XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 377 di mercoledì 22 luglio 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Businarolo, Davide Crippa, D'Uva, Delrio, Ferraresi, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Lorefice, Lupi, Maggioni, Molinari, Parolo, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione della proposta di legge: Corda ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (A.C. 875-A/R); e delle abbinate proposte di legge: Maria Tripodi ed altri; Pagani ed altri; Ferrari ed altri (A.C. 1060-1702-2330).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 875-A/R: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo; e delle abbinate proposte di legge nn. 1060-1702-2330.

Ricordo che nella seduta del 28 maggio 2019 l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 875-A, e che, a seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione Bilancio reca quattro condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, la deputata Alessandra Ermellino è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione. Avverto che fuori della seduta il deputato Deidda ha ritirato le proposte emendative 4.202, 4.0200, 11.210, 13.0210, 13.0211, 13.0212, 14.0210 e 14.0211.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sottosegretario, colleghi, riprendiamo a distanza di un anno, di più di un anno, la discussione su un progetto di legge abbastanza importante, molto sentito almeno all'interno delle Forze armate. Bisogna ricordarsi che all'epoca c'era un altro Governo, un altro Esecutivo, il PD era l'opposizione, come LeU, e Fratelli d'Italia era sempre all'opposizione. I sindacati militari all'interno delle Forze armate: un argomento che, ripeto, è molto importante, e bisogna ringraziare - lo faccio qui - tutti i componenti delle associazioni che si stanno creando e che stanno nascendo in questo periodo per la loro pazienza e per la loro collaborazione. Dico questo perché questo discorso è stato inquinato fin dall'inizio da una propaganda che ha portato polemiche, ha portato poi molte aspettative, troppe aspettative su un argomento che andava costruito tutti insieme, ma, soprattutto, che doveva vedere all'epoca il Ministero come parte che coinvolgeva tutte le parti delle Forze armate.

Dal primo degli ufficiali all'ultimo dei graduati dovevano essere messi in condizione di confrontarsi, conoscersi e capire come riformare quella che oggi è considerata un'istituzione obsoleta, come la rappresentanza militare. Invece cosa si è fatto? L'errore grande del MoVimento 5 Stelle è stato presentare un progetto di legge che forse andava bene quando erano opposizione, e gli ho sempre riconosciuto il merito di essere stati i primi a presentare una proposta di legge, ma non si sono resi conto che poi erano parte del Governo, erano facenti parte del Governo. Il Ministro Trenta decide di far nascere le associazioni, ma stranamente decide di non dargli nessun tipo di cappello legislativo, non gli mette sopra nessun tipo di agibilità. Fratelli d'Italia aveva chiesto di fare un decreto per consentirgli, almeno inizialmente, di poter lavorare con la Difesa, il modo di poter contrattare, il modo di poter agire. Tutto questo è stato rifiutato, nonostante si vedesse fin dall'inizio che questo progetto di legge aveva delle difficoltà ad avanzare; tant'è che in Commissione Difesa lo abbiamo da un anno e mezzo, da più di un anno e mezzo. Abbiamo avuto audizioni e tenete conto che le associazioni nate con questo progetto di legge, oggi, ma come all'epoca, sono tutte fortemente contrarie a questa proposta di legge perché gli era stato promesso altro. È questo il grande nodo centrale di questa discussione: se a delle associazioni prometti 100, quei 100 deve garantirli o, al massimo, dovevi avvertirli “attenzione, noi stiamo costruendo, abbiamo bisogno di tempo, abbiamo bisogno di prove, abbiamo bisogno di poter costruire qualcosa nel tempo, conoscere”, come ha fatto, forse, Fratelli d'Italia, che da posizioni che erano nettamente contrarie e diffidenti è arrivata a un momento di confronto. Abbiamo sempre partecipato lealmente a tutti i confronti di queste associazioni, a cui, ripeto, va il nostro ringraziamento, per studiare qual era lo strumento migliore per garantire la loro agibilità. Invece cosa succedeva? La propaganda parlava di associazioni che dovevano andare a riportare la meritocrazia dentro le Forze armate, come se oggi non ci fosse meritocrazia. Diceva che finalmente ci sarebbe stato il riscatto di chi era sottoposto alla cattiveria dei vertici; quindi, attenzione, una chiara accusa verso quello che era il sistema delle Forze armate, e non parlo delle associazioni, ma parlo di parti politiche, e quindi liberarle da questa schiavitù.

È ovvio che poi si è creato un clima, da parte dei vertici delle Forze armate ovviamente diffidenza, attacchi continui, si è messo contro rappresentanza militare attuale, il Cocer, contro le associazioni, quando non c'era bisogno di avere un clima così avvelenato. Ed ecco qual è il grande problema di questa proposta di legge che arriva bocciata da tutti, rappresentanza militare, associazioni militari, perché non sono state ascoltate o, come dicono, “non ci state dando quello strumento che ci avevate promesso”. Abbiamo cercato di migliorare il testo: va un ringraziamento al sottosegretario Calvisi perché è stato un artefice, è andato, anche informalmente, a parlare con ogni forza politica cercando di creare quel clima di condivisione che questo progetto di legge meritava.

Quindi, grazie sottosegretario; purtroppo ha ereditato una patata bollente che andava gestita in un altro modo. Ma c'è poi la responsabilità grande - mi rivolgo al PD e alle altre forze di maggioranza - che oggi chi si lamenta di questo progetto di legge accusa destra e sinistra di aver rovinato il progetto di legge dei 5 Stelle. Attenzione, maggioranza, perché vi state prendendo una responsabilità che gli stessi vostri alleati vi stanno dando. I responsabili non saranno chi ha avvelenato il clima dall'inizio promettendo 100, andando contro le Forze armate, andando contro la rappresentanza. Da un lato dicevano “voi dovete finalmente avere il diritto di entrare in merito ai trasferimenti, agli alloggi”; poi avevano il sottosegretario o addirittura il Ministro e non facevano niente su quegli argomenti. Allora, siccome non ci avete ascoltato all'epoca, non ci avete ascoltato all'inizio, e oggi sta arrivando un progetto di legge che viene contestato da tutti, prendetevi prima di tutto la responsabilità degli errori fatti in tutto questo lungo cammino, perché un po' di umiltà non sarebbe sicuramente stata male, sicuramente non sarebbe stato male abbassare i toni e non promettere 100, ma soprattutto non dire che i militari e i graduati erano abbandonati a loro stessi, quando voi avevate Ministero, Ministro ed eravate al Governo, siete ben in due Governi, perché poi il grande tema delle Forze armate sono le risorse che, come abbiamo visto nell'assestamento, non sono aumentate e rimangono le stesse criticità di anni e anni. In più voi non avete dato agibilità a quelle associazioni che avete fatto nascere grazie anche alla sentenza della Corte costituzionale.

Quindi, non avete ascoltato sul far nascere un decreto e, forse, in vista del prosieguo al Senato, questo sarebbe un suggerimento, dare agibilità e far convivere la rappresentanza militare con le stesse associazioni. Non sarebbe male far confrontare i vertici della Difesa con queste associazioni per capire come proseguire insieme, per capire quali sono le migliorie, perché sono state fatte solamente una audizione dei vertici, una audizione del Cocer e due audizioni delle associazioni maggiormente rappresentative, ma neanche, di cui non c'è traccia, perché, di una audizione della Commissione in cui tutto questo progetto di legge veniva bocciato, non ci sono risultanze perché, stranamente, non funzionava il meccanismo di registrazione. Fratelli d'Italia, quindi, non si mette contro le associazioni, ma denuncia un metodo sbagliato, denuncia un metodo che ha portato divisioni dentro le Forze armate, che ha portato a screditare le Forze armate, perché poi, se si parla del fatto che non c'è meritocrazia, che non c'è un clima sereno, creando scontri istituzionali fra rappresentanza militare e associazioni, tra vertici e associazioni, tra favorevoli e contrari a queste associazioni, ciò porta sicuramente un clima non sereno per fare una riforma che andrebbe fatta.

Quindi, concludo, Presidente. Sono stati bocciati e io ringrazio il sottosegretario, perché ha riconosciuto un merito di Fratelli d'Italia nell'inserire il tema dei distacchi sindacali, dei permessi sindacali, perché era una contraddizione autorizzare dei sindacati militari e non prevedere dei distacchi e dei permessi sindacali. Riconosciamo un miglioramento su quella che è l'autorizzazione, ma anche con riferimento a quella, sottosegretario, ci sono stati dei casi in cui le associazioni sindacali chiedevano l'autorizzazione al Ministero, alcune venivano autorizzate subito, altre avevano un iter molto più tortuoso; forse era meglio ascoltare Fratelli d'Italia che diceva che, forse, sarebbe bastato presentare una richiesta con tutti i documenti e, come avviene nella pubblica amministrazione, se entro 90 giorni non vengono esitate le pratiche, c'è un tacito assenso nell'attività e, solamente se ci sono delle storture nei documenti presentati, si intendono autorizzate, ma su quello ci avete ascoltato solo in parte. Avete ascoltato sui distacchi sindacali, sui permessi sindacali e per questo la ringraziamo.

Quindi, Fratelli d'Italia ha contribuito come ha potuto su questa materia, ma ricordiamoci, ripeto, che, quando si parla di Forze armate, con il sottosegretario Calvisi e questo tempo che è passato, un anno e mezzo dalla prima discussione generale, forse si è capito che è un tema che va preso con la delicatezza che serve e che, oggi, dopo l'approvazione alla Camera, poi vedremo l'iter al Senato, dobbiamo cominciare a lavorare per pacificare e mettere a confronto, ripeto, i vertici della Difesa con tutte le associazioni sindacali, perché ci deve essere confronto, non scontro, ci deve essere un confronto costruttivo. Bisogna smettere di pensare di avere la verità in tasca, bisogna pensare che, quando si è al Governo, non bisogna fare annunci, non bisogna fare post su Facebook di guerra e di battaglia, attaccare gli avversari politici, etichettandoli come al soldo dei capi di Stato maggiore, al soldo dei vertici militari, perché, poi, quella forza politica che è stata etichettata come al soldo dei capi di Stato maggiore è quella che è andata nelle caserme, è andata nelle Forze armate denunciando o - uso un altro termine, ho sbagliato - sottolineando quali erano le pecche che andavano corrette, con uno spirito di collaborazione a partire proprio dalla base dei militari, quindi con piena collaborazione, ma sempre con la collaborazione anche con i vertici. Dialogare sia con i vertici che con la base non è essere al soldo di qualcuno, è semplicemente voler collaborare con tutti per il bene delle Forze armate, perché ne hanno bisogno; invece, creare un clima quasi di rivoluzione francese ha creato solamente diffidenza sul tema, ha creato problemi. Qualcuno, forse, vi ha seguito, qualcuno che, poi, in segreto, voleva prendere il vostro posto, magari, nella prossima legislatura, nella Commissione difesa, il posto del presidente Rizzo. Perché, poi, Presidente, noi lavoriamo bene in Commissione, c'è un clima cordiale e di questo la ringrazio, ma deve ricordare sempre che anche fuori, quando si scrive su Facebook, quando si va a fare propaganda - non lo dico a lei, ma dico in generale, ovviamente -, bisogna sempre tenere dei toni che non facciano poi, al di fuori, lo ripeto, creare delle aspettative che sono sbagliate. Se non si è in grado di mantenere quello che si è promesso, poi si generano dei cortocircuiti, ed è quello che sta avvenendo. Ed è la cosa peggiore promettere e non mantenere, illudere di poter avere uno strumento che, poi, non sia in grado di consegnargli.

Quindi, il nuovo appello è quello anche - sottosegretario, pensateci - di creare una giornata in cui le associazioni si confrontano anche con i vertici per conoscersi, per confrontarsi. Voi dovete essere quelli che guidano questo processo, in cui c'è una conoscenza di quello che deve essere lo strumento. Rendetevi conto che la Commissione bilancio ha bocciato, ha espresso parere contrario su un emendamento di Fratelli d'Italia che diceva semplicemente che le associazioni possono usufruire degli spazi dentro alle caserme. Perché? Perché c'è un aggravio dei costi e manca la relazione tecnica. Cioè, noi impediamo a dei militari di utilizzare degli spazi, magari chiusi, delle Forze armate? E questo è il parere contrario della Commissione bilancio e l'aggravio dei costi? Ci sono delle contraddizioni, grosse contraddizioni, a volte, quando si parla di sindacati militari - da parte di chi prometteva dei sindacati militari - che balzano agli occhi di tutti.

Allora cerchiamo di ragionare, cerchiamo di costruire - sono contento che questo clima sia tornato - ma, soprattutto - faccio un appello -, non scaricate le colpe sull'opposizione, non dite “l'opposizione non ci ha permesso di attuare quello che era il nostro disegno”, perché prima eravate al Governo con la Lega, adesso siete al governo con il PD, con LEU, avete avuto un sottosegretario che è andato in giro per cercare di trovare una condivisione massima, allora, non scaricate le colpe sugli alleati, sull'opposizione. Noi, in Commissione difesa eravamo in due e adesso in tre, quindi non potevamo certo influire più di tanto, il passo in avanti l'abbiamo fatto: portare a far conoscere anche ai più contrari quello che è il buono delle associazioni sindacali, quelle che oggi stanno lavorando e che continuano a lavorare, che ci ascoltano e che sono state brave anche a isolare chi utilizzava questo strumento per attaccare tutta la politica e addossargli responsabilità che la politica non si deve prendere mentre c'era un dibattito.

Quindi, io vi invito a ragionare, a confrontarvi, a confrontarci e a cercare un modo per dare agibilità sempre maggiore alle associazioni sindacali, perché portano il confronto, ripeto, e tutto questo porta sicuramente molto bene alle Forze armate. Non si deve andare a dire che ci sarà riscatto dai vertici militari, non si dovrà dire che si dovrà finalmente tornare alla meritocrazia, perché, in ogni buona famiglia, ci sarà qualcosa che funziona bene e qualcosa che funziona male. Non dobbiamo fare nessun tipo di rivoluzione, ma dobbiamo solamente migliorare quello che c'è da cercare di migliorare. Quindi, ognuno si prenda la propria responsabilità su questo progetto di legge. Noi abbiamo cercato di lavorare molto onestamente, abbiamo avuto una posizione sempre coerente nel senso di avere un atteggiamento laico, né troppo spinto da una parte né dall'altra, cercare di mediare e trovare le soluzioni migliori. Su questo siamo contenti che il sottosegretario, ripeto, abbia preso delle parti buone, secondo noi non sufficientemente, di tutto quello che abbiamo proposto, però l'abbiamo fatto veramente con il cuore, perché quello che ci spinge è volere il bene delle Forze armate, cercare di dargli tutti quei diritti di cui hanno bisogno per poter funzionare, ma ricordare anche che le Forze armate sono una famiglia complessa, a partire da quelli che sono i capi di Stato maggiore fino all'ultimo graduato, e che, con riferimento al datore di lavoro, a volte, loro, si sono presi le colpe di quello che la politica gli assegnava. Quindi, la politica è il datore di lavoro, il Parlamento, il Presidente della Repubblica e di quello ci prendiamo bene la responsabilità. Non dobbiamo fare delle guerre dentro alle Forze armate, le Forze armate, ripeto, devono essere un patrimonio che rimane unito, una famiglia unita che marcia insieme e, se c'è qualche mela marcia, andrà sicuramente richiamata sia a livello alto, che a livello più basso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà. A lei la parola, deputato Ferrari.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io prendo la parola sul complesso degli emendamenti per svolgere un minimo di inquadramento della proposta di legge in esame, in quanto, come da lei riferito, Presidente, si tratta di una proposta di legge che ha visto il suo primo approdo in quest'Aula più di un anno fa e poi è stata rimandata in Commissione. Penso che sia un caso più unico che raro il fatto di avere un provvedimento che, tra il primo passaggio in Aula e il suo ritorno, vede trascorrere un anno di tempo e, per alcune parti, subisce profonde modifiche. Perché dico per alcune parti? Perché molto probabilmente per quelle parti per le quali era stato motivato il ritorno in Commissione la norma non è mutata ed invece ha subito cambiamenti in altre parti che non avevano visto e non avevano lamentato problematicità.

Dicevo, quindi, che questo provvedimento trae le proprie origini e le proprie motivazioni da una serie di pronunce e di sentenze di organi giurisdizionali, in primis, il TAR del Veneto e, successivamente, il Consiglio di Stato, che hanno sollevato una questione di legittimità costituzionale relativamente ad alcuni articoli del codice dell'ordinamento militare, in quanto in contrasto con una sentenza, una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo.

A seguito di questi rilievi da parte degli organi amministrativi, la Corte costituzionale ha emesso una sentenza, la n. 120 del 2018, con la quale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di un comma di un articolo del codice dell'ordinamento militare, nella parte in cui vietava la costituzione di associazioni a carattere sindacale all'interno delle Forze armate.

La pronuncia della Corte però basa il suo fondamento e trae spunto - ritenendo appunto che non fosse immediatamente applicabile, o totalmente applicabile, la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo nell'ordinamento nazionale - dal contrasto con l'articolo 117 della nostra Costituzione, ritenendo invece non fondati, e quindi ancora validi, i motivi per cui le censure costituzionali in una precedente sentenza della Corte non erano state ritenute ammissibili per quanto riguarda, nello specifico, uno degli elementi qualificanti dell'azione sindacale, che possono portare avanti persone sindacalizzate, e cioè il diritto di sciopero.

Il diritto di sciopero, quindi, è ribadito non essere esercitabile da parte del personale delle Forze armate e, conseguentemente, il lavoro e il tracciato che la Corte ha dettato al legislatore, rimandando appunto al legislatore l'onere di normare la materia, è stato appunto incanalato in questo binario.

Come dicevo, la Corte ha tracciato questi paletti: il paletto fondamentale è la non possibilità di esercitare il diritto di sciopero, e poi ha evidenziato anche la necessità che le associazioni a carattere sindacale all'interno delle Forze armate non compromettessero l'efficienza dello strumento militare. Ha anche trovato non censurabile il primo comma dell'articolo che ha avuto parzialmente la censura, che era quello che sottoponeva al preventivo vaglio da parte del Ministero della Difesa la costituzione di associazioni all'interno del mondo sindacale.

Ho ritenuto di dover fare questo inquadramento proprio perché la discussione generale sul provvedimento ha avuto luogo oramai molto tempo fa ed essendo materia specifica e complicata io capisco anche che sia particolarmente complesso e difficile da parte dei colleghi che non hanno approfondito la questione seguirne l'iter e poi anche quello che è l'esito finale, cioè il provvedimento che abbiamo in discussione quest'oggi.

Devo dire che il lavoro di Commissione, già con il primo passaggio e il primo approdo in quest'Aula, è stato particolarmente fecondo di mutamenti rispetto al primo testo, proprio perché si sono dovuti ascoltare ed accogliere numerosi interventi, sia sul fronte degli stati maggiori, sia sul fronte di coloro che attualmente esercitano il compito di rappresentare gli uomini e le donne delle nostre Forze armate e quindi della rappresentanza militare.

Oltre a ciò, naturalmente la Commissione ha provveduto ad ascoltare anche organi delle magistrature e dell'Avvocatura dello Stato, che hanno fornito i loro pareri e i loro contributi alla redazione del provvedimento.

Tutto ciò ha portato a quel primo provvedimento approdato un anno fa. Il ritorno in Commissione per un supplemento di audizioni e un supplemento di indagini non ha fruttato - penso nell'interesse soprattutto del partito di cui porta la prima firma questa proposta di legge - i risultati che auspicava e ha portato alla sollevazione da parte del mondo dell'associazionismo militare che nel corso di questo lasso di tempo si è via via costituito, in quanto un decreto del Ministro della Difesa di allora, il Ministro Trenta, ha consentito, anche nelle more dell'approvazione della norma, la costituzione - senza la possibilità comunque di operare e agire nella carne di quello che è il tessuto militare - di queste associazioni; associazioni che peraltro sono state anche esse ascoltate.

Dicevo che in questo momento c'è una sollevazione da parte di queste perché, nel momento in cui il dialogo che era stato avviato, anche a fronte di espressioni di appoggio e di sostegno a una determinata linea, non ha trovato riscontro nel dettato normativo, è logico che coloro che vengono illusi da una forza politica poi trovino sponda per poter intervenire e contrastare quello che è un provvedimento di legge che loro non ritengono assolutamente soddisfacente.

Come dicevo, questo inquadramento serviva per dare compiutezza e conoscenza a tutti coloro che non hanno analizzato questo provvedimento di legge. Mi addentro più nello specifico a inquadrare alcuni emendamenti che sono rimasti in essere dopo il passaggio in Commissione, presentati dal gruppo della Lega. Sono emendamenti che riteniamo possano andare a correggere e migliorare ulteriormente il testo, in alcune parti anche a ritornare sull'impianto che aveva visto il suo approdo lo scorso anno in quest'Aula; altri emendamenti sono meramente correttivi di modifiche che riteniamo non inserite nel contesto normativo generale.

Nello specifico, all'articolo 1, l'emendamento che è stato presentato riguarda una modifica proprio sull'intero corpo della proposta di legge; una modifica formale, che è però anche sostanziale e si riferisce alla modifica, che ha avuto corso appunto nel nuovo passaggio in Commissione, della definizione di “forze di polizia” rispetto a quelli che venivano precedentemente denominati “corpi di polizia”.

Uno potrebbe dire che i termini sono sinonimi, sono sostituibili. Ecco, dal nostro punto di vista, nel processo di elaborazione delle norme anche le parole che possono nel linguaggio comune assumere un significato simile rischiano di avere, invece, effetti negativi, effetti contrari. Uno su tutti l'abbiamo sperimentato durante il periodo di forzata chiusura con il termine “congiunto”, che giuridicamente non aveva alcuna definizione ed ha sollevato così tante perplessità, appunto, nell'inserimento in un testo di rango amministrativo. Ecco, dicevo, tornando alla definizione di forze di Polizia rispetto a Corpi di polizia, che noi abbiamo ritenuto e riteniamo più corretta la seconda definizione proprio perché la definizione dei Corpi di polizia è data dal testo base, dal testo unico relativo alle norme che riguardano le Forze armate e i Corpi di polizia a ordinamento militare, cioè il decreto legislativo n. 66 del 2010 e il relativo regolamento di attuazione. Proprio l'articolo 1, che detta le definizioni di applicazione del decreto legislativo citato, definisce quali Corpi di polizia la Guardia di finanza, nello specifico, a cui si riferisce, peraltro, il provvedimento di cui stiamo affrontando la discussione. Dicevo che la definizione, appunto, è data dal testo unico, dal codice dell'ordinamento militare, e non si capisce perché una definizione, che trova, appunto, la propria formulazione nel primo articolo di quello che è il testo unico della materia militare, non debba essere, invece, ripetuta in quella norma che vuole andare a introdurre l'associazionismo sindacale nelle Forze armate e che delega, peraltro, il Governo a integrare i principi della presente norma nel citato codice dell'ordinamento militare. Proprio perché si vuole evitare la confusione all'interno di quelle che sono le norme che regolano questo mondo, si è pensato utile - e, peraltro, anche intelligente - seguire la definizione che è data dal codice dell'ordinamento militare e, conseguentemente, proporre questo emendamento, questo emendamento che, come dicevo, esplica tutta la sua forza su tutto il provvedimento normativo. Noi, anche se poi ascolteremo i pareri relativi agli emendamenti da parte della relatrice e del Governo, auspichiamo che anche in quest'Aula ci sia un ultimo momento di resipiscenza e, quindi, di correzione di quello che è un atteggiamento che modestamente riteniamo sbagliato e ottuso, cioè il fatto di non andare a cogliere questi aspetti e queste sfumature. Per questi motivi, quindi, chiediamo un ulteriore sforzo da parte della maggioranza e del Governo, perché si possa considerare l'intero corpo degli emendamenti ancora oggetto di un possibile approfondimento e dibattito e, quindi, magari ripensare quelli che sono gli orientamenti che dal Comitato dei nove sono emersi in merito agli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Vedete colleghi, soffermandomi anche sul dibattito di stamani, io credo che bisogna riportare anche un po' di oggettività, al netto, insomma, della ideologia che ogni partito può avere. Noi non possiamo dimenticarci, rispetto anche al complesso degli emendamenti che ha ben sottolineato il collega Ferrari, che questo è un argomento molto complesso ma, soprattutto, che non era mai stato normato prima e credo che non sia una cosa di poco conto, perché normare una cosa che non c'era nel nostro ordinamento giuridico è evidente che ha una propria complessità. Poi, ho sentito anche, insomma, da chi mi ha preceduto, ma anche nel dibattito che abbiamo fatto in Commissione o nei dibattiti che avvengono anche fuori da quest'Aula a onor del vero, che si è parlato molto spesso di contrasti, di responsabilità. Vedete, colleghi, io, in quanto legislatore, non mi vergogno di assumermi una responsabilità politica, perché noi siamo eletti dai cittadini anche per questo. Occorre, anzi, assumere una responsabilità politica nei confronti di quelle Forze armate che ci tutelano, che sono il cuore della sicurezza del Paese e che non vanno solo lodate nei momenti, diciamo, di emergenza ma vanno aiutate - consentitemi - anche quando manifestano delle esigenze. Io, Presidente, vorrei sottolineare, anche per chi non avesse approfondito, diciamo, l'argomento, che l'Italia era uno dei pochi Paesi in Europa, se non addirittura l'unico, a non avere una legge che garantiva un giusto diritto alle nostre Forze armate. Poi, certo, tutto è perfettibile, tutto è migliorabile. Questo è un primo passo che noi ci accingiamo a fare oggi.

Si è anche detto - e lo ringrazio per questo, al collega Ferrari sempre per suo tramite, Presidente - che questa proposta di legge era in Commissione da un anno e mezzo, è venuta in Aula e c'è stato un ritorno, un approfondimento. Ma io, francamente, non vedo nulla di strano, anzi ho ritenuto utile questo ulteriore approfondimento, come ho ritenuto utile che, dopo un confronto serrato che abbiamo avuto e che ho avuto con i colleghi della maggioranza, si sia, diciamo, arrivati alla conclusione che forse in quello che diceva l'opposizione o che sosteneva addirittura la mia persona, con un emendamento riguardo alla giurisdizione, non c'era tutto quel cattivo che in una prima fase, insomma, si poteva evincere, anche perché - e mi accingo a concludere, Presidente, però era doveroso fare queste sottolineature - io credo che, appunto, il teatrino della politica sicuramente può esserci per tantissimi temi, ci si può dividere, si può, diciamo, essere contrari e ci si può anche scontrare con grande durezza, ed è anche il sale della democrazia per certi aspetti, ma oggi, cari colleghi, secondo me occorre volare più alto, perché si norma una cosa che non coinvolge noi; coinvolge il Paese e coinvolge le Forze armate e, quindi, io sono profondamente orgogliosa di essermi assunta, anche verso il Paese e verso le Forze armate, questa responsabilità con una delle abbinate all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi consenta di esprimere così qualche concetto prima di dare i pareri su questa proposta di legge che, comunque, ha avuto un iter abbastanza complesso e lungo, diciamo. Allora, noi presentammo la legge…

PRESIDENTE. Possiamo sistemare un attimo il microfono? Ecco, così andrà sicuramente meglio. Prego.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Come qualcuno ha già detto, questa è una proposta di legge che ha avuto un iter molto lungo, e anche complesso aggiungo io. Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo affrontato il tema già dalla scorsa legislatura, quando eravamo all'opposizione e ci tengo a dirlo, perché allora c'era un gran silenzio attorno all'argomento, nessuno ne parlava, sembrava non interessasse a nessuno. Poi ci sono state le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, poi è arrivato il Consiglio di Stato. Noi, ovviamente, già allora facemmo un lavoro importante di sensibilizzazione in tutto l'arco politico, ma anche a tutti coloro che erano interessati ovviamente alla materia, per portare avanti appunto questa grande riforma di una legge che comunque ormai è vecchia di quarant'anni e sappiamo benissimo che oggi vige l'istituto della rappresentanza militare, che è disciplinato da una legge vecchia.

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo, relatrice Corda, lei può fare un intervento però contenuto e comunque propedeutico all'espressione dei pareri, perché in questo momento l'Aula attende che lei dia i pareri sugli emendamenti all'articolo 1, prego.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Va benissimo, allora vado a concludere sul discorso degli emendamenti. Ecco, voglio solo dire che già su questo è stato fatto un lavoro incredibile, abbiamo lavorato tutti insieme, abbiamo recepito tante richieste, anche per quanto riguarda gli emendamenti già presentati e devo dire che oggi si sia addivenuti ad un testo che sia comunque condivisibile credo per tutto l'arco politico, ma anche all'esterno, nonostante le polemiche che sono state manifestate e che comunque ci stanno, vista l'importanza del provvedimento. Vado ad esprimere i pareri. Sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 rivolgo ai presentatori l'invito al ritiro, altrimenti esprimo parere contrario su tutti.

PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

La parola alla relatrice Corda per esprimere il parere della Commissione. Prego, se può alzarsi per cortesia.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Su tutti? Sono due.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Su tutti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

La parola alla relatrice, deputata Corda, per i pareri.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Sulle proposte emendative riferite all'articolo 3 la Commissione esprime invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.1 Deidda con il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che riguarda, come spiegavo prima, il fatto a cui abbiamo assistito un anno fa, alla grande rivoluzione per la quale si diceva: finalmente le Forze armate hanno i loro sindacati, finalmente la libertà sindacale delle Forze armate, e poi cosa si fa? I sindacati che si costituiscono devono chiedere l'autorizzazione al Ministero della Difesa che deve poi rispondere.

Ci sono stati alcuni casi, come ho già detto, in cui l'autorizzazione è stata data proprio in maniera veloce guarda caso poi ad associazioni che ovviamente erano entusiaste del MoVimento 5 Stelle e di quella riforma; altre associazioni che, invece, hanno aspettato un iter lunghissimo: ovviamente coincidenze, ci mancherebbe altro, sono coincidenze dovute alla burocrazia. Ma quello che noi semplicemente abbiamo chiesto è ciò che funziona e il modo in cui si agisce in ogni pubblica amministrazione: tu comunichi la nascita di una associazione, presenti i documenti richiesti dell'associazione con lo statuto, tutti i documenti e i requisiti che devi rispettare e ovviamente in quel senso incominci a strutturare e iniziare la tua attività. Il Ministero, quindi, esamina la pratica e ha tempo 60 o 90 giorni per dare un assenso. Se non dà l'assenso, come è capitato effettivamente, deve essere previsto il tacito assenso. Perché deve funzionare diversamente dalla pubblica amministrazione per pratiche burocratiche amministrative? Se poi manca qualche requisito, il Ministero può togliere il requisito o può far cessare l'attività dell'associazione, se ovviamente vengono violate le norme.

Ovviamente, bisogna fare un discorso a parte per la Guardia di Finanza perché qui entra anche il Ministero dell'Economia e delle finanze e poi, magari noi non lo abbiamo compreso, ma bisogna vedere quello che è il Ministero dei Trasporti per quanto riguarda la Guardia costiera.

Però, ci è sembrato ragionevole applicare quel procedimento e, vista l'enfasi con cui è stato accompagnato questo progetto di legge, ci sembra strano che chi prometteva libertà sindacali, prometteva mari e monti, poi davanti alla richiesta molto semplice di applicare gli stessi criteri della pubblica amministrazione si dica contrario.

Per questo motivo ripresentiamo l'emendamento, non l'abbiamo ritirato, anche se abbiamo ritirato gran parte degli emendamenti perché vogliamo agevolare il percorso, e quindi chiediamo il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Deidda, con parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.202 Ferrari.

Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Prego.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. L'emendamento in questione vuole andare a ripristinare una situazione che era normata già nella precedente formulazione del testo approdato in Aula e trova il suo fondamento nel dispositivo della sentenza della Corte Costituzionale, nello specifico riferito al punto 16, che rileva come l'articolo 1475, comma 1, del codice dell'ordinamento militare non sia stato oggetto di censura costituzionale e tracciava il solco a quella che sarebbe dovuta essere la procedura per il riconoscimento anche per le associazioni sindacali a carattere militare.

La sintesi era stata trovata in quella precedente formulazione, che invece è stata modificata nel nuovo testo in discussione quest'oggi. Diciamo che la procedura, così com'era stata definita, aveva anche trovato il sostegno dell'Avvocatura generale dello Stato, ed ha trovato successivamente l'appoggio - in audizione, naturalmente - anche da parte del Presidente emerito della Corte costituzionale. Illustro anche l'emendamento successivo, che è collegato, che riguarda la richiesta della verifica periodica del mantenimento di quei requisiti che abbiamo testé approvato con l'articolo 2 della proposta di legge, ovvero che le associazioni professionali a carattere militare garantiscano la terzietà, l'imparzialità e quell'efficienza dello strumento militare che anche la Corte ha richiamato come principi fondanti della proposta di legge e della sua sentenza, che devono essere sempre garantiti. Ecco perché ritengo e riteniamo che questi emendamenti siano nel solco della sentenza costituzionale ed andrebbero approvati.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.202 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.203 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice ad esprimere il parere.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, anche qui, invito al ritiro o parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.203 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice ad esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 5.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, anche qui, c'è l'invito al ritiro o parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 5.2 Deidda. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, quest'emendamento lo ritiro.

PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo allora all'emendamento successivo, 5.201 Ferrari, che chiede di parlare. A lei la parola, deputato Ferrari.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. L'emendamento in questione vuole ripristinare la formulazione dell'articolo 5, che regola le competenze delle associazioni sindacali nelle Forze armate. La formulazione che era stata pensata in origine era una formulazione - passatemi il termine - negativa, nel senso venivano elencate, e così sono nell'emendamento, le sole materie escluse dalla competenza della trattazione da parte delle associazioni sindacali nelle Forze armate, dando così la più ampia facoltà di intervento su tutte le altre materie che non erano puntualmente elencate nella legge, nella disposizione, ricalcando anche - sotto questo punto di vista - lo spunto che proviene dalla sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale. La scelta che, invece, è stata portata avanti dalla maggioranza è quella di invertire il concetto dell'emendamento, mettendo una elencazione puntuale delle materie di cui le associazioni sindacali potranno trattare, un'elencazione molto più lunga; mentre prima nella formulazione c'erano cinque materie per le quali era esclusa la competenza delle associazioni sindacali, adesso c'è un'elencazione molto più lunga e puntuale delle materie, creando il rischio, dal nostro punto di vista, di alimentare un possibile contenzioso da parte delle associazioni sindacali, che, magari, nelle sfumature della dizione della singola materia o delle pieghe che questa può consentire, potranno sollevare contenzioso perché vedranno giustamente limitata la propria azione di natura sindacale. Proprio per questo motivo pensavamo e pensiamo ancora che la formulazione, così come proposta nell'emendamento, sia la migliore da un punto di vista di eliminazione di possibili contenziosi e, dall'altro, sia anche la più favorevole in termini di trattazione di materie da parte delle associazioni sindacali neo-costituite. Riteniamo che il percorso che la maggioranza sta tracciando e sta percorrendo ricalchi un po' l'errore che si fece con l'approvazione della modifica del Titolo V della Costituzione, con un'elencazione puntuale di tante materie concorrenti che hanno alimentato a dismisura quello che è il processo legislativo tra regioni e Stato. Noi riteniamo che, invece, una formulazione, come avviene nei moderni Stati federali, di materie riservate in quel caso allo Stato e in questa materia riservate o la cui trattazione è vietata, da parte delle associazioni sindacali, sia la formula migliore per lasciare la più ampia agibilità alle associazioni sindacali ed evitare o ridurre al minimo il contenzioso. Per questo abbiamo insistito e riteniamo che questo emendamento sia davvero un emendamento di buonsenso e che potrà evitare la situazione di stallo che, invece, riteniamo si possa generare una volta che prenderà il via l'agibilità di queste associazioni sindacali.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento e pertanto passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.201 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.205 Maurizio Cattoi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.206 Paolo Russo, che chiede di parlare. Prego, ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Voglia considerare questo mio intervento e anche quelli successivi non interpreti del pensiero del mio gruppo, che anzi ringrazio per la cortesia e garanzia che mi consentono nell'esercitare il mio ruolo di parlamentare in piena e assoluta libertà anche su questo provvedimento. Propongo una soluzione di fondo su questa vicenda, che riguarda le competenze delle associazioni. E qual è la soluzione di fondo? È una soluzione di fondo che tende a mantenere inalterato il novero delle materie proscritte, ma provi piuttosto a definire una cornice un po' meno generica e dunque meno incline ad una interpretazione libera. Vorrei insomma, con questo emendamento, che si evitasse che la genericità alimentasse un giustificato o, secondo la considerazione, ingiustificato contenzioso nella confusione intrinseca fra le materie di presunta competenza; ragion per la quale mi permetto di sollecitare ad una valutazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.206 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.207 Maurizio Cattoi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 11,26)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario, su tutti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 Ferrari, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.201 Ferrari, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. La Commissione formula invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sull'emendamento 7.210 Deidda.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.210 Deidda, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,31)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Su tutti gli emendamenti invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.210 Deidda, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.201 Paolo Russo.

Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Intanto dobbiamo riscontrare la singolarità e l'apprezzamento per il lavoro che ha fatto la Commissione, per la singolarità, cosa abbastanza rara, che i pareri su tutti gli emendamenti sono tutti contrari, quindi vuol dire che il lavoro che la Commissione ha fatto è stato talmente efficace da cancellare anche qualunque possibilità emendativa in senso migliorativo; forse non sarà possibile migliorare questo testo.

Ma veniamo al dunque: qui ragioniamo di cariche elettive delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari. Ora, mi rivolgo a quanti hanno esperienza sindacale in questo Parlamento, a quanti hanno una sensibilità spiccata su questo fronte, ad ognuno dei parlamentari.

Non è eleggibile alle cariche associative un militare in servizio che abbia ottenuto una sanzione disciplinare di Stato: così recita la norma. In buona sostanza, noi costruiamo un percorso discriminatorio governato dall'alto, governato, evidentemente, da chi può avere - io sento di escluderlo - anche il desiderio di punire taluni rappresentanti sindacali che hanno una sensibilità più spiccata, che hanno forse un valore maggiore, che hanno un atteggiamento di maggiore intransigenza, per esempio.

Non sto parlando di questioni tanto lontane per chi conosce le dinamiche sindacali all'interno, per esempio, dei nostri comparti industriali, delle nostre attività ordinarie. Ragion per la quale mi sono permesso di presentare un emendamento che esclude questa preclusione, anche perché questa preclusione viola il principio della ragionevolezza, un principio che ha una sufficiente copertura costituzionale, ma, accanto al principio della ragionevolezza, vi è un principio che promana dal diritto europeo sulla proporzionalità stessa della misura. Entrambe queste indicazioni puntualizzano come sarebbe opportuno evitare una tagliola a monte, discriminatoria e pericolosa anche nelle dinamiche dei rapporti sindacali. E la domanda di fondo è: ma noi vogliamo che ci sia una associazione che abbia un profilo sindacale capace di rappresentare i diritti di quei lavoratori o vogliamo una finzione? O vogliamo una sorta di sindacato giallo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? È evidente che noi vogliamo costruire un percorso, immagino, condiviso, nel segno di quanto ci è stato indicato dalla Corte, dal Consiglio di Stato e quant'altro, ma con dei princìpi che rispettino i valori precipui del ruolo delle Forze armate, ma, in quel rispetto, si dia anche valore e dinamismo, se mi è consentito, al rapporto sindacale, che è fatto anche di un po' di vivacità, che è fatto anche dalla rappresentanza, che è fatto anche dalla forza, che è fatto anche dalla sensibilità, che è fatto anche da quella capacità, che è unica e che deve essere unica, del rappresentante sindacale.

Mi taccio subito, Presidente, facendo un'ultima riflessione. Vi è, in un'altra qualunque realtà sindacale, una preclusione del genere? Nemmeno nella forza di Polizia di Stato, in nessun'altra realtà sindacale vi è una preclusione del genere. Quindi, perché mantenerla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.201 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.202 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.7 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo ai colleghi presenti in Aula che è fatto obbligo di indossare la mascherina.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Grazie, Presidente. Abbiamo un invito al ritiro su tutti, altrimenti parere contrario, tranne che sull'emendamento 9.300 della Commissione e sugli emendamenti di recepimento delle condizioni della Commissione bilancio, su cui il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma l'acustica era pessima. Dovrebbe direzionare meglio il microfono verso di sé.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Allora, sono tutti contrari, ad esclusione di quello della Commissione, il 9.300, e di quello, invece, che riguarda il recepimento delle condizioni della Commissione bilancio, su cui il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, 9.300 della Commissione e 9.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.210 Deidda.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà. A lei la parola, deputato Deidda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, Fratelli d'Italia, fin dall'inizio, chiedeva che, nel testo proposto dalla maggioranza di allora, e poi da quella di adesso, venisse inserito, in un testo che parla di sindacati militari, il tema dei distacchi, dei permessi, dei permessi non retribuiti. Si tratta di un tema che il Ministro Trenta aveva giustificato dare al controllo parlamentare (doveva intervenire una legge parlamentare), ma, stranamente, chiedeva che i distacchi e i permessi sindacali venissero, poi, delegati al Governo in un successivo decreto. Grazie anche al lavoro con il sottosegretario Calvisi, abbiamo cercato di migliorare il testo dove possibile, però a me sembra una contraddizione che una forza politica - che ai militari diceva e prometteva: “finalmente avete il sindacato dei militari” - non preveda dei distacchi, dei permessi e, soprattutto, conceda la grande libertà di operare come associazione sindacale, ma dovendolo fare quando si è in ferie, chiedendo i permessi ordinari, a discapito della vita familiare e, soprattutto, a proprie spese. Qui si scontra la demagogia con cui è stato portato avanti questo provvedimento, la grande enfasi, anche falsa, con cui è stato portato avanti questo provvedimento, perché diciamo ai lavoratori, che rappresentano i propri colleghi: fatelo nel tempo privato come una normale associazione, quindi, non rappresentativa e non sindacale. E mi stupisco che le forze, che più si sono rifatte al sindacalismo, alla storia del sindacalismo, abbiano concepito che, poi, tale diritto sarà successivamente introdotto. Qui è previsto tre mesi, ma se noi prevediamo dei sindacati, dobbiamo cercare di dargli agibilità.

Qui vi è anche la questione dello scontro falso, incentivato da chi voleva dividere le Forze armate fra rappresentanza e sindacato - loro erano quelli privilegiati, mentre quelli della rappresentanza, falsamente dicevano, venivano accusati di approfittare dei distacchi - poi autorizziamo delle associazioni, dicendo che però lo devono fare nel tempo privato. Diciamo la verità: noi abbiamo voluto dare le gambe a queste associazioni - come è giusto - come era anche per la rappresentanza, perché onestamente chi rappresenta dei lavoratori, e in questo caso dei militari, deve avere la possibilità di viaggiare a Roma, di andare in giro per le caserme, perché le situazioni si conoscono solamente se c'è veramente la conoscenza dei luoghi e la conoscenza dei problemi e non stando attaccati a un computer; quindi c'è bisogno dei distacchi. Noi abbiamo mantenuto l'emendamento perché secondo noi è scritto meglio: mettiamo finalmente nero su bianco i diritti dei militari, perché è sacrosanto che siano rappresentati - e ringrazio anche i miei collaboratori, gli avvocati Poddesu e Porcu, che hanno scritto con me questo emendamento, insieme ai colleghi Galantino e Ferro e a tutto il gruppo di Fratelli d'Italia -, perché noi non siamo andati a promettere mari e monti, non siamo andati sui social a promettere diritti che non potevamo poi garantire, siamo andati a mettere nero su bianco quei diritti che sono sacrosanti: il diritto dei militari ad essere rappresentati, però dobbiamo dargli anche gli strumenti per essere rappresentati al meglio, perché non è possibile dire - e ripeto -: “Vi abbiamo promesso l'eleggibilità, ma non vi diamo gli strumenti per farlo, perché lo dovete fare a spese vostre e soprattutto nel tempo privato”. Sappiamo benissimo che è impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.300 della Commissione. Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Grazie, Presidente. Volevo spiegare brevemente il senso dell'emendamento della Commissione. Allora, le associazioni militari di carattere sindacale, disciplinate in questa legge, possono svolgere attività di contrattazione: questa avrà ad oggetto anche alcune prerogative sindacali, tra cui distacchi e permessi. Il senso di questo emendamento, volto a coordinare gli articoli 9 e 16, è che l'esito della contrattazione viene versato in un decreto del Ministro della Pubblica amministrazione, con cui viene anche fatto il riparto tra le varie associazioni del montante di distacchi e permessi; quindi, è un emendamento di coordinamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.300 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.201 Paolo Russo, che non vuole parlare. Anzi intende intervenire. A lei la parola. Ho visto un cenno negativo, invece era semplicemente un modo per farsi vedere.

PAOLO RUSSO (FI). Era uno sventolio.

PRESIDENTE. Prego, onorevole.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, se lei lo consente, proverò a intervenire su entrambi gli emendamenti, anche su quello successivo, per economia dei lavori d'Aula.

PRESIDENTE. Prego.

PAOLO RUSSO (FI). Questo emendamento prova a sopprimere un comma, il comma dei distacchi e delle aspettative sindacali. Perché prova a fare una cosa del genere? Perché la sensazione che ho, nel leggere questa norma, è quella di non agevolare e di non favorire una rappresentanza sindacale. Lo abbiamo visto con l'emendamento precedente, quello che per il quale, se il rappresentante sindacale non fa il bravo e non è buono nei confronti della controparte, magari viene sanzionato e quindi non può esercitare più la sua funzione di rappresentanza, qui viceversa una gincana: può farlo, ma il distacco non retribuito non può durare più di tre anni, non più di cinque volte - è complicato - e tra un distacco e l'altro per tre anni deve rientrare nelle proprie funzioni. La domanda che io faccio - mettiamo che fosse giusta questa gincana, questa girata, questa giostra - è : perché non la prevediamo per tutte le attività sindacali, in ogni comparto? Perché solo in quel comparto? Perché volete determinare una specificità per la quale questi sono rappresentanti sindacali, non di serie B, perché non offendo mai nessuno, ma sono rappresentanti sindacali atipici? È come dire che noi facciamo una grande norma che tutela il diritto sindacale, saremo all'avanguardia, tutto quello che volete, ma le rappresentanze sindacali devono essere sempre “sì, ma non troppo”, va bene, ma non del tutto; va bene, ma dovete fare tutta la gincana fino in fondo. E poi l'altro emendamento prevede una cosa semplice, prevede semplicemente che, quando nei diciotto mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma, il Governo adotta uno o più decreti legislativi, quale migliore condizione che prevedere che quei decreti legislativi in qualche modo siano, diciamo così, sentiti dalla controparte sindacale, sentiti, non approvati, ma sentiti dalla controparte sindacale? Ma, allora, guardate, io che non sono uno che ha storia di sindacato, vi chiedo: Qual è il ruolo e la funzione? Volete valorizzare questo ruolo, che diventa un'opportunità per il Paese e il sistema delle Forze armate, o volete conculcare e provare a costruire una sorta di fantoccio sindacale, che serve per coprire ciò che oggi viene fatto, talvolta male, talvolta bene, anche attraverso l'esercizio di un presunto sindacato? Io suggerirei di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.201 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.500 della Commissione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Io intervengo proprio per sottolineare come peraltro la posizione di questo emendamento, che è nell'ottica del contenimento della spesa della finanza pubblica dicendo che non ci devono essere maggiori oneri, però, come illustrava anche il collega Deidda nel proprio emendamento, di fatto sembra voler tarpare le ali alle nascenti associazioni sindacali a carattere militare, perché se nella norma ci stiamo dicendo che i distacchi sindacali, che sono, appunto, regolati da questo articolo, dovranno avere impatto neutro, ci si rende conto che si sta dicendo che l'attività sindacale dovrà essere fatta totalmente a spese e a carico delle associazioni e dei loro iscritti.

Ripeto: la ratio della norma ci sta, perché la legge non ha previsto coperture necessarie a dare l'agibilità necessaria alle associazioni sindacali e, quindi, la Commissione bilancio è stata costretta, al fine di poter consentire la prosecuzione dell'iter parlamentare di questa proposta di legge, ad apporre questa clausola. L'errore, quindi, non è tanto della Commissione bilancio, che chiede l'approvazione di questo emendamento, bensì della trascuratezza della maggioranza, che non ha previsto la copertura necessaria per dare agibilità alle associazioni sindacali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Per unirmi a quanto detto dal collega Ferrari e quanto detto anche dal nostro emendamento di Fratelli d'Italia. Alla fine, è un anno e mezzo e anche più che diciamo “viva le associazioni sindacali, finalmente sostituiremo quelli della rappresentanza militare che spendono un sacco di soldi che pesano sul bilancio della Difesa, ma facciamo la legge sui sindacati militari e poi vediamo che anche per i distacchi”, ma negli altri emendamenti anche per l'utilizzo di una semplice sala dentro le caserme la Commissione bilancio ci richiama perché non ci devono essere aggravi di spesa. Cioè, quindi, noi stiamo facendo nascere delle associazioni sindacali dei nostri militari, delle nostre Forze armate, cosa etichettata come grande rivoluzione che noi stiamo portando avanti, e mi ricordo tutti i titoloni dei giornali dell'allora Esecutivo del Ministro Trenta e con il MoVimento 5 Stelle che diceva: “Finalmente adesso arriva la rivoluzione”. Però, si sono dimenticati di dirgli che le associazioni le devono fare a spese loro, nel loro tempo privato, che le devono fare trascurando gli affetti familiari - e già hanno il problema dei ricongiungimenti familiari - e adesso sanno anche che trascureranno la famiglia nel tempo dovuto e poi si dice che non bisogna aggravare le spese dello Stato. Ma perché? L'associazione prenderà il posto della rappresentanza militare e, quindi, c'è un fondo stanziato per questo tipo di attività ed è giusto e doveroso che chi rappresenta i nostri militari abbia la possibilità di muoversi, abbia la possibilità di vedere sul luogo le caserme e lo debba fare nel tempo che viene sottratto sì al lavoro, ma si intende che ovviamente, per come conosco, queste persone devono avere la possibilità di vedere sul posto. Quindi, qui cade un altro mito di questa legge della propaganda: non si vogliono dare i distacchi effettivi sindacali né si vuole dare l'agibilità a queste associazioni, che saranno ovviamente azzoppate, ma si cancellano anche le accuse a quella rappresentanza militare che viene accusata di sperperare i soldi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.202 Paolo Russo.

Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Solamente per evidenziare e spiegare l'eventuale voto contrario sull'emendamento, in quanto - e poi, diciamo, rubo il ruolo alla relatrice e alla maggioranza e, in questo caso, al Governo - intervengo per spiegare il fatto, al collega Paolo Russo, che quanto lui prevede non è contrario alle nostre corde, ma è già previsto nel rigo sette del comma 15, nella procedura in cui si dice esplicitamente che i decreti legislativi devono essere adottati di concerto tra i vari Ministeri, previa acquisizione del parere del Consiglio di Stato e sentite le associazioni professionali a carattere militare. Quindi, è pleonastica l'aggiunta al comma 16.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.202 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice, deputata Corda, ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Su tutti gli emendamenti, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.3 Deidda, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

La parola alla relatrice, deputata Corda, per l'espressione dei pareri, prego.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Anche all'articolo 11, su tutti gli emendamenti invito al ritiro altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.201 Ferrari, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Do la parola alla relatrice Corda per l'espressione dei pareri, prego.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Sì, su tutti gli emendamenti invito al ritiro altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 Paolo Russo - che questa volta ha detto esplicitamente che non intende prendere la parola, quindi lo pongo in votazione - con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.202 Ferrari, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.203 Ferrari, con parere di contrario di Commissione e Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Il presente emendamento, così come altri che troveremo poi più avanti, vuole andare a introdurre, nel periodo transitorio appunto di costituzione e di prima agibilità delle associazioni sindacali, una percentuale, per quanto riguarda la rappresentatività delle associazioni stesse, inferiore a quella che la legge stabilisce come norma.

La ratio dell'emendamento è legata al fatto che, partendo come dire con una nuova tipologia di associazionismo, è necessario un periodo di rodaggio per le associazioni stesse e che queste, per poter essere rappresentative, debbano appunto raccogliere un considerevole numero di iscritti. Proprio in ragione di questo avvio, che solitamente è difficoltoso, abbiamo pensato di presentare in questo, come in alcuni emendamenti successivi, una riduzione percentuale, per un primo triennio appunto, delle percentuali necessarie richieste per l'effettiva rappresentatività.

Anche questo emendamento va nell'ottica sì di normare la situazione, come dire, delicata del mondo dell'associazionismo sindacale nelle Forze armate, ma anche di garantire - com'era nel ragionamento della disposizione finanziaria che il Governo pare non aver voluto trovare - e in questo senso agevolare la nascita e la formazione delle associazioni che poi, a regime, dovrebbero garantire una rappresentatività maggiore, così come è prevista nella norma.

Ci sembra un emendamento non solo di buonsenso, ma anche che va nell'ottica della agevolazione della partecipazione, non capiamo perché non possa e non debba essere accolto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.203 Ferrari, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Mentre espletiamo le procedure di votazione, ricordo che tutti gli articoli aggiuntivi al 13 sono stati ritirati, quindi passeremo, subito dopo la chiusura della votazione, all'articolo 14.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 875-A/R e abbinate)

Passiamo, come preannunciato, direttamente all'articolo 14. La parola alla relatrice, deputata Corda, per l'espressione dei pareri. Prego.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Su tutti gli emendamenti invito al ritiro o contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.200 Paolo Russo, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.201 Ferrari, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.203 Deidda, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo che stiamo votando l'intero articolo. I deputati davanti a me parlottano da un po': non li ho richiamati prima, vorrei che cortesemente prendessero posizione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 14.0212 Deidda, con parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'articolo 15. La parola alla relatrice, deputata Corda, per l'espressione dei pareri.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Invito al ritiro su tutti gli emendamenti o, altrimenti, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 15.210 Deidda.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Ma questi emendamenti ancora una volta servono per smentire quella che è stata la propaganda. Perché ditemi i motivi per cui essere contro emendamenti che regolamentano in maniera dettagliata quella che può essere l'attività e la pubblicità di essa fatta dai cosiddetti componenti dell'associazione. Quindi tu regolamenti il permesso di avere rapporti con la stampa, l'utilizzo dei social network perché è una materia così delicata all'interno delle Forze armate che per forza deve essere regolamentata in maniera precisa e dettagliata perché non ci devono essere discrezionalità. Quindi ponendo nella norma tale regolamentazione, noi abbiamo cercato e rivendichiamo di aver cercato con tutte le forze di contribuire a migliorare il testo da una posizione che era inizialmente, ripeto, da parte di alcuni nostri esponenti di diffidenza e contrarietà. Ma, mentre c'era chi prometteva mari e monti a questi componenti delle associazioni sindacali, poi ci si va a scontrare con una proposta di legge che lascia troppa discrezionalità e non dà strumenti a questi componenti per agire in totale e sincera tranquillità. Infatti se non si regolamenta l'utilizzo di Facebook e l'utilizzo dei social network, capita, com'è capitato, che qualcuno (per fortuna pochi) travisi il ruolo del sindacato militare attaccando tutte e tutti, attaccando e sproloquiando anche nei social network e poi, invece, c'è stato anche chi in buona fede, la maggior parte delle associazioni sindacali, magari sia stato anche richiamato, non essendo oltretutto tutelato in questo periodo nella propria funzione, semplicemente per un post su Facebook. Dobbiamo evitare questo, dobbiamo quindi normare la trasparenza e non si capisce quale sia il motivo di essere contrari a inserire questa regolamentazione, se non perché si vuole limitare l'attività delle neonate associazioni sindacali. Quindi, da una parte, c'era chi diceva: vi daremo mari e monti e sarete i sindacalisti neomoderni, finalmente la libertà del mondo sindacale e poi invece non si da la possibilità di avere regole chiare sulla proprie attività. Fratelli d'Italia ancora una volta si è fatta portatrice di questa istanza con emendamenti chiari e precisi che toccavano tutti gli aspetti e, invece, poi la maggioranza li ha bocciati. Come diceva il collega Russo prima - lo cito - stranamente tutti gli emendamenti sono stati bocciati. Sì, effettivamente c'è stato questo strano comportamento per il quale c'è stata la massima condivisione, ma poi se qualcuno propone qualcosa di buon senso, siccome è dell'opposizione - ed è quello che voleva rallentare addirittura i lavori del progetto di legge - si dimostra che invece semplicemente c'è una forza politica che vuole mettere il cappello su questa iniziativa, che effettivamente poi stranamente è stata bocciata da tutti, sia da quelli che erano la vecchia rappresentanza sia da quella della nuova.

L'altro emendamento e poi ci tornerò (ma non c'è bisogno, intervengo adesso) riguarda l'utilizzo degli spazi nelle caserme. Ma che male c'è a consentire l'utilizzo degli spazi nelle caserme e nelle basi? A volte ce ne sono così tanti di spazi vuoti tali da poter garantire un momento di assemblea.

Ci sono Corpi dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dei Carabinieri, della Guardia di finanza che vivono dentro le caserme, vivono dentro le basi, e cosa c'è di meglio per fare le assemblee? Beh, viene bocciato anche quest'emendamento, e i militari non possono utilizzare gli spazi gratuitamente o non possono utilizzare gli spazi delle caserme. Perché non normare anche quello? Questa legge è piena di contraddizioni, dovute comunque a una demagogia con cui l'accompagnate e poi non si danno effettivamente i diritti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.211 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.2 Deidda, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito la relatrice ad esprimere i pareri.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 16.500, di recepimento delle condizioni della Commissione Bilancio, e parere contrario, invece, sul 16.210 Deidda.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 16.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Ritira l'emendamento 16.210, ma dobbiamo comunque prima procedere alla votazione del 16.500. Non ci sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'emendamento 16.210 Deidda, per il quale il deputato Deidda poco fa ci ha anticipato il ritiro, che è confermato. Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 16.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, su tutti gli emendamenti, invito al ritiro altrimenti parere contrario, ad esclusione del 17.300, della Commissione, su cui il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sottosegretario Calvisi?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo all'emendamento 17.202 Ermellino, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO). Presidente, intervengo solo per illustrare brevemente, come diceva prima giustamente la collega Corda, le giravolte che si sono fatte durante il percorso, l'iter di questa proposta di legge, tanto che non più di un anno fa, addirittura, su questo punto in particolare, si è espresso proprio il Ministro Di Maio relativamente alla volontà di accelerare e di tenere il punto fermo sulla giurisdizione relativa al giudice del lavoro piuttosto che al giudice amministrativo. Questo, fra parentesi, nel frattempo si è concretizzato in un primo esempio di quanto già accaduto a Palermo, in cui, relativamente ad un caso di condotta antisindacale ad esprimersi è stato proprio il giudice del lavoro. Questo mi porta a riflettere sulla fretta e, fra l'altro, la chiusura - questo è l'unico termine che riesco ad attribuire - alla volontà di non dialogare, e non soltanto con le parti, perché devo riconoscere che sostanzialmente l'unico punto raggiunto è stato quello di mettere sostanzialmente in disaccordo tutte le parti.

Quindi, chiedo di riflettere bene, quantomeno su questo punto e sulla coerenza, che ormai è diventata soltanto una parola vuota.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, anche per un chiarimento: l'eventuale non approvazione di questo emendamento preclude il mio successivo o no?

PRESIDENTE. La risposta è negativa, non preclude il successivo.

PAOLO RUSSO (FI). Quindi, intervengo sul mio emendamento, quello successivo. Mi perdoni.

PRESIDENTE. Come preferisce. Ha chiesto di parlare il deputato Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). Grazie, Presidente. Io parto proprio dal termine coerenza, quello che la collega Ermellino poc'anzi ha evidenziato, perché, se di coerenza si deve parlare, la collega Ermellino, che conosce bene l'iter del provvedimento, sa bene cosa è successo in Commissione e come il testo sia il derivato di una mediazione. Lei stessa ha votato l'articolo 17 così, nella formulazione avanzata dal MoVimento 5 Stelle, sia nella precedente composizione del Governo, sia nella successiva composizione con la nuova maggioranza. Sa bene qual era la posizione del MoVimento 5 Stelle, posizione che è rimasta immutata nel corso dell'intero iter in Commissione, fino all'ultimo momento. Sa bene che il MoVimento 5 Stelle avrebbe preferito che la giurisdizione fosse rimasta nelle competenze della magistratura del lavoro, ma è un testo di mediazione e nessuna forza politica, oltre al MoVimento 5 Stelle, avrebbe appoggiato quella giurisdizione. Pertanto, siamo intervenuti a normare in un ambito inedito, in un ambito del tutto nuovo per la difesa, scegliendo, di comune accordo e condivisione, ovviamente con tutte le forze politiche, di adottare la giurisdizione amministrativa, giurisdizione alla quale già i militari ricorrono per la tutela dei propri diritti individuali.

Abbiamo scelto la giurisdizione amministrativa, per evitare una eccessiva frammentazione delle decisioni sul territorio nazionale, ma abbiamo scelto la giurisdizione amministrativa nelle forme del rito abbreviato, che più è confacente e più si presta alle esigenze del mondo militare, per la sua celerità nella trattazione e per la possibilità anche di ricorrere all'applicazione di misure cautelari, sia da parte del tribunale amministrativo regionale interessato in prima istanza, sia del Consiglio di Stato, laddove ricorrano, appunto, le gravi ragioni di necessità ed urgenza.

Per cui, se di coerenza si deve parlare, la coerenza deve essere manifestata fino in fondo, e non basta un cambio di gruppo per cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Mi tocca, in principio di questo intervento, fare una piccola precisazione. Finché abbiamo avuto una rappresentanza in Commissione difesa, in tutte le sedi in cui ho potuto partecipare, il mio gruppo ha sempre sostenuto questa posizione. L'abbiamo espressa e, all'inizio della discussione sul procedimento, nella prima parte di questa legislatura, prima che ritornasse in Aula, abbiamo anche fatto una battaglia comune con i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che, poi, come ci ha ricordato ora qui il collega Aresta, hanno scelto la strada di una mediazione con il resto delle forze politiche.

Fatta questa precisazione, vorrei entrare un attimo nel merito, se me lo consente, del provvedimento in generale, per spiegare qual è la ratio anche di questo emendamento. Nello specifico intervengo adesso, per dire che il nostro gruppo voterà favorevolmente a tutti e tre gli emendamenti che sono stati presentati su questo terreno: quello della collega Ermellino, quello del collega Paolo Russo e quello a prima firma mia.

Noi arriviamo a regolare la materia della sindacalizzazione delle Forze armate - vorrei dirlo - in un momento storico particolare, nel senso che ci arriviamo, non semplicemente per un impulso della politica, ma ci arriviamo a seguito di una sentenza della Corte costituzionale. Prima osservazione: la politica anche questa volta arriva dopo la giurisprudenza.

Siamo arrivati, quindi, tardi. Il rischio che, però, corriamo oggi è che, non solo arriviamo tardi, ma addirittura torniamo indietro, rispetto ai passi avanti che ha fatto la giurisprudenza. Perché dico questo? Perché a seguito della sentenza della Corte costituzionale - chiederei ai colleghi di fare molta attenzione a questo passaggio - il mese scorso, quindi prima che si decidesse che questa proposta così arrivasse in Aula, il tribunale di Palermo, nella sua funzione di giudice del lavoro, ha emanato una sentenza di reintegro di un rappresentante di una forza sindacale dei Carabinieri, riconoscendo la competenza del tribunale ordinario, sulla scorta della sentenza della Corte costituzionale.

Ora noi stiamo approvando una norma che, di fatto, peggiora la condizione attuale, che garantisce invece piena esigibilità dei diritti sindacali, da parte dei singoli esponenti delle Forze armate. La legge, quindi, rischia di non tener conto della giurisprudenza e di fare un passo indietro, rispetto a quello che la Corte costituzionale, con una sentenza cosiddetta sostitutiva, aveva già garantito in termini di diritti. Quindi, questo è uno di quei casi in cui, forse, la politica era meglio che su questo terreno non ci metteva mano, se andiamo a peggiorare la condizione.

Ma di che cosa stiamo parlando, nel merito del punto specifico? La domanda che faccio è: a che cosa serve riconoscere un diritto, se poi si limita la sua esigibilità, creando anche una palese discriminazione tra lavoratori? Infatti, se la ratio di questa norma è che finalmente si riconoscono come lavoratori gli esponenti delle Forze armate, non si capisce perché poi si crea una norma talmente arzigogolata - perché nel riconoscere la competenza del giudice amministrativo avete dovuto mettere una norma che si compone di quattro commi, per evitare che fosse totalmente inesigibile qualsiasi diritto -, invece di dire una cosa semplice: se sono lavoratori, se godano dei diritti costituzionalmente garantiti ai lavoratori, se godono della possibilità di organizzarsi in sindacato, perché, quando c'è un comportamento palesemente antisindacale, quei lavoratori devono ricorrere al giudice amministrativo, che ovviamente ha una serie di complicazioni in più, ha dei costi maggiori e rende più difficile ottenere l'esigibilità del proprio diritto? Questo è il punto, su cui noi stiamo discutendo. La mia sensazione, signor Presidente - mi dispiace dirlo e lo dico anche rispetto a una certa demagogia, che purtroppo va di moda in quest'Aula quando si parla delle Forze armate e degli uomini servitori dello Stato - è che qui ci sia più l'interesse di garantire le gerarchie militari, dei diritti dei lavoratori delle Forze armate. Anche perché, cari colleghi, su questo punto, delle organizzazioni sindacali già esistenti delle Forze armate, non ce n'è una che non ci ha chiesto di dare la competenza al giudice ordinario e al giudice del lavoro. E allora, dobbiamo dirci la verità: quella mediazione di cui parlava il collega Aresta è una mediazione che è stata fatta con le gerarchie delle Forze armate, perché altrimenti non si capisce perché non si dà piena esigibilità a dei diritti ai nostri militari, ai nostri Carabinieri, alle nostre Forze armate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.202 Ermellino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.201 Palazzotto, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Siamo dunque giunti alla votazione dell'emendamento 17.200 Paolo Russo, su cui aveva chiesto la parola il deputato Russo. Prego.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento prova a riportare la competenza in capo al giudice ordinario, perché la proposta della Commissione - che immagino sia stata di mediazione - è francamente inopportuna. Intanto, la mediazione è uno strumento essenziale per il ruolo nel quale esercitiamo la nostra attività. Il problema è la mediazione con chi: se con le alte sfere delle Forze armate o, se la mediazione si è celebrata nelle sensibilità politiche e con tutte le associazioni; dico, tutte le associazioni. Non ce n'è una che accoglie non solo questa mediazione, non ce n'è una che vi ha espresso un giudizio positivo su questo fronte: non una! Spero che non abbiano tutti lo stesso giudizio politico, sono certo che non hanno tutti lo stesso giudizio politico: ebbene, non una è sulla posizione che voi avete rappresentato come elemento di mediazione. È inopportuna, è illogica, è discriminante, non ascolta autorevoli pensieri di giuristi che hanno puntualizzato, nel dibattito che si è sviluppato, come la scelta suggerita dalla Commissione sia errata nel metodo e nel merito. E non vi sfugge che la giustizia amministrativa, in merito anche al rito abbreviato, non consente l'esibizione della prova materiale, non può sentire le parti, limitandosi ad una mera istruzione formale di memorie, null'altro che memorie. E poi il costo nell'adire il giudice amministrativo, che, viceversa, nel caso del giudice del lavoro, è privo di oneri: chi ha esperienza di rappresentanza sindacale sa come vi è una storia di tutela dei lavoratori che va nella direzione del giudice ordinario. E sono certo che il collega Ferrari, anche su questa materia, troverà il modo per sostenere le legittime ragioni che contestano così puntualmente quanto vado esprimendo, sicuramente ci sarà un qualche codicillo che indica che ho torto, e ne sarei ben felice! Il tema è che non va detto a me che ho torto, bisogna dirlo ai lavoratori delle Forze armate che hanno torto, bisogna dirlo a tutte le rappresentanze sindacali che hanno torto: questo è il tema che qui si prova a discutere. E guardate, questa norma è la cartina al tornasole di questa legge: da che parte si sta. Voi avete scelto liberamente di stare dalla parte di un sindacato finto, di un sindacato gestito, eterodiretto dall'alto, di un sindacato governato non dalle dinamiche normali, sindacali, di rappresentanza, di vivacità, talvolta anche di dura rappresentanza sindacale.

Voi avete preferito costruire quello che si chiama comunemente il sindacato giallo: un sindacato gradito, un sindacato ossequiente, un sindacato ossequioso, un sindacato capace di esprimere sì, talune posizioni, ma non oltre il limite, e il limite sarà esattamente quello che i padroni di turno vorranno. Per questa ragione, questa vicenda è particolarmente importante. La limitata azione istruttoria del giudice amministrativo: è evidente che, anche questa, è un vulnus significativo! E allora perché…

PRESIDENTE. Si avvii a concludere.

PAOLO RUSSO (FI). Concludo. Perché lo fate? È singolare anche - e lo dico con tutto il rispetto - la posizione del MoVimento 5 Stelle, che si impegna fino all'ultimo momento, ma non fino al voto: l'ultimo momento è uno, il voto è un altro. Forse dovremmo tutti insieme imparare ad assumere con responsabilità le nostre posizioni, provando qui a fare battaglie. Io ci provo nel piccolo, anche quando non sono condivise dal mio gruppo, ma quando le ritengo giuste e, soprattutto, quando le ritengo utili per il Paese e per utilizzare al meglio questa grande opportunità che è data dalla libera rappresentanza militare, che rappresenta in sé un elemento non solo di novità, non solo di vivacità, ma anche un elemento di trasparente partecipazione a quel percorso - che ognuno di noi sente come positivo - di tutela e di vicinanza alle Forze armate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.200 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Mentre aspettiamo che i colleghi nelle varie postazioni votino, faccio presente che abbiamo soltanto dieci minuti a disposizione, nel caso in cui intendessimo concludere le votazioni sugli emendamenti e sugli articoli entro la pausa prevista delle ore 13. Possiamo, eventualmente, anche sforare di qualche minuto, se questo può aiutare. In caso contrario, i capigruppo devono accordarsi per un eventuale slittamento della pausa di mezz'ora, però io penso che, se ciascuno si fa parte diligente, possiamo riuscire, contingentando gli interventi, stringendoli un pochino, ad esaurire la votazione sugli emendamenti entro i dieci, quindici minuti che abbiamo di fronte.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.204 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.205 Ferrari, che ha chiesto di parlare. A lei la parola.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Rapidissimo, solamente per evidenziare che questo emendamento tende a introdurre il principio per il quale il giudizio, anche di fronte al giudice amministrativo, non debba avere oneri per il lavoratore che vi ricorre, così come avviene per il giudice del lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.205 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.206 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.207 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, anche qui invito al ritiro, altrimenti parere contrario su tutti, ad esclusione di quello della Commissione bilancio, del recepimento delle condizioni della Commissione bilancio, il 18.500, su cui è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Signor Presidente, parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.202 Ferrari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Rapidamente, per illustrare l'emendamento: sarebbe logico venisse approvato, anche conseguentemente all'approvazione di quello della Commissione bilancio, in quanto limita la composizione delle commissioni ad un numero minimo di cinque componenti rispetto a quella che invece è la facoltà lasciata dall'attuale formulazione, cioè indefinita.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.202 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.203 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 875 – A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Presidente, anche qui invito al ritiro, altrimenti parere contrario su tutti gli emendamenti, ad esclusione dell'articolo aggiuntivo che recepisce le condizioni della Commissione bilancio su cui il parere è favorevole, il 19.0500.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Signor Presidente, parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.210 Deidda.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.210 Deidda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.201 Paolo Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.202 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.203 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 19.0500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti.

Sospendo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale nella parte pomeridiana della seduta, dopo la conclusione dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio prevista per le ore 16.

La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra dell'Interno e il Ministro della Giustizia. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative urgenti volte a contenere i flussi migratori illegali verso l'Italia, in particolare al fine di prevenire ulteriori contagi e di tutelare il diritto alla salute dei cittadini italiani – n. 3-01685)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Molinari ed altri n. 3-01685 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Tonelli se intenda illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie mille, Presidente. Signor Ministro, nel corso di questi mesi, a causa dell'emergenza epidemiologica del COVID-19, il Governo ha chiesto ai cittadini enormi sacrifici e rinunce anche in termini di restrizioni dei più fondamentali diritti della persona, ai quali gli italiani si sono prontamente e diligentemente attenuti per contenere il contagio e consentire la ripresa del Paese nel più breve tempo possibile.

In contrapposizione, per converso, a tali richieste si pone la condotta del Governo con riguardo alla gestione dei flussi migratori, consentendo nello stesso periodo, in deroga anche alla vigente normativa in materia, l'ingresso indiscriminato sul territorio nazionale di migliaia di immigrati clandestini.

L'oggettiva mancanza di una strategia di controllo dei flussi migratori, stante l'emergenza sanitaria in corso, a parere degli interroganti sta esponendo scientemente, con coscienza e volontà, a gravissimo rischio la salute e la sicurezza, oltre che vanificare i sacrifici finora fatti dai cittadini italiani. Emergenza e, dall'altro lato, consentire l'arrivo indiscriminato da Paesi in cui l'emergenza epidemiologica del COVID-19 è ancora nella fase acuta e oramai completamente fuori controllo. Se e quali urgenti provvedimenti il Ministro intende assumere per frenare i flussi migratori illegali in continuo aumento verso il nostro Paese, al fine di tutelare il diritto inviolabile della salute e l'interesse della collettività prescritto dalla nostra Carta costituzionale, e garantire, al contempo, le dovute misure precauzionali per evitare una nuova ondata di contagi.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti pongono il tema degli sbarchi avvenuti nel corso di questi mesi caratterizzati dall'emergenza COVID-19.

Desidero innanzitutto assicurare che massima e costante è l'attenzione rivolta alla tutela della sicurezza sanitaria dei cittadini, soprattutto in quelle regioni che in questo momento sono maggiormente esposte agli sbarchi. Gli stranieri vengono sottoposti, al momento dell'arrivo, ai necessari accertamenti sanitari e alle misure di quarantena al fine di prevenire il rischio di contagio.

Con particolare riferimento a Lampedusa, che per la sua posizione geografica risulta più esposta, sono stati eseguiti dall'11 luglio, in collaborazione con la regione Sicilia, 1.487 test sierologici. In caso di esito positivo viene effettuato il tampone, come previsto dall'ordinanza del presidente della regione Sicilia n. 28 del 14 luglio 2020.

In prospettiva, si sta lavorando, sempre in collaborazione con la regione siciliana, per assicurare i tamponi a tutti gli stranieri sbarcati. Analoga procedura verrà adottata anche per coloro che arrivano in altre regioni, in modo da garantire la massima sicurezza per le comunità.

Segnalo, inoltre, che sono in corso le procedure per individuare almeno due navi da destinare all'applicazione della misura della quarantena.

Ad oggi, i migranti positivi risultano essere 163. In ogni caso, per tutti i migranti risultati positivi, sono state disposte le prescritte misure di isolamento sanitario, d'intesa con le autorità sanitarie dei luoghi.

Nelle località dove viene effettuata la quarantena sono assicurate, altresì, le necessarie misure di vigilanza, garantite anche attraverso l'impiego di militari dell'Esercito, di unità di rinforzo e delle Forze di polizia. I controlli messi in atto hanno anche l'obiettivo di neutralizzare i tentativi di fuga, nella maggior parte dei casi, tempestivamente rintracciati, in modo da assicurare l'effettività del periodo di quarantena.

Per far fronte alle emergenze sanitarie, i prefetti sono stati consistentemente sollecitati ad adottare ogni iniziativa utile al fine del contenimento della diffusione del virus nei centri, nonché a mantenere con le amministrazioni interessate uno stretto raccordo allo scopo di individuare le soluzioni più idonee a prevenire disagi per le comunità locali.

Più in generale, per la gestione del fenomeno migratorio, ritengo necessario portare avanti, con impegno e decisione, un approccio globale che richieda, da un lato, un dialogo con i Paesi di transito e di provenienza dei migranti e, dall'altro, la ricerca di strategie condivise a livello europeo. Il Governo sta lavorando in tal senso e in questa direzione, la scorsa settimana, si è svolta a Trieste una videoconferenza condivisa dalla Commissione europea e dalla Presidenza di turno tedesca, che ha messo per la prima volta intorno a un tavolo oltre che Spagna, Germania, Francia e Malta, i rappresentanti di Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania.

Sempre in quest'ottica, si colloca la mia missione in Libia di giovedì scorso, mentre la prossima settimana sarò in Tunisia per incontrare il Presidente della Repubblica e il Ministro dell'Interno.

Sono, inoltre, in costante contatto, a livello europeo, con gli omologhi Ministri e, tra pochi giorni, avrò un incontro con il neo Ministro dell'Interno francese. L'obiettivo di questa strategia a più livelli è quello di costruire un consenso per una maggiore solidarietà all'interno dell'Unione europea, ma anche di sviluppare una partnership concreta con i Paesi africani, fondata sulla fiducia reciproca, che consenta di prevenire i flussi e accelerare i rimpatri.

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Ministro. Purtroppo, devo sottolineare che non siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta. Non siamo soddisfatti, perché le vogliamo ricordare che lei ora è Ministro, occupa una importante posizione che non è tecnica, ma è anche una posizione politica, dove è necessario prendere delle decisioni importanti.

Lei è un ottimo tecnico, ha avuto grande esperienza nel suo ruolo da consigliere del Ministro Alfano ai tempi della grande invasione, è stata ministro in tanti importanti comuni del nostro Paese, però ora vanno prese delle decisioni importanti.

Le voglio ricordare che, ad oggi, il numero degli sbarchi e arrivato a 10.463, praticamente tre volte tanto quello che era con il Ministro Salvini lo scorso anno. Negli ultimi giorni, ben 600 sbarchi e, di questi sbarchi, degli oltre 10 mila che sono arrivati dal 1° gennaio ad oggi, un terzo è rappresentato da migranti di provenienza tunisina, quindi, dove non c'è una guerra. Quindi, con riferimento alla giustificazione che, spesso, i colleghi della sinistra adducono, che sono persone che scappano dalla guerra, in questo caso, non mi risulta che in Tunisia ci siano guerre.

Lei ha parlato di incontri a livello europeo, ma possiamo dire che, dall'Accordo di Malta in poi, tutti questi incontri non hanno sortito i risultati che lei ha sempre auspicato e di cui ci ha sempre parlato.

Noi riteniamo che sia importante dare dei messaggi seri, perché, nel momento in cui si cambia una strategia - e quella che lei sta adottando è una strategia completamente diversa rispetto alla precedente del Ministro Salvini -, nel momento in cui si propaganda il cambiamento dei “decreti sicurezza”, si lancia un messaggio ai Paesi di provenienza di questi immigrati, che qua tutti siamo disponibili ad accogliere tutti, è normale che il numero delle partenze e il numero degli arrivi si moltiplichi come è accaduto e come sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, noi le chiediamo, Ministro, di fare delle scelte non solo tecniche, ma delle scelte politiche, di cambiare i messaggi che lei utilizza nei confronti anche di questi Paesi, di lanciare messaggi diversi, che qui, soprattutto in questo momento in cui agli italiani abbiamo chiesto grandi sacrifici, non c'è la possibilità di far riemergere il problema COVID-19 proprio da quelle persone che oggi arrivano sul nostro territorio come clandestini, perché sono clandestini a tutti gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, Ministro, anche per tutelare gli italiani e per tutelare, soprattutto, quelle regioni che particolarmente hanno sofferto - parlo della mia Lombardia, che lei conosce bene dopo essere stata prefetto di Milano -, mi raccomando, signor Ministro, ora sta già attuando una ridistribuzione, perché sappiamo che gli hotspot delle regioni in cui sono arrivati sono al collasso, pensi bene a dove mandarli. La Lombardia, come tante regioni che hanno sofferto il problema del COVID-19, non sono in grado di accogliere queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative normative urgenti volte a disporre la proroga al 30 settembre 2020 dei versamenti relativi alle imposte sui redditi – n. 3-01681)

PRESIDENTE. Il deputato Cattaneo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01681 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, come sapete, noi di Forza Italia abbiamo una priorità, che è il tema dell'economia reale e, di fronte a ciò che sta accadendo, una crisi epocale, senza precedenti, mai vista, con migliaia di esercizi commerciali, imprese che non sono riusciti a riaprire e a tante altre che chiudono, noi vogliamo parole di chiarezza. In queste ore, proprio in questo momento, ci sono milioni di cittadini italiani, quelli che contribuiscono ogni giorno al fisco con il proprio lavoro, che chiedono una cosa semplice: di poter avere la proroga rispetto ai versamenti delle tasse dovute. Se questo appare quasi doveroso per ciò che attiene al 2019, appare ancora più paradossale che lo Stato chieda l'acconto del 2020 dopo i mesi di lockdown che abbiamo vissuto.

Allora, su questo tema, noi vorremmo avere da lei, signor Ministro, garanzie su una proroga che per noi sarebbe doverosa. Si è espresso in tal senso anche l'ordine dei commercialisti, addirittura evocando un possibile sciopero, lo chiedono migliaia di piccoli imprenditori che hanno sfilato anche qui, davanti a Montecitorio: partite IVA, commercianti, professionisti, albergatori, parrucchieri, estetisti, il mondo dell'economia reale ve lo chiede. Ecco, signor Ministro, ci dia un'apertura, ho letto questa mattina un'intervista del direttore dell'Agenzia delle entrate Ruffini che apre sul tema, soprattutto, dell'anticipo dell'acconto 2020: ci dia qualche parola di chiarezza in più, perché noi siamo al fianco dell'economia reale che lavora ogni giorno e che merita una collaborazione da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Onorevole Cattaneo, vorrei su questo punto ricordare che, consapevole del difficile momento che il Paese sta attraversando, il Governo si è mosso sul fronte della riduzione delle imposte e del rinvio delle scadenze fiscali in modo molto incisivo e anche un agevole confronto con quanto fatto dagli altri Paesi europei mostra che siamo tra quelli che hanno fatto e stanno facendo di più.

Il Governo ha eliminato la rata dell'IRAP di giugno integralmente, ha introdotto significativi crediti di imposta per i fitti commerciali di soggetti in difficoltà, ha ridotto gli oneri sulle bollette, ha azzerato la “plastic tax” e la “sugar tax” per tutto il 2020, ha cancellato permanentemente le clausole di salvaguardia IVA e accise, sgravi che complessivamente valgono 7 miliardi e mezzo di tasse in meno nel 2020 e successivamente 21,2 miliardi nel 2021. A questo, naturalmente, si aggiunge, per i lavoratori dipendenti da questo mese, la riduzione ulteriore del cuneo fiscale, misura che vale a regime 7 miliardi l'anno. Inoltre, sono stati erogati a oggi quasi 5 miliardi di contributi a fondo perduto alle aziende e alle partite IVA in difficoltà e circa 5 miliardi di indennità per i lavoratori autonomi e questo si sta completando con ulteriori erogazioni per circa 1,5 miliardi (solo per citare alcuni degli interventi degli ultimi mesi). A questi interventi di trasferimenti e di eliminazione o riduzione di imposte si è aggiunta, poi, la sospensione dei versamenti di marzo, aprile e maggio - con ripresa da settembre - per tutti i contribuenti in difficoltà, con perdite. Da questo punto di vista è intenzione del Governo anche utilizzare il prossimo scostamento per rimodulare ulteriormente questo pagamento previsto per settembre, riducendo significativamente l'onere per i contribuenti per il 2020.

In questo quadro è bene anche sapere che i dati di gettito dell'autoliquidazione, aggiornati ai versamenti al 30 giugno, danno segnali positivi. In particolare, il gettito IRPEF registra una riduzione di appena 516 milioni di euro mentre quello IRES di 932 milioni rispetto all'anno 2019. Deve sottolinearsi che per il 20 luglio è previsto il versamento del saldo 2019, cioè la differenza rispetto a quanto già versato con gli acconti di giugno e novembre, e del primo acconto per il 2020, che, però, rispetto a prima potrà essere determinato, oltre che con il metodo storico, con un metodo previsionale basato su un margine di tolleranza aumentato, da questo Governo, da zero al 20 per cento, in modo da consentire di modulare le tasse pagate a ciò che effettivamente è stato o si prevede di incassare.

Con riferimento ai soggetti ai quali si applicano gli ISA, ivi inclusi i forfettari, proprio per venire incontro alle richieste soprattutto dei piccoli studi professionali il Governo è intervenuto con un DPCM posticipando la scadenza del 30 giugno al 20 luglio, oppure al 20 agosto con una maggiorazione dello 0,4. Questa scelta è stata confermata dal Parlamento in occasione della conversione del “DL Rilancio” ed è un fatto ormai avvenuto, diciamo così (è lecito, naturalmente, avere opinioni diverse, ma io suggerisco di guardare al futuro).

Vi risparmio la parte sul confronto, cioè su quanto fatto dagli altri Paesi rispetto ai rinvii delle scadenze fiscali che vedono l'Italia come il Paese che fa di più. Adesso tutti hanno ripreso i pagamenti perché, naturalmente, le imposte servono anche ad alimentare il bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Tuttavia, vorrei cogliere anche il riferimento che lei ha fatto all'intervento del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ruffini, per manifestare un'apertura e un interesse del Governo a sviluppare - e magari colgo l'occasione della prossima interrogazione sullo stesso argomento per approfondire meglio questo concetto - e per cogliere positivamente anche un accenno che ho sentito nella sua interrogazione.

PRESIDENTE. Il deputato Cattaneo ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie. Dobbiamo accontentarci, diciamo, di questa apertura rispetto al tema dell'acconto 2020. Guardi, noi vogliamo essere una forza politica propositiva, però vorremmo anche che le proposte venissero realmente ascoltate. Insomma, lei ci ha detto, Ministro, che gli italiani stanno pagando diligentemente le tasse - e forse per questo va detto loro “grazie” - però ha anche detto che, di fatto, ulteriori proroghe non ce ne saranno. Secondo noi questo è un errore, perché rinviare al 30 settembre in fondo è anche un segnale. A questo punto rilanciamo con un'ulteriore proposta: almeno togliete le sanzioni laddove previste, in maniera da non avere quell'atteggiamento punitivo che poi, alla fine, amplia la distanza tra lo Stato e l'imprenditore, chi in questo Paese ha voglia di fare. E poi, vede, comunque questi problemi sono la punta dell'iceberg di un problema economico che oggi vede milioni e migliaia di attività in difficoltà se non addirittura sull'orlo di una chiusura.

Aveva detto che dovevate riformare il fisco: lo avete fatto? No.

Avete annunciato una riforma. Noi ci saremo, secondo i nostri valori liberali. Certo che se voi siete quelli che mandano 28 milioni di lettere d'accertamento con l'Agenzia delle entrate, noi siamo quelli che vi proponiamo e vi proporremo il patto fiscale; se voi siete quelli dei bonus, dati a pioggia a tutti o a tanti, noi, invece, siamo quelli dell'utilizzo della leva fiscale per attivare un meccanismo virtuoso nell'economia reale; se voi siete quelli dei sussidi e del reddito di cittadinanza, noi rimaniamo dalla parte del Paese reale che produce e che ha voglia di lavorare, non alla mortificazione del lavoro come sta avvenendo con questo Governo e anche con quello precedente. E poi una buona notizia ulteriore, il Recovery Fund. Noi l'abbiamo accolta con positività, senza imbarazzi, anzi il presidente Berlusconi in primis, lavorando all'interno del Partito popolare europeo, ha aiutato ad arrivare a questo risultato, che è una buona notizia per l'Italia. Ma siamo sicuri che avremo i progetti necessari per cogliere queste occasioni? Facciamolo, facciamolo subito. Vediamo già che Palazzo Chigi litiga con gli altri Ministeri su chi e come dovrà gestire questi denari e che c'è un accentramento di qualcuno a danno di altri. Siamo sicuri che non saranno soffocati dalla burocrazia? Siamo sicuri che non li butteremo via, disperdendoli in mille rivoli? In parte è successo anche con gli 80 miliardi di euro su cui abbiamo in quest'Aula discusso e dibattuto ma che, secondo noi, sono stati distribuiti secondo una logica troppo statalista e anche troppo assistenzialista, dall'altro. Insomma, noi come forza orgogliosamente liberale siamo a fare la nostra parte per dare una mano all'economia reale, a chi in questo Paese produce davvero, perché vede, signor Ministro, se questo pezzo d'Italia continuerà a vivere e sarà messo nelle condizioni magari di lavorare di più e meglio allora avremo ancora dei sussidi da distribuire, potremo pagare gli stipendi ai dipendenti statali e potremo pagare le pensioni; se invece viceversa, come sta accadendo, con burocrazia e tasse questo pezzo d'Italia verrà soffocato, allora saremo tutti ridotti alla povertà e non ci saranno più denari da distribuire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte ad escludere le sanzioni previste per il mancato versamento delle imposte entro la scadenza del 20 luglio 2020, ove tale versamento abbia luogo entro il 30 settembre prossimo – n. 3-01682)

PRESIDENTE. Il deputato Ungaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Del Barba ed altri n. 3-01682 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, in questi giorni 8 milioni di contribuenti devono confrontarsi con oltre 246 scadenze fiscali, proprio nel momento in cui tante imprese e tante partite IVA faticano a recuperare l'attività in conseguenza della quarantena e della crisi economica del COVID-19. La richiesta di un'ulteriore proroga delle scadenze fiscali dal 20 luglio al 30 settembre è stata rifiutata citando problemi di cassa. Tuttavia, gli scostamenti di bilancio già effettuati e che ci si appresta a rinnovare dimostrano la possibilità di poter compiere scelte eccezionali quando è necessario. L'Italia è il Paese con il più alto numero di partite IVA e lavoratori autonomi d'Europa e diversi imprenditori, inoltre, dovranno scegliere tra pagare gli stipendi dei dipendenti o adempiere alle scadenze fiscali dopo mesi di blocco della produzione. Se il pagamento delle tasse è un dovere costituzionale, certamente la gran parte delle attività produttive di beni e servizi sono state ferme per mesi, alcune senza fatturare un solo euro. Tra poche settimane il Parlamento dovrà esprimersi sull'ennesimo scostamento di bilancio, il terzo di quest'anno, per consentire un indebitamento aggiuntivo per un totale probabilmente superiore ai 100 miliardi. Come Italia Viva, quindi, le chiediamo, Ministro, se lei non ritenga opportuno azzerare completamente le sanzioni attualmente previste per mancato versamento entro la scadenza vigente del 20 luglio, a condizione che tale versamento avvenga entro e non oltre il 30 settembre.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Onorevole Ungaro, non ripeto le considerazioni che ho appena svolto in risposta all'analoga interrogazione dell'onorevole Cattaneo che hanno, credo in modo esauriente, indicato che l'impegno del Governo sul fronte della riduzione e del differimento di imposte è stato tra i più significativi a livello internazionale. Posso fare alcuni esempi rispetto a quanto fatto da Spagna, da Germania e da Francia, ma, insomma, sono dati che possiamo riportare, ed è evidente a tutti che tutti i Paesi hanno introdotto dei rinvii di scadenze fiscali e noi lo abbiamo fatto - anzi, in modo piuttosto incisivo - e a un certo punto queste scadenze riprendono, naturalmente con alcuni elementi come quelli che abbiamo introdotto per il previsionale che consentono, appunto, di limitare il pagamento a quanto si è effettivamente guadagnato e non dover utilizzare necessariamente il metodo storico dell'anno precedente.

Segnalo, peraltro, che nel frattempo si sono svolte in modo ordinato le scadenze del 16 giugno, del 30 giugno e del 16 luglio. Una era considerata particolarmente delicata, perché prevedeva l'IMU, che a differenza delle imposte di cui stiamo parlando non si modula e quindi, diciamo, mentre in queste qui chi ha guadagnato paga e chi non ha guadagnato non paga, l'IMU era fissa per tutti e questa scadenza fortunatamente si è svolta in modo ordinato, con entrate sulla base delle previsioni e questo ci lascia fiduciosi naturalmente sul fatto che anche questa scadenza avverrà in modo ordinato. Siamo consapevoli naturalmente che gli studi professionali, i commercialisti stanno lavorando molto, anche per effetto delle misure prese dal Governo, ma non penso che da questo punto di vista un rinvio di poche settimane muterebbe molto la situazione, perché a settembre ci saranno altri adempimenti, che peraltro il Governo intende, come ha appena annunciato, alleggerire. Quindi, non posso che confermare quanto già detto. Naturalmente, c'è il tema delle sanzioni, lo valuteremo. Ricordo naturalmente che il versamento medio del saldo annuale di un contribuente forfettario nel 2019 è stato pari a circa a 400 euro; la maggiorazione per coloro che pagano entro il 20 agosto sarà pari a 1,26 euro. Infine, colgo l'occasione per dire che stiamo proprio in queste settimane ragionando su una riscrittura sostanziale del calendario dei versamenti: la logica è quella di superare il meccanismo degli acconti e dei saldi per andare verso un sistema basato sulla certezza dei tempi e degli adempimenti e di una diluizione, nel corso dell'anno, degli importi da versare, calcolati in base a quanto effettivamente incassato da parte delle partite IVA e, a tal fine, ritengo opportuno un rinnovato confronto sia con gli operatori che con gli intermediari, perché semplificare il sistema fiscale è nell'interesse di tutti.

PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per questa risposta. Vede, noi abbiamo una cultura di Governo e quindi capiamo benissimo la sua difficoltà nel risponderci, quando fa riferimento alle necessità di cassa che può avere la pubblica amministrazione o quando, come negli scorsi giorni, si fa riferimento comunque ad altre difficoltà, che richiederebbero agli uffici la necessità di fare i conti entro fine anno. Tuttavia, queste difficoltà, che sono le difficoltà di chi governa, non possono essere, a nostro giudizio, scaricate su chi oggi si trova più in difficoltà, su chi ha visto nell'anno 2020 completamente stravolta la propria attività economica e imprenditoriale, su chi a questo punto trova le proprie casse vuote, senza alcuna entrata e sta sperando di sfruttare questo periodo di ripresa per fare un recupero. Lei ha appena dichiarato: “Cosa volete che cambi, qualche settimana avanti o indietro”. Andiamolo a dire, ad esempio, agli operatori turistici, che hanno visto la stagione invernale totalmente compromessa, hanno visto mantenuti i costi delle loro strutture, non hanno visto le entrate, che ora si accingono a lavorare tantissimo per garantire una ripresa e a cui dovremmo chiedere però, in questo momento, di pagare le tasse. Andiamo a dirlo a loro, se non farà una grande differenza, in questo periodo dell'anno, soprattutto per quei settori, una differenza di alcune settimane. Lo farebbe eccome e quindi io credo che, come Stato, dobbiamo dimostrare la nostra capacità di far fatica al posto loro, che la stanno facendo nell'economia reale e che hanno bisogno di flussi di cassa, per alimentare la liquidità delle loro imprese. Non stiamo parlando di sconti sulle tasse, stiamo parlando di lavoratori che pagheranno le tasse e che in questo periodo stanno facendo di tutto per raddrizzare la propria impresa. Quindi, le chiediamo di prendere in considerazione la nostra interrogazione, rispetto alla quale non abbiamo avuto risposta, quantomeno di riconsiderare la percentuale che verrà applicata dopo il 20 agosto per questi “ritardi” nei versamenti, perché, se come lei ha ricordato il Parlamento si è espresso sulla scadenza, noi le stiamo chiedendo di rivedere le sanzioni.

Ecco, crediamo che questo sia un segno di attenzione che ancora è possibile da parte nostra, da parte del Governo e, in particolar modo, da parte sua (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative volte a prorogare la scadenza degli adempimenti fiscali previsti alla data del 20 luglio 2020 – n. 3-01683)

PRESIDENTE. Il deputato Bignami ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01683 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. La domanda è semplice, Ministro: perché costringete 4 milioni e mezzo di contribuenti e partite IVA a versare 8,4 miliardi di euro con una scadenza che è imminente, anzi è già trascorsa? Perché costringete più di 100 mila professionisti, commercialisti, che voi avete usato, nel periodo di lockdown, come dei parastatali, come dei soggetti che dovevano svolgere quel ruolo che INPS e altri soggetti si sono dimostrati non essere capaci di svolgere, per presentare indennità, richieste di sospensione, bonus e quant'altro e oggi li gravate ulteriormente di altri adempimenti, quando ben sapete le difficoltà - almeno ci si augura che le conosciate - che devono evidentemente affrontare?

A proposito, Ministro, è notizia di ieri che l'Agenzia delle entrate ha emanato una circolare che contraddice quello che il suo Ministero ha detto e che contraddice quello che l'Agenzia stessa aveva detto un mese fa sul tema del fondo perduto, costringendo i contribuenti a ridare indietro dei soldi, cosa che evidentemente genererebbe ulteriore problemi di liquidità.

Però, lei oggi ci dice che c'è un problema di flussi di cassa. Ma l'anno scorso non l'avete considerato, questo problema dei flussi di cassa, quando avete disposto una proroga di un anno sul tema degli ISA, perché l'Agenzia delle entrate ha sbagliato gli ISA?

Vedete, il tema vero - e mi avvio a concludere, Presidente - è che voi non avete la benché minima idea di che cosa sta succedendo fuori, perché se ve ne rendeste conto, vi rendereste conto che c'è una crisi di liquidità di cui voi forse anche abusate, perché nel momento in cui voi chiedete l'applicazione di un tasso di sanzione dello 0,4, quando c'è l'interesse legale dello 0,5…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). …dimostrate – concludo, e chiedo scusa, Presidente - la vostra vera filosofia, che è quella paradigmatica delle parole del sottosegretario Misiani, che ha detto alle partite IVA di non scocciare e di pagare le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, svolgo volentieri il ruolo diciamo non semplice di ribadire quello che è un fatto già avvenuto. Quindi, questo dibattito naturalmente è lecito, è perfettamente lecito che si formino le considerazioni che il collega ha formulato, tuttavia appunto, come egli ha a un certo punto ricordato, stiamo parlando di una cosa che è già avvenuta: è il 22 luglio, la scadenza del 30 per alcuni contribuenti, perché altri hanno pagato il 30, è stata rinviata proprio per aiutare gli studi, che effettivamente avrebbero avuto difficoltà, entro il 30 giugno, ad affrontare meglio questi adempimenti, siamo consapevoli, resi anche più ampi e onerosi, per gli studi di commercialisti, proprio dalla mole di misure molto significative che il Governo ha varato a sostegno delle partite IVA, delle imprese e delle famiglie. Quindi, adesso questa scadenza è avvenuta, molti contribuenti - adesso vedremo tra poco i dati - l'hanno onorata.

Quindi, credo che il dibattito sia un dibattito utile, ma di carattere diciamo così storico, retrospettivo. Quello che ho detto è che il Governo è impegnato ad alleggerire significativamente la scadenza di settembre e naturalmente ascolteremo, valuteremo con attenzione tutte le posizioni e tutte le indicazioni concrete che possano essere date, sapendo che poi gli interventi devono essere proporzionati e dotati di un senso. Quindi, c'è stata una scelta che il Governo ha preso, che è stata una scelta giusta. Naturalmente sono sempre consapevole che non tutte le scelte giuste sono necessariamente scelte popolari, ma è una scelta che ha portato a fare uno spostamento limitato, dal 30 al 20 settembre.

Ciò è avvenuto, il Parlamento, per senso di responsabilità - ma non voglio scaricare sul Parlamento la responsabilità, poiché il Governo ha dato questa indicazione - ha votato questa scelta, la scadenza è trascorsa. Quindi, questo dibattito si è rianimato ma insomma è un dibattito su un evento già accaduto e quindi io con serietà ma con il massimo rispetto per le affermazioni, per le considerazioni che sono state rivolte, anche con il massimo rispetto per il lavoro intenso che gli studi di commercialisti stanno svolgendo e che svolgeranno nelle prossime settimane, tuttavia appunto certifico quello che è un fatto, cioè che siamo al 22 e che, quindi, in occasione del “decreto Rilancio”, come quest'Aula sa bene avendolo convertito in legge, non sono stati approvati gli emendamenti che avrebbero consentito lo spostamento di una scadenza che a questo punto è alle nostre spalle.

PRESIDENTE. Il deputato Acquaroli ha facoltà di replicare.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi non possiamo ritenerci soddisfatti di questa sua risposta anche e soprattutto perché è una risposta che non concerne un dibattito rispetto a quello che potrà avvenire nel nostro Paese nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Tutto quello che avverrà sarà proprio frutto di come noi affrontiamo l'emergenza.

È un'emergenza, signor Ministro, che vede proprio in prima linea quelle imprese, quei professionisti, quelle partite IVA che sono il tessuto portante nella nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che stanno da mesi aspettando risposte rispetto a una carenza di liquidità che non ha avuto precedenti nella storia della nostra Repubblica.

Noi non chiediamo una vittoria politica per noi stessi. Lei ha detto che una proroga di venti giorni è stata una vittoria. Non è possibile archiviare come vittoria, definire una vittoria una proroga di venti giorni rispetto a quanto sta avvenendo nella nostra economia reale.

Voi segnate una distanza abissale tra le istituzioni e il mondo che produce e il mondo che paga le tasse, il mondo che ha sulle proprie spalle gran parte della sfida della ripresa di cui discutiamo tanto in questi giorni e che tanto decantate con il Recovery Fund.

Allora, io vorrei segnare due livelli. Il primo, siamo stati incapaci di dare una risposta forte alla liquidità nei mesi del lockdown: tante imprese l'hanno chiesta e non l'hanno avuta e oggi si trovano sulle proprie spalle anche l'onere di dover fronteggiare adempimenti che è assolutamente impossibile per loro fronteggiare e che, qualora dovessero fronteggiare, porterebbero a un danno alla loro attività normale.

Dall'altra parte, chi invece è stato in grado di recepire e di avere qualcosa dovrà utilizzarlo per pagare questi adempimenti. Quindi, di fatto noi siamo stati e siamo assolutamente non all'altezza della sfida, signor Ministro. Come per i commercialisti che durante il lockdown si sono fatti portatori di una fase di lavoro emergenziale, hanno messo da una parte la preparazione dei bilanci, hanno messo da una parte la preparazione delle dichiarazioni dei redditi e tutto quello che era il loro lavoro normale. Oggi, come definito da loro stessi, sono in un ingorgo che rischia di creare un danno ad una categoria che è essenziale non solo per il futuro delle imprese ma anche per il futuro del bilancio dello Stato, perché, qualora questa categoria non riuscisse a farsi carico del proprio lavoro, noi dovremmo vedere un danno inesorabile nei confronti delle casse.

Dispiace, signor Ministro, vederla sorridere mentre io parlo di queste vicende che riguardano la vita o la morte di tante imprese e la vita o la morte di tante famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dispiace veramente tanto vedere questa sensibilità istituzionale che è praticamente pari allo zero. La ringrazio per l'attenzione e ci scusi se la stiamo disturbando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Effetti delle misure previste dai decreti-legge approvati in relazione alla crisi economica in corso determinata dalla pandemia da COVID-19, con particolare riferimento al rifinanziamento della cassa integrazione e ai contributi a fondo perduto – n. 3-01684)

PRESIDENTE. Il deputato Pietro Navarra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Melilli ed altri n. 3-01684 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la diffusione dell'epidemia da Coronavirus ha innescato in Italia e in Europa una crisi senza precedenti che richiede un impegno senza precedenti per sostenere economicamente famiglie, lavoratori e imprese duramente colpiti dalla crisi.

Il Parlamento, nel mese di marzo, ha autorizzato lo scostamento incrementando le risorse di bilancio di 25 miliardi di euro, attraverso le quali il Governo, con il “decreto Cura Italia”, ha potenziato il sistema sanitario, la protezione del lavoro e dei redditi e la sospensione delle scadenze tributarie e contributive. Nel mese di aprile è stato emanato il “decreto Liquidità” volto a concedere garanzie statali sui finanziamenti bancari alle imprese per 200 miliardi di euro.

Ulteriori 55 miliardi di euro di indebitamento, che salgono a 155 in termini di saldo netto, sono recentemente stati stanziati con il “decreto Rilancio”, un provvedimento straordinario che prolunga nel tempo gli interventi già avviati e pone le basi per la ripresa. Con questa interrogazione desideriamo chiedere al Ministro dell'Economia e delle finanze quali siano i primi effetti per valutare l'efficacia delle misure approvate nei citati provvedimenti con particolare riferimento al rifinanziamento della cassa integrazione e ai contributi a fondo perduto anche al fine di pianificare la politica economica nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie per aver ricordato l'impatto drammatico e senza precedenti della crisi sull'economia italiana e internazionale ma anche la mole di risorse senza precedenti - 180 miliardi in termini di saldo netto da finanziare e 75 di indebitamento netto a cui si aggiungeranno le risorse dell'ulteriore scostamento che il Consiglio dei ministri tra poco approverà e chiederà al Parlamento di autorizzare - che hanno consentito una mole di interventi molto significativa, tra le più ampie al mondo e in Europa, seconda solo a quella della Germania. Sono state autorizzate quasi 2,1 miliardi di ore di cassa integrazione di cui quasi 1,1 miliardi CIG ordinaria; i beneficiari totali sono circa 12,6 milioni per una spesa stimata di 16,5 miliardi. L'indennità per i lavoratori autonomi, parasubordinati e altre categorie di 600 euro, erogata già due volte, ha raggiunto 4,1 milioni di persone, adesso è in erogazione la terza tranche; il bonus lavoratori domestici quasi 250 mila individui; sostegno per baby sitter 500 mila persone; il reddito di emergenza ha totalizzato 457 mila domande; questi numeri si aggiungono a quasi 1,2 milioni di nuclei familiari destinatari del reddito e della pensione di cittadinanza. Per quanto riguarda il contributo a fondo perduto, dal 15 giugno sottolineo anche in anticipo rispetto alla tabella di marcia e con considerevole efficienza sono più di 1,6 milioni gli ordinativi di pagamento emessi per un importo complessivo di oltre 4,93 miliardi di euro. Solo ieri, il 21 luglio, sono stati effettuati circa 249.000 bonifici per un valore di circa cioè 669 milioni di euro. Gli accrediti sui conti correnti di imprese, commercianti e artigiani sono avvenuti in tempi record, massimo in dieci giorni dalla domanda. Credo si possa riconoscere che quest'ultima sia stata un'iniziativa senza precedenti che ha visto per la prima volta l'Agenzia delle Entrate trasformarsi in un soggetto che eroga risorse.

Quantificare gli effetti di tutte queste misure di sostegno ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie è assai complesso poiché i modelli econometrici e quantitativi sin qui in uso non consentono di inserire agevolmente il blocco delle attività produttive e le misure di distanziamento sociale e di lockdown attuate con diversi gradi di intensità nel periodo marzo-giugno e ancora presenti limitatamente a poche attività. Inoltre le misure economiche di sostegno sono state di proporzioni inusitate e hanno agito non solo tramite trasferimenti monetari ma anche attraverso cospicui crediti d'imposta, rinvii di versamenti dei tributi e moratorie sui prestiti bancari e sostegno alla liquidità. Da questo punto di vista vorrei ricordare che a oggi sono circa 290 miliardi i prestiti oggetto della moratoria, un intervento davvero enorme per le dimensioni, e 62 miliardi i prestiti garantiti che sono stati già erogati. Si viaggia quindi a un ritmo molto intenso e gli obiettivi che il Governo aveva indicato saranno con ogni probabilità raggiunti entro la fine dell'anno, se non persino superati.

Per quanto riguarda l'impatto di queste misure sul PIL, per le ragioni che ho detto sono stime difficili, tuttavia la Banca d'Italia ha stimato che in assenza di questi interventi il PIL sarebbe caduto di ulteriori 2,1 punti percentuali. Sono stime che si basano su moltiplicatori standard, ed è quindi ragionevole ritenere che, in realtà, in assenza di interventi di sostegno, la caduta del PIL sarebbe stata molto maggiore.

Per quanto riguarda l'occupazione, se si vuole fare una stima, si può confrontare l'andamento delle unità di lavoro annue, la riduzione delle ULA, con l'andamento dell'occupazione, che ha avuto un calo limitato, ma esistente, legato soprattutto alla mancata assunzione a tempo determinato.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Se si fa il match tra questi due dati, con una stima prudenziale si può indicare in almeno 1,5 milioni i posti di lavoro che sono stati salvati dalle misure del Governo. Adesso si tratta naturalmente, gradualmente, di avviare misure di sostegno della ripresa degli investimenti, della produttività, e gradualmente accompagnare questa fase di transizione, che è la più delicata, fino a entrare poi nella fase di utilizzo delle risorse europee che, proprio all'esito positivo del negoziato, su cui riferirà tra poco il Presidente Conte, ci consente di guardare con ottimismo al futuro del Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Navarra.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua risposta, che conferma con dati di fatto la bontà delle scelte del Governo testimoniata dagli effetti che stanno producendo sulla nostra economia. Le scelte di politica economica che il Governo ha intrapreso in questi ultimi mesi hanno una dimensione, come lei più volte ha detto anche oggi in quest'Aula, senza precedenti, perché rappresentano la risposta a una crisi che anch'essa è senza precedenti. Si tratta di interventi essenziali perché pongono le basi per un ritorno graduale alla normalità, ma una normalità diversa da quella che eravamo abituati a vivere, perché l'economia, e più in generale la società post-COVID-19, saranno con ogni probabilità diverse dopo la pandemia. In autunno arriveranno a scadenza le misure che, come lei anche oggi ha testimoniato in quest'Aula, stanno tenendo in piedi il mercato del lavoro e l'occupazione, ma sono misure temporanee, che prima o poi dovranno cedere il passo a interventi che permetteranno una ripresa della crescita e una ripresa dell'occupazione. La crisi ci offre una duplice opportunità: la possibilità di affrontare i grandi problemi strutturali dell'Italia con un'agenda condivisa e l'opportunità di avere a disposizione risorse europee impensabili prima dell'emergenza COVID. Occorre adesso scegliere bene tra i diversi modi di utilizzare queste risorse e fare ciò che non è mai stato fatto fino in fondo: riformare la pubblica amministrazione, semplificare la burocrazia, riformare il sistema fiscale in modo organico, riorganizzare il funzionamento della giustizia, investire in infrastrutture digitali e dei trasporti per unire il Paese, migliorare il sistema dell'istruzione avvicinando la scuola al mercato del lavoro, all'università, alla ricerca e alle imprese.

Signor Ministro, bisogna alzare lo sguardo e pensare all'Italia che vorremmo nel prossimo decennio. È questo che chiediamo al Governo: il coraggio di guardare avanti. Lo dobbiamo fare per le prossime generazioni. Siamo certi che farete di tutto per non deludere noi e l'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative interpretative volte a chiarire gli effetti della disposizione del decreto-legge cosiddetto “cura Italia” in materia di proroga di validità di certificati, attestati e permessi, con particolare riferimento al permesso di caccia e alla relativa tassa di concessione – n. 3-01686)

PRESIDENTE. Il deputato Plangger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01686 (Vedi l'allegato A).

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signora Ministro, il decreto-legge Cura Italia ha prorogato fino al 15 giugno 2020 la validità di tutti i permessi, come le licenze di porto d'arma per uso di caccia o sportivo con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020. Quindi, considerando che ad oggi la cessazione dello stato di emergenza è fissato al 31 luglio 2020, si evince che la validità di tutti i porti d'arma con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020 è prorogato fino alla fine di ottobre. Il Ministro non ha ancora chiarito se rimarrà valido solo il permesso di caccia o se il versamento della tassa di concessione relativa al medesimo permesso di caccia sarà differito fino al 29 ottobre 2020. È necessario chiarire se la norma citata in precedenza si intende riferita sia alla proroga della validità del permesso di caccia sia alla proroga della tassa di concessione.

Infatti, il mancato versamento della tassa di concessione comporterebbe l'applicazione di una sanzione amministrativa. Chiediamo inoltre se non sia necessario chiarire da parte del Ministro dell'Interno se la norma introdotta dal cosiddetto “decreto-legge Cura Italia” prevede esclusivamente la proroga di validità del permesso di caccia o se la medesima norma ricomprenda anche la proroga della tassa di concessione relativa ai premessi di caccia.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Presidente, l'onorevole Plangger richiama l'attenzione del Governo sulle disposizioni introdotte dal “decreto-legge Cura Italia”, con particolare riferimento alla proroga delle licenze di porto d'armi per uso di caccia o sportivo con scadenza tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020. Con circolare del 13 maggio scorso, il Ministero dell'Interno ha provveduto a fornire i necessari chiarimenti sulle disposizioni di proroga degli atti amministrativi di cui all'articolo 103 del decreto-legge n. 18 del 2020. Nella predetta circolare si precisa che la validità di tutte le tipologie di licenza di porto d'armi in scadenza tra il 31 gennaio e 31 luglio 2020 è prorogata di novanta giorni a decorrere dalla data di dichiarazione della cessazione dello stato di emergenza, attualmente fissata al 31 luglio 2020. Posso pertanto assicurare che la validità dei permessi di caccia è stata differita al 29 ottobre del corrente anno. L'11 giugno 2020 è stata emanata un'altra circolare, per definire le questioni applicative della disciplina di cui al già citato articolo 103, nonché per definire le prassi operative specificamente riferite al rilascio o rinnovo delle licenze di porto d'armi per uso venatorio. Viene previsto che in sede di presentazione delle istanze di rinnovo delle autorizzazioni di porto d'arma i titoli ancora in corso di validità, compresi quelli prorogati ai sensi dell'articolo 103, debbano essere lasciati nella disponibilità del titolare fino alla scadenza, e comunque fino al rilascio del provvedimento di rinnovo. Assicuro inoltre che, al fine di evitare un congestionamento dell'attività amministrativa, gli uffici competenti sono stati sensibilizzati ad adottare piani di lavoro per la celere conclusione delle diverse procedure sospese a causa del COVID-19. Per quanto riguarda infine il versamento della tassa di concessione correlata ai permessi di caccia, il competente Ministero dell'Economia e delle finanze ha precisato che, sulla base di quanto disposto dal DPR n. 641, la tassa del rinnovo va corrisposta allorquando gli atti venuti a scadenza vengono di nuovo posti in essere. Nel caso in esame, non essendo i permessi di caccia giunti a scadenza, si ritiene che la suddetta disposizione ricomprenda anche la proroga della tassa di concessione relativa ai permessi di caccia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Plangger.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Ringrazio il Ministro per la risposta e mi dichiaro soddisfatto: il problema esposto è chiarito.

(Tempi per lo scorrimento integrale della graduatoria relativa al concorso per il profilo di assistente giudiziario bandito nel novembre 2016, nel quadro della politica di assunzioni del personale volta a rendere i procedimenti giudiziari più rapidi ed efficienti – n. 3-01687)

PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giuliano ed altri n. 3-01687 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la carenza di personale negli uffici giudiziari è problema atavico che lei ha ereditato. Fin da subito, però, ha affrontato con determinazione il problema, ponendolo come priorità nella sua azione di Governo, e si è speso per lo stanziamento di consistenti risorse per provvedere ad un importante piano assunzionale. Negli ultimi due anni, oltre 1.600 unità di personale sono state immesse in servizio con il profilo di assistente giudiziario, attingendo alla graduatoria degli idonei del concorso bandito nel 2016, ed è notizia di qualche giorno fa l'imminente scorrimento per ulteriori 500 unità. Rimangono quindi poco più di 300 unità per completare lo scorrimento della graduatoria. Sono giovani pieni di entusiasmo, che non vedono l'ora di mettere a servizio del sistema giustizia le proprie competenze e dare il loro contributo per renderlo più efficiente. Allora siamo qui a chiederle di conoscere le tempistiche entro cui la graduatoria del profilo di assistente giudiziario verrà integralmente esaurita e se vi siano ulteriori iniziative in cantiere in materia di assunzioni di personale nell'intero comparto.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Presidente, fin dall'inizio del mio incarico ho voluto puntare su un piano assunzionale senza precedenti, nella convinzione che investire sul sistema giustizia fosse una condizione necessaria per sostenere tutte le riforme che stiamo portando avanti. Seguendo questa direttrice, la settimana scorsa ho disposto l'assunzione a tempo indeterminato, mediante ultimo scorrimento e con definitivo esaurimento della graduatoria, dei residui 837 candidati, risultati idonei nel concorso ad 800 posti di assistente giudiziario. Lo scorrimento è stato articolato in una prima fase, che si svolgerà entro il 7 agosto 2020, avente ad oggetto 500 idonei, ivi compresi i titolari di preferenza o prescelta ex lege, e in una seconda fase dello scorrimento, in autunno, per i restanti 337. Quest'ultimo sforzo è stato reso possibile anche grazie al decreto ministeriale, che ho sottoscritto proprio lunedì scorso, con il quale l'amministrazione ha incrementato di 194 unità il ruolo dell'assistente giudiziario, riequilibrando così le varie qualifiche professionali, rispetto ai mutati flussi di lavoro di molti uffici giudiziari. Permettetemi di cogliere l'occasione per fare un grande in bocca al lupo a tutte queste donne e a tutti questi uomini, che con professionalità daranno il loro contributo importantissimo alla giustizia italiana. Sempre in termini di piano assunzionale, comunque, questi numeri che sono importanti non bastano. Ricordo che sono attualmente in corso, tra le altre, le procedure di reclutamento per 616 operatori giudiziari (le prime assunzioni sono state già formalizzate il 20 luglio 2020), 2.242 funzionari giudiziari, le cui prove scritte saranno ricalendarizzate a breve, 109 conducenti di autoveicoli e 97 ausiliari. Inoltre, le recenti disposizioni del decreto-legge n. 34 del 2020, come modificato in sede di conversione, permetteranno l'emanazione di tre bandi, con procedure speciali per titoli e prova orale, idonei a garantire la celerità del reclutamento e l'accuratezza della selezione per 400 direttori, 2.700 cancellieri e 150 funzionari giudiziari. Consentiranno poi l'assunzione a tempo determinato di un contingente di mille unità di operatori giudiziari, anche in sovrannumero, da utilizzare quale task force per l'abbattimento dell'arretrato e la compiuta digitalizzazione del processo penale.

A fronte di questo massiccio ingresso di nuove risorse, per garantire una piena mobilità interna, che di fatto era congelata da anni, il Ministero ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali, il 15 luglio 2020, un nuovo accordo per la mobilità, idoneo a garantire fluidi movimenti di personale sul territorio. Mi avvio alla conclusione. Ho sempre sostenuto che uno degli aspetti fondamentali, se non il più importante, perché la giustizia in Italia possa finalmente funzionare in modo efficiente con tempi ragionevoli, risieda nel potenziamento degli organici, tanto di magistratura che relativi al personale amministrativo. È infatti inutile dare gli strumenti e le risorse, se poi non vi è un numero sufficiente di donne e uomini per utilizzarli. Per questo ho intenzione di continuare lungo questa strada, in modo tale che le riforme del processo penale e del processo civile, attualmente all'esame del Parlamento, una volta approvate, possano trovare robuste gambe con cui correre.

PRESIDENTE. La deputata Elisabetta Maria Barbuto ha facoltà di replicare.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il signor Ministro per la risposta, che evidenzia, qualora ve ne fosse la necessità, il grande lavoro svolto in questi due anni e in particolare negli ultimi tempi, allo scopo di colmare quelle che sono le carenze nell'organico ataviche nei tribunali di tutta Italia e che ognuno di noi conosce bene. Tutti noi sappiamo anche molto bene che un Paese, in cui non funzionano l'istruzione e la giustizia, è un Paese destinato alla barbarie e al decadimento. È per questo motivo che apprendiamo con estrema soddisfazione, di tutte le misure che sono state testé elencate dal Ministro e che sono state predisposte per colmare le lacune degli organici, dalla procedura di mobilità interna (quindi, nazionale e distrettuale) allo scorrimento delle graduatorie fino all'esaurimento di quella relativa agli assistenti giudiziari entro brevissimo tempo, quindi entro l'anno, di quella dei funzionari, ex articolo 21-quater, senza contare lo sblocco dei concorsi, che erano stati fermati dall'epidemia del COVID-19. Ancora attendiamo con estremo interesse l'avvio dell'iter relativo alle procedure concorsuali, previste nell'ultimo “decreto Rilancio”, le cui modalità sono state snellite, proprio per andare incontro alle esigenze di celerità nella copertura degli organici.

È evidente che le assunzioni previste, che saranno effettuate nel prossimo futuro, costituiscono non soltanto un concreto segno di attenzione nei confronti del pianeta giustizia, ma anche un input fondamentale per la nostra economia, mediante l'impiego di forza lavoro giovane e competente, formata peraltro alle nuove tecnologie, che costituiscono una delle sfide future delle nuove amministrazioni e non soltanto quelle di giustizia.

Non è possibile, infine, non riconoscere l'enorme lavoro svolto e da svolgere. Così auspico che nelle future procedure assunzionali…

PRESIDENTE. Concluda.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Concludo, Presidente…Si sappia riconoscere e valorizzare adeguatamente, laddove ve ne siano i presupposti e più di quanto finora sia stato fatto, le competenze di uomini e donne, che hanno contribuito, in questi anni, al funzionamento della macchina giudiziaria di fatto. Sono sicura che questo accadrà, perché lei, signor Ministro, ha già dimostrato una grande sensibilità ed il massimo impegno nella risoluzione del problema evidenziato. Di questo, la ringraziamo ancora, forzandola nel contempo a proseguire il percorso intrapreso degli interessi degli italiani e della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte alla riapertura della casa circondariale di Sala Consilina (Salerno) – n. 3-01688)

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01688 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Ministro, il 27 ottobre 2015, con un decreto del suo Ministero, è stato soppresso il carcere, la casa circondariale di Sala Consilina, con una motivazione di stile, perché non conveniente economicamente: offriva ospitalità soltanto a meno di cinquanta persone.

A fronte di quel provvedimento, l'amministrazione comunale e l'ordine degli avvocati di Lagonegro hanno proposto impugnazione davanti al tribunale amministrativo regionale, che ha annullato il provvedimento nel 2016 e ha imposto una rinnovazione del procedimento. Il Ministero ha resistito e ha impugnato dinanzi al Consiglio di Stato, che non solo ha confermato il precedente provvedimento, ma ha imposto una Conferenza di servizi tra il Ministero, l'ordine degli avvocati di Lagonegro e l'amministrazione comunale di Sala Consilina, per rivedere la procedura.

In quella sede, l'amministrazione comunale di Sala Consilina ha approntato un progetto per l'ampliamento di quel carcere, per portarlo ad ospitare più di cinquanta persone, individuando un progetto di spesa di 220 mila euro, tutto a carico dell'amministrazione dello Stato.

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO CONTE (LEU). Questo percorso si è interrotto nel 2018 e, da allora, non ne abbiamo avuto più notizie. Le chiedo cosa intende fare, per dare risposta a questa richiesta della comunità di Sala Consilina e del Vallo di Diano.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Bonafede , ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. La casa circondariale di Sala Consilina è stata soppressa da quasi cinque anni. A seguito di contenzioso amministrativo, è stata ripresa l'istruttoria, volta a verificare la fattibilità o meno di una sua riapertura. Il Ministero conosce molto bene le richieste in tal senso, provenienti dal territorio e dalla giurisdizione ed è pienamente consapevole delle difficoltà incontrate dagli operatori, cancellieri, magistrati, avvocati e congiunti dei reclusi, tra l'altro. Occorre, però, rammentare che il funzionamento di un istituto penitenziario, anche se di modestissima capacità detentiva, impone sempre una ben determinata organizzazione funzionale e che, nel caso di specie, dai dati forniti dall'amministrazione penitenziaria, il rapporto tra personale dell'amministrazione in servizio e detenuti, di circa uno a uno, rappresentava un valore assolutamente sproporzionato, in contrasto con ogni principio di razionalità e buona amministrazione delle risorse sia economiche che professionali.

In particolare, viene individuato in circa cento posti detentivi il limite minimo, sotto il quale la gestione di un istituto penitenziario risulta essere antieconomica, come peraltro da indicazioni giunte dalla Corte dei conti in tema di spending review, proprio in ordine all'eccessivo numero di piccoli istituti penitenziari, generalmente ex case mandamentali.

È stata valutata l'offerta del comune di Sala Consilina di provvedere all'adeguamento funzionale della struttura penitenziaria con accollo dei relativi oneri, così come rappresentata dagli interroganti. Tuttavia, quand'anche fosse stata favorevolmente accolta, la capienza dell'istituto sarebbe rimasta limitata e largamente al di sotto del predetto limite di sostenibilità. L'esiguità numerica dei detenuti che, in ipotesi, l'istituto avrebbe potuto accogliere, stando a quanto riferito dall'amministrazione penitenziaria, non sarebbe stata in grado dunque di rendere opportuno e conveniente l'impiego del personale e l'attivazione dei servizi, necessari alla gestione e al funzionamento della struttura. Proprio sulla base di queste considerazioni, gli uffici competenti hanno diffusamente confermato l'opportunità della soppressione della casa circondariale di Sala Consilina, considerazioni che saranno oggetto di attenta valutazione, per addivenire ad una decisione conclusiva.

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). La ringrazio, Ministro, ma non posso che esprimere la mia opinione di senso opposto all'indicazione che viene dai suoi uffici, che si limitano ad una approccio burocratico rispetto ai dati a disposizione e che non ha però dignità politica. Nel 2013, due anni prima, in nome della spending review, Sala Consilina si è vista privata del suo tribunale che è stato accorpato a quello di Lagonegro, è andato in un'altra regione, in Basilicata. Non solo è stata privata, quella comunità, quella zona, quel pezzo della provincia di Salerno di un presidio di legalità, ma anche di un centro di imputazione di relazioni sociali e interessi economici. Due anni dopo, il carcere ha totalmente abbattuto il livello e la tenuta sociale ed economica di quel territorio. I suoi uffici le riferiscono valutazioni analitiche e strette sul costo-opportunità dell'amministrazione penitenziaria; però, all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2020, il presidente della Corte di appello di Potenza ha avuto modo di rilevare che il disagio e i costi generati dal transito, tra una regione e l'altra, tutti i giorni, di personale giudiziario, amministrativo, utenti, personale penitenziario, e l'esigenza per il circondario di servirsi di carceri che sono o in Calabria, a Castrovillari, o in Campania, in provincia di Salerno, hanno un costo complessivo del funzionamento del servizio giustizia incombente. Per non dire del fatto che Antigone - noi sappiamo qual è il valore di questa associazione - segnalava proprio quella misura, quella del carcere di Sala Consilina, come modello guida di una nuova visione della modalità carceraria, dell'edilizia carceraria; un rapporto tra personale giudiziario e personale carcerario che potesse valorizzare il valore umano della procedura rieducativa e di reinserimento sociale, che si deve svolgere durante la carcerazione. Quella comunità attende ancora un sussulto politico, si metterà vicino al proprio sindaco in un consiglio straordinario tematico che si terrà il 24 luglio prossimo, le rivolgeranno un'istanza: la mia preghiera di oggi è che lei faccia prevalere la politica e non commetta l'errore dei numeri che, in passato, purtroppo, è stato commesso.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Businarolo, Delmastro Delle Vedove, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Iovino, Lorefice, Parolo, Rizzo, Scoma, Stumpo, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo straordinario del 17-21 luglio 2020.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo straordinario del 17-21 luglio 2020, che, come convenuto, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Gentile Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, ho ritenuto mio dovere essere qui, oggi, davanti a voi, per riferire sugli esiti di un Consiglio europeo che ha assunto decisioni di portata storica e che, per il rilievo delle questioni trattate, si è prolungato ben oltre le aspettative iniziali. Si è trattato di un vertice straordinario, anche in termini di complessità, in linea con l'elevata posta in gioco.

Quello che, nelle comunicazioni rese in Parlamento lo scorso 15 luglio, consideravo un auspicio, adesso è certezza. L'intesa raggiunta rappresenta senza dubbio un passaggio fondamentale, che ci spinge ad affermare, senza enfasi, che l'Europa è stata all'altezza della sua storia, della sua missione, del suo destino.

L'Unione europea sta affrontando una crisi sanitaria, economica, sociale, che si è manifestata, sin dal suo tragico esordio, simmetrica e sistemica; ha coinvolto tutti i Paesi, ha profondamente scosso la vita dei cittadini europei, ha inciso in misura significativa sulle società, sulle economie, costringendo a riconsiderare, in modo repentino peraltro, prospettive e modelli di sviluppo.

Di fronte a uno shock di tali proporzioni, nel corso di questi drammatici mesi, l'Unione europea ha saputo rispondere con coraggio, con visione, fino ad assumere ieri la decisione di approvare per la prima volta un ambizioso programma di rilancio, finanziandolo tramite l'emissione di titoli di Stato autenticamente europei.

In questo modo, si è realizzato un radicale cambiamento di prospettiva: in passato si tendeva infatti - lo ricordiamo bene - a intervenire nel segno del rigore, affidandosi a logiche di austerity che si sono rivelate inadeguate, finendo per deprimere il tessuto sociale e produttivo e comprimendo la stessa crescita. Oggi, invece, l'approvazione del poderoso piano di finanziamento, che completa il quadro degli interventi già adottati - li conosciamo bene - è integralmente orientato alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile, in particolare nel segno della digitalizzazione e della transizione ecologica.

Con la decisione di ieri il Consiglio ha abbracciato una prospettiva quindi diversa, in favore di un'Europa più coesa, più inclusiva, più solidale, più vicina ai cittadini, in definitiva più politica, certamente più coerente con lo spirito originario del sogno europeo, quello di coloro che, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, prefigurarono l'idea di un'unità fondata su una comunione di valori, di storia, di destino. È l'unico percorso possibile per preservare l'integrità stessa del mercato unico e la stabilità stessa dell'Unione monetaria.

Questo positivo risultato non era affatto scontato a marzo, quando l'Italia, insieme ad altri 8 Stati membri, propose che il Recovery Fund affiancasse con pari dignità politica e anche economica gli altri strumenti di risposta che erano sul tavolo del Consiglio europeo.

Come è noto, sin dall'inizio dell'emergenza COVID-19, l'Italia ha subito messo in evidenza che la crisi nella quale l'intero continente europeo era precipitato presentava caratteri di straordinaria gravità, assumendo i tratti di una recessione senza precedenti, peraltro sopraggiunta in un contesto macroeconomico già caratterizzato da elementi di profonda fragilità, acuito dall'inasprimento di preesistenti squilibri sociali e territoriali.

Già la proposta franco-tedesca, quella del 18 maggio, al pari poi della proposta della Commissione europea del 27 maggio per la creazione del pacchetto Next Generation EU e per l'elaborazione del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, erano animate entrambe da questa visione. Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nell'elaborare la proposta, che ha poi fornito concretamente la base negoziale su cui si è avviato il confronto fra i Paesi membri, non si discostava nella sostanza da quei presupposti.

Si è trattato di un'interlocuzione serrata, complessa, nel corso della quale si sono confrontate una pluralità di posizioni e di interessi. Un intenso impegno politico e diplomatico, nei giorni e nelle notti di negoziato - ma è iniziato ben prima - ha consentito di vedere confermato - pure a fronte del riequilibrio tra grant (i famosi sussidi), da 500 a 390 miliardi di euro, e loan (prestiti), da 250 a 360 miliardi di euro, causato dalla visione anacronistica di pochi Stati membri - dicevo, ha comunque consentito di vedere confermato il volume complessivo, pari a 750 miliardi di euro, di questo programma, progetto Next Generation EU.

È stata, in tal modo, confermata una risposta ambiziosa e adeguata alla posta in gioco: il funzionamento del mercato unico, il rilancio delle economie europee interdipendenti.

E in questa prospettiva noi abbiamo lavorato non soltanto per tutelare la dignità del nostro Paese, per promuoverne il ruolo di primo piano in Europa, ma anche, tengo a sottolinearlo, per salvaguardare le prerogative stesse delle istituzioni europee: in particolare da alcuni tentativi insidiosi, emersi durante il negoziato, di snaturare l'essenza autenticamente comunitaria del programma Next Generation EU, contribuendo alla piena affermazione del principio di solidarietà.

Confesso che ci sono stati dei momenti, durante la lunga fase dei negoziati, in cui la rigidità delle differenti posizioni appariva finanche insuperabile. Anche in quei momenti più critici, tuttavia, è maturata, ed era abbastanza evidente, una sempre maggior consapevolezza di un profondo senso di responsabilità verso i nostri popoli: non potevamo fallire, né potevamo accedere a un mediocre compromesso o addirittura rinviare la decisione. Per questo con tenacia e determinazione abbiamo proseguito il confronto a oltranza fino all'alba di ieri.

Possiamo dirci soddisfatti. Qui non è questione di trionfalismo: ho sentito evocare questo concetto. Qui non c'è nessun trionfalismo: possiamo definirci soddisfatti di un risultato positivo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto)… Dicevo, possiamo e dobbiamo definirci soddisfatti di un risultato positivo che non appartiene ai singoli e certo non appartiene neppure a chi vi parla, ma non appartiene neppure al Governo e, permettetemi di dirlo col massimo rispetto, non appartiene neppure alle forze di maggioranza: appartiene, e lo affermo con orgoglio, a tutto il Paese, all'Italia intera (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto).

Desidero ringraziare tutti i ministri (non li posso citare uno a uno), i quali non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno nel corso dell'intera durata del negoziato. Una menzione particolare la debbo riservare al Ministro Amendola però (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto), che era con me a Bruxelles in questi giorni e insieme allo staff diplomatico mi ha supportato e ha condiviso le difficoltà affrontate. E ringrazio tutte le forze di maggioranza: ancora una volta avete sostenuto in maniera compatta l'azione di Governo sulla base di una convinta adesione e condivisione di questo progetto. E desidero ringraziare anche quelle forze di opposizione che, pur nella diversità di posizioni, peraltro legittima, pur con legittime critiche, hanno compreso però l'importanza di questo passaggio storico, i beni in gioco, nella prospettiva dell'interesse nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto). La classe politica italiana nel suo complesso ha dato una grande prova di maturità in questa occasione.

E poi voglio ringraziare soprattutto i cittadini italiani, il loro comportamento durante le settimane più dure della pandemia, la prova di resilienza di cui, primi fra tutti in Europa, hanno dato testimonianza, il senso di comunità che hanno saputo esprimere anche in questi giorni.

Io ero indaffaratissimo, però mi sono arrivati grandissimi, mi sono arrivati forti questi sentimenti di sostegno, ecco, tramite i quali ho avvertito, dicevo, questa loro sensibilità; tutto ciò ha rafforzato la posizione, l'autorevolezza, la credibilità del Governo italiano al tavolo delle grandi decisioni. Grazie anche quindi a loro l'Italia è stata all'altezza della sfida e ha portato a casa questo importante risultato, e tutti dobbiamo esserne orgogliosi, tutti. L'Italia ottiene un risultato all'altezza delle aspettative, un esito persino migliore rispetto all'iniziale proposta avanzata dalla Commissione europea per quanto concerne l'ammontare complessivo dei fondi destinati al nostro Paese. Nello schema attuale, infatti, l'Italia riceverà 209 miliardi di euro, il 28 per cento, pensate, delle risorse totali previste da Next Generation EU, pari a 750 miliardi. In particolare, resta fissato a 81 miliardi l'ammontare dei grants destinati all'Italia, così come previsto dalla proposta della Commissione, mentre aumenta, ma in modo davvero significativo, per una cifra di 36 miliardi di euro la componente di prestiti disponibili, che arriva così alla ragguardevole cifra di 127 miliardi di euro. Tali risorse potranno essere impegnate fino al 31 dicembre 2023. Il 70 per cento di queste risorse saranno disponibili tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti, legati allo svolgimento dei progetti definiti all'interno dei piani nazionali per la ripresa, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando l'Unione interromperà le emissioni di titoli e inizierà il periodo di restituzione da parte dei Paesi membri.

Oltre alla componente principale di Next Generation EU, cioè la Recovery and resilience facility, potenziata a 672,5 miliardi di euro dai 560 miliardi proposti dalla Commissione europea, giocheranno un ruolo importante anche due strumenti. InvestEU, con una dotazione complessiva di 8,4 miliardi di euro, che sosterrà gli investimenti privati; è un po' l'erede del piano Junker per gli investimenti, di cui l'Italia, voi lo sapete, si è dimostrata tra i principali beneficiari.

E poi c'è anche lo strumento del REACT-EU, con una dotazione complessiva di 47,5 miliardi di euro, grazie al quale potranno essere proseguiti gli interventi anti COVID, a favore del sistema sanitario, a sostegno del reddito dei lavoratori e della liquidità delle imprese.

Un altro risultato politicamente rilevante dell'intensa azione politica e diplomatica condotta prima e durante il Consiglio europeo insieme agli altri Stati membri e ai Presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo è che il meccanismo di governance di Next Generation EU preserva le competenze della Commissione europea sull'attuazione dei piani nazionali di ripresa e di resilienza. I piani, quindi, saranno approvati dal Consiglio dell'Unione europea a maggioranza qualificata, come già avviene oggi per i Programmi nazionali di riforma del semestre europeo, mentre i singoli esborsi verranno decisi dalla Commissione, sentito il Consiglio.

Anche il freno di emergenza, di cui si è parlato in questi giorni, eventualmente attivabile presso il Consiglio europeo, avrà una durata massima di tre mesi e non potrà prevedere il diritto di veto. Sono stati dunque evitati i passaggi all'unanimità che avrebbero innescato derive pericolose sul piano sia giuridico, finendo per ledere le competenze della Commissione in materia di bilancio europeo, sia politico, perché avrebbero imprigionato lo strumento chiave della ripresa economica europea in veti incrociati tra Stati membri. Su questo fronte l'Italia ha ribadito con fermezza la sua linea rossa, e vi assicuro che anche nelle ultime ore del negoziato abbiamo tenuto una linea molto dura per contrastare e riformulare quella che comunque era una nuova versione del freno di emergenza.

Quindi, dopo aver finalmente definito le partite contabili, non abbiamo permesso la chiusura sino a quando non sono stati inseriti ulteriori chiarimenti; erano già chiari, ma abbiamo ottenuto quindi che il Consiglio europeo, che ha sì la possibilità di portare all'attenzione, quindi, di un piano politico questo freno di emergenza e la questione di eventuali ritardi, lo possa fare solo per casi assolutamente eccezionali, solo rimarcando e motivando significativi scostamenti rispetto al piano di attuazione programmato. In ogni caso, questa valutazione non può che esprimersi in termini di una mera discussione; non potrà mai sfociare fino al punto di attribuire al Consiglio europeo facoltà decisionali che rimangono incardinate in capo alla Commissione. In aggiunta, un parere legale, che abbiamo chiesto, preteso che fosse anche allegato come minuta al verbale del Consiglio europeo, certifica che le facoltà decisionali rimangono tutte concentrate in capo alla Commissione.

Il Consiglio europeo ha adottato una decisione adeguata alla posta in gioco anche per quanto riguarda i tempi; era, infatti, fondamentale, direi indispensabile, dare un segnale chiaro ai cittadini, alle imprese e ai mercati finanziari. L'Europa risponde in modo significativo, tempestivo e determinato alla crisi. Al riguardo, segnalo che il 10 per cento delle risorse sotto forma di trasferimenti del Recovery and resilience facility potrà essere anticipato come prefinanziamento nel 2021.

In secondo luogo, anche progetti di investimento già avviati a partire dal 1° febbraio 2020 potranno beneficiare dei finanziamenti del pacchetto europeo, purché siano coerenti con gli obiettivi del programma. Nell'ambito di questo Consiglio europeo è stato inoltre approvato anche il bilancio settennale, quindi il nuovo Quadro finanziario pluriennale per gli anni 2021-2027, che abitualmente richiede più sessioni. Il saldo italiano sul Quadro finanziario pluriennale, pur restando negativo, migliora rispetto a quello attuale cioè quello del 2014-2020, passando da meno 0,24 per cento a meno 0,17 per cento del PIL. In termini assoluti, significa da meno 4,11 miliardi di euro a meno 2,9 miliardi di euro in media all'anno. Ed è più che compensato, se mi permettete, dai rientri attesi dal Next Generation EU. Siamo, inoltre, uno dei pochi Stati membri che vede aumentare rispetto al quadro finanziario pluriennale attuale da 36,2 a 38 miliardi di euro le proprie dotazioni sulla politica di coesione, che invece è stata ridotta per un totale di 37 miliardi per i vari Stati membri. Si tratta di un risultato decisivo, perché la politica di coesione, tanto più in questa particolare congiuntura socioeconomica, svolge un ruolo fondamentale a beneficio dei territori. E sempre in materia di coesione è stata ottenuta maggiore flessibilità nell'uso dei fondi strutturali grazie a obblighi di concentrazione tematica meno stringenti e disimpegni più lunghi; il che consente di orientare in modo più proficuo la spesa verso le specifiche esigenze delle diverse aree territoriali anche in chiave di sostegno ai settori più colpiti dalla crisi da COVID.

Quanto all'altrettanto fondamentale politica agricola comune, il rafforzamento delle dotazioni per lo sviluppo rurale, 77,1 miliardi a valere sul quadro finanziario pluriennale e 7,5 miliardi su Next Generation EU, avvantaggia l'Italia, che ne ha ritorni elevati, oltre l'11 per cento del totale. Le conclusioni del Consiglio europeo straordinario in materia di quadro finanziario pluriennale hanno inoltre confermato l'impegno a introdurre nuove risorse proprie già a partire dal 2021, mentre è stata evitata - lo avevamo auspicato fortemente - l'abolizione della risorsa basata sull'IVA, che sarebbe costata all'Italia circa 1,1 miliardi di euro in sette anni. Dal lato delle entrate alcuni Paesi potranno beneficiare di un aumento degli sconti rispetto alla quota di contribuzione al bilancio comunitario di cui già potevano avvalersi nell'attuale quadro finanziario pluriennale. Sto toccando il tema famoso ormai dei rebates. Un elemento, questo, che noi abbiamo sempre considerato anacronistico e su cui ogni nostra parziale flessibilità è stata sempre chiaramente condizionata dall'esigenza prioritaria di garantire l'esito positivo del negoziato sul Next Generation EU.

Il Consiglio europeo ha trovato un punto di sintesi anche in materia di Stato di diritto e di lotta al cambiamento climatico. Con riguardo allo Stato di diritto, le conclusioni collegano il suo rispetto alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, in coerenza con quanto già contenuto nella proposta negoziale portata al tavolo dal Presidente Michel.

Quanto alla lotta al cambiamento climatico è stato confermato che il 30 per cento della spesa europea sarà collegata al raggiungimento di questo ambizioso obiettivo e la riduzione, rispetto alla proposta iniziale, della dotazione complessiva del Just Transition Fund, che comunque ammonta a 10 miliardi di euro, non ha uno specifico impatto negativo in Italia. In via generale, però, occorre riconoscere che il fondo soffre, purtroppo, di una impostazione disfunzionale, perché premia i Paesi che sin qui non si sono impegnati abbastanza nella transizione ecologica, trascurando la necessità, invece, di apprezzare e riconoscere gli sforzi di Paesi come l'Italia, che hanno già intrapreso da tempo l'ineludibile percorso del Green Deal.

Gentile Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, concludo affermando che, all'esito del Consiglio conclusosi all'alba di ieri, siamo chiamati a profondere un forte, intenso impegno per far sì che il percorso riformatore avviato nelle scorse settimane trovi concreta, puntuale attuazione, innanzitutto con la predisposizione di un Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarà propedeutico all'accesso di questi fondi. Di questo Piano, come sapete, abbiamo già posto le basi, individuando gli obiettivi da perseguire nel corso della consultazione nazionale “Progettiamo il rilancio”. Dovremmo impiegare in maniera efficiente le nuove risorse, indirizzandole a finanziare gli investimenti necessari per affrontare con successo le sfide del futuro.

La crisi da COVID-19 ha reso evidenti alcune storiche criticità del nostro Paese; questo Governo si assume la responsabilità di predisporre e realizzare questo Piano con impegno, determinazione, lungimiranza, avendo consapevolezza che il futuro migliore per i nostri cittadini e anche, se mi permettete, la credibilità dell'Italia in Europa passerà anche dalla necessità di dimostrare, di saper cogliere questa opportunità storica, manifestando una capacità propositiva, decisionale e attuativa che non ceda a particolarismi. Coglieremo questa opportunità condividendola doverosamente con il Parlamento, in modo da rendere questo sforzo di ripresa e rilancio, che riguarda tutto il Paese, uno sforzo collettivo. Se non riuscissimo a raccogliere questa sfida, sarebbe un errore epocale, di cui risponderemmo al nostro Paese e alle generazioni future e di cui, certo, non potremmo accusare l'Europa. Questi giorni di negoziato ci rafforzano, nella convinzione che l'interesse nazionale, oggi più che mai, va perseguito all'interno del perimetro europeo. Visioni egoistiche, spesso ancorate alla difesa di anacronistici interessi, non offrono alcuna risposta efficace, se non quella di alimentare le paure dei cittadini e il distacco dalle istituzioni. Dobbiamo impegnarci ancora a lungo in questa direzione, alimentando nei nostri popoli la fiducia nell'Europa e, con l'accordo raggiunto ieri dal Consiglio europeo, sembra - finisco - realizzarsi l'auspicio espresso da Jacques Delors, che è stato da molti invocato lunedì 20, giorno del suo compleanno, per un esito positivo del Consiglio europeo. Jacques Delors, ventisette anni fa, il 10 febbraio 1993, di fronte al Parlamento europeo, affermò: “È veramente giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo” (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali, di deputati del gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Questi per l'Italia, colleghi, sono giorni di una portata storica. I meccanismi europei non sono certo perfetti, lo abbiamo sempre detto, ma con l'ultimo Consiglio europeo ci sentiamo di poter dire che è nata una nuova Europa.

Spesso, negli anni, ci è arrivata l'immagine di un'Europa che poteva essere considerata più come un peso, che come una reale opportunità per il nostro sistema Paese. Siamo felici oggi di essere qui a veder smentito questo preconcetto, e questo risultato lo dobbiamo in particolare all'enorme lavoro portato avanti da lei, Presidente Conte. Credo di poter dire che mai si era visto un Presidente del Consiglio italiano portare avanti una trattativa europea di questo calibro con tanta determinazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): è la determinazione di chi serve gli interessi del proprio Paese, senza slogan e senza selfie di piazze. Il Consiglio europeo straordinario che si è concluso a Bruxelles all'alba del 21 luglio è stato un momento storico non solo per la durata, che ha visto impegnati, per la prima volta nella storia europea, ventisette Capi di Stato e di Governo durante un vertice fiume di quattro giorni e quattro notti consecutivi di duri negoziati, ma, soprattutto, cari colleghi, per gli esiti del Consiglio stesso e i risultati positivi ottenuti in termini di risorse per il nostro Paese, facilmente riscontrabili e sotto gli occhi di tutti, anche se, ahimè, c'è sempre qualcuno che non vuole assolutamente vedere in positivo.

Entrando nel merito, Presidente, vorrei ricordare che questo accordo era tutto tranne che scontato, a causa dell'opposizione dei cosiddetti Paesi frugali, che rappresentano poco più del 10 per cento della popolazione complessiva dell'Unione. Le richieste avanzate dall'Italia sono state però premiate, anche grazie alla linea negoziale mantenuta da lei, Presidente Conte. I Paesi più scettici hanno fatto un passo indietro, accettando l'ultima proposta sul tavolo: un piano di ripresa europea post-COVID molto consistente, incentrato su uno sforzo economico senza precedenti e privo - ripeto, privo - di reali imposizioni nazionalistiche e, soprattutto, di diritti di veto da parte di altri.

Per quanto ci riguarda, Presidente Conte, con il raggiungimento dell'accordo a margine del Consiglio europeo, lei di fatto ha rispettato quello che il 15 luglio scorso il Parlamento le ha dato come indirizzo, ovvero tenere ferme le priorità dell'Italia in sede europea. E per questo vorrei portarle sinceramente un grazie da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché evidentemente è di tutti quegli italiani che hanno capito lo sforzo immenso che si fa oggi all'interno di un sistema Paese per portare l'Italia al centro di una tematica così importante e rilevante all'interno dei confini europei.

Vorrei proprio soffermarmi su questo, portando indietro di una settimana fa le lancette e andando a vedere quelli che sono gli stenografici degli interventi che alcuni colleghi hanno fatto nelle scorse settimane. Ne cito alcuni: “Un idilliaco racconto di fantasia che, a quanto pare, esisteva solamente nella testa del Presidente del Consiglio Conte”, ci raccontava, cari colleghi, un collega della Lega, riferendosi alla reale possibilità da parte del Presidente Conte di portare a casa un aiuto concreto dell'Europa. Cari colleghi, siete stati smentiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Continuo, un'altra citazione: “La nostra unica richiesta rimangono le vostre immediate dimissioni, per permetterci di fare quello che voi in Europa non riuscite o non volete fare: difendere l'Italia e gli italiani”. Chi li ha difesi l'Italia e gli italiani? Siete stati smentiti anche in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ultima citazione: “Il Recovery Fund è stato fortemente ridimensionato nelle cifre”, citava una deputata di Fratelli d'Italia: inutile dire che tutto tranne che è stato ridimensionato, anzi, è aumentato lo stanziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Smentita nei fatti anche lei.

Queste sono solo alcune delle dichiarazioni rese in quest'Aula dalle opposizioni, smentite dai fatti recenti. Parliamo, colleghi, di un piano della portata complessiva di 750 miliardi, di cui ben 209 andranno all'Italia, utili a far ripartire l'economia e a dare sostegno alle imprese e ai cittadini, risorse che serviranno, fondamentali per il sistema Paese in un'ottica di rilancio e sviluppo. Beneficeremo, quindi, come Paese, del 28 per cento del totale delle risorse: ripartizione dell'Italia, il primo Paese beneficiario all'interno del Next Generation, fra ventisette. Un risultato, a mio avviso, storico e ineguagliabile.

Parliamo di 81 miliardi di euro a fondo perduto e 127 di prestiti. Per chi avesse la memoria un pochettino corta - e ultimamente capita spesso anche in quest'Aula -, vorrei ricordare che, rileggendo la proposta della Commissione europea del maggio scorso, l'Italia avrebbe, in teoria, avuto diritto a 172 miliardi, una cifra, direi, estremamente inferiore rispetto ai 209 miliardi di cui oggi risulta attualmente beneficiaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo che questo dato contribuisca a dare un'informazione corretta a tutti i cittadini, evitando speculazioni sui numeri e sui risultati realmente ottenuti. Se penso poi, Presidente, a chi per tutto il fine settimana le ha imputato di volersi presentare a Bruxelles col cappello in mano a chiedere l'elemosina ora verrebbe quasi da ridere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente Conte, ma quanto era grosso questo cappello per contenere 36 miliardi di euro in più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Continuando, Presidente, proprio con questo incremento del prestito, vorrei arrivare a parlare di un argomento che lei ha già trattato nelle scorse ore e che come MoVimento 5 Stelle ci sta particolarmente a cuore. Sto parlando del Meccanismo europeo di stabilità, meglio conosciuto come MES. Con questo risultato si è plasticamente dimostrato quello che sosteneva il MoVimento 5 Stelle. Non a caso, i circa 36 miliardi di prestiti ottenuti in più rispetto alla proposta iniziale della Commissione si avvicinano di molto alla cifra che l'Italia avrebbe potuto chiedere con l'attivazione del MES. Tenerlo fuori dalla trattativa complessiva ha, infatti, garantito il raggiungimento dell'obiettivo del successo auspicato. Lo strumento MES, ancora di più oggi, è superato dai finanziamenti economici previsti dal pacchetto approvato e di questo il MoVimento 5 Stelle ne è e ne sarà sempre orgoglioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Eppure oggi, nonostante i risultati ottenuti, c'è chi denigra, signori, un Presidente del Consiglio e un intero Paese - sì, un intero Paese! - perché ha ottenuto un risultato storico e, anziché essere onesti nell'ammettere di avere sbagliato le previsioni (e sarebbe anche un gesto molto apprezzabile, invece no, si va avanti! Si è concentrato addirittura a coniare, durante una conferenza stampa, nuovi nomi che evocano i supercattivi, quasi dei cartoni animati. Oggi siamo al “super MES”. Il “super MES”: un messaggio chiaramente fuorviante, falso, che, di fatto, oggi non trasferisce a realtà l'impegno che questo Paese è riuscito a portare a casa nel sistema europeo. Qualcuno veramente non ce la fa a voler bene all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Andando avanti, Presidente, vorrei fare poi un accenno rispondendo direttamente a chi, anche per mezzo di stampa, afferma che l'Olanda e gli altri Paesi frugali hanno ottenuto di fatto un potere di veto. Anche questo subito viene messo davanti a questo risultato eccezionale. Niente di più sbagliato, cari colleghi. Il Consiglio europeo deciderà a maggioranza qualificata e non all'unanimità, come è stato scritto e detto, ma servirà oltre il 35 per cento della popolazione. Questo vuol dire che i Paesi frugali rappresentano poco più del 10. Evidentemente, questa è un'altra di quelle menzogne che vengono raccontate per riuscire a portare l'acqua al proprio mulino, un mulino sempre più lento e lontano dagli interessi della popolazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vorremmo dire, però, in quest'Aula, Presidente, come ci abbia positivamente stupito la serietà dimostrata da alcune forze politiche di opposizione che hanno espresso il proprio sostegno, mentre, ahimè, non ci ha stupito l'atteggiamento di chi vuole ancora una volta negare l'evidenza anche in maniera completamente incoerente al proprio interno. Su questo vorrei leggervi poche righe estratte da un post (non l'ho scritto io): “Sin dall'inizio sono stata l'unica all'interno del partito a sostenere convintamente la necessità di un accordo ambizioso sul Recovery Fund. È stato fatto un grande lavoro diplomatico da parte dell'Italia. Cosa ne diranno ora Matteo e la Giorgia nazionale? Che spieghino agli italiani da dove avrebbero preso i soldi”. Chi ha scritto, cari colleghi, queste parole, con un post sui social poi debitamente cancellato? Chi lo ha scritto? Un eletto del MoVimento 5 Stelle? Un elettore della maggioranza? No, no, no: un europarlamentare della Lega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Suggerisco caldamente ai colleghi di mettersi d'accordo in casa propria.

Per concludere, Presidente, cruciale sarà da ora in avanti la nostra capacità di impiegare questa importantissima mole di risorse attraverso un piano di ripresa nazionale che preveda scelte ancora più coraggiose di quelle che abbiamo portato avanti in questi giorni e in questi anni. Dovranno vedere al centro la transizione energetica, la digitalizzazione, lo sviluppo sostenibile e le conseguenti ricadute occupazionali, che esistono e dovranno esistere.

Con questa strada tracciata siamo qui ancora una volta, cari colleghi, a tendere una mano alle opposizioni, una mano di aiuto, di sistema Paese. Se dimostreranno di voler dare una mano al sistema Paese e al suo rilancio con serietà e responsabilità, le porte saranno sempre aperte. Se l'intenzione è quella di andare avanti a denigrare un intero sistema Paese e un'intera classe di cittadini che oggi vogliono ambire ad avere un Paese diverso, allora, cari colleghi, andremo avanti da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Prima di tutto, tramite lei, Presidente Fico, mi rivolgo al Presidente Conte e, per onestà intellettuale, visto il rispetto che abbiamo per quest'Aula e soprattutto per il rispetto che abbiamo verso i cittadini italiani, vogliamo, nel tripudio di complimenti che vengono fatti al Presidente, non certo accodarci ma dare atto del fatto che il Presidente Conte è stato coerente e ha mantenuto la promessa che aveva fatto al Parlamento: il Presidente Conte si era impegnato a fare in modo che ci fosse uno strumento ulteriore oltre a MES, BEI e SURE per affrontare la crisi; il Recovery Fund era il loro obiettivo e il Recovery Fund è stato chiuso, quindi di questo gliene diamo atto.

Ma, vede, abbiamo sentito negli interventi precedenti, sia nell'intervento del Premier che nell'intervento del collega Crippa, che c'è una forza che, un po' da Calimero, continua in qualche modo a opporsi all'entusiasmo per questo accordo e continua a fare la voce fuori dal coro. Ma, guardi, Presidente, quella forza politica siamo chiaramente noi e le dico che non ci fa paura andare in direzione ostinata e contraria quando siamo convinti che andare in direzione ostinata e contraria voglia dire stare dalla parte dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ci fa paura oggi e non ci faceva paura negli anni Ottanta, quando la Lega era l'unico partito che parlava di federalismo da solo e oggi il federalismo è nell'agenda politica di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non ci faceva paura negli anni Novanta, quando siamo stati gli unici a contestare gli accordi europei che hanno fatto la moneta unica in quel modo e dopo anni in tanti ci hanno dato ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); siamo stati gli unici “calimeri” anche quella volta, negli anni Dieci, quando abbiamo detto “no” al Governo Monti, alle politiche di austerità che ne sono conseguite e la gente dopo ci ha dato ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); e anche oggi, cari colleghi, non ci spaventa essere gli unici che non festeggiano e cercheremo di spiegarvi il perché.

Partiamo dall'accordo. È vero: il Recovery Fund è stato chiuso, ma rispetto alla proposta franco-tedesca iniziale è stato molto ridimensionato il rapporto tra prestiti e sussidi, e chiariamo una cosa: i sussidi non sono soldi a fondo perduto; sono fondi che verranno elargiti sulla base di quelli che sono gli attuali canali di finanziamento dell'Unione europea; quindi non sono soldi che verranno prodotti non si sa come e che potranno essere spesi liberamente (questo per fare chiarezza per chi ci ascolta). Quindi, passare da 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti a 390 e 360, cioè praticamente a un pareggio, non lo vediamo come un grande successo, anche se la cifra totale è rimasta la stessa.

E, appunto, dobbiamo poi sfatare, signor Presidente, questo mito del fatto che l'Europa ci regalerà una montagna di soldi; si parlava prima del grande cappello riempito di quattrini del Premier Conte. Ma cerchiamo di capire: non è che qui l'Italia o i Paesi del Sud Europa in qualche modo hanno vinto e hanno fregato i cosiddetti “Paesi frugali” o più ricchi, perché quello che in realtà accadrà è che i cosiddetti “ Paesi frugali” o più ricchi, con una stabilità di bilancio maggiore, non dovranno spendere un euro; metteranno semplicemente a disposizione dei mercati la loro solidità finanziaria per permettere all'Europa di raccogliere i fondi sul mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma il dato vero è che, nell'immediato, quei Paesi che dalla vostra narrazione avrebbero perso, in realtà ottengono uno sconto immediato da domani alla loro contribuzione al bilancio dell'Unione europea, uno sconto che dovremo ripagare noi e tutti gli altri Paesi che invece hanno lavorato per una maggiore solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e questo non mi pare onestamente un grande successo o una grande vittoria. Ciò che accadrà è che i Paesi cosiddetti “frugali” accumulano da subito uno sconto alla loro contribuzione europea, mentre noi, aderendo al Recovery Fund, accumuleremo nuove spese per aderire all'Unione, nuovi debiti e soprattutto nuove condizionalità sulle nostre politiche economiche: non mi sembra uno scambio così conveniente!

Lo sconto di cui beneficeranno questi Paesi è rilevante: 377 milioni all'anno in meno per la Danimarca, 3 miliardi 671 milioni all'anno per la Germania, un miliardo 921 milioni all'anno per l'Olanda, 565 milioni all'anno per l'Austria, un miliardo 69 milioni all'anno per la Svezia, mentre noi, invece, dovremmo, nel settennato, dare 11 miliardi di euro in più all'Unione europea, il che fa un miliardo e 600 all'anno. Qualcuno tragga le sue conclusioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e dica se questo accordo è così favorevole! Voi potrete rispondere che però noi avremo una quota del fondo più alta degli altri, come ha ricordato il collega Crippa e questo è assolutamente vero, ma dobbiamo spiegare agli italiani quali sono le condizioni per avere questi fondi. Noi dobbiamo presentare un piano di riforme nazionali che sia in coerenza con quelle che sono le raccomandazioni della Commissione. Le raccomandazioni della Commissione per quanto riguarda l'Italia sono già oggi abbastanza chiare: ci si chiede di intervenire sulle pensioni, sulla giustizia, sull'istruzione, sul lavoro, sulla pubblica amministrazione, sulla sanità e di ridurre il debito; i soldi che otterremo con queste riforme li potremo spendere in quelle che sono le linee del Green New Deal e per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Cerchiamo di capire che cosa vuol dire in concreto, perché di quanto dovremmo ridurre il debito? Perché se si parla di riforme e di riduzione del debito, tendenzialmente c'è la fregatura dietro (abbiamo imparato questo). Allora, la Commissione già ci dice grosso modo di quanto, perché l'analisi di sostenibilità del debito per l'Italia per poter accedere al MES, stesa due mesi fa, diceva, secondo la Commissione, che l'Italia avrà un debito sostenibile se entro il 2030 riscenderà alla quota di rapporto debito-PIL del 140 per cento. Ora, visto e considerato che con i vari scostamenti che abbiamo votato e ci apprestiamo a votare andremo a oltre 100 miliardi di deficit quest'anno, visto e considerato che le stime dicono che avremo il meno 13 per cento del PIL, verosimilmente a fine anno noi avremo un rapporto debito-PIL che andrà tra il 190 per cento e il 200 per cento. Arrivare al 140 per cento nel 2030 significa ridurre di 60 punti il nostro debito pubblico e ridurre di 60 punti il nostro debito pubblico agendo su quei settori che ci sono stati indicati dalla Commissione. Traduciamo? Significa tagliare le pensioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), significa tagliare gli stipendi pubblici, significa tagliare gli investimenti per i comuni, significa fare delle politiche del lavoro che ci faranno dire, cari colleghi del Cinque stelle: “meno male quando c'era il Jobs Act”. Dimentichiamocelo il decreto cosiddetto “Dignità”, perché flessibilizzeremo ancora di più il mercato del lavoro; ovviamente, anche quota 100 è qualcosa che ci dovremo dimenticare, così come l'ipotetica 41, una riforma in senso sociale delle pensioni.

Tagliare il debito di così tanto e dover fare le riforme su quei settori non ha altra traduzione: vuol dire taglio della spesa sociale per avere in cambio 200 miliardi per fare pannelli solari, comprare monopattini, digitalizzare la pubblica amministrazione o le imprese (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non ci sembra un buon accordo, signor Presidente! Ancora peggio è l'accordo che è stato trovato sulla governance di questi fondi: chi dovrà vigilare e come su come li spenderemo, perché non sarà soltanto la Commissione a controllare, sulla base delle linee di indirizzo di cui ho parlato prima. Seppure - ha ragione lei, Presidente Conte - ha evitato il diritto di veto totale di un singolo Paese - e di questo bisogna dargliene atto - è stato però introdotto il cosiddetto super freno di emergenza, che significa che un singolo Paese potrà bloccare la procedura e rimandare il dibattito dalla Commissione al Consiglio europeo. Questo che cosa significa, cari colleghi? Abbiamo visto, come ha ricordato il Premier Conte nel suo intervento, che il Consiglio europeo non è stato il luogo della comunitarizzazione delle problematiche e il luogo a vocazione europeista per antonomasia; il Consiglio europeo è il luogo in cui i Governi cercano di tirare la carretta dalla loro parte, è il luogo più che altro dei nazionalismi e degli interessi particolari. Allora, se la procedura dalla Commissione io la sposto al Consiglio, siamo veramente così sicuri che il Consiglio poi ci darà delle linee e dei tempi di finanziamento e ci farà i conti in tasca sulla base dell'interesse generale o ce lo farà sulla base dell'interesse dei singoli Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Noi pensiamo che verrà fatto sull'interesse dei singoli Paesi e anche questa quindi non ci sembra una grande sconfitta dei cosiddetti Paesi frugali. Poi, vedete, l'altra domanda da farci è: come farà l'Unione europea a sostenere però questo debito che contrarrà, oltre ad avere la garanzia del patrimonio dei bilanci degli Stati nazionali? È previsto, nell'accordo che sia possibile un aumento del bilancio europeo e soprattutto sia possibile introdurre in futuro una tassazione propria, a partire anche qui dalle tasse ecologiche, a partire dalla plastic tax. Quindi noi rischiamo di dover aumentare il bilancio europeo - che vuol dire, a quegli 11 miliardi in più che dovremo dare, darne ancora - e soprattutto rischiamo di dover subire delle tasse che - non ho dubbi - andranno a colpire soprattutto il tessuto produttivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), esattamente come la tassa sulla plastica: già l'avete fatta a livello nazionale, ci mancava quella europea, e tutto il distretto della plastica italiano credo che vi vorrà ringraziare. Quindi, tirando le conclusioni: è una vittoria europeista questa?

Noi abbiamo un'idea diversa. Noi pensiamo che questa, invece, sia stata una vittoria dei particolarismi nazionali e degli egoismi nazionali, perché vedete, se avessimo fatto gli eurobond, eurobond fatti dall'Unione europea con la garanzia dell'Unione europea e la distribuzione dei fondi sui vari Paesi o se avessimo fatto quello che chiedevamo noi, cioè cambiato il Trattato sulla BCE per garantire l'acquisto dei titoli sovrani dei singoli Paesi, allora lì sì che saremmo andati verso un'Unione più solidale, più politica, più comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma l'accordo sui prestiti non è un accordo che rientra nella solidarietà europea del diritto comunitario: noi abbiamo un rapporto tra Paesi che è stato regolato dal diritto internazionale, dove ognuno farà il proprio interesse; dal diritto internazionale e dal diritto finanziario. Quindi, cari signori, questo creerà tensioni nell'Europa tali per cui non credo che questo sia un giorno storico per gli europeisti, ma gli europeisti dovrebbero essere i primi a essere indignati o comunque preoccupati per quello che è capitato, perché non ha vinto l'Europa, non ha vinto la solidarietà, ma hanno vinto gli egoismi e gli interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Diversamente sarebbe stato avere gli eurobond, avere una fiscalità unica a livello europeo, avere una gestione di parte del bilancio comunitario comune; quella sarebbe stata una riforma, o la BCE come prestatore di ultima istanza. Questa roba qua - qualcuno ha preso in giro Matteo Salvini per quello che ha detto - non volete chiamarlo super MES? Beh, è una roba che funziona esattamente come il MES: sono finanziamenti che dobbiamo andare a prendere, fare riforme e pagarci gli interessi sopra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Chiudo, Presidente. Finiti i festeggiamenti di questi giorni - quasi unanimi, ripeto - resteranno sul tavolo alcuni problemi: i lavoratori vi chiederanno perché da marzo non prendono la cassa integrazione, le partite IVA vi chiederanno perché non avete trovato risorse per tagliare le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), i commercialisti scenderanno in piazza perché non prorogate neanche le scadenze fiscali, nonostante questa massa di soldi che sta per cadere sull'Italia, per buona concessione dell'Europa, secondo la vostra narrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il settore del turismo vi sta facendo capire che il bonus vacanze è una misura non risolutiva, sulla ristorazione probabilmente la linea del Governo è quella del Ministro Castelli e quindi inviterete i ristoratori a cambiare mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), il settore dell'auto aspetta di sapere che cosa accadrà. Sappiamo solo che prendiamo 200 miliardi per riconvertire la nostra industria elettrica, dando le chiavi della produzione della tecnologia alla Cina e togliendola dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); sull'acciaio gli operai di Terni, dell'Ilva, vorrebbero sapere che ne sarà, i sindaci vorrebbero sapere come chiudere i bilanci e le famiglie vorrebbero sapere come mandare i figli a scuola a settembre.

Finiti i festeggiamenti, magari ci piacerebbe avere qualche risposta su questi argomenti, che pensiamo che a casa interessino di più che il dibattito sul Consiglio europeo.

Ma per chiudere, Presidente, come le dicevo, nel trionfo quasi unanime di oggi, noi anche questa volta ci dissociamo e, come nei momenti storici importanti, è importante che gli italiani si ricordino bene chi oggi applaude e chi oggi si dissocia e da soli, quando i nodi verranno al pettine, sono sicuro che sapranno trarre le proprie conclusioni (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi! Ha chiesto di intervenire il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Signor Presidente e cari colleghi, mi dispiace mettere fine ai festeggiamenti dell'una e dell'altra parte e tornare a questioni un po' più terra terra. L'essenza dell'Europa è il compromesso e il compromesso è l'opposto del gioco a somma zero, con una parte che vince e l'altra che perde, perché, se fosse così, l'Europa sarebbe già saltata da un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quelli che perdono a un certo punto se ne vanno o quelli che non vincono sempre, come la Gran Bretagna così convinta della propria retorica, è costretta ad andarsene. No, per questo non ci piacciono le metafore calcistiche perché sono folcloristiche ma sono fuorvianti ed i trionfalismi vivono lo spazio di una “giornalata”.

Ciascun leader invece deve fare in modo che il compromesso raggiunto sia accettabile per i propri elettori; deve far vedere il bicchiere pieno e fare accettare il bicchiere vuoto; così come devono fare tutti i 27 che tornano a casa. Questo accade puntualmente tutte le volte, ma in questo caso il compromesso è stato più arduo e il bicchiere più grande. Quindi, noi riconosciamo il risultato ottenuto dal Presidente del Consiglio Conte, dalla nostra diplomazia, dai membri del Governo che hanno partecipato, anche io mi associo nel ringraziare il Ministro Amendola per l'eccellente lavoro che svolge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Di questo dobbiamo dare atto, come dobbiamo dare atto anche alla coerenza e costanza delle prese di posizioni del Presidente Berlusconi e del Vicepresidente Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che, in seno al Partito Popolare Europeo, hanno sempre sostenuto la necessità di una soluzione unitaria alla crisi.

Allo stesso modo, non possiamo neppure negare che questo non sarebbe stato possibile senza un cambiamento epocale nell'atteggiamento della Germania e nella dimostrazione di leadership del Cancelliere tedesco Merkel in tandem con il Presidente francese che hanno lavorato per ricostruire quella solidarietà che è mancata nelle fasi iniziali della crisi del COVID, quando hanno prevalso gli egoismi nazionali che, se si fossero protratti nella fase di risposta economica, avrebbero significato la disgregazione del mercato unico e la fine dell'Unione Europea (magari qualcuno era contento): un Armageddon però dal quale nessun Paese avrebbe potuto uscire indenne.

La stampa ha messo in luce la durata record del negoziato e a me in realtà pare che, vista la complessità della situazione e la distanza tra le posizioni e gli intrecci delle diverse posizioni in gioco, il record non sia stato di lunghezza, il record è stato di brevità. Il vertice si è chiuso perché la Merkel ha capito bene che, se fosse stato rinviato a un'altra occasione, le difficoltà sarebbero diventate insormontabili e le distanze sarebbero diventate incolmabili. Più che un momento Hamilton, qualcuno ha detto, o un momento alla Draghi, whatever it takes, credo che questo sia stato il momento as long as it takes cioè il momento “tutto il tempo che serve” della signora Merkel che ci ha insegnato che dovevamo trovare un risultato.

E quindi, nonostante il vertice più aspro degli ultimi anni abbia messo in luce le linee di frattura dell'Unione europea, la mancanza di fiducia tra i cosiddetti “frugali” del Nord e i dissipatori del Sud, tra i liberali con i cordoni della borsa e i populisti dell'Est, questo vertice ha raggiunto traguardi insperabili alla vigilia.

Abbiamo alleviato lo sforzo macro-economico di sostegno dell'euro che finora gravava soltanto sulle spalle della BCE e, anche se il fondo è stato ridotto, abbiamo dovuto accettare un innalzamento dello sconto, abbiamo visto che il collegamento tra gli aiuti e il rispetto dello Stato di diritto non è così chiaro, abbiamo ottenuto che la Commissione possa indebitarsi sul mercato dei capitali per distribuire fondi ai Paesi più colpiti dal COVID. Certo, c'è il meccanismo di revisione trimestrale dei leader dell'Unione europea sull'applicazione del programma di riforma ma non è certo il veto che alcuni Stati membri - l'Olanda e i “frugali” fantastici - volevano avere. Questa, signori, è la natura del compromesso europeo. Di fatto sono state gettate le basi di una fiscalità europea e l'embrione di un bilancio federale, perché il rimborso di questo debito comune ha come corollario la creazione di un sistema di risorse proprie stabile e durevole. Ad alcuni piace e ad altri no.

Signori, il Recovery Plan serve per riattivare il processo di convergenza come unico e vero collante dell'Europa e ora per noi comincia il vero lavoro. Ora dobbiamo chiedere di usare quei fondi che sono già disponibili per arrivare alla meta del prossimo anno quando il Recovery Fund va a regime. Dobbiamo subito avvalerci del MES, dei fondi della BEI e del Fondo di disoccupazione SURE, presentando nel contempo piani di riforma e di investimento con una chiara visione politica circa le priorità, che possano essere approvati e ricevere le risorse man mano a stato avanzamento dei lavori, come pare abbia deciso il Consiglio.

Inoltre, accedendo alle risorse europee, non facciamo altro che alleggerire l'onere del debito pregresso e liberare risorse per nuovi investimenti. Come in quest'Aula ha già detto il professor Brunetta, il vincolo esterno siamo noi; il vincolo esterno lo scriviamo noi nei piani che presentiamo; siamo noi che dobbiamo impegnarci sui modi e sui tempi degli investimenti e delle riforme che vogliamo fare: infrastrutture, reti viarie, ferroviarie, edilizia scolastica, patrimonio storico e ambientale, green e digital economy, investimenti chiari, non bonus a pioggia.

Non basta, cioè, riempire l'Italia di monopattini per avere il benestare di Bruxelles o ottenere l'effetto moltiplicatore dei fondi europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), né si possono accettare i tempi biblici di una giustizia malata e le lungaggini della burocrazia della pubblica amministrazione. In questi anni abbiamo sprecato la flessibilità che ci è stata accordata in Europa non per fare riforme strutturali, non per fare il rientro del debito ma per fare spesa corrente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): il bonus di 80 euro, il reddito di cittadinanza o quota 100. Qualcuno magari ci ha vinto le elezioni ma il conto lo abbiamo pagato tutti e poi gridiamo alla lèse-majesté quando qualcuno ce lo ricorda in Europa. Da domani le raccomandazioni Paese della Commissione non potranno essere più prese sotto gamba. Serve un salto di qualità politico e istituzionale. Signor Presidente, non possiamo attendere per presentare il nostro Recovery Plan e, con esso, una legge di bilancio seria e coerente né ritengo più sostenibile che la maggioranza pretenda di farlo da sola come ha fatto fino adesso, incapace com'è di trovare una sintesi alle proprie contraddizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il balletto è sotto gli occhi di tutti: sì TAV, no TAV; sì MES, no MES, forse; apri l'Ilva, chiudi l'Ilva; Atlantia che deve comprare Alitalia ma deve mollare Autostrade, però le Ferrovie devono comprare Alitalia che però perde dei soldi; a questo punto facciamo entrare la CDP; basta, chiuso, nazionalizziamo. Così siamo andati avanti fino adesso: non mi sembra essere un modo concreto per risolvere queste cose, né per risolvere queste contraddizioni ci servono le task force, che aumentano la confusione e aumentano la sfiducia nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'Europa ha fatto la sua parte e abbiamo ottenuto 209 miliardi. Mi spiace dire al collega dei Cinque Stelle che se ne abbiamo avuti di più non è perché siamo stati degli abilissimi negoziatori, ma è soltanto perché la condizione economica dell'Italia è peggiorata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e le previsioni del nostro PIL sono terribili: ecco perché ci hanno dato i soldi! Quindi, cari signori, è il momento delle riforme e le riforme si fanno in Parlamento. Ecco perché vorrei riportare qua una proposta di Forza Italia, della presidente di Gelmini, del professor Brunetta: si faccia una bicamerale paritetica come sponda parlamentare all'Action Plan da presentare a settembre-ottobre. Avevamo richiesto di discutere e condividerle il PNR, il nuovo scostamento di 20 miliardi che verrà approvato dal Consiglio dei ministri: ne ha discusso con le opposizioni? Il primo e il secondo li abbiamo votati nell'interesse del Paese; questa volta senza una vera condivisione non dia per scontato il nostro consenso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non sul denaro, di cui l'Italia ha bisogno, ma sul metodo. Noi le offriamo coesione del Paese e condivisione sui provvedimenti strategici: lei è in grado di accettare questa nostra disponibilità? Presidente, questa è l'ultima chance: non sprechiamo il risultato ottenuto e l'ulteriore apertura di credito che abbiamo ricevuto in Europa. Non possiamo permetterci di essere promossi per il rotto della cuffia a Bruxelles e venir bocciati sui compiti a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, onorevole colleghe, sono giorni buoni per l'Europa e per l'Italia. L'Unione europea ha superato un tornante decisivo per il suo futuro: è una sfida difficile, signor Presidente. L'Europa pare avere detto: scusate, ho capito; ho capito che eravamo sulla strada sbagliata; ho capito che, come nel dopoguerra, quando si doveva scegliere se continuare a perseverare nell'odio, nella violenza, nella competizione tra i popoli, si scelse invece di dare vita alla Comunità europea. Lei oggi ha pronunciato questa parola a me molto cara, a noi democratici italiani molto cara la Comunità europea. Infatti, noi vorremmo sempre di più che l'Unione europea diventasse una comunità, una comunità di destino, una comunità di intenti, una comunità di valori e di ideali e oggi credo che possiamo festeggiare questo tornante della storia. La storia ricorderà questo momento, esattamente come nel dopoguerra, come un momento decisivo per la ripartenza del nostro Paese, quel momento che dice che se vogliamo costruire benessere per le nostre popolazioni, non si tratta di dire se hanno vinto gli europeisti o i nazionalisti: hanno evidentemente vinto gli europeisti oggi, evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); i fatti sono testardi e ha vinto l'idea di un'Europa che insieme sceglie di uscire dalla crisi, e hanno perso le idee delle piccole patrie, degli egoismi nazionalistici.

È stato abbastanza chiaro che dobbiamo realizzare politiche cooperative ed espansive. Abbiamo già abbandonato l'idea del Patto di stabilità, contro cui per tanti anni abbiamo combattuto (un Patto di stabilità che frenava gli investimenti); abbiamo già abbandonato l'idea che non ci possono essere strumenti di sostegno alla disoccupazione comune, come SURE; abbiamo già abbandonato l'idea che la BEI, la Banca europea di investimenti, abbia un ruolo marginale, o che la BCE abbia un ruolo marginale. Più di 2.500 miliardi vengono messi a disposizione: è nettamente la vittoria dell'Europa ed è nettamente la sconfitta di chi la vuole piccola, di chi la vuole chiusa su se stessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi vogliamo questa Europa a cui lei ha lavorato insieme a tutti i suoi Ministri, l'Europa che non toglie valore alla nostra patria, lo dico agli amici della destra. Noi siamo tutti innamorati del tricolore (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), stiamo tutti combattendo per l'Italia, ma vogliamo, come diceva De Gasperi, chiamare patria anche la nostra Europa. La vogliamo chiamare patria perché sappiamo che lì, solo lì, in quella dimensione comunitaria possiamo difendere i diritti dei nostri cittadini, il diritto alla vita, alla salute, al benessere, allo sviluppo. Tornare indietro sarà molto difficile e questa è ancora un altra cosa importantissima. Abbiamo avuto, il 2 aprile 2020, signor Presidente, le scuse della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha fatto un articolo che iniziava così: scusateci, la Ue ora è con voi, l'Unione è con voi. Lo disse perché vedeva il nostro popolo in ginocchio, le nostre famiglie piangere i loro morti; lo disse perché anche negli altri grandi Paesi europei, quelli che vengono spesso dipinti come i nostri nemici, anche nei grandi Paesi europei cresceva la consapevolezza del fatto che se l'Italia si perdeva si sarebbe persa l'Europa; e cresceva la consapevolezza che era necessario essere vicino a ogni popolo, a ogni famiglia, a ogni impresa di tutto il territorio europeo. Così, forse, le parole che Papa Francesco pronunziò nel 2016 in uno storico discorso, quelle di un'Europa stanca, invecchiata, non fertile, non vitale, che sembrava aver perso la sua capacità generatrice, oggi quelle parole possiamo dire che sono state superate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, non dobbiamo mai smettere di continuare a dare forza a questo sogno che oggi viene rivitalizzato. Il mio gruppo è grato a lei, signor Presidente, sinceramente, al suo lavoro, ai suoi Ministri, per questo importante risultato. C'è stato un cambiamento in Europa e questo cambiamento è anche opera nostra: diciamolo, senza trionfalismi, come lei ha detto, ma, per onestà intellettuale, è anche opera nostra. Mi sia consentito dire che questa è opera della capacità negoziale, della determinazione del Governo, dei suoi esponenti - è stato citato l'amico Ministro Enzo Amendola e vorrei citare tutta la nostra diplomazia, dal Ministro degli Esteri a lei in primo luogo -, ma anche, mi consenta, questo risultato è il frutto di un lavoro paziente, tessuto per mesi. Penso che sia giusto anche riconoscere che questo lavoro paziente è stato svolto in Europa dai nostri rappresentanti, da Paolo Gentiloni e dal Presidente del Parlamento europeo, Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se qualcuno si è chiesto in questo Paese, in questi mesi, tante volte, perché i democratici italiani hanno voluto dar vita a questo Governo, oggi ha la risposta: perché senza questo Governo, senza l'impronta europeista dei democratici italiani l'Europa si sarebbe persa - perché avrebbe perso l'Italia - e l'Italia avrebbe smarrito se stessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi noi oggi festeggiamo anche un ritrovato senso europeista di questo Paese e mi consenta di dire che di questo lavoro siamo molto, molto orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sarebbe stato bene che questo sforzo fosse stato accompagnato da un senso di responsabilità collettivo; purtroppo non è stato così: a parte alcune forze, molti altri hanno preferito attendere il fallimento del nostro lavoro. Credo che oggi queste forze debbano in un qualche modo arrampicarsi sugli specchi per giustificare le critiche a quello che abbiamo ottenuto. L'Italia è protagonista ed è protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell'Europa; assume l'impegno di operare per un'Europa più solidale, più inclusiva e soprattutto più vicina ai cittadini.

Sono le parole che abbiamo scritto insieme quando ci siamo trovati a formalizzare il programma di Governo tra il MoVimento 5 Stelle, il Partito Democratico, la sinistra; e questo lavoro credo oggi ha un compimento importante. Dobbiamo tenere come stella polare la creazione, ovviamente, adesso, dei posti di lavoro, lo sviluppo, il superamento di quegli ostacoli che hanno frenato il nostro Paese in questi anni e che lo rendono più fragile di altri. Questo è il motivo per cui abbiamo ricevuto anche più fondi, perché siamo stati più colpiti e perché abbiamo più bisogno, è fuori discussione, ma questa è anche la nostra grande sfida di questo momento: riuscire ad essere all'altezza delle risorse che ci consentiranno di cambiare strada. E io penso che dobbiamo dotarci di progetti strategici di medio e lungo periodo: il grande progetto di una sanità sempre più eccellente in Europa, sempre più eccellente nel mondo; il grande progetto di fare gli investimenti pubblici non per costruire ma per determinare uno sviluppo più sostenibile, avendo a mente - cito ancora il nostro programma di Governo - in primo luogo negli investimenti la protezione ambientale. Allora il Governo ha il nostro sostegno, ha il nostro contributo per la definizione del quadro e dei progetti specifici, perché verremo giudicati sulla qualità di questi. E proprio in ragione di questa fase storica, nonostante anche le parole che abbiamo sentito oggi in quest'Aula, proprio in ragione delle decisioni importanti che lei dovrà prendere a nome di tutto il Paese, io le chiedo - e sono sicuro che lei vorrà e saprà farlo - di coinvolgere tutto il Parlamento. Sono sicuro che vorrà e saprà coinvolgere tutto il Parlamento, perché un grande risultato consegna al Governo e a tutti noi una grande responsabilità, e la grande responsabilità, mi consenta, signor Presidente, non è solo nei numeri, non è il solo nei miliardi che spenderemo: lei e il suo Governo, la sua maggioranza, tutte le forze presenti in questo Parlamento hanno la grande responsabilità di fare rinascere la speranza in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un Paese sfiduciato, è un Paese che ha bisogno di sentire vicino la sua classe politica e le sue istituzioni, è un Paese che ha una guida sicura come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Italia Viva e Liberi e Uguali), che è stato insieme a lei, credo, importante fautore di questo accordo. È un Paese che ha bisogno di credere di nuovo in se stesso. Ha meno mezzi che nel primo dopoguerra, ha meno sicurezze che nel primo dopoguerra, ma ha tanti strumenti a disposizione. E mi lasci dire una cosa molto chiara qui: oggi abbiamo il quadro completo. Lo dico perché voglio essere molto franco, come sempre, e perché credo che, perché il Governo sia solido, bisogna che ci sia franchezza tra di noi. Lei oggi ha a disposizione il quadro completo di tutti gli strumenti a disposizione: SURE, BEI, il Patto di stabilità che è stato tolto, la rimozione degli aiuti di Stato, i fondi della BCE, i fondi del MES, i fondi del Next Generation EU. Ci aspettiamo presto da lei - perché noi siamo convinti, invece, che i fondi del MES siano necessari, perché sono subito disponibili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva) - un quadro complessivo delle risorse, dei vantaggi e degli svantaggi delle risorse, delle eventuali condizionalità che ci saranno, perché ci aspettiamo di potere scegliere nell'interesse dei cittadini, lei lo ha ripetuto più volte in quest'Aula. Io non voglio fare nessuna polemica, lei lo ha ripetuto più volte che ci avrebbe dato un quadro definitivo di quello che è nell'interesse esclusivo dei cittadini, quello per cui lei sta operando e quello per cui lei gode della nostra fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente della Camera, Presidente del Consiglio, noi siamo i Fratelli d'Italia, siamo tra i pochi in quest'Aula a non aver supportato né sostenuto il “Giuseppe 1” e non sosteniamo nemmeno “Giuseppe 2” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non abbiamo dovuto fare piroette sostenendo in questo palazzo cose diverse da quelle che avevamo sostenuto qualche mese prima; il nostro giudizio su di lei resta lo stesso, perché lei è un Presidente non scelto dal popolo, catapultato all'interno di questo palazzo e su quella poltrona da un Governo non in linea con il dato elettorale, da una maggioranza innaturale, che infatti è durata poco, però ci ha lasciato in eredità il Presidente Conte, che oggi è barricato con un'altra maggioranza, che è così tanto terrorizzata dal voto degli italiani, da evitarlo in ogni maniera. Lo stiamo vedendo, ne stiamo parlando. Vedremo nei prossimi mesi che cosa accadrà. Presidente, noi possiamo parlare con serenità, anche senza badare alle malelingue, che cercano interessi oscuri dietro ogni affermazione. Abbiamo sempre sostenuto ogni provvedimento in linea con l'interesse nazionale, a prescindere. Abbiamo guardato ogni cosa con la lente del patriottismo, che permette di vedere e scegliere sempre guardando all'interesse generale degli italiani e mai all'interesse particolare, anche quando è il nostro interesse particolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei oggi viene in quest'Aula a vantare un risultato che reputa straordinario. E tutti i menestrelli della sua maggioranza - scalcagnata direi – dietro, a tessere le lodi, a lanciare strali contro i terribili sovranisti presenti in Europa. Siete tutti uniti per una volta: quelli che vogliono il MES e quelli che non lo vogliono, o almeno fino a qualche minuto fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quelli che vogliono far cambiare lavoro ai ristoratori, quelli che dicono che le partite IVA non hanno diritto di lamentarsi, quelli che guardano alla Cina e al Venezuela come Stati e simboli di libertà, e quelli che si vergognano - e girano il volto - di queste affermazioni. Abbiamo quelli che la sostengono convintamente e quelli che non vedono l'ora di togliersela di torno. Sono tutti uniti da mezze bugie e mezze verità. Mi permetta di fare un esempio, dal citazionista collega Crippa - cerco la citazione precisa - che parlava di MES. Ormai era chiaro. Il collega Crippa del MoVimento 5 Stelle ha citato quelle dell'opposizione, le cito quelle di maggioranza, dei suoi alleati, di oggi. Zingaretti, capo del Partito Democratico, suo alleato: continuo a pensare che per l'Italia l'utilizzo del MES sia positivo ed utile. E Renzi dice una cosa ancora più dura: i 37 miliardi del MES hanno una condizionalità inferiore ai prestiti ottenuti del Recovery Fund. Se non si ha il coraggio di dirlo, si sta mentendo. Eh, ce l'ha con voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non è che queste parole possono essere male interpretate da chi è poco attento. Fratelli d'Italia ha parlato sempre il linguaggio della verità in quest'Aula. Lo ha fatto quando abbiamo sostenuto gli 80 miliardi, lo scostamento, mettendoli nelle vostre mani. Ma, con la stessa chiarezza, abbiamo presentato centinaia di emendamenti, nel tentativo di non farveli dissipare in marchette, in monopattini, in spese inutili. Abbiamo provato: non siamo riusciti interamente, qualcosa siamo riusciti a farlo. Abbiamo votato al Parlamento europeo in favore degli eurobond, perché senza eurobond non si sarebbe nemmeno potuto parlare del Recovery Fund. Fratelli d'Italia ha assunto la richiesta, nei suoi confronti, di venire in quest'Aula ad avere il voto del Parlamento sugli indirizzi, per darle forza negoziale. Lei ha ringraziato le opposizioni, anche perché, insieme al resto del Parlamento, le hanno dato forza in questi giorni. Ed è vero: in questi giorni noi abbiamo tifato per l'Italia. Lo abbiamo fatto con lo spirito che Giorgia Meloni le aveva rappresentato in quest'Aula, qualche giorno fa. Le aveva chiesto di andare lì con coraggio, di spiegare ai leader europei che non c'è spazio per un'Europa senza la nostra nazione, senza la nostra Italia. Non esiste! L'avevamo invitata ad andare in Europa a denunciare il dumping fiscale con il quale alcune nazioni si arricchiscono, per poi venire ad alzare la voce nei nostri confronti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E non sono i sovranisti, quelle nazioni. Infine, l'abbiamo fatto in questi giorni. Lei lo ha riconosciuto in questi giorni. Abbiamo evitato di attaccare il Governo, perché, mentre il nostro Presidente del Consiglio è impegnato in una trattativa difficile, non dobbiamo attaccarlo: dobbiamo lasciarlo sereno. Lo abbiamo fatto, perché facciamo tifo per l'Italia. L'abbiamo fatto anche perché noi agiamo un po' come i tifosi di calcio, quando fanno il tifo per il capitano della squadra rivale, anche della stessa città, perché in quelle ore indossa la maglia azzurra. Quello è stato lo spirito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con il quale noi abbiamo sostenuto le sue azioni, anche sapendo che lei sarebbe tornato anche solo con un risultato appena sufficiente, rivendicandolo con operazioni di marketing, come state provando a fare. Ma non ci interessa, quando c'è di mezzo il futuro dell'Italia, non guardiamo in faccia a nessuno. Ragioniamo sempre con lo spirito che ci ha caratterizzato fin dal primo giorno: lontani nelle poltrone, pronti a condividere le responsabilità. Noi siamo quelli che le hanno riconosciuto di essersi battuto, Presidente. Italia, una nazione nella quale dobbiamo sottolineare che il nostro Presidente del Consiglio va all'estero a battersi per gli interessi nazionali. Solo qui è un valore aggiunto, nel resto del mondo è una cosa normale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ma, a negoziato concluso, mi permetta di ricordarle, Presidente, quello che non è andato, a nostro avviso. Lei è partito dicendo che andava bene ridurre gli interventi a fondo perduto, i sussidi, proposti dalla Merkel e da Macron - lo ha ricordato -, 500 miliardi, di ridurli.

Secondo noi, ha sbagliato a partire da quello, perché in una trattativa non si ragiona così. Ha dato la disponibilità - l'ha fatto percepire - che meno sussidi potesse corrispondere a zero condizionalità. Ce lo ha detto oggi: lei è uscito con meno sussidi e più condizionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come le ha ricordato Renzi poc'anzi, con un'agenzia precisa.

Poi abbiamo creduto alle agenzie, alle animate discussioni con il Premier olandese, l'onomatopeico Rutte. Però, abbiamo avuto un risultato finale, che, insomma, Presidente, è quello che lei ha raccontato: da 500 a 390 miliardi di sussidi, si è scesi parecchio sui soldi a fondo perduto; ma aumentano i privilegi per quelle nazioni, i privilegi che lei diceva avrebbe voluto cancellare, azzerare, diminuire, quelli che permettono a loro di avere sconti sui fondi che danno alla UE, e all'Italia non accade. Invece, non li hanno avuti e hanno avuto, anzi, dei vantaggi ulteriori: il 25 per cento dei prelievi fiscali sui dazi doganali, che vanno a vantaggio del porto di Rotterdam e di Rutte, che ringrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È stato creato un fondo su misura di 5 miliardi, per i Paesi maggiormente colpiti dalla Brexit. E chi sono? E chi ne beneficerà? Lei già lo sa, lo scopriranno anche gli italiani. Tra questi, la nazione che ha mandato avanti i “frugali”, la Germania, beneficia di tutte queste misure.

Ma non è finita. L'Italia conserva un livello accettabile di sussidi, inferiore a quello previsto all'inizio. Ma, in compenso, rischiamo di perdere sul bilancio pluriennale diversi miliardi, sull'ambiente, sull'innovazione, sulla ricerca, sulla difesa dei nostri confini dall'invasione migratoria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un dato sul quale credo lei avrà da raccontarci, con più precisione, il dato matematico.

E, come ha detto prima, sul saldo netto, cioè su quanto noi diamo all'Europa e quanto ci rientra, non si è potuto far niente. Dovevamo diminuire la forbice e questo risultato, a nostro avviso, nonostante lei lo sottolinei con entusiasmo, non c'è. Volevamo evitare nuove tasse alle piccole e medie imprese italiane. Sono state rinviate le tasse che riguardano i grandi gestori del web, gli speculatori finanziari, quelli che producono fuori dall'Europa non rispettando l'ambiente. E, invece, parte dal 1° gennaio 2021 la plastic tax europea, 80 centesimi al chilo, che si va a sommare alla plastic tax che avete inserito nella finanziaria e che metterà in ginocchio le imprese, porterà disoccupazione e porterà anche un aggravio dei costi dei prodotti da scaffale, i prodotti in plastica. Nel frattempo, mentre si parte con il salasso dal 2021, dal 1° gennaio, i soldi forse si vedranno a metà del 2021. Mentre cerchiamo la cura migliore, probabilmente il paziente - che sono le nostre imprese – morirà. Questo è il dato che rischiamo di avere davanti.

Noi abbiamo chiesto, come lei sa, un meccanismo ponte, per intervenire subito. Però, è naufragato, Presidente, non ci siamo riusciti. Questo è un dato, che, però, graverà ulteriormente sulla disponibilità necessaria di economia e di liquidità. Avevamo detto che c'era il rischio di consegnare le chiavi di casa alla Germania e ai Paesi “frugali”. Non so come andrà a finire, però - e lo dice Renzi - le condizioni sono peggio di quelle del MES. Quindi, collegato a quello che dice il collega dei 5 Stelle, queste chiavi di casa, probabilmente, le stiamo consegnando alla Merkel e Rutte. Dovremo chiedere il permesso a loro su come attuare le riforme nella nostra nazione.

Vado a concludere, Presidente, ma mi faccia sottolineare con entusiasmo che io l'ho vista, in questi giorni, in fotografia, parlare con Viktor Orbán, con il primo Ministro polacco, con amichevoli relazioni che avete tenuto. Perché, con il favore della notte, Presidente, lei Viktor Orbán se l'è trovato al fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), contro i Paesi “frugali”, governati dai sedicenti europeisti, che sono alleati, invece, dei signori che oggi ho dietro le spalle. Speriamo che la smettano di agitare spettri fuori dal tempo, a cui non crede più nessuno.

Però, noi saremo qui ad aspettarla, perché adesso inizia un'altra fase, finita la grancassa, quella delle riforme. Se sulle riforme si tratterà di tagliare spese inutili, come il reddito di cittadinanza e le tasse inique che opprimono il nostro popolo, se saranno queste le riforme, sulla magistratura, sulla giustizia, per rendere indipendenti anche la politica e l'economia dalla magistratura, quanto è indipendente la magistratura, saremo qui. Se invece comincerete a ragionare indotti dall'Europa e parlerete di altro, di un aumento della pressione fiscale, del ritoccare il nostro sistema pensionistico in peggio, di opprimere il mercato del lavoro e di patrimoniale, ci avrete come fieri avversari.

Presidente, noi siamo patrioti prima di ogni altra cosa. Siamo fieramente ostili a questo Governo e lo diciamo con serenità in casa, non fuori dai confini, come nel passato forze politiche della sinistra hanno fatto, pur di cancellare governi legittimamente eletti dal popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vi sfidiamo, Presidente, se avete questo consenso, se pensate di aver fatto bene del nostro popolo, torniamo alle urne. Questa nazione ha bisogno di un Governo coeso, forte, in grado di essere protagonista all'esterno dei nostri confini e di portare a termine quelle che sono le necessità di questa nostra Italia. Quindi, Fratelli d'Italia, con rispetto, non per voi ma per gli italiani, sarà qui a lavorare ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Presidente Conte, lei ha concluso il suo intervento citando Delors, e anche per questo le siamo grati, perché noi, da sostenitori convinti del sogno di Ventotene, da estimatori dei grandi statisti europeisti come De Gasperi e Adenauer, siamo cresciuti con Delors, peraltro l'unico ad essere stato tre volte Presidente della Commissione, come riferimento del sogno europeo, comunitario e federalista.

Oggi noi vediamo che i colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia sono in imbarazzo, sono in difficoltà, perché il sovranismo ha perso. E i sovranisti italiani sono doppiamente in difficoltà perché chi ha attaccato di più il nostro Paese in questi giorni sono stati proprio i loro alleati in Europa, i loro amici, quelli che invitavano nelle piazze italiane per la campagna elettorale, da Wilders ad Alternative für Deutschland; mentre chi ha difeso con noi l'Italia e i suoi interessi sono stati Macron e Merkel, proprio coloro che sono stati bersaglio, addirittura oggetto di sfottò, di critiche, da parte dei nostri sovranisti italiani in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Noi, Presidente, pensiamo che il Governo abbia fatto bene e ringraziamo lei per il suo lavoro e ringraziamo il Ministro Amendola. Ha fatto bene perché è stato sull'asse franco-tedesco e non accanto ai sovranisti. E ha fatto bene perché si è battuto in questi giorni contro l'ipotesi di un potere di veto di un singolo Paese, perché, se entrasse questo principio, metteremmo in discussione l'Europa stessa: lo ha sottolineato bene in questi giorni anche il professor Cassese quanti mali, nel corso della storia, questo principio può aver portato. E del resto, c'è anche una letteratura che si occupa e si è occupata nei secoli di questo tema, da Rousseau - non quello della piattaforma, Jean-Jacques - fino a Fukuyama di Vetocracy (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi sappiamo - noi che non seguiamo il sondaggismo esasperato, ma siamo amanti della cultura politica - che il principio dell'unanimità porta semplicemente a bloccare tutto, all'immobilismo.

Nel 2011-2012 l'Europa si è fatta convincere dall'egoismo, dall'austerità. L'Europa del 2020 sceglie, invece, la solidarietà e la crescita. È un risultato importante, è una grande vittoria dell'Europa, un buon successo per il nostro Paese, ma sicuramente un gigantesco passo in avanti per l'Europa.

E allora oggi le risorse ci sono, le risorse ci sono ma abbiamo una grande responsabilità adesso. Gli addetti ai lavori ci dicono che servono le riforme. Io credo che dobbiamo chiederci qualcosa di più, cioè serve una visione e, cari colleghi, qual è la nostra visione per i prossimi decenni? Noi stiamo indebitando i nostri figli: allora, non possiamo accontentarci di spendere dei soldi, dobbiamo avere un'idea, un progetto, una visione per i prossimi anni.

Noi di Italia Viva pensiamo che non sia sufficiente pensare alla cassa integrazione o a un reddito di emergenza, perché se i soldi li mettiamo sulla cassa integrazione o sul reddito di emergenza, prima o poi finiscono, ma non creano crescita, non portano occupazione, non arriva da lì la ripartenza. Noi crediamo che non serva l'assistenzialismo, ma la crescita; il lavoro, non il sussidio; servono le infrastrutture e non la rendita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Abbiamo bisogno di tornare a credere in un'Italia che sia aperta al talento, che sia accogliente, che sia ambiziosa, che possa ripartire davvero.

Ci sono le risorse per farlo, però dobbiamo essere seri, concreti, perché gli italiani si sentono dire da tempo che arriveranno centinaia di miliardi da Bruxelles: ecco, adesso le misure di Bruxelles devono entrare nelle botteghe degli artigiani, nei negozi, nei ristoranti, devono diventare qualcosa di concreto, altrimenti avremo un effetto boomerang gigantesco. Questa è la nostra responsabilità oggi. E, Presidente, noi abbiamo davanti a noi anche delle sfide molto difficili: penso soprattutto al settore del turismo, che rischia una gelata senza precedenti. Ecco perché è fondamentale, fin dal prossimo scostamento di bilancio, fin dal prossimo provvedimento del Governo, intervenire; perché, se i turisti stranieri cancellano le prenotazioni nel nostro Paese, noi dobbiamo cancellare le tasse sul turismo senza ulteriori rinvii (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Lei ha combattuto una battaglia in Europa contro i paradisi fiscali all'estero, e siamo d'accordo con lei, e le diciamo: insieme combattiamo una battaglia non solo contro i paradisi fiscali all'estero, ma anche contro gli inferni fiscali in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), a cominciare da quelli delle partite IVA, dei piccoli commercianti. Se non si sono potute rinviare le scadenze del 20 di luglio, impegniamoci già da adesso in modo chiaro e puntuale ad evitare gli acconti di novembre, diamo un segnale chiaro in questo momento.

Come Italia Viva lo abbiamo proposto al Senato, lo riproponiamo anche alla Camera: dedichiamo una sessione di lavoro in Parlamento, ad agosto, su come utilizzare tutte queste risorse che arriveranno dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e del deputato Brunetta). Il Parlamento c'è, è vivo, serve: lo coinvolga, Presidente, lo sfidi. Io credo che, più che le task force, servano progetti concreti, chiari, e il Parlamento può dare una mano da questo punto di vista.

Italia Viva c'è: c'è con il piano “Italia shock” che finalmente si concretizza, con il Family Act che ieri ha avuto un primo voto importante qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e che era nato alla Leopolda, c'è con la proposta della decontribuzione, c'è con la richiesta sulla scuola; abbiamo chiesto di riaprire la scuola quando tutti ci vedevano come dei pazzi, ma se non si riaprono le scuole, il Paese non ce la fa; lo diciamo noi e lo diceva, qualche giorno fa, anche un autorevole commentatore sul The Economist.

Italia Viva c'è, perché Italia Viva ha il coraggio di andare controcorrente e lo ha dimostrato nei mesi scorsi: tenendo in piedi questa legislatura anche quando in pochi ci credevano ed evitando di andare al voto nello scorso autunno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Se fossimo andati al voto nello scorso autunno, avrebbero vinto i sovranisti e oggi non ci sarebbe stato nessun risultato da festeggiare in Europa. Il lavoro di questi mesi ha portato l'Italia a riacquistare credibilità e ha salvaguardato la dignità dell'Europa.

Ora, però, Presidente le chiediamo uno sforzo in più. Lei è tra i leader europei: ecco, non faccia una battaglia di retroguardia sul MES (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché le risorse del MES ci sono, sono risorse importanti per la sanità, hanno condizionalità meno pesanti del Recovery Fund di cui stiamo parlando adesso, le dobbiamo spendere bene e le dobbiamo spendere subito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non si lasci convincere da una parte della maggioranza e non si lasci trascinare in un populismo ideologico: da questa crisi si esce con la politica, non con il populismo. E noi non possiamo che dirci keynesiani, non solo perché chiediamo che molte di queste risorse siano spese nelle opere pubbliche, ma perché condividiamo un pensiero di Keynes, che diceva: la difficoltà vera non è tanto quella di sviluppare idee nuove, quanto di abbandonare le idee vecchie.

Ecco, per ripartire, per uscire dalla crisi, dobbiamo avere il coraggio di superare le vecchie ideologie, le vecchie idee, e guardare con speranza al futuro. Lo dobbiamo a tante persone che oggi sono in difficoltà, che non sanno come arrivare a fine mese e che hanno visto la propria attività chiudere, fallire a causa del COVID; lo dobbiamo soprattutto alle oltre 35 mila vittime del COVID ed alle loro famiglie, perché l'Italia può ripartire, ma deve ripartire mantenendo la memoria, conservando il ricordo delle persone che abbiamo perso, tenendo alto l'onore dei caduti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

L'Italia può ripartire, deve farlo, ci sono tantissime risorse a disposizione per farlo, mai il nostro Paese ha avuto un'entità di risorse tali dall'Europa: a questo punto, il nostro dovere, a fronte di tutte queste risorse, è scegliere il coraggio e non la paura, la speranza e non il terrore; in poche parole, dobbiamo scegliere la politica e non il populismo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, mi consenta, prima di entrare nel merito, di fare una brevissimo ricordo, perché per chi crede nell'Europa, e oggi noi parliamo di Europa, il 22 luglio non è una giornata come tante. Il 22 luglio 2011 ad Utøya 69 ragazzi tra i 14 e i 20 anni vennero uccisi: erano giovani norvegesi che partecipavano ad un corso di formazione estivo del Partito laburista di quel Paese; e credo che oggi valga la pena ricordare, a 9 anni di distanza, quelle vittime, perché in quei ragazzi c'era la speranza, c'era una generazione che guardava e guarda all'Europa come al futuro, a un futuro di pace e di prosperità (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

E quindi credo che oggi in molti siano saliti sul carro del vincitore, rispetto a lungo negoziato che è stato condotto; ma dev'essere chiaro chi ha perso, chi ha perso in questi mesi e in questi ultimi giorni: hanno perso i nemici dell'Europa, hanno perso i nazionalismi. Ha perso un'idea di Europa: un'idea di un'Europa rinchiusa, quella dei confini, delle frontiere, un'Europa sommatoria di egoismi nazionali e di autarchie nazionali. Quell'Europa, al di là di tutte le valutazioni che si possono fare, anche critiche, sui meccanismi di governance europea, sui meccanismi futuri di governance del Recovery Fund, ha perso. Sono loro ad aver perso, perché ha vinto un'altra idea, ha vinto un'altra visione: quella di un'Europa che non smarrisce, in questa crisi difficile e complessa, la sua funzione storica, quella comunità di destino che lei giustamente, Presidente, ha ricordato nel suo intervento.

E poi c'è un altro dato, che io credo dovrebbe essere patrimonio comune: che l'Italia è stata protagonista. È stata protagonista di una battaglia giusta e coerente: giusta perché era giusto avere quella visione, ed è stata coerente perché non dobbiamo mai dimenticarci che noi siamo stati un Paese fondatore dell'Unione europea, del primo nucleo fondatore dell'Unione europea, e quindi siamo stati coerenti con la nostra storia.

Si poteva fare di più? Certamente, come spesso capita nella vita si poteva fare di più, ma credo che anche qui nessuno possa negare che si sia fatto molto, che come giustamente è stato ricordato parlare di bond europei, di debito europeo qualche mese fa - soltanto qualche mese fa -sembrava un miraggio, sembrava un obiettivo utopico. Il risultato non era un risultato scontato, quello che è stato raggiunto dopo quattro giorni di lungo e faticoso negoziato, e ci associamo anche noi al ringraziamento al Ministro Amendola e anche a quelli che in gergo sono chiamati gli sherpa, cioè lo staff diplomatico che in questi mesi ha lavorato a smussare angoli, a ricercare alleanze. Perché è più difficile fare questo lavoro rispetto a scrivere qualche tweet, a ridurre tutto sempre e solo a propaganda: se si sono raggiunti certi risultati è perché si è messa da parte la propaganda e si è fatto un lavoro umile, in alcuni casi nascosto, che si chiama politica, che si chiama politica diplomatica, che si chiama ricerca di alleanze, in un'Italia tornata protagonista.

Ora però, signor Presidente del Consiglio, dobbiamo avere tutti, maggioranza e opposizione, e in primo luogo il Governo, la consapevolezza che bisogna tenere la barra dritta per non smarrire la strada, per non perdere di vista gli obiettivi strategici di uno Stato che non si fermi solo ad essere semplice Stato regolatore, ma abbia la capacità e si dia l'obiettivo di essere Stato innovatore, in grado di accompagnare le energie imprenditoriali, i lavoratori in un cambiamento epocale.

E ad esempio da questo punto di vista noi crediamo che non possa essere tutto affidato alla tecnica, che, proprio per la costruzione e per l'implementazione del piano italiano, vadano creati subito dei tavoli di settore, su settori strategici come siderurgia, automotive, telecomunicazioni, industria verde. Subito, signor Presidente: bisogna cercare di tenere insieme, di fare il lavoro esattamente che lei ha fatto in Europa per mettere attorno a un tavolo le imprese, il sistema delle imprese, i lavoratori e tutti i soggetti in grado di operare all'interno della filiera. E dicevo che bisogna tenere la barra dritta per non perdere di vista gli obiettivi strategici che, per quel che ci riguarda, rimangono quelli per i quali abbiamo dato il nostro assenso a questo Governo: a cominciare dal Green New Deal, dalla riconversione ecologica della società.

Per favore, lo dico ai colleghi di opposizione: smettiamola di ridurre il tema del Green New Deal al bonus sui monopattini. È un'offesa all'intelligenza di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)! I cambiamenti climatici non sono un'invenzione, non possiamo accorgercene all'indomani delle alluvioni, non possiamo piangere quando piangiamo, ahinoi, in molti casi solo una perdita economica, ma talvolta anche vite umane. E allora dobbiamo cambiare, dobbiamo riconvertire la nostra società in maniera ecologica, e per far questo creare buona e sana occupazione.

Così come c'è il tema della rivoluzione digitale, e attorno a questo c'è una questione fondamentale: questo è un Paese lungo, è un Paese con un'orografia diversa da molti altri Paesi europei. Noi dobbiamo abbattere il digital divide, noi non dobbiamo più avere cittadini di serie A e cittadini di serie B nella capacità di interconnessione, dobbiamo rendere tutto il Paese eguale. Così ovviamente come queste risorse che arriveranno, dovranno essere orientate rispetto a un obiettivo che è economico ma è anche politico: è quello della lotta senza quartiere alle diseguaglianze sociali, che stanno erodendo le fondamenta della nostra economia, ma anche della nostra democrazia, e credo che questa sia l'occasione per fare ciò. La sfida - io vorrei essere su questo molto chiaro - non può e non deve essere solo del Governo e della maggioranza: è la sfida di tutti, è la sfida del sistema Paese nel suo complesso, perché da questo punto di vista credo che noi abbiamo di fronte, lo ha detto il Presidente del Consiglio e noi lo condividiamo, una sfida che non possiamo permetterci di perdere. E spesso è facile dire che non si fanno le cose perché non ci sono le risorse: se adesso le risorse ci sono, dobbiamo come classe dirigente a tutti i livelli dimostrare di essere all'altezza di questa sfida. Avendo però anche un'altra consapevolezza: che nonostante tutte le battute, nonostante i progressi fondamentali che sono stati fatti, la battaglia contro il COVID-19 non è ancora definitivamente vinta. E mi lasci dire, signor Presidente della Camera, che se l'Italia è stata più forte a quei tavoli, se il Presidente Conte ha potuto avere maggiore autorevolezza, è stato anche per come è stata gestita la fase di emergenza COVID-19, a cominciare dal Ministro della Salute per passare a tutti gli operatori, a tutti i livelli che con i loro sacrifici hanno fatto sì che l'Italia, che è stata in una certa fase il principale Paese colpito dopo la Cina, dimostrasse di essere in grado di rispondere, di gestire una crisi assolutamente eccezionale e senza precedenti. Insomma, signor Presidente, io credo che tutti noi lo sappiamo, ma credo debba essere riconosciuto anche dalle opposizioni, da queste giornate l'Italia esce più forte, più forte per affrontare le sfide; ma dobbiamo avere un'altra consapevolezza, signor Presidente: che la meta di un'Italia più equa, più giusta, più green, con una sanità e una scuola pubblica più forti, è una meta ancora lontana. Ed è su questo che noi dobbiamo lavorare e operare con tenacia, con testardaggine e con coerenza. Mi lasci concludere con le ultime parole del Manifesto di Ventotene, che ha un titolo emblematico: è più conosciuto come il Manifesto di Ventotene, ma il suo titolo è Per un'Europa libera e unita. Venne scritto nel 1941, in un'isola confinaria, nel pieno della guerra, da tre giganti della cultura italiana ed europea: Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli. Le ultime parole di quel Manifesto credo che siano quanto mai attuali: la via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, bisogna essere intellettualmente onesti e realisti: va dato atto al Presidente del Consiglio e alla sua e alla nostra diplomazia - c'è qui il Ministro degli Affari esteri - del buon risultato per l'Italia per il quale ci si è battuti a Bruxelles. C'è chi dice che il Recovery Fund è sostanzialmente un piano di salvataggio del nostro Paese operato da Germania, Francia e addirittura - ho letto qualche commentatore - perfino dall'Olanda, perché l'Italia è troppo grande, per cui non può fallire. Non può fallire perché altrimenti metterebbe in discussione l'euro. Penso invece e noi pensiamo invece, senza voler sminuire l'importanza che hanno 209 miliardi di euro per il nostro Paese, che quanto successo sia innanzitutto un importante passo per l'Unione europea.

La scelta di un debito comune ci impone di guardare l'Europa in modo diverso. È un passo del quale l'Unione stessa e i suoi singoli componenti dovranno prendere coscienza: l'Europa è stata all'altezza della sua storia, si è ritrovato l'asse dei Paesi fondatori, ricordiamoci anche questo, Francia, Germania, la guida della Germania, Italia, Spagna. È la fine - perché le due crisi che abbiamo attraversato, 2009, e questa drammatica del 2019 - della politica dell'austerità e l'inizio della politica del fatto che non ci si salva da soli. Bene, oggi un grande quotidiano, commentando l'indiscutibile successo su questo accordo, ha citato un vecchio detto popolare inglese: stai attento a quello che desideri perché potresti ottenerlo. Mi permetto di ricordare un episodio, ormai ogni tanto cito episodi storici, alcuni amici colleghi del PD lo ricorderanno certamente: il 27 novembre del 1947, a seguito di una nomina a prefetto di Milano che il Partito Comunista di allora considerava un'ingiustizia e un'offesa, un grande corteo guidato da Giancarlo Pajetta occupò la prefettura. Pajetta chiamò Roma e disse “compagno Togliatti, abbiamo occupato la prefettura di Milano”. “Bravo”, rispose Togliatti, “e adesso che ve ne fate?”. Ecco, niente trionfalismi non vuol dire non riconoscere il positivo di un lavoro, ma vuol dire rispondere a questa domanda, questa è la sfida che oggi abbiamo nel nostro Paese. Arriveranno 209 miliardi: che ne facciamo, come li utilizziamo, come utilizziamo queste risorse per dare una prospettiva nuova all'Italia e all'Europa? I precedenti non depongono a nostro favore, lo dico con dispiacere perché abbiamo tutti questa responsabilità. A fine del 2018 - lo dico anche a chi ci ascolta - l'Italia doveva ancora usare 58 miliardi sui 75 miliardi dei fondi europei messi a disposizione tra il 2014 e il 2020. Delle risorse per occupazione, ricerca e piccola impresa siamo riusciti a spendere solo il 20 per cento. Il problema allora non sono - e lo dico anche all'opposizione - i vincoli esterni, le condizioni che l'Europa ci pone; il problema è il vincolo, tutto interno, della nostra capacità di progettare e di realizzare i progetti che ci porteranno ad un traguardo diverso. Progettare non vuol dire fare l'elenco dei sogni, come quando si vince alla lotteria; progettare - e lo avremmo già dovuto far da mesi - vuol dire insieme - lo abbiamo detto con forza all'opposizione, ai commercianti, agli imprenditori, signor Presidente del Consiglio - individuare passo dopo passo, con concretezza e con date, la strada che ci porterà all'uscita. Gli 80 miliardi che fino ad oggi abbiamo utilizzato come li abbiamo spesi? Quanto abbiamo sburocratizzato? Dopo un mese e mezzo in cui la parola “condivisione” è rimasta una chimera, oggi leggiamo già di una polemica interna al Governo su chi gestirà i fondi e spunta l'idea di una nuova task force insediata a Palazzo Chigi.

Le dico con tutta onestà e rispetto: le task force non rappresentano l'intero Paese, lo ha detto anche lei, tra l'altro. Non possiamo passare da una task force all'altra e di tempo ce ne resta poco. Abbiamo bisogno, come abbiamo detto, di passare dalle parole ai fatti. C'è un'Italia che lavora, che produce ricchezza e solidarietà; c'è un'Italia che produce educazione e cultura, e che è rappresentata anche in questo Parlamento, anche dalle opposizioni, che chiede solo di poter essere coinvolta per ragionare di investimenti e non di soldi in ulteriore assistenzialismo, non di nazionalizzazione, non di redditi di cittadinanza o di redditi di emergenza. Utilizziamo queste risorse per far sì che l'effetto moltiplicatore della risorsa pubblica mobiliti risorse private. Scommettiamo - glielo dico con passione, è la battaglia della nostra opposizione - che se una persona è messa in grado nel nostro Paese di fare un buon lavoro, farà un buon lavoro. Sconfiggiamo quella burocrazia che pensa - c'è ancora adesso, questo - che i cittadini e le imprese sono sudditi su cui esercitare il proprio potere, sono ladri potenziali da controllare. Coinvolga la società e sarà il primo segnale che potrete e potremo dare all'Europa.

L'onorevole Sgarbi, e concludo, citerebbe a questo punto un'intervista importante, tra l'altro di un grande pensatore europeo, Bernard-Henri Levy sul Venerdì di Repubblica. Levy ha detto: ho paura della morte, ma lo scopo della vita è la libertà. Ecco, scommettiamo sulla libertà, la libertà è la principale risorsa che abbiamo; scommettiamo che l'Italia riparte dalla positività delle famiglie, delle imprese, dei cittadini, delle associazioni e anche di una classe politica, maggioranza e opposizione, che può tornare a dire con forza e con orgoglio queste parole: la politica al servizio del bene comune, cioè del proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, ci complimentiamo per il modo, la determinazione e la tenacia con cui ha condotto le trattative sul Next Generation EU nell'ultimo Consiglio europeo. Il risultato raggiunto è sicuramente importante sia per l'Europa in generale sia per l'Italia nello specifico, tanto che ha ricevuto apprezzamenti anche da parte di autorevoli esponenti delle opposizioni. Un buon primo passo, ma siamo appena all'inizio di un lungo percorso di riforme che ci condurrà davanti ad un bivio cruciale: spendere quei soldi senza alcuna strategia e ritrovarci tra qualche anno in condizioni ancora peggiori di quelle attuali, e quindi sprecare una storica occasione, oppure rimboccarci le maniche ed elaborare un piano di rilancio strutturale dell'economia italiana che ci proietti nel futuro. Tocca a noi, solo a noi. Bisogna pensare in maniera diversa rispetto ad oggi, in modo più strutturato e con una vista capace di guardare al di là di piccoli interessi contingenti. Le intenzioni ci paiono buone, ma dovranno tradursi in provvedimenti concreti ed efficaci: riforma del welfare, scuola, sanità, giustizia, infrastrutture, innovazione digitale, sviluppo sostenibile, riforma del fisco e del mercato del lavoro. Il fatto che l'Italia ad oggi sia l'unico Stato membro che non ha ancora trasmesso il Programma nazionale di riforma alle istituzioni dell'Unione non è molto incoraggiante. Ci attendiamo la definizione di una strategia condivisa e di un Programma di riforma strutturato e realizzabile. Come lei giustamente ha ripetuto tante volte negli ultimi mesi in sede europea, abbiamo un appuntamento con la storia. Non sprechiamolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, complimenti per la qualità del suo lavoro di questi mesi in Europa. Le abbiamo inviato ieri un documento a nome dei Federalisti europei, Intergruppo parlamentare, Rete paneuropea, con l'invito a farsi protagonista di questa svolta che ci riporta alla passione europeista dei padri fondatori e a puntare sulle istituzioni comunitarie, a partire dal Parlamento europeo e dalla Commissione, che va vista sempre più come embrione del governo europeo.

Chi lo avrebbe anche solo immaginato a febbraio che l'Europa in pochi mesi avrebbe messo in campo 2.640 miliardi, sommando i 1.350 di acquisto di titoli di Stato dalla BCE e i 1.290 di risorse del nuovo bilancio europeo, tra l'altro, con titoli di debito europei per la prima volta. Avevamo ancora in mente l'inconsistenza e la lungaggine delle risposte date alla crisi del 2010-2012. La svolta c'è stata, anche lo spread ne ha preso atto. Siamo onesti, Angela Merkel e l'asse franco-tedesco hanno reso possibile quel che pareva impossibile e hanno riconosciuto i sacrifici del nostro popolo. E bene ha fatto lei, signor Presidente, e l'Italia con il suo Governo e con l'azione prudente, ma ferma, del Presidente della Repubblica a scommettere sull'Europa.

Il fronte sovranista, dopo aver gridato all'Europa matrigna, appare disarticolato. Ma ora guardiamoci dal sovranismo che è in noi, la scommessa sull'Italia è l'unica vera condizionalità; in discussione, casomai, c'è la nostra capacità di presentare un programma di riforme credibili, con tempi certi e, soprattutto, di realizzarlo. Questa è l'incertezza. Non servono task-force che hanno già prodotto documenti apprezzabili, è necessario che il suo Governo e tutto il Parlamento fissino gli obiettivi definitivi, cinque grandi settori da riformare: la sanità con l'utilizzo del MES, una riforma profonda e digitalizzata della pubblica amministrazione, un progetto di riassetto idrogeologico mirato alla sostenibilità ambientale, un grande investimento sulla scuola, sia sugli edifici che sugli insegnanti, infrastrutture fisiche e digitali.

Se si investono 10 miliardi l'anno, per cinque anni, su ognuno di questi cinque grandi comparti, impegneremmo 250 miliardi finanziati con risorse europee. La crescita consistente che ne potrebbe derivare metterebbe il debito in fase calante. Grazie, Presidente, ho concluso, e da ultimo, impariamo dalla dura esperienza di questi giorni per certificare che il potere di veto in Europa impedisce la sua coesione. Serve un nuovo trattato e una fase costituente verso l'Europa federale, l'approdo di un sistema di maggioranze qualificate può essere alla portata. Coraggio Presidente, se non ora quando (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa-Centro Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Presidente Conte, che cosa dirle? Chapeau mi viene da dirle. L'Europa ha cominciato ad agire come Stati Uniti d'Europa e, di conseguenza, grazie al lavoro meticoloso e puntuale che ha saputo realizzare, lei con la sua squadra, porta a casa un eccellente risultato. Chapeau. Mai, in passato, un Governo ha ottenuto simili risorse, il che ci rende lieti e, allo stesso tempo, ci riempie di responsabilità, la qual cosa non ci deve assolutamente spaventare, non può spaventare la responsabilità di assumere decisioni per il bene del Paese. Saranno decisioni difficili? Ma certo che lo saranno, saranno molto difficili: siamo il Paese che ha ottenuto più aiuti e prestiti e, da come li gestiremo, dipenderà l'intera operazione di salvataggio non solo dell'economia del nostro Paese, ma anche di quella europea. Saremo chiamati a sorprendere noi stessi, prima ancora di chi ha valutato positivamente le nostre richieste. E non ci deve preoccupare neanche il controllo che avremo sulle realizzazioni dei piani di rilancio e su come spenderemo i contributi concessi, anzi, questo controllo io lo rivendico personalmente come atto di amore verso i nostri figli, verso chi è rimasto vittima della tragedia da cui stiamo cercando di venir fuori.

Saremo chiamati a compiere scelte coraggiose e nessuno lo nega, perché, grazie ai risultati ottenuti, si sono create delle aspettative molto alte, alle quali, a cominciare da settembre, bisognerà fornire risposte. Occorre sburocratizzare il Paese, magari, incominciando dalla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, infrastrutturarlo o puntare sul made in Italy per un rilancio, seppure parziale, dell'economia, riorganizzare la sanità, puntando al rafforzamento oltre che delle strutture centrali, anche delle strutture periferiche e della medicina territoriale, rafforzare la scuola, perché, senza la formazione delle giovani generazioni, non può esserci futuro per qualsiasi Paese.

E concludendo, Presidente Conte, la Presidenza del Consiglio ha in carico la delega per la disabilità e so quanto lei sia sensibile all'azione di inclusione sociale dei nostri figli e fratelli meno fortunati, che possano sviluppare il pieno esercizio di una cittadinanza attiva, dal cui grado di sviluppo, poi, si genera il livello di qualità e di civiltà di una nazione. La sua abilità ora, Presidente, sarà quella di creare un nucleo operativo che si basi non solo sull'esperienza teorica degli esperti, ma anche su quella pratica degli operatori di settore per la redazione dei piani di rilancio di cui ha bisogno il nostro Paese.

Io sono pronto a scommettere sulla capacità degli italiani ed anche sulla sua, Presidente Conte. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Sospendiamo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 18,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,20.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 875-A/R e abbinate.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 875-A/R: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo; e delle abbinate proposte di legge nn. 1060-1702-2330.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Questa sera l'Aula licenzia la legge sui sindacati militari. Il nostro gruppo, il gruppo Noi con l'Italia-USEI, non darà il proprio voto favorevole su questa legge che, appunto, prevede la sindacalizzazione delle Forze armate. Fin dall'inizio in Commissione abbiamo assunto una posizione di estraneità rispetto a una larghissima maggioranza che ha ritenuto, legittimamente tra l'altro, di sentirsi in dovere di dare corso alla sentenza della Corte costituzionale che dichiarava la potestà per gli appartenenti alle Forze armate di costituirsi in associazioni sindacali, per quanto non a carattere generalistico. Noi non abbiamo subìto questo fascino e, di conseguenza, non abbiamo partecipato alla costruzione di questa legge. Del resto già l'Avvocatura dello Stato, nella sua illuminante illustrazione in Commissione, non si esimeva dall'opportunità di rappresentare come fosse assolutamente necessario, diciamo così, manovrare con cura l'argomento alla luce della imprescindibile peculiarità dello status militare. Dev'essere chiaro - per noi lo è - che la scelta personale del ruolo e della carriera di quanti operano nelle Forze armate è, per definizione, una scelta di vita particolare che prevede - e va da sé - il vincolo della subordinazione, della fedeltà, dell'obbedienza. L'accettazione del ruolo del militare appare, pertanto, a noi un ruolo filosoficamente antitetico alla cultura della negoziazione dei diritti e della negoziazione delle competenze, diritti e competenze che, proprio per questo e in quanto a questo, sono originati e preordinati dalla libera accettazione del ruolo di militare e non possono, pertanto, essere oggetto di trattativa.

Io credo che il Cocer, il Consiglio centrale di rappresentanza, istituzione interforze che raccoglie in sé la sezione Esercito, la sezione Marina, la sezione Aeronautica, la sezione Carabinieri e la sezione Guardia di finanza, con il suo compito di rappresentanza militare a carattere collettivo - non dimentichiamoci che si occupa di conservazione dei posti di lavoro, di qualificazione professionale, di provvidenze per gli infortuni, di alloggi e di tante altre situazioni - ebbene, dicevo, noi riteniamo che il Cocer, magari con qualche riforma, possa essere ampiamente sufficiente al risultato che vogliamo raggiungere. A nostro avviso, con questo provvedimento andiamo a inserire un elemento di possibile e potenziale conflittualità in un sistema collaudato che, invece, ha bisogno di ridurre e concentrare i propri centri decisionali, oggi dispersi in troppe posizioni apicali e di vertice, molte delle quali assolutamente di risulta, spesso inattive e in qualche caso totalmente anacronistiche. Non dimentichiamoci che il rapporto del nostro Esercito tra ufficiali e truppa è decisamente sbilanciato, con una presenza di ufficiali sicuramente sproporzionata alla truppa che, invece, abbiamo dispiegata sul territorio. Detto questo, ho anche voluto fare un passaggio, diciamo così, empirico e ho chiesto a qualche questore, dato che le forze di Polizia hanno già il sindacato, la propria opinione e mi è stata data una risposta quasi sempre unanime, lapidaria: “Io” - mi ha detto un questore – “passo una buona parte del mio tempo lavorativo ad occuparmi di contrattare gli orari, le mense, i turni di servizio. Credo che non sia questo ciò di cui hanno bisogno i cittadini”. Mi è bastata questa risposta, che, ripeto, non è isolata, per rendermi conto che dei sindacati militari il Paese non ne ha propriamente bisogno; ha bisogno, invece, di una vera riforma delle Forze armate. Io credo che il primo sindacalista dei militari sia proprio il comandante se lo lasciano libero di fare le sue scelte e se non lo vincolano a burocrazie estranee.

Vorrei infine, signor Presidente, rappresentante del Governo e colleghi, far rilevare alcuni dati che, nella loro semplicità numerica, potrebbero indurre a un supplemento di riflessione. Riporto alcuni dati estratti da un'analisi di Eurispes sulla fiducia degli italiani nelle loro istituzioni e nei sistemi di rappresentanza (vado per ordine crescente): il Parlamento, il 31 per cento (non questo Parlamento, il Parlamento); il Governo ha la fiducia del 37 per cento (non questo Governo, ma il Governo in generale); le organizzazioni sindacali, il 46 per cento; la magistratura, il 46,5 per cento; il Presidente della Repubblica, il 55,1 per cento di fiducia degli italiani; l'Esercito, il 74 per cento e solo i vigili del fuoco si piazzano a un livello superiore. Ecco, io ho la netta preoccupazione e sensazione che con la legge che noi andiamo a votare contribuiremo ad abbassare la soglia di questo lusinghiero 74 per cento di italiani che hanno dato fiducia alle nostre Forze armate. In conclusione, Presidente, mi consenta un'ultima considerazione che non c'entra con la sindacalizzazione delle Forze armate ma ha a che fare in questi giorni col nostro ruolo nelle missioni internazionali in Afghanistan. Oggi abbiamo letto della ragazza che in Afghanistan ha sparato uccidendo i due talebani che avevano ucciso i suoi genitori. Ebbene, questa ragazza ha ucciso i talebani che avevano a loro volta torturato e ucciso i genitori perché erano collaboratori del Governo. Come dicevo, signor sottosegretario l'altro giorno nell'intervento sulle missioni, la mia preoccupazione è che quando andremo via dall'Afghanistan e dalle altre terre lasceremo una scia di sangue perché le vendette, soprattutto nei Paesi islamici, si faranno subito sentire e questa ne è una dimostrazione. Questa ragazza ha imbracciato il kalashnikov e ha ucciso coloro i quali hanno sterminato la propria famiglia. Credo che su questo dobbiamo cominciare a porre la nostra attenzione se è vero, come ritengo, che il prossimo anno cominceremo il ritiro dall'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signora Presidente. Intervengo ancora in quest'Aula per sottolineare il contesto dentro cui avviene questa riforma, questa legge che, da un certo punto di vista, segna un passaggio storico, perché avvia un processo di sindacalizzazione delle Forze armate e lo avvia nel solco di quello che, in realtà, è iscritto già nel nostro dettato costituzionale e che, fino a questo momento, non aveva trovato piena applicazione. Dico questo perché anche in questa occasione, Presidente, questo percorso arriva a margine, anzi direi a valle, di una sentenza della Corte costituzionale che riconosce come il divieto esplicito di organizzazioni sindacali nelle Forze armate non sia compatibile con la Costituzione. Quella sentenza della Corte costituzionale stabilisce in qualche modo un principio ma, allo stesso tempo, interviene in maniera legislativa perché è una sentenza di tipo “sostitutivo” e, quindi, già di per sé non necessariamente richiedeva un intervento normativo che autorizzasse l'organizzazione sindacale dentro alle Forze armate, ma consentiva già, stante la sentenza, l'organizzazione delle forze sindacali. Dallo scritto della sentenza si evinceva anche, appunto, in qualche modo un'uguaglianza riconosciuta ai lavoratori delle Forze armate con gli altri lavoratori e, quindi, riconosceva che in qualche modo fino a qui i lavoratori delle Forze armate avevano subìto una discriminazione nel non avere visto riconosciuto il diritto all'organizzazione sindacale, che è un diritto riconosciuto a tutti i cittadini, quindi compresi i dipendenti delle Forze armate, dalla nostra Costituzione. Ecco, signora Presidente, signor sottosegretario, noi ci troviamo dentro questo frangente ad avere deciso, come Parlamento, di regolamentare questa materia. Quindi, acquisito che la Corte costituzionale aveva concesso la possibilità per le Forze armate di organizzarsi in organizzazioni sindacali, abbiamo deciso di intervenire per regolare la materia e stabilire le forme e i modi con cui i dipendenti delle Forze armate si possono organizzare.

Io credo che questo sia un comportamento saggio da parte di un Parlamento. Credo che però, allo stesso tempo, bisogna tenere conto di che cosa quella sentenza dice, soprattutto nei principi che emana, e il principio che emana è un principio di uguaglianza, che sostanzialmente dice: i dipendenti delle Forze armate sono, esattamente come tutti gli altri cittadini italiani, come tutti gli altri lavoratori italiani, titolari del diritto di organizzazione sindacale; si possono quindi riconoscere delle limitazioni legate alla peculiarità che la funzione delle Forze armate svolge sul piano della sicurezza nazionale e sulla tenuta anche democratica del nostro Paese. Ecco, io su questo mi permetto di dire che siamo davanti a un momento storico, perché non si tratta solo di riconoscere dei diritti a una specifica categoria di lavoratori del nostro Paese, ma è anche un momento molto importante perché io credo che l'organizzazione sindacale rappresenti uno dei passaggi fondamentali dei processi di democratizzazione di un organismo come le Forze armate, e Forze armate più democratiche sono Forze armate che contribuiscono di più allo sviluppo della democrazia del nostro Paese, garantendo a chi lavora nelle Forze armate maggiore libertà, anche - nel caso - di non adempiere a ordini illegittimi che qualche volta sono stati dati e a cui molto spesso è più difficile sottrarsi se non c'è un'organizzazione o se ti trovi da solo davanti alle gerarchie militari. Invece, un'organizzazione di lavoratori, un'organizzazione sindacale nelle Forze armate garantisce uno strumento di protezione verso eventuali ritorsioni che tu puoi subire sul tuo luogo di lavoro: è questa la natura dei sindacati e lo è ancora di più dentro le Forze armate. Noi lo vediamo, stiamo facendo questo dibattito in un giorno in cui c'è un'onta gravissima sulle nostre Forze armate. Quello che è successo a Piacenza è qualcosa che non dovrebbe accadere in un Paese civile: è una cosa indicibile. Allora il sindacato, da che mondo è mondo, in qualsiasi luogo di lavoro, è un luogo di organizzazione, di difesa di diritti, ma è anche un organismo di controllo e quindi, da questo punto di vista, garantire la sindacalizzazione delle Forze armate garantisce la possibilità, da parte dei lavoratori, di difendersi da ingerenze e dà anche la possibilità di denunciare, di raccontare le storture che, in un grande complesso come sono le Forze armate, sono parte integrante di questa società, e non sono qualcosa di astratto ma esistono in quanto contraddizioni di questa società. Ci sono anche queste cose e il problema è che quelle cose lì non dovrebbero accadere in questa dimensione, perché quando accade una cosa di questo tipo c'è un problema più strutturale e io credo che oggi, da questo Parlamento, debba arrivare un appello a un maggiore controllo rispetto a possibili cose di questo tipo, che infangano l'onore e anche il lavoro di tantissimi servitori dello Stato, che rischiano la propria vita per garantire la sicurezza di tutte e di tutti.

Detto questo, noi voteremo quindi a favore di questa proposta di legge perché la riteniamo un passo in avanti straordinario. Abbiamo segnalato con un emendamento - e lo vogliamo segnalare anche in dichiarazione di voto il fatto che c'è la contrarietà di questo gruppo parlamentare e di questa forza politica rispetto a un passaggio di questa legge, che secondo noi è in contraddizione anche con la ratio della sentenza della Corte costituzionale, ovvero se tutti i lavoratori italiani - quindi anche quelli delle Forze armate - godono di questi diritti, non si capisce perché la tutela di questi diritti viene differenziata e quindi non viene garantita allo stesso modo anche per i lavoratori delle Forze armate. Non si capisce perché il contenzioso sul piano sindacale debba avere come giurisprudenza il terreno amministrativo, il tribunale amministrativo, e non invece, come per tutti gli altri contenziosi sul piano del lavoro, il giudice ordinario, nelle sue funzioni di giudice del lavoro. Guardate, tanto va contro la ratio della sentenza della Corte Costituzionale e quindi contro i principi della nostra Costituzione, che tendono a equiparare i diritti delle persone e dei lavoratori, che il tribunale di Palermo, interpretando in questo senso la sentenza della Corte costituzionale, ha per la prima volta pronunciato una sentenza, nella funzione di giudice del lavoro, nei confronti di un carabiniere che è stato reintegrato sul posto di lavoro, ritenendo che il comportamento dell'Arma fosse in questo caso un comportamento di natura antisindacale.

Allora, scusate, noi oggi che cosa stiamo facendo, un passo indietro rispetto a quello che la sentenza, con la sua norma sostitutiva, aveva determinato? Cioè, noi oggi che cosa è che facciamo? Rispondiamo, sostanzialmente - permettetemi di dirlo ancora una volta - a un'esigenza; è stato detto qui che questa è una mediazione tra le forze politiche. Adesso, normalmente, quando si fanno norme di questo tipo, che riguardano il sindacato, un Governo e anche il Parlamento, la maggioranza, le forze politiche, si confrontano, aprono i famosi tavoli di trattativa, di concertazione con le organizzazioni sindacali. Ha mai visto farsi una legge che riguarda la rappresentanza sindacale in questo Paese senza discutere con i sindacati maggiormente rappresentativi? Le pare che il Ministro del lavoro fa una cosa di questo tipo? Eppure, oggi noi qui stiamo approvando una legge che tutte - tutte - le organizzazioni sindacali delle Forze armate, su questo punto, ci hanno detto che non va bene: non è così. Allora, ci sarà un problema. Adesso non è che stiamo parlando di una piccola organizzazione di categoria, che è legata all'orientamento politico del mio partito: stiamo parlando di tutte le organizzazioni sindacali delle Forze armate, di qualsiasi orientamento politico, se così si può dire (anche se non c'è, però in qualche modo anche le Forze armate, come i cittadini, avranno le loro idee e si organizzeranno rispetto a principi e valori comuni). Stiamo parlando di tutte le organizzazioni sindacali perché è un principio che riguarda principi costituzionali su cui non è che c'è un tema di differenza politica nel rispetto della nostra Costituzione. C'è un piccolo problema, però: che quella mediazione è stata fatta anche con i vertici delle Forze armate. Qui c'è il tema di che cosa noi stiamo normando. Noi stiamo normando una legge, stiamo normando una funzione, che è quella dell'organizzazione sindacale, che serve a tutelare i diritti, oppure lo dobbiamo fare a metà e quindi, una volta che abbiamo riconosciuto quei diritti, perché la Corte costituzionale ce lo impone, decidiamo di farlo solo a metà, di rendere più difficile l'esigibilità di quel diritto, perché il tribunale amministrativo ha procedure molto più farraginose, perché così alla fine si limita quell'azione sindacale e non si vanno troppo a disturbare le gerarchie militari di questo Paese? Io credo che noi oggi abbiamo perso una grande occasione. Concludo, Presidente, dicendo che nonostante questa occasione sprecata, c'è un impianto complessivo della legge che è un passo in avanti ed è il motivo per cui noi voteremo favorevolmente a questa legge, ma ci abbiamo tenuto a segnare questo dissenso e cominceremo da domani una battaglia per equiparare le organizzazioni sindacali nelle Forze armate a quelle degli altri lavoratori e in particolare a un modello già esistente, che è quello della Polizia, che non mi pare che abbia, in questi anni in cui è stato possibile, prodotto grandi problemi, anzi è stato un elemento di sviluppo e di democratizzazione della Polizia importantissimo per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carè. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (IV). Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, sottosegretario Calvisi, Italia Viva voterà a favore di questo provvedimento. Lo farà con convinzione, non in ragione di un'adesione completa e acritica e non perché abbia sposato sin dall'inizio questa iniziativa legislativa. Noi voteremo per questa legge per un motivo, forse più profondo: perché crediamo nel Parlamento e nella sua dialettica; crediamo nel procedimento legislativo come il luogo in cui vengono insieme le diverse culture, le diverse istanze, le diverse posizioni. In Parlamento si parla, ma si ascolta anche e avendo seguito il lungo e complesso percorso di questa legge, noi crediamo che il testo abbia raggiunto un livello soddisfacente. Eravamo di fronte a precise indicazioni dalle autorità giudiziarie interne e sovranazionali, vale a dire la nostra Corte costituzionale, la Corte dei diritti di Strasburgo. Prima quest'ultima e poi la nostra Corte, si sono pronunziate in modo chiaro per l'illegittimità del divieto sindacale a carico dei militari. La materia è delicata, come tutti voi potete ben comprendere. I militari di tutti i gradi sono tenuti a doveri speciali, di fedeltà alla Repubblica, di preparazione tecnico operativa, di esposizione al pericolo in difesa dello Stato. La funzionalità e la compattezza delle Forze armate sono quindi un valore importante.

D'altronde, quello militare è anche un lavoro, è una professionalità di cui la collettività si avvale e dove c'è il lavoro devono esservi diritti, come dice l'articolo 36 della nostra Costituzione. D'altronde l'articolo 52 della stessa Costituzione dice che le Forze armate sono ordinate secondo lo spirito democratico della Repubblica. Non a caso nel testo della proposta di legge il richiamo all'articolo 52 è forte e chiaro. Insomma la proposta di legge aveva il compito non facile di contemperare questi interessi e di venire incontro alle legittime aspettative di quanti lavorano nelle Forze armate e credo che vi sia riuscita. Riassume in poche parole i punti più qualificanti di questo equilibrio: i sindacati militari possono essere solo militari, anche se interforze; non vi possono essere interferenze di altre, pur nobili e legittime, istanze del lavoro; la linea di comando e l'efficienza devono essere garantiti. Per questo, per esempio, non possono aderirvi militari in congedo. Poi però non vi può essere un filtro autorizzativo all'inizio: se l'associazione sindacale è libera, l'autorizzazione preventiva sarebbe stata un controsenso. Per evitare però pericolose derive che non sarebbero ammesse neanche o nemmeno negli altri servizi pubblici essenziali, è dato al Ministero della Difesa un potere di verifica del possesso e del mantenimento dei requisiti previsti dalla legge. È evidente che questo controllo non può diventare il pretesto per una abusiva censura ma è altrettanto vero che, se chiediamo ai nostri vertici militari di essere pronti, efficienti ed efficaci, occorre che essi possano verificare che le associazioni sindacali rispettino la legge. A questo proposito è importante la disposizione che vieta comprensibilmente ai vertici militari di aderire all'associazione e, da un lato, l'associazione non può essere il trampolino di lancio per i carrieristi ma non deve essere neanche uno strumento di indebita pressione. I rapporti tra l'amministrazione e i sindacati militari deve essere improntato a trasparenza e lealtà. È per questo motivo che la proposta di legge prevede specifici obblighi di informazione e comunicazione del datore di lavoro pubblico alle associazioni sindacali ma prevede altresì norme di trasparenza sui bilanci delle associazioni sindacali, le quali peraltro possono solo autofinanziarsi con le trattenute degli aderenti e non possono avere finanziamenti da fuori. Si tratta di una norma di genuinità e integrità delle relazioni sul lavoro oltre che di tutela dello stesso strumento militare italiano. Abbiamo previsto una vera e propria fase di contrattazione; abbiamo previsto le giuste garanzie per svolgere attività nell'interesse degli altri lavoratori, vale a dire l'insindacabilità delle opinioni espresse nell'esercizio di quei compiti, oltre ai permessi e alle aspettative.

Poi c'è il dibattutissimo tema sulla tutela innanzi al giudice. La Commissione Giustizia ci ha esortato a prevedere il giudice ordinario. La Commissione Difesa ha scelto una diversa impostazione. Essendo quello militare un ordine permeato di principi di diritto pubblico e della necessità di un raccordo sempre stretto tra indirizzo politico e gestione amministrativa, si è ritenuto di prevedere la giurisdizione del sistema TAR-Consiglio di Stato.

Concludendo, signora Presidente, la proposta di legge necessita di diverse ulteriori passaggi applicativi e attuativi. Penso innanzitutto alla delega per disciplinare i diritti sindacali di quanti sono impegnati in attività operativa anche nelle missioni internazionali. Si tratta di un aspetto che, da solo, fa capire la delicatezza del terreno su cui ci siamo confrontati. Infine ci sono le norme transitorie: passiamo dai Cocer alle associazioni sindacali e occorre farlo bene e presto. In definitiva, Presidente e colleghi, nel ringraziare tutti quelli che hanno contribuito a raggiungere questo considerevole risultato, annuncio di nuovo il voto favorevole del gruppo Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sottosegretario, colleghi, Fratelli d'Italia si asterrà sul provvedimento, da un lato perché saremmo tentati di votare contro o abbiamo avuto nostri esponenti che hanno dichiarato la propria distanza dall'argomento. Infatti poi anche in quest'Aula, quando sentiamo le dichiarazioni di voto di alcuni esponenti di una sinistra che, nelle sue frange più estreme, va contro i nostri militari nelle piazze, grida con le scritte “ACAB”, conta 10, 100, 1000 Nassiriya, poi viene a dirci qui, nell'Aula, che addirittura le forze politiche hanno dialogato con i vertici delle forze militari, come se i vertici delle forze militari non fossero parte integrante delle Forze armate. E penso a tanti servitori della patria che si sono sacrificati, anche fra gli ufficiali nei pari grado e penso a coloro che hanno pagato anche in prima persona come il generale Stano in Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e dovremmo un po' sinceramente riflettere prima di parlare o prendere lezioni da chi canta appunto cori indegni verso polizia, verso Forze armate o magari cita anche casi purtroppo spregevoli che capitano nelle Forze armate, ma non ricorda mai quando i carabinieri muoiono o quando sacrificano la propria vita. Dall'altro lato, tuttavia, noi abbiamo conosciuto queste associazioni, ci siamo avvicinati, li abbiamo conosciuti durante i loro convegni a cui ci hanno invitato, hanno apprezzato la nostra chiarezza e la nostra coerenza, si sono comportati sempre correttamente e per questo noi ci siamo avvicinati conoscendoli, abbiamo dato loro credito e sinceramente abbiamo ascoltato e abbiamo portato in Commissione il nostro contributo di idee, il nostro contributo di valori, il nostro contributo pensando che una legge potesse essere fatta in maniera condivisa. Però cosa è successo? L'abbiamo detto e ripetuto: da un lato il MoVimento 5 Stelle ha fatto un errore madornale portando quel progetto di legge, che aveva presentato come opposizione, così com'era quando è stato al Governo e su quello ha basato tutta la prima parte della legislatura pensando che fosse un monoblocco e pensando di avere la verità in tasca e avere tutto quel mondo delle associazioni a loro favore e non accettando poi consigli. Ad esempio per prima cosa, che, se facevi nascere delle associazioni, era necessario dare ad esse una legittimazione con un decreto che doveva garantirgli la coabitazione con la rappresentanza, che ancora oggi esiste, e bisognava tenerne conto - è stata audita solo una volta nel 2019 - e garantirgli quindi poi l'agibilità, perché oggi stanno agendo, si stanno iscrivendo ma non hanno nessuna agibilità, non hanno nessun potere tant'è che a volte si riscontrano problemi nella loro azione. Ma per di più ho ascoltato oggi anche il collega Russo di Forza Italia e mi dispiace ma, ripeto, anche i colleghi della sinistra che parlano: avete dialogato con i vertici, con le gerarchie come se fossero un mondo a parte, con i padroni, usando termini che sono disdicevoli e che hanno portato alla diffidenza non solo dei vertici delle Forze armate o della politica, di alcune forze politiche, ma anche della cittadinanza rispetto alla quale, ripeto, secondo il sondaggio, oltre il 70 per cento degli italiani ha grande fiducia in tutte le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi discorsi sono inaccettabili perché portano divisioni ed è per tale ragione che noi non accusiamo le associazioni, ma accusiamo chi ha portato le divisioni nel mondo delle Forze armate creando due mondi. E sfido chiunque a vedere in questa legislatura - ringrazio Giorgia Meloni ma tutto il gruppo di Fratelli d'Italia - che come primo atto noi certo dialoghiamo con i vertici delle Forze armate, perché sono parte dell'esercito e hanno una loro funzione, ma sfido chiunque a vedere se abbiamo fatto un atto a loro favore o se invece, come primo atto, siamo andati a vedere il grande problema di Strade Sicure e degli alloggi in cui vivevano i soldati di Strade Sicure (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Certo che collaboriamo: come partito di opposizione dialoghiamo con il Ministero, con il sottosegretario Calvisi, non abbiamo bisogno di urlare, strepitare, accusarlo per forza, come non accusiamo i vertici delle Forze armate quando le cose vanno male ma esponiamo le nostre critiche, esprimiamo davanti a loro le criticità per risolverle, perché il mondo delle Forze armate ha bisogno di risolvere le criticità. Perché, possiamo fare tutte le associazioni sindacali che vogliamo, ma se poi tagliamo i fondi come la sinistra chiede, se tagliamo i fondi e chiudiamo le basi come la sinistra chiede, se noi andiamo a tagliare tutti i fondi per le Forze armate e non riconosciamo le indennità, poi avremo bisogno di non so quante sigle sindacali.

Ed andranno in piazza per protestare ma non per colpa dei vertici delle Forze armate, per colpa di quella politica che li considera un portafoglio da svuotare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La demagogia è metterci l'etichetta che siamo al soldo dei vertici, quando io sinceramente nel telefonino non ho un numero di telefono di un vertice di Forza armata, ma li incontro nelle sedi istituzionali, e c'è un rapporto corretto.

Poi ci è stato detto che noi rallentavano i lavori, ma non abbiamo presentato neanche una proposta di legge da abbinare per non metterci il nome su questo provvedimento, perché volevamo lasciare il merito a chi diceva: noi siamo stati i primi. Bene, siete stati i primi, e il risultato qual è stato? Una mediazione al ribasso, con il MoVimento 5 Stelle che è pronto a scaricare sugli alleati la responsabilità di una mediazione al ribasso. Questa è una coalizione di Governo?

Non scaricate sulle opposizioni la responsabilità che sta tutta in quella maggioranza. Non scaricate sulle opposizioni tutto quello che è successo e tutto quello che non siete riusciti a fare, perché vi abbiamo proposto degli emendamenti sui distacchi militari e sui permessi: bocciati. Vi abbiamo proposto emendamenti su quello che è la pubblicità e l'azione: bocciati. Ci avete bocciato tutto quello che abbiamo chiesto, nonostante la mediazione del sottosegretario; ci avete bocciato tutto quello che noi abbiamo proposto, e oggi dite che è una mediazione al ribasso per colpa delle altre forze politiche.

Noi ci tiriamo fuori. Ci siamo tirati fuori non mettendo un nome e neanche volendo risultare su questo progetto di legge, perché noi sapevamo che sareste andati a sbattere contro quella che oggi è la protesta di tutti, del Cocer, delle associazioni sindacali tutte, senza escludere nessuno. È un malcontento che cresce perché, ripetiamo da sempre che, se tu prometti la luna, tu la luna la devi dare, o devi fare in modo che quella luna si raggiunga. Su altri argomenti avete posto dei veti che, se non raggiungevate quell'obiettivo, il Governo traballava; su questo non avete avuto la forza, o forse non eravate convinti su determinati argomenti, perché comunque vi siete resi conto che forse le richieste che stavate portando avanti o le promesse fatte erano sicuramente esagerate.

Noi, come Fratelli d'Italia, continuiamo a sostenere - e ci asteniamo per questo - che in questi tre anni, come si è deciso tutti insieme, ci dovrà essere una verifica sull'applicazione di questa legge. Anche sulla giurisdizione non abbiamo paura di confrontarci, e si vedrà come andrà, si vedrà come funzionerà; ci siamo astenuti su un emendamento proprio per dimostrare la nostra volontà. L'avevamo proposto anche noi in Commissione, nella prima parte, il tribunale del lavoro, e anche in quel caso non siamo stati considerati perché lo proponeva Fratelli d'Italia, ma si voleva mettere per forza la bandierina del MoVimento 5 Stelle su quello stesso argomento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, cosa vogliamo fare? Dobbiamo decidere e venderci a tutti? Dobbiamo avere paura della protesta? Non ho avuto paura di andare nelle sedi delle associazioni e dire quello che penso come Fratelli d'Italia, neanche quando mi citavano il generale Bertolini, quando mi citavano Guido Crosetto. Noi abbiamo una dialettica al nostro interno, e poi il partito ha deciso di affidare al nostro gruppo, a Fratelli d'Italia alla Camera, carta bianca, e noi l'abbiamo affrontata, con serietà, senza promettere niente.

Con la stessa faccia noi andiamo a dire alle associazioni che in questo periodo noi rivolgiamo l'appello al Governo perché metta davanti i vertici delle Forze armate, tutte le associazioni e la rappresentanza militare in una sessione di lavoro per confrontarsi, giudicare la legge e per vedere come trasformarla in futuro, perché il mondo delle Forze armate deve essere unito, deve essere compatto. E quando si va in missione o quando lavorano non bisogna mai scherzare e non bisogna mai mettere in dubbio l'operato né dei vertici né dei graduati, ma ci deve essere un fronte compatto, non ci deve entrare la politica in questo modo vile e con la propaganda, che ha portato solamente divisioni, polemiche e tanti problemi, tanto da svilire un argomento come questo.

Si era annunciata la rivoluzione, si era annunciata finalmente la fine di un'epoca, la meritocrazia sarebbe avvenuta: bene, la rivoluzione coi fichi secchi, perché non c'è un fondo su questa legge che permetta di dare agibilità alle associazioni e non ci sono neanche i permessi sindacali che gli permettano di agire. Alle Forze armate serve altro: le associazioni saranno soddisfatte quando vedranno finalmente ripartire i fondi, le caserme ristrutturate, e quando ci sarà finalmente l'attenzione di tutta la politica per dargli veramente strumenti per lavorare bene.

Dove è finito il decreto-legge sui ricongiungimenti familiari annunciati nella prima parte? Dove son finiti quei progetti di legge che dovevano garantire effettivi diritti ai militari? Noi alle associazioni rivolgiamo un appello: date fiducia, state tranquille che non c'è qualcuno che sicuramente è contro le associazioni o contro di loro perché stanno svolgendo un buon lavoro, non c'è nessuno che ha ostilità, ma state alla larga dalla propaganda di chi oggi vi vuole dare un'associazione ma domani vi vuole togliere tutti i fondi per la difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pagani. Ne ha facoltà.

ALBERTO PAGANI (PD). Signora Presidente, sottosegretario, colleghi, è utile affrontare la discussione su questo importante provvedimento facendo un rapido excursus sulla sua genesi. Noi legislatori siamo stati chiamati in causa dalla sentenza della Corte costituzionale che, nel sopprimere il divieto per il personale militare di costituire associazioni a carattere sindacale, ha indicato chiaramente quali sono le prerogative da tutelare per garantire, insieme al valore della libertà sindacale, anche quel bene essenziale che è la sicurezza del Paese, che le Forze armate hanno il dovere di garantire.

Con la riforma del servizio di leva è stato semplicemente sospeso il reclutamento obbligatorio, per sostituirlo con uno volontario. Oggi sono i nostri volontari tutti, uomini e donne, di ogni ordine e grado, a garantire in prima linea quel sacro dovere indicato dall'articolo 52 della Costituzione. Nello scrivere questa legge era necessario conciliare esigenze diverse, ma non opposte né inconciliabili.

Le nostre Forze armate, per adempiere al ruolo che la Costituzione affida loro, hanno l'assoluta necessità di garantire seriamente la disciplina interna e la coesione lungo tutta la scala gerarchica. Un concetto di disciplina che non è più definito nell'ordinamento militare dalla vecchia formula che la vedeva pronta e assoluta, ma come partecipazione consapevole agli ordini ricevuti. La differenza fra queste due formulazioni è abissale, e rappresenta lo spartiacque tra un ordinamento che si informa allo spirito democratico della Repubblica e una semplificazione sbagliata con la quale abbiamo convissuto per troppo tempo, che indicava, in omaggio alla disciplina, il valore assoluto dell'obbedienza.

In particolari momenti storici, come ai tempi della Grande guerra, e in condizioni altrettanto particolari, ovviamente, la forzatura estrema su questo tema ha portato a condannare alla fucilazione e ad accettare la pratica delittuosa della decimazione dei nostri soldati che a volte erano colpevoli proprio di reati contro la disciplina. Ma la storia insegna a chi la studia e a chi ha l'umiltà di riconoscere gli errori e di imparare qualche cosa.

Tornando all'oggi e al provvedimento, che per la seconda volta giunge in Aula, voglio ricordare che questo secondo passaggio, dopo la decisione di ritorno in Commissione, è anche il risultato di una posizione politica assunta dal Partito Democratico, che decise di portare in Aula un proprio testo alternativo. Non si è trattato di una decisione dovuta alla collocazione politica del Partito Democratico, che allora stava all'opposizione, quanto alla profonda convinzione che andava superata una semplificazione che tuttora permane in alcuni ambienti che stanno misurandosi con l'esperienza sindacale avendo già costituito associazioni a carattere sindacale; un'impostazione secondo la quale per i militari sarebbe sufficiente fare come è stato fatto per le Forze di polizia ad ordinamento civile.

Senza scomodare i principi costituzionali ed il fatto che esiste il codice dell'ordinamento militare, è sufficiente guardare alla realtà organizzativa della Forza armata per cogliere le differenze. La questura e il commissariato rappresentano le due unità fondamentali sulle quali si basa l'organizzazione della Polizia di Stato; gran parte dell'attività operativa è condotta da piccole unità, unica eccezione gli interventi di ordine pubblico, che però conservano una altrettanto particolare disciplina organizzativa.

Nelle nostre Forze armate, lo stormo, la squadra navale e la brigata costituiscono le basi organizzative intorno alle quali si identifica, per migliaia di militari, l'autorità dei comandanti di corpo, quelli che nel lessico sindacale potremmo definire tranquillamente i datori di lavoro.

Dal comandante di un reparto a un comandante di grande unità siamo di fronte a datori di lavoro molto particolari, ed in certi aspetti potremmo dire imperfetti, in quanto privi di autonomia decisionale piena e soprattutto di autonoma capacità di spesa. Inoltre, a complicare ulteriormente le cose, in ciascuna di queste grandi realtà, si esercitano tutti i mestieri e le professioni che esistono nella vita civile e, forse, anche qualcuno in più. Rispettare i diritti e i doveri di questi lavoratori e i diritti e i doveri dei comandanti, in qualità di datori di lavoro, non è semplice. Proprio per questo, si è reso necessario un intervento legislativo, auspicato anche dalla stessa sentenza della Corte costituzionale. Dunque, serve equilibrio, che si perde, quando si sposa integralmente la visione di una parte sola. Nella fase iniziale del lavoro istruttorio, abbiamo presentato un nostro testo, solamente al termine di un articolato ciclo di audizioni in Commissione. Abbiamo preferito ascoltare diverse opinioni, prima di depositare un testo base. Dopo il ritorno in Commissione, debbo riconoscere - e ringraziare per questo i colleghi - che si è lavorato in un clima diverso e molto positivo, che ha consentito di superare alcuni nodi, che non erano stati sciolti in maniera adeguata precedentemente. Per questo, siamo fiduciosi che l'Aula possa apprezzare il nostro lavoro, approvando la nuova proposta, che ci accingiamo questa sera a votare. È un testo coordinato, che ha superato le classiche divisioni tra maggioranza e opposizioni e ha ricevuto in più punti, anche importanti, il contributo di tutte le forze politiche, ferme restando alcune differenze di impostazione. Nel dibattito pubblico e sui social network c'è anche chi, ovviamente, esprime giudizi negativi su questo provvedimento, ritenendolo un cedimento alle richieste dei vertici militari. È del tutto evidente che abbiamo discusso con i vertici militari e tenuto conto di alcune loro esigenze, così come abbiamo fatto con i Cocer e con le associazioni sindacali e anche con quelle nazionali del mondo del lavoro. Dovendo definire con legge quelle che dovranno essere le regole di comportamento, è evidente che queste regole debbono essere accettate da entrambe le parti in causa. Ed è corretto che sia così, è giusto che sia così. Per questo, con tutte le parti in causa ci siamo confrontati, ascoltandone e interpretandone le ragioni. Ci siamo impegnati per costruire un testo che, attraverso delle regole, deve avere come obiettivo quello di migliorare le condizioni di lavoro e di vita del personale militare e raggiungere la massima armonia e cooperazione a livello interforze. La capacità di operare e di garantire a loro stessi e al Paese la massima sicurezza dipende, quasi sempre, per i nostri marinai, dall'efficienza della nostra aviazione, per i nostri aviatori, dalla capacità di reazione rapida dei nostri soldati a terra, e viceversa. Questa reciprocità dei comportamenti interconnessi nasce da un'esigenza molto più forte di qualunque spirito di corpo ed è un obiettivo a cui devono tendere, da un lato, i comandanti, anche nella loro veste di datori di lavoro, e, dall'altro, i militari tutti, anche nella loro veste di lavoratori sindacalmente organizzati. Sarebbe sbagliato individuare gli uni come la controparte degli altri. L'esperienza sindacale che si sta avviando nelle nostre Forze armate non nasce dal nulla e non cade nel vuoto. Da quaranta anni ad oggi ha operato nel mondo militare un istituto di rappresentanza costituito su base elettiva, un'esperienza complessivamente positiva, che è cresciuta fino a conquistare il diritto alla definizione delle norme che regolano lo stato giuridico e il trattamento economico dei militari, attraverso decreti del Presidente della Repubblica, che rappresentano, di fatto, atti contrattuali, sottoscritti con il Governo, a seguito di una procedura di concertazione riconosciuta per legge. Il passaggio dal sistema della rappresentanza elettiva a quello della rappresentanza sindacale è un cambiamento molto profondo e si perfezionerà con decreti attuativi, che la nostra proposta di legge delega al Governo. Poiché è importante evitare un vuoto di rappresentanza, è auspicabile che le norme attuative siano adottate con la necessaria tempestività e finché i Cocer sono ancora in carica. Nel concludere, mi sia consentita un'ultima considerazione. Quello che votiamo oggi, evidentemente, come è stato detto più volte nel dibattito, è un testo di legge frutto di compromessi. Ma il compromesso e la mediazione non sono necessariamente sinonimo di impoverimento e di svilimento dei propositi iniziali, quando rappresentano la volontà di trovare una condivisione più ampia possibile su una base comune, per definire le regole del gioco. Il sindacato che nascerà non lo farà la legge, che serve solo a stabilire una cornice normativa, ma lo faranno i lavoratori delle Forze armate, che daranno vita alle associazioni militari a carattere sindacale. Potranno essere, questi sindacati, costruttivi e utili ai militari a riconoscere e tutelare nuovi diritti e nuove prerogative, oppure potranno essere sindacati inutilmente rivendicativi e conflittuali, incapaci di contribuire realmente al miglioramento della qualità della vita dei militari. Sarà il tempo a dirci quello che accadrà. Con questa legge siamo convinti che il Parlamento stia facendo quanto è nelle sue possibilità perché si realizzi la prima ipotesi e non la seconda, affinché i lavoratori militari godano di maggiori tutele ed operino al meglio per garantire la sicurezza del Paese. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ci apprestiamo, dopo oltre due anni di lavoro in Commissione Difesa - un serrato confronto tra tutte le forze politiche, come si è visto anche oggi, un'approfondita disamina della complessità della materia - ad approvare un provvedimento di portata epocale per le nostre Forze armate e di Polizia: la regolamentazione delle norme sull'esercizio della libertà sindacale per il personale militare. È un passaggio essenziale per garantire a donne e uomini che quotidianamente sono al servizio del Paese, un giusto diritto mai disciplinato fino ad oggi. Un passaggio, signor Presidente, che deve rendere orgoglioso questo Parlamento. Un passaggio, onorevoli colleghi, che colma in via definitiva una lacuna normativa evidenziata dalla Corte Costituzionale, con sentenza del luglio 2018. Come è emerso anche nel dibattito odierno, non è stato semplice arrivare a tale risultato con la condivisione più larga possibile tra le forze politiche. Ma, cari colleghi, come ci ricorda Sant'Agostino, la pazienza è la figlia della saggezza. Abbiamo lavorato alacremente, smussando il più possibile la complessità dei punti cardine, che ideologicamente, come si è detto, ci dividevano, in ragione di quell'interesse superiore che sono le nostre Forze armate, patrimonio comune di tutti gli italiani. Sottosegretario, da prima firmataria dell'abbinata proposta di legge n. 1060, entro brevemente nel merito, per richiamare proprio l'importanza di alcuni pilastri del provvedimento: la rappresentatività, la tutela dell'operatività dello strumento militare e, poi, la famigerata giurisdizione. Vedete, colleghi, arroccarsi su questo pilastro in modo miope, come purtroppo è stato fatto oggi, in quest'Aula, non dà una prospettiva di contenuto ed una prospettiva di merito nell'interezza del provvedimento. Inoltre, onorevoli colleghi, io sono conscia che questo è solo il primo passo per rendere perfettibile il provvedimento, che inciderà, come si è più volte detto, sulla vita quotidiana dei nostri militari, sulle loro esigenze e sul loro benessere. Ecco, consentitemi: quando parliamo proprio delle condizioni di lavoro, io vorrei rappresentare a quei colleghi che si sono trincerati dietro l'ideologia, che dovrebbero abbandonarla, perché non si fa polemica politica su una cosa che è sacra, come il diritto dei lavoratori. Inoltre, Presidente, a tal proposito, sono anche conscia del lavoro complessivo che è stato fatto. A questo proposito tengo a ringraziare tutti i funzionari della Camera e del Ministero della Difesa, la relatrice, la collega onorevole Corda, con la quale abbiamo lavorato veramente a stretto contatto, così come con tutti i colleghi capigruppo della Commissione Difesa.

Naturalmente, il mio ringraziamo sentito va anche al sottosegretario Calvisi, al Ministro Lorenzo Guerini, che tanto si sono adoperati su questo tema. Dicevo prima che oggi c'è stato un confronto per certi versi molto duro e potrei anch'io soffermarmi su osservazioni o polemiche di sorta, Presidente, interessi di parte, talvolta rappresentati con miopia, sia fuori che dentro quest'Aula, in ossequio, cari colleghi, a quel teatrino della politica che - diciamocelo - ha veramente disgustato i cittadini italiani. Reputo, invece, che questa non sia né la sede, né il momento, vista l'importanza del provvedimento trattato, e vi dirò di più, cari colleghi: io sono intimamente convinta che quando si parla di difesa, di Paese, di Forze armate, e si ha, come noi, la ventura di sedere nelle istituzioni, ci corre l'obbligo di indossare una maglia che risponde al nome di Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ed è proprio con questo spirito, Presidente, che, per suo tramite, mi rivolgo a chi oggi in quest'Aula ha storto il naso, ha avanzato pretese, è rimasto scettico e ha pensato addirittura - bontà sua - di avere la verità in tasca o, peggio ancora, in altri casi, ha accusato questo Parlamento di fare un atto discriminatorio: per carità! Colleghi, occorre volare alto in ragione dell'interesse generale. Noi possiamo essere di passaggio, possiamo avere questa carica per un dato periodo, ma non le Forze armate: le Forze armate continueranno ad esistere oltre il nostro mandato parlamentare e continueranno ad accompagnare la storia patria, come d'altronde avviene dalla sua fondazione.

Presidente, mi avvio alla conclusione. Per le ragioni che ho elencato, annuncio il voto favorevole di Forza Italia; un voto convinto, un voto pieno, che non esprimiamo con una mano nascondendolo con l'altra; è un voto trasparente, un voto orgoglioso, come lo è quell'ideale di libertà che è nel nostro DNA ed oggi è richiamato anche nel titolo di questo provvedimento. Onorevoli colleghi, votiamo a favore, consapevoli di aver contribuito a scrivere una pagina di buona politica al servizio di donne e uomini, autentica bandiera dell'Italia migliore. Vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, stiamo per concludere un iter parlamentare articolato e complesso, che ha visto a più riprese impegnata la Commissione difesa per oltre due anni. Sono altrettanto conscio si tratti di un provvedimento che possa non suscitare l'interesse di molti, essendo un atto riferibile ad una categoria specifica e numericamente circoscritta dell'apparato dello Stato, che però, come hanno citato anche altri colleghi, ha la più alta considerazione dei cittadini e che è altamente meritoria, e l'emergenza pandemica lo ha dimostrato per l'ennesima volta.

Si tratta di una tematica delicata e complessa, che ha richiesto un considerevole sforzo di equilibrio tra opposte tensioni, in considerazione della posta in gioco, evidenziata anche dalla sentenza della Corte costituzionale del 2018. Non si trattava, quindi, del mero riconoscimento del diritto all'associazionismo sindacale nelle Forze armate, bensì di contemperarlo con la garanzia della necessaria coesione interna e neutralità, nonché della non compromissione dell'efficienza dello strumento militare. Per queste ragioni, il lavoro è stato particolarmente complesso. Oggi alcuni colleghi hanno usato i termini “storico” ed “epocale” per questo passaggio in Parlamento e, con tutto il rispetto e la stima che nutro nei confronti del sottosegretario Calvisi, mi rammarico però dell'assenza del Ministro all'approvazione di questo provvedimento in questo ramo del Parlamento.

La complessità della vicenda è stata, peraltro, aggravata dalle aspettative, aspettative che una determinata forza politica - il MoVimento 5 Stelle, l'hanno detto anche altri - aveva alimentato sulla questione. Un'aspettativa che, dal nostro punto di vista, è tradita, che infatti sta provocando la reazione della stragrande maggioranza delle forze nate dalle associazioni sindacali, che via via sono nate nel corso di questi due anni, e sono tutte reazioni di carattere negativo. Una contrarietà frutto del mancato rispetto delle promesse che il movimento politico dei 5 Stelle sta ormai collezionando in ogni ambito del proprio agire politico, e poco vale, in questo, il maldestro tentativo di lavarsi la coscienza scaricando la responsabilità sugli alleati, siano quelli di ieri o quelli di oggi. Se si decide di scendere a compromessi, sacrificando però i principi - in questo caso le numerose promesse fatte - non si possono accusare gli altri della propria inaffidabilità. Volete rivendicare la paternità del provvedimento? Assumetevene anche la piena responsabilità di fronte a coloro che si vedono illusi.

Lo scorso anno, quando questo testo di legge approdò per la prima volta in Aula, venne chiesto, dopo la fase dibattimentale, il suo ritorno in Commissione per una rinnovata fase di ascolto e accoglimento delle istanze degli interessati. Dopo un anno, il nuovo testo che è approdato in quest'Aula non ha risposto alle richieste che dicevate di voler soddisfare e presenta un articolato più pasticciato e soggetto - come ho cercato di evidenziare anche durante le votazioni degli emendamenti - ad alimentare un contenzioso; un danno, quest'ultimo, per l'efficienza delle nostre Forze armate.

Siete quindi riusciti nell'intento di non dare le risposte al nascente associazionismo sindacale militare ed avete anche minato potenzialmente l'operatività di uno dei pochi apparati dello stato ritenuto dalla collettività affidabile e credibile. Come ormai ci avete abituati in ogni vostro cimento, dalla giustizia alla scuola, dalle infrastrutture all'economia, riuscite a collezionare figuracce meschine. È pur vero che un'alternativa la avreste ancora: compiere un ravvedimento in extremis, riappropriarvi della vostra battaglia - e, quindi, della vostra coerenza - e lasciare agli altri l'onere di approvare il provvedimento. Sono, però, convinto che la vostra mutazione, dopo TAP, TAV, MES e chi più ne ha più ne metta, ormai sia completa e l'approvazione di questa proposta di legge altro non sarà che un nuovo fardello da aggiungere al vostro bagaglio di contraddizioni che potrete consegnare agli elettori quando si compirà la vostra nemesi.

Per quanto ci riguarda, avremmo voluto un provvedimento in parte diverso, ma non disconosciamo, non avendo mai illuso nessuno su una tematica tanto delicata quanto complessa, il contributo che abbiamo potuto dare alla definizione di alcuni aspetti del testo partorito dalla Commissione difesa, anche nell'attuale versione; un articolato che, auspicabilmente, potrà essere rivisitato nel suo passaggio nell'altra Camera del Parlamento.

In considerazione di tutto ciò, lasceremo a chi ama così tanto stare e rimanere comunque al Governo, o meglio al potere, di immolare sull'altare della conservazione politica l'agnello sacrificale della propria coerenza, l'onere e l'onore di caricarsi il compito di approvare la presente proposta di legge. Noi rimarremo sempre dalla parte delle Forze armate, costituite da uomini e donne in divisa di altissimo valore. Annuncio per tutti questi motivi il voto di astensione del gruppo della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare una proposta di legge che ha una valenza storica, perché riconosce a lavoratori e lavoratrici con le stellette il diritto sancito dalla nostra Costituzione di auto-organizzarsi con i caratteri del sindacato per far valere, per la via negoziale e il confronto, le proprie ragioni circa le condizioni di lavoro e di retribuzione, superando il meccanismo della concertazione finora affidata agli organismi di rappresentanza militare. Si tratta di portare finalmente a compimento la strada maestra tracciata dalla legge sui principi di disciplina militare del 1978, salutata allora come “la Costituzione che entrava nelle caserme”: fu quella una legge fondamentale, un cambio di mentalità nello stesso mondo militare, che rompeva il culto della separatezza dal mondo civile, dando pieno diritto di cittadinanza ai nostri militari e al loro prezioso lavoro per la patria e la Repubblica.

Fu però una riforma mutilata: perché passati i primi entusiasmi per l'istituzione della rappresentanza militare, Cobar, Coir e Cocer, si è assistito a un progressivo logoramento di questi strumenti, piegati dalla logica della dipendenza gerarchica a strumenti inefficaci per far valere le ragioni del personale militare. Abbiamo assistito ad episodi che hanno acuito le distanze tra il personale militare e chi lo doveva rappresentare, arrivando all'assurda situazione di veri e propri conflitti di interesse, con un presidente del Cocer che era, per fare solo un esempio, al contempo il rappresentante dei lavoratori e del datore di lavoro. Per cinque legislature consecutive il Parlamento ha provato a mettere mano alla riforma della rappresentanza militare, ma pur proponendo testi blandi e non soddisfacenti per i lavoratori e le lavoratrici in uniforme, magari approvati anche in prima lettura da un ramo del Parlamento, una mano invisibile immediatamente entrava in azione perché quelle riforme fossero deviate in un binario morto.

Nella scorsa legislatura, per la prima volta nella storia repubblicana, il MoVimento 5 Stelle depositava una proposta di legge a prima firma della collega Emanuela Corda, che proponeva di archiviare il sistema della rappresentanza militare e di estendere anche ai militari il diritto di organizzarsi in sindacato. La maggior parte delle forze politiche dell'arco parlamentare, fatta salva qualche eccezione (lo voglio ricordare perché è fondamentale capire da dove arriviamo e quali sono i punti di partenza da cui ha preso avvio il nostro iter), era contraria al riconoscimento dei diritti sindacali ai militari; ci è voluto, sì, un intervento del giudice delle leggi, una sentenza: la sentenza 13 giugno 2018, n. 120, con la quale per l'appunto la Corte, pronunciandosi sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio di Stato e dal Tribunale amministrativo regionale per il Veneto nel maggio e novembre 2017, ha parzialmente dichiarato incostituzionale l'articolo 1475, comma 2, del decreto legislativo n. 66 del 2010, che sanciva il divieto per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale o ad aderire ad altre associazioni sindacali. Una vicenda giudiziaria che aveva preso avvio dal ricorso formulato da un brigadiere in servizio presso la Guardia di finanza, avente ad oggetto la nota con cui il proprio comando generale aveva rigettato l'istanza volta ad ottenere l'autorizzazione a costituire un'associazione a carattere sindacale ai sensi dell'articolo 1475 del codice dell'ordinamento militare.

Con la sentenza del 2018, non censurando l'intero articolo del codice dell'ordinamento militare, ma solo la parte che vieta ai militari la possibilità di costituire associazioni professionali a carattere sindacale, la Corte ha ritenuto tuttavia non fondata la questione di legittimità costituzionale in merito alla facoltà per i militari di aderire ad altre associazioni sindacali: da cui consegue la necessità che le associazioni in questione siano composte dai soli militari, alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge. Dunque, nel momento stesso in cui il giudice della legge ha rimosso il divieto di associazione, ha affermato che il diritto di libertà sindacale dei militari non può non essere assoggettato ai limiti e alle condizioni che proprio in ragione di quella assoluta specificità della funzione, e quindi delle esigenze ad essa sottese, valgano a salvaguardare altri interessi muniti di pari guarentigia costituzionale, in primis l'efficienza e l'efficacia dello strumento militare.

Come dicevo, ci è voluta la sentenza della Corte costituzionale e quella della CEDU perché queste granitiche resistenze iniziassero ad incrinarsi e che finalmente fosse possibile, scegliendo in questa legislatura come testo base quello della collega Corda, iniziare a lavorare su una proposta di legge che finalmente riconoscesse i diritti dei militari ad organizzarsi in sindacato.

Questo quadro di partenza dei rapporti di forza è bene tenerlo in mente, quando si giudica la bontà o meno di questo provvedimento.

Ho visto levarsi contro questa riforma critiche legittime e che abbiamo ascoltato nelle nostre audizioni anche in Commissione, e critiche invece pretestuose e distruttive, come quelle che affermano che è meglio nessuna legge che questa legge: questo sparare a palle incatenate contro l'odierna proposta di legge ha evidentemente l'obiettivo di ostacolare il progetto di riforma che rende effettivi i diritti sindacali, preferendogli il mantenimento dello status quo e magari anche dell'obsoleta rappresentanza militare, lasciando indeterminata e alla volontà del solo Governo l'esercizio o meno dei diritti sindacali. La mano e il muro invisibile di cui ho parlato prima, strumento nascosto di chi non vuole la modernizzazione delle nostre Forze armate, è tornato con vere campagne di stampa contro il MoVimento 5 Stelle in azione anche in queste ore. Questa volta non fermerete il Parlamento: a chi ci dice che anche per le forze di Polizia militare, Guardia di finanza e carabinieri sarebbe stato più semplice estendere la legge che consente la sindacalizzazione delle forze di Polizia civile, diciamo che questo non era e non è possibile, permanendo lo status militis e le particolari funzioni attribuite proprio alle forze militari.

Quello che votiamo oggi è un testo di mediazione, certo: il MoVimento 5 Stelle non ha la maggioranza assoluta né in questa né nell'altra Camera. Ho detto prima da che posizioni partivano alcune forze politiche ostili all'idea di un sindacalismo militare, il cui consenso è però indispensabile per approvare questa riforma. È un testo di mediazione quanto alla tutela giudiziaria, perché poi quando si concede un diritto occorre che esso sia anche effettivo e soprattutto praticabile: penso per esempio alle norme già contemplate nel Testo unico per il pubblico impiego, che traggono fondamento nell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori. Avremmo preferito fosse confermata la competenza della magistratura del lavoro, sul solco tracciato dalle previsioni in materia di repressione della condotta antisindacale. Punti cardine che rendono tradizionalmente concreta la tutela dei diritti sindacali e che nulla avrebbero sottratto all'efficienza dello strumento militare.

Nel rinviare dall'Aula in Commissione il testo, proprio su questo punto dovevamo decidere però se deviare su un binario morto la riforma, oppure ricercare con le altre forze politiche l'incontro che potesse soddisfare le esigenze dei nostri militari. Dopo le varie tesi ed antitesi abbiamo trovato un punto di sintesi: sì, una sintesi che soppesa le diverse visioni ed esigenze e consente una ragionevole tutela tanto con l'introduzione della conciliazione, quanto in sede di giurisdizione amministrativa con l'adozione del rito abbreviato; un procedimento che anche per il comparto della Difesa sarà comune ai casi disciplinati dal nuovo processo amministrativo, essenzialmente per due aspetti: la riduzione alla metà di tutti i termini processuali ordinari e la particolare disciplina delle pronunce sulle richieste di misure cautelari opportune al caso, se ricorrerà l'estrema gravità e se ricorrerà l'estrema urgenza. Una procedura che offre abbondanti strumenti e garanzie, anche in relazione all'ammissibilità della prova testimoniale; ma, è bene dirlo, è una misura residuale, sul presupposto di una maggiore domanda di accesso alla conciliazione, il cui esito sarà suscettibile di divenire titolo esecutivo.

Tutte le forze oggi presenti in Parlamento hanno il dovere morale e politico di condividere una battaglia funzionale alla tutela del personale militare, anche prendendo spunto dalle recenti considerazioni del Comitato europeo dei diritti sociali. Certo, tutte le libertà sindacali vanno conquistate sul campo, non basta un intervento legislativo a garantirle in modo definitivo; ma questo è anche compito delle associazioni sindacali, che troveranno nella loro azione e costituzione più forza da questa legge e da un ordinamento giuridico più chiaro. Penso che il loro dovere sia dare risposte ai cittadini, rendere la società più rispondente ai tempi contemporanei e renderla nel suo insieme più giusta. Oggi abbattiamo un muro che separa i lavoratori in divisa dagli altri cittadini, estendiamo un diritto, una conquista sociale per tutti: Forze armate sempre più uniformate ai valori della nostra Costituzione significano maggiore libertà e sicurezza nella democrazia per l'insieme della nostra società. Per questo, ritenendo di aver portato avanti un lavoro coerente e condiviso a livello parlamentare pur senza mai rinnegare le nostre posizioni, il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà convintamente a favore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

L'onorevole Ermellino non è in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una proposta di correzioni di forma ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la relatrice. Prego, onorevole Corda.

EMANUELA CORDA, Relatrice. Grazie, Presidente. Propongo una correzione formale ai sensi dell'articolo 90 del Regolamento inerente al titolo. Penso che esso dovrebbe essere il seguente: “Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”.

Se mi consente di fare un brevissimo ringraziamento, se posso, a tutti coloro che hanno lavorato a questa proposta di legge, maggioranza e opposizione. C'è stato un lavoro importante, che è stato fatto con onestà intellettuale, ed è una cosa che ho apprezzato tanto anche nei confronti delle persone che comunque hanno espresso delle critiche legittime dal punto di vista politico.

Quindi questo mi rende orgogliosa sia di essere la prima firmataria di questa legge sia di aver potuto svolgere anche il ruolo super partes di relatrice. Quindi, ringrazio tutti i colleghi, maggioranza e opposizione, e ringrazio il sottosegretario Calvisi. Spero che questo sia un passo avanti importante perché un diritto sia finalmente riconosciuto appieno e possa essere esercitato nel migliore dei modi.

PRESIDENTE. Il presidente della Commissione voleva associarsi ai ringraziamenti? Prego.

GIANLUCA RIZZO, Presidente della IV Commissione. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, brevemente per poter fare i miei più sinceri ringraziamenti a tutti coloro che hanno partecipato alla stesura di questa proposta di legge. I miei sono ringraziamenti trasversali, che vanno alla relatrice, nonché prima firmataria, l'onorevole Corda, ai capigruppo di tutte le componenti politiche della Commissione difesa e a tutti quei commissari che hanno lavorato alacremente alla quadratura del testo di una riforma epocale, che si colloca nella complessità del mondo delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Testo che diventa il figlio di diverse visioni, pur sintetizzandosi nei dettami della sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato l'orientamento di una visione permeata nella professionalità dei nostri militari. Ringrazio anch'io il sottosegretario Calvisi, ringrazio i funzionari della Commissione difesa della Camera e permettetemi, infine, un pensiero particolare a tutte le donne e gli uomini che indossano una divisa con le stellette, a tutti coloro che, con passione, dedizione e amore per la patria, rendono l'Italia un Paese sicuro e sicuramente amato nel mondo.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa? Perché è esaurita la fase degli interventi.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Non sarei intervenuto, ma, trattandosi di una questione di linguaggio e di lingua italiana, osservo che, nella denominazione “personale”, c'è qualcosa di improprio, perché personale è un aggettivo; allora, delle persone o degli uomini e delle donne, ma usare “personale” vale per le persone di servizio in termini dispregiativi, che non sono degne di una legge che io pure voterò favorevolmente. Quindi, è la parola “personale” su cui eccepivo, dal momento che si sta parlando di cambiare la denominazione. Trovo che sia sbagliato usare “personale”.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, questa proposta di correzioni di forma formulata dalla relatrice, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, si intende accolta dall'Assemblea.

(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Ha chiesto di intervenire per un breve ringraziamento il sottosegretario Guido Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, signor Presidente. Anch'io voglio unirmi alla serie di ringraziamenti che sono già stati (Commenti del deputato Giachetti)

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti! Prego, onorevole Calvisi.

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. In genere il Governo interviene per ringraziare, insomma si fa sempre…

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, non interloquisca però con l'onorevole Giachetti. Onorevole Calvisi, la Presidenza le ha riconosciuto la possibilità di rivolgere un ringraziamento purché sia breve e si attenga a quanto era stato stabilito.

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Solo un ringraziamento ai membri della Commissione difesa, ai capigruppo di maggioranza e opposizione, alla nostra relatrice, la presidente Corda, e a tutta l'Aula per il bel dibattito che abbiamo fatto stamattina. Un ringraziamento a nome mio, a nome del Ministro, e continuiamo la discussione su questo (Applausi)

PRESIDENTE. Grazie.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 875-A/R e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 875-A/R, con il seguente nuovo titolo: “Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 79) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 1060, 1702 e 2330.

L'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bilotti. Ne ha facoltà. Colleghi al banco dei nove, colleghi! Onorevole Rizzo, sottosegretario Calvisi, la seduta non è terminata e al centro dell'emiciclo dovrebbe intervenire una nostra collega. Prego.

ANNA BILOTTI (M5S). Grazie, Presidente. “Hai presente Gomorra? Guarda che è stato uguale e io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere che schiaffoni gli ho dato”. Noi, Presidente, gli schiaffoni li abbiamo sentiti in un video che è stato diffuso dopo la conferenza stampa sull'operazione Odysseus condotta dalla procura della repubblica di Piacenza nell'ambito della quale, per la prima volta in Italia, si è assistito al sequestro di una caserma, quella di via Caccialupo, in cui si sarebbero consumate le peggiori nefandezze. “Uno si è pisciato addosso, l'altro l'ho fracassato”, si legge ancora nelle intercettazioni. Torture, estorsioni, spaccio e arresti illegali sono solo alcuni dei capi di imputazione contestati per reati che sarebbero stati perpetrati dal 2017 da parte di soggetti che, concordemente al procuratore Pradella, faccio fatica a definire carabinieri. Questa vicenda gravissima, sulla quale farà luce la magistratura, costituisce un'onta innanzitutto per tutti quegli onesti servitori dello Stato, per quei carabinieri che tutti i giorni rischiano la vita per garantire la sicurezza di tutti noi.

Sono abusi che vanno condannati senza se e senza ma, e che non devono scalfire la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. A questo proposito, mi preme ricordare in quest'Aula che tutto è partito dalla segnalazione di un alto ufficiale dei carabinieri che ha denunciato i fatti ai magistrati. Massimo rispetto per chi onora la divisa, tolleranza zero per chi la infanga e non è più degno di indossarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Lo aveva accennato prima nel suo intervento l'onorevole Fornaro: credo sia giusto ricordare che, nove anni fa, il 21 luglio, a Utøya, in Norvegia, un neonazista, Breivik, uccise 77 ragazzi di un campus di giovani laburisti.

Non sono cose di 80 anni fa, sono cose di nove anni fa, cioè di oggi.

Da allora pensiamo al 2019, c'è stata la strage di Christchurch da parte di un discepolo di Breivik. C'è stata la strage di El Paso perpetrata da chi vuole cacciare tutti gli ispanici dagli Stati Uniti, l'omicidio di Lübcke in Germania, gli attacchi alle sinagoghe sono quotidiani. L'antisemitismo dilaga nella rete e non solo, il razzismo, l'odio contro il diverso, l'intolleranza, l'omofobia sono i pericoli di oggi, Presidente.

Per questo noi, nel ricordare i ragazzi di Utøya, diciamo che il loro messaggio, anche la loro speranza, che oggi non c'è più fisicamente per loro, ma rimane, e i neonazisti e tutti coloro che vogliono riportare indietro la società non l'avranno vinta e per questo la guardia la terremo sempre alta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Il 22 luglio 2011, nove anni fa, avveniva il tragico massacro in Norvegia, sull'isola di Utøya, di giovani e giovanissimi militanti della sezione giovanile del Partito laburista norvegese, l'allora partito di Governo, per mano di Anders Breivik, suprematista bianco, simpatizzante di estrema destra, che uccise, appunto, oltre 70 persone, ferendone oltre un centinaio, di cui 55 molto gravi. Fu l'atto più violento mai avvenuto in Norvegia dalla fine della Seconda guerra mondiale. Breivik in tribunale affermò di aver compiuto gli atti per mandare un messaggio forte al popolo, per fermare i danni del Partito laburista e per fermare una decostruzione della cultura norvegese per via dell'immigrazione in massa dei musulmani. Fu un terribile atto di odio che stroncò la vita di ragazze e ragazzi che volevano solo mettersi al servizio del proprio Paese per costruire una Norvegia e un'Europa più giusta, più accogliente e multiculturale.

Credo che sia importante, Presidente, che quest'Aula invii un messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime, alla Norvegia in cui abitano tantissimi cittadini italiani e anche per sostenere l'importanza della militanza e dell'impegno civico come linfa vitale della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, volevo ricordare in quest'Aula Gian Franco Anedda (Applausi del deputato Deidda), parlamentare e membro del CSM, già sottosegretario del Ministero della Giustizia. Io ho avuto il piacere di conoscerlo e di lavorare con lui durante gli anni al Consiglio superiore della magistratura che risalgono al 2006-2010. Era il mio vicino di banco e ricordo la sua autorevolezza, la sua umanità, la sua determinazione nel portare avanti le sue battaglie, nel rispetto sempre dei suoi interlocutori, ma la sua tenacia, la sua capacità oratoria, la sua umiltà e il rispetto che aveva sempre per tutti.

Quindi, un uomo davvero che ha saputo trasmettere, anche a chi, come me, era il più giovane, in quel periodo, del Consiglio superiore della magistratura, anche un suo modo e un suo stile. E anche la sua esperienza politica non la faceva pesare né pretendeva di imporla e di trasmetterla agli altri, ma portava avanti le sue idee sempre con grande determinazione ed efficacia.

Mi ricordo ancora, quando nei plenum, alla presenza del Presidente della Repubblica, prendeva la parola, il silenzio dell'Aula e anche di chi non la pensava come lui, nel rispetto che si aveva per quella figura e per le sue capacità, pur se non se ne condividevano le idee.

Quindi, lo volevo ricordare, l'ha fatto già lei, Presidente, ieri, è morto il 17 luglio. Voglio unirmi al dolore dei familiari, dei figli, Enrica e Stefano, ma di tutti i familiari e far trasmettere a loro non solo un abbraccio forte, ma un pensiero che anche in quest'Aula lo abbiamo ricordato e lo abbiamo pensato e ci uniamo davvero al loro forte, grande dolore (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 23 luglio 2020 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

MULE' ed altri; MURELLI ed altri; MARTINA ed altri; MAMMI' ed altri; ROBERTO ROSSINI ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus.

(C. 2451-2479-2480-2484-2507-A)

Relatori: MARTINA e MURELLI.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Misure di sostegno al settore agricolo e disposizioni di semplificazione in materia di agricoltura. (C. 982-A)

e delle abbinate proposte di legge: PAROLO ed altri; PAOLO RUSSO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE. (C. 673-1073-1362)

Relatore: CADEDDU.

3. Seguito della discussione delle mozioni Caon ed altri n. 1-00270, Luca De Carlo ed altri n. 1-00367 e Bitonci ed altri n. 1-00368 concernenti iniziative volte al completamento dell'idrovia Padova-Venezia .

4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; BOSCHI ed altri; MOLLICONE e FRASSINETTI; LATTANZIO ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false. (C. 1056-2103-2187-2213-A)

Relatori: CIAMPI (per la VII Commissione) e PAITA (per la IX Commissione), per la maggioranza; MOLLICONE (per la VII Commisisone), di minoranza.

5. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Molinari, Gelmini, Lollobrigida ed altri n. 1-00362 e Quartapelle Procopio, Cabras, Migliore, Palazzotto ed altri n. 1-00366 concernenti iniziative, in ambito internazionale ed europeo, in ordine al rispetto degli accordi internazionali relativi all'autonomia di Hong Kong e alla tutela dei diritti umani in tale territorio .

La seduta termina alle 19,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 il deputato Roberto Rossini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 35 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 52 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 72 la deputata Murelli ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 79 il deputato Colucci ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 875-A/R e abb. - em. 1.210 461 295 166 148 35 260 73 Resp.
2 Nominale em. 1.200 457 444 13 223 186 258 73 Resp.
3 Nominale em. 1.5 459 296 163 149 34 262 73 Resp.
4 Nominale em. 1.6 468 292 176 147 31 261 73 Resp.
5 Nominale articolo 1 469 458 11 230 455 3 73 Appr.
6 Nominale em. 2.210 466 397 69 199 135 262 73 Resp.
7 Nominale em. 2.2 469 400 69 201 140 260 73 Resp.
8 Nominale articolo 2 468 454 14 228 450 4 73 Appr.
9 Nominale em. 3.1 467 302 165 152 37 265 73 Resp.
10 Nominale em. 3.202 471 375 96 188 108 267 73 Resp.
11 Nominale em. 3.203 469 395 74 198 128 267 73 Resp.
12 Nominale articolo 3 473 330 143 166 328 2 73 Appr.
13 Nominale em. 4.210 470 402 68 202 140 262 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 4.203 464 397 67 199 138 259 73 Resp.
15 Nominale articolo 4 473 462 11 232 456 6 73 Appr.
16 Nominale em. 5.210 469 302 167 152 37 265 73 Resp.
17 Nominale em. 5.201 460 452 8 227 188 264 73 Resp.
18 Nominale em. 5.205 466 461 5 231 24 437 73 Resp.
19 Nominale em. 5.206 458 439 19 220 9 430 73 Resp.
20 Nominale em. 5.207 456 450 6 226 17 433 73 Resp.
21 Nominale articolo 5 456 321 135 161 318 3 73 Appr.
22 Nominale em. 6.200 461 395 66 198 133 262 73 Resp.
23 Nominale em. 6.201 458 391 67 196 136 255 73 Resp.
24 Nominale articolo 6 467 325 142 163 322 3 73 Appr.
25 Nominale em. 7.210 470 401 69 201 137 264 73 Resp.
26 Nominale articolo 7 469 326 143 164 323 3 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 8.210 463 455 8 228 198 257 73 Resp.
28 Nominale em. 8.201 465 456 9 229 19 437 72 Resp.
29 Nominale em. 8.202 460 451 9 226 189 262 72 Resp.
30 Nominale em. 8.7 464 412 52 207 148 264 72 Resp.
31 Nominale articolo 8 472 431 41 216 428 3 72 Appr.
32 Nominale em. 9.210 469 412 57 207 153 259 72 Resp.
33 Nominale em. 9.300 466 429 37 215 422 7 72 Appr.
34 Nominale em. 9.201 463 453 10 227 13 440 72 Resp.
35 Nominale em. 9.500 463 424 39 213 423 1 72 Appr.
36 Nominale em. 9.202 456 447 9 224 9 438 72 Resp.
37 Nominale articolo 9 461 315 146 158 312 3 72 Appr.
38 Nominale em. 10.210 454 397 57 199 149 248 72 Resp.
39 Nominale em. 10.3 462 397 65 199 144 253 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 10 459 417 42 209 416 1 72 Appr.
41 Nominale em. 11.201 453 391 62 196 143 248 72 Resp.
42 Nominale articolo 11 455 311 144 156 308 3 72 Appr.
43 Nominale articolo 12 455 416 39 209 414 2 72 Appr.
44 Nominale em. 13.200 456 447 9 224 14 433 72 Resp.
45 Nominale em. 13.202 454 445 9 223 189 256 72 Resp.
46 Nominale em. 13.203 451 443 8 222 194 249 72 Resp.
47 Nominale articolo 13 459 320 139 161 318 2 72 Appr.
48 Nominale em. 14.200 465 455 10 228 10 445 72 Resp.
49 Nominale em. 14.201 463 456 7 229 199 257 72 Resp.
50 Nominale em. 14.203 467 296 171 149 37 259 72 Resp.
51 Nominale articolo 14 469 325 144 163 323 2 72 Appr.
52 Nominale art. agg. 14.0212 462 392 70 197 137 255 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 15.210 456 450 6 226 199 251 72 Resp.
54 Nominale em. 15.211 452 397 55 199 149 248 72 Resp.
55 Nominale em. 15.1 462 394 68 198 143 251 72 Resp.
56 Nominale em. 15.2 461 307 154 154 56 251 72 Resp.
57 Nominale articolo 15 463 325 138 163 323 2 72 Appr.
58 Nominale em. 16.500 461 451 10 226 451 0 72 Appr.
59 Nominale articolo 16 461 424 37 213 423 1 72 Appr.
60 Nominale em. 17.202 444 435 9 218 18 417 72 Resp.
61 Nominale em. 17.201 451 443 8 222 21 422 72 Resp.
62 Nominale em. 17.200 441 399 42 200 19 380 72 Resp.
63 Nominale em. 17.204 442 354 88 178 106 248 72 Resp.
64 Nominale em. 17.300 445 411 34 206 407 4 72 Appr.
65 Nominale em. 17.205 450 443 7 222 193 250 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 17.206 447 361 86 181 111 250 72 Resp.
67 Nominale em. 17.207 448 383 65 192 131 252 72 Resp.
68 Nominale articolo 17 450 316 134 159 314 2 72 Appr.
69 Nominale em. 18.500 442 404 38 203 403 1 72 Appr.
70 Nominale em. 18.202 449 388 61 195 138 250 72 Resp.
71 Nominale em. 18.203 443 387 56 194 138 249 72 Resp.
72 Nominale articolo 18 443 406 37 204 317 89 72 Appr.
73 Nominale em. 19.210 446 293 153 147 44 249 72 Resp.
74 Nominale em. 19.201 440 430 10 216 13 417 72 Resp.
75 Nominale em. 19.202 440 376 64 189 128 248 72 Resp.
76 Nominale em. 19.203 442 430 12 216 183 247 72 Resp.
77 Nominale articolo 19 446 404 42 203 403 1 72 Appr.
78 Nominale art. agg. 19.0500 444 405 39 203 405 0 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 79)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale Pdl 875-A/R e abb. - voto finale 374 264 110 133 260 4 72 Appr.