XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 549 di lunedì 18 gennaio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 4 gennaio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amici, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Censore, Cirielli, Costa, Crippa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Nicoletti, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Scotto, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione delle mozioni Capua, Lenzi, Nizzi, Calabrò, Locatelli ed altri n. 1-01055 e Rondini ed altri n. 1-01092 concernenti iniziative per il contrasto delle infezioni in ambiente ospedaliero e sanitario (ore 15,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Capua, Lenzi, Nizzi, Calabrò, Locatelli ed altri n. 1-01055 e Rondini ed altri n. 1-01092, concernenti iniziative per il contrasto delle infezioni in ambiente ospedaliero e sanitario (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che è stata altresì presentata la mozione Palese ed altri numero 1-01094 (Vedi l'allegato A – Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.Pag. 2
  Avverto inoltre che la mozione Capua, Lenzi, Nizzi, Calabrò, Locatelli ed altri n. 1-01055 è stata sottoscritta anche dal deputato Gigli, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quinto firmatario.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Capua, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01055. Ne ha facoltà.

  ILARIA CAPUA. Grazie, Presidente. Buongiorno, sottosegretario. Questo pomeriggio io presenterò la mia mozione sulla resistenza antimicrobica. Questo è un problema molto serio che riguarda l'Europa, riguarda gli Stati Uniti, riguarda di fatto tutto il mondo e riguarda anche ognuno di noi da vicino perché nostri familiari, nostri amici, nostri parenti, possono contrarre infezioni con germi resistenti o multi resistenti e non sopravvivere a queste infezioni in quanto non sono ad oggi disponibili dei farmaci o degli antibiotici che siano in grado di contrastare queste infezioni così gravi.
  La resistenza antimicrobica si verifica nei germi, anche nei virus e nei batteri, e di fatto è la resistenza a uno o più farmaci. Si verifica normalmente che, quando un microrganismo vivente è sottoposto a trattamento con determinati tipi di farmaci, si selezionano i ceppi resistenti. La resistenza antimicrobica è legata principalmente all'abuso di antibiotici che si è fatto in medicina umana e in medicina veterinaria, anche perché gli animali sottoposti a trattamento antibiotico eliminano attraverso le deiezioni farmaci che vanno a finire nell'ambiente e che, quindi, possono contribuire ad aumentare il fenomeno della resistenza.
  È un problema molto serio, particolarmente in Italia. Vorrei sottolineare che il 25-30 per cento delle infezioni ospedaliere sono mortali e, quindi, in seguito a grandi interventi come ad esempio un trapianto, oppure una sostituzione di un grosso vaso in chirurgia vascolare, come ad esempio le protesi aortiche, possono infettarsi e possono quindi portare a morte il paziente. Quindi, in realtà, lo Stato spende per svolgere questi grandi interventi e poi, purtroppo, a seguito di queste infezioni ospedaliere il paziente viene comunque a morte anche se l'intervento è perfettamente riuscito.
  È un problema in aumento, abbiamo ceppi di klebsiella pneumoniae che sono multi resistenti: erano l'1,3 per cento nel 2009, il 16 per cento nel 2010, il 26 per cento nel 2011, e l'Italia stessa si è dichiarata endemica.
  Nonostante l'indicazione dell'Unione europea, dell'OMS e anche del Ministro Balduzzi, nel 2013, le azioni intraprese appaiono del tutto insufficienti a contrastare il fenomeno. Quindi, noi abbiamo proposto questa mozione, che è stata firmata dai rappresentanti anche di altri partiti, che impegna il Governo, prima di tutto, a potenziare il sistema nazionale di raccolta di informazioni sulle infezioni ospedaliere resistenti, rendendo obbligatoria la notifica dei ceppi, in quanto questo è propedeutico per l'adozione delle indispensabili misure di intervento.
  Chiediamo che il Governo dia piena attuazione al disposto della circolare n. 4968 del 2013 del Ministero della salute, anche adeguandone il contenuto alle nuove emergenze sanitarie ed istituendo il sistema di sorveglianza nazionale, obbligatorio e comprensivo per i ceppi resistenti, come chiesto dal Consiglio europeo.
  Chiediamo al Governo di assumere iniziative per prevedere un percorso guidato di coinvolgimento delle regioni che garantisca la piena attuazione delle esigenze di sorveglianza sulla resistenza antibiotica; di promuovere l'attivazione di programmi di formazione professionale specifica, in particolare rivolti agli operatori nosocomiali; di adottare iniziative urgenti ed efficaci volte ad elevare e Pag. 3standardizzare la qualità di tutti i protocolli di sicurezza; di adottare iniziative efficaci che mirino alla riduzione del consumo degli antibiotici in ambito ospedaliero e comunitario, limitandone l'uso esclusivamente alle situazioni nelle quali ce ne sia reale necessità, come raccomandato dal Consiglio dell'Unione europea.
  Quindi, è assolutamente necessario che si riduca l'uso degli antibiotici, sia in ambiente nosocomiale che in ambiente comunitario, in modo tale che questi farmaci si usino esclusivamente quando sono necessari, e questo deve essere fatto in linea con le raccomandazioni dell'Unione europea e dell'OMS.
  Chiediamo anche di assumere iniziative per redigere, finanziare adeguatamente e adottare, in collaborazione con gli esperti del settore, un vero e proprio «piano nazionale di prevenzione e controllo», con l'obiettivo di contrastare l'allarmante fenomeno della trasmissione di casi di infezione o colonizzazione da batteri antibiotico resistenti in ambiente ospedaliero e sanitario.
  Infine, chiediamo che sia implementato un sistema di sorveglianza dell'antibioticoresistenza integrato fra gli aspetti di sanità umana e di sanità animale, che comprenda i dati generati nel settore veterinario, sia per gli animali da reddito che per gli animali d'affezione, attraverso la rete degli istituti zooprofilattici, che miri all'ottenimento del consumo prudente e responsabile degli antibiotici in ambito agroalimentare e veterinario.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01094. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Siamo oggi a discutere di un problema importante e contestualmente gravissimo, quello delle infezioni ospedaliere e della resistenza antimicrobica, che continua a rappresentare una delle più frequenti e gravi complicazioni in ambiente ospedaliero e non solo. È fin troppo evidente che siamo in un contesto in cui c’è una crescita esponenziale di questi casi. Quasi sempre trattasi di casi abbastanza eclatanti, che colpiscono delle persone, dei pazienti che sono ricoverati in ospedale, che sono quasi sempre pazienti defedati, pazienti anziani, pazienti che sono trasferiti da un reparto all'altro, pazienti operati soprattutto con interventi di alta chirurgia, pazienti che subiscono complicazioni dopo interventi chirurgici o in riferimento anche ad altro tipo di patologie.
  Si tratta di pazienti che, quando permangono per motivi di patologie in ambienti di terapia intensiva e di rianimazione, sono fortemente esposti.
  L'Unione europea, e anche il Ministero della salute, hanno ripetutamente assunto delle iniziative. Abbiamo diversi problemi: abbiamo un problema di monitoraggio e di informazioni, e bisognerebbe soprattutto costruire un sistema tale da avere le informazioni in tempo reale. Secondo, dobbiamo fronteggiare un problema non solo di informazioni e di dati, ma anche di iniziative di prevenzione. Tutto ciò accade per diversi motivi: il principale è che c’è un'assuefazione, e quindi conseguente resistenza da parte di molti ceppi, molti germi agli antibiotici. Questo è il principale motivo per cui abbiamo spesso e volentieri tutte queste complicazioni ! C’è questa resistenza, ed è particolare: ci sono alcuni ceppi, soprattutto quelli Gram-negativi anaerobi, che una volta che conquistano l'organismo, si va nel cosiddetto shock settico, diventa tutto irreversibile, qualsiasi tipo di terapia diventa vana; c’è la complicazione dello shock settico, poi ci sono quelle polmonari, che si aggiungono, con polmoniti, roba del genere, e quasi sempre davanti ad una situazione del genere il paziente muore.
  Si è verificato ciò negli anni, perché c’è un abuso nell'utilizzo, nell'assunzione di antibiotici. Questo è acclarato da mille studi, da mille analisi, ed ha fatto sì che ci sia una conseguente resistenza di alcuni ceppi. Poi ci sono alcuni ceppi che attraverso mutazioni hanno assunto una connotazione Pag. 4nuova completamente, tale che risulta poi fortemente difficile riuscire a venirne a capo.
  Siccome noi parliamo di un trend in crescita, e del fatto che almeno 50 mila persone all'anno ricoverate in ospedale vanno incontro a questo tipo di complicazione, riteniamo che il Governo debba assumere iniziative molto più forti: in primo luogo, valutare l'opportunità dell'adozione di ulteriori iniziative volte ad elevare la qualità dei protocolli di sicurezza in uso negli ospedali italiani, seguendo le linee guida internazionali dell'Organizzazione mondiale della sanità; poi, chiediamo al Governo di assumere iniziative attraverso campagne istituzionali di informazione e di educazione sanitaria per la riduzione del consumo degli antibiotici in ambito ospedaliero, utilizzandoli solo nelle situazioni in cui ci sia reale necessità, e ciò anche in ambiente non ospedaliero; di valutare l'opportunità di predisporre il nuovo Piano nazionale di prevenzione e controllo, con l'obiettivo di contrastare le infezioni ospedaliere e il fenomeno dell'antibiotico-resistenza.
  Il Ministero chiaramente ogni volta ce la mette tutta, ad onor del vero, perché due anni fa circa sono state presentate le linee guida, e quant'altro; c’è poi il problema della verifica di come vengano applicate queste circolari, queste direttive, queste linee guida, e addirittura se esse vengano applicate. E a questo punto bisogna cercare di coinvolgere le regioni, attraverso la sottoscrizione di accordi che garantiscano l'attuazione dei protocolli di sorveglianza sulla resistenza antibiotica, secondo le indicazioni del Ministero della salute.
  Signor Presidente, molte regioni sono sorde, completamente inadempienti a tutto, ormai avvezze sulla situazione della sanità a qualsiasi inadempienza, di ogni genere e di ogni grado, e il Parlamento e il Governo non possono continuare a tollerare le situazioni che si vengono a creare !
  Se il trend continua ad essere questo e a non essere interrotto, se non c’è un'inversione di tendenza; e se, dall'altra parte, non c’è un impulso, un'accelerazione molto forte da parte della ricerca, della scienza medica, a tirar fuori ulteriori antibiotici, ulteriori situazioni – si tratta sempre di assuefazione, quindi dell'abuso del consumo di antibiotici in maniera inappropriata: si parla tanto di inappropriatezza, questo è uno dei casi ! – noi finiremo, nel tempo, ad avere casi di infezioni tali da riscontrare la stessa situazione di prima che si scoprisse la penicillina ! Ora noi siamo davanti a questo tipo di situazione. Ecco perché ritengo appropriata l'iniziativa di proporre una mozione, in maniera tale che il Parlamento ne discuta.
  I livelli essenziali di assistenza sono di competenza esclusiva dello Stato centrale, anche se la loro attuazione e gestione è nelle mani delle regioni. Però la competenza è nostra, e la verifica dei livelli essenziali delle regioni sarebbe il caso, signor Presidente (qui c’è il sottosegretario), fosse inserita pure se le linee guida predisposte dal Governo due anni fa, e che probabilmente hanno necessità di una piccola rivisitazione, vengono effettivamente attuate e applicate. Sarebbe questo già un grande passo avanti, per indurre le regioni a fare il proprio dovere a tutela della salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Donata Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, la mozione presentata in modo unitario ed unanime dal Parlamento, che solleva e presta attenzione al problema delle infezioni ospedaliere e della resistenza agli antibiotici, riguarda sicuramente un tema purtroppo non sufficientemente conosciuto al di fuori dell'ambito più strettamente sanitario. E, aggiungendomi alle considerazioni dei colleghi, vorrei richiamare esplicitamente l'attenzione su tale punto, la necessità che ci sia una maggior consapevolezza all'interno dell'opinione pubblica di quali siano le conseguenze dell'abuso di antibiotici presi, per esempio – che ne so ? Pag. 5– per curare l'influenza, malattia di stagione che stiamo attraversando in questo momento, o – cosa ancor più grave – per curare un raffreddore. Si tratta di comportamenti che attengono non solo alla responsabilità prescrittiva del medico di famiglia, ma molto spesso a scelte ed atteggiamenti di ciascuno di noi.
  Vorrei ricordare che nel nostro Paese i degenti all'interno delle strutture ospedaliere possono ammalarsi di un'infezione presa all'interno dell'ospedale (cioè nel luogo dove sei andato per curarti, e mai ti verrebbe in mente che invece è un luogo dove ti puoi anche ammalare) in una percentuale che va, a seconda dei presidi, dal 5 all'8 per cento; ma anche il personale sanitario, medico ed infermieristico in primo luogo, ha più del 4 per cento di possibilità di prendere un'infezione all'interno della struttura in cui opera.
  Allora, bene le osservazioni e le proposte che abbiamo inserito nelle mozioni, la necessità di una maggiore sorveglianza, una capacità di organizzazione, di monitoraggio degli eventi sentinella, una maggiore acquisizione di responsabilità, di capacità di intervento che fa capo non solo alle singole regioni, ma anche alla singola struttura ospedaliera; a maggior ragione, poi, una particolare attenzione da rivolgere alle terapie intensive.
  Seguendo però il filo logico della necessità di acquisire tutti una maggiore comprensione di questo problema, aggiungerei una cosa che nella mozione è scritta – e mi fa piacere ricordarla in Aula –, che attiene banalmente alla vita di tutti i giorni. Sono figlia di una mamma medico igienista, quindi con queste cose sono cresciuta, e in adolescenza ho attraversato anche il periodo in cui non ne volevo più sentir parlare; ma la regola numero uno rimane lavarsi le mani ! Bene: regola numero uno, all'interno di tutti i luoghi pubblici e, in particolar modo, all'interno dei presidi ospedalieri.
  Allora, nelle campagne informative, che dovremmo andare a fare, va sottolineata un'attenzione a riprendere quegli atteggiamenti attenti, di base, fondamentali, come questo anche all'interno del mondo sanitario, perché a volte anche i professionisti vanno un po’ di corsa e non tengono conto di quelle che sono le regole base, non solo per prevenire queste gravi malattie, ma proprio per prevenire l'ammalarsi in generale.
  Ecco, questo richiederà – qui vedo presente il sottosegretario De Filippo – immagino, anche la piena disponibilità del Governo ad intervenire e così immagino da parte delle regioni. E sarebbe bene che ci sia anche – e lo dice la mozione – la possibilità di tenere informato il Parlamento su quello che avviene, proprio perché questa consapevolezza – e do conto e merito all'onorevole Capua di aver sollevato il problema – non si disperda in una seduta, ma rimanga all'attenzione di tutti.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Grazie, Presidente. La questione delle infezioni ospedaliere è un problema – ahimè – ben conosciuto da tutti gli operatori sanitari, siano essi ospedalieri ma anche dai medici del territorio. Soprattutto, ci pone dinanzi ad una questione importante dal punto di vista numerico, se pensiamo che, con riferimento alle questioni legate alle infezioni ospedaliere, cioè tutte quelle infezioni che il paziente si ritrova ad avere una volta che è stato ricoverato e una volta che è stato appena dimesso dalla struttura in cui si è dovuto recare per necessità, circa 5 mila casi di morte derivano dalle infezioni ospedaliere. Io penso che sia arrivato il momento, soprattutto per noi tutti, per coloro i quali operano nel campo sanitario, ma soprattutto per la responsabilità del Governo e del Parlamento stesso, di assumere determinazioni importanti.
  Vari studi ci dicono quali debbano essere i comportamenti sia dei medici che del personale paramedico, per chi opera all'interno delle strutture sanitarie. Ebbene, se ad oggi, nonostante gli sforzi fatti sia dai medici che dai paramedici e Pag. 6anche dall'organizzazione stessa della struttura ospedaliera, così come anche nonostante le circolari sia europee che nazionali, non si è giunti ad una riduzione di queste infezioni, allora io penso che qualcosa di importante debba essere fatto.
  Io ho avuto personalmente la sfortuna di avere due familiari, due fratelli, deceduti per questa causa, per un'infezione contratta all'interno della struttura ospedaliera. Riusciremo, saremo capaci di ridurre il numero delle persone, dei nostri cari che ci lasciano perché forse stiamo poco attenti a quelle che sono non soltanto le indagini, ma soprattutto le manipolazioni che abbiamo sui nostri ammalati ?
  Penso che, una volta che siamo arrivati in questa legislatura ad avere intenti comuni, sia come parlamentari sia da parte dello stesso Governo, si debba fare qualcosa di importante, e penso che il Governo debba fare qualcosa di importante veramente affinché il numero delle morti si riduca in maniera molto drastica. Abbiamo 500 mila infezioni all'anno e 5 mila decessi circa: io spero che, nel prossimo futuro non troppo lontano, il numero di questi decessi si possa ridurre in maniera significativa; per cui, tralasciando sia il tipo di patogeno o le varie classi dei patogeni che si sviluppano e tralasciando, anche dal punto di vista pratico, le azioni che vengono commesse dagli operatori sanitari sui pazienti, io penso che tutti assieme dobbiamo fornire una risposta certa e soprattutto una risposta immediata per la risoluzione di questo importante problema che affligge la nostra comunità.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, c’è, diciamo, una sproporzione abbastanza vistosa tra l'importanza del problema che tocca ognuno di noi come persone, soprattutto nel momento in cui, come è probabile, ci sarà un periodo della nostra vita in cui dovremo affrontare l'esperienza ospedaliera o dovranno affrontarla le persone che ci sono care, familiari e via seguitando (vi è quindi la concretezza assoluta del problema delle infezioni nosocomiali, con tutte le loro conseguenze), e la risposta dell'Aula, che è veramente sorprendente, come se fosse un non problema, un qualcosa che non ci toccasse. Viceversa, è una di quelle esperienze, l'infezione contratta in ospedale, che, quando capita di viverla sulla nostra pelle e quindi di rendersi conto di come possa diventare difficile sconfiggere quell'infezione, ci si accorge, a un certo punto, di come i progressi della scienza e della tecnica, mentre risolvono moltissimi problemi, di pari passo ne creano anche qualcun altro. Concretamente, il fenomeno delle infezioni nosocomiali è particolarmente grave e particolarmente importante perché le infezioni che si contraggono in ospedale sono più difficili da debellare e da sconfiggere, e questo per due ragioni molto concrete: la prima è che la persona che contrae quest'infezione evidentemente è in condizioni di maggiore fragilità. È una persona malata, una persona che, per qualunque tipo di motivo, si trova in ospedale, magari in un'area di medicina o in un'area di chirurgia perché ha subito un intervento; in un caso o nell'altro, è evidente che il suo organismo fatica a rispondere a quelli che sono i cosiddetti aggressori dell'ambiente. L'altro motivo, però, particolarmente importante rispetto alle infezioni nosocomiali, è che l'uso, l'abuso, il cattivo uso che si fa degli antibiotici porta a selezionare una popolazione di microrganismi sempre più forte, sempre più resistente, con una improbabile escalation, per cui, a un microrganismo particolarmente resistente, deve corrispondere un antibiotico particolarmente potente; ma, se il nostro organismo si abitua ad assumere antibiotici particolarmente potenti, anche nel caso di microrganismi che potrebbero essere facilmente sconfitti con un'altra classe di farmaci o con un'altra classe di antibiotici, questo creerà ulteriormente un rafforzamento di questa popolazione di ospiti sgraditi all'interno del nostro organismo. Quindi, il tema delle infezioni nosocomiali Pag. 7attraversa, in maniera molto importante e molto interessante, l'evoluzione stessa dei microrganismi, dall'interno, come si auto-selezionano; potremmo guardarli in una logica che è quella che qualcuno chiama la biologia darwiniana: come è possibile che questi microrganismi riescano ad averla sempre vinta ? Quando noi pensiamo di averli sgominati una volta per tutte, viceversa «no», nasce una nuova classe di microrganismi capace di imporci le sue regole e la sua carica di violenza rispetto al nostro organismo.
  L'altro problema è cosa succede in un microrganismo, cosa lo rende sempre più forte, sempre più potente e sempre più pronto ad adattarsi; noi siamo abituati ad immaginare l'intelligenza degli animali, ad esempio quella dei cani, ma l'intelligenza dei microrganismi, che riescono in qualche modo a selezionare ciò che fa loro danno e a moltiplicarsi per essere sempre in pole position nella lotta con l'uomo, è qualcosa che non è sempre facile da conoscere e da riconoscere, se si vuole scendere nella profondità dei meccanismi e delle mutazioni a cui vanno incontro.
  L'altro tema importante – forse a livello personale, per il tipo di lavoro che ho sempre condotto in ospedale, su vari fronti – direi che è proprio quello dell'educazione, dell'educazione del paziente, dell'educazione del personale e dell'educazione stessa, a volte, dei medici davanti a questo grande problema che è l'uso degli antibiotici. Sembra che, avendo a disposizione una classe di farmaci ad alto livello di potenza, io possa essere sollevato dall'onere di pensare i criteri della gradualità e della progressività. Il criterio dell'educazione alla salute, che significa anche un criterio di educazione all'uso di farmaci e che non si misura solo nell'efficacia in atto, ma deve guardare anche con uno sguardo di medio e lungo termine, è qualcosa che richiede una nuova riflessione e anche, a volte, una nuova impostazione nei protocolli di cura. L'educazione del paziente all'uso corretto del farmaco, attraverso quella che noi chiamiamo una compliance adeguata, implica anche l'avere la pazienza di attendere che certi processi si risolvano naturalmente; noi conosciamo tante madri che davanti alla prima febbre del bambino vorrebbero ricorre subito all'antibiotico per sconfiggere quella patologia che in quel momento, creando febbre, crea anche disagio, in qualche modo interferisce anche nella relazione madre-figlio. Vedere un figlio sofferente fa sì che la madre vorrebbe poter ricorrere a qualunque mezzo pur di sconfiggere immediatamente quell'ostacolo che gli si presenta. Viceversa, molte volte, si chiede di acquistare uno sguardo più lungo sulle cose, uno sguardo che sappia assumere la prospettiva del tempo, che sappia rinunciare a una vittoria facile per poter, poi, di fatto, ottenere vittorie più significative quando, contro le aggressioni a cui l'organismo del proprio figlio o anche il proprio organismo andranno incontro, sarà possibile, in qualche modo, avvalersi più e meglio degli antibiotici disponibili.
  Tuttavia, un altro aspetto estremamente interessante rispetto alle infezioni è che il meccanismo di trasmissione di queste infezioni non è soltanto da uomo a uomo, per cui si contrae un'infezione nel rapporto personale e nel rapporto diretto, ma c’è anche un meccanismo di trasmissione delle infezioni attraverso il rapporto uomo-animale e in questo senso il rapporto con gli animali ci pone di fronte a un ulteriore fattore da valutare. In una cultura come quella del nostro tempo, in cui il favore nei confronti degli animali cresce e cresce notevolmente – per cui in moltissime case è presente un animale – allo stesso tempo – accanto a tutti gli aspetti positivi della relazione di compagnia, della relazione anche affettuosa che si stabilisce con lui – è presente anche un potenziale portatore di agenti patogeni, per cui le infezioni a cui va incontro quell'animale e il modo di trattare quelle infezioni ci riguardano. Ci riguardano non solo perché l'animale è il nostro, ma ci riguardano anche perché quelle sue infezioni possono diventare, anche, in qualche modo, le nostre infezioni. Quindi, anche nell'uso dei farmaci che si fa nei confronti delle patologie Pag. 8degli animali occorre portare una notevole attenzione, un'attenzione, insisto, nel breve tempo, nel medio tempo e nel lungo tempo. Ed è proprio questa prospettiva del tempo quella che connota l'educazione, una vera, profonda e solida educazione alla salute.
  Un terzo aspetto che può essere interessante è anche il fatto che, molto spesso, questi microrganismi possono venire a contatto con noi attraverso i cibi, attraverso quello che è il grande campo di tutta l'agricoltura. Riguardo all'attenzione con cui oggi si cerca di sconfiggere le infezioni – ne abbiamo viste alcune, recentemente, come per esempio il famoso problema degli ulivi nelle Puglie – che riguardano quegli esseri viventi del tutto particolari che sono le piante, occorre sottolineare come, a volte, tali infezioni vengono affrontate con una aggressività e, quindi, con una tipologia di farmaci, che rende i microrganismi che abitano queste piante, anche loro, sempre più resistenti, in una sfida costante e continua verso prodotti sempre più complessi e sempre più difficili da sconfiggere. Non a caso il tema delle infezioni poi noi lo leggiamo all'interno della prospettiva delle infezioni nosocomiali, perché è là dove il problema esplode, con quella gravità che mette a repentaglio la vita stessa del soggetto. E quindi l'aggressione che si subisce è come se si collocasse in una linea di rischio e in una linea di pericolo molto più evidente, e quindi anche per la sua, come dire, linea drammatica, urge proprio che si trovino rimedi, in quel momento in atto veloci, rapidi perché l'organismo è sempre meno capace e il rischio è sempre più alto.
  Ma tutto questo è un problema che non riguarda ovviamente solo l'Italia, è un problema che riguarda l'Europa e non a caso molto spesso l'Europa è intervenuta attraverso una serie di atti e anche una serie di raccomandazioni proprio suggerendo quelle che potremmo considerare linee-guida di controllo delle infezioni. E quando si entra nel dettaglio di queste linee-guida che ci vengono proposte, ci si rende conto come nella lettura dei vari step si passa da punti che potremmo considerare più complessi, più articolati e anche, in qualche modo, soggetti a una evoluzione del pensiero scientifico più sofisticata, ci sono in realtà anche molti punti che sono totalmente elementari. Penso per esempio a un'immagine che c’è entrando in molti ospedali, in cui sulle porte dei bagni, entrando, sugli specchi dei bagni si vede un'immagine che dice semplicemente questo: ti sei ricordato di lavarti le mani ? Voglio dire: ci sono delle piccole cose, che hanno portato poi peraltro a un uso sempre più consapevole dei cosiddetti monouso anche proprio per evitare trasmissioni... penso per esempio a tutto quello che succede anche in ospedale nella gestione della biancheria da letto, nella gestione di quelli che sono quei «non farmaci» che se non curati adeguatamente diventano veicoli di patologia e richiedono un uso di farmaci. Penso quindi a tutta una cultura che è una cultura fatta di piccole cose, ma che è anche fatta, insisto, di cose un po'più sofisticate. Tutti noi ricordiamo per esempio una tipologia di infezioni, la legionella, che in qualche modo colpiva una serie di pazienti e il suo veicolo di trasmissione era attraverso i canali dell'aria condizionata. E lì l'attenzione andava spostata sui filtri, andava spostata su procedure di manutenzione che non erano soltanto procedure di manutenzione tecnica, come dire l'aria condizionata funziona o non funziona, ma erano procedure più sofisticate, per dire, quell'aria condizionata lì nella sua dimensione di riciclo, che cosa contiene, che cosa veicola, che cosa trasmette ? E questo richiede ovviamente una cultura all'interno della struttura ospedaliera che abbraccia non più soltanto il cosiddetto personale sanitario. La sconfitta delle infezioni nosocomiali non riguarda solo quello che noi possiamo chiamare il tandem vincente della cura, il rapporto medico-infermiera triangolati nella relazione con il paziente. Riguarda, come dicevo prima, tutto l'insieme di quelli che sono i servizi di base di igiene, eccetera, ma Pag. 9riguarda anche l'insieme dei servizi di ciò che va sotto il nome di ingegneria clinica. Penso per esempio a tutte le sale operatorie, alla necessità di garantire attraverso una serie di dinamiche molto importanti la sicurezza anche sotto il profilo infettivo. Penso per esempio alla complessità in cui certi modelli di organizzazione nell'ospedale identificano percorsi ben precisi, ben distinti, il cosiddetto percorso dello sporco e il percorso del pulito. Sembra una cosa, come dire, quasi tecnica, una cosa che serve semplicemente per facilitare lo scorrere dei carrelli, ma in realtà dietro questa scelta di modello organizzativo si nasconde quella che è una delle misure importanti rispetto alle infezioni, delle procedure di protezione e di tutela all'interno degli ospedali.
  Quindi questa nostra mozione, che devo dire ho sottoscritto molto volentieri perché ne condivido riga per riga tutto quello che contiene, ma che contiene, come dire, intuizioni, anche come capacità di sollevare il problema e di elaborarlo e di proporci all'onorevole Capua, cercando di richiamare l'attenzione al livello del Parlamento, ma perché il Parlamento se ne faccia interprete poi a livello di quello che noi abbiamo più volte chiamato non il Sistema sanitario nazionale, ma i venti sistemi sanitari regionali; e poi a livello di ogni sistema regionale il mosaico degli ospedali e delle strutture che compongono quel sistema. Parlare di infezioni nosocomiali non ci deve far dimenticare poi la particolarità di quelle strutture, e mi riferisco, per dirla in modo veloce, alle RSA, cioè a quelle case per anziani dove nessuna delle regole precedentemente enunciate, nessuno dei criteri precedentemente elencati, trova la via di applicazione.
  Sappiamo tutti che ci sono case per anziani, residenze per anziani, dove vi è la questione dello stesso cambio della biancheria e pensiamo, per esempio, al paziente che magari è un paziente incontinente e quindi esposto anche all'acidità delle urine che macerano la pelle e che, in qualche modo, poi creano anche ulcere da decubito. Quando queste diventano oggetto poi di infezioni, capiamo bene quanto grande è il disagio che si può procurare in una persona a fronte di una situazione che potrebbe essere controllata con la semplice applicazione di raccomandazioni senza dover ricorrere né a costi ulteriori, né a tecnologie più sofisticate, ma semplicemente a una qualità della relazione.
  Quindi, questa mozione nel momento in cui, come mi auguro, sarà approvata dall'intero Parlamento, dovrebbe giungere come raccomandazione più che al Governo, che è qui presente e quindi non c’è dubbio che se ne farà carico, alle diverse regioni, attraverso la Conferenza Stato-regioni, attraverso gli assessori regionali, attraverso i direttori generali delle ASL, attraverso i direttori generali degli ospedali. Ma lì, dovunque c’è un paziente, dovunque c’è un contesto in cui questo paziente si muove, lì dovrebbe giungere la forza di questa mozione che si articola in alcuni passaggi che sono più sofisticati, altri più semplici, alcuni scientificamente volti a uno studio farmacologico sempre più attento, altri volti, invece, a uno studio farmacodinamico, quindi anche semplicemente al dosaggio, alla tempistica nell'assunzione degli antibiotici e così via.
  Io mi auguro davvero che di tutto questo, nonostante l'Aula vuota del Parlamento, ci possa essere una traccia importante e forte attraverso l'approvazione della mozione, nel momento e nel giorno in cui verrà messa ai voti, e che non ci si fermi alla sua approvazione, ma che giunga sicuramente al Governo, al Ministro della salute, che giunga all'intera compagine di tutti gli assessorati regionali alla sanità.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 19 gennaio 2016, alle 10,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2145 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa (Approvato dal Senato) (C. 3495).
  — Relatore: Giulietti.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BUSINAROLO ed altri: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (C. 3365-A).

   e delle abbinate proposte di legge: BUSINAROLO ed altri; FERRANTI ed altri (C. 1751-3433).
  — Relatrici: Businarolo, per la II Commissione; Casellato, per l'XI Commissione.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Capua, Lenzi, Nizzi, Calabrò, Gigli, Locatelli ed altri n. 1-01055, Rondini ed altri n. 1-01092 e Palese ed altri n. 1-01094 concernenti iniziative per il contrasto delle infezioni in ambiente ospedaliero e sanitario.

  (p.m., al termine delle votazioni)

  4. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   S. 859-1357-1378-1484-1553 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: SCILIPOTI ISGRÒ; FALANGA; MOSCARDELLI ed altri; STUCCHI; GINETTI: Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali, nonché disposizioni di coordinamento al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274 (Approvata, in un testo unificato, dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (C. 3169-B).
  — Relatori: Morani (per la II Commissione) e Gandolfi (per la IX Commissione), per la maggioranza; Ferraresi, di minoranza.

  La seduta termina alle 15,45.