XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 731 di venerdì 27 gennaio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 gennaio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capelli, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Locatelli, Mannino, Pisicchio, Realacci, Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo in relazione al piano di ristrutturazione di Poste Italiane, con particolare riferimento all'esigenza di tutelare i livelli occupazionali e di garantire adeguati standard del servizio postale – n. 2-01593)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, la n. 2-01593 dei deputati Terrosi ed altri (vedi l'Allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Alessandra Terrosi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSANDRA TERROSI. Grazie, Presidente. Onorevole Vice ministro, onorevoli colleghi, l'argomento su cui verte l'interpellanza riguarda appunto il piano di riorganizzazione di Poste italiane, in particolare la parte dello stesso che prevede la consegna della posta a giorni alterni. Tale riorganizzazione è iniziata ormai da qualche tempo e viene tuttora attuata interessando gradualmente il territorio nazionale. In talune regioni e in talune province è già stata proposta sia la chiusura degli uffici postali nei comuni più piccoli, sia la modalità che prevede la consegna della corrispondenza a giorni alterni.
  Relativamente alla prevista chiusura degli uffici postali nei comuni di piccole dimensioni, segnalo che il 25 luglio 2016 il TAR del Lazio si è espresso favorevolmente nei confronti del ricorso presentato da diversi comuni della provincia di Terni, sostenuto dalla stessa regione Umbria, contro il piano di razionalizzazione che prevedeva proprio la chiusura del servizio. La motivazione richiamava, tra l'altro, il Pag. 2concetto secondo il quale il ridimensionamento, ovvero la riorganizzazione, non può avvenire seguendo solo la logica di tipo economico e senza prevedere valide alternative.
  In una interrogazione presentata nel luglio scorso sollevavo, inoltre, la problematica della chiusura estiva temporanea degli uffici postali a rotazione, in particolare, in quel frangente, nei comuni della provincia di Viterbo, portata ad esempio perché poi in realtà tale modalità viene attuata un po’ ovunque.
  Ora, a partire da febbraio 2017 con l'avvio della cosiddetta terza fase in molte province, tra cui appunto la stessa provincia di Viterbo, che è la mia provincia, ma anche in altre province in Lombardia, molti comuni – ad esempio, in provincia di Viterbo 52 comuni su 60 – saranno interessati dall'adozione della modalità di consegna della posta a giorni alterni.
  Nei territori dove queste modalità sono già state adottate sono stati registrati disagi considerevoli per l'utenza, in particolare, proprio nei comuni di piccole dimensioni e collocati in zone montane e svantaggiate, situazione più volte denunciata anche dall'UNCEM.
  Nel settembre 2016 il Parlamento europeo – come noto – ha approvato una risoluzione sull'applicazione della direttiva n. 97/67/CE sui servizi postali, salutata con favore da tutti coloro, tra cui enti locali e la stessa UNCEM, che hanno sempre rimarcato la necessità di dare vita a una riorganizzazione dei servizi e all'ammodernamento degli stessi, senza venire meno all'erogazione, però, dei servizi stessi proprio nelle aree più delicate del Paese dal punto di vista socio-economico. La risoluzione ha ribadito quanto già contenuto nella direttiva, cioè l'importanza di fornire il servizio universale di qualità a condizioni accessibili, comprendente almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini. La stessa direttiva individua la fornitura dei servizi postali come essenziale per lo sviluppo, l'inclusione sociale e la coesione economica e territoriale dell'Unione europea e, in particolare, per le zone remote, rurali e scarsamente popolate.
  Da tempo viene avanzata la richiesta di poter adottare modalità di riorganizzazione condivise con ANCI, con UNCEM, quindi con gli enti locali. Sebbene siano stati fatti numerosi incontri, non si è arrivati a tale condivisione, che forse potrebbe essere auspicabile per contemperare le esigenze, da un lato, della riorganizzazione di Poste e, dall'altro, del territorio.
  Ricapitolando: chiusura degli uffici postali, anche temporanea nei periodi estivi, e consegna a giorni alterni, anche della posta urgente e prioritaria. Gli interpellanti chiedono pertanto, signor Presidente, come si tenga insieme questo con la necessità di garantire appunto almeno cinque giorni settimanali di consegna della posta, con il fatto che gli uffici postali rappresentano, oggettivamente e anche ai sensi della direttiva comunitaria, un presidio territoriale strategico e un fattore di inclusione sociale e di coesione economica, in particolare per i territori rurali e in definitiva più disagiati, e se queste modalità di riorganizzazione non incidano, mettendo a repentaglio oltre al servizio anche posti di lavoro, considerando che si prevede un accorpamento delle aree di consegna, con una riduzione delle stesse di circa il 30 per cento. Grazie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vice Ministra dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Premetto che il settore postale a livello nazionale e comunitario è stato interessato negli ultimi anni da profondi cambiamenti, che hanno riguardato il contesto normativo e, in particolare, il passaggio delle funzioni di regolamentazione e di vigilanza dal Ministero dello Sviluppo economico all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per effetto del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.Pag. 3
  Il modello di recapito a giorni alterni, oggetto dell'atto in esame, è volto a contemperare i nuovi bisogni e le mutate esigenze della clientela con la sostenibilità nel lungo periodo dell'onere del servizio universale affidato a Poste Italiane Spa, in considerazione del progressivo calo dei volumi e dell'andamento decrescente delle risorse pubbliche destinate al suo finanziamento.
  Il legislatore nazionale, nel recepire le disposizioni della direttiva europea, alla quale fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, ha previsto la possibilità di adottare un modello di servizio al di sotto dei cinque giorni settimanali, oltre che in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica in ambiti territoriali al di sotto dei 200 abitanti per chilometro quadrato e, comunque, fino ad un quarto della popolazione nazionale (decreto legislativo n. 261 del 1999, così come modificato dalla legge n. 190 del 2014, comma 276, legge di stabilità 2015).
  Il nuovo modello di recapito a giorni alterni, autorizzato dall'Agcom con delibera n. 395/15/Cons, prevede la sua graduale implementazione, articolata in tre fasi successive, in quei comuni in cui ricorrano particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica. L'implementazione del modello è oggetto di monitoraggio da parte dell'Autorità, che, a partire dal mese di febbraio 2018, termine di attuazione del modello, in base alle eventuali criticità riscontrate e alla coerenza dei risultati raggiunti con il piano industriale di Poste Italiane, ha la facoltà di valutare la sussistenza delle condizioni per prorogarne l'autorizzazione.
  Per quanto attiene al territorio della provincia di Viterbo, d'interesse degli interpellanti, Poste Italiane ha fatto presente che i comuni soggetti alla nuova modalità di recapito sono 48 su un totale di 60 e ha precisato che, entro la prima settimana di febbraio 2017, inizieranno le trattative nazionali con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, per concordare l'effettiva attuazione della terza fase della riorganizzazione del recapito. In accordo con le stesse organizzazioni saranno individuati i meccanismi di riallocazione nell'azienda del personale che risulterà in eccedenza per effetto della manovra riorganizzativa.
  Il Ministero dello Sviluppo economico, come già riferito, pur non avendo più competenze in materia di regolamentazione e di vigilanza, ha avuto riguardo, nel contratto di programma con Poste Italiane 2015-2019, di prevedere un effettivo confronto di Poste con le regioni e gli enti locali, per garantire una presenza più articolata nelle aree territoriali disagiate.
  A tal fine, nella riunione della Conferenza unificata del 10 maggio 2016, tenutasi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato avviato un tavolo di confronto sui problemi relativi alla modalità di consegna da parte di Poste della corrispondenza nei piccoli comuni italiani. In particolare, sono stati chiariti gli obiettivi, il metodo di lavoro e il percorso di collaborazione da intraprendere.
  Nel corso della riunione del 22 dicembre 2016 è stato presentato e discusso il nuovo documento di Poste, dal quale emergono i dati di sintesi dell'attività di verifica svolta, l'impatto che il recapito a giorni alterni ha avuto sui cittadini e le informazioni relative all'avvio della terza fase, con le attività di comunicazione istituzionale previste ed avviate. In tale occasione i rappresentanti di Poste hanno riferito altresì che l'avvio della terza fase avverrà in modo graduale a partire dal 6 febbraio 2017, per completarsi nel prossimo mese di settembre.
  Dal confronto svoltosi con i rappresentanti dell'ANCI, dell'UNCEM e delle regioni, è emersa la necessità di proseguire il dibattito sulle iniziative concrete che il tavolo deve assumere, a partire da una bozza condivisa di accordo sul modello di convenzione già concordato con la regione Piemonte e l'ANCI regionale.
  Il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie ha quindi sollecitato la trasmissione di un testo da sottoporre alla Conferenza nella prossima riunione che contenga i parametri base utili per la successiva stesura delle singole convenzioni da definire con ciascuna regione e Pag. 4l'ANCI regionale. A conclusione di tale incontro è stato concordato di acquisire, in tempi rapidi, una proposta di accordo-quadro che verrà sottoposta ai rappresentanti dell'ANCI, dell'UNCEM e delle regioni prima dell'inizio della terza fase della riorganizzazione del recapito.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scuvera ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CHIARA SCUVERA. Grazie, Presidente. Grazie, signora Vice ministra, ci riteniamo parzialmente soddisfatte nel senso che ci riteniamo soddisfatte dell'impegno che il Ministero dello Sviluppo economico sta mettendo proprio per risolvere questa situazione di disservizio molto grave, che ha un impatto occupazionale anche preoccupante, nonostante, come ha ricordato la Vice ministra Bellanova, le competenze in capo al Ministero non siano più quelle del passato, ma naturalmente non ci riteniamo soddisfatte per l'attuale gestione del piano e crediamo che i criteri di efficienza, di economicità, di efficacia che sono prescritti sia nell'azienda sia nella pubblica amministrazione in questo momento non siano assolutamente garantiti.
  Sul territorio nazionale come parlamentari siamo stati sollecitati dai comuni, stanno nascendo delle petizioni anche da parte di molti sindaci di diversi schieramenti politici e dei sindacati perché davvero si agisca velocemente. Infatti, sappiamo che non solo il 20 per cento della popolazione potrà essere interessato per lo più nei piccoli comuni e, quindi, ben oltre la media europea, da questo disservizio o comunque dal recapito della posta ogni due-tre giorni ma uno studio evidenzia che in 11 regioni e 54 province la soglia interessata dal piano rischia di superare il 25 per cento della popolazione.
  Voglio aggiungere che è chiaro che il nuovo modello organizzativo di Poste non può non tener conto dell'informatizzazione e del fatto che probabilmente nel nostro Paese si è diffusa poco la posta elettronica certificata, così come i mezzi di comunicazione digitale. La diffusione si riscontra presso le imprese e presso i professionisti: probabilmente dovremmo intraprendere anche una forte azione di comunicazione per cui anche i singoli cittadini utilizzino la PEC. Molto è stato fatto con la riforma Madia rispetto alla PA digitale: quindi, chiaramente questo processo deve interessare, in primo luogo, la pubblica amministrazione, che deve fare capofila, ad esempio, nell'utilizzo di tali strumenti, ma probabilmente risolveremmo questo problema della integrazione della posta recapitata nei modi tradizionali nel nuovo contesto con una grande azione culturale anche presto i cittadini.
  Come ha ricordato l'onorevole Terrosi il disservizio colpisce soprattutto le zone remote, colpisce la popolazione anziana, le imprese e anche l'economia, perché ricordiamo che si tratta anche di recapito di raccomandate, di recapito di comunicazioni che potrebbero essere utili per ottemperare a scadenze e, quindi, riguarda davvero questioni concrete che toccano la vita concreta dei cittadini.
  Quindi, noi siamo molto fiduciose nell'impegno del Governo e riteniamo che possa effettivamente farsi facilitatore per la soluzione del problema.

(Elementi in merito alla verifica dell'efficienza del servizio postale universale e chiarimenti in ordine alle irregolarità riscontrate in occasione dell'invio delle cosiddette «lettere test» finalizzate al monitoraggio della qualità del recapito della corrispondenza – n. 2-01594)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Spessotto ed altri n. 2-01594 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Spessotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, signor Presidente. I continui disservizi di Poste Italiane con ritardi, mancati recapiti, giacenza di tonnellate di posta accumulata non fanno quasi più notizia, essendo oramai Pag. 5all'ordine del giorno. Eppure, lo Stato italiano versa ogni anno a Poste Italiane oltre 262 milioni di euro per garantire quello che ci ostiniamo a chiamare «servizio universale», anche dopo l'entrata in vigore dello sciagurato Piano di razionalizzazione degli uffici postali, che ha fatto chiudere decine e decine di uffici su tutto il territorio nazionale, lasciando isolati molti piccoli centri in Italia.
  La distribuzione a giorni alterni della posta, voluta fortemente da Caio, è stata poi un disastro completo sotto tutti i punti di vista, sia per gli utenti sia per gli stessi postini, che ora devono coprire una zona doppia a seguito del dimezzamento delle zone di recapito. A differenza di quanto afferma lo slogan pubblicitario di Poste (e dire che ne spendono di soldi in pubblicità !) «il postino è sempre vicino a noi», la corrispondenza, invece, è sempre più distante dai cittadini e di certo non per responsabilità dei postini, i quali, in nome di una decantata flessibilità operativa, hanno visto aumentare il proprio carico di lavoro, ovviamente a parità di stipendio.
  È evidente a tutti come Poste abbia ormai rinunciato a svolgere quel servizio postale universale che dovrebbe garantire ai cittadini italiani di fruire di un servizio essenziale di pubblica utilità indipendentemente dal reddito o dalla collocazione geografica. Ed ora, oltre al danno, anche la beffa: lo scorso 10 gennaio c’è stato l'ennesimo aumento delle tariffe postali di raccomandate e posta assicurata, il tutto senza che Poste facesse alcun investimento per migliorare la qualità e l'efficienza di un servizio ormai al collasso.
  È da mesi che il MoVimento 5 Stelle denuncia come conseguenza del Piano di privatizzazione di Poste l'aumento delle tariffe postali e la progressiva trasformazione della società da affidatario di un servizio di pubblica utilità a un gruppo bancario, orientato esclusivamente ad aumentare il proprio fatturato.
  In questa situazione di caos, il Ministero dello Sviluppo economico è rimasto totalmente inerte, nonostante le nostre continue sollecitazioni. Ogni cinque anni il MiSE dovrebbe, infatti, effettuare una verifica del rispetto da parte di Poste Italiane dei criteri di efficienza e di efficacia previsti dal contratto di programma ed inviare una relazione al Parlamento contenente gli esiti di questa verifica. In caso di esito negativo della conformità agli obblighi di servizio, il Ministero dello Sviluppo economico deve procedere con la revoca a Poste dell'affidamento del servizio. Il termine per la verifica sull'affidamento del servizio postale universale è scaduto il 30 aprile 2016, ma ovviamente il MiSE non ha mosso un dito e di questa verifica periodica non c’è traccia in Parlamento.
  Ma perché è così importante per Poste rispettare i livelli di efficienza previsti dal contratto ? Il rispetto degli standard di qualità è condizione necessaria per ricevere dallo Stato l'incarico di espletare il servizio di posta universale, che vale, come ho già detto prima, oltre 260 milioni di euro l'anno a titolo di contributo pubblico. Proprio dai livelli di puntualità nella consegna della corrispondenza dipendono i quattrini che ogni anno lo Stato versa a Poste.
  È chiaro che il mancato rispetto dell'obiettivo di qualità prefissato potrebbe costare a Poste anche la revoca del servizio, oltre la pesantissima penale. In questo modo arriviamo ad uno dei punti centrali di questa interpellanza urgente, già oggetto di precedenti mie interrogazioni e interpellanze: lo scandalo conosciuto col nome di «Posteleaks» e dei controlli falsati sulla qualità, vicenda sulla quale sta indagando anche la procura di Roma.
  Come già denunciato nei miei precedenti atti di sindacato ispettivo, ma anche da numerosi articoli di stampa, sembra che tutto il sistema di controllo e certificazione degli standard di qualità e di efficienza di Poste Italiane sia stato appositamente falsato, così come il coefficiente di qualità che consente a Poste di ricevere il contributo pubblico in quanto fornitore del servizio universale in Italia. Se tutto questo venisse confermato dalle indagini in corso da parte della procura di Roma, significherebbe che Poste, manipolando i Pag. 6dati sulla puntualità, sarebbe riuscita a truffare il suo principale azionista, cioè lo Stato italiano, e, quindi, i suoi contribuenti.
  Cosa ha fatto la società Poste Italiane di fronte a questo scandalo di enormi proporzioni ? Ha avviato un'attività di verifica interna, che, tuttavia, ha riguardato solo ed esclusivamente le strutture territoriali, lasciando fuori i vertici dell'azienda e, sinceramente, non se ne capisce proprio il motivo.
  In risposta ad una mia precedente interpellanza, il sottosegretario Giacomelli aveva escluso, riportando la posizione di Poste, che nello scandalo Posteleaks vi fosse un coinvolgimento delle funzioni di indirizzo e coordinamento centrale dell'azienda, ma il sottosegretario non ci ha proprio voluto spiegare i motivi di questa, a parer mio, strana esclusione.
  L’audit interno è stato avviato solo a giugno 2015 e solo a seguito della presentazione, da parte di un ex dipendente di Poste, di un esposto alla procura di Roma contro l'azienda, con accuse che spaziano dall'associazione per delinquere alla violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, fino alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il nostro sospetto è che l’audit avviato da Poste avesse già, fin dall'inizio, degli obiettivi ben definiti, ossia individuare dei capri espiatori ai quali attribuire tutte le responsabilità tra il personale dipendente che, all'epoca dei fatti, lavorava presso le strutture operative territoriali. Altrimenti, non si spiegherebbe perché l’audit abbia interessato solo queste strutture.
  Anche l'AGCOM, a cui lo stesso Ministero ha trasferito le funzioni di vigilanza sul settore, ha avviato, con delibera 17 luglio 2014, un'indagine conoscitiva, per indagare sull'adeguatezza del servizio universale postale rispetto ai bisogni e alle aspettative dell'utenza. Ma anche negli esiti di questa indagine, come per la verifica del MISE, non si ha più nessuna notizia, nonostante siano ampiamente scaduti i termini di conclusione.
  Sulla vicenda di Poste è intervenuta, da ultimo, anche la Corte dei conti. Mentre entravano in vigore i nuovi aumenti per raccomandate e assicurate, la Corte, nella recente determinazione sui risultati nel 2015 di Poste, ha denunciato le ingenti spese sostenute da Poste Italiane in comunicazione (37 milioni di euro, ben 28 milioni in più rispetto all'esercizio precedente) e consulenze esterne (21 milioni in totale, con un aumento di ben 5 milioni di euro). La Corte ha anche denunciato come Poste abbia fatto ricorso a troppe eccezioni nelle procedure di affidamento degli appalti esterni, con 425 atti, per un totale di 163,5 milioni di euro.
  Sempre restando in tema di appalti anomali, resta ancora tutta da chiarire la vicenda degli appalti, affidati da Poste, ai fornitori di servizi di manutenzione e gestione dello smistamento postale: appalti che sembrano tutt'altro che trasparenti. Poste Italiane ha, infatti, aggiudicato la gara del servizio di assistenza tecnica delle linee per lo smistamento della corrispondenza (i centri di meccanizzazione postale) niente di meno che a una società di pulizie, la PH Facility, che non ci risulta essersi mai occupata prima di attività inerenti lo smistamento postale, servizio, ovviamente, di notevole delicatezza. Eppure, a partire dal novembre 2013, Poste Italiane ha affidato proprio a questa società, che svolge, tra l'altro, il servizio di pulizia per la Camera e il Senato, tale incarico, con la nefasta conseguenza, oltre alle continue inefficienze del servizio postale denunciate da più parti e sotto gli occhi di tutti, di innescare anche un conflitto sindacale per il licenziamento di un gran numero di lavoratori delle ditte precedentemente affidatarie dell'appalto.
  Le nostre domande sono, quindi, le seguenti. Ogni cinque anni il Ministero dello Sviluppo economico deve verificare che l'affidamento del servizio universale a Poste Italiane sia conforme a precisi criteri e che si registra un miglioramento dei parametri di efficienza nello svolgimento dello stesso servizio. In caso di esito negativo, il MISE procede con la revoca dell'affidamento del servizio a Poste, a norma dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 261 del 1999. Allora, vorrei sapere Pag. 7dal Vice ministro che cosa è emerso nel corso dell'ultima verifica, i cui termini sono scaduti il 30 aprile, sull'affidamento a Poste del servizio postale universale, sempre che questa verifica sia stata effettuata.
  Per quanto riguarda poi l'attività di verifica interna avviata da Poste sullo scandalo delle «lettere test», le chiedo, signor Vice ministro, come mai vi sia stato questo ritardo nell'avvio dell’audit interno, visto che fino da gennaio 2014 sono stati presentati numerosi atti parlamentari sulla vicenda. Inoltre, chiedo perché tale attività di verifica abbia riguardato solo le strutture operative territoriali, escludendo i vertici della divisione servizi postali. Infine, chiedo perché non siano ancora stati resi noti gli esiti dell'attività ispettiva e di vigilanza condotta dall'AGCOM nel 2014 e come mai nella relazione annuale del 2016 della stessa Autorità non venga chiarito se vi siano state o meno delle alterazioni del livello di qualità addebitabili a Poste.

  PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Vice Ministra dello Sviluppo economico. In via preliminare, come ricordato nel corso della risposta all'interpellanza a prima firma dell'onorevole Terrosi, si rappresenta che il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, coordinato con la legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214, ha disposto il passaggio all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni delle funzioni in materia di regolazione e vigilanza del settore postale svolte precedentemente dal Ministero dello Sviluppo economico. Spettano, pertanto, all'AGCOM, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, lettera c) e lettera e), del decreto legislativo n. 261 del 1999, sia l'adozione di provvedimenti regolatori in materia di qualità e caratteristiche del servizio postale universale sia lo svolgimento, anche attraverso soggetti terzi, dell'attività di monitoraggio, controllo e verifica del rispetto di standard di qualità del servizio postale universale.
  Con riferimento agli aumenti delle tariffe postali, riferiti nelle premesse dagli interpellanti, Poste ha osservato che la rimodulazione, in data 10 gennaio 2017, delle tariffe di alcuni prodotti inclusi nel servizio universale, e segnatamente degli invii raccomandati ed assicurati, è stata effettuata nel rispetto degli obblighi imposti dalla normativa di settore e, in particolare, dalla delibera AGCOM n. 728/13/CONS. Al riguardo, la società ha rilevato che i prezzi applicati dal 10 gennaio ultimo scorso per gli inviti raccomandati risultano, comunque, inferiori ai prezzi massimi che detta delibera consentirebbe di praticare per questi servizi (5 euro per gli inviti fino a 20 grammi, a fronte dei 5,40 euro teoricamente applicabili). Inoltre, per tali prodotti, trattandosi di posta registrata, cioè con firma e tracciatura, i relativi livelli di qualità vengono rilevati non mediante una rilevazione campionaria, ma tramite la rilevazione puntuale dei dati di tracciatura sui flussi reali di traffico.
  Con specifico riferimento all'atto in parola, Poste Italiane ha comunicato che l'attività di audit si è conclusa a marzo 2016. A seguito degli esiti delle verifiche di audit, la società ha riferito di aver dato seguito ai procedimenti disciplinari a carico di tutte le risorse coinvolte nelle attività illecite evidenziate, attraverso una procedura normata dalla legge e dal contratto collettivo nazionale di lavoro, idonea a garantire il contraddittorio, al fine di pervenire a definire conclusioni in ordine all'esistenza o meno della responsabilità delineata e del livello di gravità della stessa. Poste ha aggiunto che la gestione della fase di contraddittorio è stata oggetto di analisi e di audit al fine di verificare la sussistenza di eventuali elementi probatori circa il coinvolgimento delle funzioni di indirizzo e coordinamento centrali della divisione servizi postali e che, in assenza di riscontri in tal senso, con i riferiti procedimenti si sono esaurite le iniziative disciplinari attivabili, non risultando agli atti ulteriori profili di addebito da contestare al personale della società.Pag. 8
  È stato, inoltre, riferito che gli esiti delle suddette analisi sono stati forniti all'Autorità garante della privacy e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che sono state, comunque, trasmesse alla magistratura tutte le evidenze possibili per gli accertamenti di competenza. Al riguardo, Poste ha precisato che la suddetta attività di audit non è stata avviata a seguito della presentazione, da parte di un ex dipendente della società, di un esposto contro Poste Italiane dinanzi alla procura di Roma, ma su richiesta del presidente e dell'amministratore delegato per accertare le problematiche afferenti il monitoraggio della qualità del servizio di recapito, riportate nelle notizie di stampa, nonché per rispondere alle richieste di informazioni relative alle stesse da parte del Garante per la protezione dei dati personali.
  In merito alla verifica dell'affidamento a Poste Italiane Spa del servizio postale universale da parte del Ministero dello Sviluppo economico, come richiamato nell'atto in esame, l'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 261 del 1999, come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011, dispone che ogni cinque anni il Ministero dello Sviluppo economico verifichi, sulla base di un'analisi effettuata dall'AGCOM, che l'affidamento del suddetto servizio a Poste Italiane Spa sia conforme ai seguenti criteri: garanzia del servizio, redditività degli investimenti, struttura organizzativa, stato economico, esperienza di settore ed eventuali pregressi rapporti con la pubblica amministrazione. Nello svolgimento del servizio stesso deve registrarsi, inoltre, un miglioramento dell'efficienza, sulla base di indicatori definiti e quantificati dall'Autorità medesima, e, come è noto, in caso di esito negativo della verifica di cui al periodo precedente, è prevista la revoca dell'affidamento del servizio.
  In tale contesto, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il 29 luglio 2016, ha trasmesso gli esiti dell'analisi condotta sul quinquennio 2011-2016 di riferimento, sulla cui base il Ministero dello Sviluppo economico ha emanato il decreto 25 agosto 2016, con il quale è stata accertata la conformità del servizio universale svolto nel suddetto quinquennio da Poste Italiane ai criteri qualitativi previsti della sopra citata normativa.
  Per quanto concerne l'indagine conoscitiva ai fini dell'attività ispettiva e di vigilanza «Servizio universale postale: esigenze degli utenti e possibili scenari evolutivi», avviata con delibera dell'Agcom n. 364/14/CONS, i cui termini sono ormai scaduti, Poste Italiane ha riferito che l'Autorità ha più volte disposto la proroga del termine di chiusura e, al momento, si è in attesa dei relativi esiti.
  La stessa Autorità ha comunque assicurato che nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza continuerà a verificare la conformità degli standard di qualità del servizio postale universale da parte di Poste italiane, riservandosi nel caso, come già avvenuto in precedenti occasioni, di informare gli organi competenti e di intervenire per accertare eventuali responsabilità e tutelare la correttezza delle rilevazioni della qualità del servizio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Spessotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Non mi ritengo soddisfatta della risposta della signora Vice ministra. Oltre alla qualità complessiva del servizio postale, ad essere ormai compromessa è la stessa credibilità dell'azienda Poste Italiane nei confronti della sua clientela, dell'opinione pubblica e dei suoi stessi lavoratori.
  Circa un migliaio di dipendenti di Poste Italiane, a seguito degli esiti dell'attività di auditing interna condotta dall'azienda, sono stati interessati da contestazioni disciplinari; altri, invece, sono stati licenziati. Alcuni dipendenti che hanno subito la sanzione conservativa hanno proposto opposizione alla stessa, senza adire le vie legali e Poste, in via conciliativa, ha derubricato la sanzione a poche ore di multa, a conferma del fatto che le gravi sanzioni disciplinari si basavano su fatti assolutamente inconsistenti.
  Questo confermerebbe il sospetto che Poste abbia messo in piedi un disegno Pag. 9predefinito per l'individuazione di capri espiatori ai quali addebitare le responsabilità degli scandali legati ai test di qualità falsati, escludendo a priori i vertici dell'azienda che, a nostro avviso, non potevano non essere a conoscenza dell'attività di monitoraggio su «lettere test». Non sembra, quindi, verosimile che non ci siano state responsabilità dirette dei vertici apicali nello scandalo relativo ai monitoraggi sulla qualità del recapito, mentre sembra molto più probabile che i dipendenti di Poste, che all'epoca dei fatti operavano presso le strutture operative territoriali, hanno eseguito semplicemente delle direttive e degli ordini che provenivano dalla direzione centrale. Ma su questo sarà fatta chiarezza dalla magistratura, speriamo al più presto.
  Tra gli obiettivi dell’auditing interno condotto da Poste vi era, con ogni probabilità, anche quello di attribuire ai dipendenti territoriali non solo la responsabilità materiale dell'attività di monitoraggio – che, non dimentichiamo, veniva richiesta dalle strutture centrali –, ma anche un'iniziativa personale. È davvero possibile che i vertici apicali di Poste non fossero a conoscenza della prassi diffusa su tutto il territorio relativa al monitoraggio interno sulla qualità ?
  Signor Presidente, la credibilità di Poste Italiane dopo queste vicende sta colando a picco: d'altra parte, lei si affiderebbe ad un'azienda che ha, tra i suoi funzionari, un dirigente che, nonostante uno stipendio da 200 mila euro l'anno, non ha firmato neanche un atto durante la sua sfolgorante carriera, in quattro anni di permanenza in Poste ? Ovviamente, mi riferisco alla strana storia del fratello del Ministro Alfano, altra triste vicenda che vede coinvolta Poste e sulla quale speriamo si faccia presto chiarezza.

(Elementi in ordine al processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione – n. 2-01604)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Coppola ed altri n. 2-01604 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Coppola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Nel 1981, il CNEL analizzava il rapporto del Ministro Massimo Severo Giannini sui principali problemi dell'Amministrazione dello Stato e arrivava alle conclusioni: «Non può esistere un corretto processo di automazione della pubblica amministrazione senza un contestuale processo di riforma della stessa; e, nel contempo, un processo di riforma della pubblica amministrazione che voglia essere moderno e produttivo non può prescindere da un utilizzo razionale dell'informatica».
  Nel 1981 avevo otto anni, Presidente, iniziavo a programmare in Basic su un personal computer che aveva una potenza di calcolo centinaia di milioni di volte inferiore a quella che la pubblica amministrazione ha a disposizione oggi. Mai avrei potuto immaginare di trovarmi, trentacinque anni dopo, in quest'Aula, a chiedere come mai quell'utilizzo razionale dell'informatica – oggi diremmo, e diciamo, della digitalizzazione – non è ancora completamente avvenuto.
  Con la legge 7 agosto 2015, n. 124, il Parlamento ha delegato il Governo a modificare ed integrare il codice dell'amministrazione digitale, mettendo nei criteri della legge delega anche quello di ridefinire e semplificare i procedimenti amministrativi mediante una disciplina basata sulla loro digitalizzazione per la piena realizzazione del principio, innanzitutto, digitale.
  Il comma 1-bis dell'articolo 47 del decreto legislativo n. 82 del 2005 – il codice dell'amministrazione digitale, per l'appunto – stabilisce responsabilità dirigenziali e disciplinari, ferme restando le eventuali responsabilità per danno erariale, nei casi di comunicazioni tra pubbliche amministrazioni che avvengano senza l'utilizzo della posta elettronica o in cooperazione applicativa.
  L'articolo 12, comma 1, stabilisce che la pubblica amministrazione organizza le proprie attività, utilizzando gli strumenti e Pag. 10le tecnologie digitali. L'articolo 12, comma 2, dice che le pubbliche amministrazioni utilizzano la ICT nei rapporti interni, con le altre pubbliche amministrazioni e con i privati.
  L'articolo 40, comma 1, obbliga le pubbliche amministrazioni a produrre l'originale dei documenti con le tecnologie dell'informazione.
  L'articolo 41, comma 1, dice che le pubbliche amministrazioni gestiscono i procedimenti amministrativi utilizzando le tecnologie dell'informazione.
  È chiaro, quindi, che la drastica riduzione dell'utilizzo della carta all'interno delle pubbliche amministrazioni deve essere un obiettivo primario da perseguire per la creazione di una pubblica amministrazione digitale. Ridurre l'uso della carta nella pubblica amministrazione non è solo un risparmio diretto, ma, soprattutto, produce enormi risparmi indiretti, perché più le informazioni, i dati e i documenti rimangono in formato digitale e più è possibile sfruttare le tecnologie dell'informazione per velocizzare le procedure, ridurre gli errori, aumentare la trasparenza. Una pubblica amministrazione che non usa la carta è una pubblica amministrazione in cui la corruzione è estremamente più difficile; è una pubblica amministrazione che crea più valore per i cittadini.
  In data 19 dicembre 2015, il Governo pro tempore, nella figura del sottosegretario Bressa, ha accolto l'ordine del giorno n. 9/3444-A/24, a prima firma Coppola, in cui il Parlamento impegnava il Governo medesimo a ridurre progressivamente gli acquisti di carta e materiale di consumo per stampanti e fotocopiatrici da parte delle amministrazioni pubbliche e le società inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, adeguando i loro processi interni al fine di programmare la completa transizione ai processi paperless e utilizzando i risparmi conseguiti alla riduzione in acquisti per la digitalizzazione di archivi e per la realizzazione di sistemi documentali.
  Ora, dopo più di un anno dall'approvazione dell'ordine del giorno, noi chiediamo tre cose: quali iniziative siano state intraprese nel corso del 2016; a quanto ammontino la riduzione della fornitura di carta all'interno delle pubbliche amministrazioni e il risparmio ottenuto nel corso dell'ultimo anno a favore delle finanze pubbliche; come proceda, con quali strumenti e quali risultati la transizione ad un sistema paperless all'interno degli uffici delle pubbliche amministrazioni centrale e locale.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Coppola per l'interrogazione. Con riferimento al primo quesito, concernente l'attuazione della legge n. 124 del 2015, con cui il Parlamento ha delegato il Governo a modificare ed integrare il codice dell'amministrazione digitale, richiamo l'attenzione sull'entrata in vigore, lo scorso 14 settembre, del decreto legislativo n. 176, che ha novellato il decreto legislativo n. 82 del 2005.
  Tra le principali modifiche del nuovo CAD, mi preme segnalare l'introduzione dei procedimenti nativi digitali; il rafforzamento dell'istituto del domicilio digitale; l'eliminazione dell'obbligo di conservazione dei documenti a carico dei cittadini e imprese, con spostamento dell'onere a carico della pubblica amministrazione, che deve attuarlo conservando documenti informatici, anche quando al cittadino o all'impresa sia stata inviata una copia analogica degli stessi.
  Con riguardo al secondo quesito, con cui l'onorevole interpellante chiede di conoscere i dati relativi alla riduzione di fornitura di carta all'interno delle pubbliche amministrazioni ed al risparmio ottenuto nel corso dell'ultimo anno a favore delle finanze pubbliche, premetto che le indicazioni sulle spese, comprensive di quella inerente la fornitura della carta all'interno della pubblica amministrazione, Pag. 11sono accessibili dal sistema SIOPE, frutto di una collaborazione fra la Banca d'Italia e la Ragioneria generale dello Stato, che aggrega i pagamenti effettuati dalle pubbliche amministrazioni, anche attraverso una serie di 250 codici gestionali che sono disponibili sul sito http://www.siope.tesoro.it. In un'ottica di maggiore trasparenza e partecipazione, gli stessi dati vengono pubblicati sul sito http://www.soldipubblici.gov.it, in un formato volto ad agevolare la comprensione da parte dei cittadini sui dati della spesa della pubblica amministrazione.
  Al fine, comunque, di fornire una risposta specifica e dettagliata al presente quesito, si è proceduto ad effettuare un'estrazione dei dati relativi ai pagamenti 2015 e 2016 per l'acquisto di carta, che corrispondono al codice gestionale 019, da parte dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio. Tali dati, come si può riscontrare dalla tabella allegata che chiedo di poter depositare al resoconto della seduta, evidenziano un netto decremento di spesa per la carta, che, nel 2016 ha comportato un risparmio complessivo di 453 mila euro rispetto all'anno precedente. Questa è la tabella, ci sono dei Ministeri che hanno avuto delle performances molto importanti, ma faccio notare che, su un monitoraggio che riguarda 1.447.000 euro di spesa, la riduzione è di 453 mila, quindi parliamo di una riduzione di un terzo; se questo monitoraggio venisse esteso a tutte le altre pubbliche amministrazioni, avremmo sicuramente dei risultati molto più consistenti.
  Nel terzo quesito, l'interpellante chiede di sapere come procede la transizione a un sistema paperless all'interno delle pubbliche amministrazioni. A questo proposito, è noto che il Dipartimento della funzione pubblica svolge attività di indirizzo e promozione del processo di innovazione nella pubblica amministrazione. Un ruolo chiave è stato assunto dalla realizzazione di interventi volti a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, per rendere i processi operativi e decisionali in capo alle pubbliche amministrazioni sempre più integrati tra singole strutture, più efficienti, di qualità, trasparenti ed accessibili, in modo da assicurare tempi di risposta contenuti e certi.
  Sono questi gli aspetti che devono caratterizzare la transazione al digitale e che rappresentano le dimensioni di riferimento per la costruzione di un sistema di indicatori significativi, così come chiedeva l'interpellante, per misurare la capacità innovativa della pubblica amministrazione italiana.
  Sebbene su molti fronti la riduzione dell'uso della carta è considerato come un risultato fondamentale dell'introduzione di approcci informatizzati alla gestione documentale, in una prospettiva sia di contenimento dei costi, sia di contenimento dei rifiuti e di preservazione dell'ambiente, il concetto di paperless office è piuttosto lontano dalla realtà anche degli uffici più moderni. Numerosi studi hanno evidenziato come la digitalizzazione abbia comportato, in realtà, un aumento e non una riduzione dell'uso della carta, dovuto alla forte tendenza degli operatori a lavorare sugli stampati dei documenti elettronici. Ciò, peraltro, non è solo imputabile ad una resistenza al cambiamento da parte degli operatori, in quanto, come è stato ampiamente dimostrato, il ricorso alla carta ha un ruolo significativo nei processi cognitivi degli individui.
  In ogni caso, in linea con la sua mission, il Ministero si è fatto promotore e sostenitore di numerose iniziative, che, a vario titolo, sono state orientate a stimolare la transizione a un sistema digitale. Tra queste rientrano: il nuovo istituto dell'accesso civico generalizzato, che apre la porta alla pubblicazione di gran parte di dati e documenti oggetto di accesso, eliminando a monte la produzione di carta; la semplificazione di numerosi procedimenti amministrativi, con l'approvazione dei decreti legislativi n. 126 e n. 222 del 2016, che hanno posto le basi per uniformare procedure e attività a livello nazionale, la cosiddetta standardizzazione dei procedimenti amministrativi, prevedendo, a partire dal prossimo mese di giugno, una modulistica unica standardizzata a livello nazionale, che vale per tutte le amministrazioni Pag. 12della Repubblica. Tale standardizzazione dei moduli rimuove un elemento che ha, finora, ostacolato la digitalizzazione, ovvero la diversificazione delle procedure. Dal 30 giugno 2017 sarà vietato chiedere informazioni, dati e documenti diversi da quelli pubblicati on line, ad esempio la segnalazione certificata di inizio attività, cosiddetta SCIA unica, potrà essere richiesta da ciascuna amministrazione coinvolta una volta sola, laddove attualmente, per una semplice SCIA, possono essere chiesti fino a dieci altri documenti o segnalazioni o comunicazioni.
  Aggiungo che il progetto infrastrutturale Italia Login - per la cui realizzazione, il 2 agosto 2016, è stata sottoscritta una convenzione tra il Dipartimento della funzione pubblica e l'Agenzia per l'Italia digitale –, progetto che si inserisce nell'ambito degli obiettivi previsti dal Programma operativo nazionale governance e capacità istituzionale 2014-2020, mira a realizzare un ecosistema digitale, attraverso il quale abilitare la trasformazione digitale dei servizi pubblici, grazie alla creazione di un'interfaccia semplificata, accessibile da tutti i dispositivi. In sostanza, il cittadino, attraverso il suo profilo unico, riceve, invia e conserva lo storico di tutte le comunicazioni digitali con le pubbliche amministrazioni, riceve avvisi di scadenze, effettua e riceve versamenti, archivia i propri documenti e interagisce con l'anagrafe unica.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Rughetti, le ricordo che, visto il carattere di oralità dell'interpellanza, la tabella a cui lei ha fatto cenno resta nella disponibilità dei parlamentari, ma non può essere allegata al resoconto.
  L'onorevole Coppola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO COPPOLA. Purtroppo no, Presidente, sono solo parzialmente soddisfatto. Dalla risposta del sottosegretario è evidente che le azioni poste in essere quest'anno non sono assolutamente sufficienti, sono prevalentemente azioni normative, soprattutto il riferimento al fatto che l'amministrazione paperless o, comunque, l'eliminazione dell'utilizzo della carta, secondo la relazione del sottosegretario, non esiste quasi da nessuna parte. Ci sono – mi è sembrato di capire – dei motivi cognitivi per l'utilizzo della carta, secondo me ciò è assolutamente in contrasto con l'impegno che ha preso il Governo, appunto, approvando l'ordine del giorno e soprattutto è in contrasto con quello che la legge prevede. Se la legge prevede che gli uffici della pubblica amministrazione organizzano le loro attività, le loro comunicazioni interne, i loro procedimenti e i loro processi, utilizzando le tecnologie dell'informazione, francamente mi è difficile capire come mai esistano pubbliche amministrazioni, esistano dirigenti delle pubbliche amministrazioni, che si arrogano il diritto di decidere quali legge possano venire seguite e quali no. Non riesco veramente a capire come sia possibile che, dopo più di trentacinque anni, sia ancora tollerabile che esistano, all'interno delle pubbliche amministrazioni, dei dirigenti che, di fronte alla necessità, alla richiesta del Parlamento di andare verso un'organizzazione più efficiente e che utilizzi nel modo corretto le tecnologie dell'informazione, ogni anno, quando assegnano gli obiettivi ai vari uffici, secondo quanto previsto dal piano delle performances, si dimenticano regolarmente – regolarmente ! – di assegnare obiettivi di digitalizzazione. Non riesco veramente a capire come sia possibile che il Governo, nonostante abbia accettato l'impegno a modificare i processi interni della pubblica amministrazione, non abbia poi monitorato adeguatamente le azioni presenti nei piani delle performances e, quindi, magari, abbia dato poi valutazioni positive a dirigenti che non rispettano la normativa, che, ormai da trentacinque anni, ma sicuramente con la nascita del Codice dell'amministrazione dal 2005 e quindi da più di dieci anni, chiede che la pubblica amministrazione utilizzi in modo corretto le tecnologie dell'informazione, perché i cittadini italiani hanno il diritto di non vedere più buttati i loro soldi.

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(Iniziative di competenza volte a garantire i livelli produttivi e occupazionali dell'azienda Franco Tosi Meccanica spa, con particolare riguardo al mantenimento della sede a Legnano (Milano) – n. 2-01601)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro ed altri n. 2-01601 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Cimbro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. La ringrazio anche per avermi dato la possibilità di illustrarla nonostante il piccolo ritardo. Fondata nel 1881, la Franco Tosi Meccanica è un'azienda leader a livello internazionale per l'ingegnerizzazione, produzione e vendita di turbine a vapore e turbine idrauliche, inserita in un mercato che prevede, per il futuro, una forte e continua crescita soprattutto nei Paesi emergenti. Purtroppo, la fallimentare gestione dell'azienda degli ultimi trent'anni ha portato ad un crollo della produzione e conseguentemente dell'occupazione, la quale è passata dai seimila lavoratori, appunto, degli anni Settanta ai 180 attuali. Peraltro, so che il Governo conosce benissimo la storia della Franco Tosi, anche perché, nel corso di questa legislatura, numerosi sono stati gli atti di sindacato ispettivo presentati negli incontri al Ministero tra proprietà e rappresentanze sindacali, così come le rassicurazioni ministeriali. Numerosi sono stati, altresì, i piani e i progetti messi in campo, al fine di salvaguardare la storica azienda legnanese. Recentemente, la proprietà ha manifestato la volontà, però, di trasferimento dell'azienda a Burago Molgora, in Brianza, là dove ha sede la Bruno Presezzi, azienda principale del proprietario della Tosi, Alberto Presezzi. Quindi, dopo l'avvio della fase di presenza del commissario straordinario che ha portato alla creazione di un bando per il quale abbiamo avuto l'inserimento dell'azienda nella Bruno Presezzi, a distanza di due anni, ci troviamo appunto con il pericolo che questa azienda venga trasferita dalla storica sede di Legnano in altra sede, appunto, nei pressi di Vimercate. Alberto Presezzi ha più volte sostenuto che senza il sostegno promesso dal Governo, difficilmente, avrebbe potuto lasciare la sede a Legnano, sostenendo, altresì, di aver presentato un inattuabile programma di investimento visto il «supporto irrisorio» giunto da Roma. Queste, appunto, le parole espresse che noi abbiamo appreso dalla stampa locale e che sono appunto riportate tra virgolette. Il trasferimento della sede porterebbe a un'auspicabile riduzione dei costi a fronte, però, di un impoverimento del tessuto economico dell'alto-milanese; ignote sono, poi, le eventuali ripercussioni sui 180 lavoratori coinvolti, i quali, in virtù del precedente accordo stipulato tra proprietà e sindacati, avevano già contribuito a scongiurare il fallimento dell'azienda a prezzo di grandi sacrifici. Al riguardo la FIOM lombarda ha chiesto, esplicitamente, alla proprietà il rispetto degli impegni presi con l'accordo firmato il 18 maggio 2015, quindi, due anni fa, durante un incontro tra il commissario straordinario della Tosi, Andrea Lolli, lo stesso Presezzi e i rappresentanti sindacali, accordo nel quale la società confermava il ruolo strategico del rilancio dell'attività aziendale nella sede storica di Legnano che intende mantenere quale polo produttivo di riferimento della società. Rimarcando come in nessun accordo era ventilata l'ipotesi di aiuti da parte del Ministero, il Ministero, invece, è garante del preciso impegno preso dalla proprietà al momento dell'acquisizione dell'azienda, per mantenere aperto, appunto, il sito legnanese. Delicata, più in generale, è la situazione del comparto metalmeccanico in Lombardia. Il 2016 si è chiuso, infatti, con quasi 5000 licenziamenti, dato che dimostra il difficile momento del settore e la precaria condizione dei metalmeccanici. Nonostante questo, nell'ultimo incontro del 12 gennaio 2017, la proprietà ha sostenuto che le prospettive per l'azienda sono buone e il 2016 chiuderà con un utile; così come Pag. 14confortanti sono le prospettive di lavoro, dovendo, entro giugno, rientrare 17 lavoratori dalla mobilità.
  Noi chiediamo, quindi, al Governo, se intenda convocare in tempi celeri un tavolo di confronto con proprietà e rappresentanze sindacali, che mi risulta essere già avvenuto in data 24 gennaio 2017, e quali, però, azioni il Governo intenda mettere in atto al fine di garantire la permanenza dell'azienda sul territorio legnanese, appunto, nella sua sede storica. A conclusione di questa presentazione, io mi rendo perfettamente conto che la situazione della Franco Tosi di Legnano sia particolarmente delicata, che non sia un caso isolato, ma che sia rappresentativa di una situazione più generale di crisi di tante aziende importanti del nostro territorio.
  È altresì vero che questo Governo, mi permetto di sottolinearlo, ha dimostrato in questi anni particolare attenzione alla vicenda, perché stiamo parlando di un'azienda conosciuta su tutto il territorio nazionale e a livello internazionale. Quello che interessa sottolineare con questa interpellanza è che crediamo sia assolutamente utile che questa sede possa rimanere a Legnano e che quest'azienda possa continuare a operare a Legnano perché l'Altomilanese ha bisogno di avere queste aziende importanti sul territorio; tra l'altro, la sede della Franco Tosi è in centro alla Città di Legnano, abbiamo un'area ormai dismessa che andrebbe valorizzata, ma noi riteniamo che sarebbe un fallimento della politica se, con il Governo, la regione Lombardia e le amministrazioni locali, non si riuscisse ad attuare un progetto per rivitalizzare questi centri che sono nati, che hanno fatto la propria fortuna e la propria storia proprio grazie alla presenza di queste aziende storiche. Da parte nostra c’è il massimo impegno; come parlamentari, abbiamo appunto presentato moltissime interrogazioni e interpellanze su questo caso.
  Ad oggi chiediamo al Governo che cosa si possa fare in più, pur nelle difficoltà oggettive che ci sono e che noi riconosciamo, per riuscire, davvero, a raggiungere questo obiettivo. L'esperimento appunto della Prodi-bis e il commissario straordinario sono un'occasione per il Ministero per riuscire davvero in due anni a far rinascere queste aziende. Ci siamo impegnati anche all'internazionalizzazione delle imprese, come Governo, e, quindi, mi permetto di chiedere, anche in questa fase, di cercare, attraverso un monitoraggio delle aziende più importanti che abbiamo su tutto il territorio nazionale, di aiutare queste aziende ad avere commesse dall'estero, perché questo porterebbe ad avere, ovviamente, delle entrate e, quindi, a incentivare le aziende a rimanere sul nostro territorio, perché, comunque, se davvero noi crediamo nel made in Italy, dobbiamo far sì che queste aziende restino in Italia, restino di proprietà italiana, perché questo è uno dei pochi casi, rispetto a tante aziende che ho seguito nel mio territorio, dove abbiamo un imprenditore italiano che ha deciso di reinvestire in una situazione davvero molto difficile; in altri casi, purtroppo, abbiamo visto l'arrivo di presenze da altre parti del mondo che, sicuramente, sono auspicabili, ma se riuscissimo, invece, a invertire questa tendenza e a valorizzare l'imprenditoria italiana, sicuramente questo sarebbe un obiettivo condiviso da tutti. Per cui io chiedo al Governo, appunto, di rispondere a queste due domande e, magari, anche di dare qualche informazione rispetto all'incontro del 24 e poi mi riservo di aggiungere qualcosa in sede di replica.

  PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente; come sicuramente è noto all'onorevole Cimbro, l'azienda Franco Tosi Meccanica è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria nel mese di settembre 2013. In data 8 giugno 2015 a valle dell'autorizzazione concessa dal Ministero dello sviluppo economico 17-20 marzo 2015 e del raggiungimento dell'accordo sindacale ex legge n. 428 del 1990 è Pag. 15stato sottoscritto il contratto di cessione dei complessi aziendali alla Bruno Presezzi Spa, la quale si è impegnata ex articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999 a proseguire l'attività e ad assumere subito e mantenere al lavoro, per almeno un biennio, 170 degli ex lavoratori della Franco Tosi, oltre a ulteriori 40 dipendenti da assumere nel corso del biennio medesimo. La vendita del ramo d'azienda si è conclusa a seguito di un iter lungo e complesso e ha avuto ad oggetto le sole attività, mentre gli immobili concessi in locazione sempre alla Bruno Presezzi sono rimasti in capo alla procedura, per essere successivamente posti in vendita. Allo stato non è stata ancora avviata la relativa procedura. Per quanto concerne gli impegni occupazionali risultano giunti fino all'atto della vendita 169 dipendenti e non 170 come da impegno preso dalla Presezzi Spa, poiché uno dei dipendenti non ha accettato l'offerta di assunzione. Ulteriori 16 dipendenti sui 40 da assumere nell'arco del biennio sono stati presi in carico negli ultimi venti mesi. Di questi, 4 prestano la loro attività presso gli stabilimenti di Burago e Colnago della Bruno Presezzi Spa.
  Ad oggi, ossia a quattro mesi dal termine del biennio di legge di cui all'articolo 63, comma 2, del decreto legislativo n. 270 del 1999, non sono stati avanzati rilievi da parte del commissario circa il rispetto degli impegni contrattualmente assunti.
  Quanto al personale non trasferito all'acquirente, segnalo che, allo scadere della cassa integrazione guadagni straordinaria tutti i lavoratori non attivi sono stati messi in mobilità ex legge n. 223 del 1991, permanendo in capo alla procedura diciotto addetti.
  Infine, informo che, nel corso del tavolo tenutosi lo scorso 24 gennaio presso il Ministero dello Sviluppo economico, i rappresentanti dell'azienda hanno comunicato il buon andamento dell'attività e la conquista di nuovi mercati, seppure in un contesto globale molto competitivo. Gli stessi rappresentanti hanno comunicato in sede ministeriale di essere intenzionati a fare un'offerta cauzionata per l'acquisto degli immobili dalla procedura commissariale. Questa offerta sarà oggetto della valutazione della procedura commissariale, del comitato di sorveglianza e fermo restando quanto disposto dalla normativa di riferimento (decreto legislativo 270 del 1999). Il Ministero dello Sviluppo economico, le altre istituzioni presenti e le organizzazioni sindacali hanno preso atto di questa offerta che, se dovesse risultare congrua, potrà consentire la permanenza del sito nell'attuale sede di Legnano. Il tavolo rimane comunque aperto per monitorare gli sviluppi della vicenda e sarà cura del Ministero che rappresento informare e tenere aggiornato il Parlamento a riguardo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cimbro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. Grazie per la risposta del Governo. Credo di essere soddisfatta per quanto concerne il tema occupazionale, perché abbiamo avuto rassicurazioni rispetto all'adeguato impegno che l'azienda sta profundendo per mantenere l'iter di assunzioni e di reintegrazioni che sono stati stabiliti all'inizio di questo percorso.
  Sono altresì soddisfatta rispetto al resoconto del tavolo che c’è stato il 24 gennaio, che ha messo in evidenza come ci sia la volontà da parte dell'azienda di fare una proposta per l'acquisto degli immobili siti appunto nel centro di Legnano.
  Quello che mi preme sottolineare ancora una volta è che credo che questi momenti di confronto in Aula, ma anche al Ministero, siano assolutamente utili, perché noi abbiamo rappresentato una difficoltà dell'azienda, che è stata manifestata pubblicamente attraverso la stampa locale. E credo che il modo migliore per lavorare insieme – perché l'obiettivo di tutti deve essere quello di rilanciare l'economia italiana, di rilanciare l'imprenditoria italiana – sia quello di favorire momenti di confronto a tutti i livelli, coinvolgendo anche la regione Lombardia.
  Mi permetto in questo di essere anche un po’ polemica, perché, a fronte di rassicurazioni Pag. 16che sono state date all'imprenditore, poi di fatto non c’è stata, è mancata, la collaborazione fattiva. Io credo che, invece, tavoli di confronto, dove, dai livelli più bassi istituzionali ai livelli più alti, si cerchi insieme una soluzione, siano assolutamente fondamentali, evitando magari di esacerbare i toni, evitando di creare delle fratture anche sul piano dei rapporti istituzionali, però avendo come obiettivo quello della risoluzione del problema. Perché chiedere a degli imprenditori, che già investono in situazioni difficili, ulteriori impegni – sappiamo benissimo che, per come è la struttura, c’è bisogno di investire moltissimo per la messa in sicurezza di tutti i macchinari, per la messa in sicurezza della struttura stessa – significa disincentivare la presenza sul territorio. È evidente che, a fronte dell'impegno economico per acquistare gli immobili, c’è anche un impegno economico che riguarda la ristrutturazione di tutta la sede, che è davvero obsoleta. Invito i membri, rappresentanti del Governo – anche se di recente abbiamo avuto la presenza del Ministro Poletti – a visitare quest'azienda, che aveva 6 mila dipendenti e, ad oggi, sembra una cattedrale nel deserto. Quando si entra, si ha proprio la sensazione di essere in un luogo magico, che ha dato lavoro a tantissimi lavoratori, che però oggi è davvero una cattedrale nel deserto.
  Noi dobbiamo lavorare perché ci sia una piena integrazione della storia e, quindi, il passato con il presente che lavorano insieme e si uniscono per rilanciare l'occupazione, ma soprattutto la produzione sul nostro territorio nazionale.
  Chiudo. Anche come membro della Commissione affari esteri, io ho davvero apprezzato molto l'impegno del Ministro Calenda rispetto al tema dell'internazionalizzazione delle imprese. Dobbiamo lavorare perché le nostre imprese possano avere commesse dall'estero e quindi riuscire a rilanciare l'attività, la produzione sul nostro territorio. Anche perché siamo davvero bravi e quindi il made in Italy deve essere il fiore all'occhiello della produzione italiana.
  Non siamo magari competitivi sui numeri, giustamente pretendiamo – visto che ad oggi appunto si parla anche rispetto a Trump – la qualità del lavoro e, quindi, anche il rispetto dei diritti dei lavoratori, però allo stesso tempo la nostra produzione è una produzione di qualità che può competere appunto sulla qualità, non sui numeri, ma sulla qualità. Quindi, io credo che da parte del Governo e da parte di tutti noi ci sia l'impegno per avere un quadro che restituisca all'Italia anche la bellezza e la ricchezza di altri momenti storici, come quelli appunto che ha saputo dimostrare, nel corso di questi anni, la Franco Tosi di Legnano. Grazie.

(Elementi e iniziative in merito alle criticità emerse nell'ambito della gestione delle emergenze in occasione dei recenti fenomeni sismici e meteorologici che hanno interessato diverse aree del Centro Italia – n. 2-01616)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente dei deputati Vacca ed altri n. 2-01616 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Del Grosso se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Secondo la normativa vigente, il Governo e la gestione del sistema di allerta nazionale sono assicurati dal Dipartimento della Protezione civile e dalle regioni, dal Servizio meteorologico nazionale distribuito, dalle reti strumentali di monitoraggio e di sorveglianza e dai presidi territoriali e da ogni altro soggetto chiamato a concorrere funzionalmente e operativamente in tali reti. Sulla base dei livelli di rischio, ogni regione provvede a determinare le procedure e le modalità di allertamento del proprio sistema di Protezione civile ai diversi livelli di competenza.
  Le eccezionali nevicate, unite alle scosse di terremoto dei giorni scorsi, hanno ulteriormente aggravato la situazione Pag. 17nelle aree terremotate del Centro Italia e determinato enormi disagi e difficoltà in vaste aree e in comuni anche non direttamente interessati dai nuovi e dai vecchi eventi sismici, evidenziando forti criticità, ritardi, sottovalutazioni, inefficienze nella gestione dell'emergenza. In particolare, evidenziamo che i sindaci dei comuni interessati dall'emergenza neve hanno denunciato che lo stato di allerta non sarebbe scattato in tempo, causando anche ritardi dei soccorsi e rendendo gli interventi difficili se non impossibili, come nel caso dell'Hotel Rigopiano purtroppo, nonostante i meteorologi avessero previsto un'irruzione gelida su quelle aree. Risulterebbe poi che da giorni Meteomont, che è il Servizio nazionale di allerta e prevenzione delle valanghe, avrebbe indicato nella zona del Gran Sasso un rischio 4 su una scala di 5, senza che sia stata emanata un'ordinanza di evacuazione.
  Presidente, io mi sento di aggiungere che, non meno di una settimana prima, nelle stesse aree, nelle aree dove noi viviamo, già c'era stata una forte nevicata che ha interessato tutta la zona. Quindi, non c'era nulla di imprevedibile, bisognava semplicemente fare un po’ di prevenzione.
  Alle difficoltà evidenziate dalle popolazioni colpite da forti nevicate si è aggiunta l'interruzione di erogazione dell'energia elettrica in diverse zone del Centro Italia. Secondo quanto è stato comunicato dall'Enel – quindi, è stata direttamente l'Enel a fornirci queste indicazioni – la forte ondata di maltempo, che si è verificata nella notte tra il 15 e il 16 gennaio, avrebbe causato la disalimentazione dell'energia elettrica nel Centro Italia; nel solo Abruzzo parliamo di oltre 200 mila utenze, oltre alle migliaia di utenze disalimentate già nelle Marche. L'interruzione dell'erogazione di energia ha interessato le utenze domestiche e gli enti locali, compresi i gestori della distribuzione dell'acqua, causando anche la mancanza di acqua in interi comuni.
  Tale situazione si è protratta per diversi giorni, tant’è che il 24 gennaio, nella sola provincia di Teramo, sarebbero state ancora 14 mila le utenze senza energia elettrica o acqua, in una situazione in cui gli stessi cittadini sono rimasti bloccati a causa del maltempo. Quindi, ci ritroviamo persone chiuse dentro casa, senza energia elettrica e senza acqua, senza i bisogni primari. Questa è stata la vera emergenza in Abruzzo e nelle Marche, tanto che ci sono stati alcuni decessi che abbiamo constatato tramite le cronache locali.
  Gli eventi sismici di questi giorni, uniti all'eccezionale nevicata che ha reso inaccessibile molte strade e ostacolato la circolazione dei soccorsi, hanno aggravato la situazione in cui versano centinaia di allevatori del Centro Italia, le cui attività sono già state messe in ginocchio dal terremoto che li ha colpiti nel 2016. Le disposizioni contenute nei decreti-legge varati per far fronte all'emergenza degli eventi sismici del 2016 hanno evidenziato una serie di criticità, soprattutto burocratiche, che hanno provocato molti ritardi nella realizzazione delle strutture di alloggiamento per gli allevamenti. Secondo le associazioni rappresentative è il comparto zootecnico a risentire maggiormente di questa situazione e a risultare in piena emergenza a causa della mancanza di stalle e ripari resi inagibili dal terremoto prima e dalla neve dopo, dall'impossibilità di approvvigionamento di mangimi provocando la morte o il deperimento di centinaia di capi di bestiame. Non più di un paio di giorni fa abbiamo incontrato qui fuori persone che contestavano davanti Montecitorio. Vi dirò di più, Presidente, sottosegretario: purtroppo siamo usciti fuori solo noi a parlare con loro e non abbiamo visto nemmeno l'ombra di altre forze politiche. Dal 1o gennaio 2017 è entrato nella fase esecutiva il graduale accorpamento del Corpo forestale dello Stato con l'Arma dei carabinieri che si concluderà fra circa sei mesi durante i quali i forestali seguiranno un corso di militarizzazione. Secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa lo scorso 19 gennaio, l'ex base operativa degli elicotteri del Corpo forestale dello Stato di Rieti, presso l'aeroporto «Ciuffelli», in piena emergenza risulta attualmente chiusa con ben tre elicotteri fermi. Il fermo che si protrae Pag. 18da giorni sarebbe dovuto al passaggio, dopo la riforma Madia, di uomini e mezzi della forestale ai carabinieri e ai vigili del fuoco. Durante l'emergenza sisma del 24 agosto la base e il suo personale avevano garantito l'operatività con decine di interventi di soccorso nelle zone terremotate anche a supporto delle squadre del soccorso alpino. Risultano fermi anche mezzi aerei nel sito di Pescara e di Roma Urbe. A fronte del ruolo svolto dai Vigili del Fuoco costretti a spalare a mano o a raggiungere a piedi i cittadini in difficoltà, rileviamo che i fondi destinati al parco mezzi del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco per il 2016, quindi circa 5 milioni, sono fermi al Ministero dell'interno. La mancanza di mezzi e strumentazioni adatte ad affrontare le forti nevicate, come le turbine spazzaneve, hanno provocato il ritardo di soccorsi e l'impossibilità di raggiungere zone abitate, senza parlare oltretutto dei diversi mezzi, oltre ai generatori di elettricità arrivati, che erano addirittura guasti o inutilizzabili sulla zona. Quindi siamo qui, sottosegretario, a chiedere se non ritenga che le vicende di questi giorni abbiano rivelato una palese carenza di uomini e mezzi adeguati e quali risorse intenda stanziare per sopperire a tale insufficienza; quale iniziativa intenda avviare per individuare le eventuali responsabilità a tutti i livelli a fronte delle pesanti criticità evidenziate nel sistema di gestione dell'emergenza; quali iniziative e quali attività siano state predisposte prima del 15 gennaio in vista della preannunciata allerta meteo – quindi prevenzione di nuovo –; quali sono le cause del blackout nell'erogazione dell'energia elettrica così diffuso, generalizzato e prolungato; qual era lo stato della manutenzione della rete elettrica nazionale nel periodo antecedente all'evento meteorologico. In merito a questo ci teniamo ad evidenziare che noi più volte abbiamo comunicato a Terna, anche attraverso manifestazioni, che non c’è bisogno di buttare giù nuovi elettrodotti inutili e che vanno a sventrare il nostro territorio, ma che bisogna fare manutenzione sulle linee già esistenti perché sono ridotte malissimo e lo abbiamo evidenziato più di una volta e la Terna risponde sempre con denunce alle manifestazioni dei cittadini. Inoltre chiediamo quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per individuare le eventuali responsabilità, sia del gestore che del distributore della rete elettrica, con il fine di evitare nuove interruzioni del servizio di erogazione di energia; quali dei mezzi in dotazione all'ex Corpo forestale dello Stato non siano stati utilizzati nei giorni dell'emergenza e per quale motivo; quanti sono i danni stimati e quali risorse anche economiche intenda mettere a disposizione e con quali tempi per affrontare lo stato di calamità delle zone interessate dagli eventi descritti in premessa. Preciso che non più di qualche minuto fa ci è arrivata una e-mail dal comune di Teramo dove si chiedono dei moduli per fare scuola, per fare educazione ai ragazzi perché hanno problemi anche a far rientrare i ragazzi nelle scuole. Abbiamo una situazione disastrosa in Abruzzo, come purtroppo avete potuto apprendere dai telegiornali, oltre all'hotel Rigopiano e all'elicottero del 118 caduto sul Gran Sasso. Purtroppo tutti gli eventi sono collegati perché è ovvio che, quando c’è un anello debole su tutta la catena di azioni che si intraprendono, purtroppo c’è un susseguirsi poi di disastri.
  Noi siamo qui per segnalare tali problematiche. Vogliamo ridare ai cittadini abruzzesi e marchigiani un minimo di dignità. Queste persone sono ancora sommerse da macerie. Adesso sono sommerse anche dalla neve. Hanno bisogno di vivere una vita normale: non tutti sono riusciti a trasferirsi nelle zone della costa. Molte persone purtroppo sono rimaste nelle zone del cratere, quindi hanno bisogno di un supporto vero, reale. Bisogna iniziare a ricostruire subito, a farlo con sicurezza, portare i mezzi necessari affinché questi progetti vengano portati avanti. Non è possibile lasciare oggi delle persone in questo stato: è competenza del Governo. Un Governo deve essere padre dei propri cittadini, non li deve lasciare da soli. Noi quando abbiamo incontrato queste persone, ci siamo accorti che, dal lato umano, sono state lasciate sole – ripeto: sono sole Pag. 19– hanno perso tutto. Hanno perso familiari, hanno perso proprietà, abitazione, hanno perso tutto: non sanno più cosa fare e hanno bisogno di una mano. Cerchiamo di velocizzare tutta la macchina della ricostruzione, non aspettiamo che succedano nuovi disastri. Purtroppo quella è una zona che, da quello che si apprende, sarà interessata dal sisma ancora per un bel po’. Cerchiamo di agire subito, portiamo queste persone in sicurezza e dateci per favore risposte concrete e possibilmente non solo a parole.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questa risposta con alcune premesse. La prima è che questa risposta va inserita all'interno di una serie di informative che il Governo sta rendendo alle Camere – la prima resa dal Presidente del Consiglio al Senato, la prossima settimana sarà il momento della Camera dei deputati – perché il Governo vuole assicurare in questa fase la massima trasparenza e massima informazione a tutta la popolazione sulle attività che le istituzioni del sistema di Protezione Civile stanno portando avanti, sia per rispondere alla fase dell'emergenza sia per affrontare il tema della ricostruzione. Il Governo ci tiene, pensa che sia un valore aggiunto dell'azione pubblica rendere coscienti tutti coloro che sono direttamente interessati, le persone che soffrono, le famiglie, gli imprenditori, gli allevatori ma anche tutta la popolazione perché questo è un momento che riguarda non soltanto coloro che hanno subito danni immediati ma un momento che riguarda l'intera comunità nazionale. Allo stesso modo ci tengo a precisare che il Governo è in continuo contatto costante, ogni attimo, con le amministrazioni locali, con i sindaci. In primo luogo lo facciamo tutti, anche oltre le competenze specifiche che sono state assegnate ai singoli componenti del Governo, perché questo è il momento in cui le istituzioni stanno tutte da una parte perché ciascuno di noi lavora per gli azionisti della Repubblica, che sono i cittadini italiani.
  Altra premessa di carattere più tecnico è che noi dobbiamo cercare tutti quanti di entrare dentro un ordine di idee che riguarda i territori di cui ci stiamo occupando. L'ordine di idee del quale ci dobbiamo rendere conto è quello che raccontava anche l'interrogante cioè che siamo in presenza di una serie di fenomeni di carattere calamitoso che si sono ripetuti che, dal punto di vista della situazione della viabilità, avevano già prodotto nocumenti importanti non soltanto perché alcune strade non erano agibili ma perché altre strade erano già interessate da un sovraccarico di mezzi. Sono strade, come lei mi insegna, di montagna non sempre predisposte a poter ospitare un traffico così importante. Quindi è chiaro che nel momento in cui si sono sovrapposte queste emergenze che hanno avuto bisogno di risposte che si sono sommate – pensate soltanto alle verifiche per l'emergenza che sono stati chiamati a fare i vigili del fuoco – coloro che sono intervenuti hanno dovuto ricominciare da capo perché è chiaro che, ogni volta che subentra una scossa sismica, le schede vanno riaggiornate. Quindi il sistema delle risposte messo in campo dal sistema della Protezione civile deve essere valutato con questi occhi, con questa eccezionalità, e penso che sia un fatto già importante dire che ad oggi tutte le strade, tranne la n. 80 del Gran Sasso, sono disponibili e sono tornate come prima della nevicata.
  Ciò detto, rispetto ai quesiti, si evidenzia che, per quanto riguarda la risposta, le azioni di impulso per la predisposizione di idonee misure di contrasto ai fenomeni nevosi, con particolare riferimento alle quattro regioni interessate dagli eventi sismici verificatisi a partire dal 24 agosto, sono state poste in essere secondo i tempi coerenti con le specifiche esigenze e nel quadro delle vigenti responsabilità in tema di allertamento e di pianificazione. Già l'8 ottobre 2016 è stata inviata dalla Protezione Pag. 20civile ai presidenti dei comitati operativi di viabilità delle prefetture interessate e alle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria una specifica nota nella quale si chiedeva di promuovere l'attuazione ed il coordinamento dei piani viabilità provinciali, di elaborare e coordinare misure di intervento ed assistenza in caso di criticità, nonché la diffusione di informazioni immediate in caso di registrazione di problemi.
  Per quanto riguarda l'allerta meteo, il Dipartimento della Protezione civile, già prima dell'inizio degli eventi meteorologici che hanno avuto luogo a decorre dalla prima settimana di gennaio e per tutto il perdurare dei medesimi, ha emesso continui avvisi di meteo. Dai dati storici reperibili, ad oggi appare che, per estensione, durata ed altezza del manto nevoso, gli eventi che hanno interessato il nostro Paese nelle scorse settimane si attestino tra quelli più rari che si siano mai verificati. Cito alcuni dati specifici, noti già dall'informativa del Presidente del Consiglio: dalla stazione nivometrica di Campotosto risulta che il 15 gennaio si registravano 30 centimetri di neve; nel giorno del 18 gennaio se ne registravano 239. In altre zone limitrofe in 72 ore si sono accumulati oltre due metri di neve; lo ripeto: in 72 ore si sono accumulati oltre due metri di neve. Nel periodo in esame, sono stati impegnati nelle operazioni di ricerca, soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dalle abbondanti nevicate e dagli eventi sismici oltre 550 veicoli e attrezzature manuali, di cui 244 specifici per la neve. Le forze terrestri presenti sui territori interessati dall'emergenza hanno effettuato 3.581 interventi di soccorso, di cui 1.946 riconducibili all'emergenza neve. Si può verificare dagli atti: in un lasso di tempo brevissimo, si è passati da quasi 5 mila uomini impiegati ad 11 mila uomini impiegati. Per le operazioni di emergenza sono stati utilizzati 32 elicotteri e nessun elicottero – ci tengo a sottolineare questo, visto lo specifico riferimento che è stato fatto nell'interrogazione – è rimasto a terra a causa del passaggio del Corpo forestale dello Stato all'interno dell'Arma dei carabinieri. C’è uno specifico e preciso comunicato, fatto dal Comando dell'Arma dei carabinieri, che specifica le modalità e come si sono attivati tutti i mezzi a disposizione. L'Arma ha partecipato all'attività di soccorso, effettuando, alla data del 25 gennaio, 13 missioni di volo e – questo è il dato importante – soddisfacendo pienamente le richieste della direzione, del comando e della Protezione civile. Quindi, non ci sono stati elicotteri che non si sono alzati perché c'era qualche motivo burocratico, ma, tutte le volte che c’è stata una richiesta da parte della Protezione civile, gli elicotteri hanno preso il volo.
  Gli interventi di soccorso hanno visto impegnati in prima persona anche i vigili del fuoco. A tale proposito il Governo sottolinea la straordinarietà del dispositivo, che ha operato 24 ore su 24 nelle attività di ricerca e soccorso presso l'hotel Rigopiano. Il dispiegamento di tale dispositivo di soccorso e dei mezzi relativi, al fine di fronteggiare le varie emergenze del centro Italia, non è stato pregiudicato dalla effettiva spendibilità dei 5 milioni di euro, ricordati dall'interpellante, che è vero che non sono stati ancora utilizzati, ma che non hanno pregiudicato la capacità di risposta del comando dei vigili del fuoco.
  Con riferimento alle situazioni in cui versano centinaia di allevatori del centro Italia, richiamate dall'interpellante, si fa presente che fin dallo scorso agosto gli interventi del Corpo nazionale Vigili del Fuoco sono stati anche finalizzati al sostegno degli allevatori, all'approvvigionamento di acque e foraggio, al recupero e al trasferimento degli animali e, più in generale, al ripristino dell'agibilità delle strade e alla messa in sicurezza delle strutture compromesse. Risulta anche a noi che in alcuni territori manca ancora il completamento delle stalle; sappiamo che le regioni hanno assicurato di poter adempiere e raggiungere in brevissimo tempo tutti gli obiettivi che erano stati dati con il monitoraggio e con le gare che sono state fatte per assicurare agli allevatori continuità nella loro attività.Pag. 21
  Va, inoltre, evidenziato che, a seguito dell'incontro che si è tenuto lo scorso 23 gennaio a Bruxelles tra il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e il Commissario Hogan, verranno aumentati gli aiuti a favore dei nostri allevatori e agricoltori colpiti dal terremoto. In particolare, nell'ambito degli strumenti della politica agricola europea, si provvederà ad erogare in maniera flessibile e accelerata una cifra pari a 118 milioni di euro e sono, comunque, allo studio ulteriori aiuti straordinari. Per quanto riguarda la situazione d'emergenza creatasi sulla rete elettrica di trasmissione, a causa delle gravi condizioni meteorologiche che hanno interessato il centro Italia, più in particolare l'Abruzzo, da lunedì 16 a giovedì 19, come è stato ricordato anche dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dello sviluppo economico, l'Enel ha registrato danni ingenti su circa il 30 per cento della rete. Decine di migliaia sono state le utenze che non sono state alimentate nelle province di Teramo, L'Aquila, Pescara e Chieti nella giornata del 17. A seguito dell'allerta meteo, l'Enel ha informato il Governo che ha provveduto ad attivare il proprio piano di emergenza, impiegando 1.600 tecnici e 750 mezzi e ha effettuato la distribuzione di mille gruppi elettrogeni. Il Governo, però, pensa che sia giusto verificare se questi effetti siano stati il frutto reale ed effettivo dell'eccezionalità del maltempo o se, invece, la mancanza di connessione sia il frutto di generici o generali problemi di manutenzione. Questa è una verifica che il Governo ha chiesto di fare e di questo renderà edotto sia l'interpellante che tutto il Parlamento.
  Concludo dicendo che, come già detto dal Presidente del Consiglio al Senato, al di là delle singole responsabilità, che il Governo vuole che siano accertate, nel caso in cui vi siano, ma non è compito del Governo andare ad accertare singole responsabilità personali, noi possiamo dire di aver dimostrato una capacità di reazione del sistema istituzionale ed amministrativo dell'emergenza. Tale sistema è un valore aggiunto del Paese e non riguarda il Governo pro tempore, ma riguarda le istituzioni e la comunità nazionale.

  PRESIDENTE. Approfitto per salutare gli studenti della scuola elementare paritaria «San Giovanni Battista de la Salle», che assistono ai nostri lavori dalla tribuna; un saluto anche agli insegnanti (Applausi). L'onorevole Vacca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Francamente siamo un po’ preoccupati della risposta che ci ha dato il Sottosegretario, per una questione molto semplice. A sentire le parole del Governo, tutto avrebbe funzionato nel migliore dei modi, tutto è andato bene, la macchina dei soccorsi ha funzionato benissimo e non c’è stato nessun inghippo, non c’è stato nessun disguido in tutta l'organizzazione dei giorni scorsi. Quindi, non riusciamo a capire perché ci sono state persone, migliaia di cittadini, per otto giorni senza luce, senza elettricità, senza corrente, senza riscaldamento. Ci sono stati dei decessi legati alla mancanza di riscaldamento e all'isolamento, a cui erano costrette queste persone. Non riusciamo a capire perché ci sono stati gli appelli di sindaci che, dopo quattro, cinque, sei, sette giorni, continuavano a chiedere che qualcuno nelle istituzioni li aiutasse e aiutasse la propria comunità, perché erano del tutto isolati da giorni e giorni, nonostante le nevicate non ci fossero più già da moltissime ore, da due, tre giorni. Non riusciamo a capire perché abbiamo visto mezzi che sono arrivati che non funzionavano. Noi ci siamo stati, Sottosegretario, all'interno dei centri operativi. Le premetto, ovviamente, che non smetteremo mai di ringraziare tutti gli operatori, i soccorritori che hanno lavorato in questi giorni, veramente in condizioni difficilissime. Anzi, spesso sono quei soccorritori che vengono spesso bistrattati dallo stesso Governo, che magari non vengono pagati o vengono pagati in ritardo o lavorano in condizioni di precarietà, Pag. 22come i vigili del fuoco. Ricordiamoli questi eroi, questi che sono eroi e che hanno lavorato in condizioni proibitive. Questi sì che sono gli eroi.
  Però non è possibile sentire una risposta in cui il Governo ci viene a dire che tutto è andato bene, perché non è andato tutto bene. Infatti, ormai, questi eventi climatici sono abbondantemente prevedibili, e anche questo era stato previsto, come lei stesso ha ammesso: era stato previsto che avrebbe nevicato abbondantemente per quattro giorni, incessantemente. Io, personalmente, ho detto a mia madre che abita in un paese là vicino, vedendo l'applicazione meteo, di fare le scorte perché ci sarebbero stati quattro giorni di nevicate abbondanti e, quindi, probabilmente, sarebbe rimasta isolata. Possibile che i mezzi e gli uomini non fossero stati attrezzati prima che arrivassero le nevicate e non che si dovesse, poi, rincorrere l'emergenza e cercare di arrivare in zone con due metri di neve ?
  Allora, cos’è che non ha funzionato ? Cosa deve fare la politica ? La politica, la buona politica, dovrebbe studiare i problemi, vedere cosa non funziona e trovare delle soluzioni. Ebbene, la prima cosa che andrebbe fatta, quindi, qual è ? Quella di cercare di capire cosa non ha funzionato e, eventualmente, le responsabilità. Perché non si tratta di responsabilità singole e di cercare il capro espiatorio, sottosegretario: qui bisogna capire cosa non ha funzionato per evitare che si ripeta in futuro. Cosa nella macchina dei soccorsi, nell'organizzazione dei soccorsi non ha funzionato ? Perché qualcosa non ha funzionato. Perché non è possibile sapere e leggere che, probabilmente, una turbina che doveva intervenire per andare a soccorrere le persone bloccate nell'hotel Rigopiano era rotta da giorni e la provincia non aveva i soldi per aggiustarla; oppure sapere di turbine che sono arrivate, ma che non funzionavano perché sono arrivate rotte.
  Noi ci siamo stati nei centri di intervento e abbiamo visto che c'era, purtroppo, una disorganizzazione nei soccorsi, nella macchina dei soccorsi. Arrivavano appelli a noi e di molti, spesso, alcune volte, non se ne era a conoscenza all'interno della struttura. Cosa bisognerebbe fare adesso ? Quindi, quali erano i problemi ? Innanzitutto, che erano scarsi e, in alcuni casi, inadeguati i mezzi: qui bisognerà agire, bisognerà riflettere sulla riforma «Delrio», che aveva abolito le province e, poi, scopriamo che le province, invece, ci sono, hanno delle competenze, ma non hanno i soldi. Lo ripetiamo da tempo con riferimento a queste competenze. L'organizzazione: l'allerta è stata data. Perché non era stato predisposto un piano prima che arrivassero le abbondanti nevicate, in modo da essere pronti ad affrontare questa emergenza ?
  E, poi, il capitolo vergognoso del blackout. Nevica, ormai nevica: noi dobbiamo abituarci a questi eventi, perché capitano periodicamente. Nel 2015 c'era stata un'altra abbondantissima nevicata, nel 2012 un'altra. Io non credo che al nord Italia, dove nevica spesso e di frequente, ogni volta che nevica, che fa un metro di neve o due metri di neve in tre giorni, accadano queste cose. Perché là non accadono e in Abruzzo sono accadute ? Terna ed Enel dovranno dare delle risposte e chi non ha agito come doveva agire si dovrà dimettere o dovrà andare via, perché lo ricordava prima il mio collega: Terna ha denunciato i cittadini che manifestavano contro un elettrodotto inutile – si è rivelata tutta la sua inutilità proprio in questi giorni – e, invece, probabilmente è andata in crisi nel momento in cui ci sono state abbondante nevicate, un'eccezionale nevicata.
  Ma cosa bisogna fare oggi ? Noi qui daremo sempre la nostra massima disponibilità a collaborare. Innanzitutto, indagare le responsabilità sia del sistema sia, ovviamente, dei gestori, Enel e Terna in primis; modificare i piani di intervento e, quindi, la gestione dell'emergenza: se c’è qualcosa che va migliorato, bisogna farlo e bisogna vedere cosa non ha funzionato, quale meccanismo si è inceppato; affrontare adesso le conseguenze immediate: la nostra regione, il centro Italia e le zone colpite sono in ginocchio. Sono in Pag. 23ginocchio. Abbiamo una rete infrastrutturale – pensiamo alle strade – distrutta: ci sono delle città dove non si può più circolare, perché ci sono dei crateri in mezzo a tutte quante le strade. La rete viaria, provinciale, anche nazionale, è in ginocchio. Abbiamo imprese che sono in ginocchio. Allora, bisognerà trovare subito delle soluzioni: una sospensione delle tasse, una moratoria delle tasse, dei pedaggi autostradali; bisogna mettere in campo delle risorse per affrontare questa fase emergenziale e, poi, risorse immediate.
  Cosa bisognerà fare veramente ? Cambiare modo di fare politica: mettere finalmente al centro e come priorità i problemi dei cittadini. Vede, io mi occupo di scuola, l'ho detto anche ieri alla Ministra Fedeli: noi abbiamo analizzato i dati che fornisce lo stesso Ministero dell'istruzione, secondo i quali, tra il 70 e l'80 per cento delle scuole nella mia regione – ma penso che la proporzione sia più o meno uguale in tutte le regioni del centro Italia e nelle regioni più sismiche – non sono a norma antisismica. Lo diceva il mio collega prima: oggi abbiamo ricevuto un appello di un sindaco che chiede i moduli provvisori perché, da un mese e mezzo, le scuole sono chiuse: in un comune di 40-50 mila abitanti, le scuole sono chiuse e, giustamente, non si possono riaprire perché non sono a norma e i genitori si preoccupano. Se accade un evento sismico di sei gradi della scala Mercalli, dobbiamo sperare che non accada la mattina quando le scuole sono aperte ? Siamo arrivati a questo punto ?
  Qui, veramente, bisogna cambiare le priorità della politica: basta alle opere inutili, basta alle grandi opere inutili. Qual è la priorità ? La messa in sicurezza del nostro territorio, garantire agli enti locali che devono fronteggiare determinate situazioni di avere i mezzi per fronteggiare questi eventi climatici che sono, ormai, sempre più frequenti e fare in modo che i tetti delle nostre scuole siano finalmente adeguati e non siano a rischio crollo ogni volta che la terra trema, come, purtroppo, troppo frequentemente, sta accadendo ultimamente.

(Chiarimenti e iniziative in merito all'impiego di personale docente, nonché ausiliario tecnico e amministrativo, nell'ambito del progetto della regione Puglia «Diritti a scuola 2016» – n. 2-01584)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pannarale ed altri n. 2-01584 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pannarale se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Sottosegretario, questa interpellanza, che vado ad illustrare davvero brevemente, parla delle scuole pugliesi e di «Diritti a scuola». «Diritti a scuola» è non soltanto un progetto utilissimo che è stato ideato ed avviato nel 2009 dal Governo regionale pugliese, ma è, innanzitutto, una straordinaria intuizione della Puglia di quegli anni per combattere efficacemente la dispersione scolastica, l'abbandono e per rafforzare le competenze di base degli alunni e delle alunne, mettendo al centro i loro bisogni, soprattutto, in condizioni di svantaggio e di disagio. Per fare tutto questo sono stati impiegati docenti precari, personale ATA precario, che, altrimenti, sarebbero rimasti senza possibilità lavorativa.
  La forza del progetto è sempre stata questa: avere come bussola gli interessi degli alunni, di studenti e studentesse e farsi carico delle condizioni di precarietà del personale ATA e di docenti delle graduatorie ad esaurimento o di istituto, facendo sì che questi ultimi affiancassero i docenti curricolari nel supportare i ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento nelle materie base – italiano, matematica, scienze – nella scuola primaria media inferiore e nel biennio superiore. I ragazzi, dunque, non vengono separati dalla classe o, peggio, lasciati alle loro fragilità con il rischio di una fuoriuscita Pag. 24dal sistema dell'obbligo formativo, ma vengono accompagnati nell'apprendimento attraverso un modello di didattica inclusiva e attraverso metodologie innovative.
  Questo è «Diritti a scuola» e non è un caso che questo progetto sia stato guardato con grande attenzione dall'Unione europea come pratica assolutamente innovativa, tanto da essere persino premiato dalla Commissione europea, classificandosi al primo posto tra quei progetti regionali finanziati con i fondi della politica di coesione dell'Unione europea per l'integrazione, appunto, delle persone a rischio di esclusione sociale.
  Come ho già detto – e qui veniamo al cuore dell'interpellanza e della questione –, per la realizzazione di questo progetto, ogni anno, dal 2009, viene utilizzato personale docente e ATA inserito nelle graduatorie ad esaurimento e, in subordine, in quelle di circolo e di istituto, sulla base di convenzioni stipulate annualmente tra il MIUR e la regione Puglia.
  Per tutti gli anni, a partire dall'anno scolastico 2009-2010 e per quelli successivi, compreso, devo dire, il 2016-2017, quindi quello attuale, il personale scolastico impegnato sul progetto «Diritti a scuola» ha potuto usufruire della valutazione del servizio prestato. È vero, spesso si è dovuto fare i conti con qualche resistenza, con qualche necessità di ricorso, ma la valutazione è sempre stata riconosciuta a norma di legge.
  In maniera incomprensibile, invece, e questo è il punto che pongo in questa interpellanza, la convenzione stipulata tra il MIUR e la regione Puglia a dicembre 2015, per l'anno scolastico 2015-2016, fa espresso riferimento, al punto 4, alla valutabilità del servizio svolto esclusivamente dal personale ATA. Quindi, in questo protocollo di intesa non si fa nessun riferimento alla valutabilità del servizio svolto dal personale docente nelle graduatorie ad esaurimento e, in subordine, come previsto, in quelle di istituto o di circolo.
  Siamo, dunque, davanti, sottosegretario, ad una evidente disparità di trattamento tra personale docente e personale ATA e, tra lo stesso personale docente che si è occupato di questo progetto in annualità differenti, nonostante la legge, peraltro, non faccia distinzioni tra qualifiche quando si tratta di valutabilità del servizio.
  Sono stati già avviati, sottosegretario Toccafondi, numerosissimi ricorsi, che presumibilmente andrebbero a costringere l'amministrazione scolastica a gravosi risarcimenti. In più, devo dire, questo glielo segnalo con grande forza, che si va a penalizzare proprio il personale scolastico più debole, più fragile, quello meno tutelato, quello precario. Allora, le chiedo, questa mattina, se non sia necessario, se non sia urgente, rivedere e quindi modificare questa convenzione stipulata tra MIUR e regione Puglia, rispettando le disposizioni previste dalla legge del 2009; le chiediamo anche, nello specifico, per quale ragione il servizio prestato dal personale ATA non debba essere considerato utile ai fini della maturazione del servizio minimo necessario, cioè 24 mesi, per accedere alle graduatorie provinciali e alle procedure concorsuali.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. L'atto parlamentare in discussione riguarda, appunto, il progetto «Diritti a scuola», realizzato nelle scuole della Puglia, per il quale viene annualmente stipulato un apposito accordo tra il Ministero dell'Istruzione e la regione Puglia, al fine di realizzare interventi finalizzati al miglioramento dei livelli di apprendimento della popolazione scolastica, attraverso azioni di recupero e rafforzamento delle conoscenze e delle competenze degli studenti.
  Gli onorevoli interpellanti evidenziano che l'accordo relativo all'anno scolastico 2015-2016 non prevede la valutazione del servizio svolto dal personale docente inserito nelle graduatorie ad esaurimento, Pag. 25di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge n. 296 del 2006. Come è noto, l'accordo in esame rientra nel novero di quelli previsti dal decreto-legge n. 134 del 2009, ovvero il cosiddetto «salva precari», in base al quale le regioni, con apposite convenzioni con il Ministero dell'Istruzione e utilizzando fondi assegnati alle stesse, hanno potuto impiegare i docenti precari che non riuscivano più ad ottenere supplenze nelle scuole dopo l'attuazione delle misure di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. All'accordo viene data esecuzione mediante un'intesa, sottoscritta dall'assessore all'istruzione della regione Puglia e dal direttore generale del corrispondente ufficio scolastico regionale, con la quale vengono disciplinate le modalità di conferimento degli incarichi conferiti dagli ambiti territoriali dell'amministrazione e dalle istituzioni scolastiche, avvalendosi rispettivamente delle graduatorie ad esaurimento e, in subordine, di quelle di istituto.
  Come già evidenziato, l'accordo ha durata annuale, circostanza che ha determinato negli anni alcune variazioni del contenuto. In data 14 dicembre 2016, è stato definito il nuovo accordo tra Ministero dell'Istruzione e regione Puglia per il corrente anno scolastico 2016-2017, a cui è seguita corrispondente intesa tra ufficio scolastico regionale e assessorato regionale, che ha nuovamente previsto la valutazione del servizio ai fini dell'attribuzione del punteggio a norma dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto-legge n. 104 del 2013. Con riferimento all'anno precedente, 2015-2016, la valutazione non è stata, invece, prevista, in quanto in tale periodo erano programmate le procedure del piano straordinario di assunzioni, previsto dalla legge n. 107 del 2015, che ha coinvolto i docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Si ricorda che gli interessati sono stati invitati, nell'ambito dell'operazione del piano straordinario, a produrre apposita istanza di partecipazione alle fasi B e C del piano medesimo.
  In riferimento, poi, alla questione relativa al requisito del servizio minimo di due anni scolastici per l'accesso alla graduatoria permanente del personale ATA, si ricorda che l'articolo 554 del testo unico in materia di istruzione prescrive che tale servizio debba essere svolto, prestato, con qualifiche corrispondenti a quelle dei ruoli per i quali i concorsi sono indetti. Conseguentemente, il servizio reso dal personale ATA nelle attività rientranti nel programma «Diritti a scuola» non può avere altro effetto se non quello della valutazione ai fini del punteggio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. No, io devo dirle che non sono soddisfatta e voglio provare ad interloquire con il sottosegretario Toccafondi, perché ho la sensazione che la risposta data a questa interpellanza sia stata formulata in maniera un po’ frettolosa, poco ponderata. Invece, meriterebbe un ulteriore approfondimento, anche perché stiamo parlando, come dicevo nell'illustrazione, di un progetto molto importante, di un progetto che, insomma, il Ministero – e dunque il Governo – dovrebbe avere tutto l'interesse a tutelare, mettendo i docenti e tutti i lavoratori nelle condizioni di poter continuare a prestare con dignità e riconoscimento la propria opera.
  Questo è un modello di lotta reale, sottosegretario, alla dispersione scolastica, alle disparità territoriali, un modello di integrazione degli alunni, di innalzamento dei livelli di benessere e di coesione sociale. Le voglio soltanto dire che la Puglia, nel 2004, aveva un tasso di abbandono scolastico pari al 30,3 per cento, quindi un tasso altissimo, e, grazie a un progetto di questo tipo, nell'arco di dieci anni, c’è stata una riduzione di ben 11 punti: dunque, una conferma dell'efficacia di politiche scolastiche di investimenti, che mettano al centro l'uguaglianza, le pari opportunità, l'inclusione sociale di chi è più vulnerabile, di chi è Pag. 26in condizioni di disagio. Sono delle politiche di trasformazione reale del sistema scolastico e anche dei processi di insegnamento e di apprendimento. E siccome la questione della dispersione scolastica – lei lo sa molto bene – è una questione cruciale e irrisolta nel nostro Paese, rispetto a quelle che sono le stesse medie in Europa, io credo che progetti di questo tipo vadano davvero curati e, dunque, salvaguardati, facendo in modo che possano continuare nel miglior modo possibile.
  Io trovo che a entrambi i quesiti siano state date delle risposte veramente poco convincenti, glielo voglio dire. La prima è quella sul personale ATA, rispetto al quale si dice che tale servizio deve essere prestato con qualifiche corrispondenti ai ruoli che sono previsti per i concorsi indetti, e, quindi, in questo caso, siccome questo personale è impegnato sul programma «Diritti a scuola», non ci può essere altro effetto se non la valutazione ai fini del punteggio nelle graduatorie. Ora, queste persone, sottosegretario, lavorano, di fatto, per le stesse qualifiche che sono quelle dei ruoli per i quali i concorsi sono indetti; peraltro, lo stesso protocollo d'intesa per l'anno scolastico 2014-2015 disponeva il riconoscimento quale servizio scolastico a tutti gli effetti. Allora, nella risposta che lei mi dà, avrei potuto capire la rilevazione di una criticità rispetto alla natura del contratto con cui queste persone sono impegnate in progetti di questo tipo; lei, invece, mi risponde in maniera veramente poco convincente. Allora, io, su questo, la invito a fare un'ulteriore riflessione e a riconoscere come questo sia un effettivo servizio scolastico e come, in realtà, avrebbero diritto al riconoscimento del servizio minimo necessario per l'ingresso nelle graduatorie e procedure concorsuali.
  Vado all'altro punto, quello dei docenti. Lei dice: in realtà, nel 2015-2016 non abbiamo previsto la valutazione del servizio, perché è partito il piano assunzionale della legge n. 107 e, dunque, i docenti sono stati coinvolti in altri procedimenti. Ora, io, necessariamente, le devo ricordare che questo progetto si rivolge a docenti che non sono destinatari di altri contratti. È d'obbligo che non siano destinatari di altri contratti. Allora, una risposta di questo tipo, mi sembra che evidenzi un atteggiamento assolutamente ingiusto e lesivo nei confronti di questo punteggio. Il punteggio è stato riconosciuto in tutti gli anni di validità di questo progetto, dunque dal 2009 fino al 2016, come lei ricordava nella sua risposta, per il corrente anno scolastico 2016-2017. Non si capisce perché l'anno 2015-2016 debba essere differente e non si capisce sia perché la legge di stabilità 2013, ad esempio, aveva previsto la valutazione del servizio in merito ai progetti salvaprecari che erano stipulati con le convenzioni con le regioni sia alla luce della stessa norma che lei ha richiamato nella risposta, cioè l'articolo 5, comma 4-bis, del decreto-legge n. 104 del 2013. Lei ci ricorda che, a norma di legge, nel 2016, la convenzione prevede la valutazione del servizio per i docenti e, però, stranamente, il Governo decide di non applicare questa legge per l'anno scolastico 2015-2016. Quindi, siamo davanti ad una violazione.
  Aggiungo che molti docenti, anche quelli inseriti in GAE o quelli vincitori di concorso, sono rimasti senza il ruolo, lei lo sa bene. Così come sa molto bene che con le fasi B e C del piano assunzionale si è aperta un'altra annosa questione, che è quella dei cosiddetti residuali GAE. È vero, come lei dice nella risposta, che questi docenti erano stati invitati a produrre istanza di partecipazione per le fasi B e C, ma lei sa molto bene che questa istanza di partecipazione era su base volontaria, a norma della legge n. 107 del 2015. Questo perché questa scelta doveva essere operata su scala nazionale, su cento ambiti, le disponibilità non erano preventivamente note, i criteri di reclutamento neanche, e, dunque, in maniera assolutamente illegittima, ci sono stati tantissimi docenti inseriti nelle GAE che non hanno avuto accesso al piano e che, però, per legge avrebbero Pag. 27dovuto avere accesso al ruolo. Questi docenti sono ancora in un limbo, sono ancora in attesa.
  Ora, cosa vogliamo fare ? Vogliamo continuare a penalizzare e a beffare questi docenti che non hanno avuto accesso legittimo al ruolo e, ad esempio, non possono neanche accedere alla possibilità riconosciuta dalla legge di veder valutato il servizio ? Questo è accaduto nonostante la convenzione del 2016-2017 lo preveda, nonostante la legge da lei stesso ricordata lo preveda, nonostante il lavoro svolto a scuola dai docenti, sia come insegnanti di ruolo, sia come supplenti, preveda sempre il riconoscimento di un punteggio.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  ANNALISA PANNARALE. Quindi, non si capisce perché si debba rinunciare al riconoscimento di un punteggio, visto che questi docenti, per accettare questi incarichi, e vado a concludere, Presidente, devono rinunciare ad altri contratti, devono rinunciare a delle supplenze.
  Allora, c’è una contraddizione macroscopica nella risposta che lei mi dà, assolutamente lacunosa, assolutamente insufficiente e rispetto alla quale io la prego di fare un'ulteriore riflessione. Del resto, questi docenti stanno giustamente provvedendo ad una serie di ricorsi e questi ricorsi, molto probabilmente, direi, quasi certamente, vedranno l'amministrazione scolastica soccombente; questi ricorsi imporranno all'amministrazione di dover caricarsi di risarcimenti notevoli di cui probabilmente non avremmo bisogno, perché, in realtà, la scuola avrebbe bisogno di risorse per fare altro.
  Magari, lei può dirmi che nel 2015-2016, in ragione della legge n. 107, abbiamo avuto problemi di ritardi, di disguidi, non siamo riusciti a seguire con attenzione tutto, ma non può dirmi che questa è una ragione sufficiente per negare ciò che è previsto per legge. La certezza del diritto non può essere messa in discussione.
  Allora io la invito, soltanto, a rivedere la questione. Credo che possa continuare la nostra interlocuzione; penso che si possa rivedere anche una risposta. Approfondisca ulteriormente questa questione, sottosegretario Toccafondi; si può prevedere una norma, una circolare ministeriale, una revisione di quella che è la vostra posizione e, dunque, riconoscere a questo personale scolastico quello che gli spetta per legge. Stiamo parlando di un anno rispetto a tutti gli altri anni nei quali la legge è stata rispettata. Quindi, confido davvero nel suo interesse e nella sua ulteriore valutazione, nei prossimi giorni.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 11,37).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 25 gennaio 2017, il deputato Mario Catania, già iscritto al gruppo parlamentare Civici e Innovatori, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 26 gennaio 2017, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,38).

  PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di martedì 31 gennaio, alle ore 15, avrà luogo un'informativa urgente con la presenza del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti sugli sviluppi della situazione di emergenza nel Centro Italia.
  Avverto, inoltre, che nella seduta di mercoledì 1o febbraio, alle ore 16,30, avrà luogo un'informativa urgente con la presenza del Ministro dell'Interno sulle recenti notizie circa la violazione di sistemi informatici utilizzati dallo Stato, da altri enti pubblici e da cariche istituzionali. Pag. 28
  Avverto, infine, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi relativa all'esame del disegno di legge 3671-bis-A ed abbinate, recante delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (Vedi l'Allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 30 gennaio 2017, alle 16:

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 15 del disegno di legge n. 3671, deliberato dall'Assemblea il 18 maggio 2016) (C. 3671-bis-A)
   e delle abbinate proposte di legge: FABBRI ed altri; FANUCCI ed altri (C. 3609-3884).
  – Relatori: Bazoli e Ermini.

  La seduta termina alle 11,40.

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