XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 315 di mercoledì 4 marzo 2020
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 10,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 febbraio 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Cavandoli, Covolo, Ferri, Frassinetti, Maniero e Tateo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,39).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 11,05.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1664 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca (Approvato dal Senato) (A.C. 2407).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2407: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca.
Ricordo che nella seduta del 3 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica mentre il relatore vi ha rinunziato.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2407)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Iezzi ed altri n. 2 e Sisto ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2407: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Illustra la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1 il deputato Emanuele Prisco. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, questo provvedimento, che comporta la trasformazione dell'ex Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nei due distinti Ministeri, quello dell'istruzione e quello dell'università e della ricerca, oltre a creare due poltrone politiche anziché una - e merita ovviamente una censura da questo punto di vista - comporta anche degli oneri aggiuntivi per le funzioni di staff, capo di gabinetto, uffici legislativi, uffici stampa, segreterie tecniche, segreterie particolari; tant'è che prevede - ed arrivo al punto costituzionale -un aumento già nel 2020 di 3,4 milioni di euro, che salgono nel 2021 a 5,3. Lo sconsiderato aumento degli oneri viola quel dovere che ha anche la pubblica amministrazione di concorrere all'equilibrio di bilancio così come previsto nell'articolo 97 della Costituzione. Vale la pena anche sottolineare che questo provvedimento, che ha un carattere meramente ordinamentale, viene adottato con decreto-legge, quindi con provvedimento di urgenza, quando un provvedimento di natura ordinamentale nulla ha di carattere di necessità ed urgenza.
Se poi andiamo al merito del provvedimento, troviamo altre pregiudiziali di violazione costituzionale. Faccio riferimento alla legge di bilancio del 2008, che aveva razionalizzato il numero dei Ministeri portandoli da 18 a 12; oggi questo limite viene rimosso per garantire la possibilità di un equilibrio politico tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico, equilibrio politico che si paga anche in termini di funzionalità e di organizzazione dei due Ministeri, che da oggi iniziano a lavorare in modo distinto.
In realtà di urgente e di necessario non vi era la necessità di creare due Ministeri. Di necessità ed urgenza c'è bisogno nel mondo dell'istruzione, nel mondo delle università, nel mondo della ricerca, in termini di stabilizzazione e di assunzione di nuovi ricercatori, e Dio solo sa in questo momento storico quanto servirebbero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). C'è la stabilizzazione degli insegnanti, c'è un investimento anche stipendiale nel pagamento degli insegnanti e dei ricercatori, sui quali scommette il futuro di innovazione e il futuro della nostra nazione in termini di sviluppo economico: questi sì sarebbero stati provvedimenti necessari e urgenti da adottare, non la garanzia…Perché di necessità di fatto ce n'è una dietro questo provvedimento: quella di tenere insieme i cocci di una maggioranza che non ha altri motivi di stare insieme, se non quello di evitare di andare a votare per non essere cancellati nelle urne (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), se non quello di garantire la sopravvivenza delle proprie poltrone al Governo così come in Parlamento.
A fronte di questo si antepongono gli interessi dei partiti agli interessi dei cittadini e degli italiani. Non faccio che un riferimento alle indicazioni della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012, che specifica quali siano le caratteristiche del decreto di urgenza, cioè che vi deve essere una specificità, una oggettività, una omogeneità e una corrispondenza al titolo del medesimo decreto. Oltre a non averla, questo provvedimento, come ho spiegato prima, avendo carattere meramente ordinamentale, negli emendamenti che sono stati introdotti in Senato, che riguardano reclutamento, valorizzazione del personale, stabilizzazione del personale interno - ovviamente alla struttura e non quello docente -, di fatto si fa un'interpretazione meramente arbitraria e discrezionale dell'articolo 77, comma 2, della Costituzione. I motivi li abbiamo ricordati prima: sono motivi di tipo politico, per allungare l'agonia di una maggioranza e conservare le poltrone. Questo crea, con un effetto devastante, una scarsa efficienza nel funzionamento di questo settore dello Stato, riporta l'Italia a 13 anni fa, prima di questa omogeneizzazione tra il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, e lo si fa anteponendo gli interessi di partito agli interessi degli italiani.
Fratelli d'Italia sarà invece qui a difendere, ancora una volta, gli interessi degli italiani, prima di tutto, nonostante tutto e, soprattutto, nonostante voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Iezzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, lascio il mio intervento agli atti e lo do per letto.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Illustra la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 3 la deputata Lorena Milanato. Ne ha facoltà.
LORENA MILANATO (FI). Grazie, Presidente. In occasione della discussione del disegno di legge di conversione di questo decreto, che - ricordo - reca disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca, il nostro gruppo, il gruppo di Forza Italia, ha ritenuto opportuno sottolineare evidenti perplessità circa la costituzionalità di questo provvedimento. Attraverso il decreto-legge si prevede la soppressione del Ministero dell'istruzione e dell'università, realizzando la suddivisione degli uffici tra il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero dell'Istruzione. Questo provvedimento interviene prevedendo specifiche modifiche relative all'ordinamento dei due Ministeri, del tutto estranee a quei requisiti di necessità e di urgenza che sono sanciti all'articolo 77 della Costituzione e ponendosi, ancora una volta, in pieno contrasto con le regole giuridiche anche di rango costituzionale. Con particolare riferimento alle norme in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri, mancano del tutto i presupposti, appunto, di necessità e di urgenza. Si tratta di norme che sarebbe stato sicuramente più opportuno inserire all'interno di un disegno di legge destinato a seguire l'ordinario iter parlamentare, così come viene stabilito dall'articolo 95 della Costituzione, che, ricordo, affida chiaramente e puntualmente alla legge l'ordinamento della Presidenza del Consiglio, il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri.
Dobbiamo però, Presidente, ancora una volta ricordare come lo strumento della decretazione d'urgenza dovrebbe essere per sua natura eccezionale, temporaneo e, soprattutto, tendenzialmente non ripetibile, ma è evidente che così non è. La circostanza che l'attuale esecutivo se ne avvalga conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, una forma di sbilanciamento e soprattutto di forzatura degli equilibri dei poteri previsti dal dettato costituzionale vigente, un vero e proprio vulnus dell'articolo 70 della Carta costituzionale al quale noi, però, non vogliamo rassegnarci.
Il provvedimento risulta poi caratterizzato da un contenuto disorganico ed eterogeneo, soprattutto alla luce delle modifiche apportate durante l'esame al Senato, che vertono, in modo particolare, sulla ripartizione della struttura e degli uffici dei due Ministeri. In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha ritenuto illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo dell'omogeneità.
A ciò si deve aggiungere, come riportato dalla relazione tecnica del provvedimento, che la modifica della struttura del Governo comporterà - e cito testualmente quanto riportato nella relazione tecnica - “un maggior onere di personale conseguente alla nomina di un numero doppio di responsabili di alcuni uffici di diretta collaborazione, come il capo di gabinetto, il capo dell'ufficio legislativo, il capo dell'ufficio stampa e il capo della segreteria tecnica”. Oltre alle figure appena citate, si prevede anche che il contingente del personale degli uffici di diretta collaborazione sia stabilito transitoriamente in 130 unità per il Ministero dell'istruzione e in 60 unità per il Ministero dell'università e della ricerca. In questo modo, a nostro avviso, si prefigura soltanto un superfluo e ingiustificabile incremento dei costi a carico della finanza pubblica. È evidente, quindi, che una moltiplicazione delle strutture e degli uffici, così come è previsto nel testo all'articolo 5, comporterà una spesa di 3 milioni 843 mila euro per il solo anno 2020 e 5 milioni 374 mila euro a decorrere dal 2021, contravvenendo, quindi, a quel principio di economicità e di buon funzionamento dell'amministrazione, con un conseguente aggravio in termini di adempimenti burocratici.
Non possiamo non ricordare gli effetti negativi derivati dallo sdoppiamento delle sedi dei due Ministeri, già operato nel secondo Governo Prodi, che non avendo avuto nessun effetto positivo sull'assetto istituzionale ha comportato che, con il quarto Governo Berlusconi, si ritornasse all'unificazione del Ministero. Bisogna ricordare, poi, la legge finanziaria 2008 che assieme alla limitazione del numero complessivo dei membri del Governo ne stabiliva la riduzione da 18 a 12. Questa disciplina, poi, è stata successivamente completata durante l'ultimo Governo Berlusconi, che ha istituito il Ministero della salute e che ha indicato soprattutto che il numero complessivo dei Ministri con portafoglio veniva stabilito in 13 componenti. Ecco, oggi io vorrei ricordare a questa maggioranza, che si ascrive lo storico successo della riduzione dei parlamentari, che invece continua ad aumentare, in questo modo e con questo provvedimento, i ministeri con i conseguenti costi. Dieci anni fa si era intervenuti con lungimiranza su tale materia per garantire il buon funzionamento del Governo, al fine di evitare il presagire di preoccupanti rischi di proliferazione dei Ministeri con portafoglio, che potrebbero essere finalizzati non tanto a un'azione di Governo più incisiva quanto ad adattare di volta in volta la compagine governativa a eventuali squilibri o dissidi politici interni alla coalizione. Con questo provvedimento vengono meno le ragioni ordinamentali e sopravanzano, invece, mere ragioni politiche opportunistiche.
Inoltre, a nostro avviso, desta molte perplessità il fatto che nell'arco di pochi mesi dal suo insediamento il Governo abbia emanato già due decreti-legge sul riordino dei ministeri, rendendo palese, se ce ne fosse stato bisogno, l'abuso di uno strumento legislativo particolarmente increscioso da parte di chi - ed è giusto ricordarlo - nella passata legislatura aveva stigmatizzato, anche con toni molto pesanti, il ricorso eccessivo a provvedimenti d'urgenza; è ovvio che mi rivolgo, in questo senso, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Giova ricordare poi al Governo in carica, i cui sostenitori hanno più volte condannato in passato l'uso sconsiderato e scorretto dello strumento del decreto-legge, che la tecnica legislativa e il linguaggio normativo costituiscono elementi imprescindibili per avviare correttamente il processo di produzione normativa. Ancora una volta la maggioranza ha reputato, in modo inappropriato, che inserire nel titolo il termine “urgenti” sia motivo sufficiente per rendere emanabile un decreto-legge.
Non basta usare la parola “urgente” perché un provvedimento lo sia davvero e sostanzialmente possa definirsi come tale per i cittadini italiani, tanto più in un momento come questo, in cui i cittadini italiani evidentemente sono preoccupati di altre e più serie emergenze.
Nel caso di specie è evidente che dopo la crisi che si è seguita dopo le dimissioni dell'ex Ministro dell'Istruzione dell'università e della ricerca, che la maggioranza parlamentare avesse al suo interno un grosso problema di natura politica, quindi l'escamotage di spacchettare quel Ministero è stata una soluzione per uscire fuori dalle sabbie mobili nelle quali ancora una volta era precipitata. Chiedo, quindi, una riflessione da parte di quest'Aula, poiché, non essendovi i presupposti, non si passi all'esame del provvedimento per chiara ed evidente incostituzionalità dello stesso, e, soprattutto, che si pensi invece di passare ad occuparci dei veri problemi che il Paese si sta trovando ad affrontare in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.
SABRINA DE CARLO (M5S). Presidente, il decreto-legge in esame prevede l'istituzione di due distinti Ministeri, il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, una separazione che non è sconosciuta al nostro Paese ma che ha dei presidenti. È stata quindi fatta una precisa scelta, frutto dell'urgenza e della necessità di rivedere il sistema nazionale della formazione, e offrirgli la possibilità di procedere ad una svolta, un cambio di passo decisivo che non può più attendere. Questi due Ministeri, che oggi conosciamo uniti in un solo Dicastero, sorgono distinti e indipendenti per poi essere riuniti una prima volta con la riforma Bassanini, in attuazione del decreto legislativo n. 300 del 1999; di lì in poi le funzioni dei due Ministeri sono state accorpate, così anche tutta la materia dell'istruzione scolastica superiore è stata associata a quella universitaria, tecnologica e della ricerca. È nel 2006 che si torna alle origini e si dividono nuovamente i Dicasteri, un tentativo che si risolve in poco tempo e che porta ancora una volta al ricongiungimento dei due Ministeri nel 2008. Quello fu il punto preciso in cui, a un'attenta riflessione e analisi, il settore dell'istruzione iniziò a subire, sotto il Governo Berlusconi, un declino inarrestabile, nocivo e penalizzante per il nostro Paese, i cui effetti si sono propagati nei lustri a seguire, diventando oggi marcatamente evidenti. Una politica che possiamo chiamare, senza incorrere in errore, dei tagli. In effetti, come altro potremmo ricordare la riduzione di risorse per un totale di 10 miliardi di euro tra scuola e università? D'altra parte, il MoVimento 5 Stelle l'ha sempre sostenuto che povertà e deficit di istruzione sono state sempre armi impugnate dalle classi politiche del passato, che potevano esercitare in quelle condizioni, a loro favorevoli, un maggiore controllo sui cittadini. Scuola e istruzione hanno continuato a essere mortificate dalle politiche senza visione di futuro che si sono susseguite negli anni: mai un incremento dei fondi, una presa di coscienza necessaria per la crescita culturale del Paese. È ovvio che le conseguenze siano ben evidenti oggi, perché, complici soprattutto le politiche miopi adottate in passato, nessun Governo ha mai più saputo e potuto trovare i fondi necessari da restituire al settore scolastico. Oggi il centrodestra si sveglia - come si suol dire ironicamente - e decide di sollevare questioni che discutono l'opportunità e la sostenibilità economica di questo provvedimento. Non si fa troppa fatica a capire che, visti i trascorsi e le politiche che li contraddistinguono, tutto il denaro speso in scuola, istruzione, università, tecnologia e ricerca scientifica, che potremmo riunire sotto il termine ombrello “cultura”, non sia ben speso per il centrodestra. Sono almeno dodici anni che i due Dicasteri conosciuti oggi come MIUR sono uniti; è quindi utile, a questo punto, spiegare perché scorporarli si è reso necessario ed urgente. Ad oggi il MIUR fa ancora i conti con la difficoltà di poter recuperare i fondi tagliati. La sinergia tra il Ministero dell'istruzione e quello dell'Università e ricerca non ha mai trovato espressione e dimostrato benefici, perché in concreto non si è mai realizzata, nonostante le potenzialità derivanti dall'unione dei due Dicasteri sarebbero state molteplici. C'è poi un'altra questione: il MIUR è stato portato avanti quasi sempre da tecnici o burocrati, nessuno quindi che avesse la lungimiranza di progettare secondo un orientamento politico ben strutturato. Il risultato è stato un Ministero inadeguato a farsi carico delle esigenze del settore e spesso incapace di interpretarle, fino al punto di penalizzarlo. A suffragio di quanto sostenuto, basti pensare al livello di istruzione del nostro Paese, ancora troppo arretrato e inadeguato; basti pensare al numero dei laureati, di molto inferiori in Italia rispetto al resto d'Europa. I benefici dello scorporamento saranno indiscutibili, soprattutto per la scuola, che deve avere un Ministero interamente dedicato, con professionalità adeguate e una guida politica che restituisca certezze e la possibilità di rompere con un passato in cui altro non si faceva che tagliare i fondi.
Crediamo convintamente che sia il momento di procedere alla separazione dei Dicasteri, perché ciascuno dei due deve cambiare, innovarsi e rinnovarsi seguendo percorsi adeguati e distinti per alzare il livello di tutto il sistema. Si deve altresì restituire valore alla didattica, al corpo docenti, ai percorsi di studio. È indubbio che servono ulteriori risorse, ma su un punto vogliamo essere chiari: per il MoVimento 5 Stelle scuola e ricerca sono strategiche per la nostra idea di Paese, sono priorità, ed è per questo che non possiamo fare altro che rigettare le mozioni pregiudiziali presentate dai partiti di opposizione con motivazioni discutibili, inconsistenti e cieche alle necessità del Paese, completamente irricevibili da parte di chi ha a cuore i settori di competenza del MIUR. Investire in formazione è un'opportunità per il futuro delle nuove generazioni, e non certo, come qualcuno sostiene, un mero spreco di denaro. È una sfida importante su cui puntare, uno spazio di crescita che sarà nuova linfa per i due Dicasteri e il progetto che li coinvolge. Le criticità del settore scolastico oggi sono talmente tante e talmente note che quasi sorprende che si possa essere contrari a un provvedimento di buon senso come questo. La scelta di scorporare il Dicastero arriva in ragione di problematiche evidenti irrisolte, criticità, e una tendenza certificata dei numeri che non può altrimenti essere invertita. Abbiamo una visione chiara di come procedere, e l'opportunità di farlo adesso senza perdere ancora tempo utile. Intendiamo farlo per il bene del Paese e di questo Ministero mortificato dalle politiche del passato. Quindi, come precedentemente annunciato, rigettiamo le questioni pregiudiziali dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, siamo per l'ennesima volta di fronte a un'inflazione da pregiudiziali. Nessuno chiede all'opposizione di essere d'accordo nel merito su provvedimenti del Governo e della maggioranza, ma un conto è essere in disaccordo nel merito, un altro conto è proporre pregiudiziali, sono due cose del tutto diverse: non ogni legge che non condividiamo è incostituzionale, è illegittima, merita una pregiudiziale. Lo dico anche dal vostro punto di vista, perché se voi, ad ogni provvedimento, di default, presentate una pregiudiziale, è come non presentarne nessuna, diventa un rito del tutto scontato, e anche la volta in cui una materia fosse opinabile nessuno vi prende sul serio. Quindi, vi inviterei caldamente a un uso non inflazionistico delle pregiudiziali. Il punto è questo: ogni Governo si dà un indirizzo politico, indirizzo fatto da una direzione strategica e da strumenti, che sono strettamente collegati. Ogni Governo, sulla base di questo suo indirizzo, che ovviamente l'opposizione non condivide, rimodella anche la struttura dell'Esecutivo, e in questo caso specifico il Governo sostiene una tesi, ovviamente opinabile, secondo cui bisogna distinguere per meglio unire con efficaci politiche pubbliche la scuola e l'università. Si può non condividere, ma nel momento in cui un Governo ha questa idea, che cosa fa? Rimodella la sua struttura per avere una coerenza tra gli obiettivi e la strategia. È una scelta politica, ma non può essere invocato un ragionamento di legittimità contro questa scelta. Peraltro, è una scelta su cui più volte, su tutta la struttura dei Ministeri, ogni Governo interviene, perché ogni Governo ha le sue priorità politiche - discutibili, non condivise dall'opposizione - e sulla base di queste priorità rimodella la struttura del Governo. Quindi, qui, a dire la verità, non c'è niente da dire: anche il parere del Comitato della legislazione segnala che, dal punto di vista dell'omogeneità, questo è uno dei pochi decreti in cui si può ben capire che l'omogeneità c'è, perché limitato a questo obiettivo chirurgico di sdoppiare i due Ministeri. Quindi, se non vi piace distinguere istruzione e università per unirle in efficaci politiche pubbliche, fate bene a votare contro nel merito, ma avete comunque torto nel presentare questa pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 8, la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, ripropongo all'Aula, prima dei voti sulle pregiudiziali, una questione che abbiamo tentato di affrontare giovedì scorso dopo un intervento che aveva fatto un collega della Lega richiamando l'articolo 48-bis, secondo comma, sulla correttezza del voto espresso dall'Aula. Io mi permetto di farne una questione diversa e vorrei che i colleghi, soprattutto del Partito Democratico, che l'altro giorno hanno confutato le argomentazioni che i colleghi della Lega portavano, prestassero un po' d'attenzione. Non sono d'accordo con quello che il collega Fiano, seppur apprezzando il gesto di fair play, aveva rappresentato l'altro giorno in Aula, e che cioè, a fronte della mancata espressione del voto da parte del collega Guidesi, si possa supplire con un voto della sinistra, perché, non essendoci vincolo di mandato e non essendo in Inghilterra, il collega Guidesi o il collega del Partito Democratico potrebbero esprimere un voto differente da quella che è l'indicazione di partito. Quindi non è un problema, Presidente, di conteggio di voti. Quello che lamento è la lesione dell'articolo 67 della Costituzione, secondo cui ogni parlamentare rappresenta la nazione. E allora, Presidente, se così è, i voti che noi oggi raccogliamo in assenza del solo collega Guidesi, ma che domani potrebbero essere - ci auguriamo di no - legittimamente espressi senza 10, 20, 30, 40 deputati, rappresenterebbero un vulnus non sanabile.
Presidente, il fatto che ci sia la Giunta per il Regolamento in corso o che alla Giunta per il Regolamento sia stata sottoposta la questione non mi conforta affatto, perché, se è vero che c'è l'articolo 67 della Costituzione che presidia la nostra esistenza in Aula e i lavori del Parlamento, non comprendo come la Giunta per il Regolamento possa, con una delibera, superare quello che ritengo un vulnus all'articolo 67. Presidente, non c'è altra strada che rimettere la questione alla Presidenza della Camera, che dovrà necessariamente, a mio avviso, sospendere i lavori; e a qualche facile obiezione che potrebbe venire dalla maggioranza “ma allora come si farà a lavorare?”, il rimedio c'è, Presidente, il rimedio c'è. Il Governo assumerà le proprie determinazioni con decreti-legge e poi ci riunirà alla bisogna per una ratifica veloce, ma il Governo dovrà assumere la responsabilità dei lavori in questo frangente storico. È inutile, Presidente, ricordare ai colleghi - sento brusio, ho difficoltà - quello che è stato rappresentato giovedì. Non si può andare avanti, i lavori dell'Aula sono viziati; è un vizio che si ripercuoterà su ogni provvedimento che noi andremo a licenziare. Quindi chiedo alla Presidenza intanto una sospensione dei lavori affinché vi sia una determinazione da parte della Presidenza. Ritengo, Presidente, che la Giunta veramente non possa risolvere il problema. C'è un'evidente e palese violazione dell'articolo 67, e con il nostro sistema, per il quale non ci possiamo supplire a vicenda né tantomeno possiamo invocare giustificazioni come quelle che la Presidenza ha temporaneamente rassegnato per giustificare l'assenza del collega Guidesi, ogni e qualsiasi voto espresso in quest'Aula sarà viziato. Quindi, questa è la mia richiesta e spero che venga accolta.
PRESIDENTE. Grazie, deputata Bartolozzi, per questo contributo. La proposta è legittima, è sicuramente fondata, ancorché discutibile nelle conclusioni. Penso che sia abbastanza chiaro ed evidente che non si tratta di una questione che possa dirimere la mia persona e comunque non si può dirimere oggi e qui. Voglio però rassicurarla sul fatto - lei lo citava - che è stata convocata - quindi non è in corso, ma è convocata per le ore 15 -, anche alla luce delle criticità da lei evidenziate, la Giunta per il Regolamento, che mi pare l'organo più idoneo a occuparsi anche delle sue osservazioni e a fornire una risposta intellegibile alle sue richieste. Bisogna oltretutto precisare che c'è sicuramente un diritto da parte del collega Guidesi che è un diritto individuale, su cui è giusto argomentare, ma non c'è, diciamo così, una messa in discussione delle prerogative dell'Aula tutta, e quindi delle funzioni del Parlamento, a meno che la Giunta per il Regolamento o la Conferenza dei presidenti di gruppo, che, voglio ricordare a lei e ai colleghi, calendarizza, programma, regolamenta i nostri lavori, e quindi ha la piena titolarità nell'assumere eventualmente decisioni che andassero nella direzione da lei auspicata. Infine, ovviamente, riferirò al Presidente della Camera, che comunque ci ascolta, la natura di questa riflessione per le eventuali e giuste conclusioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Fiano, sempre sul medesimo argomento?
EMANUELE FIANO (PD). Sì, Presidente, sul medesimo argomento, articolo 8. Presidente, avendo ascoltato con attenzione, come è giusto, la collega Bartolozzi, la quale pone un problema che evidentemente è fondato, perché cita un vulnus che è in corso, cioè che vi sia un collega che per motivi indipendenti dalla sua volontà non può partecipare alle nostre sedute e alle nostre votazioni, premesso che concordo con quanto lei ha detto, cioè che abbiamo una seduta della Giunta per il Regolamento convocata, eccetera, però la collega afferma un principio secondo il quale, per affermare la giustizia di quello che lei dice, considererebbe che andrebbe comunque da questo momento in poi invalidato il prosieguo delle nostre attività.
Io non ho quella stessa opinione, perché penso che sia giusto ascoltare il dibattito o le decisioni che verranno prese nella Giunta per il Regolamento, però credo che sarebbe necessario da parte della Presidenza affermare che l'Assemblea che stiamo svolgendo è totalmente e integralmente regolare, non perché non può essere che alla fine le considerazioni della collega Bartolozzi in sede addirittura di verifica di diritto costituzionale ai sensi dell'articolo 67, come citava la collega, oppure in sede di discussione regolamentare interna alla Camera possano alla fine avere giustizia nel senso da lei indicato - non è oggi la mia opinione, ma può essere che io sia chiamato a cambiare la mia opinione iniziale -, ma perché va per il momento affermato il principio certo, perché ognuno di noi sia certo di stare partecipando ad un'Assemblea che, nonostante il vulnus palese, che la collega Bartolozzi giustamente richiama, dell'assenza di un collega per motivi non dovuti alla sua volontà, ma che comunque in presenza di quel vulnus noi stiamo svolgendo un'Assemblea legittima.
Credo che debba essere messo a verbale, perché, altrimenti, rimane il dubbio che, siccome la collega dice “no, a prescindere da quello che voi deciderete in Giunta per il Regolamento, si sta svolgendo un illecito rispetto al principio iscritto nell'articolo 67 della Costituzione”, qualcuno ci dica, cioè il Presidente, che non è così. Voglio che sia certificato a verbale di questa seduta che al momento non è così; poi ci saranno le determinazioni del caso. Credo che sia importante, che non rimanga il dubbio che, al di là delle opinioni, che verificheremo, della collega, per intanto noi stiamo svolgendo un lavoro legittimo.
PRESIDENTE. La ringrazio, collega Fiano. Il fatto che la seduta sia in corso è già una risposta indotta alla sua osservazione e aggiungo ancora il fatto che alla richiesta di sospensione avanzata dalla deputata Bartolozzi non abbiamo dato corso. Quindi la seduta a tutti gli effetti è valida o giudicata tale.
Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Iezzi ed altri n. 2 e Sisto ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2407)
PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali presentate, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
La Commissione Bilancio e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento, gli articoli aggiuntivi 2.01 Paolo Russo, 3-quater.01 Mollicone e 3-quater.02 Lollobrigida, già dichiarati inammissibili in sede referente.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati. Prego, la parola al relatore.
GIUSEPPE BRESCIA, Relatore. La ringrazio, Presidente. I pareri sono contrari su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, agli identici emendamenti 1.1 Prisco, 1.2 Sisto e 1.50 Bordonali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Prisco, 1.2 Sisto e 1.50 Bordonali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione…
Chiedo, scusa, revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, deputato Iezzi, non l'avevo vista, a lei la parola.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie. Iniziamo a discutere questo provvedimento che nei giorni scorsi non abbiamo potuto discutere perché, come al solito, un decreto-legge arriva alla Camera e ci viene chiesto di approvarlo in pochissime ore dopo che è stato per circa cinquanta giorni al Senato, cosa della quale ci siamo già lamentati nei giorni scorsi.
In particolare, con questo emendamento noi chiediamo l'abrogazione dell'articolo 1 che, facendo venire meno l'oggetto del provvedimento, farebbe direttamente venir meno l'intero provvedimento. Secondo noi, questo testo, in questo momento, è del tutto inopportuno. Mentre fuori c'è un Paese che sta fronteggiando un'emergenza sanitaria ed economica che, forse, rischia di mettere a terra territori importanti del nostro Paese, noi siamo qui a parlare di una moltiplicazione delle poltrone, perché è questo che noi stiamo facendo con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), un provvedimento che non si basa su nessuna logica, che non ha nessun motivo di essere. L'unico motivo per cui è stato fatto questo provvedimento è per dare, in seno al Consiglio dei ministri, una poltrona in più. E questo perché? Perché bisognava pareggiare il peso delle due componenti, cioè del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, rispetto al netto calo di consensi che il MoVimento 5 Stelle sta avendo nel Paese. Allora, noi fermiamo un intero Parlamento, in un momento drammatico come quello che sta vivendo il Paese, per discutere delle beghe personali e delle poltrone e degli equilibri all'interno della maggioranza. Provvedimento, tra l'altro, non dimentichiamolo, che ha un esborso di denari non indifferente, perché si parla di 3 milioni e mezzo per quest'anno e, poi, per gli anni a venire, di oltre 5 milioni di euro.
E invece di dirottare i soldi là dove servono, cioè sui territori all'interno delle “zone rosse” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché questo noi dovremmo fare all'interno di questo Parlamento, siamo qui a discutere della moltiplicazione delle poltrone; poltrone che, ripeto, servono unicamente per ripagare, per soddisfare l'appetito sempre più ingordo dei partiti di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che, provvedimento dopo provvedimento, si stanno spartendo il Paese senza pensare alle reali problematiche dei nostri cittadini. Io credo che questo sia del tutto vergognoso. Noi abbiamo presentato pochi emendamenti, perché cerchiamo di mantenere un senso di responsabilità, anche se questo ci viene difficile, perché per noi è totalmente ridicolo oggi discutere di questo, quando c'è un Paese, qui fuori, che ci chiede ben altro, ma siamo costretti, ripeto, perché questa voglia di poltrone del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle ha raggiunto ormai livelli irrefrenabili. Io vi chiedo davvero di provare un attimino a pensare a quello che state facendo, perché è una cosa indegna e il Paese, l'Italia non merita questo tipo di trattamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia sostiene convintamente questo emendamento soppressivo. Già ieri, in discussione generale, abbiamo analizzato quali sono i punti critici, e sono molti: uno è l'opportunità di costituire questo Ministero in più, dovuto solo a questioni di equilibri interni alla maggioranza, oltre ai problemi economici che crea con un dispendio di risorse. Potevamo investire, magari, per perorare, incrementare l'educazione a distanza, in un momento come questo in cui le scuole sono chiuse, che è di piena emergenza. Noi, invece, cosa facciamo? Aumentiamo un posto, aumentiamo un Ministero. Credo veramente, senza demagogia, che tutto questo sia assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Prisco, 1.2 Sisto e 1.50 Bordonali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Bordonali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Mollicone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sisto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
L'articolo aggiuntivo 2.01 Paolo Russo è inammissibile.
Passiamo all'emendamento 3.1 Mollicone. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. È anche un intervento complessivo, perché questo emendamento va a ridisegnare la dicitura del dipartimento per la valorizzazione della ricerca e per noi dovrebbe essere concretamente riferito anche al sostegno; ma, in generale, anche con riferimento a quello precedente, che è stato respinto, era anche lì una questione non estetica di variazione della dicitura del Ministero per l'università e la ricerca o l'istruzione e la ricerca, ma anche per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica, di cui noi dovremmo essere la patria; e quindi la patria delle arti, la patria della musica, del bel canto, dell'arte coreutica. E, invece, questo Governo pensa soltanto a sdoppiare le poltrone: invece che una poltrona per due, due poltrone per due; ed è l'unica sensibilità che avete, mentre state ignorando tutto il comparto dell'alta formazione musicale e coreutica.
In più, aggiungo e concludo, approfittando di questo spazio, per lanciare nuovamente un appello all'istruzione, e quindi alla collega Ascani che è qui con noi a rappresentare il Governo e, nella sua figura, attraverso il Presidente, a tutto il Governo, anche nel comparto cultura, turismo e sviluppo economico, affinché nel pacchetto generale di indennizzi e di interventi speciali e straordinari si vada subito a sostenere i teatri, i cinema e il circuito dello spettacolo dal vivo, che, anche ovviamente per la prevenzione sanitaria e gli annullamenti delle scuole, stanno in ginocchio.
C'è una situazione allarmante, emergenziale: stiamo parlando di imprese culturali, talvolta anche familiari, che sono in ginocchio perché, giustamente, per la prevenzione sanitaria, forse anche con troppo allarmismo come Fratelli d'Italia ha denunciato, ma sicuramente necessaria e utile, sono state annullate le uscite didattiche, le visite di istruzione e così via. Questo ha dato e sta dando il colpo di grazia a tutto il settore. Per questo avevamo chiesto il tavolo di crisi ed è stato concesso, e ringraziamo il Ministro Franceschini, anche se noi lo estenderemo anche al MiSE, ne faremo uno congiunto, perché le imprese culturali sono imprese, come dice la parola stessa; però chiediamo, in maniera assolutamente emergenziale, indennizzi per gli annullamenti delle visite di istruzione, delle uscite didattiche e, in generale, degli spettacoli anche legati ai viaggi organizzati a scopi culturali, perché una impresa culturale - quella dei teatri, dei cinema e dello spettacolo dal vivo, compresi gli spettacoli di danza - sta finendo in ginocchio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Mollicone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.52 Bordonali.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Molto velocemente: è già stato detto da chi mi ha preceduto che alla fine, con questo provvedimento, è stabilita solo una spartizione di poltrone necessaria per riequilibrare gli equilibri all'interno della maggioranza.
Il PD aveva la necessità di mettere una casellina che era venuta a mancare e, quindi, attraverso questa divisione, si riequilibra il potere all'interno della maggioranza e del Governo, senza nulla portare di positivo. Infatti, all'interno del provvedimento non c'è niente che viene creato a favore della scuola, degli studenti, dell'università e della ricerca: ci preme sottolinearlo.
All'interno del provvedimento c'è solo una spartizione di poltrone e, oltre alle poltrone dei due Ministri, ovviamente c'è la serie di poltrone di dirigenti e di funzionari che, grazie al provvedimento al nostro esame, verranno assunti.
In un momento come questo nel quale le necessità del Paese sono altre e nel quale anche la scuola ha altre necessità, riteniamo che sia irrispettoso nei confronti dei cittadini italiani approvare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.52 Bordonali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Prisco, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.53 Iezzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-ter.50 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-ter.51 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3-ter.52 Basini con parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, volevo portare all'attenzione dell'Aula una riflessione, perché noi adesso stiamo parlando in maniera anche forse un po' distratta, i colleghi votano questo provvedimento, che prevede una divisione totalmente inutile del Ministero dell'istruzione dal Ministero dell'università e della ricerca: c'è soltanto un'utilità politica per la maggioranza, laddove il PD evidentemente non ritiene capace, non ritiene all'altezza la guida del MoVimento 5 Stelle a quel Dicastero di provvedere, di occuparsi anche di materia universitaria.
È un periodo strano, perché vede, noi in Commissione cultura pensavamo di poter affrontare qualche problema un po' più urgente, più contemporaneo, più drammatico: ci sono milioni di studenti che attendono di sapere in quale modo svolgere in sostanza la didattica in questo periodo, ci sono i genitori che sono completamente disorientati, ci sono sindaci che chiudono le scuole perché manca il disinfettante e manca persino il sapone. L'Italia è all'ultimo posto in Europa come spesa in materia di istruzione; e noi quei quattro soldi che abbiamo a disposizione, che il Governo lascia a questo comparto della ricerca e dell'istruzione, pensiamo bene di dilapidarli, di spenderli per duplicare incarichi, per duplicare dirigenti. Per non parlare delle nomine in questo periodo degli uffici scolastici regionali, dove pare - e sottolineo “pare” - che in alcune regioni, in particolare in Veneto, si stia provvedendo a nominare gente che non ha nemmeno i titoli, e ovviamente mi riservo, Presidente, di poterla verificare meglio questa notizia; dove vengono nominati a capo del dipartimento dell'istruzione persone che non hanno, anche in quel caso, assolutamente i titoli.
La domanda quindi che mi pongo è innanzitutto quanto costa agli italiani questa cosa, perché non è mai stata fatta una chiara e specifica valutazione. Perché è giusto che gli italiani sappiano, è giusto magari in qualche scuola del profondo Sud dove - ripeto - manca persino la carta per asciugarsi le mani, dove i nostri bambini non hanno nemmeno la possibilità di lavarsi le mani col sapone, è giusto sapere invece quanto denaro questa maggioranza intende spendere.
Presidente, per suo tramite un particolare riferimento al MoVimento 5 Stelle, che ha fatto per anni del taglio ai costi della politica una bandiera di partito: io chiedo - sempre per suo tramite, Presidente - con quale faccia e con quale coraggio possano ancora… Politicamente parlando, per carità, non mi permetterei di mancare di rispetto dal punto di vista personale. Con quale coraggio si guardino allo specchio e continuino a parlare di tagli dei costi della politica, quando loro con il PD si sono resi protagonisti di questa assurda divisione, che richiama alla mente una politica che pensavamo fosse superata anche grazie a loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): questo è il massimo dell'ipocrisia! Cercheremo stasera di sapere dal Ministro Azzolina, che per la terza volta ha annunciato la sua apparizione in Commissione, sempre che alla fine non si ritiri come ha fatto nelle altre due precedenti, quanto costa questa inutile duplicazione di poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-ter.52 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-ter.53 Basini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3-quater.50 Frassinetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, con questo emendamento si chiede l'inserimento dei precari del comparto AFAM nelle graduatorie. Abbiamo docenti che hanno accumulato anche 8-10 anni di servizio nei corsi pre-accademici, con dei contratti atipici; chiediamo quindi che non ci sia discriminazione per loro, ma ci sia invece una tutela concreta con l'inserimento nelle graduatorie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Intanto per dire che ho sottoscritto, insieme alla collega Bucalo, l'emendamento, e a sostegno di quanto detto dalla collega Frassinetti e dell'emendamento, ricordiamo che la legge di bilancio nel 2017 ha escluso ingiustamente una grossa parte di chi nel 2013 è rientrato nelle graduatorie AFAM; tra questi, in particolare, tutti i docenti che avevano prestato servizio nei cosiddetti corsi pre-accademici. Avevamo di fronte l'opportunità con questo emendamento, e l'abbiamo tuttora, di risolvere il problema del precariato nel settore AFAM, per restituire dignità a tanti docenti precari dei corsi pre-accademici, che senza alcuna tutela da anni svolgono il proprio lavoro nelle istituzioni AFAM. Tuttavia, la semplice proroga della legge n. 205 del 2017 avrebbe il disastroso effetto di mantenere in vigore quei criteri discriminatori che avevano creato ingiustamente precari di serie A e precari di serie B. È necessario quindi riaprire la graduatoria nazionale utile per l'attribuzione di incarichi a tempo indeterminato e determinato, ricomprendendo chi ha maturato almeno tre anni di servizio,…
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). …come richiesto dalle categorie, attraverso una riformulazione della legge del 2017.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-quater.50 Frassinetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Ricordo che le proposte emendative 3-quater.01 Mollicone e 3-quater.02 Lollobrigida sono inammissibili.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2407)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento, l'ordine del giorno n. 9/2407/21 Paolo Russo, volto a istituire il Ministero del cibo, che riproduce il contenuto di una proposta emendativa dichiarata già inammissibile. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo, sottosegretaria Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Chiedo una sospensione di dieci minuti per la valutazione degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. La seduta è dunque sospesa fino alle 12,35.
La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,40.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la sottosegretaria Ascani a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Ordine del giorno n. 9/2407/1 De Toma, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di consentire” eccetera eccetera; n. 9/2407/2 Piccoli Nardelli, favorevole; n. 9/2407/3 Fratoianni, favorevole; n. 9/2407/4 Lollobrigida, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2407/5 Frassinetti, contrario; n. 9/2407/6 Prisco, favorevole; n. 9/2407/7 Mantovani, favorevole con una riformulazione: alla terza riga, “mediante un arruolamento affidato ai concorsi e ad altri canali previsti a legislazione vigente in modo da offrire maggiori certezze al corpo docente”; n. 9/2407/8 Gallo, favorevole; n. 9/2407/9 Bella, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di consentire”; n. 9/2407/10 Carbonaro, favorevole; n. 9/2407/11 Iorio, favorevole; n. 9/2407/12 Giovanni Russo, favorevole; n. 9/2407/13 Trizzino, favorevole; n. 9/2407/14 Melicchio, favorevole; n. 9/2407/15 Iovino, contrario; n. 9/2407/16 Lattanzio, favorevole; n. 9/2407/17 Cimino, contrario; n. 9/2407/18 Buompane, contrario; n. 9/2407/19 Sisto, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2407/20 Aprea, favorevole.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2407/21 Paolo Russo è inammissibile.
ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Ordini del giorno n. 9/2407/22 Mollicone e n. 9/2407/23 Ciaburro, favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione degli ordini del giorno.
Ordine del giorno n. 9/2407/1 De Toma, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Accetta? A posto.
Ordini del giorno n. 9/2407/2 Piccoli Nardelli e n. 9/2407/3 Fratoianni, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2407/4 Lollobrigida, con una proposta di riformulazione. Viene accolta? È accolta.
Ordine del giorno n. 9/2407/5 Frassinetti, con parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. In sintesi, perché sono già intervenuta sull'emendamento col medesimo oggetto, qui chiediamo l'inclusione dei precari dell'AFAM esclusi dalla legge n. 205 del 2007 nella graduatoria nazionale utile all'attribuzione degli incarichi. Questo è un settore, quello dell'AFAM, che riguarda l'arte e la musica - lo diceva anche il collega Mollicone nel suo intervento - e quindi molto importante per l'alta istruzione italiana. È assurdo che ci siano dei precari che hanno accumulato 8-10 anni di servizio nei corsi preaccademici e che non abbiano tutela. Anche il Consiglio di Stato, oltretutto, è intervenuto in questa materia, ritenendo non giustificata l'esclusione di questi docenti in quanto erano in possesso dei requisiti richiesti dalla legge. Per evitare la discriminazione tra docenti che svolgevano la medesima attività e questi precari esclusi, noi chiediamo che il Governo ci ripensi e che venga approvato questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2407/5 Frassinetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Ordine del giorno n. 9/2407/6 Prisco, con parere favorevole del Governo; n. 9/2407/7 Mantovani, con una riformulazione che viene accolta dalla firmataria; n. 9/2407/8 Gallo, favorevole; n. 9/2407/9 Bella, con una proposta di riformulazione che viene accolta; n. 9/2407/10 Carbonaro, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2407/11 Iorio, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2407/12 Giovanni Russo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2407/13 Trizzino, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2407/14 Melicchio, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2407/15 Iovino c'è una richiesta di intervento da parte della sottosegretaria Ascani. A lei la parola, sottosegretaria.
ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Presidente, devo cambiare il parere, che diventa favorevole con una riformulazione: “a valutare l'opportunità di continuare a garantire”, eccetera.
PRESIDENTE. È accettata? Sì. Quindi passiamo all'ordine del giorno n. 9/2407/16 Lattanzio: parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2407/17 Cimino, c'è parere contrario, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2407/17 Cimino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Ordine del giorno n. 9/2407/18 Buompane: ha chiesto di parlare il deputato Buompane. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Presidente, intervengo solo per ritirare l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2407/19 Sisto: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che mi pare venga accolta. Ordine del giorno n. 9/2407/20 Aprea, parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/2407/21 Paolo Russo è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/2407/22 Mollicone, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2407/23 Ciaburro, parere favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2407)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole della nostra componente su questo provvedimento e aggiungere solo due cose che vorrei dire a commento. La prima è che ovviamente lo spacchettamento dei due Ministeri non è necessariamente in astratto una cosa giusta o sbagliata, bisogna essere molto laici su questo: il Governo ha ritenuto di procedere in questa direzione, la prova del nove sarà ovviamente nella capacità dei due Ministri, dei Viceministri e dei sottosegretari di muoversi molto rapidamente per assicurare che non ci sia uno stallo nell'operatività delle due nuove strutture. Nel caso in cui si proceda velocemente…
PRESIDENTE. I colleghi che devono e vogliono allontanarsi dall'Aula sono pregati di farlo in silenzio, per cortesia… Deputato Fusacchia, riprenda il ragionamento.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Dicevo che nel caso in cui riesca a procedere poi velocemente può essere anche una buona notizia, perché sappiamo che il comparto università e ricerca storicamente è sempre stato un po' trascurato, perché al MIUR ogni giorno c'è un'emergenza legata alla scuola, quindi così si può creare oggettivamente più attenzione anche del vertice politico sui temi dell'università e della ricerca molto più di quanto non sia stato fatto inevitabilmente in passato, quando tutto era nelle mani di una sola figura al vertice politico. La seconda cosa che volevo dire a commento, Presidente, è che in questo provvedimento c'è un'attenzione su cui vorrei richiamare l'attenzione di tutta l'Aula, i dottorati, perché credo che noi dobbiamo fare un lavoro importante per la valorizzazione del dottorato di ricerca fuori dalla carriera universitaria e dalla carriera accademica, perché è una risorsa preziosa, uno strumento di formazione, una risorsa preziosa per tutto il Paese.
Alla fine dello scorso anno, siamo intervenuti già per la valorizzazione del dottorato nel percorso di reclutamento degli insegnanti della scuola: possiamo fare molto di più. Qui cominciamo a dare un segnale, ma la valorizzazione, ad esempio, nella funzione pubblica del dottorato è fondamentale.
C'è anche - lo cito - un ordine del giorno, che è stato approvato, a prima firma Lattanzio, che ho sottoscritto, che parla anche di come i dottorati possano essere validamente utilizzati in questa fase storica per rafforzare la capacità amministrativa dei comuni ad affrontare grandi sfide del nostro tempo, come la sfida ecologica e la sfida digitale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, diciamo subito, sin d'ora, che la nostra componente voterà contro questo decreto-legge, e voterà contro per due semplici ragioni e senza alcun pregiudizio.
La prima è evidente ed è sotto gli occhi di tutti: a un certo punto del cambio di Governo, con le dimissioni del vecchio Ministro, la scelta della divisione dei due Ministeri non è stata una scelta politica (poi si possono dare ovviamente le ragioni, una scelta di contenuto); è stata una scelta dovuta, legittimamente - si fa anche questo in politica - alla divisione degli equilibri nella maggioranza, nonostante - lo diciamo -, per esempio, per il Ministero dell'Università si sia scelto un autorevole esponente, il Ministro Manfredi.
La seconda ragione è perché da sempre, come centrodestra, siamo per l'unitarietà di questo Ministero, che è una unitarietà nella gestione ma anche nel processo e nella continuità educativa, dall'istruzione, dai diversi gradi di istruzione fino all'università.
Ma approfitto della presenza anche del sottosegretario Ascani, che so molto sensibile riguardo a questi temi, per cogliere l'opportunità per aprire - questa sì può essere una grande opportunità - una riflessione su come ripensare alla scuola, su come rimetterci in gioco, ognuno di noi, anche di fronte ai cambiamenti che abbiamo davanti. Ce ne stiamo accorgendo in questo momento come la funzione della scuola o dell'università sia una funzione essenzialmente educativa, formativa, di tipo sociale, di investimento su ciò che è l'unica risorsa che noi abbiamo, quella che oggi si dice capitale umano ma che prima si diceva in maniera molto semplice: persona.
È un obiettivo - lo sa molto bene il sottosegretario - che ci affida la nostra Costituzione, all'articolo 34, un articolo della nostra Carta fondamentale con il quale ci siamo impegnati a costruire una scuola aperta a tutti, un sistema formativo che permetta ai capaci e ai meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi. Questa è la nostra Costituzione.
Ebbene, questo articolo, dobbiamo ammetterlo, è ancora in larga parte inapplicato. È inapplicato perché, duole dirlo, con la nostra legislazione, con le nostre pratiche, abbiamo spesso scambiato tra loro - forse questo è il primo punto di riflessione comune tra maggioranza e opposizione - il fine e i mezzi. Il fine della scuola è l'educazione dei ragazzi che la frequentano; i mezzi con cui questo fine viene perseguito sono, per esempio, strumento fondamentale, gli insegnanti, i docenti, sono le strutture che vengono date per perseguire questo fine. Noi abbiamo finalizzato, con responsabilità di tutti, per lungo tempo, la scuola all'assunzione e alla stabilizzazione degli insegnanti, con deroghe continue alla norma che li vuole in ruolo solo per concorso. Negli anni Novanta siamo arrivati al paradosso che i docenti entrati in ruolo senza passare da un concorso, quindi con sanatorie ope legis, erano più del 90 per cento, e senza preoccuparci mai della formazione, degli investimenti nella formazione dei docenti, della loro qualità, svalutandone la meritocrazia, svalutandone, per esempio, la retribuzione. È una delle professioni più importanti su cui uno Stato può investire, perché se investono nella risorsa principale, se la risorsa principale è il capitale umano e la persona, chi forma questo capitale umano, chi ne ha la responsabilità dovrebbe essere una professione altamente riconosciuta dallo Stato, ovviamente anche nella sua retribuzione.
Tutti gli studi internazionali dimostrano ormai che il vero fattore significativo per una scuola di qualità - è questo che meritano i nostri giovani - è la professionalità dei docenti e la continuità didattica.
Noi abbiamo invece dato retta per anni alle lamentazioni sulla scarsità dei finanziamenti, mentre i rapporti dell'INVALSI e dell'OCSE dimostrano che i risultati delle scuole non migliorano con l'aumento dei finanziamenti. Non sto dicendo che non servano finanziamenti, ma se pensiamo che solo il finanziamento e più risorse alla scuola fanno raggiungere l'obiettivo sbagliamo, lo abbiamo fatto e lo sbagliamo nella scuola, lo abbiamo fatto per esempio sul Mezzogiorno del nostro Paese.
Negli anni, purtroppo, abbiamo visto aumentare il divario territoriale nelle competenze degli studenti tra Nord e Sud, aumentare questo divario anche nel tasso di dispersione scolastica: le prove INVALSI, che qualcuno ostinatamente si ostina a criticare e a rifiutare, forse perché più che un test per gli studenti sono un test sui loro professori, e i test PISA dicono che un giovane su tre, in età compresa tra i 18 e i 24 anni in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna non possiede le competenze base in italiano, matematica e inglese.
Ci sono scuole in forte difficoltà, in cui mediamente il 45 per cento degli alunni non raggiunge livelli adeguati e scuole in difficoltà in cui il 30 per cento degli alunni non raggiunge altrettanto livelli adeguati. La quasi totalità di queste situazioni sono collegate alla condizione sociale in cui la scuola è posta e gli studi citati dimostrano, di fatto, che gli investimenti non solo non hanno migliorato la situazione delle scuole, ma in alcuni casi l'hanno peggiorata, degradando ulteriormente la situazione sociale.
Allora, cosa bisogna fare? Bisogna cogliere questa opportunità insieme, tutti insieme, per ripensare seriamente all'autonomia scolastica, pur affermata per legge, ma mai applicata completamente. Bisogna ripensarla come autonomia non solo funzionale, anche perché abbiamo già esempi funzionanti sul territorio, in cui ci sono scuole che si sono dimostrate capaci di autonomia, nonostante i lacci e la burocrazia centrale, scuole in cui i dirigenti si sono dimostrati capaci di motivare gli insegnanti, di trattenerli dalla richiesta di trasferimento, perché sono proprio le scuole in difficoltà quelle che hanno più bisogno di continuità didattica. Segnalo, a proposito, il grosso problema della formazione degli insegnanti e del loro reclutamento. Ci sono proposte in merito che puntano su concorsi regionali, su selezioni degli insegnanti per aggregazioni di scuole, affiancati da docenti esperti e da tutor che facciano da collegamento con l'Università per la loro abilitazione.
Il professor Ichino dice: “(..) il concorso si rivela un metodo cattivo di scelta, anche quando esso si svolge rigorosamente secondo le regole (…). Il metodo del concorso è legato all'idea ottocentesca dell'amministrazione pubblica come luogo dove i comportamenti sono soggetti al controllo ex ante di legittimità, ma non al controllo ex post dei risultati prodotti”.
Questo vale per i docenti e, a maggior ragione, deve valere per i ragazzi. Abbiamo una scuola tutta impostata - questa è la seconda considerazione - sulle conoscenze, ma dobbiamo constatare che questo metodo non dà, neanche in termini di conoscenza, i risultati sperati. La migliore didattica internazionale svela come siano decisive le non-cognitive skill: amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura mentale. Le non-cognitive skill aiutano a sviluppare aspetti quali flessibilità, creatività, attitudine al problem solving, capacità di giudizio, capacità di argomentazione e di interazione, tutte abilità che chiediamo a qualsiasi lavoratore impiegato ricercatore, ma alle quali non educhiamo i nostri ragazzi. Esistono sperimentazioni in merito ed esiste anche - lo dico - una proposta di legge avanzata dall'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, cioè condivisa da tutti i gruppi, che mira esattamente all'introduzione delle non-cognitive skill all'interno della didattica di uno o più insegnamenti, su base sperimentale e volontaria nelle scuole secondarie di primo e secondo grado: prendiamola seriamente in considerazione.
In conclusione: non ho inteso proporre soluzioni, non sono un esperto della materia, la vivo esattamente come dovrebbero viverla, con responsabilità, tutti coloro che hanno a cuore il futuro del proprio Paese e - lo ricordo - il futuro del nostro Paese passa attraverso l'investimento nella persona, nell'educazione, nella scuola, nella formazione, da tutti i suoi livelli.
Come ci insegna anche l'esperienza, quindi, ho inteso lanciare alcune tematiche su cui riflettere, come ci insegna anche l'esperienza del Coronavirus: oggi ogni crisi può diventare l'occasione con cui riprendere coscienza di sé, dei propri contenuti e delle proprie responsabilità, un'occasione per ripensare il sistema che abbiamo costruito. Il nostro sistema formativo - e concludo - che pure ha tante eccellenze, dobbiamo ammetterlo, è in crisi. Si tratta insieme di accettare la sfida che abbiamo davanti, di risvegliarci da un torpore, da una sorta di comfort zone che spesso ci addormenta e ci intorpidisce e che non ci fa cogliere la responsabilità della sfida che abbiamo davanti.
Riappropriarci della scuola, riaffermare che la scuola è un percorso educativo che mette al centro i ragazzi è fondamentale per la qualità dello sviluppo del nostro Paese. Si tratta di riflettere su come rendere comuni gli esempi virtuosi, che già esistono e che abbondano a cui poter fare riferimento. Bisogna lasciare ogni rendita di potere e ogni posizione ideologica e insieme condividere che la scuola è la principale risorsa che abbiamo; la scuola e l'università (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente, sottosegretaria Ascani, intervengo per annunciare il voto favorevole di Liberi e Uguali, del mio gruppo parlamentare a questo provvedimento, per alcune ragioni che provo rapidamente a elencare. La prima: devo dire che mi è venuto in aiuto su questo il collega Ceccanti, intervenendo nel dibattito sulle questioni pregiudiziali, quando, ricordando alle opposizioni che le avevano presentate, ha efficacemente argomentato sostenendo che in questo caso il decreto che stiamo discutendo propone al Parlamento il punto di vista politico che questo Governo, come ogni Governo, ha il compito di assumere rispetto agli strumenti con cui portare avanti i propri obiettivi fondamentali. Si tratta né più né meno, dunque, che una scelta di carattere organizzativo che in questo caso - e io condivido questa valutazione - può - naturalmente non è scontato che questo avvenga e dopo dirò qualcosa su questo punto - ma può rendere più efficace l'intervento su due settori fondamentali e strategici come quello dell'istruzione, della scuola nel suo ciclo complessivo e dall'altro lato dell'università e della ricerca scientifica. Ecco, lo voglio dire dunque in premessa ai colleghi e alle colleghe dell'opposizione, della destra: ogni Governo fa da questo punto di vista le sue scelte, sarà poi il Paese a giudicare. Ci sono Governi che ritengono efficace accorpare il Ministero del Turismo al Ministero delle Politiche agricole e Governi che pensano che sia efficace invece dare in questo caso al Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e al Ministero dell'Istruzione, che per inciso - lo dico alla sottosegretaria e per suo tramite a tutto il Governo - non avrei perso l'occasione in questo caso di rinominare, magari aggiungendo a quella M e a quell'I anche la P di pubblica istruzione, una centralità che consenta di in qualche modo sottrarre al Ministero precedente, quello unificato, un peso di competenze che spesso e volentieri, anche nella nostra storia recente, ha obiettivamente reso più complicato un intervento organico e sufficientemente efficace appunto su un settore così importante. Ecco, un settore così importante per il Paese e per il suo futuro ma, come vediamo anche in queste ore e in questi giorni così particolari e così difficili, importante e strategico anche per il nostro presente. Vorrei cogliere questa occasione - lo hanno fatto ieri, nella discussione generale, molti colleghi e molte colleghe - per associarmi a chi in queste ore ha mandato il proprio ringraziamento a tutti coloro che in queste ore, in prima fila, nel Servizio sanitario nazionale di questo Paese, negli ospedali, nelle scuole di questo Paese, nelle università, nei centri di ricerca stanno quotidianamente, senza nessuna riserva di energia, di passione e di dedizione, prestando la loro opera, la loro fatica per contenere l'emergenza che in questo momento schiaccia tutto il Paese e che rischia di produrre conseguenze assai gravi sul piano sanitario e sul piano economico per tutte e tutti noi. E vorrei però contemporaneamente chiedere al Governo e al Parlamento di far sì che anche questo provvedimento diventi l'occasione per riaprire una grande discussione su queste questioni e su questi temi, una grande discussione che ha bisogno di fare i conti col tema delle priorità, per esempio nella definizione delle direzioni di spesa delle nostre risorse, le questioni che si sono poste anche in occasione della discussione dell'ultima legge finanziaria e che continuano ad attanagliare questo mondo così importante, da troppi anni, sono questioni di cui noi non possiamo disinteressarci.
Scuola, università e ricerca hanno bisogno di trovare un volume di risorse e di investimenti decisamente superiore a quelli che, pure, anche nell'ultima legge di bilancio, sono stati meritoriamente trovati da questo Governo. Servono risorse ingenti, per mettere in qualche modo al riparo un sistema dai danni, negli anni che abbiamo alle spalle, delle politiche di tagli continui, che hanno avuto origine in modo così massiccio proprio dai Governi di quella destra che oggi contesta questo provvedimento in nome del risparmio della spesa. Lo voglio ancora ricordare, qui, il taglio di 10 miliardi di euro dell'allora Governo in cui era Ministra Gelmini, che colpì in modo disastroso il sistema della formazione e della ricerca in questo Paese. Altro che efficientamento del sistema e razionalizzazione delle spese!
Dunque, servono risorse, ma serve anche ripensare ad alcune delle scelte che hanno accompagnato, per esempio, il settore dell'università e, dunque, conseguentemente, della ricerca in questo Paese.
Servono investimenti per stabilizzare i precari della ricerca, di cui non possiamo accorgerci solo quando, nonostante la loro condizione di precarietà, continuano a svolgere in modo eccellente il loro lavoro, come è accaduto anche in questo caso, nei giorni scorsi, sia per le ricercatrici dello Spallanzani, che per prime hanno isolato il genoma del virus, sia per quelle che ancora ora isolano il ceppo italiano del virus, contribuendo a una battaglia che ha carattere globale su questo fronte.
Serve, per esempio, ripensare la politica del numero chiuso in una facoltà come medicina. In un Paese come il nostro, che ha una carenza strutturale di medici, occorre ripensare una volta per tutte a una scelta politica, che ha ancora una volta seguito le esigenze di bilancio e non ha avuto la capacità di costruire elementi di sguardo sul futuro del Paese. Bisogna invertire il punto di vista. Dobbiamo rimettere in campo una politica, una capacità della dimensione pubblica di pensare all'interesse generale e, sulla base di questi interessi, di costruire le priorità nell'organizzazione della spesa pubblica. Dunque, via il numero chiuso! Si faccia subito questa scelta, sia per rispondere a questa emergenza, sia per evitare di trovarsi di fronte a nuove future, possibili e perfino inevitabilmente probabili, emergenze, nella necessità di fare quello che sta avvenendo in queste ore: si pensa di accelerare le lauree, di accelerare l'assunzione di medici, di infermieri, magari che non hanno terminato il loro ciclo. È giusto farlo in questo momento, ma, forse, sarebbe opportuno predisporsi perché emergenze, come quella che stiamo affrontando in questo momento, in futuro non ci trovino, anche su questo fronte, nuovamente impreparati.
Infine - e concludo - dentro questo provvedimento ci sono passi avanti importanti anche su un'altra delle questioni, che è stata oggetto della discussione, tra la giornata di ieri e la giornata di oggi, e che riguarda il comparto dell'Alta formazione artistica musicale e coreutica (AFAM), un comparto molto importante, un comparto molto complicato e attraversato da molto tempo da situazioni di complessità e di crisi. A vent'anni dalla legge di riforma, la n. 508 del 1999, quel settore è ancora collocato quasi in un non luogo. Le iniziative che si sono susseguite sul piano legislativo non hanno risposto alle necessità di quel settore, non hanno risposto alla condizione dei precari che riguarda quel settore. Ma non soltanto al settore dell'AFAM: non hanno risposte soprattutto, alle necessità di un settore che continua a costituire una straordinaria eccellenza di questo Paese, riconosciuta in tutto il mondo e, spesso e volentieri, riconosciuta troppo poco in questo Paese.
In questo provvedimento, grazie a un lavoro emendativo, che è cominciato qualche provvedimento fa – lo voglio dire, lo voglio ricordare, avevamo provato ad introdurre alcune di queste proposte nel cosiddetto decreto scuola, ma lì era stato impossibile farlo, siamo tornati su quelle stesse proposte nel “Milleproroghe” e anche lì per ragioni diverse è stato impossibile produrre un elemento di avanzamento -, oggi siamo riusciti in questo decreto a portare qualche piccolo risultato, che però crea le condizioni per risolvere le questioni che ancora non sono risolte. Sono state ricordate anche durante la discussione di questa mattina e riguardano il riconoscimento del ruolo e la valorizzazione dei docenti precari, la valorizzazione di un sistema complessivo, che – ripeto - per noi deve essere fino in fondo considerato come un'eccellenza.
Su queste questioni noi continueremo a mantenere aperto un elemento di discussione, perché io credo che questo provvedimento e, dunque, la riorganizzazione che ne seguirà, dovrà essere, come ha ricordato anche il collega Fusacchia, necessariamente rapida e immediatamente operativa, per non paralizzare il sistema.
Su queste questioni continueremo a tenere alta l'attenzione, perché non si perda un'occasione e si faccia di questo provvedimento un elemento di svolta per il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Saluto e ringrazio la sottosegretaria Ascani e i colleghi. Siamo soliti ripetere e ricordare - e lo facciamo sempre con assoluta convinzione - che il percorso educativo è fatto per i ragazzi e non per altro o per altri. È naturale, è normale, è scontato. Dal dibattito, soprattutto dei giornali e soprattutto in questi giorni e in queste ore, ci sembra che non sia così scontato, naturale e ovvio. Speriamo, per esempio, che non sia vera la notizia che stiamo leggendo in questi giorni. Proprio sulla didattica online un dirigente afferma: lezioni online, il sindacato ci ha diffidato. La scuola è fatta per i ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! E la didattica online, in questo momento cruciale storico per il Paese, è una soluzione. Ricordiamo anche - sempre lo facciamo volentieri - la fondamentale importanza della qualità della docenza, sia scolastica che universitaria, e la fondamentale necessità di investire sui percorsi scolastici, sulla formazione, sulla selezione degli insegnanti e anche sull'edilizia scolastica. Su questo punto, il tema dell'edilizia scolastica, con orgoglio voglio ricordare a tutti, ma soprattutto a me stesso, che c'è stato un momento storico in cui, in questo Paese, dalle parole siamo passati ai fatti, dalle risorse stanziate siamo passati ai cantieri. È stato durante il Governo Renzi, con l'unità di missione. Funzionava: si prosegua quella strada, perché funzionava. È inutile mettere le risorse e poi non far partire i lavori. Funzionava: facciamola ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Gli investimenti, come dicevamo, sono fondamentali e con orgoglio noi ricordiamo che, in questi mesi di Governo, c'è chi, con non poca fatica anche economica, ha trovato le risorse per assumere 50 mila insegnanti…
PRESIDENTE. Si tratta di un dipendente della Camera, se può aspettare un secondo, chiedo scusa: non era un collega che interrompeva la sottosegretaria Ascani. Prego, prosegua.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Con non poca fatica, questo Governo da subito si è impegnato sul tema scuola, università e ricerca. Ha trovato risorse in più sull'università (legge di bilancio, “Milleproroghe”), sugli enti di ricerca, sulla ricerca con le assunzioni e soprattutto sulla scuola. Con un “decreto scuola” ha deciso di assumere a tempo indeterminato 50 mila insegnanti in tutta Italia. La differenza salta agli occhi. C'è chi in questi anni ha investito sulla scuola - e ricordo il Governo Renzi, il Governo Gentiloni, questo Governo, il Conte-bis - e chi invece ha deciso di fare tagli all'università, alla ricerca e sulla scuola ha deciso, al massimo, di mettere le impronte digitali ai dirigenti scolastici. È una differenza che è lampante. Mi dispiace che qualcuno, all'opposizione oggi e al Governo fino a pochi mesi fa, dimentichi tutto questo. Siamo convinti che, se la scuola e l'università sono percorsi nei quali sempre più al centro deve esserci lo studente, la scelta di dar vita a due Ministeri sia assolutamente giusta. E sarà giusta, se servirà a rafforzare il raggiungimento di questo obiettivo, cioè il ragazzo al centro del sistema scolastico e al centro del sistema universitario. Sono talmente tante e tali ed evidenti le differenze tra questi mondi, che è il buonsenso che ci fa dire che la divisione sia assolutamente la strada giusta. Due ministeri che, d'ora in poi, si dovranno e potranno concentrare in merito a temi assolutamente differenti, ma con un punto che per noi resta centrale: autonomia, qualità, merito, valutazione devono essere sempre di più le colonne portanti del sistema scolastico e universitario. Scuola, università e ricerca, così recitava l'acronimo MIUR, ma sono realtà differenti, e banalizzo dicendo differenti. Da una parte, la scuola si occupa del percorso educativo, della scuola dell'infanzia, della scuola primaria, della scuola secondaria di primo grado e di secondo grado, dell'istruzione tecnica superiore, dell'obbligo scolastico fino a 16 anni e del diritto-dovere fino a 18 anni. Un sistema di istruzione pubblico al quale concorrono con pari dignità scuola statale e scuola paritaria; un sistema che deve dialogare sempre di più per il bene dei ragazzi con i percorsi regionali di istruzione e formazione professionale. Sono 9 milioni di studenti e 1,2 milioni tra personale docente, educativo non docente, tecnici di laboratorio, dirigenti scolastici, questo è il comparto scuola. Dall'altra parte, il comparto dell'università, università statali, non statali, un milione e 700 mila studenti, università telematiche, lauree professionalizzanti, progetti Erasmus, enti di ricerca, ricerca applicata, collaborazione di ricerca pubblico-privato, bandi e fondi europei, consorzi pubblico-privato. Un altro mondo nel quale l'Italia rappresenta un'eccellenza mondiale; e penso e voglio sottolineare qui, oggi, ancora di più, l'importanza della ricerca, e un ringraziamento ai nostri ricercatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Proprio in questo momento storico ci rendiamo conto dell'importanza del nostro sistema. Però sul tema università e ricerca un dato lo voglio sottolineare, perché non abbiamo ad oggi più scusanti: il nostro Paese investe risorse pubbliche nell'istruzione terziaria pari allo 0,5 per cento del PIL, la media dei Paesi europei è dello 0,9, cioè poco più della metà. È necessario, quindi, investire su questi settori e investire realmente. Sono realtà, dicevamo, differenti, con problemi differenti; necessitano, quindi, di attenzioni differenti e con numeri tali da rendere necessario lo sdoppiamento. Altro che doppia poltrona! Ma i problemi di questi due nuovi Ministeri sono tali e tanti che occorre andare con una fase molto veloce al reale sdoppiamento dei due Ministeri con i decreti attuativi. Sono due mondi, dicevamo, diversi, molto diversi, ma con alcune problematiche simili. Su tutte voglio sottolineare quelle dell'abbandono. È un dramma nazionale, numeri alla mano: abbandonano, lasciano il percorso scolastico nazionale 120 mila ragazzi ogni anno, come se sparisse su una cartina geografica una città di media grandezza. Ventimila di questi scappano dalla scuola media, dalla scuola media nazionale; gli altri, nelle scuole superiori, in particolar modo nei percorsi di istruzione tecnica e professionale; in alcune aree del Paese scappano dai nostri istituti professionali anche il 35 per cento dei ragazzi. Lo fanno soprattutto nel primo anno o nel biennio, e lo fanno con una motivazione molto chiara: pensavamo di trovare scuole, di frequentare scuole che ci mettessero a contatto con il mondo del lavoro; troviamo tutt'altro, troviamo una scuola che è un liceo mascherato, che ha quattordici, quindici o sedici materie e che non vede i laboratori aprirsi fino al terzo anno. Scappano da una scuola che è una gabbia. Noi ci dobbiamo concentrare su questo tema perché è il tema ministeriale non è un tema rivolto ad altri, è un tema che ci riguarda e che riguarda il nuovo Ministero. Bene la lotta all'abbandono scolastico, ma, se lo vogliamo davvero fare, dobbiamo andare sull'ordinamento scolastico. E così per l'università: il 40 per cento di chi si iscrive all'università non arriverà mai alla laurea e il 20 per cento abbandona subito, il primo anno. E anche lì le motivazioni - gli studi ce lo dicono e dimostrano da anni - sono chiare: i ragazzi pensano e sperano di trovare un percorso che non sia proseguire un liceo ma si trovano tutt'altro.
E, allora, anche qui dobbiamo fare molto e molto in fretta.
PRESIDENTE. Concluda.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Così come ci interroga il tema dei cosiddetti NEET: due milioni di ragazzi, anche laureati, nonché diplomati, che si misurano con il mondo del lavoro e che vengono respinti. Dovranno pur interrogare il mondo dell'università e della scuola questi ragazzi che vengono respinti perché non hanno le competenze. L'ultimo dato è il 29 per cento di disoccupazione giovanile, di giovani tra 15 e 24 anni che sono respinti dal mondo del lavoro, un altro dato che deve interrogare tutti noi e oggi deve interrogare due Ministeri.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Concludo, signor Presidente, dicendo che dividere in due Ministeri non risolve di per sé tutti questi problemi, ma darà ai due Ministri e Ministeri la possibilità di focalizzare il problema e soprattutto dare risposte...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). …perché sono le attenzioni e le risposte quelle che ci aspettiamo dallo sdoppiamento, e le aspettano tutto il mondo della scuola, della formazione, dell'università, le aspettano i ragazzi, le aspettano le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, subito si impone una domanda sulle motivazioni, sul come mai ci sia stata questa scelta di dividere il MIUR in due Ministeri. E non si trova risposta se non nel paventare una questione, una necessità di equilibri nella maggioranza per avere un posto in più; non si riesce a trovare una risposta plausibile proprio perché era dal 2008, da quando Fioroni, nel Governo Prodi, era Ministro dell'Istruzione e Mussi Ministro dell'Università. Da allora si decise, e non penso solamente per scelte astratte, ma dopo degli studi e anche delle esperienze concrete, di ricostituire il MIUR, di ricostituire un Ministero che potesse avere una visione di insieme, dalla scuola dell'infanzia fino all'università. D'altronde, in questa legislatura il settore dell'istruzione, un settore così delicato, ha avuto ben tre Ministri dell'Istruzione che si sono succeduti e nel pacco natalizio, dalle dimissioni di Fioramonti il 23 dicembre, abbiamo trovato un Ministero in più. Quindi, noi contestiamo già le modalità con le quali c'è stata questa costituzione di un Ministero in più. E poi, ovviamente, andiamo ad analizzare brevemente le criticità, secondo Fratelli d'Italia: la prima che si impone, ovviamente, è una motivazione economica. Dal decreto ci sono e ci saranno, come dimostrato, degli oneri in più: ci saranno due sedi di Ministero, bisognerà rifare tutta la documentazione burocratica, dai registri scolastici agli altri documenti, del personale aggiuntivo, e quindi è evidente che ci saranno dei costi in più, ma non è soltanto un problema di tipo economico. Penso che la visione di insieme e avere un Ministero solo che possa dare una progettualità fosse necessario in un momento come questo, in un momento in cui ci sono tanti progetti, non ultimo quello di collegare la scuola media superiore all'università, per esempio per risolvere anche i problemi di sovraffollamento in corsi come quello di medicina, discorso attualissimo con questa crisi sanitaria che stiamo attraversando.
Quindi, non si vede come mai, invece, ci debba essere questo sdoppiamento; sarebbe stato molto più organico, molto più armonico e molto più concreto avere un solo Ministero che potesse portare la scuola italiana, in maniera organica, avanti dagli asili all'università. E poi guardiamoci intorno, lasciando un attimo perdere le questioni di merito: noi non abbiamo ancora visto il Ministro dell'Università (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sappiamo che è un autorevole rettore, che è stato un autorevole rettore della Federico II di Napoli, ma non si è mai visto in quest'Aula. Ma vi sembra possibile? Non si è mai presentato ai question time e i colleghi del Senato dicono che non sia stato neanche in Senato. Dove è finito il Ministro dell'Università? A cosa serve questo Ministero in più? E il sottosegretario? Chi è il sottosegretario all'Università? Se non ci fosse stata la qui presente Vice Ministra Ascani a risponderci in Commissione ad alcune interrogazioni sull'università, noi ancora, Fratelli d'Italia, ma anche altri gruppi dell'opposizione, non avremmo avuto risposta. Quindi, una perplessità si impone, cari colleghi, per il fatto proprio che non ci sia una presenza, non si senta la presenza di questo Ministero. Non c'è stata l'audizione del Ministro dell'università: noi stasera, seppur sempre in ritardo, vedremo la Ministra Azzolina in Commissione in un'audizione, così come si conviene a neoministri, ma adesso il “neo”, da dicembre, diventa un pochino grottesco. Quindi, non abbiamo avuto neanche le audizioni.
Tutto questo, poi, ha avuto anche un concreto esempio nella mala gestione della questione del decreto sulle università telematiche, di cui si è già parlato, ma che vale la pena ribadire. Nel decreto sulle telematiche, firmato da Fioramonti la notte di Natale, anzi, no, l'antivigilia di Natale e, poi, respinto dalla Corte dei conti, abbiamo avuto necessità di interloquire con il Ministero dell'Università, ma questa necessità è rimasta astratta, perché non avevamo da quel Ministero alcun tipo di risposta.
Quindi noi, calandoci nuovamente nel merito, troviamo che senza questa guida, senza questa struttura, problemi importanti, come la fuga dei cervelli, come l'importanza di riorganizzazione dei nostri ricercatori precari e come tanti allarmi che vengono dal mondo accademico, non si possano gestire con un Ministero fantasma. Questo non sarà possibile, cari colleghi, e questo, oltretutto, anche nella ricerca, perché il Ministero è dell'Università e della ricerca. La ricerca, così importante, che è entrata nell'attualità di questa nazione in questi giorni, è lasciata semplicemente senza guida: non bastano i tagli che, da sempre, ci sono stati; non basta il fatto che sia stata costituita un'Agenzia nazionale per la ricerca, ma non nei Ministeri competenti e di merito, come il MIUR prima e il MUR adesso, ma presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Che senso ha? Che senso ha costituire un'Agenzia nazionale per la ricerca, se non innestata nel sistema educativo italiano? E, quindi, manca la visione di insieme.
Ultima, ma non per importanza - e l'abbiamo ribadito nel discutere gli ordini del giorno e gli emendamenti - è la questione dell'AFAM: l'Alta formazione delle accademie delle belle arti e dei conservatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), pezzo importante, artistico e musicale della nostra storia, è nella competenza del Ministro dell'Università, e sappiamo - abbiamo anche presentato degli ordini del giorno sul punto - che c'è un grosso problema dei precari, che lavorano da otto, dieci anni in questo settore, che non vengono riammessi nelle graduatorie, che rimangono chiuse. Quindi, siamo molto preoccupati per il sistema dell'AFAM, che ha subìto tantissime traversie, anche di tipo ordinamentale e organizzativo, e che adesso rimane nel Ministero fantasma. Quindi, sarebbe stato utile investire le risorse per stabilizzare i precari, per strutturare ancor di più i nostri interventi in edilizia scolastica, per avere delle risorse per l'educazione a distanza. Qui la notizia è che, probabilmente, chiuderanno tutte le scuole d'Italia e noi siamo qui ad avere due Ministeri, quando bisognerebbe impegnare le risorse per incrementare la sperimentazione della didattica a distanza. Sarebbe bastato poco: certo non avremmo risolto i problemi economici di tutto questo settore nevralgico e importante, ma sarebbe stato almeno un bel segnale.
Per questi motivi, in maniera convinta, Fratelli d'Italia voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosa Maria Di Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, questo provvedimento relativo all'istituzione del Ministero dell'Università e della ricerca è una buona notizia per l'Italia. Già da molto tempo, ormai, gli esperti e gli operatori del comparto istruzione e ricerca ritenevano che un unico Ministero - l'attuale MIUR - non fosse adeguato a gestire l'enorme carico di competenze derivanti dal complesso mondo della formazione e della ricerca. Il cosiddetto spacchettamento tra i due Ministeri ha avuto fasi alterne, nella storia del nostro Paese, a partire dagli anni Ottanta.
Ci sono stati lunghi periodi in cui le competenze sono state accorpate all'interno di un unico Ministero e altri in cui il Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica ha avuto vita autonoma. Quindi, fasi alterne.
In questo caso, molto volentieri, il Governo ha ripreso - e noi appoggiamo questa scelta - l'idea che allora era del Ministro Ruberti che, nel 1989, con la legge n. 168, promosse l'istituzione di un Ministero dedicato - il MURST, qualcuno se lo ricorderà -, cui fu affidato il compito di coordinare il tavolo per la definizione del Programma nazionale della ricerca e di svolgere, nell'ambito dell'apposita commissione per la ricerca del CIPE, funzioni di coordinamento e impulso della politica nazionale, da raccordare con lo sviluppo degli strumenti regionali, nell'ambito di un quadro più ampio come quello comunitario. Ho letto queste funzioni perché sono le medesime che attualmente vengono trasferite al nuovo Ministero e che, in questa fase, sono di competenza del MIUR.
Quando, nel 1999, il Ministero tornò ad essere unico, queste funzioni - va detto -, di fatto, non sono più state svolte. Perché? Non mi soffermo sulle polemiche, molto strumentali, che ho sentito fare oggi, tuttavia è evidente che un Ministero come quello dell'istruzione non può occuparsi bene anche dell'immenso tema dell'università e della ricerca scientifica, con quanto ciò comporta in termini di sviluppo e di crescita del Paese. Gli addetti ai lavori questo lo sanno e da qui l'urgenza di muoversi in una prospettiva diversa: altro che poltrone, altro che Coronavirus usato strumentalmente, e chiudo la parentesi.
Quindi, in questo caso, cosa è successo? È successo che tutti si sono resi conto che il MIUR non poteva svolgere di fatto le funzioni che gli erano state assegnate. Addirittura la Corte dei conti, in una deliberazione del 2012, la n. 3, sul fondo ordinario per gli enti di ricerca, dice che è mancata quella funzione di raccordo e indirizzo - che è fondamentale per lo sviluppo della ricerca in un Paese - che dovrebbe dare al Ministro dell'università e della ricerca un ruolo strategico, pari al Ministero dell'economia, perché la ricerca non può essere di settore, non può essere un ambito chiuso, un ambito che non riguarda tutto e tutti. Adesso qui lo cito io: è evidente che mi riferisco al Coronavirus, è evidente che mi riferisco al mondo della ricerca, è evidente che mi riferisco anche alle grandi soddisfazioni che ci sono state date dai nostri ricercatori in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, un Ministero assolutamente trasversale; quindi, è bene che esista, è bene che ci sia, è bene che si occupi di alta formazione e di ricerca scientifica. Naturalmente, la causa di un fallimento di certe politiche, che sono state, appunto, quelle di un orientamento forte, di un coordinamento anche delle varie politiche di tutti i Ministeri, naturalmente non può essere stata soltanto quella dell'accorpamento e, quindi, dell'essere tutti sotto un unico cappello, ma, certamente, non ha aiutato quella organizzazione.
Oggi il Governo ha scelto di cambiare passo: bene, molto bene. È un atto concreto quello del provvedimento di oggi per creare le condizioni necessarie per riportare al massimo livello decisionale le scelte sull'università e sulla ricerca. Non si parte da zero: le esperienze fatte sono molte. Un Ministero ad hoc, tuttavia, oggi valorizza l'autonomia del sistema dell'università e della ricerca - parlo degli enti pubblici di ricerca anche, naturalmente - per assicurare uno sviluppo equilibrato del Paese, riducendo le distanze tra Nord e Sud. Ieri abbiamo incontrato il Ministro per il Sud: ha parlato della necessità di innestare, nella realtà del Sud, nuovi centri di ricerca importanti, che possono essere i soggetti che danno la svolta in un certo tipo di realtà. Noi siamo d'accordo su questo: il Ministro Provenzano ci ha raccontato di questa idea contenuta all'interno del Piano per il Sud e l'istituzione del Ministero supporterà anche queste iniziative nell'ambito del nostro Paese. Quindi, vanno resi sinergici gli investimenti a livello nazionale, in coerenza e raccordo con le azioni sovranazionali e regionali.
L'innovazione parte dal territorio, certamente, dalle varie università, dalle imprese che stanno intorno alle università per quanto riguarda la ricerca applicata, ma certamente l'indirizzo strategico è molto importante e l'indirizzo strategico va tenuto a livello nazionale e naturalmente in raccordo con l'Unione europea. Non dobbiamo mai dimenticarla quando si parla di ricerca, perché tanti sono i fondi per la ricerca erogati dall'Europa e tante sono le risorse che noi riusciamo ad attrarre, perché i nostri ricercatori, nonostante tutto, sono eccellenze a livello nazionale; le nostre università e i nostri enti di ricerca riescono a raccogliere molte risorse, che hanno dato lavoro poi a tanti precari cosiddetti e a tanti ricercatori a termine.
A livello centrale, gli investimenti sull'attività di ricerca e sullo sviluppo tecnologico sono già nel bilancio dello Stato a sostegno di tutte le politiche, ecco, su questo aspetto volevo soffermarmi: a sostegno di tutte le politiche. Ci sono molti investimenti in ricerca, anche previsti nel bilancio dello Stato, ma il nostro problema è sempre stato quello di non riuscire, come ho già detto, a muoversi nell'ottica del coordinamento tra queste ricerche, per cui ci sono soggetti che qualche volta duplicano: parliamo, ad esempio, dei programmi per la tutela della salute, gli interventi nell'agricoltura, c'è tanta ricerca nel Ministero della Salute, tanta ricerca nel Ministeri delle Politiche agricole - attività di ricerca e innovazione per l'energia, vogliamo parlare dell'energia? -, dell'ambiente e della difesa, i trasporti, le comunicazioni; ogni Ministero ha il suo luogo di ricerca, ha i suoi soggetti che fanno ricerca, qualche volta in modo assolutamente difforme rispetto ad altri soggetti che si muovono nella stessa prospettiva.
E allora qui il tema che ho introdotto prima e che non posso sviluppare è indubbiamente quello del Programma nazionale per la ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): ciò che è di competenza di un Paese, ciò che dobbiamo riuscire a fare e che, purtroppo, il MIUR in questi anni non ha potuto fare, perché il MIUR è affogato nei problemi della scuola, nei milioni di problemi, dal punto di vista numerico e anche dal punto di vista delle risorse, che evidentemente non lasciano tempo per svolgere questo importantissimo ruolo, un ruolo essenziale per lo sviluppo del Paese, per la nostra crescita.
E quindi, comunicazioni, dicevo, tutela del territorio, tutta la ricerca legata al rischio idrogeologico, le ricerche in ingegneria, le ricerche nell'ambiente, quanti ministeri sono coinvolti? Ecco, allora c'è bisogno di qualcuno che faccia un piano nazionale, che decida le priorità, che dica che quest'anno in Italia si investe su questa emergenza, se emergenza ci dev'essere, quest'anno su un'altra emergenza, naturalmente mantenendo la ricerca di base e mantenendo la ricerca nel suo complesso. Questo è un po' quello che ci viene detto anche dai nostri professori dell'Accademia dei Lincei, sono motivazioni, non le dico io così, insomma, sono ormai fatti acquisiti nel mondo della ricerca scientifica, ed è qualcosa che noi dobbiamo fare. Dobbiamo attivare, noi in Parlamento, il Governo, gli strumenti perché si possa rispondere a tutte queste esigenze. Ed ecco che uno strumento importante è lo strumento del Ministero dell'Università e della ricerca scientifica.
Naturalmente abbiamo una sfida forte, abbiamo la Ministra Azzolina, qui, la sottosegretaria, che è sempre così presente, persona di grandissima competenza; noi sappiamo che il nostro Ministero dell'Istruzione è affidato a persone molto competenti, in grado di stare sul pezzo e di gestire bene il tutto. Il Ministro Manfredi è il Ministro nuovo, il Ministro che noi dobbiamo vedere all'opera, il Ministro che già ha ben presente, per le sue esperienze trascorse, quali sono i temi e quali sono i problemi legati al mondo dell'università in particolare, ma anche della ricerca scientifica, perché è evidente che i rettori, un presidente di conferenza dei rettori sa perfettamente come gira il mondo della ricerca in Italia. E lui si dovrà occupare anche di quelli che sono i temi importantissimi, ad esempio cito uno importante per lo sviluppo del nostro Paese: il diritto allo studio.
Noi nella legge di bilancio abbiamo messo delle risorse importanti sul diritto allo studio…
PRESIDENTE. Concluda.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Presidente, due minuti. Certamente, il diritto allo studio significa dare a tutti opportunità, è già stato citato da altri colleghi, ai ragazzi che non hanno opportunità e che non hanno sufficienti risorse per studiare. I ragazzi meritevoli devono poter studiare nel nostro Paese, perché studiare è la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), studiare è libertà per loro, studiare è un innalzamento delle coscienze…
PRESIDENTE. Chiuda, perché ha esaurito il suo tempo.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Quindi, rispetto a questo, un ultimissimo pensiero, Presidente, una questione che mi interessa: noi consideriamo sempre, l'ho detto prima, un settore, quello dell'università e della ricerca…
PRESIDENTE. Deputata Di Giorgi, deve concludere, è quasi un minuto oltre il suo tempo. È una questione che riguarda tutti, a parità di condizioni per tutti…
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Non sono l'unica….Quindi, io credo che sia necessario usufruire e dare conoscenza a tutti, a tutti i livelli. Attraverso un'organizzazione diversa, quindi attraverso questo Ministero, si può fare. Quindi, per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Grazie, Presidente, e mi scuso.
PRESIDENTE. Ricordo a tutti i colleghi che la campanella suona a un minuto dalla fine del tempo proprio per dare la possibilità a ciascuno di regolarsi in ordine alla conclusione della propria dichiarazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Valentina Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Vice Ministro Ascani, colleghe e colleghi, era il 25 dicembre quando l'allora Ministro del neo creatosi Governo, del Governo che da pochi giorni si era formato, dichiarò di volersi dimettere. Adesso non è importante neanche ricordare quale Ministro, però era il 25 dicembre. Oggi è il 4 marzo, noi siamo stati tutto questo tempo, di fatto, senza una governance istituzionalizzata. Certo, la Ministra Azzolina, il Ministro Manfredi, la Vice Ministra Ascani, il sottosegretario, hanno tutti lavorato, ma soltanto oggi noi formalizziamo questa scelta politica; praticamente, a metà legislatura e in un momento particolarissimo, difficilissimo, al punto che stasera noi ascolteremo, per la prima volta in audizione formale, la Ministra Azzolina ma non parleremo certamente degli indirizzi del suo Governo, perché abbiamo un'emergenza, un'emergenza che oggi si chiama Coronavirus, ma in realtà l'istruzione è sempre un'emergenza. L'istruzione, la formazione, formazione accademica, gli studi universitari, la ricerca, devono essere una priorità e sono una priorità per ogni Paese democratico e lo sono in particolare per l'Italia, che ha bisogno di investire sulle giovani generazioni, di investire sul futuro dei giovani e di colmare tutti i gap, dai divari territoriali e altro, che comunque noi abbiamo nel nostro Paese.
Ma perché ho ricordato queste due date: 25 dicembre e 4 marzo? Perché in questo momento noi abbiamo da dare risposte a famiglie che si sono viste private del servizio scolastico e anche universitario. Non voglio ovviamente parlarne qui e abbiamo già accennato nei giorni scorsi e commentato le misure del Governo, anche in materia di sospensione delle lezioni; ne riparleremo, Vice Ministra Ascani, stasera con il Ministro. Tuttavia, io voglio farvi l'esempio dei danni che, avendo sdoppiato il Ministero, abbiamo provocato. A cosa mi riferisco? La Ministra Azzolina e il Ministro Manfredi hanno avuto due modi diversi di rispondere anche alla stessa emergenza, perché la Ministra Azzolina ha fatto un decreto e, praticamente, per legge ha deciso che l'anno scolastico sarà valido, anche se i ragazzi dovessero fare meno di 200 giorni; il Ministro Manfredi, invece, ha detto, di fatto, alle università di riprendere regolarmente le lezioni con lezioni online, attraverso la modalità delle lezioni a distanza. Allora, capite che due Ministri, per due settori che dovrebbero integrarsi, che dovrebbero viaggiare alla stessa velocità, vanno invece in direzione opposta. Certo, l'università ha la possibilità, anche rispetto alle infrastrutture e alle piattaforme che possiede, anche soltanto per essere una struttura che è sempre più innovativa rispetto alla scuola, di fare una scelta del genere, ma il Ministro Azzolina invece si è limitata a fare una scelta burocratica. Ecco, io credo che due Ministri, per scuola e università, anche in un momento come questo siano un danno: la visione deve essere unica, l'intervento deve essere unico. Se poi anche la Ministra Azzolina dovesse, nelle prossime ore, avvicinarsi di più alle decisioni che prontamente ha preso il Ministro Manfredi, a noi farà solo piacere. Anzi, l'onorevole Gelmini, capogruppo di Forza Italia ed ex-Ministro, ed io abbiamo appena lanciato un'agenzia in questo senso, dicendo: rendiamo valide le lezioni a distanza perché è un modo di fare scuola identico, ancorché virtuale, al modo di fare scuola in presenza, nel senso che si recuperano tutti quegli aspetti anche burocratici dalla tracciabilità alla possibilità di certificare l'attività didattica che avvengono in presenza. Certo, cercheremo di rincorrere questo obiettivo. Io mi auguro - sono certa - che la Vice Ministra Ascani potrà aiutarci a raggiungere l'obiettivo, dal momento che non si tratta più soltanto di una settimana o di quattordici giorni ma di più tempo, però capite che il danno è stato già fatto. Le scuole, chiuse di fatto senza la possibilità di far nulla, e le università che invece hanno per fortuna ripreso la loro regolarità nel cammino della conoscenza e della ricerca attraverso tutte le soluzioni tecnologiche che oggi l'era digitale mette a disposizione: insomma, si son parlati? Vice Ministra Ascani, la domanda è: si son parlati Azzolina e Manfredi rispetto a questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), o vivono, ancorché nello stesso palazzo, in mondi diversi? È questo che non ci convince e per questo noi daremo parere contrario. Noi sappiamo di riunioni che costantemente voi state facendo al nuovo Ministero dell'Istruzione, ma con chi sta parlando Manfredi, che pure ha dato risposta alla regione Lombardia, perché ha consentito di anticipare le sedute di laurea per infermieri? Questa è una cosa buona e sacrosanta e quindi una scelta buona, ma sono i due Ministri che devono parlarsi: la visione deve essere unica. Dobbiamo andare avanti portando nel Paese un'unica visione e un'unica governance, ancorché ci siano due Ministri, proprio perché la separazione di queste funzioni non riesce neanche a dare una risposta a quella che oggi è l'educazione permanente, il long life learning. Quindi, è necessaria l'integrazione e la ringrazio, Vice Ministra Ascani, di aver espresso parere favorevole sul nostro ordine del giorno, che presentava proprio questa preoccupazione, cioè l'integrazione delle politiche, per evitare l'autoreferenzialità dei due settori e soprattutto la sovrapposizione di politiche che possono essere un danno e non un vantaggio per i giovani in formazione. Nell'epoca della semplificazione, nell'epoca della riduzione dei costi, nell'epoca dello snellimento anche delle risorse a disposizione, nell'epoca della spending review, noi che facciamo? Dividiamo gli uffici, prevediamo, come è stato previsto al Senato, di aumentare i costi per gli uffici dirigenziali, insomma, andiamo nella direzione opposta. Lo so, Vice Ministra, che lei non c'entra niente, anzi lei è stata Vice Ministra unica di un Ministro unico, quindi ha subito lo sdoppiamento: quindi lei, per prima, ha provato sulla sua pelle e sul suo ruolo politico cosa ha significato lo sdoppiamento.
Mi domando perché logiche spartitorie di maggioranze improvvisate debbano poi ricadere sulla pelle degli istituti e del sistema formativo nazionale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente, mi avvio alla conclusione dicendo che le nostre riserve sono appunto determinate dalle ragioni che abbiamo esposto e, quindi, siamo convinti che più che un'opportunità si corre il rischio dell'accentuazione dell'autoreferenzialità dei sistemi formativi, da sempre peraltro un problema della filiera formativa italiana. Allora, il problema più che dividere i due Dicasteri, cari colleghi, sta nel farne funzionare bene uno, in questo caso nel farne funzionare due, ma che funzionino soprattutto la scuola, l'università e la ricerca. Riusciranno i nostri eroi? Non lo so, ma noi come forza di opposizione sicuramente siamo contro questa scelta e auguriamo buon lavoro ai Ministri perché tifiamo Italia ma certamente vigileremo scrupolosamente sull'operato dei due Ministri a partire da queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patelli. Ne ha facoltà.
CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, nel discutere oggi la conversione in legge di questo decreto-legge ci troviamo di fronte a ben più di un'incongruenza. Ci troviamo a discutere di un tema, la divisione del Dicastero, che va nella direzione opposta rispetto alla razionalizzazione della spesa e al bene del Paese.
Appena lasciato il suo incarico, l'ex Ministro Fioramonti è stato chiarissimo nel dipingere il quadro del MIUR. Lasciando addirittura il suo gruppo e non solo il Ministero, Fioramonti spiegava che - lo cito - o si torna ad investire con coraggio sul futuro delle giovani generazioni o non resto a scaldare la poltrona; siamo l'ultima nazione in Europa per investimenti in formazione e ricerca e anche un Paese in seria difficoltà economica, come la Grecia, fa meglio di noi e non c'è altro settore della società che meriti più attenzione. Ecco questo diceva l'ex-Ministro Fioramonti, un Ministro che, tuttavia pur con una visione sovietica della scuola, inascoltato chiedeva più risorse economiche mai arrivate. E di fronte ad un allarme evidente come questo, che cosa decide il Governo? Decide di spacchettare il MIUR. Per un osservatore superficiale o poco attento con questo decreto si divide un Ministero per agevolare, semplificare in modo distinto la gestione del mondo della scuola e quello dell'università evidentemente assoggettati a procedure diverse. Ma in realtà si tratta di uno specchietto per le allodole; si tratta sfacciatamente dell'ennesima manovra di palazzo volta a conservare un Governo raffazzonato, incapace di esistere senza ricorrere a logiche di spartizione di vecchia memoria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Una logica per la quale non importa il buon funzionamento della scuola o dell'università; non importa il buon funzionamento degli uffici e dei Ministeri e l'ottimizzazione dei costi per il nostro Paese; non importa perché non c'è alcun aspetto positivo e virtuoso nel decreto-legge. Quindi, da un lato, si fa finta di non vedere che la scuola italiana è e resta penalizzata e, dall'altro, si usa la spartizione di un Ministero come strumento per tenere in piedi un Governo inconcludente che resta in vita soltanto per il bene dei politici che ne fanno parte, non più soltanto attaccati alle poltrone ma arroccati ad esse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Onorevoli colleghi, ciò che affermo è talmente evidente che è anche facilmente verificabile. Con la legge finanziaria del 2008 si stabilì di ridurre il numero dei Ministeri con portafoglio e dei membri del Governo, e i Dicasteri passarono da 18 a 12 in una logica di razionalizzazione. Erano tempi che imponevano, al pari di oggi, rigore e senso di responsabilità come farebbe un buon padre di famiglia nel trovarsi a dover gestire la crisi. E invece cosa fa il Governo oggi, in un momento di emergenza sanitaria ed economica? Incomprensibilmente, invece di destinare soldi alle zone rosse, invece di finanziare le lezioni a distanza, questo Governo incomprensibilmente, in modo vergognoso e irrispettoso, quando il Paese qua fuori ci chiede ben altro, propone un intervento legislativo che va contro l'attuale situazione economica, va contro le richieste del Paese, va contro il buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tappandosi occhi, naso e orecchie, ma non la bocca, questo Governo bicefalo e opportunista spartisce le poltrone per logiche di comodo, ecco quello che fa. E sono logiche che generano a cascata aumento di costi, confusione organizzativa negli uffici. E intanto, cosa succede? Si creano maggiori oneri a carico della finanza pubblica, e questo per restare ai primi danni di una tale operazione: danni economici, che si ripercuotono sull'organizzazione della struttura. E ci sono voluti anni - lo ricordo - per organizzarla, dai dirigenti agli uffici. E ora cosa succederà? Sarà necessario riattribuire incarichi, duplicare uffici, riorganizzare una mole di lavoro enorme, un percorso che necessiterà di molto tempo e ad un costo altissimo, anche dal punto di vista organizzativo. Lo spacchettamento renderà invece ancora più solido il distacco fra scuola e università: la scuola, insomma, resterà la cenerentola dell'intero sistema, ancora una volta. Troppo facile raffazzonare un paio di vantaggi per giustificare un mero interesse politico; e lo si nasconde dietro a parole vuote, ma con questo decreto-legge vince solo la logica spartitoria, una logica che non dovrebbe esistere in un Paese che guarda ai programmi e al suo sviluppo. Quindi, basta con questi atteggiamenti: un accanimento terapeutico per restare in vita, i cui costi come sempre saranno pagati dagli italiani, che perderanno qualità di servizio e denaro. E ad oggi, tra l'altro, ancora nessuno ci dice quanti soldi costerà questa operazione, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.
Con il voto di oggi di fatto si va a sancire una divisione che in superficie può trovare qualche spiraglio di sensatezza, essendo evidentemente scuola e università e ricerca mondi diversi, ma che in realtà crea una spaccatura che aumenta paradossalmente la spesa di bilancio, porta il sistema scolastico in una fase transitoria e lunga di caos e confusione. Ma poi aggiungo, signor Presidente e onorevoli colleghi, come facciamo a chiudere gli occhi di fronte ad un settore, quello della ricerca, che le statistiche ci presentano come agonizzante, e nel quale i nostri ricercatori per buona parte si formano in Italia e fuggono all'estero alla prima occasione? Questo vi chiedo. Un settore dove chi resta, ed è un eroe a queste a queste condizioni, rimane precario per decenni, con uno stipendio vergognoso. Ebbene, a tutto questo non si dà risposta con la divisione del Ministero, e semmai si peggiora la situazione: anziché destinare risorse per i nostri ricercatori, il Governo decide di destinare risorse all'Agenzia nazionale per la ricerca a Palazzo Chigi. Troppo facile poi rimpiangere i nostri cervelli all'estero, quando invece di preoccuparsi per loro si pensa soltanto alla tenuta del Governo. Mancano risorse, onorevoli colleghi, certo. Lo diceva il Ministro che si è dimesso, e per tutta risposta cosa fa il Governo? Divide il Ministero in due, e, contravvenendo alle più basilari regole di contenimento delle spese, non va solo contro i ricercatori, gli insegnanti e gli studenti, ma agisce per alimentare un sistema perverso di alleanze stantie di Governo. Quando cito gli studenti lo faccio a ragion veduta: anche le famiglie e i nostri ragazzi che studiano dovrebbero insorgere per la divisione di un Ministero che nasce su queste prerogative. Siamo infatti uno dei pochi Paesi dell'area OCSE a non riuscire a finanziare una borsa di studio a tutti gli aventi diritto in graduatoria; e a questo e ai nostri ricercatori bisognerebbe pensare quando stanziamo le risorse per la scuola, e non a inutili enti o alla duplicazione di dirigenti e funzionari ministeriali. E così, in barba ai tagli della politica, a perdere purtroppo, ancora una volta, sarà l'intero sistema scolastico italiano. Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, la Lega voterà convintamente contro la conversione in legge di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melicchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci accingiamo a votare prevede la soppressione del vecchio MIUR, con la riorganizzazione delle attribuzioni attraverso l'istituzione di due nuovi Ministeri, rispettivamente dedicati agli ambiti delle istituzioni scolastiche il primo e universitarie il secondo. L'obiettivo è, dunque, quello di operare una più efficace razionalizzazione in materia di istruzione, università e ricerca, anche in conformità con i principi di autonomia riconosciuti dall'articolo 33 della Costituzione. Questo provvedimento non è accessorio: è necessario, per rispondere all'esigenza di un potenziamento e di un'attenzione dedicati da un lato all'istruzione, e dall'altro alla ricerca scientifica e tecnologica e a un maggiore sviluppo del sistema universitario e di istruzione superiore, sviluppo che peraltro assume un ruolo centrale nell'ambito del prossimo Programma quadro di ricerca e innovazione dell'Unione europea 2021-2027 Horizon Europe; tanto più che a capo sono state individuate due figure estremamente competenti nei rispettivi settori, come Gaetano Manfredi e Lucia Azzolina. E permettetemi di dire che il grande lavoro di quest'ultima in questi mesi, comprese soprattutto le ultime difficili settimane, ci vede estremamente orgogliosi come forza politica.
Il Ministro Azzolina sta già impegnandosi affinché la nostra scuola sia capace di offrire le stesse opportunità a tutti i suoi alunni. La scuola deve essere il motore per la costruzione della nostra società: desideriamo formare cittadini consapevoli, autonomi e responsabili, curiosi e dotati di spirito critico, in grado di affrontare le mutevoli sfide del futuro. Vogliamo che i nostri bambini e i nostri ragazzi si innamorino della conoscenza e costruiscano il sapere in maniera autonoma, continuando a formarsi lungo tutto l'arco della vita.
Con questo decreto-legge, poi, sono assegnate al Ministero dell'Università e della ricerca le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di istruzione universitaria, di ricerca scientifica e tecnologica, nonché dell'AFAM; sono attribuite al nuovo Ministero anche le funzioni di vigilanza sugli enti e le istituzioni di ricerca, la cura dei rapporti con l'ANVUR, nonché, congiuntamente al Ministero dell'Istruzione, le funzioni di indirizzo e vigilanza sugli enti Invalsi e Indire.
Nel decreto, inoltre, si valorizzano finalmente il titolo di dottore di ricerca e gli altri titoli di studio e di abilitazione professionale all'interno del pubblico impiego, specificando che questi titoli devono essere valutati prioritariamente tra quelli rilevati ai fini dei concorsi pubblici e nei criteri per l'attribuzione delle progressioni economiche, proprio per instaurare un processo di innovazione del pubblico impiego, favorendo l'assunzione di personale più competente ed altamente qualificato.
Ci siamo trovati di fronte a una situazione che non è affatto rosea; e nonostante il grande lavoro fatto nelle ultime due leggi di bilancio, l'Italia investe ancora troppo poco in alta formazione e ricerca e il nostro mercato del lavoro non premia laureati o dottori di ricerca. Questo rappresenta una perdita netta enorme per il Paese, a vantaggio di quelle nazioni in grado di attirare le migliori competenze: per ogni laureato o dottore di ricerca che lascia l'Italia perdiamo in media 250 mila euro di investimenti fatti sulla sua formazione attraverso risorse pubbliche.
Questa forma di emigrazione è un vulnus profondo per il futuro dell'Italia. Il numero di laureati è ancora tra i più bassi d'Europa; quello dei docenti è stato in forte contrazione: abbiamo perso 15 mila docenti in un decennio, grazie soprattutto alla coppia dei Ministri Gelmini e Tremonti, cosa che ha impedito un adeguato ricambio generazionale. Il rapporto docenti-studenti è quindi peggiorato. Queste criticità sono evidenti soprattutto nelle università del Meridione, quelle più penalizzate dal sistema di distribuzione delle risorse. L'Italia è uno dei Paesi più europei che investe…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Melicchio. Chiedo ai colleghi deputati cortesemente di fare silenzio, perché non si riesce, con questo brusio di fondo, ad ascoltare l'intervento del collega Melicchio. Siamo all'ultima dichiarazione di voto. Prego, per cortesia, di contribuire a ricreare le condizioni ideali per far svolgere la dichiarazione di voto al deputato Melicchio.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. L'Italia è uno dei Paesi europei che investe di meno in istruzione rispetto al PIL. Nel passato i nostri ricercatori sono stati costretti alla precarietà e non valorizzati per le loro competenze effettive e per il contributo che danno al progresso tecnologico, scientifico e culturale. Eppure l'istruzione superiore è il miglior centro per l'impiego che possiamo avere: i laureati hanno tassi di disoccupazione minori di oltre 10 punti e stipendi maggiori una volta e mezza rispetto ai diplomati e aumenta, quindi, anche la capacità di contribuire al benessere di tutti i cittadini tramite la fiscalità generale. Infatti, ogni euro di denaro pubblico investito nell'università ne genera quasi quattro, in termini di ricchezza prodotta per il Paese.
Sappiamo bene che la scarsità di risorse impone delle scelte a volte dolorose per uno Stato ma mi piace ricordare, ad esempio, che la Germania, durante la crisi del 2008, ha aumentato i finanziamenti a università e ricerca. L'equivalente tedesco del nostro Fondo di finanziamento ordinario è il triplo del nostro ed è anche per queste scelte che la Germania rimane il traino del nostro continente. È accaduto, dunque, che tante, troppe persone formate dal sistema scolastico e universitario statale, quindi con i sacrifici delle famiglie e grazie alle tasse pagate dai cittadini, portassero il loro sapere a Paesi che non hanno dato alcun contributo alla loro formazione. Per il MoVimento 5 Stelle questo fenomeno ha sempre rappresentato una patologia da estirpare e fin dall'inizio siamo stati al lavoro, in Parlamento e in Commissione cultura, per invertire la tendenza. Dopo decenni di tagli, finalmente abbiamo dato e stiamo dando i primi segnali positivi. L'abbiamo fatto con le due leggi di bilancio, con il “decreto istruzione”, con l'ultimo “decreto Milleproroghe” e oggi continuiamo su questa strada con questo decreto. È dal 2009 in poi che le risorse destinate al cosiddetto FFO, con cui si sostengono le attività ordinarie degli atenei italiani, e al FOE iniziano a diminuire. Il punto più basso lo si raggiunge, neanche a dirlo, con i Governi di centrodestra a guida Berlusconi. Nel 2010 la cifra collassa a 6,68 miliardi, quando era Ministra Gelmini. Poi si è mantenuto tra i 6,9 e i 7 miliardi, con una lieve ripresa durante il Governo Gentiloni, per arrivare finalmente a quell'inversione di tendenza di cui parlavo con i Governi sostenuti dal MoVimento 5 Stelle a guida Conte.
Nella legge di bilancio 2019 il Fondo di finanziamento ordinario delle università italiane è salito a 7 miliardi 450 milioni di euro, mentre il Fondo per gli enti di ricerca è arrivato a un miliardo 776 milioni, raggiungendo e addirittura superando i livelli di finanziamento antecedenti rispetto ai tagli prodotti dai precedenti Governi. Quest'anno l'FFO e il FOE raggiungono il loro massimo storico con 7 miliardi 620 milioni di euro il primo, con un incremento di 170 milioni rispetto allo scorso anno, e un miliardo 812 milioni il secondo. Il Fondo per le borse di studio arriva a 267 milioni, con un aumento di 30 milioni, che potranno sembrare anche pochi in termini assoluti ma rappresentano, comunque, un incremento superiore al 10 per cento. Con questi soldi e con l'aiuto delle regioni, Presidente, sarà possibile ridurre in modo significativo, se non addirittura eliminare, quella vergogna del nostro Paese che è la presenza di vincitori senza borsa, ovvero ragazze e ragazzi che sono riconosciuti meritevoli di ricevere una borsa di studio, ma fino adesso non l'hanno ottenuta a causa della scarsità dei fondi.
E, ancora, lo scorso anno abbiamo dato il via all'assunzione di oltre 1.500 ricercatori di tipo B, quelli che dopo tre anni e conseguendo l'abilitazione scientifica nazionale entreranno in ruolo direttamente come professori associati. Quest'anno nel “Milleproroghe” abbiamo rinnovato il piano straordinario che porterà all'assunzione di 1.600 ricercatori e la progressione di circa mille ricercatori a tempo indeterminato…
PRESIDENTE. Guardi, le fermo ancora il tempo, chiedo scusa. Colleghi, dobbiamo fare, per cortesia silenzio, perché non si può lavorare in queste condizioni! Prego, prosegua.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Concluderò in meno di un minuto.
Alla Camera siamo, inoltre, al lavoro per riformare il sistema di reclutamento dei ricercatori all'insegna di merito e trasparenza e per rimodulare l'accesso all'università, anche con l'obiettivo di collegare in modo più diretto ed efficace il mondo della formazione e il mondo del lavoro.
E non si può dimenticare che, tra gli obiettivi prioritari del Governo, come annunciato dal Premier Conte, rientra la volontà di avviare un piano pluriennale di reclutamento di circa 2 mila ricercatori all'anno per cinque anni. Con queste proposte e con questo decreto diamo pertanto ai nostri giovani e ai nostri ricercatori un segnale importante. Il futuro di una comunità passa, appunto, prima di tutto attraverso la sua capacità di formare le nuove generazioni e dalla qualità con la quale ciò viene fatto. Le sfide della ricerca e dell'innovazione sono fondamentali…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). …per accrescere la conoscenza, rendere l'Italia competitiva e migliorare complessivamente la nostra qualità della vita nel medio-lungo periodo.
Il MoVimento 5 Stelle e la maggioranza di Governo intendono puntare su questa capacità di competere e di stare sul mercato che spesso al nostro Paese è mancata, perché negli anni la politica non ha saputo investire adeguatamente sulle nuove generazioni.
Concludo, Presidente. Questo nuovo assetto dei due Ministeri potrà contribuire ad accelerare l'inversione di tendenza che, non senza difficoltà, nei mesi passati abbiamo messo in atto. Per questo auguro buon lavoro ai due Ministri e a tutti noi, annunciando il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sul decreto in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ROSSANO SASSO (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Sasso, su cosa, scusi?
ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, mi scusi, sull'ordine dei lavori, perché ci è appena giunta una notizia che riguarda proprio sia la scuola sia l'università…
PRESIDENTE. Adesso facciamo la votazione finale e poi prenderà la parola. Non cambia niente, chiedo scusa. Stavo aprendo la votazione…
ROSSANO SASSO (LEGA). No, Presidente. C'è un'agenzia Ansa che dice…
PRESIDENTE. Lo facciamo subito dopo…
ROSSANO SASSO (LEGA). …che sono chiuse tutte le scuole d'Italia fino al 15 marzo. Abbiamo qui il Vice Ministro dell'Istruzione: se ci può spiegare a partire da quando, se possiamo sapere qualcosa in più, visto che l'abbiamo in Aula…
PRESIDENTE. È un altro argomento.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2407)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2407:
S. 1664 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
Dovremmo sospendere a questo punto la seduta…
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Mi creda non perché volessi intervenire a tutti i costi però, poiché siamo rappresentanti del popolo, il popolo ci sta chiedendo se è vero quello che sta uscendo nelle agenzie, cioè che c'è un'ordinanza di chiusura delle scuole a partire non si sa da quando e fino al 15 marzo.
Visto che abbiamo qui il Vice Ministro dell'Istruzione, se fosse possibile avere in quest'Aula, anziché parlare di un inutile decreto che sdoppia soltanto le poltrone per accontentare PD e MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), se fosse possibile cortesemente avere una risposta ufficiale…
PRESIDENTE. Si attenga al richiamo all'ordine dei lavori, per cortesia.
ROSSANO SASSO (LEGA). … da parte del Vice Ministro Ascani. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Dunque, penso che un po' tutti abbiamo appreso questa notizia attraverso le agenzie in tempo reale, proprio mentre si svolgevano le ultime riflessioni sull'ultima dichiarazione di voto. Non so se la sottosegretaria Ascani è informata, visto che ha condiviso con noi questa mattinata di lavoro, o meno.
Penso che la cosa più giusta sia quella di differire al pomeriggio eventuali comunicazioni, in modo tale che tutti possano approfondire la notizia stessa e, quindi, arrivare in Aula anche con gli approfondimenti necessari per fugare dubbi a tutti i deputati parlamentari. Penso che la collega Gelmini sia d'accordo anche con questa conclusione: va bene.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. A partire dalle ore 16 avrà luogo il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative volte a promuovere la parità di genere e a prevenire e contrastare la violenza contro le donne. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie e il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport.
Invito tutti gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative urgenti a tutela degli operatori sanitari e delle forze dell'ordine, alla luce di recenti gravi episodi di violenza verificatisi a Napoli - n. 3-01344)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Paolo Russo ed altri n. 3-01344 (Vedi l'allegato A).
L'onorevole Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
PAOLO RUSSO (FI). Presidente, signor Ministro, Napoli come Bogotà: rapine a mano armata in pieno centro, sparatorie, baby-gang, rappresaglie in un pronto soccorso tra operatori impegnati a salvare vite umane ed ignari pazienti vittime di una furia incontrollabile. Non è finita: colpi d'arma da fuoco contro la caserma che ospita il comando provinciale dei carabinieri. Cos'altro deve accadere perché lo Stato si svegli e garantisca regole e legalità? Cos'altro bisogna aspettare perché lo Stato punisca i responsabili di queste intimidazioni nei confronti dei testimoni e dei tutori della legge? Cos'altro bisogna aspettare perché baby-gang, mandanti, boss e clan criminali siano assicurati alla giustizia per consentire ai tanti napoletani perbene, sconfitti dalla protervia indisturbata di rapinatori, fiancheggiatori e tribù cresciute nel mito della sopraffazione, di essere prevalenti, di essere cioè modello di civiltà e di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dalla Ministra dell'Interno, impossibilitata a partecipare alla seduta. Nella tarda serata di domenica scorsa, in via Generale Orsini, a Napoli, un carabiniere libero dal servizio, mentre si trovava insieme alla fidanzata e stava parcheggiando la propria autovettura, nel reagire ad un tentativo di rapina ha fatto fuoco con la propria arma di ordinanza, provocando il ferimento del rapinatore, un ragazzo di 16 anni, che, soccorso da un'ambulanza del 118 e trasportato d'urgenza all'Ospedale dei pellegrini, è poi lì deceduto a seguito delle ferite riportate. La notizia della morte del ragazzo ha scatenato l'ira dei parenti e amici, che hanno vandalizzato i locali del pronto soccorso, rendendolo impraticabile. Nel contempo, taluni individui a bordo di un motociclo hanno esploso alcuni colpi d'arma da fuoco nei pressi del comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, danneggiandone un'autocivetta. Già la sera successiva il pronto soccorso è tornato operativo. Il tema della tutela della protezione degli operatori sanitari è stato approfondito anche con i rappresentanti di categoria e dei direttori generali dei principali nosocomi cittadini. La stessa Ministra dell'Interno, già nelle riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 16 dicembre 2019, ha sottolineato lo sforzo operativo messo in campo da parte di tutte le forze di polizia per garantire sicurezza e tutela del personale quotidianamente impegnato a servizio della comunità. In quella sede è stata evidenziata l'esigenza di videosorveglianza e di collegamenti “punto a punto” tra le strutture ospedaliere e le forze dell'ordine, che hanno già trovato una prima attuazione.
Un'ulteriore riunione del comitato è stata già programmata sul tema per il prossimo 9 marzo. A Napoli, entro l'anno, è previsto inoltre l'arrivo di altri 400 uomini delle forze di polizia. In un contesto che negli ultimi anni evidenzia una diminuzione del dato statistico dei reati denunciati, la prefettura di Napoli è costantemente impegnata nella verifica dell'attuazione delle misure di contrasto, tra cui, in particolare, l'installazione urgente di sistemi di videosorveglianza presso i reparti di pronto soccorso e a bordo di 39 ambulanze, di cui 11 già operativi e altri 13 lo saranno entro il 15 marzo, e i restanti a seguire. Sono già funzionanti nove collegamenti telefonici “punto a punto” tra le strutture sanitarie e le sale operative delle forze di polizia, e si sta proseguendo all'installazione anche nei restanti nosocomi. Nell'immediatezza del tragico evento richiamato nell'interrogazione il prefetto di Napoli ha presieduto una riunione tecnica di coordinamento interforze, programmando l'intensificazione dei controlli da parte delle forze di polizia attraverso operazioni congiunte mirate e straordinarie ad alto impatto. Sin dal 2018 è stato sperimentato un modello investigativo che prevede una stretta sinergia tra la Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, procura della Repubblica, procura dei minori, Direzioni distrettuali antimafia. In tale contesto si inquadrano anche i progetti rivolti ai minori a grave rischio di esclusione sociale e devianza, che prevedono un'azione integrata tra le istituzioni che interessano alcuni quartieri di Napoli e della provincia. In particolare, a breve nel rione Sanità è previsto l'avvio del progetto PITER, rivolto a circa 300 minori.
Anche tramite il coinvolgimento delle famiglie s'intende contrastare quindi il fenomeno dell'abbandono scolastico e favorire l'inserimento sociale e lavorativo per chi è fuoriuscito dal sistema formativo obbligatorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Russo ha facoltà di replicare.
PAOLO RUSSO (FI). Grazie. Un ragazzo di 15 anni ha perso la vita ed abbiamo perso tutti, noi tutti: chi gli ha sparato per difendersi, le istituzioni, i modelli di integrazione sociale, la scuola e soprattutto la sua famiglia, che ancora oggi confonde il dolore con la giustificazione. Un ospedale è stato devastato da centinaia di persone, un pronto soccorso ha dovuto rinunciare ad accogliere malati, una caserma è stata bersaglio di stese criminali. “Una reazione istintiva alla morte di un caro”, hanno detto. No, no, questo proprio non si può sentire. Cosa avrebbero dovuto fare i familiari di Annalisa Durante, che non faceva rapina; eppure, fu uccisa dalla camorra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), o di Antonio Landieri, un ragazzo disabile che giocava al calciobalilla e fu trucidato perché scambiato per spacciatore di un clan rivale? La sua disabilità non gli consentì di fuggire al suo esecutore. Che avrebbero dovuto fare i familiari della piccola Noemi, mettere a ferro e fuoco l'intera città? A questa protervia si risponde con ogni mezzo, ma prima di tutto con la forza, la forza delle leggi, la forza delle istituzioni, le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Vogliamo giustizia per la nostra città, pretendiamo condanne e risarcimento, punibilità dei minori e possibilità di sottrarre la potestà genitoriale, interventi speciali per una realtà a rischio. Tasso criminale elevatissimo, decine di clan e migliaia di affiliati, baby-gang efferate che agiscono indisturbate e ancora di più stavolta, Presidente: tra il giovane carabiniere minacciato insieme alla ragazza con una pistola ed i rapinatori, che collezionano colpi per raggranellare qualche soldo e andare in discoteca, io sto col carabiniere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con chi indossa una divisa per testimoniare gratitudine nei confronti di chi lotta e tutela la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Iniziative volte a incrementare la competitività digitale dell'Italia, con particolare riferimento ai servizi resi ai cittadini dalla pubblica amministrazione – n. 3-01345)
PRESIDENTE. L'onorevole Stumpo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01345 (Vedi l'allegato A).
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie Presidente, questa interrogazione nasce da dati che emergono diciamo da alcune ricerche, a partire da quella della Digital economy and society index, che è un indice composto delle performance dei Paesi dell'Unione europea, che tiene conto di 5 indicatori: la connettività, il capitale umano, l'utilizzo di Internet, l'integrazione di tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali. L'Italia occupa il ventiquattresimo posto su ventotto, basterebbe questo per dire qual è la situazione. Eppure, ci sono situazioni in chiaroscuro: in alcune vicende siamo molto indietro e bisogna lavorare perché ciò si recuperi e tra queste sicuramente la capacità delle persone, degli individui di utilizzare la rete, i sistemi digitali. Stessa cosa - e mi avvio a concludere, Presidente - sull'utilizzo, per esempio, nella sanità, dove l'Italia è all'ottavo posto, ma questo non basta per dire che si è superati, nella soglia della qualità che dovremmo raggiungere. Infine, domando naturalmente quali iniziative intende prendere il Governo per migliorare la situazione del nostro Paese, grazie.
PRESIDENTE. La Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, ha facoltà di rispondere.
PAOLA PISANO, Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Grazie signora Presidente, onorevoli deputate e deputati, l'interrogazione mi dà l'opportunità di illustrare le azioni già avviate per accelerare la trasformazione digitale nel nostro Paese e soprattutto per garantire il benessere dei cittadini, in una società digitale più democratica, etica, inclusiva, caratterizzata da un diverso paradigma del rapporto con il cittadino. In questa direzione siamo impegnati innanzitutto a consolidare le piattaforme abilitanti previste dal codice dell'amministrazione digitale e i progetti già avviati. Mi riferisco in particolare: primo, alla piattaforma ANPR, che è la banca dati nazionale nella quale ad oggi sono confluite le anagrafi di oltre 5.700 comuni per oltre 43 milioni di abitanti e che consentirà ai cittadini di ottenere in tempo reale i certificati anagrafici. A dicembre abbiamo riconfermato la nostra collaborazione sul progetto, in parte anche da noi finanziato.
Secondo punto: mi riferisco alla piattaforma SPID, che con un'unica identità digitale gratuita e sicura permette di accedere ai servizi online delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti privati aderenti. Terzo punto: all'applicazione IO, che pone il cittadino al centro dell'interazione con le amministrazioni, attraverso un unico portale di accesso. L'applicazione sarà scaricabile dagli store dal prossimo aprile e consentirà l'accesso ai servizi dell'amministrazione a partire da quelli dell'INPS. Infine, penso ancora alla piattaforma pagoPA, che rende più semplici i pagamenti attraverso l'amministrazione pubblica e più economica la gestione degli incassi. La piattaforma è in costante crescita e solo nel mese di gennaio 2020 sono stati effettuati oltre 11 milioni di transazioni, dato mai registrato in precedenza. Ultimo progetto: il progetto “Developers Italia”, che sviluppa software open source a supporto dei servizi della pubblica amministrazione. Contestualmente, si sta attuando il CAD, a cominciare dal domicilio digitale e si sta definendo la strategia nazionale sui dati gestiti dalla pubblica amministrazione, da considerare vera e propria risorsa del Paese. Pensiamo, infatti, a una task force di esperti, che operi in sinergia con il mondo dell'università e della ricerca.
Venerdì siamo stati il primo Governo ad aderire alla Call for Rome, per promuovere lo sviluppo di intelligenza artificiale in modo etico. Si sta lavorando alla Strategia nazionale delle infrastrutture digitali, che, dopo il censimento del CED svolto da AgID, dovrà definire il perimetro del Polo strategico nazionale e promuovere l'implementazione dei servizi in cloud, ferma restando l'indipendenza e la sovranità sui dati e sui servizi essenziali. Ho dato un nuovo impulso ai lavori del Comitato banda ultra larga, in cui, con cadenza mensile, esaminiamo i fattori che stanno rallentando il progetto e le azioni da intraprendere, anche attraverso l'introduzione di una dashboard, che fornisce i dati in tempo reale sullo stato di attuazione del progetto. Infine, per concludere, la sfida si gioca anche sul fronte della società civile e delle imprese: stiamo stimolando la competitività digitale anche attraverso l'introduzione del diritto a innovare, per sperimentare innovazione con modalità semplificate e l'avvio dei progetti Borghi del futuro e Made.it. In ultimo, va valorizzato il capitale umano e ridotto il digital divide. Abbiamo lanciato un progetto, “Repubblica digitale”, che conta 90 iniziative di diffusione della cultura digitale da parte di Amministrazioni e privati. In conclusione, posso dire che oggi è già stato fatto molto, ma sono consapevole che la strada per rendere l'Italia una vera e propria Smart Nation, e così risalire l'indice del DESI, è ancora lunga e riusciremo a percorrerla rapidamente solo se lavoreremo tutti insieme.
PRESIDENTE. L'onorevole Stumpo ha facoltà di replicare.
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie Ministra, sarò brevissimo, anche perché le cose che lei ci ha esposto mi convincono, in ragione del fatto che mi sembra che ci sia innanzitutto un cambio anche di mentalità rispetto all'utilizzo del digitale, non è soltanto il fatto di aumentare gli strumenti che lei ci ha fornito, ma è rompere un meccanismo che aveva decentralizzato la costruzione del sistema digitale del nostro Paese. Ha citato lei giustamente l'anagrafe nazionale, che non è un progetto recente, è un progetto che è partito molti anni fa, ma è partito come le anagrafi dei comuni, non l'anagrafe del sistema nazionale, tant'è che oggi si paga un ritardo, perché bisogna rimettere insieme ciò che è stato fatto in otto mila modi diversi. Ecco, io penso - e sono d'accordo con lei e con la modalità con la quale state lavorando - che l'unico modo per dare un modello di sviluppo è quello di avere un sistema centrale, che parli e la possibilità a tutti di poterlo utilizzare. Così, anche se in ritardo, io penso che l'Italia ce la possa fare e che potrà diventare sicuramente uno dei Paesi più digitalizzati d'Europa.
(Elementi in merito agli adempimenti spettanti alle regioni in relazione “all'ordinanza tipo” volta al coordinamento delle attività di contenimento e gestione dell'emergenza Covid-19 – n. 3-01346)
PRESIDENTE. Avverto che nel quesito dell'interrogazione in oggetto, dopo le parole “o intendano al più” si intende inserita la parola “presto”, che non risulta dal testo stampato per un mero errore materiale. L'onorevole Ianaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01346 (Vedi l'allegato A).
ANGELA IANARO (M5S). Grazie Presidente, con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio scorso è stato dichiarato per sei mesi lo stato di emergenza, in conseguenza del rischio sanitario connesso all'epidemia da COVID-19. In considerazione del carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia, il Governo ha ritenuto di intervenire d'urgenza adottando le misure di contrasto e contenimento alla diffusione del predetto virus sul territorio italiano, in sinergia con le regioni, nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione. Dal sito del Dipartimento degli affari regionali emerge che tutte le regioni “no cluster” hanno firmato l'ordinanza tipo, messa a punto dal Governo per coordinare le azioni nei territori fuori dall'area del contagio. Dallo stesso sito, però, emerge anche l'auspicio che altre regioni del Nord senza aree cluster aderiscano quanto prima all'ordinanza condivisa. Chiediamo, dunque, al Ministro di chiarire se tutte le regioni abbiano aderito all'ordinanza condivisa, al fine di garantire sicurezza, contenimento del contagio e l'ordinato avvio delle attività sospese.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente, ringrazio le onorevoli interroganti Ianaro e Nesci, perché consentono al Governo di chiarire questo passaggio. Sì, appena esploso il contagio, subito dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, alcune regioni, esattamente Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, avevano adottato un'ordinanza d'intesa con il Ministro della Salute, che consentiva un intervento immediato ad un contenimento del contagio. Dopo alcuni giorni, altre regioni hanno chiesto l'adozione di misure simili, ma, essendo tutte aree “no cluster” e non confinanti con altre aree a rischio contagio, il comitato tecnico scientifico e la Protezione civile hanno consigliato un'ordinanza unica, che definisse non solo le modalità comportamentali in caso di profilassi, ma anche un vero e proprio percorso condiviso, su come comportarsi e su come adeguare le organizzazioni territoriali della sanità, che ricordo essere di competenza regionali. Tutte le regioni “no cluster” hanno adottato quell'ordinanza, tranne la regione Marche, che, purtroppo, ne ha adottata una parziale, che riguardava la chiusura di alcuni uffici pubblici, ma non l'adozione delle misure necessarie per il contenimento del contagio. Come ricorderete, quell'ordinanza è stata impugnata e c'è stata la sospensiva. Successivamente, il 1° marzo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, tutti i contenuti dell'ordinanza unica sono stati riportati dentro, di fatto, il DPCM. Quindi, oggi tutte le regioni italiane sono coperte da quel DPCM, i cui effetti scadono l'8 marzo. In queste ore, come è noto, il Presidente del Consiglio dei ministri adotterà un nuovo DPCM, che entrerà in vigore in sostituzione di quello scadente l'8 marzo, presumibilmente nelle ore antecedenti la scadenza dell'attuale DPCM, e conterrà le misure che sono state oggetto di confronto con le forze politiche ieri, tutte, di maggioranza e di opposizione, e che sono le misure che il Parlamento conosce. Tutti i gruppi parlamentari sono prontamente messi a conoscenza dal Presidente del Consiglio e dal Ministro della Salute.
PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di replicare.
DALILA NESCI (M5S). Grazie, Ministro, grazie, Presidente, in effetti questa risposta ci rincuora, perché significa che, via via, tutte le regioni si stanno adeguando alle direttive che vengono dal Governo. Devo dire che questi strumenti, come quello dell'ordinanza, sono soltanto uno dei tanti che abbiamo messo in campo, per gestire questa emergenza sanitaria in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. C'è anche una lezione che dobbiamo imparare e cioè che, da subito, abbiamo visto come questa emergenza non poteva mai essere gestita in termini regionalistici o con un approccio solo del sistema sanitario regionale. Quindi, bene abbiamo fatto ad ampliare e ad aumentare la sinergia fra le istituzioni e le autorità su tutto il territorio italiano. Però, se vogliamo effettivamente garantire salute e accesso alle cure in tutto il territorio, noi dobbiamo proseguire nell'azione dei vari decreti, che stanno per essere emanati e che sono già stati emanati, ovvero investire nel sistema sanitario nazionale, in termini di mezzi, di risorse e di personale. Su questo vi diamo mandato pieno ad agire. Soprattutto, questa emergenza sanitaria ci pone anche di fronte ad una riflessione da fare di consapevolezza, e cioè che l'emergenza in corso è figlia del tempo che viviamo e del processo di globalizzazione in corso.
Quindi dobbiamo essere consapevoli del fatto che la nostra società contemporanea andrà sempre più avanti ad affrontare sfide di questo tipo dal punto di vista ambientale, che investiranno ancora la salute pubblica, che sono di portata sovranazionale e anche planetaria, direi. Quindi, come rappresentanza politica, ci dobbiamo trovare pronti e proseguire nel potenziamento del Sistema sanitario nazionale italiano.
(Iniziative volte ad evitare possibili contrasti tra le misure adottate a livello locale e quelle assunte a livello nazionale per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 n. 3-01347)
PRESIDENTE. L'onorevole Ceccanti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01347 (Vedi l'allegato A).
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, onorevoli colleghi, la nostra domanda è collegata alla precedente ed è per certi aspetti più generale. Tutti noi riteniamo positiva l'esperienza dello Stato delle autonomie da consolidare e da sviluppare; anche lei sta lavorando in questi mesi per questo obiettivo. Però, in questa situazione di emergenza, tutto ci possiamo permettere come Paese rispetto a voci dissonanti, a indirizzi tra loro divaricanti, che creano ulteriori incertezze nei cittadini sulle normative da applicare.
Ci possono essere normative diverse da un contesto ad un altro, a seconda della gravità dei problemi, ma non ci può essere un indirizzo divaricante. Per questo chiediamo al Governo che cosa intenda fare per prevenire questi casi.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, onorevole Ceccanti, il quesito posto dal gruppo del Partito Democratico, in effetti, è correlato al quesito precedente e mi consente di completare questa riflessione.
La nostra Costituzione non prevede una clausola di supremazia, così come gli interroganti chiedono, in qualunque circostanza e non sancisce questo raccordo e rapporto in alcun modo: la preminenza dello Stato sulle regioni. Però, il complesso delle norme vigenti ci consente di dire con chiarezza che, in caso di emergenza nazionale, decide lo Stato; mi permetterete con forza di dire, comanda lo Stato, dà indicazioni lo Stato.
Le competenze esclusive statali, in tema di livelli essenziali di prestazioni, nonché di profilassi internazionale, sono disciplinate dal 117, comma secondo, lettera m), e la competenza concorrente in materia di tutela della salute e protezione civile è definita dal terzo comma, sempre dell'articolo 117. Già da tempo la Corte costituzionale ha chiarito che le ordinanze contingibili e urgenti hanno natura semplicemente di atti amministrativi, mentre la competenza si radica sui livelli inferiori, fino a quando questi sono da considerarsi adeguati: spetta allo Stato e solo allo Stato, quando il livello regionale per intensità o estensione non possa ritenersi tale.
È evidente che, nel caso di COVID-19, trattandosi di un'epidemia a carattere transnazionale, il livello adeguato per l'individuazione delle misure di contrasto non può che essere quello statale. Lo dico perché è necessario sottolineare come la Corte costituzionale ha da tempo precisato che, anche nelle materie di competenza concorrente, tra le quali è ricompresa quella della tutela della salute, nel caso di inadeguatezza dei livelli regionali, lo Stato può avocare a sé le funzioni amministrative e, conseguentemente, la funzione legislativa. Ricordo all'Aula le sentenze n. 303 del 2003, n. 6 del 2004 e la sentenza n. 246 del 2019. Lo Stato può, quindi, senz'altro avocare a sé forme di coordinamento dell'organizzazione sanitaria e, ove necessario, la stessa assunzione diretta dei servizi. Sottolineo, da ultimo, che va ricordata quella sui poteri sostitutivi straordinari del Governo, espressamente previsti dall'articolo 120 della Costituzione, secondo comma, anche per il caso di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedano la tutela dell'unità giuridica e dell'unità economica.
Lo dico perché penso che, anche senza clausola di supremazia, si possa esercitare fino in fondo il potere dello Stato.
PRESIDENTE. L'onorevole Enrico Borghi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente, grazie, signor Ministro. Il Paese è chiamato ad affrontare un'emergenza e, di fronte a questo momento, servono due caratteristiche: da parte della classe dirigente, mantenere i nervi saldi e la testa sul collo; da parte delle istituzioni, esprimere fino in fondo quel principio di leale collaborazione, che è scritto nella nostra Carta costituzionale. Noi abbiamo bisogno, quindi, a fronte anche delle sue dichiarazioni, di dire tre “no” e tre “sì”.
Il primo “no” è il “no” al sindacalismo istituzionale, quello per il quale tutte le istituzioni, di fronte a un tema, rivendicano a sé brandelli di competenze. Il secondo no è quello allo scaricabarile, e cioè quello di rilanciare ad altri una responsabilità che è attribuita a se stessi. Il terzo no è quello alla cacofonia, quello in cui tutti dicono il contrario di tutto e alla fine non si capisce qual è la reale linea di comando e l'indicazione. E poi i tre sì: il sì all'organizzazione, per cui ci deve essere un'organizzazione profonda nella quale, sul principio di leale collaborazione, ciascuno sa cosa deve fare senza invadere il campo degli altri e, conseguentemente, il sì alla responsabilità; e l'ultimo sì è il sì alla logica della clausola di supremazia statale. È vero quello che lei dice, signor Ministro, poiché questo non è scritto nella nostra Costituzione, ma il principio sulla base del quale di fronte a un'emergenza vi è una gerarchia, che non significa una subordinazione dei poteri ma significa un'organizzazione e una capacità di esprimere una classe dirigente all'altezza di un grande Paese, quale è l'Italia, è la condizione e la premessa sulla quale tutti insieme supereremo questo momento di difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Intendimenti del Governo in merito ai procedimenti per l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e iniziative volte a salvaguardare le competenze già riconosciute alle regioni dall'ordinamento costituzionale – n. 3-01348)
PRESIDENTE. L'onorevole Cecchetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01348 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, a novembre viene annunciata dal Ministro l'intesa quadro sull'autonomia differenziata. In quell'occasione il Ministro ricorda che, per velocizzare l'iter dell'intesa quadro presentata, sarebbe stato presentato un emendamento alla legge di bilancio; questo non è avvenuto. È stato detto dal Ministro che questa intesa quadro per applicare l'autonomia differenziata sarebbe poi stata portata nel più breve tempo possibile nel Consiglio dei ministri. Ebbene, era novembre; ora siamo a marzo e di questa bozza di intesa non sappiamo più nulla.
A questo si aggiunge una dichiarazione dal nostro punto di vista assai grave, cioè quella del Premier Conte che, in questi giorni, ha cercato di avocare a sé le prerogative dei presidenti in tema sanitario; presidenti, tra l'altro - mi riferisco soprattutto a Fontana e a Zaia - che hanno fatto un ottimo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Formuli la domanda.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Noi siamo delusi. Chiediamo se e in che termini intenda procedere sulla richiesta di autonomia differenziata avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente: mai detto che ci sarebbe stato un emendamento alla legge di bilancio. Questo voglio chiarirlo: è un collegato alla manovra e lo confermiamo. Non è una bozza di intesa, ma è un'intesa già passata in Conferenza Stato-Regioni. Al tavolo non ci sono più solo tre regioni, ma ci sono tutte le regioni e tutte le città metropolitane. Il provvedimento è andato in pre Consiglio dei ministri e sarebbe stato varato se non ci fosse stata questa emergenza. Ci sono state ben due informative in Consiglio dei ministri e sono state informate le Commissioni parlamentari competenti.
Noi riteniamo di poterlo trasmettere appena ci sarà data la possibilità di farlo e poi toccherà al Parlamento lavorarci su. Voglio sottolineare, però, un aspetto rispetto al COVID-19. Questa esperienza deve spingere il Parlamento a riflettere seriamente sul grado di solidarietà che c'è tra le regioni italiane quando lo Stato coordina in caso di emergenza nazionale. Se c'è un motivo per cui oggi, tutti insieme, dobbiamo contenere il contagio, non è per la pericolosità in sé del virus, ma per far sì che possa reggere il nostro sistema sanitario territoriale, la cui organizzazione è regionale, ma proprio perché in alcune regioni sono state fatte scelte diverse dalle altre, la certezza che il sistema italiano possa reggere con la terapia intensiva in maniera adeguata è una certezza che non abbiamo.
Ci sono 5.300 posti di terapia intensiva in Italia coperti all'80 per cento. Il problema è che in momenti di normalità quel 20 per cento è sufficiente; in momenti di COVID-19 quel 20 per cento può essere eroso giorno dopo giorno, e gli interventi che stiamo programmando sono interventi a tutela anche delle regioni più colpite, regioni che da sole non ce la farebbero. Non c'è nessuna regione italiana in grado di farcela da sola su questa emergenza; ce la si fa se si fanno provvedimenti come quello che è stato fatto ieri, un'ordinanza di Protezione civile, di CROSS, che consente ad ogni regione, se non ha più terapia intensiva, di appoggiarsi alle altre regioni. E l'impegno di queste ore del Governo è di potenziare le terapie intensive in tutta Italia per far sì che, se anche il virus dovesse essere contagioso, ma non letale, il sistema Italia, non le singole regioni, può certamente reggere l'impatto.
Signor Presidente, chiudo semplicemente dicendo una cosa: l'autonomia che rafforza l'unità nazionale - una definizione del Presidente della Repubblica Mattarella - è parte integrante del perimetro della nostra Costituzione; le modalità con cui si definisce l'organizzazione territoriale dei servizi dipende dalle regioni. Avere smantellato, in alcuni casi ridimensionato, la prevenzione sul territorio ha definito inevitabilmente, ha messo a nudo e alla luce alcune debolezze dei sistemi regionali. Su questo il Parlamento avrà il dovere di riflettere quando ci sarà il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata.
PRESIDENTE. L'onorevole Cecchetti ha facoltà di replicare.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Grazie, Presidente. Nella risposta del Ministro Boccia è palese la volontà di questo Governo e di questa maggioranza di non parlare di autonomia. Voi non volete l'autonomia, ditelo chiaramente; ne prendiamo atto, ma continueremo, ovviamente, a battagliare.
Non siamo ovviamente soddisfatti della sua risposta, ma non siamo soddisfatti perché con questa mancata risposta lei non sta dando - gioco di parole - risposte a due popoli interi, cioè quello veneto e quello lombardo, che il 22 ottobre 2017 votarono con un referendum, circa 6 milioni di persone, la richiesta veloce, rapida di attuazione dell'autonomia.
Lei, caro Ministro, ha buttato nel cestino quindici mesi di lavoro fatto dal Governo precedente. Era lì, era pronta l'intesa, bastava applicarla. Invece, ha portato questa bozza di intesa, che è totalmente inutile, non fa nient'altro che allungare i tempi, e quindi non dà risposte a chi le sta aspettando.
Fortunatamente le regioni si muovono da sole e si muovono molto bene soprattutto sulla crisi del Coronavirus. Però, su questo voglio dire l'ultima cosa: visto che parlate di mancanze delle regioni, vorrei ricordare che il Premier Conte ha stanziato con voi per ora circa 3 miliardi e mezzo per queste popolazioni gravemente colpite. Vorrei ricordare che queste popolazioni sono quelle che portano il 50 per cento della ricchezza in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e voi avete dato le briciole, avete fatto l'elemosina, una cosa gravissima!
E la cosa che dà più fastidio è che l'avvocato del popolo, il signor Conte, non si è degnato di venire un minuto sui nostri territori. Non lo abbiamo visto in Veneto, non lo abbiamo visto in Lombardia, non lo abbiamo visto in Emilia-Romagna. Se questo vuol dire coordinare bene dallo Stato centrale, ben venga l'autonomia; comunque manca poco, torniamo a votare e in quei luoghi vi scordate il consenso elettorale. Torneremo al Governo e l'autonomia la facciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Chiarimenti in ordine all'applicazione delle misure volte a contrastare il diffondersi del virus Covid-19 con riferimento a eventi e competizioni sportive e iniziative volte a garantire adeguate forme di sostegno al settore – n. 3-01349)
PRESIDENTE. L'onorevole Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-01349 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa, stiamo affrontando, come Paese, un'emergenza con delle caratteristiche assolutamente inedite. Il Governo ha adottato una serie di misure che sono appropriate per affrontare l'emergenza sanitaria, che richiedono uno sforzo comune di tutti gli operatori, dei cittadini, delle istituzioni nazionali, regionali e locali.
A tal proposito, però, vi è tutta una serie di questioni che riguardano le attività sportive. Come lei sa, Ministro, non c'è solo la serie “A”, non c'è solo il mondo del calcio professionistico, che non ha perso occasione per dare una pessima figura di sé in questi giorni, ma, con un avviso dell'Ufficio sport della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2 marzo, si precisa riguardo tutte le attività dilettantistiche e amatoriali, che è fatto salvo “lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni e delle sedute di allenamento degli atleti tesserati agonisti”. Noi abbiamo ricevuto numerose segnalazioni perché questa dicitura “atleta agonista”, come lei sa, rischia di ingenerare delle confusioni e di aprire la porta delle disomogeneità di trattamento rispetto alla disciplina, all'età degli atleti, agli organismi, alle federazioni.
Siccome parliamo di un comparto molto importante - 4 milioni di tesserati al CONI, tutti gli enti di promozione sportiva -, vogliamo capire se c'è la possibilità di chiarire meglio questo aspetto e, al contempo, quali interventi, come Ministro dello sport, lei chiederà al Governo di inserire nel pacchetto economico per tutto questo ampissimo settore, un settore capillare, molto radicato nel territorio, lo sa bene, Ministro, che rischia delle ricadute economiche che rischiano di mettere in difficoltà tante attività di base; chiediamo, quindi, quali provvedimenti il Governo intenda prendere per tutelarle e aiutarle (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. L'azione del Governo, come è stato ricordato, si è necessariamente orientata, nell'immediato, a contenere la diffusione del Coronavirus in tutti gli ambiti, compreso quello sportivo e, con il DPCM a cui si faceva riferimento del 1° marzo 2020, è stata attuata un'azione di contenimento, con divieto praticamente e sospensione di tutte le competizioni sportive di ogni genere e di ogni grado nelle tre regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro, Urbino e Savona. Invece, per quello che riguarda lo sport di base, è stata fatta una precisazione solamente riguardante la regione Lombardia e la provincia di Piacenza.
Il DPCM che è in corso di presentazione - lo si ricordava anche poco fa - proprio nelle prossime ore chiarirà tutta una serie di aspetti, anche quelli che sono richiesti nell'interrogazione, in modo particolare, non solo sulla parte agonistica, per la quale, in verità, il CONI è già intervenuto con una sua interpretazione che noi abbiamo pubblicato e condiviso anche sul sito del Governo, ma i dubbi che ancora permangono e che effettivamente sono anche oggetto di FAQ che continuano ad arrivare all'Ufficio sport del Governo, sono stati per noi elemento anche per chiarire nel DPCM che verrà di qui a poco emanato.
Posso anticipare di tre cose rapidamente: si va sicuramente verso la possibilità di realizzare in tutta Italia eventi e competizioni sportive esclusivamente a porte chiuse, dando però indicazioni ben precise anche rispetto, per esempio, alla prevenzione sanitaria che deve riguardare le stesse squadre e gli staff che vanno all'interno degli stadi, benché a porte chiuse; si precisa in maniera ulteriore sia la parte agonistica, ma, soprattutto, come e dove è possibile, comunque, continuare a svolgere sport di base per tutti, perché, se da un lato, dobbiamo evidentemente avere come primo tema quello della prevenzione della salute per tutti, non pensiamo che sia necessario né utile, anche ai fini proprio della prevenzione a livello sanitario, bloccare tutte le attività in palestre, centri sportivi o altro. Quelle attività potranno essere svolte, purché si rispettino delle raccomandazioni che saranno ben declinate dall'interno del DPCM.
Stiamo ancora lavorando, in queste ultime ore, proprio per venire incontro a tutte le richieste che sono arrivate anche dal mondo dello sport. Crediamo che, alla fine, il DPCM che stiamo per presentare conterrà entrambe le cose, cioè un'azione di contenimento obbligatoria ormai in questo momento, ma anche tutti i provvedimenti per consentire, almeno allo sport di base, ma anche allo sport agonistico, con tutte le dovute cautele, di continuare ad essere svolto nel nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per questo aggiornamento in tempo reale; per questo ringrazio anche il mio gruppo per aver utilizzato questo spazio per dare ulteriori informazioni concrete e operative ai sindaci, alle associazioni sportive e all'intero mondo dello sport che, in queste ore, si è interrogato.
Oggi, come lei ha ricordato, la nostra priorità è contenere la diffusione del virus e la tutela della salute dei cittadini è nell'interesse di tutti. Questa emergenza, però, non possiamo nasconderlo, ha mostrato come il nostro sistema, la nostra socialità, il nostro modo di stare insieme nella vita quotidiana, nel breve, si sia modificato e, nel lungo, le ripercussioni economiche si stanno vedendo, anche legate al mondo dello sport, anche legate agli eventi, alle competizioni sportive e a tutte le ricadute che questo comparto importante ha sul nostro territorio.
Allo stesso tempo, in questa situazione di emergenza, è emerso in modo molto chiaro quanto il mondo dello sport sia presente in modo capillare sul nostro territorio, non soltanto la serie “A”, non soltanto i temi di cui si è parlato in queste ore, ma milioni di cittadini che praticano lo sport anche all'interno delle associazioni sportive dilettantistiche, e questo è un grandissimo motore di socialità e di coesione sociale.
La distinzione che lei ha ricordato, comparsa nell'avviso del 2 marzo, rispetto alla definizione di “atleta tesserato agonista” ha ingenerato qualche discussione, qualche differente interpretazione, quindi credo sia importante, anche negli atti successivi, come lei ha ricordato e la ringrazio, andare più nel dettaglio e rispondere alle tante richieste che sono state fatte, perché, come lei ben sa, il termine “agonistico” non è legato solo alla professionalità, ma anche nello sport dilettantistico si svolgono competizioni regionali, provinciali e nazionali. Da questo punto di vista, colgo questa occasione per ribadire la necessità di dare un'omogeneità, una chiarezza informativa in questa fase molto delicata, coinvolgendo le associazioni, l'ANCI, coinvolgendo le regioni per trovare una linea comune di intervento. Ma, soprattutto, finita questa emergenza, dovremo trovare insieme delle azioni condivise per rilanciare la crescita economica di questo comparto, anche attraverso la promozione di eventi. E una proposta, signor Ministro: sbloccare da subito le risorse ferme da mesi, da anni oserei dire, del 5 per mille e sbloccare anche gli investimenti in prospettiva sulle strutture sportive, sull'ampliamento della base, della partecipazione, dello sport per tutti, per i giovani e per gli anziani.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gadda.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Quindi, delle proposte concrete su cui dovremo lavorare insieme, ma sblocchiamo da subito le risorse del 5 per mille per dare anche ossigeno allo sport per tutti, a quelle associazioni che rappresentano coesione territoriale e crescita per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Iniziative di competenza volte a monitorare le situazioni di disagio minorile e a favorire interventi educativi e formativi integrati tra scuola, servizi di assistenza e famiglie – n. 3-01350)
PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01350 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, il quesito a cui fa riferimento il gruppo di Fratelli d'Italia tratta il tragico fatto di cronaca accaduto a Napoli il 1° marzo e che è costato la vita a un giovane rapinatore, per il quale, peraltro, l'unico indagato risulta essere il carabiniere che ha reagito a un tentativo di rapina. La morte di un giovane, ancorché di un rapinatore, peraltro recidivo, è pur sempre una tragedia; è una tragedia ed è un fallimento, è il fallimento per un contesto sociale, è il fallimento per una famiglia, è il fallimento per uno Stato debole che non presidia il territorio e per una scuola che ha rinunciato al proprio ruolo.
Noi chiediamo al Governo quali iniziative intenda assumere per rinsaldare virtuosamente la collaborazione tra gli enti che ho appena citato, tesa a rinvigorire la presenza dello Stato sul territorio e, soprattutto, per fronteggiare la situazione in essere (Applausi dei deputati del gruppo
Fratelli d'Italia ).
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie. Ringrazio gli onorevoli interroganti, posso assicurare che abbiamo la piena consapevolezza della complessità della situazione e della necessità di intervento. Per quello che compete il Ministero per le Politiche giovanili, sin dall'inizio dell'insediamento di questo Governo, abbiamo avviato attività che potessero rappresentare, soprattutto nelle cosiddette zone più difficili o di periferia del nostro Paese, un'opportunità di partecipazione per i ragazzi e, soprattutto, per i ragazzi che vivono in quelle zone dove la criminalità per i più piccoli diventa un'opportunità, un'alternativa, a volte, alla scuola, piuttosto che agli altri strumenti educativi. Proprio per questo, noi abbiamo stanziato 16 milioni di euro in un bando, in un progetto che abbiamo chiamato “Fermenti”, che si è concluso proprio qualche settimana fa, permettendo a migliaia di persone, di ragazzi, di giovani, di presentare propri progetti di attività da svolgere sui territori proprio di recupero urbano, sociale e culturale. Sono arrivati più di mille progetti; il prossimo fine settimana si terrà una incontro tra 154 selezionati dalla commissione proprio per procedere anche a un'attività di consolidamento di questi progetti.
Per quello che riguarda anche ciò che è riportato nell'interrogazione, cioè la necessità che attraverso i dati dell'Osservatorio nazionale infanzia e anche di un piano più complessivo, che è il Piano nazionale per l'infanzia, ovviamente informerò - ma è qui e ascolta anche lei stessa - la Ministra Bonetti, che ha la delega in modo specifico sulle cose che venivano richiamate all'interno dell'interrogazione, perché si possa fare un lavoro coordinato. Aggiungo soltanto una cosa: che per quello che riguarda la delega dello sport, utilizzeremo moltissimo questa delega nel senso che viene richiamato all'interno dell'interrogazione. Il mese prossimo, infatti, uscirà il nuovo bando “Sport e periferie”, con 170 milioni di euro stanziati, che consentirà proprio di riqualificare, soprattutto nelle zone degradate, impianti sportivi di ogni tipo e di ogni genere e darà anche dei soldi per la gestione di questi impianti. Abbiamo riscontrato come su territori, anche quelli oggetto dell'interrogazione, cioè in Campania, a Napoli, rimettere a posto l'impianto sportivo e creare delle condizioni di recupero sociale e urbano, possa valere a volte anche molto più di 10 o di 20 telecamere. Per esempio, proprio in una delle aree non lontane da dove si è svolto, purtroppo, il terribile episodio dell'altra sera, abbiamo finanziato dei progetti di recupero anche di campi interni alle strutture scolastiche, che verranno poi rimessi a disposizione della comunità di quei territori. Questo esempio, che abbiamo fatto in Campania, lo riporteremo in giro per tutta l'Italia con uno stanziamento, ripeto, abbastanza ampio di 170 milioni di euro, che partirà a partire dal prossimo mese.
PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di replicare.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Lo stretto necessario, ma non ancora sufficiente. Noi riteniamo che lo Stato debba riconquistare l'autorevolezza che in certi luoghi in Italia è stata smarrita decisamente, e deve farlo restituendo credibilità ad esempio alla scuola e sostenendo in questo senso gli insegnanti che sono chiaramente in prima fila; deve farlo motivando diversamente le forze dell'ordine, assecondandole anche rispetto alle loro legittime richieste; lo deve fare attuando politiche - lei ne ha citata qualcuna -, ma che offrano ai giovani delle opportunità di scelta alternativa alla malavita, delle opportunità per quanto riguarda il lavoro, delle opportunità di crescita per quanto riguarda la cultura, l'informazione, anche sotto l'aspetto ludico se fosse necessario. Perché, vede, Ministro, da quel contesto sociale così difficile emerge uno spaccato, emergono due giovani, un giovane di 23 anni e un giovane di 15: quello di 23 sceglie la legge, sceglie lo Stato, sceglie le istituzioni, è un leale e fedele servitore dello Stato, si arruola nei Carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); quello di 15, invece, sceglie la strada, sceglie la malavita, sceglie la rapina, sceglie purtroppo la morte. E allora Fratelli d'Italia ha il senso dello Stato anche quando lo Stato è in crisi come in questo caso e non riesce a produrre un senso, fatto di valori, fatto di vicinanza al territorio e, soprattutto, di ordine.
Noi attendiamo che la dinamica venga chiarita e che le responsabilità vengano attribuite, ma non abbiamo dubbi, noi siamo con le forze dell'ordine e su questo Fratelli d'Italia non ha dubbi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siamo con le famiglie, che non rinunciano pur tra mille difficoltà - ho quasi concluso - alla missione educativa dei figli. Siamo con gli insegnanti, che tentano di formare e di istruire i giovani in condizioni spesso impossibili. E siamo con gli operatori sanitari, che lavorano in corsia, negli ospedali e nei pronto soccorso, che vengono demoliti da chi ancora non si sa, perché quei delinquenti sono ancora privi di identità. Ma siamo soprattutto - e concludo davvero, Presidente - con le forze dell'ordine, che sono state dileggiate e, quel che è peggio, sono state sfidate, la cui caserma del comando provinciale di Napoli è stata oggetto di una scorribanda armata per cui ancora oggi non ci sono i responsabili.
Lo Stato non può derogare al proprio compito e Fratelli d'Italia e la destra politica non ve lo potrà consentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative di competenza volte a garantire un adeguato finanziamento del servizio civile universale – n. 3-01351)
PRESIDENTE. L'onorevole Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01351 (Vedi l'allegato A).
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Volevo chiedere al Ministro: il servizio civile è un pilastro essenziale per costruire una cittadinanza consapevole, nel 2017 è stato poi anche trasformato da nazionale in universale, ed è chiaramente molto importante che tanti giovani che vogliono poterlo svolgere siano messi nelle condizioni di farlo; ha una ricaduta non solo sull'esperienza dei giovani, ma su tutto il Paese.
Per quello che riguarda i fondi, di recente il Forum del terzo settore ha ricordato come il Fondo nazionale resta a 140 milioni di euro di effettiva disponibilità, che bastano per 20 mila posti. Il quesito che volevo porre è il seguente: ci sono state notizie di stampa da cui risulterebbe che una parte di risorse della Presidenza, 70 milioni di euro, in realtà non siano state poi più trasferite ed assegnate e volevo chiedere al Ministro come intenda garantire, per quanto di competenza, un finanziamento adeguato del servizio civile per portare ad un costante, progressivo e significativo ampliamento della platea dei giovani interessati.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti. Volevo su questo punto chiarire che, nel 2018, grazie anche a una serie di congiunture favorevoli e, soprattutto, straordinarie - nel senso che non si erano verificate fino ad allora nella storia recente del servizio civile - si è verificato un incremento estremamente importante di risorse, che però sono un unicum di quell'anno, che aveva determinato un aumento dei posti disponibili per i nostri giovani rispetto all'anno precedente, passando da 48 mila a 53 mila posti, in virtù di uno stanziamento di 300 milioni di euro. Già nel 2019 è stata, invece, registrata un'importante riduzione di finanziamenti.
Lo scorso anno, però, il Governo - io, tra l'altro, personalmente avevo la delega sempre al servizio civile - era riuscito ad appostare sul Fondo nazionale per il servizio civile 50 milioni in più attraverso la legge di bilancio e sono stati finanziati in questo modo progetti per arrivare a circa 40 mila operatori volontari, ossia solo 13 mila - che sono comunque tantissimi - in meno rispetto all'anno precedente.
Al fine di incrementare il contingente dei volontari, nell'anno 2019, il Governo ha proposto un disegno di legge recante disposizioni per garantire sostegno al servizio civile, che prevedeva, come veniva ricordato poc'anzi, un incremento di 70 milioni di euro del Fondo per il servizio civile, mediante una corrispondente riduzione di un capitolo che era afferente al Fondo per le aree degradate sempre per l'anno 2019.
Questo provvedimento, presentato alla Camera dei deputati il 12 settembre 2019, è stato assegnato, il 2 ottobre, alla I Commissione Affari costituzionali in sede referente, ma non è ancora iniziato l'esame.
Allo stato attuale, sono disponibili sul Fondo nazionale per il servizio civile, in base alla legge di bilancio, solo 149 milioni di euro circa, che erano quelli che erano stati già stabiliti dai Governi precedenti, non potendo più fare affidamento sui 70 milioni di cui parlavo prima. Tuttavia, si può disporre di 53 milioni della garanzia giovani del programma europeo “Garanzia Giovani” e di 20 milioni di euro circa, provenienti da residui spesa di anni precedenti: raggiungiamo in questo modo 210 milioni di euro.
Diciamo che, per eguagliare lo stesso risultato dell'anno scorso, avremmo bisogno di ulteriori 20 milioni di euro. In tal senso, il 18 febbraio ho scritto sia al Presidente del Consiglio Conte che al Ministro dell'Economia Gualtieri, per fare in modo che, nell'ambito dell'assestamento di bilancio, possano essere trovati almeno questi 20 milioni, anche se l'obiettivo, come veniva ricordato, è oggettivamente quello di trovare almeno una cifra minima che stabilizzi, come veniva ricordato proprio alla conclusione, in maniera costante e progressiva, ma soprattutto in maniera costante, una base sotto la quale non dover mai andare, perché purtroppo non esiste una norma, ad oggi, che consente di fare questo e il Fondo per il servizio civile ogni anno oscilla a seconda della legge di stabilità e a seconda delle previsioni triennali che vengono fatte dai precedenti Governi.
Il mio impegno, preso anche nei confronti di tutte le associazioni del settore, è esattamente quello. Per quello che riguarda il prossimo bando, la cosa importante sarà recuperare almeno i 20 milioni che mancano e, ripeto, mi auguro che, da questa lettera che ho inviato al Presidente Conte e al Ministro Gualtieri, e chiaramente dalle successive interlocuzioni che avrò con loro, si possa arrivare a una risposta positiva in sede di assestamento di bilancio.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Fusacchia.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Volevo ringraziare il Ministro per il quadro esaustivo e dettagliato che ci ha fornito. Trovo che sia molto utile avere informazioni di questa interlocuzione avviata con i Ministri a cui faceva riferimento. Facciamo uno sforzo tutti insieme anche con il Parlamento; mi pare di capire che la questione dei 20 milioni sia un po' più urgente dell'iter del disegno di legge, ovviamente, per i tempi poi del prossimo bando. Chiaramente lavoriamo poi in prospettiva, al netto, come dire, di quello che sta succedendo in queste settimane, per fare in modo che si arrivi a una stabilizzazione sulla prossima legge di bilancio, perché questa è una misura centrale, poi, per tanti giovani e che ovviamente è trasversale su tutti i settori.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Ascari, Battelli, Brescia, Colletti, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Ferri, Gregorio Fontana, Frassinetti, Frusone, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Iovino, Liuni, Lorefice, Lupi, Molinari, Parolo e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Proclamazione di un deputato a seguito di elezioni suppletive.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle elezioni suppletive svoltesi il 1° marzo 2020, ai termini dell'articolo 86, comma 3, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, l'Ufficio centrale circoscrizionale presso la corte di appello di Roma ha proclamato, in data 4 marzo 2020, Roberto Gualtieri deputato per il collegio uninominale n. 01 – Roma-Trionfale della XV Circoscrizione Lazio 1 (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). Il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami decorre dalla data di proclamazione.
Seguito della discussione delle mozioni Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334 e Gelmini, Locatelli, Meloni, Gagliardi ed altri n. 1-00335 concernenti iniziative volte a promuovere la parità di genere e a prevenire e contrastare la violenza contro le donne.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334 e Gelmini, Locatelli, Meloni, Gagliardi ed altri n. 1-00335 concernenti iniziative volte a promuovere la parità di genere e a prevenire e contrastare la violenza contro le donne (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta di martedì 3 marzo 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Innanzitutto mi preme sottolineare nuovamente l'importanza della discussione che si è svolta in quest'Aula e rendere conto del fatto che va ringraziato non solo il gruppo dei proponenti le due mozioni oggetto di discussione ma l'intera Aula, a dimostrazione fattiva dell'impegno di questa istituzione, dimostrato quindi al Paese, nella promozione della parità di genere e nella promozione dell'empowerment femminile e nel contrasto della violenza contro le donne.
Per quanto riguarda il parere sulle due mozioni considerate, sulla mozione n. 1-00334 a prima firma dell'onorevole Boldrini, il Governo esprime parere favorevole condizionato alla riformulazione dell'impegno n. 8) come segue: “a promuovere nel rispetto della libertà di insegnamento e dell'autonomia delle scuole la parità e la prevenzione della violenza di genere attraverso l'educazione scolastica…” e il seguito dell'impegno rimane lo stesso.
Per quanto riguarda la mozione n. 1-00335 a prima firma dell'onorevole Gelmini, il parere del Governo è favorevole, condizionato alla riformulazione, nelle premesse, dei paragrafi nove, undici e ventidue e degli impegni nn. 1), 2), 5), 6), 7), 9) e 10) come segue. Si propone la riformulazione del paragrafo nove delle premesse nel modo seguente: “alla Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati sono assegnate una serie di proposte sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, degli incentivi per l'assunzione di donne, nonché di una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che sono attualmente in corso di esame”.
Per quanto riguarda il paragrafo undici, sempre delle premesse, si propone la seguente riformulazione: “è necessario insistere con l'adozione di misure strutturali volte a favorire la creazione di un quadro certo su cui le donne possano fare affidamento per la costruzione del loro progetto di vita”.
Per quanto riguarda il paragrafo ventidue, sempre delle premesse, si propone la seguente riformulazione: “dal punto di vista legislativo, in passato sono state poste in essere diverse iniziative positive e meritorie nella direzione del rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne; non ci si può esimere, a tal riguardo, dal dare atto ad esempio delle misure poste in essere contro la violenza di genere e lo stalking”.
Per quanto riguarda, invece, gli impegni previsti dalla mozione si propone la riformulazione dell'impegno n. 1) nel modo seguente: “a sostenere iniziative volte a valorizzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro nonché misure strutturali di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le lavoratrici”; dell'impegno n. 2) nel modo seguente: “ad adottare iniziative per colmare il divario retributivo tra donne e uomini prevedendo sgravi contributivi per incentivare anche la contrattazione di secondo livello al fine di introdurre, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori, misure ad hoc di monitoraggio e di valutazione delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei due sessi”; dell'impegno n. 5) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per avviare programmi di controllo interno ai luoghi di lavoro al fine di rilevare eventuali condizioni di discriminazione individuate ai sensi del codice delle pari opportunità ed al contempo individuare apposite misure che incentivino i datori di lavoro ad assumere le donne lavoratrici con il profiling adeguato alla missione da svolgere, senza penalizzarne come spesso accade la professionalità e la competenza; dell'impegno n. 6) riformulato come segue: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per riconoscere specifiche agevolazioni fiscali per le lavoratrici residenti nei territori con minore capacità fiscale e per sostenere il lavoro femminile anche nelle realtà più svantaggiate dal punto di vista economico e sociale dove il divario occupazionale tra i sessi è ancora maggiore; dell'impegno n. 7) come segue “a promuovere misure organiche permanenti per il potenziamento e la riqualificazione di strutture destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia e ad adottare iniziative per reperire le occorrenti risorse finanziarie per conseguire l'obiettivo di copertura in tutto il territorio nazionale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, anche valutando orari prolungati corrispondenti alla chiusura di uffici e negozi e coperture nel periodo estivo”; dell'impegno n. 9) “a promuovere il rilancio dell'occupazione femminile anche facilitando l'accesso al lavoro part time e al telelavoro previsto dalla legge n. 81 del 2017 con l'obiettivo di garantire una più ampia flessibilità nella scelta dell'orario di lavoro consentendo ai genitori l'opportunità di trascorrere più tempo a casa con i propri figli” e dell'impegno n. 10) “ad adottare iniziative per prevedere l'adozione di misure idonee a favorire l'autonomia economica e lavorativa femminile con particolare attenzione alle donne vittime di violenza”.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fusacchia: non è presente in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). La ringrazio, Ministro, per l'impegno che sta mettendo in campo. Dobbiamo riunire tutte le forze per prevenire la violenza contro le donne e dobbiamo fare un appello forte anche agli uomini di iniziare a farsi carico di questa piaga. Ogni uomo deve iniziare anche a pensare a come aiutare altri uomini a cambiare per vie informali e amicali, perché si può uscire dalla spirale di violenza che toglie dignità anche agli uomini, padri, mariti, perché dobbiamo ricordare che la violenza intrafamiliare contro le donne tocca e ricade molto pesantemente sui minori. Va anche colmato (colgo l'occasione per ricordarlo) il vulnus normativo che abbiamo in questo Paese: c'è bisogno di riconoscere i casi di violenza anche in sede civile, di affido condiviso e di custodia. La violenza conclamata non può venir disconosciuta nei procedimenti civili, perché fa male alle donne vittime di violenza che devono entrare dentro un secondo doloroso percorso di violenza psicologica. Oggi, con questa mozione, dobbiamo capire che il percorso e la strada è ancora lunga; lo dobbiamo fare insieme, uomini e donne, ma anche in modo concreto, cercando di trovare soluzioni a quei vulnus e preparare anche una strada che aiuti le vittime di questa piaga endemica nel Paese. Grazie dell'impegno. Noi ci saremo; so che sta organizzando un tavolo di lavoro: ci sarà tutta la nostra collaborazione. Come componente Minoranze linguistiche voteremo a favore della mozione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.
MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Dunque, non è semplice - questa è una considerazione che faccio principalmente da donna - ammettere che nel nostro Paese donne e uomini ricevano trattamenti tanto diversi tra loro nel mondo del lavoro. Ci piacerebbe, infatti, poter dire che siamo un Paese che ha finalmente svoltato culturalmente da questo punto di vista: sì, perché di questo in fondo si tratta. Principalmente, si tratta di un atteggiamento culturale che in qualche modo viene da lontano e che noi dobbiamo trovare la maniera, dobbiamo trovare le misure per riuscire ad andare a scardinare. Infatti, i dati non ci lasciano molto spazio di interpretazione.
Se tanta strada è stata fatta sino ad oggi, purtroppo ancora tanta ne avremmo da percorrere davanti a noi. Ed è per questo motivo che oggi come componente sosteniamo, insieme a tutto il centrodestra, la mozione che abbiamo sottoscritto: perché riteniamo che il Governo si debba assumere ogni singolo impegno, tutti e ciascuno separatamente, in essa declinato. Perché le donne oggi presenti nel mercato del lavoro, signor Presidente, sono purtroppo ancora troppo poche rispetto agli uomini; e questo divario va ad aumentare in modo a dir poco preoccupante man mano che si sale nella scala gerarchica, man mano che si sale nei livelli. Le donne dirigenti, infatti, sono poco più del 30 per cento; questo se analizziamo i dati tra impiego pubblico e privato insieme, se invece analizziamo solo quelli dell'impiego privato i dati si abbassano ulteriormente.
La situazione poi peggiora in quelle professioni in cui sono richieste delle competenze scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche, matematiche, ambiti che storicamente sono più ad appannaggio degli uomini: ed è questo un altro sforzo che in qualche modo, dal punto di vista culturale, dobbiamo cercare di fare, cercare di avvicinare sempre di più questo tipo di professioni al mondo femminile.
Naturalmente, i dati peggiorano poi ancora se continuiamo a salire nella scala gerarchica ed andiamo ad analizzare quante donne ricoprono i ruoli di amministratore delegato o comunque di manager di grandi aziende: sono veramente residuali, e questo - ripeto - continua a destare non poca preoccupazione.
La differenza tra il trattamento economico di un uomo e di una donna sul lavoro continua quindi ad essere troppo rilevante, ancorché naturalmente sia corretto riconoscere che gli sforzi che sono stati fatti sino ad oggi qualche risultato lo hanno portato. Però, riflettiamo, per esempio, su questo dato: su base annua una donna è come se iniziasse a percepire lo stipendio, rispetto ad un uomo, invece che dal mese di gennaio, da metà del mese di febbraio. Infatti la retribuzione, il salario di una donna, messo a confronto con il salario di un uomo che ricopre la sua stessa mansione mediamente è più basso del 10 per cento.
Ci dobbiamo rendere conto naturalmente che questo gap in qualche modo va colmato; ed è evidente che la più grande difficoltà che incontriamo nel superare questa disparità di trattamento, come dicevo prima, è una difficoltà culturale: quindi, ben venga il parlarne, ben vengano le attività e le iniziative che vengono svolte da tutte le varie associazioni piuttosto che oggi in quest'Aula attraverso l'approvazione di questa mozione, perché ovviamente più se ne parla e più in qualche modo si sensibilizza tutta la cittadinanza a questo genere di problema, che non possiamo continuare a sottovalutare e dobbiamo cercare di combattere con tutti gli strumenti che il nostro ordinamento ci consente.
Vorremmo naturalmente tutti che non ce ne fosse la necessità, come dicevo all'inizio, ma purtroppo siamo ancora in una situazione dove forse le quote rosa, che in qualche modo hanno consentito a tante di noi di essere anche oggi qui presenti in questa Camera… Vorremmo naturalmente che poi pian pianino diventassero quote di genere, per garantire uno dei due generi, e che non continuassero ad essere quote solo per garantire la presenza della donna all'interno delle istituzioni.
Siamo comunque convinti, e siamo altrettanto fiduciosi che, prima o poi, riusciremo a raggiungere questa parità tra donne e uomini nel mondo del lavoro. Chiediamo, quindi, al Governo che si impegni ad adottare ogni iniziativa per sostenere e valorizzare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro: le donne che sono naturalmente non soltanto lavoratrici ma sono anche mamme, sono il cardine delle famiglie e vanno supportate, ancora di più quando sono sole o quando sono vittime di violenza.
La fragilità dell'indipendenza economica delle donne è un elemento che naturalmente aggrava soprattutto le situazioni di chi vive le violenze o i maltrattamenti in famiglia: una donna che non ha la forza economica di mantenere se stessa o i suoi figli è doppiamente schiava e vittima dei mariti o dei familiari violenti. Anche e soprattutto per questo è importante adottare incentivi e agevolazioni che migliorino, oltre all'accesso al mondo del lavoro delle donne, anche la loro permanenza e l'evolversi delle loro carriere, al pari degli uomini.
Privare una donna del proprio lavoro, dell'opportunità di lavorare, dell'opportunità di accedere al mondo del lavoro o di essere retribuita adeguatamente è privarla della sua dignità e della sua indipendenza, e nessuno di noi può accettarlo in silenzio, signor Presidente.
Quindi, tutti insieme cerchiamo di porre in essere quelle attività necessarie per poter invertire la rotta e per spezzare quella catena negativa, che in qualche modo oggi ancora permane. Tra le varie misure che abbiamo indicato nella mozione, sicuramente potrebbe essere importante riuscire ad introdurre degli sgravi fiscali che consentano di assumere donne in posti di lavoro che oggi non sono loro consentiti, anche perché magari nello svolgimento del ruolo, appunto, di mamma non riescono a conciliare gli orari di lavoro.
Quindi, maggiore sostegno attraverso asili nido, attraverso scuole per l'infanzia, attraverso la presenza all'interno delle aziende, sempre sostenendo le aziende stesse, comunque sistemi di sostegno alla genitorialità, risultano essere di particolare importanza.
Insistiamo, quindi, affinché anche il Ministro in qualche modo riveda una parte dei pareri, perché riteniamo che tutti i punti che sono stati inseriti nella mozione siano ugualmente importanti, e continuiamo tutti insieme a perseguire questo obiettivo, che credo sia fondamentale per il crescere della nostra società.
PRESIDENTE. Essendo rientrato in Aula l'onorevole Fusacchia, se non ci sono obiezioni e in via eccezionale, la Presidenza gli riconosce la possibilità di intervenire adesso, per due minuti. Prego, onorevole Fusacchia.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, grazie, e ringrazio anche i colleghi.
Vorrei esprimere il voto favorevole anche della nostra componente, e ricordare tre punti che ci stanno particolarmente a cuore. Il primo ha a che fare con il congedo di paternità. Non è direttamente richiamato qui, il Governo è al lavoro su questo; noi crediamo (lo dico anche salutando la Ministra) che dobbiamo essere, come Paese, molto più ambiziosi e lavorare per arrivare a un congedo lungo e obbligatorio di 3 mesi, che cambierebbe la concezione di tutti i papà e i neopapà rispetto al loro ruolo di genitore e ridurrebbe le discriminazioni in termini di accesso al mondo del lavoro e carriera sul mondo del lavoro nei confronti delle donne.
Secondo punto, molto importante: la parità salariale. C'è un lavoro già incardinato nella Commissione competente; dobbiamo, tutto il Parlamento, rafforzarlo e fare in modo che questa diventi una battaglia di civiltà, che esce da un principio ancora troppo sulla carta, perché nessuno contesta sulla carta che ci sia la parità salariale: la realtà sociale ed economica non è questa, e quindi bisogna studiare degli strumenti in questo senso.
Terzo e ultimo punto, c'è un passaggio nella mozione molto importante sul contrasto agli stereotipi di genere nei libri scolastici, che è un altro tema fondamentale, perché è dalle nuove generazioni e dai più giovani che si comincia a combattere poi la discriminazione (Applausi della deputata Boldrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.
ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, il mio intervento è per annunciare il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali a questa mozione importante, di cui ringrazio Laura Boldrini che ne ha apposto la prima firma, e per fare due o tre considerazioni molto rapidamente.
Nel 2020 cade il venticinquesimo anniversario della Dichiarazione di Pechino, l'accordo quadro adottato da 189 Paesi e basato su una nuova partnership tra uomo e donna. Sappiamo che la via per la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile, che avrebbe bisogno del grande protagonismo delle donne, invece mostra risultati non all'altezza degli impegni presi.
Viviamo un periodo di regresso su molti fronti per quanto riguarda le donne. Su quello dei diritti: c'è una violenza diffusa e una diseguaglianza sempre più insopportabile. Per questo sarebbe importante avere un lavoro comune, trasversale, che vada al di là delle identità politiche, delle convinzioni personali e anche, e soprattutto, delle differenze di genere.
Abbiamo bisogno del lavoro di un intergruppo come quello che abbiamo costituito, che prova a ragionare e a confrontarsi sui temi in maniera laica, ma convinta, al di là, appunto, degli steccati di appartenenza.
Lo dico con molta serenità: non abbiamo invece bisogno di tweet che sottolineano l'assenza in Aula dei deputati nella discussione sulle linee generali di ieri, un po' perché quella foto è mendace. Io lo dico stando da questa parte dell'Aula: si inquadravano i banchi dell'opposizione e, invece, le colleghe di Fratelli d'Italia, della Lega e di Forza Italia erano presenti tanto quanto noi, ma soprattutto perché quel tweet e quelle foto hanno oscurato, invece, una discussione ricca di contenuti, di confronto, anche serrata su alcuni nodi su cui cogliamo delle differenze culturali.
Noi, invece, abbiamo bisogno, come ho detto, di una grande alleanza che vada al di là degli steccati, abbiamo bisogno di spazio, di giungere alle posizioni apicali in questo Paese. È ancora troppo difficile l'Italia per le donne, un Paese davvero molto difficile in cui, appunto, paradossalmente cresce il grado d'istruzione delle donne e all'aumento del potere garantito dalle posizioni apicali diminuisce il nostro numero.
Poi, abbiamo bisogno del coraggio, il coraggio naturalmente delle donne presenti in quest'Aula, che abbiano la forza e la voglia di lavorare insieme. Abbiamo bisogno di un Paese coraggioso che innanzitutto ci dia, appunto, spazio e di un Governo che, a partire dal tema delle prossime nomine, su questo segni davvero una discontinuità. E poi abbiamo bisogno delle misure annunciate dalla Ministra Bonetti, che io ringrazio per l'attenzione con cui ha seguito il lavoro sulle mozioni presentate in Aula, il Family Act che ha annunciato e le misure di cui si sta discutendo, che sono misure tutte assolutamente condivisibili. Su alcune cose naturalmente si può fare molto di più, ma, Ministra Bonetti, grazie perché noi su questo abbiamo bisogno davvero di grande coraggio.
Poi, c'è bisogno di difendere di più le donne, lo dico perché uno dei grandi problemi è che le donne che si espongono in politica come in tutti i campi subiscono degli attacchi insopportabili. Le colleghe in quest'Aula lo sanno benissimo: chi di noi si è esposta in prima persona, con gesti e con posizioni magari impopolari, magari non condivisibili, se è donna, appunto, viene attaccata sul piano sessuale e questo vale indipendentemente dall'appartenenza politica e partitica. Un ultimo esempio di questa violenza che viene riservata a noi donne, Presidente, è quanto è successo alla diciassettenne Greta Thunberg, che viene ritratta, in adesivi pubblicati dalla società petrolifera X-Site, mentre viene stuprata di spalle, adesivi che erano stati stampati per metterli sui caschi degli operai delle piattaforme petrolifere. Io credo che sia un livello di violenza inaccettabile sempre e comunque. In prima battuta, la compagnia petrolifera è riuscita anche a dire che in fondo non si trattava di una minorenne, quindi, non vedeva quale fosse il problema, ma questo dà il segnale di quanto la violenza sulle donne sia diffusa culturalmente e spesso si fa fatica a condannarla e a censurarla proprio perché manca l'ABC del rispetto delle donne in quanto persone. Invece, serve realizzare una piena uguaglianza di genere, così da garantire, insieme al diritto al lavoro, al diritto al tempo, per cogliere quel protagonismo femminile di cui il Paese ha grande bisogno, quello che chiamo il “fattore D”, ossia la presenza delle donne nelle posizioni apicali, perché questo fa bene alla società, alla politica, all'economia, perché il Paese, l'Italia, ha bisogno anche delle competenze e delle capacità di noi donne.
Quindi, chiediamo spazi, diritti, rispetto e chiediamo che la politica si occupi di questi temi sicuramente con mozioni importanti come queste, ma anche e soprattutto con atti concreti che ci aiutino a colmare quei vuoti e quegli spazi di arretramento che stiamo registrando ormai da troppo tempo e che ci preoccupano largamente (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, inizio subito con il dichiarare che Italia Viva voterà convintamente a favore su questa mozione a prima firma Laura Boldrini. La discussione di ieri è stata ampia e articolata anche se, Presidente, quando si parla di questo tema poi è difficile farlo senza correre il rischio di cadere nella rete di un'ipocrita retorica. Io proverò a farmi guidare, in questa breve disamina, da qualche dato numerico e da qualche riflessione, senza correre il rischio di inciampare in quelle che sono le flatus vocis da tweet.
Parto da alcuni numeri: 3, 37, 51, che sono gli articoli della Costituzione e, in particolare, mi vorrei soffermare sulla previsione dell'articolo 3, comma 2, che, in realtà, scardina proprio quello che è il gender gap, cioè quello che con questa mozione vogliamo superare, perché proprio il gender gap è l'esempio plastico di quell'ostacolo economico e sociale che impedisce alle donne il pieno sviluppo della propria personalità e la partecipazione effettiva alla vita del Paese. Lo abbiamo detto ieri e, quindi, cercherò di non ripetermi, ma lo dice anche l'ultimo report sul gender gap: il nostro Paese si colloca al settantaseiesimo posto della classifica di 153 Paesi mondiali e l'Istat ci dice ancora che il divario di genere nei tassi di occupazione per l'Italia è ancora il più alto dell'Europa: l'11,1 per cento delle donne lascia il lavoro dopo la maternità e, ovviamente, siamo il vagone di coda per quello che riguarda l'occupazione femminile soprattutto al Sud, ahimè, e le donne che lavorano in part time sono quattro volte numericamente superiori alla percentuale degli uomini, e nel 60 per cento dei casi si tratta di una componente involontaria. Dunque, l'Istat fotografa per le donne una maggiore quota di sovraccarico, tra impegni lavorativi e familiari.
Questi, in breve, sono i numeri. Andiamo a qualche riflessione e voglio partire proprio dall'asimmetrica distribuzione dei carichi familiari, che ovviamente richiama la necessità di una maggiore e migliore articolazione dei tempi di vita familiare e di vita professionale. E proprio su questo mi concentrerei, perché questo è il problema dei problemi e la sacca maggiore in cui si annida proprio la disparità di genere ed è un po' quella che è la fortezza ancora da espugnare. Persiste, quindi, uno squilibrio eccessivo nella ripartizione del lavoro familiare sbilanciato ovviamente verso le donne, e le nonne rappresentano il pilastro di supporto maggiore per le donne mamme. La presenza di carichi familiari ovviamente si riverbera in modo negativo su quella che è la partecipazione delle donne al mercato del lavoro in ogni segmento, dall'assunzione fino alla progressione di carriera, e all'ineguale distribuzione della responsabilità di cura fra donne e uomini è collegato, ahimè, il tema delle donne sottorappresentate nel mondo del lavoro. Insomma, nella migliore delle ipotesi, a parità di ore lavorate, le donne guadagnano meno dei colleghi uomini e, nella peggiore delle ipotesi, devono scegliere tra lavoro e famiglia.
Parlare di accesso e rappresentanza delle donne nel mondo del lavoro ci porta necessariamente a riflettere su quanto ci sia ancora una forte discriminazione per le imprese femminili che vogliono accedere ai finanziamenti bancari e, quindi, al concetto di inclusione finanziaria come strumento per ridurre e contenere la disparità di genere nel settore economico. Da qui è necessaria una riflessione seria su quello che è il tema della violenza economica, una violenza sottile da definire, dai contorni incerti, subdola, da stanare, perché si confonde con i lividi di quella che è definita una normale violenza, ed è ancora troppo diffusa. Il denaro diventa uno strumento di potere, la potenza e la prepotenza economica. E, allora, le frasi: “Lascia perdere il tuo lavoro, amore, fai la mamma”, “al massimo mi aiuti nell'azienda di famiglia” e “non preoccuparti, sono cose da uomini: ci penso io” possono addirittura sembrare frasi innocue o premurose e spesso sono vergognosamente condite dalla parola “amore” - e di amore qui non c'è assolutamente nulla - sono il preludio di una serie infinita di angherie, di un'escalation di angherie, ed è una violenza che non lascia segni evidenti, ma lascia profonde cicatrici. Poi, ci sono ancora quelle frasi ancora troppo pronunciate: “Falla tu la spesa, ma fammi vedere gli scontrini” e “non credi di aver speso un po' troppo?”, però tu in fondo hai il bancomat e pensi che non ci sia il problema. E, il problema c'è, perché poi la forma più grave si esprime in quella che è una frase in cui si annida la difficoltà per le donne di denunciare: “Taci, ti mantengo io”.
Questa della violenza economica, allora, è una strategia di controllo che porta la vittima fino all'isolamento ed è per questo che è fondamentale agire sul fronte della prevenzione, di campagne di sensibilizzazione e con l'educazione familiare, che faccia riconoscere e comprendere la centralità e l'importanza di lottare contro la discriminazione di genere, soprattutto nell'ambito della violenza economica, e di lavorare affinché l'autonomia delle donne sia riconosciuta anche attraverso progetti di microcredito per le vittime della violenza.
Qui mi permetto di ringraziare il lavoro svolto dalla Ministra Bonetti in tal senso, con il Family Act, che sta tracciando proprio il percorso di quelle che sono riforme strutturali su più fronti delle politiche familiari. Ben vengano i tavoli bilaterali per il sostegno strategico nazionale antiviolenza. Grazie, Ministra.
Ma poi c'è il problema culturale, che è la vera grande sfida che noi vogliamo vincere. Nel nostro Paese la rappresentazione del femminile è ancora sessista, arcaica, fondata sugli stereotipi di genere. Ebbene sì, noi vogliamo essere donne in carriera, economicamente libere, e libere di esprimere la nostra personalità anche quando raggiunge delle forme più estrose. Ancora troppo spesso, però, sentiamo frasi del tipo “ad un uomo non sarebbe mai successo”, dette anche con un sorriso beffardo, e se fosse accaduto la reazione dell'opinione pubblica sarebbe stata certamente diversa. Scardinare questi stereotipi deve essere l'obiettivo della nostra azione, del nostro impegno per contrastare le forme di discriminazione verso le donne. E lo si deve fare partendo dalle aule scolastiche, dai piani educativi, perché la cultura è il primo mattone su cui si fonda la parità di genere. Anche su questo voglio ringraziare la Ministra, per il pregevole e prezioso lavoro che sta svolgendo, perché ha attivato e sta attivando dei tavoli operativi sull'educazione e sulla prevenzione, a partire dal contrasto del linguaggio d'odio. Che poi sarebbe così semplice capire che quella della parità di genere è una questione di giustizia sociale, di democrazia, di sostenibilità, è una forma di investimento per il nostro Paese, perché disegnare un futuro che punta alle donne, alla valorizzazione delle donne, anche nel mondo del lavoro, significa garantire a noi e ai nostri figli un mondo migliore, un mondo più ricco, più progredito, perché il divario di genere è una palla al piede che rallenta anche la nostra economia, e uno spreco inaccettabile di talenti. La lotta alla disparità deve essere una ribellione nobile all'immobilismo sociale, uno strumento di lotta alla denatalità, alle disuguaglianze economiche e alla disgregazione della dimensione familiare. Parlare di pari opportunità non vuol dire parlare solo delle donne, ma mettere in campo azioni importanti e serie per il nostro futuro; e la conciliazione dei tempi vita e lavoro deve essere concepita come un terreno di condivisione fra donne e uomo. Ecco perché questa mozione, con gli impegni che pone al Governo in termini di adozione di iniziative utili per favorire l'ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro in tutto il segmento, di prevenzione e repressione di ogni forma di violenza, di introduzione di strumenti di welfare, di valorizzazione del sistema educativo e di rafforzamento delle reti per l'infanzia, oltre che la promozione da parte dei media di soggettività femminili e di misure sanzionatorie su comportamenti mediatici che risultano sessisti o che nascondono visioni stereotipate dei ruoli. Si colloca quindi verso la giusta direzione per far sentire forte la voce delle donne, accompagnata però dal coro di uomini.
Quindi molto è stato fatto, ma il famoso tetto di cristallo non è stato ancora sfondato. Allora noi donne vogliamo semplicemente avere le stesse chance di partenza degli uomini, la possibilità di competere alla pari dell'uomo stanza svantaggi esterni o sovraccarichi esogeni, fin dall'inizio mal distribuiti, come avviene nella maggioranza dei casi. Insomma, chiediamo di avere a disposizione la stessa cassetta degli strumenti, che serve poi per uno sviluppo comune della personalità di entrambi. Facciamo in modo allora che, soprattutto quest'anno, l'8 marzo non sia solo una coccarda rosa nel calendario dei lavori parlamentari, ma l'occasione per far muovere l'Italia verso un passo importante in avanti, ricordandoci sempre che dobbiamo essere donne e uomini di ago e filo e non di forbici (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, tra pochi giorni si celebrerà l'8 marzo, la festa internazionale sui diritti delle donne. Allora, in questa giornata che viene celebrata ogni anno, come Fratelli d'Italia abbiamo pensato di dedicarla alle tre ricercatrici dello Spallanzani, a quelle tre ricercatrici, Francesca Colavita, Concetta Castelletti, Maria Rosaria Capobianchi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico), che, con il loro talento, con la loro capacità, hanno onorato la nostra Italia, ma soprattutto hanno difeso la salute degli italiani. Queste ricercatrici sono soltanto un esempio del talento delle donne, di quel talento delle donne che è così importante nel mondo del lavoro, e per questo dovrebbe essere sostenuto, riconosciuto, garantito. Invece se parliamo proprio di lavoro e di inclusione nel lavoro delle donne, purtroppo l'Italia si trova in una condizione drammatica. Purtroppo l'Italia è l'ultima in Europa per tasso di occupazione femminile: soltanto il 56 per cento delle donne è incluso nel mercato del lavoro, a fronte di un 81 per cento, invece, della Svezia. Questo certamente ci deve far riflettere, perché essere ultimi in graduatoria - mi permetto di dirlo - è vergognoso. Allora se è d'obbligo una riflessione su questo, la riflessione deve poi estendersi, guardando anche gli altri dati rispetto alla differenza di genere tra uomini e donne proprio nel contesto lavorativo, perché oltre a essere ultimi in graduatoria per occupazione femminile, una donna ha un salario inferiore al 20 per cento di quello riconosciuto ad un uomo, a parità di mansioni. Una donna ha difficoltà, e non per incapacità, ma per motivi di carattere culturale, ad accedere a cariche dirigenziali: soltanto il 27 per cento delle donne in Italia ha un incarico dirigenziale, è manager, a fronte invece di un 33 per cento in Europa. Poi un altro dato drammatico: una donna su cinque, dopo aver partorito, rinuncia a lavorare. Avere un figlio in Italia è indice di povertà, di miseria, di esclusione dal mondo del lavoro. Anche questo dato è drammatico, anche questo dato deve far riflettere, soprattutto perché, se parliamo di nascita di un bimbo, un'altra graduatoria ci trova ultimi in Europa, è quella che riguarda il tasso di fecondità: in Italia nascono 1,32 bambini per donna, siamo ultimi anche in questo! E il parallelismo di queste due drammatiche situazioni della nostra Italia, il tasso di fecondità e il tasso di inclusione lavorativa, deve farci riflettere, perché questi due aspetti viaggiano insieme, nella misura in cui, se non vi sono in uno Stato quelle attenzioni e quelle iniziative per conciliare la vita lavorativa con i tempi di cura, beh, inevitabilmente si esclude proprio la donna, quella donna che con difficoltà, con quel cuore, quell'amore che sempre ha, cerca di divincolarsi fra mille impegni, quelli del lavoro e quello della famiglia, dei figli ma anche degli anziani, anche delle persone più sofferenti, anche di chi ha una disabilità. Allora non è un caso se la nostra Italia è così drammaticamente all'ultimo posto in queste due graduatorie. L'Italia ha il 20 per cento di servizi educativi per l'infanzia, a fronte di un'Europa che arriva al 40 per cento, ben lontana da quell'obiettivo di Lisbona che doveva essere garantito anni fa e che vedeva il 33 per cento dei bambini ad essere accolti. Anche su questo, quindi, non è un caso se l'Italia si trova in questa drammatica situazione. Fratelli d'Italia ha da sempre proposto delle iniziative per risolvere questo problema. Nostra è la proposta di poter offrire a tutti i bambini che ne hanno necessità dei servizi educativi, delle scuole dell'infanzia e degli asili nido. Nostra è la proposta di parlare di reddito d'infanzia, più che di reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di riconoscere ogni mese, a ciascun bambino nato, dal primo anno fino ai 6 anni, 400 euro al mese, e fino ai diciotto anni 250 euro al mese!
Nostra è la proposta di Fratelli d'Italia di parlare di IVA agevolata. Nostra è la proposta di immaginare degli incentivi per l'inclusione nel lavoro delle mamme che aspettano un bambino.
Ma la questione oggi al femminile dell'Italia non è soltanto una questione economica, è anche una questione di carattere culturale. Troppo spesso la donna viene considerata come sesso debole e per questo non protetta, ma anzi aggredita, anzi violata nel suo corpo e nella sua anima. Sono circa 7 milioni le donne che subiscono qualche tipo di violenza: nel 2019, 88 donne ogni giorno sono state violate, una ogni quindici minuti; certo che è un fatto culturale ma, permettetemelo di dire, la questione culturale della parità di genere e della differenza di genere non si risolve con un asterisco messo nell'ultima vocale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non si risolve togliendo la “a” di bambina o la “o” di bambino e togliendo quindi quella “a” o quella “o” e sostituendola con un asterisco; non si risolve così, non si risolve con dei laboratori affidati a delle drag queen che raccontano delle favole a dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con l'obiettivo di creare maggior consapevolezza di genere e invece quello che si fa è soltanto alimentare la confusione. L'uguaglianza che riconosco e che va riconosciuta non è egualitarismo, non è questo. Siamo e dobbiamo essere uguali, donne e uomini, davanti alla legge, con gli stessi diritti e gli stessi doveri, ma poi siamo diversi e va riconosciuta questa diversità, questa bellezza dell'essere donna in quanto diversa dall'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e in questo poter riempire quella meravigliosa complementarietà che è data dall'universo femminile e dall'universo maschile. Non dimenticherò mai le parole di Oriana Fallaci, che hanno accompagnato tutta la mia crescita, che mi hanno fatto riflettere come donna, come essere umano. Lei diceva: essere donne una cosa affascinante, è un'avventura che richiede coraggio, una sfida che non annoia mai, ma essere donna in quanto tale, non negare mai la propria femminilità, riconoscerla fino in fondo, difenderla, esserne orgogliosa e per questo difendere sempre e comunque la differenza dall'uomo e l'essere donna in questo. Per questo, noi, come Fratelli d'Italia, certamente appoggeremo quelli che sono gli impegni della mozione proposta dalla maggioranza e anche quella ovviamente proposta noi da noi come centrodestra. Invece, per la stessa ragione, vi diciamo che non siamo d'accordo in quelle che sono le premesse proposte dalla maggioranza, non siamo totalmente d'accordo soprattutto in quelle sottolineature che vedono dei percorsi educativi, all'interno delle biblioteche che non garantiscono il diritto di ciascun bambinO e di ciascuna bambinA (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di essere tali, uomini e donne, femmine e maschi, e in questo la loro bellezza e il miracolo della vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD). Sì, grazie, signora Presidente, signora Ministra, colleghe e colleghi deputati, l'8 marzo del 1908, in una fabbrica di New York occupata in occasione di uno sciopero, divampò un incendio nel quale 129 operaie tessili morirono bruciate vive. Questa data divenne da allora il simbolo della lotta delle donne di tutto il mondo per affermare i loro diritti e la loro spinta alla liberazione dalle vecchie catene patriarcali. Tre anni dopo, signora Presidente, nel marzo del 1911, sempre a New York, altre 123 donne morirono nell'incidente di un'altra fabbrica, la Triangle; 39 erano italiane, immigrate dalle regioni più povere del nostro Paese. Ecco, vede, il richiamo alla morte orrenda di quelle operaie a New York fa sì che il tema del lavoro, della dignità del lavoro, e della equa retribuzione come principale strumento di liberazione della donna, sia sempre stato centrale, centrale nelle battaglie dei movimenti femminili, ma anche di quelli femministi.
Non è un caso che subito dopo il ventennio fascista, che aveva proibito queste celebrazioni, nel 1946 l'UDI, l'Unione Donne Italiane, preparò il primo 8 marzo nell'Italia libera, proponendo di farne una giornata per il riconoscimento appunto, signora Ministra, dei diritti economici, sociali e politici delle donne, quindi scegliendo anche la mimosa, fiore di primavera, come simbolo della giornata. Ecco, anche nelle mozioni approvate in quest'Aula il 12 novembre scorso, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, tra i diversi impegni rivolti al Governo, che quindi l'Esecutivo è tenuto ad attuare, era presente anche quello del lavoro come strumento di autonomia, che consente alla donna di liberarsi dal contesto violento e anche dal ricatto di quella che abbiamo chiamato violenza economica. Dunque, avendo già approvato, nel novembre scorso, mozioni sul tema del contrasto alla violenza di genere, in questa mozione di oggi, 45 deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, a cui si sono uniti altri colleghi, si sono volute concentrare soprattutto sulla condizione lavorativa e sociale delle donne in Italia; una condizione di discriminazione contro oltre la metà della popolazione italiana e che colpisce e frena tutta la società. Di un'ingiustizia si tratta: perché e sulla base di quale logica per le donne deve essere più difficile trovare lavoro e mantenerlo, quando fanno un figlio? Perché devono subire più degli uomini il ricatto del part-time involontario, devono guadagnare meno, a parità di mansioni? Perché devono faticare di più nell'accesso al credito, per avviare un'impresa commerciale o produttiva? E perché le donne devono continuare a sbattere la testa contro quel soffitto di cristallo che le limita nella carriera e nell'affermazione professionale, anche quando vediamo che eccellono nel conseguire una laurea, una specializzazione o nel vincere i concorsi? Perché mai? La Costituzione non dice questo, anzi, afferma l'esatto contrario: l'articolo 3 e l'articolo 51 sono molto chiari su questo punto. Il nostro pensiero va in queste ore, come è stato già detto in quest'Aula, alle ricercatrici italiane che hanno isolato il Coronavirus, primo passo indispensabile per ottenere il vaccino, alla loro professionalità, alla loro dedizione, così come a quelle scienziati ricercatrici, mediche, che lavorano h24 nelle zone colpite dal virus, insieme a tutti coloro che stanno fronteggiando l'emergenza. Ma, signora Presidente, la mancanza di lavoro per le donne, il suo carattere precario e sottopagato, il loro dover scegliere ancora, nel terzo millennio, tra professione e genitorialità, oltre a essere un'ingiustizia, è uno spreco di risorse per l'intera società; è un freno, sì, è un freno alla sua crescita sostenibile. È dimostrato che i Paesi che sono più avanti sul piano economico e sociale sono quelli che riconoscono un ruolo avanzato alle donne, dove più donne lavorano e dove una rete diffusa di servizi e lunghi congedi di paternità obbligatori non le costringono a scegliere tra occupazione e maternità. In Commissione lavoro si sta facendo un'intensa attività di audizioni, con esperti, esperte e forze sociali, attorno a proposte di legge per l'effettiva parità salariale - e ringrazio la collega Gribaudo, qui accanto, che ha una sua proposta di legge - per sostenere l'occupazione e l'imprenditoria femminile. Chiediamo al Governo un pieno sostegno, signora Ministra, per la conclusione di questi lavori, con leggi che segnino una svolta nella condizione lavorativa delle donne italiane. Ne va anche del prestigio internazionale del nostro Paese, signora Presidente, perché, come ricordiamo nella nostra mozione, il Censis ha dimostrato che le donne che lavorano in Italia sono appena il 42,1 per cento degli occupati complessivi e che il tasso di attività femminile è del 56,2 per cento, mentre per gli uomini è del 75,1. Con queste percentuali ci siamo guadagnati l'ultimo posto tra i Paesi europei, una situazione della quale vergognarsi - io non trovo un'altra parola che questa, vergognarsi - e dalla quale è indispensabile uscire prima possibile.
Allo stesso modo, signora Ministra, chiediamo che il Governo sostenga pienamente la ratifica della Convenzione dell'ILO, l'Organismo internazionale del lavoro, contro la violenza e le discriminazioni nei luoghi di lavoro, una Convenzione per molti definita storica, che mi auguro che il Parlamento possa approvare con voto unanime, come facemmo all'inizio della scorsa legislatura, con la Convenzione di Istanbul, perché troppo spesso il posto dove si lavora da occasione di autorealizzazione si trasforma, invece, in un luogo di molestie, in un luogo di incubo.
Ma i problemi di cui ci stiamo occupando hanno anche, come sappiamo, una radice culturale, fatta di stereotipi, di approcci, di misoginia, che sono la vera culla di un patriarcato che è duro a morire. E il patriarcato, signora Presidente, nega la parità fra uomo e donna.
Sono importanti, quindi, un'educazione scolastica e libri di testo che trasmettano il valore del rispetto tra sessi. Ed è almeno altrettanto fondamentale il ruolo dei media, specialmente del servizio pubblico, nel trasmettere un'immagine contemporanea della donna, che non sia stereotipata e confinata ai vecchi ruoli di oggetto del desiderio maschile o angelo del focolare. Perché? Perché questo Parlamento si è molto impegnato, negli ultimi anni, sui temi che riguardano la condizione delle donne e, come ho ricordato, sta continuando a farlo. Lei stessa, signora Ministro, ha annunciato provvedimenti dell'Esecutivo nel campo delle politiche per la famiglia. Considero importante una politica del Governo a sostegno delle famiglie. Io preferisco usare il plurale, perché le famiglie rappresentano una rete di protezione e di supporto fondamentale, soprattutto in una fase come questa, di perdurante disagio sociale.
Ma raccoglierei, in questo ambito, le osservazioni del Grevio, l'organo del Consiglio d'Europa, che valuta come gli Stati stanno attuando la Convenzione di Istanbul. Nel rapporto redatto a novembre 2019 - e che, quindi, riguarda il pregresso - questo organo esprime nei confronti dell'Italia, signora Presidente, la sua preoccupazione, per l'emergere di una tendenza a interpretare le politiche di uguaglianza fra i sessi come politiche della famiglia e della maternità, trascurando la sfera della parità nel lavoro e nella società.
Il ruolo della donna nella società va affermato a prescindere dal contesto familiare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che, come ho detto, è comunque importante. Va affermato e valorizzato il rapporto della donna, quando è moglie e madre, ma anche quando non lo è, perché non può o perché non vuole, decide di non volerlo. Va valorizzato anche nelle istituzioni, signora Presidente.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LAURA BOLDRINI (PD). Sì, arrivo alla conclusione. Con misure che garantiscano una rappresentanza non discriminatoria, sia per quanto riguarda le leggi elettorali, ma anche per quanto riguarda le nomine parlamentari e governative, presso autorità di garanzia o al vertice di aziende pubbliche e partecipate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, guardi, di talenti femminili ne abbiamo tantissimi. Non ci si può più nascondere dietro la scusa che non abbiamo donne qualificate.
Ecco, allora, signora Presidente, il senso di questa mozione ed ecco le ragioni per le quali annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico. Grazie, signora Presidente a lei, per avermi concesso di terminare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.
ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema che oggi affrontiamo richiede grandissima attenzione, da parte di tutte le forze politiche, lasciando fuori dalla porta di quest'Aula qualsiasi inutile e superflua polemica, perché, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, è necessario che le istituzioni tornino ad affrontare con la dovuta necessità temi fondamentali, come la parità di genere e la violenza contro le donne.
Una premessa, in questo senso, è d'obbligo, perché l'8 marzo è soprattutto una giornata in cui ricordare le conquiste sociali, culturali e politiche delle donne e un'occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze, che ancora tantissime donne subiscono in ogni parte del mondo, violenze rispetto alle quali la nostra Europa di certo non è immune. Anche in seguito ai massicci fenomeni migratori degli ultimi anni, infatti, pratiche abominevoli, come i matrimoni precoci con le spose bambine, come l'infibulazione, sono sempre più diffuse queste pratiche, che anche lei, signora Presidente, ha combattuto fortemente. E mai, mai, dobbiamo dimenticare quel fenomeno aberrante, che prende il nome di maternità surrogata e che vede le donne costrette, per motivi economici, a uno dei gesti più innaturali che esistano: portare un bambino in grembo per nove mesi, per poi allontanarsene per sempre una volta nato, consegnandolo a chi lo ha pagato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E dico: pagato! Che la si voglia chiamare gestazione per altri o in altri modi, tesi a sminuirne la portata, l'utero in affitto è davvero una delle più terribili vessazioni, a cui nei Paesi civili le donne sono ancora sottoposte e che dovrebbe veramente essere considerato come reato universale.
Vedete, io non sono incline alla retorica femminista fine a sé stessa, al rinchiudere le donne in un recinto, in una categoria. Sono abituata, invece, a guardare la realtà con occhio critico, privo di lenti ideologiche. La realtà è che oggi è molto difficile essere madri qui in Italia. I dati parlano chiaro: divise tra famiglia e lavoro, per molte, l'unica possibilità è quella di lasciare i propri impieghi. Solo una parte delle donne italiane sceglie volutamente di non fare figli o di fermarsi al primo, mentre per altre si tratta di una necessità, di un limite imposto dalla paura di perdere il posto di lavoro, dalle possibilità economiche, dalla mancanza di un sostegno strutturale al lavoro femminile e di servizi adeguati, dall'oggettiva difficoltà di conciliare i tempi di vita con i tempi di lavoro. Tutto questo si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, dall'ingresso alla progressione di carriera. E per un attimo voglio volgere lo sguardo alle difficoltà che forse incontreranno le madri italiane, qualora venisse confermata la notizia che le scuole da domani verranno chiuse, a causa dell'emergenza Coronavirus. In questo contesto, dobbiamo pensare subito a misure per lo smart working, a permessi retribuiti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e davvero a un sostegno concreto per l'apprendimento a distanza. Non c'è tempo da perdere, le famiglie italiane non possono essere lasciate sole.
E in questo contesto, ancora, l'Italia è entrata in un vero e proprio inverno demografico. L'Italia rischia una vera e propria desertificazione demografica. E un Paese senza figli è un Paese senza futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo scenario tracciato dall'Istat nel Rapporto sugli indicatori demografici del 2019 ci consegna una fotografia agghiacciante. Nel 2019, non si è registrato solo il minor numero di nascite di sempre (appena 435 mila), ma si è toccato anche il più basso livello di ricambio naturale dal 1918, con un saldo negativo di 212 mila unità.
Un altro dato, sul quale è necessario soffermarsi, è quello che riguarda la copertura territoriale dei servizi degli asili nido e di scuole per l'infanzia e le relazioni che intercorrono tra questo aspetto e l'occupazione femminile. La copertura dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia nel nostro Paese è, per usare un eufemismo, insufficiente. La media nazionale dei bambini che fruiscono di questi servizi è del 20 per cento, con riduzioni drastiche al Sud, dove questa percentuale scende addirittura al 7 per cento, a fronte di una media europea del 40 per cento circa. Come rilevato, esiste un nesso causale, immediato e diretto, tra la scarsa disponibilità di servizi pubblici per l'infanzia e la disoccupazione femminile. È di tutta evidenza, infatti, che le madri che non possono affidare il bambino ad altri componenti del nucleo familiare o sostenere il costo di servizi di asilo nido privati o di baby sitting, non abbiano altra scelta che rinunciare, in tutto o in parte, al proprio lavoro. E, a fronte di questa situazione, è necessario e non più rinviabile - e mi rivolgo ai componenti del Governo, se vogliono prestare attenzione agli interventi dell'opposizione - affrontare il tema della parità di genere, dell'occupazione, dell'imprenditoria femminile, degli incentivi per l'assunzione di donne, nonché per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, attraverso un intervento deciso, in linea anche con le strategie e le pratiche adottate dagli altri Paesi europei. A tal proposito, Forza Italia ha sempre avuto idee chiare. Durante i Governi Berlusconi sono state poste in essere iniziative concrete a sostegno della famiglia e della natalità. È stato nostro il primo Governo che, nel 1995, ha istituito il Ministero della famiglia, con allora il Ministro Guidi. Nel 2003 è stata istituita la no tax area per i redditi bassi e medio-bassi, con la prima riduzione Irpef e poi, nel 2005, una seconda no tax area, con una seconda riduzione Irpef per i redditi medio e medio-bassi.
Da parte nostra c'è sempre stato il giusto e doveroso riconoscimento della funzione sociale della famiglia perché la famiglia è il pilastro su cui si basa la nostra società. Per noi questa è giustizia sociale, questo è il modo in cui va sostenuta con i fatti e non con le parole l'istituzione, il pilastro della nostra società. Un'altra attenzione particolare l'abbiamo avuta anche per tutte quelle donne che ricoprono ruoli decisionali all'interno delle grandi aziende. La legge Golfo-Mosca ha avuto il pregio di cambiare in modo decisivo l'atteggiamento degli operatori di mercato nei confronti delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), anche se dalla parte dell'opposizione la battaglia di Forza Italia a difesa della famiglia non si ferma.
E lo facciamo portando avanti ancora una proposta di legge a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro presentata dal nostro capogruppo, volta a supportare le reali necessità delle donne madri e lavoratrici. Un intervento di sistema concreto che agisce su due principali leve: da un lato, l'intervento sul mercato del lavoro per favorire l'occupazione, e, dall'altro, l'introduzione di una serie di misure per consentire alle donne di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, mettendo in campo una serie di strumenti che favoriscano la conciliazione tra le esigenze di lavoro e di cura della famiglia, perché negli anni della crisi la famiglia è stata spesso il presidio della tenuta sociale ed economica delle persone.
Tra le tante istituzioni su cui si fonda il Paese, da quelle politiche a quelle socio-economiche o educative, non vi è dubbio, dunque, che al centro della nostra costruzione sociale vi sia proprio la famiglia, alla quale spetta la più alta funzione educativa, quella che coinvolge il senso più autentico della nostra identità, perché è qui che si tramanda il nostro universo valoriale, che nasce e che cresce con le condivisioni della nostra tradizione, della nostra storia e della nostra cultura. Qui si cementa la nostra collettività e si riempie di senso il nostro essere italiani. Di fronte a questo ruolo fondamentale, a questa evidente funzione sociale, il legislatore ha una chiara responsabilità: promuovere delle politiche concrete volte innanzitutto a sostenere la natalità e la famiglia. Ci troviamo, invece, in un contesto in cui, nell'ambito delle politiche di welfare, le risorse impiegate per la famiglia sono la voce meno consistente, solo l'1,4 per cento della spesa sociale: la percentuale più bassa se confrontata con il resto dei Paesi europei e sono certa che non è questa che avevano in mente i nostri padri costituenti quando hanno scritto l'articolo 31 della nostra Costituzione.
Con la mozione presentata dalle forze politiche che compongono il centrodestra siamo qui a chiedere interventi concreti. Prima di tutto è necessario adottare iniziative volte a sostenere e a valorizzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nonché misure strutturali di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le lavoratrici. Bisogna promuovere misure organiche per il potenziamento di strutture destinate agli asili nido e alle scuole per l'infanzia, incentivare misure di welfare per la famiglia e per le neomamme. Si tratta di interventi necessari, misure non più rinviabili per chi crede nella famiglia, e quindi per il futuro del Paese, con l'auspicio che l'8 marzo sia realmente una festa per tutte le donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foscolo. Ne ha facoltà.
SARA FOSCOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, Ministro, ci troviamo di nuovo qui a parlare della questione femminile; ancora una volta, mi viene da dire. Ormai è un appuntamento fisso in quest'Aula: ci ritroviamo qui a novembre, nella settimana in cui ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, con la mozione per contrastare la violenza di genere, e ci ritroviamo qui oggi, a ridosso dell'8 marzo, la Giornata internazionale dei diritti delle donne. Bene, è positivo trattare questi argomenti nelle sedi istituzionali, è giusto porre sempre l'accento e portare l'attenzione su queste tematiche importanti, drammatiche, purtroppo di attualità. È giusto e doveroso ricordare le vittime delle violenze, dei soprusi, dei femminicidi.
Tuttavia è anche vero che bisognerebbe ricordarsene ogni giorno dell'anno, sempre, e non solo in occasione delle ricorrenze obbligate o delle date segnate sul calendario. Bisognerebbe parlare della condizione della donna non solo in prossimità dell'8 marzo, salvo poi mettere da parte la tematica e ricordarsene dopo un anno. Bisognerebbe ricordare le vittime delle violenze non solo in occasione dell'inaugurazione di una panchina rossa.
Per chi ha l'onore e il privilegio di sedere in queste Aule il giusto modo per ricordarle, per chiedere giustizia, per far sì che il loro sacrificio non sia stato vano è fare delle leggi che tutelino veramente le donne, che diano alle vittime gli strumenti per difendersi, per far sì che il fenomeno diminuisca, per punire chi si macchia di tali reati, per far sì che il fenomeno, perché no, possa essere azzerato completamente, portare avanti dei provvedimenti concreti a tutela delle donne. Proprio quello che ha fatto la Lega nella sua precedente esperienza di Governo nel Paese. Risultati importanti, non semplici, primi passi decisivi. Un punto di partenza nel contrasto della violenza contro le donne è stato quello di ottenere l'approvazione del cosiddetto Codice rosso, voluto fortemente da Matteo Salvini con l'allora Ministro Giulia Bongiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma vengo al tema centrale della mozione odierna: oggi il tema è incentrato sulle iniziative volte a promuovere la parità di genere, le condizioni di accesso delle donne al mondo del lavoro e, ovviamente, anche a combattere la violenza sulle donne. In fase di discussione ieri abbiamo espresso tanti concetti, abbiamo elencato i dati, a volte preoccupanti, riguardanti il mondo del lavoro al femminile, la disoccupazione più elevata rispetto agli uomini e anche rispetto al resto dell'Europa, la difficoltà della donna di inserirsi nel mondo del lavoro, la difficoltà ad affermarsi e ad accedere alle posizioni più elevate nelle aziende. Abbiamo di nuovo ieri toccato il fenomeno della violenza, che, purtroppo, continua ogni giorno a riempire le cronache nazionali. Ci siamo soffermati, però, anche sul ruolo centrale del lavoro quale mezzo essenziale per la donna di riscattarsi, di rendersi indipendente economicamente, per riuscire a liberarsi dei partner violenti.
Abbiamo discusso di mobbing, di violenze, di molestie, di sessismo praticato anche e soprattutto - questo è molto grave - sulle donne disabili. Abbiamo toccato il tema della natalità, della genitorialità, del preoccupante calo delle nascite in Italia e del ruolo centrale della donna nella gestione della famiglia, della fondamentale integrazione dei ruoli di moglie, mamma e lavoratrice anche per far ripartire la crescita demografica nel nostro Paese. Questi concetti fortunatamente sono stati condivisi da tutti in quest'Aula; fortunatamente su queste tematiche ci si trova sempre d'accordo, si trova sempre una condivisione, che va al di là delle ideologie politiche. Detto questo, l'impegno di questo Parlamento e del Governo non deve fermarsi alle mozioni. Alle mozioni devono seguire delle iniziative concrete, dei provvedimenti che vadano veramente a incidere sulla situazione femminile. Servono provvedimenti sulla parità salariale, sull'occupazione, sull'imprenditoria. Servono strategie di tipo family friendly aziendale, serve una vera politica della famiglia. Sono necessarie azioni di supporto che valorizzino le donne e il merito, non imposizioni dall'alto che penalizzino i comparti produttivi. Migliori salari per le donne, ma non solo in quanto donne, in quanto donne di merito e di valore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Durante il precedente Governo la Lega ha fortemente voluto il Ministero della famiglia, con i nostri Ministri, prima Lorenzo Fontana e poi Alessandra Locatelli, che hanno cercato di portare un importante contributo in questo senso. E, anche se l'ho già fatto ieri, voglio ricordare anche oggi i provvedimenti voluti dalla Lega nella legge di bilancio 2019-2020, che ha visto importanti misure a sostegno della natalità e della genitorialità, come i 100 milioni per il Fondo delle politiche della famiglia destinati all'assegno per la natalità, all'incremento dell'assegno per il pagamento delle rette degli asili e dell'assistenza presso il domicilio dei bambini affetti da gravi malattie croniche. Questi sono provvedimenti concreti, un primo passo, è vero, però che dovrebbe essere incrementato per permettere alle famiglie e in particolar modo alle donne di avere un aiuto nella gestione dei figli, per riuscire a conciliare al meglio i ruoli di madre, moglie e lavoratrice.
Oggi dobbiamo votare due mozioni: in entrambe si chiedono degli impegni concreti al Governo per sostenere e valorizzare la partecipazione della donna al mondo del lavoro, per colmare il divario retributivo tra uomini e donne, per potenziare e riqualificare le strutture dedicate agli asili nido e alle scuole per l'infanzia, per potenziarne l'offerta, per facilitare l'accesso al lavoro part-time, per promuovere la parità tra i sessi e prevenire la violenza di genere nelle scuole, per contrastare anche il fenomeno delle molestie sul lavoro. Questi sono alcuni degli impegni che vengono chiesti al Governo nelle mozioni e sono tutte richieste legittime e di buon senso per un Paese che si ritiene civile.
Per questo motivo, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore della mozione del centrodestra e voterà anche a favore degli impegni della mozione di maggioranza. Bisogna, però, individuare dei punti chiave su cui agire e su cui convergere, individuare le priorità per attuare al più presto dei provvedimenti che siano incisivi. L'obiettivo, come ho detto poc'anzi e come ribadisco ancora, è che queste mozioni non siano solo un momento puramente simbolico, ma l'anticipazione di provvedimenti concreti. Mi auguro - e credo che possiamo condividerlo tutti - di non trovarmi nuovamente, a novembre, in quest'Aula, a discutere sull'ennesima mozione senza che nessun passo avanti sia stato fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Il Forum economico mondiale, nel suo ultimo rapporto 2020 sul gap di genere, fa una previsione abbastanza scoraggiante e, cioè, che la parità reale tra uomini e donne, a livello globale, non sarà raggiunta prima di un centinaio di anni. È una fotografia del mondo in cui viviamo questa che può risultare sconfortante, se consideriamo i persistenti divari tra uomini e donne sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista più specificamente economico e, cioè, di salario.
Siamo oggi a parlarne nel Parlamento più femminile di sempre, ma non importa quante donne siedano in Parlamento se quelle donne non sono portatrici di pensiero forte, paritario e capace di opporsi alle strutture patriarcali che, ancora oggi, regolano la nostra società.
In questo 2020, due donne sono le prime cittadine di due importanti città…
PRESIDENTE. Colleghi, in tutti i settori vi chiedo… scusi, onorevole Ascari. Colleghi, in tutti i settori vi chiedo di abbassare il tono della voce per consentire all'onorevole Ascari di svolgere il suo intervento, grazie. Prego.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. In questo 2020, due donne sono le prime cittadine di due importanti città, come Roma e Torino; per la prima volta, il Senato ha una Presidente donna e le ultime competizioni elettorali hanno eletto due donne governatrici di regione. Sono tutti segnali positivi, ma non bastano, perché poco importa il sesso di chi governa se non si mettono in piedi politiche sociali che consentano a tutti e tutte di conciliare il lavoro con la famiglia, senza dover scegliere l'uno o l'altro, di guadagnare ed essere valutati in base alle proprie capacità e competenze, di poter contare su strutture pubbliche, come consultori o centri antiviolenza, in caso di necessità.
E non è in sé significativo il numero di donne che occupano i posti al vertice dei consigli d'amministrazione se la nostra società, in particolare il mondo del lavoro continua a essere verticistico, improntato alla retorica del successo, della gloria individuale, del denaro come misura del valore delle persone. Vogliamo e dobbiamo costruire un mondo diverso, più inclusivo, più attento alle diversità e ai diritti civili delle minoranze.
L'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità che si è costituito in questa legislatura e al quale aderiscono circa sessanta colleghe di quasi tutti gli schieramenti politici è la dimostrazione che si può lavorare insieme e bene su temi di interesse comune, al di là delle proprie specifiche posizioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ci sono molte cose che ho imparato dalle donne che, come me, siedono qui in Parlamento: ho imparato che il raggiungimento degli obiettivi comuni è così importante che vale la pena di sacrificare una parte dei propri, perché è vero che se vogliamo andare veloci dobbiamo camminare soli, ma se vogliamo andare lontano, dobbiamo stare insieme.
Dobbiamo essere uniti, perché le cose da fare sono ancora tante, se pensiamo che, stando alle ultime ricerche del Censis, in Italia, le donne che lavorano sono il 42,1 per cento degli occupati complessivi - lavora poco più di una donna su due -, mentre il 75,1 per cento degli uomini ha un impiego, e questo ci colloca all'ultimo posto tra i Paesi europei. Per risalire questa classifica è necessario avere la capacità di individuare i nodi culturali che impediscono alle donne di autodeterminarsi secondo i loro desideri, al di fuori degli schemi imposti dalla società. Non ci serve un pensiero in difesa delle donne, dobbiamo attivare un pensiero di costruzione, che si innesti in modo permanente dentro la vita del Paese.
Questa mozione ha quindi l'obiettivo di rafforzare le iniziative per la parità tra i sessi, adottando ogni iniziativa utile per favorire l'accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, elemento fondamentale per la crescita del Paese e per la realizzazione femminile. In che modo? Sostenendo in ogni sede le iniziative volte a garantire la parità di genere, soprattutto nelle retribuzioni e nelle carriere; rafforzando le strategie volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica che può affliggere le donne nel contesto di un rapporto di lavoro, lavoro che spesso diventa luogo di molestie e discriminazioni; ed ancora, adottando iniziative per introdurre strumenti di welfare, volti a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza, al fine di favorirne l'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia abitativa; promuovendo la formazione in materia di prevenzione della violenza di genere per chi, come i medici, gli infermieri, gli psicologi, gli avvocati, gli assistenti sociali e la polizia municipale, entra in contatto con le donne che hanno subito violenza.
Questa mozione vuole impegnare il Governo e, in particolare, i Ministeri interessati nella lotta alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, anche pubblici. Per farlo dobbiamo promuovere la parità e la prevenzione della violenza di genere, anche e, soprattutto, attraverso l'educazione scolastica, perché educare significa, prima di tutto, prevenire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mediante l'aggiornamento dei materiali didattici, cosicché i nuovi libri di testo siano realizzati in modo da rimuovere gli stereotipi presenti in tali strumenti di formazione. Un ruolo importante in questo lo gioca l'educazione civica, che deve insegnare il rispetto della persona in generale e l'educazione al riconoscimento della violenza in ogni sua forma, anche domestica. Solo così si potrà estirpare, fin dall'origine, quel germe dell'intolleranza che porta a creare stereotipi e degenera, nel peggiore dei casi, nella violenza.
Inoltre, signor Presidente, questa mozione viene proposta anche per dare attuazione all'articolo 17 della Convenzione di Istanbul, che insiste sul monitoraggio dei media, affinché non trasmettano una visione sessista e stereotipata dei ruoli tra uomo e donna e affinché siano sanzionati qualora incorrano in questi stereotipi. È fondamentale che i media diano il giusto peso alle parole e si interroghino su quale immagine di donna stanno veicolando, perché la lotta alla violenza contro le donne passa anche attraverso i titoli, i titoli dei giornali, dei TG, dei radiogiornali e delle testate online.
Da questi seggi, infine, noi vogliamo promuovere sempre più l'equilibrio di genere nelle candidature, così come nell'ambito delle cariche istituzionali e del management delle società pubbliche, certe che la presenza delle donne nei ruoli chiave, siano essi in ambito politico o manageriale, rappresenti un importante strumento di emancipazione e crescita non solo per le donne stesse, ma per tutta la nazione.
Chiudo, signor Presidente, e ci tengo a ringraziare sentitamente tutte le colleghe e i colleghi che hanno dato il proprio contributo nello scrivere questa mozione, che è il risultato di un bel lavoro di squadra.
Detto questo e per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Solo per chiedere di sottoscrivere la mozione della minoranza, grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Bignami?
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io, come l'onorevole Deidda, chiedo di sottoscrivere la mozione.
PRESIDENTE. Onorevole Zucconi?
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per chiedere di poter sottoscrivere la mozione della minoranza.
PRESIDENTE. Onorevole Galantino, immagino per sottoscrivere, così come l'onorevole Mollicone, così come l'onorevole De Carlo. Potete naturalmente anche consegnare la sottoscrizione agli uffici così magari rendiamo tutto più rapido e agevole.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334 nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334 limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone ed altri n. 1-00334 limitatamente alla premessa su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini, Locatelli, Meloni e Gagliardi ed altri n. 1-00335, così come riformulata su richiesta del Governo, e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la VI Commissione (Finanze) ha proceduto all'elezione del deputato Raffaele Trano a presidente, in sostituzione della deputata Carla Ruocco, dimissionaria (Applausi).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.
SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella notte tra domenica e lunedì scorsi, si è spento l'onorevole Bruno Solaroli, sindaco di Imola prima e poi parlamentare in questa Camera per quattro legislature. Lascia la moglie Leana e i suoi due figli, Maurizio e Claudia, ai quali va tutto l'affetto del gruppo parlamentare del Partito Democratico. Questa mattina, nonostante il contesto di emergenza che tutto il Paese sta vivendo, tanti imolesi hanno voluto esprimere affetto ai familiari e portare l'ultimo saluto al loro sindaco. Solaroli ha avuto un percorso politico di altissimo livello, arrivando a ricoprire l'incarico di sottosegretario al Ministero del Tesoro ma stamattina, nella Sala del Gonfalone del Palazzo comunale, gli imolesi hanno voluto soprattutto salutare per l'ultima volta il concittadino, il loro sindaco Bruno Solaroli. Un segno di vicinanza, di riconoscimento a pieno titolo di membro e rappresentante di una comunità, un privilegio questo riservato solo a pochi politici, solo quelli di alto rango e Solaroli lo era: un politico di alto rango perché aveva assunto su di sé la responsabilità di rappresentare i valori profondi della generazione di italiani che, usciti dalla guerra, hanno ricostruito il Paese ma soprattutto le sue istituzioni democratiche. Profondamente legato al suo partito dagli anni Sessanta fino all'approdo nel Partito Democratico e profondamente legato ai valori dell'antifascismo, che hanno reso Imola città medaglia d'oro per la Resistenza, e in particolare ricordiamo il grande lavoro condotto come presidente dell'Anpi, tuttavia Solaroli è stato soprattutto un uomo delle istituzioni, del rispetto profondo per la loro terzietà dalla politica, del loro significato di garanzia della democrazia e dello spirito di sacrificio con il quale ci si mette a servizio. I suoi dieci anni da sindaco rimangono un esempio indelebile di buon Governo, di riformismo riconosciuto tale da tutta la città che lo colloca a fianco dei grandi della tradizione politica imolese a cominciare da Andrea Costa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di dire che sono profondamente onorato di esprimere in quest'Aula, a nome di tutta la comunità imolese e dell'intero Partito Democratico, il nostro ultimo ringraziamento e saluto all'onorevole Bruno Solaroli (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.
LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Nella notte del 4 marzo di quindici anni fa, a Baghdad, perdeva la vita assassinato, mentre con coraggio e abnegazione stava compiendo il suo dovere per il nostro Paese, Nicola Calipari. Dopo aver liberato altri ostaggi italiani stava restituendo al nostro Paese la giornalista Giuliana Sgrena e, proprio per proteggere il suo corpo, ha sacrificato la sua vita per salvare quella di chi aveva il dovere di tutelare. “Mi siedo vicino a te così stai più tranquilla”: sono le ultime parole di Nicola Calipari che Giuliana Sgrena ha ricordato. Credo che alla vedova Rosa, che è stata nostra collega in Parlamento (Applausi) e che ha avuto modo di dire in passato “se Nicola si fosse salvato a discapito della persona che stava portando alla sua libertà non se lo sarebbe mai perdonato”, a lei e ai suoi figli, Silvia e Filippo, credo e spero che possa arrivare il nostro abbraccio pieno di affetto e di gratitudine. L'abbraccio di una comunità nazionale che non dimentica i suoi uomini migliori. Ho ancora negli occhi - credo le abbiamo tutti - le immagini dell'arrivo del feretro di Calipari all'aeroporto con il Presidente Ciampi che, nell'accoglierlo, lo abbracciò letteralmente e lo accarezzò. Questa ricorrenza ci sia utile anche per pensare ai tanti nostri concittadini impegnati in scenari di guerra, in operazioni di peacekeeping, di protezione dei più deboli e delle persone più in difficoltà.
In un Paese che spesso lo dimentica la vicenda di Nicola Calipari credo che possa anche riconsegnarci e dare un valore pieno al senso dell'esempio perché, guardate, se in tempi in cui le parole sono troppo spesso abusate, parole come eroi o patriota hanno ancora un valore e un senso è anche perché ci consegnano l'immagine di persone come Nicola Calipari (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanni Russo, per un minuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO (M5S). Onorevoli colleghi, sarò brevissimo. Sono concessi ai deputati centoventi secondi per gli interventi di fine seduta; ebbene oggi, il 4 marzo, sessanta di questi secondi vorrei dedicarli – e, per il suo tramite, signora Presidente, estendere questo invito a tutta l'Assemblea – ad un momento di ricordo per Andrea Nicola Calipari: un funzionario, un uomo dello Stato che quindici anni fa, lontano da qui, allo Stato offriva la sua vita. A lui ed a quanti sono caduti nell'esercizio dei loro doveri tributiamo un sincero riconoscimento. Viva l'Italia (Applausi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Si ha spesso difficoltà, nel nostro tempo, a trovare le parole per definire cosa sia oggi un eroe; la storia però del sacrificio della vita di Nicola Calipari lo descrive esattamente così. Nicola Calipari è stato un grande poliziotto, un grande difensore della sicurezza di questo Paese, un grande investigatore, un grande conoscitore della 'ndrangheta, non solo in Italia; e poi è stato un servitore dello Stato in teatri di guerra molto difficili e molto complicati, che ha scelto, col proprio corpo, di difendere la persona di Giuliana Sgrena, che l'Italia ha giustamente aveva deciso di andare a salvare dalla situazione difficilissima nella quale si trovava. Se dovessi trovare un esempio di che cosa significhi attaccamento alla propria divisa, attaccamento ai valori repubblicani, costituzionali, democratici di questo Paese, penserei sicuramente e sempre a Nicola Calipari. Non dimenticherò mai il racconto di Rosa, la nostra collega, che ci descriveva la tavola apparecchiata per il marito per il compleanno del figlio che lo aspettava a casa a Roma e che non poté festeggiare quel compleanno. Grazie a Nicola Calipari, che ci ha dimostrato che cosa significhi l'attaccamento a questa Repubblica e alla democrazia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. Anche a nome del gruppo di Forza Italia - ma io credo parlando come qualsiasi altro deputato, e tutti noi in questo momento lo facciamo - per ricordare Nicola Calipari: come hanno detto i colleghi, un grande servitore dello Stato. È morto nell'esercizio delle sue funzioni e nell'adempimento del suo dovere: lo ha fatto per salvare la vita della giornalista che aveva liberato e stava scortando, fino a destinazione. Quella vicenda ancora aspetta, sotto certi profili, dei chiarimenti, ma in questo momento quel che il Parlamento ricorda è l'adempimento del dovere e l'attaccamento di un poliziotto al suo lavoro. Un uomo dei servizi segreti, a quel tempo ancora Sismi era il servizio, così si chiamava; e lo ha fatto ben conscio anche dei rischi che stava correndo, fino al momento precedente poi all'evento che lo ha portato alla morte e che ancora, ripeto, deve essere chiarito.
Io credo che in questo momento, al di là delle appartenenze politiche, ricordare una persona che ha servito lo Stato con il sacrificio della propria vita sia un qualcosa che il Parlamento deve fare in maniera comune, e ricordare che si tratta di persone che hanno dato molto al nostro Paese. In questo momento di particolare difficoltà del nostro Paese, ricordare persone come Nicola Calipari significa dare a tutti noi anche un momento di speranza su quella che è la forza dello Stato e dell'Italia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, oggi ci uniamo nel ricordo di un caduto sul servizio, di un agente dei servizi segreti italiani che, nell'aver liberato un ostaggio italiano, veniva colpito da fuoco alleato. Ebbene, siamo qui certamente per unirci nel ricordo di un servitore dello Stato, con il suo esempio e la sua morte eroica, perché tutelò l'ostaggio, la giornalista Sgrena che era stata liberata dal sequestro, e in quei minuti drammatici coprì con il suo corpo quello della Sgrena, salvandole la vita, come lei stessa ricorderà. Su questo, però ,non è stata fatta giustizia, e quindi se l'Italia è una nazione onestamente e orgogliosamente inserita nell'Alleanza atlantica, è bene che su fatti come quello di Calipari non cali il silenzio, che venga rispettato il dolore della famiglia e anche della dignità nazionale. Per cui ci uniamo, come Fratelli d'Italia, a questo ricordo, ma non dimentichiamo come è morto Nicola Calipari e come è finita la vicenda giudiziaria. Bisogna avere anche il coraggio, nel ricordo, di dire le cose come stanno, soprattutto a quelle forze che sono e dovrebbero essere alleate (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Liberi e Uguali, mi associo al ricordo, commosso, di un uomo che ha dato la vita per le nostre istituzioni, un uomo che, con il suo esempio, ci dimostra la qualità delle nostre istituzioni, che dovremmo sempre tenere presente quando ne discutiamo. Il sacrificio, estremo, di Nicola Calipari ci ricorda che la nostra democrazia è fatta certo di norme, di regole, ma è fatta poi di uomini in carne e ossa, che interpretano fino in fondo quella che è la loro missione. Allora, spero che attraverso questo nostro momento in Aula, che ci vede tutti uniti nel sottolineare quanto valore istituzionale ci sia in un servitore dello Stato come Nicola Calipari, possiamo trovare la forza per superare momenti difficili, che richiedono a tutti noi di essere uniti. Da ultimo, un abbraccio forte a Rosa, che, come è stato ricordato, è stata nostra valida collega e che ha sofferto molto in questi anni anche per l'assenza di quelle verità che prima venivano richiamate (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tuzi. Ne ha facoltà.
MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Voglio portare quest'Aula a conoscenza di un fatto che ritengo svilente per le istituzioni. Il 30 novembre si è tenuta la festa di laurea della figlia del sindaco di un paese in provincia di Roma, Sambuci. La festa, però, non si è tenuta in un luogo qualunque, ma all'interno del castello del XII secolo, facente parte del demanio comunale. Un cittadino, tramite un accesso agli atti, ha chiesto di poter avere i documenti circa il pagamento del canone di locazione per lo svolgimento della festa in questione. Il sindaco ha consegnato documenti vaghi, senza protocollo, e, da quanto emerge in una prima analisi, violando le delibere di giunta, che prevedono tempi e costi in modo meticoloso. Sembra di trovarci davanti all'ennesimo caso di prepotenza da parte di chi è chiamato ad amministrare un comune e i relativi beni culturali ad esso appartenenti. La tutela del patrimonio artistico-culturale del nostro Paese deve essere una priorità di tutti: nessuno è autorizzato ad utilizzare tali beni per i propri fini personali, senza oltretutto rispettare i regolamenti e le leggi. Per questo presenterò anch'io un'istanza di accesso civico generalizzato, per richiedere gli atti in questione, e un'interrogazione al Ministro per i Beni culturali, per metterlo a conoscenza dei fatti, qualora non lo fosse, e sapere quali sono le azioni che intende intraprendere, al fine di tutelare il castello di Sambuci dalla prepotenza di alcuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galizia. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quest'anno ricorre il centocinquantesimo anniversario della nascita di Maria Montessori, pedagogista e scienziata italiana.
La storia di Maria Montessori è esemplare: una donna tra le prime a laurearsi in medicina, con non poche difficoltà in un mondo dominato dagli uomini, che si è impegnata subito nel movimento di emancipazione femminile e ha iniziato la sua attività professionale nel settore delle malattie mentali e psichiatriche. I risultati del suo lavoro all'inizio del Novecento hanno lasciato sbigottiti alcuni importanti rappresentanti della borghesia romana nell'ambito della quale la Montessori ha svolto i primi esperimenti e che hanno consentito di aprire la famosa Casa dei bambini nel quartiere San Lorenzo.
Qualche anno dopo Maria Montessori ha pubblicato il suo metodo, una grande opera diffusa in tutto il mondo. Durante l'epoca fascista Mussolini ha cercato di appropriarsi di Maria Montessori, sfruttando la sua fama internazionale, ma non c'è riuscito. Il metodo Montessori non può e non potrà mai avere affinità con il dispotismo. È stata, dunque, costretta a lasciare l'Italia, in conseguenza del fatto che un regime totalitario non voleva avere scuole dove i bambini venissero rispettati come individui pensanti perché avrebbero potuto costituire un pericolo per il sistema.
Per la stessa ragione in Spagna, durante la dittatura franchista, e nella Germania di Hitler non ci sono mai state scuole montessoriane. Dunque, una scuola di libertà, uno dei doni più preziosi che ogni essere umano possiede e oggi, più che in qualsiasi altra epoca storica, è un tema e un valore fondamentale della vita umana che sta a cuore a tutti noi, non solo alle persone di cultura ma anche a quelle che ne sono prive. “Aiutami a fare da solo” è la sintesi perfetta dello spirito montessoriano. Libertà non è assenza di regola ma è libertà di espressione dentro la regola e per questo motivo all'interno delle aule Montessori non c'è bisogno di richiamare al rispetto del silenzio e dell'attenzione. Se i bambini sono intenti e concentrati nelle loro attività hanno scelto e non c'è motivo di distrarsi e di fare altro.
Oggi, ho voluto ricordare Maria Montessori per il suo prezioso insegnamento che ci ha lasciato anche attraverso un messaggio sulla sua tomba: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buompane. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Agli episodi di malaffare da me denunciati in quest'Aula nella seduta del 25 luglio scorso, avvenuti all'ospedale “Sant'Anna e San Sebastiano” di Caserta, se ne aggiungono altri riguardanti la sanità della provincia casertana.
In queste ore, infatti, i NAS di Caserta hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di 17 persone - imprenditori, medici, faccendieri e dipendenti dell'ASL della stessa provincia - responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al falso, alla ricettazione, alla corruzione e alla truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale.
Il sistema era imperniato su quattro laboratori di analisi della provincia di Caserta, tutti gestiti dalla famiglia Corvino di San Nicola La Strada, dove sono stati ideati e commessi in prevalenza i reati. La truffa consisteva nella redazione impropria da parte dei responsabili del laboratorio o di loro stretti collaboratori di ricette mediche, alcune delle quali provenienti da furti di interi ricettari in bianco intestati poi a ignari pazienti. Molte delle false ricette contestate sono state emesse da quattro medici di base compiacenti in cambio di somme di denaro o altra utilità.
Dall'indagine emergerebbe anche un'ipotesi di reato di voto di scambio in occasione delle elezioni regionali del 2015 e delle ultime elezioni amministrative di Caserta a carico dei fratelli Pasquale e Maddalena Corvino. Lui non è stato eletto al consiglio regionale e lei, eletta al consiglio comunale, è stata chiamata come vice sindaco e assessore alle politiche sociali del comune di Caserta e poi si è dimessa da entrambe le cariche. L'inchiesta è stata coordinata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e guidata dalla dottoressa Troncone, alla quale va il mio plauso e la mia gratitudine.
Vede, Presidente, questi gravissimi fatti oggi appaiono ancora più odiosi se pensiamo che il nostro sistema sanitario nazionale, che ringrazio per l'altissima umanità, professionalità e abnegazione, sta fronteggiando l'emergenza Coronavirus.
Chiedo, quindi, al Ministro Speranza e alla Ministra Lamorgese un intervento deciso e chiedo alla politica tutta, nazionale, campana e casertana, di lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile, prendendo anche posizioni e decisioni forse giuridicamente non dovute ma politicamente ed eticamente obbligate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Racchella. Ne ha facoltà.
GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie, Presidente. Mi rivolgo a quest'Aula e ai miei colleghi svestendo per un attimo i panni di onorevole per portarvi la testimonianza di sindaco di un piccolo comune del Veneto. Un comune, Cartigliano, che al suo interno ha delle straordinarie eccellenze imprenditoriali e artistiche, un patrimonio che rischia concretamente di frantumarsi a causa dei duri colpi che sta ricevendo da un Governo incapace di gestire una minaccia come il Coronavirus e di tutelare i propri cittadini.
La vita è sacra e la salute è il bene più prezioso. Tuttavia, permettetemi di dire che questo virus sta facendo altre vittime: le aziende, i commercianti, le piccole imprese e tutte quelle attività che mantengono in vita i nostri comuni. Si tratta di vittime silenziose che adesso non possono e non vogliono più restare in silenzio.
Proprio ieri, per farvi un esempio concreto, Officine di Cartigliano, un'azienda con 120 dipendenti in Italia e 200 in Messico che produce ed esporta in tutto il mondo macchine per l'industria conciaria e per l'ambiente, ha lanciato un disperato grido d'allarme: non possono viaggiare, non possono esportare, non possono produrre, non possono far crescere il nostro Paese. Chiedono soluzioni semplici ma immediate: sospensione di tutte le rate dei mutui e degli impegni verso l'erario e gli istituti previdenziali, sblocco dei finanziamenti per la ricerca, cassa integrazione da esercitarsi immediatamente. Tutto questo per le zone rosse, gialle, verdi e di qualsiasi altro colore, perché questa emergenza coinvolge tutti.
Lavarsi le mani è una precauzione importante che vale per tutti i cittadini ma riguarda solo l'igiene, perché questo Governo non può e non deve continuare a lavarsi le mani scrollandosi di dosso le proprie responsabilità. C'è una cosa che meriterebbe di essere lavata con altrettanta cura oltre alle mani e, cioè, la coscienza di chi vede un Paese in ginocchio e non muove un dito per aiutarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Do, quindi, lettura dell'ordine del giorno della seduta di giovedì 5 marzo 2020…
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Sgarbi? Onorevole Sgarbi, può intervenire a titolo personale, ma non è stato chiamato in causa, o per richiamo al Regolamento oppure sull'ordine dei lavori.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prego.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). L'intervento del collega di Cartigliano pone una questione importante, di cui evidentemente la Camera appare distratta o non interessata. È vero che siamo davanti a un'emergenza sanitaria ma è vero che siamo anche davanti a una quantità di informazioni che vengono dal mondo sanitario assolutamente disparate che indicano come le misure prese sono in molti casi eccessive, ridondanti e mortificanti per l'economia.
Quindi, avendo ascoltato un discorso ed essendo anch'io tra le persone che erano state previste a Cartigliano con continui rinvii di incontri con i cittadini come se si andasse in giro appestati, credo che sarebbe opportuno un incontro dentro la Camera dei deputati sul tema della credibilità dei tanti virologi, ognuno dei quali dice la sua verità che non è la verità di nessuno (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 5 marzo 2020 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 17,50.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: IGOR GIANCARLO IEZZI (A.C. 2407)
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). (Intervento in sede di esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2407). Il decreto-legge in esame, attraverso la soppressione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, realizza la suddivisione degli uffici tra il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero dell'istruzione, stabilendo di conseguenza che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, verranno apportate le variazioni di bilancio occorrenti per l'adeguamento del bilancio di previsione dello Stato alla nuova articolazione del Governo. Viene fissato al 30 giugno 2020 il termine per l'emanazione dei regolamenti di organizzazione dei due Ministeri, compresi gli uffici di diretta collaborazione dei Ministri.
Nel provvedimento in esame si ravvisano problemi di legittimità costituzionale, in primo luogo riconducibili ai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione ed appare contraddittorio ed incoerente l'utilizzo di questo strumento legislativo da parte di gruppi politici che, fino a pochi mesi fa, stigmatizzavano il ricorso ingiustificato alla decretazione d'urgenza, soprattutto sulla materia relativa al riordino di un Ministero. Resta, infatti, difficile ravvisare nel provvedimento quei presupposti oggettivi di necessità e urgenza che hanno portato all'emanazione di questo decreto legge, quanto piuttosto è fin troppo facile ravvisarne di soggettivi e contingenti.
La Corte costituzionale ha più volte qualificato la possibilità per il Governo di adottare atti con forza di legge come un'ipotesi eccezionale, subordinata al rispetto di condizioni precise, in quanto derogatoria rispetto all'attribuzione dell'ordinaria funzione legislativa del Parlamento, che costituisce un tratto essenziale della forma di governo disegnata dalla Costituzione e dei conseguenti equilibri istituzionali. Lo spacchettamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in due Ministeri autonomi – Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell'università e della ricerca – risale al II Governo Prodi (7 maggio 2006 – 6 maggio 2008), prima che gli interventi di contenimento della spesa pubblica, determinati dalla congiuntura economica internazionale del 2008 che ha colpito pesantemente anche l'Italia, procedessero ad una razionalizzazione del numero dei ministeri con portafoglio. Con l'articolo 1, comma 376, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), è stato riunificato il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca nel MIUR ed è stato fissato a 13 il numero complessivo di ministeri. La situazione economica non può certo dirsi mutata e non si può comprendere questo intervento legislativo nell'ottica del contenimento della spesa pubblica che ormai da anni caratterizza il Paese, se non leggendolo, invece, nell'ottica della mera opportunità politica. Non si tratta di una soluzione criticabile nel merito, ma pecca di scarsa opportunità per il periodo economico che sta vivendo ancora il Paese, infatti, come ben si evince dall'articolo 5 del decreto che reca disposizioni finanziarie, dai trasferimenti di personale e competenze da un dicastero all'altro, derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, pari a euro 3.483.000 per l'anno 2020 e a euro 5.374.000 annui a decorrere dall'anno 2021.
Il decreto-legge in esame, all'articolo 4, comma 10, abrogando il precedente limite fissato a 13 dicasteri dalla legge finanziaria per il 2008, oltre a lasciare praticamente aperta la possibilità di ulteriore duplicazione dei ministeri, rende permeabile l'organizzazione della compagine governativa a logiche spartitorie, a scelte non maturate secondo un preciso indirizzo politico, ma piuttosto per cercare di tenere unita una maggioranza, distribuendo posti di potere. Infine un ulteriore problema non di poco conto, in una dinamica di efficienza organizzativa e di buona amministrazione, è costituito dalle difficoltà legate alle procedure di interpello per l'attribuzione degli incarichi dirigenziali che potrebbe portare ad avere un'amministrazione acefala per un lungo periodo, tenendo anche in debito conto tutto il tempo che ci è voluto per riunificare la struttura ed essendo prevedibile che ce ne vorrà altrettanto, ora, per attuare di nuovo la divisione, con conseguenti disguidi e rallentamenti nell'azione decisionale. Pertanto, con la nostra pregiudiziale, si chiede di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2407.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 28 i deputati Zicchieri e Durigon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 6 la deputata Muroni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nella votazione n. 8 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 11 il deputato Pastorino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 20 il deputato Iovino ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare contro;
nella votazione n. 22 il deputato Racchella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 22 e 23 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 31 la deputata Vanessa Cattoi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 2407 - Quest. preg. 1, 2, 3 | 445 | 445 | 0 | 223 | 186 | 259 | 65 | Resp. |
2 | Nominale | Ddl 2407 - em. 1.1, 1.2, 1.50 | 447 | 446 | 1 | 224 | 186 | 260 | 65 | Resp. |
3 | Nominale | em. 1.51 | 444 | 440 | 4 | 221 | 178 | 262 | 65 | Resp. |
4 | Nominale | em. 1.52 | 443 | 440 | 3 | 221 | 180 | 260 | 65 | Resp. |
5 | Nominale | em. 1.3 | 445 | 445 | 0 | 223 | 183 | 262 | 65 | Resp. |
6 | Nominale | em. 1.4 | 442 | 439 | 3 | 220 | 179 | 260 | 65 | Resp. |
7 | Nominale | em. 2.51 | 447 | 443 | 4 | 222 | 181 | 262 | 64 | Resp. |
8 | Nominale | em. 2.1 | 444 | 441 | 3 | 221 | 182 | 259 | 64 | Resp. |
9 | Nominale | em. 2.2 | 450 | 446 | 4 | 224 | 183 | 263 | 64 | Resp. |
10 | Nominale | em. 2.3 | 441 | 437 | 4 | 219 | 178 | 259 | 65 | Resp. |
11 | Nominale | em. 3.1 | 448 | 448 | 0 | 225 | 189 | 259 | 64 | Resp. |
12 | Nominale | em. 3.50 | 449 | 445 | 4 | 223 | 182 | 263 | 64 | Resp. |
13 | Nominale | em. 3.2 | 450 | 446 | 4 | 224 | 183 | 263 | 64 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 3.52 | 446 | 443 | 3 | 222 | 183 | 260 | 64 | Resp. |
15 | Nominale | em. 3.4 | 446 | 442 | 4 | 222 | 182 | 260 | 64 | Resp. |
16 | Nominale | em. 3.51 | 443 | 440 | 3 | 221 | 185 | 255 | 64 | Resp. |
17 | Nominale | em. 3.53 | 450 | 447 | 3 | 224 | 187 | 260 | 64 | Resp. |
18 | Nominale | em. 3.5 | 450 | 447 | 3 | 224 | 187 | 260 | 63 | Resp. |
19 | Nominale | em. 3.6 | 454 | 450 | 4 | 226 | 186 | 264 | 63 | Resp. |
20 | Nominale | em. 3-ter.50 | 451 | 447 | 4 | 224 | 186 | 261 | 63 | Resp. |
21 | Nominale | em. 3-ter.51 | 454 | 450 | 4 | 226 | 185 | 265 | 63 | Resp. |
22 | Nominale | em. 3-ter.52 | 445 | 441 | 4 | 221 | 181 | 260 | 63 | Resp. |
23 | Nominale | em. 3-ter.53 | 452 | 449 | 3 | 225 | 185 | 264 | 63 | Resp. |
24 | Nominale | em. 3-quater.50 | 452 | 445 | 7 | 223 | 185 | 260 | 63 | Resp. |
25 | Nominale | em. 4.1 | 448 | 445 | 3 | 223 | 186 | 259 | 63 | Resp. |
26 | Nominale | em. 4.2 | 446 | 443 | 3 | 222 | 186 | 257 | 63 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 4.3 | 440 | 436 | 4 | 219 | 182 | 254 | 63 | Resp. |
28 | Nominale | odg 9/2407/5 | 431 | 428 | 3 | 215 | 180 | 248 | 62 | Resp. |
29 | Nominale | odg 9/2407/17 | 437 | 431 | 6 | 216 | 186 | 245 | 62 | Resp. |
30 | Nominale | Ddl 2407 - voto finale | 430 | 427 | 3 | 214 | 254 | 173 | 62 | Appr. |
31 | Nominale | Moz. Boldrini e a. 1-334 - I p. | 414 | 413 | 1 | 207 | 413 | 0 | 69 | Appr. |
32 | Nominale | Moz. Boldrini e a. 1-334 - II p. | 418 | 257 | 161 | 129 | 257 | 0 | 69 | Appr. |
33 | Nominale | Moz. Gelmini e a. 1-335 rif. | 418 | 417 | 1 | 209 | 417 | 0 | 68 | Appr. |