XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 252 di martedì 5 novembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aresta, Claudio Borghi, Braga, Cancelleri, Comaroli, Corda, Deidda, Luigi Di Maio, Ferrari, Fusacchia, Gallinella, Gallo, Gebhard, Giorgis, Licatini, Lupi, Maggioni, Pagani, Patassini, Pedrazzini, Rampelli, Rizzo, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Scoma, Tasso, Vianello e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 31 ottobre 2019, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la senatrice Maria Laura Mantovani, in sostituzione del senatore Pierpaolo Sileri, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 31 ottobre 2019, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario il senatore Marco Pellegrini, in sostituzione del senatore Stanislao Di Piazza, dimissionario.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge:

Francesco di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

disposizioni per potenziare l'illuminazione stradale (363) - alla X Commissione (Attività produttive);

misure per garantire la massima libertà nell'espressione del voto e interventi per contrastare il clientelismo (364) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove modalità di scelta dei presidenti di seggio, degli scrutatori e dei rappresentanti di lista (365) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

il trasferimento allo Stato della proprietà delle quote di partecipazione della Banca d'Italia (366) – alla VI Commissione (Finanze);

interventi a tutela del verde pubblico, per incentivare la piantumazione di nuovi alberi, per il rimboschimento, per ridurre l'inquinamento atmosferico e l'uso dei pesticidi in agricoltura, per la diffusione di veicoli ecologici e delle fonti di energia rinnovabili (367) - alla VIII Commissione (Ambiente);

la riorganizzazione delle funzioni di tutela ambientale del Corpo di polizia forestale dello Stato (368) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa);

interventi per contrastare le organizzazioni criminali soprattutto straniere (369) - alla II Commissione (Giustizia);

provvedimenti per prevenire e reprimere gli atti di vandalismo nei confronti dei locali commerciali e degli edifici privati (370) – alla II Commissione (Giustizia);

misure per contrastare gli atti di violenza nei confronti degli anziani (371) - alla II Commissione (Giustizia);

Goffredo Costa, da Mugnano (Napoli), chiede misure per favorire il passaggio del personale civile in servizio presso gli uffici della giustizia militare al Ministero della Giustizia con una qualifica superiore (372) - alla XI Commissione (Lavoro);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede:

il diritto di voto ai sedicenni e l'elezione diretta del Presidente della Repubblica (373) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'abolizione del canone di abbonamento alla RAI (374) – alla IX Commissione (Trasporti);

nuove norme in materia di acquisto e concessione della cittadinanza (375) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

di bloccare la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione (376) - alla IX Commissione (Trasporti);

di eliminare le scatole di cartone dai dentifrici (377) - alla VIII Commissione (Ambiente);

la modifica del sistema di pagamento dei pedaggi autostradali (378) - alla VIII Commissione (Ambiente);

di innalzare a 21 anni il limite di età per l'acquisto delle sigarette anche elettroniche (379) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Ferdinando Del Mondo, da Afragola (Napoli), chiede modifiche al codice di procedura civile relative ai processi di appello in materia di controversie di lavoro (380) – alla II Commissione (Giustizia);

Mimmo Di Garbo, da Milano, chiede l'installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici pubblici italiani (381) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:

nuove norme in materia di immigrazione (382) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);

modifiche alle norme in materia di legittima difesa (383) – alla II Commissione (Giustizia);

Massimiliano Valdannini, da Roma, chiede di dotare le forze dell'ordine di sistemi di riconoscimento vocale automatici di lingue e dialetti stranieri (384) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Pantaleo Chezzi, da Specchia (Lecce), chiede:

di privare del diritto di elettorato attivo e passivo tutti coloro che sono stati condannati in via definitiva per frode fiscale e di limitarlo temporaneamente per chi ha contenziosi con il fisco per un importo superiore a mille euro (385) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove modalità di attribuzione dei seggi nelle elezioni politiche prevedendo la possibilità di lasciarne alcuni non assegnati sulla base della percentuale di elettori che si recano alle urne (386) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Valerio D'Alessio, da Ardea (Roma), chiede modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per escludere dalla concessione dei benefici di legge i soggetti recidivi per reati quali truffe, rapine, estorsioni, aggressioni, violenze e furti (387) - alla II Commissione (Giustizia);

Luca Nascimbene, da Casteggio (Pavia), chiede l'inasprimento delle sanzioni per il reato di maltrattamento di animali (388) - alla II Commissione (Giustizia);

Vito Berghella, da Ceriano Laghetto (Monza e Brianza) chiede l'abrogazione della legge 1° dicembre 2018, n. 132 (cosiddetto decreto sicurezza) nella parte in cui prevede termini più lunghi per l'acquisto della cittadinanza italiana (389) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Carlo Boldrini, da Ravenna, e numerosi altri cittadini, chiedono l'approvazione delle proposte di legge Atto Camera 1327 e 1328 e Atto Senato 168 in materia di sospensione dell'attività, scioglimento e confisca dei beni di gruppi, organizzazioni, movimenti, associazioni e partiti di carattere fascista o che propugnano la discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e di monitoraggio della rete Internet (390) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative urgenti in merito alla gestione del Teatro Regio di Torino, al fine di garantire la continuità occupazionale e il livello dell'offerta culturale - nn. 2-00404 e 3-01080)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Fregolent e Gribaudo n. 2-00404 e all'interrogazione Fregolent n. 3-01080 , che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Fregolent se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Governo per aver voluto rispondere a questa mia interpellanza e alla interrogazione, che riguardano entrambe il Teatro Regio.

La prima, quella di cui è cofirmataria la collega del Partito Democratico Chiara Gribaudo, riguarda in particolare i lavoratori del Regio, in generale, delle fondazioni lirico-sinfoniche, in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 2018, che aveva previsto dei rilievi sulla nostra normativa italiana. Ma, in particolare, io l'avevo posta in essere, per quanto riguarda il Teatro Regio, perché c'era stata una lettera di denuncia sulla gestione di alcune stabilizzazioni, fatte dall'allora sovrintendente William Graziosi, che nel frattempo è stato sostituito dal sovrintendente Schwarz. In una lettera mandata ai quotidiani locali, in particolare La Stampa, che per noi è il giornale di Torino, alcuni lavoratori avevano denunciato come vi fossero delle stabilizzazioni ad personam e non generiche, e non si riusciva a capire in che cosa consistesse e quali fossero il metodo e il modo per i quali erano avvenute queste stabilizzazioni.

Ovviamente, io avevo provveduto anche a una denuncia, attraverso un'interrogazione in Commissione cultura - l'interrogazione n. 5-02183 del 30 maggio 2019 - e lo stesso Governo aveva ammesso dei problemi di gestione del Teatro Regio, promettendo un'attività di ispezione che, a quanto ho potuto capire, non è mai avvenuta, anche perché nel frattempo, appunto, come vi ho detto, è stato cambiato il sovrintendente, con il sovrintendente attuale Schwarz.

Devo dire che il sovrintendente Graziosi non ha brillato per lungimiranza. Appena arrivato, ha liquidato in malo modo il maestro Noseda, che pure aveva portato il Regio ad essere conosciuto, se ce ne fosse stato bisogno. Insomma, il Teatro Regio è uno dei teatri più antichi e più prestigiosi del nostro panorama culturale, però era riuscito, attraverso delle tournée internazionali a rendere conosciuto ancora di più il Teatro Regio in giro per il mondo, eppure era stato liquidato senza neanche un incontro visivo, ma attraverso appunto una lettera sui giornali. E il problema dei precari e del debito - che pure, devo dire, ad onor del vero, non dipende soltanto dalla gestione Graziosi, ma vi era anche prima-, il debito enorme del Teatro Regio, però, appare aggravata.

Nel frattempo, come dicevo, è cambiato il sovrintendente. È arrivato il dottor Schwarz che, però, ha perso il direttore artistico Galoppini, acclamato nell'ultima conferenza stampa di presentazione della stagione artistica, quando c'era ancora Graziosi come sovrintendente, da parte degli abbonati storici. Forse non gli sono state perdonate le critiche verso la gestione Graziosi e anche verso la presidente della fondazione lirico-sinfonica del Teatro Regio, la sindaca Chiara Appendino.

Ora, appunto, come le dicevo, giunge questa sentenza del 2018, che ha dichiarato illegittima la normativa italiana, nel passaggio in cui non prevede, per le fondazioni, nessun limite al rinnovo dei contratti a tempo determinato e alcun tetto nella durata, né relativamente ad un obbligo di motivazione dei rinnovi. Con il decreto-legge n. 59 del 2019 si sarebbe dovuto porre rimedio a queste ingerenze, e, a quanto ci è dato apprendere da parte dei lavoratori, sono stati convocati i tavoli; ma non c'è una “fotografia” che arriva dal livello nazionale, sia per quanto riguarda le risorse che per quanto riguarda il personale necessario, e quindi di fatto questi tavoli non sono concretamente partiti.

Per quanto riguarda invece l'interrogazione relativa al sovrintendente Graziosi, essa pare superata, dato che c'è un nuovo sovrintendente, Schwarz. Quello però che all'epoca risultava alquanto fuori dalla norma (tanto è vero che ci furono anche delle indagini da parte della Corte dei conti e da parte della magistratura, che ovviamente non andranno in porto dato il cambio del nome) è che il bando era stato scritto di fatto dal sovrintendente Graziosi, che partecipava al bando stesso; che si prevedeva la conoscenza del bilancio in maniera dettagliata, che solo chi aveva potuto vederlo preventivamente poteva avere; e soprattutto una cosa che so essere nella norma, però chiedo al Governo se anche con le sovrintendenze non ci debba essere un momento di revisione: il fatto che non venga richiesta la laurea per chi si occupa di un'attività così delicata. Io capisco che le fondazioni lirico-sinfoniche siano private, però in questo Paese di fuga di cervelli, ogni volta che ne parliamo ci strappiamo le vesti, poi secondo me bisognerebbe rivedere un po' alcune normative.

Appunto, la parte degli atti ispettivi su Graziosi sembra meno attuale, visto che abbiamo cambiato il sovrintendente; però quel bando grida vendetta. E visto che il Teatro Regio è uno, ma le fondazioni sono tante, mi chiedo se da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - visto che poi mette le risorse di fatto, e ne mette anche molte - non vi sia la necessità anche con le fondazioni (quindi non senza le fondazioni, ma anche con le fondazioni) di rivedere la normativa che riguarda la nomina dei sovrintendenti, in modo da renderla più trasparente. Per fortuna il clamore sollevato, e devo dire, le denunce che allora vennero dal Partito Democratico, a mia firma e a firma anche dell'onorevole Gribaudo (adesso io sono in Italia Viva, però non rinnego che l'abbiamo combattuta insieme all'onorevole Gribaudo questa battaglia) fecero sì che sui giornali si parlasse molto di questo conflitto di interessi, la magistratura si sia mossa e per fortuna le scelte alla fine furono altre.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha facoltà di rispondere.

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidente, l'onorevole Fregolent richiede notizie in merito alla situazione delle fondazioni lirico-sinfoniche più in generale, e in particolare a quella del Teatro Regio di Torino. Come correttamente rammentato nella sua illustrazione e nell'atto parlamentare, la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 ottobre 2018 ha rilevato una situazione di inottemperanza dell'ordinamento italiano, in particolare delle norme in materia di contratto a tempo determinato nelle fondazioni lirico-sinfoniche, rispetto a quanto stabilito dalla clausola 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso il 18 marzo 1999, in allegato alla direttiva 1999/70/Ce del Consiglio del 28 giugno 1999.

La Corte di giustizia in buona sostanza ha stabilito che i lavoratori del settore di attività delle fondazioni lirico-sinfoniche non possono essere esclusi dalla tutela contro l'abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato, onde evitare situazioni discriminatorie rispetto ai lavoratori di altri settori. Sotto questo profilo si può evidenziare che il ricorso ad assunzioni a tempo determinato è un fenomeno che non riguarda solo il Teatro Regio di Torino, ma anche tutte le altre 13 fondazioni lirico-sinfoniche. Del resto, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, della legge n. 100/2010, le assunzioni a tempo determinato nel settore possono attualmente avvenire solo a copertura dei posti vacanti in organico, con esclusione delle prestazioni occasionali d'opera professionale dei lavoratori cosiddetti aggiunti, e non possono superare il 15 per cento dell'organico approvato.

Il decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2019, n. 81, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 giugno 2019, n. 151, reca misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico-sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali, di credito d'imposta per investimenti pubblicitari nei settori editoriale, televisivo e radiofonico, di normativa antincendio negli edifici scolastici e per lo svolgimento della manifestazione UEFA Euro 2020, nonché misure a favore degli istituti superiori musicali e delle accademie di belle arti non statali.

Questa norma interviene, all'articolo 1, sul tema dei rapporti di lavoro a tempo determinato e indeterminato presso le fondazioni lirico-sinfoniche, mira a garantire la prosecuzione delle loro attività istituzionali (di rilevante impatto economico ovviamente per il nostro Paese) e un rilancio in termini di programmazione e di sviluppo, adeguando con urgenza il sistema legislativo nazionale relativo al lavoro a tempo determinato nelle fondazioni lirico-sinfoniche - che sono appunto, come ricordava anche l'onorevole Fregolent, enti di diritto privato - con le norme dell'Unione europea.

Le nuove disposizioni sono volte a consentire alle fondazioni lirico-sinfoniche di predisporre una programmazione dell'attività artistica adeguata, definendo meglio la propria dotazione organica, allo scopo di rafforzarla, ove occorre e sia sostenibile, e valorizzarla in modo appropriato. La norma assolve alla funzione di formalizzare lo stretto legame tra il livello di personale a disposizione di ciascun ente e gli standard qualitativi e quantitativi della produzione artistica da esso realizzata. Si intende in tal modo impedire la predisposizione di programmazioni artistiche di carattere ordinario che si manifestino da principio come incompatibili con le risorse umane di cui la fondazione può avvalersi. Al contempo, si intende addivenire a dare vita ad un implicito obbligo di assicurare livelli qualitativi e quantitativi della produzione commisurati al personale stabilmente impiegato dall'ente.

Per quanto riguarda invece il secondo atto ispettivo, quello superato, come diceva l'onorevole Fregolent, il Ministero ovviamente vigila e vigilerà, come è stato fatto. Come sappiamo, la tematica è sempre all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Fregolent ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta ai suoi atti di sindacato ispettivo.

SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, sì, sono soddisfatta, perché il sottosegretario Bonaccorsi ha con dovizia di dettaglio individuato la problematica delle fondazioni in generale. Io le posso dire che bisognerebbe fare giustamente una fotografia delle varie fondazioni: ad esempio, nel Teatro Regio, purtroppo o per fortuna, ci sono molti amministrativi, e quanto alla parte invece relativa al personale più propriamente legato allo spettacolo, sono sempre di meno e sono sempre più anziani - i lavoratori mi consentano di definirli così - o diversamente giovani, diciamo così. Vengono quindi meno a tutta una serie di fatiche, anche per quanto riguarda le tournée, e per quello ci sarebbe bisogno di un maggiore turnover; ma essendo il pacchetto un pacchetto completo, è ovvio che, quando si fa poi la fotografia del personale che manca in questo preciso momento nel Teatro Regio, alla fine risulta un personale addirittura eccedente, se si fa la fotografia generale.

Penso quindi che, visto che la normativa che lei richiamava, il decreto-legge n. 59 del 2019, ha offerto un'ulteriore possibilità di rivedere questa problematica che riguarda tutte le fondazioni, forse anche una fotografia di divisione delle varie tipologie di personale sarebbe utile per comprendere che ci deve essere un'eccezione per quanto riguarda poi il personale musicale e artistico.

Sappiamo che tutte le fondazioni hanno anche un'esigenza di soldi, perché molte di loro sono in difficoltà economica. Anche la metodologia del tax credit, che è stata importante per alcune fondazioni, deve essere ulteriormente rafforzata.

La mia città per esempio ha risposto benissimo al tax credit: esclusi Milano e la Scala - ovviamente, come dire, esclusa la Champions League, nel senso di un altro campionato, un altro livello - il Teatro Regio di Torino è tra i teatri che ricevono più finanziamenti con il tax credit, proprio perché la città sente proprio il teatro. Per esempio, non succede la stessa cosa per la Fenice di Venezia, perché essendo una programmazione - me lo permetteranno - più turistica, i veneziani la sentono meno. Quindi, ciò proprio per dire che le fondazioni sono varie e il tax credit, che è stato utilizzato per dare linfa, dovrebbe essere anche rivisto alla stregua di quanto detto; sicuramente la sua risposta fa sì che il Teatro Regio, che ha accusato a livello nazionale di non aver fatto la fotografia adeguata, quindi loro non possono partire con il tavolo, oggi la risposta è che ciò non è vero, posto che la legge c'è e dovete solo partire, mettendovi d'accordo con le forze sindacali. Quindi, sono molto felice per quanto riguarda il sovrintendente e la ringrazio del focus che farà su tutte le fondazioni, perché penso che l'oggettività delle figure artistiche non manchino in questo Paese e, per fortuna, abbiamo ancora professionalità di altissimo livello. La vicenda Graziosi, nata male e finita peggio, è la dimostrazione che, invece, quando si bada solamente all'appartenenza politica talvolta si fanno dei disastri; quindi la ringrazio per le sue risposte.

(Iniziative volte a riportare il Fondo Personè nella città di Prato, sulla base del vincolo pertinenziale che lo lega alla città – n. 3-00887)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Donzelli n. 3-00887 (Vedi l'allegato A).

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Donzelli ha richiesto notizie in merito all'archivio denominato Fondo Personè che, ben conosciuto e seguito dall'amministrazione dei beni culturali, ha subito, come spesso è successo anche alle collezioni d'arte di proprietà degli istituti bancari, alcuni avvicendamenti legati agli accorpamenti societari. A tale proposito sono stati richiesti elementi sia alla sovrintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, sia alla sovrintendenza archivistica e bibliografica del Veneto e del Trentino Alto-Adige competenti per territorio. La sovrintendenza archivistica e bibliografica della Toscana ha riferito che il fondo del giornalista e critico letterario Luigi Maria Personè è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante, ai sensi del codice dei beni culturali con il decreto n. 3 del 28 aprile 2016, decreto che ricomprende anche l'archivio diocesano di Prato. Si tratta, quindi, di un unico decreto che assomma due complessi archivistici di soggetti produttori diversi. La ragione dell'accorpamento risiede nel fatto che la Cassa di Risparmio di Prato, nel 1986, acquistò l'archivio e biblioteca del Personè mentre egli era ancora in vita, con l'impegno a far conservare al momento della sua dipartita, poi avvenuta nel 2004, sia l'archivio che la biblioteca - con la documentazione aggiunta da quanto prodotto da Personè successivamente al 1986 - dall'archivio diocesano di Prato.

Secondo quanto riferito dalla soprintendenza Toscana non risulta essere stato emesso un vincolo pertinenziale con il quale l'archivio Personè è stato legato a un determinato luogo o a una sede o ad un posto situato nella città di Prato, in quanto era stata stabilita una clausola contrattuale che già impegnava l'acquirente, cioè la Cassa di Risparmio di Prato, a conservare presso un istituto culturale cittadino - l'Archivio diocesano di Prato - il compendio. Si comprende tuttavia il senso dell'utilizzo del termine da parte dell'onorevole interrogante che ha inteso in tal modo significare il legame che unisce la personalità del giornalista e il suo archivio alla città di Prato. Occorre rammentare che nel 1988 la Cassa di Risparmio di Prato fu acquisita da Monte dei Paschi senza che tale clausola venisse modificata. Nel 2002 la Banca Popolare di Vicenza divenne il nuovo proprietario di Cassa di Risparmio di Prato e, parimenti, il Personè, ancora in vita, non richiese modifiche circa la clausola di destinazione dell'archivio. Solo nel 2014 il presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, fece prelevare le 63 casse del Fondo Personè e le fece portare a Vicenza ma al solo fine di inventariare i documenti. Concluso il lavoro di cui si sarebbe dovuto occupare Monsignor Antonio Marangoni, direttore dell'Archivio diocesano di Vicenza, le carte sarebbero state ricondotte senz'altro a Prato. Finiti i lavori inventariali, l'archivio, tuttavia, non è stato ricondotto alla propria sede di provenienza. Per sollecitarne il ritorno in archivio diocesano, Monsignor Renzo Fantappiè, direttore dell'ufficio beni culturali della diocesi di Prato, in una lettera datata 2 marzo 2016, richiese, una prima volta, la restituzione dell'archivio; non avendo ottenuto risposta, la diocesi di Prato, con lettere ufficiali del 27 gennaio e del 7 dicembre 2017 e, ancora, del 16 e 19 aprile 2019 richiedeva con insistenza la restituzione dell'archivio.

Contestualmente, nello scorso aprile, la stessa soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana veniva informata dallo stesso don Renzo Fantappiè, in un colloquio telefonico con il sovrintendente, che era ferma intenzione della stessa diocesi di non recedere dalla volontà di far tornare l'archivio Personè all'archivio diocesano. Don Fantappiè chiedeva tuttavia alla sovrintendenza di non intervenire con passi ufficiali a sostegno del richiamo perché, in seguito all'acquisizione da parte di Banca Intesa San Paolo della Cassa di Risparmio di Prato, i colloqui con il responsabile del Settore archivi della stessa Banca Intesa sembravano aver avuto un avvio positivo. Tale circostanza era acclarata dalla copia di un carteggio intercorso tra la funzionaria dell'Archivio diocesano di Prato e la responsabile dell'archivio storico del gruppo Intesa San Paolo, acquisito agli atti dalla stessa Sovrintendenza Toscana. Attualmente l'archivio Personè si trova, come gli altri beni culturali di proprietà già della Banca Popolare di Vicenza, sotto la tutela dell'ufficio liquidazione di Intesa San Paolo. Non appena l'ufficio sopracitato avrà concluso le operazioni liquidatorie, l'archivio Personè sarà riconsegnato all'Archivio diocesano di Prato. I tempi di conclusione di tali operazioni - è stato assicurato alla funzionaria dell'Archivio diocesano di Prato che lo ha ribadito alla Sovrintendenza Toscana nel corso di un colloquio telefonico precedente alla trasmissione del carteggio che ho appena citato - saranno ragionevolmente brevi e, pertanto, l'archivio Personè sarà conservato definitivamente nella città di Prato. La Sovrintendenza archivistica e bibliografica del Veneto e del Trentino Alto-Adige, dal canto suo, con una nota del 2 agosto scorso, ha riferito la disponibilità dei commissari liquidatori della ex-Banca Popolare di Vicenza - cito testualmente – “a consegnare, in data da concordarsi, l'Archivio Luigi Personè al direttore della Curia diocesana Renzo Fantappiè.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Ringrazio il Governo per questa risposta. Sono soddisfatto nel momento in cui verrà confermato che comunque, secondo quanto ha detto il Governo, il Fondo Personè non verrà in nessun modo posto in vendita nel piano di liquidazione ma potrà tornare davvero a Prato, perché comunque è un pezzo di storia importante. All'interno del Fondo Personè ci sono circa settemila lettere che testimoniano il rapporto avuto da Personè con le personalità più importanti del Novecento in funzione anche del suo ruolo non solo di critico, di giornalista, di scrittore, posto che egli, ovviamente - lo ricordo - scriveva sui quotidiani più importanti d'Italia - La Stampa, La Nazione, L'Osservatore Romano, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Giornale - ma anche nella sua attività di conferenziere, di uomo di lettere. Egli è stato a Parigi, Helsinki, Stoccolma, Siviglia; ha avuto possibilità di stringere amicizia con gli uomini più grandi in assoluto del Novecento: cito Churchill, De Gaulle, Mussolini, Croce, Salvemini, Gentile, Primo Conti, Ugo Ojetti, Giovanni Paolo I, Franz Kafka, Pirandello, Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse; con tutti questi si è scambiato lettere commentando la letteratura del Novecento, la storia, la cultura di quegli anni. Questo fondo è probabilmente il più bel fondo letterario e di scambi epistolari che testimonia tutta la storia del Novecento con i suoi drammi, la sua letteratura, la sua cultura, i suoi usi e i suoi costumi. Pensare che sia in un caveau di una ex-banca e non sia possibile avere nemmeno la certezza della data in cui tornerà in possesso della Curia di Prato e quindi anche utilizzabile per studi, approfondimenti, tesi letterarie e studi scientifici, studi universitari, questo ci preoccupa. Quindi siamo soddisfatti della garanzia che ci ha dato il Governo che tornerà alla diocesi di Prato, che non sarà messo in vendita e che non rimarrà in un caveau dell'ex-Banca Popolare di Vicenza. Non siamo soddisfatti, però, di non avere una data; di sentire per l'ennesima volta, dopo anni e anni, la promessa, l'impegno che tornerà prima o poi a disposizione della Curia e, quindi, della città di Prato, ma senza avere una data.

Ricordo che Personè era particolarmente legato alla Toscana. Mi permetto solo di ricordare che nella casa personale di Papini è stato ospitato per vent'anni tutti i lunedì, dove conversavano di letteratura e di storia; egli ha insegnato al liceo Alla Querce a Firenze, ha insegnato al Liceo “Dante” di Firenze, ha insegnato al liceo di Prato; mentre svolgeva questa grande attività non smetteva mai di insegnare perché voleva comunque divulgare la sua conoscenza e la sua cultura. Pensare che non ci sia una data in cui questo fondo importantissimo, letterario, storico ed epistolare torni a disposizione degli studiosi ci dispiace.

Sapere che comunque non è perduto e in qualche modo prima o poi tornerà ci rassicura.

(Elementi in merito alla riorganizzazione dell'ospedale Versilia, con particolare riguardo al rispetto dei livelli essenziali di assistenza, e iniziative anche normative, in sinergia con le regioni, volte ad assicurare adeguati standard dell'assistenza ospedaliera – n. 3-00502)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bergamini n. 3-00502 (Vedi l'allegato A).

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, ringrazio per la questione sollevata, che riveste attualità e massima rilevanza per il Ministero della salute e ci consente quindi oggi di fornire i chiarimenti richiesti, in considerazione sia dei dati di competenza regionale che dei dati in possesso del Ministero. L'evoluzione degli approcci terapeutici e delle possibilità diagnostiche degli ultimi anni ha, di fatto, profondamente modificato il percorso di cura di molti ambiti specialistici, offrendo maggiori possibilità di trattamento ed esiti migliori in termini prognostici e, al tempo stesso, l'opportunità di utilizzare setting di cura diversi dal ricovero. Si è quindi assistito, negli anni, in tal senso, ad un progressivo spostamento delle attività sanitarie svolte in regime di ricovero a ciclo continuo verso setting diurni o ambulatoriali, con un vantaggio in termini di efficienza non solo per il sistema ma soprattutto per gli stessi pazienti, per i quali il ricovero costituisce un'evenienza impattante sulle dinamiche di gestione della vita quotidiana. Nell'attuale assistenza ospedaliera il ricovero è quindi rivolto sempre più alla gestione delle fasi di acuzie che comportano un'elevata instabilità clinica o all'effettuazione di trattamenti che richiedono un'osservazione clinica protratta.

Nello specifico ambito oncologico, lo scorrimento verso terapie che possono essere somministrate ambulatorialmente ha fatto emergere sempre più l'orientamento dei pazienti verso risposte quali il day service o gli ambulatori complessi, che affiancano quelle già presenti da tempo in regime di day hospital, che si stanno riducendo proprio in ragione del modificarsi dei protocolli terapeutici e delle vie di somministrazione. Secondo tali direttive si è mossa la regione Toscana con la delibera di giunta regionale n. 1095 del 2017, con la quale sono stati approvati i criteri di appropriatezza organizzativa del regime assistenziale del paziente oncologico in trattamento medico antitumorale, i quali declinano le indicazioni per i trattamenti chemio-radioterapici in ambito ambulatoriale, day service, day hospital e ricovero ordinario. Più nel dettaglio, il ricovero ordinario è da ritenersi appropriato esclusivamente nel caso di trattamenti oncologici complessi e con impegno assistenziale superiore alle otto ore, con necessità di terapie di supporto non fattibili a domicilio per tossicità o complicanza della malattia e/o prolungate necessità di sorveglianza e assistenza prolungata, e per pazienti in condizioni cliniche complesse con problematiche gravi acute o in caso di approfondimenti diagnostici complessi o invasivi. La riconversione dell'assistenza oncologica e specialistica da ricovero a regime ambulatoriale è in atto da diverso tempo e risulta realizzata nella maggior parte delle realtà ospedaliere delle aziende Asl toscane; tuttavia si rassicura che, quanto prima indicato non determina un ridimensionamento delle competenze specialistiche, che rimangono immutate e che sono indispensabili per continuare a seguire la casistica di riferimento nei setting appropriati.

È ormai noto che il processo di rimodulazione della configurazione degli ospedali, fenomeno che interessa tutte le realtà ospedaliere dei Paesi ad alto reddito, è infatti caratterizzato da una contrazione dei ricoveri e da un potenziamento delle attività specialistiche ed ultraspecialistiche svolte a livello ambulatoriale. Quanto ai profili di diretta competenza del Ministero della salute, come è noto, il decreto ministeriale n. 70 del 2015 ha delineato la configurazione degli ospedali per livelli di complessità crescente, articolando le discipline sulla base dei bacini di utenza ed in ordine delle attività da erogarsi, mentre l'organizzazione e la gestione dei servizi sanitari è affidata all'amministrazione regionale, nel rispetto degli standard prestabiliti. Di seguito qui fornisco alcuni numeri relativi alla riorganizzazione della rete ospedaliera della regione Toscana, che peraltro non è stata ancora definitivamente valutata dal tavolo di monitoraggio dell'attuazione del menzionato DM n. 70, in quanto il Ministero è in attesa della documentazione richiesta ad integrazione per il completamento dell'istruttoria propedeutica alla valutazione del tavolo. Il presidio ospedaliero Versilia è classificato come dipartimento di emergenze e accettazione di primo livello. Al 1° gennaio 2018 tale presidio ha 428 posti letto censiti, di cui 373 in regime ordinario e 55 in regime diurno. Nel 2017 tale ospedale ha fatto registrare 17.424 ricoveri, di cui l'82 per cento in regime ordinario, e nel 2018 i ricoveri sono stati similari, nell'ordine di 17.207, di cui l'83 per cento in regime ordinario. Relativamente alla gestione dei posti letto, nel 2017 si sono registrati tassi di occupazione con valori elevati in regime ordinario per la cardiologia (154 per cento) e la pneumologia (130 per cento), e in regime diurno per l'ematologia (221 per cento) e l'oculistica (162 per cento). Di contro, si registrano per entrambi i regimi di ricovero tassi di occupazione con valori bassi per la dermatologia (6 per cento ricoveri ordinari e 18 per cento ricoveri diurni) e per le altre discipline chirurgiche: per la pediatria (21 per cento ricovero ordinario e 46 per cento ricoveri diurni) e per la terapia intensiva (33 per cento ricoveri ordinari). Nel 2018, in relazione al tasso di occupazione dei posti letto, si rilevano situazioni di sovrautilizzo in regime ordinario, con la cardiologia al 147 per cento, e di sovrautilizzo in regime diurno, con l'oncoematologia al 239 per cento, l'oculistica al 136 per cento e la psichiatria al 150 per cento; ma anche sottoutilizzo in regime ordinario (l'ematologia al 7 per cento), ovvero in entrambi i regimi di ricovero (dermatologia: 1 per cento ricovero ordinario e 54 per cento ricovero diurno). Relativamente agli indicatori di monitoraggio previsti dal DM n. 70, l'ospedale di Versilia, nel 2017, ha fatto registrare 145 angioplastiche coronariche, mentre nel 2018 sono state 131. Il punto nascita dell'ospedale nel 2017 ha fatto registrare 1.177 parti, con un numero di cesarei pari al 21 per cento, di cui il 17 per cento erano primi cesarei, mentre nel 2018 gli eventi parto sono 1.050, con un numero totale di cesarei pari al 26 per cento. Nel 2017 l'ospedale ha fatto registrare 73.209 accessi in pronto soccorso, articolati secondo la seguente composizione in termini di codici triage: 18,7 per cento codici bianchi, il 60 per cento circa codice verde, il 19 per cento codice giallo, l'1 per cento codici rossi. Nel 2018 gli accessi al pronto soccorso sono stati 70.016, articolati come segue: 16 per cento codice bianco, 63 per cento codice verde, 19 per cento codice giallo e 1,6 per cento codice rosso.

PRESIDENTE. La deputata Deborah Bergamini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

DEBORAH BERGAMINI (FI). La ringrazio, Presidente, e ringrazio anche il rappresentante del Governo per questa esaustiva relazione rispetto ai dati numerici relativi all'Ospedale Versilia. Io, purtroppo - lo dico con dispiacere - non posso ritenermi soddisfatta dell'esito e della risposta di questa interrogazione, perché mi conferma una sensazione che non è la mia, ma è la sensazione di tutte quelle persone da cui origina proprio la mia interrogazione. Lo dico brevemente: io ho fatto questa interrogazione che riguarda l'Ospedale Versilia, cioè l'ospedale della mia zona, del luogo in cui sono nata e che rappresento elettoralmente, sulla sollecitazione di moltissimi cittadini e anche di moltissimi rappresentanti delle amministrazioni comunali, consiglieri comunali, e anche di moltissimi medici e di moltissimi infermieri. Perché l'ho fatta? Proprio per quello che emerge con grande chiarezza dalla risposta del rappresentante del Governo, ovvero che si continua ad applicare in Toscana, nella mia regione, - non voglio parlare delle altre regioni perché non le conosco, non so la situazione -, sulla salute dei cittadini, un criterio contabilistico, ragionieristico, numerico che io non voglio assolutamente mettere in discussione, ma che purtroppo sempre di più sta diventando il criterio, che determina effetti molto negativi e, purtroppo, qualche volta addirittura comici, dovrei dire, se non si trattasse della salute dei miei concittadini, e che non vorremmo vedere. Faccio un esempio: in Toscana, oggi, anno 2019 quasi 2020, può accadere che un cittadino della Lunigiana, dunque all'estremo nord della Toscana, se vuole fare un esame specialistico di qualche tipo, debba recarsi all'Isola d'Elba.

Questa è la situazione - ovviamente sto elencando un paradosso, ma ci sono tanti casi - della sanità toscana.

Perché è questa la situazione, e poi arrivo all'Ospedale Versilia? Perché, purtroppo, nel corso del tempo, non sapendo evidentemente, da parte dell'amministrazione regionale, affrontare la grande complessità del sistema sanitario, che è stato salutato qualche decennio fa come un fiore all'occhiello italiano ma che è tutt'altro che un fiore all'occhiello, ci si è forse dimenticati di privilegiare prima il criterio della qualità dei servizi ai malati e ai cittadini della nostra regione e poi un criterio contabile. Oggi ha prevalso il criterio contabile grazie al quale lei, signor rappresentante del Governo, mi ha elencato una serie di ragioni numeriche per cui c'è una diminuzione di una serie di accessi ai servizi forniti dall'ospedale Versilia che giustifica la situazione attuale.

Qual è la situazione attuale? Che una delibera del direttore generale della ASL Toscana Ovest, di cui fa parte l'ospedale Versilia, risalente al 31 ottobre 2018 - mi sembra - ha semplicemente detto che bisogna ridefinire il numero dei posti letto e non aumentarli, nonostante l'ospedale Versilia sia al di sotto dei parametri di base dei posti letto richiesti per popolazione. No: semplicemente trasformarli e ridefinirli. E qui elenco la preoccupazione dei cittadini di quel bacino di utenza dell'ospedale, perché questo significa che in pratica piano piano questo ospedale, che è stato inaugurato non cinquant'anni fa, non ottant'anni fa, ma nel 2002, con grandi strombazzamenti, un fiore all'occhiello, un ospedale innovativo, un grande investimento della regione - era il 2002! -, oggi rischia di diventare, di fatto, un grande pronto soccorso - fondamentale la funzione di pronto soccorso, sia chiaro - ma con uno svilimento progressivo e certo delle funzionalità specialistiche di cui quel bacino di utenza ha bisogno.

Quell'ospedale, come lei giustamente ricordava, è di livello 1 e copre un bacino di utenza normalmente di circa 170 mila abitanti, che pure sono tanti, ma trovandosi situato in un luogo di vacanze, la Versilia, deve arrivare a coprire nei mesi estivi - ho quasi finito, grazie Presidente -circa mezzo milione di abitanti e ha bisogno di non vedere svilite le proprie funzioni. Non può essere solo un pronto soccorso, perché dentro a quell'ospedale - come lei ha ricordato - ci sono funzioni specialistiche importanti e fondamentali per quel bacino d'utenza che io credo debbano essere tutelate, che io credo debbano essere rispettate, onorando i nostri concittadini che ne hanno bisogno e onorando il personale medico e infermieristico che oggi, purtroppo, si trova a lavorare in condizioni molto difficili e non voglio dire oltre.

Quindi, perché io non sono soddisfatta di questa risposta? Perché non mi mette in luce con chiarezza che cosa si farà di questo ospedale, se davvero verrà trasformato in un pronto soccorso con perdita di competenze e di servizi ai cittadini e se il disegno della gestione della regione continuerà ad andare avanti, svilendo tutto il sistema sanitario perché mancano i soldi. Ricordo - e concludo - che, a pochi chilometri da quell'ospedale, alcuni anni fa, emerse un gigantesco buco di 400 milioni di euro nella ASL 1 di Massa, altra struttura sanitaria lì vicino. Lo dico perché dobbiamo fare grande attenzione: c'è un uso, a mio parere, non corretto, non positivo e non razionale delle risorse pubbliche per costruire un sistema sanitario che, ad oggi, in Toscana non è, purtroppo, all'altezza delle esigenze dei cittadini.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolina e Iovino sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per confermare la nostra richiesta, già nota e anche commentata, di un'informativa urgente del Ministro Patuanelli in ordine al futuro della gestione degli stabilimenti ex Ilva. La comunicazione da parte di ArcelorMittal dell'intenzione di recedere dal contratto di gestione e di futuro acquisto del gruppo impone rapide azioni. Sono in corso, lo sappiamo tutti, i doverosi vertici di Governo e ne sono previsti nei prossimi giorni con l'azienda; solo qualche giorno fa proprio in quest'Aula, Presidente, tutti concordavamo sulla strategicità dello stabilimento tarantino per l'economia del Paese. È evidente che il Parlamento dev'essere coinvolto e informato su quanto s'intende mettere in campo per affrontare questa emergenza.

A chi, dentro e fuori dalla maggioranza, punta il dito contro Italia Viva per aver chiesto l'audizione del Ministro su questo tema dico che o non conosce le buone regole delle istituzioni o ha la coda di paglia. Non intravediamo lo scandalo di una richiesta di informativa e continuiamo a considerarla strumento di trasparenza, responsabilità e rispetto del Parlamento. Ora crediamo che sia il momento delle autocritiche e non delle critiche, autocritiche che non possono certo escludere la Lega che, rimodulando e ponendo un termine alle tutele legali, ha posto le basi – direi, un macigno - per questa situazione. Noi di Italia Viva non abbiamo cambiato idea e crediamo che oggi sia il tempo che ai due lati di un tavolo si siedano un Governo che, per preservare i tanti lavoratori, l'ambiente, la salute e il sistema industriale del Paese, si impegni con tutte le forze per fornire delle certezze e, dall'altro, un'azienda che, una volta per tutte, chiarisca quali sono le reali intenzioni sullo stabilimento di Taranto.

Le chiediamo quindi, Presidente, di attivarsi affinché il Ministro, al quale abbiamo dato doverosamente e convintamente fiducia una settimana fa a seguito del suo impegno proprio in Parlamento su questo tema, ci aggiorni sul suo lavoro nel rispetto dei cittadini che rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare suppongo sullo stesso argomento la collega Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, noi siamo letteralmente allibiti nell'apprendere le informazioni della stampa con riferimento al caso Ilva. Non abbiamo davvero parole per commentare la superficialità e il tentativo di scaricare il barile delle responsabilità tra un partito e l'altro. Qui ci sono di mezzo 15 mila posti di lavoro e l'autonomia dell'Italia nella produzione dell'acciaio. Quello che sta accadendo ha delle responsabilità precise che devono essere individuate non solo nel precedente Governo ma anche nell'attuale, e mi spiego meglio. Il MoVimento 5 Stelle ha lasciato negli annali delle agenzie delle dichiarazioni, le sue prese di posizioni sull'Ilva: doveva diventare un parco giochi, secondo Grillo; doveva essere chiusa secondo Di Battista, dando a tutti il reddito di cittadinanza, e Di Maio aveva definito l'appalto vinto da ArcelorMittal un delitto perfetto. È chiaro che qui si sta completando quello che è un disegno preciso, una promessa elettorale: la chiusura dell'Ilva. Ma a brindare possono essere solo i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle. Chi ha un po' di sale in zucca, chi è abituato ad avere a che fare con l'impresa non può che rabbrividire davanti a questa volontà.

Noi siamo qui a chiedere non solo il Ministro Patuanelli, che già dovrà venire il 20 novembre - bontà sua - a relazionare sui 158 tavoli di crisi, ma chiediamo che venga il Presidente Conte, perché il futuro dell'Ilva è un tema che riguarda l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e di errori, anche questo Governo, ne ha fatti tanti, a partire dal 21 ottobre, dove mi pare che fosse totalmente nelle sue funzioni, quando il rappresentante del Governo in Commissione si è rimesso alla volontà della maggioranza per stralciare la parte del decreto che prevedeva l'immunità penale. Quindi, a stralciare questo emendamento non è stato un Governo quel che sia, ma è stato questo Governo e, pertanto, ci sono responsabilità precise del MoVimento 5 Stelle, del PD, ma, signori miei, anche di Italia Viva.

Ma noi non interessa, non interessa andare ad investigare sulle responsabilità, noi abbiamo fatto concretamente un atto stamattina, abbiamo depositato per primi un emendamento al decreto fiscale che reintroduce l'immunità penale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Chiediamo alla maggioranza se è disponibile a votarlo questo emendamento, perché il tempo delle chiacchiere, il tempo dell'ammazza imprese deve finire. Questo Paese versa in una condizione industriale drammatica, perché oggi è l'Ilva, ma domani ricordo che sarà l'Italia, perché c'è un prestito ponte di 1,2 miliardi e ancora non è dato sapere come si salverà l'Italia. E poi ci sono 158 tavoli di crisi. E allora queste sono le questioni sulle quali un Governo è chiamato a riferire in Parlamento. E questo emendamento è quello che può salvare 15 mila posti di lavoro. Noi ci aspettiamo, da parte della maggioranza, non chiacchiere, ma soluzioni concrete. Volete presentarlo voi lo stesso emendamento perché volete la bandiera? Noi votiamo anche il vostro, purché si agisca subito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non si riconosca l'estraneità di materia a un emendamento che può salvare 15 mila posti di lavoro. Su questo non pretendiamo che una maggioranza litigiosa possa chiarire, ma che il Presidente del Consiglio venga qui a dire ai lavoratori dell'Ilva, a dire al mondo dell'acciaio, all'industria e agli italiani cosa intendete fare, lo riteniamo doveroso e urgente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sempre sull'ordine dei lavori ha chiesto di parlare la collega Barbara Saltamartini. Prego collega, ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Credo che quello a cui stiamo assistendo in queste ore, purtroppo, dimostri ancora una volta quanto la Lega abbia fatto bene a dire basta al Governo precedente e a staccare la spina ad un Governo dove una parte di quel Governo, nei 5 Stelle, aveva ben chiaro evidentemente, già da allora, cosa fare e purtroppo oggi quel cosa fare si trasforma in 15 mila persone che stanno perdendo il posto di lavoro e soprattutto nella fine della produzione dell'acciaio, che, voglio ricordarlo, è essenziale per la vita del sistema industriale italiano, non soltanto per un territorio o per una filiera, è essenziale per la salvaguardia del sistema produttivo industriale italiano. Ecco, questo è quello che sta accadendo in queste ore. Vedete, colleghi, la Lega, già quando negli scorsi mesi eravamo al Governo, aveva fatto e aveva dato giustamente battaglia ad un assetto ideologico, da parte dei 5 Stelle, che voleva a tutti i costi togliere lo scudo penale ad ArcelorMittal, e lo aveva fatto consapevole di quali erano i rischi, ma soprattutto lo aveva fatto con scienza e coscienza, sapendo bene che quell'impostazione ideologica non serviva a nulla e a nessuno o, forse, serviva a qualcuno per svendere un altro pezzo di produzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E quando nel “decreto imprese”, che è arrivato a settembre, l'ultimo decreto fatto dal Governo, dall'allora Governo gialloverde, c'era appunto la norma che prevedeva lo scudo - le accuse lanciate alla Lega, quindi, noi le rispediamo chiaramente al mittente - e, malgrado ci fosse quella norma, ancora una volta, a firma di quello che è stato il Ministro per il Sud, il Ministro Lezzi, arriva l'emendamento in Senato che abroga quella norma; e quell'emendamento è stato votato congiuntamente dal MoVimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, dai renziani che allora erano ancora nel Partito Democratico e da LEU, ossia da tutte le forze che sono al Governo del Paese in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, guardate, il fatto che qualcuno ci stia ripensando è sicuramente un bene, ben venga che qualcuno ci ripensi, come la Lega aveva denunciato già mesi fa, come la Lega sta denunciando oggi, perché quello che per noi conta, Presidente, non è certo la battaglia politica fine a se stessa; quello che per noi conta è salvaguardare i posti di lavoro, salvaguardare la produzione dell'acciaio e andare avanti in un contratto che era stato sottoscritto e per il quale non si può fare come a Monopoli, che si torna dal “via” e si cambiano le carte in tavola mentre si sta giocando, perché questo è quello che avete fatto, ed è per questo motivo che ArcelorMittal recede da quel contratto. E guardate, quando è venuto il Ministro Patuanelli in Commissione attività produttive in audizione sulle linee programmatiche, nulla ha risposto riguardo al tema dell'Ilva, nulla ha risposto riguardo al tema, per esempio, di Alitalia, come diceva la collega Gelmini, nulla ha risposto sui 158 tavoli di crisi aziendali aperte; tavoli di crisi su cui la Commissione attività produttive aveva chiesto all'allora Ministro Di Maio, per ben tre volte, di venire in Commissione e lui si rifiutò di venire in Commissione perché aveva sempre una cosa più urgente di venire a parlare alla Commissione attività produttive su quello che era interesse per il Paese.

Allora, Presidente, è fondamentale, estremamente urgente e necessario che il Governo, nella figura più autorevole e rappresentativa, ossia il Presidente del Consiglio, venga a riferire immediatamente in Aula su quello che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E siccome il Presidente del Consiglio - perché non ci basta il Ministro Patuanelli, anche perché nelle sedi competenti non ha già risposto, quindi non ci aspettiamo da lui altre risposte -, signora Presidente, oggi, alle 19, sarà qui, in Aula, per svolgere un'informativa urgente e dare delle comunicazioni urgenti, io ritengo che già nella serata di oggi il Presidente del Consiglio debba venirci a dire cosa il Governo ha intenzione di fare per 15 mila lavoratori e tutto l'indotto che c'è intorno, per Taranto e soprattutto per la filiera dell'acciaio, senza la quale, come dicevo, qui in Italia non si farà più industria. Quindi, l'invito che le faccio è a chiedere immediata convocazione del Presidente, perché credo che, in attesa di questa immediata convocazione del Presidente, di questa informativa, non sia giusto proseguire nei lavori parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché quello che sta accadendo in questo momento nel Paese è la dimostrazione che a questo Governo, dell'Italia, degli italiani, dei lavoratori e della filiera produttiva, non interessa nulla! E questo è il segnale più, più, più doloroso che questo Governo poteva dare. Noi siamo orgogliosi di avere staccato la spina al signor Conte, ai 5 Stelle e al precedente Governo…

PRESIDENTE. Collega, ha concluso il suo tempo.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). …però credo che ora occorra che questo Governo si assuma qualche responsabilità, e se le deve assumere davanti a tutto il Parlamento, perché continuare così non si può. Gli italiani hanno già detto chiaramente cosa vogliono. Beh, noi vorremmo sentire adesso dal Governo cosa vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sempre sull'ordine dei lavori ha chiesto di parlare la collega Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signora Presidente. Mi verrebbe da dire, dopo quest'ultimo intervento, da che pulpito! Perché vede, signora Presidente, signori colleghi e colleghe deputate, noi nel 2015 abbiamo avuto un fuoco di fila quando abbiamo deciso di inserire la norma del cosiddetto scudo penale. E voglio ricordare alcuni di questi titoli di giornale, alcune di queste esclamazioni: “immunità penale: siamo alle comiche”, “immunità penale: regalo alle aziende che hanno inquinato”, “immunità penale: provvedimento razzista che agevola il Sud e non pensa al Nord”. Queste erano le parole che sono risuonate e riecheggiate anche in quest'Aula. Perché siamo stati noi - e lo voglio ricordare, al di fuori della speculazione politica -, però è stato il governo a guida PD che ha scelto, in quel momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in quello specifico momento, di inserire quella norma, quando ancora non c'era neppure ArcelorMittal. Stavamo parlando dei commissari, perché serviva, in quella fase, ad affrontare i problemi complicati. E invece ci troviamo chi specula e fa propaganda politica, che, invece, caso strano, è proprio quello che ha contribuito a toglierlo, lo scudo penale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Perché, nel giugno scorso, c'era un Governo, lo scorso Governo, che era ad egemonia Lega, perché al di là dei numeri, l'egemonia politica di quel Governo era - ed è evidente ancora oggi - a guida Lega. La Lega ha scelto di togliere quella norma, quindi se ne assuma la sua responsabilità. Ma noi, che siamo stati quelli che hanno introdotto la norma e che quindi ne conosciamo, ne conoscevamo all'epoca e ne conosciamo oggi il significato e l'importanza, siamo noi che abbiamo detto in queste ore (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi…

MARTINA NARDI (PD). … abbiamo detto in queste ore che lo scudo veniva usato per difendersi, da ArcelorMittal, per difendersi da cosa? Per difendersi dalla perdita di 2 milioni di euro al giorno, difendersi da una crisi internazionale che, sicuramente, ha rallentato e complicato la produzione, difendersi dal fatto che comunque era ed è in una grave crisi economica e che, forse, indipendentemente dalla norma e dallo scudo che utilizzava a mo' di pretesto, voleva andar via per altre motivazioni di carattere economico. Noi pensiamo che questo pretesto non può e non deve diventare un alibi ed è per questo motivo che il Partito Democratico presenterà, lo ha presentato pubblicamente, lo hanno detto oggi i nostri rappresentanti più significativi, il capogruppo, il segretario del partito, e lo rivendichiamo con forza, noi non daremo alibi ad AecelorMittal per andar via; questo è un pretesto, riteniamo sia un pretesto, perché le motivazioni sono ben altre e di ben altra natura e chi invece lo utilizza, anche in quest'Aula, sa che sta facendo solo ed esclusivamente una speculazione politica. Comunque non gli concederemo l'alibi, siamo d'accordo, siamo d'accordo perché venga reintrodotto, perché venga riscritto in maniera più congrua, anche e soprattutto rispetto alla sentenza della Corte costituzionale che, comunque, pende, perché lo sapeva, ArcelorMittal, quando è venuta, che ci poteva essere la Corte costituzionale che diceva che quella norma era incostituzionale, perché lo sapeva che in qualche modo questa azienda è un'azienda che aveva dei gravi problemi di carattere ambientale e che forse, ed è questo il nostro dubbio, ed è il motivo per cui in queste ore ringraziamo il Governo, che si è attivato immediatamente, sappiamo che ora in questo momento si sta tenendo un incontro ad alti vertici – e questo è un fatto positivo – e siamo contenti che venga in Aula, e chiediamo anche noi che venga in Aula e che ci riferisca puntualmente sulla situazione. Perché il Partito Democratico è il partito che ha lavorato in tutti questi anni e continua a lavorare per la salvaguardia del lavoro, per la salvaguardia dell'ambiente, per salvaguardare l'impresa e perché è consapevole - e ho concluso - che la siderurgia è un'eccellenza del nostro Paese che non possiamo e non vogliamo perdere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega Gemmato, prego.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Mi unisco alla richiesta dei colleghi di far intervenire qui, in Aula, il Ministro Conte e il Ministro del MISE per rivendicare la centralità della produzione d'acciaio in Italia. Oggi, ciò che sfugge ai più, partiamo dai dati SVIMEZ, è che il Meridione soffre, il Meridione soffre perché chiude e chiuderà con il PIL, quest'anno, a meno 0,2 per cento. Sommessamente ricordo che l'Ilva rappresenta in questo momento l'1,4 per cento del PIL nazionale. Voglio ricordare a tutti quanti che, in bonis, quest'azienda rappresentava il 2,5 per cento del PIL nazionale. Quindi, l'isterismo della maggioranza che, in questo momento e a fasi alterne, ci dice, nel Conte 1, che ci deve essere lo scudo penale, salvo, poi, nel Conti 2, rimangiarsi tutto, è un isterismo che non appartiene all'Italia in cui noi viviamo.

Noi chiediamo, a pieno diritto, che venga ridata la credibilità al nostro Paese.

Presidente, la cosa più grave, insieme all'inquinamento dell'Ilva, è che noi, oggi, ci stiamo giocando sullo scacchiere internazionale parte della nostra credibilità. Questo Governo – e lo dico senza timore di smentite – di improvvisatori sta mettendo a repentaglio la credibilità dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È per questo che la centralità del dibattito deve essere in Parlamento; il Parlamento deve ridare dignità alla nostra nazione e per questo il gruppo di Fratelli d'Italia ha già annunciato ieri, col nostro presidente Rampelli e col presidente Meloni, un emendamento per reintrodurre lo scudo penale. Lo ripeto, è fondamentale per noi ridare credibilità.

Poi, in questo, io vorrei introdurre anche il dibattito politico sul destino dell'Ilva, perché se il MoVimento 5 Stelle ha scientemente pensato di chiudere l'Ilva di Taranto ce lo deve dire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non può raggiungere questo risultato con l'incapacità che sta determinando in questo momento!

Lo deve dire, lo deve dire in Aula e deve dire quali sono le contromisure, perché, oggi, Presidente, noi possiamo assistere all'ignominia per cui potremmo avere l'Ilva chiusa e l'Ilva che continua ad inquinare, perché la copertura dei parchi minerari, che è stata avviata da Mittal, evidentemente, si interromperebbe e, quindi, quelle polveri sottili che vanno ad inquinare i tarantini e che, purtroppo, producono centinaia di morti di tumori, sarebbero lì, non si risolverebbero. Allora, se c'è un disegno completo di chiusura dell'Ilva, questa maggioranza politica deve avere il coraggio di venire in Aula e deve avere il coraggio di raccontarcela. Disattrezzare così uno degli asset fondamentali della nostra nazione è folle e a questa follia il gruppo di Fratelli d'Italia non si unisce (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega Silli, prego. Ha facoltà di intervenire.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, anche noi, della componente politica “Cambiamo!-10 Volte Meglio”, chiediamo a gran voce che il Premier Conte venga a riferire in Aula, non solo per quello che rischia di accadere in una zona a noi carissima, come quella di Taranto e della Puglia, ma anche per le ripercussioni che vi possono essere negli altri stabilimenti Ilva, primo fra tutti quello di Genova. Io, francamente, Presidente, sono basito nell'ascoltare alcuni interventi, come se gli interventi che provengono dalle forze di maggioranza che sostengono questo Governo volessero sfilarsi da alcune loro responsabilità. Ho sentito l'intervento dei colleghi del PD, quasi a voler demonizzare ArcelorMittal, quando, lo dico francamente, un investitore straniero o italiano che sia che vuole investire soldi nel nostro Paese andrebbe premiato, non demonizzato, per, come dire, l'inefficienza e per la negligenza del Governo. Ho sentito l'intervento di Italia Viva, quasi a voler ritrovare una verginità, dove chiedono a gran voce che il Premier Conte riferisca in Aula.

Ricordo, a questi colleghi che mi hanno preceduto, che fanno parte di questa maggioranza e sono corresponsabili del mal operato di questo Governo, riguardo all'Ilva: 24 miliardi, punti percentuali di PIL, 20 mila posti di lavoro a rischio, compreso l'indotto, senza contare poi che l'industria italiana ha bisogno d'acciaio, l'industria italiana ha bisogno d'acciaio per funzionare e se l'acciaio un domani non dovesse produrlo l'Ilva, lo dovremmo obbligatoriamente importare; da dove? Probabilmente, da quei Paesi dove i diritti dei lavoratori non sono rispettati, dove fanno lavorare i bambini e dove la green economy sembra quasi una presa in giro.

Quindi, io dico al Governo: bell'inizio per la green economy; se veramente volete smantellare l'Ilva mettete in conto che da un punto di vista globale sicuramente l'inquinamento aumenterà, perché saremo costretti a importare l'acciaio da Paesi dove la green economy è solamente un sogno. Ribadisco, signor Presidente, la necessità da parte della componente politica “Cambiamo!” che il Presidente Conte venga a riferire in Aula e ci dica che intenzioni ha questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Collega Epifani, prego. Ha facoltà di intervenire.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, per le vicende che sono intercorse è necessario che il Governo venga in Aula. Oggi pomeriggio credo che ci sia un incontro tra il Presidente del Consiglio e la proprietà della multinazionale, quindi, avremo qualche elemento in più di chiarezza. Naturalmente, in questa discussione è facile far polemica; io voglio solo ricordare due cose. La prima, è che in questa vicenda quasi tutti hanno fatto una cosa e il contrario di quella cosa e, quindi, non è mai semplice distinguere la ragione e il torto negli ultimi anni attorno alla vicenda, ad esempio, dello scudo penale. La seconda, è che bisognerebbe partire, però, dall'inizio della vicenda della storia dell'Ilva a Taranto e cioè dalla vecchia proprietà, quella dei Riva che, su Taranto, non ha fatto gli investimenti necessari ambientali e di messa in sicurezza, soprattutto nel momento in cui l'acciaio tirava, si facevano tanti utili e quegli utili non venivano reinvestiti a tutela di chi lavorava nell'acciaieria e della popolazione di Taranto. Lì nascono i problemi di oggi dell'Ilva; è inutile girarci attorno, se non riconosciamo questo punto di partenza scambiamo le cause con gli effetti. Poi, naturalmente, l'intervento pubblico, la ricerca di nuove soluzioni, il commissariamento dell'Ilva, tenere assieme le due esigenze fondamentali: il fabbisogno e l'autonomia di produzione d'acciaio del sistema Paese e le questioni di salute della zona di Taranto, del comune di Taranto, delle famiglie di Taranto. I due principi non possono essere contrapposti: noi abbiamo bisogno di acciaio prodotto in Italia e abbiamo bisogno che chi sta vicino a dove l'acciaio viene prodotto abbia le stesse garanzie di un cittadino di qualsiasi altra parte del Paese. Se noi dovessimo far prevalere un aspetto sull'altro, vorrebbe dire che finisce la capacità di un grande Paese di garantire la sicurezza ai cittadini e ai lavoratori e la produzione al proprio sistema industriale. Noi non possiamo importare la maggior parte dell'acciaio dall'estero, perché metteremmo in difficoltà una parte consistente della nostra industria manifatturiera e, contemporaneamente, non possiamo accettare quei tassi di mortalità per tumore e altre malattie che le famiglie di Taranto, i cittadini di Taranto, denunciano da anni. Questa è la posta in gioco, questa è la questione da affrontare. Quindi, abbiamo bisogno di dare continuità produttiva e occupazionale a Taranto e, contemporaneamente, continuare gli investimenti sul territorio di Taranto. Senza la continuità produttiva, lo stesso risanamento ambientale di Taranto verrebbe messo in discussione. Quindi, che cosa può auspicare una forza politica che ha a cuore questi due principi? Che si facciano le scelte, a partire da un ruolo del pubblico decisivo - perché questa è la posta in gioco - e, contemporaneamente, si eviti la messa in discussione di queste due questioni essenziali. Poi, c'è un terzo problema di cui nessuno ha parlato - o pochi - in quest'Aula: qui c'è un gigantesco problema di difesa della produzione d'acciaio in Europa. Non è che si chiudono gli stabilimenti solo in Italia: si chiudono e si sono chiusi in Germania, si chiudono e si sono chiusi in Francia, si chiudono e si sono chiusi in Belgio. Noi abbiamo una sovraccapacità produttiva che dobbiamo saper affrontare; contemporaneamente, siamo invasi o dai dazi americani o da chi produce l'acciaio sottocosto, che spiazza la nostra produzione d'acciaio. Quindi, c'è un gigantesco problema di politica e di autonomia di politica europea industriale, su cui, anche da questo punto di vista, l'Europa non ha fatto e non fa il suo dovere. C'è un problema per l'Italia e c'è un problema per l'intera Europa (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Collega Ricciardi, prego. Ha facoltà di intervenire.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente, su questo argomento tutti quelli che siedono qui dentro hanno responsabilità. Noi, nell'ultimo anno, siamo intervenuti su questo argomento e ora chiediamo davvero di avere tutti responsabilità, con un unico obiettivo e con un unico fronte comune, che è quello di tutelare lo Stato italiano. Questo è il nostro fronte e dobbiamo dire, al di là delle appartenenze politiche, dobbiamo dirci la verità: che qui chi non sta rispettando il contratto non è lo Stato italiano, ma è l'azienda e, quindi, se lo Stato italiano davvero ha come interesse se stesso - ripeto, al di là delle singole divisioni politiche -, bisogna dire la verità e lavorare con l'obiettivo di tutelare l'ambiente, la salute dei tarantini, di un territorio martoriato da anni e quello di un settore strategico e fondamentale, come quello dell'acciaio. Bisogna fare un ragionamento mettendo le cose in chiaro, non scaricando colpe, non scaricando responsabilità, ma capendo che noi abbiamo un Ministro a cui è stata chiesta un'informativa e, quindi, il Ministro verrà, ma, ripeto, la nostra stella polare è difendere gli interessi dei cittadini italiani. E non è un segreto che ArcelorMittal sta perdendo 2 milioni di euro al giorno, che i patti che sono scritti in quel contratto non vengono rispettati a livello di tutela occupazionale, a livello di sicurezza del lavoro e che quella dell'immunità penale è una scusa ed è un pretesto. E uno Stato che vuole fare lo Stato, di fronte ad una multinazionale straniera, deve difendere gli interessi dello Stato e non quelli di una multinazionale straniera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Riguardo alla richiesta di informativa, già nella giornata di ieri, la presidente del gruppo di Italia Viva aveva inviato una lettera al Presidente della Camera, con la richiesta, appunto, di informativa urgente; ovviamente il Governo è stato tempestivamente informato. Quest'oggi sono arrivate altre tre richieste - da parte dei colleghi Gelmini, Saltamartini e Silli - di un'informativa urgente del Presidente Conte; ovviamente la Presidenza si farà carico di informare il Governo anche di questa ulteriore richiesta.

ELIO VITO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Vito, sull'ordine dei lavori? Non sullo stesso tema suppongo, perché il suo gruppo ha già parlato.

ELIO VITO (FI). Suppone bene, signora Presidente. Letteralmente, sull'ordine dei lavori, cioè sull'ordine con il quale si svolgono i nostri lavori. Si è svolto, appunto, un dibattito che io credo importante, una richiesta ragionevole che il Governo venga a riferire su una vicenda di grande attualità e importanza. Io però, Presidente, sull'ordine dei lavori, contesto che effettuata una scelta casuale, da parte della Presidenza, da parte dei gruppi, da parte del mio gruppo, su questo dibattito, sia pure importante, abbia avuto la precedenza o non sia stato possibile che la Camera facesse…lo so, lo farà il Presidente alle 19, però c'è un tema, Presidente, che credo abbia sempre avuto precedenza in Aula ed è la vita, soprattutto quando a perdere la vita sono i servitori dello Stato, le forze dell'ordine, le Forze armate, i rappresentanti, come in questo caso, delle operazioni a tutela della pubblica sicurezza, cioè i Vigili del fuoco. So che il Presidente della Camera farà su questo la commemorazione alle 19. Mi dispiace che qualcuno - non so bene chi - si sia assunto la responsabilità di anticipare e preferire il tema del dibattito politico e della richiesta di informativa del Governo, che riconosco è un tema importante, alla possibilità che la Presidenza o i gruppi che ne hanno fatto richiesta potessero in Aula commemorare quelle tre vite che oggi sono state perse. Il Parlamento non è solo luogo di divisioni politiche, ma è anche il luogo dove, di fronte al Paese, le forze politiche hanno la capacità e la responsabilità di unirsi. Questo era il momento nel quale dovevamo privilegiare l'unità delle forze politiche rispetto alla perdita delle vite umane di chi svolge, ogni giorno, un'attività per la quale dobbiamo essere grati. Mi spiace che ciò non sia stato possibile.

PRESIDENTE. Collega Vito, la Presidenza questa mattina ha recepito le richieste di tutti i gruppi parlamentari nel fare questi interventi sull'ordine dei lavori. Questa sera, alle 19, come lei ha giustamente ricordato, ci sarà la commemorazione dei vigili del fuoco che sono periti quest'oggi. È, ovviamente, una tragedia che non colpisce soltanto i vigili del fuoco, ma, indubbiamente, l'Italia intera.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Su che cosa? Ordine dei lavori? Su quale tema?

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Sì, Presidente, sull'ordine dei lavori. Volevamo chiedere la sospensione dell'Aula per permettere la conclusione del ciclo di audizioni che sono in corso in questo momento in Commissione ambiente. Ci sono tanti sindaci presenti che sono arrivati da questa mattina; purtroppo, i lavori si sono dilungati e quindi chiediamo di poter dare loro la possibilità di essere auditi e di poter migliorare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, per associarci alla richiesta di sospensione.

LUCA DE CARLO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Anche noi, Presidente, per associarci alla richiesta della collega della Lega.

PRESIDENTE. Altri colleghi che intendono intervenire?

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, anche noi ci associamo alla richiesta e chiediamo una breve sospensione dell'Aula.

ILARIA FONTANA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Solo per associarci alla richiesta dei colleghi.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Anche il nostro gruppo si associa alla richiesta della collega della Lega.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Anche il gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio si associa a questa richiesta.

PRESIDENTE. D'accordo, direi che c'è questa richiesta unanime, e quindi sospenderei la seduta, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del senatore Roberto Marti (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 3-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del senatore Roberto Marti, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 3-A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

La Giunta propone di deliberare la restituzione all'autorità giudiziaria per incompetenza della Camera dei deputati degli atti di cui al Doc. IV, n. 3-A, ai fini dell'eventuale trasmissione della domanda di autorizzazione al Senato della Repubblica.

(Discussione - Doc. IV, n. 3-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Andrea Delmastro Delle Vedove, presidente della Giunta. Prego, collega.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, la relazione della Giunta odierna attiene ad una richiesta del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce sull'autorizzazione alla utilizzazione delle conversazioni telefoniche del senatore Marti su utenza di terzi, senatore Marti che all'epoca delle intercettazioni era deputato Marti. La Giunta, premetto, ha dedicato a questa questione - seppure la abbia risolta in termini pregiudiziali, come vedremo dopo - quattro sedute (quelle del 20 e del 27 febbraio, del 10 e del 17 aprile), per poi licenziare celermente la relazione, inviandola in Aula nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione con la magistratura. Come dicevo, sin da subito è emersa chiaramente ed in termini preliminari la questione pregiudiziale del riparto delle competenze fra Camera dei deputati e Senato della Repubblica, ed emerge solarmente, anche solo ad una prima e sommaria lettura dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003…Presidente, la vedo….

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Relatore. La ringrazio, Presidente. È evidente che è una questione giuridica più soporifera e meno intrigante di quella di Ilva e devo dire che anche la conclusione all'unanimità da parte della Giunta complica l'attenzione da parte dell'Aula, ma - ahimè - io la relazione la debbo fare, quindi mi accingo comunque a farla. Dunque, dicevamo che la questione aveva una squisita rilevanza pregiudiziale, nel momento in cui all'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, testualmente si recita che, laddove l'autorità giudiziaria chieda l'utilizzo di intercettazioni telefoniche di un membro della Camera sull'utenza di terzi, debba richiedere l'autorizzazione alla Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene o apparteneva al momento in cui le conversazioni e le comunicazioni sono state intercettate.

Vi è da premettere immediatamente, per agevolare l'Aula nella comprensione della questione pregiudiziale che oggi sottoponiamo con voto unanime della Giunta, che vi fu già un precedente che dirimeva esattamente la questione se dovesse essere competenza della Camera alla quale appartiene o apparteneva. Il precedente era il clamoroso - urlo per sentirmi, non per altro - caso Verdini.

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi!

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Guardi di là, però!

PRESIDENTE. No, guardo dappertutto. Permettiamo al relatore Delmastro Delle Vedove di poter intervenire. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Relatore. Dicevo, la questione era già stata risolta con un precedente illustre; era il precedente Verdini, in occasione del quale la Giunta per le autorizzazioni della Camera, unitamente a quella del Senato, in modo prima informale e poi formale, aveva ritenuto che la competenza si radicasse presso la Camera di attuale appartenenza, quindi o al Senato o alla Camera dei deputati, ma alla Camera di attuale appartenenza. Non è momento di poco conto che vi fosse un precedente talmente illustre, che aveva già impegnato entrambe le Camere per addivenire ad una soluzione condivisa di questa apparente necessità di una interpretazione; dico “apparente” perché ritengo che l'interpretazione invece sia chiara, piana e lineare, e a questa conclusione è pervenuta la Giunta all'unanimità.

I canoni di ermeneutica giuridica seguiti dalla Giunta per le autorizzazioni per dirimere il nodo del radicamento della competenza sono stati: il tenore letterale delle norme; la necessità di conferire ad ogni locuzione contenuta nelle norme un suo preciso significato, e non pretermettere o obliterare il significato di talune locuzioni, perché altrimenti, diversamente, non poteva stare in piedi il ragionamento; il robustissimo precedente Verdini. E non ultima, una valutazione sul senso profondo della garanzia di cui oggi noi discutiamo, e se questa garanzia sia posta a presidio dell'integrità della Camera di appartenenza, della libera formazione della sua volontà, e poi anche del singolo deputato, o se viceversa si debba ritenere una garanzia per il singolo deputato: e allora probabilmente sì, avrebbe ragione chi lo definisce privilegio e non garanzia. Sulla base di queste valutazioni, per quanto attiene al tenore letterale, è evidente che l'articolo 6, comma 2, nel momento in cui dice “l'autorizzazione della Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene”, indica già una priorità logica prima ancora che giuridica, che è quella dell'attuale appartenenza; subordinatamente, sussidiariamente si fa ricorso alla Camera alla quale apparteneva al momento di.

Ma vi è di più da dire: non è solo una priorità logica e giuridica voluta dal legislatore, ma quale senso potremmo noi conferire alla parola “appartiene” se ritenessimo che l'“apparteneva” è uno degli altri alternativi momenti del radicamento della competenza? Perché se così fosse sarebbe bastato dire “apparteneva”. Allora è di tutta evidenza che regola due casi distinti: uno, il caso in cui il deputato sia ancora in carica, e allora evidentemente sarà la Camera alla quale appartiene; e, per il caso in cui il deputato non sia più in carica, evidentemente si andrà, subordinatamente al primo dei principi che incardina la competenza, a radicarsi presso la Camera alla quale apparteneva. Ma v'è altro e v'è di più. L'articolo 68 della Costituzione, alla quale dà attuazione la legge n. 140 del 2003, è ancora più robustamente tranciante, perché senza nessuna subordinata dice “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene” ed elenca tutti i casi, e quindi radica la competenza sulla Camera di attuale appartenenza. Ma vi è ancora altro. Dovendo dare una lettura sistemica per comprendere esattamente e snocciolare e sviscerare - si spera una volta per tutte - la competenza, e in questo aiutare anche la magistratura nel primigenio indirizzo della domanda alla Camera effettivamente competente, la Giunta ha compulsato anche il comma 4 dell'articolo 6, che regola il caso in cui vi sia uno scioglimento della Camera, e dice testualmente che nel caso in cui vi sia uno scioglimento della Camera, la magistratura procedente avrà la possibilità di ripresentare la domanda alla Camera competente all'inizio della nuova legislatura.

Ora, è evidente anche in questo caso che questo principio soccorre l'interpretazione precedente, perché se fosse che si deve radicare nella Camera nella quale il deputato o il senatore apparteneva, evidentemente non bisognerebbe rinnovare la domanda; e in ogni caso, se bisognasse anche rinnovarla, non vi sarebbe alcun dubbio su quale sarebbe la Camera alla quale rinnovarla, dubbio che invece è più che alimentato ed è sotteso all'articolo 6, comma 4, della legge n. 140 del 2003.

Poi vi è quest'ulteriore visione sistemica con la quale ci siamo confrontati, e ci siamo chiesti se questa è una prerogativa che potrebbe anche degradare a privilegio del singolo deputato, o se è una garanzia posta a presidio della integrità della composizione della Camera, posta a presidio della libera formazione della volontà della Camera alla quale il deputato appartiene. Se è così, e se quindi è una garanzia e in nessun modo noi possiamo ritenere che - come dire? - degradi a un indigesto e superato privilegio; se è così, allora evidentemente la tutela dev'essere data sì certamente al deputato o al senatore occasionalmente, ma in termini secondari rispetto alla Camera di attuale appartenenza per la sua integrità. E quindi anche questo principio invece più generale ha irrobustito il convincimento della Giunta, in ordine al fatto che il radicamento della competenza non potesse che essere quello nella Camera di appartenenza.

Tutte queste premesse per dire che questi elementi convergono univocamente nel ritenere che la competenza sia della Camera di attuale appartenenza, e che quindi la domanda doveva essere evidentemente indirizzata al Senato della Repubblica, e non alla Camera dei deputati. Diciamo questo perché questa Giunta, in ossequio non solo formale, ma anche sostanziale al principio di leale collaborazione con gli altri organi e poteri dello Stato, e segnatamente nel caso di specie con la magistratura, ha celermente - debbo dire - risolto la questione, pur avendo chiesto ed ottenuto, per il tramite della Presidenza Fico, la possibilità di una sorta di informale bilaterale con la Giunta del Senato, che compulsava altro caso identico sebbene speculare, riguardante il senatore Cesaro. Lo abbiamo fatto nel tentativo di dare una risposta veloce, puntuale, chirurgica alla magistratura. Lo abbiamo fatto nel tentativo di avere un'unica voce. Lo abbiamo fatto convinti che l'interpretazione letterale – e soccorre il brocardo latino per cui in claris non fit interpretatio –, l'interpretazione sistemica dell'articolo, l'interpretazione sistemica dell'intera legge, l'interpretazione orientata costituzionalmente di che cosa sia la garanzia e non il privilegio, ci davano ragione. Lo abbiamo fatto nella convinzione che il precedente che ha riguardato il caso Verdini ci desse ragione. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che tutti i precedenti, sia prima del caso Verdini, che aveva impegnato le Giunte collegialmente e bilateralmente, sia quelli successivi ci davano ragione. Lo abbiamo fatto spiegando… E di questo voglio ringraziare i dirigenti, i funzionari e tutti i colleghi della Giunta: nella bilaterale con il Senato siamo riusciti anche a convincere alcuni senatori della bontà delle nostre tesi, spostandoli sulle nostre tesi, convincendoli che l'unico appiglio per ritenere radicata la competenza in termini opposti a quello che riteniamo noi, cioè nella Camera alla quale apparteneva, era una risalente sentenza che riguardava altro caso, l'insindacabilità e non le intercettazioni, e per di più era antecedente alla legge n. 140 del 2003. Non vi è quindi, per quanto riguarda la Giunta, spazio, adito a dubbio alcuno sulla competenza.

La Giunta, evidentemente sulla base di questa esperienza, spero che collegialmente, unitamente al sottoscritto, vorrà fare una legge emendativa di ulteriore chiarificazione, perché non vi siano più dubbi e perché si possa continuare nella tradizione di questa Camera a dare sollecite, tempestive, chirurgiche risposte alla magistratura in ossequio non solo formale ma anche sostanziale al principio di leale collaborazione. Quindi, ringraziando tutti i membri della mia Giunta, evidentemente la relazione termina con la richiesta che in termini preliminari venga votata la pregiudiziale della incompetenza di questa Camera, con conseguente debita e pedissequa trasmissione della richiesta di autorizzazione alla magistratura e al Senato, perché agiscano di conseguenza alla luce dei principi sopra enucleati che rendono granitica la nostra decisione.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Rispetto alla disamina che ha testé fatto il presidente della Giunta si può aggiungere veramente poco. Si può semplicemente, forse, sottolineare che il voto di oggi sì, è vero, è un voto procedurale, riguarda il riparto di competenze fra la Giunta della Camera e la Giunta del Senato, ma è un voto fondamentale per evitare rimbalzi in futuro rispetto a questioni che dovrebbero essere chiarite anzitempo e risolte in favore di una magistratura che cerca risposte e le cerca dalla Giunta competente. In questo caso, secondo me, il rispetto della interpretazione letterale e naturalmente anche di quella sistematica non può non prendere le mosse da un dato: ciò che noi tuteliamo all'interno della Giunta, ciò che l'articolo 68 intende tutelare, che la legge n. 140 del 2003 intende tutelare non è il parlamentare in quanto tale, ma il parlamentare nella sua funzione e, quindi, è un vulnus oggettivo e non soggettivo che riguarda la persona. Già questo dovrebbe darci la possibilità di comprendere che la Camera competente, il ramo del Parlamento competente è quello nel quale il parlamentare siede in quel momento storico e non quello di appartenenza all'epoca dei fatti, perché il vulnus – ripeto - appartiene all'Aula, appartiene alla funzione.

E, allora, penso che il voto di oggi dia la possibilità di evitare l'antipatico rimbalzo di questioni anche e soprattutto per il fatto che, come ha detto il presidente Delmastro, abbiamo un onere, ossia rispettare i poteri dello Stato e collaborare fattivamente affinché si possa ottenere un risultato immediato ed è per questo motivo che noi voteremo a favore della proposta fatta dal presidente, che ringrazio perché il presidente ha voluto, in questa occasione, risolvere il problema, l'ha fatto in maniera celere, l'ha fatto in maniera rapida sollevando la questione anche al Presidente Fico e più volte sollevando la necessità di interloquire anche con la Giunta del Senato. L'abbiamo fatto e abbiamo risolto un problema che penso potesse forse scongiurarsi in maniera alacre già all'epoca, quando è stata individuata, malamente, la Giunta della Camera. Oggi abbiamo la possibilità di mettere in un po' di ordine dal punto di vista costituzionale. Poi è importante sottolineare che la Costituzione rispetto ad una legge - quello che ha detto il presidente è fondamentale: soltanto la legge n. 140 del 2003 dice “…o apparteneva…” - in realtà la Costituzione, che è fonte suprema anche rispetto alla legge che applica poi in concreto l'articolo 68, non fa alcun distinguo: “…appartiene…”, parla al presente ed è per questo motivo che la competenza non può che essere della Giunta del Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. La relazione esaustiva del presidente della Giunta e anche le considerazioni fatte dal mio collega Vitiello mi esonerano dal fare una dichiarazione di voto particolarmente lunga.

Abbiamo condiviso una decisione in Giunta su una questione che effettivamente è delicata dal punto di vista giuridico perché attiene al riparto di competenze tra la Giunta per le autorizzazioni della Camera e quella del Senato in casi come quello che ci è stato sottoposto all'esame, in cui un parlamentare venga investito di una vicenda giudiziaria per cui si richiede un'autorizzazione alla limitazione della libertà personale o, come in questo caso, un'autorizzazione all'uso di intercettazioni quando il parlamentare è traghettato da una Camera all'altra.

Come ricordava prima il presidente Delmastro, in passato su casi analoghi vi sono state interpretazioni a volte confliggenti e contrastanti tra loro, sebbene l'interpretazione che oggi condividiamo sia quella prevalente anche nei casi precedenti che abbiamo esaminato.

Tuttavia, è vero che ci sono state anche valutazioni differenti nei due rami del Parlamento e, in particolare, ci siamo dovuti confrontare con la Giunta del Senato perché il Senato, come ricordava prima il presidente Delmastro, in un caso analogo e speculare a quello che abbiamo dovuto esaminare noi, stava assumendo una decisione che in realtà era contrastante con quella che noi oggi all'unanimità abbiamo deciso di assumere.

Peraltro, noi abbiamo deciso di assumere tale decisione, cioè ritenerci incompetenti ad esaminare la richiesta di autorizzazione a intercettazioni, sulla base di una serie di valutazioni che peraltro prima il presidente Delmastro ha ricordato in maniera per me esaustiva e che ci hanno portato a una condivisione unanime di questa posizione, analogamente a quanto fece la Giunta nella scorsa legislatura quando si dovette intervenire e decidere sul caso che riguardava il deputato Verdini. Quindi, in realtà, ci allineiamo a una decisione che, in qualche modo, era già stata assunta anche in passato.

È vero e bisogna dirlo per onestà - lo hanno in qualche modo ricordato anche i miei colleghi che mi hanno preceduto – che, in realtà, noi assumiamo una decisione che pare (pare, ma così non è, come poi spiegherò) in contrasto con l'indirizzo che la Corte costituzionale ha dato con riguardo e con riferimento alle decisioni concernenti la insindacabilità delle opinioni espresse dai parlamentari in quest'Aula. Infatti, in quel caso, la Corte costituzionale ha detto espressamente che la riconducibilità delle opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari non può non spettare all'organo di cui fa parte il membro del Parlamento quando esprime le opinioni in questione. La Corte, cioè, ha detto che, in quel caso, la competenza a esprimersi sulla insindacabilità è del ramo del Parlamento, della Camera a cui apparteneva il parlamentare al momento in cui quelle opinioni furono espresse. È, quindi, questa una regola di ripartizione della competenza ormai acclarata e stabilita perché la Corte lo ha detto in maniera chiara, ancorché prima dell'emanazione della legge n. 140 del 2003 intervenuta sulla materia. Per cui in realtà, in quel caso, la Corte dice una cosa che è parzialmente diversa da quella che diciamo noi.

Ma la decisione che abbiamo assunto - e che è suffragata dal dato letterale, che non starò a ricordare - dipende dal fatto che noi riteniamo che si tratti di casi diversi e che la competenza debba radicarsi in ragione della diversità dei casi; cioè della diversità che riguarda la insindacabilità delle opinioni espresse, che attiene esattamente al rapporto, al nesso funzionale che lega il parlamentare alla Camera di appartenenza quando esprime le opinioni e, quindi, quando si parla di insindacabilità e, invece, la funzione della guarentigia dell'articolo 68, cioè quella che comporta l'autorizzazione per misure limitative della libertà personale o per le intercettazioni telefoniche che in qualche modo attengono anch'esse alla libertà personale del parlamentare, perché in quel caso si tutela la funzione del Parlamento ma soprattutto si tutela la composizione del Parlamento; si tutela, infatti, la libertà e la funzione del Parlamento e l'attuale composizione, perché un eventuale provvedimento limitativo della libertà personale di un parlamentare può alterare la composizione politica e, quindi, può alterare anche la manifestazione politica dell'organo che a ciò è deputato, cioè del Parlamento. Quindi, è inevitabile che sia la Camera di appartenenza attuale del parlamentare a dover decidere su quelle questioni che riguardano la libertà personale o che riguardano l'autorizzazione all'intercettazione.

Questo insieme di ragionamenti, che a me paiono assolutamente persuasivi e che abbiamo peraltro condiviso in Giunta, ci hanno portato a condividere la relazione del presidente e, quindi, la decisione di rinviare gli atti dichiarandoci incompetenti, ovviamente nell'auspicio che questa sia una decisione che possa fare precedente e che, quindi, possa aiutare a dirimere in anticipo eventuali ulteriori conflitti che dovessero esserci in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Presidente, anche il gruppo di Forza Italia, sia in Giunta ma anche oggi in Aula, condivide le conclusioni rassegnate dalla Giunta in questa vicenda, in particolare la determinazione di declinare la competenza della Camera ad esaminare la richiesta.

La vicenda, tuttavia, proprio per la complessità, così come è stato chiarito nella dotta illustrazione che il presidente della Giunta, l'onorevole Delmastro Delle Vedove, ha fatto sul caso concreto sul quale appunto l'Aula è chiamata a pronunciarsi, ed anche nei qualificati interventi dell'onorevole Vitiello e dell'onorevole Bazoli, merita qualche considerazione ulteriore, perché proprio in ragione del tempo che è stato necessario, delle interlocuzioni - come è stato ricordato - anche con l'altro ramo del Parlamento, quindi con la Giunta del Senato, si sono imposte proprio per la complessità della questione e per i risvolti che da una decisione in un senso o nell'altro possono derivare. Ciò partendo dalla consapevolezza, molto chiara in tutti noi, che qualsiasi decisione, incidendo sul tema delle prerogative costituzionali dei parlamentari e del Parlamento, è materia da trattare con assoluta cautela e con grande attenzione, perché sono in gioco i valori fondanti della nostra democrazia parlamentare.

Dunque, partiamo da una circostanza che è stata ricordata nella relazione ma che è bene ribadire: il procedimento è stato attivato con una richiesta dell'autorità giudiziaria, che ha indirizzato a questo ramo del Parlamento la richiesta di autorizzazione; dunque, da parte della magistratura, inizialmente, c'è stata l'individuazione nella Camera di appartenenza all'epoca dei fatti dell'organo chiamato a pronunciarsi.

Chiariamo anche che tutte le argomentazioni di assoluto rigore e di assoluta dignità giuridica che sono state utilizzate a fondamento e a sostegno della decisione assunta dalla Giunta, da noi peraltro condivisa - e poi chiarirò anche perché - sono tutte argomentazioni che vanno sostanzialmente a supplire rispetto ad una carenza del dato normativo, perché questo anche bisogna dirlo con assoluta chiarezza.

Io sarò brevissimo, voglio solo richiamare l'attenzione dell'Aula su quella che è la norma della quale noi discutiamo e che ha trovato applicazione nel caso concreto, cioè l'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, che recita sul punto: “richiede (…) l'autorizzazione della Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene o apparteneva al momento in cui le conversazioni o le comunicazioni sono state intercettate”. È evidente che una norma così formulata contiene un tasso di equivocità nel suo significato, perché basta spostare i termini di riferimento “appartiene o apparteneva” collegandoli al momento del verificarsi delle conversazioni o delle comunicazioni che sono state oggetto di intercettazione che si potrebbe giungere a conclusioni di segno diametralmente opposto.

Ed era questo un po' anche il ragionamento che aveva seguito la Giunta del Senato nell'esame di un caso speculare a quello che noi siamo chiamati ad esaminare oggi. Dunque, è la norma che andrebbe rivista, per una formulazione molto più chiara, che sciolga definitivamente ogni equivoco, e che, in definitiva, è poi linea con la decisione che noi assumiamo o proponiamo all'Assemblea quest'oggi, perché in realtà qui, in questione, il bene tutelato dalla norma, è la posizione del singolo parlamentare, certamente come protezione individuale rispetto alla sua libertà di comunicare, alla sua libertà di relazionarsi, sicché le fasi delle conversazioni e delle comunicazioni non devono e non possono essere oggetto di un'interferenza da parte dell'attività investigativa in maniera diretta ed immediata senza il preventivo filtro della Camera di appartenenza, ma anche in considerazione del fatto che questa funzione esercitata dal singolo parlamentare è una funzione a tutela anche dell'organo al quale appunto egli appartiene e del quale fa parte, perché, così come opportunamente si ricorda nella relazione, l'altro elemento e l'altro valore da proteggere e da tutelare è quello della composizione dell'organo e della regolare e piena funzionalità dell'organo.

C'è un richiamo ad un termine tecnico, quello del quorum strutturale, cioè del numero complessivo dei membri assegnati al collegio, perché certo, se noi consideriamo il caso individuale singolo, questo può apparire come un dato marginale, ma se ipotizziamo che una pluralità di azioni giudiziarie investano contemporaneamente un numero significativo di parlamentari, è chiaro che la modificazione della posizione di libertà individuale può incidere sulla composizione dell'organo e, quindi, delle maggioranze che nell'ambito dell'Assemblea parlamentare possono venirsi a formare, non solo nell'esercizio della funzione principale, che è quella di accordare la fiducia al Governo, ma anche nell'attività ordinaria dell'Assemblea legislativa, cioè della produzione normativa che quest'organo è chiamato a rendere. È dunque con la consapevolezza dell'attenzione e della delicatezza della materia che noi siamo chiamati a trattare che come gruppo di Forza Italia esprimiamo voto favorevole alla relazione, dunque la Camera declinerà la propria competenza restituendo gli atti all'autorità giudiziaria, ma al tempo stesso noi auspichiamo convintamente che questa Assemblea, il Parlamento nel suo insieme, quanto prima legiferi in materia dettando un principio chiaro ed inequivoco che non renda più necessario il ricorso ai precedenti, che hanno certamente un valore, ma non in termini di stabilità e di certezza assoluta nell'interpretazione della norma, e che non renda più necessaria l'interlocuzione binaria tra Camera e Senato per cercare di addivenire ad una conclusione condivisa, ma che consenta un'applicazione pressoché automatica del dettato normativo e possa dunque orientare più facilmente anche l'azione dell'autorità giudiziaria nel momento in cui formula la richiesta di autorizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Presidente, la dichiarazione sarà molto breve, perché in questo caso si tratta di una mera questione preliminare, non ci saranno quindi disquisizioni nel merito della vicenda, né di carattere politico. Non voglio neanche ripetere quanto è stato già detto dal relatore, che ha approfondito bene la vicenda, e dal collega Bazoli, che ha sviscerato la differenza tra insindacabilità e questo tipo di procedimento a tutela della libertà personale dei deputati, che vanno poi a formare l'organo legislativo al quale appartengono, e ribadendo che trattandosi di una prerogativa non del singolo deputato parlamentare ma della Camera, a tutela del corretto funzionamento della stessa, nonché della formazione anche delle leggi, è questo che la Costituzione, le leggi costituzionali vanno a difendere, cioè il corretto funzionamento della Camera di appartenenza. Dunque, si ritiene che soltanto la Camera di appartenenza possa in qualche modo intervenire sulla libertà personale dei propri membri come in questo caso in un certo modo si potrebbe influire. Per questo motivo anche il gruppo della Lega ha aderito all'orientamento espresso all'unanimità dalla Giunta proprio perché ci sia questo rispetto della Camera d'appartenenza e, quindi, ci sarà, nel caso in cui dovesse essere approvato questo orientamento, la rimessione degli atti alla magistratura perché faccia intervenire la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato. Quindi, il nostro voto è a favore delle conclusioni della relazione della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Eugenio Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati e deputate, in Giunta siamo stati chiamati a trattare l'autorizzazione all'utilizzo da parte dell'autorità giudiziaria di intercettazioni telefoniche su utenze di terzi, conversazioni alle quali ha preso parte il senatore della Lega Roberto Marti, deputato all'epoca dei fatti a lui contestati. Durante il lavoro in Giunta ci siamo soffermati, con vari approfondimenti e con posizione quasi unanime, se non erro, e siamo arrivati alla conclusione, in forza dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, dell'articolo 68 della Costituzione, nonché per le varie ragioni e i motivi che sono stati in precedenza elencati non solo dal presidente ma anche dai colleghi, che la competenza a concedere o a negare l'utilizzo delle intercettazioni, così come quella relativa alle misure cautelari, spetta alla Camera alla quale appartiene il parlamentare al momento della richiesta. Tale impostazione è suffragata, tra l'altro, da molti precedenti, come sono stati anche elencati. Il MoVimento 5 Stelle ha sempre ribadito una posizione coerente e ormai consolidata sul tema che in questi casi la competenza è della Camera di attuale appartenenza del parlamentare. Tale posizione l'abbiamo ribadita più volte sia nel “caso Verdini” e anche al Senato nel caso, analogo e speculare, dell'attuale senatore Cesaro, dove forse, se non erro, siamo stati anche gli unici a votare in questo senso. Per tale motivo, Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sulla relazione che ha proposto il presidente Delmastro Delle Vedove, che ringrazio per il lavoro puntuale che ha fatto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che, ove la proposta della Giunta di restituire gli atti all'autorità giudiziaria procedente venisse respinta, gli atti si intenderanno nuovamente trasmessi alla Giunta per le autorizzazioni affinché questa formuli una nuova proposta per l'Assemblea.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di restituzione all'autorità giudiziaria, per incompetenza della Camera dei deputati, degli atti di cui al Doc. IV, n. 3-A, ai fini dell'eventuale trasmissione della domanda di autorizzazione al Senato della Repubblica.

Preciso che chi intende approvare la proposta della Giunta deve votare “sì” e chi intende respingerla deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (A.C. 2220) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 15,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Centemero ed altri n. 2 e Gelmini ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2220: Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti purché appartenenti a gruppi diversi per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2220)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Osnato ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1, di cui è cofirmatario. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. “L'aumento di pena funge da monito e deterrente a un comportamento illecito diffuso in alcune categorie del settore del commercio”. Questa è la frase contenuta nella relazione tecnica di questo provvedimento e, quindi, con questa frase oggi scopriamo un nuovo istituto giuridico introdotto nell'ordinamento italiano, introdotto da coloro i quali evidentemente si ritengono degni eredi di Beccaria, di Rocco o di Pisapia, dei grandi giuristi italiani, e, invece, probabilmente rappresentano soltanto degli imbarazzanti epigoni dei più vecchi funzionari della Stasi.

Oggi scopriamo, appunto, l'istituto giuridico del monito, unito, in queste considerazioni, alla ahimè non nuova presunzione di colpevolezza che da sempre caratterizza le forze politiche di questa maggioranza, salvo ovviamente quando magari qualche inchiesta tocca i loro…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Colleghi, colleghi! Prego.

MARCO OSNATO (FDI). Dicevo, la presunzione di colpevolezza che caratterizza da sempre le forze di questa maggioranza, salvo quando, invece, qualche inchiesta tocca dei loro rappresentanti e allora lì sì che si diventa immediatamente dei garantisti.

Io non voglio scomodare Hegel ma non rifuggo neanche da un'alta concezione dello Stato al quale riconosco sì un primato, un primato che deriva, però, da una libera scelta, da una volontà dell'individuo di cedere e di condividere, al servizio della comunità, la propria libertà, il proprio lavoro, le proprie risorse, affinché la comunità stessa possa condividerne i benefici.

Tuttavia, da un possibile Stato etico, qui ci pare si vada verso uno Stato che potremmo definire marxista, anzi peggio, verso uno Stato del socialismo reale, Presidente, nel quale lo Stato stesso, incapace di creare le condizioni… Presidente, però, credo…

PRESIDENTE. Ha ragione, collega. Colleghi! Prego.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie. Uno Stato che è incapace di creare le condizioni più adeguate anche sulle politiche fiscali, che spia, che intimorisce, che minaccia, che agita manette e prevede il carcere su una presunzione di colpevolezza, che mortifica secoli di storia giuridica nel nostro Paese.

Io mi chiedo se sia compito della legge ammonire. Io mi chiedo se sia compito di un Governo, con una legge, creare degli stereotipi divisivi e pericolosi, nei quali alcune categorie vengono apostrofate come evasori. Io mi chiedo se sia possibile che uno Stato minacci manette, la gogna, magari scudisciate pubbliche e pubblici processi.

Ma, devo dire, non ci sorprende, vista l'elevatissima carica ideologica di stampo marxista di questo Governo, che è il più a sinistra della storia e in questa manovra mostra tratti addirittura stalinisti.

Non comprendiamo, infatti, come si possa, in un provvedimento chiave di una manovra economica, basare il proprio operato su una sinceramente umiliante concezione del nostro tessuto produttivo, che viene descritto come un coacervo di egoisti, onnivori e rapaci criminali, pronti a commettere ogni tipo di nefandezza pur di riempirsi egoisticamente le tasche a danno della loro comunità, come dei criminali da sbattere il prima possibile nella più lurida gattabuia, additandoli come nemici del popolo.

Ma, cari colleghi, noi faremo di tutto per dimostrare la pericolosità di tale provvedimento, la miopia di chi, pronto ad additare gli artigiani, i commercianti, i professionisti e le partite IVA, non vede quanto lo Stato sia esoso e invadente. Probabilmente, il collega Delmastro non faticherebbe a definire questo Stato “lestofante”.

Allora, vi invito a riflettere se queste categorie produttive meritano veramente di essere considerate in una guisa così infamante, o se, invece che nemiche del popolo, rappresentano, al contrario, proprio il popolo al quale voi, Governo, dovreste rispondere e che, invece, drammaticamente umiliate, calpestando anche i principi della Costituzione, quella che definite spesso la più bella del mondo e che ancora una volta trattate, invece, come un menù del peggiore fast food, prendendo ciò che vi è strumentalmente utile e dimenticando quello che è il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Silvia Covolo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Centemero ed altri n. 2, di cui è cofirmataria.

SILVIA COVOLO (LEGA). Onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Collega, non funziona il microfono, le chiedo la cortesia di cambiare microfono.

SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vi sono diversi profili di illegittimità che ci inducono ad esprimerci contro il prosieguo dell'esame del cosiddetto decreto fiscale, con cui il Governo è intervenuto a gamba tesa su varie questioni che avrebbero dovuto essere affrontate nelle competenti sedi parlamentari, garantendo quindi il doveroso confronto tra maggioranza e minoranza.

In primis, evidenziamo che l'Esecutivo sta utilizzando il presente decreto-legge, asseritamente volto ad introdurre o modificare disposizioni fiscali, per trovare copertura a parte consistente della manovra economica 2020, ovvero per erogare contributi e finanziamenti.

Di fatto, quindi, si ricorre alla decretazione d'urgenza per anticipare gli effetti della legge di bilancio, riservando a quest'ultima una parte meramente residua delle norme di gettito. Prova ne è che in questo decreto sono contenute molte disposizioni illustrate nel documento programmatico di bilancio 2020, inviato alla Commissione europea il 16 ottobre scorso, come le norme riguardanti il tetto e l'utilizzo del contante, ovvero gli incentivi per favorire i pagamenti elettronici e il piano di lotta all'evasione fiscale anche attraverso il gioco. Come anticipato, vi sono poi numerosi articoli che dispongono l'erogazione di risorse, come l'articolo 42, che destina 30 milioni di euro, per l'anno 2019, per incrementare la dotazione finanziaria dei contributi straordinari destinati ai comuni che si sono fusi. Addirittura, evitando il dibattito parlamentare su una questione di rilevanza notevole per il Paese e per la nostra economia, è stato destinato un finanziamento a titolo oneroso di 400 mila euro, per sei mesi, per consentire il trasferimento dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia, società in amministrazione straordinaria, ed alle altre società appartenenti al medesimo Gruppo. Mi riferisco all'articolo 54 del decreto, rispetto al quale andrà valutata la compatibilità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato. A nostro avviso, il contenuto della legge di bilancio, posta alla base delle attività svolte dalla pubblica amministrazione ad ogni livello e posta alla base di tutti i servizi erogati ai cittadini durante l'anno, non può assolutamente essere sottratto al confronto democratico. Con questo decreto fiscale, quindi, l'Esecutivo si è appropriato indebitamente del ruolo del legislatore, trattando materie naturalmente destinate ad essere affrontate nella finanziaria 2020. Ma vi è di più. Se da un lato vi sono norme di immediata attuazione, come quelle che ho sopracitato, ve ne sono altre non cogenti e che esplicheranno la loro efficacia a partire dal 1° gennaio 2020, come quella riguardante, ad esempio, la frode nel settore carburanti. Altre norme acquisiranno efficacia nel corso del 2020, come quella, ad esempio, relativa al contrasto alle indebite compensazioni. Altre numerose norme addirittura saranno da attuare, come quelle riguardanti il contrasto delle frodi in materia di accisa, nel settore degli idrocarburi, nell'acquisto di veicoli fiscalmente usati e molte altre. L'articolo 16 addirittura contiene una proroga al 1° luglio dell'avviso della predisposizione, da parte dell'Agenzia delle entrate, delle bozze precompilate dei registri IVA, nonché delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche. L'articolo 18, parimenti, modifica il regime di utilizzo del contante a decorrere dal 1° luglio 2020. Anche l'articolo 46 rinvia addirittura di un anno, dal 2020 al 2021, l'entrata in vigore dei meccanismi di finanziamento delle funzioni regionali, diretti ad assicurare l'autonomia di entrata delle regioni a Statuto ordinario e, conseguentemente, a sopprimere i trasferimenti statali.

Dove risiede l'urgenza di intervenire? E, soprattutto, quale stato d'animo viene ingenerato nei contribuenti, negli amministratori e nei professionisti in balia di disposizioni dal contenuto ancora da definire e dall'efficacia differita nel tempo? È evidente che la maggior parte delle disposizioni contenute in questo decreto-legge vengono meno alla rispondenza del requisito previsto dalla legge n. 400 del 1988, per cui si potrebbe ricorrere a questo tipo di strumenti normativi soltanto per disposizioni di immediata applicabilità. Il contenuto delle norme è talmente fumoso e opinabile nel merito che numerosi enti, associazioni e ordini professionali stanno bombardando le nostre e-mail con richieste di chiarimenti o con istanza per presentare emendamenti. E come se non bastasse, il decreto fiscale assume addirittura profili di incostituzionalità, quindi sarebbe oggetto di probabile esame da parte della Consulta, perché l'articolo 39, in violazione della riserva assoluta di legge sulle norme dell'ordinamento giudiziario, di cui all'articolo 108, comma 1, della Costituzione, inasprisce le pene per i reati tributari e abbassa alcune soglie di punibilità; inoltre, introduce una sorta di confisca allargata, qualora il condannato abbia la disponibilità di beni di valore sproporzionato al proprio reddito. Si tratta di argomenti che, anche in questo caso e per espressa previsione costituzionale, non avrebbero dovuto essere sottratti al dibattito parlamentare. Peraltro, anche l'articolo 39 ha efficacia differita al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione di questo decreto, per cui, il Governo era ben consapevole della necessità di seguire l'iter normativo ordinario e di non poter esautorare questo Parlamento dei suoi poteri, ai sensi dell'articolo 70 della Costituzione, per cui la funzione legislativa appartiene alle Camere. Vi sono anche altri profili di incostituzionalità, pensiamo all'articolo 32, relativo all'IVA sulle prestazioni delle autoscuole, che recepisce la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 14 marzo 2019, in una causa riferita ad un caso tedesco, e dal 1° gennaio 2020 assoggetta a IVA tutte le lezioni finalizzate a conseguire le patenti di tipo B e C1, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, quindi, violando il principio di uguaglianza, con riferimento ad altri tipi di patente. Lo stesso articolo 32, comma 3, peraltro, si pone in contrasto con l'articolo 3 dello statuto del contribuente, perché fa salvi i comportamenti difformi osservati dalle autoscuole prima dell'entrata in vigore della disposizione, senza chiarire se tali comportamenti siano riferibili alle autoscuole che hanno applicato l'IVA sulle lezioni di guida dal 14 marzo 2019, ovvero dal 2 settembre 2019, data della risoluzione n. 79 del 2019 dell'Agenzia delle entrate, o a coloro che non l'hanno applicata e, se fosse considerata difforme la riscossione dell'IVA non dovuta fino al 1° gennaio 2020, si tratterebbe di un indebito o ingiustificato arricchimento per l'erario, cui dovrebbe conseguire il diritto al rimborso per il contribuente che andrebbe, anche esso, specificamente disciplinato. Crediamo davvero che un decreto tanto lesivo e pregiudizievole per tutti i contribuenti italiani non meriti di essere considerato, tanto più che non si addentra in questioni veramente urgenti e di rilevanza vitale per il Paese, come la situazione dell'Ilva, che rischia di sancire la fine dell'industria siderurgica italiana e sulla quale ci aspettiamo risposte certe dal Governo. Ridiamo dignità a questo Parlamento e affrontiamo con i dovuti strumenti normativi tutte le questioni trattate dal decreto fiscale, oltre a quelle che avrebbero dovuto essere inserite in esso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Paolo Sisto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Gelmini n. 3, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente; 77, 27 e 3 non sono numeri da poter utilizzare in una qualsiasi cabala, ma siamo giunti alla cabala costituzionale, siamo giunti all'utilizzazione delle norme della Costituzione come se fossero semplici pretesti. E alla fantasia patologica in questa materia non c'è veramente limite, perché basterà leggere semplicemente il titolo di questo provvedimento: conversione in legge recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili, per capire come, sotto la specie delle esigenze indifferibili, si possa celare di tutto e di più. E questo è il tema principale, è uno dei temi principali della patologia che noi ravvisiamo in questo provvedimento: l'articolo 77, ormai, è diventato semplicemente un simulacro e “decreto-legge” è una parola che cela in sostanza la protervia del Governo nell'emettere provvedimenti che sono vere e proprie leggi, mascherate da finte urgenze, perché qualcuno mi deve spiegare, per come è strutturato questo provvedimento, quali sono le norme che, in qualche modo, non potevano essere proposte secondo canoni assolutamente ordinari. Ma, se sotto la specie delle esigenze indifferibili si celano dei provvedimenti addirittura inammissibili sul piano dei contenuti e sul piano della forma, è evidente che il vulnus che si accompagna, in modo, a nostro avviso, inaccettabile, costituzionalmente inaccettabile, a questo provvedimento, è quello che riguarda una società giacobina che viene proposta da questo Governo.

Una società in cui le manette costituiscono il principale scopo del legislatore, un incremento di pene senza limiti e senza vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), in cui lo scopo del legislatore è quello di terrorizzare l'utenza, ma quale utenza! Perché questo è un provvedimento capolavoro dal punto di vista della significatività; l'utenza è proprio quella che produce, questo è un provvedimento contro le imprese, contro coloro che producono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e contro coloro che vogliono dare a questo Paese, comunque, ancora una possibilità! Ma l'indifferenza rispetto a delle pene che io non esito a definire come incalcolabilmente ingiuste, rispetto a fenomeni che mai possono meritare, soltanto con la sanzione, la meritevolezza della loro evitabilità; parliamoci chiaro, combattere l'evasione fiscale con le pene - posso dire una cosa? - è da stupidi, lo ripeto, è da stupidi, come se il nostro ordinamento non ci avesse dato testimonianze per decenni dell'inutilità del carico sanzionatorio. Quanti reati sono diminuiti perché le pene sono aumentate? Nessuno, mai, lo ripeto, nessuno, mai (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Allora, a che cosa serve caricare le pene? Serve semplicemente a mettersi le coccarde sul petto del giustizialismo, a dire che c'è uno Stato che reprime. Vedo sorrisi da parte della nuova maggioranza che fino a dieci minuti prima di questo Governo criticava pesantemente quello che stava accadendo. Ma capisco che quando si comanda, non si governa, si comanda, è una cosa diversa, si perde ogni pudore e anche discorsi di questo genere fanno ridere e sorridere. Vedremo se le imprese rideranno di fronte alle vostre scelte e se vi ridaranno quella fiducia che non meritate. Perché, Presidente, parliamoci chiaro, parliamoci con franchezza, la lotta al contante, la lotteria degli scontrini su quale tipo di tessuto connettivo vanno a cadere? Vanno a cadere sull'Italia che produce e che si troverà stretta nelle tenaglie degli accertamenti plurimi e sarà messa in condizioni di paralisi. Allora, questo non è un decreto fiscale, questo è un decreto che di fiscale ha molto poco, è un decreto che, semplicemente, repressivamente, reintroduce un leitmotiv, un ritornello stanco, un tormentone nocivo, patologico, un gas venefico che è quello del giustizialismo a tutti i costi. Forza Italia su questi temi è sempre stata fortemente critica, ma non critica perché siamo all'opposizione, quando siamo stati in maggioranza e quando siamo opposizione, il garantismo e la necessità di equilibrio fra chi produce e i controlli su chi produce sono sempre stati una nostra bandiera. Allora, Presidente, io credo che quando noi presentiamo una questione pregiudiziale di costituzionalità non la presentiamo soltanto su questo provvedimento, ma la presentiamo agli italiani perché si rendano conto di come questo Governo intende continuare - tra virgolette - a governare questi fenomeni: in un modo assolutamente inaccettabile. Se questo è vero, segnalo una originalità di carattere normativo; ma sbaglio o qualcuno dice che i decreti-legge non si possono occupare di norme penali? Ma io voglio essere clemente nei confronti di chi magari non è d'accordo con questa tesi, ma si può mai pensare - non l'ho mai visto e io credo che negli annali di questo Parlamento non si sia mai verificato - a una norma penale che entra in vigore con la sanzione differita alla conversione del decreto? Cioè, una norma penale ad esecuzione differita; è una bestialità; lo dico con grande consapevolezza: è una bestialità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! C'è un precetto che entra in vigore e una sanzione che entra in vigore quando il decreto è convertito; ma pensate se non fosse convertito il decreto, che cosa accadrebbe, quale ginepraio bisognerà sciogliere. E nessuno dice nulla e non vi sono levate di scudi di giuristi illustri che dovrebbero intervenire pesantemente su queste tecniche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi abbiamo il coraggio di dirlo; lo segnaliamo, ci ribelliamo, siamo ortodossi dal punto di vista costituzionale e normativo.

Presidente, mi avvio rapidamente alla conclusione, ma è una pregiudiziale di costituzionalità che ha un sapore, come posso dire, di intima rivoluzione e protesta contro questo modo di indifferenza dell'Aula rispetto non ai contenuti mediatici che passano, ma rispetto ai principi che vengono travolti, addirittura, con un provvedimento di urgenza: l'urgenza di travolgere i principi e di negare i principi costituzionali. Questa è l'unica urgenza che voi avete: un decreto-legge illegittimo, perché travolge principi fondamentali. E se questo è vero, io credo che non possa che chiudere questo intervento con un richiamo a quello che è un leitmotiv di questo Governo: “salvo intese”, provvedimenti sempre largamente provvisori, largamente aleatori, che non hanno nessuna certezza, se non quella della sopravvivenza al potere e non al Governo. E quando il relatore di questo provvedimento dirà “la misura del carcere per i grandi evasori è sicuramente una misura condivisa”, è di queste ore, Presidente, l'emendamento di una parte della maggioranza, non so se definirla opposizione alla maggioranza, il quadrante renziano della maggioranza, opposizione interna alla maggioranza, la presentazione - lo ha detto la presidente Gelmini - di un emendamento che sconfessa quanto si era approvato dieci minuti prima, e questo “salvo intese” è dimostrato da quanto vi sto per leggere, questa precarietà interna alla maggioranza. Dirà il relatore: “La misura del carcere per i grandi evasori è sicuramente una misura condivisa. Ciononostante, il dibattito parlamentare servirà senz'altro a chiarire maggiormente in che modo declinare la norma”. Ecco un Governo ontologicamente incerto e contraddittorio, un Governo che non cerca di stilare una politica, i pilastri di una politica, ma di vivere quotidianamente i propri cambiamenti di idee interni ed esterni, un Governo di cui ci dobbiamo vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Voteremo questa pregiudizialità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliorino. Ne ha facoltà.

LUCA MIGLIORINO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli colleghi, il decreto in esame alla Camera ha una struttura articolata, composta da sessanta articoli divisi in cinque capi - cinque -, ma è innegabile che le norme contenute siano pienamente riconducibili al titolo. Quindi, ripeto il titolo: “Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili”. Come è noto, Presidente, anzi, mi correggo, come ad alcuni è noto, la corrispondenza tra titolo e contenuto, oltre ad essere prescritta dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che disciplina la potestà normativa del Governo, è uno degli indicatori utilizzati per rivelare l'omogeneità dei decreti-legge. La stessa Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere riconosciuto non solo quando più norme disciplinano la stessa fattispecie, ma anche quando l'obiettivo delle disposizioni contenute nell'atto normativo sia lo stesso. Nel caso del decreto-legge fiscale siamo di fronte, certamente, ad una omogeneità nello scopo, dato che le disposizioni del decreto, pur intervenendo su diversi aspetti, condividono la medesima finalità. L'esistenza dei presupposti fattuali, di cui all'articolo 77 della nostra Costituzione, secondo comma, postula, infatti, la coerenza delle norme contenute in un decreto-legge dal punto di vista oggettivo e materiale o anche funzionale e finalistico. Lo ripeto: articolo 77. La possibilità di adottare decreti-legge plurisettoriali nel rispetto di un minimo comune denominatore non solo corrisponde ad una prassi legislativa ormai consolidata, ma anche, sul piano tecnico, risulta conforme ai requisiti, ripeto, della legge n. 400 del 1988. Ne deriva che le questioni pregiudiziali presentate sono, a nostro avviso, del tutto improprie; e arrivo ad ulteriori aspetti affrontati dalle pregiudiziali. In riferimento agli aspetti della necessità ed urgenza, vorrei sottolineare che l'espressione usata, sempre nell'articolo 77 della nostra Costituzione, “in casi straordinari di necessità e d'urgenza”, è interpretabile con larghi margini di elasticità.

La necessità di dettare con urgenza una disciplina, infatti, può derivare da un gran numero di situazioni - eventi naturali, comportamenti umani, atti e provvedimenti di pubblici poteri -, in relazione alle quali sono configurabili rigidi parametri valevoli per ogni ipotesi; ci sono due sentenze della Corte costituzionale: la n. 93 del 2011 e la n. 171 del 2007.

Infine, la straordinaria necessità ed urgenza non postula necessariamente un'immediata applicazione delle disposizioni normative contenute nel decreto-legge, ma può fondarsi sulla necessità di provvedere con urgenza, anche nel caso in cui il risultato sia, per qualche aspetto, differito (sentenza della Corte costituzionale n. 16 del 2017).

Parliamo di pregiudiziali, ma io dagli onorevoli colleghi dell'opposizione, in verità, che cosa ho sentito? Ho sentito le argomentazioni inerenti al decreto. Ora, i riferimenti citati mi portano a concludere che i rilievi di costituzionalità che, nel rispetto dell'opposizione, spesso, sono presentati senza valide argomentazioni, nascondono, forse, delle critiche in merito al provvedimento che sono puramente ideologiche; critiche che, tuttavia, dovrebbero trovare un eventuale spazio durante l'esame del provvedimento che stiamo avendo in Commissione e che, poi, avverrà in quest'Aula. Diciamo, quindi, che queste considerazioni verranno fatte nel prosieguo dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Oggi ho fatto il pieno di questioni tecniche, tant'è. Una premessa di metodo breve: le questioni pregiudiziali non ci consentono, in questa sede, oggi, di entrare nel merito del decreto-legge, che, naturalmente, affronta problematiche che, in queste ore, in questi giorni, devono essere discusse e saranno discusse fino all'ultima norma all'interno delle Commissioni di competenza. Le questioni pregiudiziali appartengono alla compatibilità con la Carta Costituzionale di questo decreto-legge e - non me ne voglia il maestro Sisto - diciamolo subito: questo decreto-legge è compatibile con la Carta costituzionale. Veniamo al perché.

Io ho cercato di fugare i dubbi che mi venivano dalla lettura delle questioni pregiudiziali che i colleghi hanno presentato e devo dire la verità: cominciamo da una denuncia di disomogeneità che non trova riscontro nelle sentenze che sono state citate nelle questioni di pregiudizialità, perché sono sentenze del tutto inconferenti rispetto all'obiettivo che si prefiggevano. E questo perché? Perché - cito tre sentenze, in particolare - la n. 22 del 2012 è relativa ad una mancanza di nesso fra il provvedimento a seguito di conversione e il decreto-legge originario, e non è questo il caso. Oppure perché le sentenze citate, in realtà, fanno riferimento alla manifesta infondatezza della questione pregiudiziale sui decreti impugnati.

Ancora. Si pretende di denunciare questo decreto-legge per l'uso improprio: in realtà, tutto questo non può essere giustificato da un lamentato articolo 108. Il 108 non c'entra niente con le norme penali, il 108 riguarda l'ordinamento giudiziario.

Ancora, e questa è, forse, la questione più importante: si denuncia un presunto ossimoro fra decreto-legge ed efficacia differita delle norme. Ebbene, io sono andato a cercare gli illustri giuristi a cui faceva riferimento il collega Sisto e, nel 1962, Carlo Esposito, nell'Enciclopedia del diritto, scriveva che l'urgenza non è del provvedimento, ma è del provvedere, e questo dà copertura a questo decreto-legge.

Ancora. Ci sono un paio di sentenze, ce ne sono tantissime, io ne ho tirate fuori due: una, molto antica, parlo della n. 360 del 1996, così si ha la possibilità di confutarmi su quello che dico: qui si definiva prudenziale l'atteggiamento di procrastinare l'entrata in vigore delle modifiche in tema di reiterazione del reato in ordine all'illecito di smaltimento di rifiuti straordinario. Questo nel 1996. Tiro fuori l'ultima, attenzione, fra la prima e questa che cito ce ne sono una marea. È la n. 97 del 2019, di ieri: la necessità di provvedere con urgenza non postula l'immediata applicazione, e, con questa definizione, si richiama una sentenza che viene citata all'interno delle pregiudiziali, sarebbe la n. 170 del 2017, fra le tante altre. Ancora, dalla uniformità teleologica, di cui parleremo da qui a un attimo, non discende il corollario che tutte le norme devono avere un medesimo termine iniziale di efficacia. Dobbiamo superarlo questo problema ed è superato da tempo. Questo decreto-legge, si badi, naturalmente il cui contenuto deve essere discusso, come viene discusso nelle Commissioni, rispetta l'unitarietà dell'obiettivo, ancora una volta la n. 170 del 2017, la medesima natura delle norme ivi inserite, perché la natura è la natura fiscale, e anche qui mi sovviene la n. 169 del 2017, tutte sentenze della Consulta. E, infine, l'omogeneità di scopo, che troviamo ancora una volta in una sentenza, la n. 244 del 2016.

PRESIDENTE. Concluda.

CATELLO VITIELLO (IV). Ho quasi concluso. C'è l'ultima sentenza, che è importante perché riguarda un decreto fiscale di qualche tempo fa, che è la n. 145 del 2015. In quella medesima vicenda legislativa si lamentavano le stesse cose di cui si stanno lamentando oggi con le pregiudiziali proposte. Ebbene, anche in quel caso la Consulta ha dato la stura a una possibilità, quella di intervenire con un decreto-legge in materia fiscale, individuando questa medesimezza della natura e facendo riferimento per la precisione alla materia tributaria, perché in quel caso, come in quello di oggi, bisogna avere una visione olistica…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CATELLO VITIELLO (IV). …e guardare l'insieme del provvedimento, e così possiamo certamente condividere la scelta del Governo. Poi, sul merito della vicenda, ne discuteremo, come ho detto, nelle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Topo. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TOPO (PD). Grazie, Presidente. Come è stato ricordato, non è il primo decreto-legge che approva questo Parlamento e soprattutto non è il primo decreto fiscale che si approva. Quindi i rilievi mossi, tra l'altro appena un anno fa, a parti invertite oggi dovrebbero far riflettere sull'uso obliquo, a volte strumentale, delle questioni anche di pregiudizialità. Dico subito che le questioni poste, almeno quelle poste nelle pregiudiziali presentate, non tanto negli interventi che in qualche maniera affrontano i temi di merito che saranno discussi dall'Assemblea, in particolare sui punti sottolineati dal collega Sisto, si appuntano su due aspetti. Intanto, il carattere eterogeneo del decreto: non è la prima volta che il Parlamento approva un decreto a contenuto plurimo e non è la prima volta che la Corte affronta questi problemi e li risolve. D'altra parte, le stesse sentenze che sono state citate nelle pregiudiziali dicono cose di segno opposto, lo ha detto prima il collega Vitiello; in particolare, il tema della corrispondenza tra il contenuto del decreto, titolo e disposizioni è un primo elemento, e qui ci sono quattro titoli del decreto che si occupano di norme tributarie e ce n'è uno che, ovviamente, si occupa di misure per le esigenze indifferibili.

E, come è stato detto, anche questo, il tema della corrispondenza tra titolo e contenuto è uno degli indicatori sui quali ovviamente rileva l'omogeneità dei decreti-legge. L'altro punto è quello dell'efficacia differita dei decreti; anche questo è un tema affrontato e risolto con la richiamata sentenza della Corte costituzionale n. 170. È evidente che anche questo è un rilievo assolutamente incoerente. In particolare, ripeto, per quanto concerne un provvedimento di questa natura, l'efficacia differita può essere giustificata da ragioni organizzative, naturalmente anche dall'affidamento. Ci sono tanti argomenti che possono suggerire al Governo di approvare un decreto e di differirne l'applicazione. Infine, e questo a proposito dell'articolo 39, anche in questo caso c'è uno iato tra l'entrata in vigore del decreto e l'applicazione dell'inasprimento, ripeto, di pene già previste, ma in questo caso il tempo sarà necessario per affrontare nel merito delle questioni, è stato ricordato.

In questo caso la scelta è una scelta probabilmente di carattere prudenziale. Il Parlamento avrà occasione - lo ha ricordato anche oggi il Ministro Gualtieri nel corso delle audizioni - per affrontare alcuni particolari e delicati aspetti di questa parte del decreto e di decidere, ma, come è stato ricordato, sono questioni di merito che si affrontano in una sede completamente diversa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Centemero ed altri n. 2 e Gelmini ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (A.C. 2222) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 16,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Belotti ed altri n. 1, Aprea ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2222: Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2222)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame delle questioni pregiudiziali presentate.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Sasso ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Belotti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 126 del 2019, impropriamente ribattezzato come “decreto salva precari”…Presidente, capisco che alla maggioranza non interessi molto dei precari della scuola, però chiederei un po' di silenzio.

PRESIDENTE. Colleghi, il brusio di tutta l'Aula, devo dire, è abbastanza alto, quindi chiedo di abbassare il tono della voce a tutti i gruppi. Prego, collega.

ROSSANO SASSO (LEGA). Dicevo, il decreto n. 126 introduce delle misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti. In verità, l'utilizzazione di urgenza non c'entra nulla ed è palesemente impropria, dal momento che il testo dà attuazione ad un'intesa che fu sottoscritta dal Presidente del Consiglio con i sindacati il 24 aprile del 2019. Nel frattempo, però, per chi non lo sapesse, l'anno scolastico è già iniziato e, per chi non lo sapesse, registriamo ogni giorno una grave carenza di personale, di ruolo e non di ruolo, nelle classi dove mandiamo i nostri figli a scuola.

E gli interventi annunciati come necessari ed urgenti… Presidente, però abbia pazienza.

PRESIDENTE. Colleghi! Prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Dicevo che gli interventi annunciati come necessari ed urgenti produrranno i loro effetti soltanto a partire dal prossimo anno scolastico, cioè dal primo settembre del 2020. Ma vi è di più, perché l'intervento normativo risulta, sì, tardivo piuttosto che necessario ed urgente, ma soprattutto del tutto insufficiente a risolvere il problema del precariato: non risolve il problema del precariato a scuola, della corretta determinazione degli organici, della valorizzazione delle professionalità del personale della scuola. Il concorso straordinario previsto dal decreto “ammazza precari” per la scuola è diretto ad immettere il ruolo 24.000 unità provenienti dal precariato scolastico: in virtù del punteggio minimo potrebbero ottenere, grazie a questo concorso, anche l'abilitazione all'insegnamento. Tuttavia, da questo concorso sono state escluse decine di migliaia di precari, di insegnanti precari, che conseguiranno ad esempio il terzo anno di servizio - requisito richiesto per poter accedere al concorso, che è di tre anni appunto - durante l'anno scolastico in corso, servizio, questo, contemplato in un contratto a tempo determinato stipulato tra le parti ed incredibilmente ignorato, in barba anche a numerosi articoli previsti dalla nostra Costituzione. È inoltre inaccettabile che dal concorso straordinario, motivato - lo ricordo - proprio dalla necessità ed urgenza di risolvere il problema del precariato e dell'abuso nella reiterazione dei contratti a termine, cioè dei contratti a tempo determinato nella scuola, siano stati esclusi gli assistenti amministrativi, il famoso personale ATA, cioè quelli che, per intenderci, tengono aperte le nostre istituzioni scolastiche; gli assistenti amministrativi per più di tre anni hanno svolto, o meglio, sono stati - si dice - facenti funzione dei DSGA, cioè dei cosiddetti direttori dei servizi generali ed amministrativi, con la piccola differenza che lo Stato e l'amministrazione li ha ritenuti idonei a svolgere quelle mansioni da precari, ancorché privi del titolo specifico previsto, cioè della laurea, mentre per poter fare lo stesso lavoro a tempo indeterminato il concorso straordinario richiede il titolo; in altre parole, tu Stato mi giudichi idoneo a fare quel lavoro anche se sono solo diplomato, se però voglio essere assunto a tempo indeterminato, facendo lo stesso lavoro, devo avere per forza la laurea. Anche questa è una palese discriminazione: stesse mansioni, stessi compiti ma, appunto, puoi lavorare solo da precario. Quindi, ditemi voi a cosa serve questo decreto, se non a drammatizzare ancora di più il precariato nel mondo scolastico. In tali e altre differenziazioni si ravvisa una oggettiva violazione del principio di uguaglianza tutelato dall'articolo 3 della Costituzione, per cui chiediamo di non deliberare a procedere all'esame di questo disegno di legge, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Valentina Aprea ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

VALENTINA APREA (FI). Grazie Presidente, sottosegretaria Azzolina, colleghe e colleghi, ascoltate questi appelli: il primo è del professor Valerio Pacelli. Chi vi scrive - dice il professore - è uno dei tanti docenti precari (insegno latino e greco) che, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca e aver ottenuto 24 crediti formativi universitari, ha iniziato a lavorare nel mondo della scuola in attesa di un canale di abilitazione o di un concorso. “Ho maturato proprio durante l'anno scolastico precedente i 36 mesi di servizio, ma nella scuola paritaria, oltretutto in un'ottima scuola paritaria di Roma. Ho letto quali modifiche il MIUR vorrebbe proporre: farci partecipare al concorso straordinario, ma soltanto per ottenere l'abilitazione e non per la cattedra. Malgrado il grande passo avanti, continuo a credere che anche così il decreto sia incostituzionale”. Lo dice un docente, sottosegretario, non lo dice solo Forza Italia o le forze di opposizione.

Ipotizziamo che un docente della paritaria superi il concorso con un punteggio molto alto, più alto di alcuni colleghi della statale: come si può dire a questo docente “bravo, hai vinto il concorso ma non otterrai la cattedra, perché andrà ai tuoi colleghi della statale, che sono stati meno bravi di te”? Non è una discriminazione, un'ingiustizia anche questa? Io credo di sì, noi di Forza Italia crediamo di sì (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il secondo appello della professoressa Laura Luzzi da Milano, che appartiene al gruppo “docenti con terza annualità in corso”. Dice la professoressa: dopo un diploma con 98 su 100, una triennale con 110 e lode e varie borse di studio per merito, laurea magistrale in lingue con votazione 110 e lode nel 2014, esclusa dal TFA, esclusa dalla graduatoria di terza fascia 2014-2017, prima classificata bando assistenti di italiano in Germania anno scolastico 2015-2016, anno scolastico considerato tre punti in graduatoria istituto; zero per il concorso; anni scolastici, contratti, eccetera, eccetera, esclusa dal concorso straordinario. Dice la professoressa: “Se dovessi non passare l'ordinario o perlomeno abilitarmi dovrò cambiare lavoro e molto probabilmente emigrare per trovarlo”. Poi non possiamo lamentarci che i cervelli migliori sono in fuga, sono le nostre leggi che aiutano questa scelta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Terzo appello: il terzo appello è della professoressa Pontil Ceste Emanuela, che appartiene al gruppo “docenti ingabbiati infanzia e primaria con servizio alla secondaria”. “Siamo docenti di ruolo” dicono nel loro documento “nel grado primario dell'istruzione, che dispongono di uno o più annualità di servizio alla secondaria; siamo stati esclusi da percorsi abilitanti degli ultimi cinque anni sia perché di ruolo, sia perché senza servizio sulla classe di concorso ambita” e poi c'è la giustificazione.

Insomma, potremmo continuare, perché non sono la sola; lo sapete, colleghi, sicuramente i colleghi delle Commissioni cultura di Camera e Senato, del Ministero e la casella postale della sottosegretaria Azzolina, del Ministro, siamo stati tutti raggiunti da queste mail e da questi appelli, allora qualcosa di vero ci sarà.

La verità è che sono sbagliate le riserve di legge. Seppure noi vogliamo assumere e dobbiamo assumere, intanto dovremmo chiederci che tipo di docente stiamo assumendo: un docente che ha le competenze? E che competenze ha: del Novecento? Del terzo millennio? Ma questo è qualcosa che ci porterebbe lontano.

Sui servizi state sbagliando, avete messo alcuni ed escluso altri. La partecipazione al concorso straordinario è riservata ai soggetti che presentano requisiti quali l'aver svolto, tra l'anno scolastico 2011-2012 e l'anno scolastico 2018-2019, tre anni di servizio: per carità, certo è servizio recente, questa è una buona cosa, ma quando si fanno concorsi straordinari per precari vuol dire che c'è gente che da anni è esclusa da queste selezioni.

Così pure, al fine dell'immissione in ruolo, il decreto prevede che il servizio è valutato solo se prestato nelle scuole secondarie statali, mentre per i docenti che sono in possesso degli stessi requisiti, ma che hanno svolto il servizio presso le scuole paritarie del sistema nazionale di istruzione o in entrambi, la partecipazione è finalizzata esclusivamente ai fini delle abilitazioni. E non ci è sfuggito, sottosegretaria, Governo, Presidente e colleghi, che solo grazie all'intervento della Presidenza della Repubblica, del Presidente Mattarella, al quale va un applauso, questo decreto è stato modificato; facciamo l'applauso al Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma è stato modificato solo in parte: manca la parte veramente più importante, perché la Costituzione, all'articolo 33, prevede che la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi e garantisce il diritto, per gli enti e privati, di istituire scuole e istituti di educazione riconoscendo loro, nell'ambito dell'esercizio di questo diritto, piena libertà nel rispetto per i loro alunni e un trattamento scolastico equipollente; quindi, noi non possiamo discriminare sempre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), solo perché c'è una scelta giuridica diversa, un'origine giuridica diversa, tra scuola statale e scuola paritaria, quando sono entrambe del sistema pubblico nazionale.

E così per quanto riguarda il tempo in cui questo decreto viene emanato: il decreto viene presentato alla Camera quando ormai l'anno scolastico è iniziato da mesi, gli organici di diritto e di fatto sono stati già definiti, così come gli organici sul sostegno.

E, allora, viene meno l'urgenza per motivare l'avvio di un concorso straordinario per le assunzioni in ruolo e per il superamento del fenomeno del precariato, perché in questo modo voi state alimentando non una selezione, ma una lotteria: chi è dentro e chi è fuori, chi ce l'ha, il titolo, e chi non ce l'ha. Ma come si può migliorare la scuola italiana in questo modo? Figli e figliastri: oggi tocca a te, oggi sei tu il fortunato, domani potrò esserlo io.

Ma dov'è il diritto? Siamo uno Stato di diritto, questi docenti non ce l'hanno più. È ora di dire basta a questo reclutamento casuale, discriminatorio. Si può fare di meglio, sottosegretaria Azzolina; e lei lo sa, perché siamo stati in Commissione per un paio d'anni e anche lei vedeva tutti questi errori che l'amministrazione, tirata per la giacchetta dai sindacati, da questi, da quell'altro, da quella categoria, continua a fare.

La scuola, le famiglie, gli studenti italiani meritano di più: fermatevi! Ritirate questo provvedimento! Lavoriamo insieme! Abbiamo da assumere: assumiamo, ma facciamo le cose giuste e soprattutto facciamole bene, perché la scuola non si può più permettere questi errori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), i nostri ragazzi devono sapere che gli insegnanti che vanno in classe fanno parte di una grande famiglia di professionisti. Non è più il tempo di distinguere statale e paritaria: chi merita deve andare avanti, chi ha fatto un esercizio e un apprendistato anche nella scuola paritaria che venga premiato, purché sappia, purché conosca, purché lo meriti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Paola Frassinetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 3, di cui è cofirmataria.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, anche Fratelli d'Italia si esprime su questo provvedimento, evidenziando preliminarmente che non esistono i requisiti di necessità ed urgenza. In effetti, come potrebbero sussistere questi requisiti ad anno scolastico già iniziato? Sarebbe una grande contraddizione. Ragionando con logica, si arriva alla conclusione che al massimo gli effetti di questo decreto-legge potrebbero attuarsi nell'anno scolastico 2020-2021, a organici di diritto e di fatto già completati.

Un altro motivo molto grave, secondo noi, è l'evidenziazione dell'illegittimità di questo provvedimento relativamente ai docenti nelle scuole paritarie. È stato già detto negli interventi precedenti: Fratelli d'Italia vuole una riflessione su questo punto. Infatti, la partecipazione al concorso straordinario da parte di questi insegnanti delle scuole paritarie è ammessa solo ai fini abilitanti, e quindi possono essere inseriti in un elenco prioritario per le supplenze senza poter ottenere un titolo a tempo indeterminato.

Noi riteniamo che nella fattispecie si palesi un netto contrasto con l'articolo 33 della Costituzione, nonché con la legge 10 marzo 2000, n. 62, che come tutti sanno definisce le norme per la parità scolastica.

La parità scolastica è stata una grande conquista: esiste un sistema nazionale di istruzione, dove non ci devono essere differenze tra scuola pubblica e scuola paritaria. Questo è un caposaldo conquistato, è la libertà di insegnamento e noi ci teniamo a tutelarla.

Un altro punto critico riguarda l'esclusione dal concorso straordinario dei docenti con servizio nei percorsi di istruzione e formazione professionale: la riteniamo, anche questa, una discriminazione inaccettabile. Ricordo che dall'anno scolastico 2010-2011 è entrata in vigore la riforma complessiva del secondo ciclo di istruzione e formazione, che si articola in percorsi di istruzione di durata quinquennale. A questi docenti è, quindi, richiesto il titolo di studio e i relativi crediti formativi universitari, afferenti alle medesime classi di concorso statale.

Riteniamo poi - un'altra discriminazione - inaccettabili le motivazioni giuridiche addotte per escludere la partecipazione al concorso straordinario dei facenti funzioni di DSGA senza titolo di studio. Un'altra contraddizione palese, per cui i facenti funzione sono ammessi al concorso ordinario e sono esclusi da quello straordinario, che è un concorso che serve proprio a sanare posizioni consolidate da anni di attività in mansioni superiori, che hanno permesso e permettono alle scuole di funzionare.

Non ci siamo, quindi: la stabilizzazione dei precari, che è un momento fondamentale, che tutti - do atto - stanno cercando di risolvere, si incaglia in questo decreto-legge, in questo provvedimento che ha molti aspetti di illegittimità.

Quindi, riportandomi alle obiezioni, che sono fondate e che hanno evidenziato queste contraddizioni e questi gravi aspetti di illegittimità, Fratelli d'Italia chiede che si deliberi di non procedere all'esame di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Presidente, le richieste di pregiudiziale risultano incomprensibili nel metodo e nel merito per Italia Viva.

Nel metodo. La prima richiesta, quella della Lega, di fatto dichiara di non riconoscere l'urgenza di un concorso per assumere insegnanti. La Lega stessa però il 24 aprile, allora al Governo, firmava con il Ministro Bussetti, il Premier Conte e le organizzazioni sindacali un accordo sindacale in tal senso; e sempre la Lega, allora al Governo, i primi di agosto, il 6 agosto, portava in Consiglio dei ministri un decreto-legge, cosiddetto “salva precari”, proprio un decreto-legge sullo stesso tema dell'attuale testo, e lo approvava salvo intese.

Poi sappiamo tutti com'è finita: le intese non sono mai arrivate, la richiesta di pieni poteri, è caduto il precedente Governo e si è formato questo Governo. Il decreto-legge ha cambiato sì forma, ma non sostanza: 48 mila erano le assunzioni e 48 mila sono le assunzioni per la scuola italiana, come nel precedente, per garantire - questo, come il precedente - personale docente per l'anno scolastico 2020-2021, docenti preparati, motivati e selezionati, e forse qui una differenza tra questo decreto e il precedente c'è. Ma come si fa, cari amici della Lega soprattutto, a dire che allora, il 6 agosto, c'era l'urgenza, e due mesi dopo, adesso, questa urgenza non c'è più?

Questo come metodo; nel merito della pregiudiziale, si afferma che l'utilizzazione d'urgenza è palesemente impropria, perché l'anno scolastico è iniziato. Ma già nel decreto-legge della Lega era chiaro che i benefici potevano e dovevano arrivare nell'anno scolastico in corso, ma soprattutto nell'anno scolastico 2020-2021. E come si fa a dire: il 6 agosto era tutto costituzionale, e adesso no? Quanto al concorso straordinario, definito come incostituzionale, ricordo che il decreto-legge della Lega aveva solo e soltanto la previsione di un concorso straordinario, mentre adesso i concorsi sono due, straordinario e ordinario. Ma come si fa a dire che prima era costituzionale e adesso no?

E infine, quanto agli insegnanti delle scuole paritarie, e aggiungo anche degli FP e degli enti locali, nel testo della pregiudiziale si porta a dimostrazione come esempio la norma che ha istituito la scuola paritaria, ovvero la n. 62 del 2000. A parte la terminologia che utilizzate nel vostro testo, voi la definite “scuola pubblica”, mentre va chiamata per quella che è: scuola statale; la scuola è tutta pubblica e si differenzia in scuola statale e non statale. In fondo citate la legge n. 62, ma dimostrate di non conoscerne nemmeno il senso. Ebbene, il lavoro da fare su questo punto è molto, è ancora molto, ma non si può non riconoscere che un percorso e un'inversione di tendenza rispetto alla prima bozza ci sono stati, con il riconoscimento dell'abilitazione, del percorso abilitativo per gli insegnanti delle scuole non statali.

Per tutte queste ragioni di metodo e nel merito, le pregiudiziali non hanno motivazioni fondate e Italia Viva voterà contro di esse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per rispondere alle questioni pregiudiziali presentate dai deputati della Lega, da Forza Italia e da Fratelli d'Italia. Il carattere di straordinaria necessità e urgenza, contestazione principe della pregiudiziale delle forze di opposizione, affonda le proprie radici nell'articolo 77 della Costituzione che le individua quale presupposto necessario al potere del Governo di emanare norme ancorché temporanee. Essa però possiede anche un'area semantica più ampia tale da essere ricondotta ora alla necessità di dettare con urgenza una disciplina, ora ad una variegata pluralità di situazioni in relazione alle quali non sono configurabili rigidi criteri di giudizi valevoli per ogni ipotesi. Sono questi i contenuti delle sentenze costituzionali n. 93 del 2011 e n. 171 del 2007. Invero la straordinaria necessità e urgenza che caratterizza il decreto-legge non prevede neanche un'immediata applicazione delle disposizioni contenute ma può prevedere un risultato anche differito nel tempo (sentenza costituzionale n. 16 del 2017). Quindi rimandiamo praticamente al mittente tutte le contestazioni delle pregiudiziali in ordine alla straordinaria necessità ed urgenza.

Ma vengo ora al contenuto perché le note delle opposizioni fanno più interventi riferiti ad aspetti contenutistici che a meri rilievi costituzionali. Andiamo all'articolo 1: il provvedimento in titolo prevede una procedura di concorso straordinario e urgente volta ad immettere in ruolo 24 mila unità di personale docente derivante dal precariato scolastico della scuola, oltre alla possibilità di conseguire l'abilitazione all'insegnamento. Il decreto-legge scuola, università e ricerca pone finalmente rilievo e rimedio alla grave carenza di personale di ruolo nelle scuole…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, per cortesia.

VITTORIA CASA (M5S). …carenza ancora più rilevante a seguito dell'introduzione della cosiddetta pensione quota 100.

Contestualmente il provvedimento interviene anche sulla grave carenza di personale docente abilitato nella scuola secondaria, la quale ha come diretta conseguenza nelle scuole statali la necessità di ricorrere a contratti di lavoro a tempo determinato con docenti non abilitati, con possibile nocumento della qualità e della continuità dell'offerta formativa; mentre, per le scuole paritarie, ha la grande difficoltà di individuare personale abilitato, requisito necessario per mantenere la parità scolastica così come previsto dalla legge n. 62 del 2000. L'indizione del bando di concorso straordinario, che deve avvenire contestualmente al bando di un nuovo concorso ordinario, ha proprio la necessità di avere tempi adeguati per essere espletato, tempi relativamente brevi stante la necessità di immettere in ruolo i primi vincitori a settembre 2020. Né può essere accolto il rilievo che dal concorso straordinario siano stati esclusi anche i dirigenti tecnici, perché si tratta di procedure completamente diverse. Infatti, sappiamo bene quanto la procedura del concorso per i dirigenti tecnici è estremamente lunga e complessa, inidonea a sopperire alle criticità organizzative correnti che impongono, quindi, solo per il 2020 la continuità dell'incarico per i facenti funzione attualmente in essere.

L'ultimo rilievo che si riscontra è la possibilità di far partecipare i docenti che abbiano prestato tre anni di servizio presso le scuole paritarie del sistema nazionale d'istruzione esclusivamente per l'acquisizione dell'abilitazione all'insegnamento. Il provvedimento prevede che tale abilitazione non costituisce titolo all'impiego a tempo indeterminato, limitando la sua utilità all'inserimento in una fascia prioritaria delle graduatorie valide ai fini della supplenza, oltre che ai fini dell'insegnamento e dell'assunzione a tempo indeterminato nelle scuole paritarie, rispondendo, così come già abbiamo evidenziato, all'urgente necessità, ormai più non differibile, di fare acquisire l'abilitazione a un numero adeguato di soggetti necessari a rispondere a parametri individuati per l'acquisizione e il mantenimento della parità negli istituti scolastici paritari.

Quindi, quanto rivelato dai colleghi dell'opposizione risulta essere riferito più ad aspetti contenutistici del provvedimento che a meri rilievi costituzionali e, quindi, invitiamo i colleghi a reiterare la presentazione di tali rilievi nell'esame in Commissione e in Aula, dove la necessaria dialettica parlamentare contribuirà certamente a superare eventuali criticità emerse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi vicino alla collega Nardelli di accomodarsi.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, colleghi, 42 mila pensionamenti; 5 mila nuovi posti autorizzati in meno; 160 mila supplenze: con questi numeri, come pensano i firmatari della pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega di garantire l'avvio ordinato di un anno scolastico? E dopo il caos di settembre-ottobre 2019, quali soluzioni propongono affinché si possa evitare una situazione altrettanto caotica all'inizio del prossimo anno scolastico 2020-2021? Stiamo parlando della scuola, Presidente, e quindi di uno degli snodi fondamentali di ogni società moderna, di un sistema pubblico che, direttamente o indirettamente, riguarda tutti i nostri giovani e milioni di famiglie e soprattutto dell'unica vera garanzia per un futuro di benessere e di sviluppo per il nostro Paese. Il Governo in carica è entrato nel pieno delle proprie funzioni neanche due mesi fa, ereditando per la scuola una situazione lasciata incancrenire per quattordici mesi dal precedente Governo e dal Ministro Bussetti, che non solo non aveva previsto nemmeno un posto in più da assegnare ai docenti precari, non solo aveva bloccato l'emanazione dei bandi concorsuali previsti dal decreto legislativo n. 59 del 2017 e cancellato il nuovo percorso di reclutamento e formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria introdotto dal medesimo decreto, ma addirittura aveva anche tagliato il numero delle assegnazioni di nuovi posti per il 2019-2020. Tra l'altro, sono ben 22 mila i docenti che hanno usufruito di “quota 100” per andare in pensione. Per quanto sottoutilizzata rispetto alle indicazioni iniziali del Governo, “quota 100” ha comunque colpito in maniera notevole alcuni settori pubblici e, in modo particolare, la scuola. Il Governo del tempo aveva assicurato che, per ogni lavoratore che fosse uscito, ne sarebbero entrati due o più. Peccato che il Ministro Bussetti si sia poi dimenticato di collegare uscite ed entrate di personale bandendo un numero adeguato di posti a concorso. Con questa situazione, ereditata, di carenze di organico davvero importanti è solo attraverso i concorsi, banditi con estrema urgenza, che si potrà tentare di rimediare in vista del 1° settembre 2020. È appunto l'obiettivo dell'articolo 1 del decreto-legge del nostro esame. Come si faccia a non giudicarlo davvero necessario e urgente e, quindi, pienamente rispettoso del dettato costituzionale per la scuola italiana proprio non si riesce a comprendere. Si tratta di un percorso straordinario che quantomeno assicura di poter disporre l'anno prossimo di 24 mila nuovi posti di docente, il minimo necessario per la sopravvivenza della scuola pubblica italiana e, al contempo, di offrire un'occasione di abilitazione all'insegnamento per quanti aspirano a questa carriera. Se questo concorso straordinario non venisse bandito nel minor tempo possibile, non si riuscirebbero ad avere entro giugno 2020 gli insegnanti di ruolo necessari ad un avvio ordinato delle lezioni a settembre 2020.

Il decreto è altresì necessario e urgente anche per risolvere le criticità prodotte dall'applicazione del “decreto dignità”, che, imponendo alle imprese di non reiterare i contratti a tempo determinato, ma di procedere alla stabilizzazione del proprio personale, ha imposto al sistema delle scuole paritarie di procedere alle stabilizzazioni del personale docente, le quali però non possono essere attivate in quanto la norma sulla parità scolastica prevede che tale personale debba essere abilitato per poter essere assunto a tempo indeterminato. Ecco dunque la necessità e l'urgenza di intervenire per assicurare al personale docente delle scuole paritarie un veloce accesso ai percorsi abilitanti, al fine di consentire la loro stabilizzazione nel rispetto delle vigenti norme legislative e contrattuali. La pregiudiziale si duole infine del fatto che siano banditi distinti concorsi per dirigenti scolastici: è francamente curioso perché si tratta di posizioni e competenze ben diverse da quelle dei docenti. Chi ha sottoscritto la pregiudiziale rivela, forse senza nemmeno accorgersene, di avere una conoscenza alquanto approssimativa del mondo della scuola.

Passando alle pregiudiziali a prima firma Aprea e Lollobrigida, non posso qui che confermare il dovere, sancito dalla legge n. 62 del 2000, di considerare sullo stesso piano le scuole statali e quelle paritarie nell'ambito di un unico sistema pubblico, ed infatti in questo senso si è opportunamente garantito ai docenti delle scuole paritarie l'accesso alle procedure di abilitazione previste nel concorso straordinario. Ma proprio la straordinarietà del concorso destinato a sanare la situazione di quanti, nella scuola statale, hanno superato il limite dei tre anni per la prestazione di lavoro di docente a tempo determinato fa sì che l'assunzione in ruolo possa essere riservata a questo personale, mentre ciò non sarebbe e non sarà lecito nei concorsi ordinari.

Finisco, Presidente, dicendo che si tratta comunque di problematiche su cui proprio lo svolgimento del dibattito parlamentare sul testo governativo potrà essere opportuno e utile per trovare il corretto punto di mediazione per la tutela dei diritti di tutti gli interessati, istituzioni scolastiche statali e paritarie comprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Belotti ed altri n. 1, Aprea ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Seguito della discussione delle mozioni Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261, Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 e Lollobrigida ed altri n. 1-00275 concernenti iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica (ore 17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 e Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione) concernenti iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 28 ottobre 2019, è stata presentata la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 e una nuova formulazione della stessa, che è già stata iscritta all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, la prima mozione è quella a prima firma Lollobrigida?

PRESIDENTE. La prima mozione è la Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione).

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì. Mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione): sul primo capoverso, parere favorevole; sul secondo capoverso, una riformulazione: “a favorire l'apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese e incrementare l'occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori”; sul terzo capoverso, parere favorevole; sul quarto capoverso mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. E sulle premesse, sottosegretario Baretta?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sulle premesse nessun problema.

PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con la riformulazione sul secondo capoverso.

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, lei ha dato il parere agli impegni; dovrebbe dare anche il parere alle premesse. Il parere delle premesse può essere favorevole, contrario oppure riformulato, però sulle premesse.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sulle premesse nessun problema; il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Grazie. Sottosegretario, se vuole possiamo andare avanti anche con le altre mozioni. Abbiamo la mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sulla mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272, parere favorevole.

PRESIDENTE. Sia sulle premesse che sul dispositivo?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì.

PRESIDENTE. Sulla mozione Lollobrigida ed altri 1-00275 (Nuova formulazione)?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sulla mozione Lollobrigida ed altri 1-00275 (Nuova formulazione), primo capoverso, vi è una riformulazione: “ad introdurre misure adeguate di riduzione del cuneo fiscale già nell'ambito del disegno di legge di bilancio per l'anno 2020”; secondo capoverso, riformulazione: “ad adottare iniziative per finanziare la riduzione del cuneo fiscale attraverso congrue ed adeguate risorse”; terzo capoverso, parere contrario; quarto capoverso, parere favorevole con riformulazione: “introdurre adeguate misure volte a promuovere l'occupazione giovanile e ad agevolare l'inclusione dei giovani nel mondo del lavoro e la tutela della donna lavoratrice nella prospettiva del superamento della disparità di trattamento retributiva ed operativa basata sul genere”; quinto capoverso, parere favorevole; sulle premesse mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, intervengo semplicemente perché riguardo al secondo capoverso non ho compreso il sottosegretario.

PRESIDENTE. Di quale mozione? Suppongo la mozione Lollobrigida ed altri 1-00275 (Nuova formulazione).

WALTER RIZZETTO (FDI). Sì, certo.

PRESIDENTE. Quindi, si sta richiedendo il parere sul secondo capoverso della mozione Lollobrigida ed altri 1-00275 (Nuova formulazione). Prego, sottosegretario.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. La riformulazione è la seguente: “ad adottare iniziative per finanziare la riduzione del cuneo fiscale attraverso congrue ed adeguate risorse”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, molto brevemente, questa è una mozione sottoscritta anche dal gruppo di Liberi e Uguali, a prima firma Grimaldi, che sostanzialmente nei suoi impegni, che sono stati concordati a livello di maggioranza, va nella direzione di uno degli impegni che il Governo ha assunto già nei primi giorni, nei giorni appunto della sua precostituzione, ovvero la riduzione del cuneo fiscale, quindi con quell'indicatore che indica il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro e il costo del lavoro complessivo. Questo è un obiettivo primario, che mi pare appunto, leggendo il testo delle mozioni dei gruppi di minoranza, sia un obiettivo condiviso. Cambiano le sfumature, cambiano le coperture, però mi sento di dire che questo è un buon inizio di un percorso di Governo che, comunque, si palesava già complicato nella stesura della legge di bilancio, che di fronte a sé aveva 23 miliardi di clausole di salvaguardia già da contenere e da azzerare. Quindi gli impegni che ci prendiamo attraverso questa mozione sono quelli di andare avanti nella direzione che questo testo della legge di bilancio ha già tracciato nella sua forma iniziale; poi vedremo nell'iter parlamentare se vedrà correzioni, ampliamenti e rimodulazioni, modi in cui questo intervento sulla riduzione del cuneo fiscale…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo la cortesia di non passare davanti al collega Pastorino, se volete uscire potete usare l'altra ala dell'emiciclo. Prego, collega.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Appunto, nel modo in cui questa riduzione del cuneo fiscale verrà attuata, però verrà attuata. Verrà attuata e ad oggi abbiamo circa 3 miliardi di euro di risorse per il 2020, 4,8 miliardi di euro per il 2021 e 4,7 miliardi di euro per il 2022. Poi, anche il Governo ha espresso sostanzialmente parere favorevole o si è rimesso all'Aula nelle premesse, che si discostano non di tanto l'una dall'altra se non in qualche accento, forse più politico di altri, ma si parte da dati che sono oggettivi, ovvero da un cuneo fiscale che rappresenta il 47,9 per cento, quindi uno tra i più alti nella media dei Paesi OCSE, sulle iniziative che sono state portate avanti in questi anni da Governi diversi con fortune diverse, la differenza sta, appunto, su come raggiungere l'obiettivo. Mentre infatti le mozioni di minoranza puntano il dito sull'opportunità di rimodulare o reperire risorse aggiuntive rispetto ai 3 miliardi già individuati da reddito di cittadinanza o “quota 100”, invece l'iniziativa del Governo e della maggioranza va in un'altra direzione. Sostanzialmente, noi parliamo di strategia di ricomposizione della spesa pubblica unita a una politica di lotta all'evasione fiscale che possa liberare risorse aggiuntive, restituite successivamente ai contribuenti mediante la riduzione delle aliquote. Questo è un grande tema, una grande scommessa di questo Governo che, nei prossimi tre anni, si prefigge l'obiettivo di cambiare il sistema, appunto, delle aliquote (e, comunque, di cambiare in generale il sistema della tassazione).

É chiaro che il tema della lotta all'evasione fiscale è un tema molto centrale. In questi giorni stiamo discutendo in Commissione finanze sul decreto fiscale, quindi sull'opportunità di reperire e su come reperire le risorse, e il dibattito è anche molto animato. Quello che è inanimato e c'è è il dato, appunto, che parla di 109 miliardi di tax gap, che in qualche modo dovremo riuscire ad aggredire. Quindi mi limito soltanto a sottolineare e a confermare l'impegno del gruppo che rappresento, non solo nel voto su questa mozione ma anche all'interno di tutti i provvedimenti, decreto fiscale e legge di bilancio, affinché anche il tema del cuneo fiscale possa rimanere nell'agenda di Governo con l'obiettivo di migliorare e di trovare risorse più soddisfacenti per, come si dice sempre, mettere un po' di soldi nelle tasche dei lavoratori e abbassare il cuneo fiscale, nonché, attraverso quel sistema, appunto, far ripartire in tanti modi l'economia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, non so se prima c'è stata una mia… Sul primo capoverso della mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 il parere è contrario. Per il resto confermo i pareri già dati.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, nel nostro Paese il cuneo fiscale è estremamente elevato, ovvero la differenza tra imposte e contributi dovuti da aziende e lavoratori e la retribuzione netta. È un livello nel nostro Paese del 47,9 per cento - l'hanno detto i colleghi prima di me - mentre la media europea è del 36,1 per cento. Insomma, in parole semplici se un lavoratore riceve in busta paga 1.000 euro l'azienda deve pagare oltre 1.900 euro. È un costo del lavoro troppo elevato che disincentiva le assunzioni per le imprese e limita il potere d'acquisto dei lavoratori. Con imposte e contributi così elevati si ostacola la partecipazione al mercato del lavoro. Ridurre il cuneo fiscale è, quindi, una misura giusta e urgente per rilanciare l'occupazione, soprattutto quella giovanile. In Italia abbiamo la disoccupazione giovanile più alta d'Europa, dopo Spagna e Francia, che è al 27 per cento, sebbene sia scesa dal 2014 in poi. Ci sono oltre 3 milioni di ragazzi che non stanno né studiando, né lavorando nel nostro Paese, mentre l'occupazione femminile rimane troppo bassa; anche qui, siamo gli ultimi in Europa dopo la Grecia. Soprattutto, con un costo del lavoro così alto si alimenta il lavoro nero e la precarietà, anche qui specie quella giovanile. Infatti, in Italia lo stipendio mediano dei lavoratori under 30 al primo impiego si attesta sugli 830 euro netti mensili. Infatti, sono migliaia le ragazze e i ragazzi che ogni anno votano con i piedi e lasciano il Paese perché non trovano i mezzi per soddisfare le proprie aspirazioni, lasciando un regime di stipendi greci e tasse svedesi. Dunque, mezzo milione di italiani hanno lasciato l'Italia negli ultimi dieci anni: la metà hanno meno di 34 anni e per la maggior parte hanno un titolo di studio medio o medio-alto e per la maggior parte provengono dal Sud. Una perdita quantificabile in 16 miliardi di euro all'anno, un punto di PIL di crescita.

Quindi, abbassare le tasse sul lavoro è importante per sostenere l'occupazione, il potere d'acquisto e, quindi, la crescita ed è una priorità dell'azione politica di Italia Viva. Una priorità che abbiamo dimostrato non solo a parole ma anche nei fatti: sono solo i Governi del centrosinistra che hanno effettivamente ridotto il cuneo fiscale e le tasse sul lavoro a beneficio sia delle imprese sia dei lavoratori. Lo ha fatto il Governo Prodi, nel 2007, riducendo il cuneo fiscale di oltre 5 punti: 3 punti a favore delle imprese e 2 punti a favore dei lavoratori; lo ha fatto il Governo di Matteo Renzi, nel 2014, con la misura degli 80 euro: oltre 10 miliardi a sostegno dei salari dei lavoratori con redditi fino a 26 mila euro, una misura che ha avuto un vero impatto macroeconomico soprattutto in termini di consumi delle famiglie a basso reddito, come appunto certifica uno studio della Banca d'Italia; mentre sul lato delle imprese è stata attuata la deducibilità dell'imponibile IRAP del costo del lavoro del personale dipendente a contratto a tempo indeterminato per oltre 6 miliardi di euro.

È, quindi, davvero sorprendente che questa mozione venga dal centrodestra, quando nessun Governo di destra, nessun Governo della Lega ha mai intrapreso iniziative per ridurre il cuneo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Mi chiedo, allora, cosa sia questa mozione: forse un appunto, un modo di fare ammenda, una pratica di espiazione, un modo per sentirsi meno in colpa?

Nella vostra mozione chiedete di razionalizzare la spesa pubblica e chiedete di ridurre la pressione fiscale. Ebbene, anche qui i Governi di centrodestra a guida Berlusconi e i Governi con la Lega non hanno mai - mai! - abbassato la pressione fiscale, e non lo dice Italia Viva ma lo dice l'Istat (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). La più grande riduzione della pressione fiscale negli ultimi vent'anni in questo Paese è avvenuta sotto il Governo di Matteo Renzi: oltre 1,8 punti di PIL, se contiamo il taglio dell'IRAP, il taglio dell'IMU, il taglio dell'IRES, il canone RAI e la misura degli 80 euro. Siamo riusciti a ridurre la pressione fiscale mantenendo lo stesso livello di servizi e lottando seriamente contro l'evasione e l'elusione fiscale attuando la fatturazione elettronica. Da parte vostra solo demagogia, solo gestione dell'esistente senza nessuna visione per il futuro, invocando una rivoluzione liberale mai attuata, chiedendo riforme coraggiose mai tentate.

Ridurre la pressione fiscale e migliorare la spesa pubblica senza intaccare la qualità dei servizi essenziali è la priorità di Italia Viva e di questo Governo. La prima missione di questa manovra è, infatti, quella di evitare un aumento dell'IVA di oltre 23 miliardi, missione compiuta mentre altri sono fuggiti davanti alle proprie responsabilità.

Verranno finalmente disinnescate le clausole di salvaguardia che questo Paese si trascina sulle spalle fin dal 2011, evitando un grande shock sui consumi e su una domanda interna già fragile che ci avrebbe portato in recessione con gravi effetti regressivi perché, infatti, l'IVA è una tassa che impatta soprattutto sui redditi medio-bassi. L'aumento dell'IVA avrebbe colpito soprattutto il Sud, come mostra il rapporto Svimez per il 2019 presentato ieri: una tassa di oltre 500 euro a cittadino.

Ma oltre all'IVA dobbiamo limitare l'introduzione di nuove tasse allo stretto necessario e semmai combinarle con incentivi calibrati e piani di riconversione industriale per avviare l'Italia sulla via dello sviluppo sostenibile. Per esempio, si potrebbe collegare la riduzione del cuneo fiscale agli investimenti delle imprese nella sostenibilità, dove la decontribuzione e la defiscalizzazione rappresentano l'incentivo per le imprese a migliorare il loro impatto ambientale magari nel contesto di una pagella verde come proposto dal Green Act, il cosiddetto Green Act, il piano verde di Maria Chiara Gadda per Italia Viva.

In questa manovra si stanziano 3 miliardi per avviare una giusta riduzione del cuneo fiscale in questa fase a favore dei lavoratori per sostenere i salari e il potere d'acquisto, mentre occorre in fase ulteriore farlo anche a favore delle imprese e sul lato datoriale e così abbassare il costo del lavoro e rendere le nostre imprese più competitive, perché è davvero difficile competere a livello europeo se le nostre imprese hanno un costo del lavoro di dieci punti superiore alla media europea.

Ma è fondamentale non farci prendere dall'ansia, non fare tutto e subito con il rischio poi di disperdere la nostra azione e generare effetti irrisori. Invece, dobbiamo pensare al lungo termine, generando risultati tangibili e visibili per il singolo cittadino a cui poco importano grafici e convegni. Dobbiamo concentrare la nostra azione politica investendo bene le poche risorse di cui disponiamo. Da qui la proposta di Italia Viva, appunto, di concentrare le risorse per abbattere il cuneo fiscale nell'ultimo trimestre del 2020, per una questione di chiarezza, di efficacia e di comunicazione della nostra azione di governo.

Certo, sarebbe stato utile trovare maggiori risorse a favore della crescita e del lavoro rivedendo magari misure come “quota 100”, una misura che spende in tre anni oltre 20 miliardi a beneficio di 100 o forse 200 mila cittadini a scapito delle generazioni future.

Il nostro Paese ha già la spesa pensionistica più alta d'Europa, il 15,5 per cento del PIL, ma alle future generazioni penseranno questa maggioranza, penserà Italia Viva e questo Governo, per i quali la giustizia intergenerazionale rimane un valore fondamentale.

Sempre in termini di maggiore equità ed efficienza, sarebbe utile collegare la riduzione del cuneo fiscale a una seria e decisa riforma dell'Irpef, l'imposta sui redditi delle persone fisiche, non solo per abbassare le tasse sui ceti medi, ma perché dobbiamo mettere mano alle spese fiscali e a quell'enorme giungla di detrazioni e deduzioni, che non solo sono incomprensibili, ma producono aliquote marginali estremamente elevate, che disincentivano l'offerta di lavoro.

In conclusione, per permettere al nostro Paese di cambiare e migliorare l'imposizione, dobbiamo contrastare l'evasione, ma lo possiamo fare soltanto attuando una politica fiscale a livello europeo. Solo così potremo contrastare efficacemente la corsa al ribasso in ambito fiscale causata da Paesi che attuano politiche fiscali sleali, eludendo le nostre basi imponibili, soprattutto su elementi mobili come il capitale e costringendo il legislatore a concentrarsi su beni meno mobili, come il lavoro, i consumi, gli immobili stessi; politiche attuate da altri Paesi membri, a volte categorizzati proprio come paradisi fiscali, penso ai Paesi Bassi, l'Ungheria, l'Irlanda e il Lussemburgo. Per questo è necessario modificare il processo decisionale a livello comunitario in ambito fiscale, superando il potere di veto e introducendo meccanismi decisionali più celeri ed efficaci, come la maggioranza qualificata.

Per tutte queste ragioni, Presidente, per sostenere la crescita e il lavoro, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Italia Viva alla mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272, a favore della riduzione del cuneo fiscale, delle tasse sul lavoro e la revisione della spesa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, dopo aver ascoltato e sulla scorta di quanto abbiamo appena ascoltato, diciamolo forte e chiaro che il centrodestra non prende lezioni da coloro che nella scorsa legislatura hanno votato convintamente i licenziamenti collettivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), hanno votato l'abrogazione dell'articolo 18, hanno votato l'abrogazione dei voucher, hanno votato, anzi, non hanno fatto nulla per quanto riguarda, ad esempio, tutte le imprese che sono state, purtroppo, soggette al terremoto e ancora oggi non vedono la luce.

Per dirla, Presidente, come un ex ministro del Governo PD della scorsa legislatura, possiamo dire che, per l'ennesima volta, il Partito Democratico, in questo caso affiancato dal MoVimento 5 Stelle, possono definirsi come dilettanti allo sbaraglio.

Sotto questo punto di vista, ha perfettamente ragione l'ex Ministro Calenda. Perché, Presidente? Perché noi abbiamo chiesto, attraverso questa mozione, un maggiore impegno da parte dell'Esecutivo rispetto, ad esempio, alla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, per assistere di fatto a quello che il nostro Paese merita, ovvero un progetto organico rispetto alla riduzione del costo di lavoro e sono, di fatto, insufficienti tutte le misure che andrete a proporre e a votarvi, rispetto ed in pancia alla prossima legge di bilancio.

Costo del lavoro troppo alto, Presidente, significa nel nostro Paese welfare carente, significa imprese poco competitive, significa assenza di valide opportunità di lavoro.

Vorrei capire dov'erano coloro che hanno parlato prima rispetto, purtroppo, al fallimento di Garanzia Giovani, ad esempio, anche nei confronti di quelli che il collega prima ricordava essere i cosiddetti NEET, coloro che hanno già terminato un ciclo di studi, ma che evidentemente oggi sono scoraggiati e non riescono neanche più ad andare a portare un curriculum presso le aziende, che, di fatto, il centrosinistra in questo Paese ha continuato e contribuito a non fare emergere…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Governo!

WALTER RIZZETTO (FDI). …tanto bravi, tanto bravi… il Governo è al telefono, Presidente, ma ce ne faremo una ragione…

PRESIDENTE. Sottosegretario…

WALTER RIZZETTO (FDI). …è al telefono, dicono che una telefonata allunga la vita, quindi è nelle speranze di questo Esecutivo. Ma non fa nulla, Presidente, noi non ci offendiamo, ci mancherebbe altro, voglio dire, siamo abituati a questo. Le ricordo soltanto una cosa, Presidente; anzi, Presidente, se posso (Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia: Governo! Governo, sveglia!)

PRESIDENTE. Sottosegretario Baretta, sottosegretario Baretta… le chiedo se riesce a prestare attenzione agli interventi. La ringrazio. Prego, collega.

WALTER RIZZETTO (FDI). Ricordo, Presidente - e la ringrazio per la gentilezza, sottosegretario - in primis a me stesso e anche a tutta l'Aula che in questo caso il Governo dovrebbe prestare attenzione a quello che dice il Parlamento, perché il Governo è ospite in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non siamo noi a dover ascoltare lui, ma molto spesso lo facciamo volentieri, ma è esattamente il contrario, quindi una cortesia diciamo istituzionale e parlamentare sarebbe quella, quantomeno, quantomeno se distrarsi, di non farlo al telefono. Non fa nulla.

I Governi precedenti, Presidente, anche rispetto a quanto ho ascoltato prima, hanno fondamentalmente certificato un dato: che gli oneri e le tasse che gravano sulle imprese sono attualmente corrispondenti a quasi il 48 per cento di cuneo fiscale, che fanno del nostro Paese il terzo Paese in Europa con il costo del lavoro più elevato, a scapito anche di altri Paesi che, evidentemente, negli anni, hanno macinato economia sicuramente in modo più interessante rispetto all'Italia, ma noi siamo attualmente il terzo Paese in termini di pressione sotto questo punto di vista. E un dato che anche questo Esecutivo non vuole andare a sottolineare e non vuole andare a capire, fondamentalmente, è che questa enorme differenza tra quanto va nelle tasche del lavoratore e quanto va in contributi e tasse, va a sfociare in un dato drammatico, che è quello dell'aumento, inevitabile, del lavoro nero. Perché è inutile fare molti proclami, politicamente altisonanti, quando invece in Italia abbiamo persone e abbiamo lavoratori che preferiscono lavorare a nero perché a nero guadagnano di più - diciamolo, purtroppo, guadagnano di più! - a scapito della sicurezza, a scapito della mancanza di contributi, a scapito della sicurezza, che, evidentemente, potrebbero dare questi lavoratori anche in seno alla propria famiglia e indotto familiare. Però, non si è fatto niente.

La prossima legge di bilancio sarà, evidentemente, fallace sotto questo punto di vista e non bastano sicuramente delle, seppur apprezzate, mozioni parlamentari per cambiare rotta. Tant'è vero, Presidente, che, rispetto ai nostri impegni, di fatto il Governo va a dirci una cosa, va a dirci: siamo d'accordo, fondamentalmente, con quasi la totalità dei punti da voi enumerati, ma non possiamo farlo subito, perché hanno di fatto abrogato, dopo “introdurre”, la frase “sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2020”. Quindi, il Governo ci sta un'altra volta preannunciando che, in pancia alla prossima legge di stabilità, non ci sarà nulla per le imprese, non ci sarà nulla rispetto al costo del lavoro. Tanto è vero che anche nella cosiddetta NADEF andrete e siete andati a certificare che questa roba qui, cioè l'abbattimento del costo del lavoro, non verrà fatto entro fine anno e quindi con una manovra che andrà evidentemente in essere dal 1° gennaio del prossimo anno, ma con dei decreti collegati, e quindi vi prendete un ampio spazio temporale per poter capire quello che, evidentemente, ancora ad oggi non siete riusciti a comprendere.

Ne è un esempio, mi permetta, Presidente, l'esempio fallimentare di quella che è diventata, purtroppo, una mera politica assistenziale nel nostro Paese, che è l'applicazione del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza ha fallito, Presidente, ed ha fallito perché meno del 7 per cento di coloro che attualmente lo percepiscono - meno del 7 per cento - sono arrivati al cosiddetto Patto per il lavoro: significa che su 100 persone, 6 e mezzo, forse, e dico forse, riusciranno ad intravedere un lavoro. Mi sa dire, Presidente, che fine hanno fatto i navigator? L'unica persona in Italia che ha bisogno di un navigator è il - fortunatamente ex - Ministro del lavoro Luigi Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ci ha capito poco rispetto al reddito di cittadinanza. E infatti ci sono abusi su abusi, e infatti ci sono terroristi e terroristi rossi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che continuano ad accedere alla “paghetta di Stato” contro le persone che, ancora ad oggi, prendono 280 euro di pensione al mese.

Noi abbiamo proposto, Presidente, un taglio netto del costo del lavoro, lo proporremo anche in legge di stabilità e lo stiamo proponendo, di mese in mese, nelle Commissioni competenti e deputate per poter legiferare rispetto a questo tema. Voi avete preso qualche soldo, entro luglio 2020, 2,7 miliardi, 2,7 miliardi che andranno a corrispondere esattamente a 40 euro al mese a lavoratore. Ma non avete considerato che, non noi, che siamo brutti e cattivi, ma associazioni più altisonanti, di studio rispetto alla prossima legge di stabilità hanno dichiarato, strutturalmente, plasticamente, che le tasse verranno aumentate per 5 miliardi; quindi, in tasca ai cittadini italiani, sì, arriveranno 40 euro, ma ci saranno almeno 67-68 euro, ogni mese, da togliere dalle tasche di queste persone.

E ci avete capito poco anche rispetto alla riduzione della spesa pubblica; non ci state ascoltando e non ci ascolterete, quando lo stesso presidente dell'INPS ha dichiarato che, ad esempio, il reddito di cittadinanza è costato esattamente un miliardo in meno, perché dai 5,9 miliardi preventivati siamo ad una spesa di 4,8 miliardi, e neanche quel miliardo e passa di risparmi volete metterlo rispetto al taglio del costo del lavoro. Quindi, lo dovete dire forte e chiaro: in Italia, le aziende devono morire, perché se, sì, è vero che nella prossima legge finanziaria ci sarà qualche cosa, ci sarà qualche briciola per quanto riguarda i dipendenti, ebbene, Presidente, non ci sarà nulla per quanto riguarda le aziende, per quanto riguarda gli imprenditori che ogni mattina fanno sempre più fatica, Presidente, ad alzare quella saracinesca e, purtroppo, anche grazie alla vostra inefficacia rispetto a questi temi, abbiamo attualmente circa 12 mila aziende in Italia che, badi bene, se ne sono andate dal nostro Paese, passando da 31.670 aziende a 35.684 aziende che vogliono andarsene; quindi è un trend evidentemente che non sembra arrestarsi. Avete fatto e state continuando a fare dei proclami; chiaramente valuteremo le proposte e chiudo ringraziando la presidente della mozione di maggioranza, che ci sembra obiettivamente acqua fresca, rispetto al lavoro enorme che questo Esecutivo avrebbe dovuto fare; ovviamente e chiaramente voteremo, dopo averle lette, a favore delle mozioni delle opposizioni, cercando una volta per tutte di mettervi un po' di ragione in quella testa che, attualmente, evidentemente, non riesce a farvi capire che le aziende, in Italia, chiudono ed è anche e soprattutto per causa vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Da tempo, da troppo tempo, Presidente, tutti gli analisti registrano le distorsioni create da almeno due fattori. Mi riferisco in primo luogo all'incidenza sul costo del lavoro in senso ampio della contribuzione sociale; nel report pubblicato dall'ISTAT nel mese di gennaio di quest'anno, tale incidenza è stata quantificata con un valore pari al 27,3 per cento sul totale del costo orario, rispetto ad una media dell'area euro del 23 per cento ed è sempre il report ISTAT a segnalare la relativa omogeneità del prelievo contributivo nei diversi settori di attività economica, dal momento che tale incidenza varia dal 70,4 per cento del settore delle costruzioni al 75,5 delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento.

E se poi consideriamo il nucleo fiscale nella sua globalità e, quindi, come differenza netta fra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta percepita dal lavoratore, come calcolato dall'OCSE, il differenziale arriva addirittura, per il 2018, per il lavoratore senza carichi familiari, al 47,9 per cento. Sono dati noti.

Ma c'è anche un secondo fattore da considerare a nostro avviso, necessariamente correlato al primo; mi riferisco al fatto che l'importo netto dei livelli retributivi percepiti da chi lavora è spesso così insufficiente da non consentire al lavoratore interessato di superare la soglia di povertà relativa; li chiamano working poor, Presidente, ma, secondo i dati dell'Eurostat, nel 2017, il 12,3 per cento dei lavoratori italiani si trovava in questa situazione, contro una media europea del 9,6 e con significativi differenziali sulla base dell'età e delle tipologie contrattuali, e questo nonostante l'articolo 36 della Costituzione sancisca che la retribuzione debba essere tale da assicurare un'esistenza libera e dignitosa a sé e alla propria famiglia ed assicurarla, Presidente, in ogni caso, proprio così dice la Costituzione, e per questo è opportuno riversare l'intero taglio del cuneo sul lavoro nella busta paga del lavoratore.

Salari bassi e prelievo alto: una miscela esplosiva, Presidente, che impatta negativamente tanto sull'efficienza d'impresa quanto sulla qualità della vita di chi lavora, sollecitando meccanismi di elusione ed evasione che producono un grave danno all'intero sistema Paese.

Anche per questo il gruppo parlamentare del PD ha presentato, fin dal mese di giugno dell'anno scorso, specifiche proposte di legge, per assicurare un salario minimo a tutti, per sostenere l'efficacia generale dei contratti collettivi, per ridurre, appunto, il cuneo fiscale, per sostenere le famiglie con l'assegno e la dote per i figli ed, infine, per contrastare una diffusa condizione di povertà che, in condizioni di deprivazione generale, non può essere ricondotta o ridotta alla sola carenza di lavoro.

Più volte abbiamo chiamato riassuntivamente l'insieme dei provvedimenti che ho appena indicato come il nucleo forte di un'agenda sociale del Partito Democratico; per queste ragioni, la mozione che oggi portiamo al voto, prima ed oltre che chiedere il rispetto di un punto programmatico del Governo di coalizione, si incastona in modo coerente con la visione stessa della comunità democratica. Nella nostra visione, il lavoro, qualunque lavoro, qualunque sia la relativa tipologia contrattuale, il lavoro sicuro e retribuito in modo equo, il lavoro dignitoso non è un mero strumento di acquisizione di un reddito, ma è fondamento della libertà individuale, garanzia di serenità familiare, strumento per realizzare i propri talenti e per contribuire allo sviluppo del Paese. Ed è una visione, questa, necessitata, se solo si considera, Presidente, che sto citando quasi pedissequamente gli articoli 4, 35 e 36 della Costituzione.

Tuttavia, la mozione per la quale chiediamo il voto positivo non è coerente soltanto con la consolidata iniziativa politica del Partito Democratico, essa viene incontro anche alle esigenze espresse dalle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, da ultimo in merito al Programma nazionale di riforma del 2019; nel documento, al considerando (14) si legge che il sistema tributario italiano continua a gravare pesantemente sui fattori di produzione e che l'elevato carico fiscale sul lavoro e sul capitale scoraggia l'occupazione e gli investimenti e invita e suggerisce di spostare la pressione fiscale dal lavoro.

Siamo consapevoli, signor Presidente, che occupazione ed investimenti sono scoraggiati non soltanto dal carico fiscale, ma da una serie di altri fattori ben noti a tutti e siamo consapevoli che su questi fattori è necessario agire e agire con tempestività, perché i tempi dell'economia non sono i tempi della burocrazia e neppure quelli della politica. Per questo chiediamo all'Aula un voto positivo, per impegnare il Governo, non solo a ridurre il costo del lavoro, ma anche a promuovere efficaci politiche per aumentare l'offerta di lavoro e ridurre la disoccupazione, per contrastare le diseguaglianze, per concentrare la politica economica su un piano strategico di iniziative che abbiano un effetto visibile e tangibile per una platea di cittadini più larga possibile, in un contesto di riforme strutturali di lungo termine. Insomma, questo Paese, a nostro avviso, ha bisogno di interventi strutturali e di un piano di sviluppo industriale orientato all'innovazione, da sostenere mediante interventi ordinamentali e finanziari adeguati e coerenti che, a loro volta, invocano un sistema fiscale ordinato, sostenibile ed equo.

Siamo chiamati, signor Presidente, ad accompagnare il futuro, non a fotografare il passato. Per questo dobbiamo forse cambiare anche il nostro modo di vedere le cose, imparando da quanto abbiamo fatto nell'ultimo decennio, perché molte cose nell'ultimo decennio sono state fatte e il tema del cuneo fiscale non è stato estraneo all'agenda politica.

Tutti provvedimenti utili, certo, ma abbiamo bisogno, ora, di strategie ancora più organiche che siano in grado di incrociare nella prospettiva della sfida competitiva e di un mercato sempre più globale l'innovazione organizzativa e produttiva con la ridefinizione degli assetti giuridico istituzionali che governano il mercato del lavoro e le relazioni industriali.

Per tutte queste ragioni, Presidente, e mi avvio a concludere, non possiamo che apprezzare e segnalare positivamente l'introduzione, nel disegno di legge n. 1586, recante il bilancio di previsione del bilancio pluriennale, presentato al Senato, del Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, con una dotazione pari a 3 milioni di euro per l'anno 2020 e a 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2021, rinviando poi ad appositi provvedimenti normativi per dare attuazione agli interventi ivi previsti. Allo stesso modo, non possiamo che valutare positivamente le risorse per gli investimenti previsti e sulle quali non posso certo qui soffermarmi. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, e concludo, il Partito Democratico esprime un voto favorevole alla mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 e chiede al Governo, però, di operare con la piena consapevolezza delle correlazioni sistemiche che vedono ancora il lavoro in tutte le sue forme e le sue manifestazioni al centro della vita individuale e collettiva della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariastella Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Con questa mozione abbiamo voluto sottolineare e analizzare una vera e propria anomalia italiana ovvero quanto le tasse e i contributi previdenziali gravino sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Abbiamo provato a calcolare sulla busta paga di un impiegato del commercio che guadagna 1.250 euro al mese quanto incidano le tasse e i contributi previdenziali. Il datore di lavoro versa 2.900 euro per 14 mensilità, in busta paga rimangono 1.250, cioè meno della metà. L'Italia è, purtroppo, in cima alla classifica in Europa dei Paesi con il cuneo fiscale più alto: la media della del peso delle tasse in Europa è il 36 per cento, noi arriviamo quasi a sfiorare il 48 per cento, un livello inaccettabile.

Noi avremmo immaginato che un Governo di sinistra, come quello in carica, desse ai lavoratori dipendenti e a questo tema un'adeguata priorità e, invece, abbiamo capito, già analizzando il decreto fiscale, con le anticipazioni della manovra, che le priorità della maggioranza sono altre. La maggioranza è impegnata in un'ansia, in un mantra di redistribuzione della ricchezza, a cui si aggiungono, poi, le pulsioni stataliste, dirigiste e la foga “manettara” del MoVimento 5 Stelle. Un mix in grado di stendere economie forti, figuriamoci un'economia in difficoltà, purtroppo, come quella italiana. C'è, però, un piccolo particolare per chi ha ansie redistributive: che senza creare ricchezza, senza creare crescita, non c'è proprio niente da redistribuire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è il messaggio che vogliamo lanciarvi, perché, se non si crea ricchezza, se non si assicura a questo Paese una politica industriale, una politica occupazionale, una politica per la crescita, con la stagnazione non c'è davvero niente da redistribuire e la sensazione che noi abbiamo è che vi piacciano così tanto i poveri, che il vostro obiettivo è quello di moltiplicarli. Odiate così tanto il benessere, che volete eliminare anche le ultime tracce del benessere costruito negli anni passati. Volete arrestare la crescita, mettere le manette allo spirito di impresa, ridurre in cattività i professionisti. Pensate di risolvere i problemi dell'Italia solo con la lotteria degli scontrini e con la lotta al contante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): temo, purtroppo, che così si vada davvero poco lontano.

Avete varato, infine, una legge di bilancio stagionale, che partirà con i saldi estivi: ma davvero pensate che in questo Paese possa tornare la crescita attraverso una ricetta che è fatta di tasse, di spesa pubblica, di manette e di giustizialismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Noi vorremmo riportarvi sulla realtà e farvi capire che stanziare solo 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale significa, come ha detto Nicola Rossi, un economista non certo di centrodestra, dare ai lavoratori una piccola mancetta di 40 euro per sei mesi l'anno o di 20 euro, se andiamo a calcolare cosa producono i 3 miliardi che voi stanziate su tutto l'anno.

Noi, invece, facciamo una proposta diversa, che ci saremmo aspettati che voi proponeste a noi ovvero la rivisitazione, se non la cancellazione, del reddito di cittadinanza. Perché questo? Sono i fatti che parlano: siamo davanti ad una misura che non sta assolutamente funzionando. Su 700 mila percettori del reddito di cittadinanza, solo 70 mila persone hanno sottoscritto il patto per il lavoro, a riprova che non è attraverso il reddito di cittadinanza che si crea occupazione e che si aumentano i posti di lavoro. Non solo. I colloqui effettuati con i cosiddetti navigator non raggiungono i 70 mila. Siamo di fronte ad un flop dietro l'altro. Dov'è, ad esempio, il portale per incrociare la domanda e l'offerta di lavoro? Lo dico ai colleghi del PD: voi avete votato contro questa misura esattamente come noi: perché vi siete piegati alla demagogia del MoVimento 5 Stelle e non avete pensato di rivedere il reddito di cittadinanza, visto che non sta dando alcun risultato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

E lo stesso lo dico a Italia Viva, viste le parole che Matteo Renzi ha dedicato al reddito di cittadinanza. Ha detto: è un grandissimo elogio a chi non vuole fare le cose, non è un aiuto ai poveri, è un inno al lavoro nero. Non sono le parole di Forza Italia, sono le parole di Matteo Renzi.

Allora, a valle dei numeri che certificano il flop del reddito di cittadinanza, a valle dell'impossibilità attraverso questa misura di dare luogo alle politiche attive e di creare posti di lavoro, perché, anziché dare 9 miliardi a un milione di persone, non si stabilisce che quelle risorse sono da destinare a 10 milioni di lavoratori, dando una mensilità in più? Non una mancia, ma mille euro all'anno per aumentare le buste paga dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

Io credo che solo gli sciocchi non cambino idea e sono convinta, dagli interventi dei colleghi della maggioranza, che ci sia la consapevolezza che c'è una strada diversa, perché non è che questo Paese può andare avanti solo con l'aumento delle tasse. L'aumento delle tasse non è una strada obbligata e ineluttabile: è una strada che voi state intraprendendo, perché continuate a predicare lo statalismo e l'assistenzialismo e, in questo modo, non aiutate i poveri, ma ne create sempre di più. Siete ancora in tempo per prendere in considerazione non solo alcune parti, le meno impegnative di questa mozione, ma per ragionare insieme a noi e valutare un cambio di passo, un taglio vero del cuneo fiscale, un taglio profondo del costo del lavoro. Solo così si andrebbe a creare quel patto sociale fra lo Stato, che mette le imprese nelle condizioni di assumere e le imprese che fanno la fatica di aumentare gli stipendi ai lavoratori dipendenti. In questo modo, solo in questo modo, si aumenta la domanda e si aumentano i consumi interni. Noi non crediamo ai giochi di prestigio per la crescita, non crediamo che la domanda interna aumenti con l'assistenzialismo: crediamo che possa aumentare destinando le risorse laddove servono e laddove possono produrre risultati.

La Costituzione Italiana recita che L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro: non dovremmo essere noi a ricordare alla sinistra il valore della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, colleghi della maggioranza, con le risorse del reddito di cittadinanza - lo ribadisco -, noi possiamo dare quasi una mensilità in più a 10 milioni di lavoratori. Mille euro in più, non la vostra mancetta: è questo il senso della nostra proposta e questo è ciò che noi ci aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Visto le dichiarazioni che avete fatto sul taglio del cuneo, che vengano prese seriamente in considerazione. Se non lo farete e andrete a bocciare il cuore di questa mozione, vi prego, non riempitevi la bocca davanti a Confindustria e alle associazioni di categoria che a voi sta a cuore il taglio del cuneo fiscale, perché se bocciate questa mozione, voi al taglio del cuneo destinate delle briciole, scegliete l'assistenzialismo, scegliete lo statalismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Assumetevi le vostre responsabilità fino in fondo: basta propaganda e basta chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Autorevole membro del Governo, noi qui parliamo di ridurre il costo del lavoro, il problema è che ci sia un posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E parlare di riduzione del costo del lavoro oggi, dopo il caos inenarrabile dell'Ilva, è veramente complicato. Non sono solo i 15 mila posti di lavoro che rischiamo con l'operazione Ilva, ma è l'enorme danno reputazionale che subisce il Paese che farà perdere investimenti internazionali, e anche nazionali, in Italia e, soprattutto, al sud, proprio laddove c'è un'enorme fame di lavoro. Quindi, è oggettivamente difficile, ma tant'è: dopo aver messo in difficoltà altri settori, adesso tocca al settore dell'acciaio.

Parliamo, però, di riduzione del costo del lavoro. Ebbene, noi, con tutti i difetti, avevamo iniziato a farlo, ma veramente: avevamo iniziato a ridurre pesantemente il costo del lavoro facendo la cosa più semplice e più logica, riducendo le tasse. Perché il cuneo fiscale va benissimo, ma non è solo contributi, sono anche le tasse che paghi.

Oltretutto i contributi hanno un piccolo problema: sono le pensioni future, quindi vanno maneggiate con la massima cura, mentre le tasse sono tasse. Ebbene, che cosa avevamo fatto? Con questo regime dei minimi molto semplificato per le partite IVA abbiamo creato 600 mila partite IVA nuove; sono 600 mila posti di lavoro e oltretutto facendo un maggior gettito. Ma perché ha funzionato questa cosa? Perché era semplice, una cosa che potevano capire tutti e dava la possibilità a chi voleva fare impresa di provarci senza avere i problemi che ci sono oggi. Oggi una piccola impresa in Italia ha un total tax rate, il totale delle tasse che paga, di poco inferiore al 60 per cento; è di poco inferiore al 60 per cento grazie a quello che abbiamo fatto noi, l'IMU sui capannoni, il regime dei minimi, la riduzione dell'IRES. Queste cose hanno fatto scendere il total tax rate di 2,4 punti, siamo tornati al livello del 2011.

Purtroppo è una piccola parentesi: con la vostra legge di bilancio si torna ampiamente sopra il 60 per cento del total tax rate per le piccole imprese, che sono il 95 per cento delle imprese. In questo Paese chiudono 250 aziende al giorno: questo è il problema, lì dobbiamo lavorare, queste sono le tasse che dobbiamo ridurre. Noi non solo avevamo iniziato a farlo per le partite IVA; avevamo pronto - lo farà, a questo punto, il prossimo Governo - una forte riduzione delle imposte anche per le persone fisiche e le famiglie, un pacchetto di 10-12 miliardi di euro che andava a completare il quadro, perché, oltre alle partite IVA e alle piccole aziende, c'era quello che riguardava la riduzione del costo del lavoro vera, significativa, per le persone fisiche e le famiglie.

Ci ritorneremo, però ci sarà tanto da lavorare, perché nel frattempo voi le tasse le state aumentando tantissimo, ma soprattutto al ceto medio, soprattutto a quelli che nel frattempo hanno subìto maggiormente il peso delle tasse messe nei Governi in particolare di sinistra, perché, di fatto, sono stati tutti di sinistra negli ultimi anni. L'esempio emblematico è quello della tassa sulle auto aziendali: ma com'è possibile, mezzo miliardo di euro di tasse in più a una persona, a una famiglia che ha uso promiscuo di una Tipo 1200 e deve pagare, perché qualcuno si è inventato che va bene così, 2.300 euro di tasse in più all'anno. E venite a parlarci di riduzione del cuneo fiscale? Ma in che mondo vivete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ma fosse solo questo!

Oltre a questo mezzo miliardo che fate pagare direttamente ai dipendenti, cosa da matti, oltre a questo c'è la riduzione delle riduzioni, scusate il bisticcio, però noi avevamo messo in legge - è legge, è legge e ci auguriamo che rimanga - non solo l'estensione del regime dei minimi, 2 miliardi di tasse in meno per le piccole aziende nei prossimi tre anni, che voi mettete via da un'altra parte, non si sa dove. Non solo questo, ma c'era anche la riduzione dell'IRES, che scendeva; è già scesa al 22,5 per cento, scendeva al 20 per cento e questa vale 4 miliardi di tasse in meno nei prossimi quattro anni. Totale di 6 miliardi di riduzione di imposte alle aziende che voi cancellate. Ma dov'è l'errore strategico? Se tu elimini questa riduzione dell'IRES al 20 per cento, elimini l'unica possibilità che avevamo di non far scappare le nostre aziende.

L'ultima è la Cementir, ma sono centinaia le aziende che scappano in Irlanda, in Olanda, in altri Paesi europei che hanno banalmente una tassazione fiscale più bassa e, magari, funzionano anche un po' meglio dal punto di vista burocratico e non cambiano le leggi ogni quarto d'ora, come si fa in Italia. Ebbene, questa cosa qua, questa fuga delle aziende vale dai 10 ai 12 miliardi di euro all'anno. Quella è l'evasione fiscale che dobbiamo combattere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), riportare le tasse delle nostre aziende in Italia, non scrivere nella legge di bilancio che i commercianti sono evasori a prescindere, che chi ha partita IVA è evasore a prescindere. Però pazienza, non c'è problema, il prossimo Governo riprenderà il percorso di riduzione delle imposte per le partite IVA, per le aziende e per le persone fisiche, basta avere un minimo di pazienza.

È talmente enorme il caos che state mettendo in questa legge di bilancio che la ruota gira, ma girerà velocissima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

NICOLA GRIMALDI (M5S). Grazie, Presidente. La riduzione del costo del lavoro è un tema entrato più volte nel dibattito pubblico degli ultimi anni e tuttavia sono stati pochi gli interventi normativi orientati in quella direzione. Da più parti sono giunti appelli alla politica, tanto dalle parti sociali quando dalle associazioni di categoria del mondo imprenditoriale; appelli rimasti inascoltati. È dunque giunto il momento di un deciso intervento in materia. Come sappiamo, il cuneo fiscale in Italia si attesta a un livello tra i più elevati d'Europa, al 47,8 per cento. I diversi Governi che si sono succeduti negli anni hanno cercato nelle tasche dei lavoratori e delle piccole imprese le risorse che le politiche di austerità fiscale di volta in volta richiedevano. Per non aggredire chi le tasse non le pagava si è preferito reperire risorse da chi le ha sempre pagate alla fonte, finendo per gravare la parte più produttiva del Paese di un peso fiscale ingiusto e che ha minato, in certi casi, la competitività di interi settori.

Intervenire sul cuneo fiscale significa, quindi, invertire un trend che aveva premiato finora chi faceva profitti tramite la finanza o chi i profitti non li dichiarava proprio. Sappiamo bene quale sia la realtà del tessuto sociale e imprenditoriale italiano, per la gran parte costituito da piccole e medie imprese familiari o quasi e dove gli imprenditori stessi sono i primi interessati a vedere i propri dipendenti motivati e ben retribuiti. Purtroppo molto spesso questo desiderio si scontra con le necessità di una concorrenza giocata al ribasso e con un peso fiscale che zavorra le retribuzioni dei lavoratori. È un bene che il documento programmatico di bilancio e prima ancora la Nota di Aggiornamento al DEF abbiano delineato la chiara intenzione del Governo di intervenire con un piano pluriennale di riduzione delle tasse sul lavoro. Un intervento importante, che riguarderà circa 14 milioni di lavoratori con redditi lordi inferiori ai 35 mila euro, per i quali è previsto un taglio del cuneo fiscale da operarsi attingendo a un fondo nel quale confluiranno 3 miliardi nel prossimo anno, 4,8 miliardi nel 2021 e 4,7 miliardi nel 2022. Questo intervento permetterà a milioni di lavoratori di vedere nella propria busta paga circa 500 euro in più all'anno nel 2020 e 1.000 euro in più a partire dal 2021; soldi che in gran parte verranno spesi anche per beni di prima di prima necessità. A giovarne sarebbero milioni di piccole e medie imprese che vivono nel mercato interno e che con le politiche di austerità del passato hanno pagato sulla loro pelle la crisi economica iniziata nel 2008. Non dobbiamo mai dimenticarci che, nonostante un forte tessuto di imprese esportatrici, di cui dobbiamo andare orgogliosi, la stragrande maggioranza delle imprese italiane vende i suoi beni e servizi alle famiglie e ai consumatori italiani. Il 70 per cento del PIL italiano dipende dalla domanda interna privata e pubblica, mentre solo il 30 per cento dalla domanda estera. Pensiamo alle imprese e ai lavoratori italiani se vogliamo davvero riprenderci dal lungo decennio di crisi e stagnazione appena trascorso.

Non dimentichiamoci che la riduzione del cuneo fiscale è una tappa di un percorso molto più lungo, iniziato già nella scorsa manovra con la riduzione dell'IRES, l'aumento progressivo della deducibilità dell'IMU sui capannoni, l'estensione degli sgravi fiscali per le assunzioni stabili, in particolare nel Sud Italia. Un percorso che proseguirà in questa manovra, confermando tutto l'impianto di Impresa 4.0, finanziando oltre 10 miliardi di investimenti verdi nel triennio e soprattutto blindando il regime forfettario per le partite IVA e i professionisti fino a 65 mila euro annui di fatturato, che manterranno l'aliquota agevolata al 15 per cento.

È finito il tempo di massacrare i piccoli per far tornare i conti ai grandi. L'Italia dei lavoratori autonomi e delle piccole e medie imprese è un patrimonio inestimabile, che va non solo tutelato, ma anche rilanciato con convinzione.

Per tutte queste ragioni, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 18. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Baretta, credo per un cambio di parere. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ultimo capoverso della mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), nella versione precedente mi ero rimesso all'Aula, ma ad un approfondimento, essendo risparmi di spesa a consuntivo, preferisco dare un parere contrario.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ma non la proposta di espungere il primo capoverso del dispositivo. Contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa e i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, il primo e il quarto capoverso del dispositivo, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Ovviamente, dopo l'ultima riformulazione del quarto capoverso.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Per una questione di linearità dei nostri lavori, io spesso utilizzo questo termine, del disordine dei lavori: noi abbiamo avuto adesso il Governo che si è alzato per cambiare in limine mortis il parere su una parte del dispositivo della mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), che è quella che andiamo a votare. Mi auguro che non si alzi più, perché magari ci dà ulteriormente parere contrario anche alle parti favorevoli; però, Presidente, la invito a farsi carico per il futuro di chiedere al Governo un comportamento un po' più lineare. Se serve del tempo, visto che poi il Governo se lo prende lo stesso, il tempo, quando si danno i pareri sulle mozioni, facciamo in modo che siano quelli definitivi: perché se cambiamo i pareri in corso d'opera, svolgiamo le dichiarazioni di voto… Io adesso non mi metto a chiedere di ripetere le dichiarazioni di voto, ma potrei farlo, Presidente. Allora, facciamo in modo che una volta che si formulano i pareri… Il sottosegretario Baretta è di lungo corso, sa meglio di me che queste cose sono fondamentali per un rapporto di correttezza tra maggioranza e opposizione, tra Governo e maggioranza, tra i gruppi dell'Assemblea. Visto che ci sono dinamiche di relazioni e di contenuto delle nostre mozioni, è bene che quando il Governo si prende il suo tempo per dare i pareri, li dia, ma li dia in maniera definitiva, perché se alla fine delle dichiarazioni riapriamo la fase dei pareri, allora la prossima volta chiedo di ripetere le dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo e terzo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), limitatamente al primo e quarto capoverso del dispositivo, sui quali il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione).

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ma non la proposta di espungere il terzo capoverso del dispositivo. Contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, il terzo capoverso del dispositivo, sul quale il Governo ha espresso parere contrario; infine la premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi primo, secondo, quarto e quinto, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione) ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00275 (Nuova formulazione) limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231, Piccoli Nardelli, Fregolent ed altri n. 1-00245, Aprea ed altri n. 1-00277, Meloni ed altri n. 1-00278 e Belotti ed altri n. 1-00279 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri (ore 18,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231, Piccoli Nardelli, Fregolent ed altri n. 1-00245, Aprea ed altri n. 1-00277, Meloni ed altri n. 1-00278 e Belotti ed altri n. 1-00279, concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri (Vedi l'allegato A).

Ricordo ai colleghi che alle 19 avremo la commemorazione dei vigili del fuoco e conseguentemente l'informativa del Presidente Conte. Quindi, vi chiedo di riuscire a chiudere entro le 19, grazie.

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 4 novembre 2019, sono state presentate le mozioni Meloni ed altri n. 1-00278 e Belotti ed altri n. 1-00279, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Nitti ed altri n. 1-00231, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Piccoli Nardelli, Toccafondi e Fratoianni che ne diventano, con il consenso degli altri sottoscrittori, rispettivamente il secondo, terzo e quarto firmatario (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Contestualmente, la mozione Piccoli Nardelli, Fregolent ed altri n. 1-00245 è stata ritirata dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Prego, sottosegretaria. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbassare il tono della voce.

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Sulla mozione Nitti, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00231 (Nuova formulazione) il parere è favorevole. Sulla mozione Belotti ed altri n. 1-00279

PRESIDENTE. Colleghi!

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. …il parere è contrario sulla premessa per elementi non pertinenti e favorevole sul dispositivo.

Sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00278 il parere è contrario sulla premessa, sempre per elementi non pertinenti, e favorevole sul dispositivo, a condizione di riformulare il primo capoverso nel modo seguente: “ad assumere iniziative volte ad individuare ed istituire entro il 2020 una giornata celebrativa dedicata a Dante Alighieri anche quale omaggio all'italianità”.

Sulla mozione Aprea ed altri n. 1-00277 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria, sulla mozioni Belotti ed altri n. 1-00279 mi conferma che il parere è contrario sulle premesse e favorevole sul dispositivo?

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Sì.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il nostro voto favorevole sulla mozione Nitti ed altri, tra cui vi è anche la mia firma. Il nostro voto è favorevole agli impegni delle altre mozioni anche sulla base delle indicazioni appena date dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Che possa fare una pur breve dichiarazione di voto un fiorentino come me, da una parte, lusinga rispetto a Dante Alighieri e preoccupa, dall'altra, visto che proprio Firenze mandò in esilio il nostro sommo poeta.

Mi fa piacere - vorrei ringraziare i promotori di questa iniziativa - poter parlare di Dante Alighieri e in particolar modo nella mozione Nitti ed altri, che abbiamo firmato come Italia Viva, e ricordare l'importanza di un percorso da fare nelle scuole con i nostri ragazzi. Quello di Dante è un linguaggio non di un fiorentino di settecento anni fa ma è un linguaggio molto attuale che aiuta i ragazzi in un percorso educativo molto concreto e l'attualità del messaggio di Dante Alighieri è dimostrata anche dalle tante iniziative…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Colleghi, per cortesia, se dovete parlare, fatelo fuori dall'Aula per cortesia. Prego.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Presidente, l'attenzione verso Dante Alighieri è dimostrata anche dalle tante iniziative culturali, televisive e scolastiche che in questi anni abbiamo potuto vedere. Dai 12 milioni e mezzo di spettatori della RAI in televisione con lo spettacolo di Roberto Benigni, fino ai 6 mila che lo hanno seguito ogni sera in piazza Santa Croce oppure alle sale strapiene delle lezioni su Dante di docenti scolastici come Franco Nembrini o i cento canti declamati dalle scolaresche nelle piazze d'Italia.

Per tutti questi motivi fa piacere che, dopo settecento anni, il Parlamento - spero all'unanimità - dia avvio al ricordo di un illustre italiano e per questo motivo dichiaro il voto favorevole di Italia Viva alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, colleghi, a Dante dobbiamo la visione di un'Italia intesa come nazione e come civiltà. L'identità italiana, secondo Dante, è nazionale e universale, ben delineata nei suoi confini geografici, marini alpini, ma espansiva nel suo spirito. Ogni qualvolta Dante ci parla dell'Italia, come nel De vulgari eloquentia, ne parla di una terra innamorante di cui è innamorato, che si estende da Genova fino a quel promontorio d'Italia in cui inizia l'insenatura del mar Adriatico e sino alla Sicilia.

Quanti Dante conosciamo? Quello che scoprimmo al liceo, con i suoi versi difficili da apprendere; quello che ho scoperto all'università studiando Augusto Del Noce, che vide in lui l'idea di Italia della tradizione romana e cattolica mediterranea; quello ardito e arguto di Giovanni Papini e il suo Dante Vivo, dove il sommo lotta contro il presente corrotto e si rifugia nel passato e nel futuro, e che, come tutti i poeti, è un nostalgico e, come tutti i profeti, un messianico.

C'è stato anche un filone di dantismo nazionale: Giuseppe Mazzini, che ne scrisse nel Dell'Amor patrio di Dante, Cesare Balbo, fino a Goffredo Mameli, che ne decantò il ruolo nell'inno mazziniano Dante e l'Italia: “Del cener dell'Italia/ La nuova prole è uscita./ Salve, sublime apostolo/ Del verbo della vita/ Che il nuovo sogno errante/ Stringi al pensier di Dante”.

Dante anticipò le tumultuose vicende politiche italiane, sempre faziose, in un continuo circolo dagli stessi andamenti. In vari punti della sua opera Dante fa riferimento al proprio esilio. Nel canto III dell'Inferno, riferendosi a papa Celestino V afferma: “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Il gran frastuono delle lotte intestine tra guelfi e ghibellini sembra ritornare anche nelle Aule del Parlamento oggi: quante volte abbiamo lasciato da parte l'interesse più alto, quello della nazione, per piccoli interessi di parte e piccole questioni fra gli uomini?

Tempi difficili, comunque, non sono da negare completamente. Parafrasando Nietzsche, non dovremmo disperare: nel Trecento, in Italia, imperversavano violenze e guerre, ma abbiamo avuto Dante e Boccaccio; la Svizzera, grande nazione, è retta da una pacifica democrazia da mezzo millennio, ma producono orologi a cucù.

A Dante dobbiamo la lingua: Dante ha scritto che l'italiano valeva quanto il latino e poteva servire anche per scrivere opere di alta letteratura, in un'epoca, il XIV secolo, in cui tutti consideravano il latino una lingua perfetta e le nuove lingue nate da questo delle lingue senza valore.

È stato calcolato che il 90 per cento del lessico fondamentale dell'italiano in uso oggi, cioè il 90 per cento delle duemila parole più frequenti, che a loro volta costituiscono il 90 per cento di tutto ciò che si dice, si legge o si scrive ogni giorno, è già nella Commedia.

Per capire al meglio l'importanza di Dante nella cultura e nella lingua italiana basti leggere il programma del Manzoni: raccoglieva all'epoca dei primi moti risorgimentali l'eredità di una serie di scrittori - tra i quali appunto figurava anche Dante - che avevano parlato di Italia come di un'entità ben identificabile dal punto di vista linguistico e culturale. Il lavoro del poeta, quindi della Commedia, per la lingua italiana attuale, è stato quello di strutturare e irrobustire la sintassi, rendendola capace di argomentazioni complesse, gettando così tutte le fondamenta perché un giorno l'italiano potesse sostituire il latino come lingua di cultura madre.

Le mozioni che oggi votiamo sembra intendano uscire proprio dalla naturale contrapposizione italiana tra guelfi e ghibellini, dalla solita faziosità, proprio per l'univocità di intenti di celebrare il sommo poeta con una giornata specifica, e questo ci emoziona e ci unisce sicuramente in quest'Aula.

Invitiamo però il Governo, come previsto dal nostro impegno, a predisporre anche una specifica sezione di celebrazioni nell'Esposizione universale, non solo in Italia ma anche nel mondo, ad esempio all'Expo di Dubai 2020, come abbiamo chiesto anche in audizione a Glisenti.

Fratelli d'Italia ha presentato una mozione a prima firma del Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e di tutto il gruppo, e ha voluto inserire una chiara indicazione per la difesa della lingua italiana, quella viva, quella parlata, il grande patrimonio nazionale vivente, in modo da garantirne l'utilizzo anche nella terminologia legislativa e amministrativa da parte dello Stato, delle sue articolazioni centrali e periferiche, non solo per rispondere al precetto democratico dell'accesso universale alle informazioni pubbliche ma anche per salvaguardare e promuovere la cultura italiana attraverso l'insostituibile strumento della lingua.

Thomas Mann fa dire al Cavaliere d'industria Felix Krull che gli angeli nel cielo parlano italiano. L'abuso di prestiti dall'inglese ha superato i limiti, sconfinando persino all'interno di leggi e decreti italiani: Jobs Act, spending review, split payment. La lingua italiana è la nostra identità, è uno dei nostri vettori di attrazione culturale. Dante Alighieri è la nostra identità, per questo noi invitiamo l'Aula di Montecitorio, tutte le forze politiche a ritrovare nell'unità del ricordo delle celebrazioni del grande e sommo poeta il vero senso della nostra identità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patrizia Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, “libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, così Virgilio presenta Dante a Catone l'Uticense nel primo canto del Purgatorio, e sono forse questi i versi della Divina Commedia in cui più Dante ama riconoscersi e dai quali essere riconosciuto dal mondo. La sua vera identità e anche eredità politica e civile si possono riassumere nella parola dal significato più alto e più nobile della lingua italiana: libertà. Libertà che oggi, nel nostro mondo democratico, sembra quasi scontata, ma ai tempi di Dante era quasi sconosciuta, perché Dante, nonostante i limiti che la fede e la politica gli imponevano, era anche e soprattutto un uomo libero. Ed era la libertà che invidiava negli altri: che fossero atei come Ulisse o Catone l'Uticense o avversari politici come Farinata degli Uberti, era proprio quel morire cercando la libertà che li rendeva grandi ai suoi occhi. Dante nasce nella città di Firenze nell'età dei comuni in lotta tra loro, di fazioni che si alternavano al comando tra tradimenti, tra uccisioni, tra stragi, tra interventi di potenze straniere e soprattutto dell'ingerenza della Chiesa, in una Firenze che non era da meno, divisa tra guelfi e ghibellini e i guelfi divisi in bianchi e neri. Ed è in questo contesto storico che va collocata la produzione letteraria di Dante, con il suo sogno di una Firenze indipendente, libera dalle fazioni, e di un'Italia e un'Europa impero guidati da un sovrano illuminato, proprio come aveva fatto Giulio Cesare, secondo l'ottica dantesca, riportando la pace a Roma e mettendo fine alla res publica. Città italiane lacerate da guerre civili, una Chiesa mondanizzata e corrotta, l'assenza di un imperatore quale supremo regolatore della vita civile, sono questi gli oggetti delle critiche dantesche. Consapevole di ciò e nonostante le contraddizioni del tempo, egli indossa le vesti del profeta, diventa eroe civile e politico, oltre che testimone di fede cristiana, guidando l'umanità verso il riscatto, verso la giustizia, la pace e il rispetto delle leggi e del buon costume. Tutto questo costituisce l'utopia dantesca, ma è proprio nella storia intesa come un ripetersi ciclico degli eventi che emerge con forza l'attualità di Dante Alighieri, perché Dante era convinto che il vuoto politico, la mancanza di valori e il presente caotico e incerto offrissero all'uomo le condizioni migliori per uscire rigenerato da questo caos. Nel suo viaggio Dante colloquia con le anime facendone emergere la loro sfera più intima, più umana, narra la vita, la morte e le paure dei suoi conterranei, indulgendo solo verso coloro che avevano commesso peccati in nome di un ideale o di una passione politica, come a dirci che se le azioni sono moralmente sbagliate sono però tutte umanamente rispettabili perché fedeli a un sentimento forte, che si trattasse di amore, come Paolo e Francesca, che erano stati uccisi per colpa del loro amore, o di Catone l'Uticense, che era morto per inseguire il suo ideale politico, che ha preferito togliersi la vita lui stesso piuttosto che assistere alla morte della sua amata res publica, o di quell'Ulisse che Dante colloca, sì, nel girone dei fraudolenti ma verso il quale è terribilmente invidioso perché ne invidia, appunto, la libertà, la sete di conoscenza, la sete di sapere, quell'indomita curiositas che lo aveva spinto a superare le colonne d'Ercole. E quante colonne d'Ercole a noi vengono imposte ogni giorno, in ogni latitudine e in ogni dove? Le colonne d'Ercole che sono i limiti della conoscenza e del sapere. In questo Dante è attuale e per rimarcarne ancora l'attualità condanna la società borghese e mercantile del tempo perché ha nostalgia dei tempi andati, perché il suo elevato patriottismo civico vorrebbe veder superate le lotte intestine e le fazioni interne. Firenze è definita “la città partita”, partita perché quando si è divisi in fazioni si perde il senso di appartenenza e viene meno l'amore per la propria città, puntini, puntini, puntini. La passione civile di Dante ne riflette il suo profondo patriottismo, ideale che ne ha condizionato la vita ed egli è arrivato a rinunciare alla propria libertà e per questo a scegliere il doloroso esilio. Ugualmente divisa è l'Italia di oggi, in cui i personalismi hanno preso il posto degli interessi generali del nostro Paese. E poi parlava di unità quando diceva: “(…) le genti del bel paese là dove ‘l sì suona”. Con queste parole si riferisce agli italiani - pensate - in un tempo in cui l'idea dell'Italia neanche ancora esisteva, eppure già all'epoca egli aveva compreso quanto fosse importante avere un'autorità centrale politica e, soprattutto, il ruolo di coesione dell'unità linguistica. Questa è la grandezza di Dante: il “sì” come primo nucleo dell'identità comune alle diverse genti italiche. Mi dispiace che ieri nella discussione sulle linee generali i colleghi della Lega, il partito di “prima gli italiani”, non siano intervenuti per parlare di Dante, padre della lingua italiana. E vi paiono così diversi gli uomini dell'epoca dagli uomini di oggi? In una società liquida e materialista come quella attuale mancano punti di riferimento e l'uomo è logorato dalla quotidianità e dallo stress e non è difficile trascinarsi nell'indifferenza o farsi sopraffare da ciò che forse è meno giusto ma più agevolmente raggiungibile. Perché lottare? Eppure Dante ci insegna che bisogna sempre e comunque lottare: lottare per gli ideali in cui si crede perché, indipendentemente dal ceto sociale e dall'età di ognuno di noi, il cambiamento è possibile se si perseguono i valori più puri, la conoscenza e la giustizia messi al servizio del bene comune.

La Divina Commedia è anche un coacervo di attualità. Vi butto là qualche curiosità: via o piazza Dante è la sesta denominazione più utilizzata in Italia; alcune espressioni che noi utilizziamo sono state create da Dante: “stai fresco”, “galeotto fu”, “il bel paese”, “senza infamia e senza lode”, “non ragioniam di loro, ma guarda e passa”, che poi nella vulgata è diventata “non ti curar di loro” ma questa è un'altra storia, “non mi tange”. Il 90 per cento delle parole create da Dante sono utilizzate oggi nella lingua italiana; la prima versione in forma dialettale risale al 1818, quando Carlo Porta la tradusse in milanese; ci sono 58 traduzioni di Dante in tutto il mondo. Insomma, l'Italia deve buona parte del proprio prestigio ad artisti illustri e geni proprio come Dante Alighieri. Già nel 1950 Thomas Eliot lo definì “il poeta più universale che abbia scritto in lingua moderna”. Dante, pur essendo un italiano, è prima di tutto un europeo, perché ha saputo parlare all'umanità e l'umanità non ha frontiere da rispettare, come - lasciatemi aggiungere - non ne ha e non ne dovrebbe avere questa nostra Europa di oggi. Già nella scorsa legislatura il Parlamento aveva approvato la legge per celebrare i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e di Raffaello e i 700 anni di Dante e l'istituzione di tre comitati nazionali scientifici che mettessero in essere attività di alto valore culturale e proprio il comitato relativo a Dante, che già è in essere e lavora a pieno regime, ha già cominciato a consultare attività, associazioni, istituzioni e musei di ogni luogo.

Per questo e per tanto altro, in occasione del settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, la mozione è volta ad istituire una giornata celebrativa quale occasione per ricordare le sue opere e l'influenza che esse hanno ricercato, il “Dante Dì”. È la sua immortalità la prova più grande della potenza della poesia di Dante. Come diceva Foscolo, “(…) l'armonia vince di mille secoli il silenzio”. Una potenza che nessuna dittatura, nessun ordine, nessuna prigione, nessun divieto, nessuna situazione può annientare, una volta penetrata dentro di noi. Ecco perché, tanto più in questo nostro calmo, tranquillo, benestante e appagato oggi, tanti docenti - e io sono orgogliosamente tra questi - continuano a sentire come un dovere…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). …quello di trasmettere ai nostri studenti il valore della poesia dantesca, come dev'essere un impegno per il Governo e per il legislatore garantire lo studio, la diffusione e la conservazione di questo che, per grandezza, bellezza, complessità, interiorità e modernità…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di concludere!

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). …è entrato a pieno titolo nel patrimonio di tutta l'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, Dante non è solo il padre della lingua italiana; è anche un riferimento decisivo della nostra identità nazionale. Nella sua opera convergono la cultura dell'intero Medioevo e i fermenti di una nuova epoca, in una sorta di terra di mezzo che passa attraverso un riferimento culturale che poi segnerà non solo gli anni immediatamente successivi e i secoli immediatamente successivi ma la cultura mondiale.

Anche nella discussione sulle linee generali, leggendo nel resoconto, coglievo il tentativo, che è anche comprensibile, di ciascuna forza politica di piegare quasi alle proprie ragioni e ai propri legittimi convincimenti l'opera di Dante e ciò che Dante ha rappresentato nella storia della cultura, della letteratura, della filosofia, della religione - permettetemi di dire della religione cattolica - e non solo ma anche della politica e della letteratura moderna e contemporanea. Infatti, basta ricordare Pasolini ma anche Cesare Pavese in Lavorare stanca del 1936 fino ai Dialoghi con Leucò del 1947. Ma soprattutto, ad esempio, Pavese aveva Dante come riferimento non solo estetico ma etico e qui io ritengo che vada sottolineata e ricordata un'essenza e una ragione che oggi ci ha portato a chiedere - e ci fa piacere che sia stato anche espresso parere positivo da parte del Governo - una giornata che celebri il settimo centenario della morte di Dante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

C'è da chiedersi perché celebrare Dante. Dante va celebrato e mi viene in mente Franco Nembrini che - pensate - ha costituito non solo con la sua famiglia ma con un gruppo di giovani l'associazione “Centocanti”, cioè 100 ragazzi che hanno imparato a memoria ciascuno un canto della Divina Commedia, una sorta di trasmissione di memoria, una memoria di ciò che siamo, di ciò a cui apparteniamo, di ciò di cui siamo fatti, una memoria che, mai come oggi, dobbiamo continuare a rendere viva e a rendere presente con provvedimenti che a volte possono sembrare, in questo momento di grande confusione e di grande emergenza anche nel Paese, come un di più. Tuttavia, dobbiamo ricordare ciò che ha costituito l'identità di questo Paese e l'identità passa attraverso questi grandi protagonisti che non possiamo certamente liquidare come personaggi storici ma come persone che hanno indirizzato e che hanno indicato una strada. E permettetemi anche di dire, che in questo tempo - almeno per come la vedo io e come credo lo considerano anche gran parte dei miei amici di Forza Italia - ormai ripiegato sul relativismo, dove il bene e il male si confondono, fino a non sapere dove inizi uno e dove finisca l'altro, l'insegnamento di Dante è fondamentale, perché non è solamente un poeta che, con la sua arte e il proprio genio, ci consegna un'opera letteraria che ha fatto poi da apripista per la lingua italiana, ma ci indica il vero, ci indica la necessità di giocare la propria esistenza sul vero. Ecco perché ritengo che, per me cattolico e per Dante, il vero era l'appartenenza a Dio, al Dio cattolico e a Cristo. Non a caso il cantico sulla Vergine Maria credo resti una delle pagine più emozionanti della letteratura mondiale. Lo stesso tormento, però, accompagna anche - prima citavo Pavese o anche Pasolini - scrittori che certamente non si possono iscrivere alla letteratura cattolica, ma sicuramente si possono iscrivere alla grande letteratura del sentimento religioso, quel sentimento religioso che attraversa ciascuno, perché poi pone la vera domanda che Dante ci lascia e lascia, mai come ora, alle nuove generazioni, attente a tutto, ma sempre più tristi, a volte, che combattono una propria inadeguatezza, che avvertono nella società che vivono, rinunciando all'unico vero bisogno dell'uomo, che è la ricerca della felicità, quella ricerca della felicità che attraversa tutta l'opera di Dante, non solo nella Divina Commedia, così come uscendo dall'inferno dice alla fine: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, per dire che anche la notte più lunga non è mai eterna. Questo è l'insegnamento di Dante, per questo abbiamo voluto questa mozione, a prima firma della nostra capogruppo in Commissione cultura, l'onorevole Aprea, per segnare, in maniera decisiva anche, in questa stagione del Parlamento italiano, un passo importante per il far memoria. Per questo abbiamo voluto questa mozione e per questo chiaramente ci sarà il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Angela Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, abbiamo imparato ad amare Dante Alighieri fin dai banchi di scuola, quando da testi splendidi e complessi abbiamo conosciuto le sue liriche, il suo pensiero politico, le riflessioni teologiche, l'allegorica esplorazione dell'universo: testi, liriche, sonetti, che, tra i tanti meriti, hanno anche quello di aver gettato per la prima volta le fondamenta della lingua italiana. Ricordare i 700 anni dalla sua morte, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, è e deve essere l'occasione per celebrare un intellettuale italiano ed europeo, che, come pochi, ha saputo esprimere pensieri e valori universali. Il sommo poeta Dante Alighieri, perché così va chiamato, è stato uomo, poeta, letterato, politico, teologo, e la sua - la nostra! - Divina Commedia si è ritagliata un posto tra le opere più lette e commentate al mondo. Un patrimonio che ognuno di noi sente proprio e personale per l'influenza che i versi di Dante Alighieri hanno avuto nella nostra formazione e nella nostra cultura. Dante ha senza dubbio contribuito a sostanziare parte di quel pensiero occidentale in cui tutti ci riconosciamo.

Per questo motivo, il ricordo e lo studio di Dante Alighieri devono essere promossi non solo in Italia, ma in tutta Europa, dove il sommo poeta è considerato figura fondamentale nella costituzione di una identità condivisa, identità dove si incontrano e si sposano la cultura latina e la cultura cattolica, non senza un approccio critico e riflessivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Nella figura di Dante ricorre la ricchezza del nostro Medioevo e delle nostre comunità, la bellezza culturale e l'orgoglio identitario di tante città che ne plasmarono il pensiero e in alcuni casi ne accolsero l'esilio: Ravenna, Bologna, Firenze, Forlì, Padova, la Marca Trevigiana, sono luoghi, i luoghi che abbiamo ritrovato nella sua vita e in molti memorabili versi.

Dante 2021 sia l'occasione per il Governo, per il Parlamento, per le nostre istituzioni scolastiche e per l'intero Paese, di valorizzare un patrimonio culturale, unico e universale, anche attraverso l'istituzione di una giornata nazionale dedicata al poeta. Queste celebrazioni siano un'occasione per avvicinare tutti a questo immenso patrimonio italiano, con un'attenzione particolare ai nostri ragazzi, che devono avere la possibilità di avvicinarsi alla complessità e al fascino del pensiero dantesco anche attraverso le nuove tecnologie, simbolo a loro volta dell'estrema modernità di molte riflessioni del poeta. Siamo certi che le celebrazioni saranno l'occasione per coinvolgere, in questo affascinante percorso, associazioni, enti locali, musei, istituti e realtà culturali di tutto il territorio nazionale.

Riscopriamo Dante Alighieri con orgoglio, perché, come ci ricorda il poeta ne Il Convivio: “La stirpe non fa le singulari persone nobili, ma le singulari persone fanno nobile la stirpe” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Fa sorridere, caro Presidente, che il Partito Democratico inneggi a “prima gli italiani” solo quando si parla di Dante; sarebbe il caso forse di aggiornare le lancette dell'orologio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, non comprendiamo il parere non favorevole alle premesse e ancora meno ne comprendiamo le motivazioni, ovvero che ci siano elementi non pertinenti. Invitiamo, quindi, tramite lei, il Governo a rivedere il parere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (M5S). Grazie, Presidente. “È vano chiedere ad un Governo di ignoranti, voltagabbana e scappati di casa, di sostenere l'idea di istituire una giornata dedicata a Dante Alighieri”: con queste parole, Marcello Veneziani, sulle pagine di Panorama del 9 ottobre scorso, parlava dell'importanza di istituire una giornata celebrativa per ricordare il sommo poeta in vista della ricorrenza dei 700 anni dalla sua morte e dell'impossibilità, a suo dire, che un Governo come quello in carica potesse sostenere questa iniziativa. Ha preferito diffondere generalizzazioni e stereotipizzazioni, perfino su temi che dovrebbero essere poco divisivi, piuttosto che verificare, come ogni giornalista dovrebbe fare, se qualcuno tra i parlamentari che sostengono questo Esecutivo non avesse, invece, già deciso di intraprendere una strada diversa dalle sue supposizioni, una strada che ci porta oggi a votare una mozione d'Aula - che, come sappiamo, è un importante, se non il principale, strumento di indirizzo politico in possesso del Parlamento - proprio per l'istituzione di una giornata dedicata al sommo poeta.

Non è stato affatto difficile compattarsi e trovare consensi intorno ad una figura come quella di Dante, depositaria della memoria culturale, storica, letteraria e civile del nostro Paese. Così, quando il 24 aprile scorso il giornalista Paolo Di Stefano ha lanciato sulle pagine de Il Corriere della Sera la proposta di istituire una giornata per Dante, il Dantedì, raccogliendo un'adesione impressionante di studiosi, intellettuali, professori universitari e associazioni dantesche, ho subito deciso di depositare una mozione di Aula, sottoscritta da decine di parlamentari che hanno lavorato con gli altri colleghi di maggioranza per la produzione di un testo unico condiviso. In realtà, tutti coloro con cui ho avuto il piacere di parlare hanno manifestato pieno accordo nel sottolineare l'importanza di fissare un momento nella memoria culturale della nazione per ribadire l'immenso contributo dato da Dante allo sviluppo della lingua italiana e alla storia politica e civile del nostro Paese, e stimolare una conoscenza più diffusa e profonda delle opere dantesche.

Nell'opera di Dante è fondata la lingua italiana, è vero. Dice Dionisotti: “dopo Dante non ci può essere più questione di quale sia la lingua comune d'Italia”. Dante è, per la civiltà e per la letteratura italiana, ciò che Johann Sebastian Bach è per la musica occidentale. Spesso sentiamo dire che Dante è simbolo dell'Italia, molto prima dell'unità politica del Paese, e in effetti in Italia sono nate prima la cultura, la letteratura e la lingua, e soltanto dopo lo Stato. E questa probabilmente è la ragione della debolezza dello Stato, del senso civico e della forza della cultura.

Ed è per questo motivo che da Dante possiamo ancora apprendere una visione di umanità più giusta e positiva, un'idea di dignità che sia prioritariamente culturale e, perfino, una precisa idea di identità, perché, lo dicevamo ieri, l'identità nazionale italiana che rappresenta Dante, a mio avviso, non si può ridurre sovranisticamente a confini geografici ben definiti, quanto piuttosto a una serie specifica di riferimenti su base linguistica, politica, culturale, ad un modello intellettuale, ad una idea di civiltà che diventa cattolica, ma in senso etimologico, universale.

Ebbene, a mio avviso, l'obiettivo vero di questa mozione non era quello di contribuire a monumentalizzare Dante, un rischio, come afferma Vacchelli, che contribuirebbe solo a museificarlo; il mio obiettivo principale era ed è quello di sostenere in queste istituzioni un ulteriore momento di conoscenza e diffusione del pensiero di Dante; il mio obiettivo era che si creasse un'occasione per poter parlare di Dante in quest'Aula, perché i suoi messaggi suonassero anche qui, nei luoghi delle istituzioni del Paese che deve molto a Dante. Volevo che in questi luoghi, in cui si discute della vita economica, finanziaria e sociale del nostro Paese ci fosse un'occasione ulteriore per discutere anche di cultura, ma non come orpello, apparato di circostanza, evento collaterale, come se tutto fosse prioritario rispetto alla cultura, ma di cultura come anima e motore di sviluppo sociale e finanche economico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che, quindi, necessita di essere sostenuta economicamente.

E i detrattori della cultura, gli indifferenti si rassegnino, l'economia del futuro sarà proprio quella della conoscenza. Infine, nel XXV Canto del Paradiso, Dante confessa un suo desiderio, quello di prendere la corona di alloro. Sarebbe bello se in quest'Aula, nel giorno dedicato a Dante, come dicevo ieri, si potesse incoronarlo simbolicamente, leggendo un canto della Divina Commedia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nitti, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00231 (Nuova formulazione) su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Aprea ed altri n. 1-00277, per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00278.

Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, e, successivamente, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00278, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, per quanto non assorbita dalla precedente votazione e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00278, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 19,05)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Belotti ed altri n. 1-00279.

Avverto che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, e, successivamente, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Belotti ed altri n. 1-00279, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbita dalla precedente votazione e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Belotti ed altri n. 1-00279, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sul grave incidente avvenuto a Quargnento, in provincia di Alessandria.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Colleghe e colleghi, come sapete, la scorsa notte, nel corso di un intervento di servizio a Quargnento, in provincia di Alessandria, una terribile esplosione ha provocato la morte dei vigili del fuoco esperti Matteo Gastaldo e Marco Triches e del vigile del fuoco Antonino Candido, mentre sono rimasti feriti il caposquadra dei vigili del fuoco Giuliano Dodero, il vigile Luca Trombetta e il carabiniere Roberto Borlengo.

In questo momento così triste, ci stringiamo commossi ai familiari dei caduti, partecipando sinceramente al loro dolore e auguriamo ai feriti una piena e pronta guarigione.

Considero altresì doveroso esprimere la nostra riconoscenza ed apprezzamento a tutti gli uomini e le donne del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, con professionalità, dedizione e spirito di sacrificio, operano ogni giorno su tutto il territorio nazionale per garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini.

Per rendere omaggio alle vittime e per esprimere, anche a nome della Camera dei deputati, la solidarietà e la vicinanza ai familiari, ho trasmesso una lettera al prefetto Salvatore Mulas, capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.

Invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione ad un asserito conflitto di interessi connesso ad un incarico professionale assunto dal medesimo precedentemente all'incarico di governo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione ad un asserito conflitto di interessi connesso ad un incarico professionale assunto dal medesimo precedentemente all'incarico di governo.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, la richiesta di riferire sulla questione di un presunto conflitto di interessi connesso ad un incarico professionale da me assunto precedentemente al conferimento dell'incarico di Presidente del Consiglio dei ministri mi permette di fare chiarezza su una vicenda che è stata oggetto di attenzione da parte di alcuni, di vari organi di stampa. In particolare, alcuni articoli hanno proposto ricostruzioni molto lontane dalla verità dei fatti suscettibili di accreditare confusioni e ricostruzioni completamente distorte. Ringrazio, quindi, i parlamentari che hanno richiesto questa informativa, che mi permette di chiarire, confido in via definitiva, la vicenda.

Nei primi giorni del maggio 2018, quando ancora svolgevo la professione di avvocato, non ero ancora stato designato Presidente del Consiglio, ricordo, in proposito, che il primo incarico mi fu conferito in data 23 maggio, ho ricevuto dalla società Fiber 4.0 l'incarico di redigere un parere giuridico pro veritate circa l'applicabilità della disciplina della cosiddetta golden power e dei conseguenti obblighi di notifica, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 21 del 2012, con riferimento alle operazioni compiute nei confronti della società Retelit. Pur se non strettamente connesso al tema oggetto dell'informativa, desidero precisare che questo è stato l'unico contatto professionale avuto con la società Fiber 4.0, non avendo mai svolto per essa altra attività di assistenza o difesa giudiziale o stragiudiziale.

Al fine di redigere il parere, e rispondere al quesito giuridico che mi era stato sottoposto, ho esaminato i documenti che mi sono stati inviati senza mai incontrare gli amministratori o gli azionisti della società. Non ero, dunque, a conoscenza, né ero tenuto a conoscere, che tra gli investitori vi fosse il signor Raffaele Mincione o che parte degli investimenti risalissero, come è stato ipotizzato da alcuni organi di stampa, alle finanze vaticane. Ho accettato l'incarico di redigere il parere per la società Fiber 4.0 quando non ancora ero stato designato Presidente del Consiglio, in un momento in cui io stesso non potevo immaginare che, di lì a poco, sarebbe nato un Esecutivo da me presieduto che, poi, sarebbe stato chiamato a decidere sull'esercizio o meno della cosiddetta golden power con riguardo all'operazione Retelit. Ho letto che alcuni organi di stampa, più di recente, riferiscono di un incontro avvenuto a Milano, nella serata del 13 maggio, con i leader dei due partiti che, poi, avrebbero sostenuto il nuovo Esecutivo. Preciso che questo primo incontro, evidentemente interlocutorio rispetto al conferimento dell'incarico di governo - avvenuto, lo ricordo, il 23 maggio, a seguito della designazione da parte dei gruppi parlamentari, avvenuta solo il 21 maggio -, è comunque intervenuto a distanza di giorni dall'accettazione dell'incarico, quando l'attività di studio della questione giuridica, di elaborazione del parere era ormai completata. A conferma di questo, preciso che il parere è stato consegnato il giorno dopo, il 14 maggio.

Per maggiore chiarezza, per diradare ogni residuo dubbio, preciso che il parere stesso – attenzione - non ha avuto ad oggetto la decisione circa l'opportunità di esercitare o meno la cosiddetta golden power, competenza, questa, del Governo, ma il parere ha riguardato esclusivamente l'applicabilità o meno della relativa disciplina, quindi la necessità di notificare o meno l'operazione al Governo, decisione questa spettante alla società. Cionondimeno, al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche solo indiretto, una volta investito della carica di Presidente del Consiglio mi sono astenuto da qualsivoglia attività, da qualsivoglia forma di coinvolgimento, formale e sostanziale, riguardanti la decisione circa l'esercizio della golden power nell'operazione Retelit. Mosso da questo scrupolo, scrissi al Segretario Generale pro tempore una lettera protocollata in data 6 giugno 2018 con la quale lo informavo della mia determinazione ad astenermi da qualsiasi atto e, comunque, dalla partecipazione in qualsiasi forma a questo procedimento. Conseguentemente, non presi parte alla seduta del Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata tale questione. Preciso che l'intera seduta del Consiglio dei ministri fu presieduta dall'allora Vicepresidente e Ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Successivamente la questione è tornata all'attenzione della Presidenza del Consiglio per il procedimento sanzionatorio nei confronti della società Retelit per la tardività della notifica dell'operazione. Anche per quest'ultima questione, con lettera indirizzata al Segretario Generale pro tempore e protocollata in data 8 agosto 2018, dichiarai di volermi astenere da qualsiasi forma di trattazione, diretta e indiretta, formale e sostanziale, delegando per tutte le relative attività e per l'intero procedimento il Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

In conclusione, non ho mai preso parte alle decisioni che hanno riguardato il procedimento di esercizio della golden power relativo all'operazione Retelit, anche se - l'ho già precisato - il mio parere non ha riguardato questo profilo della decisione, ma esclusivamente il profilo preliminare riguardante l'esistenza o meno dell'obbligo di notificare l'operazione al Governo. La piena correttezza del mio operato è stata certificata anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, istituzionalmente deputata, come sapete, nel nostro ordinamento, a vigilare e sindacare sulle ipotesi di conflitto di interessi dei membri del Governo. L'Autorità, infatti, sollecitata da altri a valutare l'esistenza di un potenziale conflitto di interessi a mio carico, ha chiesto chiarimenti, ha acquisito documenti, sia con riguardo ad eventuali rapporti tra il Presidente del Consiglio, il sottoscritto, e il signor Mincione - mai intercorsi questi rapporti - sia con riguardo all'eventuale mia partecipazione alla seduta del Consiglio dei ministri in cui venne trattata la questione Retelit. Partecipazione - l'ho già chiarito - mai avvenuta, come pure sopra l'ho chiarito, dicevo, a seguito di formale astensione. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, infatti, con lettera del 24 gennaio 2019 ha comunicato che, nel corso dell'adunanza del 23 gennaio 2019, ha ritenuto di non dover - leggo tra virgolette - avviare alcun procedimento ai sensi della legge 20 luglio 2004, n. 215, quella sul conflitto di interessi per intenderci, non ritenendo sussistenti i presupposti per l'applicazione della legge in materia di conflitto di interessi.

Consegno a quest'Aula una riflessione finale: la disciplina sul conflitto di interessi, di cui alla legge n. 215 del 2004, non ha lo scopo di impedire a chi ha avuto incarichi professionali o ha rivestito cariche pubbliche di poter assumere successivi incarichi di Governo che potenzialmente potrebbero indurlo a intervenire su tematiche già trattate, direttamente o indirettamente, nell'ambito degli incarichi svolti in precedenza. Piuttosto la normativa introduce alcuni presidi per eliminare situazioni di incompatibilità ed evitare che atti o deliberazioni collegiali possano essere adottati in situazioni di conflitti di interessi. In questo caso, in particolare, non ricorre certo una situazione di incompatibilità e quanto al potenziale conflitto d'interessi, ove mai ravvisato, ove mai ravvisato, il rimedio affinché la cura degli interessi pubblici non sia distorta da un possibile interesse personale è l'astensione.

È a queste norme che mi sono attenuto in maniera scrupolosa e, se mi permettete, anche estremamente cautelativa, astenendomi dal partecipare a tutti i procedimenti e alle deliberazioni riguardanti la società in questione, sia il 7 giugno, non partecipando al Consiglio dei ministri, sia successivamente, nel corso del procedimento sanzionatorio. Ed è ciò che continuerò a fare nell'eventualità che procedimenti riguardanti Retelit o i suoi azionisti possano richiedere la mia partecipazione. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente, e grazie anche a lei, Presidente Conte, perché la sua presenza in quest'Aula non era affatto scontata; anzi, dimostra con i fatti il profondo rispetto che ella nutre per il Parlamento e per le istituzioni e mostra agli italiani la differenza tra chi rispetta le istituzioni e chi le irride. La sua presenza qui oggi dimostra che il Presidente del Consiglio non scappa; la sua presenza qui oggi dimostra la volontà di rispondere alle legittime domande dei deputati. Ma ricordo che oggi qui lei viene a rispondere su un caso che era già stato chiarito, e non c'era nulla da chiarire, perché, lo ha ricordato lei, della questione si era già occupata l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e il 23 gennaio aveva deciso che non era necessario avviare nessun procedimento, perché ci fu astensione formale e sostanziale rispetto alla decisione presa da quel Consiglio dei ministri. E, nonostante questa presa di posizione così netta dell'Antitrust, c'è qualcuno che evidentemente, in assenza di argomenti, è a caccia di fango. E allora va bene tutto, va bene la propaganda perché è legittima, però è surreale davvero che in quest'Aula a chiedere di chiarire qualcosa che è già stato chiarito sia lo stesso partito il cui segretario è abilissimo a fuggire (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), è abilissimo a scappare, è abilissimo a non rispondere, è abilissimo ad offendere e irridere il Parlamento, rifiutandosi di andare a riferire, perché ce la vogliamo rinfrescare la memoria! Lo ricordiamo noi che, quando scoppiò il caso Arata, l'allora Ministro Salvini fu convocato dal presidente Morra perché riferisse in Commissione antimafia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non si presentò. Parliamo di una Commissione d'inchiesta con tutti i poteri che ne conseguono. Il Ministro dell'Interno, che deve combattere la criminalità organizzata, non si presentò in Antimafia: è un paradosso (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Ma non è tutto, cosa fece l'allora Ministro Salvini quando il Parlamento chiese che riferisse su Savoini (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier gridano: Elezioni! Elezioni!)? Lo so, Presidente, la verità fa male.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, facciamo concludere. Colleghi, colleghi, facciamo proseguire.

ANNA MACINA (M5S). Cosa fece l'allora Ministro Salvini quando il Parlamento chiese di riferire su Savoini e sui fondi russi? Non solo scappò …(Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico e Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Belotti!

ANNA MACINA….ma costrinse il Presidente Conte a rispondere al suo posto! Scappò (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico- Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Ci sono uomini di Stato e poi ci sono opportunisti, che sanno fare solo propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ma c'è un risvolto che strappa un sorriso, perché…

DANIELE BELOTTI (LEGA). Vai a casa! (Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: Umbria! Umbria!)

PRESIDENTE. Deputato Belotti! Deputato Belotti! Colleghi! Colleghi, facciamo concludere l'intervento, non è il modo di stare in aula!

ANNA MACINA (M5S). C'è un risvolto che strappa un sorriso, che il Presidente Conte ha già ricordato: a presiedere quel Consiglio…

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Ci vediamo a Bologna!

PRESIDENTE. Deputato Giglio Vigna!

ANNA MACINA (M5S). …a presiedere quel Consiglio dei Ministri, c'era l'allora Ministro dell'interno Matteo Salvini e segretario di quel Consiglio dei Ministri era Giancarlo Giorgetti. Loro assunsero quella decisione, nell'assenza del Presidente Conte, che quel giorno era in Canada. E allora una domanda: cos'è (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, dobbiamo far terminare la collega che sta parlando, poi avete anche voi il vostro intervento. Andiamo avanti, prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Stiamo parlando di Conte, non di Salvini!

PRESIDENTE. Deputato Sasso, è un primo richiamo formale (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Andiamo avanti. Deputati, vi richiamo all'ordine, perché così non si può andare avanti! Vi richiamo all'ordine! Concluda.

ANNA MACINA (M5S). Abbiamo ricordato che a presiedere quel CDM c'era Matteo Salvini e il segretario era Giancarlo Giorgetti (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La domanda è: cos'è, non se ne era accorto? Era distratto? Scattava un selfie? Cos'è accaduto in quel Consiglio dei Ministri (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali – Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Di cosa stiamo parlando? Del nulla condito col niente servito dalla Lega, di questo stiamo parlando, del nulla! E allora Presidente vada avanti, con buona pace dei colleghi leghisti, che non mi impediranno di terminare. Vada avanti e grazie per l'esempio di trasparenza e per il rispetto che mostra al Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, vi richiamo all'ordine! Il deputato Centemero ha chiesto di intervenire. Per favore, silenzio! Per favore! Per favore!

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Signor Presidente del Consiglio, grazie per l'intervento e sinceri complimenti per il suo fervido talento letterario: la sua ricostruzione dei fatti mi ricorda infatti Il naso di Gogol, un divertente racconto dell'assurdo, in cui un naso scappa dalla faccia del suo proprietario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, in un'allucinazione collettiva, tutti credono di vederlo in giro, per poi scoprire che alla fine è sempre al suo posto, proprio come i dubbi che continuiamo a nutrire. Il nostro Primo Ministro ha fatto tanto per rimanere attaccato alla poltrona: chissà quanto gli sarà costato essere prima un cinque stelle antisistema e oggi un cinque stelle allineato e con un passato di elettore PD divenuto pentastellato al luccichio di una promessa di fare il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Quanto gli sarà costato passare da dichiarare guerra all'immigrazione clandestina all'essere il faro di approdo per tutte le possibili e improbabili ONG? Da parlare di Flat Tax sino ad abiurarla? Insomma, un andirivieni di equilibri che corrono sul filo, lo stesso filo percorso avanti e indietro da un funambolo. Il nostro Primo Ministro mi ricorda un po' il duca di Mantova nell'Atto I, scena prima, del Rigoletto di Verdi: ve la ricordate la famosa aria “Questa o quella per me pari sono”?

Una poltrona è una poltrona (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); ma quella da Primo Ministro è ben più di una poltrona, è un ruolo di responsabilità quasi genitoriale nei confronti del Paese è un ruolo che presuppone trasparenza e responsabilità. Alcune domande rimangono senza risposta. Uno: Presidente Conte, chi le ha conferito formalmente l'incarico di redigere il parere di Retelit (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Lei ha dichiarato di non aver parlato con Mincione né con altri al vertice di Fiber 4.0; e allora con chi? Non le sembra strano che un Ministro in pectore, professore universitario, non conoscesse il committente di una consulenza per un nuovo cliente effettuata per una sola volta? Due: le è stato conferito l'incarico quando era Ministro in pectore dei 5 Stelle o in altro momento? Tre: perché ha chiamato l'avvocato D'Angelo, legale di Carige, durante l'assemblea dell'istituto? Non è un comportamento inusuale da parte di un Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? È legittimo per un Premier andare così in profondità? Quattro: perché ha mentito dicendo che quando firmò il parere non si aspettava da lì a quindici giorni di andare a Palazzo Chigi? Diverse fonti di stampa riportano infatti che prima del 14 maggio lei abbia avuto contatti diretti con i leader dei due allora partiti di maggioranza.

Poi ci sono alcuni aspetti su cui vorrei soffermarmi; è un esercizio interessante andarsi a vedere l'andamento delle azioni di Retelit e i volumi scambiati sul listino: l'avvocato Conte firma il parere il 14 maggio e - Poom! - il 16 i volumi cominciano a impennarsi, raggiungendo un picco a fine maggio e rimanendo sostenuti subito dopo l'incarico al primo Ministro Conte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Coincidenze? Può darsi.

Inoltre, vedo molta enfasi rispetto all'assenza fisica del Primo Ministro dal Consiglio dei Ministri che si è espresso sull'attivazione del golden power relativo a Retelit: andrebbe, a nostro avviso, fatto notare che l'illustrazione era di competenza MISE, quindi del capo politico del partito del Primo Ministro e sottolineiamo che andrebbero analizzate la precedente istruttoria e la successiva esecuzione, contestualmente alle parti coinvolte nelle stesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente Conte, noi della Lega gliene vogliamo perché ha sprecato l'occasione di cambiare e migliorare il Paese insieme a noi, preferendo la poltrona a tutti i costi. L'incoerenza e l'ignavia però si pagano e, per tornare al belcanto, io credo che nessuno scriverà mai la sua lista di Leporello “Madamina, il catalogo è questo dei Governi che guidò il signor mio”, perché questo, non appena la parola tornerà agli italiani, sarà il suo ultimo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Russia, Russia”).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, vi richiamo all'ordine! Ha chiesto di intervenire il deputato Mulé. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie Presidente. Presidente Conte, vede, lei è un uomo davvero fortunato, molto fortunato: come ha appena detto, lei deve a noi, alla legge del conflitto di interesse voluta da Forza Italia nel 2004, firmata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che lei ha nominato più volte, se oggi è ancora su quel posto. Quella legge che i suoi amici 5 Stelle vorrebbero cambiare nel nome della sconclusionata ottica che vorrebbe impedire di governare chiunque abbia avuto successo nella vita professionale, come ha avuto lei, o imprenditoriale. Se fosse in vigore questa genialata dei 5 Stelle, lei non sarebbe oggi su quella poltrona (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lei deve a quella legge, che porta l'impronta indelebile di Silvio Berlusconi, se è potuto rimanere in carica, se è potuto venire qui - con molta calma, Presidente, dopo un anno e mezzo - a dirci il suo punto di vista su questa vicenda.

Però vede, Presidente Conte, oggi noi dobbiamo discutere di un aspetto della vicenda che riguarda proprio la genesi del pronunciamento dell'Antitrust e invade il campo minato della coscienza e dell'etica, dove a nostro giudizio lei non ha scampo. Nel vostro contratto di Governo con la Lega, il vostro contrattino, si dice, nel capitolo “codice etico dei membri del Governo”, postato il 18 maggio, che non possono entrare a far parte del Governo soggetti che si trovino in conflitto d'interessi con la materia oggetto di delega. È chiaro che nessuno quanto il Presidente del Consiglio, come ricorda l'articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile e dunque ha in sé sostanzialmente tutte le deleghe. Sin da marzo 2018, lei sa di essere tra i Ministri dei 5 Stelle nel caso fossero andati al Governo e infatti viene presentato come titolare del dicastero della Pubblica amministrazione dal suo capo politico, Di Maio. Il 13 maggio lei va a cena a Milano, ce l'ha appena detto: sostanzialmente viene promosso da Ministro a Premier in pectore, la notte non ci dorme sopra, finisce il parere e il 14 mattina lo inoltra al suo committente. Di lì a poco lei indiscutibilmente e potenzialmente si rende conto di essere portatore di interessi, secondo il vostro contratto di Governo e secondo le leggi italiane. Sarà lei a rilevare la potenzialità di questo conflitto, dichiarando di essersi astenuto per sensibilità istituzionale al Consiglio dei ministri del 7 giugno, quando si trattò del parere e successivamente, quando il Governo dovette procedere all'avvio del procedimento sanzionatorio.

Presidente Conte, lei il 7 giugno alle 19,16, mentre si riunisce il Consiglio dei ministri, non è in una stanza attigua: lei è in volo verso il Canada, dove è atteso per il G7. Il suo pletorico staff della comunicazione – e lei – non disse agli italiani perché non partecipò a quel Consiglio dei ministri: lei ha taciuto la verità e ha taciuto quello che doveva dire a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), comunicandolo soltanto al segretario generale, come ci ha appena detto. E chissà se ha scritto magari altre lettere: ci può dire se ha scritto altre lettere al segretario generale, di potenziali conflitti di interesse che magari quest'Aula non conosce? Lei aveva il dovere, il suo staff, nel nome della trasparenza, di dire agli italiani perché non aveva partecipato a quel Consiglio dei ministri. Lei aveva la testa tra le nuvole, ma non si ricordò di mantenere i patti che aveva sottoscritto. Omise di raccontare al Paese la verità, oppure l'ha taciuta. Le circostanze e i tempi giocano contro di lei: ce l'ha appena detto nella sua cronologia. Il 21 maggio al Presidente Mattarella viene dato il via libera e l'indicazione di lei come Premier, il 23 lei riceve l'incarico; e lei già in quel momento ha individuato un conflitto di interessi, che è già peraltro sul quotidiano la Repubblica la mattina del 23 maggio.

La domanda è semplice: quando lei riceve l'incarico, il 23 maggio, lei perché non segnala all'Antitrust direttamente la situazione del conflitto di interessi? Lo fa il 9 gennaio il Partito Democratico, e il 14 gennaio il Codacons con un esposto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Lei, da maggio 2018 a gennaio 2019, si trasforma da avvocato in giudice di se stesso, facendosi oggi scudo del pronunciamento dell'Antitrust, che non avviene, come doveva essere, su sua iniziativa, ma avviene su iniziativa dell'allora opposizione che oggi governa comodamente insieme a lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questa è la verità: lei da avvocato si è fatto giudice di se stesso, e questa colpa, gravissima, è quella che grava su di lei.

Peraltro, se - come dire? - fosse accaduto quello che solitamente accade in questo Paese…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO MULE' (FI). …un avviso di garanzia non si nega a nessuno, Se lei fosse stato lambito da un esposto magari di un elemento dell'opposizione in una procura, se solo fosse stato iscritto nel registro degli indagati, lei lì non ci sarebbe potuto stare, perché lei obbedisce ad una logica giustizialista quando riguarda gli altri e assai garantista quanto riguarda lei stesso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Signor Presidente, onestamente gli interventi del collega della Lega e del collega di Forza Italia mi sono parsi quasi surreali (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi chiedo, riferendomi al collega della Lega, per quale ragione le domande che oggi avete rivolto al Presidente del Consiglio non le avete, per esempio fatte, quando eravate al Governo del Paese, ed eravate in maggioranza, a sostegno del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Senza commentare. Prego, prego.

MICHELE BORDO (PD). E poi il collega di Forza Italia: sentire da Forza Italia parlare di conflitto d'interesse, il cui capo è in perenne conflitto di interesse in questo Paese, è francamente difficile, difficile da digerire (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente). E comunque…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Non è il modo.

MICHELE BORDO (PD). Grazie, grazie, Presidente Conte, per essere venuto con grande sollecitudine in Parlamento a riferire su questa vicenda. Accettando tempestivamente la richiesta di alcune forze politiche di opposizione lei, Presidente Conte, ha dato una lezione di stile a molti, e soprattutto ha mostrato profondo rispetto nei confronti delle nostre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per noi del Partito Democratico questa sua scelta è molto importante. Altri invece, è stato detto, come il senatore Matteo Salvini ad esempio, nonostante siano coinvolti in vicende gravissime (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e persino pericolose per la sicurezza del nostro Paese, scappano da mesi pur di evitare il confronto con questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Venendo oggi in Aula lei, Presidente Conte, ha confermato di non avere niente da nascondere; Matteo Salvini al contrario, rifiutando qualsiasi discussione parlamentare sul Russiagate e sul suo rapporto molto stretto e di grande amicizia con Savoini… Che voglio ricordare, era a Mosca negli stessi giorni in cui era presente il Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno, e in quei giorni chiedeva una tangente di 49 milioni di euro per la Lega Nord (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi, facciamo… Facciamo concludere.

MICHELE BORDO (PD). Ebbene, Salvini continua a dimostrare imbarazzo, e soprattutto mancanza di argomenti convincenti…

PRESIDENTE. Colleghi, ma non…

MICHELE BORDO (PD). …ed utili ad escludere il suo coinvolgimento in quella vicenda. Ma noi continueremo ad insistere, e a non dare tregua al leader della Lega, specie dopo l'inchiesta di Report di qualche giorno fa, dalla quale emergono con estrema chiarezza…

PRESIDENTE. Colleghi! Mi scusi. Ma che modo è, ma che modo è di commentare gli interventi (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

MICHELE BORDO (PD). La verità fa male.

PRESIDENTE. Non è un modo di stare… Non è un modo… Non è un modo di stare in Aula: c'è l'intervento, poi ci saranno gli altri interventi e si concluderà. Prego. Prego.

MICHELE BORDO (PD). Dicevo, specie dopo l'inchiesta di Report di qualche giorno fa, dalla quale emergono con chiarezza estrema i rapporti perversi tra la Lega, alcuni oligarchi russi e diverse formazioni di estrema destra (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandisco: Bibbiano, Bibbiano!). Ed insisteremo fino a quando non verrà fuori tutta la verità su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Comunque…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Facciamo concludere, ci sono gli interventi di tutti, e ognuno (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

MICHELE BORDO (PD). Comunque, cari colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia, voglio darvi una notizia: la questione di cui discutiamo oggi è vecchia di un anno e mezzo e la portammo proprio noi del PD in Parlamento, con un'interrogazione del 18 giugno 2018, dopo che la vicenda fu rivelata da l'Espresso e da la Repubblica. Ma devo dire la verità: allora io non ricordo nessuna sollevazione popolare da parte della Lega, anzi! È questo il fatto ridicolo, come è stato ricordato: fu proprio Salvini a presiedere il Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018, quando il Governo decise di esercitare il golden power sull'acquisizione di Retelit. E allora, delle due l'una: o Salvini (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… O Salvini…O Salvini…Ovviamente devo recuperare il tempo, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, facciamo concludere l'intervento. Prego.

MICHELE BORDO (PD). Delle due l'una, dicevo: o Salvini in quel Consiglio dei ministri dormiva, cosa possibile ovviamente, e non si è accorto dell'eventuale potenziale conflitto di interessi del Presidente del Consiglio (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Oppure, come ha invece documentato il Premier…

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Ma che cazzo dici!

PRESIDENTE. Deputato Giglio Vigna, la richiamo all'ordine! Non può usare certe espressioni! Non può usare certe espressioni in quest'Aula, deputato.

Andiamo avanti. Deve concludere.

MICHELE BORDO (PD). Oppure, come ha invece documentato e sostenuto il Premier, cosa che noi valutiamo positivamente, il conflitto di interessi di Conte semplicemente non c'è stato. Questo è il punto vero della questione. D'altronde l'AGCOM aveva certificato che non c'era stato conflitto d'interessi: non poteva non essere così, considerato il fatto che il parere era stato emesso quando l'avvocato Conte non immaginava neanche di poter diventare Presidente del Consiglio. Tutto questo dimostra la strumentalità della discussione di oggi chiesta dalla Lega. Rispediamo…

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

MICHELE BORDO (PD). …pertanto al mittente le accuse di incompatibilità sollevate; stigmatizziamo la becera propaganda fatta su questa vicenda vecchia di un anno e mezzo e confermiamo la fiducia nell'operato del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Andiamo avanti, Presidente Conte, continuando a governare il Paese nell'interesse dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Elezioni! Elezioni!”).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, ad ascoltare alcuni interventi mi viene in mente “Contrordine compagni!”; abbiamo sbagliato, il 18 giugno dello scorso anno eravamo convinti che Conte fosse il male assoluto ma oggi siamo al Governo e quindi riteniamo che non fosse in un alcun tipo di conflitto.

Signor Presidente del Consiglio, innanzitutto sgombriamo il campo da alcune sue affermazioni. Lei ha avuto sensibilità istituzionale nel non partecipare alla votazione semplicemente perché non poteva partecipare a quella votazione e a quella discussione! Non è stato un gentile omaggio: è stato un atto dovuto da parte sua, cosa che nessuno le ha ancora detto ma forse va rilevato. Seconda considerazione: la ringraziamo, il gruppo di Fratelli d'Italia l'ha voluta qui, non l'abbiamo voluta interpellare altrove ma nella sede deputata. Lei ha citato numerose date: l'unica sulla quale non è preciso è quando le è stato conferito l'incarico professionale. Ha detto: i primi giorni di maggio. Ebbene quell'incarico professionale che le è stato conferito i primi giorni di maggio era in sé già esaurito per il semplice motivo che Fiber 4.0 S.p.A. aveva notificato il 28 aprile ai soggetti interessati l'opinione in ragione della quale si sarebbe dovuta dare comunicazione del fatto che in quella società vi era stato un accordo tra tre gruppi che determinavano la possibilità di una presenza egemone e, quindi, un cambio di maggioranza al suo interno e quindi, in relazione a un azionista legato alle Poste dello Stato libico, la possibilità di esercitare la golden power.

Ma, vede, ciò che è più omissivo di tutta questa vicenda è la relazione che avete consegnato al Parlamento. Questa l'avete consegnata voi come Governo e lei, Presidente Conte, in questa relazione che tratta di questo caso non è mai citato una volta né per aver reso il parere né quando ha reso il parere né quando ha emesso la parcella. Mentre di Retelit, che ha presentato alla competente autorità una memoria tramite due studi legali, si citano persino gli studi professionali che hanno svolto un parere pro veritate e, allora, a cosa siamo, alla trasparenza a parere alternato? Se il parere è reso da Retelit, che è la società che è la sua controparte, si mettono i nomi; se invece è Fiber 4.0, che aveva lei come legale, allora il nome non risulta, al Parlamento bisogna nasconderlo, perché questo è uno dei punti della questione.

Le dirò di più. Lei dice: il mio parere non è stato necessario ai fini della decisione.

Ma della seconda decisione sicuramente sì: rispetto alla sanzione amministrativa pecuniaria di 140 mila euro che è stata attribuita alla società, lì, sì, signor Presidente, perché quella sanzione si basa su quello che lei probabilmente in modo corretto giuridicamente aveva scritto, cioè l'obbligo di dover dare la comunicazione delle avvenute modifiche societarie, in relazione al qual caso si applica la sanzione perché Retelit ha reso tale comunicazione il 29 maggio e, quindi, in ritardo. Dunque, signor Presidente, lei ci ha detto oggi che non è in conflitto di interessi. Sotto il profilo tecnico può anche essere, ma sotto il profilo dell'indipendenza personale, sotto il profilo dell'attività personale, per quale motivo queste cose non sono state scritte nella relazione al Parlamento ma le si sono lasciate girare così, quasi in modo sotterraneo, attraverso i giornali e i media con smentite brevi manu, quasi fosse pauroso di dover dire cos'era successo? Perché per gli altri ci deve essere la massima trasparenza e per lei il massimo dell'omissione? È forse in una posizione diversa dagli altri avvocati lei, quando operava come avvocato, o era un avvocato normalissimo e poteva essere citato in questa relazione che è depositata al Parlamento? Allora, vede, penso di poter dire che l'autonomia che deve guidare il Presidente del Consiglio, il prestigio del Presidente del Consiglio, il fatto che un giornale addirittura di livello internazionale si sia occupato della sua persona in modo quasi ironico direi - scusi - svillaneggiando lei ma per svillaneggiare l'Italia, non faccio un ragionamento su chi fosse l'azionista principale del suo cliente - non lo faccio: l'ha voluto citare lei, da parte nostra non vi sarà citazione alcuna -, però vi sono altre commistioni che vengono avanti. Ad esempio su Carige, sulla presenza di un avvocato che anche lì lei conosceva di sfuggita, ma si dà da fare in quella situazione …

PRESIDENTE. Deve concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). … allora, io le dico che la sua dichiarazione di oggi è una dichiarazione che piove sul bagnato: è la favola bella che ieri v'illuse, che oggi non ci illude, o Conte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, a nome di Italia Viva desidero ringraziarla per l'informativa che ha reso all'Aula fornendo a noi tutti un quadro dei fatti svoltisi tra maggio e giugno 2018 in relazione a Retelit e al parere pro veritate che ha reso in favore della società Fiber 4.0 prima di essere nominato Presidente del Consiglio.

Noi prendiamo atto delle circostanze di fatto ricostruite dal Presidente Conte in quest'Aula e, soprattutto, prendiamo atto di come l'Autorità garante della concorrenza e del mercato abbia concluso che, nell'ambito della vicenda di cui si discute, il Presidente abbia svolto le sue funzioni correttamente e nel pieno rispetto della legge n. 215 del 2004. Stiamo parlando della normativa che traccia il perimetro giuridico entro cui si deve svolgere una valutazione in tema di conflitto di interessi dei membri dell'Esecutivo: un perimetro giuridico che vorrei ricordare è stato votato dalla Lega nel 2004. Una valutazione che la legge - anche questo è bene ricordarlo - proprio a garanzia della terzietà del giudizio affida all'autorevolezza di un'autorità indipendente che prende le proprie decisioni in piena autonomia rispetto al potere esecutivo, come appunto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Affidare all'Autorità garante della concorrenza e del mercato tale valutazione è una scelta non casuale perché è proprio a quell'Autorità che è affidato il compito di assicurare il corretto andamento dell'economia di mercato in un contesto autenticamente concorrenziale e nel rispetto degli interessi dei consumatori. Un corretto andamento che evidentemente verrebbe minato se fosse consentito ai membri dell'Esecutivo di agire in una situazione di conflitto d'interessi. Noi, quindi, facciamo affidamento ai fatti come lei li ha ricostruiti in quest'Aula e facciamo affidamento sulla valutazione dell'AGCM perché quella valutazione è svolta nell'ambito del contesto giuridico vigente nel nostro Paese in tema di conflitto di interessi e riteniamo che tale contesto debba costituire il nostro punto di riferimento per evitare considerazioni arbitrarie e strumentali. Del resto, mi pare evidente che anche la Lega adottò la stessa linea di valutazione quando era al Governo: non risulta che abbia sollevato dubbi quando la questione Retelit venne discussa nel Consiglio dei ministri presieduto dal Vicepremier Salvini, non risulta che sollevò dubbi quando la stampa, fin dal giugno del 2018, rese nota la questione del parere pro veritate reso dal Presidente Conte, né risulta che venne sollevato alcun dubbio quando l'Autorità garante della concorrenza e del mercato rese la sua valutazione. Quindi bisogna dirlo, suscita un po' di sorpresa – consentitemelo - l'atteggiamento di segno opposto e contrario assunto dalla stessa Lega ora che si trova all'opposizione. Io vorrei concludere questo mio intervento confermando che apprezziamo l'informativa del Presidente Conte, ma rivolgendo un invito a tutti noi: vedete, colleghi, negli anni passati il conflitto d'interessi è stato brandito in quest'Aula come una clava, si è menato scandalo rispetto a situazioni in cui l'insussistenza di qualsiasi ipotesi di conflitto d'interessi era evidente ed era accertata dall'AGCM e dopo lo scandalo si è scatenato il fango mediatico; io trovo intollerabile adottare un metro di giudizio a seconda del ruolo che si riveste in quest'Aula. Suggerirei a tutti, da qui in poi, di abbandonare ogni tentazione di doppiopesismo di convenienza. Lo dico con pacatezza: recuperiamo tutti equilibrio e serietà, rispondiamo in quest'Aula, quando siamo chiamati a rispondere anche di questioni scomode, e usiamo gli stessi metri di giudizio per valutare le risposte che vengono rese. La qualità della vita democratica di questo Paese non potrà che giovarsene (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, un conflitto di interessi reale e non virtuale, se di questo stiamo parlando, presuppone che degli interessi secondari, di tipo economico o anche di tipo diverso, siano portati da un soggetto, da un agente, ed essi tendano a interferire con degli interessi primari rispetto ai quali lo stesso agente ha assunto precise responsabilità. Questo ci fa capire che dobbiamo, evidentemente, immediatamente espungere dal campo della discussione il tempo in cui Giuseppe Conte svolgeva l'attività libero-professionale di professore e avvocato. Non si poteva immaginare - l'ho sentito ventilare - che egli a quel tempo si ponesse il problema, neanche in termini potenziali, di un conflitto di interessi, dobbiamo cioè circoscrivere il nostro ragionamento al tempo in cui egli assume la carica di Presidente del Consiglio, e verificare se a quel tempo, esistendo interessi primari, sussistevano anche interessi secondari, nell'attualità - questo il secondo parametro di riferimento -, confliggenti con i precedenti. Io credo che la risposta sia assolutamente negativa e si possa risolvere anche escludendo la potenzialità di un conflitto di interessi, per due ordini di ragioni: perché la prestazione professionale dell'avvocato professor Giuseppe Conte si era ormai conclusa, essendo consistita in un parere e non nell'assunzione di una consulenza stabile o di un incarico giudiziario; in secondo luogo, per il merito dell'azione consulenziale svolta, cioè per la questione oggetto del parere a lui richiesto. Vero è che alla fattispecie concreta a lui sottoposta si applicasse o meno una certa normativa, una valutazione ad apertura di libro, come si dice negli ambienti accademici. Non era dunque, al momento in cui egli ha assunto la carica di Presidente del Consiglio, più attuale, neanche in termini potenziali, il conflitto di interessi, era al più, tutt'al più, un conflitto di interessi apparente, un po' come potrebbe essere quello del mio intervento attesa l'omonimia - della quale mi onoro, ovviamente - che mi lega al Presidente del Consiglio. Io credo non esistesse alcun conflitto di interessi, ma se pure lo volessimo catalogare come potenziale o apparente, ci dice la dottrina più qualificata che i rimedi rispetto a queste condizioni sarebbero stati quelli della dichiarazione del conflitto d'interessi: colui che è esposto, per la duplicità di cariche che ricopre, potenziali o apparenti - siamo nella dimensione estetica dell'opportunità -, conflitti di interessi, li deve dichiarare.

E il rimedio più significativo per fare emergere questi conflitti di interessi è astenersi dalle decisioni che questi conflitti potrebbero determinare, così come poi il Presidente del Consiglio ha fatto. Io credo che noi siamo ancora oltre la stessa ipotizzabilità di un conflitto di interessi, perché nel merito, come dicevo, l'espressione d'intelletto dell'avvocato professor Giuseppe Conte è stata riferire se una certa normativa fosse applicabile o meno a una certa fattispecie concreta; il nodo interpretativo è la dimensione strategica dell'attività posta in essere da Retelit e l'applicabilità della golden power del Governo in questo settore, e stasera non ho sentito mettere in discussione questo tema. E come potrebbe essere altrimenti, se poi, in quella seduta del Consiglio dei ministri, lo stesso Ministro dell'Interno, allora Vicepresidente del Consiglio, esercitò, sicuramente ritenendosi nel vero, ritenendosi nel giusto, quella prerogativa funzionale riconosciuta al Governo? E il conflitto di interessi col vero, Presidente, è la negazione, e non ha nulla a che fare con le norme giuridiche che stiamo invocando. Quindi, salvo non voler sottoscrivere una negazione, dobbiamo riconoscere che l'operato del Presidente del Consiglio è stato perfettamente in linea con la normativa vigente, come poi è stato certificato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma anche con i canoni estetici della trasparenza, a cui è tenuto il pubblico ufficiale. In definitiva, Presidente, il conflitto di interessi è una categoria che riguarda il merito, non la forma, un po' come il garantismo non è un argomento politico, è una cultura prima democratica e poi giuridica, e non può essere utilizzata alla bisogna. Ho sentito spesso in quest'Aula invocare il garantismo, abusando di questo ricorso. In questo caso, il garantismo - e mi riferisco alle forze che si sono sempre vantate di questa cultura democratica e giuridica, che stasera si sono lasciati andare a momenti di giacobinismo nei confronti del Presidente del Consiglio - avrebbe dovuto ispirare queste forze a non interessare quest'Aula con una discussione pedante, cavillosa e a tratti molto greve, che vede esposto il Presidente del Consiglio, che, in questo momento, rappresenta l'Italia e gli italiani in Europa e nel mondo, tra l'altro con grande decoro, a un danno di immagine che, purtroppo, potrebbe durare più del tempo in cui, nelle prossime ore, questa esercitazione sarà oggetto di comunicazione politica (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, la componente Cambiamo! non avrebbe voluto intervenire, però, di fronte agli interventi che ci hanno preceduto, francamente siamo trasecolati. Noi non ci metteremo qui a enucleare tutto il trascorso della vicenda, perché c'è chi l'ha già fatto abbondantemente - e devo dire che io mi ero proposto nelle settimane precedenti un po' di ricostruire tutto -, e chi più chi meno ha ricostruito, in maniera abbastanza fedele, io però trasecolo nel sentire gli interventi della maggioranza di Governo. Io sono un garantista, e come me tutta la componente che rappresento in questo intervento, ma, di fronte a delle operazioni di meretricio politico, per non dire prostituzione, io non posso tacere. Di fronte agli interventi del PD, che hanno sollevato il vespaio, salvo adesso difendere a spada tratta l'indifendibile, non posso tacere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Non posso tacere di fronte agli interventi dei colleghi 5 Stelle, che hanno fatto di questi episodi il loro cavallo di battaglia, salvo adesso dimenticarsi di tutto, dopo che, in un intervento che ho sentito da un collega leghista, addirittura si è parlato di aumenti dello scambio del titolo. Mentre stavano intervenendo i colleghi, io sono andato a guardare sul mio smartphone, e ho visto che effettivamente in quei giorni il titolo è passato da una media di 5-6 milioni di scambi a una media addirittura di 27-28 milioni, di cinque-sei volte.

Allora, io dico, siamo garantisti, ringrazio il Presidente del Consiglio per essere venuto in Aula a spiegarci tutto quanto, però, calma colleghi a 5 Stelle, calma, prima di stuprare la dignità dei vostri elettori e di assolvere semplicemente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…sì, perché siete in maggioranza….

PRESIDENTE. Collega, le chiedo su alcune parole di contenersi.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Mi rivolgerò nei due minuti che ho davanti a me al Capo del Governo, il Presidente Conte, per rivolgermi, quindi, direttamente al Presidente del Consiglio. Noi accogliamo l'esposizione come è stata fatta. Non è nostro compito mettere in discussione e accettiamo la difesa che il Presidente ha fatto, che l'avvocato ha fatto, ma io chiederò una cosa di più: chiederò al Presidente del Consiglio di fare un passo in avanti su un tema che è importante in questa nostra comunità e nel suo Governo, che è il tema della giustizia. Noi non siamo alla ricerca di scheletri negli armadi, non tiriamo fuori temi di opportunità politica, non andiamo a cercare il “non poteva non sapere”, non diciamo “non poteva non essere condizionatore della situazione”.

Invece, noi siamo alla ricerca della buona politica e guardiamo avanti e credo che lei, Presidente del Consiglio, dovrebbe, dopo questa esperienza, sentire sulle sue spalle una forte responsabilità. Lei ha il sostegno della sua maggioranza, di una parte politica che ha ereditato un uso politico della giustizia, una sinistra che si è fatta carico di un uso politico della giustizia a lungo. Inoltre, a sostegno del suo Governo c'è una nuova forza politica che ha costruito il proprio consenso con molta forza rispetto all'utilizzo della diffamazione e del fango gettato un po' dappertutto e della critica politica. Ha all'interno del suo Governo un Ministro che non è in buona fede e che dice apertamente che teorizza la presunzione di colpevolezza.

Ecco, allora io voglio dire molto chiaramente una cosa: o lei coglie questa occasione per tutti noi, dato che è stata anche sulle sue spalle, di capire che si deve cambiare registro su un tema importante come quello della giustizia oppure noi continueremo ad avere il clima che abbiamo oggi. Questo è un compito che lei ha. Ha provato sulle sue spalle, seppure in una vicenda piccola, cosa voglia dire utilizzare la diffamazione, fare un uso politico della giustizia, utilizzare un tema come quello della giustizia per condurre battaglie politiche. Lei oggi è a capo del Governo del cambiamento e allora utilizzi questa forza, questa volontà e questa esperienza, se ne ha volontà, anche per tentare di cambiare l'atteggiamento di una parte politica, quella che la sostiene molto forte, che fa un uso della giustizia e della stampa come mezzi di combattimento politico. Questa responsabilità lei ce l'ha e se lei ci dà un segno in questo senso…

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). …avrà certamente un'attenzione particolare anche da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, nella seduta di giovedì 7 novembre, alle ore 14, avrà luogo l'informativa urgente del Governo con la partecipazione del Ministero dello Sviluppo economico sulla situazione dell'ex ILVA.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paita, che non è in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, sono io…Ho cambiato posto. Allora grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Non la trovavo più.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Esatto, ho cambiato. La ringrazio e recupero questi secondi.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore! Ci sono gli interventi di fine seduta. Chi deve uscire, per favore, è pregato di uscire in silenzio.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, ho apprezzato molto che ha avuto la sensibilità di ricordare in quest'Aula i tre vigili del fuoco che purtroppo ci hanno lasciato in questa tragedia dell'altra sera. Voglio cominciare proprio nel ringraziare i Vigili del fuoco, la Protezione civile, i tanti volontari che aiutano e che hanno aiutato in queste ore nelle regioni della Toscana e della Liguria e in tante realtà non solo grandi ma anche piccole, perché i sindaci molto spesso, di fronte ad eventi come le alluvioni, a questi cambiamenti climatici, la popolazione, ma anche chi amministra si sente solo. Però, c'è il sistema che questo Paese ha saputo creare negli anni e voglio ricordare anche quello che ha creato il Presidente Renzi quando era al Governo con il Dipartimento e la missione “Italia sicura” proprio per guardare ai territori, alla tutela del dissesto idrogeologico, alla sicurezza delle nostre strade e a prevedere anche degli interventi immediati di fronte a questi eventi.

Oggi noi siamo vicini alle popolazioni e ai comuni sia al confine tra la Liguria e la Toscana - penso alla Lunigiana, a Borghetto di Vara, ad Albiano e a tutto il territorio che lega la Toscana e la Liguria - ma anche ad altre province, e penso alla provincia di Lucca, alla Garfagnana, a Castelfranco nell'aretino, a tutto quello che sta succedendo ed è successo anche a San Miniato e nella provincia di Pisa, nella zona del Valdarno e, quindi, a quanto il cambiamento climatico e queste alluvioni…

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (IV). …oggi hanno portato e hanno richiesto un intervento con un gioco di squadra tra enti locali e volontari.

Quindi, grazie a chi è intervenuto ma nello stesso tempo più prevenzione, più investimenti e una programmazione che deve riprendere quel modello di “Italia sicura”, di un Paese centrale, di un Governo centrale che sappia rimanere collegato con la regione e gli enti locali per dare risposte immediate. L'unica strada è quella dell'intervento, ma anche della prevenzione.

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Quindi, investire sempre di più contro il dissesto idrogeologico e riprendere tutto quello che è stato fatto con “Italia sicura”, che ha funzionato e su cui il precedente Governo ha perso l'attenzione. Quindi, chiediamo che ci sia di nuovo questa attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

Colleghi, colleghi, per favore! Prego.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Il mio intervento vuole essere, purtroppo, un nuovo sollecito alle istituzioni per provvedere al grave problema dell'abuso di sostanze stupefacenti. La mia comunità è stata colpita proprio poche ore fa dalla morte di un'altra giovane, una giovane di 30 anni. Io due settimane fa intervenni in quest'Aula a fine seduta per rappresentare la scomparsa di una giovane di 19 anni, sempre una ragazza che ha trovato la morte durante una serata che doveva essere di divertimento e, ahimè, non è più tornata a casa.

Un'altra ragazza non è più tornata a casa, stavolta forse per colpa in parte anche delle istituzioni. Un rave party che è durato ben tre giorni, dalla notte del 31 ottobre fino alla mattina di lunedì, il giorno in cui… Insieme ad alcuni consiglieri comunali della Lega che volevano andare proprio a fare un sopralluogo in questo grande capannone, una ex fabbrica, forse il simbolo di un'Italia che va spegnendo l'attività di lavoro e l'attività di sostegno alle famiglie, dove si verificano episodi di morte, di morte assurda. Millecinquecento ragazzi che si sono radunati da tutta Italia, le forze dell'ordine che non hanno avuto la possibilità di interrompere e neppure di intervenire in questo luogo fino a lunedì mattina quando, casualmente insieme a dei consiglieri comunali che sono arrivati sul posto, le forze dell'ordine hanno scoperto là il corpo di una ragazza che era rimasta in auto, abbandonata addirittura dai suoi amici.

Noi ci chiediamo per quanto ancora dobbiamo tollerare e sopportare sui territori, per le nostre comunità queste sofferenze, con genitori che non vedranno più tornare a casa i loro giovani e i loro figli.

PRESIDENTE. Colleghi!

MANFREDI POTENTI (LEGA). Finisco questo intervento con le parole di sconforto del signor prefetto di Livorno, che ho sentito per telefono proprio pochi minuti fa, il quale mi ha rappresentato e ha sollecitato me e quest'Aula e questo Parlamento a intervenire su questa grave materia che è, appunto, la droga e per intervenire durante queste occasioni bisogna avere gli strumenti per farlo, quando in queste occasioni si trova la morte, mentre dovrebbero essere momenti di divertimento e di spensieratezza, non occasioni di morte, di intrattenimento, di sballo e, appunto, di tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maturi. Ne ha facoltà.

FILIPPO MATURI (LEGA). Grazie, Presidente. Io mi trovo oggi a dover intervenire per interpretare un malessere montante e, purtroppo, inascoltato della mia città, Bolzano. Bolzano viene spesse volte accostata alla qualità della vita, viene riconosciuta e citata per questo. Viene dipinta come un'isola felice, cosa che purtroppo ormai è cambiata; da isola felice si è inevitabilmente trasformata in un'isola dei pirati, e questo a seguito delle politiche dei Governi targati PD, che hanno favorito una immigrazione indiscriminata, incontrollata, che ha portato, dapprima, ovviamente, degli inevitabili disagi, che poi si sono trasformati in vera e propria criminalità. Ci sono delle sacche di illegalità, che si sono appropriate di porzioni del nostro territorio, precludendo la possibilità agli onesti cittadini di frequentare parchi e altri luoghi.

Adesso il nostro sindaco, purtroppo, viene costantemente sollecitato su questo tema, ma lui liquida l'amministrazione, liquida la situazione definendola “mere percezioni”. Ieri sera tutta Italia ha potuto vedere, grazie a un servizio realizzato da Striscia la notizia come anche Bolzano, a seguito, appunto, delle politiche scellerate del PD a Roma ed evidentemente dell'amministrazione comunale, abbiano rovinato la nostra città.

Ecco, chiedo al Governo, al Governo tutto, di smettere di girarsi dall'altra parte, di affrontare la situazione anche nella nostra città e porre finalmente un rimedio e restituire porzioni di città, porzioni di territorio ai cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Torno di nuovo in quest'Aula a parlare di un problema, che, purtroppo, sta creando non poca preoccupazione nella mia provincia. Sabato 2 novembre, in zona Asi di Frosinone, è andata alle fiamme un'azienda di lavorazione di pellami. Le fiamme e il fumo nero hanno comunque reso l'aria irrespirabile ed è stata emanata, da parte del sindaco, un'ordinanza che vietava l'uscita dalle abitazioni, se non in caso di emergenza, e la chiusura delle finestre per i cittadini. Purtroppo le fiamme hanno lambito anche un'azienda confinante, che si occupa di smaltimento e stoccaggio di rifiuti, e potete capire le conseguenze. La nostra provincia non è nuova a questo tipo di disastri ecologici, che stanno uccidendo il nostro territorio, ma soprattutto la nostra gente.

Ma la cosa ben peggiore è che, qualche settimana fa, in pompa magna, nella provincia di Frosinone, è stata inaugurata una nuova e sontuosa zona Asi, alla presenza del mega presidente dell'Asi, del mega presidente della provincia, e ancora del mega presidente del consiglio regionale del Lazio, e infine lui, il super mega presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti. Vedete, signori, tutto il Gotha della politica a trazione PD è arrivato in provincia di Frosinone e si è ritrovato lì non per parlare di ambiente, salute oppure di salvaguardia e misure da adottare per eliminare la montagna di immondizia che si può apprezzare in quella zona; no, loro sono venuti a tagliare nastri e nastrini, come io avevo dichiarato qualche settimana prima sui giornali e che, purtroppo, li ha anche irritati, ma avevo ragione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Ai tagliatori di nastri si aggiunge colui che è diventato famoso in un tempo molto lontano, ma che purtroppo ha dimenticato questo, il paladino della Terra dei fuochi, ovvero il Ministro Costa. Spesso, in quest'Aula e sui giornali, a mezzo TV, e anche per tramite dei miei colleghi del MoVimento 5 Stelle sulla provincia, ho chiesto udienza al Ministro Costa, ma non ho mai ricevuto risposta. Forse al Ministro non interessa, non ha tempo, ma i cittadini di Frosinone se ne ricorderanno, i cittadini della provincia di Frosinone si ricorderanno anche di Zingaretti e compagni e quando verranno in cerca di voti nella nostra provincia, li aspetteranno con le buste dell'immondizia, perché è quello che loro meritano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, è della settimana scorsa una circolare dell'ATS Sardegna, che invita i propri dipendenti a non divulgare alla stampa notizie, giudizi o affermazioni riguardanti l'azienda. Si giustifica tale richiesta perché le suddette informazioni, data la situazione catastrofica della sanità sarda, sarebbero non certo rosee e, comunque, a dire del firmatario, dottor Steri, lesive della onorabilità dell'azienda e dei vertici.

Benché giuridicamente legittima e conforme al codice di comportamento dei dipendenti pubblici, la circolare, signor Presidente, è sufficientemente eloquente per essere giudicata un vero e proprio bavaglio messo oggi a tutti i dipendenti ATS. Una minaccia, Presidente, e nemmeno troppo velata. Non è un caso, infatti, che sia di elaborazione recente, considerata la situazione in cui versa la sanità sarda. Oggi la stampa in Sardegna permette ai medici, ai cittadini, di denunciare tutto ciò che avviene in sanità in Sardegna: la gravissima situazione, quindi, in cui si trovano ospedali, reparti e malati. Oggi la stampa coadiuva la lotta di queste persone. Se sono rispettati i limiti della veridicità dell'interesse pubblico a divulgare le notizie senza espressioni di per sé ingiuriose, il diritto di critica del lavoratore non può essere sanzionato neanche sotto il profilo disciplinare. Ciò perché quanto stabilito dal codice deontologico trova un limite nel proprio principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero. Invito, quindi, medici, infermieri e chiunque sia in possesso di informazioni utili alla tutela del primario interesse pubblico del diritto alla salute, a non astenersi dal renderle note. Invito anche l'assessore Nieddu e il dottor Steri a mettere in atto azioni volte a migliorare la situazione sanitaria sarda ed a scusarsi con tutti i dipendenti ATS per tale minaccia, che si aggiunge ai soprusi che oggi sono costretti a subire per tenere in piedi una sanità disastrosa che la politica regionale, ad oggi, ha mostrato di non essere in grado di sostenere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo per rappresentare all'Aula quello che è successo in provincia di Reggio Emilia, a Castelnovo Monti, domenica. Si teneva a Castelnovo una gara di enduro, sostanzialmente motocross, a cui numerosi appassionati e famiglie hanno partecipato. Durante questa gara sono stati esplosi almeno quattro colpi di fucile e tre di questi hanno colpito, fortunatamente in modo non grave, però hanno colpito, tre partecipanti a questa competizione. Si tratta sicuramente di una cosa preoccupante, perché l'esplosione di quattro colpi di fucile nei confronti di quattro corridori è seriamente preoccupante e io mi auguro che chi ha commesso questo gesto, che poteva finire in maniera molto più tragica, venga rapidamente individuato. In questo stesso senso è corrisposta anche l'iniziativa di un consigliere regionale della Lega, ma il passo successivo è stato quello di esprimersi contro la normativa in merito alle competizioni motociclistiche, che si svolgono attraverso i boschi, attraverso normative chiare. Io, invece, ci tengo a sollevare, anche al collega della Lega, che in realtà, forse, la diffusione delle armi è il problema. E allora, forse, c'è un eccesso di armi, io non mi riferisco alla foto di Salvini col mitra in mano, però sicuramente il numero di armi diffuse nel nostro Paese può costituire un problema e, forse, è lì che c'è da intervenire, piuttosto che su una normativa su dove si svolgono le competizioni di motocicletta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Trent'anni fa, oggi, ci lasciava Benigno Zaccagnini, una figura autorevole del panorama politico e istituzionale del nostro Paese, non solo per essere stato costituente parlamentare di quest'Aula fino al 1979 e successivamente senatore, non solo per avere ricoperto importanti incarichi governativi e istituzionali, fu peraltro anche Vicepresidente della Camera, presidente del gruppo Democratico Cristiano e segretario politico della Democrazia Cristiana in cinque complessi anni, tra il 1975 e il 1980. Noi vogliamo in questa sede sposare le parole importanti e autorevoli che oggi il Presidente della Repubblica ha voluto spendere commemorando questa figura nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, nella sua città di Ravenna, in un contesto che dà speranza, vista la presenza di migliaia di giovani, che si sono interrogati e hanno ascoltato sulle ragioni della speranza, della politica intesa come servizio e della possibilità, come diceva Zaccagnini, di interpretare la libertà come strumento in grado addirittura di abbattere i muri. Noi vogliamo ricordarlo con una frase, tra le tante profetiche, che parla a noi, parla a noi democratici, ma parla, più in generale, alla classe politica di questo Paese, in questo momento, e che può essere anche il suggello con il quale possiamo collegarci idealmente alla sua esperienza. Io penso, diceva Benigno Zaccagnini, che si debba dire apertamente che il tempo delle rendite è finito e che ora siamo in campo aperto, dinanzi ad una società nuova, più articolata ed esigente, di fronte alla quale i consensi o ce li guadagniamo con le nostre capacità politiche o non ce li meritiamo. Noi faremo di tutto per meritare questo importante viatico morale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Presidente, intervengo per denunciare, e a questo seguirà un'interrogazione nella Commissione competente, nella prima occasione utile, quanto sta accadendo sul tratto autostradale A14 compreso tra i chilometri 274 e 388, in questo momento e nei giorni precedenti: è caos, non si cammina più, con chilometri e chilometri di coda che si riflettono non solo sulla sicurezza, ma sugli autotrasportatori e, soprattutto, sulle tasche dei cittadini. Ciò deriva dall'effetto del decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino delle corsie che insistono sui viadotti nel tratto tra Pescara sud e Porto Sant'Elpidio, dal chilometro 274 al chilometro 388.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Ora, si capisce l'intervento dell'autorità giudiziaria - e mi avvio a concludere -, si capisce che si devono fare i lavori e le verifiche, ciò che non si capisce è che se si impiega il doppio o il triplo del tempo la tariffa rimane uguale, quella autostradale. Quindi, noi chiediamo che il Governo intervenga in misura urgente per calmierare le tariffe, in questa situazione, e per fare in modo che i lavori procedano velocemente, perché non è possibile questo disagio che crea anche problemi di sicurezza sulla viabilità della A14 (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 6 novembre 2019 - Ore 11:

(ore 11 e al termine del punto 3)

1. Seguito della discussione dei progetti di legge:

S. 964 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AIROLA ED ALTRI: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017 (Approvata dal Senato). (C. 2118)

Relatrice: EMILIOZZI.

S. 1088 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya relativo al Centro spaziale Luigi Broglio - Malindi, Kenya, con Allegato e Protocolli attuativi, fatto a Trento il 24 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1909)

Relatrice: EMILIOZZI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017. (C. 1623-A)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017. (C. 1624-A)

Relatore: CABRAS.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017. (C. 1625-A)

Relatore: CAPPELLANI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018. (C. 1626-A)

Relatore: OLGIATI.

S. 987 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1988)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

S. 1014 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 1989)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Informativa urgente del Governo in relazione al Memorandum Italia-Libia in tema di contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani.

La seduta termina alle 20,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Liuni, Lovecchio e Migliore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 il deputato Rizzetto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Berlinghieri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Giacometto ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 7 la deputata Paxia ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 12 il deputato Benamati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 13 il deputato Casciello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. IV, n. 3-A - restituz. atti 470 470 0 236 470 0 79 Appr.
2 Nominale Ddl 2220 - quest. preg. 1, 2 e 3 488 488 0 245 217 271 73 Resp.
3 Nominale Ddl 2222 - quest. preg. 1, 2 e 3 487 486 1 244 219 267 70 Resp.
4 Nominale Moz. Gelmini e a. 1-261 n.f. p.I 488 488 0 245 488 0 68 Appr.
5 Nominale Moz. Gelmini e a. 1-261 n.f. p.II 492 492 0 247 220 272 68 Resp.
6 Nominale Moz. Grimaldi e a. 1-272 493 492 1 247 458 34 68 Appr.
7 Nominale Moz.Lollobrigida e a. 1-275 n.f. pI 496 496 0 249 495 1 68 Appr.
8 Nominale Moz.Lollobrigida e a.1-275 n.f. pII 493 492 1 247 221 271 68 Resp.
9 Nominale Moz.Lollobrigida e a.1-275 n.f.pIII 491 490 1 246 220 270 68 Resp.
10 Nominale Moz. Nitti e a. 1-231 n.f. 477 477 0 239 477 0 66 Appr.
11 Nominale Moz. Aprea e a. 1-277 478 478 0 240 478 0 64 Appr.
12 Nominale Moz. Meloni e a. 1-278 rif. p.I 482 482 0 242 482 0 64 Appr.
13 Nominale Moz. Meloni e a. 1-278 rif. p.II 482 482 0 242 214 268 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Belotti e a. 1-279 p.I 480 480 0 241 480 0 65 Appr.
15 Nominale Moz. Belotti e a. 1-279 p.II 483 483 0 242 217 266 65 Resp.