XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 683 di martedì 11 settembre 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 6 settembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gianfranco Conte, Dal Lago, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Galletti, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Milanato e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Elementi in merito alla crisi aziendale dell'ospedale Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie e iniziative volte ad assicurarne il funzionamento - n. 3-02221)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Colucci n. 3-02221, concernente elementi in merito alla crisi aziendale dell'ospedale Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie e iniziative volte ad assicurarne il funzionamento (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, signori deputati, la regione Puglia, con la sottoscrizione dell'accordo per l'approvazione del piano di rientro 2010-2012, si è impegnata ad avviare un serio processo di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale a partire dalla rete di offerta ospedaliera, per il consolidamento della rete dell'emergenza-urgenza, da un lato, e il progressivo potenziamento della assistenza territoriale, dall'altro, in un'ottica di piena coerenza con i principi ispiratori della programmazione sanitaria delineata nel piano della salute 2008-2010.
Fra gli obiettivi previsti dall'accordo e dal piano di rientro sanitario vi è la ridefinizione della rete dell'offerta dei servizi ospedalieri, che presuppone una riconduzione del numero dei posti letto agli standard nazionali e la necessità di riconversione e chiusura di reparti, oltre che di intere strutture, in relazione ai volumi di attività prodotti e alla loro insufficiente utilizzazione, alla qualità e appropriatezza delle prestazioni erogate e dei livelli di sicurezza per pazienti e operatori.
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In questo quadro la regione Puglia ha pertanto approvato, con la delibera della giunta regionale n. 2791 del 15 dicembre 2010, un piano di riordino della rete ospedaliera, rispondendo ad uno degli obiettivi specifici previsti dal piano di rientro.
Con particolare riguardo all'ospedale Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie, come richiesto dall'interrogante, il nuovo piano ospedaliero, alla data del 1o gennaio 2010, sostanzialmente conferma il numero dei posti letto accreditati previsti per detta struttura, che ammontano a 100, a prevalente carattere riabilitativo.
Va, altresì, segnalato che il nuovo piano ospedaliero relativamente all'area di Bisceglie ha inoltre previsto 14 posti letto per il reparto di riabilitazione dell'ospedale di Trani, in precedenza sprovvisto. Nelle ultime riunioni di verifica del 28 marzo 2012 e del 20 luglio 2012 del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, è emerso che la regione Puglia, nell'ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, sta procedendo nell'attuazione degli obiettivi previsti dal piano di rientro, pur permanendo alcune criticità sulla destinazione dei presidi ospedalieri o dismessi o riconvertiti e sulla programmazione della rete dell'emergenza-urgenza.
Il Ministero della salute con i propri competenti uffici svolge un attento monitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro soffermandosi, in particolare, sull'equilibrio tra costi sostenuti e appropriati ed efficace erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Colucci ha facoltà di replicare.

FRANCESCO COLUCCI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, devo dire che le dichiarazioni fatte dal sottosegretario non corrispondono alla reale situazione in cui versa l'Ente; i dati che il sottosegretario ha posto alla nostra attenzione sono dati molto limitati, che non hanno avuto fino ad oggi alcuna rispondenza.
Le preoccupazioni, che vengono manifestate giornalmente sia dalle organizzazioni sindacali, sia dall'apparato della Casa della Divina Provvidenza, sono più che fondate.
Dico questo perché, dopo molteplici richieste finalmente la regione Puglia ha incontrato la Congregazione Ancelle della Casa della Divina Provvidenza (CDP), unitamente alle organizzazioni sindacali, al fine di valutarne le richieste finalizzate alla risoluzione della gravissima crisi economica ed occupazionale.
Ebbene, dopo alcuni incontri tenutisi in questi mesi, l'ultimo dei quali il 30 maggio 2012, la regione Puglia, ancora una volta, non ha fornito alcuna risposta pratica ed immediata, né con riferimento alla (paventata) disponibilità di riconoscere un minimo adeguamento delle tariffe per le prestazioni rese ai pazienti dell'Istituto ortofrenico (ancora ferme al 2004), né tantomeno si è espressa ufficialmente in merito alla necessità di dare attuazione alla delibera regionale n. 380/99 che, sin dal 1999, attribuisce alla Casa della Divina Provvidenza il diritto ad ospitare ben 480 posti letto per altrettanti pazienti in residenza sanitaria assistenziale, da aggiungersi a quelli esistenti e mai attivati. A tal proposito, c'è una carenza che è stata denunciata costantemente da parte delle organizzazioni sindacali e degli utenti.
L'eventuale fallimento della Casa della Divina Provvidenza deve considerarsi uno tsunami non solo sul piano sanitario regionale (dove e come potranno essere accolti dalla mattina alla sera i più di 1.800 pazienti ad oggi ricoverati?), ma certamente anche dal punto di vista economico (con l'effetto domino del fallimento della maggior parte dei fornitori dell'Ente, nessuno dei quali, in verità, ha presentato istanza di fallimento) e sul piano sociale, con la sicura perdita del posto di lavoro di più di 2.500 dipendenti, comprendendo l'indotto diretto e indiretto.
Quindi, la situazione diventa veramente catastrofica tanto che, per quanto riguarda la situazione incomprensibile che dimostra Pag. 3la regione Puglia - anche facendo riferimento alla delibera regionale, che testé ha citato il sottosegretario, che non ha una rispondenza alla luce dei fatti che sono ancora in questi giorni e in queste ore denunciati dai rappresentanti istituzionali di questo ente - appare ulteriormente compromessa anche dall'attuale sistema di pagamento, lentissimo e a volte pretestuoso da parte dell'ASL territorialmente competente, in particolare la ASL BAT.
A tal riguardo, un solo dato è sufficiente a sintetizzare il quadro generale in cui l'ente è costretto a muoversi: dal mese di aprile ad oggi, la Casa della Divina Provvidenza ha emesso fatture per prestazioni sanitarie alla ASL BAT per circa 17,5 milioni di euro, mentre l'ASL ha provveduto al pagamento solo per un terzo della somma indicata (6,5 milioni), somma del tutto insufficiente per poter onorare tanto i fornitori dell'ente, ormai compromessi anch'essi con il sistema creditizio, quanto i dipendenti tutti.
La più volte denunciata crisi irreversibile della Casa della Divina Provvidenza si sta sempre più evolvendo e sta giungendo al termine con conseguenze gravissime sugli ammalati attualmente ricoverati, sui dipendenti e sulla economia locale che subirebbe un disastro in termine economico/produttivo.
Urge, pertanto - faccio un appello al Ministero - un immediato ed autorevole intervento del Governo affinché si possa tentare di riportare sulla retta via, la predetta struttura.
La procura della Repubblica di Trani ha presentato al Tribunale istanza di fallimento dell'ente per il gravoso debito verso lo Stato (IRPEF, INPS, INAIL e così via) e verso ditte fornitrici di tutti i generi nonché presidi sanitari e medicamentosi per circa 400 milioni di euro in totale. I dipendenti non ricevono regolarmente le retribuzioni stipendiali, ma acconti che comunque hanno ritardi di almeno due mesi dalle regolari scadenze. Inoltre i dipendenti dimessi dal dicembre 2011 ad oggi non hanno ancora percepito il trattamento di fine rapporto di lavoro. Le aziende appaltatrici dei servizi (mensa, pulizie ecc.) non pagano da tempo i propri dipendenti in quanto non ricevono le loro spettanze. Scarseggiano i farmaci ed i presidi sanitari in quanto le aziende non vengono pagate.
Quindi, la Procura di Trani sta indagando per truffa l'Ente ed è in corso un'azione giudiziaria per quanto concerne le rette di degenza pagate impropriamente dalle ASL.
Quindi nonostante tutto ciò io ritengo che per queste ed altre ragioni le istituzioni e le forze sociali (regione e sindacati), con i dipendenti firmatari di una petizione rivolta alla Madre Generale, sempre più convinti dell'incapacità gestionale dei management che si sono succeduti negli ultimi quindici anni, hanno suggerito e consigliato alla legale rappresentanza dell'ente di chiedere al Governo l'amministrazione straordinaria dell'ente onde poter garantire un futuro alla struttura, sperando di ripristinare una situazione di legalità e trasparenza della stessa, affinché si possa continuare a garantire un'adeguata assistenza agli ammalati ricoverati e ridare serenità ai dipendenti ed alle loro famiglie. Ringrazio comunque il rappresentante del Governo per alcuni dati che ha fornito e quindi prendo atto delle sue dichiarazioni.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Colucci, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.

(Elementi in merito al coinvolgimento di un rappresentante dell'Arma dei carabinieri in un filmato trasmesso nel programma televisivo Le Iene - n. 3-02222)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Gianluigi Magri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Libè e Dionisi n. 3-02222, concernente elementi in merito al coinvolgimento di un rappresentante dell'Arma dei carabinieri Pag. 4in un filmato trasmesso nel programma televisivo Le Iene (Vedi l'allegato A - Interpellanze e Interrogazioni).

GIANLUIGI MAGRI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, l'interrogazione verte sull'episodio accaduto lo scorso 16 aprile 2012 che ha visto il coinvolgimento del signor Fabrizio Corona e del luogotenente dell'Arma dei carabinieri Guastini Enrico, comandante della stazione di Milano Moscova.
Quest'ultimo ha ricevuto sull'utenza cellulare di servizio la richiesta, da parte del signor Corona, di intervenire presso un ristorante di Milano per una questione urgente. Il luogotenente, in ragione anche dei numerosi episodi in cui il personaggio dello spettacolo è rimasto coinvolto in passato, ha raggiunto il locale unitamente ad altri due militari del reparto, di cui uno in abiti civili, trovando sul posto una troupe della trasmissione Le Iene, che stava realizzando un servizio in merito ad una denuncia presentata da un autonoleggiatore contro il Corona, ritenuto, da parte del noleggiatore, responsabile di aver restituito con un ritardo di ventidue giorni un'auto noleggiata, senza pagarne il corrispettivo.
Nella circostanza il Corona, riprendendo strumentalmente le opinioni espresse dal luogotenente circa la non configurabilità di un eventuale reato di appropriazione indebita, tentava di aggredire la troupe televisiva, non riuscendovi a seguito dell'immediato intervento dei militari che con difficoltà riuscivano a ristabilire l'ordine tra i presenti.
Ora l'interrogante chiede in particolare di sapere quali immediate ed opportune iniziative intenda assumere in relazione all'episodio citato e in particolare se la condotta del comandante dei carabinieri sia rispondente alle norme che regolano l'attività dei graduati dell'Arma e, in caso contrario, quali iniziative intenda assumere.
Ora, in merito allo specifico quesito posto dagli onorevoli interroganti, il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha comunicato che, per il comportamento e in particolare per le valutazioni personali espresse con riferimento a fatti oggetto di un procedimento penale al vaglio dell'autorità giudiziaria, il luogotenente è stato sottoposto a procedimento disciplinare, conclusosi con l'irrogazione di una sanzione disciplinare di corpo, e trasferito ad altra sede.

PRESIDENTE. L'onorevole Dionisi ha facoltà di replicare.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, intanto vorrei ringraziare il sottosegretario per la sua risposta e soprattutto dare atto al Comando generale dell'Arma dei carabinieri, di aver assunto con prontezza il provvedimento di trasferimento del luogotenente Guastini - che è considerato tra l'altro un ottimo investigatore - soprattutto per salvaguardare l'immagine dell'Arma, che dedica la propria vita alla difesa della legalità e delle istituzioni.
Certamente qualche interrogativo rimane; per esempio perché un cittadino come Corona può convocare in un ristorante, chiamando tra l'altro al cellulare di servizio, il comandante di una delle stazioni che è ritenuta tra le più importanti d'Italia, la stazione Moscova, per esporre le proprie ragioni?
E perché un alto in grado dell'Arma intratteneva questi rapporti con un personaggio che - vorrei ricordarlo - ha un curriculum penale molto sostanzioso, che va dalla condanna per estorsione a quelle per spaccio di banconote false, bancarotta fraudolenta, aggressione a pubblico ufficiale, corruzione, ricettazione, diffamazione a mezzo stampa, evasione fiscale, infrazione al codice della strada? Con un personaggio di questo tipo, perché un alto in grado dell'Arma ha avuto un atteggiamento così arrendevole e, se mi consentite, anche servizievole, essendo stato convocato al ristorante per sentire esporre le proprie ragioni? Debbo dire che anche le giustificazioni del luogotenente Guastini che ho letto a mezzo stampa, mi sembrano abbastanza deboli per giustificare un comportamento di questa natura. È stata solo Pag. 5una leggerezza? Credo che bene abbia fatto l'Arma dei carabinieri ad assumere provvedimenti di trasferimento, ma soprattutto chiedo al sottosegretario, e per esso al Comando generale dell'Arma dei carabinieri, di mantenere alta la tensione di controllo rispetto ad episodi che certamente lasciano degli interrogativi; i provvedimenti disciplinari vanno bene, ma gli interrogativi restano tutti.

(Iniziative a tutela delle donne vittime di violenze e di persecuzioni - n. 3-02155)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Cecilia Guerra, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zampa n. 3-02155, concernente iniziative a tutela delle donne vittime di violenze e di persecuzioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Zampa richiama l'attenzione sulla necessità di promuovere azioni volte a garantire una maggiore conoscenza degli strumenti a tutela delle donne vittime di violenza e a favorire nelle nuove generazioni la cultura del rispetto. Si tratta di un impegno che - vorrei ricordarlo preliminarmente - il Governo pone tra le sue priorità, anche in continuità con azioni intraprese dal precedente Esecutivo, sempre nell'ambito delle linee dettate in primo luogo dal Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite. Questo tema peraltro è stato oggetto anche di analisi e confronto nell'ambito del Parlamento negli ultimi mesi e in Commissione affari sociali della Camera c'è stato un confronto e il Governo ha assunto degli impegni. Con questa risposta citerò soprattutto l'intervento che è stato richiesto al Ministro Fornero nell'ambito di una apposita audizione presso la XII Commissione (Affari sociali). Nell'ambito di quella audizione, il Ministro ha inquadrato il tema della violenza nei confronti delle donne, come tema che riguarda la società nel suo complesso e la comunità civile. Proprio in considerazione di ciò, perché possano evidenziarsi delle evoluzioni apprezzabili su questa fondamentale tematica, come diceva il Ministro, è necessario che l'approccio al problema sia globale e venga quindi rivolto ad ogni forma di violenza, sessuale, domestica o consumata nei luoghi di lavoro sotto l'aspetto di molestie ripetute.
In questa prospettiva, già il Ministro per le pari opportunità pro tempore ha approvato nel 2010, con il parere favorevole della Conferenza unificata, il Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, con il quale, per la prima volta in Italia, il fenomeno della violenza contro le donne è stato affrontato in modo organico. Questo piano, che ha durata triennale, è tuttora in corso di attuazione e costituisce uno strumento per l'elaborazione e lo sviluppo, da parte dei diversi soggetti coinvolti, di azioni coordinate per la prevenzione e il contrasto alla violenza, nonché per il sostegno alle vittime.
Però con riferimento all'aspetto che viene sottolineato con più forza dall'interrogazione, cioè la prevenzione, l'informazione e la sensibilizzazione, mi sembra importante ricordare che gli interventi previsti mirano a promuovere un cambiamento culturale, possibilmente profondo, che educhi cioè al rispetto della donna e alla parità di genere in tutte le sfere sociali, mediante un insieme di iniziative che coinvolgano l'ambito educativo, informativo e normativo, a integrazione degli interventi repressivi che possono agire come misure di contrasto.
In coerenza con gli impegni che il Governo ha assunto al momento dell'approvazione della risoluzione sul tema della violenza nei confronti delle donne, di cui parlavo prima, da parte della Commissione affari sociali della Camera, nei prossimi mesi verrà avviato il monitoraggio sull'andamento delle attività del Piano attraverso il lavoro del comitato previsto a questo scopo dal Piano stesso.
Per l'anno in corso è prevista la riprogrammazione sulle reti RAI della campagna di informazione sullo stalking che era Pag. 6già stata promossa nel luglio 2009, nonché la realizzazione di una nuova campagna relativa al numero di pubblica utilità «1522», che è un servizio molto importante, che è stato, però, recentemente riprogettato, anche al fine di coinvolgere le principali associazioni che operano nel settore. Questo numero è attivo 24 ore su 24 per 365 giorni, è accessibile gratuitamente ed è proprio dedicato alla ricezione e gestione di ogni segnalazione, denuncia o testimonianza su fatti, eventi, procedure ed azioni relative a violenza di genere e stalking.
Al termine di questa riprogettazione, di cui parlavo, del numero «1522», la risposta, cioè l'operatore, sarà pienamente in grado di: favorire nelle vittime la consapevolezza della situazione in cui si trovano, anche mediante un primo inquadramento giuridico della problematica; informare gli utenti sulla possibilità di accesso ai servizi di tutela giuridica, sanitaria specializzata e di sostegno psicologico esistenti sul territorio nazionale; attivare la procedura di raccordo con le forze dell'ordine, laddove si verifichi e si ravvisi una situazione di emergenza.
Ricordo, inoltre, che il Ministero che rappresento è tra i partner del premio «Immagini Amiche», promosso dall'Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dall'UDI (Unione Donne in Italia), sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica ed in partenariato con la Commissione europea, con la finalità di valorizzare la comunicazione per immagini nel rispetto dell'immagine femminile.
Un'altra iniziativa in questo contesto che mi sembra importante citare è costituita dal protocollo d'intesa firmato nel gennaio dello scorso anno dal Dipartimento per le pari opportunità e dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria, con lo scopo di offrire un'immagine corretta del ruolo della donna nella società. Grazie a questo protocollo, infatti, il Ministero che rappresento può attivarsi per il ritiro di una pubblicità che svilisce o snatura la donna.
Presso il Dipartimento delle pari opportunità è, inoltre, in fase di progettazione un tavolo tecnico paritetico per l'elaborazione di una proposta di un codice di autoregolamentazione che rechi al suo centro il rispetto della figura femminile nei media.
Con particolare riguardo all'esigenza che è stata rappresentata dall'interrogazione, che si può condividere con molta forza, di promuovere interventi volti a favorire presso le nuove generazioni la cultura dei diritti delle persone e della non violenza, è importante che io citi il ruolo svolto, in tale ambito, dalle istituzioni scolastiche. Tra i compiti della scuola vi è, del resto, certamente quello di contribuire alla rimozione di ogni forma di intolleranza, violenza, pregiudizio e discriminazione, nonché quello di promuovere la crescita comune dei giovani attraverso la conoscenza dei diritti fondamentali e l'educazione alla legalità.
In proposito, faccio presente che il Ministero che rappresento organizza ogni anno, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, una «Settimana contro la violenza» presso gli istituti scolastici presenti sul territorio nazionale, con il coinvolgimento degli organi collegiali di rappresentanza ai vari livelli. Nell'ambito di questa iniziativa, giunta ormai alla IV edizione, vengono realizzati corsi e attività di sensibilizzazione, informazione e formazione sui temi della violenza nelle sue diverse forme e della non discriminazione, che hanno come destinatari docenti, alunni e genitori.
Nella stessa direzione si colloca il potenziamento del contenuto del protocollo di intesa stipulato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con le associazioni nazionali dei genitori. Questo protocollo prevede, tra l'altro, la promozione di progetti che contribuiscano alla comprensione del fenomeno del bullismo, compresi gli atti di violenza contro le donne, di violenza omofobica e giovanile. Nel corso di quest'anno, il Ministero che rappresento realizzerà una specifica campagna di sensibilizzazione contro la violenza nelle scuole.
Da ultimo, informo che l'Ufficio della consigliera nazionale di parità presso il Pag. 7Ministero è attualmente impegnato in un progetto che prevede una serie di iniziative rivolte alle scuole e ai luoghi di lavoro quali ambiti principali in cui la vittima della violenza può confidarsi, trovando quindi un rapporto di ascolto e di confronto, o in cui possono essere messe in atto molestie sessuali, violenze o vessazioni tali da procurare gravi danni alla vittima.
Tale progetto, predisposto in collaborazione con il Ministero dell'interno, vede coinvolti anche esponenti delle forze dell'ordine.

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di replicare.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua nota sensibilità, non solo politica, ma anche personale, su questo tema, che viene confermata anche dall'ampiezza della sua risposta.
Tuttavia, è doveroso che ricordi a lei e a noi tutti che soltanto a maggio scorso i dati sul numero degli omicidi di donne da parte di partner o ex partner era aumentato rispetto all'anno precedente, quando già aveva raggiunto un numero altissimo: a maggio 2012 eravamo a 59 omicidi, quando nel 2011, complessivamente, si era intorno ai cento. Non solo la violenza è in aumento, ma questa violenza arriva sino a causare la morte. Dopo maggio tutti noi conosciamo, per quanto i media hanno pubblicato, altri fatti altrettanto violenti. Questo ci dimostra quindi che, comunque, occorre fare molto di più.
I dati ISTAT parlano, addirittura, per il 2011, di circa sei milioni di donne che hanno subito violenze o maltrattamenti fisici o sessuali. Si tratta di una cifra oggettivamente strabiliante per un Paese che si pretende civile. È vero che questa è una piaga che attraversa tutto il mondo e che colpisce le nostre sorelle in ogni parte del mondo stesso. Lo ha detto l'ONU, che ha richiamato l'Italia, appunto, a rispettare il primo dei consigli, ossia proprio quello di tentare di intervenire sull'immagine e sullo stereotipo femminile che i media propongono. Lei ha ricordato che, addirittura, si può ritirare una pubblicità che viola queste regole. Io, noi - anche se ora qui in Aula fisicamente sono sola, sono certa di rappresentare tantissime donne -, attenderemo con piacere di vederne ritirate alcune.
So anche che lei non può intervenire su uno dei punti che l'interrogazione in oggetto solleva e che riguarda la mancata proiezione di una fiction particolarmente efficace, la cui diffusione da parte della RAI è dovuta, soprattutto, alla sensibilità della Vicepresidente della Camera, che oggi sta, peraltro, presiedendo. È anche al suo impegno che si deve il fatto che, alla fine, si sia riusciti a far vedere alle donne italiane un documento, perché di fatto ricostruisce una vicenda particolarmente reale che, per la sua crudezza, credo possa insegnare alle donne italiane quanto sia grave sottovalutare anche solo i primi sintomi di questa piaga tremenda. Infatti, l'ISTAT dice che oltre il 90 per cento delle donne non denuncia questi fatti.
Molte sono le associazioni femminili che si occupano di questo dramma. Vorrei soltanto ricordare l'esistenza di una grande rete che ha messo in comunicazione e in rapporto tra loro almeno sessanta centri antiviolenza. Occorre anche finanziare ed aiutare questi centri. In questi anni - è vero - abbiamo approvato una legge, fortemente voluta dal Partito Democratico, contro lo stalking, ma è anche vero che le risorse sono via via diminuite e che questo, ovviamente, non può che peggiorare la situazione.
È necessario anche continuare ad intervenire sulla formazione del personale che viene a contatto con casi di violenza o che può esserne informato affinché non sottovaluti o non inviti le donne a trascurare o a soprassedere rispetto anche a primi piccoli segnali di violenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zampa.

SANDRA ZAMPA. Sì, signor Presidente, sto per concludere.
La ringrazio davvero molto. Attendo e spero che, però, da parte di questo Governo arrivi anche un impegno in termini Pag. 8di risorse, che sostenga quelle donne che stanno già tenacemente lavorando sui territori per questo scopo.

(Rinvio dell'interrogazione Scalera n. 3-02123)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Scalera n. 3-02123, riguardante iniziative a tutela dei beni architettonici e paesaggistici di Napoli in vista della manifestazione sportiva dell'America's cup.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento di tale interrogazione è rinviato ad altra seduta.

(Elementi in merito alla morte di Daniele Franceschi, deceduto nel carcere di Grasse, in Francia - nn. 2-00857, 2-01471, 3-01283)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Evangelisti 2-00857 e Bernardini 2-01471 e l'interrogazione Ferranti 3-01283, concernenti elementi in merito alla morte di Daniele Franceschi, deceduto nel carcere di Grasse, in Francia, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00857.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarò breve.
Era il 19 ottobre 2010 quando io e l'onorevole Leoluca Orlando presentammo questa interpellanza. Eravamo rimasti colpiti dalla notizia di pochi giorni prima del ritorno in Italia, il 14 ottobre, con un volo C-130 dell'Aeronautica militare italiana, della salma di Daniele Franceschi, un ragazzo di Viareggio, 36 anni, separato, padre di un bambino, morto in circostanze che non sono mai state chiarite. Pare fosse morto il 25 agosto 2010, forse il 26; pare nel carcere di Grasse. All'epoca si diceva che fosse morto a Nizza, o viceversa. Non abbiamo appunto notizie precise.
In questa interpellanza - ripeto - del 19 ottobre 2010 chiedevamo al Governo quali iniziative i ministri interpellati - nella fattispecie i ministri degli affari esteri e della giustizia italiani - intendessero assumere per chiarire le cause della morte del nostro connazionale, tuttora oscure, affinché fosse fatta chiarezza al più presto sul grave episodio, e le ragioni per le quali le autorità francesi, nonostante le rassicurazioni al nostro consolato, non sembrassero aver conservato il corpo di Franceschi in maniera adeguata per la seconda autopsia. Si tratta di domande - ripeto - di quasi due anni fa, che purtroppo hanno mantenuto la loro triste attualità.
Di che cosa si tratta? Lo ricordo brevemente. Si tratta di un ragazzo arrestato cinque mesi prima della sua morte con l'accusa di avere falsificato una carta di credito o di avere utilizzato una carta di credito falsa per entrare al casinò di Nizza. È stato arrestato e per cinque mesi è stato isolato. Aveva chiesto incontri con la madre e con il nostro consolato: non gli erano stati riconosciuti. La famiglia è stata sempre convinta che la morte del giovane non sia da attribuirsi a cause naturali, come invece hanno sempre sostenuto le autorità francesi, e di avere saputo soltanto in ritardo della morte del loro congiunto.
Nel certificato medico redatto all'epoca si parlava genericamente di arresto cardiaco, mentre, secondo il racconto dei familiari, Daniele avrebbe chiesto aiuto alle guardie che lo avevano accompagnato in infermeria, ma che, dopo un elettrocardiogramma, lo avevano chiuso nuovamente nella sua cella, da solo.
Che cosa è successo poi? Dopo un'autopsia in Francia, dalla quale non era emerso altro che la conferma di una morte per cause naturali, arrivata in Italia la salma era in avanzato stato di decomposizione, perché non era stata adeguatamente custodita. Ma c'è di più. Quando in Italia i periti di parte, i periti del tribunale, Pag. 9hanno provveduto a fare l'autopsia hanno scoperto che il corpo era stato gravemente mutilato ed erano stati asportati tutti o gran parte degli organi interni. Non se ne capisce bene il motivo, non certo per farne donazione, perché le autorità francesi hanno sostenuto che quegli organi erano stati prelevati per essere sottoposti ad esami tossicologici e per verificare altri elementi utili alla ricostruzione delle cause che avevano portato alla morte.
C'è anche chi sospetta che, in verità, si volesse nascondere il pestaggio o altre contusioni, o comunque una morte determinata anche da traumi che il povero Daniele Franceschi aveva subito.
Ricordo - e mi avvio a concludere - soprattutto la battaglia della madre, che da due anni sta chiedendo giustizia e verità per la morte del figlio, la signora Cira Antignano, che si è legata prima a Nizza ed è stata arrestata e percossa dalla polizia (la gendarmerie francese), poi si è legata addirittura davanti all'Eliseo. È intervenuta anche un'attenzione e una corrispondenza, resa pubblica dalla stampa italiana, di quella che veniva definita la première dame, la signora Carla Bruni Sarkozy, che aveva preso a cuore la vicenda, se ne era fatta interprete, assicurando che sarebbe stata fatta giustizia, ma non c'è stato niente di tutto questo.
La domanda che aggiungo come gruppo dell'Italia dei Valori è la seguente: se un cittadino straniero, nella fattispecie un cittadino francese, fosse stato trattato alla stessa stregua in Italia, si sarebbe senz'altro rischiato un incidente diplomatico. Quindi, noi chiediamo che la questione venga di nuovo sollevata alle autorità francesi. Era stato coinvolto il Ministro Frattini nella fase precedente, vogliamo ancora oggi sapere dal Ministro degli affari esteri e dal Ministro della giustizia attuali quali siano le iniziative che sono state intraprese per sostenere Cira Antignano Franceschi nella sua richiesta di verità e giustizia.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01471.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, con questa interpellanza credo che raccontiamo la storia di una morte in carcere, in un altro Stato, che non è quello italiano, anche se qui da noi dobbiamo registrare quest'anno oltre cento morti in carcere, per non parlare poi dei suicidi, che sono stati addirittura trentanove.
Certo, parliamo della storia della morte di un ragazzo, ma parliamo anche nella storia di una madre che sta tentando in tutti i modi, lottando giorno dopo giorno, di sapere la verità su questa morte.
Nella nostra interpellanza - devo dire «nostra» perché è stata firmata da numerosi parlamentari e qui veramente non c'è schieramento che tenga, perché tutti vogliono sapere la verità - ripercorriamo, credo puntualmente, la storia di questa vicenda, che è soprattutto storia della battaglia di una madre che si è vista restituire, come è stato ricordato dall'onorevole Evangelisti, la salma di suo figlio privata degli organi interni. Oggi - dobbiamo dirlo -, a distanza di più di due anni, gli organi interni di questo corpo svuotato ancora non sono stati restituiti alla madre.
Ma partiamo dal giorno della morte, il 25 agosto 2010. Il ragazzo stava in carcere da più di cinque mesi e aveva più volte inoltrato richieste di colloquio con il console italiano a Nizza, che però sono risultate inevase dalle autorità francesi per motivazioni del tutto pretestuose. Inoltre, il ragazzo aveva inviato alla madre numerose missive con cui denunciava una lunga serie di soprusi e patimenti subiti all'interno della struttura penitenziaria.
Il 31 agosto 2010 si è svolta la prima autopsia da parte dei medici legali francesi e c'è stato il contestuale rifiuto dell'ammissione di un medico italiano - questo è importante -, peraltro già prescelto dalla Farnesina - quindi la Farnesina si era adoperata a questo scopo - e già presente sul territorio francese. Il medico italiano non ha potuto assistere all'autopsia.
Il 13 ottobre 2010 c'è stata la decisione della madre di protestare davanti al carcere di Grasse, ed ecco perché ho detto che è la storia di una madre. Pag. 10
Perché in quella occasione la donna, di una certa età, fu malmenata tanto da riportare anche l'incrinatura di alcune costole, e fu denunciata a sua volta perché il direttore del carcere aveva chiamato le forze dell'ordine che sono intervenute così pesantemente. Il 16 ottobre 2010, rimpatrio della salma all'aeroporto militare di Pisa e contestuale trasferimento della stessa presso l'obitorio dell'ospedale Versilia, e qui che cosa hanno potuto verificare i medici, il dottor Grazzini, medico legale dell'ASL? Il pessimo stato di conservazione del corpo e la procedura assolutamente anomala di asportazione di gran parte degli organi interni.
Il 21 ottobre 2010, viene eseguita l'autopsia ad opera del dottor Varetto che conferma tutto quanto accertato nell'immediatezza dell'arrivo della salma, integrando quanto acclarato dal medico con queste parole: manovre distruttive eseguite precedentemente dai medici francesi, cagionando così una sostanziale impossibilità di procedere ad ulteriori accertamenti sullo stato del cadavere finalizzati ad individuare la sussistenza di eventuali lesioni interne in conseguenza di supposti atti di violenza. Il 2 novembre 2010 la madre, Cira Antignano, praticamente in qualità di persona offesa alla presenza dei legali italiani e francesi, ha un colloquio col console italiano a Nizza e col giudice istruttore francese Sandrine Andrè, incaricata di condurre un'istruttoria penale per ricercare le cause della morte di Daniele Franceschi. In tale occasione la madre esterna tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni sulla sorte del diario che il figlio custodiva in carcere e che potrebbe fornire lumi sui tetri giorni della detenzione patita nel carcere francese. Il 26 novembre 2010 - come ha ricordato anche l'onorevole Evangelisti - c'è la lettera di Carla Bruni, moglie dell'ex Presidente Sarkozy: le sono vicina - scriveva in questa lettera a Cira Antignano - nel suo dolore e nella sua pena per la tragica scomparsa di suo figlio Daniele; naturalmente rassicura che tutto sarebbe stato fatto per arrivare alla verità.
L'8 dicembre 2010, il procuratore stesso di Grasse dichiarava di non voler procedere ovvero di non dare ulteriore corso al procedimento intentato nei confronti della signora Cira Antignano (già, perché a finire sotto processo alla fine per la manifestazione inscenata sotto il carcere era stata la madre di questo ragazzo). Veniamo al 2011. I legali italiani apprendono dell'intendimento del giudice Andrè di non consentire l'invio in Italia degli organi di Daniele Franceschi ancora preservati - a detta delle autorità francesi - presso differenti istituti di medicina legale e laboratori di analisi di varie città francesi. Il 2 febbraio 2011, la signora Cira Antignano, è accompagnata da una rappresentanza delle istituzioni locali (perché dobbiamo dire che la signora ha avuto sicuramente molto conforto sia dal presidente del consiglio provinciale di Lucca, dall'assessore delegato, e devo dire anche da altri esponenti politici come poi più avanti ricorderò).
Il 25 agosto 2011, nel primo anniversario della morte di Daniele Franceschi, sul Nuovo Corriere di Lucca e Versilia appare una notizia: nonostante le rassicurazioni del Ministro Frattini inviate a me personalmente (qui ecco l'altro esponente politico che sicuramente si è adoperato) - afferma la senatrice del PD Manuela Granaiola - le autorità giudiziarie francesi non hanno ancora provveduto a restituire gli organi del ragazzo, trattenuti, si afferma, per l'inchiesta giudiziaria in corso.
Il 3 settembre 2011, a distanza di pochi giorni dalla seconda manifestazione davanti all'Eliseo, arriva la notizia di una perizia che accusa i medici del carcere di Grasse. Sarebbero state ignorate le richieste di aiuto del trentaseienne viareggino. Vedremo poi cosa ci dirà il sottosegretario per gli affari esteri in merito a questa inchiesta di cui la madre non sa più niente. L'11 novembre 2011 il Corriere della Sera dà la notizia della non archiviazione del caso: «La famiglia del giovane ha ricevuto venerdì dalla magistratura francese la richiesta di costituzione di parte civile per omicidio colposo». È un passo avanti. Ora, però, c'è anche da Pag. 11tenere presente la risposta che il Governo italiano diede il 27 ottobre 2010 all'interrogazione a prima firma Donatella Ferranti del PD proprio sulla morte di Daniele Franceschi. Infatti, secondo quanto affermato nel primo referto medico, come rispondeva il Governo, il corpo non presentava segni evidenti di lesione e appariva cianotico, circostanza spesso legata all'arresto cardiaco. Il console generale a Nizza ha quindi chiesto alle autorità francesi che il corpo venisse mantenuto in condizioni tali da consentire un nuovo esame autoptico in Italia. Vi ricorderete, inoltre, quanto ho detto in precedenza in merito a come è arrivato il corpo di Daniele Franceschi in Italia tanto da non poter fare un esame, un'autopsia, nel migliore dei modi perché era in stato di cattiva conservazione.
Un altro fatto importante: gli organi interni, come si diceva in quella risposta, erano ancora sotto esame e sarebbero stati resi disponibili solo a dicembre del 2010. Quindi, non si capisce perché da queste dichiarazioni - «sarebbero stati resi disponibili dal dicembre 2010» - siamo adesso all'11 settembre del 2012 e la madre ancora non ha avuto gli organi del figlio. Naturalmente in quella risposta il Ministro Frattini confermava - e anche su questo devo dire che ci sono dei riscontri - un interessamento da parte del Governo su questa vicenda. Vi è però un altro aspetto preoccupante: sembra che l'ambasciata francese in Italia abbia telefonato alla madre affermando che gli organi mancanti sono stati prelevati per esami tossicologici e che, però, dato il loro stato di completo deterioramento, non sarebbero mai stati restituiti alla madre stessa. Si affermava che «sono meri reperti» e che, quindi, la madre non potrà mai averli. Questa è una novità sconcertante. Credo che l'Italia non possa accettare che parti del corpo di una persona non siano consegnate alla madre, tanto più che dietro questa mancata consegna si può nascondere evidentemente qualcosa o almeno questo fatto desta il sospetto che dietro si nasconda qualcosa di molto grave.
Ascolterò con molta attenzione la risposta del sottosegretario perché, come ripeto, questa è la storia di una morte in carcere. Le morti in carcere in Europa, in alcuni Stati, sono veramente tantissime. Sicuramente l'Italia ha questo triste primato, ma come vediamo anche in Francia accadono di questi fatti. Ascolterò veramente con molta attenzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Marta Dassù, ha facoltà di rispondere.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare gli onorevoli interpellanti, Evangelisti e Bernardini, e l'onorevole interrogante, Ferranti, perché si solleva il caso di una morte in carcere di un nostro connazionale all'estero e il caso di una madre disperata per la sorte del figlio che certamente è meritevole di tutta la nostra attenzione e di tutte le nostre possibilità di azione.
Lasciatemi quindi ricostruire un momento l'attività che la Farnesina ha compiuto a questo fine dall'estate del 2010 in poi, attività compiuta in stretto raccordo con l'ambasciata a Parigi (tornerò poi sulle parole che ci siamo scambiati in questa settimana con l'ambasciatore Giovanni Caracciolo), con il consolato generale a Parigi e con il consolato generale a Nizza. Con questi tre organismi della diplomazia italiana abbiamo seguito fin dall'inizio e con il massimo impegno da parte nostra questa vicenda estremamente dolorosa, che riguarda appunto un nostro giovane connazionale, Daniele Franceschi, e la madre, una madre molto impegnata, Cira Antignano.
Dopo la notizia della morte del signor Franceschi, avvenuta secondo le fonti francesi nel penitenziario di Grasse, in Francia, il 25 agosto 2010 alle ore 19.15, il console generale a Nizza ne ha dato immediatamente comunicazione ai familiari, che come voi sapete risiedono a Viareggio. Il console ha proceduto altresì a prendere contatto con la procura di Grasse, chiedendo di essere tenuto regolarmente Pag. 12informato sullo svolgimento delle indagini, ed ha quindi informato anche la competente autorità giudiziaria italiana (la procura della Repubblica di Lucca). A seguito delle pressioni del console generale, la madre ed alcuni familiari hanno potuto vedere la salma del signor Franceschi prima degli esami sul corpo disposti dalle autorità carcerarie, in deroga a quanto previsto in verità dalla normativa francese.
Il console generale ha subito chiesto alle autorità francesi che il corpo venisse tenuto in uno stato di congelamento, in modo da poter procedere in un secondo tempo - è stato ricordato - ad un nuovo esame autoptico in Italia. Durante gli accertamenti, effettuati dai medici legali francesi, gli organi interni sono stati asportati per la necessità - questa è la tesi delle autorità francesi - di procedere ad ulteriori verifiche. La madre, Cira Antignano, ha chiesto comunque il rimpatrio della salma, che è stato effettuato il giorno 14 ottobre 2010 attraverso un velivolo dell'aeronautica militare.
In seguito alla decisione delle autorità giudiziarie francesi di dare avvio ad un procedimento per accertare le cause del decesso, il Ministero degli esteri ha fornito assistenza materiale alla famiglia Franceschi la quale, con l'assistenza di un avvocato di riferimento suggerito dal consolato generale di Nizza, si è nel frattempo costituita parte civile. In aggiunta a questi passi compiuti dall'agosto del 2010 in poi, sono state anche di recente poste in essere importanti iniziative di sensibilizzazione sul caso Franceschi presso le autorità francesi sia da parte del console generale, il quale ha incontrato il procuratore della Repubblica Caillau ed il giudice André, che sono competenti su questo caso, sia da parte dell'ambasciatore a Parigi, Giovanni Caracciolo, il quale ha avuto un colloquio presso la direzione generale affari criminali del Ministero della giustizia francese con il vice direttore della giustizia penale generale.
Nell'ambito di tali incontri, è stata ribadita la tesi francese secondo cui gli organi del signor Franceschi costituiscono elementi di prova nel procedimento in corso. La tesi quindi è che debbano rimanere in Francia, a disposizione delle autorità giudiziarie competenti all'accertamento dei fatti e delle responsabilità.
Un nuovo, recente contatto dell'ambasciata a Parigi con il Ministero della giustizia francese ha permesso di avere conferma di significativi sviluppi in questa indagine. Infatti, da ulteriori informazioni raccolte tramite il magistrato di collegamento francese, il Ministero della giustizia ci ha informato che l'11 ottobre 2011 il giudice istruttore francese ha aperto una nuova procedura giudiziaria contro ignoti per omicidio colposo (dopo quella già avviata il primo settembre 2010) e questo a seguito delle conclusioni di una perizia cardiologica.
Nel quadro di questa nuova istruttoria, il giudice ha provveduto a contestare il capo d'imputazione di omicidio colposo il 26 marzo 2012 alle infermiere, il 10 aprile al medico responsabile dell'unità sanitaria del carcere e il 30 maggio 2012, quale persona giuridica, al centro ospedaliero di Grasse. Questa seconda istruttoria è ancora in corso.
Alla fine del mese di giugno 2012, il giudice istruttore ha trasmesso il fascicolo alla procura per avere il suo parere sui seguiti della procedura, in particolare ai fini dell'eventuale rinvio a giudizio. La procura risulta aver richiesto al giudice un'integrazione della perizia e la richiesta è tuttora in corso. Una volta che l'integrazione sia stata effettuata e sia stato ricevuto il parere della procura, il giudice dovrà decidere se richiedere il giudizio davanti al tribunale penale.
Sul piano giudiziario interno, il Ministero della giustizia conferma inoltre che, trattandosi di fatti di rilevanza penale commessi in Francia contro un cittadino italiano, l'autorità giudiziaria competente aveva iscritto il procedimento per ipotesi di omicidio colposo. Il 7 ottobre 2010 veniva avanzata da parte della procura della Repubblica di Lucca, in via diretta, una richiesta di assistenza giudiziaria al procuratore di Grasse, nella quale si richiedeva, ove non vi ostassero speciali Pag. 13ragioni di riservatezza e al fine di valutare l'opportunità di nuovi accertamenti medico-legali, di voler informare l'autorità giudiziaria italiana sugli sviluppi dell'indagine. La salma di Daniele Franceschi, che, come abbiamo detto e come avete detto, è rientrata in Italia nell'ottobre 2010, è stata quindi sottoposta, su autorizzazione dell'autorità giudiziaria, ad autopsia da medici legali di parte privata, arrivando a quelle conclusioni già ricordate dall'onorevole Bernardini.
Alla scadenza dei termini per le indagini preliminari è stata richiesta l'archiviazione del procedimento dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Lucca che, con il provvedimento del 30 maggio 2012, ha rigettato la richiesta e disposto nuove indagini, concedendo un termine di sei mesi. In particolare, il giudice ha disposto «nuove indagini» - cito - «tese ad acquisire nuova documentazione presso l'autorità francese in merito al decesso». Sulla base di quanto disposto dal giudice, in data 6 giugno 2012, il sostituto procuratore delegato alle indagini, tramite la Direzione generale della giustizia penale del Ministero della giustizia, ha quindi avanzato alla competente autorità giudiziaria francese una nuova richiesta di assistenza giudiziaria per acquisire documentazione e informazioni sugli esiti dell'attività di indagine e il nominativo degli eventuali indagati, richiesta che è stata inoltrata all'autorità francese da parte del Ministero della giustizia lo scorso 26 luglio.
Infine, in questo ambito di azione di tutela di un nostro connazionale all'estero - la tutela dei nostri connazionali all'estero è uno dei punti cui il Ministro Terzi di Sant'Agata dedica, in verità, un'attenzione prioritaria -, su istruzioni della Farnesina, l'ambasciata d'Italia a Parigi ha assistito, il 2 maggio 2012, la madre del signor Franceschi in un incontro avvenuto all'Eliseo con uno dei consiglieri per gli affari di giustizia della Presidenza della Repubblica francese. La signora Cira Antignano, sempre assistita da un funzionario del consolato generale, si è quindi trasferita presso l'ufficio del console generale, dichiarandosi soddisfatta delle assicurazioni ricevute e moderatamente fiduciosa sulla possibilità di ottenere giustizia.
Io credo che si possa compiere un passo ulteriore in questa direzione. Si tratta di mesi in cui la collaborazione generale fra l'Italia e la Francia ha fatto dei notevoli passi avanti.
C'è una novità segnata dalla nuova amministrazione francese: in questo quadro la Farnesina e il Ministro Terzi di Sant'Agata hanno chiesto all'ambasciatore Giovanni Caracciolo di compiere un nuovo passo presso il nuovo Ministro, il nuovo Guardasigilli francese - la signora Taubira - in modo da poter ottenere nuove informazioni che consentano di rispondere alla legittima esigenza di una madre, affinché possa ricevere le risposte cui ha diritto e affinché possa, una volta per tutte, emergere la verità.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00857.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le domande che noi avevamo posto non hanno tutte trovato una risposta, per cui devo, quanto meno, dichiararmi non del tutto soddisfatto o, per usare un avverbio della stessa sottosegretaria, moderatamente insoddisfatto.
Noi, infatti, chiedevamo quali fossero le iniziative tese a chiarire le cause e non siamo riusciti a coglierle, anche se apprezziamo lo sforzo diplomatico che è stato messo in campo e l'assistenza alla signora Antignano. Speriamo che davvero adesso - in una situazione, come dire, politica e istituzionale nuova in Francia - possano essere fornite quelle risposte che, appunto, mancano per fare verità, perché ormai giustizia non ci sarà più rispetto a questa vicenda.
Spero che le nuove iniziative intraprese dalla Farnesina possano non soltanto contribuire a sostenere l'azione di Cira Antignano, ma anche servire davvero a dare una risposta in termini di verità a tutto il Paese, che la aspetta, credo, in maniera del tutto giustificata e motivata.

Pag. 14

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01471.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intanto voglio dare atto al Ministro Terzi di Sant'Agata - almeno per quello che io ho potuto constatare - di una attenzione quasi senza precedenti per i casi che colpiscono i nostri connazionali all'estero. Almeno, a me è capitato per vicende che gli ho sottoposto.
Per quanto riguarda le notizie che, invece, ci sono state fornite dalla sottosegretaria Dassù - dobbiamo sottolinearlo - si tratta di notizie importanti in quanto la storia non si è fermata né in Francia, né in Italia. Abbiamo avuto notizie che, in precedenza, non conoscevamo - anche perché sono piuttosto recenti - e questo deve sicuramente riempirci di speranza di fronte ad una madre che, come la sottosegretaria ha ricordato, è una madre disperata.
Tuttavia, disperata fino a un certo punto: lo voglio sottolineare ad onore di questa donna perché, vedete, in tutti questi mesi e in tutti questi anni, potremmo dire a partire dalla morte di suo figlio, non si è limitata semplicemente - e sarebbe stato già molto importante e fondamentale - a ricercare la verità sulla morte di suo figlio. Cira Antignano ha un impegno costante, qui in Italia, nel suo Paese, per sottolineare come siano fuori da ogni legalità le condizioni di detenzione nel nostro Paese, ed è in contatto con detenuti che sono malati nelle nostre carceri e non sono curati, oppure che vivono a centinaia di chilometri di distanza dalle proprie famiglie, contravvenendo così, il nostro Stato, all'ordinamento penitenziario. È in contatto con loro per cercare soluzioni e per cercare di dare conforto concreto.
Non è un caso, e questo lo voglio ricordare, che Cira Antignano abbia partecipato e sia intervenuta alla manifestazione radicale del 25 aprile per l'amnistia, manifestazione in cui abbiamo indicato, e questo lo voglio sottolineare, l'unica strada - perché, al momento, non ne sono state proposte altre - per fare uscire il nostro Paese dallo stato di illegalità delle nostre carceri. Infatti, sappiamo tutti, lo ha detto il Presidente della Repubblica il 31 luglio di un anno fa, che occorre intervenire con una prepotente urgenza; l'Europa ci chiede di uscire da questo stato di illegalità, e, finora, tutte le cose che sono state proposte non sono adeguate a che il nostro Stato finalmente la finisca di non rispettare le sue proprie leggi e decida di intervenire, e qui lo voglio dire, non solo sulla condizione di detenzione, ma anche sullo stato della giustizia che ci vede costantemente puniti in Europa per la mole gigantesca dei procedimenti penali e civili pendenti e, per quel che riguarda il penale, molti di questi, almeno duecentomila, cadono in prescrizione ogni anno. Questo problema della irragionevole durata dei processi, da decenni, non riesce ad essere affrontato in un modo adeguato. Questa è la nostra proposta e siamo felici di avere al nostro fianco questa donna, questa madre che non smette di lottare.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01283.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario di questa risposta alla interrogazione di cui noi per primi ci siamo fatti carico insieme agli altri parlamentari che si sono succeduti nell'iter. Ritengo opportuno, cosa che anche la mia qualità di magistrato, sia pure in aspettativa per mandato parlamentare, mi impone, di rimanere in quello che è l'ambito di questo caso. Non intendo utilizzare questo caso per parlare di altre problematiche che attengono alle carceri italiane; qui siamo davanti ad un caso concreto molto angosciante per tutte le modalità in cui si è evoluto e che riguarda sicuramente una situazione di violazione di diritti umani nelle carceri francesi e di mala giustizia francese. Do atto al Ministro Terzi e alla sua struttura di aver dato un'impronta diversa ai rapporti e all'iter di questo caso, però, ricordando le norme processuali che attengono al fatto che è competente anche l'autorità giudiziaria Pag. 15italiana per reati commessi all'estero laddove soprattutto, come in questo caso, vi siano violazioni di doveri e abuso di doveri da parte di pubblici ufficiali - parliamo infatti di un'incriminazione che riguarda medici e infermieri della struttura carceraria francese - ritengo, sottosegretario, che sia importante in questa fase una sinergia particolare tra il Ministro della giustizia, il Ministro degli esteri, il magistrato di collegamento in Francia, l'autorità giudiziaria di Lucca e l'autorità giudiziaria francese. Tutto questo è un groviglio burocratico, perché questo caso è stato improntato a una violazione di regole processuali perché non esiste, non ha storia, e lo dico avendo fatto questo mestiere, che si possano asportare degli organi e rimandare in Italia un cadavere senza tali organi e dire che questi sono stati trattenuti perché reperti o che comunque sono stati male asportati, maltrattati anche dal punto di vista scientifico. Qui, quindi c'è da andare a fondo, pur dando atto all'autorità giudiziaria francese, al giudice istruttore francese, da ultimo, di aver cercato di individuare comunque delle responsabilità.
Però, vi è qualcosa che è a monte, che riguarda tutto il periodo in cui il giovane Franceschi ha cercato di mettersi in contatto con il console. Il giovane Franceschi ha cercato di mandare delle grida di allarme alla madre. Perché, poi, non è stato dato accesso al medico italiano, che era lì per essere difensore, comunque, e rappresentare la parte privata, quindi la parte civile, quindi la famiglia e la madre? Quindi, vi è qualcosa che ha minato le regole processuali proprio nell'avvio di questo procedimento.
Anche dando atto a quello che, appunto, diceva il sottosegretario, va registrato che è cambiata anche l'amministrazione francese, anche dal punto di vista politico. Quindi, credo che attraverso una sinergia che solo i due Ministeri, d'intesa con le autorità giudiziarie competenti, possono avere, forse si riuscirà ad arrivare veramente alla risoluzione di questo caso che deve essere, tra l'altro, un caso sicuramente - ci auguriamo - isolato ma, comunque, emblematico anche di come devono essere meno burocratici e più incisivi quei rapporti, anche di collaborazione internazionale, che attengono alla giustizia e che, purtroppo, sono problematici anche per delle questioni che attengono proprio all'attuazione delle convenzioni e ai meccanismi di collegamento, perché i collegamenti fanno capo ai Ministeri. Quindi, i collegamenti tra autorità giudiziarie comunque possono essere diretti ma, in ogni caso, vi sono direzioni generali apposite che svolgono questo ruolo che è di particolare competenza ma che impone anche una particolare sensibilità e, guarda caso, quando cambiano i Governo cambiano anche i tipi di sensibilità sul punto. Credo che questo non debba essere mai trascurato.
Comunque, ringrazio per l'attività che si sta svolgendo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oggi - è banale dirlo - è l'11 settembre. Però, è una data particolarmente significativa per la storia contemporanea ed è anche una data molto triste nel ricordo di ogni sincero democratico.
In verità, sono due i ricordi. Personalmente, non riesco a togliermi dalla memoria l'11 settembre 1973, quando fui e fummo tutti colpiti dalla notizia che i carri armati del generale Augusto Pinochet avevano circondato la Moneda a Santiago del Cile e che Salvador Allende era asserragliato all'interno del palazzo, nel disperato tentativo di difendere la democrazia, oltre che se stesso. Nessuno può dimenticare quegli scatti rubati dal fotografo che lo seguiva: il Presidente di tutti i cileni con Pag. 16un casco in testa, la giacca, la cravatta e il mitra in pugno, in segno di resistenza.
È una vicenda che non ha soltanto segnato una generazione. Si tratta di una vicenda che ebbe conseguenze anche sulla scena politica italiana. In maniera grossolana, perché qui non ho il tempo di illustrare in maniera approfondita, penso che non vi sia dubbio che la fase del compromesso storico degli anni Settanta in Italia prendeva spunto dai rischi e dalla preoccupazione per la democrazia di cui la vicenda cilena, appunto, aveva rappresentato un emblema significativo in negativo.
Nell'occasione Pinochet offrì ad Allende un salvacondotto perché egli si arrendesse ed abdicasse spontaneamente, tra virgolette. Ma, Allende sapeva che di un criminale non ci si poteva fidare e se si fosse fidato anche lui oggi sarebbe soltanto uno dei tanti desaparecidos che successivamente la storia dell'America latina ci ha consegnato. Preferì, quindi, spararsi un colpo in bocca, dando l'esempio ai suoi cittadini che è meglio morire con dignità, per i propri ideali e per la patria, che offrire legittimazione a una banda di mercenari al servizio delle classi parassitarie.
Poi, per fortuna, vi è stata l'evoluzione. La dittatura è durata 17 anni, nei quali si sono visti ogni genere di orrore: la soppressione delle libertà politiche, una terribile stagione di oscurantismo culturale, un asservimento agli interessi delle multinazionali e una marginalità del Cile sulla scena internazionale.
Poi però venne il referendum, con cui i cileni seppero riscattarsi. Nel 1990 si insediò un Governo democratico, anche se il generale conservò il titolo di senatore a vita ed il controllo dell'esercito. Solo da pochi anni i crimini suoi e della sua cerchia stanno venendo compiutamente alla luce.
Oggi, però, il Cile è rinato dal punto di vista democratico, economico, sociale e, dopo aver avuto in Michelle Bachelet la prima donna Presidente dell'America Latina, si è permesso pure di eleggere un Presidente di destra.
Ma l'11 settembre sarà per sempre, ad imperitura memoria, l'anniversario di un altro tristissimo e drammatico evento: l'attacco alle torri gemelle, a New York. Fummo qui davvero tutti, tutti attoniti per quelle immagini terribili, per quegli aerei che, contro lo sfondo di un cielo azzurro, squarciavano i fianchi dei grattacieli, causando migliaia di morti. Forze oscure, criminali, estreme ed impermeabili al senso di comprensione e di umanità attaccarono, nell'occasione, non solo il simbolo degli Stati Uniti e forse della stessa civiltà occidentale, ma la vita di migliaia di persone e di famiglie innocenti. Fu un attentato vile ed incomprensibile, che ha portato al mondo solo ulteriori lutti e tragedie. Ad undici anni di distanza, dunque, dobbiamo avere un ricordo vivido di quei morti e di tutti i soccorritori che morirono successivamente, ma dobbiamo anche un omaggio alla straordinaria capacità del popolo americano di rialzarsi e di reagire. Oggi, infatti, le torri gemelle sono quasi completamente ricostruite e, a breve, i nuovi palazzi saranno completati e riavremo il World Wide Trade Center in piedi.
Signora Presidente, la ringrazio per avermi dato questa opportunità: ho voluto ricordare all'Assemblea questi due eventi storici, tragici, che hanno segnato e ci hanno segnato in questi anni. Tutti i sinceri democratici devono continuare a riflettere su questi eventi: due eventi distinti e distanti, diversi per luogo e significato, ma egualmente incisi nella nostra memoria, che devono stimolare riflessioni su quanto sia importante elevare lo sguardo, pensare al mondo in modo globale, tornare a fare politica, a coltivare la politica estera, la diplomazia e la conoscenza dei popoli del mondo per sradicare la mala pianta dell'estremismo islamico - e non soltanto islamico - del terrorismo, dietro qualsiasi ideologia o religione si nasconda, e per promuovere la democrazia ed il rispetto dei diritti umani dappertutto.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della Pag. 17discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, La Loggia, Palumbo e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto (A.C. 5423).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
Ricordo che nella seduta di ieri, 10 settembre 2012, si è conclusa la discussione sulle linee generali ed i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5423)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, gli emendamenti Bitonci 1.47, limitatamente alla parte consequenziale, e Rivolta 1.68, limitatamente al secondo periodo, in quanto incidono, modificandola, sulla destinazione delle risorse disponibili del Ministero dell'ambiente diretta all'attuazione di piani straordinari per rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Tali proposte emendative riproducono il contenuto dell'emendamento Lanzarin 1.21, già dichiarato inammissibile in sede referente.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Bocci 1.29, Lulli 1.33 e 1.31, Mariani 1.30 e 2.1.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto-legge è scaturito - come è a tutti noto - dopo un pesante intervento della magistratura di Taranto, che aveva disposto il sequestro di alcuni impianti dell'Ilva, bloccando di fatto la produzione ed inducendo da un lato gli operai dello stesso stabilimento a dichiarare lo stato di agitazione, che è stato condotto in tutte le forme consentite per difendere il proprio lavoro, e dall'altro cittadini, comitati, associazioni e movimenti di varia estrazione a mobilitarsi per difendere il diritto della salute.
C'è stata una grande e sentita partecipazione, che ha coinvolto tutte le forze sociali e ha superato i confini provinciali e regionali, irrompendo sulla scena nazionale ed impegnando, forse per la prima Pag. 18volta nella storia della siderurgia di Taranto, ogni livello istituzionale: Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica e, addirittura, il Sommo Pontefice.
Il 17 agosto due ministri, quello dell'ambiente e quello dello sviluppo economico, hanno tenuto presso la prefettura di Taranto una serie di incontri con parlamentari, amministratori locali, provinciali e regionali, con esponenti di sindacati e di associazioni di categoria e con i rappresentanti dell'Ilva per informarli delle iniziative già assunte e per concordare, dopo avere ascoltato il parere e le proposte di ognuno, una linea comune da seguire nell'interesse della popolazione ionica, sia riguardo alle garanzie del diritto al lavoro che di quello alla salute.
Quella dei ministri è stata una visita interessante, anche utile e, per alcuni aspetti, addirittura proficua. Si parlò di passato e di futuro, di ambiente, di economia, di accorgimenti tecnici, di progetti e anche di questioni relative alle conseguenze nocive per la salute determinate dalla presenza dell'Ilva e di iniziative da mettere in cantiere. Si parlò anche di risorse.
A quel tavolo, però, mancava il Ministro della salute, che inspiegabilmente - come dirò poi nella mia dichiarazione di voto - è stato escluso anche dalla redazione e dalla stesura del decreto-legge al nostro esame.
Quell'assenza e quell'esclusione sono apparse strane e inspiegabili, soprattutto a quelli che da tantissimo tempo si stanno battendo per trovare risposte alle loro richieste, che non sono pretese, non sono lamentazioni, le solite lamentazioni dei noiosi meridionali che si è abituati a presentare da sempre come inguaribili piagnoni che non si accontentano mai di niente, che sanno solo piangersi addosso, pretendere assistenza, aiuti e previdenze a spese degli altri, a spese - come direbbe qualche trinariciuto di novello conio - del nord che lavora.
No signori Ministri e onorevoli colleghi, si tratta di richieste più che legittime, di sacrosanti diritti che non possono essere negati ancora, e se oggi quei cittadini richiedono con maggior forza, con più determinazione e anche ad alta voce, lo fanno perché aspettano da tempo, da tanto, troppo tempo, senza essere ascoltati e hanno cominciato a perdere la pazienza. Molti di loro hanno subito segni dolorosi, in diversi casi mortali, perché chi doveva prendere i provvedimenti necessari non li ha presi, chi doveva fare i controlli e correre ai ripari non lo ha fatto, chi doveva decidere in tempi rapidi ha lasciato perdere.
Quei cittadini si stanno muovendo con assoluto senso di responsabilità e con grande dignità, basta leggere i giornali locali che stanno dando un prezioso contributo, esponendo fatti, storie, episodi ed anche stati d'animo con assoluta obiettività e grande passione. Basta seguire i programmi delle televisioni locali per capire che a Taranto e nella sua provincia vi è un'atmosfera assolutamente nuova, una sensibilità culturale che non è esagerato definire rivoluzionaria. La gente non si aspetta né vuole regali o favori, sa che deve fare essa per prima la sua parte e non intende sottrarsi, anzi non vede l'ora di partecipare e vuole solo gli strumenti per mettersi all'opera, vuole però che anche tutti gli altri, per cominciare l'azienda, le istituzioni e nondimeno la politica, i sindacati che finora hanno sonnecchiato o solo chiacchierato, facciano fino in fondo, come essi pure, il loro dovere. Vuole che siano stabilite le regole, regole chiare, e chiede che ognuno le rispetti. È stanca delle prese in giro e non riesce più a sopportare il gioco dello scaricabarile e le noiose passerelle di politici e sindacalisti inconcludenti. Come si fa a dare torto a quella gente?
Ci sono due episodi riportati dalla stampa locale di questi ultimi giorni che meritano la nostra attenzione, uno della Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì scorso, a firma di Maria Rosaria Gigante, che parla del «comitato donne per Taranto», che contestano la mancata attuazione dell'ordinanza sindacale di due anni fa e precisamente del 23 giugno 2010 con la quale veniva vietato l'uso ai bambini delle piazzette del famigerato quartiere Tamburi. Pag. 19La sacrosanta protesta deriva dal fatto che non solo le aree non sono state ancora bonificate, ma non è stato neppure installato un cartello ad indicarne il divieto di accesso delle zone, né vi è stata alcuna informativa rivolta alla popolazione da parte del comune. Forse la loro protesta è ingiustificata, esagerata? Pretendono troppo quelle donne esasperate e preoccupate per la loro salute e per quella dei propri figli se ora chiedono con motivata urgenza alle istituzioni competenti la messa in sicurezza immediata delle aree a verde del quartiere Tamburi, con la recinzione delle stesse e con una cartellonistica visibile per spiegarne alla lettera i motivi?
Oppure, se chiedono un'informazione chiara e vera alla popolazione residente nel quartiere attraverso assemblee e volantini informativi da distribuire alle famiglie? Altrettanto illuminante è l'intervento apparso sabato scorso sul Corriere del Giorno, a firma della direttrice Campatelli, che ricorda significativamente un episodio di quattro anni fa, precisamente del 28 marzo 2008, quando l'Associazione bambini contro l'inquinamento dei Tamburi consegnò al presidente della regione Vendola duemila letterine dei bambini di quel quartiere con la speranza di sensibilizzare la più alta istituzione regionale, al fine di ottenere una maggiore attenzione e qualche intervento di bonifica. Vendola, con mossa abile e di grande effetto mediatico e propagandistico, fece stampare le lettere e i disegnini di quei bambini pubblicando - ritengo a spese della regione - un libro cui diede l'affascinante titolo: Sognando le nuvole bianche. Non fece niente di più. Sono passati quattro anni, quei bambini sono cresciuti con il sogno e si sono svegliati il 27 agosto scoprendo che le centraline di monitoraggio di via Machiavelli e di via Archimede segnalavano non la fine o la riduzione dell'inquinamento ma il trentaseiesimo superamento di PM10. Oggi - scrive la dottoressa Campatelli nel suo richiamato articolo del Corriere del Giorno, quei bambini hanno quattro anni di più, molti di loro risiedono nel quartiere Tamburi e dalle finestre delle loro camerette hanno certamente visto la tempesta di polvere minerale, responsabile dei trentasei sforamenti, piovere sulle case del rione e sul mare e infiltrarsi ovunque. Quattro anni sono tanti, troppi per vedere un sogno realizzarsi, una promessa diventare realtà. Ora auguriamoci soltanto che qualcuno non si ricordi di quei disegni per sventolarli di fronte a telecamere affamate venute da chissà dove, oppure non decida di farsi propaganda usando le parole quanto mai in sintonia con l'ordinanza del GIP Todisco e i disegni di Alessia, Graziano e Gianni: qui l'aria è inquinata e si riesce a malapena a respirare perché è molto pesante; case, scuole, strade sono ricoperte da una polvere finissima e nera, molto dannosa, che provoca allergie e il cancro. Ho voluto citare questi due articoli, riportando integralmente la parte finale di quello della dottoressa Campatelli, per dare a chi vive lontano da quella parte d'Italia, del profondo Sud, l'idea esatta di come vadano da tempo le cose laggiù e per spiegare la ragione di alcuni miei emendamenti, che mi auguro vengano considerati favorevolmente, se vogliamo restituire a quella gente, soprattutto pensando ai bambini, almeno la speranza che qualcosa può e davvero è sul punto di essere cambiata. A conclusione di questo mio breve intervento, preannuncio la volontà di Futuro e Libertà, che motiverò in dichiarazione di voto, di dare il proprio consenso a questo provvedimento che pur non conclusivo, riteniamo necessario. Vogliamo pensare ottimisticamente che si tratti del primo di una lunga e programmata serie di provvedimenti che potranno dimostrare, anche con il passare del tempo, che si fa sul serio, perché c'è una nuova impostazione culturale, che parte da una grande volontà comune delle istituzioni, delle aziende private e pubbliche e dei cittadini, secondo la quale anche a Taranto e nel resto d'Italia si possono far convivere in piena armonia il diritto al lavoro e quello alla salute (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Pag. 20

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,19).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 5423)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, la Lega Nord sta cercando di sottoporre all'attenzione del Governo anche gli altri problemi simili quelli dell'Ilva che sono presenti al Nord. Parrebbe proprio di sì, visto che, dopo le punzecchiature al Ministro della salute Renato Balduzzi sui 25 milioni di euro finora annunziati per completare la bonifica di Casale Monferrato, adesso arriva una bordata, che non è tirata da un qualunque militante del Carroccio, ma niente meno che dal presidente della giunta regionale Roberto Cota.
Il leader del governo subalpino, prendendo spunto dall'annunzio sulla comunicazione, che è stata fatta nientemeno che dal sindaco Giorgio Demezzi e dallo stesso Ministro Balduzzi, dell'assegnazione a Casale Monferrato di una prima tranche di 8,9 milioni di euro da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, fa un paragone con la Puglia e un altro dramma ambientale.
Come mai il Governo ha stanziato, senza troppi problemi, 336 milioni di euro per gli interventi di bonifica del sito dell'Ilva di Taranto, mentre per l'amianto in Piemonte sono stati stanziati soltanto 8,9 milioni di euro? Solo per il sito di Casale Monferrato sono previsti 25 milioni di euro. Esistono figli e figliastri?
È inaccettabile questa incongruenza per noi piemontesi, anche alla luce del forte impatto sociale che ha avuto sul nostro territorio e ancora avrà la vicenda dell'amianto in Piemonte. Oltretutto, per la bonifica di Casale Monferrato si tratta di una somma molto meno ingente rispetto a quella dell'Ilva di Taranto. A questo punto, ci si deve proprio spiegare il perché di questa discriminazione.
Ricordo che il 31 agosto usciva la trionfale notizia sulle agenzie di stampa che alcuni giorni prima il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva stanziato per il 2012, per Casale Monferrato, in Piemonte, oltre 2 milioni di euro, destinati alla bonifica dell'amianto del territorio, che si aggiungono agli oltre 46 milioni di euro assegnati fino ad oggi per il tramite della regione Piemonte.
Dalla corrispondenza dei contatti informali che in questi mesi sono intercorsi tra il sindaco Demezzi e i Ministri Balduzzi e Clini è comunque emersa una criticità, che, come auspicato da tutti gli enti coinvolti, ci si augura si possa superare quanto prima, affinché l'iter di assegnazione dei fondi e la rendicontazione e la liquidazione delle somme possa essere snellita drasticamente.
Il comune di Casale Monferrato ha già completamente programmato la spesa dei 46 milioni di euro ad oggi stanziati dal Ministero, impegnandoli per la bonifica delle coperture del «polverino» e degli stabilimenti dell'Eternit, per la discarica, per la rimozione di coperture in edifici pubblici e i monitoraggi che ciclicamente sono effettuati su tutto il territorio dei 48 comuni comprensivi dell'area.
Le regole attuali, ivi compreso il Patto di stabilità, determinano un macchinoso processo che non consente l'utilizzo immediato dell'intera somma stanziata dal Ministero, subordinandone l'erogazione da parte della regione al termine dell'iter molto lungo e complesso degli interventi di Pag. 21bonifica. Come ha ricordato il sindaco Giorgio Demezzi, stiamo lavorando per eliminare il problema.
La nostra proposta è quella di poter avere un flusso ininterrotto di pagamenti sulle somme stanziate dal Ministero, tale da consentirne l'immediato utilizzo. Per questo motivo, sono ormai alcune settimane che gli uffici comunali, in stretta collaborazione con quelli regionali e statali, stanno lavorando proprio per trovare la soluzione migliore che possa garantire ai cittadini di Casale Monferrato e del suo territorio certezza e tempestività.
La follia, e per una tragedia accaduta decenni fa, è che il comune sia costretto ad elemosinare 2 milioni di euro, mentre, in pochissimi giorni, per l'Ilva o, per quel che sappiamo, per il comune, per la città di Taranto, per la Puglia, se ne sono recuperati oltre 300 milioni.
Il decreto ministeriale di programmazione sulle bonifiche di interesse nazionale, del 1998, provvede all'individuazione di interventi di interesse nazionale relativi a siti ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge del 2000, dove erano inserite, lo ricordo, le definizioni degli interventi prioritari, le determinazioni e i criteri per l'individuazione dei soggetti beneficiari, la determinazione dei criteri di finanziamento dei singoli interventi e della modalità di trasferimento delle risorse e, per non dimenticare nulla, ricordo anche la disciplina delle modalità per il monitoraggio e il controllo sull'attuazione degli interventi, la determinazione dei presupposti e delle procedure per la revoca dei finanziamenti e per il riutilizzo delle risorse resesi comunque disponibili, nel rispetto dell'originaria allocazione regionale delle risorse medesime, nonché l'individuazione delle fonti di finanziamento, ed una prima ripartizione delle risorse disponibili per gli interventi prioritari.
Ricordo a tutti, soprattutto ai parlamentari deputati piemontesi e al relatore Ghiglia, che tra i siti piemontesi inseriti nel citato provvedimento, nel Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale, vi sono Casale Monferrato con l'amianto, Torino con la discarica Basse di Stura, Cengio con l'ACNA, Pieve Vergonte con lo stabilimento ex Enichem, Balangero con la miniera di San Vittore, Serravalle Scrivia con Ecolibarna.
Ricordo dichiarazioni di influenti esponenti piemontesi durante la discussione che si è svolta nelle scorse settimane in cui - cito proprio le parole del correlatore del decreto Ilva e capogruppo del PdL in Commissione ambiente - si diceva che «la soluzione del problema Ilva è fondamentale anche per il Nord. La produzione Ilva, infatti, viene ulteriormente trattata in diversi stabilimenti del Nord tra cui Genova, Novi Ligure, Racconigi e Varzi» e che si replicava alle dichiarazioni degli esponenti della Lega Nord che hanno definito razzista il decreto. A tale proposito sottolineo le dichiarazioni e le affermazioni del relatore Ghiglia nelle quali affermava che: «gli interventi previsti dal decreto, sicuramente insufficienti e parziali, rappresentano comunque una prima, ma fondamentale risposta rispetto ad un complesso problema ambientale reso ancora più problematico dai recenti interventi della magistratura. Dire quindi, come fa qualcuno - aggiungeva Ghiglia - che si tratta di un provvedimento razzista non fa onore alla verità. Una tempestiva azione - conclude il correlatore - da parte del Governo e del Parlamento erano indispensabili e indifferibili, nonostante le poche risorse disponibili».
In questo caso il correlatore Ghiglia mente sapendo di mentire. Parlare di un provvedimento per la soluzione della questione Ilva a proposito del decreto in discussione significa mistificare la realtà, come ha dichiarato il mio collega - della cui amicizia mi onoro -, deputato Gianni Fava, responsabile federale del dipartimento sviluppo economico della Lega Nord, replicando al relatore in X Commissione a proposito del suddetto decreto: «stiamo approvando una norma manifesto - sostiene il parlamentare del Carroccio - allo scopo di abbindolare qualche ingenuo, convinto che un decreto che sblocca risorse per la bonifica del porto possa servire, in qualche modo, a risolvere il grave problema di Taranto. Il vero nodo Pag. 22della questione, non affrontato dal decreto, è, infatti, la presenza di un quartiere adiacente ad un complesso industriale di queste dimensioni». Continua l'onorevole Fava: «Il collega Ghiglia avrebbe fatto meglio a continuare con il suo silenzio imbarazzato, pensando magari a cosa raccontare ai suoi concittadini piemontesi che lamentano danni e mancate risposte ai loro problemi». Quei problemi piemontesi rappresentati dai siti che ho citato in precedenza e che hanno necessità di essere trattati nello stesso modo delle situazioni pugliesi.
Oggi ci troviamo con un fondo di oltre 300 milioni di euro creato dal Governo di Mario Monti per bonificare i terreni attigui all'Ilva. Faccio una domanda: chi ha inquinato? Indubbiamente si potrebbe anche pensare, come detto in tanti decreti degli anni passati, che sia colpa del Nord, colpa della FIAT che scaricava i prodotti inquinanti sul territorio tarantino. Ma così non è.
Sono circa 50 anni che oggi l'Ilva, ieri Italsider, esiste. Quindi Riva ha preso in mano il centro siderurgico da dieci anni a questa parte e, quindi, con un calcolo matematico, potremmo dire che Riva è responsabile dell'inquinamento al 20 per cento. Bene, perché non paga lui quel 20 per cento degli oltre 300 milioni di euro del contribuente, che il Governo centrale ha stanziato per la bonifica? E, quando un domani andrà via, chi pagherà l'eventuale bonifica degli oltre 18 mila ettari di territorio in cui opera l'Ilva? Verrà graziato per l'ennesima volta! Anzi, può darsi che gli verrà fatto un monumento a memoria per ricordare come quest'uomo ha dato un benessere e non salute a Taranto.
E ricordo, proprio su queste affermazioni, casi espliciti, casi molto similari in quel di Torino - che i parlamentari piemontesi e il correlatore Ghiglia conoscono molto bene - dove abbiamo avuto, e dove abbiamo ancora oggi, un'azienda di denominazione italiana, la FIAT, che ha lasciato dei territori agli enti locali, che grazie alla sinistra sono stati acquisiti dagli enti locali stessi, da regione, provincia e comune, con la situazione sgradevole che le bonifiche dovevano essere fatte esclusivamente a costo degli enti locali territoriali, perciò, regione, provincia e comune.
Fortunatamente questo giochetto non è potuto partire, perché l'amministrazione regionale, come ben sapete, è stata modificata nel 2010 ed è stato modificata mettendo con le spalle al muro la proprietà che gestisce FIAT, facendogli rendere conto che dal territorio ha preso tanto e deve dare tanto. Sicuramente l'azienda ha dato tanto negli anni sul territorio torinese, ma ha deturpato un territorio che oggi deve rilasciare, come ha trovato 100 anni fa, nel caso nostro torinese.
Per garantire il processo, dunque, e continuare a scongiurare la chiusura dell'Ilva, servono investimenti ingenti, di certo più dei 146 milioni di euro che l'Ilva ha messo nel piatto venerdì incontrando a Taranto Passera e Clini. Gran parte della cifra è destinata a coprire i costi di adeguamento legati all'autorizzazione integrata ambientale concessa nel 2011. Se l'azienda si è resa disponibile a rispettare i termini dell'AIA e, sotto la pressione dell'ultimo sequestro, ad utilizzare le migliori tecnologie disponibili varate a marzo scorso dall'Unione europea e - ricordo - obbligatorie solo dal 2014, altri fondi serviranno per sostenere misure richieste dalla nuova autorizzazione che il Ministero dell'ambiente si è impegnato a chiudere al massimo entro la prima settimana di ottobre.
Gli interventi necessarie per eliminare il rischio ambientale coincidono in gran parte con l'ammodernamento delle tecnologie di produzione, ha spiegato il Ministro Clini. Cose che vanno anche fatte per adeguarsi agli standard europei. Ferrante ha detto che l'azienda vuole continuare a produrre a Taranto e, se vuole farlo, gli investimenti qui sono necessari (ha aggiunto il Ministro). L'Ilva dovrà dunque riaprire i cordoni della borsa, ma è ancora è presto per capire di quanto e comunque potrebbero non bastare le ingenti somme che sta mettendo ed ha proposto questo Pag. 23Governo e che l'ampia maggioranza di questo Parlamento gli sta dando la possibilità di disporre.
Sicché, proprio nella logica del miglioramento della tecnologia, che implica anche in diversi casi un cambiamento del ciclo produttivo, il Governo sta provando ad esplorare i canali di finanziamento europei legati a questo tipo di processi con esito tutt'altro che scontato, ma con conseguenze importanti per l'intero processo e, dunque, anche al fine del mantenimento in attività degli stabilimenti, attività che hanno necessità di essere localizzate, già dove oggi ci sono, perché c'è stato un denaturamento del territorio e c'è stata la volontà del territorio stesso di adeguarsi all'impresa dell'Ilva.
Perciò c'è la volontà, mi sembra, a rigor di logica, come succede a Torino e nel Piemonte e a qualsiasi altro Paese industrializzato, di accettare le attività produttive che portano dei benefici economici e sociali sul territorio ma non c'è la volontà da parte nostra di chinarsi e piegarsi alla volontà di imprenditori faccendieri che hanno solo l'interesse scrupoloso di andare a portarsi dei benefici nelle proprie tasche.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO ALLASIA. Sto per concludere velocemente, Signor Presidente. Perciò abbiamo necessità di fare capire all'Aula e alla maggioranza che oggi sostiene questo Governo, burocratico e tecnico e soprattutto all'opinione pubblica che questo decreto-legge non s'ha da farsi, perché non è in favore dei cittadini ma solo a favore di alcuni imprenditori scrupolosi che hanno necessità di denaturare ulteriormente il Belpaese e il territorio pugliese e tarantino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vatinno. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli deputati, la situazione che si è venuta a creare all'Ilva di Taranto è complessa e difficile e affonda le sue radici nel processo di industrializzazione avviato politicamente negli anni Sessanta del XX secolo nel Mezzogiorno d'Italia. L'attuale Ilva, prima Italsider, ha rappresentato, per l'intero Sud, lavoro, occupazione e sviluppo e questo è un dato positivo, per aver ricostruito, prima ancora del tessuto industriale distrutto dalla guerra, quella coesione delle genti, condizione ineliminabile per qualsiasi convivenza identitaria. Di questo va dato atto alla lungimiranza strategica di un politico come Aldo Moro, allora, nel 1964, Presidente del Consiglio. Tuttavia, durante l'emergenza lavorativa, nel corso degli anni, non si è prestata la dovuta attenzione all'ambiente e alla salute, e se allora non vi era coscienza ecologica, ora le cose sono cambiate e il progresso della società ci ha portato ad illuminare lo sviluppo industriale e tecnologico con la consapevolezza del rispetto del nostro habitat naturale. In tutto il mondo vi è una grande attenzione al tema. Non è un caso, poi, che siano proprio i Paesi più sviluppati come Stati Uniti e Germania ad essere anche quelli dove è maggiore l'attenzione ai temi dell'ambiente e della salute, e noi da queste nazioni dobbiamo trarre esempi per agganciare prima di tutto una mentalità nuova che non vede più alcuna contrapposizione tra natura e sviluppo, ma anzi occasione di progresso congiunto.
Questo lo ho più volte detto, non solo come deputato di Alleanza per l'Italia e membro della VIII Commissione (Ambiente) ma anche come responsabile nazionale dell'ambiente del mio partito. Il decreto-legge proposto dal Governo, che comunque apprezziamo per la sua prontezza nell'intervenire, recante disposizioni urgenti per la riqualificazione del territorio della città di Taranto, non riguarda solo l'effetto dell'Ilva ma anche quelli di altre industrie inquinanti come l'ENI, che insistono su un'area molto provata industrialmente. La precedente AIA (autorizzazione integrale ambientale), concessa dall'allora Ministro dell'ambiente è stata blanda, a mio avviso, ma anche ad avviso Pag. 24di tante altre associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, e questo nonostante le tante prescrizioni perché, parafrasando, si può dire che ci sono prescrizioni pesanti come montagne e prescrizioni leggere come piume e quindi non il numero ma la qualità e l'efficacia delle misure dettate fanno la differenza in casi complessi e articolati come quello di cui ci stiamo oggi occupando. Il Ministro dell'ambiente Clini ha detto che entro la fine di settembre ci sarà una nuova AIA che recepirà quanto proposto dalla magistratura e terrà giustamente conto e in anticipo delle nuove prescrizioni europee. Tuttavia questo disegno di legge contiene diversi punti che non convincono. In primo luogo l'utilizzo della forma del decreto-legge, che blinda sostanzialmente il provvedimento su una vicenda che ha tenuto banco per l'intera estate e tanta apprensione sociale, ambientale e sanitaria ha provocato sull'intera popolazione nazionale con importanti riflessi esteri, visto che stiamo parlando del primo polo siderurgico europeo. Per di più il disegno di legge contiene un protocollo di intesa inemendabile dal Parlamento, al pari di un Trattato internazionale, che prevede 329,5 milioni a carico del pubblico e solo 7,2 milioni di euro a carico del privato.
In questa proporzione è assolutamente evidente la disparità dell'impegno economico volto al risanamento. Gli emendamenti che propongo riguardano infatti la soppressione del comma 3 dell'articolo 1 e la soppressione del comma 8 dell'articolo 1. Il primo fa riferimento ai fondi destinati al dissesto idrogeologico per una cifra pari a 20 milioni di euro. Il secondo riguarda il fondo rotativo per il Protocollo di Kyoto per una cifra fino a 70 milioni di euro. Ebbene, ritengo che non si possa far fronte ad una emergenza geograficamente caratterizzata compromettendo pesantemente la lotta al dissesto idrogeologico per tutto il territorio nazionale che è un'emergenza primaria, come purtroppo ogni anno frane e alluvioni regolarmente si prendono l'incombenza di dimostrarci. Se utilizzassimo tali fondi tra un mese ci troveremmo in una nuova emergenza per le frane e i dissesti creati dalle piogge torrenziali che un dissennato sviluppo urbanistico ha privato dei naturali alvei di contenimento e mitigazione.
Per quanto riguarda invece l'utilizzo dei fondi destinati al Protocollo di Kyoto è del tutto evidente che si tratta di una priorità internazionale per il nostro Paese, che non può arretrare nel suo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, soprattutto ora che c'è una nuova fase del Protocollo stesso che ricordo termina quest'anno e ci sono nuovi impegni europei sul Protocollo Energia e Ambiente meglio conosciuto come Protocollo 20-20-20 in cui l'Italia è molto coinvolta, per di più in un ruolo guida che ci dà prestigio e visibilità internazionale mostrando oltretutto quella coscienza collettiva verso i problemi che riguardano kantianamente l'intero mondo. Infatti la lotta ai cambiamenti climatici è l'occasione per un cambiamento radicale del nostro sistema produttivo industriale nell'ottica della green economy (che può rappresentare tra l'altro un keynesianesimo verde opposto - lasciatemi dire - alla sola grey economy di tipo puramente infrastrutturale), volano per uscire dalla crisi come anche l'impegno del Presidente statunitense Barack Obama ha dimostrato in questi anni nel suo mandato elettorale.
Utilizzare dunque tali fondi significa di fatto mettere fine all'impegno italiano alla lotta ai cambiamenti climatici, in quanto il Ministero dell'ambiente sarebbe di fatto esautorato per mancanza di risorse finanziarie. Per questo chiediamo che tali fondi strategici per l'azione dell'Italia non siano utilizzati per l'emergenza di Taranto ed invitiamo il Governo con gli emendamenti presentati a trovare altrove le risorse necessarie che garantiscono la soluzione di questa vicenda che vede coinvolti su diversi piani, tutti importanti, tante famiglie e cittadini che ci stanno seguendo con attenzione e a cui la politica, assente per molti decenni, può e deve dare adeguate risposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

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MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo con questo decreto ha voluto affrontare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto. La Lega Nord - lo dico fin da subito - è contraria al sostegno esclusivo previsto per il sito di Taranto, che crea evidenti discriminazioni nei confronti di altre realtà nazionali e di altri siti parimenti inquinati che interessano soprattutto il territorio del Nord. Il decreto assegna risorse di parte pubblica necessarie per dare attuazione al Protocollo d'intesa recante interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, firmato il 26 luglio 2012 tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero delle infrastrutture, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero della coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto. Innanzitutto vorrei far rilevare come proprio oggi in Commissione bilancio è emersa la prima problematica, che è questa. Nella convenzione, quindi nel Protocollo di intesa, si parla di un importo da finanziare pari a 276.468.320, mentre sul decreto abbiamo un importo diverso, un importo inferiore, pari a 274.167.413. Quindi si tratta di un importo inferiore a quello che è stabilito nel Protocollo di intesa. Quindi la prima domanda che noi rivolgiamo al Governo (al Ministro e al sottosegretario) è: dove troverete questi due milioni di differenza, visto che c'è un'evidente discrepanza tra l'importo previsto nel Protocollo di intesa e l'importo previsto nel decreto?
Una parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110 milioni di euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono ricomprese nel citato protocollo a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia. Infatti, il protocollo indica all'articolo 5 un quadro complessivo degli interventi pari a 336,7 milioni di euro, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e 7,2 milioni di parte privata a carico della società cinese TCT Spa. In particolare, dei complessivi 336,7 milioni di euro considerati, 119 milioni sono destinati alle bonifiche, 187 milioni agli interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriali. Pertanto, si nota che i 110 milioni di euro assegnati dal CIPE sono già nella disponibilità del protocollo e già di competenza della regione Puglia e sarebbero comunque assegnati a Taranto indipendentemente dall'emanazione del presente decreto-legge. La restante parte delle risorse assegnate dal presente decreto-legge proviene, quanto a 20 milioni di euro, dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo, e quanto a 70 milioni di euro, dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto. Quindi si tratta di risorse stornate da due fondi di considerevole rilevanza per l'economia nazionale.
Ripeto: si tratta di fondi che erano destinati all'economia nazionale e, quindi, dell'intera nazione, non solamente del sito di Taranto. Da una parte si privano le regioni di 20 milioni di euro che dovrebbero essere indirizzati ad interventi di carattere ambientale che interessano tutto il territorio nazionale. Peraltro, risulta che alcune regioni hanno già ottenuto la propria parte delle risorse per il rischio idrogeologico e, quindi, sarebbe opportuno che il Governo chiarisse anche quali sono le regioni che verrebbero danneggiate da tale modifica di destinazione delle suddette risorse. D'altra parte, il decreto-legge priva le imprese a livello nazionale della possibilità di accedere a finanziamenti agevolati per la realizzazione di programmi ambientali in attuazione del Protocollo di Kyoto, dirottando una parte consistente delle risorse attualmente disponibili al territorio del sito di Taranto. Vorrei precisare che, proprio con il decreto sviluppo, lo scorso mese il Governo ha modificato le condizioni per accedere ai finanziamenti a tasso agevolato del fondo Kyoto, evidenziando la volontà di dare un impulso alla crescita e all'occupazione Pag. 26dei giovani. Nel giro di pochissimi giorni, con il presente decreto-legge, il Governo ha ritrattato il tutto riguardo al finanziamento del fondo. Quindi, occorre tener conto che i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti di fronte a molteplici esigenze del Paese per contrastare fenomeni di calamità naturale che, specialmente negli ultimi anni, si manifestano puntualmente con alluvioni, frane e dissesti territoriali. L'intensità e il numero delle calamità aumentano di anno in anno a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle temperature nel Mar Mediterraneo, ma anche a causa della fragilità del territorio italiano e dell'ormai constatata mancanza di prevenzione e di manutenzione territoriali.
Tuttavia, a fronte di questo fenomeno di allarmante calamità e di rischio idrogeologico, le risorse e le leggi di stabilità mettono a disposizione per la difesa del suolo ogni anno delle somme sempre più esigue, facendo presagire uno scenario poco rassicurante per il futuro. Si nota che i capitoli per l'assestamento del bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2012 assegnano solo 20 milioni di euro per tutto il territorio nazionale alla difesa del suolo in favore delle regioni in attuazione del federalismo amministrativo e che, con il decreto-legge n. 129, il Governo svuota completamente tali capitoli a favore di Taranto. Quindi riteniamo che la scelta del Governo Monti di reclutare risorse dal Fondo per il rischio idrogeologico sia una scelta scellerata che necessariamente costringerà il Paese a dover spendere maggiori risorse a posteriori per tamponare tutte le situazioni di emergenza che ci sono cicliche nel nostro territorio.
Certamente, la Lega Nord non sottovaluta la situazione di Taranto, ma ritiene che il Governo doveva ricercare altre fonti di finanziamento e non le risorse destinate al rischio idrogeologico o al fondo Kyoto. Siamo infatti consapevoli delle problematiche legate all'inquinamento del sito e delle conseguenze che tale inquinamento ha sulla salute dei cittadini, che va salvaguardata in ogni caso quale diritto inderogabile. Siamo consapevoli inoltre dell'impatto che la crisi industriale di Taranto potrebbe avere sul comparto industriale italiano e sull'economia dell'intero Paese. Infatti, la chiusura delle industrie strategiche per la nostra economia significa un abbassamento del prodotto interno lordo e disoccupazione, situazioni che possono risultare deleterie in una crisi economica come quella che c'è ormai da qualche anno, come quella che attualmente stiamo attraversando.
Il nostro dissenso verso il provvedimento è legato alle discriminazioni che esso comporta rispetto a tutti gli altri siti inquinati di rilevanza nazionale, siti inquinati che hanno delle problematiche analoghe a quelle di Taranto, quindi non capiamo perché Taranto debba essere trattata in questo modo, debba avere questi finanziamenti e gli altri siti «no». Va ricordato infatti che in Italia, oltre a Taranto, sono stati individuati altri 56 siti di interesse nazionale ubicati soprattutto nelle regioni del centro-nord. Nel 1998, quando è stata approvata la legge che ha individuato i SIN, sul territorio nazionale, vi è stata una forte attesa della popolazione residente nei territori interessati per la promessa di finanziamenti pubblici, finanziamenti che dovevano essere finalizzati alla messa in sicurezza e alla bonifica dei territori e delle falde idriche inquinate ed alla bonifica dei siti. Ciò ha creato anche una corsa da parte di molte amministrazioni locali per inserire i propri territori inquinati nell'elenco dei SIN. Purtroppo, nonostante gli accordi di programma siglati tra le amministrazioni locali regionali e statali, i finanziamenti non sono stati mai erogati oppure sono stati irrisori e non tempestivi. Per la maggior parte dei siti non è stata fatta ancora nemmeno la caratterizzazione chimico-fisica dei suoli. Il risultato beffardo della situazione paradossale che si è venuta a creare è che alcuni dei siti inquinati non inseriti nei SIN e non sottoposti pertanto ai vincoli che ciò ha comportato, sono stati Pag. 27invece bonificati con iniziative economiche private e su indicazioni delle regioni con ottimi risultati, sulla base del principio del «chi inquina paga», un principio fortemente sostenuto dalla Lega Nord in tutte le sedi parlamentari. La questione della bonifiche pertanto è una questione urgente che il Governo deve risolvere e che lo stesso Ministro dell'ambiente, nelle audizioni presso la Commissione ambiente della Camera, ha dichiarato di voler affrontare per ridefinire i confini del SIN, al fine di liberare aree da vincoli che non sono motivati da ragioni ambientali.
Si ricorda che durante l'esame del disegno di legge n. 83 è stato approvato dalla Camera l'articolo 36-bis, che interviene in materia di bonifiche dei SIN, dimostrando il consenso del Parlamento sulla necessità di intervenire in materia. Tale articolo prevede nuovi criteri direttivi per l'individuazione dei SIN e prevede inoltre che, entro centoventi giorni, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le regioni interessate, deve emanare un decreto finalizzato alla ricognizione dei siti attualmente classificati di interesse nazionale che non soddisfano i requisiti previsti dall'articolo 252 del codice dell'ambiente. Anche in seguito a queste modifiche introdotte, inoltre, si prevede che, su richiesta della regione interessata, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti gli organi locali interessati, può essere definito il perimetro del SIN, fermo restando che rimangono di competenza regionale le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica della porzione dei siti e che dall'esito di tale ridefinizione esuli dal sito l'interesse nazionale. Ora il Governo, cavalcando la vicenda dell'Ilva, ha deciso di assegnare fondi pubblici per il risanamento del SIN di Taranto, mentre per tutti gli altri siti del territorio nazionale non è stato fatto e non è stato previsto alcun provvedimento d'urgenza che accelerasse le procedure previste nei diversi accordi di programma.
Si tratta di siti altrettanto pericolosi ubicati a Mantova, a Ravenna, a Casale Monferrato, a Porto Marghera, a Fidenza. Il comportamento del Governo crea indubbie discriminazioni territoriali, e tutte a vantaggio del sud.
In realtà, il Governo ha utilizzato la crisi ambientale dell'Ilva e la campagna mediatica intorno alla chiusura dello stabilimento siderurgico per poter destinare fondi alla bonifica del SIN di Taranto. Gli operai dell'Ilva di Taranto e l'opinione pubblica, infatti - ha chiarito il decreto-legge del Governo -, non riguardano minimamente le problematiche ambientali. Che sia chiaro: questo decreto-legge non riguarda minimamente la situazione dell'azienda né degli operai dell'Ilva di Taranto. Siamo estremamente chiari: il Governo - lo ripeto ancora, e concludo - ha voluto utilizzare questa crisi aziendale dell'Ilva per destinare fondi che potevano essere utilizzati per la riqualificazione e il risanamento ambientale di altri siti al nord, soprattutto al nord; ha voluto destinarli, come al solito, sempre e solo a Taranto, e sempre e solo ad una città del sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonino. Ne ha facoltà.

GUIDO BONINO. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, il sottoscritto - erano altri tempi, con una situazione economica diversa, migliore di quella attuale - è stato pubblico amministratore di una piccola comunità e mi riferisco al comune di Cengio, in provincia di Savona, che ospitava sul proprio territorio la famigerata azienda chiamata Acna, con migliaia di dipendenti, la quale, dai primi anni del Novecento, produceva esplosivi per le nostre truppe impegnate nella Prima guerra mondiale. Successivamente, tale azienda si è convertita alla cosiddetta chimica fine ovvero produzioni chimiche ad alto valore tecnologico, di cui circa l'80 per cento era destinato ai mercati internazionali. Inevitabilmente, questa produzione creava condizioni di inquinamento ambientale, gradualmente eliminato nel corso degli anni anche in virtù di una Pag. 28maggiore sensibilità della popolazione, del sindacato e dell'azienda e dell'entrata in vigore di nuove disposizioni di legge. Per essere obiettivi, dobbiamo anche affermare che, oltre all'inquinamento, si era prodotto un benessere economico, evitando così lo spopolamento della valle ed ospitando, tra l'altro, lavoratori provenienti da altre zone del Paese e, in particolare, dal meridione.
Ebbene, sapete come è finita? Un lungimirante Ministro dell'ambiente della nostra Repubblica ne ha decretato la chiusura, ha nominato un commissario di parte per la bonifica - tutto a carico dell'azienda -, lasciando sul lastrico una comunità e migliaia di lavoratori occupati e dell'indotto. Sono trascorsi ormai quindici anni - quindici lunghi anni - e nel sito, bonificato grazie all'impegno di un successivo commissario, non si è ancora creato un posto di lavoro, dico un posto di lavoro.
Ho posto tutto ciò come premessa per affermare la nostra contrarietà al presente provvedimento in quanto crea un principio di disparità e di discriminazioni verso quei siti posti in altre località territoriali - e, in particolare, al nord del nostro Paese -, che hanno ospitato purtroppo realtà produttive altamente inquinanti.
È inaccettabile, inoltre, che parte delle quote di finanziamento pubblico per la bonifica del sito di Taranto ridurranno, o addirittura annulleranno capitoli di spesa destinati ad altri scopi, creando altrettanti disagi ai territori e alle attività economiche collegate. Una particolare menzione negativa spetta alla scelta del Governo di svuotare i capitoli di spesa per interventi per la difesa del suolo, già cronicamente insufficienti, per dirottarli a favore dell'Ilva. Riteniamo che tale scelta ci costringerà, in futuro, a dover intervenire con maggiori mezzi, stante la mancanza di interventi di prevenzione non attuati, per mancanza dei citati mezzi finanziari, e dirottati ad altri scopi. Non è certamente nostra abitudine sottovalutare la reale situazione venutasi a creare a Taranto; siamo ben coscienti che una eventuale chiusura dello stabilimento Ilva avrebbe ripercussioni gravissime su Taranto e su altri comparti industriali collegati, anche posti in altre zone del Paese, e quindi sull'economia in generale. Il Governo, invece, in questo caso ha ritenuto di intervenire assegnando fondi pubblici ed attuando il tutto con procedura d'urgenza creando con ciò un grave precedente per tutte le procedure similari attuali e future.
In conclusione, vorrei affermare che nell'attuale periodo storico molto difficile per l'Italia e per il resto dell'Europa, un Paese con un Governo ed un Parlamento inefficiente, una magistratura ideologicamente compromessa ed una burocrazia esasperata possono anche fare fallire uno Stato, ad esempio l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, con questo decreto-legge il Governo ha voluto affrontare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto. La Lega Nord è contraria al sostegno esclusivo previsto per il SIN di Taranto che crea evidenti discriminazioni nei confronti di altre realtà nazionali e di altri siti parimenti inquinati che interessano soprattutto i territori del nord. Il decreto-legge assegna le risorse di parte pubblica necessarie per dare attuazione al Protocollo di intesa recante interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, firmato il 26 luglio 2012 tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero della coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il commissario straordinario del porto di Taranto. Tale Protocollo prevede, per quanto riguarda gli interventi finanziari, 336.668.320 euro, dei quali solo ed esclusivamente 7.200.000 provengono da privati, dopo vedremo anche chi siano questi Pag. 29privati; venti milioni di euro provengono dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e derivati dal fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo; 70 milioni provengono dal fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto. Quindi, con questo intervento, andiamo a svuotare o a diminuire fortemente dei provvedimenti che dovrebbero invece risolvere molteplici problematiche che ci sono in tantissimi altri territori. Dunque, vediamo che, ancora una volta, per solo una parte del Paese, per una piccola parte del Paese, vengono utilizzati tutti i soldi pubblici; le altre zone del Paese devono arrangiarsi come hanno sempre fatto. Oltre a pagare, arrangiatevi! Occorre tener conto che i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti a fronte delle molteplici esigenze e dei problemi idrogeologici che ci sono sul territorio.
Vediamo che ogni anno ci sono delle frane, delle alluvioni, vi sono tantissime problematiche, ma non ci sono mai i soldi, soprattutto se queste alluvioni e queste calamità capitano in alcune regioni, nelle nostre regioni, nelle regioni del nord, dove i cittadini, già il giorno dopo, vanno a risolvere i problemi, a spalare il fango, a risolvere le problematiche, però non ci sono mai i soldi. Invece, per Taranto, immediatamente, si va a risolvere un problema, un problema che però, non è che è nato ieri, un problema che si sta portando avanti da tantissimi anni, e noi non ce l'abbiamo certamente con i cittadini o con gli operai e le aziende che sono in difficoltà per questi problemi ambientali, ma noi ci chiediamo: chi doveva controllare? Tutti gli enti locali e i magistrati, in questi anni, cosa hanno fatto per risolvere o tentare di fermare questa grande calamità artificiale, creata da alcune persone che, probabilmente, con la propria volontà, volutamente, non hanno rispettato alcuni protocolli per ridurre l'inquinamento e magari guadagnandoci anche dei soldi? Dunque, loro, come al solito hanno guadagnato, ma non si va a dirgli che hanno inquinato e che ora devono pagare la bonifica. Ciò sarebbe la cosa più semplice, normale, in un Paese normale, però l'Italia non è un Paese normale, non è neanche un Paese, è semplicemente uno Stato.
Dunque andiamo a svuotare il capitolo riguardante il Ministero dell'ambiente senza neanche chiedere alle regioni, alle altre regioni interessate, e non andiamo a chiedere a tutti gli altri cinquanta e oltre sindaci che ci sono sul territorio se hanno delle problematiche, anche quelle importanti e magari similari. Infatti, in Veneto c'è Porto Marghera che ha una grande problematica ambientale, creata, appunto, dall'uomo, ma si devono ancora trovare le risorse. I laghi mantovani hanno un problema da moltissimi anni, ma non si trovano le risorse. In altre zone, invece, c'erano grandi problemi e grazie alla lungimiranza degli amministratori locali, degli imprenditori locali, che si sono resi conto di aver sbagliato, si sono trovate delle soluzioni. Chi ha pagato? Chi ha inquinato, perché chi ha inquinato ha avuto dei vantaggi economici! Dunque, bisogna andare da loro a recuperare le risorse, però quando si parla di sud bisogna sempre dare una mano, bisogna sempre trovare delle risorse. È facile, è semplice: si fa subito un decreto d'urgenza. Prima si mandano i giornalisti, si dice che si perdono 1.500 posti di lavoro e che vi è un'emergenza grandissima: troviamo immediatamente i soldi. Ma a tutte quelle aziende che sono in difficoltà, anche, magari, per queste problematiche, perché non si va a dargli una mano? Invece, semplicemente si dice loro: o vi mettete in regola o chiudete; se avete 10, 15, 50 operai è lo stesso. Invece questo è un caso atipico, si tratta quasi di un invito, da parte del Governo, a delinquere e a dire alle imprese, soprattutto a quelle che sono potenzialmente inquinanti: non mettetevi in regola, inquinate pure, create disastro ecologico, guadagnateci, tanto dopo arriverà lo Stato che libererà tutto e metterà i Pag. 30soldi! Intanto, forse sono morte delle persone o si sono ammalate. Questo non è il modo di fare politica.
Poi, vediamo che, stranamente - stranamente - questi 7 milioni di euro garantiti dall'intervento privato vengono dalla TCT (una società cinese), che gestirà tutto il settore del terminale contenitori del porto. Perché questa società mette questi soldi? Per andare a risanare una situazione ambientale o a sistemare e a migliorare le infrastrutture per il proprio porto e per i propri lavori? Questo, per carità, è legittimo, nessuno dice niente, però mette 7 milioni di euro in confronto a 329 milioni di euro da parte pubblica, e si andranno a fare molte infrastrutture e si andrà a dare una mano a questa società, che non è italiana, ma che è cinese, che probabilmente aiuterà e porterà ancora molti prodotti cinesi che stanno distruggendo le nostre aziende, soprattutto quelle piccole.
Vediamo che questo Governo un'altra volta, invece di dare una mano alle nostre aziende, pensa alle aziende che vengono dall'estero. Pensiamo ai nostri imprenditori, pensiamo ai nostri piccoli artigiani, agli imprenditori che lavorano giorno e notte. Voi quelli non li considerate proprio, perché non ce li avete in testa. Non li considerate, perché in primo luogo la maggior parte sono del nord e voi, quando sentite la parola nord, andate un po' in confusione, non capite dove sia il nord, pensate solo alla Germania e in secondo luogo perché, quando vedete piccolo imprenditore, magari è una persona che lavora e voi invece dite che non è una persona che lavora, ma magari è una persona che sta evadendo e che sta rubando i soldi allo Stato.
Da noi non ci sono persone che rubano i soldi allo Stato, magari ce n'è qualcuno, ma la maggior parte sono brave persone, che ci tengono alla propria azienda e alla propria impresa, che quando vedono che è in crisi, perché lo Stato chiede troppi soldi e le banche, vostre amiche, non gli danno la liquidità necessaria per arrivare a fine mese, si mettono veramente in difficoltà, non dormono la notte e ci sono stati dei casi di persone che si sono suicidate per questo. Questa è colpa vostra. Voi avete sulla coscienza tutti quegli imprenditori morti grazie a questa crisi, grazie alle tasse che continuate a mettere e alle regole assurde che mettete ai nostri lavoratori. Dunque, noi veramente su questo provvedimento faremo grande ostruzionismo e con questo Governo non avremo mai niente a che fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, parlando dell'Ilva di Taranto, la prima cosa che mi viene in mente di Taranto è che - da sindaco - mi ricordo che questa città è stata una delle città più colabrodo in assoluto in termini finanziari. Infatti, Taranto ha avuto il dissesto finanziario perché riusciva ad avere anche dei dipendenti che si facevano la busta paga da soli, a fronte di migliaia e migliaia di euro, come se niente fosse, e per anni non se n'è mai accorto nessuno. Poi, non so neanche se sono riusciti a restituire i soldi.
Ma parlando in maniera più specifica dell'Ilva di Taranto, sempre come amministratore, la prima cosa che mi fa incazzare è questa: che nei soldi stabiliti dallo Stato, tramite il Governo con il decreto, sono stati messi 20 milioni di euro prendendoli dai rischi idrogeologici e dalla difesa del suolo delle regioni. Allora, chi fa l'amministratore locale - qui dentro ce ne sono diversi, al di là dei colori politici - sa benissimo che questi fondi che vengono erogati dalle regioni sono ossigeno per i comuni, perché le cose da mettere a posto e le problematiche a livello di sistemazione del rischio idrogeologico sono tantissime.
Allora, pensare che questi 20 milioni vengono presi per poi darli all'Ilva di Taranto, per quanto mi riguarda, è un vero sopruso. Infatti, quando si parla di razzismo e la Lega dice sempre che il nord deve essere difeso giustamente, lo diciamo perché? Perché molto spesso, come anche in questo caso, alla fine, i soldi che Pag. 31servono anche a noi per le popolazioni che vivono in montagna o comunque nelle zone collinari che hanno delle difficoltà, ancora una volta vengono invece mandati a chi del territorio se n'è sempre fregato. Questa situazione dell'Ilva di Taranto è una situazione che dura da decenni. L'inquinamento dell'Ilva di Taranto è una cosa che era risaputa da decenni e adesso, per dare addirittura circa 330 milioni di euro da parte dello Stato all'Ilva di Taranto, si prendono i soldi dappertutto, dimenticandosi che esiste la parte nord del Paese, che è quella che viene munta ancora una volta e che deve dare questi soldi.
Ora, noi non ce l'abbiamo con i dipendenti dell'Ilva di Taranto, ci mancherebbe altro, ma la gestione che viene fatta di questo problema è veramente indecente, a nostro avviso. Allora, si parla anche tanto di inquinamento e si parla del Protocollo di Kyoto. Cosa viene fatto? Si prendono 70 milioni di euro e si mettono per l'Ilva di Taranto. Allora, io mi domando: meno male che comunque ne avranno un beneficio quelle che sono le aziende che lavoreranno e che lavorano all'interno del porto, eccetera, eccetera.
Poi si scopre che si dà invece il pacchetto pronto a chi? A una società italiana? No. A una società europea? No. Ai cinesi! Quindi, ancora una volta siamo capaci di dare una mano ai cinesi, che vengono e sfruttano quelli che sono i soldi dati dal Governo italiano, per dare il pacchetto pronto ai cinesi. Poi andiamo a vedere come tengono le persone, cosa fanno, se dormono nei container, se lavorano venticinque ore su ventiquattro. Questo non lo sappiamo, ma visto che la Puglia è famosa anche per avere un acquedotto, che più che dare da bere dà da mangiare, spero che almeno in questo caso riescano a fare qualcosa di utile, perché altrimenti questo è un Paese dove alla fine il pozzo di San Patrizio non finisce mai.
Quindi, ancora una volta tutti questi soldi vanno a beneficio dei soliti noti e della solita situazione. Leggo poi in maniera più dettagliata. Allora, 119 milioni di euro vanno per la bonifica. Benissimo, andiamo a bonificare, però mi chiedo: siccome io sono piemontese, signora Rosy Bindi, Presidente, mi scusi, siccome lei ce l'ha sempre con la Lega, perché a ogni comizio dice che noi facciamo pietà, le voglio ricordare che noi piemontesi abbiamo a Casale Monferrato il disastro dell'Eternit, vorrei sapere cosa ha fatto il Governo Monti per questo disastro, per tutti i morti che ci sono stati a Casale Monferrato, se qui, in questo Parlamento, c'è stato qualcuno che è venuto a chiedere e a fare qualcosa per Casale Monferrato e per tutte le centinaia di morti che ci sono state a Casale Monferrato per l'Eternit!
Poi abbiamo interventi portuali, 187 milioni di euro che vanno a beneficio ovviamente dei cinesi, i quali investono 7.200.000 euro a fronte di avere servizi per 187 milioni di euro. Complimenti. Viva la Cina, per voi. Noi, invece, diciamo: viva le aziende del nostro Paese, aiutiamo le aziende del nostro Paese e non quelle che arrivano dalla Cina a fare chissà cosa, non lo sappiamo ancora. Poi, ancora, sono previsti 30 milioni di euro, visto che siamo pieni di soldi, per il rilancio e la riqualificazione industriale. Complimenti. Ciò è per dire che questo Governo, che ha aumentato le tasse, che ha colpito tutti, che ha toccato le pensioni, che ha toccato, con la benzina e con tutte quelle che sono le tasse connesse, praticamente tutti, con la crisi economica che c'è riesce a fare questo bell'investimento. E non è ancora finita.
Poi, vorrei sapere: ma perché di tutti gli altri siti, che ci sono soprattutto nel nord del Paese, non si fa nulla? Allora, nell'emendamento chiedo che, prima di decidere sui fondi, si possa avere l'OK della Conferenza Stato-regioni. Infatti è facile comandare così: arriva un sottosegretario e si mette lì perché per Regolamento ce ne deve stare uno, fanno tutte le cose che servono per fare, poi si va a votare, grazie e arrivederci, così come si pongono le questioni di fiducia. Questo è un Governo che ha battuto ogni record di questioni di fiducia pur avendo una maggioranza bulgara.
Allora, anche in questo caso c'è da domandarsi: ma quando c'era un altro Pag. 32Governo, cioè quello precedente, e venivano poste le questioni di fiducia si diceva che non c'era la democrazia, quindi, adesso che accade questo, cosa c'è, la dittatura? Non capisco perché adesso stanno tutti zitti su questo argomento. In sede di discussione, anche se a lei dà fastidio, signor Presidente, perché la vedo abbastanza scocciata, ma sinceramente, sa, ognuno è libero di dire quello che pensa e quindi io dico la mia...

PRESIDENTE. Guardi, onorevole Buonanno, mi ero distratta, quindi non ero scocciata per lei, stia tranquillo.

GIANLUCA BUONANNO. Il fatto che era distratta non va, però, a suo beneficio, perché un Presidente non si deve distrarre.

PRESIDENTE. È vero, formalmente ha ragione, ma nel merito la volevo tranquillizzare.

GIANLUCA BUONANNO. Quando farò io il Vicepresidente della Camera sarò anch'io così gentile con lei, se mi capiterà l'occasione, sempre che Renzi non la mandi a casa. Dicevo, quindi, sullo stabilimento siderurgico...

PRESIDENTE. Si attenga al tema, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Come?

PRESIDENTE. Si attenga al tema.

GIANLUCA BUONANNO. Certo, ci mancherebbe altro. Adesso non è che avete paura se si nomina Renzi. Ho parlato dei cinesi e non si è sconvolta per niente, ho parlato di Casale Monferrato e non si è sconvolta per niente, ho parlato dei disastri che fate prendendo i soldi...

PRESIDENTE. Parliamo di Taranto, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Su Renzi mi sembra che avete qualche bruciore in più. Va bene, ognuno c'ha le sue, come si dice. Quindi, dicevo, senza più nominare il sindaco di Firenze, così va meglio, penso che questo Governo debba avere la cognizione del fatto che esiste una parte del Paese che è il Nord. Quello che mi sconvolge anche è che uno dice, va bene, si vede che il Ministro e i sottosegretari sono tutti del Centro sud, invece no.
Ce ne sono tanti, compreso il Presidente del Consiglio, che sono del Nord. Probabilmente hanno una visione strana del Paese, si sarà capovolta, non ho capito cosa sia successo, sta di fatto che in ogni questione vengono sempre messe in maniera più evidente le questioni del Centro-sud.
Voglio anche ricordare, anche se non c'entra con l'argomento, che un'altra cosa che come deputato e amministratore locale mi ha fatto arrabbiare è vedere nel decreto esaminato prima delle vacanze che si sono dati 500 milioni di euro per i terremotati dell'Emilia e nello stesso giorno, nello stesso decreto, si sono messi 500 milioni di euro a fondo perduto per le popolazioni del Nord Africa! Ma dov'è il senso? Cioè vogliamo prima pensare alla nostra gente o vogliamo solo pensare a quello che fa comodo? Si dice che non ci sono i soldi e noi regaliamo 1.000 miliardi delle vecchie lire alle popolazioni del Nord Africa perché i nostri pensionati, i nostri giovani e tutti quelli che cercano lavoro sono già pieni di soldi!
La stessa cosa capita con la vicenda dell'Alcoa, che vediamo in questi giorni. Oggi ho letto sui giornali da Luca Ricolfi che ogni dipendente dell'Alcoa costa allo stato 200 mila euro per mantenere il posto di lavoro, allora vogliamo dirci la verità una volta per tutte oppure facciamo finta di niente? Vogliamo sempre fare gli sconti a chi di dovere e dimenticarci invece delle aziende del Nord che di sconti non ne hanno mai, che devono solo pagare le tasse e stare zitte e devono essere munte dal resto del Paese? A noi questa situazione non va assolutamente bene, quindi chiediamo al Governo Monti di fare attenzione a quello che fa e soprattutto, Pag. 33invece di aiutare i cinesi, cominci a pensare alle aziende italiane che ne hanno tanto bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Callegari. Ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, il Governo con il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129 ha voluto affrontare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto. La Lega Nord è contraria al sostegno esclusivo previsto per il sito di Taranto che crea evidenti discriminazioni nei confronti di altre realtà nazionali e di altri siti parimenti inquinati che interessano soprattutto il territorio del Nord.
Il decreto-legge assegna le risorse di parte pubblica necessarie per dare attuazione al Protocollo di intesa recante interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, come se Taranto fosse l'unico sito di Italia che ha questi problemi, firmato il 26 luglio 2012 tra i vari Ministri. Una parte delle risorse assegnate alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110 milioni di euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono comprese nel citato Protocollo a valere sul fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia. Infatti il Protocollo indica all'articolo 5 un quadro complessivo degli interventi pari a ben 336 milioni, di cui 329 di parte pubblica e 7 milioni di parte privata della citata società cinese di container.
In particolare, dei complessivi 336 milioni considerati, 119 sono destinati alle bonifiche, 187 agli interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale. La parte restante, parte delle risorse assegnate, proviene quanto a 20 milioni dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo, quindi riteniamo che l'unica città e ambiente che abbia questo problema in Italia sia proprio il comune di Taranto, e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto.
Si tratta di risorse stornate da due fondi di considerevole rilevanza per l'economia nazionale. Da una parte si privano le regioni di 20 milioni di euro che dovrebbero essere indirizzati ad interventi di carattere ambientale che interessano tutto il territorio nazionale. Peraltro risulta che alcune regioni abbiamo già ottenuto la propria parte di questi fondi e sarebbe interessante che il Governo - qui vedo anche il sottosegretario - chiarisse quali sono le regioni che verrebbero danneggiate da tale modifica di destinazione delle suddette risorse.
Dall'altra parte, si va a toccare anche il Fondo - lo abbiamo detto - di attuazione del Protocollo di Kyoto, dirottando una parte consistente delle risorse attualmente disponibili al territorio del SIN di Taranto. Tanto per precisare, proprio con il cosiddetto decreto-legge sviluppo dello scorso mese, il Governo aveva modificato le condizioni per accedere ai finanziamenti a tasso agevolato del Fondo di Kyoto, evidenziando la volontà di dare un impulso alla crescita e all'occupazione dei giovani. Nel giro di pochi giorni, con il presente decreto-legge, il Governo di fatto ha ritrattato tutto quello che era stato previsto finanziando il fondo. Occorre tener conto che i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti, a fronte delle molteplici esigenze del Paese per contrastare fenomeni di calamità naturali, che specialmente negli ultimi anni si manifestano puntualmente, come alluvioni, frane e dissesti territoriali. Quindi cosa fa il Governo? Va a prosciugare interamente questo fondo. Riteniamo che la scelta del Governo Monti di decurtare risorse dal Fondo per il rischio idrogeologico sia una scelta scellerata, che necessariamente costringerà il Paese a dover spendere risorse maggiori a posteriori per tamponare situazioni di emergenza. Certamente la Lega Nord non sottovaluta la situazione di Taranto, ma ritiene che il Governo doveva Pag. 34ricercare altre fonti di finanziamento e non le risorse destinate al rischio idrogeologico o al Fondo di Kyoto. Siamo infatti consapevoli delle problematiche legate all'inquinamento del sito e delle conseguenze che tale inquinamento ha sulla salute dei cittadini, che va salvaguardata in ogni caso, quale diritto inderogabile. Glielo dice uno che è nato e vissuto a qualche chilometro da Porto Marghera. Siamo consapevoli, inoltre, dell'impatto che la crisi industriale di Taranto potrebbe avere sul comparto industriale italiano e sull'economia dell'intero Paese. Infatti, la chiusura di industrie strategiche per la nostra economia significa abbassamento del PIL e disoccupazione. Sono situazioni che possono risultare deleterie in una situazione di crisi economica come quella che attualmente stiamo attraversando. Il nostro dissenso verso il provvedimento è legato comunque soprattutto alle discriminazioni che esso comporta rispetto agli altri siti inquinati di rilevanza nazionale con problematiche analoghe a quelle di Taranto. Va ricordato infatti che in Italia, oltre a Taranto, sono stati individuati altri cinquantasei siti di interesse nazionale, ubicati soprattutto nelle regioni del Centro-nord. Nel 1998, quando è stata approvata la legge che ha individuato i SIN sul territorio nazionale, vi è stata una forte attesa da parte della popolazione residente nei territori interessati per la promessa di finanziamenti pubblici finalizzati alla messa in sicurezza dei territori e delle falde idriche inquinate e per la bonifica dei siti. Ciò ha creato anche una corsa da parte di molti amministratori locali per inserire i propri territori inquinati nell'elenco dei SIN. Purtroppo, nonostante gli accordi di programma siglati tra le amministrazioni locali, regionali e statali, i finanziamenti non sono mai stati erogati, oppure sono stati irrisori e non tempestivi. Per la maggior parte dei siti non è stata fatta ancora nemmeno la caratterizzazione chimico-fisica dei suoli. Il risultato beffardo di questa situazione paradossale che si è venuta a creare è che alcuni siti inquinati, non inseriti nei SIN e non sottoposti pertanto ai vincoli che ciò ha comportato, sono stati invece bonificati con iniziative economiche private e su indicazione delle regioni con ottimi risultati, sulla base del principio che chi inquina paga, un principio fortemente sostenuto dalla Lega Nord in tutte le sedi parlamentari. Si ricorda che, durante l'esame del decreto-legge n. 83 del 2012 su sviluppo e crescita, è stato approvato dalla Camera l'articolo 36-bis, che interviene in materia di bonifica dei SIN, dimostrando il consenso del Parlamento sulla necessità di intervenire in materia. Tale articolo prevede nuovi criteri direttivi per l'individuazione dei SIN e, inoltre, che entro centoventi giorni il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le regioni interessate, deve emanare un decreto finalizzato alla ricognizione dei siti attualmente classificati di interesse nazionale che non soddisfano i requisiti previsti dall'articolo 252 del codice dell'ambiente, anche a seguito di queste ultime due modifiche introdotte.
Inoltre, si prevede che, su richiesta della regione interessata, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti gli enti locali interessati, può essere ridefinito il perimetro dei SIN, fermo restando che rimangono di competenza regionale le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica delle porzioni dei siti che, all'esito di tale ridefinizione, esulino dal sito di interesse nazionale.
Ora, il Governo, cavalcando la vicenda dell'Ilva, ha deciso di assegnare fondi pubblici per il risanamento del SIN di Taranto, mentre per tutti gli altri siti del territorio nazionale non è stato previsto alcun provvedimento di urgenza che accelerasse le procedure previste nei diversi accordi di programma.
Si tratta, signor sottosegretario - vorrei un attimo di attenzione - di siti altrettanto pericolosi ubicati a Mantova, Ravenna, Casale Monferrato, Porto Marghera e Fidenza. Vorrei leggere un articolo di oggi su un giornale locale, sicuramente non vicino alla Lega Nord, ma vicino a voi, dove si è fatto l'esame congiunturale della situazione di Porto Marghera. Pag. 35
I sindacati dichiarano: «la bomba sociale sta per esplodere». «Noi lo diciamo da mesi che la situazione sta diventando drammatica dal punto di vista sociale ed economico», sbotta il segretario generale di un grosso sindacato veneziano. I dati congiunturali appena elaborati mostrano un quadro davvero sconfortante. Per chi non lo avesse ancora capito, ripetiamo che siamo seduti sopra una bomba sociale pronta a scoppiare. Io vi posso assicurare, vivendo la realtà di Porto Marghera, che queste non sono parole buttate al vento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Lo dico anche al Presidente del Consiglio, che molte volte viene in Veneto, a Padova, a fare dichiarazioni: magari potrebbe fare anche una puntata a Porto Marghera, per capire dai lavoratori quali sono la situazione e le loro condizioni di lavoro. Vi dico che ci vuole responsabilità, quando si fa un provvedimento del genere, perché cosa andiamo a dire ai lavoratori di Porto Marghera, che, per l'ennesima volta, i soldi vanno al Sud? Questo dobbiamo dire!
Noi lo diremo, ma voi - lo dico a lei, signor sottosegretario - vi dovete assumere la vostra responsabilità di fronte a questi lavoratori. Ve la dovete assumere anche scendendo giù a parlare nelle fabbriche, a spiegare come mai a Porto Marghera, che aspetta da anni le bonifiche, non si fa niente, le fabbriche chiudono, e invece qui si scatenano tutti a favore dell'Ilva.
Probabilmente, come diceva il mio collega precedentemente, voi avete una visione dell'Italia a rovescio. Bisognerebbe un attimo cercare di raddrizzare questa clessidra. Si tratta di un provvedimento, comunque, in realtà anche inutile, visto che il Protocollo è già stato firmato. Quindi, vi è un'operazione mediatica che ha presentato il decreto-legge in esame come un «provvedimento salva-occupazione», mentre, di fatto, non lo è.
In questo senso, comunque, noi ribadiamo che si tratta di un espediente assai ingiusto e sperequativo, perché nulla è previsto per gli altri 56 siti. Questo, sicuramente, noi lo andremo a specificare nel nostro territorio. Secondo il nostro gruppo, l'intento del Governo è chiaramente un altro: destinare risorse pubbliche all'area portuale di Taranto, per favorire lo sviluppo delle società logistiche e di trasporto che lo gestiscono, in gran parte formate da capitale asiatico, in particolare cinese.
Quindi, per l'ennesima volta, noi andiamo ad aiutare chi con il nostro territorio nulla ha a che fare. Per completare il quadro delle risorse, si nota inoltre che il commissario straordinario nominato ai sensi dell'articolo 1 del presente decreto-legge è individuato quale soggetto attuatore degli interventi di cui al Programma Operativo Nazionale (PON) Ricerca e Competitività per un importo pari a 30 milioni di euro e di cui al Programma Operativo Nazionale (PON) Reti e Mobilità per la realizzazione della nuova diga foranea di protezione del porto di Taranto per un importo pari a 14 milioni di euro.
L'articolo 2 del decreto-legge riconosce l'area industriale di Taranto quale area in situazione di crisi industriale complessa, utilizzando le risorse di programmazione nell'ambito del Programma Operativo Nazionale, che, in questo momento, dispone di 90 milioni di euro.
Utilizzare 30 milioni vuole dire utilizzare il 30 per cento di questo fondo tutto quanto per l'area di Taranto. Si osserva, inoltre, che il Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, all'articolo 6, pone a carico delle risorse del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare parte degli interventi per il completamento dell'accordo del 5 novembre 2009, dragaggio dei sedimenti nel molo polisettoriale di Taranto, per 11 milioni 674 mila euro, e per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi per 8 milioni di euro.
Al totale delle risorse si aggiungono, inoltre, le risorse dell'autorità portuale di Taranto, il cui commissario assicura il coordinamento con il nuovo commissario dell'autorità portuale per gli interventi già previsti nel settore portuale. Pag. 36
Concludendo, vorrei ancora ribadire che, in questi termini, il provvedimento in esame è altamente discriminatorio. Ringrazio il Governo da parte delle imprese e dei lavoratori di Porto Marghera per l'attenzione data nei loro confronti rispetto a quella che state dando, in questo momento, all'area di Taranto.
Noi, con le proposte emendative che abbiamo presentato, cercheremo di correggere il decreto-legge in oggetto sui punti che abbiamo evidenziato. Contiamo sull'accoglimento da parte del Governo che, comunque, sicuramente, non vi sarà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al Nord se un'azienda inquina va chiusa perché se vi sono delle leggi queste vanno, ovviamente, fatte rispettare. Mi chiedo come si sarebbe comportata la magistratura se, anziché di un'azienda del Sud, si fosse trattato di una piccola o media impresa del Nord. Invece, per l'Ilva di Taranto la politica, e il Governo in particolare, hanno trovato immediatamente la bellezza di 400 milioni di euro per il risanamento di un sito inquinato privato, quando per le bonifiche riguardanti piccole e medie imprese del Nord non si trova mai un centesimo di euro.
Purtroppo, ancora una volta, dobbiamo sottolineare che siamo di fronte all'ennesimo atteggiamento razzista di questo Governo, per cui quando vi è di mezzo un'impresa del Sud il Paese si mobilita, quando, invece, tocca a decine e decine di aziende del Nord ci si appella ai problemi della crisi finanziaria.
Noi chiediamo semplicemente che i 400 milioni di euro, che magicamente avete trovato, siano stanziati per tutti e vengano ridistribuiti equamente in tutti quei territori inclusi nel perimetro dei cosiddetti siti di interesse nazionale che si trovano al Nord e che pagano le conseguenze di avere dato molto al processo di industrializzazione di questo Paese.
I finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti, a fronte delle molteplici esigenze del Paese, a contrastare fenomeni di calamità naturali che, specialmente negli ultimi anni, si manifestano puntualmente, come alluvioni, frane e dissesti territoriali. L'intensità e il numero delle calamità aumentano di anno in anno a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento della temperatura del mare Mediterraneo, ma anche a causa della fragilità del territorio e della ormai constatata mancata prevenzione e manutenzione territoriale. Tuttavia, a fronte di questo fenomeno allarmante di calamità da rischio idrogeologico, le risorse che le leggi di stabilità mettono a disposizione per la difesa del suolo vanno a ridursi di anno in anno, facendo presagire uno scenario poco rassicurante per il futuro.
Eppure il Governo, cavalcando la vicenda dell'Ilva, ha deciso di assegnare fondi pubblici per il risanamento di Taranto, mentre per tutti gli altri siti del territorio nazionale non è stato previsto alcun provvedimento di urgenza che accelerasse le procedure previste nei diversi accordi di programma. Si tratta, quindi, di una presa in giro nei confronti dei cittadini, di un provvedimento in realtà inutile - visto che il Protocollo è già stato firmato e che può produrre autonomamente i propri effetti anche senza il decreto-legge - e di un raggiro degli operai dell'Ilva attraverso un'operazione mediatica che ha presentato il decreto-legge come un provvedimento «salva occupazione», cosa che non sarebbe mai stata possibile, anche per i divieti imposti dalla Comunità europea in ordine alla contribuzione diretta alle imprese private in crisi.
Lo scopo del decreto-legge in esame è il ripristino ambientale ed il rafforzamento logistico dell'area portuale di Taranto. Detto chiaramente, il Governo ha svolto una raffinata operazione mediatica per finanziare il rilancio infrastrutturale ed il recupero ambientale del sito di Taranto. In Piemonte, ad esempio, Casale Monferrato è stato colpito in questi anni Pag. 37da un dramma che ha visto la morte di 1.800 persone a causa dell'eternit e ogni anno si aggiungono nuovi lutti.
La fabbrica è stata chiusa, ma le cittadine e le aziende agricole devono ancora essere bonificate. A Casale Monferrato i morti ed i contaminati d'amianto sono e saranno, quindi, migliaia, anche perché lo stabilimento disperdeva con dei potenti areatori la polvere di amianto in tutta la città, causando la contaminazione anche di persone non legate alle attività produttive dell'Eternit. Pensate che solo nel periodo dal 2009 al 2010 nella città monferrina ci sono stati 128 nuovi casi di persone ammalate, 47 nuovi casi solo nel 2011. E siccome la malattia ha un periodo di incubazione di circa trent'anni si trovano attualmente in pericolo tutti coloro i quali fino agli anni Ottanta risiedevano in zone limitrofe, contaminati appunto dalle polveri. L'eternit, quindi, ucciderà ancora e il picco delle morti potrebbe essere proprio nel 2020, come confermato anche dal Ministro della salute, Renato Balduzzi.
A Casale Monferrato, tra l'altro, ha suscitato grande commozione il caso di Maria Luisa Minazzi, assessore comunale molto impegnata nella battaglia contro l'amianto, morta di mesotelioma nel 2010. Non lavorava alla Eternit ma, come ha ricordato in tante interviste, da bambina giocava su cumuli di fibre come fossero soffice sabbia. Lo stabilimento disperdeva tantissima polvere: basta che solamente una piccola fibra di amianto penetri nei polmoni perché la malattia si sviluppi. Così sono morte anche le moglie degli operai, che lavavano le tute da lavoro dei propri mariti, i loro figli e i nipoti che hanno respirato la polvere assassina. E ancora oggi, a Casale e dintorni, rimangono milioni di metri quadrati di lastre di eternit da smaltire.
Durante il primo grado del processo Eternit, quando il comune di Casale doveva decidere se accettare o meno l'offerta del proprietario della multinazionale Schmidheiny, 18 milioni di euro per ritirarsi da parte civile nel processo stesso, nonostante il consiglio comunale casalese avesse deciso in una seduta drammatica, per i facilmente comprensibili motivi emozionali - pensate che ogni settimana a Casale Monferrato qualcuno perde la vita causa amianto - di accettare l'offerta, il Ministro Balduzzi intervenne invitando l'amministrazione a ripensarci e promettendo un contributo di 25 milioni, che sarebbe arrivato dallo Stato.
Il Ministro ha poi manifestato queste promesse in altre occasioni: a fine gennaio 2012 - perciò quest'anno, poco più di otto mesi fa - in un incontro a Roma con Balduzzi, con Clini, con il presidente INAIL, dei sindaci del territorio per decidere sull'offerta, il Ministro Balduzzi si impegnava in nome e per conto di Clini di fare arrivare a Casale i soldi per la bonifica; il 26 maggio 2012, qualche mese dopo, in occasione dell'inaugurazione di un asilo nel quartiere Ronzone, il Ministro Balduzzi dichiarava di essere lieto di annunciare finalmente che i soldi della bonifica sarebbero stati impegnati e che sarebbero arrivati entro la fine di giugno 2012.
A questo punto arriviamo alla data del 15 luglio 2012 - ovviamente dopo la fine del giugno 2012 - e ad un incontro in prefettura il Ministro Balduzzi faceva un'ulteriore promessa, dichiarando che mancava solo la firma della Ragioneria ed i soldi sarebbero arrivati. Ovviamente continuava ad esserci lo scaricabarile, i soldi continuavano a non vedersi: i 25 milioni promessi per la bonifica dei territori di Casale Monferrato del basso Piemonte, toccati dall'Eternit di Casale, non sono mai arrivati. Ovviamente, il Ministro Balduzzi evita di fare altre promesse, perché sembrano le promesse fatte da Pinocchio, dove si allunga il naso, ma di fatto, nella verità degli intenti, questo non sarebbe mai avvenuto. Il problema che sta sotto gli occhi di tutti qual è? Il problema è quando dall'altra parte del Paese viene fuori un problema all'Ilva di Taranto. Infatti, non si vuole mettere in contrapposizione i cittadini del sud del Paese con quelli del nord (per carità di Dio, ci mancherebbe altro!)
Però da una parte, dove grazie al cielo non ci sono morti, come nel caso di Taranto, vengono stanziati 400 milioni da Pag. 38questo Governo, dall'altra si fa orecchie da mercante per quelle vittime che ancora adesso continuano ad esserci a Casale Monferrato a causa proprio dell'Eternit. Dei soldi nemmeno l'ombra e allora è inevitabile pensare che questo Governo ha degli interessi oppure che è un Governo razzista nei confronti dei cittadini del nord ed è bene che tutti i cittadini che sono toccati da queste problematiche, soprattutto per quanto riguarda i miei concittadini piemontesi di Casale Monferrato, si rendano conto evidentemente che la colpa non è solo del Governo che attua queste politiche in favore di alcune aree del Paese e in maniera del tutto razzista, ma evidentemente è anche colpa di coloro che sostengono questo Governo, anche di quei partiti politici che sono piemontesi, che vengono eletti nei collegi piemontesi e che poi, quando è ora di votare la fiducia a questo Governo, continuano a sostenerlo, nonostante ci siano dei furti quotidiani ai danni dei cittadini del nord, a fronte dei cittadini più fortunati, evidentemente, come quei cittadini che adesso riceveranno 400 milioni di euro per il risanamento o meglio il ripristino del porto di Taranto.
A questo punto capiamo che ci devono essere delle condizioni per cui i cittadini del nord sono considerati di serie B e cittadini del sud di serie A da questo Governo. Le promesse non vengono mantenute e noi continuiamo a bacchettare coloro che dovrebbero rappresentarci, soprattutto nella maggioranza di questo Parlamento, affinché qualcuno si ricordi evidentemente che anche le vittime di Casale Monferrato hanno una dignità e anche e soprattutto tutte quelle aziende che vivono al nord, che producono, che nonostante le tasse messe da questo Governo cercano di non chiudere e fanno gli eroi per cercare di non chiudere e continuare a dare il loro contributo al Paese.... Sottosegretario, se vuole mi interrompo, se lei ha altro da fare, posso continuare tra cinque minuti. La ringrazio, mi scusi, non vorrei portarle via del tempo, le chiedo scusa.
La sentenza del tribunale di Torino, che ha condannato a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, ha il sapore della giustizia, ma il retrogusto è amaro per le vite umane spezzate, vittime silenziose e indirette. Anche chi non ha mai lavorato nella grande fabbrica si è ammalato per l'impatto dell'amianto sull'ambiente e sulla città in cui viveva. L'Hospice Zaccheo, la casa dei malati terminali di Casale Monferrato, ha denunciato che ogni anno sono in media 60 le nuove diagnosi di mesotelioma, dati che però non tengono conto dei malati e dei morti in altre strutture ospedaliere. I malati di oggi sono i bambini degli anni Settanta che respiravano concentrazioni altissime di polvere di amianto, quando l'Eternit era al massimo della produzione. Oltre al mesotelioma gli abitanti di Casale convivono con la paura di ammalarsi, che ovviamente è un aspetto psicologico molto importante. Si vive male perché si ha la sensazione di potersi ammalare ogni giorno, in ogni momento e perché la generazione che si sta ammalando adesso è la più sensibilizzata e la più informata.
La sentenza del tribunale di Torino segna un momento molto importante di risensibilizzazione su un problema nazionale come l'amianto che, purtroppo, viene ignorato in questo decreto-legge del Governo. Fino al 1994 la situazione era paradossale, perché la legge 27 marzo 1992, n. 257 riconosceva i rischi per la salute e metteva al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l'estrazione, l'importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, ma non la loro utilizzazione, a parte alcune eccezioni. Oggi l'azienda è fallita presso il tribunale di Genova e il comune di Casale sta spendendo milioni di euro di tasca propria, milioni dei cittadini casalesi, di tasca propria, per la bonifica del sito. Anche questo dovrebbe far capire evidentemente al Governo che in questo caso il comune di Casale, con i soldi dei casalesi e dei piemontesi sta cercando di bonificare il sito. Anche alla luce di questi fatti incontestabili ribadiamo che questo è un decreto-legge ingiustissimo. Non prevede Pag. 39nulla per gli altri 56 siti di interesse nazionale concentrati soprattutto nelle regioni del centro-nord che hanno criticità equivalenti o in alcuni casi peggiori a quelle di Taranto.
A questo punto è chiaro che l'intento del Governo non è tanto di risolvere la vicenda di Taranto quanto di destinare risorse pubbliche all'area portuale per favorire lo sviluppo delle società logistiche di trasporto che lo gestiscono, per gran parte formate da capitale asiatico e in particolare cinese. Così - concludo - per questi motivi si tratta di un decreto inutile e scandaloso con cui questo Governo ha messo in atto l'ennesima discriminazione nei confronti del nord, la parte produttiva e onesta del Paese, la parte silenziosa che però è stanca di tirare la carretta per tutti e soprattutto è stanca di essere presa in giro e penalizzata dall'assistenzialismo statale che porta avanti il sud da decine e decine di anni. Non chiediamo privilegi o corsie preferenziali ma pretendiamo che almeno la legge sia uguale per tutti, da nord a sud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo intervenire su questo decreto. Non farò o tenterò di non fare la figura di quello «nord-sud», del leghista o non leghista, perché poi è troppo facile da parte di qualcuno dire: va bene, parlano così perché loro sono leghisti. Il problema è questo.
Sono entrato in politica tanti anni fa e ho cominciato a fare il segretario della Lega in Liguria e ci siamo trovati di fronte ad una miriade di problemi che erano legati all'ambiente, come oggi si vuole andare a mettere mano a Taranto. Si era cominciato da quello scandalo che erano le discariche Pitelli nello spezzino ma anche poi nella Val Bormida, tutte collegate alle ecomafie: centinaia di bidoni di prodotti che venivano (va a sapere dove) sotterrati all'interno delle famose discariche e sono rimasti lì ancora dopo promesse: addirittura c'era Scàlfaro come Presidente che era venuto, e avevamo avuto qualche battibecco in piazza, perché era venuto a fare le solite promesse, che da noi sono facili fare e difficili da mantenere, anche perché di solito siamo abituati a pagarci i conti da soli senza farceli pagare da nessuno.
Dopodiché siamo arrivati al problema già affrontato dell'ACNA dove si sapeva perfettamente in quella vallata di Cengio, perché era comunque un posto di lavoro, che uno su tre della famiglia dovevano finire all'ACNA e magari anche morire di cancro polmonare, ma era un lavoro. Dopodiché l'ACNA chiude, i privati fanno un'enormità di lavoro (700 e passa milioni), lo Stato zero. Lì è un altro problema, cerchiamo di risanare l'area con i nostri soldini. Lo abbiamo fatto anche con la Stoppani, che è un altro, bel mica da ridere, prodottino che viene fuori dall'industria. Quel discorso di stare a vedere l'industrializzazione per cui c'è poca politica, ma qui non è che c'è poca politica: qualcuno si è fatto degli interessi, ha usato il territorio, la Stoppani ha fatto lo stesso; prodotto, che è risanamento, forse, zero. Così come abbiamo avuto zero dall'Haven che è stata una catastrofe di mare. Dicono oggi che forse si è anche risolto perché pare che sia un qualcosa che può servire ad Arenzano e ai comuni limitrofi per un discorso di turismo subacqueo.
Abbiamo avuto anche l'Ilva, perché l'Ilva di Cornigliano è anche roba nostra. Abbiamo tentato di tenere il freddo, di togliere via il caldo, comunque abbiamo risolto il problema e abbiamo obbligato, purtroppo anche con perdite di posti di lavoro, l'allora Riva a chiudere la parte a caldo e continuare con quella a freddo. Questi sono tutti i passaggi che sono stati comunque passaggi con interventi privati e poco di interventi pubblici. Qui la frittata si ribalta: abbiamo 329 milioni pubblici e l'altra parte privata. Ma chi lo fa il privato?
Lo fa quella ditta, la cinese TCT Spa, che è quella che poi va a beneficiare dei 187 milioni di euro degli interventi portuali. Infatti, 30 milioni di euro sono quelli che vanno per la riqualificazione industriale Pag. 40e 119 milioni di euro sono quelli destinati alla bonifica. Qualcuno dice che questo Paese va male ed io sostengo che sia così perché qualsiasi teoria o qualsiasi teorema funziona. E, allora, non sarà mica per caso anche che la magistratura sia arrivata a sostegno di questo ragionamento bloccando lo stabilimento, quindi facendo pressione sugli operai, cioè sulla gente? La gente non c'entra niente, tant'è che ho presentato anche un emendamento per mettere un commissario che controlli il protocollo. Infatti, a pensar male si fa sempre peccato, ma qualche volta ci si azzecca anche. Il problema non è che questi soldi vanno a risanare i cittadini, ma vanno a finire purtroppo, come è successo nel passato, ma adesso cominciamo a enunciare i casi, ad una montagna di piccoli imprenditorini che girano, che sono gli amici degli amici e che piloteranno una montagna di denaro nelle tasche di qualcuno. Ricordo tanto tempo fa, quando c'erano le teorie della Cassa per il Mezzogiorno - vieni qui, porta giù le macchine, dai una pittata, io ti do la fabbrichetta, poi chiudi e metti in tasca tu e metto in tasca io -, c'era proprio questa teoria dell'andare a prendere per non lasciare niente sul territorio, ma introitare del «grano» che finiva in tasca ai famosi marpioni che erano gli amici dei grandi amministratori e qualche volta anche purtroppo dei politici, dei presidenti e quant'altro.
Ecco, questo è il problema che dobbiamo affrontare perché è da anni che in questo Paese si dice che il sud ha bisogno. Certo che ha bisogno; ha bisogno perché tutto quello che gli abbiamo mandato, centinaia di migliaia di miliardi, mica sono andati alla gente, mica sono andati al risanamento, ma sono andati a riempire i portafogli di qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), altrimenti è inconcepibile e non è questione leghisti o non leghisti. Qui c'è gente che intasca centinaia di miliardi senza farli fruttare. Infatti, se gli stessi soldini che sono arrivati là, fossero arrivati da noi, guai, saremo altro che il famoso nord produttivo, ma di più, di più. E, invece, no, finiscono in Puglia ad esempio dove, caro D'Alema, conosco anche bene la situazione perché come buon leghista ho una moglie pugliese e, quindi, ci vado, vado a vedere ogni tanto e mi rendo conto dei danni che la politica ha fatto nei confronti dei cittadini.
Infatti, ad andare a lavorare all'Ilva comunque qualcuno ha guadagnato; andarci a lavorare non in sicurezza qualcuno ci perde, come ci hanno perso ad esempio i lavoratori che hanno lavorato per l'amianto, ma là lavoravano negli altiforni e lo scopo era che uno su tre dei tarantini doveva morire negli altiforni stessi o inquinato in qualche maniera. Al problema di mettere a puntino queste cose neanche ci si pensava tant'è che il mio ricordo va al 1998 quando, con la Commissione attività produttive, siamo andati proprio a vedere a Taranto cosa stava succedendo. Abbiamo detto che cosa bisognava fare, abbiamo riassegnato i siti e, addirittura, qualche tempo dopo, nel 2001, ne è stata disposta anche la perimetrazione. Ci sono delle perimetrazioni che vanno dai 115 ai 150 mila ettari, di cui 83 mila vanno sulla superficie marina. Per chi sa di cosa stiamo parlando lì c'è un altro aspetto e mi riferisco al Mar Piccolo, al Mar Grande, alle saline e via dicendo. Allora la domanda è: ma si va al risanamento dell'Ilva? Oggi si è usato, attraverso la magistratura, il blocco e si sono usati i soliti lavoratori, qualche volta anche messi in mobbing all'interno dello stabilimento quando qualcuno alzava troppo la cresta.
Ebbene, adesso li abbiamo messi in moto per andare a fare cosa? Per girare una montagna di soldi che non serve per andare a risanare l'Ilva e mettere in sicurezza i lavoratori, ma per fare altre operazioni. Questo è veramente un Paese strano, un Paese che non ha senso. Qualcuno mi dice certe volte che sono anche un leghista strano, perché ogni tanto prendo lo spunto per dire che al sud è necessario anche fare determinate cose. Però il problema è che al sud le cose non si fanno, perché c'è una banda di amministratori che non vuole assolutamente che le risorse arrivino, addirittura usa in qualche Pag. 41caso anche la magistratura. Siamo nello Stato dei paradossi, dove si viene a dire che in Liguria siamo ad esempio la seconda regione inquinata del Paese dopo la Calabria. E chi ce lo dice? Ce lo dice la Goletta Verde. La Goletta Verde chi la paga? La paghiamo noi e va in giro a raccontare le storie, perché poi di storie si sta parlando. Infatti l'inquinamento ambientale deriva anche dal fatto che non esistono i depuratori.
Ma guarda, caso strano, sono il sindaco di Diano Marina, ho a disposizione 3 milioni di fondi FAS (ne abbiamo parlato l'altro giorno con il sottosegretario Polillo, perché avevo chiesto di svincolarmi dal patto di stabilità per questa opera) e devo realizzare, per forza, un'opera di collettamento al depuratore di Imperia (che nasce per collettare anche tutti i sette comuni del golfo ed io li rappresento tutti perché sono il comune capofila). I soldi, a livello di contributo nostro, vi sono; quindi, non chiediamo niente allo Stato, non abbiamo chiesto niente e continuiamo a lavorare alla stessa maniera dei liguri, quelli che andavano per mare, che andavano per corallo, che andavano in mezzo ai flutti e giravano il mondo, quelli che hanno scoperto l'America con Colombo; noi continuiamo a fare gli affari che devono essere fatti con i nostri soldi. Tuttavia, siamo al paradosso, in questo Paese strano e dire strano è poco (non si possono usare altri aggettivi, perché altrimenti ci sarebbe da offendere tutti qui dentro, almeno qualcuno si potrebbe anche offendere): io non posso fare l'opera, al punto tale che rischio, se l'opera non viene chiusa nel 2015, di perdere addirittura i fondi. Siamo alla pazzia e questo mi è stato detto anche dal sottosegretario. Siamo alla pazzia, ma quanta pazzia dobbiamo ancora affrontare per mettere le cose a posto in questo Paese? Allora nascono le idee (non che non nascono) e le contrapposizioni e per forza nascono: perché, da una parte, siamo di fronte a persone, di cui vi ho appena detto, che tentano tutti i giorni di far quadrare i conti, perché è stato detto che bisogna fare in quel modo, perché il patto di stabilità nasce perché deve andare a pareggio qualche cosa di questo Stato strano dove c'è chi mangia e chi risparmia. Ebbene, noi ci troviamo di fronte a qualcuno che pensa che questo Stato deve essere cambiato e noi ci abbiamo provato: che non venga nessuno a dire che siamo stati solo da una parte. Ci abbiamo provato attraverso un discorso federalista, un discorso vero federalista, tant'è che è uscita la devolution (Applausi dei deputati del gruppo Lega nord Padania), che poi qualcuno qui dentro aveva detto che era un qualcosa in testa a Bossi e l'avete fatta bocciare dagli italiani. Quel passaggio era fondamentale: c'era il Senato delle regioni, c'erano 230 parlamentari in meno. Adesso venite a «rompere» con questi parlamentari che bisogna eliminare perché sono ladri: là c'era già tutto. Allora non siamo andati avanti perché adesso qui nascono le idee, bisogna riformare, qui ci sono i veti, ci sono i grandi segretari di partito che cominciano con lo scacchiere, ci avviciniamo alle elezioni e succede esattamente questo. Ebbene, allora noi forse ci proveremo ancora, mi è parso di capire che abbiamo ancora la voglia di provarci.
Può darsi che ci proveremo, cambiando il filtro del federalismo, facendolo passare ad un filtro confederativo, possiamo dire, magari, a qualche macroregione del nord, del nord-est, del nord-ovest, del centro, del sud, ad un sistema svizzero anziché tedesco. Tuttavia, ricordatevi che siamo alla fine, siamo alla frutta, perché voi continuate a fare questi decreti-legge che sono sollecitati dalle forze politiche: dai, facciamo incazzare qualcuno, portiamolo in piazza, poi, tiriamo via 350 milioni di euro, ne diamo due di qui, tre di là, quattro di là. Qui non cambia: questo è il sistema che ha governato per cinquant'anni questa democrazia.
Non offendetevi, perché è conseguente e logico: mentre prima abbiamo scherzato, abbiamo fatto pressione quando c'era il discorso federalista e abbiamo tentato di unire - perché il sistema federale unisce e non divide -, ma lo abbiamo fatto parlando anche di secessione, ebbene, se non passiamo da qualche parte, se non cominciamo a fare in modo che ognuno a Pag. 42casa sua diventi l'attore principale, se non facciamo in maniera tale che ognuno sia responsabile delle proprie cose, a questo punto, noi vi diciamo che può darsi - credo che si possa dire - che se non passa neanche il secondo progetto che abbiamo in testa (perché credo che questo sia un progetto), allora sì che dovete preoccuparvi del fatto che si tagli o no questo Paese.
Io ne parlo personalmente, non voglio coinvolgere nessuno perché è un passaggio delicato, tuttavia, vi dico che non ci stiamo più. L'altro giorno, qualcuno mi diceva: ma se salta la tredicesima per pagare il conto della Sicilia, cosa fai tu? E guardate che adesso c'è l'Ilva, poi verrà la sanità, poi verrà una montagna di roba. Sapete cosa fanno da noi quando la sanità «va a buca»? Chiudono gli ospedali, ne abbiamo già chiusi metà; tentiamo di risparmiare e invece ci ritroviamo, ad esempio, nel paesello che dico io. Come amministratore in un piccolo centro di 600 abitanti c'era un ufficio postale: lo abbiamo diviso su tre comuni diversi. Dove da noi ce n'è uno, da altre parti ce ne sono 500. Non si può gestire così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, nel pomeriggio di ieri abbiamo svolto un'importante ed approfondita discussione sulle linee generali su questo provvedimento. Questo pomeriggio abbiamo iniziato ad esaminare il complesso degli emendamenti: i colleghi della Lega si sono iscritti in cinquanta e hanno già parlato una decina per circa due ore. Ovviamente, per i colleghi della Lega che lo riterranno, ci sarà la possibilità poi di intervenire ulteriormente, in corso d'opera, anche sugli emendamenti. Peraltro, credo che l'ultimo intervento - quello dell'onorevole Chiappori - abbia illustrato in modo meticoloso anche la posizione e le critiche della Lega su questo argomento.
Pertanto, signor Presidente, a norma dell'articolo 44 del Regolamento, le chiedo, a questo punto, di mettere in votazione la nostra richiesta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative e, poi, di procedere con il seguito dell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative, darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intanto ringraziamo l'onorevole Giachetti per lo sforzo di democrazia... tuttavia, ricordo ai colleghi dell'Assemblea che ci stanno togliendo la parola: ad una piccola opposizione che cerca di fare il suo lavoro contro un decreto-legge che anche i colleghi della maggioranza, come ormai ci hanno abituato, contestano sui giornali e sulle televisioni, mentre dopo vengono in Aula e non permettono nemmeno ai colleghi della Lega Nord di portare avanti la propria opera di opposizione.
Lo ripeto: siamo cinquantanove deputati: non credo che blocchiamo i lavori del Paese, portando le nostre motivazioni. Oltretutto, tutti gli interventi dei colleghi hanno portato casi specifici dei nostri territori. Non erano interventi fatti semplicemente per rallentare i lavori, ma per motivare la contrarietà della Lega a questo decreto-legge.
È stato ricordato dai colleghi che ci sono altri cinquantasei casi sparsi in tutto il Paese dove c'è il rischio di una forte disoccupazione e della perdita di posti di lavoro; non capiamo perché ci volete togliere la parola o limitare i tempi della parola quando, semplicemente, credo si potesse svolgere una discussione proficua all'interno di quest'Aula, motivando emendamento per emendamento dai diversi presentatori durante la discussione sul Pag. 43complesso degli emendamenti per procedere poi, con i tempi necessari previsti dal Regolamento, alla votazione dei singoli emendamenti. È chiaro che questa è l'ennesima dimostrazione di come questo Governo sia appoggiato da una maggioranza che, davanti all'opinione pubblica, si dimostra contraria ai provvedimenti ma dopo, in quest'Aula, regolarmente si appiattisce sulle decisioni del Governo stesso. Voglio semplicemente ricordare che questo Governo, dopo le decine e decine di questioni di fiducia che ha posto, adesso si fa spalla della maggioranza per non permetterci di discutere il complesso degli emendamenti. Abbiamo avuto molte volte questa prova di forza da parte della maggioranza; sappiano comunque che noi, ovviamente, voteremo contro la richiesta avanzata dal Partito Democratico e, altrettanto ovviamente, continueremo a motivare punto per punto, all'interno di quest'Aula, cosa non ci convince di questo decreto-legge e l'ennesima discriminazione che si fa verso i cittadini del nord.

PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno chiede di parlare a favore.
Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative presentate.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Castagnetti, Boniver, Ferrante, Guzzanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato 403
Hanno votato no 67
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Burtone, Nizzi, Cosentino, Scanderebech, Pionati e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Savino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6 del Regolamento, hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di cinque minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti che non siano già intervenuti nella discussione, sempre che non abbiano già preso la parola altri firmatari dei medesimi emendamenti.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Comaroli, firmataria dell'emendamento 1.57 non ancora illustrato.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come questo decreto-legge abbia preso in considerazione solo la realtà di Taranto, non dando la stessa importanza anche ad altre analoghe situazioni presenti nel nostro territorio nazionale, e determinando, pertanto, una situazione di notevole disparità. In Italia, oltre a Taranto, sono stati individuati altri 56 siti di interesse nazionale che si trovano in condizioni del tutto analoghe a quelle del territorio pugliese, e per tutti questi siti non è stato previsto alcun provvedimento di urgenza che accelerasse le procedure previste nei diversi accordi di programma. In questo caso, pertanto, viene a crearsi un pericoloso precedente di discriminazione territoriale, un inaccettabile provvedimento di favore nei confronti di una sola regione.

PRESIDENTE. Onorevole Comaroli, le chiedo scusa. Colleghi, raccomanderei un po' più di silenzio in Aula, per consentire alla collega di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Comaroli.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Il provvedimento si occupa della bonifica Pag. 44dell'area industriale e portuale della città di Taranto e non contiene alcuna disposizione a favore dell'Ilva, come surrettiziamente si è voluto far credere, invece, ai lavoratori dell'Ilva. Non si comprendono, pertanto, le ragioni che abbiano condotto all'adozione di un provvedimento urgente a favore della città di Taranto senza prevedere alcun intervento anche per gli altri siti. Giusto per ricordarne alcuni, i siti cui si poteva dare interesse sono a: Mantova, Ravenna e Casale Monferrato. Vorrei evidenziare che questo decreto-legge, oltre a non risolvere la grave situazione dell'Ilva, che chiama in causa anche la responsabilità degli enti locali, pone al centro dell'attenzione il tema delle bonifiche, sul quale il Governo non ha mai concentrato il dovuto impegno, nonostante i numerosi siti che necessitano di bonifica e che, se ristrutturati, potrebbero rappresentare un volano per l'economia. Riteniamo, pertanto, non condivisibile l'operazione del Governo, che distoglie risorse finanziarie da tale settore strategico, ma purtroppo rimarchiamo anche il fatto che, nell'ambito della difesa del suolo, vi siano casi di responsabilità delle regioni, che non hanno rispettato gli accordi di programma.
La cosa giusta da fare sarebbe punire quegli amministratori locali responsabili del mancato rispetto dell'accordo di programma, e non distogliere risorse finanziarie dal settore. Stiamo assistendo ad un'inaccettabile discriminazione territoriale, che peraltro incide in maniera fortemente negativa sulla credibilità del sistema. Gli interventi di riqualificazione del porto di Taranto recheranno, infatti, enormi benefici soprattutto alla società Taranto Container Terminal Spa, a capitale asiatico, cui è stato chiesto un simbolico e irrisorio contributo per gli interventi di riqualificazione pari a 7,2 milioni di euro, contro i quasi 320 milioni di euro che mette lo Stato, ovvero tutti i cittadini italiani. Quando a Cremona la Tamoil minacciava la chiusura dell'azienda mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, in quanto non poteva sostenere economicamente la bonifica necessaria perché ormai si erano raggiunti livelli di inquinamento non prorogabili, il Governo di allora non riversò i fondi disponibili solo su un'unica località. La città di Cremona e l'azienda hanno dovuto cercare soluzioni alternative per la tutela dei posti di lavoro e per la tutela dell'ambiente. Sono i cittadini di Cremona che hanno pagato e stanno pagando ancora per la riqualifica del loro territorio, e anche allora mi sembra vi fosse un problema di salute dei cittadini, un problema di posti di lavoro, un problema di bonifica dell'ambiente. Ricordiamo, infatti, che a Cremona vi è un elevato numero di tumori riscontrato, proprio dovuto all'inquinamento della falda acquifera. Signor Presidente, secondo il nostro gruppo l'intento del Governo è chiaramente un altro: destinare risorse pubbliche all'area portuale di Taranto per favorire lo sviluppo della società logistica e di trasporti che lo gestisce, per gran parte formata da capitale asiatico, in particolare cinese. Sinceramente non capiamo perché non si adotti il principio sacrosanto: prima le nostre aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Consiglio, firmatario dell'emendamento 1.1, non ancora illustrato.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, membri del Governo, siamo a discutere oggi del cosiddetto decreto salva Taranto, un decreto che - a vostro dire - avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi dell'azienda Ilva, problemi di risanamento ambientale, riqualificazione del territorio della città di Taranto e tutta una serie di situazioni che avrebbero dovuto mettere in condizioni un sito che probabilmente non doveva mai essere considerato una bomba ecologica e, invece, lo è diventato con il passare degli anni.
Fermo restando che noi siamo stati sempre contrari, in tutte le Commissioni, all'intero decreto, abbiamo comunque cercato - la dimostrazione è il fatto che abbiamo presentato molti emendamenti su questo provvedimento - di mettere una Pag. 45pezza a quello che è un qualcosa, secondo noi, da migliorare o addirittura un qualcosa che non doveva neanche nascere.
Noi chiaramente - lo ha già detto qualcuno prima - non vogliamo essere in contrapposizione assolutamente con gli operai o con la popolazione di Taranto, ma una cosa è certa: questo decreto mette in condizione il nostro movimento di non essere assolutamente sereno per quanto riguarda la tempistica, il costo dell'operazione, la localizzazione dell'intervento e soprattutto le metodologie.
In prima fila, tra l'altro, si sono schierati molti amministratori locali, quelli che probabilmente dovevano intervenire prima, quelli che avrebbero dovuto controllare la società Ilva affinché tenesse a posto l'impianto, lo adeguasse man mano con le nuove tecnologie e con le nuove normative, pratica che avrebbe messo probabilmente in condizioni il circondario dell'impianto, i residenti in loco e i lavoratori stessi, garantendo loro il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente.
Quindi, signor Presidente, ci sono chiaramente venute in mente alcune domande che troverete sicuramente in tutti i nostri emendamenti che tra oggi e domani andremo a esplicitare. Chi è che doveva controllare il sito? Chi doveva controllare gli impianti? Chi doveva controllare che tutto fosse come per legge? Ma forse a questa domanda ha già risposto il GIP, che nella parte finale della nota ha letteralmente scritto «calpestando le più elementari regole di sicurezza».
Questo probabilmente è quello che è stato fatto in quell'impianto nel corso di questi anni. Il decreto, signor Presidente, ha ricevuto il via libera dalle Commissioni ambiente e attività produttive, nonostante la Lega abbia tenuto duro e abbia messo in condizione le due Commissioni di riflettere, ma non c'è stato nulla da fare. Il decreto è andato avanti, decreto che è stato anche da noi definito - lo hanno detto già più volte i miei colleghi - un provvedimento razzista nei confronti del Nord: parecchi milioni di euro, 336, stanziati per la bonifica della zona interessata all'inquinamento.
Signor Presidente, un'altra domanda: perché il decreto messo a punto dall'Esecutivo per lo stabilimento dell'Ilva non è stato esteso agli altri 57 siti di interesse nazionale? Probabilmente perché la questione legata al salvataggio dell'Ilva si possa vedere in un intervento dell'Unione europea già sostenuto in Commissione XIV dai miei colleghi per quanto riguarda gli aiuti di Stato.
Il nostro gruppo ha sostenuto, in Commissione XIV, con forza che il provvedimento è in totale contrasto con la disciplina europea relativa agli aiuti di Stato, aiuti di Stato che - lo sanno bene i componenti - sono disciplinati dall'articolo VI del Trattato e che prevede non ci siano aiuti economici a delle aziende che possono poi alterare quella che è la concorrenza con altre aziende.
Certo c'è da dire, signor Presidente, che un Esecutivo come il vostro, che si occupa anche dei lavoratori dell'Ilva - è abbastanza normale, ci mancherebbe altro - dovrebbe avere anche in qualche altro Ministero, tipo quello della Fornero, questa preoccupazione perché, se non ricordo male, quando c'era un certo Ministro Maroni al Ministero del lavoro la disoccupazione era ai minimi storici - al 6 per cento - e adesso invece siamo, quella giovanile, praticamente al 35 per cento.
Questo dovrebbe far riflettere, perché chiaramente non ci sono operai di «serie A» e di «serie B», ma ci sono operai che hanno già delle grosse difficoltà economiche per arrivare alla fine del mese. Qui bisognerebbe avere un po' di coraggio...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Consiglio.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, sono passati cinque minuti, abbia pazienza. Alcune situazioni, che abbiamo illustrato e che illustreremo negli emendamenti, sarebbe il caso di renderle pubbliche, perché è un provvedimento che non ci soddisfa per nulla e che probabilmente metterà in condizione di essere poi perseguitati un po' anche dall'Europa.

Pag. 46

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Crosio, firmatario dell'emendamento 1.52, non ancora illustrato.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, la prima cosa che mi sono chiesto trattando questo emendamento e parlando di questo decreto d'urgenza è cosa penseranno i nostri partner europei, gli altri Paesi europei su interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Il Parlamento è impegnato a risolvere un problema che in un Paese civile e moderno non dovrebbe succedere, non dovrebbe essere trattato da un Parlamento.
Credo che sia del tutto naturale che una delle più importanti realtà produttive e occupazionali della Puglia doveva essere tutelata e valorizzata. Passi l'incoscienza e la superficialità della parte padronale, ma la parte politica, gli amministratori locali e i sindacati, già, i sindacati, quelli starnazzano solo per speculazione politica, sono degli ipocriti e degli incoscienti su questa faccenda. La cosa più sconcertante è veramente la latitanza, l'assenza totale di tutti i soggetti interessati. Neppure gli ambientalisti, sempre così pronti ad incatenarsi ai cancelli posati a presidio delle opere strategiche del Paese, e mi riferisco alla TAV, c'erano a Taranto. Forse troppe poche televisioni si sono dedicate al tema o forse erano impegnati in consiglio comunale a fare qualche marachella.
Lascia perplesso il fatto che parte delle risorse, 20 milioni di euro, vengano reperite sul Fondo per il rischio idrogeologico. Se non da esponente politico, ma anche solo da cittadino della mia provincia, la provincia di Sondrio, dovessi rivendicare quello che i comuni della mia provincia attendono ancora, non i soldi, ma una risposta chiara ed esaustiva dopo l'ultimo importante evento calamitoso, di dissesto idrogeologico, evento che ha coinvolto diversi comuni e centinaia di cittadini - e questi sono eventi, cari colleghi, che sono difficilmente prevedibili, contrariamente alla questione di Taranto - lo ribadisco, se dovessi rivendicare, a nome della mia gente, quanto dovuto, sarei, ancora una volta, un razzista.
Io credo, al contrario, che se esiste una sorta di egoismo in questo Paese lo troviamo esattamente dalla parte opposta che qualcuno vorrebbe rappresentare. Mi riferisco al fatto che i Fondi FAS sono stati messi a disposizione, anche questi, quali risorse urgenti per Taranto. I Fondi FAS destinati alle aree sottoutilizzate in questo momento di congiuntura cozzano con la realtà vera. La desertificazione delle realtà produttive al Nord ha, di fatto, eliminato il differenziale tra il Nord e il Sud, per cui per equità andrebbero distribuiti al 50 per cento. Ma forse questa è un'altra storia che sarà utile affrontare.
Prima ho parlato di latitanza dei vari soggetti locali sulla questione Taranto. Ho dimenticato la magistratura, che regolarmente ci ha abituato in questo Paese a interventi decisamente più solerti e tempestivi. Ma forse anche in questo caso è mancato l'abbrivio per il ritorno mediatico. Poveri noi, anzi poveri pugliesi, i cittadini pugliesi. Già, i pugliesi, le vittime di questa vergogna perché, come sempre, gli operai, le loro famiglie e i loro figli sono le vittime del veleno non solo della fabbrica.
Il veleno della classe politica che da sempre dice «prima il Sud», ma solo per interessi personali. La Lega Nord, colleghi, è contraria a questo sistema, è contraria alla classe politica che ha contribuito a questo disastro, è contraria all'ennesimo decreto d'urgenza, che ci rende ridicoli in tutta l'Europa. È una vergogna della quale noi ci chiamiamo fuori, in quest'Aula qualcuno arrossisce, qualcuno se ne frega, intanto a Taranto la gente muore ed è morta.
Allora, dico con convinzione: prima il Nord, con convinzione a tutela dei miei cittadini, dei nostri cittadini. Altri oggi si devono vergognare e non siedono di certo nei banchi della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 47

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole D'Amico, firmatario dell'emendamento 1.54, non ancora illustrato.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, le devo dire che i miei colleghi hanno già approfondito numerosi aspetti negativi di questo decreto. Il mio emendamento ne va a toccare un altro, che è quello del commissario, perché anche in questo caso, seguendo, signori rappresentanti del Governo, le vecchie logiche, le logiche che negli anni Settanta, negli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta hanno portato alla creazione di questo enorme debito pubblico, seguendo queste regole, queste norme non scritte ma di sperpero, le norme che hanno consentito lo sperpero, voi state scrivendo, avete scritto questo decreto, perché state seguendo il metodo dello sperpero del denaro pubblico che ha causato i danni che noi abbiamo visto negli ultimi mesi.
Noi abbiamo un debito pubblico enorme proprio perché si continuano a creare commissari con un portafoglio enorme di milioni e questi commissari i soldi li sperperano. Ricordiamoci cosa ha fatto il signor Bassolino in Campania sui rifiuti, ricordiamoci lo scempio dei rifiuti in Campania, che non è stato risolto dal commissario, anzi, continuava a chiedere soldi. E noi ne stiamo creando un altro e quando, con un emendamento, chiediamo che il commissario ogni tre mesi relazioni al Parlamento di quello che sta facendo questo viene bocciato, non viene neanche discusso, non va bene, gli emendamenti della Lega vengono eliminati. Quando si chiede correttezza, in un momento di grave crisi economica, quando noi chiediamo di poter monitorare e quindi avere relazioni continue sull'andamento dei lavori e della spesa, si dice di no. Questo è sconcertante, signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, che vedo che non sono molto interessati a quello che si dice in quest'Aula, ma vedo che sono tranquillamente impegnati in conversazioni...

PRESIDENTE. Onorevole Lolli, non distragga il sottosegretario.

CLAUDIO D'AMICO. Grazie, Presidente. Quindi chiedere al commissario una relazione è il minimo che si deve fare, il minimo, perché sennò noi siamo ancora nella logica di buttare soldi al Sud come sempre, solo al Sud - abbiamo visto che al Nord per situazioni simili non sono stati dati soldi - nelle mani di un commissario che gestirà questi soldi non si sa come e non si sa come e a chi li darà. Di più, oggi in Commissione bilancio la Lega ha votato in modo contrario non solo per un voto politico, ma anche per un voto tecnico, perché abbiamo visto che i conti non tornano, già adesso i conti non tornano, perché se facciamo le somme di quello che sta scritto nel Protocollo che è stato firmato e quello che sta scritto nel decreto le somme sono diverse.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35)

CLAUDIO D'AMICO. Da una parte c'è una spesa di 276 milioni e nel decreto, quello che ci apprestiamo a votare, la somma di 274 milioni, quindi ci sono 2 milioni che ballano. Allora, in Commissione i rappresentanti della maggioranza ci hanno detto: beh, però il Governo dovrà attenersi ai 274 che sono scritti nel decreto. Bene, ma come? Dove andrà a tagliare quei 2 milioni? Non si sa.
Tutto sarà in mano al commissario, in ordine al quale è già stato stabilito che avrà questa possibilità di muovere, gestire, aumentare da una parte, diminuire dall'altra, anche se nel Protocollo vi sono già delle cifre stanziate per ogni tipologia di attività da svolgere. Ma non sarà così, perché egli potrà modificarle, visto che la copertura è più bassa ed egli ha questo margine di potersi muovere anche all'interno di queste voci. Non solo, non vi è una copertura reale per un altro progetto che è stato attaccato a questo, che è il Progetto speciale città di Taranto, per 60 milioni di euro.
Su questo nulla si dice, anzi, si dice che con futuri provvedimenti si provvederà a coprirlo. Quindi, si danno altri soldi ad Pag. 48una città a scapito di tutte le altre. Perché 60 milioni in più? Non vi è solo la bonifica, ma vi è anche questo progetto per Taranto, per altri 60 milioni di euro. Perché non li diamo anche a Milano, a Bergamo, perché non li diamo alle cittadine come quella, piccola, dove svolgo la mia attività di amministratore, che vede un'azienda che chiude e ha mollato per strada 930 persone nel giro di sei mesi?
Perché non lì stanziamo lì i milioni, al Nord, per risolvere le crisi industriali, invece che buttarli continuamente alle ortiche nelle mani di un commissario che non si sa neanche come li spenderà al Sud? Questi sono i dilemmi che noi ci troviamo tutti i giorni ad affrontare e questo è il continuo sperpero dei soldi che vengono tolti dalle tasche dei cittadini del Nord.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Desiderati.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il mio emendamento, che leggo perché è molto breve, recita che, al comma 6, secondo periodo, dopo le parole «può altresì avvalersi», si devono aggiungere le seguenti parole: «tramite procedure ad evidenza pubblica».
Signor sottosegretario, mi riferisco, in particolare, al fatto che il testo del disegno di legge in esame prevede la nomina di un commissario straordinario, il quale, come recita il provvedimento, può avvalersi, tramite delega di funzioni, di un soggetto attuatore, anch'esso senza diritto a compenso, senza oneri, salvo poi dire che alle spese di funzionamento degli organismi si provvede nell'ambito delle risorse delle amministrazioni sottoscrittrici del Protocollo.
Signor Presidente, signor sottosegretario, mi rendo conto che il mio è un emendamento forse difficile da accettare, perché credo che il soggetto attuatore sia già individuato nella società Puglia Sviluppo Spa, che è una società partecipata al 98 per cento circa dalla regione Puglia che è stata individuata senza alcuna gara ad evidenza pubblica. Il mio emendamento risulta un pochino fuori tempo, ma l'ho presentato per evidenziare questa situazione.
Siamo un Paese strano: parliamo tutti i giorni di mercato, di liberalizzazioni, e poi scopriamo che stanziamo 300 milioni di euro della collettività e li stanziamo per un commissario che individua un soggetto attuatore, il quale viene scelto senza alcuna gara ad evidenza pubblica.
Signor Presidente, se me lo consente, senza volermi riferire alla società Puglia Sviluppo Spa, che è una società che non conosco e sulla quale, quindi, non esprimo alcun giudizio, vorrei fare una digressione: le parole «Puglia» e «sviluppo» mi hanno fatto venire in mente una figura retorica - lo dico per i colleghi che, magari, se la sono dimenticata - che è l'ossimoro.
Cito da uno dei tanti dizionari di italiano che si trovano on line: l'ossimoro è una figura retorica che consiste nell'accostare nella stessa espressione parole di significato opposto, in questo caso «Puglia» e «sviluppo».
Signor sottosegretario, queste risorse che avete stanziato non le avete stanziate per il motivo che indicate all'articolo 2, laddove si prevede che l'area industriale di Taranto è riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa, perché vorrei sapere da lei qual è oggi in Italia il territorio che non è in una situazione di crisi industriale complessa.
Infatti non è questo il vero motivo. Non state aiutando i lavoratori dell'Ilva e non state nemmeno stanziando i soldi per la bonifica perché questa è una parte residuale di quello che stanziate. In realtà le risorse che mettete a disposizione le mettete per permettere una concorrenza sleale da parte del porto di Taranto, gestito da una società cinese, agli altri porti italiani - Genova, Trieste, Venezia, Ravenna, potrei citarne tanti - che aspettano investimenti importanti e di essere collegati all'Europa. Invece noi spendiamo soldi a Taranto per farvi arrivare i container delle navi cinesi con i prodotti cinesi che invadono i nostri mercati e che sono l'esatto opposto del libero mercato perché, come Pag. 49abbiamo letto sui giornali, recentemente è stata fatta a Padova un'importante operazione della Guardia di finanza che ha sequestrato milioni di oggetti di cartoleria che venivano prodotti in Cina e venduti a prezzi risibili, fatti chissà con quali materiali, probabilmente cancerogeni o altro.
Per cui, signor sottosegretario, questa attenzione ci vorrebbe anche verso le aree di crisi e le gare di bonifica su tutto il territorio nazionale. Nel 2010 in Brianza abbiamo avuto uno sversamento da un'azienda privata di una quantità di petrolio equivalente a 170 autocisterne che è arrivato persino alle foci del Po.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Desiderati.

MARCO DESIDERATI. Per questo, a causa delle difficoltà economiche, abbiamo avuto uno stanziamento di 300 milioni di euro di cui sono stati poi effettivamente pagati 700 mila euro.
Chiedo al Governo un'attenzione particolare su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prego onorevole Di Vizia, ha facoltà di intervenire.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi faremmo intervenire volentieri il collega Di Vizia, però non è firmatario di emendamenti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Fabi.

SABINA FABI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione dell'Ilva di Taranto, al di là dell'aspetto giuridico della vicenda nel suo complesso che tanto ha fatto discutere in queste ultime settimane, ripropone, per l'ennesima volta, la questione del supporto economico e finanziario a favore delle regioni del meridione.
A causa della mala gestione - questa volta di una grande azienda, altre volte della pubblica amministrazione - lo Stato italiano deve intervenire d'urgenza e stanziare risorse per sopperire alle mancanze di responsabilità e agli sprechi. Responsabilità è avere chiaro, proprio per evitare situazioni gravi come quella dell'Ilva di Taranto, che tutte le fabbriche hanno una vita produttiva limitata, circa trent'anni, dopodiché diventano vecchie, non competitive, inutili all'economia. Le manutenzioni vanno fatte regolarmente e correttamente perché con l'incuria questi stabilimenti si trasformano in oggetti pericolosi con elevati costi per le successive bonifiche e la perdita di posti di lavoro.
Noi ci auguriamo, signor Presidente, di modificare con i nostri emendamenti questo decreto-legge che dimentica gli altri 56 siti di interesse nazionale ubicati soprattutto al centro-nord - come Marghera, vicino a Venezia, dove vivo, signor sottosegretario - e si concentra solo su Taranto. Con tutto il rispetto per i lavoratori e le famiglie dei lavoratori di Taranto, credo che il medesimo interesse ed il medesimo rispetto siano dovuti anche ai lavoratori e alle famiglie dei lavoratori degli altri 56 siti di interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per illustrare il senso del mio emendamento 1.18 che vuole sopprimere il comma 7 dell'articolo 1.
Che cosa prevede questo comma 7 dell'articolo 1? Il comma 7 prevede l'applicazione dei termini, ridotti a sette giorni invece di sessanta giorni, entro i quali diventano esecutivi gli atti trasmessi alla Corte dei conti, senza che sia intervenuta una pronuncia della sezione del controllo, in applicazione del novellato articolo 27, comma 1, della legge n. 340 del 2000.
Noi non condividiamo tale riduzione dei termini per la situazione di Taranto ai Pag. 50fini appunto della serietà dei controlli e della rendicontazione della Corte dei conti. Con questo nostro emendamento introduciamo uno dei concetti, o meglio uno dei motivi fondamentali, per cui dimostriamo la totale contrarietà a questo decreto-legge, voluto invece dal Ministro Clini, dal Ministro Passera e da questo Governo.
C'è di fatto che questo Governo - e viene dimostrato proprio in questa abbreviazione dei termini consentiti alla Corte dei conti per effettuare il controllo - pone una discriminazione rispetto ad altre realtà. Il profilo della discriminazione è il filo conduttore per cui noi diciamo «no», un «no» deciso, a questo decreto d'urgenza.
Noi ci rendiamo conto della situazione drammatica che esiste a Taranto. Signori ministri, io pure essendo del nord, pur essendo padana, conosco molto bene la realtà di Taranto. In quella realtà ho vissuto per alcuni anni da piccola. Il mostro dell'Ilva ho ben presente che cosa rappresenti. All'epoca si chiamava Italsider. È sempre stata una realtà che ha dato e che ha creato posti di lavoro, ma anche una realtà fortemente temuta dai cittadini di Taranto, in modo particolare da una zona già critica per quella città, cioè il famoso quartiere Tamburi. Chi conosce la realtà di Taranto sa che cosa vuol dire il quartiere Tamburi. Ebbene, ecco il mostro dell'Ilva, così inquietante. Io, che passavo da bambina, ricordo ancora quei fumi che uscivano e quell'odore che si sente attraversando l'area e quella città industriale.
Ebbene io mi domando come mai per tanti anni in questa realtà, che ha dato sì posti di lavoro, che ha creato sì sviluppo in quella zona, a nessuno sia venuto in mente di controllare il tasso di inquinamento di questa fabbrica. La situazione è esplosa quando abbiamo avuto una sentenza, o meglio un'ordinanza della magistratura che in un certo momento, resasi conto che la legge non veniva rispettata, ha intimato la chiusura dell'impianto. Solo allora si è intervenuti.
Questa è una situazione, da un certo punto di vista, paradossale, perché è vero che c'è la necessità di dover tutelare i posti di lavoro, ma è anche vero che dobbiamo occuparci di tutelare un altro bene fondamentale ed importantissimo, che è quello della salute dei cittadini. Ed è vero anche che la magistratura è intervenuta a segnalare una situazione che doveva essere sanata e doveva essere sanata a spese in modo particolare della società - neanche italiana, nemmeno padana, ma addirittura cinese - che gestisce quel sito industriale e che, invece, verrà pagata ancora una volta da parte di tutti, creando così effettivamente una forte concorrenza sleale nei confronti invece di tante imprese, soprattutto localizzate al nord. Infatti, scusatemi, è il nord che produce ed è il nord anche che inquina, ma il nord paga per il proprio l'inquinamento, non si fa pagare dallo Stato centrale, ancora una volta pronto ad intervenire con il ricatto dei posti del lavoro.
Non possiamo procedere in questo modo, perché - ripeto - si crea una discriminazione e non solo nei confronti degli altri 56 siti critici per i quali fra l'altro sono stati stanziati dei fondi e vi sono delle procedure complesse. Qui, invece, viene tutto semplificato e si crea proprio una discriminazione nei confronti di quelle industrie che rispettano i vari protocolli internazionali (il Protocollo di Kyoto e via di seguito) e che cercano appunto di adeguarsi alle norme, rispetto a chi, invece, continua ad inquinare, uccide i cittadini e per questo riceve anche i soldi da parte dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Ecco noi non possiamo essere chiaramente a favore di questo tipo di provvedimento, fortemente discriminatorio. Ancora una volta - spiace dirlo - insomma, se c'è il problema dei posti del lavoro al sud, si interviene; invece, per i problemi di criticità che ci sono al nord e nelle fabbriche del nord ebbene lì invece non si interviene.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lussana.

Pag. 51

CAROLINA LUSSANA. Ancora una volta o i problemi li risolviamo da soli oppure si chiude e a nessuno importa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Forcolin.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, il nostro gruppo sta dimostrando, con questa serie di interventi sulle nostre proposte emendative, la contrarietà a questo provvedimento e non tanto, sia chiaro, per la situazione di risanamento ambientale del sito di Taranto, quanto per il sostegno che è stato dato dal Governo in modo esclusivo a questo sito di interesse nazionale, che crea forti discriminazioni nei confronti di questa realtà e degli altri siti altrettanto inquinanti che non hanno trovato questa solerzia e questa attenzione importante del Governo. Ricordo, uno per tutti, il sito di Porto Marghera in provincia di Venezia, che in questi anni sicuramente ha dato segnali importanti ma da parte del Governo non ha trovato alcuna attenzione. Quindi, come dicevo, una parte importante di queste risorse, pari a 110 milioni di euro, è stata già oggetto di una delibera del CIPE ed è nella disponibilità della regione Puglia che, di fatto, ne ha disponibilità già appieno.
Il protocollo indica un quadro economico di 336,7 milioni di euro, quindi una cifra importante, dei quali 329,5 milioni da parte pubblica e solo 7,2 milioni da parte di una ditta privata, tra l'altro cinese. È evidente, quindi, che l'intento del Governo è quello di destinare risorse pubbliche all'area portuale di Taranto per favorire lo sviluppo delle società logistiche e dei trasporti che lo gestiscono, tra l'altro formate, come dicevo, da capitale che arriva dall'Asia, dalla Cina. La Lega ritiene che questo sia pericoloso perché questo tipo di condotta sta palesemente avvantaggiando l'ingresso sui mercati nazionali di merce cinese che, dobbiamo sempre ricordarlo, rappresenta la causa di concorrenza sleale verso i nostri prodotti, verso la nostra economia e sta affossando il made in Italy, con forti ripercussioni per le nostre piccole e medie imprese soprattutto del nord.
Riteniamo, quindi, sia assolutamente doveroso un controllo dell'Ispettorato del lavoro e delle altre autorità locali per fare fronte a questa emergenza. Ci chiediamo, come Lega Nord, oltretutto, a cosa servono a questo punto le risoluzioni e le mozioni approvate in Aula sulla tutela delle nostre aziende e del made in Italy se poi apriamo le porte a investitori che sicuramente hanno interessi del tutto opposti a quelli del buongoverno che dovrebbe mettere davanti a tutto il messaggio: prima le nostre imprese. La restante parte delle risorse assegnate dal provvedimento proviene per 20 milioni da residui disponibili nel Ministero dell'ambiente derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e per altri 70 milioni dal Fondo per investimenti e la lotta ai cambiamenti climatici, in attuazione del Protocollo di Kyoto.
Infatti si privano, con questi 20 milioni di euro, le regioni di fondi che dovrebbero essere indirizzati al carattere ambientale e riguardano tutto il territorio nazionale e non solo Taranto. Risulta, tra l'altro, che alcune regioni abbiano già ottenuto la propria parte di risorse per questo rischio idrogeologico e quindi sarebbe anche importante sapere da parte del Governo quali sono le regioni che verrebbero danneggiate da questo provvedimento.
Ma non è tutto. Si privano sempre le imprese a livello nazionale della possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati per la realizzazione dei programmi ambientali dell'accordo di Kyoto, dirottando una parte consistente di queste risorse solo a Taranto. Bisogna ricordare che già i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti alle problematiche che abbiamo, riguardanti alluvioni, frane e dissesti territoriali. I sindaci poi sono chiamati giustamente a sottoscrivere accordi e protocolli di intesa molto importanti sull'obiettivo del «20-20-20», per tutelare i territori dai rischi ambientali e per portare tutta una serie di modifiche Pag. 52anche regolamentari di sviluppo compatibile, di risparmio energetico e così via. Sono tutte questioni molto belle, tutti temi interessanti sui quali, lo ripeto, i sindaci stanno lavorando. Ma vuole dirci però il Governo come intende rafforzare questi principi così importanti e stabiliti dai protocolli, se poi azzera i fondi destinati a questi interventi? Dovrebbe spiegarci se pensa ancora una volta di scaricare sugli enti locali il finanziamento di questi progetti, se pensa che debba essere ancora il cittadino a dover pagare, con l'innalzamento dell'asticella tributaria, le inefficienze e gli sprechi di un Governo iniquo. Preme comunque ricordare brevemente che il nostro gruppo della Lega Nord non sottovaluta la situazione delicata di Taranto ma ritiene solo che il Governo doveva cercare altre fonti di finanziamento e non queste risorse. Siamo consapevoli pertanto delle problematiche legate all'inquinamento del sito, dei lavoratori, della città di Taranto, però si doveva fare altro e di più.
Quindi con questo provvedimento il Governo sta cavalcando la vicenda dell'Ilva e ha deciso di assegnare fondi pubblici per il risanamento di Taranto...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIANLUCA FORCOLIN... mentre per tutti gli altri siti (ricordo Porto Marghera in particolare) non è stato previsto alcun provvedimento d'urgenza che accelerasse le procedure previste dai protocolli e dai programmi. È un comportamento del Governo che ancora una volta sta creando indubbie discriminazioni sempre a completo vantaggio del sud.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Gidoni.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, mi scuso per la voce ma purtroppo domenica sono andato in montagna e alla fine quando lei sale sotto il Pelmo e si ferma a pranzo e non si cambia la maglietta queste sono le conseguenze. Le mi chiederà, cosa c'entra il monte Pelmo patrimonio dell'Unesco con Taranto? Ebbene, ci arrivo subito se ha un attimo di pazienza. Sotto il monte Pelmo c'è la Valle del Boite e sulla Valle del Boite c'è Borca di Cadore. Borca di Cadore è nota per la sua frana di Cancia che solo un paio di anni fa ha causato alcuni morti. Cosa c'entra la frana di Cancia con Taranto, nonostante siamo a 1.400 chilometri di distanza? C'entra perché nel protocollo di intesa nel reperire i 336 milioni di euro necessari il Governo non ha trovato di meglio che fare che drenare 20 milioni di euro dai fondi dell'ambiente, sopratutto dai fondi destinati alla mitigazione del rischio idrogeologico.
Quindi come vede il cerchio poi si chiude, si sottraggono al territorio 20 milioni di euro destinati a queste operazioni e alla fine Taranto colpisce anche le zone di montagna. Infatti il mio emendamento tende a sopprimere il comma 4 che è quello che proprio vuole destinare questi 20 milioni al risanamento del sito di Taranto.
È ovvio che come Lega portiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori dell'Ilva (ci mancherebbe altro). In un periodo di fortissima crisi come questo credo che sia doveroso cercare di salvaguardare anche queste realtà industriali, ma in questi giorni proprio sulla piazza di Roma credo che ci siano state tante e tante altre situazioni come tantissime altre situazioni si stanno rivelando giorno dopo giorno di estrema difficoltà. Ma quello che ci lascia perplessi, ovviamente nel reperire questi fondi, è anche l'urgenza del decreto. Credo che la situazione di Taranto non si sia scoperta oggi, credo che ci sia da chiedersi come mai per molti decenni un polo siderurgico come quello di Taranto, gestito direttamente dall'Italsider quindi dallo Stato stesso, abbia potuto tollerare che la situazione degenerasse fino a questo punto.
Se siamo arrivati fino a questo punto è perché la magistratura si è mossa e, come hanno già detto i miei colleghi, ci sono altri 56 siti in condizioni analoghe a quelle di Taranto e non vorremmo che nei giorni prossimi, nei prossimi mesi fossimo chiamati Pag. 53ad altri 56 decreti perché la magistratura è andata ad indagare su questi poli. Comunque quello che ci lascia perplessi è il reperimento dei fondi, e questi fondi dell'assetto idrogeologico forse avrebbero meritato di rimanere nel loro capitolo iniziale, anche perché le ricordo - sottosegretario - che alcune regioni avevano già anche sottoscritto dei protocolli per impegnare questi soldi, e tra l'altro il Governo non ci dice come intende supplire a questo taglio.
Non entro nel merito poi della ripartizione degli impegni. Non entro nel merito perché hanno già detto i miei colleghi prima dei 7,2 milioni cui sarebbe chiamata a supplire la Taranto Container Terminal, che è una società a capitale cinese; una cifra di poco conto rispetto all'impegno e soprattutto rispetto ai benefici che tale società andrà ad avere da questa operazione. Non sta a me ricordare come l'operazione della società cinese tenda ad incuneare un «porto container» al centro del Mediterraneo, che avrà ovviamente delle conseguenze anche sul vicino porto di Gioia Tauro. Insomma non è questo il motivo ovviamente della discussione di oggi. Quello che mi preme sottolineare, e quello che l'emendamento che ho proposto tende ad ottenere, è un ripensamento del Governo sul taglio dei 20 milioni dell'idrogeologico.
Credo che una copertura migliore si possa trovare e invito il Governo a farlo. Magari poi presenteremo un ordine del giorno in tal senso. Nel nostro Paese - glielo dice uno che vive in una provincia che ha censite 600 frane attive - trascurare o porre in secondo piano questa tematica che riteniamo molto importante è veramente da riconsiderare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con questo emendamento noi indichiamo la nostra assoluta contrarietà alla decisione di assegnare, con questo decreto-legge, 20 milioni di euro che, però, vengono tolti dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, soldi derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del territorio. E anche altri 70 milioni di euro derivanti, invece, dai programmi legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto.
Mi chiedo con quale intelligenza qualcuno ha pensato di togliere dei finanziamenti da un fondo per il rischio idrogeologico quando sappiamo tutti quanto la nostra penisola sia in una situazione estremamente precaria proprio riguardo al rischio idrogeologico. Voglio ricordare esclusivamente gli ultimi avvenimenti: soltanto l'anno scorso, a novembre e a dicembre, c'è stata un'alluvione gravissima nei territori del nord, in modo particolare nei territori del Veneto. Quei soldi servirebbero per sistemare e per mettere assolutamente in una situazione tranquilla gli argini, dove ci sono state delle esondazioni che hanno invaso paesi e paesi interi e dove ci sono stati anche dei morti. Ecco, queste opere non sono possibili perché i soldi vengono tolti, vengono distratti e vengono inviati, invece, in questo caso verso, appunto, la bonifica di Taranto.
Voglio sapere che cosa dobbiamo rispondere alla nostra gente, che cosa dobbiamo rispondere ai parenti, ai genitori, ai figli di quelle persone che sono morte sotto tonnellate di fango e di acqua. Che cosa andremo a rispondere quando verranno a sapere che i soldi destinati alla sicurezza sono invece stati orientati e distratti verso altre situazioni? Noi non possiamo dimenticare, purtroppo, anche l'inquinamento; noi assistiamo ed abbiamo assistito anche quest'estate ad una situazione di desertificazione che si sta accentuando e che si sta sviluppando. Se non pensiamo di mettere in sicurezza proprio la questione idrogeologica noi ci troveremo quasi sicuramente l'autunno prossimo in una situazione analoga a quella dell'anno scorso. Naturalmente a coloro che poi hanno perso le case, che hanno perso le attività, che hanno perso le aziende, che hanno perso i loro allevamenti, che hanno perso anche tutti i loro attrezzi per il lavoro, che cosa andremo a dire, che cosa andremo a rispondere? Non possiamo Pag. 54dire che tre quarti dei parlamentari non sono certo del nord, ma di altre regioni. Forse è per questo che c'è un privilegio per determinate regioni. Ma, allora, noi della Lega Nord Padania abbiamo ragione quando parliamo di figli e di figliastri, abbiamo ragione quando parliamo di fratelli e di fratellastri. Ce ne sono alcuni che sono privilegiati e per i quali si fanno tutte le azioni, ce ne sono altri che, invece, vengono lasciati al loro destino.
Perché dico questo? Perché sono appassionata in questo? Perché sto pensando ancora ai cinquanta nostri cittadini del nord, piccoli e medi imprenditori, che si sono suicidati perché sono stati abbandonati dallo Stato. E, soprattutto, piccoli imprenditori che sono coloro che sostenevano l'economia appunto di questo Stato che, invece, è «patrigno», che non si preoccupa, che non si cura. Ma allora, al di là di questo, che cosa dobbiamo dire delle varie zone inquinate che abbiamo al nord? Che cosa dobbiamo dire ai cittadini di Pernumia, di Due Carrare, di Battaglia Terme, per quanto riguarda la C&C che da decenni sta aspettando una bonifica che non arriva?
Che cosa dobbiamo andare a dire agli operai della Komatsu di Este? Che cosa dobbiamo dire ai 110 camion che sono stati fermati e che non avranno un lavoro perché l'ACM trasporti è fallita? Che cosa dobbiamo dire a tutte le altre industrie che sono in fallimento? Ricordo ancora soltanto alcuni nomi, perché mi si dice di concludere mi pare di aver capito, ma insisto perché noi abbiamo l'Isoclima, dove abbiamo 300 operai che sono a casa, abbiamo l'Italcementi, abbiamo...

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

PAOLA GOISIS. Concludo subito, ma devo ricordare il gruppo fotovoltaico, la Komatsu di Este che ho ricordato, la Selce che costruisce prefabbricati in cemento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Goisis. Ha facoltà di parlare l'onorevole Grimoldi.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il mio emendamento verte su quello che è stato sottolineato dai colleghi: questa discriminazione che subiscono gli altri 56 siti del nostro Paese che hanno problematiche di tipo ambientale. C'è però una valutazione più generale da fare, che esula in parte dalle tematiche ambientali e che vorrei sottolineare. Vedete, nel momento in cui noi troviamo circa 330 milioni di euro per intervenire ad hoc su questo caso, innanzitutto non viene premiata la meritocrazia, non viene sicuramente premiata l'azienda virtuosa, tutte cose giuste che sono state sottolineate.
Ma se non ce ne siamo accorti - e vorrei sottolinearlo con forza - noi signor Presidente viviamo in un periodo di crisi economica fortissima, in un periodo in cui le aziende chiudono e la gente è senza lavoro. Oggi noi utilizziamo 330 milioni di euro per intervenire su una gestione che assolutamente non va nella direzione di premiare il merito e che è di carattere assistenziale. Noi possiamo permetterci oggi, con la crisi che attanaglia il Paese, con la benzina che vola alle stelle, con le famiglie che non arrivano a fine mese, con gli imprenditori che si uccidono, con il record storico di disoccupazione e di disoccupazione giovanile in questo Paese, di trovare dall'oggi al domani 330 milioni di euro per premiare ancora una volta chi è stato incapace di gestire invece che tutelare le fasce deboli, l'occupazione e le imprese? Ma dov'è la sinistra che fino a qualche mese fa chiedeva di investire soldi sull'occupazione e la ripresa? Dov'è la destra che ha sempre parlato di meritocrazia e di premiare il merito? Questo decreto è il contrario di tutto questo, è il contrario del merito ed è il contrario del tutelare le fasce deboli e l'occupazione in un momento di crisi economica fortissima, che attanaglia la Padania, il nord che continua a pagare le tasse, anche a costo di avere fatti di cronaca nera terribili come quelli che si leggono quasi quotidianamente sui giornali di suicidi, di licenziamenti e di manifestazioni, continua a mantenere questo Paese e i soldi pubblici vanno sempre a finire nel medesimo calderone Pag. 55dell'assistenzialismo, dello statalismo e più in generale del Mezzogiorno e dei suoi buchi di bilancio.
Questo era possibile nei periodi di vacche grasse, negli anni Ottanta, magari anche negli anni Novanta. Non è più possibile oggi, non è più possibile vedere le aziende del nord che devono eseguire alla lettera quelle che sono le leggi di Roma, pagare le tasse fino all'ultimo centesimo, subire la burocrazia, lacci e lacciuoli, osservare la legge n. 626, le normative sull'ambiente, sull'occupazione e vedere uno Stato centrale che invece in altri territori del nostro Paese se ne infischia di far rispettare le proprie leggi, le proprie regole e dove tutto è permesso, tanto le leggi vanno osservate al nord, le tasse si devono pagare solo al nord ed è solo il cittadino del nord che va «munto», sia esso lavoratore, pensionato, impresa o ente locale. Infatti questa è la fotografia a cui oggi assistiamo. Tornando invece sulla tematica dell'ambiente, vorrei sottolineare come, al di là dei siti contaminati e dei siti che nel nostro Paese necessitano dell'intervento e che oggi vengono assolutamente sbeffeggiati da questo decreto, c'è anche un altro taglio da cui si può vedere la problematica ambientale e mi riferisco ai Ministeri che sono intervenuti su questo decreto: il Ministero delle infrastrutture e lo stesso Ministero dell'ambiente. Faccio degli esempi.
La città di Milano ha dovuto aspettare vent'anni per reperire i soldi per poter costruire i propri depuratori per le acque, e ha dovuto reperirli trovando finanziamenti privati, attraverso i consorzi. La città di Milano, negli anni Sessanta - prima della legge Visentini che ha centralizzato il fisco a Roma -, è stata sottoposta a procedura d'infrazione europea perché non aveva i soldi per costruire i depuratori, perché da Roma questi soldi non arrivavano. Quindi, sulle problematiche ambientali vi è una lentezza anche sotto il profilo infrastrutturale da parte di Roma che, quando si tratta di Nord, tende sempre a nicchiare nell'elargire i soldi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO GRIMOLDI. Un altro esempio che riguarda il mio territorio è l'interramento che collega la più grande realtà economica del nostro Paese, cioè Milano, alla terza città della Lombardia, cioè Monza. Quest'ultimo è un territorio dinamico e ricco di imprese che per costruire una galleria di 400 milioni di euro ha dovuto aspettare i fondi pubblici per venticinque anni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO GRIMOLDI. Questo non è più tollerabile se si vuole parlare di ambiente. Noi siamo stati in coda, mangiando benzina e inquinando per venticinque anni, perché da Roma non arrivavano i soldi per interventi fondamentali anche sotto il profilo ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimoldi.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Maggioni.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che accade all'Ilva di Taranto è qualcosa che è fuori dalle logiche europee, perché, di norma, noi siamo soliti assistere ad una dinamica produttiva, dove da una parte ci sono gli imprenditori che fanno il loro mestiere e i loro interessi e, dall'altra parte, ci sono i lavoratori. Il punto che deve accomunare queste due realtà nell'ambito produttivo è il rispetto per le regole e per l'ambiente. Questo è ciò che dovrebbe avvenire. Noi, invece, assistiamo, in questo caso, a qualcosa che stravolge le regole, perché dobbiamo chiederci come siamo arrivati fino a questo.
Chi non ha controllato sull'Ilva di Taranto? È evidente come un inquinamento di questo tipo, che necessita di bonifiche pari a 119 milioni di euro, non si crea dall'oggi al domani. Allora dobbiamo chiederci, voi del Governo dovete chiedervi: chi non ha controllato? Dove erano i sindacati quando bisognava tutelare i lavoratori e proteggerli dall'inquinamento? Pag. 56Dove erano i sindacati e chi era preposto a controllare? Chi era chiamato a produrre e a controllare che questo avvenisse secondo le regole?
Qui, evidentemente, il sistema è saltato, come evidentemente accade nel Belpaese, dove alla fine si fanno le regole, tanto poi arriva lo Stato che ripiana e salva capra e cavoli, sempre a beneficio del Sud e a danno delle tasche dei cittadini del Nord. Sono dinamiche che al Nord sono state vissute decenni fa in tantissimi casi. Diversi miei colleghi hanno citato Casale Monferrato, ma potremmo citare altre decine di casi: ebbene, in quelle situazioni sono intervenute le amministrazioni locali, sono intervenute le regioni, non si è visto un quattrino da parte dello Stato. Quindi, chi paga le tasse, alla fine, viene preso in giro e le risorse vanno a senso unico, come è sempre stato da centocinquant'anni a questa parte, verso Sud.
Ciò che vediamo oggi urla vendetta: soldi subito, tanti soldi subito al Sud, a Taranto, ma non solo. Abbiamo un decreto-legge, che prevede 329 milioni di euro, che andrà a beneficio di Taranto, si dice dell'Ilva; ma se andiamo a guardare bene tra le voci dell'accordo che è stato stipulato dal Governo con le realtà locali, 119 milioni di euro sono per la bonifica, mentre i restanti milioni - troppi milioni -, i restanti 210 milioni di euro sono destinati ad altro. E questo fa il pari con quanto abbiamo visto prima della pausa di agosto, quando alle richieste pressanti della regione Sicilia, che stava per esplodere nei propri bilanci, il Governo e la maggioranza che lo sostiene erano a rincorrere e a pagare 400 milioni di euro.
Inoltre, in questi giorni stiamo ricevendo parecchie proteste da parte dei sindaci dei nostri territori che non sanno più come far quadrare i bilanci. Un sindaco, scherzando, mi diceva: mi rimane soltanto da tagliare il riscaldamento; e si sa che al Nord il freddo è ben maggiore rispetto ad altri posti dove splende il sole 365 giorni all'anno. Ebbene, siamo a questi livelli, e quando i sindaci ti chiedono, ti domandano e si lamentano del fatto che voi del Governo avete fatto ulteriori tagli ai loro bilanci, bene, noi quello che possiamo portare sono questi dati: si aiuta Taranto, si aiuta la Sicilia, si aiuterà qualcun altro, sempre al Sud, tanto alla fine chi paga è sempre l'operosa ed europea Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voglio concludere, citando l'incoerenza del Presidente Monti che, all'assemblea dell'ABI del luglio scorso, aveva detto che mai più lo Stato colmerà la distanza tra gli imprenditori e le parti sociali; bene, se questo era il suo auspicio, ancora una volta ha mentito al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Nicola Molteni.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo anch'io in merito a questo argomento per portare il nostro contributo su un provvedimento che abbiamo già duramente contestato durante l'attività in Commissione e continuiamo a contestare anche qui in Aula, un'Aula distratta. Meno male che c'è la Lega Nord a tenere vivo il dibattito su questa ennesima ingiustizia, su questa ennesima iniquità e su questa ennesima discriminazione a danno dei territori del Nord. Credo che si sia abbondantemente capito in questi nove mesi che mai nessun Governo ha avuto così tanta attenzione, ha destinato così tanti soldi, così tanti contributi per il sud del Paese come il Governo Monti. La Lega mantiene un occhio di attenzione, mantiene vivo il dibattito anche perché, se il 24 per cento del PIL del Paese viene prodotto in Lombardia e più del 70 per cento del PIL del Paese viene prodotto nelle regioni del Nord, crediamo che anche le regioni del Nord, che anche i territori del Nord, come i colleghi giustamente ricordavano prima, meritino attenzione, rispetto e meritino, da parte del Governo, quelle giuste attenzioni che fin qui non sono assolutamente state riversate.
In quest'Aula, dove solo i deputati della Lega Nord tengono vivo il dibattito politico, è simpatico notare come tutti gli altri deputati eletti al Nord, tanto a destra Pag. 57quanto a sinistra, si celino dietro un silenzio preoccupante, il silenzio di chi dimostra di non avere a cuore sorti paritetiche simili a quanto sta accadendo oggi a Taranto nell'Ilva per situazioni analoghe che ci sono anche sui nostri territori. Sono intervenuti i deputati della Lega che vivono direttamente sul proprio territorio situazioni identiche alla situazione dell'Ilva di Taranto e dico subito che, rispetto ai 24 mila lavoratori diretti e indotti che derivano da questo tipo di attività, va il nostro massimo rispetto; non ci può essere rispetto per quei soggetti, delle amministrazioni locali in modo particolare, che avrebbero dovuto controllare, che avrebbero dovuto vigilare affinché la situazione non sfuggisse di mano, senza arrivare a questo livello di gravità, e che invece non hanno controllato. Proprio coloro i quali avrebbero dovuto controllare, proprio quelle amministrazioni locali che avrebbero dovuto prestare attenzione - proprio perché sull'Ilva di Taranto vi sono in gioco attività, produzione, posti di lavoro, occupazione e famiglie che vivono grazie a questo tipo di attività - non solo non hanno controllato ma oggi si lasciano andare a dichiarazioni quanto meno improvvide e sprovvedute. Sono di qualche minuto fa le dichiarazioni di uno dei maggiori responsabili della situazione di gravità che si sta verificando all'Ilva di Taranto, il presidente Vendola, che si dovrebbe vergognare anziché rilasciare dichiarazioni come quelle che ha appena rilasciato alla carta stampata in cui parla di ostruzionismo della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord sta facendo anche ostruzionismo, ma sta tenendo vivo un dibattito politico e di merito sulla produzione industriale nel nostro Paese, che altrimenti non avrebbe avuto alcun riscontro in quest'Aula per l'asservimento, da parte tanto del centrodestra quanto del centrosinistra, a questo Governo. Al presidente Vendola diciamo che non accettiamo che ci rivolga le parole dei suoi comunicati stampa. Parlando della Lega Nord, infatti, dice che quest'ultima ha un atteggiamento di miopia culturale rispetto a questo provvedimento. Non vi è alcuna miopia culturale, vi è semplicemente la necessità di controllare che i soldi vengano spesi bene e che la spesa non sia unidirezionale: se si spende per il Sud perché vi è bisogno, bisogna, a maggior ragione, spendere per quelle situazioni di necessità che vi sono al Nord. Non accettiamo le parole del presidente Vendola, che è uno dei maggiori responsabili della situazione dell'Ilva di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Munerato.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, il Governo, con questo decreto-legge, vuole affrontare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto. La Lega Nord, nell'evidenziare l'assoluta necessità che il diritto alla salute sia tutelato e che venga tutelato il diritto al lavoro, ricorda che le leggi devono essere rispettate in tutto il Paese, e sottolinea la sua contrarietà al sostegno esclusivo previsto per il sito di Taranto. Infatti, crea evidenti discriminazioni nei confronti di altre realtà nazionale e di altri siti parimenti inquinati, che interessano soprattutto i territori del Nord. Si tratta di un decreto-legge finanziato stornando risorse che erano destinate al fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e altre dal fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto. Certamente la Lega Nord non sottovaluta la situazione di Taranto, ma ritiene che il Governo doveva ricercare altre fonti di finanziamento, e non le risorse destinate al rischio idrogeologico o al fondo per il Protocollo di Kyoto. Siamo infatti consapevoli delle problematiche legate all'inquinamento del sito e delle conseguenze che tale inquinamento ha sulla salute dei cittadini, che va salvaguardata in ogni caso quale diritto inderogabile. Siamo consapevoli, inoltre, dell'impatto che la crisi industriale di Taranto potrebbe avere sul comparto industriale italiano e sull'economia dell'intero Paese. Pag. 58
Infatti, la chiusura di industrie strategiche per la nostra economia significherebbe l'abbassamento del PIL e disoccupazione, situazioni che possono risultare deleterie in una situazione di crisi economica come quella che attualmente stiamo attraversando. Il Governo, cavalcando la vicenda dell'Ilva, ha deciso di assegnare fondi pubblici per il risanamento del SIN di Taranto, mentre per tutti gli altri siti del territorio nazionale non è stato previsto alcun provvedimento d'urgenza che accelerasse le procedure previste nei diversi accordi di programma. Si tratta di siti altrettanto pericolosi ubicati a Mantova, Ravenna, Casale Monferrato, Porto Marghera e Fidenza. Il comportamento del Governo crea indubbie discriminazioni territoriali a tutto vantaggio del Sud. In realtà, il Governo ha utilizzato la crisi ambientale dell'Ilva e la campagna mediatica intorno alla chiusura dello stabilimento siderurgico per poter destinare fondi alla bonifica del SIN di Taranto. Si tratta dell'ennesima presa in giro dei cittadini del nord. Signori rappresentanti del Governo, voi state pensando solo al Sud, mentre noi della Lega Nord e tutti i cittadini che rappresentiamo vogliamo prima il Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Negro.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, un aspetto che non condividiamo è l'utilizzo di risorse del fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto per finalità sicuramente importanti, come la riqualificazione ambientale del territorio della città di Taranto, ma comunque diverse da quelle originarie, come la riduzione di anidride carbonica, che riguarda tutto il territorio nazionale. Con questa proposta emendativa a mia prima firma abbiamo lo scopo di ripristinare, per l'area urbana di Taranto, gli obiettivi di qualità dell'aria, in particolare riguardo i livelli di benzopirene fissati dal decreto del Ministro dell'ambiente in data 25 novembre 1994, in quanto, con l'approvazione del decreto legislativo n. 155 del 2010 sugli obiettivi di qualità tale decreto ministeriale è stato abrogato e ha posto obiettivi di qualità previsti in valori obiettivi e da conseguire a decorrere dal 2013.
Quindi, la proposta emendativa tende a dare attuazione alle risoluzioni presentate più volte nel corso degli anni, le quali evidenziano il serio problema della soppressione delle norme che fissavano, già nel 1999, i livelli e gli obiettivi di qualità per la presenza di benzopirene stabiliti dal decreto ministeriale prima citato, che prevedeva che per le aree urbane con popolazione superiore a 150 mila abitanti, ed elencate poi nell'allegato 3 del decreto medesimo, si dovesse perseguire un obiettivo di qualità finalizzato a non superare un nanogrammo a metro cubo per benzopirene rilevato come valore medio annuale.
Con questa proposta emendativa specifica, quindi, noi vogliamo porre l'attenzione al grosso problema dell'inquinamento dell'aria e soprattutto poi vogliamo anche sottolineare che nell'intero decreto, con riferimento ai 20 milioni di euro disponibili sullo stato di previsione del Ministero dell'ambiente, vengono estorti, invece che per rischio idrogeologico, per l'Ilva.
Notiamo che il Governo con questo provvedimento ha lo stesso atteggiamento di Vendola, il presidente della regione, il cui unico problema è il proprio matrimonio e non la gente di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È per questo che siamo fermamente contrari a questo provvedimento.
Notiamo inoltre che con i nostri emendamenti volevamo porci degli obiettivi. Ci sono molte contraddizioni, assurdità, freni allo sviluppo messi in atto con questo decreto e vogliamo porre all'attenzione del Governo l'urgenza del provvedimento per la bonifica di altri siti in Italia. Mi viene in mente Venezia, essendo veneta, mentre qua si parla solo di Taranto.
E voglio anche sottolineare la responsabilità dei parlamentari veneti che votano questo provvedimento, quando uno stesso esponente - penso ai parlamentari del PD Pag. 59-, Cacciari, ex sindaco di Venezia, sottolinea la responsabilità anche del Ministro attuale Clini. Quindi vorrei invitare ad una meditazione e ad una riflessione e a prendere anche una seria posizione contraria a questo provvedimento, perché anche la nostra gente ha una dignità pari a quella di Taranto e dobbiamo e vogliamo che anche ad essa venga data dignità e non sempre essere calpestati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Pastore.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, stiamo discutendo di un ulteriore ennesimo decreto-legge presentato da questo Governo e nella relazione al decreto si legge che ancora una volta si tratta di intervenire con tempestività ed urgenza al fine di fronteggiare situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare per quanto attiene alla bonifica di interesse nazionale di Taranto.
Il decreto serve appunto a dare attuazione a quanto contenuto nel Protocollo di intesa già firmato il 26 luglio del 2012. Sempre nella relazione, si evidenziano le ricadute sociali ed occupazionali che deriveranno dalla realizzazione di questo protocollo e di questa intesa. Ecco, come hanno già fatto notare i miei colleghi, faccio notare anch'io come in realtà non si tratta di favorire né l'occupazione, né la ripresa economica dell'area, ma si tratta di intervenire con un ulteriore decreto che prevede la nomina di un commissario straordinario, che prevede il riconoscimento dell'area di Taranto come area di crisi industriale compressa e consente appunto di realizzare nell'area individuata un progetto di riconversione e riqualificazione.
Ciò che colpisce, tra le altre cose, di un decreto comunque breve, composto da soli tre articoli, è proprio l'entità delle risorse che vengono impiegate, perché il totale degli interventi previsti dal Protocollo è superiore ai 336 milioni di euro, dei quali solo 7 milioni e poco più costituiscono un intervento privato. Infatti, nel protocollo interviene con 7,2 la società cinese Taranto Container Terminal che gestirà tutto il settore terminale in contenitori del porto. Ne consegue, quindi, che l'intento del Governo è quello di destinare risorse pubbliche per favorire lo sviluppo delle società logistiche e di trasporti che gestiscono il porto, per gran parte formate da capitale asiatico e, in particolare, cinese.
L'intervento pubblico, però, supera i 329 milioni di euro, cifra rilevantissima, e bisogna sottolineare che una parte delle risorse spendibili riguardano somme finalizzate alla lotta al dissesto idrogeologico, per 20 milioni di euro, ed al finanziamento di progetti diretti all'attuazione del Protocollo di Kyoto contro i cambiamenti climatici, per ben 70 milioni di euro. Inoltre, il Protocollo di intesa pone a carico delle risorse del Ministero dell'ambiente parte degli interventi per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi per 8 milioni di euro. È proprio su questo tema che interviene il mio emendamento, con il quale si vuole aggiungere un ulteriore comma all'articolo 1.
Pur comprendendo e condividendo la necessità di bonificare i suoli contaminati e di mettere in sicurezza aree inquinate, riteniamo necessario che, oltre a questo intervento, venga comunque assicurato il rispetto delle leggi da parte di tutti coloro che operano e abitano nell'area interessata. Quindi, con il mio emendamento si precisa che, ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi e dell'accertamento della regolarità degli edifici qui ubicati, il commissario procede alla verifica dell'iscrizione al catasto degli edifici del medesimo quartiere e del relativo pagamento dell'IMU per l'anno 2012. Questa è una richiesta che la Lega Nord ha avanzato già ai tempi in cui si discuteva specificamente di questa tassa. Avevamo già evidenziato e sottolineato come l'applicazione dell'IMU sarebbe andata a gravare ulteriormente sui cittadini del Nord perché in altre zone di questo Paese le case non sono accatastate. Ecco, nel momento in cui andiamo Pag. 60a fare un intervento di 8 milioni di euro in quest'area, ma, più in generale, di una cifra che rasenta e supera i 300 milioni di euro, mi sembra necessario che siano assicurate la legalità e il rispetto delle norme e dei regolamenti.
Avevamo detto già a suo tempo che l'IMU era una tassa iniqua, che ha colpito le famiglie, le imprese, che ha depresso l'economia, limitato il potere di acquisto delle famiglie. Ribadiamo che ciò è vero, ma è necessario che non paghi sempre e solo il Nord. Quindi, è necessario che tutti osservino le leggi, che tutti paghino le tasse...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pastore.

MARIA PIERA PASTORE. Vogliamo che per una volta la politica del Governo non sia contro, sia per la legalità e per il rispetto delle leggi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, c'era una volta. C'era una volta l'idea che i siti fossero uguali. C'era una volta, nel 1998, una serie di provvedimenti che hanno individuato cinquantasei posti inquinati, dove la politica, dove l'industria avevano lasciato ai cittadini un debito. Cinquantasei posti uguali, che sono partiti uguali, come i famosi polli del famoso poeta che venivano distribuiti. Abbiamo avuto i siti di Marghera, abbiamo il sito di Taranto, abbiamo il sito di Fidenza, della meravigliosa terra che conosciamo. Abbiamo prodotto molta carta, con la legge. Abbiamo prodotto i piani straordinari, abbiamo prodotto i piani comunali a Fidenza, abbiamo individuato le aree, abbiamo fatto i progetti, abbiamo individuato dei posti dove avremmo potuto bonificare, abbiamo individuato le soluzioni strategiche per poter riconvertire. Siamo partiti uguali, ma alla fine qualcuno è arrivato più uguale. Sì, qualcuno è arrivato più uguale, perché è arrivata l'Ilva di Taranto, è arrivato un magistrato, è arrivato prima il benzopirene. Ma abbiamo visto qualcuno fare qualcosa? Abbiamo visto un laboratorio attrezzarsi per questo? No, abbiamo visto qualche collega pronto magari a fare un po' di opposizione e basta.
Allora abbiamo visto adesso arrivare avanti Taranto. Abbiamo visto arrivare una marea di soldi pubblici. Ben vengano i soldi pubblici per intervenire sulla salute. Ma questi - lo hanno già dimostrato i colleghi - non intervengono sulla salute, non intervengono in qualche modo sull'occupazione, intervengono per il corollario. Intervengono per il porto, per risistemare il porto, per la diga e per altre opere corollarie. Non intervengono sull'occupazione. Anche su quello c'è stato un intervento timido.
E c'era una volta, c'era una volta la sinistra che si occupava degli operai, che si occupava, magari, delle conseguenze. Oggi siamo un po' distratti, Presidente. Dov'è il presidente della regione Puglia, lo diceva la mia collega? È impegnato in cose fondamentali per questo Paese, a ridefinire, insieme alla sinistra, i confini del matrimonio: se si devono fare in due, se si devono fare in tre, se i fiori debbono essere d'arancio, se debbono essere azzurri, se devono essere rosa. E poi, il grande problema, il problema delle primarie, che ci attanaglia, insieme al provincellum, insieme all'esito del porcellum, insieme a «scendo in campo o non scendo in campo». Di questo si deve occupare la sinistra del Paese: delle primarie: è fondamentale! «Renzi sì, Renzi no», «quello col baffo è simpatico», «quello che scrive libro va bene, ma non troppo», «avanti i giovani», «indietro i vecchi», «un passo di lato» e intanto pensiamo. Ma sicuramente, visto che siamo nella terra del presidente del nuovo che avanza, sono quelli che dicevano «anche i ricchi piangono». Chissà che stangata che avranno dato ai proprietari e ai ricchi per fare questa bonifica! Ma sicuramente è una stangata enorme! Andiamo a vedere un attimino i conti: 323 milioni e passa, e quanto è al Pag. 61privato, al ricco proprietario cinese? Sarà una cifra incredibile: 7 milioni di euro!

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Non solo i ricchi non piangono, ma ci prendo anche per i fondelli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ci prendono per i fondelli! Staranno ridendo. E certo che ridono! Guardate quelli là: pensano ancora di avere una loro autonomia e loro ci mettono i soldi contanti e noi ci mettiamo un 7 milioni.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, deve concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, concludo ricordando la mia terra: Fidenza. Figli e figliastri: è passato Renzi, purtroppo non abbiamo trovato una lira dei quattrini che questo Governo destina, invece, al Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Rainieri.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, come più volte ricordato dai miei colleghi, noi ci stupiamo di questo Governo a trazione sudista, ma ancora di più, se mi permette, signor Presidente, mi stupisco di alcuni parlamentari del Nord e di Bologna, come l'onorevole Cazzola, che definisce la nostra una opposizione «casereccia», fatta in un decreto-legge che non è esattamente quello che, invece, viene venduto. L'onorevole Cazzola dovrebbe pensare di più ai terremotati del suo territorio, ai terremotati dell'Emilia. Anche gli altri parlamentari di quest'Aula dovrebbero pensare ai terremotati dell'Emilia, e a questo Governo, che ha trovato 400 milioni di euro per aiutare non una ditta, ma un territorio, che è quello di Taranto. Invece, non ha trovato nulla per aiutare un territorio che è quasi il 2 per cento del PIL nazionale, come quello dell'Emilia colpita dal terremoto.
Cazzola secondo me sta sbagliando quando dice «casereccia». Noi siamo un popolo casereccio, ma soprattutto per la parte che riguarda le tradizioni, ma non sicuramente dell'opposizione: l'opposizione la facciamo in modo concreto, in modo corretto e in modo chiaro.
La gente al di fuori di quest'Aula infatti ha capito che questo testo è una presa in giro per i cittadini e per i lavoratori dell'Ilva, è semplicemente un aiuto al governatore della Puglia, è un aiuto a un imprenditore del sud che sta facendo con i soldi pubblici i propri interessi. Fosse successo a un'impresa del nord non credo che il Governo avrebbe fatto allo stesso modo e avrebbe trovato in modo così veloce i fondi per salvare l'impresa.
Abbiamo anche un problema che non è stato invece toccato dal testo di questo decreto, cioè la parte agricola: ci sono i fondi degli agricoltori delle aree circostanti la parte dell'Ilva che non sono stati menzionati nella bonifica, l'agricoltura è una delle cose più importanti dell'economia di quella regione, eppure nessuno ha pensato all'inquinamento che si è verificato nei terreni e quindi nei prodotti che vengono da quella terra, inquinamento derivante dall'Ilva. Soprattutto mi spiace per il Ministro Catania, che non si fa sentire per nulla all'interno di questo Governo per aiutare il settore fondamentale di questo Paese.
Noi continuiamo e continueremo a fare opposizione a questo testo, perché riteniamo ci siano siti importanti - se non di più - come quello di Taranto, ad esempio nella mia terra Fidenza, con la Carbochimica, che è un sito che ha bisogno urgentemente dei fondi per la bonifica e la riqualificazione all'interno del paese, e qui non si è visto nulla ancora da parte del Ministero, ma si vota sempre a favore di decreti e di testi che vanno nella direzione di finanziare aree del sud.
Noi non ci stiamo a questo, continueremo a fare battaglia su questo decreto e continueremo a portarlo al di fuori di quest'Aula, dove invece si cerca di soffocare, mettendo la fiducia molto spesso sui testi, la dialettica politica del Parlamento. Pag. 62Continueremo sempre a dire che questo è un finanziamento non - torno a dire - per gli operai o per la Puglia che lavora ma è semplicemente una marchetta fatta da questo Governo per stanziare fondi, nascosti all'interno di un decreto per la riqualificazione, invece per finanziare delle iniziative infrastrutturali della città di Taranto.
È per questo che noi continueremo a votare contro al decreto e a questo modo di questo Governo di comportarsi, razzista nei confronti del nord. Come Lega Nord continueremo a sostenere il nord, perché senza quell'area il nostro Paese avrebbe già fatto la fine della Grecia. Un Paese che sta soffrendo, come dicevano prima molti colleghi, al nord, dove molti imprenditori si sono suicidati, dove molte imprese non hanno riaperto i cancelli dopo le ferie estive e dove invece questo Governo continua a non vedere e a non voler mettere mano. Quindi, noi continueremo sempre e comunque nella difesa del nord del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Volpi.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, i miei colleghi hanno evidenziato - credo - attraverso l'illustrazione degli emendamenti le evidenti criticità di questo provvedimento, portato attraverso decretazione. Io però vorrei sollecitare, signor Presidente, anche i colleghi dell'Aula - di destra, di sinistra, di centro - a fare una riflessione vera, cioè a domandarvi - vi domando io - cosa state vendendo ai cittadini di questa città in crisi, di Taranto. Voi state vendendo - perché questa è la realtà che si riproduce all'interno di questo provvedimento - in realtà la dismissione dell'Ilva e l'impiego degli operai dell'Ilva nelle trasformazioni urbane. Questa è la realtà, perché qui per l'Ilva non c'è nulla, è un'operazione ben diversa, strutturata in un certo modo, che di fatto interviene su aree che sono di dismissione, che sono di trasformazione e, in parte, di bonifica. Quindi, la mia domanda è: ma voi state facendo un'altra volta un gioco alla rottamazione della gente di Taranto, che sta già subendo in due modi diversi una sofferenza, che è quella della possibile mancanza di lavoro e della mancanza della salubrità della loro città?
Io credo di sì e credo che sia molto disonesto, caro sottosegretario, fare finta di nulla. Ma, d'altra parte, ieri leggevo un libricino che non posso certamente consigliare ai «montiani» convinti, perché non parla particolarmente bene di Monti, ma che mi ha dato uno spunto di riflessione che penso sia assolutamente adeguato, visti i risultati di questo Governo.
È un libricino dove vi è una frase che io, alla fine, raccolgo. Esso parlava degli statisti, quelli veri, parlava del «New Deal» di Roosevelt, parlava della «Nuova Frontiera» di Kennedy, parlava del «New Labour» di Blair, e noi avremo la «New Taranto» di Monti.
D'altra parte, ognuno di noi ha delle aspirazioni diverse. Evidentemente, qualcuno è uno statista e qualcuno è un mediocre tecnico che cerca di prendere in giro un po' tutti qui dentro. La cosa che dispiace, evidentemente - ma lo dico al di fuori della polemica - è che ci state tutti a questa partita alla non verità; una non verità che costerà tantissimo nel momento in cui pensate di intervenire su una città senza un progetto vero, dicendo che questo è un intervento di emergenza.
È gravissimo, gravissimo, perché, quando si interviene in un tessuto urbano, deve esserci una programmazione vera. È chiaro che qui paghiamo quello che si è pagato, purtroppo, e si sta pagando ancora in tante aree, come hanno detto i miei colleghi, dove questo straordinario modo italiano, tutto anomalo, del «fordismo di Stato» ha messo delle condizioni industriali a volte imposte per cercare di superare, in maniera fallimentare, molto spesso, le criticità sociali.
Ebbene, con questo intervento non fate altro che dire che in pochi mesi si trasformerà la realtà ex industriale di Taranto in qualcosa di diverso, senza che vi sia un vero progetto. L'unico progetto che Pag. 63vi è, magari, è regalare agli amici del Ministro Clini, i cinesi, il porto, così poi siamo tutti contenti.
Credo che questa indifferenza la pagherete tutti; d'altra parte, già ieri ho visto come è stato accolto un esponente del Partito Democratico dagli operai dell'Alcoa. Penso che questa sarà la realtà che si troverà la sinistra o penso al distacco, un po' sprezzante, di una destra che, forse, non ha più interesse ad avere un rapporto reale con il territorio.
Ho letto un articolo interessante di Aldo Bonomi, a fine agosto, dove parlava proprio dell'Ilva di Taranto. Egli diceva che vi sono anche delle idee buone, ma, secondo voi, siete in grado, con questo provvedimento, di trasformare Taranto in una smart city o in una smart area?
Non lo so! Se l'indifferenza è questa, penso che non solo non vi accorgerete della gravità di quello che farete, ma non vi accorgerete nemmeno, e concludo, signor Presidente, del fatto che, purtroppo, con la crisi della politica, questi provvedimenti non fanno altro che far arroccare i cittadini verso una nuova politica, che in questo Parlamento è rappresentata dall'«inciucio» dei due grandi partiti e di un Governo di insipienza politica totale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Rivolta.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, il mio emendamento all'articolo 1 chiede di sostituire il comma 3. Questo emendamento ha lo scopo di far utilizzare solo la metà dei residui presenti sui capitoli 7085 e 8532 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Entrambi sono relativi all'attuazione del federalismo amministrativo. Infatti, si tratta di risorse destinate ai trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
L'altra metà di queste risorse chiediamo venga destinata al cofinanziamento degli accordi di programma per la mitigazione del rischio idrogeologico che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha sottoscritto con le regioni. Questo è lo scopo dell'emendamento, però volevo anche fare alcune considerazioni, ma soprattutto, signor sottosegretario, fare alcune domande. Ripeto molte cose che sono già state dette dai miei colleghi, però, signor sottosegretario, le chiedo: perché l'Ilva? Perché Taranto? Perché solo per loro l'urgenza e non per tutti gli altri 56 siti?
Perché questi soldi finiranno a sostegno delle società di logistica e di trasporto del porto di Taranto? Perché, guarda caso, queste società sono, per la gran parte, di capitale asiatico e cinese? Perché a favore di queste società e non di altre? Ma soprattutto, lo dico a quest'Aula distratta, perché il silenzio di tutte le altre forze politiche che, infastidite talvolta, se non indifferenti, non stanno ascoltando i nostri interventi da qualche ora? Eppure questi interventi parlano di cose molto serie, chiedono come mai il Governo ha deciso di stanziare 329,5 milioni di euro di fondi pubblici per questo provvedimento, perché ha chiesto solo 7,2 milioni di euro alle società e ai privati coinvolti in questa situazione. Soprattutto, però, chiediamo perché il Governo continua ad essere un muro di gomma.
Le chiedo anche perché con questo provvedimento si vogliono intaccare i fondi per i rischi idrogeologici delle altre regioni. La maggior parte di noi viene da delle realtà con delle debolezze del territorio che ogni anno vedono milioni di danni, ma, soprattutto, tanta sofferenza e tanta distruzione nelle nostre città e nelle nostre aree. Allora mi chiedo perché tutto questo? Ma soprattutto perché, tra le altre cose, fare finta che questo provvedimento sia un'altra cosa, che questo intervento sia a favore dell'Ilva e dei lavoratori? Non è così! Soprattutto, per quali lavoratori? Forse stiamo parlando di quelli del porto, perché quelli in questione non sono quelli dell'Ilva. Questa è la grande «bufala» che si sta vendendo. Pag. 64
Allora chiedo a lei, sottosegretario, e a tutto il Governo se di questo nord proprio non vi interessa assolutamente niente. Non vi interessano gli imprenditori, gli artigiani, piccoli o grandi che siano, e tutte le persone che hanno perso il lavoro. Come ho già detto tante altre volte ripeto che non sto parlando delle aziende che non hanno storia e solidità alle spalle, sto parlando di aziende importanti che hanno una storia, che continuano a credere nell'innovazione, ma a cui i provvedimenti che il vostro Governo ha adottato hanno «tagliato le gambe». Mi chiedo dove volete andare a finire. Ma dove volete andare a finire?
Sono veramente sconcertata anche perché si parla raramente di tutti i commercianti. Stanno andando «a gambe all'aria» decine e centinaia di commercianti con la stessa solidità di cui parlavo prima, famiglie che da generazioni con coraggio hanno cercato di diversificare, pur di rimanere sul mercato, pur di non licenziare i dipendenti e adesso si stanno arrendendo, in queste settimane e in questi mesi! Ma a voi non interessa. L'urgenza - capisco la sonnolenza del Governo - è per l'Ilva di Taranto e per le società che gestiscono il porto di Taranto.
È una grandissima ingiustizia ma, come qualche mio collega ha già detto, pagherete veramente per questa insipienza perché non state aiutando il Paese ad uscire dalla crisi. È inutile sorprendersi di come i dati presentati dall'ISTAT siano drammatici.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rivolta.

ERICA RIVOLTA. È veramente una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Rondini.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, per la realizzazione degli interventi previsti dal presente decreto-legge, che rimanda al Protocollo di intesa, vi avvalete di un commissario che surrettiziamente, ci dite, può altresì avvalersi di organismi partecipati e rimandate al Protocollo dove si dice che questo organismo partecipato è già stato individuato in Puglia Sviluppo, partecipata al 98 per cento dalla regione Puglia, individuato senza alcuna gara di evidenza pubblica, come già qualche mio collega ha fatto notare.
Questo, evidenziato dal mio emendamento, è uno dei tanti punti di questo decreto che non condividiamo. Secondo il nostro gruppo l'intento del Governo è quello di destinare risorse pubbliche all'area portuale di Taranto per favorire lo sviluppo delle società logistiche e di trasporto che lo gestiscono.
Ma dove reperite i fondi per quest'operazione che sarebbe meglio definire «rilancio del porto di Taranto»? Le risorse sono stornate da due fondi di considerevole rilevanza per l'economia nazionale. Da una parte si privano le regioni di 20 milioni di euro, che dovrebbero essere indirizzati, invece, ad interventi di carattere ambientale, che interessano tutto il territorio nazionale. Dall'altra parte il decreto priva le imprese a livello nazionale della possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati per la realizzazione di programmi ambientali in attuazione del Protocollo di Kyoto.
Occorre tener conto che i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti ed il Governo svuota, invece, completamente tali capitoli in favore di Taranto. Riteniamo che la scelta del Governo Monti di decurtare risorse dal Fondo per il rischio idrogeologico sia una scelta scellerata, che necessariamente costringerà il Paese a dover spendere risorse maggiori a posteriori per tamponare le situazioni di emergenza.
Certamente la Lega Nord non sottovaluta la situazione di Taranto, ma ritiene che il Governo doveva ricercare altre fonti di finanziamento e non le risorse destinate al rischio idrogeologico o al Fondo di Kyoto. Il nostro dissenso verso il provvedimento è legato soprattutto alle discriminazioni che esso comporta rispetto agli Pag. 65altri siti inquinati di rilevanza nazionale con problematiche analoghe a quelle di Taranto.
È un provvedimento in realtà inutile, un'operazione mediatica che ha presentato il decreto come un provvedimento «salva occupazione». È un provvedimento assai ingiusto e sperequativo, perché nulla prevede per gli altri 56 siti di interesse nazionale del territorio, concentrati soprattutto nelle regioni del centro-nord, che hanno criticità equivalenti a quelli di Taranto.
Ma per comprendere meglio l'atteggiamento discriminatorio di questo Governo, esplicitato da un ennesimo provvedimento a favore del sud che perpetua la politica assistenziale, basta rileggere quanto scrisse un grande meridionale come Gaetano Salvemini. Scriveva Salvemini: «i Governi italiani per avere i voti del sud concessero i pieni poteri alla piccola borghesia delinquente e putrefatta, spiantata, imbestialita, cacciatrice di impieghi e di favori personali, ostile a qualunque iniziativa potesse condurre ad una vita meno ignobile e più umana. Qualunque gruppo di uomini onesti, di qualsiasi partito, avesse voluto mettere un po' di freno all'iniquità di una sola fra le clientele che facevano capo ad un deputato meridionale era sicuro di trovarsi contro tutta la marmaglia compatta».
Questo scriveva Salvemini. Nonostante siano dichiarazioni datate, sono ancora per noi di assoluta attualità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, siamo qui per la conversione di un decreto-legge d'urgenza per il risanamento ambientale di Taranto. Peccato che l'urgenza di questa conversione - peccato! - non derivi dalla situazione intrinseca del sito di Taranto, dall'inquinamento e da quello che le ditte hanno combinato in questi anni in quel luogo. Quanto piuttosto, invece, stiamo rincorrendo un'azione della magistratura, che dopo un po' di tempo si è accorta che a Taranto qualcosa non andava.
Però - un po' per richiamare l'intervento del collega Polledri - anche in questo caso ci sono polli e pollastri. I polli del sud vengono intercettati dalla magistratura e si solleva tutto quello che si è sollevato con questo decreto per trovare un'attuazione per dare a delle ditte private ancora soldi pubblici per risolvere una situazione che loro hanno creato. I pollastri al nord, che sono gli enti locali, vengono invece spennati delle risorse che hanno accumulato, o meglio accantonato non accumulato, nella loro parsimoniosa attività in questi anni e che vengono depredati, portando tutto di nuovo nella centralissima Roma e, quindi, redistribuendolo per aiutare i polli del sud.
Ma perché dopo tanti anni siamo qui ancora a parlare di Taranto e non si è intervenuti prima? Cosa non hanno fatto la regione Puglia, la città di Taranto, la provincia, in tutto questo tempo? Perché non è intervenuta la ASL della zona o l'ARPA? Nessuno si è fatto vivo, corrono tutti adesso, corrono a sottoscrivere questo Protocollo di intenti. Questa conversione in legge del decreto-legge, di fatto approva quello che sta scritto nel Protocollo di intenti e il Protocollo di intenti è costituito anche dalle premesse.
Siccome mi hanno insegnato che un atto pubblico ha una sua struttura, soprattutto se è giustificato nel suo nascere e nella sua sostanza, ecco che per giustificare dei soldi pubblici a delle ditte private e un intervento fatto in questo modo e urgentemente, ecco che ci si inventa un po' anche delle premesse abbastanza fantasiose. Intanto si dice che al Protocollo partecipano tutti gli enti pubblici possibili e immaginabili, che partono dal comune a salire, si interviene per risanare delle situazioni di degrado causate da ditte private, ma delle ditte private non c'è traccia nel Protocollo, nessuno «caccia i soldi» per riparare i guasti che ha contribuito a realizzare.
E poi ci sono delle considerazioni che tengono vivo questo provvedimento: con questa attività, impiegando, come diceva il collega Volpi, operai dell'Ilva - perché questo è un intervento sull'Ilva e sugli Pag. 66operai dell'Ilva - dunque impiegando operai e strutture dell'Ilva, per realizzare altre opere, si pensa per esempio di avviare specifiche attività di sperimentazione di tecniche e tecnologie di dragaggio e di gestione dei sedimenti. In tutto il mondo si manda una draga e si porta via quello che è stato accumulato, qui forse si vuol portare le persone con le calamite e tirar su le polveri del ferro accumulate nella banchina e quindi dare così impiego alla cittadinanza che non trova più lavoro in altre situazioni.
Giustamente ci si domanda, davanti a un sito pieno di cementifici e di attività industriali ferrose: chissà come mai ci saranno dei residui di ferro e di altre sostanze inquinanti? Ma proprio per queste criticità rappresentate da queste particolari presenze sui fondali bisogna darsi da fare e sottoscrivere questo Protocollo, Protocollo che naturalmente deve trovare un bel tema e un bel termine e quindi viene chiamato «Progetto di rigenerazione urbana». Non lo avevo ancora sentito, lo imparo adesso. Il Protocollo, all'articolo 4, comincia dicendo che le parti sottoscrittrici, quindi tutte quelle pubbliche, prima di partire per risolvere la situazione istituiscono giustamente un comitato dei sottoscrittori che dovrà sovrintendere alla immediatezza della lavori. Però non basta: bisogna costituire una cabina di regia coordinata dalla regione Puglia, perché giustamente la regione Puglia ci deve ben mettere il becco, come ce lo ha messo sulla sanità della Puglia, come ce lo ha messo, invece di aiutare i cugini di Taranto ed è andata ad aiutare i fratelli rom di Milano. Quindi giustamente il Presidente della regione Puglia deve avere la cabina di regia e giocare con il joystick di questa situazione. Ma nella cabina di regia cosa ci fanno? Hanno la responsabilità di realizzare e di sottoscrivere gli accordi che poi verranno attuati nel programma, dovranno approfondire la ricognizione dello stato di avanzamento dei lavori ma soprattutto certificare e verificare l'effettiva disponibilità finanziaria. Allora, se già partendo si istituisce una commissione che dovrà verificare se ci sono soldi, qualcosa mi lascia pensare che i soldi non ci sono. Si parte dicendo che si faranno alcune opere, già dicendo che non ci saranno soldi e che si faranno solo quelle che effettivamente avranno la possibilità di essere coperte.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. I miei colleghi si sono già dilungati sulle questioni economiche di questo provvedimento, su come si sono reperiti e buttati via i soldi, io invece volevo mettere l'accento su come invece si costruiscono apposta certi provvedimenti per consentire poi al Governo di fare ciò che vuole. È vero che ogni Governo è legittimato a cercare di fare ciò che vuole, ma che anche il Parlamento consenta sempre mi sembra un'esagerazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Fava.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, dovrei intervenire per richiamare l'attenzione dell'Aula sull'argomento di cui stiamo parlando. Capisco che quando i colleghi intervengono qualcuno si lasci prendere dalla foga e spesso possa andare fuori tema, ma tanto fuori tema quanto il collega Cazzola credo che non sia andato nessuno. Quando si fanno i comunicati stampa - mi riferisco al collega Cazzola che vedo distratto nel leggere sull'i-pad - almeno prima si abbia la decenza di provare a capire di che cosa stiamo parlando; mi riferisco al comunicato stampa con il quale si è parlato di opposizione «casereccia» da parte della Lega nei confronti di un provvedimento che dovrebbe risolvere i problemi dell'Ilva. Ricordo ai colleghi che sono in Aula che questo provvedimento nemmeno lontanamente cita il tema dell'Ilva perché le aree di cui stiamo parlando sono tutte estranee ed esterne al perimetro aziendale. Qui si supera veramente il senso delle cose, tutto ha un limite, anche l'improvvisazione a questo punto ha un limite, e soprattutto sentirsi dare dei «caserecci» da chi non Pag. 67ha nemmeno capito di cosa stiamo parlando può risultare una cosa anche abbastanza offensiva.
Detto questo, noi ci teniamo a ribadire che su questo provvedimento si è fatta molta confusione. Con questa attività che stiamo ponendo in essere di dura critica nei confronti del Governo e della maggioranza che lo sostiene in riferimento al tema di cui ci stiamo occupando, ci teniamo a spiegare ai cittadini che, in primo luogo, questo provvedimento non è in grado di risolvere nessuno dei problemi per i quali il Governo ha ostentato sicurezza. Capisco che il collega Cazzola possa essere stato tratto in inganno, avendo una conoscenza giornalistica della questione. Probabilmente avrà letto qualcuno dei comunicati del Governo, in particolare del neo Ministro dell'industria Clini, e facente funzione anche come Ministro dell'ambiente, ma solo incidentalmente, quando la settimana scorsa ha detto: «stiamo contribuendo in modo significativo alla soluzione del problema dell'Ilva con questo provvedimento»; così come probabilmente è rimasto confuso dalle dichiarazioni del presidente della regione Vendola quando, con analoghe motivazioni, ha esultato qualche giorno dopo l'incontro che subito dopo Ferragosto c'era stato a Taranto e commentando ebbe modo di dire: bene, questo è un primo passo per risolvere i problemi dell'Ilva (anche lui probabilmente non era stato informato esattamente del contenuto del provvedimento), e in ogni caso confidiamo su una lobby parlamentare dei parlamentari del sud che sono già tutti impegnati affinché queste siano le prime delle risorse che devono andare a finanziare il piano, sapendo che non sono sufficienti. È ovvio che non sono sufficienti perché è un piano che non risolve nemmeno minimamente il problema, ma che al contrario si occupa di tutt'altra questione.
Qual è la questione di cui stiamo dibattendo? Ebbene, signori, sgomberato il campo dagli equivoci, cioè dato per assodato una volta per tutte che questa questione non attiene all'Ilva, non la risolve, non la interessa, ci siamo preoccupati di capire di cosa si parlava, e abbiamo capito che questo Governo ha compiuto un gesto che noi abbiamo giudicato molto negativo, non perché non fosse utile, ma perché è l'unico gesto su 57, perché analoga situazione non si è verificata in altri territori. Mi spiego meglio. Vedete, cari colleghi, abbiamo creato un precedente molto antipatico perché di fatto con un decreto, con un intervento di indifferibilità e urgenza da parte del Governo, abbiamo anticipato i contenuti di un accordo di programma. In altre parole abbiamo fatto qualcosa che in altre 56 analoghe situazioni in giro per il Paese non è stato fatto, cioè abbiamo fatto qualcosa in località che noi conosciamo bene del nord, dalle quali proveniamo (penso a Mantova, il capoluogo della provincia dalla quale provengo, ma penso ad altre situazioni: c'è Pieve Vergonte, la vicenda di Casale Monferrato, Marghera, e tante altre situazioni), in tutti gli altri siti di interesse nazionale nessuno ha inteso fosse necessario intervenire interrompendo quelle procedure che sono in corso da anni o decenni addirittura, e anticipare i contenuti dell'accordo di programma sbloccando risorse da parte dello Stato.
Non solo. Abbiamo anche sbloccato risorse da parte dello Stato destinate ad altre finalità. Abbiamo utilizzato fondi per il dissesto idrogeologico, prelevati da un capitolo di spesa nell'ambito del quale c'è sempre stato detto negli ultimi mesi che non esistevano risorse (ce n'erano probabilmente poche, ma qualcosa c'era, e quel poco che c'era è più che sufficiente: parliamo di 20 milioni di euro), per essere destinati dal fondo per il dissesto idrogeologico alle bonifiche del porto di Taranto.
E abbiamo cercato evidentemente di risolvere un problema, che è quello del porto di Taranto. Fa piacere che sia arrivato anche il Ministro Clini nel frattempo, che saluto e ringrazio per la sua attività di Ministro per l'industria in questi ultimi mesi, facente funzioni insisto. Abbiamo, quindi, cercato in tutti i modi di risolvere un problema in modo assolutamente improprio, cioè abbiamo prelevato risorse che erano destinate ad altro e le Pag. 68abbiamo messe lì, risorse peraltro prelevate da un capitolo che, con ogni probabilità, è un capitolo assolutamente incapiente. Ma, allora, chiedo: qual è la differenza in questo momento che distingue i cittadini di Taranto dai cittadini di Mantova, di Casale Monferrato, di Brescia, di Marghera, di tutte le altre realtà che vivono con difficoltà la possibilità di portare avanti i progetti se non una visione miope, strabica e assolutamente razzista? Questo Governo è razzista, sta guardando con interesse solo al Sud e ha dimenticato completamente i problemi del Nord e delle aree inquinate di quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Lanzarin.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, lo spettacolo a cui stiamo assistendo oggi e a cui abbiamo assistito la scorsa settimana in Commissione non è sicuramente un bello spettacolo. Si tratta di un provvedimento che è partito come un provvedimento d'urgenza, decretazione d'urgenza, un provvedimento che ha tenuto banco nel mese di agosto quando è stata convocata d'urgenza la Commissione per riferire, sospinta anche - ricordiamolo - da una forza politica che, invece, è silenziosa, non ha presentato emendamenti e non ha svolto alcun tipo di intervento. È sicuramente un cattivo spettacolo perché tutti ne parlavano, tutti hanno parlato di questo provvedimento, tutti hanno parlato dell'urgenza di porre fine, dell'urgenza di risolvere i problemi di Taranto, dell'Ilva e, quindi, di mettere in primo piano questa situazione; però in queste settimane in cui il provvedimento è entrato nel vivo nessuno parla, silenzio assoluto, è calato il silenzio e l'unica forza a parlare è la Lega Nord Padania che vuole, però, mettere in evidenza quella che è la contrarietà, ma non solo la contrarietà, bensì la contraddizione che è intrinseca in questo provvedimento. L'abbiamo fatto in Commissione e lo facciamo oggi perché crediamo che sia un nostro diritto poter manifestare la nostra contrarietà, ma sia un nostro diritto anche poter dire ciò che va e ciò che non va, ciò che funziona e ciò che non funziona.
Partiamo dal fatto che il diritto alla salute è un diritto sacrosanto e va rispettato e, quindi, vanno rispettati sicuramente i cittadini che hanno protestato, che vogliono vivere in un ambiente che sia sano e protetto. Va rispettato il diritto al lavoro e, quindi, di quei lavoratori che si sono visti in pericolo il posto di lavoro, che si sono visti comunque minacciati da quelle che potevano essere alcune considerazioni. Vanno rispettate le leggi perché le leggi, se vanno rispettate, vanno rispettate da tutti quelli che le devono rispettare. Quindi vi è il principio di chi inquina paga, il principio che le leggi - e questo ci è stato detto da tutte le parti, da destra a sinistra, ce lo siamo sentiti dire molto molto spesso - non vanno interpretate, ma vanno viste come vengono scritte, non devono essere interpretate. E, invece, abbiamo visto che, in questo provvedimento, tutti hanno interpretato a proprio piacimento le leggi e le sentenze. Noi della Lega Nord Padania però abbiamo detto che, invece, il provvedimento non va nella direzione giusta; non è un provvedimento che va nella direzione di risolvere i problemi, problemi seri che sono legati sicuramente all'inquinamento e alle bonifiche. Circa le bonifiche però ripetiamo che non abbiamo il problema solo del sito dell'Ilva di Taranto, ma abbiamo altri 56 siti, solo considerando quelli di interesse nazionale, senza parlare di tutti gli altri siti minori che hanno le stesse problematiche che ogni giorno gli enti locali minori, quindi comuni, province e regioni, devono affrontare con risorse proprie. E qui vi è la responsabilità degli amministratori degli enti locali che abbiamo visto latitanti in questa situazione perché il problema c'era, il problema era già vissuto, era un problema che le zone, i comuni, la provincia, i territori stessi, la regione sapevano e conoscevano e che però finora non hanno saputo affrontare.
Interviene il Governo con un decreto d'urgenza; interviene il Governo ponendo Pag. 69dei fondi che vanno comunque ad intaccare risorse che sarebbero da destinare anche alle altre parti del territorio, alle altre regioni. Pensiamo solo ai fondi - e qui vengo al mio emendamento - del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ossia ai famosi 20 milioni di euro che vengono citati. 20 milioni di euro che vengono tolti dai problemi del dissesto idrogeologico e della difesa del suolo.
Quante volte abbiamo parlato in Commissione o in quest'aula, con risoluzioni o mozioni, della necessità di porre un freno, di fare una politica concreta, una politica puntuale, una politica che vada a risolvere i problemi del nostro territorio, che vada effettivamente a mettere al riparo da quelle che sono le emergenze che ogni anno viviamo nei territori (penso al Veneto con l'alluvione, alla Toscana, all'Emilia-Romagna, alla Liguria); tuttavia andiamo a privare i territori di queste risorse. Questo non è giusto assolutamente, soprattutto quando pensiamo che vi sono degli accordi di programma che vanno rispettati. Vi sono regioni che si sono impegnate, che hanno sacrificato territori, che hanno predisposto degli interventi importanti che vanno sicuramente in questa direzione, ma che però non potranno essere posti in essere perché vengono tolte loro risorse importanti; vi sono regioni che hanno saputo pianificare (penso al Veneto con la cassa di espansione), che però vedono decurtati dei fondi destinati ad una situazione che non va a risolvere - ricordiamolo - il problema dell'Ilva di Taranto, dell'inquinamento, della diossina e di tutto resto, ma quelli delle zone demaniali, delle zone solo che circondano questo sito, delle zone legate alle aree portuali che dovrebbero già essere state oggetto di interventi da parte dell'autorità portuale; però probabilmente anche in questo caso vi è la responsabilità di chi gestisce il territorio e di chi pianifica che non ha saputo intervenire in tempo, non ha saputo porre quei rimedi, stanziare le risorse che aveva (e sappiamo quante risorse, anche qui potevano contare sulle solite risorse dei fondi FAS); vi è contrarietà anche da parte nostra sulla suddivisione dei FAS, che non può più avere una suddivisione dell'85 per cento al Sud e del 15 per cento al Nord. Non possiamo più pensare che chi ha i soldi poi non sia in grado di spenderli e quindi dobbiamo ricorrere alla decretazione d'urgenza, a fondi che privano...

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

MANUELA LANZARIN. ... altri territori come il Nord, con siti importanti citati anche dai miei colleghi, che avrebbero bisogno effettivamente di bonifiche e di interventi, per darli a chi invece non sa come utilizzarli, ma soprattutto non è responsabile... (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Lanzarin, ha facoltà di parlare l'onorevole Torazzi.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, hanno già detto molto i nostri colleghi. Io devo dire che spero di vedere sulla stampa libera e democratica domani scritto che questo provvedimento non c'entra niente con l'Ilva e che invece è un provvedimento che è mirato a facilitare l'import delle merci cinesi tramite l'ammodernamento del porto di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non so se ci riusciremo, perché mi rendo conto che, nonostante il nostro ostruzionismo, nessuno vuole parlare di questa questione, che è una questione esiziale della politica di questo Governo. Noi abbiamo detto che questo provvedimento è sbagliato, è inutile, abbiamo detto che è razzista: hanno spiegato i colleghi che ci sono 57 siti, ce n'è uno gravissimo a Casale Monferrato, un caso che è mondiale per il problema dell'amianto: in quel caso il Governo non aveva fretta, non aveva tempo, non aveva i soldi. Invece, per Taranto subito si è intervenuti con la corsia preferenziale e arriveranno i bei 330 milioni. Ora noi sappiamo che l'essenza di questo provvedimento - come dicevamo e l'hanno detto anche altri colleghi - Pag. 70è il danno che farà alla nostra economia. Io voglio ricordare che i 400 portuali che ci sono a Taranto potrebbero essere utilizzati, come dicevo ieri nella discussione sulle linee generali, con più efficacia per controllare le merci contraffatte che arrivano dalla Cina, non per agevolare lo scarico o l'inoltro di queste merci sui nostri mercati. Noi dicevamo che il problema è questo, perché questo provvedimento ad esempio non considera che, in un anno, nella sola Brianza si sono persi 48.000 posti di lavoro e abbiamo avuto segnalazioni di problemi ambientali e di altro genere in Brianza, però non è successo niente, al Governo non interessa. Allora, un Governo che interviene con un decreto d'urgenza per fare un favore ad una regione dove vi è un governatore che è schierato con questo Governo, un Governo che lo fa e che, per salvare 400 posti, ne mette a rischio decine di migliaia, questo Governo per forza, signor Presidente Monti, ha acuito la crisi. Non ce lo doveva dire lei, noi lo abbiamo capito dal primo momento: lei ha acuito la crisi. Le dirò di più: lei ha tagliato le pensioni, dicendo: «Lo facciamo per il futuro». Ma chi vuol prendere in giro? Non abbiamo mica l'anello al naso noi! Signor Presidente del Consiglio, se lei taglia le pensioni di anzianità - che è una cattiveria - prima avrebbe dovuto colpire le finte pensioni di invalidità: 5 milioni in Italia, 2 milioni in Germania, 2 milioni in Francia, uno scandalo e voi non fate niente. Ebbene, lei ha tagliato quelle pensioni per motivi di necessità; avrebbe dovuto dare quei soldi indietro ai lavoratori e alle imprese ed abbassare così il costo del lavoro.
Infatti, gli oneri sociali in Italia si pagano, come in tutto il mondo, prima di aver fatto una lira di utile: per questo scappano le imprese. In Germania, per dare un euro ad un lavoratore dipendente ne basta 1,8, nel nostro Paese, 2,3. Quindi, lei ha aggravato e continua ad aggravare questa crisi, anche se il suo amico Mario Draghi, violando tutte le regole - sempre che domani i tedeschi non lo stoppino -, sprecherà dei soldi.
Ma c'è un altro attore interessante in questa questione che abbiamo analizzato in questo modo: è il presidente della regione Puglia. Il presidente Nichi Vendola ha detto che quelli della Lega sono miopi. Lui, invece, ci vede così bene che, nel mezzo di una crisi tremenda, una crisi che colpisce anche la sua regione, la cosa più intelligente che ha pensato da dire è che ci vogliono più diritti, perché è innamorato e si vuole sposare. Noi auguriamo al Paese di riprendersi sperando che Monti se ne vada. Al presidente Vendola, siccome noi siamo fondamentalmente buoni, auguriamo tanta felicità e ci auguriamo che possa presto rimanere incinta, lui o la sua dolce metà, a scelta (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), in modo da coronare il suo sogno d'amore; magari, poi, si interesserà dei problemi della Puglia e di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Montagnoli.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sull'emendamento che riguarda la soppressione dell'articolo 1, che è l'articolo cardine di questo provvedimento, che noi consideriamo assolutamente sbagliato da tutti i punti di vista: dal punto di vista finanziario, economico, sociale, occupazionale.
In prima battuta posso dire, come già hanno ribadito i miei colleghi, che la questione più importante è quella della discriminazione di questo provvedimento e di queste risorse rispetto alle altre realtà del Paese, rispetto agli altri 56 siti di interesse nazionale individuati, che non beneficiano di tali risorse, nelle modalità e neanche nei tempi. Nel 1998 erano stati individuati questi siti, ma poi sono stati fatti i provvedimenti, come anche alcuni accordi di programma a livello locale con le regioni, con le province e con i comuni; le popolazioni si aspettavano anche risposte e risorse, cosa che non è mai avvenuta. In una parte del Paese, gli amministratori, che hanno una responsabilità verso i propri Pag. 71cittadini, hanno trovato delle soluzioni soprattutto attraverso gli interventi dei privati, perché noi gente del Nord siamo abituati a risolvere i problemi della nostra gente. In questo caso, invece, il Governo, con il sostegno chiaro di tutte le forze politiche, fa un'altra norma razzista contro l'economia.
La spesa e l'impegno finanziario sono notevolissimi: penso che se qualcuno ci guarda dall'estero, dirà: è la solita Italia che spreca le risorse. Infatti qui, alla fine, non si risolve né il problema dell'Ilva né il problema dell'occupazione. E i soldi sono tanti: 336 milioni di euro. L'assurdo è che il privato ne mette 7, mentre 329 milioni vengono da fondi pubblici, ben sapendo che non produrranno alcun risultato. È l'ennesimo - ennesimo - spreco di risorse pubbliche: una parte del Paese ha dimostrato, in questi anni, che non vuole cambiare registro. Oggi sono 336 milioni, qualche settimana fa erano 400 milioni per la Sicilia; attendiamo, magari, che anche i 1.800 dipendenti della Gesip siano salvati con fondi pubblici. Poi, qualcuno dovrà spiegare al Nord perché si fanno le cose in maniera diversa.
Pertanto, da un punto di vista finanziario, sicuramente, si tratta di un impegno notevolissimo, e su questo siamo contrari. Inoltre, avete usato - come state facendo da quando siete al Governo - la stampa e la televisione: sembra che tutto quello che fa il Governo Monti sia positivo. Noi siamo vicini ai lavoratori e ai cittadini, perché comunque si tratta di 10 mila persone - 20 mila con le famiglie - che hanno problematiche da decenni, ma con la scusa di questi dipendenti usate i fondi in maniera diversa. Voi Governo, ma soprattutto voi deputati e colleghi, dovete spiegarlo alle 202 mila persone - è la stima di oggi della CGA di Mestre - che rischiano di perdere il posto di lavoro. A questi chi dà le risposte? Nessuno, nessuna risorsa pubblica, nessuna risposta alle aziende né agli imprenditori che hanno preso anche delle decisioni drastiche.
Venite anche da noi, venite al Nord, venite in Veneto, in Lombardia, in Emilia, in Piemonte, dove le aziende scappano via, dove le aziende chiudono; e però oggi sentiamo in Commissione il direttore dell'Agenzia delle entrate Befera che dice: avanti con la lotta all'evasione fiscale, avanti con l'abuso, avanti ancora con la tassazione. Ciò invece di fare un percorso completamente diverso. Questo è un secondo motivo per cui siamo assolutamente contrari.
Anche dal punto di vista ambientale non si risolvono i problemi, perché le risorse per la bonifica sono pochissime rispetto alle risorse che vengono messe sull'industria ma, peggio ancora, quelle poche risorse che ci sono sul dissesto idrogeologico le prendete tutte e se da qui a qualche settimana, visti i cambiamenti climatici, ci saranno delle urgenze o ci saranno delle situazioni di pericolo in un'altra realtà del Paese, cosa fate? Li prendete tutti, state raschiando il barile, avete tolto anche quei 20 milioni di euro che erano lì, avete tolto i 70 milioni di euro dal fondo di Kyoto e poi, cosa si fa? Per l'altra parte del Paese di risposte non ne vediamo neanche una.
Ci sono anche delle responsabilità. Abbiamo cercato, con il Governo precedente, di far partire un percorso, che era quello del federalismo fiscale, che era quello del federalismo amministrativo perché ci fosse la responsabilità di chi amministra. Oggi giustamente è stato citato quanto detto da Cazzola del PdL, ma soprattutto da Vendola che dice: la Lega fa ostruzionismo; soprattutto, più risorse ancora chiede Vendola. No, da noi gli amministratori si prendono la responsabilità di decidere delle risorse e sono i cittadini che pagano queste gestioni fallimentari. Voi, colleghi del PdL e del PD, avete anche delle precise responsabilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Montagnoli.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Non venite al Nord, dai dipendenti delle aziende e dai cittadini del Nord, perché voi state buttando dei soldi per non risolvere la situazione e noi lo diremo tutti quanti.

Pag. 72

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Montagnoli.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Si avvicinano le elezioni politiche, dovete dire questo, la Lega chiede soldi per tutte le realtà del Paese, vedo che il presidente Tomat di Confindustria Veneto lancia l'idea di un referendum per l'indipendenza. Ben venga...

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, abbiamo presentato anche questo emendamento in quanto il Governo, in questo decreto-legge destina risorse pubbliche all'area portuale di Taranto e favorisce così lo sviluppo delle società logistiche che gestiscono lo scalo e in particolare di una società logistica che si chiama TCT Spa, ovvero una società a capitale asiatico. Questa Taranto Container Terminal, che gestirà tutto il settore del terminale contenitori del porto, avrà un vantaggio competitivo rispetto agli altri porti nazionali non solamente per l'attività diretta, ma anche per tutta l'importazione di merce dall'Estremo Oriente. Quindi, questo va nell'esatto opposto a quanto noi sosteniamo e a quanto riteniamo che tutte le persone di buon senso sostengano, ovvero favorisce una concorrenza dei mercati asiatici che, come dimostrato da tutti i dati sul commercio internazionale, è una concorrenza sleale che non produce un valore aggiunto per il nostro territorio, bensì mette in competizione in modo assolutamente di dumping commerciale le nostre aziende. Questo comporterà, ovviamente, un calo di vendite dei prodotti dei nostri territori e fatti nei nostri territori e, in conseguenza, anche ad un calo di posti di lavoro. Mi domando, quindi, con quale logica il Governo vada in questa direzione, oltretutto considerando anche il fatto che i fondi messi a disposizione vengono presi, per esempio, dal dissesto idrogeologico.
Inoltre, ho notato, da mera opposizione casereccia, che alcuni colleghi della maggioranza non si sono resi conto che con questo decreto-legge, intanto non si interviene sull'Ilva, come hanno ricordato dei colleghi che sono intervenuti prima di me, ma non solo: andiamo a creare anche un differenziale tra le diverse aree del Paese che è assolutamente inaccettabile. I colleghi hanno ricordato le situazioni drammatiche che vivono nei loro territori; se permette, signor Presidente, ricordo la Ferriera di Servola, con mille dipendenti; nessuno interviene a livello centrale, anche là si parla di bonifiche, anche là si parla di lavoratori che rimangono a casa e non hanno più i soldi per mantenere le loro famiglie. Mi domando perché questo Governo non ha fatto alcun tipo di decreto d'urgenza.
Mi domando perché per tutta la piccola e media impresa del nord, che sta chiudendo - forse fa meno rumore perché piccola, ma i lavoratori sono molti di più - questo Governo non interviene per mettere a disposizione soldi per salvare la vera produzione, non per fare semplicemente manovre per salvaguardare alcune aree del Paese. Vi sono migliaia, anzi milioni, di lavoratori per strada: perché in questo caso il Governo non interviene? Ha parlato solamente tramite proclami fatti a qualche convention o in qualche televisione, ma non ha messo una lira. Quando si parla, invece, di Taranto e del porto di Taranto, il Governo ha deciso di intervenire - appoggiato da questa maggioranza - in modo immediato. Ma se voglio parlare del mio territorio, purtroppo, ho molti altri casi da tirare in ballo, come le bonifiche della zona industriale, bloccate da decenni, che non permettono di sviluppare l'impresa e di dare ai nostri cittadini opportunità occupazionali. Ma in questo il Governo è sordo, e devo dire che anche la maggioranza è sorda.
Domando ai colleghi dell'opposizione - probabilmente non a quelli pugliesi, ma a quelli che vengono da tutti gli altri territori - con che faccia torneranno nelle loro case e nelle loro vie a confrontarsi con i cittadini, dovendo dire che qui hanno votato «semplicemente» 330 milioni di euro per il porto di Taranto e non hanno messo una lira, né adesso né nei decreti- Pag. 73legge passati, per tutte le aree in difficoltà del nord del Paese che, lo voglio ricordare, in questi anni, anzi, penso dall'unificazione del Paese, hanno contribuito a creare le risorse e hanno contribuito a tenere in piedi tutta la macchina, come anche quella degli sprechi del Mezzogiorno.
Presidente, ho poco tempo, ma di sprechi potremmo parlare e tanto, soltanto che parlare di sprechi, in passato, era una vergogna, e adesso è un crimine, perché non si può parlare di sprechi quando vi sono persone che non hanno di che mangiare. Infatti, abbiamo gli esodati del nord e abbiamo le persone che non trovano lavoro. Lo ripeto, si tratta di un crimine e, quindi, questo Governo si deve prendere le responsabilità di queste scelte, perché, se vi sono priorità, penso che in un momento di difficoltà queste debbano andare verso quei cittadini che si sono sempre sacrificati e sempre, devo dire anche troppo in silenzio, hanno sopportato - e concludo, Presidente - un carico attualmente insopportabile in una situazione del Paese assolutamente squilibrata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Fogliato.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, molto è già stato detto su questa vicenda, volevo però anch'io svolgere alcune considerazioni, che vanno poste a questo Governo, a questo Governo che vuole passare come salvatore della patria per aver risanato i conti, ma io dico per aver preso i soldi dalla solita parte del Paese e averli distribuiti in un'altra parte del Paese, cioè il sud. Cambiano i Governi, cambiano le maggioranza, ma anche il Governo tecnico è avvezzo a questo vizio: distribuire a piene mani al sud, creando disparità con i nostri territorio. Ad esempio, in Piemonte, vi è la situazione di Casale Monferrato e dell'Eternit, che tutti conoscono: ebbene, da quanti anni è aperta questa vicenda, che ha visto la morte accertata di 1.700 persone? Quanto tempo ci vuole - chiedo al Governo - affinché queste aree vengano bonificate, mentre sull'Ilva vi è questo pronto intervento, questa velocità diversa rispetto a come vengono affrontati, invece, i problemi al nord?
Penso che questo sia un atto ingiusto, una sorta di razzismo verso il nord, che contribuisce in modo determinante - l'hanno già detto i miei colleghi prima di me - per il livello di tassazione versato al Paese, ma poi, quando deve avere qualcosa legittimamente, non viene mai posta attenzione. Dico ciò anche in considerazione del fatto che fa parte del Governo un Ministro della sanità che è proprio residente in quelle zone, in provincia di Alessandria: con che faccia si presenta alla gente dicendo che il Governo è intervenuto sulla vicenda dell'Ilva «in tempo zero» e che, invece, per l'amianto di Casale Monferrato, dovranno ancora attendere?
Voglio dire che, anche recentemente, il Ministro Balduzzi è stato visto alle sagre di paese. Partecipa alla sagra dell'aglio, partecipa alla sagra della cipolla, questo Ministro ha proprio un ruolo tecnico nell'affrontare questi problemi e mentre partecipa a tutte queste sagre di paese - lo dica, anche perché abbiamo capito - sta utilizzando il comodo scranno di Ministro per andare in giro per ripresentarsi alle elezioni la prossima volta. Questa è una cosa ingiusta, ma oltre a dei decreti che hanno il sapore di demagogia che sono stati proposti proprio da questo Ministro, dica anche ai suoi concittadini in Piemonte, a Casale Monferrato, che per l'Eternit dovranno ancora attendere perché l'Ilva, Taranto, ha la precedenza sui morti del Piemonte.
Ci sono delle velocità diverse a cui vengono affrontati questi problemi e sono dispiaciuto che anche in un Governo tecnico, che dovrebbe essere fuori da queste logiche, fuori da questi modelli comportamentali che erano tipici della prima Repubblica e che erano tipici di un certo modo di far politica, le stesse logiche siano al centro dell'attenzione di questo Governo, abbiano fatto presa anche in questo Governo, che i problemi del sud vanno affrontati prima di quelli del nord. Pag. 74
Noi, come Lega, da sempre contrastiamo questo modo di operare, lo denunciamo pubblicamente in tutte le sedi e in tutte le piazze e questo paragone io penso sia un qualcosa di importante, perché i problemi che ci sono, sommati ai tanti altri problemi - io ho elencato il caso dell'Eternit di Casale Monferrato, forse il più eclatante che c'è in Piemonte - vengono comunque dimenticati e vengono affrontati in modo diverso rispetto al nord ha, che comunque rappresenta a livello contributivo il motore nei versamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Follegot.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il decreto-legge oggi in Aula si tenta di dare soluzione ad un problema di grave inquinamento del sito di interesse nazionale di Taranto. Le risorse messe a disposizione sono rilevanti: oltre 336 milioni di euro, di cui solo sette fanno riferimento a privati. È un impegno forte, massiccio, che in un momento di ristrettezze e crisi economica pone alcuni quesiti. Noi tutti vorremmo che i siti di interesse nazionale avessero analoga attenzione, ma non è assolutamente così. Evidentemente, il Governo cerca di tamponare le emergenze più evidenti, quelle che hanno una maggiore rilevanza mediatica. L'Ilva di Taranto ha certamente avuto in questo ultimo periodo i riflettori puntati (stampa, televisione e non solo), ma la situazione dell'Ilva è solo il pretesto per il provvedimento. Manca da parte del Governo una visione complessiva della situazione, manca una strategia e obiettivi precisi che vadano oltre il caso specifico.
Ricordo che vi sono altri 56 siti di interesse nazionale che hanno necessità di un intervento di disinquinamento e di riqualificazione e che molti di essi insistono nel centro-nord. Perché il Governo interviene solo su questo? Perché una mole imponente di risorse su un unico intervento? La Lega Nord è contraria al sostegno esclusivo a questo sito, perché crea discriminazione nei confronti di molte aree del nord ugualmente qualificate che non vengono neppure prese in considerazione, su tutte Marghera e la ferriera di Servola.
Il Governo dirà che questo è solo l'inizio, che poi si provvederà anche alle altre aree, ma il modo in cui sono state rastrellate le risorse per far fronte all'operazione non lasciano ben sperare. Innanzitutto, il decreto-legge assegna le risorse di derivazione pubblica per attuare il protocollo di intesa, dove sono previsti 110 milioni di euro, deliberati dal CIPE il 3 agosto, ma il protocollo di intesa non è finalizzato solo alla bonifica del sito di Taranto, è finalizzato anche a sviluppare interventi infrastrutturali, a individuare misure volte al mantenimento e al potenziamento di livelli occupazionali, a individuare incentivi da destinare alle imprese già insediate e ad individuare incentivi per attrazione di nuovi investimenti. Insomma, è un intervento di una grossa entità che toglie risorse a ben altri interventi, forse più necessari.
La Lega Nord non può, quindi, che essere contraria, visto che il decreto-legge crea questa discriminazione nei confronti di altri siti di interesse nazionale, siti inquinati che hanno problematiche analoghe a quelle di Taranto. Il Ministro Clini è stato in visita, la settimana scorsa, nella zona industriale dell'Aussa Corno, in Friuli Venezia Giulia. Conosce la necessità dei dragaggi dei canali e dell'inquinamento esistente nel sito di interesse nazionale e, pur ponendosi la necessità di una ridelimitazione delle aree, rimane il problema di un intervento economicamente molto pesante. Il Ministro ci dica, dunque, con quali e quante risorse potrà intervenire e in quali tempi.
Ma, tornando al provvedimento oggi in Aula, dobbiamo ricordare come il Governo non presti altrettanta attenzione agli altri siti di interesse nazionale e non abbia proposto, per questi ultimi, alcun provvedimento di urgenza che velocizzi le procedure di attuazione degli accordi di programma. Evidentemente il Governo continua a Pag. 75mantenere un occhio di riguardo nei confronti del sud senza rendersi conto che, così facendo, mette ancora più in difficoltà le realtà produttive del Paese, del nord, alle prese con una recessione drammatica che il Presidente del Consiglio Monti non vede.
Si prendono in considerazione aziende che in questo momento hanno rilevanza mediatica (la Carbosulcis, l'Alcoa, l'Ilva) e non ci si accorge che molte piccole e medie aziende del nord chiudono giorno dopo giorno in silenzio, senza far rumore. Si tratta di una situazione che sta creando i presupposti di un malessere socio-economico che il Presidente Monti non vede. Lo stesso, infatti, afferma che nel 2013 ci sarà la ripresa, che in fondo al tunnel si vede la luce. Non vorremmo che quella luce sia, invece, un lumicino che si sta spegnendo lentamente.
Ogni volta che la maggioranza parla di ripresa, c'è un declassamento subitaneo da parte delle agenzie di rating o escono gli ultimi dati ISTAT, che sono una doccia fredda per le dichiarazioni appena pronunciate. Gli ultimi dati ISTAT confermano che il prodotto interno lordo è sceso del 2,6 per cento su base annua nel secondo trimestre 2012 rispetto al secondo trimestre 2011. È un dato che dovrebbe fare riflettere. Il Presidente Monti non faccia, dunque, previsioni a medio termine perché non ne azzecca una. Si limiti ad analizzare la realtà, che è di una profonda recessione.
Il decreto cosiddetto salva Italia, o meglio ammazza Italia, avrà pure per il momento salvato l'Italia, ma sta facendo chiudere le aziende e morire un modello sociale che ha come riferimento la famiglia. Anche i dati riferiti alle famiglie sono drammatici: i consumi sono scesi del 3,5 per cento, con punte del 10 per cento dei beni durevoli. È questo l'inizio?

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per la illustrazione degli emendamenti, svolti a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, del Regolamento. Considerata l'ora, possiamo concludere i nostri lavori, che riprenderanno domani alle 9,30, con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione decreto-legge in esame.

In morte dell'onorevole Enrico Alba.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Enrico Alba, già membro della Camera dei deputati dalla III alla IV legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,45).

LUCIANO AGOSTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, il 17 dello scorso mese di agosto è deceduto, all'età di 72 anni, il professor Giovanni Ferrante, deputato nella XII legislatura e senatore nella XIII. Gianni, come eravamo abituati a chiamarlo, era stato colpito da una malattia incurabile nel 2007, malattia che ha combattuto con la grande determinazione e la forza morale che lo hanno sempre contraddistinto. L'ha avversata con carattere, sopportandola con straordinaria dignità, ma il 17 agosto, purtroppo, il male ha sopraffatto la tenacia.
Ci ha lasciato un uomo straordinario, che ha reso orfana la comunità picena, una comunità a cui era particolarmente legato e per la quale aveva sempre profuso, senza riserve, il suo impegno politico e civile. La sua naturale predisposizione e la sensibilità con cui ha sempre affrontato gli innumerevoli problemi della sua terra, e in particolare quelli legati al lavoro e all'occupazione, lo hanno fatto amare e apprezzare da tutti.
La passione per la politica è stato uno dei tratti più salienti della sua esistenza. Pag. 76Giovanissimo militò nel Partito Repubblicano Italiano e fece parte della segretaria particolare dell'allora Ministro della giustizia Oronzo Reale.
All'inizio degli anni '80 aderì al gruppo degli indipendenti di sinistra nel gruppo consiliare del Partito Comunista del comune di Ascoli Piceno. Nel 1991 aderì al Partito Democratico della Sinistra e nelle elezioni politiche del 1994 fu eletto deputato e fu componente della Commissione bilancio della Camera dei deputati. Nella successiva legislatura fu eletto senatore e, in qualità di capogruppo dei Democratici di Sinistra nella Commissione bilancio, fu relatore di maggioranza per ben tre volte consecutive della legge finanziaria.
Erano anni di grandi cambiamenti: l'entrata nell'euro e la prima esperienza del centrosinistra al Governo del Paese. Non potevano che essere di grande stimolo per Gianni Ferrante a cui non mancavano curiosità e passione, doti che riusciva a miscelare con le sue indubbie capacità professionali. Fu un parlamentare attivo ed apprezzato, non solo dai suoi amici di partito e di coalizione, ma anche dai suoi avversari.
In tanti lo ricordiamo strenuo e lungimirante difensore dell'integrità territoriale della provincia di Ascoli Piceno e per questa ragione vivemmo una doppia amarezza quando nel 2004 il Parlamento, che non lo vedeva più tra i suoi componenti, assunse la decisione di istituire la provincia di Fermo, dividendola da quella di Ascoli Piceno. Come non rammentare i provvedimenti che in quegli anni il Parlamento approvò a beneficio della sua città ed il tentativo - frutto di una visione territoriale strategica - di finanziare una rete infrastrutturale che ponesse Ascoli Piceno al centro di importanti crocevia nazionali.
Probabilmente la sua professione di docente universitario - esercitata prima nell'università di Lecce, poi in quella Chieti-Pescara, in quella di Macerata e, infine, in quella di Camerino come insegnante di geografia economica - lo induceva a sviscerare gli argomenti. Gianni non improvvisava mai: le sue argomentazioni erano sempre frutto di studi accurati e di confronto. Era caparbio nel sostenerlo, ma nel contempo disponibile ad accogliere idee diverse purché provenissero da una discussione di merito seria ed approfondita.
Gianni Ferrante per la comunità picena e per molti della mia generazione rimarrà sempre un esempio di rigore morale. Per lui l'interesse collettivo doveva essere - ed era sempre - anteposto agli interessi di parte. L'etica dei suoi comportamenti diventava concretamente sostanza politica. Con questo pensiero vorrei rinnovare l'espressione di profondo cordoglio e di affetto ai figli Stefano, Andrea e Valeria e alla moglie Luigina (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, voglio unirmi alle parole di cordoglio del collega Luciano Agostini per essere stato anche io amico di Gianni Ferrante, avendo avuto con lui una lunga militanza politica nell'amministrazione comunale di Ascoli, dove siamo stati anche avversari politici, ma mi sono sempre fregiato della sua amicizia personale, perché uomo che ho sempre stimato per le sue doti e qualità personali che molto bene ha ricordato il collega Agostini.
Di lui voglio sottolineare non soltanto le doti personali di padre, marito e professionista esemplare, ma anche quelle di politico rigoroso, soprattutto per un impegno politico che veniva da quelle file repubblicane che qui sono state ricordate, dove il rigore finanziario era una priorità dell'impegno politico che oggi, tra le altre cose, nella discussione e nel dibattito sul debito pubblico ci fa ricordare come quegli uomini, che a quell'epoca quel rigore chiesero, erano stati degli antesignani di un dibattito attuale.
Io voglio unire quindi questo ricordo di Gianni Ferrante alla migliore tradizione della politica del Piceno, della sua terra Pag. 77che ha tanto amato e che ha difeso nei su interessi più nobili e vorrei che quest'Aula oggi ricordasse come in Gianni Ferrante si è avuto anche un esempio di rigore morale per una politica che è sempre più lontana a volte da certi valori che invece i cittadini reclamano.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, non ho avuto come i colleghi marchigiani la fortuna di conoscere personalmente e approfonditamente l'onorevole Ferrante ma ne ho conosciuto e apprezzato le capacità politiche, la grande preparazione, serietà e onestà personale e professionale, ragion per cui sia come deputato delle Marche che come rappresentante del gruppo dell'Italia dei Valori voglio far giungere il nostro cordoglio e le nostre condoglianze alla famiglia di questa importante personalità che è venuta a mancare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, grazie di aver accolto l'invito a ricordare una persona che ha fatto parte di questo consesso in altri momenti del nostro Paese, l'onorevole Enrico Alba che nasce il 15 agosto del 1921, che è stato durante la seconda guerra mondiale, in qualità di ufficiale dell'esercito italiano, e per non aver aderito alla Repubblica sociale, deportato per due anni nei campi di concentramento in Germania.
Una persona retta, che nell'Italia repubblicana ha aderito convintamente alla Democrazia Cristiana, ha fatto parte di quella parte di Democrazia Cristiana vicina ai problemi sociali e lo è stato fino agli ultimi dei suoi giorni. La sua vita politica è costellata da impegno e dalla gavetta: da consigliere comunale nel 1947 fino ad assessore e consigliere provinciale, fino a diventare dal 1959 al 1968 deputato di questo Paese. Una persona che si è occupata di dare sviluppo e impulso al Mezzogiorno, un uomo del sud per il sud. È stato presidente del consorzio del porto, dirigente nazionale delle ACLI, ha consentito al nostro territorio per la prima volta di avere servizi importanti come l'allacciamento del gas che all'epoca erano riservati e cominciavano ad arrivare nel nostro Paese.
Un insegnante di lettere che ha amato fino in fondo il suo lavoro fino all'ultimo dei suoi giorni: appassionato di lettere, poeta, persona - come ho detto - retta. Vanno ricordate due cose che sono state riportate dai suoi amici nel ricordo degli ultimi giorni, quando negli anni Sessanta, in piena Guerra fredda, ha votato a favore per l'ingresso della Cina all'interno delle Nazioni Unite, pur sapendo che quella scelta lo avrebbe isolato sia all'interno del suo partito sia all'interno di chi governava il Paese. Concludo ricordandolo con una frase che i suoi amici hanno pubblicato nel ricordarlo: «è una persona che non si è arricchita con la politica». Credo che questo sia un messaggio che vada distribuito ai nostri tempi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 12 settembre 2012, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto (C. 5423).
- Relatori: Ghiglia, per la VIII Commissione; Vico, per la X Commissione.

Pag. 78

2. - Discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131 e Oliveri ed altri n. 1-01135 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-01118, Misiti ed altri n. 1-01124, Angela Napoli e Della Vedova n. 1-01125, Nucara ed altri n. 1-01126, Casini ed altri n. 1-01127, Cicchitto ed altri n. 1-01128, Di Pietro ed altri n. 1-01129, Moffa ed altri n. 1-01132 e Belcastro ed altri n. 1-01133 concernenti iniziative a favore della Calabria.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,55.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCESCO COLUCCI IN SEDE DI REPLICA - INTERROGAZIONE N. 3-02221

FRANCESCO COLUCCI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, devo dire che le dichiarazioni fatte dal sottosegretario non corrispondono alla reale situazione in cui versa l'Ente; i dati che il sottosegretario ha posto alla nostra attenzione sono dati molto limitati, che non hanno avuto fino ad oggi alcuna rispondenza. Le preoccupazioni, che vengono manifestate giornalmente sia dalle organizzazioni sindacali, sia dall'apparato dalla Casa della Divina Provvidenza, sono più che fondate.
Dico questo perché, dopo molteplici richieste finalmente la regione Puglia ha incontrato la Congregazione Ancelle della Casa della Divina Provvidenza (CDP), unitamente alle organizzazioni sindacali, al fine di valutarne le richieste finalizzate alla risoluzione della gravissima crisi economica ed occupazionale.
Ebbene, dopo alcuni incontri tenutisi in questi mesi, l'ultimo dei quali il 30 maggio 2012, la regione Puglia, ancora una volta, non ha fornito alcuna risposta pratica ed immediata, né con riferimento alla (paventata) disponibilità di riconoscere un minimo adeguamento delle tariffe per le prestazioni rese ai pazienti dell'Istituto ortofrenico (ancora ferme al 2004), né tantomeno si è espressa ufficialmente in merito alla necessità di dare attuazione alla delibera regionale n. 380/99 che, sin dal 1999, attribuisce alla Casa della Divina Provvidenza il diritto ad ospitare ben 480 posti letto per altrettanti pazienti in residenza sanitaria assistenziale, da aggiungersi a quelli esistenti e mai attivati. A tal proposito, c'è una carenza che è stata denunciata costantemente da parte delle organizzazioni sindacali e degli utenti. È proprio la mancata attuazione di tale delibera - la cui attuazione, del resto, in tutti questi anni ha visto la Congregazione impegnare proprie ed ingenti risorse finanziarie in investimenti per infrastrutture (nuovi e moderni padiglioni), attrezzature e macchinari e figure professionali ad hoc - a rappresentare la principale causa dell'attuale dissesto finanziario ed economico dell'Ente, che non ha visto riconosciuta dalla Regione Puglia (a differenza di quanto fatto dalla Regione Basilicata!) la possibilità di poter completare il proprio processo di «riconversione» sanitaria, a seguito della Legge Basaglia, quale soggetto appositamente inserito nel sistema sanitario regionale.
L'attuale gravissima situazione economica e finanziaria - in parte accelerata sia dal «naturale» venir meno di anziani pazienti dell'istituto ortofrenico, che da un'inaudita aggressione dei procedimenti di riscossione da parte di Equitalia Sud - che non ha consentito negli ultimi mesi di pagare puntualmente e per intero i salari e gli stipendi dei dipendenti oltre che onorare le fatture dei fornitori, ha coinvolto anche la Procura della Repubblica di Trani, la quale in data 23 aprile 2012, ha presentato al Tribunale fallimentare una istanza volta a riconoscere lo stato d'insolvenza e il conseguente fallimento della Pag. 79Congregazione, nonostante la natura giuridica dell'ente, ovvero di Ente Ecclesiastico a cui è stata riconosciuta l'ulteriore qualifica di Onlus, in quanto particolare species di ente non commerciale.
A tal proposito si terrà il prossimo 8 novembre 2012 la delicatissima udienza per discutere del merito; a tale udienza l'Ente deve presentare un dettagliato piano industriale per dimostrare la sua potenziale continuità aziendale, un piano che prevede un inevitabile taglio del personale dipendente.
L'eventuale fallimento della Casa della Divina Provvidenza deve considerarsi uno tsunami non solo sul piano sanitario regionale (dove e come potranno essere accolti dalla mattina alla sera i più di 1.800 pazienti ad oggi ricoverati?), ma certamente anche dal punto di vista economico (con l'effetto domino del fallimento della maggior parte dei fornitori dell'ente, nessuno dei quali, in verità, ha presentato istanza di fallimento) e sul piano sociale, con la sicura perdita del posto del lavoro di più di 2.500 dipendenti, comprendendo l'indotto diretto e indiretto.
Il colpevole e incomprensibile silenzio della Regione Puglia, che in nessun modo, in questi tredici anni, ha mai attivato i posti letto (480) né revocato la propria delibera regionale n. 380/99, in nessuna circostanza ha mai precisato la reale e concreta disponibilità ad adeguare, anche solo ai fini Istat, le tariffe riconosciute per i pazienti dell'Ortofrenico (a differenza di quanto fatto dalla Regione Basilicata) è certamente una tra le principali cause della gravissima crisi economica in cui versa l'Ente.
Quindi, la situazione diventa veramente catastrofica tanto che, per quanto riguarda la situazione incomprensibile che dimostra la regione Puglia - anche facendo riferimento alla delibera regionale, che testé ha citato il sottosegretario, che non ha una rispondenza alla luce dei fatti che sono ancora in questi giorni e in queste ore denunciati dai rappresentanti istituzionali di questo ente - appare ulteriormente compromessa anche dall'attuale sistema di pagamento, lentissimo e a volte pretestuoso da parte dell'ASL territorialmente competente, in particolare la ASL BAT. A tal riguardo, un solo dato è sufficiente a sintetizzare il quadro generale in cui l'ente è costretto a muoversi: dal mese di aprile ad oggi, la Casa della Divina Provvidenza ha emesso fatture per prestazioni sanitarie alla ASL BAT per circa 17,5 milioni di euro, mentre l'ASL ha provveduto al pagamento solo per un terzo della somma indicata (6,5 milioni), somma del tutto insufficiente per poter onorare tanto i fornitori dell'ente, ormai compromessi anch'essi con il sistema creditizio, quanto i dipendenti tutti. La più volte denunciata crisi irreversibile della Casa della Divina Provvidenza si sta sempre più evolvendo e sta giungendo al termine con conseguenze gravissime sugli ammalati attualmente ricoverati, sui dipendenti e sulla economia locale che subirebbe un disastro in termine economico/produttivo.
Urge, pertanto - faccio un appello al Ministero - un immediato ed autorevole intervento del Governo affinché si possa tentare di riportare sulla retta via, la predetta struttura.
La procura della Repubblica di Trani ha presentato al Tribunale istanza di fallimento dell'ente per il gravoso debito verso lo Stato (IRPEF, INPS, INAIL e così via) e verso ditte fornitrici di tutti i generi nonché presidi sanitari e medicamentosi per circa 400 milioni di euro in totale.
I dipendenti non ricevono regolarmente le retribuzioni stipendiali, ma acconti che comunque hanno ritardi di almeno due mesi dalle regolari scadenze. Inoltre i dipendenti dimessi dal dicembre 2011 ad oggi non hanno ancora percepito il trattamento di fine rapporto di lavoro.
Le aziende appaltatrici dei servizi (mensa, lavanolo, pulizie ecc.) non pagano da tempo i propri dipendenti in quanto non ricevono le loro spettanze.
Scarseggiano i farmaci ed i presidi sanitari in quanto le aziende non vengono pagate. La Procura di Trani sta indagando per truffa l'Ente ed è in corso un'azione giudiziaria per quanto concerne le rette di degenza pagate impropriamente dalle ASL. Pag. 80
Nonostante un piano industriale che ha visto la messa in mobilità di circa 600 dipendenti nell'anno 2004 ed ancora oggi, diversi di essi, siano mantenuti in mobilità in deroga, l'Azienda ha già dichiarato altri 500 esuberi pur avendo in questi anni appaltato numerosi servizi con costi superiori del quaranta per cento sulla media di mercato. Inoltre in questi anni si è assunto personale con qualifiche non occorrenti ed indispensabili per la Struttura, oltre ad onerose consulenze; non è mai stata data alle forze sociali la possibilità di verificare il piano industriale del 2004, né tantomeno contezza sulla trasparenza dei bilanci e sulle spese a vario titolo anche se ripetutamente richiesto.
Quindi nonostante tutto ciò io ritengo che per queste ed altre ragioni le istituzioni e le forze sociali (regione e sindacati), con i dipendenti firmatari di una petizione rivolta alla Madre Generale, sempre più convinti dell'incapacità gestionale dei management che si sono succeduti negli ultimi quindici anni, hanno suggerito e consigliato alla legale rappresentanza dell'ente di chiedere al Governo l'amministrazione straordinaria dell'ente onde poter garantire un futuro alla struttura, sperando di ripristinare una situazione di legalità e trasparenza della stessa, affinché si possa continuare a garantire un'adeguata assistenza agli ammalati ricoverati e ridare serenità ai dipendenti ed alle loro famiglie. Ringrazio comunque il rappresentante del Governo per alcuni dati che ha fornito e quindi prendo atto delle sue dichiarazioni.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5423 - chiusura discussione 473 470 3 236 403 67 40 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.