vero che gli ordini del giorno sono atti di indirizzo, quindi vanno presi per quel che valgono, purtroppo, però bisogna essere seri. “Valutare l'opportunità di” quando si parla della possibilità di agganciare e portare avanti l'opera dell'EastMed, di un gasdotto dal Medioriente, credo che non sia un segno di serietà da parte del Governo, perché il gasdotto EastMed rappresenta uno dei progetti più ambiziosi e mira a convogliare il gas dei bacini di Israele, coinvolgendo Grecia, Cipro e Italia, e potrebbe collegare il gas del Mediterraneo orientale all'Europa. Perché l'Italia deve rinunciare a giocare un ruolo in questo senso?

Noi ci stiamo facendo condizionare dalla Germania, che ha voluto realizzare il North Stream, certo per approvvigionarsi direttamente dalla Russia senza passare dall'Ucraina, perseguendo un proprio interesse nazionale, quello che noi non stiamo facendo assolutamente. Allora, mi chiedo perché dovrei accettare la riformulazione con “dobbiamo valutare”? Qui gli impegni sono due, uno, tra l'altro, è stato rappresentato dalla visita del Presidente del Consiglio ad Algeri. È la strada giusta? Evidentemente sì, anche se il quantitativo che ci arriverà da Algeri sarà sicuramente minimale rispetto al fabbisogno; però abbiamo altre strade.

Anche esponenti della maggioranza, in questi giorni, si sono espressi, perché questo progetto EastMed vada avanti. Lo sostiene anche la Comunità europea, ma è normale. Se noi abbiamo una fase di difficoltà, non solo sui prezzi, ma addirittura sugli approvvigionamenti, se noi dipendiamo così tanto da un Paese che, attualmente, è in guerra, è evidente che tutte le strade vanno percorse, non è che nell'impegno si stabilisce chi fa e quanto costa. È un contatto: si parla di tavoli internazionali a cui aderire. Io credo che precludersi questa possibilità sia veramente assurdo.

Allora, diciamocelo chiaramente: non ci possiamo far dettare le scelte energetiche, proponendo decreti legge assolutamente insufficienti, come questo, perché non possono essere sufficienti, se non abbiamo un piano strategico con il quale muoversi. È chiaro che anche il metano non è l'ottimale, anche il metano produce gas serra, però per un periodo che sarà abbastanza lungo noi dovremo continuare a produrre energia a fronte di una politica governativa che non dà un vero impulso alle rinnovabili.

Stiamo facendo pochissimo per incentivare le aziende, le zone agricole, le zone industriali, la realizzazione di impianti fotovoltaici, ma non stiamo facendo niente sul piano internazionale. Non possiamo dipendere dagli interessi di USA, Turchia, Germania; dobbiamo avere una nostra politica energetica, come Italia. Questo è soltanto un minimo passo verso rapporti internazionali che portino ad avere questa politica energetica.

Allora, non le chiedo nemmeno di riformulare o di rivalutare: assumetevi la responsabilità di dire un “no” oggi, perché “a valutare l'opportunità di” significa “no”, ed è sbagliato, mi creda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Vorrei accantonarlo, grazie.

PRESIDENTE. Accantoniamo l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/37 Zucconi.

Ordini del giorno n. 9/3495-AR/38 Albano e n. 9/3495-AR/39 Butti: la riformulazione viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/40 De Toma. Onorevole De Toma, va bene o non accetta la riformulazione? Prego, onorevole.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione “a valutare l'opportunità di”. Mi auguro più che altro che la sottosegretaria Gava possa rivedere questa valutazione, e spiego brevemente. Stiamo parlando di un percorso fatto in Commissione di un emendamento legato alle persone con disabilità (quindi, articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992), al fine di agevolare il contributo per il pagamento della bolletta elettrica per famiglie che ovviamente vivono serie difficoltà. Di questo emendamento, che era stato presentato in Commissione, spiego anche la motivazione, visto che comunque, al netto di tutte le considerazioni che possiamo fare, prevedeva esattamente un saldo su un fondo già attuato, quindi non un aumento di costi.

Da parte della sottosegretaria del MEF in Commissione mi era stato chiesto di valutare l'opportunità di presentare un ordine del giorno, in tal senso accoglibile con parere favorevole. A questo punto ho pensato, giustamente, per venire incontro alle esigenze del Governo, di presentare questo ordine del giorno, così come avevamo condiviso.

Adesso, sulla base del riscontro più che altro di ieri da parte del sottosegretario del MEF, mi si viene a riformulare un ordine del giorno con “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica”. Rivolgo dunque una richiesta, in modo particolare alla sottosegretaria Gava, ma più che altro al partito della Lega, visto che rappresentate un Ministero, ossia quello per le Disabilità. Vorrei capire per quale motivo non viene preso in considerazione il fatto di poter allargare, a costo zero, compatibilmente con le risorse di bilancio, la platea dei beneficiari con riferimento alle famiglie che vivono con estrema difficoltà i bisogni economici concernenti il pagamento di una bolletta.

Questa è la motivazione per la quale mi spingo oltre, nel senso di non accettare questa riformulazione e di chiedere cortesemente un accantonamento dell'ordine del giorno, per poterlo valutare ulteriormente. In caso contrario, questo Parlamento, oltre che ricordarsi delle Giornate mondiali delle persone con disabilità, dovrebbe ricordarsi di tutte le opportunità che possiamo mettere in campo per aiutare e migliorare la qualità della vita di queste persone e delle loro famiglie.

Quindi, a tal proposito, l'assunzione di responsabilità da parte di questo Parlamento per la votazione sarà ovviamente legata anche ai partiti politici che intendono stare da questa parte, accanto alle famiglie e alle persone con disabilità, oppure “valutare l'opportunità di”. Grazie, e attendo di sapere, se è possibile, se l'ordine del giorno viene accantonato oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole De Toma, in virtù anche di un provvedimento che è passato al Senato in tal senso, mi sento di rivedere la riformulazione, quindi togliere il “valutare l'opportunità di”, lasciando “a prevedere, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica”. Con questa unica aggiunta chiedo di riformulare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Con questa riformulazione accetta?

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Presidente, accetto la riformulazione, ma chiedo il voto dell'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/40 De Toma, nel testo testé riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/41 Galantino: accolto come raccomandazione, peraltro identico all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/72 D'Attis. Onorevole Galantino, accetta? Sì, perfetto.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/42 Mantovani: accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/43 Osnato: accetta la riformulazione? Un attimo… Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Attis sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/41 Galantino, che è identico al suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/72. Quindi, darei la precedenza all'onorevole D'Attis, se lei è d'accordo. Prego, onorevole D'Attis.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, appunto, siccome gli ordini del giorno sono identici, accetto la raccomandazione, quando sarà.

PRESIDENTE. Ora per allora, onorevole D'Attis!

Passiamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/43 Osnato. Onorevole Osnato, adesso tocca a lei.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Non sono d'accordo su questa riformulazione, che consiste in “a valutare l'opportunità di”. Questo ordine del giorno, infatti, impegna il Governo ad adottare le iniziative necessarie all'introduzione di un meccanismo di compensazione in base al quale il maggior introito fiscale derivante dall'incremento del costo dei carburanti da autotrazione rispetto al valore medio degli ultimi 24 mesi sia reimpiegato per la riduzione dell'ammontare del valore complessivo delle accise sui medesimi carburanti.

Credo che, se il Governo oggi si impegna a valutare, ci sono due possibilità, entrambe abbastanza esotiche: che ha già valutato e ritiene di non farlo, e quindi butta la palla avanti, o che non lo ha ancora valutato. Allora, mi chiedo: come mai un Governo, dopo tre mesi in cui stiamo discutendo degli aumenti dei prezzi, dei costi dell'energia, dell'autotrazione, delle speculazioni che il Ministro Cingolani ci ha spiegato essere in atto e altre cose, non ha ancora valutato? È un Governo secondo me inadempiente, un Governo che non ha prospettive, un Governo che non ha capito che qui c'è un problema.

Bisogna essere seri, anche negli ordini del giorno; e anche nei pareri sugli ordini del giorno bisogna essere seri: o ci dice che non lo vuole fare, e allora noi ci regoliamo di conseguenza, o non si dice “a valutare l'opportunità di”, sapendo di non farlo.

Quindi, siccome questo ordine del giorno è chiaro nelle premesse e negli impegni, credo che sia semplice per il Governo dire se intende farlo o non intende farlo. Mi aspetto una risposta di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario Gava non mi pare che cambi il suo parere. Quindi, a questo punto, l'onorevole Osnato non accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/43 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/44 Rachele Silvestri: accetta la riformulazione? No, chiede di parlare.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione “a valutare l'opportunità di”, penso che la sottosegretaria se lo aspettasse.

Innanzitutto, voglio leggere per l'Aula l'ordine del giorno, giusto per far capire ai colleghi di cosa stiamo parlando: “impegna il Governo ad estendere ai territori colpiti dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016, di cui agli allegati 1, 2 e 2-bis al decreto-legge n. 189 del 2016 il contributo sotto forma di credito d'imposta per l'efficienza energetica previsto dall'articolo 14 del provvedimento in esame”. Presidente, in Commissione abbiamo avuto un lungo dibattito su tutti gli argomenti che riguardavano il discorso del terremoto.

Quando abbiamo affrontato l'emendamento proposto da me e anche da altri colleghi, che andava proprio in questa direzione, quindi ad estendere il credito d'imposta, oltre alle regioni del Mezzogiorno, anche a quelle colpite dal terremoto, sono state espresse alcune valutazioni; al riguardo, ho proposto al Governo di ritirare l'emendamento per presentare un ordine del giorno. Con riferimento al provvedimento in esame al Senato attualmente il Governo ha disposto lo stanziamento di risorse, cosa che non è stata fatta per questo provvedimento; qui alla Camera non si è potuto usufruire di alcuna risorsa, quindi, inserire misure onerose; pertanto, si era chiesto di trasformarlo in un ordine del giorno, pensando, però, di non dover accettare la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Quindi, visto che questa è stata la riformulazione, chiedo al Governo almeno di ripensarci, quindi di togliere la riformulazione, accettarlo e dare parere favorevole così come è stato presentato, altrimenti chiedo di porlo in votazione.

PRESIDENTE. Non mi pare che il sottosegretario intenda cambiare il suo parere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/44 Rachele Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/45 Sodano, con parere contrario. Chiede di intervenire l'onorevole Vianello, prego.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Chiedo scusa, Presidente. Può ripetere il numero di ordine del giorno che stiamo andando a discutere?

PRESIDENTE. È l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/45 Sodano.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Presidente, vorrei sottoscriverlo, a nome della componente politca Alternativa. Ringrazio il collega Sodano per aver riportato quest'argomento. Su tale ordine del giorno, lo ricordo, il parere del Governo è contrario.

L'ordine del giorno del collega Sodano chiede sostanzialmente di bloccare la costruzione di un nuovo rigassificatore, che sarebbe il quarto in Italia, e se è vero che ha avuto delle autorizzazioni circa una decina d'anni fa è anche vero che sono cambiate profondamente le questioni. Parliamo del rigassificatore di Porto Empedocle in Sicilia, una zona fantastica a due passi dal patrimonio UNESCO. Fare un rigassificatore a 300 metri dalle case adiacenti quest'area, che - ripeto - è patrimonio UNESCO, per noi è una follia. È una follia non solo dal punto di vista paesaggistico, culturale, storico e identitario del nostro Paese e della bellissima Sicilia, ma soprattutto per l'inutilità, visto che da noi, in Italia, gli attuali tre rigassificatori - ribadisco per l'ennesima volta - sono attualmente vuoti per un terzo. Quindi, i rigassificatori già esistenti sono vuoti (non sono pieni del tutto). Dunque, andarne a costruire dei nuovi creerà una nuova ridondanza, perché, come abbiamo già letto dalla relazione dei servizi segreti al Parlamento, l'Italia ha già un'infrastrutturazione ridondante sulla gestione del gas, per cui è inutile insistere su un nuovo rigassificatore. Soprattutto è inutile non solo perché non ne abbiamo bisogno, ma anche perché quest'atto, oltre a farci spendere ulteriori soldi, legherà ulteriormente il nostro Paese per altri vent'anni al gas, quindi legando anche lo sviluppo industriale al gas, rendendoci nuovamente schiavi, perché qui è schiavitù, nei confronti delle fonti fossili che vengono dall'estero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), perché è dall'estero che viene la maggior parte delle fonti fossili e l'Italia, si sa, non è autosufficiente e se dovessimo consumare tutto il gas che abbiamo nei nostri giacimenti non ci basterebbe per sei mesi. Per cui, Alternativa si schiera col collega Sodano contro l'ipotesi del rigassificatore in questa zona fantastica a due passi da un patrimonio UNESCO, che è patrimonio di tutti e dell'umanità e che tutti dovremmo salvaguardare. Dunque, annunciamo il voto favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/45 Sodano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. In primis per sottoscrivere, a nome della componente politica Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, questo ordine del giorno del collega Sodano. Ringrazio il collega Vianello, già intervenuto per ribadire l'importanza di questo ordine del giorno, e voglio ricordare che proprio in quest'ottica si sta parlando non solo del rigassificatore di Porto Empedocle ma anche di altre regioni e di altre zone, in questo caso della mia Toscana, a Piombino, dove si parla, anche lì, di ubicare nel porto un rigassificatore, riguardo al quale il sindaco si è già espresso in modo contrario. Chiedo, pertanto, al Governo di rivalutare questa decisione, di fare in modo che vi possa essere una transizione energetica pulita e non un legame, non un binding per altre decine di anni alla dipendenza del gas. Quindi, noi firmiamo e sottoscriviamo questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Molto brevemente, io chiedo al Governo e soprattutto alla maggioranza, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e a tutte quelle forze che dicono, a parole, di essere ecologiste di sottoscrivere questo ordine del giorno, che è un atto di indirizzo, che dice semplicemente che nuovi rigassificatori non possono essere fatti a due chilometri da un sito che è patrimonio mondiale dell'UNESCO, cioè la Valle dei Templi. Sappiamo che questi rigassificatori ci serviranno solo a importare gas che ci viene dagli Stati Uniti a un costo del 30-40 per cento in più, devastando il nostro territorio; gas più costoso e meno ecologico. Quindi, colleghi, rivediamo questo parere e votiamo questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/45 Sodano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Approfitto del fatto che, dato che qualche collega mi chiede il tempo per votare, per rammentare a tutti la necessità di avere la mascherina ben calzata sul volto. L'onorevole D'Ettore sicuramente seguirà il mio consiglio, come vedo, attentamente. Quindi, la mascherina, mi raccomando, ben indossata.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/46 Benigni, accolto dal Governo come raccomandazione; accetta la raccomandazione, onorevole Benigni? Sì. Onorevole Leda Volpi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/47? No, e chiede che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/47 Leda Volpi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Mi raccomando la mascherina! Vedo troppe persone che non la indossano bene. L'onorevole Tiramani è senza mascherina; l'onorevole Zangrillo è senza mascherina.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/48 Costanzo, accolto come raccomandazione; va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/49 Vallascas: onorevole Vallascas, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno? No. Vuole intervenire o lo metto in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/49 Vallascas, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/50 Vianello, il parere è favorevole. Onorevole Vianello? Vuole votarlo?

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio il sottosegretario Gava. C'è stato un parere favorevole del Governo, senza neanche l'intenzione di inserire la formula “a valutare di”, quindi è un parere secco favorevole del Governo e questo perché, evidentemente, abbiamo, tutti quanti…

PRESIDENTE. Però, essendo favorevole, o lo vuol votare oppure non c'è ragione…

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Vorrei metterlo in votazione, Presidente, e sto spiegando nella dichiarazione della votazione…

PRESIDENTE. No, no, va bene, allora è favorevole…

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). …per quale motivo è importante metterlo in votazione…

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/51 Spessotto, il parere è favorevole, va bene?

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Chiedo scusa, Presidente, ho chiesto di metterlo in votazione…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/50 Vianello, con parere favorevole…

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Presidente, mi scusi, sto facendo una dichiarazione di voto…

PRESIDENTE. Dica cosa vuol fare, onorevole, così ci regoliamo.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Io ho chiesto di mettere in votazione l'ordine del giorno e sto dichiarando…

PRESIDENTE. E allora può fare la dichiarazione di voto.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). …sto dichiarando per quale motivo voteremo favorevolmente, ringraziando il sottosegretario Gava e il Governo, per l'accoglimento di questo ordine del giorno. Infatti, questo è il punto nevralgico, dell'aumento dei costi delle bollette, su cui anche il Governo condivide pienamente il problema, per cui è qui che l'Italia, come Paese, deve fare azione insieme agli altri Paesi che sono evidentemente danneggiati dallo stesso meccanismo, perché il modo in cui si forma il costo del gas, è dovuto a un indice, il TTF, che è determinato sulla Borsa di Amsterdam. Ora, a prescindere da quanto ENI e gli intermediari acquistino il gas con contratti a lungo termine - ENI ne ha sottoscritto l'anno scorso uno, fino al 2036, con la Russia, con Gazprom -, si prende a determinati costi, poi viene venduto ai cittadini ad un costo spropositato, che non dipende e non è collegato all'offerta. Questo crea un grandissimo extraprofitto per le multinazionali, intermediarie, che lo estraggono, che lo comprano a costi più bassi e poi viene rivenduto, come stiamo constatando in questi mesi, a costi molto più alti. L'Italia deve farsi promotrice e su questo punto, veramente, l'azione del Governo, che dà parere favorevole a questo ordine del giorno, è meritoria, perché dobbiamo cercare, in qualche maniera, - lo so, è difficilissimo - di uscire da questo vicolo stretto, chiuso, che purtroppo ci rende evidentemente schiavi del mercato e dell'indice sull'effettivo consumo del gas comprato allo stesso costo dai venditori. Per cui ringrazio la sottosegretaria Gava (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/50 Vianello, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/51 Spessotto, su cui il parere è favorevole. Aveva chiesto di parlare, onorevole Spessotto, quindi lo vuole votare?

ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). Sì, grazie, Presidente. Anch'io voglio mettere in votazione questo ordine del giorno, per rafforzare l'attenzione del Governo sul tema che affronta, sull'impegno di questo ordine del giorno. Infatti, il tema di questo ordine del giorno è il cold ironing, un servizio fondamentale per l'economia e la vivibilità delle nostre aree portuali, che sono spesso molto inquinate a causa di queste navi che stanno giorni con i motori accesi in zone spesso densamente urbanizzate; se pensiamo che il 90 per cento dei porti europei si trova in aree urbane, è un tema di fondamentale importanza.

Questo ordine del giorno ha lo stesso contenuto di un emendamento in Commissione che, purtroppo, è stato accantonato in attesa di una riformulazione, che non è mai arrivata. Noi ci aspettavamo, invece, un'approvazione, visto che questo ordine del giorno ha ricevuto parere favorevole pieno, senza neanche uno straccio di riformulazione. Speravamo ci fosse un impegno serio in Commissione, da parte del Governo, ad accettare quell'emendamento che, in realtà, poi è andato perduto. Quindi, chiediamo che ci sia, per le prossime occasioni, veramente un impegno ad approvare un'accelerazione sul tema del cold ironing.

Quello che chiediamo, semplicemente, con questo ordine del giorno è di applicare una semplificazione normativa che accelererebbe lo sviluppo di questo tipo di tecnologia, applicando la normativa prevista per il servizio di ricarica pubblica dei veicoli elettrici. Quindi, chiedo di mettere in votazione questo ordine del giorno, nella speranza che sia l'ultima volta che si approva un ordine del giorno, il cui valore è molto blando, lo sappiamo tutti qui dentro, ma che, in futuro, si intervenga in modo più incisivo, con un provvedimento serio, che acceleri questo tipo di tecnologia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Se la collega me lo consente, solo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Va bene, mi pare che non ci sia nessuna obiezione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/51 Spessotto, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/52 Raduzzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi non accettiamo riformulazioni: “se”, “forse”, “valutiamo”, “vedremo”. Questo è il momento di impegni chiari e precisi. Stiamo parlando di super ecobonus e io mi sarei anche stancato di vedere esponenti di maggioranza andare a convegni e manifestazioni a esprimere solidarietà alle aziende dell'edilizia e alle famiglie che si vedono i lavori bloccati. Qui, in Aula, dovete prendere gli impegni, non fuori, non a parole! Dovete fare i fatti, per una volta, perché stiamo assistendo a imprese che rischiano di fallire con in pancia migliaia di euro di crediti di imposta. Questa è un'assurdità che non si era mai vista. Questo Governo sta facendo cose che rimarranno nei libri di storia, in quanto a distruzione dell'economia di questo Paese.

Noi vi chiediamo due cose semplicissime: anzitutto, di fare una proroga, sicura, fino alla fine del prossimo anno, senza limiti del 30 per cento, eccetera eccetera, e di ripristinare la cessione dei crediti d'imposta per come era stata formulata due anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), perché stava funzionando e voi avete messo un blocco che sta causando l'impossibilità di cedere i crediti d'imposta. Anche oggi, sul Il Sole 24 Ore, leggiamo un articolo che dice: “Bonus edilizi: cessione bonus, stop di Intesa e UniCredit”. E sapete perché lo fanno? Perché Poste e CDP, aziende partecipate dallo Stato, hanno smesso di comprare crediti d'imposta, poiché gli ispettori di Banca d'Italia, bisogna dirlo, quando vanno a fare le ispezioni in queste banche private, non vanno a vedere i derivati, i crediti facili fatti agli amici degli amici, no, hanno la direttiva di andare a vedere i crediti d'imposta edilizi, perché voi volete smantellarla, questa misura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)! E, allora, prendete per una volta un impegno serio in Parlamento, non fuori, nei convegni e nelle piazze! Fate qualcosa e votate questo ordine del giorno, perché la verità è che noi di Alternativa siamo rimasti gli unici a difendere veramente una misura che in questo momento serve al Paese, serve per ridurre i consumi e serve per sostenere le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. L'onorevole Vianello sottoscrive la proposta dell'ordine del giorno dell'onorevole Raduzzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno e per dare conforto all'intervento del collega Raduzzi perché siamo in uno scenario kafkiano. Le nostre imprese, le imprese edilizie, che hanno tutte la stessa struttura - sono delle piccole e medie imprese, a volte anche micro imprese - hanno bisogno di continuità, di regole certe e di sapere che possono continuare nella loro attività in modo sereno e continuo.

Io vorrei ricordare a tutta l'Aula, al sottosegretario, ma soprattutto alla maggioranza che sostiene il “Governo dei migliori”, che queste imprese, in virtù appunto di questo Superbonus 110 per cento, hanno assunto personale proprio perché c'è stato un momento in cui le richieste erano tante. Allora, un'impresa seria che cosa fa? Coglie questa opportunità - forse è l'unica cosa buona che è stata fatta dal Governo precedente - e assume personale, va ad acquistare le materie prime, le materie che servono per l'ammodernamento e la riqualificazione energetica e si espone con le banche, anche perché noi abbiamo incontrato una criticità forte ancor prima della guerra, che era il caro materiale. In tante audizioni se ne è parlato ed è un tema affrontato anche qui in Aula. Quindi, le imprese in questo momento sono esposte a livello bancario perché hanno contratto dei mutui e hanno utilizzato strumenti finanziari per poter pagare questi fornitori; quindi, hanno personale in carico, esposizioni bancarie, magari debiti tributari che sono ancora sospesi e si ritrovano con questi crediti in virtù di una norma che è stata più volte modificata e più volte resa difficile e astrusa, e non riescono a cedere i crediti.

Allora, un Governo serio, un Paese serio e la maggioranza che sostiene un Paese serio dovrebbe dare continuità a queste imprese e cedere i crediti, perché le imprese non possono fallire con dei crediti in pancia.

In questo momento, ci sono tanti lavoratori che non hanno gli stipendi pagati perché non riescono a ottenere la cessione del credito. Allora, questo è un problema non serio, ma serissimo e noi di Alternativa lo diciamo senza infingimenti: bisogna ritornare alla norma con cui è stato ideato questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), per le imprese che hanno creduto nel Superbonus 110 per cento - qui parliamo anche delle villette unifamiliari - levando questi lacci e lacciuoli (come l'obbligo di effettuare il 30 per cento dei lavori entro il 30 giugno, tanto per dirne uno, riconoscendo anche una maggiore estensione temporale), perché queste sono le misure che chiede il Paese.

Allora, veramente non riesco a capire perché il Governo stia facendo tutti questi sgambetti alle imprese sane, a imprese che purtroppo, per via dei provvedimenti che si sono susseguiti e hanno reso incerto il percorso della cessione dei crediti, oggi rischiano di morire e di fallire, con crediti che non riescono a cedere alle banche ed agli istituti finanziari.

Questo è gravissimo, è di una gravità inaudita. Anche ieri c'è stata una manifestazione qui a Roma, a piazza della Repubblica, e stanno scendendo in piazza ripetutamente le imprese, che chiedono soltanto di poter lavorare con le regole con cui sono partite. Questo è un concetto semplice.

Allora, Presidente, noi non possiamo accettare la riformulazione dell'ordine del giorno del collega Raduzzi perché abbiamo la responsabilità di dare certezze. Quello che manca sono le certezze e non venitemi a dire che ci sono le truffe, perché i controlli ci sono: ormai l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza controllano tutto, ogni singolo centesimo, ogni singola transazione. Quindi, gli operatori non possono subire inasprimenti delle norme perché lo Stato non è in grado di controllarli e di contrastare le truffe. Siccome i truffatori sono in misura minoritaria, ma c'è un grande tessuto produttivo sano e virtuoso, che vuole tra l'altro anche raggiungere gli obiettivi che si prefissa la norma, come quello della riqualificazione energetica che è un grande tema - e i colleghi hanno spiegato molto meglio di me a cosa stiamo andando incontro con questa guerra e con la riduzione degli approvvigionamenti del gas - allora, Presidente, oggi dobbiamo dare una risposta chiara e seria alle imprese che hanno semplicemente creduto in uno strumento, che tra l'altro è stato anche perfezionato qui dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Onorevole Colletti, sottoscrive? Onorevole Villarosa, intende intervenire?

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Sì, grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno ed esprimere il mio voto favorevole - visto che circa due settimane fa è stato approvato, tra l'altro con il voto di tutta l'Aula, un ordine del giorno a mia prima firma sul tema -, chiedendo però al Governo una mossa. Infatti, caro Presidente, come già avevamo spiegato a questo Governo, nel momento in cui si limita la cessione solo ed esclusivamente attraverso il sistema bancario, è ovvio che un sistema così importante, che genera un gettito ma anche un costo così importante per lo Stato, debba essere coperto da una capienza fiscale adeguata. Se si riduce la platea di persone che possono acquisire questi crediti di imposta, ovviamente questa capienza fiscale, necessaria per la maturazione dei crediti d'imposta, si riduce. E cosa accade? Oggi scopriamo che anche Intesa San Paolo e UniCredit, giustamente dal lato loro - purtroppo in questo momento devo difendere questi due big nazionali o quasi nazionali -, nel momento in cui una norma viene modificata in corso d'opera, si ritrovano con degli impegni già assunti precedentemente, ma con una platea che non è più la stessa, essendo stata cambiata la norma. E cosa succede? Succede che il sistema va in tilt. Quindi, la vostra voglia di sistemare il Superbonus si è chiaramente trasformata in un blocco totale del Superbonus, in un blocco matematico. E' una questione matematica.

Quindi, scopriamo che allora la volontà del Governo non è quella di evitare le frodi - che tra l'altro sul Superbonus non ci sono ed il Presidente Draghi è stato smentito dallo stesso Ministro Franco -, ma la reale volontà di quella norma - parlo con i miei ex colleghi del MoVimento 5 Stelle - è quella di bloccare il Superbonus.

Ora, il Governo e la maggioranza si erano impegnati almeno a salvare ciò che era stato prodotto in precedenza, quindi a far sì che le aziende potessero procedere con le stesse norme per i progetti che avevano già avuto il primo SAL o che erano già partiti. Questo ancora, ad oggi, non si sta vedendo, ma si stanno vedendo le prime aziende che chiudono, aziende che licenziano i propri dipendenti grazie a queste vostre norme, e un Superbonus bloccato perché non ci sono più banche che comprano i crediti. Questo è ciò che avete creato.

Quindi, approvate l'ordine del giorno, ma fate una legge o un emendamento il prima possibile, perché così state prendendo per il culo i cittadini italiani. Scusate il termine, ma le aziende sono molto più arrabbiate di me, ve lo posso assicurare.

PRESIDENTE. Mi raccomando, scelga dei termini adeguati all'Aula, grazie.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/52 Raduzzi vi è, a questo punto, un parere contrario del Governo.

Prima di procedere alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/3495-AR/52 Raduzzi, poiché la sua riformulazione è identica a quella proposta per gli ordini del giorno n. 9/3495-AR/99 Papiro e n. 9/3495-AR/62 Boniardi, ho bisogno di sapere cosa intendano fare i presentatori di questi altri ordini del giorno. Nel caso in cui anche loro non intendano accettare la riformulazione, dobbiamo votarli tutti e tre insieme. Prendo atto che l'onorevole Boniardi accetta la riformulazione del suo ordine del giorno. Onorevole Papiro accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Chiedo gentilmente di ascoltare la riformulazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sottosegretario Gava, per cortesia, può rileggere la riformulazione proposta sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/52 Raduzzi, identica a quella proposta sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/99 Papiro?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì, Presidente, è uguale alla riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3495-AR/123 Rotta.

PRESIDENTE. Al testo dell'ordine del giorno n. 9/3495-AR/123 Rotta. Lo accetta, onorevole Papiro? Sì. Facendo ordine, sostanzialmente, l'onorevole Papiro accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/99, altrettanto Boniardi sul suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/62. Pongo, quindi, in votazione solo l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/52.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/52 Raduzzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/53 Cabras, che è stato riformulato: accetta la riformulazione, onorevole Cabras? No. Ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Sì, propongo che ci sia una votazione e, magari, un accoglimento da parte del Governo di una formulazione più solenne, di quella che è stata proposta in termini di riformulazione. Infatti, sono in gioco dei valori molto importanti, valori paesaggistici, che sono da sempre tutelati con particolare enfasi dalla Costituzione e che hanno a che fare con il paesaggio di migliaia di città e comuni, realtà territoriali che hanno disegnato il concetto di skyline prima che si chiamasse così. Si tratta di luoghi in cui il rapporto fra dimensione antropica e paesaggio naturale sono stati in perfetto equilibrio per secoli e che non possono essere distrutti da un'ondata di urgenze, che viene dettata dalla contingenza del pericolo della grande crisi energetica che si apre ora. Chiediamoci quali possono essere le conseguenze di una corsa all'energia non programmata. Ad esempio, il gas americano ci costerà il 50 per cento in più rispetto al gas russo e non il 30 per cento, come si era detto nelle prime circostanze. Quindi, non basteranno certo le questue di barili o di metri cubi di idrocarburi, fatte dai nostri governanti, per coprire un fabbisogno molto grande. Non si può ovviare a questo fabbisogno distruggendo i nostri paesaggi; non possiamo accettare che selvaggiamente i tetti vengano coperti di fotovoltaico, in luoghi che non sono adatti per questo. E lo diciamo noi di Alternativa, che siamo molto favorevoli a uno sviluppo delle energie rinnovabili! Credo che il Governo debba essere molto più fermo nell'intraprendere misure urgenti, per impedire che ci sia una corsa disordinata, perché una volta che il danno viene fatto lo stesso è pressoché definitivo. Ci sono voluti pochi anni per devastare, ad esempio, certe aree costiere italiane nella corsa immobiliare e il danno è stato definitivo. Bastano pochi anni per creare qualcosa che rovina l'essenza del paesaggio e dell'identità di un Paese intero, delle sue regioni, delle tante patrie che compongono una patria. Credo che su questo si debba fare una riflessione, su dove mettere concretamente i tetti fotovoltaici, dove cercare di far passare la transizione. Questo richiede una riflessione sulla transizione anche in relazione al gas russo. C'è una corsa molto pericolosa verso un ridisegno della politica energetica europea, che può portare a una maggiore dipendenza. Diventa paradossale sostituire una presunta dipendenza, con una dipendenza reale, che costa molto di più e che può distruggere la manifattura italiana e che, stando ai limiti che non si pongono sulle questioni del fotovoltaico, rischia di distruggere anche i nostri paesaggi. Quindi, vi chiediamo una riflessione seria su questo e, magari, una revisione del parere del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Non mi pare, onorevole Cabras, che il Governo intenda rivedere la sua posizione. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/53 Cabras, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/54 Maniero: onorevole, accetta la riformulazione? No ed insiste per la votazione. Passiamo ai voti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/54 Maniero, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/55 Testamento, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/56 Giuliodori, l'ho vista. Immagino non accetti la riformulazione, prego.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie Presidente. Non accetto la riformulazione, perché sarebbe togliere le ultime parole: “entro il corrente mese di aprile”. Praticamente questa riformulazione sarebbe come un parere contrario sull'ordine del giorno, quindi, è del tutto inutile accettare una riformulazione di questo tipo. L'ordine del giorno riguarda dei concetti molto semplici, ma che pare stiano un po' sfuggendo al “Governo dei migliori”, anche al secondo migliore dei migliori, che sarebbe Cingolani, il nostro Ministro della Transizione ecologica, ossia, ad esempio, il concetto di pianificazione. Parliamo sempre di semplificazione, va benissimo, ma una semplificazione può avvenire semplicemente dopo aver fatto una pianificazione. Questo ordine del giorno è molto semplice: chiede di accelerare nella formulazione delle linee guida, per quanto riguarda l'individuazione di aree idonee e non idonee per l'installazione di impianti da fonti rinnovabili. Ne stiamo parlando anche in questi giorni - è un tema caldissimo quello dell'energia -; si parla anche di transizioni e di sostituire il gas e il petrolio russo, però non si pianifica, e non da adesso, ma già da un anno. Un anno fa c'era stato il famoso “decreto Semplificazioni” - se non sbaglio a maggio-giugno dell'anno scorso - e il trend è sempre lo stesso, ossia quello di semplificare, ma in modo del tutto selvaggio, senza una reale pianificazione di dove mettere questi impianti, se servono, quale tipo di rete elettrica in questo caso, e se riesce a distribuire l'energia che viene prodotta, perché questo è assolutamente un grosso problema. Presidente, io chiedo un po' più di serietà a questo Governo, anzi un po' di serietà, perché non ne vedo minimamente. Vedo che siamo in balia di altre forze, che non sono e che non rappresentano gli interessi del popolo italiano. Ci stiamo affidando sempre più a Paesi assolutamente instabili e, quindi, qual è il trend? Qual è la pianificazione? Che piano abbiamo dal punto di vista energetico? Mi sembra assolutamente chiaro che uno dei migliori, ossia il Ministro Cingolani, stia fallendo sotto tutti i punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/56 Giuliodori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/57 Trano: non accetta la riformulazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/57 Trano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/58 Forciniti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno parliamo di PNRR. A parte il fatto che questo PNRR ce lo avete venduto come la grande rivoluzione, la grande politica anticiclica rispetto al COVID, dei 200 miliardi di qua e 200 miliardi di là, sono passati 2 anni e io vorrei sapere chi di voi ha visto un centesimo, di questi 200 miliardi, nell'economia reale. In realtà, l'unica cosa che noi abbiamo visto del PNRR non sono i soldi, ma le riforme che vi siete impegnati a fare in cambio di quei soldi. Quindi, adesso avremo la riforma fiscale, la mazzata sul catasto, le privatizzazioni, il taglio delle pensioni, con il ritorno alla “legge Fornero”, la “riforma Cartabia”, quella schifezza che garantirà impunità diffusa. Queste sono le uniche cose che abbiamo visto rispetto ai fantomatici i soldi del PNRR.

Aperta e chiusa questa parentesi, in questo caso, parliamo di assunzioni legate a questo fantomatico PNRR. Noi abbiamo graduatorie ancora vigenti - quindi, non parliamo di concorsi svolti 10 anni fa, ma 2 o 3 anni fa - che sarebbero pronte per essere utilizzate per poter subito arruolare nella pubblica amministrazione un personale già voglioso e desideroso di dare il suo contributo per la pubblica amministrazione; sono, spesso e volentieri, giovani che hanno ben figurato in concorsi pubblici, non più tardi di 1,2 o 3 anni fa. Allora, quello che chiediamo con questo ordine del giorno è che le amministrazioni, in via prioritaria, attingano a graduatorie, ovviamente su concorsi pubblici di segno affine già svolti, anziché bandire nuovi concorsi, con tutte le lungaggini che questo comporta, con gli esborsi economici che questo comporta. Infatti, se noi abbiamo graduatorie pronte per essere utilizzate, da una parte, possiamo iniziare un po' a smaltire il fastidioso arretrato anche degli idonei, che sono in un limbo, che magari sperano in una chiamata e, poi, però, alla fine, sono sempre costretti a desistere, e, dall'altra parte, risparmiamo tempo, risparmiamo risorse economiche.

Non c'è un solo motivo per immaginare di dire “no” a una cosa del genere. L'unico motivo è che il Ministro Brunetta preferisce, ovviamente, plasmare la pubblica amministrazione a sua immagine e somiglianza, quindi con le chiamate dirette, con i concorsi riservati per titoli o per esperienza pregressa. Una visione, anche in questo caso, aziendalistica della pubblica amministrazione, come tutto quello che riguarda la linea politica di questo Governo tecnocratico di manager, che, del resto, entrano ed escono da banche d'affari e da multinazionali, e quindi sono abituati a gestire la cosa pubblica come fosse un'azienda. In questo caso, però, bisognerebbe ricordare che non si tratta di un'azienda, lo Stato non è un'azienda e, quindi, bisognerebbe anche cercare di regolarsi di conseguenza.

Allora, già di per sé, il PNRR è un mezzo inganno, ormai l'abbiamo capito, ma almeno, se c'è qualcosa di buono, come fare qualche assunzione nella pubblica amministrazione, cerchiamo di utilizzare graduatorie rispetto a concorsi pubblici banditi poco tempo fa, anziché mettere in piedi altre lungaggini oppure fare “assumifici” attraverso chiamate dirette, attraverso altre cose che a noi non piacciono. Quindi, noi chiediamo che questo ordine del giorno venga accolto e, in caso contrario, che venga votato da quest'Aula, così ognuno si assume le sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/58 Forciniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/59 Corda: parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intanto non capisco il parere contrario a questo ordine del giorno, perché qui parliamo di efficientamento energetico, del contributo che il Ministero della Difesa dovrebbe fornire, attraverso proprio l'efficientamento energetico, con l'installazione di impianti nelle strutture del demanio militare.

La cosa sorprendente, che, forse, qui tanti non sanno - mi riferisco, in particolar modo, ai colleghi della Commissione difesa -, è che ci sono tantissime installazioni, tantissimi impianti fotovoltaici già installati nelle caserme e in molte di queste strutture ci sono enormi problemi di manutenzione, che non viene fatta da anni. Quindi, cosa accade? Che ci arrivano tantissime segnalazioni da parte dei militari, per cui, talvolta, si trovano a lavorare in condizioni veramente vergognose, con i tetti che vengono giù a pezzi; poi, non le dico, con le ultime piogge in Sardegna, abbiamo una situazione veramente incresciosa.

Allora, io dico: perché non utilizzare una parte dei proventi dell'efficientamento energetico per fare la manutenzione delle strutture completamente lasciate all'abbandono più totale? Ho presentato anche due interrogazioni su questo tema, non ho avuto risposta da parte del Ministero della Difesa. Trovo veramente assurdo che si vogliano costruire nuovi impianti fotovoltaici sui tetti delle caserme e non si faccia neanche quel briciolo di manutenzione che serve per tenere in sicurezza quelli che già ci sono; tra l'altro, il Ministero stesso non ci ha mai guadagnato un euro, non si capisce per quale oscuro motivo. Quindi, noi vorremmo che gli introiti, i denari che arrivano da queste installazioni servissero, perlomeno, a migliorare le condizioni dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa, che, ripeto, hanno fatto, in questi anni, tantissime segnalazioni su questo tema.

Il mio appello è, ovviamente, a tutto l'arco parlamentare, ma, in particolar modo, ripeto, a chi si occupa di difesa e, quindi, queste problematiche le conosce. Tra l'altro, si parla tanto, ultimamente, dell'efficienza dello strumento militare, di quanto dovremmo, giustamente, trattare in maniera corretta i servitori dello Stato e, invece, poi, cosa facciamo? Li abbandoniamo nel luogo di lavoro a lavorare in condizioni veramente malsane e incresciose.

Quindi, io chiedo veramente che ci si metta una mano sulla coscienza, che si ragioni e che si possa approvare questo ordine del giorno, che è di assoluto buonsenso, anche alla luce del fatto che non ho ricevuto alcuna risposta neanche alle interrogazioni presentate, e questo fa pensare. Non vorrei che, dietro queste installazioni, ci fossero altri interessi, considerato che il Ministero non ci guadagna, che queste caserme sono tenute veramente in condizioni assurde, con i tetti che vengono giù a causa delle mancate manutenzioni di questi impianti fotovoltaici; e adesso si dice “costruiamo altri impianti”. Se l'obiettivo è far guadagnare i soggetti “tal dei tali”, allora basta dirlo, però ci dispiace che a fare le spese di queste iniziative siano, comunque, sempre e solo i militari. Questo è inaccettabile. Quindi chiedo a tutti di avere un moto di sensibilità e di capire che questo ordine del giorno va votato assolutamente e va sottoscritto, proprio per senso del dovere e anche per sfatare un po' questo clima di ipocrisia, per cui tutti dicono di essere vicini alle Forze armate, ma, poi, se ne infischiano delle condizioni di lavoro dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Non vedo un cambiamento del parere del Governo.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/59 Corda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/60 Ubaldo Pagano: onorevole Ubaldo Pagano, accetta la riformulazione? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/61 Lucchini il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/62 Boniardi: l'onorevole Boniardi ha già accettato la riformulazione in occasione della discussione dell'ordine del giorno dell'onorevole Raduzzi, quindi va bene.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/63 Fassina: c'è un parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Siamo rimasti letteralmente stupiti - se il Governo ci ascolta - per questo parere negativo, perché l'oggetto dell'ordine del giorno è una questione di cui si sta discutendo da giorni, ossia il tema di poter eventualmente aumentare la percentuale del contributo straordinario sugli extraprofitti realizzati dalle imprese operanti nel settore energetico, destinando il maggior gettito agli interventi di sostegno alle famiglie e ai settori in crisi. Un “no” secco da parte del Governo è un arretramento - lo segnalo alla sottosegretaria - anche rispetto all'audizione del Ministro Franco, ieri in questa Camera, che non ha escluso questa possibilità. Allora, noi chiediamo di accantonarlo o che il Governo riveda il suo parere negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Sì, al momento, lo posso rivedere e riformulare, visto che è un tema ovviamente che dobbiamo affrontare e lo sappiamo, nel senso di “valutare l'opportunità di”; al momento lo posso riformulare così.

PRESIDENTE. Accetta onorevole Fornaro? Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno…

PRESIDENTE. Vuole solo sottoscrivere, quindi?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Per sottoscrivere e per dare una motivazione di sette secondi…

PRESIDENTE. No.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Allora, parlo dell'ordine del giorno. Semplicemente per dire che la questione degli extraprofitti ha una valenza tale che penso si possa anche eliminare la parte “a valutazione l'opportunità di”. Però, se lo accetta il presentatore va bene.

PRESIDENTE. Onorevole Muroni intende sottoscrivere?

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Sì, grazie Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto, sottoscrive. L'onorevole Forciniti vuole sottoscrivere forse anche lui?

Onorevole Morassut? Diciamo che chi vuole sottoscrivere può venire anche al banco della Presidenza, così magari proseguiamo i lavori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Sottoscrivo l'onorevole del giorno, a nome del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Va bene. Qualcun altro vuole sottoscrivere? Onorevole Alemanno? Allora, direi che chi vuole sottoscrivere, magari il delegato d'Aula, può venire presso il banco della Presidenza e lo segnala. Anche lei, onorevole D'Attis, penso voglia sottoscrivere; va bene, siamo a posto; chiunque intenda sottoscrivere, venga al banco della Presidenza e lo può fare. Siamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/63 Fassina, che è stato riformulato.

Passiamo ora all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/64 Timbro. Onorevole Timbro accetta la riformulazione? Onorevole Fornaro accetta la riformulazione dell'ordine del giorno dell'onorevole Timbro? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/65 Pastorino: onorevole Pastorino, accetta la riformulazione?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, brevemente, signor Presidente. Io accetto la riformulazione nel senso di “valutare l'opportunità di”, però volevo solo richiamare l'attenzione del Governo circa il fatto che questo è il tema del caro energia; quello delle bollette un tema importante per i comuni. Quindi, il Governo mi può anche dire che valuterà l'opportunità di…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pastorino, però se interveniamo anche sui pareri favorevoli: o lo chiede di votare…

LUCA PASTORINO (LEU). Non era parere favorevole, era una riformulazione, quindi intervengo sulla riformulazione…

PRESIDENTE. Se la accetta…

LUCA PASTORINO (LEU). Intervengo per sottolineare il fatto che io conosco bene le regole e, quindi, l'avanzo di amministrazione solitamente non si può usare in parte corrente; dopodiché, qui siamo in emergenza anche per i comuni, quindi non trovare una soluzione a questo problema comporterà il fatto che i comuni dovranno provvedere diversamente a pagare i soldi delle bollette; tutto qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Sì, grazie, volevo solo sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Grazie a lei, quindi, onorevole Pastorino, accetta la riformulazione; siamo a posto.

Ordine giorno n. 9/3495-AR/66 Torromino: onorevole Torromino accetta la riformulazione?

L'onorevole D'Attis mi fa un segno, quindi sicuramente sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/67 Giacomoni, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3495-AR/68 Cortelazzo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/69 Sessa: onorevole Sessa, accetta la riformulazione. Sì, grazie, onorevole D'Attis. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/70 Spena: onorevole Spena accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/71 Anna Lisa Baroni: onorevole, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/72 D'Attis, abbiamo già risolto il problema prima. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/73 Giovanni Russo: onorevole, c'è un parere favorevole con riformulazione, accetta? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/74 Caretta: onorevole, anche lei, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/75 Ciaburro: onorevole, accetta la trasformazione in raccomandazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/76 Maschio, il parere è contrario.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/76 Maschio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/77 Varchi, c'è un parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/78 Rampelli, c'è una riformulazione; se l'onorevole Foti mi fa un segnale; accetta. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/79 Donzelli, è accolto come raccomandazione; va bene, ma aspetto sempre un segnale da voi; sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/80 Delmastro Delle Vedove. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Se non ho capito male, è stato accolto come raccomandazione dal Governo: non accetto la raccomandazione, trattandosi di…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Delmastro Delle Vedove, credo che il Governo mi abbia fatto un segnale, quindi preferisco dare prima la parola al Governo.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Cambio la riformulazione. Non è più una raccomandazione, ma si lascia, come da impegno, “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Allora, è accettato così. L'onorevole Delmastro Delle Vedove mi fa segno positivo, quindi va benissimo. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/81 Zennaro: onorevole Zennaro c'è un parere contrario sul suo emendamento: lo metto in votazione, lo ritira, intende parlare?

ANTONIO ZENNARO (LEGA). Chiedo al Governo di valutare di cambiare il parere, se possibile.

PRESIDENTE. C'è una richiesta dell'onorevole Zennaro circa una rivalutazione del suo ordine del giorno, n. 9/3495-AR/81, ma non mi pare che il Governo stia operando in questo senso. Cosa fa, lo ritira? Altrimenti lo pongo in votazione.

ANTONIO ZENNARO (LEGA). Lo ritiro.

PRESIDENTE. È dunque ritirato, grazie, onorevole Zennaro.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/82 Badole, che è riformulato; ok, grazie onorevole Ziello. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/83 Maccanti: onorevole Maccanti accetta la trasformazione in raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/84 Covolo, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/85 Cavandoli: onorevole Cavandoli accetta? Grazie, onorevole Ziello. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/86 Aresta, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/87 Micillo: onorevole Micillo, c'è una riformulazione del suo ordine del giorno: le va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/88 Masi, è accolto come raccomandazione; va bene. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/89 Aiello, altrettanto; ordine del giorno n. 9/3495-AR/90 Crippa, favorevole; ordine del giorno n. 9/3495-AR/91 Amitrano, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/92 Maraia, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/93 Gabriele Lorenzoni: onorevole Lorenzoni, accetta la riformulazione così come proposta dal Governo? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/94 D'Orso favorevole; ordine del giorno n. 9/3495-AR/95 Grippa, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/96 Zolezzi, accetta la riformulazione? Non vedo segnali, quindi intendo affermativo. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/97 Terzoni, altrettanto e ordine del giorno n. 9/3495-AR/98 Dieni, altrettanto. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/99 Papiro lo abbiamo già sistemato prima. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/100 Galizia, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/101 Sut, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/3495-AR/102 Cancelleri: mi dicono sia stato ritirato dall'onorevole Cancelleri. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/103 Zanichelli, accoglie la trasformazione in ordine del giorno accolto come raccomandazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/104 Rizzo, altrettanto. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/105 Ascari: onorevole Ascari, accetta la riformulazione (identico all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/3 Fiorini). Ordine del giorno n. 9/3495-AR/106 Gallinella, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/107 Dori, c'è un accoglimento con riformulazione del suo ordine del giorno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente: no, non posso accettare questa riformulazione. Io speravo davvero che il Governo si rendesse conto del grave errore compiuto qualche giorno fa, quando ha introdotto proprio alcune deroghe all'utilizzo nei cementifici dei rifiuti come combustibile per alimentare i forni. Non accogliendo questo mio ordine del giorno, o comunque non nella formulazione proposta, è evidente che il Governo e la maggioranza che lo sostiene siano proprio convinti della bontà della loro scelta.

Allora dovreste spiegarlo ai cittadini che abitano vicino ai cementifici, ai lavoratori che in quei cementifici ci passano ore ogni giorno; dovreste spiegare che si sta barattando la loro salute con il risparmio sul combustibile - e che combustibile - per i cementifici.

Come ha affermato la Società italiana di medicina ambientale, i cementifici sono pressoché gli unici altri impianti, oltre a quelli chimici, alle centrali termoelettriche alimentate con combustibili fossili e alle acciaierie, presenti nell'elenco delle industrie fonte di maggiore impatto ambientale e sanitario in Europa. Questo elenco è costantemente aggiornato con le stime sulla mortalità evitabile dall'Agenzia europea per l'ambiente sulla base degli inventari delle emissioni di CO2, ossidi di azoto, polveri sottili che sono fonte di danno polmonare e vascolare e classificati anche come cancerogeni certi per l'uomo.

Ormai si cerca un po' alla volta di abbattere questi paletti normativi. Le deroghe diventano la regola. Altro che sviluppo sostenibile, altro che strategie per il contrasto ai cambiamenti climatici, altro che Agenda 2030 e 2050, Green Deal europeo: avete fatto davvero un bel regalo di Pasqua alle società che producono cemento, questo è il vostro uovo di Pasqua per i cementifici. Peccato, però, che la sorpresa nell'uovo se la ritroveranno i cittadini e avrà l'odore bruciato dell'aria avvelenata.

Spero, quindi, che una parte almeno della maggioranza possa votare a favore di questo ordine del giorno che chiedo di mettere in votazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Dori non accetta la riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Anche noi della componente Alternativa voteremo a favore di questo ordine del giorno e chiediamo anche di poterlo sottoscrivere. Non riteniamo corretto quello che è stato fatto in Commissione e, quindi, chiediamo che il Governo ripensi a quanto è stato approvato e che con atti normativi successivi possa porvi rimedio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/107 Dori con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/108 Montaruli.

Prego, onorevole Montaruli.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma vorrei chiedere al Governo di specificarmi la riformulazione.

PRESIDENTE. Il suo ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione, onorevole.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). La accetto, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/109 Deidda.

L'onorevole Deidda accetta la riformulazione.

SALVATORE MICILLO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su quale argomento?

SALVATORE MICILLO (M5S). Signor Presidente, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/87 Micillo, credo vi sia un ripensamento da parte del Governo sull'opportunità di iniziare il monitoraggio ad hoc delle predette autorizzazioni rilasciate. Quindi torniamo un attimo…

PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni, siamo sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/109 Deidda…

SALVATORE MICILLO (M5S). Lo so, lo so…

PRESIDENTE. E' stato superato…

SALVATORE MICILLO (M5S). Credevo che il Governo ci avesse ripensato un attimo.

PRESIDENTE. No, è stata già accettata la riformulazione del suo ordine del giorno.

Passiamo all'ordine del giorno 9/3495-AR/110 Villarosa, accolto come raccomandazione. Prego, onorevole Villarosa.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Signor Presidente, potrebbe andar bene ma c'è scritto “a valutare l'opportunità di”, lo può leggere anche lei. Fare la raccomandazione su “un valutare l'opportunità di”, mi sembra assurdo. Chiedo che sia accettato così com'è.

Il mio collaboratore si è dimenticato di omettere “a valutare l'opportunità di” perché non l'avrei messo, ma c'è! Non posso accettare una raccomandazione su “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Il sottosegretario chiede di intervenire, prego onorevole Gava.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Presidente, accettiamo l'ordine del giorno così com'è, con “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Quindi, il parere diventa favorevole secco, va bene così.

ANGELA MASI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole, su che cosa?

ANGELA MASI (M5S). Presidente, scusi, devo ritornare sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/87 perché il Governo aveva una riformulazione diversa che non ha detto qui in Aula, quindi noi ci siamo ritrovati con una riformulazione del Governo detta ieri sera che però è difforme da quella di stamattina. Quindi, se la sottosegretaria Gava può indicarci quale riformulazione noi abbiamo accettato su quell'ordine del giorno forse riusciamo a chiarirci, grazie.

PRESIDENTE. Facciamo un po' di ordine. Onorevole Masi, purtroppo siamo già andati avanti e ci hanno fatto cenno che andava bene così come era stato riformulato.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/111 Fragomeli. La riformulazione è accettata.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/112 Berlinghieri, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/113 Sarli, parere contrario. Prego, onorevole.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Signor Presidente, quello che chiediamo con questo ordine del giorno – ovviamente, essendo tutti d'accordo sull'importanza di andare verso energie alternative, quali pannelli fotovoltaici o pale eoliche - è di non dimenticare il rispetto del paesaggio. La nostra richiesta è semplicemente che il parere della Sovrintendenza sia vincolante anche sui singoli progetti nelle aree sottoposte a tutela e non solo sulla macro area, perché altrimenti è impossibile bloccare eventuali progetti che creano una difficoltà e un obbrobrio sul paesaggio quando siano inseriti in una macro area su cui è già stato dato un parere. Almeno il paesaggio dovremmo cercare di tutelarlo, è tra le poche cose che ci restano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/113 Sarli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/114 Valbusa, accolto come raccomandazione. È accettata. Ordine del giorno n. 9/3495-AR/115 D'Eramo altrettanto. Ordini del giorno n. 9/3495-AR/116 Ziello e 9/3495-AR/117 Zanella: parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3495-AR/118 Murelli è stato ritirato. Sugli ordini del giorno 9/3495-AR/119 Gastaldi e 9/3495-AR/120 Furgiuele la riformulazione è accolta. Ordine del giorno 9/3495-AR/121 Gebhard: accolto come raccomandazione, va bene.

Ordine del giorno 9/3495-AR/122 Magi: il parere è contrario. Prego, onorevole.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Signor Presidente, mi dispiace dover fare questo intervento che però ritengo inevitabile. All'interno del provvedimento in esame ci siamo trovati un articolo 32 che riguarda le REMS, le residenze di esecuzione delle misure di sicurezza per i cittadini che hanno commesso reati e sono affetti da disturbi mentali. Quindi, decreto bollette, riduzione dei costi dell'energia, REMS. Non devo ricordare io a questa Presidenza che il Presidente della Repubblica, al quale saremo costretti a rivolgerci, ha più volte ribadito l'inopportunità che il Governo inserisca delle materie del tutto estranee e disomogenee rispetto all'oggetto dei decreti. Né devo ricordare quanto ha detto la Corte costituzionale e quanto anche su questo provvedimento ha ribadito il Comitato per la legislazione. Poi, un deputato si ritrova che, dopo che il provvedimento è stato trattato nelle Commissioni di merito, del tutto estranee alla materia delle REMS, in Aula c'è la fiducia.

Però si prova a fare un ordine del giorno che, attenzione, nel dispositivo non fa altro che ribadire quanto è previsto dalla legge, ossia richiamare al rispetto di territorialità, quanto alla presa in carico dei cittadini nelle REMS. Segnalo che l'articolo 32 dispone l'apertura di una nuova REMS in Liguria, dove non c'è lista di attesa. Allora, è davvero inspiegabile il parere contrario del Governo, ci fa pensare male. Chiedo al Governo di riconsiderare e di approfondire. Mi rendo conto che la sottosegretaria, con la quale pure ho interloquito, in precedenza, ha anche una difficoltà operativa, perché è materia del tutto estranea e diversa dalle materie di cui si occupa, però chiedo di accantonarlo o comunque di riformularlo, magari, se il problema sono le premesse, togliendole, tagliandole, ma mantenendo quegli impegni che rispecchiano quanto prevede la legge su questa materia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Se è d'accordo il collega Magi, per sottoscrivere e per associarmi alla richiesta di accantonamento. Questo è un tema assolutamente estraneo alla materia energetica, come è del tutto evidente. Credo che l'invito e l'impegno al Governo siano assolutamente ragionevoli; lo si riformuli, ma credo che sia necessario su questo porre un punto fermo, evitando - lo dico espressamente - che questo diventi un precedente, perché, altrimenti, rischiamo di avere una situazione poi non gestibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Senza entrare nel merito dell'ordine del giorno, sono molto sorpreso degli interventi dei due colleghi, che, ricordo, fanno parte di questa maggioranza, perché quello della disomogeneità e del fatto che ritroviamo nei decreti sempre tutto quello che il Governo ritiene, in una giornata, di inserire è un tema che noi di Fratelli d'Italia stiamo denunciando da anni, soprattutto in questo ultimo periodo, rispetto a fatti anche molto eclatanti. Ricordo, per suo tramite, all'onorevole Magi che abbiamo denunciato che nel “Milleproroghe” vi erano una decina di emendamenti che si occupavano semplicemente di creare posti di lavoro, anche a livello dirigenziale, che certamente non sono proroghe. Ma penso che il momento più alto lo abbiamo toccato quando, nel monitoraggio del PNRR, abbiamo introdotto una norma a tutela delle bande musicali. Credo che su questo una riflessione la dovremmo fare, considerando anche il passato e, magari, chiedendo anche scusa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente, anche noi, a nome del gruppo del Partito Democratico, chiediamo al Governo di ripensare il parere rispetto a questo ordine del giorno, che ci pare ragionevole, condivisibile e corretto. Si occupa di un tema di grande delicatezza e sensibilità, per cui davvero invitiamo a un supplemento di riflessione da parte del Governo e a un parere di natura differente rispetto a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Riccardo Magi, per aver posto una questione importante. Chiedo anche io la sottoscrizione e un accantonamento e un approfondimento su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Questo ordine del giorno era oggetto di emendamenti discussi in Commissione e c'era un impegno, da parte del Governo, di completare la riformulazione degli emendamenti che non erano stati accolti nella loro totalità, con ordini del giorno. È evidente che, quando si fa questa apertura, poi non si può dire “a valutare l'opportunità di” e riformulare, perché è ovvio che il proponente si aspetta l'accoglimento totale dell'ordine del giorno, a completamento di quell'emendamento che era stato discusso in Commissione. Pertanto, anche noi chiediamo al Governo di ripensarci e, come Italia Viva, sottoscriviamo l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Con la richiesta, anche da parte mia, di sottoscrizione dell'ordine del giorno e con, se ce ne fosse la necessità, la condivisione del rilievo che faceva Fratelli d'Italia della disomogeneità del testo rispetto al contenuto delle disposizioni che stiamo esaminando, del provvedimento complessivo. Presidente, è vero che nelle REMS non si scontano misure detentive, ma è indubbio che vengono applicate per pronunciamenti dell'autorità giudiziaria. Quindi, il meno sarebbe che fosse un provvedimento di competenza della Commissione giustizia, che in merito ha potuto esprimere solo un parere. La richiesta di accantonamento verosimilmente dovrà essere accettata dal Governo, proprio perché è un tema sensibile, è un problema sensibile, ma che ha una sua giustificazione, che dovrebbe trovare altro luogo di risoluzione. Quindi, anche da parte mia, la richiesta di accantonamento, finalizzata a un migliore vaglio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Per sottoscriverlo e anche per associarmi alla richiesta di accantonamento dei colleghi degli altri gruppi. Considerata l'importanza e la delicatezza del tema, chiediamo che si faccia un ulteriore approfondimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Certamente il tema delle REMS è estremamente delicato, oltretutto la normativa è assolutamente non applicata, ma mi corre l'obbligo di sottolineare che è un tema di carattere certamente giuridico, ma anche sociale, perché parliamo di persone che presentano disturbi psichiatrici, e quindi hanno una diagnosi psicopatologica, e la struttura delle REMS, che, lo sappiamo bene, supera quella dell'ospedale psichiatrico giudiziario, è una misura che dà sicurezza, da una parte, rispetto alla reiterazione del reato che mette in pericolo le persone che si trovano nella comunità a cui appartiene la persona detenuta, ma mette anche in sicurezza la persona detenuta stessa.

E allora, se parliamo di REMS, se parliamo di ospedali psichiatrici giudiziari e del loro superamento, non possiamo di certo scotomitizzare una delle Commissioni competenti in via prioritaria, che è la Commissione affari sociali, che si occupa di sanità e di salute, come pieno benessere della persona dal punto di vista psichico, fisico e anche sociale. Pongo al centro questo tema, perché non vorrei che, come spesso accade, questioni come questa, che riguardano le persone, la salute delle persone, poi ricadano in casi di giustizia, soltanto nella Commissione giustizia; deve esserci un protagonismo della Commissione competente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ha parlato.

PIERO DE LUCA (PD). Solo per precisare l'intervento che ho svolto in precedenza, chiedendo la sottoscrizione dell'ordine del giorno, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Accolgo la richiesta e aspettiamo una riformulazione, intanto lo accantoniamo.

PRESIDENTE. Allora accantoniamo l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/122 dell'onorevole Magi.

Passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/123 Rotta, che ha un parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Nardi. Su che cosa?

MARTINA NARDI (PD). Intervengo sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/123 Rotta, per chiederne il voto. C'è un parere favorevole; però, considerato che ha impegnato moltissimo la discussione della maggioranza e che è stato oggetto anche di una discussione, poco fa, in quest'Aula, ci teniamo che vi sia un voto, proprio perché ci sia un impegno sancito anche dal voto dell'Aula, per il lavoro che è stato svolto sulla cessione del credito, che comunque ha migliorato la situazione in essere, consentendo la quarta cessione e la possibilità di recuperare, per le imprese che facevano lo sconto in fattura, i crediti maturati nel 2021. È un impegno importante, che ci auguriamo possa essere previsto da una norma, già quest'oggi, con la riunione del Consiglio dei Ministri; quindi, con una proroga della possibilità del 110 per cento per le unifamiliari.

Quindi, bene che l'Aula nella sua interezza dica al Governo una cosa che già ha ascoltato, figlia di un accordo politico ma ulteriormente sancita da quest'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/123 Rotta, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

L'onorevole Ruffino accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/124.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/125 Bellucci, parere favorevole.

Onorevole Mollicone, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/126? Vuole parlare? Prego, onorevole Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Accetto e chiedo il voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/126 Mollicone, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/127 Vinci, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/128 Porchietto, accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Chiederei al Governo di rivalutare il parere sull'ordine del giorno e di inserire “a valutare l'opportunità di”, anziché accoglierlo soltanto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Confermo, quindi, che l'ordine del giorno non è accolto come raccomandazione ma lo accettiamo nella sua interezza con “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Quindi, è accolta la riformulazione del Governo.

Onorevole Gagliardi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/129? Sì. Onorevole Scanu, il suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/130 è accolto come raccomandazione. Va bene? Sì.

Ordini del giorno n. 9/3495-AR/131 Mazzetti e n. 9/3495-AR/132 Giannone, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/133 Labriola; accettate la riformulazione? Onorevole D'Attis, mi sembra di sì.

Onorevole Foti, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/134? Vuole parlare? Prego, onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, accetto la riformulazione ma, volendo sottoporre all'Assemblea l'ordine del giorno per la votazione, chiedo di poter fare anche la dichiarazione di voto.

Svolgo la dichiarazione di voto facendo una precisazione. Io non metto in dubbio che da parte del Governo già l'accoglimento del primo punto di questo ordine del giorno sia significativo, perché finalmente significa che il Governo pone attenzione ad un settore, quello degli appalti pubblici, dove anziché realizzarsi extra-profitti si stanno realizzando, da parte degli operatori, delle extra-perdite in ragione dell'aumento delle materie prime, cosa che comporta nuovi costi rispetto alle gare di appalto che magari erano state concluse due anni fa e i cui lavori magari sono stati assegnati e consegnati solo un anno fa.

Ora, da parte del gruppo di Fratelli d'Italia vi è un rilievo che appare indispensabile.

Il Governo deve agire e non può ritardare ulteriormente l'adozione di un provvedimento sul punto, perché diversamente si mette a rischio una situazione di non conclusione dei lavori in essere appaltati e si mette a rischio tutta la materia del PNRR. Sotto questo profilo, i rappresentanti del Governo, così come i colleghi di Commissione che hanno ascoltato le audizioni sanno bene che non vi sono più margini di manovra.

Quindi, io posso convenire con il Governo, che ha inteso riformulare l'ordine del giorno eliminando alcune specificità troppo di dettaglio, ma è altrettanto vero che alcune di queste specificità non potranno comunque sfuggire da quel decreto-legge, magari e indubbiamente rivedute e corrette anche secondo una migliore tecnica legislativa, in ragione di questo impegno, che - voglio ricordare - in Commissione è stato definito vincolante da parte del Governo. Quindi, noi attendiamo che il Governo urgentemente assuma i provvedimenti del caso.

In ragione di tutto questo e pur accogliendo la riformulazione, io, però, chiedo che il predetto ordine del giorno sia sottoposto alla votazione, proprio perché l'Aula rafforzi quella che è un'opinione largamente condivisa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/134 Foti, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/135 Battilocchio. Onorevole D'Attis, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/136 Fregolent, parere favorevole.

Onorevole Del Barba, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/137? Se l'onorevole Fregolent mi fa un segnale: sì.

Ordine del giorno n. 9/3495-AR/138 Vitiello, parere contrario.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/138 Vitiello, Presidente, c'è una riformulazione. La riformulazione dice: “nell'ambito delle procedure concorsuali, a valorizzare l'esperienza professionale di tale personale così da non disperdere un capitale umano di competenze e professionalità che non possono che valorizzare e migliorare l'efficacia della predetta amministrazione”.

PRESIDENTE. Sta bene. L'onorevole Vitiello accetta la riformulazione, testé fatta dalla sottosegretaria, del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/138.

Onorevole Novelli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3495-AR/139?

ROBERTO NOVELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Sono a chiedere se la sottosegretaria Gava mi può gentilmente ripetere le riformulazioni.

PRESIDENTE. Sottosegretario Gava, l'onorevole Novelli chiede se può gentilmente ripetere la riformulazione che il Governo ha espresso sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/139.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Il primo impegno è accoglibile con questa riformulazione: eliminare le parole “e rendere possibile la ripresa” sino alla fine del primo periodo; il secondo impegno non è accoglibile; il terzo è accoglibile.

PRESIDENTE. Accetta, onorevole Novelli?

ROBERTO NOVELLI (FI). Se posso, Presidente, questa riformulazione io l'accetto anche se la trovo riduttiva e…

PRESIDENTE. Onorevole Novelli, o accetta o chiede di votare…

ROBERTO NOVELLI (FI). Sì, la accetto, anche se la trovo riduttiva.

PRESIDENTE. Va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/140 Lollobrigida c'è un parere favorevole con riformulazione, l'onorevole Foti dice che va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/141 Patassini: onorevole Ziello? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3495-AR/142 Marin: accetta la riformulazione? Sì.

E poi abbiamo l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/143 Osvaldo Napoli, che accetta la riformulazione.

Abbiamo ancora da sistemare, sottosegretario Gava, gli ordini del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto, n. 9/3495-AR/37 Zucconi e n. 9/3495-AR/122 Magi.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/37 Zucconi, c'è una riformulazione in questo senso: “a proseguire la strategia di diversificazione dell'approvvigionamento di gas naturale tramite contatti diplomatici, iniziative di diplomazia economica ed ulteriori progettazioni infrastrutturali internazionali con i partner dell'area mediterranea, inclusi i contatti con i Paesi aderenti al progetto EastMed, per verificare se vi siano presupposti per il suo rilancio.”

PRESIDENTE. Questa è la riformulazione che propone all'onorevole Zucconi. Preferisce darle tutte assieme o cominciamo? Onorevole Zucconi, accetta la riformulazione, così come proposta dal Governo?

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Accetto la riformulazione, ma chiedo che l'ordine del giorno venga messo al voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Proprio su questo progetto, EastMed Poseidon, stiamo lavorando, come Commissioni congiunte affari esteri e attività produttive. Abbiamo presentato una risoluzione e chiedo anche al collega di Fratelli d'Italia, e a tutto il suo partito, di sostenerla, e ringrazio per l'ordine del giorno, che ovviamente valutiamo favorevolmente. Questa è un'opera infrastrutturale essenziale per il nostro Paese, è interesse nazionale e unisce il nostro Paese a una democrazia nostra alleata, che è Israele, passando per altre democrazie e tutti i membri dell'Unione europea. Quindi, da questo si capisce l'importanza del progetto anche per aggiornare la nostra rete infrastrutturale e di approvvigionamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentini per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/37 Zucconi, come riformulato dal sottosegretario Gava. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Sì, per dire che anche Forza Italia è a favore e anche a favore della riformulazione, dell'equilibrio che è stato espresso e della necessità di esperire tutti i tentativi in ordine ai progetti per la diversificazione degli approvvigionamenti energetici del nostro Paese. E faccio mie le parole dell'onorevole Formentini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Anch'io ringrazio l'onorevole Zucconi, per l'ordine del giorno e lo sottoscrivo come riformulato dal Governo. Certamente, l'opera infrastrutturale di cui si sta parlando è fondamentale per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese da un'unica fonte e per diversificare, aiutando a cementare i rapporti con Paesi che sono, anche dal punto di vista dell'orientamento politico e dell'ordinamento del loro Stato, più vicini al nostro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Sul medesimo argomento, ringrazio anch'io l'onorevole Zucconi, per aver sollevato questo argomento e mi associo alle parole già dette in quest'Aula dai colleghi, inerenti ovviamente la realizzazione del gasdotto e sulla valutazione, anche in termini complessivi, della realizzazione dell'EastMed anche in un mutato quadro geopolitico internazionale ed anche in discussione sulla politica energetica del nostro Paese. È abbastanza ovvio iniziare a fare valutazioni molto più ampie sulla realizzazione di questo gasdotto. Come già detto, anche in Commissione Affari esteri stiamo affrontando questo argomento, con una risoluzione che sarà presto portata all'attenzione delle Commissioni riunite e quindi ci sarà anche un tipo di discussione inerente questo tipo di argomento. Ci auguriamo che quanto prima il nostro Paese possa cercare di cessare il più possibile le dipendenze dal gas russo, nell'ottica di una diversificazione dell'approvvigionamento energetico, in continuità con la discussione che stiamo portando avanti nelle Commissioni competenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/37 Zucconi, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Rimangono adesso gli ordini del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto e n. 9/3495-AR/122 Magi. Sono gli ultimi due ordini del giorno. Prego, sottosegretario.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. L'ordine del giorno n. 9/3495-AR/122 Magi lo accogliamo come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto, rimane il parere così come dato. C'è, poi, un chiarimento sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/87 Micillo, per cui si intende accettato il secondo periodo dell'impegno, con la seguente riformulazione: sostituire “considerando” con “valutando il ricorso”.

PRESIDENTE. Dunque, l'ordine del giorno n. 9/3495-AR/122 Magi è accolto come raccomandazione. Onorevole Magi, va bene? Sì, perfetto.

Invece, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto rimane il parere espresso, ossia accolto come raccomandazione. Va bene? Onorevole Rizzetto, accetta?

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Pur comprendendo la buona volontà del Governo, Presidente, io mi sento di non accettare la riformulazione e quindi svolgo una brevissima dichiarazione di voto, se possibile, per mettere al voto l'ordine del giorno.

Ripeto e rinnovo: c'è ampia corrispondenza politica da parte della Lega, da parte di Forza Italia, da parte del Partito Democratico, mi pare anche da parte del MoVimento 5 Stelle, per poter andare in questo senso, ovvero, colleghi, porre un limite rispetto agli aumenti delle bollette energetiche, sia per quanto riguarda le aziende sia per quanto riguarda le famiglie e i privati. E io ritengo, sottosegretario e Presidente, che debba essere quest'Aula - anche solamente in termini di mera indicazione, così come fa evidentemente un ordine del giorno - a dover dare e dettare una linea, da questo punto di vista.

Ora, Presidente, io non so perché, a me sembra molto strano che, fuori da quest'Aula, si facciano i proclami più clamorosi e più pieni di intenzioni rispetto a un tema di fondamentale importanza. Lo rinnovo: l'hanno già fatto altri Paesi europei. Altri Paesi europei hanno messo un limite, in termini di percentuale, all'aumento delle bollette. Ora, se dopo tutto quello che diciamo fuori da quest'Aula, qui, dentro quest'Aula, non su una proposta emendativa, ma su un ordine del giorno, qualcuno riesce a votare contro a un'indicazione del genere, vuol dire che questo è un paradigma che non collima esattamente con quello che anche molti colleghi dicono fuori da quest'Aula. Infatti, lo ripeto, fosse un emendamento, allora capirei perfettamente, ma per un semplice ordine del giorno, in termini di mera indicazione rispetto al Governo, io voglio capire, a questo punto, chi vota contro quello che, fondamentalmente, fuori da quest'Aula, dice e afferma, non soltanto nelle trasmissioni televisive, ma soprattutto quando va in visita a molte aziende, o quando qualcuno solleva il problema dell'aumento delle bollette. Sottosegretario, lei sa perfettamente che l'aumento delle bollette è qualcosa di oramai assolutamente insostenibile, in questo senso.

A questo punto, mi sento e mi prendo la responsabilità, da parte mia e da parte del mio gruppo, di mettere in votazione questo ordine del giorno, per capire evidentemente chi vuole fare qualcosa anche, lo ripeto per la terza volta, in termini di indicazione, e chi, invece, parla in un certo senso ma poi, alla prova dei fatti, vota in modo contrario. Chiediamo che venga posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3495-AR/11 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Siamo arrivati alle 12,17. Dovremmo passare alle dichiarazioni di voto finale. Faccio presente che hanno chiesto di parlare in dichiarazione di voto finale ventinove deputati e che il vigente calendario dei lavori prevede la sospensione della seduta antimeridiana alle ore 13,30.

Chiedo, quindi, se vi sia un'intesa tra i gruppi per proseguire i nostri lavori con le dichiarazioni di voto finale fino alle ore 14,30, al fine di consentire lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata previsto per le ore 15 e - questa è la parte importante - qualora entro tale ora le stesse non siano concluse, di proseguirle dopo il question time. Vedo che siete tutti d'accordo, quindi procediamo così.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Su cosa vuole intervenire?

PINO CABRAS (MISTO-A). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avevamo concordato la sospensione. Può intervenire dopo.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3495-A/R​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il contenimento dei costi dell'energia opera intervenendo su due aspetti rilevanti: la riduzione o l'azzeramento degli oneri generali di sistema, che incide sulle bollette a carico di imprese e famiglie e misure di intervento a sostegno della diversificazione delle fonti energetiche, che siano destinate ad incidere strutturalmente sulla composizione della spesa energetica e sulla nostra dipendenza energetica.

Non tutto è stato fatto, non tutto è oggi possibile, ma le misure adottate fino ad oggi dal Governo sono le basi affinché ulteriori interventi positivi e di contenimento dei costi siano possibili. Siamo di fronte a 19 miliardi di interventi adottati con i diversi provvedimenti.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Plangger. Se qualcuno non è interessato, può abbandonare l'Aula, così l'onorevole riesce a fare la sua dichiarazione di voto e siamo più veloci nell'espletamento di questa parte.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Siamo di fronte a 19 miliardi di interventi adottati con i diversi provvedimenti, incidendo su accise, crediti di imposta, rateizzazione degli importi per i consumi di energia, accesso al bonus energia e fondi a sostegno delle imprese.

Quanto al sostegno degli enti locali, evidenziamo con l'occasione che il Governo ha accettato la nostra richiesta di far salva la competenza legislativa delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano in materia di finanza locale e la nostra richiesta di allineare il termine per le gare per le grandi derivazioni idroelettriche scadute o in scadenza nelle due province autonome al termine individuato dallo Stato per analoghe concessioni sul territorio nazionale. Evidenziamo pure positivamente le misure del Governo, integrate con buone proposte dalle Commissioni, per le misure strutturali e di semplificazione degli impianti di varie fonti rinnovabili. Per queste ragioni, annunciamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Di fronte all'esorbitante aumento dei costi energetici, ricaduto sulle spalle di famiglie e imprese, come ha risposto l'Esecutivo? Con un provvedimento che si dimostra tardivo e debole nel contrastare questa situazione. Mentre qui votiamo la conversione in legge di questo decreto, le Commissioni 6a e 10a del Senato sono impegnate in audizioni sul nuovo “decreto Energia”, quello del 21 marzo. Ciò significa che si continuano a rincorrere e a sovrapporre risposte largamente insufficienti, come in queste ore denunciano la gran parte delle rappresentanze del mondo economico e sociale. E così bisogna correre ai ripari, con altri decreti parziali e insufficienti, senza una visione complessiva.

Le misure contenute in questo decreto sono rivolte, in parte, alle imprese energivore, attraverso un credito d'imposta sulle spese sostenute per la componente energetica, che verosimilmente produrrà effetto non prima dell'estate, e al rafforzamento del bonus sociale per le famiglie per far fronte ai rincari della bolletta fino a giugno. È anche questa una risposta debole, ad effetto parziale, rispetto al dramma che milioni di cittadini stanno vivendo, famiglie che non solo devono rinunciare al condizionatore, ma anche a cucinare.

È meschino chiedere ai cittadini se si preferisce il condizionatore acceso o la pace, perché il contrario di pace è guerra e, messa così, quindi, pare che la colpa della guerra sia da imputare ai cittadini che usano il condizionatore, e questo è inaccettabile.

Prendetevi la responsabilità delle vostre decisioni e, se ne siete così convinti, prendetevi fino in fondo la responsabilità senza ricatti nei confronti dei cittadini. Ad ogni modo, sul dramma delle famiglie, che stanno tenendo i giacconi in casa per non accendere il riscaldamento, abbiamo sollecitato il Governo, attraverso un ordine del giorno, a riconoscere la condizione di morosità incolpevole da parte di quei cittadini che non riescono nemmeno a far fronte alle rateizzazioni, quando riescono ad ottenerle.

Parliamo di un decreto che non intacca l'enorme accumulo di extraprofitti, realizzati dalle grandi imprese energetiche, che hanno guadagnato miliardi di euro in pochi mesi. Un contributo del 10 per cento francamente è offensivo per il Paese. Ci saremmo aspettati, dopo l'indignazione a effetto del Ministro Cingolani, un provvedimento di redistribuzione di quelle fortune, attraverso una coraggiosa tassazione degli extraprofitti, al tessuto economico e sociale del Paese.

Per questo, abbiamo chiesto al Governo - anche qui attraverso un emendamento bocciato in Commissione - di rendere pubblici i prezzi di acquisto della materia prima gas da parte delle società energetiche operanti sul territorio nazionale, al fine della determinazione degli extraprofitti generati da detti aumenti e poi di operare un prelievo su essi, da destinare ad un fondo finalizzato all'erogazione di un bonus energia a sostegno delle famiglie, in base alle fasce ISEE. Questo emendamento è stato bocciato in Commissione, però, a onor del vero, dobbiamo registrare che, oggi, qui in Aula, è stato approvato un nostro ordine del giorno che impegna il Governo a rendere pubblici i prezzi di acquisto della materia prima gas da parte delle società energetiche operanti sul territorio nazionale e i prezzi al dettaglio dei vari prodotti energetici commercializzati ai clienti finali, al fine della determinazione degli extraprofitti generati dagli aumenti. Quindi, ci aspettiamo chiaramente che agli impegni poi conseguano i fatti.

Aggiungiamo il fatto che questo provvedimento, come giunto in sede referente, abbozzava timide semplificazioni per le installazioni di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Il lavoro di tutti i gruppi parlamentari ha migliorato il testo e reso possibile l'introduzione di importanti modifiche alla normativa vigente per accelerare le procedure di autorizzazione e installazione di questi impianti. Ad esempio, grazie a un nostro emendamento approvato in Commissione, si potrà ora, nelle aree idonee, installare impianti fotovoltaici a terra fino a un megawatt con la sola dichiarazione di inizio attività; un passo in avanti per dare una decisa spinta ai sistemi di autoconsumo e alle comunità energetiche rinnovabili. Su questo invitiamo il Governo a completare quanto prima la disciplina attuativa, per dare modo ai cittadini e alle amministrazioni locali di produrre e condividere più facilmente energia pulita.

Tuttavia, anche in questo caso, l'azione del Governo è in forte ritardo e mostra ancora di non avere pienamente compreso l'altezza della sfida che la questione dell'indipendenza energetica dalle fossili pone, soprattutto dopo l'esplosione del conflitto in Ucraina.

L'indipendenza vera si raggiunge, puntando con decisione sulle energie pulite, rinnovabili. L'associazione “Elettricità futura” che, come è noto, riunisce oltre 500 imprese che operano nel settore elettrico e che rappresentano il 70 per cento del nostro mercato elettrico, qualche settimana fa ha chiesto al Governo e alle regioni di autorizzare, entro giugno, 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, pari a un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna; il che consentirebbe di risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20 per cento del gas importato. Speriamo che il Governo mantenga anche l'impegno oggi qui assunto con alcuni ordini del giorno - uno anche a nostra prima firma - per la proroga della scadenza al 30 giugno del 30 per cento dei lavori per le unifamiliari che hanno chiesto l'accesso al superbonus 110 per cento, che abbiamo ripetutamente sollecitato per non mettere in seria difficoltà le famiglie e le imprese che sono rimaste bloccate alcuni mesi per la questione pasticciata della cessione dei crediti.

Per concludere, siamo di fronte all'ennesimo provvedimento gravemente insufficiente per far fronte alle pesanti contingenze. Un Governo che si dimostra debole con i forti, come sul tema degli extraprofitti, e arrogante con le famiglie e le piccole e medie imprese. Quindi, siamo lontani da una vera transizione ecologica ed energetica. Per questi motivi, dichiaro il voto contrario di Europa Verde.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. È evidente che si tratta di un provvedimento tampone, un provvedimento parziale che va in soccorso di una situazione di emergenza che si è venuta a creare. Da un lato, registriamo un aumento del costo dell'energia, difficoltà nel reperimento dell'energia, difficoltà delle imprese, tra l'altro, di recupero delle materie prime e di rimanere sul mercato e, dall'altro lato, inflazione. Quindi, è evidente che ciò che ci si presenta di fronte è un futuro molto difficile, sul quale questo provvedimento ha un effetto tampone, ma non è evidentemente ciò che è necessario per il futuro.

Ringrazio la sottosegretaria Gava per le risposte che ha dato, per l'attenzione che ha dedicato anche agli ordini del giorno e, conoscendo anche la capacità di lavoro del Governo in questo settore, approfitto per fare alcune osservazioni di carattere generale, perché non possiamo limitarci a pensare che questo provvedimento sia sufficiente per la risoluzione dei problemi. Noi abbiamo bisogno di produrre energia sul nostro territorio e non possiamo continuare solamente ad acquistare energia dal resto del mondo. Se siamo dipendenti dal resto del mondo, è un problema, se siamo, poi, dipendenti ancora di più dalla Russia, è un doppio problema. L'Europa è in una situazione di dipendenza e l'Italia è in una situazione di dipendenza maggiore. Io credo che dobbiamo concentrarci su due cose: smetterla di essere ideologici, recuperare empirismo e praticità del lavoro e penso che il Paese che ha dato i natali a Enrico Fermi, il Paese della fisica, non possa non ripensare al nucleare di quarta generazione. Io credo che questo sia un elemento importante e approfitto per dire al sottosegretario, che conosce benissimo la realtà del Friuli-Venezia Giulia, che è il caso anche di aprire un confronto con le vicine Slovenia e Croazia che hanno - il sottosegretario lo sa -, a poco più di 100 chilometri dal confine con il nostro Paese, una centrale nucleare che stanno raddoppiando. Non saranno certo gli ordini del giorno di qualche consiglio comunale del Friuli-Venezia Giulia ad impedire a Slovenia e Croazia di fare il raddoppio della centrale. Io credo, sottosegretario - l'ho già detto al Presidente Draghi e ho avuto modo di dirlo al suo Ministro - che sia il caso di cominciare a dialogare con Slovenia e Croazia per capire se possiamo partecipare anche noi a quell'operazione, perché il nucleare comunque lì c'è, tanto vale che siamo nel board della società di amministrazione, in modo da controllare la sicurezza, spartire anche gli utili e dare posti di lavoro e ricerca in quel settore.

Non possiamo essere il Paese che continua a dire “no” alle trivelle nel mare mentre i nostri frontalieri croati, invece, le fanno; non possiamo essere il Paese che continua a dire di “no” anche all'eolico, perché deturpa il paesaggio.

C'è, poi, una cosa che ho sottolineato nel dibattito che mi ha dato francamente fastidio. Noi abbiamo continuato per anni a finanziare la produzione di mais per la produzione di energia: pesticidi che producono mais, petrolio o gas o energia per bruciarlo, per produrre energia da un prodotto che dovrebbe servire, specialmente in un momento come questo, per sfamare i cittadini, per sfamare la nostra comunità. Riprendiamo un percorso di esperienze anche del passato e cominciamo ad escludere dal nostro lavoro, dalla nostra frontiera, dal nostro percorso futuro quelle scelte ideologiche che non hanno prodotto alcun risultato. Io credo che dobbiamo muoverci su questa direzione.

Spero che il Governo, oltre a fare questo provvedimento, che è tampone, che è parziale - piuttosto che niente è meglio piuttosto evidentemente -, possa anche capire che c'è la necessità di un profilo molto più ampio sulla produzione dell'energia del nostro Paese, con riferimento alla quale - aggiungo e concludo - va aperto anche un serio ragionamento sull'idrogeno.

Molte comunità di montagna - penso anche al Trentino-Alto Adige, alla provincia di Bolzano, al Friuli - hanno avviato percorsi di produzione di micro-centrali ad idrogeno, con le quali si illuminano le piste da sci, le palestre di notte, si fanno interventi che, tutto sommato, danno una produzione di energia assolutamente importante e assolutamente pulita e di qualità. Io credo che questi suggerimenti possano essere accolti dal Governo e mi auguro che il Ministro, il Governo e il sottosegretario si facciano carico anche di questi elementi. C'è la necessità di intervenire subito, lo stiamo facendo parzialmente con questo provvedimento, e di pensare ad un profilo che vada oltre l'emergenza che stiamo soffrendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, signor Presidente. Governo, onorevoli colleghi, il “decreto Energia” riveste un'enorme importanza. Le nostre famiglie e le nostre imprese devono fronteggiare le conseguenze di una crisi energetica, la cui profondità ed estensione è superiore alle misure fin qui predisposte dall'Esecutivo. Un provvedimento importante, dunque, ma, sì, allo stesso tempo, già insufficiente. Si tratta, allora, di predisporre un intervento davvero robusto per impedire che le ferite aperte dalla crisi energetica incidano in profondità in un tessuto sociale già logorato dagli effetti della pandemia. Il mio auspicio, naturalmente, è che l'Esecutivo, preso atto della gravità della crisi, metta mano a nuove e più significative misure per arginare conseguenze sociali potenzialmente devastanti, sempre, ovviamente, tenendo in assoluto equilibrio la necessità di sostenere imprese e famiglie e la necessità, non meno importante, di salvaguardare gli equilibri di finanza pubblica.

Su quest'ultimo punto so bene che persistono le vaghezze di alcuni partner nella maggioranza, nostalgici, forse, di leggi di bilancio imbellettate con qualche “zero virgola”, mentre nella realtà si scassavano i conti pubblici. Oggi siamo entrati in un uno scenario completamente nuovo e drammatico e le risposte devono essere all'altezza. Le difficoltà di oggi sono frutto di scelte sbagliate del passato, sono le ferite dei “no” a prescindere. Gli italiani sono chiamati nuovamente a fare sacrifici. Il tema del nucleare, i rigassificatori, TAP e altre sigle che hanno costellato la politica del “no”: con desolazione riprendo questo aspetto, ci penalizza fortemente, oggi e nel futuro. Se penso alle scelte del passato spesso tardive, non posso non ricordare oggi - e mi rivolgo alla sottosegretaria Gava che ci ha veramente seguiti e la ringrazio per il grande impegno e la pazienza, però questo è un aspetto a cui Azione tiene molto - le perquisizioni della Guardia di finanza nei confronti di Sogin; le indagini della procura per presunte malversazioni che avrebbero avuto luogo tra il 2010 e il 2020; infine, i licenziamenti di 4 dirigenti apicali di Sogin. La società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi è oggettivamente allo sbando.

Le gravi difficoltà, criticità - non so come meglio definirle - in cui versa Sogin, oggetto anche di numerose interrogazioni parlamentari, anche della componente di cui faccio parte, necessitano di interventi urgenti e straordinari.

Lo stesso Ministro Cingolani, lo ricordo, si era espresso sul commissariamento di Sogin; ad oggi, però, non abbiamo alcuna segnalazione e alcun avvio di qualsiasi atto. Penso che gli amministratori e il Parlamento attendano la desecretazione della Carta dei siti idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti. Ricordo ai colleghi e al sottosegretario presente che l'iter era stato avviato con grande urgenza, non c'era stata la possibilità di un minimo dialogo con gli amministratori locali, oggi la desecretazione tarda ad arrivare e non riusciamo, ovviamente, a spiegarcene il motivo, anche perché pensiamo sia importante non alimentare la distanza tra enti locali, tra gli amministratori del territorio e il Governo. Dobbiamo evitare assolutamente la sfiducia verso lo Stato.

Un altro tema caro ad Azione è quello della tassazione degli extraprofitti; proposta da Carlo Calenda, da settimane, viene ripresa oggi e fatta propria da leader di partito. Bene, ci lusinga questo aspetto; ora si agisca, noi lo abbiamo fatto coerentemente e concretamente, presentando un emendamento al Senato sul “decreto Ucraina”. Si tassano - lo preciso - gli extraprofitti determinati dalla guerra, chiediamo si tassino non i guadagni, ovviamente, delle aziende energetiche, puntando, tra le altre cose, ad abbassare il costo della benzina. L'extraprofitto potrebbe, infatti, finanziare la proroga della riduzione delle accise sui carburanti per altri 5 mesi.

Con altrettanta chiarezza e coerenza, abbiamo presentato al “decreto Energia” degli emendamenti per modificare la strategia italiana che, al momento, prevede il raggiungimento degli obiettivi di lungo termine utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili. Azione propone, anche in questo caso, con concretezza, di introdurre nel mix energetico una quota di nucleare. I Paesi europei che oggi dichiarano di voler rinunciare al nucleare nel lungo periodo ipotizzano che la domanda elettrica non cresca o cresca poco rispetto a quella attuale e che per oltre metà sia derivata da fonte eolica, in virtù dell'elevato potenziale domestico di cui dispongono. Gli stessi Paesi considerano di importare dall'estero grandi quantità di biomassa e di idrogeno. In Italia c'è un altro problema, ci sono le previsioni che ci evidenziano che la domanda elettrica raddoppierà. Ecco perché su questo abbiamo le idee chiare e il ricorso al nucleare diventa indispensabile. Desidero anche soffermarmi su un tema importantissimo, quello degli enti locali. Abbiamo lavorato anche su questo e presentato un ordine del giorno. Riteniamo che le misure a sostegno degli enti locali siano importantissime perché? Perché i nostri comuni hanno fronteggiato l'impatto della pandemia e oggi hanno nuove sfide, legate all'impennata dei costi sull'energia, non da ultimo, anche l'accoglienza dei profughi, unite ovviamente all'inflazione, un altro tema non di poco conto. Bene, il decreto oggi in esame contiene alcune norme significative, in particolare per favorire la rigenerazione urbana e per ristorare i comuni a seguito dei minori incassi dell'imposta di soggiorno. Quanto poi alla necessità di garantire la continuità dei servizi in relazione alla maggior spesa per utenze di energia elettrica e gas, viene istituito un fondo di 250 mila euro: è un primo intervento, ma sappiamo benissimo che non è sufficiente e che servirebbe un miliardo di euro. Quindi, come dicevo, va in questa direzione l'ordine del giorno che abbiamo presentato, che impegna il Governo a destinare ai comuni risorse idonee per far fronte all'aumento dei costi dell'energia, consentendo così, a tale scopo, l'utilizzo degli avanzi di bilancio, per i comuni virtuosi. In questo caso effettivamente bisognerebbe sbloccare in modo totale l'utilizzo dell'avanzo d'amministrazione, soprattutto per la spesa corrente.

Quindi, serve davvero un intervento importante perché i bilanci di molti comuni rischiano di andare in squilibrio. Mi soffermo ancora molto brevemente su questo tema, rivolgendomi al Governo e chiedendo un'attenzione grande nei confronti dei piccoli comuni, che sono quelli che oggi, ovviamente, vivono maggiori difficoltà, ma sono anche quelli che offrono un grande presidio sul territorio, che erogano servizi e che permettono al nostro bellissimo e ampio territorio italiano di rimanere vivo, ciò grazie all'impegno dei loro sindaci. Mi rendo conto che le questioni presentate siano molte, come molto, d'altro lato, è stato il lavoro svolto, ma credo che oggi come mai venga chiesto al Governo e al Parlamento di dare risposte, di dare segnali concreti per cercare di abbassare il livello di tensione, che è grande.

Le nostre imprese debbono continuare a lavorare e sappiamo bene che palestre, impianti sportivi, piscine, attività di ogni genere saranno messe a dura prova. Sappiamo anche quanto gli italiani, i nostri ragazzi non abbiano potuto frequentare quei luoghi per molto tempo. Per questo motivo, e ovviamente per molti altri, preannunzio il voto favorevole al decreto-legge Energia da parte della componente politica di Azione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. È un provvedimento emergenziale, fondamentale per tanti motivi, per dare risposte concrete, un provvedimento a cui noi di FacciamoEco voteremo favorevolmente, registrando però un dato generale: questo è un provvedimento che dimostra quanto noi siamo in ritardo in questo Paese rispetto alle nostre potenzialità, quanto si è perso per lo sviluppo della transizione ecologica negli ultimi vent'anni. Eppure siamo il Paese che ha investito molti sussidi sul fronte dello sviluppo delle rinnovabili e questo decreto è servito anche a semplificare ulteriormente la vita alle fonti rinnovabili in questo Paese.

C'è il grande paradosso che mentre annunciamo la crisi climatica e ad Est viviamo la crisi energetica, portata in maniera drammatica della guerra, noi siamo anche il Paese in cui realizzare l'energia pulita rimane troppo, troppo difficile, sebbene i nostri siano spesso i brevetti più innovativi; nonostante le nostre imprese, in questi anni, abbiano realizzato davvero tanto sul fronte dello sviluppo delle rinnovabili, spesso l'hanno fatto nonostante le decisioni assunte dalla politica. Questo lo dico perché, in precedenza, ascoltavo i colleghi dell'opposizione di Alternativa, che hanno presentato un ordine del giorno in cui si parla del valore supremo della bellezza a difesa dei centri storici. Io ho presentato un emendamento, a questo decreto, che certo non va contro la bellezza, ma che aiuta questo Paese - che chi lo conosce sa essere costituito soprattutto da borghi e da centri storici - a integrare il fotovoltaico con la giusta tutela, laddove gli edifici non siano vincolati, perché è importante sottolineare che ormai le imprese e i brevetti hanno fatto passi da gigante, dal punto di vista estetico delle applicazioni. Non c'è più una guerra di religione da combattere tra chi è a favore e chi è contro la bellezza, è un modo sciocco di guardare la cosa, lo dico con grande rispetto. C'è, invece, da chiedere, tutte e tutti insieme, una pianificazione: noi non possiamo più procedere per emergenze.

Voglio ringraziare il lavoro fatto dalle due Presidenti delle due Commissioni referenti, attività produttive e ambiente, l'onorevole Rotta e l'onorevole Nardi, che ci hanno consentito un dibattito e un lavoro sul decreto in cui ci sono stati anche dei confronti importanti nel merito delle questioni, e quest'Aula meriterebbe – anzi, mi permetto di dire, avrebbe un gran bisogno - di una discussione politica approfondita sul futuro e sul presente energetico di questo Paese. È questo quello che noi non riusciamo a fare in alcuna sede, è questo che a me manca profondamente.

È una discussione - lo dico con una battuta - in cui c'è sempre un elefante nella stanza e questo elefante ha sei zampe, ovvero manca l'azionista di riferimento sulle politiche energetiche di questo Paese, che è l'ENI. Spesso mi domando se è l'ENI che è partecipata dallo Stato o è lo Stato ad essere partecipato dall'ENI. È una domanda un po' inquietante, perché dovrebbe essere lo Stato a dire all'ENI: “Caro ENI, noi abbiamo deciso di fare la transizione ecologica, questo è il nostro attuale mix energetico, da qui ai prossimi vent'anni questa è la strada che dobbiamo percorrere”. Non pretendo che sia quella indicata dall'onorevole Muroni, ci mancherebbe, ma ci deve essere un piano strategico! Si chiama Piano nazionale energia e clima e noi chiediamo al Ministro Cingolani - lo dico alla sottosegretaria Gava, di cui naturalmente riconosco il massimo impegno - di questo benedetto piano da un po' di mesi, troppi mesi. Manca una pianificazione razionale su questi temi, tanto che poi ci si riduce a fare un decreto, in cui la prima cosa che ci viene detta è che non c'è spazio per misure onerose e, quindi, il Parlamento non potrà portare avanti modifiche onerose. Ma, se c'è una cosa che ho capito in questa mia esperienza parlamentare, è che la politica è allocazione delle risorse. Fino a quando noi non decidiamo di tagliare veramente questi sussidi ai fossili, fino a quando noi non decidiamo che non è un problema ideologico sostenere di dovere tassare gli extraprofitti e, come hanno provato a fare i colleghi di LeU, rinvestire quelle risorse in sostegni sociali alle famiglie più bisognose. Quando noi diciamo che non bisogna contrapporre quelli che sono preoccupati della fine del mondo per la crisi climatica e quelli che sono preoccupati per la fine del mese, perché non arrivano a mettere sul tavolo il pasto per i propri figli, diciamo esattamente questo: dobbiamo intervenire sul sistema energetico, non in maniera ideologica, ma in maniera giusta, sì. Innanzitutto, dovremmo capire quanti sono questi extraprofitti. Ma come è possibile che lo Stato italiano non abbia contezza dei contratti che regolano i mercati del gas? A costo di fare la figura dell'ingenua, trovo che sia una cosa incredibile che non ne abbiamo contezza. Anche qui, forse il Parlamento meriterebbe, anzi, avrebbe il dovere, di fare una discussione su questo, perché vorremmo capire quanti sono questi extraprofitti, come vengono calcolati e poi, magari, avere anche voce in capitolo nel loro riutilizzo e nel cambiamento del sistema. Va bene rispondere alle emergenze, io ci sto a rispondere all'emergenza, me l'assumo la responsabilità di fare un decreto che risponde a un'emergenza; però, poi, vorrei la politica che ha l'ambizione di pianificare. Nel momento in cui Elettricità Futura, la Confindustria delle imprese che producono energia elettrica, che notoriamente non è guidata da Greta Thunberg, ti chiede: “Per favore, mettimi nelle condizioni di realizzare quei 60 gigawatt di potenza, non autorizzata ancora! Autorizza quella potenza di rinnovabili: io sono in grado, come sistema imprenditoriale privato, di investire 85 miliardi di euro e posso generare fino a 90 mila posti di lavoro!”. È incredibile che, nel momento in cui nel Paese si muove una volontà imprenditoriale, le parti sociali spingono e c'è un'esigenza legata alla povertà energetica, noi non abbiamo la capacità, come politica, di dare una risposta di lungo termine. Scusate, ma io ho sostenuto il Governo Draghi, perché mi è stato spiegato che era un Governo sicuramente di emergenza, di larghe intese e che doveva portare avanti il Paese non nell'operativo, anche se, certo, rispondendo alle esigenze e alla crisi pandemica. Gli è stato affidato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, esattamente quel Piano che dovrebbe guidare il Paese, indipendentemente da chi governa in quel momento. Quindi, mi era molto evidente che questo tipo di strategie dovessero essere individuate tutti insieme. Se manca però questa visione, secondo me, perdiamo davvero un'occasione storica e di questo poi dovremo rispondere al Paese. Io sono convinta che, se noi separiamo la questione sociale dalla questione ambientale, non solo compiamo un errore dal punto di vista concettuale, ma davvero manchiamo un'occasione per unire piuttosto il nostro Paese, in una grande strategia, fatta, come si dice, di transizione ecologica. Io ho provato in questi anni a modificare il 110 per cento, dicendo che dovevamo innanzitutto investire i soldi - con il collega Fassina ci abbiamo provato innumerevoli volte -, ad esempio, sull'edilizia residenziale pubblica. Se tu vivi in una casa popolare, dove hai caldo d'estate e freddo d'inverno, dove la povertà è anche povertà energetica, è evidente che non ti preoccupi e non hai la voglia di preoccuparti delle sorti del clima, ma sei la prima vittima. Poi, in realtà, non è vero, perché magari nelle case popolari trovi tante persone che si impegnano con passione su questi temi. Però, è evidente che non cogliamo l'occasione per investire in maniera strategica su fette ampie di popolazione. Anche qui, ci voleva il presidente dell'Associazione presidi, per proporre di fare sui tetti delle scuole gli impianti fotovoltaici? Peccato, però, che, quando io qui dentro ha presentato un emendamento sul 110 per cento, che proponeva questa cosa, il MEF mi ha risposto: “Eh, ma sa, poi le scuole, bisogna vedere di chi ha la proprietà: non è che lo Stato può dare i soldi allo Stato!” Capite che c'è un meccanismo barocco? Allora, bene i decreti per semplificare, però, signori, facciamo anche delle scelte e decidiamo che il futuro, fatto di pace e di sostenibilità, è un futuro che guarda alle fonti rinnovabili. Ci vuole una decisione politica, che riesca a superare anche i blocchi che abbiamo subito, anche in questo decreto, dalle strutture dei vari Ministeri, perché l'obiettivo è costruire un sistema energetico che si basi sulla sostenibilità, ma anche sull'indipendenza energetica, che ci renda meno dipendenti e meno complici di tutte le dittature, non solo di quella di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie Presidente. “Italia hub del gas”. È questa l'origine di tutti i nostri mali, che stiamo vivendo e che cittadini e imprese conoscono benissimo, visti gli enormi costi che stanno sostenendo in questi mesi, per questa scelta politica, precisa, fatta un decennio dal Governo Monti, ma rinforzata nei Governi successivi e, addirittura, inserita dentro la Strategia energetica nazionale, la SEN, nel 2017.

Questa strategia di far diventare l'Italia l'hub del gas ci ha portato inevitabilmente a due situazioni incredibili e disastrose. La prima è che ci ha legato indissolubilmente a una fonte fossile, il gas, che, ricordo, è circa venti volte maggiormente climalterante rispetto alla CO2; è una fonte fossile che noi importiamo dall'estero e che, soprattutto, ha condizionato lo sviluppo del Paese e, quindi, lo sviluppo industriale del Paese, legandolo al consumo del gas. Infatti, è ovvio che, se vengono messi incentivi per il gas, per fare delle caldaie a gas, come per fare dei procedimenti a gas, le aziende e le industrie non si buttano certamente nella riqualificazione energetica, cercando di consumare di meno e andando, ad esempio, verso l'elettrico. Ebbene, noi oggi stiamo vedendo tutti i risultati, perché era chiaramente prevedibile che legarsi così tanto al gas ci avrebbe creato prima o poi un problema, quando i costi del gas sarebbero saliti in maniera vertiginosa, come sta succedendo da un anno a questa parte. Dopo la pandemia COVID, con la sua ripresa economica velocissima la Cina è stato il principale attore che ha creato questo scompenso della domanda di gas, per cui è cominciato a esserci un aumento indiscriminato. Ribadiamo, tra l'altro, che è un aumento che si basa su un indice, il TTF, alla Borsa ad Amsterdam, non collegato in nessun modo al costo che le multinazionali pagano, nel momento in cui vanno a fare dei contratti a lungo termine. Per cui si crea questa incredibile situazione che le multinazionali estraggono o importano a un costo molto più basso il gas e, poi, a causa di questo indice TTF, viene indicizzato sui mercati e - in Italia ARERA lo indicizza al prezzo di mercato - sulle bollette dei cittadini e delle imprese, ai costi spropositati che stiamo vedendo. A causa delle sanzioni che l'Europa ha deciso di mettere sulla Russia, questo ha fatto andare in fibrillazione le Borse, che ulteriormente hanno aumentato i costi e, probabilmente, nei prossimi mesi vedremo dei nuovi aumenti. Bene, male anzi!

E il Governo che fa? Il Governo e la maggioranza che fanno? Invece di prendere atto di questa situazione, e quindi cambiare in maniera decisa la politica energetica di questo Paese, abbandonando l'idea nefasta dell'Italia hub del gas, perseverano nell'errore, e questo è un decreto che ne vede gli effetti. È un decreto che, quindi, pregiudica in qualche modo il nostro sviluppo economico green, lo lega ulteriormente alle fonti fossili, e non c'è alcun aiuto strutturale agli italiani, ai cittadini e alle imprese. Sono solo interventi spot, poi i primi 8 articoli, di fatto, non sono nient'altro che sussidi ambientalmente dannosi. Certo, la situazione è gravosa per le imprese e per i cittadini, considerando i costi e gli aumenti, però noi vi abbiamo chiesto di non dare soldi alle multinazionali del petrolio e del gas, di non dare soldi pubblici, perché già si sono arricchite con questi aumenti. Invece, in questo decreto ci sono crediti d'imposta anche per loro; e non solo per loro, ma anche per chi costruisce le armi, perché comunque il periodo è quello che è, e quindi vengono aiutati anche loro, da parte del Governo e della maggioranza. Ancora, la riqualificazione energetica, necessaria per ridurre la dipendenza dal gas e per migliorare la qualità della vita delle persone, perché una maggiore efficienza dal punto di vista energetico permette non solo una diminuzione dei costi delle bollette, ma anche case più calde, più accoglienti d'inverno, e case più fresche d'estate. Bene, che cosa c'è? C'è una ridicolizzazione della riqualificazione energetica; l'articolo 14 introduce un semplice credito d'imposta di 145 milioni di euro per 2 anni, per le imprese del Sud. Sono una miseria a confronto dei 7 miliardi che state mettendo di sussidi ambientalmente dannosi, ma soprattutto viene introdotto come credito d'imposta, senza la possibilità di cederlo. Pertanto vi è il fenomeno - le aziende lo sanno, basta andare a parlare con le imprese - che le aziende sono piene di crediti di imposta, ma non sanno a chi cederlo, perché vengono bloccate le cessioni dei crediti. Poi, viene ignorato completamente il vero strumento che permetterebbe ai cittadini di affrancarsi dal gas e dalle fonti fossili, ossia uno strumento utilissimo come il superbonus 110 per cento, perché è ormai chiaro ed evidente, dopo un anno, quasi un anno e mezzo, che il Governo sta facendo di tutto per sabotare questa misura, e lo fa in maniera scientifica. Ogni mese interviene modificando la norma, mandando in crisi le imprese e tutti i cittadini, e con proroghe risibili, ripeto: risibili! Addirittura, ce n'è una a due mesi, un impegno di proroga di due mesi; due mesi non sono sufficienti neanche per fare le pratiche al comune. È questa la presa in giro che il Governo e la maggioranza stanno facendo nei confronti di migliaia di imprese e milioni di cittadini, che sono impossibilitati a liberarsi dalle fonti fossili a causa delle vostre decisioni, perché, ribadisco, il vostro obiettivo è quello di continuare a far diventare l'Italia un hub del gas. All'articolo 16 si aumentano le trivellazioni, con la scusa che aumentare le estrazioni di idrocarburi in Italia diminuisce i costi; ma non è vero nulla, lo abbiamo visto, perché evidentemente il costo del gas si fa al prezzo che viene stabilito dall'indice TTF, alla Borsa di Amsterdam, per cui quei 2-3 miliardi in più di estrazioni in Italia non faranno nulla, non potranno incidere sul valore della Borsa, e quindi queste multinazionali incrementeranno l'estrazione degli idrocarburi nei nostri mari e in terra, aumentando la devastazione ambientale. La cosa paradossale è che addirittura il Governo dei migliori e la maggioranza della transizione ecologica gli garantiscono un profitto per 10 anni! È scritto nel decreto, per 10 anni! Contratti a lungo termine, con la garanzia della remunerazione del capitale. È una cosa straordinaria, il rischio di impresa viene azzerato, perché lo Stato italiano garantisce alle multinazionali del petrolio e del gas profitti per 10 anni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)”! Quelle italiane e, inoltre, agli importatori, che sono gli altri che si sono arricchiti in questo anno e mezzo, garantisce ulteriori agevolazioni, che poi inevitabilmente vengono scaricate sulle bollette dei cittadini, per garantirsi l'approvvigionamento del gas, perché, ribadisco, il vostro obiettivo è quello di far diventare l'Italia un hub del gas. Noi di gas non ne abbiamo, perché le riserve accertate sono 45 miliardi di metri cubi di gas in tutta Italia. Noi ne consumiamo 70 l'anno, per cui quale indipendenza energetica volete avere dal gas che c'è in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Nessuna! L'unica dipendenza che ci state creando è quella, nuovamente, dalle multinazionali del petrolio e del gas. E ancora, perché le nefandezze non finiscono qui, vi è lo stoccaggio del gas. Presidente, questo è pericolosissimo, perché si permette di andare in sovrapressione tranquillamente nei giacimenti sotterranei di gas esaurito, quindi di aumentare la pressione, senza - noi lo avevamo chiesto, con emendamenti di buonsenso - che sia fatto un monitoraggio sismico nel raggio di 30 chilometri dei giacimenti, perché, come la relazione ICHESE descrive e certifica, queste iniezioni possono provocare sismi indotti, è scritto nero su bianco. Noi abbiamo proposto: monitoriamo almeno quando c'è il riempimento degli stoccaggi in sovrapressione, monitoriamo sismicamente? Ci hanno detto no, ci avete detto di no, di no! Perché non volete che alcune cose si vengano a sapere! E, ancora, articolo 17, perché le raffinerie mica potevano essere escluse, dovevano essere aiutate dal Governo con altri soldi pubblici. Sottraete i fondi della mobilità sostenibile per destinarli alle raffinerie, questo è il Governo della transizione ecologica, il Governo dei migliori, e azzerate la tutela del paesaggio, articoli 9, 12, 13 e 20, in cui la nostra Costituzione viene calpestata. Nella nostra Costituzione è chiaro, l'Italia tutela il paesaggio; e, invece, non vengono resi vincolanti i pareri delle sovrintendenze, dietro la falsa narrazione che sono le sovrintendenze a rallentare la transizione ecologica, quando è appunto falso, considerato che nel triennio 2010-2013 la produzione da fonte rinnovabile installata, Presidente, è stata straordinariamente alta grazie agli incentivi, non alle deregolamentazioni sul paesaggio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). E ancora - e concludo, Presidente -, la nostra posizione, di Alternativa, è evidentemente in contrasto con la volontà di questo Parlamento e di questo Governo. Noi siamo alternativi, perché noi crediamo che la transizione ecologica vada pianificata e attuata seriamente, e non dietro l'ipocrisia di far diventare l'Italia l'hub del gas (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Siamo stati ormai abituati, da quando, da febbraio 2020, ci ha travolto la pandemia, a esercitare il nostro ruolo di legislatori in alternanza con l'altra Camera, quindi con la possibilità di valutare, emendare e approvare i decreti soltanto con ruoli alterni; e siamo stati anche abituati, ahimè, a convertire decreti che sembrano ogni volta non relativi a qualche settimana prima, ma a un'era precedente. E anche questo è il caso di questo primo intervento sistematico dopo lo scoppio della guerra all'Ucraina: è un intervento che contiene tante misure connesse direttamente alle conseguenze dell'invasione russa dell'Ucraina; vi sono anche, però, misure relative ancora agli effetti della pandemia, che purtroppo non è una vicenda chiusa, ma continua a essere una piaga aperta, continuano a morire 150 persone al giorno a causa del COVID.

È un testo che ha misure importanti, non solo congiunturali, ma anche di carattere strutturale. Non ne ho sentito parlare molto nei nostri interventi, ma ci sono norme significative che riguardano la politica industriale. Certo, sono ancora primi passi, però si comincia a vedere una prospettiva di politica industriale relativamente all'automotive, una questione di straordinaria rilevanza in un quadro in cui quelli, che fino a qualche settimana fa, avevamo considerato partner industriali, Stati da cui fare approvvigionamenti affidabili, abbiamo constatato che, in realtà, per una serie di ragioni, non lo sono. Ci sono misure antifrode sul 110 per cento.

Anche qua, l'equilibrio trovato non è particolarmente soddisfacente, si doveva cercare di ridurre l'impatto frenante delle norme antifrode e si doveva provare a introdurre qualche elemento, come prima ricordava la collega Muroni, che potesse anche migliorare l'impatto sociale di un provvedimento che in termini distributivi favorisce fasce di reddito piuttosto elevate. Tuttavia, il decreto è un passo nella direzione giusta. È insufficiente. Come è noto, un altro decreto è in questi giorni in conversione al Senato e interviene sostanzialmente sullo stesso ambito. Il Governo ha annunciato ieri sera - l'ha confermato il Ministro Franco nell'audizione sul Documento di economia e finanza - che dopo l'approvazione della risoluzione sul DEF, che individua un margine di intervento per coprire ulteriori misure, vi sarà, dopo Pasqua, un terzo decreto che utilizzerà 5 miliardi per tornare a ridurre l'impatto dei costi dell'energia e delle materie prime su famiglie e imprese. Il punto è che, nonostante l'impegno, anche finanziario, che si è messo negli interventi, perché non va sottovalutato che già dall'ultimo trimestre del 2021 abbiamo soccorso famiglie e imprese, va sottolineato, però, che le misure non sono adeguate. Questo è il punto sul quale voglio concentrarmi e chiudere, anche alla luce delle indicazioni del DEF. Abbiamo bisogno di un intervento decisamente più rilevante su famiglie e imprese non solo di carattere finanziario, perché abbiamo bisogno innanzitutto di interventi di carattere regolativo, che non hanno un effetto sulla finanza pubblica. È necessario - lo dico al Governo con forza - mettere un tetto al prezzo del gas. Sappiamo che è un problema di dimensione europea, ma non può essere la giustificazione per l'inerzia italiana. Ieri il presidente di Confindustria - non un pericoloso pianificatore socialista, ma il presidente di Confindustria - ha sostenuto la necessità di inserire un tetto in Italia attraverso una misura del Governo italiano. È possibile farlo - è possibile farlo! - e altri Stati europei l'hanno fatto. Poi se nel frattempo riusciamo anche a fare un'operazione a livello di Unione europea tanto meglio, ma intanto agiamo in Italia. Altre misure di carattere regolativo: ma perché il mercato tutelato dell'energia deve fare riferimento al TTF, cioè al mercato più speculativo che esista, e non invece agganciato ai prezzi del gas importato? La differenza è enorme. Ancora: perché, sempre in tema di misure di carattere regolativo che non hanno effetti negativi sulla finanza pubblica, dobbiamo tenere ancora agganciato il prezzo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili al prezzo dell'energia prodotta con il gas? Dobbiamo fare un intervento per spezzare questo legame. Certo, ci sono interessi che ci perdono nel momento in cui fai questi interventi regolativi - ci sono interessi che ci perdono! -, ma il punto è: da quale parte stiamo? Con quali interessi ci vogliamo schierare? Noi insistiamo a schierarci con gli interessi delle famiglie in difficoltà e con quelli delle micro e piccole imprese, che sono in condizioni disperate.

Poi un tema su cui abbiamo discusso stamattina e su cui è intervenuto il collega Fornaro, cioè gli extraprofitti. Non mi interessa qui il giochino di chi l'ha detto prima e di chi l'ha detto dopo. Noi lo diciamo da un po'; lo dicono anche altri e va benissimo così. Siamo di fronte a una stima della Ragioneria generale dello Stato - quindi, non a una discussione da bar, ma una stima della Ragioneria generale dello Stato - dalla quale viene fuori che, sommando quanto maturato nell'ultimo trimestre del 2021 e nel primo trimestre del 2022 e facendo la differenza tra quanto si è ottenuto con la vendita e i costi, vi sono oltre 40 miliardi di extraprofitti in sei mesi. Sono oltre 40 miliardi! Non è una diceria o una leggenda metropolitana; sono i dati della fatturazione IVA. Perché di fronte a questi 40 miliardi noi ne dobbiamo prendere soltanto quattro? Qual è la ragione, di fronte alle emergenze che abbiamo? Guardate che dal sottoscritto più volte è arrivata, nei mesi scorsi, la richiesta di scostamento per finanziare misure significative. Oggi, però, dico chiaramente che prima di fare altro debito, perché scostamento vuol dire debito pubblico, dobbiamo attingere a quei 40 miliardi in misura significativa. Caro sottosegretario, non c'è nessuna opportunità da valutare: è una necessità, è un'esigenza.

Chiudo, Presidente. A mio avviso, dobbiamo tutti essere consapevoli della drammaticità in cui si trova il Paese e dobbiamo essere consapevoli anche del valore della tempestività, perché, guardate, se dopo Pasqua facciamo un decreto da 5 miliardi, che poi verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che prima che produrrà effetti operativi passeranno, nel migliore dei casi, settimane, e poi aspettiamo giugno o luglio per fare un altro intervento noi condanniamo a morte decine di migliaia di imprese e condanniamo a una condizione di povertà milioni di famiglie. Allora, l'appello che facciamo, nel consegnare il voto favorevole di Liberi e Uguali alla conversione del decreto, è il seguente: fate presto, facciamo presto! L'Italia non si può permettere di aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Colleghi, permettetemi di aprire una parentesi, prima di cominciare la dichiarazione di voto, per dirvi che accolgo con grande delusione la bocciatura del mio emendamento e di altri colleghi che consentiva di usufruire del superbonus sulle abitazioni unifamiliari per spese sostenute entro il 31 dicembre 2022 senza far dipendere, però, il beneficio alla realizzazione del 30 per cento dell'intervento entro il 30 giugno 2022. Speravo che avremmo garantito più tempo ai cittadini e alle imprese per poter accedere al bonus e dare loro la possibilità di dotarsi di sistemi di efficientamento energetico. Se non si interviene subito, migliaia di imprese, professionisti e cittadini non riusciranno più ad accedere alla misura, con la conseguenza di non avere una casa efficiente dal punto di vista energetico, soprattutto in questo momento di grave crisi energetica derivante dalla guerra, un momento in cui è fondamentale il risparmio e l'autoproduzione di energia.

Colleghi, la guerra ci sta costringendo a guardarci allo specchio e a misurarci con quanto abbiamo fatto finora, ci sta costringendo a correre, a fare scelte veloci per consentire al Paese di raggiungere una serie di obiettivi strategici. Modernizzare le nostre infrastrutture energetiche è diventata non più un'ambizione con scadenza lontana ma una scelta doverosa, immediata e improrogabile, in uno scenario geopolitico radicalmente mutato. L'energia e tutte le filiere ad essa collegate sono un asse imprescindibile per la sopravvivenza del nostro modello economico. Allora, mi chiedo: cosa abbiamo fatto fino ad oggi per andare nella direzione auspicata? Evidentemente non abbastanza. Oggi più che mai tocchiamo con mano le carenze e le vulnerabilità enormi di un settore fondamentale per l'industria, per i cittadini, per l'ambiente e per lo sviluppo di tutto il Paese. Non credo di essere la sola in quest'Aula a pensare che prima o poi la dipendenza energetica da altri Paesi - principalmente basata su fonti fossili - avrebbe messo in forte crisi il nostro sistema. Da questo punto di vista il cosiddetto decreto Energia mette sul piatto tanti interventi che mirano a dare una prima grande sterzata sulla strada dell'ammodernamento nel settore energetico. Il decreto n. 17 del 2022, infatti, prevede misure per l'efficienza energetica e la riconversione e altri interventi a favore delle imprese e delle utenze domestiche per un ammontare di quasi 8 miliardi di euro: 5,5 destinati a far fronte al caro energia, mentre la restante parte è a sostegno delle filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente. Mi soffermerò solo su alcune misure. Innanzitutto, si va a confermare, anche per il secondo semestre 2022, l'azzeramento degli oneri di sistema che gravano sulle bollette delle utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione e per le utenze di illuminazione pubblica e di ricarica dei veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.

Prevede, inoltre, la riduzione dell'IVA al 5 per cento e degli oneri generali di sistema per il settore gas, il rafforzamento del bonus sociale per le famiglie e un credito d'imposta per le imprese energivore. Grazie ad un emendamento del mio gruppo, di Coraggio Italia, a prima firma Vietina, vengono stanziati 300 milioni di euro per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili nei comuni con popolazione sotto i 3 mila abitanti. Inoltre, permette ai comuni che si stanno ritrovando con risorse di bilancio estremamente limitate, di usare gli avanzi delle risorse per l'emergenza COVID per coprire i costi del caro energia per il 2022.

Sempre grazie ad un emendamento di Coraggio Italia, a prima firma Gagliardi, per far fronte alla carenza di aree utili alla realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, si va ad estendere la classificazione delle aree idonee anche alle superfici che si trovano nella disponibilità delle società titolari di concessioni autostradali. Si tratta di superfici non a vocazione agricola, non idonee ad altre destinazioni, che non causano quindi ulteriore consumo di suolo.

Per far fronte alla crisi dell'autotrasporto, vengono incrementate di 25 milioni per il 2022 le spese per compensare l'aumento dei prezzi dei carburanti, anche attraverso la riduzione di spese forfettarie non documentate. Le imprese di logistica e di trasporto, protagoniste soprattutto nel mio territorio di molti scioperi legati al caro benzina, potranno inoltre godere di un credito d'imposta per l'acquisto dell'AdBlue e GNL.

Di grande importanza, poi, risultano le misure a sostegno della liquidità delle imprese, tramite il Fondo di garanzia PMI e SACE. Per questo, i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte all'attuale emergenza energetica potranno essere assistiti dalle garanzie dello Stato. Inoltre, fino al 30 giugno 2022 non è dovuta la commissione per le garanzie rilasciate dal Fondo. In questo modo, auspichiamo che le aziende italiane possano continuare ad investire, superando le attuali difficoltà energetiche.

Secondo uno studio del Solar Index Italy sul mercato italiano del settore, un impianto fotovoltaico domestico permette un risparmio in media di 1.500 euro all'anno sulle bollette, rispetto al prelievo di energia elettrica dalla rete. Ebbene, grazie all'articolo 9, andiamo a superare finalmente il muro della burocrazia, classificando l'installazione degli impianti fotovoltaici e termici come opere di manutenzione ordinaria. Di conseguenza, l'installazione di questi impianti non richiederà più permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso, tranne quelli ovviamente su edifici di notevole interesse pubblico.

Rimanendo in tema di fotovoltaico, è stato approvato un importante emendamento a mia prima firma, che prevede la semplificazione della procedura amministrativa di installazione di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, che non avrà più bisogno di permessi e viene dunque considerata, anche in questo caso, come intervento di manutenzione ordinaria.

Vi ricordo, colleghi, che in questa semplificazione rientra anche la realizzazione di tutte le opere funzionali ad una connessione della rete elettrica, quindi anche le relative pertinenze e ulteriori potenziamenti e adeguamenti alla rete, esterni alle aree degli edifici. Grazie a questa novità normativa, adesso sarà possibile dotare con maggiore facilità di questi impianti i porti turistici, prevedendo, ad esempio, la realizzazione di pensiline per coprire i parcheggi delle auto dei proprietari o degli utilizzatori di imbarcazioni ormeggiate.

Grazie ad un emendamento dei colleghi, è stato dedicato alle regioni del Sud, compresa la Sardegna, un credito d'imposta per incentivare investimenti per l'autoproduzione energetica. Sono stati, infatti, disposti incentivi agli investimenti per l'incremento dell'efficienza energetica e all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, anche mediante sistemi di accumulo abbinati agli impianti fotovoltaici, per tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare, con un contributo concesso sotto forma di credito d'imposta riconosciuto fino al 30 novembre 2023.

Un'altra novità, introdotta grazie ad un emendamento di altri colleghi, che ho sottoscritto e sostenuto, riguarda il sostegno agli impianti industriali energivori delle piccole e medie imprese localizzate in Sardegna e Sicilia. L'energia per le nostre imprese isolane ora costerà meno grazie all'emendamento che prevede che il GSE, ovvero il gestore dei servizi energetici, dovrà comprare energia da impianti rinnovabili con contratti di ritiro e vendita di lunga durata, cioè almeno di tre anni, e dovrà poi destinarla, con prezzi agevolati, in priorità alle aziende energivore, alle PMI e ai clienti delle isole.

L'emendamento vuole garantire piena integrazione e remunerazione di medio termine degli investimenti in fonti rinnovabili nel mercato elettrico, per poi trasferire ai consumatori i benefici conseguenti a questa integrazione. Ciò consentirà alle aziende che operano nelle isole una situazione di reale competitività con quelle delle altre regioni, attraverso una parziale compensazione del blocco della super interrompibilità, cioè la compensazione sui costi dell'energia, misura che venne abolita nel 2018.

Il nostro obiettivo, come parlamentari sardi, è quello di raggiungere una perfetta perequazione tariffaria per consentire alle aziende che operano in Sardegna una situazione di reale competitività con quella delle altre regioni.

Colleghi, possiamo ritenere che il testo base del decreto sia stato migliorato nella sua finalità grazie allo sforzo di tutte le forze politiche che hanno visto in questo provvedimento un'opportunità da non mancare per far decollare le politiche energetiche sostenibili. Credo che il decreto introduca misure efficaci per il contenimento dei costi dell'energia, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali, con un consistente stanziamento che consentirà di far fronte al caro energia e sostenere le filiere produttive che subiscono maggiormente il rincaro delle bollette e delle materie prime. È evidente che ciò rappresenta un importante passo in avanti per lo sviluppo energetico nel nostro Paese, una garanzia per tutti gli italiani e per le nostre imprese. Per tutti questi motivi, esprimo il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Gentili rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è nei momenti di crisi che un Paese dimostra di essere all'altezza o meno delle sfide. Esattamente come la pandemia da COVID ha dimostrato la follia di avere 21 sanità regionali, oggi la crisi energetica, dovuta alla ripresa economica prima e alla crisi in Ucraina dopo, ha dimostrato come il mix energetico del nostro Paese sia altamente insufficiente. Ovviamente, sarebbe stato più opportuno arrivarci preparati, con un Paese all'altezza, lo dobbiamo alle nostre famiglie, ai nostri imprenditori, ai lavoratori. Ma questo è un Paese dalle scelte emotive: quando bisogna scegliere da che parte stare, probabilmente una eccessiva dose di emotività fa sì che il nostro Paese scelga sempre, forse, la parte sbagliata, così come successe con il referendum del 2016 sull'abolizione del Titolo V e anche per quanto riguarda alcune scelte che si sono verificate in quest'Aula; parlo dello “Sblocca Italia”, votato allora soltanto dalla maggioranza che sosteneva il governo Renzi, e contrarie tutte le opposizioni, come se prendere il gas italiano o risolvere il problema dei rifiuti fosse una questione di lustro di un Presidente del Consiglio e non una necessità del Paese.

Oggi, così, ci troviamo a rincorrere la storia che, per fortuna, come dice il principe della canzone italiana, Francesco De Gregori, dà torto o dà ragione. Oggi chi aveva ragione può solamente sottolineare di aver previsto, sei anni fa, quello che sarebbe accaduto oggi. Magari, se alcune scelte fossero state compiute sei anni fa, oggi avremmo maggiori possibilità di non raccogliere gas in giro per il mondo. Già, perché anche questo stiamo facendo, in maniera ovviamente positiva, lo dico perché sembra che soltanto l'Italia sia dipendente da gas. L'Europa finanzia la guerra di Putin un miliardo al giorno grazie al gas russo, tutta l'Europa, non solo l'Italia. E questa è una contraddizione, perché tutta l'Europa sta dando armi, giustamente, all'Ucraina per resistere, quindi diciamo che finanziamo tutti e due, in caso che qualcuno non lo volesse cogliere. Per questo spero che presto l'Unione europea decida definitivamente di bloccare il gas che arriva dalla Russia, per finire di dare i soldi a chi, in questo momento, sta aggredendo un altro Paese.

Ma torniamo al fatto che stiamo andando finalmente in altri posti a cercare il gas: lunedì è stato siglato un importante accordo in Algeria, con il Presidente Draghi, con il Ministro Di Maio, il Ministro Cingolani e l'AD di Eni, Descalzi. Ecco, anche qui la storia dà torto o dà ragione, perché il primo Premier ad andare in Africa a cercare il gas, sapendo che lì ci sono importanti risorse prime e materie prime, fu proprio, dal 2014 al 2016, il Premier Renzi, come ha ricordato pochi giorni fa il mio collega, Michele Anzaldi, in un articolo dell'Huffington Post. Ci andò con gli imprenditori, ci andò con Descalzi, che era stato nominato da poco AD di Eni proprio per la sua competenza e per la sua conoscenza dell'Africa.

Ricordiamo solamente come fu definito Descalzi nel blog di Beppe Grillo, come colui che portava la corruzione nei sistemi internazionali. Felice che oggi, ad accompagnare Descalzi, ci sia un componente dei 5 Stelle, come Di Maio, evidentemente. Veramente si cambiano le decisioni, le opportunità e anche i giudizi, a seconda degli elementi.

Oggi abbiamo un decreto, questo che approviamo, che è stato adottato dal Governo prima della crisi in Ucraina, per il caro delle bollette post-ripresa e che è stato superato da un altro decreto che, in questo momento, è al Senato. Lo dico all'incolpevole sottosegretaria Bergamini, che ringrazio per il suo lavoro: forse sarebbe stato opportuno integrare direttamente il nuovo decreto in questo, così si sarebbero persi meno giorni. Sottosegretaria - so che lei lo sa benissimo -, in questo momento ci sono aziende, famiglie e lavoratori che chiedono risposte e il gioco del bicameralismo finto è un po' stucchevole, data l'emergenza. In questo decreto, abbiamo provveduto a prevedere norme concrete e fattibili per cercare di ridurre il più possibile e ulteriormente le questioni relative alle rinnovabili, che sono uno dei pilastri del mix energetico, non l'unico, ma uno dei pilastri. Anche qui, la parola di verità bisogna dirla, perché, quando si dice di spingere tantissimo sulle rinnovabili, poi non si può dire che dobbiamo tutelare tout court la nostra bellezza. Una delle due cose bisogna, non dico sacrificarla, ma quantomeno sfumarla, perché, se si dice che le rinnovabili sono il futuro, poi bisogna fare di tutto, perché queste si realizzino.

Allora, sappiamo - perché lo dicono coloro che si occupano della gestione di questo importante settore - come, di 47 domande sul solare - parliamo di una delle fonti più conosciute -, 41 hanno avuto parere negativo dalle regioni e 43 dalle sovrintendenze regionali dei beni culturali. Non è più possibile un simile giudizio, perché ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di andare oltre le proprie convinzioni e anche i “no” detti dalle regioni e dalle sovrintendenze devono diventare “sì”. Capisco che è molto difficile, perché c'è sempre un comitato pronto a fare una manifestazione, ma si possono anche superare i “no” dei comitati.

A proposito di articoli, ne cito uno di oggi di Libero, che riprende uno studio francese, che è molto interessante, perché dice che il WWF tedesco è stato finanziato dai soldi russi, per dire “no” a determinate opere. Tra le opere a cui doveva dire “no”, c'era la TAP. Ecco, bisogna avere il coraggio di dire anche “sì” alla TAP, anche se - come è successo alla Viceministra Bellanova - questo vuol dire ricevere minacce di morte e avere la scorta per continuare a fare attività politica.

La storia dà torto e dà ragione. Allora, oggi, questo Governo - mi sembra stucchevole continuare a definirlo, da chi non ne fa parte, come il Governo dei migliori - ha conseguito determinati risultati e noi siamo molto felici che, in un momento di crisi storica così importante, ci sia una figura autorevole come quella di Mario Draghi, che, sicuramente, dà all'Europa più lustri rispetto ad altri, che potevano avere lo stesso ruolo.

Questo Governo, proprio per l'autorevolezza del suo Presidente del Consiglio, è chiamato a fare scelte adesso, subito e ora, non più rimandabili. Si decide di puntare su un mix energetico maturo? Ecco - e concludo -, nell'ambito di questo c'è anche il nucleare. Noi arriviamo ben ultimi e, quindi - come spesso succede -, potremo avere la tecnologia migliore, quella meno impattante, quella che porta a meno rifiuti radioattivi e quella che ci dà più facilità di raggiungere un'autosufficienza energetica con minori rischi. La collega Ruffino, prima, ricordava la problematica di aver affidato anche ad un'azienda di partecipazione statale, come Sogin, la gestione dei rifiuti del primo nucleare. Oggi, il nucleare di nuova generazione fa sì che quei rifiuti siano la materia prima, per far sì che il nucleare funzioni. Quindi risolveremo anche la problematica dei nostri rifiuti nucleari. Quindi, avremo due cose in una: energia pulita e finalmente risolveremo la questione dei rifiuti nucleari. Però lo Stato deve essere protagonista. Noi abbiamo un ibrido, che è ISIN, che forse dovrebbe diventare un'authority indipendente per la gestione, in prima persona, di quella complicata materia.

Non sono una che non riconosce le società statali come importanti – ENI, ENEL e la stessa Sogin -, ma sono sempre società e devono sempre avere bilanci con determinate caratteristiche. Preferisco che, in queste materie così delicate, ci stia dietro lo Stato. Detto da una che non è statalista, ma è per la libertà e la concorrenza, penso sia un elemento fondamentale.

Per questi motivi, daremo il nostro voto favorevole a questo decreto, sapendo che è un primo tassello verso quell'autosufficienza che tutti noi stiamo cercando ora di raggiungere: c'era chi la voleva prima, ma la storia dà torto o dà ragione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come già dichiarato, questo provvedimento avrebbe dovuto rappresentare una vera e propria strategia per l'economia della nostra Nazione, a tutela delle imprese e dei cittadini. Questo decreto - come ha detto poc'anzi l'onorevole Fregolent - è superato da un nuovo provvedimento che è in discussione al Senato, che, a sua volta, sarà superato da un altro che è in procinto di essere emanato in questi giorni, dal “Governo dei migliori”, onorevole Fregolent: sì, siete proprio il Governo dei migliori, lo state dimostrando ampiamente.

In questa mia dichiarazione di voto, non mi ripeterò, perché ho già abbondantemente detto, sia qui, sia in Commissione, cosa andava e cosa andrebbe fatto. Vi assicuro che non ci siamo sprecati. Il “DL Energia” avrebbe dovuto guardare, sì, alle nostre generazioni, ma soprattutto a quelle future, che, tra le mani, si troveranno una pessima eredità da parte di questo Governo. State paralizzando il Parlamento con continui decreti, che non consentono alle Camere di lavorare normalmente e che rendono le Aule ognuna succube delle decisioni dell'altra. Dobbiamo convertire questi provvedimenti, che, puntualmente, portano a svilire il nostro ruolo di opposizione marginalizzata, solo perché si chiama Fratelli d'Italia.

Restiamo in Commissione fino a notte fonda solo per vederci bocciare tutti gli emendamenti dopo intere giornate di lavoro. Contesto fortemente il metodo adottato, che è davvero aberrante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete monopolizzato questo Parlamento e noi non ci stiamo! Si continua ad apporre la questione di fiducia su qualsiasi atto, pessimo strumento cui ricorrete puntualmente per manipolare la vostra già fragile maggioranza. Siete davvero poco credibili.

La dimostrazione è anche nella rassegna stampa odierna, in cui emergono le vere priorità di questo Governo: POS obbligatorio, sanzioni per chi non si adegua, lotteria degli scontrini, obbligo di fatturazione elettronico per coloro che rientrano nel regime forfettario. Anziché lavorare congiuntamente per risolvere i problemi di cittadini e imprese, il Consiglio dei Ministri decide bene di rinviare dopo Pasqua gli interventi riguardanti l'energia. Penso che peggio di così non possiate fare.

Le imprese italiane sono in affanno: il 30 per cento ha ridotto la produzione e, nel giro di pochissimo tempo, i danni saranno incalcolabili. Al netto di tutti i provvedimenti che adottate forzatamente senza coinvolgerci direttamente, continua a mancare la praticità e la strategia: non smetteremo mai di denunciarlo. In questo provvedimento, non si semplifica proprio nulla: continua a permanere il grave ostacolo delle sovrintendenze all'innovazione e agli investimenti, che, invece, dovremmo attrarre: una montagna da scalare per tutti coloro che pensano di fare impresa nel nostro Paese e che, puntualmente, vengono disincentivati dal Ministero della Cultura, che si oppone a qualsiasi iniziativa. Certo, non siamo e non saremo mai per un consumo di suolo selvaggio, ma non possiamo certo ostacolare il progresso fatto in termini scientifici e di materiali innovativi, che ci possa permettere di governare il processo di transizione energetica nei territori e nelle nostre città. Manca ogni riferimento ai carburanti, che oggigiorno rappresentano uno dei costi più alti per le famiglie e per le imprese. L'inflazione nel mese di marzo è salita del 6,7 per cento.

Il settore dei trasporti su gomma in Italia svolge un ruolo primario e rappresenta un settore chiave anche sul fronte dell'occupazione per cui bisogna immediatamente abbattere le accise del 40 per cento, come da noi proposto. Ogni tanto ci dite “sì, sì”, ma poi? Quanto tutto questo viene realizzato concretamente? Restate insabbiati nelle vostre stesse menzogne. Bisogna intervenire anche sull'IVA e non creare una disparità, come denunciato dalle associazioni Assogasmetano, Assoenergia, Federmetano, Assopetroli, un'intera filiera che rischia di essere messa in ginocchio per colpa di questo Governo, che ha creato una vera e propria concorrenza fra carburanti. Questa situazione è divenuta insostenibile, sia per gli operatori del comparto sia per gli utenti. A volte pare che ci stiate dando solo un contentino, pur di tenerci a bada. Ma lo volete capire che il dispetto non lo fate a noi, ma siete complici di un sistema che distrugge le imprese e mette in ginocchio le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Lo volete capire che approvarci un emendamento su centinaia non è minimamente sufficiente affinché ci sia un vero rilancio del Paese? Gli italiani sono lì e vi guardano, anzi, scusate, vi sentono.

Il processo di transizione energetica o, come prediligo definirlo, di conversione, è un processo irreversibile e cruciale, che deve portare l'Italia verso il definitivo abbandono delle fonti fossili e ad adottare fonti energetiche più sostenibili. Sappiamo perfettamente che nulla è a impatto zero, ma dobbiamo abituarci all'idea che non si può più procrastinare e servono scelte sensate e coraggiose. In questo provvedimento non vedo affatto la semplificazione e l'agevolazione che abbiamo chiesto con i nostri emendamenti di sistema. Lo ripeterò all'infinito: continuate ad andare avanti arrancando con decreti-legge scarni e per nulla strutturati, che creano ulteriore burocrazia e confusione, quella stessa burocrazia che rappresenta il peggior limite per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione tanto agognati e che non ci consentiranno mai, continuando di questo passo, a raggiungere l'indipendenza energetica, materia che dovrebbe ritornare sotto il controllo statale, onde evitare infiniti passaggi da un ente all'altro. Il vero incubo alla realizzazione di impianti FER, la mancanza di procedure snelle disincentiva gli investimenti in Italia. Intanto, la Germania ha iniziato a correre, varando un piano per installare 20 gigawatt all'anno per i prossimi 3 anni, per, poi, accelerare a 40 gigawatt annui fino al 2035; stessa cosa per la Francia, mentre noi restiamo fermi per vostro demerito. L'obiettivo è quello di evitare di perdere le grandi opportunità che ci vengono fornite anche dal PNRR, perché vi ricordo che i nostri figli e nipoti saranno coloro che pagheranno il grande scotto di questo denaro ed è opportuno che venga realmente investito in modo strategico. L'Italia può divenire l'esempio da seguire in Italia e in tutta Europa, non abbiamo nulla da invidiare a nessuno ed è per questo che trovo davvero frustrante vedere e sapere che possediamo il know-how, le competenze, i mestieri e le idee, ma non abbiamo un Governo all'altezza di guidare questo importantissimo periodo storico, che rappresenta una vera e propria rivoluzione in campo energetico. La verità è che volete soffocare l'imprenditoria e non costruire una filiera nazionale che possa fungere da vero moltiplicatore; non volete che l'Italia diventi indipendente, non volete che l'Italia cresca e questo decreto-legge in conversione ne è la riprova.

Non avete approvato alcuna soluzione alla promozione dell'autoproduzione e dell'autoconsumo di energia per famiglie e imprese. Bisogna incentivare l'efficientamento energetico degli edifici, soprattutto delle pubbliche amministrazioni, perché abbiamo strutture obsolete. E denuncio anche gli sprechi sui riscaldamenti, di cui nessuno parla, soprattutto nelle strutture pubbliche, un vero schiaffo a tutti coloro che stentano ad arrivare a fine mese e che, da oggi, non sanno come pagare le bollette energetiche. Risparmio energetico vuol dire anche ridurre la continua e costante dipendenza energetica dall'estero, perché, se risparmiamo, abbiamo meno necessità di dipendere da altri Paesi. La riduzione dei consumi di energia è di fondamentale importanza per due ragioni principali: oltre a limitare l'esaurimento dei combustibili fossili, che, come è noto, sono dannosi per l'ambiente e per la salute, è necessaria per scongiurare la citata dipendenza estera. È una condotta virtuosa, necessaria ed impellente, si pone al primo posto tra le sfide che la politica dovrebbe prefiggersi. Affinché ciò non resti un mero proposito incompiuto, è fondamentale che, oltre alla sensibilizzazione per l'adozione di comportamenti ecosostenibili nella quotidianità, il Governo si faccia carico di interventi tangibili. La scelta di sprecare meno comporta anche, inevitabilmente, benefici evidenti in termini economici.

Nessun accenno al made in Italy e agli incentivi per rilanciare la produzione nazionale del settore e dell'indotto. Le comunità energetiche industriali? Inesistenti. Ad esempio, nei territori colpiti dal sisma si poteva e si doveva fare di più per la realizzazione di sistemi centralizzati di produzione e di distribuzione intelligente di energia e/o calore da fonti rinnovabili e per il supporto alla creazione di comunità energetiche locali per la condivisione dell'energia elettrica da fonti pulite.

Concludo, signor Presidente. È per questi motivi che annuncio il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia, ma vi consiglio di mettervi una mano sulla coscienza e di lasciare le redini di questo Paese. Se avete ancora un briciolo di dignità, fate governare a chi ha le idee e le competenze per poterlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'esame di questo provvedimento denota come questo sia importante per diversi aspetti. Il primo è di essere stato il primo decreto emanato successivamente all'entrata in guerra della Russia contro l'Ucraina; poi, è importante la somma delle risorse che il Governo ha stanziato - 8 miliardi nel 2022, 2 miliardi nel 2023 e, ancora, 2 miliardi dal 2024 al 2026 - e, poi, anche gli argomenti, i temi che queste risorse vanno a toccare: l'azzeramento degli oneri di sistema per il secondo trimestre di quest'anno, una strategia nazionale contro la povertà energetica, un contributo straordinario per le aziende energivore, per settori come il trasporto e quello automobilistico e anche, fatemi dire, la promozione dei biocarburanti, che, nella mobilità, potranno dare un contributo notevole alla transizione energetica.

Un altro aspetto importante che rilevo è che questo provvedimento è il più emendato della legislatura: abbiamo approvato, il Governo e le Commissioni hanno concordato l'approvazione di 160 emendamenti accorpati, con 72 modifiche e 21 articoli aggiuntivi. Questo denota una grande attività, un'intensa attività, che ha visto i membri del Governo, che ringrazio, le presidenti della X e dell'VIII Commissione, i colleghi di queste Commissioni, insieme anche al contributo di altri deputati, dare un segnale di grande impegno e di grande attenzione, che ha fatto sì che questo provvedimento fosse migliorato. E non posso non sottolineare quelli che sono i punti che Forza Italia ha introdotto in maniera forte: in primis, le misure per accrescere la possibilità di produzione del gas nazionale, il rilascio di importanti quote di corrente elettrica a prezzo calmierato per le aziende energivore, l'intervento per la metanizzazione del Mezzogiorno, l'implementazione dell'attività del biogas, il supporto al settore aerospaziale, il supporto per sostenere i cementifici, che ad alcuni può sembrare un brutto vocabolo, ma, in realtà, è un aspetto assolutamente importante per il sistema Paese italiano; e, poi, per incrementare la produzione di fotovoltaico, attenti a non utilizzare ulteriore suolo, per cui attenti ad intervenire sugli edifici, sulle aree dismesse nel settore agro-fotovoltaico.

Insomma, un provvedimento che ha come obiettivo spegnere l'incendio dell'innalzamento dei prezzi dell'energia. Ma quando scoppia un incendio, si corre a spegnerlo tutti i modi possibili, però se perdiamo di vista le cause rischiamo poi che l'incendio ritorni, con risultati ancora più irreparabili. Dunque, al di là dei meriti personali dei Ministri e dei loro tecnici, che hanno prestato, e prestano, la loro azione, molto impegnativa, a favore del Governo, devo dire che in questa legislatura ogni provvedimento è strappato faticosamente al fronte dei “no”. Invece è la strategia - questo compito difficile, che è invisibile a volte, non è di immediata percezione - quella che a mio avviso manca, nonostante le azioni meritevoli di questo Esecutivo multicolore, ma una strategia è appunto necessaria. Il baricentro delle molteplici anime che compongono il Governo fa emergere chiaramente quanto sia difficile dare risposte coerenti, con una visione complessiva che faccia come propria missione la reale e misurabile efficacia delle azioni messe in campo: ciò è indispensabile nel futuro prossimo; se non negli ultimi mesi di questa legislatura, auspico dall'inizio della prossima legislatura. È la strategia che permette di evitare le emergenze e di prevenirle, strategia che è stata trascurata e sostituita in questi ultimi anni con istanze demagogiche e irrealizzabili.

C'è una responsabilità nostra, del Parlamento, di cui abbiamo il dovere di farci carico, che consiste nel non aver chiaramente mostrato al Paese quale strada pericolosa stavamo percorrendo. Esiste una responsabilità del Paese intero che per una lunga stagione ha prestato orecchio a chi ha opposto “no” a qualsiasi proposta: “no” all'estrazione di gas in casa nostra, per andare a comperarla negli altri Paesi; “no” ai rigassificatori, per andare adesso ad acquistare quelli galleggianti; “no” al nucleare in casa, per andare a comperare corrente elettrica nucleare dai Paesi confinanti; “no” all'alta velocità, che comporta un aumento di trasporti su gomma; “no” ai biocombustibili, per favorire le fonti fossili, di cui dichiariamo di doverci disfare; “no” all'utilizzo dell'incremento boschivo, per lasciarlo in preda alle tempeste dei parassiti; “no” ai termovalorizzatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), per caricare treni e navi di rifiuti, aggiungendo inquinamento a inquinamento, e spedirli ovunque nel mondo: abbiamo un caso di 8 mila tonnellate spedite nel 2018 in Tunisia, che adesso sono tornate ancora intonse e sono una bomba ecologica esplosiva a Salerno, questo è voler dire “no” ai termovalorizzatori.

Ci attende un tempo in cui alle decisioni seguiranno conseguenze non rimediabili. Questa stagione dei “no”, senza valutazione delle conseguenze, deve concludersi, se vogliamo prevenire una prossima emergenza.

La mancanza di visione delle conseguenze ha spinto il Paese ad assecondare istinti e interessi di parte, senza mantenere la barra sulle necessità e sull'interesse generale. Ora deve venire il tempo in cui si traccia una strategia, e la nostra strategia si basa su due fasi: la seconda fase è quella di arrivare all'idrogeno verde e al nucleare di nuova generazione. Questi sono due fari da tenere ben presenti, sapendo, però, che li potremo avere a disposizione, ottimisticamente, fra 15, 20 anni, realisticamente anche più tardi. Per cui, prima di questa seconda fase ce n'è una prima, da attuare immediatamente, ed è quella di una decisa azione di decarbonizzazione per affrancarci dalla dipendenza dal petrolio e dal gas. Come? Chiaramente promuovendo e favorendo eolico e fotovoltaico, in tutte le loro declinazioni possibili e sostenibili, ma consapevoli che la realtà è più testarda delle istanze irrealizzabili. Negli ultimi 10 anni abbiamo prodotto con il sole e con il vento 7 gigawatt, vuol dire 0,7 gigawatt l'anno. Nei prossimi 8 anni dobbiamo arrivare a 90 gigawatt, cioè 10 gigawatt l'anno: è semplicemente irrealizzabile. Dunque, dobbiamo potenziare le bioenergie disponibili: dagli 8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio – che, come sapete, è l'unità di misura dell'energia - dobbiamo arrivare a 30 milioni, utilizzando appunto le bioenergie, in linea con quanto prevedono Germania e Francia, con un potenziamento dell'utilizzo dei sottoprodotti boschivi e colturali. Dobbiamo potenziare l'idroelettrico, con il mini-idroelettrico, la geotermia, raggiungendo un obiettivo di almeno 10 milioni di tonnellate equivalenti petrolio.

Queste azioni, e concludo Presidente, che contengono una serie impressionante di buone ragioni dei “no”, francamente facili da cavalcare a livello demagogico, sono azioni che consentiranno, in un tempo adeguato, di affrancarci dalla dipendenza del gas, ci consentiranno di far sopravvivere le nostre imprese, e, con loro, le nostre famiglie, fino a quando saranno disponibili altre energie, che oggi vanno studiate e perseguite per il futuro, senza illusioni e senza inganni per l'immediato.

Concludo, Presidente, dicendo che opporsi alle numerose, facili e superficiali ragioni è un imperativo categorico e noi faremo in modo che la faticosa e difficile maturazione della ragione prevalga e possa condurci all'obiettivo. Intanto, votiamo convintamente questo provvedimento per arginare l'incendio in corso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Signor Presidente, rappresentante del Governo, sottosegretaria Gava, colleghi, questo provvedimento ha visto la luce appena qualche giorno prima dell'inizio della guerra in Ucraina e naturalmente questa guerra ha acuito e accelerato l'urgenza di intervenire, colmando anche gravi ritardi di cui abbiamo parlato anche questa mattina e durante tutta l'analisi del provvedimento. Ma, soprattutto, quello che sta accadendo in Ucraina ci mette di fronte all'inevitabilità delle scelte che dobbiamo compiere. In altre parole, noi stiamo assistendo a un attacco brutale e disumano, che viola le regole della base della convivenza pacifica e civile della comunità internazionale. Dall'inizio del conflitto - è già stato detto - attraverso l'acquisto del gas, abbiamo versato un miliardo al giorno per la guerra di Putin. Lo dico chiaramente: è ineludibile per noi sganciarci dalla dipendenza energetica nei confronti di un regime che, con i suoi massacri e la sua guerra di invasione e la volontà di cambiare l'ordine mondiale in senso autoritario, si è messo fuori dal consesso internazionale. L'embargo energetico può fermare la guerra di Putin.

Quello che affrontiamo oggi è un attacco al sistema della sicurezza occidentale, con l'intento di abbattere le leggi, i principi, i valori che sostengono e sottendono le nostre democrazie: si vuole impedire con la forza che i Paesi possano autodeterminarsi, scegliendo sistemi valoriali e istituzionali diversi. Questo conflitto, quindi, non riguarda solo l'Ucraina, ma riguarda tutti noi, riguarda la democrazia e la democrazia ha un costo.

In questo momento con questo provvedimento noi abbiamo dimostrato, il Governo ha dimostrato e il Parlamento ha continuato questo lavoro, che la nostra priorità è sostenere le famiglie e le imprese che stanno subendo le drammatiche conseguenze di questa crisi internazionale: e quindi sono da apprezzare le misure contro il caro energia, a partire dal taglio delle accise su benzina e gasolio, il rafforzamento della sorveglianza sui prezzi, l'estensione del bonus sociale per le fasce più deboli che, per noi, costituisce un primo passo verso l'assegno energia proposto dal Partito Democratico. Ma dobbiamo ricordare che la crisi sarà lunga e che le risposte di cui abbiamo bisogno sono strutturali, che devono essere accompagnate per affrontare l'emergenza.

Dopo la pandemia e oggi, con questa crisi internazionale e con la guerra, noi dobbiamo presidiare le paure e le inquietudini, per evitare che l'ansia per il futuro, per il lavoro, per la precarietà, per la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, per i rincari dell'energia allarghino le disuguaglianze e accentuino le spinte populiste e sovraniste. Per questo anche l'Europa, chiamata in causa più volte, deve dare risposte più efficaci e fare un salto di qualità con più solidarietà e meno vincoli.

Noi pensiamo che dobbiamo utilizzare questi mesi per costruire assieme una vera indipendenza energetica, naturalmente con interventi a breve, come questi, ma che guardino anche al medio e lungo termine e che ci rendano assolutamente indipendenti dalla Russia.

È questo lo sforzo che sta facendo il Governo Draghi e che noi sosteniamo. Dispiace che qualcuno abbia scelto altre strade, come quella del consenso immediato, soffiando sul fuoco delle paure o creando incidenti politici su questioni propagandistiche. Penso che questo momento meriti ben altra postura, guardando alle questioni di merito e alla complessità delle scelte che sono naturalmente complesse.

La missione ad Algeri del nostro Governo va esattamente in questa direzione, indicando quali sono le priorità e la complessità degli interventi. Noi dobbiamo trovare nuove fonti di approvvigionamento e potenziare la transizione, come fa questo decreto, verso le fonti rinnovabili. Serve una politica energetica che non può evidentemente fermarsi alla ricerca di gas in giro per il mondo che comunque è necessario in questo momento. Per questo, come dicevo, è necessario che l'Europa faccia la propria parte: scontiamo l'assenza di una politica comune energetica. Serve un tetto europeo per il gas, per il prezzo del gas; serve una maggiore integrazione sul tema degli acquisti, servono stoccaggi condivisi, integrazione delle reti e progetti di investimento coordinati.

Serve un cambio di passo sulle rinnovabili. Appena pochi mesi fa, appena un anno fa, servivano sette anni nel nostro Paese per installare un impianto di energia da fonte fotovoltaica o solare, come è stato ricordato più volte. Con i provvedimenti presi dalla scorsa estate - penso al “decreto Semplificazione” - le cose sono modificate. Con questo provvedimento - mi dispiace onorevole De Toma - si sono semplificate ancora le possibilità di energie alternative, le cosiddette FER. Non è più possibile accettare che oltre il 50 per cento delle richieste siano bloccate dalla pubblica amministrazione con un labirinto burocratico che finalmente possiamo dire di aver rotto, contribuendo anche con il lavoro emendativo del Parlamento in questo senso. C'è un nuovo bilanciamento di interessi, è una fase completamente nuova per il nostro Paese, in cui l'interesse nazionale deve prevalere e prevale con decreti come questi, contro i tanti “no” che hanno impedito questa strada.

Questo provvedimento, come è stato ricordato più volte, ha una doppia strada: quella del sostegno e della semplificazione, del controllo dei prezzi e del sostegno alle imprese e alle famiglie e quella dell'aumento della produzione del gas naturale, della poderosa semplificazione sulle rinnovabili e dell'efficientamento energetico. Ricordo quanto per noi del Partito Democratico è molto chiaro e deve essere chiaro: la transizione è la soluzione e non è il problema. Il Partito Democratico, insieme a tutta la Commissione, ha cercato di dare il proprio contributo. Ricordo la semplificazione per lo sviluppo del fotovoltaico, specialmente dove già il suolo è consumato in aree produttive e commerciali, con discariche nelle cave, con la semplificazione dei pannelli integrati, anche nei centri storici, senza recare danno al paesaggio e creando aree idonee. Nell'attesa delle aree idonee, che speriamo sia molto breve, ci sono aree immediatamente idonee. Anche questa è accelerazione; anche questa è semplificazione.

Con la promozione della geotermia abbiamo ristabilito un equilibrio che sembrava perduto. Naturalmente bisogna lavorarci, è complesso: la richiesta di nuova energia pulita, la nostra indipendenza, l'autonomia energetica, cui deve tendere il nostro Paese, possono stare in equilibrio con l'agricoltura e con la difesa del suolo? Con la bellezza del nostro paesaggio? Io credo di sì e che il lavoro emendativo abbia proprio dimostrato questo.

Abbiamo compiuto anche passi avanti sul superbonus. Che cosa significa il superbonus? Significa lavorare in questa direzione, avere edifici efficienti e moderni, significa risparmiare energia. Troppo poco parliamo di quanto si possa risparmiare energia: si può e si deve fare. Abbiamo anche istituito - e non è solo una questione simbolica - una giornata nazionale sul risparmio energetico.

Per quanto riguarda il 110 per cento, viene data la possibilità di prorogare quello che fino ad oggi non era prorogabile: la quarta cessione del credito è possibile. Abbiamo anche ottenuto impegni concreti del Governo che, nel prossimo DEF, darà la possibilità di prorogare il termine del 30 giugno 2022 per le unità immobiliari unifamiliari.

Accanto al tema della decarbonizzazione, è necessaria la transizione. Noi dobbiamo sapere che non c'è transizione, se non una transizione giusta.

Non è un “di cui”: la riduzione delle disuguaglianze deve e può andare di pari passo. Dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, ma bisogna che si riducano le diseguaglianze e che non avvenga il contrario. Dobbiamo tenere insieme la sostenibilità e l'autonomia energetica; come cittadini italiani e come cittadini europei, dobbiamo scegliere se per l'Europa vi possa essere l'avvio di una nuova stagione di coesione, di solidarietà e di rinascita economica, sulla base di un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile ed equo, oppure di una fase di declino, caratterizzata da una crisi economica e sociale ancora peggiore di quella che dobbiamo affrontare.

Ebbene, non abbiamo dubbi; per noi interpretare la cultura di Governo è esattamente questo: guardare al domani, dare risposte per il futuro, avere la responsabilità del presente e farci carico delle difficoltà senza cercare scappatoie o vie di fuga. Noi così intendiamo l'interesse nazionale. Come ci ha ricordato il Presidente Mattarella - vado a concludere, Presidente - siamo di fronte alla stagione dei doveri ed è nostro dovere di decisori pubblici operare scelte lungimiranti, garantendo risposte oggi, ma guardando al futuro con un'intenzione che sia determinata. È per questo che esprimo il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, la Lega-Salvini Premier voterà la fiducia richiesta per l'approvazione di questo provvedimento. Già dalla fine dell'estate dello scorso anno, abbiamo sottolineato la gravità della situazione che si stava creando nel Paese per famiglie e imprese, in relazione all'aumento del costo e della scarsità di reperimento delle materie prime, e, poi, l'inizio dell'aumento, totalmente fuori controllo, del costo dell'energia elettrica e del gas. Anche e forse soprattutto grazie all'azione della Lega, già dall'autunno scorso sono stati varati provvedimenti per cercare di ridurre l'impatto negativo di questa situazione, con aiuti alle famiglie e sgravi alle imprese. Da ultimo, dopo che il petrolio aveva sfiorato i 130 dollari al barile, la riduzione di 25 centesimi più IVA delle accise su benzina e gasolio, anche questo voluto fortemente da Salvini, dalla Lega e dai nostri Ministri al Governo.

Il provvedimento oggi in discussione arriva dopo l'inizio dell'aggressione russa all'Ucraina, tragedia umana che arriva quando pensavamo di intravedere la fine della pandemia del COVID. È un decreto importante che inizia un percorso che dovrà essere seguito da altri provvedimenti. Prevede una serie di interventi atti ad aiutare famiglie e imprese nel contingente, ma che inizia anche un percorso per individuare una strategia complessiva per affrontare un insieme di situazioni che, da contingenti, si stanno trasformando in strutturali. In questo senso sono importanti i primi otto articoli, contenenti misure volte a fronteggiare l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, che si aggiungono ai provvedimenti analoghi degli scorsi mesi. Ancor più importanti sono i successivi articoli che individuano un primo percorso di misure strutturali in maniera energetica, con una logica di medio e lungo periodo con diversificazione delle fonti e incentivi allo sviluppo tecnologico.

Si sono poi aggiunte complicazioni, dovute all'incancrenimento del conflitto in Ucraina, alle sanzioni dei Paesi occidentali imposte alla Federazione russa e alla volontà - al momento solo ventilata - di bloccare l'importazione di gas e petrolio russi, senza sottovalutare la possibilità che sia invece la Russia a chiudere preventivamente i rubinetti. Da qui la ricerca accelerata di altre fonti di approvvigionamento, soprattutto di gas, in altri Paesi.

L'occasione, quindi, è utile per fare il punto della situazione generale del Paese nel campo energetico e sulla questione complessiva della transizione energetica. Se, infatti, in questo momento il problema prioritario è trovare alternative ai 29 miliardi di metri cubi di gas russo, altrettanto prioritaria è la necessità di definire una robusta strategia per arrivare il più in fretta possibile alla sicurezza, se non all'indipendenza energetica.

La riduzione delle emissioni di CO2 è un problema tecnico e non ideologico e, come tale, va affrontato. Posizioni ambientaliste di stampo integralista non risolvono assolutamente il problema e ottengono, anzi, risultati esattamente contrari. Un esempio su tutti: la Germania, dopo aver dichiarato la chiusura delle sue centrali nucleari dopo il disastro di Fukushima, ha realizzato l'anno scorso il record assoluto di consumo di carbone e di lignite, avendo sostituito la minore produzione nucleare con un aumento della produzione delle centrali a carbone. In questo momento la Germania, con i Verdi al Governo, sta producendo energia elettrica con emissione tripla di grammi di CO2 per chilowattora, rispetto alla cattiva Francia che produce energia elettrica attraverso le sue centrali nucleari. La domanda, quindi, è semplice: perché, man mano che chiudono le centrali a carbone, non si sostituiscono con impianti rinnovabili? Per una questione molto semplice: non è possibile farlo. Abbiamo ripetuto la questione della non programmabilità delle fonti rinnovabili e, quindi, dell'attuale incapacità tecnica di realizzare stoccaggi adeguati per sopperire, nei momenti di mancanza di sole o di vento, alle necessità energetiche di industrie e abitazioni.

I passaggi tecnici sono ormai consolidati ed inevitabili: si passa dal carbone al gas perché si riduce CO2, e soprattutto inquinanti, parallelamente allo sviluppo di capacità di stoccaggio, al momento ancora molto indefinite. La strada più logica rimane quella che la Lega e Salvini indicano da parecchi mesi: intervenire immediatamente per evitare disastri sociali e chiusure di aziende con cifre adeguate, e poi soprattutto chiarezza di idee sulla soluzione strutturale del problema, che in questo caso significa diverso approccio verso il gas nell'immediato e revisione completa della questione nucleare. Per il gas che senso ha limitare la produzione dei pozzi nazionali per acquistare, a prezzi più cari e con molti più rischi nell'approvvigionamento, gas dall'estero? Non è che il nostro gas inquini di più o che, non estraendolo, inquiniamo di meno. La CO2 prodotta dipende solo da quanto ne bruciamo, indipendentemente dalla sua provenienza. Certo, la volontà è di ridurre nel tempo il suo consumo, ma questo nulla ha a che fare con la sua ricerca e la sua produzione nazionale. Quindi, non è un ossimoro se si dice che per arrivare a zero CO2 per un po' dovremo consumare più gas. L'alternativa non è inquinare meno, ma chiudere fabbriche, aumentare i costi per le famiglie, eccetera, eccetera, eccetera, cioè diventare più poveri o, se preferite, la decrescita felice. Ma noi della felicità abbiamo un altro concetto.

La tragedia della guerra ha accelerato l'elaborazione di questi concetti, e anche in quest'Aula si sentono esponenti di partiti che fino a poco tempo fa dicevano di “no” a tutto aprirsi addirittura al carbone, al raddoppio del TAP, addirittura qualche apertura al nucleare. Prendiamo atto con soddisfazione di questo parziale cambiamento, anche se poi in tante occasioni il “sì, però” ritorna impetuoso. Chiariamo anche qui, quindi, la questione: nell'impostazione strategica per la definitiva soluzione della produzione di CO2 è imprescindibile la questione nucleare. Oggi siamo alla terza generazione tecnica di centrali nucleari, la Finlandia ne ha appena ultimata una da 1.600 megawatt. Queste ultime centrali prevedono uno sfruttamento enormemente superiore del combustibile fissile, con conseguente riduzione di quantità di scorie radioattive e un tempo di decadimento più veloce. Negli USA Bill Gates sta realizzando una centrale di quarta generazione, che utilizza metalli fusi, piombo o sodio al posto dell'acqua nei circuiti di raffreddamento, con sicurezza praticamente totale nel caso, peraltro rarissimo, di incidente, con l'automatico spegnimento del reattore. La Cina investirà 440 miliardi di dollari nei prossimi anni in una trentina di nuove centrali, gli USA stanno investendo in maniera simile, la Francia porta avanti il suo programma di mini centrali, Boris Johnson ha appena annunciato la costruzione di 8 nuove centrali e di 25 mini centrali, che porteranno la Gran Bretagna a zero emissioni di CO2 probabilmente prima del 2050. Noi cosa vogliamo fare, restare fuori da questa partita per sempre? La Lega propone questo: allacciare accordi con altri Paesi ed entrare in programmi internazionali più di quanto si stia facendo adesso. Già oggi importiamo, di fatto, il 12 per cento di energia elettrica prodotta da centrali nucleari in altri Paesi, ma sempre per gentile concessione e senza nessuna garanzia, in attesa, ovviamente, dell'evento finale che sarà la fusione nucleare, che potrebbe arrivare tra pochi anni, se i Paesi metteranno abbastanza risorse per sviluppare più velocemente il progetto. Progetto che la Cina sta portando avanti in segreto e che fra qualche anno porterà al primo allacciamento di una piccola centrale sperimentale, e l'esperimento che stiamo facendo in Francia, anche con l'apporto di alcune società italiane, che però deve essere assolutamente accelerato per arrivare più in fretta a questo risultato. In questo momento estremamente critico serve soprattutto pragmatismo e buonsenso, quello che la Lega cerca sempre di mettere nella propria azione politica. Un esempio per capire: la centrale nucleare di terza generazione finlandese sopra citata ha una potenza di 1.600 megawatt, cioè un milione e 600 mila chilowatt. Per avere la stessa potenza installata con un impianto di pannelli fotovoltaici, servirebbero 16 milioni di metri quadrati o, se preferite, 16 chilometri quadrati di specchi, ma una centrale nucleare produce per 7-8 mila ore all'anno, mentre gli impianti fotovoltaici in Italia per circa 1.100 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, per produrre la stessa energia elettrica annuale, servirebbero non 16, ma almeno 120 chilometri quadrati. Questo banalissimo esempio credo renda in maniera plastica le incongruenze di certe battaglie ambientaliste. La transizione energetica non si fa e non si farà con i radical-chic che manifestano in piazza dopo aver parcheggiato in doppia fila il Suv, ma con gli ingegneri in fabbrica.

Per concludere, quindi, bene questo provvedimento, che va nella direzione giusta: nell'immediato aiuto a imprese e famiglie, ricerca veloce di altri Paesi fornitori di gas, ripresa della produzione nazionale, ma anche nuove ricerche in zone idonee e realizzazione di nuovi gassificatori, ripresa del filone nucleare; e rinnovabili sì, ma con il buonsenso di capire che sono solo una parte, comunque importante, della soluzione. Partiamo anche dalle piccole cose immediatamente fattibili: come abbiamo inserito con un emendamento in Commissione, semplifichiamo l'installazione di impianti fotovoltaici su tetti e nei cortili delle aree industriali già utilizzate, con l'utilizzo sul posto, prima di avventurarci in ciclopici impianti solari in aree agricole gestite da multinazionali che cercano solo l'utile economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E le cose ancor più semplici: nella mia piccola cittadina, 30 anni di governo leghista, abbiamo raggiunto già dieci anni fa l'80 per cento di raccolta differenziata, e il rimanente 20 va in termovalorizzatori lombardi, che producono energia elettrica da rifiuti. Qui a Roma, nella capitale d'Italia, la raccolta differenziata è ridicola, e la spazzatura, non avendo uno straccio di termovalorizzatore, viene esportata in altre regioni d'Italia, addirittura in altri Paesi d'Europa, con spreco di denaro e produzione aggiuntiva di CO2. Non un bel risultato dopo anni di amministrazione PD e Cinque Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), partiti che, invece di pontificare in Aula, dovrebbero criticare meno l'atteggiamento costruttivo della Lega in questo Governo, e della Lega, invece, dovrebbero seguire competenza e pragmatismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà. Se fate anche un po' di silenzio, mi raccomando le mascherine ben indossate.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, cari colleghi, all'interno di questo decreto abbiamo ottenuto concrete misure per le imprese, che mai come oggi rischiano di essere spinte sempre più fuori dal mercato a causa dell'impennata del prezzo dell'energia. Le aziende oggi possono contare su una piattaforma di contratti di lungo termine per la fornitura di energie rinnovabili, una soluzione chiesta a gran voce proprio dal mondo industriale e che oggi - all'improvviso vedo anche un grado di partecipazione totale del Parlamento - vede tutto il Parlamento spingere per la necessità delle energie rinnovabili come strumento per abbassare e stabilizzare il prezzo dell'energia. Guardate che oggi sentirlo affermare all'interno di quest'Aula è un momento storico, soprattutto andando a vedere le battaglie che il MoVimento 5 Stelle ha dovuto mettere in piedi per far capire che le energie rinnovabili sono gli unici strumenti per consentire un prezzo fisso calmierato negli anni alle imprese. Questo, ovviamente, oggi è diventato patrimonio comune, ci fa estremamente piacere.

Nel decreto abbiamo di fatto inserito semplificazioni che consentiranno di liberare tutto il potenziale delle rinnovabili, mettiamo un booster all'installazione degli impianti fotovoltaici in aree idonee e sugli edifici privati, sugli edifici industriali e di prossimità, e poi dove ci sono spazi disponibili, come le reti ferroviarie, le reti autostradali e i sedimi a loro associati. Spingiamo poi sul fotovoltaico flottante in acqua, sugli specchi d'acqua. Anche questo è un ulteriore strumento in dotazione, che possiamo mettere a garanzia di investimenti e di produzione energetica a prezzi calmierati. Abbiamo previsto anche l'aumento della percentuale del fotovoltaico agrivoltaico, anche in questo caso sempre un ulteriore passo verso una migliore installazione delle rinnovabili.

Con un nostro emendamento abbiamo anche stabilito che l'Autorità per l'energia dovrà relazionare al Parlamento sull'effettivo utilizzo delle risorse per contenere gli effetti degli aumenti delle bollette. Sì, perché dovranno essere indicate le reali disponibilità della Cassa per i servizi energetici dopo che di fatto ha incassato i bonus erogati dallo Stato e, quindi, i soldi erogati dallo Stato per coprire gli oneri; dall'altro lato, dovrà rendicontarli, perché sappiamo che sono oggettivamente strumenti economico-finanziari con un indirizzo preciso.

Quindi, non potranno essere utilizzate le giacenze con un indirizzo autonomo della Cassa per i servizi energetici o, meglio, dell'Autorità per l'energia, ma è un indirizzo governativo ed è un indirizzo parlamentare. Quelle risorse, che non sono poche, perché sono risorse di svariate centinaia di milioni, possono ritornare nelle casse dello Stato per essere riattribuite con una valutazione politica.

A noi, oggi, serve che, sulla bolletta, ci sia massima trasparenza e per questo abbiamo stabilito un ulteriore principio. Perché l'abbiamo dovuto fare? Era uno strumento che sembrava banale. Ormai, tutti continuano a dire che lo strumento di indicizzazione del prezzo del gas al famoso mercato olandese TTF non è più uno strumento adeguato. Abbiamo inserito all'interno di questo decreto un passaggio che dice che l'Autorità dovrà fissare le tariffe, mantenendo il riferimento non solo al costo del mercato, ma al costo di approvvigionamento della materia prima. Qualcuno dice: “Va be', mi sembra banale”. Eppure per qualcuno non lo era, tant'è che, ancora nello scorso trimestre - anzi in quello in corso: aprile, maggio e giugno -, il prezzo dell'energia e del gas è stato indicizzato al mercato olandese, non curando che il Parlamento, nella sua interezza, aveva criticato questo principio e, peggio ancora, che anche lo stesso Draghi aveva ribadito che il TTF risponde sempre meno alla realtà.

Allora, crediamo sia doveroso intervenire, in maniera precisa e puntuale, nello stabilire che quel parametro, nello stato di emergenza in cui siamo, ovvero fino al 31 dicembre, non può e non deve essere il parametro di riferimento delle bollette dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ribadiamo che è il momento di passare dalle parole ai fatti e di fissare un prezzo adeguato per l'energia e per il mercato finale del gas. Non possiamo più lasciare i cittadini e le imprese in balia delle speculazioni. Se c'è qualcosa ancora che deve essere sistemata di fronte a un atto di indirizzo parlamentare e governativo, ci dica l'autorità come! Questo prezzo, oggi, non dovrà più essere indicizzato al TTF! Non è possibile caricare, ancora una volta, sulle famiglie italiane questo costo.

In questi mesi, i cittadini stanno ponendo attenzione ai loro consumi. Non possiamo proprio lasciare a loro la scelta se riscaldare l'abitazione o andare a comprare i beni di primaria necessità.

Pare scontato, in questo contesto, dover proseguire sulla misura del superbonus. Lo chiedono tutte le categorie: sindacali, quelle delle imprese, la politica nella sua interezza. Il superbonus deve essere prorogato e non più bistrattato e limitato con continui bastoni tra le ruote che, di fatto, bloccano l'attività edilizia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella emersa, quella non nera, quella che paga le tasse!

Il Governo si è impegnato, nel prossimo provvedimento, ad estenderne la durata e questo è stato un lavoro importante da parte della Commissione. Un sistema deve essere stabile e certo, con le stesse regole che valgono e durano nel tempo. Non possono essere modificate con correttivi continui. Oggi, siamo riusciti, a gran fatica, a ritornare alle precedenti condizioni di cedibilità del credito e non è ancora soddisfacente e non siamo ancora a un livello adeguato rispetto alle condizioni che si erano instaurate in un percorso di virtuosità del sistema.

La situazione energetica nel nostro Paese non migliora e il prezzo dell'energia continua a essere altissimo. Un recente sondaggio testimonia come le principali preoccupazioni degli italiani, dopo cinquanta giorni di guerra, sono: incremento delle bollette di gas ed elettricità; costo dei carburanti; aumento dei prezzi della spesa alimentare e delle materie prime; crescita dell'inflazione, con riduzione del potere d'acquisto. Stiamo attenti, colleghi, perché la bolletta energetica, che sia elettricità, gas o carburanti, oggi sta quasi diventando e rischia di diventare uno strumento di tassazione occulta! Non possiamo far pagare ai più deboli tutta questa crisi! Non possiamo! L'inflazione galoppa e il potere d'acquisto si polverizza con l'incremento dei costi energetici.

Come MoVimento 5 Stelle, a settembre abbiamo posto il problema del caro energia, del costo dell'energia. Le bollette sono sempre più insostenibili. Non possiamo più permettere che la pressione sia così alta.

Della tassazione degli extraprofitti parliamone: il 10 per cento di tassazione su profitti miliardari. Guardiamo, però, i dati, perché non voglio sembrare superficiale. ENI ha annunciato un utile netto più alto da dieci anni a questa parte; Edison ha registrato ricavi in salita dell'84 per cento; ENEL ha chiuso il 2021 con ricavi del 33 per cento in più rispetto al 2020 e l'utile sfiora i 3,2 miliardi. Signori, il 10 per cento è un parametro reale? È un parametro vero? No, serve un intervento maggiore. Non si tratta di essere dei Robin Hood dell'energia; qui siamo in un momento drammatico per il Paese e serve ridistribuire quella ricchezza. Chi ha guadagnato di più deve contribuire maggiormente in questo momento storico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non sono più sostenibili i costi caricati nelle bollette!

La misura dell'obbligo del riempimento degli stoccaggi inserita in questo decreto, cari colleghi, purtroppo, rischia di essere l'ennesimo onere caricato sulla bolletta dei consumatori. Sì, perché, a un certo punto, scopriamo che le aste per il riempimento degli stoccaggi del gas sono andate deserte. Hanno dovuto mettere in piedi un meccanismo di incentivazione economico-finanziaria che, di fatto, mette, probabilmente, un ulteriore costo superiore al miliardo - chiediamo una quantificazione - nelle bollette dei cittadini. Ma quali sono le società che fanno stoccaggio? Stupisce vedere che sono società a partecipazione pubblica. Allora, perché io devo garantire una redditività allo Stato da una misura straordinaria di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Ad aggravare questa situazione, si pone lo scenario di distacco dal gas russo. Dati oggi pubblicati da Il Sole 24 Ore ci fanno comprendere come il GNL americano d'importazione sia strutturalmente più caro del 50 per cento. Noi avevamo detto: sanzioni comuni, conseguenze comuni. Ma queste conseguenze, perché devono ricadere, invece, sui cittadini e sul singolo cittadino? Non c'è ancora una misura chiara. L'abbiamo chiesta a più voci e il Governo si è impegnato in questo senso nell'Unione europea per ottenere un Energy Fund che sia in grado di mettere la differenza tra i costi energetici che pagavamo allora e quelli che pagheremo poi, perché ne pagheremo di più alti.

Le risposte dall'Europa tardano ad arrivare, Presidente. Servono misure di compensazione a famiglie e imprese di almeno 40 miliardi a fronte dei 66 di maggiori costi. Troviamo nuove misure urgenti e coraggiose che vadano anche a scardinare dinamiche speculative.

Concludo. Oltre a continuare a lavorare per la pace, continuiamo a spingere per un condizionatore alimentato da fonti rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di intervenire per un breve ringraziamento il relatore, onorevole Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO, Relatore per la VIII Commissione. Grazie, Presidente. A nome mio e del collega Squeri, l'altro relatore, voglio ringraziare tutti i componenti delle Commissioni VIII e X che, in queste settimane, hanno lavorato sul provvedimento, a partire dai colleghi dell'opposizione, il Governo, che ha lavorato con noi, e tutti gli uffici, i funzionari delle Commissioni, dei gruppi e anche del Governo.

Quindi, ringrazio tutti per il proficuo lavoro che ci vede oggi protagonisti con questo provvedimento in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Anch'io voglio ringraziare per l'approvazione di questo importante provvedimento, che è stato migliorato con il passaggio in Parlamento e con l'approvazione anche degli emendamenti. Quindi, voglio ringraziare tutti i gruppi, ma anche tutti i singoli parlamentari per la collaborazione che c'è stata. Voglio ringraziare le presidenti delle Commissioni, onorevoli Rotta e Nardi, la collega sottosegretaria Bergamini e la Vice Ministro Castelli, gli uffici delle Commissioni, in particolar modo l'ufficio legislativo del Ministero per la Transizione ecologica, e anche i relatori.

Su un lutto della deputata Laura Boldrini.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Laura Boldrini è stata colpita da un grave lutto: la perdita del fratello.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Coordinamento formale - A.C. 3495-A/R​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3495-A/R​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3495-A/R: “Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti con votazioni previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo su una questione su cui è bene che il Governo si pronunci…

PRESIDENTE. Se cortesemente fate intervenire l'onorevole Cabras, mi fate una cortesia.

PINO CABRAS (MISTO-A). C'è una questione su cui è bene che il Governo si pronunci e anche il Parlamento sia chiamato a pronunciarsi pienamente. Questo è un Parlamento che ha scelto di fornire armi a un Paese che si trova in una situazione di guerra, anche se questo Paese non è un alleato dell'Italia, ossia questo Parlamento ha scelto di definire il campo della questione bellica come qualcosa che lo riguarda in prima persona.

La questione di quello che avviene su pace e guerra, e informazione di guerra in Europa, è quindi qualcosa che ci riguarda da vicino. Quello che succede fuori dall'Italia è ormai una questione interna. Una di queste questioni e il caso Assange (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), che sta avendo, in questi giorni, una torsione importante: rischia di essere spenta per sempre la voce di Julian Assange. La sua estradizione cambierebbe lo status - già gravissimo, che dura ormai da tre anni - di detenuto in un carcere di massima sicurezza in Gran Bretagna, nella condizione di un cittadino che può essere sottoposto a una condizione estrema di carcerazione per 170 anni. Sappiamo che questo significa spegnere una delle voci più importanti dell'autocoscienza dell'Occidente.

Il nostro è un atto d'amore per i valori migliori dell'Occidente e uno di questi è la libera informazione e la capacità di avere uno sguardo critico anche sui gravi errori delle classi dirigenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Noi ci battiamo affinché il Governo si pronunci su un aspetto importantissimo, che va a incidere profondamente sulle libertà di tutti. Nel momento in cui c'è una corsa alla censura, c'è una spinta verso l'autocensura del giornalismo, giornali che sono ormai oggetti contundenti, telegiornali che hanno solo una lettura dei fatti e personalità che vengono intimidite, nella loro autonomia di giudizio, noi dobbiamo recuperare la memoria e l'intelligenza, oltre che l'incolumità fisica, di una delle personalità che hanno inciso di più sulla nostra coscienza occidentale.

Quindi, chiediamo al Governo di dare uno spazio a una discussione in Aula, per scongiurare l'estradizione di Assange. È una questione interna anche dell'Italia, è una questione dei nostri valori. Viva le libertà! Viva Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - I deputati del gruppo misto Misto-Alternativa espongono cartelli con la scritta Free Assange e Difendiamo la libertà di informazione)!

PRESIDENTE. Rimuovete i cartelli, per piacere. Se gli assistenti parlamentari ci aiutano a rimuovere i cartelli, grazie (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà. Su cosa?

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Vorrei fare un intervento di fine seduta, forse si fanno dopo?

PRESIDENTE. Dopo lo svolgimento del question time passeremo agli interventi fine seduta.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno e il Ministro dello Sviluppo economico.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per la chiusura del centro di accoglienza ubicato nel comune di Sinnai in Sardegna e per il trasferimento dei profughi ucraini in altra struttura - n. 3-02884)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Cappellacci n. 3-02884 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Cappellacci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'Unione interparlamentare ha promosso, in queste ultime settimane, una serie di missioni umanitarie volte a portare profughi ucraini in Italia e in Sardegna in modo particolare. Si tratta di orfani e delle mamme adottive. Il 29 marzo scorso è arrivato con noi, a Cagliari, un gruppo di un centinaio di persone che sono state ospitate, su indicazione della prefettura, in un albergo nel litorale di Quartu. Una settimana dopo, trenta di esse sono state improvvisamente trasferite in un comune limitrofo, il comune di Sinnai, in un centro che versa in condizioni igieniche incompatibili con accoglienza e dignità umana, tanto che la stessa prefettura, in seguito alle proteste del sottoscritto e del consolato, e alla notizia di questa interrogazione, ha immediatamente disposto il trasferimento degli stessi. Risulta, peraltro, che lo stesso centro fosse stato già chiuso nel 2016 per gravissime carenze. Chiediamo un suo autorevole intervento, signora Ministra, per la chiusura di questo e di altri centri che dovessero essere inadeguati, soprattutto, per evitare che donne, bambine e bambini in fuga dalla guerra vengano spostati come pacchi postali da un immobile all'altro, non si sa in base a quali criteri, e affinché vengano accolti in strutture adeguate e con sistemazioni rispettose della dignità umana.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Grazie, signor Presidente. L'onorevole interrogante pone in luce come la struttura di accoglienza straordinaria individuata in provincia di Cagliari, precisamente a Sinnai, sarebbe stata ritenuta non idonea ad una adeguata sistemazione e, soprattutto, fa riferimento anche al fatto che sia stata interessata, alcuni anni fa, da un provvedimento di chiusura disposto dal prefetto pro tempore.

Preciso che il centro di accoglienza straordinario di Sinnai effettivamente venne chiuso nel 2016 dall'autorità prefettizia per carenze non strutturali, ma per inadempienze imputabili al soggetto gestore. Dopo il cambio di gestione, avvenuto nel corso dello stesso anno, il centro è stato sottoposto a visita ispettiva, alla presenza del personale della ASL, conclusasi positivamente, sicché il suo utilizzo è regolarmente ripreso per le originarie esigenze di accoglienza dei migranti.

Dallo scorso mese di agosto, il centro è stato destinato anche all'adempimento degli obblighi di vigilanza sanitaria degli stranieri, connessi al contenimento del COVID. La struttura, regolarmente contrattualizzata, è stata oggetto, durante la pandemia, di diverse verifiche da parte del personale della prefettura di Cagliari e dell'Arma dei carabinieri, senza che emergessero alcune criticità. Si tratta di una costruzione dotata di impianti e dotazioni di recente installazione, in perfetto stato manutentivo, che possono offrire una più che adeguata accoglienza, anche in termini di comfort, alle persone che vi sono ospitate.

Le immagini circolate in questi giorni sui social, che ne attesterebbero il precario stato, riguardano la parte dei locali ancora interessata da lavori di ristrutturazione, ben distinta dalla porzione dell'edificio attualmente destinato alle esigenze di accoglienza. Evidenzio che i profughi ucraini erano stati ospitati in precedenza in una struttura alberghiera, gestita dalla Protezione civile regionale, e che il loro rifiuto a trasferirsi nel centro di Sinnai non è da collegarsi a una supposta inadeguatezza, quanto piuttosto alla diversa tipologia di accoglienza.

Informo comunque che i cittadini ucraini, su loro richiesta, sono poi rientrati nell'albergo che li aveva precedentemente accolti in attesa di una definitiva sistemazione. Informo infine che il prefetto di Cagliari, insieme al console ucraino in Sardegna, effettuerà in giornata un ulteriore sopralluogo nel centro di Sinnai per sincerarsi delle condizioni della struttura.

PRESIDENTE. L'onorevole Cappellacci ha facoltà di replicare.

UGO CAPPELLACCI (FI). Signor Ministro, la ringrazio, ma farei un torto a me stesso e lo farei anche a lei se esprimessi soddisfazione. Dico che lo farei anche a lei perché è chiaro che la sua risposta deriva da informazioni che credo imprecise. Sarà mia cura trasmetterle le foto che ho ricevuto. Purtroppo, queste foto sono già una vergogna nazionale, perché le ho ricevute da una deputata ucraina che, insieme a me, aveva organizzato le missioni di cui ho parlato e queste foto sono state inviate dagli ucraini ospiti di quella struttura e sono state fatte nell'immediatezza, appena sono arrivati. Come lei potrà immaginare e convenire con me, se ci fossero state parti destinate alla ristrutturazione non accessibili, sarebbe stato alquanto strano che, nei primi minuti di permanenza in questo centro, queste persone avessero potuto accedervi e fare fotografie. La realtà è che quelle foto si riferiscono alle zone in cui i profughi erano stati sistemati e poi sono stati prontamente portati via. Io credo che sarebbe stato quantomeno necessario andare direttamente a sincerarsi di quello che è successo e, d'altra parte, se nell'immediatezza quei profughi sono stati spostati, non credo che siano stati spostati per un fatto di preferenza alberghiera - diciamo così -, ma per problemi oggettivi.

Signor Ministro, considerata la sua esperienza e anche il fatto che lei sa bene cosa significhi svolgere il ruolo di prefetto, le chiederei di venire direttamente in Sardegna a visitare queste realtà, perché credo che chi le ha dato le informazioni e che in precedenza si è permesso di chiamare la missione, organizzata dall'Unione interparlamentare insieme al Ministero delle Politiche sociali ucraino, “estemporanea ed improvvida missione”, non sia stato del tutto corretto nel fornirle, perché - ripeto - a me risulta diversamente. In ogni caso, la ringrazio della risposta e sono certo della sua sensibilità e del suo massimo impegno per assicurarsi che situazioni di questo genere non debbano più verificarsi.

(Elementi in ordine all'accoglienza dei profughi ucraini sul territorio nazionale e iniziative per la tutela dei minori non accompagnati – n. 3-02885)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Lattanzio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ceccanti ed altri n. 3-02885 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PAOLO LATTANZIO (PD). Grazie, Presidente e Ministra. Alla luce della disastrosa aggressione russa ai danni dell'Ucraina, l'Europa si è trovata a fronteggiare enormi flussi di profughi. La risposta è stata celere e coraggiosa, attuando per la prima volta lo strumento della protezione temporanea che fornisce una tutela immediata a chi arriva in Europa. All'interno di questo esodo, che coinvolge soprattutto donne e bambini, una situazione di particolare pericolo riguarda i minori stranieri non accompagnati che sono maggiormente esposti al rischio di traffico, tratta e sfruttamento. Per questo, le chiediamo quanti siano i profughi ucraini arrivati ad oggi in Italia, come siano stati alloggiati e quali misure specifiche intenda adottare per tutelare i diritti dei minori non accompagnati, con o senza figure parentali di riferimento, sottolineando come la risposta umanitaria sull'accoglienza di tutti i minori debba essere un punto sempre centrale all'interno della strategia, sia nazionale che europea, di risposta alle crisi, a tutte le crisi ovviamente, senza distinzione tra profughi buoni e profughi cattivi.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Ad oggi, 13 aprile 2022, risultano giunti sul territorio italiano 91.846 ucraini, di cui 7.664 presenti in centri di accoglienza straordinaria, 465 nel sistema di accoglienza e integrazione (SAI) e 83.817 accolti all'interno di una rete familiare, ovvero nel circuito solidaristico.

I minori stranieri non accompagnati ucraini risultano essere 1.764, accolti soprattutto presso famiglie (1.332), a seguito di provvedimenti dell'autorità giudiziaria minorile.

Per gestire l'imponente afflusso dei profughi, il Governo ha introdotto disposizioni volte, da un lato, a rafforzare, con l'incremento complessivo di ulteriori 8.000 posti, la Rete di accoglienza pubblica, articolata, sia nei CAS, che nel sistema integrato, il SAI, e, dall'altro lato, volta a sostenere, anche con misure finanziarie, la sistemazione autonoma, prevalentemente presso famiglie ucraine già presenti in Italia.

È da segnalare che, per reperire più prontamente le strutture di accoglienza pubbliche, sono state introdotte specifiche deroghe con ordinanze di Protezione civile al quadro regolatorio vigente, in maniera che l'attività di reperimento dei CAS da parte dei prefetti possa avvenire più rapidamente, anche senza risentire dei limiti imposti dal capitolato vigente. Nella stessa ottica, verrà sostenuto lo sforzo dei comuni per l'accoglienza dei minori non accompagnati provenienti dall'Ucraina, assicurando la copertura degli oneri finanziari connessi alla relativa sistemazione alloggiativa e assistenziale.

Sempre con riguardo ai minori non accompagnati, per i quali il capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ha assunto il ruolo di commissario delegato, è stato predisposto uno specifico Piano per coordinare le attività dei diversi soggetti interessati. Il Piano riserva particolare attenzione all'attività di monitoraggio delle presenze dei minori nel territorio italiano, al conseguente inserimento dei nominativi dei medesimi nel sistema informativo minori del Ministero del Lavoro e alla ricognizione delle strutture destinate ad ospitarle. Il Piano, inoltre, avrà un addendum che specificherà le modalità di interrelazione del commissario anche con gli organismi internazionali UNHCR, UNICEF e Save the Children, che hanno competenze in materia di rifugiati e minori.

In relazione alla circostanza che un numero consistente di minori ucraini giunga in Italia al seguito di una persona che non ha con loro un rapporto genitoriale e che non può qualificarsi, né come figura tutoriale, né come soggetto legalmente responsabile in base al nostro ordinamento, posso assicurare che vi è grande attenzione da parte di tutti gli attori istituzionali, per far sì che vengano adottate soluzioni rispettose della sensibilità del minore e più favorevoli alla migliore integrazione. L'affidamento del minore alla stessa persona adulta con la quale è arrivato in Italia, in ragione della pregressa relazione affettiva, ovvero l'affido, di norma vengono preferiti alla collocazione presso una comunità. È importante precisare come nelle decisioni adottate dall'autorità giudiziaria minorile si tenda a preservare l'eventuale sistemazione in cui il minore risulti far parte di un gruppo di altri minori, ai quali sia parimenti legato affettivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Siani ha facoltà di replicare.

PAOLO SIANI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la risposta che ci tranquillizza e ci fa ben sperare per il nostro Paese, che sta accogliendo in maniera straordinaria queste bambine e questi bambini.

Vede, Ministro, i danni della guerra sui bambini sono non soltanto a breve termine, ma anche a lungo termine e sono sempre sottostimati e poco considerati dai Governi, quindi ci fa piacere che lei, invece, abbia a cuore questo problema.

La garante per l'infanzia, in Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, la scorsa settimana, ha suggerito caldamente di segnalare subito tutti i bambini non accompagnati, perché la segnalazione, di fatto, li rende visibili e, quindi, tutelati. Sono i non accompagnati i più fragili ovviamente, che rischiano molto, rischiano adozioni illegali e rischiano abusi o maltrattamenti; su questi bisogna concentrarsi. La strada maestra è certamente l'affido, che non va considerato però come una procedura preadottiva, ma deve essere un affido temporaneo.

Noi le chiediamo oggi però di fare uno scatto in più, di farsi carico con il Governo di istituire una task force europea per tutelare l'infanzia, di attuare alle frontiere la registrazione biometrica, che possa identificare questi bambini, di effettuare una presa in carico alla frontiera, con una check list specifica che identifichi i rischi dei bambini, di garantire continuità educativa e integrazione scolastica.

Ma le chiediamo, soprattutto, di sostenere - come già ha detto e sta facendo - anche economicamente i comuni che stanno sopportando un carico enorme di lavoro, comuni, per certi versi, già succubi di un carico molto importante. I comuni vanno sostenuti e aiutati in questo momento di così forte accoglienza.

Le chiedo di sostenere anche il Sistema sanitario nazionale, per assicurare continuità assistenziale ai bambini in fuga. Le voglio segnalare che, ieri, siamo stati al Centro cure palliative del “Bambino Gesù”, a Roma, che accoglie ben 3 nuclei familiari di bambini ucraini gravemente ammalati, giunti nel nostro Paese, e lo fanno con grande dedizione e grande professionalità. Di questo, sono molto grato a loro e volevo qui ricordarglielo, ma anche queste persone vanno sostenute.

Infine, l'accoglienza sia sempre un'accoglienza a misura di bambina e di bambino, anche alle frontiere.

Chiudo, dicendo che sono due le parole chiave che devono guidarci in questo momento: protezione e accoglienza, per ridurre i danni della guerra, sia fisici che psichici, che questi bambini certamente avranno adesso e nei prossimi anni.

(Iniziative per limitare gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, alla luce delle criticità determinate da tale fenomeno sul piano economico, sanitario e della sicurezza – n. 3-02886)

PRESIDENTE. L'onorevole Iezzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02886 (Vedi l'allegato A).

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministri. Nel frangente tragico della storia che stiamo vivendo, come è stato detto, il nostro Paese sta accogliendo, sostenendo e supportando oltre 91 mila profughi, che, per la gran parte, sono donne e bambini e solo il 10 per cento uomini, a differenza di quello che noi vediamo tutti i giorni con gli sbarchi, invece, dal Mediterraneo.

Questo afflusso, però, sta mettendo sotto pressione regioni e comuni, che hanno dato prova di grande generosità. Il Governo ha promesso fondi, ma per ora le realtà territoriali stanno anticipando con risorse proprie.

Tenendo conto di questo contesto, non è più accettabile l'atteggiamento indifferente e lassista verso l'immigrazione irregolare dal Mediterraneo. Per questo le chiediamo di sapere come intenda fermare gli sbarchi, che comportano, tra le altre cose, costi economici enormi in termini di accoglienza e sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Più volte, ho affermato come una strategia di contenimento dei flussi migratori e di governo del fenomeno interpelli primariamente il livello europeo, in quanto l'Italia non è che una frontiera esterna della stessa Europa.

Sono noti gli sforzi che stiamo sostenendo per sollecitare le istituzioni europee a prestare maggiore attenzione ai Paesi di primo approdo, come l'Italia e gli altri Stati del Mediterraneo centrale. Abbiamo costantemente portato avanti una decisa posizione nei negoziati sul Nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo, anche sulla base di una fruttuosa collaborazione con Paesi dello stesso quadrante geopolitico, come Spagna, Grecia, Malta e Cipro. L'obiettivo è quello di arrivare a soluzioni che contemperino, in maniera equa, i principi di solidarietà e responsabilità, anche rafforzando il ruolo dell'Unione, sia con maggior impegno dell'Agenzia “Frontex”, sia con l'avvio di un concreto e robusto partenariato con i Paesi di provenienza dei flussi.

Sul piano bilaterale, sono state raggiunte avanzate intese con alcuni Stati del Nord Africa, dai quali si registrano i maggiori arrivi, volte ad arginare il fenomeno e ad ottenere più ampi spazi operativi per la riammissione dei migranti irregolari negli Stati di provenienza, ad esempio, la Tunisia, l'Algeria, la Costa d'Avorio, il Marocco. Ciò è avvenuto, in particolare, per quanto riguarda la Tunisia, con le quali autorità abbiamo raggiunto una massima collaborazione in tema di rimpatri, proseguiti intensamente, anche con voli straordinari, pur in presenza delle difficoltà dei collegamenti internazionali che si sono avuti durante il periodo della pandemia.

In vista del prossimo Consiglio europeo Affari interni di giugno, su mio invito, i 5 Paesi europei del Mediterraneo centrale più esposti alla pressione migratoria saranno in visita in Italia per consolidare la posizione comune da sostenere nell'ambito dei negoziati per il Nuovo Patto. Questo esercizio rafforzerà anche la posizione dell'Italia, che mantiene una forte leadership sul tema migratorio, anche nella conduzione del dialogo che parallelamente si sta sviluppando, in via bilaterale, con Parigi e Berlino.

La costruzione di una politica unionale è la sola strada che può essere intrapresa a fronte di sfide di enorme complessità come quella migratoria, lo dimostra anche il modus operandi con cui le istituzioni europee stanno affrontando il conflitto russo-ucraino. Non a caso, la reazione è stata unitaria e immediata, con l'attivazione, per la prima volta, di una direttiva del 2001. E, in questo, noi stiamo sostenendo anche lo sforzo dei comuni per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, per i quali confermo il massimo impegno del Governo a sollevare le amministrazioni locali dai conseguenti oneri finanziari.

PRESIDENTE. L'onorevole Iezzi ha facoltà di replicare.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Io ringrazio per la risposta, però non possiamo certo dirci soddisfatti, innanzitutto perché non sono affatto noti i passi avanti in Europa, cioè noi non li conosciamo, non li abbiamo visti: abbiamo sentito tante promesse, ma i fatti purtroppo, ad oggi, sono pochi. I numeri parlano chiaro: dal 1° gennaio al 12 aprile di quest'anno, nel nostro Paese sono sbarcati dal Nordafrica 7.937 immigrati irregolari, che ripete il trend dell'anno scorso quando ne erano sbarcati 8.505. Vede, a differenza di quello che dice lei, si può fare da soli, la storia ci insegna che si può fare da soli. Non a caso, nei primi 4 mesi del 2019, nel nostro Paese sbarcarono solo 746 immigrati. Sa quale è la differenza tra ieri e oggi? Che oggi c'è lei, ieri c'era il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è un problema serio, perché i dati della Commissione nazionale per il diritto di asilo dal 2018 al 2021 ci dicono che gli immigrati che ottengono lo status di rifugiati sono solo l'11 per cento; quelli a cui, invece, viene opposto un diniego sono oltre il 70 per cento. Quindi, noi stiamo facendo entrare un sacco di persone che non hanno diritto di stare nel nostro Paese. Questo, se lo proiettiamo su un anno intero, ci porta ad avere un serio problema. L'anno scorso, grazie a lei, sono entrati 67.477 immigrati irregolari. Il confronto rispetto al 2019 è pietoso: nel 2019, ne sono entrati solo 11.471. Anche qui, non credo di doverle dire chi era il Ministro nel 2019 e chi è oggi il Ministro dell'Interno.

Vede, le sottolineature che io faccio sono due: è evidente che non esistono profughi di serie A e profughi di serie B: i profughi sono profughi, ma la differenza è tra i profughi e gli immigrati irregolari e clandestini e a lei sembra che questa differenza non sia ben chiara. Seconda cosa, c'è una questione molto importante in questo Paese: noi avremmo bisogno di Ministri capaci, di Ministri che siano in grado di fermare l'immigrazione clandestina, di Ministri che capiscano quali sono le conseguenze di questi ingressi, sia in termini economici, sia in termini di sicurezza per tutti i cittadini, sia in termini di garantire l'accoglienza a quelli che realmente sono profughi. Invece, purtroppo, abbiamo lei che non è in grado di assolvere ai suoi compiti e di ricoprire questo ruolo. Noi ci auguriamo che questo Paese torni, prima o poi, ad avere un Ministero dell'Interno capace di svolgere il suo ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, anche in relazione all'aumento del carico di lavoro delle strutture di accoglienza impegnate nell'assistenza ai profughi ucraini – n. 3-02887)

PRESIDENTE. La deputata Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02887 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mentre l'Italia accoglie ogni giorno migliaia di profughi che cercano riparo dagli orrori della guerra in Ucraina, donne e bambini che hanno davvero bisogno di aiuto e che sperano di poter tornare il prima possibile nel loro Paese, lei è come se non si accorgesse dell'ondata di sbarchi clandestini dal Nordafrica. Nessuna iniziativa è stata prevista per fermare l'arrivo in Italia di migliaia di migranti economici irregolari, nonostante il sovraccarico delle strutture di accoglienza dovuto all'emergenza ucraina. Migranti ai quali siamo anche pronti a regalare il reddito di cittadinanza, come è emerso stamattina dall'indagine della procura di Crotone e della Guardia di finanza per un danno di oltre 500 mila euro. Con il miglioramento delle condizioni climatiche nel Mediterraneo sono tornate le carrette del mare e sono bastate solo 48 ore per riportare in condizioni di emergenza l'hotspot di Lampedusa, che ha una capienza massima di 250 persone; nelle ultime settimane, gli sbarchi sono arrivati fino ad oltre 800 migranti da Egitto, Siria, Sudan, Somalia, Niger ed Eritrea, mettendo a dura prova la macchina dell'assistenza. Anche le ONG preannunciano nuove richieste di porto sicuro all'Italia.

Lei, signor Ministro, da tempo ha rinunciato a svolgere in pieno il suo ruolo, le chiediamo se ha intenzione di assumere una qualunque iniziativa per porre freno ai clandestini che sbarcano illegalmente sulle nostre coste, altrimenti sinceramente fatichiamo a comprendere la sua ostinata permanenza in un ruolo tanto delicato, considerata l'emergenza della guerra in Ucraina che rende sempre più urgente e soprattutto non rinviabile nel suo complesso un nuovo modello di accoglienza in Italia.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. La pressione migratoria collegata ai flussi provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale costituisce un dato strutturale che trova le sue principali cause nelle condizioni di fragilità politiche, istituzionali, socio-economiche dei Paesi di origine e transito dei flussi. Si tratta di una situazione che ha origini e cause certamente diverse dalla situazione che stiamo ora affrontando per far fronte alla crisi umanitaria innescata dal conflitto russo-ucraino e, pertanto, gestita in una cornice emergenziale a livello nazionale ed europeo.

L'andamento dei movimenti migratori nell'area nordafricana, ancorché si registri dall'inizio del 2022 una lieve flessione rispetto all'analogo periodo dello scorso anno, risente della situazione di forte instabilità che sta interessando la Libia, accentuata notevolmente dalle conflittualità interne che connotano politicamente questa fase e che rendono estremamente complessa l'interlocuzione con le autorità di governo di quel Paese. Come più volte detto, la risposta all'immigrazione irregolare non può che essere frutto di una concertata azione dell'Unione europea capace di superare i nodi problematici dovuti alle diverse posizioni dei Paesi membri riguardo al governo del fenomeno migratorio. Ribadisco in questa prospettiva la necessità di mettere in campo iniziative politiche incisive dell'Unione europea per la realizzazione dei partenariati strategici con i Paesi del Nord Africa, a partire dalla Libia e dalla Tunisia, nell'ambito dei quali prevedere azioni per il contrasto al traffico dei migranti, controllo delle frontiere, collaborazioni in tema di rimpatri. Proprio a tale riguardo vorrei sottolineare come l'Italia stia continuando a lavorare fortemente anche su questo fronte con un'azione che già ha visto nei primi mesi del 2022 l'effettuazione di circa 850 rimpatri, resi possibili anche a seguito delle costanti interlocuzioni e conseguenti intese che abbiamo raggiunto con le autorità della Tunisia, che resta il Paese da cui si registra tuttora uno dei maggiori afflussi. L'attività del rimpatrio per coloro che non hanno titolo a rimanere sul nostro territorio è anche assai onerosa da un punto di vista operativo, in quanto ben più della metà delle operazioni è stata effettuata con l'impiego di personale della Polizia di Stato in servizio di scorta a bordo dei mezzi di trasporto utilizzati. Nella consapevolezza che Libia e Tunisia costituiscono oggi i Paesi principali da cui originano i flussi migratori che interessano la rotta del Mediterraneo centrale, ho concordato con la Commissaria Affari interni dell'Unione, Johansson, una nuova visita congiunta che effettueremo a breve, nel mese di maggio, anche per concretizzare le azioni e l'apporto finanziario collegato al partenariato strategico. Sempre in una visione strategica del tema migratorio, che non sia ristretta alla sola dimensione nazionale, il 3 giugno i rappresentanti dei cinque Paesi del Mediterraneo più esposti alla pressione migratoria su mio invito verranno in Italia per proseguire il dialogo finalizzato a definire la posizione comune da portare nei negoziati europei sul patto migrazione e asilo, una posizione che poi potrà essere rilanciata in occasione del Consiglio affari interni di giugno.

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Signor Presidente, noi siamo totalmente insoddisfatti dalla risposta del Ministro Lamorgese: un linguaggio tecnico, un linguaggio burocratico che nasconde un fallimento.

++++ti che, non appena le condizioni meteo lo consentono, ripartono gli sbarchi anche autonomi, anche i cosiddetti sbarchi fantasma che vanno ad affollare l'hotspot di Lampedusa che sistematicamente si ritrova sempre in sovraffollamento e, quindi, nella materiale impossibilità di svolgere il suo lavoro.

L'attuale guerra in Ucraina ci insegna a distinguere chi fugge da una guerra e chi no, e per questo è necessario rivedere il modello dell'accoglienza in Italia, per garantire un'accoglienza reale a chi è in regola con la giustizia, a chi è in regola nel rapporto con le istituzioni e quindi necessita di un sostegno.

Noi non abbiamo mai visto un suo reale tentativo non solo di fermare, ma anche solo di regolare i flussi migratori, anzi la sua trasferta in Tunisia in compagnia del Ministro Di Maio, l'anno scorso, costò svariati milioni e ancora oggi lei racconta di tentativi di interlocuzione con la Tunisia per provare ad arginare il fenomeno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tutto questo è francamente intollerabile e dimostra, ancora una volta, il fallimento delle sue politiche.

Le nostre città sono in allarme sicurezza, rave party, di cui lei si accorge solo quando finiscono, sbarchi incontrollati, e lei continua a dire che il blocco navale proposto da Fratelli d'Italia non è praticabile, eppure vediamo uomini e donne in divisa impegnati a controllare i green pass. La strategia di contenimento a livello europeo è fallita, lei non ha alcuna visione, non ha alcuna strategia per difendere l'Italia, è diventata la caricatura di questo Governo dei migliori. Fratelli d'Italia la invita a dimettersi e a liberare l'Italia da questo supplizio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Orientamenti circa l'attivazione di un tavolo di confronto ministeriale volto a garantire la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento del gruppo Pfizer a Catania – n. 3-02888)

PRESIDENTE. La deputata Rina De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02888 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Signor Presidente, signor Ministro, la multinazionale farmaceutica Pfizer ha annunciato il mancato rinnovo dei contratti per ben 210 dipendenti su un totale di 670. Il 7 febbraio ha trasmesso alle organizzazioni sindacali l'elenco dei 130 dipendenti a tempo indeterminato in esubero per i quali scadranno tra qualche giorno i termini di proroga concessi dal centro per l'impiego di Catania relativi alla procedura amministrativa per il licenziamento collettivo. Il sito di Catania, attivo dal 1960, è uno dei poli di eccellenza - l'altro è quello di Ascoli - nel panorama farmaceutico mondiale e la decisione dell'azienda impatta su un contesto socio-economico già fortemente depresso in un'area del Paese con un'economia fragile, che andrebbe rilanciata con investimenti strategici.

Le chiedo, signor Ministro, se intende accogliere la richiesta, formulata da sindacati e istituzioni locali, di aprire un tavolo di crisi nazionale, operando un supplemento di riflessione che le consenta di rivedere la sua precedente valutazione che assegnava alla vertenza una competenza regionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole De Lorenzo, con il question time viene descritta la situazione occupazionale dello stabilimento della Pfizer di Catania specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici. Com'è noto, infatti, nonostante la Pfizer sia un colosso farmaceutico, risulterebbe un piano di ridimensionamento dello stabilimento di Catania unitamente agli adeguamenti del personale che per la società sarebbero necessari alla luce del calo della domanda dei volumi produttivi dei citati farmaci con quelle caratteristiche.

Ciò premesso, voglio ricordare che quando mi sono insediato al Ministero dello Sviluppo economico ho cercato di mettere ordine nella gestione delle attività relative alle crisi aziendali sia dotando la struttura che gestisce le citate crisi con competenze professionali qualificate, al fine di favorire azioni di reindustrializzazione e di conversione dei siti, sia prevedendo un'apposita regolamentazione per la convocazione dei tavoli nazionali, disciplinati dalla direttiva del Ministero dello Sviluppo economico del 14 ottobre 2021, ove sono stati previsti requisiti stringenti, anche inerenti il numero dei lavoratori occupati. Ed è questo il motivo per cui non è stata una decisione ad hoc, ma è la normativa di carattere generale che fa ricadere questa fattispecie, appunto, nella dimensione regionale.

Su queste basi, la vertenza, fino ad oggi, come è stato anche di recente rappresentato dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, è stata seguita a livello locale, con la convocazione di un tavolo da parte della regione siciliana con tutti gli attori principali della vicenda. Condividendo l'attenzione rivolta a tale delicata vertenza, mi auguro e sono fiducioso che il tavolo di crisi aperto dalla regione Sicilia possa, in qualche modo, individuare le soluzioni più opportune, atte a salvaguardare e rilanciare il sito in parola, nonché a tutelare i lavoratori coinvolti. Laddove ciò non dovesse avvenire, rimane la massima disponibilità, insieme al Ministero del Lavoro e agli altri Ministeri coinvolti, per valutare le misure adeguate per la risoluzione della vertenza, anche nel quadro delle misure recentemente introdotte dalla legge di bilancio, che hanno implementato strumenti per la riqualificazione e la risoluzione delle crisi transitorie, con l'obiettivo di evitare l'interruzione strutturale dei rapporti di lavoro. Vorrei tranquillizzare anche l'onorevole interrogante rispetto all'attenzione che il Governo riserva esattamente alla zona di Catania, dove - lo vedremo a brevissimo - sono previsti investimenti strategici di portata nazionale e anche internazionale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Rina De Lorenzo.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la vicenda dei 130 lavoratori della Pfizer di Catania non può essere derubricata a questione regionale. È questione nazionale, perché l'assenza di un piano industriale di investimenti lascia presagire che gli esuberi siano soltanto l'inizio di un percorso di dismissione del sito siciliano e di disimpegno dell'azienda nel nostro Paese. È questione nazionale, perché lo sviluppo e la crescita del Mezzogiorno sono una priorità nazionale. La pandemia ci ha insegnato quanto siano fondamentali i siti industriali farmaceutici per garantire l'autonomia sanitaria nel nostro Paese, che non può rinunciare a siti così importanti. Occorre salvaguardare ad ogni costo i livelli occupazionali, in un'area del Mezzogiorno già fortemente segnata dalla disoccupazione e dall'abbandono da parte dei giovani, un'economia fragile, accompagnata dallo spopolamento giovanile, che impone l'adozione di politiche di riequilibrio territoriale, se si pensa che il tasso di occupazione al Sud è cresciuto quattro volte in meno rispetto al resto d'Italia. È necessario, quindi, un intervento della politica nazionale, per garantire investimenti e continuità alle attività della Pfizer, oltre al rilancio dell'azienda nel territorio nazionale. A nostro avviso, occorre attivare un tavolo di crisi nazionale, anche perché le caratteristiche della vertenza dei lavoratori di Catania rispondono ai criteri individuati nella direttiva, a cui lei ha fatto riferimento. A meno che non si voglia interpretare l'articolo 1 di quella direttiva, che contiene un elenco dei criteri, in maniera restrittiva, con la conseguenza che tutti i criteri debbano coesistere contemporaneamente, e non alternativamente. Io mi auguro, così come da lei auspicato, che il Ministero possa intervenire per risolvere definitivamente la crisi occupazionale dei lavoratori della Pfizer.

(Iniziative volte a salvaguardare il tessuto produttivo del Paese in relazione all'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia – n. 3-02889)

PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02889 (Vedi l'allegato A).

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Come sa, Ministro, l'aumento dei prezzi di materie prime ed energia, i cui effetti sono accresciuti enormemente per effetto della guerra in Ucraina, sta producendo conseguenze devastanti per il tessuto produttivo del Paese. Secondo i dati forniti da Confindustria, il 16 per cento delle imprese italiane ha ridotto o, addirittura, ha sospeso la produzione, mentre un altro 30 per cento potrebbe fare lo stesso, se la situazione dovesse degenerare anche con un eventuale blocco delle forniture di gas e petrolio russi. Questa situazione rischia di compromettere numerose filiere produttive.

Quindi, Ministro, le chiediamo quali iniziative intenda adottare a salvaguardia del tessuto produttivo del Paese, delle produzioni e dell'occupazione, al fine di scongiurare la compromissione di numerose filiere produttive, anche in considerazione del fatto che le misure adottate dal Governo non sono apparse sufficienti ad arginare la crisi.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente, grazie onorevole Vallascas. Il tema ovviamente alimenta preoccupazione crescente, anche in relazione al protrarsi della situazione di crisi e delle sue evoluzioni prospettiche.

Oltre ai rincari di energia e carburanti, dobbiamo registrare anche i rincari delle materie prime in generale, registrati sul mercato globale, che hanno avuto un impatto rilevante sui costi complessivi delle imprese nonché delle famiglie.

Il Governo è intervenuto ripetutamente per affrontare la situazione, in particolare nel settore dell'energia del gas. Ricordo: il decreto-legge n. 130 del 2021, che ha consentito di mitigare l'impatto dei rialzi, contenendo gli effetti dell'aumento dei prezzi all'ingrosso; l'istituzione del Fondo per il sostegno alla transizione industriale (articolo 1, comma 478, della legge di bilancio); il “decreto-legge Energia”, che ha stanziato ulteriori 8 miliardi per far fronte alle criticità evidenziate, di cui 5,5 miliardi destinati a far fronte al caro energia e la restante parte a sostegno delle filiere produttive; il “decreto Sostegni-ter”, che ha previsto ulteriori misure per le imprese energivore, come l'annullamento degli oneri di sistema e un credito d'imposta del 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica; il nuovo “decreto Energia” del 21 marzo 2022, che prevede numerose novità contro il caro bollette e la riduzione delle accise su benzina e gasolio, che eleva il limite ISEE per il bonus sociale e che prevede, per tutto il 2022, l'esenzione Irpef del bonus carburante riconosciuto alle imprese dipendenti.

Le misure fino ad ora previste, adottate nei limiti delle risorse disponibili, hanno rappresentato un intervento di natura emergenziale, che, però, in molte situazioni non sono sufficienti a compensare i rincari in atto. Tra queste situazioni, vi è sicuramente la posizione di quei soggetti che, pur non essendo formalmente energivori, per mancanza di alcuni requisiti della relativa categoria, hanno, tuttavia, un consumo energetico particolarmente elevato, con forte impatto percentuale del costo dell'energia sul costo di produzione. Proprio per questi soggetti si stanno studiando ulteriori misure compensative, di cui si discuterà in occasione della predisposizione dei nuovi provvedimenti legislativi emergenziali, che vedranno la luce nelle prossime settimane, immediatamente dopo l'approvazione del DEF da parte delle Camere.

Altri soggetti particolarmente incisi sono quelli che, oltre ad aver subìto l'aggravio di costi connessi al caro energia, hanno subito un notevole rincaro anche sul fronte dell'approvvigionamento delle materie prime. Si pensi, ad esempio, al settore della ceramica. Si tratta dei settori per i quali sono allo studio ulteriori specifiche misure, da realizzare nel quadro delle recenti aperture europee in tema di aiuti concessi alle crisi in atto, che dovranno intervenire non solo sul fronte dei costi dell'energia, ma anche su quello dell'approvvigionamento.

In conclusione, è specifico obiettivo del Governo porre in essere ogni misura idonea per salvaguardare il tessuto produttivo nazionale. A tal fine, come detto, anche a seguito dell'approvazione del Documento di economia e finanza 2022, verranno stanziate ulteriori risorse, dedicate a rifinanziare le misure temporanee finora introdotte e ad introdurne di nuove, anche per sostenere quei soggetti che finora non hanno potuto integralmente beneficiare degli interventi previsti dalla legislazione vigente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Vallascas.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Siamo dentro un'economia di guerra - è inutile negarlo -, senza che, per questo, al momento, il Governo voglia approntare vere misure straordinarie per contenere il rischio di tracollo di intere filiere produttive, contando che, con esse, ad essere inghiottiti dalla crisi saranno migliaia di posti di lavoro. È un fatto che non si può fingere non esista! Il rincaro delle materie prime e dei costi energetici è una bomba atomica, pronta a deflagrare su un Paese come il nostro, fragile e dipendente, a cui si unisce l'impatto delle sanzioni. Lo scambio commerciale Italia-Russia, nel 2021, valeva 21,7 miliardi. L'impatto della guerra - che non è quello dei condizionatori spenti o accesi - colpisce circa un milione di imprese artigiane e circa 5,3 milioni di addetti, per più della metà occupati in micro e piccole imprese. Non so se sia chiaro per tutti in cosa ciò si traduca: stiamo per recitare il requiem della nostra manifattura!

Nell'ultimo anno, queste imprese hanno sostenuto un maggior costo di 6,2 miliardi di euro per l'energia elettrica, rispetto alla media di nostri concorrenti francesi e tedeschi. Ogni giorno, i nostri imprenditori si alzano e si chiedono come sosterranno questi costi. Confesercenti ci dice che i piccoli esercizi rischiano un calo dell'occupazione di circa 270 mila posti di lavoro. L'inflazione, secondo l'ultima rilevazione dell'Istat, è attestata al 6,7 per cento su base annua. Questa è una scure sui bilanci delle famiglie! Non si può spacciare, come la soluzione, un accordo per aumentare le forniture di gas dall'Algeria, che si dovrebbe concretizzare solo nel 2023 o addirittura nel 2024! Questo Paese ha bisogno di risposte immediate e straordinarie, perché il rischio è che la combinazione di eventi come inflazione, disoccupazione e crollo dei consumi trascini il Paese in una depressione della nostra economia senza precedenti. Quindi, a voi il dovere di dare risposte o riconoscere che è meglio andare a casa!

(Iniziative di competenza per rivedere la recente disciplina in materia di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti – n. 3-02890)

PRESIDENTE. L'onorevole Sut ha facoltà di illustrare l'interrogazione Chiazzese ed altri n. 3-02890 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 22 del “decreto Energia”, votato oggi qui alla Camera, e il relativo DPCM, che definisce i nuovi criteri per l'ecobonus auto, citano esplicitamente l'incentivazione di auto non inquinanti, e sottolineo non inquinanti. Per definizione, un'auto non inquinante non deve avere emissioni nocive per l'ambiente, come lo sono il particolato e gli ossidi di azoto. Stesso discorso dovrebbe valere anche per le emissioni di CO2, sebbene non sia considerato inquinante, ma è un gas che contribuisce all'effetto serra. A conferma di quanto affermiamo, anche la direttiva (UE) 2019/1161 definisce per i veicoli puliti un limite di 50 grammi di CO2 per chilometro e non di 135, come lei ha inserito nel DPCM, signor Ministro.

Inoltre, rileviamo anche un'incongruenza, che molte associazioni le hanno evidenziato anche nelle ultime settimane: nel DPCM si incentivano auto elettriche con un prezzo di listino massimo pari a 35 mila euro, IVA esclusa. Si tratta di vetture spesso non idonee alla ricarica attraverso colonnine di tipo fast e ultrafast, che sono proprio le tipologie di colonnine che vengono incentivate grazie ai fondi del PNRR (la Missione n. 2).

Le chiediamo quindi, e mi avvio alla conclusione, quali siano le iniziative che intenda intraprendere, signor Ministro, per sanare queste incongruenze, e incentivare, in coerenza con gli obiettivi europei, solamente i veicoli non inquinanti, come lei ha inserito nel decreto-legge e nel DPCM.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, anche all'onorevole Sut, con cui c'è un fitto scambio di corrispondenza sul tema. Naturalmente, il decreto non è un decreto del Ministro dello Sviluppo economico, ma è un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dove c'è stato il concerto, faticosamente raggiunto, di quattro Ministeri. La finalità è quella di incentivare un settore in forte crisi, dando incentivi alla domanda e promuovendo il rinnovamento dell'attuale parco circolante tramite la sostituzione delle autovetture più inquinanti con mezzi caratterizzati da minore impatto ambientale e ridotte emissioni di anidride carbonica, in una fase temporale in cui il Paese sta affrontando difficoltà economiche anche legate all'attuale crisi internazionale e in cui la rete delle infrastrutture di ricarica elettrica è ancora in corso di implementazione.

Le misure proposte rappresentano la prima fase attuativa e gestoria del fondo per il settore automotive, che, rispetto a interventi previsti anche nel recente passato, si caratterizza per un'ottica pluriennale, nel quadro di una visuale programmatica del settore, anche con finalità di ricerca, sviluppo e di conversione verso le nuove tecnologie.

Il decreto ora firmato è solo il primo tassello, che si inserisce in un quadro più ampio e prevede misure che sono state tarate per essere, da un lato, operative nel più breve tempo possibile, tramite il rinvio ai vigenti provvedimenti attuativi, dall'altro, calibrate in modo da rendersi appetibili anche nell'attuale fase critica del mercato per una fascia quanto più ampia possibile di utenti, escludendo gli acquisti di auto di lusso o, comunque, dal costo elevato.

L'esistenza di un ammontare limitato di risorse per il 2022, in altre parole, ha imposto un razionale utilizzo delle stesse, privilegiando, da un lato, per l'anno in corso, l'incentivo alla domanda in ragione della possibilità di attuazione immediata, dall'altro, ha determinato le scelte sulle concrete misure con individuazione di tetti massimi per i prezzi di acquisto, che consente un utilizzo razionale delle risorse, spalmate su un più ampio numero di autovetture. Proprio in riscontro di uno dei quesiti degli interroganti, è in tal senso possibile osservare che il limite di 35 mila euro, IVA esclusa, sui prezzi di vendita delle auto elettriche per le quali è possibile fruire dell'incentivo ha lo scopo di ampliare quanto più possibile la platea degli acquirenti, nella consapevolezza che le risorse limitate impongono un loro utilizzo in via prioritaria per utenti che altrimenti non potrebbero accedere, per motivi economici, all'acquisto di questa tipologia di veicoli; utenti che sono i tipici acquirenti di vetture di classe media.

La previsione di un ammontare di incentivi inversamente proporzionale al quantitativo di emissioni di CO2 consente, d'altronde, di massimizzare la finalità ambientale nel quadro del principio della neutralità tecnologica, posto che anche i mezzi con motore endotermico di ultima generazione, prossimamente Euro 7, danno un effettivo e tangibile contributo all'attenuazione dell'impatto ambientale.

La scelta è stata, pertanto, quella di riservare incentivi fino a 5 mila euro per i veicoli elettrici e solo di 2 mila euro per i termici a basse emissioni. Si tratta di misure chiaramente pensate per spingere l'acquisto dell'elettrico, ma senza che nella fase iniziale tale tecnologia sia l'unica a poter beneficiare degli aiuti. Questa scelta avrebbe infatti portato una vasta platea di utenti a non optare per il cambio di autovettura, conservando quella attualmente in circolazione, anche se ad alto impatto ambientale.

Anche in ragione dell'attuale crisi energetica e delle difficoltà di approvvigionamento di alcune componenti, è d'altronde necessario che la transizione verso le nuove tecnologie sia graduale e che gli incentivi siano flessibili e idonei a modellarsi sulle esigenze che il mercato imporrà. Ciò significa che, nell'immediato futuro, potranno essere opportunamente rivalutate le soglie di accesso alle singole misure, sia dal punto di vista dei parametri di impatto ambientale sia in merito all'ammontare dei tetti massimi di spesa dei singoli contributi.

Proprio a tal fine, nel documento del Presidente del Consiglio dei Ministri recentemente sottoscritto, è espressamente previsto che, con successivo decreto, anche in ragione dell'andamento del mercato e dell'evoluzione tecnologica, possano essere ridefiniti i requisiti di accesso, oltre che l'ammontare e l'assegnazione delle singole misure.

In conclusione, ritengo che le scelte effettuate siano, nell'attuale contingenza, una valida risposta alle esigenze del mercato, assicurino la necessaria flessibilità, pongano come obiettivo quello del drastico abbattimento dell'inquinamento atmosferico, nel quadro del principio della neutralità tecnologica e considerando il reale impatto ambientale delle nuove motorizzazioni nel corso di tutta la vita del veicolo: fabbricazione, esercizio, dismissione e recupero dei materiali.

PRESIDENTE. L'onorevole Chiazzese ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, due minuti non bastano per elencare le criticità presenti nel suo decreto, come meglio lei ha specificato, nel vostro decreto, dato che ci sono anche altri Ministri coinvolti, anche il Presidente Draghi. Tanto per cominciare, c'è da dire che già la scelta di emanare un DPCM ha proprio il significato di esautorare il Parlamento che invece tanto bene aveva lavorato negli anni precedenti, anche con riferimento ai provvedimenti passati. In più, ha ignorato del tutto una mozione appena approvata alla Camera, qualche settimana fa, in cui impegnammo il Governo a indirizzare sempre di più verso la mobilità a zero emissioni, a discapito, invece, di una mobilità che ha emissioni inquinanti.

Ministro, con i Governi Conte, ai quali anche lei ha partecipato, avevamo messo veramente la marcia della transizione ecologica e adesso mi pare che invece lei stia facendo proprio un'inversione a U. Ahinoi, purtroppo sono convinto che anche lei si renderà conto del pessimo decreto che effettivamente avete sfornato e lo diranno le immatricolazioni.

Altre criticità: avete dimezzato gli incentivi per le auto elettriche, avete abbassato il limite di prezzo incentivabile per le auto elettriche a 35 mila euro più IVA, escludendo di fatto le auto che hanno anche un'autonomia più elevata e beneficiano di una ricarica ultraveloce. In più, e questo è un fatto gravissimo, non c'è alcun tipo di aiuto per chi installa punti di ricarica domestici e condominiali, la detrazione al 50 per cento, sconti in fattura, tutto finito.

Un altro paradosso è che le auto che stiamo incentivando non possono di fatto beneficiare della ricarica ultraveloce che in Italia si starà facendo grazie ai fondi del PNRR e grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle per quello che riguarda la ricarica in autostrada.

Invece per le auto termiche è stato aumentato l'incentivo, è stato aumentato anche il prezzo incentivabile, fingendo di ignorare, di fatto, che, tra 10 anni, queste auto non potranno più essere vendute in Europa.

Alla luce di tutto questo, faccio un appello qui al Governo e al Parlamento e veramente chiedo di potere rettificare, come lei ha detto, magari in corso d'opera, questo decreto ed indirizzare davvero le risorse verso una mobilità a zero emissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche in sede europea, per sostenere le imprese in relazione alle difficoltà connesse al reperimento delle materie prime – n. 3-02891)

PRESIDENTE. L'onorevole Camillo D'Alessandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02891 (Vedi l'allegato A).

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, lei sa bene che viviamo un tornante della storia che non avremmo immaginato neanche solo pochi mesi fa. Il combinato disposto della lunga crisi da COVID e della crisi ucraina, del conflitto in corso ha portato e sta portando a diversi effetti macroeconomici e microeconomici che attaccano il livello della competitività delle imprese.

In particolare, c'è un doppio binario che sta affliggendo il nostro Paese: da un lato, la scarsità delle materie prime e, dall'altro, l'aumento dei costi che viene praticato anche da aziende dello Stato, aziende a partecipazione dello Stato che dovrebbero, invece, intervenire a favore del sistema produttivo italiano e che, a loro volta, si trovano in difficoltà nel reperimento. Tutto questo si scarica addosso al sistema produttivo e attacca comparti che fanno per noi la differenza in economia, come l'automotive e la siderurgia: vi è il caso della Lamborghini, vi sono quelli in Val di Sangro, con il gruppo FCA. Insomma, vi sono molte situazioni dove la scarsa disponibilità di semiconduttori, di materiali e di chip sta bloccando interi comparti.

Noi chiediamo, Ministro, un suo intervento, per fare in modo che anche a livello europeo si possa dare subito una risposta al comparto produttivo che non può più aspettare

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole D'Alessandro, come è noto i componenti elettronici e i semiconduttori, i cosiddetti microchip, sono essenziali in moltissimi settori produttivi - telefonia, informatica, trasporti, macchinari industriale, difesa, eccetera - e la loro carenza ha un impatto trasversale sul sistema produttivo nazionale ed europeo.

La questione sollevata è strettamente connessa con la criticità afferente alla difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di materiale di base per la produzione industriale e con l'aumento globale dei prezzi degli stessi. Come ho già avuto modo di riferire, la crisi internazionale in corso sottolinea quanto sia pericoloso dipendere massivamente da approvvigionamenti esteri con riferimento a settori strategici per la continuità produttiva nazionale ed europea.

A tal fine, a livello nazionale, abbiamo aumentato la dotazione finanziaria dei contratti di sviluppo. Con la legge di bilancio sono stati assegnati a tali strumenti 450 milioni di euro. Tale dotazione è stata successivamente integrata con le risorse previste dal PNRR: 750 milioni di euro per progetti di investimento legati alla digitalizzazione, innovazione e competitività delle filiere del made in Italy e 1 miliardo di euro per rafforzare gli investimenti, anche in ricerca e innovazione, sulle principali filiere della transizione ecologica, favorendo anche i processi di riconversione industriale.

Stiamo parlando in totale di circa 2,2 miliardi di euro destinati dal Ministero dello Sviluppo economico al sostegno della competitività delle filiere industriali strategiche del Paese, che è tra le priorità indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'obiettivo è quello di realizzare almeno 40 nuovi progetti di investimento su tutto il territorio nazionale attraverso lo strumento agevolativo del contratto di sviluppo nei settori: automotive, microelettronica e semiconduttori, metallo ed elettromeccanica, chimico-farmaceutico, turismo, design, moda e arredo, agroindustria e tutela ambientale.

Sul fronte strategico, il MiSE sta interloquendo con tutte le associazioni di categoria e sta coordinando un tavolo sulle materie prime critiche per trovare soluzioni di medio periodo all'emergenza e soluzioni di lungo periodo alle dipendenze strategiche. Inoltre, il Ministero partecipa ai tavoli europei e internazionali per raccogliere best practice e condividere informazioni utili al tessuto produttivo italiano ed europeo.

A livello di Unione europea, ricordo, ancora una volta, il piano d'azione sulle materie prime critiche presentato dalla Commissione europea e progressivamente ampliato (lista in cui figurano i semiconduttori). In particolare, per queste forniture l'obiettivo è quello di creare una catena del valore europea e rendere le catene degli approvvigionamenti sicure e resilienti alle variabili del commercio mondiale.

Lo scorso 9 febbraio la Commissione europea ha presentato lo European Chips Act, costituito da un pacchetto di misure atte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, la resilienza e la leadership dell'Unione europea nelle tecnologie e nelle applicazioni di semiconduttori. Esso mira a raddoppiare la quota attuale di mercato mondiale dal 10 al 20 per cento entro il 2030. Saranno mobilitati oltre 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati tra fondi nuovi europei, fondi nazionali e fondi esistenti come Next Generation EU e Horizon Europe.

Un ulteriore strumento per realizzare l'obiettivo di una catena del valore europeo è rappresentato dagli importanti progetti di interesse comune europeo, i cosiddetti IPCEI.

Con il fondo IPCEI, in particolare, si sostiene l'attività di ricerca, sviluppo e innovazione in cinque settori tecnologici (chip efficienti sul piano energetico, semiconduttori di potenza, sensori intelligenti, attrezzatura ottica avanzata e materiali compositi) con l'obiettivo di sviluppare tecnologie e componenti microelettroniche innovative che possano essere trasferite alle industrie a valle. Grazie a questa iniziativa, la filiera nazionale della microelettronica ha beneficiato di uno stanziamento di oltre 700 milioni di euro.

Inoltre, il “decreto Energia” ha previsto un Fondo con una dotazione di 150 milioni di euro per l'anno 2022 e 500 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030 per promuovere attività di ricerca, sviluppo e innovazione sui microprocessori. In linea con la strategia europea, il nuovo Fondo si inserisce nel ventaglio di strumenti che il Ministero dello Sviluppo economico sta definendo per far fronte alla carenza dei semiconduttori in diversi settori, primo fra tutti quello automobilistico. Il Fondo si rivolgerà agli “investitori non solo stranieri ma già esistenti nel territorio nazionale, che dovranno essere competitivi e offrire componenti fondamentali non solo per l'automotive ma per tantissimi altri strumenti fondamentali”.

Nel quadro delle misure previste dal PNRR va annoverato, inoltre, uno specifico intervento a sostegno della filiera strategica della microelettronica. L'investimento, denominato “Innovazione e tecnologia della microelettronica” e posto nella titolarità del MEF, è destinato all'incremento della produzione di silicio e prevede la creazione di una capacità produttiva supplementare di almeno 374-400 substrati di carburo di silicio l'anno, con la creazione di almeno 700 nuovi posti di lavoro.

In conclusione, confermo l'altissima attenzione posta dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Governo nel suo complesso sulla problematica dell'approvvigionamento di componenti elettronici, semiconduttori e materie prime critiche e sulla conseguente necessità di sostenere le imprese italiane in questa delicata fase di crisi e transizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Librandi ha facoltà di replicare.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Ministro dello Sviluppo economico per la sua risposta. L'argomento è sempre quello, importantissimo. Il Paese sta vivendo una congiuntura economica molto complessa. Le nostre imprese ogni giorno devono affrontare i problemi legati all'instabilità dei mercati, ai rincari delle materie prime e alla scarsità di questi famosi componenti. Tuttavia, siamo rassicurati dalle sue parole, dall'attenzione e dalla consapevolezza del Governo, che è preparatissimo sull'argomento.

La risposta al COVID ha richiesto uno sforzo inedito da parte dell'Europa, con la sospensione delle regole di bilancio e la realizzazione del Recovery Fund. È chiaro a tutti che oggi occorre uno sforzo ancora più straordinario, altrimenti quanto fatto finora sarà vanificato e rischieremmo di ritrovarci nuovamente in recessione. Le scelte che compiremo nelle prossime settimane determineranno il futuro di imprese, famiglie, lavoratori e di un'intera generazione di europei e di italiani. La produzione nel nostro Paese è calata del 2,9 per cento, mentre in marzo, secondo Bankitalia, l'inflazione al consumo è arrivata al 7,5 per cento.

Come già detto, uno dei problemi più gravi è la crisi dei semiconduttori e dei componenti elettronici - abbiamo un'azienda importantissima, in Italia - che già da molti mesi affligge il sistema produttivo europeo, in particolari i settori tecnologicamente più avanzati. Centinaia di imprese si ritrovano oggi senza componenti, mentre anche le grandi aziende a capitale pubblico, italiane ed europee, che producono componenti stanno aumentando in maniera incontrollata i prezzi, che impattano sugli approvvigionamenti delle piccole e medie aziende. È auspicabile che in questa fase, all'interno di un pacchetto di interventi ampio e incisivo, concordato a livello europeo, le aziende di Stato della filiera dei componenti ricevano una particolare attenzione subito, per poter così calmierare i costi di produzione e, quindi, dare sollievo al tessuto produttivo. In tal modo metteremo al sicuro, come lei sa benissimo, tutto il sistema produttivo e migliaia di posti di lavoro.

(Iniziative volte a disciplinare l'utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nell'ambito dell'attività di impresa – n. 3-02892)

PRESIDENTE. L'onorevole Felice Maurizio D'Ettore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02892 (Vedi l'allegato A).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, non quest'ultimo intervento, ma altri, mi sembravano interventi non da parte di deputati della maggioranza. Quindi, da deputato di maggioranza condivido con lei le responsabilità.

In ordine al Programma strategico per l'intelligenza artificiale del 2022-2024, l'Italia ha preso degli impegni ben precisi anche con riguardo alla proposta di regolamento europeo in materia, che speriamo a breve possa disciplinare questo settore. Il settore dell'intelligenza artificiale, il mercato dell'intelligenza artificiale sta diventando ormai uno dei temi centrali anche delle politiche proprie del PNRR o, meglio, solo in parte, purtroppo. Sappiamo già che nei dispositivi sanitari, nel campo della giustizia e nel campo, in generale, dell'attività imprenditoriale questo mercato sta diventando centrale e ha bisogno di affidabilità, sicurezza certezza e disciplina normativa. Il futuro è già presente e su di esso bisogna intervenire. Per questo abbiamo proposto questa interrogazione, per sapere come il Governo e lei, signor Ministro, intendiate procedere.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente e grazie della solidarietà, onorevole D'Ettore. Lei ha posto il tema dell'intelligenza artificiale e dell'utilizzo della blockchain. Al riguardo, informo che, nell'ambito di competenza, con decreto ministeriale del 24 marzo, sono stati assegnati i primi finanziamenti al partenariato di imprese e centri di ricerca promosso nell'ambito dell'iniziativa Key Digital Technologies Joint Undertaking, di cui sono membri fondatori la Commissione europea, gli Stati membri associati, tra cui l'Italia e le associazioni di industriali europei. La finalità è sostenere e incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo, favorendo il trasferimento tecnologico di progetti innovativi verso il mondo dell'impresa, al fine di rafforzare l'autonomia strategica dell'Italia e dell'Unione europea nel settore dei componenti dei sistemi elettronici, dallo sviluppo di nuove tecnologie basate sull'intelligenza artificiale alla realizzazione di piattaforme di sensori innovativi.

Per contribuire allo sviluppo di un'industria forte e competitiva nel settore dei componenti dei sistemi elettronici il MiSE ha, quindi, destinato 10 milioni di euro al cofinanziamento dei progetti delle imprese italiane selezionate nei bandi pubblicati nel corso del 2021 Innovation Actions e Research Innovation Actions. Ancora, voglio ricordare che il Fondo per il trasferimento tecnologico ha l'obiettivo di sostenere e accelerare i processi di innovazione, crescita e ripartenza duratura del sistema produttivo nazionale, rafforzando i legami e le sinergie con il sistema della tecnologia e della ricerca applicata, attraverso un programma di sostegno al trasferimento tecnologico e al tessuto imprenditoriale operante nell'ambito dell'innovazione tecnologica. Come ho già avuto modo di sottolineare presso gli Stati Generali 2022 dell'Intelligenza Artificiale, il Governo ha finanziato complessivamente 15 progetti su intelligenza artificiale e blockchain, per 73 milioni di euro. A questi si affianca il fondo dedicato, da 45 milioni di euro. Infine, come correttamente ricorda l'onorevole D'Ettore, il Governo ha adottato il programma strategico per il settore che, tra il 2022 e il 2024, delinea 24 politiche da implementare nei prossimi tre anni per potenziare il sistema di intelligenza artificiale in Italia, attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca e programmi di sviluppo e applicazione dell'intelligenza artificiale.

Con riferimento al problema del rapporto tra intelligenza artificiale e impresa nonché quello di garantire equità, sicurezza, responsabilità e rispetto dei diritti fondamentali, si rappresenta che il problema sollevato è di interesse non solo italiano ma anche unionale e internazionale. Non a caso, tali quesiti fondamentali sono stati al centro dei lavori del Comitato ad hoc sull'intelligenza artificiale, organo intergovernativo istituito dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e incaricato di esaminare la fattibilità, in un quadro giuridico per lo sviluppo, la progettazione e l'applicazione dell'intelligenza artificiale, al quale poi è subentrato il Comitato sull'intelligenza artificiale.

Inoltre, l'Unione europea sta lavorando al quadro giuridico in materia; mi riferisco alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole armonizzate sull'intelligenza artificiale e modifica alcuni atti legislativi dell'Unione. La proposta di regolamento reca una serie di norme armonizzate applicabili alla progettazione, allo sviluppo e all'utilizzo di determinati sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio, così come restrizioni in relazione a determinati usi, tra i quali, in particolare, i sistemi di identificazione biometrica remota. La nuova disciplina mira a ridurre al minimo i rischi per la sicurezza e i diritti fondamentali che potrebbero essere generati dai sistemi di intelligenza artificiale, prima della loro immissione sul mercato dell'Unione europea. A tal fine, l'approccio della Commissione si basa su una piramide di rischio ascendente per le classifiche nell'ambito dell'intelligenza artificiale e una serie di casi di pratiche generali di impieghi specifici in determinati settori, cui la Commissione ricollega le rispettive misure di attenuazione o, addirittura, i divieti di alcune pratiche di intelligenza artificiale. L'Italia sta partecipando ai lavori sulla proposta di regolamento con il Ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Quando il regolamento in parola sarà approvato, entro il 2022, l'Italia si doterà di un sistema misto, che prevede modelli di certificazione compliance per i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio e modelli di autocertificazione e autovalutazione per i sistemi a basso rischio.

In conclusione, confermo che l'Italia sta partecipando attivamente ai lavori in corso presso gli organismi internazionali dell'Unione europea al fine di giungere a una regolamentazione dell'intelligenza artificiale nella direzione auspicata dall'onorevole D'Ettore.

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di replicare.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Mi dichiaro soddisfatto, Ministro, anche perché l'Italia si sta ponendo, anche grazie al suo Ministero e al Governo, all'avanguardia in questo settore e gli interventi per la competitività sono già iniziati,

Certamente si può fare di più. È noto, per esempio, per quanto riguarda i dispositivi sanitari, il problema della responsabilità: pensiamo ai pacemaker che funzionano a distanza, che fanno prognosi e diagnosi automatiche senza l'intervento dell'uomo. Mi riferisco al tema che la decisione umana sia implementata attraverso un elemento tecnico e automatico o, invece, sia sostituita, la decisione umana, dal sistema automatico, da un algoritmo anche predittivo, che può determinare scelte particolari e diverse da quelle che potrebbe fare l'uomo. Si tratta di temi centrali per la tutela dei diritti fondamentali, ma anche per la competitività e per il diritto d'impresa, che devono trovare una disciplina.

L'Italia, lei lo sa, Ministro, è sempre stata all'avanguardia anche sul piano giuridico: io credo che, rispetto alla normativa europea, l'intervento dell'Italia, anche dal punto di vista del quadro giuridico, possa essere molto importante, perché la dottrina e la giurisprudenza italiane in materia sono già avanzate e lei ha dimostrato questa estrema sensibilità al tema.

Al di là dei fondi, la parte della regolamentazione sarà necessaria e anche l'Italia si deve muovere in questo senso, lo stiamo facendo. Attenzione, l'intelligenza artificiale è il tema del futuro, con riguardo alla giustizia, ma anche a tutte le attività di impresa, in cui questo tema diverrà assolutamente centrale ed è ciò che già stanno facendo in molti altri Paesi. Abbiamo concorrenti come la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone: l'Europa non può restare indietro su questo settore, è il settore del futuro, non solo sui dispositivi sanitari che ho citato, ma su una quantità di elementi e di sistemi automatici che possono determinare la competitività delle imprese, la loro presenza o meno sul mercato globale. La lex mercatoria governa e a quella dobbiamo riferirci, sulla base di una tutela, di una protezione dei diritti fondamentali, in particolare, del nostro ordinamento costituzionale. Grazie, comunque, signor Ministro per la sua risposta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Battelli, Brescia, Casa, Cirielli, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gava, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Invernizzi, Magi, Mura, Nardi, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Romaniello, Andrea Romano, Rotta, Schullian, Scoma e Tateo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data odierna, i presidenti delle Commissioni giustizia e finanze hanno rappresentato l'esigenza, condivisa all'unanimità dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime, di posticipare al prossimo calendario, già a partire dalla settimana 2-6 maggio, l'inizio dell'esame in Assemblea dei seguenti progetti di legge, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori per martedì 19 aprile:

disegno di legge n. 3343, recante delega al Governo per la riforma fiscale. Tale rinvio è motivato dal permanere dell'esigenza - già rappresentata nella precedente richiesta di rinvio del 23 marzo scorso - di un approfondimento, sia per quanto attiene alle implicazioni politiche che al profilo tecnico, delle numerose proposte emendative ancora da trattare, sulle quali sono in corso interlocuzioni tra i gruppi con il Governo;

proposte di legge nn. 1780, 2298, 3129, in materia di tutela dei rapporti tra detenute madri e figli minori.

Come già comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dell'11 aprile scorso, faccio, inoltre, presente che, con lettera del 6 aprile scorso, la presidente della Commissione lavoro, acquisito l'assenso unanime dei gruppi presenti alla riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima, ha richiesto il rinvio ad altro calendario dell'esame in Assemblea delle proposte di legge nn. 1779 e 1782, in materia di controlli sul personale addetto al servizio di trasporto.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, pertanto, l'esame dei provvedimenti sopra citati non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste per la prossima settimana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fioramonti. Ne ha facoltà.

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Il mio intervento di oggi ha a che vedere con il fantomatico Tecnopolo del Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile. Questa è un'iniziativa che, quando ero al Governo di questo Paese come Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, approvammo nella legge di bilancio del 2019. È un'istituzione di ricerca di primissimo livello, che è stata approvata, che è stata finanziata e che deve avere sede a Taranto, una città che, in questi decenni, ha conosciuto un problema gigantesco dovuto a uno sviluppo industriale invasivo, distruttivo, lesivo dei diritti umani, dei diritti sociali e anche un impedimento a uno sviluppo industriale della città in altre direzioni rispetto a quelle legate all'acciaieria pesante.

La cosa più interessante - ed è per questo che, oggi, faccio questo intervento - è che il Tecnopolo del Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile, già approvato nel 2018, quindi Legge di bilancio 2019, già finanziato, ancora ad oggi non è stato eseguito, non è stato realizzato: prima mancava uno statuto - sto per concludere, Presidente -, si è, in qualche modo, perso moltissimo tempo nel realizzare tutti i vari passaggi, ma, ad oggi, manca ancora l'implementazione. Nonostante l'ex Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e i vari Ministeri di competenza abbiamo tutti detto che è un'idea bellissima, in una città che, in questi anni, non ha ricevuto altri contributi, ad oggi questa operazione manca, non esiste il Tecnopolo, nonostante sia stato finanziato si rischia di perdere i soldi, e comitati di cittadini della città di Taranto sono in mobilitazione per chiedere che il Governo batta un colpo.

Io mi auguro che questo possa essere il momento in cui il Governo del nostro Paese decida di dare esecuzione ad una cosa già approvata e già finanziata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Sabato scorso, a Ghilarza, ho partecipato alla manifestazione organizzata dal Coordinamento Sardegna centrale per la difesa della sanità pubblica. Tanti cittadini, associazioni e medici hanno portato la loro voce e ribadito la gravità della situazione: la sanità, in Sardegna, sta vivendo una crisi senza precedenti, crisi che oramai si aggrava ogni giorno ed alla quale non viene posto alcun rimedio.

Fra i tanti interventi è emerso che, qualche settimana fa, il sottosegretario per la Salute sia venuto in visita a Nuoro, dove ha affermato che non era al corrente di questa grave situazione. Allora, mi chiedo con grande rammarico: le numerose interrogazioni ministeriali, gli interventi in Aula, le richieste di ispezione, sia al Ministro che ai sottosegretari, che ho fatto in questi 4 anni di legislatura, a cosa sono serviti? È possibile che il nostro lavoro di parlamentari, che dovrebbe essere quello di portare le istanze del territorio, anche attraverso gli atti ispettivi, venga puntualmente calpestato? Mi chiedo: qualcuno del Ministero ha mai letto i miei atti? Alla riunione è stato detto che i politici locali non fanno nulla: nulla è la risposta che finora ho ottenuto dal Ministero, nulla è la risposta alle mie continue richieste.

Allora, oggi, Presidente, per suo tramite, vorrei ricordare nuovamente, sia al Ministro che ai sottosegretari, che, da anni, denuncio in Parlamento la situazione tragica che viviamo in Sardegna, che in Sardegna c'è una carenza di organico spaventosa che sta portando alla chiusura degli ospedali, che per fare una visita specialistica dobbiamo attendere anni, che mancano i medici di base in numerosi paesi e, soprattutto, in quelli delle zone interne, che soffrono sempre di più dello spopolamento.

Sempre per suo tramite, vorrei intanto ricordare che i cittadini non si curano con le promesse, con i comunicati stampa e con i lanci di agenzia. I sardi hanno bisogno di risposte concrete, di fatti, di azioni, hanno bisogno di medici e di assistenza sanitaria continua garantita, esattamente come sancito dalla Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roberto Rossini. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSINI (M5S). Grazie, Presidente. L'intervento sarà simile a quello della collega. Infatti, voglio portare all'attenzione dell'Aula e del Governo un problema grandissimo che affligge la nostra sanità: il nostro sistema sanitario soffre di una carenza molto grave di medici di prima assistenza, le cosiddette guardie mediche. Presidente, una situazione preoccupante e pericolosa. La guardia medica svolge un lavoro fondamentale, garantisce la continuità assistenziale sui territori, è il primo presidio di assistenza.

Presidente, nella mia provincia - Pesaro - siamo in piena emergenza. Nell'Area Vasta 1, sono stati chiusi diversi presidi di guardia medica: Cagli, Vallefoglia, Pesaro, Gabicce-Gradara, Mondavio, ora si è aggiunto il distretto di Fano e Mondolfo, dove, dal 1° marzo, siamo passati da 13 medici a 4, che a Fano, poi, riusciranno a garantire il servizio solo nei weekend; Mondolfo è stata proprio chiusa. Eppure, parliamo di un distretto che copre un'area di 82 chilometri quadrati, circa un bacino di 80 mila abitanti. Nel pesarese, è assegnato alla guardia medica circa il 20 per cento dei medici necessari per garantire il servizio di base.

Tutto ciò è inaccettabile, Presidente. Ma come si risolve una situazione così complessa? A livello strutturale, abbiamo bisogno di più medici: quindi, via il numero chiuso dalle facoltà di medicina e partiamo con un piano di assunzioni straordinario. Però, ci vorranno anni per formarli, quindi, nel frattempo, cosa facciamo? Nell'immediato, l'urgenza è trovare medici disposti a garantire il servizio: quindi, il Governo deve togliere le incompatibilità dei nostri medici in formazione e, magari, richiamare i medici in pensione, incentivandoli con una tassazione agevolata. Altrimenti, non ne usciamo, Presidente, è l'unico modo per tamponare l'emorragia.

Concludo, Presidente. So bene che la continuità assistenziale è garantita e gestita a livello regionale ed è strutturata a livello locale, ma le diverse interrogazioni presentate in regione da tutte le fazioni politiche non hanno sortito alcun effetto. Per questo motivo, sono in procinto di presentare un'interrogazione parlamentare al Ministro Speranza, per capire cosa ha intenzione di fare il Ministero della Salute.

Se c'è una cosa che abbiamo imparato dalla pandemia è che la salute viene prima di tutto: quindi, che la politica si comporti di conseguenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Il caro gasolio sta ancora attanagliando il mondo della pesca, e lo sta facendo in maniera più subdola. Infatti, se, da una parte, ci sono stati gli interventi del Governo per quanto riguarda, ad esempio, il Ministero, ciò che è stabilito all'interno dei vari decreti sul credito di imposta e lo sblocco da parte della Commissione europea di tutta la partita del FEAMPA, che potrà essere utilizzato per l'emergenza del caro energia, dall'altra parte, vi sono sicuramente delle speculazioni.

Naturalmente, non mettiamo in discussione l'onestà degli imprenditori che sono nel settore, come distributori di gasolio, nei vari porti italiani, ma sicuramente in questo momento il prezzo del gasolio - che doveva essere detassato da tutto e, quindi, pari solamente al costo del gasolio, della raffinazione, dello stoccaggio e via dicendo, con un delta che naturalmente è il guadagno – ha raggiunto cifre spropositate; cifre alte, cifre che cambiano da porto a porto, ma soprattutto cifre che cambiano di giorno in giorno, anche quando è stato già effettuato il carico da parte del distributore.

Questo intervento è volto proprio a sollecitare il Governo a dare la massima attenzione a questo argomento, perché? Perché il pescatore non può scegliere, come può fare un automobilista, la pompa di benzina dove il gasolio costa di meno. Ricordiamoci che molte volte nei porti è presente un distributore, massimo due, e quindi vi sono miglia e miglia di mare che ci separano da un'offerta migliore; quindi, miglia e miglia di consumi che naturalmente non possono essere affrontati con questi prezzi.

Con questo intervento, ringraziamo il Governo per i vari interventi che ci sono, ma che devono essere subito fruibili nelle tasche dei pescatori. Ricordiamoci, infatti, che sulla carta è bello tutto, ma dobbiamo trovare le risorse e farle arrivare immediatamente in tasca a un settore in difficoltà; e, poi, abbiamo il problema di garantire il controllo su eventuali speculazioni che ci possono essere nel settore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Il 9 aprile scorso è scomparso Riccardo Dalisi, architetto, designer, scultore, un artista direi di fama internazionale. Oggi voglio ricordarlo solennemente in quest'Aula, con le sue stesse parole: la creatività non ha limiti, non ha confini. Forse proprio queste parole, pronunciate da Riccardo Dalisi, in un momento storico così complesso, possono in qualche modo ispirarci e possono spingerci verso una dimensione fatta di poesia, di altruismo, di fantasia, ma soprattutto di decisione e di determinazione.

Manualità artigianale, materiali antichi, poesia, design povero con materiale legato a dei temi sempre molto attuali, come il riciclo, la decrescita e la eco-compatibilità. Riccardo Dalisi ci ha, in fondo, indicato un percorso che, attraverso l'arte, pone al centro inclusione e visione del futuro.

Attraverso proprio i progetti di inclusione e di formazione per l'inserimento lavorativo di rifugiati politici, ha promosso attività di artigianato che sono divenute concretamente opportunità di riscatto sociale, di emancipazione e di stabilità economica, restituendo peso e valore a parole come dignità, autonomia e competenza.

Riccardo Dalisi, Presidente, ci ha consegnato, lasciandoci, una testimonianza di bellezza e di impegno, ma soprattutto una grande espressione di umanità per la quale gli saremo perennemente grati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano; non è presente, si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis; non è presente, si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire per ricordare la scomparsa, avvenuta nella notte tra l'8 e il 9 aprile, a soli 68 anni, di Aldo Garzia, giornalista, saggista e scrittore stimato, uomo coltissimo, dotato di una profonda sensibilità. Firma storica de il manifesto, ha collaborato, tra l'altro, nelle redazioni di Pace e guerra e diretto le riviste Aprile, Paneacqua, Palomar, Quaderni di Portovenere e Terzogiornale. Ha fatto parte dell'Associazione stampa parlamentare e ha collaborato con l'agenzia Askanews. Sono famosi i suoi saggi sul marxismo, i suoi libri sulle vicende del comunismo democratico, su Cuba, Zapatero, Che Guevara, Ingmar Bergman. Dalle pagine de il manifesto ha raccontato, fino alla fine, il fuoco orribile della guerra in Ucraina e della degenerazione della Russia di Putin; a detta di tutti, analisi lucide e libere da preconcetti. È importante ricordarlo in quest'Aula, per valorizzare un professionista della stampa parlamentare dalle qualità politiche, morali e culturali non comuni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, su questo argomento sono già intervenuto due mesi fa, era all'inizio di una seduta, chiedendo al Governo di velocizzare la nomina del Commissario per le Olimpiadi di Milano-Cortina. Il Governo forse mi ha ascoltato, o forse lo doveva fare, e ha provveduto, dopo circa 20 giorni, alla nomina del Commissario per l'attuazione del programma di Milano-Cortina, però le cose vanno molto a rilento. La mia preoccupazione, caro Presidente, è che noi nel 2026 vedremo alcune opere fondamentali per il collegamento, soprattutto nella mia provincia, la provincia di Belluno, e quindi di Cortina, ancora da completare. Significa arrivare molto a rilento, con molta difficoltà, nei luoghi di gara, avere anche tempi lunghi di percorrenza, e, quindi, grossi disguidi. Speriamo che le opere olimpiche, come dice il presidente Malagò, vengano fatte, ma le opere di completamento fondamentali, 600 milioni di euro solo per il mio territorio, rischiano di saltare o, comunque, di essere solo parzialmente realizzate.

Allora, l'appello che rivolgo, molto brevemente, è sostenere il Commissario Sant'Andrea nella sua opera meritoria, sostenerlo soprattutto nel non creare vincoli, lacci, lacciuoli e difficoltà varie, e sostenerlo anche dal punto di vista delle risorse umane. Ma, soprattutto, l'appello che faccio è che queste grandi risorse, questi 600 milioni non vengano dispersi, magari in altre province e in altri territori, perché il nostro territorio, tra frane, tra problemi di Vaia, tra problemi di collegamenti vari, tra strade strette, che sono ancora originarie della Grande Guerra, ha grandissime difficoltà a collegarsi e ha bisogno di questi investimenti.

L'appello è cercare, in qualche maniera, di realizzare queste importanti opere, cercare di allocare le risorse, se non si possono fare queste opere indicate, in altri territori della mia provincia che hanno estremamente bisogno, ci sono vallate completamente tagliate fuori, ancora oggi, da frane che sono accadute 15-20 giorni fa, perché effettivamente è un territorio bellissimo il nostro, è una bella riserva indiana, tagliata fuori dal mondo.

PRESIDENTE. Prima di chiudere, permettetemi davvero di rivolgere un augurio di una buona Pasqua ai colleghi, alle colleghe, ai funzionari, agli assistenti e a tutto il personale della Camera. Speriamo di avere una Pasqua speciale, considerata la situazione che stiamo attraversando nel mondo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 19 aprile 2022 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura. (C. 2681​)

e delle abbinate proposte di legge: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ZANETTIN ed altri; ROSSELLO; BARTOLOZZI e PRESTIGIACOMO; DADONE; COLLETTI ed altri; DADONE; POLLASTRINI ed altri; SISTO e MULE'; ZANETTIN e COSTA; COSTA; COSTA. (C. 226​-227​-489​-976​-989​-1156​-1919​-1977​-2233​-2517​-2536​-2691​-3017​)

2. Discussione sulle linee generali della mozione Cillis ed altri n. 1-00609 concernente iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Biancofiore ed altri n. 1-00557 concernente iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

La seduta termina alle 16,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Del Barba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 10 il deputato Gastaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 la deputata Faro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 25 il deputato Villarosa ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 30 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3495-A/R - odg. n. 12 381 366 15 184 29 337 94 Resp.
2 Nominale odg 9/3495-A/R/13 377 370 7 186 34 336 94 Resp.
3 Nominale odg 9/3495-A/R/25 387 380 7 191 31 349 94 Resp.
4 Nominale odg 9/3495-A/R/32 396 393 3 197 390 3 94 Appr.
5 Nominale odg 9/3495-A/R/33 400 398 2 200 49 349 92 Resp.
6 Nominale odg 9/3495-A/R/40 rif. 407 406 1 204 403 3 92 Appr.
7 Nominale odg 9/3495-A/R/43 409 391 18 196 34 357 92 Resp.
8 Nominale odg 9/3495-A/R/44 404 401 3 201 45 356 92 Resp.
9 Nominale odg 9/3495-A/R/45 396 392 4 197 27 365 92 Resp.
10 Nominale odg 9/3495-A/R/47 404 403 1 202 49 354 92 Resp.
11 Nominale odg 9/3495-A/R/49 412 412 0 207 54 358 92 Resp.
12 Nominale odg 9/3495-A/R/50 415 412 3 207 393 19 92 Appr.
13 Nominale odg 9/3495-A/R/51 412 410 2 206 400 10 92 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/3495-A/R/52 408 405 3 203 52 353 91 Resp.
15 Nominale odg 9/3495-A/R/53 418 391 27 196 23 368 91 Resp.
16 Nominale odg 9/3495-A/R/54 413 410 3 206 18 392 91 Resp.
17 Nominale odg 9/3495-A/R/55 413 410 3 206 19 391 91 Resp.
18 Nominale odg 9/3495-A/R/56 422 418 4 210 21 397 91 Resp.
19 Nominale odg 9/3495-A/R/57 415 414 1 208 21 393 91 Resp.
20 Nominale odg 9/3495-A/R/58 416 411 5 206 18 393 91 Resp.
21 Nominale odg 9/3495-A/R/59 415 414 1 208 54 360 91 Resp.
22 Nominale odg 9/3495-A/R/76 412 398 14 200 36 362 91 Resp.
23 Nominale odg 9/3495-A/R/107 406 401 5 201 27 374 90 Resp.
24 Nominale odg 9/3495-A/R/113 397 394 3 198 27 367 90 Resp.
25 Nominale odg 9/3495-A/R/123 412 411 1 206 410 1 90 Appr.
26 Nominale odg 9/3495-A/R/126 rif. 409 406 3 204 404 2 90 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/3495-A/R/134 rif. 403 400 3 201 400 0 90 Appr.
28 Nominale odg 9/3495-A/R/37 rif. 398 393 5 197 378 15 90 Appr.
29 Nominale odg 9/3495-A/R/11 377 285 92 143 55 230 90 Resp.
30 Nominale Ddl 3495-A/R - voto finale 372 372 0 187 323 49 83 Appr.