XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 312 di venerdì 17 ottobre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casero, Di Gioia, Di Salvo, Ferranti, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Mannino, Rampelli, Ravetto, Speranza, Tabacci e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine a recenti atti violenti ed intimidatori ai danni di esponenti del movimento Sentinelle in Piedi e per il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione – n. 2-00712)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Roccella n. 2-00712, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine a recenti atti violenti ed intimidatori ai danni di esponenti del movimento Sentinelle in Piedi e per il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Roccella se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, penso che il sottosegretario Bocci conosca il movimento delle Sentinelle in Piedi, perché anche nella sua città di origine, anche a Perugia, hanno manifestato in particolare in occasione del 5 ottobre, in cui c’è stata una contemporanea serie di manifestazioni in cento città italiane, che hanno incluso sia Perugia, sia Roma, sia altre città, da Bologna a Napoli. Le Sentinelle in Piedi neanche si può dire che siano un movimento: loro negano di essere un'associazione o un movimento. Sono veramente espressione della società civile: civile nella modalità con cui manifestano, perché è una modalità prettamente non violenta. Sono veglianti, sostanzialmente: persone che, a distanza una dall'altra, in modo molto ordinato, in fila, Pag. 2leggono dei libri silenziosamente, in piedi, in una piazza italiana. Lo fanno per assicurare la libertà di manifestazione (ed è paradossale, infatti, che poi siano avvenuti i fatti che citerò), a fronte della possibilità che siano approvate in Parlamento leggi che limitano tale possibilità, leggi che reintroducono reati di opinione e rischi per la libertà di manifestare il proprio pensiero.
  E, in particolare, lo fanno per difendere il matrimonio così come disegnato dalla nostra Costituzione, che è stata definita la Costituzione più bella del mondo, ma poi, su alcuni passaggi, su alcuni articoli fondamentali, si tende a glissare. Il matrimonio, nella nostra Costituzione, è definito come società naturale e anche le recenti sentenze della Corte costituzionale hanno ribadito che il matrimonio è fra un uomo e una donna. Ecco, le Sentinelle vogliono ricordare con le loro manifestazioni, con le loro veglie silenziose, con un libro in mano, leggendo, che questo è il matrimonio per i padri costituenti italiani, e che dev'essere assicurata la possibilità di difenderlo, di esprimere la propria opinione a favore della famiglia naturale, della famiglia così come disegnata dalla nostra Costituzione.
  Più volte, le Sentinelle sono state negli ultimi mesi oggetto di aggressioni; ma, in occasione di questa manifestazione, di questa serie di manifestazioni contemporanee il 5 ottobre, non si è trattato più di singoli attacchi o singole provocazioni: si è trattato in realtà di un'aggressione pianificata, di un'aggressione che è avvenuta in contemporanea. Esattamente come in contemporanea sono avvenute le manifestazioni delle Sentinelle, in contemporanea sono avvenute le aggressioni in numerose città italiane. Abbiamo riportato i fatti nell'interpellanza; li cito velocemente, ma ricordo che anche ieri sera in una trasmissione televisiva, Virus, si è visto un lungo video registrato a Bologna, in cui è stata palese la meccanica degli avvenimenti, ed è stata palese l'aggressione che hanno subito le Sentinelle.
  Queste aggressioni sono avvenute un po’ dappertutto, come abbiamo detto: a Rovereto c’è stato un sacerdote che era chiaramente riconoscibile come tale, perché indossava il clergyman, a cui sono state lanciate delle uova (e l'hanno colpito, peraltro); un rappresentante delle Sentinelle è finito al pronto soccorso con una prognosi di 2 giorni, un altro ha riportato la rottura del setto nasale;
  a Genova sono stati lanciati fumogeni contro persone invalide; a Bologna abbiamo visto quello che è successo (c’è un'indagine in corso), vi sono stati esponenti dei centri sociali che hanno aggredito e, soprattutto, ripetutamente provocato le Sentinelle, sperando che vi fosse una reazione per rovesciare la «frittata» ed accusare queste manifestazioni, così dichiaratamente non violente, così dichiaratamente pacifiche, invece di violenza nei confronti delle persone, della comunità LGBT. Queste provocazioni sono andate a vuoto, però una bottiglia, per esempio, è stata scaraventata, sfiorando una bambina di sei anni e mamme con le carrozzine sono state coperte di insulti e di sputi. Del caso di Pisa riportiamo la cronologia: oltre ad esserci stato anche lì un avviso alla questura, perché c'erano state minacce via Facebook, via web, alle Sentinelle, e queste minacce erano state riportate alla questura, la cronologia dimostra che c’è stata una scarsa attenzione delle Forze dell'ordine e, comunque, per senso di responsabilità, quando la situazione si è fatta minacciosa, e la presenza delle Forze dell'ordine non riusciva ad assicurare il normale decorso della manifestazione, le Sentinelle hanno accettato di sgomberare la piazza. Vi è stata tutta una serie di avvenimenti che non illustro nel dettaglio, però insisto sul fatto che questi avvenimenti sono avvenuti in contemporanea e che, quindi, non si tratta di aggressioni isolate, ma di aggressioni pianificate nei confronti delle quali le Forze dell'ordine sono sembrate a volte non preparate, benché avvertite, e, comunque, non sempre la presenza delle Forze dell'ordine è riuscita a limitare, se non altro. Tutti questi sentimenti, tra l'altro, dimostrano il rischio che corre la libertà di opinione, dimostrano la realtà, la fondatezza di ciò che Pag. 3affermano le Sentinelle in Piedi con le loro manifestazioni, ossia quanto sia rischiosa una legge come quella sull'omofobia che è stata approvata da questa Camera e che attualmente è in discussione al Senato. Dimostrano cosa sarebbe accaduto se quella legge fosse già stata approvata, cosa sarebbe accaduto se ci fosse già un reato di opinione di omofobia, anche perché bisognerebbe ascoltare – nei video è possibile farlo – i commenti che sono stati fatti, cioè le accuse di omofobia, le accuse addirittura di violenza a persone che non hanno detto una parola, sono state in piedi, leggendo un libro tra le mani, e le accuse erano proprio quelle: sono violenti, sono fintamente non violenti, perché questa è una provocazione omofoba. Questo è il concetto di omofobia che emerge dall'opinione dei gruppi LGBT e questo forse il concetto di omofobia che assicurerebbe poi, attraverso la legge sull'omofobia, punizioni e addirittura possibilità di incorrere in un reato penale.
  Quindi, chiediamo che cosa intenda fare il Governo per assicurare il diritto di manifestare, per assicurare l'applicazione e il rispetto della Costituzione e per assicurare, soprattutto in presenza di una clamorosa forma non violenta di protesta, che questo diritto sia assicurato.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, come ricordato nell'interpellanza, il 5 ottobre scorso, le Sentinelle in Piedi hanno ottenuto una fitta serie di presidi, complessivamente cinquanta, in tutta Italia, in occasione dei quali si sono registrate ventisei concomitanti contromanifestazioni organizzate da aderenti alle realtà antagoniste, ai centri sociali e ad altre associazioni. In vista di tali appuntamenti, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha diramato due circolari di sensibilizzazione con cui sono state impartite direttive alle autorità provinciali di pubblica sicurezza per la predisposizione di idonee misure, volte ad assicurare il regolare svolgimento delle manifestazioni.
  Inoltre, per l'attuazione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica pianificati dalle questure per l'occasione, sono state assegnate aliquote di rinforzo dei reparti inquadrati, laddove le autorità provinciali di pubblica sicurezza ne abbiano fatto richiesta.
  Anche in virtù di tali misure, i presidi del 5 ottobre, si sono svolti sostanzialmente senza problemi, salvo alcune criticità occorse in una decina di località, tra le quali Rovereto, Pisa, Bologna e Genova, espressamente citate nell'interpellanza.
  Anche in tali sedi, tuttavia, il pronto intervento delle forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico è valso a contenere gli effetti delle estemporanee iniziative di dissenso poste in essere dai contestatori.
  In particolare, per la manifestazione di Rovereto è stata predisposta la presenza di pattuglie della polizia e dei carabinieri, come avvenuto in passato per analoghe manifestazioni svoltesi nella medesima città senza turbative per l'ordine pubblico.
  Durante lo svolgimento dell'evento, una decina di anarchici, sopraggiunti alla spicciolata, hanno effettuato un lancio di uova contro i presenti, colpendo anche un sacerdote, così come è stato ricordato dall'interpellante, costretto al soccorso presso il locale ospedale.
  Il gruppo anarchico, inoltre, si è impossessato di una borsa contenente volantini da distribuire nel corso della manifestazione, dopo aver colpito il proprietario al naso, procurandogli lesioni.
  Le forze di polizia, immediatamente intervenute sul posto, dopo avere svolto indagini che hanno permesso di identificare gli autori dell'aggressione – tutti appartenenti al locale movimento anarchico insurrezionalista – hanno trasmesso la relativa informativa all'autorità giudiziaria.
  Il presidio delle Sentinelle a Pisa ha avuto luogo in piazza dei Cavalieri, dove è stato predisposto un servizio di ordine pubblico affidato alla DIGOS della questura, successivamente integrato con altro Pag. 4personale delle forze di polizia, al fine di evitare che la situazione degenerasse.
  Nel corso della manifestazione circa 250 giovani di opposta opinione hanno inscenato contestazioni con cori e schiamazzi.
  La situazione è stata attentamente monitorata dalle Forze dell'ordine, ai fini dell'adozione delle eventuali misure a tutela dell'incolumità delle Sentinelle.
  L'evento è stato oggetto di documentazione da parte della Polizia scientifica e il relativo materiale è tuttora al vaglio della DIGOS della questura di Pisa per l'identificazione dei contestatori ai fini del loro deferimento all'autorità giudiziaria per violenza privata e manifestazione non autorizzata.
  A Bologna, invece, circa 250 aderenti alle locali realtà antagoniste si sono diretti in corteo verso piazza Galvani, ove si erano radunati una quarantina di attivisti delle Sentinelle, tra cui sette aderenti al movimento Forza Nuova.
  Al termine dell'iniziativa, mentre i partecipanti sono stati fatti defluire verso una via laterale, gli antagonisti, nel tentativo di venire a contatto con gli aderenti a Forza Nuova, hanno lanciato anche oggetti sul cordone di polizia schierato tra gli opposti gruppi. Nella circostanza un operatore di polizia è stato colpito al volto con una cintura lanciata da un esponente dei centri sociali. Poco dopo, un gruppo di antagonisti, avendo notato tre attivisti di Forza Nuova salire a bordo di un taxi, si è avvicinato al veicolo sferrando calci e pugni.
  Le attività di indagine svolte dalla questura hanno consentito di identificare e denunciare all'autorità giudiziaria undici persone, tra esponenti dei centri sociali e un militante di Forza Nuova, quali autori degli atti di violenza.
  Nell'interpellanza si fa altresì riferimento alla manifestazione di Genova, svolta in Piazza De Ferrari, ove hanno partecipato un centinaio di Sentinelle. Anche in questa occasione si è registrata una contromanifestazione che si è svolta senza alcuna turbativa per l'ordine e la sicurezza pubblica grazie all'attenta e ravvicinata vigilanza svolta da personale della DIGOS e dei reparti inquadrati. Durante l'evento, personale di polizia ha immediatamente rimosso un fumogeno che era stato poggiato a terra e acceso a breve distanza da alcune Sentinelle.
  Questi i fatti.
  Con l'occasione rappresento che il mantenimento dell'ordine e della sicurezza durante le pubbliche manifestazioni costituisce uno degli impegni più delicati per le forze di polizia, che operano attraverso sperimentati moduli operativi, consistenti nell'attivazione in via preventiva di opportuni canali informativi e nella predisposizione in loco di accurati servizi di ordine pubblico commisurati al livello di rischio atteso, fatte salve successive integrazioni del dispositivo che si rendano necessarie a manifestazione in corso.
  I fatti illeciti posti in essere nel corso degli eventi in questione, attentamente monitorati da operatori di polizia specializzati, vengono sottoposti, al termine delle relative indagini, alla valutazione dell'autorità giudiziaria. Assicuro che a tale consolidato modus operandi le Forze di polizia si atterranno anche in futuro, in modo da garantire il sereno e regolare svolgimento di ogni iniziativa pacifica, che sia espressione della libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita, comprese, ovviamente, quelle delle Sentinelle in Piedi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Roccella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Bocci, io ho fiducia nelle forze di polizia, che poi complessivamente sono riuscite ad arginare gli attacchi, però gli incidenti sono avvenuti e quindi penso che richiamare l'attenzione su questa modalità, ripeto assolutamente non violenta di manifestare, non sia stato inutile, perché per le prossime manifestazioni forse ci sarà più attenzione da parte delle forze di polizia, verso cui, ripeto, nutro assoluta fiducia, ma che forse, in questo caso, hanno sottovalutato Pag. 5il rischio, proprio per la modalità di manifestazione, perché sembra che ormai difendere la Costituzione e soprattutto leggere un libro pubblicamente sia considerato da alcuni una intollerabile provocazione. Quindi aspettiamo le prossime manifestazioni, ma siamo convinti che, proprio soprattutto dopo questi primi episodi, che sottoponiamo all'attenzione del Governo, la prossima volta ci saranno misure assolutamente adeguate per garantire lo svolgimento pacifico delle manifestazioni delle Sentinelle.

(Iniziative per la definizione di un programma volto al contrasto del dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza del fiume Seveso – n. 2-00708)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro n. 2-00708, concernente iniziative per la definizione di un programma volto al contrasto del dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza del fiume Seveso (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Rondini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il dissesto idrico nella zona a nord della città di Milano, problema più che cinquantennale, ha naturalmente da ritrovare le sue cause, come già si annotava negli uffici comunali milanesi negli anni Sessanta, nell'improvvido e incauto consumo di suolo della speculazione edilizia e nella barbara cementificazione, che, dagli anni del boom economico, ha continuato e continua a fare scempio delle ricchezze e bellezze di un ormai irriconoscibile e deturpato territorio lombardo, brianzolo e milanese in particolare; scempio che ha creato la definizione, per l'area che va da Milano fino a Varese, di «città infinita»: uno dei luoghi più antropizzati e inquinati d'Europa, confrontabile alla sola regione della Ruhr tedesca. Analogo discorso va fatto per la sua rete idrica, i suoi fiumi e torrenti: il torrente Seveso, oggetto di questo atto, è il terzo fiume più inquinato del continente; l'urbanizzazione abnorme lungo le sue rive, giunta addirittura fino allo stesso letto del torrente, ha portato ad azzerare la permeabilità del territorio circostante: le acque piovane dei collettori e degli scarichi industriali e urbani contribuiscono ad aumentare la portata del fiume, senza alcuna dispersione. Questo, e non il cambiamento climatico, è il vero problema del Seveso, così come del Lambro e del Lura. In ordine alle ultime esondazioni, in nessun caso i volumi di precipitazione sono stati tali da potersi parlare di piogge alluvionali; per risolvere il problema delle esondazioni del fiume nei quartieri settentrionali di Milano, si sono succedute negli anni, fin da un decreto-legge del 1951, firmato dal Presidente della Repubblica Einaudi, una serie di ipotesi, fra loro diversissime e mai attuate; l'ultima, la realizzazione di vasche di laminazione da costruirsi nei comuni dell’hinterland, è della giunta Moratti; ipotesi che andò a cancellare il precedente progetto di raddoppio del canale scolmatore del fiume, annunciato dal sindaco Albertini.
  Scelto il territorio di Senago come sito, il progetto, la cui realizzazione dovrebbe cominciare nella primavera del 2015, è stato dal 2009 ininterrottamente bocciato, con atti votati all'unanimità, dal consiglio comunale della città; fermamente contrari al progetto, insieme a Senago, sono inoltre le amministrazioni presenti sul territorio, come ad esempio quella di Bollate.
  La scelta della città di Senago è da ascrivere alla minore urbanizzazione del suo territorio; sarà così a dover pagare la cementificazione selvaggia di questo cinquantennio uno tra i pochi comuni virtuosi della provincia, in ogni caso un territorio che non ha avuto alcuna responsabilità nello squilibrio idrico del fiume. La realizzazione delle vasche di laminazione sul territorio di Senago non risulterebbe risolutiva del problema, secondo quanto rilevato dai tecnici dell'Agenzia interregionale per il fiume Po: per azzerare il flusso d'acqua del torrente Seveso, Pag. 6a monte della presa di Palazzolo del canale scolmatore di nord-ovest, risulta che sarebbe necessario un volume complessivo di 4.300.000 metri cubi, al quale le vasche di Senago contribuirebbero con un milione di metri cubi; le vasche senaghesi sono distanti circa 4 chilometri dal torrente principale e sono ad esso collegate tramite il canale scolmatore nord-ovest; tale canale, costruito negli anni Sessanta, devia le acque verso il nodo idraulico di Vighignolo e da qui verso il Ticino e l'Olona. Il progetto di raddoppio della sua portata (30 metri cubi al secondo), insufficiente a contenere le piene causate dalla crescente urbanizzazione degli anni Ottanta, non fu mai completato, su indicazione dell'autorità di bacino del fiume Po; si sarebbe, infatti, compromesso l'equilibrio ambientale del fiume Ticino.
  La distanza dall'alveo del fiume e l'afflusso delle acque, vincolato alla portata del canale, fa comunque incomprensibilmente giudicare prioritarie le vasche senaghesi rispetto alle altre in progetto sull'asse del fiume; le vasche di Senago, come spiega una nota di Legambiente del mese di agosto 2014, «nulla infatti potranno contro gli acquazzoni tra Cinisello, Cormano e Paderno Dugnano: tutti comuni posti a valle dello scolmatore di nord ovest».
  Il comune di Senago, supportato dal dipartimento di ingegneria civile e architettura dell'università di Pavia, ha proposto soluzioni alternative anche attraverso il potenziamento del canale scolmatore nord-ovest con minori costi di realizzazione e di manutenzione degli impianti, ridotto impatto ambientale e maggior efficacia dei risultati attesi, che tuttavia sono state respinte.
   Il numero di esondazioni evitate dalle sole vasche di laminazione di Senago sarebbe pari a quello che si potrebbe ottenere dalla bonifica sostanziale del torrente, dalla riqualificazione dell'ex depuratore di Varedo e dal potenziamento del canale scolmatore. All'elevato importo del costo di realizzazione dell'opera, andrebbero a sommarsi gli altrettanto gravosi costi di manutenzione di circa 450 mila euro annui; tali vasche produrrebbero, inoltre, un notevole impatto ambientale, in quanto localizzate in gran parte all'interno del parco delle Groane, sottoposto a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004; entrambi gli invasi previsti inferirebbero con la falda freatica sottostante creando i presupposti di una sua possibile, se non probabile, contaminazione. Tale flusso di falda alimenta i pozzi idropotabili della confinante città di Bollate, rappresentando un rischio potenziale per la potabilità delle acque dei cittadini bollatesi; non è mai stata fatta una seria e accurata valutazione strategica ambientale per il progetto di piano di risanamento idraulico del fiume.
  In assenza di una serie di interventi di sostenibilità ambientale, le vasche diventerebbero rapidamente vasche di decantazione per fanghi e inquinanti vari, con costi altissimi di manutenzione e deperimento delle aree di afferenza, sugli unici territori che hanno gli spazi per contenerle, quelli appartenenti ai comuni più virtuosi, quelli cioè che meno di altri hanno consumato suolo: si deve quindi considerare prioritario il disinquinamento del Seveso, con un piano regionale attraverso il contratto di bacino, analogamente a quanto fatto con successo sull'Adda; sui comuni dell'asse del fiume andranno gestite separatamente le acque bianche, nere e meteoriche, depurando le seconde e gestendo in modo sostenibile le terze, affinché rimangano nei territori di caduta attraverso la ripermeabilizzazione del suolo e l'inverdimento; parallelamente, la città di Milano deve correggere le inefficienze della propria rete fognaria; infine, si deve agire in modo più efficace contro chi inquina in modo illegale.
  Recupero del verde urbano e dell'equilibrio idrogeologico, questa è la via; occorrono non le solite cure tardive ed emergenziali, atte a curare il mero sintomo, ma seri interventi strutturali che possano risolvere il problema alla sua origine e nel suo complesso. Il primo passo è fermare il già altissimo livello di cementificazione Pag. 7e urbanizzazione, attraverso un'azione di controllo da parte delle istituzioni sovracomunali.
  Nell'ambito dell'audizione svoltasi in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati del 23 luglio 2014, il coordinatore della struttura di missione a Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico si è detto aperto al dialogo fra Governo, istituzioni locali e cittadini.
  Nel medesimo mese, durante un incontro fra lo stesso dottor Erasmo De Angelis, regione Lombardia, comune di Milano e gli amministratori del comune di Senago, si è concordato come la priorità assoluta d'intervento sul torrente sia la depurazione delle sue acque.
  Rispondendo in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici l'11 settembre 2014, ad un'interrogazione presentata dagli onorevoli Grimoldi e Rondini sulla questione, il Sottosegretario di Stato Velo ha spiegato come «la soluzione delle criticità ambientali dovrà andare di pari passo con la costruzione e messa in opera delle vasche di laminazione progettate lungo l'asta del Seveso, opera contemplata all'interno dell'accordo quadro di sviluppo territoriale» Contratto del fiume Seveso. Tale accordo prevede diversi interventi finalizzati proprio al miglioramento delle acque del fiume in parola, riguardanti principalmente opere di fognatura per l'eliminazione di scarichi diretti e opere di depurazione.
  La struttura di missione contro il dissesto idrogeologico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, unitamente alla regione Lombardia, sta monitorando lo stato di attuazione degli interventi già individuati, molti dei quali già in fase di gara o di progettazione avanzata e per la maggior parte dei quali si prevede la completa realizzazione entro la fine del 2015.
  Oltre agli interventi previsti nell'accordo citato, all'interno dello stesso progetto di realizzazione delle vasche del Seveso è stata prevista, ed è in fase di esecuzione, un'attenta attività di monitoraggio della qualità delle acque, nell'ottica di garantire l'efficacia delle strutture progettate, non solo ogni qualvolta esse saranno impegnate dalle acque di piena, ma anche nella vita ordinaria di tempo asciutto in cui l'area della vasca sarà destinata ad altri usi e destinazioni ambientali e le caratteristiche delle acque ne determineranno la fruibilità.
  Ad ogni buon conto la regione Lombardia ha comunicato di aver recentemente destinato agli agglomerati interessati dalla causa C 85/13 (sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea del 10 aprile 2014) – che, si ripete, non riguarda l'agglomerato Seveso nord – risorse pari a circa 22 milioni di euro derivanti dall'apposito fondo che la legge di stabilità 2014 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per finanziare un piano straordinario di interventi «finalizzato prioritariamente a potenziare la capacità di depurazione dei reflui urbani».
  Si è a conoscenza dell'impegno di tutte le istituzioni rispetto alla definizione di un percorso che possa risolvere il problema delle esondazioni del Seveso, attraverso la depurazione delle sue acque, il raddoppio del canale scolmatore e la realizzazione di una serie di interventi di sostenibilità ambientale di minore impatto sul territorio.
  Chiediamo quindi quali iniziative di competenza il Governo abbia intenzione di intraprendere per la definizione di un percorso, concordato con le amministrazioni locali, che preveda la messa in campo di tutti gli interventi di risanamento ambientale menzionati.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rondini. Io non ho richiamato l'articolo 36, comma 4, dove si dice che i deputati devono parlare dal loro posto e non da altri posti dell'Aula, però ho capito il perché e quindi abbiamo soprasseduto.
  Il Sottosegretario di Stato Sesa Amici ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'individuazione delle problematiche e la ricerca di soluzioni Pag. 8relative allo stato di dissesto idrogeologico nella zona a nord della città di Milano, come correttamente evidenziato dagli onorevoli interpellanti, sono oggetto di un intenso dibattito da oltre cinquant'anni.
  Su una cosa si è, però, tutti d'accordo: le cause dell'attuale condizione di dissesto vanno ricercate negli errori progettuali che hanno condotto all'intubamento del fiume Seveso sotto la città di Milano, nell'eccessivo consumo di suolo dovuto alla speculazione edilizia e nell'urbanizzazione senza regole che hanno trasformato radicalmente la morfologia dei suoli, nell'inquinamento di fiumi e torrenti, tra cui, appunto, il Seveso.
  Solo nella scorsa estate, ad esempio, sono stati registrati sette allagamenti nelle zone in questione che hanno provocato danni per circa 100 milioni di euro nella sola area della città di Milano, le cui cause devono essere ricercate nella insufficienza dei collettori e delle portate delle reti fognarie e nell'assenza di strutture di prevenzione delle esondazioni.
  La Struttura di missione per il dissesto idrogeologico con la Direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e la regione Lombardia, hanno approfondito l'esame delle misure e delle soluzioni proposte dalla regione, anche al fine di assicurare la partecipazione delle comunità interessate.
  In particolare, per iniziativa della struttura di missione, negli ultimi mesi sono stati organizzati molteplici incontri con le istituzioni e la cittadinanza coinvolta e sono stati svolti i necessari approfondimenti sulle soluzioni progettuali insieme ai tecnici della regione e delle diverse autorità coinvolte.
  Agli incontri di cui si è detto, hanno partecipato il sindaco e il presidente del consiglio comunale di Senago, i quali avevano mostrato una forte contrarietà alla realizzazione delle vasche di laminazione nel loro territorio, nonché i comitati di cittadini, anch'essi contrari al progetto.
  La regione, infatti, prevede la realizzazione di quattro vasche di laminazione così come il progetto di incremento delle capacità del canale scolmatore nord-ovest. La localizzazione delle vasche di laminazione nei quattro comuni dell’hinterland e a nord di Milano è stata definita dai tecnici dell'autorità di bacino del Po e dell'Autorità regionale AIPO, in ragione della migliore efficienza tecnico-progettuale e della minimizzazione dell'impatto ambientale.
  L'originario progetto di costruzione delle vasche di laminazione è stato, tuttavia, implementato con un corposo programma di interventi volti a superare le emergenze del comparto fognario e depurativo, integrandolo con quanto previsto dal Contratto di fiume Seveso, quale accordo che prevede interventi finalizzati alla fruizione del corso d'acqua, alla sua rinaturalizzazione, una rafforzata attività di monitoraggio della qualità delle acque, l'utilizzo e la gestione pubblica delle aree di esondazione naturale quando non impegnate dalle acque di piena.
  La depurazione rappresenta, pertanto, una priorità assoluta d'intervento sul torrente, con una spesa impegnata pari a oltre 27 milioni di euro, gran parte dei quali finanziati dalla tariffa del servizio idrico integrato.
  A Milano, il prossimo 20 ottobre, nel corso di un incontro aperto alla partecipazione dei parlamentari, sarà presentato alle istituzioni coinvolte nella Conferenza tecnica sul Progetto Seveso, il doppio cantiere: quello relativo alla sicurezza idraulica e quello per la depurazione. Le due opere saranno avviate in parallelo, in modo da conciliare l'assicurazione circa la qualità dell'acqua eventualmente esondata nelle vasche di laminazione con l'esigenza di prevenire le gravissime situazioni sinora verificatesi.
  L'avvio del cantiere relativo alla vasca di laminazione di Senago è previsto entro il 2015, mentre gli altri cantieri saranno avviati entro il 2016, secondo un percorso definito d'accordo con la regione e le amministrazioni locali.
  Per gli interventi nelle aree metropolitane interessate da fenomeni di esondazione Pag. 9e alluvione, come quelli in esame, il decreto-legge n. 133 del 2014 riserva 110 milioni di euro.
  Il riparto delle risorse fra le regioni interessate avverrà sulla base di criteri che devono essere adottati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare di concerto con la struttura di missione per il dissesto idrogeologico, ai sensi dell'articolo 10, comma 11, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, con la legge 11 agosto 2014, n. 116.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cimbro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Indubbiamente nella risposta si evince che, finalmente per la prima volta, iniziamo a ragionare attraverso un approccio globale rispetto alla questione delle vasche di laminazione del Seveso. Riteniamo però che la tempistica che è stata qui descritta non corrisponda a quella che è la volontà anche degli enti locali coinvolti da questa infrastruttura importante, che avrà un impatto devastante sul territorio.
  Noi siamo ben consapevoli che questa vasca di laminazione, quella di Senago appunto, serve perché l'importante evento di Expo 2015 non può essere ostaggio di una situazione che noi consideriamo assolutamente problematica.
  È anche vero, però, che gli enti locali, in questi anni, hanno tentato di spiegare le ragioni anche di un intervento che fin da subito debba essere globale e che deve interessare anche gli altri comuni.
  Questo lo diciamo a fronte anche di uno studio che è stato fatto e che ha dimostrato che la realizzazione della sola vasca di laminazione di Senago non è risolutiva del problema.
  Ora, in premessa ritengo che sia intanto assolutamente positivo il fatto che oggi si sia qui, in quest'Aula, a parlare e a discutere delle vasche di laminazione per contenere le esondazioni del Seveso.
  È un tema, peraltro, che è stato affrontato da tempo, non solo dalle istituzioni locali, ma anche da partiti politici, cittadini e comitati, come lei, sottosegretario, ha ricordato.
  Non è un problema di oggi, ma ci sono degli studi che dimostrano che le esondazioni del Seveso risalgono all'epoca romana. In altre parole, abbiamo testimonianze anche dall'epoca romana. Questo ci permette di fare una riflessione più ampia anche rispetto all'approccio che bisognerebbe avere su tematiche così importanti. In altre parole, non possiamo tutte le volte intervenire solo ed esclusivamente quando c’è un'emergenza. È positivo anche il fatto che questo tema sia stato preso in carico dal Governo, in particolare, come ricordava il sottosegretario, dalla struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, all'interno di un percorso più ampio che possa invertire appunto la tendenza di interventi di emergenza ai quali, purtroppo, abbiamo assistito fino ad oggi. Ed è assolutamente positivo il fatto, come ricordava lei, sottosegretario, che lunedì, appunto, sia stato convocato questo tavolo che vede il coinvolgimento anche dei parlamentari, dei deputati che si sono interessati al tema e che finalmente propone la volontà di fare un percorso condiviso. Questo sicuramente è un elemento positivo, che noi consideriamo positivo, e che per la prima volta è stato avviato. Tuttavia, è necessario in questa fase ricordare anche tutti gli errori che sono stati fatti nel passato. Intanto, c’è stata la mancanza di una programmazione lungimirante e condivisa. Lei ha parlato della situazione di Milano. Anni fa si poteva mettere mano, appunto, al sistema fognario milanese. Si sarebbe potuto intervenire prima sulla depurazione delle acque. Ha parlato anche del raddoppio del canale scolmatore che in realtà non è mai stato completato. Nel passato c’è stata una mancanza di coinvolgimento anche degli enti locali rispetto all'ipotesi di costruzione delle vasche di laminazione sul territorio perché lo studio a cui lei ha fatto riferimento è uno studio di regione Lombardia che viene per la prima volta spiegato agli enti locali in queste riunioni di cui lei ha Pag. 10parlato e che sicuramente sono state positive, ma che risalgono a pochi mesi fa. E un'altra dinamica che dal nostro punto di vista non funziona e non ha funzionato è la contrapposizione, lo scontro tra centro e periferia. In questi anni si è avuta purtroppo una visione milanocentrica che ha più volte e in più occasioni portato la periferia a subire scelte prese dalla città di Milano e non mi riferisco solamente alle vasche di laminazione, ma in questo anno e mezzo di attività parlamentare abbiamo avuto modo di porre all'attenzione del Governo anche il tema della Rho-Monza, delle metrotramvie, delle vie dell'acqua e il tema di Expo 2015, che sicuramente è centrale anche per la scelta di costruire questa vasca di laminazione prioritariamente a Senago.
  Quindi, per concludere, sottosegretario, quello che noi intendiamo ribadire oggi in quest'Aula è che la creazione della città metropolitana possa aiutarci a superare questa visione milanocentrica e che finalmente gli enti locali che sono interessati da quest'opera possano intraprendere un percorso condiviso con il Governo, con la regione Lombardia e con il comune di Milano. Ma ribadiamo la nostra assoluta contrarietà alla realizzazione di una vasca che sarà profonda 14 metri, che dovrà contenere un milione di metri cubi d'acqua, in un terreno che, come è stato ricordato dal mio collega nella presentazione dell'interpellanza, è un terreno che il comune di Senago ha in questi anni mantenuto agricolo proprio per preservare il territorio. Ecco, noi riteniamo che i comuni virtuosi, che hanno una politica lungimirante che preserva il territorio, non possano essere oggetto di interventi così devastanti, così impattanti, e auspichiamo che da qui in avanti, a partire dall'incontro che ci sarà lunedì, si possa anche prevedere di rivedere il progetto.

(Stato di attuazione delle misure previste dal decreto-legge n. 133 del 2013, cosiddetto «Terra dei fuochi», e iniziative per incrementarne l'efficacia – n. 2-00713)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rostan n. 2-00713, concernente lo stato di attuazione delle misure previste dal decreto-legge n. 133 del 2013, cosiddetto «Terra dei fuochi», e iniziative per incrementarne l'efficacia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Rostan se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'oggetto dell'interpellanza che mi appresto ad esporre è costituito da una vicenda, purtroppo dalle conseguenze tristemente note, particolarmente complessa ed articolata e di non facile risoluzione.
  In Campania ed in particolare nell'area nord di Napoli, nelle aree dismesse poste ai confini tra le province di Napoli e Caserta, ed ancora nel cosiddetto triangolo della morte, posto tra le aree dei comuni di Marigliano, Acerra e Nola, da anni, si palesa e trova la sua diffusione sotto gli occhi di tutti il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti e materiali inquinanti che, attraverso queste pratiche altamente pericolose e malsane, vengono sottratte al ciclo lecito dei rifiuti.
  Tutta l'area metropolitana di Napoli, con maggiore incidenza nella zona nord, specificatamente nell'area di confine tra Acerra, Caivano, Afragola e Casalnuovo di Napoli, nonché Melito di Napoli, Giugliano in Campania, Calvizzano e Qualiano, è interessata ormai da due decenni da tale dilagante fenomeno, che si caratterizza nell'immagine triste ed angosciante delle colonne di fumo nocivo e ceneri che, prima si innalzano verso il cielo, per poi ricadere su una più vasta zona, comprendente sia i centri urbani che i terreni spesso a vocazione agricola.
  Insomma, si tratta di un'area estremamente vasta e dai confini e labili e compenetrati verso l'agro aversano e verso il vesuviano, caratterizzata dalla presenza di insediamenti industriali e già di per sé altamente inquinanti, nonché dalla presenza degli impianti di termovalorizzazione di Acerra e di tritovagliatura di Caivano. Su queste aree insistono, inoltre, anche i più popolosi campi nomadi di Pag. 11tutta la Campania, come quello, ad esempio, pur autorizzato, nel territorio di Scampia, quartiere popoloso della città di Napoli, oltre che innumerevoli altri nel raggio di pochi chilometri. Anche da questi campi, purtroppo, in qualsiasi fascia oraria, diurna e notturna, e da poche decine di metri dalle abitazioni dei residenti, si innalzano copiose colonne di fumo nero e ceneri, che generano miasmi irrespirabili e, con ogni probabilità, cancerogeni, perfettamente visibili anche solo percorrendo il tratto di asse mediano che attraversa l'area e che collega la città di Napoli alla provincia.
  Per affrontare questa vera e propria tragedia, nei mesi addietro, il Governo, prima con il decreto-legge n. 136 del 2013, ed il Parlamento poi, con la legge di conversione del decreto-legge «Terra dei fuochi», la legge del 6 febbraio 2014, n. 6, hanno predisposto una pluralità di strumenti normativi e giuridici finalizzata alla lotta ai roghi tossici, agli sversamenti abusivi, alle ecomafie, al recupero dei suoli contaminati e, ancora, al monitoraggio sanitario delle popolazioni residenti nei territori inquinati e l'istituzione del reato di combustione dei rifiuti.
  Tuttavia, signor sottosegretario, nonostante la bontà dei provvedimenti varati, la terra in Campania brucia ancora. Nonostante lo spirito della norma volesse rappresentare anche una risposta celere, immediata, a tutta una serie di bisogni delle popolazioni residenti nella «Terra dei fuochi», questa legge stenta ad avere effetti concreti nella realtà.
  La Campania brucia, dicevo poc'anzi, e con essa si bruciano vite umane: intere famiglie sterminate da tumori, da malattie respiratorie e da patologie ematiche; e se il cancro seppellisce in Campania, nella «Terra dei fuochi», con un'incidenza ben più alta che nel resto del Paese, la psicosi collettiva, il timore di ingerire cibi contaminati sta mettendo in ginocchio, giorno dopo giorno, interi settori del comparto agricolo, che, oltre agli effetti della crisi congiunturale, subiscono un calo drammatico per la pessima pubblicità che le nostre campagne stanno ricevendo da qualche anno a questa parte.
  In questo scenario devastante, sia sul piano sociale che sanitario, che economico, la legge oggetto di questa interpellanza fatica a sortire effetti concreti. Non è ben chiaro quante unità, rispetto a quelle previste originariamente dell'Esercito, siano state schierate a presidio dei siti contaminati; non è ben chiaro entro quanto saranno schierate le forze ulteriori, anch'esse previste dal testo di legge; non si conosce per il momento l'effetto dissuasivo che la nuova fattispecie di reato – la combustione di rifiuti, per l'appunto – ha sortito nel nostro ordinamento giuridico. Quante condanne ? Quanti procedimenti penali con questo capo d'accusa sono stati instaurati fino ad oggi ? Quanti arresti in flagranza ci sono stati ? Ed ancora, cosa più rilevante: è stata registrata e certificata una riduzione del numero dei roghi di tossici e dei conferimenti abusivi ?
  Sono queste le domande che attanagliano noi parlamentari e sono questi gli interrogativi, signor sottosegretario, che si pongono quotidianamente i nostri concittadini che risiedono nella «Terra dei fuochi» e che, nonostante tutto, non se la sentono ancora di abbandonare le istituzioni e credono ancora che lo Stato, il Governo e il Parlamento possano fare qualcosa per migliorare la condizione e salvaguardare l'ambiente in cui essi stessi e le generazioni che verranno vivono. L'interpellanza, che ho sentito la necessità di formalizzare nei giorni scorsi, è stata sottoscritta, in poche ore, da tante colleghe e colleghi di ogni schieramento politico. Mi sento di ringraziarli uno ad uno per il fondamentale contributo dato per il supporto alla formalizzazione di quest'atto, un atto che punta a fare chiarezza e a dissipare una preoccupante cortina di fumo, giusto per rimanere in tema di roghi, che continua a circondare la «Terra dei fuochi», e del provvedimento che si è proposto quasi dieci mesi fa per garantire la rinascita di interi pezzi di Campania, di Puglia e, mi sento di affermare, di ogni regione che presenti problematiche analoghe. Pag. 12In questo senso, il mio pensiero va ai nostri concittadini residenti in Molise, regione dove, pure, a dire del pentito Schiavone, le ecomafie non hanno disdegnato di sversare illecitamente rifiuti tossici e industriali provenienti dal nord.
  È per tutto questo, autorevoli esponenti del Governo, che vi chiedo, in nome del Parlamento italiano, per la «Terra dei fuochi» e nell'interesse di tutte quelle popolazioni vittime innocenti delle ecomafie, di conoscere quale sia lo stato di avanzamento dell'impiego dell'Esercito nella «Terra dei fuochi»; quali risultati abbia portato per il momento il dispiegamento di forze previsto dal decreto-legge di cui ho parlato in premessa e se il Governo stia valutando l'ipotesi di incrementare il numero delle unità e delle risorse militari destinate al presidio dei territori in supporto delle forze dell'ordine locali; quale sia stata l'incidenza, sino ad oggi, dell'inserimento, all'interno del codice penale, della fattispecie del reato di combustione illecita dei rifiuti; quale sia lo stato di avanzamento delle attività di screening sanitario della popolazione e mappatura dei siti inquinati in Campania e quali attività il Governo stia valutando di intraprendere per accelerare tali processi, fondamentali per la buona riuscita dei progetti di recupero del territorio; quale sia lo stato di avanzamento dei programmi di bonifica previsti per il recupero dei territori inquinati dalle discariche abusive e dai roghi tossici; quali siano le misure che il Governo intende adottare per accelerare, incrementare e migliorare la sinergia tra le varie istituzioni coinvolte nel presidio del territorio, indispensabili per conferire la giusta efficacia al pacchetto normativo contenuto nel decreto-legge cosiddetto «Terra dei fuochi» e se intenda assumere iniziative normative per ampliarne la portata, anche a tutela di altre regioni meridionali colpite dalle medesime problematiche descritte in premessa.
  Ci rendiamo conto che gli interrogativi posti sono molto complessi e per certi versi scomodi, ma questa complessità è strettamente legata e intimamente connessa all'entità del dramma vissuto in Campania principalmente, ma anche in Puglia, nel Molise e in tutti quei territori che hanno funto da discarica per mezza Italia e forse anche per mezza Europa. Auspichiamo una risposta del Governo che sia chiara, concisa e certa, e questo perché, ad avviso di chi espone e, ne sono certa, di tutti coloro i quali hanno sottoscritto questa interpellanza, è terminato il tempo delle chiacchiere, degli annunci e dei proclami ed è giunto quello dei fatti.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Sesa Amici ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la perdurante illegalità in settori dell'economia locale e i comportamenti di fasce di cittadinanza stanno continuando ad alimentare comportamenti inveterati, difficili da estirpare nel breve e medio periodo, tali da mantenere un alto indice di criticità nella cosiddetta «Terra dei fuochi».
  Il più capillare controllo esercitato sul territorio dalle polizie locali, dalle forze dell'ordine e dall'Esercito, unitamente a una maggiore propensione alla denuncia da parte dei cittadini, hanno comunque comportato la riduzione del numero degli incendi, come confermato dai dati forniti dai Vigili del fuoco. Sul piano della repressione del fenomeno, in circa venti mesi sono stati raggiunti risultati abbastanza soddisfacenti: sono stati effettuati 16.791 pattugliamenti nelle aree interessate; 1.910 sono stati i controlli ad attività economiche per la verifica delle procedure di trattamento degli scarti di lavorazione; sono state elevate 2.052 contravvenzioni e 393 denunce per violazioni ambientali; sono stati eseguiti 39 arresti, di cui 25 a seguito dell'entrata in vigore del reato di incendio di rifiuti; 197 sono stati i sequestri di veicoli impiegati per il trasporto illegale di rifiuti e 232 quelli di aree interessate da scarico abusivo e Pag. 13combustione di rifiuti; sono state irrogate sanzioni pecuniarie per complessivi 166.540 euro.
  Tali risultati, peraltro, sono stati conseguiti anche grazie all'impiego di cento militari dell'Esercito che hanno così rafforzato le forze dell'ordine già ivi operanti. Per tale ragione, il Governo sta valutando l'opportunità di utilizzare un ulteriore contingente di militari, ipotesi sulla quale il Ministero della difesa ha già manifestato la sua massima disponibilità.
  L'esito delle attività di controllo e di censimento è quotidianamente aggiornato sul portale dei roghi di rifiuti, che solo negli ultimi sette mesi ha registrato quasi 10 mila contatti. Esso costituisce lo strumento attraverso il quale viene costantemente curata la comunicazione sull'andamento del fenomeno dei roghi, sulle attività di contrasto in corso, sulle iniziative promosse dal Patto per la Terra dei fuochi. Esso garantisce la partecipazione dei cittadini attraverso la sezione per le segnalazioni online. In più, sulla base di un'intesa con il Servizio centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, cura la diffusione delle notizie circa l'esito delle attività di controllo sui prodotti agroalimentari, con particolare riguardo a quelli ortofrutticoli e caseari, effettuati nei comuni aderenti al Patto.
  Per quanto riguarda l'introduzione del reato di incendio di rifiuti, a quasi un anno dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 136 del 2013 (che lo ha previsto al suo articolo 3), la sua funzione di deterrenza non è stata pari alle aspettative, anche in ragione delle difficoltà probatorie in sede penale. Per ovviare a tale problematica, sono state adeguatamente sensibilizzate le forze dell'ordine e l'autorità giudiziaria per far sì che l'attività di controllo del territorio sia fortemente integrata dall'azione investigativa.
  Altro aspetto rilevante sul quale si è concentrata l'attenzione ha riguardato il raccordo e la promozione delle iniziative di salvaguardia ambientale del territorio da parte delle istituzioni locali, realizzati attraverso il «Patto per la Terra dei fuochi», al quale aderiscono 57 comuni, la regione Campania, le prefetture e le province di Napoli e Caserta, l'ARPA Campania, le ASL, Legambiente e le associazioni e i comitati locali.
  Grazie alle sinergie ivi sviluppate, esso ha consentito di individuare 645 siti di discarica abusiva e di favorire l'effettuazione di centinaia di interventi di rimozione di rifiuti. Si tratta perlopiù di siti di discariche occasionali o di piccola e media consistenza, anche se non mancano aree da decenni destinate allo smaltimento illegale e alla combustione di rifiuti, la cui bonifica richiede un impegno economico notevolissimo che i comuni, allo stato, non sono in grado di sostenere o sulle quali si sono stratificati provvedimenti di sequestro penale e contenziosi tra amministrazioni e privati e, il più delle volte, tra comuni, provincia e regione, che hanno paralizzato gli interventi.
  Allo scopo di rimuovere tali fattori di criticità, tuttavia, la cabina di regia del Patto ha provveduto alla elaborazione di un piano di interventi, che ha già prodotto: la bonifica a Giugliano, in località Casacelle, di una discarica abusiva di oltre 1.200 tonnellate; un'area più volte andata a fuoco e oggetto nel tempo di otto provvedimenti giudiziari di sequestro, completamente risanata dopo venti anni; la definizione del contenzioso tra la provincia di Caserta e i comuni di San Cipriano e Casapesenna, con il conseguente avvio dei lavori di risanamento dell'omonima strada provinciale; un sito di abbandono e rogo di rifiuti definito «atavico» da Legambiente Campania; l'avvio di un ampio programma straordinario di bonifica e riqualificazione sui territori dei comuni del Patto, finanziato con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
  Sono proseguite altresì le attività di recupero di pneumatici abbandonati: circa 10 mila tonnellate di essi, in poco più di un anno e senza aggravio di costi per i Pag. 14bilanci comunali, sono state sottratte ai roghi nell'ambito del protocollo sottoscritto tra il Ministero dell'ambiente e il consorzio Ecopneus.
  Per quanto attiene allo stato di avanzamento delle indagini tecniche di mappatura, è stato definito un modello scientifico per la classificazione dei terreni potenzialmente interessati da sversamenti illeciti di rifiuti.
  Nell'ambito dei 57 comuni ubicati nelle province di Napoli e Caserta, già individuati nello scorso anno, sui quali svolgere le indagini, sono stati individuati siti interessati da sversamenti per un totale di 1.146 ettari, divisi in cinque classi di rischio. Le analisi tecniche e le integrazioni scientifiche, assieme al lavoro di rilevamento fotografico disposto sul territorio, hanno individuato 51 siti rientranti nelle classi di rischio più elevate. Nel rispetto del principio di precauzione, nelle more del completamento delle indagini dirette, è stata vietata l'immissione sul mercato dei prodotti agricoli ivi coltivati.
  Sulla base dei risultati delle complesse analisi disposte sui terreni a rischio di cui sopra, verranno definitivamente individuati quei terreni della regione Campania che non possono essere destinati alla produzione agroalimentare, ma esclusivamente a colture diverse, ovvero i terreni da destinare solo a determinate produzioni agroalimentari.
  Per quanto attiene agli aspetti sanitari, l'allargamento dello studio Sentieri ai 55 comuni della «Terra dei fuochi», svolto dall'Istituto superiore di sanità, nei mesi da febbraio a maggio 2014, è stato realizzato con lo scopo di rilevare eventuali eccessi di mortalità, incidenza oncologica e morbosità, stimata attraverso i dati di ospedalizzazione, riferibili all'esposizione a contaminanti ambientali.
  Per condurre lo studio è stata utilizzata la metodologia Sentieri con la quale si individuano, a priori, in base a una revisione sistematica e standardizzata della letteratura scientifica, le patologie associabili a quadri di contaminazione ambientale. Tali caratteristiche metodologiche non consentono, in linea generale, la valutazione di nessi causali certi; permettono, tuttavia, di individuare situazioni di possibile rilevanza sanitaria da approfondire con studi mirati.
  Nel complesso, il quadro che si desume dall'insieme delle evidenze disponibili, presentate nello studio, ha permesso di formulare alcune raccomandazioni di sanità pubblica, che attengono a misure di prevenzione da attuare a beneficio delle popolazioni, con particolare attenzione alla tutela della salute materno-infantile già nel periodo prenatale. Esse sono contenute nella relazione relativa allo studio, costituita da oltre 200 pagine, che descrive dettagliatamente metodi, dati e risultati, nel caso della «Terra dei fuochi» aggregati per le province di Napoli e Caserta, e ulteriormente disaggregati a livello comunale. Questa relazione è disponibile sul sito Internet dell'Istituto superiore di sanità.
  Infine, per quanto denunciato dalla trasmissione Le Iene, si è appreso che lo scorso 30 settembre la procura di Napoli ha aperto un apposito fascicolo al fine di espletare accertamenti conoscitivi sulle vicende oggetto del servizio in questione, ipotizzando la violazione dell'ordinanza commissariale n. 29 del 28 novembre 2013 con la quale, a salvaguardia della salute pubblica e privata, in zona denominata area vasta è stata disposta l'interdizione alla coltivazione, reato previsto dall'articolo 650 del codice penale.
  In ultimo, per quanto attiene alla possibile esportazione in altre realtà territoriali, colpite dalle medesime problematiche, delle iniziative adottate per la «Terra dei fuochi», non vi sono preclusioni di principio. Risulta, tuttavia, opportuno che, in ordine al complesso delle iniziative poste in essere, sia a livello normativo che amministrativo, vengano valutati attentamente i risultati e l'impatto sul territorio a medio termine, e ciò anche al fine di massimizzare i pregi delle iniziative assunte e prevedere possibili interventi migliorativi, sia normativi che procedurali.

Pag. 15

  PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario ed il Governo. Dico, però, che sono solo parzialmente soddisfatta dal riscontro di oggi. Sono solo parzialmente soddisfatta, perché, a fronte dell'impegno profuso nei mesi addietro da tutte le articolazioni dello Stato, proprio oggi, mentre siamo qui a discutere – ed intendo denunciarlo con fermezza – decine di roghi tossici vengono appiccati da ignoti.
  Lo scopo dell'interpellanza urgente, che ho discusso stamattina, non era soltanto quello di conoscere alcuni dati e di informare l'Aula. Lo scopo dell'interpellanza urgente era ed è soprattutto quello di spronare il Governo e, in particolare, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che purtroppo stamattina non è qui, a rimettere al centro della propria agenda una maledetta storia di malgoverno e criminalità, che è quella della «Terra dei fuochi».
  È proprio di ieri la notizia riportata da un'autorevole testata giornalistica nazionale che molte donne, ad esempio, affette da tumori mammari, sono costrette ad attendere anche 80 giorni tra la diagnosi del problema e l'inizio dei trattamenti previsti dai protocolli. Tempi biblici, dilatati proprio dal fatto che l'ambiente in cui noi viviamo, nella «Terra dei fuochi», sta ripagando, evidentemente con gli interessi a carico di vittime innocenti, anni di violenza ai quali, però, noi dobbiamo essere pronti a riparare.
  È per questo che io oggi chiedo al Governo, alla luce della risposta ricevuta stamattina all'interpellanza urgente, di accelerare sull'attuazione dell'intero dispositivo previsto dalla legge, rappresentando che chi sta intervenendo, insieme a tutti gli altri colleghi, che pure hanno aderito all'interpellanza urgente, vigilerà attentamente sull'operato dei dicasteri coinvolti e non esiterà, ove necessario e a fronte di qualsivoglia rallentamento, ad intraprendere ulteriori e più forti iniziative parlamentari.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 20 ottobre 2014, alle 11:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (C. 2629).

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00490, Migliore ed altri n. 1-00413 e Kronbichler ed altri n. 1-00558 concernenti l'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America noto come Transatlantic trade and investment partnership (TTIP).

  3. – Discussione sulle linee generali della mozione Rondini ed altri n. 1-00629 concernente iniziative riguardanti i profili di prevenzione sanitaria correlati al fenomeno migratorio.

  4. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   BRESSA; FRACCARO ed altri; CIVATI ed altri; TINAGLI ed altri; DADONE ed altri; SCOTTO ed altri: Disposizioni in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'adeguamento della Pag. 16disciplina relativa ai titolari delle cariche di Governo locali (C. 275-1059-1832-1969-2339-2652-A).
  — Relatore: Sisto.

  5. – Discussione sulle linee generali della mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602 concernente iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a sostegno dell'economia.

  La seduta termina alle 10,05.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 16 ottobre 2014:
   a pagina 98, prima colonna, ventesima riga, le parole «a favore» si intendono sostituite dalle seguenti: «a sostegno».
   a pagina 116, seconda riga, le parole «a favore» si intendono sostituite dalle seguenti: «a sostegno».

Pag. 17

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00629

Mozione n. 1-00629 – Iniziative riguardanti i profili di prevenzione sanitaria correlati al fenomeno migratorio

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 13 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 17 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei (LED) 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.