XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 690 di martedì 11 ottobre 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 ottobre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Baruffi, Stella Bianchi, Franco Bordo, Braga, Caruso, Catania, Cenni, Cicchitto, Cominelli, D'Ambrosio, Damiano, Epifani, Fantinati, Faraone, Giampaolo Galli, Gallinella, Garofalo, Gentiloni Silveri, Mazziotti Di Celso, Meta, Mongiello, Pastorelli, Pes, Piccoli Nardelli, Russo, Scanu, Schullian, Senaldi, Sereni, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza presso le autorità del Marocco con riferimento alla recente vicenda relativa al sequestro di materiali e al trattamento riservato ad alcuni reporter della trasmissione televisiva «Le Iene» – n. 3-02535)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno, Cimbro ed altri n. 3-02535 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Vincenzo Amendola, ha facoltà di rispondere.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio innanzitutto gli onorevoli interroganti per avermi dato la possibilità di fornire tempestivi chiarimenti su quanto avvenuto due settimane fa ai due inviati della trasmissione de Le Iene, Luigi Pelazza e l'operatore Mauro Pilai, e che, grazie all'assistenza prestata dalla rappresentanza diplomatica italiana nel Paese, si è concluso nell'arco di appena 24 ore. I due inviati erano giunti in Marocco il 26 settembre scorso per realizzare un servizio Pag. 2televisivo sul fenomeno della prostituzione minorile in quel Paese; due giorni dopo sono stati sottoposti a fermo dalle autorità locali di polizia mentre stavano intervistando un minore marocchino all'interno di un appartamento situato nella città di Marrakech.
  Pur comprendendo le lodevoli finalità del servizio che «Le Iene» intendevano realizzare, la situazione in cui si erano trovati, oltretutto senza autorizzazioni (così almeno asseriscono i marocchini), ha consentito alle autorità di intervenire immediatamente per compiere tutti gli accertamenti previsti dalla legge del Paese. Al momento del fermo i due reporter italiani sono stati privati dei telefoni cellulari, delle telecamere e del materiale registrato, che sono stati posti sotto sequestro dalla polizia, al fine probabilmente di accertarne i contenuti fotografici, audio e video. Una volta tornati in possesso dei propri telefoni, il signor Pelazza e il signor Pilai si sono messi in contatto con l'ambasciata d'Italia a Rabat, che da quel momento si è immediatamente attivata, anche attraverso il consolato generale d'Italia a Casablanca, per prestare loro la massima assistenza e anzitutto per accertarsi delle loro condizioni e per valutare le loro specifiche necessità.
  Anche a seguito dell'interessamento della nostra rappresentanza diplomatica, nella tarda sera del 28 settembre i connazionali sono stati condotti dalle autorità di polizia locale all'aeroporto di Marrakech in vista dell'esecuzione di un provvedimento di espulsione. Su incarico del consolato generale a Casablanca, il viceconsole onorario a Marrakech li ha prontamente raggiunti sul posto e provveduto a fornire loro viveri e beni di prima necessità, considerato che tutti gli esercizi commerciali presenti in aeroporto erano chiusi per la tarda ora, ed intercedendo altresì presso le autorità sul posto al fine di garantire loro ogni possibile facilitazione. I connazionali sono dunque rimasti in aeroporto in attesa del volo di rientro in Italia, fissato inizialmente per venerdì 30 settembre. Per tutta la notte tra il 28 e il 29 settembre il consolato generale d'Italia a Casablanca e l'ambasciata d'Italia a Rabat hanno continuato a monitorare la situazione. Il signor Pelazza e il signor Pilai hanno potuto fare rientro in Italia anticipatamente, già il 29 settembre, imbarcandosi su un volo per Monaco di Baviera alle ore 8,20 locali.
  Come dicevo all'inizio del mio intervento, la vicenda si è risolta in sole 24 ore, il che era tutto fuorché scontato, considerate le premesse alla base del fermo e gli esiti ben peggiori con cui si sono conclusi casi analoghi. Per quanto riguarda il materiale sequestrato, questo resta ancora a disposizione delle autorità marocchine, secondo le quali i connazionali erano privi di tutte le necessarie autorizzazioni a filmare. Ove gli interessati volessero richiederne la restituzione, dovranno fare istanza alla competente autorità giudiziaria marocchina.
  Vorrei concludere assicurando gli onorevoli interroganti e i due inviati delle trasmissione de Le Iene che l'ambasciata d'Italia a Rabat e il consolato generale a Casablanca restano a disposizione per ogni eventuale ulteriore forma di assistenza che possa rendersi necessaria.

  PRESIDENTE. La deputata Pia Elda Locatelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Cimbro n. 3-02535, di cui è cofirmataria.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor sottosegretario, la ringrazio per questi chiarimenti che sono arrivati anche in tempi molto rapidi, come del resto è stato rapido l'intervento della nostra rappresentanza in Marocco per risolvere la questione. Avevamo presentato questa interrogazione perché davvero volevamo conoscere l'andamento di questi fatti e volevamo essere certi che non ci fossero state censure, che non ci fossero stati comportamenti scorretti da parte delle autorità marocchine nei confronti dei due inviati. E questa nostra richiesta veniva da una preoccupazione che va al di là di questo caso: noi vogliamo sempre, in tutte le situazioni, affermare la libertà dei media, libertà di Pag. 3informare e quindi libertà di indagare, ma ovviamente nel rispetto delle regole.
  Allora, lei ci ha raccontato, mi pare in modo molto trasparente, come sono andati i fatti e le ragioni dell'espulsione: la mancanza di autorizzazioni a filmare e forse le preoccupazioni per questi fatti. Perché ? Sappiamo tutti che in Marocco, come in altri Paesi, c’è un problema che riguarda i minori, lo sappiamo bene, e immaginiamo che l'intervento di questi poliziotti – mi pare piuttosto numerosi, perché si parla di una decina di poliziotti – è stato determinato da una segnalazione (di solito capita così, perché è molto difficile che dieci poliziotti si piazzino fuori d'un appartamento), e ci sono due possibili interpretazioni per questa segnalazione, una positiva e una meno positiva, anzi negativa. La prima preoccupazione che ha dato luogo a questa segnalazione può essere stata dettata da una vera preoccupazione per il tema della prostituzione minorile in Marocco, una preoccupazione volta a far emergere questo fenomeno e a bloccarlo (questa sarebbe una ragione positiva); noi però abbiamo anche un'altra preoccupazione, e non siamo in grado di dire quale sia l'interpretazione giusta: la nostra preoccupazione è che qualcuno abbia segnalato questo caso per impedire che questo fenomeno della prostituzione minorile emerga, venga svelato, per poter continuare questa pratica.
  Ci sono queste due possibilità e noi speriamo che sia vera la prima, ma se fosse vera la seconda, allora dovremmo attivarci noi, anche come rappresentanza italiana nel Paese del Marocco, per facilitare la restituzione del materiale. Infatti, se, da quanto affermano i due inviati de Le Iene, si stavano trovando tracce e prove di questa prostituzione minorile, farla emergere contribuirebbe a combattere la prostituzione minorile, che è una cosa da fare, una cosa giusta; quindi sarebbe una sorta di forma positiva di collaborazione con le autorità marocchine, che dovrebbe essere da loro apprezzata. Lei ci ha raccontato che per avere questo materiale dovrebbero essere le stesse «Iene» a presentare istanza per riavere il materiale: io le chiedo di fare tutto quanto è possibile per facilitare la restituzione di questo materiale, perché, anche attraverso la verifica dei contenuti di questo materiale, possiamo verificare se questo tema, questo dramma, si pone. Sarebbe anche il contributo che noi, come Paese, diamo proprio alla giornata internazionale delle bambine. Certo, qui si tratta di prostituzione minorile maschile e femminile, mentre oggi è la giornata internazionale in difesa delle bambine. Ecco, sarebbe il nostro contributo. Ci siamo già segnalati, come Paese, per l'attenzione ai temi della lotta contro le mutilazioni genitali femminili; ci siamo segnalati come Parlamento per aver approvato all'unanimità una mozione contro i matrimoni precoci e forzati, questo sarebbe un altro contributo per fare in modo che il nostro Paese venga sentito come davvero amico e attore protagonista della lotta per difendere l'integrità fisica di bambini e bambine e la loro dignità.

(Iniziative per garantire la continuità didattica presso il liceo artistico e musicale «Foiso Fois» di Cagliari – n. 3-02536)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato all'istruzione all'università e alla ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pili n. 3-02536 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato all'Istruzione all'università e alla ricerca. Presidente, l'interrogazione riguarda la dislocazione delle aule del liceo artistico e musicale «Foiso Fois» di Cagliari, per alcune delle quali sarebbe in corso un'operazione di trasferimento in zone periferiche della città, con conseguente disagio alle utenze e al corretto svolgimento delle attività didattiche.
  In base alla legge n. 23 del 1996, la competenza circa la fornitura dei locali per le scuole secondarie di secondo grado è in capo alle province. Quindi, per il caso specifico, l'Ufficio scolastico regionale per la Sardegna sta seguendo la questione Pag. 4unitamente all'area tecnica della provincia di Cagliari, che ha ampiamente relazionato sull'attuale situazione della scuola, facendo comunque presente che la stessa deve essere considerata tenuto conto delle esigenze degli altri istituti scolastici per i quali la provincia è parimenti tenuta a fornire adeguate strutture.
  Difatti, se, da un lato, si registra un sensibile decremento, nell'ultimo triennio, della popolazione scolastica in alcune istituzioni scolastiche, tanto da lasciare inutilizzati o scarsamente utilizzati alcuni edifici, dall'altro lato, l'elevato numero di iscrizioni in altri istituti determina l'utilizzo di più sedi staccate e la carenza di aule, con la necessità, in alcuni casi, di dover chiudere alcune realtà, totalmente o parzialmente, per adeguamento o per lavori in corso. Alla luce di ciò, il piano di utilizzazione degli edifici scolastici per l'anno scolastico 2016-2017 della provincia di Cagliari ha mirato a risolvere quelle situazioni di particolare disagio che sono localizzate soprattutto nell'area del capoluogo cagliaritano.
  La situazione più problematica si è creata per il liceo artistico «Foiso Fois» e per l'istituto tecnico commerciale Martini. Il liceo artistico, al momento del passaggio nella sfera di competenza della provincia, in base alla citata legge n. 23, era situato negli immobili storici di proprietà del comune di Cagliari concessi in comodato d'uso alla provincia. Tali immobili si sono, tuttavia, rivelati di difficile riqualificazione, soprattutto per l'impossibilità di realizzare un efficace adeguamento alle norme in materia di sicurezza e l'abbattimento di barriere architettoniche.
  Si è pertanto ritenuto di cercare una nuova sede, ed è stato individuato, quale immobile di proprietà della provincia più adatto, quello di via Sant'Eusebio, già utilizzato dall'ITIS «Scano». La provincia ha pertanto provveduto ad una ristrutturazione tramite diversi interventi per una spesa già effettuata per complessivi 2 milioni e 432 mila euro, e sono già stati aggiudicati ulteriori lavori per 2 milioni e 99 mila euro. Certamente, l'esecuzione dei lavori sta comportando disagi per gli studenti, per gli insegnanti e per gli uffici, ma la scelta di convivere con tali lavori è stata voluta dalla stessa scuola, che, anche negli anni passati, non ha mai preso in considerazione soluzioni alternative proposte che la portassero, anche provvisoriamente, lontano dal centro di Cagliari.
  La conclusione dei lavori è prevista entro il prossimo mese di novembre. A tale data, la scuola avrà ancora bisogno di alcune ulteriori aule e dei laboratori per l'indirizzo musicale. Per l'avvio dell'anno scolastico la dirigente ha richiesto la disponibilità di uno stabile con 15 aule, laboratori, palestra ed auditorium, per corrispondere a tutte le esigenze. La provincia, come sopra evidenziato, ha dovuto contemperare tale richiesta con le necessità, manifestate da altre scuole, per il proprio funzionamento, in particolare quella degli istituti tecnici commerciali. La soluzione adottata dall'ente, dopo aver valutato tutti gli aspetti della situazione, è stata di assegnare al liceo «Foiso Fois» l'edificio di via Cesare Cabras, che permette di adempiere completamente alle esigenze manifestate dal dirigente scolastico.
  In tal modo, il liceo avrà la sede al centro di Cagliari, in via Sant'Eusebio, quella di via Bixio a Cagliari-Pirri e la sede periferica di via Cabras, in attesa che entro il mese di novembre 2016 terminino i lavori di sistemazione del tetto della sede centrale di via Sant'Eusebio. Contemporaneamente, l'istituto tecnico commerciale utilizzerà una sede centrale in viale Ciusa ed una sede in zona periferica, sita anch'essa, come quella del liceo, in via Cabras. I disagi per gli alunni del liceo Fois saranno comunque limitati, avendo essi a disposizione il servizio di bus-navetta gratuito, che garantisce, negli orari e per il numero di studenti indicati dalla dirigente scolastica, il collegamento da piazza Matteotti a via Cabras.

  PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Non posso che essere totalmente insoddisfatto, Pag. 5perché il Governo, per voce del sottosegretario, ma per emanazione diretta dell'Ufficio scolastico regionale, dà una risposta che appartiene alla logica del «lava mani», di coloro che non hanno la capacità di assumersi le responsabilità e, tantomeno, di raccontare le proprie competenze da una parte e come si sono svolti i fatti reali su questa annosa vicenda. Verrebbe da dire «altro che buona scuola», se non si riesce da marzo, quando già si conosceva l'incremento scolastico del liceo artistico «Foiso Fois», ad effettuare la pianificazione corretta dell'utilizzazione degli stabili scolastici. Aggiungo: non si può dire che la competenza è della provincia e, nel contempo, questo Governo è lo sponsor principale della cancellazione di quell'ente intermedio.
  E la confusione, la mancata attuazione di una politica attenta su quel versante, la dice lunga sulla responsabilità politica del Governo. E aggiungo: dovrebbe essere l'elemento cardine dell'Ufficio scolastico regionale quello di contemperare, di mettere insieme le esigenze didattiche, di sviluppo, di crescita, di regolare organizzazione didattica, con l'elemento cardine dell'edilizia scolastica. Ma come è possibile che già da marzo, dal 1o marzo, si sapesse che il liceo artistico «Foiso Fois» avrebbe avuto quel tipo di esigenze e si è atteso quarantotto ore prima per consentire alla provincia, con un ridicolo e vergognoso messaggio WhatsApp, di comunicare al dirigente scolastico che l'istituto non avrebbe avuto le aule che aveva già disponibili lo scorso anno ?
  Bene avrebbe fatto l'Ufficio scolastico regionale a dire che ci sono state interferenze politiche per togliere all'artistico quelle classi, per utilizzare il sottobosco della politica per condizionare anche, come è stato fatto in questa occasione, un elemento cardine che è la continuità didattica. Ma di quale istituto stiamo parlando ? Stiamo parlando di un istituto artistico che ha nella cultura, nella crescita, nell’habitat dove deve svolgere la propria attività didattica l'elemento cardine stesso della sua azione educativa e istruttiva. Nel momento in cui il Ministero ha la competenza della vigilanza su tutto quello che capita negli istituti, e in particolar modo su quelli artistici, perché ne ha una competenza diretta, è assurdo pensare che si possa spostare l'insegnamento, la didattica, fuori, alla periferia estrema della città che è stata eletta dallo stesso Ministro della cultura «città della cultura italiana».
  E, quindi, è evidente che, nel momento in cui si fa un atto così contrario alla logica, al buonsenso, alla costruzione di una didattica corretta, si mettono davanti a tutto altri interessi. L'artistico aveva già al «Martini» le classi e le aule sufficienti per contemperare questa divisione in tre istituti, anch'essa davvero inaccettabile, ma si dimenticano le prerogative specialistiche di questo istituto e si dimentica che in questo istituto c’è una quantità di bambini, di allievi, che hanno difficoltà sotto ogni punto di vista e che avevano necessità di essere maggiormente attenzionati da parte dell'istituzione scolastica. Cosa che il dirigente scolastico regionale non solo non ha fatto in questa occasione, ma ha reiteratamente coperto, così come si evince dalla risposta che il Governo dà, copre e continua a coprire questa azione, che è stata messa sostanzialmente, invece, in dispregio del diritto di chi sapeva sin dall'inizio, perché gli alunni, i docenti e i genitori sapevano sin dall'inizio che avrebbero avuto l'accorpamento nel centro della città, e quindi hanno fatto la scelta, anche didattica, di iscrizione dei propri figli in quell'istituto perché vi era quella dotazione.
  Tutto questo non è stato fatto e il Governo omette quel compito di vigilanza, e, anzi, scarica alle province, le stesse province che questo Governo ha voluto cancellare, lasciando nel degrado totale la programmazione scolastica, che, in questa occasione, diventa assolutamente inaccettabile. La mia preghiera è che il Governo si faccia attore di fronte a questa situazione per intervenire e per garantire al liceo artistico ciò che gli è dovuto, né più e né meno, e questa è la richiesta che evidentemente non ha trovato sino ad oggi nessuna risposta.

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(Iniziative per garantire un adeguato organico di insegnanti di sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Cagliari – nn. 3-02537 e 3-02538)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Pili n. 3-02537 e Murgia n. 3-02538, che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato all'Istruzione, all'università e alla ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato all'Istruzione all'università e alla ricerca. Grazie, Presidente. Sul merito della questione l'ufficio scolastico regionale per la Sardegna, sentito al riguardo, ha chiarito che non si è verificata alcuna situazione che vedrebbe scoperto un consistente numero di posti e che i dirigenti scolastici sono stati dotati di tutti mezzi previsti dalla normativa e di tutte le istruzioni per coprire tutti i posti, senza interruzioni di sorta.
  Si ricorda che il sistema dei movimenti del personale docente per l'anno scolastico in corso è stato definito con contratto nazionale integrativo dell'8 aprile 2016, per quanto riguarda i trasferimenti, e del 15 giugno 2016, per le utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie. Ai citati contratti vanno aggiunti gli accordi stipulati su base regionale relativi all'assegnazione provvisoria sul sostegno per i docenti non specializzati per la Sardegna, l'accordo in questione è stato formalizzato il 24 agosto. In primo luogo, nei mesi di luglio e agosto si è conclusa, quindi, la prima fase della sequenza necessaria all'avvio dell'anno scolastico, rappresentata dalla mobilità del personale docente ed educativo di ruolo, all'esito della quale, a metà mese di agosto, erano già stati coperti 1297 posti di sostegno, rispetto ai 2083 complessivi. In ragione dell'esigenza di immettere in ruolo i docenti vincitori del concorso per il corrente anno scolastico, gli uffici territoriali dell'amministrazione scolastica della Sardegna hanno proceduto alle operazione di nomina nei giorni 10 settembre, per le graduatorie di merito del concorso, e 12 settembre, per le graduatorie ad esaurimento. Solo a questo punto, dunque, gli uffici hanno potuto effettuare le operazioni di utilizzazione e di assegnazione provvisoria per poi procedere, tramite le scuole-polo, al conferimento delle eventuali supplenze annuali. Nelle more del perfezionamento delle descritte operazioni, fatta salva la salvaguardia per i supplenti specializzati, in favore dei quali deve essere accantonato un corrispondente numero dei posti di sostegno, i dirigenti scolastici hanno conferito supplenze temporanee con effetto fin dal primo giorno di scuola, come anche ribadito dall'ambito territoriale di Cagliari con nota 12187 del 15 settembre 2016. Il medesimo ufficio ha poi proceduto a concludere le operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria, portandole integralmente a conclusione, così da permettere alle cosiddette scuole-polo di procedere alle supplenze annuali, per ogni ordine e grado di scuola. Da tutto quanto sopra esposto si evince che le procedure sono state espletate nel minor tempo possibile, tenuto conto delle tempistiche previste a livello nazionale.
  Per quanto concerne la proposta di trasformare i posti di sostegno sull'organico di fatto in posti di diritto, non possono che ribadirsi i contingenti definiti a livello nazionale, con decreto interministeriale, successivamente ripartiti tra le varie regioni. Come è noto, alle ulteriori necessità di sostegno che non è possibile soddisfare con le ordinarie risorse organiche viene, comunque, fatto fronte mediante posti in deroga e ore aggiuntive, in applicazione di quanto statuito dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 80 del 2010.

  PRESIDENTE. Il collega Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Questa risposta, invece, rispetto alla precedente, lascia interdetti, perché basterebbe guardare l'excursus della risposta del Governo Pag. 7per capire in che mani siamo e quali sono le procedure per assegnare ad alunni diversamente abili i propri docenti. Basterebbe questo excursus temporale di temporaneità che viene affidata a un bambino che dovrebbe avere la continuità affettiva e didattica assegnata a un insegnante di sostegno, e invece qui c’è la roulette russa che il Governo, prima, con la legge cosiddetta della «buona scuola», ha messo in campo e, poi, gli uffici scolastici regionali che dicono soltanto balle.
  Le affermazioni contenute, richiamate qui, sono false, perché c’è una dichiarazione resa dal responsabile provinciale dell'ufficio scolastico di Cagliari che dichiara ai giornali che il 12 settembre 2016, data dell'interrogazione, erano già coperti 1.292 posti su 2.083, con la conseguenza che, a tale data, i posti residui da coprire – aggiunge – sono soltanto 791. Ma di cosa stiamo parlando ? Quando un dirigente scolastico, quando un soggetto delegato dal Governo afferma che il 12 settembre ci sono nella sola provincia di Cagliari ancora da coprire 791 posti, significa che non sono 791 numeri, ma sono 791 alunni con diversità abile che hanno sicuramente bisogno, non di restare a casa, ma di essere affidati a insegnanti di sostegno che possano svolgere questa funzione; 791 sono pochi ? Ipotizziamo che non siano i 1.200 che ho dichiarato, ma 791 è un numero tale che è credibile che all'inizio dell'anno scolastico non si sia ancora adempiuto a questo onere ? È evidente che stiamo parlando di un soggetto, che governa l'ufficio scolastico regionale e, quindi, provinciale, che dichiara il falso allo stesso Governo e il Governo non fa niente di fronte a decine, forse centinaia di casi denunciati quotidianamente, da settimane, nei quotidiani della Sardegna; si tratta di situazioni di bambini, di genitori che denunciano l'abbandono dei propri figli nelle scuole, nei plessi scolastici senza alcun tipo di coadiuvo e di sostegno all'azione didattica e di inserimento o di reinserimento di questi alunni. Una condizione, questa, che avrebbe imposto un intervento autorevole del Ministero; ma quale rispetto dei tempi ? Se è vero che c’è il rispetto dei tempi, il Governo faccia un'ispezione e dica puntualmente, vada a verificare gli atti formali, non accetti quello che, invece, è stato, oggi, fatto dal Governo, che riporta pedissequamente quello che dice l'ufficio scolastico regionale. Perché ad oggi, 11 ottobre, mancano ancora, rispetto alle esigenze, 290 docenti, cioè ci sono ad oggi, ad anno scolastico abbondantemente avviato, 290 alunni disabili che non hanno il sostegno. Gran parte di questi hanno ancora l'insegnante di sostegno provvisorio, quindi, significa che si gestisce la «mala scuola» non funzionalmente, per dare una continuità didattica, un'assistenza reale, specialistica e specializzata a questi alunni, ma soltanto per coprire qualche buco.
  In realtà, tutto questo sta avvenendo con una realtà e con un governo della scuola in Sardegna davvero inaccettabile. Basterebbe leggere quello che realmente è successo in queste settimane per rendersi conto che il Governo, con questa pseudo-riforma della buona, ma in realtà, «mala scuola», ha messo in ginocchio il sistema scolastico regionale. Aggiungo: il responsabile dell'ufficio scolastico regionale ha detto, in un recente convegno sulla didattica digitale, che non è andato in ferie per realizzare questo risultato dell'inizio dell'anno scolastico. Ebbene, avrebbe fatto bene ad andare in vacanza, perché, se questo è il risultato, siamo di fronte a un disastro concepito prima a Roma e poi attuato a Cagliari.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14 con il seguito della discussione della proposta di legge recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici.

  La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 14.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Rossomando e Sani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Siccome i nostri colleghi in Commissione vigilanza stanno finendo di votare, ci hanno chiesto di riprendere per le 14,30. Quindi, se non ci sono obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.

Seguito della discussione della proposta di legge: Lauricella ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici (A.C. 2664-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2664-A: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici.
  Ricordo che nella seduta del 10 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2664-A).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2664-A), che sono in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, gli articoli premissivi Molteni 01.050, 01.051, 01.052, 01.053, 01.054, 01.055 e 01.056, volti a modificare il reato di furto in abitazione e con strappo di cui all'articolo 624-bis del codice penale, nonché ad incidere, in relazione a tale ultima fattispecie, sugli istituti delle notificazioni, delle misure cautelari, dell'arresto in flagranza, dell'archiviazione per infondatezza della notizia di reato e della concessione dei benefici carcerari. Si tratta di proposte emendative non previamente presentate in sede referente e del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento, che si limita ad introdurre il reato di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e ad apportare al codice penale e di procedura penale le conseguenti modificazioni.
  Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100 che è in distribuzione.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo in merito allo speech che lei ha appena pronunciato, per insistere affinché gli articoli premissivi che la Presidenza ha dichiarato inammissibili siano, invece, dichiarati ammissibili o quantomeno mi sia consentito spiegare perché abbiamo presentato quegli articoli premissivi, consapevoli che il reato di cui oggi andiamo a discutere è il reato di furto di rame.
  Noi abbiamo presentato degli articoli premissivi sul furto in abitazione e c’è un motivo, ovviamente, al di là del fatto che sempre di furto si tratta, e quindi io credo che ci siano evidentemente tutti gli elementi per riportare nel dibattito gli articoli premissivi, anche per capire qual è la volontà politica – ripeto – rispetto a un tema estremamente delicato, qual è il furto in abitazione. Però, Presidente, c’è una motivazione seria, per la quale noi abbiamo ritenuto opportuno presentare in questo provvedimento gli emendamenti relativi ad una proposta di legge che noi abbiamo fatto, che abbiamo spacchettato, presentandoli sotto forma di articoli premissivi sul furto in abitazione. Infatti, voglio ricordare che l'aumento delle sanzioni, con riferimento al furto in abitazione, sono contenute, Presidente, in un disegno di legge oggi fermo al Senato, che è la famosa riforma del processo penale. Riforma del processo penale all'interno della quale, nella discussione alla Camera, sono stati introdotti degli emendamenti per aumentare le pene sul furto, alla luce dell'emergenzialità che i furti, soprattutto i furti in abitazione, hanno nel nostro Paese, disegno di legge che, come prevedibile e come preventivato, al Senato si è arenato. Siccome per noi e probabilmente – me lo auguro e lo spero – lo è anche per la maggioranza e per tutta l'Aula parlamentare, il tema dei furti in abitazione è uno dei temi di grandissima attualità e di grande emergenzialità rispetto alle esigenze del Paese, abbiamo ritenuto opportuno presentare tali articoli premissivi, per logica e per buonsenso, e io mi auguro che la Camera, la Presidenza, possa rivedere l'inammissibilità appena dichiarata.
  Credo che questo possa essere il luogo e questo disegno di legge possa essere lo strumento per poter discutere di qualcosa che invece, altrimenti, non verrà mai discusso e non verrà mai approvato. Inserire l'aumento delle pene sul furto in un disegno di legge che è bloccato per divergenze politiche all'interno della maggioranza, tanto per rimanere in tema di furto, credo che sia un furto ai danni dei cittadini, credo che sia un crimine che la politica sta commettendo al danno del cittadino perbene. Quindi, inserire in questo dibattito gli articoli premissivi, che noi abbiamo presentato per riportare all'attenzione il problema dei furti nelle abitazioni, problema che tocca la quotidianità delle famiglie del nostro Paese, credo che sia un gesto di assoluto buonsenso da parte nostra.
  E io mi auguro che, da parte della Presidenza, non ci sia quella ottusità o quella cecità di fronte ad un problema che, con questo strumento normativo, relativo al furto di rame, potrebbe trovare accoglimento, dando una risposta chiara e certa al Paese. All'opposto, se verrà negata l'opportunità di discutere di questi emendamenti, temo di dover pensare – e con me anche i cittadini che in questo momento ci stanno ascoltando per radio – che non sia materia di interesse e di attenzione da parte della maggioranza, da parte del Partito Democratico, da parte del Governo e da parte di quest'Aula toccare un tema, quello dei furti negli appartamenti, che tocca le coscienze, le sensibilità, il portafoglio e le abitazioni di milioni di cittadini italiani. Sicuro della sua disponibilità e della sua sensibilità, Presidente, chiedo che gli emendamenti che lei ha dichiarato inammissibili vengano, invece, dichiarati ammissibili e quest'Aula si assuma la responsabilità di dare strumenti certi e migliori ai cittadini per difendersi in maniera opportuna almeno all'interno delle proprie abitazioni da chi entra per commettere un reato.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, come lei sa, sul tema, sulle dichiarazioni di Pag. 10inammissibilità non si apre una discussione, ma per i deputati c’è la possibilità, come lei ha fatto, di argomentare, anche in maniera larga, la richiesta di una riconsiderazione da parte della Presidenza sulla inammissibilità degli emendamenti in questione. Debbo dirle che, non per questioni di ottusità, ma per questione di assoluta, evidente estraneità di materia rispetto alla questione che abbiamo all'ordine del giorno, che è riferita al furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni e di altri servizi pubblici, io non posso accogliere la sua richiesta. Mentre lei parlava, abbiamo riesaminato anche la possibilità di andare oltre, ma non posso che confermarle le decisioni che sono state assunte dalla Presidenza.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti 1.2 Daniele Farina e 1.3 Ferraresi e sugli emendamenti 1.20 Ferraresi, 1.4 e 1.6 Daniele Farina, 1.10 Ferraresi, 1.50 Molteni e 1.11 Ferraresi. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.51 Molteni, 1.13 Ferraresi, 1.14 Ferraresi e 1.16 Ferraresi.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Grazie, Presidente. I pareri del Governo sono conformi a quelli del relatore.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma essendo il provvedimento composto da un articolo unico, dobbiamo dare il parere anche sull'articolo aggiuntivo 1.050 Burtone.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole, a condizione che, dopo le parole: «di concerto con» si inseriscano le seguenti: «il Ministero dell'ambiente».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

  PRESIDENTE. Onorevole Berretta, per quanto riguarda la riformulazione, siccome si fa sempre riferimento al Ministro e non al Ministero, la parola che va inserita è «Ministro» e non «Ministero». Va bene ? Ok.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.2 Daniele Farina e 1.3 Ferraresi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Questo primo emendamento è un emendamento...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Farina. Colleghi, possiamo abbassare, per favore, un po’ il tono della voce ? Grazie. Prego, onorevole Farina.

  DANIELE FARINA. Quello che noi presentiamo è un emendamento soppressivo dell'intero articolo 1. Vedo che in Aula non c’è particolare attenzione, ma capisco perfettamente, per valide ragioni. Forse qualcuno dei colleghi ricorda quell'agosto del 2013 in cui questa Camera neo insediata fu chiamata per l'annuncio di un decreto del Governo. Era il decreto sul femminicidio.
  Peccato che su quel decreto poi salì un po’ tutto: tutto quello che era nei cassetti fu rovesciato in un provvedimento che aveva dizione originariamente molto diversa. Allora, dentro quelle norme molto eterogenee per materia, c'erano anche delle disposizioni urgenti che riguardavano il furto di rame. In quella occasione noi Pag. 11approvammo quel decreto, che, infatti, diventò, da lì a poco, legge dello Stato e, in particolare, abbiamo introdotto un'aggravante per il reato di furto e anche un'ipotesi di ricettazione aggravata. Ora, a distanza di tre anni e mezzo circa, torniamo esattamente sullo stesso tema, con la stessa tecnica, che, in sintesi, è: modifichiamo il codice penale, modifichiamo il codice di procedura, risorse zero e, quindi, sostanzialmente poi valutiamo i risultati.
  A distanza di tre anni e mezzo, valutiamo i risultati di quella tecnica, che si ripropone oggi. I risultati sono pari alle risorse, cioè zero, in quanto abbiamo avuto anche modo, nel corso del tempo, nel 2014 per l'esattezza, di istituire anche un Osservatorio nazionale che riguarda i furti di rame, per scoprire che cosa essenzialmente ? Differentemente da quello che dicono i promotori di questo progetto di legge di origine parlamentare, l'andamento dei furti di rame non segue la riscrittura del nostro codice penale, ma segue esclusivamente l'andamento del prezzo del rame sul mercato internazionale: l'incremento dei reati sale fino al 2007, cala nel 2009, ha picchi nel 2012 e adesso ha una curva più dolce e discendente. Questo che cosa significa ? Significa che la strada intrapresa, anche questa volta, è la strada sbagliata, che questo provvedimento non avrà nessuna efficacia, che dobbiamo confidare nel mercato internazionale del rame piuttosto che nel legislatore. Scriviamo, quindi, un provvedimento utile forse a qualche trasmissione televisiva, ma assolutamente inefficace per quello che servirebbe, eppure parliamo di un fenomeno che, come tutti sanno, ha una sua gravità, perché riguarda le strutture di trasmissione e di fornitura dell'energia, riguarda il trasporto pubblico, compreso quello dei pendolari. Forse sarebbe stato opportuno scrivere come onere dello Stato un incremento dei mezzi, un incremento del personale operante. Forse avremmo potuto valutare se, in futuro, la nostra scrittura legislativa avrebbe avuto un qualche riscontro nei dati oppure, come è successo nel 2013, nessuno.
  È per questa ragione che in mancanza di sostanziali cambiamenti di questo provvedimento almeno sotto la voce «oneri» e, quindi, «risorse», il nostro voto – posso già dirlo adesso, senza aspettare il dibattito – non sarà un voto favorevole. È anche un provvedimento che è indicativo di un modo di procedere che abbiamo noi. Su qualunque fenomeno, problema o questione, tocchiamo i codici, spesso con gran confusione: risorse zero, efficacia nulla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questo nostro emendamento è più un messaggio politico a legislatori che vogliono intervenire molte volte – è successo in questa legislatura – con principi e indirizzi validi, ma con metodi e strumenti decisamente sbagliati. Non ripeterò quello che ha già detto il collega Farina. Mi limiterò a dire che se quella di alzare le pene e creare una nuova fattispecie è una necessità così impellente, di certo lo stesso risultato, in termini meramente tecnici, poteva essere raggiunto con una modifica delle norme esistenti che andavano nella stessa direzione, senza compiere scelte, a mio avviso, tecnicamente sbagliate; non solo secondo me, anche secondo le due uniche parti che hanno preso una voce nel dibattito in Commissione.
  Stiamo parlando dell'Associazione nazionale magistrati e dell'Unione delle camere penali, che molte volte divergono sulle visioni che abbiamo riguardanti i provvedimenti; questa volta hanno espresso la medesima idea, cioè che la norma scritta, esaminata dalla Commissione, fosse una norma tecnicamente assolutamente non sostenibile.
  Abbiamo visto molte volte che questo Parlamento, questa maggioranza sono sempre andati in questi anni nella direzione della depenalizzazione, della semplificazione, di riportare norme extra-codice all'interno del codice penale: sempre di andare verso la scelta di un diritto penale minimo, con nostra contrarietà. Stavolta, Pag. 12invece, si fa il contrario, perché c’è una necessità, data ovviamente dall'opinione pubblica, da dati che sicuramente vi sono; però, se il principio in questo senso può essere accettato come valevole di qualche tutela, non può essere accettato il metodo con cui viene portato a termine. Ed è per questo che vi è questo emendamento soppressivo, anche se noi punteremo molto sull'emendamento sostitutivo di questo articolo, che viene successivamente, e che esprime un'altra idea di come si possono fare le cose: possiamo andare nella stessa direzione con due metodi diversi, l'uno che noi riteniamo corretto, e che va anche nella direzione di quello che gli auditi, l'ANM, l'Unione camere penali ci hanno riferito; e l'altro, invece, che è un metodo sbagliato, un metodo assolutamente fuori da ogni logica del buon legislatore, e che viene seguito esclusivamente per cercare di dare una risposta mediatica a determinati eventi, ma che nel giro di poco tempo, come già è stato ricordato, non servirà assolutamente a risolvere i problemi.
  I controlli, il personale, le risorse, la prevenzione, argomenti che questo Parlamento, questa maggioranza e questo Governo non hanno mai minimamente toccato: sono queste le cose che impediscono il danno di queste infrastrutture da parte di criminali, che si avvantaggiano di tali furti; non certo instaurare una nuova fattispecie, non certo alzare minimamente la pena, non certo questi interventi.
  Ecco, noi crediamo che la tecnica legislativa sia importante, Presidente, e sia importante anche il messaggio che viene trasmesso per contrastare problemi reali, e che molte volte viene portato avanti tramite una tecnica legislativa sbagliata, che non raggiunge i risultati concreti e che è sporca, brutta: come viene affrontata anche la Costituzione, e tante altre leggi che vogliono essere modificate da questa maggioranza.
  Credo allora che una riflessione, soprattutto sull'emendamento successivo, debba essere portata avanti. Nessuno dice che il problema non esiste: il problema esiste ed è sentito, ma secondo me dobbiamo tutti concordare sul fatto che una norma diversa è possibile e potrebbe raggiungere in primo luogo gli stessi risultati; e ancor più, forse, una riflessione sulle risorse e sulla prevenzione potrebbe raggiungerne di migliori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.2 e Ferraresi 1.3, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, dopo le motivazioni che abbiamo dato prima per esprimere il dissenso rispetto ad un metodo e ad uno strumento legislativo sbagliato rispetto all'obiettivo cui tutti tendiamo, e fatta salva ovviamente la necessità di prevenzione, di risorse e di controllo, che manca totalmente (si va solo ad innalzare le pene, introdurre nuovi reati, ma manca totalmente una previsione di risorse, di strumenti nuovi per affrontare questo tipo di crimine), noi crediamo che lo stesso risultato che la maggioranza vuole perseguire si potrebbe ottenere tramite una sostituzione dell'articolo 1.
  Noi cosa diciamo ? Diciamo che l'aggravante, come è stato già detto in precedenza, è già stata rafforzata, c’è, potrebbe essere utilizzata. In che modo ? Sostituendo la nuova fattispecie con una che possa inserire all'articolo 416, quindi all'associazione a delinquere, la stessa aggravante: con lo stesso risultato si inserisce, a codice invariato, questa fattispecie di associazione a delinquere, con l'aggravante di furto di materiale preso da infrastrutture Pag. 13che erogano servizio, anche servizio pubblico; e dall'altra parte eliminare il bilanciamento delle circostanze attenuanti, che noi affermiamo non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste. Le diminuzioni si operano sulla quantità di pena determinata ai sensi della predetta circostanza aggravante.
  Eliminare quindi questo tipo di bilanciamento, inserire nell'associazione a delinquere l'aggravante già presente nel nostro codice penale: si interverrebbe così in un modo pulito, auspicato dall'Unione camere penali e dall'Associazione nazionale magistrati. E senza introdurre interventi assolutamente aberranti dal punto di vista giuridico, potremmo andare nella direzione che anche questa maggioranza vuole, ovvero di creare maggiore repressione, di porre una norma che possa, secondo i proponenti, arrecare danno a chi compie questo tipo di furti, a chi lo fa con un'associazione costituita ad hoc; ed andare quindi nella direzione di cercare di contrastare ed innalzare il livello d'allerta dell'ordinamento penale nei confronti di queste dannosissime e pericolose azioni, nei confronti di tali infrastrutture. Semplicemente, noi lo facciamo in un modo più pulito, in un modo tecnicamente più corretto: lo pensiamo noi, lo pensano anche, praticamente, tutti gli altri operatori del diritto.
  Se non vi piace, lo dica il relatore Berretta, potete riformularlo tranquillamente; però non fate finta che non esista, perché secondo me il metodo per arrivare ad una soluzione che ci trovi tutti d'accordo, che possa essere approvata velocemente, visti anche i problemi al Senato, c’è, è questa, e quindi non vedo il perché non adottarla. Tecnicamente, giuridicamente il perché non c’è: non si può affermare il contrario, perché se avvocati, se magistrati ed anche le forze politiche che ritengono giusto il principio ma non il metodo ve lo dicono, secondo me una soluzione si potrebbe trovare.
  Votando questo emendamento, si può fare. Se il Governo e il relatore ritengono di proporre una riformulazione, siamo pronti a valutarla, ma non approviamo l'ennesima norma sbagliata tecnicamente, che vuole arrivare a principi giusti, ma non è assolutamente adeguata dal punto di vista tecnico-legislativo.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. Presidente, sarò estremamente sintetico, soltanto per rispondere al collega Ferraresi. L'obiettivo, si è sentito negli interventi che via via si sono succeduti, è condiviso: l'esigenza di puntare l'attenzione rispetto ad un fenomeno che si fa via via sempre più grave e delicato e che comporta fastidi e danni per i cittadini e per gli utenti e danni di carattere economico per coloro i quali si preoccupano di erogare energia, servizi di trasporto, telecomunicazioni ed altri servizi pubblici, è da tutti condivisa.
  È stata condivisa anche dai soggetti che abbiamo audito, compresa l'ANM; le modalità con le quali raggiungere tale obiettivo... Mi spiace che il collega Ferraresi ribadisca un giudizio di carattere tecnico contrario al nostro provvedimento; noi abbiamo voluto intraprendere la strada del reato proprio, abbiamo voluto modificare la disciplina in tema di associazione e fare tutta una serie di modifiche di carattere normativo a nostro avviso strumentali all'obiettivo di perseguire con grande attenzione e con grande forza questi reati che reputiamo davvero gravi.
  In merito al fatto che l'ANM abbia espresso dei dubbi in ordine alla formulazione del testo: alcuni dubbi li abbiamo recepiti, altri li abbiamo considerati non rilevanti ai nostri fini e siamo andati avanti con un disegno di legge che reputiamo nel suo complesso strumentale all'obiettivo che ci siamo prefissi.
  Stupisce – e concludo – il fatto che il collega Ferraresi, anziché appunto rappresentare i cittadini, come dice, si faccia sempre ed esclusivamente portatore degli interessi e delle critiche che provengono Pag. 14dall'ANM, sembra quasi un cittadino togato più che un cittadino e basta (Applausi dei deputati del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Ferraresi, con il parere contrario del relatore e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Daniele Farina, con il parere contrario del relatore e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Daniele Farina, con il parere contrario del relatore e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Ferraresi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, solo per dire velocemente che il MoVimento 5 Stelle si fa rappresentante degli interessi dei cittadini, molto più di questa maggioranza. Questo dato arriva anche dal gradimento di questo Governo e questa maggioranza, che ogni giorno diminuisce.
  Le nostre critiche erano state avanzate – lo voglio dire al collega Berretta – prima che arrivassero le critiche dell'ANM e dell'Unione camere penali, semplicemente perché riteniamo che questo Parlamento, che rappresenta i cittadini, debba lavorare al meglio, soprattutto come metodo e organizzazione, perché non vogliamo più vedere un Parlamento che, a pochi mesi, a pochi anni dall'aver prodotto una norma che costa ai cittadini milioni di euro, magari ritocchi poi la norma nella stessa legislatura, perché ci si accorge di aver fatto un errore, come abbiamo visto in questi anni con decreti-legge assolutamente incostituzionali, che poi vengono ripresi dalla Corte costituzionale.
  Anche lì, un risparmio per i cittadini assolutamente ingiustificato che questo Parlamento dà in modo errato con queste norme, che poi appunto vengono magari dichiarate incostituzionali; o ancora: il MoVimento 5 Stelle si fa talmente rappresentante dei cittadini che riprende norme per i mafiosi, come la liberazione anticipata speciale, e fa correggere al limite queste norme in modo che proprio non vadano ad essere un peso ulteriore per i cittadini onesti.
  Il MoVimento 5 Stelle ci pensa a queste cose, ma pensa anche e soprattutto alla tecnica legislativa, perché chiarezza, trasparenza e qualità delle nostre leggi vuol dire appunto una chiarezza che viene interpretata dai cittadini che devono leggersi le norme; un'utilità, un risparmio di risorse che viene dato ai magistrati, che le devono ovviamente applicare.
  Allora, che messaggio stiamo dando ai cittadini fuori ? Credo che stiamo dando un messaggio di confusione, un messaggio in cui il legislatore compie scelte sbagliate, che molte volte fa recuperare i suoi errori alla giurisprudenza, che annulla processi, dissequestra beni di grossi evasori fiscali, annulla sentenze per falso in bilancio a imputati che ovviamente meriterebbero di andare verso una conclusione certa.
  Allora, noi crediamo semplicemente che il servizio ai cittadini non sia solo un Pag. 15titolo, non sia solo uno slogan, non sia solo un pensiero, ma sia anche il contenuto di ogni singola parola, di cui ci dobbiamo prendere la responsabilità, perché siamo stati eletti per portare l'interesse dei cittadini non solo su titoli ma su ogni singolo termine che utilizziamo per le leggi, perché la differenza, l'impatto su 60 milioni di persone, la fa quello che è contenuto nelle leggi, non la fa il titolo della legge.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. Chiedo si parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BERRETTA, Relatore. Presidente, semplicemente per dire che abbiamo dato un parere su un emendamento, mentre il collega Ferraresi ha parlato d'altro. Con l'emendamento si propone l'inserimento delle parole «a chi le detiene», ma l'inserimento di queste parole, proprio a proposito di tecnica legislativa, renderebbe molto complessa l'identificazione del soggetto che detiene quelle attrezzature, quindi potrebbe comportare un'obiettiva difficoltà nell'applicazione della norma.
  Questa è stata la ragione del parere, questa è la ragione per la quale stiamo tentando di legiferare in maniera attenta, proprio perché abbiamo tutto l'interesse a che l'applicazione di questa norma sia semplice, immediata e comprensibile per i cittadini, ma anche a tutela degli interessi dei soggetti che erogano questi servizi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 Molteni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, con questo emendamento chiediamo l'aumento della pena minima da uno a due anni. È un emendamento banale ma significativo, circa l'impatto della pena su un reato.
  Presidente, credo si debba essere estremamente sinceri ed onesti: la tecnica legislativa può non piacere, la schizofrenia della maggioranza, del Partito Democratico, in materia di giustizia criminale e penale è evidente e lampante. Il fatto che tre anni fa si sia introdotta la stessa fattispecie, non come reato autonomo, ma come aggravante, ne è la dimostrazione evidente. Probabilmente, la destra non sa cosa fa la sinistra, la destra e la sinistra del Partito Democratico, però, Presidente, credo che, nel momento in cui si va ad individuare un problema reale, e questo, il furto di rame, è un problema reale, che tocca le economie del nostro Paese, e si decide di affrontarlo seguendo quella che è l'impostazione della destra, Presidente, la sinistra lo deve ammettere, cioè introducete una nuova fattispecie di reato.
  Quante volte, in quest'Aula, ci siamo sentiti dire: voi del centrodestra siete quelli che, quando non sapete cosa fare, introducete una nuova fattispecie di reato o aumentate le pene del reato. Ebbene, oggi la contestazione che voi ci avete mosso per anni è esattamente la stessa cosa che voi fate, cioè introducete una nuova fattispecie di reato autonoma, con delle pene certe e chiare, e quindi quella tecnica legislativa che spesso e volentieri ci viene contestata e che giustamente il collega Farina, nel suo intervento, prima, ha ricalcato, è esattamente lo strumento normativo che anche la sinistra ritiene opportuno utilizzare per poter contrastare un fenomeno criminale serio, attuale e che tocca il sistema economico del nostro Paese.
  Nel momento in cui viene utilizzata una tecnica che va esattamente nella direzione che noi abbiamo sempre auspicato, Pag. 16pur con tutte le differenze, pur con gli strumenti normativi, come ha giustamente ricordato prima il collega Ferraresi, che potevano essere utilizzati in maniera diversa, però si va ad individuare, con una fattispecie di reato chiara e precisa, il tentativo di poter arginare un problema vero. E, quindi, è evidente che noi non possiamo essere contrari; avremmo preferito che venisse fatto meglio e in maniera diversa, ma questo, però, non mi esenta dal ricordare a chi ha votato in questi anni le depenalizzazioni, perché il Partito Democratico ha riempito quest'Aula di depenalizzazioni, di particolare tenuità del fatto, di liberazione anticipata speciale, di «svuota carceri», di indulti mascherati, quindi è evidente quella che è l'impostazione politica di chi oggi presenta questa proposta di legge.
  Ma è un altro tema, Presidente, che io voglio portare all'attenzione, e ho tentato di farlo prima, eccependo e contestando quanto dichiarato dalla Presidenza inammissibile rispetto ai nostri emendamenti. Parliamo di furto di rame, ma è il furto nelle abitazioni il vero problema, il problema reale della quotidianità dei nostri cittadini, che voi evitate di affrontare. Ripeto: avreste potuto affrontarlo in maniera separata rispetto al processo penale. Non lo avete fatto, e questo poteva essere e può essere un dibattito sul tema della sicurezza; tra l'altro, successivamente arriverà una mozione che toccherà il tema sicurezza, che toccherà il problema criminalità, che toccherà il problema ordine pubblico nel nostro Paese. Poteva essere questa la giornata dove seriamente, in maniera seria e in maniera complessa, organica e strutturale, il Parlamento affrontava il tema della sicurezza, affrontava un problema reale, che è il problema dei furti nelle abitazioni, che tocca la quotidianità dei cittadini del nostro Paese.
  Credo che questa sarà un'altra giornata che verrà ricordata come una giornata persa a beneficio della sicurezza dei cittadini e per dare un colpo importante, un colpo mortale importante, alla criminalità del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Intanto, per ricordare, Presidente, al collega Berretta – magari glielo può ricordare lei – che, essendo intervenuto sul mio emendamento in prima istanza, non posso rispondere al collega Berretta successivamente, perché non ho la facoltà di intervenire; quindi, è ovvio che, se intervengo la volta dopo, ma parlando sempre della sostituzione che avrei voluto apportare, cioè una modifica diversa dalla norma prodotta dalla maggioranza e dal Governo, credo che sia anche lecito rispondere a chi mi ha accusato di essere un sindacalista della magistratura, che è totalmente inappropriato rispetto anche al tema e ai toni che sono utilizzati.
  Sto parlando di tecnica giuridica, sto parlando di opinioni di chi deve interpretare le norme e degli avvocati che devono difendere gli imputati. Stiamo, cioè, parlando di un sistema generale di fare norme con il senno, e, francamente, questi attacchi personali, non rimanendo sul merito del provvedimento, ma dando del sindacalista dei magistrati, credo che chi mi conosce, anche da parte della maggioranza, sa che non è così. Si cerca sempre di fare le norme per l'interesse del Paese e si devono sentire i responsabili di chi applicherà, poi, le norme, perché, ovviamente, se questi soggetti che vivono la giustizia come i giudici, che vivono la giustizia come gli avvocati, avranno difficoltà e diranno che queste norme non raggiungono il risultato auspicato, noi stiamo, primo, perdendo tempo e perdendo soldi, secondo, magari, facendo norme che potranno creare addirittura dei problemi. Un esempio concreto lo abbiamo avuto con l'omicidio stradale: il principio poteva essere lodevole, anche il MoVimento 5 Stelle lo ha detto; sono i dati che ci confermano che sono aumentate, ovviamente, le omissioni di soccorso nei confronti di chi cagiona lesioni gravi o omicidi, addirittura, quindi morte sulla strada, e la gente scappa.Pag. 17
  Quindi, attenzione a prendere i buoni principi e a trasformarli con un metodo negativo, assolutamente inadeguato, in leggi, perché, poi, si fanno i disastri.
  Vorrei che si rimanesse sul merito, sulla necessità di un provvedimento che non è necessario, se non in altra forma, che è stato già affrontato qualche anno fa, e sulla pessima figura che noi facciamo come legislatori e sui messaggi che noi diamo al Paese, anche su uno sperpero di soldi pubblici che potrebbero essere investiti in altro modo, in primis in prevenzione, e questo si ricollega anche alla sicurezza sulla strada, e in risorse da dare in modo da intervenire veramente su un problema che non sarà risolto in questo senso, e che, se doveva essere risolto, lo dovevamo fare in modo tecnicamente più adeguato. Noi la soluzione l'avevamo data, però non possiamo farci niente se si parla di sindacalista dei magistrati piuttosto che di una norma che assolutamente non è sufficiente per arrivare a questo obiettivo.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, la vorrei tranquillizzare sul fatto che è il Presidente che decide chi può parlare e come può parlare. Se il Presidente non l'ha interrotta, evidentemente è perché non ha ritenuto che vi fosse alcun motivo per interromperla.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. I motivi della nostra contrarietà non stanno nella tecnica legislativa, che può essere buona o cattiva, non stanno nella preoccupazione un po’ strumentale per reati inesistenti – mi riferisco ai colleghi della Lega – tipo quello di furto di rame in abitazione, ma stanno nell'efficacia del provvedimento. Riteniamo che questo provvedimento sarà inefficace perché parte da premesse sbagliate, che valgono qui e, purtroppo, valgono per molti dei nostri lavori, cioè, anche in questo emendamento dei colleghi della Lega, che, però, segue lo spirito del provvedimento al nostro esame, c’è la presunzione che ad un aumento delle pene o della sanzione in generale corrisponda una riduzione dei comportamenti delittuosi.
  Ma questo non sta in letteratura, o almeno non sta unanimemente; sta, forse, in alcuni specifici casi. Osserviamo, invece, altre variabili che influiscono sull'andamento dei reati, ed è per questo che è inutile questo emendamento, con la sua formulazione, e temiamo inutile anche questo provvedimento nel suo complesso. Ricordavo, fra le variabili, l'andamento del mercato del rame; e allora dobbiamo essere ottimisti, colleghi, perché negli ultimi cento anni il prezzo del rame è diminuito del 50 per cento. Quindi, chissà mai, certo intervengono altre questioni, la Cina, lo sviluppo, eccetera, però siamo ottimisti che ad un cattivo legislatore supplisca l'andamento internazionale del prezzo del rame.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Molteni, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 18

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Molteni. Se nessuno chiede di intervenire... Siamo all'emendamento 1.51, onorevole Molteni, va bene ? Abbiamo votato l'emendamento 1.100 della Commissione e adesso siamo all'emendamento 1.51. Siamo d'accordo ? Bene; vuole intervenire ? No.
  Passiamo, quindi, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Molteni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Ferraresi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Grazie, Presidente. Solo per una precisazione a fronte di questi emendamenti presentati dall'onorevole Ferraresi, che si distinguono per una sopraffine finezza legislativa, faccio riferimento anche agli interventi un po’ «omnibus» dell'onorevole Ferraresi, che a volte si contraddistinguono per uno squisito senso di giustizialismo e, altre volte, per uno squisito senso di garantismo.
  Ora non so dove si traggano le convinzioni dell'onorevole Ferraresi in merito al fatto che tutte le leggi che vengono approvate in questo Parlamento vengano cassate dalle sezioni della Cassazione ovvero vengano dichiarate tutte incostituzionali, a me non risulta che vi sia questa proliferazione di sentenze della Cassazione che trancino le nostre leggi o le nostre disposizioni approvate, così come non mi risulta che tutte le dichiarazioni fatte dall'onorevole Ferraresi o dal MoVimento 5 Stelle conducano poi ad un fine, rispetto alla Corte costituzionale, che pregiudica irreversibilmente queste disposizioni. Io vorrei avere l'elenco di queste leggi che, in questi tre anni, sono state caducate dalla Corte costituzionale.
  Lo dico per tranquillizzare l'Aula, perché sembra che qua si facciano solamente norme incostituzionali o norme che vengono poi cassate. E allora, forse, bisognerebbe fare anche il rendiconto di quello che uno afferma via, via in tutti gli interventi che fa e anche riconoscere che sovente si ha torto e si dicono anche delle stupidaggini...

  PRESIDENTE. Onorevole Vazio... Onorevole Vazio... Possiamo tranquillamente dire che ognuno dice quello che pensa, ma il tema che si dicano delle stupidaggini, magari...

  FRANCO VAZIO. Certo, mi scusi, Presidente. Faccio presente, e mi avvio a concludere questa precisazione, che oggi, con questo emendamento, si vuole togliere, in buona sostanza, la facoltà di arresto obbligatorio in flagranza, che fa a pugni con lo spirito garantista precedentemente illustrato... giustizialista. Ora voglio dire, o Pag. 19l'uno o l'altro; Qua stiamo parlando di un reato di una filosofia di un certo tipo e mi pare che l'arresto obbligatorio in flagranza sia assolutamente ragionevole e sensato. Mi sarebbe piaciuto che il MoVimento 5 Stelle e l'onorevole Ferraresi ci avessero spiegato le ragioni per le quali hanno promosso e proposto questo tipo di emendamento.
  Non abbiamo questa risposta; diversamente, abbiamo avuto, invece, il sentimento che in moltissimi casi di reati la gente scappa dai luoghi dell'incidente; e anche in questo caso ci è ignota e sconosciuta la fonte di queste convinzioni che vengono maturate, che sono maturate da questa forza politica.
  Quindi, io chiudo questo mio intervento dicendo che ci vorrebbe maggiore misura nelle parole che uno pronuncia in quest'Aula, soprattutto dando conto, con un minimo di razionalità, degli esiti delle norme che vengono approvate, non dando per scontato e facendo passare per certezza, per realtà, cose che, invece, appartengono solo alla fantasia di chi le pronuncia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, con la legge sul falso in bilancio, per esempio, è stata annullata la sentenza all'ex sondaggista di Berlusconi che, ovviamente, ha ricevuto questo favore dal Governo Renzi, che dovrebbe essere il Governo che lotta contro il falso in bilancio, ma in realtà favorisce non solo l'evasione, non solo chi falsifica i bilanci, ma anche, ovviamente, la parte politica che criticava fino a 3, 4 anni fa con norme ad personam. Eccola la sentenza, così lo sappiamo tutti.
  Per quanto riguarda l'incostituzionalità di certe norme è ovvio che la Corte costituzionale può intervenire anche dopo otto anni, quando ovviamente qualcuno impugna la legge, perché non è una cosa così scontata impugnarla, come abbiamo visto precedentemente con il decreto – ovviamente non è stato vostro – sulle Olimpiadi di Torino, che arriva dopo otto anni, se qualcuno la impugna, la dichiara incostituzionale.
  Sull'Italicum, invece, avremo ovviamente una pronuncia che è più vicina e vedremo se la legge elettorale perfetta, che voi avete ideato, risponde totalmente ai requisiti di costituzionalità oppure non risponde ai requisiti di costituzionalità.
  Sul fatto di essere garantisti o giustizialisti, la dovete smettere con questa divisione che non serve a nessuno.
  Tutti dovremmo essere garantisti e tutti dovremmo tifare per avere una certezza della pena che è garantita dalla Costituzione. Nessuno è giustizialista o manettaro o forcaiolo o garantista o buonista, si deve vedere nel merito se una legge è giusta, se garantisce i diritti dei cittadini, se garantisce la giustizia, la vittima del reato, se garantisce i principi di dignità, di rieducazione della pena, a questo dovremmo tendere tutti come legislatori, non c’è il buonista, non c’è il forcaiolo, non c’è il garantista. Dovremmo vedere se c’è equilibrio nelle norme che noi emaniamo ed eguaglianza rispetto ai cittadini e rispetto alle norme che noi tutti facciamo. Questa è la nostra responsabilità, non dividersi in due fazioni, non dividersi in tifo di serie a e tifo di serie b, dovremmo tutti tendere agli interessi della collettività e non fare il tifo per gli avvocati, per i magistrati, per gli imputati, non dovremmo fare il tifo per i lavoratori o gli imprenditori, non dovremmo fare il tifo per chi inquina o per chi cerca di garantire l'ambiente contro il lavoro, non dovremmo fare il tifo per i manifestanti o per i poliziotti, dovremmo garantire i diritti dei cittadini in quanto tali senza alcuna distinzione perché è questo che ci chiede la nostra Costituzione. Allora vergognatevi se pensate questo, noi non siamo tifosi da bar, noi dobbiamo garantire la collettività, dobbiamo garantire 60 milioni di cittadini. Le norme impattano su tutti, è per questo che noi guardiamo, da opposizione severa, le norme che voi fate e le critichiamo e molte volte abbiamo raggiunto risultati, abbiamo salvato la collettività da errori immani che Pag. 20stavate facendo, anche con un vostro rinsavimento. E questo continueremo a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, e come nessuno dice stupidaggini, nessuno si deve vergognare di quello che dice; esprime il proprio pensiero senza bisogno che si debba vergognare.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Ferraresi, con il parere contrario del relatore e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Signor Presidente, a me pare – e chiedo conferma all'illustre relatore – che in realtà questa nuova legge, l'articolo unico, tradisce il fine. È stata presa l'aggravante dell'articolo 7-bis dell'articolo 625 e ne è stata fatta una fattispecie autonoma. È rimasta identica la pena tranne che per la pena pecuniaria, che passa da 103 a mille, nel minimo, e da 1.032 a 5.000 nel massimo. Sennonché, essendo diventata una fattispecie autonoma, diventa il furto di rame – di questo si parla – nelle strutture e nelle infrastrutture meno punito di prima, perché prima con l'articolo 625 integro, ultimo comma, con il concorso di più aggravanti dello stesso articolo 625, la pena passava da tre a dieci anni. Ora, invece, essendo l'articolo nuovo 624-ter autonomo, si applicano soltanto le aggravanti comuni. Allora si ha un beneficio da parte dei ladri di rame, i quali prima rischiavano da 3 a 10 anni e adesso rischiano soltanto da 1 a 6, con le eventuali aggravanti comuni. È proprio un errore di tipo metodologico. Quello che è stato l'oggetto che ha tratto in inganno è l'aver coltivato con attenzione l'arresto obbligatorio in flagranza, la sanzione per delinquere a questi fini. Allora, quelli sono stati curati con una certa attenzione, il testo invece è stato curato malissimo, io esprimo pertanto a nome del mio gruppo parlamentare il voto negativo su questa legge buonista.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Siamo all'aggiuntivo 1.050 Burtone; la riformulazione proposta, mi pare di aver compreso dal relatore, è nel senso di inserire sul testo dell'emendamento, dopo le parole «con il Ministro dello sviluppo economico» la virgola, e la parola «con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare». Mi conferma, onorevole Berretta, che è così ?

  GIUSEPPE BERRETTA. Confermo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.050 Burtone, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2664-A).

Pag. 21

Testo sostituito con errata corrige volante   COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno n. 3/2664-A/1 Matarrelli, n. 3/2664-A/2 Carrescia e n. 3/2664-A/3 Ciracì, mentre il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 3/2664-A/4 Tino Iannuzzi. Onorevole Matarrelli Va bene ? Va bene. Onorevole Carrescia ? Va bene. Onorevole Ciracì ? Va bene. Iannuzzi Tino è accolto, va bene.   COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno n. 3/2664-A/1 Matarrelli, n. 3/2664-A/2 Carrescia e n. 3/2664-A/3 Ciracì, mentre il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 3/2664-A/4 Tino Iannuzzi.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati. Colleghi, ora noi abbiamo un tema, mi rivolgo ai rappresentanti dei gruppi. Come sapete noi dobbiamo interrompere alle 16 perché c’è la commemorazione del Presidente Ciampi al Senato. Possiamo sgarrare di 4 o 5 minuti. Se ovviamente c’è un accordo tra i gruppi – io ho 8 iscritti a parlare – e si autorizza la Presidenza a scampanellare in maniera che si contenga l'intervento di dichiarazione di voto in cinque minuti, noi possiamo concludere questo argomento prima della sospensione. Se qualunque gruppo mi pone un problema, io ovviamente mi fermo qui. Ci sono obiezioni ? Quindi stiamo nei cinque minuti per le dichiarazioni di voto di coloro che si sono iscritti ? Mi pare di sì.   PRESIDENTE. Onorevole Matarrelli Va bene ? Va bene. Onorevole Carrescia ? Va bene. Onorevole Ciracì ? Va bene. Iannuzzi Tino è accolto, va bene. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati. Colleghi, ora noi abbiamo un tema, mi rivolgo ai rappresentanti dei gruppi. Come sapete noi dobbiamo interrompere alle 16 perché c’è la commemorazione del Presidente Ciampi al Senato. Possiamo sgarrare di 4 o 5 minuti. Se ovviamente c’è un accordo tra i gruppi – io ho 8 iscritti a parlare – e si autorizza la Presidenza a scampanellare in maniera che si contenga l'intervento di dichiarazione di voto in cinque minuti, noi possiamo concludere questo argomento prima della sospensione. Se qualunque gruppo mi pone un problema, io ovviamente mi fermo qui. Ci sono obiezioni ? Quindi stiamo nei cinque minuti per le dichiarazioni di voto di coloro che si sono iscritti ? Mi pare di sì.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, io vorrei collaborare per l'ottimizzazione dei lavori e vorrei essere autorizzato alla consegna del testo.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, consegniamo anche noi il testo per brevità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, consegno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Consegniamo l'intervento, Presidente.

  PRESIDENTE. Molto bene. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Non consegniamo, Presidente.

  PRESIDENTE. Bene, però stiamo nei cinque minuti.

  DANIELE FARINA. Abbiamo ricordato più volte a quest'Aula che se una...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Farina. Colleghi, abbiamo qualche minuto di tranquillità per le dichiarazioni di voto. Pregherei di fare in modo che l'onorevole Farina possa parlare. Prego.

  DANIELE FARINA. Ho già avuto modo di testimoniare a quest'Aula che se un Parlamento, la Camera dei deputati in questo caso, interviene nella stessa legislatura più di una volta sul medesimo tema, c’è qualcosa che non va, a meno che non si sia in presenza di particolari urgenze, emergenze ed eccezionalità. Il furto di rame – perché di questo si tratta – nel Paese non è una novità, ma una triste consuetudine.
  Ora noi siamo già intervenuti nell'agosto del 2013 con un decreto, cominciando ad esaminare un decreto che parlava di femminicidio e anche di furto di rame. Dovremmo chiederci, a distanza di anni, se quelle modifiche penalistiche – perché Pag. 22solo di quello si trattava – hanno avuto efficacia oppure no. Ma a questa domanda non è stata data risposta da parte di chi ha presentato questo progetto di legge. È una cosa abbastanza singolare, anche perché noi abbiamo istituito un Osservatorio, nel 2014, che avrebbe il compito di valutare l'andamento di questa dinamica.
  La cosa che ci sembra chiara è che c’è un errore di fondo. Questo Parlamento procede sulla materia di giustizia, ma anche più in generale, a varare provvedimenti a costo zero. Modificare un codice penale...

  PRESIDENTE. Onorevole Farina, lei mi deve scusare se la interrompo, però, colleghi, non è pensabile. Se avete delle riunioni da fare, le potete fare fuori. L'onorevole Farina sta parlando e ha diritto di parlare in un contesto decente.

  DANIELE FARINA. Dicevo, misure a costo zero, che modificano solo i codici, ma il cui bilancio poi è sempre costantemente negativo e va da sé. In questo caso, se noi avessimo veramente a cuore la prevenzione di questa tipologia di reato che crea danno alle infrastrutture di trasporto, energetiche, eccetera, quindi ai cittadini tutti, avremmo dovuto metterci qualche risorsa, ad esempio irrobustire nel 2013 le forze operanti, i mezzi a disposizione, il servizio di scambio di informazioni, magari anche a livello europeo, visto che si parla di riciclaggio anche internazionale. Di tutto questo, invece, non c’è traccia.
  Quindi, siamo facili profeti oggi, come lo siamo stati qualche anno fa, nel dire che il Parlamento forse sarà di nuovo chiamato su questo tema; «forse» nel senso che, non ottenendo alcun risultato, qualche altro collega si sveglierà pensando che aumentando nuovamente i massimi di pena, eliminando il bilanciamento fra aggravanti e attenuanti, istituendo una nuova forma di associazione a delinquere, investendo le procure distrettuali antimafia, otterremo qualche miglior risultato. Non sarà purtroppo così.
  Allora, credo che questo sia un elemento di riflessione, perché il nostro tempo e il nostro denaro, cioè quello dei contribuenti, è vanificato da questa direzione di marcia. Il sottosegretario Ferri, per tentare un po’ di coprire questa deriva, che vede nella sanzione penale la panacea dei mali d'Italia, ha parlato di provvedimento chiaro e completo. Noi l'abbiamo corretto in «completamente inutile», perché è di questo che si tratta, Presidente.
  Oggi questo Parlamento non ha negato a nessuno un'aggravante, non ha negato a nessuno una nuova fattispecie di reato e credo che, anche in questo caso, come mi sembra evidente, il voto andrà in questa direzione. Ho concluso. Questa è la XVII legislatura e la cultura che la permea. Sarà ricordata come una legislatura dai provvedimenti efficaci ? Io, Presidente, temo di no e questo provvedimento è un po’ l'esempio delle cose fatte male e delle direzioni sbagliate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Ripeto quanto detto prima in maniera diversa, ma vediamo un po’ se riesco a spiegarle. Infatti, io devo rivolgermi a lei per questo strano Regolamento, mi devo rivolgere a lei invece di rivolgermi ai colleghi.
  Allora, come ella sa, onorevole Presidente Giachetti, con il vecchio sistema, il furto di rame, di cui parliamo, era aggravato sempre. Era aggravato dal comma 7-bis e dalla violenza sulle cose. Quindi, ai sensi dell'ultimo comma dello stesso articolo, la pena detentiva andava da tre a dieci anni. Questo è pacifico. C'era sempre l'aggravante della violenza sulle cose, perché si tagliavano i fili e, quindi, la violenza, oppure si toglievano le viti e la giurisprudenza della Corte di cassazione ha detto che certamente anche svitare le viti è violenza sulle cose.
  Adesso noi abbiamo una fattispecie che è punita meno, perché, essendo autonoma, si applicano soltanto le circostanze aggravanti comuni e le circostanze attenuanti Pag. 23comuni. Se questo era lo scopo... O forse non era questo. Si voleva punire meno, ma arrestare subito. Allora il risultato è stato ottenuto. Si voleva creare una estensione dell'associazione per delinquere di un certo tipo ? Allora lo scopo è stato raggiunto. Sul piano sanzionatorio lo scopo è stato fallito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Sono stato attaccato proprio perché cercavo di far capire che la tecnica legislativa è importante nelle norme ed è stato attaccato addirittura il sindacalista dei magistrati, giustizialista da una parte e buonista dall'altra. È stato detto che l'importante è l'interesse dei cittadini, perché questo è un comportamento assolutamente riprovevole. Insomma, è stato detto di tutto con un'arroganza fuori dalle misure e sinceramente dai toni che io avevo utilizzato. Avevo detto semplicemente di fare un altro intervento, di andare nella stessa direzione e di farlo come Parlamento. Invece, sono stato attaccato con toni assolutamente fuori luogo, per poi arrivare a comprendere, alla fine del dibattito – a questo serve l'opposizione: a far capire quanto sono scritte male le norme –, che è stata fatta una figuraccia epocale.
  Questa norma è sbagliata tecnicamente, perché crea una fattispecie di reato autonoma, che a nulla serviva, come hanno detto già l'Associazione nazionale magistrati e l'Unione delle camere penali e come noi denunciavamo da tempo. Si poteva intervenire tranquillamente sul bilanciamento delle circostanze e il risultato, per quanto misero, sarebbe stato ottenuto lo stesso. Non solo non si investe in prevenzione, in risorse, in controlli che costituiscono la vera arma da utilizzare contro il crimine, ma si è fatto, Presidente, addirittura il contrario, creando una norma autonoma. La pena per quanto riguarda questo reato rimarrà, ovviamente al netto di un'aggravante specifica, da un anno a sei anni. Invece, l'aggravante specificata nell'ultimo comma dell'articolo 625 (circostanze aggravanti sui delitti di furto) dice che, se concorrono due o più delle circostanze prevedute dai numeri precedenti, ovvero se una di tali circostanze concorre con un'altra fra quelle indicate all'articolo 61, la pena è della reclusione da tre a dieci anni e della multa da 206 a 1.549 euro.
  Le cito alcune circostanze aggravanti usuali per il reato di furto di rame: per esempio, il comma 2, se il colpevole usa violenza sulle cose, è una cosa che può ricorrere molto spesso nel tipo di reato di furto di rame; oppure il comma 3, se il colpevole porta indosso armi o narcotici senza farne uso (un criminale del genere armato, soprattutto in associazione a delinquere, è ovviamente una prassi); se il fatto è commesso da tre o più persone e anche in questo caso ci siamo; se il fatto è commesso con destrezza. Insomma, se ci sono più di una aggravante di questo tipo, la pena prevista era da tre a dieci anni per il furto di rame.
  Adesso, con questa bella norma, che voleva rafforzare la repressione contro chi commette il reato del furto di rame, assolutamente indispensabile, si è fatto il contrario: si è creata una norma che ha la stessa pena precedente, ma che non potrà essere innalzata fino a dieci anni, perché, proprio questa maggioranza del Partito Democratico, che voleva andare in una direzione e addirittura ci criticavano perché loro sentivano l'interesse dei cittadini, va nella direzione completamente opposta.
  Addirittura, ci criticavano perché loro sentivano l'interesse dei cittadini, ma va nella direzione completamente opposta. In più la figuraccia, ovviamente, di avere criticato chi definiva questa tecnica legislativa scadente, una figuraccia che credo rimarrà nei secoli dei secoli e soprattutto, Presidente, addirittura con giustificazioni del tipo: «Si, va bene, ma abbiamo rafforzato altre fattispecie». Sanno tutti che un conto è la pena, quindi la punizione e la repressione, e un conto è, invece, l'arresto obbligatorio o non obbligatorio, che può esserci o può non esserci, ma alla fine Pag. 24conta veramente poco. Abbiamo visto, per esempio, che nei casi di omicidio stradale l'arresto obbligatorio c’è lo stesso, sia per chi fugge sia per chi non fugge, e i danni si vedono, visto che adesso la gente fugge e se ne va via prima per non essere presa.
  Quindi, un'ulteriore pagina di legislazione scadente e ridicola – ridicola ! – è stata scritta da questo Parlamento, che dovrà essere ritoccata a questo punto dal Senato, se non si vuole andare a farsi ridere dietro e, quindi, nella direzione totalmente opposta rispetto a ciò che ha voluto questa norma. Questa è un'ulteriore descrizione di come ascoltare le opposizioni certe volte, di come scrivere norme in modo chiaro e trasparente, anche magari fatte insieme alle opposizioni, può essere sicuramente più utile ai cittadini che usare le norme, gli slogan e i titoli per arrivare a fattispecie che assolutamente e in alcun modo possono aiutare gli stessi.
  Allora, auspico che si intervenga con le norme già esistenti e che si crei l'annullamento del bilanciamento delle circostanze. Possiamo raggiungere lo stesso risultato con altri termini, ma che si ritorni indietro al Senato su questa norma, perché va nella direzione contraria rispetto a quella che tutti noi auspicavamo. Certo, è una tecnica legislativa brutta, ma addirittura arrivare al contrario credo che sia inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lauricella. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Grazie, Presidente. L'iniziativa che abbiamo assunto in ordine al reato di furto di materiale sottratto alle infrastrutture energetiche e di comunicazione, per quanto ci riguarda nasce dal basso: nasce dal grido di allarme di piccole aziende, magari a dimensione familiare, che dall'oggi al domani si sono trovate senza energia e, dunque, senza la possibilità di continuare la loro produzione a causa dell'azione criminosa di alcuni che rubano cavi di rame per rivenderli sul mercato nero. Si tratta di un materiale che è diventato prezioso e persino quotato in borsa e che ha, poco a poco, alimentato un mercato illecito di dimensioni enormi.
  Va peraltro rilevato come la nostra iniziativa legislativa abbia trovato la condivisione anche di tutti coloro che operano nel mondo produttivo, nell'energia, nei trasporti, nelle comunicazioni, dall'ENEL alle Ferrovie dello Stato, le cui reti sono divenute ormai da anni fonte di approvvigionamento di singoli come di associazioni criminali.
  L'istituzione stessa dell'osservatorio nazionale sui furti di rame presso la Direzione centrale della polizia criminale dimostra la peculiarità e la pervasività del fenomeno. L'osservatorio ha potuto evidenziare come il fenomeno del furto di rame abbia prodotto enormi danni all'economia, colpendo i servizi pubblici essenziali, ma anche la vita di chi lavora in piccole aziende e delle loro famiglie. Personalmente, ho ricevuto la richiesta disperata di aiuto da piccole realtà produttive territorialmente periferiche, che avevano subito un furto di cavi di rame con conseguente blocco di ogni possibilità di produzione.
  Non siamo, dunque, di fronte a un'urgenza ma, piuttosto, ad un'emergenza, un'emergenza sociale, economica e di tutela anche della dignità di chi lavora.
  Devo, per inciso, sottolineare un dato non ricorrente...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lauricella. Onorevole Lainati, grazie. Prego.

  GIUSEPPE LAURICELLA. ...nelle iniziative parlamentari, cioè la proposta di legge di cui sono primo firmatario presenta la sottoscrizione e la condivisione di vari esponenti di questa Camera in maniera trasversale. Ciò rivela non solo l'emergenza in sé, ma anche la dimensione sociale, che non è limitata ad una categoria o ad una parte della società, perché il fenomeno colpisce ogni settore e ogni livello sociale e territoriale così come economico.
  Per tali ragioni la proposta che oggi è sottoposta al voto della Camera prevede Pag. 25che il reato in questione finisca per essere una mera circostanza aggravante del reato di furto e divenga una fattispecie autonoma, evitando peraltro in sede giudiziaria – vorrei segnalare questo a chi è intervenuto prima di me – il bilanciamento con le circostanze attenuanti. Quindi, non si comprendono tutte le osservazioni fatte in precedenza.
  Di particolare rilievo è poi l'aver voluto dare vita all'integrazione del reato di furto di materiale appartenente alle infrastrutture destinate all'erogazione di servizi pubblici con il reato di associazione per delinquere, coordinandolo con le fattispecie di arresto in flagranza, di reato e di ricettazione. Insomma, siamo intervenuti sul codice penale e nel codice di procedura penale. Una scelta certo non risolutiva – ne siamo consapevoli – ma che dà il segno di attenzione dello Stato nei confronti di mutamenti sociali, ovvero di uno Stato che è attento alle nuove esigenze della società, sia nel senso di tutela degli interessi e dei diritti soggettivi pubblici e privati sia nel senso di lotta alla criminalità diffusa od organizzata.
  Per tali ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il vicepresidente della Commissione giustizia, onorevole Vazio, per una proposta di correzione di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Vicepresidente della II Commissione. Presidente, a seguito dell'approvazione dell'articolo aggiuntivo 1.01 occorre, secondo me, modificare il titolo della proposta di legge aggiungendo, in fine, le parole: «tracciabilità del rame».

  PRESIDENTE. Però, l'articolo aggiuntivo era 1.050 Burtone e non 1.01. Va bene, comunque ci siamo intesi.
  Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzione di forma si intende approvata dall'Assemblea.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2664-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2664-A con il seguente nuovo titolo:
   «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici. Tracciabilità del rame».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

  Sospendo a questo punto la seduta, al fine di consentire ai presidenti di gruppo e ai membri dell'Ufficio di Presidenza di partecipare alla cerimonia di commemorazione del Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che avrà luogo presso il Senato della Repubblica.
  La seduta riprenderà alle ore 17,30.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 17,30.

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Seguito della discussione delle mozioni Vito ed altri n. 1-01346, Cozzolino ed altri n. 1-01384, Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385 e Piras ed altri n. 1-01386 concernenti iniziative per il rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle forze armate.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vito ed altri n. 1-01346, Cozzolino ed altri n. 1-01384, Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385 e Piras ed altri n. 1-01386 concernenti iniziative per il rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle forze armate (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzioni).
  Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2016 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che sono state presentate le mozioni Andrea Maestri ed altri n. 1-01387, Molteni ed altri n. 1-01388, Palese ed altri n. 1-01389 – io andrei avanti se non disturbo – Rizzetto ed altri n. 1-01390 e le risoluzioni Fabbri e Fiano n. 6-00261, Mucci ed altri n. 6-00262 e Pili e Mucci n. 6-00263 (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha la facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni e sulle risoluzioni presentate. Prego, Ministro.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. Sulla mozione del deputato Vito parere favorevole. Mozione a prima firma Cozzolino: parere favorevole subordinato alla riformulazione del secondo impegno del Governo, premettendo all'impegno le seguenti parole: «a valutare l'opportunità». Mozione del deputato Fiano: parere favorevole; mozione del deputato Piras: parere favorevole; mozione Andrea Maestri: parere favorevole con tre possibili riformulazioni, la prima al primo impegno del Governo, in modo che si interrompa dopo le parole «Corte costituzionale, n. 178 del 2015» e, quindi, con la conseguente soppressione delle parole da: «che sancisce», fino alle parole «collettivi nazionali». La seconda riformulazione che proponiamo del secondo impegno del Governo: «a valutare nell'ambito dei vari processi di riordino in atto l'opportunità di una disciplina del trattamento retributivo e pensionistico dei Vigili del fuoco quanto più omogeneo possibile a quello degli altri corpi»; la terza riformulazione che proponiamo al terzo impegno del Governo, premettendo allo stesso le seguenti parole: «a valutare, anche compatibilmente con le nuove procedure concorsuali in corso, l'opportunità di (...)». Mozione Molteni: parere favorevole solo con riferimento al primo e al decimo impegno. Per quanto riguarda gli altri impegni proponiamo lo stralcio del secondo, del terzo, del quarto, del quinto, del sesto e del nono impegno perché non sono in linea con il resto degli impegni oggetto delle altre mozioni e quindi, a giudizio del Governo, vanno affrontati in altra sede, in sede separata e proponiamo poi per il settimo impegno una riformulazione, sostituendo la formulazione appunto del settimo impegno della mozione Molteni con: «a tener conto, in fase di ricontrattazione, anche delle esigenze di individuazione di percorsi di valorizzazione delle esperienze acquisite dai cosiddetti volontari e discontinui del Corpo nazionale dei vigili del fuoco». Per quanto riguarda la riformulazione, invece, dell'ottavo impegno del Governo, premettendo all'impegno, le parole: «a valutare l'opportunità, tenendo conto delle misure di sblocco già adottate a decorrere dal 2016, ai sensi dell'articolo 66, comma 9-bis del decreto-legge n. 112 del 2008».
  Arrivo poi alla mozione a prima firma Palese: parere favorevole. Mozione a prima firma Rizzetto: parere favorevole con due proposte di riformulazione. La prima, al primo impegno del Governo, in Pag. 27modo che si interrompa dopo le parole: «Forze armate» e, conseguentemente, si sopprimano le parole: «da ciò, anche per scongiurare» fino a: «i lavoratori pubblici». La seconda riformulazione che proponiamo è quella di interrompere, dopo le parole: «cosiddetti discontinui», e conseguentemente sopprimere le parole da: «consentendo la stabilizzazione» fino a «in altri enti».
  Arrivo adesso alle risoluzioni. Parere favorevole alla risoluzione a prima firma Fiano; parere favorevole alla risoluzione a prima firma Mucci, con una proposta di riformulazione del primo impegno del Governo, in modo che si interrompa dopo le parole: «cosiddetti discontinui»; parere favorevole alla risoluzione a prima firma Pili.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ministra, mi dovrebbe fare la cortesia, sulla mozione Andrea Maestri, di ripetere la formulazione sul primo impegno.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. Allora, il primo impegno dovrebbe interrompersi dopo le parole «Corte Costituzionale, n. 178 del 2015» e, di conseguenza, sopprimere le parole da: «che sancisce» fino a: «collettivi nazionali».

  PRESIDENTE. Queste seconde parole, però, a noi non risultano nel testo, Ministra. Facciamo una verifica e poi riaggiorniamo la questione.
  Intanto, saluto gli alunni e i docenti della scuola media «Adamo Zuccarini» di Corropoli, in provincia di Teramo, che sono in tribuna (Applausi). Grazie di essere venuti a seguire i nostri lavori.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto e poi chiariamo meglio questa riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie, Presidente. Le mozioni di oggi sulle iniziative per il rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle forze armate devono farci riflettere sull'importanza strategica che questi settori hanno all'interno del sistema Paese, costituendo una vera e propria specificità tutta italiana. Si tratta, in particolare, di organizzazioni operative composte da personale permanente e volontario dotato di una capillare distribuzione dei presidi sul territorio e di un dispositivo di mobilitazione nazionale atto a garantire a tutti noi di intervenire con tempestività in ogni situazione di pericolo per la comunità.
  In questo quadro, garantire a tutti quei comparti le necessarie risorse per poter svolgere in modo adeguato le proprie funzioni risulta essere un elemento imprescindibile tra i doveri dello Stato.
  Oltre agli aspetti legati alla dotazione dei mezzi operativi e delle infrastrutture, infatti, una delle condizioni essenziali da non sottovalutare è l'aspetto riguardante la situazione contrattuale di coloro che, lo ricordo in questa assise, garantiscono proprio il controllo e la sicurezza di un territorio.
  In questo caso, poi, c’è una sentenza, quella della Corte costituzionale, ormai divenuta famosa, la n. 178 del luglio 2015, che ha riconosciuto come una prolungata sospensione delle procedure negoziali e dell'ordinaria retribuzione risulti essere in contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza, di tutela del lavoro e di proporzionalità della retribuzione al lavoro svolto.
  Riteniamo, quindi, necessario che lo Stato debba, anche a seguito di questa sentenza, destinare al rinnovo dei contratti dei comparti difesa e sicurezza un'adeguata e congrua dotazione finanziaria, tenuto conto che da otto anni a questa parte a questi lavoratori è negato proprio l'adeguamento dei contratti.
  Auspichiamo, quindi, che il Governo, anche attraverso la previsione dello stanziamento di risorse finanziarie nel disegno di bilancio in corso di presentazione, possa intervenire proprio rapidamente per sanare Pag. 28questa pesante situazione che si protrae ormai da diversi anni. Alleanza Liberalpopolare Autonomie voterà, quindi, favorevolmente a tutte quelle mozioni che andranno in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Signor Presidente, signora Ministro, accolgo favorevolmente le proposte di modifica della Ministra Madia. Tengo a sottolineare che questa nostra mozione si colloca sulla scia di almeno due interrogazioni che abbiamo presentato nel corso di questi ultimi mesi in ordine all'adeguamento contributivo e retributivo della posizione del personale dei vigili del fuoco rispetto agli altri corpi ad ordinamento civile dello Stato italiano. E sottolineiamo, quindi, l'importanza del rispetto di tutte le previsioni della sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 2015, in particolare in riferimento al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e all'esigenza di assicurare, non solo il turnover, ma quegli adeguamenti contrattuali che consentano di rispettare la dignità di un personale così prezioso per la sicurezza delle persone e delle cose nel nostro Paese, in particolare in corrispondenza di calamità naturali e di situazioni di pericolo per i cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, siamo ancora una volta al dunque rispetto a questa vicenda, nel senso che noi capiamo perfettamente la sua buona fede e il suo istinto nel poter dare il più alto numero di pareri favorevoli rispetto fondamentalmente a due macro aree che si vanno a delineare entro queste mozioni o risoluzioni. Nello specifico, il collega Cirielli poi parlerà per qualche minuto rispetto al regime di blocco, di fatto, della contrattazione degli automatismi stipendiali. Ministro, in questo frangente lei ci chiede – e noi evidentemente dovremmo accettare perché a questo punto le opposizioni devono necessariamente raccogliere le briciole rispetto a quello che resta dei vostri tagli, anche grafici in questo caso – di andare a depennare nel primo impegno: «ciò anche per scongiurare il grave danno che comporterebbe per l'erario dello Stato l'accoglimento dei ricorsi presentati per ottenere la condanna del Governo». C’è una sentenza della Corte costituzionale (e lei lo sa meglio di me), la n. 178 del 2015, che va di fatto a rimuovere i cosiddetti blocchi stipendiali in questo senso. Abbiamo, con un'ampia discussione, e avete, con un'altrettanto ampia discussione all'epoca, come ricordiamo tutti, cercato di mettere a posto ad esempio quelli che erano – e qui ci vedo proprio un parallelismo abbastanza interessante – gli stop rispetto agli incrementi delle pensioni volute dal Governo Monti e, quindi, dell'incremento dell'assegno pensionistico mensile sulla base, anche in quel caso, di una sentenza della Corte costituzionale. L'Esecutivo, per mano del Ministro Poletti all'epoca, aggirò di fatto costituzionalmente la sentenza della Corte costituzionale per dare ai pensionati un cosiddetto bonus. In quel caso qualcosa è stato bloccato. Ad oggi, invece, per quanto riguarda il cosiddetto regime di blocco della contrattazione degli automatismi stipendiali, non è stato fatto ancora nulla. E io vorrei porre un accento, forse più politico che non tecnico, innanzi a quanto ci troviamo a votare e ci troveremo a votare da qui a pochi minuti, a poche mezz'ore. Ed è questo, Ministro... vedo che il Ministro è impegnato e quindi attendo...

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, il Ministro è impegnato con gli uffici perché sta risolvendo delle questioni che attengono ai nostri lavori.

  WALTER RIZZETTO. Certo, Presidente, ma...

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  PRESIDENTE. Quindi, la Ministra è sicuramente in grado di ascoltarla anche se lavora con gli uffici. Prosegua.

  WALTER RIZZETTO. ... è il titolare di questo Dicastero. Io chiaramente non mi attendo nulla oltre, ma lo rinnovo, Ministro: vorremmo sottolineare che politicamente e non tecnicamente noi andiamo a posizionarci verso un voto favorevole indubbiamente innanzi a tutte le mozioni e risoluzioni che sono state presentate, ma questa, Ministro, non vorremmo che restasse una semplice mozione. Ci sono già stati dei casi qui di mozioni votate ad ampia maggioranza alla Camera dei deputati che dopo non si sono tradotte in nulla. E, quindi, Ministro, io penso che la prossima legge di stabilità possa essere un appuntamento sicuramente molto importante per andare ad avallare quanto noi stiamo dicendo, non soltanto noi, anche altre opposizioni, rispetto a questi due impegni di cui stiamo parlando da mesi e mesi nelle Commissioni competenti, con la presentazione di risoluzioni anche in esse. Non ultima una bagarre tutt'altro che simpatica circa dieci giorni fa con un collega – e qui vado al secondo impegno – di cui io ricordo perfettamente il nome e la faccia, che è il collega Fiano, che in piazza – e lo rinnovo, vado e mi appropinquo verso il secondo impegno della nostra mozione – va a fare una dichiarazione ai vigili del fuoco discontinui o precari, che per me non sono né discontinui, né precari, in quanto hanno un codice INPS, hanno uno stipendio, hanno una busta paga, poca roba perché c’è gente di cinquanta-sessanta anni che lavora pochi giorni all'anno e che prende 1.000-1.200 euro non al mese ma all'anno, rischiando la vita. Al collega Fiano, mai occasione, per quanto mi riguarda, fu più ghiotta di questa per potergli sottolineare innanzi quanto sto per dire: è andato fuori in piazza dai cosiddetti discontinui dicendo e citando testualmente (c’è un video che lo dimostra) che «come Partito Democratico abbiamo presentato una risoluzione in Commissione per la vostra stabilizzazione o per qualcosa del genere»: balle ! Nel senso che non è stato presentato nulla tant’è vero che, la sera, bastava andare a vedere l'attività parlamentare del collega per poter capire che ci sono tre risoluzioni da lui presentate sul sito Openpolis sempre molto aggiornato e non c'era nulla rispetto a quanto da lui affermato qui fuori in Piazza Montecitorio. Ebbene abbiamo cercato di agevolare il suo lavoro presentando in seno a questa mozione non soltanto un impegno – lo rinnovo – di cui parlerà dopo egregiamente il collega Cirielli conseguente alla sentenza della Corte costituzionale ma un impegno «a promuovere urgenti iniziative per salvaguardare il ruolo dei vigili del fuoco – lo ripeto – cosiddetti discontinui». Si tratta di circa 15.000 posizioni in Italia, 15.000 posizioni con venti-venticinque-trent'anni di attività alle spalle, di soggetti legati alla propria divisa che rischiano la vita parecchie volte al giorno quando lavorano – ricordo un vigile del fuoco che mi ha scritto nel giorno di Ferragosto dopo aver svolto circa diciotto-diciannove interventi – e che dopo, per lo Stato italiano, per il Governo, per l'Esecutivo vengono dimenticati.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, cosa ho un minuto ancora ? Grazie. Vado a sintetizzare al massimo. Ministro, quando lei va a depennare quanto da noi scritto, ovvero «consentendo la stabilizzazione di detto personale», va di fatto a depotenziare questo tipo di dispositivo, questo impegno nei confronti del Governo. Comunque sia, lo ripeto: noi dobbiamo accontentarci delle briciole e quindi non posso far altro – obbligato ma non con la testa china – che accettare questa vostra riformulazione confidando nel fatto che per l'ennesima volta la mozione non resti lettera morta ma che l'Esecutivo abbia la possibilità, in seno al prossimo disegno di legge di stabilità, di stabilizzare anche in ruoli non operativi...

  PRESIDENTE. Concluda.

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  WALTER RIZZETTO. Chiudo, Presidente... di stabilizzare anche in ruoli non operativi e senza limiti di età perché c’è gente che ha cinquanta e sessanta anni e vorrebbe andare in pensione con quel lavoro. Ebbene, che il Governo nel disegno di legge di stabilità riesca a stabilizzare queste figure che effettivamente sono troppi anni che non riescono ad entrare tra i cosiddetti effettivi.

  PRESIDENTE. Ne approfitto per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto statale di istruzione superiore «Pitagora» di Montalbano Jonico in provincia di Matera che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico e che sono impegnati in una giornata di formazione presso la Camera deputati. Grazie di seguire i nostri lavori (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, signora Ministro, mi aggiungo alle parole del collega Rizzetto per specificare semplicemente un punto di vista. È evidente che il blocco della contrattazione nel pubblico impiego è sempre un errore politico e, da questo punto di vista, è un errore stabilirlo e non c’è crisi economica che tenga. Ma la cosa grave è, da un lato, il fatto che per la mancata attuazione del principio di specificità, che è stato inserito nella scorsa legislatura dal centrodestra quando a suo tempo fu messo in campo il primo blocco, il blocco si allargò automaticamente anche agli appartenenti delle forze dell'ordine e delle Forze armate, al comparto sicurezza che comprende anche i vigili del fuoco. Proprio per questo abbiamo voluto fortemente l'approvazione del principio di specificità e allora è sacrosanto che dopo ben sette anni – al punto che la Corte Costituzionale è dovuta intervenire perché il primo blocco aveva giuridicamente la sua legittimità, anche se politicamente è un errore, lo ribadiamo – il passaggio in via strutturale di tale blocco ha provocato sicuramente una compressione dei diritti dei lavoratori e una compressione dei diritti sindacali.
  Ma nella vicenda specifica riteniamo che la situazione che riguarda le forze dell'ordine e le Forze armate sia particolarmente grave. Mentre ci si appresta finalmente a mettere mano al rinnovo dei contratti, ricordiamo che le forze dell'ordine, le Forze armate, il comparto sicurezza con i vigili del fuoco hanno una dinamica salariale molto collegata a tutta un'altra serie di voci. Quindi questo blocco per loro è stato particolarmente dannoso e per la specificità del loro lavoro, per i rischi personali e per la vita sacrificata crediamo che debbano ricevere sempre un'attenzione speciale da parte del Governo. Per tale ragione chiediamo al Governo nel rinnovare i contratti innanzitutto di mettere su due binari diversi il pubblico impiego e, in base alla specificità, le forze dell'ordine e a tenere conto sul piano economico anche dei danni maggiori che queste categorie così importanti per la nostra nazione hanno subito in questi anni. Non è soltanto una questione di cifre economiche che pure conta: è un modo di procedere che le chiediamo, signora Ministro, di adottare. In base al principio di specificità deve far sì che ogni qualvolta si parla di pubblico impiego per le forze dell'ordine, per le Forze armate e per quel comparto ci sia un'attenzione specifica che non è un favore ma dipende e discende dalla specificità assoluta di quel lavoro che non è come tutti gli altri perché a quelle persone chiediamo di rischiare la vita per il lavoro che svolgono. La mission è proprio quella: per garantire la nostra libertà, per garantire la nostra sicurezza quelle persone devono essere pronte a rischiare la vita. Dunque quelle persone devono sentirsi speciali, devono essere considerate in maniera diversa dallo Stato: già lo solo dai cittadini perché in tutte le classifiche, in tutti gli indici di gradimento le forze dell'ordine, le Forze armate sono sempre ai primi posti ma la politica, il Governo, lo Stato nel suo complesso, quindi Parlamento e Governo devono riconoscere concretamente questa specificità. Quindi le chiediamo come Fratelli d'Italia, nella trattativa che si aprirà, un'attenzione speciale, una considerazione speciale per questo Pag. 31mondo che è così importante – lo ripeto – per la nostra libertà e per la nostra sicurezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente, Ministra, colleghi. La pubblica amministrazione in questi anni si è trovata in situazioni sicuramente complesse anche se comprensibili per ragioni di bilancio dovute a decisioni dei Governi che si sono succeduti e che di fatto hanno bloccato stipendi e turnover rendendo molto difficile l'indispensabile azione della pubblica amministrazione stessa. Non si può non ricordare infatti che con il decreto-legge n. 78 del 2010 convertito con modificazioni nella legge n. 122 il Governo, allora presieduto da Silvio Berlusconi, impose il blocco degli stipendi degli statali non contrattualizzati per gli anni 2011, 2012 e 2013 senza dar luogo a un successivo recupero e che lo stesso avveniva in sostanza per tutti gli altri dipendenti pubblici, mentre per quel che riguardava la progressione delle carriere, essa avrebbe prodotto effetti solo sul piano giuridico e non su quello economico. Com’è noto la decisione venne presa in risposta ai primi sintomi della crisi economica e fu prorogata negli anni dai successivi Governi che prorogarono il blocco anche per il 2014 e il 2015, con slittamento del triennio contrattuale dal 2015 al 2017 e dal 2016 al 2018, mentre veniva prorogato il blocco degli automatismi stipendiali per vario personale della pubblica amministrazione tra cui proprio quello militare, delle forze di polizia e quelle dei vigili del fuoco. Queste decisioni, secondo i dati Istat del 2014, hanno causato una vera e propria cristallizzazione delle retribuzioni medie pro-capite pari a poco più di 34.000 euro con un calo di circa il 10 per cento rispetto al 2013, mentre altri dati hanno evidenziato tra il 2010 e il 2015 come il dipendente pubblico abbia perso in media 4.800 euro ossia il 10 per cento della busta paga. Va detto che l'attuale Governo si era impegnato già dalla prima nota sentenza, la n. 178 del 2015 della Corte costituzionale, a ripristinare appena fosse stato possibile la normale stagione negoziale per ripristinare anche nel settore pubblico un'ordinaria dinamica salariale. È comunque utile ricordare che la sentenza della Corte dichiarava incostituzionale non il blocco delle retribuzioni, quanto piuttosto la proroga reiterata, cassando le norme successive al decreto del 2010, ma solo a partire dalla pubblicazione della sentenza stessa in Gazzetta Ufficiale evitando quindi pericolosi effetti retroattivi ma indicando con decisione la necessità di riprendere la normale via della contrattazione nel pubblico impiego, in particolare, ma non solo per quei settori più delicati, quali quelli dei Vigili del Fuoco, della polizia e dell'esercito, che tanta importanza hanno nella vita quotidiana del nostro Paese, come ha dimostrato in particolare anche ultimamente sempre la meritoria attività dei vigili del fuoco nelle situazioni di emergenza, ultima appunto quella del terremoto dello scorso agosto. Inoltre la situazione internazionale, con i noti rischi di attacchi terroristici, sta mettendo a dura prova le forze di polizia e dell'esercito, che meritano quindi una particolare attenzione da parte del Parlamento e del Governo, ciascuno nelle proprie competenze, per affrontare questa situazione così difficile. Gli impegni della mozione unitaria di maggioranza che il nostro gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico voterà convintamente, appaiono quindi come un ulteriore importante passo per rafforzare le iniziative messe in campo sino ad oggi, però riteniamo che sia anche necessario aggiungere che la situazione sopra ricordata non è la sola che pesa sulla pubblica amministrazione. Infatti, Ministra, nel febbraio scorso la Camera, con parere favorevole del Governo, aveva approvato varie mozioni, tra cui una del nostro gruppo, nelle quali si chiedevano iniziative per risolvere la situazione dei vincitori di concorso nella pubblica amministrazione e degli idonei. In particolare la mozione del nostro gruppo, dopo aver ripercorso la vicenda Pag. 32riguardante circa 4.000 vincitori di concorso e 150.000 idonei – sono questi dati che vengono dal suo Ministero – affermava la necessità di un rapido intervento per riassorbire una situazione francamente inaccettabile, anche per le stesse pubbliche amministrazioni interessate, che avrebbero necessità di assumere personale ma ne sono impedite da una serie di vincoli poco comprensibili. Il Governo certamente ha intrapreso varie iniziative per affrontare la questione, in particolare con i decreti legislativi attuativi della legge n. 124 del 2015, impegnandosi sia tramite iniziative di sua competenza sia tramite il parere favorevole alla mozione sopra ricordata a tutelare il diritto dei vincitori di concorso ma anche, sia pure rispettando la logica differenza di posizione, anche quello degli idonei non assunti dalle pubbliche amministrazioni. Purtroppo però al momento non risulta che si sia giunti ad una soluzione soddisfacente e completa della vicenda ricordata e questo mentre varie sentenze, tra cui una recente del TAR del Lazio, della Sezione Prima del TAR, la n. 8511 del 25 luglio di quest'anno, hanno disposto che quando una pubblica amministrazione si trovi nella necessità di assumere personale, in particolare dirigenziale, i posti vacanti debbono essere assegnati tenendo conto in modo vincolante delle graduatorie in vigore al momento delle nuove assunzioni e considerando prioritariamente gli idonei di concorsi pubblici da pubbliche amministrazioni.
  Quindi, in particolare il TAR del Lazio ha accolto i ricorsi di molti idonei nei confronti della Presidenza del Consiglio annullando vari provvedimenti relativi alla vicenda su esposta sia per quel che riguardava la non assunzione degli interessati sia per quel che riguardava la decisione di coprire questi posti resisi vacanti non utilizzando le graduatorie vigenti nelle quali sono inseriti anche gli idonei. Siamo quindi, Ministra, di fronte a problematiche in apparenza diverse rispetto a quelle ricordate dalla mozione di maggioranza, ma che in realtà sono tra loro strettamente correlate a causa delle gravi difficoltà che decisioni prese nell'ottica del mero risparmio stanno causando a lavoratori, a vincitori di concorso, a idonei e in generale alla pubblica amministrazione. Appare quindi necessario un intervento anche in questo campo in modo da poter affrontare in via definitiva la questione dei vincitori di concorso e degli idonei nella pubblica amministrazione. Queste osservazioni aggiuntive, che troveranno anche espressione in un atto di sindacato ispettivo, ovviamente non modificano il nostro voto favorevole ma richiamano comunque l'attenzione su un altro tema relativo alla pubblica amministrazione che non può essere trascurato e che anzi chiede di essere risolto in tempi quanto più rapidi possibili (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, oggi all'esame del Parlamento c’è un problema che negli ultimi anni è cresciuto di gravità: le difficoltà economiche che il Paese ha attraversato e che solo in parte si stanno risolvendo hanno indotto i Governi che si sono succeduti nel tempo a bloccare in vari modi e in varie forme la spesa per il personale della pubblica amministrazione. Vi è quindi chiaramente il blocco del turnover, il blocco delle immissioni in ruolo dei tanti vincitori di concorso comunque ritenuti idonei che nel frattempo si sono susseguiti, come ricordava poc'anzi il collega Fauttilli. Ma la cosa più grave è stata una misura in parte proclamata formalmente nelle ultime leggi di stabilità e in parte invece adottata tacitamente, cioè il mancato rinnovo dei contratti. Il mancato rinnovo dei contratti del pubblico impiego assume una particolare gravità in quanto di rinvio in rinvio ci sono categorie che non si vedono rinnovare il contratto da dieci anni o giù di lì. Ora è chiaro che il ricorso fatto davanti alla Corte costituzionale ha indotto il custode della legalità delle nostre norme a Pag. 33richiamare il Parlamento ad alcuni principi fondamentali. Questi principi fondamentali sono che l'artificioso blocco della contrattazione collettiva comporta inevitabilmente un danno ingiusto per il personale interessato e, se protratto nel tempo, viola chiaramente i diritti che la medesima Costituzione riconosce ai lavoratori. Nella mozione di maggioranza che noi abbiamo convintamente sottoscritto questo principio è chiaramente richiamato e si impegna quindi il Governo ad adottare ogni iniziativa utile, in primis attraverso una previsione adeguata di risorse finanziarie nel disegno di legge di stabilità che esamineremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, affinché finalmente si possano davvero sbloccare i contratti del pubblico impiego. Poi è chiaro che ci sono situazioni e situazioni, che ci sono categorie che godevano di trattamenti economici più vantaggiosi e che hanno forse meglio sopportato questo lunghissimo blocco e quello che oggi ci salta agli occhi è la situazione particolare dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine che hanno assoluta necessità che si metta mano alla loro situazione. Noi chiediamo al Governo di agire in questo contesto, chiediamo al Governo di superare i blocchi di fatto, chiediamo al Governo di rimettere nelle giuste dinamiche i rapporti contrattuali del pubblico impiego. In questo spirito naturalmente confermiamo il nostro voto favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, non me ne vorrà il Ministro...

  PRESIDENTE. Non me ne voglia lei, ma forse è il caso che si sposti da quel microfono che non funziona.

  NICOLA MOLTENI. Dicevo, Presidente, che non me ne vorrà il Ministro della funzione pubblica che ovviamente ringraziamo per la presenza e per i pareri che ha dato. Però, Presidente, io credo che oggi il dibattito e l'attesa rispetto alle votazioni che questo dibattito porterà avrebbe voluto, rispetto agli interlocutori che sono interessati da questa mozione, vedere la presenza in quest'Aula non del Ministro della funzione pubblica, bensì del Ministro dell'interno. Perché, Presidente ? Perché il tema è – sì – quello dei contratti pubblici, la richiesta di rinnovo della contrattazione collettiva nel pubblico, però il tema principale – mi spiace che sino ad ora nessuno l'abbia sottolineato –, il tema di dibattito principale, che dovrebbe affrontare con serietà e impegno questo Parlamento oggi, è un altro. È il tema della sicurezza, è il tema dell'ordine pubblico, è il tema di come la politica e, in modo particolare, il Parlamento e il Governo nell'esercizio delle proprie funzioni dovrebbero attuare delle politiche per poter ridare al comparto sicurezza – rappresentato dalla polizia, rappresentato dai militari, rappresentato dai vigili del fuoco, che rappresentano una vera e grande risorsa del nostro Paese – quella dignità che in questi anni gli è stata tolta per colpa e per responsabilità di una politica che ha sostanzialmente cancellato dall'agenda politica il tema della sicurezza.
  Noi, con la nostra mozione, che è molto più dettagliata rispetto a quelle degli altri e che è molto meno generica rispetto a quelle degli altri, abbiamo voluto ampliare il perimetro politico di indirizzo e di intervento di questo Parlamento rispetto al tema della sicurezza e dell'ordine pubblico nel nostro Paese, proprio per chiedere un impegno serio, importante, vincolante, anche con numeri, anche con risorse, anche con cifre, rispetto a un'emergenza, anzi, rispetto ad una esigenza sempre più impellente dei cittadini del nostro Paese, che è quella di poter garantire sicurezza. Come garantire sicurezza al cittadino nella quotidianità ? Mettendo coloro i quali offrono, rischiando la propria vita, la sicurezza al cittadino nelle condizioni migliori e ottimali per poter garantire questo servizio. Infatti, la sicurezza è un servizio e oggi, per scelte politiche del Governo e, in modo particolare, degli ultimi Governi, si Pag. 34è andati nella direzione esattamente opposta. Quindi, il tema del rinnovo contrattuale è sicuramente uno dei temi. Non è certamente con le briciole dell’una tantum e degli 80 euro che l'anno scorso sono stati elargiti alle forze dell'ordine che si affronta il tema del rinnovo contrattuale, da un lato, e della retribuzione degna rispetto alle difficoltà del ruolo, dall'altro lato.
  Quindi, il tema del rinnovo contrattuale e della retribuzione che va inevitabilmente adeguata rispetto alle funzioni, ai rischi e ai pericoli di coloro i quali garantiscono sicurezza al cittadino, è sicuramente uno degli aspetti, ma non è sicuramente l'unico aspetto che esaurisce tutto quel mondo, tutto quel comparto che è il comparto sicurezza, che in tutti questi anni è stato violentato e bistrattato dai Governi. Ed è per questo che noi ci siamo permessi di portare all'attenzione del Governo la nostra mozione. Mi spiace che ci sia il Ministro della funzione pubblica perché – ripeto – non era competenza del Ministro della funzione pubblica. Avremmo voluto che fosse il Ministro Alfano, qua presente in Aula, a rendere conto rispetto a questo tema. E non è una cosa personale con il Ministro Alfano, tutt'altro. Presidente, domani sera alcune sigle sindacali rappresentative di questo comparto, di questo mondo, di questo variegato e importante mondo manifesteranno, con una fiaccolata, fuori da Montecitorio. Quella sarà un'occasione, perché le forze dell'ordine, nelle varie sfaccettature, evidenzieranno al Governo necessità e bisogni. Noi, come gruppo della Lega, parteciperemo a quella manifestazione, daremo il nostro contributo, daremo la nostra presenza, porteremo il nostro contributo di idee e di proposte. Dio sa quanto bisogno di sicurezza ha il nostro Paese, ringraziando ovviamente le forze dell'ordine e i vigili del fuoco per quello che fanno, per quello che hanno fatto e per quello che continuano a fare nelle situazioni e nelle condizioni di disagio.
  Il problema non può essere esaurito unicamente dal tema del rinnovo contrattuale. C’è il tema dello sblocco del turnover al 55 per cento: ogni cento poliziotti che vanno in pensione ne subentrano 55 ed è evidente che questo porta ad una scopertura dell'organico importante. Io voglio ricordare al Ministro dell'interno, che non c’è, che oggi il comparto sicurezza ha una carenza di organico di circa 45 mila uomini, 18 mila solo nel comparto della Polizia di Stato, ed è una carenza importante ai fini della sicurezza dei nostri cittadini.
  Quindi, c’è il tema del rinnovo contrattuale, da un lato, il tema delle retribuzioni, dall'altro lato, il tema dello sblocco del turnover al 55 per cento, dall'altro lato, ma c’è anche – tema a nostro avviso assolutamente fondamentale per consentire alle Forze dell'ordine di poter garantire al meglio la sicurezza sui territori – evidentemente il tema di poter garantire mezzi, risorse, dotazioni, materiale, cioè gli elementi minimi, affinché coloro i quali rischiano la vita per garantire la sicurezza al cittadino possano essere messi nelle condizioni ottimali per garantire la sicurezza medesima.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, le chiedo scusa se la interrompo. Colleghi, vorrei pregare di abbassare un po’ il tono della voce e di chiudere i capannelli che sono in corso. Soprattutto mi rivolgo ai colleghi che stanno subito dietro l'onorevole Molteni. Onorevole Fraccaro, gentilmente vi sarei grato. Prego, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Per non parlare, Presidente, delle strutture stesse. Oggi abbiamo ancora sul tavolo e sul piatto un piano del Governo per lo smantellamento di circa 300 presidi di sicurezza. Mi riferisco alla polizia postale, mi riferisco alla polizia di frontiera, mi riferisco alla polizia ferroviaria, cioè tutti uffici che, nell'esercizio delle loro specifiche funzioni, garantiscono sicurezza al cittadino. E questo piano del Governo per smantellare questi presìdi di sicurezza e di legalità rimane. Per non parlare della situazione di disagio di molti commissariati. L'abbiamo visto in questi giorni per il commissariato di Ventimiglia, che rappresenta un presidio sicuramente Pag. 35importante, vista la particolare collocazione che questo presidio ha: è un presidio da terzo mondo.
  Io credo che il dibattito politico debba porsi tutti questi interrogativi. Deve porsi l'interrogativo rispetto alle risorse. Questo è il Paese che spende 4 miliardi di euro per garantire accoglienza a profughi o finti profughi. Sono soldi che potrebbero e dovrebbero essere utilizzati, ad esempio, per garantire maggiori forme di sicurezza ai cittadini. Quindi, Presidente, bisogna alzare il livello di sicurezza nel nostro Paese. Per alzare il livello di sicurezza del nostro Paese, anche a fronte del pericolo del terrorismo islamico o a fronte della gestione del fenomeno dell'immigrazione regolare e clandestina, diventa necessario che il tema della sicurezza, dell'ordine pubblico e dei soggetti che garantiscono ordine pubblico e sicurezza al nostro Paese torni ad essere un tema centrale nell'agenda politica del Governo.
  È per questo, Presidente – vado a concludere – che la nostra mozione è una mozione molto più ampia rispetto a quelle presentate dalle altre forze politiche. Io credo che la mozione di maggioranza è una mozione troppo generica, che non affronta il problema reale, che non si impegna in maniera seria per prevedere e garantire le risorse necessarie e utili per il rinnovo contrattuale nel pubblico impiego e, in modo particolare, per quanto riguarda le Forze di polizia e i vigili del fuoco, che non smetteremo mai di ringraziare per il lavoro e per il sacrificio ai fini della prevenzione e della sicurezza nel nostro Paese. Quindi, è una mozione che non va a risolvere, che non impegna in maniera seria il Governo ad affrontare quello che per noi rimane un tema centrale: il tema della sicurezza, il tema dell'ordine pubblico. Io credo che queste mozioni non vadano nella direzione auspicata dai rappresentanti del comparto sicurezza, che è un comparto importante, che probabilmente, anzi sicuramente, merita più attenzione da parte del Governo e da parte di questa maggioranza, un comparto al quale noi, invece, vogliamo dare voce attraverso la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, signora Ministra, colleghi, la crisi economica che ormai dal 2008 continua ad imperversare in Italia, in Europa e nel mondo ha comportato, tra le tante conseguenze negative, una grande perdita di posti di lavoro, oltre che una forte diminuzione salariale nel settore pubblico, salari che il Governo si è sempre impegnato a voler sostenere soprattutto oggi che la crisi economica sembra mostrare un lieve cedimento e rallentamento. L'attuale mozione si schiera dalla parte dei vigili del fuoco e credo che tutti gli interventi che abbiamo ascoltato finora sono veramente esplicitamente e dichiaratamente dalla loro parte nel riconoscimento della qualità del lavoro che svolgono, della necessità di questo lavoro ma anche della grande ingiustizia a cui sono stati sottoposti per i motivi e per le motivazioni più svariate che si possono immaginare. Questo perché i vigili del fuoco rappresentano l'interfaccia più immediata fra un evento drammatico e l'emergenza che ne scaturisce, quell'emergenza che ha un numero ben preciso, il 115. È dal lontano 1987 che è attivato su tutto il territorio nazionale il numero telefonico unico di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in ottemperanza a quanto prevedeva la legge n. 197 del 1985. Quando un cittadino compone il numero gratuito 115 risponde immediatamente la sala operativa del comando provinciale nel quale si trova chi chiede aiuto. L'unica cosa che si chiede al cittadino è di mantenere la calma, di comunicare la località, gli elementi di riferimento e il recapito telefonico. Eppure, in questo modo ci si prende cura di incendi che possono avere un carattere domiciliare, incendi nei boschi, terremoti, frane, alluvioni, fughe di gas, incidenti chimici, biologici, nucleari. È incredibile la Pag. 36vastità dell'emergenza e la drammaticità delle situazioni a cui i vigili del fuoco possono e debbono fare fronte.
  Ma per questo occorre esserci ed essere in tanti per poter svolgere la più importante delle funzioni: la prevenzione in funzione del preminente interesse pubblico, diretta a conseguire, secondo criteri applicativi uniformi sul territorio nazionale, gli obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone, di tutela dei beni e dell'ambiente, attraverso la promozione, lo studio, la predisposizione e la sperimentazione di norme, misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare l'insorgenza di un incendio o degli eventi ad esso comunque connessi e, in ogni caso, a limitarne le conseguenze. Si esplica in ogni ambito caratterizzato dall'esposizione al rischio e in ragione della sua rilevanza interdisciplinare anche nei settori della sicurezza, nei luoghi di lavoro, nel controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.
  Poi, abbiamo sentito, abbiamo vissuto e abbiamo visto in questi giorni, in occasione del terremoto di Amatrice e di tutta la zona che comprende le Marche, l'Umbria, l'alto Lazio e gli Abruzzi, con quale dedizione in tempo reale i vigili del fuoco sono stati presenti sul territorio a portare la loro collaborazione. Molti di loro sono ancora lì, ovviamente con turni che si sostituiscono, però sono ancora presenti e sono presenti perché questo rischio non si è ancora esaurito e loro fanno e svolgono questo lavoro, quello che ci colpisce tutti, spesso in condizioni di assoluta precarietà.
  Le chiamate di soccorso che giungono ogni anno ai centralini telefonici dei vigili del fuoco sono stimate in almeno cinque milioni e, a fronte di queste, sono circa 700 mila gli interventi effettuati dai comandi provinciali. Sono numeri importanti che richiedono un modello organizzativo complesso e soprattutto un rapporto di fiducia con i cittadini, un vero e proprio patto. Eppure, molti fra i vigili del fuoco sono ancora precari, come accennavo prima. Rischiano concretamente la loro vita, mentre lo Stato non rischia nulla per loro o rischia molto, molto poco. Anche i vigili del fuoco precari sono, infatti, parte del personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e prestano un'indiscussa e professionale attività lavorativa, tanto da essere considerati figura strategica del comparto per un efficace servizio di soccorso pubblico. Si tratta di personale sempre in prima linea che, per le attività che è tenuto a svolgere, mette spesso a rischio la propria incolumità. Eppure, non è stata ancora riconosciuta la giusta dignità a tale categoria, perché nel tempo è stata disattesa ogni iniziativa, anche normativa, di inquadramento e di stabilizzazione dopo anni di servizio. È vero: ci sono state anche sentenze a loro favore da parte della giustizia amministrativa, che però non hanno condotto ad una risoluzione della questione ma hanno piuttosto contribuito a mantenere uno stato di assoluta incertezza.
  Un iniziale provvedimento per la stabilizzazione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco c'era stato con il decreto ministeriale n. 3747 del 2007, con il quale il Ministero dell'interno aveva indetto una procedura selettiva fissando i relativi criteri per parteciparvi: persone iscritte in appositi elenchi da almeno tre anni e con non meno di 120 giorni di servizio. Ma il fatto che successivamente il requisito dei tre anni fu portato a cinque anni ha comportato l'esclusione dalla procedura selettiva di un copioso numero di volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che giustamente hanno fatto ricorso. Una successiva sentenza emessa dal Consiglio di Stato nel 2015 – la più recente, di fatto – ha riconosciuto le ragioni dei ricorrenti annullando la loro illegittima esclusione dalle procedure selettive per la stabilizzazione. Ma l'ingiustizia subita dai vigili precari mostra un'evidente violazione dei fondamentali principi di uguaglianza e certezza del diritto che rende ancora più insostenibile la loro situazione e anche a questa ingiustizia la mozione attuale intende porre fine.
  Per non dimenticare, sono quindi compresi tra gli interventi tecnici di soccorso Pag. 37pubblico del Corpo nazionale l'opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, incontrollati rilasci di energia, improvviso e minacciante crollo strutturale, frane, piene, alluvioni e altre pubbliche calamità, ma anche e soprattutto l'opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia nucleare e dall'uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche. Già con la legge di stabilità 2016 il Governo ha messo in campo risorse aggiuntive al fine di sbloccare la contrattazione collettiva, promettendo di stanziarne altre nel disegno di legge di bilancio che è in corso di presentazione.
  In questo quadro di sostegno alle dinamiche salariali..

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Binetti, mi scusi. Grazie, molto gentili. Prego, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente. In questo quadro di sostegno alle dinamiche salariali, una particolare attenzione va riconosciuta, quindi, ai vigili del fuoco, alle Forze armate e alle forze di polizia, in considerazione del delicatissimo compito che svolgono per la sicurezza dei cittadini in un momento di alta tensione internazionale, perché è su questo elemento, che non è solo la precarietà della situazione dei vigili del fuoco ma è la precarietà della sicurezza di ognuno di noi, che va posta particolare attenzione per sanare questo particolare frangente.
  Per questi motivi con questa mozione noi impegniamo il Governo ad adottare ogni forma di iniziativa utile per lo stanziamento di risorse aggiuntive allo scopo di rafforzare ulteriormente quelle già messe in atto per il rinnovo del contratto pubblico, con un occhio di riguardo al rinnovo contrattuale del personale impegnato nel settore della sicurezza. L'occhio di riguardo non è nemmeno tanto nei loro confronti, per i quali sarebbe di giustizia, ma quell'occhio di riguardo è proprio nei confronti della nostra personale sicurezza e ciò merita una risposta alta, chiara e forte non di là da venire, ma proprio nell'arco di questo mese in cui approveremo il disegno di legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra Madia, per precisare le riformulazioni che erano rimaste in sospeso. Ne ha facoltà.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Presidente, vorrei fare due precisazioni. La prima è sulla mozione Andrea Maestri n. 1-01387: per quanto riguarda la riformulazione, per dare parere favorevole sul primo impegno, l'impegno stesso si dovrebbe fermare a «Corte costituzionale n. 178 del 2015»; per quanto riguarda, invece, la risoluzione Mucci n. 6-00262, il parere è favorevole sul primo capoverso con la riformulazione che ho detto prima, mentre il parere sul secondo capoverso è contrario.

  PRESIDENTE. Allora, per precisione sul primo impegno della mozione Andrea Maestri n. 1-01387 dopo le parole: «n. 178 del 2015 della Corte costituzionale».
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras, scusandoci per averlo fatto attendere. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. Anzitutto esprimiamo soddisfazione per il parere favorevole sulla nostra mozione da parte della Ministra Madia e, per così dire, per questa sostanziale pioggia di pareri favorevoli su mozioni che hanno un filo conduttore comune, che si assomigliano e che esprimono una prevalente volontà di questa Camera in favore di una rimozione del blocco contrattuale e degli adeguamenti stipendiali ai lavoratori delle Forze armate. Pensiamo che a questa volontà favorevole, a questa espressione favorevole praticamente di tutta la Camera, debba esserci un seguito finalmente, a differenza di quanto non abbiamo avuto modo di riscontrare nel DEF per il 2016, degli impegni vaghi e generici senza indicazione di cifre nella Nota di aggiornamento del DEF e di una cifra che a noi pare insufficiente Pag. 38che è quella allo stato attuale iscritta nel DEF, che stiamo discutendo in queste ore nelle Commissioni. È giunta l'ora, dopo sette anni sostanzialmente di blocco degli adeguamenti stipendiali dei contratti, a nove anni dall'ultimo contratto discusso nelle pubbliche amministrazioni, di andare oltre perché abbiamo sempre pensato, a differenza di quanto pensano alcune forze politiche presenti in quest'Aula, che oggi hanno espresso un concetto profondamente diverso da quello che noi riteniamo essere il concetto giusto, che questo blocco vada rimosso per tutta la pubblica amministrazione perché pensiamo che, al di là della retorica che esalta il ruolo delle forze di pubblica sicurezza e delle Forze armate, ci sia una questione che riguarda una profonda ingiustizia sul piano economico e una profonda ingiustizia sul piano sociale, commessa in questi anni in nome di una spending review che ha colpito solo il basso della società e ha colpito i lavoratori di un intero comparto, di tutto il comparto della pubblica amministrazione senza distinzione alcuna. Infatti riteniamo fondamentalmente che chi compie il proprio dovere all'interno di una pubblica amministrazione, nelle Forze armate, nelle forze di pubblica sicurezza e di polizia debba essere retribuito il giusto e conseguentemente il relativo stipendio debba essere adeguato al correre del costo della vita, al correre dell'inflazione e al mutare delle condizioni economiche. Noi, nel pieno della crisi più devastante che ha colpito questo Paese e che la storia di questo Paese ricordi, abbiamo scelto di fare la spending review sulle spalle dei lavoratori e questo è stato un grossissimo errore due volte. È stato un grossissimo errore perché sul piano sociale ha impoverito categorie che, fino all'altro ieri, ivi comprese le Forze armate e ivi comprese le forze di polizia, sembravano al riparo da qualsiasi crisi e da qualsiasi elemento di impoverimento e che oggi si trovano impoveriti, a dover fare i conti alla fine del mese e a dover fare i conti con i tagli persino all'operatività e all'esercizio che svolgono quotidianamente. Dall'altra parte, abbiamo prodotto e accelerato esponenzialmente una compressione dei consumi che si è riverberata su tutta l'economia nazionale e io dico, alla fine, persino sui conti pubblici perché minori consumi sono stati anche minore produzione, un minore gettito fiscale e conseguentemente un contraccolpo su un debito pubblico che in tutti questi anni di spending review non ha smesso mai di aumentare, nonostante siano stati impoveriti i lavoratori di questo Paese e i lavoratori tutti. È insopportabile continuare ad ascoltare qui la retorica sulle Forze armate, sulla specificità delle Forze armate, anche da parte di forze politiche che nel 2010 erano al Governo quando è stato deciso il blocco dei contratti e degli adeguamenti stipendiali. Venire oggi a dire che è colpa di altri quando questo percorso è stato iniziato precisamente da loro, quando esprimevano Ministri della difesa, quando esprimevano Ministri dell'interno, eccetera, è davvero una cosa che non sta né in cielo né in terra, come non sta né in cielo né in terra dividere fra lavoratori e lavoratori. Noi pensiamo che i lavoratori debbano essere sempre pagati il giusto, che il contratto sia un diritto, che l'adeguamento contrattuale sia un diritto e che non ci debba essere nessuna ragione economica per la quale si fa pagare ai lavoratori la crisi indotta da altri, che è una crisi di carattere finanziario, che deriva dagli sprechi di uno Stato che non erano certamente quelli di stipendi di chi compie in questo Paese in maniera determinante, o dietro uno sportello o in strada, il proprio dovere, quello dettato dalla propria scelta professionale, quello dettato dalla propria professione. Ecco, noi pensiamo sia giunto il tempo, pensiamo che ieri e avanti ieri fosse il tempo di fare una cosa che oggi sembrerebbe si stia per fare. Allora, facciamolo, Ministra Madia, e mettiamo però a disposizione le risorse adeguate anche per risarcire quelle famiglie e quei lavoratori del danno che hanno subito fino a oggi in nome di una spending review che non ha revisionato alcuna spesa e che non ha risanato alcun conto pubblico e che ci porta ancora oggi a parlare delle medesime cose persino in maniera furbesca e in Pag. 39maniera imbrogliona, quando si parla della riforma costituzionale e si parla di revisione della spesa.
  In questo Paese, i conti pubblici, il disastro dei conti pubblici, gli sprechi dei conti pubblici li hanno pagati i lavoratori ed è giunto il momento adesso di mettere un punto e per favore facciamolo senza imbrogli. Destiniamo, nella prossima legge di bilancio, le risorse adeguate per tutto il comparto della pubblica amministrazione, comprese le Forze armate e le forze di polizia. Destiniamo le risorse adeguate. In questa maniera qua, probabilmente riusciremo a trovare anche un punto d'accordo finalmente fra il lavoro che fanno le opposizioni e il lavoro che fanno le maggioranze (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, io voglio esprimere la soddisfazione non tanto mia personale e del mio gruppo, del gruppo di Forza Italia, che ha avuto l'iniziativa di questa mozione, ma la soddisfazione credo dell'intero Parlamento, che si accinge questa sera a votare e ad approvare degli importanti atti di indirizzo al Governo che – abbiamo ascoltato la Ministra Madia – ne ha già preso atto e che non dubitiamo, ma noi vigileremo su questo, ne darà piena esecuzione. Si tratta di lavoratori, quelli delle forze dell'ordine, del comparto della sicurezza, della difesa, delle Forze armate e del soccorso pubblico di lavoratori, che vivono e lavorano in condizioni particolarmente disagiate, che rischiano la vita ogni giorno, che lavorano anche di notte e sono dei lavoratori ai quali in questo momento lo Stato, il Governo, il Paese e il Parlamento chiede di più per garantire la necessaria sicurezza per lo svolgimento della nostra attività, della vita democratica, ma anche della vita civile, della vita industriale, di qualunque attività lavorativa, dello svolgimento della nostra possibilità di viaggiare, di vivere, di lavorare, di andare a scuola e all'università in sicurezza. A questi lavoratori, ai quali chiediamo di più e che danno di più, è giusto che il Governo dia il giusto riconoscimento, quel giusto riconoscimento che a loro è negato – insieme per carità a tutti i lavoratori pubblici – da otto anni. È vero: fu il nostro Governo a mettere per primo quel blocco, ma lo fece in condizioni straordinarie con una misura limitata e transitoria e la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo non quel blocco ma le proroghe successive che sono state fatte dagli altri Governi di centrosinistra e di sinistra perché quelle proroghe hanno reso strutturale e definitivo il nostro primo blocco limitato e transitorio, quel primo blocco che, dettato da condizioni di emergenza, noi accompagnammo con delle misure che restato tuttora uniche a sostegno del comparto sicurezza e difesa. Il riconoscimento della specificità del settore, che ha tanto garantito a loro, per esempio, in termini di provvedimenti successivi sulla previdenza in tanti altri settori e con uno stanziamento una tantum a favore del comparto che resta a tutt'oggi il principale stanziamento a favore del comparto sicurezza e difesa che sia mai stato dato dai Governi successivi. Quindi è giusto che si passi al rinnovo del contratto per questi lavoratori, è giusto che si riprenda – signora Ministra – la contrattazione e il confronto con questi lavoratori, con i rappresentanti di questi lavoratori, che devono, non ce ne voglia, innanzitutto essere ricevuti a Palazzo Chigi. Si tolga la polvere dalla Sala Verde e la si riapra per il confronto con i rappresentanti delle forze dell'ordine e con i rappresentanti dei COCER militari.
  Noi esprimiamo quindi soddisfazione perché queste mozioni, le mozioni di tutto il Parlamento, perché non è un tema che possa essere strumentalizzato, vengano approvate e il riconoscimento e il tributo che il Parlamento e tutte le forze politiche danno allo straordinario lavoro di queste donne e uomini e l'impegno – perché questo noi stiamo facendo, stiamo approvando un impegno al governo – a dare esecuzione a questa volontà del Parlamento che si passi al rinnovo del contratto. Pag. 40Si è dovuto attendere un po’ troppo, signora Ministra, perché la sentenza della Corte costituzionale è del luglio dell'anno scorso, che ha dichiarato illegittimo questo blocco e obbligato il Governo a procedere al rinnovo del contratto.
Nel frattempo ci sono altri temi sul tappeto, c’è il riordino delle carriere, c’è la necessità anche di riordinare i diritti dei militari e dei sindacati di polizia; tutti provvedimenti sui quali il Parlamento si sta adoperando e tutti provvedimenti sui quali è atteso il necessario contributo risolutivo del Governo. Infatti, sul riordino delle carriere il Parlamento ha già votato e diciamo subito, signora Ministra, che un riordino non potrà essere fatto se non ci sono le risorse necessarie. Non si tratta di riconoscere titoli e gradi, ma si tratta di riconoscere dei meriti professionali che vengono svolti ormai da diversi decenni senza il giusto riconoscimento. Forza Italia ha presentato per prima questa mozione, ma ha salutato, come abbiamo detto anche ieri in discussione generale con l'intervento della collega Polverini che ringrazio, con soddisfazione, la presentazione di analoghi documenti da parte di tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, a partire da quello del gruppo di maggioranza del Partito Democratico a prima firma Fiano, a dimostrazione, quindi, che quando lo si vuole, che quando ci sono dei temi sui quali si riconosce l'indifferibilità e l'urgenza vera di procedere, è possibile che il Parlamento lo faccia in maniera rapida e in maniera costruttiva. Noi siamo sempre stati una forza di opposizione responsabile, una forza di opposizione determinata, dura, con il capogruppo Renato Brunetta, che ringrazio di essere anche in questa occasione al mio fianco e di avere voluto con noi che la mozione giungesse in Aula. Ma siamo anche un'opposizione attenta agli interessi generali del Paese e attenta all'interesse di alcune particolari categorie. Abbiamo votato i provvedimenti che riguardavano il settore della sicurezza, della lotta al terrorismo, le missioni internazionali di pace, non perché fossero provvedimenti che provenivano dal Governo Renzi, al quale stiamo all'opposizione, decisamente all'opposizione, ma perché erano provvedimenti che volgevano all'interesse della sicurezza, della difesa, dei valori della Patria. Continueremo a farlo perché questa è la nostra diversità dalla sinistra che quando era all'opposizione, invece, anche sulla politica estera (Applausi del deputato Brunetta), anche sulla politica di sicurezza comune, anche sulla politica di difesa, anzi proprio su quei temi, si distingueva in Italia ed all'estero per mettere in difficoltà, non tanto l'immagine del nostro Governo, ma l'immagine stessa del Paese.
  Quindi, io non ho bisogno, signor Presidente, di ulteriore tempo, ma mi avvio già alla conclusione perché attendiamo con soddisfazione di poter vedere su quel tabellone i voti favorevoli alla nostra, ma anche alle altre mozioni, con l'intendimento comune che inizia con questo voto un percorso per il quale il Parlamento dà un indirizzo e al quale seguirà l'attività di controllo, fino a quando il contratto non sarà stato sottoscritto dal Governo, fino a quando le forze dell'ordine, della sicurezza, del pubblico soccorso e le Forze armate della difesa avranno il giusto riconoscimento per il loro prezioso lavoro. Per adesso, vada il nostro ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Colleghi, il dibattito che stiamo svolgendo oggi non è solo quanto mai opportuno, ma è soprattutto doveroso. Parliamo, infatti, di un tema come quello del blocco dei contratti del pubblico impiego; un blocco che perdura ormai da sei anni, che in concreto significa una riduzione degli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione. Su questa situazione, che oltre a toccare un gran numero di lavoratori italiani tocca anche i diritti sindacali, è intervenuto un evento di grande rilievo che ha reso la stessa Pag. 41situazione ancora più grave e insostenibile. Come è già stato più volte citato, mi riferisco alla sentenza della Corte costituzionale, la n. 178 del 2015, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale, a far data dalla pubblicazione della stessa sentenza in poi, del regime di contrattazione collettiva. La sentenza della Consulta è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2015. Da allora è ormai passato quasi un anno e mezzo, è passata una legge di stabilita, è passato anche l'ultimo DEF, sta per passare la Nota di aggiornamento al DEF, sulla quale ci pronunceremo a giorni. La situazione di illegittimità costituzionale non è stata sanata dal Governo, che è l'unico che sul punto può intervenire. La storia di come si è giunti alla situazione attuale è nota e con essa le responsabilità politiche. Ieri la collega Polverini nel suo intervento ha tenuto a precisare che la sanzione di illegittimità costituzionale non ha riguardato la prima disposizione normativa che ha disposto il blocco della contrattazione, bensì le proroghe successive che l'hanno resa strutturale. Del resto, anche le mozioni presentate lo spiegano chiaramente. Certo è che per sintetizzare in maniera adeguata lo stato dell'arte che si è venuto a creare, parafrasando una frase storica dei tempi che per fortuna sono passati, potremmo dire che Tremonti è stato l'aratro che ha tracciato il solco, ma i Governi e le maggioranze successive sono la spada che lo hanno difeso.
  Infatti, è noto che il blocco della contrattazione scaturisce da una disposizione del decreto-legge n. 78 del 2010 che stabiliva un blocco fino al 2013 e che poi tale disposizione è stata prorogata dalla legge stabilità 2014 e 2015. Quando nel 2010 le allora opposizioni si trovarono a esaminare quel decreto e la norma sul blocco stipendiale, in particolare, nonostante ci fosse la crisi che divampava, non furono tenere. Il Governo non ha scelto di cancellare il ponte sullo Stretto, pur mantenendo tutte le incertezze della sua attuazione; non ha scelto di tassare di più le rendite finanziarie e i redditi più alti; non ha scelto alcun intervento a favore delle famiglie; ha scelto, invece, di colpire il pubblico impiego, come se non fosse uno dei settori cruciali per la stessa competitività del Paese: questo diceva nella sua relazione di minoranza l'onorevole Baretta che oggi è sottosegretario all'economia.
  Per quanto riguarda un altro punto, quello del pubblico impiego, voglio ricordare il carattere particolare del blocco della contrattazione. Qualcuno potrà dire «beh, già è stato fatto». È stato fatto nel passato il blocco della contrattazione del pubblico impiego, ma non si era mai verificato il fatto che questo blocco non consentisse, almeno ex post, il recupero di quella contrattazione. Qui siamo all'indennità di contrattazione che è una bassissima retribuzione che non può compensare assolutamente quella che è la previsione di questi lavoratori, che significa una perdita secca del loro potere d'acquisto: questo sosteneva all'epoca l'onorevole Damiano che oggi presiede autorevolmente la Commissione lavoro. Con il blocco dei contratti del pubblico impiego e il dilazionamento nel tempo del TFR per i dipendenti pubblici voi le mani le mettete nelle tasche di tutti i lavoratori dipendenti e autonomi: questa era l'accusa tranciante che al Governo Berlusconi nel 2010 lanciava l'onorevole Marchi. Con reazioni del genere era lecito aspettarsi che già dalla prima legge di stabilità del Governo Letta qualcosa si sarebbe fatto e, invece, sono arrivate proroghe e, dunque, la condivisione nel merito della misura. Proroghe che poi sono giustamente finite sotto la mannaia della Consulta. Anche l'attuale Governo in concreto non ha fatto nulla per andare a sanare questa situazione. La mozione del PD cita qualche risorsa messa sul piatto, ma si tratta sempre di misure irrisorie. Come ho detto, il DEF sul punto è stato silente; la Nota di aggiornamento al DEF qualcosa dice e dedica un trafiletto nelle premesse a pagina 11 dello stampato: «Dopo sei anni di blocchi resi necessari dalla drammaticità della crisi – scrive il Governo – si procederà al rinnovo dei contratti del pubblico impiego». Il problema, però, sta nel fatto che nel resto del documento il Governo non fa riferimento Pag. 42ad alcuna cifra concreta. Noi non l'abbiamo trovata questa cifra e non siamo i soli, visto che neppure i colleghi di SEL, come scrivono nella loro mozione, l'hanno trovata.
  Nell'ambito del pubblico impiego sono ricompresi, pur con le loro specificità, i dipendenti del comparto sicurezza e soccorso come le forze di polizia e i vigili del fuoco. Anche questo personale, nonostante la specificità e la difficoltà del lavoro svolto, da sei anni vede bloccato l'adeguamento dei propri stipendi. Questi lavoratori, questi servitori dello Stato, dal 2010 ad oggi hanno dovuto affrontare una vasta emergenza del settore sicurezza, aggravata ancora di più dalla minaccia terroristica internazionale con l'affermarsi dell'ISIS. Hanno dovuto inoltre affrontare molteplici situazioni di crisi sul fronte ambientale e dei cataclismi naturali. Basterebbe citare i due tragici terremoti del 2012 e quello di questa estate, senza considerare che nel frattempo tra questi due eventi vi sono state alluvioni, tornadi e altre emergenze ambientali che hanno visto in primo piano nelle funzioni di soccorso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Alle forze di polizia da un lato e ai vigili del fuoco dall'altro in questi sei anni si è chiesta estrema professionalità ed efficienza, si sono chiesti turni più lunghi, maggiore fatica per la diminuzione di personale prodotta negli organici dal turnover imposto sempre a fini di riduzione della spesa. Non si è però riusciti, o molto più probabilmente non c’è stata la volontà politica, a prevedere almeno per questi lavoratori lo sblocco della contrattazione. Certamente molto dipende da chi ha in mano i cordoni della borsa, come il Ministro dell'economia. Valeva nel 2010 quando Tremonti imponeva dei Consigli dei ministri che da verbale duravano cinque minuti per approvare la manovra economica e vale pure oggi. Però anche i ministri direttamente responsabili qualcosa avrebbero potuto fare. Probabilmente, la Ministra Madia è stata troppo impegnata nella riforma della pubblica amministrazione per affrontare la questione col collega Padoan. Speriamo che queste mozioni siano uno stimolo. Del Ministro dell'interno è inutile parlare perché, non avendo proferito parola quando gli «cecchinavano» i Ministri al suo partito – penso ai colleghi De Girolamo e Lupi –, figurarsi se andava a mettere a rischio la poltrona per la polizia ed i vigili del fuoco.
  Concludendo, Presidente, la nostra mozione negli impegni fa cenno a un aspetto ulteriore rispetto allo sblocco della contrattazione stipendiale: fa riferimento in particolare al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Chiediamo, infatti, di salvaguardare le due graduatorie concorsuali aperte da tempo ai fini di nuove assunzioni; due graduatorie nelle quali vi sono ancora molti idonei e fra quegli idonei una categoria alla quale è giusto dare un momento di risalto in questo dibattito nell'Aula di Montecitorio, come hanno già fatto i miei colleghi. Mi riferisco ai cosiddetti discontinui dei vigili del fuoco. La questione dei discontinui meriterebbe un dibattito a parte che in questa sede non vi è tempo di fare e mi auguro si possa svolgere in Commissione dove il nostro gruppo e anche altri hanno presentato apposite risoluzioni. Oggi insieme a queste mozioni è stata presentata una risoluzione. Speriamo che il collega Fiano la presenti anche in Commissione.
  Concludendo in sintesi, i vigili del fuoco discontinui sono persone che in questi anni hanno svolto un ruolo fondamentale per garantire la funzionalità e l'efficienza del Corpo dei vigili del fuoco ma che per volontà politica sono stati mantenuti nel ruolo di precari e per i quali, alla luce della recente riforma Madia, è probabile che vi sia sempre meno spazio. Questo è un grosso errore che, oltre a negare i diritti dei lavoratori, getta a mare professionalità maturate nel corso di molti anni. Concludo dicendo che accetto comunque la riformulazione della nostra mozione da parte della Ministra Madia e che voteremo favorevolmente la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 43

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Siamo nella fortunata occasione di una convergenza su alcuni principi che sono espressi da varie mozioni e sulle quali il Governo, nella persona del Ministro Madia, ha espresso parere favorevole, in alcuni casi con riformulazione. Avremmo dovuto, immagino, decidere dunque di parlare giustamente degli elementi che uniscono le varie mozioni che sono state presentate cioè della necessità di impegnare il Governo alla previsione di uno stanziamento di risorse finanziarie, nel disegno di legge di bilancio che stiamo per esaminare, per proseguire il cammino delle iniziative già messe in campo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, in particolare con attenzione al settore del comparto sicurezza anche in conseguenza della consapevolezza che tutti noi abbiamo dei difficili scenari internazionali e di lotta alla criminalità che impegnano ancora di più questo comparto. Oltre a dire di essere molto soddisfatto del fatto che ci sia una convergenza quasi di tutte le parti del Parlamento su questo aspetto, non posso tuttavia esimermi, poiché tuttavia alcune forze politiche, a cominciare, signor Presidente, dal collega Molteni della Lega, oltre a questo obiettivo comune, hanno voluto rilanciare una polemica sull'attività di finanziamento del comparto sicurezza da parte di questo Governo e poiché, non so per il collega Molteni ma per me, la fonte che più fa fede è la Ragioneria dello Stato in termini di analisi del bilancio nonché il bilancio del dipartimento pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, non posso esimermi dal ricordare qualche numero per ristabilire la verità. Infatti il comparto sicurezza, soccorso pubblico, difesa, onorevole Vito, ha sicuramente bisogno del nostro sforzo per impegnare il Governo a reperire le risorse per il rinnovo dei contratti ma ha anche bisogno della verità storica che qui, da alcuni di voi, è stata plasmata a proprio piacimento su ciò che è successo in passato. Mi si permetta di leggere poche, semplici righe che derivano dalla Ragioneria di Stato e dal Ministero dell'interno: «Lo stanziamento iniziale di competenza per il dipartimento della pubblica sicurezza nell'anno 2011 era di 7.375.220.000 euro; nel 2016 7.950.000 euro»: sono cifre non del Partito Democratico ma delle fonti di analisi del bilancio di questo settore. Il complessivo dato della Ragioneria dello Stato nelle ultime tre leggi di stabilità porta nel 2015 ad un investimento in positivo sull'insieme del complesso di questi tre comparti di 1.215.000 per il 2015, di 384 milioni in attivo per il 2016 mentre la precedente legge di stabilità – l'ultima del Governo precedente – portava un valore negativo, fonte Ragioneria dello Stato, di meno 342 milioni.
  Venendo alla parte che più preme a tutti noi perché tutti noi da qui riconfermiamo la nostra gratitudine per il coraggio, l'abnegazione e il sacrificio di tutte le donne e gli uomini dei comparti sicurezza, soccorso pubblico, difesa dello Stato va però anche detto che l'insieme delle indennità accessorie che riguardano parte significativa della remunerazione di costoro, di questi difensori della sicurezza nostra e dell'intero Paese, assommava nell'anno 2010 – credo che l'onorevole Vito ricordi quell'anno e in quale Governo era in carica – a 476 milioni e nell'anno 2015, con circa 1.500 unità in meno di servitori dello Stato, a 100 milioni in più di indennità accessorie per costoro.
  Ultimo dato che voglio citare per tornare alla questione generale perché non voglio che si dica il contrario in quest'Aula e senza replica, collega Molteni, rispettando molto le sue opinioni e condividendo la linea di fondo che noi abbiamo necessità di investire sulla sicurezza, voglio ricordarle che gli stanziamenti per le dotazioni strumentali, cioè per l'acquisto di ciò di cui hanno bisogno le forze dell'ordine per combattere la criminalità, per prevenire il terrorismo, per rendere più sicura la nostra vita erano nel 2012 di 444 milioni, salite a 750 milioni nel 2016. Lo voglio dire perché questo Governo ha Pag. 44necessità di ascoltare la voce del Parlamento che dice che anche in questo momento di difficile quadratura del cerchio dei bilanci dello Stato e di difficili rapporti con l'Europa sulla quadratura dei nostri bilanci, il Governo sa che deve impegnarsi ancora di più, Ministro Madia, sul rinnovo dei contratti. Ma il Ministro Madia lo fa in rappresentanza di un Governo che in questi anni, dopo anni di tagli, ha investito sul comparto sicurezza miliardi e miliardi che prima erano mancati. Non lo diciamo noi: lo dice la Ragioneria dello Stato e intervenire, dopo tre anni di tagli consecutivi, per oltre 3 miliardi significa recuperare un buco che c’è stato. Non significa poter investire di più, significa recuperare un ritardo. Dell'investimento complessivo sul settore sicurezza fanno parte l'investimento sulle dotazioni strumentali, sugli strumenti e i mezzi di cui hanno bisogno costoro, fa parte un ragionamento complessivo sull'organizzazione della sicurezza. Ho sentito, Presidente, il collega Molteni parlare di alcune sedi delle forze dell'ordine e certo anche quello si sta facendo con il Governo: un ragionamento sulla dislocazione delle forze dell'ordine in maniera più razionale, più efficiente ed un impiego migliore, più legato alla possibilità di successo nella prevenzione del crimine e sicuramente di questo fa parte anche il rinnovo dei contratti che, oltre ad essere una scelta politica è un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore. Noi sentiamo di avere, signora Ministro, signor Presidente, la coscienza a posto per il lavoro fatto in questi anni. Nulla è mai sufficiente, di più si può sempre fare: ora è il momento dell'investimento del Governo sul rinnovo dei contratti. Anche le questioni che qui il collega Cozzolino ha citato che, come sa, abbiamo trattato varie volte anche con difficili elementi procedurali nella Commissione affari costituzionali e che riguardano l'insieme del ragionamento sul comparto del soccorso pubblico, sul Corpo nazionale dei vigili del fuoco con le collegate vicende che riguardano i cosiddetti discontinui che citava il collega Cozzolino e la questione degli idonei non assunti, sono questioni che anche a noi stanno a cuore e sulle quali non solo proseguirà la discussione in Commissione affari costituzionali ma sulle quali abbiamo presentato anche una risoluzione in Assemblea esattamente sul punto della richiesta al Governo di una proroga dei termini di validità delle graduatorie sul concorso bandito, per andare nella direzione, come già fatto in altri corpi dello Stato, di un utilizzo delle graduatorie degli idonei non assunti e anche per gli impegni da prendersi sul tema dei discontinui. Ritengo che sia un esito positivo quello che potrà avvenire dai voti magari anche comuni su alcune mozioni, signor Presidente, che sono state presentate qui in quest'Aula. Il lavoro non finisce certo con l'impegno del rinnovo del contratto: vi è un'altra questione importante sulla quale il Governo ha già detto parole chiare che è il riordino delle carriere. Tutte queste vicende, l'aumento degli investimenti, l'investimento sul rinnovo dei contratti, l'avere a cuore la questione del riordino del Corpo dei Vigili del fuoco e il l'investimento complessivo sui comparti sicurezza, soccorso pubblico e difesa dello Stato sono un cambiamento radicale che questo Governo ha voluto mettere nella propria agenda segnalando la centralità del tema della sicurezza e dell'investimento per la sicurezza di tutti i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi le mozioni e le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vito ed altri n. 1-01346 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  La votazione è aperta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 45Cozzolino ed altri n. 1-01384, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Passiamo alla votazione della mozione Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo. Analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piras ed altri n. 1-01386, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Andrea Maestri ed altri n. 1-01387, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Passiamo alla votazione della mozione Molteni ed altri n. 1-01388. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo con riferimento ai capoversi settimo e ottavo del dispositivo, mentre non hanno accettato l'espunzione dei capoversi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e nono del dispositivo e pertanto il parere del Governo su tali capoversi deve intendersi contrario. Avverto inoltre che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è favorevole distintamente da quelle su cui il parere del Governo è contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-01388, come riformulata su richiesta del Governo e per Pag. 46quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione dei capoversi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e nono del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-01388, limitatamente ai capoversi capoversi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e nono del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01389, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01390, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fabbri ed altri n. 6-00261, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mucci ed altri n. 6-00262, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili e Mucci n. 6-00263, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il senatore Antonio D'Alì in sostituzione del senatore Andrea Mandelli, dimissionario.

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Interventi di fine seduta.

  PRESIDENTE. Ora vi pregherei di uscire pacatamente e in silenzio, perché ci sono cinque colleghi che hanno chiesto di intervenire per interventi di fine seduta, a cominciare dall'onorevole Pia Locatelli. Quindi, per favore uscite in silenzio, grazie. Prego, onorevole Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Oggi si celebra la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, un'occasione per ricordare che c’è ancora molto da fare per combattere le numerose violazioni dei loro diritti, contrastare le varie forme di violenza e discriminazione che subiscono e le norme sociali che ne condizionano la libertà di scelta, l'integrità del corpo e la dignità. Sono 62 milioni i minori, bambini e bambine, che vivono in aree di grave conflitto, vittime di soprusi, di diritti negati, di infanzia calpestata. Tra questi 62 milioni, i danni maggiori sono quelli subiti dalle bambine e dalle ragazze: stupri, mutilazioni, riduzione in schiavitù. Ma anche fuori dai teatri di guerra la sottomissione e i soprusi continuano, perché l'assenza di istruzione, l'estrema povertà, una cultura familiare profondamente patriarcale, che supera e ignora le leggi, quando ci sono, cancellano i più elementari diritti delle ragazze e delle bambine. Si tratta di una drammatica situazione che è stata ricordata dalla ONLUS Terre des hommes, che nella giornata di oggi ha rilanciato la campagna «Indifesa», per garantire alle bambine di tutto il mondo istruzione, salute, protezione da violenza, discriminazioni e abusi. L'Italia è sensibile a questo tema. Lo dimostra la recente approvazione di una mozione parlamentare per eliminare i matrimoni precoci e forzati delle bambine; tema al quale ci siamo dedicati in collaborazione con AIDOS (Associazione italiana donne per lo sviluppo). Lo dimostra l'impegno già mostrato per la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. Continuiamo del nostro sforzo, in linea con gli obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2030, per un mondo dove le ragazze e le bambine possano vivere libere dalla violenza e sviluppare appieno le loro potenzialità e i loro talenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  VANNA IORI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Grazie, Presidente. I dati forniti oggi dall'UNICEF, in occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, sono drammatici. Nel mondo ci sono oltre 700 milioni di donne che si sono sposate in età minorile e, ogni anno, in un matrimonio su tre la sposa è una bambina che aveva meno di quindici anni. Altri dati diffusi da Save the children o da Terre des hommes ci indicano, inoltre, che l'analfabetismo, i maltrattamenti, gli abusi, le mutilazioni genitali, le violenze fisiche e psicologiche che subiscono le bambine cancellano il loro diritto all'infanzia in molti Paesi del mondo e anche nel nostro, negando la loro esistenza come persone, e cancellano il diritto alla speranza, all'istruzione, alla dignità perché condizionano negativamente lo sviluppo di una bambina che sogna e spera di diventare una donna adulta, equilibrata, sana, libera e istruita. Dobbiamo contrastare questi fenomeni con ogni mezzo possibile. Pensiamo che si stimano in 35 mila nel nostro Paese le donne che hanno subito mutilazioni genitali. Dobbiamo sostenere i progetti e i programmi di cooperazione internazionale, di prevenzione e di contrasto. Il supporto, anche in Italia, deve essere culturale ed economico per non cadere nel rischio che l'indignazione suscitata da questi dati sia solo un'indignazione temporanea e rimanga una mera dichiarazione di intenti, ma davvero ci si adoperi per attuare condizioni di dignità e diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  VINCENZO D'ARIENZO. Chiedo di parlare.

Pag. 48

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, Presidente. Banco Popolare, Unicredit e Ubi Banca hanno aumentato i costi dei conti correnti per rientrare dei costi che hanno affrontato per il Fondo nazionale di risoluzione, come è noto, utilizzato per la risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara: 12 milioni e mezzo di famiglie e di imprese pagheranno una tassa voluta da queste banche e mai prevista dal Governo. Perché i costi per la risoluzione di quelle banche mal gestite devono essere accollati ai clienti e non solo al sistema bancario, come prevede la legge di stabilità del 2016 ? Di fatto queste banche scaricano sui clienti il costo dei salvataggi bancari di questi ultimi mesi. Una «stangatina» sui conti correnti inaccettabile.
  Alcuni hanno informato correttamente i clienti del vero motivo; altri istituti si sono inventati di tutto e di più, ma ciò non toglie che sia una scelta sbagliata e ingiusta perché li tassa per qualcosa di cui non hanno alcuna responsabilità. È sgradevole la sensazione, peraltro, per cui, mentre gli espropriati aspettano i rimborsi, le banche fanno finanziare ai correntisti i costi dei salvataggi. Non era questa la volontà del Parlamento e, anzi, ho presentato un'interrogazione al Ministro Padoan, il Ministro dell'economia e delle finanze, al quale ho chiesto di agire per fermare questi prelievi, impedire che altre banche facciano la stessa cosa e per sapere quali iniziative intende assumere per evitare la sgradevole certezza degli italiani che a pagare le malefatte del sistema bancario siano loro che non c'entrano nulla rispetto a quelle banche mal gestite e, quindi, liquidate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Questo mio intervento di fine seduta è per portare all'attenzione sua e dell'Aula la vertenza dei lavoratori della Cementir, stabilimento di Taranto, e per chiedere di farsi interprete della loro richiesta di apertura di un tavolo di confronto presso il MISE per affrontare finalmente e risolvere positivamente la loro problematica. Si tratta della decisione di Cementir di avviare 106 licenziamenti in tutti gli stabilimenti, di cui 47 in quello di Taranto. Voglio ricordare che la Cementir nel capoluogo ionico svolge la sua attività da circa sessant'anni e che nel tempo i lavoratori hanno subito esuberi e tagli al posto di lavoro e lunghi periodi di cassa integrazione.
  Mi scusi se insisto, signor Presidente, ma credo che bisogna chiedere immediatamente un intervento diretto del Governo attraverso, appunto, il MISE perché va scongiurato il preannunciato licenziamento di questi lavoratori che oggi sono in sciopero, si sono organizzati in un sit-in sotto la sede della prefettura di Taranto e hanno chiesto al prefetto di Taranto di interessare il Ministro dello sviluppo economico.
  L'intervento è urgente, va fatto con urgenza perché il 18 di questo mese, se non si riaprirà il confronto, l'azienda ha già dichiarato di voler procedere nel suo intento, che è quello di lasciare drammaticamente a casa 47 lavoratori in un territorio già colpito così duramente dalla disoccupazione e dalla mancanza di un posto di lavoro buono e soprattutto di un posto di lavoro sicuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. È notizia di qualche giorno fa che nella città di Trieste sono stati richiamati di fatto circa 3.500 minori, poiché la pediatra operante in ospedale è stata trovata ammalata di tubercolosi, quindi di TBC. Con la collega Sandra Savino, di Forza Italia, che tra l'altro vive nella città di Trieste, abbiamo presentato un'interrogazione urgente al Ministero della salute, e quindi al Ministro Lorenzin, affinché la Pag. 49stessa ci risponda rispetto alla profilassi che coloro che operano in un certo tipo di ambito, in un certo tipo di settori, i medici e, in questo caso, soprattutto i medici che hanno che fare con i minori, vengano sottoposti a controlli piuttosto rigidi per quanto riguarda questo tipo di patologie e anche per quanto riguarda la trasmissione di questo tipo di patologie ai minori, come prima ho detto.
  Quindi, in primo luogo sollecitiamo la risposta del Ministero della salute innanzitutto rispetto – lo rinnovo – alla profilassi e anche rispetto alle notizie che di fatto ci sono anche in quei territori, ovvero – e senza voler fare un certo tipo di ragionamento – notiamo che in provincia di Trieste e comunque in Friuli-Venezia Giulia ci sono centinaia, se non migliaia, di ingressi anche di cosiddetti richiedenti asilo e vorremmo capire qual è la profilassi, cioè esattamente quella profilassi che viene loro eseguita poiché evidentemente c’è stato qualche problema. Lo stesso problema viene evidenziato in una notizia di circa 48 ore fa quando – e vado a citare il giornale locale – c’è un bambino che di fatto tra questi 3.500 è stato contagiato.
  Quindi, sollecitiamo in modo forte l'interrogazione presentata da me e dalla collega Savino il 29 settembre scorso.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 12 ottobre 2016, alle 9:

  1. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2016.

  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 17)

  3. – Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4-bis).

  La seduta termina alle 19,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROBERTO CAPELLI, DOMENICO MENORELLO, ANTONIO MAROTTA E GIUSEPPE LAURICELLA (A.C. 2664-A)

  ROBERTO CAPELLI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2664-A).
  Il fenomeno criminale dei furti di rame, fenomeno che deve essere ricondotto nell'ambito di quello più generale dei furti di materiali sottratti ad infrastrutture energetiche e di comunicazione, provocano interruzioni di pubblici servizi essenziali e gravi danni economici e sociali, con anche rischi per la sicurezza e l'ordine pubblico; il rame in particolare è un materiale estremamente prezioso, tanto da venir chiamato «oro rosso», arrivando anche a valere sul mercato 5.28 2016 al chilo. Una quotazione destinata ad aumentare ancora, visto che il bene è sempre più scarso e sempre più ricercato, soprattutto dalle grandi potenze emergenti come India, Cina e Brasile.
  Formidabile conduttore elettrico e termico, resistente, non magnetico, facilmente lavorabile per la sua malleabilità, il rame è davvero merce preziosa. Per averla c’è chi è disposto a chiudere un occhio sulla sua provenienza. E per guadagnarsi la giornata c’è chi è disposto a morire pur di portare via qualche treccia. Esiste infatti una filiera illegale vastissima e sempre più organizzata che ha un solo scopo: rubare più rame possibile per rivenderlo all'estero. Alla base ci sono i piccoli ladruncoli (nel 2015 sono italiani 42 per cento, gli altri quasi tutti romeni dell'est europeo 46 per cento) che lo rivendono a Pag. 50rottamai e grossisti per 4 o 5 euro al chilo. Da qui, il metallo viene spedito in fonderia oppure lavorato sul posto.
  A questo punto «l'oro rosso» passa nelle mani dei «pesci grossi». Possono essere esportatori legali e del tutto inconsapevoli oppure criminali. Le mafie infatti hanno fiutato l'affare e si sono tuffate in un mercato che promette enormi guadagni e che dopo i sequestri dei primi anni 2000 (si ricorda, in particolare quello del 2007 nei porti di Napoli e Gioia Tauro, dove furono bloccati ben 23 container di rame rubato dalle ferrovie) si va sviluppando sempre più rapidamente, grazie anche alla fusione immediata del rame rubato, che viene reso irriconoscibile anche all'occhio più esperto e non più identificabile con quello esclusivo usato per le ferrovie e per altre infrastrutture.
  Dati del 2012 parlano di 19.701 furti di rame perpetrati nel solo 2012, con un incremento del 6,9 per cento rispetto all'anno precedente.
  Si tratta, quindi, di un fenomeno preoccupante che era già stato affrontato per via legislativa dal decreto-legge 93/2013, in particolare all'articolo 8, che aveva introdotto le fattispecie di furto e ricettazione, prevedendo specifiche aggravanti per i furti di rame e di altri materiali sottratti ad impianti infrastrutturali destinati all'erogazione di servizi pubblici.
  Successivamente era anche stato costituito presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, direzione centrale della Polizia criminale, l'osservatorio nazionale sui furti di rame, che è presieduto da vice direttore generale della Pubblica sicurezza, direttore centrale della Polizia criminale, e che ha come compiti:
   monitoraggio, valutazione e analisi del fenomeno ivi compresa l'esplorazione degli eventuali collegamenti tra i furti di rame e le attività delle organizzazioni, criminali nazionali ed internazionali;
   proposta di idonee strategie di prevenzione e contrasto strutturate anche con modelli d'intervento territoriale adeguati alle differenti realtà, coinvolgendo le istituzioni nazionali e locali interessate;
   proposta di iniziative finalizzate ad idonei interventi legislativi;
   promozione, qualora necessario, di apposite campagne pubblicitarie atte a diffondere la conoscenza del fenomeno, i suoi impatti negativi sull'erogazione dei servizi essenziali (trasporto energia e telecomunicazioni), le misure per prevenirlo e contrastarlo, comprese le iniziative a livello centrale.

  Abbiamo quindi già oggi strumenti utili per la lotta contro il fenomeno ricordato, ma nonostante questo, si è ritenuto necessario intervenire ancora per via legislativa per rafforzare il contrasto al furto di rame, introducendo una nuova fattispecie di reato, prevista dal nuovo articolo 624-ter del codice penale, ricalcando l'aggravante prevista dal 625 comma 1, n. 7-bis per quel che riguarda la pena detentiva (da 1 a 6 anni di reclusione) e aumentando quella pecuniaria fissata in un minimo di 1000 ed in un massimo di 5000 euro. Visto che spesso i reati sono commessi da vere bande criminali, dedite proprio ai furti, è stata, inoltre, introdotta la fattispecie dell'associazione a delinquere, aggiungendo un ottavo comma all'articolo 416 codice penale, prevedendo la punibilità con la reclusione da 3 a 8 anni per l'associazione a delinquere volta, appunto, al furto di rame o di altri materiali. Inoltre, è stata attribuita alla procura distrettuale il compito di indagare sul nuovo reato, confermando il già previsto (dal decreto del 2013) arresto obbligatorio in flagranza di reato.
  Come detto, si tratta di un fenomeno grave e pericoloso, che ha già visto interventi di contrasto. Ci si può domandare se sia davvero necessaria un'altra legge, con una specifica per un reato di fatto già previsto. E ci si può domandare se non sia un po’ ingenuo (quantomeno !) ritenere che, in questo come in altri casi, sia davvero valida una impostazione che aggiunge fattispecie di reato, o che, invece, non si dia l'impressione di emanare «grida manzoniane» non essendo in grado di stroncare con le armi che già si hanno il Pag. 51fenomeno criminale. Sono dubbi che crediamo legittimi, ma che non possano certo portare ad un voto contrario ad un provvedimento che si pone come obiettivo quello di rafforzare il contrasto ad una fattispecie criminale troppo diffusa e pericolosa.
  Per questo, non nascondendo i dubbi sopra esposti, il Gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico esprime il suo voto favorevole al provvedimento augurandosi una rapida approvazione anche da parte dell'altro ramo del Parlamento, in modo da fornire un altro strumento utile al contrasto della criminalità che si incentra sul furto dell'oro rosso.

  DOMENICO MENORELLO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2664-A).
  Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, il fenomeno criminale dei furti di rame colpisce società operanti nel settore dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni, nonché aziende elettrotecniche ed elettroniche attive nella produzione e nell'utilizzazione di beni prodotti con l'impiego di tale materiale.
  Il progetto di legge in esame propone di ascrivere tale fenomeno fra le fattispecie delittuose tipizzate dal codice penale.
  In materia era già intervenuto il decreto-legge n. 93 del 2013 (legge di conversione 119/2013), che ha novellato le fattispecie penali di furto e di ricettazione, prevedendo specifiche aggravanti quando i fatti abbiano ad oggetto materiali sottratti da impianti e infrastrutture destinate all'erogazione di servizi pubblici. Il decreto-legge ha inoltre previsto, nelle medesime ipotesi, l'arresto obbligatorio in flagranza.
  L'articolo unico della proposta in esame, inserendo nel codice penale un nuovo articolo 624-ter, vuole ora rendere il furto di rame autonoma fattispecie di reato.
  La formulazione di tale fattispecie ricalca – soprattutto dopo la modifica approvata dalla Commissione Giustizia – quella della citata aggravante di cui all'articolo 625, primo comma, n. 7-bis, codice penale, lasciando inalterata anche l'entità della pena detentiva (reclusione da 1 a 6 anni).
  Viene, invece sensibilmente aumentata la pena pecuniaria.
  Sotto un profilo pratico, l'effetto della introduzione di un'autonoma fattispecie di reato è che la determinazione della pena da parte del giudice viene sottratta al bilanciamento delle circostanze.
  La spontanea obiezione alla proposta che la Camera oggi esamina poggia sulla comprensibile diffidenza circa la potenziale trasformazione in reato autonomo di qualunque fenomeno negativo, nonostante esso possa già essere sussunto in categorie penali esistenti. Una siffatta tendenza potrebbe, in effetti, moltiplicare all'infinito i reati, rincorrendo semplicisticamente e demagogicamente ogni emergenza con il roboante strumento di una specifica prescrizione penale.
  Si deve indagare, allora, se il caso in esame abbia tratti così peculiari rispetto a quelli che già caratterizzano una ordinaria fattispecie di furto aggravato, da giustificare la grave decisione di individuare un nuovo reato.
  Perciò, nel tentativo di rispondere a tale domanda di fondo ci permettiamo di offrire alla riflessione tre fattori che riteniamo utili per la decisione che il legislatore è chiamato ad assumere votando la presente proposta di legge.

1) L'entità del fenomeno.

  Innanzitutto, non possiamo trascurare il netto favore con cui le associazioni di categorie delle imprese edili guardano alla presente iniziativa, così testimoniando, purtroppo, la diffusione capillare del fenomeno dei furti di rame nei cantieri, anche di ridotte dimensioni, operanti nei territori del nostro Paese.
  D'altronde, se viene chiamato «oro rosso», un motivo c’è: sui mercati il rame è arrivato a valere 7,5 euro al chilo: una quotazione destinata ad aumentare ancora, visto che il bene è sempre più scarso e sempre più ricercato, anche nei mercati internazionali.
  Così il furto del cosiddetto «oro rosso» ha raggiunto in pochissimi anni dimensioni Pag. 52allarmanti, colpendo sia le aziende che le infrastrutture. I primi casi si sono registrati nel 2008, con un'impennata già nel 2010 dovuta ad un aumento del prezzo del rame. Nel 2012, i furti di rame sono stati 19.701, le persone denunciate 3.431 (di cui 2.092 in stato d'arresto), i delitti scoperti 1.641. Nel 2013 si è rilevato il maggior numero di «colpi» (20,083), mentre nel 2014 e nel 2015 si è registrata una diminuzione pari, rispettivamente, a -10 per cento rispetto al 2013 e a -20 per cento nel 2014, sintomo che l'introduzione dell'aggravante penale di cui al decreto-legge n. 93 del 2013 ha ottenuto una qualche efficacia nel combattere il fenomeno.
  Diffusissimo il numero di aziende colpite, fra cui soprattutto quelle operanti nei piani di lottizzazione e nella realizzazione di opere di urbanizzazione. I player maggiormente coinvolti sono Telecom Italia, Ferrovie dello Stato e Enel, la quale – in occasione della giornata mondiale per la Sicurezza e la Salute – ha persino lanciato una particolare campagna intitolata «Il rame ti ruba la vita», un messaggio importante per sensibilizzare il grande pubblico sui gravi rischi legati al furto di rame.

2) La dimensione organizzativa.

  Fissate le macroscopiche dimensioni del fenomeno, si deve attirare l'attenzione sull'elemento «associativo» che emerge costantemente in occasione dei furti in questione, il che dimostra la presenza di vere e proprie organizzazioni dedite a tale attività criminosa, che utilizzano piccole bande di ladri, cui succedono rottamai e grossisti, che fondono il rame rubato, creando barre facilmente rivendibili anche all'estero, soprattutto nei Paesi dell'est Europa.
  In effetti, la casistica raccolta dall'apposito osservatorio del Ministero dell'interno dimostra, senza tema di smentita, il fisiologico carattere fisiologico «associativo» della fattispecie in questione.
  Sintomatico, fra i tanti casi citabili e ben catalogati dal citato osservatorio, sono gli esiti investigativi cui sono giunti gli inquirenti dopo gli 11 arresti operati a Padova il 29 aprile 2014, che condussero alla individuazione – citiamo testualmente – di una «organizzazione transnazionale composta da cittadini rumeni ed italiani dedita a razzie e furti di notevole entità ai danni di ditte ed attività commerciali che lavorano metalli (rame ed ottone), ai danni di furgoni ed autobetoniere, di bar, nonché di cimiteri e cantieri stradali. L'associazione a delinquere, prosegue la nota del Viminale, composta prevalentemente da cittadini dell'est Europa suddivisi in varie batterie, aveva compiuto vari colpi non solo nella provincia padovana, ma soprattutto in Lombardia, Veneto e Piemonte. Il gruppo annovera vari ricettatori (prevalentemente italiani) nonché basisti per l'indicazione di luoghi, orari, allarmi anti-intrusione ed aveva contatti e diramazioni in altri Paesi europei quali Francia, Germania, Romania e Ucraina».

3) I gravi riflessi pubblicistici.

  Attestato che il fenomeno rappresenta una vera e propria piaga in danno di ampi segmenti del tessuto imprenditoriale italiano e che vi è la necessità di smantellare significative realtà organizzate dedite a tale attività delittuosa, si deve, ora sottolineare un ulteriore ed essenziale profilo, che distingue il cosiddetto «furto di rame» da altre tipologie di delitti contro il patrimonio già presenti nella legislazione penale.
  Ci si riferisce al fatto che il furto di cavi di rame arreca quasi sempre anche pregiudizi molto gravi a servizi pubblici essenziali, quali l'illuminazione pubblica, a loro volta funzionali alla vivibilità e, soprattutto, alla sicurezza dei luoghi pubblici, essendo anche capitato che interi quartieri siano rimasti per giorni completamente al buio.
  Arginare il problema diventa quindi una priorità, non solo per i player economici coinvolti, ma anche nell'interesse della popolazione beneficiaria dei servizi pubblici danneggiati.
  Pertanto, come già sottolineato in Aula durante la discussione sulle linee generali, Pag. 53la risposta che oggi si chiede di esprimere al legislatore penale è del tutto opportuna è giustificata.
  In primis, infatti, l'introduzione dell'autonoma fattispecie di furto in danno di infrastrutture energetiche e di comunicazioni risponde sul piano simbolico a un fenomeno che, considerati i tre elementi riferiti, e per la sicurezza, ha caratteri di novità e specificità che meritano la perimetrazione di una nuova fattispecie penale.
  Secondariamente, il legislatore ha il dovere di offrire agli operatori anche una risposta pratica, al fine di evitare, cioè, che la gravità del furto di rame, se considerata una mera aggravante, possa essere poi annullata da una compensazione tecnica sul piano processuale con altre circostanze attenuanti.
  Per tutte queste ragioni, il gruppo Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento in esame.

  ANTONIO MAROTTA (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2664-A)
  Il fenomeno dei furti di rame crea particolare disagio, dal momento che esso provoca l'interruzione di servizi pubblici essenziali con ripercussioni di natura economica e sociale di particolare rilievo, oltre che possibili implicazioni di ordine e sicurezza pubblica.
  In tale quadro, la Direzione Centrale della Polizia Criminale ha promosso e redatto il protocollo istitutivo dell'Osservatorio nazionale sui furti di rame, che si propone di favorire le migliori sinergie tra Forze dell'Ordine, Agenzia delle dogane e le società ed aziende maggiormente esposte al fenomeno dei furti (Ferrovie dello Stato Italiane, Telecom Italia, ENEL e Federazione delle imprese elettriche ed elettroniche).
  (N.B.: l'Osservatorio nazionale sui furti di rame si è fatto promotore di una proposta normativa, tesa ad inasprire le pene per chi ruba il rame. La proposta è stata accolta dal decreto-legge n. 93 del 14 agosto 2013, convertito in legge il 15 ottobre 2013).
  4.163 depositi controllati, (191.703 kg di materiale trafugato recuperati, 802 persone indagate, di cui 171 arrestate: questi sono i numeri principali della strategia adottata dalla Task Force a difesa del rame utilizzato per l'erogazione dei servizi di trasporto ferroviario, composta dal personale di Protezione Aziendale del GruppoFS Italiane e dalle Forze dell'Ordine, in particolare dalla Polizia Ferroviaria.
  Positivi risultati sono stati conseguiti grazie alle nuove azioni coordinate e condivise di prevenzione e contrasto ai furti di rame, nonché alla scelta delle Forze dell'Ordine di incidere sul secondo livello delle organizzazioni criminali, ossia quello della ricettazione.
  Quello dei furti di rame non è un problema solo italiano. Il rame è il miglior conduttore elettrico, dopo l'argento, è resistente alla corrosione ed è interamente riciclabile.
  È per questi motivi che esso viene ampiamente usata sull'intera infrastruttura ferroviaria: in particolare, viene impiegato negli impianti tecnologici, nei sistemi di segnalamento ed alimentazione elettrica dei treni e negli impianti di telecomunicazione.
  I rischi derivanti dal fenomeno del furto di rame possono essere ricompresi nei disagi che esso provoca alla circolazione dei treni con relativi ritardi), ovvero all'interruzione del servizio pubblico, alle implicazioni all'ordine ed alla sicurezza pubbliche ed alle ripercussioni economico-sociali.
  I danni economici ammontano a ben 26.000.000 di euro, di cui 12 milioni solo di costi di ripristino.
  Ad oggi, al fine di combattere questo fenomeno sempre più diffuso, sono stati aumentati i controlli tecnici sulle linee ferroviarie più colpite, si è provveduto alla sostituzione del rame con materiali alternativi, si è proceduto ad introdurre recinzioni, blindature e sistemi d'allarme.
  Soltanto nei primi otto mesi del 2016, ben 1624 treni sono rimasti coinvolti dal furto di rame, accumulando un ritardo complessivo che ammonta a ben 20,7 giorni (ovvero 29.834 minuti).Pag. 54
  Di positivo c’è che, rispetto al 2014 (quando i treni coinvolti sono stati 10.261 con 112,79 giorni di ritardo), e rispetto al 2015 4.546 treni coinvolti con 63,5 giorni di ritardo), il numero di casi di treni coinvolti in questo fenomeno è sceso drasticamente, pur restando ancora su livelli elevati.
  Anche sul fronte dei danni economici, sono stati compiuti dei progressi, sebbene il contrasto al fenomeno sia ben lungi dall'essere terminato.
  Infatti, se nel biennio 2014/15 il totale di rame trafugato è stato di 1.128.723 kg per un danno (diretto e manutentivo) di 12.201.281 euro, nel 2016 il totale di rame trafugato ammonta a 165.218 kg, per un danno che si aggira sul 1.514.225 euro.
  Con la presente legge il reato di furto di rame diventa una ipotesi autonoma di reato e quindi sottratta al bilanciamento delle attenuanti.
  La competenza viene trasferita alla procura distrettuale proprio per accertare la presenza della criminalità organizzata alle spalle di questa attività.

  GIUSEPPE LAURICELLA (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2664-A).
  L'iniziativa, che abbiamo assunto in ordine al reato di furto di materiale sottratto ad infrastrutture energetiche e di comunicazione, nasce dal basso.
  Nasce dal grido di allarme di piccole aziende, magari a dimensione familiare, che, dall'oggi al domani, si sono trovate senza energia e, dunque, senza la possibilità di poter continuare la produzione e di lavorare, a causa dell'azione criminosa di alcuni, che rubano cavi di rame per rivenderli nel mercato nero.
  Un materiale che è diventato prezioso – persino quotato in borsa – e che ha, poco a poco, alimentato un mercato illecito di dimensioni enormi.
  Va, peraltro, rilevato come la nostra iniziativa legislativa abbia trovato la condivisione anche di tutti coloro che operano nel mondo produttivo, nell'energia, nei trasporti, nelle comunicazioni, dall'Enel alle Ferrovie dello Stato, le cui reti sono divenute – ormai da anni – fonte di approvvigionamento di singoli come di associazioni criminali.
  L'istituzione stessa dell'osservatorio nazionale sui furti di rame, presso la direzione centrale della polizia criminale, dimostra la peculiarità e la pervasività del fenomeno. L'osservatorio ha potuto evidenziare come il fenomeno del furto di rame abbia prodotto enormi danni all'economia, colpendo i servizi pubblici essenziali, ma anche la vita di chi lavora (magari) in piccole aziende e delle loro famiglie.
  Personalmente, ho ricevuto la richiesta disperata di aiuto da piccole realtà proda-Uve, territorialmente periferiche, che avevano subito un furto di cavi di rame, con conseguente blocco di ogni possibilità di produzione.
  Proprio due anni fa, a sei, intervenni, qui, alla Camera, in aula, per portare alla ribalta nazionale quell'allarme. Il problema non era poi così sconosciuto, anzi.
  Seguì la nostra iniziativa legislativa, che oggi giunge al voto finale di questa Camera.
  Iniziativa che ha voluto, principalmente, essere una risposta immediata a quella parte di società che lavora e fatica per mantenere in vita un'attività produttiva.
  Per quanto mi riguarda, si è trattato di dare un segno di attenzione. Il segno che lo Stato e le istituzioni sono sensibili nei confronti di coloro che lottano quotidianamente e onestamente.
  Per tali ragioni, è inaccettabile che chi agisce a danno della società e soprattutto a danno di chi lotta quotidianamente per vivere, non debba risponderne in modo adeguato.
  Non siamo, dunque, di fronte ad un'urgenza ma – piuttosto – ad un'emergenza. Una emergenza sociale, economica e di tutela della dignità di chi lavora.
  Il fenomeno dei furti di rame è, sensibilmente, aumentato, sia in termini quantitativi, sia in termini di diffusione sul territorio nazionale.
  Dati che sono confermati anche dal Ministero dell'Interno, sulla base delle attività svolte dalle forze di polizia.Pag. 55
  Devo – per inciso – sottolineare un dato non ricorrente nelle iniziative parlamentari: la proposta di legge, di cui sono primo firmatario, presenta la sottoscrizione e la condivisione di vari esponenti di questa Camera, in maniera trasversale.
  Ciò rivela non solo l'emergenza in sé, ma anche la dimensione sociale, che non è limitata ad una categoria o ad una parte della società. Il fenomeno colpisce ogni settore ed ogni livello sociale, territoriale ed economico.
  Dunque, come è, per un verso, opportuno perseguire l'obiettivo della depenalizzazione di fattispecie di reato che non presentino più un certo allarme sociale, ritengo sia, per altro verso, opportuno rendere più incisiva la reazione dello Stato e dell'ordinamento di fronte a situazioni e condotte che si manifestano più gravi per gli effetti che producono nella società e nell'economia reale del Paese.
  Certo, potranno essere previsti strumenti tecnici e di controllo sul territorio capaci di fronteggiare il fenomeno. Questo è un altro aspetto.
  Non possiamo continuare a trattare il furto in danno di infrastrutture energetiche e di comunicazione come mera o semplice aggravante del reato di furto.
  Non si tratta più, soltanto, di una pratica criminale posta in essere da singoli soggetti, che occasionalmente rubano qualche cavo di rame per rivenderlo al primo ricettatore d'occasione. Oggi, il fenomeno ha assunto la forma di un vero e proprio traffico illecito, con un suo mercato, anche oltre i confini nazionali, predisposto e gestito dalla criminalità organizzata, costituendo una strutturata «filiera» che va dal furto alla ricettazione, alla rivendita e alla reimmissione del materiale sottratto perfino nel mercato lecito, supportato da falsa documentazione.
  Per tali ragioni, la proposta che oggi è sottoposta al voto della Camera prevede, innanzitutto, che il reato in questione finisca d'essere una mera circostanza aggravante del reato di furto e divenga una fattispecie autonoma, evitando, peraltro, in sede giudiziaria, il bilanciamento con le circostanze attenuanti.
  In secondo luogo, prevede che il reato venga punito non solo con una pena detentiva adeguata ma anche con una sanzione pecuniaria più significativa.
  Di particolare rilievo è, poi, l'aver voluto dare vita alla integrazione del reato di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate alla erogazione di servizi pubblici e di energia con il reato di associazione per delinquere, coordinandolo con le fattispecie di arresto in flagranza di reato e di ricettazione.
  Dunque, si interviene nel codice penale e di procedura penale.
  Una scelta non risolutiva, certo, ma che dà il segno di attenzione dello Stato nei confronti dei mutamenti sociali. Ovvero, di uno Stato che è attento alle nuove esigenze della società, sia nel senso di tutelategli interessi e dei diritti soggettivi, pubblici e privati, sia nel senso di lotta alla criminalità diffusa o organizzata.
  Per tali ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito democratico.

Pag. 56

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 5 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 14 il deputato Arlotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 15 il deputato Fauttilli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 16 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 19 e 27 il deputato Impegno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 2664-A - em. 1.2, 1.3 362 362 182 95 267 114 Resp.
2 Nom. em. 1.20 365 334 31 168 71 263 114 Resp.
3 Nom. em. 1.4 367 366 1 184 85 281 114 Resp.
4 Nom. em. 1.6 370 369 1 185 88 281 114 Resp.
5 Nom. em. 1.10 380 360 20 181 96 264 114 Resp.
6 Nom. em. 1.50 396 331 65 166 38 293 112 Resp.
7 Nom. em. 1.11 386 366 20 184 105 261 112 Resp.
8 Nom. em. 1.100 399 320 79 161 317 3 112 Appr.
9 Nom. em. 1.51 399 336 63 169 37 299 112 Resp.
10 Nom. em. 1.13 378 352 26 177 91 261 112 Resp.
11 Nom. em. 1.14 389 369 20 185 126 243 112 Resp.
12 Nom. em. 1.16 392 372 20 187 108 264 112 Resp.
13 Nom. articolo 1 388 283 105 142 237 46 112 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 1.050 rif. 388 252 136 127 249 3 112 Appr.
15 Nom. Pdl 2664-A - voto finale 399 303 96 152 248 55 111 Appr.
16 Nom. Moz. Vito e a. 1-1346 406 406 204 406 98 Appr.
17 Nom. Moz. Cozzolino e a. 1-1384 rif. 401 401 201 400 1 97 Appr.
18 Nom. Moz. Fiano e a. 1-1385 p.I 405 390 15 196 390 97 Appr.
19 Nom. Moz. Fiano e a. 1-1385 p.II 405 366 39 184 289 77 97 Appr.
20 Nom. Moz. Piras e a. 1-1386 402 386 16 194 385 1 97 Appr.
21 Nom. Moz. Maestri A. e a. 1-1387 rif. 405 388 17 195 388 97 Appr.
22 Nom. Moz. Molteni e a. 1-1388 rif. p.I 398 381 17 191 379 2 97 Appr.
23 Nom. Moz. Molteni e a. 1-1388 p.II 405 392 13 197 118 274 97 Resp.
24 Nom. Moz. Palese e a. 1-1389 404 404 203 404 97 Appr.
25 Nom. Moz. Rizzetto e a. 1-1390 rif. 403 384 19 193 383 1 97 Appr.
26 Nom. Ris. Fabbri e a. 6-261 401 387 14 194 387 97 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ris. Mucci e a. 6-262 rif. 393 379 14 190 379 97 Appr.
28 Nom. Ris. Pili e Mucci 6-263 399 398 1 200 398 97 Appr.