XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 696 di mercoledì 3 ottobre 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brugger, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Guzzanti, Jannone, Leo, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Messina, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mosca, Pisicchio, Rigoni, Paolo Russo, Santelli, Valducci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissioni in sede legislativa delle proposte di legge A.C. 4568 ed abbinate; delle proposte di legge A.C. 4913 ed abbinata e delle proposte di legge A.C. 4258 e A.C. 4467 (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissioni in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali le sotto indicate Commissioni hanno chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 306-346. - Senatori BIANCONI e CARRARA; Senatori DI GIOVAN PAOLO e altri: «Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse» (Approvata, in un testo unificato, dalla 1a Commissione permanente del Senato) (4568) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento sono quindi trasferite in sede legislativa anche le proposte di legge: VILLECCO CALIPARI ed altri: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Fondo di solidarietà per i familiari delle persone scomparse» (705); CARLUCCI: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Comitato per il coordinamento delle iniziative di ricerca delle persone scomparse» (3214); CARLUCCI: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Fondo di solidarietà Pag. 2per i familiari delle persone scomparse» (3728); GALATI: «Istituzione di una sala operativa nazionale interforze permanente per la ricerca delle persone scomparse» (4187);

alla VIII Commissione (Ambiente):
NICCO: «Modifica all'articolo 80 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, concernente le sedi dell'ente 'Parco nazionale Gran Paradiso'» (4913) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge TOGNI e LANZARIN: «Modifiche al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 5 agosto 1947, n. 871, concernenti la sede dell'ente 'Parco nazionale Gran Paradiso'» (4540);

alla VIII Commissione (Ambiente):
BRANDOLINI ed altri: «Modifica all'articolo 15 della legge 23 marzo 2001, n. 93, concernente il Parco museo delle miniere di zolfo delle Marche e dell'Emilia Romagna» (4258);
VANNUCCI e BRANDOLINI: «Modifica all'articolo 15 della legge 23 marzo 2001, n. 93, concernente il Parco museo delle miniere di zolfo delle Marche e dell'Emilia-Romagna» (4467).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei avere ascolto dal sottosegretario. La ringrazio per avermi dato la parola, signor Presidente, per portare alla cognizione dell'Assemblea la grave situazione di Marcello Di Finizio, che è un imprenditore balneare triestino che attualmente - da ieri sera - è in cima alla cupola di San Pietro per protestare contro il Governo ma, segnatamente, contro l'ormai intollerabile ritardo nell'emanazione della legge delega sulla situazione legislativa del settore balneare.
Il termine per la legge delega scade, grosso modo, il 15 marzo, quindi, considerando il periodo elettorale - che ormai tutti conosciamo - deve essere emanata a giorni. I vostri uffici, sottosegretario, da me contattati, da mesi stanno dicendo che il testo è pronto ed è al vaglio degli altri Ministeri interessati.
Girano voci incontrollate sul contenuto del testo. Peraltro, ricordo e vi suggerisco di tenere presente anche il testo a mia prima firma, presentato dal gruppo dell'Italia dei Valori, che, in maniera secca, esclude il settore dalla direttiva «Bolkestein».
Noi siamo anche stati con le delegazioni sindacali a Bruxelles. I funzionari della Commissione per la tutela della concorrenza ci hanno detto di non avervi visto, ma che ci sono ampie possibilità - aste o non aste - di dirimere la questione. Pag. 3
Le ricordo che diversi settori sono già stati esclusi dall'applicazione della direttiva «Bolkestein» per intervento dei sindacati e del Governo a Bruxelles: parlo dei tassisti, degli ambulanti, dei notai e dei distributori di benzina, quindi non si capisce - o non vorremmo capirlo fin troppo bene - per quale ragione questo Governo dorme totalmente su questa vicenda.
Non vorremmo che servisse il morto e ci auguriamo di no. Anzi, mi sia consentita questa platea per fare appello all'amico Marcello Di Finizio, che conosco personalmente, di cessare questa sua protesta e di scendere dalla cupola di San Pietro, anche se ha detto che non si muoverà finché non parlerà con il Primo Ministro o con il Ministro Gnudi.
Credo che questo rappresenti l'atto più concreto: Di Finizio rappresenta la punta dell'iceberg, ma sono al limite della sopravvivenza e sono in punto di morte civile, se non fisica, ma qualche volta anche fisica, 30 mila aziende, 300 mila dipendenti, circa un milione di lavoratori con l'indotto.
Rivolgo un appello al Governo di adottare questa normativa e di farlo come diciamo noi, in adesione alla nostra proposta di legge, in maniera rapida e seria affinché questo settore sia escluso - come deve essere escluso - dall'applicazione della direttiva «Bolkestein», perché non c'è nessuna lesione del diritto alla concorrenza: ci sono ancora migliaia di chilometri di costa assentibili in maniera ecocompatibile, con la possibilità di salvare le spiagge libere, che sono salvabili per legge, così come c'è la possibilità per lo Stato, incrementando il valore e il numero delle concessioni, di incassare più soldi per il demanio pubblico, salvaguardando un settore che svolge un'attività di interesse pubblico, perché si occupa della pulizia delle spiagge, della regimentazione delle aste fluviali e dei fiumi che finiscono sulle spiagge, ma soprattutto cura il salvamento e la sicurezza.
Sono stati fatti anni di chiacchiere ed io ho partecipato ad infinite riunioni. Signor sottosegretario, dica al Ministro che ha in mano la legge, di dire «basta» perché prima o poi ci scappa il morto, di adottare questa legge e che sia una legge che faccia uscire - come è doveroso che sia - questo settore dai lacci, laccioli e dettami della direttiva «Bolkestein», che certamente non può essere applicata a questo settore.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,10.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 3057 - d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: Modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 5148); e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia (A.C. 4834).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato, n. 5148: Modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 4834.
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5148)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, l'emendamento Monai 1.10, non previamente Pag. 4presentato in Commissione, volto ad introdurre nell'ambito della proposta di legge costituzionale in esame - che reca disposizioni in materia di riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia - la previsione del distacco di alcuni comuni da tale regione. Tale proposta emendativa, peraltro, si pone in contrasto, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002, con l'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, prevedendo una procedura diversa da quella ivi disciplinata.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questa decisione me l'aspettavo, perché, evidentemente, la materia dell'accorpamento dei comuni di Sappada e di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto alla regione Friuli-Venezia Giulia non è proprio pertinente al tema della riduzione dei consiglieri regionali in quella regione, ma vorrei sottolineare la necessità di un'iniziativa da parte della Commissione affari costituzionali affinché queste istanze del territorio, che hanno già trovato la validazione da parte sia del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia sia da parte di quello del Veneto, trovino risposta e una sollecita definizione.
Ricordo che il comune di Sappada ha espresso, con il 95 per cento dei voti favorevoli, la volontà di passare al Friuli- Venezia Giulia con un referendum che è avvenuto ormai già nel lontano 2008. Ancora più lontano è il referendum di Cinto Caomaggiore, che dal veneziano vuole entrare nel pordenonese: anche lì nel 2006 il referendum ha visto il 91,5 per cento dei cittadini esprimersi a favore di questo passaggio.
Pertanto non possiamo, nel momento in cui acceleriamo sulle riforme costituzionali in questo tempo, dimenticarci di questo appello ad una decisione che è ormai matura.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei informare l'Assemblea che nella riunione del Comitato dei nove svoltasi ieri sono stati formulati i pareri della I Commissione sugli emendamenti presentati ai progetti di legge costituzionale in esame, relativi sia al Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, sia a quello a seguire della Sardegna e all'Assemblea regionale siciliana.
In quella sede alcuni gruppi hanno chiesto di conoscere la posizione del Governo rispetto alle proposte in discussione alla luce di un duplice ordine di considerazioni: da una parte, è stato rilevato che le modifiche proposte nei testi al loro esame si discostano sensibilmente dalle indicazioni contenute nell'articolo 14 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 - che ricordo però è una legge ordinaria - in materia di riduzione del numero dei consiglieri regionali delle regioni a statuto ordinario; in secondo luogo, è stato fatto presente che il Governo ha annunciato un nuovo imminente provvedimento volto a disciplinare la materia.

PRESIDENTE. Onorevole Paniz, lei conosce la simpatia della Presidenza nei suoi confronti, ma è utile che il Governo ascolti quanto il presidente della Commissione sta dicendo, perché riferisce la sintesi dei lavori della Commissione ed è necessario che il Governo ascolti.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Alla luce di tali richieste, il rappresentante del Governo, presente alla riunione del Comitato dei nove, si è riservato di far conoscere all'Assemblea la posizione del Governo sul punto.
Per cui le chiedo, signor Presidente, prima di dare la parola sul complesso degli emendamenti, se il rappresentante del Governo - a cui lei, se vuole, può dare la parola o se egli la chiede - può su questo punto dare una spiegazione all'Assemblea.

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PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire rispetto a quanto detto dal presidente Bruno?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo condivide le scelte sul piano del percorso legislativo che è stato intrapreso dall'Assemblea, tuttavia segnala che sono in corso degli approfondimenti sul tema che potranno portare ad esiti che, tuttavia, in questo momento non sono in grado di esplicitare all'Assemblea.
Quindi, posso solo segnalare una condivisione sul piano generale rispetto all'iter legislativo e il fatto che i Ministeri interessati stanno approfondendo tematiche più generali attinenti all'esigenza di ridurre i costi della politica anche riguardanti gli enti locali e le regioni. Tali approfondimenti potranno avere un esito che tuttavia ancora oggi non è concretamente determinato, quindi non ho la possibilità di esplicitarlo in questo momento.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, credo che l'Assemblea abbia ascoltato e quindi ne prendo atto.
Si tratta di una riforma costituzionale e, al di là delle decisioni legittime che il Governo prenderà, forse è il caso di proseguire i nostri lavori, in maniera tale che ogni gruppo si assuma la responsabilità sapendo - lo ripeto - che il Governo farà un monitoraggio sull'intera materia.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5148)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5148).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone, che si è giustamente spostato ai banchi del Comitato dei nove. Ne ha facoltà. La ascoltiamo tutti con molta attenzione, prego.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi sono spostato per opportunità logistiche e anche per stare assieme ai colleghi della mia Commissione, oltre alla presenza occasionale dell'onorevole Compagnon.
Signor Presidente, intanto ho ascoltato le valutazioni fatte dal presidente della I Commissione e l'intervento del Governo. Debbo dire che alcune valutazioni e alcune perplessità erano state espresse anche da me nel corso dei lavori della I Commissione.
Prendo la parola in questa fase della discussione proprio per evidenziare qualche tema e qualche problema e per riproporre le posizioni che ho assunto, a mio avviso con estrema chiarezza, nel corso dei lavori della I Commissione.
Dico subito che non ho nessuna contrarietà rispetto alla posizione e all'impianto dei provvedimenti al nostro esame. Non ho ovviamente da eccepire alcunché rispetto alla volontà di rivedere il numero dei consiglieri regionali o, quanto meno, i criteri di attribuzione e di assegnazione degli stessi. Parlo, signor Presidente, sia del Friuli Venezia Giulia, sia della Sardegna, sia della Sicilia. Non ho alcuna sottolineatura da fare rispetto al dibattito che abbiamo intrapreso.
Però è stata espressa una posizione dal Governo, che ha chiesto un approfondimento. Non so che tono abbia questa posizione e soprattutto quale sia l'importanza e la portata della stessa, che ripropone in termini molto chiari ciò che ho avuto modo di dire anche nel corso dei lavori della I Commissione qualche mese fa. Affrontiamo i problemi delle regioni a statuto speciale senza avere un quadro di riferimento rispetto al problema delle autonomie locali e delle regioni.
Non credo che queste proposte di legge e la loro eventuale approvazione possano creare un clima di soddisfazione e di appagamento rispetto alla problematica del regionalismo all'interno del nostro Paese. Queste cose le ho dette in tempi Pag. 6non sospetti, le ho dette qualche mese fa in Commissione affari costituzionali, come ho ricordato più volte, signor Presidente.
Non è un problema della diminuzione dei consiglieri regionali o dei deputati regionali dell'Assemblea regionale siciliana. È tutta una valutazione che deve essere fatta rispetto al percorso sin qui determinatosi e rispetto a quello che noi dobbiamo fare delle regioni.
Voglio ricordare che il mio gruppo è stato l'unico in quest'Aula che ha votato contro il federalismo, contro quel federalismo allora chiamato economico, ma che era un federalismo di fatto, un decentramento, un aumento dei poteri in capo alle regioni. Abbiamo detto più volte di riflettere realmente rispetto alle competenze delle regioni, alle competenze per materia, visto e considerato che allo Stato rimane semplicemente una competenza marginale e di supporto rispetto alle competenze esclusive delle regioni, perché vi sono le materie di competenza regionale e quelle che non lo sono ricadono nella competenza dello Stato.
Questo è un ribaltamento di una logica, ma, soprattutto, è un ribaltamento di un concetto che più volte noi abbiamo tentato di affermare, che è quello dell'interesse generale, del ruolo dello Stato. Poi, certamente, vi è stata, sul finire della legislatura conclusasi nel 2001, la modifica del Titolo V della Costituzione, in particolare dell'articolo 114, che voglio richiamare alla vostra attenzione, per cui le regioni, i comuni, le province e le aree metropolitane sono state poste allo stesso livello dello Stato.
Questo ha creato e crea confusione rispetto alle diverse competenze e all'agibilità dell'assemblea legislativa e del Governo a livello nazionale, ma anche rispetto alla soluzione dei problemi che abbiamo sul tappeto. Vi sono state, anche in questi giorni, delle uscite sulla stampa da parte di alcuni ministri che hanno valutato attentamente e hanno posto, meglio ancora, all'attenzione del Paese e degli operatori politici la confusione che si determina nelle materie assegnate alle regioni.
Ho sempre detto, e lo ripeto anche in questa occasione, che dovrebbe esserci una rivisitazione delle competenze: la materia della sanità, dell'ambiente, della scuola, qualcuno parla anche del turismo, dovrebbero ritornare in capo allo Stato, viste quali sono le difficoltà. Infatti, non si possono avere 20 politiche sulla sanità, perché il malato non è un oggetto.
Il malato deve avere un'attenzione diversa, una solidarietà diversa, un impegno morale diverso. Questo vale anche per l'ambiente e per la scuola. Vi è bisogno, dunque, di rivedere il regionalismo alla luce delle riforme che sono state fatte, del dibattito sulle riforme costituzionali in corso e delle proposte che nel tempo, via via, sono andate maturando e sono state avanzate, molte volte anche con forza, visto e considerato che certamente non voglio riprendere il dibattito che si è avuto all'indomani del 1970, quando fu data attuazione a quella parte della Costituzione che prevedeva l'istituzione delle regioni.
Ma oggi vi è un momento di riflessione e di ripensamento sulla dislocazione e il decentramento dei poteri, visto e considerato che le regioni sono andate avanti, come le autonomie locali, senza alcun controllo. E se oggi noi abbiamo delle situazioni di incertezza e di grande confusione, situazioni plastiche di debordamento dei fini e dei comportamenti di alcuni individui, certamente è perché sono mancati i controlli: è mancato, ovviamente, il controllo sugli atti delle regioni, ma anche sugli atti delle province.
Una volta a controllare le regioni vi era il commissario di Governo: si poteva individuare una soluzione diversa, ma certamente non si è avuta neanche la forza di valutare attentamente i pesi, molte volte anche sul piano economico, che incidono grandemente sul bilancio del nostro Paese.
Si è parlato delle regioni come se fosse una materia a parte, che non doveva essere affrontata, off limits, senza possibilità di avere cittadinanza, come se si trattasse di altri temi e di altri argomenti che non riguardassero questo Stato. Poi emergono i fatti di oggi e quello che «salta Pag. 7agli occhi» è il grande tormento dell'ipocrisia di tutti noi perché nessuno sapeva, quando, invece, abbiamo lasciato alle regioni la possibilità di muoversi con una propria «identità», lo dico tra virgolette, con uno Stato che le metteva al riparo da ogni incidente e da ogni valutazione rispetto all'interesse generale e, quindi, al ruolo del Parlamento e del Governo centrale. Allora, bisogna operare questo tipo di valutazione oggi, con questi provvedimenti.
Certamente mi rimetterò alla disciplina del mio partito, non voglio fare il «Pierino» di turno in questo particolare momento. Però, ripeto che vi era una posizione del Governo che forse esprimeva l'esigenza di qualche riflessione in più, il professor Ruperto lo spiegherà ulteriormente se vorrà. Vi era l'esigenza di qualche riflessione in più, ma vi è un problema di oggi. Noi stiamo valutando uno statuto speciale; ma è giusto mantenere ancora nel nostro Paese la differenza tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario? Posso capire che, forse, nel 1946 e nel 1948 vi era ancora la soglia di Gorizia e di conseguenza l'autonomia del Friuli-Venezia Giulia, posso capire quali possano essere le storie di Finocchiaro Aprile, della Sicilia e quant'altro, posso capire tutto, ma oggi dovremmo incamminarci per costruire un Paese moderno che non abbia queste posizioni frammentarie... (Commenti di deputati del gruppo Italia dei Valori). Non vi capisco.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la prego di continuare perché il tempo a sua disposizione sta per terminare.

MARIO TASSONE. Mi scusi, signor Presidente, raccolgo affettuosamente il supporto dei miei amici per il mio ragionamento.
Sto per concludere, signor Presidente, non utilizzerò tutti i quaranta minuti che avrei a disposizione perché sono rispettoso, impegnato a sollevarla dai suoi impegni e, soprattutto, non voglio gravare ulteriormente sul suo lavoro estremamente delicato.
Stavo parlando delle regioni a statuto speciale e di quelle a statuto ordinario. Dobbiamo valutarle. Le mie difficoltà e le mie perplessità per le tre proposte di legge costituzionale all'ordine del giorno sono dovute al fatto che si affronta un problema di riforma degli statuti senza capire e comprendere che vi è un problema più alto e lo si affronta come se fosse una pratica da sbrigare e che poi non riprenderemo più. Ritengo che oggi vi dovrebbe essere l'impegno e la volontà di portare avanti un progetto diverso, un impegno diverso, all'interno del nostro Paese.
Signor Presidente, queste sono tutte le mie perplessità che ho cercato di declinare. Questo è un modo di affrontare i problemi non in termini esaustivi, non in maniera complessiva, si va avanti con i soliti vizi e le solite spinte. Qualche regione non può rivendicare un qualche merito perché ha un basso numero di consiglieri regionali, o perché vi è qualche rapporto diverso con la popolazione. Questo sarà anche un fatto importante che condivido, ma vi è un problema di carattere complessivo. So che questo ragionamento può essere accettato o meno - certamente alcuni colleghi non lo accetteranno -, ma io chiedo - per questo ho voluto prendere la parola in questa sede e mi appello a tutti i colleghi - se sia ancora giusto, lo ripeto per la terza volta, mantenere una divisione rispetto alle riforme, all'individuazione, al disegno dello Stato che stiamo cercando di costruire, e la differenza tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Per quale motivo? Non riesco a capire! Non riesco a capire perché questa non possa essere l'occasione per riprendere un discorso, un dibattito, molto più serio, al di là di piccole o grandi proposte - chiamiamole come vogliamo, secondo le interpretazioni e valutazioni che non lasciano traccia -, ma, soprattutto, per bloccare «l'andazzo» del mantenimento di alcuni rendite di posizione che continuerà tranquillamente, senza alcuno scossone e alcuna utilità per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intanto prendo atto della decisione del Governo di non chiedere il rinvio dell'esame del provvedimento, una decisione che condivido naturalmente, seppure il meglio ci può sempre essere e ciò anche in riferimento a quanto diceva il sottosegretario, anticipando la riflessione che si svolgerà nei prossimi giorni e nelle prossime ore in Consiglio dei ministri.
Credo che questo lungo percorso, che è arrivato fin qui per portare all'approvazione questi provvedimenti concernenti il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna e la Sicilia, richieda una certezza, ossia che ciò avvenga entro la fine di questa legislatura. Intervengo, quindi, sul complesso degli emendamenti per chiedere al gruppo dell'Italia dei Valori di ritirare i suoi emendamenti, senza esprimere una valutazione nel merito delle proposte che sono state avanzate, alcune assolutamente condivisibili, ma per una seria considerazione del tempo che abbiamo davanti. Siamo ad ottobre e c'è bisogno di una doppia lettura ancora da parte di Camera e Senato. Come è noto, si richiede che debbano passare tre mesi dall'approvazione di una Camera per una nuova approvazione e, quindi, andare a modificare il testo richiederebbe di iniziare nuovamente il percorso, mettendo in discussione la possibilità di approvare questo «taglio».
Ritengo che quindi vi sia la necessità di non apportare modifiche e questo è il principio per cui noi bocceremo emendamenti che pure possono essere condivisibili. Cito quelli che riguardano la riduzione della giunta o l'analisi rispetto a quanto il presidente Tondo e tutti gli altri presidenti hanno firmato rispetto alle riduzioni dei consiglieri regionali.
Credo che da questo provvedimento nasca un importante segnale sulla riduzione dei costi della politica, un segnale che è atteso, che peraltro nelle regioni a statuto speciale è stato avviato anche per tempo, nel senso che questo provvedimento nasce da un lavoro svolto nel consiglio regionale da lungo tempo, e credo che da parte del Parlamento dobbiamo evitare gli errori che si sono commessi sul taglio dei parlamentari.
L'aver voluto inserire la riduzione del numero dei parlamentari in un contesto di revisione complessiva della Costituzione ha comportato che il taglio dei parlamentari non si fa. Se invece si seguiva la scelta proposta dal Partito Democratico, che era quella di esaminare un provvedimento che proponesse solo il tema della riduzione del numero dei parlamentari, noi avremmo oggi un approccio diverso anche con i nostri elettori, con i cittadini italiani, avendo approvato un provvedimento, su cui ci eravamo impegnati all'inizio della legislatura.
Non vorrei che questo si riproducesse anche sul taglio dei consiglieri regionali per aggiungere sempre qualcosa di più: aggiungendo qualcosa di più, ci troviamo a non fare nemmeno quello. Quindi chiedo che su questo provvedimento vi sia un rapido e celere esame di questo ramo del Parlamento e che il Senato faccia la sua parte anche rapidamente, in maniera che a gennaio questo provvedimento possa diventare legge costituzionale.
Poi si può aprire una fase nuova, una fase che riguarda anche le regioni a statuto speciale e che deve essere una fase che nella prossima legislatura veda un ridisegno delle amministrazioni. Noi abbiamo operato solo un taglio sulle province, senza neanche definire bene il quadro, perché il quadro - lo dimostrano i ricorsi presentati e lo dimostra il dibattito attuale - è ancora assolutamente troppo confuso e non nasce da una revisione seria, che riguarda anche il ruolo delle regioni.
Le regioni oggi si sono assegnante, accanto ai compiti legislativi che il legislatore gli aveva attribuito in Costituzione, anche tutta una serie di compiti amministrativi, che non dovrebbero svolgere e che riproducono e moltiplicano costi nella pubblica amministrazione. Accanto a questo abbiamo un moltiplicarsi di piccoli comuni. Al riguardo tutte le legislature non sono riuscite a fare nulla per comprimere Pag. 9il loro numero, per mettere insieme le risorse, per riuscire a dare risposte migliori ai cittadini e questo costituisce un quadro istituzionale a cui bisogna porre mano, anche per quanto riguarda il numero stesso delle regioni.
Ed io, guardando alla mia regione, penso che il problema non stia tanto nel numero dei consiglieri, ma nell'idea che abbiamo delle grandi aree del nostro Paese, di come vogliamo costruire sinergie, di come vogliamo affrontare le sfide che anche l'Europa ci assegna. Quindi questo percorso, molto più complesso, molto più complicato, è un elemento che noi dobbiamo sviluppare nella prossima legislatura, sapendo che oggi noi abbiamo fatto la parte che ci veniva richiesta e la parte che oggi ci viene richiesta è quella di procedere con il taglio dei consiglieri regionali per le regioni a Statuto speciale. In particolare, per il Friuli Venezia Giulia, che è l'unica delle tre regioni che andrà al voto immediatamente nella prossima primavera con il numero dei consiglieri ridotto, è ancora più urgente che questo taglio venga fatto adesso per poter essere applicato immediatamente fino dalla prossima primavera. Quindi, rinnovo l'invito, non nel merito ma nel metodo di lavoro che ci siamo dati e che ci vogliamo dare, all'Italia dei Valori di ritirare le sue proposte emendative per non costringerci a votare anche contro proposte che avremmo pur condiviso nel merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengono anche io sul complesso degli emendamenti sottolineando una proposta emendativa, a firma del collega Favia e altri del mio gruppo dell'Italia dei Valori, tesa a proporre la riduzione ulteriore dei consiglieri regionali della mia regione al numero di 30. Si tratta di una proposta che a me pare in linea con alcune indicazioni che sono state già validate da questa Aula: penso alla «manovra bis», del precedente Governo, che, con il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, all'articolo 14, stabiliva il principio che le regioni, tutte le regioni, entro sei mesi da quella data, adeguassero i rispettivi Statuti di autonomia al principio di una riduzione progressiva dei consiglieri regionali. In quella manovra, si stabiliva il principio che, nelle regioni con una popolazione fino ad un milione di abitanti, non potessero esserci che 20 seggi, fino a due milioni di abitanti 30 seggi, fino a 4 milioni di abitanti 40 seggi, fino a 6 milioni di abitanti 50 seggi, fino a 8 milioni di abitanti 70 seggi ed oltre gli 8 milioni di abitanti rimanevano 80 seggi.
Allora, se è vero che il Friuli Venezia Giulia ha una popolazione stimata al marzo di quest'anno in 1.236.103 abitanti, voi capite che un'ipotesi di lavoro quale quella oggetto della riforma costituzionale è poca cosa, perché porterebbe ad una riduzione annacquata, ad un rapporto di un eletto ogni 25 mila abitanti. Viceversa, con l'approvazione della nostra proposta emendativa che porterebbe a 30 il numero dei consiglieri regionali, questo rapporto si trasformerebbe in 41 mila residenti per ciascun consigliere regionale, rapporto, badate bene, assai distante da quelli che sono i rapporti di rappresentanza di altre regioni più popolose. Cito, per esempio, la Lombardia che già attualmente e con la riforma della «manovra bis» manterrebbe il rapporto di un eletto ogni 125 mila abitanti. Anche le altre regioni, il Veneto per esempio, con la riforma a 50 seggi passerà ad un rapporto di uno a 99 mila abitanti. Allora, per quale motivo dovremmo assecondare una specialità che non è rispondente a criteri di contenimento della spesa pubblica e che farebbe comunque salva una rappresentanza politica qualificata, tenuto conto anche delle specialità linguistiche che nella mia regione allignano e di cui va tenuto conto?
Il fatto che si porti a 41 mila abitanti per eletto il rapporto, con l'approvazione del nostro emendamento, garantirebbe comunque una rappresentanza più specifica, più qualificata e più rappresentativa rispetto ai canoni che ho prima citato. Pag. 10Allora, se è vero che nella passata legislatura il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia aveva lavorato a lungo per una proposta organica di riforma dello statuto regionale - voglio ricordare che vi fu tutta una stagione, durata quasi un anno, di audizioni con la comunità regionale, e venne fatta addirittura la legge n. 12 delle 2004 istitutiva di una sorta di convenzione, sul modello della Convenzione europea, per la riscrittura di questo statuto - ebbene in quel contesto tanto si scrisse di tanti temi, ma anche il numero dei consiglieri regionali era stato confermato in sessanta. Ora con il «Lusigate», con il «Batmangate», con questa emergenza di «regionopoli» è chiaro che la politica deve dare un segnale, ma se un segnale deve essere è giusto che sia un segnale forte e chiaro e non un segnale timido e in qualche modo un po' farisaico quale quello che è stato elaborato nella proposta di legge di riforma.
Noi quindi vogliamo e vi proponiamo di dare un segnale in linea con quelle che sono le indicazioni già codificate nella manovra bis e di cui il Governo Monti si accinge a ribadire la vigenza, e che quindi ci siano trenta consiglieri regionali e non più di sette assessori regionali. Ricordo che nella nostra regione dieci erano gli assessori fino a qualche tempo fa, il presidente li ha poi ridotti a otto, ma riteniamo che in linea con le indicazioni che ho citato sette assessori regionali siano più che sufficienti per una regione di un milione 200 mila abitanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un aspetto abbastanza singolare della vicenda di cui ci stiamo occupando. Siamo di fronte ad una modifica dello statuto costituzionale del Friuli Venezia Giulia che vede questa regione non aver atteso gli sviluppi di altre vicende che hanno interessato la stampa nazionale, anche recentemente, ma che nell'ambito di una strategia complessiva già avviata è arrivata tra le prime a proporre una riduzione del numero dei consiglieri regionali. Dico questo perché quando si fa riferimento alle regioni a statuto speciale forse non è male ricordare in quest'Aula come il Friuli Venezia Giulia abbia ridotto il debito pubblico dal dato riferito al 2008 che prevedeva un debito di circa un miliardo 700 milioni al dato che ci si attende per la chiusura dell'esercizio in corso, che arriverà a circa un miliardo, il che significa che senza attendere la spending review il Friuli Venezia Giulia ha ridotto di circa il 40 per cento il suo debito.
Non solo, tra le regioni a statuto speciale il Friuli Venezia Giulia è quello che in funzione dei decimi delle imposte che riceve si è assunto ormai da anni la spesa totale relativa alla sanità, che non grava più sul Fondo sanitario nazionale grazie alle entrate del Friuli Venezia Giulia che se ne fa direttamente carico. Quindi trovo abbastanza paradossale tra l'altro che il Governo - giustamente dal suo punto di vista, non lo metto in discussione - ci venga a dire che ha pronto un provvedimento di riduzione del numero dei consiglieri regionali e non si renda conto che qualora ci fosse un provvedimento che intacca l'autonomia delle regioni a statuto speciale questa norma rischia, come numerose di quelle ultimamente assunte, di essere dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale stessa.
Questo anche perché - e lo ricordo in quest'Aula - lo statuto costituzionale del Friuli Venezia Giulia prevede che le modifiche statutarie, anche quando vengano proposte dal Governo, passino attraverso una procedura negoziata, il che non significa che il Friuli Venezia Giulia possa porre un veto, ma che vi deve essere un termine previsto da un articolo dello statuto costituzionale del Friuli perché il consiglio regionale esprima il proprio consenso sulle modifiche.
Allora, se vogliamo lasciare da parte la demagogia e vogliamo ricordare in quest'Aula ancora una volta che il Friuli Venezia Giulia virtuosamente è partito con una proposta di riduzione quando non si discuteva nemmeno di queste cose, credo Pag. 11che un comportamento corretto sia quello di mantenere, anche sotto il profilo costituzionale, l'attesa riferita alla modifica proposta dallo stesso consiglio regionale e votata da quasi tutti i gruppi presenti in quel consiglio regionale. Dirò di più: anche per quanto riguarda i miei amici dell'Italia dei Valori, non è pensabile che ci sia un atteggiamento in consiglio regionale che tende a mantenere il numero dei consiglieri, magari rivedendo il trattamento economico, e in quest'Aula un emendamento che va in senso opposto alla posizione che hanno assunto all'interno del consiglio regionale. Posso capire che ci possano essere posizioni anche diverse per ragioni politiche, ma un minimo di coerenza anche tra i gruppi politici che siedono in consiglio regionale e che sono rappresentati a livello nazionale anche in quest'Aula ci dovrebbe essere.
Concludo, signor Presidente, sottolineando, com'era mio dovere, il percorso virtuoso e condannando certe statistiche che leggo anche in quotidiani importanti. Signor Presidente, quando Il Sole 24 Ore presenta un rapporto tra spese dei consigli regionali e cittadini presenti nell'ambito territoriale fa una cosa inaccettabile. Infatti, non è il costo parametrato al numero degli abitanti, ma il costo parametrato al numero dei consiglieri quello che conta. È inutile fare un raffronto con la Campania o con altre regioni, tanto per citarne alcune, dove c'è una popolazione residente di gran lunga superiore, quando poi si va a vedere che, dividendo la spesa per il numero dei consiglieri, un consigliere di quelle amministrazioni costa il triplo, il quadruplo o il quintuplo rispetto ad altri consiglieri regionali.
Quindi, anche nel piano dialettico del confronto sotto l'aspetto dei parametri di riferimento, credo che ci si debba un tantino porre in maniera diversa di fronte a questi problemi. Concludo invitando al ritiro di quegli emendamenti; diversamente noi del Popolo della Libertà voteremo contro quegli emendamenti perché abbiamo il rispetto delle autonomie e il rispetto ancora di più della Carta costituzionale a cui aggiungo il rispetto per quelle autonomie che si comportano correttamente, che riducono la spesa prima che qualcuno glielo dica, che riducono i consiglieri regionali e che, quindi, danno vita ad un percorso virtuoso per guadagnarsi quel rispetto dei cittadini che molto spesso in quest'Aula tutti rivendichiamo e chiediamo a gran voce (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, innanzitutto c'è da dire che la posizione del Governo non si capisce. Dicono semplicemente che allo stato attuale non sono in grado di dare un parere. Per fortuna comunque la proposta di legge non viene rinviata e questo per una ragione importante. Siamo ormai al limite del tempo disponibile per poter approvare in doppia lettura una proposta di legge costituzionale importante che va a ridurre il numero dei consiglieri regionali. Questa proposta della regione Friuli Venezia Giulia non è di questi giorni, ma è stata approvata il 23 novembre 2011, quindi un anno fa, anticipando molte altre regioni, ma, soprattutto, anticipando alcune scelte che devono essere fatte anche a livello nazionale per quanto riguarda il numero dei parlamentari. E noi ricordiamo che già nella XIV legislatura era stata approvato un provvedimento in tal senso, provvedimento che poi ha subito il voto negativo e, quindi, è stata bocciato.
Venendo anche alla posizione dell'Italia dei Valori oggi qui in Aula, non si riesce proprio a capire perché in Friuli Venezia Giulia l'Italia dei Valori ha votato contro la riduzione del numero dei consiglieri regionali, mentre qui in Aula presenta degli emendamenti che, anziché ridurre i consiglieri regionali, portano magari a non approvare la proposta di legge.
Non vorremmo che queste proposte emendative siano fatte al solo ed unico scopo di non arrivare in tempo per l'approvazione di questa proposta di legge, visto che il consiglio regionale viene rinnovato, in Friuli Venezia Giulia, in primavera. Pag. 12I tempi, ormai, sono molto stretti e allora perché è stato presentato questo tipo di proposte emendative? Per ridurre ulteriormente il numero dei consiglieri regionali o per impedire che questa proposta di legge venga approvata? Qualche dubbio a noi rimane, visto che la posizione in regione e in Aula è diametralmente opposta.
La nostra regione è, comunque, una regione a statuto speciale e, quindi, per modificare lo statuto c'è bisogno di una legge costituzionale. Le regioni a statuto speciale non sono tutte uguali: la posizione e la situazione del Friuli Venezia Giulia è completamente diversa, innanzitutto, per le motivazioni per cui ha la specialità. Una delle ragioni è quella di essere una regione di confine e la seconda è la presenza di minoranze linguistiche. Sono ragioni che, in questo momento e condizione, ancora sussistono.
La verità è che, comunque, la specialità per il Friuli Venezia Giulia non è un privilegio, ma è, invece, una responsabilità, una responsabilità importante, viste le competenze che sono attribuite, che sono della nostra regione: innanzitutto, in materia di sanità, ma poi anche in materia di enti locali. E, alla fine, dell'anno non c'è lo Stato che paga «per conto di»: la nostra regione deve e ha fatto quadrare il bilancio. Oltretutto, la nostra regione, in questi ultimi anni, ha ridotto il debito pubblico regionale, quasi dimezzandolo, e anche in questo caso, anticipando quelle che sono le scelte a livello nazionale. Quindi, è una regione virtuosa: certo, molte cose vanno ancora fatte, come l'abolizione del vitalizio, il dimezzamento dei costi dei fondi ai gruppi regionali, e altro ancora.
Certo è che la regione ha anticipato non solo alcune scelte che sono state fatte a livello nazionale, ma ha anticipato anche le scelte di altre regioni. La nostra regione, il Friuli Venezia Giulia, ha per certi versi anticipato il federalismo fiscale. Quindi, non accettiamo assolutamente quanto dichiarato dall'esponente dell'UdC, il quale ha detto che l'UdC è stato l'unico partito che ha votato contro il federalismo. Ebbene, molto probabilmente, l'UdC vuole mantenere l'attuale situazione di un debito pubblico estremamente elevato che continua ad aumentare. Infatti, il centralismo ha portato proprio a questo e la mancata attuazione del federalismo da parte del Governo è sicuramente stata un dato totalmente negativo, viste anche le conseguenze che ne derivano, come l'aumento della recessione.
Quindi, noi riteniamo che la direzione non sia quella di eliminare le regioni a statuto speciale, ma, invece, che tutte le regioni abbiano maggiori competenze e che le risorse sulla base dei parametri siano adeguate a dare attuazione a queste competenze. Il federalismo non è inteso come privilegio, come ho detto prima, ma come maggiore responsabilità da parte di tutti quanti, in particolare, ovviamente, da parte di chi governa, tanto che è previsto anche il fallimento - tra virgolette - di quelle persone che non fanno quadrare i bilanci. Queste sono scelte di fondo, importanti ed essenziali, a cui va ricordato, in primo luogo, anche quelle relative ai costi standard. Il Governo non ha pensato di attuare questi principi, importanti e fondamentali, pensando, invece, di aumentare la pressione fiscale. Questo ha portato ad una recessione drammatica e ad una situazione pesantissima per quanto riguarda, in primo luogo, le aziende, le piccole e medie imprese del nord, ma io credo del Paese intero.
Allora, tornando a noi, io credo che il provvedimento proposto dalla regione Friuli Venezia Giulia vada accolto, e vada accolto con favore. Quindi, invitiamo anche a riflettere l'Italia dei Valori, che ha presentato questo tipo di proposte emendative, che non vorremmo fossero allo scopo di non riuscire ad approvare in tempo questa proposta di legge, per poter dare applicazione, fin dalla prossima primavera, in occasione del rinnovo del consiglio regionale. Non vorremmo che fosse una situazione analoga a quella che avviene in Sicilia, che andrà al voto a fine ottobre con la legge attuale e, quindi, mantenendo l'attuale numero dei consiglieri regionali. Pag. 13
Il tempo è molto stretto. Pur essendo d'accordo sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali, crediamo tuttavia che questa proposta di legge vada approvata, ma soprattutto vada approvata nei tempi che sono necessari affinché essa venga attuata fin dalla prossima legislatura e dal prossimo voto per il rinnovo del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che gli emendamenti dell'Italia dei Valori che chiedono di ridurre ulteriormente il numero dei consiglieri regionali rispetto a quanto approvato al Senato in prima lettura, meritino grande attenzione da parte di quest'Aula.
Noi non possiamo limitarci - e mi dispiace dirlo a qualche collega che su questo ha criticato la posizione dell'Italia dei Valori - a nasconderci dietro un dito. Vede, non c'è dubbio che questa legislatura stia volgendo al termine, tuttavia non possiamo dire che vorremmo tanto ridurre maggiormente il numero dei consiglieri, ma che purtroppo non lo possiamo fare perché il tempo non c'è. Sia chiaro: non è assolutamente vero. Se oggi votiamo per non ridurre ulteriormente il numero dei consiglieri è per una semplice ragione: non lo vogliamo fare.
Voglio ricordare ai colleghi - che forse in questo momento non lo ricordano - che quando oggi il Parlamento modificasse anche, sotto questo aspetto, quanto approvato al Senato in prima lettura, il tempo per riapprovare nelle prossime tre letture il testo modificato ci sarebbe tutto. Infatti, il Parlamento - approvando in terza o in quarta lettura, e il problema al limite si porrebbe soltanto per il Senato in quarta lettura - può deliberare anche a Camere sciolte. Quindi, è evidente che una tempestiva approvazione in seconda lettura da parte del Senato, entro il mese di ottobre, darebbe tutto il tempo al Parlamento di completare, prima delle elezioni, la procedura di modifica e consentirebbe di andare a votare con le nuove regole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non le ruberò troppo tempo perché l'onorevole Follegot è stato molto esaustivo, però vorrei rivolgermi ai colleghi dell'Italia dei Valori che tengono questa rigida posizione e forse in modo strumentale, in quanto, a questo punto, penso che facciano il gioco dei colleghi dell'Italia dei Valori del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Essi, infatti, hanno dichiarato, sia in Aula che sui giornali, che non volevano il taglio dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Evidentemente, con questa tattica parlamentare di voler rallentare i lavori - ed è vero che potrebbe esserci il tempo, ma aumenta fortemente il rischio del taglio dei consiglieri regionali - vogliono fare il gioco dei «più realisti del re» in quest'Aula, ma al contempo aiutare i loro compagni di partito del Friuli Venezia Giulia a vedersi garantito il posto alle prossime elezioni regionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, poche parole per esporre la mia posizione. Altre riflessioni le farò in sede di dichiarazione di voto finale. Qui, in realtà, stiamo discutendo attorno a quello è il nocciolo della questione, anche se presentata all'interno della discussione sul complesso degli emendamenti: vale a dire, se la riduzione che andiamo ad operare è sostanzialmente sufficiente.
La situazione qual è? Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia è attualmente composto da cinquantanove consiglieri; con il limite, che viene oggi previsto, dei 25 mila elettori a seggio, si riduce Pag. 14sostanzialmente a quarantotto. Questo è, di fatto, dispari rispetto a quanto verrà operato in altre regioni, che sono più o meno della stessa consistenza e rispetto anche a quelle che sono le linee indicative del Governo, e cioè sui trenta consiglieri, ma è anche vero che noi siamo a fine legislatura, siamo di fronte a un processo di revisione costituzionale, perché trattasi di norma costituzionale in quanto statuto speciale, quindi doppia lettura, quindi necessità di chiudere in tempo. È anche vero che questa proposta arriva, comunque, dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che l'aveva approvata per primo e da solo, senza sollecitazioni.
Di fronte ad una richiesta, quale quella dell'Italia dei Valori - che rischia di essere una richiesta di bandiera giusta nel merito (mi riferisco all'abbassamento a 30 del numero di consiglieri per la regione Friuli Venezia Giulia) -, andremmo, di fatto, ad operare su una strada che rende impossibile diminuire a 48, che è già qualche cosa, il limite attuale. Di conseguenza, noi di Futuro e Libertà assumeremo una posizione di astensione che sta a significare proprio che nel merito siamo d'accordo, cioè nel ridurre a 30 i consiglieri, ma ci rendiamo conto però che, per motivi di tempo, di fine legislatura e per motivi che afferiscono alla necessità della doppia lettura, poiché norma costituzionale, otterremmo l'effetto opposto semmai dovessimo rimettere in gioco da capo e da principio l'iter di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo brevemente sull'argomento che ritengo, in qualche modo, spurio in questa discussione che riguarda soltanto la riduzione del numero dei consiglieri regionali; mi riferisco all'argomento che riguarda la specialità che qualcuno vorrebbe eliminare. Ora vorrei dire che la specialità è la risposta privilegiata e costituzionalmente corretta all'applicazione dell'articolo 5 della Costituzione per cui l'Italia è una e indivisibile. L'autonomia è stata concessa dal nostro legislatore costituente, agli inizi della Repubblica, perché c'erano ragioni assolutamente peculiari che la esigevano. Queste ragioni peculiari continuano per il Friuli Venezia Giulia, ma continuano anche per tutte le altre regioni a statuto speciale. Si prenda ad esempio la Sardegna, della quale io faccio parte, dalla quale provengo; signor Presidente, onorevoli colleghi, i costi per la produzione, ma anche i costi per la commercializzazione e per i trasporti, sono enormemente aumentati perché la Sardegna, come a tutti è noto, è un'isola e, a meno che l'Italia non si accosti ad essa - sappiamo che la Sardegna non si può spostare perché geologicamente più antica, e quindi l'unica soluzione sarebbe quella -, finché questa soluzione non c'è, e lo dico per paradosso, evidentemente ci sono altre ragioni non solo storiche e culturali che fanno di certe regioni, per la loro lingua, per il loro patrimonio storico e culturale, delle entità assolutamente speciali e distinte da tutte le altre; inoltre, ci sono anche delle ragioni geografiche, ci sono dei condizionamenti geografici. Ora, l'Europa nel vecchio trattato ha previsto che ci siano delle ricomposizioni o comunque dei riequilibri per gli handicap che derivano da ragioni geografiche, così è per i siti montuosi, così è per le isole, per le quali è stato previsto che l'insularità comporta degli handicap oggettivi che necessitano di un riequilibrio da parte sia dell'Europa che dell'Italia. Ad esempio, c'è il problema della continuità territoriale, basta vedere la Corsica che ce l'ha già da molto tempo, c'è il problema dei trasporti, c'è la continuità territoriale delle merci, c'è il problema che le imprese sarde, ad esempio, non hanno la metanizzazione mentre tutto il resto dell'Italia ce l'ha, e quindi i costi per l'energia sono assolutamente superiori. Ora crediamo che i costituenti, all'inizio quando hanno fatto la Costituzione, avessero pienamente conoscenza del fatto che ci sono dei doveri di solidarietà sociale che devono essere assolti nei confronti di quei territori che hanno all'origine delle condizioni svantaggiate. Non si dica che le regioni a statuto Pag. 15speciale hanno dato una cattiva prova perché basta vedere quella che stanno dando alcune regioni a statuto ordinario per dire che questo non sarebbe un argomento sostenibile. C'è un punto ed è quello della conquista dell'autonomia e della conquista del prestigio dell'autonomia. Su questo si deve giocare una partita forte, non, invece, sul piano di una cesura forte che potrebbe ridursi anche a svantaggio dell'applicazione dell'articolo 5 della Costituzione, perché l'Italia è una e indivisibile ma si fonda su vincoli di solidarietà, venendo a mancare i quali non si sa quali potrebbero essere le pulsioni e le derive che potrebbero essere assunte.
Perciò mi pare che questo argomento meriti un'attenzione molto maggiore che non un inciso tra parentesi in un tema come quello che stiamo discutendo, che è un tema diverso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, colleghi, voglio anch'io fare qualche considerazione in merito a questo dibattito sugli emendamenti che sono stati presentati, in particolare per quel che concerne la riduzione del numero dei parlamentari del Friuli Venezia Giulia. È del tutto evidente che sono state dette sostanzialmente delle cose molto di buonsenso quando si è rilevato come la riduzione che il Friuli Venezia Giulia ha proposto è già una riduzione rilevante, ma è altrettanto vero che poter eventualmente avere dei parametri più in linea con quelle che sono le altre situazioni potrebbe essere considerato corretto.
È anche vero che il tempo che ci rimane per una seconda lettura, a modifica di quella che è già stata la decisione del Senato, è particolarmente ristretto, e quindi eventuali modifiche potrebbero rimettere in discussione completamente la possibilità reale di poter addivenire alla riduzione del numero dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia.
Inoltre, ritengo che le forze politiche che sono presenti nel nostro Parlamento siano rispettose, o almeno dovrebbero esserlo, di quelle che sono autonomie delegate al consiglio regionale e quindi attente a quelle esigenze che sono state espresse da un dibattito approfondito che il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha svolto e con il quale ha approvato una modifica.
Tutto ciò premesso, mi sembra giusto dire che, per quel che ci riguarda, noi siamo favorevoli alla riduzione anche proposta dall'Italia dei Valori nel merito. Riteniamo però che questa sia incompatibile con la realtà delle cose e di conseguenza, rispettosi anche delle responsabilità che il consiglio regionale ha voluto esprimere, voteremo contro.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il presidente della Commissione ad esprimere il parere in sostituzione del relatore.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Favia 1.1, nonché sull'emendamento Favia 1.11. L'emendamento Monai 1.10 è inammissibile. La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Favia 1.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Signor Presidente, il Governo è contrario all'approvazione degli emendamenti perché riteniamo che il tempo che rimane alla fine della legislatura non sia sufficiente a fare un iter diverso, anche se avremmo auspicato che la riduzione fosse stata più consistente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario Pag. 16sull'emendamento Favia 1.1 da parte del Partito Democratico. Nonostante le sottolineature e le riflessioni che sono state portate in quest'Aula da altri colleghi e dalla richiesta rivolta - legittima, doverosa, giusta - dall'onorevole Rosato ai colleghi dell'Italia dei Valori di ritirare l'emendamento, poiché esso sarà posto in votazione, riteniamo che se fosse approvato si metterebbe a rischio - anzi, è una certezza - la non applicabilità della riduzione del numero dei consiglieri già con le prossime elezioni.
Il problema nella sostanza riguarda, in maniera urgentissima, proprio la regione Friuli-Venezia Giulia. È vero, come ricordava il collega Donadi, che le Camere possono legiferare anche quando sono sciolte. Però, se le Camere approvano quel che devono approvare con una scadenza ravvicinata alle elezioni non vi sono, comunque, i tempi tecnici per l'adozione di tutti quei provvedimenti, burocratici e amministrativi, che servono per indire e far svolgere regolarmente le elezioni. Però, tant'è! Si è voluta cavalcare, da parte dei colleghi dell'Italia dei Valori, con motivazioni che possono anche essere condivisibili, l'ondata populistica e demagogica che vuole tutto e subito.
Riteniamo che se seriamente si vuole avviare il percorso per attuare la riduzione del numero dei consiglieri regionali in Friuli-Venezia Giulia sin dalle prossime elezioni è opportuno e necessario che l'Assemblea approvi il testo così come è uscito dal Senato. Tra l'altro, prendo favorevolmente atto dalla dichiarazione testé esposta all'Aula dal Ministro Gnudi che, concretamente e realisticamente, ha messo in evidenza che il tema della ristrettezza dei tempi, per quanto riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia e presumibilmente anche per la regione Sardegna, non consente di introdurre modifiche.
Preciso un ulteriore elemento, perché qui vi è stata la gara a dimostrare e a far vedere chi è stato più svelto e veloce nel proporre la riduzione. Ebbene, ricordo all'Assemblea che il gruppo consiliare regionale del Partito Democratico del Friuli-Venezia Giulia aveva presentato una proposta di legge - è stato il primo gruppo che ha presentato una proposta di legge di riduzione - già nell'ottobre 2010. Poi, vi sono state le altre proposte e vi è stato il voto a dicembre 2011 del consiglio regionale, come giustamente ha richiamato prima il collega Contento. Pertanto, con questo voto contrario si vuole dimostrare che vi è la volontà politica, da parte del Partito Democratico, di consentire la riduzione da 59 a 49 consiglieri regionali sin dalle elezioni della prossima primavera.
Concludo, signor Presidente, con un flash sul discorso delle regioni a statuto speciale. Ricordo - l'avevo già detto nella discussione sulle linee generali - che comunque il Friuli-Venezia Giulia è, tra le regioni a statuto speciale, non solo l'ultima costituita (perché lo statuto è stato approvato con legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1), ma è anche quella che ha la minore percentuale in termini di compartecipazioni erariali. Termino, quindi, dicendo che rispetto a considerazioni fatte dai colleghi noi siamo per una riforma che valorizzi la responsabilità e l'autonomia e ad un livellamento tra regioni a statuto speciale e regioni ordinarie, non verso il basso ma verso l'alto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, anzitutto, come ho già detto nella discussione sulle linee generali, non è affatto in discussione la nostra stima nei confronti della storia sofferta della regione Friuli-Venezia Giulia e delle genti giuliane, friulane e carniche. Sappiamo perfettamente quello che è successo.
Mi si consenta, però, di dire in primis che vanno respinte tutte le accuse che sono state fatte al gruppo dell'Italia dei Valori di essere strumentale con questo emendamento, perché altrimenti il provvedimento non passa, non si fa in tempo ad approvarlo, rimangono i consiglieri di prima che, peraltro, sono solo 10 in più di quelli che verrebbero fuori dalla riduzione Pag. 17(ben venga, ovviamente, qualunque riduzione).
La nostra richiesta non è affatto strumentale. Ricordo a quest'Aula che quando un provvedimento proveniente dalla Camera, come per esempio per i decreti-legge in scadenza, lo si è voluto approvare in una settimana al Senato, lo si è fatto. Quindi, possiamo approvare oggi questo emendamento, modificare la lettura del Senato qui alla Camera, rimandare il provvedimento al Senato e concludere la prima lettura nel giro di una settimana se le Presidenze e i gruppi, che sono così solerti nell'attaccarci, s'impegnano, invece, a fare le cose per bene. Un provvedimento approvato il 10 ottobre fa ampiamente in tempo a fare la seconda lettura conforme tra Camera e Senato tra tre mesi esatti.
Quindi, non si vengano a raccontare storie, come quella che noi saremmo d'accordo con i nostri consiglieri, che i nostri emendamenti sarebbero strumentali: noi siamo per una riduzione dei consiglieri regionali e non siamo d'accordo con quello che è stato fatto.
Ora mi sia consentito dire che questa è l'unica legge che non prevede un numero di consiglieri fisso, ma lo parametra al numero degli abitanti. Erano 20 mila, ora viene fatto il grande sforzo di parametrali a 25 mila. Ricordo solo che, con la legge che approveremo tra poco, la Sardegna porta il numero dei consiglieri a uno ogni settantamila abitanti e le mie Marche stanno approvando una legge che li porta a uno ogni 50 mila. Vi ricordo - e ricordo al signor Ministro Gnudi - che c'è una legge dello Stato, che ha già passato anche il vaglio della Corte costituzionale che, per regioni di un milione e 200 mila abitanti, come il Friuli-Venezia Giulia, non a statuto speciale - ma sarebbe decoroso che le regioni a statuto speciale, e su questo dovremmo aprire un discorso a parte, se ne facessero carico - prevede 30 consiglieri.
È quello che noi chiediamo oggi: non nascondiamoci dietro il dito dei tempi e della cronologia. Se volete approvare questo provvedimento, il 10 ottobre verrà ultimato anche il passaggio al Senato. Quindi, noi crediamo che davanti veramente alla montagna che ha partorito il topolino, a una regione di un milione e 200 mila abitanti che porta i suoi consiglieri da cinquantanove, leggasi sessanta, a quarantanove, leggasi cinquanta, si debba intervenire. È veramente un'esagerazione. Capisco tutto: il dimezzamento degli stipendi per la rappresentanza, però intanto bisogna farlo. Capisco la rappresentanza, ma trenta consiglieri hanno uno sbarramento implicito, con il gioco dei resti, di meno il 3 per cento, mentre al Senato stiamo proponendo la cancellazione di rappresentanze del 15 per cento. Quindi, non giochiamo con le parole! Se vogliamo approvare questo provvedimento, lo facciamo.
Comunque, nel mantenere fermo questo emendamento, del quale chiedo il voto, chiedo almeno che lo sdegno peloso nei nostri confronti ci venga risparmiato perché si può fare bene e lo si può fare in fretta solo che lo si voglia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rao, Mussolini, Marini, Carfagna, Saltamartini, Brandolini, Miglioli, Galletti, Cesa, Cicchitto, Piso, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 451
Astenuti 18
Maggioranza 226
Hanno votato
19
Hanno votato
no 432).

Pag. 18

Prendo atto che i deputati Pittelli e Murer hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, prego l'Assemblea di fare attenzione a questo emendamento. Non capisco il perché del parere contrario: generalmente, si va a votare sulla base dell'ultimo censimento. È vero che anche in I Commissione, Affari costituzionali, abbiamo esaminato una legge proveniente dal Senato che prevede l'utilizzo, invece, degli ultimi dati ISTAT, però, anche in che quella occasione, ci eravamo posti - e lo dico ai colleghi della I Commissione perché smentiamo noi stessi - il problema della certificazione di questi ultimi dati.
Questo cosa significa? Che, come qui previsto, si andrebbe a votare con i semplici dati comunicati dai comuni, non verificati dal Ministero dell'interno, non pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
Quindi sono dati assolutamente incerti, che potrebbero anche non essere corretti.
Faccio anche presente che si rischia di andare a votare, se si vota insieme, per esempio, per le politiche e per le regionali, alle politiche con il corpo elettorale composto in un modo, perché determinato sulla base dell'ultimo censimento, alle regionali in quest'altro modo, che è assolutamente incerto.
Con questo nostro emendamento noi non andiamo contro la volontà della regione, ma diamo una certificazione migliore - che non fa perdere alcun tempo - al corpo elettorale. Prego, pertanto, sia la Commissione sia il Governo, melius re perpensa, di esprimere parere favorevole su questo emendamento, che è tecnico, di servizio, non politico e serve solo a migliorare le cose.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Turco, Gelmini, Cesario, Binetti, Sposetti, Cesa, Cicchitto, Gasbarra e Minniti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
19
Hanno votato
no 448).

Prendo atto che il deputato Consolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Murer ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Frassinetti, Laboccetta, Carfagna, Tommaso Foti, Lussana, Vico, Orlando e Beccalossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 470
Astenuti 5
Maggioranza 236
Hanno votato
466
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Consolo e Murer hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare. Pag. 19
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Favia 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, tanto per completare l'opera, dopo la riduzione del numero dei consiglieri regionali - non capiamo perché non ci si sia pensato - proponiamo anche la riduzione del numero degli assessori, che mi sembra una parametrazione proporzionale e automatica, quindi chiediamo che il numero degli assessori venga ridotto a un massimo di sette.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Favia 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosso, Santori, Sardelli, Lazzari, Cesa e Morassut...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 473
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato
22
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che la deputata Murer ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5148)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5148), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Valducci, Luciano Rossi, Antonione, Sardelli, La Malfa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
469
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che la deputata Murer ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5148)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il risultato che ci apprestiamo a licenziare in quest'Aula è comunque positivo. Pur avendo noi proposto una riduzione dei consiglieri più rigorosa e in linea con le indicazioni che già quest'Assemblea aveva approvato nel settembre dell'anno scorso, alla quale il Ministro Gnudi ricordava l'adesione anche da parte del Governo Monti, secondo la logica di ridurre a trenta i consiglieri regionali del Friuli-Venezia Giulia, riducendo adeguatamente anche la composizione della giunta, diciamo che è meglio piuttosto che niente.
Quindi, ci apprestiamo a dare il nostro voto favorevole a questa indicazione, non senza rimarcare che la posizione che a suo tempo fu espressa dai nostri rappresentanti in Consiglio regionale non è stata correttamente riportata dai colleghi in quest'Aula. La loro sottolineatura era quella di una forte e drastica riduzione delle indennità spettanti ai consiglieri regionali, Pag. 20sacrificando quindi non tanto la rappresentanza democratica, quanto la remunerazione economica della politica. Ma certo è che la scelta che abbiamo sempre fatto in chiave nazionale e in chiave locale, come partito, è quella di una drastica riduzione di tutti i costi della politica, anche quelli dell'organizzazione, dei benefit e della burocrazia nel suo complesso.
Pertanto, nonostante il risultato che ci apprestiamo a votare sia in qualche modo debole e annacquato e costituisca - come è stato ricordato dall'onorevole Favia - una sorta di eccezione nel panorama nazionale, perché si rapporta il numero dei consiglieri regionali ad una indicazione variabile, quale quella della popolazione censita, mentre in tutte le altre regioni, così come a livello nazionale, il numero di rappresentanti parlamentari o istituzionali o nelle assemblee legislative è indicato in una cifra fissa e non suscettibile di variazioni aleatorie, e nonostante tutte queste criticità, ciò che importa è che ci sia un segnale nella direzione della riduzione dei costi della politica e dell'apparato legislativo, che comunque in una regione come la nostra rimane sopra la soglia della media nazionale.
Ciò nondimeno tutto ciò ci porta ad un voto favorevole, che annuncio quale posizione del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, svolgo alcune brevi considerazioni. In primo luogo, la discussione su questi provvedimenti - poi seguiranno quelli che riguardano la Sardegna e la Sicilia - arriva proprio in un momento in cui le regioni non stanno dando grande prova di sé.
È sotto gli occhi di tutti ed è considerazione generale che, mentre si cercava lo spreco, anche correttamente, all'interno dello scenario della politica nazionale e spesso i fari venivano puntati proprio su quest'Assemblea, nelle regioni o in alcune regioni in qualche modo si diffondeva la consuetudine del malaffare. Le regioni appaiono a molti come nuovi centri di spreco, di ruberie e di immoralità.
Credo che una riflessione vada comunque fatta proprio su tutto ciò che avviene intorno a questi microcosmi. Si è infatti molto discusso sul centralismo romano, ma sui microcentralismi delle regioni ci sarebbe molto da dire e da discutere, anche proprio riguardo al livello di moralità delle stesse.
Questi provvedimenti, però, sono in linea con il tentativo che la politica sta facendo - almeno la buona politica - di moralizzare se stessa e di diminuirne i costi e gli sprechi. Noi oggi trattiamo in realtà delle regioni a statuto speciale.
Lo si fa con una norma costituzionale e io credo che si possa e si debba discutere di molti aspetti. Credo che un interrogativo che alcuni hanno posto, per esempio, proprio a proposito del requisito della specialità, si possa e si debba porre, perché molti anni sono passati dall'istituzione delle regioni e molti anni sono passati, in particolare, dall'istituzione delle regioni a statuto speciale.
La regione Friuli Venezia Giulia, della quale stiamo dibattendo, in realtà, fu l'ultima a essere istituita, ma io stesso, che vengo da quei territori, credo di avere il dovere, come molti altri, di chiedermi se persistano o meno le motivazioni e i presupposti del requisito della specialità di quella e di altre regioni a statuto speciale.
Personalmente, credo che in questo Parlamento, e non solo, si dovrebbe prendere una via attraverso la quale si arrivi ad un'omogeneizzazione, ad un'armonizzazione, ad una parificazione sostanziale delle competenze, delle contribuzioni e delle compartecipazioni erariali delle regioni, in ciò tendendo verso l'alto, come è giusto, purché le regioni sappiano effettivamente attribuire diritti e servizi - e non siano, come dicevo, centri di spreco -, ma, sostanzialmente, interrogandoci sull'opportunità che esistano virtù differenziate tra le regioni stesse.
Ciò detto, invece, andando ad esprimere l'intenzione di voto, che sarà favorevole per la riduzione dei consiglieri Pag. 21regionali della regione Friuli Venezia Giulia, devo dire che, sia in termini di spending review sia in base ai dati che possiamo ottenere attraverso la semplice osservazione e la comparazione di quanto spende ogni regione, la regione Friuli Venezia Giulia si è dimostrata più virtuosa di altre regioni a statuto speciale e di alcune a statuto ordinario.
È, comunque, una regione costosa, in cui credo vi sia una sovrarappresentanza, in termini numerici, della popolazione stessa - ne abbiamo discusso prima in sede di interventi sul complesso degli emendamenti - perché, anche dopo la riduzione dei consiglieri che andiamo ad operare, avremo un rapporto di un consigliere ogni 25 mila abitanti. Quindi, una regione che non arriva nemmeno a un milione e 300 mila abitanti, in effetti, esprimerà 48 consiglieri e, anche a proposito delle linee di indirizzo che il Governo sta dando e, comunque, parametrandosi ad altre regioni delle stesse dimensioni, avrà un oggettivo sovradimensionamento in termini di rappresentanza.
Ciò detto, come abbiamo discusso anche in precedenza, sappiamo che questa, in questo momento, è comunque una strada obbligata. Il testo di questa proposta di legge costituzionale è arrivato dallo stesso Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia (lo ha presentato per primo, e questo è una nota di merito). Sappiamo che il tempo che rimane a questa legislatura e il tempo che rimane, tra l'altro, alla legislatura regionale della regione Friuli Venezia Giulia, che scade analogamente a quella del Parlamento nazionale, non consentirebbero di variare in termini numerici, per l'appunto, i seggi stabiliti da questa riduzione, motivo per il quale è giusto votare, è giusto che la Camera assecondi e voti un testo che, peraltro, è stato già licenziato dal Senato della Repubblica, perché poi ci si avvii, nei tempi costituzionalmente previsti, alla seconda lettura e quindi ad un'approvazione del testo stesso che faccia sì che a marzo o aprile prossimi anche nella regione Friuli Venezia Giulia si possa votare già con la riduzione dei consiglieri, che è un fatto che la popolazione locale e la comunità nazionale chiedono.
Di fronte alle esigenze di moralizzazione e di abbassamento dei costi della politica - così si dice - è un fatto che credo che sia comunque da salutare positivamente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che oggi, in quest'Aula, si dia, forse per primi, un segnale concreto della volontà generale di tutto il Paese e, molto di più ancora, della volontà della politica verso la riduzione dei costi e, comunque, la volontà di cambiare le cose.
Oggi discutiamo di tre statuti di tre regioni a statuto speciale. Anche queste sono state e sono tuttora oggetto di discussione, ossia se possano essere ancora considerate regioni speciali e sulla differenza che ciò determina tra queste e quelle ordinarie.
Rimane il fatto che il dibattito, ormai, sta prendendo una piega dalla quale, credo, sarà difficile - per fortuna - tornare indietro, rivedendo a trecentosessanta gradi le istituzioni decentrate, il loro funzionamento, ma, soprattutto - su questo bisogna stare attenti - il loro servizio al cittadino.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

ANGELO COMPAGNON. La riduzione del numero dei consiglieri, nella fattispecie del Friuli Venezia Giulia, è, come è stato detto, di soli dieci consiglieri. Avrebbero potuto essere di più o di meno, ma sarebbe stato peggio se non fosse avvenuto niente. Credo che questo sia già un bel segnale, anche perché viene dalla volontà della regione stessa, prima ancora - così come è già stato detto da alcuni miei colleghi - che la stessa fosse «richiamata» Pag. 22dal Governo, come è stato paventato questa mattina quando si è cercato di chiedere un rinvio della discussione dei provvedimenti in oggetto in attesa di un'indicazione più precisa e più articolata del Governo, onnicomprensiva di regioni speciali ed ordinarie, al di là del fatto che le tre regioni speciali di cui si tratta abbiano già, per conto loro deciso la riduzione del numero dei consiglieri.
Credo che questo segnale vada preso come estremamente positivo, non come un riferimento definitivo, ma, sicuramente, indicativo della buona volontà di intraprendere un percorso che ha bisogno di essere portato fino in fondo.
Non dimentichiamo però - voglio fare una piccola riflessione - che, oltre alla riduzione dei costi riferiti al numero dei consiglieri, al costo degli stessi, ai rimborsi dei gruppi consiliari - su cui, in questi giorni, ne sentiamo di tutti i colori -, bisogna anche sapere in che modo questa regione ha anticipato la volontà sulla riduzione dei costi. Ha anticipato persino il Governo, perché ha iniziato a ridurre la spesa pubblica regionale con quasi 700 milioni di euro in meno. Quindi, ha intrapreso un cammino.
In più è una regione speciale che ha delle compartecipazioni, diversamente dalle ordinarie, ma anche qui cerchiamo di non fare confusione. Non sono dei privilegi, perché, ad esempio, la spesa sanitaria, compresa anche quella sociale, costa alla regione Friuli Venezia Giulia oltre 2 miliardi e 200 milioni di euro, ossia una somma pari ad oltre il 50 per cento del bilancio regionale. Cosa significa questo? Siccome in Italia i costi della sanità rappresentano una voragine un po' dappertutto e le regioni attingono al Fondo sanitario nazionale per ripianare i conti, affinché possano diventare virtuose dovrebbe essere permesso a tutte di avere delle compartecipazioni, purché il bilancio della sanità sia gestito all'interno del bilancio regionale.
Qualcuno potrebbe dire che, per gestire da sola la sanità, questa regione ha avuto la compartecipazione di due decimi prima e tre decimi poi dell'IVA. È vero, ma questi due o tre decimi di IVA producono 160-170 milioni di euro all'anno, a fronte di un costo di 2 miliardi e 200 milioni di euro che, quindi, vanno a carico del bilancio regionale. Questo strumento potrebbe essere un riferimento, signor Ministro. Dato che è difficile varare delle riforme - facciamo solo abbastanza confusione tra regioni speciali ed ordinarie, tra privilegi e non privilegi -, cominciamo a stabilire che ogni regione gestisca in proprio i costi della sanità, così vediamo quale di queste regioni avrà il coraggio di essere virtuosa, nel senso dell'erogazione del servizio al cittadino, ma, allo stesso tempo, limitando la spesa superflua, che nella sanità è tantissima.
Tanti sono gli elementi positivi che distinguono la specialità di una regione, quando è chiamata a gestire in proprio determinati servizi, come tante sono le cose che non funzionano, come l'eccesso del numero dei dipendenti in rapporto agli abitanti o un comparto unico che non fa distinzione tra dipendenti della regione o dei comuni. Sono però tutte questioni che, man mano, quando c'è una certa autonomia, emergono e costringono gli amministratori responsabili della politica ad affrontarle con senso di responsabilità.
Infatti non possiamo continuare a fare quello che stiamo facendo, cercando giustamente di ridurre i costi, gli sprechi e le cose che non funzionano e che evidentemente, indipendentemente da ragioni a statuto speciale o ordinario o dal comparto, devono essere comunque colpite e comunque perseguite. Dobbiamo partire dal presupposto della correttezza, dell'onestà e del fatto che chiunque debba essere integerrimo. È ovvio che però in tale contesto bisogna considerare le difficoltà che esistono e soprattutto rimettere al centro il cittadino ed i servizi che a questi cittadini bisogna offrire.
Questa proposta, che è arrivata qui e che quindi per la prima volta vedrà il consiglio regionale modificato - perché io do per scontato che i tempi che vi sono, ancorché stretti, consentiranno di ridurre Pag. 23per la prossima tornata elettorale in Friuli Venezia Giulia il numero dei consiglieri - è il primo segnale concreto in Italia.
Infatti gli unici che andranno a votare, modificando il loro Statuto e riducendo il numero dei consiglieri, saranno gli abitanti del Friuli Venezia Giulia. Della Sicilia è vero discuteremo successivamente, ma la Sicilia vota ad ottobre, alla fine di questo mese, per cui voterà con il vecchio Statuto e con lo stesso numero di consiglieri, e la Sardegna voterà più avanti.
Pertanto, si tratta di un segnale che deve essere preso - credo - a riferimento anche per il futuro ed è un segnale, facendo riferimento al discorso della sanità, che mi fa richiamare la questione del federalismo. Noi, è vero, siamo stati gli unici a votare contro il federalismo, ma non perché siamo stati o siamo contro il federalismo, ma perché non capivamo - e avevamo ragione - quanto costasse e dove portasse quel federalismo.
Noi possiamo adoperare mille termini (federalismo, decentramento e via dicendo) e possiamo fare qualsiasi congettura, ma non possiamo dimenticare che le autonomie sono fondamentali e stanno all'interno delle istituzioni, delle quali noi dobbiamo avere senso alto, e all'interno delle autonomie vi sono anche le minoranze che sono alla base del rispetto delle stesse. Per cui adoperiamo pure qualsiasi termine, facendo le riforme, come federalismo, fiscale o non fiscale, ma creiamo le condizioni di un vero e proprio decentramento della spesa, una spesa però fatta bene, controllata e che, al di là del numero dei consiglieri, passi attraverso la serietà della classe politica e della sua formazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Compagnon.

ANGELO COMPAGNON. Concludo, signor Presidente, richiamando un'ultima cosa. Si è parlato - e ne parla in questi giorni il Governo - di pareggio di bilancio. Io vorrei ricordare a quelli che lo sanno e che hanno fatto le «scuole dell'obbligo» in politica (ossia che sono partiti dalle amministrazioni comunali), che, una volta, non passava nemmeno per la testa di fare un bilancio che non fosse in pareggio. Torniamo a quella concezione del pareggio di bilancio, privilegiando i veri servizi che vanno prestati! Questo, ancorché sia giusto diminuire il più possibile il numero dei rappresentanti, ai fini dei costi c'entra poco con la capacità, la volontà e l'onestà dei singoli soggetti impegnati in politica.
Per questo motivo, il voto dell'Unione di Centro per il Terzo Polo sarà un voto convinto su questa modifica del loro statuto, perché non dà in via definitiva un risultato, ma rappresenta un primo passo importante su quel percorso che dovrà vederci tutti impegnati, arrivando fino alle modifiche dello stesso Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, siamo chiamati a votare sulla modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia. Non vi è dubbio che la riduzione del numero dei consiglieri regionali sia un fatto importante, anche perché lo stesso argomento riguarda i punti successivi all'ordine del giorno dell'Aula, con riferimento alle regioni Sicilia e Sardegna. Tutte e tre, regioni a Statuto speciale, necessitano per la riforma dello Statuto di una legge costituzionale che prevede la doppia lettura alla Camera ed al Senato.
L'attuale situazione economica e sociale ci obbliga a riflettere sul futuro delle istituzioni, della rappresentanza democratica e sui costi della politica. La recessione in atto, con una forte riduzione del prodotto interno lordo, durerà tutto il 2012 e nonostante il Presidente del Consiglio intraveda la luce in fondo al tunnel, dobbiamo essere consapevoli che anche il 2013 e il 2014 saranno anni difficili. Basta guardare all'aumento della disoccupazione, vicina all'11 per cento, in particolare quella giovanile che è oltre il 36 per Pag. 24cento, all'aggravarsi del debito pubblico, al numero delle aziende che chiudono quotidianamente ed infine allo spread che si mantiene su livelli elevati, per capire che non sarà facile uscire dalla crisi e che comunque alla fine nulla sarà come prima. In questo contesto, visto che l'aumento della pressione fiscale ha aggravato la recessione, dobbiamo a maggior ragione ridurre i costi della politica ormai fuori controllo. Le note vicende relative al costo e agli sperperi dei gruppi regionali ci obbligano anche moralmente ad accelerare riforme formalmente volute da tutti i partiti ma che finora sono rimaste nei fatti lettera morta. È doveroso peraltro ricordare che nella XIV legislatura è stata approvata la riduzione del numero dei parlamentari, su forte spinta della Lega Nord. Inutile rammentare che, attraverso referendum, partiti che sostengono l'attuale maggioranza hanno affossato la riforma costituzionale. Né possiamo dimenticare che con la legge 5 maggio 2009, n. 42, è stato approvato il federalismo fiscale, legge voluta dalla Lega Nord che l'attuale Governo tecnico ha pensato bene di mettere in un cassetto, preferendo alla sua applicazione l'aumento della pressione fiscale a carico di cittadini e imprese. L'attuale Ministro Passera, partecipando agli Stati generali della Lega Nord, sabato 29 settembre, ha peraltro affermato che la legge va attuata e noi vogliamo credergli. Non può essere diversamente, visti i principi contenuti nella riforma. Mi riferisco in particolare ai costi standard, alla responsabilità di chi governa, al controllo da parte dei cittadini, tutti temi di profonda attualità, anche alla luce delle ultime vicende, che mostrano il limite della politica in merito al finanziamento dei gruppi regionali, alla gestione del finanziamento dei partiti, ai costi della politica stessa che superano di gran lunga quella di altri Paesi. La regione Friuli Venezia Giulia è a Statuto speciale e questo le ha permesso di superare la situazione di grave difficoltà economica e sociale in cui si trovava per essere territorio di confine. Regione a statuto speciale lo è anche per la presenza di minoranze linguistiche. Ora che vengono messe in discussione le condizioni di questo status, si deve dimostrare che la specialità non è un privilegio, che le risorse vengano spese bene, che il sistema è efficiente. Serve riorganizzare gli enti locali e razionalizzare comuni, ambiti di sviluppo territoriale, unioni di comuni montani, province e regioni, una catena troppo lunga dove spesso non si sa bene chi faccia cosa o chi sia responsabile di un procedimento. Ma poi ci sono i consorzi di ambito territoriali ottimali ed enti di ogni tipo con costi sempre più elevati, non più sopportabili da parte dei cittadini. Sono problematiche a cui la regione deve trovare una soluzione se vuole essere virtuosa e poter difendere con forza la sua specialità, che è tuttora un valore aggiunto per lo Stato e per la regione stessa. C'è chi vuole aggredire la specialità, per rendere tutte le regioni uguali. Noi riteniamo invece che tutte le regioni debbano essere speciali. La proposta di legge costituzionale approvata in prima deliberazione dal Senato, di iniziativa del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, prevede, attraverso la modifica dell'articolo 13 dello Statuto, la riduzione del numero dei consiglieri regionali. Su questo testo sono state fatte alcune osservazioni: il numero dei consiglieri regionali sarebbe comunque troppo elevato e inoltre sarebbe stato meglio individuare un numero fisso di consiglieri. Su questi temi in linea di principio si potrebbe essere d'accordo o si è d'accordo, si potrebbe comunque dibattere a lungo ma, considerato che le elezioni regionali sono previste per la primavera del prossimo anno, non si può e non si deve correre il rischio che la legge non sia approvata in tempo utile per entrare in vigore prima della prossima legislatura. La Sicilia dovrebbe insegnarci. Troppo a lungo si è tergiversato sulle riforme. Impossibili dunque le modifiche che rallentino l'iter del procedimento.
La riduzione del numero dei consiglieri regionali è solo l'inizio di un percorso che deve portare ad una drastica riduzione dei costi della politica: in primo luogo, la diminuzione delle indennità, l'abolizione del vitalizio, e il dimezzamento dei fondi Pag. 25destinati ai gruppi. Non vi sono altre strade se si vuole dare maggiore efficienza al sistema e nel contempo restituire dignità alla politica. Per questi motivi, preannunzio il voto favorevole della Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, il nostro gruppo, il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente la riduzione dei consiglieri regionali proposta dal provvedimento di iniziativa parlamentare che nasce dalla discussione in seno al consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Comprendo e trovo corretto il comportamento del Governo, non vorremmo però che il meglio fosse nemico del bene, quindi sosteniamo con convinzione un segnale che va nella direzione giusta.
Vorrei sviluppare alcune considerazioni, riprendendo quelle proposte poco fa dall'onorevole Menia, considerazioni più generali. Per ricomporre il rapporto logorato tra società e istituzioni in questi anni, in questo ventennio la proposta è stata quella del federalismo. Una proposta confusa (prima della devolution, la Lega ha proclamato e teorizzato come obiettivo politico l'indipendenza del nord, vale a dire la secessione) e una disputa che ha assunto connotati fortemente ideologici. Al punto che - come ha sottolineato un osservatore come Ilvo Diamanti - si è parlato di federalismo con la F maiuscola, non di un programma e di un modello per riformare le istituzioni, l'amministrazione, l'organizzazione dello Stato, e per rispondere concretamente alle domande e ai bisogni dei territori, ma di un valore, di un modello di società giusta da affermare in alternativa e in contrapposizione allo Stato per delineare addirittura una patria ed un popolo, facendo appello a pulsioni etniche.
Ora, anche se i tentativi di trasformare lo Stato non sono mancati, tanto che la nostra Repubblica non è più quella di prima, le cose non sono andate così, e dopo anni di mancate promesse la credibilità del federalismo è sfumata; di più, comincia a farsi strada la consapevolezza che, per rinnovare veramente lo Stato, non bastano nuove istituzioni costituzionali, non basta la devolution di competenze, e forse l'idea che sia possibile dare una risposta ai problemi del Paese e alle tensioni della società e perfino alle anomalie della politica italiana semplicemente riprogettando le istituzioni comincia a sembrare a tutti meno convincente. Ma oggi che il federalismo sembra diventato un problema (cessata la protesta e venuta meno la paura della secessione è venuto meno anche l'interesse verso tale riforma) non sarebbe male tenere a mente che quella di nuove regole e di nuove istituzioni è una strada imposta da emergenze e fratture, strada che abbiamo scelto proprio per sanare il contrasto tra società e Stato, tra società e politica. Un contrasto che non è risolto per il fatto che ora di marce sul Po non se ne fanno più e i giornali (e perfino l'associazione degli industriali) hanno smesso di parlare del Veneto come se fosse l'Ulster o del Friuli come se fosse la Catalogna.
Il fatto è che il federalismo, il regionalismo, la riforma, non poteva e non può essere pensata come una mera operazione di trasferimento di funzioni dallo Stato alle regioni (un centralismo che non viene cioè riformato ma frantumato e riprodotto, lasciandone intatta la sostanza intrusiva), ma deve essere l'occasione di un ripensamento del rapporto cittadino - autorità nel nostro sistema costituzionale. La cosa più importante non sono i cambiamenti istituzionali ma quello che gli americani chiamano empowerment of individuals, che, anche se detto in inglese, tutti gli italiani capiscono molto bene perché è il cittadino che vuole diventare e deve diventare il vero soggetto decisionale. Persino la maggior parte degli elettori che aveva votato Berlusconi non domanda un'autorità più forte, al contrario vuole maggiore libertà e regole diverse per poter raggiungere i propri obiettivi personali. E una delle componenti del pensiero federalista è sempre stata la ricerca di spazi Pag. 26d'autonomia, di spazi di libertà per i cittadini, proprio attraverso forme di contenimento e di distribuzione articolata del potere pubblico. È questa un'esigenza che oggi non viene meno perché c'è Fiorito. Il compito di riportare l'attenzione sul federalismo come progetto riformista e quindi sui principi, pochi, quelli che contano (responsabile, flessibilità, autonomia fiscale, funzionalità), spetta a chi, nonostante tutto, si ostina a credere nella sua utilità per l'intero Paese.
La storia della regione Friuli Venezia Giulia è una storia di successo. Ovviamente, so bene che le regioni oggi e la stessa specialità sono in discussione. Ma c'è un solo modo per conservare l'autonomia di questa regione e di promuoverla per le altre: esercitarla. Esercitare l'autonomia di una regione - parlo del Friuli Venezia Giulia - la cui specialità si è fin dall'inizio giustificata in funzione del perseguimento dell'obiettivo di legare e di fondere, rafforzando la loro comune presenza nell'unità repubblicana, cosa non del tutto scontata per i territori di quell'area, aree a vocazione diversa, ma accomunabili da una stessa prospettiva di sviluppo. Una storia di successo. Oggi esercitare l'autonomia significa contribuire ad abbattere il debito pubblico, a ridurre le disuguaglianze, a ridurre l'intermediazione pubblica, a tornare a crescere. Solo se saprà dimostrarsi capace di cambiare, di riformarsi in profondità, anche quella regione, come lo Stato, come la Repubblica, potrà ricomporre il rapporto logorato tra società ed istituzioni. Questo è un passo, un piccolo passo, ma va nella direzione giusta e il nostro gruppo intende sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media «Alberti» di Blera (Viterbo), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti, grazie per essere venuti a portare la vostra presenza in questa casa della democrazia italiana (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, colleghi, vi è una caratteristica che il popolo del Friuli Venezia Giulia ha e di cui sommessamente siamo orgogliosi, a prescindere dalla nostra convinzione politica: la politica è realizzare e adempiere gli impegni che si assumono. Questa è sempre stata una caratteristica del nostro popolo e la politica ha sempre cercato di rappresentare questo sentimento. Credo che il terremoto e la storia del Friuli Venezia Giulia richiamino al fatto che, per noi, l'autonomia, il valore della sussidiarietà, comportino una responsabilità e che esercitare l'autonomia significa porsi sempre all'avanguardia rispetto ai processi di cambiamento e di buongoverno che sono necessari. L'onorevole Tassone, nel suo intervento, si è posto la domanda e ci ha posto la domanda sul valore, sul significato e sull'attualità che ancora possono avere le regioni a statuto speciale. La domanda è corretta e merita una risposta, ma noi sappiamo che la domanda vera, il tema vero, non sono le regioni a statuto speciale, ma l'Italia, il titolo V, in che modo affrontare il problema di una degenerazione nella spesa, in che modo risanare, ma, soprattutto, in che modo ricreare un modello che riporti il governo della cosa pubblica e del bene pubblico al senso di responsabilità complessivo.
Quindi, la discussione di stamane può essere sicuramente importante, ma tenendo presente che il tema vero è quello. Non vi sono alibi rispetto ad altri discorsi. E voglio anche ricordare che qui si decide, con questa proposta di legge voluta dal Friuli Venezia Giulia, un taglio dei consiglieri regionali, in un contesto di tagli più complessivi, mentre noi, come è lecito chiedersi, andremo al voto con il Parlamento che non ha mantenuto l'impegno a ridurre il numero dei propri parlamentari. De Gasperi in quest'Aula intervenne per convincere il Parlamento che aveva dei dubbi e delle resistenze sul fatto che la creazione degli statuti speciali per alcune Pag. 27realtà del Paese non significava avallare una divisione o una separazione, ma significava «includere» secondo un modello che avrebbe dovuto proporre autonomia, ma anche responsabilità.
E, nello stesso momento, proprio De Gasperi, nel suo intervento, qui in quest'Aula, ammoniva coloro che fossero stati destinatari di quell'autonomia speciale ad esercitarla con responsabilità e con senso del dovere per un investimento che il Paese faceva nei loro confronti. Oggi, se noi dobbiamo trarre una valutazione rispetto a questo, dobbiamo certamente guardare se quegli obiettivi indicati con le regioni a statuto speciale, con le specialità, sono stati, in quelle realtà storiche e territoriali, realizzati, se l'Italia ha colto un obiettivo che aveva o se, invece, questo obiettivo non è stato colto. Poi, di tutto il resto, ne discuteremo.
Vedete, quello che oggi, qui in quest'Aula, con questa proposta di legge, si decide in seconda lettura - poi, ne riparleremo ancora in altre letture della modifica costituzionale - fa parte di un programma preciso che il presidente Tondo, l'attuale presidente della regione, ha presentato nel 2008, non quando scoppiò la crisi, non quando venne approvata la spending review, non quando vi sono state manifestazioni di malcostume che ponevano alcune esigenze e le rendevano di attualità e di emergenza e di urgenza, ma le ha poste nel 2008.
Egli ha posto nel suo programma l'esigenza del taglio del debito regionale, che ha ridotto del 40 per cento; del taglio della spesa pubblica nel sistema integrato regionale, regione-enti locali, che ha ridotto di 72 milioni l'anno; del taglio dei costi della politica, perché ha detto e ha sempre sottolineato che non è questo che risolve il problema della spesa, ma risolve e soddisfa un'esigenza di giustizia che emerge dalla comunità e alla quale noi dobbiamo prestare attenzione, se vogliamo continuare a dare alla politica un senso ed una legittimazione. Egli ha tagliato i consiglieri, ha proposto il taglio dei consiglieri, condiviso quasi da tutto il consiglio regionale - perché alcuni non lo hanno condiviso -, ha già tagliato il numero degli assessori, ha fatto una serie di tagli.
Ma la domanda, scusate, non è qui per ricordare, è: qual era lo scopo di questo impegno, di questa indicazione che il presidente Tondo, insieme alla sua coalizione di centrodestra, aveva indicato al Friuli-Venezia Giulia? Vi è un'esigenza: noi siamo una regione, oggi, al confine con l'Austria e la Slovenia, un minicompendio, fatto di etnie, di culture e di lingue diverse, ma al confine fra due Stati che esercitano nei nostri confronti e nei confronti della nostra economia una forte concorrenza sul piano fiscale. Ricordo a tutti che la Slovenia, oggi, ha una tassazione sull'impresa al 15 per cento, e conosciamo bene quale è la tassazione dell'Italia. L'Austria e la Carinzia esercitano una forte attrazione, fanno promozione perché le nostre imprese si spostino in Austria. Abbiamo problemi concreti e non siamo mai venuti a chiedere a livello nazionale che ci dessero i soldi per fare una fiscalità di concorrenza. Nel provvedimento sul federalismo fiscale - la legge n. 42 del 2009 - si è posta questa questione, che però è a carico della regione; e la regione ha piena consapevolezza che se vuole creare un sistema che possa resistere a questa concorrenza deve tagliare la propria spesa e cercare di abbassare le tasse sulle imprese e sul sistema economico regionale.
Quindi, la specialità e questa autonomia devono lottare con l'attualità, devono lottare con un mondo che va avanti, con una crisi che incombe e che crea veramente problemi molto seri, ancora, in queste aree di confine, dove la caduta del muro di Berlino e l'allargamento dell'Europa hanno posto problemi infiniti. Come quelli di un'infrastruttura per la terza corsia della A4, che è diventato un problema drammatico - perché si è quadruplicato il traffico di scorrimento fra est e ovest lungo quel confine -, di cui la regione, a proprie spese, si sta facendo carico, perché lo Stato ritiene di non avere le risorse per poterlo fare.
Allora, è facile cercare nella demagogia delle regioni a statuto speciale, a volte, in Pag. 28qualche modo, un capro espiatorio rispetto ad altri Paesi. Però, onorevole Tassone, la discussione deve avvenire partendo dalla conoscenza e dalla consapevolezza. Pochi sanno che, come ha ricordato molto bene il professor Giarda nel convegno al Senato propedeutico al federalismo fiscale, il Friuli Venezia Giulia, l'ultima nata delle regioni a statuto speciale, nacque su una unicità rispetto alle altre realtà: fu l'unica regione in cui si stabilirono prima le competenze e, una volta stabilite le competenze, si decisero quanti decimi delle tasse pagate dovevano rimanere sul territorio secondo un modello federale. Noi abbiamo sei decimi delle tasse pagate, non nove decimi come gli altri, e siamo l'unica regione che si paga la sanità. Allora, vivaddio, io credo che noi dobbiamo partecipare seriamente ad una discussione di come risollevare l'Italia, di come rimettere l'Italia nelle condizioni virtuose, ma siamo perfettamente consapevoli che in tutti questi anni e decenni abbiamo onorato l'autonomia e abbiamo onorato quella responsabilità che ci è stata affidata, lo abbiamo fatto per conto del nostro popolo, della nostra popolazione, ma lo abbiamo fatto in nome e per conto dell'Italia intera.
Quindi, il nostro voto, il voto del PdL, è convintamente favorevole a questa modifica, che, oltretutto, è stata assolutamente condivisa dalla popolazione friulana perché faceva parte del programma elettorale del presidente Tondo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5148)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, già approvata in prima deliberazione dal Senato, n. 5148, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Palmieri, La Forgia, Leo, Tortoli, Nannicini, Porcino e Parisi... Onorevole Bosi, si affretti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3057 - Proposta di legge costituzionale d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia: «Modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale, 31 gennaio 1963, n. 1») (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (5148):

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Prendo atto che i deputati Perina, Mariani e Nannicini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tassone ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge costituzionale n. 4834.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 2923-2991 - d'iniziativa dei senatori: Sanna ed altri; d'iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna: Modifica degli articoli 15 e 16 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di composizione ed elezione del Consiglio regionale (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 5149) e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Palomba; d'iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna (A.C. 4664-4711) (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 29di legge costituzionale d'iniziativa dei senatori Sanna ed altri; d'iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato: Modifica degli articoli 15 e 16 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di composizione ed elezione del Consiglio regionale (A.C. 5149) e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Palomba; d'iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna. (A.C. 4664-4711).
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5149)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge costituzionale e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 5149).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'emendamento che illustro riguarda la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 40 invece che da 80 a 60 come risulta dalla proposta che viene qui in Aula e già approvata dal Senato. La ragione per la quale manteniamo l'emendamento non è soltanto una ragione di merito, nel senso che siamo convinti che uno sforzo ulteriore si potesse fare e che anche con 40 componenti il consiglio regionale della Sardegna possa tranquillamente funzionare, ma è anche e prima di tutto un gesto di rispetto. Non avremmo potuto ritirare una ipotesi che è stata sottoscritta in una proposta di legge di iniziativa popolare depositata al consiglio regionale e firmata da molte migliaia di sardi, né volevamo trascurare l'indicazione che è venuta dal referendum sardo che, quasi all'unanimità, ha previsto una riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 50.
Ora, ripercorro brevissimamente l'iter di queste proposte ricordando che la proposta di legge a mia firma, l'Atto Camera n. 4664, quella il cui contenuto è trasfuso nel mio emendamento, è stata presentata il 3 ottobre dell'anno scorso e cioè viene prima di tutte le altre proposte di legge; ce n'erano delle altre, per esempio quella dei senatori del Partito Democratico, che prevedevano un numero di consiglieri pari a 49, c'era anche nel consiglio regionale della Sardegna una proposta dell'Italia dei Valori per la riduzione a 50, c'era, come ho detto, il quesito referendario poi votato quasi all'unanimità che prevedeva la riduzione a 50. Stiamo votando una proposta del consiglio regionale della Sardegna che è stata fatta propria dai senatori del Partito Democratico che avevano presentato una loro proposta di legge per la riduzione a 49. Queste sono le ragioni per le quali noi insistiamo sulla sottoposizione all'Aula dell'opportunità di una riduzione ulteriore. Anche le altre proposte aggiuntive ma non accessorie che sono contenute nell'emendamento, quelle relative alla valorizzazione dei territori ed al rispetto della parità di genere, sono tuttavia contenute anche nella proposta di legge che andiamo ad esaminare, quella del consiglio regionale.
Non sto replicare, a ripetere, gli argomenti che sono stati addotti sui tempi che anche nell'ipotesi di modifica, anche nel caso di votazione diversa, consentirebbero comunque di avere una doppia lettura nei due rami del Parlamento; questi temi sono già stati affrontati, mi limito a rappresentare all'Aula il seguente problema: l'opportunità che ci sia il dimezzamento del numero dei consiglieri regionali. Peraltro, questa è la linea che è stata seguita dal gruppo parlamentare di Italia dei Valori il quale, in diverse proposte di legge, ha proposto anche il dimezzamento, anzi più che il dimezzamento, del numero dei parlamentari e del numero dei senatori.
Quindi, si tratta di una linea che il partito persegue, una linea che il partito propone, o ripropone, a quest'Aula fermo restando che deve essere chiaro che il tenere fermo questo emendamento, non Pag. 30solo risponde al rispetto dei tanti sardi che hanno votato al referendum o che hanno firmato la proposta di legge costituzionale che noi abbiamo presentato al consiglio regionale, ma risponde anche ad una esigenza di funzionalità.
Ciò premesso, la votazione dell'emendamento e la sua proposizione non significano minimamente una volontà ostruzionistica, anzi alla fine il nostro voto sarà a favore, come quello per il Friuli-Venezia Giulia. Tuttavia, è giusto che la Camera abbia tutti gli elementi per dire se sia opportuno un taglio ulteriore rispetto a quello già deciso ed è questo il quesito che l'Italia dei Valori propone all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare invito il presidente della Commissione ad esprimere il parere della in sostituzione del relatore.

DONATO BRUNO. Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Palomba 1.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Signor Presidente, noi esprimiamo parere negativo per i motivi che abbiamo illustrato quando abbiamo parlato degli emendamenti alla proposta di legge costituzionale sul Friuli-Venezia Giulia.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 1.10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marrocu. Ne ha facoltà.

SIRO MARROCU. Signor Presidente, intervengo per annunciare ovviamente il voto contrario del Partito Democratico. Personalmente mi dispiace che su questo emendamento vi sia la firma del collega Federico Palomba, già presidente della regione Sardegna, a cui mi lega una trentennale amicizia e stima. Ma c'è un paradosso evidente tra il difendere, come ha fatto lo stesso Palomba in un intervento precedente, le ragioni della specialità e dell'autonomia, e presentare poi un emendamento modificativo di una decisione assunta dal consiglio regionale all'unanimità, quel consiglio regionale che per noi è il luogo nel quale si esercita l'autonomia dei sardi e la sovranità del popolo sardo.
Federico oggi ha ricordato l'iter che ha portato a quella decisione, però c'è questo evidente paradosso: noi viviamo un momento difficile. C'è un profondo e forte distacco tra il quotidiano vivere le emergenze, la crisi e gli effetti di questa crisi e l'opulenza mascalzona e delinquenziale che viene puntualmente presentata dalla stampa con riferimento ad azioni come quelle nella regione Lazio o in altre regioni d'Italia.
Questo porta sicuramente un distacco sempre più profondo dei cittadini dalle istituzioni e dei cittadini dalla politica, ma - lo dico a Federico e ad altri - non significa, e la risposta non può essere, ridurre sempre più i luoghi della rappresentanza democratica. La Sardegna è vero che ha soltanto poco più di un milione e mezzo di abitanti, ma la Sardegna ha un'estensione territoriale sopra i 24 mila chilometri quadrati, cioè è una delle regioni più estese d'Italia. Io rivendico e voto contro questo emendamento, non solo per le motivazioni del Governo sui tempi, poiché si rischierebbe di vanificare quella decisione assunta dal consiglio regionale, ma perché convinto che è giusto ricordare senza timori che il consiglio regionale per noi sardi - e Federico sa quanto sia fortemente radicato questo sentimento - è il luogo nel quale si esercita la sovranità dei sardi nei limiti costituzionali dello Statuto e quella istanza, quel «Parlamento» dei sardi non vogliamo siano relegati in una sorta di semplice consiglio comunale nel quale non c'è la possibilità di una partecipazione di tutte le istanze territoriali e di tutti gli interessi sociali che quel popolo sardo esprime. Per questo esprimo un voto contrario, nella convinzione che la proposta assunta dal consiglio regionale dei 60 rappresentanti nello Pag. 31stesso consiglio sia una proposta equilibrata, giusta e corretta, che consente al consiglio regionale di essere sempre quell'istanza di cui noi andiamo fieri.
È stata un'istanza che ha rappresentato con fierezza quell'autonomia dal 1948 ad oggi. Per questo motivo, voteremo contro l'emendamento Palomba 1.10 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, anzitutto mi corre l'obbligo di stigmatizzare l'intervento precedente del collega fatto tutto contro la persona dell'onorevole Palomba, che ha altresì enunciato le sue idee in maniera limpida e a mio giudizio condivisibile. Non sono sardo, ma un umile marchigiano, ma anche la mia regione è complessa. È composta da 13 valli chiuse che scendono verso il mare, piena di piccoli comuni. È l'unica regione al plurale: «le Marche». Quindi, è piena di particolarità e di tante cose.
Noi abbiamo 40 consiglieri e li stiamo riducendo a 30. Quindi, per cortesia, quando noi diciamo che la riduzione da 80 a 60 è insufficiente, quando diciamo - come dice correttamente il collega Palomba - che un punto di equilibrio sarebbe 40, ricordo a chi se lo fosse dimenticato che il popolo sardo, con un referendum partecipato e con un voto al 98 per cento, ha parlato di 50 consiglieri. Quindi, non è che i 60 decisi dalla «casta» dei consiglieri regionali sardi poi così certamente rappresentino la volontà di tutti sardi.
Ricordo anche che, per le povere regioni a statuto ordinario di un milione e 600 mila abitanti, come la Sardegna, il Governo ha indicato un numero massimo di 30 consiglieri, e ho già ricordato che il referendum ha detto 50. Quindi, colleghi che intervenite contro il nostro emendamento, ricordato qui quello che ho detto prima, ovvero che i tempi ci sarebbero ampiamente, difendere 60 consiglieri su un milione e seicentomila abitanti, ci possono essere tutte le particolarità che volete, ma è veramente una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Favia, mi consenta una puntata regionalistica: anche «le Puglie» sono plurali come «le Marche», perché sono molto diverse. È la mia regione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tanoni... Onorevole Frassinetti... Onorevole Boccuzzi... Onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 437
Astenuti 9
Maggioranza 219
Hanno votato
20
Hanno votato
no 417).

Prendo atto che i deputati Granata, Perina, Raisi, Consolo e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Constando la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
Non sono stati presentati ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5149)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 32

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non ho nulla da consegnare, ho soltanto qualche considerazione aggiuntiva da fare, che mi è stata suggerita anche dal dibattito.
Il collega Marrocu, garbatamente peraltro, ha detto che va bene così. Vorrei chiedere a lui e al gruppo del Partito Democratico perché ha presentato, al Senato, una proposta di 49 consiglieri. Forse, in quel caso non pensavano alla rappresentanza. Vorrei chiedergli perché noi, che ci avviciniamo alla volontà popolare, quella espressa dal referendum e quella contenuta in migliaia di sardi che hanno votato una proposta di legge costituzionale per la riduzione a 40 consiglieri, dovremmo essere, invece, considerati al di fuori di una logica di perseguimento dell'interesse migliore.
Vi sono delle cose che è difficile spiegare. Noi avremmo potuto accedere all'ipotesi di 49 consiglieri regionali, come era nella proposta dei senatori del PD. Soltanto che i senatori del PD poi hanno seguito la volontà del consiglio regionale e non i ragionamenti giusti e logici che essi avevano fatto nel presentare la loro proposta di legge al Senato. Non volevo entrare in queste considerazioni. Mi ero limitato ad esporre tranquillamente le ragioni per le quali un Parlamento può funzionare con metà dei suoi componenti e un consiglio regionale può funzionare con metà dei suoi componenti. Il Governo, tra l'altro, sta studiando dei parametri estremamente drastici nei confronti dei quali credo che un'autonomia regionale, che non voglia farsi imporre le cose, avrebbe potuto fare dei ragionamenti diversi.
Ma, vorrei dire, inoltre, che l'Italia dei Valori ha presentato non solo quella proposta ma l'ha presentata per prima. Gli altri sono quelli del giorno dopo, del mese dopo o, forse, dell'anno dopo, che vengono dopo che noi iniziamo le battaglie. Non mi si costringa a dirlo! Non mi si costringa a ricordarlo! In tutte le battaglie che abbiamo iniziato poi, poco a poco, piano piano, a «spizzichi e a morsi», gli altri sono venuti, magari limitatamente, magari piano piano, però sono man mano arrivati. Così è stato per il finanziamento pubblico dei partiti, per le riduzioni degli emolumenti dei parlamentari e così è per il referendum che noi proponiamo e che all'inizio sembra qualcosa che non va e contraria, salvo poi a dire «sì, sì, siamo d'accordo» e con tutti che salgono sul carro. Questa è la situazione, signor Presidente.
In Sardegna abbiamo fatto in fretta a presentare e a proporre questo problema, anche con una raccolta di firme. Poi, è venuto il referendum che è andato nella stessa direzione e adesso, piano piano, poco a poco, gli altri ritengono che sia giusto farlo. Ma, noi abbiamo presentato anche delle altre proposte sulla riduzione dei costi della politica. Riteniamo che possano essere approvate, in questo momento, tutte le situazioni che possono arrivare a dare un esempio sul fatto che la pubblica amministrazione e anche le assemblee elettive si contengono per raggiungere, comunque, lo stesso obiettivo ma con minori costi.
Non volevo arrivare a tanto. Sono stato sollecitato e per dovere di chiarezza, che non mi manca mai, ho dovuto dire le cose che ho detto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, come è noto ed evidente, siamo chiamati ad affrontare in successione quest'oggi alcuni provvedimenti simili, che riguardano sostanzialmente la riduzione del numero dei consiglieri regionali in alcune regioni a statuto speciale.
Può sembrare, a prima vista, per chi segue soltanto saltuariamente i lavori della Camera che l'agenda dei nostri lavori sia condizionata, almeno in parte, dall'ondata di sdegno che si è sollevata nei confronti della politica del Paese, con riferimento agli ultimi fatti di cronaca. Sappiamo che non è così, consci del fatto che questi provvedimenti, in realtà, vengono da lontano, Pag. 33vengono da un iter che è già stato bene illustrato da chi mi ha preceduto pochi minuti fa negli interventi anche relativi alla regione Friuli Venezia Giulia.
Ebbene, tra pochi minuti, invece, ci esprimiamo sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali della Sardegna. È bene sottolinearlo, proprio per chi ci ascolta, che non si tratta - si badi bene - di un redde rationem, non si tratta di avere un lavacro dei peccati della politica con provvedimenti di questo tipo: questi atti non sono neppure sufficienti, per la verità, a restituire dignità alla politica, almeno per ciò che appare, ma direi piuttosto per essere più convincenti di fronte all'opinione pubblica.
Futuro e Libertà per l'Italia per il Terzo Polo esprimerà sicuramente un voto favorevole al provvedimento, favorevole nel merito, per le brevi considerazioni che ho espresso e che, di qui a breve, aggiungerò, e favorevole nel metodo, che vede l'iniziativa legislativa affiancarsi alla proposta di iniziativa dello stesso consiglio regionale e all'esito di un referendum consultivo popolare del maggio scorso, nel quale i cittadini sardi hanno espresso un orientamento per ridurre a cinquanta il numero dei consiglieri regionali.
Con l'occasione, vogliamo sviluppare alcune considerazioni politiche attorno a questo argomento, circoscritto e puntuale. Futuro e Libertà per l'Italia per il Terzo Polo non ha mai nascosto il preciso intento di procedere a tagli molto più consistenti e molto ben definiti in materia di enti locali. Uso la parola tagli, senza alcuna remora, ricordando, in primo luogo, la nostra battaglia per l'abolizione totale delle province. Proprio e anche le province in queste ore, si rivelano un nuovo fronte nello scandalo della gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari, tanto da costringere il Governo ad imprimere una notevole accelerazione nelle ultime ore sul decreto-legge cosiddetto taglia province.
Ma non solo: Futuro e Libertà per l'Italia per il Terzo Polo chiede anche che si abbia il coraggio di andare oltre e di procedere ad un'ulteriore semplificazione che ridurrebbe i capitoli di spesa e gli sprechi: l'accorpamento delle regioni in alcune macro aree o macro regioni, che dir si voglia. Non si tratta della creazione di un'ulteriore sovrastruttura - come ho letto in alcune proposte di qualche altro gruppo parlamentare - ma di una fusione vera, in modo da ridurre anche il numero delle giunte e dei consigli regionali. Una riduzione vera, dunque, senza trucchi e senza inganni: eliminare le province e avviarci lungo la strada delle macro regioni costituiscono una soluzione ed una risposta, pur drastica, alla richiesta sempre più forte, rivolta alla politica, di rinnovarsi. Ci arriveremo probabilmente, anzi sono sicuro che, prima o poi, si arrivi a questo risultato per gradi e successivi miglioramenti e aggiustamenti. La strada è quella: se veramente si vogliono razionalizzare i costi e alleggerire l'Italia da pesanti fardelli e da centri di spesa non più giustificabili, la strada è quella che ho appena elencato.
Il primo passo è la riduzione del numero di componenti di talune assemblee, compresi la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica, che dovrebbero dare l'esempio.
Una riflessione, invece, è necessaria sull'inquadramento normativo che disciplina il numero dei consiglieri regionali. Pur nel pieno rispetto delle potestà legislative regionali, sia delle regioni autonome, che delle regioni a statuto ordinario, è arrivato il momento, a nostro avviso, di stabilire un criterio magari in rapporto alla popolazione governata, con un numero di consiglieri regionali oltre il quale non è possibile andare, superando, quindi, le indicazioni della legge n. 108 del 1968 e della stessa legge costituzionale n. 2 del 2001, ancora valide per quelle regioni che non hanno approvato una propria legge elettorale.
Un parametro fisso quindi, a cui tutte le regioni debbano necessariamente attenersi e che non consenta alcun adattamento locale, difficilmente sostenibile.
Una riflessione particolare, come è già stato fatto cenno, meritano le autonomie speciali: sono ancora tutte attuali o sono Pag. 34anacronistiche? Rappresentano un livello di specificità tale da giustificare questa particolare autonomia o tutto ciò non può essere più sostenibile? È un dibattito aperto nel Paese reale e lo lascio qui, altrimenti rischiamo anche di andare fuori tema.
La strada intrapresa oggi dunque con questa proposta di legge costituzionale è quella giusta, portiamo da 80 a 60 il numero di consiglieri della Sardegna, potevano fare di più e lo facciamo con una norma puntuale e attenta al livello statutario su cui intervenire. Si prevede che tale numero sia invariabile, anche con riferimento a leggi elettorali e a scelte sulla forma di Governo rimesse correttamente al livello decisionale della regione.
Ulteriore elemento su cui spendo una valutazione politica positiva e apprezzabile è l'indicazione che affida proprio alla legge elettorale il compito di assicurare la rappresentanza di determinate aree territoriali della regione.
Concludo, come avevo anticipato, annunciando il voto favorevole e convinto del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, un voto che sottolinea la necessità di operare per un alleggerimento dell'apparato politico che non è tutto marcio, come spesso viene descritto in questa legittima ondata di sdegno, un voto comunque che rafforza l'importanza del ruolo delle regioni nel quadro della rappresentanza istituzionale e territoriale. I partiti tutti si facciano carico di tutelarne ruolo e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor Ministro, siamo qui oggi ad analizzare e votare un provvedimento importante per la politica sarda e per l'intera Sardegna. Lo facciamo in un momento particolare che vede le istituzioni regionali messe in serie difficoltà e su cui probabilmente siamo obbligati a pensare e a riflettere una situazione diversa.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare prevede, attraverso la modifica dello statuto della Sardegna, all'articolo 16 che il consiglio regionale della Sardegna stessa sia composto da 60 consiglieri anziché gli attuali 80; è una diminuzione consistente che non ha solo valore numerico ma rappresenta una seria volontà di cambiamento del modo di fare politica. Il testo in esame infatti nasce da una proposta della stessa regione sarda che il Senato ha recentemente approvato, unitamente a modifiche, tra le quali rendere paritario l'accesso alla carica di consigliere regionale tra uomini e donne. Questo è un fatto importante e che sicuramente trasformerà l'approccio dei partiti nella prossima campagna elettorale.
Dobbiamo quindi prendere atto dell'autodeterminazione del popolo sardo che, con questa proposta di legge costituzionale, ci chiede di concretizzare la volontà di cambiamento in tempi brevi, prima della fine della nostra legislatura. Per questo è stato importante non modificarne il testo, che dovrà avere un secondo passaggio sia al Senato che alla Camera - come ho detto - sempre senza modifiche perché queste aprirebbero un secondo iter che ne bloccherebbe definitivamente l'effetto.
L'Unione di Centro per il Terzo Polo è stata protagonista in consiglio regionale, ovviamente insieme agli altri partiti, e conseguentemente contribuirà con il suo voto all'approvazione qui alla Camera. La situazione finanziaria del nostro Paese, a cui si aggiunge purtroppo un comportamento che non sappiamo più definire di alcuni rappresentanti della politica, richiedono interventi urgenti ed indispensabili della politica stessa, volti alla trasparenza degli atti compiuti e al risparmio sui bilanci, oggi troppo pesanti. La politica per questo deve trovare la volontà e la forza di modificare un sistema che non può più essere sostenuto, in questo senso va la richiesta della Sardegna. La diminuzione del numero dei consiglieri porterà ad un risparmio annuale di 5 milioni di euro nel proprio bilancio, è questo un risultato importante ma non è il solo. Pag. 35
Ritengo più importante la riduzione dei consiglieri, visto l'obiettivo finale che raggiungerà, cioè più trasparenza, più responsabilità personale e di gruppo, che determinerà conseguentemente più attenzione nella classe dirigente di ciascun partito, sul quale si concentrerà maggiormente l'attenzione anche dell'elettorato.
Voglio qui ricordare che la regione sarda, con questa proposta di legge costituzionale, dimostra una capacità di autoriforma che ancora non ha toccato la sensibilità di altre regioni, favorendo un processo riformatore interno che contribuirà sicuramente a favorire il proprio sviluppo.
Certo, qualcuno potrà osservare che si poteva fare meglio. Qualche giornale addirittura avrebbe assegnato alla Sardegna trenta consiglieri. Però, qui dobbiamo fare qualche pratica osservazione: se da una parte si sente ormai necessario diminuire il numero dei consiglieri, è altrettanto importante ricordare che la politica è anche rappresentanza e rappresenta il futuro di un popolo. La Sardegna è molto estesa e le varie realtà territoriali risultano mal collegate tra loro, per cui riteniamo che scendere al di sotto di trenta consiglieri potrebbe fortemente influenzare il rapporto fiduciario tra le varie popolazioni e la società. Occorre, quindi, certamente una politica più attenta, più rapida, più efficace e più snella, ma sempre legata alla realtà dei territori e dei cittadini.
Concludendo, vorrei far notare come la proposta di diminuire il numero dei consiglieri regionali, in pratica, significa la presa di coscienza di una regione che vuole cambiare. Dietro questa proposta si nasconde, infatti, la voglia di riprendere in modo diverso, più consapevole e più attivo quelle problematiche - e sono tante - che oggi affliggono la nostra regione.
Vorrei qui ricordare, con l'orgoglio di rappresentare in qualche maniera e modestamente la mia terra, come mi sarebbe piaciuto affrontare tematiche diverse. Tengo a cogliere l'occasione per sottolineare che nella nostra regione viviamo una situazione paradossale sotto l'aspetto socio-economico, per cui abbiamo una disoccupazione senza precedenti, abbiamo una crisi industriale - l'ho detto durante la discussione sulle linee generali, ma intendo qui riaffermarlo di fronte al Ministro che mi ascolta - e probabilmente si sarebbe dovuta prestare un'attenzione diversa per risolvere problemi che in questo momento la regione cerca di risolvere. L'organizzazione istituzionale è importante, ma le risposte del Governo sono altrettanto importanti.
Quindi ritengo ancora una volta di cogliere l'occasione per dire che la Sardegna sta diventando un problema nazionale e, se non si vi pone rimedio, sicuramente avremo dei problemi a livello sociale che ciascuno di noi probabilmente non saprà più affrontare. Per questo motivo, noi dell'Unione di Centro voteremo a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà favorevolmente alla proposta di modifica costituzionale degli articoli 15 e 16 dello Statuto speciale per la Sardegna. Essa infatti contiene alcune riforme che per noi sono fondamentali: innanzitutto, la definizione numerica del numero dei consiglieri, che da ottanta passa a sessanta, eliminando la possibilità che la legge elettorale ne consenta un aumento in modo discrezionale; in secondo luogo, la possibilità che la legge elettorale costituisca riserve di rappresentanza territoriale. Si tratta, in altre parole, di introdurre una deroga al principio di voto eguale, al fine di tutelare, con una rappresentanza garantita, le zone soggette ad un fenomeno di grave spopolamento, purtroppo assolutamente presente nell'isola.
Infine, essa contiene un altro punto per noi importante e dirimente: la previsione che il sistema elettorale adottato mediante la legge statutaria regionale introduca misure per favorire la parità di genere nell'accesso alla carica pubblica di consigliere. Pag. 36
Sono riforme importanti che possono aiutare la Sardegna ad intraprendere quel cammino così importante verso la crescita e lo sviluppo, un cammino e un percorso che noi vorremmo fossero virtuosi.
Il primo Consiglio regionale della Sardegna, eletto nel 1949, contava sessanta consiglieri. Lo Statuto dell'autonomia, infatti, aveva utilizzato, per determinare la composizione del Consiglio, un unico criterio demografico, individuando il rapporto in un consigliere ogni 20 mila abitanti. Nei suoi quarant'anni di storia la composizione del Consiglio è, tuttavia, andata mutando sino agli attuali ottanta, in alcuni casi anche ottantacinque, come nella scorsa legislatura.
Il mandato consiliare nell'Assemblea sarda è però, nel frattempo, profondamente cambiato. È aumentata la frammentazione sociale e culturale, certamente, ma è aumentata anche la partecipazione attiva dei cittadini - pensiamo agli strumenti di comunicazione di massa, alla banda larga, a Internet, alle TV - e maggiore è la partecipazione alla politica attiva, così come si sono modificate le reti viarie e ferroviarie, che, benché ancora le peggiori e le più arretrate di tutto il Paese, sono certamente, comunque, migliori di quelle di sessant'anni fa.
Per questo motivo e per altri, che a breve spiegherò, non è più indispensabile un numero elevato di consiglieri regionali al fine di dare sostanza alla democrazia e alla rappresentanza, così come apparve ai padri dell'autonomia speciale. Inoltre, non possiamo dimenticare che una parte significativa dell'attività legislativa, ieri attribuita alle competenze nazionali e regionali, si svolge oggi nel Parlamento europeo.
Nel maggio del 2012 - è stato ricordato prima - il popolo sardo si è espresso con un referendum regionale a favore della riduzione del numero dei consiglieri e dei costi della politica. La politica oggi ha il dovere e l'obbligo di rispettare l'espressione popolare e di mettere in atto gli strumenti normativi possibili per renderla attuale. Qui - per inciso, onorevole Palomba - le vorrei rispondere: il motivo per cui i nostri emendamenti, che prevedevano cinquantacinque consiglieri regionali, non sono passati si ricava semplicemente dagli atti parlamentari ed è dovuto al fatto che la nostra proposta emendativa al riguardo è stata bocciata nell'Aula del Senato. Questa è la risposta.
Il numero di sessanta consiglieri è stato scelto nel rispetto delle disposizioni del Consiglio regionale, che noi abbiamo ritenuto di dover rispettare, ed è il frutto di un accordo il più possibile vicino alla volontà popolare che in seguito si è espressa, nel maggio del 2012.
Come ho detto prima, le sorti di una regione periferica come la Sardegna si decidono oggi a Bruxelles e a Strasburgo. La macchina regionale si presenta, però, nel frattempo, sempre più vittima di un circuito burocratico e di un sistema di rappresentanza sempre più antistorico e ridondante. Come ha detto qualche giorno fa il collega Guido Melis nell'illustrazione del provvedimento, la Sardegna è naturalmente l'unica regione italiana che sia veramente un'isola.
Condividiamo e aggiungo che vive una crisi economica e sociale senza precedenti nella storia autonomistica. È un'isola in ginocchio, straziata dalla crisi dell'occupazione, dal fallimento del progetto industriale, dalla crisi energetica, dalle mancate bonifiche e altro ancora. Potremmo parlarne tutto il giorno!
È un'isola senza futuro, a maggior ragione se la politica non capirà il valore e l'importanza di una svolta che sia autentica e di autoriforma. Possiamo aprire la strada, con il voto di oggi, ad una stagione di riforme realmente significative, ancora più importante in un momento così difficile nei rapporti tra politica e opinione pubblica, iniziando con la riduzione dei costi della politica laddove è possibile e nei modi che, in questo momento, si rendono possibili, e non allontanando il momento della scelta, come ci chiedete di fare.
Questo provvedimento valorizza ancora di più il valore della specialità - vorrei aggiungere - perché noi crediamo che la specialità si difenda prendendo in prima Pag. 37persona, prima di tutto, l'iniziativa delle riforme, nella direzione di una Sardegna diversa, più responsabile e con un apparato che sia più efficiente.
È un segnale importante per la nostra gente, a cui bisogna restituire la fiducia persa nelle istituzioni.
È un segnale di riforma del sistema di rappresentanza, di razionalizzazione delle risorse e di controllo della spesa. È la strada verso la legittimazione delle istituzioni democratiche e la credibilità delle istituzioni autonomistiche. Crediamo che questa strada passi, prima di tutto, da qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, ci troviamo a parlare di una modifica statutaria e della riduzione del numero dei consiglieri regionali, in un contesto e in una cornice sopraffatta dall'antipolitica, dove è presente una decadenza di valori e una pressione dell'opinione pubblica che vuole, comunque, raggiungere l'obiettivo della riduzione dei costi della politica.
Certo, oggi l'individuazione di obiettivi che riducano sempre più la partecipazione democratica può essere un tema, ma, a mio giudizio, non è e non può essere quello principale. Il tema è la rappresentanza democratica, i valori, la possibilità di una buona politica che guardi ad obiettivi destinati al servizio delle comunità e che riesca a capire le esigenze delle nostre imprese, di settori come l'agricoltura, la pastorizia, il turismo, il fatto che la Sardegna - unica isola di questa nazione che vive ancora l'assenza di un riconoscimento della propria condizione di insularità, sia a livello italiano, sia europeo - si trovi ancora a discutere di mali gravissimi, come quelli relativi alla continuità territoriale di merci e passeggeri, di un sistema industriale frutto di una scelta scellerata di cinquant'anni fa che oggi, in maniera eclatante, si rivela fallimentare. Viviamo ancora il dramma in atto di Alcoa, di Eurallumina, di Chimica, di Ottana. Insomma, abbiamo un sistema emergenziale a cui quasi nessun Governo ha voluto dare ascolto.
E oggi parliamo di riduzione del numero dei consiglieri regionali. Forse sarebbe stato opportuno, così come ha detto il Presidente Cossiga - un grande sardo di cui io sono onorato di essere stato amico -, percorrere la strada dell'Assemblea costituente per riconoscere la possibilità di una partecipazione del popolo, della comunità sarda, che potesse, attraverso i propri settori, individuare una valutazione del sistema complessivo non attraverso una semplice riduzione del numero dei consiglieri, ma attraverso una cornice di regole e di valori che potessero e possono ancora oggi - questo è il mio auspicio - guardare all'obiettivo non solo di essere aderenti e adempienti alla «pancia» dell'opinione pubblica, ma anche di essere in grado, come buona politica, di dare risposte all'opinione pubblica stessa. Per dare risposte occorrerebbe guardare agli enti strumentali della Sardegna, che rappresentano uno dei costi eccessivi; bisognerebbe guardare agli sprechi in generale della pubblica amministrazione, che con la burocrazia frena, limita, condiziona e non consente alcun tipo di sviluppo, bisognerebbe guardare agli inadempimenti del Governo e dello Stato in relazione alla vertenza entrate! Altro che regione non virtuosa!
Ricordo a qualche collega intervenuto in sede di discussione sulle linee generali che la Sardegna ha due o tre aspetti che, forse, dovrebbero essere considerati in maniera più specifica, vista la specificità e l'autonomia della regione. Il primo aspetto riguarda il fatto che noi abbiamo un servizio pubblico del trasporto locale che ci paghiamo interamente e che viene indicato, in maniera vergognosa, sotto la voce «consulenze» e che riguarda una spesa di 109 milioni di euro! Questo concerne il trasporto pubblico locale, non consulenze, non sperpero! Noi abbiamo la responsabilità della nostra sanità, che non è cosa da poco, ma, in aggiunta, abbiamo 1.265 dipendenti che hanno solo le regioni Pag. 38a statuto speciale, ossia il cosiddetto corpo forestale pagato interamente con i soldi dei contribuenti sardi.
Quindi, quando diamo i numeri, stiamo attenti a fare valutazioni serie, precise e non di parte. Facciamo considerazioni che guardino all'insieme del contesto-sistema Sardegna. Infatti, se ricordo bene i dati dell'occupazione del 2007 e 2009, avevamo la più alta percentuale di disoccupazione giovanile, che sfiorava il 44 per cento.
È evidente che in questo tipo di contesto parlare di riduzione dei componenti dei consigli regionali va bene e che dobbiamo accelerare: sappiamo che si tratta di una riforma costituzionale e quindi con una doppia lettura e che è pertanto necessario e approvare velocemente questo provvedimento. Ma, nello stesso tempo, la riflessione per chi ha cultura politica, per chi vive i territori, per chi vive il confronto e l'interlocuzione con i settori di categoria, per chi si preoccupa dei problemi che quotidianamente i nostri cittadini, nel loro dramma, nella loro emarginazione e nel loro isolamento vivono, è che forse occorrerebbe anche che questo Parlamento, invece di fare emendamenti su un'ulteriore riduzione, pensasse alla riduzione che occorrerebbe al sistema parlamentare, ovvero pensassimo molto più alla nostra riduzione, ma in quel complesso e in quella valutazione globale che ho indicato prima (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5149)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, già approvata in prima deliberazione dal Senato, n. 5149, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Saltamartini, Tanoni, Calabria, Gasbarra, Gnecchi ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 2923-2991 - Proposta di legge costituzionale d'iniziativa dei senatori: Sanna ed altri; d'iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna: Modifica degli articoli 15 e 16 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di composizione ed elezione del Consiglio regionale) (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (5149):

(Presenti 439
Votanti 436
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
436).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge costituzionale nn. 4664 e 4711.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 3073 - d'iniziativa dell'Assemblea regionale siciliana: Modifiche all'articolo 3 dello Statuto della Regione siciliana, in materia di riduzione dei deputati dell'Assemblea regionale siciliana. Disposizioni transitorie (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 5150); e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: d'iniziativa dell'Assemblea regionale siciliana (A.C. 4856) (ore 13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale d'iniziativa dell'Assemblea regionale siciliana, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato, n. 5150: Modifiche all'articolo 3 dello Statuto della Regione siciliana, in materia di riduzione dei deputati dell'Assemblea regionale Pag. 39siciliana. Disposizioni transitorie; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 4856.
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5150)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge costituzionale.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5150)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5150).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il presidente della Commissione ad esprimere il parere in sostituzione del relatore.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Favia 1.1 e sull'articolo aggiuntivo Favia 1.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.1
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, anche in questo caso proponiamo un emendamento che riduce ulteriormente il numero dei consiglieri regionali della Sicilia in maniera conforme a quanto previsto per le regioni ordinarie che abbiano quel numero di abitanti, cioè meno di 6 milioni di abitanti. Il resto dell'emendamento è conforme alle modifiche che vanno operate al dettato dell'articolo corrispondente della legge. Ovviamente, anche in questo caso, mi corre l'obbligo di dire che, se ci fosse la volontà politica, non ci sarebbe alcun ritardo e sarebbe possibile concludere la trafila prevista per le riforme costituzionali nei tempi di questa legislatura con l'eccezione, lo faccio presente, che in questo caso non sarebbe applicabile alcun tipo di riforma alle prossime elezioni che saranno tra poco più di un mese, quindi parliamo sicuramente delle elezioni che ci saranno tra cinque anni. Quindi, anche in questo caso, potremmo dare alla nazione un segnale di buona politica che ovviamente sarà respinto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ravetto... l'onorevole Rossomando ha votato... onorevole Moffa... onorevole Petrenga... I ritardatari sono pregati di affrettarsi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 412
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato
21
Hanno votato
no 391).

Prendo atto che i deputati Pionati e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 40

Onorevole Granata... onorevole Cesario... onorevole Santagata... onorevole Beltrandi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 410
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato
407
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Pionati e Cosentino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Favia 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questa proposta emendativa chiediamo la riduzione fino ad un massimo di dieci assessori della giunta regionale, in linea con la riduzione dei consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Favia 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Proietti... onorevole Farina Coscioni... onorevole De Poli... onorevole Mondello... onorevole Proietti ancora, l'onorevole Laboccetta si affretti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 420
Astenuti 6
Maggioranza 211
Hanno votato
19
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che i deputati Cosentino, D'Antoni e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5150)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5150), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pianetta... onorevole Cesario... onorevole Cesa... onorevole Buonanno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 422
Astenuti 5
Maggioranza 212
Hanno votato
418
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Cosentino, Pionati e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5150)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, intanto per onestà mi corre l'obbligo di dire che questa riduzione è la riduzione più significativa, diciamo quella astrattamente più condivisibile perché il numero di 70 consiglieri a cui si riduce l'Assemblea siciliana significa l'espressione di un consigliere ogni oltre Pag. 41settantamila abitanti a fronte di uno ogni venticinquemila per il Friuli ed uno ogni 20 mila per quanto riguarda la Sardegna. Complessivamente oggi non abbiamo scritto una bellissima pagina anche se - come sempre - il poco è meglio di niente, ma avremmo tutti (noi l'avevamo proposto) potuto essere molto più coraggiosi quantomeno nel portare il numero dei consiglieri a quanto previsto dal vostro Governo per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario.
Credo che questa discrasia enorme tra regioni virtuose e regioni molto meno virtuose faccia male all'Unità d'Italia e all'omogeneità necessaria per quanto riguarda la nostra nazione. È chiaro che avremmo potuto fare molto di più, come dovremmo fare molto di più nel ridurre i costi sia della politica che della macchina amministrativa, e la Sicilia purtroppo è un esempio molto doloroso. Si deve pervenire ad una riduzione del numero dei dirigenti, delle remunerazioni, dei trasferimenti alla politica di cui il caso eclatante del Lazio è solo la punta dell'iceberg. Ci sono troppi soldi che vengono devoluti ai gruppi regionali, ma si può anche andare a fare la stessa discussione nelle province, nei comuni; a proposito di province, visto che ho qui il Governo, stiamo assistendo ad un balletto indegno da parte dei CAL e dei consigli regionali, poiché tutti chiedono deroghe a fronte di una legge che già noi riteniamo estremamente insufficiente perché riduce poco e riduce male in maniera tale da creare mostri ingestibili mentre si sarebbero puramente e semplicemente potute azzerare le province così come secondo la nostra proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare.
Ricordo soltanto che basterebbe incidere sul costo della corruzione pari a 60 miliardi di euro all'anno e su una migliore razionalizzazione del costo della sanità che rappresenta il 90-95 per cento delle spese di ogni regione, ovviamente senza far venir meno la qualità e i livelli minimi (che già sono bassi) di prestazione. Basterebbe incidere, anche qui, sulla corruzione e sulla organizzazione.
Tutte queste cose, che dovrebbero essere fatte, il Governo non le fa. Quel poco che ha fatto lo ha fatto male incidendo malamente sui ceti più deboli. Noi abbiamo presentato una controproposta della quale non è stato tenuto nessun conto. Speriamo che il nostro programma assieme agli alleati possa essere il programma di Governo perché questa nazione possa essere risanata e rilanciata, ma non a spese dei ceti più deboli e a spese delle prestazioni dei servizi essenziali che stanno languendo, ma, come in questa occasione, a spese dei costi di macchine amministrative troppo farraginose e di una politica che ancora tende ad autodifendersi troppo come in questo caso. Infatti, ci sono in Italia regioni che, a parità di numero di abitanti, hanno 30 o 40 consiglieri regionali ed altre, soprattutto quelle a statuto speciale, sulla cui natura, logica ed utilità oggi andrà aperta una forte discussione nell'ambito del dibattito sulla ristrutturazione complessiva dell'architettura dello Stato, che hanno addirittura il doppio dei consiglieri regionali rispetto, appunto, ad altre più virtuose, di eguale numero di abitanti e di eguale strutturazione orografica e sociale. Ciò, francamente, oltre ad essere una discrasia, è una vergogna.
Comunque sia, sebbene con molto spirito critico come avete sentito, proprio perché poco è meglio di niente, voteremo a favore di questa minima riduzione dei consiglieri regionali della Sicilia, sperando che la prossima tornata elettorale porti al Governo un'amministrazione che sia in grado di risanare gli enormi sprechi della Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto su questo provvedimento che, però, giunge in ritardo rispetto a quelle che erano le intenzioni, sia dell'assemblea regionale, che di questo consesso. Giunge in ritardo Pag. 42dopo un anno di decantazione nei cassetti della Commissione e non si capisce perché. Noi oggi in Sicilia stiamo votando e la prossima assemblea regionale sarà composta ancora da 90 parlamentari e questa legge andrà in vigore ovviamente tra cinque anni ancora. Ci rammarichiamo di questo, del fatto che si è perduto del tempo prezioso per discutere di appena due articoli che andavano approvati, invece, in modo celere. Futuro e Libertà, sia in Regione siciliana, sia in questo Parlamento, ha avuto il merito, prima di spingere l'assemblea regionale ad approvare al più presto e in tempi rapidi questa proposta di modifica dello statuto regionale, poi in Commissione affari costituzionali, con l'onorevole Briguglio, di sostenere l'urgenza di una determinazione in tal senso.
Con questo rammarico, signor Presidente, ovviamente preannunziamo il voto favorevole di Futuro e Libertà non senza sottolineare che, comunque, le proposte emendative che sono state rigettate nel voto che abbiamo appena espresso erano proposte che non potevano trovare ingresso se non sull'onda del disdoro generalizzato che certi fatti di cronaca hanno creato nei confronti dell'istituzione regione. Non potevano trovare ingresso se non per questa ragione. Piuttosto, invece, come è stato corretto, andavano respinte perché una diminuzione oltre la soglia dei 70 parlamentari per la Regione siciliana avrebbe rappresentato una diminutio di quelle che sono la storia e la tradizione dell'autonomia regionale. In questo senso, il voto contrario di Futuro e Libertà a quegli emendamenti; in senso favorevole, ovviamente, come ho già preannunziato, il voto di Futuro e Libertà su questa proposta di riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il disegno di legge approvato dall'Assemblea regionale siciliana il 7 dicembre 2011 va nella direzione giusta, come è stato illustrato dai colleghi, nella direzione, cioè, della riduzione del numero dei consiglieri regionali che, modificando lo Statuto speciale, da 90 diventano 70.
È una riduzione coerente con l'azione che il Governo e il Parlamento stanno sostenendo per contenere la spesa pubblica e anche per ridurre i costi della politica. Ed è una riduzione sufficientemente equilibrata - anche se non esiste una ragionieristica così compiuta -, perché è indubbio che nel ridurre, nel contenere e anche nel fare qualche sacrificio necessario proprio da parte delle rappresentanze politiche occorre pur sempre tener conto della storia, del valore, del principio cardine dell'autonomia, così come iscritto nell'articolo 5 della Costituzione, ed anche di una storia peculiare della Sicilia, che è una terra straordinaria, crogiuolo di storie d'Italia e, oggi, davvero aperta ad una necessaria stagione di rinnovamento anche sul piano politico e del risanamento dei conti.
Lo statuto speciale della Sicilia, approvato nel 1946, è uno statuto particolare, perché assegna alla regione notevoli competenze esclusive in campo legislativo. Dunque, questa riduzione ci sembra equilibrata, è un fatto importante nella direzione giusta.
Certamente, noi sentiamo il bisogno di ridisegnare un po' anche il quadro - ma questa è materia che va oltre l'impegno di oggi -, dopo le illusioni federaliste, dei nostri livelli di governo della Repubblica. Sappiamo che in questi anni, dal 2008 in poi, su mille ricorsi alla Corte costituzionale, 625 sono stati conflitti tra Stato e regioni sull'articolo 117 della Costituzione; sappiamo che, negli ultimi dieci anni, è aumentato del 56 per cento il numero dei conflitti; e, soprattutto, sappiamo che per uscire dalla crisi e ritrovare una via di competitività da parte del nostro Paese sono necessarie politiche nazionali in una serie di settori, come l'energia, le infrastrutture, il turismo.
Meno sprechi, meno piccole patrie e più politiche nazionali. Politiche nazionali - non statali -, che indichino naturalmente Pag. 43il principio di leale collaborazione, ma non la suddivisione per caste locali, centri di spesa, centri normativi, troppo diffusi e incontrollabili. Bene fa il Governo con il disegno di legge all'esame del Consiglio dei ministri, credo, proprio domani, a coinvolgere le regioni e gli enti locali sull'obiettivo del pareggio di bilancio, cui anche i governi locali devono naturalmente concorrere. Infatti, l'Italia è una - come ci ricorda persino lo spread -, e solo quando è unita sa superare le difficoltà, vincere le sue sfide storiche e contribuire a costruire una comunità più grande, ossia l'Europa.
Queste esigenze ci portano ad un'azione radicale, ad un tempo, ma anche equilibrata sul piano costituzionale, come molti autorevolissimi opinionisti - cito per tutti, in un quotidiano nazionale di ieri, il presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida - ci ricordano di fare. Infatti, non possiamo riformare seguendo i fumi della demagogia e del populismo: vogliamo farlo in modo responsabile e radicale, ma, tuttavia, nella salvaguardia dei principi delle autonomie locali e degli equilibri costituzionali.
Rifiutando, dunque, demagogia e populismo, vogliamo proseguire con fermezza e responsabilità sulla via delle riforme, in piena sintonia con l'azione del governo Monti.
Agli scandali, che spesso è bene vengano alla luce, come ci insegna anche il Vangelo, si risponde con l'etica pubblica e con le riforme concrete. In questo senso è il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, colleghi, lo Statuto della Regione siciliana - che, vale la pena ricordarlo, è del 1946, antecedente quindi alla Costituzione italiana - contiene uno straordinario patrimonio di idee, progettualità e valori, che avrebbe dovuto costituire il cuore della speciale autonomia della nostra regione.
Purtroppo, soprattutto negli ultimi tempi, la speciale autonomia della Sicilia si è trasformata in una trappola. In molti sono arrivati ad attribuire all'autonomia la responsabilità del mancato sviluppo della nostra regione. Senza arrivare a tanto, credo che sia oggi largamente condivisa, nella società e nella politica siciliana, la presa d'atto della crisi del modello organizzativo della regione e della necessità di un radicale ripensamento dell'autonomia.
In Sicilia si vota tra pochi giorni per il rinnovo dell'Assemblea regionale siciliana e per l'elezione del presidente. La nuova classe dirigente dovrà partire da una profonda rivisitazione dell'autonomia, con l'eliminazione di tutti gli abusi che sono stati compiuti, mascherati sotto la bandiera di una falsa autonomia. Dovrà essere una legislatura rifondativa dell'autonomia e della regione, che, a partire da un nuovo modo di praticare la politica e di stare nelle istituzioni, ridia una possibilità di futuro alla nostra regione.
Occorrerà ricucire il naturale legame tra autonomia e responsabilità, che in Sicilia si è disgregato sotto i colpi di una prassi di dissipazione clientelare delle risorse, in un contesto di totale irresponsabilità. Ci vorrà coraggio e determinazione, capacità di analisi e visione sistemica, ma anche capacità di guardare avanti e di sperare.
In Sicilia si va alle elezioni anticipate. Per la seconda volta di seguito un presidente della regione è costretto alle dimissioni perché portato a giudizio per fatti di mafia. È un fatto gravissimo non solo per la sostanza in sé delle accuse, ma perché rischia di far passare nella testa della gente che alla speciale autonomia regionale possa corrispondere uno speciale intreccio tra Stato e anti-Stato, mentre la rifondazione dell'autonomia non può che basarsi sul rifiuto del patto scellerato tra la mafia e i rappresentanti delle istituzioni, della società civile e dell'economia, e sulla liberazione dal sottosviluppo in cui «Cosa Nostra» ci ha costretto fin qui. Pag. 44
Proprio perché si tratta di elezioni anticipate, la prossima assemblea regionale siciliana manterrà lo stesso numero di deputati - novanta - che oggi, con questa proposta di legge costituzionale, si propone di ridurre a settanta. Un'occasione rinviata, ma ugualmente importante, e non solo per la riduzione dei costi della politica.
Vorrei qui sottolineare che non c'è mai corrispondenza tra poteri, autorevolezza e numero dei rappresentanti delle assemblee elettive: penso, per esempio, ai länder tedeschi, alla Renania del nord o alla Baviera, che sono un esempio di potestà autonome e forti, senza pletoriche rappresentanze. D'altronde, il rapporto tra cittadinanza e consiglieri in Sicilia è stato fin qui davvero esageratamente elevato: è un deputato ogni 55 mila 746 abitanti, contro quanto avviene in Lombardia, ad esempio, che ha un consigliere ogni 118 mila 440 abitanti. Certo, meglio sarebbe stato un taglio più consistente. Il Partito Democratico e l'Assemblea regionale siciliana hanno da sempre insistito sulla riduzione a cinquanta del numero dei deputati, ma le altre forze politiche hanno invece resistito, più volte bocciando in Commissione la nostra proposta, fino ad arrivare ad una possibile intesa sul numero di settanta.
Poiché nel caso della Sicilia è previsto che la revisione costituzionale possa essere possibile solo su iniziativa o, comunque, su parere conforme dell'Assemblea regionale siciliana (ARS), noi riteniamo comunque importantissima la riduzione che siamo chiamati ad approvare oggi: un segnale forte, non solo nel senso dell'urgentissima necessità della riduzione dei costi della politica, ma anche e direi soprattutto nel senso del rilancio della speciale autonomia siciliana e della funzionalità e dell'autorevolezza dei suoi organi elettivi.
Sappiamo che si tratta solo di un primo passo, la cui applicazione è rinviata alla prossima legislatura poiché adesso si va a votare nei prossimi giorni; riteniamo, comunque, che si tratti di un atto doveroso che dovrà aprire la strada ad altre e più radicali riforme che possano dare futuro alla nostra regione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, signor Ministro, dispiace che siamo ormai alle ultime battute di questa legislatura, ma forse è ancora possibile, se non portare a compimento, quantomeno iniziare con un'iniziativa del Governo, e quindi proprio a lei mi rivolgo, ministro Gnudi, una riflessione con le forze politiche e i gruppi parlamentari sul sistema regionale del nostro Paese, sulle autonomie speciali del nostro Paese. Sgombero da ogni equivoco le mie parole: sono, sono stato, resto e sarò un convinto autonomista, specialmente per quelle realtà territoriali, come il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Valle d'Aosta, la Sardegna e la mia Sicilia, dove le ragioni storiche che hanno dato luogo alla creazione di queste specialità non sono venute meno, si sono però fortemente modificate nel corso del tempo e, certo, non è possibile immaginare che mentre discutiamo di riforme costituzionali dell'assetto di Governo, della forma di governo del nostro Paese, manteniamo inalterata la struttura del sistema regionale e del sistema delle autonomie speciali. Quindi, occorre iniziare una riflessione e, signor Ministro, la invito caldamente a convocarci, quando vuole, per poter iniziare questa riflessione.
D'altro canto ci siamo posti, anche oggi, così come abbiamo fatto nei mesi passati, un problema di correttezza costituzionale: dinanzi ad una scelta autonoma delle regioni a statuto speciale che va in dissonanza, è diversa rispetto all'indirizzo che è stato dato dal Parlamento nazionale, dal Governo nazionale, ci chiediamo se rispettare questa autonoma scelta delle regioni, ovvero modificare, e ne avremmo avuto anche la possibilità e il potere, le loro stesse decisioni. In particolare per quello che riguarda la riduzione del numero dei consiglieri regionali, che in Sicilia si chiamano Pag. 45deputati regionali, non c'è un consiglio regionale, c'è una assemblea regionale proprio a sottolineare l'importanza statutaria, così come veniva ricordato dalla collega Siragusa, l'unica addirittura antecedente rispetto alla nascita della Costituzione repubblicana. Eppure la tentazione è venuta, ed è venuta forte, di andare verso una riduzione del numero ben più consistente rispetto a quella proposta; ho apprezzato molto e mi sono anche barcamenato tra voti di astensione e voti favorevoli, parlo per me personalmente, rispetto alle proposte che venivano da parte del collega Palomba, del collega Favia, perché in effetti quando si vuole fare una scelta responsabile di buonsenso, non sempre questa può coincidere con qualche malinteso spirito di campanile, di bandiera o anche soltanto, molto più modestamente, con l'indulgere rispetto a richieste localistiche che vengono dai nostri territori.
La scelta avrebbe dovuto essere ben più alta, pensosa dell'avvenire dei nostri territori, pensosa dell'avvenire del nostro Paese. Ma come, mentre si sta discutendo di come ridare forza e coraggio a quanti di noi credono realmente nella forza trasformatrice dell'attività politica, nel senso più nobile e più puro del termine, come impegno verso la società, verso il nostro territorio, verso i nostri giovani e verso il nostro futuro, come si fa a indulgere rispetto a richieste così fortemente localistiche?
Pregherei il signor Ministro di ascoltarmi e al collega Cesa di lasciare che mi ascolti ancora per qualche secondo. Lancio un warning: signor Ministro, domani so che vi occuperete di tagli - si dice così - dei costi della politica con riferimento alle regioni. Vorrei umilmente ricordare che nella manovra finanziaria del 2010 ci sono già molte delle cose che voi vorreste fare domani. Sono già state fatte dal Governo Berlusconi con la manovra del 2010.
Vorrei anche ricordare, in materia di premi e sanzioni, che nella Commissione che ho l'onore di presiedere, quella sull'attuazione del federalismo fiscale, il decreto presentato in materia di premi e sanzioni, provvedimento che è già stato approvato a settembre dell'anno scorso. I decreti attuativi darebbero la risposta - e dovete farli voi del Governo - a tante domande che oggi ci facciamo in merito ai costi della politica e agli sprechi, soprattutto in materia sanitaria.
Forse è il caso di ricordare anche ai colleghi che non hanno specificamente seguito il dibattito che è prevista anche la rimozione del presidente della regione, il commissariamento, la incandidabilità come pena ultima possibile da dare in casi di estrema gravità. Perché non fare tesoro di quello che già c'è, invece di ritentare attraverso un disegno di legge - o un decreto-legge se domani avrete veramente la voglia di farlo - che sicuramente andrà a confliggere con molte norme costituzionali e che ci farà correre il rischio di vederlo impugnato dalle regioni e quindi, anziché ottenere il risultato voluto, provocare ulteriori ritardi?
Tuttavia, lasciatemi concludere con una battuta. Io comprendo che sarebbe stato meglio portarli a 50 i deputati regionali della Sicilia, così come a 40 quelli della Sardegna e così via. Comprendo bene e, nonostante questo, non vogliamo - come è ovvio - impedire l'approvazione di questo provvedimento e quindi il nostro voto sarà a favore, purché finalmente si completi per la legislatura che purtroppo inizierà nel 2017 in Sicilia, perché le elezioni regionali sono il 29 ottobre, quindi non varrà per la prossima assemblea regionale.
Ma, come dicevo, signor Ministro, concludo con una battuta e mi piace ricordare qui la figura di un grande politico, di una grande persona per bene e di un collega indimenticabile. Parlo di Giulio Maceratini, che fu mio collega al Senato e presidente di gruppo per diversi anni. Innanzi a problemi particolarmente complessi, e dinanzi alla resistenza che spesso si trovava da parte delle altre forze politiche o degli altri gruppi, amava dire: «piuttosto che niente, è meglio piuttosto». Questo è il nostro caso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

Pag. 46

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5150)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, già approvata in prima deliberazione dal Senato, n. 5150, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Razzi, Dussin, Soglia, Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3073 - Modifiche all'articolo 3 dello Statuto della Regione siciliana, in materia di riduzione dei deputati dell'Assemblea regionale siciliana. Disposizioni transitorie) (Approvata in prima deliberazione dal Senato) (5150):

(Presenti 350
Votanti 346
Astenuti 4
Maggioranza 174
Hanno votato
346).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati D'Antoni e Cosentino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge costituzionale n. 4856.
Dovremmo a questo punto sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 per lo svolgimento degli altri argomenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,35).

STEFANO ESPOSITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, reintervengo in Aula per sollecitare un tema che ho già posto la scorsa settimana e che riguarda una grossa azienda metallurgica presente nel torinese, la Tekfor. Si tratta di un'azienda che ha una proprietà tedesca. In questo momento la casa madre tedesca è sottoposta ad un processo di commissariamento in quel Paese. Ha portato i libri in tribunale, per gravi difficoltà economiche e finanziarie.
La Tekfor Italia è presente in provincia di Torino con gli stabilimenti di Avigliana e di Villar Perosa. Sono circa 920 i dipendenti. È un'azienda con una lunga storia, che in questo momento produce e lavora soprattutto per Fiat Powertrain e per la RIV-SKF, quindi due grandi imprese. È un'azienda che ha gravi difficoltà finanziarie - come dicevo - legate a problemi da parte dei proprietari, che sono un fondo che ha tra i suoi maggiori azionisti la banca inglese Barclays, che ha deciso di dismettere e mettere in vendita tutti gli stabilimenti Tekfor del mondo.
L'Italia rischia di pagare un prezzo altissimo. Mercoledì scorso c'è stato l'incontro con l'amministratore delegato del fondo che gestisce le proprietà di questa azienda, dove sono state comunicate e confermate tutte le difficoltà che noi avevamo sottoposto all'attenzione dell'Aula e del Governo. È stato comunicato che, senza un cambio di rotta, con ogni probabilità ci sarà il rischio che i dipendenti italiani non ricevano lo stipendio di dicembre e la tredicesima. Per un'area già fortemente colpita come quella della provincia di Torino, questo sarebbe un colpo durissimo. Pag. 47
Quindi, invito nuovamente il Governo e il Ministro Passera ad assumere una iniziativa forte di verifica prima che questa situazione esploda in tutta la sua drammaticità. Con questo intervento in Aula - il secondo e non sarà l'ultimo se da parte del Governo non ci saranno iniziative - vogliamo sollecitare la possibilità di prendere per tempo una vicenda che dal punto di vista sociale rischia di diventare esplosiva.
Ci auguriamo, anche attraverso la sua disponibilità, signor Presidente, che il Governo non lasci, nei prossimi giorni, questa vicenda alla discussione giornalistica o agli appelli dei singoli parlamentari, ma decida di aprire un tavolo formale presso il Ministero dello sviluppo economico. So che sono tanti i tavoli aperti, ma stiamo parlando di quasi mille dipendenti in una regione e in una provincia che hanno visto moltiplicarsi in maniera esponenziale le ore di cassa integrazione e la perdita di posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Esposito, le crisi aziendali sono una cosa che grava sul cuore di tutti noi. Provvederemo certamente a segnalare al Ministro Passera l'esistenza anche di questa situazione di difficoltà.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per informare l'Aula e soprattutto il Governo - in questo caso eventualmente il Ministro dell'interno - su fatti gravi. Speriamo che tali fatti rimangano politici e che non ci siano ulteriori ripercussioni, in merito ad una vicenda in cui si è trovato il gruppo consiliare della Lega del comune di Torino.
Questo è avvenuto dopo aver ceduto, per un errore puramente materiale da parte di un assessore dell'Italia dei Valori del comune di Torino, al presidente della commissione di vigilanza e di controllo di gestione un cd in cui vi erano dei dati sensibili e in cui, soprattutto, erano riportati tutti i dati, relativi agli ultimi anni, degli appalti del comune e, in particolare, quelli relativi agli appalti senza gara, perciò sotto i 20 mila euro.
La cosa disdicevole, che - lo ripeto - si spera rimanga in ambito politico, è che negli ultimi giorni il gruppo consiliare della Lega del comune di Torino è stato attaccato ben due volte e, nel caso specifico, è stata scassinata la porta degli uffici del comune del gruppo della Lega e, successivamente, è stato sfondato il vetro del parabrezza dell'autovettura del capogruppo della Lega, Fabrizio Ricca, in un parcheggio sotterraneo con telecamere. Occorre dire che la DIGOS e la forze dell'ordine si sono già messe in atto, per cercare di capire quale possa essere il collegamento. Però, è strano che subito dopo che è circolata la notizia, da parte della maggioranza e dell'opposizione, che il gruppo della Lega aveva in mano questo famigerato cd, con all'interno gli appalti del comune, siano avvenuti questi fatti relativi ad atti violenti.
Noi speriamo che rimangano solo questi due perché se successivamente ve ne fosse un terzo, come si suole dire, da tre indizi potrebbe scaturire una prova che sicuramente potrebbe essere negativa per l'attuale maggioranza che governa la città di Torino. In realtà, non capiamo le motivazioni per cui gli esponenti del PD e dell'Italia dei Valori al comune di Torino si dovrebbero infuriare perché un esponente, il presidente della commissione di controllo e di vigilanza, abbia in mano questo cd e perché vi siano stati successivamente degli atti di violenza inaudita contro il gruppo della Lega che proprio noi della Lega non concepiamo dal punto di vista democratico.
Perciò, chiediamo che il Ministro dell'interno se ne occupi direttamente. Esporremo dettagliatamente la vicenda con un'interrogazione parlamentare e successivamente con una lettera al Governo, perché indaghi scrupolosamente sugli eventi. Infatti, non vorremmo mai che vi fosse un collegamento fra gli atti violenti Pag. 48che ci sono stati e questo famigerato cd con gli appalti del comune di Torino, che hanno dato agli amici gli esponenti del PD e dell'Italia dei Valori che governano la città di Torino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il mio è un sollecito su un'interrogazione, da una parte, e una mozione, dall'altra, che abbiamo presentato insieme ai colleghi al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro Profumo, per sollecitare che faccia chiarezza su questo tema che riguarda l'abilitazione nazionale.
Come sanno tutti i colleghi che si occupano del mondo universitario, sono oltre quattro anni che non vengono fatti concorsi universitari, per cui si è creata una grandissima attesa e direi anche una legittima aspettativa da parte di molti ricercatori, che vedono le loro carriere in una posizione di standby, senza avere chiarezza sulla prospettiva di un futuro. Gli attuali criteri stabiliti dall'ANVUR, le famose mediane, sottoposte ad una valutazione dei diversi centri scientifici appartenenti ai diversi settori scientifico-disciplinari, risultano abbastanza incomplete, in ogni caso tali da non garantire che venga rispettato già in premessa il merito scientifico delle persone.
Abbiamo chiesto al Ministro di fare chiarezza su questo punto. Il Ministro, rispondendo a una lettera al CUN la ha detto che le mediane hanno un valore puramente orientativo, non un valore deterministico, però certamente non esiste alcuna risposta formale e ufficiale.
Nell'arco di pochissime settimane, decadranno i termini per la presentazione delle domande da parte dei candidati a questi concorsi. Ci piacerebbe che il Ministro desse una risposta formale e ufficiale, che rappresentasse un punto di chiarezza democratica e anche davvero un punto di moralizzazione all'interno di quella che non è soltanto la carta politica, ma anche la carta accademica.
Per questo, serve un sistema di regole molto chiare, molto precise, a cui sia possibile fare riferimento, sottraendole sia all'arbitrio eventuale di qualche barone, ma anche a quella incertezza burocratica che crea ansia e non contribuisce in questa fase di inizio dell'anno accademico a rilanciare quella dimensione di speranza e di ottimismo, di cui comunque hanno bisogno tutti gli studenti in questa fase per cimentarsi con le loro difficoltà.

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 con lo svolgimento degli altri argomenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Orientamenti del Governo in merito alla predisposizione di un piano pluriennale finalizzato a realizzare le infrastrutture ferroviarie per l'alta velocità tra Salerno e Palermo - n. 3-02503)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02503, concernente orientamenti del Governo in merito alla predisposizione di un piano pluriennale finalizzato a realizzare le infrastrutture ferroviarie per l'alta velocità tra Salerno e Palermo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, è noto che, senza la riforma profonda delle Ferrovie dello Stato e la separazione della rete da Trenitalia, le Pag. 49zone più colpite da questa situazione sono proprio quelle più sfortunate, che sono situate nel Mezzogiorno.
Sono stati sospesi quasi tutti i treni a lunga percorrenza, non vi sono più, e quindi vi è una separazione netta tra il nord e il sud dal punto di vista ferroviario. In più, vi è la situazione dovuta al fatto che in tutta Italia si è provveduto a realizzare un'asta per l'alta velocità ferroviaria, mentre da Salerno in giù non è stato previsto nulla.
Noi chiediamo se il Governo ha intenzione di predisporre almeno un piano che in 10 o 15 anni possa realizzare l'alta velocità anche nel sud d'Italia e se non possa utilizzare già le professionalità esistenti nel gruppo Ferrovie dello Stato per realizzare almeno uno studio di fattibilità di tale infrastruttura.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la linea ferroviaria che collega Napoli a Palermo, via Reggio Calabria, è entrata a pieno titolo nel nuovo programma TEN-T 2014-2020 come componente del corridoio TEN-T Helsinki-La Valletta. Questo è un tema importante.
Al riguardo, devo ricordare che nel 2011 la proposta italiana di inserimento dell'itinerario ferroviario in questione all'interno del corridoio Helsinki-La Valletta come parte integrante della rete prioritaria europea ha trovato accoglimento da parte della Commissione europea, che ha provveduto ad estendere il corridoio, originariamente destinato a fermarsi a Salerno, fino a Reggio Calabria, Messina, Catania, Enna e Palermo.
Inoltre, l'asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria risulta inserito nell'allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza approvato dal Governo e ora all'esame del Parlamento, nel paragrafo relativo al nuovo Quadro strategico delle priorità.
Posso dunque affermare che il Governo è convinto dell'essenzialità strategica di un asse plurimodale, strade e ferrovia, che supporti l'intero corridoio tirrenico e che offra, in tal modo, non da ultimo, un valido supporto anche al nodo portuale di Gioia Tauro. Rete Ferroviaria Italiana ha sempre approfondito questa esigenza infrastrutturale, ma, analizzando i vari atti programmatici prodotti e le relative stime, si evidenzia un quadro di esigenze finanziarie molto oneroso, allo stato, purtroppo, non dotato di copertura. In particolare, il quadruplicamento della tratta Salerno-Battipaglia ha un costo di 1,8 miliardi di euro, la tratta Ogliastro-Sapri ha un costo di 3,5 miliardi di euro e la tratta Sapri-Reggio Calabria ha un costo di 18 miliardi di euro.
Per questo motivo, stante la particolare fase congiunturale, Rete Ferroviaria Italiana ha, non di meno, predisposto un piano di interventi supportato da un finanziamento di 230 milioni di euro, previsti nel Piano per il sud approvato dal CIPE, con importanti opere di adeguamento tecnologico, che consentiranno, nel breve periodo, il raggiungimento di un risultato apprezzabile: il collegamento Reggio Calabria-Roma in 4 ore e 30 minuti contro le 5 ore e un quarto attuali.
Per quanto concerne, infine, il tratto siciliano, ritengo opportuno ricordare che sull'asse Palermo-Catania sono previste ingenti risorse nel richiamato Piano per il sud, con l'obiettivo prioritario di velocizzare l'attuale linea, mentre sull'asse Palermo-Messina sono in corso lavori per oltre 1,8 miliardi di euro, e tra questi riveste un ruolo fondamentale il nodo di Palermo.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la risposta del Ministro può essere soltanto importante dal punto di vista riepilogativo della situazione, ma la ritengo non soddisfacente perché questo significa che da Salerno a Palermo noi avremo, per i prossimi vent'anni, Pag. 50trent'anni, esclusivamente un ammodernamento della linea esistente, che, tra l'altro, è situata molto vicina alla battigia e, in taluni casi, sottoposta pure ad attacchi da parte del mare.
Noi riteniamo, invece, che questo, non quadruplicando l'attuale ferrovia, porterà un danno enorme al Mezzogiorno d'Italia e sarà la causa principale per cui, dal punto di vista ferroviario, il sud sarà semplicemente in ritardo di almeno un secolo. Quindi, è necessario passare dalla fase di adeguamento ad una fase di quadruplicamento.
Credo che un investimento ferroviario in un piano, in questo momento, non significhi che bisogna realizzare subito l'opera, ma significhi prevedere che, alla ripresa economica del Paese, si possa avviare un piano che porti in un quindicennio, non in due anni, al quadruplicamento ferroviario che comporterebbe così l'unificazione del Paese, altrimenti rimarremo nella situazione attuale, soltanto un po' migliorata, ma che non risolve affatto i problemi strutturali e strategici del Mezzogiorno d'Italia e anche del nord, perché sarà impedito al nord di raggiungere il sud in tempi ragionevoli.

(Intendimenti del Governo in merito all'adozione di iniziative normative d'urgenza sull'agenda digitale - n. 3-02504)

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02504, concernente intendimenti del Governo in merito all'adozione di iniziative normative d'urgenza sull'agenda digitale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, il Ministro è temporaneamente distratto. Signor Presidente, la inviterei...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, non disturbi il Ministro.

ANTONIO PALMIERI. Evidentemente mi restituirà il tempo sottrattomi.

PRESIDENTE. Questo lo vedremo.

ANTONIO PALMIERI. Troppo buono. Ministro Passera, la sua è una dichiarata passione per le start up, le giovani imprese innovative (e anche la nostra). Per questo sette mesi fa abbiamo presentato una proposta di legge, qui alla Camera, per fare dell'Italia una terra di start up, dove le imprese realmente innovative possano attingere a finanziamenti privati e pubblici con zero burocrazia.
Sappiamo e siamo convinti che l'economia digitale è una delle chiavi per uscire da questa crisi. Inoltre, siamo quelli che nel 2001 hanno creato, per la prima volta in Italia, il Ministero dell'innovazione e abbiamo portato avanti anche questo compito faticoso, ma con risultati costanti.
La domanda è questa: quando il decreto del Governo su questo tema, che attendiamo da giugno vedrà la luce e, soprattutto, in quale misura terrà conto del lavoro che abbiamo fatto in Parlamento con la proposta condivisa Palmieri, Gentiloni e Rao, che abbiamo approvato in Commissione a fine luglio e che contiene le misure non solo per le start up, ma anche per l'e-commerce e l'accessibilità per i disabili, nuovamente per rinnovare l'impulso per la pubblica amministrazione digitale?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, al di là della risposta che poi leggo, sappiamo che abbiamo lavorato insieme, ci siamo visti anche ultimamente. Sapete quanto siamo impegnati. Forse domani tutto si completa.
Come sottolineato dagli onorevoli interroganti, la digitalizzazione costituisce una leva potentissima in termini di crescita occupazionale, di maggiore produttività e competitività, ma anche di risparmio e di maggiore coesione sociale. Pag. 51
Nel condividere tale premessa, il Consiglio dei Ministri di domani esaminerà uno schema di decreto-legge che rappresenta un ulteriore e significativo passo in avanti nell'agenda del Governo per la crescita sostenibile, nonché la naturale prosecuzione di quanto già realizzato nei mesi scorsi, fin dal primo decreto «salva Italia» fino all'ultimo decreto-legge sulla crescita, convertito lo scorso agosto. Con questo provvedimento si punta in modo ambizioso a fare del nostro Paese un luogo nel quale, in attuazione dell'agenda digitale europea, l'innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese.
Il recepimento dei principi dell'agenda digitale, operato con il provvedimento di imminente presentazione, conclude un articolato processo di elaborazione e di condivisione, avviato lo scorso febbraio con la costituzione della cabina di regia, che ha visto impegnati in uno sforzo comune numerosi ministeri, ma anche le regioni, le istituzioni locali e i principali rappresentanti del mondo produttivo. La cabina di regia, in particolare, ha definito le linee principali del testo normativo, cercando però di valorizzare al massimo, condividendone lo spirito ed i principi ispiratori, il contenuto di proposte di legge di alcuni parlamentari, tra cui figurano anche gli interroganti.
In questa sede posso citare solo alcune delle innovazioni previste: si introduce un documento digitale unificato, che funge sia da carta d'identità elettronica sia da tessera sanitaria e carta dei servizi; si crea un'unica anagrafe nazionale; diviene più semplice dialogare con la pubblica amministrazione in via telematica sia per il cittadino dotato di un proprio domicilio digitale sia per le imprese attraverso un generalizzato ricorso alla posta elettronica certificata; vengono introdotti nuovi strumenti didattici di tipo digitale; viene informatizzato il rapporto con le strutture sanitarie attraverso l'introduzione del fascicolo sanitario elettronico e la dematerializzazione delle prescrizioni mediche e delle cartelle cliniche; si rende più snello il processo civile fallimentare attraverso il ricorso esclusivo a modalità di comunicazione telematiche; si incentiva l'utilizzo dei pagamenti elettronici; si stanziano importanti fondi da destinare al superamento del digital divide; si promuove lo sviluppo di grandi progetti di ricerca dal contenuto fortemente innovativo e collegato all'attuazione, appunto, dell'Agenda digitale italiana.
Di particolare rilevanza poi è la sezione, di cui faceva cenno l'interrogante, dedicata alla regolamentazione delle start up innovative. Le nuove disposizioni disciplinano molti degli aspetti normativi più rilevanti delle nuove imprese innovative all'interno di un quadro unitario - c'è proprio una visione completa di tutte le varie fasi della vita - per favorire sviluppo tecnologico e occupazione, contribuendo allo sviluppo di una cultura dell'innovazione e via dicendo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Passera.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Insomma, tutte le cose di cui abbiamo parlato, penso che le troverete.

PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, accogliamo con grande favore la notizia che ci ha dato, signor Ministro, che domani dovrebbe finalmente vedere la luce, dopo mesi di lavoro, questo decreto sull'Agenda digitale. È il termine, o se vogliamo l'inizio nuovo, di un percorso comune avviato molto tempo fa, di lavoro tra il Parlamento - lo ricordava poco fa il collega Palmieri - e il Governo.
C'era bisogno come dell'aria di questo punto d'arrivo, perché sappiamo molto bene che l'economia di Internet è destinata a crescere esponenzialmente nei prossimi cinque anni, ma trainata soprattutto da Paesi molto lontani dall'Italia: la Corea del Sud, il Giappone ed altri. L'Europa Pag. 52è indietro e soffre la mancanza di un mercato digitale unico. L'Italia, nonostante l'eccellente lavoro svolto a partire dal 2001, è ancora più indietro: circa la metà della nostra popolazione non utilizza Internet.
Dunque la strada per incrementare la competitività del nostro Paese è ancora lunga e passa attraverso un passaggio fondamentale: sburocratizzare e semplificare il nostro Paese. Credo che questa sia la sfida più importante da superare e che il decreto sull'Agenda digitale sarà un passaggio fondamentale in questa direzione, perché consentirà, a mio avviso, di ridefinire quasi daccapo anche il rapporto tra Stato e individuo, un rapporto nuovo in cui lo Stato non sia più un antagonista, addirittura caotico, del diritto di ciascuno a realizzarsi, a fare impresa, a realizzare le proprie aspirazioni ed a mettersi in gioco, in fondo.
Quindi, ancora una volta rinnovo di accogliere con favore questa buona notizia. Penso che stiamo andando avanti in una sfida comune, che non è soltanto quella di sviluppare e rendere il nostro Paese competitivo come merita, ma anche una sfida contro le ingiustizie e le inefficienze, che dobbiamo assolutamente vincere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Intendimenti del Governo in merito al prospettato ritiro del progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e all'ipotesi di messa in liquidazione della società Stretto di Messina Spa - n. 3-02505)

PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02505, concernente intendimenti del Governo in merito al prospettato ritiro del progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e all'ipotesi di messa in liquidazione della società Stretto di Messina Spa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, in data 30 settembre 2012 il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un articolo in cui si afferma che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riattivato le procedure amministrative per la costruzione del ponte di Messina.
Ad ottobre 2011 il piano di investimenti della Commissione europea, che indica i trenta progetti prioritari fino al 2020, non ha contemplato la realizzazione del ponte stesso. Sulla stessa linea, la delibera del CIPE n. 6 del gennaio 2012 e il DEF di aprile 2012, che non lo ricomprende fra le opere infrastrutturali programmate. Riaprire le procedure per il ponte sullo Stretto di Messina, soprattutto in questo momento, in cui le famiglie e le imprese italiane soffrono il peso della grave crisi economica, sarebbe una decisione irresponsabile e non giustificabile.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Clini, attraverso il suo portavoce, ha smentito immediatamente le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano la Repubblica aggiungendo, al contrario, che l'intenzione del Governo è quella di chiudere il prima possibile tutte le procedure riguardo al progetto stesso.
Pertanto chiediamo se il Ministro dello sviluppo economico, in linea con quanto espresso dal Ministro Clini, non ritenga doveroso ritirare tempestivamente il progetto che prevede la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, allo scopo di interrompere l'istruttoria in corso ed assumere le iniziative per la messa in liquidazione della società Stretto di Messina spa.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti al fanno riferimento ad un articolo di stampa dei giorni scorsi in cui si afferma che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe riattivato le procedure amministrative Pag. 53di competenza per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Al riguardo mi preme sottolineare, come d'altronde è noto e come è già stato detto, che il Ministro dell'ambiente ha precisato subito la portata delle proprie dichiarazioni, chiarendo che la chiusura delle procedure aperte dai precedenti Governi deve avvenire in ogni caso nel rispetto dell'iter di legge.
In via generale è a questo punto evidente che occorre tener conto dei pronunciamenti della Commissione europea, che non ha più considerato l'opera tra le priorità e, non da ultimo, dallo stesso CIPE, che non ha incluso il ponte tra le opere infrastrutturali da finanziare nei prossimi anni. Sento pertanto di confermare che il Governo, consapevole della necessità di fornire una risposta definitiva al complesso e delicato problema, sta valutando la possibilità, in occasione della prossima legge di stabilità, di definire ogni profilo ancora aperto.

PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di replicare.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, non siamo molto soddisfatti della risposta, perché il Ministro non ci ha risposto in maniera così precisa su quello che era la seconda richiesta, quella di messa in liquidazione della società Stretto di Messina spa. È una società che è in piedi dal 1981, non ci pare che abbia prodotto granché se non delle spese. Ha un capitale sociale di 383 milioni di euro che mettendolo in liquidazione potrebbe servire per opere molto, ma molto più necessarie, come quelle che sono necessarie da noi, al Nord, perché si possa partire finalmente con infrastrutture che possano dare un rilancio all'economia del nostro territorio.
Constato ancora una volta che questo Governo non tiene in considerazione, non pensando di reinvestire questi fondi nelle nostre infrastrutture, delle giuste rivendicazioni dei territori del Nord. Mi sembra che avete la bussola rotta, quando non la perdete del tutto. Le dico sinceramente: ho sperato che ci desse una risposta molto più convincente e concreta. Voi state cincischiando e tenendo aperta una società che è improduttiva ed è completamente inutile, perché avete confermato voi, anche lei me lo ha confermato, che il ponte non si fa più - per fortuna, anche perché costava 8 miliardi e mezzo di euro - e continuate a tenere aperta questa società. Sono un po' esterrefatto: probabilmente volete salvaguardare il futuro della giovane speranza politica...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Togni.

RENATO WALTER TOGNI. ... che è da dieci anni alla guida di questa società. Parlo dell'onorevole Giuseppe Zamberletti, classe 1933, sei legislature in Parlamento e vari incarichi di Governo. Se così è, mi chiedo come fate poi a puntare indignati il dito contro gli sprechi, sia pur deprecabili, delle regioni, sprechi che a confronto di quelli verificatisi nella vicenda del ponte sono paragonabili a pochi spiccioli. Il Nord non è più disposto a pagare il conto a piè di lista di nessuno. Noi della Lega siamo qui per difendere i nostri territori e la nostra gente e la difenderemo fino in fondo.

(Iniziative per salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Acciai speciali Terni, anche in relazione alla proposta avanzata dalla società finlandese Outokumpu - n. 3-02506)

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino a facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02506, concernente iniziative per salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Acciai speciali Terni, anche in relazione alla proposta avanzata dalla società finlandese Outokumpu (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, signor Ministro, il senso Pag. 54di questa interrogazione a risposta immediata è nelle preoccupazioni che in queste ore stanno attraversando la comunità regionale umbra alla luce delle dichiarazioni improvvise e anche inaspettate dell'amministratore delegato della società Outokumpu. L'annuncio che è stato dato è quello sostanzialmente di scaricare il polo siderurgico ternano rispetto al piano presentato otto mesi fa dalla società Outokumpu di fusione con Inoxum, e quindi di costituzione di un grande gruppo siderurgico europeo. Questa dichiarazione ovviamente desta nella comunità regionale e nella città di Terni forti preoccupazioni anche alla luce del fatto che siamo di fronte ad una tendenza del mercato e del settore siderurgico, in modo particolare dell'acciaio inossidabile, di grandi trasformazioni con un competitore straordinario che è la Cina.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il Governo sta seguendo con molta attenzione ed interesse le vicende legate alla fusione di Outokumpu con Inoxum, che è la divisione di Thyssen cui fa capo il sito italiano che produce acciai speciali, viste - come diceva l'interrogante - le ricadute che le stesse hanno sul sito di Terni. Lo scorso mese di gennaio, a valle dell'annuncio della ThyssenKrupp di vendere la divisione Inoxum, il Governo ha convocato presso la Presidenza del Consiglio la ThyssenKrupp per verificare l'impatto sul sito di Terni, ottenendo le garanzie richieste anche in considerazione della strategicità del sito italiano considerato in Europa il più efficiente del settore. La ThyssenKrupp aveva motivato la sua decisione con l'impossibilità di garantire alla divisione Inoxum i necessari investimenti che avrebbero consentito agli impianti di essere competitivi sul mercato globale.
A seguito dell'accordo raggiunto con la società finlandese Outokumpu il Governo ha convocato il management dell'azienda per avviare una proficua collaborazione, ben consapevoli che l'intesa avrebbe dovuto ottenere l'approvazione dell'Antitrust europea. Il Governo italiano a livello diplomatico attraverso la propria rappresentanza permanente a Bruxelles ha seguito da vicino l'evoluzione della vicenda e la Commissione Antitrust, che avrebbe dovuto concludere i lavori entro il mese di settembre, ha deciso di proseguire con le indagini di secondo livello con riferimento ai problemi di concorrenza del mercato interno. Dalle informazioni raccolte sia da fonti ufficiali sia da contatti che il Ministero sta avendo con i responsabili nazionali e internazionali dei due gruppi risulta che la Commissione Antitrust sta ponendo condizioni assai stringenti in termini di riduzione della capacità produttiva della newco che si sta realizzando.
Nell'ultima comunicazione di Outokumpu del 1o ottobre 2012 il capo dell'azienda Mika Seitovirta ha dichiarato che ai fini dell'autorizzazione dell'Antitrust europea Outokumpu è disponibile a cedere ad un player terzo il sito di Terni (ed è la cosa cui faceva riferimento l'interrogante). Garantire l'integrità e lo sviluppo dell'unità produttiva di Terni è una priorità del Governo, che si è già impegnato attivamente e continuerà a farlo in ogni sede al fine di ottenere tale risultato. Ovviamente il Governo, anche a fronte delle dichiarazioni di Outokumpu, è impegnato a verificarne le reali intenzioni già dalle prossime ore e, se necessario, non mancherà di attivarsi presso i principali operatori italiani e internazionali del settore con il solo obiettivo di salvaguardare sia un importante asset industriale del Paese sia le competenze e i livelli occupazionali presenti nello stabilimento ternano. L'incontro di domani convocato presso il MiSE testimonia un impegno forte per impedire che una realtà importante della nostra industria sia sacrificata ad interessi diversi da quelli del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di replicare.

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CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, intanto ringrazio il signor Ministro. Bene il tavolo istituzionale convocato con urgenza, tuttavia diciamo da subito che secondo noi l'Italia non può uscire dalle produzioni di acciaio speciale e in generale dalle produzione di prodotti piani e di prodotti lunghi.
Il settore siderurgico è strategico per il nostro Paese e Terni ne rappresenta una parte di eccellenza, come lei stesso ricordava. Noi rimaniamo perplessi e preoccupati per l'ambiguità degli attori che sono intervenuti in questa vicenda. Forse qualcuno aveva pensato e continua a pensare che Terni debba diventare una quota di mercato per alcuni Paesi europei. Bene, quindi, la convocazione del tavolo e importante l'apertura di un'interlocuzione autorevole e forte con la società finlandese Outokumpu. Il Governo, tuttavia, deve dirci quali sono le condizioni che la Commissione Antitrust europea ha realmente posto rispetto al piano di fusione presentato da Outokumpu. L'industria dell'acciaio rappresenta un asset strategico per il Paese, non soltanto per le questioni legate ovviamente all'occupazione, per i quasi 40 mila occupati in Italia nel settore, ma anche per la bilancia dei pagamenti. Nonostante abbiamo una grande produzione di acciaio e anche di acciaio speciale - siamo il secondo Paese europeo -, tuttavia continuiamo ad importare. Questo significa che il nostro è anche uno dei mercati più importanti.
Concludo, signor Presidente, con un impegno che chiediamo al Governo, di garantire l'unitarietà del sito ternano. La strategicità del sito deriva dal fatto che le funzioni rappresentate dalle attività produttive svolte all'interno dell'impianto ternano debbano rimanere unite, innanzitutto per garantire una dimensione adeguata dentro un contesto mondiale, sia negli acquisti di rottame di qualità e pure di materie prime come il nichel, sia nella capacità di penetrazione dei mercati internazionali, anche alla luce della domanda mondiale che vede l'acciaio e la siderurgia, in Europa in riduzione e, quindi, in sovrapproduzione, ma nel mondo in aumento. Quindi, per competere dentro questo contesto mondiale abbiamo bisogno di garantire a Terni un ruolo che sia appunto quello strategico ed internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure urgenti per garantire la realizzazione di Expo 2015 secondo i programmi previsti - n. 3-02507)

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02507, concernente misure urgenti per garantire la realizzazione di Expo 2015 secondo i programmi previsti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, continuiamo a ritenere che l'assegnazione alla città di Milano di Expo 2015 rivesta un ruolo strategico fondamentale per l'economia dell'intero nostro Paese, anche in funzione anticiclica. Siamo, però, molto preoccupati per i ritardi dovuti anche a confusioni gestionali locali. L'appalto per le cosiddette «rimozioni di interferenze» è molto indietro e l'appalto relativo alla costruzione della «piastra», opera fondamentale, non può partire per questo motivo e così è atteso anche il DPCM di regolazione della governance del cosiddetto «padiglione Italia». È un allarme che davvero alziamo con preoccupazione perché l'Italia deve vincere questa sfida e, perciò, chiediamo al Governo quale misura intenda con urgenza adottare per garantire il successo di Expo 2015 e anche per prevenire le ipotesi circolanti di una richiesta al Bureau internationales des expositions di un rinvio o di una proroga dell'inizio dei lavori.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, Pag. 56onorevole Mantini, quattro grandi aziende sono come noto partner della società Expo 2015. Si tratta di Telecom Italia, ENEL, Cisco ed Accenture che stanno investendo complessivamente circa 150 milioni di euro nel progetto. Le previsioni di ricaduta economica al momento dell'assegnazione dell'Expo a Milano facevano riferimento, non solo alla realizzazione dell'evento, ma anche a tutte le opere connesse (metropolitane, strade e ferrovie) rientranti nelle competenze dei diversi soggetti attuatori che partecipano al tavolo Lombardia. La realizzazione dell'evento, nonostante le difficoltà iniziali, non è in ritardo.
Ciò è stato certificato in occasione delle visite del segretario generale del BIE e del commissario generale tedesco, che ha poi firmato il contratto di partecipazione della Germania e ha indicato un budget consistente per la partecipazione. Un numero crescente di Paesi aderisce - siamo oggi a circa cento - nella piena consapevolezza del progetto, della società e dei tempi di realizzazione.
In data 2 agosto di quest'anno la Expo ha sottoscritto l'accordo quadro che regola i rapporti con la società Expo PA ed ha stipulato il primo degli atti definitivi riguardanti la costituzione del diritto su superficie per la quasi totalità dell'intero sito espositivo.
Proprio in questi giorni si sta affiancando alla società che gestisce i lavori relativi alle «interferenze», la CMC, il raggruppamento temporaneo di imprese che gestirà i lavori della «piastra», capogruppo Mantovani, una società in grado di affrontare eventuali imprevisti, che sono sempre possibili, o approntare le necessarie migliorie in corso d'opera. Non sussiste alcuna incertezza sulla governance e sulla realizzazione del «padiglione Italia», in quanto i ruoli sono già stati individuati con DPCM del 22 ottobre 2008 e successive modificazioni, non da ultimo il DPCM del 3 agosto di quest'anno, nel quale la dottoressa Bracco è stata nominata commissario di sezione del «padiglione Italia». Tale incarico, congiuntamente a quello di presidente della società Expo, permette di mantenere una gestione unitaria, evitando duplicazioni di strutture con oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato e snellendo procedimenti, essendo in linea con quanto già espresso dalla Corte dei conti.
Si sta inoltre procedendo alla predisposizione dell'ultimo atto, il DPCM che disciplina in dettaglio la sua attività, fermo che lo stesso commissario è già impegnato sui contenuti della sua mission per gestire con attenzione tempi, costi e modalità di lavoro.
Il Governo, nonostante l'aggravato contesto economico e finanziario, conferma le spese previste dal bilancio dello Stato e dunque gli impegni assunti con il BIE, adoperandosi a tenere informato il Parlamento in merito ad ulteriori sviluppi inerenti l'Expo. In sintesi, si sta procedendo rapidamente. Non c'è motivo di ritenere necessaria la richiesta di un rinvio né l'evento, d'altro canto, è rinviabile.

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di replicare.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, che con precisione e competenza, come sempre, ha fugato dubbi e confermato l'impegno indiscutibile del Governo, che d'altra parte sta facendo la sua parte anche in termini di risorse. Accogliamo con piacere anche la notizia che anche l'ultima regolazione relativa alla governance sul «padiglione Italia» è in via di definizione: non avevamo dubbi su questo. Resta la nostra preoccupazione, perché le stime iniziali, veramente molto importanti, sulle previsioni dei vantaggi economici dell'Expo sono state molto ridimensionate e obiettivamente siamo in una corsa frenetica per l'esecuzione. Noi ci poniamo anche il tema del rispetto dei principi di concorrenza: vorremmo evitare che appalti di servizi, opere e progetti siano tutti in house, in linea naturalmente con la filosofia del Governo Monti e con le necessità. Dunque, con grande favore ringrazio il Governo per questa rinnovata attenzione, anche se le preoccupazioni restano. D'altra parte noi Pag. 57avremmo voluto davvero che l'Expo fosse non solo visto in una logica immobiliare, ma come una grande manifestazione, come disse anche il cardinale Martini, contro i peccati della globalizzazione, per le tante valenze culturali che ha questa manifestazione. Milano e la Lombardia sono una terra straordinaria di innovazione e di eccellenza. Noi dobbiamo vincere questa sfida dell'Expo 2015. L'Unione di Centro a tutti livelli conferma la piena collaborazione con i governi locali e nazionali per il raggiungimento di questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Dati rilevati dal Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) riguardanti le spese per il funzionamento degli organi istituzionali di regioni ed enti locali - n. 3-02508)

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02508, concernente dati rilevati dal Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) riguardanti le spese per il funzionamento degli organi istituzionali di regioni ed enti locali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, il Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), che ha definito, dal 2009 una codifica uniforme per tipologia di ente pubblico, rileva da anni le spese per il funzionamento degli organi istituzionali di regioni ed enti locali. In particolare, c'è una codifica unica che consente di verificare immediatamente i costi che riguardano, per quanto concerne le regioni ad esempio, per giunta e consiglio, le indennità, le spese per il funzionamento dei gruppi consiliari, i compensi derivati dalle partecipazioni agli organi istituzionali, eccetera.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Con questa interrogazione a risposta immediata, abbiamo chiesto i dati degli ultimi anni e, comunque, chiediamo se e come sia possibile mettere questi dati confrontabili a disposizione della pubblica opinione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Della Vedova, i dati del Siope, che riguardano le riscossioni e i pagamenti, sono disponibili, per la consultazione dei conti di cassa, solo a decorrere dall'anno 2009.
Nel merito dei quesiti posti, considerato il breve tempo a disposizione, rispondo solo con dati aggregati per livello di governo per i tre anni 2009, 2010 e 2011. Sono, però, in grado di mettere a disposizione dell'interrogante e di chi ne avesse interesse i dati analitici che sono stati richiesti. Per rispondere, in questo momento, posso leggere dalle tabelle che sono state predisposte alcune informazioni utili sui temi posti.
Per il complesso dei comuni italiani, la spesa complessiva per i codici 1325 e 1326 è ammontata, nel 2009, a 647 milioni, in calo fino ai 594 milioni del 2011. L'incidenza sulla spesa complessiva dei comuni (sulle spese correnti) è stata dell'1,3 per cento nel 2009 e dell'1,15 per cento nel 2011. Per quanto riguarda l'insieme dei comuni capoluogo, a cui si dirigeva nello specifico l'interrogazione, le percentuali sono state pari a circa lo 0,7 per cento nel 2009 e sono sostanzialmente stabili, in leggero calo, nei tre anni. Per dare un'idea anche delle differenze, mi permetto di citare solo due numeri: uno del comune nel quale ci troviamo adesso, nel quale l'incidenza della spesa è stata dello 0,3 per cento, e l'altro di un comune relativamente vicino, che è il comune di Viterbo, dove la spesa è ammontata a circa l'1,3 per cento.
Per quanto riguarda le province, l'incidenza della spesa è stata dello 1,29 per Pag. 58cento, sempre per gli stessi codici 1325 e 1326, nel 2009, ed è stata dell'1,3 per cento nel 2011; circa 112 milioni su un totale di 8.400-8.500 milioni.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Per quanto riguarda le regioni, considerando il loro insieme, l'incidenza della spesa per il codice 1101 è stata pari a circa lo 0,63 per cento nel 2009 e allo 0,59 per cento nel 2011. Ho con me a disposizione i dati per tutte le regioni e per tutti i comuni capoluogo di provincia per i tre anni, che metto a disposizione dell'interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio davvero per lo sforzo compiuto. È chiaro che l'interrogazione non poteva esaurirsi nel tempo della risposta, nel senso che lei non poteva certo dare tutti i dati. Credevo che i dati in realtà fossero disponibili già per l'anno 2006. Ma già nella sua esposizione - che pure dà solo i dati aggregati, quindi non ci permette di formulare un confronto di virtuosità tra enti locali e neppure tra regione e regione - questi dati, come lei ce li ha esposti, ad esempio con la diminuzione dell'incidenza della spesa di funzionamento degli organismi politici delle istituzioni regionali e il decremento rispetto alle spese complessive, danno una base di conoscenza necessaria ad incanalare la discussione, doverosa a maggior ragione dopo gli scandali cui assistiamo relativi alle spese per il funzionamento dei consigli regionali, sulla base dei dati e quindi della conoscenza di ciò che succede realmente. Credo che uno sforzo da parte del Ministero per una pubblicazione dei dati aggregati e dei dati disaggregati, che consentano un confronto immediato tra regioni e consentano all'opinione pubblica e alla stampa di verificare puntualmente anno per anno l'andamento della spesa per queste istituzioni, sia uno degli elementi di deterrenza alle malversazioni: i dati come base per la conoscenza, come strumenti di conoscenza attraverso i siti Internet, per formulare giudizi e anche per fare pressione sui livelli legislativi e sui livelli politico-istituzionali, affinché si possa uscire dalle situazioni che vediamo in queste settimane con meccanismi di spinte virtuose.

(Iniziative volte ad esonerare i comparti dell'ordine pubblico e della sicurezza dall'applicazione del blocco del turn over e delle assunzioni, con riferimento al periodo 2012-2015 - n. 3-02509)

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-02509, concernente iniziative volte ad esonerare i comparti dell'ordine pubblico e della sicurezza dall'applicazione del blocco del turn over e delle assunzioni, con riferimento al periodo 2012-2015 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, senza nulla togliere al suo prestigio, intanto lamento l'assenza del Ministro deputato alla materia, il che è uno schiaffo nei confronti delle vite che state bruciando con quello che avete fatto. Il problema della sicurezza e del contrasto sociale in Italia c'è, ed è pacifico da fuori e da dentro. Si risolve rafforzando gli organi di polizia, non come avete fatto voi tagliando il turn over e portandolo al 20 per cento. Occorre un turn over al 100 per cento, e non ci venite a dire che lo porterete dal 20 al 50 per cento, perché sappiamo già che servirà solo per spostare i militari VFP4 nei carabinieri. Questo non significa nulla, non significa aumentare gli organici, significa spostare organici da qua a là. Da ultimo, vi chiedo come intendete risolvere la vergogna del concorso carabinieri e marescialli che sono stati vinti da persone che hanno lasciato il posto di lavoro, sapendo di averne uno nuovo, e che voi avete lasciato a casa, distruggendo le loro vite (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Pag. 59

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, in merito all'interrogazione dell'onorevole Di Pietro, ricordo che le forze di polizia e anche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a differenza degli altri settori del pubblico impiego, hanno finora beneficiato della possibilità di assumere personale in numero pari a quello cessato dal servizio. Le strutture e il personale del comparto sono stati inoltre esclusi dall'ambito di applicazione delle disposizioni che prevedono la riduzione delle dotazioni organiche. Inoltre, per compensare il blocco stipendiale e le limitazioni imposte ai trattamenti economici, è stato istituito un fondo perequativo a favore del personale dei comparti sicurezza e del soccorso pubblico. I relativi stanziamenti sono già stati corrisposti per il 2011, mentre è ancora in fase di approfondimento e di definizione il decreto di attribuzione per il corrente anno. Il Governo intende perseguire l'equilibrio e il rigore e gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, nel rispetto tuttavia dello spirito della riforma, che è quello di garantire l'invarianza dei servizi resi ai cittadini.
L'Esecutivo, pertanto, non poteva non farsi interprete del problema della ricaduta sul turn over degli effetti dell'attuazione del programma di rimodulazione della spesa. In questa direzione, il Ministero della difesa ha proposto una modifica normativa che innalzerebbe la percentuale del turn over secondo un principio di gradualità. L'emendamento, condiviso dal Ministero dell'interno, è attualmente oggetto di un approfondimento di natura tecnica e potrebbe essere presentato nell'ambito della prossima legislazione. La proposta risponde ad una duplice esigenza: il rispetto dell'impianto complessivo della revisione della spesa e la salvaguardia dei livelli di sicurezza pubblica. Il Ministero dell'interno, pure in un momento di grande difficoltà economica, intende promuovere ogni possibile iniziativa per non fare mancare le risorse necessarie al sistema della sicurezza italiana nel suo complesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, con tutto il rispetto che ho per le istituzioni, devo dire che chi le ha scritto il temino che lei è venuto a riferirci qui a in Aula, non solo non fa parte delle forze dell'ordine, ma deve avere praticamente sbagliato oggetto.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non faccia il bambino cattivo, metta via quel cartello.

GIOVANNI PALADINI. Intanto le vorrei ricordare la sofferenza, anche naturalmente a livello operativo, che le forze dell'ordine stanno subendo, tutte le forze dell'ordine: Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria, e lei viene a dirci in Aula questa cosa, soprattutto per la sicurezza degli operatori e dei cittadini. Lei deve sapere che questi giovani che vogliono entrare nelle forze dell'ordine vogliono servire lo Stato onestamente e sono orgogliosi del loro Paese, caro signor Ministro, e vogliono impegnarsi anche con sacrifici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Infatti, lei deve sapere che i dipendenti del Ministero dell'interno e della difesa, gli operatori di polizia, vengono trasferiti a migliaia di chilometri, a differenza di altri pubblici dipendenti, e, come vede, sono sottoposti naturalmente a dei livelli di lavoro e anche di turn over molto difficili, comprese turnazioni «in quinta». Signor Ministro, lei non sa che l'ultimo concorso degli allievi agenti si è svolto nel 1996 - perché se no il temino lo avrebbe detto -, perché forse lei sta parlando di volontari in ferma breve di un anno, tre anni e quattro anni, che sono i VFB nei quattro anni. Anche per costoro avete fatto un macello che non finisce più, perché poi Pag. 60nella realtà essi non vengono assorbiti, ma sono già collocati dentro l'amministrazione.
Invece, tutti i partecipanti alle concorsualità esterne, compresi i marescialli, gli allievi carabinieri, gli allievi agenti e quelli che erano gli ausiliari, questi signori hanno lasciato il loro posto di lavoro e sono venuti qua per servire lo Stato. Questo lei lo capisce, signor Ministro? È un tema molto importante. Addirittura, nella Polizia di Stato sono stati assunti, anche questi nel 1996 i civili anno 2002 e 2003; quindi ultimo concorso, ultima chiamata, con un punteggio di 7,75 non sono stati chiamati. Sono passati sedici anni e lei viene qua con il temino a dire quello che fanno le forze dell'ordine. Ma lei sa di cosa ha parlato oggi? Dovete assumere! È questo il tema! Dovete assumere, perché con il blocco del turn over dell'80 per cento non ce la fanno più (L'onorevole Barbato espone un cartello recante la scritta: «+ 1886 giovani carabinieri - casta»)!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la richiamo all'ordine.

GIOVANNI PALADINI. Lo capite questo? Giovani attivi che vogliono entrare a servire lo Stato, patrimonio di tutti, patrimonio importante.

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, concluda.

GIOVANNI PALADINI. Signor Ministro, la ringrazio. Le volevo dire ciò perché chi le ha scritto il temino non sa neanche quello che le ha scritto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - L'onorevole Barbato espone nuovamente un cartello recante la scritta: «+ 1886 giovani carabinieri - casta»).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Questo comportamento da bambino cattivo non è degno della sua dignità come rappresentante del popolo italiano.

(Iniziative volte ad eliminare la tassa annuale per il passaporto a carico dei cittadini italiani residenti in Paesi non comunitari - n. 3-02510)

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02510, concernente iniziative volte ad eliminare la tassa annuale per il passaporto a carico dei cittadini italiani residenti in Paesi non comunitari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, recante disposizioni sulle funzioni e sui poteri consolari, autorizza l'autorità consolare al rilascio e al rinnovo del passaporto ai connazionali residenti all'estero.
Tenga presente, signor Ministro, che si tratta di una necessità, più che economica, di carattere psicologico che tiene i nostri connazionali ancorati ad una identità cui sono particolarmente legati. Vorrei sapere se non si ritenga necessario ed urgente, al fine di evitare inopportune discriminazioni nei confronti dei nostri connazionali residenti all'estero, eliminare l'ulteriore «balzello» in oggetto gravante sulla numerosa comunità di italiani residenti in Paesi non comunitari, prevedendo come unico requisito, per fruire dell'esenzione, quello della residenza all'estero e della regolare iscrizione all'AIRE.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole interrogante chiede al Governo in termini sostanziali di valutare la possibilità di eliminare la tassa di concessione governativa sul passaporto per i cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti all'AIRE. In proposito, devo rappresentare che sono in Pag. 61corso in seno al Governo tra i vari Dicasteri interessati (esteri, interno, economia e finanze, giustizia e difesa) confronti tecnici per un riordino dell'attuale normativa in materia di passaporti.
In tale sede tecnica è emersa la proposta di una eliminazione dell'attuale tassa di concessione governativa che potrebbe essere sostituita da un contributo una tantum al momento del rilascio del documento. Gli uffici interessati si stanno confrontando su questo punto, anche perché la mera soppressione del prelievo cui fa riferimento l'onorevole interrogante comporterebbe una perdita di gettito di circa 50 milioni di euro su base annua. Sarà dunque possibile riferire più dettagliatamente sulla questione non appena conclusi i lavori di approfondimento tecnico che sono in corso.

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di replicare.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della sua risposta. Premesso che è giacente un mio progetto di legge n. 2472 in merito alla modifica dell'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967 n. 200 concernente l'esenzione dalla tassa annuale sulla concessione governativa relativa al passaporto in favore di cittadini residenti all'estero, tengo a sottolineare che il passaporto, per un residente italiano all'estero, rappresenta un cordone ombelicale che lega l'anima dei connazionali alla loro terra.
Signor Ministro, il passaporto è un po' come quella coperta che rappresentava per Linus, famoso personaggio di Charlie Brown; il paradosso sta nel fatto che essi sarebbero contenti di pagare il balzello, addirittura incluso negli oneri iniziali di richiesta, per non sentirsi mortificati di passare attraverso il gioco del rinnovo coatto annuale che li costringe a lunghi viaggi per raggiungere sedi consolari lontane quando non esistenti. Sta alla sensibilità e al discernimento delle istituzioni italiane valutare e tenere in considerazione questi aspetti che non investono unicamente la loro economia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Dozzo, Fava, Franceschini, Frassinetti, Iannaccone, Leo, Lucà, Misiti, Moffa, Nucara, Pisicchio, Santelli e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 16,11).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei formularle una proposta di rimodulazione dell'ordine del giorno dei nostri lavori, proposta che credo sia condivisa da tutti gruppi, ma ovviamente la pregherei poi di fare anche una verifica in questo senso. In particolare, per quel che riguarda il pomeriggio, considerato che domani abbiamo deciso di proseguire con l'esame del Documento di economia e finanza, le chiederemmo di indirizzare i punti 6, 7, 8 e 9 all'ordine del giorno nel Pag. 62seguente ordine: arrivare subito al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Codurelli ed altri, riguardanti la disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori; poi, a seguire, il seguito della discussione del disegno di legge e del documento recante Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee, cioè la legge comunitaria; quindi, come terzo punto, il seguito della discussione delle proposte di legge sulla nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense e, quindi, come quarto punto, il seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri sulla Calabria.
È del tutto evidente, signor Presidente, che con il tempo che abbiamo a disposizione non tutto sarà possibile. Quello che non riusciamo a fare ovviamente può essere inserito all'inizio del calendario dei lavori della prossima settimana. Però, in particolare, le chiederei che il primo punto possa essere la prima questione sulla quale cominciamo a lavorare.

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, chiaramente il gruppo si adeguerà a quella che è la volontà della maggioranza dell'Aula sulla proposta che è stata appena formulata, però non posso che stigmatizzare la situazione che si sta protraendo giorno dopo giorno, rispetto a una necessità che reputo di notevole urgenza. Noi abbiamo inserito la discussione sulle mozioni relative alla Calabria, perché la Calabria è una regione che sta vivendo una situazione di forte emergenzialità.
Abbiamo cercato di unificare gli sforzi per definire una mozione unitaria, sulla quale sinceramente ho le mie perplessità, che però contiene qualcosa che può dare impulso alla Calabria, e ancora oggi sentiamo questa proposta di rinvio. A quando? Perché se addirittura la mozione per la Calabria la mettiamo, nemmeno dopo questa proposta, ma addirittura dopo il terzo o quarto punto, quindi significa che anche per questa settimana non si arriverà a definire il tutto. Ecco, è bene che i calabresi sappiano quanto interessa la Calabria al Parlamento tutto.

PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, ho compreso il contenuto del suo intervento, ma vorrei capire se parla a nome del gruppo, e quindi il gruppo chiede di votare sull'inversione dell'ordine del giorno, oppure è una sua posizione personale che rimane agli atti. C'è l'accordo anche del suo gruppo?

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, chiedo di votare.

PRESIDENTE. A nome del gruppo, quindi?

ANGELA NAPOLI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avevo avuto la sensazione di aver parlato con il presidente del gruppo e quindi, se ho sbagliato perché magari ho parlato con qualcun altro e non me ne sono reso conto, chiedo scusa. Volevo dire, signor Presidente, e spiegare alla collega Napoli, che il primo firmatario della prima mozione sulla Calabria è il segretario del mio partito, onorevole Bersani.
Quindi, l'onorevole Angela Napoli può immaginare quanto noi siamo convinti di affrontare questo argomento.
Forse in alcuni casi, se si chiede un rinvio, è perché magari appare possibile effettivamente presentare una mozione unitaria. Visti quali sono i problemi della Calabria, sarebbe molto importante che vi fosse una mozione unitaria e che unitariamente fosse votata da tutti. Se si chiede non di rinviarla alle calende greche, ma di Pag. 63spostarla presumibilmente a martedì prossimo, è perché, per raggiungere questo obiettivo, forse è ancora necessaria qualche ora di tempo e non ci trovo in ciò nulla di male.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi sembra che la sua proposta fosse chiara e lei l'ha ribadita adesso nell'intervento appena fatto. In ogni caso, la proposta dall'onorevole Giachetti è di invertire l'ordine del giorno nel seguente modo: procedere immediatamente al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori; passare successivamente alla «legge comunitaria»; indi al seguito della discussione della proposta di legge sulla nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense; quindi, alle mozioni sulla Calabria.
Permanendo la richiesta dell'onorevole Angela Napoli a nome del suo gruppo di metterla in votazione, se non c'è nessuno che vuole intervenire a favore o contro credo che potremmo procedere alla votazione che, lo ricordo, è senza registrazione dei nomi. Tuttavia abbiamo un problema, onorevole Angela Napoli, riguardo all'essere delegato d'Aula o meno, perché l'osservazione dell'onorevole Giachetti non è personale, ma regolamentare ed oggettiva. Ci sono un presidente di gruppo e dei delegati d'Aula.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ad ulteriore conforto credo che l'onorevole Giachetti, che non è nuovo alle dinamiche di quest'Aula, prima di fare una proposta del genere abbia consultato tutti i gruppi, ivi compreso il vertice del gruppo di Futuro e Libertà.
Pur tuttavia, o la Presidenza ritiene di apprezzare le circostanze - io dichiaro ovviamente il sostegno da parte del mio gruppo alla proposta dell'onorevole Giachetti - oppure di doverla comunque porre in votazione, senza quindi apprezzare le circostanze, sapendo che si tratta di una votazione senza registrazione dei nomi e che, comunque, poi si procederà diversamente, atteso che la proposta dall'onorevole Giachetti mi sembra assolutamente lineare e condivisibile.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, è molto chiaro. Mi sembra che la Presidenza possa decidere in questa direzione e cioè di porre in votazione con procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, così come proposta dall'onorevole Giachetti e ribadita dalla Presidenza in sintesi per tutta l'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Giachetti.

(È approvata).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Codurelli ed altri; Cazzola ed altri: Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori (A.C. 2438-5382-A) (ore 16,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Codurelli ed altri; Cazzola ed altri: Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori.
Ricordo che nella seduta del 24 settembre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame articoli - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione. Pag. 64
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (vedi l'Allegato A - A.C. 2438-5382-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2438-5382-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, affrontiamo oggi un provvedimento che ha diversi aspetti. Si prova con questo provvedimento a regolamentare il rapporto di lavoro del deputato con il collaboratore, tenendo conto della specificità di questo rapporto, del contesto e fissando una serie di caratteristiche.
La prima, si tratta di un rapporto di lavoro molto particolare, tipicamente fiduciario. Il collaboratore ha con il parlamentare una relazione molto stretta, deve essere una persona di completa fiducia e ci possono essere situazioni che comportano anche, per esempio, l'interruzione ad nutum del rapporto, proprio per le caratteristiche che ha. Si tratta di un rapporto di lavoro chiaramente temporaneo, legato alla durata della legislatura, con la caratteristica, proprio per questo tipo di legame, che può essere interrotto anche prima dei cinque anni, quando cioè, per esempio, c'è l'interruzione della legislatura e a quel punto anche il rapporto di lavoro decade.
Quindi abbiamo visto la temporaneità, la specificità, l'assoluta relazione di fiducia che ci deve essere e tutti questi elementi ricadono in una serie di tipologie che però si possono presentare sia come rapporto di lavoro dipendente oppure come rapporto di lavoro configurato come parasubordinato - penso al contratto a progetto, che lo descrive in grande pienezza, secondo me - ma può essere anche un rapporto di lavoro che si configuri come rapporto di lavoro autonomo, proprio perché la tipologia della relazione, i contenuti e il modo in cui la prestazione si esplica sono molto diversi e possono assumere forme diverse, dalle forme di segreteria più banali agli approfondimenti specifici di una serie di argomenti, all'aiuto fattivo nella redazione delle proposte di legge, all'approntamento degli atti di sindacato ispettivo, a particolari ricerche e approfondimenti di cui il lavoro del parlamentare può avere bisogno.
Il collaboratore parlamentare è tutto questo, deve fare tutto questo o alcune di queste cose, eppure noi ci troviamo in una fase molto bizzarra in cui è come se si fosse riconosciuto da più parti che in Italia c'è una situazione di svalutazione di questo tipo di lavoro; in effetti la mancata regolamentazione, un costume molto discutibile che si era instaurato nel nostro Paese per un periodo, aveva portato proprio ad una sorta di svalutazione di questo rapporto di lavoro, della figura del collaboratore e secondo me questo non è separato dalla svalutazione che viene fatta anche del lavoro parlamentare più in generale.
Per cui a me sembra importante che la Camera recuperi tutto questo oggi e presenti una proposta di legge che noi speriamo venga approvata dal Parlamento. L'articolazione di questo testo unificato di proposte di legge e gli emendamenti che sono stati proposti - ce ne sono alcuni presentati dalla Commissione che ne racchiudono altri, su alcuni altri poi si vedrà il parere che verrà dato dal relatore e poi dal Governo - essenzialmente dicono che un parlamentare può avere un collaboratore; nel caso in cui abbia un collaboratore, il rapporto di lavoro è fra il collaboratore e il parlamentare, però è la Camera che provvede direttamente al pagamento del collaboratore, quindi titolare del rapporto resta il parlamentare ma la Camera si assume una serie di funzioni, da Pag. 65una parte quella del pagamento del corrispettivo al collaboratore e dall'altra assolve ad una serie di funzioni legate al rapporto di lavoro, che sono le questioni relative ai contributi, quelle relative ai diversi versamenti che vanno fatti.
Questo come può essere possibile? Si rende possibile attraverso un regolamento, che l'Ufficio di Presidenza della Camera dovrà, nella sua autonomia, predisporre, e a cui si rivolge il provvedimento per dare una serie di indicazioni possibili, che fissi e apposti in modo specifico le risorse per la retribuzione e gli oneri relativi al pagamento dell'assistente parlamentare, proprio per questa finalità.
Quindi, siamo in una situazione esplicita in cui servizi e forniture particolari vengono in questo modo pagati direttamente dalla Camera a fronte di una rendicontazione oppure, semplicemente, come in questo caso, a fronte della presentazione del contratto fra parlamentare e collaboratore parlamentare, che le due parti convengono e definiscono.
Questi sono gli elementi fondamentali contenuti nel testo unificato delle proposte di legge. Si dà, poi, la possibilità al parlamentare di attivare ulteriori rapporti con altri collaboratori, ma - viene detto esplicitamente nel provvedimento - «con retribuzione e con oneri accessori a proprio esclusivo carico».
Questo significa, signor Presidente, che si lascia, dunque, un grado di libertà molto ampio al parlamentare: quest'ultimo può avere un collaboratore, non averne nessuno, può averne diversi, che vengono pagati direttamente alla Camera nei limiti delle risorse messe a disposizione e appostate in modo specifico per queste cose, oppure può averne altri al di fuori dei fondi appostati esplicitamente per pagare retribuzioni e oneri accessori in relazione agli assistenti, ma per questi altri dovrà provvedere con fondi esclusivamente suoi.
Signor Presidente, questo provvedimento arriva in un momento molto particolare, di grandi critiche espresse dall'opinione pubblica verso il lavoro dei parlamentari relativamente ai costi e anche relativamente ad un uso, secondo me, distorto dei fondi pubblici.
Si tratta di una disciplina che noi proponiamo che l'Ufficio di Presidenza assuma e trasformi in regolamento per superare tutto questo, tentando di impostare - è solo un inizio, mi rendo conto - una pratica che faccia riferimento alle tre semplici regole che sono state stabilite nel Parlamento europeo e che speriamo, in modo più convinto, nel prosieguo, anche questa Camera possa assumere.
L'altra cosa importante è che in questo modo noi pensiamo che si possano assolvere tutte le cose da fare e concludere l'iter in modo da poter permettere alla XVII legislatura di iniziare con rapporti di lavoro stabiliti utilizzando questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Borghesi 1.20.

SILVANO MOFFA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Borghesi 1.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Borghesi 1.20.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI PALADINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 66

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, intervengo per dire che l'emendamento in esame riguarda quanto previsto dall'articolo 1 del provvedimento in oggetto secondo cui «I membri del Parlamento possono essere assistiti, per le attività connesse al proprio mandato, da collaboratori da loro liberamente scelti tra personale esterno alle amministrazioni delle Camere, secondo le disposizioni previste dalla presente legge» e con esso si prevede la sostituzione della parola «possono» con la parola «devono».
Infatti, prima si predispone un dispositivo con cui si vuole permettere ai collaboratori di essere finalmente inseriti in un contesto specifico e, soprattutto, pagati dalla Camera, poi ecco la prima falla, la prima condizione: dopo aver fatto bei discorsi l'articolo 1, invece di essere imperativo e chiaro utilizzando il termine «devono», utilizza il termine «possono». Quindi, sostanzialmente, stiamo prendendo in giro sia i collaboratori, sia i cittadini, sia tutti i colleghi qui in Aula perché se nell'articolo 1 si utilizza il termine «possono» di che legge si tratta? A cosa serve? Cosa facciamo qua? Oggi, cosa votiamo? Non votiamo nulla perché il termine «possono» implica una facoltà, mentre il termine «devono» è più chiaro.
Non si può usare il termine «possono» perché se si utilizza questo termine, a questo punto, non ha neppure senso proseguire con l'esame degli altri articoli del provvedimento in oggetto! Non ha senso perdere tempo qua dentro! È vero che molti non ascoltano e non sono interessati, ma se si vuole risolvere il problema dei collaboratori non si dovrebbe inserire il termine «possono» nel testo dell'articolo 1. Bisogna utilizzare il termine «devono» perché non ha senso altrimenti portare avanti, qui in Aula, attività che servono esclusivamente per fini esterni, pubblici, tanto per far vedere che abbiamo approvato la legge sui collaboratori.
Con l'emendamento in esame chiediamo l'inserimento del termine «devono» nel testo dell'articolo 1. Mi sembra strano che il parere del relatore e del Governo sia contrario! Non andiamo neanche avanti, perché non ha senso adottare un provvedimento il cui articolo 1 utilizza il termine «possono» anziché «devono» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo brevemente.
Credo che, comunque, non si possa obbligare un parlamentare a stipulare un contratto con un collaboratore, mi pare che i parlamentari possano decidere se farlo o meno. Sarebbe veramente singolare che i parlamentari fossero obbligati a prendersi un collaboratore.
Qual è il problema risolto nel provvedimento in oggetto? Il problema è che, se non vi è un contratto con il collaboratore, non vi è neppure l'appannaggio riconosciuto a questo titolo. Questo è previsto da un'altra norma. Mi pare che siamo abbastanza garantiti, così come lo sono anche i collaboratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi ha già anticipato il collega Cazzola. Il termine «possono» non è riferito al rapporto giuridico di lavoro, nel senso di prevedere un rapporto codificato, ma si riferisce, invece, alla possibilità che un parlamentare sia assistito da un collaboratore. È chiaro che se la scelta cade sulla collaborazione, questa diventa poi un obbligo regolarizzarla. Mi pare sufficientemente chiaro.
Quindi, l'emendamento in oggetto, a mio parere, non ha molto senso. La libertà di scegliere un collaboratore esiste, così come esiste l'obbligo di regolarizzare il relativo rapporto.

Pag. 67

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, peccato che successivamente, all'articolo 2, si dica che se non ci si avvale della facoltà di cui all'articolo 1 viene meno anche il divieto di dare delle remunerazioni a coniugi, parenti e affini entro il terzo grado.
Allora, a questo punto, qualcuno dovrebbe chiarirci per quale motivo si è sentito il bisogno di inserire questa formula, il che autorizza a dire che, se io non opto per la facoltà di cui all'articolo 1, tutto continua come è oggi, quando noi abbiamo visto situazioni davvero preoccupanti e inaccettabili che potranno continuare, tutto com'è oggi. Infatti io continuerò ad incassare il relativo importo e ne farò quello che voglio, come succede oggi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bonaiuti, Osvaldo Napoli, Valentini, D'Alema, Capano, Gava, Goisis... onorevole Crolla...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 412
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato
16
Hanno votato
no 396).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Razzi, Crolla, Sereni, Scandroglio, Bellotti, Vignali, Rota, Marchignoli... ancora l'onorevole Vignali... onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
396
Hanno votato
no 20).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2438-5382-A).
Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Contento 2.20 e 2.21.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Borghesi 2.22 e Mario Pepe (Misto-R-A) 2.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, vorrei precisare che il Governo, in considerazione della natura delle specifiche tematiche trattate dalla proposta di testo unificato e stante l'autonomia dei due rami del Parlamento, si rimette all'Assemblea.

Pag. 68

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Contento 2.20.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Contento 2.20, formulato dal relatore.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, dovrei dire «non capisco, ma mi adeguo», nel senso che non posso negare alla richiesta del presidente Moffa - che stimo e con cui ho un rapporto anche di amicizia profondo - di ottemperare alla richiesta di ritiro.
Se lei me lo consente, motivando lo stesso, faccio una valutazione. Infatti, quello che non si comprende è come mai, se questo contratto sia affidato sostanzialmente alla libera volontà delle parti e quindi all'accordo, quell'accordo non possa disciplinare anche il recesso. Sarebbe la cosa più coerente e più corretta. Oppure non si comprende perché, trattandosi di una disciplina speciale e per evitare ragioni di conflitto, la stessa legge non possa indicare lo stesso recesso valido per tutti: avremmo una norma speciale che non può essere derogata dalla volontà individuale, ma che vale per tutti e che metterebbe al riparo anche la Camera, in caso di ottemperanza come previsto all'articolo 3 agli emolumenti, da rischi di sorta.
Ma la cosa è ancora più complessa per quanto concerne il relativo comma 2 dell'articolo 2.
Perché se questo contratto di regola deve avere la durata del mandato parlamentare, come è ovvio che sia, e se addirittura cessa nel preciso istante in cui viene meno il mandato del diretto interessato, non capisco che bisogno ci sia di disciplinare il recesso o che paure ci possano essere nel non disciplinarlo. Ad ogni buon conto, Presidente Moffa, come ho detto, e concludo, accetto l'invito al ritiro dei miei emendamenti 2.20 e 2.21.

PRESIDENTE. Onorevole Contento, mi scusi, visto che c'è, accetta l'invito al ritiro anche del suo emendamento 2.21, in nome del menzionato rapporto?

MANLIO CONTENTO. È già stato ritirato, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non avevo sentito il plurale e mi ero soffermato sulla natura del rapporto. Prendo dunque atto che gli emendamenti Contento 2.20 e 2.21 si intendono ritirati.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.

SILVANO MOFFA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole relatore. Non intendevo toglierle la parola...

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricambiare la cortesia e la gentilezza dell'onorevole Contento...

PRESIDENTE. Siamo tutti più gentili oggi...

SILVANO MOFFA, Relatore. ...e per rassicurarlo sul fatto che con l'emendamento 2.100 della Commissione abbiamo effettivamente disciplinato il recesso, facendo riferimento unitamente al contratto individuale stipulato dalle parti. Quindi, è evidente che il riferimento all'articolo 2118 del codice civile è fatto assolutamente salvo e non potevamo fare diversamente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galletti... onorevole Zunino... onorevole Compagnon, per cortesia, guardi che c'è il Presidente Casini... onorevole Perina... onorevole Consolo... onorevole Mondello... onorevole Costa... onorevole Ruben... onorevole Bressa... onorevole Costa... l'onorevole Milo vuole votare? Prego...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato
422
Hanno votato
no 17).

Passiamo all'emendamento Borghesi 2.22.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è esattamente il ragionamento del mio precedente intervento e non può essere possibile un'interpretazione diversa da quella che ho dato prima. L'emendamento recita: «I membri del Parlamento, ove intendano avvalersi dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 3, comma 1, non possano stipulare contratti di lavoro, ai sensi del presente articolo, con il coniuge ovvero con propri parenti o affini entro il secondo grado». È evidente e assolutamente pacifico che, ove non si avvalgano di questa normativa, possono stipulare qualunque rapporto di lavoro, anche con il coniuge, con i parenti e gli affini entro il secondo grado, ciò che oggi è vietato dalle disposizioni dei Regolamenti della Camera dei deputati ed io trovo assolutamente inaccettabile che si ritorni indietro su questo punto. Per questo noi proponiamo il mio emendamento 2.22 che lascia per tutti valido il principio che non si possono assumere né il coniuge, né parenti o affini entro il secondo grado.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, sono rispettabili tutte le opinioni e le valutazioni, ma credo che voler assolutamente dire cose che non corrispondono a quanto c'è scritto nel provvedimento sia una valutazione di tutta l'Assemblea... è stabilito chiaramente che non si possano stipulare contratti con parenti e affini entro il secondo grado. Il problema a monte è quello - lo ha spiegato molto bene ancora oggi, forse l'Aula era quasi vuota, la collega Gatti e anche nella discussione generale che è avvenuta il giorno 24 settembre - dello spirito complessivo del provvedimento.
Ora questo provvedimento fa un passo avanti enorme, e voler disconoscere questo vuol dire non volere cambiare assolutamente nulla, perché il problema è che sarà, semmai, la discussione nel merito del Regolamento che dovrà fare la Camera, che ometterà o meno. Ma lo spirito è che a fronte di un contratto regolare consegnato alla Camera si avrà il rimborso. Diversamente questo non avverrà. Questo credo che sia contenuto, basta leggere gli articoli del provvedimento, e non c'è scritto niente di diverso. Per questo chiediamo di votare contro questo emendamento dell'onorevole Borghesi, perché ritorna sempre sulla stessa cosa, continuando nello spirito per dire che questo provvedimento non serve a niente, perché non si vuole cambiare nulla, e questo è di una gravità inaudita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor presidente, intervengo solo per chiarire all'Aula e all'onorevole Borghesi, perché abbiamo discusso in Commissione approfonditamente di queste proposte di legge, che ovviamente la norma bisogna leggerla nel suo complesso. Vorrei ricordare all'onorevole Borghesi che all'articolo 3 è specificamente scritto che l'Ufficio di Presidenza dovrà stanziare delle specifiche somme, che il deputato o il senatore potrà usare soltanto se ci saranno stipule di accordi diretti, pagati dalla Camera, con il proprio collaboratore. Se il deputato non vuole avvalersi di questa facoltà può non farlo, però i soldi li tiene la Camera, giustamente. Quindi dopo, i propri soldi, che non sono più dunque quelli riservati per il collaboratore, i propri soldi del Pag. 70proprio stipendio e della propria indennità - abbiamo ritenuto così - può darli a chi crede. Ma non esiste più che se un deputato prende dei soldi per il collaboratore poi li utilizzi per altro, perché sarà la Camera direttamente a dare i soldi al collaboratore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.22, non accettato dalla Commissione, e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... onorevole Perina... onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato
20
Hanno votato
no 427).

Passiamo all'emendamento Mario Pepe (Misto-R-A) 2.23. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Mario Pepe (Misto-R-A) 2.23, formulato dal relatore.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, non capisco questo invito al ritiro. Siete veramente cattivi nei confronti dei collaboratori dei parlamentari, i quali a fine legislatura spesso restano senza lavoro, e allora perché non dare anche loro le tutele che hanno gli altri lavoratori? Per questo chiedo il voto su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per un chiarimento anche in questo caso. Quando si parla - leggendo tutti gli articoli del provvedimento - di rapporto fiduciario, il deputato sceglie, fa il contratto e lo consegna: è un rapporto, proprio quello che verrà anche scritto bene, identificato nel contratto a progetto, previsto dalla legge, e anche con le modifiche che sono state introdotte nella riforma del mercato del lavoro. Dunque, stia tranquillo l'onorevole Pepe che non si vuole assolutamente lasciare nessuno senza provvedimenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (Misto-R-A) 2.23, non accettato dalla Commissione, e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Perina... onorevole Marini... onorevole Sardelli... onorevole Bonciani... onorevole Ravetto... onorevole Aniello Formisano... onorevole Fitto... onorevole Valentini... onorevole De Girolamo... onorevole Samperi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato
28
Hanno votato
no 417).

Prendo atto che il deputato Buonanno ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 71

Onorevoli Veltroni, Tommaso Foti, Orlando, Marchignoli, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 447
Astenuti 4
Maggioranza 224
Hanno votato
422
Hanno votato
no 25).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Menia e Toto hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2438-5382-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Borghesi 3.22 e Mario Pepe (Misto-R-A) 3.25, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Catanoso 3.20, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.101. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Gatti 3.21 e Borghesi 3.24, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.102. La Commissione, infine, esprime parere favorevole sull'emendamento Paladini 3.23, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 3.020.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 3.22, per il quale il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, solo per segnalare che non so se a tutti sia noto che esisteva già da molti anni, dagli anni Novanta, un protocollo tra la Camera dei deputati e l'INPS in base al quale l'INPS ha un codice preciso per i deputati che intendano diventare datori di lavoro assumendo con un regolare contratto, come è oggi possibile, un collaboratore stabilendo, altresì, che, come avviene in base alla disciplina fiscale vigente, il deputato datore di lavoro non è sostituto d'imposta. Questo non è che faccia risparmiare le tasse al collaboratore, però toglie un'incombenza abbastanza complessa e grave al deputato che è quella, non essendo sostituto d'imposta, di dovere tutti i mesi calcolare anche l'imposta e versarla, con tutti gli adempimenti fiscali conseguenti.
Non capisco perché con questa norma andiamo ad appesantire una situazione che fiscalmente non prevede il deputato come datore di lavoro. È la stessa situazione che esiste, ad esempio, per chi assuma un collaboratore familiare, per il quale non è previsto il fatto di essere sostituto d'imposta.
Noi andiamo ad aggiungere un'incombenza che prima non c'era e non si capisce francamente il motivo dell'aggiunta che è stata fatta. Quindi, l'emendamento intendeva riportare alla situazione attualmente esistente con la quale il deputato versa soltanto i contributi e non anche tutte le ritenute fiscali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

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MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, noi ci teniamo fondamentalmente a sottolineare che questa proposta di legge serve ovviamente per dare certezza e sicurezza, sia ai collaboratori e alle collaboratrici parlamentari sia a tutto quello che si è continuato a dire rispetto alla regolarità o meno dei contratti per queste figure professionali.
È evidente che la nostra volontà, la volontà sia dei firmatari di una proposta che dell'altra, è quella di mettere chiarezza rispetto a tutto ciò. È importante che la Camera si assuma l'onere in termini amministrativi di gestire questi rapporti e, quindi, che la Camera abbia tutte quelle che possono essere le incombenze amministrative. Infatti, in questo andiamo anche nella direzione dei colleghi che hanno chiesto di essere liberati da quello che può essere l'onere di gestione, in qualità di datore di lavoro, rispetto al rapporto di lavoro con i propri collaboratori.
Quindi rimane nella sostanza la parte fondamentale del rapporto fiduciario, dunque ogni parlamentare ha la possibilità di scegliere la persona che ritiene più idonea rispetto alle proprie scelte e alla propria idea di come intende svolgere questo lavoro ed ovviamente invece viene liberato da tutte quelle che possono essere le incombenze amministrative. È chiaro che quindi andiamo nella direzione della trasparenza, della certezza, ma non vogliamo neanche porre troppi vincoli rispetto a quello che deve rimanere un rapporto fiduciario, un rapporto di collaborazione, un rapporto che nella sostanza risponda a quelle che possono essere le reali esigenze del parlamentare, dando però garanzie.
Rispetto anche all'intervento di prima, è evidente che tutti gli ammortizzatori sociali e tutte le regole previste per i normali rapporti di lavoro vengono applicati anche ai collaboratori e alle collaboratrici parlamentari, rispetto ai rapporti di lavoro a tempo determinato o le collaborazioni a progetto, che già sono regolamentate comunque dal diritto del lavoro e anche dalla recente riforma. Quindi vorremmo fosse chiaro che questa è la volontà, quindi da questo punto di vista abbiamo cercato di applicare le forme più semplici possibili sia per il collaboratore sia per il parlamentare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3.22, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa, Zunino, Letta, D'Antoni, Capano, Calvisi, Stanca, Maroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato
20
Hanno votato
no 433).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mario Pepe (Misto-R-A) 3.25.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, io vorrei chiedere all'Aula di dare un dispiacere al relatore Moffa, perché è un momento in cui la politica ha bisogno di un vero e proprio scisma morale, di separare l'interesse pubblico dall'egoismo privato. Ora questo emendamento serve ad evitare che la moglie di un parlamentare diventi l'assistente di un altro parlamentare e credo che questa norma in questo momento faccia bene alla politica, pertanto io chiedo ai colleghi di votare a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 73
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (Misto-R-A) 3.25, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ferrante, Saltamartini, Calvisi, Sardelli, Boccuzzi, Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
8
Hanno votato
no 453).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 3.100, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Perina, Goisis, Vignali, Crosetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 459
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
453
Hanno votato
no 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Catanoso 3.20.
Prendo atto che il presentatore è assente, si intende che lo abbia ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.101 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli... onorevole Buttiglione... onorevole Centemero... onorevole Galletti... onorevole Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 465
Astenuti 3
Maggioranza 233
Hanno votato
463
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Gatti 3.21 è precluso dall'emendamento 3.101 della Commissione.
Passiamo all'emendamento Borghesi 3.24.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 3.24 formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi pensiamo che ci sia anche un problema di controllo delle attività che sono indicate nel contratto di lavoro. Siccome, com'è noto, oggi abbiamo casi di collaboratori parlamentari assunti come collaboratori familiari - perché di questo si tratta -, io credo che questo emendamento abbia lo scopo di dire che le attività indicate nel contratto di lavoro siano connesse all'esercizio delle funzioni parlamentari e la tipologia contrattuale prescelta dalle parti risulti compatibile e coerente con l'attività svolta. Ciò vuol dire che non esiste, non può più esistere, che qualcuno assuma un collaboratore parlamentare con il contratto da collaboratore familiare, come è già successo e come sta succedendo. Se quest'Aula ritiene non necessario Pag. 74dover votare un principio di questo tipo, credo sia un'ulteriore dimostrazione che si vogliono lasciare le cose come stanno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, anche noi votiamo a favore di questo emendamento. Capisco che, forse, è un'eccessiva cautela, tuttavia, penso che in questi casi sia utile tutelare e controllare qualsiasi situazione che possa uscire dal tracciato, visto che si tratta di utilizzo di fondi pubblici e, quindi, penso che ci debba essere la massima trasparenza e il massimo controllo.

SILVANO MOFFA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, intervengo anche per chiarire, perché questo argomento è stato al centro di una riflessione abbastanza approfondita nell'ambito della Commissione e, evidentemente, l'emendamento dell'onorevole Borghesi mira, in qualche misura, a rinforzare questo aspetto.
La Commissione si era orientata per l'invito al ritiro nella consapevolezza che vi fosse un potere di vigilanza - come noi riteniamo che debba sussistere - in capo all'Ufficio di Presidenza della Camera. Infatti, vorrei ricordare ai colleghi che noi ci siamo muovendo nell'ambito di limiti entro i quali effettivamente possiamo predisporre una norma senza nulla togliere ai poteri regolamentari che appartengono esclusivamente, per l'autonomia che ha la Camera e che hanno le Camere, all'Ufficio di Presidenza.
Pur tuttavia, se si vuole in qualche misura rafforzare questo concetto, io sono disponibile, anche con i colleghi del Comitato dei nove, a rivedere il parere e a trasformarlo in parere favorevole. Voglio ricordare, comunque, all'Assemblea che siamo stati molto attenti ad evitare commistioni o aggiramenti della norma per quanto riguarda l'assunzione di familiari fino al secondo grado. Questo lo voglio sottolineare, per evitare equivoci come quelli nei quali è caduto qualche parlamentare riferendosi all'emendamento in precedenza.

PRESIDENTE. Presidente Moffa, quindi, il parere rimane confermato o cambia? Prendo atto che il parere è diventato favorevole. Volevo che lo ribadisse.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo solamente per dire che questi controlli spettano all'Ispettorato del lavoro e che i nostri contratti, in questo momento, sono stati tutti controllati dall'Ispettorato del lavoro. Pertanto, una norma di questo tipo fissa solo un ulteriore carico assolutamente inutile e che individua, addirittura, i collaboratori «della casta» controllati da qualcun altro. Non va bene, a mio avviso.
I collaboratori e i loro contratti vengono controllati dagli istituti preposti. I nostri contratti l'anno scorso sono stati controllati dall'Ispettorato del lavoro di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Presidente Moffa, lei ha cambiato il parere, però lei sa che ovviamente il suo parere è espressione del Comitato dei nove.

SILVANO MOFFA, Relatore. Sì signor Presidente.

PRESIDENTE. Le chiedo come ha fatto, l'ha riunito in tempo reale?

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, noi siamo stati tanto veloci quanto la richiesta che è venuta dall'Ufficio di Presidenza di approvare questo provvedimento. Quindi, ho consultato il Comitato dei nove e sono tutti d'accordo.

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3.24, accettato dalla Commissione e su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Turco, Melandri, Minardo, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 457
Astenuti 11
Maggioranza 229
Hanno votato
418
Hanno votato
no 39).

Prendo atto che le deputate De Torre e Binetti hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 della Commissione, su cui il Governo si è rimesso alla Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Melandri, Sbai, Carfagna, Rao, Ravetto, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 464
Astenuti 3
Maggioranza 233
Hanno votato
461
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non so se il testo che abbiamo dell'emendamento appena votato manchi di qualcosa. Lo segnalo per evitare che ci siano correzioni da fare. Se ci sono, che si facciano immediatamente, perché il testo finisce con un «può» ed un punto. Mi sembra che la frase non stia in piedi così. Probabilmente manca qualcosa, manca un verbo, perché non mi pare che così abbia significato. Lo segnalo alla Presidenza e al presidente della Commissione. Valutate voi se c'è da fare una rettifica.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, si è già risposto ponendo la domanda, nel senso che, essendo un emendamento, va ad attaccarsi al testo che è emendato. Quindi quel «può» sosterrà poi una parte verificata dagli uffici. Comunque, adesso non discutiamo, ovviamente l'emendamento va ad integrarsi con il testo dell'articolo ed abbiamo verificato che ci sia una conseguenza logica.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 3.23.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.23, accettato dalla Commissione e su cui il Governo si è rimesso alla Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bonaiuti, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
443
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Saltamartini, Colombo, Nannicini, Bossa, Mazzuca, Tanoni, Pag. 76Ferranti, Borghesi e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ribadisco quello che ho detto prima e sfido - ovviamente in termini dialettici - il presidente della commissione e i colleghi del Comitato dei nove a dirmi dove, in questo articolo, sta scritto che coloro che non accedono alla facoltà di demandare alla Camera la gestione del rapporto di lavoro con il collaboratore non riceveranno la somma che la Camera dovrà prevedere a questo titolo. Siccome non sta scritto da nessuna parte in questo articolo, sono pronto a dire questo: se i colleghi del Comitato dei nove ritengono di poter aggiungere, in modo che sia incontrovertibile, che le somme previste a tal fine saranno detratte dalle somme complessivamente dovute al deputato, io sono disponibile a cambiare tutte le posizioni che abbiamo sin qui tenuto e a votare questa norma. Però bisogna che sia chiaro che quelle somme non dovranno pervenire in alcun modo al deputato, che ne farà a meno se non accede alla facoltà che ha di avere un collaboratore.

SILVANO MOFFA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, chiedo scusa, ma siccome vi è stata una cortese sfida al Comitato dei nove e alla Presidenza è opportuno chiarire questo passaggio. Onorevole Borghesi, stiamo discutendo una norma che ricalca in maniera sostanziale la legge del Parlamento europeo. Aggiungo che non stiamo parlando di indennità, e quindi è evidente, come ho cercato di spiegare in precedenza, che vi è una funzione e un potere, che è esclusivo dell'Ufficio di Presidenza, nel determinare anche il quantum entro il quale può essere sottoscritto un contratto di collaborazione. È assolutamente esplicito, in quello che è scritto nell'articolo 3, che il perimetro del quantum entro il quale il deputato, il parlamentare, può sottoscrivere un contratto di collaborazione è definito dall'Ufficio di Presidenza, e può andare anche oltre la cifra che attualmente dal Regolamento è stata determinata. In caso contrario quelle somme non vengono attribuite, e questo è molto chiaro, basta leggere l'articolo 3 dove si dice che il contratto può essere stipulato nei limiti delle somme destinate per tali specifiche finalità a ciascun membro del Parlamento dalle deliberazioni degli Uffici di Presidenza medesimi. Il che significa che se non viene fatto un contratto in riferimento a quelle somme non si ha diritto a percepirle. Questo è molto chiaro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,15)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a me pare si tratti di un quesito importante e che sia opportuno anche chiarirlo, perché a parole stanno dicendo la stessa cosa, sia il relatore che l'onorevole Borghesi. Si può trovare un sistema affinché ciò sia chiaro anche a chi come noi capisce poco? Non costa niente e oltretutto è anche molto delicato questo passaggio. Nel merito noi vogliamo votare questa norma, ma ci troviamo nell'incapacità di capire e non riusciamo a votarlo. Ci potete aiutare a votarlo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per rassicurare i colleghi dell'Italia dei Valori e l'onorevole Di Pietro dico che quando è scritto esplicitamente che l'Ufficio di Presidenza destina delle somme «a tal fine», vuol dire che per altri Pag. 77fini non sono disponibili. È molto chiaro come è scritto. Vorrei rassicurarvi perché anche la Lega Nord, insieme all'Italia dei Valori, aveva presentato un identico emendamento proprio per cercare di chiarire la questione. È stata scelta questa formulazione semplicemente perché i Regolamenti di Camera e Senato sono differenti e in questo modo la norma riguarda entrambe le Camere in modo univoco. Tuttavia, ripeto, se è scritto «a tal fine», vuol dire che per altri fini quelle risorse non possono essere utilizzate.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, io vorrei fare una cosa, di cui chiedo scusa all'onorevole Borghesi. Signor Presidente, chiedo a lei: è questa l'interpretazione che sarà data? Allora noi voteremo a favore. Mi scuso con l'onorevole collega, ma vorrei capire dalla parola di uno che fa il Presidente della Camera che questa è l'interpretazione giusta.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, il Presidente della Camera non può dare un'interpretazione, credo però che la lingua italiana sia inequivocabile (Applausi). Andrei oltre i miei poteri, se mi arrogassi il diritto di dare un'interpretazione. Onorevole Di Pietro, lei lo sa.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se chiede di parlare sull'ordine dei lavori o per dichiarazione di voto ho il dovere di dargli la parola, visto che per il suo gruppo non è ancora fatta.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori a proposito di quello che ho sentito dall'onorevole Di Pietro; come lei ha detto, la lingua italiana è ineccepibile e chiarisce il punto. All'articolo 3, onorevole Di Pietro - ma mi rivolgo al Presidente, ovviamente - c'è scritto «nei limiti delle somme destinate per tali specifiche finalità», quindi è evidente che si tratterà, da parte dell'Ufficio di Presidenza, di destinare somme a quello scopo esclusivo. Quindi, credo che sia molto chiaro quello che è il dispositivo, ed è evidente che quello che abbiamo sostenuto fin dall'inizio rimane rafforzato da questa interpretazione.

PRESIDENTE. Mi permetta anche di osservare che tutto quello che viene detto in quest'Aula viene verbalizzato e sarà cura dell'Ufficio di Presidenza interpretare, onorevole Di Pietro, tenendo conto anche del dibattito molto ampio che si è svolto in questa sede.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Hanno votato tutti? Onorevole Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 466
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1).

Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 3.020. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Maurizio Turco 3.020. formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questa proposta emendativa completiamo Pag. 78il quadro di quello che diceva il presidente Moffa, con il tentativo di adeguare a quello che è il sistema del Parlamento europeo la politica relativa agli assistenti e ai collaboratori parlamentari. Noi chiediamo, così come previsto dal Parlamento europeo - rispetto al quale nessun parlamentare europeo eletto in Italia ha mai avuto modo di ridire - che l'elenco dei collaboratori accreditati, con l'indicazione del parlamentare dal quale dipendono, sia pubblicato sul sito Internet della Camera a cui appartiene il parlamentare.
Ho sentito parlare di una obiezione: la privacy. La privacy è relativa ai dati personali che meritano protezione e i dati che meritano protezione sono quelli relativi agli orientamenti politici, agli orientamenti sessuali, alle origini etniche, agli stati di salute, ai dati giudiziari, ma non al fatto di dipendere da un parlamentare.
Allora, vorrei capire qual è l'obiezione ad adeguarci ad un quadro che abbiamo voluto, come ha detto il presidente Moffa, essere il più simile a quello in vigore al Parlamento europeo. Per essere identico manca solamente il passaggio della trasparenza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, noi avevamo ritenuto in Commissione, durante la discussione, che ovviamente tutta la legge fosse finalizzata alla trasparenza.
Ma riteniamo anche che decidere che il nome e il cognome del collaboratore vengano messi nel sito Internet della Camera, sia veramente una cosa eccessiva rispetto a quella che può essere la situazione normale, per cui ovviamente chi si rivolge al parlamentare e riceve risposta, o dal parlamentare o dal collaboratore, ha già contezza in modo evidente del fatto che questo collaboratore esista. Il problema è che, così come viviamo e come stiamo vivendo tutti le situazioni legate all'essere all'interno delle istituzioni, ci sembra che sia una responsabilità precisa, ovviamente per noi, anche con le segnalazioni legate alle nostre dichiarazioni patrimoniali o altro, che abbiamo, e ne rispondiamo, questa responsabilità pubblica. I collaboratori hanno il diritto di essere più o meno noti e anche di svolgere il loro lavoro con la dovuta tranquillità e non necessariamente essere collegati a un parlamentare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 3.020, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 444
Astenuti 28
Maggioranza 223
Hanno votato
82
Hanno votato
no 362).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. nn. 2348-5382-A).
Avverto che è stato presentato un unico ordine del giorno, da parte dei deputati Binetti e Poli, che è in distribuzione e che tuttavia la Presidenza non ritiene ammissibile in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento e relativo a materia che non rientra nell'ambito di competenza del Governo, essendo rimessa agli Uffici di Presidenza dei due rami del Parlamento.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 79

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, capisco che l'ordine del giorno possa apparire in qualche modo estraneo esattamente al dibattito che stiamo svolgendo in questo momento e che riguarda il rapporto diretto tra il parlamentare e il suo collaboratore. Tuttavia, mi sembra importante richiamare l'attenzione anche su molte persone giovani, brillanti, capaci, intelligenti, che lavorano in questa istituzione, com'è la Camera, e che non sempre sono adeguatamente tutelate per quello che riguarda sia la dimensione economica del loro lavoro sia per quello che riguarda anche le caratteristiche della contrattualità che hanno.
Richiamare l'attenzione sui giovani che lavorano qua dentro, sulle loro competenze, sulle loro capacità e chiedere per tutti loro un'attenzione adeguata, mi sembra che faccia parte di questo processo di rinnovamento della politica, ma anche di cambiamento dei modelli, degli standard di comportamento che richiedono da parte nostra una valorizzazione concreta e precisa del loro lavoro. Per cui, essendo inammissibile, evidentemente lo ritiro e non sarà soggetto di alcuna votazione, però ugualmente mi sembra, e vorrei che, in modo particolare l'Ufficio di Presidenza, riflettesse e ragionasse su quanto scritto e garantisse, perlomeno a partire dalla prossima legislatura, il lavoro di tutte queste persone che sono davvero un motore silenzioso, ma un motore efficace di ciò che si fa in quest'Aula.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi.
Onorevole Di Pietro, sarà lei a fare la dichiarazione di voto finale?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ci sono dei casi in cui bisogna assumersi le responsabilità di fare il presidente del partito e, quindi, chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo scusa ai membri del Comitato dei nove, ma credetemi: non è voglia di mettere i bastoni tra le ruote e di fare sempre il «Pierino» della situazione. Il problema che ci siamo posti, e che il collega Borghesi sta ponendo, è chiaro: cioè non ci è chiaro, nel caso in cui non scegliamo questa formula, se i soldi vanno o meno consegnati ai deputati. Lo vorremmo espresso in modo più chiaro, e su questo aspetto l'onorevole Borghesi è molto determinato ed io rispetto la sua volontà, ma debbo assumermi anche le mie responsabilità come partito e come gruppo parlamentare.
Pertanto, chiedo scusa all'onorevole Borghesi, ma mi è dispiaciuto anche lo sfottò in Aula (dicevano che non capiamo l'italiano), però francamente - credetemi - le norme si scrivono per chi le legge, non per chi le scrive. Allora, se c'è qualche dubbio, si cerca di venire incontro anche a quelli che capiscono meno, con rispetto anche per tutti quanti.
Ciò detto a me basta la parola del Parlamento, perché qui c'è stata una parola del Parlamento in quanto tale, che ha inteso dire, e quando qui formalmente viene detto qualcosa, viene verbalizzato, - ed è questo che voglio dire al mio collega Borghesi: noi dobbiamo anche avere rispetto per quest'Aula e per ciò che rappresentiamo - che in assenza di un accesso a questa normativa non si prendono i soldi, io ci debbo credere fino a prova contraria e, quindi, mi assumo questa responsabilità di chiedere al gruppo di votarlo.
Però, cerchi di capirmi, signor Presidente: se non l'abbiamo capito, forse la prossima volta sarà più opportuno venire incontro in un modo più chiaro, invece di sentire questi sorrisi, questi «ridolini», questo «sfottò» di chi viene eletto dal Pag. 80popolo. Ciò ci umilia e ci mortifica. Questa è la ragione: votiamo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Oggi noi approviamo una norma che riproduce un diffuso senso dell'opinione pubblica, ma anche di tutti i parlamentari, sulla regolamentazione di un aspetto spinoso, fino ad oggi, di un rapporto che da anni esiste nell'ambito del Parlamento, dei deputati, dei senatori e dei loro collaboratori. A dire la verità, già l'Ufficio di Presidenza si è mosso, a mio avviso correttamente in questi anni, andando a disciplinare le modalità attraverso le quali - da ultimo ancora di più - è possibile avere un rimborso giustificandolo con l'assunzione anche dei collaboratori.
Nel corso della discussione, abbiamo assistito anche ad una disputa che tendeva a rendere obbligatoria questa assunzione, poiché se non fosse obbligatoria non avrebbe senso disciplinarla per legge. Mi permetto di dissentire da questa interpretazione perché la legge può, anzi deve a maggior ragione, disciplinare anche le facoltà. In altre parole, un parlamentare può assumere un collaboratore, ma può anche non assumerlo e, in tal caso, come l'Aula ha chiaramente evidenziato, non avrà diritto ad alcun rimborso. Se lo fa, deve attenersi ad una disciplina e ad una normativa che questa legge pone in campo.
Quindi, credo che questa norma sia un ulteriore passo avanti per un rapporto che di fatto esiste da sempre e che aiuterà non solo i parlamentari, ma anche i collaboratori, l'Ufficio di Presidenza e tutto l'organico del Parlamento, a lavorare con più serenità, con correttezza e con capacità di lavorare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, signor Viceministro, stiamo per votare un testo che riguarda noi tutti in prima persona, dal momento che è legato al nostro lavoro e all'attività che svolgono i nostri collaboratori. È un testo sollecitato da più parti, ma che rappresenta una forma di civiltà dovuta a chi, con dedizione, adempiendo responsabilmente ai principi di un rapporto fiduciario, svolge una attività per tutti noi parlamentari necessaria.
Non sarebbe possibile, in assenza di collaboratori fidati, di professionisti capaci, assolvere i compiti che siamo chiamati a svolgere come deputati o senatori o come eletti nei nostri collegi di appartenenza.
Abbiamo solo recentemente affrontato il tanto dibattuto tema della riforma del lavoro, legata alla molteplicità di forme contrattuali, con tutto quello che ne è seguito. È, pertanto, in questo momento necessario e improcrastinabile trattare anche la regolamentazione contrattuale di quanti hanno contratti non ascrivibili alle forme di lavoro toccate dalla riforma, ma che vivono le stesse drammatiche emergenze accentuate in questo momento di crisi.
Pur condividendo il nobile motivo alla base del testo discusso e approvato dalla XI Commissione (Lavoro), sono emerse delle criticità legate proprio alla specificità della situazione contrattuale, non ascrivibile ad altre. Il provvedimento intende introdurre nell'ordinamento alcune limitate norme necessarie a garantire il corretto svolgimento del rapporto di collaborazione, evitando incertezze interpretative circa la titolarità del contratto e la giurisdizione competente.
Le norme discusse stabiliscono, infatti, che i collaboratori siano liberamente scelti dai membri del Parlamento, ma soprattutto consentono il pagamento diretto dei collaboratori da parte della Camera di appartenenza del singolo parlamentare. L'intervento con legge è avvenuto, pertanto, per prevedere deroghe alla disciplina civilistica; peraltro è necessario ricordare che la normativa interna della Pag. 81Camera dei deputati è già intervenuta a disciplinare per taluni profili il rapporto di lavoro per i collaboratori parlamentari. Mi riferisco alla delibera del 3 giugno del 2003: l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati ha adottato una nuova disciplina per il rilascio del titolo d'accesso ai collaboratori dei deputati, profondamente modificata con le successive deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza della Camera del 13 marzo e del 5 luglio 2007, in cui si precisava che, per ciascun deputato, si può chiedere il rilascio del titolo di accesso per i collaboratori nel limite massimo di due, con i quali abbia instaurato un rapporto di lavoro a titolo oneroso. Tale rapporto può intercorrere anche con un soggetto terzo purché ciò avvenga nel pieno rispetto della normativa vigente.
Inoltre, per quanto concerne la collaborazione a titolo non oneroso, si era stabilito che essa fosse ammessa soltanto per collaboratori titolari diretti di pensione, di contratti di lavoro dipendente o di lavoro autonomo, purché avvenga, per i lavoratori dipendenti, al di fuori del normale orario di lavoro. Tutto ciò proprio per impedire forme di contratto in nero.
Da ultimo, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un rimborso spese per l'esercizio del mandato, che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3 mila 690 euro ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato.
Inoltre, nelle premesse alla delibera del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha evidenziato l'esigenza di adottare un intervento legislativo volto a disciplinare in modo organico la figura del collaboratore del parlamentare anche tenendo conto dell'esperienza di altri parlamenti europei e di affidare al Collegio dei questori l'incarico di predisporre un'apposita iniziativa legislativa in materia da sottoporre alla firma dei membri dell'Ufficio di Presidenza in tempi rapidi, in modo tale che la relativa legge possa essere approvata nella presente legislatura e trovare applicazione a decorrere dall'inizio della prossima.
Il testo che stiamo esaminando, in qualche modo viene incontro ad alcune iniziative annunciate, che comunque entreranno in vigore sin dalla prossima legislatura. Le criticità emerse sono state evidenziate nei pareri forniti dalle Commissioni di merito. Nello specifico, la I Commissione (Affari costituzionali) ha rilevato l'opportunità di precisare se i limiti delle somme previste con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza delle Camere, debbano essere riferiti al complesso delle risorse stanziate dalla Camera e dal Senato per le finalità di cui all'articolo 1, oppure se vadano riferite alle risorse stanziate a tal fine per ciascun parlamentare.
Inoltre, la VI Commissione (Finanze) ha rilevato la necessità di chiarire che la norma deve intendersi nel senso che le amministrazioni delle Camere si limitano ad effettuare per conto dei parlamentari i relativi adempimenti tributari e previdenziali, fornendo una sorta di assistenza fiscale senza assumere la veste di vero e proprio sostituto di imposta del collaboratore.
La XI Commissione (Lavoro) ha recepito diverse osservazioni dei pareri forniti dalle Commissioni che hanno esaminato il testo in sede consultiva, ovvero la richiesta di individuare dei minimi contrattuali che tutelino il lavoratore ed evitino l'attuale proliferare delle più svariate forme contrattuali.
Infine, il testo chiede agli Uffici di Presidenza, che dovranno prima recepire la legge nei regolamenti perché possa diventare efficace, di individuare delle somme nel bilancio di Camera e Senato destinate alla retribuzione dei collaboratori.
Il testo unificato delle proposte di legge prevede, come accade in Europa, il pagamento diretto da parte delle istituzioni di quanto previsto da un contratto fra parlamentare e collaboratore, che resta di natura fiduciaria, e che quindi impedisce qualsiasi pretesa di stabilizzazione.
Concludendo, attraverso l'accurato lavoro della Commissione lavoro, abbiamo Pag. 82fin qui compiuto un'operazione trasversale che ha visto coinvolti i diversi schieramenti e che ha portato alla formulazione di un testo approfondito e, soprattutto, condiviso. Per questi motivi, diamo il nostro voto favorevole al provvedimento esaminato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è un caso che questo provvedimento arrivi oggi all'approvazione delle Camere, perché questo testo unificato delle proposte di legge viene a fare chiarezza su due aspetti importanti: uno riguarda una parte degli emolumenti che arrivano ai deputati, in un momento in cui si deve fare chiarezza su questa fonte di reddito, e l'altro concerne la regolamentazione della professione dei collaboratori, che spesso è legata alla professione giornalistica, e i giornalisti in questo Parlamento sono la maggioranza.
Già in passato, nella passata legislatura, ricordo che il collega Gambescia fece di tutto per cercare di portare questo provvedimento a soluzione, ma non fu ancora possibile. Adesso, finalmente, arriviamo a una soluzione, che forse non sarà ottimale, ma è senz'altro un passaggio importante e vitale, perché questo provvedimento porta finalmente dal «nero», dalla clandestinità, alla chiarezza; porta dei ragazzi che lavorano in maniera fondamentale in un'istituzione dello Stato a poter avere un futuro, a poter avere dei contributi e ad essere riconosciuti nella loro professione; soprattutto, fa chiarezza su un passaggio di soldi, cosa che, in un momento in cui emerge sempre di più la necessità di verificare ogni passaggio dei soldi che dai cittadini arrivano alle istituzioni e a chi viene eletto, non può che giovare a tutti: allo Stato, alle istituzioni, a tutti noi.
È per questo che noi, come Popolo e Territorio, daremo un «sì» entusiastico all'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, penso che questo testo unificato, che ha avuto l'apporto di tutti i gruppi parlamentari sia in Commissione sia in Aula, sia un passo importante verso la chiarezza e la trasparenza che è richiesta, giustamente, dai cittadini alle istituzioni.
In questo caso siamo riusciti a regolamentare il rapporto di collaborazione con gli assistenti parlamentari, facendo sì che sia la stessa Camera a provvedere al pagamento sia degli stipendi sia degli oneri fiscali e contributivi. Penso che anche la discussione in Aula sia stata utile per fare chiarezza sull'intento della normativa stessa e per fare chiarezza a quei colleghi che ravvisavano il rischio che chi non utilizzava questa facoltà avesse a disposizione, per altri fini, le stesse risorse.
Abbiamo chiarito, secondo me, già nella norma, ma lo abbiamo ribadito, come ha ricordato lei, signor Presidente, nel dibattito parlamentare, l'intento del provvedimento stesso. Quindi, non sarà possibile utilizzare quei soldi per altri scopi se non quello del pagamento diretto da parte della Camera degli assistenti parlamentari.
Non solo, penso anche che l'approvazione di alcuni emendamenti sicuramente abbia contribuito a migliorare la normativa, come, devo dire, l'emendamento che chiarisce che vi deve essere una vigilanza anche da parte delle Camere stesse sulle attività svolte dagli assistenti parlamentari, perché è chiaro che aggiramenti della normativa, utilizzando i fondi della Camera stessa per assumere personale che svolga funzioni non collegate all'attività parlamentare, sarebbero assolutamente contro lo spirito del provvedimento, ma anche contro l'interesse pubblico che questa Camera è chiamata a rispettare costantemente nei suoi lavori.
Con queste motivazioni, quindi, e con l'auspicio che, ovviamente, l'Ufficio di Presidenza possa operare al meglio al fine di Pag. 83mettere in campo, quando il provvedimento diventerà legge, le disposizioni previste da questa normativa, il gruppo della Lega Nord voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, nel valutare il provvedimento in esame penso che dovremmo domandarci da dove siamo partiti, in quale situazione eravamo soltanto qualche tempo fa. Ricordo, anche con fastidio - il fastidio di chi pensa di comportarsi sempre correttamente, come credo la gran parte dei parlamentari -, le inchieste giornalistiche, la caccia al lavoro nero al Parlamento, collaboratori parlamentari che avevano stipendi da 200 o 300 euro. Ecco, con il provvedimento in oggetto mettiamo fine a questa situazione che non ci ha fatto onore.
Credo che dobbiamo essere orgogliosi di avere fatto un passo avanti. Naturalmente, come sempre, il passo può essere più lungo, più corto, però il compromesso raggiunto mi pare abbia una chiara ispirazione di stampo europeo. È naturale che possiamo apprezzare questo passo se non abbiamo subito il retropensiero che ci porta a dire «fatta la legge, troviamo l'inganno» perché è evidente che sarà cura del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza fare in modo che i dettati di questo provvedimento siano corrispondenti allo spirito con il quale lo abbiamo pensato, ossia lo spirito della trasparenza non solo tra parlamentare e collaboratore, ma anche tra parlamentare e opinione pubblica.
Penso che il provvedimento in oggetto sia un piccolo tassello che aggiungiamo a tanti altri atti dovuti nei confronti di un'opinione pubblica che, giustamente, è irritata e contraria ad un comportamento della cattiva politica. Qui stiamo facendo una buona politica. Quindi, credo che siamo sulla strada giusta.
L'architettura del provvedimento in esame è, tutto sommato, abbastanza semplice e dovrebbe fugare i dubbi fondamentali. Noi dobbiamo assumere personale assolutamente esterno alle amministrazioni delle Camere - ci mancherebbe - con il quale si stabilisce un rapporto fiduciario. Questo è il punto cardine attorno al quale ruota tutta l'impostazione: il parlamentare sceglie una sua persona di fiducia per espletare la sua attività e, come in tutti i rapporti di fiducia, nel momento in cui questa dovesse finire, si interrompe il rapporto di collaborazione.
Però questa volta siamo di fronte anche a delle precisazioni molte importanti. Non ho capito l'argomentazione addotta dall'onorevole Borghesi all'inizio - poi vi è stato un cambio di orientamento del gruppo Italia dei Valori - per quanto riguarda il fatto, così chiaro, che non può essere assunto, per questo compito, un coniuge, marito o moglie, e che non si può arrivare a parenti o affini fino al secondo grado. Credo che sia un fatto talmente chiaro che non ha bisogno di ulteriori interpretazioni.
Ma, al di là di questo, la questione che mi sta particolarmente a cuore, e per la quale ci siamo battuti da molti anni a questa parte, è che noi sappiamo perfettamente che si possono stipulare vari tipi di contratto, lo stabiliscono le parti. Questo può essere un contratto di lavoro subordinato, parasubordinato o autonomo, ma deve obbedire a delle regole precise. Questo è il punto. Facciamo riferimento, per la prima volta in modo esplicito, a retribuzioni non inferiori ai minimi contrattuali, o definite dalla legge, o che fanno riferimento a quello che abbiamo chiamato un equo compenso.
Allora vorrei chiedere a tutti i colleghi se ci rendiamo conto che questo è un passo di trasparenza molto importante, che ci aiuta a rafforzare le parti delle riforme del mercato del lavoro che chiedono, giustamente, di non lasciare un collaboratore o un lavoratore a progetto, nella definizione retributiva, alla pura mercé del datore di lavoro che, in questo caso, può essere un parlamentare o un datore di lavoro qualsiasi. Pag. 84
Credo che questa sia una specificazione, che dà una sostanza molto forte alla legge.
Così come credo che un punto anch'esso importante sia costituito dal fatto che noi avremo già questa legge operativa - abbiamo preso l'impegno - dalla prossima legislatura. Il Parlamento, quindi la Camera e l'Ufficio di Presidenza, con le sue delibere si assume il compito del pagamento diretto della retribuzione e degli oneri fiscali e previdenziali.
Anche questo lo dico da parlamentare. Ricordate tutti la difficoltà e l'imbarazzo della scelta del tipo di rapporto di lavoro e della sua congruità nel rapporto con il collaboratore. Abbiamo avuto tutti dei casi nei quali, pur nella massima trasparenza, c'erano indagini da parte degli ispettorati del lavoro. Credo che questo filtro del pagamento della retribuzione, che si riferisce a un contratto, ad un equo compenso o alla legge, accanto al pagamento degli oneri, sia anche una sorta di deterrente, che spinge verso la trasparenza e verso la congruità, quindi, dello stesso rapporto di lavoro.
Poi, come è già stato detto in varie occasioni, questo pagamento avviene nel limite delle somme destinate per tali specifiche finalità. Ecco, finalmente sappiamo che l'Ufficio di Presidenza dovrà in qualche modo identificare queste specifiche finalità con una cifra di corrispondenza e, quindi, nei limiti di quella cifra, potrà essere stipulato il rapporto di collaborazione. Possiamo anche dire - e noi lo diciamo - che bisogna andare in questa direzione, ovvero che, se quella cifra non viene utilizzata, ovviamente non diviene disponibile, perché si parla di una specifica finalità di utilizzo.
Del resto la norma prevede anche che, qualora il limite di spesa sia tutto esaurito dal parlamentare per il collaboratore o per i collaboratori, ulteriori collaboratori potranno essere assunti. Ma in che modo? Facendo anche in questo caso riferimento ai contratti di lavoro e, soprattutto, dicendo che il costo della remunerazione trasparente, riferita ai contratti di lavoro o all'equo compenso, sarà, ovviamente, ad esclusivo carico del deputato, il quale ovviamente stanzierà una cifra oltre a quella messa a disposizione.
Sappiamo anche che il Parlamento opera un'azione di pagamento di carattere amministrativo e che non è assolutamente un sostituto di imposta.
In conclusione, naturalmente siamo dell'opinione che si tratti rapidamente di passare a queste delibere. Le delibere sono in qualche modo una prescrizione tassativa, che darà una sostanza effettuale alla legge ed alla sua applicazione. Ricordo anche che questa sollecitazione ci è venuta dalla stessa Presidenza della Camera. Quindi, noi abbiamo compiuto un atto positivo, un passo in avanti, del quale dobbiamo essere orgogliosi, perché fa parte di quel risanamento della politica, di quella trasparenza della politica, che ci obbliga in questo momento a dare risposte concrete ai cittadini (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonino Foti. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Assemblea che ci accingiamo a votare rappresenta un grande passo in avanti nella disciplina del rapporto di lavoro tra i collaboratori parlamentari e i membri del Parlamento secondo criteri di chiarezza e di trasparenza.
Si tratta di un testo bipartisan, frutto di un lavoro condiviso in Commissione, che risponde alle esigenze, più volte espresse, di una gestione lineare del rapporto di lavoro tra i parlamentari e i loro collaboratori e che è finalizzato anche ad uniformare il nostro Paese a quanto già avviene nei principali Paesi europei che, come sappiamo, da tempo hanno già regolato il rapporto di lavoro di queste figure professionali.
L'approvazione di una legge in tal senso rappresenta anche un valido esempio di Pag. 85gestione razionale e trasparente delle ri- sorse pubbliche e costituisce un'occasione importante per dare un segnale chiaro circa la volontà di riavvicinare la politica e le istituzioni al sentire comune della società italiana, una volontà che risponde, crediamo, ad una effettiva necessità. Si tratta infatti di dare risposte doverose riguardo a un aspetto specifico che non può essere ignorato anche agli occhi dei cittadini che possono così aver un quadro obiettivo di ciò che accade. Il provvedimento configura la possibilità da parte dei membri del Parlamento di avvalersi di collaboratori scelti tra soggetti esterni alle amministrazioni delle Camere. Il rapporto di lavoro tra collaboratori e parlamentari ha natura fiduciaria e si basa sull'accordo tra le parti. Esso, salvo diverso accordo, è commisurato alla legislatura in cui è stato instaurato, è rinnovabile e cessa automaticamente nel caso in cui si verifica la cessazione anticipata del mandato parlamentare prima della conclusione della legislatura.
La novità introdotta consiste nell'impossibilità di instaurare tali rapporti di lavoro con il coniuge o con i parenti e affini entro il secondo grado, a meno che ciò non avvenga a carico del deputato. Il collaboratore parlamentare non risulta in alcun modo in un rapporto di impiego o di servizio con le amministrazioni della Camera dei deputati o del Senato della Repubblica e per eventuali controversie è competente in questo caso l'autorità giudiziaria ordinaria. Un altro elemento innovativo è costituito dal pagamento diretto da parte delle Camere di appartenenza della retribuzione relativa, proprio attraverso specifiche delibere degli Uffici di Presidenza e comunque non inferiore ai minimi contrattuali o definiti dalla legge e dall'assolvimento dei relativi oneri fiscali e previdenziali, sempre da parte delle Camere, nei limiti delle somme previste. I membri del Parlamento possono avvalersi di ulteriori collaboratori con retribuzione e oneri accessori che sono a carico esclusivo del deputato.
Ricordiamo, inoltre, che nel corso dell'anno l'Ufficio di Presidenza della Camera ha adottato una serie di decisioni che si sono riflesse sui contenuti del bilancio interno, in particolare nella riunione del 30 gennaio scorso. L'Ufficio di Presidenza, infatti, ha approvato una serie di misure in tema di trattamento previdenziale ed economico dei deputati. In particolare, per quanto attiene le spese sostenute per i collaboratori, si è stabilito che il deputato, oltre a dichiarare di aver assolto agli obblighi previsti dalla legge, dovrà consegnare copia del relativo contratto recante attestazione di conformità del medesimo alla normativa vigente, sottoscritta da un consulente del lavoro o da altro professionista qualificato. Durante l'Ufficio di Presidenza si è anche preso l'impegno a presentare con la massima tempestività una proposta di legge per disciplinare in maniera organica la figura del collaboratore parlamentare, anche tenendo conto delle esperienze di altri Parlamenti, come dicevamo, dell'Unione europea. Lo schema di proposta di legge, si spiega, sarà predisposto dai deputati Questori e sottoposto all'Ufficio di Presidenza. L'intervento legislativo dovrà essere approvato nel corso dell'attuale legislatura affinché il nuovo regime possa essere applicato a partire proprio dalla prossima legislatura nel 2013.
Oggi, dunque, questa Assemblea si trova di fronte a norme dirette a disciplinare in modo chiaro e trasparente i rapporti di lavoro tra i parlamentari e i collaboratori parlamentari, che purtroppo spesso sono stati stigmatizzati negativamente e che invece sono professionisti seri e che quindi hanno tutto il diritto di avere riconosciuto degnamente il lavoro svolto. Restano sulla questione alcune criticità, ma è stato obiettivamente fatto il possibile per cercare la giusta sintesi tra le varie proposte ed è dunque utile procedere all'approvazione del testo oggi, qui, al nostro esame, alla Camera, con la speranza che possa essere approvato anche nei tempi che abbiamo detto nell'altro ramo del Parlamento prima della chiusura Pag. 86della XVI legislatura. Per questi motivi preannuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, per coerenza e con l'intima convinzione che, non essendo diversamente stabilito, l'Ufficio di Presidenza potrà stabilire che per ogni deputato che si avvale delle disposizioni del presente provvedimento sarà destinata una somma, ad esempio, di 3.500 euro al mese, mentre chi non si avvale delle disposizioni del presente provvedimento potrà ricevere quei 3.500 euro a titolo di spese per il rapporto con gli elettori, lasciando tutto come è esattamente oggi, preannuncio il mio voto contrario.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

SILVANO MOFFA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Relatore. Signor Presidente, vorrei molto rapidamente intanto ringraziare la Presidenza della Camera e tutta la Commissione lavoro, che ha lavorato con grande intensità e con grande celerità per dare una risposta ad un tema che si trascinava da diverso tempo, e che indubbiamente pone riparo ad una situazione che non poteva essere più tollerata. Credo che la risposta del Parlamento oggi, pressoché unanime tranne la posizione testé annunciata dall'onorevole Borghesi, è testimonianza del fatto che il Parlamento quando vuole può davvero intervenire in maniera risolutiva per correggere questioni che si sono trascinate nel tempo e che spesso hanno generato non poche polemiche. Questo è un provvedimento, come tutti i provvedimenti, perfettibile, ma che poggia su tre pilastri fondamentali che sono i tre pilastri che reggono anche l'analoga legislazione europea: il rapporto fiduciario, che non viene assolutamente compromesso; il ricorso ad una tipologia di natura contrattuale e che è garanzia per il soggetto che presta la sua opera di collaborazione nel rispetto della professionalità di chi svolge quella funzione e nella correttezza di quello che è ormai assolutamente assodato un rapporto sancito da una norma di legge e da un contratto. Voglio dire all'onorevole Di Pietro che lo ringrazio - voglio dirlo in maniera molto sincera, molto aperta - per avere rivisto la posizione del suo gruppo. Vede, onorevole Di Pietro, c'è un'assoluta garanzia per quanto riguarda la destinazione di questi fondi e il fatto che non possano essere diversamente utilizzati e che nel caso in cui non ci dovesse essere un contratto quei fondi rimangono alla Camera dei deputati.
Infatti, questo contratto deve essere depositato all'Ufficio di Presidenza della Camera, ed è evidente che il rapporto sussiste soltanto se quel contratto esiste, e nel caso in cui quel contratto non esiste il Presidente della Camera e l'Ufficio di Presidenza non possono erogare il fondo, non possono finanziarlo. È l'esistenza del contratto che legittima la Camera al pagamento. Questo era il passaggio fondamentale, perché l'altro pilastro su cui poggia questa normativa è che da questo momento in poi, da quando - mi auguro presto - il Senato approverà questo provvedimento, il deputato non avrà più la disponibilità di quelle risorse che oggi invece ottiene direttamente. Quindi, è lì la garanzia alla quale ci siamo richiamati e che deve tranquillizzare il suo gruppo, ed io saluto con estrema positività il fatto che anche l'Italia dei Valori abbia assunto questa posizione, sicché oggi abbiamo un voto unanime, e credo che questo si sia un elemento di soddisfazione per l'intero Parlamento.

Pag. 87

(Coordinamento formale - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2438-5382-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 2438-5382-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori» (2438-5382-A):

Presenti 435
Votanti 431
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato 428)
Hanno votato no 3).
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Lisi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Recchia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Dovremmo ora passare al successivo punto all'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del disegno di legge comunitaria per il 2012 e della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011. Tuttavia, poiché le Commissioni affari costituzionali e bilancio devono ancora esprimere i pareri su talune proposte emendative presentate in data odierna, procederemo ad una breve sospensione al fine di consentire alle predette Commissioni di esprimere i prescritti pareri. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18,30.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2012 (A.C. 4925-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2012.
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali, svolta congiuntamente a quella relativa alla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011, e il relatore sul disegno di legge comunitaria e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge comunitaria nel testo della Commissione.
Avverto che le proposte emendative Scilipoti 2.30, Pini 5.1 e Maggioni di 9.031 sono state ritirate dai presentatori prima dell'inizio della seduta. Pag. 88
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato le proposte emendative 1.500, 5.500 e 9.0500 e che il Governo ha presentato l'articolo aggiuntivo 9.0700.
Tali proposte emendative, in relazione alle quali risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato ai termini per la presentazione di subemendamenti, sono in distribuzione.
Avverto altresì che, con riferimento all'esame della legge comunitaria, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento prevede che gli emendamenti «dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea».
Per quanto riguarda, invece, gli emendamenti presentati direttamente per l'esame in Assemblea, il regime di ammissibilità si basa su una prassi applicativa - risalente alla XIII legislatura - derivante dalla particolare natura della legge comunitaria stessa, quale principale strumento a cadenza annuale della cosiddetta fase discendente del diritto comunitario.
In virtù di tale prassi è riconosciuta la possibilità di presentare direttamente in Assemblea emendamenti nuovi, purché riconducibili, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 4, all'oggetto proprio della legge comunitaria come definito dalla legislazione vigente, che consiste, tra l'altro, (ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 11 del 2005) di disposizioni volte a «dare attuazione ad atti del Consiglio o della Commissione delle Comunità europee», ovvero «modificative o abrogative di disposizioni vigenti oggetto di procedure di infrazione».
La Presidenza, in conformità ai predetti criteri di ammissibilità, non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 126-ter, comma 4, del Regolamento, gli articoli aggiuntivi Favia 9.030 e Pini 9.032, in materia di concessioni demaniali marittime, non riconducibili all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito all'articolo 9 della legge n. 11 del 2005 e pertanto non configurabili quali attuazione di obblighi comunitari.
Avverto che le Commissione Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia.
In particolare, il primo parere reso dalla Commissione Bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, che è in distribuzione e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Nell'ulteriore parere testè reso dalla stessa Commissione Bilancio il parere favorevole sulle proposte emendative 1.500 della Commissione e 9.0700 del Governo è subordinato a due condizioni espresse ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Al fine di recepire tali condizioni, la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.1.500.1 e 0.9.0700.1, che sono in distribuzione.
Risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato al termine di ventiquattro ore di cui all'articolo 86, comma 5-bis, del Regolamento.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, io comprendo le motivazioni recondite per cui è stato dichiarato inammissibile il mio articolo aggiuntivo 9.030, che era chiaramente imbarazzante. Mi sfugge la logica, in quanto noi abbiamo dato una delega al Governo di fare una legge in materia di concessioni balneari proprio con la legge comunitaria.
Quindi, come mai farà ad essere inammissibile un emendamento che riguarda proprio quella norma che è stata inserita nell'ordinamento attraverso la legge comunitaria, io credo che sia un mistero, anzi un gioco di prestigio.
Purtroppo, compreso il periodo elettorale che si avvicina - è, quindi, una legislatura praticamente terminata -, il provvedimento, che aveva quindici mesi per essere emanato dal Governo o, comunque, sottoposto dal Governo alle competenti Pag. 89Commissioni per il parere consultivo, ancora non si vede. Ho parlato oggi con il Ministro Gnudi, il quale mi dice che è pronto, che sta girando per i Ministeri, ma nulla se ne sa. Quindi, io mi ero peritato di fare un emendamento dal contenuto uguale ad una proposta di legge che ho presentato il 2 agosto di quest'anno, in cui si revocava la delega data con la legge comunitaria per il 2011 - la stessa legge - al Governo e si sanciva l'esclusione del settore dalla cosiddetta direttiva Bolkestein.
Partecipo ai colleghi interessati presenti in quest'Aula che l'8 e il 9, a Senigallia, ci sarà una riunione plenaria di tutti gli imprenditori balneari d'Italia. Tra l'altro, non ho notizia di come sia finito il povero Marcello Di Finizio, che ieri sera era salito sulla cupola di San Pietro. Egli rappresenta la disperazione che alberga in questo settore, del quale il Governo ha un disinteresse totale: parliamo di 30 mila imprese, 300 mila posti di lavoro, un milione con l'indotto. È incredibile che un Governo come questo, da un anno in carica, si disinteressi totalmente di questo settore.
Io auspico, quanto meno - e lo dico al povero ed unico rappresentante del Governo presente, che conosce la materia - che questo provvedimento veda rapidissimamente la luce, anche se già so, perché me lo ha detto il Ministro Gnudi, che è impostato unicamente sulle aste, con risarcimenti ridicoli. Signori del Governo, lo dico ancora: è più di un anno che stiamo lavorando su questo settore. Questo Governo deve avere il coraggio di non far cadere nella disperazione un milione di lavoratori e di non regalare questo settore, nella migliore delle ipotesi, alla speculazione delle multinazionali e, nella peggiore, al riciclaggio della malavita organizzata. Quindi, anche in questo caso, ripeto quello che ho detto durante il question time: svegliatevi, perché anche questo settore sta andando in malora e si stanno perdendo migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Chiedo, da ultimo, alla Presidenza di ripensare all'inammissibilità, perché non capisco come parlare di una norma introdotta attraverso la legge comunitaria possa rappresentare nella legge comunitaria stessa una inammissibilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intendo unire alle considerazioni che ha fatto l'onorevole Favia quelle mie personali, ma credo di interpretare il pensiero anche tutto il gruppo dell'UdC, che sulla questione delle concessioni marittime si è speso in questi anni per dare una soluzione compiuta ad una disciplina del settore che si trascina da quindici anni.
Voglio ricordare a me stesso, ma anche ai colleghi e a chi mi ha preceduto, che la questione della deroga dei concessionari marittimi dalla direttiva servizi, cosiddetta Bolkestein, si sarebbe dovuta porre con quell'incisività che oggi viene richiesta per fronteggiare l'intera problematica, allora nel 2009, quando tutto il Parlamento unito - Camera e Senato - approvò la direttiva servizi. Nessuno escluso, nessun gruppo escluso di quelli qui presenti oggi.
Voglio anche ricordare come, durante il precedente Governo Prodi, la questione non fu mai affrontata nei termini che oggi vengono qui ricordati ed allora c'erano anche autorevoli ministri che oggi, forse in ritardo, meglio tardi che mai, hanno compreso l'importanza di questo problema.
Voglio altresì ricordare che il famoso emendamento 23 firmato dall'onorevole Pini, relatore della legge comunitaria 2011, quando fu fatta la delega al Governo, ebbe l'opposizione decisa di chi, allora, stava all'opposizione del Governo Berlusconi, nella fattispecie Italia dei Valori, Unione di Centro e Partito Democratico. Allora, noi facemmo di tutto per evitare le aste, riconoscendo a trentamila imprese il diritto di poter proseguire la loro attività lavorativa in libertà e con certezza di diritto; tuttavia, ci fu detto che la direttiva Bolkestein tutelava la concorrenza e quindi bisognava fare le aste. Dicemmo Pag. 90allora che una soluzione la indicava la stessa Unione europea, la stessa Commissione europea che ci diceva che bisognava applicare la direttiva «servizi» e al tempo stesso ci diceva che bisognava tutelare le microimprese familiari attraverso il cosiddetto Small Business Act che questo Parlamento ha recepito attraverso l'approvazione della legge sullo statuto delle imprese. Ebbene, noi in quell'occasione sostenemmo che la deroga alla direttiva «servizi» poteva essere invocata almeno per quanto riguarda le micro e piccole imprese che rappresentano il 70, l'80 per cento di queste trentamila imprese. Ebbene, questa strada, allora, non fu voluta percorrere perché si è perso per due anni inutilmente del tempo nel non rispondere alla procedura di infrazione che per due volte è stata rinnovata dalla Commissione europea nei confronti dell'allora Governo in carica, sicché si è consumato un tempo impossibile per poter tornare indietro e correggere comunque questa direttiva Bolkestein nella sua applicazione. Adesso abbiamo un'occasione che noi intendiamo cogliere nella sua importanza, soprattutto invocando, almeno lo faremo noi dell'Unione di Centro per i deputati europei, la proposta di direttiva 2011/0897 che potrebbe costituire lo strumento per escludere dalla pubblica evidenza le concessioni demaniali marittime ad uso turistico e ricreativo in essere.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. Noi coglieremo fino in fondo questa opportunità perché l'Unione di Centro intende garantire quella tutela nei confronti della microimpresa familiare che gestisce oggi tutte le concessioni marittime, e saremo presenti con una delegazione alla manifestazione di Senigallia.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, altri colleghi hanno chiesto la parola; prima però che si sviluppi un dibattito sul tema delle concessioni balneari credo che sia dovere della Presidenza chiarire la propria posizione. È nota la mia stima per l'onorevole Favia e per l'onorevole Ciccanti e certamente non sono insensibile agli argomenti che loro hanno portato, tuttavia la loro proposta è irricevibile. La legge comunitaria non è un'occasione per intervenire su qualunque tema comunitario sia stato affrontato nel passato; nel 2011 il tema delle concessioni balneari è tema comunitario perché c'è una infrazione pendente; la legge comunitaria 2011 risponde a questa urgenza. Oggi, noi non abbiamo bisogno di uno strumento ulteriore per rispondere ad una urgenza cui già si è risposto con la legge comunitaria 2011; il tema delle concessioni balneari in mancanza di una nuova direttiva o di una nuova procedura di infrazione non è tema comunitario.
Certamente non mancano ai colleghi gli strumenti per intervenire sulla legislazione ordinaria - o con una proposta di legge propria o con emendamenti su proposte di legge che siano in discussione alla Camera - per affrontare questa questione, ma la legge comunitaria non è lo strumento proprio per poterla affrontare. Credo, quindi, che non sia opportuno dare la parola ad altri colleghi che giustamente possono esporre la loro posizione sul tema importante e bruciante delle concessioni balneari, ma tutto ciò non attiene al punto dell'ordine del giorno del quale noi dobbiamo occuparci.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SANDRO GOZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.1.500.1 e del suo emendamento 1.500.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 91

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, io le do la parola, ma non sul tema precedente, che è esaurito. La proposta non è ahimè ricevibile. Insiste nel chiedere la parola, onorevole Raisi?

ENZO RAISI. Sì, signor Presidente. Io rispetto la sua posizione, però non è che si interviene in Aula ponendo un problema, e lei ha dato un'interpretazione che è l'interpretazione della Presidenza, che io rispetto. Potrei risponderle, rispetto anche alla sua interpretazione, che in realtà...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, in questa fase, ahimè, la mia interpretazione è definitiva. Quel tema è chiuso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.500.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Razzi, D'Anna, Castellano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 373
Votanti 369
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato
369).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Boccuzzi, Adornato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 378
Votanti 375
Astenuti 3
Maggioranza 188
Hanno votato
375).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Carfagna, Sbai, Cassinelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 378
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato
378).

Prendo atto che il deputato Enzo Carra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 92

(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
368).

Prendo atto che i deputati Scanderebech, Lisi, Oliverio ed Enzo Carra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Enzo Carra, Sardelli, Bucchino, Losacco...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 386
Votanti 384
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato
383
Hanno votato no 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Lisi, Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato
392).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Adinolfi. Ne ha facoltà.

MARIO ADINOLFI. Signor Presidente, intervengo molto velocemente. L'articolo 5, così come riformulato dalla Commissione, è l'anima di questa legge comunitaria. Non voglio che scivoli via nella distrazione dell'Aula e, conseguentemente, dell'opinione pubblica. Con l'articolo 5 di questa legge comunitaria noi torniamo a porre al centro di un'idea vera e forte di Europa, il Parlamento della Repubblica italiana e il popolo italiano attraverso il suo Parlamento.
Abbiamo scelto una modalità non dura, non pesante, non ostativa, come quella dei parlamenti tedesco o finlandese. Abbiamo scelto una modalità più morbida, ma che sicuramente dà ruolo al Parlamento italiano, dà ruolo a queste Camere e costruisce, però, un'idea di Europa che è dentro una prospettiva politica a cui noi intendiamo far evidentemente riferimento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

Pag. 93

ENZO RAISI. Signor Presidente, al di là dell'intervento del collega che ha sottolineato l'importanza di questo articolo che, sostanzialmente - è vero - pone la centralità del Parlamento anche nel confronto con l'Unione europea, rimane un fatto: da parte dei Governi che si sono succeduti nel tempo ci sono state, nell'applicazione delle normative europee, delle carenze, delle mancanze anche nel far pesare quelle che sono le posizioni e le situazioni di peculiarità del nostro sistema economico-produttivo.
Il Presidente prima mi ha tolto la parola quando, in qualche modo - pur avendola concessa ad altri colleghi - si trattava il tema del sistema balneare italiano, ma potrei aggiungere anche quello del sistema del nostro regime di vendita e commercio ambulante, che sono peculiarità tutte del nostro Paese e sulle quali c'era stato l'impegno di diversi Governi a chiedere l'eccezione in sede europea, per quanto riguarda appunto la tutela di peculiarità tutte italiane del nostro sistema produttivo. Purtroppo questo non è accaduto.
Questo era quanto volevo sottolineare quando mi è stata tolta la parola, perché è vero quello che dice il Presidente, ossia che in questa fase non si discute di quegli argomenti, ma è anche vero che è l'unico momento in cui possiamo come Parlamento - ovviamente non come Commissione - discutere su queste argomentazioni che sono pendenti, checché ne dica il presidente di turno della Camera, poiché abbiamo delle pendenze sulle quali ancora attendiamo risposta.
In X Commissione (Attività produttive) abbiamo discusso su questo.
Siamo ancora in una fase di confronto, per cui ben venga l'articolo 5 di questo provvedimento, ma quei temi, che sono il tema del sistema balneare e il tema anche della tutela del nostro sistema di reti di commercio ambulante, che va in qualche modo a saldarsi con la nostra rete di negozi di vicinato, sono temi su cui l'Italia deve far sentire la propria voce. Ora, che il Parlamento possa, attraverso anche questo articolo, provvedere ad essere più incisivo, ben venga. Rimane il fatto che poi ci deve essere la cinghia di trasmissione del Governo, che deve operare in questo senso.
Ci sono due settori che sono molto in crisi. Su questi due settori noi chiediamo e chiederemo al Parlamento, e quindi al Governo, di concludere quella fase di tutela, che giustamente dobbiamo ottenere in sede europea, e che altri Paesi hanno ottenuto per altri settori di loro competenza e peculiari dei loro sistemi, in cui noi purtroppo siamo assenti. Perché la verità, e ce la dobbiamo dire una volta per tutte, è che questo Paese in Europa ha sempre contato poco, si è sempre fatto valere poco su quelli che sono alcuni diritti che andavano vantati e alcuna peculiarità del nostro sistema produttivo.
Abbiamo troppe volte subito una burocrazia europea. Credo e spero che, da tale punto di vista, questo articolo 5 possa dare una spinta in più verso una presenza diversa dell'Italia in Europa. Il Parlamento farà la sua parte, ma chiediamo che anche i Governi facciano la loro.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, mi scuso non di non averle dato la parola, perché non potevo darle la parola, semmai di aver dato la parola all'onorevole Ciccanti, perché non avevo capito che intendeva continuare sul medesimo tema dell'onorevole Favia. Avrei dovuto rispondere immediatamente all'onorevole Favia. Non sempre si ha la prontezza di spirito di capire cosa dirà uno che ancora non ha preso la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, volevo rubare un minuto all'Aula e anche a chi ci ascolta da casa perché sono d'accordo con quello che diceva il collega Adinolfi, ossia che questo è un articolo di grande importanza che può segnare una svolta per quello che riguarda l'ordinamento nostro, interno, italiano. Ma volevo che l'Aula ponesse un attimo di attenzione perché è di un'importanza... Per cortesia, se mi fate intervenire però mi fareste una cortesia.

Pag. 94

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vi chiedo di garantire un clima maggiormente attento perché stiamo parlando di cose importanti.

GAETANO PORCINO. L'articolo 5, Presidente, che deve essere sostituito dall'articolo 4-bis, nel primo paragrafo, che noi condividiamo, recita: «Il Governo assicura, nella posizione rappresentata dall'Italia in sede di Consiglio dell'Unione europea, che si tenga conto degli indirizzi definiti dalle Camere in esito all'esame preventivo di progetti legislativi e di altri atti». Ciò tradotto significa che, in via preventiva, il Parlamento, nell'esercizio della sua sovranità, concorda con il Ministro, o con il Presidente del Consiglio, qual è la posizione che l'Italia, in merito a quei provvedimenti, assume in Europa. E fin qui ci siamo.
Tuttavia, il secondo capoverso dice che il Ministro competente riferisce regolarmente e tempestivamente alle Camere e alle competenti Commissioni parlamentari; però, nel caso non possa conformarsi agli indirizzi medesimi - quindi, può decidere in difformità a quelli che sono gli indirizzi delle Camere, e quindi viene lesa la sovranità delle Camere e disattesi gli indirizzi che le Camere danno al Governo -, si limita a fornire appropriate motivazioni a posteriori delle decisioni che ha assunto in sede europea e che risultano differenti dalle decisioni delle Camere.
Questo mio dubbio, caro Presidente, è avvalorato ancora di più dall'articolo 4-quinquies, che è ancora più grave perché dice che, tenuto presente e fermo restando quello che dice l'articolo 4-bis, anche nel caso di materie economico-finanziarie - cito testualmente - «che comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica» - perché ormai in Europa si prendono decisioni che possono stravolgere ed essere determinanti per la vita politica di ogni Stato -, anche in questo caso - quando cioè tali decisioni possono stravolgere con conseguenze rilevanti la finanza pubblica - il Presidente del Consiglio o i Ministri possono agire in difformità a quelle che sono state le linee delle Camere, del Parlamento, salvo poi venire a riferire a posteriori. Noi non siamo per nulla d'accordo con questa disposizione. Non vogliamo opporci in modo pregiudiziale e fare quelli che a ogni costo vogliono sollevare il contenzioso su ogni questione.
Ma lo riteniamo un punto importante, una pietra miliare, sulla quale invito i colleghi della Camera a fare una riflessione approfondita. Infatti, approvare questa disposizione significa che le Camere non hanno più la sovranità nei confronti del Governo, non danno gli indirizzi e, nel momento in cui li danno, questi possono essere travalicati da altre decisioni la cui esigenza o opportunità viene decisa in sede europea.
Su questo articolo noi non votiamo contro, ma ci asteniamo. Tuttavia, inviterei tutta l'Assemblea ad una seria riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, penso che con questa riformulazione si faccia un grande passo avanti, proprio per dare più forza al Governo in quanto tale, e per far sì che nella politica europea ci possa essere non soltanto una forza, come era prima; penso che il Parlamento oggi può cogentemente essere più forte e dare una forza maggiore al Governo.
Durante i lavori della Commissione si è discusso molto su come cercare di incardinare e di rafforzare il precedente testo. Questo è avvenuto anche grazie al lavoro della Commissione e del Parlamento. Ritengo che sia un sostanziale passo avanti. Non è, caro collega, un passo avanti formale, ma sostanziale, che certamente consentirà a coloro i quali in sede europea portano avanti le istanze di questo Parlamento, di avere più spessore e più forza di manovra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formichella. Ne ha facoltà.

Pag. 95

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che anche noi siamo d'accordo con quello che hanno detto l'onorevole Ronchi e l'onorevole Adinolfi. Infatti, questo articolo è forse quello più importante di questo disegno di legge comunitaria. È arrivato qui in Aula il Ministro delle politiche comunitarie e noi dobbiamo, come Parlamento, dare la possibilità al nostro Governo di andare in Europa ed essere forte, come diceva l'onorevole Ronchi, perché si va a fare una trattativa. Quindi, il Governo deve anche avere la possibilità di avere un certo margine per trattare.
È ovvio che poi, se il Governo dovesse prendere decisioni divergenti rispetto a quello che ha stabilito il Parlamento in precedenza, si torna in Parlamento e si viene a riferire tempestivamente. Lo dimostrano le ultime azioni del nostro Ministro Moavero Milanesi, che ha intensificato enormemente il rapporto con il Parlamento. Le audizioni sono diventate quasi mensili e, quindi, credo che già nella prassi stiamo andando in questa direzione e dobbiamo semplicemente scriverlo in questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è davvero un passaggio molto importante nei rapporti che il Governo ha con il Parlamento in sede di analisi delle dinamiche che ci sono all'interno dell'Unione europea. Questo è un passaggio importante, perché con questo articolo che andiamo ad approvare, avremo la possibilità di avere, come Parlamento, un controllo ex ante ed ex post rispetto a quanto il Governo andrà a contrattare in sede europea.
Quindi, si tratta di un passo importante, anche per come siamo arrivati ad avere un testo condiviso e, quindi, penso che questo passaggio davvero rimarcherà questa legge comunitaria per il 2012, come un testo importante per il futuro di questo Paese in sede comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SANDRO GOZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.500.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Benamati, Laboccetta, Dal Lago, Mazzarella, Fadda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 384
Votanti 364
Astenuti 20
Maggioranza 183
Hanno votato
362
Hanno votato
no 2).

Ricordo che l'emendamento Pini 5.1 è stato ritirato dal presentatore prima della seduta e che l'emendamento Scilipoti 5.30 è meramente formale.
Ricordo, altresì, che l'emendamento 5.500 della Commissione appena approvato è interamente sostitutivo dell'articolo 5 e pertanto non si procederà alla votazione dell'articolo 5.

Pag. 96

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lehner, Ghizzoni, Saltamartini, Bonaiuti, Pionati, Pastore, Nola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 378
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato
376
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SANDRO GOZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.200 - che è una condizione della Commissione bilancio ex articolo 81, comma 4 - da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Mazzocchi 7.03?

SANDRO GOZI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

SANDRO GOZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI, Relatore. Signor Presidente, in realtà, il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Mazzocchi 7.03 è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, quindi corregge il parere espresso precedentemente sull'articolo aggiuntivo Mazzocchi 7.03?

SANDRO GOZI, Relatore. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Anche il Governo, che precedentemente si era rimesso all'Assemblea, intende modificare il parere espresso?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Sì, signor Presidente, esprimo parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo riguardo all'emendamento 7.200, perché è quello l'elemento Pag. 97che suscita indignazione; non vorrei infatti che sfuggisse ai colleghi che si tratta di un raro articolo che regola e detta criteri direttivi del Parlamento. Ci sono una cinquantina di direttive sulle quali non diciamo quasi nulla, che passano da qui e vanno direttamente al Governo. In un raro caso in cui sono stati espressi criteri direttivi - come vuole la Costituzione - ad un certo punto, cinque minuti fa, la V Commissione (Bilancio) ha espresso una condizione ai sensi dell'articolo 81. Tutto perfetto da un punto di vista procedurale, ma il risultato è che il paziente è morto.
Qui chi sono i soggetti? Sono i beneficiari di protezione internazionale, sono dei poveri diavoli. Questa direttiva estende a questi beneficiari di protezione internazionale la possibilità di ottenere il permesso di lungo soggiorno.
Vorrei che fosse chiaro - il Ministro lo sa benissimo - che questo beneficio serve non necessariamente per restare in Italia, ma per andare a raggiungere le famiglie che sono sparse in Europa, perché chi ottiene questo beneficio non sceglie di arrivare in Italia: arriva dove può, perché fugge da qualcosa di grave.
Bene, di fronte a queste situazioni abbiamo in Commissione affari costituzionali predisposto un emendamento che sostanzialmente prevedeva che, per avere questo beneficio, bisognava considerare il momento della domanda del lungo soggiorno, e non del riconoscimento. È un principio banale: è come se uno chiedesse oggi la residenza e la ottenesse tra un anno e mezzo, ma il requisito decorre da quando è stato richiesto.
In questo caso è più importante, perché significa avere il diritto di andare a raggiungere i propri familiari. Questo è il primo punto. La Commissione bilancio, secondo me facendo un grave errore materiale, ignora che esiste giurisprudenza della Cassazione che afferma che quell'elemento è decisivo, e quindi non si può prescindere da ciò. Ma questo la Commissione bilancio lo ignora!
Poi vi è un altro elemento: la Commissione bilancio afferma che si allarga la platea degli aventi diritto. Vivaddio, è la direttiva che vuole allargare la platea degli aventi diritto: dà la possibilità di avere questo diritto anche a questi poveri diavoli.
Parliamo di alcune centinaia di persone. Non è un problema di valutazione degli oneri. Poi vi è un altro elemento, che è una «perla» decisiva: si dice che, per aver il permesso di lungo soggiorno, bisogna avere requisiti reddituali sufficienti. È chiaro che questi non saranno degli Onassis: saranno persone che vivono in condizioni di difficoltà, ma questo vi è scritto.
La Commissione bilancio ci dice che questo allarga la platea dei beneficiari, ma siamo in presenza di un diritto soggettivo pieno. Non si può pensare che una persona abbia la casa, la villa, la piscina. Si tratta di un parere che arriva cinque minuti prima del voto su un criterio direttivo di questo Parlamento. Quando abbiamo approvato il federalismo fiscale, voi avete detto che gli oneri si sarebbero valutati, eventualmente, anche dopo, anche in sede di decreto legislativo.
Invece, qui si usa la penna rossa e blu! Ma perché? Per mettere in difficoltà dei poveri diavoli! Io non voterò mai un emendamento soppressivo di questi sacrosanti principi. Me lo può chiedere chiunque (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dire che ho votato contro in Commissione bilancio proprio per questa motivazione, per le motivazioni del collega Zaccaria, che condivido pienamente. Per cui, mi associo totalmente a quanto egli ha dichiarato sinora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, sicuramente il tema posto dall'articolo 7 e dai commi che sono stati soppressi Pag. 98con la decisione della Commissione bilancio è un tema importante, che quindi va assolutamente ripreso. La valutazione della Commissione bilancio, ancorché giunta solamente a pochi minuti dall'inizio dei nostri lavori in Aula, è una valutazione tecnica, e quindi, come tale, noi la accettiamo.
Naturalmente, però, resta il punto, resta il problema, resta la questione, e quindi il Partito Democratico sicuramente lavorerà per riprendere e risolvere il problema medesimo in sede di seconda lettura al Senato. Naturalmente, adesso, invece, voteremo favorevolmente all'emendamento in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Grassi, Brugger, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 369
Astenuti 10
Maggioranza 185
Hanno votato
288
Hanno votato
no 81).

Prendo atto che i deputati Lolli, Motta e Bellanova hanno segnalato di aver epresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pedoto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 377
Votanti 355
Astenuti 22
Maggioranza 178
Hanno votato
352
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mazzocchi 7.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Negro, Santori, Brandolini, Villecco Calipari, Calderisi, Garagnani, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 381
Votanti 378
Astenuti 3
Maggioranza 190
Hanno votato
15
Hanno votato
no 363).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carfagna, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 99

(Presenti 379
Votanti 335
Astenuti 44
Maggioranza 168
Hanno votato
326
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che i deputati Lisi e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A).
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 9 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SANDRO GOZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 9.0500 e del suo subemendamento 0.9.0700.1, ed accetta l'articolo aggiuntivo 9.0700 del Governo.

PRESIDENTE. Ricordo che l'articolo aggiuntivo Favia 9.030 è inammissibile.
Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione perché si deve prima procedere alla votazione dell'articolo 9.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Pelino, Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 377
Votanti 375
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
333
Hanno votato
no 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Mazzuca, Negro, Lussana, Crosio... ancora l'onorevole Negro... onorevole Mario Pepe (PD)... ancora l'onorevole Crosio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 377
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato
335
Hanno votato
no 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.9.0700.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sereni, Negro, Peluffo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 377
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato
375
Hanno votato
no 2). Pag. 100

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0700 del Governo, accettato dalla Commissione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Lussana, Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 380
Votanti 377
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato
376
Hanno votato
no 1).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4925-A).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4925-A/1, ci permettiamo di proporre una riformulazione, nella parte riguardante il dispositivo. Nell'ultima frase le parole «disposizioni minime richieste dalle citate direttive» siano sostituite dalle parole seguenti, che credo esprimano correttamente quanto desiderato dall'onorevole parlamentare: « livelli di regolazione che comportino i minimi costi e oneri possibili per le imprese e i cittadini». È una dizione forse più precisa che esprime il concetto dell'ordine del giorno nella parte del dispositivo, in sostituzione dell'ultimissima parte di frase. Con questa riformulazione il parere del Governo sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4925-A/1 è favorevole.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Pini n. 9/4925-A/2, nell'ultima versione diffusa (in particolare, con una piccola modifica al secondo capoverso del dispositivo), il parere del Governo è favorevole.
Per quanto riguarda l'ultimo ordine del giorno Ronchi n. 9/4925-A/3, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4925-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio il signor Ministro.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pini n. 9/4925-A/2 e Ronchi n. 9/4925-A/3, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, il disegno di legge comunitaria 2012, presentato in prima lettura alla Camera, in osservanza degli obblighi di partecipazione dell'Italia all'Unione europea, recepisce e attua nel nostro ordinamento la normativa adottata a livello comunitario.
Il provvedimento consta di sette articoli con gli allegati A e B che contengono le direttive da recepire mediante decreti legislativi. Come i precedenti, questo disegno di legge interviene in diversi settori, sia con delega al Governo per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale mediante l'adozione di decreti legislativi, sia attraverso la modifica diretta della legislazione Pag. 101vigente. È sotto gli occhi di tutti che il percorso delle precedenti leggi comunitarie sia stato finora poco efficace. Molto spesso queste si sono trasformate in veri e propri provvedimenti omnibus, come una volta, le cosiddette leggi finanziarie.
L'approvazione di tale provvedimenti diventava un vero e proprio percorso ad ostacoli, nel quale ognuno dei due rami del Parlamento inseriva a proprio piacimento e per pura compiacenza ai gruppi di potere disposizioni di ogni genere del tutto estranee alle disposizioni comunitarie. In tal modo i tempi di approvazione diventavano di una lunghezza abnorme, al punto da non recepire in tempo le direttive europee ed esporre l'Italia a costose procedure di infrazione. Sarà opportuno che il Governo fornisca un quadro informativo completo delle procedure di infrazione che attualmente interessano l'Italia e del loro costo. Speriamo che questa volta l'iter del disegno di legge in esame sia meno accidentato e più fluido e possa svolgersi in un clima disteso e collaborativo. Questo disegno di legge appare ben delineato nel suo contenuto, in coerenza con le indicazioni della legge. In lettura al Senato giace ancora la sua modifica, visto che dei suoi soli nove articoli soltanto gli ultimi tre e gli allegati A e B sono di recepimento vero e proprio, mentre i primi sei contengono le consuete disposizioni generali doverosamente presenti in tutte le leggi comunitarie.
In particolare, la direttiva sulla protezione internazionale tenta di sanare una situazione assai spinosa, quella dei cittadini dei Paesi terzi e apolidi in possesso dello status di rifugiato che necessitano di protezione internazionale in uno degli Stati membri dell'Unione. Altro argomento di grande impatto sulla salute pubblica è l'obbligo di indicare in etichetta la presenza di allergeni alimentari, se tale ingredienti non figurano nella denominazione di vendita del prodotto finito.
L'allegato A, recepito senza parere parlamentare, salvo quando ci sono sanzioni penali, comprende la sola direttiva comunitaria che fissa le regole minime sui requisiti per i quadri di bilancio nazionali, affinché si evitino disavanzi pubblici eccessivi.
Rilevo con soddisfazione l'istituzione di un organismo indipendente al quale attribuire compiti di analisi e di verifica degli adempimenti di finanza pubblica e l'introduzione di specifiche regole di bilancio con valutazione sulla loro osservanza.
L'allegato B, recepito con parere parlamentare, comprende invece, tra le altre, delle direttive che a nostro avviso hanno un preponderante peso e significato politico che auspichiamo poter discutere nel migliore dei modi. Mi riferisco in particolar modo alla direttiva che disciplina i diritti dei pazienti, garantendo loro una libertà di scelta sul prestatore di assistenza sanitaria in Europa, in un momento in cui lo Stato sociale è messo in seria discussione dalla pesante crisi economica che sta investendo tutti noi; oppure l'estensione del diritto all'ottenimento del permesso di soggiorno UE per i soggiorni di lungo periodo anche dei titolari di protezione internazionale, quali i rifugiati, ma a questo proposito occorre valutare anche l'impatto in termini di dotazione strumentale e di eventuali oneri finanziari di queste modifiche. Potrei citare tra gli altri anche lo sforzo di garantire una gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi oppure le disposizioni per la vigilanza supplementare sulle imprese finanziarie per una maggiore trasparenza del loro operato.
Vorrei però soffermarmi ancora un attimo sul tema del cosiddetto gold plating, vale a dire la prassi ricorrente dell'adozione di norme ancora più restrittive o addirittura non richieste dalle direttive europee, vere e propri favori di turno per lobby, insomma sul fatto di essere più realisti del re.
Con molto piacere noto che l'articolo 2, comma 1, lettera i) si occupa proprio di tale rispetto. Restano però i problemi legati al diritto comunitario già recepito nell'ordinamento interno. In riferimento a tale progresso si potrà valutare l'opportunità di un intervento normativo, quale ad Pag. 102esempio una delega riconoscitiva dello stato di attuazione complessivo delle direttive comunitarie per eliminare dall'ordinamento quelle ingiustificatamente più restrittive. Nonostante quindi le molteplici criticità che questo disegno di legge presenta sia nello stadio attuale sia nell'iter che lo aspetta nell'altro ramo del Parlamento, e auspicando una veloce e concordata approvazione definitiva senza ulteriori appesantimenti, il gruppo di Futuro e libertà annuncia il proprio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, intervengo velocemente (vista l'ora) anche perché ho già argomentato abbondantemente nella discussione sulle linee generali. Volevo solo segnalare alcuni punti che avevo già indicato e che mi sembrano di particolare rilievo. A parte l'emendamento che abbiamo avuto modo di illustrare, quello che riguarda l'articolo 4-bis, volevo sollecitare il Governo perché così come ho detto nella discussione sulle linee generali noi stiamo approvando la comunitaria 2012 però siamo ancora fermi ad aspettare la comunitaria del 2011. Allora questa è una indicazione che noi chiediamo fortemente perché ci siamo impantanati su questa questione, stiamo procedendo a votare quella successiva e non abbiamo ancora quella precedente. Per quanto riguarda invece la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (visto che facciamo una unica dichiarazione come d'accordo con i gruppi) volevo fare alcune precisazioni.
Il documento in esame come si sa costituisce la seconda relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea presentata ai sensi del nuovo testo dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005. In coerenza con l'impostazione dell'articolo 15 la relazione consuntiva dovrebbe fornire alla Camera gli elementi utili a valutare i principali sviluppi del processo di integrazione europea e delle politiche della normativa dell'Unione europea. La relazione in esame è stata trasmessa alla Camera il 22 marzo 2011 con oltre un mese di ritardo rispetto al 31 gennaio entro cui avrebbe dovuto essere presentata ai sensi del richiamato articolo 15.
Le esigenze di una presentazione tempestiva così come ho illustrato nella discussione sulle linee generali è sempre stata sollecitata dalle Commissioni della Camera al fine di poter partecipare in modo costruttivo alla definizione della partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Il ritardo accumulato però anche quest'anno è cresciuto ulteriormente poiché la relazione giunge all'esame dell'Assemblea della Camera dopo sei mesi di esame nelle Commissioni di merito e consultive. A questo proposito volevo solo brevemente richiamare alcuni punti della risoluzione che poi voteremo dopo dove noi impegniamo il Governo: a rispettare per le prossime relazioni consuntive annuali sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea il fatto che siano presentate improrogabilmente entro la scadenza del 31 gennaio, altrimenti viene vanificato il contenuto, il fine e il principio; che diano adeguatamente e specificamente conto del seguito dato dal Governo ai singoli atti di indirizzo approvati dalle Camere, dalle regioni e dalle province autonome.
Noi in ogni caso con questa dichiarazione di voto, come Italia dei Valori, diamo parere favorevole alla comunitaria 2012.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, è una comunitaria che era nata sotto i migliori auspici, volendo chiudere con una tempistica rapida quelli che erano i lavori sia in Commissione sia in Aula. Poi abbiamo assistito invece ad un forte rallentamento, un rallentamento che ha portato la comunitaria da aprile, quando si iniziò l'iter in Commissione, ad essere approvata oggi ad ottobre.
Quindi, un ritardo che noi imputiamo alla maggioranza, frutto evidentemente di Pag. 103quanto sta accadendo al Senato dove un nostro emendamento, presentato alla precedente legge comunitaria, ha di fatto bloccato l'iter perché all'interno della maggioranza non ci si riesce a chiarire su quello che è lo sbocco che deve avere la legge comunitaria 2011. Quindi, uno stato di grave impasse che ha rischiato davvero di paralizzare l'iter di questa importante legge. Tuttavia, dobbiamo rilevare come, all'interno di questo provvedimento, al netto dell'articolo 9, dove noi abbiamo espresso un voto contrario perché crediamo che, rispetto alla salute, non si possa derogare e rispetto, quindi, a quanto deve essere inserito in etichettatura è necessario ribadire sempre la massima chiarezza, a maggior ragione quando si parla di allergeni, ebbene, al netto di questo articolo dobbiamo rilevare come, all'articolo 5, è stato approvato un emendamento, frutto di un importante e fattivo lavoro, sia in Commissione, sia nelle relazioni tra i vari gruppi parlamentari e il Governo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 19,50).

MARCO MAGGIONI. Quindi, penso che l'articolo 5 sia un articolo davvero storico perché, rispetto ai rapporti che deve avere il Parlamento da una parte e il Governo dall'altra in sede negoziale, si è trovata quella sintesi che consente al Parlamento di avere un controllo ex ante ed ex post sull'iter negoziale che il Governo segue in sede europea e, al tempo stesso, consente al Governo di avere quelle necessarie capacità di manovra che in sede negoziale si rendono necessarie. Quindi, penso che questo sia davvero un passaggio fondamentale che consente a questo Parlamento di recuperare dignità e quell'importanza che i cittadini ci chiedono ogni giorno di ribadire in questa sede. Ebbene, oltre a questo importante articolo, abbiamo apprezzato l'impegno del Governo nel dare parere favorevole rispetto all'ordine del giorno che porta la firma del collega Pini insieme a tutti noi del gruppo della Lega Nord Padania in XIV Commissione. Purtroppo, non è stato possibile rendere ammissibile l'emendamento che il collega Pini aveva presentato in materia di concessioni di stabilimenti balneari. Questa è una problematica estremamente grave che rischia davvero di mettere in crisi ulteriormente un settore che si trova già in grandissime difficoltà, non solo per il fatto che sono calati in generale i consumi nel Paese, ma anche e soprattutto perché mancano quelle certezze che non consentono più ai proprietari di stabilimenti balneari di investire in modo adeguato.
Quindi, questo è un ordine del giorno che noi riteniamo molto utile perché segna un passaggio chiaro in quanto quest'Aula si esprime, con il parere favorevole del Governo, nel senso di arrivare il prima possibile ad una risoluzione di questa grave questione, una questione che deve essere ribadita - lo dico a lei, signor Ministro - in sede europea con grande forza perché davvero la nostra peculiarità è tale per cui in sede europea dovranno comunque e necessariamente tenere conto di quanto accade nel nostro Paese. Quindi, complessivamente, credo che sia una buona legge e questa buona legge troverà il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, lasciate che prima di tutto esprima la mia soddisfazione per il modo in cui questa legge comunitaria si avvia ad essere approvata. Si avvia ad essere approvata con un largo consenso e questo conferma che siamo riusciti a costruire nel Parlamento un'unanimità sostanziale sui temi della politica europea.
Spero che questo si applichi ai temi della politica europea, anche al di là dei limiti delle competenze proprie della Commissione, ma credo che sia il caso di segnalare questo fatto e di renderne grazie al presidente e ai membri della Commissione. Questo è il motivo di soddisfazione. Devo dire che poi molti altri motivi di Pag. 104soddisfazione io non ne ho. È uno scandalo che noi, ancora una volta, ci troviamo ad affrontare una relazione sullo stato dell'Unione che è riferita ad un anno che è passato, al 2011. Giustamente il dibattito in questa Camera non ha minimamente toccato quella relazione, che devo dire è anche fatta benino, nel senso che è fatta meglio di relazioni precedenti e in modo tale da rendere più comprensibile quello che vi è contenuto, ma non è uno strumento di sostegno all'azione politica, è un'opera di storia. Infatti il 2011 è passato. Signor Ministro, questo può suonare come un rimprovero al Governo, ma non è un rimprovero al Governo, o almeno non è principalmente un rimprovero al Governo: è prima di tutto un rimprovero a noi stessi per il modo in cui stiamo trattando gli affari europei. La sessione europea, di cui tanto abbiamo parlato, ancora non si è realizzata. Allora io vorrei chiedere a lei, signor Ministro, e a tutte le forze politiche presenti, un impegno corale affinché la legge di riforma della legge n. 11, che è stata approvata da questa Camera a grandissima maggioranza, venga approvata anche dal Senato. Infatti noi stiamo discutendo di misure che sono scollegate dal contesto politico a cui sono in effetti pertinenti. Questo rende oscura la materia europea e avvalora quelli che dicono che a Bruxelles decidono quello che vogliono e noi non capiamo quello che decidono. Il peso della burocrazia di Bruxelles è forte, tuttavia a Bruxelles si fa politica sulla base di un mandato popolare dato al Parlamento europeo, ma dato anche a noi che lo trasferiamo al Governo. Questo però non si riesce a leggere, proprio perché ci sono mancati gli strumenti per renderlo evidente. Questa è una prima grande questione che noi dobbiamo affrontare e qui io potrei ripetere i miei interventi dell'anno passato e anche dell'anno precedente e anche dell'anno precedente ancora, ma ve li risparmio, perché spero che qualcuno se ne ricordi.
Oggi abbiamo un secondo scandalo che si aggiunge al primo: noi approviamo la comunitaria del 2012 in un momento in cui al Senato ancora non hanno approvato la comunitaria del 2011. Cosa faranno al Senato quando arriverà la comunitaria del 2012? La faranno passare davanti a quella del 2011, che rimarrà lì, non approvata, per omnia secula seculorum o troveranno un modo di approvarla? Ecco, io credo che non tutti dobbiamo batterci il petto, perché la comunitaria è bloccata su di una questione che era risolvibilissima. Lasciate che ricordi che io proposi in quest'aula un emendamento che dava esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia, senza prendere questo a pretesto per un aggravamento della posizione dei giudici o per affrontare una questione che non ha nulla a che fare, che è quella della responsabilità civile del giudice. Quello che la Corte ci chiede è di definire la responsabilità dello Stato verso colui che è stato vittima di un errore: se lo Stato voglia rivalersi sul giudice o no, è un problema che lo Stato risolverà e che non attiene alla materia comunitaria. Devo dire però che allora questa proposta di mediazione incontrò gravi resistenze, anche da parte di una parte di quella che era allora l'opposizione e che adesso fa parte della comune maggioranza.
Io invito tutti a rendersi conto che noi stiamo bloccando adempimenti comunitari importanti per l'incapacità di prendere una posizione netta su una questione dove il buon senso dice di approvare, cambiare, di fare una emendamento che dia esecuzione a ciò a cui siamo tenuti per ragioni comunitarie e il resto si sposti in altra sede. Stiamo facendo una legge di riforma della giustizia, abbiamo due provvedimenti che parlano di giustizia: si affronti in quella sede o in altra sede ancora più appropriata una questione che non è di legislazione comunitaria. Su questo aggiungiamo una cosa: troppe volte - adesso meno, adesso si è posto un argine - ma troppe volte si utilizza la questione comunitaria caricandola del peso di vicende che non sono comunitarie. Quelle comunitarie sono già sufficienti, hanno grande peso, grande importanza, se abbiamo la possibilità di legiferare con piena coscienza di quello che andiamo facendo. Pag. 105
Un altro fattore di insoddisfazione, diciamolo, è che questo disegno di legge comunitaria è un po' esile. Io mi domando: sono così pochi i provvedimenti comunitari che attendono esecuzione? Sono così ingolfati gli uffici del Ministero? Credo che dovremmo fare uno sforzo per recuperare un arretrato che, per la verità, in parte, è stato recuperato, ma ancora non siamo in una buona posizione nelle pagelle che, periodicamente, ci vengono inviate dall'Unione europea.
Vorrei cogliere l'occasione per chiarire una questione di cui si è dibattuto a lungo: quella dell'emendamento 5.500 della Commissione. L'emendamento 5.500 della Commissione non dà al Governo il diritto di fare quello che vuole. Il Parlamento, se vuole, può dire al Governo di non votare in via definitiva, in sede di Consiglio dei ministri, senza avere preventivamente ottenuto il consenso del Parlamento. Quando il Parlamento ritiene che vi siano questioni di vitale importanza, pone questa riserva; quando ritiene che le questioni non siano di vitale importanza e possano essere affidate alla capacità negoziale del Governo, gliele affida. La vicenda europea, infatti, è un tavolo, anzi, è una pluralità di tavoli, che andrebbero coordinati, in cui è ovvio che devi fare qualche concessione da una parte, per ottenere qualche concessione da un'altra parte. Forse, si poteva formulare in modo più chiaro, richiamando l'esistenza della possibilità di una riserva che tuteli pienamente il fatto che il Parlamento, come è giusto che sia, abbia l'ultima parola in questa, come in ogni altra questione.
Non abbiamo svolto un grande dibattito, che sarebbe stato auspicabile, sulla politica comunitaria in questo momento. Spero che troveremo un'altra occasione per farlo, anche se questa era la sede propria ed opportuna per farlo. Sono, tuttavia, contento, perché siamo riusciti ad approvare rapidamente questo provvedimento in tempi che non sono troppo in ritardo, cioè sono sempre in ritardo, ma meno in ritardo rispetto a quello che potevamo temere vista la piega che la situazione aveva assunto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Credo, comunque, che presto dovremo tutti esprimerci, chiedendo al Governo un impegno in sede europea per gli Stati Uniti d'Europa, ma assicurando i nostri partner europei che la linea del Governo Monti non è una parentesi provvisoria nella storia italiana: è la linea della serietà, del rigore, della responsabilità, la linea dell'economia sociale di mercato è una scelta definitiva del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, con riferimento a questo provvedimento che ci accingiamo ad approvare, porrò solo alcune questioni importanti del mio intervento più articolato, che qui riassumo, perché l'ora è tarda. Comunque, mi sembra importante fare alcune sottolineature.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 20,05)

ENRICO FARINONE. Innanzitutto, questo disegno di legge comunitaria per il 2012, credo e spero, dovrebbe costituire l'ultimo provvedimento presentato sulla base della disciplina vigente, cioè della legge n. 11. Infatti, confidiamo che, entro la fine della legislatura, possa venire approvato, in terza lettura, da questa Camera, il progetto di riforma della legge n. 11, fermo al Senato da diciotto mesi, dopo che quest'Aula l'aveva votato all'unanimità, frutto di un lavoro svolto dalla nostra Commissione e da tutte le forze politiche.
Lo dico perché è importante - è qui presente il Ministro, che si sta molto adoperando a questo fine -, perché con la riforma della legge n. 11, sicuramente, il lavoro di quest'Aula sarà maggiormente incisivo rispetto a quanto non lo sia stato in questi anni nell'esame delle direttive Pag. 106comunitarie. Inoltre, vorrei sottolineare un ulteriore aspetto - colgo l'occasione che è qui presente il Ministro -, che mi pare opportuno rilevare: negli ultimi mesi, con la presenza del Governo Monti, c'è stato, mi sembra, un giusto rilievo dato dal Governo, dall'iniziativa del Governo, alla questione Europa. Un tema sempre più fondamentale non solo nelle scelte legislative del nostro Paese, ma anche nella vita dei cittadini del nostro Paese, e sempre più lo sarà. Io credo che questo messaggio sia un messaggio del quale dobbiamo farci carico anche noi come Parlamento. Noi sappiamo che abbiamo un problema grosso: siamo il Paese che ha la «maglia nera» in termini di mancato recepimento di direttive o di violazione del diritto comunitario.
Ebbene, la determinazione con la quale il Governo ha operato in questi mesi ha consentito di diminuire il gap che abbiamo nei confronti degli altri Paesi; c'è ancora molta strada da fare ma credo, e lo dico fin da adesso, che questa determinazione dovrà essere proseguita, e semmai anche accentuata, dal nuovo Governo che nascerà dopo le elezioni politiche. Noi democratici, signor Presidente, signor Ministro, crediamo fortemente nell'Unione europea e desideriamo che l'Italia torni ad esserne un elemento trainante. Lo ha detto molto bene, nell'intervento durante la discussione sulle linee generali, l'onorevole Adinolfi e io qui lo voglio ribadire: l'Italia deve essere un elemento trainante dell'Unione europea perché ne è un Paese fondatore, perché ci ha sempre creduto, per la sua storia, per la sua cultura, per la sua politica che è sempre stata europeista e dovrà continuare ad esserlo; credo, quindi, che un'occasione come questa sia la sede opportuna per ribadirlo in Aula.
Suonano stonate le voci che qua e là si alzano, dentro il Parlamento e fuori dal Parlamento, a raccontarci di un'Europa dei tecnocrati, lontana dai cittadini; noi, viceversa, crediamo e lavoriamo per un'Europa che unisce i sui popoli e li conduce ad affrontare, più forti, i temi grandi e nuovi che la globalizzazione ci sta ponendo, perché solo uniti, li potremo affrontare al meglio. Ecco, allora, perché ci impegniamo per un ruolo più pregnante del Parlamento europeo a Strasburgo e dei Parlamenti nazionali, affinché siano e debbano essere rappresentativi dei popoli. Ecco perché, nei nostri interventi precedenti - e anche da parte dei colleghi degli altri gruppi - è stata sottolineata l'importanza dell'articolo 5, che è veramente il cardine di questa legge comunitaria e sul quale sono intervenuti i colleghi precedentemente.
Ci pare inoltre, ancora, che sia stato raggiunto il giusto equilibrio fra le necessità operative del Governo, impegnato in negoziati oggettivamente complessi, e le corrette prerogative parlamentari. Due aspetti ugualmente importanti di una medesima questione: il rilancio di una visione europeista presso i nostri concittadini. Credo che questo sia un grande tema che abbiamo di fronte a noi, un tema indispensabile per dare respiro, progettualità, prospettiva al progetto europeo, che per noi è essenziale per costruire un futuro nel quale l'Italia, e l'Italia in Europa, abbia ancora un ruolo importante, e un ruolo importante nel mondo.
Ci sono altre questioni, come quella del Gold plating, importanti, che sono state affrontate con questa legge comunitaria. Ecco, signor Presidente, credo davvero che questo lavoro umile che è stato fatto sulla legge comunitaria, ovvero semplicemente l'adempimento degli obblighi comunitari, è parte però rilevante di un percorso che l'Italia, con il suo Governo e con il sostegno del Parlamento, dovrà affrontare nel prossimo futuro. Non esiste alternativa all'Europa unita, nel nuovo mondo globalizzato. Lo voglio dire con le parole del presidente Prodi, uno degli italiani che più ha creduto in questo ideale, che andrà, ne sono certo, un giorno a concretizzarsi: «Senza Europa nessun singolo Stato sopravvive. Gli Stati Uniti d'Europa sono l'approdo inevitabile», ed è sulla base di questo convincimento che dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 107

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, cercherò l'applauso dei colleghi per l'essenzialità e la brevità del mio intervento, però consentitemi di sottolineare la positività del lavoro che è stato fatto, di ringraziare il relatore e la Commissione tutta, ma in particolare il Ministro Moavero Milanesi, per il rapporto di collaborazione che sta creando fra il Governo e la Commissione, una collaborazione che aiuta reciprocamente a trovare soluzioni condivise.
Con il Trattato di Lisbona i termini per il recepimento sono divenuti stringenti; i tempi di recepimento vanno ridotti ad evitare non solo l'avvio di procedure di infrazione ma anche l'insorgenza delle stesse perché lo Stato inadempiente rischia sanzioni pecuniarie già nel contesto del procedimento giurisdizionale di accertamento dell'inadempienza. Si tratta di un danno economico e di un danno di immagine. Quest'Aula ha trasmesso al Senato molto tempo fa, per la verità, le modifiche della legge n. 11 del 2005.
La nuova legge n. 11 del 2005, in assenza della modifica dei Regolamenti delle Camere, consente di stabilire modalità diverse più corrette per rapportarsi a quanto stabilito dal Trattato di Lisbona, cioè a rendere proficua la nostra partecipazione alla fase ascendente, rispettare i tempi di recepimento delle direttive, abbattere le procedure di infrazione che continuano a renderci maglia nera Europa, un corretto controllo del principio di sussidiarietà, ma soprattutto a rendere il sistema-Italia più cooperativo nella capacità di incidere nella legislazione europea.
Oggi, l'accoglimento da parte di quest'Aula dell'emendamento 5.500 della Commissione consentirà, nella fase di esame parallela della legge n. 11 del 2005 al Senato, che è in corso, di renderla più completa recependo questa parte innovativa, e consentirà al Parlamento, insieme con il Governo, di analizzare preventivamente e di fornire delle direttive, perché la trattativa in Europa sia una trattativa più proficua. Lo spirito è quello di aiutare il Governo a rendere chiara la vocazione dell'Italia verso l'unione politica dell'Europa e, nel costruire un'unione politica, affermare quello che è stato sempre lo spirito dell'Italia, che io credo possa contribuire davvero alla crescita e al superamento della crisi nel nostro Paese. Per cui, il nostro voto sarà favorevole su questo disegno di legge comunitaria, e non entrerò nel merito degli articoli e di contenuti che sono già stati ampiamente trattati nel corso del dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che dopo il voto finale sul disegno di legge comunitaria avranno luogo le votazioni sulle risoluzioni presentate alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.

(Coordinamento formale - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4925-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4925-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calvisi, Casini, Froner, Ciccioli, Amici...

Pag. 108

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2012» (4925-A):

Presenti 339
Votanti 337
Astenuti 2
Maggioranza 169
Hanno votato 337

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Seguito della discussione del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011 (Doc. LXXXVII, n. 5) (ore 20,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011 (Doc. LXXXVII, n. 5).
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali, svolta congiuntamente a quella sul disegno di legge comunitaria 2012, e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ricordo, altresì che, nel corso della stessa seduta del 1o ottobre 2012, sono state presentate le risoluzioni Borghesi e Porcino n. 6-00112, Fucci, Buttiglione, Gozi, Pescante e Razzi n. 6-00113 e Maggioni ed altri n. 6-00114.
Avverto che successivamente la risoluzione Fucci ed altri n. 6-00113 è stata sottoscritta dall'onorevole Formichella.
Chiedo quindi al rappresentante del Governo quale risoluzione intenda accettare.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVII, n. 5)

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, per quanto riguarda la risoluzione Borghesi e Porcino n. 6-00112, il Governo la accetta per quanto riguarda la parte dispositiva degli impegni.
Per quanto riguarda la risoluzione Fucci, Buttiglione, Gozi, Pescante, Razzi e Formichella n. 6-00113 il Governo la accetta.
Per quanto riguarda la risoluzione Maggioni ed altri n. 6-00114 il Governo la accetta per quanto riguarda gli impegni, la parte dispositiva, a condizione che dal primo impegno possa essere espunta la frase che fa riferimento al Bundestag, per la precisione dove si dice che « (...) il Bundestag ha la capacità di opporsi all'adesione del rispettivo Governo alle decisioni dell'Unione europea di particolare importanza e delicatezza». Pensiamo che il nostro Parlamento possa fare riferimento a se stesso.
Con l'occasione, signor Presidente, e con il permesso dell'Aula, vorrei ringraziare per il dibattito di oggi. Penso sia stata una giornata importante per il Parlamento e per il nostro Paese. Grazie, a tutti voi (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo della risoluzione Maggioni ed altri n. 6-00114.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo della risoluzione Borghesi e Porcino n. 6-00112.
Passiamo alle votazioni.
Risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alle dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. LXXXVII, n. 5)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, essendo state accettate dal Governo tutte e tre le risoluzioni presentate, le stesse saranno poste in votazione in ordine di presentazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Borghesi e Porcino n. 6-00112, nel testo riformulato, accettata dal Governo. Pag. 109
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marini... Onorevole Barbieri! Posso avere l'attenzione dell'onorevole Barbieri per favore? Non si vota per i colleghi assenti. È una cosa brutta che abbiamo cercato in ogni modo di evitare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 328
Votanti 325
Astenuti 3
Maggioranza 163
Hanno votato
285)
Hanno votato
no 40).

Prendo atto che i deputati Boccuzzi, Coscia e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Negro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fucci ed altri n. 6-00113, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Scilipoti, Coscia, Paolini, Barani, Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 334
Votanti 291
Astenuti 43
Maggioranza 146
Hanno votato
290
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Maggioni ed altri n. 6-00114, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Veltroni, Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 336
Votanti 194
Astenuti 142
Maggioranza 98
Hanno votato sì 193)
Hanno votato no 1).

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, rinuncio perché gli interventi dopo le 20 sono molto urticanti. I ringraziamenti li farò con una stretta di mano, in particolare agli amici del Governo per l'impegno che hanno profuso, oltre che al relatore e agli amici della Commissione, di maggioranza e di opposizione.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,20).

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, desidero segnalarle con una certa preoccupazione che, a quattro mesi dal sisma che ha colpito i territori della provincia di Mantova, di Rovigo e dell'Emilia, per la ricostruzione non è ancora arrivato un euro da parte dello Stato, se non pochi spiccioli. Non solo non è stato rifinanziato il Fondo per l'emergenza, 50 milioni di Pag. 110euro che dovevano servire anche per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza, le cosiddette opere provvisionali, di edifici pubblici e di culto, con il risultato che il lavoro si è fermato a metà e numerosi centri storici sono ancora chiusi. Dicevo, non solo questo, ma dal Fondo per la ricostruzione non è arrivata alcuna risorsa.
Ricordo che la Camera ha convertito in legge all'unanimità, segnando, dal mio punto di vista, una bella pagina parlamentare, il decreto-legge n. 74, che prevede per il 2012 lo stanziamento di 500 milioni di euro. Ebbene, tutto tace e ciò che si muove lo si deve alle anticipazioni degli enti locali, all'attivismo degli enti locali, i quali, come sappiamo, non vivono una stagione particolarmente florida. Proprio qualche giorno fa, ad un'iniziativa promossa dall'ANCI, gli amministratori locali, a nome delle comunità che amministrano, hanno fortemente e giustamente, dal mio punto di vista, criticato l'atteggiamento del Governo.
Vorrei unirmi a questa protesta e le chiedo, signor Presidente, di farsi interprete nei confronti del Governo affinché favorisca concretamente la ricostruzione per consentire ai cittadini colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio scorsi, di non sentirsi cittadini di «serie B» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo sul medesimo argomento del collega che mi ha preceduto per sollecitare il Governo. Io ho raccolto le firme per un'interpellanza urgente, ma di fronte a proteste e riflessioni amare che mi sono pervenute anche ieri e lunedì sera in un incontro nella bassa bolognese - nella pianura bolognese - credo di dover rilevare e fare le stesse osservazioni che ha fatto il collega che mi ha preceduto, soprattutto sollecitando il Governo a interventi più urgenti e più precisi e a dirimere anche eventuali controversie per quanto riguarda i beni culturali, tra la sovraintendenza ai beni artistici e culturali, in questo caso dell'Emilia Romagna, ma anche di altre regioni, e di beni culturali direttamente interessati.
C'è modo e modo di conservare la bellezza architettonica o ripristinarla, ma credo che in un momento come questo le lungaggini burocratiche, la snervante attesa di interventi non serva assolutamente. Credo che occorra una certa misura, ma sopratutto la celerità dei provvedimenti. Questo vale sia per la sovrintendenza ai beni artistici e culturali, per gli edifici civici e religiosi che si trovano di fronte a ostacoli impensabili per minime richieste, nonostante ci sia la buona volontà di provvedere.
Credo che la legge vada applicata tenendo conto proprio dell'emergenza, sia per le attività imprenditoriali di piccole e medie imprese, sia per i singoli, i quali molto spesso si accingono a misure di ristrutturazione e di restauro di case gravemente lesionate, ma non inagibili, e si trovano a fronteggiare ostacoli burocratici e difficoltà economiche impensabili.
Ciò a fronte di promesse non mantenute e dichiarate esplicitamente ad ogni livello dalle autorità. L'ultima considerazione che intendo fare in questa sede riguarda anche la necessità di monitorare (senza fare processi alle intenzioni, sia chiaro che mi rendo conto delle difficoltà dei sindaci e dei commissari straordinari presidenti delle regioni) costantemente l'attività dei soggetti attuatori del programma di ristrutturazione e ricostruzione (in particolare, per quanto mi riguarda, in Emilia Romagna del presidente della regione e commissario straordinario), perché credo che l'opinione pubblica abbia il diritto di essere a conoscenza di tutti gli interventi.
Si tratta di 9,5 miliardi di euro che vengono dirottati per la ricostruzione. Credo che la massima trasparenza - senza fare processi alle intenzioni, visto che sono stato accusato di questo - sia un fatto di indubbia validità più che mai indispensabile Pag. 111in questo momento dove proprio il flusso di denaro che converge verso determinate realtà attira anche attenzioni di diverso tipo. Mi riferisco alla malavita o ad interessi imprenditoriali non sempre limpidi e che debbono, invece, essere verificati con estrema cautela ed esattezza.

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo per due questioni. La prima si riferisce ad una lettera che la provincia di Parma ha indirizzato al Ministro dello sviluppo economico, dottor Corrado Passera, di cui vorrei dare contezza all'Aula stessa. In questa lettera del 12 settembre la provincia di Parma chiede al Ministro dello sviluppo economico un incontro urgente per focalizzare l'attenzione per quanto riguarda la crisi della Ghizzoni Spa, che è un'azienda tecnologica operante nel settore delle grandi condutture industriali (gasdotti, oleodotti, eccetera), che ha sede operativa sia in Emilia Romagna quanto in Basilicata. Oggi è in amministrazione straordinaria seguendo i dettami della «legge Marzano». Il commissario straordinario, dottor Daniele Pecchini, sta svolgendo un encomiabile lavoro.
La provincia di Parma chiede al signor Ministro che si riunisca un tavolo nazionale aperto alle istituzioni e alle parti sociali per valutare le prospettive in relazione a questa crisi dell'azienda e alle ricadute territoriali. Oltre a dare ovviamente conto all'Aula di questa comunicazione, vorrei per suo tramite, signor Presidente, sollecitare anche a nome anche di altri colleghi della mia regione il signor Ministro ad operare in questo senso e ad accogliere l'invito espresso dalla provincia di Parma.
Per quanto riguarda la seconda questione che citavo in premessa, intenderei sollecitare per suo tramite, signor Presidente, la risposta ad una mia interrogazione, la n. 4-17146 del 26 luglio, che riguarda la situazione del centro ENEA di Brasimone, in provincia di Bologna. È la situazione di un centro di eccellenza per la ricerca tecnologica in campo energetico. Si tratta di un centro molto grande, con 17 edifici e 18 mila mq di superficie coperta, 4 grandi stazioni sperimentali, che ha delle grosse difficoltà di prospettiva.
In questo momento - e per questo sollecito la risposta - vi è anche una situazione di agitazione dei ricercatori e dei tecnici dovuta ai numerosi tagli operati dalle ultime disposizioni legislative e anche ad interpretazioni abbastanza questionabili dell'articolo 5 della legge n. 135 del 2012, la cosiddetta spending review, per quanto riguarda sostanzialmente il tema dei buoni pasto che sta mettendo in discussione il servizio sostitutivo di mensa in quel centro.
Il tema dell'interrogazione sostanzialmente è chiedere al Governo quali sono i criteri e le azioni per la sostenibilità e la valorizzazione di questo centro in una più ampia prospettiva che riguarda un chiarimento anche relativo all'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie ENEA, l'energia e lo sviluppo sostenibile nel suo insieme. Colgo l'occasione per comunicare che oggi, insieme ad altri 12 colleghi, abbiamo indirizzato un'interrogazione su questo tema al Ministro dello sviluppo economico.
Ciò perché questo ente, importantissimo nel settore della ricerca energetica italiana, versa in condizioni abbastanza precarie. Siamo in presenza di un commissariamento, di una necessità di ristrutturazione dal punto di vista organizzativo e di una focalizzazione tematica anche nell'ambito di un più vasto riordino degli enti pubblici di ricerca nel sistema italiano.
Per cui, signor Presidente, solleciterei attraverso la sua persona, la risposta all'interrogazione che ho menzionato prima.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, oramai il Presidente si è perso il numero Pag. 112di quanti giudici del lavoro hanno dato ragione agli insegnanti ed ai docenti della classe 1952, che si sono rivolti a loro per chiedere di essere collocati a riposo. Mi riferisco, soprattutto, all'ultima legge che ha reso retroattiva al 31 dicembre 2011 la data per poter andare in pensione per i docenti nati nel 1952, stravolgendo la scadenza naturale costituzionalmente prevista e coincidente con la fine dell'anno scolastico.
Pertanto, chiedo che cosa aspettino ancora i Ministri Profumo e Fornero a fare retromarcia, ad ammettere di aver sbagliato, a fare giustizia soprattutto per questi insegnanti - non ci scordiamo che il lavoro della scuola può tranquillamente essere riferito ai lavori usuranti - ed a collocare a riposo la gente che si trova nelle condizioni per esservi collocata.
Ma è normale - lo dico ai Ministri Fornero e Profumo - che questa gente con quaranta anni di servizio - c'è qualcuno che sta sulla soglia dei quarant'anni di servizio - e alla soglia dei sessant'anni, non possa andare in pensione in base a questa disgraziata legge e, per avere ragione, così com'è stato sempre, si debba rivolgere agli avvocati, naturalmente pagati evidentemente con la loro buonauscita? Così, noi a questa gente, oltre ad averla mandata - come si suol dire - nel pallone e ad averle creato non pochi disagi per quanto riguarda il suo futuro scolastico, familiare e di vita, facciamo questo ulteriore regalo, che è quello di pagare gli avvocati!
Con molta responsabilità, basta che questi due Ministri consentano a questi 3.200 lavoratori - perché questo è il numero - di andare in pensione. Non è un numero così ingente, in relazione al quale lo Stato non possa pagare quello che gli è dovuto per poterli collocare a riposo con sessanta anni. Ciò perché, a tutti gli effetti, questi docenti si trovano ad arrivare nel 2012 con quarant'anni di anzianità, essendo stato spostato nel 2011 l'anno di riferimento. In questo modo, continuiamo a tenere gente scontenta nella scuola, gente affaticata, ma soprattutto gente che, dal primo momento, si collocherà a riposo e ci chiederà anche i danni.
Per cui, credo che sia indecente per uno Stato di diritto far perdere la speranza a questa gente e soprattutto far loro questo ulteriore «regalo».
Infatti, non è che gli avvocati li paga lo Stato, ma li pagano, con le loro saccocce, questi docenti, che si devono rivolgere agli avvocati e pagarli. Attraverso la Presidenza, chiedo un atto di coraggio del Ministro Fornero, chiedo molta più dignità al Ministro Profumo per difendere una categoria e, soprattutto, chiedo di fare giustizia di un abuso che lo Stato italiano ha commesso nei confronti di questi lavoratori.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, intervengo per quanto riguarda la Siria. Questa mattina quattro autobombe che hanno insanguinato Aleppo sono l'ennesima prova del male che opera in Siria, un male che ha un nome e un cognome: radicalismo salafita wahabita.
È un cancro non solo per il Medio Oriente e il mondo arabo, ma anche per il mondo intero, Europa compresa. Il sangue che questa gente sta disseminando in Siria con i suoi mercenari, provenienti da Paesi vicini, non dalla Siria, ma dalla Turchia, dalla Tunisia, dal Marocco e dalla Libia, sta significando solo una cosa: quando vi sono le fonti, quelle vere, emerge la vera verità, la realtà della verità.
Non sono dissidenti, ribelli o persone che hanno delle proposte per cambiare le cose e attuare le cosiddette riforme siriane. È la pressione del salafismo internazionale, che ormai si fa sempre più pesante. Chiedo al Ministro Terzi di relazionarci, venendo alla Camera per parlarci della Siria e raccontare la condizione dei nostri imprenditori italiani che vivono in Siria e delle minoranze che in Siria lavorano e sono numerose. Pag. 113
Mi rivolgo anche a tutti gli intellettuali, alle ONG, agli esperti di geopolitica della televisione, perché reagiscano a questi attacchi contro la Siria. Abbiamo già visto quello che è successo in Libia e in altri Paesi, ma questa vicenda della Siria sta durando molto e sono i civili a pagare.
Chiedo veramente agli intellettuali di raccontare la verità, oppure anche loro, e non è una polemica, si sono «wahabizzati» o «salafizzati»? Il loro silenzio, il silenzio di tutti, della società civile, è aberrante! O dobbiamo continuare a seguire in televisione France 24, Al Arabiya, Al Maghribia, altre televisioni, per sapere la verità e quello che sta succedendo in Siria, per conoscere solo la verità?
Qui sta succedendo una cosa fuori legge. Spero che il nostro Paese, che ha sempre avuto dei rapporti con il Medio Oriente e con l'altra sponda del Mediterraneo, apra un canale di dialogo per la pace e contro il terrorismo e i salafiti, che partono anche dal nostro Paese, in gruppi, perché oggi la Siria non merita quello che sta succedendo.
Non è vero tutto quello che stanno dicendo: oggi sono morti 300 siriani e vi sono stati migliaia di feriti. Le televisioni italiane non ne parlano: parlano di quattro, cinque o sei morti, e non è vero. Qui qualcuno deve cominciare a dire la verità e cominciare a vedere un'altra «primavera», come abbiamo sempre denunciato (Applausi del deputato Frassinetti).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 4 ottobre 2012, alle 9,30:

1. - Esame della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5-bis).
- Relatore: Ciccanti.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 601-711-1171-1198 - D'iniziativa dei senatori: GIULIANO; CASSON ed altri; BIANCHI ed altri; MUGNAI: Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 3900-A).
e delle abbinate proposte di legge: CONTENTO; PECORELLA; CAVALLARO; CAPANO ed altri; BARBIERI; MANTINI ed altri; FRASSINETTI ed altri; CASSINELLI ed altri; MONAI; RAZZI ed altri; CAVALLARO ed altri (C. 420-1004-1447-1494-1545-1837-2246-2419-2512-4505-4614).
- Relatore: Cassinelli.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani, Cicchitto, Casini, Misiti, Angela Napoli, Nucara, Moffa, Belcastro e Mosella n. 1-01118 e Di Pietro ed altri n. 1-01129 concernenti iniziative a favore della Calabria.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl cost. 5148 e ab. - em. 1.1 469 451 18 226 19 432 51 Resp.
2 Nom. em. 1.11 470 467 3 234 19 448 50 Resp.
3 Nom. articolo 1 475 470 5 236 466 4 50 Appr.
4 Nom. articolo agg. 1.01 480 473 7 237 22 451 49 Resp.
5 Nom. articolo 2 478 476 2 239 469 7 49 Appr.
6 Nom. Pdl cost. 5148 e ab. - voto finale 462 459 3 230 459 45 Appr.
7 Nom. Pdl cost. 5149 e ab. - em. 1.10 446 437 9 219 20 417 45 Resp.
8 Nom. Pdl cost. 5149 e ab. - voto finale 439 436 3 219 436 45 Appr.
9 Nom. Pdl cost. 5150 e ab. - em.1.1 416 412 4 207 21 391 45 Resp.
10 Nom. articolo 1 415 410 5 206 407 3 45 Appr.
11 Nom. articolo agg. 1.01 426 420 6 211 19 401 45 Resp.
12 Nom. articolo 2 427 422 5 212 418 4 45 Appr.
13 Nom. Pdl cost. 5150 e ab. - voto finale 350 346 4 174 346 45 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. TU pdl 2438-5382-A - em. 1.20 416 412 4 207 16 396 50 Resp.
15 Nom. articolo 1 419 416 3 209 396 20 50 Appr.
16 Nom. em. 2.100 442 439 3 220 422 17 48 Appr.
17 Nom. em. 2.22 450 447 3 224 20 427 46 Resp.
18 Nom. em. 2.23 450 445 5 223 28 417 46 Resp.
19 Nom. articolo 2 451 447 4 224 422 25 46 Appr.
20 Nom. em. 3.22 457 453 4 227 20 433 45 Resp.
21 Nom. em. 3.25 464 461 3 231 8 453 45 Resp.
22 Nom. em. 3.100 463 459 4 230 453 6 45 Appr.
23 Nom. em. 3.101 468 465 3 233 463 2 45 Appr.
24 Nom. em. 3.24 468 457 11 229 418 39 45 Appr.
25 Nom. em. 3.102 467 464 3 233 461 3 45 Appr.
26 Nom. em. 3.23 448 445 3 223 443 2 45 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 3 469 466 3 234 465 1 45 Appr.
28 Nom. articolo agg. 3.020 472 444 28 223 82 362 45 Resp.
29 Nom. TU pdl 2438-5382-A - voto finale 435 431 4 216 428 3 44 Appr.
30 Nom. Ddl 4925-A - subem. 0.1.500.1 373 369 4 185 369 44 Appr.
31 Nom. em. 1.500 378 375 3 188 375 44 Appr.
32 Nom. articolo 1 380 378 2 190 378 44 Appr.
33 Nom. articolo 2 369 368 1 185 368 44 Appr.
34 Nom. articolo 3 386 384 2 193 383 1 44 Appr.
35 Nom. articolo 4 394 392 2 197 392 44 Appr.
36 Nom. em. 5.500 384 364 20 183 362 2 44 Appr.
37 Nom. articolo 6 380 378 2 190 376 2 44 Appr.
38 Nom. em. 7.200 379 369 10 185 288 81 44 Appr.
39 Nom. articolo 7 377 355 22 178 352 3 44 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 49)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo agg. 7.03 381 378 3 190 15 363 44 Resp.
41 Nom. articolo 8 379 335 44 168 326 9 44 Appr.
42 Nom. articolo 9 377 375 2 188 333 42 44 Appr.
43 Nom. articolo agg. 9.0500 380 377 3 189 335 42 44 Appr.
44 Nom. subem. 0.9.0700.1 380 377 3 189 375 2 44 Appr.
45 Nom. articolo agg. 9.0700 380 377 3 189 376 1 44 Appr.
46 Nom. ddl 4925-A - voto finale 339 337 2 169 337 44 Appr.
47 Nom. Ris. Borghesi 6-112 rif. 328 325 3 163 285 40 44 Appr.
48 Nom. Ris. Fucci 6-113 334 291 43 146 290 1 44 Appr.
49 Nom. Ris. Maggioni 6-114 rif. 336 194 142 98 193 1 44 Appr.