XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 805 di lunedì 29 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 13,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 maggio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baretta, Battelli, Bellanova, Berlinghieri, Dorina Bianchi, Biondelli, Blazina, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Centemero, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Faraone, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Migliore, Nicoletti, Orlando, Picchi, Pisicchio, Polidori, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Tancredi, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565 e Laffranco ed altri n. 1-01610 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582 (Nuova formulazione), Allasia ed altri n. 1-01549 (Nuova formulazione), Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565 e Laffranco ed altri n. 1-01610 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein (Vedi l'allegato A).

Avverto che è in distribuzione lo schema recante la nuova organizzazione dei tempi che sarà disposta a seguito del venir meno della componente del gruppo Misto USEI-IDEA (Vedi l'allegato A).

Avverto, inoltre, che è stata presentata la mozione Palese ed altri n. 1-01640 (Vedi l'allegato A), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare l'onorevole Rizzetto, che illustrerà la mozione Rampelli ed altri n. 1-01582 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

Prima, però, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto Comprensivo “Guglielmo Marconi” di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Prego, onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente; buongiorno, Vice Ministro Bellanova. Presidente, siamo qui, in quest'Aula, fondamentalmente per un motivo. Il motivo è quello che il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, presso la Conferenza dei capigruppo, ha spinto in modo importante affinché le richieste di migliaia di lavoratori - onesti lavoratori - e di famiglie venisse portata a compimento in termini di percorso all'interno di quest'Aula. Tant'è vero che - lo ricordo - la mozione madre rispetto al tema da noi oggi trattato è quella di Fratelli d'Italia.

Trattiamo della famosa, della famigerata, direttiva Bolkestein. Il 12 dicembre 2006, Presidente, venne approvata - e porta il nome, tra l'altro, di una persona che fu uno degli artefici rispetto a questo passaggio -, la cosiddetta direttiva Bolkestein. La direttiva Bolkestein fu approvata, in sede europea, per facilitare il cosiddetto mercato libero e sin qui potevamo anche essere d'accordo, obtorto collo, ma potevamo essere d'accordo. Ormai, in un mercato, Presidente, troppo libero, sotto molteplici punti di vista, troppo liberalizzato in termini di mercato del lavoro, di fatto e molto spesso, questo tipo di procedimento - il mercato troppo libero - porta a delle delocalizzazioni selvagge, a dei licenziamenti, ad una concorrenza molto spesso sleale, anche in seno a quella che voi, non noi, chiamiate Comunità europea.

Rispetto, poi, ad una delle pieghe della direttiva stessa, si è andati ad inserire, ad incuneare quasi, in un percorso molto, molto pericoloso, ovvero quello rispetto all'interpretazione estensiva dell'articolo 12, che va a trattare, in pancia a questa pessima direttiva, anche rispetto al cosiddetto commercio ambulante.

Come va a trattare questo tema la direttiva in oggetto? Va a trattare questo tema secondo un principio assolutamente assurdo, che è quello della definizione di “scarsità di risorse naturali”. Allora, tanto per essere chiari, noi andiamo a definire “risorse naturali” i parcheggi - i parcheggi! -, molto spesso fatti in strada, sul manto stradale di una via cittadina o di paese, di persone che da molti anni investono in seno alla propria azienda, facendo i cosiddetti ambulanti, che svolgono la propria attività nei mercati. Secondo questa direttiva, secondo un'estensione rispetto all'interpretazione iniziale, la cosiddetta risorsa naturale è l'asfalto, che, per uno o due giorni alla settimana, queste persone occupano. Etimologicamente, secondo noi, secondo me, non è così. Non è così, poiché le cosiddette risorse naturali non sono fatte di strade, ma sono fatte di prati, sono fatte di campi, sono fatte di corsi d'acqua, sono fatte di territori, che però non sono delle strade.

Già qui, evidentemente, c'è un punto di caduta rispetto a questa pessima regola, un punto di caduta che, tra l'altro e purtroppo, va ad insinuarsi rispetto a queste persone che fanno soltanto il proprio lavoro e che hanno investito migliaia e migliaia di euro, Vice Ministro, per la propria azienda. Da qui va a scaturire una cosiddetta selezione di candidati, ovvero, per essere ancora più espliciti, verranno messi a bando le piazze, i parcheggi, le postazioni di queste persone, che nel frattempo, da venti, venticinque, trent'anni, forse anche qualcosa di più - lo rinnovo - hanno semplicemente investito nella propria azienda.

Inoltre c'è un tema da sottolineare. Queste, molto spesso, sono aziende familiari, fatte da due, tre, quattro persone, che creano sì occupazione, ma sono aziende familiari. Quindi, non avrebbero l'eventuale disponibilità neanche di fare fronte ad eventuali gare, che potrebbero vedere tra i partecipanti e tra gli attori anche multinazionali. Sarebbe una concorrenza assolutamente sleale in questo senso.

Oltre a noi, tra l'altro, Presidente, in termini di recepimento - in Italia il Governo e il Parlamento hanno dovuto recepire questa normativa - soltanto la Spagna, in Europa, ha recepito la stessa, ma la Spagna, qualche anno fa, ha addirittura risolto il problema con un regime transitorio, che nessuno va a toccare. Le persone che fanno questo lavoro continuano a fare questo lavoro piuttosto sicure di poterlo fare anche nei prossimi anni e quindi anche sicure di poter investire per la propria azienda, perché, vede, Presidente, io mi sono un po' informato rispetto anche agli investimenti di queste microaziende, molte microaziende, centinaia di migliaia di microaziende, che popolano il tessuto socio-economico italiano, che fanno, come la piccola e media impresa, come l'artigianato, come l'industria, la colonna vertebrale del sistema produttivo italiano.

Ho parlato, poche settimane fa, quando ci sono state anche le manifestazioni qui in piazza, ad esempio, con una signora che ha una piazza, che fa dei mercati e fa della rosticceria, fondamentalmente, il suo core business, e lei mi ha detto: guarda che io, negli ultimi quattro o cinque anni, ho dovuto spendere 320 mila euro per le attrezzature. È un investimento questo? Sì, è un investimento.

Allora, Presidente, non capisco perché noi dobbiamo andare tanto a scandalizzarci rispetto a grandi aziende italiane che vanno progressivamente a fallire - e lì siamo tutti sull'attenti, per muoverci assieme, per cercare di salvaguardare i posti di lavoro -, quando, invece, non abbiamo mai trattato in modo deciso migliaia e migliaia di questi posti di lavoro.

Oltre al fatto che il cosiddetto suolo pubblico, secondo noi, non è in questo caso una risorsa naturale, dicevamo prima che la direttiva Bolkestein va di fatto ad aprire i cosiddetti bandi - e lo rinnovo - alle multinazionali. Allora, Presidente, i mercati sono fatti spessissimo, se non sempre, di profumi, sono fatti di colori, sono fatti di investimenti: non sono fatti di qualche sigla di multinazionale, ad esempio della grande distribuzione, che vorrebbe accaparrarsi anche quel mercato. Quindi, il nostro grido è un grido - spero - univoco, di tutta l'Aula della Camera dei deputati ed è questo: fuori gli ambulanti dalla “Bolkestein”. L'abbiamo ripetuto in piazza, lo ripetiamo anche qui oggi in Aula.

Presidente, dopo andrò ad illustrare brevemente anche gli impegni della nostra mozione, che spero verrà votata da tutto il Parlamento, perché è vero che molto spesso ci siamo trovati in qualche riunione, in qualche assemblea, anche con queste persone e, in queste assemblee - chiaramente non c'eravamo soltanto noi, ma veniva rappresentato tutto l'arco parlamentare -, erano tutti d'accordo, dalla sinistra al centro, al MoVimento 5 Stelle, alla destra. Quindi, questo è il momento, colleghi, di votare uniti questo tipo di indicazione.

Spero - mi rivolgo e cerco di applicare una sfumatura sicuramente più politica che non tecnica rispetto a quanto stiamo vivendo in questi giorni, in queste ore -, Viceministro, che con tutte le vicende che sta passando questo traballante Governo, attraverso e con la scusa delle stesse, non si vada a far cadere nel nulla e a far diventare questo che noi stiamo facendo oggi e nelle prossime settimane in Aula soltanto un mero esercizio di stile, perché ci sono degli altri obiettivi.

Il primo obiettivo, attualmente, è quello di salvaguardare - lei lo sa, Viceministro, perché ci siamo frequentati un po' in Commissione lavoro - posti di lavoro. Approvando questa mozione possiamo dare un'indicazione consultiva, se vuole, al Governo, proprio per poter fare questo.

Poi, all'interno della nostra mozione c'è anche un aspetto ed un tema che pochi colleghi, purtroppo, hanno affrontato che è quello delle guide turistiche, che sono state erroneamente inserite in questo provvedimento, in questa direttiva. Perché? Perché, per quanto riguarda le guide turistiche, in Italia, si parla ancora purtroppo di prestazione temporanea, svilendo il lavoro egregio che le guide turistiche in Italia, soprattutto in Italia, stanno facendo.

Il problema, quindi, in Italia, è che la guida turistica è nettamente separata dal concetto, ad esempio, di accompagnatore, cosa che in altri Paesi non è; e, andando ad avvallare la direttiva, noi andremo a dire a queste guide turistiche, a questi posti di lavoro - eccellenti posti di lavoro -, che, ad esempio, una guida o un accompagnatore turistico estero può venire ad operare in Italia. Questo ci sembra profondamente ingiusto. In altri Stati non è così: in Italia, attualmente, potrebbe essere così. Noi ci opponiamo a questo, ci opponiamo con forza, perché, se applicassimo un protocollo di questo tipo, ne andrebbe a beneficiare sicuramente la qualità delle nostre guide turistiche, ci sarebbe dell'abusivismo spinto e, quindi, del lavoro nero e ci sarebbe, un'altra volta, il fiorire della disoccupazione anche in questo settore. In questo settore non dovrebbe esserci la disoccupazione: in Italia, sotto questo punto di vista, pure sotto altri, ma soprattutto rispetto a turismo, a beni culturali, a belle arti, non dovrebbe esserci la disoccupazione.

Ciò per andare, poi, a sottolineare, evidentemente, anche un altro aspetto che molte guide turistiche mi hanno sottolineato e suggerito di dire in quest'Aula: la guida turistica locale, la guida turistica di Roma, che fa fare un giro turistico e di cultura a Roma a dei turisti, a degli stranieri, è sicuramente molto, molto più preparata che non la stessa guida turistica che viene dalla Germania, dalla Spagna, dall'Inghilterra a lavorare a Roma, perché la guida turistica locale conosce da molti anni tutta quella che è la storia di quel territorio, in primis. Quindi, noi chiediamo sicuramente anche questo: fuori le guide turistiche dalla direttiva Bolkestein.

Trasmettiamo fiducia a questi posti di lavoro che, con investimenti, con studio e con eccellenze, cercano di portare avanti tutto quel poco, o tanto, che c'è rimasto in Italia. Tanto per essere chiari: l'Unione europea vuole andare in questo senso ad uniformare quello che, colleghi, di fatto, non è possibile uniformare, soprattutto in un Paese, in una nazione disgraziata, ma bellissima, come la nostra, come l'Italia.

Vado a chiudere, Presidente, andando a citare, a sottolineare quali sono i punti chiave della nostra proposta. Il primo punto è quello di istituire immediatamente, con le associazioni che rappresentano queste categorie, un tavolo. Un altro tavolo si dirà? Sì, facciamo un altro tavolo, un altro tavolo che vada, di fatto, ad acquisire, oltre alla Commissione deputata a farlo, anche le vere esigenze di queste persone e di queste categorie. Quindi, la politica si unisca ai lavoratori attraverso l'istituzione di concertazione, di un tavolo.

Il secondo impegno è quello di un'esclusione totale degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein: possiamo farlo attraverso - proprio come prima si diceva - la cosiddetta legge di recepimento.

Poi, dovremmo andare, in questo caso, come terzo impegno, a sottolineare, a valorizzare anche quello che è il cosiddetto commercio al dettaglio, fatto da imprese individuali - lo ricordavo prima -, fatto da imprese di persone, fatto da società di persone. Cerchiamo di ritornare a questo concetto delle società di persone e meno delle società di capitali, che potrebbero andare a svilire anni di investimenti: è qualcosa che effettivamente potrebbe essere un fiore all'occhiello rispetto al nostro Paese. Fuori le società di capitali dall'indicazione, dalla tentazione di poter andare in modo speculativo ad acquisire, attraverso una gara, quelli che sono i posti di lavoro degli italiani onesti.

Poi, il terzo, il quarto nostro impegno è quello proprio - come prima ricordato - delle guide turistiche. La guida turistica sia ricondotta in un ambito della direttiva sulle cosiddette prestazioni. Quindi, andiamo a salvaguardare degli eccellenti posti di lavoro.

Il quinto impegno, Presidente - e mi avvio alla conclusione -, visto che altro non si può fare, colleghi, è quello di un'ulteriore deroga, ma non deroga di qualche mese o di un anno, un anno e mezzo, rispetto ed in favore delle concessioni demaniali marittime. Anche loro sono lavoratori, anche loro sono società di persone, anche loro hanno investito moltissimo negli ultimi anni. Quindi, andiamo a cercare di utilizzare più un sistema spagnolo, in questo caso, di deroghe e di proroghe rispetto a quanto prima detto.

Poi, Presidente, andare sicuramente ad allineare la pubblicità in termini di bandi, nel senso che in Europa non si può fare una cosa che in Italia, attualmente, è legittima. Se vogliamo proprio ed ancora parlare di Europa, allora dobbiamo parlare di regole chiare per tutti gli Stati membri.

Quindi, Presidente, con questo preannuncio che voteremo a favore e sicuramente di tutte le mozioni, oltre alla nostra, che i colleghi hanno presentato e che vanno in questo senso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donati, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01542. Ne ha facoltà.

MARCO DONATI. Grazie, Presidente. Buongiorno anche alla Viceministro Bellanova presente in Aula. Gli operatori ambulanti su area pubblica rappresentano in Italia un comparto distributivo molto importante: delle 360 mila aziende presenti nell'intera Unione europea, oltre il 50 per cento opera in Italia; per la precisione, sono 190 mila aziende che occupano circa 630 mila persone: queste sono fonti Istat del 30 giugno del 2016. È possibile anche stimare che, negli 8.200 mercati, sono circa 60 mila i posteggi, a cui vanno aggiunti anche quelli singoli presenti in 5 mila fiere.

Si tratta, quindi, di un comparto molto rilevante che detiene il 12 per cento dei consumi nazionali, il 20 per cento dei punti vendita italiani ed interessa 26 milioni di consumatori. Piuttosto variegati risultano anche i settori merceologici di riferimento, il 40 per cento riferito al consumo di frutta, il 30 per cento al consumo di pesce fresco e conservato, il 18 per cento a quello di salumi, oltre il 12 per cento all'abbigliamento e agli indumenti. Con la direttiva 2006/123/CE, la cosiddetta direttiva Bolkestein, relativa ai servizi del mercato interno, il Parlamento europeo e il Consiglio intervengono per facilitare la creazione di un libero mercato dei servizi in ambito europeo. L'idea di base è quella di liberalizzare alcune concessioni pubbliche, aprire il mercato dell'energia e limitare la durata di alcune concessioni pubbliche. In particolare, l'articolo 12 della direttiva prevede che, qualora il numero di autorizzazioni per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri sono tenuti ad applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali. L'Italia, con il decreto legislativo n. 59 del 2010, all'articolo 16, recependo la direttiva, ha deciso di applicarla anche al settore del commercio ambulante, ha esteso il concetto di risorsa naturale al suolo pubblico, ha prodotto limitazioni temporali alle concessioni e ha vietato il rinnovo automatico delle stesse e la possibilità di accordare vantaggi al prestatore uscente.

Inoltre, con l'articolo 70, comma 1, del medesimo decreto legislativo, il legislatore ha esteso la possibilità di esercitare il commercio ambulante sulle aree pubbliche anche a società di capitali regolarmente costituite o a cooperative, rimandando, tra l'altro, ad un'intesa in Conferenza unificata tra Stato e regioni il compito di individuare i criteri per il rinnovo e il rilascio delle concessioni, includendo, anche, appunto, le concessioni in essere. L'accordo in Conferenza unificata è stato sancito il 5 luglio 2012, la cosiddetta intesa di cui si parla molto, e ha rinviato l'entrata in vigore delle norme del decreto legislativo n. 59 del 2010 a dopo il 7 maggio 2017, prevedendo l'attuazione, appunto, tra il 2017 e il 2020, di un regime transitorio di licenze che, tra l'altro, ha una durata tra i nove e i dodici anni, durante il quale i comuni possono effettuare bandi, privilegiando gli ambulanti che già svolgono l'attività; ed è stata prevista, appunto, la possibilità di assegnare fino a 40 punti alla graduatoria in essere.

In attuazione dell'intesa del 2012, il documento delle regioni e province autonome del 24 gennaio 2013, volto a rendere omogenei i criteri e le modalità concernenti le durate delle concessioni e i criteri di selezione per assicurare omogeneità territoriale, propone di adottare un limite unico a livello nazionale alla durata delle concessioni pari a dodici anni, al fine di consentire il recupero degli investimenti, anche immateriali, in un'attività caratterizzata da limitati volumi di vendita.

Nell'ottobre del 2015, l'onorevole Taranto ha presentato una risoluzione in Commissione attività produttive che impegna il Governo a promuovere l'attivazione di un tavolo di lavoro, che veda la partecipazione di tutti i livelli istituzionali ed amministrativi interessati, sulla situazione delle imprese del commercio su area pubblica, finalizzato - questo tavolo - all'individuazione di ogni iniziativa utile alla soluzione dei problemi organizzativi connessi alla piena operatività dell'intesa del 5 luglio 2012, ai criteri da applicare nelle procedure di selezione per l'assegnazione di posteggi su aree pubbliche e, soprattutto, a valutare l'opportunità di una rinnovata fase di approfondimento e discussione del quadro giuridico europeo in materia di posteggi su aree pubbliche.

Nel giugno del 2016, però, l'onorevole Becattini, del Partito Democratico, ha presentato un'interrogazione in Commissione al Ministro dello sviluppo economico, mettendo a conoscenza il Governo che alcune regioni, quali Puglia, Piemonte e Toscana, hanno approvato documenti coerenti con le proposte di alcune associazioni dei commercianti ambulanti, ne cito una toscana, Assidea, che richiedevano di rivedere l'applicabilità della direttiva Bolkestein al commercio ambulante o, quanto meno, di estendere la durata del regime transitorio ad un tempo più ampio, così, appunto, come già avvenuto in Spagna - ricordava prima il collega - unico altro Paese, oltre all'Italia, a recepire la direttiva, e chiedendo, anche, di valutare la possibilità di prorogare il regime al 2020, anche per risolvere alcune problematiche che si stavano manifestando. Sulla materia lo scorso dicembre si è espressa anche l'Autorità garante del mercato e della concorrenza, auspicando la modifica dei documenti di riferimento del settore, in special modo l'intesa, in particolare, per quel che riguarda la durata delle concessioni e i criteri di selezione. In definitiva, nel prevedere una durata eccessivamente lunga, predeterminata e rigida, oltre che nell'accordare preferenza agli operatori già presenti, valorizzando in maniera eccessiva e prioritaria i requisiti di anzianità, ci si pone di fatto in contrasto con l'articolo 12 della direttiva stessa.

Il presidente dell'ANCI, Antonio Decaro, è intervenuto a più riprese sul tema e si era già occupato della questione per chiedere la proroga dell'entrata in vigore della direttiva europea al 2020; aveva tra l'altro, su questo, trovato anche risposta positiva dal Presidente del Consiglio Renzi; pochi giorni dopo, riprendendo la nota dell'Autorità garante, sempre Decaro ha chiesto nuovamente la proroga dell'entrata in vigore della direttiva Bolkestein, considerando che alcuni comuni stavano già lavorando per non arrivare sprovvisti alla scadenza del 2017, mente altre amministrazioni avevano percorso la strada della sospensione della procedura dei bandi in autotutela amministrativa, a causa dell'incertezza normativa e delle difficoltà operative.

La richiesta legittima del presidente Decaro mirava ad un prolungamento adeguato dei tempi, in ragione dell'elevato numero di concessioni da assegnare tramite gara e della conseguente mole di verifiche e incombenze in carico agli uffici comunali ancor prima dell'indizione delle gare stesse. Infine, lo scorso febbraio nella conversione in legge del decreto “milleproroghe”, grazie all'impegno del Presidente Gentiloni e del sottosegretario Boschi, l'entrata a regime della direttiva, e quindi la messa a gara degli spazi degli ambulanti, viene spostata di un anno, al 31 dicembre 2018, salvaguardando, inoltre, come già previsto, i diritti degli operatori uscenti.

Vede, Presidente, questa carrellata di dati, di indicazioni e anche di riferimenti normativi serve anche a capire come si sia arrivati a questo quadro giuridico un po' disomogeneo, ma soprattutto a fare il punto su un tema importante. Io credo che nel 2010 si sia fatto un errore ad inserire il commercio su aree pubbliche nella normativa Bolkestein e credo che gli anni a venire, le valutazioni fatte da alcune associazioni di categoria, i rilievi posti da molti piccoli imprenditori, ci facciano in qualche modo ritenere che, su questo, forse, un ripensamento è necessario, anche perché la normativa ha causato grande incertezza in un sistema di piccole e medie imprese che è già fiaccato dalla crisi e che, oggi, probabilmente chiede una risposta al Governo che sia più confacente ai tempi che stiamo vivendo, rispetto al momento in cui la normativa è stata inserita. Presidente, tra l'altro, e mi rivolgo in questo anche al viceministro Bellanova, credo che sia stato fatto un errore, forse: quello di credere che alcune problematiche che riguardano il commercio ambulante potessero essere corrette, proprio inserendo il commercio ambulante all'interno della direttiva Bolkestein. Credo che su questo si sia ritenuto di passare per vie brevi, rispetto, invece, a pensare a una legge di riordino di un settore che ha sicuramente delle criticità che, in parte, devono essere superate e su questo io credo che però gli imprenditori e le associazioni di categoria siano disponibili ad aprire un tavolo che più volte è stato richiesto e forse non si è mai chiuso, ma sicuramente è necessario, in questo momento, pensare di risolvere alcune problematiche, appunto, attraverso forse un decreto ad hoc o attraverso un provvedimento diverso, rispetto, invece, all'applicabilità di una direttiva che, sicuramente, in questo settore, rischia, nel nostro Paese, di creare gravi difficoltà a piccole e micro imprese.

La mozione, di fatto, va nella direzione di chiedere al Governo un impegno per rivedere quanto deciso nel 2010, sapendo che questo non è facile, sapendo che, sicuramente, su questo fare marcia indietro, non è semplicissimo, ma sicuramente le proteste, le richieste e anche la forza con la quale il sistema delle piccole imprese si è fatto carico di segnalare al Governo e al Parlamento le difficoltà che sta vivendo, credo debbano essere prese in considerazione. Tra l'altro, nelle ultime settimane, il Ministero dello sviluppo economico, - gli do atto di questo, come al Ministro, al viceministro e ai sottosegretari - si è fatto, comunque, portatore di queste istanze e più volte sono stati promossi incontri tesi a intervenire su questo tema, su cui, tra l'altro, è calata la scure dell'incertezza. È arrivato il momento, probabilmente, di chiudere questa vicenda, io spero nel miglior modo possibile, perché, coinvolge, è vero, sì, piccoli imprenditori che non fanno grandi investimenti, ma anche il settore ha una sua rete di investimenti, penso per esempio ai mezzi con i quali gli ambulanti svolgono il proprio lavoro, a tutto quel sistema che ruota attorno appunto agli ambulanti, e vive una fase importante di incertezza, ma la vivono, appunto, centinaia di imprenditori che sono anche in questo Paese consumatori, persone, quindi, che sicuramente hanno guardato al futuro con molta preoccupazione e che oggi chiedono di intervenire anche per essere più tranquilli, rispetto alla propria attività di impresa e alle proprie famiglie. Quindi, la mozione, di fatto, ha queste caratteristiche.

Spero che la discussione in Aula serva a dare un indirizzo preciso, nella speranza che, poi, il Governo in qualche modo valuti la possibilità di ripensare il percorso fino ad oggi valutato, considerando che, tra l'altro, questo tema è molto trasversale alle forze politiche; spesso sono state prese posizioni anche all'interno delle stesse forze politiche anche in netto contrasto, quindi un tema che fa molto discutere, ma sul quale, penso, ritengo, Presidente, che sia arrivato il momento di trovare una quadra. Quindi, grazie, Vice Ministro e buon lavoro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Da Villa, che illustrerà la mozione Della Valle ed altri n. 1-01565, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

MARCO DA VILLA. Grazie Presidente, Vice Ministro Bellanova, colleghi Donati, Fassina, Giorgetti e Rizzetto. Il percorso che ci porta a discutere la mozione del collega Della Valle, insieme alle altre abbinate, per il MoVimento 5 Stelle non inizia certo oggi. Quando, nell'ottobre 2014, il MoVimento 5 Stelle depositò in Commissione una prima risoluzione sul tema, la nostra posizione era già chiara. Quell'iniziativa, poi seguita da altre di altri gruppi, portò a un ciclo di audizioni in X Commissione, che fornirono una documentazione che resta tutt'oggi valida nella sua essenza. Le questioni che solo oggi risultano impellenti per tutti, per motivi meramente elettorali a noi pare, a volerle vedere si mostravano già ben tre anni fa. Già allora il MoVimento 5 Stelle mise in evidenza che la direttiva servizi non era affatto il quadro normativo opportuno a cui ricondurre alcune attività, tra cui quelle del commercio ambulante sulle aree pubbliche. Altri colleghi del nostro gruppo, tra cui io stesso, negli anni hanno avuto modo di estendere questa valutazione ad altre attività e settori, come quello delle guide turistiche, mettendo in luce le ragioni e le specificità che sconsigliavano una scelta, che già nel 2010, all'epoca dell'emanazione del decreto legislativo n. 59, era inopportuna e in alcuni casi, tra cui questo, nemmeno propriamente obbligatoria sulla base della direttiva stessa. Per esempio, solo Spagna e Italia si sono spinte tanto avanti nell'applicarla al commercio ambulante.

Osserviamo con un misto di compiacimento e disappunto l'avvicendarsi di posizioni dei gruppi di maggioranza e del gruppo promotore della calendarizzazione della mozione in discussione, oggi all'opposizione, ma che era al Governo del Paese quando la direttiva Bolkestein veniva scritta e che poteva adoperarsi per correggerla, ma soprattutto quando veniva redatto ed emanato il decreto legislativo n. 59. Il Partito Democratico, con il collega Taranto, sul tema presentò una sua risoluzione in Commissione, affiancata alla nostra e ad altre, che alla fine fu l'unica approvata senza riformulazioni. Nella discussione, i colleghi del PD fecero notare al collega Della Valle come la situazione fosse più complessa di quanto noi supponessimo; ricamando intorno alla possibile deroga all'articolo 16 del decreto legislativo n. 59, prevista dal comma 5 dell'articolo 70, ci accusarono di non tenere conto dello spessore dei contenuti dell'intesa in Conferenza unificata, già ratificata il 5 luglio 2012. Però, quando chiedemmo di riaprire brevemente il ciclo di audizioni per sentire i rappresentanti della Conferenza e appurare se il nostro scetticismo sulle radiose prospettive indicate dal collega Taranto fosse infondato, PD e Forza Italia risposero “picche”. Noi, nell'intesa del 2012, non vedevamo affatto spazi per esonerare dalla Bolkestein il commercio ambulante, anzi, trovavamo in essa estremizzati tutti i difetti del decreto legislativo n. 59, specie con riguardo al tema dei rinnovi, ma ci risposero che trascuravamo la possibilità di migliorare in seguito quell'intesa, per esempio con l'esclusione da noi auspicata delle società di capitali.

Ma il tempo, Presidente, è galantuomo. Noi chiedevamo ieri quello che chiediamo oggi: di fare tutto il possibile per escludere dalla direttiva Bolkestein gli operatori ambulanti e le micro imprese operanti nel settore, e di farlo seriamente risalendo alla fonte e modificando il decreto legislativo n. 59 del 2010 e la normativa di settore, non solo a tal fine, ma anche allo scopo di prevedere che l'attività di commercio al dettaglio su aree pubbliche sia riservata esclusivamente alle imprese individuali e alle società di persone.

Con una nuova mozione a prima firma Donati e con quella marginalmente differente presentata al Senato, oggi il Partito Democratico sembra, anch'esso, convertito a finalità simili. Nel testo depositato al Senato si chiede anche la proroga fino al 2020, che era stata prospettata da Renzi a De Caro pochi giorni prima delle sue dimissioni da Capo del Governo, ma che poi è stata compressa nel milleproroghe.

Già dal fallimento in sede di Consulta dei tentativi di regioni, come Lombardia e Toscana, si poteva intuire che il terreno della Conferenza unificata sarebbe stato comunque fragile senza un intervento sulla legge, ma, leggendo il testo dell'intesa stessa e segnatamente i ragionamenti contenuti nella relazione conclusiva, risultava chiaro come, a parere della Conferenza unificata, tutti i principi che stavano a cuore a noi e a parole anche ai colleghi delle altre forze politiche, non sarebbero sopravvissuti senza un intervento più profondo di un fantomatico tavolo.

L'esclusione delle società di capitali, la concezione di risorsa naturale limitata e i principi contenuti nel considerando n. 62 e nell'articolo 12 della Bolkestein, trasposto quasi letteralmente nell'articolo 16 del decreto legislativo n. 59, non sarebbero mai stati significativamente derogabili in sede applicativa senza che la norma primaria desse a tali deroghe una base solida e una motivazione chiara.

Era una finzione ipocrita quella con cui il collega Taranto favoleggiava di grandi conquiste, senza mettere mano alla legge di recepimento nazionale e idealmente anche alla stessa direttiva. Dispiace che si siano persi anni con queste illusioni, anche se fa piacere che il tempo o forse l'avvicinarsi delle elezioni abbia portato anche i colleghi del PD a farla finita con richiami fumosi e a capire che non si può pretendere una reale soluzione dal bilancino dei punteggi nei bandi, dalle reinterpretazioni dei risicati margini di manovra delle istituzioni territoriali e dalla stessa Conferenza unificata a legislazione vigente.

Oggi, forse, avete capito anche voi che senza un intervento deciso del Parlamento tutti i fondamentali obiettivi di chi ha a cuore questo settore semplicemente non sono perseguibili e le difficoltà applicative, di cui lo stesso segretario del Partito Democratico ci assicurava che il Governo aveva preso atto, risulterebbero altrimenti sostanzialmente insuperabili. Benvenuti nella realtà. Noi abbiamo una convinzione ancora più drastica: è anzitutto nella scrittura delle direttive o nella correzione di tiro di quelle esistenti che il Governo dovrebbe saper rappresentare la sua linea a tutela del tessuto economico del nostro Paese. Non solo sotto questo aspetto la Bolkestein avrebbe bisogno di un consistente tagliando.

Le mozioni odierne del centrodestra sono più aderenti alla risoluzione che presentarono in Commissione, prima di essere costretti, come noi, dalla logica dei numeri, a restrittive riformulazioni. Quel che lascia allibiti, di loro, è che tali partiti reggevano il Governo italiano quando era in corso la stesura della direttiva e di nuovo quando il Governo stesso scriveva ed emanava il decreto legislativo n. 59. Allontanati dal Governo hanno scoperto che esso contiene gravi errori e lacune da correggere: volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, meglio tardi che mai. Ma è un ben bizzarro esempio quello che date: accusate in coro, un giorno sì e l'altro pure, il MoVimento 5 Stelle di responsabilità. In che consiste la responsabilità se non nel cogliere per tempo un legame tra le proprie azioni e le loro conseguenze nel futuro? Forse nel dir di “sì” a chiunque, sperando di imbrogliare le carte e rinviare i problemi a quando ci si sarà dimenticati di chi li ha creati? Forse nel rifilare sofismi ai cittadini e alle categorie economiche finché i nodi non vengono dolorosamente al pettine? Eppure, le considerazioni della relazione in calce all'intesa della Conferenza unificata del 2012 sono abbastanza semplici e stringenti. Dalla premessa di norme sbagliate deriva all'applicazione di conclusioni nocive: nocive, a parer nostro, da sempre, ma da oggi a parere anche vostro, sempre che duri. E vediamo il perché sono nocive. Anzitutto, le procedure di bando, dati i numeri che si prevedono se non ci saranno importanti correzioni, graverebbero i comuni di un peso abnorme, parliamo di circa 5 mila posteggi al giorno. Evidentemente ciò costringerebbe a coinvolgere nella gestione alcune associazioni che potrebbero essere tentate di anteporre questo ruolo all'interesse degli ambulanti.

Inserendo le aree pubbliche sotto l'articolo 12 della Bolkestein, la durata eccessivamente breve delle concessioni, da sette a dodici anni, ridurrebbe il valore patrimoniale delle attività avviate, che rappresenta anche una fonte di gettito fiscale. Riducendo il periodo di ammortamento andrebbe a erodere la loro redditività, accorciando l'orizzonte di attività, renderebbe più problematico l'accesso al credito e, per tutte queste ragioni, scoraggerebbe l'investimento nel settore. Per le regole della gestione previdenziale della categoria, una riduzione dell'orizzonte contributivo penalizzerebbe gli occupati nel settore.

Anche il confronto con gli altri Paesi ci vede svantaggiati: in Spagna, dove la situazione normativa appare più simile alla nostra, il problema dell'accesso delle grandi imprese nel commercio su aree pubbliche è aggirato, come in Francia, legando il titolo autorizzativo non all'impresa in sé, ma alla persona fisica che esercita l'attività e le scadenze delle concessioni stanno conoscendo proroghe sempre più lunghe.

Nel Regno Unito l'orientamento a togliere le scadenze formali delle autorizzazioni è stato motivato con la ragione che non permettevano di garantire una durata almeno sufficiente al rientro degli investimenti delle aziende. Con il limite massimo del 40 per cento al peso che possono avere tutti i requisiti legati all'anzianità dell'attuale titolare dell'attività, già il primo rinnovo è a forte rischio, ma la situazione peggiora se si considera che, per i successivi rinnovi, l'intesa esclude anche questo debole scudo. Si è arrivati al punto di non prendere in minima considerazione alcun motivo di interesse generale per temperare un'applicazione tanto rigida nei confronti degli ambulanti in attività anche se l'articolo 12 della Bolkestein lo avrebbe permesso.

E non stupisce che parecchie regioni abbiano chiesto, con atti di indirizzo o proposte di legge, un intervento sulla normativa nazionale per evitare che l'applicazione della direttiva fosse così restrittiva. Come non stupisce che le Commissioni competenti, al tempo in cui resero i pareri sulla prima redazione del decreto legislativo di recepimento della Bolkestein, avessero espresso importanti osservazioni al fine di scongiurare l'equiparazione dei posteggi in aree di mercato alle risorse naturali e considerando le ripercussioni negative che potrebbero derivare per tali imprese dall'apertura del settore del commercio al dettaglio su aree pubbliche anche alle società di capitali. Tutto già chiaro ben sette anni fa.

Per entrambe le esigenze si raccomandò di inserire esplicitamente all'interno della nuova norma formulazioni adeguate a soddisfarle. Gli sforzi fatti dal Governo di allora per avvicinarsi a tali indicazioni nel riformulare il testo, con il comma 5 dell'articolo 70, sono, a nostro avviso, inadeguati, ma l'interpretazione data con l'intesa del 2012 è ancora peggiore, non avendo raccolto il suggerimento sulla differenza tra rilascio e rinnovo, pure adombrata dal testo della normativa, e avendo semmai riunito il tutto nell'assegnazione strutturata poi in una maniera gravemente penalizzante verso i rinnovi.

Non credo sia necessario, in sede di discussione della presente mozione, menzionare tutti gli ulteriori dettagli fortemente critici dell'attuazione dell'intesa e smascherare tutte le interpretazioni discutibili che ne stanno a fondamento, a partire dalla scelta di trattare come una concessione a tutti gli affetti quella che non prevede il diritto all'uso esclusivo di un determinato bene demaniale, ma interessa il suolo pubblico per poche ore al giorno o alla settimana.

Colleghi, ormai non è più il tempo delle mozioni; da diverse settimane in Commissione attività produttive è in discussione la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle sul tema ed è in quella sede che toccheremo con mano e che le microimprese del settore toccheranno con mano le reali intenzioni del Governo, del Partito Democratico e degli altri gruppi.

Come MoVimento 5 Stelle ci siamo. Nel 2014 abbiamo presentato la nostra prima risoluzione, abbiamo dovuto attendere i tempi e la volontà della maggioranza per poterla discutere un anno dopo. Stessa sorte è toccata alla nostra proposta di legge. Ma, se veramente c'è ampia convergenza sul tema, come queste mozioni fanno presagire, si dovrà procedere speditamente nelle due Camere all'approvazione di un testo risolutivo.

A chi, invece, pensa di utilizzare questi temi a pochi mesi dalla scadenza elettorale per blandire parte dell'elettorato, senza voler portare a casa risultati concreti, saranno gli elettori a far capire che il tempo è scaduto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alberto Giorgetti, che illustrerà la mozione Laffranco n. 1-01610, di cui è cofirmatario e che ha sottoscritto in data odierna.

ALBERTO GIORGETTI. Presidente, Forza Italia ha presentato una mozione alla pari degli altri gruppi per rimettere in discussione la Bolkestein e quindi per adottare iniziative che il Governo possa evidentemente caldeggiare nei confronti dell'Europa per rimettere in discussione la direttiva n. 123 del 2006 che ha di fatto, con il recepimento, attraverso il decreto legislativo n. 59 del 2010, determinato l'inizio dell'applicazione della Bolkestein in Italia. Colleghi, noi abbiamo sicuramente sottolineato la necessità di un intervento, perché è sotto gli occhi di tutti come le condizioni complessive del mercato, ed evidentemente anche del commercio, siano profondamente cambiate dal 2006 ad oggi. È evidente che un intervento sulla Bolkestein non si sarebbe mai potuto immaginare nel momento in cui il decreto legislativo è stato varato, nella condizione in cui eravamo entrati in una crisi che sembrava peraltro una fase in buona parte reversibile, in cui l'Italia non aveva ancora toccato con mano quale poteva essere una congiuntura non evidentemente breve, ma lunga, una condizione di recessione profonda così come ci siamo trovati ad affrontare, in cui siamo ancora oggi dentro. Chi dice recessione, chi dice trappola di bassa crescita, ma il fatto resta comunque quello di un Paese che non cresce ed è in grave difficoltà economica.

È evidente che il tema è quello del commercio, così come, più in generale, del rapporto con l'Europa rispetto alla possibilità che i servizi superino evidentemente i confini e abbiano una piena libertà di circolazione e quindi anche di concorrenza, così come il dibattito che abbiamo sostenuto nei giorni scorsi - lo dico al collega dei Cinque Stelle e anche a Rizzetto - in cui abbiamo discusso dei poteri dello Stato in materia di golden power, cioè di difesa delle aziende nazionali rispetto a quelle che sono le azioni possibili da parte degli investitori esteri e soprattutto dei fondi di investimento. C'è oggi una criticità di discussione che viene evidentemente dall'Europa e che rimette in discussione quelle che sono le dinamiche che abbiamo attuato fino ad oggi, che attiene più strettamente al presidio di quelli che sono valori nazionali di produzione e di crescita, che rappresentano, nel caso del commercio sul suolo pubblico, un punto di caratterizzazione territoriale che nel tempo, a fronte di un percorso di crescita che l'Europa unita doveva evidentemente raccogliere oltre che favorire, si era immaginato potesse essere una condizione complessiva di piena libertà e di piena circolazione; così non è. È evidente che siamo in una fase in cui tutti i Paesi, chi più chi meno, stanno cominciando a rivedere questo tipo di criteri, stanno cominciando a ridiscutere le condizioni fondamentali della presenza nazionale, all'interno dell'Europa e di una unità che purtroppo non si è realizzata pienamente, perché i fattori da cui siamo partiti sono profondamente diversi.

Guardate poi il paradosso di questo nostro dibattito legato al fatto che da una parte si tende sempre a dire che bisogna controllare la spesa pubblica, bisogna controllare il debito e bisogna perseguire politiche che vadano nel senso della riduzione ovviamente di queste poste, perché è a tutti chiaro come un'esposizione forte sul debito ci espone a tempeste gravi di speculazione internazionale, di esposizione alla modifica dei tassi nel mercato e quindi di un servizio al debito che viene pagato in parte corrente dalle nostre casse pubbliche, di anno in anno, in funzione dei cicli; più alto è il debito, più è grave il rischio di incidenza ovviamente del servizio al debito nei confronti dei cittadini. Direte: che c'entra questo con il commercio?

C'entra, perché anni fa abbiamo cominciato un percorso che era quello di valorizzazione del patrimonio pubblico e anche del suolo pubblico. Abbiamo sempre pensato di “scambiare” quella che era una certezza nel tempo di una concessione vera, vissuta anche in una logica di gara che desse la certezza, a fronte del pagamento magari di maggiori oneri, di poter, da parte dell'imprenditore - piccolo, in buona misura -, di ricevere finanziamenti e potenzialità di investimento che facesse crescere il sistema Paese: da una parte, maggiori entrate e valorizzazione, dall'altra certezza del diritto, con le risorse conseguenti per potere investire evidentemente sulla propria attività. Questa era l'idea e un elemento di dibattito che c'è stato negli anni e che veniva ricordato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Erano gli anni in cui c'era la speranza di un Paese che cresceva, quando presentavamo in Europa - lo dico al Viceministro - una condizione per cui c'era un debito pubblico aggregato con il valore degli immobili delle famiglie e del risparmio italiano, in cui si discuteva non tanto del sistema Paese esclusivamente sulle vicende del debito, ma di ciò che rappresentava il sistema Paese Italia, quindi debito più risparmio e patrimonio delle famiglie, ricchezza delle famiglie. Questo era il valore che noi discutevamo in Europa per poter avere margini diversi, e si discuteva della valorizzazione delle aree pubbliche. La realtà è che in quegli anni questo percorso di valorizzazione - perché qualcuno ha ricordato prima il tema delle spiagge, la Bolkestein - è stato all'attenzione dei nostri provvedimenti proprio anche per il settore degli stabilimenti balneari, e anche in quel caso abbiamo provato a mettere il Paese nelle condizioni di avere delle concessioni pluriennali, ma questo tipo di intervento è stato un intervento anche rifiutato.

Allora è evidente che le condizioni purtroppo sono cambiate, oggi siamo tutti sulla convergenza che bisogna rivedere quel tipo di concetto, la Bolkestein, non tanto per il tema della valorizzazione del patrimonio pubblico, che è un tema che riguarda il futuro Governo - che noi speriamo a breve eletto e con una forza che sia in grado di poter esprimere idee, contenuti e anche una visione diversa dell'Europa, che stiamo cominciando a raccontare in quest'Aula da una serie di mozioni che affrontano temi spigolosi, importanti -, ma è evidente che quel tipo di visione che aveva portato ad immaginare anche il tema delle gare oggi è stato sopraffatto da un Paese che non cresce, da un Paese che è assediato da una serie di iniziative di carattere straniero che spesso portano a vanificare quella che è la specificità territoriale, quindi la chiusura a riccio e la difesa dei nostri commercianti, dei nostri ambulanti, di coloro che oggi stanno sulle spiagge e a fatica mantengono le loro attività con grandi difficoltà. Siamo quindi dell'idea che, sì, va rivista la Bolkestein, ma va rivista in un quadro più complessivo, in cui bisogna ridare il giusto peso al credito e al ruolo italiano in un contesto di finanza internazionale, in cui i nostri istituti hanno svolto sempre un ruolo importante, ma poi si sono trovati in una condizione che non è stata chiarissima, da lì la scelta e la nostra richiesta, con i relativi percorsi di attuazione, della Commissione bicamerale d'inchiesta sul settore del credito: cosa è accaduto per vanificare tutto ciò che ha rappresentato il credito italiano, anche nei momenti di difficoltà degli altri Paesi, come un elemento di valore strategico non solo per l'Italia ma di tenuta per l'Europa? Cos'è accaduto per vedere oggi una competizione che è sleale su vari mercati? È una competizione che purtroppo favorisce coloro che tendono a mantenere occultate quelle che sono le risorse originarie, le provenienze di queste risorse. Quali sono le condizioni con cui intendiamo, anche in questo contesto, non semplicemente chiuderci, ma concedere gli incentivi da dare al piccolo commercio e all'esercente che oggi si trova assediato nella propria attività da una serie di costi che aumentano e dall'incertezza appunto di un'eventuale gara in una condizione deficitaria grave, senza risorse economiche, in cui spesso questi angoli di territorio vengono svenduti perché nelle difficoltà a sopravvivere? E nelle difficoltà a sopravvivere, in questo contesto, quali sono gli strumenti alternativi che noi daremo a questi esercenti?

Quali sono i supporti governativi compatibili oggi con le dinamiche di carattere europeo, evitando gli aiuti di Stato, che consentano a un ambulante di poter mantenere in capo alla famiglia o ai figli, evidentemente al cambio generazionale, un'attività che è fatta spesso di tradizione, di cultura e di identità? Questi sono elementi che vanno discussi in un quadro unico, che si legano l'uno all'altro: pensare di andare in Europa dicendo “basta Bolkestein!” e contestualmente dicendo “basta!” ad altre dinamiche, significa rischiare di fallire, rischiare di portare troppa carne al fuoco senza obiettivi chiari e che possano poi risultare positivi per la crescita, per dare una prospettiva alle nostre famiglie, per poter dare certezza a chi nella piccola e media impresa ha sempre creduto. Questi elementi, quindi, vanno in questo momento rappresentati.

Francamente, noi non crediamo che questo Governo sia in grado di svolgere un'iniziativa forte, degna di questo nome, su questo fronte. Non lo crediamo perché lo vediamo complessivamente debole, erede per i difetti del precedente Governo Renzi, che ha caratterizzato la propria attività per caricare una ripresa, che in teoria ci sarebbe dovuta essere, di adempimenti, di scelte che l'hanno frenata. Quindi non crediamo che oggi ci sia una capacità, una potenzialità di questo Governo per risolvere un problema così grande come quello della Bolkestein. Non c'è la caratura per farlo, cari colleghi, è inutile avere grandi aspettative. Certo, possiamo aspettarci - questo è evidentemente un impegno che chiediamo al Governo - un rinvio di quelli che sono gli adempimenti, un'iniziativa di proroga che consenta alle nostre aziende, in attesa di un disegno chiaro e di un ruolo forte da svolgere in quella sede, di poter salvaguardare le proprie aziende, di poter contare su risorse che oggi sono magari poche, ma che danno ancora la possibilità alle famiglie di poter vivere o sopravvivere. Certo, quel PIL, che noi misuriamo in frazioni di centesimi di crescita, frazioni di punti, oggi purtroppo dà l'idea di un'Italia asfittica, incapace di prendere il volo e senza prospettiva. Tutti questi elementi li ritroviamo purtroppo nella vicenda della Bolkestein, nella vicina della goldenpower, nella vicenda degli istituti di credito.

Quindi, Presidente, chiudiamo dicendo che condividiamo sostanzialmente gli obiettivi delle mozioni presentate, è giusto sottolineare che però partiamo da presupposti diversi: i presupposti che sono stati rappresentati nella mozione del MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia non sono da noi condivisi se non solo per alcune parti: noi non riteniamo che l'Europa sia un disvalore. L'Europa è un valore, ma va modificata. L'Europa deve viaggiare a velocità diverse, con regole diverse, e con un'efficacia che consenta al nostro Paese di poter crescere utilizzando i valori che oggi possiamo evidentemente prendere in un'esperienza di carattere sovranazionale; ma non certamente la demonizzazione assoluta, perché questi elementi, colleghi, saranno elementi che caratterizzeranno il confronto politico nei prossimi mesi. Se è vero che ci avviciniamo - come noi auspichiamo - ad un appuntamento elettorale che dia la forza di fare quelle cose di cui stiamo parlando adesso con il Governo, dovremmo discutere di questo: dovremmo discutere del programma, ma anche dei valori di riferimento, e su questo noi oggi siamo su posizioni diverse rispetto a chi è intervenuto in quest'Aula fino a questo momento. Certamente, per una “sospensione” a tempo nell'applicazione delle gare siamo d'accordo; chiediamo evidentemente una proroga nel tempo di quello che è l'assetto attuale, rinviando ad un Governo degno di questo nome le scelte forti in materia di politica economica, in materia di politica finanziaria, non solo nazionale ma europea, là dove si riscriverà il futuro per le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01640. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Non c'è dubbio che il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, in attuazione della direttiva CE/123/2006, la cosiddetta direttiva Bolkestein, approvata il 12 dicembre 2006 dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea, al fine di facilitare la creazione di un libero mercato dei servizi in ambito europeo, ha creato, nel contesto degli Stati membri, una serie di situazioni che hanno determinato alcune difficoltà. Sia ben chiaro, qui nessuno mette in discussione l'iniziativa dell'Europa in riferimento a quello che può essere determinato proprio in una liberalizzazione, un'azione di liberalizzazione di mercato, dei servizi in ambito europeo, per poter aumentare la concorrenza, la qualità, e quindi il provvedimento, che dovrebbe essere a favore dei cittadini. Il problema vero è che ogni Stato membro, compreso il nostro, si è dato un recepimento di questa direttiva e, spesso e volentieri, facendosi male da soli. Non stava mica scritto da nessuna parte che noi eravamo obbligati a inserire A, B, C, eccetera, quello che è stato poi inserito nel contesto della Bolkestein. Potevamo avere sicuramente delle situazioni diverse, come è stato fatto anche in altri Paesi europei, quindi in altri Stati membri, e adesso ci poniamo il problema di come deve essere modificata. In questo senso noi riteniamo che il Governo debba essere impegnato nella modifica della situazione della direttiva e soprattutto impegnato a modificare quello che noi stessi abbiamo recepito, quello che noi come Paese membro o Stato membro da soli ci siamo dati, ossia queste regole. Sicuramente noi riteniamo che il Governo debba assumere iniziative volte a una revisione del decreto legislativo n. 59 del 2010, in modo che le concessioni demaniali, per esempio quelle marittime, per finalità turistico-ricreative, siano del tutto escluse dall'applicazione della direttiva Bolkestein o, in alternativa, vengano prorogate quelle in essere per almeno trent'anni a partire dal 2020, in considerazione degli ingenti investimenti sostenuti dagli attuali concessionari e, dall'altro lato, le nuove concessioni vengano affidate attraverso procedure di evidenza pubblica; in sostanza, che venga confermata la possibilità di attivare un doppio binario che distingua le concessioni attualmente in vigore da quelle nuove, con una proroga di congrua durata per le prime, volta a tutelare gli investimenti sostenuti, e procedura di evidenza pubblica di immediata applicazione per le seconde.

Impegna il Governo, inoltre, ad attuare ogni iniziativa utile nel rispetto dei principi di concorrenza, libertà e stabilimento, al fine di garantire l'esercizio, lo sviluppo, la valorizzazione dell'attività imprenditoriale, di tutela degli investimenti del settore turistico balneare ricreativo, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, a riconoscere al concessionario attuale le competenze e le professionalità acquisite nell'esercizio delle attività turistico-ricreative, a valutare con la Commissione europea le motivazioni di differente trattamento riservato al nostro Paese, con riferimento alle concessioni demaniali marittime, soprattutto in rapporto a quanto verificatosi in altri Paesi europei, nei quali le concessioni demaniali marittime sono state prolungate di settantacinque, cinquanta e trent'anni, a seconda della tipologia, oppure sono state mantenute forme di preferenza in favore del concessionario uscente, senza che ciò abbia comportato l'apertura di alcuna procedura di infrazione per mancato rispetto della direttiva sui servizi. E qui c'è conferma di quello che io dicevo, che noi le regole ce le diamo da soli, ci complichiamo la vita da soli, come Paese. Con riferimento al settore del commercio su aree pubbliche, impegna ad adottare iniziative volte ad emanare i necessari provvedimenti per assicurare il rigoroso rispetto della proroga dei termini di attuazione della direttiva ed attivare un tavolo di confronto con le parti interessate, finalizzato a definire le condizioni di applicazione della norma che, pur nel rispetto della direttiva europea, garantisca alle aziende già operanti la continuità e la necessaria agibilità economica ed occupazionale, non senza aver verificato in ogni caso la possibilità di escludere del tutto la categoria del commercio ambulante dall'applicazione della direttiva sui servizi. Noi chiaramente valuteremo con grande favore tutte le altre mozioni presentate dagli altri gruppi presenti in Aula, che certamente le illustreranno; certamente ne saranno presentate altre, oltre quelle che già sono state formalizzate, che si ispireranno agli stessi impegni che noi riteniamo che il Governo debba prendere.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Sinistra Italiana ritiene che la discussione che ha come oggetto specifico la direttiva Bolkestein debba essere l'occasione per una valutazione senza tabù ideologici del mercato unico, dei principi che informano il funzionamento del mercato unico europeo.

La direttiva Bolkestein è una figlia legittima del mercato unico, come sono figlie legittime la direttiva sui cosiddetti posted workers, cioè i lavoratori dislocati, e la direttiva del 2005 sulle qualifiche professionali, che riguarda le guide turistiche. Sono direttive - la Bolkestein, la direttiva sui lavoratori dislocati, la direttiva sulle qualifiche professionali - che hanno una visione liberista del mercato unico, una visione dove la competizione si gioca sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, con una concorrenza a ribasso, una race to the bottom, dumping sociale mascherato come mercato. Che mercato è quello nel quale si viene a lavorare in Italia con l'applicazione di contratti del Paese di origine, che non prevedono standard sindacali magari, non prevedono minimi contrattuali, non prevedono tutta una serie di misure di welfare che noi consideriamo essere costitutive della nostra civiltà del lavoro e parte fondamentale dell'attuazione della nostra Costituzione?

La direttiva Bolkestein, quindi, è la punta dell'iceberg di un impianto, di un ordine economico e sociale liberista che domina l'Unione europea, che ha portato, appunto, a disuguaglianze ormai insostenibili e inviterei tutti coloro che ultimamente hanno scoperto il problema delle disuguaglianze a fare una riflessione anche sulle cause strutturali delle disuguaglianze.

Tra le cause strutturali delle disuguaglianze c'è quel mercato unico e quella moneta unica che pure tanti continuano a considerare il fiore all'occhiello della stagione del centrosinistra e dell'Ulivo e, invece, sono misure che colpiscono sistematicamente i lavoratori e le lavoratrici, che dovrebbero essere rappresentati da quei partiti che si fregiano della medaglia del mercato unico e della moneta unica.

In particolare, il mercato unico, dopo l'allargamento così disinvolto ad est, ha messo sullo stesso piano condizioni economiche e sociali incompatibili, per cui, come sa il Vice Ministro Bellanova, licenziamo a Roma 1.666 lavoratrici e lavoratori di Almaviva per trasferire i servizi di call center in Romania, dove il lavoro costa un terzo e poi ce la prendiamo con i lavoratori, che non sono mai sufficientemente flessibili ad accettare un peggioramento delle loro condizioni contrattuali.

Ecco, io credo che invece dovremmo fare una riflessione, come centrosinistra storico, dei danni che abbiamo fatto, alle lavoratrici e ai lavoratori, con quelle misure che consideriamo essere nostre medaglie d'appuntarci al petto.

La Bolkestein sta dentro questo quadro e, è vero, va rivista complessivamente quella direttiva, come andrebbero riviste complessivamente la direttiva sui lavoratori dislocati e la direttiva sulle qualifiche professionali, per rimanere solo a quelle più strettamente attinenti.

Guardate, l'Europa non esiste, esistono i Paesi europei che, sulla base di rapporti di forza, attuano, portano avanti i loro interessi nazionali, che purtroppo spesso non coincidono con i nostri interessi nazionali e soprattutto mai coincidono con l'interesse delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.

Quindi, dobbiamo guardare in faccia la realtà, smettere con la poesia degli Stati Uniti d'Europa, del più Europa, che vuol dire maggiore regressione delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, e avviare un'offensiva per una revisione seria, profonda, dell'impianto liberista che continua a schiacciare il lavoro nell'Unione europea, nell'Eurozona e in Italia, e poi guardare ovviamente alle singole misure, agli atti di ricevimento.

Ora, non c'è dubbio che, oltre a quell'impianto generale sul mercato unico, a quell'impianto generale che riguarda la direttiva Bolkestein, c'è un problema nel decreto legislativo di recepimento della direttiva. E su quello noi dobbiamo intervenire: dobbiamo far finire questa stagione di incertezza che grava su 190 mila micro e piccole imprese del commercio ambulante, su 320 mila lavoratrici e lavoratori del commercio ambulante, che sono tra le parti più fragili del nostro tessuto economico. Quindi, anche nella nostra mozione, impegniamo il Governo ad escludere dall'applicazione della direttiva Bolkestein il commercio ambulante. L'accordo che vi è stato in sede di Conferenza delle regioni è insoddisfacente, come hanno riconosciuto, con il voto, importanti consigli regionali e come hanno riconosciuto, con il voto, importanti consigli comunali. Quindi, va fatta un'offensiva da parte del Parlamento al Governo, affinché intervenga, innanzitutto, sul decreto legislativo di recepimento ed escluda il commercio ambulante. Dopodiché, lo stesso obiettivo va perseguito per quanto riguarda le guide turistiche: vi invito ad approfondire il livello di competizione sleale che vi è tra le guide turistiche, non ho tempo adesso per entrare nel merito.

Va costruito un tavolo tra il Governo, le rappresentanze di questo settore economico, la Conferenza delle regioni e l'ANCI, affinché, dopo aver escluso dall'applicazione della direttiva Bolkestein il commercio ambulante, si preveda una regolazione che ne riconosca le specificità: perché quelle 190 mila imprese di commercio ambulante non sono solo una dimensione economica, sono anche una dimensione sociale, una dimensione occupazionale che va salvaguardata. Spero che il Governo voglia raccogliere le posizioni che provengono, mi pare, in modo molto trasversale, condivise da quest'Aula e possa fare un passo definitivo per ridare certezza e prospettive ad un settore economico così importante.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Il Governo non intende intervenire, probabilmente, si riserva di farlo successivamente.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

A questo punto sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento della discussione sulle linee generali dell'altro punto all'ordine del giorno. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della proposta di legge costituzionale: Alfreider ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 56-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato, n. 56-B: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 26 maggio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 26 maggio 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, la Vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, onorevole Roberta Agostini.

ROBERTA AGOSTINI, Vicepresidente della I Commissione. Presidente, la proposta di legge costituzionale n. 56 è stata approvata, con modificazioni, dalla Camera, in prima deliberazione, l'11 gennaio 2017. Successivamente, il Senato ha approvato il testo, in prima deliberazione, il 12 maggio 2017, apportandovi alcune modifiche. Nel corso dell'esame al Senato sono stati, in particolare, soppressi gli articoli 2 e 5 del testo approvato alla Camera, rispettivamente in materia di elezione del consiglio provinciale e dei consigli comunali. Sono stati modificati, di conseguenza, i riferimenti recati dalle disposizioni finanziarie di cui all'articolo 10. È stata, altresì, aggiunta una specificazione all'articolo 8, riguardante il Comun General de Fascia.

Ricordo il contenuto dei due articoli soppressi nel corso dell'esame al Senato. L'articolo 2, in materia di elezione del consiglio provinciale della provincia autonoma di Bolzano, disponeva la soppressione dell'articolo 47, terzo comma, primo periodo, dello statuto, sulla base del quale, nella provincia autonoma di Bolzano il consiglio provinciale è eletto con sistema proporzionale; novellava, inoltre, il successivo articolo 48, secondo comma, dello statuto, così ponendo quale vincolo costituzionale, alla legge provinciale per l'elezione del consiglio di Bolzano, l'obbligo di prevedere che l'elezione di quel consiglio fosse a suffragio universale e diretto con sistema su base proporzionale. L'articolo 5 introduceva all'articolo 61 dello statuto la previsione in base alla quale, nella provincia autonoma di Bolzano, i consigli comunali debbono essere eletti con sistema su base proporzionale.

Riassumo il contenuto del testo della proposta di legge costituzionale, che, in seguito alle modifiche approvate dal Senato, è dunque composto da 11 articoli. L'articolo 1, identico all'articolo 1 del testo approvato dalla Camera, novella l'articolo 27 dello statuto, prevedendo che possano svolgersi sessioni straordinarie del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige riguardanti i diritti della minoranza linguistica ladina, del gruppo linguistico dei mocheni e del gruppo linguistico dei cimbri.

L'articolo 2 modifica l'articolo 49 dello statuto, al fine di prevedere che ai consigli provinciali si applichino, in quanto compatibili, anche le disposizioni recate dall'articolo 27 dello statuto, relative alla modalità di svolgimento dell'attività del consiglio regionale.

L'articolo 3, identico all'articolo 4 del testo approvato dalla Camera, modifica l'articolo 50 dello statuto, il quale reca la disciplina della composizione delle giunte provinciali di Trento e di Bolzano.

Le modificazioni introdotte riguardano la giunta provinciale di Bolzano. In particolare, si dispone che il numero dei vicepresidenti, attualmente corrispondente a due, di cui uno appartenente al gruppo linguistico tedesco e l'altro a quello italiano, possa essere elevato a tre, e che debba essere invece elevato obbligatoriamente a tre, di cui uno appartenente al gruppo linguistico ladino, nel caso in cui uno dei componenti della giunta appartenga a tale gruppo linguistico.

L'articolo 4 integra l'articolo 62 dello statuto in materia di composizione degli organi di vertici degli enti pubblici di rilevanza provinciale e degli enti locali intermedi, al fine di prevedere che negli enti pubblici di rilevanza provinciale nei quali sono previsti due vicepresidenti questi appartengano a gruppi linguistici diversi da quello a cui appartiene il presidente; negli enti locali intermedi dei quali fanno parte comuni in cui la maggioranza della popolazione appartiene al gruppo linguistico ladino, la carica di vicepresidente sia ricoperta da persona appartenente a questo gruppo linguistico, salvo che un appartenente a tale gruppo ricopra nel medesimo ente la carica di presidente.

L'articolo 5, in materia di procedura per l'esame dei capitoli di bilancio e per la loro votazione per gruppi linguistici, reca modificazioni all'articolo 84 dello statuto, volte a: disporre che, per l'approvazione dei singoli capitoli del bilancio della regione e della provincia di Bolzano, sia raggiunta la maggioranza dei voti del gruppo linguistico italiano, ovvero del gruppo linguistico tedesco, anziché, come nel testo vigente, la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, in mancanza del cui raggiungimento procede, con decisione vincolante, la commissione paritetica già esistente; introdurre, per il caso di mancata maggioranza dei voti del gruppo ladino, una diversa procedura sulla base della quale i capitoli di bilancio sono sottoposti, nel termine di tre giorni, a una differente commissione di tre consiglieri regionali o provinciali, eletta dal consiglio all'inizio della legislatura e per tutta la durata di questa, composta da un consigliere appartenente al gruppo linguistico italiano, da uno appartenente al gruppo linguistico tedesco e da uno appartenente al gruppo linguistico ladino, in conformità alla designazione di ciascun gruppo; modificare le modalità di adozione della decisione da parte dell'attuale commissione paritetica, al fine di tener conto anche della nuova commissione introdotta dal testo in esame, e disponendo, pertanto, che le due commissioni siano tenute a stabilire, entro 15 giorni dal deferimento dei capitoli di bilancio, con decisione vincolante per il consiglio e adottata con maggioranze diverse dalle due commissioni, la denominazione definitiva dei capitoli di bilancio e l'ammontare dei relativi stanziamenti; rendere applicabile anche alla commissione che opera nell'ipotesi di mancata maggioranza dei voti del gruppo ladino la disposizione di cui al vigente quinto comma cosicché, in caso di mancato raggiungimento dell'unanimità su una proposta conclusiva, il presidente del consiglio regionale o di quello provinciale trasmetta, entro sette giorni, il progetto del bilancio alla sezione di Bolzano del tribunale regionale di giustizia amministrativa la quale, entro trenta giorni, decide con lodo arbitrale la denominazione dei capitoli non approvati e l'ammontare dei relativi stanziamenti.

L'articolo 6, identico all'articolo 8 del testo approvato dalla Camera in materia di trasferimento fuori provincia del personale di lingua ladina e di ripartizione proporzionale dei posti nei ruoli speciali della magistratura in provincia di Bolzano, modifica l'articolo 89 dello statuto recante disposizioni sul personale di uffici statali in provincia di Bolzano. Le novelle sono poste al fine di prevedere che anche i trasferimenti del personale di lingua ladina, oltre che del personale di lingua tedesca, siano comunque contenuti nel 10 per cento dei posti da esso complessivamente occupati. Inoltre, le disposizioni sulla riserva e ripartizione proporzionale tra i gruppi linguistici dei posti esistenti nella provincia di Bolzano estese al personale della magistratura giudicante e requirente riguardano anche il gruppo ladino, oltre che i gruppi linguistici italiano e tedesco. Sempre ai magistrati appartenenti al gruppo linguistico ladino è garantita la stabilità di sede della provincia di Bolzano riconosciuta ai magistrati appartenenti al gruppo linguistico tedesco.

L'articolo 7, identico all'articolo 9 del testo approvato dalla Camera, modifica la composizione delle sezioni del Consiglio di Stato che esaminano i ricorsi in appello avverso le decisioni della sezione autonoma di Bolzano del tribunale regionale di giustizia amministrativa, di cui all'articolo 93 dello statuto, al fine di prevedere che delle medesime faccia parte un consigliere appartenente al gruppo di lingua tedesca ovvero al gruppo di lingua ladina della provincia di Bolzano, anziché appartenente esclusivamente al gruppo di lingua tedesca.

L'articolo 8, che reca una formulazione pressoché identica a quella dell'articolo 10 del testo approvato alla Camera, aggiunge all'articolo 102 dello statuto un comma che autorizza la regione e la provincia di Trento ad attribuire, trasferire o delegare funzioni amministrative - come specificato dall'unica modifica apportata dal Senato al testo dell'articolo -, compiti o attività proprie rilevanti per la valorizzazione della minoranza linguistica ladina al Comun General de Fascia.

L'articolo 9 disciplina la commissione paritetica chiamata ad esprimere il parere sulle norme di attuazione dello statuto speciale adottate con decreto legislativo (l'articolo 9 modifica l'articolo 107 dello statuto). Le novelle sono volte a prevedere che i tre componenti la medesima commissione appartengano al gruppo linguistico tedesco e ladino, anziché esclusivamente al gruppo tedesco. Inoltre, quanto alla composizione della speciale commissione per le norme di attuazione relative alle materie attribuite alla competenza della provincia di Bolzano, istituita in seno alla commissione paritetica, il testo novellato dal provvedimento in esame dispone che uno dei tre membri in rappresentanza dello Stato appartenga al gruppo linguistico tedesco e ladino, anziché esclusivamente al gruppo tedesco, mentre resta invariata la disposizione per la quale uno dei tre membri in rappresentanza della provincia deve appartenere al gruppo linguistico italiano e che la maggioranza dei consiglieri provinciali del gruppo linguistico tedesco o italiano possa rinunciare alla designazione di un proprio rappresentante in favore di un appartenente al gruppo linguistico ladino.

L'articolo 10 prevede che le amministrazioni interessate provvedano nell'ambito dei rispettivi bilanci. Il comma 2 pone a carico degli enti rappresentati gli oneri connessi alla partecipazione alle riunioni della commissione paritetica. Nel corso dell'esame al Senato sono stati aggiornati i richiami agli articoli come risultanti dalle soppressioni disposte da tale ramo del Parlamento. Infine, l'articolo 11 stabilisce l'entrata in vigore del provvedimento.

La Commissione affari costituzionali ha esaminato il provvedimento a partire dalla seduta del 18 maggio 2017 senza apportarvi modifiche. Nella seduta del 25 maggio, acquisito il parere favorevole della Commissione parlamentare per le questioni regionali, la Commissione mi ha conferito il mandato in qualità di relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento. Presidente, comunque consegno la relazione per le parti che non ho letto per intero.

PRESIDENTE. Ovviamente, lei è autorizzata dalla Presidenza. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire. È iscritto a parlare l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Caro Vice Ministro, cara collega relatrice, ecco ci risiamo e per questa volta l'abbiamo anche avuto vinta. Il progetto di legge costituzionale a favore del gruppo linguistico ladino nella provincia di Bolzano - e un po' anche per quella di Trento, ma solo un po' - dopo quasi mezzo anno torna in Aula alla Camera per la seconda volta, la seconda volta in prima lettura. Torna dal Senato dove fu non dico emendato: no, torna ripulito e depurato; torna così come volevamo che fosse già mezzo anno fa.

Avevo annunciato, allora in dichiarazione di voto, un nostro sì al provvedimento. Era un “sì nonostante tutto”; voleva essere un sì di principio a favore dell'eliminazione di certe diseguaglianze fra minoranze linguistiche diverse. Non avremmo apportato veramente qualcosa di sostanziale alla tutela della minoranza ladina come erroneamente, secondo me, enuncia il titolo del provvedimento. Avremmo dato qualcosa - qualche carica, qualche sedia - e questo qualcosa solo a quella parte della minoranza ladina che è già la più tutelata o la meno svantaggiata fra i ladini delle Dolomiti ed è la parte ladina della sola provincia di Bolzano.

Ma non è questo ciò che ci lasciava perplessi di fronte al testo di legge costituzionale nella versione votata mezz'anno fa. La pietra dello scandalo contenuta in esso furono due passaggi introdotti nel testo non all'ultimo minuto ma proprio a tempo regolamentare scaduto, con cui la Südtiroler Volkspartei tentò di porre la base per una riforma del sistema elettorale non per i ladini ma per la provincia di Bolzano tout court. Ho parlato in proposito di abuso dei ladini e di autentico abuso si è trattato. Oltre all'oltraggio ai ladini, la SVP stava per commettere un vero e proprio attentato ad un principio cardine del sistema autonomistico, qual è il principio della rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici negli organi elettorali della provincia.

In particolare, abbiamo rilevato: in primo luogo, le modifiche agli articoli 47, 48 e 61 dello statuto di autonomia sono estranee alla natura della proposta di tutela della minoranza linguistica ladina; in secondo luogo, esse incidono pesantemente sul sistema elettorale per l'elezione del consiglio provinciale e di quelli comunali non esclusivamente nelle località ladine; in terzo luogo, è stato in sostanza abrogato l'articolo 47, comma terzo, nelle parti in cui recita, a garanzia e tutela della rappresentanza equilibrata dei gruppi linguistici posta a fondamento dello statuto di autonomia (cito): “Nella provincia autonoma di Bolzano il consiglio provinciale è eletto con sistema proporzionale”.

Nell'articolo 48, secondo comma, che riguarda la garanzia di elezione di un ladino in consiglio provinciale, è aggiunto il riferimento all'elezione su base proporzionale, che in dottrina assume un carattere differenziato rispetto all'elezione proporzionale. È immaginabile la previsione di clausole di sbarramento o l'attribuzione di un premio di maggioranza che non inciderebbero paradossalmente sull'elezione del consigliere ladino, che è garantita, ma degli altri corpi elettorali minoritari.

La medesima previsione dell'introduzione di sistemi elettorali su base proporzionale venne introdotta anche all'articolo 61, elezione degli organi comunali, dove si replicavano le medesime forzature rispetto all'attuale sistema proporzionale di garanzia e tutela primariamente per i gruppi linguistici di minoranza locale.

In provincia di Bolzano e nei comuni della provincia di Bolzano non esiste storicamente alcun problema di stabilità e governabilità. Ad esempio, devo dire, insomma, noi da due o tre anni abbiamo il terzo governatore nella storia degli ultimi cinquanta e più anni, per dire del bisogno di introdurre dei sistemi che garantiscono la governabilità. La governabilità è certa. La primaria esigenza è quella della rappresentanza dei corpi sociali e linguistici. I vincoli statutari di tutela con le modifiche introdotte vengono, invece, rimossi, con conseguenze potenzialmente drammatiche. Per fare un esempio, l'applicazione di una semplice soglia naturale al 2,8 per cento costituirebbe per una formazione politica che raccoglie il proprio consenso fra gli elettori del gruppo italiano - e questi gruppi ci sono - in una soglia reale del 10,5 per cento.

La situazione diverrebbe penalizzante anche per le forze che attingono consenso prevalentemente o esclusivamente fra gli elettori di lingua tedesca - che è la realtà politica - che, causa la distribuzione linguistica, vedrebbero artificialmente elevata la propria reale soglia di accesso.

Inoltre, sul piano delle procedure abbiamo rilevato che il consiglio provinciale di Bolzano, quello di Trento e quello regionale avevano espresso, come previsto dall'articolo 103 dello statuto e disciplinato dai rispettivi regolamenti interni, un parere obbligatorio sulla proposta di legge in oggetto, ma nel suo testo originario.

Le modifiche introdotte alla Camera resero superato il parere prodotto, imponendo il riavvio della procedura che comprendevano la riassegnazione alla commissione speciale istituita dai consigli provinciali e il voto del consiglio, procedura che non può essere superata con modalità alternative, pena determinare, con la costituzione di un precedente, un grave precedente, un vulnus ai principi di garanzia dettati a tutela della medesima autonomia. Abbiamo ricordato, infatti, che la procedura del parere costituisce una garanzia del fatto che il Parlamento non modifichi unilateralmente lo statuto speciale, che è atto pattizio tra Stato ed autonomie, senza almeno che su tali modifiche venga raccolto il parere delle comunità locali nelle espressioni democratiche.

Tutto questo l'avevo fatto presente nel dibattimento emendativo in Aula, però l'accordo poco nobile fra SVP e Partito Democratico non permetteva più spazio a legalità e buon senso. Il sopruso non conosce autorità al di fuori della legge dei numeri. La prepotenza trovò il suo argine nella Commissione bicamerale per le questioni regionali e in definitiva, poi, in Commissione affari costituzionali del Senato. Fu merito del presidente della Commissione regionale D'Alia, per primo, che sottopose il testo approvato dalla Camera e contenente i noti passeggeri ciechi nell'ultimo vagone ad un'attenta valutazione giuridica, arrivando in conclusione ad un parere con delle acute osservazioni in merito.

Così, la Commissione affari costituzionali del Senato era avvertita. E il contributo decisivo fu delle opposizioni in consiglio provinciale di Bolzano, all'uopo eccezionalmente unite; di solito, sono un po' in lite tra di loro.

L'audizione dell'intera opposizione altoatesina davanti alla Commissione affari costituzionali del Senato, avvenuta a Roma il 23 marzo, si è dimostrata efficace. L'iniziativa ha convinto i senatori di tutti i partiti che il cambiamento delle regole elettorali nello statuto di autonomia, tentato con un blitz dai parlamentari SVP, non c'entrasse nulla con la cosiddetta legge per la minoranza ladina, e quindi andava eliminata. La convinzione, alla fine dell'audizione, era certa: o le norme “abusive” venivano eliminate dal testo della legge oppure l'intera “legge per i ladini” si sarebbe bloccata.

Di fronte a questa alternativa, il senatore Zeller, autore materiale della furberia, ha alzato bandiera bianca, annunciando l'eliminazione dei passaggi contestati dal disegno di legge costituzionale, così come richiesto da me e dall'opposizione sudtirolese.

Per una volta, la SVP ha fatto precedere ragionevolezza a prepotenza e testardaggine. Insistere sul solito “njet!” nei confronti di tutte le proposte dell'opposizione stavolta avrebbe danneggiato gravemente sia la minoranza ladina che la democrazia nel suo complesso in provincia di Bolzano. I commenti sprezzanti del senatore Zeller contro il successo dell'opposizione in quel momento e le sue minacce di raggiungere con altri mezzi l'obiettivo di superare il sistema elettorale proporzionale erano da mettere in conto, come la prevista reazione di una primadonna offesa, e come tale sia perdonata.

Nel frattempo, la legge ladini ha ripreso il suo iter; sgomberata dei passeggeri ciechi caricati di contrabbando e depurata delle anomale norme elettorali, la legge ladini può proseguire in modo trasparente e rapido il suo iter parlamentare. Il Senato l'ha approvata in prima lettura convintamente pure con i voti del gruppo Articolo 1. Ora torna da noi, alla Camera, per la seconda prima lettura. Auguro ai ladini che la loro legge, anche se non è la legge che si meriterebbero, arrivi a buon fine ancora in tempo e che non scada con la legislatura. Se dovesse succedere, però, e non me lo auguro, la colpa sarebbe di chi ne ha tentato l'abuso a secondi fini (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Prendo atto che la Vicepresidente della Commissione e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta ce ne sarebbero, ma non vedo coloro che si sarebbero teoricamente prenotati per intervenire, e quindi procedo oltre.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 30 maggio 2017 ore 10,30:

1.  Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

  (ore 12, con votazioni non prima delle ore 16)

2.  Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. (C. 4444-A)

Relatori: GUERRA, per la maggioranza; ALBERTO GIORGETTI, di minoranza.

3.  Seguito della discussione della proposta di legge: S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)

e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)

Relatore: BORGHI.

4.  Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti. (Doc. IV-quater, n. 5)

Relatrice: ROSSOMANDO

5.  Seguito della discussione della proposta di legge:

DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 3558-A)

Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.

6.  Seguito della discussione del progetto di legge: S. 2067-1844-2032-176-209-286-299-381-382-384-385-386-387-389-468-581-597-609-614-700-708-709-1008-1113-1456-1587-1681-1682-1683-1684-1693-1713-1824-1905-1921-1922-2103-2295-2457 - D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; FERRANTI ed altri; MOLTENI ed altri; D'INIZIATIVA DEI SENATORI: SCILIPOTI ISGRÒ; TORRISI; MANCONI ed altri; COMPAGNA; BARANI; BARANI; BARANI; BARANI; BARANI; BARANI; BARANI; MARINELLO ed altri; COMPAGNA; CARDIELLO ed altri; CARDIELLO ed altri; CARDIELLO ed altri; BARANI; CASSON ed altri; DE CRISTOFARO ed altri; LO GIUDICE ed altri; CASSON ed altri; LUMIA ed altri; LO GIUDICE ed altri; GIARRUSSO ed altri; GIARRUSSO ed altri; GIARRUSSO ed altri; GIARRUSSO ed altri; GINETTI ed altri; CAMPANELLA ed altri; RICCHIUTI ed altri; BARANI; MUSSINI ed altri; D'ASCOLA ed altri; CAPPELLETTI; GINETTI; BISINELLA ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario (Approvato, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4368)

Relatori: FERRANTI, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

7.  Seguito della discussione della proposta di legge: S. 624-895-1020-2160-2163-2175-2178-2187-2196-2197-2202-2547-2591 - MARTELLI ed altri; MUSSINI ed altri; DE PIN ed altri; BUEMI ed altri; PAOLO ROMANI ed altri; BONFRISCO ed altri; MARCUCCI ed altri; DE PETRIS ed altri; GIROTTO ed altri; LUCIDI ed altri; TOSATO ed altri; DE PIN ed altri; MOLINARI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4410)

e delle abbinate proposte di legge: ARTINI ed altri; NESCI ed altri; MONCHIERO ed altri; GIANLUCA PINI ed altri; BRUNETTA ed altri; PAGLIA ed altri; PRATAVIERA ed altri; ARTINI ed altri; ARTINI ed altri; CARIELLO e PISANO; CIVATI ed altri; SIBILIA ed altri; VILLAROSA ed altri.

(C. 1123-3339-3485-3486-3499-3508-3616-3799-3882-4053-4217-4428-4429)

Relatore: BERNARDO.

8.  Seguito della discussone delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610 e Palese ed altri n. 1-01640 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

9.  Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 56-B)

Relatore: FRANCESCO SANNA.

La seduta termina alle 15,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROBERTA AGOSTINI (A.C. 56-B)

ROBERTA AGOSTINI, Vicepresidente della I Commissione. (Relazione – A.C. 56-B). La proposta di legge costituzionale C. 56 è stata approvata, con modificazioni, dalla Camera, in prima deliberazione, l'11 gennaio 2017. Successivamente il Senato (S. 2643) ha approvato il testo, in prima deliberazione, il 12 maggio 2017, apportandovi alcune modifiche. Nel corso dell'esame al Senato sono stati, in particolare, soppressi gli articoli 2 e 5 del testo approvato dalla Camera, rispettivamente in materia di elezione del consiglio provinciale e dei consigli comunali. Sono stati modificati, di conseguenza, i riferimenti recati dalle disposizioni finanziarie di cui all'articolo 10. E' stata altresì aggiunta una specificazione all'articolo 8 riguardante il Comun General de Fascia.

Ricordo il contenuto dei due articoli soppressi nel corso dell'esame al Senato. L'articolo 2, in materia di elezione del Consiglio provinciale della Provincia autonoma di Bolzano, disponeva la soppressione dell'articolo 47, terzo comma, primo periodo dello Statuto, sulla base del quale nella Provincia autonoma di Bolzano il Consiglio provinciale è eletto con sistema proporzionale. Novellava inoltre il successivo articolo 48, secondo comma, dello Statuto, così ponendo, quale vincolo costituzionale alla legge provinciale per l'elezione del Consiglio di Bolzano, l'obbligo di prevedere che l'elezione di quel Consiglio fosse a suffragio universale e diretto con sistema su base proporzionale . L'articolo 5 introduceva, all'articolo 61 dello Statuto, la previsione in base alla quale nella Provincia autonoma di Bolzano i Consigli comunali debbono essere eletti con sistema su base proporzionale.

Riassumo il contenuto del testo della proposta di legge costituzionale C. 56-B che, in seguito alle modifiche approvate dal Senato, è dunque composto da 11 articoli. L'articolo 1, identico all'articolo 1 del testo approvato dalla Camera, novella l'articolo 27 dello Statuto, prevedendo che possano svolgersi sessioni straordinarie del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige riguardanti i diritti della minoranza linguistica ladina, del gruppo linguistico dei mòcheni e del gruppo linguistico dei cimbri.

L'articolo 2, identico all'articolo 3 del testo approvato dalla Camera, modifica l'articolo 49 dello Statuto, al fine di prevedere che ai Consigli provinciali si applichino, in quanto compatibili, anche le disposizioni recate dall'articolo 27 dello Statuto, relative alle modalità di svolgimento dell'attività del Consiglio regionale.

L'articolo 3, identico all'articolo 4 del testo approvato dalla Camera, modifica l'articolo 50 dello Statuto, il quale reca la disciplina della composizione delle Giunte provinciali di Trento e di Bolzano. Le modificazioni introdotte riguardano la Giunta provinciale di Bolzano. In particolare, si dispone che il numero dei Vice Presidenti, attualmente corrispondente a due, di cui uno appartenente al gruppo linguistico tedesco e l'altro al gruppo linguistico italiano, possa essere elevato a tre e che debba essere invece elevato obbligatoriamente a tre, di cui uno appartenente al gruppo linguistico ladino, nel caso in cui uno dei componenti della Giunta appartenga a tale gruppo linguistico.

L'articolo 4, identico all'articolo 6 del testo approvato dalla Camera, integra l'articolo 62 dello Statuto, in materia di composizione degli organi di vertice degli enti pubblici di rilevanza provinciale e degli enti locali intermedi, al fine di prevedere che: negli enti pubblici di rilevanza provinciale nei quali sono previsti due vice Presidenti, questi appartengano a gruppi linguistici diversi da quello a cui appartiene il Presidente; negli enti locali intermedi dei quali fanno parte Comuni in cui la maggioranza della popolazione appartiene al gruppo linguistico ladino, la carica di vice Presidente sia ricoperta da persona appartenente a questo gruppo linguistico, salvo che un appartenente a tale gruppo ricopra nel medesimo ente la carica di Presidente.

L'articolo 5, identico all'articolo 7 del testo approvato dalla Camera, in materia di procedura per l'esame dei capitoli di bilancio e per la loro votazione per gruppi linguistici, reca modificazioni all'articolo 84 dello Statuto, volte a: disporre che, per l'approvazione dei singoli capitoli del bilancio della Regione e della Provincia di Bolzano, sia raggiunta la maggioranza dei voti del gruppo linguistico italiano ovvero del gruppo linguistico tedesco, anziché, come nel testo vigente, la maggioranza dei voti di ciascun gruppo linguistico, in mancanza del cui raggiungimento procede, con decisione vincolante, la Commissione paritetica già esistente; introdurre - per il caso di mancata maggioranza dei voti del gruppo ladino - una diversa procedura, sulla base della quale i capitoli di bilancio sono sottoposti, nel termine di tre giorni, ad una differente Commissione di tre consiglieri regionali o provinciali eletta dal Consiglio all'inizio della legislatura e per tutta la durata di questa, composta da un consigliere appartenente al gruppo linguistico italiano, da uno appartenente al gruppo linguistico tedesco e da uno appartenente al gruppo linguistico ladino, in conformità alla designazione di ciascun gruppo; modificare le modalità di adozione della decisione da parte della attuale Commissione paritetica, al fine di tener conto anche della nuova Commissione introdotta dal testo in esame e si dispone, pertanto, che le due Commissioni siano tenute a stabilire, entro quindici giorni dal deferimento dei capitoli di bilancio, con decisione vincolante per il Consiglio e adottata con maggioranze diverse dalle due Commissioni, la denominazione definitiva dei capitoli di bilancio e l'ammontare dei relativi stanziamenti; rendere applicabile anche alla Commissione che opera nell'ipotesi di mancata maggioranza dei voti del gruppo ladino la disposizione di cui al vigente quinto comma, così che, in caso di mancato raggiungimento dell'unanimità su una proposta conclusiva, il Presidente del Consiglio regionale o di quello provinciale trasmetta, entro sette giorni, il progetto del bilancio alla sezione di Bolzano del Tribunale regionale di giustizia amministrativa, la quale, entro trenta giorni, decide con lodo arbitrale la denominazione dei capitoli non approvati e l'ammontare dei relativi stanziamenti.

L'articolo 6, identico all'articolo 8 del testo approvato dalla Camera, in materia di trasferimento fuori Provincia del personale di lingua ladina e di ripartizione proporzionale dei posti nei ruoli speciali della magistratura in Provincia di Bolzano, modifica l'articolo 89 dello Statuto recante disposizioni sul personale di uffici statali in Provincia di Bolzano. Le novelle sono poste al fine di prevedere che anche i trasferimenti del personale di lingua ladina, oltre del personale di lingua tedesca, siano, comunque, contenuti nel 10 per cento dei posti da esso complessivamente occupati. Inoltre le disposizioni sulla riserva e ripartizione proporzionale tra i gruppi linguistici dei posti esistenti nella provincia di Bolzano, estese al personale della magistratura giudicante e requirente, riguardino anche il gruppo ladino, oltre che i gruppi linguistici italiano e tedesco. Sempre ai magistrati appartenenti al gruppo linguistico ladino è garantita la stabilità di sede nella Provincia di Bolzano riconosciuta ai magistrati appartenenti al gruppo linguistico tedesco. L'articolo in esame interviene tra l'altro anche in ordine alla ripartizione dei posti del personale della magistratura, per il quale attualmente la proporzionale etnica vigente nella provincia di Bolzano si applica solamente tra i gruppi linguistici italiano e tedesco, estendendo la ripartizione dei posti anche ai cittadini di lingua ladina.

L'articolo 7, identico all'articolo 9 del testo approvato dalla Camera, modifica la composizione delle sezioni del Consiglio di Stato che esaminano i ricorsi in appello avverso le decisioni della sezione autonoma di Bolzano del Tribunale regionale di giustizia amministrativa, di cui all'articolo 93 dello Statuto, al fine di prevedere che delle medesime faccia parte un consigliere appartenente al gruppo di lingua tedesca ovvero al gruppo di lingua ladina della provincia di Bolzano, anziché appartenente esclusivamente al gruppo di lingua tedesca.

L'articolo 8, che reca una formulazione pressoché identica a quella dell'articolo 10 del testo approvato dalla Camera, aggiunge all'articolo 102 dello Statuto un comma che autorizza la Regione e la Provincia di Trento ad attribuire, trasferire o delegare funzioni "amministrative" - come specificato dall'unica modifica apportata dal Senato al testo dell'articolo -, compiti o attività proprie, rilevanti per la valorizzazione della minoranza linguistica ladina, al Comun General de Fascia, ente sovracomunale costituito nel territorio che costituisce l'insediamento storico del gruppo ladino-dolomitico di Fassa.

L'articolo 9, identico all'articolo 11 del testo approvato dalla Camera, modifica l'articolo 107 dello Statuto, che disciplina la Commissione paritetica chiamata ad esprimere il parere sulle norme di attuazione dello Statuto speciale adottate con decreto legislativo. Le novelle sono volte a prevedere che tre dei componenti la medesima Commissione appartengano al gruppo linguistico tedesco o ladino, anziché esclusivamente al gruppo tedesco- Inoltre, quanto alla composizione della speciale Commissione per le norme di attuazione relative alle materie attribuite alla competenza della provincia di Bolzano, istituita in seno alla Commissione paritetica e disciplinata dal secondo comma dell'articolo 107, il testo novellato dal provvedimento in esame dispone che: uno dei tre membri in rappresentanza dello Stato appartenga al gruppo linguistico tedesco o ladino, anziché esclusivamente al gruppo tedesco, mentre resta invariata la disposizione per la quale uno dei tre membri in rappresentanza della Provincia deve appartenere al gruppo linguistico italiano; la maggioranza dei consiglieri provinciali del gruppo linguistico tedesco o italiano possa rinunciare alla designazione di un proprio rappresentante in favore di un appartenente al gruppo linguistico ladino.

L'articolo 10, sostanzialmente identico all'articolo 12 del testo approvato dalla Camera. prevede, al comma 1, che all'attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 7 le amministrazioni interessate provvedano nell'ambito dei rispettivi bilanci. Il comma 2 pone a carico degli enti rappresentati (Stato, Consiglio regionale e Consigli provinciali) gli oneri connessi alla partecipazione alle riunioni della Commissione paritetica, di cui all'articolo 107 dello Statuto speciale. Nel corso dell'esame al Senato sono stati aggiornati i richiami agli articoli come risultanti dalle soppressioni disposte da tale ramo del Parlamento.

L'articolo 11, identico all'articolo 13 del testo approvato dalla Camera, stabilisce l'entrata in vigore del provvedimento in esame al giorno successivo a quello della pubblicazione della legge costituzionale nella Gazzetta Ufficiale.

La Commissione Affari costituzionali ha esaminato il provvedimento a partire dalla seduta del 18 maggio 2017, senza apportarvi modifiche. Nella seduta del 25 maggio 2017, acquisito il parere favorevole della Commissione parlamentare per le questioni regionali, la Commissione mi ha conferito il mandato, in qualità di relatore, a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento.