XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 473 di venerdì 31 luglio 2015

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Cicchitto, Fedriga, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Garofani, Losacco, Marazziti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Sanga, Scotto, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 30 luglio 2015, ha preso in esame gli episodi verificatisi nelle giornate del 10 febbraio, 28 aprile e 13 maggio 2015. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare le seguenti sanzioni disciplinari: con riferimento all'episodio verificatosi nel corso della seduta dell'Assemblea del 10 febbraio 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di due giorni di seduta al deputato Zaccagnini; con riferimento all'episodio verificatosi nel corso della seduta dell'Assemblea del 28 aprile 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di sette giorni di seduta al deputato De Lorenzis; con riferimento all'episodio verificatosi nel corso della seduta dell'Assemblea del 13 maggio 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di tre giorni di seduta al deputato Palmieri.
  Le sanzioni hanno decorrenza dalla seduta di oggi, venerdì 31 luglio 2015.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
  Invito pertanto tali deputati ad uscire dall'aula. Prendo atto che non sono presenti.

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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per assicurare la continuità territoriale da e per la Sardegna e per promuovere la concorrenza e la riduzione delle tariffe, anche in considerazione della privatizzazione della Compagnia italiana di navigazione-Tirrenia – n. 2-01042)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Piras ed altri n. 2-01042, concernente iniziative di competenza per assicurare la continuità territoriale da e per la Sardegna e per promuovere la concorrenza e la riduzione delle tariffe, anche in considerazione della privatizzazione della Compagnia italiana di navigazione-Tirrenia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Piras se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. Ciascuno, credo che abbia almeno avuto l'opportunità in queste ore, da ieri, di iniziare a ragionare intorno al rapporto Svimez, che fotografa una situazione del Paese che, io penso, la maggior parte di noi conosca. Non so se realmente la maggior parte di noi è sensibile a ciò che accade nel meridione del Paese. Lo dico perché, certamente, un rapporto autorevole come quello ci fornisce la dimensione delle cifre, la misurazione attraverso indici scientifici di ciò che accade nel meridione, ma ciascuno di noi dovrebbe già saperlo per l'attività che fa e che tenta di portare qui in rappresentanza di quanto accade nel territorio.
  Nel meridione ci dicono che ormai la situazione è al collasso, il 53 per cento del PIL, di ciò che viene prodotto nel nord d'Italia, è la fotografia di un Paese spaccato a metà. Si tratta di ciò che ognuno di noi sa da sempre: la questione meridionale, la differenza rispetto ad un nord più avanzato, più sviluppato, una condizione di vita materiale che si è fatta talmente drammatica che ormai fra disoccupazione, spopolamento, ritardo infrastrutturale – è lo stesso Svimez a dire ciò che i più pessimisti di noi spesso hanno ripetuto, anche in questa legislatura e anche in questa Aula – che in questa condizione è difficile immaginare qualsiasi ipotesi di sviluppo per il futuro.
  C’è un punto nel quale anche un investimento forte rende impossibile una finalizzazione rispetto alla rinascita di quei territori. Attribuire la responsabilità di ciò che accade nel meridione a questo Governo sarebbe ingeneroso, lo dice un rappresentante delle istituzioni, anche perché probabilmente significherebbe attribuire troppo peso nelle dinamiche storiche a questo Governo.
  La questione meridionale non è il dna del Paese, non è il dna di quelle popolazioni; la questione meridionale nasce all'atto del processo di unificazione del Paese, di un meridione che viene asservito allo sviluppo del nord. Prima, attraverso il lavoro agricolo, che va a foraggiare il primo sviluppo e insediamento industriale nel nord, e, poi, attraverso le braccia nel primo e nel secondo dopoguerra, ciò che noi conosciamo.
  Oggi il Meridione è fotografato ancora una volta dallo Svimez. È fotografato dai volti dei ragazzi che riprendono a fuggire e a migrare verso le regioni del nord, verso l'Europa fuori dal nostro paese e, quando si enfatizza il dato della crisi (che sappiamo riguardante certamente tutto il paese, perché anche il nord è colpito), abbiamo smesso di riferirci alla questione meridionale come alla questione fondamentale del paese, condannati al rischio di un sottosviluppo permanente, nonostante le intelligenze, le culture, la freschezza, i tentativi che si fanno al sud di restituire vita, di restituire speranza, di dire a chi viene dopo che l'unica prospettiva non può essere l'immigrazione e l'abbandono della propria casa. Ci ricorda qualcosa ? Quando cinicamente guardiamo ai movimenti Pag. 3più grandi che si infrangono nel Mediterraneo e che tanti morti lasciano e che noi non abbiamo neanche la capacità di accogliere come farebbe un essere umano, come farebbe un cattolico quando dice di esserlo...
  L'indice di povertà, la disoccupazione e lo spopolamento, si è detto, ed è anche responsabilità di questo Governo come di tutti i governi che, negli ultimi 20 anni, hanno pensato che fosse giunta l'ora di dare una lenzuolata a tutto ciò che era il sistema dell'intervento pubblico di questo paese, certo marcio, corrotto, che ha determinato corruzione, contaminazione del paese, un blocco e uno stallo. Tuttavia, quell'intervento pubblico c'era perché era stato pensato precisamente per iniziare una rinascita di quel pezzo di paese che era stato asservito allo sviluppo del Nord. Un risarcimento storico, un investimento e poi è iniziata invece l'era del liberismo più sfrenato, per cui bisognava privatizzare tutto, bisognava abbandonare tutte le garanzie; tutto ciò che era Stato faceva schifo e anche in quest'aula, quando ne parliamo sui diversi temi, ci dicono che tutto ciò che è pubblico fa schifo e tutto ciò che è privato invece è bello. Poi scopriamo che, solitamente, la corruzione riguarda anche i privati, nel rapporto tra i privati e il pubblico, per cui è molto più profonda e complicata l'analisi; anche quando gli Stati Uniti d'America, il paese del capitalismo per eccellenza, rispondono alla crisi con un grande investimento pubblico noi facciamo finta di non vedere. Noi prendiamo dagli altri sempre ciò che vogliamo prendere, mai gli esempi positivi, e così facciamo anche con la Germania, per dirne un'altra.
  Nel contesto delle grandi questioni nazionali, quella del sud, del meridione, per un verso, quella del nord, per un altro, ce ne è un'altra che ha la sua specificità, ossia quella sarda. E non è il piagnisteo – lo voglio ripetere per l'ennesima volta – di chi pensa di essere vessato, oppresso, e via seguitando. Penso anche di essere espressione di un popolo oppresso, ma non per questo solamente mi lagno, semmai affermo. La questione sarda non è completamente assimilabile, se non per un dato macroeconomico e per gli indicatori economici, a ciò che succede nel Meridione. Anche la ricerca Svimez ci mette in quella fascia. Credo che anche geograficamente non lo siamo e poi non siamo nella condizione della dimensione concreta di ciò che sta accadendo nell'isola. Cominciando ad elencare il tema e ad avvicinarmi rapidamente all'oggetto di quanto detto prima, ci sono analogie importanti, emblematiche e simboliche con la condizione di alcune regioni del Meridione, ad esempio penso alla Basilicata, sul ritardo infrastrutturale. Voi sapete che gli unici due capoluoghi di provincia storici, che non hanno mai avuto le Ferrovie di Stato, sono Nuoro e Matera: non hanno mai avuto le Ferrovie di Stato e non hanno mai avuto un investimento in questi termini. Nella mia regione la dotazione infrastrutturale è probabilmente più bassa di quella della Grecia.
  Lo Svimez del resto ci dice che l'indice di produttività, il PIL prodotto e la vitalità del tessuto economico del meridione è inferiore a quello della Grecia, rispetto alla quale stiamo parlando di default o di salvataggi, di debiti e di investimenti, fatti in un modo o nell'altro, allora anche nel sud. In Sardegna la rete ferroviaria ha fatto cento, il quoziente nazionale è il 14 per cento, abbiamo ancora la rete ferroviaria che ci consegnarono i Savoia – io non sono un grande estimatore della casata che costruì l'unità d'Italia – almeno per questo dovremmo ringraziarli, per quel filo di rete ferroviaria. Un po’ meno i Governi successivi e anche l'ultimo che, nonostante le promesse, ancora fa finta di non vedere che quella rete ferroviaria è la stessa dell'Ottocento, per cui abbiamo casi limite come l'acquisto di treni e carrozze ferroviarie ultramoderni che devono stare fermi alla stazione di Cagliari perché non possono andare su quei binari, che sono a scartamento ridotto, che sono quelli dell'Ottocento. Quindi treni del XXI secolo in Sardegna non possono, allo stato attuale, viaggiare. Non è colpa di questo Governo, è colpa anche di questo Governo che fa finta di non vedere e non cambia verso, se Pag. 4non cambia verso il meridione. In Sardegna la copertura della rete Internet probabilmente è inferiore a quella che c’è a Gerusalemme e nei territori palestinesi, che ho avuto modo di vedere; lì il wi-fi c’è dappertutto, in Sardegna no e neanche in Italia c’è tanta copertura.
  Per quanto riguarda la condizione della viabilità su gomma, le strade della Sardegna le conosce chiunque sia venuto almeno per la passione che ha per il mare e per il territorio; sa che cosa sono le strade dell'interno, sa cosa vuol dire viaggiare in una condizione di pericolo, sa cosa vuol dire viaggiare sull'asse principale della strada statale 131 Carlo Felice, che rimane piena di buchi per mesi finché non c’è qualche assessore che sbatte il pugno e dice: ma come è possibile che rimangono fermi per anni, decine di anni, i lavori di ammodernamento della strada ? Quindi, un continuo cantiere, la nostra Salerno-Reggio Calabria, anche questa è un'analogia con il meridione, certamente. La mancata metanizzazione dell'isola, la discussione infinita sulla questione energetica ogni mobilitazione operaia, quel poco di mondo operaio, di realtà produttiva e industriale che sono rimaste, sistematicamente segnalano come il problema sia all'origine. È impossibile, voi volete il privato, non volete il pubblico, volete il privato ? Quale privato verrebbe ad investire nella mia terra se il costo energetico e dei trasporti è superiore al resto d'Italia, se le condizioni infrastrutturali sono queste, chi verrebbe ad investire in Sardegna ? Vogliamo parlare del trasporto aereo ? Basterebbe vedere la televisione per sapere cosa vuol dire viaggiare in Italia; diciamo che noi, anche se volessimo fare una campagna elettorale, facendo la traversata a nuoto, ci verrebbe un po’ difficile rispetto al fatto di attraversare il canale di Sicilia, come è stato fatto da qualcuno. Abbiamo un regime di continuità territoriale che fa ridere i polli, scusatemi se utilizzo delle formule poco consone all'Aula; si dice: «no» ma perché non ci sono i soldi, «no» ma perché l'Europa, la concorrenza... La concorrenza !
  Viaggiare in aereo è un altro caos: venite in ferie in Sardegna ? Ci ha provato qualcuno negli ultimi anni ad organizzare un viaggio in macchina con la famiglia e a prendere una nave di Tirrenia per sapere quanto costa solamente arrivarci ? Costa molto di meno arrivare a Cuba, lo sapete ? E costa molto meno anche soggiornare a Cuba rispetto che venire in Sardegna. E allora anche la grande azienda turistica, l'unica che mostra ancora d'estate, per ovvie ragioni, perché è una terra straordinaria, una vitalità, anche quella va in crisi, anche quella precipita nei numeri rispetto a dieci anni fa e facciamo finta di non vedere che anche i trasporti marittimi sono ridotti in questa condizione, in uno stato, tra l'altro, di fatiscenza e ciò è anche ascrivibile alla maleducazione di chi ci viaggia, però questo è.
  Venire in Sardegna in nave è un costo insopportabile per una persona con un reddito medio, figuriamoci con un reddito basso. È stato privatizzato il trasporto merci, con il grande danno che è stato fatto anche da questo punto di vista all'economia.
  Tutto in ragione del processo di privatizzazione, della libertà di concorrenza e dell'ingresso dei privati, perché il monopolio pubblico non andava bene in questa ideologia e in questa ventata di lenzuoli che ci sono stati.
  Oggi cosa succede ? Arriviamo al punto: Vincenzo Onorato, l'armatore, proprietario di Moby Lines, la stessa compagnia della Moby Prince, attraverso un fondo che si chiama Clessidra, liquida le tre componenti dell'assetto societario di Tirrenia, della Tirrenia ex pubblica, privata da qualche tempo; acquisisce il 100 per cento di Tirrenia, ha già Moby Lines e, se sommiamo le due voci, ci viene fuori il controllo assoluto del 95 per cento del trasporto marittimo da e per la Sardegna. Tutto questo in nome ovviamente della libera concorrenza, o forse no.
  Allora vi suggerirei di ragionare su questo, perché questa è la negazione di ciò che avete fatto, condiviso o supportato negli ultimi vent'anni. Volevate la libera Pag. 5concorrenza, perché faceva schifo il pubblico; ci faceva schifo il monopolio pubblico e siamo arrivati al monopolio privato. Ora voglio sapere da questo Governo se i diritti costituzionali alla mobilità e alla libera circolazione valgono per tutto il Paese oppure se qualcuno è escluso, se il diritto allo sviluppo vale per tutto il Paese o se qualcuno è escluso, se il diritto al futuro vale per tutto il Paese o se qualcuno è escluso. Voglio sapere cosa avete intenzione di fare almeno su questo tema: Vincenzo Onorato, monopolio privato e Tirrenia.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Le valutazioni sull'operazione di acquisizione di quote azionarie per la società Tirrenia Compagnia Italiana di Navigazione (CIN), sulle possibili conseguenze in termini di competitività del mercato e ogni eventuale provvedimento in merito, rientrano nella competenza esclusiva dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
  In ogni caso, informo che le mutate condizioni nell'assetto societario di CIN non comportano ricadute dirette sugli effetti della Convenzione stipulata tra il Ministero dei trasporti e detta società, ferme restando le relative obbligazioni in tema di servizi da rendere e di livelli tariffari da applicare all'utenza. Su tali tematiche i competenti uffici, nello svolgimento dei propri compiti di vigilanza, non hanno riscontrato, al momento, mutamenti derivanti dalla diversa compagine societaria.
  Gli stessi uffici hanno provveduto ad informare l'Autorità garante della concorrenza e del mercato sia dell'operazione in essere sul capitale che della successiva variazione di assetto societario della CIN, ai fini della valutazione di eventuali aspetti collegati a operazioni di concentrazione.
  Si assicura, comunque, che il Ministero continuerà a svolgere ogni necessaria attività in ordine al rispetto delle obbligazioni poste a carico del contraente della predetta Convenzione, che disciplina anche i collegamenti con la Sardegna, a tutela del diritto alla mobilità di tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. Il deputato Piras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MICHELE PIRAS. Presidente, non so che dire. Su una risposta di questo tipo, così breve e laconica, non posso che dirmi assolutamente insoddisfatto e non aggiungere neanche una parola a quanto già detto.

(Iniziative per salvaguardare la funzionalità e l'operatività degli uffici giudiziari di Forlì – n. 2-01035)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Molea e Mazziotti Di Celso n. 2-01035, concernente iniziative per salvaguardare la funzionalità e l'operatività degli uffici giudiziari di Forlì (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Molea se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, la legge di stabilità ha stabilito tutta una serie di disposizioni, fra le quali quelle sul contenimento della spesa, che hanno messo i comuni in condizione di avere un atteggiamento di grande rigore nei loro bilanci. A questo poi ha fatto seguito anche la modifica del secondo comma dell'articolo 1 della legge del 24 aprile 1941, n. 392, che disponeva il trasferimento, a far data dal 1o settembre 2015, delle competenze relative ai costi di funzionamento degli uffici giudiziari dal comune al Ministero. Oggi, alla data odierna, non è ancora noto con quali modalità, quando e come questo trasferimento di competenze avverrà e consentirà ancora all'ufficio del tribunale di Forlì un regolare funzionamento. Il comune di Pag. 6Forlì, dal canto suo, ha fatto, tramite i suoi uffici, le verifiche necessarie a stabilire, nel rispetto delle norme e delle leggi, se poteva continuare a erogare quei finanziamenti necessari a garantire i servizi degli uffici. Ovviamente, gli uffici hanno con chiarezza indicato al sindaco l'impossibilità di continuare ad erogare tali finanziamenti. Oggi, quindi, nonostante la disponibilità dell'amministrazione comunale di Forlì, si rende necessario capire come fare e quando verrà resa nota la modalità con cui si continueranno ad erogare quei finanziamenti necessari – ripeto – a garantire il perfetto funzionamento di un tribunale, quello di Forlì, che – vorrei ricordare – ha assorbito anche tutte le funzioni del tribunale di Cesena in funzione di un accorpamento importante, che ha visto due uffici giudiziari, con un volume tale di lavoro, riunirsi in uno unico e, nonostante la fusione, devo dire con soddisfazione che il tribunale di Forlì ha continuato a dare esempio di efficienza, svolgendo veramente un grande quantitativo di pratiche, fino ad identificarlo come il terzo polo giudiziario della regione. Ci chiediamo quando e come il Ministero intenda dare precise indicazioni per tranquillizzare, da una parte, l'amministrazione giudiziaria locale e il suo presidente e, dall'altra, i cittadini di Forlì e di Cesena, che così potranno essere ancora garantiti da un perfetto funzionamento di una struttura giudiziaria.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Voglio ringraziare l'onorevole Molea perché con questa interpellanza consente anche al Ministero della giustizia di ricostruire e rendere noto a tutti quello che si sta facendo, a seguito di questa normativa introdotta con la legge di stabilità, che dispone il passaggio della gestione degli immobili degli uffici giudiziari dai comuni al Ministero della giustizia. È giusto ricostruire ed è giusto anche spiegare quello che stanno facendo il Governo e il Ministero della giustizia per far sì che tutto proceda regolarmente e anche per spiegare ai capi degli uffici giudiziari come coordinarsi con il Ministero. Pertanto, nella risposta che cercherò di dare seguirò due linee: una chiaramente è l’excursus sull'attività del Ministero per garantire il subentro ai comuni nella gestione degli uffici giudiziari, dividendolo in due linee, un livello normativo e un livello organizzativo.
  Come è noto, infatti, la legge di stabilità 2015 ha radicalmente innovato la disciplina delle funzioni di spesa correlate alla gestione degli uffici, trasferite – a decorrere dal prossimo 1o settembre – dai comuni al Ministero della giustizia. Con l'intento di razionalizzare la finanza locale, l'intervento normativo ha, pertanto, disegnato un nuovo modello di gestione al fine di garantire l'ottimizzazione delle risorse e, insieme, l'omogeneizzazione dei servizi sul piano nazionale. Il trasferimento di pubbliche funzioni delineato va a modificare l'assetto organizzativo e le norme di riferimento, facendo cessare le competenze delle commissioni di manutenzione, organi decentrati istituiti presso ogni circondario, comportando la necessità di garantire – alla data di entrata in vigore delle nuove disposizioni – la operatività di misure idonee ad assicurare la continuità dei servizi e dell'attività giurisdizionale.
  A tal fine, è stato, pertanto, necessario predisporre un articolato piano di iniziative di tipo, come dicevo prima, sia normativo, che organizzativo. Il Ministero si è immediatamente attivato con misure di normazione secondaria e con ulteriori iniziative. A norma dell'articolo 1, comma 529, della legge di stabilità è stato, difatti, adottato il decreto interministeriale di definizione della metodologia di quantificazione dei costi standard, la cui attuazione dovrà essere perfezionata attraverso la stipula di convenzioni con la società in house del MEF, SOSE (Soluzioni per il sistema economico Spa), al fine della analisi strategica dei dati e di supporto metodologico all'amministrazione finanziaria per la determinazione dei fabbisogni standard. Pag. 7Il Ministro ha, inoltre, istituito un tavolo tecnico permanente, aperto alle istituzioni e amministrazioni interessate, per la coerente definizione degli indirizzi politici delle amministrazioni centrali e per il monitoraggio delle attività necessarie alla attuazione. In particolare, con l'ANCI è stato assunto l'impegno all'adozione congiunta di una convenzione quadro per l'attuazione del nuovo modello e delle convenzioni attuative, con avvio della sperimentazione del modello convenzionale, secondo apposita previsione normativa inserita nel decreto-legge n. 83 del 2015. A cura del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria è in corso di elaborazione una ulteriore direttiva da impartire agli uffici giudiziari, che potranno interloquire con l'amministrazione centrale attraverso una casella di posta elettronica dedicata di prossima istituzione.
  Il Ministro ha, inoltre, provveduto a costituire un gruppo di lavoro che ha predisposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica di cui all'articolo 530 della legge di stabilità, recante regolamento sulle «Misure organizzative a livello centrale e periferico per l'attuazione delle disposizioni dei commi 527, 528 e 529, dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190», che, ottenuto il concerto del MEF, è stato trasmesso lo scorso 10 luglio al Consiglio di Stato per il relativo parere. Il citato regolamento individua le necessarie misure organizzative, a livello centrale e periferico, ed assume la peculiare funzione, nel quadro generale consegnato dalla legge di stabilità e dalla recente adozione del regolamento di organizzazione dell'intero apparato ministeriale, di individuare i soggetti funzionalmente competenti alla definizione del procedimento decisionale di spesa, a delinearne i compiti e a definirne i rapporti con l'amministrazione centrale. Il regolamento ha costituito, altresì, l'occasione per introdurre importanti innovazioni nelle competenze relative alla sicurezza degli uffici giudiziari, valorizzando il ruolo del procuratore generale presso la corte d'appello, che, tra l'altro, è il soggetto responsabile anche della sicurezza negli uffici giudiziari.
  Al fine di allineare temporalmente il riordino dell'organizzazione del Ministero della giustizia con gli interventi necessari all'attuazione del nuovo modello gestionale degli uffici giudiziari sono state assunte ulteriori iniziative. Sono, difatti, in corso di predisposizione i decreti di attuazione del regolamento di organizzazione, approvato dal Consiglio dei ministri il 18 maggio 2015 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 29 giugno scorso.
  E proprio al fine di sensibilizzare i capi degli uffici distrettuali, coinvolti appieno dalle innovazioni normative che ne ridefiniscono il ruolo, il Ministro della giustizia ha presieduto, il 14 luglio scorso presso la Corte di cassazione, una Conferenza dei presidenti e dei procuratori generali presso le corti d'appello d'Italia. L'incontro, destinato a ripetersi periodicamente anche al fine di monitorare la fase transitoria, ha portato alla illustrazione della riforma ed ha costituito, al tempo stesso, preziosa occasione di esposizione di proposte, che saranno opportunamente valutate affinché il trasferimento di competenze assicuri, nell'immediato, lo voglio sottolineare, la continuità dei servizi e, in prospettiva, il miglioramento degli stessi.
  Quanto alle risorse, va rilevato come la stessa legge di stabilità abbia previsto specifici stanziamenti di bilancio per il triennio 2015-2017, calibrati in misura tale da coprire le esigenze degli uffici giudiziari, sia a livello centrale che periferico. In particolare sono state iscritte nel bilancio della giustizia risorse per circa 132,73 milioni di euro per l'anno 2015 e per circa 88,28 milioni di euro per l'anno 2016, per l'erogazione dei contributi ai comuni secondo il previgente sistema, fino alla data del 30 agosto 2015. Sono state iscritte, inoltre, ulteriori e più consistenti risorse per importi pari a circa 123,28 milioni di euro per l'anno 2015, a circa 221,17 milioni di euro per l'anno 2017 e a circa 309,45 milioni di euro a decorrere Pag. 8dall'anno 2017 per finanziare la gestione diretta delle spese di funzionamento degli uffici.
  È, inoltre, stata introdotta nel disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2015 una norma, approvata dalla Camera ed ora in discussione al Senato, che prevede la possibilità di stipulare convenzioni con i comuni per la gestione dei servizi di custodia, manutenzione e dei centralini telefonici, fino al 31 dicembre 2016.
  La legge di stabilità 2015 ha, inoltre, previsto l'istituzione di uno specifico Fondo per l'efficienza della giustizia, per complessivi 260 milioni nel triennio 2015-2017, con il quale si prevede di finanziare, attraverso le norme contenute nel decreto-legge n. 83 del 2015, importanti interventi strategici per il completamento del processo civile telematico e per l'implementazione del processo penale, nonché per integrare gli organici di personale amministrativo degli uffici giudiziari. Inoltre, il predetto decreto-legge destina 46 milioni di euro per l'anno 2016 e 92 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017 per l'acquisizione del personale delle province in esubero.
  Si prevede, a tal fine, che entro l'anno 2017, verranno inquadrati nei ruoli dell'organizzazione giudiziaria circa 3.300 unità di personale proveniente dalle province, comprese le 1.031 unità riferite al bando di mobilità in corso di espletamento, che si prevede di immettere in servizio già dal mese di settembre-ottobre 2015.
  Alla luce del complesso dei predetti interventi e delle iniziative che, nella fase transitoria, potranno ulteriormente essere assunte, si ritiene, pertanto, che tutti gli uffici giudiziari interessati dal trasferimento di pubbliche funzioni – e dunque anche il tribunale di Forlì al quale l'interpellanza si riferisce – potranno continuare ad assicurare adeguatamente i servizi necessari all'amministrazione della giustizia.
  Gli uffici giudiziari di Forlì presentano, peraltro, allo stato, scoperture di organico inferiori alla media nazionale, destinate ad essere rivalutate alla luce degli esiti dell'interpello extra comparto del febbraio 2015, che non è ancora stato definito, e delle successive manovre sulla mobilità ulteriormente praticabili. In ogni caso, anche all'esito di tali procedure, la situazione complessiva degli uffici giudiziari di Forlì verrà attentamente monitorata e valutata. Il Ministero della giustizia è sempre disponibile a continuare ogni tipo di collaborazione, non solo con gli illustri parlamentari, ma anche con gli uffici giudiziari del territorio.
  Ringrazio ancora per l'attenzione e per questa occasione di spiegazione che ci ha concesso l'onorevole Molea con quest'interpellanza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  BRUNO MOLEA. Grazie Presidente. Signor sottosegretario, io la ringrazio soprattutto per la risposta puntuale, analitica e circostanziata sulla questione.
  Ho avuto modo di apprendere che, comunque, sono in atto tutta una serie di procedure funzionali a favorire questo trasferimento di competenze. Quindi, questo tranquillizzerà sicuramente l'amministrazione comunale del comune di Forlì, il suo sindaco, ma soprattutto il presidente del tribunale, anche se, dichiarandomi comunque soddisfatto della sua risposta, non posso non sottolineare comunque una mia preoccupazione, che rimane in capo al fatto delle tempistiche. Infatti, nella sua lunga relazione, ho avuto modo di prendere atto che ci sono ancora tutta una serie di procedure che sono in atto e che sono in corso di valutazione e che, quindi, comporteranno tempi che vanno, tra l'altro, a scontrarsi con la pausa estiva, che non aiuta sicuramente la velocizzazione di queste procedure.
  Auspico veramente che, comunque, quanto lei ci ha riferito possa trovare in un futuro immediato – quindi settembre, perché questa è la scadenza – una risoluzione definitiva.

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(Elementi in merito al mancato pagamento di crediti di numerose imprese per attività svolte in occasione dei mondiali di ciclismo che hanno avuto luogo in Toscana nel 2013 – n. 2-01040)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Borghesi e Fedriga n. 2-01040, concernente elementi in merito al mancato pagamento di crediti di numerose imprese per attività svolte in occasione dei mondiali di ciclismo che hanno avuto luogo in Toscana nel 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Borghesi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Era il settembre 2013 quando l'allora Ministro per gli affari regionali, le autonomie e lo sport Graziano Delrio partecipava alla presentazione dei mondiali di ciclismo, che si sono tenuti appunto tra il 22 e il 29 settembre 2013. All'evento erano presenti il presidente del Coni, l'allora sindaco di Firenze (oggi Presidente del Consiglio) Matteo Renzi e gli altri sindaci delle quattro città toscane attraversate dal mondiale.
  Sono passati quasi due anni dalla fine del mondiale di ciclismo, però a Firenze ci sono ancora molte aziende che devono essere pagate per il lavoro compiuto in quell'evento sportivo. Una stima, al ribasso, parla di almeno 1,5 milioni di euro che il comitato organizzatore deve ancora saldare. Il comitato ha sottolineato che i ritardi nell'erogazione dei fondi ai creditori sono avvenuti a causa della mancanza di puntualità dei trasferimenti da parte degli enti locali e che, se questi fossero pervenuti regolarmente e tempestivamente, la situazione contabile sarebbe stata in perfetto equilibrio.
  A distanza di due anni, ci troviamo ancora in questa situazione. Quindi, vorremmo sapere se il Governo è a conoscenza di tutti questi fatti; se sia consapevole della pesante ricaduta occupazionale negativa che avrebbe l'eventuale chiusura delle numerose aziende ancora creditrici e se al Governo risulti che alcune di queste aziende siano già state soddisfatte nei loro crediti e, in caso affermativo, se sia noto in base a quale criterio siano state individuate.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Rispondo all'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Borghesi e in relazione a questo atto desidero rappresentare quanto segue.
  L'iter amministrativo che ha condotto alla realizzazione in Toscana del Campionato del mondo di ciclismo su strada risale all'anno 2010 e trae origine dalla presentazione della candidatura della città di Firenze ad opera della ASD Gruppo sportivo mondiali di ciclismo Toscana 2013, associazione affiliata alla FCI (Federazione ciclistica italiana), su sostegno degli enti locali della Toscana e precisamente dalla regione Toscana, dalle province di Firenze, Lucca e Pistoia, dai comuni di Firenze, di Lucca, di Pistoia e di Montecatini Terme, che avevano sottoscritto con la ASD un protocollo di intesa.
  La Federazione ciclistica italiana, alla luce anche del sostegno preannunciato dagli organi governativi, con provvedimento del 24 aprile 2010, decideva di formalizzare la candidatura della città di Firenze presso l'UCI, che è l'Unione ciclistica internazionale e, in data 9 giugno 2010, perveniva al presidente della Federazione ciclistica italiana, la FCI, Renato Di Rocco la lettera di sostegno del Governo italiano, sottoscritta dall'allora sottosegretario di Stato con delega allo sport, onorevole Crimi, ove lo stesso richiedeva che la FCI fornisse il massimo supporto all'organizzazione dell'evento.
  Nello stesso giorno il Governo inviava all'UCI – Unione Ciclistica Internazionale, comunicazione di sostegno della candidatura della Toscana. L'assegnazione del Mondiale alla regione Toscana avverrà nel direttivo UCI del settembre 2010.Pag. 10
  Nel contempo, con atto notarile del 22/9/2010, veniva costituita la società Mondiali ciclismo Toscana 2013 Srl allo scopo di procedere, mediante società di capitale, all'organizzazione dei campionati mondiali. Il 23/9/2010 la società veniva iscritta al registro delle imprese.
  In data 25/3/2011 veniva costituito il cosiddetto comitato istituzionale per la preparazione e lo svolgimento dei campionati del mondo di ciclismo in Toscana 2013 al quale partecipavano la regione Toscana, la provincia di Firenze, Lucca e Pistoia, il comune di Firenze, di Lucca, di Pistoia, di Prato e di Montecatini Terme. Allo stesso comitato aderiva la federazione ciclistica italiana tramite il proprio comitato regionale.
  Il 14/12/2012 veniva costituito il comitato organizzatore dei campionati mondiali di ciclismo 2013 con la presidenza del dottor Zomegnan e la partecipazione dei signori Rossi, Maggini e De Virgilis, al fine di procedere alla materiale organizzazione della manifestazione. Tale comitato, successivamente, con decreto n. 3386/2013 della direzione generale presidenza della regione Toscana, otteneva l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
  In data 21/12/2012 veniva stipulata una convenzione tra la Mondiali ciclismo Toscana 2013 Srl ed il predetto comitato organizzatore dei campionati mondiali di ciclismo 2013 con la quale venivano affidate a quest'ultimo tutte le attività esecutive dell'organizzazione da attuarsi nei limiti di un budget preventivo che doveva essere approvato dalla Mondiali ciclismo Toscana 2013 s.r.l. L'esecuzione delle attività di organizzazione veniva sottoposta al controllo di una commissione di controllo. Effettivamente il budget preventivo redatto dal comitato organizzatore al giugno 2013, prevedeva entrate e ricavi per complessivi 13.850.000 euro di cui 9.500.000 euro per entrate previste da finanziamenti pubblici statali e locali.
  Di contro l'ammontare dei finanziamenti pubblici, direttamente erogato al comitato organizzatore è stato notevolmente inferiore e, oltre ad una contrazione delle altre voci di entrata, si sono sovrapposti imprevisti organizzativi con un incremento dei costi. Gli enti locali, secondo quanto riferito, avrebbero impegnato i fondi programmati anche in numerosi interventi pubblici di sistemazione strade e per ulteriori aspetti logistici al fine di consentire lo svolgimento della manifestazione che ha riscosso – desidero sottolinearlo – un rilevante successo di pubblico e di immagine.
  Attualmente il comitato ha presentato un ricorso per concordato preventivo al tribunale di Lucca. Gli enti locali hanno dato la disponibilità a disporre ulteriori contributi. Anche la Federazione ciclismo italiano ha già dichiarato la disponibilità ad erogare la somma di 1.180.000 euro (somma residua dei contributi ricevuti dal CONI), condizionando l'erogazione all'accettazione dei creditori. Tali contributi, oltre alla riscossione di un rilevante credito di imposta di pertinenza del comitato organizzatore, dovrebbero consentire un piano di ristrutturazione del debito accettato con soddisfazione dalla maggioranza dei creditori. Non risulterebbero situazioni di sperequazione fra le posizioni dei vari creditori. Risulterebbero totalmente soddisfatti solo creditori di importi limitati per prestazioni o forniture occasionali.
  Quindi, il Governo sta seguendo questa situazione che oggi, appunto, è sottoposta anche al vaglio del tribunale di Lucca; con tutti i soggetti coinvolti in queste associazioni, come ho cercato di ricostruire, da una parte, la Srl, dall'altra, il comitato organizzatore che poi hanno agito sulla base di una convenzione, anche con l'aiuto degli enti locali, si sta cercando di trovare un punto di equilibrio per adempiere e soddisfare tutti i creditori con le difficoltà, chiaramente, del momento.

  PRESIDENTE. Il deputato Borghesi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, io sono assolutamente insoddisfatto della risposta e gliene spiego le motivazioni: in primis, non si capisce come mai, Pag. 11a fronte di una domanda di concordato preventivo, vi sia solo ora la disponibilità da parte – mi pare di capire – della federazione ciclistica e degli enti locali di erogare altri fondi che possano, appunto, andare nella direzione di soddisfare il meglio possibile i creditori. Non si riesce a capire come mai i fondi promessi allora non siano stati erogati nella somma dovuta e, appunto, nella somma che avrebbe permesso di far quadrare il bilancio e di soddisfare tutti i creditori. Poi, mi permetta, signor sottosegretario, ma da questa sua risposta non vi è assolutamente nessuna indicazione dei tempi di questa operazione di concordato preventivo, quindi, a quasi due anni dalla fine dei mondiali di ciclismo, ci troviamo ancora con diverse aziende che rischiano di chiudere perché non hanno incassato quanto dovuto.
  Il Governo ci dice che si sta attivando, ma non ci sono tempi certi e l'unica prospettiva che ci viene data qui, oggi, è quella di un concordato preventivo che, comunque, non andrebbe a soddisfare completamente i creditori e, quindi, vi sarebbe, comunque, il rischio che tante aziende debbano chiudere per mancanza di liquidità, per aver lavorato presso questo evento che è riuscito bene, è costato tanto e, purtroppo, però, chi ci sta rimettendo sono gli imprenditori toscani che, appunto, hanno lavorato, finora, gratis per la realizzazione di questo evento. Quindi, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta che ci è stata data.

(Iniziative, anche normative, a favore di un equo trattamento delle scuole paritarie in materia fiscale, anche alla luce di recenti sentenze della Corte di cassazione – n. 2-01049)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gigli ed altri n. 2-01049, concernente iniziative, anche normative, a favore di un equo trattamento delle scuole paritarie in materia fiscale, anche alla luce di recenti sentenze della Corte di cassazione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Gigli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente, siamo rimasti in tre, come si dice, una situazione molto intima, ma forse anche adatta per chiarire, senza polemiche e senza ambasce, una situazione che, a mio avviso, non è ancora adeguatamente chiarita. Vado subito nel merito; questa interpellanza, come il viceministro Morando sa, nasce da una situazione di grande allarme che si è determinata per alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione. Grande preoccupazione che, vale la pena sottolinearlo, non era soltanto emersa a livello popolare, ma aveva finito per essere recepita da membri autorevoli dello stesso Governo che erano arrivati, addirittura, a far balenare l'ipotesi di un tavolo da istituirsi; voglio ricordare gli interventi del Ministro Giannini e del sottosegretario all'economia e alle finanze Zanetti. Ora, quando noi abbiamo presentato questa interpellanza era il 28 di luglio, il giorno 30, anzi il 29, mi scuso, il ministro Padoan è intervenuto nel question time, in questa stessa Aula, e ha fatto un'affermazione precisa; l'affermazione, se non rilevo malamente, era che non è necessario alcun intervento di modifica della normativa in vigore.
  A questo punto, ci siamo chiesti se valesse la pena, appunto, di mantenere in piedi questa interpellanza.
  Abbiamo dovuto riflettere un pochino e alla fine siamo arrivati alla determinazione che, nonostante le parole così chiare del Ministro Padoan, valesse la pena mantenere questa interpellanza perché, al di là della buona volontà del Ministro e della chiarezza delle sue parole, purtroppo non tutto era assolutamente chiaro, e questo per due motivi che voglio andare a dire.
  Il primo: la Cassazione interviene su un contenzioso che si era determinato tra due scuole e il comune di Livorno, con riferimento ad alcuni anni di versamento e mancato versamento dell'ICI, e lo fa, come dire, dicendo, in buona sostanza, che l'ICI, come poi si era chiarito in ambito europeo, Pag. 12era sostanzialmente una sorta di privilegio e che questo privilegio poteva vedere delle contemperazioni, purché non ci fosse una natura commerciale delle attività di questi enti. E voglio ricordare come la soluzione del contenzioso, che era arrivato in sede europea, era stata in qualche modo delineata da un decreto, il n. 1 del 2012 del Governo Monti, che all'articolo 91-bis del decreto stesso, in buona sostanza definiva quali fossero i confini dentro i quali, appunto, il privilegio non si sarebbe dovuto determinare; cioè, i confini erano, appunto, la natura non commerciale di questi enti che svolgevano attività educative, oltre che di altri enti no profit, ovviamente.
  Ebbene, questa precisazione fatta dal Governo Monti e accolta con favore dall'Europa – giova ricordarlo – aveva avuto, poi, bisogno di un regolamento attuativo del MEF stesso, il quale, nello stesso anno 2012, aveva delineato – a mio avviso con grande precisione, nulla da dire sul regolamento del MEF – quali fossero, appunto, i requisiti di natura gestionale e qualitativa anche del servizio offerto, che permettessero di definirlo «non commerciale».
  Ora, a mio avviso, se questo era così chiaro, e per me lo era fino alla sentenza della Cassazione, se questo era così chiaro – il Ministro Padoan, però, ci ribadisce ancora oggi che non c’è bisogno, secondo lui, di alcun tipo di ulteriore correttivo – allora forse il giudice, la Cassazione, non avrebbe dovuto rimandare la questione alla commissione tributaria regionale della Toscana, cosa che ha fatto; cioè, non ci sarebbe stato bisogno di una rivalutazione di merito, perché, per verificare che quelle due scuole operassero applicando rette inferiori al costo standard, che era il requisito previsto dal MEF, sarebbe bastata una verifica immediata, non c'era certamente bisogno di andare a rimandare il tutto, probabilmente, alla commissione tributaria regionale.
  Quindi, come è stato acutamente, a mio avviso, rilevato ieri – e glielo voglio citare – da Il Sole 24 Ore, credo che il problema risieda nel fatto che, probabilmente, la Cassazione ha distinto tra la norma primaria e il regolamento, e ha recepito, per così dire, la norma primaria nel suo giudizio, mentre non ha considerato – evidentemente non considerandolo di rango adeguato come fonte – il regolamento stesso. Il giornalista de Il Sole 24 Ore, in questo articolo di ieri, sostanzialmente conclude così: «Tutto questo» – cioè, le modalità di applicazione – «è contenuto nel regolamento ministeriale e non nella legge primaria, che si limita a prevedere l'esenzione per le attività svolte con modalità non commerciali, ma è ovviamente, quest'ultima, a orientare la decisione dei giudici. Reggerà questo parametro agli eventuali contenziosi ? Alla domanda, per ora, non c’è risposta».
  Cioè, il giornalista fa balenare la possibilità molto concreta che il regolamento stesso possa essere sottoposto a verifica in diverse sedi ed eventualmente contestato a livello di applicazione.
  Il secondo motivo per cui abbiamo ritenuto opportuno mantenere questa interpellanza è un altro. Come lei ha visto, noi richiamiamo la possibilità che una soluzione definitiva a questa materia avvenga attraverso il meccanismo già previsto nella legge delega che si riferisce alla quota capitaria. Il motivo per cui, quindi, valeva la pena mantenere l'interpellanza – ed è l'ultima parte del nostro quesito – era per sapere a che punto fosse il Governo con la definizione del meccanismo della quota capitaria, che, a mio avviso, è l'unico che potrà in futuro garantire, in questo Paese, il pieno esercizio della scelta educativa, della libertà di educazione.
  Le sarò grato se vorrà chiarirci su questi due punti.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, signora Presidente. Come è già stato detto dal deputato Gigli, il Ministro dell'economia e delle finanze ha riferito a quest'Aula esattamente l'altro ieri rispondendo ad una interpellanza urgente presentata dall'onorevole Lupi ed altri.Pag. 13
  Io debbo preliminarmente ribadire che, in questi due giorni, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha cambiato idea a proposito di questo tema. Spiego rapidamente il motivo per cui non abbiamo cambiato idea: perché pensiamo che esattamente ciò che ha detto il Ministro concludendo il suo intervento sia coerente con la normativa vigente in questo momento e con i regolamenti che hanno dato attuazione alla legislazione vigente.
  Bisogna, infatti, considerare come questione essenziale che le sentenze della Corte di cassazione a cui stiamo facendo riferimento – nn. 14225 e 14226 dell'8 luglio 2015 – riguardano esclusivamente l'imposta comunale sugli immobili, poiché concernono l'impugnazione di avvisi di accertamento ai fini ICI per gli anni dal 2004 al 2009, relativamente ad unità immobiliari per le quali gli enti religiosi reclamavano l'esenzione prevista dall'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.
  La Suprema Corte ribadisce nella sostanza quanto già stabilito in precedenti sentenze sempre su questo tema, chiarendo che la disciplina concernente le esenzioni dall'ICI era, cito tra virgolette, «sospettata, non senza fondamento, di essere in conflitto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato e con le regole sulla concorrenza:» – sono evidenti, in entrambi i casi, le ragioni della ipotetica e gravemente sospettata violazione – «ragione per la quale essa avrebbe dovuto essere disapplicata» (ci si riferisce alla normativa in questione). Si sosteneva, cioè, che fosse aiuto di Stato una esenzione fiscale non adeguatamente motivata sotto il profilo sociale o sotto altri profili e, inoltre, che rappresentasse una violazione della concorrenza poiché su quello stesso mercato agiscono diversi soggetti alcuni dei quali non potevano adire all'agevolazione fiscale di cui al punto.
  La circostanza – insisterei su questo, perché secondo me è il punto chiave, anche se naturalmente posso sbagliare, ma questa è la nostra opinione – che la controversia non riguarda l'IMU, cioè l'imposta attualmente in vigore, è stata sottolineata dalla stessa Corte di cassazione.
  Essa dice che, per ovviare alla possibile condanna da parte della Commissione europea, lo dice la Cassazione, è stato poi approvato il decreto-legge n. 1 del 2012, articolo 91-bis, cui lei ha fatto riferimento, al quale è stata data attuazione con il regolamento approvato con decreto del ministro dell'economia e delle finanze n. 200 del 2012. Questo per quanto riguarda la Cassazione. Si sospettava, però, la violazione delle regole della concorrenza e delle regole in vigore a proposito di aiuti di Stato in sede comunitaria.
  La Commissione europea con la decisione C(2012) 9461 final del 19 dicembre 2012, ha, in effetti, giudicato la disciplina ICI in questione, quella che in Italia era in vigore prima dell'intervento relativo all'IMU, come un aiuto di stato incompatibile con il mercato interno in base all'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato. Il sospetto di violazione, sulla base della decisione della Commissione, è diventato certezza della violazione. La Commissione ha stabilito che, in questo caso, vi è una violazione delle norme previste dal Trattato sugli aiuti di Stato.
  La stessa decisione ha chiarito, invece (non so se dobbiamo chiarirlo ancora, lo hanno detto loro chiaramente) che l'esenzione dall'IMU, come disciplinata a seguito dell'entrata in vigore del citato articolo 91-bis del decreto-legge, n. 1 del 2012, cosiddetto decreto Monti, cui lei ha fatto riferimento, e dell'emanazione del regolamento approvato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze n. 200 del 2012, non costituisce un aiuto di Stato ai sensi dell'articolo 107, paragrafo 1, del Trattato. Quindi, il sospetto fatto riemergere, fondatamente, dalla Cassazione nelle sentenze di cui stiamo discutendo, a proposito della presenza di un aiuto di Stato, è stato rimosso (questo si può concludere guardando le stesse decisioni della Commissione europea) attraverso l'introduzione delle regole relative all'IMU, sempre applicate ai soggetti di cui qui stiamo parlando.Pag. 14
  Peraltro, il citato regolamento, come a mio giudizio lei ha correttamente richiamato, dispone, in ordine all'esercizio dell'attività didattica con modalità non commerciali, che debbano essere soddisfatti alcuni requisiti specifici tra i quali quello che l'attività sia svolta a titolo gratuito ovvero dietro il versamento di un importo simbolico, tale da coprire solo una frazione del costo effettivo del servizio, così come calcolato sulla base del regolamento stesso in rapporto al complesso dei costi sopportati dallo Stato per ognuno degli studenti che frequentano la scuola italiana, quella pubblica evidentemente, tenuto anche conto dell'assenza di relazione con lo stesso.
  Alla luce di tali considerazioni, noi ribadiamo che, a nostro giudizio, non c’è bisogno di alcun ulteriore intervento normativo, perché le sedi di valutazioni di giudizio, nazionali ed europee, Cassazione e Commissione europea, hanno ribadito che, ferma la violazione di regole in vigore, quelle dei Trattati, determinata dalla vecchia legislazione vigente in materia di ICI, fermo quel giudizio, oggi quei problemi sono stati rimossi attraverso l'approvazione della legge n. 1 del 2012 e del regolamento attuativo. Noi sinceramente temiamo che innovare una normativa, cercando di inseguire singoli pronunciamenti, possa addirittura mettere in dubbio l'evidente linearità della regolazione attualmente in vigore.
  Per cui insistiamo in merito al fatto che non ci sia da introdurre innovazione. Naturalmente, nella fase, nella quale siamo impegnati, di attuazione del cosiddetto piano della «Buona scuola» (adesso c’è una delega data al Governo dal Parlamento per l'attuazione della riforma), seguiremo con un occhio attento anche a questa tematica la determinazione delle condizioni di valutazione anche della cosiddetta quota capitaria in modo tale che, se dovessero confermarsi dubbi interpretativi, si possa eventualmente intervenire in sede di esercizio della legislazione delegata, ma, ad oggi, noi non abbiamo sinceramente nessun elemento che ci dica che è necessario interpretare anche con norme nuove una sequenza regolatoria che, a nostro parere, appare lineare e chiara.

  PRESIDENTE. Il deputato Gian Luigi Gigli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Presidente, lo sono in parte, certamente sì, nel senso che personalmente condivido e a me sembrerebbe quasi lapalissiana l'interpretazione che è stata data l'altro giorno dal ministro Padoan e oggi dal viceministro Morando. Credo che, a ogni occhio attento alla lettura dei testi, quello che è stato detto è sacrosanto.
  Tuttavia, credo che qualche elemento di preoccupazione – forse non da inseguire, come dice lei, ma da monitorare, su questo sono d'accordo con lei – vada tenuto presente, perché, se è vero che la situazione precedente al decreto Monti è stata in qualche modo bocciata, come una situazione di privilegio dall'Europa e il decreto Monti è intervenuto proprio per correggere quella situazione, su questo siamo tutti d'accordo, mi sarei aspettato dal magistrato (qui il Governo non c'entra niente ovviamente), che, nell'esaminare il contenzioso pregresso, avesse applicato la soluzione trovata con l'Europa dal decreto Monti per analizzare se, nella fattispecie del caso considerato, esisteva o meno la possibilità di configurare una situazione di privilegio. Questo mi sarei aspettato e invece, purtroppo, così non è stato per cui adesso monitoriamo la cosa, aspettiamo di vedere che fine, per esempio, fa il giudizio da parte della commissione tributaria regionale della Toscana perché certamente non sarà irrilevante.
  Tuttavia, se così fosse, se dovesse malauguratamente determinarsi una situazione di pervicace sanzione della situazione in essere credo che, forse, ripensare alla possibilità che il regolamento attuativo possa essere trasformato in una norma di rango primario non sarebbe un esercizio inutile. Anche perché le voglio citare (ed è di ieri) un intervento dell'assessore al Pag. 15bilancio del comune di Livorno, che ha seguito in giudizio questa vicenda fino ad arrivare alla Cassazione, l'assessore Lemmetti, il quale invita, a questo punto, altri comuni a fare altrettanto e definisce quella della Cassazione una sentenza che per noi fa storia.
  Quindi, evidentemente qui ci sarà un secondo tempo e un terzo tempo di questa vicenda. Detto questo, quindi, sulla prima parte comunque io la ringrazio e sono sostanzialmente soddisfatto di quello che ha detto.
  Prendo atto della buona volontà di monitorare la situazione e dell'eventualità di effettuare qualche intervento correttivo in occasione appunto dell'esercizio della legge delega.
  Mi sarei, invece, aspettato qualcosa di più sulla seconda parte. Io, in fondo, speravo che da questa interpellanza protesse aversi qualche chiarimento riguardo allo stato di avanzamento anche di una vicenda che, come dicevamo, non può che essere risolta non con pannicelli caldi – perché l'Italia, vogliamo ricordarlo ancora, una volta per tutte, è tremendamente indietro da questo punto di vista rispetto a tutto il resto dell'Europa, esclusa la Grecia – ma con un intervento risolutivo a monte che, voglio richiamarlo brevemente, faccia riferimento a quelle che sono le risoluzioni del Parlamento europeo che dicono che, in materia di libertà di scelta educativa, in un quadro giuridico nazionale appropriato, le scuole che non sono gestite dallo Stato possono favorire lo sviluppo di un'educazione di qualità e l'adeguamento dell'offerta formativa alla domanda delle famiglie – ho citato fra virgolette – e che per questo gli Stati sono tenuti ad accordare alle scuole paritarie le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all'adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti, senza discriminazioni nei confronti degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale.
  Allora, io credo che tutto ciò possa avvenire anche nel rispetto degli articoli 33 e 118, ultimo comma, della nostra Costituzione in forma analoga a quella già sperimentata nel nostro Paese, sperimentata con successo, che riguarda il Servizio sanitario nazionale.
  Nel Servizio sanitario nazionale, quando un paziente va a ricoverarsi, non si chiede a nessuno se vada in un ospedale pubblico di proprietà della regione o vada in un ospedale pubblico di proprietà di qualunque ente con la regione stessa convenzionato. C’è un costo standard dei servizi, che è stato identificato, e la regione lo trasferisce all'una o all'altra istituzione sulla base appunto delle convenzioni in essere.
  Ora, io credo che, nell'ambito dell'istruzione, noi a questo dobbiamo pervenire ed è questo, se non ho capito male, anche lo spirito del comma 185 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, la riforma appunto della scuola, che fa riferimento alla determinazione e all'attribuzione però poi della quota capitaria. Perché se la quota capitaria noi ci limitiamo a determinarla ma poi non la applichiamo, ciò non diamo alle famiglie la possibilità di spenderla dove vogliono, noi in realtà non stiamo dando, ancora una volta, libertà di esercizio alla scelta educativa.
  L'unico modo per evitare che venga in qualunque maniera ad essere riavviato un contenzioso tra pubblico e privato in questo Paese e venga superato tutto questo nell'ottica del principio di sussidiarietà è che siano le famiglie a scegliere, che siano le famiglie le titolari del bonus, per così dire, da investire nel luogo prescelto, sulla base ovviamente di un accreditamento di qualità, sulla base di un controllo ovviamente del tipo di servizio svolto; questo è compito dello Stato certamente, sulla base di un principio di non discriminazione previsto, peraltro, dallo stesso regolamento attuativo, il n. 200 del 2012. Sulla base di tutto questo, la famiglia poi decida autonomamente: questa è la scuola che farà mio figlio e non piuttosto quest'altra.
  A quel punto, ripeto, non si tratta più di sovvenzionare la scuola, si tratta di mettere le famiglie in grado di esercitare liberamente il diritto di scelta, come avviene, Pag. 16ripeto, in ambito sanitario. Io vado a curarmi – ed esiste questo da sempre in questo Paese – lì dove voglio, nell'ambito ovviamente di un servizio sanitario che integra nei fatti il pubblico e quel tipo di privato che lavora non per il profit ma lavora per svolgere un servizio pubblico, così come è per le scuole paritarie del servizio nazionale integrato dell'istruzione pubblica, che sono anch'esse scuole che esercitano appunto un servizio pubblico.
  Io mi aspettavo qualche parola in più su questo secondo tema. Mi auguro che il Viceministro voglia farsene carico nella fase di preparazione e stesura dei decreti attuativi della legge delega. Anche noi torneremo, anche da questo punto di vista, a monitorare la situazione. Così come dovremo monitorare quello che adesso faranno i comuni e i tribunali con riferimento alla vicenda di cui abbiamo appena discusso, che prende spunto dal ricorso del comune di Livorno, allo stesso modo credo dovremmo monitorare come poi il Governo eserciterà la sua delega.
  Vale a dire, se avrà voglia davvero di superare nei fatti il sistema dell'istruzione di Stato, così com’è stato creato dalla monarchia sabauda in questo Paese, che ormai è superata a tutti gli effetti e non esiste da nessuna altra parte, oppure se dovremo continuare pervicacemente a rimanere attaccati a un modello che, sostanzialmente, ormai nessuno più riconosce.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 3 agosto 2015, alle 9,30:

  Discussione del disegno di legge:
   S. 1977 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (Approvato dal Senato) (C. 3262).
  — Relatore: Misiani.

  La seduta termina alle 10,50.

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