XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 335 di giovedì 20 novembre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 15.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antimo Cesaro, Cicchitto, Speranza, Tofalo, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari e cessazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 novembre 2014, i deputati Roberto Capelli, Carmelo Lo Monte e Bruno Tabacci, già iscritti alla componente politica del gruppo parlamentare Misto-Centro Democratico, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Per l'Italia.
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 19 novembre 2014, ha comunicato di avere accolto la richiesta.
  La componente politica del gruppo parlamentare Misto-Centro Democratico viene meno a seguito del passaggio ad altro gruppo di tutti i deputati già iscritti ad essa.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 20 novembre 2014, i deputati Ivan Catalano e Claudio Fava, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI).
  Il rappresentante di tale componente, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto tali richieste.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative in relazione alla prospettata razionalizzazione di uffici e presidi di pubblica sicurezza – n. 2-00749)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lombardi n. 2-00749, concernente Pag. 2elementi ed iniziative in relazione alla prospettata razionalizzazione di uffici e presidi di pubblica sicurezza (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Nesci se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, secondo segnalazioni sindacali il 6 novembre si è tenuto, presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, l'incontro sulla chiusura di circa 267 uffici di polizia, preannunciata nella primavera scorsa e prevista per i primi mesi del 2015. Ci sarà un'amputazione straordinaria di uffici e servizi che mortificherà il personale della polizia, di cui il Governo parla bene soltanto quando serve per la scena mediatica. I tagli in programma sono l'ultima fase di un progetto complessivo di smantellamento dello Stato, iniziato da molti anni e giunto al capolinea con Matteo Renzi, icona pop costruita da un sistema spregiudicato che all'occorrenza fa ballare a piacimento spread, titoli e indici di borsa.
  Riguardo alla polizia e alle forze dell'ordine più in generale, l'intenzione del Governo – lo hanno capito anche i muri – è quella di togliere progressivamente le risorse dell'ordinario, di smettere specifiche attività investigative e operative, di tenere fermi gli stipendi e portare il singolo corpo al degrado. L'obiettivo è di produrre una situazione di collasso e paralisi sistematici, in modo da realizzare quello schiacciamento della sovranità popolare avviato con l'adesione supina di tutte le forze politiche, salvo il MoVimento 5 Stelle, ai trattati internazionali e alle imposizioni del potere finanziario, collocato al di fuori di questo Stato.
  Tutto torna in questo piano di distruzione. Persino le parole non sono a caso. Varrebbe ricordare, signor rappresentante del Governo, il motto di una forza di gendarmeria che recita: «Lex paciferat», che significa «la legge porti la pace», dove la legge, invece, adottata da maggioranze illegittime, è strumento impositivo di compressione e di proibizione dei diritti, intanto il diritto alla libera circolazione e il diritto alla sicurezza, che, nel contesto attuale, sono ampliati dalla dimensione digitale e connettiva, oltre che dai flussi migratori della globalizzazione.
  Voi non avete contezza per riformare la pubblica sicurezza, in modo che si protegga la libertà delle persone e si garantiscano sino in fondo i diritti del singolo. La polizia italiana ha sempre mostrato grandi capacità di intervento, prontezza, abnegazione e senso dello Stato. Lo sanno bene i ministri di questo Governo, che ricorderanno i sacrifici degli agenti della scorta di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sul cui sangue è passata una trattativa ancora aperta.
  La stessa altezza morale e professionale hanno tutte le altre forze dell'ordine e del pubblico soccorso, che sono ugualmente penalizzate, appese alla debolezza politica e all'arbitrio di una compagine di Governo che recita a soggetto, spacciando i tagli da carneficina come riordino, efficientamento e persino valorizzazione delle risorse umane e strumentali.
  Nel corso degli anni, il comparto della pubblica sicurezza è stato addirittura messo alla berlina. Molti sono i casi di cronaca relativi alla mancanza del minimo indispensabile: la benzina, l'inchiostro, la carta. Parallelamente, c’è stata una moltiplicazione di concorsi a fronte di una legge sullo scorrimento delle graduatorie che si è voluto persino vestire di nebulosità, pur di perpetrare vecchie pratiche di affarismo e clientelismo politico, con procedure selettive a raffica, sempre a spese dei cittadini. E io pago, diceva Totò. L'aspetto più inquietante è che voi, Governo della Repubblica del PD e affiliati, non avete un piano, un progetto, un programma per la polizia e le altre forze dell'ordine. Andate avanti, eseguendo ordini dall'alto, vi manca un disegno organico di vera riorganizzazione, che inevitabilmente deve partire dall'indicazione dei consigli e soprattutto dai bisogni degli addetti ai lavori, dei poliziotti, dei carabinieri, Pag. 3dei finanzieri, dei forestali, dei vigili del fuoco e dei militari e uomini di terra e di mare. Tutto ciò è naturalmente trascurabile per voi del Governo, che siete attori di registi che hanno alterato il circuito della moneta, consegnandola alle banche, le quali creano, alimentano e gestiscono il debito pubblico grazie a leggi e norme specifiche introdotte con distrazione di massa, che allontanano il popolo dalla conoscenza dei fatti e delle conseguenze. In questo contesto deviato, che non ha più i contorni della res pubblica, si inserisce appunto la vostra trovata di chiudere 267 uffici della polizia dalla sera alla mattina, che risponde ad una logica sola: le risorse, frutto del lavoro dei governati, vanno indirizzate al grande apparato privato dell'emissione monetaria e della stabilità finanziaria; lì sono perdute per sempre senza possibilità di riprenderle e investirle nei servizi ai cittadini e nella tutela dei diritti fondamentali e fondativi dello Stato. Avete devastato il corpo della polizia con una chirurgia demolitiva irrimediabile. In alcune aree del Paese, per esempio Gioia Tauro, da cui la ’ndrangheta smista tonnellate di cocaina verso l'Europa del consumo, avete chiuso presidi di controllo e sicurezza. Nei dintorni avete fatto lo stesso per gli spostamenti di mezzi e passeggeri in Calabria e Sicilia, come se non fosse più importante preservare la legalità, l'impresa e il mercato in questi luoghi del Mezzogiorno, subordinati alle mafie e spesso in compartecipazione con pezzi delle istituzioni. In quanto alla polizia postale, l'avete ridotta a polizia posticcia, alla faccia dell'impiego, del sacrificio e dei risultati raggiunti dal suo personale.
  Signori del Governo, pensavate di fare un'azione 2.0 e invece avete fatto un'azione 0.2, con il solito metodo di agire nel silenzio, senza relazionarvi con i diretti interessati, ai quali ora chiedete di subire senza nemmeno fiatare. Con la polizia ferroviaria avete usato un metro uguale, perché il vostro scopo è creare confusione e innalzare il senso collettivo del pericolo in un momento in cui, a causa della crisi voluta e decisa dai vostri capi, sono aumentati i furti sui treni, nelle stazioni e persino sui binari. Signor rappresentante del Governo, nella nostra attività parlamentare abbiamo detto e scritto, spiegando a modo da dove nascono i tagli che state praticando ogni giorno, senza curarvi degli effetti sulla vita e sul futuro della comunità italiana, di cui non avete alcun rispetto e alcun concetto.
  L'ultimo punto che vogliamo segnalarvi è che avete creato una frattura, a nostro parere definitiva, con gli stessi uomini dello Stato che sono la polizia e le polizie. Non vi siete resi conto che loro stanno dall'altra parte della barricata; sono in piazza a protestare per come li avete trattati e per come ancora li tratterete, passando sopra di loro. C’è una brutta aria in giro, c’è sentore che vogliate polverizzare la polizia e l'intero comparto della pubblica sicurezza. Magari accetterete surrogati che opereranno al di fuori della sovranità nazionale. Questa è la traccia che state dando ai poliziotti, ai parlamentari e ai cittadini che tengono ancora gli occhi spalancati. Vi chiediamo, dunque, cosa avete da dirci, come argomentate le vostre scelte sullo smantellamento della polizia, quali sono i vostri assi nella manica per giustificare una riforma del settore in cui non c’è neppure l'ombra di un miglioramento e soprattutto non c’è un solo elemento logico.
  Per ultimo, vi chiediamo se siete coscienti, pure alla luce dei nostri moniti, che sono quelli dei poliziotti che noi abbiamo ascoltato, seguito e rappresentato, che, con i vostri «tagli alla cieca», si aprirà in Italia una fase di disordini sociali senza precedenti nella storia della Repubblica.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Lombardi, insieme ad altri deputati, richiama l'attenzione del Governo sulla rimodulazione dei presidi di Polizia sul Pag. 4territorio – anche se nell'illustrazione l'interpellante ha aggiunto molto altro – e, soprattutto, sulle possibili ricadute negative sull'intero sistema di sicurezza.
  Voglio subito premettere che, rispetto a quanto ho ascoltato, non solo non vi è alcuna azione di smantellamento in corso e non vi sono assolutamente tentativi da parte del Governo di indebolire il sistema di sicurezza del nostro Paese; tutt'altro, misure come quelle inserite anche nell'ultima legge di stabilità dimostrano esattamente l'opposto. Voglio premettere, però, innanzitutto, che, in merito alla riorganizzazione delle forze di Polizia, gli intendimenti del Governo sono contenuti nel disegno di legge di delega per la complessiva riforma della pubblica amministrazione, attualmente all'esame del Senato.
  Con tale provvedimento, il Governo ha indicato al Parlamento, rimettendosi, naturalmente, alle sue scelte, due obiettivi di fondo. L'uno, più generale, è collegato alla razionalizzazione delle funzioni di Polizia e persegue lo scopo di evitare duplicazioni e sovrapposizioni dispersive, in adesione ai principi di efficienza della spesa pubblica, così come più volte lo stesso Parlamento ha sollecitato il Governo a fare.
  Si tratterà, dunque, di individuare specifici interventi di razionalizzazione delle risorse e dei presidi esistenti, che, tuttavia, non potranno mai compromettere la piena capacità delle forze di Polizia di far fronte ai loro compiti di difesa del consorzio civile, né la garanzia di integrità delle libertà fondamentali, che proprio dal mantenimento di livelli adeguati di sicurezza ricevono effettiva tutela.
  L'idea di fondo è quella di corrispondere, in maniera sempre più adeguata, alla diversificata domanda di sicurezza senza procedere ad un mero taglio di strutture, ma dando vita ad una nuova pianificazione strategica, fondata sull'analisi degli indici di criminalità, sulla trasformazione della minaccia criminale, sulla reale operatività dei presidi esistenti, sull'apporto delle nuove tecnologie nel campo dell'informatica e della videosorveglianza, sull'esigenza, più volte sottolineata da questo Parlamento, di coordinare il contributo delle forze di Polizia.
  Non vi è alcuna frattura, anzi, vi è il tentativo di rendere più forte ed efficace l'azione dello Stato. L'intervento si potrà concentrare – e parlo più specificamente della Polizia di Stato – su alcune articolazioni dei reparti di specialità, tenuto conto che in questi ambiti risulta possibile incidere senza ridurre l'efficienza dei servizi. Neanche in questo caso, comunque, si procederà, come paventano alcuni, a tagli indiscriminati, che farebbero torto ad ogni logica di sostenibilità.
  Posso assicurare, dunque, che sul territorio non ci sarà nessun servizio in meno per il cittadino. Colgo l'occasione per ricordare che per il 2014 la copertura del turnover delle forze di Polizia è stata portata al 55 per cento, invertendo finalmente il rapporto tra le unità di personale in uscita e quelle in entrata, caratterizzato finora e per alcuni lustri – il Parlamento ne è a conoscenza – da un saldo negativo.
  L'altro obiettivo individuato dal disegno di legge, più settoriale, è invece legato al tema della sicurezza ambientale e agroalimentare, per il quale è prevista la possibilità anche di un'eventuale confluenza del Corpo forestale dello Stato in altre forze di Polizia. Lo stesso disegno di legge mira a salvaguardare le specificità e professionalità esistenti e a garantire il mantenimento dei livelli di presidio del territorio, nella convinzione che qualunque nuovo disegno dovrà operare nel rispetto dei valori custoditi dalla legge n. 121 del 1981 e delle esigenze di effettiva sicurezza dei cittadini, senza alcun arretramento rispetto agli attuali standard.
  Torno ora sul tema dei reparti di specialità, al quale gli onorevoli interpellanti dedicano una particolare attenzione, con riferimento specifico alla polizia ferroviaria e di frontiera. Gli interventi al momento ipotizzati sulla polizia ferroviaria sono collegati alla necessità di razionalizzarne i presidi, tenendo conto, in particolare, della rapida espansione dell'alta velocità.Pag. 5
  In tale contesto, tra le possibili opzioni vi è quella di creare «punti di appoggio» a disposizione del personale degli uffici limitrofi che vi potrà essere inviato per attività di controllo e vigilanza saltuari, ovvero comandato in servizio di scorta ai treni, così, di fatto, aumentando l'operatività, perché sarà assicurata la presenza di operatori anche in stazioni prive di posti di polizia. Quanto agli uffici di frontiera, il progetto di razionalizzazione terrà inevitabilmente conto delle mutate esigenze operative determinate dall'abolizione dei controlli alle frontiere interne.
  Per il resto, verrà valutata la reale operatività dei presidi, anche alla luce della consistenza dei controlli di polizia collegati al numero delle persone in transito.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lombardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ROBERTA LOMBARDI. Presidente, no, la risposta fornita dal Governo, nella persona del sottosegretario Bocci, non può considerarsi soddisfacente rispetto alle problematiche che, con questa interpellanza urgente, abbiamo sollevato, ovvero la mancanza di un piano organico di riorganizzazione del comparto della sicurezza. La questione centrale che ci preme porre con forza riguarda, infatti, il prezzo che la sicurezza di tutti i cittadini deve pagare per dei millantati risparmi del Governo.
  Innanzitutto, è incredibile che il Parlamento venga a sapere da veline giornalistiche, e lanci ANSA, che il Ministro dell'interno stia lavorando a un progetto di riordino, o presunto tale, del comparto sicurezza, ma, se le voci di corridoio al meno fossero rassicuranti, sarebbe già meno disastroso nel «rapporto parlamentare». Invece, ciò che lascia senza parole è la totale mancanza di un progetto organico di riforma, basato su esigenze e calcoli realistici. Il Ministro Alfano ci ha abituato, ormai, alla propria inadeguatezza al ruolo, e alla propria incompetenza, in tante di quelle occasioni, che non si contano più neanche le mozioni di sfiducia discusse in quest'Aula e che, devo dire a questo punto, sono le uniche volte in cui il Ministro ci onora della sua presenza. Ma per la serie: al peggio non c’è mai limite, ora arrivano anche annunci di tagli irrazionali verso quegli uomini in divisa che, ogni giorno, rischiano la vita per noi cittadini, e perfino per Alfano. La sensazione è che il Ministro brancoli nel buio, e che non abbia alcuna contezza della situazione in cui versano le Forze dell'ordine del nostro Paese. È per questo motivo che vorremmo spendere qualche minuto per parlare dei veri sprechi del Ministero dell'interno che, praticamente, non vengono effettivamente affrontati, nel momento in cui il Governo viene qui e ci parla di un'efficienza della spesa pubblica. Parliamo, in prima luogo, degli affitti esorbitanti. A Roma, la mia città, negli ultimi dieci anni, sono stati spesi dall'erario più di 100 milioni di euro per pagare la locazione di due mega poli della sicurezza del Viminale; il primo, all'Anagnina, e il secondo, sulla Tuscolana: in tutto 3.000 uomini, per un costo annuo di canone di locazione di 13 milioni di euro. Ti informi poi e scopri che il polo Anagnina è di proprietà di un immobiliarista romano in auge negli anni ottanta e novanta, e il polo Tuscolana ha varie partecipazioni di società, tra cui spiccano Monte dei Paschi di Siena e la CMB di Carpi, una delle, forse, più famose coop rosse. I proprietari di questi immobili fecero un grande affare, locando al Viminale le due strutture, che per l'occasione, proprio per l'occasione – quando uno pensa male –, beneficiarono di un cambio di destinazione d'uso, avvenuto sotto la supervisione di Angelo Balducci, all'epoca potente capo del provveditorato ai lavori pubblici, non so se vi ricordate il nome, Bertolaso, ricostruzione dell'Aquila e così via.
  Il primo polo era un edificio in stato di abbandono. Tra l'altro, chi costruì distrusse anche numerose presenze legate a una villa romana, ma tanto chi se ne frega. Il secondo polo era un edificio destinato ad ospitare attività artigianali in mezzo al parco dell'Appia antica. Per i proprietari il cambio di destinazione d'uso, proprio al Pag. 6momento giusto, e l'attenzione seguente del Viminale – anche lì dici: «Il momento è sempre giusto» – furono certamente una manna dal cielo. Ricordo, 13 milioni di euro l'anno: siamo già arrivati a 100 milioni di euro di canone di locazione. Questa spesa è efficiente, evidentemente, per il Viminale perché si guarda bene dal recedere dal contratto di locazione e magari portare i 3 mila uomini all'interno delle tante caserme dismesse, che pure esistono e insistono nel comune di Roma.
  Altro caso di sperpero di denaro pubblico si verifica in Sicilia, in particolare a Catania, dove la questura è divisa in otto edifici, che costano complessivamente 3 milioni e 200 mila euro annui, quasi tutti affittati da privati, alcuni anche non a norma. Tutto ciò mentre nel commissariato di via Cristoforo Colombo, a Roma – ma potrei citare la caserma Smiraglia di Bologna, dove sono stata un mese fa –, cadono pezzi di intonaco dal soffitto a causa delle infiltrazioni di acqua mai riparate e i mezzi non possono essere parcheggiati nel piazzale antistante perché non agibile. Giustamente, ci fai una caserma, che fai ? Ti preoccupi di questi dettagli ?
  Decine di milioni di euro spesi per affittare, quindi, strutture costose, supercostose, ma evidentemente questo è efficiente per il concetto di spesa pubblica che ha questo Governo. A proposito di legge di stabilità, colgo l'occasione per informare il Governo che noi abbiamo presentato un emendamento, che dovrebbe andare in discussione a minuti, proprio sulla razionalizzazione delle locazioni degli immobili in uso, a qualsiasi titolo, al Ministero dell'interno e alla Polizia di Stato. Vi chiediamo, a questo punto, di andare a dare parere positivo a questo emendamento; quindi, magari, si riesce veramente almeno ad efficientare questo settore della spesa pubblica, legato al comparto.
  Poi è di questi giorni la notizia secondo cui sarebbero stati spesi più di 2 milioni di euro per ristrutturare il circolo ufficiali della Polizia di Stato nel quartiere Flaminio a Roma: piscina per bambini, sale giochi, pavimento in marmo di Carrara, una cucina da 240 mila euro – che si cucineranno ? –, tutto finanziato attraverso quel fondo assistenza, che dovrebbe servire per tutti i poliziotti e non solo per i funzionari.
  Poi, sempre dalla stampa di queste ultime settimane si apprende una notizia surreale, una delle tante. In Sicilia due aerei avrebbero dovuto trasportare i migranti approdati sulle coste dell'isola, ma sono decollati completamente vuoti, per varie motivazioni: altri soldi dei cittadini, altra spesa pubblica evidentemente efficiente che il Viminale si guarda bene dal tagliare.
  Le fonti di spreco nell'ambito della polizia sono davvero tante. Basti pensare che ogni poliziotto riceve il vestiario presso un ufficio della questura della provincia dove lavora, l'ufficio VECA. Tra i vari «cervelloni» ideatori di tagli, possibile che nessuno abbia pensato mai a unificare centri di spesa per l'acquisto di mezzi e vestiari ? Forse anche questo fa parte della spesa efficiente del Viminale. Così come non si vanno a toccare gli sperperi di denaro per le missioni, dove dipendenti delle varie questure vengono spostati in maniera illogica, anziché riassegnare le persone nel territorio dove già risiedono.
  Qual è, quindi, a fronte di tutti questi esempi che noi abbiamo portato, la soluzione che questo Governo offre a una situazione di sperpero di denari pubblici, come quella descritta finora ? Smantellare i presidi di sicurezza a tutela dei cittadini e, in particolare, chiudere i servizi specializzati della polizia.
  Nel nostro Paese i reati aumentano e la tensione sociale, complice una politica inadeguata, sta salendo alle stelle. Per tutta risposta, il Ministro dell'interno taglia con l'accetta centinaia di operatori preparati e professionalizzati tra le file della polizia di frontiera, della polizia postale e di quella ferroviaria. Proprio in queste ore, sempre dalla stampa, si legge dell'accoltellamento di un capotreno a Spatafora, in provincia da Messina, sul locale da Milazzo a Messina. Tra l'altro i due presidi che sono su questa linea sono tutti e due nella lista delle cancellazioni che abbiamo appreso Pag. 7da fonti giornalistiche. È la dimostrazione di quanto sia importante presidiare un territorio e quanto, invece, i tagli siano stati operati in maniera indiscriminata.
  Lo stesso dicasi per la soppressione delle squadre nautiche della polizia. Non sarebbe stata meglio una revisione graduale o uno dei progetti di rimodulazione proposti dalle organizzazioni sindacali di settore o dagli operatori di settore stesso, piuttosto che la soppressione ? Inutile dire, poi, che queste considerazioni, fatte per le squadre nautiche, valgono anche per le squadre dei sommozzatori, ad esempio, unità operative che servono spesso a salvare vite umane (vedi anche l'impiego nelle alluvioni ormai quotidiane a cui è sottoposto il nostro territorio e nell'operazione Concordia), che sono caratterizzate, tra l'altro, da grande territorialità, cioè profonda conoscenza del territorio.
  Infatti informo i tecnici del Ministero che magari – che ne so – i fondali del canale di Sicilia sono diversi rispetto a quelli della laguna di Venezia. Quindi, quando il signor Ministro ed i suoi prefetti valutano l'opportunità di sopprimere le unità di Bari, Napoli, Palermo o Olbia, hanno pensato a tutto questo ? È facile immaginare adesso che tutte le province colpite dalla scure governativa saranno più appetibili e vulnerabili agli attacchi criminali, piccoli e grandi.
  A questo punto chiediamo ad Alfano – glielo avremmo chiesto volentieri, se fosse venuto – che venga però, questa volta, lui in persona, con urgenza, ad illustrare alle Camere o alle Commissioni competenti di Camera e Senato quali intenzioni reali abbia, quale progetto – se un progetto esiste – ci sia dietro questa operazione di tagli. Noi crediamo che la sicurezza dei cittadini italiani non sia un costo, ma un investimento, dove la «sicurezza» possiamo intenderla nell'accezione più ampia: sicurezza di diritti, sicurezza di un lavoro, sicurezza di avere un reddito dignitoso. Ma tornando all'idea di sicurezza come pubblica sicurezza, possiamo dire che già oggi le forze dell'ordine soffrono di carenze di uomini, mezzi e strumenti. Vogliamo continuare su questa strada, fino a quando un prossimo evento criminoso eclatante riempirà di nuovo le pagine dei giornali ?
  Noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo prevenire, non sbandierare la solita falsa solidarietà alla vittima di turno. Se si vogliono risparmi – e diamo questo consiglio al Ministero – si combattano per davvero l'evasione fiscale, la corruzione, le mafie e non si fiacchino gli uomini e le donne che sono in prima linea a combattere ogni forma di illegalità.

(Iniziative di carattere amministrativo e finanziario a favore dei territori colpiti dai recenti fenomeni alluvionali e misure per l'aggiornamento dell'Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Iffi) – n. 2-00750)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bargero n. 2-00750, concernente iniziative di carattere amministrativo e finanziario a favore dei territori colpiti dai recenti fenomeni alluvionali e misure per l'aggiornamento dell'Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Iffi) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Bargero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La vedo già in piedi e le do la parola: prego.

  CRISTINA BARGERO. Signor Presidente e sottosegretario Delrio, mi lasci innanzitutto ringraziare il sottosegretario Delrio, che è stato presente nei nostri territori, sia a Genova che in provincia di Alessandria, in occasione degli eventi calamitosi ed ha dimostrato la vicinanza del Governo a queste zone drammaticamente colpite.
  Purtroppo nelle ultime settimane, a partire dalla prima settimana di ottobre, si sono ripetuti in Piemonte, nella zona del basso Piemonte, soprattutto per quanto riguarda la provincia di Alessandria, a Genova ed in tutta la Liguria, eventi alluvionali di portata eccezionale, che hanno pregiudicato sia la struttura viaria che la Pag. 8struttura idraulica del sistema idrografico della provincia di Alessandria e soprattutto del genovese.
  Ma questi eventi alluvionali non si sono solo susseguiti in Piemonte e nella provincia di Alessandria o nelle zone del genovese, del savonese, della riviera del Levante ligure, ma hanno anche interessato il Lago Maggiore, Biella, hanno interessato il bacino del Seveso e questo è il segno di un territorio fragile.
  Il nostro purtroppo è un territorio fragile. I dati dell'ISPRA, infatti, ci fotografano una situazione che è di grave pericolo: noi abbiamo circa un milione di persone che sono esposte al rischio frane; 6 milioni esposte al rischio alluvioni; ogni anno si verificano tra le mille e duemila frane, con un pericolo per il 10 per cento della popolazione residente in queste zone.
  Noi abbiamo il 7 per cento del territorio nazionale che è esposto a frane e gli eventi alluvionali hanno causato danni anche al sistema idraulico; e gli eventi alluvionali, voglio sottolinearlo, sono legati al sistema idrico minore, non sono stati legati ad esondazioni dei grandi corsi d'acqua, perché laddove sono state fatte opere di messa in sicurezza degli alvei dei fiumi o dei letti dei fiumi, i danni sono stati più contenuti.
  Ma purtroppo i fenomeni calamitosi delle scorse settimane, oltre a pregiudicare le infrastrutture pubbliche, hanno anche messo in ginocchio il sistema produttivo. Coldiretti stima circa 10 milioni di danni, la provincia di Alessandria 50 milioni di danni, con diversi sfollati che, secondo i dati della protezione civile, stanno rientrando in questi giorni nelle loro case.
  Si è evitata la tragedia, in termini di vittime umane, e, laddove ci sono state, è stata ridotta grazie all'intervento dei volontari della Protezione civile e dei nostri sindaci che, come ha detto anche Erasmo D'Angelis, si sono messi gli stivali di gomma e li hanno tenuti fino alla fine dell'emergenza. C’è stata una grande mobilitazione, sia da parte dei sindaci, che di tutti i volontari della Protezione civile. Resta il fatto, però, che noi abbiamo un territorio estremamente fragile, legato a una pianificazione territoriale non sempre adatta, legato anche al cambiamento climatico, legato a una predisposizione del territorio.
  Ed è necessario, come anche il sottosegretario Delrio ha detto e come il nostro Presidente del Consiglio ha ribadito negli scorsi giorni, che si esca dalla melma della burocrazia. Per uscire dalla melma purtroppo fisica del fango che più volte in questo mese ha colpito diverse zone del nostro Paese, è necessario che il Governo intervenga immediatamente, come ha dichiarato sin dall'inizio, e come anche attraverso la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico si sta facendo, con il recupero di grandi cifre, sia dei fondi europei, sia anche delle risorse non spese nel corso degli anni. Sono necessari, però, alcuni interventi puntuali immediatamente.
  Per prima cosa, come appunto il sottosegretario Delrio l'altro giorno ha detto in conferenza stampa a Genova e ad Alessandria, è necessario che vengano escluse dal Patto di stabilità tutte le opere di ripristino delle infrastrutture idrauliche, ma anche quelle opere di messa in sicurezza che non sono solo di ripristino, perché altrimenti i nostri comuni non ce la fanno. Questa è una cosa necessaria.
  Seconda cosa, è necessario che vengano sveltite tutte le pratiche burocratiche. Noi dobbiamo garantire ai comuni la possibilità di spendere e, al contempo, anche per i privati ci vuole un risarcimento immediato dei danni perché sono state messe in ginocchio molte attività produttive private che hanno il diritto di ripartire.
  Un'ultima cosa: è necessario anche che l'inventario delle frane e l'inventario di tutte le zone a rischio del nostro Paese siano aggiornati perché i dati ormai risalgono al 2008.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pag. 9Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bargero per questa interpellanza. Come lei ha ricordato efficacemente, i drammatici eventi calamitosi che hanno colpito molte zone del territorio nazionale impongono al Governo e alle istituzioni territoriali di accelerare il contrasto alla fragilità geologica ed idrografica di un territorio la cui fu struttura orografica è per il 75 per cento collinare e montana. Come evidenziato nell'interpellanza, i fenomeni franosi in Italia hanno interessato un territorio di oltre 21 mila chilometri quadrati e gli effetti di frane e alluvioni sono spesso anche il risultato di una mancata manutenzione del territorio, di uno scorretto uso del territorio stesso, di uno sconsiderato abusivismo edilizio, anche se dobbiamo dire che vi è una quota notevole di responsabilità nell'intensità delle precipitazioni che sono avvenute in questi ultimi tempi, che rappresentano, come dimostrano i grafici della Protezione civile, da dieci a quindici volte le precipitazioni delle medie annuali degli anni scorsi. Siamo di fronte, quindi, a fenomeni che anche in Inghilterra, in Germania e in Olanda determinano gravi eventi alluvionali. È chiaro che dobbiamo lavorare sulle cose che sono di nostra responsabilità, poi si farà carico il sistema di protezione civile delle emergenze non altrimenti prevedibili.
  Abbiamo, come Governo, fin da nostro primo giorno di attività, quindi ancora prima che succedessero questi avvenimenti, come lei ha ricordato, messo come priorità il tema della scuola e del dissesto idrogeologico. 250 milioni di euro sono stati stanziati per gli interventi che riteneva urgente il sistema delle autonomie locali e il sistema dei sindaci per interventi di messa in sicurezza della scuola che, quindi, sono stati esclusi dal Patto di stabilità.
  Lo stesso impegno confermiamo sul dissesto idrogeologico, sapendo che nella nuova legge di stabilità, come proposta dal Governo, vi è uno sconto del Patto di stabilità da 4,3 miliardi a un miliardo di euro, quindi 70 per cento di riduzione di obiettivi di Patto e che, comunque, dentro a questo miliardo di euro che si spalma complessivamente su tutto il sistema delle autonomie locali, noi daremo priorità agli interventi, che quindi sono completamente esclusi, del dissesto e della scuola. Confermo, quindi, questo impegno del Governo e credo che questa sia una battaglia che il Parlamento ha condotto per tanti anni e che nel 2015 troverà finalmente risposta.
  La seconda questione è che, come lei ha sottolineato, c’è bisogno di un'accelerazione. Abbiamo visto che vi erano 2 miliardi e qualche centinaio di milioni ancora dimenticati di impegni di accordi di programma che non venivano realizzati dal 1998 ad oggi. Abbiamo riprogrammato questi interventi e li abbiamo fatti ripartire. Oggi sono partiti circa 700 cantieri in corso per 930 milioni di euro e altri 750 cantieri per il restante ammontare partiranno entro il 2015. Stiamo cercando di correre per recuperare il tempo perduto.
  Ma soprattutto mi preme dire che stiamo affrontando anche oggi – poco fa ho terminato una riunione con le città metropolitane e le regioni – mi preme dire che stiamo cercando di avere un piano organico di riassetto, di riuso del territorio e di messa in sicurezza del territorio. Lo stiamo pensando anche sul settennato dei fondi europei per 2014-2020. Entro il 4 dicembre aspettiamo dalle regioni le nuove proposte di accordi di programma così come definite dalle autorità di bacino e dalle regioni. Credo che possiamo rispondere alla sua richiesta di maggiore celerità non solo con le cose che abbiamo già fatto, cioè rendere i presidenti di regione commissari, provvedimento che ha accelerato moltissimo e ha dato unificazione alle procedure; non solo stabilendo che per le opere urgenti non c’è sospensiva che tenga, come lei ha visto nello «sblocca Italia» abbiamo già fatto anche questa cosa; ma anche con i vari decreti di semplificazione che sono in corso e che sono già stati approvati dal punto di vista burocratico. Questo piano-programma di sette anni coinvolgerà circa 9 miliardi di risorse complessive in cui rientrano una parte dei fondi di sviluppo e coesione e una parte dei fondi europei sugli obiettivi tematici 4 Pag. 10e 6. E quindi credo che alla fine di questo lavoro, veramente potremo consegnare un Paese non immune dalle alluvioni ma certamente in cui la responsabilità della inerzia amministrativa è minore. Da questo punto di vista anche oggi, come ho già fatto durante la mia visita a Milano, garantiamo che gli interventi pronti per partire – penso alle cinque vasche di laminazione del Seveso, ad esempio – sono assolutamente finanziati e potranno partire con i tempi che ci siamo dati con le autorità locali.
  Per quanto riguarda le agevolazioni degli oneri fiscali, come ha già risposto ieri il Ministro Padoan, con il decreto del 20 ottobre è stata disposta la sospensione dei termini dei versamenti tributari nei territori colpiti dalle attività atmosferiche e per quanto riguarda il rimborso alle famiglie e alle imprese su questo punto dobbiamo fare un ragionamento molto serio. La fase 1, come lei sa, è la fase emergenziale di rimborso parziale degli interventi di prima necessità. La fase 2 è la fase più organica che, una volta consolidato l'assestamento dei veri danni, tende a risarcire parzialmente e a ripristinare parzialmente o totalmente le opere pubbliche in oggetto.
  Ovviamente ciò di cui abbiamo molto bisogno è una legge quadro che disciplini questa seconda fase cioè la quantità di risorse che comunque vengono garantite ai territori per evitare che vi sia una disparità di trattamento appunto tra i vari territori. Questo è uno degli elementi su cui stiamo lavorando. Ma certamente nel cronoprogramma degli interventi del piano di dissesto idrogeologico, delle infrastrutture e dei piani che noi mettiamo in conto vi è questa tensione a fare in modo che i territori colpiti da eventi calamitosi come questi siano trattati con priorità assoluta. Quindi nel piano investimenti questo potrà essere fatto anche – come dirò più tardi rispetto alla regione Sardegna – come è stato programmato di fare per la regione Sardegna che, come sa, è stata colpita da eventi molto gravi.
  Quindi grazie della vostra collaborazione e per la sollecitazione. Credo che siamo sulla strada giusta, ancora molto è da fare, è da verificare però credo che una prima risposta sia stata data, una prima assicurazione ai sindaci e alle autorità locali di un piano vero che possa impedirci di dover rincorrere sempre le emergenze e di piangere i nostri morti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tullo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Bargero n. 2-00750, di cui è cofirmatario.

  MARIO TULLO. Signor Presidente, voglio dire che sono soddisfatto della risposta del sottosegretario Delrio e il fatto che il sottosegretario abbia scelto, il Governo abbia scelto, di venire a dare la risposta in quest'Aula ne è la prima testimonianza.
  Io ho sentito le sue parole a Genova; poi, la collega Bargero ha raccontato che lei si è subito confrontato anche con altre realtà, quando si è rivolto ai sindaci – lei è stato sindaco –, dicendo: c’è bisogno di asciugare le lacrime, c’è bisogno di rimboccarci le maniche.
  È chiaro che ci sono alcuni elementi che ci fanno confrontare con questa drammatica realtà che arriva da lontano, da un uso distorto del territorio, sicuramente incidono anche i mutamenti climatici. Qui ci sono scelte locali, nazionali, direi mondiali – non è parlare di altro, no ? –, e, talvolta, giustamente, quando qualcuno ci tirava per la giacchetta invitandoci a ragionare sui mutamenti climatici e sulle conseguenze, forse, avremmo dovuto ascoltare di più.
  Ci sono realtà in cui non vi è ombra di dubbio che vi sia stato un non intervento su un fiume o che si sia costruito o cementificato troppo, ma vi sono aree o zone – penso ad un paesino che nessuno conosce, Montoggio, l'ultima casa fu fatta 300 anni fa – in cui è chiaro che, quando piovono 300 millimetri d'acqua in due ore, è difficile.
  Giustamente, noi abbiamo ottenuto oggi l'attenzione – e l'ha fatto lei molto bene – sul piano complessivo del Paese. Il 9 ottobre, il 10, quando io intervenni per ricordare purtroppo, ahimè, la vittima di Genova nell'ultima recente alluvione, feci Pag. 11un appello a quest'Aula: provo a rinnovarlo qui, perché è difficile parlare a fine lavori. Negli ultimi vent'anni – partiamo da questi – dieci anni, più o meno, ha governato il centrosinistra e dieci anni il centrodestra: ora è arrivato il momento della responsabilità. Qualcuno non c'era e io lo inviterei a partecipare: non a dirci «meno grandi opere», ma a partecipare.
  Con lo «sblocca Italia» noi abbiamo in emergenza affrontato alcune questioni: una norma l'aveva inserita il Governo, un'altra la rivendichiamo noi parlamentari. Siamo intervenuti sul codice degli appalti, perché quando ci sono i soldi e non si possono spendere perché c’è un ricorso è assurdo: non è colpa della politica, è colpa di una sbagliata burocrazia.
  Io credo che noi dobbiamo recuperare in fretta, sapendo che vorremmo non contare più vittime: da questo punto di vista, bisogna anche convivere con questo nuovo mutamento climatico e, quindi, con un sistema di Protezione civile che ci metta in condizione di poter subire meno danni possibili, sapendo che abbiamo a che fare, a commentare una vera e propria strage.
  Tra il 2002 e il 2014, in questo Paese, ci sono stati oltre 300 morti a causa delle alluvioni; per non parlare del fatto che si tratta di 3 miliardi e mezzo di danni annui, di miliardi di danni annui. E sappiamo che gli stanziamenti ordinari, dal 2008 al 2014, sono poi passati, ahimè, da 551 a 159 milioni, in questo caso. C’è un tema, appunto, che riguarda la burocrazia: bisogna fare in fretta e bisogna spendere talvolta quello che c’è da spendere.
  Il fabbisogno – lei lo sa meglio di me – sarebbe di circa 8 miliardi, come viene stimato e oggi non ci sono: 2 miliardi ci sono, poi c’è la copartecipazione di altri soggetti, come la comunità europea, il patto di coesione sociale, e quello che si potrà fare.
  Io credo questo: oggi so di questo incontro con tutte le realtà interessate, la struttura di missione sta lavorando da alcuni mesi e sta dando l'idea che si possa intervenire in sette anni (ci si è dati quell'obiettivo per intervenire). Sono interventi, giustamente, da definire nel lungo termine, ma sono anche a breve termine, se sapremo rispettare i sette anni.
  C’è il problema di quello che facciamo oggi: innanzitutto – non è una cosa né scontata né banale – sentire il Governo vicino è stato molto utile per quegli amministratori per reagire, però ci sono alcune questioni, a partire dalla legge di stabilità, per cui bisogna fare uno sforzo, con le condizioni economiche che ci sono, per dare un segnale concreto.
  Con riferimento al Patto di stabilità sono: evitare che i comuni, quelli più piccoli, colpiti dall'alluvione, partecipino al fondo di solidarietà per un periodo; la sospensione reale delle tasse, perché spesso c’è un corto circuito tra quello che si afferma a Roma con il decreto ministeriale e quanto accade realmente, poi, nelle realtà, perché non è bastato quel decreto ministeriale per sospendere la tassazione a Genova. Quindi, vi chiederemo, vi chiediamo anche un impegno costante su tutti gli organi che, poi, intervengono. Ancora: potenziare il fondo della Protezione civile, perché – il sindaco di Genova l'ha detto in maniera sobria e altri sindaci avrebbero potuto farlo – 12 milioni e mezzo sono pochi, ma sono tanti per Gabrielli se ne ha 50. Allora, aumentare il fondo della Protezione civile, il fondo unico per le calamità, che è quello che garantisce le somme urgenze, è da fare nelle prossime ore. Nei prossimi giorni, saremo in Commissione bilancio per verificare questo.
  Infine, appunto, occorre – l'ha detto giustamente lei – una legge quadro che ci faccia un po’ ripensare al sistema; anche qui riconosco al mondo ambientalista alcune battaglie che forse non sono state ascoltate, però, poi, quando occorre dragare un fiume e ci sono alcuni vincoli che sono dettati da una volontà ambientalista, ma che in realtà poi riscontrano difficoltà concrete, forse ragionarci nuovamente in maniera molto più laica sarebbe necessario.
  Per quanto riguarda gli interventi sui privati credo che in queste ore, in queste giornate drammatiche per tante realtà del Pag. 12Paese, la solidarietà delle persone – gli angeli del fango, ma non solo – lo straordinario volontariato che si è messo in moto è un aiuto per noi a dire: fate meglio. Però, ecco, se non ci sarà questa risposta immediata, anche di partecipazione umana che per me conta moltissimo, se non ci saranno atti concreti, c’è il rischio che quel distacco tra noi, i comuni e soprattutto i cittadini sia fortissimo.

(Iniziative a sostegno delle aree della Sardegna interessate da eccezionali eventi atmosferici nel mese di novembre 2013 – n. 2-00753)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili n. 2-00753, concernente iniziative a sostegno delle aree della Sardegna interessate da eccezionali eventi atmosferici nel mese di novembre 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Signor Presidente, ad alcuni può sembrare anacronistico, oggi, di fronte alle emergenze nazionali, parlare di un'emergenza di un anno fa. Lo faccio comunque, perché è evidente a tutti, e non può sfuggire, come da un anno ad oggi niente sia cambiato. Ho ascoltato con attenzione le parole del sottosegretario Delrio riferendosi all'immediatezza con la quale intende intervenire sull'alluvione di Genova e sulle altre calamità nazionali. Sento impegni per escludere quelle opere da realizzare dal Patto di stabilità; sento impegni finanziari ciclopici, centinaia di milioni di euro.
  Mi sembra di rivivere il film drammatico del 18 novembre del 2013, quando l'allora Presidente del Consiglio Letta e una decina di Ministri – uno dietro l'altro, una passeggiata di Stato nei luoghi dell'alluvione – andavano a declamare risorse copiose che sarebbero scese, più di quanta acqua ne avesse fatta scendere l'alluvione stessa. Si arrivò a parlare di cifre dai cento ai duecento milioni di euro nei prossimi mesi con la legge di stabilità, e non arrivò niente; si parlò di interventi immediati per il ripristino delle strade e delle arterie viarie di connessione dei centri abitati, della ricostruzione delle reti idriche, devastate da quella drammatica alluvione; ebbene, 367 giorni dopo quella drammatica alluvione che ha lasciato sul campo diciannove vittime e 2 mila e 700 sfollati, che ha lasciato danni contabilizzati dalla Presidenza del Consiglio e dai commissari governativi della protezione civile pari ad oltre 700 milioni di euro, viene da domandarsi se sia anacronistico parlare, oggi, in quest'Aula dell'alluvione della Sardegna di 367 giorni fa.
  Non è anacronistico, è di stretta attualità rispetto al metodo, al modo che ha, anche questo Governo, di comportarsi di fronte ad alluvioni, a drammi, a calamità naturali che non possono essere semplicemente giustificati con il cambiamento climatico che è in corso in Europa e in tutti gli Stati europei o nel mondo, ma che hanno bisogno di risposte cogenti e immediate, concrete, non fumose, non di sterili ed inutili impegni di cui la Sardegna oggi non se ne fa più, assolutamente, niente.
  A noi, lo dico al sottosegretario, preannunciando anche il desiderio di avere una risposta compiuta, non interessa un impegno del Governo, ci interessano risposte legislative che possano, già dalla legge di stabilità, da questa, dall'emendamento che il Governo deve presentare in questa legge di stabilità, porre rimedio a quelle balle di Stato che ci sono state raccontate con continuità politica, dal Governo Letta a quello Renzi, e che hanno imbrogliato i sardi promettendo risorse copiose – ci sono le dichiarazioni che possiamo, una dopo l'altra, rileggere – che, invece, si sono tramutate nel niente assoluto. È questo quello che noi chiediamo, provvedimenti coerenti con quello che si dice, con le affermazioni che si fanno, con quello che sostanzialmente, invece, è venuto meno in questi 367 giorni.
  Lo voglio ricordare, perché questo è un elemento che fa pendant con i 270 giorni di Governo Renzi, perché non vorrei che Pag. 13qualcuno adombrasse anche una determinata idea sulla responsabilità politica. Non voglio citare gli anni delle costruzioni fatte sugli alvei dei fiumi e nei bacini idrografici a rischio. Voglio guardare strettamente il concreto, cioè l'intervento postumo all'alluvione: su 367 giorni di distanza, 270 giorni con zero interventi, con zero stanziamenti, sono, in capo a questo Governo.
  Quindi, sottosegretario Delrio, non c’è viottolo per sfuggire a questa responsabilità politica: dovere presentare l'emendamento nella finanziaria e dare le risorse che spettano alla Sardegna; che spettano non perché l'avete nel cuore, la Sardegna, come ha detto un signore che poi cercherò di richiamare in questi giorni, il quale ha detto: li stanzieremo perché abbiamo la Sardegna nel cuore. No ! Dovete stanziarli perché ci spettano, non perché avete la Sardegna nel cuore, perché è un problema di discriminazione: avete stanziato le risorse per le altre regioni, avete fatto gli sgravi fiscali per gli altri cittadini colpiti dalle alluvioni in Liguria, in Emilia Romagna – come lei ben sa – in Toscana e nel Lazio, e avete permesso per tutti la deroga al Patto di stabilità, esclusa la Sardegna.
  Anzi, a dire il vero, uno sgravio sul Patto di stabilità è stato fatto, di 23,5 milioni di euro, in una sottospecie di legge di stabilità del 2014, in cui sono state utilizzate risorse che erano già state utilizzate precedentemente, quindi impegnate, che quindi venivano calcolate per la deroga al Patto di stabilità per altre alluvioni. Come dire, contrapponiamo l'alluvione di Capoterra a quella della Gallura o del centro-Sardegna. Quindi, risorse assolutamente inutili, come hanno dichiarato ieri decine e decine dei sindaci degli 82 comuni colpiti, rasi al suolo nel sistema idrografico, nel sistema di captazione delle acque, nel sistema viario, nel sistema ambientale devastato da quella alluvione.
  Non ci sono scuse, non si possono accettare deroghe o proroghe rispetto ai temi che sono stati posti in questa interpellanza. La fotografia di oggi è devastante, basta girare per la Sardegna e andare a rendersi conto, dalla Gallura arrivando fino alle zone interne. Vi sono paesi – cito il caso di Onanì con Bitti – con rimasugli di ponti ancora tutti bloccati dagli alberi che si sono staccati dall'alveo del fiume. E ancora oggi, più di allora, il rischio diventa gravissimo, cioè quello che una possibile precipitazione possa di fatto creare danni ancora più gravi di quelli che sono stati creati. Ci sono dighe divelte, come quella di Torpè, che è quella che, sostanzialmente, per il malgoverno, per un'opera pubblica che non si è portata avanti – anche quella in regime commissariale – è ancora oggi lì, testimonial della disaffezione, dell'incapacità di dare delle risposte puntuali sul piano anche dell'intervento. Ebbene, quella diga non ha avuto un intervento di messa in sicurezza. Doveva essere sollevata la paratia, doveva essere messa in condizione di non andare ad incidere su quell'asta fluviale e doveva essere messa in condizione di non incidere su quelle aree che sono state drammaticamente colpite: non è stato fatto assolutamente niente. Aree urbane di città importanti in Gallura e di paesi più piccoli sono ancora così come 367 giorni fa sono stati lasciati da quella alluvione. E poi ci sono i drammi di chi ha perso tutto, di chi ha perso la casa, di chi ha perso i mobili, di chi ha perso le aziende agricole, di chi ha perso il patrimonio pubblico di piccoli, modesti comuni che, già stritolati dalla scarsità delle risorse finanziarie, non hanno la possibilità di intervenire nei più elementari bisogni, dalle scuole agli asili. L'intervento sul patrimonio pubblico, che è stato censito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso i suoi commissari, è di 495 milioni di euro di danni, quello sul patrimonio privato è stimato in 39 milioni 406 mila euro e le attività economiche produttive censite in 44 milioni di euro. E si aggiungono a questi, stranamente non contabilizzati, 79 milioni 863 mila euro per le attività agricole.
  E allora che dire ? Su questi temi cosa dobbiamo dire ? Che abbiamo stanziato 20 milioni di euro ? Che ci sono 20 milioni di euro stanziati con il decreto di qualche giorno dopo l'alluvione ? Io vorrei che il sottosegretario, su questo, dicesse le cose Pag. 14come stanno, facesse una comparazione, non la voglio fare io per adesso, vorrei che fosse il sottosegretario a dire: «c’è stata una discriminazione nei confronti della Sardegna e noi ci impegniamo a porre rimedio». Deve essere il sottosegretario a dire che c’è questa discriminazione, non lo voglio dire io. Ma, se non lo dirà, saranno i numeri a parlare e a dimostrare che verso la Sardegna c’è un atteggiamento chiaro ed evidente; e non mi si dica che non ci sono i soldi, io questo tema dei soldi che non ci sono non solo non lo accetto, non solo non lo condivido, ma posso dimostrare che così non è.
  Avanti ieri a Cagliari, nel porto del capoluogo della Sardegna, sono sbarcati decine di nuovi carri armati fiammanti, ognuno di questi del valore di 9 milioni di euro. Sono stati scaricati, tra Sant'Antioco e Cagliari, in venti giorni, venti carri armati fiammanti che hanno attraversato da Cagliari la strada statale n. 130 per arrivare a Teulada – quindi moltiplicando per quattro il tragitto che avrebbero potuto fare – dando bella mostra di sfoggio di potenzialità di Stato, di arroganza di Stato, mentre la regione dice: «limitiamo le basi militari»; qualcuno dice, come me, «cancelliamole». Ebbene cosa fanno ? Cosa fa il Ministro della difesa ? Li fa passare in bella mostra a dimostrare che lo Stato c’è. Lo Stato c’è con i carri armati, c’è con quelle risorse che sono state buttate per fare esercitazioni che non avranno alcun senso per il nostro Esercito perché, come sappiamo, non possono essere utilizzati in nessuno scenario di guerra. E sono denari sottratti, invece, a quegli interventi di cui i cittadini comuni, come lei ben sa, potevano invece far buon uso per dare delle risposte compiute.
  Tutto questo non c’è stato, tutto questo non avviene e siamo costretti – e lo voglio ricordare – a leggere la continuità politica tra il Governo Renzi e quello Letta e tra quello Letta e quello Renzi. Perché Renzi, il 19 novembre del 2013 – cito solo questa ma ne potrei citare altre perché ne ho tante a disposizione – fece una dichiarazione affermando: «il Governo recepisca l'ordine del giorno della Commissione ambiente, approvato da tutti i partiti all'unanimità, stanziando 500 milioni anziché 30». Renzi, ormai già pronto a scavare la fossa al collega Letta, si candida al Governo del Paese dicendo: «togliamo la cifra di 30 milioni e mettiamocene 500». Sono passati 270 giorni e di quei 500 milioni non vi è traccia in alcun provvedimento e tanto meno nella legge di stabilità. Se la priorità deve essere quella del riordino in tema idrogeologico, di prevenzione, c’è solo uno strumento che è quello della legge di stabilità. Non ce ne sono altri. Dire che faremo un provvedimento ad hoc, che ci stiamo lavorando, non è vero perché i progetti ci sono tutti nel nostro Paese, bisogna finanziarli; bisogna realmente, non a parole, dare concreta attuazione a quello che vuole essere un indirizzo civile e di civiltà, cioè quello di prevenire a monte per evitare i drammi a valle. È questa la regola fondamentale che bisogna mettere in campo: bisogna prevenire e nella prevenzione bisogna mettersi nelle condizioni di dare risposte compiute, non sfuggenti.
  Si possono recuperare risorse importanti ? Io non credo che si possa fare con le affermazioni fatte a Cagliari da un tale Erasmo D'Angelis che dice l'agenzia Ansa essere responsabile nazionale della struttura. Perché questo signore, senza alcuna investitura sul piano democratico ma soltanto per un mandato del Presidente del Consiglio, egli stesso senza nessun mandato elettorale puntuale, dice: « Dobbiamo alle vittime del 18 novembre la ricostruzione di un territorio in sicurezza». E dice e aggiunge: «Siamo in stretto contatto con il presidente della regione Pigliaru. La Sardegna» – dice Erasmo D'Angelis – «ne chiederà 500 di milioni e noi faremo tutto il possibile perché l'isola è nel nostro cuore».
  Il giorno della ricorrenza, il titolo: «Alluvione, 500 milioni per la Sardegna nei prossimi cinque anni». È falso, sono proclami da regime imperialista che utilizza la TV per dire qualcosa che non ha alcun tipo di riscontro concreto. C’è un decreto ? C’è un disegno di legge del Governo che stanzia 500 milioni per la Sardegna ? Pag. 15La domanda che si pone l'interpellanza è: sì o no ? C’è un provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri, sì o no ? Ci sono risorse che vanno oltre quei 20 milioni stanziati per l'emergenza, su cui avete tentato anche di far cadere gli stanziamenti per i mutui agevolati, bocciati perché li avete messi all'interno di un fantomatico decreto «Roma Capitale», come se gli auspici per Roma capitale dovessero coincidere, così come purtroppo hanno coinciso, con quelli del dramma dell'alluvione. Bene, tutto questo non è assolutamente accettabile, servono risposte compiute, non si può in alcun modo derogare e questa credo che sia la partita fondamentale sulla quale le domande sono: sul piano fiscale cosa intendete fare, sul piano economico, sul piano della concretezza degli atti legislativi.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interpellanza ci consente di fare il punto sugli eventi alluvionali verificatisi nel novembre del 2013 in Sardegna. Si segnala che sono stati attivati a quel proposito due distinti percorsi. Si è proceduto all'istituzione di un regime di intervento speciale in capo al presidente dell'ANAS, anche mediante una serie di disposizioni normative primarie ad hoc e sotto il profilo finanziario sono state stanziate le seguenti risorse: 23 milioni per gli interventi urgenti, 50 milioni con la legge di stabilità 2014 per la ricostruzione e la riduzione del rischio idrogeologico, l'esclusione dal Patto di stabilità per 10 milioni a cui si aggiungono i 23 milioni già citati dall'onorevole Pili di cui alla delibera CIPE del 2012. La legge 147 del 2013 inoltre ha autorizzato 30 milioni per il 2014, 50 milioni per il 2015 e 100 milioni per il 2016 e ha previsto che le risorse esistenti sulla contabilità, non impegnate, potessero essere utilizzate pure ai fini del ripristino del danno idrogeologico dovuto all'incuria sul sistema idrico.
  Per quanto concerne i compiti affidati al presidente dell'ANAS, segnalo che lo stesso ha provveduto a predisporre un piano di interventi suddiviso secondo quattro livelli di priorità: il ripristino della viabilità interrotta (16 interventi, di cui 2 su strade ANAS e 14 su strade provinciali); interventi strutturali per le condizioni di sicurezza (24 interventi; interventi di ripristino – terzo livello – della piena funzionalità delle infrastrutture (14 interventi); quarto livello, interventi di mitigazione del rischio residuo. Il commissario delegato ha ritenuto di assegnare risorse per l'esecuzione di 54 interventi, di cui 17 sulle strade statali e 37 sulle strade provinciali, per un ammontare complessivo di circa 50 milioni di euro. È stato stabilito anche un cronoprogramma di attività con priorità agli interventi di ripristino e, dei 51 interventi del piano, al mese di settembre 2014 risulta che 14 sono stati completati, 21 sono in corso di esecuzione e 16 interventi sono stati consegnati alle imprese esecutrici appena acquisiti i pareri e le autorizzazioni di competenza degli enti competenti. Quindi, dal cronoprogramma aggiornato risulta che tutti i progetti sono stati approvati entro il mese di agosto 2014, il 98 per cento degli interventi è stato aggiudicato e il 69 per cento è stato consegnato. Purtroppo solo il 27 per cento agli inizi di settembre risultava ultimato ed è un dato non incoraggiante che certamente necessita di un impegno molto più intenso da parte di tutti, su questo siamo d'accordo, forse è l'unica cosa su cui siamo d'accordo con l'onorevole Pili. Quindi l'operatività più accelerata pare essere veramente una valutazione che va fatta con le imprese interessate. La gestione emergenziale risulta di prossima scadenza e, in attuazione di quanto previsto dai commi 4-ter e 4-quater dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, abbiamo acquisito l'intesa con la regione Sardegna, è stata trasmessa al concerto del MEF l'ordinanza volta a disciplinare il rientro nell'ordinario.
  L'ordinanza prevede l'affidamento al direttore generale della Protezione Civile della regione Sardegna dell'incarico di assicurare Pag. 16il coordinamento delle residue attività, operando in un regime di contabilità speciale per ulteriori diciotto mesi.
  Relativamente alla ricognizione dei fabbisogni di danno ad opere pubbliche, come lei ha già riassunto efficacemente, abbiamo un fabbisogno complessivo di 579 milioni di euro – e questo forse è il primo esempio di stima consuntiva fatta bene del fabbisogno danno – di cui ben 495 per interventi e danni pubblici.
  Questi sono i cosiddetti danni di seconda fase e contribuiscono alla composizione di un quadro riepilogativo nazionale che, in relazione ai ventisei stati di emergenza, che sono stati attivati dopo che è stato messo ordine finalmente a questa attività proprio l'anno scorso, ha visto completato e validato il processo per quattordici eventi per un totale generale per oltre 2,3 milioni di euro.
  La prima cosa che intendo dire quindi qui pubblicamente è che non vi è alcuna discriminazione per la regione Sardegna, ma siamo purtroppo tutti nella stessa barca e i fabbisogni che, ora per la prima volta, vengono quantificati su basi comuni e comuni procedure richiedono certamente uno stanziamento aggiuntivo ad hoc. Agli stanziamenti che erano già previsti e che ho già citato prima, va aggiunto il fatto, che ho già citato nell'interpellanza precedente, e cioè che ben 2,3 miliardi di euro, frutto di accordi di programma precedenti sono rimasti, per inerzia degli amministratori passati della Sardegna, non utilizzati e quindi la responsabilità primaria di coloro che non hanno reso possibile gli accordi di programma e la realizzazione degli accordi di programma non va certamente individuata nel Governo attuale, il quale, da quando è stato istituito, ha provveduto a sbloccare già un miliardo di euro, come ho già ricordato, e un altro miliardo verrà sbloccato nei prossimi 12 mesi, per un totale di interventi per la regione Sardegna esattamente di circa 110 milioni di euro che verranno sbloccati grazie all'attività dell'unità di missione.
  Quindi, l'unità di missione è autorizzata dal Presidente del Consiglio, il quale è stato legittimato da questo Parlamento e non da altri. Non mi pare il caso di discutere dell'autorevolezza o meno, ma piuttosto di concentrarci sull'ottenimento dei risultati. Se tutti avessero ottenuto in questi pochi mesi i risultati che ha ottenuto questo Governo, se tutti gli amministratori della Sardegna avessero mostrato lo stesso impegno che ha mostrato questo Governo, probabilmente non staremmo oggi a ragionare di questa difficoltà.
  Abbiamo trovato piena collaborazione con il presidente Pigliare. Nei prossimi giorni, entro il 4 dicembre verranno presentate le nuove proposte di accordi di programma della regione Sardegna, che certamente potranno completare quel quadro di impegni di 500 milioni, di cui parlava Erasmo De Angelis in opere pubbliche e in ripristini fatti e sono sicuro che, da quella ricognizione, sicuramente gli stanziamenti andranno in una direzione molto vicina a quella cifra complessivamente.
  Quindi, noi abbiamo risposto in termini certamente insufficienti come per tutte le regioni italiane. Il Governo non è qui a dire che questi stanziamenti della seconda fase siano sufficienti – quelli che ci saranno saranno certamente insufficienti, totalmente insufficienti a riparare i morti e il dolore che è stato provocato. Certamente, l'azione di Governo sta permettendo di recuperare decenni di ritardi su queste opere per la messa in sicurezza del nostro territorio. Certamente, il Governo sta cercando di recuperare in termini finanziari anche un'adeguata risposta per i danni di seconda fase che proprio in Sardegna dovrebbero aggirarsi, secondo l'opinione del Dipartimento di Protezione civile, in un risarcimento circa di 200 milioni di euro individuati complessivamente.
  Questo è quanto abbiamo deciso di fare, incluso l'impegno a liberare dal Patto di stabilità, quanto prima, le opere dei comuni. La legge di stabilità attualmente in discussione – come ho già ricordato poco fa – riduce di circa il 70 per cento gli impedimenti ai comuni per il Patto di stabilità. Se vi fossero state queste riduzioni Pag. 17nella legge di stabilità scorsa il comune di Olbia avrebbe potuto certamente spendere i soldi che il sindaco lamenta non aver potuto impegnare nella sua opera di ricostruzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Signor Presidente, ovviamente non posso per niente dichiararmi soddisfatto, perché manca la risposta. Se il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri si limita a fare una ricognizione che un normalissimo ufficio di un commissario governativo poteva fare, tra l'altro con molti errori, perché vengono richiamate cifre totalmente inesistenti, che non hanno nessun riscontro nemmeno sul piano legislativo, avremmo fatto la domanda, attraverso la legge n. 241 del 1990 sulla trasparenza, a un ufficio o a un commissario.
  Ci attendevamo e mi attendevo una risposta compiuta, non un impegno generico: «Ci impegniamo a liberare risorse per il Patto di stabilità». No ! Bisogna scrivere, nella legge di stabilità, che la priorità numero uno è l'emergenza alluvione in Sardegna e che tutte le opere censite nell'ambito dei 700 milioni di euro dal commissario governativo per l'emergenza alluvioni in Sardegna sono escluse dal Patto di stabilità, almeno per le risorse che già esistono. Sarebbe bastato questo per dare delle risposte compiute, ma sarebbe stato molto più corretto dire che non si annunciano 200 milioni. Lo ha già fatto Letta. Lo ha fatto Letta ! Venti giorni dopo l'alluvione ha annunciato 200 milioni di euro. Siccome dalla caduta di Letta ad oggi sono trascorsi oltre 270 giorni, mi domando: cosa ha fatto il Governo Renzi di concreto ? Ha sbloccato risorse passate ?
  Arrivo a questo, perché qui c’è un'affermazione che sconfessa gran parte del governo regionale presieduto dal centrosinistra e l'altra parte presieduta dal centrodestra. Quegli accordi a cui lei fa riferimento, per 2,3 miliardi di euro, guarda caso li ha firmati il sottoscritto e li ha firmati alla scadenza del suo mandato, dopo un iter lunghissimo, che lei conosce perfettamente, ma dopo avere attuato gran parte di quelle risorse. E se la Sardegna in quel settennio ottenne il 170 per cento delle risorse, quindi la premialità sull'ambiente, la premialità sulla vertenza idrica, riuscì a spendere il 170 per cento, quindi riusciva a spendere anche parte del biennio successivo e, quindi, la responsabilità politica, quando lei fa quell'accusa, la fa a casa sua e la fa direttamente a chi ha governato la regione subito dopo il sottoscritto, quindi il centrosinistra e, quindi, quello che oggi è il segretario del PD in Sardegna. Quindi, penso che questa sua affermazione sia assolutamente corretta. È vero ! Il centrosinistra in quei cinque anni ha bloccato gran parte di quelle opere e di quegli interventi.
  Aggiungo che fate comunicati, Palazzo Chigi, dove dite: «Sblocchiamo le risorse». Ma sono già risorse della Sardegna. Non c’è nessun bisogno di sbloccarle. Bisogna verificare qual è lo strumento ostativo, qual è l'elemento ostativo della mancata spesa di quelle risorse e si andrà a vedere qual è la complicità dell'apparato burocratico regionale e statale, dalle sovraintendenze passando per la valutazione di impatto ambientale. Ricordo il decreto-legge n. 133 del 2014, perché tutte le opere previste da questo provvedimento sono bloccate per la valutazione di impatto ambientale, perché c’è da fare una procedura nuova di adeguamento rispetto a quella che era stata prevista allora, perché sono cambiate le norme. Nel giro di un anno si modificano le norme e, quindi, bisogna cambiare i progetti, bisogna cambiare la valutazione di impatto ambientale, bisogna rifare un iter lunghissimo e, quindi, non basta dire che si sbloccano le risorse, ma bisogna andare alla fonte del limite ostativo a quelle opere.
  Come può il sottosegretario dire che non c’è discriminazione ? Io sarei più cauto, sottosegretario. Ho capito che la sua risposta è stata data a braccio, quindi probabilmente non è compiuta. Faccio soltanto un parallelo tra quello che è Pag. 18successo il 18 novembre in Sardegna e quello che è successo il 17 gennaio 2014, quindi un mese e mezzo dopo, in Emilia-Romagna. Io ho fatto la comparazione legislativa, non a chiacchiere, per dimostrare quello di cui lei, invece, non è a conoscenza. In quel provvedimento, che riguarda l'Emilia-Romagna, sono stati stanziati immediatamente 210 milioni di euro, con una spesa massima potenziale, attraverso l'utilizzo di quei 210 milioni in parte per contrarre mutui agevolati, di 450 milioni di euro. È scritto nella legge, non in un impegno a divenire, in una legge.
  Per la Sardegna 20 milioni di euro. Qual è la differenza ? Io non voglio fare la contabilità delle vittime, perché sarebbe davvero poco elegante dire che la Sardegna ha avuto tot vittime e dire quante ne ha avute l'Emilia-Romagna, quanto è stata l'incidenza del danno, quanto è stato censito.
  Sicuramente in Emilia Romagna il danno censito è molto minore di quello censito in Sardegna. Dove sta la proporzione ? In Emilia Romagna 210 milioni e in Sardegna 20 milioni. Non basta. Per quanto riguarda la fiscalità, c'era una domanda precisa alla quale lei non ha dato alcuna risposta. Gliela do io: l'unico provvedimento che prevedeva una deroga, una proroga della fiscalità, cioè del pagamento degli oneri fiscali per i cittadini colpiti dall'alluvione, è contenuta nel decreto fatto dal Governo Letta il 20 novembre del 2013, e diceva che per quaranta giorni i cittadini sardi, dalla data del 18 novembre sino al 27 dicembre, non avrebbero pagato le tasse, cioè è stata data ai cittadini sardi una proroga di quaranta giorni, solo quaranta giorni per chi poi doveva, secondo lo Stato, risolvere allora tutte le sue difficoltà.
  Allentamento del Patto di stabilità per 23,5 milioni di euro per la Sardegna. Sapete fiscalmente cosa c’è scritto nel provvedimento che riguarda l'Emilia Romagna ? E non cito le altre, potrei citare anche la Toscana e altre realtà molto vicine al Governo Renzi. C’è scritto 340 giorni di deroga fiscale, nel provvedimento che è stato adottato per l'alluvione dell'Emilia Romagna del 17 gennaio del 2014, cioè un mese e mezzo dopo la Sardegna. Alla Sardegna date quaranta giorni di proroga, ai cittadini dell'Emilia Romagna 340 giorni di proroga, come se l'economia dell'Emilia Romagna fosse comparabile con quella in ginocchio della Sardegna. C’è discriminazione, sottosegretario. Bisogna studiare i provvedimenti e capire che la Sardegna non è la colonia di Stato e che bisogna trattare la Sardegna alla pari delle altre regioni. E se andiamo a vedere gli stanziamenti che ci sono stati, anche nel Governo Berlusconi, non dico che non ci sia stato questo tipo di atteggiamento. C’è stato da parte di tutti, dallo Stato per come guarda la Sardegna: siccome siamo un milione e 600 mila abitanti, siccome siamo lontani, siccome siamo un'isola, siccome non protestiamo, ci possiamo permettere di dare 340 giorni ai cittadini dell'Emilia Romagna e quaranta giorni di deroga fiscale ai cittadini della Sardegna. Tutto questo non è assolutamente accettabile, come non è accettabile che ci sia il 27 per cento di opere realizzate dopo un anno, perché è semplice fare un ragionamento: di queste opere – basta andare sul campo per vederle – ce ne sono due o tre che sono all'80 per cento di compimento, tutte le altre non sono iniziate.
  Basta andare nel centro abitato di Bitti, sventrato e che è così rimasto dal 18 novembre ad oggi. Basta andare nella connessione stradale da Bitti a Onanì e si vede che non c’è un solo cartello segnaletico che vieta l'accesso su quella strada, che pure è vietata e che pure è interdetta, perché è crollata totalmente. Vuole che sul piano della discriminazione citi altri eventi molto meno onerosi ? Glieli cito: a Messina c’è stato un dissesto idrogeologico e subito sono stati stanziati 70 milioni di euro e stiamo parlando del 31 marzo 2010. Andiamo in Veneto: maltempo, stanziati – 31 novembre 2010 – 300 milioni di euro. Vogliamo andare di nuova a Messina ? Stanziati il 2 settembre 2011 altri 90 milioni di euro. Vogliamo andare, per esempio, sempre nella zona di Massa Carrara ? 80 milioni di euro stanziati. Potrei citare il dato finale: stanziati in questi Pag. 19ultimi cinque anni un miliardo 115 milioni di euro per calamità naturali; 20 milioni di euro per la Sardegna sono un'offesa, la mancata risposta del Governo Renzi alla Sardegna e a questo dramma è un'offesa per la Sardegna e per i sardi.

(Elementi ed iniziative in relazione alla situazione di inquinamento ambientale derivante dalla centrale termoelettrica della Tirreno Power Spa sita a Vado Ligure (Savona) – n. 2-00728)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giacobbe n. 2-00728, concernente elementi ed iniziative in relazione alla situazione di inquinamento ambientale derivante dalla centrale termoelettrica della Tirreno Power Spa sita a Vado Ligure (Savona) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Do la parola all'onorevole Giacobbe per illustrare la sua interpellanza.

  ANNA GIACOBBE. Signor Presidente, onorevole sottosegretaria Velo, con questa interpellanza urgente abbiamo deciso di rivolgerci alla Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere se non ritenga di assumere tra le questioni rilevanti sul piano economico e sociale, come richiesto anche dalle istituzioni e dalle forze sociali del territorio, la vicenda che interessa la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano, nella provincia di Savona, e di farsi carico dell'individuazione di un percorso capace di portare ad una soluzione positiva.
  Infatti, nella vicenda che riguarda quell'impianto, due gruppi del quale sono stati posti sotto sequestro l'11 marzo scorso, si intrecciano fortemente sia le questioni relative ai temi produttivi ed occupazionali, sia la necessità di un chiarimento sulle reali condizioni di salute della popolazione, e conseguentemente sui livelli di emissioni intollerabili, sia le scelte strategiche e sull'impiego di carbone per la produzione di energia nel nostro Paese. Inoltre, le decisioni che competono agli organismi di governo a livello locale e nazionale avvengono in una fase nella quale le indagini della magistratura sono ancora in corso.
  Nel mese di luglio si è tenuto un incontro tra i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, istituzioni locali, organizzazioni sindacali e azienda, alla presenza dei Ministri Guidi e Galletti, con l'obiettivo di definire un percorso in grado di consentire la continuità produttiva ed occupazionale del sito, rendendo questa produzione pienamente compatibile con l'ambiente circostante.
  In tale incontro era stato affrontato anche il tema del rapporto tra le scelte per il sito di Vado Ligure-Quiliano e la strategia energetica nazionale. Ulteriore incontro avrebbe dovuto tenersi nel mese di settembre per verificare lo stato di avanzamento della situazione, ma non è stato convocato. Le difficoltà che sembrerebbero esserci nel coordinamento tra le diverse competenze ministeriali e la rilevante delicatezza della vicenda inducono a sollecitare un intervento della Presidenza del Consiglio.
  Ricordo che la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano è di proprietà della Tirreno Power, uno dei principali produttori di energia elettrica, con impianti in diversi siti a livello nazionale. Nel sito di Vado Ligure operano circa 700 lavoratori e lavoratrici, tra diretti e dipendenti delle aziende dell'indotto, e ruota una quota consistente dell'economia locale. L'11 marzo 2014 il GIP di Savona, su richiesta della procura della Repubblica, ha disposto il sequestro cautelativo dei gruppi VL3 e VL4 della centrale e l'interruzione dell'esercizio, che dura, quindi, da oltre otto mesi.
  Il provvedimento del GIP contestava il mancato adeguamento alle prescrizioni dell'AIA, ma, soprattutto, si era basato, tra le altre cose, sulle risultanze di una perizia della procura sugli effetti ambientali e sanitari dell'attività della centrale sulla popolazione locale. Secondo tale perizia, le emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure avrebbero causato oltre 400 morti tra il 2000 e il 2007. Ci sarebbero stati Pag. 20anche «tra i 1.700 e i 2 mila ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012».
  I consulenti della procura hanno mappato una «zona di ricaduta delle emissioni» ed hanno escluso come causa o concausa delle patologie il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto, quindi affermando una diretta correlazione fra quelle patologie e quei decessi e l'attività della centrale. La società, dopo il sequestro, aveva presentato istanza di rinnovo anticipato dell'AIA limitatamente ad interventi sui due gruppi esistenti alimentati a carbone, con un adeguamento degli impianti in due fasi di intervento.
  Gli enti locali e la regione Liguria, impegnati nello sforzo di garantire il raggiungimento di limiti alle emissioni stringenti e riferibili alle migliori tecnologie disponibili, senza compromettere la continuità produttiva e dell'occupazione, hanno assunto le proprie delibere, seguendo questo criterio ed assumendo sino in fondo le proprie responsabilità. La conferenza dei servizi, già convocata per il giorno 18 novembre scorso e rinviata a causa dell'impossibilità delle amministrazioni locali di essere presenti per la grave situazione determinata dall'alluvione che ha colpito quelle zone, è fissata per il prossimo 25 novembre.
  Il gruppo istruttore dell'AIA, con parere non unanime, ha prodotto un documento tecnico nel quale vengono indicati limiti di emissione per i loro valori e per le tempistiche di adeguamento molto stringenti. Alcune fonti definiscono tali vincoli non omogenei rispetto a quelli imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale. Si chiede in questa sede se corrisponda al vero che i limiti per le emissioni e le tempistiche indicate per l'adeguamento a tali limiti nel sito di Vado Ligure-Quiliano siano non omogenei rispetto a quelli imposti ad altri impianti analoghi e, in questo caso, quali ne siano le motivazioni.
  L'azienda ha indicato di non essere in grado di garantire, nei termini di tempo indicati, il rispetto dei limiti imposti, definendoli inapplicabili, soprattutto in assenza di una fase transitoria nella quale si realizzino gli interventi sulle strutture dei gruppi, e ha comunicato che, se verranno confermate quelle condizioni, non sarà in grado di far ripartire i due gruppi in questione, con ripercussioni certe per la continuità dell'azienda stessa, e non solo per l'impianto di Vado Ligure-Quiliano.
  Le conseguenze sull'occupazione e sul complesso dell'economia locale sarebbero, come è evidente, gravissime. Questa preoccupazione non è disgiunta, per noi, da quella sulle condizioni sanitarie della popolazione. Anche su questo è urgente che si realizzi un chiarimento sulla reale situazione, che, evidentemente, condiziona l'insieme delle scelte su quel sito, alla luce di alcuni elementi che voglio richiamare.
  L'ARPA Liguria ha prodotto un'elaborazione preliminare dei dati della qualità dell'aria in relazione al fermo del marzo 2014 dei gruppi a carbone della centrale. Da questo risulta che, relativamente ai quattro mesi di chiusura, l'analisi dei dati è ancora poco significativa e, tuttavia, alcune prime considerazioni sono considerate possibili: Tirreno Power è, nell'area di indagine, la principale fonte di biossido di zolfo, che quindi rappresenta il parametro più significativo per l'osservazione di eventuali variazioni di qualità dell'aria imputabili alla centrale. L'andamento di questo parametro nel periodo di chiusura sembrerebbe evidenziare la tendenza a una leggera diminuzione: la concentrazione media (microgrammi/metro cubo) da 5,4 nel 2013, a fronte di 954 tonnellate di SO2, anidride solforosa, emesse nel periodo interessato, passa nel 2014, con i gruppi a carbone fermi, a 4,4; si ricorda che il limite previsto dalla normativa come media giornaliera sia di 125 microgrammi/metro cubo, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità ha individuato 20 quale valore guida.
  Seconda questione, l'Istituto superiore di sanità, su richiesta del Ministero della salute, ha provveduto ad analizzare i dati di mortalità per causa periodo 2003-2010, con la metodologia «Sentieri», dalla quale Pag. 21risulta che la mortalità generale della popolazione residente nel comune di Vado Ligure non si discosta da quella della popolazione della Liguria. La perizia ambientale ed epidemiologica disposta dalla Procura era stata acquisita riservatamente dal precedente Governo, tramite il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e trasmessa al Ministero della salute. Non sono state rese note eventuali valutazioni dei ministeri o di istituti pubblici nazionali sui risultati e sulle metodiche. L'Azienda sanitaria locale 2 del savonese ha commissionato ed acquisito rapporti di studi, condotti dall'IST di Genova, l'Istituto Tumori, sulla mortalità nel territorio, dai quali non emergerebbe una situazione sanitaria di rilievo correlabile alle emissioni prodotte dall'impianto di produzione di energia di Vado Ligure-Quiliano.
  E ancora, per quello che può valere naturalmente, su Il Sole 24 Ore, di oggi, un articolo a firma Jacopo Giliberto, fa riferimento, oltre che alle ricerche dell'IST, ad una lettera riservata dell'Istituto superiore di sanità. Permane il fatto che i contenuti della perizia della Procura preoccupano vivamente e condizionano, inevitabilmente, le valutazioni sull'impatto dell'impianto di Vado Ligure. Si chiede, quindi, in questa sede, se il Governo, i ministeri competenti, o gli istituti preposti, abbiano realizzato proprie perizie, valutazioni, o verifiche, su studi di altri soggetti, ed eventualmente, con quale risultati, e se intendano realizzare iniziative ulteriori rispetto a quelle citate per dare certezza sulla condizione sanitaria di quel territorio e consentire, quindi, di compiere le scelte più opportune circa le condizioni da imporre all'impianto per consentirne, o meno, la continuità produttiva.
  Infine, il quadro programmatorio in materia di produzione di energia è stato delineato dalla SEN, la strategia energetica nazionale, che ha previsto, ferma restando la politica di diffusione delle fonti rinnovabili, il mantenimento dell'attuale quota di produzione a carbone nel rispetto, ovviamente, delle norme in materia ambientale e di tutela della salute. Si chiede, in questa sede, di conoscere come, alla luce delle scelte sul mix delle fonti per la produzione di energia, il Governo intenda gestire la prosecuzione dell'utilizzo del carbone, e i tempi, e i modi, per l'eventuale superamento di tale utilizzo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi, la centrale termoelettrica, ubicata nel territorio dei comuni di Vado Ligure e Quiliano, della Società Tirreno Power è attualmente costituita, come sapete, da due sezioni tradizionali, VL3 e VL4, da 330 megawatt, alimentate a carbone, alle quali si aggiunge una sezione a ciclo combinato, VL5, da 760 megawatt elettrici, alimentata a metano.
  Con provvedimento n. 55 del 5 marzo 2012, la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato la realizzazione di una nuova sezione alimentata a carbone, denominata VL6, caratterizzata da una potenza elettrica di 460 megawatt. Il provvedimento riguarda la sola autorizzazione alla costruzione.
  Il Ministero dell'ambiente, dal canto suo, con provvedimento di autorizzazione integrata ambientale (AIA), n. 227 del 14 dicembre 2012, ha disciplinato l'esercizio della centrale di Vado Ligure.
  È di dominio pubblico la notizia che la magistratura competente, in data 11 marzo 2014, ha disposto il sequestro preventivo delle due sezioni a carbone, VL3 e VL4, per motivi sanitari e, pertanto, le stesse risultano spente a partire da tale data.
  Successivamente è intervenuto l'atto di sospensione dell'efficacia del provvedimento AIA da parte del Ministero dell'ambiente, limitatamente all'esercizio delle Pag. 22due sezioni termoelettriche di cui sopra. Ad oggi, ovviamente, è consentito l'esercizio solo dell'unità VL5, alimentata a gas naturale.
  Le recenti vicende giudiziarie, che hanno investito il polo energetico di Vado Ligure, in aggiunta alla situazione di crisi della domanda, che sta investendo il settore termoelettrico in generale, hanno dato luogo alla crisi occupazionale che investe la centrale e il relativo indotto. La vertenza coinvolge certamente più amministrazioni che, in modo coordinato, affrontano la problematica, ciascuna secondo i profili di rispettiva competenza, cercando di dare le indispensabili garanzie sanitarie ed ambientali al fine di consentire la prosecuzione delle attività produttive. Naturalmente, qualora si ravviseranno posizioni diametralmente opposte tra le amministrazioni interessate, che allo stato, però, sono escluse, si valuterà il necessario coinvolgimento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Si rappresenta, inoltre, che l'Istituto superiore di sanità ha provveduto ad analizzare i dati di mortalità per causa, rilasciati dall'ISTAT nel periodo 2003-2010 (con esclusione dei dati relativi al biennio 2004-2005), riguardanti gli uomini e le donne di tutte le età residenti nel comune di Vado Ligure. Le analisi dei dati, condotte con la metodologia dello studio «Sentieri», hanno evidenziato che la mortalità generale della popolazione residente non si discosta, per entrambi i generi, da quella della restante popolazione della regione Liguria.
  Tuttavia, nell'ottobre del 2012, la regione Liguria ha istituito un Osservatorio regionale salute ambientale, con lo scopo di valutare l'impatto sanitario della centrale di Vado Ligure Quiliano. All'Osservatorio partecipano l'Istituto superiore di sanità, l'ISPRA, l'assessorato alla sanità della regione Liguria, i comuni di Quiliano e Vado Ligure, la competente azienda sanitaria locale nonché l'ARPA Liguria.
  Per quanto concerne poi i limiti delle emissioni imposti alla centrale di Vado e la tempistica per l'adeguamento degli stessi, non è possibile operare un raffronto con i limiti imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale. Infatti, tale questione trova interpretazione nella normativa di cui al titolo III-bis, della parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che si riporta ai principi di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, stabilendo criteri autorizzativi determinati a valle delle analisi effettuate, caso per caso, e volte ad individuare le migliori tecniche disponibili, con le prestazioni connesse in ogni specifico contesto.
  Alla luce di ciò, le condizioni fissate per l'impianto in questione si pongono all'interno (e non ai margini) di tale campo di variabilità e, verosimilmente, diverranno condizioni definitive nel provvedimento di rinnovo anticipato richiesto dal gestore. Su tale base, pertanto, non è possibile rilevare alcuna disomogeneità di trattamento per l'impianto, con altri simili, presenti sul territorio nazionale.
  Si ricorda che la centrale di Vado Ligure è già dotata di autorizzazione integrata ambientale volta a disciplinare l'esercizio della stessa attraverso una serie di esercizi transitori. Il gestore, tuttavia, non ha effettuato gli interventi migliorativi che aveva proposto in sede di istanza di autorizzazione e, di conseguenza, il Ministero dell'ambiente, previa diffida, ha dovuto procedere a sospendere la validità dell'autorizzazione. Quest'ultimo provvedimento si distingue da quello assunto dalla magistratura, perché volto a impedire la reiterazione presunta di reati connessi all'effetto dell'esercizio dell'impianto sulla salute della popolazione.
  La società Tirreno Power, quindi, ha chiesto il rinnovo anticipato dell'autorizzazione, prospettando una diversa articolazione degli esercizi provvisori, dell'assetto finale a regime che non prevede più la realizzazione del nuovo gruppo VL6, e delle prestazioni da traguardare. Tale richiesta, poiché dal punto di vista ambientale prevede sostanziali variazioni rispetto al quadro prestazionale ed emissivo già autorizzato, è tuttora oggetto di una approfondita istruttoria tecnica, che il 25 novembre prossimo sarà discussa in seno alla Conferenza di servizi.Pag. 23
  Non si esclude la fissazione di condizioni autorizzative particolarmente rigorose, stante la temuta criticità sanitaria e il particolare assetto impiantistico.
  Inoltre, si conferma il quadro programmatico in materia di produzione di energia già delineato nella Strategia energetica nazionale che, ad oggi, ha previsto il mantenimento dell'attuale quota di produzione a carbone, nell'ovvio rispetto delle norme ambientali e di tutela della salute, ferma restando la politica di diffusione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili.
  Per il perseguimento di tale scopo, si mira all'adozione di tecnologie avanzate per i nuovi impianti e all'adeguamento ottimale degli impianti esistenti, condizioni indispensabili per un consolidamento della quota di produzione a carbone, la cui permanenza nel mix energetico è rilevante per la stabilità dei prezzi e per la riduzione del rischio di approvvigionamento.
  In sintesi, il procedimento di rinnovo dell'AIA mira a delineare le condizioni di un adeguamento ottimale della centrale di Vado Ligure.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giacobbe ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ANNA GIACOBBE. Signor Presidente, io ringrazio la sottosegretaria Velo. Rispetto ai diversi punti su cui si è incentrata l'interpellanza e le risposte ricevute, faccio queste considerazioni.
  Primo: il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio si conferma come essenziale. Lo esige la complessità della vicenda, da un lato, l'assenza di risposte per quanto attiene al più delicato e controverso dei temi in campo, quello della valenza delle condizioni sanitarie in sé e per il complesso della vicenda, dei suoi sviluppi e delle conseguenze; dall'altro lato, le condizioni di rischio per il lavoro di centinaia e centinaia di lavoratori, la maggior parte dei quali senza reddito da molti mesi.
  Ricordo che le unità alimentate a carbone sono ferme da oltre otto mesi e sono quelle che impiegano non solo il maggior numero di addetti diretti, ma soprattutto di dipendenti delle ditte dell'indotto, non coperte da ammortizzatori sociali, se non in deroga, la cui erogazione è molto incerta nei tempi e nelle coperture.
  L'emergenza in atto non consente, con i tempi ministeriali – mi si consenta di usare questo termine – di prendere atto del verificarsi di posizioni diametralmente opposte tra i Ministeri per un intervento urgente della Presidenza del Consiglio, che la risposta della sottosegretaria Velo, appunto, mi conferma come necessario.
  Secondo: il fatto che i limiti di emissione imposti in ciascun sito siano determinati da un complesso di valutazioni è convincente, è ovvio. Meno ovvio è che lo Stato paia non presidiare la verifica delle effettive condizioni al contorno di ciascuna situazione, in modo da garantire, da un lato, a tutti i cittadini italiani, nelle diverse realtà territoriali, pari garanzie e, dall'altro lato, alle imprese ed agli investitori stranieri, come in questo caso, certezza di regole, procedure e tempi.
  Terzo: nessuna risposta è stata data alla richiesta di conoscere se il Governo, i Ministeri o gli istituti pubblici abbiano realizzato perizie o valutazioni o verifiche su studi di altri soggetti ed eventualmente con quali risultati, tranne che per lo studio «Sentieri», che conoscevamo.
  Come abbiamo visto, le lettere riservate sono a disposizione della stampa e non si risponde anche alla richiesta di sapere se si intendano realizzare iniziative ulteriori da questo punto di vista.
  Le persone che abitano in quelle zone, alle quali mi onoro di appartenere, hanno il diritto di sapere con certezza quali siano le conseguenze e le cause relative alla condizione di salute propria, dei propri figli e dei propri genitori anziani.
  Quarto: anche le intenzioni del Governo rispetto alla prosecuzione dell'utilizzo del carbone, salvo confermare appunto che l'intenzione è quella di mantenere il mix perché c’è un problema di sostenibilità economica e strategica rispetto alla produzione di energia, non sono state dal mio punto di vista sufficientemente chiarite. Allora, se dicessi che Pag. 24mi dichiaro parzialmente soddisfatta, userei una formula di cortesia politica, cortesia che mi fa piacere riservare alla sottosegretaria Velo e al suo lavoro, ma che non corrisponde alla valutazione che io do secondo la quale le risposte sono parziali e certamente non sufficienti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Vittorio Zizza, in sostituzione del senatore Francesco Bruni, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate il senatore Lionello Marco Pagnoncelli, in sostituzione del senatore Vittorio Zizza, dimissionario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 21 novembre 2014, alle 10:

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   S. 1428 – Deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro (Approvato dal Senato) (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate) (C. 2660-A).
  — Relatori: Damiano, per la maggioranza; Placido, Prataviera e Cominardi, di minoranza.

  La seduta termina alle 16,40.