XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 534 di mercoledì 2 dicembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Dambruoso, Dellai, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Locatelli, Marazziti, Marotta, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Portas, Rampelli, Rosato, Sanga, Scalfarotto, Tabacci e Turco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretaria di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute.

  VALERIA VALENTE, Segretaria, legge:
  FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
   Provvedimenti per affrontare le emergenze meteorologiche nella provincia di Caserta e in tutto il territorio nazionale (1018) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   modifiche alla «riforma Fornero» delle pensioni (1019) – alla XI Commissione (Lavoro);
   misure per gli archivi degli enti pubblici (1020) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   l'abolizione dell'obbligo di portare con sé la patente quando si è alla guida di veicoli (1021) – alla IX Commissione (Trasporti);
   che non sia introdotto l'obbligo di pagare il canone di abbonamento alla RAI per chi possiede un collegamento a Internet (1022) – alla IX Commissione (Trasporti);
   nuove norme per prevenire e reprimere gli atti di vandalismo nei confronti degli edifici pubblici (1023) – alla II Commissione (Giustizia);
   nuove norme in tema di controlli di efficienza energetica degli impianti di riscaldamento (1024) – alla X Commissione (Attività produttive);Pag. 2
   iniziative per la limitazione del commercio internazionale di armi (1025) – alla III Commissione (Affari esteri);
  STEFANO CASABIANCA, da Catania, chiede il conferimento del grado di ufficiale agli infermieri impiegati nelle Forze armate (1026) – alla IV Commissione (Difesa);
  ALDO COPPOLA, da Genova, chiede nuove norme in materia di concessione della cittadinanza (1027)alla I Commissione (Affari costituzionali);
  GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino, (Milano), chiede:
   l'estensione a tutti i soggetti a basso reddito dell'esenzione dal canone di abbonamento alla RAI (1028) – alla IX Commissione (Trasporti);
   nuove norme in materia di esposizione della bandiera italiana negli edifici pubblici (1029) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  ROBERTO CASANOVA, da Trieste, chiede norme in tema di promozione onorifica degli ufficiali dei corsi allievi ufficiali di complemento (1030) – alla IV Commissione (Difesa);
  MARIELLA CAPPAI, da Villasalto (Cagliari), chiede interventi per garantire il buon funzionamento delle scuole pubbliche di Villasalto (1031) – alla VII Commissione (Cultura);
  EMILIO MANAÒ, da Rimini, chiede che la maggiore età sia fissata al compimento del sedicesimo anno (1032) – alla II Commissione (Giustizia);
  FRANCO BRUGNOLA, da Sabaudia (Latina), chiede l'introduzione dell'insegnamento dell'etica laica in luogo di quello di religione (1033) – alla VII Commissione (Cultura);
  FLAVIA VIOLA DI GIROLAMO, da Pisa, chiede misure per il riconoscimento ai lavoratori a progetto delle tutele garantite alle altre categorie di lavoratori (1034) – alla XI Commissione (Lavoro);
  MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede norme a favore del personale delle Forze armate e di polizia deceduto o che ha contratto infermità nel corso di missioni internazionali (1035) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa);
  SANTE MARTINO CENTRONE, da Castellana Grotte (Bari), chiede l'abolizione del canone di abbonamento alla RAI (1036) – alla IX Commissione (Trasporti).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendiamo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato: n. 2613-B: Disposizioni Pag. 3per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Nuti 2.105.
  Avverto che alla componente politica del Gruppo Misto-USEI, costituitasi dopo la pubblicazione del contingentamento, sarà attribuito per il seguito dell'esame del provvedimento un tempo pari a 13 minuti.

(Ripresa esame articolo 2 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Riproponiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B). Passiamo alla votazione degli emendamenti Cecconi 2.106.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

  ALAN FERRARI. Grazie, Presidente. Riprendiamo, questa mattina, l'esame dell'articolo 2 del disegno di legge di riforma della Carta costituzionale, ovvero quello che affronta la composizione del Senato. Questo emendamento, il 2.106, dei colleghi del MoVimento 5 Stelle va ad insistere su un punto che è stato ampiamente dibattuto nella seduta di ieri, ovvero quello relativamente alla modalità con cui vengono espresse e vengono tenute in considerazione le indicazioni espresse dagli elettori per l'elezione dei consiglieri regionali quali membri del Senato.
  Io penso che, anche in questo caso, debba essere respinta questa proposta di modifica, ribadendo anche che quanto avvenuto al Senato, ovvero l'aggiunta di un capoverso che esprime in modo chiaro che saranno gli elettori ad indicare esattamente coloro, tra i consiglieri, che andranno sedere nel nuovo Senato, ha un valore politico significativo. Ieri si è discusso molto sul significato che ha la parola «conformità». Infatti, ricordo che l'espressione aggiunta è «sono stati eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Allora, la parola «conformità», a mio avviso, ha un significato molto chiaro, è un significato che ci restituisce il vocabolario della lingua italiana, ha il significato di corrispondenza. Questo non dovrebbe stupire quest'Aula, tant’è vero che, quando si parla di letture tra le due Camere del Parlamento, le due Camere che hanno potere legislativo, si parla di letture conformi. Quindi è certamente un termine che ha una precisa declinazione nel vocabolario italiano, ovvero conformità uguale corrispondenza. Nello stesso momento ha un valore molto chiaro, se si fa riferimento alla pratica legislativa.
  Forse è per questo che sono stati tratti in inganno i colleghi dell'opposizione, che hanno sostenuto che conformità non significa esatta corrispondenza: il termine ha questo significato tranne che in un caso, ovvero tranne che negli esperimenti in ambito scientifico laddove si fa riferimento alla conformità, in qualche modo richiamando la sua implicita flessibilità, cioè se l'esperimento che prevede misurazioni dà dei risultati leggermente diversi da quelli attesi, è così perché c’è da fare la tara degli strumenti. In tutti gli altri casi, il vocabolario parla chiaro. Quindi, ribadisco che conformità significa corrispondenza.
  Dopodiché, io vorrei aggiungere qualche altra considerazione più politica, perché fui tra coloro che, nella scorsa lettura, tra gennaio e febbraio, discutendo di questo articolo, discutendo sulla possibilità che fossero indicati dagli elettori i consiglieri comunali che dovevano sedere nel nuovo Senato, fui tra coloro che si posero il problema di come le nostre Camere, il Senato e la Camera dei deputati, potessero affrontare questo tema.
  Mi ricordo che, a fronte di un ampio dibattito proprio sull'articolo 2, io feci una proposta, nelle lunghe giornate di lavoro, che era quella di una modifica tecnica, cioè di una modifica in cui la Camera non indicava quale potesse essere la via per modificare questo articolo, che – lo ricordiamo Pag. 4– allora prevedeva esclusivamente l'elezione indiretta, ma che consentiva poi al Senato un'eventuale modifica.
  Così è stato e io credo che questa Camera abbia fatto bene allora a lasciare nelle mani dei senatori, ovvero di quella Camera che in qualche modo, oltre a decidere più direttamente il destino di se stessa, ha anche una rappresentanza politica sicuramente più articolata di questa, il potere, qualora lo ritenessero, di individuare quale potesse essere il modo di sciogliere quel nodo politico, perché appunto di nodo politico si sta parlando.
  Però voglio anche ricordare che fui tra coloro che, a fianco di questa indicazione, ne diedero altre in modo molto evidente e cioè quelle che mettevano in evidenza la valenza politica di questo provvedimento. E non sfugge a nessuno che, allora come oggi, fare in modo che questa lettura possa far procedere questa riforma della Costituzione è fondamentale e ha un valore sostanziale e lo ha perché, nel frattempo, il Paese è cresciuto realmente, nel frattempo, le altre riforme si sono fatte davvero. Allora, a oggi, a chi invoca un'assenza di – come dire – clima costituente o il fatto che ci vorrebbe un clima costituente, vorrei dire che il primo elemento che contraddistingue un clima costituente è il fatto che, con onestà intellettuale, tutte le parti che costituiscono una Camera riconoscano la grande delicatezza e l'importanza di un passaggio politico, perché, se questo non avviene, io penso che decada in sé il valore di clima costituente.
  Il Partito Democratico respinge questo emendamento e propone di mantenere il testo esattamente come è arrivato dal Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.
  Colleghi, a proposito di clima costituente, prendiamo posto, per favore, e abbassiamo il tono della voce.
  Prego, onorevole Sanna.

  FRANCESCO SANNA. Presidente, solo per aggiungere qualche argomento a quelli rassegnati dall'onorevole Ferrari.
  Sia l'emendamento del collega Cecconi, sia quelli che vengono dopo, insistono in varianti lessicali dell'espressione: «in conformità». Ora, io non so se esiste una idiosincrasia particolare lessicale nei confronti di questa espressione. «Conformità», per persone eccentriche come chi parla, è probabilmente il sinonimo di «conformismo», ma tutti gli emendamenti hanno e ricoprono un'area semantica esattamente identica a quella del testo che noi invece vogliamo approvare.
  Per cui, l'invito è quello di ritirarli tutti, se è possibile, e restare sull'interpretazione che abbiamo offerto, che è esattamente la stessa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, allora questa serie di emendamenti è vero che ha le medesime caratteristiche, perché tutti hanno il fine di vincolare la scelta degli elettori alla successiva designazione dei nuovi senatori e sono stati presentati perché vorremmo che le forze di maggioranza ci dessero delle garanzie su come effettivamente la conformità delle scelte espresse dagli elettori va a concretizzarsi all'atto pratico. Così è indecifrabile. Se magari si dessero importanti garanzie – ma non tanto garanzie, quanto spiegazioni sull'idea che chi ha scritto quella norma ha in testa su come applicare questo vincolo tra la scelta e la successiva elezione, tra la scelta preferenziale degli elettori sui consiglieri regionali e la successiva trasformazione di questa scelta in senatori – noi potremmo anche valutarne il ritiro. Purtroppo, il Governo – ma ovviamente parlo più direttamente con la maggioranza – ci dà delle indicazioni specifiche, quindi evidentemente li terremo tutti in vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 5
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 2.106, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza per i gruppi del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e della Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza per Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Presidenza ricambia il saluto anche da parte dei colleghi che stanno prendendo la tessera, nella speranza che questo rito della tessera si consumi presto e bene. Nel frattempo la Presidenza ricorda che, proprio per prendere la tessera, si danno i venti minuti di preavviso.
  Onorevoli Duranti, Fabbri Gallinella, Pannarale, Piepoli, Piso, Mongiello. Poi però chiudiamo: quelli a piazza Venezia non li aspettiamo. Onorevoli Taglialatela, Mongiello e Capezzone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  363   
   Votanti  362   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  260).    

  (I deputati Allasia, Sgambato e Saltamartini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; la deputata Piccione e il deputato Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 2.107, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza per i gruppi del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e della Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza per Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Onorevoli Gigli, Casati, Manfredi, Gribaudo, Buttiglione, Venittelli, Leva, Zanin, Latronico, Culotta, Brugnerotto, Tripiedi, Causin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  368   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  265).    

  (Il deputato Censore e la deputata Piccione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Vico, Greco, Binetti, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  362   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  261).    

  (Il deputato Censore e le deputate Piccione e Sgambato hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

Pag. 6

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 2.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, visto che abbiamo reiniziato dal punto in cui siamo rimasti ieri, per rinfrescare la memoria a chi è appena arrivato precisiamo che cosa stiamo tentando di fare con questa serie di emendamenti: dare un senso alla formulazione dell'articolo 2, in particolar modo di quello che è stato il tanto conclamato su tutti i giornali compromesso raggiunto da minoranza e maggioranza su questa apparente elettività del Senato, che però non è una elettività effettiva perché, l'abbiamo detto in tutte le salse, anche se la maggioranza ha tentato di motivare la chiarezza di questa formulazione, è in realtà una formulazione vaga e che non riesce a far comprendere in che maniera effettivamente i consigli regionali, che dovranno decidere quali saranno i senatori che verranno a comporre il nuovo Senato, si atterranno al: «in conformità» secondo quanto stabilito da questa formulazione, perché è una formulazione criptica, tra l'altro per nulla tipica delle carte costituzionali. Le carte costituzionali, l'abbiamo detto tante volte, ma l'hanno detto anche i membri della maggioranza quando hanno bocciato dei nostri emendamenti, devono essere semplici e chiare, invece una formulazione così risulterebbe troppo arzigogolata. Peccato che questo nuovo testo invece vada a stravolgere una Costituzione che è fatta di principi fondamentali chiari, semplici e interpretabili da tutti andando ad inserire degli articoli che sono lunghi spanne, sembrano più leggi attuative piuttosto che articoli di carte costituzionali. Comunque, tornando a quello che è l'emendamento più problematico, questi nuovi senatori, al di là del fatto che – l'abbiamo già detto – dureranno in coincidenza con gli organi di provenienza, quindi ci sarà un'entrata e un'uscita e non ci saranno mai cento senatori che staranno lì, tutti e cento, nello stesso momento, ma saranno scelti in conformità. In conformità può voler dire – l'ha detto anche il collega Sanna – che ci sarà una sorta di possibilità di dissociarsi e di distaccarsi dalle scelte espresse dagli elettori, quindi in realtà si andrà molto distanti da quella che era stata la richiesta, cioè un Senato che fosse eletto direttamente dai cittadini per mantenere vivo quello l'articolo 1 della Carta costituzionale, cioè la sovranità popolare. Quindi che cosa tentiamo di fare con questo emendamento ? Di sostituire la parola «conformità» con «inderogabile totale conformità», cioè significa che se i cittadini esprimono in una maniera una preferenza, un voto, questo deve essere riprodotto inderogabilmente nella stessa identica maniera dai consigli regionali, in maniera che il Senato veramente rappresenti la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 2.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati, Latronico, Bragantini, Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  394   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 7Cecconi 2.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, Milanato, Giachetti, Carbone, Bossa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  396   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  272).    

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 2.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, questo, come i precedenti emendamenti, tenta quantomeno di proporre che il voto espresso dai cittadini per eleggere i consigli regionali sia rispettato. Già ieri abbiamo ricordato che il voto dovrebbe essere proporzionale mentre la maggior parte delle regioni italiane ha una legge maggioritaria. Noi cerchiamo di portarlo verso la proporzionalità in modo che siano rappresentati i cittadini in base ai voti espressi alle varie forze politiche. Attualmente il centro-sinistra amministra sedici regioni, quindi è sicuramente una maggioranza certa e quindi vi siete disegnati un Senato a misura di centro-sinistra o meglio di PD, come l'Italicum vuole ridisegnare la Camera dei deputati con la maggioranza assoluta a immagine del PD, quindi diciamo un totalitarismo, passatemi il termine, in cui in questo caso potrebbe essere il PD, domani potrebbe essere un altro partito, quindi prepara il terreno per un eventuale totalitarismo. Questo è un piccolo tassello per poter inserire il potere dei cittadini, riportando la sovranità al popolo. È un piccolo punto, votatelo quanto meno favorevolmente perché, anche se non volete modificare in questo passaggio di nuovo la Costituzione, mettetevi una mano sul cuore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 2.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Bergonzi, Giuliani, Abrignani, Furnari, Adornato, Casellato, Fedriga, D'Incecco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  401   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  273).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 2.111.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Torniamo sul tema dell'elettività del Senato per una ragione molto semplice, dato che vorrei aggiungere un argomento a quelli che abbiamo già usato. Non solo è immotivato il fatto di avere tolto il voto dei cittadini per il Senato, dato che non è stato scelto il modello tedesco, cioè quello dei governi regionali, ma c’è un'altra ragione che io vorrei presentare a quest'Aula Pag. 8che entra, diciamo, nel merito della concretezza di come dovrebbe funzionare questo Senato.
  Ora, è bene che i colleghi deputati sappiano che circa la metà delle regioni italiane avrà due senatori eletti in questo Senato: un sindaco e un consigliere regionale. Ebbene, i consiglieri regionali noi sappiamo come vengono eletti: spesso non sono rappresentativi di tutto il territorio regionale, perché vengono eletti in una circoscrizione e, peraltro, si è deciso, in questo Senato, di non mettere i presidenti di regione, scelta dal mio punto di vista incomprensibile visto il Senato che si è costruito.
  Quindi, ci troveremo nella situazione che un consigliere regionale part-time, perché farà il senatore part-time, dovrà controllare, nell'interesse della sua regione, il lavoro che svolgeranno a tempo pieno 630 deputati, cioè il lavoro di 14 Commissioni parlamentari. Ora, se a questo consigliere regionale, che è un nominato che deve svolgerà un lavoro non a tempo pieno ma part-time, un lavoro enorme e immane perché riguarda – ripeto – il lavoro di 630 deputati a tempo pieno su 14 Commissioni, non diamo nemmeno la legittimazione dell'elezione diretta, che ruolo potrà svolgere questo nominato nei confronti di 630 deputati eletti ? Siamo seri, colleghi. È meglio abolire questo Senato, piuttosto che creare questi mostri incomprensibili e inutili (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 2.111, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Amendola, Bonaccorsi, Colaninno, Malpezzi, Fragomeli e poi chiudiamo la votazione. Nicchi ha votato. Alli e Rubinato. Mottola; è riuscito, Mottola ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  274).    

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Ambrosio 2.109 e Fassina 2.110.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Spieghiamo ovviamente non a quest'Aula, che già lo sa, ma a chi ci segue da fuori e dovrà poi votare al referendum questa riforma e continuiamo ad argomentare queste poche righe, questi emendamenti su queste poche righe della Carta costituzionale e non ampliamo il discorso, perché probabilmente da fuori può essere difficile da percepire.
  Purtroppo, c’è stato concesso soltanto di potere modificare quelle che erano le parti che erano già state approvate dal Senato e null'altro. Questo in base all'interpretazione che è stata data della cosiddetta «doppia conforme». Quindi, c’è la non emendabilità e ci è stato detto che non era emendabile ciò che era stato approvato tra Camera e Senato, che è un principio sicuramente validissimo quando si parla di leggi ordinarie – e su questo nessuno assolutamente ha nulla da dire – ma non può avere la stessa valenza per le riforme costituzionali, perché hanno un valore completamente differente e perché c’è un precedente della Giunta per il Regolamento della Camera del 1993 secondo il quale nel procedimento di revisione costituzionale si possono fare degli emendamenti, anche relativamente a delle parti del testo che siano già passate con doppia conforme, anche soppressivi.
  Oltre a questo c’è un ulteriore argomento che non è assolutamente superabile ma che in questo caso, invece, per volontà Pag. 9politica è stato superato e, cioè, il fatto che fino a quando non sia stata definitivamente approvata e promulgata una modifica questa non può prevalere sulla Costituzione vigente e sostituirsi alla stessa, perché c’è un procedimento, che è quello dell'articolo 138, che già con il precedente Governo avevamo tentato di difendere fino a salire sul tetto di Montecitorio. Perché ? Perché è un procedimento aggravato, che prevede il doppio passaggio, con una distanza di tempo, con delle maggioranze e c’è un motivo per il quale è previsto: il percorso è così rigido proprio per tutelare una Carta costituzionale che ha un valore di un certo tipo. È una Carta fondamentale, è la Carta fondamentale, ed è stata scritta in un periodo di grande riflessione da parte dei padri costituenti perché potesse durare nel tempo e anche nei momenti di crisi, come nei momenti di crisi, sia economica sia politica, attuali.
  Invece, in questo momento si è deciso di modificarla e si è deciso anche di interpretare – a nostro parere decisamente con una posizione di comodo – quello che è la doppia conforme e, quindi, si possono soltanto modificare pochissimi passaggi. A questo punto le opposizioni si sono dovute ingegnare con una serie di emendamenti, per quel che era possibile. Quindi, ritorniamo a parlare di quello che è sempre il medesimo comma, secondo il quale gli organi istituzionali territoriali sono stati eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri regionali. «Scelte espresse» è un'espressione a nostro parere troppo vaga: lascia troppo margine di discrezione al legislatore che, poi, concretamente dovrebbe decidere le modalità con cui i cittadini dovranno indicare i soggetti che entreranno nel nuovo Senato.
  Troppa discrezionalità al legislatore apparentemente potrebbe essere qualcosa di positivo. In un momento storico come quello degli ultimi trent'anni sicuramente non lo è, anche perché i Parlamenti sono stati in grado di fare leggi costantemente cassate dalla Corte costituzionale, per cui lasciare troppa discrezionalità, peraltro neanche ben argomentata in questa sede, crediamo che sia un'idea per nulla opportuna.
  Quindi, quello che tentiamo di fare è di dare un riferimento espresso alla scelta dell'elettore e, quindi, sostituiamo le parole «scelte espresse» con le parole «voto espresso», perché vogliamo proprio che venga dato un peso al voto espresso dall'elettore citandolo in Carta costituzionale. Un conto è dire «scelta», che è una parola che può avere tanti significati e può essere interpretata in fin troppe maniere; un altro conto è dire «voto». Quindi, il riferimento al voto dei cittadini può dare un chiarimento maggiore a quella che è una formulazione a nostro parere ancora troppo generica.
  Non si chiarisce, peraltro, per nulla quale dovrebbe essere il peso che avranno le scelte dei cittadini sulla proporzione dei futuri senatori. Quindi, ad esempio, si potrebbe dire che queste scelte si desumano semplicemente dai voti dati dei cittadini per i consiglieri regionali e che non si dica nulla in riferimento alla proporzione dei gruppi politici, che però sono falsati nei consigli regionali – l'abbiamo già ricordato ieri – dai premi di maggioranza. L'effetto del premio di maggioranza lo vediamo in quest'Aula tutti i giorni; chiunque viene in visita in quest'Aula lo può notare, perché si rende conto che gli scranni fino a lì sono costituiti da quello che è il partito di maggioranza e le opposizioni hanno un potere limitatissimo (tra l'altro, il premio di maggioranza è stato dichiarato incostituzionale).
  Quindi, quello che tentiamo di fare con questo emendamento è migliorare un testo che abbiamo detto troppe volte essere fin troppo vago (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, in questo emendamento parliamo dell'aggiunta al Senato di quella finta partecipazione dei cittadini alla scelta dei futuri Pag. 10senatori. Tuttavia, non abbiamo aggiunto un argomento e lo facciamo in questo momento. L'argomento è: ma la prima elezione del nuovo Senato come avverrà ? Con la scelta, comunque farlocca, finta e debole, espressa dal cittadino oppure no ? Evidentemente no, perché alla fine di questa legislatura e alla costituzione della nuova non ci sarà uno scioglimento automatico di tutti i consigli regionali in concomitanza con le elezioni politiche e, quindi, delle nuove elezioni di consiglieri, ma ci sarà solo l'elezione politica dalla nuova Camera. I nuovi Consiglieri saranno eletti dai consiglieri stessi, senza la scelta espressa dai cittadini elettori.
  Ciò significa che se il centrosinistra governa – e penso di non sbagliare – 16 regioni, il nuovo Senato sarà composto per circa il 70 per cento dai nuovi senatori del centrosinistra. Ho ancora tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. No, perché ha parlato a nome del gruppo già la collega Dadone. Quindi, lei interviene a titolo personale per un minuto, che ha oltrepassato da 15 secondi.

  DANILO TONINELLI. Proseguirò in un successivo intervento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Un famoso diplomatico che sopravvisse alla monarchia di Luigi XVI in Francia, alla Rivoluzione francese, e anche al bonapartismo, usava dire che la parola è stata data all'uomo, ragion per cui lui appunto sopravvisse, per nascondere il suo pensiero. Io credo di assistere a tanti, in quest'Aula, che fanno buon uso di quell'ammonimento, perché i colleghi della maggioranza in effetti stanno intervenendo, ma non rispondono a un quesito elementare: i futuri senatori saranno eletti dal popolo sì o no ? Questo testo consente che i futuri senatori vengano eletti dal popolo ? Questa è la domanda semplice a cui si può dare una risposta altrettanto semplice ovvero sì o no ? Se loro ci chiarissero questo punto, io credo che molti degli emendamenti che sono stati già votati non sarebbero stati votati, ma sarebbero stati ritirati, perché avremmo capito effettivamente il significato di questo testo costituzionale e della futura legge elettorale e, quindi, avremmo fatto un discorso politico di opposizione e la avremmo chiusa lì. Invece, stiamo qui estenuandoci intorno ad una domanda che è fondamentale, che lo spirito costituente richiamato e che la lealtà che ci dovrebbe stare tra di noi, dovrebbe invece imporre e chiarire. Tutto ciò, invece, non è.
  Ora, qual è la nostra interpretazione ? La nostra interpretazione è letterale e, quando la lettera si presta ad un significato univoco, non è consentito elevarsi in volo in altre interpretazioni. Ho già detto ieri che il comma 2, dell'articolo 2, dice che i senatori vengono eletti dai consigli regionali tra i propri componenti. L'ultimo comma dell'articolo 2, badate bene, rafforza e dice che i « I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi». Qui si usa un'espressione tecnicamente felice cioè «voti espressi». Quando si va ad esaminare il pasticcio che ci hanno invece somministrato i «pasticceri» del Senato, linguisticamente i voti espressi diventano le scelte espresse. Non capisco perché per dire la stessa cosa si usano due sostantivi diversi; questo non dovrebbe essere consentito. Continuando in questa analisi, il comma 6 dice «i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio». Tornando al pasticcio, poi si dice «in conformità alle scelte espresse dagli elettori» ed è praticamente la stessa cosa, anche se con un linguaggio più sciatto, tant’è vero che l'emendamento nostro propone di sostituire le parole: «alle scelte espresse» con le parole più chiare, più tecniche: «al voto espresso». Ora ci vuole tanto perché la maggioranza che sta intervenendo ripetutamente ci chiarisca se noi sbagliamo nell'interpretazione di questo testo sì o no ? Vedo che è in Aula anche il presidente della I Commissione, autorevole persona, che potrebbe, dall'altezza della sua Pag. 11autorità, chiarire questo busillis. Poi mi sia consentito un piccolo codicillo. Mi riferisco all'uso della punteggiatura che è importante – badate – perché le linee guida dicono come si deve usare la punteggiatura. Ricorderò a tutti che a scuola ci insegnavano di quel legionario romano che, prima di partire per la guerra, andò dalla Sibilla per chiedere quale sarebbe stato il suo destino e la Sibilla disse: «ibis, redibis, non morieris in bello», e quello se ne andò contento perché significava «andrai, ritornerai, non morirai in guerra». Così non accadde, per cui i congiunti tornarono dalla Sibilla per protestare e la Sibilla disse: non avete letto bene perché io ho messo una virgola: «ibis, redibis non, morieris in bello». Chiaro il concetto dell'importanza della punteggiatura (Applausi) ? Una semplice virgola stravolge un testo. Allora andiamo alla virgola che sta qui nel quinto comma.
  Si legge: «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti»; punto. Così diceva il testo che abbiamo mandato al Senato. I grandi senatori, la Camera alta, che cosa fanno ? Tolgono il punto e inseriscono una virgola per cui si continua dicendo «in conformità alle scelte espresse dagli elettori» ma siccome ci stava una virgola...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... «in conformità» non è più esplicativo di «eletti», ma è relativo alla durata del mandato dei senatori, perché quando metti una virgola c’è uno hiatus, un passaggio ad altro oppure è congiuntivo molte volte, si aggiunge qualcosa a quello di prima. Quindi è un testo proprio scritto male. Qualche volta parliamo bene di noi, avevamo usato «voto espresso», abbiamo messo un punto al punto giusto, invece al Senato hanno tolto «voto espresso» per fare finta di fare una cosa diversa, e hanno raggiunto un compromesso, e hanno inserito «scelte espresse». Hanno tolto il punto hanno messo la virgola e dicono che hanno fatto un compromesso (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Come ormai avete capito tutta questa serie di emendamenti cerca di inserire un esplicito riferimento ai voti espressi dei cittadini, perché il nuovo Senato non deve essere una lottizzazione dei partiti, come è successo per le province e le città metropolitane, ma deve essere scelto dai cittadini visto che deve rappresentare le realtà territoriali anche se si chiama ancora Senato della Repubblica. Noi andiamo a proporre questa modifica, perché dal testo che è stato modificato al Senato, introducendo quella frase dopo la virgola, come ricordava il collega Sannicandro, non è chiaro se sia riferito alle elezioni, cioè alle modalità di scelta dei nuovi senatori o semplicemente esprima il fatto che un senatore eletto dal consiglio regionale decada quando decade il consiglio regionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Come abbiamo detto spesso queste riforme costituzionali sono l'ultimo tassello per togliere la sovranità al popolo dopo aver rinunciato alla sovranità monetaria. Questo Paese ha deciso di non stampare più la sua moneta e di condannare quindi le sue piccole e medie imprese ovviamente a sottostare ad altre leggi per le quali l'Italia non può imporsi né in ambito europeo, né altrove. Ancora, aver inserito il pareggio di bilancio addirittura in Costituzione significa aver messo un cappio al collo non solo degli italiani, ma anche degli amministratori tutti. Quindi ancora una volta gli eletti dal popolo dovranno soggiacere a regole stringenti che non hanno alcuna aderenza con la realtà.

Pag. 12

  PRESIDENTE. Concluda.

  DALILA NESCI. Con questo nostro emendamento vogliamo inserire un principio chiaro: i senatori così come li volete posizionare in questa nuova Camera che siano almeno scelti sulla base dei voti espressi dai cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente, mi fa piacere intervenire dopo diversi colleghi, ma in particolare dopo l'intervento del collega Sannicandro per due ragioni.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Capezzone, c’è un problema sul microfono, riproviamo ad accenderlo, mi scusi.

  DANIELE CAPEZZONE. Si figuri, signor Presidente. Mi fa piacere intervenire dopo la discussione che è avvenuta, ma in particolare desidero richiamarmi all'intervento del collega Sannicandro per due ragioni. La prima, per avere lui richiamato il noto responso della Sibilla Cumana, ricordo che ibis redibis non morieris in bello sono solo ventinove caratteri, meno dei centoquaranta di un tweet, potrebbero andare perfino in una slide. Ma intervengo soprattutto per una questione di contenuto che il collega Sannicandro ha posto ieri e ha riproposto oggi. Allora in due minuti un ragionamento. Noi Conservatori e Riformisti da mesi spieghiamo perché non ci convince questa operazione. Non ci sembra sufficientemente ambiziosa e riteniamo che questo Senato resti in piedi con competenze confuse e questo indurrà fatalmente quell'Assemblea a innescare contenziosi politici rispetto alla Camera effettivamente rappresentativa della volontà popolare.
  Per questo motivo proponevamo l'abolizione secca e, in mancanza dell'abolizione secca, una vera elettività, ma questo è ormai chiaro.
  Vengo a quanto diceva, secondo me molto giustamente, il collega Sannicandro ieri e oggi e alla simulazione che faceva ieri, prendendo il caso di una regione, la regione Puglia, la quale dovrà a un certo punto individuare cinque consiglieri regionali, cinque «senatori», tra virgolette, secondo questo metodo che a noi pare confuso e pasticciato. Emergeva chiaramente dalla simulazione fatta dal collega Sannicandro che si attiverà in consiglio regionale il gioco delle intese politiche, delle alleanze; ci sono cinque posti da assegnare. Ora quando si entra nel terreno delle alleanze politiche, delle intese, delle votazioni, è fatale; poniamo il caso che qualcuno faccia un torto a qualcun altro, poniamo caso che ci sia un accordo tra PD e Forza Italia a danno del MoVimento 5 Stelle o un accordo tra PD e MoVimento 5 Stelle a danno di SEL e di Forza Italia; fate tutte le combinazioni possibili; poniamo il caso che vi sia una scelta che è lontana da quel richiamo sia pur vago, la nota formula che abbiamo sentito ieri in qualche modo, da un ancoraggio sia pur vago, sia pure ambiguo alla volontà popolare; è evidente ciò che accadrà: si innescherà un contenzioso pazzesco. Voi avrete che la sola operazione di designazione dei consiglieri regionali, che dovranno divenire senatori, innescherà contenziosi politici e giuridici e, scusate, il totale, ulteriore discredito sia dei consigli regionali sia del Senato sia della politica.
  Concludo, signor Presidente, grazie dei venti secondi di margine: quella che doveva essere un'operazione di semplificazione e di riconciliazione dei cittadini con la politica sarà un'operazione di complicazione e di ulteriore disprezzo dei cittadini verso la politica rissosa e incomprensibile. Bel capolavoro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente grazie, io non vorrei iscrivermi all'UCAS, Pag. 13Ufficio complicazioni affari semplici perché, in realtà, è molto chiaro chi elegge i senatori perché c’è scritto con chiarezza; c’è scritto: «i consigli regionali e i consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti». Chiuso. I senatori sono eletti dai consigli regionali; poi vi fu la polemica dell'elezione diretta, è una polemica generale ma che il PD intese risolvere dentro le sue mura trovando questa forma vaga, che ha la vaghezza della forma di un compromesso che non vuol dire niente, per cui la scelta del popolo è finta, la scelta dei consiglieri regionali è vera, è molto semplice questa cosa, non c’è niente di misterioso, nessuno eleggerà i senatori se non i consigli regionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie Presidente, concordo con il collega Sannicandro ed anche con il collega Bianconi ma il problema è sicuramente anche di lingua italiana perché la dicitura «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri» si ancora alla durata del mandato, per come la leggo io, ed invece sarebbe stato più corretto inserire questa parte dove si specifica che i consigli regionali ed i consigli delle province autonome di Trento e Bolzano eleggono i senatori tra i propri componenti; effettivamente qui non c’è nessuna elezione diretta ma una elezione assolutamente indiretta e qui il problema è che al Senato si è potuto introdurre: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori» probabilmente perché ancorato alla parte precedente: «dai quali sono stati eletti» però in italiano effettivamente non è scritto bene.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ambrosio 2.109 e Fassina 2.110, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Arlotti, Nicchi, Pellegrino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  436   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  288).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole; il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 2.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente, a noi non piace la modifica introdotta al Senato all'articolo 57, l'abbiamo detto ieri e l'abbiamo scritto attraverso i nostri emendamenti, per questa ragione abbiamo votato gli emendamenti precedenti. Ora però, con questo emendamento e anche con i due successivi, poniamo un'altra questione pure afferente alla stessa materia. Va bene, avete deciso che i nuovi senatori saranno eletti dai consigli regionali, saranno dei consiglieri regionali; noi chiediamo con questo emendamento che sia data però almeno la possibilità ai cittadini, quando votano per i consigli regionali, di sapere quanti si candideranno solo per fare i consiglieri regionali e quanti altri invece si candideranno per fare i consiglieri regionali e poi eventualmente i senatori. Allora, chiediamo che sia data questa possibilità attraverso la separazione delle scelte di fatto, attraverso la separazione delle liste, in occasione delle elezioni regionali. Questo perché la questione che solleviamo crediamo meriti di Pag. 14essere chiarita in Costituzione, non attraverso la legge bicamerale che si farà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, io mi permetto di dare una spiegazione della scelta della maggioranza di aver inserito, in un contesto di contenuto completamente diverso, questa espressione: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori». Non mi sembra di averla ascoltata da parte del collega Sannicandro, che ha giustamente evidenziato questa stortura grammaticale e di contenuto, ma la motivazione è esclusivamente politica, lo sappiamo perfettamente, perché, se avessero inserito questa «conformità alle scelte dei cittadini» nel primo o nel secondo comma, avrebbero riaperto la possibilità da parte dei gruppi parlamentari, in particolare evidentemente delle forze di opposizione, di intervenire sulla materia, ad esempio, della composizione del nuovo Senato con, magari, la possibilità di presentare chissà quanti emendamenti o meglio ancora per far sì che, all'interno del partito di maggioranza, che tanto aveva dibattuto sulla composizione dei nuovi senatori, si riaprisse un dibattito interno; inserirlo in questo punto significava andare a toccare un argomento che non aveva nulla a che vedere, perché riguardava la durata del mandato dei nuovi senatori, e non permettere all'opposizione di intervenire sulla composizione del Senato, non permettere alle minoranze all'interno dalla maggioranza di fare la stessa cosa è una motivazione esclusivamente politica; hanno accettato, per una motivazione politica, di inserire in Costituzione un comma che è sgrammaticato, che è insensato e che, tra l'altro, porta con sé una presa in giro perché non c’è nessuna elezione né diretta né indiretta da parte dei cittadini. Volevo anche riprendere il discorso sulla prima formazione del nuovo Senato; la prima formazione del nuovo Senato non vedrà nessun cittadino elettore esprimere la scelta a cui i consigli regionali dovrebbero andare a conformarsi; quindi, i consiglieri regionali di tutte le regioni d'Italia sceglieranno tra di essi e tra i sindaci i nuovi componenti del Senato. Ciò significa che, se la maggior parte delle regioni italiane è di centro-sinistra, significa che il nuovo Senato avrà una maggioranza bulgara di centro-sinistra ma non è, per conto mio, una buona notizia per il centrosinistra, perché mi sembra e ci sembra che non ci sia un grande raccordo tra la gestione nazionale e la gestione locale.
  Perché dico questo ? Perché, siccome i nuovi senatori, che sono anche consiglieri regionali e sono anche sindaci, non sono rappresentativi delle entità territoriali, ma sono rappresentativi della classe politica territoriale, immaginate voi – se ci sono spaccature interne di partito o non ci sono coesioni di indirizzo politico tra la politica regionale e la politica nazionale – come questi signori, nuovi senatori, potranno sfruttare la loro nuova poltrona, la loro nuova veste. Per fare che cosa ? Per sfruttare gli otto diversi procedimenti legislativi che sono inseriti in questa riforma e bloccare, là dove possono, l'attività parlamentare dell'unica Camera.
  Quindi, per farvi capire: non è che vi state togliendo dalle scatole il Senato, che tra l'altro mantenete in vita con tutti i suoi costi, e permettete all'unica Camera politica di operare tranquillamente, no ! Perché mandando i politici a fare i senatori e non mandando, invece, gli assessori, i presidenti di regione, con vincolo di mandato, sulla base di quanto i consigli regionali da cui provengono impongono loro di votare nel nuovo Senato, significa che i mal di pancia della politica locale saranno espressi nel nuovo Senato e saranno «cavoli amari» per la nuova Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 2.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.Pag. 15
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Chimienti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  440   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  284).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo siamo alla votazione dell'emendamento Centemero 2.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento, che fa parte di un gruppo di emendamenti che Forza Italia ha presentato, noi abbiamo raccolto le perplessità illustrate anche dagli esperti durante le audizioni nelle Commissioni. Si tratta di un emendamento che vuole fare chiarezza e vuole mettere l'elettore nelle condizioni di scegliere, e la confusione l'abbiamo riscontrata sia per quanto riguarda le competenze del Senato, sia per quanto attiene al rapporto tra il Senato e la Camera, e fra il Senato e gli enti territoriali.
  Qui siamo di fronte ad un'altra problematica, che riguarda il principio secondo il quale la chiarezza per l'elettore passa necessariamente dal fatto che ci sia una separazione delle liste e, quindi, ci sia uno specifico riferimento ai candidati al Senato, rispetto a coloro che sono candidati per il consiglio regionale. Solo attraverso una specificazione, attraverso una separatezza tra i candidati al consiglio regionale e i candidati al Senato, l'elettore viene messo nelle condizioni di fare una scelta che sia chiara e che sia consapevole.
  Si parla sempre di combattere l'astensionismo, di cercare di mettere gli elettori nelle condizioni di scegliere: ecco, se si vuole passare dalle parole ai fatti io credo che questo emendamento debba avere un voto positivo non solo da parte del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 2.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Fratoianni, Locatelli, Sisto... altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  280).    

  (Il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 2.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berlinghieri, Massa, Giuliani, Epifani, Venittelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 16
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  439   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  284).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 2.112.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Con questo emendamento vorremmo sollevare un'altra questione: come abbiamo detto, i senatori saranno consiglieri regionali e sindaci. Ho anche detto nel mio intervento precedente che in alcune regioni avremo solo due senatori, quindi avremo un consigliere regionale e un sindaco. Allora c’è un primo punto di assurdità: si è deciso di inserire in questo Senato delle autonomie due livelli istituzionali e tuttavia entrambi, sia il sindaco che il consigliere regionale, saranno eletti dai consiglieri regionali. Questo francamente è incomprensibile, perché, se c'era l'esigenza di avere due livelli istituzionali diversi, quello dei sindaci – scelta peraltro opinabile perché il sindaco ha un ruolo amministrativo e non di legislatore, ma si è deciso di fare questa scelta, legittima –, perché allora il sindaco senatore non può essere eletto da un'assemblea di sindaci, ma deve essere letto dei consiglieri regionali ? E questo è un primo punto.
  Secondo punto, sull'elezione il testo recita: «in conformità alle scelte per i candidati consiglieri». Anche qui c’è una situazione un po'assurda: io faccio l'esempio della mia regione, la Liguria, che eleggerà un sindaco e un consigliere regionale. Per dirla tutta, oggi a livello ligure abbiamo un governo di centrodestra, perché alle elezioni regionali ha vinto il centrodestra; la stragrande maggioranza dei sindaci della regione Liguria sono di centrosinistra, perché la storia, la tradizione di quella regione è di centrosinistra. Ora io vorrei capire come vanno a compenetrarsi questi criteri, per cui bisogna tenere conto del criterio del voto espresso per i consiglieri regionali anche rispetto ai sindaci, che possano avere un'altra storia, che rappresentano un altro livello istituzionale.
  Insomma, io mi rendo conto che questo è un testo inemendabile, per cui qualunque emendamento è parziale e non risolve i problemi, però io credo che siamo in una fase di discussione, ci apprestiamo tutti, poi, a votare un referendum, e credo che sia utile sottolineare ancora disperatamente, per far riflettere questa maggioranza, i tanti punti di contraddizione, assurdi, che ci sono in questa legge e che nessuno è mai in grado di spiegare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 2.112, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Pili, Bianchi, Lainati, Invernizzi, Giammanco, Minardo, Zaratti, Simoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  434   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  288).    

  (Il deputato Capua ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 17

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 2.113, su cui vi è sempre il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, un minuto per dire che, con questo emendamento, così come con il precedente, cerchiamo di sgombrare dal testo le parole inutili, perché il testo dovrebbe avere soltanto parole utili: lo insegna la lingua italiana e lo insegnano le linee guida.
  Quindi, invece che «in conformità alle scelte espresse dagli elettori» abbiamo scritto «in conformità ai voti espressi dagli elettori per i candidati consiglieri». Questo abbiamo proposto con un emendamento. Si parla di consigli regionali, di elezione dei consigli regionali. Non so che cos'altro si potrebbe votare. «In occasione del rinnovo dei medesimi organi», anche in questo caso non sappiamo qual è l'utilità di inserire questa frase semplicemente superflua.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 2.113, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Binetti, Di Lello, Cristian Iannuzzi, Nesci, Sandra Savino, Capua, Frusone, Lavagno, Gebhard.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  442   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  291).    

  (I deputati Romanini, Gribaudo e Amendola hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.114.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Vorrei fare un passo indietro in merito a quella che è l'eredità del Senato che ci è stata lasciata dall'Assemblea costituente, giusto per riuscire ad avere un quadro più organico della modifica che si sta tentando di fare. Ci è stato lasciato un Senato elettivo, la cui costituzionale presenza come organo di garanzia doveva servire contro le prevaricazioni di eventuali maggioranze presenti nell'altra Camera. Come si può superare un tipo di Senato concepito in questa maniera con una revisione di questo genere ? O, in generale, con una cancellazione delle funzioni fondamentali di garanzia ? Teoricamente, lo si potrebbe fare – lo abbiamo detto in tutte le salse, soprattutto sul complesso degli emendamenti, in cui il tempo era un po’ meno tiranno, quindi c'era più possibilità di argomentare – chiaramente con un'Assemblea costituente, sicuramente non con un procedimento di revisione, come questo, in cui si trattano 40 articoli come se fosse una piccola modifica, mentre invece si va a stravolgere un impianto che c’è stato consegnato con un grado di maturità di un certo tipo e che, invece, oggi viene affrontato come un accordino politico irrilevante, ma che, in realtà, avrà degli effetti e delle conseguenze enormi sul nostro Paese.
  Ci è stato consegnato dopo varie discussioni e discussioni decisamente più fruttuose di quelle fatte qui dentro, perché chiaramente non esisteva il premio di maggioranza, quindi si sono fatte con la volontà di riuscire a raggiungere non un Pag. 18accordo al ribasso, ma quella che fosse la soluzione migliore per un Senato garante di tutte quelle che erano le funzioni che gli erano state attribuite dalla Carta costituzionale. Si tratta di funzioni che, proprio perché gli erano state attribuite, devono prevedere un Senato elettivo. In questo caso, si è deciso, invece, un impianto completamente differente. Con un procedimento di revisione, di semplice revisione si è deciso inizialmente di sottrarre tutto al corpo elettorale e decidere che dovesse essere soltanto un Senato di nominati. Poi si è arrivati a questa meravigliosa formulazione, che vede l'opposizione arrampicarsi sugli specchi in ogni forma di argomentazione, ma non perché siano carenti le argomentazioni, ma perché sono talmente piccole le modifiche che si possono fare, per via della doppia conforme, che si tenta in ogni modo di far cambiare idea a questa maggioranza, ma non vi è spazio.
  Si è arrivati a questa formulazione che è una via di mezzo incomprensibile ai più, in base alla quale, però, non è cambiato nulla. Sì, si prevede una designazione, ma di fatto è una designazione che non si è capito come dovrebbe avvenire. Peraltro, guardando al Senato, si legge chiaramente dal testo che dovrebbe essere composto da consiglieri regionali e da sindaci scelti – come sottolineava prima il collega Quaranta – dai consigli regionali che li eleggeranno in conformità con le scelte espresse dagli elettori. E qui viene la gabola, perché è il consiglio regionale che dovrebbe scioglierli tutti e due, in conformità, però, con le scelte espresse dagli elettori per i soli consigli regionali. E i sindaci sulla base di cosa li scelgono ? Estrazione a sorte ?
  Allora, di nuovo viene violato l'articolo 1, che riguarda il principio di sovranità popolare. Quindi, che cosa proponiamo con questo emendamento ? Di aggiungere, accanto alla parola «consiglieri» anche «sindaci», perché entreranno a far parte del nuovo Senato, per avere, a questo punto, un'elezione che sia quanto meno degno di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Impegno il mio minuto per cercare di rilanciare quanto appena detto dalla collega. Poiché una fetta importante dei nuovi senatori, ventuno, sarà costituita e rappresentata dai sindaci, al fianco dei settantaquattro consiglieri regionali e dei cinque scelti, per grandi meriti, da parte del Presidente da Repubblica, che saranno gli unici senatori a tempo pieno, affiancati dai novantacinque senatori a tempo determinato; è fondamentale questa aggiunta dei sindaci, perché, quanto meno, permette alla espressione di volontà, la scelta di vincolare la scelta dei cittadini anche alla trasformazione dei sindaci in nuovi senatori. Ci sembra un passaggio di tutta normalità, di tutto buonsenso. Ci piacerebbe una giustificazione dalla maggioranza per capire il «no», perché il «no» al finto vincolo della scelta dei cittadini anche nell'elezione dei sindaci come senatori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 2.114, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e tranne il relatore di minoranza di Fratelli d'Italia che si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Amendola, Pili, La Russa, Bragantini, Formisano... Ci siamo ? Onorevole Formisano, aspettiamo, però ci aiuti anche lei.
  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 19

  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  454   
   Votanti  444   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  293).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 2.115.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, dopo vedremo la questione dei sindaci. Ora guardiamo la questione dei consiglieri regionali. Quando si dice che vengono scelti in conformità, che vengono eletti dai consigli in conformità alle scelte che sono operate, dei voti espressi – come c’è scritto –, si presuppone che all'interno di questa votazione, quando sarà fatta la legge, ci sia anche un'indicazione per i senatori. Non è che vengono eletti tutti i consiglieri regionali e poi, a suo piacere, il consiglio regionale farà Tizio, anziché Caio. Ci sarà un qualcosa, come diceva ieri qualcuno, che determinerà che, quando si va a votare, si vota in qualche modo anche per i senatori. Almeno io auspico che sia così.
  Ora, se fosse così, è ovvio che qualcuno deve essere disponibile a fare il senatore. Non è che si può eleggere uno, indicare uno a fare il senatore quando questo non è disponibile. Non è leggibile, (non eleggibile) leggibile come senatore. Infatti, se non c’è questa distinzione e questa sorta di candidatura, cioè di elettorato passivo all'interno della possibilità di poter fare il senatore, allora, sì, che è veramente una burla, allora, sì, che veramente il voto degli elettori non conta niente.
  Presidente, già c’è un problema – lo vedremo poi con un altro emendamento che abbiamo presentato – in relazione ai sindaci, perché i sindaci, membri dell'esecutivo, quindi ente amministrativo, vengono eletti da un ente legislativo, però a uria di questo ente legislativo. E già una ventina, ventuno, quanti sono vanno in cavalleria, come volontà popolare perché quelli li eleggono proprio, quelli sono proprio raccomandati speciali. In più, ce ne sono altri cinque, che non è vero – e lo ricordo soltanto al collega Toninelli – che sono qui per grandi meriti. Sono qui e basta, perché li sceglie il Presidente della Repubblica. Peraltro, anche quelli che erano qui per grandi meriti, talvolta sono stati nominati per piccoli servizi, come abbiamo visto recentemente. Il grande merito diventa un piccolo servizio e si nominano i senatori a vita in anticipo.
  Può succedere di tutto, ma qui non ci si è presi neanche la cura di riferirsi ai grandi meriti. Si può nominare il giardiniere, l'autista, l'amico del cugino, l'amico del figliolo o l'amico del nipote, perché si è amici del Presidente della Repubblica. Questo è il Senato che hanno messo di mezzo: ventuno sindaci, cinque amici del Presidente e non si capisce quali consiglieri regionali possano andare a sedere lì (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 2.115, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza tranne il relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle che si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Attorre, Vaccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  377   
   Astenuti   69   Pag. 20
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  288).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 2.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza. I relatori di minoranza per il MoVimento 5 Stelle e per Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale si sono rimessi all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Piepoli, Malisani, Fratoianni, Giammanco, Paris, Di Lello, Sandra Savino, Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  381   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  294).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 2.17 e Quaranta 2.116, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Polidori, Colonnese, Lo Monte, Ragosta, Formisano, Borghi, D'Attorre, D'Incà, Rizzo. Onorevole Latronico, non faccia gesti che alla sua età costano cari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  383   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  293).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 2.18.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Io approfitto di questo emendamento, che ancora una volta tende a modificare il testo nella direzione di prevedere in qualche modo la separazione delle liste, al fine di dare ai cittadini la possibilità di comprendere quali candidati concorreranno solo al consiglio regionale e quali anche al Senato.
  Ma anche al fine di dare ai consiglieri eletti per svolgere il mandato di senatore una sorta di legittimazione ulteriore, che dia loro la possibilità anche di sapere come debbano comportarsi in casi particolari.
  Uno è questo, che io vorrei evidenziare e sul quale vorrei che qualcuno della maggioranza potesse risponderci. Se per caso si dovessero convocare nello stesso giorno, nella stessa ora il consiglio regionale e il Senato, il consigliere regionale eletto senatore a quale delle due Assemblee dovrebbe essere obbligato a partecipare o dovrebbe essere più obbligato a partecipare ? A quale delle due Assemblee potrebbe non partecipare, senza essere esposto al pubblico ludibrio, magari essendo spacciato per assenteista ? Ecco, questa è un'altra dimostrazione del pasticcio che è stato creato e su questo io vorrei che qualcuno della minoranza potesse risponderci, affinché restasse agli atti della nostra discussione una sorta di Pag. 21vademecum anche per quelli che saranno i nuovi senatori scelti dai consiglieri regionali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 2.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Colaninno e Scagliusi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  443   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  291).    

  (I deputati Sbrollini, Catalano e Oliaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 2.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Per noi, questa richiesta di modifica ha una importanza rilevante e spiego il perché. Oggi cosa accade, in virtù della norma proposta dalla maggioranza circa le modalità di distribuzione dei seggi dei nuovi senatori ? Si scrive che i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi – mi pare ovvio – da parte dei cittadini elettori, e della composizione di ciascun Consiglio. Ciò significa, signor Presidente, due cose diverse. Perché dico così ? Perché, se ci si basa sui voti espressi, significa che, se una forza politica prende una percentuale, indipendentemente dalla composizione del Senato – io ho preso il 25 per cento, un'altra forza politica il 26 – l'impianto maggioritario dà la maggioranza assoluta a chi ha preso un punto in più alle elezioni. Quindi, la composizione dei consigli regionali è diversa rispetto ai voti espressi dai cittadini. Infatti poi indicate, in maniera concorrente, il criterio «e della composizione di ciascun consiglio», e quindi questa è una modalità molto poco interpretabile, anche se noi sappiamo perfettamente che voi legherete i nuovi senatori alla composizione del consiglio, frutto dei premi di maggioranza abnormi.
  Noi diciamo che deve essere garantita la proporzionalità dei seggi al nuovo Senato ai voti presi e acquisiti dalle minoranze. Che significa ? Significa che, se il consiglio si comporrà sulla base del premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale regionale, l'assegnazione dei seggi ai nuovi senatori dipenderà, per quanto riguarda le minoranze, dai voti che queste minoranze hanno preso. Quindi, se in consiglio, ci sarà il 55 per cento dei seggi di un colore politico, perché ha vinto le elezioni, non ci sarà il 55 per cento dei seggi al Senato di questi signori in consiglio, bensì molti di meno perché le minoranze avranno i posti in Senato in base ai voti che hanno preso e non ai seggi che hanno acquisito, che sono meno dei voti presi, perché non hanno preso il premio di maggioranza.
  Io penso che si tratti, riassunta in maniera molto semplicistica, di un'iniezione di democrazia perché i seggi sono più proporzionali ai voti espressi dai cittadini e non ai premi di maggioranza abnormi che sono presenti in tutte le leggi elettorali regionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, nel sistema di elezione dei futuri senatori da parte dei consigli sulla base delle indicazioni date dai cittadini al momento Pag. 22delle elezioni regionali non si capisce affatto come in concreto avverrà la distribuzione dei seggi tra le varie forze politiche. Il sesto comma dell'articolo 57 dice in modo contraddittorio, e per certi versi assurdo, che i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi – quali ? – e della composizione di ciascun consiglio. Se si intende dire i voti dei consiglieri, si tratta di un'ovvietà, se è un'elezione è ovvio che si basa sui voti espressi, oppure si intende su voti ottenuti alle elezioni regionali, che è in contrasto con il dire che saranno scelti sulla base della composizioni di ciascun consiglio a causa dell'attribuzione dei premi di maggioranza, che alterano quest'ultima rispetto ai voti ottenuti, come abbiamo detto in più interventi questa mattina. In questo emendamento si introduce la previsione in base alla quale alle minoranze deve essere assegnato un numero di senatori proporzionale ai voti da questi ottenuti alle elezioni regionali; dunque più di quanto non sarebbe se si tenesse conto della sola composizione dei consigli in ragione dell'attribuzione dei premi di maggioranza. Quindi le minoranze linguistiche potrebbero votare a favore di questo emendamento, visto che le andiamo a tutelare, come prevede la Costituzione; anche se appoggiate la maggioranza votate almeno favorevolmente a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, il diniego della maggioranza a votare positivamente questo emendamento la dice lunga; perché non riconoscere che le minoranze hanno il diritto ad essere rappresentate in Parlamento, o meglio, al Senato, nel nuovo Senato, in ragione del loro peso, della loro forza ? Qual è la ragione politica, qual è il motivo ostativo a dire sì a un'assoluta normalità di pretesa democratica, per carità ? Non vi è, se non quello di immaginare che il Senato abbia dei numeri lavorati – vogliamo chiamarli così ? – cioè dei numeri che non rispondono alla realtà del Paese, dei numeri che non fotografano la situazione del consenso degli elettori. Noi non abbiamo alcuna speranza che questo emendamento sia approvato dalla maggioranza; ci piacerebbe che nel disinteresse generale con cui questa grande riforma della Costituzione viene considerata dalla grande stampa, dalla televisione, questo emendamento fosse portato ad esempio, fosse emblematico del disegno compiuto di questa maggioranza di accaparrarsi arbitrariamente e fraudolentemente i numeri di un Senato, i cui compiti rimangono alti, i cui costi rimangono altissimi e in cui manca soltanto il voto popolare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 2.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  457   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  295).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 2.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Pes...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 23
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  458   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 163    
    Hanno votato
no  295).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 2.117.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Signor Presidente, approfitto di questo emendamento per esprimere qualche rapida valutazione sull'articolo 2 e sull'esito a cui si è arrivati in occasione del passaggio al Senato. Devo dire con franchezza che non condivido i giudizi sprezzanti e liquidatori che ho ascoltato in quest'Aula riguardo allo sforzo che in quell'Aula del Parlamento si è consumato e che è stato sollecitato dagli emendamenti presentati da diversi senatori del Partito Democratico per arrivare a un miglioramento di questo testo e per reintrodurre, sia pure parzialmente, un principio di elettività dei senatori. Questi giudizi liquidatori e sprezzanti io non li condivido e tuttavia penso che dobbiamo riconoscere – lo hanno fatto in parte gli stessi senatori che sono stati protagonisti di questo tentativo – che l'esito a cui si è arrivati è un esito molto parziale e molto problematico, sia perché non incide sulla composizione complessiva del Senato – noi avremmo comunque cinque senatori di nomina presidenziale e ventuno sindaci che non avranno nessuna forma di legittimazione popolare diretta – sia per la forma, come dire, almeno bizantina, a voler essere buoni, con cui il principio dell'elettività è stato inserito, per l'indeterminatezza delle indicazioni fornite riguardo poi alla legge di attuazione, per la collocazione del tutto incongrua dell'intervento che c’è stato al Senato nell'ambito dell'articolo 2.
  Che cosa ci dice questo ? Io approfitto di questo per fare questa valutazione; perché un tentativo serio di correggere un aspetto importante, non l'unico, ma un aspetto importante di questo disegno di legge costituzionale ha prodotto un esito così problematico ? Io credo che questo sia dipeso dai caratteri di questa revisione costituzionale, dalle sue blindature, dalla natura extraparlamentare delle scelte decisive che l'hanno guidata e voglio ricordare un episodio: nel precedente passaggio alla Camera noi avevamo fatto in Commissione affari costituzionali un tentativo per modificare l'articolo 2, per correggerlo su un punto che era stato ritenuto da tutti incongruo, cioè la presenza di senatori di nomina presidenziale in un Senato presentato come Senato delle autonomie territoriali. Su quel punto c'era stato un voto in Commissione, che aveva riaperto l'articolo 2, un voto che, se fosse stato confermato dall'Aula, avrebbe consentito nel successivo passaggio al Senato un intervento molto più organico ed efficace.
  Ebbene, in occasione di quel voto in Commissione ci fu detto che attraverso quella modifica si attentava all'intero processo riformatore, che quello era un voto contro il Governo. Questo modo di procedere che ha trasformato il voto su ogni singolo emendamento in sostanza in un voto di fiducia sul Governo ha minato la credibilità e la qualità di questo processo riformatore. Diverse modifiche che avrebbero migliorato questa riforma sono state impossibili perché ritenute contrarie a un accordo extraparlamentare, l'allora vigente «patto del Nazareno».
  Oggi ci ritroviamo col capolavoro, con l'autentico capolavoro per cui quelle riforme non sono state migliorate perché c'era un patto extraparlamentare, quel patto poi è saltato per ragioni mai fino in fondo spiegate e ci troviamo che uno dei contraenti di quel patto non vota quelle riforme, per cui non abbiamo avuto né un miglioramento di contenuto, né abbiamo Pag. 24quel largo consenso che era l'impegno che tutti ci eravamo assunti a inizio legislatura per promuovere una riforma della Costituzione.
  E voglio dire che questo punto, il punto del metodo con cui si è proceduto sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale, sarà uno dei punti centrali del confronto che avremo davanti ai cittadini italiani con il referendum costituzionale.
  La distrazione con cui l'Aula vive questo passaggio è il segno anche dell'espropriazione del Parlamento di una sua funzione centrale in materia di riforma. Nel referendum costituzionale noi ci misureremo su questo, non sui dettagli della riforma, ma su due idee di Costituzione, perché il «no» a questa riforma della Costituzione sarà un «sì» anche al modello di società che è iscritto nella Costituzione repubblicana del 1948 e sarà un «no» al metodo extraparlamentare con cui si è proceduto per cambiarla (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, io ho apprezzato molto l'intervento del collega D'Attorre e voglio rassicurarlo: il giudizio sprezzante non è riferito allo sforzo fatto da una minoranza dei senatori di sinistra a migliorare, al tentativo di migliorare, quel testo. Il giudizio sprezzante, se vuole definirlo così, ma comunque negativo, è fatto al risultato e mi pare che su questo troviamo un accordo totale, perché lei, tu hai parlato di una scelta improvvida, quella relativa ai sindaci, ai senatori di nomina presidenziale; hai parlato di una formulazione bizantina, quantomeno bizantina, dell'emendamento, l'unico frutto di quell'accordo e di quel lavoro; hai parlato di indeterminatezza dell'articolo e di una collocazione comunque incongrua all'interno dell'articolo 2, e queste sono tutte cose che trovo assolutamente corrette e giuste.
  Hai aggiunto – è questo il dato importante – che questo accordo – e non potevate forse ottenere di più, non potevano forse ottenere di più – fu però condizionato da due cose: prima di tutto, da un voto di fiducia e, quindi, dall'assenza di ogni possibilità di miglioramento che non fosse quella di un accordo dietro le quinte del Senato interno a una maggioranza, senza possibilità di intervento dell'organo che doveva discutere quella riforma costituzionale. Ma ancora di più – ed è l'unica cosa che forse non ci trova d'accordo – a spiegazione della impossibilità di cambiare quel testo si erse un Moloc: l'accordo Renzi-Berlusconi.
  Io credo che la sinistra sia stata presa in giro da Renzi, sia stata fregata da Renzi, perché se fosse stato quello il motivo per cui si riteneva immodificabile quel testo oggi, che non c’è più il Patto del Nazareno, cosa impedirebbe a Renzi di migliorare quel testo ? Cosa impedirebbe al Governo, venuto meno quello che allora si assumeva essere il blocco imposto dall'accordo con Berlusconi, di ascoltare il Parlamento per arrivare anche a semplici modifiche lessicali ? Qui, invece, vengono bocciate anche le modifiche lessicali. Il voto di fiducia, che il collega D'Attorre denunzia essere stato alla base di ogni votazione in Senato, rimane adesso uguale anche senza Patto del Nazareno.
  E, allora, io credo che fosse una scusa quella che vi diceva che «non possiamo cambiarlo perché Berlusconi non vuole». Ma quando mai Berlusconi è riuscito veramente a imporre, in questa riforma costituzionale, un qualcosa che fosse non di sinistra ? Mi riferisco all'assenza di qualsiasi dibattito sull'elezione del Presidente della Repubblica direttamente dai cittadini. Quella sì che fa da scriminante tra un modo di intendere la Costituzione e un altro; non c’è mai stato neanche il dibattito, né prima né dopo.
  E, allora, sono a favore di questo emendamento, a favore della giusta perorazione e a favore di coloro che tentarono comunque al Senato – tanto di cappello – di migliorare il testo ma, con le argomentazioni che ho detto, rivolgo una condanna perdurante, totale e assoluta a chi vuole trasformare la Costituzione in un terreno di crescita della propria parte politica.

Pag. 25

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, il collega che ha parlato in precedenza ha posto il dito sulla piaga vera di questa pseudo-riforma costituzionale. Noi ci siamo trovati di fronte non a una riforma costituzionale più o meno bella, ma ci siamo trovati di fronte a un provvedimento governativo che dispiegava un programma di Governo, per cui cambiare il testo significava andare contro il Governo. Cambiare qualcosa era mettere sotto il Governo e così diceva la stampa, così dicevano i colleghi, così diceva il Presidente del Consiglio, e siccome io fui il protagonista, come voto decisivo, per quella questione dei senatori a vita, quando mi incontrò qui mi presentò come il suo miglior nemico, nel senso che siamo non nemici personali ma siamo avversari politici.
  Quando una riforma costituzionale diventa un pezzo del programma del Governo, l'opposizione ha un dovere solo: fare l'opposizione, cioè non realizzare il programma di Governo. E quando un programma di Governo come questo ha avuto come substrato un patto ignoto e misterioso fra due personaggi che non aveva il capo I, II, III, IV e V, ma sembra che avesse come contraccambio soltanto il miglioramento della «legge Severino» e il Presidente della Repubblica gradito a uno che faceva il patto con l'altro, si capisce che qui non abbiamo messo in piedi qualcosa di cui i cittadini italiani devono essere fieri. Abbiamo messo in piedi una cosa per la quale questo Parlamento e questa legislatura passerà alla storia come momento di grave degrado delle istituzioni repubblicane e delle istituzioni democratiche.
  Una riforma costituzionale, progetto e momento di Governo nonché frutto di un patto segreto fra due persone, il cui contenuto è sempre rimasto ignoto, per il quale – e concludo, Presidente – mentre tutti dite che questo patto è perento, c’è gente, come me, che ritiene che questo patto sia vivo e verde, come hanno dimostrato recentemente alcuni voti del partito dell'ex Presidente del Consiglio al Senato e altre cose meta-parlamentari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Grazie, Presidente. Lei ha consentito, credo correttamente, in una discussione come questa un anticipo della discussione che faremo, in maniera più compiuta, in sede di dichiarazioni sull'articolo 2, perché le considerazioni del collega D'Attorre, del collega La Russa e del collega Bianconi sono dichiarazioni più di natura politica.
  Io ho troppo rispetto di questo Parlamento e di quest'Aula per cedere alle provocazioni, ma è fondamentale ricordare alcune cose. Dico «provocazioni» perché ci sono alcuni elementi che sono oggettivi e prescindono dalle affermazioni del sottoscritto e dei colleghi che l'hanno preceduto.
  Non si poteva modificare nulla. Come è uscito questo articolo 2 ? Dalla proposta del Governo; e come siamo in corso di approvazione in questo momento è sotto gli occhi di tutti ed è sotto gli occhi, in prima battuta, di quei colleghi che oggi votano contro legittimamente – assolutamente legittimamente –, ma che hanno dato un contributo per modificarlo.
  Allora, si dica che, nonostante quella modifica, non si è d'accordo, ma non si dica che questo Parlamento si è trovato di fronte a un prendere o un lasciare.
  Ci sono state modifiche ripetute sul rapporto, nella composizione sindaci e consiglieri regionali, sulla modalità di selezione del nuovo Senato delle autonomie. Noi abbiamo dato risposte ieri e nella giornata di oggi su molte questioni poste dagli emendamenti che stiamo discutendo in maniera ancora, io ritengo Presidente, non trovo altro termine, provocatoria, come quando mi si dice che non è chiaro chi elegge, come elegge, se l'elezione è diretta o di secondo grado. Pag. 26
  I consigli regionali e il consiglio e le province autonome di Trento e di Bolzano eleggono con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti e nell'unica parte emendata di questo articolo si dice «in conformità alle scelte espresse dagli elettori». Ora può non piacere, ma è inutile continuare una discussione in cui ci viene chiesto chi elegge e come, perché almeno l'italiano è patrimonio condiviso.
  Il collega La Russa fa un invito puramente politico: ma perché ora che non avete più il Nazareno e Berlusconi non lo cambiate, non vi fermate, non lo modificate ? C’è solo una risposta: perché facevamo sul serio, perché facciamo sul serio e perché i giochini delle bicamerali che partono e non finiscono questo Paese li ha già visti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sia chiaro che se l'impegno di qualcuno viene meno, se la disponibilità viene sottratta, l'impegno verso gli italiani non viene meno e questa riforma arriva in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente. Intervengo semplicemente per dire questo: è vero che tra la proposta iniziale del Governo e questo testo c’è stato un cambiamento, ma cosa ha determinato questo cambiamento, forse un confronto parlamentare ? No, in primis, è stato modificato per l'accordo extraparlamentare con Berlusconi e, secondo, attraverso qualche riunione interna al Partito Democratico.
  Ora io vorrei ricordare all'onorevole Richetti, tramite lei, che, primo, la riforma della Costituzione non può essere tema di maggioranza di Governo e, secondo, che sulla Costituzione ogni parlamentare, indipendentemente dall'appartenenza ad un gruppo, dovrebbe essere libero di dire e di fare ciò che pensa.
  Voi addirittura siete arrivati a ribaltare una votazione libera di una Commissione parlamentare, proprio perché non c’è mai stata la libertà di discutere. Ora stiamo modificando un terzo della nostra Carta costituzionale, voi non vi potete permettere di utilizzare questo metodo, altro che grande apertura e grande libertà di discussione ! Stiamo parlando della Costituzione italiana che non è nella disponibilità di Renzi, della Boschi e di Scalfarotto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. Giustamente questi sono temi più da dichiarazioni di voto finale o dichiarazione di voto sull'articolo, però obiettivamente non è che si possono ascoltare provocazioni da parte di esponenti della maggioranza che magari confondono l'alto senso delle istituzioni delle minoranze, delle opposizioni qua presenti, con una sorta di non completa comprensione di quanto sta avvenendo.
  Quello che noi continuiamo a ribadire in tutte le lingue possibili e immaginabili è che questa riforma è vergognosa, è, secondo noi, indegna. Forse è anche venuto il momento di piantarla di mettersi dietro al tema ricorrente, portato avanti anche dal Presidente dal Consiglio, in base al quale i renziani e il Partito Democratico sarebbero il gruppo che guarda al futuro e coloro che, invece, si oppongono a questa riforma costituzionale sono i gufi, i «rosiconi», sono coloro che sono radicati nel passato e che non hanno intenzione di cambiare le cose. Così non è ! Io vorrei ricordare umilmente a Richetti che le regole del gioco le avete cambiate voi del Partito Democratico. Noi, come Lega Nord, ci eravamo astenuti sulla fiducia al Governo Letta, proprio perché il Governo Letta era partito con una forte volontà riformatrice annunciata durante l'intervento dell'allora Presidente del Consiglio Letta. Noi ci eravamo astenuti e avevamo detto «va bene, vogliamo ragionare di riforme ? Ragioniamoci».
  Ma a un certo punto, colui che è diventato poi il segretario del Partito Democratico, Pag. 27cioè Renzi, ha deciso tutto ciò, fregandosene assolutamente, perché così è la cosa, e non soltanto rispetto alla situazione attuale. Voi, come Partito Democratico siete liberi di cambiare i vostri Presidenti del Consiglio, di cambiare il Governo, liberi di cambiare tutto quello che volete, però non potete pretendere che le opposizioni che avevano dato fiducia o si erano astenute, parlo della Lega Nord, sulla fiducia al Governo Letta, proprio per il discorso dalle riforme, poi vedano uno che viene da Firenze, che ha vinto le vostre primarie, che viene qua e dice: «va bene, basta, via Letta, adesso vengo io, parlo con Berlusconi, parlo fuori dal Parlamento, decidiamo le riforme, a voi non diciamo nulla, vi presentiamo delle riforme blindate» (perché sono state delle riforme blindate il cui impianto ancora oggi è incomprensibile, perché non è federalista, non è presidenzialista non si riesce a capire che «cavolo» di assetto costituzionale voi volete darci). «E insieme alle riforme vi metto una legge elettorale». Ricordiamoci che si diceva sempre che il Porcellum andava assolutamente cambiato perché gli elettori non potevano decidere. Voi avete fatto una legge elettorale che vedrà una Camera che avrà la stragrande maggioranza degli eletti ancora non decisa dagli elettori, ma nominati dalle segreterie dei partiti.
  Dopo tutto questo, bisogna anche sentire esponenti della maggioranza che si alzano e ci dicono «voi, insomma, smettetela, perché gli italiani ce lo chiedono, smettetela di metterci i bastoni tra le ruote».
  Ripeto: non confondete la nostra pazienza e il rispetto delle istituzioni, che malgrado tutto quello che voi potete pensare, noi continuiamo a dimostrare, con la non comprensione di quello che state facendo. Lo abbiamo detto in tutte le lingue: è una riforma costituzionale pericolosa, è una riforma costituzionale che è nata male, perché è nata nel segreto dalla vostra segreteria di partito, dall'incontro con Berlusconi. Questo articolo non è frutto di un dibattito parlamentare, è frutto di un accordo interno al vostro partito. E possiamo dire, sono convinto che lo sapete anche voi, che l'articolo che ne esce è un articolo quanto meno ridicolo. Vi invito, e non avete bisogno del mio invito, a guardare alle altre Costituzioni. Guardate se nelle Costituzioni dagli altri Paesi vi sono articoli scritti così male.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio veramente alla conclusione, Presidente, dicendo, ancora una volta, che noi ribadiamo con forza che questa è una riforma sbagliata, è una riforma che, a nostro avviso, comporterà più problemi rispetto a quelli che vuole risolvere. È una riforma che ha alle spalle semplicemente un calcolo politico, quello cioè che il Presidente Renzi vede potersi realizzare da qui a pochi mesi, quando andrà a fare la battaglia referendaria, dicendo ai cittadini italiani semplicemente quello che ai cittadini italiani in questo momento interessa ovvero «cari cittadini italiani, fortuna che sono arrivato io, perché vi tolgo trecentoquindici senatori, non pagherete più le indennità a queste persone, a questi mangiapane a tradimento; ora sono arrivato io, prendiamo i consiglieri regionali «lazzaroni» e li mandiamo a Roma a lavorare gratuitamente». Ecco l'unica cosa su cui voi punterete per il vostro referendum, sperando che battaglie demagogiche di questo tipo comunque saranno sconfitte da chi, legittimamente, onorevole Richetti, ritiene questa riforma costituzionale un'autentica schifezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Riguardo all'intervento del collega Richetti che ha parlato di elementi oggettivi, allora pongo anch'io degli elementi oggettivi e chiedo di rispondere a delle domande che sono molto semplici: è oggettivo che questa riforma deriva da un atto del Governo ? Ed è oggettivo che quel Governo ha come Presidente del Consiglio Pag. 28un segretario di partito che non è stato eletto da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È oggettivo che quel Governo si avvale di una maggioranza che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima da un punto di vista costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È oggettivo che oggi questa pseudo riforma costituzionale viene portata avanti da una maggioranza già incostituzionale, ma che addirittura cerca di raggiungere i numeri grazie a parlamentari che sono usciti dai loro partiti di origine, nei quali erano stati eletti, e che oggi non rappresentano più nessuno ? Perché la domanda che io continuo a porre e alla quale non c’è risposta è: ma oggi tra Verdini e Alfano ce l'hanno un 1,1 per cento all'interno del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché vede Richetti, vedete parlamentari del PD, le domande che uno qui dentro si deve porre sono quelle che sono relative alla reale rappresentanza che c’è qui dentro dei cittadini italiani ! E quando tu stai massacrando la Costituzione italiana, quando ne stai violando l'assetto principale su cui la democrazia italiana è nata e ha vissuto fino ad ora, ti devi porre la domanda in quanti siete a portare avanti quel massacro: perché se siete più o meno il 20 per cento, questo non è un atto democratico, non c’è nessun rispetto di questo Parlamento !
  Io quando Richetti parla a volte mi chiedo se parli del Parlamento italiano, perché non si può dire che c’è rispetto del Parlamento italiano nel momento in cui la Costituzione viene cambiata ad opera di un Governo non eletto da nessuno, che si avvale di voti presi e raccattati un po’ a destra e un po’ a sinistra (ammesso che questi concetti abbiano ancora un senso in Italia, anzi sicuramente non ce l'hanno più); e, ripeto, tramite persone che non rappresentano più nessuno.
  E allora il collega Richetti, come anche tutti i parlamentari che stanno votando questo schifo di riforma, dicono: noi stiamo andando avanti; non entrano mai nel merito, perché è evidente che state portando nel futuro Senato la peggiore classe dirigente italiana, cioè quella con cui la corruzione è entrata e ha completamente spolpato le istituzioni regionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Al posto di cercare di ripulire le istituzioni, noi prendiamo la peggiore classe dirigente e la promuoviamo al rango di senatori !
  E allora di fronte a questo, quando si fa un'eccezione, non c’è mai una replica, che fosse una, nel merito ! Le repliche sono: noi lo facciamo, stiamo andando avanti; noi facciamo sul serio, ed è per questo che non ci fermiamo. Il punto non è se state facendo sul serio o no, perché questo purtroppo l'abbiamo capito; ma vedete, anche le peggiori dittature facevano sul serio, anche Mussolini faceva sul serio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ma cosa vuol dire: «facciamo sul serio» ? Il punto è quello che facciamo, quello che state facendo; e quello che state facendo, lo ripeto ancora una volta, è vandalismo costituzionale: voi state entrando dentro il tempio della democrazia italiana e lo state completamente massacrando, ne state stravolgendo gli assetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Presidente, approfitto anch'io del carattere più generale che questa discussione sull'emendamento sta assumendo per fare qualche riflessione.
  Intanto vorrei rassicurare l'onorevole Bonafede, che ha molto a cuore le percentuali elettorali di alcuni partiti: quest'area politica, l'area politica moderata, ha chiesto il referendum da molto tempo, anche in presenza di un numero di voti che non lo rendeva necessario; quindi il problema non è delle percentuali di questo o quel partito, ma ci sarà un referendum, decideranno gli italiani. Noi l'abbiamo chiesto anche quando c'era in vigore il patto del Nazareno !
  Siamo convinti che non le percentuali dei partiti, ma... Per questo abbiamo già Pag. 29dato vita ad un comitato per il sì dell'area moderata ! Siamo convinti che ci sono milioni di italiani che, pur non riconoscendosi nel PD, vogliono cambiare questo Paese e vogliono le riforme. Lo vedremo, se questi milioni di italiani ci sono o non ci sono !
  Vorrei più che altro fare un'altra riflessione, spingendo i colleghi a non essere nelle loro argomentazioni troppo autoreferenziali. Secondo me, per esempio, onorevole D'Attorre, la domanda che noi dobbiamo porci insieme – non voglio far polemica – è: perché è da quarant'anni che questo Parlamento, per un modo o per un altro, non riesce a fare le riforme ? Faccia conto... No, è questo il punto ! Cioè qual è la via, qual è il metodo... Lei ha posto una questione di metodo: qual è il metodo per farle, visto che sono quarant'anni che non ci riusciamo ?
  Un ragazzo che avesse avuto diciott'anni nel 1976 avrebbe cominciato a sentire che forse già Moro e Berlinguer volevano dopo il compromesso storico cambiare l'architettura istituzionale; avrebbe sentito sicuramente nel 1978 Craxi parlare al congresso di Torino della grande riforma; e poi avrebbe visto le bicamerali Bozzi, le bicamerali De Mita, le bicamerali D'Alema, e mi dimentico senz'altro qualcosa. La paralisi per quarant'anni !
  E adesso, dopo quarant'anni – guardi, onorevole D'Attorre – noi stiamo facendo solo una parte delle grandi riforme di cui questo Paese ha bisogno, cioè il superamento del Senato come seconda Camera, il superamento del bicameralismo paritario che già era nel cuore di molti padri costituenti. E allora ? Quante parole abbiamo ascoltato in questi quarant'anni: la riforma non è perfetta, si poteva fare così, si poteva fare colì, forse era meglio fare in questa maniera... Perché non è stata cambiata ? Per paura, io dico ! Ogni volta ciascuna forza politica, quando da destra, quando da sinistra, ha avuto paura di cambiare questo Paese, ha avuto paura di fare il passo decisivo verso quel traguardo, che non quattro intellettuali, ma ormai tutti gli italiani chiedevano !
  Certamente questa non è una riforma perfetta, è evidente che si poteva far meglio; ma cosa bisogna fare, onorevole D'Attorre, se si assume un contraente che poi cambia opinione, e gli oppositori per esempio all'interno del PD prima contestano il patto del Nazareno perché era segreto, e poi si trovano oggi in un patto – come lo possiamo chiamare, di Giuda Iscariota ? – a votare con gli stessi contraenti del patto del Nazareno contro la riforma ? Perché oggi il patto è tra l'opposizione di sinistra di un certo tipo e Forza Italia, che ha rinunciato... A parte i deputati del MoVimento 5 Stelle, che hanno il loro ragionamento perenne. Questo è il patto di oggi !
  Certamente non è perfetta, certamente però ha anche ragione l'onorevole Richetti a dire che è stato cambiato questo punto ! Oggi l'elettività che si chiedeva dei senatori, dei consiglieri regionali senatori esiste; ma, ripeto, noi dobbiamo guardarci dentro la coscienza; vi è un Paese che quasi è disinteressato a quello che noi stiamo discutendo, perché sono quarant'anni che è abituato a pensare che qua non si conclude niente ! Invece questa volta credo che abbiamo il dovere di concludere qualcosa, e poi di chiedere agli italiani se questo primo passo, solo l'abolizione del bicameralismo paritario, è un passo che dobbiamo fare, ed è un passo che può portarci poi ad una modifica ancora più profonda dell'architettura costituzionale.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, registriamo la totale – per carità – necessaria – libertà di questo dibattito, totalmente a prescindere dal testo dell'emendamento Costantino 2.117; vorrei però inserirmi anch'io, in qualità di relatore, su uno dei punti che sono stati sollevati, in particolare quello del metodo.Pag. 30
  Voglio chiarire un punto: il testo che noi abbiamo di fronte, se andiamo a rivedere il testo presentato a prima firma del Ministro Boschi nell'aprile, se non vado errato, del 2014, è un testo completamente diverso; è un testo – lo dico per il suo tramite, Presidente, ai colleghi D'Attorre e Stefano Quaranta – completamente diverso dalle indicazioni che erano presenti nel testo presentato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. E sono modifiche intervenute per via delle proposte di emendamento avanzate da parlamentari di questa Repubblica !
  Concludo, Presidente, dicendo soprattutto al collega Quaranta: mi sembra offensivo nei confronti di quest'Aula parlamentare sostenere che ciò che viene approvato in quest'Aula sia meno dignitoso di ciò che viene approvato nella sede della Commissione referente. Perché c’è la medesima dignità: se qui si configura una maggioranza parlamentare in quest'Aula...

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Ma scusi, parlo come relatore... Io ho chiesto di intervenire come relatore !

  PRESIDENTE. Sta bene, come relatore.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. L'ho detto all’incipit del discorso: intervengo come relatore.

  PRESIDENTE. Io ho visto che ha alzato la mano, poi...

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Ho alzato la mano come relatore.
  Il meccanismo che ha qui citato il collega Quaranta sarebbe quello di dire che alcune modifiche legittime, intervenute con una votazione in Commissione, non sarebbe stato legittimo modificarle in quest'Aula. Ma questa è l'Aula del Parlamento ! Se in quest'Aula del Parlamento una maggioranza decide che una determinata modifica, anche in contraddizione con quello che è stato approvato in Commissione, si deve rifare, si sta percorrendo un percorso totalmente legittimo, da un punto di vista istituzionale.
  Certo che si può essere in disaccordo con il contenuto di questa legge, che oggi è di natura parlamentare, perché si è totalmente modificato il testo proveniente dal Governo – totalmente, nei suoi fondamenti è stato modificato ! – ed è ovviamente legittimo essere in contraddizione o contrastare questo testo, ma non dire che questo è il risultato di un processo non legittimo da un punto di vista istituzionale, perché questo processo di modifica istituzionale della Costituzione è sostenuto da una maggioranza parlamentare e, se posso ricollegarmi alle parole che qui ha detto il collega Adornato, sarà anche vagliato ovviamente dalla volontà popolare in un referendum; e lì vedremo se tutta questa presunta illegittimità istituzionale che alcuni colleghi qui presentano sarà sostenuta – come io non credo affatto – dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Prendo spunto dagli interventi che si sono susseguiti, soprattutto quello dell'onorevole Adornato, il quale afferma, come altri, che questa è la prima legislatura costituente del periodo repubblicano: questo non è assolutamente vero ! Ricordo la legislatura 2001-2006, quando si riuscì ad avere una vera riforma costituzionale, quella della devolution, che dopo quattro passaggi, votazioni, tra Camera e Senato fu sottoposta a referendum; e, proprio per l'iniziativa politica di questa maggioranza, attualmente non c’è la possibilità di vedere il monocameralismo, non c’è il Senato delle autonomie, il Senato federale che era Pag. 31previsto, non c’è la riduzione, già oggi, del numero dei parlamentari anche di questa Camera.
  Tutte queste modifiche costituzionali, invece, avevano visto la luce dal dibattito parlamentare e politico e solo attraverso il referendum voi avete voluto che tutto questo non fosse attuato.
  Non potete, quindi, venire oggi a dire a quest'Aula che non c’è mai stata una forza politica che abbia voluto e abbia attuato delle vere riforme costituzionali, perché questo non è vero, a dimostrazione del fatto che, se c’è attualmente un rallentamento nelle riforme costituzionali, è proprio perché queste non vanno nel segno di quelle che sono le necessità per il Paese. E quando dico che non vanno nel segno delle necessità del Paese è perché questa riforma costituzionale centralizza sempre di più tutti i poteri a favore di un Premier e di un Governo che possono anche essere non eletti, che possono avere dei pesi solitari senza avere i contrappesi del rapporto con il Parlamento, facendo la somma della riforma costituzionale e della legge elettorale.
  A chi dice che l'Europa premia il Paese perché fa le riforme, dico che molto probabilmente noi saremmo un Paese leader nel panorama europeo se quelle riforme del 2006 non fossero state cancellate dalla vostra prepotenza politica. Se attualmente ci trovassimo con maggiori poteri alle regioni nei settori della sicurezza, dell'istruzione, della sanità, molto praticamente, anzi certamente, saremmo noi il Paese leader dell'Unione europea e non avremmo dovuto fare quei famosi compiti a casa – che tra l'altro sono stati fatti anche male – che ci porteranno probabilmente a essere nuovamente richiamati con questa legge di stabilità, perché il PIL non cresce come era previsto da voi e, quindi, ci sarà da fare un'ulteriore revisione della spesa pubblica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Abbiamo ascoltato con vero rispetto ed attenzione il collega Fiano, il collega Adornato e il collega Richetti.
  Mi perdonerà, in particolare, il collega Fiano, che ha giustamente e appassionatamente detto – su questo ha totalmente ragione –: cari colleghi delle opposizioni, questo processo è assolutamente legittimo. Ha ragione, onorevole Fiano, però non c’è da gloriarsene; mancherebbe solo che un Governo e una maggioranza pensasse di condurre una riforma costituzionale con procedure anche formalmente illegittime. Non credo che siamo arrivati al punto di doverci gloriare di questo.
  Allora andiamo al merito. Io pongo delle domande banali: questa riforma abolisce il Senato, come noi vi chiedevamo ? No. In mancanza, questa riforma consente ai cittadini di eleggere il Senato ? No. In mancanza, almeno c’è un criterio di ancoraggio tassativo, assoluto, vincolante alla volontà popolare ? No. E ancora: se qualche consiglio regionale, con gli accordi politici che dicevamo, devia chiaramente dalla volontà popolare, succede qualcosa ? No, non succede nulla. E su questo, signori della maggioranza, so che a queste domande, nel profondo, date le stesse risposte ed è per questa ragione che voi stessi dovete riconoscere che, al di là delle vostre buone intenzioni, che io non metto in discussione, state scrivendo una cattiva riforma, come altre volte è successo da altri banchi in questi lustri. Mi spiace.
  Avete ancora tempo per ripensarci, non fate prevalere le ragioni di schieramento rispetto a un grave errore del quale vi pentirete, non so se fra un anno, con il referendum, ma magari già fra due, alle elezioni, perché gli elettori magari in qualche momento sono presbiti, ma non sono sempre miopi. State attenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Per il suo tramite, vorrei ricordare al collega Fiano che in I Commissione, Pag. 32quando qualche componente della maggioranza ha votato insieme all'opposizione, secondo coscienza, magari pensando che quell'emendamento fosse buono per modificare la riforma, successivamente in Aula la disciplina di partito ha riportato il testo originario. E come non ricordare al Senato l'emendamento Kocijancic, che ha modificato questo articolo 2 rendendo inammissibili tantissimi emendamenti ? Quindi, questo è il modo democratico di discutere su una riforma costituzionale con cui il partito cosiddetto democratico – passatemi il termine, perché ormai è partito mono-persona o partito del giglio o come volete chiamarlo – vuole modificare l'assetto dello Stato italiano in funzione di una sola persona, perché da tutte le riforme che sono state fatte e approvate almeno sulla carta si capisce che il disegno è quello di portare e di concentrare il potere di decisione in un'unica persona, magari aiutata dai Ministri, ma semplicemente nell'unica figura del Primo Ministro; un sistema presidenziale, ma non come quello americano, in cui ci sono i contrappesi, le misure per cui la maggioranza parlamentare non è la maggioranza che elegge il Primo Ministro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Ho l'impressione che nessuno in quest'Aula si renda conto fino in fondo di quanto sia utile maneggiare con una certa cura la Carta costituzionale e mi stupisce che anche colleghi molto avvertiti evitino non soltanto di coltivare l'esercizio della prudenza, ma anche quello della memoria, perché non è affatto vero che si aspetta da quarant'anni una riforma della Costituzione. Soltanto nel corso degli ultimi quattordici anni, la Costituzione è stata cambiata ben tre volte e neanche su temi secondari. Voglio ricordarli per onore di cronaca: il Titolo V nel 2001; la devolution, lo diceva il collega della Lega, che poi fu bocciata al referendum; e l'articolo 81 della Costituzione, quando si mise mano al pareggio di bilancio.
  Siccome non è la prima volta che si cambia la Costituzione, probabilmente occorrerebbe – lo dico soprattutto ai colleghi del PD – porsi il problema che quando si cambia la Costituzione bisognerebbe cambiarla bene, perché fino ad oggi, invece, è stata cambiata soprattutto male (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione, ma prendo atto che vi rinuncia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, per Fiano, del Partito Democratico, la verità è offensiva: la verità è verità e se ne deve fare una ragione. La verità è che questo Parlamento, questa Camera dei deputati è abusiva e incostituzionale, in quanto eletta grazie ad una legge elettorale, che voi avete votato anni fa, abusiva e incostituzionale; una maggioranza che non esiste.
  È abusivo il Governo, perché è il terzo Governo di fila: dopo il Governo Monti e il Governo Letta, il Governo Renzi è nato nelle stanze dell'inciucio di Napolitano e non grazie al volere dei cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È tutto abusivo, Presidente. L'unica cosa che non è abusiva, ma è reale, è il patto del Nazareno, che è vivo e lotta contro i cittadini. Basti pensare alle ultime dichiarazioni del presidente Berlusconi, che attacca più il MoVimento 5 Stelle che il Partito Democratico, perché sono la stessa cosa, o alle stranezze che avvengono in Mediaset, dove alcuni strani servizi sugli scontrini e sulle spese pazze del Presidente Renzi stranamente non vanno in onda, perché Mediaset non le fa andare in onda. Questo è il patto del Nazareno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricordo che la Camera è legittimamente in carica.
  Passiamo ai voti.Pag. 33
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 2.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale il relatore di minoranza di Fratelli d'Italia si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che non riescono a votare ? D'Uva... Onorevole D'Uva, riesce a farlo in maniera meno complicata ? Simoni... Onorevole Di Battista, Di Lello... Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  461   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  294).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.19.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Io non ho approfittato dell'emendamento precedente per partecipare ad una discussione sulla genesi e sulla conclusione di questo processo riformatore. Non l'ho fatto perché non ho fatto in tempo a iscrivermi. Vorrei utilizzare questo emendamento per una breve appendice a quella discussione.
  Ho ascoltato colleghi della maggioranza – il collega Fiano e chi è intervenuto prima di lui – dire vogliono fare queste riforme senza il sostegno condiviso dell'opposizione. È un modo di procedere, è un modo che non condividiamo, ma se volete fare così, continuate a fare così. Hanno detto che vogliono farle perché hanno il sostegno della maggioranza. Da più parti è stato eccepito che questa maggioranza potrebbe essere definita una maggioranza incostituzionale. Volete farlo comunque ? Fatelo, saranno i cittadini a giudicare quello che farete. Però, risparmiateci almeno la balla di dire che voi lo fate perché avete assunto un impegno con i cittadini. Infatti, alle elezioni passate non si è candidato Renzi, si è candidato Bersani e di questo impegno, di questo pasticcio non c'era alcuna traccia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Rispondo volentieri alla mia coscienza e all'Aula sulle accuse che sono state rivolte così pesantemente contro il Governo.
  Vorrei invitare a fare un semplice ragionamento. Cari amici, le riforme condivise con l'opposizione, in una riforma costituzionale, si fanno all'inizio del percorso costituzionale e questo cammino è stato intrapreso. Questo cammino è stato intrapreso e a molti non è piaciuto, perché il famoso patto del Nazareno poi alla fine che cos'era ? Un accordo per fare le riforme istituzionali, che sarebbe bene fossero fatte con il concorso di tutto il Parlamento. Poi quel patto, per varie ragioni, è crollato.
  Venire adesso a dire che la riforma non si sta facendo in accordo con l'opposizione ed ascoltando l'opposizione non ha molto senso.
  Lo dico con grande rispetto per chi ha espresso queste tesi, che è amico e che ha qualità che sicuramente lo elevano alquanto al di sopra del dibattito usuale. Non è possibile rivolgere questa accusa. Se si ricominciasse, adesso, accogliendo le nuove proposte dell'opposizione, che non sono quelle sulle quali l'opposizione di allora si batteva, noi ricominceremmo l'intero Pag. 34processo. Tanto vale essere onesti e dirci: «Rinunciate a fare le riforme». Infatti, a questo punto dell'iter, considerati i gravami che ci impone una legge di riforma costituzionale, o si va avanti su questo testo oppure si rinuncia a fare le riforme.
  Certo, se avessimo la libertà di emendare, io lo riscriverei questo il testo. Dal mio punto di vista, vedo tante cose che potrebbero esser fatte meglio, ma non dimenticatelo: al punto in cui siamo, o andiamo avanti con questo testo o non facciamo le riforme. Allora è più onesto dire: «Non facciamo le riforme». Per chi, invece, come me, crede che le riforme vanno fatte, anche se magari non sono le migliori riforme possibili, ma sono le migliori riforme possibili in queste condizioni, in questo Parlamento e adesso, allora bisogna andare avanti con questo testo e con queste riforme.
  Vorrei ricordare a qualcuno, che parla continuamente di Parlamento delegittimato, di Governo delegittimato perché non eletto dal popolo, che la Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. «Nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione» significa attraverso il Parlamento. La Costituzione italiana, che vedo citata, ma qualche volta anche a sproposito, ci dice che il Governo è indicato dal Presidente della Repubblica e vive della fiducia del Parlamento. In altre parole, a Costituzione vigente, il Presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini. Dubito che si possa dire, in sede di diritto costituzionale, che il Presidente del Consiglio sarà eletto direttamente dai cittadini anche dopo questa riforma. Ma questa riforma, certo, vuole avvicinarsi a quel modello.
  Finché abbiamo la Costituzione di adesso, l'idea che gli ultimi tre Governi della Repubblica non sono legittimi perché non eletti dai cittadini è una cosa che non ha senso né istituzionale né politico. Ha il senso di una bassa propaganda, che sarebbe meglio fare fuori delle Aule parlamentari. Sono legittimi ai termini della Costituzione, citata spesso a sproposito, tutti i Governi che hanno la fiducia del Parlamento, di questo Parlamento, la cui legittimità è stata pienamente confermata dalla Corte costituzionale in una recente sentenza, alla quale fanno riferimento tanti che non l'hanno letta. Infatti, quelli che l'hanno letta sanno benissimo che questa sentenza conferma la piena legittimità di questo Parlamento.
  Veniamo al tema specifico: questo Senato. Colleghi, vogliamo ricordarci del fatto che l'elezione diretta non era prevista nel testo originario ? È stata introdotta per proposta di molte opposizioni, anche di una parte della maggioranza, di cui noi di Azione Popolare facevamo parte. Perché è stata introdotta in un modo un tantino tortuoso (lo ammetto) ? Per il banale motivo che bisognava introdurla in modo tale da non rimettere in discussione tutto l'impianto, perché agiamo ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione vigente, che ci dà un percorso obbligato. Cosa ci dice, a questo punto, il testo che stiamo per approvare ? Che le modalità esatte nelle quali si esprimerà la volontà dei cittadini verranno determinate da legge ordinaria, che verrà fatta. Quando si farà questa legge ordinaria, potremo decidere quali saranno in concreto queste modalità, non dimenticando che comunque sul testo si pronunceranno, per quello che riguarda la costituzionalità, la Corte costituzionale e, per il resto, i cittadini in un referendum.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Vorrei riprendere un'argomentazione che è stata sollevata da diversi colleghi. Il punto è esattamente questo. Noi criticavamo, tanti di noi criticavano, il patto del Nazareno esattamente perché si è rivelato ciò che poi è emerso: non un accordo di merito, maturato in sede di esame parlamentare, sui contenuti delle riforme, ma un accordo extraparlamentare, in larga parte prescindente dal merito delle riforme, tant’è che, a contenuto invariato, quel patto è saltato per ragioni estranee al processo riformatore.Pag. 35
  Il vizio di origine sta lì ed è quello che ha impedito un vero esame parlamentare delle riforme, tant’è che, quando sull'articolo 2, nel precedente passaggio alla Camera, la Commissione di merito aveva votato quella proposta che almeno eliminava l'anomalia più macroscopica, la presenza dei senatori di nomina presidenziale dalla composizione del futuro Senato, l'argomento contro usato non fu un argomento di merito. Nessuno ci disse, né nel PD, né da parte del Governo, che quell'emendamento è sbagliato nel merito, ma che quell'emendamento non va votato perché è un attacco al Governo, perché mette in discussione il patto del Nazareno, l'accordo extraparlamentare su cui si reggono le riforme.
  Il punto – voglio dire all'onorevole Fiano – non è che il voto della Commissione vale più del voto dell'Aula, argomento che credo nessuno di noi adopererebbe mai –, ma il punto è la motivazione con la quale l'Aula cancellò la modifica fatta dalla Commissione. Ed è esattamente quel metodo, viziato in origine, che ha impedito oggi di arrivare, nella fase conclusiva dell'esame parlamentare, ad avere un testo sul quale sui punti concreti sia maturata una condivisione larga.
  Voglio anche dire all'onorevole Adornato, apprezzando il garbo dei toni, che è anche la misura, che lui si è limitato a parlare di un tentativo di riformare la Costituzione che risale a quaranta anni fa, avendo un maggior senso della misura rispetto al Presidente del Consiglio e alla Ministra Boschi, che addirittura fanno risalire a settant'anni fa il tentativo di mettere in discussione la Costituzione, prima dell'entrata in vigore, che è una posizione che non voglio irridere, perché io lo capisco anche, nel senso che esprime legittimamente una estraneità di fondo culturale all'impianto costituzionale. Infatti, dire che è da settant'anni che la Costituzione va modificata, ancor prima dell'entrata in vigore, indica legittimamente una posizione politica culturale e di visione della società e della democrazia strutturalmente e radicalmente alternativa all'impianto costituzionale.
  Ma torno all'argomentazione dall'onorevole Adornato: se guardiamo non agli ultimi quarant'anni, ma agli ultimi quattordici anni – come ci ricordava il collega Scotto – noi non è che non abbiamo avuto riforme o tentativi di riforme costituzionali. Abbiamo avuto tentativi perfino più ampi e ambiziosi dell'attuale: nel 2001, con la riforma del Titolo V, approvata con quattro voti di maggioranza; nel 2005, con una riforma ancora più organica, dal mio punto di vista ancora più sbagliata di questa, ma più ampia, approvata nel Parlamento a maggioranza dal centrodestra e poi fortunatamente bocciata dagli elettori nel 2012, in piena emergenza finanziaria, con un intervento di cui oggi credo molti ripenserebbero la natura, con cui si è intervenuti sull'articolo 81 della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio.
  Se guardiamo alla lezione delle ultime legislature, non è mancata certo la possibilità di arrivare in sede parlamentare a riforme molto incidenti della nostra Carta costituzionale. La lezione che quei tentativi ci consegnano è una lezione relativa alla qualità e alla durata di quei cambiamenti. Proprio l'esito di riforme fatte a maggioranza per corrispondere a esigenze politiche congiunturali dell'allora maggioranza di Governo, l'esito negativo, che oggi credo tutti possiamo riconoscere, avrebbe dovuto essere un invito alla cautela, alla prudenza e a ricercare in questa circostanza, fuori da formule retoriche e da facili argomenti propagandistici una condivisione davvero ampia su quei pochi punti su cui io credo c'erano e ci sarebbero anche in questo Parlamento le condizioni per un'intesa di merito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana- Sinistra Ecologia Libertà).

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Grazie Presidente, vorrei brevemente interloquire su pochi punti in relazione Pag. 36all'intervento dell'onorevole Buttiglione. L'onorevole ha sostenuto sostanzialmente questo: Il percorso comune deve cominciare, ma dall'inizio. Allora, io chiedo all'onorevole Buttiglione: a chi è stato proposto di fare insieme la riforma costituzionale all'inizio ? Non è stato proposto – mi risulta – al MoVimento 5 Stelle, che pure era il partito di maggioranza relativa, non è stato proposto a SEL, che pure era il partito con cui il partito del Presidente del Consiglio si è presentato alle elezioni. Si è scelto Silvio Berlusconi. Allora, già qui secondo me qualche domanda nell'elettorato di centrosinistra bisognerebbe farsela, anche in considerazione del fatto che l'onorevole Berlusconi legittimamente aveva proposto una riforma che noi abbiamo sonoramente bocciato, portando i nostri elettori al referendum.
  Seconda considerazione, onorevole Buttiglione: se l'articolo 138 prevede una serie di passaggi parlamentari, vuol dire che, se ci si rende conto che sono stati fatti degli errori e delle parti vanno modificate, lo si deve poter fare anche nei passaggi successivi, non solo nel primo, per cui dopo il primo passaggio si deve prendere o lasciare e ora non dovremmo neanche più discutere, secondo lei. Terza considerazione – e riprendo le argomentazioni dell'onorevole D'Attorre che sono state molto chiare ed esaurienti, ma le riprendo –: il vulnus che noi abbiamo denunciato, e lo dico all'onorevole Fiano che purtroppo ora non è presente, non è sulla legittimità che l'Aula possa ribaltare le decisioni della Commissione – ci mancherebbe –; il problema sono le motivazioni perché, a fronte di un legittimo e libero voto della Commissione, non si è detto che era stata fatta una scelta sbagliata nel merito, ma che si metteva in discussione la tenuta del Governo. È questo che è inaccettabile e che dimostra che in questo Parlamento e nelle Commissioni non si è potuta fare una discussione libera su un tema fondamentale, come la Costituzione, che è stato da subito condizionato al rapporto con Berlusconi, prima, e alla tenuta del Governo, poi. Questo è inaccettabile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Il dibattito di questa mattina è in particolare su questo articolo, che è il cuore della riforma che però è immodificabile quest'oggi qui alla Camera. È immodificabile perché Forza Italia l'ha votato in questa maniera, seppure oggi abbia recuperato una posizione, dicendo che questa riforma non è corretta, non migliora. Quindi, questo è già un motivo di un cambiamento sostanziale, che forse dovrebbe far riflettere anche quella maggioranza che pensava di riformare questo Paese con un accordo più ampio. L'accordo non so se cambia a geometria variabile; prendiamo per buono che è cambiato: è cambiato qualcosa, seppure oggi noi non possiamo modificare questo articolo centrale perché si è scelto di sbagliare, pochi mesi fa, approvandolo così com'era. Ma intanto riformare significa cambiare, significa modificare, significa ridare forma e questa è sicuramente l'accezione che la maggioranza oggi sbandiera in quest'Aula perché dice: noi stiamo cambiando qualcosa.
  Però, signori, si può cambiare in meglio, si può cambiare in peggio, si può cambiare tanto per cambiare. Dai giudizi che questa mattina ascoltiamo – io sento parlare esponenti autorevoli di questa maggioranza che dicono che non è una riforma, che non è la migliore possibile, che è una riforma non propriamente perfetta, però è un primo passo – allora io mi chiedo: perché non avere l'ambizione di cambiare in meglio, ma cambiare solo per cambiare e – permettetemi – cambiando in peggio ? I motivi, da molta parte di quest'Aula condivisi, erano quelli di modernizzare anche i tempi del legislatore, i tempi delle procedure decisionali e per velocizzare e modernizzare questi tempi si guarda a un modello monocamerale, con una Camera unica.Pag. 37
  È stato già detto che invece il Senato resterà e non verrà abolito; io aggiungo che si sta creando più che un Senato una Camera di interdizione perché questo Senato, formato da consiglieri regionali, cioè dal potere regionale, potrà fare un'attività di interdizione su ogni legge che la Camera invece approverà, potendo alzare il dito e dire: io devo esprimere un parere. Questo significherà perdere gli stessi tempi che oggi si perdono; però oggi magari ci sono dei tempi più lunghi in nome di una democrazia, in nome dell'elezione diretta del Senato dai cittadini, domani avremo invece gli stessi tempi lunghi in nome di un'interdizione e di un contrasto tra poteri, quello centrale e quello regionale. Io vi chiedo se questo significa modificare in meglio la Costituzione, io vi chiedo se di questo si possa essere fieri, io vi chiedo se si possa chiedere ai cittadini di votare «sì» a questa riforma che sta allungando i tempi, peggiorando la democrazia e creando un conflitto tra poteri dello Stato. Io vi chiedo se questo è possibile. Io ritengo che non sia possibile e penso che ci sia sempre tempo per avere l'ambizione di migliorare in meglio, senza accontentarsi di migliorare in peggio (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà. Ricordo ai colleghi che ci si può iscrivere anche mentre parlano gli altri.

  ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, io purtroppo sono più pessimista del collega che mi ha preceduto perché noi svolgiamo un dibattito ormai a rigori già svolti, quindi oltre il fischio finale della partita. Non c’è stato solo un errore strategico ex ante di una parte dell'attuale maggioranza nel condividere questa riforma, c’è stato di peggio: nell'ultimo passaggio al Senato ci sono stati dei voti nascosti, alcuni di una parte dell'opposizione, che sono arrivati in soccorso della maggioranza, altri sono arrivati nascostamente facendo mancare voti all'opposizione. Il problema qual è ? Oggi io mi ritrovo a condividere molte delle cose che dice SEL, mi preoccupo dal mio punto di vista, perché quando si parla della Costituzione dovrebbe prevalere il buonsenso. Mi chiedo: non sono bastate tutte le esperienze precedenti ? Nel 2001 quando è stata votata una riforma con tre-quattro voti di maggioranza che ha generato conflitti di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale per anni ? E oggi avremo un Senato, un'altra Camera che potrà generare dei conflitti, non di attribuzione in questo caso, in maniera concreta e sostanziale. Non pensiamo al funzionamento delle istituzioni ? Pensiamo a poter dire: abbiamo fatto una riforma, purché sia ? Si gioca così con la Costituzione ? Io credo che questo sia veramente un atto delittuoso, ci dovrebbe ancora essere tempo per riflettere sulle conseguenze che questo potrà portare (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 2.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto di istruzione superiore «San Paolo» di Sorrento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Furnari...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  445   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  278).    

  (Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 38

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 2.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, che cosa si fa con questo emendamento ? Noi cerchiamo di mettere una regola scritta ben definita all'elezione dei nuovi senatori, perché quello che viene fatto in questa riforma costituzionale è la volontà di demandare a una successiva legge regionale la possibilità di indicare quindi i nuovi senatori che andranno a comporre il Senato così uscente dalla riforma.
  Quindi verrà a delinearsi una legge futura che ancora noi non possiamo conoscere e vogliamo sottrarre a questa maggioranza la possibilità di scegliere da soli i metodi più idonei per eleggere i nuovi senatori. Per questo abbiamo previsto che la scelta dei futuri senatori sia stabilita, sia demandata a una legge bicamerale approvata dalla maggioranza assoluta di entrambe le Camere e abbiamo anche introdotto la sanzione dello scioglimento nel caso dei consigli che non si adeguino alle indicazioni dei cittadini, questo perché vogliamo impedire che alcune parole, come «conformità», possano essere anche interpretate in maniera illegittima, in maniera poco estensiva da parte di questa maggioranza che quindi possa in qualche maniera scegliere chi più aggrada determinati partiti a rappresentare i cittadini nell'istituzione Senato. Questo noi non lo vogliamo rendere ammissibile, per questo abbiamo presentato questo emendamento, perché soltanto attraverso una legge approvata a maggioranza assoluta potremmo anche scongiurare questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, desidero anch'io ricollegarmi al ragionamento che poco fa faceva in modo autorevole il collega Buttiglione, anche se arrivando a punti di caduta diversi dai nostri, ma il collega Buttiglione correttamente ci richiamava al senso profondo di quello che stiamo facendo. Se capisco bene diceva: mettiamo un attimo da parte le polemiche di giornata, ragioniamo sul senso e sulla direzione di una riforma costituzionale. Molto volentieri anche noi, Conservatori e Riformisti, accogliamo questo invito, peraltro lo facciamo con un'impostazione culturale che non è di difesa dello status quo costituzionale ma è semmai – il nostro – di spinta a un cambiamento più profondo; stava qui il senso dei nostri emendamenti sul presidenzialismo, sull'abolizione del Senato e così via, non ripeto quello che tanti di noi hanno detto in questi mesi. Però allora, se dobbiamo andare in fondo, io pensavo, e penso tuttora, che una riforma costituzionale dovesse partire in primo luogo dal ragionare sulla forma di Stato e sulla forma di Governo: dove vogliamo andare ? Vogliamo andare a Washington, vogliamo andare a Londra, vogliamo andare a Parigi, vogliamo andare a Berlino ? Poi ne traiamo delle conseguenze anche in termini – su un altro piano – di legge elettorale. Se invece consideriamo questi sedici mesi di iniziativa del Governo Renzi, sia in fase «nazarena» sia in fase «non nazarena», è stato compiuto il percorso opposto, che è concettualmente pericoloso: prima si è appiccicata una legge elettorale cucita sulle esigenze presunte di un paio di coalizioni, che poi chissà se fra un anno o un anno e mezzo saranno realmente beneficiarie di quel tipo di schema; poi si è arrivati alla riforma costituzionale senza però affrontare in modo limpido forma di Stato e forma di Governo, non toccando formalmente questo ma agendo solo in modo surrettizio su questo punto, consegnando al primo partito un diritto di vita e di morte che sale su fino alla Corte costituzionale e fino al Presidente della Repubblica e intanto poi si è costruita, come dire, la narrativa sul Senato mettendo fuori l'etichetta: «il Senato non c’è più» ma sotto quell'etichetta sappiamo che c’è il pasticcio, perché il Senato c’è ancora con tutte le storture che abbiamo Pag. 39detto. Morale, colleghi della maggioranza: detto dai nostri banchi, da chi ha ambizione riformatrice forte, guardate che voi lascerete con questa riforma le istituzioni deboli come sono state, darete solo forza in modo surrettizio a un partito, consentendo al segretario del partito del momento di scegliersi parlamentari, Presidente della Repubblica e Corte costituzionale. Cominciate a ragionare sulla possibilità di essere in minoranza con un meccanismo di questo genere e anche di essere in maggioranza ma con tutte le contraddizioni che saranno scaricate sul primo partito in termini di rissa tra correnti, di rissa tra componenti. Non costruirete la Terza Repubblica, tornerete al peggio della Prima Repubblica con le risse proporzionalistiche e le risse tra correnti dentro il partito e con istituzioni deboli e svuotate. È un errore di grammatica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, il Movimento 5 Stelle continua a porre delle domande alla maggioranza e anche al Governo. La domanda che abbiamo fatto più volte – ripeto – è quella per cui se i consigli regionali non si attengono alle scelte espresse dai cittadini, nel voto per il consiglio regionale abbinato a quello dei nuovi senatori, che cosa succede ? La non risposta ci fa pensare che non succeda nulla. Quindi, i consigli regionali, tranquillamente e bellamente, possono fregarsene delle scelte espresse e ciò comporterà semplicemente tanti ricorsi e un grande caos ma, di fatto, nell'immediatezza non comporta alcuna modifica.
  Noi cerchiamo di risolvere questo enorme problema di democrazia inserendo una sanzione. Ci rendiamo conto che questa sanzione è molto forte, ma non troviamo alternative. La sanzione è lo scioglimento del consiglio regionale che non si attiene alle scelte espresse dai cittadini elettori.
  Siamo ben disposti a rivedere una sanzione così forte con sanzioni di altro tipo, ma per poterlo fare ci piacerebbe avere risposte che non siano, come sono state date ieri, «fidatevi del Partito Democratico», ma siano delle risposte concrete sul reale vincolo che i consigli regionali hanno in ordine alle scelte espresse dagli elettori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi davanti all'onorevole Buttiglione se possono prendere posto, per favore.
  Onorevole Minardo. Prego, onorevole Buttiglione.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. A una domanda precisa una risposta precisa: nel caso in cui i consigli regionali non si attengono alle indicazioni degli elettori, secondo le modalità che saranno previste da una legge ordinaria che è da fare, perché è molto vago attenersi alle indicazioni dei cittadini elettori e ci vuole una norma di legge che dica qual è la procedura e ci dica che chi segue quella procedura si attiene all'indicazione degli elettori, i consigli regionali non decadono – dicevo – ma è nulla l'azione che essi hanno compiuto.
  Vogliamo anche aggiungere la sanzione che decadono i consigli regionali ? Si può fare, ma non qui. Cari colleghi, pretendere che questo venga fatto qui significa pretendere che vada in rovina l'edificio delle riforme, perché allora diventa necessaria ancora un'altra lettura, una quarta lettura – che poi, in realtà, è la settima e l'ottava – oltre quelle previste e con i tempi parlamentari, che oggi sono diversi da quando è stata fatta la Costituzione, significa che le riforme non si fanno. È un trucchetto troppo facile da vedere.
  Se volete introdurre questa sanzione – e magari io ve la voto anche, se la formulate bene – dovete aspettare che si faccia la legge ordinaria, la quale regolerà le modalità secondo le quali i consigli regionali eleggeranno i rappresentanti nel Senato. Un poco di pazienza; ci arriveremo.

Pag. 40

  PRESIDENTE. Saluto volentieri gli studenti del corso di diritto parlamentare dell'Università degli studi di Milano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, il collega Buttiglione per la seconda volta insiste nel dire che il nostro atteggiamento è espressione di un trucchetto – cioè non vogliamo che le riforme si facciano – e giustifica questa sua interpretazione del nostro comportamento dicendo: «al punto in cui siamo non è possibile fare diversamente. Bisogna andare avanti».
  Allora, io mi chiedo: l'onorevole Buttiglione ha letto l'articolo 138 della Costituzione ? Quell'articolo impone – impone ! – la lentezza e la riflessione. Non è che ci vuole la «doppia conforme» come limite massimo, ma come limite minimo, e non dice affatto che se durante l'iter ci accorgessimo che una norma è sbagliata o che nel testo c’è una contraddizione non dobbiamo porvi rimedio, altrimenti saremmo complici di un trucchetto per non fare le riforme.
  Ora – ripeto – ce lo impone la serietà innanzitutto, oltre che il testo costituzionale.
  Se ci stiamo accorgendo che molte cose, al di là della sciatteria del linguaggio e del lessico, non sono sostenibili, che c’è un sistema, che viene fuori, farraginoso e che la prossima legge elettorale non potrà porvi rimedio, perché non dobbiamo modificare ? Faccio un esempio pratico: fra poco ci saranno – anche questo, tra l'altro – emendamenti i quali dicono che la prossima legge elettorale dovrà essere fatta con una certa maggioranza. Ora, mi pare che preoccuparsi che la legge elettorale, che da attuazione alla Costituzione, a questo passaggio importante, non sia affidata ad una maggioranza effimera e, come dire, transeunte, credo che sia una cosa molto seria.
  Accetterà la maggioranza questo emendamento – questo e gli altri – oppure no ? Oppure no ? Questo è il punto, al di là del modo con cui si qualificano i nostri comportamenti. Qui c’è la sostanza che si ribella a qualunque ipocrisia, a qualunque artificio verbale, perché noi soffochiamo il dibattito su un punto e poi, con un altro emendamento, il dibattito si riapre, proprio perché la materia è incontenibile con le trame che avete orchestrato prima al Nazareno e poi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, il collega Buttiglione stimola, perché con quell'apparente calma dice delle cose che non possono che richiedere delle puntualizzazioni. Sembra che non dica niente e, invece, dice cose gravi. La prima cosa è che noi sosteniamo proprio che quello che lui dice a venire, cioè il contenzioso rispetto al senatore A, al senatore B, eccetera, debba essere risolto fuori. È esattamente questo quello che noi diciamo, cioè che qui si alimenta contenzioso, che non c’è la semplificazione istituzionale, che non c’è chiarezza. Ha descritto quello che noi non vogliamo che dovrebbe succedere e, invece, succede.
  Il secondo fatto – e questo meraviglia – è che dice: «A questo punto, dove siamo arrivati, non si può più tornare indietro». Presidente, in una riforma costituzionale di questa portata si torna indietro 50 volte. Quand’è che non si torna indietro (vorrei dire al collega Buttiglione) ? Quando una riforma costituzionale viene interpretata, in primo luogo, come programma di Governo; in secondo luogo, ogni cambiamento viene preso come lesa maestà; in terzo luogo, intorno a una riforma costituzionale ci si gioca un programma politico di alleanze subdole.

  PRESIDENTE. Grazie...

Pag. 41

  MAURIZIO BIANCONI. Quindi, non è la riforma in sé che conta, ma è quello che ci sta intorno, ed è per questo che non si torna indietro ed è esattamente il contrario di quello che avremmo dovuto fare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 2.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Camani, Boccuzzi, Monchiero. Ancora Murer. Camani non riesce a votare; provi a votare. Arriva il tecnico. Altri ? Terzoni, Sisto. Terzoni è riuscita ?

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  454   
   Votanti  453   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  286).    

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Dieni 2.21 e D'Attorre 2.118.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Mi sembra che questi emendamenti, come il precedente, siano assolutamente ragionevoli e fanno i conti anche con la situazione che abbiamo dinanzi. Il 22 dicembre del 1947, quando in quest'Aula si approvò la Costituzione, su 515 deputati costituenti, 453 votarono a favore, 62 contrari, ovvero l'89 per cento dell'Assemblea costituente votò la Costituzione. Quell'89 per cento corrispondeva esattamente all'89 per cento del popolo italiano, perché l'Assemblea costituente veniva eletta con la proporzionale pura. Oggi, cari colleghi, in quest'Aula, questa proposta di riforma di un terzo della Costituzione è approvata da forze politiche che, mettendo insieme i voti che hanno preso alle ultime elezioni politiche, totalizzano il 40,7 per cento dei voti. È quindi evidente che bisogna trovare delle correzioni. L'arco costituzionale che ha retto la Repubblica italiana, la cosiddetta «Prima Repubblica», si è alimentato sempre di una percentuale intorno al 90 per cento dei cittadini elettori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13).

  GIANNI MELILLA. Oggi noi entriamo in una situazione completamente diversa, perché il sistema maggioritario non corrisponde a quello che esprime in modo proporzionale il popolo italiano e, quindi, bisogna trovare dei correttivi e anche le sanzioni per esigere da parte dei consigli regionali la piena corrispondenza a quello che il Parlamento decide con la legge elettorale che saremo chiamati ad approvare. Una corrispondenza che deve essere chiara, netta, precisa, perché in passato i consigli regionali non hanno neanche accettato tutti la designazione dei presidenti delle giunte regionali come prevedeva la «legge Tatarella». Quindi, mi sembra che sia assolutamente da considerare una percentuale qualificata nell'approvazione della legge elettorale.
  Il secondo aspetto che volevo trattare è che spesso in quest'Aula alcuni colleghi hanno posto una questione che, secondo me, è scorretta nel motivare la contrarietà ad un Senato non eletto dai cittadini, ma eletto in modo indiretto dai consigli regionali. Hanno avanzato la questione di una corruzione «generalizzata» dei consiglieri regionali con un disprezzo, secondo me, inaccettabile nei confronti dell'istituzione regionale. Ora, questo non è accettabile. Sicuramente noi abbiamo avuto negli anni scorsi (prima della «legge Severino» Pag. 42che ha sistemato, secondo me, in maniera evidente un'anomalia gravissima che si registrava nell'utilizzo delle risorse a disposizione dei gruppi, soprattutto nei consigli regionali) tante inchieste sulle spese pazze, ma noi non possiamo confondere l'istituzione regionale con i vari «batman» che hanno infangato il nome delle regioni, perché la maggioranza dei consiglieri regionali, eletti tra l'altro con le preferenze, non ha assolutamente avuto delle condotte così spregevoli. Tra l'altro, qui, in quest'Aula, c’è il nostro collega Richetti. Il collega Richetti è stato rinviato a giudizio per una di queste vicende e ha pagato un prezzo politico, e anche personale; capisco la sua amarezza. Lui è stato assolto con formula piena e, probabilmente, oggi sarebbe il presidente della regione Emilia Romagna.
  Quindi, lui è la testimonianza più chiara che nei nostri consigli regionali ci sono tanti consiglieri regionali, come il collega Richetti, che si sono comportati onestamente e seriamente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. La riforma prevede che le modalità concrete con le quali i cittadini, nel momento in cui eleggeranno i consiglieri regionali, potranno indicare i futuri senatori saranno indicate in una legge elettorale per l'elezione del Senato, una futura legge elettorale, in particolar modo, che dovrà essere votata dalle Camere.
  Che cosa chiediamo con questo emendamento che, come sottolineava il collega Melilla, è un emendamento di assoluto buonsenso, come il precedente ? Di elevare la maggioranza con la quale verrà approvata questa legge elettorale, chiediamo la maggioranza dei tre quinti dei componenti di entrambe le Camere.
  Perché è un emendamento di buonsenso ? Lo è perché in questo momento le Camere usufruiscono di un premio di maggioranza che, di fatto, è distorsivo di quella che è l'espressione del voto popolare. A dirlo non siamo stati noi, ma è stata la Corte costituzionale in maniera decisamente chiara. Quindi, questo emendamento che cosa potrebbe fare ? Potrebbe riportare a una situazione di buonsenso, a un bilanciamento che si è perso completamente.
  L'Assemblea costituente era stata eletta con un sistema proporzionale, questo è vero, e le votazioni sono state fatte in una maniera completamente diversa. Nella discussione abbiamo ricostruito una serie di passi e di votazioni dei vari passaggi fondamentali che hanno portato a quello che era, nella Costituzione, il Senato nella forma che oggi si vuole cambiare in maniera così frettolosa; lo si era fatto in un'altra maniera. Ma questo è un Parlamento che ha delle maggioranze completamente diverse, che non sono la fotografia esatta di quella che è stata fatta al momento delle elezioni, perché il premio l'ha resa distorta. Quindi, aumentare la maggioranza per approvare questa legge potrebbe ribilanciare, in qualche maniera, il sistema.
  Io ho sentito diversi tipi di argomentazioni che motivano il fatto per cui non si può procedere alla modifica di questo testo: perché è un testo che ormai è in quarta lettura; perché si è tentato di coinvolgere tutte le opposizioni, ma ormai non si può più fare perché siamo in quarta lettura; che le accuse fatte sul mancato coinvolgimento sono assurde da sollevare, perché o si va avanti così o altrimenti bisogna essere onesti e si rinuncia a questa riforma. Forse è meglio fermarsi e rinunciare a una riforma scritta così male, piuttosto che ostinarsi e andare avanti a 140 all'ora contro un muro, per poi arrivare a spingere i cittadini a votare una riforma che il PD sostiene essere un impegno assunto nei loro confronti, ma che io non ritengo tale e non solo io. Chiunque abbia letto il programma del Partito Democratico delle passate elezioni lo ritiene, perché non era presente nulla di quanto detto nel loro programma.
  Voi dite che i cittadini in Italia sono trenta, quaranta anni che aspettano una Pag. 43riforma costituzionale. Ora io non so che razza di locali frequentiate o che posti frequentiate, io solitamente frequento posti normali. Sarò una persona eccessivamente normale, ma quando vado al mercato al maxisconto, l'ultima cosa che mi chiedono i cittadini è di modificare la parte seconda della Carta costituzionale. Ti vengono a chiedere di fare una riforma sul lavoro, di ridurre le tasse, di dare la possibilità agli anziani di andare in pensione per permettere ai giovani di rientrare, di fare un sistema della scuola che permetta una formazione che non sia un parcheggio dei giovani in attesa che vengano sbloccati posti di lavoro. Ti chiedono tutt'altro tipo di cose, tant’è che, quando si parla della riforma del Senato, tutti guardano sgranando gli occhi e dicono «va bene, sì forse ridurre il numero dei politici può avere un senso». Ma questo perché c’è uno scollamento con la classe politica, non perché ritengono che effettivamente sia farraginoso il procedimento legislativo dato dal bicameralismo perfetto.
  Questa è un'illusione, l'abbiamo detto tantissime volte: sono i dati della Camera a dire che siamo a livello di produzione legislativa al pari delle altre democrazie europee. Per cui di che «cavolo» parliamo ? Anzi, con la decretazione d'urgenza, si fanno decreti di continuo, il Parlamento è svuotato di ogni funzione, non si possono dare sicuramente le colpe della lentezza alle Camere e, a maggior ragione, non si può dire che sono i cittadini che stanno aspettando una riforma di questo genere, perché vi garantisco che o frequentate persone sbagliate o la gente quando vi incontra non osa dirvi che questa riforma qua non interessa a nessuno, salvo che a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Questa riforma ha un vulnus non di poco conto ed è stato già evidenziato pure da molti miei colleghi che mi hanno preceduto, quello che aumenterà il conflitto. Sicuramente sarà abolito il bicameralismo perfetto, ma ne nascerà uno, quello pasticciato o quello perverso. Perché vi è un conflitto attualmente tra la periferia, tra le regioni e il Parlamento e il Governo: esso si sposterà tra le due Camere.
  Sarebbe stato giudizioso, cercare di fare che cosa ? O abolire completamente il Senato, anche per onestà nei confronti dei cittadini, perché si dice che il Senato va abolito; oppure tirar fuori il Senato con le stesse medesime competenze e medesima organizzazione che ha attualmente la Conferenza Stato-regioni: questo forse sarebbe stato più utile !
  Detto questo, mi soffermo, Presidente... Principalmente è per questo che ho chiesto la parola: non per evidenziare che poi ci sono consigli regionali che con «rimborsopoli», come quello della Puglia, unico, non c'entrano niente, di cui ho fatto orgogliosamente parte per tanti anni.
  Detto questo, intervengo sul problema delle modalità di elezione: non è vero quanto ho ascoltato qui da parte di alcuni colleghi sul funzionamento della legge che elesse i presidenti dei consigli regionali nel 1995, il cosiddetto Tatarellum; perché allora, non essendoci in Costituzione l'elezione diretta del presidente della regione, cosa che è avvenuta con la legge costituzionale n. 1 del 1999, che cosa si fece ? Si tirò fuori un modello indiretto, che sostanzialmente, però, era un meccanismo tale e quale all'elezione diretta.
  Il problema è che Chiti in Toscana, Bersani in Emilia-Romagna, Rastelli in Campania, Distaso in Puglia, in Basilicata non ricordo chi, mi sembra Boccia, in Calabria Chiaravalloti e Provenzano in Sicilia furono eletti esattamente con l'elezione indiretta, con il Tatarellum, e rimasero quasi tutti in carica per due anni e mezzo, perché c'era la sanzione che, se non veniva rispettata la volontà dell'elettore del presidente indicato, che era vincente col sistema maggioritario, il consiglio si scioglieva. Dopo i due anni e mezzo, la stessa sinistra, col Governo D'Alema, tirò Pag. 44fuori una serie di «ribaltoni» un po’ dappertutto, tranne in Puglia e in qualche altra regione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO PALESE. La verità è questa ! Non è che non ha funzionato. Se si vuol tirar fuori questo meccanismo, questo meccanismo è stato verificato ed è stato anche certificato dalla Corte costituzionale: quanto al Tatarellum, solo sulla situazione della ripartizione del listino della quota donne-uomini ci fu la censura da parte della Corte costituzionale, ma questa modalità di elezione passò il visto anche della Corte costituzionale. Si tratta di fare una legge organica, fatta per bene, elettorale, in cui le sanzioni non durano due anni e mezzo, come per il Tatarellum, ma durano per l'intero arco, e, se il consiglio non si attiene all'indicazione da parte del corpo elettorale della singola regione, viene sciolto.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  ROCCO PALESE. È molto semplice !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l'onorevole Palese che ha in qualche modo anticipato alcune cose che avevo intenzione di dire su come si può costruire una legge.
  Vorrei tornare sull'espressione, forse un po’ infelice, che ha usato, dicendo che qui si sta tentando un trucchetto. Non è un trucchetto, ma chi conosce le procedure parlamentari si rende conto di una cosa: noi siamo in seconda lettura e questa seconda lettura in realtà non è il punto d'arrivo del processo legislativo, perché già abbiamo inserito una legge che dovrà essere fatta per regolare l'elezione del Senato; e se questa legge non sarà stata fatta, sarà molto difficile poter andare a nuove elezioni. Quindi, c’è già una terza lettura !
  Se noi modifichiamo questo testo, lo rimandiamo al Senato e il Senato dovrà fare una nuova lettura di questo testo e ce lo rimanderà: dovremo fare anche noi una nuova lettura di questo testo. La Costituzione, è vero, ci dice che bastano tre mesi di intervallo fra le letture; ma noi sappiamo che, dato lo stato dei lavori parlamentari, è molto difficoltoso... E qui bisognerebbe poi fare un lungo discorso su come è cambiata l'attività legislativa dal tempo dei Costituenti ad oggi, per cui al tempo dei Costituenti si pensava che le cose si potessero fare molto più velocemente che non adesso.
  Immaginiamo allora di fare ancora un'altra lettura e poi dobbiamo approvare una legge ordinaria: non vi nasce il dubbio che non riusciremo ad arrivare a completare questo processo prima della fine di questa legislatura ? E se avete, come io ho, questo dubbio, un dubbio che, considerando le lotte accanite che ci saranno su questi temi, diventa quasi una certezza, allora non vuol dire questo che di fatto a questo punto noi siamo davanti ad un'alternativa: o approviamo la riforma, o la rigettiamo ?
  È un semplice calcolo di tempi parlamentari, non è l'affermazione che non esiste il diritto di modificare. Certo, dobbiamo sapere che se modifichiamo, con buona probabilità la modifica significa che la riforma non verrà fatta ! Poi succederà qualcosa di straordinario, per cui i tempi parlamentari improvvisamente si accelerano, per cui non ci sono più ostruzionismi, per cui tutto corre velocissimo e siamo in grado di fare anche una terza, e magari anche una quarta lettura: ma consentitemi di dire che io di questo dubito.
  Vorrei tornare su di una cosa detta da un valoroso collega, l'onorevole Vito, che dice cose sensate. Guardate, se dovessi consigliare una linea di attacco all'opposizione contro questo provvedimento, direi che la principale debolezza nasce dal fatto che non esiste nessuna Repubblica parlamentare nella quale si conosca l'esito delle Pag. 45elezioni la sera delle elezioni stesse: non in Germania, non in nessuna Repubblica parlamentare. Se si vuole conoscere la sera il risultato delle elezioni si fa una Repubblica presidenziale, e si elegge un Presidente che una volta eletto non ha più il vincolo di tenere assieme la sua maggioranza ! Obama è stato eletto con i voti di un numero grande di gruppi diversi; li può scontentare tranquillamente se ritiene che questo corrisponda al bene del Paese, e non ha il problema di tenere assieme una maggioranza. Ha altri contrappesi, ma non ha questo problema. Hollande non è proprio la stessa cosa, ma è quasi la stessa cosa.
  Noi stiamo facendo un esperimento ardito dal punto di vista istituzionale: quello di creare qualche cosa che è una Repubblica parlamentare, che però somiglia molto alla Repubblica presidenziale. Riuscirà questo esperimento ? Nessuno può dirlo; però certo questo è un motivo di riflessione.
  Quanto alla legge elettorale, ricorderò che raramente le leggi elettorali funzionano nel modo in cui speravano quelli che le hanno fatte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Presidente, sono sicuro che si tratti di un esperimento ardito, per riprendere le parole del collega Buttiglione, perché in primis ci si viene a dire che questo è un impegno che la maggioranza si è presa con gli elettori: già un collega che ha parlato prima di me ha spiegato che gli impegni con gli elettori si prendono in campagna elettorale, e non si prendono estemporaneamente in TV o in qualche altra trasmissione.
  In secondo luogo, Presidente, la farraginosità, la nebulosità di questa norma, anche specifica, è di fronte all'attenzione di tutti. È vero quello che dice il collega Buttiglione, che una legge costituzionale si farà in un secondo momento, ma è come se noi in questa Carta scrivessimo un principio di delega: non essendo chiaro il principio di delega originario, come potrà essere chiara la legge costituzionale che verrà dopo ?
  E poi permettetemi anche di chiarire un'altra cosa: ho sentito un accostamento curioso alla riforma costituzionale che fu fatta dalla maggioranza che nel 2005 sosteneva il Governo Berlusconi. Ecco, quella ad esempio era una riforma costituzionale frutto di un impegno... Silvio Berlusconi, i partiti che allora sostenevano quella maggioranza, Forza Italia, Alleanza Nazionale, la Lega Nord, l'UDC, il CCD, dove militava lo stesso onorevole Buttiglione, sono andati davanti agli elettori a prendersi l'impegno di riformare l'architettura istituzionale dello Stato; e quella era la riforma che, in ottemperanza al loro programma elettorale, era stata approvata. Che è stata bocciata dagli elettori in un referendum, e in quel caso evidentemente prevale, come è giusto che sia, la sovranità popolare; ma qui non stiamo parlando di un percorso costituzionalmente illegittimo: qui stiamo parlando di... Non solo di un percorso che non vede coinvolta una parte dell'opposizione: perché sì, è vero, Presidente, che il mio partito inizialmente era convintamente favorevole a questo percorso, all'avvio di un percorso di riforme condiviso, perché le regole vanno condivise. Lo è stato a tal punto, Presidente, che una parte del mio partito tanto era convinta della giustezza di queste riforme, che quando si è trattato di scegliere tra le riforme e il partito ha scelto le riforme ! Quindi pensate quanto erano convinti.
  Però, colleghi, un conto era quella maggioranza del Governo Berlusconi, con deputati eletti con il 25 per cento con il metodo proporzionale e nei collegi e con addirittura meno eletti di quelli a cui avrebbe avuto diritto, perché tutti sanno – quelli che erano in quest'Aula e quelli che l'hanno studiata – qual era la storia dello scorporo della legge proporzionale in quegli anni. Berlusconi aveva meno voti in questo Parlamento di quelli a cui avrebbe avuto diritto. Un conto era quella maggioranza che approvava, un conto è questa maggioranza, che, in questo ramo dell'Assemblea, ad Aula vuota, votando gli emendamenti Pag. 46di notte – una maggioranza con un gruppo che quasi sostanzialmente da solo rappresenta questa maggioranza a seguito di un premio incostituzionale – approva, senza il dibattito e senza la collaborazione all'opposizione, una legge di rilevanza costituzionale come questa, una riforma come questa. Allora ci sarà una differenza, in questo senso, tra un impegno che ci si è presi con gli elettori, tra una maggioranza numerica effettiva e una maggioranza che non è quella che esce dalle urne, perché dalle urne il premio di maggioranza, che è andato al centrosinistra, era un premio di maggioranza che includeva SEL, ad esempio, e non Scelta Civica. Quindi, ci sono delle differenze profonde, sostanziali. Mi verrebbe da dire che si è trattato veramente di un esperimento ardito, come diceva l'onorevole Buttiglione, perché è vero che, se si vuole, si prova e anche si cerca di fare una riforma di tipo presidenziale per conoscere la sera delle elezioni il risultato, ma a me, onorevole Buttiglione, sembra che si stia facendo una riforma che punta a saperlo la sera prima delle elezioni qual è il risultato, con questa composizione del Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Più che esperimento ardito, qui c’è proprio un esperimento mal riuscito, mal riuscito dall'inizio. Ripeto: nessun elettore ha dato mandato, neanche al PD, per trasformare quaranta articoli della Costituzione. Questa riforma costituzionale prevede appunto una procedura aggravata, la procedura dell'articolo 138, che può non piacere, ma che è stata prevista a tutela e garanzia della stessa Costituzione. Chiunque vada a una lezione di diritto costituzionale impara che la Costituzione è modificabile, ma con questa procedura, per evitare proprio che la democrazia possa essere messa in pericolo in qualsiasi momento, ecco perché noi diciamo «no» a questa riforma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lauricella. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Grazie, Presidente. Intervengo sollecitato da altri interventi precedenti, visto che si è sostanzialmente parlato con argomenti a piacere e a saltare. Vorrei fare anch'io qualche considerazione. Innanzitutto, per quanto riguarda l'ottemperanza della futura legge ordinaria che si dovrà approvare per delineare il sistema elettorale per l'elezione del nuovo Senato, ricordo a me stesso, tanto per farlo presente anche all'Aula, per chi volesse approfondire l'argomento, che l'articolo 126 della Costituzione prevede la possibilità di un decreto, da parte del Presidente della Repubblica, di scioglimento dei consigli regionali e di rimozione dei presidenti regionali per atti contrari alla Costituzione o per gravi violazioni di legge. Ritengo che non ottemperare a una legge, a quella legge, quale sarebbe sostanzialmente quella di derivazione diretta, richiamata addirittura dall'articolo 122 della Costituzione, credo che rientri tra gli atti contrari alla Costituzione e alla grave violazione di legge. Pertanto, non capisco di che cosa stiamo parlando da due ore a questa parte. Altro aspetto che volevo sottolineare: per quanto riguarda sempre la legge, non possiamo prevedere, all'interno di una Costituzione, una definizione dettagliata di una legge elettorale, perché se no – lo dico al compagno Sannicandro – allungheremmo ancora di più la Costituzione.
  Vi siete lamentati che è troppo lunga la definizione degli articoli e degli argomenti che sono trattati nel testo costituzionale e ora vorremmo integrarlo con una norma di dettaglio ? Semmai mi chiederei come andare a disciplinare quella legge, perché ci sarà sicuramente un elemento distintivo o comunque un modo distintivo di una lista per rappresentare quel tipo di elezione che da lì troverebbe legittimazione, quindi con i consiglieri legittimati a svolgere la funzione di senatori. Questo mi pare ovvio. Volevo dire anche un'altra cosa: avrei preferito – l'avevo anche suggerito, Pag. 47in qualche misura – che nella norma transitoria si fosse prevista, vista l'eccezionalità del passaggio di riforma del sistema parlamentare, del bicameralismo, una norma quasi shock, cioè prevedendo, al momento del prossimo scioglimento del Parlamento per il rinnovo delle Camere, l'azzeramento dei consigli regionali, in modo da ripartire da zero, ma capisco che sarebbe stata una norma troppo presuntuosa, se non anche tempestosa. Ultima cosa: sulla forma di Governo sento dire continuamente che il Presidente del Consiglio non è legittimato, allora non lo era neanche il precedente, così come il precedente del precedente e così via. Insomma, siamo in una forma di Governo parlamentare; da noi non esiste la forma di Governo presidenziale, ancora, vedremo poi un giorno se potremo farla, ma fino a quando non ci sarà una forma di Governo presidenziale il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica e non viene eletto direttamente dal popolo. Questo è anche scritto nella Costituzione, potete andare a leggerlo. Un'ultima cosa, che abbiamo cercato di spiegare – e ci siamo riusciti – nella Giunta delle elezioni, e che dice la stessa sentenza n. 1 del 2014: se secondo il MoVimento 5 Stelle questo Parlamento è illegittimo, li inviterei ad essere coerenti e a dimettersi, assicurandosi però che le surroghe siano d'accordo con loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Io condivido alcune delle osservazioni che ha svolto poco fa il collega Baldelli e mi fa anche molto piacere che poco fa il presidente Buttiglione abbia riproposto, sotto forma di consigli, a noi dell'opposizione, a noi della minoranza, il tema che a noi Conservatori e Riformisti sta molto a cuore, cioè che si sarebbe dovuti partire da forma di Stato e forma di Governo. È questo il tema. Faccio un esempio modellato sulle mie personali preferenze politico-culturali. Mi sarebbe piaciuto ragionare di un modello nordamericano: presidenzialismo, quindi Governo forte, ma al tempo stesso pesi e contrappesi, checks and balances...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE CAPEZZONE. Mi scusi, signor Presidente, non mi pare che nessuno del mio gruppo abbia parlato finora.

  PRESIDENTE. È intervenuto l'onorevole Palese.

  DANIELE CAPEZZONE. Allora le chiedo scusa, mi fermo qui e interverrò successivamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Non dobbiamo mai – sottolineo «mai» ! – dimenticare che in quest'Aula siedono 148 deputati abusivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di cui la maggior parte è di quel Partito Democratico di cui un esponente, pochi istanti fa, ha invitato una forza politica come il MoVimento 5 Stelle, che di questi 148 non ne ha neppure uno, a dimettersi. A questi signori, in buona parte abusivi e tra i quali, di questi 148, c’è addirittura la prima firmataria di questa riforma costituzionale, la Ministra Boschi, diciamo: per chi ci avete preso ? Per dei fessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Io direi proprio di no. Non vi faremo certamente nessun tipo di cortesia a voi che avete una maggioranza di costituzione incostituzionale ! Ripetiamo, incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

Pag. 48

  ARCANGELO SANNICANDRO. Innanzitutto colgo l'occasione per chiarire al collega che la Corte costituzionale ha fatto due censure. Una sul premio di maggioranza, come ha ricordato adesso, ma anche sul fatto che tutti siamo dei nominati, quindi anche voi, non ce lo dimentichiamo ! Chiara la questione, finiamola qui questa storia, perché questo Parlamento, da questo punto di vista è tutto, senza eccezione alcuna, incostituzionale !
  Seconda questione, avevo chiesto di intervenire dopo aver ascoltato il collega Buttiglione, che ascolto sempre con interesse e sinceramente vi stavo poi rinunciando, perché errare humanum est perseverare diabolicum, non solo, ma poi la questione si aggrava ogni volta. Dire che stiamo facendo un esperimento ardito, ma ci rendiamo conto che con questa espressione si è distrutto tutto il processo costituente ? Dire: stiamo facendo un esperimento ardito; ma immaginate voi se un architetto o un ingegnere di fronte all'incarico di costruire l'architettura di un formidabile edificio...

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro lei ha terminato il tempo. Per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole D'Attorre.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Allora chiudo dicendo che è vero che audaces fortuna adiuvat però, onorevole Buttiglione, alla sua età è bene essere prudenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Io credo che, tramite la sua persona, si possa ricordare magari al collega Lauricella che le audizioni svolte proprio all'interno della Giunta delle elezioni dei costituzionalisti, chiamati proprio dal PD, hanno rilevato che probabilmente sarebbe opportuno politicamente che questo Parlamento non toccasse minimamente la Costituzione, proprio perché, come diceva il collega Sannicandro, non solo parliamo di premio di maggioranza abnorme dato in maniera incostituzionale, ma anche dei listini bloccati, che ancora una volta il Partito Democratico, con la nuova legge elettorale, sta in qualche modo portando all'interno di quest'Aula.
  Voglio concludere, Presidente, dicendo semplicemente che soprattutto il Movimento 5 Stelle parla di opportunità politica fatta da questo Parlamento, che è politicamente illegittimo. Un Parlamento che sta vedendo un mercato delle vacche, un passaggio di parlamentari da un partito all'altro mai visto: Questo Parlamento adesso si professa in qualche modo costituente. Questo noi lo riteniamo ridicolo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Dieni 2.21 e D'Attorre 2.118, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuliani, Carbone, Casellato, Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  382   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  252    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sospendo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Pag. 49

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

  PRESIDENTE. Concedo ora eccezionalmente, a condizione che sulla questione non si apra un dibattito, la parola al deputato Frusone per lo svolgimento di un intervento sull'ordine dei lavori su una questione di particolare urgenza relativa ad una richiesta al Governo di riferire in Parlamento.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Nella giornata di ieri il Ministro della difesa Pinotti ha dichiarato che in relazione alle armi che l'Italia vende a Paesi come l'Arabia Saudita, queste sono solo transiti, essendo la società produttrice tedesca. A noi invece risulta essere italianissima, iscritta alla Camera di commercio italiana e con sede legale in Italia. Di armi simili verso Paesi non identificati c’è traccia nella relazione al Parlamento del 2013, e quindi già questa è un'altra assurdità. A che serve infatti una relazione se non si sa nemmeno verso quali Paesi esportiamo ? Per questi motivi, contrastanti con le allegre dichiarazioni del Ministro Pinotti, chiediamo che venga a riferire in Parlamento su questi argomenti quanto prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della difesa, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Chiarimenti in merito all'eventuale adozione di provvedimenti conseguenti alla disciplina normativa sul bail-in, anche in relazione alla sua effettiva entrata in vigore – n. 3-01880)

  PRESIDENTE. Il deputato Alberti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pesco ed altri n. 3-01880 concernente chiarimenti in merito all'eventuale adozione di provvedimenti conseguenti alla disciplina normativa sul bail-in anche in relazione alla sua effettiva entrata in vigore (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Spero di stare nei tempi. L'articolo 47 della Costituzione recita che il risparmio è tutelato e agevolato da parte della Repubblica. Questo lo dice la Costituzione. Secondo noi, il Governo e questa maggioranza non stanno rispettando la Costituzione. L'ultimo decreto, quello sul salvataggio delle banche, ha dimostrato l'esatto contrario. Sono state espropriate quattro banche intere, la parte buona di queste banche verrà data, verrà ceduta ad altre grandi banche e contemporaneamente saranno azzerati tutti i risparmi, tanti risparmi, quasi un miliardo di euro di risparmi di piccoli risparmiatori, che hanno acquistato obbligazioni e azioni.
  Secondo noi, questo è il risparmio, è una tipologia di risparmio che deve essere tutelata. Secondo noi, il Governo e la maggioranza non lo stanno facendo. Quindi, chiediamo al Governo se è giusto e corretto questo atteggiamento, se non si potevano salvare queste banche in un altro modo – concludo, Presidente –, se non si potevano salvare queste banche cercando di tutelare e soprattutto di salvare anche Pag. 50i piccoli obbligazionisti e i piccoli azionisti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Il rafforzamento del quadro normativo dell'Unione europea, avviato dopo la crisi finanziaria, in particolare il rafforzamento in termini di capitale e liquidità nonché gli strumenti di politica macro prudenziale, permette di ridurre la probabilità di crisi bancarie e migliorare la resilienza delle banche alle situazioni di stress. La tutela del risparmio risiede, in primo luogo, nella vigilanza prudenziale. Tuttavia, non è possibile istituire un quadro normativo e prudenziale che elimini del tutto la possibilità di crisi.
  La finalità della direttiva 2014/59 dell'Unione europea, recepita con il decreto-legge n. 180 del 2015, permette di evitare liquidazioni disordinate, che amplifichino gli affetti e i costi dalle crisi, dotando l'autorità di risoluzione di strumenti che consentano un intervento precoce ed efficace, riducendo al minimo l'impatto del dissesto sull'economia, sul sistema finanziario, su depositanti, investitori e clienti della banca.
Qualora si realizzino le condizioni previste e la banca sia sottoposta alla procedura di risoluzione, l'autorità di risoluzione ha a disposizione quattro strumenti, che possono essere utilizzati in combinazione tra di loro: la cessione, anche parziale, di attività e passività, la bridge bank, la bad bank e il bail in. L'introduzione di questi strumenti nell'ordinamento nazionale è obbligatoria. L'unica discrezionalità concessa agli Stati membri, di cui il legislatore italiano si è avvalso, è quella di rinviare l'entrata in vigore delle norme nazionali di recepimento della disciplina del bail in al 1o gennaio 2016. Nei recenti provvedimenti di avvio alla risoluzione, adottati dalla Banca d'Italia e approvati dal Ministro dell'economia e delle finanze, sono stati utilizzati gli strumenti della bridge bank e della bad bank, in piena conformità alla direttiva 2014/59 dell'Unione europea. Non è stato fatto uso del bail-in. La partecipazione dei creditori alle perdite nei casi di specie deriva dall'utilizzazione, per il finanziamento delle misure di risoluzione, del fondo di risoluzione nazionale. Sebbene questo sia alimentato esclusivamente con le contribuzioni del sistema bancario, gli interventi del fondo di risoluzione sono assimilati ad aiuti pubblici, dato che il fondo è gestito dall'autorità di risoluzione. L'intervento del fondo doveva essere, quindi, conforme alla comunicazione della Commissione sul settore bancario del 2013. Questa, ai fini della minimizzazione dell'onere a carico del fondo, prevede quale precondizione l'azzeramento del capitale del debito subordinato della banca beneficiaria.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Se il tempo è scaduto, mi posso fermare qui.

  PRESIDENTE. Ha ancora 20 secondi, Ministro.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Quanto all'interferenza dei poteri di risoluzione con i diritti di proprietà, i provvedimenti della specie pongono un problema di compatibilità con i principi della Carta dei diritti fondamentali dell'UE.
  Nel rispetto dalla Carta, la direttiva reca una serie di previsioni volte ad assicurare che l'interferenza dei diritti di proprietà non sia sproporzionata. La regola cardine e funzionale a tale obiettivo è il cosiddetto principio del no creditor, worse off’, che stabilisce in sostanza che gli azionisti e creditori interessati non debbano subire perdite superiori a quelle che avrebbero sostenuto se l'ente fosse stato liquidato nel momento in cui è stata decisa la risoluzione della crisi. Il principio è puntualmente recepito dal decreto-legge n. 180 del 2015.

Pag. 51

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Caro Ministro, con questo decreto voi avete anticipato la norma sanguinaria, direi draconiana, che voi, solo voi prima avete voluto in Europa e poi qui in Italia: il bail-in, che io, invece, avrei chiamato prelievo forzoso sui conti e investimenti. Con questo decreto, disegnato per queste quattro banche – caro Ministro, abbiamo già le prime informazioni di famiglie che hanno visto le proprie obbligazioni passare da 90 mila euro a 400 euro –, avete escluso dal bail-in classico le obbligazione ordinarie e i depositi; i depositi perché saranno già andati via, visto che da tempo si parla di queste quattro banche.
  La cosa giusta, però indegna, che avreste dovuto ammettere qui davanti a tutti, in diretta TV, è questa: noi abbiamo voluto fortemente il bail-in, ovvero un meccanismo prosciugatore di conti bancari, una sanguisuga. Facciamo un esempio, immaginiamo una piccola impresa, frutto di anni di sacrifici e sudore, con trenta dipendenti, trenta famiglie da sostenere. Questa azienda è prossima al pagamento di circa 50 mila euro di stipendi e tasse varie, per un totale di 180 mila euro. Supponiamo, quindi, che abbia nel conto corrente circa 220 mila euro. A causa del bail-in, questo nuovo strumento che diventerà obbligatorio per tutti dal 2016, dopo la dichiarazione di fallimento della banca che gestisce il conto corrente dell'imprenditore, questo imprenditore potrà non trovare più nel suo conto 120 mila euro. Così, dal nulla, scompariranno 120 mila euro di un'azienda sana, gente onesta. Probabilmente, visto che non potrà pagare le tasse, si troverà alla porta l'Agenzia delle entrate ed Equitalia che gli distruggeranno la vita. Tutto questo solo perché voi, per legge, vorreste obbligare ogni singolo cittadino a laurearsi in economia e verificare se la banca nella quale mette i suoi soldi – ormai, per legge, è obbligatorio mettere soldi all'interno del sistema bancario – è sana e fa i giusti investimenti.
  Ministro, voi siete dei folli. Ve lo dico chiaramente. La soluzione è un'altra, ma mi sa che l'obiettivo nostro è differente. Abbiamo una proposta radicale per tutto il sistema bancario e parte da una sola cosa: divisione tra banche d'affari e banche commerciali. Se vuoi investire il rischio, investi il rischio, ma non metti a rischio i conti correnti dei cittadini italiani. Con Monte dei Paschi, caro Ministro, non è andata così. Alla fine ci abbiamo guadagnato. Voi vi state rendendo colpevoli perché state cinicamente distruggendo la vita....

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. ... di persone oneste, salvando banchieri che potranno dormire sonni tranquilli, loro sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche in sede di arbitrato internazionale, per assicurare il rientro in Italia dei marò sottoposti a procedimento giudiziario in India – n. 3-01883)

  PRESIDENTE. Il deputato Vito ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01883 concernente iniziative, anche in sede di arbitrato internazionale, per assicurare il rientro in Italia dei marò sottoposti a procedimento giudiziario in Italia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  ELIO VITO. Signora Presidente, lei nell'illustrare il titolo dell'interrogazione ha già detto molto. Sono quasi quattro anni che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone soffrono di questa enorme ingiustizia e, con loro, ne soffrono le loro famiglie e i loro cari. Io voglio cogliere anche questa occasione per salutarli, per rivolgere un sentito ringraziamento per il loro senso di responsabilità e di onore, con il quale stanno seguendo questa vicenda.Pag. 52
L'arbitrato internazionale, che è stato recentemente e con ritardo avviato dal Governo, ha mostrato, da parte dell'India, le prove dell'innocenza di Latorre e Girone, che abbiamo, qui in Parlamento, più volte sostenuto. È tempo, prima che trascorra il quarto Natale in India, prima che trascorrono quattro anni dall'ingiusto arresto in India di Latorre e Girone, che Latorre e Girone tornino definitivamente e con onore a casa. La loro innocenza è stata dimostrata. Hanno già pagato un prezzo altissimo. Di questo dobbiamo essergliene grati, ma il Governo ora deve dirci quali iniziative intende assumere finalmente per farli liberare.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, Presidente. Vorrei, in primo luogo, premettere che la tematica oggetto dell'atto in discussione nonché il quesito posto non investono profili di sola competenza del Dicastero, come l'onorevole Vito sa, e pertanto si riferisce anche a nome del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Ciò posto, il Governo lo scorso 22 ottobre, nel riscontro ad un'interrogazione a risposta immediata a firma dello stesso l'onorevole Vito, ha già avuto modo di riferire dinanzi alla IV Commissione difesa della Camera sulla questione riguardante, in particolare, la vicenda del nostro fuciliere Salvatore Girone.
  Come già rappresentato in quella sede, si conferma che le iniziative che il Governo intende intraprendere per consentire il rapido rientro in patria definitivo dei nostri due fucilieri di Marina si collocano nell'alveo della procedura giurisdizionale internazionale già avviata, come ha ricordato anche l'interrogante.
  In tal senso, lo scorso 24 agosto, il Tribunale per il diritto del mare di Amburgo ha confermato quanto sostenuto dall'Italia, rinviando alla competenza di un tribunale, costituito ai sensi dell'annesso VII della Convenzione, la vicenda dei fucilieri che pertanto deve essere sottoposta ad un tribunale arbitrale.
  Lo stesso Tribunale ha di conseguenza ordinato alle parti, che si sono conformate, la sospensione immediata di tutte le procedure giudiziarie a carico dei fucilieri. In particolare, ai sensi dell'articolo 290, 1o comma, della Convenzione per il diritto del mare, le parti possono chiedere nelle more della determinazione del caso, la concessione di misure provvisorie a tutela dei rispettivi diritti qualora questi siano pregiudicati dalla durata della controversia.
  L'Italia ritiene tra l'altro che il perdurante stato di privazione della libertà personale dei fucilieri Latorre e Girone pregiudichi il diritto italiano all'esercizio della giurisdizione esclusiva sulla controversia e la loro immunità funzionale di militari in servizio.
  Al momento in cui il tribunale arbitrale chiamato a giudicare la controversia fra Italia e India sarà pienamente operativo, dopo la comunicazione della Corte permanente di arbitrato dell'AIA e della sua costituzione lo scorso 6 novembre, l'Italia – come peraltro già annunciato – si avvarrà di tutti gli strumenti previsti dal diritto internazionale per concludere positivamente la vicenda.

  PRESIDENTE. Il deputato Vito ha facoltà di replicare.

  ELIO VITO. Io voglio innanzitutto rassicurare il Ministro. Mi auguro non ce ne sia più bisogno, ma se ce ne sarà bisogno, oltre alle interrogazioni che lei ha richiamato di ottobre, periodicamente nei prossimi giorni, settimane e mesi ne faremo delle altre. Non lasceremo solo lei, signora Ministra, il Ministro Gentiloni e il Presidente del Consiglio a seguire questa vicenda. Lo riteniamo un impegno che volevamo confermarle, come d'altra parte lei sa.
  Io non sono soddisfatto di questa risposta per una ragione molto semplice: ritengo che si sarebbe dovuto fare prima e di più qualcosa per riportare definitivamente in patria Salvatore Girone. Nell'interrogazione Pag. 53alla quale ha fatto riferimento veniva sottolineata l'urgenza di una grave malattia contratta in India da Salvatore Girone. Non abbiamo ascoltato, signora Ministra, sul caso di Massimiliano Latorre, parole chiare e definitive sul fatto che, quando scadrà il permesso per motivi di salute a seguito dell'ictus che ha contratto Latorre in India, Massimiliano Latorre non tornerà in India.
  Quello che noi vogliamo sentirci dire è che Girone sarà per Natale a casa e che il Governo troverà il modo per assicurarlo e che Latorre resterà in Italia. Quando ascolteremo queste parole e troveremo questi fatti, ci dichiareremo soddisfatti.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare l'operatività della postazione del 118 del comune Isola del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo – n. 3-01881)

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01881, concernente iniziative di competenza volte a salvaguardare l'operatività della postazione del 118 del comune Isola del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, il commissario ad acta della regione Abruzzo per la sanità, nell'intento di attuare il piano di risanamento per l'uscita dal commissariamento, sta mettendo in atto delle razionalizzazioni della spesa tra le quali rientra quella sulla riorganizzazione della rete dell'emergenza-urgenza territoriale e delle prestazioni del 118.
  Il caso specifico dell'oggetto dell'interrogazione è sui rischi legati al depotenziamento del presidio di emergenza-urgenza del 118, situato nel comune di Isola del Gran Sasso, caso emblematico di come spesso, per cercare di ridurre la spesa, si rischia di creare maggiori costi per il futuro in termini di welfare e di richieste di risarcimento danni oltre ad aumentare le preoccupazioni della cittadinanza.
  Nel caso di specie, parliamo di una postazione di emergenza che serve cinque comuni dell'area montana, per un totale di 10 mila abitanti, tra i quali il comune di Isola del Gran Sasso, dove è ubicato un importante santuario, quello di San Gabriele dell'Addolorata, visitato ogni anno da oltre un milione e mezzo di pellegrini, ai quali si sommano i turisti della montagna teramana.
  Le chiedo quindi di intervenire per evitare il depotenziamento di tale postazione.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie, Presidente. Rispondo all'interrogazione, evidenziando preliminarmente che il Piano sulla rete dell'emergenza territoriale nella regione Abruzzo, approvato con il decreto del commissario ad acta n. 95 del 2015, è stato elaborato in coerenza con le previsioni del regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera.
  Quest'ultimo provvedimento indica come standard l'attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato, detto MSA, ovvero ambulanza con medico a bordo ogni 60.000 abitanti. Pertanto, la provincia di Teramo, avendo una popolazione pari a circa 311.000 abitanti, dovrebbe essere dotata di cinque mezzi di soccorso avanzato.
  La nuova programmazione regionale, proprio per garantire la copertura ottimale delle zone con particolare difficoltà di accesso, ha previsto invece l'attivazione di sette MSA, a fronte dei quattro attualmente esistenti, posizionati a Teramo, Atri, Giulianova, Sant'Omero, Alba Adriatica, Zampitto Basciano e Roseto. Per la provincia di Teramo sono stati inoltre previsti nove mezzi di soccorso di base.
  Con specifico riferimento al comune di Isola del Gran Sasso, il precedente assetto dell'emergenza-urgenza prevedeva un mezzo di soccorso con infermiere in H12, Pag. 54integrato da un'ambulanza con volontari nelle restanti dodici ore. In tale area, negli anni 2013-2014, sono stati effettuati circa cinquecento interventi annui, di cui quarantotto codici rossi registrati nel 2013, con una concentrazione di interventi pari al 70 per cento nelle fasce orarie diurne.
  A seguito della riorganizzazione della rete territoriale di emergenza-urgenza, oltre al mezzo di soccorso di base posizionato in H12 diurne a Isola del Gran Sasso, ne saranno attivati anche uno a Montorio al Vomano e uno a Bisenti, che distano rispettivamente 8,7 chilometri e 12 chilometri da Isola del Gran Sasso. La piena copertura con mezzi di soccorso dell'area interna di Isola del Gran Sasso risulterà pertanto garantita dalla postazione MSA Zampitti Basciano H24, che ricordo è con il medico a bordo, che dista circa quindici minuti di auto da Isola del Gran Sasso e che è stata prevista proprio per medicalizzate la zona interna, attualmente coperta da mezzi di soccorso con infermiere a bordo in attività H12.
  Quanto infine alle criticità che, secondo l'onorevole interrogante, potrebbero determinarsi in occasione dell'ormai prossimo Giubileo della Misericordia, rassicuro che già il citato decreto n. 70 del 2015 contempla la possibilità di organizzare i punti di primo intervento anche per esigenze temporanee, in occasione di manifestazioni di massa, gestiti funzionalmente e organizzativamente dal sistema del 118, oltre al fatto che, proprio questa mattina, abbiamo avuto presso il Ministero della salute un incontro con tutti gli operatori attivi per l'organizzazione del Giubileo e in caso di criticità sia a Roma, che in tutta Italia, in cui sono state monitorate e checkate quelle che sono le procedure interforze in casi di criticità. Da questo punto di vista, le regioni sono state tutte attivate.

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Nel sistema delle emergenze, del soccorso alle emergenze, Ministro, lei sa molto meglio di me, quanto è importante il fattore tempo. Io penso che nel piano che lei ha illustrato alcuni tempi, a partire dalla normativa europea ad esempio degli otto minuti per le zone urbane e dei venti minuti per le zone extraurbane, non saranno rispettati perché conosco benissimo il territorio e quindi nel comprensorio complessivo, come bacino che gravita sul 118 di Isola del Gran Sasso, sono dei tempi di percorrenza non idonei. Quindi, tornare indietro sotto l'aspetto della prontezza del servizio di emergenza, oltre che creare preoccupazione tra la cittadinanza, ed è il motivo ovviamente dell'interrogazione, quello che oggi andremmo a risparmiare creerebbe forti costi maggiori in termini di welfare e in termini anche di richiesta risarcimento danni. Infatti, laddove il soccorso non è immediato, ovviamente si rischia un'alta mortalità e soprattutto anche dei punti invalidanti che avranno dei costi sulla comunità in futuro.
  Poi come bene lei ricordava, abbiamo il Giubileo; il santuario di San Gabriele è una delle porte, se non la porta più vicina a Roma, e quindi è importante che ci sia un presidio H24 per tutto il tempo del Giubileo e quindi io ritengo che lo studio Agenas, da cui è scaturito l'atto di riorganizzazione che lei prima ha citato, non ha tenuto conto di tutte quelle variabili, come ad esempio dei tanti cittadini che dopo il terremoto, dal 2009 in poi, mantengono la residenza a L'Aquila, ma gravitano abitualmente, come domicilio, nella provincia di Teramo, quindi ad est del Gran Sasso d'Italia.
  Tutti quanti questi parametri fanno in modo che i numeri che sottostanno alla riforma non sono quelli reali, tant’è che i tempi al 118 sugli interventi telefonici sono molto più alti rispetto a quelli previsti nello studio.

(Intendimenti del Governo circa ulteriori iniziative a sostegno del settore dell'assistenza socio-sanitaria per le persone con disabilità – n. 3-01882)

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi Pag. 55ed altri n. 3-01882, concernente intendimenti del Governo circa ulteriori iniziative a sostegno del settore dell'assistenza socio-sanitaria per le persone con disabilità (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria. Ha un minuto.

  PAOLA BINETTI. Signora Presidente, signor Ministro, come lei ben sa domani ricorre la giornata a livello internazionale che, dalla Dichiarazione dei diritti per le persone con disabilità proposta dall'ONU nel 1993, che faceva riferimento a una giornata precedentemente istituita nel 1981, ricorda come l'attenzione alle persone con disabilità è un diritto, non è soltanto un gesto, per così dire, di benevolenza. Questa legge di stabilità ha alcuni passaggi molto interessanti dal punto di vista della presa in carico di queste persone, penso ad esempio alle persone con gravi disabilità, penso al riferimento alla famosa legge che noi chiamiamo del «dopo di noi», ma comunque che riguarda quelle persone che potrebbero rimanere prive di assistenza, penso in riferimento ai pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica. Sono misure interessanti e misure importanti, però ci chiediamo in concreto quali sono le ulteriori misure o comunque in che modo il Governo voglia dare credito a questo tipo di sensibilità.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signora Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver richiamato l'attenzione sulla condizione delle persone con disabilità di cui domani ricorre la giornata internazionale che sta particolarmente a cuore al Governo tutto e a me personalmente, e che sarà un'occasione per riflettere e fare il punto sulla situazione dei disabili nel nostro territorio. Come hanno ricordato gli onorevoli interroganti, il disegno di legge di stabilità attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento, oltre ad integrare lo stanziamento del Fondo per le non autosufficienze, il cui ammontare sarà pari a 400 milioni a decorrere dal 2016, destina 90 milioni di euro, sempre a decorre dal 2016, alla costituzione di un Fondo ad hoc per le iniziative previste dal disegno di legge sul cosiddetto «dopo di noi» – il «dopo di noi» è ciò che accade alle persone disabili una volta che sono venuti meno i propri familiari – del quale tutto il Governo ha auspicato l'approvazione definitiva entro il 2016. Trattasi, come è noto, di un'iniziativa legislativa finalizzata alla tutela delle persone con disabilità per il periodo in cui i familiari non saranno più in grado di prendersi cura di loro, come ho già detto. Ricordo inoltre che in attuazione del Patto per la salute 2014-2016 è stato predisposto l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza che, con specifico riferimento alle persone con disabilità, prevede interventi terapeutico-riabilitativi rivolti a pazienti con disabilità importanti e complesse, nonché trattamenti socio-riabilitativi di recupero e mantenimento delle abilità funzionali residue. Il percorso assistenziale di ogni paziente con disabilità temporanea o permanente potrà dunque articolarsi nei diversi setting assistenziali, dal ricovero ospedaliero di riabilitazione alla permanenza presso strutture territoriali, residenziali o semi-residenziali a regime ambulatoriale o domiciliare, secondo criteri di appropriatezza e di efficacia in relazione alle effettive necessità. A questo fine, è in fase di avanzata predisposizione un documento di indirizzo che ci sta particolarmente a cuore e che sarà nei prossimi giorni inviato alla Conferenza Stato-regioni.
  Il nuovo schema di DPCM sui LEA aggiorna inoltre l'assistenza protesica e ridefinisce gli elenchi di protesi o ausili tecnologici a carico del Servizio sanitario nazionale, prevedendo l'inserimento negli elenchi degli ausili e dispositivi di nuova generazione in sostituzione degli strumenti di scarsa qualità e con caratteristiche tecniche insufficienti (ricordo che il nomenclatore non era aggiornato da più di Pag. 56un decennio). Colgo infine l'occasione per comunicare che, d'intesa con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, stiamo da tempo lavorando alla concreta attuazione dell'articolo 6 del Patto per la salute 2014-2016 che, nell'ottica di un'effettiva integrazione dei servizi socio-sanitari, prevede l'accesso unitario ai servizi e la presa in carico del paziente consentendo la valutazione multidimensionale dei bisogni, la definizione del Piano assistenziale individuale e l'erogazione delle prestazioni nella sede più appropriata (domiciliare, residenziale e semiresidenziale). Tale percorso è ormai in fase molto avanzata e spero di poter annunciare a breve le relative conclusioni.

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di replicare.

  PAOLA BINETTI. Signora Presidente, ringrazio vivamente il Ministro per la sua risposta, anche per ciò che ci ha annunciato che farà a breve. Lei sa perfettamente come il disegno di legge sul «dopo di noi» – uno dei modelli presentati era a mia prima firma – è diventato un obiettivo del nostro gruppo a 360 gradi. Le abbiamo chiesto la calendarizzazione e siamo intervenuti anche all'interno della legge di stabilità con alcuni emendamenti che ci auguriamo possano essere ben accolti. Il tema oggi delle persone con disabilità è un tema che si colloca nell'aria dei diritti, questo spostamento da quelle che una volta erano, per così dire, le misure di buona volontà e che invece vengono acquisite come un diritto reale di queste persone, un diritto all'integrazione, trovano un'accoglienza particolarmente interessante anche proprio per la lettura che il Ministro ha dato dei nuovi LEA – cito per esempio uno dei passaggi concreti nei LEA quando si riferisce ai soggetti con autismo, che rientrano nello spettro autistico – e guarda loro non solo dal punto di vista della riabilitazione, ma anche nella prospettiva dell'inserimento del lavoro professionale. Da questo punto di vista, come molte volte i genitori ci hanno fatto notare, il «dopo di noi» è una legge che deve cominciare qui, subito, oggi, tra di noi, perché è soltanto attraverso un processo e un percorso che valorizzi le competenze, che valorizzi ciò che è l'insieme delle abilità che queste persone comportano, che si potrà fare un'operazione autenticamente degna di una cultura e di una tradizione come la nostra. Per questo io credo, anzi, desidero segnalare davvero anche al Ministro e al suo Ministero quei passaggi che guardano agli emendamenti, ma che sono veramente orientati esattamente nella direzione che lei ha indicato, perché ci auguriamo davvero che per queste persone termini un po’ quel periodo che, se non è qualche volta di indifferenza, è però qualche volta di impossibilità e di barriera. Non ci sono solo le barriere fisiche, ci sono anche le barriere psicologiche e ci sono anche le barriere professionali, e noi ci auguriamo davvero che ciò che il Ministro ha detto possa trovare attuazione concreta in tempi realmente brevi.

(Misure per superare la questione dell'occupazione abusiva di immobili a Roma, anche al fine di garantire la sicurezza in vista dello svolgimento del Giubileo straordinario – n. 3-01869)

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01869, concernente misure per superare la questione dell'occupazione abusiva di immobili a Roma, anche al fine di garantire la sicurezza in vista dello svolgimento del Giubileo straordinario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, Ministro, un edificio situato a Roma in piazza Indipendenza, di fronte al Consiglio superiore della magistratura, a cento metri dalla stazione Termini e a duecento metri dal Ministero dell'economia, di proprietà privata e con una superficie di oltre trenta mila metri quadrati, è occupato abusivamente da tre anni. Al suo interno furono deportati centinaia di clandestini dai professionisti Pag. 57delle occupazioni abusive, le organizzazioni vicine ai centri sociali dell'estrema sinistra. I cittadini segnalano attività illecite – prostituzione, droga, lavoro nero – mentre i pasti vengono consegnati da un catering e gli immigrati hanno diritto a un ticket per fare la spesa. I migranti pare paghino un affitto a una sorta di organizzazione che gestisce alla maniera del racket l'affitto stesso delle stanze che occupano, mentre i proprietari hanno l'obbligo del pagamento delle bollette per ogni utenza consumata. Noi vogliamo sapere che cosa intendano fare da questo punto di vista il Ministero e il Governo per garantire il diritto dei privati ad avere riconosciuti i propri diritti e ai cittadini la necessaria sicurezza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signora Presidente, preciso subito che l'immobile a cui l'onorevole Rampelli fa riferimento è stato occupato poco più di due anni fa da alcune centinaia di persone quasi esclusivamente straniere, la cui reale consistenza è stata oggetto di un'attività di controllo svoltasi proprio ieri in esecuzione di un'ordinanza del questore di Roma. L'operazione ha consentito di identificare 550 persone, risultate, per la stragrande maggioranza, di nazionalità etiope ed eritrea, trenta delle quali minori ed in possesso di un regolare titolo di soggiorno per protezione internazionale o per motivi umanitari. La vicenda dell'edificio si inserisce nel complesso e delicato problema delle occupazioni abusive, che vanno gestite sempre con molta oculatezza per evitare impatti negativi sulla sicurezza. A Roma e provincia il fenomeno ha registrato nel biennio 2012-2013 l'effetto dei cosiddetti tsunami tour organizzati dalla sinistra antagonista, che ha fatto propri i temi dell'emergenza abitativa e agli inizi di quest'anno gli immobili illegalmente occupati nel territorio della città metropolitana di Roma erano 116, di cui 111 situati nel tessuto urbano della Capitale.
  In questo contesto, la prefettura di Roma, nell'ambito di una più organica strategia, ha affrontato il problema sotto diverse angolature. Innanzitutto, è stato perseguito l'obiettivo di bloccare il possibile incremento del fenomeno. Le azioni dispiegate in questo senso hanno consentito di sventare, nel solo primo semestre di quest'anno, 34 tentativi di occupazione. In secondo luogo, si è ritenuto di coinvolgere la regione Lazio e Roma capitale, costituendo, presso la stessa prefettura, un tavolo interistituzionale per condividere scelte e responsabilità delle azioni da dispiegare in occasione degli interventi di sgombero, compresa la definizione di una loro scala di priorità. Nei primi sei mesi di attività del tavolo sono stati «liberati» – lo dico tra virgolette – 8 immobili e, quindi, le occupazioni illegali a Roma sono scese a 103.
  Quanto alle preoccupazioni relative alla minaccia jihadista, assicuro che la situazione è attentamente monitorata, come dimostra l'attività di controllo eseguita ieri dalla questura di Roma nell'immobile di piazza Indipendenza, che si iscrive nella più vasta programmazione di approfondite verifiche su tutti gli edifici oggetto di occupazioni illecite.

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Ministro, intanto le faccio i complimenti perché dal mio punto di vista lei è stato un «furbacchione» – potremmo dire –, perché l'interrogazione io l'ho presentata, con analoga denuncia, la settimana scorsa. Doveva esserci una risposta esattamente martedì, 7 giorni fa, e questa risposta non c’è stata. Mi è stato chiesto di poter temporeggiare e attendere, appunto, la giornata odierna e ieri, guarda caso, c’è stato il blitz da parte delle forze dell'ordine. Ben venga, per carità di Dio, perché se le nostre segnalazioni sono utili da questo punto di vista noi non possiamo che esserne contenti. Però, non le sfuggirà, caro Ministro, che la situazione è comunque fuori controllo. È una situazione Pag. 58drammatica, ma non soltanto a Roma, perché se ci sono oltre cento edifici occupati, che sono una enormità, a Roma, ve ne sono altrettanti, anzi molti di più, nelle altre grandi città metropolitane.
  Ma la cosa ancora più grave, che desta preoccupazione non soltanto in Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e in chi la interroga, ma in tutti i cittadini di questa città, è che nessuno conosce l'identità delle persone che sono ricoverate dentro questi edifici occupati abusivamente. Così come dobbiamo constatare, purtroppo, che la Costituzione italiana in questi edifici è sospesa, perché i cittadini che sono proprietari di quelle abitazioni, di quegli edifici, di quegli stabili, non hanno la possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti. È come se si fosse in un regime comunista – ammesso e non concesso che esista l'istituto dell'esproprio proletario nei regimi comunisti – per cui sono sospesi i diritti, non si può procedere agli investimenti, non si può locare e, anzi, paradossalmente lo Stato non tende neanche una mano nei confronti di questi disgraziati che, comunque, hanno evidentemente investito una parte dei propri risparmi per tentare, appunto, di metterli a reddito.
  Non paga neanche le bollette. La bolletta energetica di questo edificio occupato abusivamente – lei dice da due anni, ma mi risulta qualche mese in più – viene pagata dai proprietari e non dallo Stato. Io penso che questa situazione sia indecorosa e penso – e concludo – che sia indispensabile procedere alla sgombero di questi edifici in qualunque città d'Italia e se le persone che sono allocate all'interno hanno i diritti riconosciuti, la protezione internazionale e sono riconosciuti come rifugiati, devono essere evidentemente ricoverati nei centri d'accoglienza.

  PRESIDENTE. Grazie...

  FABIO RAMPELLI. In caso contrario devono essere rimpatriati.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.

(Chiarimenti in merito allo stato complessivo del sistema di sicurezza italiano, anche in relazione ai recenti gravissimi attentati terroristici di Parigi – n. 3-01884)

  PRESIDENTE. Il deputato Lattuca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiano ed altri n. 3-01884, concernente chiarimenti in merito allo stato complessivo del sistema di sicurezza italiano, anche in relazione ai recenti gravissimi attentati terroristici di Parigi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario per un minuto.

  ENZO LATTUCA. Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, i drammatici fatti di Parigi hanno purtroppo evidenziato un netto innalzamento del grado di violenza ed efferatezza dalla minaccia terroristica, che, costituendo ormai una gravissima insidia per la sicurezza di diversi Stati, tra cui il nostro, richiede una capacità di risposta globale. In questo quadro occorre, innanzitutto, incrementare le misure capaci di prevenire il reclutamento, l'organizzazione e l'azione delle organizzazioni terroristiche, proseguendo nell'azione di controllo sul territorio nazionale e su tutte le modalità di comunicazione. Lo svolgimento di Expo a Milano ha dimostrato la capacità complessiva del nostro sistema di coordinamento di garantire la sicurezza di un così grande complesso evento, così come la brillante operazione condotta in questi giorni dalla Digos di Brescia ha dimostrato l'efficacia delle azioni fino ad ora intraprese. Lei stesso, onorevole Ministro, ha ricordato come nel Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica si sia deciso di anticipare l'arrivo a Roma del contingente di mille uomini delle Forze armate, peraltro visibile a tutti coloro che frequentano la capitale. Come è noto, infatti, lo svolgimento ormai prossimo del Giubileo straordinario costituisce uno dei maggiori elementi di attenzione per il nostro sistema di sicurezza.
  Con questa interrogazione intendiamo sapere quale sia la valutazione complessiva del Ministro sullo stato del nostro sistema di sicurezza e quali azioni il Pag. 59Governo intenda porre in essere per potenziare in termini di mezzi, risorse e per garantire la sicurezza, che è...

  PRESIDENTE. Grazie...

  ENZO LATTUCA. ...un bene comune quanto mai necessario per i cittadini.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lattuca.
  Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Lattuca per la prospettazione che ha fatto della situazione della sicurezza nel nostro Paese e dico subito che l'ultimo risultato è stato esattamente l'operazione di ieri, perché quella di ieri, che ha portato alla neutralizzazione di una cellula jihadista che si era insinuata nel cuore della Lombardia, è la riprova di come funzioni nel nostro Paese il sistema di prevenzione dell'antiterrorismo, dell’intelligence e anche la cooperazione di polizia e la cooperazione giudiziaria con e nei confronti degli altri Paesi, nella fattispecie del Kosovo.
L'operazione di ieri dimostra anche una cosa – e questo è un riconoscimento all'intero Parlamento – cioè che il decreto-legge fortemente voluto dal Governo contro il terrorismo e convertito in legge con l'azione del Parlamento ha prodotto delle norme che sono state applicate. Era stata applicata qualche mese fa già la fattispecie criminale nuova, che era quella della punibilità con l'arresto dei foreign fighters, ossia di chi va a combattere all'estero. Ieri è stata applicata la misura di prevenzione di natura personale secondo la regola che noi abbiamo voluto darci e, cioè, di applicare ai sospettati di terrorismo le stesse regole che si applicano ai sospettati di mafia.
Fin qui le cose sono andate bene, perché ha funzionato il sistema di prevenzione e di intelligence, con oltre 56 mila controlli personali effettuati, oltre 8 mila veicoli perquisiti, 160 navi perquisite, 160 navi controllate ulteriormente e anche un meccanismo di espulsioni che rende il nostro Paese molto credibile anche a livello internazionale (abbiamo espulso oltre 60 persone).
Arriva il Giubileo e c’è contemporaneamente la minaccia terroristica. Noi abbiamo fatto una scelta politica, in questi anni, che è quella di consolidare l'idea della sicurezza come priorità per il Paese e questo si è tradotto in numeri. Fin qui nelle ultime tre leggi di stabilità, come anche l'onorevole Fiano sa, abbiamo dato più 800 milioni di euro; non c’è più il segno meno davanti ai capitoli della sicurezza, ma c’è stato il segno più in queste tre leggi di stabilità.
Adesso ci sarà un miliardo in più su sicurezza e difesa, un investimento molto significativo nella cyber security e io voglio ricordare a tutti l'esempio di Milano. Quando ci fu la strage al tribunale – non è un caso di terrorismo, ma è di criminalità comune – una videocamera consentì di catturare, in poche ore, colui il quale commise gli omicidi. Oltre all'investimento in cyber security, anche motivazione del personale, investimento sul capitale umano delle forze dell'ordine, con gli 80 euro ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa, e rafforzamento degli equipaggiamenti che, io voglio ribadire, sono esattamente secondo gli standard dei Paesi più avanzati del mondo. I nostri equipaggiamenti non sono sotto quello standard.
Tutto questo descrive l'idea di un Paese che non è certamente a rischio zero, come nessun Paese può dirsi a rischio zero, ma di un Paese che fin qui ha saputo fronteggiare la minaccia terroristica con buoni risultati, sia in termini di prevenzione sia in termini di repressione. Dal punto di vista della sicurezza, Expo è stato un successo. Abbiamo messo in campo le nostre migliori energie per far sì che, dal punto di vista della sicurezza, sia un successo anche il Giubileo.

  PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di replicare.

Pag. 60

  EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente, e ringrazio il signor Ministro. Ritengo soddisfacente la sua risposta e credo sia importante che oggi da quest'Aula del Parlamento venga al Paese un messaggio di sicurezza, per l'appunto, di rassicurazione, perché, come lei ha detto, in questi anni nelle leggi di stabilità noi abbiamo messo in campo investimenti. Aggiungo alle parole e alle questioni che lei ha citato le 5 mila assunzioni straordinarie dovute al decreto-legge convertito in agosto e la richiesta, che faremo nel corso della legge di stabilità, di un anticipo di quelle assunzioni straordinarie. Aggiungo, signor Ministro, l'anticipo del turnover al 100 per cento che, con un emendamento che abbiamo presentato, interverrà a partire dal 2017.
  Non esiste il rischio zero, ha detto il Ministro, e ovviamente siamo tutti d'accordo con questo. Ma questo Governo, il Ministro Alfano, a nome del Governo, e il Parlamento in questi mesi hanno messo in campo una serie di iniziative e di investimenti di rafforzamento del sistema di prevenzione, di aumento del numero degli uomini dediti alla prevenzione del crimine, di nuove norme legislative penali, come quelle previste dal «decreto antiterrorismo» che credo pongano il nostro Paese all'avanguardia nei Paesi europei.
  Serve, signor Ministro, anche continuare a rafforzare l'intesa e la collaborazione con gli altri Paesi europei, perché queste operazioni e queste azioni di prevenzione nei confronti del terrorismo di stampo jihadista islamico possono avvenire solo se è reale e completa la collaborazione con gli altri Paesi europei.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE FIANO. Serve, insomma, poter dire – ho finito, Presidente – ai nostri concittadini, oggi, da quest'Aula, con le parole del Ministro, con le iniziative che sono in corso, anche in questa legge di stabilità, con l'annuncio di nuovi investimenti che il Presidente del Consiglio ha fatto, che questo Paese sta facendo il massimo per dare la sicurezza ai propri concittadini, perché noi siamo fedeli all'idea che la sicurezza è la libertà dei nostri cittadini e non vogliamo che nessun altro ci imponga di non avere più libertà nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per l'individuazione di un congruo indice Istat di riferimento ai fini delle variazioni tariffarie in materia di smaltimento dei rifiuti solidi urbani – n. 3-01885)

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01885, concernente iniziative per l'individuazione di un congruo indice ISTAT di riferimento ai fini delle variazioni tariffarie in materia di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. In questo periodo si sta provvedendo ad adeguare all'indice ISTAT la tariffa che i comuni, quindi i cittadini, versano ai gestori degli impianti di conferimento per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Tale adeguamento risulta particolarmente oneroso e sta causando notevoli preoccupazioni per numerosi sindaci, soprattutto della regione Puglia. Io non ho notizia delle altre regioni, ma penso che il problema sia nazionale. A seguito di specifiche analisi da parte della struttura tecnica dell'ATO della provincia di Lecce, è emerso che l'ISTAT nella formulazione dell'indice specifico, di cui alla serie E, non valuta le componenti di costo riferite ai servizi di trattamento e smaltimento dei rifiuti, bensì i costi riferiti ai servizi di fornitura delle acque. È stato posto all'ISTAT il seguente quesito ovvero se loro ritengono che non ci sia questa possibilità di distinzione. Questa mancata distinzione provoca un enorme danno nei confronti delle tasche dei cittadini perché aumenta spaventosamente l'aggiornamento della tariffa sui rifiuti, imponendo quello Pag. 61dello smaltimento delle acque che è tutt'altra cosa. Parliamo di un differenziale del 7 per cento addirittura.
  Chiediamo se il Governo non ritenga di doversi adoperare affinché venga fornito agli enti pubblici un indice che possa essere espressione reale delle variazioni tariffarie che interessano gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, calcolato sulla base delle effettive variabili di costo che ha interessato tale settore.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palese, concluda.

  ROCCO PALESE. Cercando di sollecitare e imporre, ove fosse necessario, all'ISTAT di verificare la congruità vera dell'aumento delle tariffe.

  PRESIDENTE. Mi scusi, mi ero dimenticata di segnalarle che stava finendo il tempo.
  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, e grazie anche all'onorevole interrogante. La specifica tariffa di trattamento e smaltimento dei rifiuti è definita nel contratto di servizio che l'ente stipula con il soggetto aggiudicatario della gara per l'individuazione dell'impianto di trattamento, di smaltimento o di conferimento dei rifiuti. È oggetto del contratto la definizione dell'eventuale clausola di revisione della tariffa stessa, nonché i tempi e le modalità con le quali ciò deve avvenire. La tariffa per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti costituisce una delle voci di costo utilizzate per la determinazione del contributo per la gestione dei rifiuti urbani corrisposta dai cittadini e che i comuni, o là dove sono stati costituiti, gli ambiti territoriali ottimali, definiscono in base al diritto vigente nel piano economico finanziario proprio per garantire quello cui lei faceva riferimento, la copertura integrale dei costi. Benché non sussista un pieno coinvolgimento del mio Ministero sul tema sollevato, bisogna senz'altro evidenziare come gli indici elaborati dall'ISTAT rispondono a direttive comunitarie e vengono prodotti secondo metodologie standard anch'esse non pienamente rientranti nell'area delle competenze del Governo. Si tratta, ad ogni modo, di temi di grande importanza su cui la nostra attenzione non potrà che rimanere vigile.
  Ad ogni modo si può precisare che al Ministero spetta invece l'adozione di un regolamento sulle modalità di definizione della tariffa da parte degli enti locali relativa alla gestione dei rifiuti che gli enti stessi devono adottare per determinare l'ammontare da addebitare a ciascuna utenza presente sul territorio di competenza per i servizi resi.
  All'interno dell'eventuale riformulazione del richiamato regolamento, ai sensi dell'articolo 238 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, si ritiene di poter analizzare la possibilità di individuare una base di riferimento comune a livello nazionale per la determinazione della tariffa di conferimento dei rifiuti agli impianti di trattamento e smaltimento, nonché delle modalità di revisione della stessa.
  Infine, è da ritenere opportuna la graduale transizione del sistema di reperimento presso l'utenza delle risorse volte alla copertura dei costi del servizio rifiuti verso un regime più propriamente tariffario, calibrato sull'effettiva modulazione del contributo di ciascun ente in base al servizio effettivamente utilizzato. Il mio Ministero sta verificando la possibilità tecnica di questo di questa strada. Io credo davvero che l'idea di affidare alla già esistente Autorità per il sistema idrico anche la regolazione della tariffa sui rifiuti, possa rivelarsi uno strumento utile per agevolare l'attività dei comuni nella corretta gestione e nell'incentivazione delle migliori pratiche.

Pag. 62

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. L'impegno che il Ministro ha assunto in questa sede poco fa di attivarsi nel contesto di questo problema abbastanza grave per le tasche dei cittadini, per uno strumento di regolazione e, comunque, di attivarsi come Ministero, per quelle che sono le proprie competenze, per quella che potrà essere la soluzione di questo problema chiaramente ci trova soddisfatti. Inoltre, riteniamo che ciò debba essere fatto a breve perché i costi e le tariffe aumentano. Non c’è dubbio che la parte contrattuale è riferita al soggetto contraente, all'ente pubblico contraente, e in questo contesto ci siamo attivati nel porre il problema – che chiaramente non ripeto – di questa situazione. Il quesito posto all'ISTAT era a quale categoria di indice nazionale si doveva far riferimento per aggiornare una tariffa di conferimento del biostabilizzatore, poiché era da contratto. L'ISTAT così rispondeva «Scusandoci per il ritardo nella risposta dovuto ad un errore nella segnalazione della richiesta pervenuta, le invio il file con gli indici dei prezzi e le variazioni tendenziali per la voce  “raccolta dei rifiuti”  (indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (base 2010=100). È l'unico indice diffuso sulla raccolta rifiuti» Sarà pur vero che l'Unione europea è in diretta collegamento e connessione con l'ISTAT in riferimento a quanto espresso, però una direttiva da parte del Governo che potrebbe essere sicuramente utile in riferimento a questo ed eviterebbe vessazioni continue nei confronti delle tasche dei cittadini che già ne ricevono tante anche rispetto alla situazione dei costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, in riferimento soprattutto a quelle che sono le inadempienze e i ritardi. Sulla parte che riguarda la regione Puglia, poi, stendiamo assolutamente un velo pietoso, perché per i servizi resi, i cittadini sono costretti a pagare almeno i due terzi in più di tariffa per lo smaltimento di rifiuti.

(Chiarimenti circa gli stanziamenti previsti dal Governo per la lotta ai cambiamenti climatici – n. 3-01886)

  PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01886, concernente chiarimenti circa gli stanziamenti previsti dal Governo per la lotta ai cambiamenti climatici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Il 30 novembre scorso è iniziato a Parigi la Conferenza ONU sul clima, la COP 21. Durante la prima giornata dei lavori il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che l'Italia vuole stare tra i protagonisti della lotta all'egoismo, dalla parte di chi sceglie valori non negoziabili, come la difesa della nostra madre terra. Dice Renzi che siamo tra i protagonisti della green economy. Tra le sue dichiarazioni spicca una nella quale il Presidente afferma che con la legge di stabilità abbiamo stanziato 4 miliardi di dollari sul climate change da qui al 2020. C’è un piccolo problema nella lettura della legge di stabilità non c’è alcuna riferimento a questi 4 miliardi di dollari. Ora che la questione sia complicata, che la questione sia difficile, è evidente, ma non si possono fare affermazioni prive di ogni fondamento. Chiediamo al Governo di spiegarci questo strana anomalia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente, come ricordato dall'onorevole interrogante, la dichiarazione è stata fatta nell'ambito della giornata di apertura della COP 21 a Parigi.
  In quella sede i Paesi – ricordo – sono invitati a indicare come raggiungere l'impegno che fu preso a Copenaghen nel 2009: i Paesi industrializzati si impegnarono lì a mobilitare 100 miliardi di risorse entro il 2020 a favore dei Paesi in via di sviluppo.Pag. 63
  Si tratta di attività di cooperazione per il clima da realizzarsi presso terzi: non è quindi compresa (visto che ho letto i giornali e le dichiarazioni in questi giorni) tutta l'attività che noi facciamo all'interno del nostro Paese. I 4 miliardi di dollari nel caso dell'Italia costituiscono l'impegno che interessa il periodo dal 2015 al 2020: parliamo di risorse già previste a legislazione vigente, invariata nei bilanci del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, destinati alla finanza per il clima.
  Nello specifico questi provengono dai contributi ai fondi multilaterali, quali il Global Environment Facility, il Green Climate Fund, la quota parte delle attività di cooperazione gestite dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicata specificatamente ad interventi riferibili alla lotta al cambiamento climatico, l'incremento previsto (questo aggiuntivo) in legge di stabilità per le attività di promozione dello sviluppo sostenibile per i Paesi in via di sviluppo. Si tratta di importi – solo questi ultimi previsti dalla legge di stabilità sotto questo capitolo – pari a 120 milioni di euro per il 2016, 240 milioni di euro per il 2017 e 360 milioni di euro per il 2018, nonché, in proiezione futura, per gli anni successivi una somma stimata in 360 milioni di euro annui sia per il 2019 che per il 2020. C’è inoltre il contributo previsto dalla legge di ratifica del Protocollo di Kyoto, e a questi si aggiungono anche i proventi delle aste ai sensi della normativa comunitaria, anche per questi la quota destinata specificatamente alla cooperazione internazionale in materia di cambiamenti climatici. La somma di tutti questi fondi, che ripeto, sono già stanziati a risorse invariate per la finanza con il clima, ammontano a oltre 3 miliardi e 700 milioni di euro, che col cambio arrivano circa ai 4 miliardi di dollari che il Presidente del Consiglio ha dichiarato a Parigi.
  Devo dire che c’è un impegno forte del Governo italiano, di cui noi dobbiamo andare orgogliosi; e credo che il Parlamento abbia il dovere di enfatizzare questo dato, perché ci rende fra i primi Paesi donatori in Europa, e questi progetti vanno soprattutto – ricordo – ai Paesi più deboli, che hanno bisogno di questi soldi per poter condurre con noi ad un esito favorevole della Cop 21.

  PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, Ministro, capisco che bisogna arrampicarsi sugli specchi, e tante volte è un po'complicato come questa sera; ma noi non stiamo parlando dei soldi che l'Italia deve in base ai Trattati internazionali versare in relazione alle questioni di cui parliamo: noi parliamo dei danari che l'Italia dovrebbe utilizzare per combattere i cambiamenti climatici nel nostro Paese. E su questo non c’è nulla, perché questa era la dichiarazione del Presidente Renzi !
  D'altro canto è ovvio, è evidente che l'Italia sta andando in una direzione completamente contraria. Non si è possono smantellare completamente gli incentivi alle energie rinnovabili, e poi dire che si vogliono combatte i cambiamenti climatici. Non si possono utilizzare le trivelle a mare e puntare nuovamente sui combustibili fossili, e poi dire che si vogliono combatte i cambiamenti climatici. Non si possono autorizzare dodici ulteriori inceneritori di rifiuti, e poi dire che si vogliono combattere i cambiamenti. Non si possono continuare a sostenere le centrali a carbone, come fa questo Governo. L'Italia tra le altre cose, le vorrei ricordare, è il primo Paese per morti dovuti ad inquinamento atmosferico: nel 2012 ci sono stati 84.400 decessi su 491 mila in tutta Europa.
  Con le chiacchiere non si va da nessuna parte: la battaglia contro i cambiamenti climatici è una delle questioni fondamentali che deve riguardare la politica di un Paese intelligente e civile, e su questo voi invece state facendo male. Io credo che il Presidente Renzi prima di parlare dovrebbe sapere ciò che dice, e Pag. 64in questo caso non lo sa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative di competenza per la realizzazione di un sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio, anche in un'ottica di crescita occupazionale ed economica – n. 3-01887)

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01887, concernente iniziative di competenza per la realizzazione di un sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio, anche in un'ottica di crescita occupazionale ed economica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, signor Ministro, rispetto alla media europea l'Italia produce più rifiuti, riesce a trattarne una percentuale inferiore, e soprattutto ne conferisce in discarica ben il 41 per cento, con conseguenti procedure di infrazione da parte dell'Europa. La situazione sul territorio è abbastanza eterogenea, anzi molto eterogenea, con meno impianti di incenerimento attivi al sud, mentre finiscono ancora in discarica il 93 per cento dei rifiuti urbani in Sicilia, rispetto per esempio al 7 per cento nella mia regione, il Friuli-Venezia Giulia.
  Il ritardo dell'Italia nel ciclo del rifiuto urbano costa caro: si tratta di una grande opportunità che rischia di andar persa, non solo sul fronte dell'ambiente, ma anche per quanto riguarda la crescita economica e occupazionale. Le chiedo quali tempestive iniziative intenda adottare il suo Ministero al fine di promuovere l'ottimizzazione del ciclo del rifiuto urbano, dando seguito altresì a quanto previsto dal decreto-legge «sblocca Italia», in un'ottica di tutela dell'ambiente, ma anche di crescita occupazionale ed economica.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per aver posto un tema veramente importante al centro dell'attenzione di questa Assemblea. In tema dell'incenerimento del compostaggio, proprio in attuazione dell'articolo 35 che lei ricordava, il mio Ministero ha predisposto una prima bozza di decreto per individuare il fabbisogno residuo di impianti di recupero della frazione organica dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata, articolato per regioni. Lo schema del provvedimento è stato sottoposto al parere della Conferenza Stato-regioni nel marzo 2014, a settembre 2015 acquisendo l'osservazione degli enti. Attualmente lo schema del provvedimento in fase di revisione sarà a breve inviato alla Conferenza per un ultimo confronto prima dell'approvazione finale.
  Anche lo schema di decreto in materia di incenerimento dei rifiuti si trova in fase di revisione. Questo serve proprio per abbattere quel dato del 40 per cento in discarica, che è una vergogna per il nostro Paese ! Dopo avere sottoposto, lo schema di decreto, alla Conferenza Stato-regioni per due volte, per aggiornarlo con gli ultimi dati ISPRA riferiti al 2014, un nuovo testo sarà inviato alla Conferenza per l'ultimo esame prima dell'approvazione.
  Il provvedimento ha rispettato, nell'individuazione del fabbisogno di ciascuna regione, la gerarchia dei rifiuti, tenendo in debito conto gli effetti della prevenzione sulla riduzione dei rifiuti, nonché gli obiettivi di legge di raccolta differenziata. In taluni casi sono state prese in considerazione, per effettuare il calcolo del fabbisogno di incenerimento, anche le previsioni di raccolta differenziata dei piani di gestione dei rifiuti, laddove questi prevedano di raggiungere percentuali di differenziata superiori a quelli di legge.
  In tema di compostaggio domestico e di comunità, ricordo che nel collegato ambientale Pag. 65sono previste norme per incentivarlo; uno specifico decreto ministeriale stabilirà successivamente i criteri operativi relativi alle autorizzazioni semplificate.
  In tema di prevenzione, il Ministero sta lavorando sulla bozza di un decreto attuativo dell'articolo 180-bis del codice civile, nel quale sono definite le modalità per la costituzione e il sostegno dei centri e reti accreditate di ripartizione e riutilizzo, con procedure semplificate e un catalogo di prodotti e rifiuti di prodotti da sottoporre al riutilizzo.
  C’è poi il tema dei sottoprodotti, sul quale il Ministero sta predisponendo un decreto per stabilire i requisiti che i residui devono possedere per essere considerati sottoprodotti ed essere reimmessi nel ciclo produttivo. Tale decreto aiuterà gli operatori del settore, riducendo i tempi, i costi e gli oneri di gestione.
  C’è poi il tema della fine vita dei rifiuti: è attivo un tavolo tecnico con l'ISPRA e il Ministero della salute per predisporre i decreti dei materiali segnalati anche dal mondo produttivo; in particolare si sta lavorando ad una bozza di decreto per individuare gli specifici criteri soddisfatti, quali ad esempio il fresato di asfalto e altri prodotti. A breve si inizierà a lavorare sui rifiuti in legno, gomma, pneumatici fuori uso ed altri.

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per queste notizie, anche fresche, che ci ha dato, in particolare quelle riguardanti il compostaggio e l'incenerimento dei rifiuti.
  Tuttavia, mi permetto di aggiungere e di suggerire solo che questo lavoro che state facendo in Conferenza Stato-regioni deve essere accompagnato da meccanismi sanzionatori, per quanto riguarda la brutta abitudine della discarica, perché se la discarica continua a restare la modalità di trattamento più conveniente, è chiaro che i gestori non saranno incoraggiati a orientarsi verso altri lidi, mentre da questo potrebbe derivare un beneficio collettivo. Infatti, la Confesercenti, voglio ricordare, ha stimato che possiamo attenderci 10 miliardi di risparmi di costo all'anno e la creazione di ben 60 mila posti di lavoro con il riciclo ed il trattamento, quindi dovrebbe diventare anche un obiettivo occupazionale per il nostro Paese. Per cui, bene quello che lei ci ha annunciato, che verificheremo se sarà portato adeguatamente avanti; certamente dobbiamo farlo, perché abbiamo la fortuna di avere una discreta quota di energie rinnovabili. Dobbiamo fare di più su questo fronte delle energie rinnovabili, dobbiamo adeguarci anche a quello che si sta decidendo a Parigi. Certamente, però, è anche vero che, per un Paese come il nostro, che in qualche modo è la patria del cibo buono e la patria del bello nell'arte e nella cultura, se non ci abituiamo anche a vivere nell'immondizia forse riusciremo a fare un salto di qualità insieme a quello occupazionale.

  PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro, ha un'altra interrogazione a cui rispondere.

(Iniziative di competenza volte a tutelare le tradizioni gastronomiche locali in relazione alla disciplina europea sul commercio di uccelli selvatici – n. 3-01888)

  PRESIDENTE. Il deputato Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01888, concernente iniziative di competenza volte a tutelare le tradizioni gastronomiche locali in relazione alla disciplina europea sul commercio di uccelli selvatici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Anche se al Ministro non piacerà l'interrogazione, però siamo qui e la facciamo ugualmente. Con il decreto-legge n. 91 del 2014, avete vietato espressamente il commercio di tutte le specie di uccelli legittimamente allevate ed importate dai Paesi extra UE, impedendo così di cucinare in tutti i luoghi pubblici il tradizionale spiedo bresciano e la polenta e Pag. 66osei bergamasca, creando un danno economico a migliaia di ristoratori, che hanno registrato cali del 40 per cento degli incassi. Molte attività sono state costrette a chiudere e centinaia di posti di lavoro sono andati persi. Abbiamo sempre avuto il timore che questa misura fosse l'ennesima manifestazione della politica sposata da lei e dal Governo volta a penalizzare, senza alcuna motivazione logica, ma puramente ideologica, l'attività venatoria e tutte le attività ad essa collegate.
  Il Governo, in sede di conversione del decreto-legge n. 91, si era assunto un formale impegno di creare un tavolo tecnico con enti locali e associazioni di categoria per trovare una soluzione. A distanza di un anno e mezzo le chiedo che fine ha fatto questo tavolo tecnico e se è davvero intenzionato a risolvere il problema che lei e il Governo avete creato.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente, a differenza di quello che può pensare l'onorevole interrogante, l'argomento mi interessa eccome. Già più volte ho avuto modo di trattarlo, anche con gli operatori che sono interessati. In relazione a quanto affermato dall'onorevole interrogante circa il commercio di uccelli provenienti dall'estero, anche se protetti in Italia, si evidenzia che la modifica dell'articolo 21 della legge n. 157 del 1992, introdotto con la legge comunitaria 2014, è risultata necessaria e indispensabile – che sia chiaro – per adeguare la normativa nazionale al dettato della direttiva n. 2009/147/CE dell'Unione europea. Infatti, in passato, per sopperire alla mancanza di piccoli uccelli protetti dalla legge europea, molti ristoratori ricorrevano all'acquisto di uccelli di piccola taglia proveniente da Paesi extra-europei, dove la loro cattura e la caccia è attività consentita. Sul tema la Commissione europea aveva aperto contro l'Italia la procedura EU Pilot la n. 5391/13. Le procedure EU Pilot, lo ricordo a tutti, dopo breve, se non si ricorre alla modifica della legge nazionale, diventano infrazioni con le sanzioni previste dalla normativa comunitaria. Quindi, non è in discussione se potevamo andare in infrazione o meno, c'eravamo già di fatto; l'EU Pilot è semplicemente una pre-infrazione.
  La Comunità europea ci aveva già detto: se non cambiate la legislazione entro breve tempo, andate in infrazione, e non forse andate in infrazione o forse la vostra legge è compatibile con la normativa comunitaria. La normativa comunitaria, d'altra parte, non prevede deroghe al divieto di importazione e commercio delle specie protette, pertanto eventuali soluzioni per rimediare al danno dell'economia locale più volte evidenziato dagli onorevoli interroganti dovranno essere ricercate nel rispetto delle prescrizioni esistenti. Non possiamo cambiare la normativa altrimenti esponiamo tutto il Paese – tutto il Paese ! – ad infrazioni. Per quanto attiene al tavolo tecnico cui si era già in passato data piena disponibilità, nell'evidenziare il ruolo primario delle amministrazioni competenti in materia, allo stato attuale restiamo ancora in attesa di ricevere proposte concrete e percorribili da parte delle associazioni di categoria interessate e degli enti locali. Resto aperto – che sia chiaro – e disponibile al confronto, così come ho ribadito più volte in questi mesi. Ma, lo dico con molta trasparenza, sono disponibile a esaminare qualsiasi possibilità nell'ambito della normativa comunitaria. Io non esporrò mai questo Paese a nuove sanzioni per infrazioni comunitarie.

  PRESIDENTE. Il deputato Borghesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  STEFANO BORGHESI. Presidente, siamo assolutamente insoddisfatti. Nessun articolo della direttiva europea e nessuna sentenza hanno mai chiesto di introdurre questo divieto, e lei, Ministro, questo lo sa benissimo. Non si nasconda dietro l'Unione europea, venendo a raccontarci Pag. 67barzellette in Parlamento. Si assuma le sue responsabilità, ce lo dica chiaramente: lei e il suo Governo siete ostaggio di quegli animalisti e ambientalisti da salotto, di quelle associazioni che nemmeno sanno di cosa parlano, ma vedono il mondo venatorio e tutte le sue derivazioni, tutte le attività ad esso collegate come il fumo negli occhi, accecati da un'ideologia tanto miope quanto folle, che, nell'esaltazione di non so quali principi, produce danni incalcolabili. Ministro, i ristoratori che hanno dovuto chiudere la propria attività e i lavoratori rimasti a casa per colpa di questa modifica alla legge n. 157 fatta da voi sono la dimostrazione evidente dell'asservimento suo e del Governo a questa linea di pensiero. La responsabilità è tutta e solo vostra e non dell'Unione europea. La legge n. 157 non doveva essere modificata e, se vi fosse la volontà politica da parte vostra, basterebbe accogliere un semplice emendamento, che riporterebbe il testo alla versione originale, per risolvere definitivamente il problema e ridare ossigeno a circa tremila ristoratori bresciani. Siamo stufi della politica che da due anni portate avanti, una politica volta alla delegittimazione e alla cancellazione della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra identità. Siamo stanchi di essere presi in giro e di sentire che è colpa dell'Europa, quando la colpa è tutta sua e del suo Governo. Ministro, dipende solo da lei; se non interverrà immediatamente risolvendo la questione, dimostrerà la sua mala fede, ed allora, dal nostro punto di vista, non le resterà che una sola cosa da fare, quella di dimettersi.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione.

  La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Michele Bordo, Bueno, Capelli, Catania, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, La Russa, Locatelli, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Monchiero, Pes, Piccoli Nardelli, Portas, Rossomando, Sanga, Scalfarotto, Schullian e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centrotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame l'episodio verificatosi nella seduta del 1o ottobre 2015. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3 del regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare con decorrenza immediata, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di quattro giorni di sedute al deputato Taglialatela.
  Ricordo che ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzione adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.Pag. 68
  Invito quindi, il deputato Taglialatela, ove presente, a lasciare l'Aula in ottemperanza alle decisioni adottate dall'Ufficio di Presidenza.

Si riprende la discussione del disegno di legge costituzionale n. 2613-B.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti gli identici emendamenti Dieni 2.21 e D'Attorre 2.118.
  Passiamo agli identici emendamenti Dieni 2.22 e Quaranta 2.119 a pagina 13 del fascicolo. Ha chiesto di intervenire il relatore Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La ringrazio, Signora Presidente. Con riferimento agli identici emendamenti Dieni 2.22 e Quaranta 2.119 e anche al dibattito che ci ha preceduto e che ha illustrato la presentazione di altri emendamenti, vorrei premettere innanzitutto che nel dibattito sugli emendamenti precedenti negli interventi di molti colleghi del Movimento 5 Stelle si è affermata una cosa falsa.
  Secondo la loro interpretazione di una sentenza della Corte costituzionale, esattamente la sentenza n. 1 del 2014, in quest'Aula, i membri del Parlamento, in particolare la sua maggioranza, sarebbero non legittimati a svolgere l'azione che stanno svolgendo giacché eletti secondo una legge di cui alcune parti sono state dichiarate incostituzionali dalla medesima sentenza. Tuttavia, le sentenze andrebbero lette fino in fondo ed è proprio nella parte finale della stessa sentenza della Corte Costituzionale che si afferma la piena valenza istituzionale, giuridica e costituzionale di questo Parlamento a legiferare. D'altro canto sarebbe cosa ben singolare se proprio quei partiti che quella legge in Parlamento avversarono e addirittura alcuni dei parlamentari che avversarono quella legge, ma che ovviamente non poterono che accettare il responso della allora maggioranza parlamentare, si vedessero tacciati di illegittimità dopo che una sentenza della Corte costituzionale, che ha ovviamente spinto il Parlamento a modificare la legge elettorale precedente, dovessero considerarsi illegittimi a fronte di una sentenza della Corte costituzionale che, Presidente per il suo tramite non me ne vorrà il collega Toninelli, o non me ne vorrà il collega Di Battista, ritengo più autorevole dei medesimi suddetti colleghi, ha dichiarato nella sentenza che questo Parlamento è del tutto legittimato a legiferare.
  L'argomento degli emendamenti, sia di questi identici, sia di quelli precedenti che è stato oggetto del dibattito delle scorse ore, è il tema che la maggioranza, nel testo che abbiamo in discussione, rinvia ad una futura legge ordinaria, ovvero la modalità elettiva del futuro Senato, fatto di membri dei consigli regionali e sindaci eletti da quei consigli regionali. Noi per l'appunto, la vogliamo affidare ad una legge ordinaria, secondo l'iter che le leggi ordinarie hanno di confronto parlamentare, che sarà oggetto di analisi, di discussione e di votazione da parte di entrambi i rami del Parlamento, secondo il testo della modifica costituzionale che stiamo approvando. Una legge ordinaria che farà anche tesoro, io penso, di alcune delle parti del dibattito che stiamo svolgendo su quella connessione tra la volontà degli elettori e la scelta dei consiglieri regionali che diventeranno senatori, ma noi non pensiamo che quel criterio, che sarà oggetto di una legge elettorale ordinaria, come indica la Costituzione, debba essere inserito in Costituzione, ma sarà oggetto di una legge ordinaria che le maggioranze parlamentari decideranno come scrivere e come articolare. Una legge ordinaria che abbia i meccanismi delle maggioranze parlamentari ordinarie, lo dico ovviamente con riferimento alla proposta dei colleghi Dieni, Quaranta ed altri, sulla richiesta di una maggioranza assoluta da parte di entrambe le Camere.Pag. 69
  Per questo, Presidente, noi esprimeremo voto contrario a questi emendamenti, come già annunciato. Perché pensiamo che non sia coerente con la proposta che noi facciamo, cioè quella di un ricorso alla legge ordinaria indicare delle misure suppletive di garanzia su questa legge ordinaria, così come confermo, Presidente, che è del tutto incoerente con il testo della sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, affermare per l'ennesima volta, ai fini di una propaganda politica, che questo Parlamento non sia legittimato a legiferare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore di minoranza Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Presidente, per suo tramite intervengo su quanto appena affermato dal collega Fiano in relazione alla sentenza n. 1 del 2014 che ha sancito l'incostituzionalità di alcuni dei pezzi più importanti della legge elettorale cosiddetta Porcellum.
  Il collega Fiano confonde il principio di continuità degli organi costituzionali dello Stato con il principio del «politicamente illegittimo», che è conseguente a quella sentenza. Perché dico: «politicamente  illegittimo» ? Perché innanzitutto è impensabile, in un mondo normale, in un Paese normale – ma evidentemente questo non è un Paese normale –, che un Parlamento, la cui maggioranza è composta per una gran parte, per una buona parte, di deputati eletti con una legge dichiarata incostituzionale, faccia cosa ? Invece di rimanere timidamente seduto e fare lo stretto ordinario, si alza boriosamente e dice: ohibò, ho una bellissima maggioranza, chi se ne frega se è incostituzionale; facciamo una cosa, siccome ce l'abbiamo, la sfruttiamo e modifichiamo tutte le regole democratiche e più importanti, la legge elettorale e la Costituzione; chi se ne fotte se la nostra maggioranza è una maggioranza numericamente – ripeto «numericamente» – incostituzionale. Chi se ne fotte ! Lo facciamo, poi chi vedrà vedrà. E facciamo un'altra legge, il cosiddetto Italicum, che ha gli stessi principi di incostituzionalità. E chi se ne fotte ! Tanto sarà eventualmente un'altra legislatura a dovere valutare un'altra sentenza di incostituzionalità dalla Corte. Questo è il quadretto dell'Italia, Paese totalmente anormale, tutto attaccato «anormale» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Grazie, Presidente. Mi scuso con i colleghi se ripeterò quanto già detto dal collega Toninelli. In effetti la sentenza conclude dicendo che il Parlamento può rimanere in piedi ma solo, appunto, in omaggio al principio della continuità dello Stato. È come dire: siete stati eletti in modo illegittimo, la legge è illegittima, però si può creare un vuoto istituzionale. Questa è la mera e semplice spiegazione che è nel testo proprio della sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014.
  Tornando poi all'emendamento, noi cosa proponiamo ? Che la futura legge – che dovrà essere approvata dal Parlamento per dare attuazione pratica ai principi qui scritti – sia adottata con una maggioranza qualificata. Perché abbiamo proposto questo ? Perché, appunto, la Corte costituzionale ha detto che noi qui siamo stati eletti in un modo irregolare e abbiamo una maggioranza illegittima. Quindi se abbiamo una maggioranza illegittima, non è che ne possiamo approfittare per fare poi una legge secondo il sistema normale, perché la situazione non è normale. Quindi la futura legge elettorale noi auspichiamo e proponiamo che sia fatta con una maggioranza deliberata come maggioranza qualificata.
  D'altra parte qualcuno ha anche accennato al fatto che sarebbe opportuno non inserire in una Carta costituzionale tale principio. Voglio ricordare che addirittura l'Assemblea costituente stava per inserire nel testo costituzionale l'inderogabilità del principio di elezione proporzionale delle Pag. 70Camere del Parlamento italiano. Poi, per una serie di questioni che sono rimaste oscure ancora oggi alla critica storica, quell'emendamento sparì. Ma questo, appunto, non esclude che oggi si possa rimediare in una circostanza particolarmente eccezionale, quale è quella che stiamo vivendo. Infatti noi qui – ripeto – siamo un Parlamento di nominati, un Parlamento che è stato votato con una maggioranza, per così dire, sproporzionata rispetto ai voti. D'altra parte il rapporto tra voti e seggi è chiaramente sotto gli occhi di tutti come sia distorto. Questa è la mera ragione del nostro emendamento e degli altri consimili, che hanno proposto anche altri colleghi degli altri movimenti politici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Per ritornare all'emendamento Dieni 2.22, per il suo tramite, riporto al collega Fiano che noi chiediamo semplicemente di prevedere una legge approvata a maggioranza assoluta da parte di entrambe le Camere. Chiediamo che sia fatta una legge ordinaria per l'elezione del nuovo Senato, quindi potrebbe votare tranquillamente a favore di quest'emendamento, che rende più chiaro il testo che avete inserito al Senato con l'emendamento Cociancich per cancellare tutti gli emendamenti proposti dalle opposizioni, ma anche dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente, vorrei ricordare al relatore Fiano che il principio di continuità dello Stato non va interpretato esattamente nella maniera in cui l'ha interpretato lui. E non lo dico io, ma lo dicono un sacco di costituzionalisti. Il principio di continuità, al quale ci si è attaccati per interpretare la sentenza della Consulta, è stato volontariamente interpretato da questo Parlamento nel senso che si può fare quanto si vuole. Ma non è così. Si è garantita la possibilità di andare avanti per fare quelle riforme che erano necessarie, come per esempio una legge elettorale, per evitare alla Corte costituzionale di fare una legge elettorale e, quindi, avere troppa ingerenza in quello che era il potere delle Camere, per un tempo limitato peraltro. Ma da lì a dire e garantire che una legislatura intera e addirittura un Parlamento possa stravolgere la Carta costituzionale mi pare un'interpretazione decisamente troppo estensiva del principio di continuità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Dieni 2.22 e Quaranta 2.119, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Di Lello. Forza, colleghi, siamo in votazione... Polverini non riesce a votare. Capua, Piepoli, Zardini, Raciti, Ribaudo, Squeri. D'Alessandro, si affretti. Berretta, Venittelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  408   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.23, con il parere contrario Pag. 71della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Martelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  409   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 2.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Hanno votato tutti ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  404   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale. Eccola, bene. Chi altro ? Ci siamo mi pare. Nessun altro deve votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  415   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no  269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 2.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Di Lello, Toninelli, Miccoli. Ci siamo ? Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  420   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no  268.

  (Il deputato Censore e la deputata Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 2.Pag. 72
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, signora Presidente. Come in occasione dell'articolo 1, parlando di un altro articolo fondamentale di questa riforma, credo sia utile riassumere e banalmente elencare ciò che prevede questo articolo per vedere insieme se corrisponde alla modernizzazione del Paese e se corrisponde a questa attesa di settant'anni delle riforme costituzionali che ci dice tutte le volte il Ministro Boschi.
  Allora, questo articolo si occupa fondamentalmente di due cose: la prima è la composizione del Senato e la seconda come questo Senato viene eletto. Composizione del Senato: in nome della sbandierata semplificazione, in questo Senato avremo cinque tipologie di senatori. Avremo gli ex Presidenti della Repubblica, i senatori a vita, i senatori eletti per sette anni, quelli diciamo a scadenza, che hanno grandi competenze, ma le devono mettere a servizio del Paese per sette anni, i consiglieri regionali e i sindaci. Tra l'altro, anche qui con degli elementi curiosi, nel senso che di queste cinque tipologie di senatori due saranno tipologie di senatori pagati, cioè gli ex Presidenti della Repubblica e i senatori a vita, e poi avremo consiglieri regionali e sindaci che saranno pagati dagli enti che li nominano e, infine, avremo i senatori, quelli a scadenza, quelli che durano sette anni, gli unici che in realtà dovrebbero dare un contributo continuativo perché sono chiamati proprio per le loro competenze a servire il Paese, che, invece, non saranno pagati da nessuno e, quindi, sono grandi autorità che però dovrebbero farlo a titolo gratuito. Tutto ciò sempre in nome della chiarezza e della semplificazione.
  Poi abbiamo un altro elemento assolutamente contraddittorio perché in questo Senato avremo regioni che saranno sovrarappresentate, come la Lombardia, che esprimerà quattordici senatori. E sarebbe interessante capire, perché nessuno ce l'ha mai spiegato, come funzioneranno contemporaneamente il Senato e il consiglio regionale della Lombardia. Invece, circa la metà delle regioni – quindi in molti altri casi – avranno due senatori, un sindaco e un consigliere regionale, rischiando francamente l'irrilevanza.
  Infatti, in un quadro in cui ci saranno, come dicevo prima, regioni che esprimono quattordici senatori, voglio capire che tipo di peso potrà avere una regione che ne esprime due e che ne ha uno solo in grado probabilmente di controllare tutto il lavoro che farà la Camera dei deputati, che faranno 630 deputati a tempo pieno, dovendo verificare da solo, tra l'altro, quali saranno i riflessi di queste iniziative legislative sulla sua regione.
  Poi vi è la questione dei sindaci, che è un ulteriore elemento strabiliante, perché si decide di inserire nel Senato delle autonomie questo livello istituzionale con una scelta che si può condividere o meno, ma, insomma, con una scelta che vuol dare un'importanza ad un livello istituzionale che non è quello delle regioni, ma dei sindaci, e tuttavia i sindaci non saranno votati da un'assemblea regionale di sindaci, cosa che avrebbe un senso, perché, se tu devi rappresentare un livello istituzionale, forse è quel livello istituzionale che deve esprimerti. No, saranno votati anche questi dai consiglieri regionali. In tutto questo guazzabuglio di cui non si capisce nulla, l'unico dato certo è che nel Senato delle autonomie non ci saranno i presidenti delle regioni, forse l'unica figura che poteva avere un senso, se davvero si vuole dare un ruolo a questo Senato di rappresentanza degli enti locali e delle regioni.
  Poi vi sono altri elementi che non abbiamo sottolineato abbastanza, ma che ci sono e che completano il quadro di questa meravigliosa riforma e, cioè, il fatto che le regioni non solo saranno molto sproporzionate nella loro rappresentanza, ma non si rispetterà nemmeno il criterio in realtà degli abitanti. Infatti, avremo il paradosso di regioni come la Liguria che avranno un senatore su 785 mila abitanti e altre come l'Umbria, ad esempio, che ne avranno uno ogni 442 mila. Sempre per dare l'idea di questo capolavoro che è stato fatto.Pag. 73
  Infine, il tema di cui abbiamo dibattuto più diffusamente oggi: l'elezione dei senatori. Qui si è deciso, non di cancellare il Senato, ma di tenere il Senato e di togliere il diritto fondamentale dei cittadini, cioè quello di eleggerselo questo Senato. E non si è spiegato il perché. Infatti, io l'ho detto per primo: ci sono modelli che sono assolutamente compatibili con un'elezione di secondo grado. Il caso della Germania è davanti a noi, ma lì sono rappresentati i governi delle regioni. Invece, voi avete deciso di fare un Senato che sia il sistema politico locale, però non fate eleggere i rappresentanti del sistema politico locale ai cittadini. Allora, io non so se questa riforma l'aspettavamo da settant'anni, signora Presidente, ma io temo di no e temo che qualche padre costituente in questo momento non starebbe tanto bene se potesse leggere poi quello che c’è scritto veramente fino in fondo in questa riforma.
  E vorrei dire un'ultima cosa di carattere politico.

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANO QUARANTA. Non confondiamo la critica dei cittadini alle classi dirigenti di questo Paese, che hanno certamente fallito negli ultimi vent'anni, con la nostra Carta costituzionale, che, invece, è un bene che sarebbe da difendere e semmai da applicare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente; voteremo no rispetto all'attuale versione dell'articolo 2 con delle motivazioni molto semplici e molto chiare. Avevamo chiesto, come Conservatori e Riformisti, l'abolizione secca del Senato e ci è stato detto no. In alternativa, venuta meno questa possibilità, avevamo chiesto che ci fosse l'elezione popolare diretta e ci è stato detto no. In ulteriore subordine, avendo voi detto no all'abolizione e no all'elezione popolare diretta, almeno – e ci sembrava il minimo sindacale – chiedevamo che ci fosse un vincolo stretto, indefettibile e inequivocabile rispetto alla volontà popolare. Non c’è stata né l'una, né l'altra, né l'altra, ma siamo dinanzi ad un pasticcio rispetto al quale occorre a nostro avviso dire no.
  Ma colgo l'occasione, davvero in un paio di minuti, per una riflessione più di fondo, riprendendo il filo del ragionamento che cercavamo di svolgere questa mattina. Noi pensavamo e pensiamo che una riforma costituzionale ambiziosa e adeguata dovesse e debba partire dal cuore della questione: forma di Stato, forma di Governo. Dove si vuole andare ? Certo, poi adattando il vestito al corpo dell'Italia.
  Ma occorre ragionare su Washington, ragionare su Parigi, ragionare su Londra, ragionare su Berlino; occorre scegliere un modello coerente, un'architettura istituzionale coerente, poi, in altro momento, pensare, in conseguenza, alla legge elettorale; si è fatto il contrario.
  Signor rappresentante del Governo, signori della maggioranza, esprimo una preferenza personale; a me, a tanti di noi, sarebbe piaciuto, piacerebbe ragionare sulla chiarezza e sulla classicità del modello nordamericano o del modello anglosassone: l'elezione di un Presidente, quindi, di un Governo forte, fortissimo, al tempo stesso pesi e contrappesi, quindi, un congresso altrettanto forte; pesi e contrappesi. Qui si è fatto l'inverso: non si fa una scelta sulla forma di Stato, c’è una mediatizzazione forte su un Premier che, però, non avrà le stesse leve e subirà il décalage tra le attese dei cittadini e gli strumenti che non ha, avrà l'altra Camera che sarà Camera di interdizione, avremo un partitone forte che avrà la possibilità, poi, di determinare su, su, fino alla Presidenza della Repubblica, fino alla Corte costituzionale, avremo istituzioni deboli come nel passato e un partito forte, troppo forte, che vivrà di lotte e di risse tra correnti. A noi non sembra igienico, non sembra sano, neanche nel vostro interesse e nell'interesse della maggioranza.

Pag. 74

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Ci troviamo a votare l'articolo 2, che, è stato detto già dai colleghi in precedenza, è un po’ il nodo di questa riforma. Si tratta di una previsione che stravolge completamente la seconda Camera che ci è stata consegnata dai Padri costituenti in una certa maniera: un Senato che è un Senato eletto a suffragio universale e un Senato organo di garanzia contro la prevaricazione delle maggioranze e di tutti quei possibili attentati a quelli che erano i diritti politici e di libertà garantiti dalla Carta costituzionale, quindi, quei principi che, per loro natura, non possono essere cancellati, nemmeno con un procedimento che è quello di revisione costituzionale, regolato dall'articolo 138. Da che cosa viene questa impossibilità sia nella cancellazione semplice e pura del Senato che nella modifica di quelle che sono le funzioni di garanzia ? Ma dal fatto che i Padri costituenti, la Costituzione ha assegnato a questo Senato un ruolo di piena partecipazione, per esempio, in organi che sono organi di garanzia costituzionale, che appartengono al sistema delle garanzie costituzionali e che assicurano l'equilibrio tra il principio di maggioranza e quello di rigidità e di prevalenza effettiva della Carta costituzionale. Tant’è che, attualmente, il Senato partecipa alla nomina del Presidente della Repubblica, dei giudici della Corte costituzionale – cosa che abbiamo visto numerose volte, in questi giorni – o dei membri del Consiglio superiore della magistratura.
  Il Senato è una Camera che aveva, che avrà, spero, ancora, una valenza tanto alta, perché eletta direttamente dai cittadini e, quindi, pronta a rappresentarli con una sorta di vincolo rispetto a quella che è l'elezione; seppur non esista il vincolo di mandato, si tratta di una responsabilità rispetto al mandato dato dagli elettori.
  La scelta, invece, fatta con questa riforma è radicalmente diversa. Si è scelto, prima, di fare un Senato sostanzialmente dei nominati, poi, si è arrivati a quella che è la formulazione di questo articolo 2, che abbiamo tentato di modificare e di migliorare in ogni maniera, ma non c’è stato modo di tentare di dare chiarezza a questa formulazione. Ci sarà un Senato che sarà eletto in conformità alle scelte espresse dagli elettori, con una legge che verrà stabilita in futuro, con una maggioranza semplice di questa Camera e, quindi, avvantaggiata dal premio di maggioranza che è stato attualmente concesso dal Porcellum e, quindi, distorsiva. Si crea un Senato che avrà un cambiamento totale rispetto a quelli che erano i principi che gli erano stati dati dalla Carta fondamentale, facendo delle regioni, sostanzialmente, degli organi che non sono più costituiti, ma costituenti, dotati, sostanzialmente, di poteri che non si è capito nemmeno quali siano, perché la discussione sull'articolo 1 è stata molto lunga, ma inconcludente.
  Si tratta di una modifica che andava fatta in tutt'altra maniera, lo abbiamo specificato più volte, oltre al fatto dell'inopportunità politica, quanto meno, di queste Camere elette con il Porcellum, vi è l'inopportunità di andare a toccare la Carta costituzionale, per via dell'interpretazione che avete fatto del principio di continuità dello Stato, perché c’è il premio di maggioranza abnorme.
  Perché utilizzare il procedimento dall'articolo 138, che è una semplice revisione, per, invece, modificare 40 articoli, per i quali sarebbe stata necessaria, invece, una fase costituente ? Sarebbe stato opportuno interrompere i lavori e concentrarsi, tutti, solo su quello e fare anche percepire all'opinione pubblica il motivo e il senso di riforme di questo genere. Invece, ci ritroveremo – i cittadini spero votino contro, comunque – potenzialmente, un Senato con 95 senatori consiglieri regionali e qualcuno anche sindaco, nominati dai consigli regionali, ma soltanto i consiglieri saranno scelti direttamente dai cittadini, i sindaci no; poi, ci sarà quella piccola sezione, il partitino, del Presidente della Repubblica, che durerà in carica quanto il Presidente della Repubblica, mentre, invece, gli altri senatori Pag. 75consiglieri e sindaci dureranno in base alla lunghezza del proprio mandato. Le funzioni che dovevano essere di coordinamento con i territori, per fare quello che doveva essere il famoso Senato delle autonomie, non si sono capite, non ce le avete spiegate bene nemmeno voi, quindi, evidentemente non erano così chiare.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIANA DADONE. Non si può che esprimere un parere contrarissimo a questo articolo. Io invito, veramente, tutta la maggioranza a pensare bene a che cosa si sta votando, perché non è una legge ordinaria, è la Carta costituzionale. Se c’è voluto tanto tempo, in un periodo delicato, per approvarla, un motivo c’è. Non buttiamo tutto quel lavoro nel gabinetto, per approvare quello che è il compromesso migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Prendo atto che rinuncia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente, non rinuncio, perché non è che abbiamo molte opportunità di far valere le ragioni di chi si oppone a questa riforma costituzionale quindi, utilizziamo ogni occasione – anche quelle destinate a cadere nel nulla – quale è la perorazione a favore di un voto contrario a questo articolo. Perché dico: destinate a cadere nel nulla ? Perché chi ha scritto il testo, chi lo vuole sostenere e la maggioranza governativa, sin dall'inizio, hanno dimostrato di non volere tenere in alcun conto il parere dei deputati e dei senatori. Intanto, non si è mai visto, prima, un Governo che si arroghi il compito, il diritto, il compito, più che altro, di proporre lui il cambio di una parte così sostanziale della nostra Costituzione, cosa che, da sempre, si era sostenuto toccasse – con le bicamerali, con l'articolo 138, come si vuole – all'iniziativa parlamentare; c’è quindi un vizio di origine. Un vizio di origine che ci siamo trascinati nell'iter parlamentare di questa riforma, che ha portato all'assenza di ogni possibilità di confronto, di discussione, di cambiamento, anche solo lessicale, di una Costituzione che è, così come uscirà, tra le peggiori d'Europa e sicuramente non in grado di rimanere negli annali della storia giuridica senza vergogna; senza vergogna, uso questa parola, perché so che il Presidente si arrabbia quando si usa questa parola, ma in questo caso non può essere censurata, non può accadere, come invece è accaduto in altra occasione, e chi ha orecchie per intendere, intenda.
  Cosa avevamo proposto, al riguardo, per cercare, comunque, di migliorare, per quanto poco si potesse migliorare, l'articolo 2, attesa la fase in cui ci troviamo ? Avevamo cercato di rimediare, innanzitutto, a un difetto enorme; anche accettando che il Senato esistesse in questa forma, avremmo preferito che il Senato fosse cancellato; la scusa per questa modifica, non quella del bicameralismo perfetto o imperfetto, ma della riduzione dei parlamentari, è il risparmio. Peccato che si risparmi assai poco, non solo perché le spese di funzionamento rimangono uguali, ma perché – non siamo nati ieri – negli articoli successivi si elimina l'indennità per i senatori, non tutti gli altri agi che sono a carico dello Stato a favore di un parlamentare. Quindi, è un risparmio infinitesimale che non giustifica l'impossibilità per i cittadini di intervenire nel percorso di elezione dei senatori.
  Ebbene, ormai era così: c'erano cinque scelti dal Presidente della Repubblica e non si capisce perché in un Senato rappresentativo delle entità locali; ci sono i sindaci, che non si capisce bene con quale criterio verranno scelti. Però il danno che potevamo evitare era che almeno fosse chiaro il mantenimento del plenum del Senato e allora abbiamo proposto che l'elezione dei senatori o, meglio, l'elezione da parte dei consigli regionali, ma in Pag. 76conformità – che non si capisce esattamente cosa vuol dire – al volere degli elettori, avvenisse...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ho finito il tempo ? ...avvenisse in occasione dell'elezione della Camera dei deputati. Non è stato possibile neanche questo: si preferisce un tourbillon e un'elezione scelta dai singoli gruppi regionali in funzione del peso condizionato dai premi di maggioranza. In sostanza si continua a dire che questo Senato, almeno nel breve e nel medio termine, debba essere un luogo dove chi esercita quella funzione è mandato dal partito di maggioranza: buon lavoro, proseguiamo in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. È risuonata più volte nel dibattito una discussione e argomenti che hanno riguardato tutto il complesso della riforma costituzionale più che l'articolo 57. Spero che questo sia derivato dal fatto che con pochi ma mirati interventi siamo riusciti a spiegare e a farci capire evidentemente circa il fatto che l'elemento di novità portato alla lettura della Camera dei deputati dalla lettura del Senato, l'espressione «in conformità con le scelte degli elettori», vuol dire semplicemente ciò che il senso comune dà a queste parole e che la legge, prevista come riserva di legge ordinaria nell'ultimo comma dell'articolo 57, ci darà poi modo di precisare. Alcuni hanno ironizzato: ci sono molti modi di far sì che i cittadini indichino i candidati a fare i consiglieri regionali-senatori che rappresenteranno quella regione nel Senato della Repubblica e non avevamo la possibilità di discutere questi modi oggi. Però posso dire che, se c’è una sfida che attende questo Parlamento, sarà approvare quella legge ordinaria con una maggioranza non ordinaria. Molti interventi hanno dato dei suggerimenti, noi possiamo dare un'indicazione sull'ambito territoriale, più piccolo o più grande; sulle liste, piccole o grandi; sull'uso della preferenza; certamente sull'uso del criterio della parità di genere, di cui nessuno ha parlato, ma che tuttavia, a nome del Partito Democratico, ritengo si debba dire che sarà uno dei criteri della futura legge e cercheremo di farlo al meglio anche nella costruzione di una maggioranza più ampia di quella che abbiamo visto all'opera nel voto di questi emendamenti. Molti interventi si sono addensati sul modo con cui stiamo procedendo: certo nel processo di riforma costituzionale si è detto che il premio di maggioranza ha turbato l'equilibrio del dibattito. Ma in realtà il premio di maggioranza si è distribuito e articolato su posizioni differenti che ne hanno usufruito, come SEL e alcuni degli eletti nel Partito Democratico che hanno abbandonato questo campo e sono contro i contenuti della riforma; forze che non ne hanno usufruito, come Scelta Civica e i Popolari per l'Italia-Centro Democratico, sono a favore della riforma; mentre altre forze politiche che non hanno goduto del premio sono state sempre contrarie addirittura all'eliminazione del bicameralismo paritario, come il MoVimento 5 Stelle, ovvero ora a favore ora contro addirittura sullo stesso testo, come Forza Italia, a cui va definitivamente dedicato quel verso di Walt Whitman: «Mi contraddico ? Ebbene sì. Sono vasto, contengo moltitudini». Però, signori e colleghi di Forza Italia, avete forse necessità di fissare il concetto che manca a voi nella discussione sui temi costituzionali: che bisogna starci sino all'ultimo nella discussione e sino all'ultimo nella scelta.
  Si è detto che non si fanno le riforme con le Aule occupate solo dai membri dei partiti di maggioranza: certo; non si fanno le riforme nottetempo: certo. Peccato che non si fanno le riforme nemmeno facendo un ostruzionismo che non è caratteristico del dibattito costituzionale, facendo arrivare la notte e poi dicendo che di notte non si vota e poi andandosene dicendo: ve la votate da soli. Questo non è spirito costituzionale, nemmeno di revisione costituzionale, Pag. 77certo non di spirito costituente. Si è detto che il Governo è troppo presente nell’iter di riforma, ma il Governo ha presentato un progetto che è stato discusso in più di centotrenta sedute tra Commissioni e Aula; ha visto oltre 3.600 interventi; è stato modificato inoltre in 150 punti rispetto al testo presentato. Il tema sarà se noi vogliamo portare la riforma a conclusione: il Partito Democratico vuole portarla a conclusione con il massimo di apertura nel dibattito da qui alla sua fine e nel dibattito vero che sarà quello davanti agli italiani. Vi ricordo che i partiti di centrosinistra sono rimasti a votare contro la riforma costituzionale del centrodestra nel 2005, hanno perso, in Parlamento, ma hanno vinto davanti al popolo. Noi speriamo di vincere in Aula e davanti al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà. Alzi il microfono altrimenti non la sentiamo.

  DORINA BIANCHI. Presidente, la modifica che è stata portata in Senato al comma 5 prevede che l'elezione dei senatori da parte dei consigli regionali avvenga «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri...». Sottolineo che questa modifica è stata individuata alla fine, dopo una lunga discussione che ha molto impegnato i senatori e i mezzi di informazione. Per noi non è affatto una sorta di compromesso al ribasso, come sostenuto da alcuni, ma è una soluzione coerente, strettamente legata alle funzioni attribuite al nuovo Senato e per questo corrisponde nella sostanza a una proposta che era già stata avanzata esplicitamente dal gruppo di Area Popolare sin dall'inizio del dibattito parlamentare sulla riforma del bicameralismo, proprio con riferimento alle funzioni attribuite al Senato che pongono una doppia esigenza. Da una parte, cioè, il Senato rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Pertanto, come ho già sottolineato, ha la funzione fondamentale di raccordare i legislatori regionali con il legislatore statale al fine di ridurre il contenzioso costituzionale tra lo Stato e le Regioni. Tali funzioni rendono indispensabile che i senatori siano consiglieri regionali in carica. D'altra parte, in relazione ad altre rilevanti funzioni attribuite al Senato, in particolare, ad esempio, l'approvazione delle leggi di revisione della Costituzione e delle altre leggi costituzionali in via paritaria con la Camera, l'elezione del Presidente della Repubblica e le nomine dei giudici costituzionali, appare opportuno rafforzare ulteriormente il collegamento del nuovo Senato con la sovranità popolare, come previsto proprio dalla modifica del comma 5. Ho detto rafforzare ulteriormente anche con la sola elezione perché anche con la sola elezione di secondo grado i senatori non sarebbero affatto privi di legittimazione democratica in quanto eletti in primo luogo consiglieri regionali da parte degli elettori anche attraverso il voto di preferenza e successivamente eletti senatori da parte del consiglio regionale. La soluzione che è stata individuata dal Senato appare condivisibile e, a nostro parere, opportuna. Spiace soltanto che la discussione su questo punto abbia assorbito così tanto l'attenzione sia nostra in quest'Aula, dicendo anche delle cose assolutamente disinformative, sia quella dei mezzi di informazione e che abbia invece distolto l'argomento da aspetti che forse ne avrebbero meritato una maggiore.
  Ciò è accaduto perché alcuni hanno erroneamente e inutilmente ricercato un contrappeso di sistema all'assetto del futuro Senato, laddove invece la seconda Camera non è un contrappeso in nessun'altra democrazia parlamentare, né lo è mai stata nemmeno in Italia.
  Certamente occorrono limiti al potere del Governo, ma questi limiti stanno nel Presidente della Repubblica, nella Corte costituzionale, nel CSM e nella magistratura, nella separazione verticale dei poteri, Pag. 78nei referendum, soprattutto nel ruolo dell'opposizione, che è fondamentale nei sistemi parlamentari, dove Esecutivo e Legislativo sono fusi in un rapporto di fiducia e non separati come nei sistemi presidenziali puri. Chi perde deve avere reali poteri di controllo sull'operato del Governo, ma chi perde sta nella Camera politica, mai in quella rappresentativa delle istituzioni territoriali. E per questo motivo il gruppo di Area Popolare (NCD-UDC) sostiene questo articolo, secondo me fondamentale per la riforma del bicameralismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, per essere chiari, qui nessuno si scandalizza del fatto che si cerchi di eliminare in Italia il bicameralismo perfetto: anzi, è sicuramente un'azione degna di qualunque istinto riformatore; e nessuno ha intenzione di negare che probabilmente parecchi problemi che nascono in Italia, il nostro ritardo nella velocità nel dare quelle risposte che il mondo moderno invece aspetta sia anche frutto del sistema che prevede un bicameralismo tale da render obiettivamente non rapide le nostre decisioni. Quindi noi siamo più che contenti del fatto che il sistema da bicamerale diventi monocamerale, e questo dia la possibilità anche al nostro Paese, di fronte alle sfide che nel futuro, anche a livello internazionale, ci verranno proposte, di essere pronto ed attivo. Il problema – è questo che noi vogliamo sottolineare – è che l'architettura costituzionale che voi state costruendo a nostro avviso non regge, non ha delle basi tali da farci ben sperare per il futuro.
  Nessuno si scandalizza nemmeno del fatto che la prima Camera, la Camera del Senato, non sia eletta direttamente dal popolo: capita anche in Stati a noi vicini (pensiamo alla Germania), e non per questo qualcuno si sogna di affermare che in Germania non vi sia la democrazia. C’è un altro sistema in Germania: c’è il Bundesrat, non si prevede l'elezione ma la nomina dei rappresentanti direttamente dai Governi dei vari länder. Certo, però lì c’è un altro sistema, diciamocelo chiaramente: c’è un sistema federale che funziona, c’è un sistema costituzionale che prevede una serie di pesi e contrappesi che fa sì che nel suo complesso vi sia la possibilità di garantire a tutti ciò che poi la Costituzione nella Prima parte stabilisce come diritti inviolabili dei cittadini, e quanto di conseguenza.
  Quello che noi contestiamo (e lo diciamo al Partito Democratico) è che soprattutto l'articolo 2, così come l'avete scritto, non significa sostanzialmente nulla, è frutto di un compromesso: noi avremmo preferito che vi fosse scritto chiaramente che tipo di Senato emerge e le regole precise per l'elezione di questo Senato. Quello che ho sentito prima richiamare, lo spirito costituzionale – parole lanciate, permettetemi di dire, con una certa arroganza nei confronti delle opposizioni –, a me non sembra che sia stato praticato nella sua interezza dallo stesso Partito Democratico: perché vorrei capire cosa c'entra con lo spirito costituzionale il cambiare quasi tutti i commissari di una Commissione parlamentare, semplicemente perché non d'accordo con quanto uscito dall'ufficio del Presidente del Consiglio. Questo l'ha fatto il Partito Democratico, e mi chiedo dove sia lo spirito costituzionale in questo !
  Mi chiedo dove sia lo spirito costituzionale nel guardare quello che è successo al Senato, in cui vi siete costruiti sostanzialmente una maggioranza: quando governava Berlusconi si diceva tramite la compravendita di senatori, siccome governate voi non c’è più compravendita, ma c’è scouting, c’è capacità di allargare la maggioranza.
  Mi chiedo appunto cosa c'entri con lo spirito costituzionale anche quest'ultimo passaggio. Mi chiedo cosa c'entri con lo spirito costituzionale mettere il Parlamento a marce forzate, perché altrimenti il Governo avrebbe rassegnato le dimissioni Pag. 79e saremmo andati tutti a nuove elezioni: cosa c'entra questo con lo spirito costituzionale ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione. Cosa c'entra con lo spirito costituzionale scrivere una norma in Costituzione che – così come è stato anche, in modo secondo me appropriato, ricordato prima – grammaticalmente è quasi scorretta: la presenza di una virgola, che viene segnata alle medie, alle elementari con la matita rossa se non chiarisce il concetto che voleva esprimere l'estensore del testo, all'interno della Costituzione non ci dovrebbe essere ! Noi quello che contestiamo pertanto dell'impianto stesso dell'articolo 2 è il pressappochismo con cui è stato redatto; ed il rischio è che porre le regole fondamentali in un modo confusionario porterà proprio tutto il sistema nel suo compresso a non dotare il nostro Stato...

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere,

  CRISTIAN INVERNIZZI. Concludo. Di quella velocità, quell'efficienza come voi conclamate di voler fare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, il collega Sanna faceva riferimento ad attività ostruzionistiche, che... Vorrei riportare un minimo di verità all'interno di quest'Aula: chi oggi porta in discussione una proposta di riforme costituzionali a fine mese di novembre per contingentare i tempi a dicembre non è certo il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E quindi chi oggi cerca di tarpare le ali ad un dibattito sul tema non è il MoVimento 5 Stelle, ma il Partito Democratico. Chi ha nel precedente passaggio previsto un voto notturno con tempi contingentati per riuscire ad andare sabato a dire che finalmente le riforme erano concluse, non è il MoVimento 5 Stelle ma sempre lo stesso Partito Democratico ! Vorrei far presente che gli emendamenti presentati in questa sede non sono stati neanche 200 o 300, a differenza delle migliaia presentati al Senato, dove qualcuno addirittura ha barattato gli emendamenti per salvare la propria pelle; e voi siete stati a quel ricatto e gli avete salvato anche la pelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Da una parte fate inciuci con la parte verde, con la parte bianco-azzurra classica del centro-destra...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DAVIDE CRIPPA. ... e poi alla fine venite a dire che c’è un'attività ostruzionistica ! Siete vergognosi, non riuscite ad avere un minimo di etica neanche in tre parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Presidente, considero il collega Sanna una persona capace, di grande buonsenso; però non vorrei essere nei suoi panni, quando è costretto a difendere con tali argomentazioni questa proposta di riforma costituzionale. Perché vede, Presidente, lo dico attraverso di lei al collega Sanna: difendere questa riforma accusando l'opposizione di ostruzionismo, dicendo che l'opposizione fa arrivare la notte e quindi la maggioranza è costretta ad approvare questa riforma costituzionale in Aula con i banchi vuoti, votando centinaia di emendamenti in assenza dell'opposizione, giustificando con questo il fatto che questa maggioranza voglia portare avanti in queste circostanze, con questo clima costituente, Presidente, e con quello che c’è stato nelle ultime volte in cui abbiamo fatto la lettura con i banchi vuoti di tutte le opposizioni... Non di un gruppo, non dei «facinorosi» 5 Stelle, non dei «trinariciuti» di Sinistra Ecologia Libertà, Pag. 80Sinistra Italiana adesso, non dei «cattivissimi» della Lega o non solo di Forza Italia: di tutte le opposizioni ! Io credo, Presidente, che sia una forzatura eccessiva da poter tollerare.
  Credo, Presidente, che il collega Sanna abbia detto, nella difficoltà comprensibile di dover argomentare argomenti poco difendibili, una grande verità.
  L'onorevole Sanna ha detto che il dibattito vero lo faremo di fronte agli italiani, questo la dice lunga sullo spirito costituente con cui il PD affronta questo dibattito parlamentare. Cioè, Presidente, noi siamo in una circostanza in cui discutere in quest'Aula ormai è diventato pressoché inutile, perché c’è già una proiezione verso la data del referendum, verso la scadenza. Io credo che si manchi di rispetto al senso più profondo di un dibattito parlamentare, in cui si sta votando per cambiare le regole base. Questo non è un decreto qualunque, non è una ratifica di quelle superficiali, non è una leggina, è la nostra Carta costituzionale ! Ma che cosa avrebbero fatto i giornali di sinistra, i grandi opinion maker, i grandi costituzionalisti, il «popolo viola», se questo l'avesse fatto il Governo Berlusconi o se l'avesse fatto una maggioranza uscita dalle urne solo del MoVimento 5 Stelle ? Avremmo avuto la paralisi del Paese, i girotondi, l'intellighenzia politica a condannare la forzatura. Siamo qui oggi – nel totale disinteresse mediatico di chi si occupa evidentemente di altre priorità – a dibattere su quello che sarà il pasticcio del nostro ordinamento della seconda parte della Costituzione di qui ai prossimi vent'anni, perché con tutte le priorità, con tutti i problemi che ha questo Paese (l'uscita dalla crisi, il terrorismo internazionale, l'ambiente e tutto il resto) noi qui apriremo una fase sperimentale di conflitti di competenze tra Camera e Senato con i consiglieri regionali con il doppio lavoro. Dicono bene i colleghi del MoVimento 5 Stelle: addirittura abbiamo fatto assurgere a Camera delle regioni il Senato. Camera delle regioni ! Guardate che non è una classe dirigente marcia quella delle regioni, purtroppo nelle regioni accade una cosa grave, cioè la commistione tra potere e sistema delle preferenze. È lì che origina la ragione per cui nelle regioni ci sono inchieste e molti consiglieri regionali spesse volte vengono arrestati. È quella la commistione ! Ve lo dico perché pensate che le preferenze siano la panacea di tutti i mali. Le abbiamo inserite nella legge elettorale le preferenze, una legge elettorale che in questo ramo del Parlamento è passata a colpi di fiducia, Presidente. Anche questo, chi lo avrebbe tollerato se lo avesse fatto il centrodestra ? Evidentemente il dibattito si farà altrove. Il Presidente del Consiglio è già pronto con un titolo perfetto per questo dibattito: riduzione dei costi la politica, superamento del bicameralismo perfetto e così via. Sembra quasi una riforma costituzionale vera. Sentite cosa dicono i vostri colleghi, non in Aula, dove sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco e a votarla, ma sentite cosa dicono nei corridoi, di questa riforma, per cercare di capire qual è il guaio che sta originando da questo dibattito. Hai voglia a dire che il mio partito l'ha votata ! Ci credeva il mio partito nel dialogo, nel ponte tra maggioranza e opposizione, poi si è scoperto che non era il ponte tra maggioranza e opposizione, era il ponte fra la maggioranza e l'opposizione non del Parlamento ma dall'interno del PD. Quindi, evidentemente il compromesso è stato altro. Con questo equilibrio, con questa situazione politica, credo che vi prendete una grossa responsabilità a portare avanti da soli questa riforma. Va bene che ci sarà il giudizio degli elettori, ma guardate che gli elettori sono meno schiocchi di quanto qualcuno creda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  SIMONE BALDELLI. Presidente, considero il collega Sanna una persona capace, di grande buonsenso; però non vorrei essere nei suoi panni, quando è costretto a difendere con tali argomentazioni questa proposta di riforma costituzionale. Perché vede, Presidente, lo dico attraverso di lei al collega Sanna: difendere questa riforma accusando l'opposizione di ostruzionismo, dicendo che l'opposizione fa arrivare la notte e quindi la maggioranza è costretta ad approvare questa riforma costituzionale in Aula con i banchi vuoti, votando centinaia di emendamenti in assenza dell'opposizione, giustificando con questo il fatto che questa maggioranza voglia portare avanti in queste circostanze, con questo clima costituente, Presidente, e con quello che c’è stato nelle ultime volte in cui abbiamo fatto la lettura con i banchi vuoti di tutte le opposizioni... Non di un gruppo, non dei «facinorosi» 5 Stelle, non dei «trinariciuti» di Sinistra Ecologia Libertà, Pag. 80Sinistra Italiana adesso, non dei «cattivissimi» della Lega o non solo di Forza Italia: di tutte le opposizioni ! Io credo, Presidente, che sia una forzatura eccessiva da poter tollerare.
  Credo, Presidente, che il collega Sanna abbia detto, nella difficoltà comprensibile di dover argomentare argomenti poco difendibili, una grande verità.
  L'onorevole Sanna ha detto che il dibattito vero lo faremo di fronte agli italiani, questo la dice lunga sullo spirito costituente con cui il PD affronta questo dibattito parlamentare. Cioè, Presidente, noi siamo in una circostanza in cui discutere in quest'Aula ormai è diventato pressoché inutile, perché c’è già una proiezione verso la data del referendum, verso la scadenza. Io credo che si manchi di rispetto al senso più profondo di un dibattito parlamentare, in cui si sta votando per cambiare le regole base. Questo non è un decreto qualunque, non è una ratifica di quelle superficiali, non è una leggina, è la nostra Carta costituzionale ! Ma che cosa avrebbero fatto i giornali di sinistra, i grandi opinion maker, i grandi costituzionalisti, il «popolo viola», se questo l'avesse fatto il Governo Berlusconi o se l'avesse fatto una maggioranza uscita dalle urne solo del MoVimento 5 Stelle ? Avremmo avuto la paralisi del Paese, i girotondi, l'intellighenzia politica a condannare la forzatura. Siamo qui oggi – nel totale disinteresse mediatico di chi si occupa evidentemente di altre priorità – a dibattere su quello che sarà il pasticcio del nostro ordinamento della seconda parte della Costituzione di qui ai prossimi vent'anni, perché con tutte le priorità, con tutti i problemi che ha questo Paese (l'uscita dalla crisi, il terrorismo internazionale, l'ambiente e tutto il resto) noi qui apriremo una fase sperimentale di conflitti di competenze tra Camera e Senato con i consiglieri regionali con il doppio lavoro. Dicono bene i colleghi del MoVimento 5 Stelle: addirittura abbiamo fatto assurgere il Senato a Camera delle regioni. Camera delle regioni ! Guardate che non è una classe dirigente marcia quella delle regioni, purtroppo nelle regioni accade una cosa grave, cioè la commistione tra potere e sistema delle preferenze. È lì che origina la ragione per cui nelle regioni ci sono inchieste e molti consiglieri regionali vengono arrestati. È quella la commistione ! Ve lo dico perché pensate che le preferenze siano la panacea di tutti i mali. Le hanno inserite nella legge elettorale le preferenze, una legge elettorale che in questo ramo del Parlamento è passata a colpi di fiducia, Presidente. Anche questo, chi lo avrebbe tollerato se lo avesse fatto il centrodestra ? Evidentemente il dibattito si farà altrove. Il Presidente del Consiglio è già pronto con un titolo perfetto per questo dibattito: riduzione dei costi la politica, superamento del bicameralismo perfetto e così via. Sembra quasi una riforma costituzionale vera. Sentite cosa dicono i vostri colleghi, non in Aula, dove sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco e a votarla, ma sentite cosa dicono nei corridoi, di questa riforma, per cercare di capire qual è il guaio che sta originando da questo dibattito. Hai voglia a dire che il mio partito l'ha votata ! Ci credeva il mio partito nel dialogo, nel ponte tra maggioranza e opposizione, poi si è scoperto che non era il ponte tra maggioranza e opposizione, era il ponte fra la maggioranza e l'opposizione non del Parlamento ma dall'interno del PD. Quindi, evidentemente il compromesso è stato altro. Con questo equilibrio, con questa situazione politica, credo che vi prendete una grossa responsabilità a portare avanti da soli questa riforma. Va bene che ci sarà il giudizio degli elettori, ma guardate che gli elettori sono meno schiocchi di quanto qualcuno creda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Scusate, io proprio non ci sto: non accetto lezioni di opposizione da chi con il suo comportamento ha reso possibile l'approvazione di questo scempio. Non accetto Pag. 81lezioni di opposizione da chi ha votato l'Italicum. Non accetto lezioni di opposizione da chi, se l'avesse fatta, l'opposizione, non saremmo a questo punto, perché non sarebbe passato niente di tutto questo. Non accetto lezioni di opposizione da chi non solo ha dato i voti a tempo e luogo, ma ha fatto mancare i voti quando c'era la possibilità di ribaltare la situazione. Magari quello che ho sentito oggi l'avessi sentito fin dall'inizio, probabilmente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO BIANCONI. Prima di me non ha parlato nessuno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Capezzone fa parte del suo gruppo.

  MAURIZIO BIANCONI. Mi scusi, Presidente. Mi scusi, mi scusi, mi era proprio sfuggito. Allora, forse, non ci sarebbero i Conservatori e Riformisti e saremmo ancora tutti un gruppo, perché noi stiamo sempre da una parte, gli altri no (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio, D'Attorre, Greco, Pellegrino, Malisani, Sanna.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  423   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  263    
    Hanno votato no  160.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Gigli, Magorno, Covello, Bruno Bossio e Dorina Bianchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 30 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi, la composizione del nuovo Senato della Repubblica, ma soprattutto le modalità con le quali i nuovi senatori saranno eletti, costituiscono la seconda maggiore criticità di questa riforma complessiva della Costituzione, che purtroppo andata in porto questa lettura, salvo imprevisti oggi non ipotizzabili, potrà dirsi chiusa per quanto riguarda la formulazione del testo definitivo. Certamente il problema maggiore consiste nello svuotamento di poteri ai danni del Senato, una Camera che di fatto non legifera, non concede la fiducia al Governo e che si trova costretta a muoversi in maniera estremamente rapida per poter disporre di quelle poche funzioni che gli sono state attribuite; diviene una sorta di vittima predestinata ad essere composta da membri non eletti direttamente dai cittadini bensì con l'elezione di secondo grado. Dunque, un Senato che ambiva, almeno nei progetti iniziali, ad essere Camera dei territori, vedrà i cittadini tagliati fuori dalla possibilità di stabilire in forma diretta e certa, tramite il proprio voto, chi dovrà andare a svolgere il ruolo di senatore, anche secondo la nuova versione disegnata da questo progetto di legge costituzionale modificata al Senato. Il disegno che si punta a realizzare è fin troppo chiaro, purtroppo, ed è evidentemente quello di concentrare tutto il potere possibile nelle mani di una sola figura, il Pag. 82Presidente del Consiglio, e di qualche suo stretto collaboratore o cerchia del giglio. Gli architravi di questo progetto sono ovviamente il monocameralismo di fatto che questa riforma disegna ed una legge elettorale di quell'unica Camera politica con un sistema iper-maggioritario, che garantisce che un'unica lista, anche con pochi voti, possa conquistare la maggioranza assoluta, poiché l'obiettivo è quello di dar vita a un sistema dove il manovratore, oltre a essere il Capo del Governo è anche il capo del partito di maggioranza, come Renzi, dunque quello che decide le candidature, non deve essere disturbato. Qualsiasi ipotesi di voce discorde non è gradita. Proprio per evitare che ci siano voci discordi, ancorché prive di poteri reali e di possibilità di incidere, si è scelto scientemente di impedire ai cittadini di poter eleggere direttamente il Senato, anche un Senato assolutamente pletorico, come quello disegnato da questa riforma. La scelta è a nostro avviso sconsiderata, anche perché un esempio in questo senso l'abbiamo già potuto testare. Più volte le affermazioni della maggioranza sono state: testiamo queste riforme e vediamo come va. Mi riferisco all'elezione dei nuovi consigli provinciali e dei consigli metropolitani, organi in cui i politici non sono eletti direttamente dai cittadini che dovranno amministrare bensì dai partiti, dagli altri partiti politici loro pari: una spartizione di poltrone.
  Elezioni di questo tipo, in applicazione della cosiddetta riforma Delrio si sono già svolte, come pure si sono svolte campagne elettorali e sono stati stretti accordi politici passati tutti sopra la testa dei cittadini e a loro sconosciuti, anche se saranno proprio i cittadini a subirne le conseguenze.
  L'esempio e i primi passi di questo nuovo sistema non sono stato tanto positivi e tanto doveva bastare per non prenderlo neppure in considerazione ai fini dell'elezione del nuovo Senato. Ovviamente si è andati nella direzione contraria. La Presidente è abituata a cambiare verso, spesso anche opinione. La riforma costituzionale servirà a sancire anche questa ennesima offesa alla sovranità popolare, quindi dopo l'eliminazione del voto per le province c’è l'eliminazione del voto per il Senato. Viene da sorridere se si comparano le critiche sollevate proprio qui alla Camera nella passata lettura della riforma costituzionale sul sistema di elezione dei senatori e i bellicosi propositi di procedere a modifiche al Senato con i voti realmente espressi e le posizioni assunte dal Senato, come dicevo con riferimento all'emendamento Cociancich.
  I professionisti del penultimatum della minoranza Pd, le pulci con la tosse, ad iniziare dal partito NCD, per continuare con quegli altri ciuffi d'erba, perché non hanno la dimensione neppure dei cespugli della maggioranza, quando a Palazzo Chigi hanno tirato il guinzaglio si sono tutti timidamente accucciati. Ovviamente ci sono stati i singoli casi di chi non si è adeguato pagandone personalmente le conseguenze. Sul punto il Governo ha marciato come un carro armato, ma il problema è che tra chi poteva fermare questo scempio non vi è stato il coraggioso studente di piazza Tienanmen, piuttosto gerarchi del partito dei lavoratori ungheresi nel 1956.
  Dunque oggi, anche per colpa di chi al Senato non si è assunto la responsabilità di consentire un esame su tutto l'articolo 2, ma lo ha limitato al solo comma 5, ci troviamo con l'elezione dei senatori di secondo grado a cui si aggiunge una clamorosa presa in giro allegramente inserita con un balzo di canguro. Gli emendamenti che abbiamo comunque presentato al comma 5 di quest'articolo provano a limitare il danno. Ci abbiamo provato, ma siamo consapevoli che il danno rimane sicuramente per il primo Senato eletto, pardon nominato, post riforma e probabilmente anche per quelli a venire. Per il primo Senato, dopo l'entrata in vigore la riforma più che le disposizioni di questo articolo, infatti, contano le disposizioni transitorie dell'articolo 39, dove al comma 1 si dice chiaramente che in sede di prima applicazione e successivamente fino ad approvazione della nuova legge, di cui al sesto comma dell'articolo 57, a cui faceva riferimento il collega Sanna, il nuovo Senato Pag. 83lo eleggono solo i consiglieri regionali, con un sistema che prevede il voto a liste bloccate di candidati, quindi i cittadini non decideranno assolutamente.
  Basta leggere, più elezioni di secondo grado di queste è impossibile, con buona pace della conformità alle scelte espresse dagli elettori, almeno per il primo Senato dopo quello attuale. Se poi vogliamo metterci a discutere della modifica del comma 5, approvata al Senato, facciamolo, ma è evidente che questa modifica non sposta nulla e, soprattutto, non obbliga nulla, ma lascia completamente libere le mani al legislatore che dovrà scrivere la legge a norma del comma successivo.
  «In conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri» è una formulazione assai vaga, troppo vaga per garantire alcunché. Gli emendamenti che avevamo presentato da un lato provavano a rendere un po’ più vincolante la modifica inserita al Senato nell'attuale comma 5, e allo stesso tempo ad inserire garanzie minime che ad oggi non sono previste.
  Per quanto riguarda il tentativo di coinvolgere davvero, per quanto possibile, gli elettori nelle modalità di selezione dei nuovi senatori all'atto dell'elezione dei Consigli regionali proponevamo di sostituire il termine «scelte» con la parola «voti» difficilmente eludibile, poiché infatti stiamo parlando di elezioni sia dei Consigli regionali che del nuovo Senato, e da che mondo è mondo le elezioni si fanno con i voti, non si capisce o meglio si capisce pure troppo, perché si voglia ricorrere ad un termine soggetto a interpretazione piuttosto che a quello tecnico di «voto». Sempre sullo stesso argomento avevamo proposto di prevedere il principio di una sanzione che scatti nei confronti dell'assemblea regionale che scelga senatori in maniera non conforme alla volontà espressa dagli elettori. Nello specifico prevedevamo lo scioglimento del Consiglio regionale.
  Per quanto riguarda le garanzie, in primo luogo prevedevamo di prevedere in maniera esplicita la garanzia della rappresentanza per le minoranze, perché il rischio di un Senato che a norma articolo 55 è un organo costitutivo del Parlamento, in cui alcune forze politiche non trovano rappresentanze è quanto meno reale. Se una forza politica non accede alla rappresentanza diretta, ovviamente nulla quaestio.
  Se una forza politica non ottiene una rappresentanza all'elezione di secondo grado perché altre forze politiche decidono di escluderla, allora il discorso cambia e cambia di molto. Vediamo il caso proprio del Movimento 5 Stelle, che all'ultima elezione per la Camera e stata la lista che in Italia, se pur di poco, ha ottenuto il maggior numero di voti, ed è oggi di gran lunga il partito principale di opposizione; nei consigli regionali dove abbiamo eletti siamo ovunque minoranza e in alcuni casi, penso al Veneto ad esempio, siamo il gruppo di minoranza principale. Se questa riforma fosse già in vigore e da domani si votasse nei consigli regionali per comporre il nuovo Senato la principale forza politica di opposizione avrebbe rappresentanza in Senato ? È vero che la norma transitoria prevede un voto proporzionale, ma guardando all'esempio di alcune elezioni provinciali di secondo grado, se le liste si trasformano in listoni un po'strani, con più forze politiche assieme, la rappresentanza non è affatto garantita. Abbiamo visto forze politiche di destra e sinistra mettersi insieme e fare un'unica lista. Lo stesso discorso vale a maggior ragione per forze politiche nazionali, ma che non hanno eletti in tutti i consigli regionali, e dove li hanno magari ne hanno uno solo. Certamente, come abbia avuto occasione di sottolineare più volte, stiamo parlando di un Senato che non avrà reali poteri normativi, avrà scarsi o nulli poteri di natura politica, e si vedrà attribuite blande funzioni di controllo, ma è proprio perché si va a costruire un'Assemblea di fatto pletorica che è necessario che tutte le forze politiche vi possano accedere. È proprio per questo, dunque, che tra i nostri emendamenti presentati all'articolo 2 ve ne sono diversi che pongono in maniera esplicita il rispetto del Pag. 84principio della rappresentanza di minoranza alla quale la legge attuativa si dovrà poi attenere.
  Il principio di garanzia che poniamo con alcuni emendamenti è quello di una maggioranza qualificata in entrambe le Camere, per l'approvazione della legge di cui al sesto comma dell'articolo 57, poiché infatti il legislatore che dovrà approvare tale legge sarà costituito dalla Camera dei deputati eletta con l'Italicum e dunque dominato da un'unica lista che avrà la maggioranza assoluta e dal Senato eletto dai consigli regionali, che se si guarda la composizione attuale dell'assemblea regionale, tranne in alcune rare eccezioni, hanno una chiara predominanza politica, i rischi di approvare una legge ad uso e consumo di un solo partito è estremamente reale, e questo non deve essere lo spirito della riforma costituzionale ma neanche della legge elettorale.
  È proprio per limitare in piccola parte tale rischio e per tutelare quel vago principio di rispetto della volontà popolare, che alcuni si ostinano a voler vedere la modifica inserita al comma quinto, che è necessario prevedere un'approvazione della legge del nuovo Senato a maggioranza rinforzata, come proponiamo appunto in alcuni emendamenti. Concludendo, al di là delle argomentazioni che si possono addurre sul tema siamo consapevoli, anche perché l'abbiamo già sperimentato in Commissione, del fatto che il testo sia già chiuso e dunque non ci sia spazio per nessuna modifica, anche quando fosse riconosciuta come opportuna. D'altronde questa è la cifra della riforma costituzionale di Renzi, una riforma che per il solo fatto di essere proposta, oggettivamente imposta, dal Governo al Parlamento già rappresenta una anomalia. Poi venite a dire che il Parlamento può modificarla ma è stata imposta dal Primo Ministro. Non sono molte le democrazie dove è il Governo che si fa promotore della modifica della Costituzione e dove questo accade la democrazia non è in gran salute. La risposta stereotipata che ci sentiamo dire come obiezione sulla riforma costituzionale è che sono più di trent'anni che si attende una riforma. Vero, ma questo non significa che poiché si aspetta da tanto tempo si debba approvare una riforma con evidenti criticità in fretta e furia.
  Ci sarà un motivo se gran parte della dottrina è critica verso questa riforma e ha esplicitato le sue critiche nelle audizioni parlamentari ! A sostenere questa legge più che esperti ci sono i pasdaran d'area, qualche ex senatore che, essendo tornato ad insegnare a Bologna, spera di diventare giudice costituzionale o, in subordine, di tornare in Parlamento, e qualche giornalista che, avendo perso il posto con la chiusura di Europa, ora tifa dalle colonne dell’Unità neo renziana.
  Al Governo non basta, dunque si approverà questo articolo 2 nella pessima versione attuale e quei pochi articoli che restano da approvare. Una pessima riforma costituzionale a maggioranza, proprio come avvenne per la riforma ripudiata un po'da tutti del Titolo V fatta dal centrosinistra, ma come in questo caso repetita non iuvant.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Io intervengo sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 30, che va a modificare l'articolo 116 della Costituzione perché trovo che si stia facendo un grosso errore.
  Già nel dramma generale di questa riforma, una riforma fatta per forza a tutti i costi, che ha più il senso di dare un'onnipotenza al Governo che l'ha proposta, piuttosto che dare veramente una buona Costituzione ai nostri cittadini, credo che l'ultima modifica fatta al Senato in merito all'articolo 116 della Costituzione – e non lo credo soltanto io, ma lo credono tanti altri nostri colleghi anche della maggioranza – sia veramente un errore che nei prossimi anni pagheremo molto caro.
  Mi riferisco in maniera particolare al fatto che è stata inserita una modifica ulteriore alla lettera m) all'articolo 116 della Costituzione, con cui si permette alle Pag. 85regioni, limitatamente alle disposizioni generali e comuni, di poter mettere mano alle politiche sociali. Noi veniamo da una precedente modifica del Titolo V della Costituzione, di ormai vent'anni fa, in cui si decise malauguratamente in quel periodo di dare alle regioni l'autonomia nella gestione dei servizi sanitari regionali, con il risultato, dopo neanche troppi anni, di cui tutti si sono resi conto. E per anni non hanno fatto altro che contestare e implorare i vari Governi e i vari Parlamenti che si sono succeduti di andare a modificare proprio quella parte. Infatti non era possibile vivere in un Paese in cui si avevano venti sistemi sanitari differenti, regione per regione, in cui avevamo delle efficienze soprattutto localizzate al Nord, ma anche al centro Italia, e delle inefficienze concentrate al Sud, con gestioni malaugurate da parte di alcuni consigli regionali, con servizi e livelli essenziali di assistenza non garantiti su tutto il territorio nazionale.
  In questa riforma costituzionale una delle poche cose giuste che si erano fatte era stata quella di riaccentrare a livello centrale le competenze in merito proprio alle politiche sanitarie e anche sociali. Infatti, quando si parla di welfare – e questo è ormai un percorso di tutte le democrazie occidentali – si parla di un sistema unico integrato, in cui c’è sistema pensionistico, sociale e sanità, su cui ci deve essere una politica generale e anche collegata e non separata, come purtroppo avviene anche nel nostro Paese, tant’è che anche i ministeri sono separati nelle competenze e si hanno gestioni difformi e non univoche ed unite di questi aspetti, appunto, del welfare dalla nostra popolazione.
  Purtroppo al Senato hanno scelto di sviluppare un ragionamento in merito al cosiddetto regionalismo differenziato. Non bastava nel nostro Paese avere le regioni a statuto speciale – sulle quali forse era bene intervenire – ma si è deciso di dare un'ulteriore differenziazione alle nostre regioni. Così avremmo nel prossimo futuro – se purtroppo questa riforma costituzionale dovesse vedere la luce – delle regioni a statuto speciale, delle regioni a statuto ordinario e – soltanto per le regioni più fortunate o anche per quelle a cui lo Stato vuole concedere una differenziazione – anche delle regioni differenziate rispetto alle speciali e rispetto alle ordinarie.
  C’è stato un lungo dibattito in I Commissione su questo aspetto, ma c’è stato anche nella Commissione affari sociali, proprio perché anche i deputati della maggioranza hanno ritenuto il fatto di avere inserito le politiche sociali nell'articolo 116 della Costituzione un grosso errore di programmazione sociale. Infatti, purtroppo, ci troveremo tra qualche anno, come avvenne con la modifica del Titolo V, delle regioni che garantiranno dei servizi sociali in una certa maniera, rispettando ovviamente le linee generali, e delle regioni che lo faranno in maniera difforme. E ci troveremo venti sistemi sociali differenti, come oggi ci troviamo venti sistemi sanitari differenti, con il rischio, appunto, che non avremo un sistema sociale compiuto e univoco, nonostante il fatto che nel nostro Paese mancano da troppi anni ormai anche i livelli essenziali di assistenza sociale, che ci auguriamo vengano realizzati nel più breve tempo possibile.
  Con questa differenziazione, nonostante questi livelli essenziali di assistenza sociale, ci troveremmo delle regioni in grado di erogarli, delle regioni non in grado di erogarli, delle regioni che le erogherebbero in una maniera e delle altre regioni che, invece, desidererebbero farlo in maniera difforme.
  Anche il sottosegretario, che è qui presente, nel difendere l'operato del Governo e del Parlamento e nel dare un parere favorevole all'emendamento che poi è passato al Senato, ha cercato di difendere quest'emendamento, dicendo sostanzialmente che questo rischio non si verificherà, perché ci saranno accordi tra lo Stato e la regione che chiederà questo regionalismo differenziato, perché comunque le linee generali verranno dettate a livello centrale dal Governo e dal Parlamento, e che non ci sarà la sequela di ricorsi che abbiamo oggi, per esempio, sulla sanità tra i tribunali amministrativi e Pag. 86la Corte costituzionale per definire bene quali siano le competente, perché se c’è un accordo tra lo Stato e le regioni, evidentemente questa è una cosa che non si andrà a verificare.
  Sappiamo tutti benissimo che questa è una cosa che invece si verificherà. Tuttora, esiste la Conferenza Stato-regioni e tutt'oggi esistono i rapporti tra lo Stato e le regioni per trovare degli accordi, delle linee di indirizzo e dei modi per gestire non solo la sanità, ma tanti altri ambiti sia concorrenti ma anche non concorrenti. Questo ovviamente non distoglie le regioni dal fatto che, se il Governo fa una legge che a loro non piace o che solo ad alcune regioni non piace, queste non la impugnino e non la portino davanti alla Corte. Quindi è chiaro che è una cosa che si verificherà ed è chiaro che è stato un errore inserirlo. Ed è stato un errore da parte della Commissione affari sociali non votare un parere perlomeno condizionante. Anche se questo non avrebbe cambiato le cose, sarebbe stato sicuramente un impegno e una dimostrazione di una voce politica anche da parte della maggioranza che si stava facendo una cosa sbagliata. Ovviamente non basteranno eventuali ordini del giorno che verranno presentati su questo tema, perché ormai il dado è tratto. Sappiamo benissimo che questa riforma costituzionale non è più modificabile, che si andrà dritti come un treno, anche se si sa benissimo che ci sono delle cose che non possono funzionare e che non funzionano, che ci sono degli articoli che sono scritti male – e ci sono –, che ci sono errori interpretativi o grossi problemi interpretativi – e lo dicono anche tanti costituzionalisti – di cui si è parlato approfonditamente anche all'interno della I Commissione. Tutto questo non importa: l'importante è compiacere il capo in questo caso e fare un plebiscito, con un referendum che si svolgerà il prossimo anno o l'anno successivo, che non sarà un referendum sulla riforma costituzionale, ma sarà un referendum sull'uomo leader. Questo è un altro grosso errore, un altro grosso dramma che noi stiamo facendo per la nostra democrazia.
  Io, quando ho deciso – e i cittadini mi hanno premiato – di entrare in questo Parlamento, pensavo di riuscire a venire qui e, pur avendo idee divergenti rispetto agli altri partiti – con i quali abbiamo ovviamente fatto una campagna elettorale anche forte –, mi aspettavo di entrare qui e su alcune questioni – non dico tutte – riuscire a dialogare, concordare e trovare delle soluzioni che facessero il bene dei nostri cittadini. Invece, purtroppo, mi trovo, dopo due anni e mezzo, con una riforma costituzionale drammatica davanti, a chiedermi che cosa questo Parlamento effettivamente stia facendo di buono per il popolo italiano. Sicuramente sull'articolo 30, sulla Costituzione, sulla riforma costituzionale in generale non sta facendo un buon servizio ai nostri cittadini. Questo francamente mi lascia molto preoccupato e anche molto perplesso, perché questo dovrebbe essere il compito unico che i parlamentari si dovrebbero porre nel momento in cui prendono l'incarico di fare i deputati e i senatori della Repubblica. E i rapporti di partito e politici non dovrebbero entrare in discussione proprio nel momento in cui si sta modificando la Carta costituzionale, la Carta più importante del nostro Paese.
  Tornando, comunque, al regionalismo differenziato e a quello che il sottosegretario ci aveva riferito sul fatto che lo Stato e le regioni si metteranno d'accordo su quello che fare o non fare in merito alla politica sociale, ma anche al commercio con l'estero e ad altre competenze differenziate che si sono inserite, lo Stato con legge può, non deve, sentite ovviamente le regioni, dare questo regionalismo differenziato. Può, non è un obbligo. Può sceglierlo. C’è un altro criterio che io trovo alquanto ingiusto in questa differenziazione e, cioè, che le regioni devono essere in pareggio di bilancio. Francamente, l'avere una differenziazione per riuscire a gestire meglio un servizio non aggiunge o non toglie a una regione che non è in pareggio di bilancio. Infatti, se lo spirito di questo articolo è quello di garantire alle regioni la possibilità di efficientarsi e di dare un servizio ulteriore o migliore ai Pag. 87propri cittadini, se queste sono in pareggio di bilancio oppure non lo sono, francamente non è un principio che può essere condivisibile. Però, faccio comunque un appello al Governo, sperando che diventi una prassi e che, quindi, questa modifica all'articolo 116 della Costituzione non abbia un'effettiva applicazione come non c’è stata per le città metropolitane e come non c’è stata per tante altre parti della Costituzione che non hanno mai trovato nella storia del nostro Paese una vera applicazione. L'appello è che il Governo non dia mai alle regioni la possibilità di gestire in maniera autonoma i servizi sociali nella propria regione perché è un errore che abbiamo già commesso con la sanità e ripetere lo stesso errore pensando che con il sociale si possa fare meglio rispetto a quello che si è fatto con la sanità è un errore che in questo Paese non ci possiamo permettere. Ovviamente, non ci possiamo permettere dopo aver avuto vent'anni di gestione sanitaria fallimentare che abbiamo ben pensato di riportare a livello centrale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Allora, a questo punto chiederei i pareri sugli emendamenti all'articolo 30 e, quindi, chiederei al relatore per la maggioranza Fiano di darmi il parere della Commissione. Prego.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, i pareri sono tutti invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. D'accordo. Colleghi, procediamo con i pareri dei relatori di minoranza come fatto per gli altri, così è più veloce il procedimento. Quindi, il parere sugli identici emendamenti Cecconi 30.1 e D'Attorre 30.2. Relatore Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Contrario.

  PRESIDENTE. La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 30.3. Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Contrario.

  PRESIDENTE. Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.

  PRESIDENTE. Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Nicchi 30.100. Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Contrario.

  PRESIDENTE. La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

Pag. 88

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Scotto 30.4 e Mucci 30.5. Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 30.6. Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Allora, il parere del Governo. Prego, sottosegretario Scalfarotto.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, i pareri sono tutti contrari in conformità a quelli dati dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Va bene, grazie. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cecconi 30.1 e D'Attorre 30.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e di Fratelli d'Italia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie Presidente, mi riferisco con il mio intervento agli emendamenti D'Attorre 30.2 e Nicchi 30.100 che sono emendamenti con cui il gruppo di Sinistra Italiana vuole cancellare la scelta sbagliata operata dal Senato che ascrive nel cosiddetto regionalismo differenziato le disposizioni generali e comuni sulle politiche sociali. Infatti, il nuovo disegno di riforma costituzionale ha previsto su richiesta delle regioni, non solo quelle a statuto speciale, ma regioni che si dice siano in equilibrio di bilancio, la possibilità di attribuzione da parte dello Stato di forme e condizioni di autonomia su alcune materie richiamate all'articolo 117, secondo comma. Tra queste materie, il Senato ha introdotto le politiche sociali.
  Allora, facciamo un breve excursus su questa motivazione, su questa misura. Io voglio ricordare la filosofia di fondo che ha improntato tutto il lavoro di riforma del Titolo V che nel precedente passaggio alla Camera, qui in questa Camera, aveva mirato a rafforzare i poteri dello Stato in materia di salute e politiche sociali per – si dice e noi condividiamo questo proposito – assicurare l'uniformità del sistema socio-assistenziale in grado così di garantire eguali diritti. Infatti, è stata giustamente criticata la frammentazione tra regioni, con disparità tra regioni. Proprio quel lavoro che ha emendato e che si è fatto sentire nel passaggio alla Camera aveva anche teso ad integrare bene politiche sanitarie e politiche sociali e a scongiurare il loro possibile non legame, la loro possibile non comunicazione, non unione. Ecco perché è bene ricordare che l'integrazione Pag. 89socio-sanitaria è alla base di un moderno welfare; è uno dei fondamenti delle migliori legislazioni, anche vigenti nel nostro Paese, e ispira le politiche e le pratiche più efficaci ed efficaci non solo perché ottimizzano meglio le risorse.
  Noi, invece, di fronte a questa rottura dell'integrazione delle politiche socio-sanitarie non siamo d'accordo e, quindi, riteniamo che la modifica introdotta dal Senato sia sbagliata e sia da respingere. Non condividiamo la possibilità di devolvere alle regioni, a quelle regioni che si dice sono in equilibrio di bilancio, come se l'equilibrio di bilancio fosse l'unico criterio con cui valutare le politiche in merito ai diritti. Noi siamo contrari a devolvere alle regioni il potere sulle disposizioni generali e comuni inerenti le politiche sociali.
  Siamo in disaccordo per tre ragioni, e le vogliamo sottolineare: la prima è che si spezza, lo ripeto, l'integrazione indispensabile tra sistema sanitario e quello sociale, rottamando così un buon principio, poi, perché si ripropone, si reintroduce quella differenziazione territoriale che si voleva combattere e, infine, perché si può aumentare il contenzioso. Ci domandiamo: avviene questo per superficialità o per incompetenza ? Noi non pensiamo che sia per incompetenza; la discussione nella XII Commissione aveva mostrato, anche da parte della maggioranza, una preoccupazione di merito, una seria preoccupazione; questa preoccupazione non è stata ascoltata. Il parere che è stato dato dalla XII Commissione ha risposto a uno zelo ubbidiente di dire sì al motto del Governo: nulla si cambia. Nulla si cambia e nulla importa se i diritti rischiano di non essere concretamente garantiti e nulla cambia e nulla importa se si sta scrivendo una cattiva riforma della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Il Senato ha approvato una modifica al terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, estendendo l'ambito delle materie in relazione alle quali è prevista la possibilità di attribuire, con legge dello Stato, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle regioni, anche su richiesta delle stesse. Nel nuovo elenco di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, sono ora ricomprese le disposizione generali comuni per le politiche sociali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m). Si badi bene, sulla base della nuova formulazione, diversamente da quanto avviene rispetto ad altre fattispecie analogamente assoggettate al cosiddetto regionalismo differenziato – come per esempio l'istruzione, la formazione professionale, il governo del territorio, previste appunto all'articolo 117, secondo comma, lettere o) e u) – per quanto riguarda le politiche sociali si fa riferimento, non alla specifica materia, ma alle disposizioni generali e comuni che, quindi, diventano oggetto di autonomia. La questione rende molto probabile il contenzioso di fronte alla Corte costituzionale.
  Il nuovo articolo 116 appare, inoltre, in contrasto con l'articolo 117, secondo comma, lettera m). Non è chiaro come potranno convivere e come saranno declinate nella loro applicazione le disposizioni di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), e l'articolo 116, terzo comma, con riguardo a un pezzo della medesima lettera m). La suddetta modifica è grave per il risultato a cui conduce: caos istituzionale e conflitti di competenza, tutto a discapito dei cittadini. Risulta altresì scisso il binomio con le politiche sanitarie, binomio da considerarsi caposaldo del nostro sistema di welfare. È fortissimo il rischio di parcellizzazione, disgregazione delle politiche sociosanitarie. Quindi, questa modifica che c’è stata al Senato non farà altro che acuire quei conflitti di competenza che, purtroppo, già con la riforma del Titolo V, hanno dato gran lavoro alla Corte costituzionale.
  La riforma che vi apprestate a votare in maniera favorevole è una riforma che non soltanto è scritta male dal punto di vista proprio dell'italiano e, quindi, della lingua Pag. 90italiana, ma è scritta anche male dal punto di vista tecnico, con delle lacune grosse e con, appunto, questi conflitti che dovranno essere risolti dalla Corte. Quindi, finché siamo in tempo, possiamo soltanto correggerli e impedire che venga fatto della Costituzione uno scempio dal quale, appunto, non è possibile poi tornare indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie, Presidente; noi voteremo contro a questo emendamento in quanto siamo riusciti al Senato a far inserire, nell'articolo 116, questa competenza alle regioni. Indubbiamente, si doveva, a nostro avviso, mantenere l'unità tra i servizi sociosanitari e, dunque, sempre a nostro avviso, semmai, bisognava dare la possibilità, anche per la sanità, di tornare alle regioni e alle regioni virtuose, perché questo si chiama federalismo; questo vuol dire creare una competizione virtuosa; dove ci sono le regioni che lavorano meglio, dove ci sono gli amministratori scelti dai cittadini che danno dei servizi migliori, che questi siano di esempio affinché i cittadini votino gli amministratori che hanno le stesse capacità.
  Questo è un sistema federalista, è un sistema di sussidiarietà che dà la possibilità di migliorare i servizi, di migliorare le competenze e di essere più vicini possibili alle decisioni dal punto di vista dei cittadini che possono conoscere e sapere quali sono i loro votati, le persone che votano, che vanno a rappresentarli e a portare dei servizi. Questo è il sistema che funziona in tutto il mondo civile, guardiamo gli Stati Uniti d'America, non vedo perché dobbiamo ritornare, con questa riforma, a uno Stato centralista che si è dimostrato, negli anni, molto più costoso e molto meno efficiente ed efficace per tutto lo Stato italiano e per tutti i popoli di questo Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, solo per rimarcare come l'ultimo intervento sia un ulteriore segno del metodo con cui si è proceduto in questa riforma costituzionale. Qui credo che non ci sia nessuno che possa giustificare e sostenere questa modifica che è stata introdotta al Senato semplicemente per dare un contentino alla Lega, per disinnescare l'ostruzionismo, tra l'altro anche in una maniera che è profondamente incoerente, come ha sostenuto la collega Nicchi, sganciando le politiche sociali dalla sanità. Ci troviamo di fronte a un'altra decisione priva di qualsiasi giustificazione di merito che, addirittura, dovrebbe introdurre su materie come le politiche sociali – lo abbiamo ascoltato qui – una competizione tra le regioni. Io mi chiedo, in tutto questo, quale sia il ruolo dei cittadini e quale sia l'idea dell'universalità del welfare che rimane. Si tratta di una modifica fatta semplicemente per sminare il terreno, con una totale indifferenza rispetto ai contenuti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Io e il mio gruppo voteremo a favore di questo emendamento, benché non siamo perfettamente convinti che, comunque, la situazione che ne deriverebbe sia ottimale. Intendo dire: se per caso, come penso, questo emendamento venisse bocciato, credo che nella stessa maniera, senza contraddizione, lo anticipo adesso, noi saremmo favorevoli al successivo emendamento, perché la cosa peggiore è questo spezzatino: la parte generale alla Camera, la parte non generale alle regioni o viceversa. Allora o passa questo emendamento o passa il successivo, e allora, almeno, c’è un po'di chiarezza, non di contraddizione, ma temo che non ne passerà nessuno dei due.

Pag. 91

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cecconi 30.1 e D'Attorre 30.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e con il parere favorevole degli altri tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Vignaroli, Piepoli, Piccoli, Marchi, Baroni, Narduolo, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  433   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi, 30.3, con parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Cassano, Greco, Latronico, Nardi, Bechis, Colonnese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  430   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   25    
    Hanno votato no  405.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi, 30.100, con parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, mentre si rimettono all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia ed esprime parere favorevole il relatore di minoranza di SI-SEL.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  352   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   32    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Scotto 30.4 e Mucci 30.5, con parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, sono favorevoli i relatori di minoranza di SI-SEL e Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  354   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 92Invernizzi, 30.6, con parere contrario di Commissione e Governo, si rimettono all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, sono favorevoli gli altri due relatori di minoranza SI-SEL e Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Matarrelli, Distaso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  363   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Marco Di Maio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  446   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  278    
    Hanno votato no  168.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 37 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti presentati all'articolo 37.

  PRESIDENTE. Con i relatori di minoranza facciamo come prima. Quindi, deputato Toninelli, dove sta ? Se qualcuno può trovare Toninelli...
  Intanto andiamo avanti con il deputato Quaranta. Siamo all'emendamento Bianconi 37.100.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, il parere sull'emendamento Bianconi 37.100 ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Quaranta 37.3 e La Russa 37.101. Deputato Toninelli, il parere ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

Pag. 93

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 37.1. Deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula anche per i successivi emendamenti a questo articolo.

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, il parere sull'emendamento Cecconi 37.2 ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha già detto che si rimette all'Aula. Emendamento Scotto 37.4, deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 37.5 ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 37.6. Deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Mucci 37.7. Deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Chiedo scusa, che numero ?

  PRESIDENTE. Mucci 37.7.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

Pag. 94

  PRESIDENTE. Deputato Quaranta ?

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore Fiano.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 37.100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà; i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si rimettono all'Aula; mentre il relatore di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale è favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, mi veniva giustamente ricordato che nel 1946 fu fatto un referendum e vinse la Repubblica, non la monarchia. Qui invece, dopo aver blindato il sistema e aver ridotto in maniera spaventosa tutte le facoltà del popolo italiano, non sicuri ancora di averci assolutamente privato di quei diritti fondamentali che la democrazia riserva ai cittadini, concepiscono una Corte costituzionale così concepita: cinque giudici li nomina il Presidente della Repubblica, cinque giudici li nominano i magistrati, tre giudici la Camera, due giudici il Senato. Insomma vincono dodici a tre, se non sbaglio ! Il popolo ha tre giudici, tutto il resto è sistema.
  Io propongo invece una ripartizione più equa di questi giudici, in modo che ci sia una rispondenza fra il volere della democrazia e la Corte suprema. Ritengo che il Presidente della Repubblica, dopo essersi nominato cinque amici al Senato delle regioni, possa essere contento di nominarsi due giudici. I magistrati, che già indicano uno strapotere, possono accontentarsi, se non sbaglio, di tre. Sette giudici alla Camera su quindici: sette, neanche la maggioranza; e tre al Senato, che fa sempre parte della partita di chi nega la democrazia. Insomma, cerco di dare un riequilibrio alla Corte costituzionale, che rimarrà forse l'ultimo presidio, ma certo se è formata con i numeri che sono stati indicati in questa riforma che ripristina la monarchia, se non la dittatura, è finita anche la speranza di ricorso alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, ad adiuvandum di quello che il collega Bianconi ha magistralmente ricordato un istante fa, vorrei rievocare un punto cruciale: nel combinato disposto tra questa riforma costituzionale e la legge elettorale, già il Presidente della Repubblica nel nuovo sistema sarà cosa, realtà, entità, istituzione eleggibile dal partitone di maggioranza. In questo modo tu hai una filiera per la quale il partito di maggioranza determina il Presidente della Repubblica, il quale determina un numero così grande di giudici costituzionali: quanto meno riequilibrare a favore del Parlamento, con qualche maggioranza un po'più qualificata, è proprio l'abbiccì, proprio anzi le asticelle come nella scuola primaria, come all'asilo, dei pesi e contrappesi, dei checks and balances.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signora Presidente, intervengo solo per lasciare a verbale che i desiderata dell'onorevole Capezzone sono già stati raccolti, in quanto l'articolo 83, che riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, prevede una modifica dei Pag. 95quorum per l'elezione del Capo dello Stato, per cui egli deve essere eletto con almeno la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi tre scrutini, i tre quinti dei componenti dal quarto scrutinio e i tre quinti dei votanti dal settimo scrutinio in poi: quindi tutti quorum superiori al premio di maggioranza che complessivamente prende la lista vincitrice nell'Italicum. La vicenda che stiamo vivendo con l'elezione dei giudici costituzionali dimostra che non è così semplice raggiungere questi quorum.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 37.100, con il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore di minoranza del gruppo SI-SEL, si rimettono all'Aula i relatori di minoranza dei gruppi 5 Stelle e Lega Nord, mentre il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia esprime parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Pilozzi, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  359   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Applausi ironici dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti – Vedi votazioni).

  Avverto che la componente Conservatori e Riformisti del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto (Applausi ironici dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti). Benissimo, mi fa piacere questo entusiasmo del gruppo.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Quaranta 37.3 e La Russa 37.101.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signora Presidente, parliamo dell'elezione dei giudici costituzionali, e questo articolo è la dimostrazione che quando le cose si impostano male poi alla fine arrivano dei frutti avvelenati. Per quale ragione ? Perché ora qualunque soluzione si scelga lascia perplessi, nel senso che è evidente che avendo ridotto solo il numero dei senatori e non quello dei deputati, l'elezione dei giudici della Corte costituzionale in seduta comune lascerebbe al Senato un ruolo marginale. Per due ragioni: uno, perché i senatori ora sono pochi; e due, perché alla Camera, essendovi una legge elettorale ipermaggioritaria, si darà già un grandissimo spazio al partito vincitore delle elezioni. Quindi il Senato non conterebbe quasi nulla !
  Tuttavia, anche la scelta contraria, cioè di dividere l'elezione dei giudici tra Camera e Senato a mio modo di vedere lascia molte perplessità. Intanto perché non si capisce per quale ragione dei giudici debbano essere eletti da rappresentanti dei territori: qui stiamo parlando della Carta costituzionale, che è la garanzia dell'unità, tra l'altro, del nostro Paese. Non si capisce perché due giudici dovrebbero essere eletti dal Senato, che come dicevo prima rappresenta i territori !
  In secondo luogo, noi sappiamo quali sono i rapporti, lo dicevo prima, all'interno di questo Senato: poche regioni, se facessero un accordo tra loro, sarebbero in grado di eleggere dei giudici costituzionali; per cui non solo noi avremmo dei giudici dei territori in senso lato, ma addirittura di poche regioni che possono fare cartello. Mi sembrano ragioni sufficienti per dire che qualunque scelta a questo punto rischia di essere sbagliata !Pag. 96
  Aggiungo poi che daremmo il compito al Senato di eleggere due giudici costituzionali, quando il Senato è un organo eletto di secondo grado. Siccome i giudici costituzionali sono i garanti massimi della Carta costituzionale, devono essere eletti almeno da organismi che sono eletti dai cittadini: non credo li si possa lasciare ad un'istituzione di secondo grado. Quindi noi alla fine pensiamo che il male minore restino o le elezioni in seduta comune, o l'elezione dei giudici da parte della Camera con maggioranze qualificate, perché almeno quello è l'unico luogo eletto direttamente dai cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, intervengo solo davvero con un sorriso comune, per ringraziare il collega Sanna per due ragioni: numero uno, perché mancava solo che ci raccontasse che il quorum dovesse essere addirittura inferiore al premio di maggioranza della sola Camera. Mancava soltanto questo ! E in secondo luogo perché con questo premio basta un pezzettino di Senato – e i senatori con il meccanismo che sappiamo non vengono dal cielo, vengono pure quelli dal partito tramite consiglio regionale –, ed è fatta l'elezione del Presidente della Repubblica e l'elezione dei giudici della Corte costituzionale.
  Quindi, suggerirei, siccome io la stimo molto, perlomeno di non prenderci in giro fra noi, perché, come si direbbe in altro luogo, siamo tra persone informate sui fatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, Presidente. Intervengo solo per ricordare a me stesso – solo a me stesso – che i giudici della Corte costituzionale tedesca vengono eletti per metà dal Bundestag e per metà dal Bundesrat perché uno dei loro compiti fondamentali è di mantenere l'equilibrio fra i poteri degli Stati e i poteri dello Stato federale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Presidente, intervengo sempre per ricordare brevemente che, siccome non siamo i primi a discutere di questo tema, avevamo detto di mantenere un'elezione di Parlamento in seduta comune dei giudici costituzionali; il Senato ha cambiato questa disposizione. È una dialettica che si è verificata su molti punti che noi oggi stiamo discutendo, e di cui dobbiamo prendere atto; è la dialettica che i colleghi di SEL ci hanno raccontato tante volte, giustamente, circa le proprietà di sollevamento di asticella, diciamo così, di difficoltà creata apposta, dell'articolo 138. Vorrei ricordare al gentile collega Quaranta che il suo gruppo politico qui propone questo emendamento ma al Senato ha votato a favore per la distinzione di elezione. Quindi, abbiamo gruppi politici che alla Camera dicono una cosa e al Senato ne dicono un'altra, ma questa è la fisiologia della discussione e del dialogo sulla riforma costituzionale prevista dalla nostra Carta e quindi non dobbiamo sorprenderci.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. È stato detto correttamente che i giudici della Corte costituzionale sono i massimi garanti della Costituzione, allora io non comprendo per quale motivo i nuovi senatori – che saranno eletti indirettamente attraverso il meccanismo che poi verrà deciso, però comunque direttamente dai cittadini, tramite legge che, tra l'altro, include le preferenze – non dovrebbero scegliere i giudici della Corte costituzionale, posto anche che con questo meccanismo, potenzialmente, con una maggioranza diversa rispetto a quella che potrebbe esserci alla Camera, si sottrarrebbero Pag. 97due giudici della Corte costituzionale alla maggioranza appunto che siede alla Camera.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Quaranta 37.3 e La Russa 37.101.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, D'Incecco, Antimo Cesaro, Grassi, Garavini, Occhiuto, Di Maio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  431   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  360.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi e colleghe, interrompiamo adesso l'esame del provvedimento, perché devono essere allestite le cabine per il voto della riunione del Parlamento in seduta comune, che è convocato, come sapete, alle 19, per l'elezione dei tre giudici della Corte costituzionale.
  L'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Carmelo Lo Monte, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica «Partito Socialista Italiano-Liberali per l'Italia (PLI)». La rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver raccolto la richiesta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 3 dicembre 2015, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
   S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613-B).
   — Relatori: Fiano, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-01063, Baroni ed altri n. 1-01073, Miotto ed altri n. 1-01074, Vargiu ed altri n. 1-01075, Nizzi e Occhiuto n. 1-01076 e Nicchi ed altri n. 1-01079 concernenti iniziative per la cura dei tumori rari.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Franco Bordo ed altri n. 1-01068, Dorina Bianchi e Garofalo n. 1-01070, De Lorenzis ed altri n. 1-01071, Mazziotti Di Celso ed altri n. 1-01072, Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-01077 e Guidesi ed altri n. 1-01078 concernenti l'annunciato processo di privatizzazione di Ferrovie dello Stato italiane S.p.a.

  La seduta termina alle 18,35.

Pag. 98

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl cost. 2613-B - em. 2.106 363 362 1 182 102 260 84 Resp.
2 Nom. em. 2.107 376 368 8 185 103 265 84 Resp.
3 Nom. em. 2.108 370 362 8 182 101 261 84 Resp.
4 Nom. em. 2.10 397 394 3 198 121 273 84 Resp.
5 Nom. em. 2.9 399 396 3 199 124 272 84 Resp.
6 Nom. em. 2.11 407 401 6 201 128 273 83 Resp.
7 Nom. em. 2.111 403 402 1 202 128 274 82 Resp.
8 Nom. em. 2.109, 2.110 443 436 7 219 148 288 80 Resp.
9 Nom. em. 2.13 441 440 1 221 156 284 79 Resp.
10 Nom. em. 2.14 437 435 2 218 155 280 79 Resp.
11 Nom. em. 2.12 441 439 2 220 155 284 79 Resp.
12 Nom. em. 2.112 443 434 9 218 146 288 78 Resp.
13 Nom. em. 2.113 451 442 9 222 151 291 78 Resp.


F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.114 454 444 10 223 151 293 77 Resp.
15 Nom. em. 2.115 446 377 69 189 89 288 78 Resp.
16 Nom. em. 2.16 453 381 72 191 87 294 78 Resp.
17 Nom. em. 2.17, 2.116 457 383 74 192 90 293 78 Resp.
18 Nom. em. 2.18 450 443 7 222 152 291 78 Resp.
19 Nom. em. 2.6 461 457 4 229 162 295 78 Resp.
20 Nom. em. 2.8 461 458 3 230 163 295 78 Resp.
21 Nom. em. 2.117 466 461 5 231 167 294 76 Resp.
22 Nom. em. 2.19 448 445 3 223 167 278 77 Resp.
23 Nom. em. 2.20 454 453 1 227 167 286 77 Resp.
24 Nom. em. 2.21, 2.118 385 382 3 192 130 252 78 Resp.
25 Nom. em. 2.22, 2.119 411 408 3 205 143 265 91 Resp.
26 Nom. em. 2.23 412 409 3 205 147 262 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.25 410 404 6 203 141 263 91 Resp.
28 Nom. em. 2.26 421 415 6 208 146 269 91 Resp.
29 Nom. em. 2.120 425 420 5 211 152 268 92 Resp.
30 Nom. articolo 2 433 423 10 212 263 160 86 Appr.
31 Nom. em. 30.1, 30.2 439 433 6 217 107 326 82 Resp.
32 Nom. em. 30.3 437 430 7 216 25 405 82 Resp.
33 Nom. em. 30.100 443 352 91 177 32 320 82 Resp.
34 Nom. em. 30.4, 30.5 441 354 87 178 73 281 82 Resp.
35 Nom. em. 30.6 445 363 82 182 85 278 82 Resp.
36 Nom. articolo 30 453 446 7 224 278 168 81 Appr.
37 Nom. em. 37.100 447 359 88 180 50 309 83 Resp.
38 Nom. em. 37.3, 37.101 438 431 7 216 71 360 82 Resp.