XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 171 di mercoledì 8 maggio 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Bartolozzi, Battelli, Benvenuto, Borghese, Brescia, Businarolo, Cantalamessa, Castelli, Cavandoli, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, Delrio, Ferri, Fraccaro, Frassinetti, Fusacchia, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lattanzio, Liuni, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Maniero, Occhionero, Parolo, Pignatone, Ruocco, Carlo Sibilia, Valente, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, recante misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria (A.C. 1816) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Santelli ed altri n. 1 e De Filippo ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 1816: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, recante misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Per un richiamo al Regolamento.

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Quale articolo?

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, articolo 59 e seguenti. Sarò breve. In fine seduta di ieri sera, il Presidente mi richiama: “Onorevole Fatuzzo, la invito a non concludere più così i suoi interventi”. Non è la prima volta che il Presidente della seduta mi richiama invitandomi a non esprimermi, al termine dei miei interventi, con la frase “Viva i pensionati, pensionati all'attacco”. In questo caso, lo dico senza punto esclamativo, perché voglio dire che ci sono tanti modi per comunicare, anche l'uso della parola e, addirittura, l'uso del punto esclamativo che viene riportato nel resoconto stenografico. Io ritengo di non aver violato alcun articolo del Regolamento, di non aver detto parole sconvenienti, anzi, mi ritengo quasi in dovere di ricordarlo a quest'Aula, dove sono arrivato grazie soprattutto alla candidatura nelle liste di Forza Italia, ma anche per il mio desiderio di parlare dei problemi dei pensionati. A mio parere, questo non contrasta assolutamente con il diritto-dovere del parlamentare di esercitare la sua funzione, senza offendere nessuno, senza parlar male di nessuno, esclusivamente sottolineando con una frase che viene detta con molta educazione, senza offendere, ripeto, nessuno, se non i pensionati che ascoltassero e sentissero un Presidente a cui non va giù - devo dire così - il fatto che si dica “Viva i pensionati, pensionati all'attacco”. Domani potrei dire “Viva l'Italia, viva gli italiani”. Vorrei che la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza, chi per Regolamento è designato a decidere se un parlamentare possa dire “Viva i pensionati, pensionati all'attacco” a conclusione e pertinentemente con il suo diritto-dovere di esprimere quello che ritiene opportuno e utile per i cittadini, in questo caso, abbia questo diritto oppure, se non ho questo diritto, mi venga data la sanzione che dovessi meritare. Ma se, invece, questo diritto io dovessi averlo, gradirei che nessun Presidente dell'Assemblea mi mettesse nella condizione di non poter dire quello che ritengo opportuno. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'ho ascoltata, deputato Fatuzzo. Il punto è questo: è chiaro che “Viva i pensionati, pensionati all'attacco” non sono parole cosiddette sconvenienti, ma utilizzate ad ogni fine intervento, ogni volta, dall'inizio della legislatura, è chiaro che può essere uno slogan finale da mettere ad ogni intervento e, quindi, potrebbe rientrare nelle frasi cosiddette sconvenienti (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perciò io la invito, in ogni caso, a cercare di non concludere l'intervento con uno slogan, ma di esplicitare, come lei sempre fa, la questione dei pensionati all'interno di un intervento che non si concluda sempre con uno slogan. Tutto qui, quindi comprendo cosa intendeva dire ieri il Vicepresidente Rosato.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1816.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1816)

PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Il paradosso di questo decreto che oggi stiamo affrontando con la questione pregiudiziale di costituzionalità è che, probabilmente, in questi stessi minuti il Consiglio dei ministri affronterà o sta affrontando il tema dell'autonomia differenziata. Una gran parte di questo Governo, una forza politica preponderante di questo Governo ritiene che bisogna assolutamente ottenere un'autonomia differenziata su alcune materie, una di queste materie principe è la sanità. Contemporaneamente, lo stesso Governo si precipita in un Consiglio dei ministri versione spot o fiction in Calabria per venire a varare un cosiddetto decreto di emergenza, misure emergenziali per il servizio sanitario calabrese. Il termine “emergenza” risulta quanto mai patetico, se non ridicolo: la Calabria è in emergenza sanitaria, lo è conclamata perché, da dieci anni, la Calabria sulla sanità è commissariata dal Governo. Lo ripeto: è commissariata. Cosa mancava rispetto al commissariamento già in atto? Mancava un passo in più, mancava quella che è diventata, evidentemente, una mania di questo Governo, cioè commissariare tutto, commissariare il possibile: commissariamo le opere pubbliche, commissariamo le ASP, commissariamo i comuni, commissariamo tutto, possibilmente mettiamo anche a disposizione generali della Guardia di finanza, colonnelli, tutto quello che c'è; l'importante è che non ci sia nessuno di politico, perché per una parte di questo Governo la politica è una vergogna, anzi la politica stessa è un reato. Vediamo come si arriva a questo decreto, che viene visto come la panacea di tutti i mali, in una terra in cui l'emergenza sanitaria è l'emergenza maggiore, ma è l'emergenza dei cittadini, è l'emergenza di chi non ha oggi assicurato il minimo di prestazioni, che non ha eguali diritti, perché il calabrese non ha diritti eguali al cittadino di altre regioni. Allora cosa ci si poteva aspettare? Ci si poteva aspettare un intervento sul riparto sanitario, ci si poteva aspettare un intervento che diceva finalmente che è il fabbisogno di cure e non la disponibilità di somme che determina qual è l'impegno dello Stato e qual è l'impegno della regione nelle cure di un cittadino. Niente di tutto ciò, niente di tutto ciò: è un'operazione di bieco potere, un'operazione di mere poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In questo decreto c'è scritto solo questo, c'è scritto che il Governo, in questo caso più giallo che verde - perché il Ministro Salvini è scappato da quel Consiglio dei ministri, non si è visto, per pudore - è venuto a fare il golpe bianco sulla Costituzione repubblicana. Perché? Che succede? Succede che, a questo punto, per poter occupare tutte le poltrone, non si può utilizzare un commissariamento qualunque, ma bisogna espropriare tutto e, per espropriare tutto e per fare tutte le nomine possibili, la Costituzione italiana viene stracciata, viene stracciato il Titolo V, viene stracciato l'articolo 5 della Costituzione, viene stracciato qualsiasi livello di leale collaborazione fra le istituzioni; articoli su articoli in cui si spiega esclusivamente che spetteranno al Governo e al commissario indicato dal Governo le nomine di qualsiasi genere, nomine per le quali il Governo non è tenuto nemmeno ad attenersi agli elenchi. Il Governo del merito, colleghi grillini, il Governo della trasparenza, avrà la possibilità di non usare gli elenchi di idoneità, gli elenchi di merito; sceglierà come vuole, sceglierà fra gli amici, sceglierà chi vuole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, questo è un tema delicato, perché, vedete, a quanto pare, la Costituzione è elastica, si può usare e si può non usare; Presidente Fico, la Costituzione dovrebbe essere la guida di qualsiasi Governo, ma - glielo ripeto - con un golpe bianco si può anche dire che la Costituzione non esiste, tanto è solo per diciotto mesi. Aggiungo con un minimo - se permettete - di malizia, perché mi rendo conto che i grillini l'hanno imparata bene ormai la lezione della vecchia politica e si sono fatti i conti per arrivare giustamente alle elezioni regionali e, fino alle elezioni regionali, nomineranno loro tutti. Ora, vedete, questo è il punto più delicato. Io non difendo la politica regionale delle nomine - non me ne frega niente -, non difendo la regione Calabria attuale - non me ne frega niente, ha agito male - ma difendo quelle che sono le regole dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ripeto: le regole dello Stato, perché non credo che il Ministro Grillo conosca la sanità calabrese, perché non credo che il Ministro Grillo sappia cosa significhi chiudere, o meno, un ospedale a Trebisacce, cosa significhi chiudere (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) …

PRESIDENTE. Deputato Cannizzaro, per favore! Deputata Dieni!

JOLE SANTELLI (FI). …cosa significhi chiudere un ospedale a Praia a Mare. Non credo che sappiano cosa significhi avere le TAC rotte, non lo possono sapere. Abbiamo combattuto per dieci anni, come calabresi, sui due tavoli che erano istituiti al Ministero della Salute, “Tavolo Massicci” e “Tavolo Adduce”, con i decimali, perché non si capiva, e ora arriveranno le nomine che provvederanno a tutto. Io me lo auguro, Presidente Fico. Io mi auguro che il Ministro Grillo, con un atto di magia, risolva tutti i problemi calabresi. So che allo stato i problemi calabresi non saranno risolti, ma sicuramente una serie di amici di questo Governo saranno sistemati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Viscomi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale De Filippo ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Il Partito Democratico ha presentato la questione pregiudiziale e ha segnalato la non conformità di questo decreto-legge, recante “Misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria” ai requisiti che la Costituzione e la giurisprudenza della Corte costituzionale richiedono ai fini dell'esito positivo dello scrutinio di legittimità, per l'adozione di un atto che - è ben noto - altera il normale equilibrio della funzione legislativa, un atto peraltro che in questo specifico caso è destinato ad operare in un contesto istituzionale segnato da una regolazione multilivello e quindi al rischio di disarticolare l'insieme delle regole sinteticamente raccolte nell'alveo semantico del principio di leale collaborazione, principio questo che per sua natura non può non conformare anche le ipotesi di esercizio dei poteri sostitutivi, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 120 della Costituzione, come declinato dall'articolo 8 della legge n. 131. Ora, in primo luogo, vorrei evidenziare che il decreto in esame è articolato in due capi, sostanzialmente autonomi, aventi ad oggetto, l'uno, le criticità del servizio sanitario regionale, l'altro invece, materie relative al Servizio sanitario nazionale, due capi, così diversi per ratio e per temi trattati, da apparire anche ad un osservatore distratto come la giusta posizione di due differenti provvedimenti, dei quali il primo, quello di carattere regionale, sembra operare come una sorta di veicolo trainante che ha consentito di trascinare appunto nell'urgenza del decreto anche il secondo provvedimento, quello di rilievo nazionale. La conseguenza, però, Presidente, è ovvia: così operando non si consente una valutazione differenziata delle due parti, costringendo il Parlamento ad accomunare in un unico voto finale provvedimenti che potrebbero anche suggerire valutazioni tra loro differenti. Già sulla base della mera lettura delle ragioni, posta a fondamento del decreto in esame, appare scarsamente considerato il principio costituzionale che vuole omogenei i contenuti precettivi di un decreto-legge, vincolo questo che la Corte ritiene implicitamente previsto all'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato anche dalla legge n. 400, laddove si prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere omogeneo, che, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità ed urgenza, in questo caso la Calabria, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa.

C'è però un secondo e più importante elemento da considerare, che non riguarda soltanto la regione Calabria: il decreto interviene in una materia difficile, caratterizzata - come dicevo - da una governance multilivello, affidata ad una pluralità di attori istituzionali, presidiata da norme costituzionali, segnata da una risalente stratificazione legislativa per quanto riguarda l'intervento di contenimento della spesa, alla quale si affianca ora una transitoria e articolata disciplina di ridefinizione dei poteri e delle competenze anche sulla organizzazione aziendale, in particolare per quanto riguarda quattro versanti: il potere di nomina degli organi direzionali, la dichiarazione di dissesto degli enti del Servizio sanitario regionale, la disciplina degli appalti dell'edilizia sanitaria, lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. L'introduzione di tale complesso sistema è giustificato dal Governo per via della situazione di degrado del sistema sanitario regionale. Naturalmente non è in questa sede, cioè in sede di discussione della questione pregiudiziale, che può e deve entrarsi nel merito delle singole norme, deve però essere qui ricordato in via preliminare che proprio il carattere multilivello del sistema avrebbe dovuto indurre il Governo ad una più ampia riflessione sulle ragioni della criticità evidenziata e suggerire una più attenta considerazione della necessità di ripensare l'istituto del commissariamento e semmai di incentivare e rafforzare le pratiche cooperative non conflittuali tra i livelli istituzionali. In modo più pertinente, Presidente, vorrei evidenziare che proprio il carattere multilivello del sistema rende ancora più clamorosa la violazione del principio di leale collaborazione, nel momento stesso in cui l'autonomia regionale - oggi, della regione Calabria, domani, di qualunque altra regione - subisce una ferita così profonda e che a farlo siano stati i partiti che nel passato hanno professato il massimo rispetto per il sistema delle autonomie fa veramente pensare al cambiamento radicale di questo tempo. Il fatto è, signor Presidente, che è totalmente mancata qualunque forma di confronto preventivo con la regione Calabria e, come chiarito anche di recente dalla Corte costituzionale in materia di legislazione concorrente, cito testualmente: “E' fondata la richiesta della ricorrente di un coinvolgimento regionale tramite intesa. In particolare, essendo il fondo, nel caso specifico, destinato alla progettazione, e così via, è corretto che, come prospetta la ricorrente, lo strumento idoneo ad eliminare il vizio consiste nell'intesa”.

Le conseguenze di questa scarsa considerazione delle esigenze di rispettare l'articolazione degli assetti istituzionali sono facilmente evidenziabili, basti pensare all'articolo 2 che conferisce al commissario, al “nuovo” commissario, diciamo, un potere nuovo rispetto a quanto previsto nel piano di rientro, ossia il potere di verifica straordinaria dei direttori generali delle aziende e dei commissari. Basti pensare, ancora, alla nomina dei commissari straordinari delle singole aziende da parte del commissario governativo, anziché da parte del presidente della giunta regionale; basti pensare alla verifica prima dei 24 mesi e così via; basta pensare all'omissione integrale dell'acquisizione dei pareri della conferenza dei sindaci che, invece, è prevista in via generale. Potrei richiamare a sostegno molte tesi della Corte costituzionale; mi limito solo a ricordare la sentenza n. 251 del 2016, relativa proprio in materia di dirigenza statale.

Insomma, qualunque intervento legislativo che incida sull'assetto delineato dal decreto legislativo n. 171, com'è accaduto, ad esempio, al momento dell'adozione del decreto legislativo n. 126, correttivo del n. 171, deve necessariamente essere preceduto da intese in sede di Conferenza Stato-regioni, ivi comprese le deroghe o le modifiche introdotte con il decreto-legge in oggetto.

Mi avvio a concludere, signor Presidente, richiamando le due ragioni che giustificano l'apposizione della pregiudiziale; il Governo chiede all'Aula di approvare un provvedimento non omogeneo che incide su materie concorrenti, senza aver acquisito alcuna forma di intesa con il sistema delle Conferenze, luogo proprio di attuazione della leale collaborazione. A prescindere dal merito delle singole questioni e cioè se gli istituti introdotti siano la terapia giusta per una condizione critica o non siano piuttosto, come io credo, una terapia sbagliata, si tratta di condizioni di carattere generale e di interesse generale che non consentono di proseguire nell'esame del decreto-legge n. 35. Il fatto è - e concludo - che l'introduzione nel sistema istituzionale e normativo di prassi segnate dalla negazione del principio di leale collaborazione fra Stato e regioni, soprattutto quando riguarda materie tipicamente multilivello, non determina, come qualcuno ritiene, la semplificazione di situazioni altrimenti complesse da gestire, ma, semmai, complica ulteriormente situazioni già di per sé complesse e perpetua improduttivi atteggiamenti conflittuali tra poteri, laddove, invece, il reale interesse dei cittadini invoca, anzi, impone atteggiamenti cooperativi orientati al comune impegno.

Questo è, in definitiva, Presidente, il senso stesso del principio di leale collaborazione che questo decreto ha palesemente violato, tanto da giustificare la richiesta all'Aula di non proseguire oltre nel suo esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Premesso, voglio dire, che sarei intervenuto a prescindere che quest'atto di commissariamento della sanità fosse per un'altra regione - mi sembra che stiamo facendo un dibattito su un'unica regione - io credo che ci sia un tema più profondo di rispetto davvero costituzionale del rapporto tra Stato e regioni e che si stia scambiando la sanità come un luogo di occupazione di potere, anziché di rispetto per chi la sanità non vorrebbe mai incrociarla e quelli sono i cittadini che drammaticamente si trovano ad avere a che fare con la sanità, i pazienti, le persone normali che sono preoccupate di ben altre cose: del fatto che la sanità funzioni, non dell'occupazione e della gestione del potere sanitario. Allora, in un rapporto leale, lo ha detto chi mi ha preceduto, come la Costituzione sancisce, non lascia interpretazioni, in un rapporto leale tra lo Stato e le regioni, all'articolo 120 è previsto il commissariamento, ma in un rapporto tra i due enti; qui, si sta trattando, invece, semplicemente, di una questione politica, in cui qualcuno pensa di poter sopraffare un'altra parte politica, senza tenere in considerazione i danni che si possono arrecare, gli ulteriori danni che si possono arrecare alla sanità martoriata di una regione.

Infatti, la sanità regionale calabrese è commissariata da dieci anni, da dieci lunghi anni e uno dei nominati, da questo Governo, ha già avuto a che fare con la sanità calabrese e non ha lasciato un esempio fulgido di risorse a cui ritornare per migliorare la qualità della sanità calabrese. Queste figure che si stanno trovando, non so se conoscono o se avranno la capacità di trovare delle soluzioni in un lasso temporale come quello che ha scritto, chi ha dovuto scrivere in questa maggioranza gialloverde; io lo voglio dire all'onorevole Santelli, io non posso accettare che esista una maggioranza che per metà fa una cosa e per metà fa l'opposizione alla maggioranza, ora basta con queste pagliacciate, questo è un decreto di questa maggioranza e se ne assumano la responsabilità la parte gialla e la parte verde, perché non è pensabile scaricare su una parte per poter fare l'opposizione dall'altra parte e, poi, per altri provvedimenti scaricare sui verdi, facendo l'opposizione dei gialli; questo non è possibile, c'è una responsabilità piena della maggioranza, lo ripeto, piena della maggioranza su questo tema ed è un'occupazione di potere. Si sta provando a fare questo, tra l'altro - e io credo che per questo sia giusto votare la questione pregiudiziale - non esiste una sospensione temporale dei diritti costituzionali, non è la limitatezza del tempo, i 18 mesi, che rende costituzionale ciò che non lo è, lo ripeto, ciò che non lo è; perché, se dentro quel decreto si è dovuta dare la temporalità vuol dire che c'è un problema e quando si limitano i diritti costituzionali non è una questione di tempo. Non si può accettare, quindi, che sulla pelle dei calabresi si faccia questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della scuola secondaria di primo grado Don Pino Puglisi di Monsano, Ancona, e i docenti e gli studenti dell'istituto d'istruzione superiore Pentasuglia di Matera, benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Fratelli d'Italia per associarmi alla questione pregiudiziale presentata dai colleghi di Forza Italia sull'ennesimo decreto presentato da questo Governo. Oramai, è diventata una prassi costante e sistematica da parte del Governo Conte presentare decreti che ingolfano i lavori parlamentari, determinando una sostanziale sostituzione e ingerenza da parte del Governo in una funzione e in una competenza che per la Costituzione spetta esclusivamente al Parlamento.

Ogni volta, il Governo, i cui rappresentanti in Parlamento, nelle precedenti legislature, hanno sempre stigmatizzato l'uso improprio della normativa d'urgenza, ravvisa i presupposti previsti dall'articolo 77 della Costituzione; anche in questa occasione. La straordinaria necessità e urgenza si concretizza, questa volta, a parere del Governo, nell'esigenza di tutelare i famosi LEA, i livelli essenziali di assistenza, nonché la necessità di garantire il fondamentale diritto alla salute, mediante la risoluzione di gravi inadempienze amministrative e gestionali, nonché del mancato rispetto degli obiettivi economico-finanziari previsti.

Tutte certamente motivazioni valide, se non fosse che il decreto-legge, in realtà, non interviene su questi argomenti, ma rappresenta un modo, peraltro, devo dire, neanche, ahimè, troppo velato per assumere il controllo delle strutture sanitarie calabresi, senza porre alcuna attenzione, invece, a quell'interesse primario che è l'interesse dei cittadini e della loro salute. La sanità calabrese, per quanto possa immaginare il Ministro della salute Grillo che ha proposto questo decreto-legge, non ha bisogno certamente di nuovi salvatori della patria, troppi ne abbiamo visti, troppi ne abbiamo conosciuti nel corso degli ultimi anni.

La sanità calabrese, infatti, è commissariata dal Governo nazionale, ahimè, da moltissimo tempo, con effetti totalmente distorsivi che ricadono su tutti i pazienti.

Non credo, inoltre, che nuovi commissari straordinari avranno, in poco tempo, e provenienti da altri contesti che non siano quelli calabresi professionali, la possibilità in qualche modo di poter comprendere le tante criticità ed emergenze. Altresì, per di più con degli stipendi profumatamente pagati, potranno fare ben poco.

Voglio ricordare che a questi stipendi sono stati aggiunti altri 50 mila euro sulle indennità e 20 mila soltanto come spese di missione. Ricordo anche che i 5 Stelle, quando non erano al Governo, hanno fatto battaglie, durante sia il Governo Renzi che il Governo Gentiloni, contro il PD, rispetto a un commissariamento che andava in qualche modo cambiato e che andava eliminato. Queste sono ovviamente valutazioni di natura politica, che affronteremo poi nel merito del decreto stesso, quando ne discuteremo, sempre che avremo ben presente il diritto dei cittadini calabresi, garantito per come qualunque altro cittadino italiano dall'articolo 32 della Costituzione. La cosa più grave è anche un'offesa che si fa ad una terra dalla quale abbiamo esportato le migliori professionalità in tutte le strutture italiane, e che si motiva, che si spera e si auspica che la scelta ricada fuori dal territorio della Calabria. Io credo che questo non sia consentito; credo che l'eccessiva discrezionalità nel non tenere conto dei requisiti di quella meritocrazia di cui vi siete sempre riempiti la bocca sarà una pagina buia non solo per questo decreto, ovviamente, ma per la Calabria tutta.

Vorrei aggiungere che forse, rispetto anche all'articolo 32, più che aumentare le indennità per coloro che andranno ad occupare delle importanti poltrone, avremmo dovuto pensare a quello sblocco del turnover che vede tutte le strutture sanitarie al collasso e tanti calabresi costretti ad emigrare. Qualche tempo fa, Il Sole 24 Ore titolava che il più grande ospedale del Nord è fatto dai meridionali e dai calabresi. Questo decreto, che, ripeto, non affronta assolutamente alcun problema urgente e necessario per la salute dei cittadini calabresi, che in qualche modo devono emigrare, non può essere da noi condiviso. Auspichiamo solo che questo famoso Governo, che sulla carta e nelle piazze ha parlato di cambiamento, possa realmente realizzarlo, ma lo potrà realizzare quando la sanità dalla politica non sarà più vista come un'industria di consensi ma come una fabbrica di salute. Quindi, come Fratelli d'Italia ovviamente chiediamo che questo atto oggi non venga assolutamente discusso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI (M5S). Presidente, mi hanno preceduto i giganti della politica calabrese, quindi io farò quel che posso. In effetti, è vero, questa regione Calabria, che è la regione su cui si incentra il Capo I di questo decreto, è commissariata già da dieci anni: hanno fallito Governi di centrodestra e di centrosinistra; ad oggi, i livelli essenziali di assistenza e i servizi sanitari sono davvero ai minimi storici. Allora, gli interventi che sono stati posti in essere con questo provvedimento sono ulteriori azioni governative nel pieno rispetto della Costituzione, perché questi provvedimenti normativi straordinari sono assunti per un periodo temporale limitato, a 18 mesi, con i quali si intende accompagnare la sanità calabrese verso situazioni amministrative che potremmo dire di normalità.

Come sottolineato dalla relazione illustrativa al provvedimento, invito tutti a leggere le premesse di questo decreto, davvero: l'intento è nella piena consapevolezza dei limiti costituzionali connessi ad ogni intervento in senso lato sostitutivo, e di poter arginare un percorso finalizzato ad una prima rimozione dei fattori di criticità, dotando il commissario ad acta per l'attuazione degli obiettivi del piano di rientro della regione Calabria di poteri straordinari che consentano, in tempi certi e definiti, il ripristino della normalità, garantendo la trasparenza nel settore sanitario, superando ostacoli sia burocratici che ambientali. Il provvedimento va ricondotto all'articolo 120 della Costituzione, comma secondo, secondo il quale il Governo può sostituirsi a organi delle regioni, delle Città metropolitane, delle province e dei comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria.

Il perno intorno a cui ruota il provvedimento, dunque, è proprio l'articolo 120 della Costituzione, comma secondo, quindi non stiamo esondando rispetto ai poteri che la Costituzione dà al Governo in caso di inadempienza dei poteri regionali, delle autonomie locali. Allora, che cosa si intende per poteri sostitutivi dello Stato? Si intende la facoltà per lo Stato di adottare provvedimenti sostitutivi qualora gli enti territoriali preposti ad adempiere a determinati obblighi non l'abbiano fatto, oppure non l'abbiano fatto correttamente o tempestivamente, soprattutto per preservare l'interesse pubblico, i servizi e i diritti che sono destinati alla collettività dai soggetti pubblici. Dunque, al criterio delle competenze ex articolo 117 della Costituzione, che sono state più volte richiamate, subentra il potere sostitutivo ex articolo 120 della Costituzione, e per fortuna, aggiungo io, perché l'articolo 120, comma secondo, della Costituzione svolge proprio la funzione di elemento unificante del sistema istituzionale delineato dopo la riforma del Titolo V, parte seconda, della Costituzione. Nell'ambito di un ordinamento giuridico, dunque, che valorizza le competenze e le autonomie locali, vi sono comunque interessi che superano i confini delle singole regioni, di fronte alla lesione dei quali lo Stato torna ad essere il responsabile nei confronti della generalità dei cittadini. Il diritto alla salute è riconosciuto e garantito dall'articolo 32 della Costituzione, è dunque tra i primari e fondamentali diritti scolpiti nella nostra Costituzione, quindi la particolare importanza che i padri costituenti hanno riconosciuto alla salute si spiega in quanto trattasi proprio di un diritto fondamentale.

Andando a chiudere, Presidente, perché sono state dette delle cose inesatte, parziali, se è vero che siamo commissariati da dieci anni è la riprova che non è questo Governo che ha intenzione di commissariare a più non posso, come ha detto la collega Santelli, di Forza Italia, perché forse sfugge che attualmente c'è di nuovo un'azienda sanitaria provinciale, quella di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazioni mafiose, c'è una commissione d'accesso anche all'ASP di Catanzaro, dunque mi fa specie che anche colleghi che sono stati nell'antimafia e che attualmente sono in Commissione antimafia non mettano in rilievo che c'è qualcosa che si chiama 'ndrangheta che si è infiltrata nella parte di bilancio più succosa e più succulenta, sia per le ‘ndrine che, aggiungo, per la politica omertosa e compromessa. Attualmente ci sono anche indagini a carico del presidente della regione Calabria, nell'ambito dell'operazione “Passepartout”, per la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza. Le criticità sono rimaste, nonostante i passati commissariamenti, e ci sono 320 milioni di mobilità passiva, per cui i cittadini calabresi sono costretti a curarsi fuori regione. Quindi, evitiamo di fare una lotta di governo sulla pelle dei cittadini calabresi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). A titolo personale.

PRESIDENTE. Però, non è previsto intervenire a titolo personale.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 8.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Voglio sottolineare l'assoluta inadeguatezza e incompetenza dell'onorevole Nesci…

PRESIDENTE. No, non è un richiamo al Regolamento questo… Grazie (Commenti della deputata Bruno Bossio). Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Santelli ed altri n. 1 e De Filippo ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 214-515-805 - D'iniziativa dei senatori: Quagliariello; Calderoli e Perilli; Patuanelli e Romeo: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 1585); e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri (A.C. 1172) (ore 11,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1585: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 1172.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 2.8 Speranza.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.9 Magi.

Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Magi, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole del relatore di minoranza della componente +Europa del gruppo Misto, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Magi, con il parere contrario della Commissione….

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento. Questa volta mi rivolgo direttamente a lei, Presidente, perché penso che lei avesse il dovere di censurare, in un intervento legato al tema della incostituzionalità, le parole della deputata Nesci, che davano un giudizio sul presidente della regione Calabria, che niente avevano a che fare con la questione di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), tenendo conto oltretutto che la regione Calabria da dieci anni è espropriata dal suo diritto di gestire il bilancio della sanità. Quindi, mi rivolgo a lei, penso che lei debba censurare quelle parole.

PRESIDENTE. Siamo chiaramente qui su di un altro punto dell'ordine del giorno. Ogni deputato, negli interventi, può esprimere la propria opinione. A lei poter intervenire.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Magi, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Anche per questo emendamento, sul quale, come relatore, ho espresso parere favorevole, vorrei fare alcune considerazioni. È evidente che ci sono una serie di emendamenti che vanno a sottolineare la totale discrezionalità, al limite della fantasiosità, con la quale si è provveduto a indicare in duecento il numero dei senatori. In questo caso l'emendamento prevede che ve ne siano duecentocinquanta, ma vorrei che rimanesse agli atti e che l'Aula fosse consapevole - questo ovviamente diremo in giro per l'Italia - che l'intenzione di tagliare è esclusivamente legata, così come è accaduto nella discussione di ieri in maniera abbastanza evidente, solo ed esclusivamente ad una vicenda contabile. Non c'è alcun ragionamento: sono stati fatti interventi autorevoli, che hanno dimostrato – visto che spero che almeno non si litighi con la matematica e con l'aritmetica, che è una branca della matematica molto più semplice - la possibilità che vi siano alcune regioni per le quali il taglio previsto sia superiore al 50 per cento: la Basilicata, l'Abruzzo, il Friuli Venezia Giulia avrebbero un taglio dei senatori superiore al 50 per cento. Ora, si può fare spallucce e si può considerare questa come una condizione assolutamente irrisoria rispetto a quello che è il primato della politica, così come viene raccontato da queste riforme, ma quello che voglio dirvi io è che non esiste la possibilità di un'adeguata rappresentanza senza che questa sia corroborata da una struttura che dia delle funzioni precise.

Noi abbiamo sempre chiesto la revisione del funzionamento del bicameralismo perfetto: lo abbiamo chiesto perché quella sarebbe una riforma, così come avevamo indicato noi, che non solo consentirebbe maggiore velocità, perché il problema non è solo la velocità, ma anche la qualità della decisione, e non mantenere in sospeso provvedimenti legislativi che, in virtù della navetta, possono anche decadere nel corso di una legislatura. Noi abbiamo bisogno di questa revisione ed è per questo motivo che portando a duecentocinquanta - potevamo scrivere duecentosessanta, potevamo scrivere centoventi, il collega Magi ha presentato anche emendamenti provocatori portando a venti i senatori - indichiamo semplicemente che il re è nudo, cioè che la vostra non è una riforma ma è la volontà di rappresentare quest'Aula come un'Aula di spese, e non di rappresentanza perché se foste interessati alla rappresentanza avreste detto che queste regioni non potevano avere un taglio dei senatori superiore al 50 per cento, perché altrimenti avreste detto qual è il compito dei senatori, perché altrimenti avreste valutato quali sono le trasformazioni intervenute nella società. Ci diceva ieri la relatrice Macina: la società è cambiata; è cambiata al punto tale che non volete neanche discutere dell'elettorato attivo e passivo. Penso che questo sia un vulnus ed è per questo motivo che voteremo a favore ma, nello stesso tempo, vi richiamiamo anche alla responsabilità costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Nell'ambito di una riforma che la maggioranza ha voluto impostare come un taglio drastico slegato da qualsiasi criterio di rappresentanza o, come ha appena detto giustamente il collega Migliore, di revisione delle funzioni del bicameralismo, è emerso, nella discussione di ieri, un ulteriore effetto distorsivo, che è quello dell'introduzione di una soglia di sbarramento molto alta.

Con questo emendamento, portando, cioè, i senatori da 200 a 250, noi riusciremmo a stemperare un po' questo sbarramento che, di fatto, sarebbe un impedimento a molte minoranze e a forze di minoranza, forze politiche e sociali, a entrare nelle nuove Camere e, soprattutto, a entrare nel Senato, dove si determinerebbe davvero una soglia altissima.

Quindi, chiedo questo, poiché non era stata annunciata come volontà quella di creare una soglia di sbarramento e tutto il ciclo di audizioni dei costituzionalisti ci ha detto: “Attenzione! Voi in questo modo introducete una soglia di sbarramento che va ben al di là di quella…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …che è prevista dalla legge elettorale”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Io ovviamente sottoscrivo e aggiungo la mia firma a questo emendamento e vorrei ricordare ancora una volta, visto che si è discusso in queste ore di Costituzione soltanto da un punto di vista brutalmente aritmetico e matematico, il lungo itinerario che fecero i costituenti dopo l'approvazione della Costituzione e fino al 1963, quando fu definito con una norma costituzionale il numero dei senatori e dei parlamentari.

Dunque, io consiglierei a molti colleghi, soprattutto a quelli delle piccole regioni che sono nella maggioranza, di leggere quel dibattito costituzionale sulla rappresentanza delle piccole regioni e sulla relazione…

PRESIDENTE. Concluda.

VITO DE FILIPPO (PD). …rispetto al numero degli abitanti o alla dimensione geografica di una regione che venivano proporzionati e relazionati al numero dei parlamentari e dei senatori.

La vostra norma, dunque, produce un effetto assolutamente devastante in alcuni territori…

PRESIDENTE. Deve concludere.

VITO DE FILIPPO (PD). …ben al di là delle prospettive e dei numeri di riduzione che, ovviamente, in termini generali potremmo anche condividere su questa norma.

PRESIDENTE. Grazie…

VITO DE FILIPPO (PD). Quindi, la Basilicata - Presidente, mi consenta - viene trattata nocivamente in questa norma in maniera devastante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Siamo passati a ragionare sul numero di senatori della cosiddetta “Camera alta” e la nostra impressione è che questo numero di 200 sia stato sostanzialmente individuato in relazione alla scelta compiuta per la Camera dei deputati, cioè esattamente la metà dei 400 della Camera, sottovalutando - e vorrei sottolineare questo - gli effetti che sono disproporzionali, più che proporzionali rispetto ai temi della rappresentanza territoriale e della rappresentanza politica che questa riduzione propone. Cioè, non abbiamo la metà e, in realtà, abbiamo molto di più da questo punto di vista.

Dunque, abbiamo l'effetto - e voglio ricordarlo citando una delle audizioni, perché ieri la collega Macina ha sostanzialmente fatto una fotografia di auditi che hanno dato un parere ampiamente positivo sulla riforma - che sottolineava il professor Curreri nella sua audizione, cioè che “appare evidente che essere eletto da un numero complessivamente maggiore di abitanti indebolisce la rappresentanza politico-territoriale aumentando il distacco tra elettori ed eletti e sotto un altro profilo il numero ridotto dei parlamentari eletti rafforza il vincolo che li lega ai partiti di cui hanno condiviso il programma politico”.

Cioè, qui c'è un problema di rappresentanza territoriale che, portato a 200 il numero dei senatori, porta a ingigantire tutte le problematiche che erano già presenti all'interno della discussione che abbiamo fatto sulla Camera.

E, quindi, da questo punto di vista, sarebbe stato più equilibrato, avendo evidentemente un rapporto di uno a due tra Camera e Senato, un numero di 500 per la Camera e di 250 per il Senato. Per queste ragioni noi voteremo a favore su questo emendamento.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'istituto d'istruzione superiore “Cuoco - Manuppella” di Isernia e l'istituto comprensivo di “Codigoro”, in provincia di Ferrara. Benvenuti (Applausi)!

Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Mi scusi, Presidente. Il relatore di minoranza Migliore è intervenuto su quest'ultimo emendamento come relatore, come dall'inizio del provvedimento. Noi abbiamo tempi già molto ristretti e se tutte le volte che interviene il nostro relatore, intervenendo da relatore, viene considerato, però, un intervento del gruppo, allora a noi su un emendamento che ci sta molto a cuore, anche se non è nostro, spettano solo interventi da un minuto. Non mi sembra da parte sua un giudizio così tanto equanime.

È intervenuto come relatore e abbiamo diritto a un intervento anche principale di cinque minuti, oltre a quelli a titolo personale, peraltro in una seduta nella quale lei sa, Presidente - e immagino che lo sappiano anche gli uffici che l'affiancano - che abbiamo esponenti di altro partito che dicono che intervengono a titolo personale e poi intervengono per cinque minuti, se non mi sbaglio.

PRESIDENTE. Ci era sfuggito che era intervenuto come relatore. Quindi, la prossima volta sarà riconteggiato normalmente.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). A questo punto io vorrei fare, a nome del PD, un intervento di cinque minuti sull'emendamento.

PRESIDENTE. Deputato Fiano, cosa ha detto?

EMANUELE FIANO (PD). Vorrei fare un intervento di cinque minuti sull'emendamento.

PRESIDENTE. C'è prima…

EMANUELE FIANO (PD). Quando vuole concedermelo. Però, non di un minuto: di cinque minuti.

PRESIDENTE. In ordine, c'è il deputato Andrea Romano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, intervengo a titolo personale e, dunque, per un minuto, per sostenere anch'io con la mia firma questo emendamento, che è un emendamento che va al nocciolo della nostra funzione di rappresentanti del popolo italiano, perché il rischio concreto che ha questo provvedimento, se non venisse accolto questo emendamento, è di avere collegi elettorali di 400 mila elettori o di 800 mila elettori al Senato.

Presidente, io come tanti altri colleghi in quest'Aula, sono stato eletto in un collegio uninominale e so, come sanno i miei colleghi, quanto sia fondamentale il rapporto con gli elettori del collegio uninominale. Allora, mi domando: se non venisse accolto questo emendamento quale tipo di rapporto potrebbe mai esservi tra gli eletti nei collegi uninominali e 400 mila e 800 mila elettori? Se non venisse accolto questo emendamento vi sarebbe una straordinaria spinta all'indebolimento della rappresentanza e, dunque, una spinta all'indebolimento della politica e della democrazia.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). Dunque, se davvero si vuole rafforzare la democrazia, come sostengono i relatori, allora si dovrebbe accogliere questo emendamento come faremo noi del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale anch'io e, attraverso l'esame di questo emendamento e di altri che abbiamo esaminato ieri e che esamineremo oggi, mi appello ai parlamentari non solo delle regioni piccole ma, in particolare, delle regioni a statuto speciale, perché forse è sfuggita una cosa. È sfuggito che, per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, il taglio della Camera alta è ben superiore al 42 per cento ed è il taglio più elevato che viene fatto dalla riduzione dei parlamentari.

Ci tengo anche a precisare che in quella regione questo significa non garantire assolutamente la possibilità di un riconoscimento delle minoranze linguistiche che, ricordo a questo Parlamento, sono anche la motivazione sulla base della quale quella regione è anche una regione a statuto speciale.

Quindi, la riflessione che va fatta è una riflessione rispetto al fatto che questo taglio dei parlamentari, Presidente, schiaccia le minoranze…

PRESIDENTE. Concluda.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). …e in più non dà rappresentanza a un territorio importante.

PRESIDENTE. Deputato Fassino, prima di darle la parola preciso che il deputato Migliore per noi qui ha fatto un intervento di gruppo, quindi le era stato imputato questo tempo, e quindi poi i conseguenti interventi a titolo personale di un minuto. Lei ha detto che aveva detto che l'intervento era come relatore, ma, se lo ha detto, a noi non è arrivato, quindi glielo abbiamo imputato come tempo del Partito Democratico. Non so se lei prima di intervenire ha detto…

GENNARO MIGLIORE (PD). Presidente, quando ho detto: vorrei intervenire su questo emendamento, sul quale come relatore ho dato il parere favorevole, ritenevo che fosse implicito che stessi intervenendo come relatore. Se devo usare una dizione “intervengo come relatore”, lo farò dalla prossima volta, però, avendo riferito il mio giudizio come relatore e non qual era l'opinione del gruppo, evidentemente stavo parlando a titolo di relatore.

PRESIDENTE. Va specificato.

GENNARO MIGLIORE (PD). Questo solamente per chiarezza.

PRESIDENTE. Sì, per chiarezza, perché poi il primo intervento che avrebbe dovuto avere i cinque minuti era del deputato De Filippo, che è intervenuto per primo.

ENRICO BORGHI (PD). Lo ha fatto parlare un minuto, lei.

PRESIDENTE. Certo, perché aveva parlato chiaramente il deputato Migliore. Non la posso far intervenire adesso per cinque minuti sull'emendamento, perché è andata anche come ha detto il deputato Migliore. Dal prossimo non ci sarà problema, chiaramente.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Mi rivolgo al relatore e a tutti i colleghi. Con questo provvedimento la conseguenza concreta sarà questa: in Piemonte noi avremo due senatori in tutta la regione, perché vengono fuori dei rapporti aritmetici per cui ci sarà un senatore ogni 800 mila abitanti e un parlamentare ogni 400 mila, che devono rappresentare quelle che attualmente sono quattro province del Nord e un altro senatore che deve rappresentare le altre quattro province, compresa la provincia di Torino. Ora, chiedo che si ragioni, perché con questi rapporti aritmetici è impossibile che un parlamentare abbia un rapporto con il suo collegio, perché c'è una matematica relazione praticabile e un'altra no. Tenere i rapporti con 800 mila elettori significa che noi eleggiamo un Parlamento che non avrà nessuna possibilità che gli eletti abbiano un rapporto con i loro elettori. Quindi, vi chiediamo di riflettere e di accettare i nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Premesso che trovo folle questa ulteriore riduzione degli spazi di democrazia, non considerando gli effetti del taglio dei parlamentari sulle rappresentanze territoriali di regioni piccole, che mette in luce la completa discrezionalità dei numeri che la maggioranza ha scelto, riducendo la rappresentanza, allargando a dismisura i collegi da cui vengono eletti i deputati o i senatori, e riducendo così anche la rappresentanza territoriale, aggiungo però, Presidente, mi permetta, che se a questa riduzione degli spazi della democrazia parlamentare si aggiungono anche, fittiziamente, non saprei dirle per l'interpretazione di chi, che non credo sia la sua, gli spazi a disposizione dell'opposizione per discutere in quest'Aula, cioè togliendo il diritto al principale gruppo dell'opposizione di intervenire cinque minuti sull'emendamento, allora vuol dire che si vuole rendere questa discussione impraticabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. La mia regione, l'Abruzzo, è quella che subisce in valore assoluto il taglio più grande, e dovreste cercare di immedesimarvi su come è fatto il territorio regionale abruzzese, che destina oltre il 40 per cento alle aree interne. Non vale solo la percentuale, meno 42,9 per cento; vale la popolazione media per seggio secondo la proposta, e, in questo caso, dopo la Sardegna per qualche centinaio di persone, avremmo un seggio ogni 326.827 abitanti, 326.827 abitanti. Peggio dell'Abruzzo è la Sardegna con 327 mila e qualche ulteriore abitante. Credo che qui non si tratti semplicemente di applicare un taglio, ma tutto ciò che è stato rappresentato nella giornata precedente, per cui guardate che non state tagliando…

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Concludo, Presidente. State tagliando oggettivamente la possibilità per i cittadini di essere rappresentati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo già un caso di scuola al quale poterci appellare dei disastri che la demagogia applicata alle istituzioni fa: sull'onda di questa polemica anticasta, negli anni scorsi, nel consiglio regionale del Piemonte si è passati da 60 a 50 rappresentanti. Risultato, le province piccole non hanno rappresentanza in consiglio regionale. Sabato sera i candidati presidenti della Lega e del MoVimento 5 Stelle, in un dibattito pubblico, hanno annunciato che, se loro governeranno il Piemonte, metteranno mano alla legge regionale per assicurare la rappresentanza anche delle province piccole. Vedete che cosa accade quando la demagogia viene portata a questi livelli?

Voi state facendo in questa norma esattamente quello che è stato fatto in Piemonte con la riduzione da 60 a 50, cioè state comprimendo non poltrone, ma spazi di libertà e spazi di democrazia. Fermatevi finché avete ancora tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Signor Presidente, il problema è anche il combinato disposto tra questa legge e la leggina elettorale che viene dopo. Il collega Fornaro ieri faceva le medie, per esempio 800 mila elettori per collegio uninominale al Senato, ma per il Friuli andiamo sopra il milione, con il problema delle garanzie delle minoranze locali, che hanno anche una copertura costituzionale. Quindi, se si immagina una riduzione di questo tipo e si lascia invariata la legge elettorale, che ha un terzo di collegi uninominali, le conseguenze sono assolutamente disastrose per l'ordinamento. Per questo non solo è sbagliato questo provvedimento, ma anche quello che segue.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Come è già stato ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto, la regione Piemonte subirà una drastica riduzione della rappresentanza. In modo particolare è già stato sottolineato e voglio riprenderlo perché ci tengo molto, e mi stupisco del fatto che la relatrice, che anche lei viene da una zona di area interna del nostro Paese, della nostra provincia cuneese, non porti qui un'attenzione specifica all'idea della rappresentanza. Ora, si sta facendo una campagna elettorale difficile in Piemonte, come ci ricordava l'onorevole Borghi stanno promettendo falsità, mentre, quando hanno governato, soprattutto il centrodestra e la Lega, hanno fatto ben altro.

Oggi noi vi chiediamo, a maggior ragione, di riflettere e di fermarvi finché siete ancora in tempo. Ragioniamo insieme di come dare voce a quei cittadini che, seppur sparsi sul territorio, rappresentano 12 milioni di italiani. In modo particolare, significa dar voce ai territori che per tante ragioni sono il perno della salvaguardia dell'ambiente e in generale che contribuiscono a una (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, penso che chi in quest'Aula è stato eletto nel collegio plurinominale, nel collegio proporzionale, nelle elezioni dell'anno scorso conosce perfettamente la questione di cui stiamo parlando. Io sono stato eletto nel collegio 2 della Calabria, che comprende tre province, la provincia di Catanzaro, di Vibo e di Reggio Calabria; più o meno il bacino ridisegnato con la riforma costituzionale. Quando si parla di difficoltà di mantenere i rapporti con il territorio, e quindi di capacità di rappresentanza dei territori in Parlamento, questa difficoltà la vivo quotidianamente. Penso che sia veramente un errore profondo quello di interrompere il legame diretto tra eletto e cittadini, perché già ora sto vivendo questo errore sulla mia personale pelle. Girare per tre province, incontrare gli elettori di tre province, affrontare i problemi di tre province in una regione debole e disastrata, come già abbiamo detto più volte questa mattina, come la regione Calabria è veramente difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente. Devo dire ai colleghi del Partito Democratico che, per quanto riguarda il provvedimento da 60 a 50 dei consiglieri regionali, ritengo che non sia stato quella catastrofe per quanto riguardava la rappresentanza territoriale. Invece mi rivolgo al Presidente, mi rivolgo ai colleghi dei 5 Stelle: avete detto per lunghi anni che volete parlare alla base. Il problema riguarda dall'inizio ad andare in su. Ebbene, io ricordo, certamente lo dico anche a tutti gli amici che mi hanno preceduto: ma come potete pensare alla rappresentanza di qualcuno che parte da Domodossola e arriva a Cuneo in Piemonte? Presidente, lei è persona molto equilibrata: ma si renda conto, Domodossola è al confine con la Svizzera, lei parla con Cuneo che è al confine con Ventimiglia e con la Francia; ma come possono in due rappresentare una regione come il Piemonte, una delle regioni più attive anche in termini economici?

La stessa cosa la dica al Ministro Di Maio, quando dice “no” alle province. Ma ascoltate, il problema non sono le province: l'errore era iniziale di base, per fare del populismo l'abolizione delle province, avendo oggi - e concludo - delle aree metropolitane che non si capisce cosa siano e non riescono ad essere presenti sul territorio. Era sufficiente razionalizzare le province. In Piemonte era sufficiente passare da 8 a 4, e tutto sarebbe finito lì. Io lo dico agli amici piemontesi di tutti i partiti, senza offendere nessuno, ma fra Biella e Vercelli, distanza 25 chilometri, due province? Fra Asti, Alessandria e Cuneo, 3 province? Bastava farne 1. Torino. 4 province anziché 8, rimaneva tutto uguale; e invito il Vicepresidente Di Maio ad ascoltare queste parole, mettere una cartina sulla scrivania, in tre minuti, se c'è il buon senso e non subentra l'interesse politico del territorio per privilegiare quel tipo di provincia, ci si mette d'accordo, passando da 100 a 50. A quel punto i problemi sarebbero tutti finiti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, il fatto che una forza tradizionalmente proporzionalista introduca con questa riduzione dei senatori una soglia maggioritaria altissima, è la dimostrazione che questa riforma costituzionale non serve a rendere il Senato e il Parlamento più funzionali, ma ad impedirne il funzionamento. Cioè la verità è che tutto questo… A parte che fa passare il messaggio che se i parlamentari possono essere ridotti così, senza modificare le competenze delle Camere, significa evidentemente che i parlamentari non fanno nulla, perché se il carico di lavoro resta perfettamente uguale e si può dimezzare la forza lavoro, vuol dire che qui si lavora alla metà delle nostre potenzialità. Che è il messaggio che volete, che il MoVimento 5 Stelle vuol far passare al Paese, perché questa riforma costituzionale ha proprio questa finalità: quella di dimostrare che le Camere non servono, che le Camere sono fatte di mangiapane a tradimento, di parassiti, e che si può togliere la sovranità popolare da qui, passarla ai referendum propositivi di “Fraccaropoli”, del Ministro Fraccaro, superare il modello di democrazia rappresentativa e consegnare tutto nelle mani della Casaleggio Srl. Questo è il progetto eversivo al quale, signor Presidente, noi ci opporremo in ogni modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Innanzitutto desidero sottoscrivere l'emendamento in questione. Secondo, vorrei dire che mi sembra di vedere, con questa proposta di modifica della Costituzione che riduce il numero dei deputati e senatori, un elefante che cammina in una cristalleria, e fa danni quindi da tutte le parti. In questo caso si fa danno alle minoranze, che diventano ancora più minoranza di quello che sono, e molte maggioranze scendono di potere. Ma attenzione che è un'arma a doppio taglio: chi oggi propone questa riduzione del numero dei parlamentari, che determina una diminuzione della democrazia e della forza delle minoranze, domani potrebbe trovarsi nella situazione opposta. Per questo motivo io voto tutti gli emendamenti che cercano di ridurre i danni di questo elefante, che cammina tranquillamente… Sì, anche in mezzo a noi, perché uno su tre…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). …cadrà sotto il peso dell'elefante, ma soprattutto i cittadini non avranno più la giusta rappresentanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, intervengo a titolo personale prima di tutto per chiedere di essere autorizzato ad apporre la mia sottoscrizione a questo emendamento. In seconda battuta, e per rispetto di questa istituzione, intervengo non nella mia lingua madre, e quindi proseguo in italiano, sottolineando che per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia la previsione della compressione da sette a quattro senatori è gravissima rispetto alla costituzione della nostra regione, formata da 1.250.000 abitanti e ricchissima di minoranze, che hanno dei numeri che in sé non sono nemmeno paragonabili con quello che sarebbe il nuovo plafond di quasi 320 mila abitanti per ogni singolo collegio senatoriale, anzi posto senatoriale che si prevederebbe.

Questa compressione delle minoranze è assolutamente illegittima, soprattutto sotto l'ottica dell'essere la nostra una regione speciale, e delle previsioni dei principi comunitari che naturalmente impongono il rispetto delle minoranze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Io apprezzo tutte le considerazioni che sono venute fuori durante il dibattito, e che attengono allo svolgimento dei lavori, che però incidono su una rivisitazione necessaria, opportuna, condivisibile, dei Regolamenti parlamentari; ma non è questa la sede, nel senso che noi siamo qui a discutere della riduzione del numero dei parlamentari.

Tengo però a sottolineare un passaggio che ritengo fondamentale: non abbiamo la presunzione di porre in essere una riforma costituzionale, ma un adeguamento, così come è stato definito anche da costituzionalisti ascoltati: è un adeguamento della Costituzione. E per quanto riguarda il rapporto Senato-Camera, rammento che già oggi è così: 630 deputati, 315 senatori, 400 deputati, 200 senatori.

Per quello che riguarda infine la questione attinente alle circoscrizioni, ai collegi, eccetera, è argomento che necessariamente dovrà essere rinviato a una discussione che avrà ad oggetto la legge elettorale. Qui invece stiamo semplicemente discutendo di adeguare la Costituzione riducendo il numero dei parlamentari.

ENRICO BORGHI (PD). Non sai di cosa stai parlando!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Presidente!

PRESIDENTE. Deputato Fassino, su cosa? Sta intervenendo il suo collega, deputato Giorgis, e lei ha già parlato a titolo personale, quindi non può riparlare.

PIERO FASSINO (PD). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sta intervenendo il deputato Giorgis.

PIERO FASSINO (PD). Va bene.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, per il suo tramite mi rivolgo alla relatrice Macina con rispetto, ma con altrettanta intenzione di capire qual è il senso delle parole che ha pronunciato poco fa. Lei ci dice che questa non è una riforma ma un adeguamento della Costituzione: ma un adeguamento a che cosa, onorevoli colleghi? Stiamo riducendo il numero dei componenti le Camere per adeguare il testo costituzionale a che cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma ci rendiamo conto, ci rendiamo conto con quale superficialità stiamo trattando la nostra Carta costituzionale, e stiamo discutendo della democrazia rappresentativa e dell'organo che concretizza la democrazia rappresentativa e la sovranità popolare?

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GIORGIS (PD). Mi consenta di formulare questa semplicissima ed elementare domanda: onorevoli colleghi, relatrice, come è possibile che la riduzione del numero dei senatori a 200 aumenti la funzionalità ed il prestigio di quella camera?

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANDREA GIORGIS (PD). Non avere la possibilità di esprimere un rappresentante territoriale per ogni provincia, aumenta la funzionalità del Parlamento? Per cortesia! Spenda due parole per spiegare questo concetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Epifani. Ne ha facoltà, per un minuto.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Lo dico alla relatrice: il punto di fondo è l'arbitrarietà con la quale si sono scelti questi numeri. Perché che cosa è stato deciso? Di mantenere invariato il rapporto numerico tra deputati e senatori, e di abbassare a 400 e 200 rispettivamente i deputati e i senatori. Di che cosa non si tiene conto? Di tre questioni essenziali: che riducendo di troppo il numero dei parlamentari i lavori parlamentari finiscono per diventare molto più complessi.

Riducendo il numero dei parlamentari a caso non si tiene conto del diritto e del bisogno di rappresentanza dei territori, soprattutto di quelli più piccoli, non di quelli più grandi; e terzo, naturalmente che, in maniera implicita, si alzano le soglie di sbarramento, determinando una riduzione del pluralismo politico parlamentare di rappresentanza di questo Paese.

Questi sono i problemi! Faccio l'esempio: se si fosse fatto un ragionamento onesto, io sono sicuro che con dei numeri più bassi di quelli di oggi, ma superiori a quelli proposti, gran parte di questi problemi si sarebbero risolti positivamente. Il punto è che non si vuole discutere sul merito, si vuole affermare che, siccome così è stato deciso per puro caso e arbitrariamente, così deve restare, e alla fine si crea un problema di cui poi tutto il Paese si pentirà, esattamente il giorno dopo questa decisione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Corneli. Ne ha facoltà, per un minuto.

VALENTINA CORNELI (M5S). Con un minuto è difficile spiegare. Io volevo specificare quello che voleva dire la collega, e mi limito solo a ricordare che lei faceva riferimento ad un concetto ripreso da Zagrebelsky, che differenziava la riforma della Costituzione, quindi lo stravolgimento della Costituzione, da un adeguamento della Costituzione formale alla Costituzione materiale per adeguarla ai tempi. Dopo, cercherò di spiegarlo meglio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, anche per la gioia del collega Fiano, a titolo personale.

PRESIDENTE. D'Ettore, D'Ettore…

SIMONE BALDELLI (FI). È sempre un piacere per me sentirla richiamare il collega D'Ettore. Presidente, l'esegesi della relatrice da parte della collega Corneli è una cosa sulla quale stenderei un velo pietoso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Onestamente, mi pare che l'unica cosa sulla quale ci sia l'adeguamento, visto che sono due giorni che chiediamo a quale criterio si ispiri questa riforma, è semplicemente, collega Giorgis, l'adeguamento della Costituzione alla propaganda del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Questo - né più e né meno - è il motivo per cui, a titolo personale e in dissenso dalla posizione del gruppo, ho deciso di fare interventi puntuali per ribadire che questa riforma, così com'è, scollegata da qualunque criterio, da qualunque visione, è semplicemente una pagliacciata elettorale e demagogica che non a caso si fa nel pieno della campagna elettorale (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casino. Ne ha facoltà.

MICHELE CASINO (FI). Presidente, ho sentito spesso parlare in quest'Aula di dittatura. Per me queste sono polemiche stucchevoli. Il vero problema è difendere la democrazia dagli attacchi, dall'arroganza e dall'incompetenza, che il più delle volte accade in quest'Aula; dagli insulti e dalla dittatura dei social, dove soprattutto basta un semplice like per apparire politicamente corretti. Con questo provvedimento si abbatte la democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, Presidente. Io non sarei intervenuta se non per il fatto che è stato citato il professor Zagrebelsky, che è stato il mio insegnante di diritto costituzionale quando ho incominciato a studiare giurisprudenza. E volevo chiedere, visto che è stato citato, in quale punto prevede la riduzione dei parlamentari per adeguare la Costituzione materiale alla Costituzione formale, perché in tutti i suoi libri e in tutte le sue lezioni non mi è mai sovvenuto questo adeguamento.

E, allora, se stiamo parlando di adeguamento della Costituzione formale a quella materiale, facciamo una piena e completa riforma costituzionale e non partiamo da quello che voi rendete come principio, cioè rispettare la piattaforma Rousseau, ma facciamo una riforma ben più ampia, che riguardi il bicameralismo, che riguardi il CNEL (ho saputo ultimamente che ci avete ripensato), che riguardi il funzionamento complessivo delle due Camere. Forse, questo è adeguamento materiale e formale della Costituzione, non quello che prevede la piattaforma Rousseau (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, signor Presidente. Io credo che le conseguenze di questa riforma, a mio parere sciagurata, sarebbero davvero devastanti per la mia regione, la Sardegna. La Sardegna ha delle province dove lo Stato è totalmente assente, ci sono delle province dove non arrivano neanche i treni dello Stato.

Quindi, io credo che questo sarebbe un ulteriore motivo per considerare lo Stato assente, distante dalle esigenze della Sardegna, in un momento politico e sociale in cui in Sardegna - questo è un rischio veramente grave - stanno aumentando i consensi, le posizioni indipendentiste, vale a dire di gente che si vuole staccare dallo Stato italiano.

Non mi pare che questa riforma vada nella direzione, soprattutto da parte dei movimenti sovranisti e dei partiti sovranisti, di cercare di considerare le ragioni della Sardegna nei confronti dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. L'hanno già detto diversi colleghi: uno dei grandi problemi di questa riforma è la rappresentanza delle piccole regioni. Io non sento la voce dei miei colleghi umbri - che pure delle faccende umbre giustamente tendono ad occuparsi anche in questo Parlamento - rivendicare, però, l'importanza della rappresentanza del nostro territorio. Perderemo oltre la metà dei rappresentanti, sarà difficile rappresentare una regione territorialmente vasta ma con meno abitanti di altre zone d'Italia e le esigenze dei singoli territori. Ad un singolo parlamentare sarà richiesto di rappresentare aree molto diverse e molto distanti fra di loro, eppure, ripeto, i miei colleghi, che tanta foga hanno del parlare dell'Umbria quando si tratta di altre vicende, oggi invece sono muti di fronte al fatto che voi state togliendo, ad una regione che ha bisogno di rappresentanza, il diritto di essere rappresentata nelle istituzioni. Questo dimostra quanto davvero tenete alla nostra regione, questo dimostra chi siete. Utilizzate l'Umbria per le vostre faccende politiche, ma nulla vi importa del bene dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Magi, con il parere contrario della Commissione, su cui il Governo si rimette all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.70 Ungaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata La Marca. Ne ha facoltà.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. La discussione che stiamo affrontando come gruppo PD e, in particolare, come gruppo estero PD e degli eletti all'estero è veramente la prova della vostra assenza totale di rispetto nei confronti degli italiani all'estero e assenza di rispetto per uno dei problemi più delicati e acuti che l'Italia dovrà affrontare nei prossimi anni.

Presidente, stiamo affrontando un tema delicatissimo per la democrazia e per gli equilibri democratici del Paese. Con questo provvedimento di riforma ci si limita ad applicare aritmeticamente la percentuale di riduzione dei parlamentari anche nella circoscrizione estero. In questo modo, si dimostra di intendere la rappresentanza degli ormai 6 milioni, parlo di cittadini italiani residenti all'estero, come una semplice e banale quota di eletti e non come una rappresentanza autonoma, che fu concepita per assicurare, come dice l'articolo 48 della Costituzione, l'effettività del diritto di voto del cittadino all'estero.

Per poter arrivare a questo risultato, nelle condizioni in cui ci trovavamo all'epoca, di quelle modifiche costituzionali si dovette sacrificare un principio di equa rappresentanza, nel senso di dare alla circoscrizione estero un numero di eletti inferiore a quello che sarebbe risultato applicando lo stesso criterio di rappresentanza in vigore sul territorio nazionale. È stato già detto dai miei colleghi del PD estero, ma voglio ribadirlo: un deputato eletto in Italia rappresenta mediamente 96 mila cittadini, mentre un eletto all'estero ne rappresenta 400 mila; un senatore eletto in Italia rappresenta 192 mila cittadini, mentre uno all'estero 800 mila. Nel frattempo, Presidente, la base elettorale all'estero è passata da 3,3 milioni di elettori iscritti all'AIRE a circa 5,5 milioni, mentre la platea degli elettori in Italia è rimasta la stessa, invariata. Una tendenza destinata ad accentuarsi dal momento che i flussi vanno sempre aumentandosi e non diminuiranno in breve periodo di tempo.

Con la vostra nuova riforma costituzionale non solo non si recupererebbe il gap che è cresciuto in questi anni, ma si graverebbe pesantemente il rapporto di rappresentanza tra eletto in Italia ed eletto all'estero: infatti, passerebbe da 150 mila a 700 mila per i deputati. Non ci troveremmo, dunque, di fronte ad un semplice allineamento della rappresentanza estera, ma ad una vera e propria scelta di emarginazione della prima rispetto alla seconda.

Insomma, Presidente, parliamoci chiaro: la rappresentanza della circoscrizione estero diventerebbe sostanzialmente simbolica e ininfluente. È il primo passo di una dichiarazione della sua inessenzialità in vista della sua completa cancellazione. Mi permetto, a questo proposito, di fare un riferimento concreto alla ripartizione che credo di conoscere meglio, la mia, Nord e Centro America, poiché rappresento Stati Uniti, Canada, Messico e tutti i Paesi del centro America. Come si può pensare, Presidente, di rappresentare un continente e mezzo con un deputato per il Nord e Centro America e un solo senatore? Come si può onestamente dire che è una soluzione seria ed efficace per rappresentare le istanze dei nostri connazionali all'estero? È veramente un vulnus gravissimo per tutti gli italiani.

Quindi - e concludo -, esorterei, Presidente, tutti i colleghi, al di là delle appartenenze partitiche, all'appartenenza degli schieramenti politici, a considerare l'opportunità di lasciare quantomeno inalterato il numero degli eletti nella circoscrizione estero, non soltanto per tutelare le esigenze dei nostri connazionali nel mondo, ma, soprattutto, per gli italiani qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Carè. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD). Grazie, Presidente. Io volevo soltanto sottolineare quello che ha detto la mia collega, in quanto, effettivamente, la rappresentanza estera - l'ho detto anche ieri -, è striminzita, se poi si riduce ancora di più, diventa una cosa ridicola. Lo dico di nuovo di cuore, perché chiedo ai miei colleghi di Lega e ai miei colleghi 5 Stelle se non hanno dei cugini, dei parenti che si trovano all'estero e che sono cittadini italiani per i quali, in quest'Aula, stanno votando una riduzione della loro rappresentanza. Mi chiedo questo perché, effettivamente, non credo che sia costituzionale o, se è costituzionale, sarà sicuramente non etico. Con questo, io concludo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Devo dire che mi stupisce rispetto a questo tema il totale silenzio non tanto del MoVimento 5 Stelle e della Lega, quanto degli eredi della destra storica del nostro Paese, che assistono in maniera silente alla demolizione di una riforma che, peraltro, venne voluta in maniera rilevante, insieme con altri, da uno dei padri storici della destra italiana, e loro sanno perfettamente a chi mi riferisco.

Il fatto che i rappresentanti degli italiani all'estero, che per decenni, in questo contesto, sono stati voluti dalla destra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che oggi appoggia questa demolizione, sta a dimostrare il tasso di strumentalità di tutta questa vicenda e anche il fatto che, evidentemente, su questa riforma si stanno facendo le prove tecniche del dopo, cari amici grillini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, oltre a condividere le parole che ha appena detto il collega Borghi sul partito erede di colui che fu l'inventore della rappresentanza estera nel Parlamento italiano dei nostri fratelli italiani all'estero, io mi ricollego ai numeri che, per esempio, ha citato la collega La Marca: ma perché non avete avuto il coraggio - dico alla maggioranza - di dire che volete abolirla la rappresentanza estera? Perché lasciare un continente e mezzo, come ha detto la collega La Marca, con due rappresentanze, che cosa significa da un punto di vista politico? Meglio che qualcuno venga qui e dica: noi vogliamo abolire la rappresentanza degli italiani all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non vogliamo lasciare una rappresentanza per decine di milioni di persone rappresentate da un parlamentare. Voi non avete il coraggio delle vostre idee e, allora, vendete delle scorciatoie: volete sventolare la bandiera del taglio, senza avere il coraggio di fare quelle riforme che, magari, per voi sono coerenti, sulle quali la destra sta zitta, nonostante stiano cancellando la loro riforma della rappresentanza italiana all'estero. Voi avrete qui delle persone che non saranno in grado di rappresentare decine di milioni di persone all'estero, visto il taglio della rappresentanza che voi gli date. Ma a voi questo non interessa, voi fate campagna elettorale con l'aritmetica, non con la democrazia istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Le problematiche del voto all'estero vanno risolte riformando le operazioni di voto senza indebolire la rappresentanza degli italiani all'estero, invece questa riforma costituisce una vera umiliazione del loro diritto di rappresentanza. Ma mi lasci aggiungere un argomento: oltre al tema del legame tra eletti ed elettori, in questo momento storico, in cui in Italia si torna a livelli di emigrazione come gli anni Sessanta e gli anni Settanta, in cui migliaia di giovani decidono di completare o, comunque, di realizzare le proprie ambizioni fuori dai confini nazionali, è un tema strategico-nazionale avere una rappresentanza parlamentare che sia collegata a quella esigenza di questo Paese; un Paese in cui, troppo spesso, i ragazzi si vedono costretti ad andare via afflitti dalla disoccupazione giovanile, dalla mancanza di tutele adeguate, nepotismo, salari greci e tasse svedesi.

Avere una rappresentanza parlamentare che rappresenti questo fenomeno in maniera adeguata è nell'interesse della nazione intera. Data l'enorme entità e la diffusione della comunità italiana nel mondo, è chiara l'opportunità di una circoscrizione estero che sia una vera innovazione, che costituisca la mobilità dei diritti che non vanno in vacanza e non si fermano in frontiera, perché si è parte di una comunità. Dove si risiede, assolutamente, dobbiamo introdurre il prima possibile lo ius culturae (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO UNGARO (PD). …per permettere di integrare i figli di immigrati nati in questo Paese, che lavorano, studiano in Italia e che sono già italiani de facto

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

MASSIMO UNGARO (PD). …e anche la comunità di origine a cui si è legati culturalmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.70 Ungaro, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea, con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e con il parere contrario del relatore di minoranza del gruppo Misto- +Europa - Centro Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo adesso all'emendamento 2.11 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Suo tramite, io mi rivolgo ancora una volta alla relatrice, perché la relatrice di questo provvedimento, qualche minuto fa, ha detto: “Noi non stiamo facendo una riforma, noi stiamo facendo un adeguamento”. Segnalo che stiamo cambiando un articolo della Costituzione; non stiamo facendo un adeguamento, stiamo facendo una riforma costituzionale. In ogni caso, non può dirci la relatrice: “Noi qui cambiamo il numero, poi il resto si vede quando si definiscono le circoscrizioni”, perché collegi e circoscrizioni si definiscono sulla base dei numeri, che qui stiamo definendo ed è evidente che, se il numero degli eletti diventa quello che voi proponete, si alza la soglia dei cittadini che sono parte di ogni circoscrizione e noi andiamo verso circoscrizioni - io lo ricordo - di 400 mila elettori per la Camera, di 800 mila elettori per il Senato. La conseguenza è che si sradica qualsiasi rapporto di rappresentanza, vengono penalizzate ovviamente tutte le forze politiche minori, ma vengono penalizzati anche i territori: tutti i territori, che non sono di grandi dimensioni, o metropolitani avranno difficoltà ad avere dei rappresentanti in questo Parlamento. Ci potrà anche essere il parlamentare di Biella che viene in Parlamento, ma perché lo si fa eleggere a Torino? Questo dimostra, ancora una volta, quanto questa legge sia assolutamente assurda e sradichi qualsiasi rapporto tra elettore e eletti. Ieri la relatrice ci ha detto: “Noi vogliamo rendere più efficiente il Parlamento”, ma se volevate rendere più efficiente il Parlamento, allora presentavate qui un progetto di riforma del sistema bicamerale, col superamento del bicameralismo perfetto, ci presentavate una proposta di modifica delle competenze tra Camera e Senato, ci presentavate una proposta che aumentasse le possibilità di legiferare direttamente in Commissione, o una modifica dei Regolamenti parlamentari. No, di tutto questo non parlate, anzi stamattina ci dite che voi qui cambiate solo i numeri, come se fosse un fatto marginale e tecnico, quando dal cambiamento dei numeri discende la qualità di questa Assemblea, la sua funzione e il rapporto con gli elettori. La verità è che voi non siete mossi dalla volontà di migliorare il funzionamento del Parlamento, ma di svuotare questo Parlamento, tant'è vero che, se volete, facciamo una prova: andiamo insieme in qualche piazza italiana; quando voi andrete domani sulle piazze italiane non spiegherete che avete reso più efficiente il Parlamento, userete una sola formula che è quella che state usando in tutte le trasmissioni televisive e in tutti i comizi elettorali, e cioè che avete tagliato le poltrone, altro che efficienza del Parlamento. Voi, ancora una volta, vi muovete in un solco puramente demagogico, che ha come unica finalità di deprimere la capacità di rappresentanza del Parlamento, di deprimere il ruolo della politica, dei partiti e dei soggetti politici a vantaggio di un'idea di democrazia diretta e partecipativa che in realtà non darà ai cittadini nessun potere in più, semplicemente li si inganna con un atteggiamento demagogico. E io voglio segnalare qui che questa riforma è così importante e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, in un momento in cui si discute della riforma del Parlamento, non è qui presente. Arriva adesso, a metà seduta, a fine seduta, questo a dimostrazione del fatto che non vi interessa alcun confronto con il Parlamento. La verità, appunto, è che, se questa era una bandiera, allora dovevate dedicare a questo un'attenzione particolare, ma è una bandiera demagogica, una bandiera per attivare ancora di più un messaggio nei confronti dei cittadini, che è un messaggio di destrutturazione della politica, di delegittimazione del Parlamento, a vantaggio di un rapporto diretto con il popolo, che in realtà non consente ai cittadini di avere più potere, più democrazia, più rappresentanza, ma di meno, quindi voi state facendo un grandissimo danno.

E per tornare all'emendamento, che è diciamo figlio di questa vostra cultura, ribadisco che con questi numeri voi state svuotando non solo il Parlamento della sua capacità di rappresentanza, ma state riducendo fortemente la possibilità per interi territori italiani di avere una rappresentanza in Parlamento. Voi state infliggendo un pericolosissimo vulnus alla democrazia e alla credibilità delle istituzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Presidente, io vorrei ribadire quanto ho affermato ieri: se volete tagliare la rappresentanza all'estero, dovete andare fino in fondo, dovete avere il coraggio delle vostre idee e quindi eliminate i parlamentari eletti all'estero e lasciate che gli italiani all'estero possano votare per i loro rappresentanti a seconda della regione di provenienza! Andate davvero fino in fondo! Abbiate il coraggio, altrimenti lasciateci come siamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Io rimarrei all'emendamento. L'emendamento 2.11 dice: “E' in ogni caso assicurata un'adeguata rappresentanza delle minoranze”. Io su questo invito davvero la maggioranza e la relatrice a riflettere. Questa è una questione, non si può rimandare come ha fatto la collega Macina, alla legge elettorale perché tra l'altro non è un rimando a chissà quando, il prossimo punto all'ordine del giorno riguarda proprio l'adeguamento alla legge elettorale. Ho provato a fare al volo due simulazioni, così ci rendiamo conto di che cosa succede. La Liguria avrà soltanto tre senatori eletti: questo significa una soglia implicita di sbarramento del 33 per cento e vuol dire che, se si fosse votato nel 2018, con questi numeri, la Liguria avrebbe avuto tre eletti, uno del MoVimento 5 Stelle, uno della Lega e uno del Partito Democratico, e Forza Italia, con il 12,69 per cento, sarebbe stata fuori. In Umbria, abbiamo due soli senatori eletti: significa che la soglia implicita è del 50 per cento e vuol dire che sarebbe stato eletto un senatore per il MoVimento 5 Stelle e un senatore per il Partito Democratico e il 20,28 per cento di elettori che hanno votato la Lega non avrebbero rappresentanza nel Senato della Repubblica. Allora, questo è un problema, è un problema anche - come è stato detto dagli auditi - di autorevolezza; scendere sotto questi numeri pone dei problemi. Ma per un attimo lasciamo da parte il problema, qui c'è una possibile soluzione e un'indicazione che mettiamo nel testo costituzionale, cioè provare ad assicurare un'adeguata rappresentanza delle minoranze, perché voi non avete, a questo punto, avuto il coraggio di affrontare l'autostrada. La via maestra quale sarebbe stata? Modificare il dettato costituzionale, quando dice che il Senato è eletto su base regionale; quando voi riducete a 200 ponete un problema strutturale, cioè state tirando la corda fino al punto che si rompe nella rappresentanza dei territori. La soluzione c'era, sì, ed era quella di dire che il Senato è eletto su base pluriregionale; questo consentiva per lo meno di rispondere a un tema di tutela delle minoranze. Insomma, io credo che noi stiamo ponendo - e questo emendamento, se me lo consente il collega Migliore, volevo sottoscriverlo - una questione reale, non stiamo facendo ostruzionismo e la ruota gira. Ho appena finito di dire che in Umbria l'anno scorso un elettore su cinque ha votato la Lega e non avrebbe avuto senatori a rappresentarlo; ma vi sembra una cosa corretta? Vi sembra che un cittadino che abbia votato la Lega in Umbria si senta rappresentato? Si sta arrivando a una soglia di sbarramento implicita, che lede la rappresentatività. Fermatevi! Almeno inseriamo questo elemento! È un elemento di buonsenso, che ispira e ispirerà il legislatore quando interverrà sulla legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Torno sulla differenza tra riforma e adeguamento. Il discorso è che è inutile che i colleghi - anche quelli che lo fanno in maniera più rispettosa di altri - ci invitino a fare queste riforme, non è questa la nostra visione. Il fatto che voi ci accusiate di non averla una visione, non significa che noi non ce l'abbiamo veramente. Il fatto di voler fare le riforme in maniera ossequiosa, non solo formalmente ma anche sostanzialmente, dell'articolo 138 è una visione.

Il fatto è che noi vogliamo fare riforme puntuali; ne vogliamo fare varie e diverse. Questa non è l'unica, abbiamo visto l'articolo 71, ma ne abbiamo in mente anche altre, che vanno tutte nella medesima direzione, quella del miglioramento di questa istituzione e non dell'abbattimento, come ancora ci accusano.

Poi, è chiaro, noi non abbiamo, in qualche modo, la presunzione di avere in mano la scienza del diritto, non esiste scienza perfetta e tanto meno lo è quella del diritto costituzionale, però, ci sono, e li abbiamo sentiti, degli autorevoli costituzionalisti che ci hanno detto che questa, tra le altre, è una riforma che va in quella direzione dell'efficientamento.

È chiaro che ha dei vulnus; quelli che ha esplicitato il collega Fornaro, che è sempre molto chiaro e molto preciso, esistono, non lo mettiamo in dubbio…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Correggiamoli allora!

PRESIDENTE. Deputato Scalfarotto…

VALENTINA CORNELI (M5S). Però, come in tutte le cose, c'è un rovescio della medaglia. Da un lato, ci sono studi sia teoretici che empirici che dimostrano che un minor numero di parlamentari determina un efficientamento dell'istituzione nella misura in cui i parlamentari sono responsabilizzati, i parlamentari devono selezionare le materie di maggiore impatto sociale da discutere all'interno dell'istituzione parlamentare. Perché non è questione di tempi. Se avessimo voluto ridurre i tempi del dibattito parlamentare avremmo fatto quello che dicevate voi, avremmo tolto una Camera, ma non abbiamo questa intenzione, gli italiani non hanno questa intenzione, perché c'è stato un referendum il cui risultato, mi sembra, è stato abbastanza evidente; non è questa la nostra intenzione.

La nostra intenzione è quella di far funzionare meglio questa istituzione; riteniamo che questa misura e questa riforma vadano in questa direzione.

Vi ripeto, non è vero che non abbiamo una visione; una visione ce l'abbiamo e abbiamo intenzione di portarla a termine. Poi, sicuramente, vogliamo discutere con voi di tutti quelli che possono essere gli aspetti più problematici, come quello della territorialità che, forse, è quello che a me preoccupa un po' meno. Infatti, quando si è pensato al numero - perché voi parlate di una razionalità intrinseca del numero che non c'è - voi mi dovete spiegare perché è razionalmente intrinseco il numero 200, anzi, no, il 315 sì, il 630 sì, e il 400 no. Non c'è una razionalità intrinseca, c'è sicuramente un problema di rappresentanza che, però, è da valutare in maniera molto diversa, a seconda dell'epoca. Rendiamoci conto, pure, dell'epoca in cui viviamo; non possiamo pensare che la rappresentanza sia oggi quella degli anni Quaranta o degli anni Settanta. Oggi, abbiamo dei mezzi di comunicazione che abbattono completamente le distanze e, quindi, una capillarità diffusa sul territorio è sicuramente meno necessaria, insomma, questo mi sembra abbastanza scontato.

Sul problema degli eletti all'estero, come diceva il collega Ungaro, sì, è vero, ci saranno dei collegi molto ampi e, infatti, la maggior parte degli auditi ci diceva proprio questo, ci diceva: ma, toglieteli, a cosa servono?

Per lo stesso problema di visione che vi dicevo, non abbiamo intenzione di affrontare oggi questo problema, magari riparleremo della “legge Tremaglia”, riparleremo della cittadinanza, questo lo dico a titolo personale. Io sono assolutamente convinta che la legge sulla cittadinanza del 1992 fosse già vecchia ai tempi e, quindi, magari, sia da rivedere; non facciamolo, però, in questa sede. In questa sede, vogliamo portare a termine una riforma molto puntuale ed è quello che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Presidente, intervengo in qualità di relatore. Vorrei, con grande rispetto per quest'Aula e per tutti i colleghi che intervengono, sostenere una tesi che, a mio giudizio, è lapalissiana. Non si può confondere una visione, che è una percezione d'insieme che, peraltro, ha il pregio di prevedere quali possono essere le storture, con altro. La collega l'ha appena detto, ci saranno delle cose marginali, tipo avere il 50 per cento di sbarramento implicito all'interno di una regione e, quindi, non avere la forza di dire: noi abbiamo la capacità di vedere tutto quello che propone una legge; una capacità proiettiva di quello che una legge deve prevedere.

Io penso che la collega abbia confuso la visione come dato fisico - cioè come inquadramento generale, che dovrebbe anche tener conto del fatto che, se ci sono molte riforme che vanno tutte nella stessa direzione, sarebbe meglio fare una riforma omogenea, come dicevo anche ieri - con una visione mistica, una di quelle nelle quali ci si imbatte quando uno crede in qualcosa.

In realtà, per questa presunta visione mistica della collega e del MoVimento 5 Stelle, cioè quella dell'abbattimento della democrazia rappresentativa a favore della democrazia diretta, quando questa democrazia poi si trasformerà in autoritaria, vi renderete conto dei danni che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, dovreste almeno tener conto che questa legislatura, che è sempre più precaria e che potrebbe avere un'interruzione, merita di non avere una sequenza di riforme costituzionali che potrebbero entrare in conflitto tra di loro, merita un intervento che possa essere regolativo della nostra attività istituzionale e non una serie di bandierine.

Noi abbiamo questa preoccupazione, lo stiamo dicendo in tutti i modi. Ma nel momento in cui ci si dice “noi abbiamo una visione, anche perché abbiamo dieci progetti di riforma costituzionale che, uno dopo l'altro, dovrebbero occupare l'attività di quest'Aula” senza avere un disegno complessivo, no, care colleghe e cari colleghi, voi state facendo ideologia, nel senso della falsa coscienza, cioè dell'idea che secondo voi quello che prevale è la volontà di avere un manifesto, una bandierina, una capacità di esprimere semplicemente propaganda. E non ve ne importa nulla che questo calpesti i diritti di minoranze, nel caso di minoranze politiche, di minoranze, nel caso di minoranze territoriali, di minoranze che sono il sale della democrazia.

Voi teorizzate una delle cose più pericolose di qualsiasi altra, la dittatura della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma la democrazia liberale è nata contro la dittatura della maggioranza, perché quelli si chiamavano plebisciti e generavano solamente sofferenza e dolore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, apprendiamo da note di agenzia, non so se relative a delle veline o a delle dichiarazioni formali, che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di revocare la delega del sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri.

Mi pare che questa notizia di una modifica dell'assetto di Governo obblighi il Governo a venire in Aula a riferire di questa decisione politica, dovuta non già ad una condanna penale ma ad una presunzione di colpevolezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per questo chiediamo che urgentemente il Governo venga in Aula a riferire su questa decisione evidentemente politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Anzitutto, vorrei dire che, se vi piace così tanto il concetto di adeguamento, visto che il collega Migliore in questo emendamento dice “adeguata rappresentanza”, lo dovreste votare, perché questo è un adeguamento al quadrato, è un adeguamento dell'adeguamento.

Però, vorrei dire questo: se si teorizza che ci sono pochissime cose da cambiare, funziona ancora l'idea di fare le riforme chirurgiche, ma se ci si dice che sono molte le cose da cambiare, non ci potete proporre trenta riforme costituzionali a spezzatino nella legislatura, ignorando che ci sono delle connessioni e, ogni volta, dichiarandoci magari inammissibili gli emendamenti per materia connessa. State sostenendo una posizione insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, la legge elettorale con la soglia più alta al mondo sta in Turchia ed è la soglia del 10 per cento. La connessione tra questa riforma e l'adeguamento automatico dell'attuale vigente legge elettorale comporterebbe delle soglie, è stato ricordato in precedenza, decisamente superiori, in alcune regioni addirittura superiori al 20 per cento.

Ora, diceva Tocqueville, che di queste cose se ne occupava, lo dico in particolare a chi ci ha fatto la lezione da quel banco, che il pericolo più grande in una democrazia è la tirannide della maggioranza, che è esattamente quello che si andrebbe a configurare nel caso in cui questa norma diventasse operativa dal punto di vista costituzionale.

Sempre Tocqueville diceva che in questo caso si configurerebbe un dispotismo di tipo nuovo: è un'operazione di conformismo nella società. Che cosa c'è di più bello di creare una riforma su cui il senso del conformismo diventa dilagante per poi introdurre un elemento di illiberalità nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, abbiamo ascoltato in questa giornata e anche nelle giornate precedenti, durante questo dibattito, citazioni false, farlocche, posticce di un dibattito costituzionale che su questi temi è lungo e profondo. Io continuo a consigliare a molti colleghi di ritornare sui testi e sul dibattito, che è anche disponibile sui siti della Camera; un dibattito costituzionale che soprattutto, sulla rappresentanza, sui numeri dei parlamentari e sulla difesa delle minoranze potrebbe far scuola a molti di voi in questa circostanza, voi che avete fatto negli anni precedenti retorica ampia, molte volte fastidiosa e propagandistica su questi temi, retorica clamorosamente smentita in questa circostanza. Questo in esame è un emendamento di buonsenso e basterebbe un secondo per capirlo ed approvarlo.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta del collega Fiano: la vicenda che ha coinvolto il sottosegretario Siri è stata oggetto di intere giornate di discussioni mediatiche, crediamo opportuno, anche per il rispetto che si deve a questo Parlamento, oltre che per il mandato fiduciario che il Parlamento ha nei confronti del Governo, che si parlamentarizzi questa vicenda e che quindi il Governo venga a riferire.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e sull'articolo 27 della Costituzione. Credo che la richiesta del collega Fiano vada accompagnata con la contemporanea presenza dei Dioscuri, Di Maio e Salvini, perché è evidente che è la prima volta - non sono d'accordo sulle motivazioni che il collega Fiano ha rappresentato, ma ne segnalo una di una gravità assoluta - che si revoca un membro del Governo per una semplice informazione di garanzia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi non possiamo consentire che sia la magistratura a selezionare il Governo! È di una gravità assoluta: significa che il nostro Paese è nelle mani di chi decide di indagare qualcuno! Io credo che questo sia un principio di civiltà su cui tutti dovremmo riflettere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Tutti dovremmo riflettere! Non è un problema soltanto politico, è un problema istituzionale! È un attacco alle istituzioni vero e proprio un Governo che si autorevoca perché interviene una procura, che è un gesto, Presidente, unilaterale, non lo dimentichi! Siamo di fronte ad una scelta di un organo inquirente nei confronti di un Paese, e il Governo che fa? Revoca un sottosegretario perché un pubblico ministero lo decide. Ma ci vogliamo svegliare, in questo Paese, o vogliamo consentire che la politica, il Paese, le istituzioni e la Costituzione siamo nelle mani delle procure? Sveglia! Sveglia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico e Fratelli d'Italia)! Presidente, il silenzio imbarazzante del Governo pentastellato mi convince che c'è un concorso di responsabilità in tutto questo, un concorso di responsabilità doloso, con dolo specifico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Allora io ritengo, Presidente, che il gesto di oggi sancisca un passaggio gravissimo: la trasmigrazione del potere dell'inquisizione nelle scelte della politica, come accade nelle peggiori tirannie che la storia ci abbia mai consegnato! Io non ci sto, e noi lotteremo contro tutto questo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, dagli applausi che mi hanno preceduto, levatisi dai banchi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, la dicono lunga sulle ragioni per cui il Governo dovrebbe venire a riferire, per capire, per esempio, se c'è una maggioranza, per capire se c'è una maggioranza che porterà a termine questa pseudo-riforma, e per capire se questa pseudo-riforma non è una sorta di baratto - visti i voti incomprensibili di Forza Italia e di Fratelli d'Italia alla riduzione del numero dei parlamentari - per ciò che dovrebbe accadere dopo per la costituzione di una nuova maggioranza. Infatti, io ho questa idea, cioè che ci sono delle forze politiche, fintamente minoranza, che probabilmente hanno trattato con Salvini o il fatto che prima di portare a casa questa legge elettorale cade il Governo o, peggio, che c'è un accordo successivo per la spartizione dei collegi elettorali, e voi non vi state rendendo conto di nulla. Questo è quello che penso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, visto che effettivamente questa maggioranza continua a far finta di niente, per tornare all'emendamento, dico che l'emendamento riguarda un nodo fondamentale del nostro rapporto con la democrazia: la tutela delle minoranze, perché la democrazia o è tutela delle minoranze o non è, parliamoci chiaro. Allora due sono le questioni: o questa maggioranza ritiene di restare tale per sempre, ma allora abbiamo un problema con il nostro ruolo in quest'Aula e con le istituzioni democratiche di questo Paese, o, se questa maggioranza non ritiene di restare tale per sempre, dovrebbe lavorare già da ora sulla tutela delle minoranze, perché può darsi, come sarà inevitabile, che almeno una parte di questa maggioranza torni ad essere minoranza in futuro. Allora, se avete a cuore il ruolo delle istituzioni e la forza della democrazia, dovreste accogliere l'emendamento che proponiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, posto che mi viene da sorridere a vedere certi applausi dai banchi della Lega, gli stessi che esultavano per le dimissioni di una presidente indagata per concorso in abuso d'ufficio solo qualche giorno fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), mi viene da dire: ma come si cambia per non mollare le poltrone. Comunque, venendo all'emendamento, io ricorderei a chi oggi è in maggioranza che la democrazia ci insegna che la ruota gira. Oggi voi fate una legge che impedisce, a quelle che teoricamente, a guardare i sondaggi, sono maggioranze, di entrare nelle istituzioni, ma domani potrebbe impedire a voi di rappresentare i cittadini che vi hanno votato. L'ha detto bene il collega Fornaro: oggi non avremmo un senatore della Lega - direi che da umbra la cosa non mi preoccupa particolarmente – con questa vostra riforma, nonostante il 20 per cento dei cittadini umbri abbia votato Lega e, quindi, quei cittadini non avrebbero una rappresentanza. Quando fate le riforme costituzionali, fatele mettendovi dalla parte della minoranza, non illudetevi che sarete maggioranza per sempre! Non lo eravate a marzo scorso, non lo sarete in futuro. Attenzione, calpestando le minoranze, state calpestando la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, è emerso durante le audizioni, lo abbiamo detto qui in Aula, lo hanno ripetuto molti colleghi, e lo ha ammesso anche la relatrice: è possibile ridurre il numero complessivo dei parlamentari senza ridurre o compromettere la capacità rappresentativa delle Assemblee, basta volerlo! Una sola Camera, composta da 500 deputati, è più capace di rappresentare il pluralismo sociale e politico di due Camere che hanno un numero significativamente inferiore di componenti. Nel caso specifico, il problema riguarda soprattutto il Senato. Perché questa scelta? Io devo dire la verità, comincio a nutrire delle serie preoccupazioni, se prendo sul serio le parole che ho appena sentito dalla collega Corneli, la quale ha detto - vorrei che venisse precisato, o meglio smentito - che oggi nella nostra epoca la rappresentanza territoriale è meno importante, meno necessaria, perché la tecnologia e i nuovi strumenti di comunicazione possono sopperire alla rappresentanza territoriale. Per cortesia, discutiamo e soffermiamoci sulla gravità di queste affermazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, vorrei interloquire tramite lei con la collega Corneli, su due punti che ha prima espresso: ha fondato il suo delirio mistico, come l'ha definito Gennaro Migliore, sulla scienza del diritto costituzionale, scienza da lei considerata non perfetta. È ovvio che è non perfetta, perché non è una scienza. Quello giuridico, Presidente, è un sapere, e come ogni sapere si fonda sulla saggezza delle persone e sulla capacità di coniugare l'esperienza e le regole, e le esperienze e le regole ci insegnano che vi sono effetti diretti e indiretti nella normazione.

L'effetto indiretto di cui stiamo parlando è il radicale taglio della rappresentanza delle minoranze. E poi vorrei segnalare un secondo punto. La collega Corneli parlava della razionalità intrinseca dei numeri: perché duecentoquindici anziché duecento? Vorrei ricordare che, secondo un vecchio brocardo anch'esso del diritto romano, l'onere della prova, però, spetta a chi afferma le cose. L'onere della prova di dimostrare il senso del numero duecento spetta a chi lo propone, a chi propone la modifica. E ancora non siamo riusciti a comprendere questo senso della riforma da trecentoquindici a duecento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. Dopo avere assistito, da parte della deputata Corneli, alla lezione sulla Costituzione materiale e formale, abbiamo invece la lezione su un nuovo tipo di rappresentanza. Non siamo più negli anni Quaranta e Cinquanta, ma c'è una modernità: evidentemente i rappresentanti delle istituzioni non devono più rappresentare un territorio perché ci sono altri strumenti – immagino che lei intendesse dire quelli informatici – che rappresentano meglio di noi, che stiamo qui a votare le leggi. Questa visione a me personalmente fa paura, soprattutto provenendo da una persona che siede in questi banchi. Se la deputata non si sente all'altezza potrebbe dimettersi e far venire un altro deputato. Non credo, però, che debba obbligare un Paese intero a non avere più rappresentanze nelle istituzioni, a non avere più partiti di minoranza, perché di fatto stiamo normando questo, e non è un piccolo dettaglio da poco, perché rappresentare vuol dire che le persone che sanno che noi ci siamo possono venire da noi. Invece, voi avete una visione di piattaforme che vengono a voi: è diverso e questo non è un piccolo elemento di dettaglio, ma è un profondo elemento di esistenza dei parlamentari e della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Sono particolarmente contenta che sia di nuovo presente il Ministro Fraccaro e, per il suo tramite, Presidente, vorrei dire al Ministro che non è soltanto una questione, come abbiamo detto, di ridurre il numero dei parlamentari e di individuare arbitrariamente complessivamente un numero. Qui si tratta del fatto che va conosciuto il Paese, vanno conosciute le peculiarità e le specificità dei territori. Voi non vi siete neppure accorti, perché non lo avete fatto, che, nel passaggio al Senato, la riduzione del numero dei senatori del Friuli Venezia Giulia non è da sette a cinque, come crede anche il vostro capogruppo al Senato, ma è da sette a quattro. Ciò significa che, tra le altre cose, state buttando fuori da ogni possibilità di rappresentanza, con un collegio unico da un milione e 220 mila abitanti, proprio la minoranza linguistica per la quale, in Costituzione, alla regione Friuli Venezia Giulia è stata riconosciuta la specialità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico ai leghisti e ai 5 Stelle, che non hanno capito nulla di quello che sta succedendo sui nostri territori rispetto a questa modifica! E lo dico anche a lei, Presidente, e, per il suo tramite, credo dobbiate dirlo anche al Ministro Fraccaro, che neppure il senatore Stefano Patuanelli si era accorto che da sette eravamo passati a quattro, il che mi sembra piuttosto grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Grazie, Presidente. Ormai si sta facendo strada un pensiero che mi pare sia emerso con grande evidenza nella discussione di oggi, e cioè che voi pensate di essere destinati ad essere maggioranza per sempre, una maggioranza per destino. Ed è un pensiero molto grave, che ovviamente sollecita un ragionamento anche in riferimento alle scelte che sono state fatte e che, attraverso l'emendamento da noi presentato, potrebbero essere modificate. Pensare di ridurre il numero dei parlamentari è un conto, mettere in discussione gli equilibri costituzionali è un altro conto. E, attraverso questo meccanismo, voi ridurrete, in maniera visibile, la capacità di rappresentare i territori, la capacità di rappresentare esperienze, l'Italia, il Paese a cui invece dovreste cercare di guardare sempre con un grande rispetto e una grande capacità di raccogliere il meglio che emerge. Ritengo che sareste ancora in tempo a cambiare opinione, che sareste ancora in tempo ad avere a cuore il destino di questo Paese, evitando che una riduzione e una sforbiciata generale vada ad intaccare il valore della rappresentanza delle minoranze in questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, vorrei interloquire con la collega Corneli, la quale ha detto di aver “visione”. Vorrei rappresentare la differenza tra il dire “ho visione” e dire “ho una visione”. Se lei dice “ho visione” probabilmente ha lo sguardo lungo; se dice “ho una visione” probabilmente lei ha un abbaglio o, più semplicemente, si illude di aver visto. Ecco noi pensiamo che lei abbia una visione, cioè abbia, come ha ben detto il mio collega, una visione mistica che nulla c'entra con la realtà. Noi vogliamo riportarla con i piedi per terra e vorremmo ricordarle che, ad esempio, la nostra riforma costituzionale, che è stata sì bocciata dagli italiani ma approvata dal Parlamento, diceva seicentoquindici parlamentari alla Camera esattamente per garantire le minoranze territoriali e diceva Senato delle autonomie, ma con l'attenzione a garantire una rappresentanza delle minoranze nelle diverse regioni. Questa è la differenza tra “avere visione” e “avere una visione” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. A me, come ho già detto quest'oggi e anche ieri, nessuno toglie dalla testa che la riforma è fatta per incagliare i lavori del Parlamento e dimostrare la sua inutilità e passare immediatamente alla fase finale del vostro esperimento. Ma devo dire che la nostra collega Corneli è già più avanti della legge, nel senso che ci ha detto che ha capito che la proposta di legge non va bene, che ha dei vulnus, però non fa come farebbe un normale parlamentare, diciamo ab urbe condita: dall'inizio, dalla fondazione di Roma, anche i senatori dicevano che, se c'è una cosa che non va, aggiustiamola. Lei ci dice, proprio con convinzione, che la legge non va bene, che lei lo sa, ma non ci possiamo fare niente: non è che possiamo discuterla, modificarla, aggiustarla. No, è tutto già fatto, questo a conferma che quello che si vuole fare è ridurre quest'Aula a un puro processo di passaggio di carte, come avete fatto benissimo, con l'assistenza del Presidente, con la legge di bilancio e come evidentemente vi preparate ancora a fare.

Ma come ho detto, Presidente, noi la democrazia parlamentare la difenderemo con le unghie e con i denti. Non pensiate che sia un lavoro facile, perché non lo sarà - i nostri nonni sono saliti sulle montagne - non sarà così semplice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Rimango allibito su come si riesca a giustificare una riforma della Costituzione su un punto così centrale con il tema: dare efficacia, produttività alle Camere e mi permetto di dirlo a lei, avendo l'opportunità di parlare direttamente a lei, che è il Presidente dell'Assemblea. Ma questa Assemblea è forse pregiudicata nei suoi lavori, imbrigliata nei suoi lavori, dal numero dei parlamentari? È una semplice riduzione del numero dei parlamentari che può imprimere una svolta positiva a questi lavori o non è, piuttosto, il sistema del bicameralismo perfetto il vero problema intorno al quale ragionare? Il vero tema è che parlare di bicameralismo perfetto non suscita, nell'opinione pubblica, quel rendimento elettorale che parlare di riduzione dei parlamentari suscita. Voi cavalcate la bestia del populismo, lo fate in campagna elettorale, riuscirete a portare a casa questa riforma, guadagnerete qualche punto ma, sul misero tornaconto elettorale immediato, sacrificate, pregiudicate per sempre la funzionalità del Parlamento, la rappresentatività del Parlamento…

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GARIGLIO (PD). …che è il valore che dovrebbe stare maggiormente a cuore a chi, in questa Camera, è legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Nel suo intervento, poco fa, l'onorevole Giorgis l'ha ricordato e voglio ricordarlo anch'io: noi, come gruppo del Partito Democratico, avevamo avanzato una proposta chiara: una sola Camera legislativa di cinquecento deputati, che poi si rapportasse con il sistema delle regioni e delle autonomie locali, affrontando appunto anche il tema del bicameralismo perfetto. Con un artificio regolamentare, la maggioranza è riuscita a non discutere questa nostra proposta: evidentemente c'era paura di confrontarsi con la forza di questa proposta; e quindi proviamo a lavorare con emendamenti per migliorare il tipo di proposta che è stata avanzata, davvero propagandistica ed elettoralistica, come è stato appena detto.

In questo caso, l'emendamento, con primo firmatario il collega Migliore, affronta un tema delicatissimo di qualità democratica che appunto è la rappresentanza delle minoranze che, nella nostra proposta, sarebbe stata ampiamente garantita, che non lo è con questa vostra iniziativa parlamentare e su cui speriamo vi sia un soprassalto di attenzione da parte davvero di tutti i colleghi dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Fico. Io semplicemente vorrei domandare alla collega Corneli in che modo la riduzione del numero dei parlamentari rende più efficiente il Parlamento, perché questa è l'affermazione che è stata fatta e gradirei che me la si spiegasse. Nell'ultima votazione che abbiamo fatto eravamo 488 presenti in Aula: eravamo più efficienti della giornata di ieri, in cui eravamo magari 550-600? Me lo chiedo e vorrei che me lo si spiegasse perché, se abbiamo ragione noi, che sosteniamo che questa è un'operazione di propaganda, che serve semplicemente a sbattere su un manifesto il fatto che è stato compiuto il taglio per 500 milioni, il taglio delle poltrone e tutte queste, diciamo, baggianate di propaganda pura e semplice, è un conto, ma se avete ragione voi - e io mi domando sempre se il mio interlocutore possa avere ragione quando afferma qualcosa - allora gradirei che qualcuno mi spiegasse in che modo il Parlamento diventa più efficiente attraverso la pura e semplice riduzione, che non interviene in nessun caso e in nessun modo né sul cambio della forma di governo né sul superamento del bicameralismo paritario…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). …né su una qualsivoglia intenzione di riforma dei Regolamenti eccetera ma esclusivamente con il taglio della rappresentanza politica, che lascerà fuori forze del 5, 6, 7, 8 per cento dalla rappresentanza parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per chiedere di essere autorizzato a sottoscrivere anch'io l'emendamento 2.11 Migliore e mi permetto di evidenziare come sia assolutamente importante riconsiderare da parte di tutti il tema posto correttamente dal presidente Fornaro degli sbarramenti impliciti. Gli sbarramenti impliciti, capaci di tale elevazione delle soglie di entrata, sono evidentemente in violazione dei princìpi di rappresentatività, in particolare dei princìpi di rappresentatività avallati in sede comunitaria. Quindi, io mi permetto di sottolineare la violazione del principio di sussidiarietà che con questo tema si sta portando e che non viene valutato, almeno al momento, con la dovuta serietà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Migliore, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e i relatori di minoranza dei gruppi Partito Democratico e Misto-+Europa-Centro Democratico esprimono parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.12 Marco Di Maio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Noi con questo emendamento chiediamo almeno di mettere nel testo di questa riforma o adeguamento, come è stato definito dai relatori e dalla maggioranza, una tutela per le minoranze che ci sono in questo Paese e lo facciamo perché siamo preoccupati da quella che l'onorevole Corneli ha definito la visione che voi avete di come riformare le istituzioni, il Parlamento e la rappresentanza, perché è una visione per noi molto chiara, purtroppo, che è quella di smantellare la democrazia rappresentativa ed è una visione che si concretizza in vari provvedimenti e non solo in questo che voi state portando avanti.

Infatti, in questa legislatura noi abbiamo già votato un provvedimento che va in questa direzione e penso a quella legge che introduce nel nostro ordinamento il referendum propositivo e che consentirà a delle minoranze organizzate di imporre dei referendum che potranno introdurre, ad esempio, nuovi reati penali con pochissimo sforzo ma con grandissima influenza sull'attività e sulla vita pubblica nel nostro Paese.

A questo, poi, accompagnate questa riforma, la riforma che viene presentata come il taglio dei parlamentari, dimenticando che, nella precedente legislatura, proprio le vostre forze politiche si sono opposte a un taglio del numero dei parlamentari oltre che a una serie di altre riduzioni e di altri efficientamenti che ora, invece, ci state riproponendo con riforme chirurgiche. Questa riduzione del numero dei parlamentari non ha un nesso logico se non quello di dare in pasto all'opinione pubblica qualche cosa di facilmente digeribile anche per offuscare le vostre contraddizioni, le difficoltà che avete nel portare avanti l'impegno di Governo, i dati negativi sull'economia e la recessione nella quale ci state portando ed è una riduzione del numero dei parlamentari che non farà altro che ridurre la rappresentanza di quest'Aula nei confronti del popolo italiano.

Lo fate in una maniera molto chiara, perché basta vedere i numeri (a proposito di visione): i collegi uninominali diminuiranno da 231 a 146 alla Camera e avranno una media di popolazione che salirà da circa 250 mila a 404 mila persone per ogni collegio uninominale. Chiunque in quest'Aula che ha fatto un minimo di attività politica su un territorio sa perfettamente che rappresentare un territorio di 400 mila abitanti è praticamente impossibile. Ancora di più lo sarà per i senatori che avranno, se eletti all'uninominale, un'area di riferimento che passerà da 512 a 800 mila abitanti e come si può rappresentare un'area di 800 mila persone facendo bene il proprio lavoro sfugge, credo, anche al più sprovveduto di coloro che siedono in quest'Aula.

Ma evidentemente il vostro obiettivo è un altro - lo dicevamo - ed è quello di smantellare la democrazia rappresentativa. E, allora, a questa legge di riduzione del numero dei parlamentari accompagnate la leggina elettorale di adeguamento che appunto ammazza definitivamente qualsiasi ipotesi di rinvigorimento delle istituzioni rappresentative. Le andate, invece, a umiliare perché le svuotate di significato e allontanate gli eletti dagli elettori. Andate, peraltro, ad aumentare in maniera spropositata il numero di italiani all'estero rappresentati dagli eletti in quest'Aula e con la nuova leggina elettorale andate anche a rendere molto più difficile per le minoranze linguistiche poter essere rappresentate in quest'Aula, perché con collegi uninominali così grandi e con regioni nelle quali ci sarà un solo collegio uninominale è inspiegabile come si possa garantire il diritto delle minoranze a essere rappresentate.

Il nostro emendamento chiede di inserire nel testo almeno l'impegno di disciplinare con una legge ordinaria le modalità attraverso le quali si garantisce la rappresentanza alle minoranze, minoranze che da Costituzione devono essere garantite, devono essere protette e devono essere tutelate. Dunque, non potete risponderci che la sede per affrontare questo problema sarà la discussione sulla legge elettorale perché le leggi elettorali non sono altro che delle formule per trasformare i voti in seggi. Noi adesso andiamo a diminuire i seggi in questa maniera drastica e senza una logica oggettiva; allora, perché non stabiliamo, invece di 400, 350 deputati e magari 250 senatori o numeri diversi? Sono numeri presi a caso senza una logica oggettiva e rispetto a cui non mettete nessuna garanzia di tutela nemmeno per le minoranze. Allora, almeno accogliete questo emendamento, cercate di dare un segnale di attenzione e di rispetto verso quelle minoranze che devono essere tutelate e che con questo emendamento vi chiediamo e vi proponiamo di tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Questo emendamento del collega Marco Di Maio dice: “La legge promuove le misure per garantire un adeguato numero di eletti in rappresentanza delle minoranze”. È un'indicazione, quindi, che si dà al legislatore futuro - e ricordo che stiamo parlando di un testo costituzionale - rispetto a una questione che esiste. Io vorrei essere smentito ma provo a parlare con i numeri.

Con la legislazione vigente e con i numeri della Costituzione vigente, al Senato noi avevamo due sole regioni con un collegio uninominale, ed era giusto che fosse così per le loro dimensioni, la Valle d'Aosta e il Molise. Riducendo a 200, noi avremo un solo collegio uninominale in Valle d'Aosta, in Friuli, in Umbria, in Abruzzo, in Molise e in Basilicata, ne avremo due in Sardegna, due in Calabria, due nelle Marche e due in Liguria. È evidente che noi abbiamo un problema per come è la geografia amministrativa italiana. Noi abbiamo 20 regioni e abbiamo regioni con dimensioni medio-piccole. Allora, quando uno scrive la Costituzione, non lo fa sulla teoria; la deve adattare al territorio, alla realtà, alla storia, perché, quando parlo di regioni come l'Umbria, parlo di un pezzo della storia d'Italia.

Questo è il problema. Perché, quindi, non accettare questo emendamento, che è non solo di buon senso, ma è un emendamento che va nella direzione giusta? Proseguo nelle simulazioni, così ci capiamo forse meglio. Se si fosse votato lo scorso anno, in Basilicata avremmo avuto un eletto uninominale, MoVimento 5 Stelle, e due eletti nel plurinominale, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico. Tutto il centrodestra, Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, non avrebbe rappresentanti in Senato per quella regione. Domando alla relatrice e ai partiti di maggioranza: c'è un problema di rappresentatività di una parte significativa dell'elettorato quando, riducendo i numeri, si riduce a tre il numero di senatori in una regione da 578 mila abitanti? Ma guardate anche il Friuli: ne elegge quattro, quello nell'uninominale ragionevolmente sarebbe stato del centrodestra - dico ragionevolmente, ovviamente, della Lega, stanti i rapporti di forza in quella regione - e i tre plurinominali sarebbero stati Lega, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico.

Forza Italia, con l'11,2, rappresentando più di un friulano su dieci che si è recato a votare, non avrebbe rappresentanza nel Senato.

C'è o non c'è un problema? Vorrei essere smentito da qualcuno. C'è un problema, riducendo a 200 abbiamo molti più problemi di rappresentanza delle minoranze rispetto alla Camera, anche per il sistema elettorale e per la Costituzione vigente, che, per quel che riguarda la Camera, individua le circoscrizioni e, per quanto riguarda il Senato, individua la regione come dimensione elettiva. Ma vogliamo porci? Dire 400 e 200 non basta, perché, ripeto, la Costituzione differenzia. Andatela a rileggere - mi rivolgo, per il suo tramite, alla relatrice -, rileggiamola insieme, perché, da un lato, si individua la circoscrizione, dall'altro, si individua la regione. E le regioni hanno i confini predefiniti. Quindi, da questo punto di vista, davvero è un appello al buon senso e alla ragionevolezza. Approviamo questo emendamento, che non tocca la vostra propaganda, non tocca i vostri meme di riduzione del numero dei parlamentari, ma dà un segnale di buonsenso e di rispetto delle minoranze in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico e del relatore di minoranza del gruppo Misto-+Europa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Sospendo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Intendimenti del Governo circa un'efficace azione dell'Italia in sede europea e in merito agli adempimenti volti al superamento delle procedure di infrazione pendenti – n. 3-00720)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Rossello ed altri n. 3-00720 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Cristina Rossello se intenda illustrare la sua interrogazione, per un minuto, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Signor Presidente, ringrazio per l'attenzione il Governo. L'8 marzo il professor Savona ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Ministro per le Politiche europee per passare alla guida della Consob. Noi abbiamo la mancanza di un Ministro stabile per le Politiche europee, abbiamo indebolita la difesa degli interessi strategici del nostro Paese e sviliamo la normale dialettica con il rapporto con il Parlamento e con la XIV Commissione. Gli effetti non performanti di tale assenza sono anche nelle procedure di infrazione e nella perdurante assenza di interventi normativi di natura ordinaria e straordinaria finalizzati a ridurre il contenzioso. A questo punto siamo ad avere fatto un'istanza, perché il Governo intenda operare al fine di assicurare un'efficace azione al riguardo e in ambito europeo, presentando tempestivamente al Parlamento anche gli strumenti normativi ordinari volti all'adeguamento interno al diritto europeo e al superamento delle procedure di infrazione ancora pendenti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo sulla base delle informazioni fornite dai competenti uffici per le politiche europee. In riferimento alla richiesta formulata dai deputati interroganti, si fa presente che, anche successivamente alle dimissioni del Ministro Savona, il Governo ha continuato a svolgere tutte le attività inerenti l'attuazione delle politiche generali e settoriali dell'Unione europea e degli impegni assunti nell'ambito di questa, nonché le azioni di coordinamento necessarie alla predisposizione della normativa dell'Unione, proseguendo l'attività di raccordo con le istituzioni italiane ed europee.

Nell'ambito delle attività di partecipazione alla formazione della normativa e delle politiche europee, che si è intensificata con l'approssimarsi della fine della legislatura europea, il Governo ha partecipato attivamente a tutti i lavori negoziali tesi a portare a compimento il quadro delle iniziative lanciate dalla Commissione relativamente al mercato unico dei beni, dei servizi ed al mercato unico digitale. Tra i numerosi dossier seguiti costantemente dal Governo, segnalo di particolare rilievo il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, il cosiddetto pacchetto merci, le direttive sui contratti digitali, le direttive nel settore della proprietà intellettuale. Segnalo inoltre il regolamento che istituisce uno sportello digitale unico ed il miglioramento del processo di controllo della legittimità degli aiuti di Stato.

Quanto alle procedure di infrazione, dopo l'ultima sessione di decisione del collegio dei commissari dello scorso 11 aprile risultano pendenti nei confronti del Governo italiano 71 procedure di infrazione, di cui 64 per violazione del diritto dell'Unione e 7 per mancata trasposizione di direttive. Tale dato evidenzia una diminuzione del numero di infrazioni rispetto al rilievo dello scorso 7 marzo, quando si segnalavano come pendenti 74 procedure di infrazione. Si attende un'ulteriore consistente diminuzione delle procedure di infrazione anche a seguito della recente approvazione della legge europea 2018. In ogni caso, con riferimento alle procedure ancora pendenti, il Governo ha già attivato i tavoli di coordinamento per la predisposizione delle prossime leggi europee 2019, che presenterà a breve in Parlamento. Dal quadro complessivo delle attività svolte dal Governo, emerge quindi che l'impegno del Governo è proseguito senza soluzione di continuità, e che continuerà, successivamente alle dimissioni del Ministro Savona, con la stessa intensità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Cristina Rossello ha facoltà di replicare, per due minuti.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Signor Ministro Fraccaro, dobbiamo precisare però che la mancanza di un Ministro stabile non ci trova soddisfatti, per una serie di motivi: la definizione delle posizioni da definire e da sostenere sui dossier cruciali. Poi è rimasta in sospeso anche la posizione del Governo: voi ricorderete sicuramente la famosa Politeia, quel documento che aveva elaborato il professor Savona, e c'è da chiedersi se voi lo ritenete ancora attuale rispetto alle tematiche ed alle esigenze di governance moderna ed economica che l'Unione europea richiede ed implora. L'unificazione delle regole comuni riguardo a beni e servizi al diritto contrattuale europeo, al digitale, e numerosi altri interventi normativi e di impatto che sicuramente non hanno avuto soddisfazione, soprattutto riguardo alle decisioni dell'asse franco-tedesco. Per questo noi insistiamo, e le segnaliamo che le lettere di costituzione in mora che sono state rappresentate per le modifiche e le mancate notifiche delle penalità previste dai regolamenti europei sono addirittura tre e sono ancora rimaste senza esito; manca il parere motivato sulle qualifiche professionali. Abbiamo delle lettere di contestazione in mora complementari in materia di concessioni idroelettriche, e procedure di infrazione delle quali abbiamo fatto anche un dettagliato elenco in Commissione. Per cui noi insistiamo su queste richieste, e ci chiediamo come mai questo mantenere questo ruolo ad interim non sfoci poi in una partecipazione attiva di un Ministro che in questo momento sarebbe fondamentale; anche perché ci dobbiamo ricordare che si stanno definendo tutti i ruoli delle nomine future e della governance futura dell'Europa. La sua sensibilità la invochiamo proprio anche per essere parte attiva a questo riguardo, sicuri che l'opposizione in questo possa essere anche di utilità a segnalare delle problematiche aperte. Grazie, Ministro Fraccaro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte alla prevenzione e al contrasto del fenomeno delle aggressioni nei confronti dei docenti – n. 3-00721)

PRESIDENTE. Il deputato Rossano Sasso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00721 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, signor Ministro, sempre più spesso la stampa ci narra di aggressioni ai danni degli insegnanti da parte di alunni e genitori. L'ultimo caso in ordine di tempo riguarda quanto avvenuto a Lodi, dove una professoressa è stata aggredita dalla mamma di una ragazza alla quale era stata erogata - pensi un po'! - una sospensione. Ma la serie di violenze è lunga ed interessa le scuole di ogni ordine e grado: soltanto nel 2018 si contano 33 aggressioni denunciate. Un nutrito gruppo di insegnanti, con una petizione rivolta alle più alte cariche dello Stato, ha chiesto la tolleranza zero per chi compie violenze a scuola, evidenziando come punizioni e pene debbano essere effettivamente rieducative. Bisogna rafforzare la figura dell'insegnante. A tal fine chiedo, quale strategia il Ministro intenda mettere in campo al fine di arginare questi frequenti ed intollerabili comportamenti in danno dei docenti, e se ritenga si debba scegliere la strada dell'inasprimento delle sanzioni per casi penalmente rilevanti, e ritenga pure percorribili ulteriori sanzioni per responsabilizzare le parti in campo e favorire la risoluzione del problema, con lo scopo prioritario di restituire serenità all'intera comunità scolastica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Marco Bussetti, ha facoltà di rispondere.

MARCO BUSSETTI, Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Presidente, onorevole Sasso, la ringrazio sentitamente per la sua interrogazione, perché mi offre l'occasione di ribadire ancora una volta quanto più volte affermato, ovvero che quando si verificano situazioni che evidenziano una possibile rottura del patto formativo scuola-famiglia c'è il rischio che il docente possa essere sminuito nel ruolo di educatore posto alla base del rapporto di crescita e sviluppo degli allievi. Depauperati di questo ruolo, i docenti sono - ne parlano, come ha citato lei, le cronache recenti - oggetto di manifestazioni violente, estremizzate a volte da inspiegabili quanto inutili prevaricazioni; e insieme ai docenti la scuola tutta risente del clima generale di impoverimento culturale. Ecco perché ritengo giusto esigere che gli studenti e le loro famiglie abbiano nei confronti dell'istituzione scolastica e di tutte le sue componenti un atteggiamento di rispetto. Ho già dichiarato - voglio ribadirlo in quest'Aula - che è mia ferma intenzione verificare e valutare con tutti gli organi competenti la possibilità che il Ministero si costituisca parte civile nei procedimenti penali che abbiano ad oggetto episodi di violenza o anche di semplice minaccia posta in essere da studenti o dai loro genitori e parenti nei confronti di tutto il personale della scuola. Ciò premesso, ritengo che debbano essere ulteriormente valorizzati gli strumenti già previsti dalla legislazione vigente, idonei a prevenire e contrastare atteggiamenti violenti all'interno della comunità scolastica.

Com'è noto, gli atti di aggressione fisica e morale nei confronti del personale della scuola da parte degli studenti rientrano nella valutazione del loro comportamento, e sono sanzionati sotto il profilo disciplinare secondo quanto previsto dai regolamenti delle istituzioni scolastiche richiamate dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998, come modificato dal DPR n. 235 del 2007, recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.

Più in particolare, richiamo la previsione dell'articolo 5-bis del Regolamento citato, relativo al Patto educativo di corresponsabilità, la cui sottoscrizione è richiesta, da parte dei genitori e degli studenti, contestualmente all'iscrizione alla singola istituzione scolastica. Il Patto educativo di corresponsabilità contiene, infatti, la declinazione in maniera dettagliata e condivisa dei diritti e dei doveri che si esplicano nel rapporto tra istituzione scolastica, studenti e famiglie.

La fondamentale importanza del Patto educativo di corresponsabilità è stata ribadita dalla proposta di legge approvata la scorsa settimana da quest'Aula, che ha reintrodotto l'insegnamento dell'educazione civica in tutte le scuole di ogni ordine e grado e che ha previsto l'estensione del Patto anche alla scuola primaria.

Concludo evidenziando che, soprattutto grazie alla reintroduzione dell'insegnamento dell'educazione civica, sarà possibile assicurare che si formino i giovani con la cultura fondata sul rispetto, in primo luogo, del ruolo dei propri insegnanti, che mi auguro e spero, ci auguriamo tutti, possa porre fine agli intollerabili episodi di minacce, aggressioni e violenze nei confronti dei docenti e di tutto il personale scolastico (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Rossano Sasso, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie Presidente, grazie Ministro, mi ritengo pienamente soddisfatto della sua risposta. Vedete, onorevoli colleghi, in questo primo anno di attività parlamentare ho sentito in quest'Aula affrontare e parlare degli argomenti più svariati, ma purtroppo non abbastanza di scuola, di una categoria di lavoratori molto importanti per la nostra società; importanti perché questa categoria di lavoratori gestisce un capitale, il capitale forse più importante, che è stato definito da alcuni autori come il capitale invisibile: il capitale umano, sto parlando dei nostri ragazzi, dei nostri alunni, dei nostri bambini. Quindi sto parlando di insegnanti, insegnanti che sono spesso derisi, umiliati, durante il loro lavoro, nel loro luogo di lavoro, addirittura picchiati, come a Palermo, a Bari, a Foggia, a Lodi, come già detto. Vedete, si è rotto qualcosa di più importante del patto educativo tra la scuola e le famiglie. Quando ero bambino io, signor Ministro, così come penso quando erano bambini tutti i nostri colleghi, la figura del professore, dell'insegnante, non era semplicemente una figura autorevole, ma era anche di prestigio, con un elevato riconoscimento sociale. Oggi non è più così, ci sono tante cause, tanti fattori, complice anche il mutamento dei rapporti sociali, lo svilimento della figura professionale del docente, causato, diciamolo, anche da anni, se non decenni, di politiche sbagliate in materia di scuola.

È una figura professionale, quella del docente, e lei lo sa bene perché è stato anche lei un docente come me, che è stata avvilita da stipendi, che sono ancora tra i più bassi d'Europa, e dalla precarizzazione della propria carriera e della propria vita; elementi che per fortuna questo Governo, pur avendoli ereditati, in undici mesi sta cercando pian piano di riuscire a migliorare, bandendo nuovi concorsi e tracciando una linea che dovrà portare necessariamente al rinnovo contrattuale, dopo dieci anni di blocco.

Però, noi possiamo e dobbiamo restituire dignità agli insegnanti, a tutti i lavoratori del comparto scuola, anche riconsegnando loro una dimensione culturale che negli anni si è persa. Però. Ministro, mi consenta di dire che nessuno può e deve più permettersi di umiliare, insultare e picchiare una maestra, perché se lo fa è giusto che paghi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ROSSANO SASSO (LEGA). …perché vedete, colleghi, nel momento in cui qualcuno alza le mani verso una maestra o un professore, non lo fa soltanto nei confronti dello Stato, lo fa nei confronti di tutti noi, di tutti i cittadini, dei propri figli e dei nostri figli.

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

ROSSANO SASSO (LEGA). Quindi è giusto pensare anche ad un inasprimento delle pene, difendiamo i cittadini di domani, difendiamo il nostro domani, difendiamo gli insegnanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte alla salvaguardia dei livelli occupazionali di Banca Carige Spa – n. 3-00715)

PRESIDENTE. Il deputato Federico Fornaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pastorino e Fornaro n. 3-00715 (Vedi l'allegato A) di cui è cofirmatario.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2019, quello di salvataggio della Banca Carige, accanto ai temi della stabilità finanziaria e della protezione del risparmio, presentammo un ordine del giorno in cui impegnavamo il Governo, e il Governo si è impegnato ad attuare e a tutelare le attuali posizioni lavorative del personale dipendente, evitando gravi ricadute occupazionali. In questi giorni, è nota alle cronache l'ipotesi di un accordo tra il Fondo statunitense Blackrock e lo Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi. La nostra preoccupazione è che a pagare il conto di questa vicenda alla fine siano i lavoratori, dal momento che si paventano 2 mila esuberi, con annessa possibile decurtazione degli stipendi di circa il 20 per cento per finanziare il fondo di solidarietà, e un taglio di quasi la metà delle filiali. Chiediamo, quindi, che non siano i lavoratori a pagare tutto il conto di questa vicenda annosa e chiediamo al Governo quali siano le azioni che intende urgentemente porre in essere per salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti di Banca Carige e specialmente dei 2 mila lavoratori che rischiano di essere licenziati con tagli indiscriminati.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Banca Carige rappresenta, come ho detto più di una volta, l'ennesimo caso di una banca italiana portata sull'orlo del fallimento a causa di una gestione scellerata e di commistioni politiche. Il 2 gennaio scorso, il Consiglio direttivo della BCE ha messo la banca in amministrazione straordinaria e siamo al lavoro affinché paghi il conto chi è responsabile e non chi è vittima, ossia i risparmiatori. Quello che è successo negli scorsi anni non deve più accadere.

Il Fondo interbancario di tutela dei depositi ha approvato l'intervento di Banca Carige secondo lo schema concordato con Blackrock, convocando l'assemblea per il prossimo 14 maggio. L'interesse manifestato da questi eventuali investitori potrebbe rappresentare un segnale positivo per il rilancio della banca, se supportato da un adeguato piano industriale in grado di garantire sostenibilità e coerenza con la realtà economica e sociale in cui Banca Carige si colloca.

Il citato Fondo di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale per il sostegno dell'occupazione e del reddito del personale del credito, che è istituito presso l'INPS, è sicuramente uno strumento a disposizione di eventuali crisi occupazionali e con cui è possibile finanziare specifici interventi per favorire il mutamento e il rinnovamento delle professionalità e realizzare politiche attive per l'occupazione; ma ritengo sia prematuro parlare già dell'utilizzo di questo strumento, in quanto il Fondo interviene in situazioni di crisi occupazionali derivanti dalla cessazione delle attività, che per fortuna non si sono verificate.

Cito questo fondo in quanto era oggetto della interrogazione da parte del deputato. Infatti, il Fondo eroga un assegno ordinario in favore dei lavoratori interessati da riduzione dell'orario di lavoro o da sospensione temporanea dell'attività lavorativa e prestazioni emergenziali integrative dell'indennità di disoccupazione (NASpI) o a supporto della ricollocazione, ovvero prestazioni straordinarie quali l'assegno straordinario in ragione di processi di agevolazione all'esodo.

Come Ministero del lavoro continueremo a monitorare la situazione, consapevoli che tutti gli strumenti per fronteggiare eventuali situazioni di crisi sono già operativi. Permettetemi di mandare un caro saluto alle lavoratrici e ai lavoratori di Banca Carige, che hanno costituito, costituiscono e costituiranno un patrimonio di competenze e una risorsa rilevante per l'economia dell'intero territorio. Come Governo siamo loro vicini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Luca Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Noi siamo parzialmente soddisfatti e raccogliamo la vicinanza del Governo ai lavoratori e alle lavoratrici di Carige, che ci stanno ascoltando in diretta televisiva, dopo la manifestazione che hanno fatto mi pare venerdì scorso in Piazza De Ferrari a Genova. Quindi, prendiamo atto anche dell'esistenza del fondo dell'INPS; ci aspettavamo, però, signor Viceministro, una risposta un po' più ampia, nel senso che, al di là degli strumenti che sappiamo esserci e che verranno messi eventualmente in campo e che, secondo i sindacati, ma secondo l'opinione comune, potrebbero garantire percorsi di uscita ad un numero di lavoratori ampio ma non enorme, si parla di 1.250 esuberi nel Piano che era già uscito a febbraio, il dubbio che rimane è che, invece, nel Piano di Blackrock, che è stato individuato come interlocutore e quindi tutte le fasi che adesso non ripeto, fonti ben informate parlano di oltre 2 mila esuberi, che sarebbero tanti e insostenibili anche per il fondo, di cui lei parlava, presso l'INPS.

Allora, quello che volevamo sapere e che, soprattutto, vorrebbero sapere le lavoratrici e i lavoratori che ci stanno ascoltando, e che lei giustamente ha salutato, è se in questa eventualità, che non è poi così remota, perché non lo sappiamo, lo Stato, quindi il Governo, porrà in essere altre soluzioni al di là di BlackRock. E mi riferisco, banalmente, all'articolo 12 e seguenti del “decreto Carige” che tutti quanti abbiamo approvato e che noi abbiamo salutato con grande favore, ovvero la parte del decreto che prevede, entro il 30 settembre 2019, la possibilità di ricapitalizzare Carige da parte dello Stato; questo a garanzia dei lavoratori che, lo ripeto, ci stanno ascoltando e ci stanno guardando.

Mi permetto di dire che, al di là del nostro ordine del giorno, in questa discussione su Carige dei lavoratori non si parla mai. Giustamente, si parla dei risparmiatori grandi e piccoli, di trasparenza; anche oggi al Senato Laura Bottici e Elio Lannutti, che sono capogruppo e membro del MoVimento 5 Stelle, hanno parlato in Commissione finanze di trasparenza, ma hanno fatto riferimento soltanto a imprese; per carità, sono tutti argomenti condivisibili….

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

LUCA PASTORINO (LEU). Ma non bisogna dimenticarsi dei lavoratori. Questo è un appello che le faccio, modestamente, a nome loro, e mi auguro che possa essere preso anche in considerazione, banalmente, il testo del decreto che noi abbiamo votato (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Chiarimenti circa la destinazione delle eventuali risorse residue nel caso di minori oneri rispetto allo stanziamento del «Fondo per il reddito di cittadinanza» – n. 3-00716)

PRESIDENTE. La deputata Maria Pallini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00716 (Vedi l'allegato A).

MARIA PALLINI (M5S). Grazie, Presidente. Abbiamo istituito il reddito di cittadinanza per contrastare la povertà cronica e facilitare l'integrazione nel mondo del lavoro e, quindi, nella società civile.

Questo decreto costituisce un salvagente per i soggetti a rischio di emarginazione sociale, ma, non solo: esso restituisce una dignità ai pensionati che vivono sotto la soglia di povertà.

In questi ultimi giorni abbiamo appreso che le domande finora presentate a livello nazionale per l'ottenimento del beneficio economico sono circa 900 mila, corrispondenti a 2,5 milioni di persone. Per questo motivo, nel caso in cui dall'attività di monitoraggio fossero accertati minori oneri rispetto alla dotazione del Fondo per il reddito di cittadinanza, chiediamo a lei, Ministro, a quali interventi intenda destinare queste risorse.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. In quest'Aula, nei mesi scorsi, mi è stato chiesto più volte conto del reddito di cittadinanza, del suo impianto, delle coperture e delle sanzioni previste. Oggi, vorrei portare alcuni dati: fino al 30 aprile, sono arrivate oltre un milione di domande, per la precisione 1.016.977, il che vuol dire circa 3 milioni di persone a cui lo Stato offre finalmente un aiuto.

I dati dell'INPS ci dicono che circa il 75 per cento delle domande sono state accettate e, grazie al lavoro di INPS e Poste, che non smetterò mai di ringraziare, in coordinamento con il Ministero del Lavoro, migliaia di famiglie hanno cominciato a percepire il beneficio dallo scorso 20 aprile.

In soli due mesi è stato raggiunto circa il 60 per cento dei potenziali beneficiari; lo reputo un successo, soprattutto se si prendono come riferimento i dati del REI, che nei primi mesi raggiungeva solo il 10 per cento.

C'è chi aveva scommesso sul fallimento di questo provvedimento, ma i fatti ci hanno raccontato un'altra storia, come dimostrano le testimonianze riportate anche sulla stampa negli ultimi giorni.

Sono davvero contento di questa misura di civiltà che ci mette al pari con gli altri Paesi europei e ringrazio tutti i parlamentari, in quest'Aula, che hanno contribuito a questo successo.

Come per tutte le riforme strutturali che si prefiggono obiettivi così ambiziosi, è necessario monitorare attentamente lo stato di attuazione della misura, affinché il reddito di cittadinanza possa raggiungere tutta la platea in possesso dei requisiti richiesti.

Come dicevo poco fa, non tutte le domande sono state accettate, questo perché i controlli che stiamo facendo sono molto rigorosi e di questo ringrazio l'INPS.

Prevediamo, quindi, che dal reddito avanzerà un miliardo di euro. La nostra intenzione è utilizzare questo miliardo per aiuti alle famiglie che fanno figli o che hanno figli, per quel ceto medio che ha pagato altissimo il prezzo della crisi degli ultimi dieci anni. Dobbiamo sostenere economicamente, come accade in altri Paesi europei, le famiglie e le giovani coppie che ancora oggi, purtroppo, hanno paura di fare un figlio, perché le condizioni economiche non glielo permettono. Il tema del rilancio demografico del nostro Paese è una priorità non più rinviabile ed è arrivato il momento di invertire un trend che in Europa ci vede tra gli ultimi Paesi per tasso di natalità.

Dobbiamo, sin da subito, mettere in atto provvedimenti che ripensino le politiche sociali a sostegno della famiglia, ispirandoci anche a modelli virtuosi già consolidati, come quello francese, ed investire in tutta quella rete di servizi a sostegno delle lavoratrici madri e nell'introduzione di tutta una serie di misure che consentano di poter vivere al meglio la genitorialità, come ulteriori sgravi fiscali per le rette degli asili nido.

Questo Governo proseguirà sulla strada delle riforme sociali richieste da milioni di italiani e auspico un confronto leale e costruttivo in quest'Aula, in quanto certe battaglie, specie su questi temi, dovrebbero avere la più larga condivisione tra tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Davide Aiello, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Siamo molto soddisfatti per la sua risposta, Ministro Di Maio; ha fatto risuonare in quest'Aula due parole che identificano due categorie che al MoVimento 5 Stelle stanno molto a cuore: famiglie e giovani coppie. Le risorse avanzate dal Fondo per il reddito di cittadinanza andranno proprio a loro.

Condividiamo assolutamente la scelta di incentivare le politiche per il lavoro, per la natalità e per la genitorialità a vantaggio di chi è stato più penalizzato dalle difficoltà economiche degli ultimi anni.

Crediamo fermamente che per sostenere i giovani non bastino i discorsi sulla loro importanza per disegnare il futuro del Paese; ai giovani serve, soprattutto, uno Stato vicino che li faccia sentire garantiti nei loro diritti e supportati nell'immaginare i loro progetti di vita e di famiglia.

Abbiamo già iniziato a farlo con la legge di bilancio, confermando per il 2019 il bonus per gli asili nido, portandolo da mille a 1.500 euro per tre anni; inoltre, abbiamo potenziato anche il bonus bebè per tutte quelle famiglie con un nuovo figlio nato, adottato o affidato, facendo crescere l'importo del 20 per cento, a partire dal secondo figlio.

Per troppo tempo la politica è stata negligente su questo punto, per molti anni si è perso di vista chi aveva davvero bisogno e lo sguardo è rimasto fisso su chi aveva già dei privilegi, scegliendo di ignorare le forze giovani che silenziosamente scappavano all'estero, rinunciavano a creare qui una famiglia e accantonavano l'idea di avere un figlio.

La nostra rivoluzione del welfare, che è già partita con interventi fondamentali come il reddito e la pensione di cittadinanza, ha già raggiunto il milione di domande. Questo significa quasi 3 milioni di possibili beneficiari che non solo avranno un'integrazione al reddito, ma avranno accesso a un percorso di reinserimento lavorativo, grazie ai centri per l'impiego, anch'essi oggetto di riforma, che per anni erano stati abbandonati dalla vecchia politica.

Questi fondi, quindi, che verranno dati alle famiglie e alle giovani coppie, si inseriscono in un solco già tracciato e sono un segno concreto che stiamo invertendo la rotta, stiamo ascoltando la voce delle persone e dei loro veri interessi…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DAVIDE AIELLO (M5S). Soprattutto, stiamo tornando nella realtà che sta fuori dai palazzi del potere; lo dobbiamo, quindi, ai cittadini perché dobbiamo continuare per cambiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti circa i meccanismi di controllo attivati in merito alla platea dei legittimi beneficiari del reddito di cittadinanza – n. 3-00717)

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00717 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. È entrato in vigore ed è entrato nel vivo lo strumento del reddito di cittadinanza; molte le domande presentate e molti i problemi che già sono emersi nell'applicazione della misura.

Questo Governo ha raccontato che il reddito di cittadinanza doveva servire ad aiutare tutti gli italiani in povertà assoluta, ma c'è il rischio che questi fondi vadano a finire nelle tasche di cittadini che già lavoravano in nero o scelgano di lavorare in nero per non pagare le tasse e incassare il reddito di cittadinanza, con una doppia beffa per lo Stato e per coloro che realmente ne avrebbero bisogno e vi avrebbero diritto. Sembra che numerosi lavoratori stiano, infatti, rinunciando al proprio impiego per continuare a svolgerlo in nero e accedere al reddito di cittadinanza.

Le risorse allocate dal Governo ammontano a 9 miliardi e mezzo di euro, ma la platea potenziale è di circa 6 milioni, così che a percepire il reddito per intero saranno soltanto pochi soggetti, ovviamente, agli altri soltanto pochi spiccioli che non risolveranno il problema della povertà.

La mia domanda è: quali meccanismi di controllo il Governo ha previsto per evitare l'erogazione del reddito di cittadinanza a soggetti non titolati a riceverlo e per verificare che i richiedenti non mettano in atto comportamenti fraudolenti volti ad eludere la normativa?

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Premetto una cosa, così da utilizzare questo question time per dare un messaggio anche ai malintenzionati: chi si licenzia per accedere al reddito di cittadinanza non può accedere al reddito di cittadinanza.

Quindi, chi si licenzia per lavorare in nero, alla fine non potrà accedere a questo programma; è una delle norme di controllo e di verifica che abbiamo inserito in questo provvedimento, come quello del cambio della residenza, che non è possibile fare a pochi mesi dalla richiesta del reddito, proprio per evitare abusi.

L'enorme mole di domande presentate e l'alta percentuale di quelle accolte vengono citate nell'interrogazione come una questione di insuccesso, come un dato di insuccesso, mentre per me è un successo: per me sapere che il 75 per cento delle domande presentate sia stato accolto, è un grande successo per questa misura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come dicevo prima, in soli due mesi è stato raggiunto già il 60 per cento dei potenziali beneficiari: oltre 1 milione di nuclei familiari, ovvero 3 milioni di individui coinvolti dalla misura. E siccome non sono accolte tutte le richieste, perché i nostri sistemi di controllo stanno funzionando, e c'è un 25 per cento escluso perché faceva la domanda ma non aveva i requisiti, avanzeranno i soldi, quindi non è vero che non abbiamo abbastanza soldi per coprire tutta la platea. Anzi, avremo 1 miliardo in più da spostare sulle famiglie che fanno figli. Con il Rei, nei primi mesi era stato raggiunto solo il 10 per cento, e alla fine della misura si arrivò a stento al 50 per cento della platea prevista: questo per me è un fallimento. Quindi, a giudicare dai numeri, grazie al lavoro di CAF, Poste e INPS, i cittadini sono a conoscenza di questa opportunità e riescono facilmente ad accedervi. I controlli previsti dall'impianto normativo stanno funzionando, infatti, come dicevo, il 25 per cento delle richieste non è stato accettato perché non aveva i requisiti previsti dalla legge. Ci tengo a ribadire che i percorsi di formazione e reinserimento lavorativo a cui dovranno partecipare i percettori del reddito, uniti alle ore che dovranno essere messe a disposizione della collettività con lavori di pubblica utilità, rappresenteranno un impegno a cui non si potrà sottrarre nessuno, e renderanno praticamente impossibile svolgere lavori irregolari. Escludo invece che ci siano casi di persone che abbiano rinunciato al lavoro regolare per farlo in nero solo per prendere il reddito, in quanto, in caso di dimissioni - lo ripeto ancora una volta - non ne avrebbero proprio diritto, come previsto dalla norma. In quel caso, la richiesta viene respinta. Ricordo che si prevede una pena detentiva che va da due a sei anni, nei casi in cui vengano rese o utilizzate dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omesse informazioni dovute. È prevista inoltre la reclusione da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. Al fine di vigilare sul rispetto dei precetti normativi appena esposti, abbiamo previsto l'accesso dell'Ispettorato nazionale del lavoro alle banche dati gestite dall'INPS. Questo consente al personale ispettivo di verificare la condizione di percettore di reddito di cittadinanza per i lavoratori impiegati in maniera irregolare o di ogni altra informazione utile alla celere adozione dei provvedimenti di competenza. In legge di bilancio abbiamo previsto l'assunzione di 930 persone in tre anni all'Ispettorato nazionale del lavoro, proprio per rafforzare il lavoro ispettivo, alle quali si aggiungeranno 100 assunzioni per potenziare l'attività di controllo e monitoraggio previste nella legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza, nonché l'assunzione di 65 carabinieri che avranno il compito di contrastare il lavoro irregolare. Si è voluto dare inoltre un segnale importante prevedendo l'incremento della sanzione amministrativa, prevista nella misura del 20 per cento, per i datori di lavoro che impiegano in nero un beneficiario del reddito di cittadinanza. In questi giorni tante famiglie e cittadini rivedono la luce in fondo al tunnel per rimettersi in gioco nella vita e nel lavoro, grazie al sostegno del reddito di cittadinanza. Quando si leggono certi titoli che parlano di fuga dal reddito perché il beneficio - cito testualmente - comporta specifici obblighi lavorativi e controlli più approfonditi da parte del fisco, possiamo finalmente affermare che anche i giornali si rendono conto che questa misura non sia fatta né per evadere il fisco né per lavorare in nero. I fatti descrivono meglio la realtà più di qualunque giro di parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, prendo atto che risposta non è stata data al mio quesito, perché risposta non c'è, infatti nessuno strumento di controllo è stato posto in essere ed attuato prima dell'erogazione del reddito. Forse dopo, qualcuno che ha sbagliato, se verrà scoperto, sarà punito, ma certamente non prima, perché vi era l'esigenza di arrivare alle elezioni europee e patrimonializzare il bottino di un reddito tolto ad altri. Questo è uno spettacolo pagliaccesco messo in scena dal Governo con la complicità di un gruppo parlamentare che forse non ricorda di avere bocciato qualche settimana fa le nostre proposte su famiglia e giovani coppie e oggi parla di welfare per i giovani e le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ben 65 carabinieri, wow, che numero strabiliante! Ma cosa dovranno fare? Forse potranno accedere ai campi rom per verificare chi di loro ha percepito il reddito di cittadinanza al posto del tanto sbandierato “prima gli italiani”? Forse potranno controllare i veri dati che l'Istat sta diffondendo sul lavoro in nero? Non lo sappiamo. Certamente, però, gli italiani non dovranno dimenticare chi è salito su un balcone dicendo di aver abolito la povertà e invece ha immesso soltanto del metadone di Stato che sta drogando ancora una volta la nostra economia e il nostro tessuto sociale, in spregio a tanti giovani che chiedono soltanto di poter fare impresa, di avere incentivi, di poter avere un lavoro, perché soltanto il lavoro dà la libertà e la dignità che nessuna forma di assistenzialismo di Stato potrà mai dare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti del Governo in merito alla crisi delle grandi imprese operanti nel settore delle costruzioni – n. 3-00718)

PRESIDENTE. Il deputato Renzo Tondo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00718 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, molte delle grandi imprese italiane che operano nel settore delle infrastrutture sono in grossa crisi: Astaldi è stata ammessa quattro mesi fa, signor Ministro, al concordato dal tribunale; Condotte è in amministrazione straordinaria; Trevi ha il debito in fase di ristrutturazione; Salini Impregilo, che è la più grossa di tutte, non naviga certo in buone acque, Standard & Poor's ne ha declassato il rating. Apprendiamo dalla stampa che si vorrebbe coinvolgere Cassa depositi e prestiti per cercare una soluzione di sistema alla crisi del settore delle costruzioni: l'ingresso di Cassa depositi e prestiti nel capitale di Salini verrebbe visto come una holding per mettere poi insieme le società che sono in crisi. Noi rispetto a questo segnaliamo tre problemi: il primo è che si andrebbe ad incrinare la procedura di trasparenza, perché è evidente che nell'assegnazione degli appalti questo diventerebbe un problema non di poca gestione, anche visto quello cui assistiamo in questi giorni; secondo, ci sarebbe un rischio notevole di procedura antitrust; ma soprattutto, quello che mi preoccupa di più è che ci sarebbe una penalizzazione delle imprese sane, quindi andremmo a intervenire sulle imprese in difficoltà mentre chi ha resistito alla crisi e ha operato positivamente in questi anni si vedrebbe escluso. Noi non siamo pregiudizialmente contrari a questo percorso, però chiediamo che gli investimenti siano maggiormente monitorati, che ci siano più soldi e soprattutto che sia un progetto Italia che veda messe insieme le imprese che sono in difficoltà e anche quelle sane che oggi sono operative in questo nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, a seguito dell'interrogazione dei deputati, ho sentito Cdp circa una possibile partecipazione di Cdp nel capitale di Salini Impregilo: quest'ultima mi ha informato che sta seguendo l'evoluzione del settore di riferimento, e ogni eventuale coinvolgimento della stessa - cito testualmente - congiuntamente ad altri partner finanziari e industriali potrebbe essere valutato solo nell'ambito di un'operazione di sistema e di mercato. Colgo l'occasione per ricordare che sia il “decreto sblocca cantieri” che il “decreto crescita”, adottati nei giorni scorsi, hanno previsto una serie di misure con la specifica finalità di agevolare l'intero settore economico, sbloccando le grandi opere da un lato e sostenendo gli investimenti privati dall'altro. Voglio precisare che l'attuale profonda crisi del comparto infrastrutturale non investe solo le grandi imprese italiane del settore, molte delle quali citate dall'interrogante, ma coinvolge tutta la filiera dell'edilizia, ripercuotendosi a cascata sulle piccole e medie imprese. Partendo da questa considerazione, come Governo abbiamo avviato una serie di iniziative volte a supportare e aiutare le piccole e medie imprese ai fini del rilancio del settore edilizio. Ad esempio, è allo studio una norma che estenderà l'accesso alla sezione speciale del fondo di garanzia a tutte le piccole e medie imprese operanti nel settore edilizio che si trovino in difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari a causa dei ritardi nei pagamenti da parte dei propri committenti pubblici o privati. L'insieme di questi interventi per la crescita economica, in particolare la revisione del codice dei contratti pubblici, che per anni ha contribuito a ingessare il settore, costituiscono misure incisive, secondo noi, per il rilancio dell'edilizia. Ci sono ulteriori iniziative per il rilancio del settore infrastrutturale - sono iniziative non legislative -, che sono rappresentate dall'istituzione di un apposito tavolo interministeriale tra Ministero dei Trasporti, Sviluppo economico ed Economia e Finanze al fine di individuare tutte le soluzioni percorribili, nel rispetto dell'ordinamento comunitario, in merito al delicato tema delle grandi imprese appaltatrici quali le citate Cmc e Astaldi, sempre nell'ottica di tutelare anche le piccole e medie imprese direttamente coinvolte nell'indotto, nonché l'istituzione di numerosi tavoli di confronto istituiti presso il MiSE per affrontare delle situazioni di crisi non da poco, come Condotte.

Il Governo continuerà in ogni caso a seguire attivamente l'evoluzione della situazione ben consapevole della rilevanza strategica del settore edilizio per il sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Grazie, Ministro. Per dimostrarle quanto siamo in buona fede prendiamo sul serio la risposta che lei ci ha dato e, se dà una risposta soddisfacente, diciamo che è soddisfacente. La prendiamo sul serio, ed è chiaro che Cassa depositi e prestiti, attraverso lei, in Parlamento dice che parteciperà, secondo me correttamente e legittimamente. Qui si tratta, signor Vicepresidente del Consiglio, di ripensare o di rivedere, per esempio, finalmente, quale ruolo Cassa depositi e prestiti deve avere nel sistema economico industriale del nostro Paese, nel salvataggio o nella realizzazione di un Progetto Italia riguardante le grandi imprese solo e a condizione che sia un progetto di sistema e un progetto di mercato. Questo è quanto lei qui ci ha detto. Infatti la preoccupazione, signor Vicepresidente del Consiglio, sta esattamente su questo. Lei ha fotografato bene il dramma che il settore delle costruzioni attraversa: piccole e medie imprese in crisi da anni e anche le grandi imprese, che sono da sempre un'eccellenza dell'Italia e dell'Italia all'estero, oggi attraversano una crisi profonda; una crisi non solo di dimensione, una crisi finanziaria, una crisi economica. Non a caso lei si è trovato a gestire da Ministro dello Sviluppo economico, per esempio, il commissariamento di Condotte e di altre imprese. Ciò è inaccettabile, anche perché la catena e la filiera è strettamente connessa e quindi è evidente che la crisi del sistema delle grandi imprese coinvolge e scarica tante volte i problemi delle grandi imprese sulla filiera, quindi sulle piccole e medie imprese. Ciò che è inaccettabile non è che Cassa depositi e prestiti o il Ministero svolgano il loro ruolo, ma che si prendano le risorse dello Stato o, nella fattispecie, le risorse dei risparmiatori che danno soldi a Cassa depositi e prestiti per essere investiti e per diventare una leva per lo sviluppo economico e li si dia a fondo perduto per risanare le imprese.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi scusi, concludo. Impregilo vuole acquistare Astaldi: lo fa e fa un progetto di impresa e rischia del suo. Il settore è in crisi: si vuole creare un Progetto Italia - secondo me legittimamente -, il Ministero e Cassa depositi e prestiti convocano un tavolo, come lei ha detto, costituiscono un progetto di sistema…

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …e verificano e concludono quali sono le condizioni per rilanciare questo sistema: questo è il modo che noi condividiamo…

PRESIDENTE. Grazie.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …con cui gestire, altrimenti il resto è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

(Iniziative volte a dar seguito all'accordo di cessione della Cevital Spa al gruppo Jindal South West Steel, anche con riguardo alla copertura degli ammortizzatori sociali previsti dall'accordo – n. 3-00719)

PRESIDENTE. Il deputato Buratti ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-00719 di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A).

UMBERTO BURATTI (PD). Grazie, Presidente. Nel maggio 2018 è stato firmato, grazie al lavoro fatto dal Governo Gentiloni e dalla presidenza della regione Toscana, il contratto di cessione della Cevital SpA, acciaierie di Piombino ex Aferpi, al gruppo indiano Jindal South West. L'accordo prevedeva, tra l'altro, l'utilizzo dell'intera forza lavoro di circa 2.000 unità, la costruzione di tre forni elettrici con produzione di 3 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, oltre all'impegno del Governo per progetti di bonifica ambientale e risanamento e precise garanzie sull'utilizzo del porto di Piombino e la garanzia di adeguati strumenti di ammortizzatori sociali per l'intera durata dell'attuazione del piano industriale.

Il prossimo novembre scadranno i diciotto mesi del periodo di valutazione previsti nell'accordo. Si chiede, pertanto, di sapere quali iniziative, signor Ministro, abbia assunto o intenda assumere in merito agli impegni sottoscritti dal Governo per garantire la fattibilità del piano industriale e, dunque, la prosecuzione degli impegni della Jindal South West Steel e assicurare la copertura degli ammortizzatori sociali previsti dall'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Sulle vicende riguardanti il sito siderurgico Aferpi di Piombino voglio precisare che presso il Ministero dello Sviluppo economico è istituito, come citato dal deputato interrogante, un apposito tavolo di confronto con tutte le parti interessate al fine di consentire un monitoraggio costante sugli impegni assunti da Jindal South West Steel S.r.l. con l'accordo di programma sottoscritto a luglio 2018, in occasione dell'acquisto delle partecipazioni in Aferpi. In occasione dell'ultimo incontro del tavolo, che si è tenuto lo scorso febbraio, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento del piano industriale e degli impegni assunti da Jindal con il Ministero dello Sviluppo economico e la regione Toscana. Ricordo che Jindal si era impegnata a svolgere l'attività aziendale secondo le previsioni del piano industriale per un periodo di due anni a partire dal 24 luglio 2018 e a mantenere i livelli occupazionali per un analogo periodo di due anni dal trasferimento delle azioni. L'azienda ha illustrato i passi che finora hanno consentito il riavvio di tre linee di laminatoi nel sito di Piombino attraverso il reimpiego in media di 630 lavoratori a tempo pieno. Per il primo trimestre del 2019 vi è stato un ulteriore aumento della produzione di rotaie e barre anche a seguito di altre commesse ricevute, che permetterebbero di aumentare il numero dei lavoratori reimpiegati. Infine è stato assicurato il rispetto degli impegni per nuovi investimenti sul sito e sulla sicurezza dei lavoratori, per le bonifiche e per la demolizione dei vecchi impianti presenti nell'area anche attraverso risorse già previste nello stesso accordo di programma. Pertanto, fino a tutto il primo trimestre del 2019, occupazione e produzione sono in linea con il piano.

Un nuovo tavolo di monitoraggio sul sito di Piombino è previsto entro la fine di questo mese. Sul fronte dell'occupazione, in particolare, preciso che sono in fase istruttoria i decreti di concessione della Cassa integrazione straordinaria per il periodo dal 1° novembre 2018 al 31 ottobre 2019, anche alla luce di alcuni approfondimenti ispettivi in merito alla corretta attuazione del precedente contratto di solidarietà. Quanto ai costi dell'energia, citati nell'interrogazione, è stato istituito un tavolo tecnico per valutare l'eventuale possibilità di intervenire sul costo dell'energia in generale, attivando gli strumenti a disposizione del Ministero dello Sviluppo economico. Solo al termine di questi tavoli istituiti sarà possibile valutare compiutamente la questione. In ogni caso, il tavolo di fine maggio ci consentirà, attraverso il monitoraggio costante, di capire a che punto sia l'attuazione del piano.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di replicare.

ANDREA ROMANO (PD). Ministro, la ringrazio ma lei oggi non ha risposto all'unica domanda a cui doveva rispondere, cioè se il suo Governo, se lei è in grado o non è in grado di dare certezze ai tremila lavoratori delle acciaierie di Piombino e dell'indotto, quindi alle loro tremila famiglie che non sanno cosa sarà del loro futuro concretamente. Infatti a questa domanda lei non ha dato risposte concrete. Quando un politico siede su quei banchi di Governo non può praticare in eccesso lo sport della propaganda, che pure mi sembra essere l'attività nella quale si concentra il suo Governo, ma deve dare risposte concrete. Quando il Governo italiano era guidato dal PD, quelle risposte concrete ci furono anche per Piombino e per la provincia di Livorno relativamente alle acciaierie. Quel Governo individuò, insieme alla regione Toscana, una soluzione che sembrava impossibile: un nuovo socio internazionale che rilevasse e rilanciasse gli impianti e quindi desse un futuro a quei lavoratori. Oggi il vostro compito - il suo compito, signor Ministro - dovrebbe essere uno solo: garantire il rispetto degli impegni presi allora dal Governo italiano con quei lavoratori e con quel socio. Lo state facendo? State garantendo il rispetto di quegli impegni? State lavorando per evitare il rischio che il nuovo proprietario degli impianti abbandoni l'investimento, trascorsi i diciotto mesi previsti dall'accordo? La risposta purtroppo è no e le sue risposte di oggi, molto lacunose, ce lo confermano. Dov'è il vostro lavoro per ridurre i costi energetici? Dove sono le riduzioni per i costi delle bonifiche ambientali? Dove sono le garanzie per il porto di Piombino? Quali iniziative sono state assunte per la copertura degli ammortizzatori sociali? Lei oggi mi parla di un'istruttoria: qualche mese fa i militanti dei Cinque Stelle a Piombino definirono quella cassa integrazione un privilegio concesso impropriamente ai lavoratori di Piombino. Che cosa ne è stato delle commesse ferroviarie, il vero nucleo di produzione delle acciaierie di Piombino, che sono state ridotte in maniera drammatica? Soprattutto, quando vi deciderete a incontrare i lavoratori delle acciaierie per informarli di quanto sta accadendo?

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). Vede, Ministro, concludo, la scadenza di quei diciotto mesi è domani - il prossimo autunno - e non si può arrivare alla vigilia di quella scadenza per sapere cosa succederà. Tremila famiglie attendono di conoscere il proprio futuro e hanno il diritto di conoscerlo oggi da voi che oggi occupate i banchi di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Bartolozzi, Benvenuto, Berardini, Borghese, Brescia, Businarolo, Caiata, Castelli, Cavandoli, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferri, Gregorio Fontana, Fraccaro, Frassinetti, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Guerini, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Micillo, Molinari, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Vacca, Valente e Viscomi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione della proposta di legge costituzionale n. 1585.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1585: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 1172.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 2.12 Marco Di Maio.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.13 Fiano, a pagina 3 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Credo che sia arrivata la richiesta di voto segreto anche su questo emendamento. Anche questo emendamento, come già alcuni precedenti, interpreta l'esigenza di verificare le conseguenze che ci sono dietro alla scelta del taglio dei numeri complessivi dei rappresentanti in Parlamento, alla Camera e al Senato, e a prescindere dal taglio complessivo le conseguenze che…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi! Prego, collega.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Le conseguenze, dicevo, che avvengono e ne abbiamo esaminate nel caso della rappresentanza estera, ne abbiamo esaminate nel caso della rappresentanza territoriale che in alcuni territori diventa drammatica perché si riduce il rapporto tra numero di elettori in alcune regioni di questo Paese e rappresentanti eletti a livelli incompatibili con una reale rappresentatività democratica dei territori e ora il tema specifico che affronta il mio emendamento 2.13 è quello delle minoranze linguistiche. Infatti, è un taglio forte della rappresentanza che in assoluto, come sapete, non abbiamo criticato. Non abbiamo criticato il numero in assoluto, al di là della labilità, della discrezionalità del numero scelto, ma rappresenta, per la questione della rappresentanza delle minoranze linguistiche in questo Parlamento, fatto costituzionalmente rilevante - Presidente, non è semplicissimo parlare perché c'è brusio… Dicevo che rappresenta indubbiamente un'esigenza che noi consideriamo fondamentale tenere in conto.

Il diniego a qualsiasi possibilità di giungere insieme a delle modifiche del testo presentato di legge costituzionale che non tenga conto di alcune esigenze particolari, che pure potevano essere inserite con delle semplici modifiche del testo e anche lasciando invariata la scelta complessiva dei rapporti numerici che si volevano creare, è per noi un grave errore, è un danno. La possibilità di azzerare quasi o, comunque, di ridurre a termini…

PRESIDENTE. Colleghi, non è possibile questo brusio, però! Colleghi! Prego.

EMANUELE FIANO (PD). L'esigenza, invece, di dare rappresentanza costituzionalmente rilevante per il testo che noi conosciamo a queste rappresentanze di minoranze linguistiche diventa, secondo noi, un punto oltre che passibile anche di verifica di costituzionalità, secondo me, anche dirimente, anche nel giudizio complessivo che noi diamo sulla proposta di riforma costituzionale che è sottoposta al nostro voto.

Con i numeri che sono presenti in questa riforma la minoranza linguistica in alcuni casi potrebbe essere totalmente azzerata; se la sommiamo alle altre analisi che abbiamo prima verificato, quelle della riduzione drastica della rappresentanza territoriale, la rappresentanza territoriale in quei territori in cui la minoranza linguistica ha una così forte presenza aggiunge un elemento di negatività fortissima.

E penso che chi assevera questo testo senza tenere in alcun conto… come vedete, sono proposte di modifiche che vanno assolutamente al merito dei princìpi costituzionali di rappresentanza e senza nessun pregiudizio di tipo politico, ma semplicemente perché vogliamo che alcuni valori fondamentali - il rapporto tra il numero di elettori e l'eletto, il rapporto tra la dimensione territoriale e il numero degli eletti, il rapporto tra la rappresentanza di una regione e gli eletti, il rapporto tra una minoranza linguistica e il numero degli eletti - vengano tenuti in conto, perché la democrazia parlamentare non può essere ridotta unicamente ad un calcolo aritmetico complessivo, ma deve entrare nel merito delle conseguenze specifiche.

E questa è una di quelle conseguenze molto gravi nelle quali noi incorriamo se approviamo il testo proposto di riforma costituzionale senza tener conto di questi dettagli. Penso che sia un gravissimo errore nei confronti di alcune delle minoranze linguistiche riconosciute nel nostro Paese dall'insieme del nostro ordinamento e dalla Carta costituzionale.

Noi stiamo compiendo nei loro confronti un insulto costituzionale, impediamo la loro rappresentanza; ed è per questo che sottoponiamo al voto di quest'Aula questo emendamento, per il quale, come ho detto all'inizio, chiediamo che venga proposto il voto segreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, ovviamente la richiesta di scrutinio segreto è ammissibile, dato che l'emendamento incide proprio sui principi e i diritti di cui all'articolo 6 della Costituzione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per chiedere di essere autorizzato a sottoscrivere anch'io l'emendamento 2.13 e mi permetto di evidenziare un altro dato di carattere costituzionale. A mio modo di vedere, questa compressione della rappresentanza, particolarmente in danno delle minoranze linguistiche, è anche una violazione palese dell'articolo 3 della Costituzione. È evidente che siamo di fronte a situazioni che non trattano in modo uguale situazioni uguali, anzi, ben differentemente comprimono tanto più quelli che sono titolati di minori diritti. E, quindi, mi permetto di evidenziare, perché rimanga anche agli atti, che fin da ora sottolineo la presenza di questo gravissimo vulnus costituzionale con lesione dell'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.13 Fiano, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 2.14 Giorgis. Anche qui è stato richiesto il voto segreto. Avverto, dunque, che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.14 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza PD e Misto-+Europa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.15 Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signora Presidente. Anche questo emendamento ripropone il tema poc'anzi avanzato dall'onorevole Fiano, della rappresentanza delle minoranze linguistiche. In questo caso lo fa in particolare per le province autonome di Trento e Bolzano. Lo ripeto ancora una volta: si tratta di applicare un principio scolpito all'articolo 6 della nostra Costituzione e di tenere conto della storia e dell'identità, e anche così dell'identità del nostro Paese. Badate, non mi faccio illusioni: so leggere i voti, so bene che, probabilmente, fino alla fine terrete duro su una riforma pasticciata e confusa. Però voglio ritornare su questo tema guardando innanzitutto i banchi della Lega. Penso alla Lega di un tempo e alla Lega di oggi, che sta rinnegando, votando contro ognuno di questi emendamenti che riconoscevano la territorialità, e in particolare la territorialità del Nord, la sua storia, la sua storia iniziale, le ragioni della sua nascita, per abbracciare fino in fondo un nazionalismo dai colori piuttosto cupi.

E si potrebbe dire, parafrasando una frase celebre, sia chiaro che noi leghisti abbiamo dei principi, e, se non vanno bene, siamo pronti, ne abbiamo degli altri. Così è andata per voi, è così, e anche per questo noi vi contrasteremo fino in fondo.

Quanto ai colleghi e alle colleghe dei 5 Stelle, attraverso lei, signora Presidente, voglio rivolgermi a questo gruppo. La sintesi è davanti agli occhi, è davanti al tabellone che abbiamo avuto per la votazione, ieri, dell'articolo 1, quando la maggioranza si è allargata, si è allargata dimostrando una cosa semplice: è evidente che iniziano a capire persino gli elettori dei 5 Stelle, come vi hanno già detto nelle elezioni amministrative, per quello che valgono nei sondaggi, e iniziano a evidenziare una realtà, in quel tabellone, di una maggioranza che si è allargata a Forza Italia e a Fratelli d'Italia.

Ecco, a fare la parte di coloro che aprono la strada a un'idea di democrazia illiberale, quella che piace a uno dei due duellanti, al Vicepremier, a quel Ministro che dovrebbe essere il Ministro della sicurezza, e che invece invoca le paure, ogni giorno, e cavalca una cultura ed un clima pericoloso per questo Paese e per l'Europa. Ebbene, dovrebbe essere chiaro alle colleghe ed ai colleghi dei 5 Stelle, non fosse che per quell'elettorato loro che lo ha già iniziato a capire, che a proposito di quella frase che a me è rimasta scolpita, quando siete venuti in quest'Aula, “noi apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”, a fare la fine dei tonni sono i colleghi e le colleghe dei 5 Stelle, sono i 5 Stelle, perché è evidente chi avrà l'egemonia di quella maggioranza allargata! È evidente che fra le due ossessioni che si sono incontrate, una, la grande illusione di una democrazia diretta, senza una funzione del Parlamento, la grande illusione, con quella democrazia, di restituire potere ai cittadini, una specie di fede, una mistica la chiamava stamani il collega Migliore; e l'altra, invece, un'ossessione molto più cupa, ma realistica, con i venti di destra che soffiano in Europa: mi riferisco a quella della Lega e appunto dei nazionalismi più spinti; ebbene, a vincere sarà questa seconda.

E allora io concludo, cara signora Presidente. Vede, lo dico al collega Baldelli, che ad un certo punto ha detto: “siete ingenui a credere ancora che si possa fare qualcosa”; collega Baldelli, ho apprezzato il suo coraggio; le rispondo con schiettezza che non siamo ingenui e che saremo tenaci fino in fondo, perché qui è in gioco la Costituzione. E, detto questo, non è che avessimo bisogno di capirlo in quest'Aula, ma sono convinta, ogni giorno, ogni ora mi convince di più che prima se ne va a casa questo Governo, prima se ne va a casa, è un bene per il Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

BARBARA POLLASTRINI (PD). E noi siamo già pronti, lo stiamo facendo: costruiremo l'alternativa per vincere domani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo, essendone stata fatta richiesta, un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi chiedo di nuovo di abbassare il tono della voce. Prego.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Signora Presidente. Una domanda: trattandosi di materia costituzionale, se l'aumento del tempo è pari a quello di una legge ordinaria oppure no.

PRESIDENTE. Collega, lei che richiesta sta facendo nello specifico? Che si aumenti il tempo? Che si aumenti il tempo aggiuntivo?

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, lei ha appena annunciato che il gruppo del Partito Democratico ha terminato il tempo a disposizione, e, come consuetudine, avendone fatta richiesta, ha diritto ad un aumento del tempo. La mia domanda è, essendo questa una riforma di materia costituzionale e non di legge ordinaria, se la Presidenza attribuisce una dilatazione dei tempi come se fosse una legge ordinaria.

PRESIDENTE. È chiaro. Collega, per le riforme costituzionali c'è sempre stato un tempo aggiuntivo di un terzo, quindi non c'è mai stato un tempo aggiuntivo in più rispetto al terzo. Però, chiaramente, visto che lei ne sta facendo richiesta specifica, la sottoporrò ovviamente alla Presidenza.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento, all'articolo 24.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Le ripropongo il tema che ieri abbiamo sottoposto al Presidente Fico: questa è una discrezionalità della Presidenza, che, in rapporto alla complessità, decide o meno di concedere una dilatazione dei tempi.

PRESIDENTE. Mi è chiaro, collega.

ENRICO BORGHI (PD). Noi prendiamo atto che la Presidenza, dopo avere accettato di inserire in maniera furbesca all'interno dell'ordine del giorno questa discussione per far scattare il contingentamento, dopo aver impedito l'esame degli emendamenti proposti dal gruppo del Partito Democratico, ora non ritiene di concedere un'ulteriore…

PRESIDENTE. È chiaro, collega.

ENRICO BORGHI (PD). …dilatazione dei tempi, perché evidentemente la Presidenza ritiene anch'essa che questo provvedimento debba essere concluso nel più breve tempo possibile. Ne prendiamo atto.

PRESIDENTE. È chiaro. Ed io le sto rispondendo che ovviamente sottoporrò la sua richiesta al Presidente della Camera, quindi, visto che mi sembra che la richiesta ci sia stata e sia effettiva.

ENRICO BORGHI (PD). È adesso che lo deve dire! Non è che possiamo fermarci… Prenditela qualche responsabilità…

PRESIDENTE. Collega, io le sto dicendo che la sottopongo.

ELIO VITO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Signora Presidente, anche io per richiamo al Regolamento, sull'articolo 24.

Io intervengo quando, come in questo caso, dei diritti della Camera, dei gruppi parlamentari, dei deputati vengono trasformati in gentile concessione, che appunto può essere concessa o non può essere concessa da parte del Presidente. Premesso che non siamo di fronte ad un atteggiamento ostruzionistico da parte di nessun gruppo parlamentare e di nessun parlamentare, nemmeno di chi legittimamente si oppone: lo testimoniano il numero di emendamenti presentati ed il fatto che c'è stato un impegno da parte di tutti, mi pare, affinché le votazioni e l'esame di questo provvedimento di riforma costituzionale si concludano nei tempi convenuti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Ma quello che a me preme, Presidente, è che questa appunto è una volontà politica dei gruppi parlamentari, ma non è una previsione regolamentare, né può diventare una concessione o una non concessione presidenziale: perché ricordo a me stesso che la vera e propria finzione che sta accadendo sul contingentamento, per il quale lei poco fa ha letto il rito che il gruppo ha finito il tempo e gentilmente concede un terzo, è una finzione che avviene contro la previsione del Regolamento. Cosa prevede il Regolamento? Che, per i disegni di legge costituzionale, vi è un esame nel primo calendario in cui sono iscritti all'ordine del giorno della Camera che non è contingentato; solo qualora l'esame non si concluda in questo calendario si va ad un successivo calendario, e in questo successivo calendario vi è il contingentamento. Ed è quello che sta accadendo in questo calendario perché vi è appunto la finzione che nel precedente calendario l'esame non si è concluso; ma in realtà noi tutti sappiamo che nel precedente calendario di un giorno solo, il 30 aprile, l'esame non è nemmeno cominciato.

Ora non mi tiri fuori i precedenti in questa direzione, perché ho fatto parte a lungo della Giunta per il Regolamento e le posso dire che questo è un punto particolarmente sensibile, dove esistono precedenti di un tipo e precedenti di un altro tipo, nei quali fu espressamente detto dalla Giunta che, per procedere al contingentamento dei disegni di legge costituzionale, il tentativo doveva essere fatto realmente, passando al punto, non convenendo di non passare, e si discuteva se dovevano essere anche iniziate le votazioni e non concluse per passare poi al contingentamento nel calendario successivo.

Quindi io la prego, signora Presidente, poiché stiamo in questa fattispecie, che nel primo calendario l'esame non è nemmeno iniziato, si è semplicemente convenuto, visto il 29, il 30, di dar luogo ad un calendario successivo nel quale nessuno ha eccepito sul contingentamento dei tempi; e visto che siamo a poche unità di emendamenti dal termine, e visto, signora Presidente (e concludo), che la Consulta, rispetto ad un ricorso presentato dal gruppo del Partito Democratico al Senato sulle modalità di esame della legge di bilancio, ha rilevato che sono proprio queste condizioni ostative e limitative dell'esame parlamentare, delle prerogative di esame parlamentare, a mio giudizio ancor più della mancata ammissione degli emendamenti, che non in astratto, ma in un concreto futuro potrebbero determinare un diverso tipo di valutazione anche sulla legittimità costituzionale di quella proposta approvata con una limitazione delle prerogative parlamentari, la inviterei ad essere molto prudente. Perché io c'ero anche quando la Consulta diceva e preavvertiva che i decreti-legge non sarebbero più stati reiterati, e si diceva: va bene, ma non lo farà mai; poi arrivò finalmente e giustamente, come noi chiedevamo, la sentenza che ha impedito la reiterazione dei decreti-legge.

Quindi a furia di scherzare, come voi fate, col fuoco delle prerogative dei gruppi dei deputati e anche dei senatori (mi permetto), si rischia poi di incorrere in qualche cattiva sorpresa, senza auspicare che solo la presunta popolarità di un tema possa impedire una giusta sentenza, la presunta popolarità di un tema. Quindi concludo, Presidente, perché non mi è piaciuto il tono concedente con il quale lei ha dato un terzo… poi lo rivedremo… forse in più… forse in meno… non è così, non è questo il tema, perché il contingentamento non si sarebbe nemmeno potuto dare in questo calendario e questo doveva essere il primo calendario d'esame, e a giugno quello nel quale il contingentamento poteva regolarmente avvenire. Non abbiamo sollevato questo problema, non ci costringa - per inciso - a sollevarlo adesso e a sollevarlo come eccezione più generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È chiaro, collega, che lei in questo momento ha tirato fuori, comunque, una situazione che è più da Giunta per il Regolamento. Al momento, adesso, noi dobbiamo applicare il Regolamento della Camera, chiaramente il Regolamento della Camera e le prassi che ci sono state, soprattutto nella XIV legislatura, dove tra l'altro lei era capogruppo di Forza Italia e quindi in quota maggioranza; ci sono prassi e ci sono regole che, al momento, stiamo portando avanti e rispettando. Per quanto riguarda la richiesta del collega Borghi, chiaramente, ripeto, io questa richiesta di aumento del contingentamento la farò presente al Presidente della Camera.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sull'emendamento o su cosa?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Signor Presidente, sempre ai sensi dell'articolo 24.

Le vorrei semplicemente porre questo tema, per evitare che ci sia un po' di ipocrisia istituzionale. Le è stata fatta richiesta, sulla base anche delle sagge e molto pertinenti considerazioni che ha fatto ora il collega Vito su tutto l'iter di questo provvedimento, siccome lei ha fatto riferimento anche ai precedenti, un terzo… lei ha avuto la fortuna, collega Presidente, di essere nella scorsa legislatura e forse dovrebbe avere memoria di qual è stato l'impiego dei tempi per la riforma costituzionale e di quello che è avvenuto in quest'Aula durante la riforma costituzionale. Se non ha memoria lei, c'è la Presidente Boldrini, che sicuramente potrebbe confermare quanto io le sto dicendo. Qui dentro, compresa lei, Presidente, che svolgeva un ruolo diverso, avete messo “a ferro e fuoco” l'Aula, lo dico tra virgolette, perché si stava facendo una riforma costituzionale, sui tempi, su tutto! Mi pare che il dibattito che si sta svolgendo da alcune ore - non voglio dire neanche giorni, perché se mettiamo in conto sono ore - sia un dibattito molto tranquillo, nel quale si sta soltanto cercando di argomentare.

Le vorrei dire, signora Presidente - e lo dico perché dentro il cassetto che c'è vicino a lei, c'è un telefono molto importante che è quello che consente di parlare col Presidente della Camera -, che se le viene fatta richiesta di un ulteriore allargamento dei tempi, cosa che sicuramente (ci sono precedenti) è stata fatta mille volte, se lei questa decisione… io capisco che lei non se la voglia assumere, ma se lei questa decisione la sbroglia quando noi abbiamo finito gli emendamenti, perché praticamente sono rimasti dieci emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)… non siate ipocriti! Dica subito e si prenda la responsabilità di negarlo, ovvero, magari sarebbe la cosa più saggia, sospenda l'Aula per cinque minuti, alzi il telefono, chiami il Presidente della Camera e dateci una risposta che abbia senso e che sia rispettosa dei rapporti istituzionali. No che lei ci dice che l'ampliamento ce lo dà sull'ultimo emendamento quando non si può più parlare, perché è un modo di prenderci in giro. Questo, magari, potete evitarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, un terzo in più al momento sono 37 minuti, quindi io credo che di tutta questa tempistica chiaramente avremo una risposta dal Presidente della Camera. Quindi, io andrei avanti proprio perché avete questo terzo in più e, quindi, questi minuti in più che ovviamente è vostro diritto usare.

Dunque, siamo all'emendamento 2.15 Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. La norma che questo emendamento mira ad aggiungere non è altro che la declinazione della tutela delle minoranze linguistiche, di cui all'articolo 6 della Costituzione. In più, costituisce adempimento agli obblighi internazionalmente assunti tramite l'Accordo di Parigi del 1946. Questa norma è molto importante per un motivo molto preciso, perché sappiamo che il prossimo provvedimento che andremo ad approvare sarà l'adeguamento - anche qui si parla di adeguamento - della legge elettorale alla nuova composizione del Parlamento; e sappiamo anche che è prevista una norma per quanto riguarda l'elezione della Camera dei deputati, che mira ad eludere la tutela delle minoranze linguistiche e soprattutto l'adeguata rappresentatività delle minoranze linguistiche nella Camera dei deputati.

Per questo motivo, questa norma è essenziale, proprio per evitare questa dinamica elusiva o questa intenzione elusiva del prossimo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, solamente per chiedere di essere autorizzato a sottoscrivere anch'io questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, grazie. Intanto, in relazione alla richiesta che avevano fatto i colleghi del PD, è vero che avranno pure 37 minuti di tempo aggiuntivo, ma se date loro una risposta, magari sanno come organizzarseli, questi 37 minuti, giusto per chiarezza.

Dopodiché, continuiamo sulla vicenda che abbiamo già affrontato nella sua interezza per questo ramo del Parlamento in relazione al Senato. È lo stesso identico dibattito. Io apprezzo la tenacia della collega Pollastrini, ma non vale ragione contro l'ipocrisia e contro il cinismo di certa propaganda. Non illudetevi, non illudiamoci - lo dico, ripeto, sempre relativamente a una mia personale posizione e alla posizione di quanti credono di doversi opporre in quest'Aula, oggi, su questo provvedimento - non illudiamoci che valgano le ragioni dei criteri, della adeguatezza, valgono le ragioni, per citare la relatrice, dell'adeguamento, dell'adeguamento alla propaganda, alle promesse elettorali che questi signori hanno fatto nel corso della loro campagna elettorale; vale la traslazione del linguaggio, perché gli eletti del popolo diventano poltrone: poltrone quando sono gli altri, poi, quando sono loro, sono eletti del popolo, cittadini, rappresentanti, portavoce, c'è tutto un gioco anche nel linguaggio, nella tecnica di linguaggio, che si applica esattamente a questo genere di propaganda.

Per cui, purtroppo, quello che ci diciamo qui è assolutamente inutile, perché l'idea è di andare avanti, dritti come treni, su questa strada, sapendo anche che la denuncia che si fa quando si parla - come ho fatto io, come hanno fatto altri e avete fatto anche voi, amici e colleghi di LeU - dell'innalzamento implicito delle soglie di sbarramento o della riduzione del numero degli eletti, e col mantenimento di questa legge elettorale che taglierebbe fuori tutti i partiti che oggi prendono il 4 o il 5 per cento e che domani saranno fuori dalla rappresentanza, magari fino all'8, al 10, al Senato ancora di più tutto questo, guardate, è un qualcosa a cui, a chi ha in testa di fare il manifesto in cui dice che si risparmiano 500 milioni di poltrone, di ladri corrotti, fannulloni, eccetera, frega meno di zero! Questo è! Cioè, non interessa a nessuno di questi signori il problema della democrazia rappresentativa, perché loro sono contrari alla democrazia rappresentativa. Se non si parte da questo assunto, tutto ciò che arriva a cascata è incomprensibile. Per cui, con tutta la tenacia del mondo, parlare contro un muro non dà mai risultati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie. Utilizzo questo minuto a titolo personale, signora Presidente, affinché sia chiaro che avete scelto - e ci metto anche la Presidenza - di imporre un bavaglio alle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per consentirci di esprimere le nostre posizioni! Perché noi abbiamo ancora 15 voti da fare e per gentile concessione abbiamo 37 minuti, vale a dire che il Partito Democratico ha due minuti e mezzo per emendamento…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO BORGHI (PD). …e lei mi sta richiamando subito in maniera molto solerte al tempo, per discutere di “questioncelle”, tipo il fatto se il Friuli-Venezia Giulia e le minoranze slovene abbiano o meno il diritto di entrare nel prossimo Parlamento, tipo il fatto se i Presidenti delle regioni a statuto speciale abbiano meno titolo di entrare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) nel prossimo Senato, tipo il fatto se sia giusto o meno modificare l'elettorato passivo e allineare chi vota per il Senato e per la Camera! Ecco, di tutte queste banalità qui, voi ci consentite di poter discutere in due minuti e mezzo; voi siete saliti su quei banchi, ci avete fatto fare una notte qui dentro, impedendoci di parlare nella scorsa legislatura e adesso ci tappate la bocca, vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi, sentito il Presidente della Camera, comunico, ai gruppi che hanno esaurito i tempi, che i tempi stessi, appunto, saranno aumentati della metà, anziché di un terzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Dai banchi del gruppo partito Democratico si leva una voce: Bravo Borghi!).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, anch'io voglio intervenire su questo argomento che riguarda le minoranze linguistiche di cui probabilmente gran parte dell'Aula poco sa e a cui poco importa. Lo Stato, l'abbiamo detto più volte, riconosce l'esistenza, in determinate regioni dell'Italia, di comunità etniche di diversa provenienza che storicamente si sono insediate nel territorio nazionale e hanno conservato la loro lingua d'origine, con la loro cultura, le loro tradizioni e che, con questa modifica costituzionale, rischiano di perdere la rappresentanza; sono circa due milioni e mezzo le persone che, in Italia, appartengono a comunità linguistiche, a minoranze linguistiche…

PRESIDENTE. Colleghi, se riusciamo un attimo ad abbassare il tono della voce…

ROBERTO NOVELLI (FI). Non è possibile che in quest'Aula la maggioranza rimanga sorda a questo grido; questo è un principio che va a ledere la democrazia, la Lega lo sa molto bene, non potete chiudere gli occhi ed essere ciechi di fronte a un provvedimento di legge che, in parte, condividiamo, ma che va ad uccidere quella che è una ricchezza del nostro territorio nazionale, la presenza delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Intanto, Presidente, chiedo di sottoscrivere e di avere l'autorizzazione di aggiungere la mia firma su questo emendamento. Mi sembra pertinente ricordare a tutti noi che se questa legge, che ci viene proposta oggi, di modifica della Costituzione, fosse stata in vigore ai tempi, Alcide De Gasperi non sarebbe mai stato deputato del Parlamento nazionale italiano.

PRESIDENTE. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi PD e Misto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Colletti, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Aula, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo PD e contrario del relatore di minoranza del gruppo Misto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.26 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Anche qui continuo su un argomento di cui ho già parlato questa mattina e dopo l'intervento dell'onorevole Corneli - Presidente, per suo tramite ovviamente mi rivolgo alla collega in questo senso - che ha parlato esplicitamente del fatto che l'intervento di riforma costituzionale non è un intervento di riforma costituzionale, ma di mero adeguamento della Carta costituzionale. Allora, le chiederei di prestare attenzione, e mi rivolgo anche al Ministro Fraccaro, al fatto che anche gli adeguamenti possono essere migliorati, tanto più se questi adeguamenti creano delle vistose distorsioni.

Io questa mattina sono intervenuta e lo ribadisco, lo torno a dire con forza a tutti i colleghi delle regioni, in particolare delle regioni a statuto speciale, ma in particolare anche delle regioni piccole e, ulteriormente, lo dico a tutti i colleghi che hanno avuto incarichi all'interno delle amministrazioni regionali o negli enti locali: voi dovete capire che cosa significa in queste regioni arrivare ad un taglio, ad esempio, della rappresentanza alla Camera Alta di oltre il 40 per cento, significa non avere rappresentanza territoriale.

Fin qui, uno mi potrebbe dire: non mi interessa, l'importante è che ci sia qualcuno che rappresenti l'intero territorio, anche quando questo territorio sarebbe rappresentato da un solo senatore per un milione e 220 mila abitanti. Ma non è un problema, perché tanto, come mi ha spiegato l'onorevole Corneli, io non dovrò più far politica (io o chi sarà), andando a rappresentare il territorio e cercando il collegamento diretto con quel territorio, non è necessario; il fatto che siano oltre un milione, mica è un problema, io sarò nella mia stanza, nel mio ufficio da casa e semplicemente mi collegherò con questo milione e 220 mila abitanti, facendo politica con un click (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché questo è quello che andremo a fare, quando la rappresentanza di un solo politico sarà quella dell'intero territorio, ma sarà così in tutte le regioni.

Il problema - ed è il motivo per cui intervengo e ho presentato e sottoscritto questo emendamento - è che in alcune regioni a questa criticità se ne aggiunge un'altra che è ancora più importante, se volete, nel combinato disposto con la prima, ed è il fatto che in alcune regioni sono presenti delle minoranze linguistiche.

Ora, noi abbiamo una Carta costituzionale e abbiamo leggi ordinarie che sono intervenute nel tempo per dare protezione alle minoranze linguistiche, riconoscimento e diritto di tribuna. Nel caso del Friuli Venezia Giulia, sostanzialmente, con la riduzione di cui stiamo parlando in questo cosiddetto adeguamento della Carta costituzionale, quella riduzione semplicemente schiaccia le minoranze, in particolare, elimina ogni possibilità di avere rappresentanza per la comunità nazionale slovena. Voi mi direte: e chi se ne frega!

Ora, Ministro Fraccaro, le rendo noto che ci sono delle regioni la cui storia, la cui specificità, la cui rappresentanza di interi territori che vanno oltre i confini politici richiedono una particolare cautela ed attenzione, perché è proprio grazie alla presenza di quelle minoranze linguistiche che nasce quella specificità, è proprio grazie a quei confini che nasce quella specificità.

Ora, possibile che non ve ne freghi niente, possibile che dentro il miglioramento o l'adeguamento non siate in grado di valutare il danno che state producendo all'interno di quei territori? Poi, sia chiaro, può darsi pure che non vi interessi perché partite dal presupposto che voi a quei territori non volete dare nessuna rappresentanza, se non, soprattutto, quando la rappresentanza non sarà vostra e, allora, cito testualmente le leggi che stiamo andando a violare, perché, in base alla Carta costituzionale, la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Nel caso specifico, non solo abbiamo la Carta costituzionale, perché in attuazione della Carta costituzionale la legge n. 38 del 2001 detta delle norme di tutela specifiche per la minoranza linguistica slovena nella regione Friuli Venezia Giulia e, all'articolo 26, impegna espressamente il legislatore prevedendo che - cito testualmente, lo faccio in particolare per il Ministro Fraccaro, lascio stare l'onorevole Corneli - le leggi elettorali per l'elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati dettano norme per favorire l'accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena.

Ebbene, con questo intervento voi state eliminando la possibilità per la minoranza slovena di avere un qualunque riconoscimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), il che significa illegittimità costituzionale e violazione di norme di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, intervengo a titolo personale. Il tema del Friuli Venezia Giulia è particolarmente doloroso: per me è dolorosissimo assistere a una proposta che vìola il principio e i diritti delle minoranze in questo modo. Solo per farvi capire: Dober dan, gospa Predsednik; Buine sere, siora President; Guten Abend, Frau Präsident; buna sera, siora President. Queste sono alcune delle lingue che noi utilizziamo a casa nostra, questi sono alcuni degli elementi che testimoniano la civiltà del nostro Paese e della nostra regione. Perché violate la minoranza in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché non rispettate l'articolo 3 della Costituzione?

E, ancor di più, perché i meccanismi messi in piedi non fanno sì di poter assicurare a tutti il medesimo trattamento? Perché trattate in maniera un po' migliore il Trentino Alto Adige, prevedendo il meccanismo delle province autonome con 3 più 3 e, invece, in Friuli Venezia Giulia solamente 4? Perché un friulano, con altri soli 319 mila circa propri corregionali, può partecipare a un collegio senatoriale e invece in Trentino Alto Adige i numeri sono assolutamente diversi (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Perché questa violazione patente, latente, presente, sempre confermata dell'articolo 3 della Costituzione nessuno la evidenzia?

Evidenzio io questo elemento, e mi permetto di sottolinearlo perché rimanga agli atti. Stiamo violando la Costituzione oltre che i principi comunitari, e spero che presto la Corte costituzionale faccia strame di questa norma (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, io credo che le osservazioni che sono state svolte da chi mi ha preceduto, ancor prima dalla collega Serracchiani, meritino un approfondimento. Qui ci ritroviamo in una situazione per cui in Senato, con soltanto 200 senatori, non riusciamo a garantire quello che, stando alla Costituzione, in particolare all'articolo 6, noi dovremmo essere in grado di tutelare, perché l'articolo 6 dice che la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

In tutte le leggi elettorali si è sempre cercato, o in via diretta o in via indiretta, in particolare per quel che riguarda il Friuli Venezia Giulia, di trovare una soluzione che consentisse, agevolasse, favorisse l'elezione di una rappresentanza della minoranza slovena. Lo si è fatto, per esempio, individuando dei criteri differenti e forzando sui criteri di determinazione dei collegi elettorali.

Qui invece ci troviamo in una situazione - vorrei ricordare a tutti i numeri - che rende impossibile questa tutela, questo è il problema, perché il Friuli Venezia Giulia avrà un solo collegio uninominale e tre eletti nei collegi plurinominali.

Quindi, credo che questa soluzione che ha proposto la collega Serracchiani - con il suo consenso io aggiungerei anche la mia firma - è una soluzione che dà una risposta certamente assolutamente coerente e in accordo con il testo della Costituzione.

Anche qua, avrei il piacere di essere smentito da parte del relatore e della relatrice per la maggioranza: c'è un problema di rappresentanza della minoranza linguistica slovena, sì o no?

Se c'è, quale soluzione voi proponete? Perché il testo che voi avete proposto, che riguarda soltanto i numeri, nella fattispecie, nell'applicazione concreta del combinato disposto del numero di senatori e dei numeri della popolazione del Friuli Venezia Giulia non consente di rispettare il dettato costituzionale. Almeno dateci una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, purtroppo il suono in quest'Aula non era previsto attraverso gli altoparlanti quando è stata costruita, per cui non ho sentito il mio cognome.

Chiedo innanzitutto l'autorizzazione agli onorevoli Serracchiani e Rosato di sottoscrivere questo emendamento, e soprattutto voglio ricordare, avendo frequentato molto una televisione locale che si rivolgeva alla popolazione di lingua slovena, colà portato da un grande amico, Ferone, a cui rivolgo un ricordo commosso, non essendo più tra noi, la quale non potrà più continuare a funzionare per informare la cittadinanza di origine slovena sulle attività politiche varie, perché tanto non avranno più nessuna rappresentanza. Anche queste sono ricadute di cui mi pare che non si sia assolutamente tenuto conto nel decidere della correttezza – democrazia più o meno – in questo documento. Direi: democrazia zero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, nel frattempo che qualcuno si degna di rispondere sulle questioni relative alla minoranza slovena e su tutte le altre questioni che sono state giustamente poste da alcuni colleghi delle opposizioni, mi permetto di ricordare anche un'altra domanda: ci spiegate, per favore, in base a quale principio e grazie a quale magico meccanismo si può migliorare la funzionalità del Parlamento riducendo la rappresentanza?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, volevo ricordare che c'è un altro aspetto importante legato anche a questi emendamenti, che pochi si chiedono come mai nel nostro Paese ci sono minoranze linguistiche e come mai queste si trovano collocate in territori di confine. È importante sapere queste storie, soprattutto ricordarci che questi territori hanno dato vita a progetti di convivenza pacifici, e che non erano scontati, e che non sono mai scontati i progetti di convivenza. Quindi, la rappresentatività è stata lo strumento attraverso cui riconoscere e anche sanare ferite molto dolorose. Questi territori si sono fatti carico, a nome anche di tutto il Paese, per mantenere proprio sui confini del nostro territorio un'esperienza che è un'esperienza importante oggi in Europa, e che, ripeto, non sono mai scontate (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, intervengo a titolo personale intanto per chiedere l'accantonamento di questo emendamento. In secondo luogo, io sono abbastanza sconcertato del silenzio della maggioranza sui temi che stiamo trattando. Non dico sui temi generali, questo è un Governo retto da una maggioranza, c'è un contratto, ci sono degli accordi, ma nel contratto non ci sono i dettagli delle cose che stiamo discutendo. Ai colleghi della Lega vorrei chiedere, visto che parliamo di minoranze, di autonomia, di federalismo, di riconoscimento delle entità territoriali: ma voi avete capito che questa sera questa riforma costituzionale è finita, o no? Che non si cambia più questa riforma costituzionale, che con il voto di questa sera si assegna un giudizio politico definitivo, ablativo, sul contenuto che voi state dando? Voi, che avete portato, in questo Paese, negli ultimi anni - dopo che l'abbiamo fatto anche noi per anni - il tema del federalismo e dell'autonomia locale, state uccidendo l'autonomia delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! State impedendo che vengano rappresentate in Parlamento! Vi state assumendo una responsabilità che è il contrario dell'ideologia che la Lega ha professato negli ultimi venticinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. C'è, quindi, una richiesta di accantonamento: chiedo alla relatrice il parere.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Siamo contrari alla richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto, farò intervenire un oratore a favore e uno contro. Il deputato Borghi chiede di intervenire a favore. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Riprendo dalle osservazioni che ha fatto il collega Fiano, perché stiamo discutendo il penultimo voto segreto. Non è un caso che il Regolamento consenta il voto segreto su un'espressione di questa natura, perché il voto segreto è uno strumento non per imboscarsi, ma per esprimere in piena e totale libertà, lontano delle coscrizioni, dai controlli di piattaforme e segretari di partito o quant'altro, il proprio pensiero, la propria opinione in assoluta autonomia. Bene, è giusto che si sappia - lo sappiano in particolare i colleghi che sono alla prima esperienza e che, quindi, possono anche non conoscere il percorso parlamentare di una riforma così complessa - che è questa la sede in cui, se lo si ritiene, si deve intervenire perché, altrimenti, nel caso in cui la Camera non modifichi in alcun modo il testo così com'è arrivato dal Senato, il Senato, in terza lettura, non potrà modificare più nulla, ma potrà solamente recepire o respingere in toto l'intero deliberato. Quindi, non si facciano illusioni coloro i quali, in una sorta di levantinismo, nei giochi di corridoio, nelle interpretazioni, nei retroscena dei giornali raccontano che sì, adesso la facciamo passare così, perché tanto poi di là si cambia. No, di là non si cambia, a meno che rompiate il patto di Governo e allora questo è tutto un altro film.

Per cui delle due, l'una: o siete veramente convinti che questo percorso debba andare fino in fondo, comprimendo gli spazi di opinione della minoranza, impedendo la discussione nel merito, rinunciando addirittura alle proposte logiche, di buon senso… perché, guardate, una espressione come questa che riguarda le minoranze, oltre ad esporre il nostro Paese ad una sesquipedale figuraccia in tutta Europa, sarà sicuramente cassata successivamente perché non può reggere una modifica che poi, in sede di recepimento di legge elettorale, come voi volete fare di gran carriera, porterà alla compressione o addirittura alla impossibilità di garantire la presenza delle minoranze. Anche perché, in questo modo, si fa una cosa odiosa: si discriminano minoranze e minoranze, cioè ad alcune minoranze si danno garanzie assolute e complete e ad altri non si dà nulla. E questo è un altro elemento che concorre a ritenere che l'emendamento 2.26 Serracchiani debba essere approvato perché, diversamente, vi sarà sicuramente una presa di posizione da parte dei rappresentanti istituzionali di una minoranza nazionale presente all'interno del nostro territorio che, in sede giurisdizionale o quant'altro, difenderà le proprie prerogative, eccetera, eccetera, eccetera.

Per cui l'accantonamento, signora Presidente, è un elemento che, seguendo questa logica, è quasi naturale, consequenziale, perché occorrerebbe fare un approfondimento rispetto alle conseguenze di un percorso di tale natura, e l'esame d'Aula del provvedimento serve esattamente a questo: non trinceratevi dietro una supposta necessità di schieramento o una male intesa disciplina di partito perché, se realmente voleste ottenere il risultato che vi prefiggete, su questo punto specifico dovreste correggere il testo che è errato.

Pertanto, signora Presidente, chiedo all'Aula di votare a favore dell'accantonamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno desidera intervenire contro la richiesta di accantonamento.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.26 Serracchiani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 114 voti di differenza.

Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.26 Serracchiani.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, il parere favorevole del relatore del PD e il parere contrario del relatore del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.17 Biancofiore.

È stata avanzata dal presidente del gruppo Forza Italia la richiesta di scrutinio segreto. Poiché anche tale emendamento, analogamente ai precedenti votati a scrutinio segreto, riguarda la materia delle minoranze linguistiche ed incide sull'articolo 6 della Costituzione, la richiesta si intende accolta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Grazie, Presidente. Sono francamente colpita ovviamente in negativo per il no del Governo del cambiamento al mio emendamento 2.17 anche perché conosco molto bene le posizioni sia del Ministro Fraccaro, che di fatto ha voluto il provvedimento in esame, sia degli amici della Lega rispetto all'unica minoranza della quale non si è parlato in quest'Aula: stiamo parlando dell'Aula del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ricordo da destra a sinistra che questo è il Parlamento italiano e nessuno ha parlato della vera e unica minoranza che esiste in Italia all'interno di una porzione dello Stato italiano in terra altoatesina: quella appartenente al gruppo linguistico italiano in Alto Adige. Tale minoranza è stata inficiata nella propria rappresentatività nella scorsa legislatura come tutti ricorderete, tant'è che io e il collega leghista Maturi siamo gli extracomunitari, siamo noi che siamo dovuti espatriare, altro che gli italiani all'estero! Siamo noi che abbiamo dovuto chiedere ospitalità nelle altre regioni perché quella che io definisco la bella senz'anima - la Südtiroler Volkspartei - della quale io vado assolutamente fiera, aveva come dire sedotto anche in quel caso il gruppo del PD a votare in favore di un emendamento ossia a cambiare letteralmente il testo di legge elettorale affinché non fosse, come dire, in qualche maniera affossata la minoranza linguistica tedesca, perché, negli emendamenti miei e dell'allora collega dell'opposizione Fraccaro, non c'era in alcun modo la violazione delle minoranze linguistiche, tant'è che io apro e chiudo una parentesi: finora sono stata zitta ma io ho votato a favore su tutti i vostri emendamenti, anche quelli del PD, colleghi, a favore, appunto, delle minoranze linguistiche, tutte le minoranze linguistiche perché chi è nato, come me, in una terra di gabbie etniche ha rispetto veramente per tutte le minoranze linguistiche. All'epoca, invece, il PD non fece la stessa cosa - e oggi lo invito, invece, a votare a favore del mio emendamento - e non fece la stessa cosa proprio per inseguire le sirene della Südtiroler Volkspartei che poi li ha scaricati due giorni dopo, insomma, ovviamente appena è cambiata l'aria di Governo.

E mi viene da dire agli amici leghisti e anche a noi stessi, a noi di Forza Italia che talvolta facciamo anche accordi senza andare, appunto, in profondità, perché purtroppo il Parlamento italiano spesso e volentieri non conosce le peculiarità dello Stato italiano, che l'SVP, appunto, si potrebbe parafrasare come la canzone di Riccardo Cocciante che noi tutti conosciamo, appunto, Bella senz'anima: Povero diavolo, che pena mi fa (…) e il prossimo, tocca a te, insomma (non ricordo perfettamente il testo della canzone ma la conoscete tutti).

Allora, io voglio dire che il Parlamento italiano ha l'occasione - il Parlamento italiano! - perché ribadisco che il mio emendamento è sostanzialmente uguale a quello della collega Serracchiani. Peccato, però, che quello della collega Serracchiani si indirizza agli sloveni mentre io mi indirizzo agli italiani. Nella scorsa legislatura - torno a ribadire - è stata tolta la possibilità a esponenti e appartenenti al gruppo linguistico italiano dell'Alto Adige, cioè una porzione di terra italiana, di poter essere eletti in questo Parlamento. Come vi ho detto, io e il collega Maturi abbiamo dovuto chiedere ospitalità alle vostre regioni. Allora, io chiedo di fare uno sforzo, Presidente e Ministro Fraccaro, conoscendo peraltro la sua sensibilità e non concordando con chi ha detto che lei non conosce le peculiarità locali essendo anche lei, come me, espressione del Trentino-Alto Adige/Südtirol.

De Gasperi, padre della nostra Europa e padre anche, bene o male, dello statuto d'autonomia indubbiamente e anche dell'Italia repubblicana, volle lo Statuto d'autonomia regionale con Trento capoluogo e lo volle in maniera coeva alla Costituzione - erano gli stessi anni - e per quello previdero che ci fosse poi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). …la prerogativa - un attimo e concludo - dell'articolo 6 della Costituzione, perché, dall'altra parte, c'era un'autonomia, quella del Trentino-Alto Adige, che non riduceva la minoranza italiana a minoranza ma era maggioranza.

Allora io chiedo veramente, Ministro Fraccaro, di fare uno sforzo anche se torna indietro il provvedimento. È una data storica, questa sarebbe una data storica perché…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). …verrebbe messo in Costituzione - e concludo - il riconoscimento dell'esistenza di una minoranza italiana in terra italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Mi limito a una semplice constatazione: contrariamente a quanto affermato dalla collega Biancofiore, questo emendamento non mira a demolire ma a costruire gabbie etniche di cui non abbiamo più bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, intanto chiedo alla collega Biancofiore di poter sottoscrivere questo emendamento. Dico che abbiamo poca memoria, non io che feci il primo sciopero studiando ragioneria quando ci furono bombe nei tralicci dell'Alto Adige, non io che, quando sono andato militare, fui di guardia in OP (ordine pubblico) lungo la ferrovia che da Bolzano porta su al nord e che era sorvegliata da noi militari perché non succedesse di nuovo. Stiamo soffiando sul fuoco.

Se togliamo agli italiani che stanno a Bolzano, che sono certo minoranza nella zona rispetto ai cittadini di lingua tedesca…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). …stiamo rinfocolando quell'odio verso l'Italia che ha portato a momenti di grave tensione nel passato e che oggi, che si parla tanto di autodeterminazione eccetera, potrebbe purtroppo ripetersi e portarci a una situazione…

PRESIDENTE. Concluda!

CARLO FATUZZO (FI). …che pensavamo di avere superato brillantemente, nonostante la difficoltà della convivenza nell'Alto Adige tra cittadini di lingua italiana e cittadini di lingua tedesca.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Pur apprezzando l'accorato appello della collega che ha parlato prima, io mi limito ad evidenziare che la Costituzione non prevede i collegi uninominali e che questi sono previsti dalla legge elettorale. Quindi, eventualmente è una riflessione che va fatta in altra sede e non in questa: tutto qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere l'autorizzazione a sottoscrivere questo emendamento e per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Io voglio solo far presente che se dovesse diventare realtà l'idea di fare solo due collegi uninominali in provincia di Bolzano, di cui uno garantito a Bolzano e Laives, significherebbe che la popolazione di circa 150 mila italiani avrebbe un rappresentante come ne avrebbe uno tutta la popolazione tedesca e ladina di 350 mila. È evidente la palese sproporzionalità. Noi non chiediamo altro che la tutela delle minoranze linguistiche e, quindi, una corretta e giusta ripartizione dei collegi. Come abbiamo già sentito in quest'Aula, una rappresentanza sproporzionata metterebbe a rischio una convivenza pacifica di tutti i gruppi linguistici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Biancofiore, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula, mentre i relatori di minoranza dei gruppi PD e Misto esprimono parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Colletti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, il relatore di minoranza del gruppo PD esprime parere favorevole e il relatore di minoranza del gruppo Misto esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Quanto siamo lontani, onorevoli colleghi, da quella pratica costituzionale che fu seguita in Assemblea costituente e che bisognerebbe cercare di ripetere in ogni percorso di riforma costituzionale; quella pratica che Habermas anni dopo definì come democrazia deliberativa, nella quale i protagonisti politici rinunciano a usare la manipolazione retorica per carpire il consenso e, nell'interesse generale, si rendono disponibili al mutamento di opinione e alla ricerca di soluzioni condivise. Ora, onorevoli colleghi, quanto è stato possibile condividere? Quanto abbiamo davvero discusso? Sfido chi volesse rileggere gli atti…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

ANDREA GIORGIS (PD). …di questa giornata e della giornata di ieri a trovare una sola parola per spiegare il perché non avete preso in considerazione l'ipotesi di ridefinire il numero dei parlamentari senza compromettere la capacità rappresentativa delle Assemblee legislative. Sfido a trovare una sola parola sul perché non avete dato la vostra disponibilità ad accogliere emendamenti che consentivano di tutelare, come la Costituzione prescrive, le minoranze linguistiche, le minoranze politiche, le minoranze culturali: perché? La risposta, onorevoli colleghi, è triste ed è una risposta che umilia quest'Aula. Noi stiamo consumando - credo che sia uno dei rari casi che si sono consumati nella storia repubblicana - una assoluta indisponibilità a modificare anche solo una virgola del testo predisposto dalla maggioranza.

Ora, perché tanta fretta? Perché non è stato possibile, né in Commissione, né in Aula, trovare ragione di contraddizioni e di aporie che avete fatto fatica a smentire? Perché? Perché la fretta di chiudere oggi questo percorso di riforma costituzionale, che tradisce la natura profonda di qualsiasi percorso di riforma costituzionale? Non voglio neanche immaginare che la risposta stia nel tentativo di strappare qualche voto in più alle prossime elezioni, perché vorrebbe dire piegare la Carta costituzionale per un obiettivo davvero di poco momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oppure, onorevoli colleghi, la spiegazione è che voi pensate di essere al capolinea e che questa legislatura stia per concludersi, e che quindi questa riforma debba a tutti i costi andare in porto nel più breve tempo possibile?

Anche questo, onorevoli colleghi, non vi farebbe onore, perché se la legislatura sta per concludersi, allora lasciate una traccia dignitosa, nobile, di questa esperienza: non consegnate al Paese delle Assemblee che saranno meno rappresentative e quindi meno capaci di governare il Paese e di governare i processi economici! Tra rappresentatività e governabilità non c'è contrapposizione, come alcuni credono e per tanto tempo le forze politiche hanno predicato. Se le Camere, se le Assemblee, se le istituzioni della democrazia politica perdono rappresentatività, perdono legittimità, perdono riconoscimento sociale, perdono anche capacità di governo. Allora, oggi, io trovo incomprensibile, di fronte alla crisi che continua ad attraversare il nostro Paese, non cogliere l'occasione di una riforma costituzionale per interrogarsi proprio sul come rendere le istituzioni politiche più capaci di governare il Paese e più capaci, quindi, di affrontare i problemi dei cittadini. State facendo l'esatto opposto di quello che volete far credere ai cittadini, perché con questa riforma il Parlamento e la democrazia rappresentativa non saranno più forti, ma saranno più deboli, e se saranno più deboli saranno anche meno capaci di corrispondere a quella domanda di giustizia che mi auguro che voi vogliate prima o poi prendere in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. L'articolo 2 è quello che in questa proposta di legge costituzionale riduce il numero dei senatori. Credo che le argomentazioni che sono state usate in occasione della dichiarazione di voto sull'articolo 1 possano e debbano essere ripetute rispetto al numero dei senatori. Tuttavia, la realtà, come abbiamo provato ad esprimerla nella discussione sui singoli emendamenti, è anche peggio, cioè la riduzione a 200 produce degli effetti distorsivi sulla rappresentatività e sulla rappresentanza superiori a quelli della riduzione della Camera dei deputati. Anche qui, però, dobbiamo denunciare un sostanziale silenzio, un silenzio assordante delle forze di maggioranza; qualche timido tentativo di giustificazione da parte della relatrice rispetto ad alcune domande che noi abbiamo posto in modo non strumentale. La realtà e la verità, purtroppo, è anche peggio, cioè il numero di 200 non risponde a nessun criterio oggettivo: è semplicemente e banalmente la metà di 400, questo è il punto.

Non vi siete interrogati sugli effetti che una riduzione a 200 di una delle due Camere, in presenza e in costanza di un bicameralismo paritario, avrebbe potuto produrre. Ad esempio, al Senato, stante l'attuale situazione regolamentare, ci saranno Commissioni da 14. Vorrà dire che, generalmente, anche in presenza di maggioranze significative, saranno pochi senatori a determinare il gioco nelle Commissioni e anche, ovviamente, a livello di Aula. Abbiamo posto in questa fase emendativa tutta una serie di questioni anche oltre il tema del numero, invitandovi ad affrontare delle questioni che, a nostro giudizio, sono oggettive e non strumentali. Non ci è stata data risposta: questo è grave. Lasciamo per un attimo da parte il numero, possiamo avere opinioni diverse, ma una volta definito che è 200, perché non avete accettato di confrontarvi sul tema degli effetti distorsivi che questo numero produce nella realtà della geografia politica e istituzionale del Paese? Non stiamo parlando di concetti astratti: stiamo parlato di applicazioni concrete in Italia, perché stiamo modificando la Costituzione italiana! L'Italia, per esempio, è fatta di venti regioni, di regioni con 10 milioni di abitanti e di regioni con 500 o 600 mila abitanti.

Oggi il presidente dell'UNCEM, dell'Unione dei comuni montani, ha posto e ha lanciato un nuovo grido d'allarme, perché è evidente che la riduzione dei parlamentari aggraverà una situazione, che già l'attuale legislazione prevede, di difficoltà ad avere rappresentanti di quei territori in Parlamento: non siamo soltanto noi, ma anche un'istituzione come l'UNCEM a denunciarlo! Il tema, relativamente alle minoranze linguistiche: c'è o non c'è vigente l'articolo 6 della Costituzione sulle norme di tutela delle minoranze linguistiche? Si poteva trovare un'indicazione.

È vero, ha ragione la relatrice: la Costituzione non individua il collegio, ma lo spirito andava accolto. Si poteva fare un emendamento al testo che andasse nella direzione di indicare al legislatore, nel momento in cui andrà ad approvare la legge elettorale, che questo tema esisteva. Poi, infine, voi state approvando un numero per il Senato che distorce in maniera inaccettabile la rappresentatività politica. Voi state definendo delle soglie di sbarramento implicite - ho finito, signora Presidente, la ringrazio della pazienza - in più della metà delle regioni che vanno oltre il limite che è stato definito fisiologico, cioè il 10 per cento. Vi assumete una responsabilità e spero che il prima possibile la Corte costituzionale faccia fino in fondo il suo dovere e censuri questo tipo di modifica (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per richiamo al Regolamento? Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Sì, Presidente, per un richiamo al Regolamento. Mi permetto di chiederle che l'intervento appena terminato dell'onorevole collega Fornaro, venga autorizzato a ripeterlo, perché non ho capito assolutamente nulla per i disturbi, per i problemi di chiacchiericcio, di non so cosa: attorno a qui non si sente un fico secco!

PRESIDENTE. È chiaro, collega. È chiaro.

CARLO FATUZZO (FI). Non si sente nulla! Non so neanche di quale emendamento ha parlato l'onorevole Fornaro: a me interessava; si cambia la Costituzione!

PRESIDENTE. Siamo all'articolo 2, collega. È chiaro.

CARLO FATUZZO (FI). Ma qui attorno, nei confini da destra a sinistra, sopra sotto, davanti e dietro, non si è sentito nulla!

PRESIDENTE. Colleghi, chiaramente… Colleghi… Sì sì, mi è chiaro, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Se può ripetere l'intervento mi farebbe una cosa gradita.

PRESIDENTE. Questo no, ovviamente. Non si può ripetere l'intervento, collega, ma c'è un resoconto che potrà sicuramente leggere.

Invito peraltro tutti i colleghi ad abbassare il tono della voce per permettere ai colleghi di ascoltare gli interventi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, io vorrei fare seguito al colloquio già intercorso per il tramite della Presidenza con i colleghi del PD rispetto a questo articolo e ad alcuni emendamenti di questo articolo. Io credo di aver avuto nei loro confronti un atteggiamento garbato; seppur non condividendo la loro posizione ho mostrato di rispettarla, nell'assertività, comunque, di chi crede in ciò che sta dicendo e non perché presumo di avere la conoscenza in mano, perché, molto umilmente, so che non si finisce mai di studiare. Però, dall'altro lato, credo in quello che sto facendo e quindi ho mostrato questa assertività. Nello stesso tempo, lo ripeto, ho mostrato grande rispetto nei loro confronti e mi dispiace di aver invece riscontrato da parte loro una certa aggressività, soprattutto da parte di alcuni colleghi. A questo punto, cosa vi devo dire? C'è questo atteggiamento che non riescono ad abbandonare, questa arroganza e questa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… Non lo so, questa volontà di andare avanti nella loro strada: smentiti dalla storia, smentiti da 20 milioni di italiani che hanno votato il referendum…

PRESIDENTE. Sì, collega, ovviamente stiamo parlando…Dovrebbe entrare nel merito, chiaramente.

VALENTINA CORNELI (M5S). …loro hanno ragione e tutti gli altri hanno torto. Quindi, evidentemente, dovremo votare in maniera diversa: noi voteremo a favore e loro evidentemente voteranno contro. Mi hanno anche detto di andarmene, ad un certo punto, che dovevo lasciare, dimettermi….

PRESIDENTE. Collega…

VALENTINA CORNELI (M5S). Io non ho nessuna intenzione, come i miei colleghi, di restare qui ad invecchiare in queste Aule.

PRESIDENTE. Le sto chiedendo di entrare nell'intervento, perché siano sull'articolo 2.

VALENTINA CORNELI (M5S). Siamo il gruppo più numeroso, che perderà sicuramente più seggi, volgarmente detti poltrone, ma noi vogliamo tornare nella società civile trovando un Paese migliore di quello che abbiamo lasciato: solo questo ci interessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Vengo a comprendere dall'intervento della collega seduta al tavolo dei nove, che il tema della discussione costituzionale che è in atto non è il merito delle conseguenze che avrà sul nostro assetto democratico, come diceva poc'anzi il collega Giorgis, l'approvazione di questa, ma la misurazione se gli interventi di alcuni dei colleghi dell'opposizione siano più o meno arroganti. Ho sentito bene io, oppure, come dice il collega di Forza Italia, Fatuzzo, è perché non si sente bene nell'Aula? Cioè, in quest'Aula si può dire che le opinioni diverse sono arroganti, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? E lei pensa che ciò si possa fare senza una censura della Presidenza della Camera?

La diversità di opinioni è il sale della democrazia! L'arroganza è di chi non vuole capire questa legge fondamentale della democrazia: se noi siamo in disaccordo con voi è perché siamo preoccupati per la democrazia; non siamo preoccupati per voi, che la scatoletta di tonno la tenete ben stretta in tasca e non avete aperto un bel niente! Perché voi non valutate cosa succederà e perché altri colleghi - penso principalmente a quelli del partito della Lega - non hanno capito che tra un'ora la riforma costituzionale è passata, perché il nostro Regolamento, all'articolo 99, non prevede altri emendamenti; perché nella terza e quarta lettura non sarà possibile presentare o accettare emendamenti; quello che voi state facendo e tutte le questioni che abbiamo citato noi, come conseguenze nefaste dell'approvazione dell'articolo 2, cioè la cancellazione delle minoranze linguistiche, la non tutela delle minoranze politiche in quest'Aula, la sparizione della rappresentanza dei territori, non sono arroganza, ma sono la preoccupazione per la democrazia, che così è stata costituita nella nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma a voi interessa solo il pallottoliere! Strano che il Ministro Fraccaro - signora Presidente, glielo dico per il suo tramite - quando era da quell'altra parte esprimeva opinioni completamente diverse su questa questione. Ho guardato se muovesse i muscoli della faccia quando parlava prima la collega Biancofiore, visto che nella scorsa legislatura lui diceva esattamente le stesse cose che ha detto la collega Biancofiore. Voi la mettete sul piano dell'arroganza perché evidentemente non avete il coraggio di affrontare le questioni di merito. Non avete dato una sola risposta alla critica della cancellazione del dissenso che voi volete attuare nella nostra democrazia con questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Altro che arroganza: la vostra ignoranza, allora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, c'è poco da commentare sulla pochezza, sulla leggerezza, sulla mediocrità delle argomentazioni, di gran parte delle argomentazioni, se così possiamo definirle, che la maggioranza prova a mettere in campo per tutelare questo provvedimento. Non abbiamo ascoltato una risposta che sia una degna di questo nome su obiezioni serie, chiare e fondate che abbiamo, se non in alcuni casi dalla relatrice la ripetizione pro domo sua della sua versione di come sono andate le audizioni.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega: quindi lei adesso sta intervenendo sull'ordine dei lavori, mi sembra di capire, non sull'articolo 2.

SIMONE BALDELLI (FI). No, io sto intervenendo a titolo personale per il mio minuto, se posso.

PRESIDENTE. Sta bene.

SIMONE BALDELLI (FI). Quindi, sto parlando in dichiarazione di voto sull'articolo, per chiarire.

PRESIDENTE. Chiaro.

SIMONE BALDELLI (FI). Quindi non parlerò cinque minuti. E semplicemente ogni volta che qualcuno del MoVimento 5 Stelle prende la parola su questo provvedimento, ogni volta mi convinco che, seppur in via del tutto personale, sia giusto votare contro.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Per richiamo al Regolamento, al comma 1 dell'articolo 8. Presidente, io ho un problema. Anche io non ho percepito bene, mi pare di capire per fortuna, l'intervento della collega della Lega che è al banco dei nove. Ho capito che l'onorevole Fatuzzo non ha capito anche lui nulla dell'intervento che si è precisato prima. Lei credo che abbia dato all'onorevole Fatuzzo una risposta assolutamente pertinente, e cioè che ci sono a disposizione gli stenografici per poter leggere quello che è stato detto, perché non siamo riusciti a sentirlo. Ora le vorrei porre però questo problema, rispetto al quale sono sicuro lei riuscirà a darmi una risposta adeguata e convincente, soprattutto: siccome se non erro siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, il presupposto della conoscenza e della comprensione di quello che è stato detto è direttamente legato alla possibilità per me di esercitare il mio voto. Quindi, io la pregherei, la inviterei, siccome lei in modo pertinente ha detto che c'è un'alternativa ed è lo stenografico, a sospendere la seduta e consentirci di leggere quello che è stato detto quando lo stenografico avrà fornito il testo scritto, e poi riprendiamo a votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché se no siamo sempre nel campo delle ipocrisie: lei ci dà delle facoltà che non possiamo esercitare, perché io lo stenografico ce l'avrò dopo che ho votato. Io la ringrazio, perché lei ha dato un contributo importante allo svolgimento dei nostri lavori; però ci dia la possibilità di avere cognizione di quello che votiamo, perché se no votiamo al buio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, chiaramente in primis dovrebbe esserci il silenzio dell'Aula da parte di tutti i gruppi, per permettere ai vari colleghi di poter ascoltare, silenzio che non c'era. Ovviamente, io ho cercato di richiamare più volte, ripeto, tutti i gruppi, perché chiaramente il brusio proviene da tutti i lati di questo emiciclo, al silenzio, per permettere a tutti di intervenire; chiaramente come può immaginare anche con la sua esperienza, non è che adesso ci mettiamo in qualche modo a sospendere l'Aula per permettere al collega Fatuzzo di leggere l'intervento del collega Fornaro. Come può immaginare, si alzerebbero tutti, e a questo punto sospenderemmo vita natural durante. Chiaramente, quindi, io richiedo di nuovo, visto che stiamo parlando di un tema molto particolare e molto importante, a tutta l'Aula il silenzio, proprio per rispetto di tutti i colleghi che stanno cercando di intervenire, perché veramente a volte il brusio è semplicemente inaccettabile e manca di rispetto proprio nei confronti di quelle persone che stanno intervenendo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente; intervengo a titolo personale e sarò rapidissimo. I contenuti della proposta di cui all'articolo 2 sono dirimenti per comprendere quale sia effettivamente l'attacco alla Costituzione che, in maniera proditoria, viene portato. Io mi permetto solamente due pensieri; quando esaminiamo queste proposte non possiamo limitarci all'articolo 6 della Costituzione, ma dobbiamo esaminare il combinato disposto dell'articolo 3, dell'articolo 5 e dell'articolo 6. Secondo pensiero, ciò che ci deve condurre è l'articolo 3, secondo comma, della Costituzione che leggo sunteggiando: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di qualunque ordine che impediscono di fatto l'uguaglianza dei cittadini e l'effettiva partecipazione alla vita e all'organizzazione politica. Voi non li rimuovete, voi li ponete!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Io penso che noi dovremmo chiarirci bene su cos'è l'arroganza, a partire da quello che dobbiamo condividere. Noi non dobbiamo affatto condividere i contenuti in una democrazia; il sale della terra è il conflitto tra le idee; quelle che dobbiamo condividere sono le regole dentro cui noi competiamo e sulle regole noi abbiamo avuto il dissenso, perché l'arroganza è stata quella del Presidente Fico che ci ha impedito di portare in discussione e in votazione degli emendamenti qualificanti, quella è stata l'arroganza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ferraioli. Ne ha facoltà.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Presidente, io ho bisogno di dire che non ho recepito nulla, esattamente come dice l'onorevole Fatuzzo, di quanto è stato detto e non ho neanche recepito il numero dell'emendamento per cercare di capire, quindi…

PRESIDENTE. Siamo all'articolo, collega.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Quale articolo? Non arriva niente, qui.

PRESIDENTE. Siamo all'articolo 2, collega. È da un po' che stiamo discutendo degli emendamenti all'articolo 2. Siamo alla discussione e agli interventi sull'articolo 2.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Sì, ma non ho sentito che cosa è stato detto lì. Allora, se noi dobbiamo votare, dobbiamo votare con una certa consapevolezza, qui, stiamo cercando di applicare la Costituzione, non è che stiamo parlando del più e del meno, sono regole fondamentali che ci vengono imposte, perché noi rappresentiamo una legge conforme a Costituzione, non possiamo scrivere norme che ignorano la Costituzione, né possiamo votare sulla base di cose che non si recepiscono, perché qui sopra, le assicuro, non arriva nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. L'articolo 2 ci consente di ritornare nel merito della incomprensibile scelta dei numeri che non è stata resa comprensibile neanche da chi si ritiene offesa; c'è stata una richiesta, sia al banco dei nove che ai relatori, che rinnovo: per cortesia, spiegateci qual è il criterio su cui costruiamo una modifica della Costituzione italiana, mica di un regolamento condominiale; qual è il criterio? Vi abbiamo richiamato che i padri costituenti si posero il tema dei numeri. Se voi aveste avuto la compiacenza di leggere quegli atti parlamentari, giganti che hanno fatto la storia della democrazia si ponevano delle domande che voi, oggi, state stravolgendo; in un minuto, mi ero segnato gli interventi di Moro, di Togliatti sul numero dei parlamentari. Credo che, sì, vi vergognereste, rileggendo quegli interventi rispetto al dibattito di oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Con l'approvazione di questo articolo, state mettendo un altro chiodo tombale in termini di rappresentanza su molti territori della nostra nazione, soprattutto su alcune regioni con un deficit di rappresentanza che storicamente non avrebbero mai voluto riconoscere, al di là della litania tra il patetico e il sentimentale che la collega Corneli ogni tanto ci racconta in quest'Aula e che nulla c'entra in termini di merito con la discussione sulla Costituzione che avrebbe bisogno di ben altro rigore, di ben altro approfondimento. Siete veramente sul ciglio di un burrone assolutamente devastante in termini di rappresentanza per la democrazia del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Con il voto all'articolo 2 è chiaro che stiamo segnando profondamente quella che è la visione di Paese che ha la maggioranza. La stiamo segnando profondamente anche perché l'irrilevanza che assumeranno, dal punto di vista della rappresentanza politica, interi territori è il frutto di un chiaro accordo tra il MoVimento 5 Stelle e la Lega. Voglio essere ancora più precisa, la riduzione dei senatori, che c'è stata al Senato, da sette a cinque in Friuli Venezia Giulia, era la previsione del senatore Patuanelli, con un emendamento del senatore Calderoli è stata portata da sette a quattro, Patuanelli non se n'era neppure accorto, magari il Ministro Fraccaro lo fa e chi sa che non ci sia un cambiamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Questo articolo sancisce il principio di lavoro che si è utilizzato in questa legge di riforma costituzionale, perché questo è, non c'è adeguamento, non esiste l'adeguamento, c'è la riforma, e cioè il fatto che nessuno ci ha spiegato quale sia la finalità della riforma, dal punto di vista del funzionamento della macchina del Parlamento. La grande assente, qui, è la ragione per la quale il Parlamento italiano sta facendo tutto questo. Stiamo efficientando i nostri lavori, stiamo dando al Paese un Parlamento che funziona meglio, stiamo migliorando il processo legislativo? La risposta è “no”, perché non si tocca nulla di tutto questo. Si falcidiano le rappresentanze, si falcidia il numero delle persone che lavorano qui e se il Parlamento non funziona più, perché così necessariamente sarà, questo è un vantaggio, perché si dimostra che il Parlamento è inutile. Questo è l'obiettivo del Ministro Fraccaro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). “Qualora in America, un giorno, la libertà dovesse cessare, le ragioni andrebbero ricercate nella onnipotenza della maggioranza”. Sono parole di Alexis de Tocqueville, scritte nel 1831, sono parole profetiche di quello che sta avvenendo in questo momento, in quest'Aula: una maggioranza arrogante, che ha chiuso ogni possibilità di confronto, perché ritiene di sussumere esclusivamente al proprio interno l'opinione dell'intero corpo elettorale. La conseguenza della perdita della libertà, come elemento basato sulla onnipotenza della maggioranza, è la perdita del libero arbitrio. È per questo che convintamente voteremo contro questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, questo articolo sancisce una cosa, definitivamente: la restrizione della rappresentanza democratica, cioè si stabilisce che qualcuno vale meno di qualcuno. Eppure, ricordavo che qualcuno si è presentato, in questi anni, al popolo italiano dicendo che uno vale uno. Ebbene, le minoranze linguistiche di questo Paese valgono meno di qualcuno e la cosa ancora più grave è che dietro a questo si dice che è per una ragione di costi. Allora, sull'altare dei costi, naturalmente questa è un'ipocrisia, qualcuno varrà meno di qualcun altro. E perché è un'ipocrisia? Perché si fa un gran parlare; sostanzialmente, quello che abbiamo capito è che voi volete dire: “così ridurremo i costi”, e nel frattempo le auto blu aumentano e nel frattempo in questo Parlamento da due mesi e mezzo non si fa nulla, perché c'è uno stallo elettorale fino al 26 maggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e nel frattempo noi veniamo qui un giorno alla settimana, la settimana scorsa, che forse è costato agli italiani 60 mila euro, nel silenzio generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Questo è l'articolo dove più si manifestano tutti i limiti di questo provvedimento, è l'articolo dove, appunto, si vede, lo hanno denunciato molti colleghi, che il provvedimento demagogico e propagandistico che la maggioranza ha messo in campo crea un vulnus molto serio nella rappresentanza del Paese, creerà, se verrà approvato, un vulnus molto serio nella rappresentanza del Paese, nelle Aule parlamentari, nella Camera e nel Senato. Noi stiamo provando a fare di tutto per spiegarlo, ma mi pare che siamo davvero molto poco ascoltati, anche perché non ci vengono date risposte di merito ai temi che stiamo ponendo. Ribadisco quello che ho detto poco fa, il PD aveva fatto una proposta completamente diversa, una Camera legislativa con 500 deputati che si rapportava poi al sistema delle regioni e delle autonomie locali, garantendo davvero il principio della rappresentanza.

Ma appunto, siamo di fronte a una maggioranza che sta sacrificando la democrazia alla sua voglia di fare propaganda, in vista credo anche delle elezioni europee che stanno arrivando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, intervengo soprattutto per rivolgermi alla Lega. Alla Lega che si è riscoperta nuovamente centralista, ma in Piemonte sta facendo una campagna elettorale totalmente diversa. Allora, delle due l'una, colleghi della Lega: non potete continuare ad andare in giro sui territori a dire che siete per la difesa dei territori e poi, quando qui affrontiamo la riforma, voi decidete di votare contro le nostre proposte di buon senso. Ecco allora, se non volete ascoltare le proposte del Partito Democratico, almeno ascoltate l'appello dell'UNCEM, ascoltate l'appello cioè di coloro che raccolgono le istanze dei nostri territori, delle nostre aree interne, dei comuni rurali, dei nostri comuni montani. Insomma, il fatto di non dare voce e dare rappresentanza alle aree che meno hanno densità abitativa è una follia, oltre a essere incostituzionalmente e profondamente scorretto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Stiamo per chiudere il secondo articolo. Dopo aver votato il primo, che riduce il numero dei deputati, ora passiamo al secondo, che riduce il numero dei senatori, e a questo punto la frittata mi sembra fatta: in questo modo si chiude definitivamente l'idea che i parlamentari abbiano una rappresentanza territoriale, rappresentino i territori, siano anche rappresentanti delle minoranze. Bisognerà essere una larga parte di una maggioranza, per dei senatori, per essere eletti in tante, in troppe regioni. E questo significa mettere a rischio l'idea di democrazia, anche un'idea complessiva di quella che è la rappresentanza parlamentare. Per questo credo che il buon senso, anche in qualche modo la volontà di non buttar via quella che è la nostra Costituzione, dovrebbe far presa su una parte di questo Parlamento, per approvare l'emendamento e poter riaprire una discussione, la prossima volta, al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, 400 e 200 sono poco più che un esercizio di comunicazione, sono cifra tonda, tanti zeri, allora non mi viene altro che dire: tanti zeri come zero discussione, avete totalmente evitato un confronto parlamentare; zero preoccupazione, perché i limiti che abbiamo rappresentato ci sono tutti e non avete avuto alcun argomento per contrastarli; zero preoccupazione per un'Italia che va a picco, ogni giorno abbiamo dati drammatici che sembrano passare sopra la vostra irresponsabilità; e zero responsabilità rispetto al popolo, che voi imbonite semplicemente indorando la pillola della propaganda e della demagogia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, con l'approvazione di questo articolo - noi voteremo ovviamente contro - andate a segnare la democrazia rappresentativa con un'altra forma di democrazia, che fatico a definire. L'indifferenza e la banalità con cui state affrontando questo argomento lascia esterrefatti, e gravi e gravissime le decisioni che state assumendo con delle giustificazioni che vanno da affermazioni banali, scontate, a verbose citazioni universitarie che nulla hanno a che fare con quello che state realizzando.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Avete giustificato queste scelte con il risparmio di un po' di milioni, ma se ogni secondo che passa bruciate miliardi, con recessione, depressione e blocco della crescita, dovreste solo vergognarvi a parlare di…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, voglio fare appello ai singoli parlamentari della maggioranza affinché si domandino, in tutta coscienza e serenità, se il loro voto su questo articolo rafforza o indebolisce la democrazia italiana. Una domanda semplice, perché sono convinto che la risposta dentro ciascuno di noi non potrà che essere una: approvando questo articolo, approvando questo provvedimento si dà un colpo fenomenale, negativo, durissimo alla democrazia italiana. E magari questa risposta potrebbe essere accompagnata da queste parole - non voglio fare concorrenza al collega Enrico Borghi, naturalmente -: “Se gli uomini al Governo non salvaguardano quelle istituzioni che assicurano alle minoranze la possibilità di lavorare per un cambiamento pacifico, il loro Governo è una tirannia”. Questo è Karl Popper nella sua difesa della società aperta. Difendiamo la società aperta votando contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Presidente, ritornando ad un elemento fondamentale, il modo di rappresentare i cittadini, vede, quello che mi ha sorpreso della giovane collega che prima cercava di argomentare il motivo per cui ci può essere un altro modo di rappresentare i cittadini è che, invece, il metodo che hanno scelto i nostri padri costituenti è quello di rappresentarli qui. Si viene eletti in base a un programma elettorale, e se non si fa quel programma elettorale giustamente i cittadini ci dicono di andare a casa, come è successo a Taranto, dove voi avete detto “no” all'Ilva e non è rimasto neanche più un consigliere comunale dei 5 Stelle; o come in Val di Susa, che dopo aver detto “no” alla TAV, che invece si farà e si sta facendo, alle prossime elezioni comunali i 5 Stelle saranno scomparsi dai comuni della Val di Susa. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, con il voto favorevole a questo articolo la maggioranza deciderà non di dare più efficienza al Parlamento, ma di dargli minor rappresentanza, perché passeremo da un numero di deputati 630 a 400, che ci porterà all'ultimo posto in Europa per rappresentatività. Passeremo da un deputato ogni 96 mila abitanti a un deputato ogni 151 mila abitanti, il numero più elevato nell'Unione Europea.

Avete perso un'occasione per provare a riformare anche il bicameralismo. Noi saremmo stati favorevoli a una riduzione del numero dei parlamentari, se si fosse intervenuti anche sul bicameralismo ripetitivo, se si fosse intervenuti per dare il diritto di voto per il Senato anche ai diciottenni, se si fosse intervenuti per migliorare il procedimento legislativo. Tutte cose che avete negato solo per dare in pasto all'opinione pubblica un boccone che avveleni il dibattito, soprattutto nasconda le nefandezze che state compiendo in campo economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Come ho già detto ieri, vorrei capire qual è l'arroganza, che ha citato prima la collega che siede al banco del Comitato dei nove, rispetto alla difesa dei nostri territori. Ecco, non c'è arroganza, glielo dico con grande serenità, e non c'è arroganza nemmeno nel pensare che la rappresentanza non può essere virtuale. La rappresentanza deve essere reale, deve esistere; ecco, questa è una diversità enorme che ci differenzia, fra noi e voi. Voi pensate che si possa rappresentare il territorio attraverso un click, attraverso una piattaforma; noi crediamo, invece, che i territori vadano rappresentati in carne ed ossa. Ecco, in questa riforma voi riducete lo spazio di rappresentanza, soprattutto di quei territori, come ho detto ieri, più e più volte, che ne hanno maggiormente bisogno. Vi prenderete questa responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, la proposta che stiamo discutendo in realtà è estremamente pericolosa e controproducente, come è stato già detto. Per migliorare l'efficienza e la rapidità dell'azione legislativa, il Paese non ha bisogno di un taglio aleatorio e arbitrario della rappresentanza democratica; avremmo avuto bisogno di riprendere la proposta – nostra – di abolizione del bicameralismo perfetto, di attribuzione di competenze differenziate tra Camera e Senato. Se si vogliono migliorare e rendere più efficaci i lavori parlamentari, avremmo bisogno di deputati e senatori competenti, qualificati, in grado di presentare proposte legislative, in grado di dibattere, di rispondere alle obiezioni che si presentano in Aula, in grado di affrontare un dibattito parlamentare, non di restare in silenzio, come spesso accade in quest'Aula e nelle Commissioni. Il vostro obiettivo certo sarà raggiunto, quello di rendere questo Parlamento un semplice passacarte di decisioni assunte altrove, vi assumerete però la responsabilità di distruggere la democrazia rappresentativa in questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Mi rivolgo ai colleghi della Lega e, in particolare ovviamente al presidente Molinari, perché sono silenti evidentemente perché subiscono un provvedimento che non condividono. Bene, se voi sperate che passi la nottata, ma poi, in seconda lettura, la si cambi, guardate che non è possibile, in seconda lettura, modificare un testo nella procedura di riforma costituzionale: in seconda lettura o lo si approva com'è o la si ritira. Quindi, attenzione a quello che state facendo, perché se non condividete il provvedimento e lo approvate questa sera, lo approvate così e non lo cambierete più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Intervengo per confermare che il gruppo di Forza Italia voterà anche per questo articolo 2 e per il provvedimento in coerenza con il programma elettorale del centrodestra, che prevedeva la riduzione dei parlamentari. Certo, queste norme presentano aspetti a volte non del tutto ragionevoli rispetto al sistema. Però una cosa voglio dire soprattutto ai colleghi grillini, dei 5 Stelle e agli altri. Fate presente da dove è seduto Silli da pochi giorni, compreso Silli, in qua: questa parte non esisterà più. Sarà dedicata a un museo con le fotografie dei qui presenti deputati e quindi questo è ciò che creeremo. Lo voteremo, però, certamente, come diceva l'onorevole Fassino, una maggiore coerenza rispetto alla seconda lettura: state attenti a quello che si fa oggi. Qualche emendamento, in particolare sul numero dei senatori a vita ad esempio, potrebbe essere ancora accolto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, signora Presidente, giusto per ribadire quanto già detto nel mio intervento di questa mattina. La riforma rischia di aggravare i problemi economici, occupazionali e sociali della Sardegna. Questo è l'interesse della maggioranza, questo è l'interesse del Governo verso la Sardegna. Un Governo che aveva promesso di risolvere - lo ricordo - non più tardi di un mese e mezzo fa il problema dei pastori e il problema del prezzo del latte entro quarantotto ore e stiamo ancora aspettando. E poi nessuno si illuda che questo possa essere un provvedimento equo, perché non c'è niente di peggio di una diseguaglianza fra eguali perché il taglio dei parlamentari non può essere lo stesso in una regione del nord come per la Sardegna: questo è molto ma molto più grave per chi ha i nostri problemi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Paìta. Ne ha facoltà. Pàita…Pàita..

RAFFAELLA PAITA (PD). Sì, Presidente, dopo un anno, Pàita: almeno questo (Applausi). Tengo a precisare che la nostra posizione è fortemente contraria su questo punto perché crediamo molto nel tema del pluralismo e nella rappresentanza territoriale. Ora, è del tutto evidente che in una regione come, ad esempio, la Liguria avremo un'incidenza del provvedimento di taglio dei parlamentari che avrà la conseguenza di allontanare la politica dai problemi reali, la politica dai problemi del territorio e, quindi, inevitabilmente ci sarà un indebolimento anche del valore delle istituzioni. Per questa ragione inevitabilmente noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Signora Presidente, non solo intervenite sulla Costituzione senza una visione complessiva ma, contravvenendo a un caposaldo della vostra propaganda, cioè ridurre le disuguaglianze, vi accanite sui corpi sociali e sui territori più deboli: le minoranze linguistiche, le aree interne, le aree periferiche, i territori in cui il decremento demografico è una costante. Tutte queste caratteristiche sono tipiche della Sardegna: voi, con questo articolo 2, unito all'articolo 1, voi state riducendo il diritto alla rappresentanza dei sardi che, con un minor numero di senatori in particolare, avranno ancora una minor voce in quest'Aula e a Palazzo Madama.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Quando ho dato il primo esame di giurisprudenza che era diritto costituzionale, non avrei mai pensato nella mia vita di trovarmi in quest'Aula a mettere mano a una riforma costituzionale fatta dai padri costituenti all'indomani della seconda guerra mondiale, fatta in un anno, fatta con spirito unitario e di partorire, con il lavoro al nostro esame, questo obbrobrio. Non avrei mai pensato di venire qui ma soprattutto non avrei mai pensato di dover votare una cosa simile. Stiamo riducendo il numero dei parlamentari senza una ratio: ma qual è la ratio? Recuperare efficacia? Ma dove, come? Allora perché non duecento deputati, perché non cento senatori? Stiamo sacrificando la rappresentanza dei territori…

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Ci stiamo immolando a uno squallido e vergognoso utilitarismo elettorale del MoVimento Cinque Stelle…

PRESIDENTE. Grazie, collega, grazie.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Questa riforma arriverà come una clava su di voi.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Volevo intervenire su l'articolo 2 perché credo che sia l'articolo che più di altri manifesta il vero obiettivo della proposta di legge costituzionale: il vero obiettivo cioè, che non è poi neanche tanto nascosto, è ridurre la rappresentanza. Ma la riduzione della rappresentanza che state operando - ve lo dico da cittadina delle Marche - riguarda soprattutto le regioni più piccole e a questo punto voi state inaugurando un principio per il quale ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, a seconda del territorio di provenienza. Più sei piccolo, cioè, e meno hai diritto di essere rappresentato. Dunque qual è la motivazione che provo a cogliere tra i miei colleghi marchigiani di Lega e MoVimento 5 Stelle che voteranno l'articolo 2? Probabilmente perché già sono scomparsi dalle Marche. Infatti quando si trattava di andare tra i terremotati per la campagna elettorale a fare le promesse…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIA MORANI (PD). …erano molti quelli che camminavano in quei territori: adesso sono completamente scomparsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi non c'è bisogno di ridurre il numero dei parlamentari: già i marchigiani di Lega e Cinque stelle sono scomparsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Vi state assumendo una pesante e grave responsabilità. Non so se ha più responsabilità chi, avendo esperienza di Governo, si rende conto di ciò che sta facendo ma va avanti comunque, consapevole della scelta che fa contro la democrazia per scelte precise; oppure chi ha la responsabilità senza avere grande esperienza ma con grande ignoranza si arroga il diritto di scelte anticostituzionali. Comunque ambedue fate una bella coppia di irresponsabili e sono certa che nel tempo le macerie della democrazia vi travolgeranno: state cambiando la democrazia, non giocando al lotto!

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Ho sentito molto parlare della necessità di efficientare i lavori parlamentari attraverso il taglio del numero dei parlamentari eletti. Consiglio alla relatrice Corneli e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle di prendere in considerazione la proposta che venne fatta da un illustre costituzionalista della stessa scuola dell'efficientamento che propose a un certo punto che votassero solo i capigruppo così ci si metteva meno. Questa persona era Silvio Berlusconi. Credo che, sulla linea di questa idea di efficientare e ridurre la discussione, il MoVimento 5 Stelle si sta avviando lungo una bruttissima strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Presidente, sono allibita. Non sono voluta intervenire ma devo dire che adesso è assolutamente necessario perché vedo che c'è una chiusura, che c'è un modo assurdo e assolutamente lieve di affrontare una questione che è basilare per la nostra democrazia. Ma come si fa in nome di un risparmio che definirei risibile, un risparmio di bilancio assolutamente inconsistente a pensare di non dare più rappresentanza ai nostri territori, aree difficili, luoghi che hanno bisogno del parlamentare di riferimento, che hanno bisogno di sedere qui dentro per poter essere rappresentati? Con una levità veramente incomprensibile oppure legata soltanto a problemi di natura elettoralistica, stiamo distruggendo la nostra Costituzione: ma ce ne rendiamo conto? Fermatevi, fermatevi…

PRESIDENTE. Concluda.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). …perché è impossibile continuare su questa strada: il MoVimento 5 Stelle e la Lega per carità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Noi non voteremo né gli emendamenti che vengono proposti né l'articolo. Fratelli d'Italia pensa che probabilmente questa era l'occasione non per ridurre, dividere in proporzione, aumentare o codificare ma per abolire l'istituto dei senatori a vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non entro nel merito delle professionalità, delle storie e delle culture di ognuna delle persone che hanno ricoperto questo ruolo né nel calcolo delle presenze di molti senatori a vita, però - ricordiamocelo - se tu ricopri un ruolo e prendi 10-13 mila euro al mese, forse quel luogo lo dovresti frequentare. Se il parlamentare assente è sottoposto al giudizio dei cittadini, che se si scocciano di vedere uno che non va in Parlamento lo rimandano a casa, i senatori a vita, mi chiedo, a chi rispondono? Fino a oggi nelle ultime legislature sono stati determinanti per reggere i Governi dell'establishment, i Governi del Partito Democratico. Forse a questi hanno risposto e rispondono, ma non certo agli italiani. È per queste ragioni che non voteremo a favore né sulle modificazioni di quest'articolo né sull'articolo che ribadisce la presenza dei senatori a vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il collega Migliore. Ne ha facoltà. Non funziona il microfono? Provi a premere, collega. Prego.

GENNARO MIGLIORE (PD). Magari era per l'entusiasmo che si era bloccato anche il sistema. Intervenendo sul complesso degli emendamenti, vorrei provare a osservare alcune…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate: c'è un collega che sta intervenendo. Prego.

GENNARO MIGLIORE (PD). Dicevo che vorrei provare a osservare alcune questioni che peraltro ovviamente sono concatenate. C'è un'indicazione che proviene in particolare per questo che è il tema dei senatori a vita e della costituzione del collegio perfetto che poi elegge il Presidente della Repubblica ma non solo. Noi abbiamo in questa fase della nostra discussione introdotto una norma che riduce, come abbiamo espresso in maniera ampia e argomentata, il numero dei senatori.

Quindi, abbiamo una riduzione, per via delle soglie di sbarramento implicite o per quella via che è anche la riduzione della rappresentanza territoriale, di interi pezzi del Paese, che quindi saranno sprovvisti di rappresentanza.

È del tutto evidente che il peso relativo dei senatori a vita sarà, quindi, molto superiore a quello che in questo momento è realisticamente il peso che corrisponde alla loro indicazione. Noi siamo convinti che le personalità che sono state indicate come senatori a vita debbano essere rispettate, quindi non accolgo né apprezzo l'intervento aggressivo, avvenuto già in altre fasi e in altre pagine oscure, che è stato fatto da una parte del Parlamento nei confronti di personalità che hanno illustrato in maniera straordinaria il nostro Paese, per mero interesse di carattere elettorale. Però, io penso che per una ragionevole distinzione di quelle che sono le funzioni della rappresentanza e di quelle che sono le funzioni date per nomina presidenziale si debba assumere il principio che un numero di rappresentanti senatori a vita come quello che viene previsto dalla norma attuale sia eccessivo e debba essere ridotto. Non capisco per quale motivo in una condizione nella quale peraltro questa maggioranza senza fare grandi riflessioni, appunto, né sulla costruzione di una nuova funzione per il Senato, né di un'attenzione per ciò che riguarda la rappresentanza dell'intera comunità nazionale non faccia anche una riflessione sul taglio adeguato della presenza dei senatori a vita.

Per me questo è un dato che dovrebbe indurre a riflettere e lo dico, come hanno fatto i miei colleghi precedentemente, in particolare ai colleghi della maggioranza appartenenti al gruppo della Lega, prima di tutto perché, al di là di ogni altra considerazione, questa era la loro posizione storica. Sinceramente, anche ai colleghi di Fratelli d'Italia voglio dire che è inutile applaudire dicendo “noi non voteremo, noi non faremo”. Se volete che questo provvedimento vada avanti, utilizzate retoricamente le parole che dicono “tanto peggio tanto meglio”; se volete invece che questo provvedimento abbia una seria revisione, allora facciamo in modo di convincere anche alcuni o tutti gli appartenenti della maggioranza a votare almeno un emendamento, in modo tale che poi si possa riflettere e ripartire da principi più equilibrati.

Siamo arrivati a un punto nel quale la discussione di merito, che è stata ampiamente sottovalutata e addirittura bollata, nel momento in cui noi abbiamo argomentato, peraltro senza nessuna intento ostruzionistico, come arrogante, necessità di una presa di coraggio da parte di quest'Aula, ammettendo che la stessa maggioranza già sa e già riconosce quali sono i vulnus che introdurrà questo tipo di riforma e che il modo per interrompere questa catena di errori sia approvare un emendamento in modo tale che si possa ridiscutere il tema. Penso che questo sia un tema sul quale varrebbe la pena di confrontarsi, cioè l'aspetto della riduzione dei senatori a vita. Lo ripeto, si tratta di personalità al di sopra delle circostanze politiche contingenti e sfido chiunque a mettere in discussione il prestigio di alcuni di costoro. Ricordo - lo voglio dire perché questa è la sede che mi sembra più opportuna - la vergognosa aggressione che hanno subìto alcuni di loro, una in particolare, un genio, al pari dei geni della storia del nostro Paese, come Rita Levi Montalcini, che io qui voglio ricordare. Voglio anche dire che a lei dovremmo il ringraziamento per l'impegno che ha profuso fino all'ultimo giorno della sua vita nei riguardi di una Repubblica come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, non vi azzardate ad aggredire le figure che sono rappresentanti di questo Paese come i senatori a vita, tuttavia il meccanismo - è del tutto evidente - deve tenere presente quelli che sono gli equilibri anche democratici. Allora, vi chiedo: fate in modo che sia almeno questo il passaggio sul quale non si attraversi indifferentemente quest'Aula e che queste parole non rimbalzino inutilmente in ogni angolo di quest'Aula; fate in modo che possano uscire fuori di qui per aprire un dibattito pubblico su che cosa vuol dire oggi il sistema bicamerale, su quali debbano essere le funzioni del Senato, su quale debba essere la rappresentanza.

Andate a dire ai vostri colleghi, rappresentanti delle istituzioni locali, ai cittadini delle regioni per le quali non ci sarà più una rappresentanza adeguata, quello che noi stiamo dicendo. Verificate con loro, con lo strumento del consenso, se quello che state facendo qui, in maniera tutto sommato clandestina, perché avete solo pubblicizzato il titolo di questa riforma ma non ne avete spiegato gli effetti e i contenuti, e che quello che stiamo in realtà realizzando è un passaggio molto delicato. Pertanto - concludo, signora Presidente - oggi siamo di fronte ad una scelta significativa. Auspico che, al di là delle tifoserie, si possa accogliere quell'invito che viene proposto da questi emendamenti, nel senso di rendere più razionale il numero dei senatori a vita e che, per questa via, si possa produrre una riforma non dico condivisibile, ma almeno rivedibile all'interno di un percorso parlamentare più serio e meno legato alle scadenze elettorali più prossime.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Mi unisco a quanto detto dal collega Prisco, perché trovo curioso che si vogliano tagliare i parlamentari, ma poi non si voglia toccare quella figura del senatore a vita, che è una figura, al di là dei meriti, che nessuno mette in discussione, però si tagliano i parlamentari che sono nel territorio e prendono i voti e poi non si vuole tagliare una figura che viene nominata dal Presidente della Repubblica. Come detto dal collega Prisco, è vero che non si discutono i meriti, ma si ricordano le azioni che hanno determinato anche Governi che non avevano nessuna maggioranza politica, che hanno anzi determinato dei soprusi verso forze politiche che si sono trovate in minoranza e hanno visto loro provvedimenti bocciati, hanno visto, comunque, un fare con arroganza. Bene, allora chiediamo perché non si abolisca questa figura del senatore a vita. Vorrei anche rimarcare che non abbiamo nessuna paura di perdita di rappresentanza nel territorio, perché la politica per noi può essere fatta anche fuori dalle istituzioni, può essere fatta con la militanza; ci siamo fatti sentire anche in periodi in cui ci sono forze politiche che ci volevano impedire l'ingresso in Parlamento, ma nonostante questo la nostra forza politica si è sentita rappresentata fuori dalle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signora Presidente. Siamo all'epilogo, all'atto finale, e non poteva mancare, forse, il tocco finale dell'onorevole Prisco. Vedete, sono totalmente d'accordo con le parole del collega Migliore e intervengo solo per aggiungere qualcosa che forse per molti stona con il clima di mancanza di dialogo, di attenzione, vorrei dire di rispetto che ha caratterizzato queste giornate in Parlamento. E, allora, ho ritenuto questa, proprio per come è stato posto da Fratelli d'Italia il tema dei senatori a vita, un'ultima, piccola - dipende dai punti di vista - offesa, perché veramente teniamo conto di chi è lì. Non mi sento di condividere - lo voglio dire qui - anche solo per un istante che, nel nominare le ragioni che possono indurre a ritenere inutile la presenza dei senatori a vita, non si ritenga di onorare nomi come quelli di Liliana Segre, di Renzo Piano, di Giorgio Napolitano, di Elena Cattaneo, di Carlo Rubbia, di Mario Monti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma, vedete, questa mancanza di stile, che per me non è una piccola cosa proprio per il momento che sta attraversando il nostro Paese, corrisponde a tutto quel clima che è stato costruito nel corso di queste giornate e che noi abbiamo vissuto prima in Commissione; quella volontà di alzare i muri, i muri, di alzare ogni ponte levatoio nel dialogo con le minoranze, la nostra, che intendevano semplicemente migliorare la riforma. Ve lo abbiamo detto fin dall'inizio, in Commissione; qui i colleghi ci hanno messo tutta la loro passione; ognuno, con il proprio linguaggio, ha ripetuto: noi non siamo contrari alla riduzione del numero dei parlamentari. Noi vi abbiamo fatto una proposta dal nostro punto di vista più radicale, più coraggiosa: quella di superare il bicameralismo, di innalzare la Conferenza Stato-Regioni-Città, di riconoscere per davvero l'idea di autonomismo, di federalismo, senza far venir meno quell'unità nazionale che dovrebbe stare a cuore a tutti. Bene, lì no, c'è stata la chiusura; era, evidentemente, una proposta troppo radicale.

Allora, con altri emendamenti, ci siamo permessi, con la stessa passione, persino con un tratto di umiltà, di dirvi: riduciamo il danno. Ci siamo permessi semplicemente di proporre di ridurre il danno, il danno di non di non rappresentare le minoranze linguistiche, il danno di non rappresentare i territori, il danno di non rappresentare le comunità montane, il danno di mantenere l'equilibrio fra i poteri delle Camere. Insomma, anche lì vi abbiamo dato una mano. Cosa ci è stato risposto? La cosa, se posso aggiungere, che mi ha colpito personalmente di più, signora Presidente, è che si è risposto non solo alzando i muri, ma mettendo in atto qualche furbizia, perché ancora adesso non ho capito perché alla nostra proposta di dare anche al Senato la pari opportunità di voto ai diciottenni ci si è risposto “no”, “no”, “no”; e, contemporaneamente, sapendo che era una proposta logica, razionale, saggia, si è immediatamente prodotta e immediatamente inquadrata una legge che dice la stessa cosa. Ma vi rendete conto che in quell'atto c'è stata un'ulteriore ferita a chi, come tutti noi e senz'altro come me stessa, voleva semplicemente costruire un clima di dialogo? Mi spiace che non sia presente il Presidente Fico, perché queste cose mi sarebbe piaciuto dirgliele, dirgliele in modo diretto, dire in modo diretto al Presidente Fico - e qui chiudo, signora Presidente - che io, quando un Presidente della Camera interviene e dice “voglio difendere i valori della Costituzione, voglio difendere il 25 aprile”, io, come cittadina italiana, non solo come parlamentare, vorrei credergli. Ma, vedete, quei valori, esattamente come i diritti umani di cui si fa alfiere il Presidente Fico, sono tutt'uno, non sono cose divisibili. E nei diritti umani, che sono poi i diritti civili, diritti sociali, quei diritti sociali su cui è intervenuto più volte il collega Giorgis, e, con lui, tanti altri colleghi, e sono i diritti politici. Ebbene, in quei diritti politici c'è il diritto alla rappresentanza. E cioè, quando ci si fa alfieri della difesa della Costituzione, si prende quantomeno sul serio quanto tenta di dire con passione, con convinzione, sapendo che la verità non è da una parte sola, la minoranza, quanto tentano di dire le minoranze.

Qui ho detto già quanto pensavo. Ma io non posso dimenticare, e ricordarlo in quest'Aula, appunto i voti là come si palesano, e non posso ignorare; e voglio sottolineare la responsabilità grave, dal mio punto di vista ovviamente, per quello che abbiamo cercato di dire, la responsabilità grave che si è assunta Forza Italia nel volere, nel difendere una vera e propria controriforma, cioè qualcosa che aprirà la strada di fatto alla prepotenza di una destra nazionalista, quella destra che oggi ci isola in Europa e quella destra che ci tiene sempre sull'orlo della recessione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Signora Presidente, solo… Non per fare una controreplica, ma, tramite la sua persona, ce ne faremo una ragione. Vorremmo, quindi, che da parte di Fratelli d'Italia arrivasse alla collega Pollastrini un'idea totalmente diversa, che non riguarda ovviamente… Rispetto anche ai nomi citati, troppo semplice mettere sul piano Rita Levi Montalcini rispetto ad altri nomi che, secondo noi, non passeranno alla storia per le tante e buone azioni.

Riteniamo ovviamente che la destra descritta dalla collega sia una destra immaginaria: la nostra è una destra che parla con grande chiarezza, che dice il proprio pensiero, come ha fatto, e ringrazio, il collega Prisco; ma soprattutto una destra dove ci è sempre piaciuto guardare più agli uomini e alle donne di valore che agli uomini e alle donne di successo. Sono certa che il titolo di senatore a vita servirà a ben poco, se le azioni che si sono compiute, nell'arco ovviamente di quel mandato, non passeranno alla storia; e sinceramente, collega Pollastrini, tra i nomi che lei ha fatto pochi sono quelli che passeranno alla storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Molto velocemente, sull'ultimo tema di cui abbiamo parlato, quello dei senatori a vita: che indica, se mi consentite, ancora di più forse in maniera finale l'incongruenza di questa maggioranza e della legge che in qualche modo ha voluto imporre - perché questo penso sia il termine più giusto - a questo Parlamento. Noi, come Forza Italia, non abbiamo condiviso molte delle proposte avanzate dalla maggioranza, ma certamente, con grande convinzione, siamo arrivati alla conclusione che fosse giusta una limitazione del numero dei parlamentari; ma non certamente nel modo sconclusionato – consentitemi questo termine, anche se non mi piace – con cui questa maggioranza ha voluto condurre i lavori: cioè solo diminuire i parlamentari a metà, non guardando cosa si faceva, come lo si faceva e perché lo si faceva.

E poi, per concludere proprio questa frittata - consentitemi, anche se è molto brutto parlare di frittate quando si parla del nostro Parlamento, del futuro del nostro Parlamento -, anche per quanto riguarda i senatori a vita si è fatta una scelta molto semplicistica. Io credo che i senatori a vita abbiano un ruolo importante, a differenza degli amici di Fratelli d'Italia: hanno un ruolo molto importante. Non entro nel merito, evidentemente, delle loro qualità personali, sulle quali il giudizio non devo certo darlo io, ma hanno un ruolo importante per quello che rappresentano come simbolo della nazione.

Però, visto che si è ritenuto di diminuire il numero di parlamentari, mi sembrava assolutamente consequenziale che, anche per quanto riguarda il numero e il modo con il quale vengono nominati i senatori a vita, si intervenisse nella stessa identica maniera. Non lo si è fatto; non voglio essere maligno, ma penso che molti di voi possano capire il perché forse non si è fatta una scelta di questo genere. Ma anche in questo caso si è aggiunto all'errore del modo con cui arriveremo a questa diminuzione dei parlamentari anche un errore per quanto riguarda la non diminuzione dei parlamentari a vita.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il relatore Iezzi ad esprimere il parere.

IGOR GIANCARLO IEZZI, Relatore per la maggioranza. Emendamento 3.53 Colletti, parere contrario. Emendamento 3.1 Magi, parere contrario. Articolo aggiuntivo 3.03 Magi, parere contrario. Identici articoli aggiuntivi 3.04 Fiano, 3.05 Speranza e 3.06 Prisco, parere contrario.

PRESIDENTE. Invito il relatore Migliore ad esprimere il parere.

GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Emendamento 3.53 Colletti, parere favorevole. Emendamento 3.1 Magi, parere favorevole. Articolo aggiuntivo 3.03 Magi, parere favorevole. Identici articoli aggiuntivi 3.04 Fiano, 3.05 Speranza e 3.06 Prisco, parere favorevole.

PRESIDENTE. Invito il relatore Magi ad esprimere il parere.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza. Emendamento 3.53 Colletti, parere favorevole. Emendamento 3.1 Magi, parere favorevole. Articolo aggiuntivo 3.03 Magi, parere favorevole. Identici articoli aggiuntivi 3.04 Fiano, 3.05 Speranza e 3.06 Prisco, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo si rimette all'Aula su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.53 Colletti, con il parere contrario della Commissione, favorevole dei relatori PD e Misto-+Europa, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Magi, con il parere contrario della Commissione, favorevole dei relatori PD e Misto-+Europa, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signora Presidente. Direi che è stata persa un'occasione, l'ennesima, nel corso di questa discussione contratta nei tempi, ma, ancora più, contratta nella volontà di comprendersi e di rendere più efficace questo dibattito per ottenere una riforma condivisa. Questo articolo 3 sancisce ulteriormente l'indicazione approssimativa che, fino ad oggi, è emersa dalla impostazione della maggioranza. Ho avuto già modo di intervenire sul complesso degli emendamenti, dove facevo appello alla ragionevolezza e alla possibilità che vi potesse essere un mutamento d'opinione tra i banchi della maggioranza, e non ha sortito effetto. A questo punto, non posso che dichiarare il voto contrario rispetto a questo provvedimento, a questo articolo, perché ritengo che sia necessario, anche ai fini di un'istruttoria, che con tutta probabilità verrà fatta poi successivamente, in altre sedi, anche presso la Corte costituzionale, rappresentare complessivamente quale fosse l'orizzonte culturale nel quale si muovevano le nostre ragioni, le ragioni della opposizione.

Mi dispiace, peraltro, che si debba ragionare in termini di maggioranza e opposizione su un provvedimento di natura costituzionale, con un eccessivo appiattimento; del resto, abbiamo sentito anche gli interventi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, la Lega sembra assente, se non nel momento in cui viene chiamata ad obbedire ad un diktat che viene imposto dall'esigenza, quella sì, di conservare le poltrone di Governo; abbiamo visto come gli interventi sono stati tesi tutti a dire, in maniera autogiustificativa, che questa era la minestra e questa bisognava mangiare.

Non c'è un ragionamento, perché altrimenti si dovrebbe intendere come sia necessario adeguare tutti i parametri che regolano le funzioni di questi due rami del Parlamento ad una idea ragionevole, cioè quella che alla riduzione corrisponda almeno un mantenimento della proporzionalità, con, per esempio, in questo caso, i senatori a vita; nessun interesse è stato mostrato in questo senso e io mi sono convinto, via via, proseguendo in questa discussione, che non c'è un reale interesse neanche all'interno della maggioranza, se non quello, appunto, di fare cassa elettorale nelle prossime elezioni. Però, vi si ritorcerà contro, perché quando noi andremo a raccontare qual è questa riforma, non parleremo, in astratto, solo della riduzione che ci poteva essere, anzi che sarebbe stata auspicabile, soprattutto con una differenziazione delle funzioni e dell'eleggibilità di Camera e Senato, quindi, dando anche una vera riforma a questo Paese, ma andremo a parlare con gli elettori di quei territori che non saranno più rappresentati, andremo a parlare con gli elettori di quelle forze politiche che non vedranno più la possibilità di essere presenti all'interno delle Aule parlamentari, andremo a parlare con le tante persone, uomini e donne, che hanno a cuore la democrazia come istituto complesso, e non semplicemente come un istituto di credito, dove si fa un bilancio del dare e dell'avere, con quelli che sono i costi che vengono imputati a questa riforma.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GENNARO MIGLIORE (PD). Mi avvio a concludere. Voi state costruendo un sistema per abolire il senso delle istituzioni in questo Paese, voi state costruendo - e lo dico in particolare al Ministro Fraccaro, per tramite della Presidenza - una ideologia della distruzione della democrazia parlamentare, lo state facendo con metodo, ma non ci riuscirete, perché ci sarà sempre una valutazione del popolo italiano che ve lo impedirà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, come è giusto che sia, in un dibattito sulla riforma della Costituzione, occorre dividere le valutazioni complessive che faremo, poi, nella dichiarazione di voto dai singoli articoli e, per esempio, su questo articolo, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo. Credo che questa formulazione e, quindi, questa modifica risponda a un'esigenza reale. Nel passato ci sono stati dubbi interpretativi sulla formulazione della Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio del 1948 e, a nostro giudizio, questa formulazione nuova, questa riforma, chiarisce e toglie ogni dubbio sul numero massimo di senatori a vita che possono coesistere nella stessa legislatura di fatto o, comunque, nello stesso periodo di tempo, nominati dal Presidente della Repubblica. Quindi, credo che questo sia giusto, poi, è vero che si poteva andare a intervenire per riproporzionalizzare il numero, però, riconoscendo il valore del ruolo dei senatori a vita, anche, devo dire, con il rispetto dovuto alla figura del senatore a vita e riconfermando, quindi, questo ruolo, crediamo che sia corretto comunque determinare il numero massimo di cinque e non intervenire invece in una modifica di riproporzionalizzazione del numero. Quindi, noi voteremo a favore di questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.03 Magi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Qui, siamo di fronte ad alcuni emendamenti di buon senso, ragionevoli, che riguardano il peso dei delegati regionali nell'elezione del Presidente della Repubblica. Ora, con la riduzione del numero dei parlamentari e mantenendo a tre il numero dei delegati regionali, evidentemente, abbiamo un aumento notevole del peso percentuale dei delegati regionali nelle elezioni del Presidente della Repubblica, verrebbero a pesare quasi per il 10 per cento. Sembra assolutamente ragionevole ridurre a due per regione i delegati, ovviamente mantenendo, e questo è l'articolato del 3.03, per la Valle d'Aosta e per il Molise un solo delegato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signora Presidente, anche in questo caso si tratta, forse, per materia ancora più delicata, di valutare quale sia il peso che deve essere attribuito alla rappresentanza popolare e a quella delegata da parte delle regioni per l'elezione di un organo fondamentale dello Stato, cioè il Presidente della Repubblica. Fermo restando che vanno salvaguardate le rappresentanze della Valle d'Aosta e del Molise, è evidente che noi intendiamo, con una riduzione così significativa dei parlamentari, far riflettere l'Aula anche sulla possibilità che ci possa essere un peso non sovrabbondante da parte delle regioni. Si tratta di un argomento che dovrà essere affrontato con grande celerità, e io penso che questa sia la sede giusta per affrontarlo. Probabilmente è il frutto di una superficialità, non aver considerato quanto pesano i delegati regionali in un Parlamento che, invece di essere di 945 membri più i senatori a vita sarà un Parlamento di 600. Allora, care colleghe e cari colleghi, vi chiedo molto sinceramente: voi pensate veramente che la Presidenza della Repubblica possa avere un quorum che viene così clamorosamente alterato dalla presenza di tre delegati per regione? Ciò perché, a nostro giudizio, sarebbe molto più rappresentativa, in una composizione parlamentare di questo genere, passare a due delegati, in modo tale che vi possa essere, come dice l'emendamento Magi, una rappresentanza ovviamente anche delle istituzioni regionali, ma nello stesso tempo non un'alterazione di quella che è la volontà politica. Peraltro, abbiamo vissuto stagioni nelle quali la mia parte politica aveva un preponderante numero di regioni dove era in maggioranza, e oggi si sta verificando l'opposto, quindi non è una questione legata ad una parte politica piuttosto che un'altra, perché ci sono stagioni che vanno in una direzione o nell'altra, ma quello che conta è l'integrità delle istituzioni. È per questo motivo che io faccio veramente appello affinché vi possa essere un accantonamento, una riflessione ulteriore, una possibilità di intervenire su questa materia - che è delicatissima - dell'elezione del Presidente della Repubblica senza che vi sia un'alterazione profonda di quelli che sono i meccanismi che determinano la suprema magistratura del nostro Paese.

In questo mi aspetto che vi sia un sussulto da parte della maggioranza, e che vi possa essere una riconsiderazione. Stiamo parlando dell'elezione del Presidente della Repubblica e del peso che noi, voi, coloro i quali siederanno in questi banchi avranno rispetto anche alle delegazioni regionali. I padri costituenti e le madri costituenti avevano stabilito un meccanismo che dava un giusto equilibrio, voi vi siete affannati a dire, nel corso di tutta questa discussione, che si trattava di un adeguamento. Abbiamo contestato in più riprese questa affermazione, ma almeno volete adeguare il numero dei delegati regionali, se vogliamo utilizzare un lessico che anche voi avete abbondantemente utilizzato? Almeno lo vogliamo adeguare dal punto di vista aritmetico, matematico, oppure dobbiamo rimanere sempre nella tautologia degli interventi che dicono: così è e così sarà, perché è giusto che sia così? Certo, a ciascuno piacerebbe che le proprie ragioni fossero apoditticamente affermate senza nessuna motivazione, ma quello che sta accadendo in quest'Aula veramente rasenta l'incredibile, e credo che, da questo punto di vista, l'incredibilità della vostra maggioranza sia sempre più sotto gli occhi degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, queste proposte emendative aggiuntive all'articolo 3 hanno il merito di porre all'attenzione dell'Assemblea - che però non sembra particolarmente interessata a questo dibattito - un altro tema, cioè la ricaduta di questa riforma sugli equilibri della platea elettorale che va ad eleggere il Capo dello Stato.

Capisce, Presidente, che è molto difficile parlare in questa condizione, ma andiamo oltre.

PRESIDENTE. Ha ragione, collega.

SIMONE BALDELLI (FI). Io ritengo, Presidente, che premessa la mia contrarietà all'impostazione, all'impianto da monade, all'impianto chirurgico di questo provvedimento - perché la chirurgia serve per incidere e rimuovere tumori, malattie, bubboni, mentre non stiamo parlando di questo, qui parliamo della nostra democrazia -, però credo, Presidente, che bisognerebbe fare una valutazione, perché si è usato il termine “adeguamento”. In questo caso, non questa riforma della riduzione del numero dei parlamentari, ma questi emendamenti, sì, propongono un adeguamento per mantenere le proporzioni tra il numero dei parlamentari e i grandi elettori che provengono dalle regioni. Sarebbe il minimo, in un rapporto di buon senso, che su questi emendamenti si facesse una riflessione e, nell'organicità di una proposta, venissero accolti. Il fatto che non venga presa neanche vagamente in considerazione questa ipotesi, conferma né più né meno quello che abbiamo detto, cioè che questa roba serve a sventolare il meme in cui si dice “abbiamo tagliato le poltrone”, infischiandosene di tutto quello che a cascata ne consegue, perfino rispetto alle elezioni del Capo dello Stato.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Presidente, ho ascoltato gli interventi che ci sono stati, e volevo chiarire il motivo per il quale il parere è contrario a questi emendamenti, con un'annotazione storica. Ricordo che la Costituzione non lega il numero dei delegati al numero dei parlamentari, tanto è vero che il Senato del 1948 aveva 237 membri e il numero dei delegati regionali era sempre fisso a 3. L'incremento percentuale cui faceva riferimento il collega Magi, è vero che è al 10, ma attualmente incide per il 7,3 per cento: noi riteniamo che questo incremento non sia tale da andare ad essere corretto.

Infine, questo modesto incremento - a nostro modo di vedere, poi si può essere d'accordo oppure no -, lo riteniamo conforme all'evoluzione del ruolo delle regioni cui è stato loro attribuito a seguito della riforma del 2001. Infine, il numero dei delegati fissato a 3, per come la vediamo noi, in realtà va ad evitare uno schiacciamento di minoranza e maggioranza all'interno dei consigli regionali. Tale numero, che ricordiamo essere scelto indipendentemente dal numero dei senatori, appare, per come la vediamo noi, opportuno per rappresentare le forze politiche regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, ricordo alla relatrice per la maggioranza che nella I Legislatura repubblicana, nel 1948, la composizione del Senato era differente, perché i componenti erano di diritto, sulla base del fatto di essere stati deputati nell'ultima legislatura, prima dell'avvento del fascismo. Il problema, però, non è tanto riandare indietro nel tempo, ma è comprendere le ragioni - francamente non siamo convinti dell'esposizione della relatrice per la maggioranza, anche se ringrazio di aver motivato questa scelta - perché c'è, invece, una coerenza sistemica che andava e va nella direzione di applicare la stessa riduzione proporzionale, che viene introdotta con questa modifica per la Camera e per il Senato, anche per i delegati. E qui emerge uno dei problemi che noi, a più riprese, abbiamo sottolineato e che ci ha ricordato, nell'audizione, il professor Luciani. Il professor Luciani sul tema del metodo ha riconosciuto l'applicazione di un metodo di revisione puntuale della Costituzione, anziché la riproposizione dell'idea della grande riforma, ma adesso ha giustamente messo in evidenza come ogni intervento - cito - pur puntuale sulla Costituzione si riverbera fatalmente sull'intera architettura. Questo è il punto: avevamo cioè un'architettura sistemica, che andava avanti da molti anni, poggiata sul fatto che il numero di grandi elettori era sostanzialmente definito dai seicentotrenta deputati e i trecentoquindici senatori, i senatori a vita e i sessanta delegati delle regioni, in realtà cinquantotto perché la Valle d'Aosta ne aveva soltanto uno. E quindi, di fatto, l'apporto, il contributo, l'equilibrio che si era trovato era un equilibro che vedeva una rappresentanza dei grandi elettori delle regioni nell'intorno ovviamente di sessanta su mille (passatemi i numeri alla grossa). È evidente che in questo caso, invece, avremo una situazione in cui avremo sessanta su seicentosessanta, cioè il peso dei grandi elettori regionali è anomalo rispetto all'impianto precedente. Pertanto credo che l'articolo aggiuntivo 3.03 proposto dal collega Magi, molto pulito, e che riporta, a nostro giudizio anche correttamente, che il Molise ha un solo delegato al pari della Valle d'Aosta, possa costituire un elemento di equilibrio corretto da un punto di vista istituzionale. Ricordo che stiamo parlando non di una piccola questione, ma dell'elezione del Presidente della Repubblica, del massimo livello di garanzia. Oltretutto, nell'individuazione dei due delegati eletti dal consiglio regionale con l'assicurazione della rappresentanza delle minoranze, di fatto, anche il collega Magi va in qualche modo a sterilizzare l'impatto politico della presenza delle regioni e quindi rende più equilibrato il sistema, nel suo complesso. Quindi, da questo punto di vista, in una logica sistemica, crediamo che questo emendamento possa rispondere meglio piuttosto che, invece, lasciare sostanzialmente le cose come sono, cioè i tre delegati regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Per quanto riguarda, invece, l'apporto delle regioni e dei consiglieri regionali devo dirvi che stranamente, forse per la prima volta da quando sono in quest'Aula mi trovo d'accordo con la relatrice o con il relatore quando questi rappresenta i desiderata dei 5 Stelle. Ma lo dico per un motivo molto semplice: abbiamo rivendicato fino ad oggi, in questa giornata così importante e, secondo me, anche deludente, proprio perché avremmo dovuto e potuto dire e fare di più e di meglio, abbiamo rivendicato l'importanza delle minoranze di qualsiasi tipo e poi chiudiamo oggi ad esse, per paura di far entrare i rappresentanti delle regioni a rappresentare il popolo italiano nel momento più importante, l'elezione del Presidente della Repubblica. Voglio ricordare ai miei illustri colleghi parlamentari che queste persone non sono scappate di casa, ma sono stati regolarmente elette, tra l'altro nella stragrande maggioranza dei casi se non quasi in tutti i casi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). …attraverso una elezione di tipo preferenziale, quindi particolarmente vicino alla gente, e che rappresentano come noi, in un ruolo diverso sicuramente, il popolo italiano. Quindi nessun scandalo in questo senso…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Credo che la scelta fatta dalla maggioranza sia stranamente una scelta positiva.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.03 Magi, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, il parere favorevole del relatore del PD e del relatore del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 3.04 Fiano, 3.05 Speranza e 3.06 Prisco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Presidente, Ministro Fraccaro, abbiamo atteso fino alle 19 nella giornata di oggi che in qualche modo il Governo, attraverso il Ministro per le riforme, avesse in qualche modo un sussulto di attenzione e di rispetto verso il Parlamento, verso l'Aula e verso le opposizioni, Ministro Fraccaro. Mi sarei aspettato, ci saremmo aspettati come gruppo del Partito Democratico, che almeno nel momento in cui si provava in quest'Aula a mettere in connessione le ragioni della vostra scelta legate ad un numero, quattrocento e duecento, rispetto agli effetti che inevitabilmente questo numero determina sul funzionamento della nostra democrazia - i colleghi Migliore, Magi, Baldelli prima ci hanno ricordato come ci sono effetti diretti sui delegati regionali - ci saremmo aspettati almeno in questa fase, Ministro Fraccaro (ha ovviamente ancora un po' di tempo) non dico il coraggio di cambiare idea - non ci crediamo più, speriamo di essere smentiti, ma temiamo che non sarà così - ma almeno il rispetto per chi ha posto questioni esclusivamente di merito di sentire dalla voce del Governo le motivazioni che portano la maggioranza a ritenere il taglio dei parlamentari come un contributo al valore della democrazia. Oggettivamente non riusciamo a capire cosa c'entri con il valore della democrazia. Ministro Fraccaro, i valori non sono procedure o numeri e le confesso che, ascoltando il dibattito, emerge con chiarezza che non sono nemmeno soldi, non è nemmeno denaro. I valori attengono alla sfera umana e a quanto le istituzioni riescono a fare per le persone che non c'entrano nulla con il risparmio di una Camera piuttosto che di un'altra. Vorrei sapere da lei, Ministro Fraccaro, chi garantisce secondo la vostra riforma costituzionale il popolo italiano? Chi garantisce che non vi sia un'alterazione nelle funzioni legislative, di controllo e di indirizzo del Parlamento italiano? Pensate di garantire il popolo italiano attraverso un partito non partito? Pensate di garantire il popolo italiano attraverso la piattaforma Rousseau? Ce lo spieghi. Pensate di garantirlo attraverso la Lega? Non lo garantite nemmeno attraverso il Partito Democratico, perché non è un partito che garantisce il popolo ma sono le istituzioni guidate da partiti che ottengono la delega da parte del popolo e in questo dibattito non c'è stato nulla se non un tentativo, devo dire anche abbastanza poco dignitoso, da parte della maggioranza di spiegarci che la riforma fosse avanzata perché in realtà diminuiva i costi della democrazia. Ministro Fraccaro, non è questo il momento di discuterne ma lo faremo presto e lo faremo nelle prossime settimane, è democrazia che garantisce il popolo una democrazia che di fatto mette in un angolo il Parlamento ed esalta una piattaforma tecnologica fuori dal Parlamento? È garanzia chiedere agli eletti selezionati attraverso una piattaforma un contributo obbligatorio di 300 euro e farlo passare come modello di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Noi vi chiameremo a rispondere di questa interpretazione creativa della democrazia e lo facciamo oggi iniziando dal finale anche abbastanza mesto della discussione sulla riforma costituzionale sapendo che la cosa per noi più triste - e concludo, signora Presidente - è stata non essere stati messi nella condizione di farvi cambiare idea perché non decidete voi purtroppo…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO BOCCIA (PD). …e questo lo dico mestamente ai colleghi della maggioranza. Non decidete voi! Decide il messaggio che ricevete e questo è triste per chi siede in quest'Aula e per quello che è scolpito nelle pareti di quest'Aula. Ci aspettiamo, signor Ministro Fraccaro…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FRANCESCO BOCCIA (PD). …che lei non farà quello che in realtà noi ci aspettiamo che farà, cioè quello che è giusto, ma almeno ci risponda nel merito sui quesiti chiari che vi abbiamo posto, sull'impatto di questo taglio sul funzionamento della democrazia italiana - e concludo davvero, signora Presidente - che era, quando siamo partiti con 630, di 50-51 milioni di italiani e oggi è di 60 milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento a prima firma del collega Speranza sostanzialmente arriviamo esattamente dove arrivava l'emendamento del collega Magi. Prima di entrare, però, in argomento mi sia consentita soltanto un'osservazione giusto per chi leggerà poi gli atti, perché la relatrice ha finito per trarmi in inganno perché il numero di 237 che lei ha citato si riferiva per il 1948 alla parte elettiva a cui bisogna aggiungere 106 senatori di diritto, quindi complessivamente il Senato del 1948 in realtà era anche più grande di quello che poi è stato nelle legislature successive. Quindi, il suo riferimento sulle proporzioni per quel che riguarda il 1948 non è valido. Ma ritornando alla questione, noi continuiamo a non trovare una logica perché alla fine nelle scelte di riforma costituzionale bisogna ritrovare una logica che o è sistemica o è puntuale e non c'è logica sostanzialmente nel ridurre il numero di senatori e il numero di deputati e non ridurre, invece, il numero dei grandi elettori. Il peso delle regioni da questo punto di vista viene accresciuto senza una logica e - lo dico al collega Bagnasco - per quel che ci riguarda non c'è nessuna osservazione sul diritto e sull'autorevolezza dei consiglieri regionali a partecipare al plenum per l'elezione del Presidente della Repubblica ma il problema sta nelle proporzioni, perché oggettivamente la proporzione dei grandi elettori regionali diventa, a nostro giudizio, eccessiva. Quindi, noi avevamo proposto questo emendamento per portare da tre a due i delegati regionali, ovviamente ferma restando la garanzia di rappresentanza delle minoranze dei singoli consiglieri regionali. Mi pare, però, che anche su questo tema non ci sia ascolto da parte della maggioranza quando si poteva trovare, almeno su questo aspetto, una condivisione, ma la condivisione e lo spirito costituente non appartengono a questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento è sostanzialmente molto simile al precedente. La relatrice ha motivato la contrarietà su questo emendamento dicendo una cosa che avevamo già spiegato noi nel dibattito della scorsa riforma costituzionale - qui ne facciamo una ogni due, tre mesi, per cui siamo pronti anche ad affrontare la prossima - dicendo che i costituenti non avevano indicato un numero fisso per i componenti della Camera e per il Senato, per cui non si erano posti il problema delle proporzioni del numero dei delegati regionali rispetto ai parlamentari e che il Senato, il primo Senato, aveva un certo numero di componenti.

Mi permetto di ricordare sommessamente, o di dare alla relatrice la notizia, che le regioni a statuto ordinario sono state istituite negli anni Settanta, per cui, semmai abbiano partecipato all'elezione del Capo dello Stato alcuni delegati regionali dal 1948 agli anni Settanta, saranno forse stati quelli delle regioni a statuto speciale e non certo altri! Quindi, la questione delle proporzioni non si era posta perché non c'erano: non c'era il corpo dei delegati regionali, non so se vi è chiara questa notizia! Ecco, giusto perché, come diceva don Gianni Baget Bozzo, di cui oggi ricorrono dieci anni dalla scomparsa, la politica è cultura e non esiste la cultura in quanto tale, però anche la politica un minimo di cultura dovrebbe cercare di averla quando tratta i temi. La cultura dominante che si sta imponendo con questa dinamica e con questo approccio è quella della chiacchiera da bar che si fa, forma e riforma nell'istituzione e io credo che, da questo punto di vista, stiamo toccando dei livelli davvero bassissimi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente, sarò velocissimo. Mi ha colpito moltissimo la mancanza di interventi da parte del Ministro: un totale silenzio su un provvedimento di questo genere! Ma sapete perché mi faccio una domanda e la faccio al Ministro? Io sono convinto che lui non interviene perché non conosce il provvedimento e avrebbe difficoltà a raccontarcelo e avrebbe difficoltà a dirci quelle che sono le normative. Se non è lui all'altezza di potercelo dire con questo suo silenzio, allora veda un attimo di farlo fare ai sottosegretari ma, Ministro, su un provvedimento di questo genere la gente che ci ascolta e ci vede ha il diritto di ascoltarla parlare; se non parla, vuol dire che è mancanza di preparazione sul provvedimento stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, intervengo a titolo personale. Al di là di quello che ricordava prima l'onorevole Fornaro sul fatto che nella prima legislatura il Senato era di 343 membri con i senatori a vita, il punto è questo: i tre senatori per regione furono messi come zoccolo minimo; il numero variabile di deputati e senatori in periodi di forte incremento demografico tendeva ad aumentare. Già nel 1958, ultima legislatura con numero variabile, i deputati erano 596 e i senatori 246. Se non fosse stato messo nel 1963 il tetto a 630 deputati e a 315 senatori, sarebbero aumentati ancora di più e, quindi, i delegati regionali sarebbero ancora scesi nella proporzione. Quindi, questo emendamento, come il precedente, è assolutamente motivato anche in chiave storica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 3.04 Fiano, 3.05 Speranza e 3.06 Prisco, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e i relatori di minoranza dei gruppi PD e Misto esprimono parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, signor Ministro, cogliamo l'occasione di questo ultimo passaggio, con l'articolo 4, per fare un intervento che spieghi la posizione del nostro gruppo - interverrà dopo anche l'onorevole Tondo in fase di dichiarazione di voto - in un momento particolare e importante. Quello che abbiamo fatto in questa giornata non è un passaggio da poco: è la seconda volta in questa legislatura che affrontiamo il tema di una riforma costituzionale. Come ha detto bene l'onorevole Ceccanti, c'erano tutte le condizioni, ancora di più in questo passaggio di riforma costituzionale che in quella precedente - in quella precedente abbiamo discusso della democrazia diretta, abbiamo discusso dei referendum propositivi - per creare le condizioni di lavorare tutti insieme, proprio perché il tema e l'argomento che stiamo affrontando, la riforma degli articoli 56 e 57, cioè la diminuzione del numero dei deputati e dei senatori, è un tema che ha attraversato e attraversa trasversalmente gli schieramenti politici, le diverse posizioni nell'ambito delle diverse legislature.

Nella riforma costituzionale del centrodestra abbiamo fortemente voluto la riduzione del numero dei parlamentari, nella successiva riforma costituzionale della passata legislatura altrettanto si affrontava la riduzione del numero dei parlamentari. Il MoVimento 5 Stelle anche su questo concordava. Qual è la ragione per cui non si è fatto un percorso comune e quali sono le perplessità reali che sono emerse da questo passaggio? Proprio perché c'è il consenso, c'è un consenso del Parlamento unanime sulla riduzione del numero dei parlamentari e tutti presumiamo ci sia un consenso da parte del popolo, la responsabilità che dovevamo avere era di fare una buona riforma, di fare una riforma che affrontasse ciò che c'è dietro il tema della riduzione del numero dei parlamentari. Che cosa c'è dietro? C'è dietro il tema del funzionamento e della struttura del funzionamento delle Camere. I numeri dei deputati non sono puramente numeri: non è un problema di 630 a 315 o di 400 a 200, bensì 400 e 200, 630 e 315, ci dicono che tipo di funzionamento e di rapporto noi vogliamo che le istituzioni legislative di questo Paese, cioè Camera e Senato, abbiano. La domanda è: abbiamo affrontato questo?

Poi, il tema della rappresentanza di 630 deputati o di 315 senatori affronta in maniera evidente il rapporto tra centro e periferia. Non è un caso che nelle passate riforme costituzionali entrambe le riforme costituzionali affrontavano una riflessione e una revisione della funzione diversa di Camera e di Senato, e della funzione del rapporto tra lo Stato centrale, il potere legislativo centrale e poi la rappresentanza dei territori. Non è un caso che si è discusso a lungo in alcuni passaggi di questi articoli anche della rappresentanza delle regioni autonome, della rappresentanza delle minoranze. Abbiamo avuto questa opportunità e questa occasione che era incredibile: eravamo tutti d'accordo, siamo tutti d'accordo; abbiamo la gente, il popolo che è d'accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari. Perché allora non abbiamo fatto questo sforzo comune? Non tanto lo sforzo di fare una riforma puntuale: siamo tutti bravi a dire da 630 a 400, da 315 a 200; potevamo scrivere 300, 150, ma qual è la ragione, che cosa comporta questo, come miglioreremo il funzionamento delle istituzioni, come riavvicineremo le istituzioni ai cittadini?

Questa era la domanda che ci dovevamo porre, e, per farlo, dovevamo lavorare insieme, non perdendo tempo, ma essendo unanimi su questo. Un numero ristretto di deputati che cosa comporta? Secondo noi, che viviamo in questa Camera dei deputati con 630 deputati, la diminuzione del numero dei deputati nell'incidenza del processo legislativo, nel rapporto tra maggioranza e opposizione, nella rappresentanza dei territori, nel consenso del potere legislativo della fiducia, cambia o non cambia? È indifferente? Pensiamo ad un Senato di 200 senatori che approva, come noi, il processo legislativo, che dà la fiducia ad un Governo. Quanto e come tiene la forza di una democrazia, la forza di una rappresentanza? Lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: la forza di un Parlamento è che non sia la rappresentanza di interessi o di lobby, ma sempre di più la rappresentanza e l'espressione di un Paese che vuole guardare al proprio futuro.

E, infine, vi è il grande tema del monocameralismo. Ecco, perché non si è affrontato tutto questo? E vado verso la conclusione: credo che non si sia affrontato tutto questo perché, ancora una volta, nonostante l'insegnamento della storia e dei cittadini, la maggioranza non ha capito che le riforme costituzionali, anche se si ha il consenso, si fanno insieme. Ci si è preoccupati di più di dire: tanto, sulla riduzione del numero dei parlamentari la gente è con noi, il popolo è con noi, non temiamo referendum, portiamo a casa un risultato, così diciamo che abbiamo fatto qualcosa di buono, riduciamo il numero dei parlamentari e diamo per scontato che tutto questo accada.

Guardate, questo peccato ha portato al fallimento della riforma costituzionale del centrodestra e in tempi più recenti al fallimento della riforma costituzionale voluta dal Presidente del Consiglio Renzi, perché, quando si partì con quella riforma - penso alla passata legislatura - si aveva il consenso del 90 per cento degli italiani. Alla fine, nel percorso in cui non vi è stata un'assunzione di responsabilità della democrazia assembleare rappresentativa che si chiama Parlamento, ma la presunzione, avendo il consenso del popolo, di poter fare uno strappo, il popolo ha bocciato quella riforma, cioè ha reso inefficiente un cambiamento. E ci troviamo ancora di più con delle istituzioni che non funzionano, che sono lontane dai cittadini, con un Governo, per esempio, che ha la necessità legittima - quando era all'opposizione, questa maggioranza, contestava - di avere tempi dell'Esecutivo più rapidi, di avere un Parlamento rappresentativo.

Ma oggi il MoVimento 5 Stelle ha la maggioranza; qualora domani non l'avesse, come rappresentiamo e come possiamo assicurare che quella identità, quel partito, quel valore siano tutelati in quest'Aula? Tutelati non perché si introducono indifferentemente sbarramenti naturali, perché è questo quello che può accadere, ne discuteremo domani. Ma voi pensate che prevedere uno sbarramento del 3 per cento - sono intervenuti tanti colleghi da questo punto di vista - sia indifferente quando i deputati non sono più 315, ma diventano 200?

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Vado alla conclusione. Questa è la ragione, e, quando questo accade, in Parlamento occorre che qualcuno - cioè noi - si alzi a dire al popolo, ai cittadini che ci hanno eletto che facendo questo si sta sbagliando. Si deve avere il coraggio di dire che il problema non è la riduzione del numero dei parlamentari, non è la riduzione legittima dei costi della politica, ma il funzionamento delle istituzioni che rendono cara ai cittadini la democrazia. Questa è la sfida che stiamo perdendo e questa è un'occasione persa, e di questo ce ne dispiace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Intervengo innanzitutto per sottoscrivere le cose dette dall'onorevole Lupi ma, soprattutto, per esprimere un'amarezza, nel senso che da neodeputato per la prima volta sono di fronte a un provvedimento che intende riformare la Costituzione italiana, cioè una Carta che stabilisce quale rapporto debbono avere i cittadini con le istituzioni, in particolare con la Camera e il Senato, con quello che viene normalmente definito come la casa degli italiani, la casa della nostra democrazia. Ora, quello che trapela da questi provvedimenti, che non hanno nessun criterio, perché, come si dice in generale, stiamo dando i numeri, quello che trapela è lo svilimento della funzione che queste istituzioni hanno nei rapporti dei cittadini. Noi continuiamo, e in questa legislatura ormai è diventato un leitmotiv ,a presentare un Paese senza volto. Chiunque di noi sa benissimo, e io lo so da deputato del gruppo Misto che non ha un partito alle spalle, quanto sia importante presentarsi su un territorio, farsi vedere, avere un territorio circoscritto entro il quale sviluppare un rapporto di rappresentanza e di presenza. Questo lavoro qui non è contemplato, non viene considerata questa relazione tra il deputato e il territorio; non viene considerato nessun criterio di efficienza. Guardate, anch'io vent'anni fa pensavo che le istituzioni avrebbero dovuto essere più efficienti, e ho fatto anch'io questo errore di pensare che il problema fosse nel costo: ma a quale costo? Oggi, il tema del costo complessivo della Camera, tra 600 o 400 deputati, è un tema ridicolo: il vero problema non è il costo, è il rapporto, è l'efficienza tra un'istituzione e un Paese che qui non è rappresentato, che viene rappresentato col volto - e lo dico qui anche al Ministro -, col falso volto del populismo, perché voi non ci siete più sui territori, né con le elezioni né come parlamentari, ed esistete telematicamente. E qui oggi si approva una legge per continuare un circolo vizioso di svilimento di questa istituzione e di svilimento della democrazia. Il principio che sta dietro questo provvedimento è deleterio! Noi voteremo “no”, lo annunceremo successivamente, e lo faremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sull'unica proposta emendativa ad esso presentata, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MACINA, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 4.50 Magi, parere contrario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi… Colleghi, c'è il relatore Migliore che vorrebbe intervenire.

Invito il relatore Migliore ad esprimere il parere.

GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Non mi fate proprio intervenire… Devo dire che non mi fanno intervenire, sono cari colleghi. Vorrei leggere un parere, che è quello sull'emendamento 4.50 Magi: parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Invito il relatore Magi ad esprimere il parere.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza. Emendamento 4.50 Magi, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.50 Magi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Una delle questioni emerse durante le audizioni in I Commissione - evidentemente quelle a cui abbiamo assistito io ed altri colleghi sono diverse rispetto a quelle a cui hanno assistito e hanno preso parte la relatrice ed altri colleghi che sono intervenuti prima, come la collega Corneli -, uno dei punti che hanno messo in luce con maggiore problematicità è l'impatto in termini di organizzazione dei lavori del Parlamento. È evidente che una riduzione così drastica del numero dei parlamentari provocherà delle conseguenze che vanno governate, innanzitutto con una riscrittura completa, pressoché completa dei Regolamenti di Camera e Senato.

E proprio ragionando di questo, sono emersi grossi dubbi sul fatto che questa riforma costituzionale possa velocizzare l'iter dell'esame dei provvedimenti. Sono emersi dubbi perché basti pensare a quante Commissioni dovrà seguire ogni parlamentare; ma soprattutto, rispetto ai precedenti tentativi di riforma costituzionale, nei quali vi erano delle norme transitorie che consentivano, nelle more delle riforme del Regolamento, di non penalizzare le minoranze. Ci sono tutta una serie di soglie, nel nostro Regolamento e in quello del Senato, espresse in termini assoluti: con questa norma transitoria si fa sì che quelle soglie invece diventino, in attesa della riforma regolamentare, delle soglie in proporzione.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, abbiamo fatto veramente… In tempi più rapidi di così non si sarebbe potuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Ora voi dovete spiegare… Io non la condivido questa riforma, ma almeno fatela bene, se la volete fare. Ma le avete lette le precedenti riforme costituzionali? Ma almeno una norma transitoria, che consenta ai Regolamenti di funzionare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto)!

Altrimenti voi farete in modo che quelle che saranno le minoranze nel prossimo Parlamento…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere, per cortesia.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …la prossima maggioranza le terrà sotto scacco finché non saranno approvati i nuovi Regolamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, io ringrazio il collega Magi e mi associo al suo appello. Qui non stiamo intervenendo su nessun elemento di sistema, sul numero, sull'impostazione: siamo a quella che normalmente in ogni riforma è necessaria, cioè una norma transitoria; una norma transitoria che consenta un'immediata applicazione dei nuovi numeri, in questo caso di deputati e senatori, all'atto dell'insediamento della nuova legislatura. E questo può avvenire, rischia di avvenire in assenza di una modifica regolamentare!

Per cui, non volete questo? Introduciamo allora un obbligo di modifica regolamentare, entro 60 giorni. Cioè stabiliamo il fatto che, altrimenti, come ha ricordato correttamente il collega Magi, all'interno dei Regolamenti…Che sono differenti peraltro, per esempio nella possibilità di un deputato, o nel caso del Senato di un senatore, di partecipare a più Commissioni: un senatore può essere di diritto in tre Commissioni quando il numero del suo gruppo è insufficiente a determinare la corretta proporzionalità, mentre nel caso della Camera, come tutti noi sappiamo, possiamo essere soltanto in una Commissione. C'è ovviamente il numero minimo per la composizione dei gruppi, che non viene riproporzionalizzato: oggi è 20 in una Camera di 630, se è 20 in una Camera di 400 c'è un'altra proporzione.

Insomma, non mi sembra che l'emendamento del collega Magi chieda la luna! Non va bene questa formulazione, proponetene un'altra; ma pensare che non ci sia bisogno di una norma transitoria, lo consideriamo da questo punto di vista non solo un errore: è uno sfregio alla Costituzione, e soprattutto è non considerare che non stiamo compiendo un'operazione asettica, ma stiamo entrando nella carne viva della democrazia rappresentativa, nella carne viva del procedimento di produzione legislativa.

Io veramente mi appello: è una norma di buon senso. Non va bene così? Sospendiamo, riscriviamone un'altra; però è necessaria una norma transitoria. Vorrei anche da questo punto di vista (sarà l'ultimo intervento sugli emendamenti) essere smentito; però non si può fare spallucce e dire che il problema non esiste: il problema esiste ed è un problema grave, perché poi, come tutti noi sappiamo tutti i giorni, i Regolamenti sono quelli che poi guidano la vita quotidiana del nostro lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signora Presidente, questo è un vero attacco a quelle che sono le condizioni minime di agibilità all'interno dell'Aula parlamentare. L'adeguamento - insisto nell'utilizzare questa parola che voi avete impropriamente utilizzato per una riforma sbagliata - l'adeguamento del Regolamento (in questo caso, lo vorrei sottolineare, è pertinente questo termine) riguarda garanzie fondamentali che non possono essere svilite secondo un principio di “facciamo presto”.

È stato detto dal collega Fornaro, e prima ancora dal proponente, dal collega Magi: noi abbiamo delle fondamentali prerogative che riguardano la formazione dei gruppi politici all'interno di questa Camera. Io ho avuto l'onore anche di presiedere in due occasioni un gruppo parlamentare; e la Conferenza dei presidenti di gruppo, cioè la rappresentanza dei gruppi all'interno della Presidenza, dell'Ufficio di Presidenza, è un organo costituzionale, perché stabilisce l'ordine dei lavori. Il fatto che vi possa essere o meno la costituzione di un gruppo non può essere affidata, a meno che non venga derogato con un accordo tra tutte le forze politiche, e che, quindi, si costituiscano dei gruppi anche al di sotto della soglia; ma questo avviene, oggi, sulla base di una previsione, quella dei venti deputati e dei dieci senatori, che ha a che vedere con l'attuale composizione numerica, in questo caso si tratta esattamente di una questione numerica, ma non ha a che vedere con la discrezionalità politica di chi, riducendo il numero, vuole anche ridurre il numero dei gruppi parlamentari. Infatti, con il meccanismo e con il combinato disposto delle soglie implicite di sbarramento e, quindi, con una riduzione proporzionale anche di quella che è la rappresentanza numerica degli elettori che esprimono il loro libero consenso, e il mantenimento delle soglie che vengono previste dal Regolamento, addirittura, si può ipotizzare che vi siano gruppi parlamentari non rappresentabili, perché al di sotto della soglia del 20. La norma transitoria serve a garantire questo, così come una norma transitoria servirebbe anche a garantire altri istituti, quello, per esempio, della richiesta di un'interpellanza urgente che, oggi, è di 30, quello, per esempio, della richiesta del voto segreto, quello, per esempio, della costituzione di alcuni elementi di garanzia che presiedono all'attività e al buon andamento del dibattito parlamentare che sono numericamente definiti dal Regolamento.

Allora, perché non fare una norma transitoria, come si fa in ogni, lo ripeto, in ogni riforma di carattere costituzionale che impone una così radicale modifica degli assetti in campo? Io lo chiedo e vorrei che vi fosse una risposta; ovviamente se la risposta è: questo è e questo voteremo, non mi pare che ci sia una dialettica parlamentare. Però quello che voglio che sia chiaro a tutti coloro i quali oggi siedono in questo Parlamento è che dalla costituzione dei gruppi, del gruppo Misto e dei gruppi parlamentari alla definizione delle soglie di quello che è l'andamento della attività parlamentare, oggi, stiamo decidendo che un taglio dei parlamentari corrisponde ad un ulteriore taglio anche della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, ho ben poco da aggiungere alle argomentazioni assolutamente compiute del collega Migliore. Mi permetto di ricordare che la relatrice, nel corso del dibattito, in uno dei suoi pochi, ma significativi interventi, aveva anche detto che questa riforma non aveva conseguenze sui Regolamenti parlamentari - tanto per capire di che cosa stiamo parlando -, per cui figuriamoci se pensano a una norma transitoria. E torniamo sempre al concetto iniziale: questa è un'operazione propagandistica e elettorale, per cui non ci si pone il problema delle ricadute, neanche sulla quotidianità dell'attività parlamentare.

Il problema che dobbiamo porci noi è il combinato disposto di una riforma del genere, demagogica, populista, elettorale in maniera pura, elettoralistica in maniera pura e il combinato disposto di una riforma così, che va in vigore subito, con quell'altro scherzetto che è la leggina che ad essa si accompagna, per cui si tagliano tutte le minoranze, sotto il 5 o il 10 per cento non si entra in Parlamento; quindi, figuratevi voi se si fanno il problema dei gruppi parlamentari, della loro rappresentanza, delle forze politiche con una percentuale inferiore al 10. Per loro devono essere cancellate, perché la loro concezione di democrazia non è la diversità che arricchisce il confronto tra opinioni diverse; la loro concezione di democrazia è che loro sono i migliori e gli altri sono tutti dei cialtroni o dei farabutti, per cui devono scomparire tutti gli altri.

Con questa premessa, non si può pensare che si pongano il problema di un adeguamento, per esempio, dei Regolamenti parlamentari o di una norma transitoria, anzi, questa cosa, per un verso, magari blinda la legislatura fino alla fine, perché quando si finisce, come dire, l'agnello sacrificale sarà dei gruppi che sono stati più rappresentati nelle scorse elezioni, che magari non riprenderanno la stessa percentuale e quindi sacrificheranno un numero di eletti maggiore, e dei partiti di minoranza, quelli più piccoli, magari a carattere territoriale o che comunque non hanno particolari percentuali. Quindi, questo è.

Concludo semplicemente dicendo che l'arma carica della leggina elettorale che si abbina a questa proposta è il completamento del disegno, per cui le due cose non vanno separate, perché per capire la volontà omicida di questo progetto - che non è colposo, è doloso - bisogna guardarle anche insieme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Magi, con il parere contrario della Commissione, sul quale si rimette all'Aula il Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi PD e Misto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Poiché l'ordine del giorno n. 9/1585/1 Ungaro è stato ritirato dal presentatore, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/1585/2 Mandelli.

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Il parere è contrario, quindi invito al ritiro.

PRESIDENTE. Collega Mandelli, immagino che lei chieda che il suo ordine del giorno venga messo in votazione.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, giusto per far capire all'Aula, questo è un ordine del giorno che voleva solo rappresentare un problema serio, quello dei nostri sindaci dei piccoli comuni. In queste realtà, come sapete, fare il sindaco è spesso un atto di vero eroismo, quindi nella volontà di ridare almeno un po' di equilibrio a questo provvedimento, a questa proposta di legge che trovo veramente non conforme a quello di cui il Paese in questo momento ha bisogno, cerca di dare una piccola provocazione, almeno per dare un peso a questi piccoli sindaci, dandogli una minima remunerazione suppletiva rispetto a quello che è il risparmio che deriva da questo provvedimento. Quindi è una maniera per incentivare la partecipazione dei cittadini ha prendersi un ruolo importante come quello del sindaco in piccoli comuni, dandogli anche un riconoscimento economico, per dar loro la possibilità di fare questo lavoro in piena autonomia e in piena efficienza. È una maniera diversa di vedere la democrazia, è una maniera diversa di dare un ruolo a chi spesso si sacrifica davvero per la collettività senza avere una possibilità reale di avere almeno un ristoro economico. Non sono stupito dal “no” e non mi straccio ovviamente le vesti, però rimane la conferma di una volontà di distruggere completamente un sistema e non cercare invece di fare della democrazia un fatto qualificante per il Paese. Quindi è una grande sconfitta di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Collega Mandelli, immagino che lei voglia che il suo ordine del giorno sia posto in votazione, è corretto? D'accordo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mandelli n. 9/1585/2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

È così esaurito l'esame dell'ordine del giorno presentato.

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani con le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale a partire dalle ore 14.

Ricordo che nella seduta di domani, giovedì 9 maggio, a partire dalle ore 11, avrà luogo in Aula la cerimonia di commemorazione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, debbo segnalare, dalla lettura di un giornale di alcuni giorni fa, la lettera di una aspirante poliziotta - Debora, ragazza siciliana - che presentò domanda per entrare nella Polizia di Stato quando aveva 26 anni di età e il concorso prevedeva la possibilità di vestire la divisa della Polizia di Stato purché si fosse al di sotto dei 30 anni di età. Le lungaggini della realizzazione di questo concorso hanno fatto sì che quando, finalmente, è stata ammessa, perché entrata in graduatoria, è stata ridotta l'età per avere questo diritto, per cui…

PRESIDENTE. Collega, deve chiudere.

CARLO FATUZZO (FI). …non può entrare nella Polizia. Mi sembra una discriminazione a motivo dell'età, se per la lunghezza dei concorsi si supera l'età che nel frattempo è stata accorciata.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Viva i pensionati. Pensionati all'attacco.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Lorena Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO (FI). Presidente, colleghi, come vedete noi siamo ancora qui, stasera, come la collega Renata Polverini l'11 aprile aveva promesso a nome di tutto il gruppo di Forza Italia, a ribadire e a rinnovare il nostro impegno e sostegno a Radio Radicale. La convenzione a questo storico canale di informazione è a tutela dell'editoria tutta, della libertà di stampa, di pensiero e di conoscenza. Radio Radicale svolge da sempre - tutti noi lo sappiamo, perché almeno una volta nella nostra esperienza parlamentare siamo stati chiamati o coinvolti da Radio Radicale - questo ruolo di servizio pubblico di trasmissione delle attività del Parlamento e delle istituzioni. Chiunque - noi riteniamo - abbia a cuore la democrazia e le istituzioni democratiche è destinato a combattere questa battaglia di libertà. Ora la minaccia alla libera informazione è reale e arriva da un Governo che predica bene ma razzola male, anzi, direi malissimo.

PRESIDENTE. Collega, deve chiudere.

LORENA MILANATO (FI). Quindi, dalla volontà di aprire quella scatoletta di tonno in nome della trasparenza, il pericolo è quello di volerla sigillare. Mi scusi, Presidente, ma è stato difficile, lei immagina, con questa ressa.

PRESIDENTE. La capisco.

LORENA MILANATO (FI). Noi non vorremmo che il 21 maggio, giorno in cui si interromperà la convenzione con Radio Radicale, diventi una giornata triste. Diciamo no a questo scempio e diciamo sì alla voce libera dell'informazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Marin. Ne ha facoltà. Collega, le ricordo che ha un minuto.

MARCO MARIN (FI). Presidente, la ringrazio in anticipo, anche perché sono certo che mi aiuterà nell'intervento. Il gruppo di Forza Italia ha preso l'impegno di spendersi perché Radio Radicale, questa voce libera, possa continuare a parlare e a farsi sentire. Lo fa dal 1976, Presidente, e questo Governo, per la prima volta, vuole chiudere una voce libera. Noi, che abbiamo una formazione liberale, pensiamo che possiamo non condividere delle idee, ma lotteremo fino alla morte perché tutti possano esprimere queste idee. Radio Radicale fa un lavoro particolare: mette le sedute parlamentari in onda. Lo fa in un orario che va dalle 8 alle 20, e seguendo queste sedute parlamentari è evidente che anche la raccolta pubblicitaria, i fondi esterni, siano difficili da trovare. Se il Governo non garantirà la voce di Radio Radicale farà un grande danno al Paese intero. Ma soprattutto, Presidente, durante la commemorazione ho sentito voci rotte dall'emozione, anche quando, poco tempo fa, è mancato il direttore storico di Radio Radicale, allora i fatti, la legittimazione e la legittimità delle persone e l'autorevolezza derivano anche dal fatto che alle parole devono seguire i fatti. Allora, se il 26 maggio questa voce libera…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

MARCO MARIN (FI). Concludo Presidente. Pochi secondi in più dedicati a Radio Radicale, a una voce libera, lei capisce che sono importanti.

PRESIDENTE. Sono già trenta in più, collega.

MARCO MARIN (FI). Lei capisce che sono importanti, Presidente. La ringrazio e concludo. Quindi, la voce libera di Radio Radicale il 26 maggio verrà chiusa da un Governo, un Governo che si dichiara del cambiamento. Ecco, se il cambiamento è chiudere le voci libere, credo che sia sicuramente un cambiamento in peggio. Mancano pochi giorni, mi auguro che il Governo saprà rivedere la propria decisione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Virginia Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, la notte fra il 5 e 6 maggio del 1998 una grave tragedia sconvolse il nostro Paese: una gigantesca colata di fango devastò i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, seminando distruzione e morte. Centosessanta furono le vittime di quella sciagura. Sarno, il mio Paese, pagò il tributo più alto, con 138 morti, di cui molti bambini, otto dei quali erano alunni della mia scuola. La frazione di Episcopio fu completamente spazzata via dalla lava che scende dalle pendici del monte Pizzo d'Alvano. Furono giorni di intenso dolore, un dolore sordo, che ancora oggi, a distanza di 21 anni, segna la vita della nostra comunità. Nel corso di quella terribile notte interi nuclei familiari furono cancellati per sempre, più di 400 famiglie sfollate, sopravvissuti per i quali cominciò un terribile mal calvario durato molti anni. A distanza di 21 anni tante sono ancora le domande, ma una sola la certezza: quella frana di Sarno ha rappresentato un giro di boa nella lotta al dissesto idrogeologico e nell'aumento della consapevolezza, anche a livello istituzionale, della vulnerabilità del nostro territorio. Per questo, anche per uno per onorare degnamente la memoria di chi quella notte ha perso la vita, occorre impegnarsi e rafforzare la nostra attenzione verso la salvaguardia e la tutela dei nostri territori, investendo energie e risorse per garantire la messa in sicurezza di tutto il nostro Paese, al fine di tutelare la pubblica incolumità attraverso misure di protezione civile che tengano conto anche dei mutamenti climatici, e occorre un'azione di completamento delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico e un costante monitoraggio su tutto il nostro territorio fragile e vulnerabile. Tutti noi abbiamo il dovere di non dimenticare, di mantenere costantemente viva la memoria di quella tragedia, tramandando alle nuove generazioni il ricordo di quel triste periodo della nostra storia, affinché in futuro si possa evitare che fenomeni atmosferici, ancorché eccezionali, possano tramutarsi in spaventose catastrofi. Solo così possiamo evitare che quanto accadde in quella tragica notte a Sarno accada ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Colleghi, da mesi in quest'Aula ho portato la voce della mia città, Afragola, una città che ha vissuto una recrudescenza criminale apparentemente inarrestabile. In questa stessa Aula, oggi, desidero ringraziare le nostre forze dell'ordine e i carabinieri che ieri, ad Afragola, hanno permesso la cattura di un latitante, Giuseppe Monfregola, ritenuto boss di un clan locale. Proprio qui dentro ho reclamato la presenza dello Stato e lo Stato ha dato una sua prima risposta. È un arresto importante perché dice a tutti che lo Stato c'è; che ci fa sentire meno soli e più protetti in questi mesi difficili e in questi giorni ancora più dolorosi dopo il tentato omicidio della piccola Noemi. A lei e alla sua famiglia va il mio pensiero e la speranza di sapere al più presto che è fuori pericolo. Dovremmo tutti sentirci sicuri e protetti nelle nostre strade, sulle nostre piazze, tastare con la mano la presenza di una giustizia giusta e di una società così forte da non aver più bisogno delle mafie. Ieri i carabinieri hanno trasmesso proprio questo messaggio: a questa risposta dello Stato tutti noi dobbiamo dar seguito e per questo voglio che giunga forte il nostro grazie a chi ogni giorno lotta per questo terribile male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti lavoratori dell'Interporto Sud Europa di Maddaloni Marcianise, in provincia di Caserta, in questo momento stanno protestando all'interno della struttura perché si trovano senza lavoro ormai da sei mesi. La questione riguarda oltre cinquanta lavoratori del settore costruzioni che operano nell'area sin dalla sua origine e che non hanno avuto la possibilità di stabilizzare il proprio rapporto di lavoro iniziato oltre vent'anni fa. Molti di questi operai hanno sempre lavorato con le ditte appaltatrici di lavoro edile e di adeguamento ferroviario e stradale nella struttura ma, ad ottobre scorso, tutti questi appalti sono stati bloccati per problemi finanziari dell'ISE che hanno comportato il mancato avvio dei cantieri di completamento della piattaforma intermodale e così tutti gli operai hanno perso il lavoro. Con il passare del tempo la situazione già difficile si è andata aggravando perché circa dieci operai sono rimasti senza ammortizzatori sociali e gli altri trentatré li perderanno nel giro di pochi mesi. Il perdurare di questo difficile stato di cose ha fatto aumentare la frustrazione dei lavoratori che a fine marzo hanno deciso di organizzare un presidio permanente davanti alla ditta del gruppo Santucci, l'unica ancora attiva con un appalto edile della durata di pochi mesi in cui lavorano tredici operai dello stesso bacino di crisi. Nelle settimane scorse la tensione è andata via via aumentando e venerdì, ad esempio, è stato necessario ricorrere ai sanitari per un malore da parte di due lavoratori e stamattina la situazione è ulteriormente peggiorata e si è arrivati quasi allo scontro con le forze di polizia presenti. I carabinieri e gli agenti di polizia e i finanzieri hanno forzato il blocco per far lavorare gli operai sul cantiere e un manifestante ha riportato una contusione al piede. Come portavoce del MoVimento e del territorio mi sono interessato da subito alla questione nell'offrire la mia solidarietà ai lavoratori in difficoltà e alle loro famiglie e sono certo che il Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, non sarà insensibile al loro grido di dolore e aprirà presso il MISE un tavolo di crisi per risolvere in tempi brevi il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

MARIA LAURA PAXIA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LAURA PAXIA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi intervengo da quest'Aula per esprimere la mia solidarietà ai lavoratori del Teatro Bellini di Catania in protesta sul tetto del Teatro Sangiorgi perché senza stipendio a causa dei contratti a tempo scaduti. Ho espresso la mia solidarietà ai precari del Teatro ai quali ho voluto garantire il mio impegno e l'impegno di tutto il MoVimento 5 Stelle per intervenire su questa vera e propria emergenza. In regione Sicilia è stato presentato un disegno di legge a prima firma Gianina Ciancio che andrebbe a risolvere in maniera definitiva la questione, garantendo stabilità economica al teatro e ai suoi dipendenti. Il Teatro Bellini rischia la chiusura a causa dei tagli dei fondi operati dal Governo Musumeci. Il Governo della regione Sicilia sta deridendo i lavoratori storici del Teatro Bellini in particolare dopo che nell'ultima riunione l'assessore regionale Pappalardo aveva promesso la risoluzione del problema entro poche settimane. Invece ad oggi risulta essere tutto fermo. Spero si arrivi al più presto alla soluzione del problema sicura del fatto che l'arte deve essere sempre tutelata in particolare in uno stato tanto storico quanto culturale come il nostro.

CATERINA LICATINI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATERINA LICATINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi voglio dar voce ad una storia di solidarietà che merita di sopraffare l'indifferenza e l'esclusione che purtroppo ancora oggi attraversano il nostro Paese. È una storia che accade a Palermo, dinanzi a quella che fu la casa di padre Puglisi, dove Biagio Conte, simbolo dell'impegno solidale, fa lo sciopero della fame e dorme per strada accanto a Paul, un ghanese che rischia l'espulsione dall'Italia, nonostante quindici anni fa sia arrivato nel nostro Paese regolarmente su un aereo e con il passaporto come qualsiasi altro cittadino del mondo. Pieno di speranze Paul muove i suoi primi passi a Bologna, lavora come idraulico ma, scontrandosi ben presto con difficoltà lavorative, decide di raggiungere la “Missione di Speranza e Carità” di fratel Biagio in Sicilia dove offre le proprie competenze a servizio della comunità. La scorsa settimana però Paul ha ricevuto un decreto di espulsione, perché, non avendo un contratto di lavoro, non può rinnovare il permesso di soggiorno. Condivido la battaglia di fratel Biagio che, dedicando la propria vita a chi è solo e disperato, costruisce da anni giorno dopo giorno relazioni e legami sociali inclusivi. Non possono essere i più deboli a pagare per la mala gestione dei fondi a loro destinati né per qualsiasi degenerazione morale irrispettosa della dignità umana. Non può essere Paul a pagarne le conseguenze; non possono essere gli oltre dieci, cento, mille Paul.

Occorre colmare quelle fragilità sociali, culturali ed organizzative che innalzano muri fisici e culturali come il muro del pregiudizio temibile e terribilmente difficile da scalfire ma, contro il quale ci scagliamo con forza, sempre. Il pregiudizio - lo conosco bene - io sono siciliana e so che non tutti i siciliani sono mafiosi; sono una politica e so che non tutti i politici sono corrotti; sono anche una cittadina del mondo e so che non tutti i migranti sono delinquenti ed irregolari; so anche ciò che voglio fortemente: una società inclusiva e globale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ROBERTO BAGNASCO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 ha proceduto alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e dettato la nuova organizzazione degli uffici giudiziari di primo grado, sopprimendo circa trenta tribunali, tra questi due in Liguria, i tribunali di Chiavari e Sanremo. In particolare il tribunale di Chiavari, che aveva un bacino di utenza di circa 160 mila persone, era tra i primi dieci tribunali in Italia per tempi di risoluzione delle cause. Tra l'altro l'immobile del nuovo tribunale, completamente finito, è costato 14 milioni di euro, comprese le utenze evidentemente, ed era stato appena costruito e mai inaugurato e non è mai entrato in funzione: quindi, un classico esempio di sperpero del denaro pubblico. La soppressione dei tribunali di Chiavari e di Sanremo ha rappresentato una grave perdita per il territorio e i disagi per la popolazione sono anche superiori, molto superiori a quelli previsti e, dopo anni, ne possiamo dare testimonianza. Le ottimistiche previsioni su un agevole assorbimento da parte delle sedi accorpanti si sono dimostrate del tutto infondate e non c'è traccia dei risparmi previsti peraltro molto piccoli e a danno degli utenti. Dal contratto di Governo siglato dalle forze politiche emerge la possibilità di venire incontro al territorio. Mi auguro, spero e vorrei evidentemente avere le rassicurazioni dal nostro Guardasigilli che si possa fare qualcosa per questi tribunali anche non investendo ulteriori denari. La regione Liguria recentemente, in maniera ufficiale, ha dimostrato interesse a questa soluzione, dicendo che, per Chiavari e per Sanremo, era disponibile ad un intervento diretto. Quindi ora aspettiamo l'intervento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

NICOLA PELLICANI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, mi rivolgo alla Presidenza per sollevare una questione davvero imbarazzante per un Paese come l'Italia. In questi giorni, come è noto, è in programma l'inaugurazione della Biennale di Venezia e si leggono commenti davvero surreali, polemiche innescate dall'installazione della nave dei migranti. “Barca nostra”, Presidente, è un'imbarcazione dove hanno trovato la morte settecento persone annegate in fondo al Mediterraneo. Quel barcone parla di una tragedia del nostro tempo e qual è la funzione della cultura se non quella, come ha giustamente rilevato il presidente della Biennale Paolo Baratta, di smuovere le coscienze? La Biennale da sempre svolge questo ruolo - basti pensare alla Biennale del dissenso degli anni Settanta - con interventi che ci consentono di riflettere sul nostro tempo e questa è la vitalità dell'arte contemporanea. Ma, se le reazioni sono quelle che abbiamo letto sulla stampa, di fronte a parole sguaiate e irrispettose davanti ad un simbolo di una tragedia, non si può rimanere in silenzio e sarebbe opportuno che anche il Presidente della Camera pronunciasse parole per stigmatizzare quanto si sta registrando nei confronti di questa installazione. È paradossale come su queste critiche si registri una sostanziale unità tra gialloverdi, perché i commenti, sia di esponenti della Lega sia del MoVimento 5 Stelle, hanno un solo obiettivo: criticare ciò che smuove le coscienze, probabilmente perché preferiscono un torpore che non lascia pensare.

È motivo di orgoglio che l'Italia abbia recuperato queste imbarcazioni dal fondo del mare ma è motivo di orgoglio che anche la Biennale di Venezia le esponga per motivi culturali, perché l'unica cosa da non dimenticare è la tragedia, la vera tragedia delle vittime, centinaia di persone che cercavano un futuro migliore nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 9 maggio 2019 - Ore 14:

1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 214-515-805 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: QUAGLIARIELLO; CALDEROLI e PERILLI; PATUANELLI e ROMEO: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1585)

e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'UVA ed altri. (C. 1172)

Relatori: MACINA e IEZZI, per la maggioranza; MIGLIORE e MAGI, di minoranza.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 881 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PERILLI ed altri: Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (Approvata dal Senato). (C. 1616)

Relatori: D'AMBROSIO, per la maggioranza; UNGARO, di minoranza.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

BALDELLI ed altri: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone. (C. 680)

Relatore: BALDELLI.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

RUOCCO ed altri: Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.

(C. 1074-A)

Relatrice: RUOCCO.

La seduta termina alle 20,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Cubeddu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 la deputata Galizia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 7 e 8 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 9 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito a votare;

nelle votazioni dalla n. 7 alla n. 11 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 10 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 15 e 16 la deputata Andreuzza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 15 e 16 la deputata Noja ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Giacometti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 il deputato Prisco ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 19 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato De Martini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1816 - Quest. preg. nn. 1 e 2 468 468 0 235 200 268 68 Resp.
2 Nominale Pdl cost. 1585 e abb. - em. 2.9 470 468 2 235 17 451 68 Resp.
3 Nominale em. 2.10 491 491 0 246 120 371 62 Resp.
4 Nominale em. 2.70 488 475 13 238 133 342 58 Resp.
5 Nominale em. 2.11 467 467 0 234 112 355 56 Resp.
6 Nominale em. 2.12 459 459 0 230 110 349 56 Resp.
7 Segreta em. 2.13 457 457 0 229 186 271 71 Resp.
8 Segreta em. 2.14 458 457 1 229 177 280 71 Resp.
9 Segreta em. 2.15 492 492 0 247 216 276 62 Resp.
10 Nominale em. 2.50 481 480 1 241 113 367 62 Resp.
11 Segreta em. 2.26 487 487 0 244 208 279 61 Resp.
12 Segreta em. 2.17 484 484 0 243 207 277 61 Resp.
13 Nominale em. 2.51 481 479 2 240 120 359 61 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 2 472 467 5 234 361 106 60 Appr.
15 Nominale em. 3.53 461 460 1 231 102 358 58 Resp.
16 Nominale em. 3.1 468 468 0 235 166 302 58 Resp.
17 Nominale articolo 3 473 472 1 237 343 129 57 Appr.
18 Nominale art. agg. 3.03 470 445 25 223 110 335 57 Resp.
19 Nominale art. agg. 3.04, 3.05, 3.06 461 459 2 230 135 324 57 Resp.
20 Nominale em. 4.50 445 443 2 222 102 341 55 Resp.
21 Nominale articolo 4 450 448 2 225 350 98 55 Appr.
22 Nominale odg 9/1585/2 444 444 0 223 181 263 55 Resp.