XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 609 di giovedì 22 marzo 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,10.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 marzo 2012.

Sul processo verbale (ore 10,15).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di intervenire ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento. Non le chiedo un voto e, più che proporre, suggerisco non tanto una rettifica, ma un'integrazione. Credo che sarebbe molto utile che, nell'ambito di una pur succinta ricostruzione di quello che è accaduto non nella seduta di ieri, ma in quella dell'altro ieri, fosse meglio esplicitato lo speech del Presidente della Camera in risposta ai quesiti che sono stati posti. Signor Presidente, le ricordo, perché c'era lei quando ci siamo trovati nella situazione nella quale si era posto il problema - non c'è bisogno di un grande consulto, la cosa che sto chiedendo è semplicissima - riguardo ad una richiesta del capogruppo dell'Italia dei Valori, onorevole Donadi, e del Governo relativa alla posizione della questione di fiducia. La questione è stata sciolta dal Presidente della Camera, onorevole Fini, che ha letto uno speech nel quale, pur inserendo l'esigenza di un passaggio regolamentare, perché i precedenti cui si faceva riferimento erano molto lontani nel tempo, mi pare che la tesi principale sostenuta, appunto, dal Presidente, fosse che i richiami sull'ordine dei lavori sostanzialmente hanno sempre la precedenza rispetto ad altri richiami. Mi permetto molto umilmente, allegando questa riflessione alla richiesta che le ho fatto, che può tranquillamente non essere accolta, di chiedere, se possibile, di trasferire anche questa mia minima riflessione alla Giunta per il Regolamento, perché ci troviamo di fronte ad una situazione ben strana. Innanzitutto, sappiamo che il Regolamento prevede - è una fattispecie prevista sostanzialmente solo per il Governo - che il Governo intervenga quando lo ritiene o quando sia richiesto, assegnando cioè al Governo una priorità quasi intrinseca rispetto ai diritti di tutti gli altri deputati, il cui esercizio è delegato alla funzione del Presidente. Ma c'è una cosa di più, signor Presidente, sulla quale la pregherei di riflettere: possiamo ritenere che la richiesta di fiducia da parte del Governo non incida sull'ordine dei lavori e che quindi in qualche modo sia molto più parametrabile ad una richiesta fatta dal Governo sull'ordine dei lavori, piuttosto che a un intervento del Governo che si alza e dice qualcosa su qualunque argomento. Siccome, la questione che è stata posta è che c'era una precedenza di richiesta sull'ordine dei lavori da parte del capogruppo dell'Italia dei Valori, a mio avviso si tratta sostanzialmente di due interventi sull'ordine dei lavori, perché non mi dite che una richiesta di fiducia non incide sull'ordine dei lavori; anzi l'incidenza sull'ordine dei lavori è regolata da altri trenta articoli del Regolamento. Allora, forse sarebbe stato meglio che Pag. 2fosse stato il Presidente, come era utile suggerire, a decidere chi aveva chiesto per primo di parlare sull'ordine dei lavori. In quel modo, avremmo sciolto tutti i problemi e non ci sarebbe stato neanche bisogno di richiamare precedenti inesistenti o magari di rinviare tutto alla Giunta per il Regolamento. La prego però di considerare questa mia riflessione sul fatto che una richiesta di fiducia del Governo, credo che non possa non essere omologata ad una richiesta sull'ordine dei lavori, perché altrimenti sarebbe una cosa veramente singolare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se fosse possibile chiederei di inserire un passaggio nel processo verbale relativamente alla risposta che il Presidente della Camera ha dato agli interventi che sono seguiti alla parola e al voto che sono stati consentiti sulla questione su cui ha già riferito l'onorevole Giachetti. A seguito degli interventi di alcuni colleghi, tra i quali quello del collega Baldelli e del sottoscritto, il Presidente ha affermato in maniera chiara che la questione non costituiva precedente e non aveva precedenti di differimento e che, quindi, veniva rinviata alla Giunta per il Regolamento. Siccome questa non è una questione secondaria, la pregherei, se possibile, di inserire questo passaggio all'interno del processo verbale.

PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza prende atto della richiesta dell'onorevole Quartiani e anche dell'intervento dell'onorevole Giachetti. Sappiamo tutti che il processo verbale è sintetico e rende conto dei passaggi che sono avvenuti in Aula, e che poi vi è il rimando al resoconto stenografico, che li riporta puntualmente.
Ma credo che questo tipo di osservazioni, se non vi sono obiezioni, possano essere recepite anche in sede di approvazione del processo verbale.
Se non vi sono altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Fallica, Fava, Tommaso Foti, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,20).

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Fedriga, ricordo in questa occasione, anche per l'ordinato svolgimento dei nostri lavori, che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è stabilito che tutti i gruppi e i colleghi che volessero illustrare gli ordini del giorno hanno a disposizione fino a mezzogiorno. Alle ore 12 vi sarà poi l'espressione dei pareri da parte del Governo. Prego, onorevole Fedriga, ha facoltà di parlare.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi ricollego proprio a quanto Pag. 3ha detto lei adesso. Sebbene questa sia una seduta nella quale non sono previste votazioni, vi sono, come è legittimo, moltissime Commissioni convocate, anche con votazioni. Le domando se è possibile che i nostri deputati non possano votare nelle Commissioni di appartenenza perché l'Assemblea è convocata in contemporanea, e quindi devono fare una scelta: o intervenire in Aula per illustrare gli ordini del giorno o andare in Commissione.
È una situazione, oltretutto, molto difficile, visto che vi sarebbe anche una pausa: dopo i pareri del Governo alle ore 12, vi è, infatti, prevista una pausa fino alle ore 14. Almeno per correttezza istituzionale - comprendiamo che questa è una seduta senza votazioni, e quindi si possono convocare le Commissioni - verso quei colleghi che hanno intenzione di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, chiediamo per lo meno che le Commissioni possano essere convocate durante quella pausa, che penso possa fornire tutto il tempo necessario per svolgere i lavori delle Commissioni parlamentari e permettere anche ai deputati della Lega, che sono ancora iscritti in molti, di poter parlare e votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la sua mi sembra un'osservazione non solo puntuale, ma condivisa dalla Presidenza, anche perché esplicitamente, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a cui ho partecipato anch'io, ci si è dati un'organizzazione dei lavori, all'interno della quale è possibile convocare le Commissioni; altrimenti, l'Aula sarebbe stata convocata, anziché alle ore 10, alle ore 11, se si voleva far lavorare di più le Commissioni.
Quindi, credo che la sua richiesta sia assolutamente legittima e, come Presidenza, inviteremo adesso le Commissioni a concludere i propri lavori e a riconvocarsi dopo l'espressione dei pareri da parte del Governo e fino alle ore 14, quando, invece, come sapete tutti, e come previsto dalla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, inizieranno le votazioni. Chiedo agli uffici di attivarsi nella direzione stabilita dalla Presidenza.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, la ringrazio per l'attenzione che ha rivolto alla richiesta dell'onorevole Fedriga. Voglio fare una brevissima considerazione rispetto agli eventi che hanno visto questa Camera, l'altro giorno, ragionare sul problema delle coperture. Devo esporre il mio imbarazzo, sinceramente sentito, perché, ovviamente, non vi è stato alcun tipo di risposta da parte del Governo rispetto, appunto, alle coperture. Il fatto, però, che mi lascia particolarmente imbarazzato, è che il Governo utilizza la stampa per rispondere a domande a cui dovrebbe rispondere, invece, in Parlamento.
Mi riferisco, in particolare, a due comunicazioni diffuse attraverso agenzie di stampa. La prima è del Ministro Giarda, che, fondamentalmente, certificando che non vi sono le coperture, ha detto che il problema riguardava il Ministero dell'economia delle finanze, e quindi il Ministro dell'economia e delle finanze, che credo, in questo caso, sia anche il Presidente del Consiglio.
Non solo, ma vi è un'altra cosa che mi ha lasciato perplesso, sempre in questa strana dichiarazione del Ministro Giarda, quando egli ha detto che, come Ministro per i rapporti con il Parlamento, si occupa unicamente di predisporre il calendario.
Bene, premesso che credo che il ruolo di Ministro per i rapporti con il Parlamento comporti funzioni un po' più complesse di quella di predisporre il calendario - che è compito di altri, ossia, come si usa normalmente, del Presidente della Camera insieme ai Presidenti di gruppo -, penso che questo fatto sia estremamente grave; le responsabilità sono del Governo nel suo complesso e non possono essere derubricate da un Ministro all'altro.
Il secondo fatto che mi lascia ulteriormente perplesso riguarda un'altra agenzia di stampa, che ho visto ieri, nella quale il Pag. 4sottosegretario Polillo rilasciava un'articolata risposta sulle eventuali coperture che, però, non mi risulta sia giunta in Parlamento in alcuna forma di comunicazione formale. Ora, per l'imbarazzo personale si può anche avere un momento di superamento, perché è la curiosità di un deputato che, normalmente, fa il suo lavoro, come tanti altri, magari cercando di fare le cose bene ed in regola, ma credo che il problema continui a sussistere. Se vi sono state queste dichiarazioni da parte del Ministro Giarda, che chiaramente certificano la mancanza di copertura, e una dichiarazione ulteriore del sottosegretario Polillo, che dice una cosa diversa, complessa e articolata, ma che al Parlamento non arriva, vorremmo capire, signor Presidente, se questa Assemblea deve prendere in considerazione le agenzie stampa o il silenzio del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, credo che il Presidente della Camera si sia già espresso nel merito in maniera molto chiara e puntuale.
Credo altresì, ma questo lo potremo constatare nel prosieguo dei lavori dell'Assemblea, che il Governo dovrà dare delle risposte in Aula rispetto alle osservazioni sollevate da tutta l'Assemblea e anche dal Presidente della Camera. Immagino e sono convinto che lo farà nella direzione e nel senso auspicati da lei e, in questo caso, non solo da lei, ma anche dal Presidente della Camera, che ha sintetizzato la volontà non soltanto di un gruppo, ma di tutta l'Assemblea, perché il tema delle coperture finanziarie è, come sappiamo, fondamentale, non accessorio. Pertanto la Presidenza si attiverà nel merito da lei richiesto.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei anch'io ricollegarmi all'osservazione testé svolta dal collega Fedriga per rappresentare che, a mia volta, sono rimasto vittima della concomitante convocazione dell'Aula, per l'illustrazione degli ordini del giorno, e della IX Commissione, che ieri si è riunita informalmente per svolgere delle audizioni.
Ieri mi ero assicurato e sincerato che, essendo trentasettesimo nell'elenco degli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno predisposto dalla segreteria, avevo tempo per assolvere entrambi gli incarichi. Fatto sta che, quando poi sono acceduto in Aula, ho visto che ero stato appena dichiarato decaduto dal diritto di intervenire, essendosi sfoltita la lista degli interventi e essendomi trovato al venticinquesimo posto, quindi con un avanzamento di oltre dodici posizioni rispetto alla tabella iniziale dei lavori.
Visto che il mio ordine del giorno riguarda il delicato tema della liberalizzazione degli NCC, chiedo se è possibile un «ripescaggio» per potere illustrare, magari soltanto in due minuti, questo importante atto di indirizzo politico che riguarda circa quarantamila operatori del settore.

PRESIDENTE. Onorevole Monai, la comprendo assolutamente.
Posso testimoniare che lei sarebbe dovuto intervenire lunedì in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento e, non per sua volontà, ma per impedimenti tecnici oggettivi, non ha potuto farlo, essendo arrivato praticamente due minuti dopo che la Presidenza l'aveva chiamata per intervenire. Quindi vi ha dovuto rinunciare e ascoltare l'intervento del collega Borghesi, che è intervenuto anche a suo nome, ma lei era presente in Aula con il Presidente di turno, ossia chi le parla.
La stessa cosa è accaduta ieri in relazione alla presentazione degli ordini del giorno. Mi sembra corretta la decisione adottata dal Presidente di turno per quanto riguarda l'illustrazione del suo ordine del giorno, posso però dirle che possiamo già iscrivere il suo intervento in sede di dichiarazione di voto.
Al momento della votazione del suo ordine del giorno, comunque e in ogni caso, lei sarà iscritto a parlare e potrà, almeno in quell'occasione, non solo dare Pag. 5ragione del perché chiede un certo voto per il suo ordine del giorno, ma anche ovviamente sintetizzare, nei cinque minuti che sono a sua disposizione, le osservazioni che lei avrebbe voluto svolgere.
Ritengo, quindi, che fin d'ora l'onorevole Monai possa essere iscritto per dichiarazione di voto sul suo ordine del giorno.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3110 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato) (A.C. 5025) (ore 10,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5025).
L'onorevole Follegot ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/88.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, signori rappresentati del Governo, onorevoli colleghi, con il decreto denominato «salva Italia» il Governo si è posto l'obiettivo di mettere in sicurezza i conti dello Stato, attraverso l'aumento della pressione fiscale (con l'aumento del prezzo dei carburanti, l'aumento dell'addizionale IRPEF, la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa e l'aumento della base imponibile ai fini del calcolo della nuova IMU sugli immobili), la modifica delle norme che regolano il sistema pensionistico, allungando i tempi per andare in pensione, e numerosi altri balzelli, tra cui l'introduzione dell'aumento dell'IVA. Tanto è che la manovra potremmo meglio definirla «più tasse per tutti».
Gli effetti di queste scelte draconiane hanno messo ancora più in difficoltà un'economia stagnante e sul lastrico famiglie monoreddito, che hanno visto lo stipendio perdere sempre più potere d'acquisto. Gli appelli della Lega Nord a seguire la strada del federalismo fiscale, unica via per superare la crisi, sono caduti nel vuoto e con essi la possibilità di creare un volano virtuoso di responsabilità e competitività.
Da questo Governo di professori ci saremmo aspettati ben altro che una semplice operazione di aumento delle tasse a carico di chi le tasse le paga già. Come spiegare loro, ad esempio, che l'IMU grava sugli immobili accatastati, censiti, quelli visibili e non sugli immobili fantasma ed abusivi, che in gran parte si trovano in alcune regioni del Sud? Come spiegare loro che l'evasione fiscale percentualmente è molto maggiore al Sud rispetto al Nord?
Ora il Governo ci presenta un nuovo decreto-legge, che si propone di rilanciare l'economia e creare sviluppo. L'hanno definito «decreto liberalizzazioni» con la finalità di eliminare vincoli e burocrazia che frenano chi intende fare impresa. Dovrebbe, dunque, essere questa la seconda fase, che rilancia l'economia e fa aumentare il prodotto interno lordo, unico modo perché il sistema non imploda.
Il provvedimento tocca i più svariati settori. Si va dall'istituzione del tribunale delle imprese, al potenziamento del numero delle farmacie, all'aumento del numero dei notai, alla liberalizzazione della distribuzione dei carburanti, all'abolizione delle tariffe professionali e ad altri interventi ancora. Si tratta di interventi che, a nostro avviso, potranno in qualche caso migliorare la qualità del servizio, ma non saranno in grado di ridurre i costi a carico Pag. 6dei cittadini, facendo così venire meno l'obiettivo principale di questo provvedimento, né tantomeno saranno in grado di favorire il rilancio dell'economia.
Nonostante siano in discussione in Commissione giustizia varie proposte di legge riguardanti le professioni regolamentate, in particolare la riforma dell'ordinamento della professione forense, il Governo ha inteso intervenire anche su questo delicato settore, imponendo scelte spesso non condivisibili, tanto da essere contestate dalla stessa maggioranza, anche se PD, PdL, UdC e gli altri partiti che la compongono dovranno farsi carico dell'approvazione.
In particolare l'articolo 9, comma 1, del decreto abroga le tariffe delle professione regolamentate nel sistema ordinistico, non tenendo in considerazione il fatto che le tariffe stesse sono necessarie per tutelare i clienti contro possibili abusi da parte del professionista.
L'articolo 9, comma 2, prevede poi che, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista sia determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante.
Si ritiene opportuno che nel procedimento con cui vengono stabiliti con decreto ministeriale i parametri per la liquidazione dei compensi da parte di un organo giurisdizionale si debbano sentire i Consigli nazionali delle professioni interessate, i quali possono fornire, per la competenza ed esperienza maturata nella materia, un contributo rilevante.
Inoltre, visto che le legittime aspettative del mondo forense, che invoca la riforma dell'ordinamento attraverso approfondite consultazioni o confronti con gli organismi di rappresentanza istituzionale e politica, sono andate deluse dalle decisioni di questo Governo, che ha ritenuto di procedere con provvedimenti di liberalizzazione selvaggia, è auspicabile procedere in via prioritaria alla conclusione della riforma della professione forense ed in tale sede valutare le opportune modifiche.
Con questo ordine del giorno dunque si impegna il Governo a valutare l'opportunità di interpellare i Consigli nazionali delle professioni interessate, quali rappresentanze maggiormente qualificate per la competenza ed esperienza maturata nella materia, a fornire un contributo rilevante, al fine della adozione da parte del Ministro competente dei parametri ivi previsti, nonché al fine della approvazione del disegno organico e razionale di riforma dell'ordinamento forense (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Munerato n. 9/5025/104, di cui è cofirmatario.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/5025/104, a prima firma dell'onorevole Munerato, per quanto riguarda le società in forma semplificata per i nostri giovani sotto i 35 anni.
In particolare, l'ordine del giorno in esame vuole impegnare il Governo per quanto riguarda un monitoraggio costante affinché la norma prevista, che garantisce appunto la gratuità della prestazione professionale del notaio nel caso di queste costituzioni, avvenga regolarmente. Questo lo mettiamo come una forzatura rispetto al provvedimento già in essere, in quanto crediamo che debba esserci comunque un monitoraggio forte da parte del Governo, perché altre esperienze che abbiamo avuto in temi simili - come quello del sistema bancario con le commissioni di massimo scoperto e con altre iniziative che volevano tutelare il risparmio e volevano tutelare sicuramente i nostri contribuenti - poi hanno avuto effetti devastanti.
Per cui il monitoraggio del Governo in questo senso è assolutamente dovuto. Noi esprimiamo sicuramente un parere favorevole al fatto che i nostri imprenditori possano costituire impresa con atti costitutivi e statuti costituiti appunto in forma gratuita, anche se abbiamo già manifestato le nostre perplessità, in quanto crediamo che comunque sarà difficile, con una sottocapitalizzazione così bassa, con un euro di capitale sociale, oggi entrare nel mercato Pag. 7delle banche in modo così facile. Sappiamo che il capitale è comunque un elemento importante per la valutazione poi del rating dell'azienda costituita, per cui una sottocapitalizzazione del genere non potrà sicuramente trovare forti elementi da parte di chi deve dare garanzie e quindi si entrerà poi nel merito sicuramente dei soci, delle garanzie necessarie appunto per avere accesso al credito e quindi ci sarà un elemento che sarà quello magari dei genitori, della famiglia, che dovranno comunque sottostare a delle altre regole ben conosciute, per cui sicuramente non sarà così facile.
Avevamo anche previsto e proposto che, di fronte a questo tipo di iniziativa, meritevole da una parte, ma che ci lascia molto perplessi dall'altra, ci fossero, per esempio, per i nuovi giovani, le possibilità di stipulare regolarmente un atto costitutivo, di poter fare impresa, di poter fare sicuramente la propria attività imprenditoriale giovanile, magari elargendo loro dei crediti di imposta sotto forma di IRPEF e quindi delle agevolazioni nei primi anni. Si sarebbe ottenuto sicuramente l'effetto medesimo, senza mettere nelle condizioni questi ragazzi, questi giovani, di dover andare poi presso gli istituti di credito - come elemento principale per chi costituisce impresa - e trovare delle barricate forti proprio per un capitale così ridotto, per una storia che non c'è, una storicità che non c'è, ed anche questo è un elemento importante, perché i crediti vengono concessi sicuramente sulla base di forzature che vengono date da bilanci storici, magari importanti, e quindi da garanzie e anche da capitali, come dicevo prima, che purtroppo non ci sono.
Per cui le strade potevano essere anche altre, ne prendiamo atto, ma possiamo sicuramente essere favorevoli al principio di dare la possibilità ai nostri giovani di intraprendere attività in modo gratuito, però vogliamo che il Governo con questo ordine del giorno si impegni a monitorare la precisa e corretta attuazione dell'articolo 3, comma 3, dove viene stabilito che non sono dovuti onorari notarili per la redazione dell'atto costitutivo di iscrizione nel registro delle imprese delle società a responsabilità limitata semplificate.
Crediamo anche, come ultima perplessità, che l'atto notarile gratuito sarà un elemento sicuramente non di grande verifica poi sui contenuti dell'atto stesso, perché crediamo comunque che il professionista abbia comunque un'attività professionale meritevole e normale e sarà difficile che a zero euro di prestazione ci possa essere questa grande attenzione, che è dovuta, sull'atto costitutivo. E la perplessità potrebbe essere anche di avere in circolazione depositi di atti, che poi sono magari viziati dal punto di vista normativo e giuridico e potrebbero creare dei problemi sia per l'imprenditore che per i terzi soggetti che con l'imprenditore stesso hanno a che fare. Per cui ci sono delle condizioni sicuramente sulle quali il Governo deve porre attenzione ma giudichiamo nel complesso positiva l'iniziativa solo per il fatto che si aiuta l'attività giovanile.

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/178.

LORENZO RIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno da me presentato a seguito del voto di fiducia sul decreto-legge in esame riguarda nello specifico l'articolo 9 del decreto-legge nella parte relativa al tirocinio previsto per l'accesso alle professioni regolamentate. L'articolo 9 è uno dei dodici articoli del decreto che hanno interessato la Commissione giustizia e, per quanto abbiamo dimostrato, come gruppo dell'Unione di Centro, un generale favore nei confronti della riforma, non sono mancati i punti di disaccordo, sui quali avremmo voluto che attraverso un iter parlamentare più partecipato fosse posta l'attenzione, al fine di modificare le disposizioni di legge.
Oltre alla norma relativa alle professioni regolamentate, sulla quale si fonda l'ordine del giorno in oggetto, abbiamo presentato, per fare un esempio, emendamenti relativi al tribunale delle imprese in Pag. 8ragione di limitare l'estensione eccessiva della competenza per materia di tali organi; abbiamo proposto modifiche alla norma riguardante la costituzione di società a responsabilità limitata cosiddette semplificate per far sì che le stesse godessero di una garanzia patrimoniale adeguata, seppure minima. Quanto all'articolo 9, abbiamo condiviso l'idea di ridurre i tempi del tirocinio, che viene portato a 18 mesi, come previsto dal comma 6, e per di più abbiamo presentato un emendamento che permettesse di estendere da sei a dodici mesi la durata del tirocinio ante lauream. Si tratta di una fase professionale, quella del tirocinio, determinante poiché si svolge a cavallo tra il termine del corso di studi e l'esercizio della professione, e per questo non possono essere tralasciate le incongruenze che abbiamo riscontrato e che formano oggetto dell'ordine del giorno.
Si tratta di incongruenze, signor sottosegretario, tra le nuove norme così come formulate all'interno del decreto-legge e l'obbligo previsto dalle direttive comunitarie, da ultimo recepite nel decreto legislativo n. 39 del 2010, dei tre anni di pratica per poter sostenere l'esame di abilitazione all'esercizio della funzione professionale di revisore legale, di revisore contabile. Alla luce di questa norma, si potrebbe avere la paradossale situazione di dover sostenere ben due esami di abilitazione, il primo per la professione di dottore commercialista, il secondo per l'esercizio dell'attività di revisore legale, vanificando totalmente il principio dell'equipollenza previsto dall'articolo 4, comma 4, lettera d), del decreto legislativo n. 39 del 2010. Insomma, tale mancanza di coordinamento si presenta come una sorta di corto circuito normativo entro il quale non sarebbero raggiunte né le intenzioni sottese al decreto legislativo n. 39, né tantomeno quelle del decreto sulle liberalizzazioni che stiamo esaminando ed approvando, posto che i termini del tirocinio risulterebbero infine ben più lunghi di quelli attuali.
Per queste ragioni, con l'ordine del giorno da me presentato, chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a modificare le norme relative alla durata del tirocinio per l'accesso alle professioni regolamentate, prevedendo una durata variabile, di cui una parte svolta anche in concomitanza con il corso di studi universitari, in ragione delle specificità delle singole professioni, e avendo cura di prevedere il raccordo con disposizioni comunitarie e nazionali che disciplinano talune attività professionali (come nel caso del revisore legale). Quindi, confidiamo che questo ordine del giorno possa essere accolto dal Governo e costituire, rappresentare, diventare un impegno che il Governo assume nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Distaso ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, di cui è cofirmatario.

ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno n. 9/5025/2, di cui è primo firmatario il collega Lazzari e del quale io sono uno dei cofirmatari, riguarda il sistema radiotelevisivo e, in particolare, quello dell'emittenza locale. Ricordo che l'articolo 10 della legge n. 422 del 1993 prevede un Fondo di dotazione per il sistema dell'emittenza locale. Le ultime leggi di stabilità hanno sistematicamente ridotto questo Fondo a favore del sistema radiotelevisivo locale fino praticamente quasi ad annullarlo, con gravi ricadute, non solo sui bilanci delle aziende che operano in questo settore, ma anche sull'occupazione, in quanto nel settore in questione lavorano migliaia di persone direttamente e altre migliaia per quanto riguarda l'indotto. Ci sono, quindi, come dicevo, pesanti ricadute, sia per quanto riguarda il sistema dell'informazione nel suo complesso, sia, appunto, per quello dei livelli occupazionali conseguenti.
La questione riguarda in particolare noi, deputati delle regioni meridionali, ma non solo. Infatti, si tratta di un tema che incide, non solo sul sistema radiotelevisivo nel suo complesso, ma anche indirettamente Pag. 9sul sistema delle piccole e medie imprese, che trovano nell'emittenza locale un volano ed un veicolo di sviluppo per la propria attività imprenditoriale. È un tema, quindi, che deve riguardare tutti i deputati, da qualsiasi parte del nostro Paese essi provengano perché è una realtà diffusa, molto nelle regioni meridionali, ma anche naturalmente in tutto il Paese. Per cui, chiedo che alle nostre firme poi se ne possano aggiungere altre, di tutti deputati e di tutti gli schieramenti.
Chiedo al Governo innanzitutto di impegnarsi ad accogliere questo ordine del giorno che, per quanto riguarda la sua parte dispositiva, quella, cioè, che impegna il Governo, è composto da sette punti. Leggerò solamente il primo, con il quale si impegna il Governo a varare, nei prossimi due mesi, norme a tutela del Fondo per l'emittenza locale, recuperando i tagli e riportando la capienza a 150 milioni di euro l'anno, a partire già dal 2011, e ad attuare una capienza di 270 milioni di euro dal 2014, secondo quanto previsto dall'articolo 10 della legge n. 422 del 1993. Ribadisco che si tratta di attuare una legge dello Stato esistente. C'è stata una - il termine è un po' pesante, ma bisogna utilizzarlo - una distrazione di fondi che si è ripetuta nel corso degli anni e che ha penalizzato fortemente questo sistema. Credo che oggi tutti i deputati, tutti i parlamentari, debbano ritenersi impegnati in questa battaglia, che è una battaglia per la libertà di informazione, per la libertà anche della nostra democrazia, ma, soprattutto, per la salvaguardia di tante imprese che operano in connessione con il sistema radiotelevisivo locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/25.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno al fine di sollecitare una doverosa riflessione affinché il Governo provveda ad adottare ogni più adeguato e celere intervento per risolvere una questione che rischia di compromettere seriamente la portata di una disposizione che, nella logica di liberalizzare anche questo segmento di mercato, ha esteso le rivendite di tabacchi ai distributori di carburante con superficie non inferiore a 500 metri quadrati. Infatti, nella disposizione di cui all'articolo 17, comma 4, lettera a), capoverso 8, lettera b), non è specificata in modo rigoroso, come, invece, dovrebbe essere doveroso, stanti gli elevati interessi pubblici in gioco, la normativa che deve disciplinare lo svolgimento di tale attività, facendosi riferimento esclusivamente e in modo eccessivamente generico alle norme e alle prescrizioni tecniche che disciplinano le attività di cui alla presente lettera.
Ho accolto con favore la possibilità di esercitare le rivendite di tabacchi presso i distributori di carburanti, tuttavia rilevo la necessità che si chiarisca quanto prima ed in maniera esplicita quale sia la normativa tecnica di settore, permanendo altrimenti un pericoloso vulnus nel corpo della disposizione che riguarda un ambito di attività che assicura - lo ricordo -, soprattutto in questo momento storico in cui sono messi in campo numerosi interventi a salvaguardia della stabilità finanziaria del nostro Paese e della nostra economia, un gettito di circa 45 miliardi di euro l'anno, in gran parte incassati per conto dell'erario.
Pertanto se le attuali rivendite di tabacchi debbono sottostare a severi controlli e ad una disciplina anche fiscale molto rigida nonché a norme dirette, attraverso una razionalizzazione dell'offerta, a tutelare la salute prevenendo il fenomeno del tabagismo, quali quelle di cui all'articolo 23 della legge 22 dicembre 1957, n. 1293, nonché quelle di cui all'articolo 24, comma 42, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, è di tutta evidenza che tali norme debbano essere necessariamente quelle di riferimento anche per i distributori di carburante che esercitano le rivendite di tabacchi. Si tratta di un mero ma necessario chiarimento del riferimento normativo che si rende assolutamente indispensabile per evitare la strumentale lettura secondo la Pag. 10quale la regolamentazione di settore, già prevista ai sensi della normativa vigente, sia applicabile esclusivamente nei confronti della rete già esistente e disciplinata da fonti diverse del decreto-legge in esame.
In sostanza, attraverso il richiamo inequivoco dell'esatta fonte giuridica nella quale si iscrive, si tratta di esplicitare oltre ogni dubbio che la regolamentazione tecnica del settore cui fare riferimento rimane quella ispirata dai criteri generali che presiedono la disciplina della distribuzione di tabacchi nel nostro ordinamento. Per concludere, auspico che il Governo accogliendo il mio ordine del giorno, dimostri la doverosa sensibilità che un settore come quello delle rivendite dei tabacchi, per la preziosa attività che esso svolge, anche nell'interesse dell'erario, sicuramente merita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/90.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il nostro ordine del giorno si riferisce all'articolo 65 del decreto-legge in esame che limita la possibilità di installare impianti solari fotovoltaici sui terreni agricoli, limitandone l'accesso agli incentivi statali. Al Senato clamorosamente viene introdotta una norma che questo divieto in realtà non vale per gli impianti realizzati o da realizzare sui terreni di disponibilità del demanio militare. Parlerò in seguito del dispositivo.
Vorrei approfittare, invece, di questi minuti che mi vengono dati per ricordare la storia di Giampietro Benvegnù, di 53 anni, un piccolo imprenditore edile, con un magazzino edile che viveva a pochi chilometri da casa mia. Chi c'era, lunedì sera, racconta che Benvegnù appariva come assente, distaccato, forse aveva già maturato la sua tragica decisione. Non si è arrabbiato, non ha reagito, si è incamminato a piedi verso casa e mentre la moglie cucinava si è tolto la vita nella baracca dietro casa, dietro quel magazzino che si era costruito iniziando a lavorare a 14 anni nel mondo dell'edilizia, nel quale erano impiegati i suoi due figli e con i quali aveva anche una piccola impresa edile con tre dipendenti.
Questo è un evento che la Confederazione nazionale degli artigiani, la sezione di Belluno, ha definito un dramma umano prima che imprenditoriale che potrebbe non rimanere isolato. La pesante crisi dell'edilizia che ormai ha contagiato anche gli altri comparti produttivi fa esprimere dispiacere e vicinanza. Ma anche le categorie sindacali puntano il dito contro le cause della crisi tra cui l'enorme ritardo con cui le amministrazioni pubbliche pagano le imprese, di fatto strangolandole. Le riporto le parole rilasciate dal rappresentante della Filca-CISL: attualmente i lavoratori della ditta Benvegnù andranno in cassa integrazione per maltempo. Le imprese di piccole dimensioni stanno risentendo di più della crisi; i pagamenti non vengono effettuati dai committenti nei tempi previsti, la carenza di commesse; le tasse che aumentano; le banche che non fanno più credito. Sono problemi che possono non lasciare dormire la notte e che si fanno sentire a lungo andare sulla pelle di una persona. L'edilizia è in una situazione di stallo che sta mettendo alle strette molte realtà della nostra provincia.
Dunque, mi chiedo e le chiedo, signor sottosegretario, nei cento articoli circa di cui è composto questo decreto-legge, quali risposte riusciamo o riuscite a dare a queste centinaia di migliaia di piccole aziende, di persone che si aspettano, in questo momento, di avere credito più facile? Tuttavia, lei sa - anche perché sono usciti i dati della Banca d'Italia - che, nel nord est, in quest'ultimo trimestre, in realtà, il credito alle imprese si è ridotto di quasi tre punti percentuali. Dove vogliamo andare?
Io le ricordo, signor sottosegretario, che il sistema bancario ha ricevuto 143 miliardi di euro dalla Banca centrale europea: pensavamo che questi miliardi venissero reinvestiti, venissero rimbalzati e riportati nel mercato, venissero a sostenere le piccole imprese, venissero dati a questi imprenditori, che cercano, comunque, di Pag. 11sopravvivere in un momento di crisi difficile in attesa che possano arrivare i tempi migliori. Siamo certi che questi tempi, comunque, arriveranno, perché è sempre stato così: dopo un lungo periodo di crisi, c'è sempre un rilancio ed una ripresa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCO GIDONI. Ma se il mondo bancario non farà la sua parte, se il credito non sosterrà queste aziende, penso - e concludo - che avremo le strade lastricate di imprese perse in questo periodo.
Concludo, signor Presidente, solo ricordando al sottosegretario, in realtà, l'impegno che chiedevamo al Governo con il nostro ordine del giorno e, cioè, che anche i beni demaniali della difesa, alla fine, sottostiano alle stesse regole che valgono per tutti gli altri cittadini di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/106.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo ordine del giorno, noi vogliamo impegnare il Governo affinché valuti l'opportunità di liberalizzare il sistema d'istruzione, promuovendo, attraverso nuove disposizioni legislative, l'affermazione di una nuova scuola pubblica laica, autonoma e competitiva con l'introduzione della libertà di scelta educativa delle famiglie.
Ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, la libertà di educazione è un valore non negoziabile, è un diritto soggettivo e costituzionale, e rappresenta una grande battaglia di civiltà condivisa da milioni di cittadini e di cattolici, non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei. In Italia, il sistema dell'istruzione è da tempo profondamente in crisi: la dispersione scolastica, il bullismo, i giovani inoccupati, i risultati scolastici scadenti nei raffronti internazionali, la carenza di giovani professionalmente formati per le imprese, l'analfabetismo di ritorno, l'indebolimento generale del tessuto culturale del Paese.
Nell'attuale crisi economica ed occupazionale dell'Italia, una scuola pubblica statale di qualità e competitiva potrebbe costituire, com'è già avvenuto in altri Paesi, il vero volano per la ripresa e la crescita economica del nostro Paese, a breve, medio e lungo termine. La riforma del mercato del lavoro per conseguire gli obiettivi preposti deve tener conto della necessità di istituire un diverso sistema di formazione e d'istruzione nazionale idoneo e competitivo. Ovviamente, nel campo dell'istruzione, la liberalizzazione coincide con l'autonomia.
Anche nelle sue dichiarazioni programmatiche del 10 gennaio 2012 presso la VII Commissione (Cultura) della Camera, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ridisegnando la scuola del futuro, ha parlato, fra l'altro, di autonomia responsabile da introdurre da subito nelle scuole statali. L'articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012, in corso di conversione in legge, prevede, di fatti, l'emanazione di linee guida intese a favorire una maggiore autonomia delle istituzioni scolastiche, costituendo reti territoriali fra le stesse istituzioni scolastiche al fine di una gestione ottimale delle risorse umane strumentali e finanziarie, e prevedendo l'eventuale ridefinizione degli aspetti connessi ai trasferimenti delle predette risorse.
L'autonomia delle istituzioni scolastiche avrebbe dovuto essere collocata ed evidenziata nell'articolo 33 della Costituzione accanto a quella sull'autonomia delle istituzioni di alta cultura delle università e delle accademie, anziché nell'articolo 117 in cui la stessa è stata posta.
In ogni caso, il concetto di autonomia scolastica elevato a rango costituzionale dall'articolo 117, comma 3, della Costituzione impone di rivisitare la nozione di scuola statale cui fa riferimento il predetto articolo 33, anche al fine di evitare che l'autonomia delle istituzioni scolastiche possa essere ridotta ad un fenomeno meramente burocratico o gestionale. Infatti, Pag. 12se essa fosse riconducibile ad un fenomeno esclusivamente organizzativo, avrebbero ben poco senso la sua specifica costituzionalizzazione e la sua salvaguardia esplicita nei confronti del potere legislativo, sia regionale sia statale, essendo in tal caso sufficienti a preservarla le regole e i principi generali cristallizzati nell'articolo 97 della Carta costituzionale. Le norme considerate appaiono, dunque, convergere nettamente nella direzione del riconoscimento alle istituzioni scolastiche di un'autonomia di carattere funzionale o sociale.

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la invito a concludere.

PAOLA GOISIS. La suddetta autonomia scolastica - e concludo, signor Presidente - introdotta nel 1997 dall'allora Ministro della funzione pubblica Bassanini e regolamentata nel 1999 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 275, è una base di partenza sotto il profilo giuridico e culturale. Per questo motivo, chiediamo che venga valutata questa possibilità di dare e riconoscere tale autonomia e di creare una scuola pubblica laica, autonoma e competitiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per segnalarle e denunciare la difficoltà con cui noi parlamentari, oggi, ma anche da ieri, siamo costretti a lavorare. Voglio segnalarle che, contemporaneamente alla discussione in Aula, sono convocate le Commissioni. La mia Commissione - Cultura - è stata sconvocata su richiesta di un gruppo, ma le voglio dire che ieri, a mezzanotte, è stato depositato un testo di legge e ci è stato chiesto, senza neppure avere avuto la possibilità di leggerlo, di emendarlo entro le ore 11 di oggi.
Se lei ritiene che questo sia il modo corretto di precedere nei lavori parlamentari, se lei ritiene che questo sia il modo di consentirci di approfondire argomenti importanti che riguardano, tra l'altro, il futuro della scuola, le chiedo un intervento. Chiedo a lei e al Presidente Fini di intervenire perché non ci è concesso di emendare un provvedimento di cui non conosciamo neppure il testo.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, lei non c'era, ma sa che la Presidenza si è già pronunciata - su intervento, come ha ben detto, di un gruppo - riguardo alla questione della convocazione delle Commissioni ed è intervenuta per sconvocare tutte le Commissioni e per farle riconvocare al termine dell'espressione del parere da parte del Governo, ossia a partire dalle ore 12,15 fino alle ore 14, quando si terranno le votazioni sugli ordini del giorno.
Per quanto riguarda il secondo appunto che lei ha sollevato, le devo dire che la Presidenza prende atto delle sue parole, ma esiste uno strumento regolamentare con il quale un rappresentante di un gruppo può far presente, presso la sua Commissione, la richiesta, da parte del suo gruppo, di avere il tempo necessario a disposizione per l'esame delle proposte emendative. È ovvio e sono certo che il presidente della Commissione terrà conto di tutte le possibilità, affinché il lavoro, anche in Commissione così come avviene in Aula, possa svolgersi nel rispetto di tutti i parlamentari e, quindi, anche dei gruppi, delle opposizioni, e così via. Questo, dunque, va nel merito di quanto da lei esposto.
L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/54.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, in pochi minuti vorrei illustrare questo ordine del giorno, che riguarda il tema dei servizi pubblici locali con particolare riferimento alle aziende pubbliche che gestiscono il servizio del ciclo integrato dei rifiuti.
Tuttavia, poiché a livello comunitario le forme di gestione che sono consentite sono, di fatto, tre: la gestione cosiddetta in Pag. 13house providing o comunque direttamente pubblica, la gestione mista e la gestione privata, io ritengo che con questo provvedimento, associato agli altri provvedimenti legislativi, anche del precedente Governo, e che rimangono ovviamente in vigore, di fatto, la gestione in house providing viene praticamente cancellata nel nostro Paese. Infatti, mettendo sia dei tempi definiti per l'eventuale vendita delle azioni o per l'immissione di queste azioni sul mercato, sottoponendo a un patto di stabilità rigido questi consorzi pubblici o queste aziende pubbliche, riducendo il volume d'affari a duecentomila euro, a fronte dei novecentomila euro che erano previsti prima, di fatto, si decreta la morte di questo sistema di gestione.
Tra l'altro, sarebbe anche interessante capire, signor sottosegretario, la modifica che è stata introdotta al Senato perché c'è stata una divisione dei servizi pubblici locali in quelli a rete e in quelli non, non specificando neanche in maniera troppo precisa quali siano i servizi a rete. Per questi servizi a rete si crea, di fatto, nell'attuale provvedimento, una possibilità costituita da un'eventuale fase di transizione che faciliti l'aggregazione dei gestori, e questa è sicuramente una cosa assolutamente positiva, e si stabiliscono dei criteri minimi dimensionali, ma questo solo per i servizi a rete. Quindi, leggendo attentamente il provvedimento sembrerebbe che la gestione integrata dei rifiuti sia completamente esclusa da questo processo, cosa che non era nel decreto-legge originale.
Non è che noi non siamo d'accordo sul fatto che questo mercato debba essere aperto e debba essere il più possibile liberalizzato però, se si fa una radiografia della situazione di gestione e soprattutto del ciclo integrato dei rifiuti in questo Paese, ci si rende conto che forse le esperienze più virtuose, sia da un punto di vista della gestione economica ma anche dei risultati per quanto concerne la raccolta differenziata, piuttosto che l'attivazione di filiere di recupero positive, riguardano spesso questi consorzi pubblici locali. C'è una situazione molto diffusa nel Veneto, tra l'altro sono consorzi pubblici locali che gestiscono un volume di abitanti di oltre un milione di persone; ci sono delle gestioni assolutamente positive in Lombardia; ci sono delle gestioni assolutamente positive anche in Emilia e, probabilmente, anche in altre parti d'Italia.
Quindi, con questo ordine del giorno, di fatto, chiediamo al Governo di rivedere un po' questa norma perché, se si vuole davvero andare verso un processo di liberalizzazione, ciò che conta sono i parametri di efficienza e di efficacia nella gestione del servizio che devono essere mantenuti, e non, invece, una idea generale di introduzione del privato nel mercato perché, sempre nelle esperienze italiane, andando a vedere dove sono state costituite delle società miste, con l'ingresso dei privati, non è che questo si sia tramutato automaticamente in un miglioramento dell'efficienza del servizio, anzi, se andiamo a vedere alcune situazioni nel Paese direi che, spesso, il servizio è peggiorato. Perciò, non sempre, privato è bello.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, ma credo che, giustamente, se si vuole andare verso un sistema liberalizzato, debbano essere considerati dei parametri di efficienza e di efficacia. Quindi, in questo ordine del giorno, sostanzialmente si chiede al Governo di rivedere questa situazione non in un'ottica di conservazione ma di ammodernamento del sistema attuale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bratti.
L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/129.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'ordine del giorno n. 9/5025/129, che porta la mia firma e quella del collega Caparini, ha l'obiettivo di sostenere le TV Pag. 14locali, che assicurano circa 5 mila posti di lavoro, oltre ad altrettanti posti di lavoro nell'indotto.
Quindi si tratta di un tema importante, che si riallaccia al fatto che le emittenti televisive locali hanno ceduto le proprie frequenze a favore degli operatori dei servizi mobili in banda larga, ma le compensazioni di natura economica previste dal comma 9 dell'articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220, risultano insufficienti e soprattutto non proporzionate agli incassi della gara di cui alla stessa legge.
Il suddetto comma 9 prevede che, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, vengano definiti i criteri e le modalità per quantificare e attribuire le misure finanziarie compensative. Con quest'ordine del giorno si vuole non far concorrere alla formazione del reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, queste compensazioni, in quanto si ritiene che questo strumento possa andare a sostegno - come dicevo - delle TV locali.
Infatti, le TV locali hanno un importante impatto sull'economia, in particolare dei nostri territori, perché fungono da volano per quanto riguarda tutta una serie di prerogative che la piccola e media impresa può trovare all'interno delle emittenti televisive locali. È questo un ordine del giorno che cerca, quindi, di dare una mano, uno stimolo alla crescita che questo Governo, il vostro Governo, cerca di raggiungere parlandone ad ogni convegno e ad ogni riunione internazionale. Chiaramente, quando si parla di crescita, è chiaro a tutti - ma evidentemente non al Governo - che non la si può raggiungere per decreto o con provvedimenti sui quali questo Governo chiede la fiducia ogni settimana, ma è evidente che la si può ottenere trovando gli strumenti, a livello europeo, idonei a stimolare la ripresa dell'economia, nonché attraverso provvedimenti che, a livello nazionale, possano stimolare dal basso la ripresa economica, da tanti sostenuta e che si vuole raggiungere per ridare finalmente fiato al problema della disoccupazione nel Paese.
Quindi, chiediamo, con questo ordine del giorno, che vengano riconosciuti questi strumenti che possono aiutare le emittenti locali. Crediamo sia un ordine del giorno che non debba fare la fine della maggior parte degli altri ordini del giorno che vengono presentati dalla Lega, per cui il Governo, quando vede la firma di un deputato della Lega su un ordine del giorno, in automatico esprime un parere contrario, ma ci auguriamo che questo ordine del giorno possa trovare accoglimento da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/194.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/5025/194, ma vorrei fare una premessa iniziale: gli ordini del giorno sono ormai da tempo, in questa legislatura e anche con questo Governo, gli unici strumenti rimasti al fine di poter interloquire con il Governo. Consapevoli del fatto e dell'importanza che questo Governo si trova in una situazione diversa da quella precedente, e che, quindi, le fiducie hanno una giustificazione maggiore, ancorché mai ci rendono felici, spero e mi auguro - e questa è la premessa - che gli ordini del giorno che verranno accolti, quelli che verranno accolti, se verranno accolti, possano avere la loro conseguenza logica, e cioè che il Governo si impegni ad attuare quanto assunto come impegno in quest'Aula.
Purtroppo, sta succedendo da tempo esattamente il contrario e anche gli ordini del giorno sui decreti-legge, sui quali è stata posta la questione di fiducia e che sono stati accolti, non hanno avuto poi le risposte, per il 90 per cento (almeno da un'analisi che ho fatto), che invece avrebbero dovuto avere.
Tornando al mio ordine del giorno n. 9/5025/194, si tratta di un ordine del giorno molto semplice che riguarda i contact center, Pag. 15quelli che dovrebbero, in qualche modo, aiutare i cittadini utenti. È un'esigenza, quella dei contact center, soprattutto rispetto al rapporto che il cittadino ha nei confronti della pubblica amministrazione e verso i servizi di pubblica utilità. Penso ai trasporti, all'energia, alla sanità, alle telecomunicazioni e, soprattutto, alle persone non giovani, quelle anziane, che hanno più difficoltà e che, quindi, attraverso i contact center, utilissimi, tentano di avere le risposte che a loro servono.
Cosa succede, invece? Succede che questi strumenti, preparati, non danno le risposte. Ad esempio, vi sono lunghi tempi di attesa quando si chiamano questi numeri cosiddetti «verdi», onerosità delle telefonate, mancata continuità del servizio. Ma questi strumenti sono stati concepiti per dare una qualità di servizio e, quindi, anche per cercare di rispondere a quella difficoltà che, in questo momento, è generale rispetto al rapporto cittadino-posto di lavoro-esigenze e quant'altro.
Pertanto, l'impegno che chiediamo è di mantenere la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 1994 che era a tutela degli utenti, in modo tale che i contact center siano gratuiti, non costino, siano efficienti, che vi sia una chiarezza nelle risposte, che vi sia un'accessibilità in modo che le persone non diventino matte a cercare le risposte su qualcosa magari anche di urgente e, soprattutto, che vi sia una particolare attenzione alle modalità di accesso al servizio per le persone anziane, come dicevo prima, ma anche per le persone disabili. Soprattutto, insisto anche sulla continuità di questo servizio. Come dicevo, non risponde mai nessuno, non vi è una continuità di 24 ore né una copertura su tutto il territorio nazionale.
Allora, se vi deve essere un servizio come questo - si tratterebbe di un servizio giusto, legittimo perché viene in aiuto agli utenti, già in grande difficoltà - ma è di questo tipo, allora lo potremo chiamare servizio se c'è, o, altrimenti, dobbiamo denunciare questa situazione e dire che non esiste. Ma vi sono norme, leggi, direttive dei Governi precedenti che dovrebbero, teoricamente, costringerlo a funzionare bene. Tuttavia, questo non avviene.
Pertanto, la richiesta che rivolgo al Governo, appunto, è di applicare la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del gennaio del 1994 a tutela dei diritti degli utenti, in modo tale - lo ripeto - che vi sia la continuità, la gratuità, la chiarezza e l'accessibilità di tale servizio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/95.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la grave difficoltà nella quale si ritrovano numerosi enti locali ha notevolmente ridotto le risorse a disposizione, sia economiche sia umane, determinando, altresì, una conseguente riduzione del livello dei servizi in favore dei cittadini.
La difficoltà economica si associa, in questi enti, anche alla complessità dovuta al rispetto dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno, sia per l'oggettiva complessità economico-finanziaria, sia per il fatto che la modalità, con la quale si chiede agli enti periferici di concorrere al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, non appare chiara e basata su equi principi.
La complicazione evidenziata dagli enti nel riuscire a sostenere questo tipo di vincoli oltre a rallentare il pagamento, da parte degli enti stessi, verso le aziende che realizzano le opere pubbliche, impedisce anche agli enti medesimi di poter investire ulteriori risorse per la realizzazione di nuove opere. L'eventuale «sforamento» da parte degli enti dei vincoli imposti dal patto determinerebbe per i comuni una serie di sanzioni estremamente gravose che ridurrebbero ulteriormente le già strette leve sulle quali gli enti possono agire, rendendo di fatto impossibile l'erogazione della maggior parte dei servizi alla cittadinanza.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 18, comma 2-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, Pag. 16l'assoggettamento al Patto di stabilità vale per tutte le società in house che siano affidatarie dirette di servizi pubblici e strumentali e tale vincolo si applica anche a società che gestiscono servizi pubblici, esclusa l'applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 138 del 2011. È per questo che noi, caro sottosegretario, chiediamo l'impegno al Governo ad escludere, in virtù degli stringenti vincoli oggi vigenti in materia di Patto di stabilità interno per gli esercizi 2012-2014, l'assoggettamento delle società in house al Patto di stabilità interno.
Caro sottosegretario, ci riferiamo alle società in house: si tratta di una richiesta che penso possa essere accolta dal Governo per un semplice motivo, ossia per analogia perché noi, con questo ordine del giorno, non andiamo a migliorare la situazione degli enti locali o delle società in house, ma a mettere dei vincoli. Diverso è il programma che avete inserito all'interno di questo documento, laddove portate in Aula un provvedimento che non ha una copertura economica, vi arrogate il diritto di porre la questione di fiducia - e senz'altro i colleghi, assenti questa mattina, ma presenti in massa durante le votazioni, esprimeranno il voto favorevole definitivo - e non tenete in conto la richiesta che arriva dalla maggior parte dei comuni e delle società, ossia quella di non vincolare con il Patto di stabilità opere necessarie per la cittadinanza e la possibilità di assunzioni in quelle realtà che oggi hanno necessità di avere più persone per soddisfare le esigenze dei cittadini.
Caro sottosegretario, non si può tacere il fatto che voi non avete voluto discutere sugli emendamenti - già un emendamento era stato proposto dal gruppo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania - e soddisfare le nostre richieste all'interno del provvedimento, accogliendo un emendamento, che è un emendamento di buon senso. Ciò avrebbe fatto fare una figura diversa al Governo e avrebbe intavolato una collaborazione magari solo a parole con il Parlamento. Invece adesso, tagliando i lavori del Parlamento e la possibilità di dialogare con il Governo, ci dobbiamo rimettere a questi ordini del giorno, ordini del giorno di buon senso che un Primo Ministro - attento alle reali esigenze del Paese, non alle formalità burocratiche e alla bella presenza con il suo bel loden e attento a ciò che viene richiesto dalla maggior parte degli enti locali - dovrebbe considerare.
Molta gente non sa cosa sia il Patto di stabilità, ma gli amministratori locali e gli amministratori delle società in house si aspettavano qualcosa di diverso da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Molgora ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/92.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, intervengo relativamente all'ordine del giorno n. 9/5025/92, che riguarda le questioni burocratiche legate agli aspetti relativi all'utilizzo di armi da fuoco legate alle questioni della pubblica sicurezza.
Se, da un lato, le questioni della pubblica sicurezza sono fondamentali e tutti i certificati ed i permessi devono essere comunque molto stretti, dall'altro lato, bisogna pensare che ci sono stati - e ci sono - una serie di interventi che riguardano la mera burocrazia, che oggi non ha più molto senso di esistere, soprattutto perché questo è un settore molto particolare e molto attivo dal punto di vista della bilancia commerciale, che sul territorio bresciano, in maniera particolare, crea un gran numero di posti di lavoro.
Già si è avviata una seria sburocratizzazione ed è stato eliminato dal precedente Governo il catalogo delle armi, è stata aumentata, nel decreto-legge sulle semplificazioni, la durata della licenza per quanto riguarda i rivenditori del settore, ma occorre fare di più.
Si è rischiato addirittura anche di accorciare i tempi per quanto riguarda le licenze relative alla caccia e al tiro sportivo; c'è la possibilità qui invece di incrementare i termini allungandoli magari a dieci anni soprattutto per coloro che sono Pag. 17al di sotto di una certa fascia di età. Sarebbe importante per dare un'ulteriore spinta ad un settore che vede possibilità di espansione perché la qualità è l'elemento fondamentale di questo nostro settore, specifico, tipico del nostro territorio e che non ha eguali al mondo. Su questo bisognerebbe che il Governo si impegnasse ancora di più perché questa è una tipologia di produzione specifica del territorio bresciano e alla quale sono collegate non solo grandi imprese storiche, fra le più antiche al modo, ma anche tantissime piccole imprese che a questo mondo sono legate. Non possiamo pensare che tutte queste piccole imprese possano continuare a morire di burocrazia, di credit crunch - cioè di banche che non concedono il credito - e mi riferisco anche al futuro articolo 18: in particolare non si farà altro che liberare dai vincoli che gravavano solo sulla grande impresa, scaricandoli tutti sulla piccola impresa. Ciò sarebbe un grande ulteriore problema per un settore che ha bisogno di essere modernizzato, di incentivare l'utilizzo delle aree sportive e di incentivare un'attività attorno alla quale vivono migliaia di operatori, addetti e posti di lavoro che per il nostro territorio sono e rimangono molto importanti.
Se prendiamo atto che da un certo punto di vista nel decreto-legge sulle semplificazioni è stato fatto qualcosa, bisogna però tener presente che sono necessari ulteriori interventi da realizzare che erano presenti nell'agenda del Governo precedente. Chiedo che questo Governo ne prenda atto e prosegua su questa strada perché ribadisco che se, da un lato, bisogna essere molto stretti per quanto riguarda i vincoli legati alla pubblica sicurezza - qui forse bisognerà fare qualcosa di più per stringere questi vincoli -, dall'altro lato, vi sono ancora alcune verifiche e controlli che risalgono al secolo scorso. Forse bisognerebbe fare qualche cosa di più, cercare di modernizzarsi anche sotto l'aspetto della produttività perché questo evidentemente è un impedimento, è una burocratizzazione che fa a pugni con il termine «liberalizzazioni» presente nel titolo di questo decreto-legge.
Questi sono i motivi di questo ordine del giorno che ci auguriamo possa essere accettato per il bene di un settore che è e rimane uno dei più importanti nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/120.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto il nostro ordine del giorno verte sulla disposizione di cui al comma 16 dell'articolo 11 del provvedimento, comma che prevede per legge la dotazione minima di personale di una farmacia, pure in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Ciò comporterebbe una lesione delle prerogative della libera scelta del numero dei dipendenti di un'impresa, perché la farmacia è un'impresa, è un'attività imprenditoriale e prevedere questo per legge significa tra l'altro andare a ledere le prerogative costituzionali contenute nell'articolo 41 della Costituzione.
Le farmacie sono appunto imprese a tutti gli effetti e in quanto tali operano nella libera iniziativa economica e imprenditoriale di mercato, assumendosi il rischio di impresa e la libertà di scegliere di quale e di quanto personale dotarsi, ma con questa norma inserita nel decreto-legge sulle liberalizzazioni anziché lasciare libere le farmacie - che sono attività imprenditoriali - nella scelta del numero dei propri dipendenti, le si va a vincolare; quindi quale liberalizzazione in questo campo? Quale liberalizzazione in questo settore? Ma di cosa stiamo parlando, di liberalizzazioni?
Significa liberalizzare obbligare un'impresa privata a dotarsi di un determinato numero di dipendenti? Non credo proprio. Invece in questo decreto-legge non si trova nessun meccanismo di tracciabilità documentale all'interno della filiera produttiva, ad esempio dei farmaci che arrivano da Paesi extracomunitari, con riferimento ai principi attivi. La tracciabilità documentale è volta a verificare che ogni Pag. 18etichetta del farmaco contenga anche il luogo di provenienza e le modalità di produzione dei principi attivi medesimi e a verificare che ogni principio attivo farmacologico e i prodotti intermedi per l'industria farmaceutica, siano accompagnati dal certificato GMP, ovvero il certificato di buona fabbricazione, emesso da un agenzia regolatoria europea. Ma di questo non si trova traccia nel provvedimento, quindi ancora una volta non si vanno a tutelare le nostre imprese. Così come non si trova traccia di azioni di significativo contrasto telematico nei confronti di siti web che offrono on line farmaci, parafarmaci, integratori e principi attivi non consoni alle autorizzazioni dell'Agenzia europea per i medicinali EMEA. Non si trova traccia neanche di implementazione di tutte le innovazioni previste, ovvero la registrazione dei produttori, il controllo sulla tracciabilità. Di queste cose nel decreto-legge non si trova traccia. In un decreto-legge che parla di liberalizzazioni si trova una limitazione dell'attività imprenditoriale delle farmacie, non si trova la tutela delle nostre piccole imprese e non ci si occupa neanche della salute dei nostri cittadini. Prima di pensare alle liberalizzazioni bisogna occuparsi della salute dei nostri cittadini. Queste sono false liberalizzazioni, dietro le quali vi sono logiche di mercato che portano al centro grandi interessi economici, legati per esempio alla questione dei corner farmaceutici all'interno dei supermercati. Peccato però che questi supermercati, che potranno applicare una politica scontistica al ribasso, non offrano il servizio che le farmacie attualmente offrono, ovvero l'apertura notturna per l'erogazione dei farmaci. Non ci si occupa in questo decreto-legge che parla di liberalizzazioni delle 1400 farmacie rurali che, a seguito dell'articolo 17, si vedranno penalizzate sulla questione dei direttori di farmacia e della gestione delle farmacie medesime da parte di farmacisti che saranno costretti ad assumerne altri, raggiunta una certa fascia di età (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIPPO GIANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, vorrei intervenire per esplicitare e per chiarire al Governo che il comma 1 dell'articolo 65 del decreto-legge n. 1 del 24 gennaio 2012, che recita: il blocco della possibilità di dare incentivi...

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, mi scusi, lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori. Quindi può essere regolamentare, ma questo è un intervento di merito. Le devo chiedere scusa ma compito del Presidente è garantire lo svolgimento dei lavori in modo conforme al Regolamento. Lei ha già illustrato ieri il suo ordine del giorno, poi avrà la possibilità - se vuole la iscrivo già sin d'ora - in dichiarazione di voto sul suo ordine del giorno di riportare anche le osservazioni che lei sta facendo, che sono pertinenti e puntuali rispetto all'oggetto.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, vorrei dirle che ieri sono intervenuto in sostituzione di un collega non sul mio ordine del giorno, ma su un altro.

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, capisco ma non si può.
L'onorevole Munerato ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Forcolin n. 9/5025/102, di cui è cofirmataria.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, questo intervento è volto ad illustrare l'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord Padania, in cui si intende spiegare che l'articolo 16, riguardante lo sviluppo delle risorse energetiche, in tema di estrazione di idrocarburi, deve rispettare i divieti di cui alla legge n. 9 del 9 gennaio 1991, in particolare sull'Alto Adriatico. Le cause dell'abbassamento della superficie terrestre sono legate essenzialmente Pag. 19allo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, all'estrazione di idrocarburi e alle bonifiche idrauliche.
Si conviene, quindi, che le estrazioni di idrocarburi accelerano il fenomeno di abbassamento del territorio. È noto a tutti il pericolo di subsidenza di cui soffre l'Alto Adriatico. Tali rischi dovevano essere accertati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, secondo l'articolo 8 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, ma, a tutt'oggi, non risulta alcun documento ufficiale che certifichi la conclusione delle ricerche condotte.
I finanziamenti occorrenti per gli studi particolari sono ingenti e in linea generale sono le società interessate alla coltivazione che effettuano anche gli studi di ricerca, con un enorme conflitto di interessi alla base di tutto. Perforare l'Adriatico in cerca di gas per favorire gli investimenti significa rovinare gioielli come la laguna di Venezia, il delta del Po e le spiagge più affollate d'Europa, distruggendo l'economia turistica di una regione come il Veneto.
Ricordo, inoltre, che la provincia di Rovigo, in tema di energia, ha già dato tanto, ospitando il rigassificatore a Porto Viro, il più grande impianto fotovoltaico d'Europa e la centrale ENEL a Porto Tolle, che da 7 anni aspetta l'iter autorizzativo per la riconversione a carbone pulito.
Recentemente il Parlamento, nel ribadire i divieti della legge n. 9 del 1991, ha inserito alcuni ulteriori divieti nella modifica del Codice dell'ambiente, di cui al decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, stabilendo il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi, nella fascia marina compresa entro cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali, lungo l'intero perimetro costiero nazionale.
La nostra preoccupazione non è certamente insolita. Il Senato ha corretto il testo originario del Governo, inserendo i principi di precauzione e di sicurezza per la salute dei cittadini e per la tutela della qualità ambientale e paesaggistica, nonché principi di rispetto degli equilibri naturali terrestri e acquatici, secondo i migliori e più avanzati standard internazionali.
Noi riteniamo che occorrerebbe ribadire chiaramente i divieti sanciti sia dalla legge n. 9 del 1991 che dal Codice dell'ambiente. Infatti, basta dare un'occhiata sulla mappa dei pozzi di estrazione di idrocarburi schierati di fronte alle coste di Porto Tolle, in provincia di Rovigo e di Chioggia, per convincersi che solo il divieto di coltivazione al di sopra del parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, ha potuto, fino ad oggi, evitare l'apertura dei pozzi di fronte alla laguna veneta.
La preoccupazione della Lega Nord Padania è quella di assicurare che lo sviluppo di nuove risorse energetiche e di nuovi investimenti non scavalchi i divieti già in essere su alcune zone di particolare vulnerabilità ambientale. Con questo ordine del giorno, impegniamo il Governo a far sì che lo sviluppo delle risorse energetiche in tema di estrazione di idrocarburi rispetti i divieti della legge n. 9 del 1991, con particolare riferimento all'Alto Adriatico, e, soprattutto, sia condotto in piena intesa con le regioni interessate.
Solo la Lega Nord Padania, dal 2008 ad oggi, su questo argomento è sempre stata coerente. Ricordo bene i parlamentari veneti del Partito Democratico, una volta agguerriti a tutelare l'ambiente, oggi, invece, silenziosi. Infatti, votano la tredicesima fiducia senza dire nulla al riguardo. Sviluppo delle risorse energetiche sì, ma in accordo con la regione interessata. Vogliamo essere padroni a casa nostra! Signor sottosegretario, vi ricordate del Veneto solo quando dovete fare cassa, ma i veneti questa volta dicono basta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/125.

Pag. 20

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, intervengo sul mio ordine del giorno n. 9/5025/125, in particolare sulle misure relative allo sviluppo delle attività di impresa e della competitività, che riteniamo insufficienti. All'articolo 62, che disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, si prevede l'obbligatorietà della forma scritta per tutti i contratti, anche per quelli che non prevedono erogazioni di servizi.
Ad oggi era sufficiente un documento di accompagnamento. Chiediamo, pertanto, di rivalutare gli effetti applicativi delle disposizioni riguardanti le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a disporre che per i contratti che non prevedono l'erogazione di servizi accessori l'obbligo di forma scritta sia assolto con la sottoscrizione dei documenti di accompagnamento.
Chiediamo che ad ogni imprenditore agricolo non sia fatto obbligo di avere ogni giorno il commercialista nell'impresa agricola. Questo è il primo obiettivo, e credo che sia anche nobile.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/5025/87.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, stiamo seguendo il provvedimento in esame con una certa attenzione perché cerchiamo di limitare i danni.
Il mio ordine del giorno, che mi appresto ad illustrare brevemente, riguarda l'incremento del numero dei notai e, soprattutto, il rafforzamento della concorrenza mediante la trasparenza. Questa non è una panacea di tutti i mali, però riteniamo che la trasparenza, soprattutto mediante la pubblicazione dei dati sui siti relativi alle varie funzioni, sia uno strumento fondamentale per consentire ai cittadini una comparazione di valori e, quindi, di conseguenza, una verifica della convenienza dell'uno o dell'altro notaio.
Ebbene, personalmente, ad esempio nel mio comune, non riesco ad avere le determine dirigenziali, o addirittura le delibere, perché il comune non le pubblica online e non vi è una legge che lo obbliga a farlo; può farlo, ma se vuole non lo fa se non per il periodo strettamente limitato ai 15 giorni previsti per l'affissione all'albo pretorio. Molto spesso, invece di volare negli iperurani delle grandi riforme, basterebbe semplicemente migliorare alcune cose, per esempio rendendo accessibili ad un deputato gli atti del comune, perché dalla liberalizzazione, dalla possibilità di comparare le tariffe - non solo quelle notarili, che sono l'oggetto specifico dell'ordine del giorno in esame, ma in generale - e dalla trasparenza, non solo si svilupperebbe una vera concorrenza, ma, soprattutto, si eviterebbe quella «cosina» che tutti i giorni i magistrati antimafia e la Corte dei conti ci ricordano essere il vero cancro della nostra amministrazione, ossia la corruzione che vive essenzialmente di segretezza e di impossibilità di verificare cose simili.
Finché il cittadino, l'utente, non potrà sapere se quella penna stilografica costa 1 euro qui e 2 euro da un'altra parte, perché qualcuno ci mangia sopra, tutto quello che farà questo Governo e chiunque altro, sarà perfettamente inutile, perché poi i burocrati, i dirigenti - che non compaiono mai da nessuna parte, che incassano molto più di noi parlamentari e che fanno il bello e il cattivo tempo in tutte le amministrazioni - continueranno a fare ciò che vogliono; a danno di chi? Dei cittadini prima e della pubblica amministrazione poi.
Invito pertanto il Governo ad accettare l'ordine del giorno in oggetto perché, anche se non sarà la panacea di tutti i mali, possiamo cominciare dai notai per fare sì che ciascuno possa essere informato con chiarezza e con facilità, perché un conto sono delle informazioni che si fanno avere con grande difficoltà e un conto è quando il cittadino ha la possibilità di mettersi a verificare se il notaio A costa meno, oppure è più efficiente e più veloce, del notaio B.
Ripeto, questa è una goccia nel mare, però questo Governo, se è veramente liberista - come dice di essere, ma in realtà Pag. 21compie delle piccolezze, mentre nelle grandi cose non tocca per niente i veri monopoli -, se vuole davvero dare un segnale, cominci a rendere obbligatoria la pubblicazione dei dati dei comuni sui siti dei comuni stessi, anche con decreto-legge, come fece Bersani che, per carità, non ha fatto cose grandissime, ma almeno fece qualcosa in questa direzione.
Ebbene, bisognerebbe migliorare questo aspetto. Dalla trasparenza deriva la concorrenza, dalla concorrenza deriva meno corruzione e, soprattutto, un vantaggio per i cittadini. Purtroppo, si ha l'impressione che l'attuale Governo dia, più che altro, molto fumo negli occhi, ma poca sostanza. Ebbene, noi della Lega Nord Padania, chiediamo più sostanza, in difesa della nostra gente e, soprattutto, di chi produce ricchezza vera e non la spreca in burocrazie inutili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/98.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, incomincio il mio intervento sul mio ordine del giorno a mia firma - ed avrei l'onore di ottenere la sottoscrizione da parte dell'amico onorevole Vanalli - riconducendo il discorso come ieri e l'altro ieri ad una citazione, oramai storica e non più attuale, che altri colleghi, non della Lega Nord, ma di altri movimenti e di altri partiti, hanno proposto di Einaudi: la libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.
Come dicevo ieri, tale citazione andava assolutamente bene dieci anni fa, ma oggi è anacronistica, perché oggi vediamo un Governo tecnico, a cui si ritiene più opportuno dare certe possibilità, come è successo la scorsa settimana: un giornale piemontese on-line riportava che la Ministro Elsa Fornero, andando a fare shopping per comprarsi un paio di scarpe in una boutique del centro torinese, veniva scortata da quattro auto di scorta e dieci uomini, con costi per lo Stato particolarmente notevoli.
Vorrei fare riconoscere l'accaduto e farlo presente al sottosegretario qui in Aula, che non so come possa chiamarsi, perché non essendo lui un politico e non essendo stato eletto dal popolo, non ho interesse a sapere come si chiami. Ho necessità, però, che il sottosegretario qui presente faccia menzione della questione al proprio Ministro Elsa Fornero, che potrebbe evitare di farsi accompagnare da dieci uomini di scorta per comprarsi un paio di scarpe nelle boutique di Torino, perché è abbastanza fuori luogo. E tutto avviene quando sappiamo benissimo e leggiamo sulle cronache dei giornali che il Ministro Elsa Fornero dovrebbe essere impegnata ad una riforma sul lavoro, che noi stiamo cercando di contrastare. L'unica forza politica che contrasta questo Governo è la Lega Nord.
Ma oltre questo, dobbiamo prendere atto che i costi, gli alti costi che questo Governo tecnico sta portando in essere per accompagnare le vostre natiche in giro per il bel Paese, fa in modo tale che si creino alcune condizioni come quella di ieri a Torino. Sono ben contento che presieda qui i lavori il Presidente Buttiglione, e vorrei portare la solidarietà ed il saluto al consigliere comunale Musy, che ieri è stato ferito da alcuni colpi di arma da fuoco. Non vorremmo mai che questi colpi d'arma da fuoco non potessero essere evitati perché i costi sulla sicurezza pubblica devono ridursi per accompagnare i Ministri ed i sottosegretari per l'Italia.
Io capisco che il Ministro ed il sottosegretario non sono interessati al mio discorso rispetto a quello dell'onorevole Grassano, però gradirei di essere ascoltato. Ma, sapendo benissimo che non ascoltano gli italiani, non ascoltano i cittadini di questo Paese, è illogico che debbano ascoltare un semplice ed umile servitore della patria padana come me (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Riprendendo il discorso...

PRESIDENTE. Il Governo si sta consultando, però io vorrei invitare il Ministro Pag. 22ed il signor sottosegretario ad ascoltare l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

STEFANO ALLASIA. ...spero che si consulti sulle alte spese per l'Elsa Fornero, per il Ministro Elsa Fornero per farsi accompagnare in giro per il Bel Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Stavo dicendo che noi riteniamo che questo provvedimento sia totalmente da bocciare, da riprendere e rivalutare. Ma ormai abbiamo visto anche ieri che più dell'80 per cento di quest'Aula parlamentare, come quella del Senato, hanno votato favorevolmente la fiducia ed hanno chinato il capo, senza disquisire e senza apportare nessun valore aggiunto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Allasia.

STEFANO ALLASIA. Ci rendiamo conto che non ci saranno valutazioni ulteriori da parte nostra, se non quella di bocciare sistematicamente tutti i provvedimenti di questo Governo tecnico. Quello che fa ancora più specie e più rabbia è che notiamo ancora, sempre dalle agenzie, che una banca come la Banca Intesa San Paolo ha dei dividendi: una delle pochissime aziende in questo Paese ha ancora dei dividendi e non li distribuisce ai soci.
Questo è inverosimile. Dovrebbe essere il Governo che dovrebbe obbligare un'azienda che ha preso aiuti dallo Stato, una banca come la Banca Intesa SanPaolo che oggi non distribuisce quello che ha percepito dai propri clienti. Concludo sperando che il mio ordine del giorno, a seconda firma dell'onorevole Vanalli, venga assolutamente preso in considerazione con un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Allasia, grazie per la solidarietà anche che ha dato al professor Musy, vicino al quale penso siano tutte le forze politiche in questo momento terribile per la sua famiglia. Mi permetto di osservare che forse il Ministro Fornero, proprio visto il clima che c'è, non sbaglia tanto a farsi scortare quando va in giro per la città di Torino.
L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/117.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, il 13 luglio 2010 presentavamo una interrogazione, premettendo che il decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170 detta principi per la disciplina da parte delle regioni dell'attività di vendita della stampa quotidiana e periodica sul territorio nazionale e che le edicole presenti in Italia sono circa 35 mila, solitamente gestite a livello familiare e che coinvolgono tra i 50 e i 70 mila addetti. Il sistema di vendita si articola su tutto il territorio nazionale in punti di vendita non esclusivi ed esclusivi. Questi ultimi sono sottoposti ad un accordo nazionale in vigore dal 2006, attualmente scaduto. L'accordo nazionale regola il procedimento di distribuzione e vendita dei prodotti oltre all'obbligo per i venditori in esclusiva di dover porre in vendita tutta la merce inviata dalle aziende di distribuzione, garantendo così la parità di trattamento tra tutti i prodotti presenti nel punto vendita.
Le rivendite hanno un'esposizione finanziaria mutevole, a causa dei continui cambiamenti negli equilibri commerciali. Per sostenere l'obbligo della parità di trattamento necessario è, dunque, un ritorno economico che possa sopperire ai numerosi invenduti che l'attuale sistema distributivo, anche alla luce della crisi editoriale in atto, genera quotidianamente. La rete di vendita è in profonda crisi. Le edicole, pur svolgendo una attività imprenditoriale, sono in ogni caso vincolate alle decisioni imposte dalle rete distributiva e quindi impossibilitate a compiere scelte finanziarie nonché prive di autonomia commerciale.
Molte aziende, complice la difficile congiuntura economica degli ultimi anni, hanno assistito ad una forte contrazione del fatturato, in parte dovuta alle scelte perseguite dalle aziende fornitrici, che non Pag. 23sempre sembrano corrispondere a chiare logiche di mercato. Tale situazione di criticità sta portando alla chiusura di alcune edicole, con effetti assolutamente negativi sull'occupazione e sta generando un'inefficienza del sistema a danno dei cittadini, che vengono così privati di un servizio di interesse generale.
Questo è quello che dicevamo nella premessa della nostra interrogazione del 13 luglio 2010 e chiedevamo allora al Governo se voleva verificare l'esistenza di eventuali anomalie del sistema che ostacolassero l'efficiente diffusione della stampa quotidiana e periodica sul territorio nazionale a danno dei consumatori finali del servizio e se voleva prevedere anche di favorire la convocazione di un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti che operano nella filiera, che portasse ad una rinegoziazione maggiormente condivisa dall'accordo nazionale per gli esercizi esclusivi. La stessa istanza rappresentavamo davanti al consigliere Elisa Grande, capo del Dipartimento per l'informazione e l'editoria, e allora mi ero soffermato in particolare sulla modifica dell'accordo nazionale sulla ridefinizione del termine «prodotto editoriale». Le richieste sono state accolte con la promessa di affrontare la questione, ma ad oggi non abbiamo avuto ancora risposte concrete. In sostanza, è stato fatto poco o nulla.
Ecco, l'accoglimento di questo ordine del giorno, pur rimanendo un impegno di massima, va comunque nella direzione auspicata dagli edicolanti, che capiamo non siano in grado di fare «massa critica» e per questo sono da voi poco tenuti in considerazione, ma le loro sacrosante richieste servirebbero per ristabilire un minimo di equità fra i soggetti del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica.

PRESIDENTE. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/121.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo mesi di tensioni e di messaggi assai confusi da parte del Governo Monti sui farmaci e i possibili cambiamenti nella loro distribuzione, il decreto liberalizzazioni interviene sostanzialmente soltanto diminuendo i parametri del numero di abitanti per le farmacie. Peraltro, notiamo che il Paese resta bloccato in discussioni che poi risultano sterili per la vita reale dei cittadini. Ancora una volta la Lega Nord, vicina alla gente, vicina ai bisogni reali, vuole fare presente al Governo che le esigenze, reali, dei cittadini toccano in realtà altre questioni. Abbiamo percepito anzi in questo dibattito sul numero di abitanti relativo alle farmacie le pressioni di gruppi di potere probabilmente interessati ad avere uno scardinamento di questi temi, ed in primis senza dubbio la grande distribuzione. La Lega Nord, con questo ordine del giorno, intende far presente al Governo che la gente chiede altro, chiede le farmacie come presidio socio-sanitario del territorio, in rete con il distretto, per la prenotazione di visite specialistiche, di cicli di fisioterapia, per poter ritirare i referti, per poter avere piccole prestazioni diagnostiche.
Questo problema, quello della accessibilità dei servizi, tocca ampie fasce di popolazione fragile (anziani, persone disabili, famiglie con bambini). È la vera rivoluzione, la vera liberalizzazione che appunto si aspetta la gente: maggiore centralità, servizi al cittadino (la farmacia capillarmente diffusa sul territorio rappresenta un pilastro fondamentale per l'accessibilità dei servizi). Per questo, in maniera molto chiara dopo che alcune regioni come il Veneto, la Lombardia hanno attuato questo tipo di liberalizzazione reale dei servizi attraverso le farmacie e per il tramite di accordi locali, oggi noi chiediamo al Governo di riprendere, dopo queste fortissime tensioni, dopo questo dibattito, in realtà un vero dialogo con i farmacisti perché questo percorso, che poi è stato oggetto di parecchie iniziative legislative, sia di Governo che parlamentari, possa concretamente avere luogo. Lo chiediamo perché riteniamo che oggi se qualcosa può essere fatto in termini di avvicinamento della pubblica amministrazione, Pag. 24in particolare dei servizi sanitari ai cittadini, questo deve avvenire al di fuori di interessi di lobby o di poteri. Questo deve avvenire ponendo al centro il reale bisogno del cittadino e le sue aspettative.
Per questo credo che questo percorso debba essere ripreso in tempi brevissimi. In questo momento le tensioni che sono nate da questo dibattito sulle modalità di distribuzione del farmaco non hanno fatto altro che irrigidire le posizioni, non hanno fatto altro che allontanare la possibilità di creare, attraverso le farmacie, sul territorio nazionale una reale distribuzione non solo del farmaco in convenzione, ma anche di servizi concreti e reali per i cittadini.
Pertanto chiediamo, non soltanto di intervenire con un dialogo fattivo attraverso tutta la rete delle farmacie italiane (che si suddivide in farmacie private e farmacie comunali), ma anche e soprattutto di creare i presupposti - sarà oggetto anche di una prossima iniziativa legislativa personale - perché questo avvenga. Per creare questi presupposti vi invitiamo, la Lega Nord vi invita a considerare quelli che sono i bisogni emergenti del cittadino in termini di equità, rigore e di accessibilità ai livelli essenziali di assistenza, anche attraverso uno strumento fondamentale come la farmacia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5025/79.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi interveniamo facendo riferimento a quanto sta accadendo sulla questione delle commissioni bancarie.
Come sappiamo, l'articolo 27-bis di questo decreto-legge ha escluso la possibilità per le banche di applicare le commissioni bancarie. Lì c'è stata una forte presa di posizione da parte dell'Associazione bancaria italiana (ABI), che ha anche rimesso il proprio mandato criticando fortemente questa norma. Il Governo se ne è lavato le mani, all'inizio dicendo che la colpa era del Parlamento e che sarebbe intervenuto il Parlamento stesso; i partiti di maggioranza hanno cercato di svicolare qua e là chiedendo al Governo di intervenire con un decreto. Oggi qui, con l'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202 si arriva alla soluzione di questa questione, ma, a nostro modo di vedere, si arriva con una soluzione molto grave. La maggioranza del Parlamento dà mandato al Governo di adottare un provvedimento ad hoc nel breve termine, in enti rapidi, per risolvere la questione della gratuità delle commissioni bancarie. E, dall'altro lato, si dice di fare questo perché si chiede anche, nel citato ordine del giorno, di instaurare un tavolo di lavoro con l'ABI, le associazioni e i Ministeri per quanto riguarda la liquidità alle piccole e medie imprese.
Per le banche viene adottato in tempi rapidissimi un decreto-legge ad hoc, che avrà un'immediata esecutività in quanto sappiamo che la norma entrerà in vigore quando questo decreto-legge entrerà in vigore e, quindi, nel giro di pochi giorni. Per la liquidità delle imprese, invece, che è il problema principale in questo momento per la nostra economia, si rinvia ad un tavolo che farà le valutazioni che riterrà di fare e dopo vedremo a cosa porterà. Due pesi e due misure quindi: per le banche il decreto ad hoc subito, per le piccole e medie imprese la cosa viene fatta in tempi non certi. Questo passerà tra il silenzio di quest'Aula, perché nessun parlamentare di maggioranza vorrà prendersi la responsabilità, in fase di dichiarazione di voto di questi ordini del giorno, di portare all'attenzione dell'Aula questo tema. Noi lo facciamo ora perché questo è il momento di farlo e diciamo che c'è stato uno scambio aperto tra il Parlamento e il sistema bancario per l'approvazione di questa norma, con poco rispetto per le piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Sull'ordine dei lavori (ore 12).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 25

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per ringraziarla per il riferimento che ha fatto lei prima al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Fornero e alla situazione che sta vivendo. Credo che l'occasione sia utile per ricordare la notizia, presente sui giornali e sulle agenzie, sul fatto che è aumentato il livello di sicurezza richiesta, non dal Ministro Fornero, ma dai servizi di sicurezza previsti nel nostro Paese a tutela dello stesso Ministro Fornero. Ovviamente questa, a prescindere da qualunque sia l'opinione che si ha nei confronti del Ministro, è una questione che qui dentro deve essere vissuta da tutti con grandissima preoccupazione. Il passato ci insegna quanto ci vuole preoccupazione.
Nel constatare, quindi, purtroppo, che questo è avvenuto, cioè che è aumentato il servizio di sicurezza nei confronti del Ministro Fornero, personalmente, e a nome del gruppo - ripeto che questo non c'entra nulla con la posizione che si ha riguardo le politiche e le scelte che fa il Governo e il Ministro in questione - noi non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione e, contemporaneamente, tutta la nostra solidarietà nei confronti del Ministro Fornero, così come avremmo fatto nei confronti di qualunque Ministro si fosse trovato in una situazione medesima nel passato e di qualunque altro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Sulla drammatica questione della riforma del mercato del lavoro, noi abbiamo dovuto piangere due grandi giuslavoristi, il professor D'Antona e il professor Marco Biagi. Credo che tutti quanti noi ci auguriamo che cose del genere non accadano mai più nel nostro Paese...

MANUELA DAL LAGO. Anche il Ministro Maroni ha ricevuto tante lettere minatorie!

PRESIDENTE. ...anche per poter continuare a polemizzare con il Ministro Fornero liberamente e tranquillamente, secondo le differenti visioni che ognuno di noi ha il diritto di avere. La ringrazio, quindi, per questa puntualizzazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,05)

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi associo anch'io alle preoccupazioni appena manifestate dal collega circa il clima che sta crescendo e «imbarbarendo» in questo momento nel nostro Paese. Non giovano certamente alcune scritte apparse ieri e pubblicate oggi sui quotidiani con a fianco anche segretari di partito - sanno i colleghi a che cosa mi riferisco - e cioè «La Fornero al cimitero»: certamente episodi di tal genere ci riportano indietro nel tempo. Credo che dobbiamo fare assolutamente quadrato, evitare che si torni indietro rispetto a certi atteggiamenti. Quindi non soltanto piena solidarietà ma anche sostegno nell'azione, poi, ovviamente ci saranno anche momenti di confronto nelle sedi opportune e ognuno sosterrà le proprie tesi, evitando ovviamente che il clima degeneri ulteriormente.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, voglio associarmi anch'io, in questo momento, nell'esprimere piena solidarietà al Ministro Fornero che sta svolgendo un compito indubbiamente difficilissimo e lo sta facendo con determinazione e con la capacità di aprirsi agli interessi di molte parti diverse, cercando davvero di non stabilire corridoi preferenziali con gli uni e con gli altri. Non vi è dubbio che è un momento difficile e che i livelli di complessità della vita delle famiglie sembrano Pag. 26andare verso livelli di progressiva difficoltà invece che verso livelli di progressiva facilitazione.
Proprio per questo c'è bisogno di maggiore coesione sociale e quest'ultima è costruita in tanti modi, attraverso il dialogo con le parti sociali, attraverso il dialogo con i sindacati, attraverso il dialogo con i grandi imprenditori ma la si costruisce anche nell'integrità di una comunicazione serena, costante ed equilibrata che non faccia mai della diversità dei punti di vista un bersaglio. Anche perché le ultime vittime celebri nel nostro Paese sono state proprio le vittime scelte, una a una, nel mondo dei giuslavoristi. Non ci è estraneo quanto è accaduto ieri, a Torino. Lo si fa attraverso chi vuole applicare un percorso di riforme coraggiose. Quindi, da questo punto di vista, esprimiamo tutta la nostra solidarietà al Ministro Fornero, la solidarietà a tutti coloro che cercano davvero di modificare il sistema delle regole del nostro Paese per renderlo più equo, più giusto, più solidale, avendo presenti i diritti delle persone più giovani, i diritti dei precari, i diritti delle famiglie, i diritti di coloro che hanno come obiettivo prioritario nella loro vita svolgere un'attività professionale che serva a garantire la loro dignità personale e la possibilità di farsi carico delle necessità delle proprie famiglie.

VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, mi associo alle parole di solidarietà al Ministro del lavoro che sono state sin qui pronunciate dai colleghi. Ancorché abbiamo l'obbligo come parlamentari di dire le cose come stanno. Ciò che è reale è razionale, diceva un filosofo. Ciò che avviene ha una sua ratio che affonda nei comportamenti, nelle parole, nella innaturale tensione che alcuni ambienti sindacali e alcuni ambiti politici portano su questo problema, quasi che la riforma dell'articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro fosse proposta da negrieri o da coloro che vogliono calpestare la dignità e i diritti dei lavoratori. L'interesse politico, partitico, sindacale sembra non riesca a ragionare con pacatezza, con controllo terminologico, con atteggiamenti improntati non dico alla moderazione ma alla serenità di una discussione sulla quale nessuno si gioca la vita, contrariamente a quanto si sente dire da alcuni leader sindacali della CGIL; io dico che, al contrario, siamo soltanto in un contesto in cui si cerca di portare le regole del mercato del lavoro a livelli europei, a standard che possano consentire una maggiore flessibilità e maggiori opportunità di accesso al mondo del lavoro.
Credo che questo dovrebbe essere un elemento volto a far riflettere sul fatto che atteggiamenti e parole escludono violenze sia verbali che concettuali: conosciamo già le giaculatorie, le condoglianze, lo Stato che s'indigna, le forze politiche che si uniscono. Qui bisogna fare un'azione di prevenzione e spiegare, ognuno per la parte di propria competenza e responsabilità, che non si sta facendo altro che una riforma che doveva già essere fatta qualche decennio or sono.
Per la verità - mi consentano i colleghi - qui si tratta di un primo tassello lungo la strada delle vere liberalizzazioni, che è la strada della trasformazione di uno Stato anchilosato, in cui vi sono diritti ormai consunti che non vanno nella direzione della tutela delle persone, ma vanno nella direzione di nicchie di opportunismo e di comodità, di parassitismo sociale, che vanno smantellate, ridisegnando una nuova rete di protezione sociale: infatti, quella che è stata edificata trent'anni fa, fa acqua da tutte le parti, produce debito e produce la crisi che attanaglia il Paese.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori, come sempre, stigmatizza ogni forma di violenza sia Pag. 27praticata, che annunciata o minacciata e, quindi, sotto questo punto di vista, non vi è alcun dubbio in ordine alla nostra posizione e a quanto pensiamo su ciò che è stato testè dichiarato anche da altri colleghi. Tuttavia, su un aspetto vorremmo essere molto chiari, perché vogliamo guardare con obiettività al momento di tensione sociale che c'è nel Paese.
Con l'occasione, come portiamo solidarietà quando ce n'è bisogno - ed è doveroso farlo - vogliamo anche allertare il Governo e le forze politiche a non contribuire ad alimentare tensioni sociali e a mettere a rischio l'ordine e la sicurezza pubblica. Mi spiego meglio. Quando c'è un momento di grande crisi nel Paese, che vivono soprattutto i lavoratori e il mondo del lavoro, e su questo tema la politica piuttosto che venire incontro al mondo del lavoro, a chi lavora e, soprattutto, a chi non lavora, si preoccupa di sottrarre sempre di più diritti ai lavoratori invece di sviluppare politiche per il lavoro, penso che vi siano anche delle responsabilità politiche e di chi governa se aumentano le tensioni.
In questo caso, il Governo butta benzina sul fuoco: mi riferisco al famigerato articolo 18. Piuttosto che creare una forma di distrazione di massa con questo articolo 18, che è diventato la risoluzione di tutti i problemi, quando così non è, forse, era il caso di sottrarre questa miccia. L'articolo 18, infatti, è solo una miccia che, forse, il Governo e chi sostiene il Governo pretestuosamente tiene ancora lì in piedi proprio per nascondersi dietro alla mancata soluzione dei problemi in tema di lavoro, di occupazione e di crescita del nostro Paese. Per questa ragione, con l'occasione, l'Italia dei Valori invita il Governo ad essere più avveduto su questa vicenda, a non spingere sulla tensione sociale, che già è forte nel Paese, e quindi, in questo momento, a disinnescare questa miccia. A tal riguardo, ribadisco quanto l'Italia dei Valori ha dichiarato.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, a nome della componente Noi per il Partito del Sud Lega Sud, voglio esprimere la solidarietà al Ministro per quanto sta accadendo e per le minacce, dirette e indirette, che ha subito. È evidente che il Parlamento deve dare una risposta corale ed unanime, senza cercare sottili distinzioni. Noi siamo all'opposizione di questo Governo, però riteniamo che il Governo abbia il diritto, se non il dovere, di proporre al Parlamento tutte le riforme e tutte quelle leggi che ritiene sia doveroso presentare per corrispondere alla propria funzione. Quindi, io non voglio entrare nemmeno nel merito delle questioni che possono aver determinato queste reazioni così sconsiderate. Tuttavia, voglio sottolineare che è necessaria una risposta convinta e unanime. Non vi può essere alcuna indulgenza nei confronti delle violenze, da qualunque parte arrivino, e dei violenti; non vi può essere alcuna giustificazione nemmeno sottile, perché, altrimenti, correremmo esattamente il rischio di precipitare all'indietro. Ci vuole una risposta ferma. Le forze dell'ordine devono svolgere fino in fondo la loro funzione. Chi deve indagare, per tentare di capire da dove arrivino questi tentativi di ricreare un clima di violenza nel nostro Paese, deve indagare. Noi parlamentari del nostro gruppo esprimiamo piena solidarietà e ferma condanna per questi episodi che sono accaduti e mi auguro che si possa avere una dialettica parlamentare e nel Paese, anche aspra, ma rimanendo nell'ambito dei confini democratici.

Si riprende la discussione (ore 12,15).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Non vi sono altri interventi per illustrare gli ordini del giorno presentati.
Ha facoltà di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale, prima dell'espressione dei pareri sugli ordini Pag. 28del giorno, intende svolgere alcune considerazioni di carattere generale sul provvedimento. Pertanto, dopo l'intervento del Governo, ove richiesto, darò la parola ad un deputato per gruppo. Seguirà, quindi, l'espressione del parere sugli ordini del giorno presentati. Prego, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, intervengo in relazione alle osservazioni emerse nel corso della discussione in Aula del 20 marzo scorso, osservando che la Ragioneria generale dello Stato, con la nota di verifica della relazione tecnica depositata il 15 marzo scorso, ha confermato i rilievi critici già espressi in occasione della presentazione al Senato del maxiemendamento governativo.
I rilievi erano riferiti ad alcuni emendamenti di iniziativa parlamentare, approvati in corso di iter, che furono oggetto di valutazione dalla Commissione bilancio del Senato appositamente convocata per l'esame del maxiemendamento alla presenza del rappresentante del Governo. La Commissione decise allora di non esprimere contrarietà, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, sui punti che non erano stati verificati positivamente dalla Ragioneria generale dello Stato, esprimendo un parere favorevole con rilievi non ostativi. Su tale apprezzamento, il Governo si basò per porre la questione di fiducia al Senato.
Sugli stessi profili critici, riproposti alla Camera dalla Ragioneria generale con la nuova nota di verifica, la Commissione bilancio di questo ramo del Parlamento, in aderenza a quanto era stato deciso dalla V Commissione del Senato, ha deciso, avendo valutato anche il contributo recato ed espresso dal rappresentante del Governo, di esprimere parere, con una condizione semplice e alcune osservazioni, non ostativo all'approvazione definitiva ed integrale del provvedimento nel testo licenziato dal Senato.
Anche in questa occasione il Governo ha ritenuto di basarsi su tale apprezzamento, espresso nella sede parlamentare propria, per porre la questione di fiducia alla Camera. Le disposizioni richiamate nella nota della Ragioneria generale dello Stato riguardano, vi ricordo, l'ampliamento di quaranta unità della pianta organica dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la permuta di immobili in uso governativo, la realizzazione di infrastrutture aeroportuali con le procedure della legge obiettivo, l'approvazione dei diritti aeroportuali da parte dell'autorità di settore e non con decreto ministeriale e, infine, la composizione bonaria delle controversie tra creditori e pubblica amministrazione tramite gli istituti della composizione, della cessione di crediti e della transazione.
Si tratta di cinque punti in merito ai quali, mi permetto di segnalare, sull'ultimo di questi cinque punti è già previsto un decreto attuativo del Ministro dell'economia e delle finanze che escluderà ogni effetto finanziario negativo. In relazione invece al primo punto, gli accertamenti che, invero, il Governo ammette, a nome mio, avrebbero potuto essere compiuti con maggiore tempestività, prima o durante i lavori della Commissione bilancio di ieri, mostrano che le entrate derivanti dal contributo dell'1 per mille ammonterebbero ad almeno 6,3 milioni di euro; una somma che è ritenuta più che sufficiente a coprire i costi connessi alle quaranta unità aggiuntive di dotazione organica. Rispetto ai rischi di onerosità che sono connessi, invece, agli altri tre punti che ho ricordato, il Governo assicura che il comportamento delle pubbliche amministrazioni e degli uffici che saranno coinvolti nell'attuazione della legge, utilizzando gli strumenti in essa contenuti, sarà improntato al massimo rigore, garantendo fin da ora la neutralità finanziaria delle disposizioni in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi dichiaro non soddisfatto dalla risposta e dalle precisazioni che, qui, il Ministro ha voluto fare e che ringrazio Pag. 29comunque per averle dare, sia pure non tempestivamente come la questione avrebbe meritato, perché queste risposte, queste considerazioni dovevano essere fatte nelle Commissioni; invece, ci siano trovati in Commissione il sottosegretario Polillo, il quale si è permesso di affermare che i rilievi della Ragioneria generale dello Stato devono essere graduati e quindi sono suscettibili di poter avere delle interpretazioni in un senso o nell'altro. Signor Ministro, quando la Ragioneria generale dello Stato dice che quel provvedimento è tale da poter determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, né quantificati, né coperti, mette un macigno che non può essere risolto, signor Ministro, dichiarando le buone intenzioni future delle pubbliche amministrazioni coinvolte, perché l'obbligo di copertura delle leggi dello Stato prescinde dai comportamenti futuri e deve essere un obbligo preventivo. Questo è ciò che sancisce l'articolo 81 della Costituzione. Per tale ragione, mi dispiace ma per quanto ci riguarda non siamo soddisfatti; resta che andiamo ad approvare una legge che, come la Ragioneria generale dello Stato ha verificato, è priva di copertura in alcune sue parti; questo resta da parte nostra come rilievo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, devo dire che la spiegazione che ci ha dato con questo intervento - un po' fuori dalla normalità - il Ministro Giarda ci sembra un volersi arrampicare sugli specchi, ma senza neanche riuscirci. Infatti, signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il Ministro oggi ci ha ricordato che, nonostante i rilievi critici della Ragioneria generale dello Stato (aggiungerei non solo della Ragioneria generale dello Stato, perché anche i funzionari della Commissione bilancio, nella loro puntuale verifica delle quantificazioni, avevano segnalato numerosi altri problemi, che non riguardavano solo quei cinque punti che il Ministro ci ha ricordato oggi; quindi, non solo quei punti presentavano problemi, ma anche altri, ai quali non fu data risposta), la Commissione bilancio espresse parere favorevole.
La Commissione bilancio espresse parere favorevole in condizioni veramente critiche. Infatti, signor Presidente della Camera - e ciò è stato già fatto presente in occasione dell'esame del precedente decreto - la Commissione bilancio non ha avuto i tempi tecnici per poter ben valutare ciò che si stava per approvare. Non solo, anche nelle dichiarazioni di esponenti autorevoli della maggioranza è stato rilevato, nella seduta di martedì scorso della Commissione bilancio, che del voto che si è voluto esprimere (anche se vi era una nostra richiesta di non arrivare al voto, in quanto l'Aula era già stata convocata e la Commissione bilancio stava lavorando durante i lavori dell'Aula, cosa che non sarebbe consentita, ma il presidente Occhiuto fece continuare) si sarebbero assunti la responsabilità, per una scelta politica di votare «sì», ben coscienti dei grandi problemi tecnici che vi erano, soprattutto in considerazione della relazione della Ragioneria generale dello Stato. Quindi, quel voto ci fu, è vero, la Commissione bilancio si è espressa favorevolmente, a maggioranza, ma con un voto assolutamente politico, pur di non far decadere un decreto che non andava portato avanti, ma che doveva essere ritirato, rivisto e riscritto, tenendo conto anche dei suggerimenti del Comitato per la legislazione e di tutti i problemi di copertura e di quantificazione degli oneri che vi erano, non solo su quei cinque articoli.
Quindi, quel decreto non andava portato avanti ma andava ritirato. Avete voluto adottare tre decreti grossissimi, uno dietro l'altro, senza scriverli bene, senza coprirli ed imponendo una fiducia che non ha permesso al Parlamento di esprimersi, per tre volte consecutive, di svolgere il suo lavoro, nonché di presentare emendamenti in Aula, magari correttivi, che avrebbero migliorato il provvedimento.
Tuttavia, in merito a quanto ci ha detto il Ministro, sui cinque punti che ha ricordato, signor Presidente della Camera, penso che non potrà consentire che si Pag. 30vada avanti. Signor Presidente, spero mi ascolti, perché è importante la sua partecipazione a questo dibattito. Mi scusi, Presidente, ma è importante la sua partecipazione a questo dibattito, almeno uditiva, perché il Governo ha ammesso in Aula, ora, che su uno di questi punti non vi è una copertura, ma arriverà con un decreto attuativo. Quindi, coscientemente, per quello che ci ha detto un Ministro della Repubblica, stiamo per approvare un provvedimento non coperto, ma che si rifà a qualcosa che dovrà uscire in futuro, per la copertura. Questo è contro la Costituzione, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non è possibile fare una cosa del genere, e su questo invito non solo il Presidente della Camera, ma il Presidente della Repubblica a mettere i puntini sulle «i», a bloccare questo provvedimento, a non firmarlo, se si dovesse malauguratamente andare al voto e approvare definitivamente questo provvedimento. Spero vi sia la coscienza di non apporre una firma su un documento assolutamente incostituzionale. Sugli altri quattro punti...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il suo tempo è terminato.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi scusi, sull'irritualità di questo intervento del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, lei conosce il Regolamento; lei ha diritto di parlare per cinque minuti; sono trascorsi cinque minuti e dieci secondi: la invito a concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Sarebbe da riaprire un dibattito sull'intervento del Ministro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Amico.

CLAUDIO D'AMICO. Mi faccia concludere l'intervento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il suo tempo è terminato!

CLAUDIO D'AMICO. Solo cinque secondi!

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, le ho detto che il suo tempo è concluso!

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, non mi può togliere la parola su una questione così importante!

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, si segga (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, il provvedimento che dovrebbe essere votato è zoppicante, da tanti punti di vista. Nel merito, abbiamo avuto la possibilità, durante la discussione sulle linee generali, di mettere in evidenza che si tratta di un provvedimento che non otterrà alcun risultato, se non quello di complicare ancora di più la vita di settori importanti del nostro Paese. Non si fanno così le liberalizzazioni.
Vi sarebbe stato da riflettere se, in questo momento, l'Italia ha bisogno di liberalizzazioni o, invece, di un recupero della capacità regolatrice dello Stato, che deve intervenire a favore delle fasce sociali più deboli e, quindi, recuperare quel senso di solidarietà che si sta perdendo. Pertanto, il Governo avrebbe dovuto presentare al Parlamento provvedimenti seri per la crescita.
Siamo partiti da dichiarazioni che hanno sfiorato il ridicolo, rispetto ai punti di PIL che avrebbe guadagnato l'Italia con un provvedimento di questo tipo. Quando il decreto-legge venne emanato il Presidente Monti e qualche Ministro si sbilanciarono, facendo delle dichiarazioni per sostenere che l'Italia avrebbe ottenuto, con questo provvedimento, livelli di crescita come quelli dei Paesi che sono a più alto tasso di sviluppo. Pag. 31
Però, al di là del merito, signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, ci troviamo di fronte ad un macigno che è insormontabile. La Ragioneria generale dello Stato ha evidenziato che questo provvedimento, in alcuni suoi punti, non ha copertura. Non si può approvare un provvedimento che non abbia la copertura sufficiente. La cosa più saggia sarebbe stata l'annunzio, da parte del Ministro, del ritiro di questo provvedimento. Non si può procedere nell'approvazione di un provvedimento senza la copertura finanziaria.
Su questo punto ritengo che la stessa Presidenza della Camera dovrebbe esprimere una valutazione. Corriamo il rischio, se si dovesse andare avanti, di approvare un provvedimento assolutamente illegittimo. Delle due l'una: o la Ragioneria generale dello Stato ha ragione e, allora, il provvedimento non deve essere approvato, almeno così come viene formulato e riproposto dal Governo, attraverso le parole del Ministro Giarda; oppure, la Ragioneria generale dello Stato ha torto, ma il Ministro avrebbe dovuto porre all'attenzione del Parlamento dati concreti e inoppugnabili.
Invece, mi sembra che le informazioni che ha dato il Ministro non mettano il Parlamento nella tranquillità assoluta di approvare un provvedimento, così come prevede la legge, con la relativa copertura finanziaria.
Onorevole Ministro, già ci troviamo di fronte ad una situazione del tutto anomala e atipica: un Governo tecnico, non votato, che svolge la sua funzione perché è stato votato dal Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Però, è un Governo che sta andando avanti troppo sollecitamente con le richieste di fiducia. Allora, la proposta che avanzo è di ritirare il provvedimento, di riformularlo e poi di ripresentarlo con le previste coperture (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, desidero ringraziare il Ministro Giarda per come interpreta il suo ruolo di Ministro per i rapporti con il Parlamento e anche - e non c'è alcuna polemica in ciò che sto per dire - per il lavoro di supplenza che talvolta è chiamato a svolgere rispetto al Ministero dell'economia e delle finanze.
A nessuno di noi, colleghi e soprattutto membri della Commissione Bilancio, sfugge che vi è una triangolazione Governo-Ragioneria-Parlamento, sulla quale si tratterebbe di agire in modo calibrato perché è del tutto chiaro che una serie di ritardi finiscono per scaricarsi interamente sulla Commissione bilancio. In questo caso, io per lo meno non ho nessuna obiezione da muovere alla Commissione bilancio della Camera: noi abbiamo ricevuto questo provvedimento dopo una lunga trattazione al Senato, alla vigilia della sua scadenza - e quindi i tempi della conversione erano estremamente ridotti - e la Commissione bilancio della Camera ha preso atto dei rilievi della Ragioneria il giorno stesso in cui dovevano iniziare le votazioni in Aula. Abbiamo avuto questo parere dopo lo svolgimento della discussione sulle linee generali su questo punto all'ordine del giorno.
È del tutto chiaro che, per un corretto funzionamento, ci vuole un'interlocuzione continua, che non può essere rimessa nelle ultime ore disponibili, soprattutto in caso di decreti-legge. Signor Presidente, a tal proposito, richiamerei il fatto che questo problema, poiché abbiamo frequentemente decreti-legge con scadenza di conversione, è più acuto rispetto al normale svolgimento di lettura di provvedimenti che non hanno questo tipo di scadenza.
Per cui, la mia raccomandazione è che vi sia un equilibrio diverso tra Camera e Senato nei tempi di lettura e uniformità di comportamento da parte delle Commissioni bilancio di Camera e Senato. La risposta che ci ha fornito il Ministro questa mattina dimostra che, avendo il Pag. 32tempo a disposizione e potendo approfondire, ci saremmo accorti - come si evince dallo speech del Ministro - che dei rilievi che la Ragioneria aveva formulato, richiamando l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione per cinque di essi, ne «vive» uno solo perché, con riferimento agli altri, è stata fornita una spiegazione che dimostra che la copertura si è trovata e non sussistevano problemi relativi al rispetto dell'articolo 81, quarto comma.
La questione è delicata perché i tempi impongono un rigore, per quanto riguarda l'aspetto della copertura finanziaria, estremamente puntuale per la situazione dei conti pubblici.
Io inviterei a riflettere, più che a recriminare, prendendo per buone le spiegazioni del Governo di questa mattina, su questo provvedimento, su come ci dobbiamo attrezzare perché ci siano i tempi ed i modi, soprattutto per la Commissione bilancio, di poter svolgere il proprio ruolo e la propria funzione, senza queste ristrettezze dei tempi che spesso impattano sul merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo anche a nome del mio gruppo per ringraziare il Ministro Giarda per la chiarezza con la quale ha affrontato questo problema, che evidentemente non finirà qui.
Certamente, stante la difficile situazione a livello nazionale, dovremmo affrontare queste particolari situazioni con più attenzione e coordinamento fra il Governo, il Parlamento e direi il Senato, perché noi abbiamo ereditato qualcosa che sembrava essere diverso da quello che poi invece è emerso.
Quindi, vorrei rivolgere un ringraziamento per la chiarezza che sancisce, prima di tutto, un riguardo nei confronti del Parlamento e anche della Presidenza della Camera che aveva sollevato la questione. È ovvio che per il futuro il rapporto fra Governo, Ragioneria generale dello Stato e centralità del Parlamento richiederà, come dicevo prima, un'attenzione maggiore, unitamente al rispetto dovuto, perché tutti e tutti assieme, solo se riusciremo ad affrontare in maniera comune e coordinata i gravi problemi che abbiamo di fronte, potremo riuscire a dare delle risposte.
Fare polemica non serve, cercare di fare le prime donne ancora meno. Credo, invece, che abbiamo il dovere di fornire delle risposte e ritengo che oggi, in mezzo a tante difficoltà, il Governo con il Ministro Giarda abbia dato una risposta in questo senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Vorrei cogliere l'invito dell'onorevole Compagnon ricordando al Ministro Giarda due questioni attinenti alle tematiche sulle quali ci ha intrattenuti. In primo luogo, la necessità di garantire ai fornitori di beni e servizi dello Stato una regolarità dei pagamenti, perché in un momento di crisi credo che pagare le aziende che sono esposte verso le banche e che da mesi, se non da anni, attendono il ristoro di quanto hanno fornito allo Stato possa essere il primo volano per rilanciare la loro l'operatività.
Le ricordo che per le imprese che operano nel mondo della sanità nelle regioni con piani di rientro dal debito vige ancora un provvedimento che chiamare «bolscevico» è poco. Infatti, sono due anni che queste strutture e società non possono attivare le procedure di pignoramento presso terzi, per cui vi sono regioni come la Calabria, la Campania, la Puglia e il Lazio che, pur avendo annosi ritardi nei pagamenti, non pagano le strutture e le strutture non possono neanche attivare la tutela del proprio diritto attraverso le procedure previste dal codice civile.
In secondo luogo, lei che ha funzioni spesso di vicario del Ministro dell'economia e delle finanze, dovrebbe ricordare - io, come presidente di un'associazione di Pag. 33categoria, ho formalmente diffidato il Ministro dell'economia e delle finanze - che esiste, fin dai tempi del Governo in carica nel 2010 con il Ministro Tremonti, una norma prevista nella legge finanziaria che consente allo Stato di pagare attraverso certificazioni del credito le somme previste per ingiunzioni e pignoramenti dall'agenzia che si occupa della riscossione dei debiti, solo che manca ancora il regolamento attuativo.
Allora, delle due l'una, signor Ministro: se approviamo delle leggi e poi non vi diamo attuazione, se manteniamo in piedi provvedimenti che sono l'aperta negazione del dovere che lo Stato ha nei confronti delle imprese che gli forniscono beni e servizi, stiamo parlando di aria fritta. Quale rilancio si potrebbe attivare? Tanto vale dire: non ci sono i soldi, non vi paghiamo; è una surrettizia bancarotta fraudolenta che lo Stato fa in queste circostanze.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, intervengo solo per pochi attimi. È chiaro che il richiamo al Regolamento è indotto dal richiamo alla Costituzione. Io le pongo una domanda: se è vero che c'è una gerarchia delle fonti - e mi sembra che ci sia stata una dichiarazione estremamente chiara del Ministro Giarda che dice che non c'è una copertura finanziaria - perché dovremmo approvare un decreto-legge per coprire?
Mi permetto di richiamare, dal punto di vista della gerarchia delle fonti, che non può essere assolutamente evitata, l'articolo che riguarda la copertura delle leggi, ossia l'articolo 81 della Costituzione: ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. Credo che, visto che i regolamenti e le leggi sono derivati inevitabilmente dall'atto fondamentale, che è la Costituzione, non possiamo assolutamente procedere con un atto che è non solo illegale, in questo momento, ma è contro la Costituzione. Quindi, Presidente, le chiedo di prendere atto di questo e di fare le sue valutazioni, come ha fatto molto correttamente in questi giorni. È chiaro, signor Presidente, che se dovessimo fare una cosa come quella che ci viene proposta dal Governo, oggi scriveremmo una pagina estremamente pericolosa per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la mia richiesta è semplicemente di buon senso. Vorrei semplicemente chiederle di mettere a disposizione dei colleghi lo speech del Governo, in modo tale che non ci dilettiamo a fare esegesi che poi probabilmente risulterebbero non rispondenti nemmeno alla lettura esatta del testo del Governo. Quindi, prima di avviare una discussione su questo argomento, che richiama persino la Costituzione, forse è meglio leggere prima il testo e poi, se del caso, intervenire ovviamente per richiami al Regolamento e alla Costituzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,45)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il sottosegretario De Vincenti ad esprimere il parere del Governo sugli ordini del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, procedo con l'espressione dei pareri, con una premessa. Desidero rivolgere un ringraziamento alla Camera, perché gli ordini del giorno hanno costituito oggetto di discussione anche al nostro interno. Credo che molti ordini del giorno che, come vedrete, verranno accolti, siano un contributo importante sulla Pag. 34strada delle liberalizzazioni e del rafforzamento della strategia di liberalizzazione e di apertura dei mercati, che è sottesa al provvedimento che stiamo discutendo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Girlanda n. 9/5025-A/1. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025-A/2 a condizione che venga così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, con il quadro ordinamentale esistente e con quanto già realizzato, di varare...». Chiediamo inoltre di espungere l'inciso «nei prossimi due mesi» nel primo capoverso del dispositivo e, infine, di eliminare, all'ultimo capoverso, la parola «coordinate», dopo le parole «27 frequenze», perché contrario alle norme attualmente esistenti.. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Sani n. 9/5025-A/3, perché contrario alle norme contenute nel decreto-legge che stiamo varando. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Losacco n. 9/5025/4, vale quanto detto in merito all'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025-A/2, ossia viene accettato con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, con il quadro ordinamentale esistente e con quanto già realizzato, di varare...». Si chiede poi di espungere le parole «entro due mesi» nel primo capoverso e la parola «coordinate», dopo le parole «27 frequenze», all'ultimo capoverso.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tortoli n. 9/5025/5, a condizione che il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «ad approfondire la questione e a valutare attentamente l'opportunità di». Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicolucci n. 9/5025/6, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «ad adottare ulteriori iniziative normative volte a» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Abrignani n. 9/5025/7 - analogo, sotto molti punti di vista, all'ordine del giorno Girlanda n. 9/5025/1 - e Nastri n. 9/5025/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Albini n. 9/5025/9, pur avendo qualche riserva sulle premesse. Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/5025/10, purché il dispositivo sia riformulato, sostituendolo con le seguenti parole: «ad interpretare correttamente il comma 17 dell'articolo 11 del decreto in esame e ad evitare che il titolare della farmacia possa essere obbligato a lasciare la conduzione imprenditoriale economica e professionale della farmacia al raggiungimento dell'età pensionabile, qualora si tratti di farmacia sussidiata».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/5025/11, purché il dispositivo sia riformulato, sostituendolo con le seguenti parole: «ad approfondire la tematica delle esenzioni IMU per lo svolgimento delle attività senza fini di lucro nell'ambito del decreto di cui al comma 3 dell'articolo 91-bis».

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, visto che abbiamo un vincolo temporale per le ore 14, la inviterei ad essere sintetico nell'espressione dei pareri, per quanto possibile.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, cercherò di essere sintetico, come correttamente lei mi invita ad essere. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Stradella n. 9/5025/12, perché potrebbe determinare minori entrate.
Il Governo si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/5025/13, mentre accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/5025/14, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Morassut n. 9/5025/15, mentre accetta l'ordine del giorno Savino n. 9/5025/16, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti Pag. 35parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e nell'ambito della futura delega fiscale», perché questo tema sarà affrontato in quella sede.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cazzola n. 9/5025/17, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo si rimette all'Assemblea sugli ordini del giorno Contento n. 9/5025/18 e Tenaglia n. 9/5025/19, però si precisa che non si potrà, comunque, non tenere conto dell'esigenza di rispetto delle compatibilità di finanza pubblica e anche dei limiti posti dal diritto interno e comunitario, in particolare con riguardo al riparto di competenze tra il Ministero della giustizia e il Consiglio superiore della magistratura. L'ordine del giorno Fiano n. 9/5025/20 è inammissibile.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, sugli ordini del giorno Contento n. 9/5025/18 e Tenaglia n. 9/5025/19 il Governo si rimette all'Assemblea, se riformulati; e qualora non lo fossero?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea, ma sottolineo l'avvertenza del Governo stesso sui due problemi citati.
Il Governo propone una riformulazione dell'ordine del giorno Gibiino n. 9/5025/21 nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «Impegna il Governo a valutare compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica modifiche alla legislazione vigente...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/5025/22.
Riguardo agli ordini del giorno Alberto Giorgetti n. 9/5025/23, Bonciani n. 9/5025/24, Fogliari n. 9/5025/25, Buonfiglio n. 9/5025/26, Grassano n. 9/5025/27 e Scanderebech n. 9/5025/28, li accogliamo con una riformulazione, e cioè come impegno a «valutare l'opportunità di adottare...», e aggiungendo più avanti nel dispositivo,il riferimento all'articolo 22, oltre che all'articolo 23, della legge 22 dicembre 1957 n. 1293.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/5025/29 purché riformulato nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «A valutare la possibilità di escludere dall'applicazione della norma i contratti di fornitura di derrate agricole destinate all'industria di trasformazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/5025/30 purché riformulato nel senso di modificare il dispositivo conformemente alle dichiarazioni già rese dal Governo al Senato a proposito di questo problema relativo al tribunale di Bolzano. La riformulazione, quindi, è la seguente: «A valutare un eventuale trasferimento di competenze, per quanto concerne le vertenze demandate al nuovo tribunale delle imprese e per le questioni relative al territorio di Bolzano, al tribunale della stessa provincia subordinato all'esito di un periodo di prima applicazione, nel rispetto delle esigenze di finanza pubblica.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Nicco n. 9/5025/31, tenendo conto che la Valle D'Aosta non costituisce distretto di Corte d'appello e accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/5025/32.
Il Governo accetta l'ordine del giorno La Loggia n. 9/5025/33 purché riformulato nel senso di eliminare il primo capoverso del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Catone n. 9/5025/34 purché riformulato nel senso di inserire nel secondo capoverso del dispositivo le seguenti parole: «A promuovere iniziative da parte di banche e di Società poste italiane Spa volte all'apertura gratuita di numeri verdi in grado di fornire le informazioni e tutta l'assistenza necessaria...».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5025/35 in quanto implica minori entrate, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5025/36 e accetta l'ordine del giorno Polidori n. 9/5025/37 purché riformulato nel senso di inserire le parole: «Compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Razzi n. 9/5025/38 Pag. 36e formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Pionati n. 9/5025/39, perché comporterebbe maggiori oneri per la finanza pubblica.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gianni n. 9/5025/40, purché la parte iniziale del dispositivo sia riformulata sostituendo le parole: «ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marmo n. 9/5025/41.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/5025/42.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Trappolino n. 9/5025/43.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Oliverio n. 9/5025/44.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Servodio n. 9/5025/45.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bobba n. 9/5025/46. Viene dunque accolta l'indicazione di approfondimenti da parte del Governo, anche se a noi sembra che non vi sia un problema di interpretazione autentica e che il ruolo dei comuni, come il resto della disposizione, sia molto chiaro nelle procedure indicate. Tuttavia accettiamo questo ordine del giorno con l'impegno di lavorarci sopra.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/5025/47.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Narducci n. 9/5025/48.
Gli ordini del giorno Braga n. 9/5025/49 e Mario Pepe (PD) n. 9/5025/50 risultano inammissibili.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/5025/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/5025/52, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Realacci n. 9/5025/53.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Bratti n. 9/5025/54, perché in realtà nell'articolo 25 è già previsto quanto viene chiesto con questo ordine del giorno e cioè che sia possibile un periodo di tre anni di affidamento in house come meccanismo di aggregazione delle gestioni.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Velo n. 9/5025/55.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/5025/56, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zucchi n. 9/5025/57.
Risulta invece inammissibile l'ordine del giorno Siragusa n. 9/5025/58.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Carella n. 9/5025/59.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/5025/60, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «...attraverso la convergenza e la sottoscrizione da parte di tutte le organizzazioni datoriali e dei lavoratori di un nuovo contratto collettivo nazionale della mobilità...» con le seguenti: «...a livello nazionale...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marrocu n. 9/5025/61, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/5025/62, purché il dispositivo sia riformulato con un'integrazione alla fine, aggiungendo le parole: «...a condizione che il contributo pubblico sia già disponibile a legislazione vigente».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Biasi n. 9/5025/63.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Levi n. 9/5025/64. Pag. 37
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/5025/65. È un impegno a rivedere la disciplina.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pedoto n. 9/5025/66.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garofalo n. 9/5025/67.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Valducci n. 9/5025/68.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Moffa n. 9/5025/69, purché il dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «previo esaurimento delle graduatorie per i concorsi ancora aperti, ferma restando un'applicazione una tantum e nel rispetto dell'attuale dotazione organica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzillotta n. 9/5025/70, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a considerare i diciotto mesi indicati all'articolo 15 come un termine massimo e stabilire che l'operazione di separazione proprietaria della rete gas va completata entro l'ordinaria scadenza della legislatura».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/5025/71, con una riformulazione. Infatti, signor Presidente, questo ordine del giorno è molto simile all'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, che ho già commentato. Se necessario, rileggo la nostra proposta di riformulazione altrimenti ad essa mi richiamo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mosella n. 9/5025/72.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5025/73, perché comporta minori entrate.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/5025/74.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Marsilio n. 9/5025/75 e Gioacchino Alfano n. 9/5025/76.
L'ordine del giorno Berardi n. 9/5025/77 è simile all'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/5025/23. Quindi, se voi mi consentite e il Presidente acconsente, senza rileggere quegli aggiustamenti che avevamo proposto, vale quanto già detto per l'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/5025/23. Pertanto l'ordine del giorno Berardi n. 9/5025/77 è accettato con riformulazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/5025/78 e Fugatti n. 9/5025/79.
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Pastore n. 9/5025/80, perché comporta maggiori oneri per la finanza pubblica, e D'Amico n. 9/5025/81.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Isidori n. 9/5025/82 e Dozzo n. 9/5025/83.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Buonanno n. 9/5025/84 e Lussana n. 9/5025/85, purché riformulati con l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5025/86.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/5025/87, con una piccola riformulazione: laddove viene indicato per tre volte il termine «tariffe» parliamo invece di «onorari». Proponiamo dunque di sostituire al termine «tariffe notarili» il termine «onorari notarili».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Follegot n. 9/5025/88, purché riformulato con l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
L'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5025/89 è simile all'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/5025/23, pertanto il Governo lo accetta, con una riformulazione analoga.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/5025/90, con riformulazione dell'intero dispositivo. Pertanto il dispositivo che proponiamo ai presentatori è il seguente: «impegna il Governo a verificare che le aree del demanio militare destinate all'installazione degli impianti solari fotovoltaici non risultino di grande pregio ambientale e paesaggistico».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/5025/91.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Molgora n. 9/5025/92, purché il dispositivo sia riformulato premettendo le parole: «a valutare l'opportunità di». Pag. 38
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5025/93.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/5025/94, purché il dispositivo sia riformulato premettendo le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Meroni n. 9/5025/95 e Montagnoli n. 9/5025/96.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Crosio n. 9/5025/97.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Allasia n. 9/5025/98.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bonino n. 9/5025/99, purché il dispositivo sia riformulato inserendo l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e con i tempi tecnici per l'espletamento del concorso».
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Torazzi n. 9/5025/100 e Comaroli n. 9/5025/101. Il Governo formula altresì un invito al ritiro dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5025/102, non perché non siamo d'accordo, ma perché è un ordine del giorno che ci sta invitando a rispettare la legge; lo diamo un po' per scontato, quindi invitiamo al ritiro semplicemente per questo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rivolta n. 9/5025/103, a condizione che nel dispositivo venga inserito l'inciso: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/5025/104, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Polledri n. 9/5025/105, perché implica minori entrate. Il Governo, inoltre, invita al ritiro dell'ordine del giorno Goisis n. 9/5025/106, perché ha maggiori oneri per la finanza pubblica.
Il Governo si rimette all'Assemblea per quanto riguarda l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5025/107, mentre invita al ritiro degli ordini del giorno Dussin n. 9/5025/108 e Lanzarin n. 9/5025/109.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Vanalli n. 9/5025/110, purché riformulato nel seguente modo: alla fine del dispositivo aggiungere le parole «a condizione che non derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» ed espungere le parole «attraverso la commercializzazione del materiale estratto».
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Togni n. 9/5025/111, mentre accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/5025/112. Il Governo altresì invita al ritiro degli ordini del giorno Di Vizia n. 9/5025/113 e Fedriga n. 9/5025/114, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Desiderati n. 9/5025/115.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bragantini n. 9/5025/116, Rondini n. 9/5025/117 e Dal Lago n. 9/5025/118, mentre accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/5025/119, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti affinché il confronto delle tariffe R.C. Auto venga proposto salvo espresso rifiuto del cliente e prevedendo inoltre opportune forme di consultazione tra agenti di compagnie diverse».
Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Laura Molteni n. 9/5025/120 e Martini n. 9/5025/121, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Fabi n. 9/5025/122, perché rende difficile l'apertura delle nuove farmacie in tempi rapidi, ed invita al ritiro degli ordini del giorno Fogliato n. 9/5025/123 e Rainieri n. 9/5025/124 perché implicano minori entrate.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Negro n. 9/5025/125, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5025/126, dato che le convenzioni di cui si parla all'articolo 67 e nel dispositivo di questo ordine del giorno in realtà fanno leva su fondi erariali, quindi non sembra compatibile con questa caratteristica e l'obiettivo posto dall'ordine del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/5025/127 purché riformulato nel modo proposto per l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2 (in quanto molto simile).
Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pini Pag. 39n. 9/5025/128, mentre invita al ritiro degli ordini del giorno Maggioni n. 9/5025/129 e Stucchi n. 9/5025/130.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Fava n. 9/5025/132, mentre accetta l'ordine del giorno Alessandri n. 9/5025/133, purché riformulato nel seguente modo: all'inizio del dispositivo inserire le parole « a valutare l'opportunità di»; alla fine, espungere le parole «rivedendo completamente il sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi» (con queste due modifiche noi lo accogliamo).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/5025/134, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Peluffo n. 9/5025/135.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5025/136, purché riformulato nel modo proposto per l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, mentre accetta l'ordine del giorno Pagano n. 9/5025/137, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole «al fine di evitare tali incertezze interpretative» inserire le parole «a valutare la possibilità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pugliese n. 9/5025/138, a condizione che nel dispositivo venga inserito l'inciso: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Zamparutti n. 9/5025/139 e Barbato n. 9/5025/140, mentre accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/5025/141, purché sia riformulato inserendo l'inciso: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/5025/142, purché il dispositivo sia riformulato nel senso che le parole: «a seguito di sentenza definitiva» siano sostituite dalle seguenti: «con sentenza di assoluzione o decisione di non doversi procedere».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5025/143, mentre accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5025/144.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piffari n. 9/5025/145, mentre accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/5025/146, purché il dispositivo sia riformulato nel senso che le parole: «ad adottare ogni iniziativa» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Favia n. 9/5025/147, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5025/148. Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Messina n. 9/5025/149, in quanto ha maggiori oneri per l'ISVAP, e Donadi n. 9/5025/150, poiché comporta minori entrate, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/5025/151.
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/5025/152 e Rota n. 9/5025/153, mentre accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5025/154, purché il dispositivo sia riformulato nel senso che dopo le parole: «a valutare l'opportunità di adottare» siano aggiunte le seguenti: «nel quadro dell'ordinamento dello stato civile esistente».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Mura n. 9/5025/155, in quanto si tratta di una modifica pesante dell'articolo 35 del decreto-legge in esame, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paladini n. 9/5025/156.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/5025/157, purché sia riformulato inserendo l'inciso: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5025/158, purché sia accettata la stessa riformulazione proposta per l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2.
L'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5025/159 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5025/160, mentre accetta l'ordine del giorno Mantovano n. 9/5025/161, purché riformulato nel senso di inserire all'inizio del dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità». Pag. 40
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/5025/162, purché il dispositivo sia riformulato nel senso che le parole: «a valutare l'opportunità di attribuire» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di un confronto con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per attribuire».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iapicca n. 9/5025/163, purché sia accettata la stessa riformulazione proposta per l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/5025/164, purché sia così riformulato: nel dispositivo sostituire le parole: «ad introdurre disposizioni regolatorie con le quali: a) prevedere che le Compagnie di assicurazione abbiano l'obbligo ineludibile di assicurare i professionisti» con le seguenti: «a valutare l'introduzione di nuove disposizioni volte a garantire: a) l'obbligatorietà da parte delle Compagnie di assicurazione di assicurare i professionisti».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/5025/165 e Proietti Cosimi n. 9/5025/166, mentre accetta l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/5025/167, purché sia riformulato con la specifica: «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Divella n. 9/5025/168, purché sia riformulato eliminando nel dispositivo le parole: «includendo le differenti modalità organizzative delle reti elettriche - come indicato in premessa - e di conseguenza». Il Governo accetta l'ordine del giorno Toto n. 9/5025/169, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/5025/170.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/5025/171 perché implica minori entrate.
Ricordo che l'ordine del giorno Pizzetti n. 9/5025/172 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mattesini n. 9/5025/173 purché sia riformulato sopprimendo nel dispositivo le parole successive alle seguenti: «nella legge n. 53 del 2000» fino alla fine del periodo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Froner n. 9/5025/174 purché sia riformulato sostituendo le parole: «all'articolo 23 della legge 22 dicembre 1957, n. 1293» con le seguenti: «agli articoli 22 e 23 della legge 22 dicembre 1957, n. 1293, secondo i casi specifici» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/5025/175.
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno De Pasquale n. 9/5025/176, e Lo Monte n. 9/5025/177 perché comporta maggiori oneri per la finanza pubblica.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ria n. 9/5025/178.
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Mantini n. 9/5025/179 e Cera n. 9/5025/180.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dionisi n. 9/5025/181.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/5025/182. Ricordo che l'ordine del giorno Mereu n. 9/5025/183 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Binetti n. 9/5025/184 e Ruggeri n. 9/5025/185.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/5025/186 purché sia riformulato con l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/5025/187 purché sia riformulato aggiungendo dopo le parole : «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere» e così via.
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188, Ciccanti n. 9/5025/189 e Anna Teresa Formisano n. 9/5025/190.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/5025/191 purché sia riformulato, nella quarta riga del dispositivo, aggiungendo dopo le parole: «possibilità di avere a disposizione,» le parole: «a fini di consultazione e » e così via. Pag. 41
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Delfino n. 9/5025/192 e Carlucci n. 9/5025/193.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/5025/194 purché sia riformulato con l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5025/195 perché l'ordine del giorno pone un problema di corrispondenza, di coerenza con l'ordinamento comunitario.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Iannaccone n. 9/5025/196 e Belcastro n. 9/5025/197.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bertolini n. 9/5025/198 purché sia riformulato con l'inciso «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Stracquadanio n. 9/5025/199, e Cicu n. 9/5025/200 perché l'articolo 16, comma 1, del decreto-legge si riferisce agli idrocarburi e la Sardegna al momento non presenta giacimenti di idrocarburi.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201 purché sia riformulato aggiungendo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare», e l'inciso «senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202, osservando tuttavia che nell'ultima parte del dispositivo, laddove si dice «ad adoperarsi nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea», segnaliamo che comunque saranno coinvolte in questo procedimento le competenze di organi indipendenti nazionali e sovranazionali. Quindi il Governo farà la sua parte ma sappiamo che stiamo rivolgendoci a organi indipendenti.
Ricordo che il quinto capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Saglia n. 9/5025/203 è stato dichiarato inammissibile. Sulla parte restante, il Governo esprime parere favorevole.
Ricordo che l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/5025/204 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/5025/205, mentre accoglie l'ordine del giorno Bernardo n. 9/5025/206.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Fallica n. 9/5025/207, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Germanà n. 9/5025/208.
Ringrazio il Presidente e i deputati per la pazienza di questa lunga lettura.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho compreso dal sottosegretario se sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202 vi sia un'osservazione del Governo, ma con l'accoglimento totale dell'ordine del giorno stesso, oppure se vi sia una riformulazione di una sua parte.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202 nel suo insieme, quindi, l'ultima parte è accolta. Tuttavia, il Governo ha il dovere di segnalare che la sua azione si rivolge ad organi indipendenti e che, quindi, sono coinvolte competenze che non sono del Governo.

PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le votazioni sugli ordini del giorno abbiano inizio a partire delle ore 14, sospendo la seduta fino a tale ora. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 14,10.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Castagnetti, Paniz e Pescante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,12).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, approfitto della pausa per porle un problema e chiedere, nei limiti del possibile, l'intervento della Presidenza. Faccio riferimento alla discussione che si sta svolgendo nelle Commissioni I e II in sede congiunta, da parecchio tempo, sul provvedimento «anticorruzione». Signor Presidente, è un provvedimento che viene da lontano, arrivato alla Camera addirittura l'anno scorso e che ha avuto un iter anche abbastanza complesso; provvedimento che, da come abbiamo letto anche sui giornali, ha costituito sicuramente qualche problema politico, anche nei mesi e nelle settimane scorse.
Si tratta di un provvedimento che è diviso in due parti: la prima riguarda aspetti amministrativi, mentre un'altra riguarda aspetti penali. Nello svolgimento dell'esame nelle Commissioni, poi, una prima parte è stata completamente esaminata, cioè quella fino all'articolo 8, con riferimento alla quale è stato espresso il parere del Governo sugli emendamenti, che sono stati votati, mentre per la seconda parte, invece, si attende il parere del Governo che riguarda tutti gli emendamenti relativi all'articolo 9. Perché le dico ciò, signor Presidente? Perché il sottoscritto ha presentato un emendamento - che è l'ultimo emendamento rimasto da esaminare relativo alla parte amministrativa - che riguarda la regolamentazione del collocamento fuori ruolo di soggetti come magistrati ordinari, contabili, avvocati dello Stato e così via.
Signor Presidente, non posso chiederle di esprimere un'opinione, ma consenta di farlo a me: è dal 3 novembre - lo ripeto, dal 3 novembre, e tra poco saranno trascorsi quattro mesi - che un deputato qualunque, a prescindere che sia della maggioranza o dell'opposizione, attende che sia possibile porre in votazione il proprio emendamento. Lei, giustamente, mi dirà che è in corso un certo iter e così seguitando, ma questo emendamento deve essere votato da quattro mesi, perché il primo parere espresso dal sottosegretario Caliendo risulta essere del 3 novembre. Dal 3 novembre le Commissioni si sono riunite ripetutamente, vi è stato l'intervento di un Ministro, il Ministro Nitto Palma, che ha confermato il parere del sottosegretario Caliendo - peraltro parere contrario, vorrei fosse chiaro -, si è insediato un nuovo Governo, il Governo dei tecnici, che è intervenuto ripetutamente con diversi sottosegretari e, da ultimo, con il Ministro Severino, che ha espresso anch'essa parere contrario su quell'emendamento.
Quindi, signor Presidente, è dal 3 novembre che non si riesce - ogni volta che Pag. 43le Commissioni vengono convocate e nonostante sia all'ordine del giorno il voto su quell'emendamento, che chiude tutto il complesso degli emendamenti dall'articolo 1 all'articolo 8 - ad ottenere che quell'emendamento sia votato. So che sono riuniti gli Uffici di presidenza delle Commissioni I e II, ma già si dice - e per questo le chiedo di fare quello che può - che ci orientiamo ad andare a dopo Pasqua per riunire di nuovo le Commissioni e forse arrivare al voto.
Cosa giustifica questo fatto, signor Presidente? Addirittura le Commissioni erano convocate per ieri, ma poi è stata posta la questione di fiducia e, non si sa perché non si potevano riconvocare oggi da mezzogiorno alle due, così come altre Commissioni. Anzi, addirittura saltiamo la prossima settimana e poi ancora l'altra, cioè rinviamo il tutto di altri venti giorni.
Signor Presidente, so cos'è nelle sue competenze e cosa no, ma certamente è nelle sue competenze - ed a tal fine le rivolgo la mia preghiera più accorata, magari con la moral suasion che sicuramente le appartiene, non solo per la responsabilità che ricopre istituzionalmente, ma anche per l'autorevolezza sua personale - fare in modo che magari quindici giorni delle prossime settimane non vengano buttati e che invece sia possibile, dopo quattro mesi, votare un semplice emendamento di un singolo deputato che si inserisce nel percorso parlamentare di un provvedimento per il quale è stata esaminata quasi tutta la parte relativa a quell'emendamento.
È veramente una preghiera che le faccio, perché sarebbe davvero singolare. Spero di essere smentito e che, invece, l'Ufficio di presidenza ci annunci che l'emendamento sarà finalmente messo in votazione la settimana prossima. Pertanto, le chiedo di fare tutto il possibile per chiedere alle Commissioni, qualora si siano orientate diversamente, di far sì che sia possibile per un deputato, visto che qui non c'è rimasto più molto, almeno di ottenere un voto su un emendamento che è in una votazione da quattro mesi.

PRESIDENTE. Onorevoli Giachetti, l'ufficio di presidenza delle Commissioni, a quanto risulta alla Presidenza, non ha fissato finora la data riguardo a quello che lei ha chiesto. È evidente che la Presidenza potrà verificare e attivarsi nella direzione da lei chiesta. Ribadisco anche, ma lo sa meglio di me, che mercoledì ci sarà una Conferenza dei presidenti di gruppo e quindi anche in quella sede credo che il suo gruppo potrà far valere e sottolineare le ragioni che lei ha presentato ed esposto qui in Aula.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, lei ha anticipato il mio intervento, ma era unicamente per associarmi a quanto richiesto dal collega Giachetti. Signor Presidente, si tratta (detto in parole povere) del disegno di legge che riguarda l'anticorruzione che, come lei sa, è ampiamente pubblicizzato in modo continuo all'esterno della Camera dei deputati anche da esponenti del Governo, i quali tutte le volte dicono che questo provvedimento deve trovare al più presto una soluzione perché la corruzione è evidentemente un tema di attualità.
Da quattro mesi si sta aspettando la decisione su cosa intenda fare il Governo, pertanto, d'ora in poi, pubblicamente e anche in quest'Aula, come rappresentante del gruppo Lega Nord, dirò regolarmente che il Governo non vuole l'anticorruzione, perché non viene in Commissione ad esprimere il suo parere. Sia molto chiaro questo: con il Ministro Severino la volta scorsa non c'è stata possibilità di dialogo perché la signora si irrita facilmente, però sappia che da ora in poi, ad ogni inizio di seduta, io dirò che l'anticorruzione non si fa per colpa del Governo.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo sempre sull'ordine dei lavori per segnalare quella che è una priorità ed un'emergenza. I bambini, i minori ospitati nelle comunità alloggio e nelle case famiglia non possono spesso fare le visite specialistiche, mediche o odontoiatriche perché non ci sono i fondi.
Dato che è l'ente locale che si occupa di questo, occorre che vi sia uno sgravio per quanto riguarda i bambini che hanno necessità di queste cure e bisogna farvi fronte. Non si può dire che non ci sono fondi e quindi i bambini non vengono visitati. Ho presentato una interrogazione a risposta immediata e il Ministro della salute ha detto che i bambini ci sono nel cuore, ma non si può fare niente.
Invece, questa è una priorità. Non sono solo bambini italiani. Ci sono bambini italiani, abbandonati dalle famiglie che hanno subito violenze e questo è un dovere prioritario di uno Stato. Non è che, perché i bambini non hanno una piccola «Camussina» di sindacato, non devono vedere onorati i loro diritti. I bambini minori devono avere le cure, perché questo è un dovere dello Stato. Le comunità non possono farvi fronte e devono pagare appieno tutte le visite. Questa è una vergogna!
Lo volevo sollevare in quest'Aula perché, un conto è quando ce lo diciamo tra di noi in Commissione infanzia e adolescenza, altra cosa è dirlo qui e sensibilizzare tutti i colleghi su questo. Si spendono tanti soldi: facciamo delle detrazioni e facciamo sì che queste spese mediche non vengano pagate dalle comunità alloggio e dalle case famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi ricollego a quanto affermato dai colleghi del Partito Democratico e della Lega Nord in merito alla lesione delle prerogative dei parlamentari, che in modo indiretto viene posta in essere o da parte del Governo o da parte della presidenza delle Commissioni, per segnalare per l'ennesima volta un caso accaduto al sottoscritto e che ho verificato in mattinata. Già da tre volte chiedo al Ministero delle infrastrutture copia della corrispondenza intercorsa tra il medesimo e il sindaco di Bologna.
Il Ministero ha addotto motivazioni concernenti il mio presunto scarso interesse. Io ho risposto che, avendo presentato quindici interrogazioni su questo argomento che ha coinvolto l'intera città di Bologna e che riguarda un'importante infrastruttura, ho il diritto, come parlamentare, di essere informato su ciò che riguarda l'attività del Governo in merito ad un'infrastruttura della mia città, della quale discute il consiglio comunale, ma in particolare, in questo momento, il sindaco con il Ministro. Desidero in questa sede fare presente che quelli che sono ormai gli scarsi poteri che competono ai parlamentari sono di fatto violati impunemente da organi tecnici del Ministero, ragione per la quale oggi stesso depositerò presso l'ispettorato di polizia di Montecitorio una denuncia-esposto contro il Ministro delle infrastrutture e contro il Ministero per omissione di dati d'ufficio.
Al di là di questa mia iniziativa personale, è però inammissibile che un parlamentare sia posto ripetutamente di fronte a difficoltà non chiarite in merito allo svolgimento del suo dovere, che è quello di avere un rapporto continuo con il proprio elettorato. È veramente una cosa che credo meriti non solo la censura dell'Assemblea, ma la censura in particolare dell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea di Montecitorio. Infatti, a questo punto vorrei sapere, signor Presidente - lo dico all'Ufficio di Presidenza e ai colleghi -, per che cosa siamo stati eletti se non per portare le istanze del nostro territorio di fronte a comportamenti reiterati degli organi tecnici del Ministero che si rifiutano di renderci nota la corrispondenza che riguarda un oggetto di nostre numerose interpellanze (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

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GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo sempre sull'ordine dei lavori e mi riferisco all'istanza poco fa rappresentata dall'onorevole Mussolini - anch'io faccio parte della Commissione infanzia -, relativa al problema delle case famiglia che non hanno la disponibilità economica per potere aiutare i bambini da loro ospitati ad ottenere queste visite mediche specialistiche, in particolare quelle odontoiatriche, per cui questi bambini rimangono praticamente e in sostanza abbandonati a se stessi. Noi abbiamo già rivolto questa richiesta al Ministero della salute e il Ministro appunto ha detto: ci dispiace molto, ma non possiamo fare nulla.
Peraltro, da sindaco, dico che le amministrazioni locali non hanno assolutamente questa disponibilità economica. Quindi, chiedo al Presidente dell'Assemblea di rivolgere questo accorato appello al Ministro della salute perché parliamo non di grandissimi cifre, sono però un segnale importante verso dei bambini che comunque sono estremamente svantaggiati perché se vivono nella casa famiglia evidentemente o sono stati abbandonati o comunque provengono da famiglie che non hanno la possibilità di farli vivere con loro e di crescerli. Quindi, chiedo al Presidente proprio un supporto a questa nostra richiesta accorata al Ministro della salute.

PRESIDENTE. Sia per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Mussolini sia per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Carlucci, credo che la Presidenza non possa che far proprie le raccomandazioni in essi contenute, interpretando anche la sensibilità di tutta l'Assemblea. Il Governo, tra l'altro, anche se un po' distratto, è presente. Tuttavia, questa sensibilità sarà fatta propria dalla Presidenza, che interverrà con il Governo per sollecitare quanto da voi richiesto.

GIOVANNA NEGRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, riallacciandomi alla collega Mussolini, vorrei chiedere al Ministro della salute di verificare come vengono spese le risorse dei servizi intermedi, mi riferisco in particolare alle esenzioni.
Occorre, inoltre, capire a chi vengono rilasciate e per quanto tempo ed anche in base all'ISEE, ovvero alle disponibilità economiche della persona che ne usufruisce. Credo che da questi tre capi di analisi troveremo sicuramente le risorse a favore dei bambini ed è ora che lo facciamo per una giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Ovviamente condivido in pieno quello che ha testé detto l'onorevole Mussolini e l'altra collega del gruppo della Lega Nord. Mi permetterei di suggerire agli alquanto distratti rappresentanti del Governo che una soluzione a questo problema ci sarebbe pure senza ulteriore esborso di denaro, impiegando per le case famiglia con dei progetti ad hoc gli specialisti ambulatoriali che molte volte si grattano la pancia presso gli ambulatori delle aziende sanitarie locali con stipendi di 8, 9, 10 mila euro e facendo una visita all'ora.
Se noi inserissimo nelle mansioni e nelle necessità delle aziende sanitarie anche quelle di coprire le visite specialistiche per questa tipologia di interventi nelle case famiglia non faremo altro che recuperare, sotto forma di impegno orario, una produttività che, fino a questo momento, non esiste e di cui sia il Ministero dell'economia sia il Ministero della sanità sono perfettamente coscienti ed ovviamente non intervengono perché la categoria medica è Pag. 46potentissima sia in quest'Aula che altrove (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, dato che l'argomento è delicato, vorrei sapere se il Governo ha sentito e mi può ripetere quello che abbiamo detto! Il Governo non sente!

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, lei è comunque già intervenuta sull'argomento. Quindi, mi scusi...

ALESSANDRA MUSSOLINI. Poi leggeranno il resoconto! Perché non sentono, ma vedono...

PRESIDENTE. Non solo il Governo potrà assolutamente leggere il resoconto, ma ha ascoltato quanto da voi chiesto. Peraltro, la Presidenza ha assolutamente segnalato al Governo che ha ascoltato quanto ripetuto dai colleghi e, quindi, la Presidenza, conoscendo la sensibilità del Governo, immagina che si attiverà nella direzione richiesta dagli onorevoli Mussolini, Carlucci, Negro e D'Anna.

DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, vorrei informare lei e l'Assemblea che su questo tema così importante questa mattina l'interpellanza urgente dell'onorevole Mussolini è stata presentata in XII Commissione e il Governo, nella figura del ministro Balduzzi, ha risposto. Se l'onorevole Mussolini non ha potuto essere presente questa mattina alla risposta non è che può pretendere che adesso porti in Aula questo problema perché altrimenti lo facciamo tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, c'è un problema, è stata data una risposta e si dirà se è soddisfatta o meno della risposta del Ministro.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non apriamo adesso un dibattito su questo tema.
Il termine di preavviso di 20 minuti scadrebbe alle 14,30 in punto. Sono le 14,28 e, se siete d'accordo e se non ci sono obiezioni, non sospenderei la seduta e inizierei ad esaminare gli ordini del giorno. Ovviamente le votazioni partiranno dalle ore 14,30 come previsto.

Si riprende la discussione (ore 14,28).

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.
Chiedo ai colleghi di prendere posto.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Girlanda n. 9/5025/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo, altresì, atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, accettato dal Governo, purché riformulato...

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

MAURIZIO TURCO. Sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Turco, per quanto riguarda l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, non è che il Presidente abbia qualche problema personale Pag. 47nei suoi riguardi, ma nel momento in cui il presentatore, onorevole Lazzari, accoglie la riformulazione...

MAURIZIO TURCO. Non l'ha accolta!

PRESIDENTE. Non la accoglie? Allora prima di darle la parola e dare avvio al dibattito e alla discussione, deve intervenire l'onorevole Lazzari e non l'onorevole Maurizio Turco. Prego, onorevole Lazzari.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, si era cercata una mediazione con il Governo, ma vedo che è estremamente difficile ottenerla, per cui l'orientamento personale sarebbe quello di insistere per la votazione della formulazione originaria dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento, in quanto siamo in presenza di ordini del giorno dello stesso tenore, su cui il Governo ha espresso la medesima riformulazione.
Pertanto, nel caso in cui essi dovessero essere posti in votazione, sempre che gli altri presentatori dei rispettivi ordini del giorno similari acconsentano a metterli in votazione, evidentemente, a mio avviso, andrebbero votati congiuntamente. Si tratta degli ordini del giorno Lazzari n. 9/5025/2, Losacco n. 9/5025/4 e Iapicca n. 9/5025/163. Credo che non ve ne siano altri per i quali è stata espressa una medesima riformulazione da parte del Governo.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Maurizio Turco, vorrei chiedere all'onorevole Compagnon se vuole intervenire sull'ordine dei lavori o nel merito.

ANGELO COMPAGNON. Nel merito, signor Presidente, ma anche sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se vuole intervenire nel merito, prima devo dare la parola, correttamente, all'onorevole Maurizio Turco.
Dunque, riassumendo, l'onorevole Lazzari ha detto che non accetta la riformulazione ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/2. Ci troviamo, quindi, adesso, a discutere del merito dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2.
Per quanto riguarda l'intervento sull'ordine dei lavori - corretto - svolto dall'onorevole Quartiani, la Presidenza sottolinea - così sono tutti informati - che sono esattamente identici gli ordini del giorno Lazzari n. 9/5025/2, Losacco n. 9/5025/4 e Pisicchio n. 9/5025/71. Pertanto, quando arriveremo, come sembra, alla votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, dovranno essere votati sia l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2, sia l'ordine del giorno Losacco n. 9/5025/4, sia l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/5025/71. Al contrario, abbiamo ordini del giorno che hanno una premessa identica e formulazioni diverse - le quali, anche se ricoprono una parte uguale, sono comunque diverse nella sostanza - e che, pertanto, devono essere votati separatamente, ma ci arriveremo nel momento opportuno.
Adesso do la parola all'onorevole Maurizio Turco. Prego, onorevole, ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non dubitavo che avrebbe dimenticato l'ordine del giorno a mia firma n. 9/5025/136, che è identico a quello dell'onorevole Lazzari e sul quale anche noi non accettiamo la riformulazione del Governo ed insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Le preciso, infatti, onorevole Turco, che la Presidenza aveva Pag. 48sottolineato che vi sono l'ordine del giorno a sua firma n. 9/5025/136, l'ordine del giorno Caparini n. 9/5025/127 e l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5025/158.
Il suo ordine del giorno n. 9/5025/136 è identico nelle premesse, e sostanzialmente, negli impegni; se lei lo ritiene, a quel punto, possiamo votarli tutti insieme. Però deve essere d'accordo. È d'accordo nel votarli insieme?

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è quello che ho detto.

PRESIDENTE. Sta bene; quindi, voteremo insieme gli ordini del giorno Lazzari n. 9/5025/2, Losacco n. 9/5025/4, Pisicchio n. 9/5025/71 e Maurizio Turco n. 9/5025/136.
L'ordine del giorno Caparini n. 9/5025/127 è parzialmente coincidente, mentre l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5025/158 è sostanzialmente identico nelle premesse e negli impegni all'ordine del giorno precedente. Se ho l'accordo da parte di tutti i presentatori e in particolare da parte dell'onorevole Caparini e dell'onorevole Zazzera per i rispettivi ordini del giorno, mi sembra che per omogeneità di contenuto e di materia possiamo, assolutamente, votarli tutti insieme e quindi fare un'unica discussione per procedere poi al voto.
Prendo atto che non ci sono sostanziali obiezioni e quindi procederemo ora con le dichiarazioni di voto per gli ordini del giorno Lazzari n. 9/5025/2, Losacco n. 9/5025/4, Pisicchio n. 9/5025/71, Caparini n. 9/5025/127, Maurizio Turco n. 9/5025/136 e Zazzera n. 9/5025/158.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, prima non ci siamo capiti, avevo già chiesto di parlare sull'ordine dei lavori ma non importa, non cambia niente. Vorrei un attimo l'attenzione del Governo perché oggi il Governo, con il sottosegretario, in un'Aula deserta, ha dato i pareri sugli oltre 200 ordini del giorno e devo dire che li ha dati in maniera impeccabile, facendo, con molta precisione, il riferimento alle rispettive riformulazioni. Ora, già dal primo ordine del giorno, abbiamo ascoltato che, legittimamente, un parlamentare insiste per la votazione del suo ordine del giorno. Allora, vorrei sapere se il Governo accettando moltissimi di questi ordini del giorno a condizione che siano riformulati, intende non accettarli nel caso il presentatore non accettasse la riformulazione. Questo è fondamentale, altrimenti riprendiamo il dibattito, che diventa un nuovo dibattito, nei contenuti. La riformulazione tra l'altro è già stata letta, se tutti fossero stati qui, alle ore due con il rappresentante del Governo, avrebbero ascoltato le riformulazioni, ora se qualcuno non le conosce, se le farà rileggere ma quello che a me interessa è sapere se il Governo intende mantenere il parere favorevole oppure se questo diventa, come immagino, automaticamente contrario a fronte della non accettazione della riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, lei ha posto un problema generale. Lei è esperto d'Aula, oltre che essere uno dei delegati d'Aula del suo gruppo, quindi sa che qualora poi non intervenissero ulteriori proposte di modificazione da parte del Governo, laddove il Governo avesse accettato l'ordine del giorno a condizione che esso sia riformulato, qualora il presentatore non accettasse la riformulazione si intende, laddove si andasse al voto, che l'ordine del giorno non è stato accettato dal Governo. È ovvio che il Governo può chiarire, se vuole, un orientamento generale ma poi, nel merito, può eventualmente e in ogni momento chiedere la parola e cambiare il parere, modificare il testo e così via. Non creerei un nuovo precedente; mi sembra che in tutti questi anni si sia sempre fatto così, se il Governo non interviene vuol dire che l'interpretazione data dalla Presidenza è condivisa anche dal Governo.
È evidente che nessuno dei firmatari degli ordini del giorno Caparini n. 9/5025/127, Maurizio Turco n. 9/5025/136 e Zazzera n. 9/5025/158 abbia accettato la riformulazione Pag. 49proposta dal Governo, altrimenti sarebbe intervenuto e non avrebbe chiesto la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losacco. Ne ha facoltà.

ALBERTO LOSACCO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/5025/4 relativo all'emittenza locale non riguarda solo le televisioni ma anche le piccole e medie imprese, quelle del sud Italia ma non solo. La legge n. 422 del 1993 prevede che le emittenti locali ricevano contributi annui pari a 270 milioni di euro. Come è ben noto questi contributi non sono mai arrivati alle TV locali e sono stati enormemente tagliati, già nel 2009 quando i contributi erano a quota 150 milioni di euro e le emittenti locali chiudevano bilanci con perdite intorno ai 200 milioni di euro. Adesso quei contributi sono stati ulteriormente aggrediti, riducendoli a circa 60 milioni di euro. È evidente che con questi pesantissimi tagli, la crisi economica e gli investimenti necessari per il digitale le TV locali sono ormai allo stremo e stanno per chiudere.
Ciò comporterebbe gravissime conseguenze in termini di pluralismo, perché il pluralismo può essere assicurato solo da televisioni locali che fanno buoni ascolti. Ma per fare ascolti sono necessarie risorse da investire in qualità dei programmi, tecnologie, professionalità e, soprattutto, produzione di informazione, poiché è sull'informazione locale che le televisioni fanno ascolti. Se una televisione non fa ascolti è come se non vi fosse e, quindi, le televisioni che non fanno ascolti non assicurano pluralismo né costruiscono un volano per le imprese locali. La scomparsa delle televisioni locali comporterebbe anche, se non soprattutto, gravissime conseguenze in termini di sviluppo economico e occupazione.
Pertanto, anche io, sul mio ordine del giorno n. 9/5025-A/4, non accetto la riformulazione proposta dal Governo e chiedo che sia posto in votazione.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025-A/2.

PRESIDENTE. Sta bene.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, analogamente, condividendo premesse e conclusioni, chiedo di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025-A/2.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiunque poi voglia apporre la propria firma agli ordini del giorno lo potrà fare rivolgendosi al banco della Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno Caparini n. 9/5025-A/127, così come gli ordini del giorno presentati dagli altri colleghi, è veramente importante. Infatti, bisogna sottolineare l'importanza di quelle piccole televisioni locali dove, oltre a fare piccola impresa, si fa anche comunicazione.
Dobbiamo tutelare queste piccole stazioni radiofoniche perché da sole non hanno la forza di poter proseguire la loro attività, anche di fronte, ormai, a tutto l'avvento delle televisioni nazionali. Dobbiamo, in tutti i modi, cercare di tutelarle. Per questo chiedo veramente al Governo di cambiare il parere espresso sull'ordine del giorno Caparini n. 9/5025-A/127.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ovviamente non volevo aggiungere altro a quello che già è stato detto. Voglio anche apporre la mia firma in senso rafforzativo, perché credo che quest'Aula e Pag. 50questo Parlamento non possano non ascoltare - e lo dico al Governo - il «grido di dolore» che viene dalle emittenti locali. Già è stato tolto loro il Fondo dei 150 milioni. Vi chiediamo, dunque, non solo di ripristinare quel Fondo ma anche di ripristinare quello che è previsto per legge cioè dare, a partire dal 2014, 270 milioni di euro se vogliamo rimettere in moto l'economia.
Parliamo tanto di crescita e di sviluppo ma penso che siano solo chiacchiere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo naturalmente ritiene che la proposta di riformulazione avanzata sarebbe quella che migliorerebbe i testi in modo molto significativo.
In ogni caso, visto il dibattito che si è svolto, in questo caso, sugli ordini del giorno che stiamo discutendo, il Governo si rimette all'Assemblea.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, ho capito che vi è molta attenzione su questo argomento, anche sulla base di ciò che ha detto il sottosegretario.
Tuttavia, vorrei sapere qual è la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, abbiamo superato questo punto. La riformulazione del Governo, qualunque essa sia, non è stata accettata dai presentatori degli ordini del giorno.
Pertanto, in ogni caso dobbiamo procedere alle votazioni e il Governo, infatti, non a caso, avendo ascoltato il dibattito che si è sviluppato in Aula, pur mantenendo la propria posizione, comunque, ha deciso di rimettersi alla volontà dell'Assemblea.
Pertanto, si votano - lo dico per chiarezza, avendo capito la sua domanda - gli ordini del giorno nel loro testo originario.

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo perché vi è il mio ordine del giorno n. 9/5025-A/193 sul quale ho accettato la riformulazione proposta dal Governo. Tuttavia, questo ordine del giorno aveva la stessa formulazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/5025-A/158. Pertanto, se viene rimesso all'Assemblea il giudizio su questo ordine del giorno vorrei che il mio gruppo votasse a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli ordini del giorno Lazzari n. 9/5025/2, Losacco n. 9/5025/4, Pisicchio n. 9/5025/71, Caparini n. 9/5025/127, Maurizio Turco n. 9/5025/136 e Zazzera n. 9/5025/158, nelle formulazioni originarie che sono sostanzialmente identiche, sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli, Martino, Cicchitto, Pianetta, Pagano, Ceroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 483
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
480
Hanno votato
no 3). Pag. 51

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Romano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Sani n. 9/5025/3 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione e accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Tortoli n. 9/5025/5, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicolucci n. 9/5025/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Abrignani n. 9/5025/7, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/5025/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Albini n. 9/5025/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Burtone n. 9/5025/10 e Toccafondi n. 9/5025/11, accettati dal Governo, purché riformulati.
L'ordine del giorno Stradella n. 9/5025/12 è stato ritirato.
Ricordo che sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/5025/13 sul quale i presentatori chiedono la votazione, il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/5025/13, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Servodio, Napoli, Palumbo, Delfino, Pionati, Ravetto, Gasbarra, Vanalli, Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 480
Astenuti 7
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Romano e Cimadoro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/5025/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Morassut n. 9/5025/15, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Savino n. 9/5025/16, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/5025/17, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Contento n. 9/5025/18. Ricordo che su tale ordine del giorno il Governo si è rimesso all'Assemblea.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo, dopo aver ascoltato la discussione che c'è stata in precedenza, nel rispetto comunque delle osservazioni che aveva fatto con riguardo al problema del rispetto delle compatibilità finanziarie e dell'attenzione alla coerenza Pag. 52con il diritto interno e comunitario, modifica il suo parere sull'ordine del giorno in oggetto ed esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/5025/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che il Governo ha modificato il parere sull'ordine del giorno Tenaglia n. 9/5025/19 e che i presentatori non insistono per la votazione del loro ordine del giorno accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Fiano n. 9/5025/20 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gibiino n. 9/5025/21, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/5025/22, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno: Alberto Giorgetti n. 9/5025/23, Bonciani n. 9/5025/24, Fogliardi n. 9/5025/25, Buonfiglio n. 9/5025/26, Grassano n. 9/5025/27, Scanderebech n. 9/5025/28 e Brugger n. 9/5025/29, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/5025/30, accettato dal Governo, purché riformulato.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione: si tratta della seconda riformulazione che il sottosegretario ha fornito perché la prima era diversa dalla seconda.

PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario De Vincenti di leggere la riformulazione esatta perché tra la prima e la seconda ci siamo persi.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la riformulazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/5025/30 è la seguente: impegna il Governo «a valutare un eventuale trasferimento di competenze, per quanto concerne le vertenze demandate al nuovo tribunale delle imprese e per le questioni relative al territorio di Bolzano, al tribunale della stessa provincia, nel rispetto delle esigenze di finanza pubblica».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/5025/30. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Nicco n. 9/5025/31 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/5025/32, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno La Loggia n. 9/5025/33 e Catone n. 9/5025/34, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5025/35 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5025/35, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Palumbo, Mondello, Goisis, Vanalli, Saltamartini, De Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 492
Astenuti 6
Maggioranza 247
Hanno votato
157
Hanno votato
no 335). Pag. 53

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, De Pasquale e Servodio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5025/36, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Polidori n. 9/5025/37. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Razzi n. 9/5025/38, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pionati n. 9/5025/39 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianni n. 9/5025/40 accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marmo n. 9/5025/41, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/5025/42, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Trappolino n. 9/5025/43 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/5025/44, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Servodio n. 9/5025/45 formulato dal Governo.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, chiedo cortesemente al Governo di rivedere il parere espresso su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Servodio n. 9/5025/45.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Servodio non insiste per la votazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bobba n. 9/5025/46, accettato dal Governo. Onorevole Lovelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/47, accettato dal Governo?

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo per il parere favorevole perché sottolinea l'importanza della scelta contenuta in questo provvedimento di pervenire rapidamente all'istituzione dell'Autorità di regolazione dei trasporti, avendo personalmente proposto un progetto di legge ad inizio legislatura che era stato incardinato in IX Commissione all'interno del quale si è pervenuti poi ad un orientamento unanime e condiviso anche del documento conclusivo sull'indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario e in materia di vigilanza sul trasporto aereo.
Ribadisco perciò la necessità di rispettare i tempi e di fare in modo che le nomine avvengano in base a criteri di competenza e in piena trasparenza nei rapporti con il Parlamento e con le Commissione competenti.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/5025/48, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che gli ordini del giorno Braga n. 9/5025/49 e Mario Pepe (PD) 9/5025/50 sono stati dichiarati inammissibili.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/5025/51, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/5025/52, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/5025/53, accolto dal Governo come raccomandazione. Pag. 54
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bratti n. 9/5025/54 formulato dal Governo.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questa mattina nell'illustrare il mio ordine del giorno ho cercato di argomentare le motivazioni per cui ritenevamo che su un tema delicato come il ciclo integrato dei rifiuti e sulla sua gestione fosse necessario, in primo luogo, cercare di capire se questi rientrassero nei servizi a rete e su questo c'è stata una precisazione. In secondo luogo, però, ritengo che sia fondamentale e necessario per il ciclo integrato dei rifiuti avere una disciplina omnicomprensiva, perché dalle discussioni fatte in quest'Aula in questa legislatura non risulta che le cose funzionino bene. Forse questa situazione potrebbe essere almeno riconsiderata per quanto riguarda i consorzi pubblici, che oggi, anche in maniera efficace ed efficiente, gestiscono in alcune parti del Paese il ciclo integrato dei rifiuti. Non so se facciamo un'operazione che va a vantaggio di un ciclo virtuoso o se invece creiamo un altro problema. Quindi, chiederei al Governo, se possibile, una riformulazione, cercando di eliminare le parti che mi rendo conto sono in contrasto con quanto si sta portando avanti in altri provvedimenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, forse la riformulazione che può tener conto di quello che chiede l'onorevole Bratti potrebbe essere la seguente: «a valutare la possibilità di un chiarimento interpretativo riguardante l'articolo 25, in cui si chiarisca che dei servizi a rete fa parte anche la gestione dei rifiuti e che la norma che prevede la possibilità dell'in house per tre anni come strumento di aggregazione delle gestioni vale anche per i rifiuti». Avevo formulato un invito al ritiro perché questa interpretazione dell'articolo 25 mi sembrava scontata. Se però l'onorevole Bratti ritiene che vada chiarita, non ho problemi ad accogliere l'ordine del giorno in questi termini, perché corrisponde esattamente alle intenzioni del Governo rispetto all'articolo 25.

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, se riformulato in questi termini va bene.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Realacci dichiara di voler sottoscrivere l'ordine del giorno Bratti n. 9/5025-A/54.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, tutti i parlamentari del gruppo della Lega Nord intendono sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiunque intenda apporre la propria firma all'ordine del giorno lo potrà fare comunicandolo agli uffici.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/5025/55, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/5025/56, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/5025/57, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Siragusa n. 9/5025/58 è inammissibile.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Carella n. 9/5025/59 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo. Pag. 55
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Meta n. 9/5025/60, accettato dal Governo, purché riformulato.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, vorrei dire al Governo che anche alla luce dei contenuti di una norma specifica sul contratto della mobilità, che è cogente nel momento in cui abbiamo votato la fiducia, con questo ordine del giorno lo sollecitiamo a farsi carico di una iniziativa costruttiva tra le parti, associazioni datoriali e sindacati, perché si addivenga alla costruzione di un contratto unico della mobilità. È la posizione espressa dal Ministro e dal Governo.
Noi chiediamo, dalle prossime settimane, una vostra iniziativa, e la messa in campo di una azione costruttiva e disinteressata per fuoriuscire dalla frantumazione contrattuale e creare un nuovo, moderno, contratto unico della mobilità.
Vi chiedo di rifletterci perché, diversamente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione dell'ordine del giorno in oggetto.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo è disponibile ad accogliere la formulazione originaria dell'ordine del giorno in questione come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Meta?

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, sono d'accordo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che chiunque voglia sottoscrivere l'ordine del giorno Meta n. 9/5025/60 lo può fare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marrocu n. 9/5025/61 e Boffa 9/5025/62, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/5025/63, accolto dal Governo come raccomandazione.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno in oggetto, ma mi sembrava che fosse stato accettato, non accolto come raccomandazione.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ricontrollando i miei appunti, vedo che il Governo aveva accolto come raccomandazione l'ordine del giorno in oggetto, ha ragione il Presidente.

CESARE MARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, intervengo per una questione non di poco conto.
Vorrei chiedere se il Governo può continuare a non accettare un ordine del giorno approvato dall'Assemblea, contro il parere del Governo e riproposto in un successivo provvedimento.
A questo punto, che votiamo a fare? La votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5025/35 era inutile perché era già stato approvato in relazione ad un precedente provvedimento, quello sulle semplificazioni. Oggi il Governo ha detto «no» e l'Aula lo ha bocciato. Insomma, non ho capito, o siamo disattenti oppure il nostro lavoro è inutile.

PRESIDENTE. Onorevole Cesare Marini, la sua è un'osservazione di buonsenso, Pag. 56ma noi facciamo riferimento ad ogni singolo provvedimento che ha vita a sé stante.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/5025/64, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mastromauro n. 9/5025/65 e Pedoto n. 9/5025/66, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/5025/67, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/5025/68, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Moffa n. 9/5025/69 e Lanzillotta n. 9/5025/70, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/5025/71 è già stato posto in votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mosella n. 9/5025/72, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5025/73 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/5025/74, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marsilio n. 9/5025/75 e Gioacchino Alfano n. 9/5025/76, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Berardi n. 9/5025/77, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Saltamartini n. 9/5025/78 e Fugatti n. 9/5025/79, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5025/80, formulato dal Governo.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, ho spiegato ieri il contenuto dell'ordine del giorno in oggetto che si riferisce anche al ripristino della tesoreria unica ed ai vincoli del Patto di stabilità.
Con questo ordine del giorno si chiede semplicemente al Governo di provvedere ad allentare i vincoli a cui gli enti locali sono sottoposti, derivanti dal Patto di stabilità interno, e di riprendere, altresì, la riforma federalista attualmente sospesa.
Credo anche che con i provvedimenti adottati da questo Governo si siano bloccati i consumi, l'economia, l'edilizia nei piccoli comuni dove non si fanno più nemmeno le piccole opere.
Ricordo anche che questo Governo è stato chiamato a sostituire un Governo democraticamente eletto proprio per fare ripartire l'economia; con questi provvedimenti, alla fine, si riducono le entrate dello Stato e non si fa certo il bene della finanza pubblica.
Vorrei ricordare poi a quest'Aula che tutti i consigli comunali stanno adottando ed approvando mozioni contro la tesoreria unica. Tutti i consigli comunali hanno adottato e chiesto - e noi stessi in quest'Aula lo abbiamo chiesto - a tutti i Governi di rivedere i vincoli del Patto di stabilità interno.
Vorrei anche ricordare a quest'Aula che tutti noi, anche il Partito Democratico, abbiamo approvato la legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale e che tutti hanno contribuito alla redazione dei decreti attuativi, tanto che avete sempre ringraziato il Ministro Calderoli.
A questo punto credo che la risposta del Governo sia veramente gravissima e vorrei ricordare come ultima cosa che, prima dell'avvento del Governo Monti, Pag. 57tutti i partiti politici discutevano, volevano e chiedevano il federalismo fiscale ed il federalismo istituzionale.
Per questo spero tanto che quest'Aula voglia esprimere uno scatto di orgoglio ed un minimo di buonsenso e chiedo il voto favorevole su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma e per sollecitare l'Aula a guardare quest'ordine del giorno con grande attenzione, perché riguarda il problema degli enti locali, del Patto di stabilità e della tesoreria unica.
Invito i colleghi a votare favorevolmente quest'ordine del giorno per far capire al Governo che forse siamo tutti interessati ai nostri enti locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo per svolgere una riflessione su comuni virtuosi e su amministratori che governano bene nelle loro realtà.
Non si capisce perché il Governo voglia penalizzare questo tipo di comuni e questo tipo di amministratori. È la ragione per la quale riteniamo, come Italia dei Valori, che in questi casi occorra davvero cercare di allentare la morsa sul Patto di stabilità interno e, soprattutto, muoversi in una direzione esattamente contraria a quella nella quale oggi ci troviamo, ovvero rimettere in pista il federalismo fiscale.
Federalismo significa valorizzare comuni ed amministratori virtuosi. Allora, per tale ragione aggiungo la mia firma al presente ordine del giorno, invitando il Governo a modificare il proprio parere.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Il Governo conferma il suo invito al ritiro o modifica il parere?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo si rende conto che, per così dire, l'attuale contesto di finanza pubblica crea problemi alle amministrazioni locali, come anche a tutte amministrazioni pubbliche.
Contemporaneamente lo sforzo di risanamento della finanza pubblica è molto importante e noi riteniamo che, nonostante la difficoltà in cui naturalmente la situazione ci trova, dobbiamo mantenere il nostro invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei dichiarare a nome mio e del mio gruppo l'adesione a questo ordine del giorno, perché tra l'altro rimette in campo una questione centrale, sulla quale il Parlamento si è espresso in passato e che rappresenta tutta la revisione del federalismo fiscale e locale, che evidentemente deve tornare all'attenzione centrale del Governo.
Il problema del Patto di stabilità è un problema serio. Noi stiamo impoverendo terribilmente i comuni, bisogna prenderne conoscenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi pare evidente che, se l'ordine del giorno resta così formulato, per il Governo diventa difficile rimettere totalmente in discussione - come si chiede nell'ordine del giorno - la tesoreria unica.
Tuttavia, stiamo trattando di una questione che è fortemente sentita relativamente alle disponibilità di risorse per gli enti locali, soprattutto in termini di risorse per investimenti. Se il dispositivo dell'ordine del giorno dovesse attenuare l'impatto che si avrebbe sulla finanza pubblica - nel senso di indicare una disponibilità da parte del Governo a rivedere in eventuali Pag. 58prossimi provvedimenti non l'intera materia, ma la sua attuazione, attenuandone l'impatto sugli enti locali - probabilmente questa riformulazione metterebbe anche l'Aula ed i colleghi nelle condizioni di prendere atto che c'è una disponibilità del Governo a verificare effettivamente quale che sia l'impatto della tesoreria unica e a provvedere di conseguenza.

PRESIDENTE. È ovvio che la riformulazione deve avvenire da parte del Governo.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori ed inviterei il collega Quartiani a scendere da quei banchi ed entrare nei banchi del Governo perché non mi risulta che tocchi a lui dare suggerimenti al Governo su quello che deve fare nei confronti di un ordine del giorno sul quale si è già pronunciato. Mi pare un comportamento assai irrituale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza ha ribadito - come l'onorevole Quartiani sa - che la riformulazione avviene da parte del Governo, ma il Governo può sempre ripensarci fino a che non si vota. Senatore... sottosegretario De Vincenti? Non so perché la chiamo «senatore», forse sono i capelli bianchi...

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, forse sono i capelli bianchi, signor Presidente.
Dunque, il Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno: «impegna il Governo a considerare, in relazione all'evoluzione futura della finanza pubblica, l'opportunità di prevedere meccanismi di premialità per i comuni virtuosi in coerenza con la riforma federalista attualmente in corso» (e non «sospesa»).

PRESIDENTE. Onorevole Pastore, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/80? Mi scusi, onorevole Pastore, lei deve dire, prima di tutti gli altri interventi, se accetta la riformulazione o chiede in ogni caso la votazione nella formulazione originaria del suo ordine del giorno n. 9/5025/80.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e spero tanto che non sia uno dei tanti ordini del giorno cui poi non viene dato seguito. Quindi, confido nel buon senso e nella buona volontà dell'Aula e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, chiedo che siano aggiunte le firme di tutti i parlamentari della Lega Nord a questo ordine del giorno fondamentale.

PRESIDENTE. Sta bene. Individualmente, perché ai sensi del Regolamento ogni singolo parlamentare della Lega potrà aggiungere la propria firma, così come richiesto alla Presidenza.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/5025/81, formulato dal Governo.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, vi chiedo un attimo di attenzione perché questo ordine del giorno è stato presentato in quanto è accaduto un fatto un po' particolare.
Vi spiego cosa è successo, colleghi. Nella discussione in sede di Commissione Pag. 59bilancio della manovra economica di dicembre, il decreto-legge «salva Italia», fu permesso di portare alla votazione della Commissione alcuni emendamenti - non tanti ma fu almeno permesso di votarne alcuni - e uno di questi emendamenti presentato fu approvato con una grande maggioranza dalla Commissione bilancio. Esso prevedeva che le commissioni massime a carico degli esercenti che accettano i pagamenti con carte di credito e strumenti elettronici fosse al massimo dell'uno e mezzo per cento. Era un emendamento che andava a favore di tutti i commercianti del Paese che si trovano in un momento di grande difficoltà e che spesso pagano commissioni altissime quando accettano pagamenti con carte di credito, e ricordiamo che si sta cercando di incentivare sempre di più l'uso delle carte al posto del contante.
Allora questo emendamento - che fu uno di quei pochi atti parlamentari che è diventato legge da quando è in carica l'attuale Governo - è stato legge per due mesi e poi con questo decreto-legge è stato cancellato.
Quindi, è successo un fatto molto particolare: un provvedimento legislativo appena approvato grazie alla volontà del Parlamento è stato legge ed ora viene cancellato.
Allora noi, con l'ordine del giorno in esame, invitiamo il Governo a rivalutare questa decisione e far tornare legge questo provvedimento che prevede che l'uno e mezzo per cento sia la commissione massima che i commercianti pagano quando accettano pagamenti con carta di credito.
Rappresentate del Governo, le dico che è una questione di equità. Se noi chiediamo uno sforzo a tutti - e ricordiamo che è uno sforzo per i commercianti accettare la carte di credito e non il contante perché ci devono pagare su una commissione - almeno diamo un limite massimo a questa commissione, non permettiamo che coloro che gestiscono le banche se ne approfittino. Questo emendamento era già legge, facciamolo diventare di nuovo legge.

PRESIDENTE. Sottosegretario De Vincenti, conferma il parere del Governo o propone una riformulazione?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, confermo il parere del Governo e lo motivo ulteriormente. La norma è cambiata anche con il lavoro che si è svolto in Senato, perché in realtà la nuova formulazione che sul terreno delle commissioni sulle carte di credito è stata adottata con questo decreto è molto più stringente del vincolo dell'1,5 per cento.
Mi spiego. Il vincolo dell'1,5 per cento ha un significato di un tipo se sto parlando di un pagamento di 100 euro, ha un significato di altro tipo se parlo di un pagamento di mille euro. Noi, invece, abbiamo adottato una formulazione che blocca le commissioni anche se l'ammontare del pagamento aumenta. Quindi, riteniamo l'attuale formulazione più stringente che non quella dell'1,5 per cento.

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico intende confermare o ritirare l'ordine del giorno in esame?

CLAUDIO D'AMICO. No Presidente, perché non è come ha detto il rappresentante del Governo, e invito tutti i colleghi a sostenere questo ordine del giorno, che è stato approvato ed era già legge su iniziativa parlamentare.

PRESIDENTE. Sta bene, dunque insiste per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sono un po' contraddittorie le dichiarazioni, ma com'è stato detto questa era una legge, e non ha alcun peso sul bilancio dello Stato. Per questo voteremo a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

Pag. 60

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che al rappresentante del Governo nella sua dichiarazione sia sfuggito qualcosa di importante. Rispetto all'ordine del giorno dell'onorevole D'Amico non solo era stato presentato un emendamento in Commissione poi approvato, ma lo stesso era diventato anche legge.
A prescindere da ciò, signor rappresentante del Governo, quello che lei dice contrasta con il buon senso e anche con il rispetto dei cittadini italiani.
Mi spiego. Una cosa è pagare un tasso di interesse dell'1,5 per cento su una carta di credito (in altre parole io spendo mille euro e l'esercente che incassa paga l'1,5 per cento), un'altra è pagare il 4 per cento. Il 4 per cento significa mettere l'esercente nelle condizioni di essere strangolato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e non dare utilità e una mano di aiuto agli esercenti italiani.
Signor rappresentante del Governo, signor rappresentante del Governo, signor rappresentante del Governo, signor rappresentante del Governo, signor rappresentante del Governo, sto parlando con lei!

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, mi è sembrata molto chiara la sua dichiarazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno D'Amico n. 9/5025/81, tratta un tema che è del tutto simile a quello dell'ordine del giorno Fluvi n. n. 9/5025/202 dei colleghi della maggioranza, perché questo è un ordine del giorno che passerà tra il silenzio generale dell'Aula.
L'onorevole D'Amico chiede di intervenire a favore dei clienti, di chi ha una carta di credito bancario. Sia chiaro che l'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202 della maggioranza, sul quale il Governo ha dato parere favorevole, interviene per abrogare quella norma approvata al Senato sulla nullità delle commissioni bancarie. Qui non se ne discute perché la maggioranza non vuole prendersi la responsabilità di aver fatto questo ordine del giorno; quindi di fronte ad un Governo che esprime un parere contrario sull'ordine del giorno a prima firma D'Amico dobbiamo dire che c'è un Governo che esprime un parere favorevole su un ordine del giorno che vuole limitare la norma che è stata approvata con l'articolo 27-bis, o addirittura abrogarla con un successivo provvedimento legislativo del Governo.
Per le banche - diciamolo - qui si propone di fare un ordine del giorno ad hoc per arrivare nel breve termine a togliere la norma della nullità delle commissioni, mentre per i clienti si fa poco.
Quindi, non approvare l'ordine del giorno dell'onorevole D'Amico, a nostro modo di vedere, va ancora purtroppo in questa direzione.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, pur mantenendo la convinzione che le norme che abbiamo varato con il decreto-legge sono più stringenti di questo 1,5 per cento, alla luce del dibattito che si sta svolgendo in Aula, il Governo si rimette all'Assemblea.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, abbiamo svolto una lunga discussione su questo che era un emendamento dell'onorevole D'Amico durante l'esame del decreto-legge cosiddetto salva Italia che affrontammo prima di Natale. C'era una larga condivisione sul tema.
Vorrei solo pregare l'onorevole D'Amico, se fosse d'accordo, anche per Pag. 61mettere in condizione i parlamentari di votare coscientemente, di togliere dal dispositivo del suo ordine del giorno la parola «bancomat», così da mantenere solo il riferimento alle carte di credito. Infatti, la commissione riferita ai bancomat sta su livelli molto più bassi dell'1,5 per cento, mentre quelle per le carte di credito solitamente stanno su livelli più alti. Se fosse così, potremmo votarlo.

PRESIDENTE. Presidente Conte, immediatamente mi chiederebbe la parola l'onorevole Borghesi sull'ordine dei lavori per dire che questo è un compito che attiene eminentemente al Governo. È chiaro che, invece, il presidente della Commissione, avendo seguito i lavori, ha auspicato che l'ordine del giorno in questione possa essere riformulato in tal senso. Onorevole D'Amico, vi è un auspicio che il Governo ha fatto proprio. È d'accordo o no?

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, il Governo non ha proposto una riformulazione. Quello che chiedo, però, è un tetto massimo. Se qualche commissione, quindi, è già più bassa, non è che cambia. Si tratta di un tetto massimo. Il Governo non ha proposto una riformulazione e, quindi, mantengo l'ordine del giorno così com'è.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/5025/81, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Tommaso Foti, Pes, Ceroni, Armosino, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi del gruppo Lega Nord Padania).

(Presenti 505
Votanti 337
Astenuti 168
Maggioranza 169
Hanno votato
323
Hanno votato
no 14).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Isidori n. 9/5025/82 e Dozzo n. 9/5025/83, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/5025/84, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, vorrei sollecitare il Governo e il sottosegretario per specificare meglio che questo obbligo della trasparenza è fondamentale, sia per i privati, che, evidentemente, anche per la libera impresa. Glielo dico anche da sindaco: quando un privato o una libera impresa vengono in municipio a chiedere informazioni su gare, concessioni edilizie e via dicendo, è giusto che ci sia questa trasparenza.
L'obbligo del Governo, quindi, deve essere quello di fare in modo che nei siti istituzionali ci sia tutto per far sì, appunto, che tutti sappiano quello che devono fare e non che ci sia magari, come accade, il dipendente bravo che spiega tutto e il dipendente meno bravo, un po' fannullone, che dice le cose a puntate. In tal modo non si ottiene il risultato secondo cui è giusto che ogni privato che paga le tasse deve essere ovviamente informato per intero. Così come le ditte che intervengono nelle gare d'appalto devono avere tutto ben chiaro. L'obbligo, quindi, che chiedo al Governo è quello che i siti istituzionali dicano tutto.
Signor Presidente, prendo anche spunto - e concludo il mio intervento - per dire, da novello deputato, che rimango allibito in quest'Aula nel vedere che, fino a poco tempo fa, quando c'era un altro Governo, dai banchi dell'allora opposizione - faccio un esempio a caso, l'onorevole Franceschini - si diceva che vi era un attacco alla democrazia, che tutte queste questioni di fiducia non consentivano a tutti i deputati di parlare e che, quindi, era svilita la funzione parlamentare. Pag. 62
Oggi ho visto dalla tabella, così come ieri, che questo Governo pone il doppio delle questioni di fiducia pur avendo la maggioranza di questo Parlamento ....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buonanno. Questa seconda parte non c'entra con le dichiarazioni di voto che lei ha svolto per quanto riguarda il suo ordine del giorno. Però, mi deve semplicemente dire, perché non l'ho capito: se il Governo ribadisce il suo parere favorevole sul contenuto che lei ha esposto con la riformulazione prima detta, accetta o non accetta la riformulazione?

GIANLUCA BUONANNO. Se il Governo e il sottosegretario mi sta a sentire...

PRESIDENTE. L'ha ascoltata sino adesso...

GIANLUCA BUONANNO. No, perché si girava dall'altra parte. Se il Governo specifica che l'obbligo è così, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo concorda con l'esigenza di trasparenza posta dall'onorevole Buonanno. Quindi, ha espresso un parere favorevole sull'ordine del giorno semplicemente chiedendo che all'inizio dell'impegno sia chiarito «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Questo riguarda anche il buon funzionamento dei comuni.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/5025/84, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/5025/85, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto, altresì, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5025/86, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Paolini n. 9/5025/87, Follegot n. 9/5025/88, Cavallotto n. 9/5025/89 e Gidoni 9/5025/90 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5025/91, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molgora n. 9/5025/92, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5025/93 formulato dal Governo.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, vorrei suggerire al Governo di modificare il parere su questo ordine del giorno perché non prevede nient'altro che riuscire a dare una certezza agli enti locali.
Con l'articolo 35 del provvedimento in esame si determina il ritorno alla tesoreria unica all'interno della quale si prevede l'istituzione di due conti, uno fruttifero e uno non fruttifero per i soldi di spettanza degli enti locali. Quello non fruttifero viene rimpinguato dei soldi che direttamente o indirettamente provengono dallo Stato. Quello fruttifero dalle entrate dirette degli enti locali.
Ora, con l'IMU, ex ICI, che è una delle fondamentali entrate degli enti locali, i comuni, il 50 per cento per le seconde case viene destinato allo Stato, anziché continuare ad essere destinato all'ente locale.
Cosa significa quanto scritto nell'ordine del giorno? Se non viene ad essere destinato un doppio codice tributo per l'IMU seconda casa, può avvenire che lo stesso sia introitato direttamente tutto dallo Stato e poi trasferito al comune. Si specifica, dunque, nell'ordine del giorno che, se si viene a concretizzare l'eventualità di un doppio codice tributo, con il singolo codice tributo la parte di competenza del Pag. 63comune, il 50 per cento, vada ad essere destinata sul conto fruttifero che è quello proprio delle entrate dirette degli enti locali.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il motivo per il quale il Governo aveva formulato un invito al ritiro è che il primo periodo del dispositivo dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5025/93 implica in realtà una complessità di applicazione che ci sembrava fuori luogo.
Il secondo periodo, invece, sarebbe per noi accettabile. Dunque, proponiamo una riformulazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Simonetti n. 9/5025/93 purché sia riformulato sopprimendo il primo capoverso del dispositivo e riformulando il secondo capoverso, nel senso di impegnare il Governo «a valutare la possibilità che le risorse a favore del comune» e via seguitando, mantenendo inalterata la restante parte del periodo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5025/93, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/5025/94, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Meroni n. 9/5025/95 formulato dal Governo.

FABIO MERONI. Signor Presidente, mi sembra che il Governo non avesse accettato il mio ordine del giorno, non che avesse formulato un invito al ritiro. Comunque chiedo al Governo, che non è stato eletto ma ha avuto la fiducia dal Parlamento: mi auguro che non si sia soffermato soltanto sull'inizio dell'ordine del giorno e, quindi, sulle premesse. Infatti, nelle premesse si parla del Patto di stabilità dei comuni. Si parla di quanto sono in sofferenza oggi gli enti locali per i Patti di stabilità, ma la conclusione, perlomeno ciò che l'ordine del giorno dice è che si impegna il Governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad escludere, in virtù degli stringenti vincoli oggi vigenti in materia di Patto di stabilità interno, per gli esercizi dal 2012 al 2014, l'assoggettamento delle società in house al Patto di stabilità interno.
Quindi, caro rappresentante del Governo, quello che vogliamo è che, visto e considerato che non siamo stati capaci noi come Parlamento di tutelare gli enti locali che sono massacrati dal Patto di stabilità, con dignità degli altri parlamentari, si voti un ordine del giorno che impegna il Governo a tutelare almeno le società in house. Non stiamo chiedendo tanto: un sussulto di dignità da parte di tutti quei parlamentari che, fra pochi giorni, andranno sul territorio per la campagna elettorale delle amministrative e dovranno motivare questo diniego almeno alle società in house (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo conferma l'invito al ritiro.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meroni n. 9/5025/95, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sereni, Marini, Gatti, Volpi, Crimi, Scanderebech, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 64
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 488
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato
73
Hanno votato
no 415).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5025/96 formulato dal Governo.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda la tesoreria unica. Penso che tutti i parlamentari, tutte le forze politiche, gli enti locali, l'ANCI e le regioni abbiano sollevato oltre al dubbio di legittimità costituzionale, anche il fatto che, in questo modo, si vanno a togliere i soldi agli enti locali, soprattutto a quelli ben gestiti. Noi abbiamo proposto più emendamenti soppressivi della norma. Anche ieri, durante il mio intervento, ho accennato alle risorse che sembra che verranno versate alla tesoreria dagli enti locali e dalle regioni in tre anni: 2012, 2013 e 2014.
Con il mio ordine del giorno, invito il Governo a riconsiderare la sua posizione e, quanto meno, di fermarsi solo all'anno 2012. I versamenti, in parte, sono stati già fatti e, in parte, verranno fatti nel mese di aprile. Invito, dunque, a svolgere una valutazione anche a livello di regioni. Come ho detto ieri, il Veneto ha stabilito, più o meno, un miliardo e mezzo di euro, che verserà nelle casse centrali; più o meno, 3 miliardi di euro saranno quelli versati dalla Lombardia; un altro miliardo e mezzo di euro dal Piemonte e dal Veneto. Ebbene, gli 8,6 miliardi di euro che il Governo ha stanziato, li pagheranno quasi tutti le realtà del nord.
Quindi, consentite di fermarsi al 2012, non solo nel rispetto degli enti locali che hanno ben gestito le proprie risorse, ma anche per fare una valutazione oggettiva su questa norma assurda, con riferimento alla quale mi sembra che tutti, ma proprio tutti, abbiano detto che non funziona. Si tratta anche di rispetto per le autonomie locali.
Pertanto, invito veramente il Governo quanto meno a fermarsi all'annualità in corso e non considerare le annualità successive, facendo una valutazione sui dati oggettivi e sulla situazione economica. Ma soprattutto, se parliamo - e prima è stato accennato - del fatto che il processo del federalismo non è sospeso, ma sta andando avanti, date una risposta positiva; allora sì, che andrà avanti! Altrimenti, lo chiuderete in maniera definitiva, senza dare risposte a nessuno. Tutto ciò, visto che in questo Parlamento ci sono anche molti amministratori locali che sanno non solo quanto oggi siano in difficoltà gli enti locali, ma soprattutto, che è necessario dare risposte a chi sta gestendo bene i propri comuni e sta dando i servizi, al di là del colore politico, da nord a sud. Pertanto, invito il Governo a riconsiderare la posizione, limitandosi solo all'annualità 2012.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo conferma il parere o lo riformula?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo conferma il parere anche se, naturalmente, l'impegno del Governo è volto a considerare il provvedimento sulla tesoreria unica come temporaneo e, quindi, ad uscirne il più presto possibile. Tuttavia, fissare una data in questo momento è ancora prematuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'istituzione della tesoreria unica è stata veramente una norma punitiva rispetto a quelle regioni e quegli enti locali che amministrano bene.
È per questa ragione che condividiamo l'ordine del giorno Montagnoli in ordine, almeno, alla riduzione temporale dell'applicazione Pag. 65della tesoreria unica, riducendola solo al 2012. È una forma di rispetto verso gli enti locali e le regioni che amministrano bene, ossia gli enti locali virtuosi, ma soprattutto vuole essere un riconoscimento di giustizia per cui non si deve far pagare chi amministra bene.
Inoltre, è il modo migliore per dare onore, negli ottomila campanili d'Italia, ai tantissimi amministratori locali che amministrano bene i nostri comuni e le nostre regioni. Noi dell'Italia dei Valori riteniamo, invece, che bisogna prendere a calci nel sedere quegli amministratori che male amministrano i loro comuni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5025/96, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sisto, Martino, Guzzanti, Mondello, Meroni, Saltamartini, Leone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 479
Astenuti 10
Maggioranza 240
Hanno votato
78
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che il deputato Boccuzzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/5025/97, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Allasia n. 9/5025/98 formulato dal Governo.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, avrei la necessità che venisse rivalutato il parere di questo Governo tecnico che, da quando si è insediato, ha sistematicamente bocciato tutti gli ordini del giorno a mia firma. Non vorrei pensare male, ritenendo che le motivazioni non siano tecniche nel merito. Sull'ordine del giorno a mia firma c'è una valutazione ad assumere un'iniziativa, perciò trovo tutto questo abbastanza fuori luogo.
Non vorrei mai che fosse dovuto al fatto che, come ho anche dichiarato stamattina, essendo io un umile servitore della patria padana e voi servi del sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), con tutta la maggioranza che vi sostiene e che ancora oggi e stamattina, non ha capito le mie parole sul Ministro Elsa Fornero. Non mi stupisco. Penso che questa maggioranza che vi sostiene capisca ben poco!

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non muta il parere precedentemente espresso. Prendo altresì atto che l'onorevole Allasia non accede all'invito al ritiro ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/98 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/5025/98, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Mondello, Goisis, Ceccacci Rubino, De Girolamo, Sbai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 484
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
53
Hanno votato
no 431). Pag. 66

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5025/99, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/5025/100 formulato dal Governo.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, invito il Governo a riflettere e a leggere questo ordine del giorno, perché delle due l'una: o non si capisce la logica, oppure si è deciso semplicemente di arraffare il più possibile dai comuni virtuosi del Nord. Perché, signor Presidente, noi abbiamo una legge che ha introdotto la possibilità di fare obbligazioni da parte degli enti locali.
Queste obbligazioni sono rientrate nei limiti dell'indebitamento, poi c'è stata un provvedimento che ha stabilito (il decreto legislativo n. 267 del 2000) la possibilità di avere il 10 per cento di indebitamento rispetto a un parametro calcolato in base alle entrate proprie, che diventava l'8 per cento dal 2012. Successivamente, la legge di stabilità del 2012 ha introdotto una riduzione rispetto al 10, quindi il 10 è diventato 8, per poi diventare 6 e poi il 4. Praticamente vengono paralizzati tutti i comuni. Questo per far quadrare i conti (è già in questo c'è una disparità tra chi ha amministrato bene e chi ha arraffato).
Dopodiché cosa succede? Il Governo dice che vuole fare un programma di alienazione di immobili. Allora noi diciamo, in questo ordine del giorno, che se un comune emette un'obbligazione che, come prevede la legge, serve solo per investimenti e opere, quindi crea valore, e lo garantisce con immobili propri - quindi non c'è alcun problema, c'è uno scambio, c'è una privatizzazione, come direste voi -, questo comune può procedere al di fuori dei limiti imposti dalla legge n. 183 del 2011, che è quella famosa che stringe ulteriormente i cordoni e paralizza i comuni. Quindi, o noi diciamo che non vogliamo che i comuni e gli enti locali possano alienare le loro proprietà per finanziare investimenti, ma noi dobbiamo soltanto essere sottomessi agli interessi di un Governo centrale che usa tutte le risorse per tappare i buchi dell'euro e per altre cose che non c'entrano niente con i diritti della gente e gli interessi dei cittadini, oppure dobbiamo accettare questo ordine del giorno. Infatti, o gli immobili li vogliamo far fruttare oppure li vogliamo soltanto lasciare lì finché Roma non ce li porterà via. Questo ragionamento, volto ad accettare l'ordine del giorno in esame, mi sembra veramente consequenziale alla politica che, almeno a parole, il Governo e la maggioranza dicono di voler fare. Quindi invito il sottosegretario a modificare il proprio parere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere precedentemente espresso sull'ordine del giorno Torazzi n. 9/5025/100. Prendo altresì atto che l'onorevole Torazzi non accede all'invito al ritiro ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/100 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Torazzi n. 9/5025/100, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Corsetto, Landolfi, Laboccetta, Abelli, Malgieri, Calderisi, Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 469
Astenuti 6
Maggioranza 235
Hanno votato
55
Hanno votato
no 414).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 67
Saluto gli studenti del liceo «Galileo Galilei» di Voghera, in provincia di Pavia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5025/101 formulato dal Governo.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, vorrei chiedere caldamente al Governo di rivedere il proprio parere perché con questo ordine del giorno semplicemente chiedevo di tutelare le piccole aziende perché non capiamo come mai lo Stato possa fare una cosa mentre le piccole aziende non lo possono fare. Cosa voglio dire? Noi tutti sappiamo in che condizioni versano le aziende, che hanno già il problema della liquidità, il problema con le banche, non parliamo poi dei ritardi del pagamento da parte della pubblica amministrazione. Allora il Governo cosa fa? Dice, e fa bene: azienda, io ti pago con titoli di Stato. Però, attenzione, con questo ordine del giorno chiedevo una cosa: se lo Stato ha un debito verso le aziende e paga con titoli di Stato, anche le aziende che hanno un debito verso lo Stato debbono poter pagare con titoli di Stato. C'è una vera discriminazione e non si capisce come mai queste aziende non sono alla pari con lo Stato. Lo chiedo cortesemente, ma anche più che altro per risolvere questo serio problema di liquidità delle aziende che noi tutti conosciamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere precedentemente espresso sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/5025/101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, nel merito di questo ordine del giorno preannunzio il voto favorevole della delegazione radicale per la semplice ragione che mi vorrei trovare nella situazione in cui alle aziende si paga anche con titoli di Stato, perché attualmente non è nemmeno questo il problema. Infatti, è vero che, semmai questo dovesse accadere, e sarebbe sempre meglio rispetto al nulla, allora che almeno effettivamente questi titoli possano essere utilizzati per pagare dei debiti fiscali. Mi sembra un ordine del giorno di per sé assolutamente condivisibile, quindi noi voteremo sicuramente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo soprattutto per far rilevare dei tempi lunghissimi che a volte lo Stato...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Barbato, ma devo fare parlare l'onorevole Borghesi, che tanto è del suo gruppo, perché lei ha già fatto due interventi e così prevede il Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dichiararmi assolutamente d'accordo anche a nome del mio gruppo. Sottoscrivo anch'io questo ordine del giorno anche a nome di tutto il gruppo.

PRESIDENTE. Chi vuole sottoscrivere lo potrà fare. Mi pare che gli onorevoli D'Anna, Scilipoti e altri abbiano questa intenzione. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5025/101 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli 9/5025/101, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 68

Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Dozzo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 473
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato
175
Hanno votato
no 298).

Prendo atto che la deputata Martini ha segnalato che non è riuscita a votare.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, ho constatato con amarezza che questo nostro ordine del giorno è stato bocciato. Ma il Governo si rende conto che, bocciando questo ordine del giorno, il Governo stesso non si fida dei titoli di Stato che lui stesso emette? Ma si rende conto che figura abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, il suo intervento non era sull'ordine dei lavori.
Chiedo all'onorevole Forcolin se accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/5025/102 formulato dal Governo.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno che viene posto oggi in votazione chiede una riflessione al Governo. Infatti, non ho capito la posizione contraria, visto che stiamo parlando dell'estrazione di idrocarburi, in particolar modo nell'alto Adriatico e nelle zone di particolare vulnerabilità ambientale.
Questo ordine del giorno prende spunto da un emendamento del collega Dussin, che abbiamo anche discusso in Commissione e che trattava un tema così importante riguardante la vulnerabilità ambientale (soprattutto di Venezia e del Veneto) e che doveva e voleva semplicemente riconfermare l'impegno per il Governo a far sì che lo sviluppo di queste risorse energetiche in tema di estrazione di idrocarburi tenesse conto dei divieti posti dalla legge n. 9 del 1991, con particolare riferimento a queste zone di particolare riferimento ambientale e, quindi, di tutela.
Pertanto, si tratta di un rafforzamento del testo previsto dal decreto-legge sulle liberalizzazioni. Si chiedeva di prevedere un concerto con le regioni competenti affinché non vi fosse sicuramente questa mancanza importante di autonomia e di localismo per particolari esigenze territoriali insieme al Ministero dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, chiedo veramente al Governo di poter rivedere il parere, perché nel 2008, con il decreto-legge n. 112, i parlamentari veneti...

PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, il Governo chiede di parlare...

GIANLUCA FORCOLIN. Voglio vedere oggi che cosa votano rispetto a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, inizialmente il nostro invito al ritiro dipendeva dal fatto che trovavamo non necessario che si invitasse a rispettare una legge. Tuttavia, siccome le intenzioni sono del tutto condivisibili, il Governo è pronto a cambiare la sua opinione accogliendo come raccomandazione l'indicazione che viene da questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione Pag. 69dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5025/102 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/5025/103, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5025/104, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Polledri non accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/5025/105 formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polledri n. 9/5025/105, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Repetti... Onorevole De Girolamo... Onorevole Polidori... Onorevole Aniello Formisano... Onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
63
Hanno votato
no 412).

Siamo a metà dell'esame degli ordini del giorno; vi ricordo che alle ore 18 inizia la diretta televisiva.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Goisis n. 9/5025/106 formulato dal Governo.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiedevamo una cosa che è prevista dalla Costituzione ma, ancora una volta, dobbiamo constatare come questo Governo, che non è stato eletto, che non ha fatto campagne elettorali, probabilmente non ha studiato la Costituzione e quindi non sa che la nostra richiesta riguarda la liberalizzazione del sistema d'istruzione prevista dall'articolo 117 che riconosce la libertà di educazione come valore non negoziabile e come diritto soggettivo e costituzionale, e che, quindi, rappresenta una grande battaglia di civiltà, condivisa da milioni di cittadini e di cattolici, non solo in Italia ma anche altrove.
D'altra parte, la situazione del sistema di istruzione in Italia è, purtroppo, tutti lo riconoscono, profondamente in crisi; si parla di dispersione scolastica, di bullismo, di giovani inoccupati, di risultati scolastici scadenti nei raffronti internazionali, di carenza di giovani professionalmente formati per le imprese. Al contrario, si dovrebbe pensare ad una scuola pubblica, statale, di qualità e competitiva che potrebbe costituire anche un volano per l'economia. D'altra parte, e mi avvio a concludere, lo stesso Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nell'audizione fatta nella VII Commissione ha parlato di «autonomia responsabile» e, quindi, da introdurre, da subito, nelle scuole statali. Rivolgo quindi un invito al sottosegretario a rivedere la sua posizione perché altrimenti andrebbe, non solo, contro la Costituzione, ma, perfino, contro un suo Ministro, in modo schizofrenico.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il suo parere e che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Goisis n. 9/5025/106.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/5025/106, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Mondello, Crosio, Laboccetta, Rampelli, Murer...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 70
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 464
Astenuti 11
Maggioranza 233
Hanno votato
57
Hanno votato
no 407).

Ricordo che sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5025/107 il Governo si è rimesso all'Assemblea. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5025/107, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Togni, Pelino, Polidori, Volpi, Grassi, Giorgio Merlo, Calderisi, Crosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 461
Astenuti 10
Maggioranza 231
Hanno votato
59
Hanno votato
no 402).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Dussin n. 9/5025/108 formulato dal Governo.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, mi sembra che lei sia stato anche assessore ai lavori pubblici della regione Lombardia.

PRESIDENTE. Solo di Milano, però va bene lo stesso. La capitale economica.

GUIDO DUSSIN. Mi può capire bene e per di più in questo periodo è ancora più facile, parliamo di gare pubbliche. Colleghi sindaci, presidenti di province e amministratori, vi dico cosa vuol dire questo fatto di aumentare la soglia. Vuol dire avere meno cartelli di imprese. Il codice penale lo vieta, ovviamente. Abbiamo già fatto, tempo addietro, un innalzamento delle soglie, è andata nel modo che gli amministratori oggi possono governare questa situazione. Le garanzie e la trasparenza sono state garantite anche attraverso la pubblicazione di un elenco per le soglie più alte; se noi potessimo arrivare ai due milioni e mezzo, come chiediamo al Governo, se ci prestasse ascolto...

PRESIDENTE. Onorevole Romani, le chiedo la cortesia di non interloquire con il rappresentante del Governo.
Prego, onorevole Dussin.

GUIDO DUSSIN. Non so se posso continuare.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Dussin.

GUIDO DUSSIN. Però, se il rappresentante del Governo non mi ascolta è inutile che continui a parlare.

PRESIDENTE. Sottosegretario De Vincenti...

GUIDO DUSSIN. A questo punto rinuncio al mio intervento.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Dussin. Concluda il suo intervento.

GUIDO DUSSIN. Sottosegretario, ieri ho parlato con il suo collega che ha preso nota di questa mia richiesta, avanzata tramite ordine del giorno. Alzare le soglie vuol dire avere meno problemi di carattere penale, non favorire i cartelli.
Dunque, abbiamo la possibilità di accelerare le gare pubbliche. Perché non svecchiare questo Paese? Perché non andare verso quello che ci chiede l'Europa di riportare le soglie a 2 milioni e mezzo, come avviene oggi in Germania e in Austria? Perché questo, Governo?

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il parere.
Passiamo ai voti. Pag. 71
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/5025/108, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ria, D'Antoni, Goisis, Saltamartini, Savino, Osvaldo Napoli... sempre in giro lei... onorevole Romano, ha votato? L'onorevole Romano ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 477
Astenuti 5
Maggioranza 239
Hanno votato
65
Hanno votato
no 412).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5025/109 formulato dal Governo.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il parere espresso su questo ordine del giorno, considerata l'accettazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/5025/54 anche perché l'ordine del giorno ...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lanzarin.
Vi chiedo la cortesia. Già abbiamo poco tempo e vi è la disponibilità, tra l'altro, da parte di tutti i colleghi, ad accorciare i tempi. Però, il Governo deve ascoltare. Sottosegretario De Vincenti, l'onorevole Lanzarin sta intervenendo sul suo ordine del giorno n. 9/5025/109.
Prego, onorevole Lanzarin.

MANUELA LANZARIN. Chiaramente, sempre per i lavori dell'Aula, per i deputati che sono qui.
Stavo dicendo, signor Presidente, che invito il Governo a rivedere il parere espresso e, quindi, a rivedere l'invito al ritiro del mio ordine del giorno n. 9/5025/109, visto che l'ordine del giorno Bratti n. 9/5025/54, per quanto riguarda i pubblici servizi, è stato accettato.
Nel mio ordine del giorno n. 9/5025/109 si vuole capire bene cosa si intende nell'interpretazione della parola «a rete» e, quindi, se effettivamente anche il servizio dei rifiuti si poteva configurare come un servizio che sottostava a questa dicitura. Mi sembra che su questo punto il Governo abbia dato una risposta. Tuttavia, chiaramente vi sono delle interpretazioni che non ci permettono di essere tranquilli rispetto a quelle che sono le gestioni in house e ci riferiamo, chiaramente, alle gestioni virtuose, a quelle di eccellenza, che vorremmo venissero salvaguardate.
Quindi, vorremmo che questa materia fosse trattata e vi fosse maggiore chiarezza, proprio per permettere a quelle gestioni che, con dati alla mano, effettivamente hanno dei risultati, in termini di servizi e tariffe, consentendo loro di poter mantenere questo regime.
Lo stesso vale per quanto riguarda il territorio e, quindi, per i territori omogenei. Il fatto che venga consentita l'aggregazione solo provinciale metterebbe a rischio delle realtà, che sono interprovinciali, che hanno già nel corso degli anni effettuato processi aggregativi e, quindi, sono doppiamente virtuose ma che verrebbero penalizzate. Quindi, chiedo una nuova formulazione o una nuova rivisitazione.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, come già per l'ordine del giorno Bratti n. 9/5025/54 credo che possiamo accettare l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5025/109 se riformulato nel seguente modo: «a valutare la possibilità di fornire un'interpretazione autentica Pag. 72della parola «a rete» e a chiarire il ruolo dell'in house nella fase di transizione».

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5025/109, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5025/110, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Togni n. 9/5025/111 formulato dal Governo.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, penso che il Governo abbia qualcosa da dire su questo ordine del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, su questo ordine del giorno vi è una correzione da parte del Governo, perché in realtà avevamo espresso un parere favorevole ad un altro ordine del giorno analogo.
Quindi, il Governo non ribadisce l'invito al ritiro, ma accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/5025/111, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto, altresì, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/5025/112, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5025/113 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5025/113, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Malgieri, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 469
Astenuti 7
Maggioranza 235
Hanno votato
49
Hanno votato
no 420).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5025/114 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/5025/114, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Fioroni, Napoli, Barbieri, Stradella, Abelli, La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 469
Astenuti 8
Maggioranza 235
Hanno votato
47
Hanno votato
no 422).

Pag. 73

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/5025/115, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bragantini n. 9/5025/116, Rondini n. 9/5025/117 e Dal Lago n. 9/5025/118, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/5025/119, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5025/120, accolto dal Governo come raccomandazione.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, vorrei solo significare che è singolare che venga accolto come raccomandazione un ordine del giorno che nel dispositivo fa riferimento al dettato costituzionale dell'articolo 41, sulla libera iniziativa economica imprenditoriale, e nella parte motiva si riferisce ad una risposta data dal Governo ad una nostra interrogazione del 2011.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, accettiamo l'ordine del giorno sottoscritto dall'onorevole Molteni, solo con la seguente specificazione: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5025/120, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/5025/121, accolto dal Governo come raccomandazione.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, questo ordine del giorno solleva una questione che è rimasta totalmente a latere del dibattito sul servizio che la farmacia offre al cittadino. Vista la direzione presa dal Governo di aumentare il numero delle farmacie, si dovrebbe guardare anche alla tipologia di servizi che possono essere offerti in farmacia.
Avviene già che in alcune regioni italiane di eccellenza le farmacie permettano di prenotare visite specialistiche, di ritirare referti, di fare piccola diagnostica in rete con i servizi del distretto, e quindi credo che l'opportunità e la possibilità di riprendere un dialogo con le farmacie per guardare non soltanto al numero, ma anche alla qualità, potrebbe essere un modo per andare incontro a tutte quelle persone anziane, ai disabili ed alle famiglie con bambini che hanno bisogno di maggiori servizi.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo riconosce le ragioni esposte dall'onorevole Martini e modifica il parere sull'ordine del giorno in oggetto, accettandolo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/5025/121, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fabi n. 9/5025/122 formulato dal Governo.

SABINA FABI. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno prevedeva la Pag. 74possibilità da parte dei comuni di esercitare il diritto di prelazione per l'apertura delle nuove farmacie.
Chiedo al Governo di rivedere la valutazione e ai colleghi di riflettere sulla possibilità che hanno i comuni che decidono di esercitare questo diritto di svolgere sia la loro funzione di tutela e di presidio degli interessi del territorio sia di poter disporre dei conseguenti introiti che in questo momento farebbero comodo alle loro casse.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere espresso sull'ordine del giorno Fabi n. 9/5025/122.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabi n. 9/5025/122, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Osvaldo Napoli, Granata, Farina Coscioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 465
Astenuti 12
Maggioranza 233
Hanno votato
50
Hanno votato
no 415).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/5025/123 formulato dal Governo.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, innanzitutto insisto per la votazione del mio ordine del giorno e chiedo inoltre un'ulteriore riflessione al Governo. Stiamo parlando dell'IMU e della sua introduzione in agricoltura; è stata introdotta e votata da questo Parlamento, è stato richiesto da più parti, da varie componenti che sostengono questo Governo, di apportare dei correttivi sull'IMU in agricoltura, anche lo stesso Governo ha parlato più volte di questo, quindi bisogna passare dalle parole ai fatti. Per queste ragioni chiediamo il voto e l'approvazione dell'Assemblea su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Onorevole Fogliato, rivediamo il nostro giudizio chiedendo però una riformulazione, sostituendo nel dispositivo le parole «a valutare con urgenza la necessità di escludere» con le parole: «a valutare con urgenza la possibilità di escludere».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/5025/123, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANGELO SANTORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/5025/123, ma...

PRESIDENTE. Sta bene. Non può intervenire, si può solo apporre la propria firma. Considerato che tanti colleghi lo vogliono fare - come l'onorevole Ronchi e l'onorevole Dozzo - chi voglia apporre la propria firma agli ordini del giorno lo potrà fare rivolgendosi agli uffici.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/5025/124 formulato dal Governo.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, insisto per la votazione di questo ordine del giorno anche perché credo che sia importante ricordare che purtroppo il settore agricolo sta soffrendo molto in questo periodo per alcune vicissitudini, non ultima Pag. 75la questione dell'IMU. Non si può pensare di continuare a mantenere il prezzo del gasolio sui livelli cui è oggi - ha già superato un euro - per i produttori agricoli, soprattutto per chi deve usarlo a livello di riscaldamento delle serre; credo che ciò sia un omicidio da parte del Governo continuare su questa direzione, un omicidio che si vuole perpetrare nei confronti dell'agricoltura nazionale che genera prodotti tipici che vengono imitati in tutto il mondo e che per essere prodotti hanno bisogno di questo materiale energetico.
La signora Maria che domani mattina andrà a comprare la verdura al mercato troverà un continuo aumento dei prezzi anche dovuto al fatto che questo Governo non intende dare una mano al settore e di conseguenza anche al consumatore finale. Per queste ragioni insisto per la votazione.

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma sugli ordini del giorno Fogliato n. 9/5025/123 e Rainieri n. 9/5025/124. Vorrei far presente al Governo che a mia prima firma la settimana scorsa è stato presentato ed accolto dal Governo un ordine del giorno identico. Il punto è che a furia di ordini del giorno approvati ma poi disattesi non andiamo da nessuna parte.
Quindi, invito il Governo ad un gesto di responsabilità. Anziché accogliere ordini del giorno a raffica per poi non farne nulla, provveda con leggi che risolvano realmente la questione degli agricoltori.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario conferma il parere del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, mi ero ripromesso che in materia agricola non sarei più intervenuto in questa Aula, visti gli anni che ho trascorso in Commissione agricoltura. In questo caso, però, si parla di gasolio agricolo e non mi trattengo. In questi casi in Parlamento ai miei tempi - parlo dei tempi di Carmine Nardone, di Lino Rava, di Natino Aloi, di Giacomo De Ghislanzoni Cardoli e di Giuseppe Marinello e Teresio Delfino, che sono ancora qui - quando si parlava di queste cose in maniera trasversale, bastava un'occhiata per mettere d'accordo tutta l'Aula. Signor Presidente, questo è un tema che va ad incidere in maniera notevole sui costi dell'agroalimentare. Spero che quella famosa lobby, tra virgolette, della Commissione agricoltura, tanto decantata - anche se non ne facciamo più parte, nessuno di noi - abbia la forza nelle componenti agricole di tutti i gruppi parlamentari di far sì che ci sia un voto favorevole su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, alla luce della discussione fatta siamo disponibili ad accogliere l'ordine del giorno, però chiediamo una riformulazione in cui all'inizio del dispositivo si dica: «a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di evitare ulteriori aumenti».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/5025/124, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che gli onorevoli Ronchi, Beccalossi, Bellotti, Marinello, Razzi e Scilipoti e il gruppo della Lega Nord intendono sottoscrivere l'ordine del giorno.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/5025/125, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 76

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il parere, anche perché se abbiamo come obiettivo quello di diminuire la burocrazia non capisco perché il mio ordine del giorno venga accolto come raccomandazione. Pretendete che tutti i contratti anche nell'agroalimentare e nell'agricolo vengano fatti per iscritto. Quando mai un agricoltore per vendere i propri prodotti deve fare un contratto scritto? È fuori dal mondo.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, a me dispiace che l'onorevole Negro non accolga il parere del Governo, perché credo che l'accoglimento come raccomandazione sia comunque un impegno per il Governo. A questo punto, però, mantengo la posizione e lo accolgo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Negro n. 9/5025/125, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Rota, Messina, Castiello, Negro, Fugatti, Baccini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 473
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato
88
Hanno votato
no 385).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5025/126 formulato dal Governo.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, inviterei il Governo ad un ripensamento, perché mi è incomprensibile il non accoglimento di questo ordine del giorno sull'articolo 67, che tratta un tema particolare quale quello delle convenzioni per lo sviluppo della filiera della pesca, un settore che, come tutti sappiamo, sta attraversando una profonda crisi.
Bene, se anche questo articolo 67 prevede dei finanziamenti dal punto di vista nazionale, sarebbe comunque opportuno mantenere quanto sancito dall'articolo 5 del precedente decreto legislativo del 2001, dove era prevista la concertazione con le regioni, visto che alcuni punti trattati da questo articolo 67 sono di competenza delle regioni nella loro attività di programmazione. Quindi, sembrerebbe incomprensibile l'attuazione dell'articolo 67 senza la concertazione con le regioni.
Inviterei il Governo ad un ripensamento.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, credo che il problema chiave sia che le convenzioni previste dall'articolo 67 usano dei fondi centrali, quindi qui vi può essere un problema, però l'esigenza posta dall'onorevole Callegari è accoglibile.
Proponiamo dunque una riformulazione che impegna il Governo «a valutare le modalità per ricomprendere le regioni».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5025/126, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Caparini n. 9/5025/127 è stato già votato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/5025/128, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 77

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ho ascoltato il parere del Governo sugli ordini del giorno. Avevo capito, però, che vi fosse stato un ripensamento e che il parere fosse divenuto favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, è possibile che la Presidenza non abbia sentito. Chiediamo al Governo così evitiamo di perdere tempo.

GIANLUCA PINI. Credo vi sia stata una riformulazione che però non è ancora stata sottoposta all'Aula. Se così è, chiederei al Governo di leggerla.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo propone la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad annullare il bando di gara per l'assegnazione di diritto d'uso di frequenze in banda televisiva e conseguente disciplinare di gara che finirebbero per implementare, a titolo gratuito, la già rilevante detenzione di frequenze dei soggetti già operanti e, conseguentemente, ad annullare il beauty contest, procedendo ad un'asta a titolo oneroso».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/5025/128, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5025/129, formulato dal Governo.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere la propria posizione sull'ordine del giorno in oggetto perché questo ha l'obiettivo di tutelare e di sostenere le emittenti locali che hanno anche un importante ruolo nell'economia locale, con le piccole e medie imprese che possono utilizzare questi canali per migliorare le loro performance aziendali. Francamente non riesco a concepire il motivo in base al quale, quando si presenta un ordine del giorno a sostegno diretto e indiretto delle piccole e medie imprese, sistematicamente, il Governo dia sempre un parere contrario. Mi auguro davvero che, qualora il Governo dovesse persistere su questo giudizio, che i colleghi sappiano dare un giusto segnale.

DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare il parere sull'ordine del giorno in esame anche alla luce della posizione assunta da tutte le forze politiche nel recente convegno tenutosi con il mondo dell'emittenza locale a cui ha partecipato anche il sottosegretario che aveva assunto, formalmente, l'impegno di prendere in considerazione questa misura agevolativa a favore del mondo dell'emittenza locale.
Mi sembra un comportamento discrasico rispetto ad un impegno assunto poco tempo fa, non oltre due settimane fa.
Chiedo quindi al Governo di rivalutare con attenzione l'impegno contenuto in questo ordine del giorno e chiedo anche alle forze presenti in Parlamento di essere coerenti con gli impegni assunti nei confronti delle emittenti locali.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il problema chiave riguarda gli oneri per il bilancio.
Il Governo, allora, accetta l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5025/129, purché il Pag. 78dispositivo sia riformulato, premettendo le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5025/129, accettato dal Governo, purché così riformulato.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, sta bene quanto proposto dal Governo. Accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Saluto gli studenti dell'Istituto professionale turistico aziendale «Betty Ambiveri» di Presezzo, in provincia di Bergamo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Cosa ho detto? Ambivéri? Scusate - segretario, lei non poteva non correggermi - è Ambìveri.
Saluto poi - e spero di non sbagliare a questo punto la pronuncia - gli studenti della scuola media «Marco Polo» di Crevàlcore (Commenti) o Crevalcòre? Crevalcòre! In provincia di Bologna. La prossima volta venite tutti qui e leggete voi, così stiamo a posto. Fanno tutti i professori qua! Scusate, andiamo avanti.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/5025/130 formulato dal Governo.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, chiaramente già sapevamo che questo era un ordine del giorno dai contenuti piuttosto forti ed a pieno titolo lo abbiamo presentato, proprio perché, se si parla di liberalizzazioni, questo era proprio il momento giusto per liberare risorse e per acquisire debito pubblico tramite la vendite della partecipazione dello Stato nella RAI, pari al 99,56 per cento. E questo può avvenire in base ad una legge dello Stato, la legge 27 ottobre 1993, n. 432, che prevedeva proprio la possibilità di utilizzare i proventi della vendita di queste partecipazioni per l'ammortamento dei titoli di Stato.
È per questo che ci siamo spinti a presentare questo ordine del giorno. Questo era il Governo giusto per fare una cosa del genere: un Governo tecnico a cui si perdona tutto e a cui si approva tutto. Era, quindi, un Governo che avrebbe potuto affrontare questo spinoso problema del risanamento della finanza pubblica, da tutti evocato, tutti, tutti e che però rimane sempre nelle buone intenzioni.
Questa vendita della partecipazione dello Stato in RAI rientrerebbe a pieno titolo, se non abbiamo inteso male, in quel piano di alienazioni che è nelle intenzioni di questo Governo. Ma sappiamo bene che di intenzioni e di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all'inferno.
Non ritiriamo, pertanto, il nostro ordine del giorno ed insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/5025/130, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crosetto, Crimi, Angela Napoli, Mondello, Gelmini... l'onorevole Bonaiuti ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 472
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato
60
Hanno votato
no 412).

Ricordo che l'ordine del giorno Consiglio n. 9/5025/131 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Fava n. 9/5025/132, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 79

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo perché io non ho intenzione di accettare che il mio ordine del giorno sia accolto come raccomandazione e spiegherò anche il perché.
Io chiedo un impegno su questo punto, perché è forse la quarta volta che intervengo in quest'Aula questa settimana per parlare della vicenda annosa dello scorporo di Snam rete gas.
Voi mi dovete spiegare per quale motivo non possa esserci un impegno da parte del Governo ad accettare un ordine del giorno che dice espressamente che si impegna il Governo a svolgere in sede UE una forte azione perché tutti i Paesi dell'Unione europea adottino la separazione proprietaria al fine di evitare che una legislazione non omogenea finisca con il penalizzare unicamente le imprese italiane.
Allora io mi chiedo per quale motivo non ci sia la volontà di accettare questo ordine del giorno. Delle due l'una: o il Governo sa di essere impotente in sede comunitaria e di assumere di fatto una decisione a livello nazionale che sappiamo bene che altri Paesi non assumeranno - e, quindi, non ci potrebbe essere reciprocità tra noi ed il resto dell'Unione europea - oppure se il Governo non sa di essere impotente, c'è qualcosa di peggio sotto, perché c'è qualcosa che non ci volete dire.
Spiegateci per quale motivo siete voluti correre spediti verso questa separazione della rete senza che ci siano garanzie del fatto di non essere l'unico Paese a livello comunitario ad adottare una misura che ci si espone, dal punto di vista della nostra debolezza infrastrutturale, in termini di protezione delle reti strategiche del gas sul territorio nazionale, e dall'altra parte non ci mette nelle condizioni di avere quanto meno la possibilità che ciò avvenga anche negli altri Paesi. È una cosa inaccettabile. Spero che il Governo voglia ripensarci, diversamente chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/5025/132, venga messo in votazione

PRESIDENTE. Il Governo conferma il proprio parere?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, siccome condividiamo gli obiettivi dell'ordine del giorno Fava n. 9/5025/132, abbiamo detto che lo accogliamo come raccomandazione. Di nuovo, quando accogliamo un ordine del giorno come raccomandazione, stiamo prendendo un impegno. Se non va bene, si voti questo ordine del giorno.

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, noi ribadiamo che vogliamo un impegno del Governo. Io però vorrei sottolineare al Governo che contemporaneamente a questo provvedimento - visto che stiamo parlando di Unione europea - voi state predisponendo una modifica della golden share. Tale modifica - lo dico per i colleghi perché oggi noi abbiamo affrontato l'argomento in sede di X Commissione (Attività produttive) - ci mette nelle condizioni di escludere alcuni acquirenti importanti come la Federazione russa, ma dall'altra parte non tiene conto del fatto che altri Paesi - ne citiamo uno per tutti, la Francia, hanno disseminato tutta la loro legislazione di una serie di provvedimenti e cavilli per i quali, quando si vuol far una acquisizione, l'acquisizione non va mai a buon fine. Lo abbiamo visto con Continental e Pirelli, lo abbiamo visto con Suez-gaz de France. Allora noi, se veramente il Governo vuole seguire, gli chiediamo un impegno e chiediamo anche che rifletta per quanto riguarda la golden share...

PRESIDENTE. Grazie.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei è già intervenuto non può intervenire. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

Pag. 80

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire, in virtù delle considerazioni fatte dai colleghi Fava e Torazzi, che questo è proprio il caso - vista anche la scadenza prevista nel decreto-legge sulla separazione, che è a settembre 2013, e quindi oltre questa legislatura - che sia l'Aula, che siano i partiti, che siano i gruppi parlamentari ad esprimere questo concetto, che non venga lasciato solo come principio di raccomandazione ad un Governo che, si sa, in quel momento lì non ci sarà più, una cosa strutturale e fondamentale per questo Paese!

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, il Regolamento è molto chiaro al riguardo. Quindi non posso purtroppo darle la parola, cosa ci posso fare?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/5025/132, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... l'onorevole Lisi ha un problema... onorevole Albini. L'onorevole Lisi ha votato, ha risolto il problema.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 471
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato
80
Hanno votato
no 391).

Prendo atto che il deputato Galli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/5025/133, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto altresì che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lo Moro n. 9/5025/134, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/5025/135, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/5025/137, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Pugliese n. 9/5025/138, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, mi rivolgo un attimo al sottosegretario per fare una seria considerazione. Questo mio ordine del giorno tocca un argomento molto caldo in questo momento in Italia, il caro carburanti. In Italia sappiamo tutti che il prezzo del carburante è il più alto d'Europa se non del mondo. Signor sottosegretario, lei sa benissimo che più aumenta il prezzo dei carburanti più diminuiscono i consumi e questo, nelle banali nozioni di economia, provoca inflazione. Mi rivolgo pertanto a lei per ringraziarla per aver seriamente valutato l'impegno del Governo non solo a valutare un non ulteriore aumento delle accise sul carburante, ma anche a stabilire un tetto per l'IVA sul carburante.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5025/139 formulato dal Governo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, che interviene nella pur soddisfacente soluzione che si è data con la normativa sulle farmacie, segnala delle criticità che esistono Pag. 81nel decreto-legge che stiamo convertendo. Infatti, per quanto riguarda la possibilità di gestire in forma associata delle farmacie viene inspiegabilmente posto un limite di età sostanzialmente, che è quello dei quarant'anni, e soprattutto si pregiudicano quelle graduatorie che si sono formate a seguito di concorsi per titoli ed esami che, secondo criteri di economicità ed efficienza, dovrebbero a nostro giudizio essere ancora utili e considerate per questo valide.
Allora, con questo ordine del giorno invitiamo il Governo a riflettere ulteriormente su questi punti. Se non c'è la disponibilità ad accoglierlo, magari con una formulazione diversa, ritengo sia comunque importante metterlo ai voti anche perché su queste questioni che poniamo sicuramente si apriranno moltissimi contenziosi anche sul piano costituzionale.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5025/139, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galletti, onorevole Cesa, onorevole Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 415
Astenuti 51
Maggioranza 208
Hanno votato
20
Hanno votato
no 395).

Prendo atto che il deputato Moles ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo del Regolamento, ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore.
È dunque possibile per ciascun deputato, e a condizione che lo stesso non abbia precedentemente esaurito il tempo a sua disposizione, prendere nuovamente la parola per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno soltanto per una volta. I precedenti sono conformi.
A questo punto chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Barbato n. 9/5025/140 formulato dal Governo. Onorevole Barbato, deve solo dirmi se ritira o no il suo ordine del giorno.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, io sono relatore di minoranza...

PRESIDENTE. Sì, ma questo non importa, siamo sugli ordini del giorno e l'intervento sull'ordine del giorno...

FRANCESCO BARBATO. Posso intervenire sull'ordine del giorno?

PRESIDENTE. No, è già intervenuto due volte, ha fatto male a intervenire su altri ordini del giorno e non sul suo.
Prendo atto che l'onorevole Barbato non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno Barbato n. 9/5025/140, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo, onorevole Veltroni, onorevole De Corato, onorevole De Biasi, onorevole Scilipoti, onorevole Perina, onorevole Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 82
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 459
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato
61
Hanno votato
no 398).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Palomba n. 9/5025/141 e Palagiano n. 9/5025/142, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5025/143, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5025/144, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/5025/145, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/5025/146, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Favia n. 9/5025/147 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/5025/147, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, onorevole De Corato, onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 461
Astenuti 7
Maggioranza 231
Hanno votato
60
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5025/148, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Messina n. 9/5025/149 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/5025/149, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Antonio Martino, Garagnani, Beccalossi, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 421
Astenuti 49
Maggioranza 211
Hanno votato
18
Hanno votato
no 403).

Prendo atto che i deputati Melandri e Lisi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Donadi n. 9/5025/150 formulato dal Governo.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, come qualcuno ha ricordato in Aula, il prezzo della benzina in Italia è effettivamente imbarazzante. Riusciamo, a distanza di pochi mesi, a raddoppiare o Pag. 83quasi il prezzo del pieno. Noi abbiamo qualche riferimento e qualche opportunità. Cosa si chiede con questo ordine del giorno? Si chiede di normalizzare un mercato o comunque di andare incontro alla concorrenza in modo molto più agile. Ci sono situazioni, come ad esempio in Francia, risolte con l'automatismo, con la disponibilità a razionalizzare quella che è la disposizione sul territorio. Credo che un esame in questa materia vada fatto in modo approfondito, per andare incontro a minori spese e per avere un risultato migliorativo per l'utenza.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/5025/150, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pes, Maurizio Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 411
Astenuti 51
Maggioranza 206
Hanno votato
23
Hanno votato
no 388).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/5025/151, accolto dal Governo come raccomandazione.

CARLO MONAI. Signor Presidente, approfitto di questo tempo a mia disposizione per recuperare quello che non ho utilizzato ieri per un disguido. Circa il presente ordine del giorno, chiedo al Governo di rivisitare il suo parere accogliendolo tout court. Si riferisce alla categoria dei noleggiatori con conducente che, paradossalmente, è l'unica categoria che chiede la liberalizzazione del suo settore ed è quella a cui, invece, non è stata data ancora oggi risposta.
In questo senso, noi ci troviamo con l'articolo 29, comma 1-quater, del decreto-legge n. 207 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14 del 2009, cosiddetto milleproroghe, che sostanzialmente impone una serie di restrizioni inaccettabili e paradossali per lo stesso Governo Berlusconi che, all'epoca, si era impegnato a rimuovere questo monstrum giuridico dall'ordinamento, che va a cozzare non solo con i canoni di buon senso, ma anche con direttive comunitarie che stabiliscono ben altri principi nella logica di un mercato aperto e libero.
Resta il fatto che questa norma, il citato articolo 29, comma 1-quater, impone una sorta di gincana per gli operatori del settore che non possono andare a raccogliere i loro clienti se sono già in servizio per altri, ma dovrebbero rientrare nel loro garage prima di poter assumere un nuovo incarico.
Oltre a questo, ci sono restrizioni sulla territorialità che sono del tutto inaccettabili e che hanno visto in questi anni prorogare l'entrata in vigore di questa norma ormai troppe volte.
Al contrario, invece, i tassisti sono una lobby molto forte, soprattutto all'interno di alcune frange del centrodestra e in questa città, ed hanno in qualche modo impedito allo stesso Governo Monti di operare quella forte liberalizzazione che era stata licenziata nella versione originaria di questo decreto-legge che andiamo a convertire.
Ebbene non hanno motivo di preoccuparsi se è vero che hanno comunque visto garantito il loro mercato con il mantenimento delle competenze in capo ai comuni e con riferimento alla scelta del numero di licenze da accordare loro. Ma è certo che il noleggio con conducente, che ha una funzione e un mercato del tutto complementare Pag. 84e non sovrapponibile con quello dei taxi che lavorano sulla piazza, a differenza degli NCC, necessita di un'altra attenzione.
Ritengo, dunque, che il Governo dovrebbe accettare questa richiesta anche perché, se dovesse accogliere l'ordine del giorno come una mera raccomandazione (non vedo per quale motivo), sia con questo decreto-legge sia con dichiarazioni votate alla liberalizzazione - il Governo ha già dato indicazioni in questo senso - e se non vi fosse un intervento legislativo, entrerebbe in vigore questa norma che è assolutamente antieuropeista e illiberale.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Compagnon sottoscrive l'ordine del giorno Monai n. 9/5025/151.
Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo ribadisce di accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/5025/151. Infatti, proprio perché la normativa in questo caso deve essere modificata con grande attenzione e tenendo anche conto del fatto che questo stesso decreto-legge istituisce l'Autorità indipendente di regolazione dei trasporti che avrà compiti importanti proprio di razionalizzazione dell'intero settore, ritengo che la cosa migliore sia di accoglierlo come raccomandazione.
Ripeto che quando il Governo accoglie come raccomandazione un ordine del giorno è un impegno che si assume.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/5025/151, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole Sestino Giacomoni...... onorevole Tremonti... onorevole Capano... onorevole Faenzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 292
Astenuti 172
Maggioranza 147
Hanno votato
96
Hanno votato
no 196).

Prendo atto che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5025/152 formulato dal Governo.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, chiederei al Governo di valutare sino in fondo l'invito al ritiro.
L'ordine del giorno, signor sottosegretario, fa riferimento ad una materia particolarmente sensibile negli ultimi tempi, quella relativa agli appalti pubblici, e chiede di ripristinare per quanto è possibile un ritorno al codice degli appalti «originaria maniera», prima che il precedente Governo avesse introdotto una serie di maglie larghe che hanno condotto in alcune parti del nostro Paese - penso soprattutto al Mezzogiorno - ad un abuso di trattative private o di procedure negoziate al posto delle gare d'appalto pubblico che in qualche modo garantiscono maggiore trasparenza e maggiore tranquillità per chi procede al pubblico appalto, penso alla pubblica amministrazione.
Peraltro non riusciamo a capire il parere, considerando la formulazione così soft che viene utilizzata per questo ordine del giorno, con cui si impegna il Governo «a valutare l'opportunità di adottare iniziative legislative volte ad aumentare la necessaria trasparenza nelle procedure (...)». Non si capisce perché questo ordine del giorno incontri il divieto o la posizione negativa del Governo. Mi pare che vi sia per il Governo l'opportunità di fare una cosa...

Pag. 85

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Come in precedenza abbiamo formulato un invito al ritiro sugli ordini del giorno che prevedevano l'innalzamento della soglia, qui formuliamo un invito al ritiro sull'ordine del giorno che prevede l'abbassamento della soglia. Riteniamo che abbia molto senso tenersi al livello cui si è giunti a questo punto e, poi, riconsiderare la materia con più attenzione in seguito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5025/152, non accettato dal Governo...
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'occasione mi è gradita per salutare l'onorevole Di Pietro che è qui in Aula e, quindi, colgo l'occasione per fargli un augurio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Io mi rivolgo proprio al capogruppo dell'Italia dei Valori, perché il tribunale di Vicenza, proprio in questa materia, ha denunciato vari cartelli di imprese edili, perché le procedure di aggiudicazione, oggi e, soprattutto, ieri, favorivano e, anzi, obbligavano le imprese a fare cartello. Attualmente, si presentano per un appalto, ad esempio, di un milione di euro: lo sanno tutti i sindaci, anche la collega Rubinato che, in precedenza, ha votato l'astensione sul mio ordine del giorno, ma lo può ben capire qualsiasi altro sindaco. Ebbene, si presentavano 60-70 imprese, come dichiarato dal tribunale di Vicenza: 30 stavano da una parte per portare la percentuale di ribasso o di innalzamento della gara d'appalto, e 30 erano dall'altra parte. Quindi, si formavano i cartelli.
Come possiamo pensare di ritornare a queste condizioni, cioè quelle che aveva già previsto il Governo sbagliando e poi facendo una correzione all'ultimo minuto al Senato, portando, addirittura, le gare d'appalto a 20 mila euro? Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo proponendo? Andiamo verso quello che dicono i tribunali, che si sono resi conto, attraverso una serie d'intercettazioni, che in questo modo gli appalti non si possono affidare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5025/152, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Tremonti, D'Amico.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 462
Astenuti 8
Maggioranza 232
Hanno votato
17
Hanno votato
no 445).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rota n. 9/5025/153 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rota n. 9/5025/153, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Frassinetti, Goisis, De Girolamo, Papa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 86
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 461
Astenuti 8
Maggioranza 231
Hanno votato
16
Hanno votato
no 445).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5025/154, accettato dal Governo, purché riformulato. Colgo l'occasione per dare il bentornato all'onorevole Di Pietro anche da parte della Presidenza e di tutta l'Assemblea (Applausi).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Mura n. 9/5025/155 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/5025/155, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Landolfi, Garagnani, Lisi,
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 465
Astenuti 7
Maggioranza 233
Hanno votato
64
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/5025/156, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/5025/157, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5025/158 è stato già votato e che l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5025/159 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5025/160 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5025/160, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Paladini, Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 466
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato
19
Hanno votato
no 447).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/5025/161, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, ringrazio ovviamente il Governo per l'espressione del parere favorevole, ma chiedo che questo parere favorevole sia affiancato da una votazione. Se mi permette, motivo questa richiesta per qualche secondo. L'obiettivo dell'ordine del giorno è quello di puntare a garantire, con equilibrio ovviamente, il riposo domenicale, fatte salve tutte le deroghe ai servizi pubblici Pag. 87essenziali, località turistiche, iniziative di intrattenimento e di ristorazione.
Esiste una tradizione religiosa che appartiene alla nostra storia millenaria e soprattutto esistono dei ritmi naturali che sono stati ricordati di recente dalle organizzazioni sindacali nella prima domenica di marzo. Il voto, che auspico unanime, va verso una dimensione di umanità che forse dovremo recuperare tutti, dentro e fuori il Parlamento.

PRESIDENTE. Ovviamente il voto viene chiesto sulla riformulazione presentata dal Governo, quindi sul testo sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ringraziare a mia volta il Governo per aver accolto questo ordine del giorno e per sottolineare che chiarisce anche il fatto che non ci devono essere effetti pregiudiziali sui lavoratori che fanno scelte diverse. Era giusto chiarire questo punto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/5025/161.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/5025/161, accettato dal Governo, nel testo riformulato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iannarilli, Laboccetta, Granata, Calderisi, Cimadoro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 302
Astenuti 161
Maggioranza 152
Hanno votato
261
Hanno votato
no 41).

Prendo atto che il deputato Fioroni ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/5025/162, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iapicca n. 9/5025/163, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che l'onorevole Barani sottoscrive l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/5025/164 e che l'onorevole Di Virgilio accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/164, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5025/165, accettato dal Governo. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Proietti Cosimi n. 9/5025/166, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/5025/167, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Divella n. 9/5025/168, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toto n. 9/5025/169, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Rubinato n. 9/5025/170, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 88

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, se l'onorevole Rubinato è disponibile ad una riformulazione che adesso vi leggo, il Governo può esprimere parere favorevole. Tale formulazione sarebbe nel senso di impegnare il Governo - leggo, scusatemi, tutto il dispositivo - a valutare gli effetti applicativi dell'articolo 32, comma 2-bis, sotto i profili richiamati in premessa, al fine di valutare l'opportunità di modificarlo con una successiva iniziativa legislativa, nel senso di eliminare la comunicazione da parte dell'assicuratore della presentazione della querela all'assicurato danneggiato, il quale potrà essere comunque destinatario della sola comunicazione di mancato indennizzo, al fine di non pregiudicare il buon esito delle indagini, nonché, anche per la presentazione della querela per la frode, di confermare l'orientamento consolidato dalla Cassazione per ogni altro reato, ovvero il decorso dei 90 giorni per la querela dalla conoscenza del fatto reato. L'ultimo capoverso rimane identico.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/5025/170, accettato dal Governo, purché riformulato.
Signor sottosegretario, sull'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/5025/171, rimane identico l'invito al ritiro formulato dal Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, chiedo scusa, ma il numero degli ordini del giorno implica qualche volta qualche difficoltà.

PRESIDENTE. Siamo abituati, prego.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo propone all'onorevole Laganà Fortugno di modificare il dispositivo, eliminando il primo capoverso e poi aggiungendo qualche cambiamento. Il dispositivo sarebbe riformulato nel senso di impegnare il Governo «a valutare la possibilità, compatibilmente con le risorse della finanza pubblica, di prevedere un regime di favore per le attività commerciali, professionali e artigianali intraprese da giovani che non abbiano ancora compiuto i 35 anni di età». Questo sarebbe il dispositivo proposto dal Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/5025/171, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Pizzetti n. 9/5025/172 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mattesini n. 9/5025/173 e Froner n. 9/5025/174, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/5025/175, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/5025/176 formulato dal Governo.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo se il Governo possa rivalutare la questione e magari proporre una riformulazione.

PRESIDENTE. Sottosegretario, è in grado di proporre una riformulazione? Non possiamo darle la consulenza dell'onorevole Quartiani in questo caso, però c'è quella dell'onorevole Borghesi, se vuole.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, se l'onorevole De Pasquale accetta che il dispositivo termini alla fine della quinta riga, ossia dopo le parole: «nell'ambito del comparto della distribuzione farmaceutica», eliminando l'ultima parte, il Governo può esprimere parere favorevole.

Pag. 89

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/5025/176, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/5025/177 formulato dal Governo.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, inviterei il Governo a rivedere il parere. In subordine, inviterei i colleghi, siciliani e non, a sottoscrivere e a votare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo mantiene il parere precedentemente formulato, quindi in subordine vi è l'invito espresso dall'onorevole Commercio.
Onorevole Scilipoti intende sottoscrivere l'ordine del giorno? Ha chiesto comunque di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, spero di essere velocissimo. L'ordine del giorno a firma dei colleghi Lo Monte e Commercio - e mi rivolgo al Governo - andrebbe valutato con maggiore attenzione, mi perdoni, signor sottosegretario. Infatti, l'ordine del giorno del collega Lo Monte non dice altro che di attenzionare quelle popolazioni sul territorio nazionale che per una serie di motivazioni sono a rischio e sono state a rischio di vita. Guarda caso l'ordine del giorno parla di alcune zone, per esempio Priolo, dove c'è la più alta incidenza d'Europa di nascite di malformati, cioè di feti malformati. Parla anche di altre località dell'Italia dove ci sono popolazioni che, perché sono a contatto con un ambiente inquinato, pagano altissime conseguenze.
Questo ordine del giorno, signor sottosegretario, non voleva stravolgere i piani del Governo, ma voleva soltanto attenzionare e far sì che il Governo prendesse coscienza e conoscenza che sul territorio nazionale esistono alcuni cittadini che si trovano in grande difficoltà e a rischio di vita. Questo ordine del giorno voleva dire di prestare attenzione a quei cittadini, in modo particolare per vedere come dare un compenso che potrebbe essere utile per questa gente e per questi cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Io capisco perfettamente che diventa incomprensibile per alcuni parlamentari all'interno di quest'Aula parlare di vita umana, ma certamente quando siamo distanti...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ancora non ho finito. Quando siamo distanti dal problema tutti siamo bravi. Però se i parlamentari, o qualcuno dei parlamentari che è presente in quest'Aula, dovesse vivere in paesi come Priolo o in paesi della Liguria che sono altamente inquinati e dove quei cittadini si trovano a rischio di vita, sicuramente agirebbero diversamente.
Quando si parla di questi argomenti si dovrebbe essere molto sereni e far sì che non facciamo dei discorsi solo per convenienza politica, ma anche nell'interesse di quella gente che si trova a rischio di vita. Questo era il significato dell'ordine del giorno del collega Lo Monte: voleva soltanto attenzionare un problema e voleva dire al Governo di intervenire in modo serio e concreto per tutelare questa gente e questa popolazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, perché ha fatto parlare tre volte il collega Scilipoti?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, l'onorevole Scilipoti ha parlato due volte. Può parlare cinque minuti. La prima volta ha parlato un minuto e mezzo e ora due minuti e mezzo. Quindi, è assolutamente all'interno del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grassano. Ne ha facoltà.

Pag. 90

MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, volevo fare un appello ai miei colleghi, soprattutto di sinistra, che sono da sempre sensibili a queste tematiche, di non mettersi a ridere quando si tratta di ordini del giorno così seri. Abbiate pazienza. Dovete tenere un contegno un pochino più dignitoso, perché stiamo parlando veramente di persone che vivono a contatto con dei territori inquinati e io ne so qualcosa.
Infatti, nel centro del paese dove abito, Spinetta Marengo, c'è la Montedison e c'è il tasso di mortalità per cancro più alto d'Europa. Quindi, ne so qualcosa. Abbiate pazienza, vorrei solamente che manteneste un contegno perlomeno un po' più dignitoso. Voglio apporre la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi bastano venti secondi. Prima l'onorevole Scilipoti ci ha spiegato che non bisogna muoversi per interesse politico (l'onorevole Scilipoti). Ora l'onorevole Grassano ci ha detto che bisogna saper tenere un contegno. Nella loro storia parlamentare e politica l'uno e l'altro hanno dimostrato coerenza assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intanto intervengo io per primo per fatto personale per dire a questo signore che è intervenuto che non conosce la storia dell'onorevole Scilipoti perché l'onorevole Scilipoti è una...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti. La parola per fatto personale può essere ovviamente concessa in questo momento e gliela ho data brevemente, ma a fine seduta sia l'onorevole Scilipoti che l'onorevole Grassano interverranno.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/5025/177, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Monte n. 9/5025/177, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Commercio... Onorevole Stradella... Onorevole Andrea Orlando... Onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 443
Astenuti 18
Maggioranza 222
Hanno votato
35
Hanno votato
no 408).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Ria non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5025/178, accolto dal Governo come raccomandazione.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi faccia parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, noi abbiamo una scadenza. Al termine dell'esame degli ordini del giorno lei avrà assolutamente diritto ad intervenire per fatto personale.
Chiedo all'onorevole Mantini se accede all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5025/179.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, chiederei davvero un pochino più di Pag. 91impegno e di attenzione cortesemente al Governo. Infatti, questo ordine del giorno insiste su due punti direi quasi logici e del tutto razionali. Il primo è l'individuazione di parametri per poter fare le gare nell'affidamento dei servizi professionali. È un punto molto chiaro al Ministro Severino e più volte discusso.
Il secondo punto, in termini di ordine del giorno, è volto a ripristinare in qualche modo almeno il principio dell'equo compenso per i giovani professionisti tirocinanti. Si tratta di un periodo che spesso dura cinque-sei anni, che potremmo definire gli anni migliori della propria vita professionale.
Obiettivamente, il fatto di non avere neanche più il principio dell'equo compenso, e non dirò altro, non è compatibile con l'articolo 36 della Costituzione e neppure con il programma virtuosamente portato avanti da questo Governo in favore dei giovani.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, riconosco che l'invito al ritiro formulato dal Governo è stato un po' frettoloso. Credo che possiamo accettare l'ordine del giorno a condizione che venga riformulato. L'espressione: «previo inquadramento del rapporto» rischia di rendere molto difficile la vita ai giovani. Pertanto il Governo propone di riformulare l'ultima parte del dispositivo nel senso di sostituire le parole da «finalizzate» a «tirocinanti» con le seguenti: «finalizzate a garantire l'equo compenso dei giovani professionisti tirocinanti».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione e che l'onorevole Carlucci chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cera n. 9/5025/180 formulato dal Governo.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor sottosegretario, se legge bene potrebbe riconsiderare il parere dato. In un periodo di forte concorrenza il fatto di rivolgersi a quei tipi di meccanismi dà la possibilità reale di avere maggiore risparmio e soprattutto maggiore concorrenza per le assicurazioni.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il motivo per cui manteniamo l'invito al ritiro è che il decreto-legge prevede che i dispositivi elettronici di nuova installazione siano gratuiti per gli assicurati. Qui, invece, l'ordine del giorno parla di «eventuali forme di gestione dei costi per i meccanismi elettronici già in uso» come se ci fosse un doppio regime, come se i nuovi fossero gratuiti ma quelli vecchi non gratuiti. Questo è il motivo per cui non riusciamo a condividere questo ordine del giorno e manteniamo l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Cera?

ANGELO CERA. Questo lo chiariremo in un secondo momento per cui sì, accedo all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/5025/181, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/5025/182, accolto dal Governo come raccomandazione.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, pur apprezzando il parere Pag. 92espresso dal Governo, tuttavia avrei auspicato il pieno accoglimento dell'ordine del giorno presentato e per questo non rinuncio, in questa sede, ad avanzare tale richiesta al Governo, atteso che, a mio avviso, la questione sollevata è di rilievo costituzionale. Ricordo infatti che con la modifica al decreto-legge al nostro esame intervenuta al Senato, per il conferimento delle nuove farmacie o delle sedi vacanti, è stata introdotta la facoltà di bandire concorsi solo per titoli, riservando però tale possibilità ai farmacisti minori di quarant'anni. Si è addirittura consentita la possibilità, per la partecipazione ai concorsi, di associarsi, con ciò, naturalmente, cumulando punteggio e titolo. È di tutta evidenza che tali disposizioni ledono i diritti costituzionali che chiedono e prevedono pari opportunità per tutti i cittadini; per cui, pur riconoscendo la ratio di tale previsione, che è a favore dei giovani, tuttavia favorire l'accesso dei giovani non significa violare principi costituzionali di per sé inviolabili.
Concludo, quindi, dicendo che si giustifica la richiesta di ripristinare, come era, del resto, nel decreto-legge, il concorso per titoli ed esami o di estendere a tutti i farmacisti, e non solo a quelli minori di 40 anni, la possibilità di associarsi avendo quindi uguali vantaggi.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo mantiene il parere espresso, quindi accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione perché in sede di lavori al Senato, su queste previsioni normative c'è stato un grande dibattito e, alla fine, la soluzione trovata è stata un punto di equilibrio tra tutte le forze rappresentate in Senato.
Credo che sia corretto, da parte del Governo, mantenere questo punto d'equilibrio ma tenendo conto dell'ordine del giorno per un ulteriore approfondimento del tema.
Pertanto, accogliamo l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/5025/182 come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/5025/182, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Mereu n. 9/5025/183 è inammissibile.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9 /5025/184, accolto dal Governo come raccomandazione.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, intanto confermo di non insistere per la votazione del mio ordine del giorno n. 9 /5025/184, accolto dal Governo come raccomandazione. Tuttavia, mi sembra che questo sia uno dei pochi ordini del giorno che richiama l'attenzione del Governo sulla condizione delle famiglie numerose e di quelle in cui sono presenti dei disabili. Le richiamo proprio per chiedere, per loro, una rivisitazione di una disciplina che, in qualche modo, è già loro favorevole, come le condizioni agevolate per luce e gas.
Questi oneri rappresentano oggi una condizione - che noi tutti riconosciamo - di impoverimento progressivo di queste famiglie. Le loro condizioni sono peggiorate in questi ultimi mesi, non sono certamente migliorate. Chiedevamo semplicemente al Governo di voler rivedere, per poter rendere accessibile a condizioni migliori - lo ripeto - solo a due categorie di famiglie ben circoscritte, le famiglie numerose e le famiglie con figli disabili, le condizioni della somministrazione di acqua, luce e gas.
Che questo ordine del giorno sia stato accolto come raccomandazione ci sembra un bene ma, francamente, ci saremmo aspettati un livello di sensibilità in più, proprio perché tutti quanti sappiamo che un'accettazione, con un giudizio favorevole, Pag. 93è meglio di una raccomandazione. Il problema ci sembrava meritasse un livello di attenzione più alto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9 /5025/185, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pezzotta n. 9/5025/186 e Rao n. 9/5025/187, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188 formulato dal Governo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, forse avevo capito male, ma mi sembrava che il sottosegretario si volesse rimettere all'Assemblea.

PRESIDENTE. Dunque, sentiamo prima il sottosegretario e poi le concederò di nuovo la parola.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, invitiamo i presentatori a ritirare l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188 perché nell'articolo 91-bis del provvedimento vi sono delle regole generali che si applicano all'esenzione dall'IMU a tutte le forme di attività non commerciale, all'interno delle quali si colloca, naturalmente, anche la scuola privata.
Non vediamo, sinceramente, il bisogno di questa specificazione, perché crediamo che la regola generale sia la forma migliore per garantire tutti coloro che svolgono attività non commerciali.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Capitanio Santolini.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, nessuno contesta il fatto che vi sia stata una norma, che anzi abbiamo approvato e condiviso, relativa al discorso dell'IMU sulle attività commerciali, che non ha creato nessun problema.
Questo ordine del giorno voleva semplicemente fare chiarezza su una posizione che crea delle ambiguità per quel che riguarda le scuole paritarie perché queste, in realtà, a volte sono in ambienti ecclesiali, altre volte sono in immobili presi in affitto, altre volte sono in immobili di proprietà. Tuttavia, le scuole paritarie non sono dei semplici enti commerciali o non commerciali. Esse sono delle realtà che svolgono un servizio pubblico riconosciuto da una legge dello Stato, la legge n. 62 del 2000.
Pertanto, la chiarezza sulla posizione delle scuole paritarie comporta fare chiarezza nell'ambito delle attività di servizio pubblico. Non si tratta di attività commerciale o non commerciale ma dello svolgimento di un servizio pubblico. Questo significherebbe anche non ledere la libera concorrenza, in base alle norme della Comunità europea, perché così tutte sarebbero esentate e non solo una parte. In questo momento, invece, si prevede che una parte sia esentata e un'altra non lo sia.
Non è poi che stia dicendo che il Governo deve provvedere. Tuttavia, chiedo al Governo di valutare la possibilità, i termini e i modi, che si possono valutare e affrontare con il tempo. Chiedo se sia possibile immaginare che tutte le scuole - e non solamente una parte - abbiano questa esenzione.
Tra l'altro, andremmo incontro ad una libera concorrenza e quindi ci sembrerebbe opportuno che il Governo l'accogliesse.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 94

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, condividiamo quanto richiesto in questo ordine del giorno. Signor sottosegretario, se c'è qualcosa che non è chiara è proprio l'applicazione dell'IMU perché gli enti locali non sanno assolutamente come applicarla, per cui si tratta di chiarire e di difendere le realtà delle scuole private che svolgono un servizio insostituibile.
Per queste ragioni penso che sia necessario fare chiarezza in questo periodo di difficoltà in cui le scuole non hanno neanche le risorse da parte dello Stato, per cui un messaggio chiaro penso che lo dobbiamo.
Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188.

PRESIDENTE. Sta bene.

MARIO BACCINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, mi sembra che la collega Capitanio Santolini abbia presentato un ordine del giorno di indirizzo al Governo condivisibile, per cui anch'io chiedo di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188.

PRESIDENTE. Sta bene.

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, volevo intervenire sull'ordine del giorno precedente, presumo che non possiamo più trattarlo.

PRESIDENTE. Sta bene.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, noi manteniamo la posizione sul rilievo - in una materia di tale delicatezza - delle regole generali, possiamo però accettare, anche in relazione a ciò che è già stato votato o accettato dall'Aula con riferimento all'ordine del giorno Toccafondi n. 9/5025/11, la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad approfondire la tematica delle esenzioni IMU per lo svolgimento delle attività senza fini di lucro nell'ambito del decreto-legge, di cui al comma 3 dell'articolo 9-bis». Una riformulazione di questo genere può trovare il consenso del Governo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/5025/188, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione anche se speravo che ci fosse un significativo cenno alle scuole paritarie.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5025/189 formulato dal Governo.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, io non accetto questo invito al ritiro perché si tratta di estendere l'articolo 39 del decreto-legge «salva Italia» che riguarda la riserva dell'esercizio dell'attività di intermediazione finanziaria soltanto alle banche di garanzia collettiva e questo riguarda un sistema di confidi limitato a soggetti particolari. Noi intendiamo estendere questa particolarità anche ai confidi ordinari perché il ruolo che i confidi, signor Presidente - lo dico anche al Governo -, in un momento di credit crunch, cioè di ristrettezza delle risorse finanziarie da parte delle banche, hanno svolto e svolgeranno da qui al medio termine per Pag. 95qualche anno ancora è un ruolo essenziale per la piccola e media impresa, soprattutto la micro impresa familiare, artigianale e commerciale. Senza i confidi molte imprese avrebbero chiuso, stanti oggi anche i criteri di garanzia richiesti in base a «Basilea 3».
Per queste ragioni chiedo al Governo di rivedere il proprio parere anche per mandare un segnale di speranza e positivo alle piccole imprese.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sulle piccole imprese credo che siamo intervenuti in vari modi sia nel decreto-legge «salva Italia», sia in questo decreto-legge sia in quello sulle semplificazioni, quindi credo che su questo davvero l'impegno del Governo sia massimo.
Per queste ragioni confermo il parere espresso sul questo ordine del giorno e crediamo che la norma varata nel decreto-legge «salva Italia» sia quella più indicata.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5025/189 formulato dal Governo.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, chiedo di votarlo perché hanno fatto molto ma si può fare di più.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Piffari e Carlucci intendono sottoscrivere l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5025/189.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5025/189, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, Gatti, Andrea Orlando, Damiano, Malgieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 436
Votanti 428
Astenuti 8
Maggioranza 215
Hanno votato
105
Hanno votato
no 323).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/5025/190 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/5025/191, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/5025/192, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/5025/193, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/5025/194, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5025/195 formulato dal Governo.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, chiederei al Governo, se crede, di proporre una riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo è disposto ad accettare l'ordine del giorno con la seguente riformulazione del dispositivo: «per i motivi descritti in premessa ed in considerazione del rilievo costituzionale Pag. 96del diritto di difesa e, conseguentemente della necessità di garantire l'indipendenza e l'autonomia intellettuale dell'avvocato, a verificare la possibilità di consentire l'esercizio della professione forense (...)». Come dicevo nella motivazione questa mattina, qui c'è un problema di rapporto con l'ordinamento comunitario. Formulato in questo modo, l'ordine del giorno dà al Governo il compito di verificare questa possibilità.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo con l'auspicio che nelle società di capitali i soci non avvocati non possano partecipare.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5025/196, accolto dal Governo come raccomandazione.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, invitiamo il Governo a rivedere il parere, perché riteniamo che sia dovere istituzionale di un Governo, in un momento così delicato e difficile, fare ogni sforzo per favorire l'occupazione giovanile. Quindi, tutto sommato, il nostro ordine del giorno non fa altro che richiamare il Governo su una questione particolarmente sensibile, che è quella della disoccupazione giovanile. Ed è evidente che un Governo abbia tra i suoi compiti quello di provvedere ad assumere misure legislative e provvedimenti che favoriscano l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, in modo particolare laddove questo problema è particolarmente sentito. Pertanto, invitiamo il rappresentante del Governo ad esprimere una valutazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, quando il Governo accetta un ordine del giorno come raccomandazione sta prendendo un impegno molto serio. Aggiungo che quando si parla di piano Marshall si parla di un sistema di finanziamento e sostegno complesso. L'impegno a predisporre nel più breve tempo possibile il piano Marshall lo accolgo come raccomandazione e credo che sia un'indicazione seria. D'altra parte, il Governo sull'occupazione giovanile, tanto più con riferimento al Mezzogiorno, ha già varato delle norme importanti e intende lavorare con molta serietà per proporre altre norme al Parlamento. Mantengo l'accoglimento come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5025/196, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Belcastro n. 9/5025/197, accolto dal Governo come raccomandazione.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, anche in questo caso inviteremmo il rappresentante del Governo a rivedere la sua posizione riguardo all'ordine del giorno in oggetto che prevede la rimozione delle differenze esistenti relativamente alle polizze RC-auto tra il sud e il nord del Paese e tra l'Italia e il resto d'Europa.
Credo che questo sia un impegno che lei, signor sottosegretario, può prendere tranquillamente e, quindi, accettare l'ordine del giorno in questione e non accoglierlo come raccomandazione. Se l'impegno è serio, non avrà alcuna difficoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, accogliamo come raccomandazione l'ordine del giorno in oggetto, ma con l'avvertenza che nel decreto-legge, Pag. 97come sappiamo, è già previsto che per la classe di massimo sconto vi sia, a parità di condizioni oggettive e soggettive, lo stesso trattamento. Altrettanto possiamo dire per una trattazione più ampia, però, attenzione, a parità di condizioni oggettive e soggettive. Quindi, per questo motivo accogliamo l'ordine del giorno in questione come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Belcastro n. 9/5025/197, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bertolini n. n. 9/5025/198, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Stracquadanio n. 9/5025/199 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Cicu n. n. 9/5025/200 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. n. 9/5025/200, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Porcino, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 412
Astenuti 27
Maggioranza 207
Hanno votato
51
Hanno votato
no 361).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, pur apprezzando l'attenzione del Governo sull'ordine del giorno in oggetto, vorrei comprendere la ratio del parere del Governo stesso.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in linea di principio siamo d'accordo con quanto previsto dall'ordine del giorno in esame, quindi lo accettiamo, ma con la riformulazione proposta per essere tranquilli che non vi siano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PRESIDENTE. Chiedo nuovamente ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, accettato dal Governo, purché riformulato. Onorevole Di Biagio?

ALDO DI BIAGIO. No, signor Presidente, non accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, non è sempre facile parlare in quest'aula, devo dire la verità.

PRESIDENTE. No, onorevole Raisi, bisogna solo rispettare il Regolamento, semplicemente.
Detto questo, comprendo che, purtroppo, la fase relativa agli ordini del giorno - così lo dice anche che il Presidente - è diventata l'unico momento in cui l'Assemblea si può confrontare, quindi anche la Presidenza è comprensiva, però bisogna rispettare il Regolamento.

Pag. 98

ENZO RAISI. Signor Presidente, abbiamo chiesto la votazione anche per potere confrontarci con il Governo.
Dopo vi sarà l'esame di un importante ordine del giorno, Fluvi n. 9/5025/202, che io non ho sottoscritto, è l'unico documento di maggioranza che non ho firmato. Il gruppo Futuro e Libertà per Il Terzo Polo non lo ha firmato perché riguarda il famoso articolo 27-bis concernente le banche che rappresenta un argomento oggi...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi...

ENZO RAISI. Signor Presidente, mi lasci finire di parlare!

PRESIDENTE. No, onorevole Raisi, non tratto lei differentemente dagli altri colleghi. Lei ha chiesto di intervenire sull'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, nessuno le vieterà di intervenire successivamente sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202. In questo momento, però, lei sta intervenendo per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201.

ENZO RAISI. L'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202 è stato accettato dal Governo e, quindi, non si interverrà su di esso con dichiarazioni di voto. Allora, cogliendo l'occasione di parlare sull'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, proponevo un ragionamento più complesso. Me lo consenta: lei non può entrare nel mio ragionamento. Infatti, giustamente il ragionamento diceva: noi chiediamo un chiarimento anche sulla base del fatto che in questo Parlamento non si riesce a discutere.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202, ad esempio, che verrà dopo, il Governo accettandolo impedisce al Parlamento di parlare di un problema molto delicato che è quello delle banche. Non si può risolvere il problema, semplicemente perché l'ABI si è dimessa, con un ordine del giorno di questo genere, ma casomai portando i provvedimenti in Commissione. Infatti l'argomento banche va affrontato completamente in tutto il settore bancario.
Per cui noi chiediamo ovviamente di votare favorevolmente l'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201 e per l'ordine del giorno successivo chiediamo a chi lo ha sottoscritto ed al Governo di farlo votare in Aula, perché la questione banche è una questione politica e va affrontata in Parlamento.

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Noi presentatori insistiamo per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201.

PRESIDENTE. Il parere del Governo è lo stesso?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo si rimette all'Assemblea, perché questo punto è condivisibile.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Patarino n. 9/5025/201, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 428
Astenuti 9
Maggioranza 215
Hanno votato
36
Hanno votato
no 392).

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 99

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'argomento che ha introdotto il collega Raisi è importante e lei stesso ha toccato un tema: noi qui siamo costretti a presentare solo ordini del giorno all'interno di quest'Aula.
Il dibattito è strozzato, però non possiamo pensare che un, argomento così importante come quello dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202, possa passare semplicemente perché il Governo esprime parere favorevole e nessuno può discutere. Questo è un argomento principe di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Sono settimane che se ne parla sui giornali e lei, signor Presidente, deve darci la possibilità di discutere. Coloro che lo hanno sottoscritto devono dire perché lo hanno sottoscritto. Noi vogliamo che si apra un dibattito su questo tema, perché se qui si decide di fare un decreto e quindi un provvedimento in tempi rapidi, come dice l'ordine del giorno, sulla questione commissioni bancarie, allo stesso tempo si dice...

PRESIDENTE. Va bene.

MAURIZIO FUGATTI. No, non va bene! Allo stesso tempo si dice...

PRESIDENTE. No, mi scusi, onorevole Fugatti, che vada bene o non vada bene lo decide il Presidente. Mi scusi, le posso dire una cosa? Se lei mi ascoltasse...
Lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori ed ha sottolineato una questione, che anche il Presidente ha sottolineato, dicendo che è evidente che nella situazione in cui siamo gli ordini del giorno diventano l'unica occasione di confronto tra l'Aula ed il Governo. Questo attiene ovviamente all'ordine dei lavori.
Poi, in più, lei sta entrando nel merito. Così come ho limitato l'intervento all'onorevole Raisi, correttamente lo devo fare nei suoi riguardi. Tanto più le devo dire, da un punto di vista puramente regolamentare e formale, che il tema trattato nell'ordine del giorno n. 9/5025/202 è stato presentato dall'onorevole Fluvi. Se lei avesse voluto presentare un tema di questo genere, avrebbe potuto senza alcun problema discutere dell'oggetto di quell'ordine del giorno. Non può entrare nel merito delle scelte della Presidenza. Lo ha compreso? Grazie.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, è evidente che non avendo nessuna volontà di sottoscrivere questo emendamento (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) perché un giudizio sullo stesso..., scusate intendevo «ordine del giorno». D'accordo. Andiamo all'essenza.

PRESIDENTE. No, onorevole Granata, lei deve parlare sull'ordine dei lavori.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Parlo sull'ordine dei lavori e parlo su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. No, non è possibile.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/5025/202, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saglia n. 9/5025/203, accettato dal Governo per la parte ammissibile.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Vergogna!

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei comprendere da lei, che del Regolamento sicuramente ha maggiore conoscenza di me, qual è la motivazione per la quale un ordine del giorno, semplicemente Pag. 100per il fatto che viene accettato dal Governo, non può diventare oggetto di discussione, anche magari semplicemente per appoggiarlo, per potere aggiungere una firma, per poter dare una motivazione ai gruppi che sono presenti.
A me pare che ci sia stata un'evoluzione rispetto al passato e che in passato fosse comunque possibile per chiunque intervenire sugli ordini del giorno. Se non è così, le chiederei non solo di dirmi in base a quale articolo del Regolamento ma anche di dirmi se in passato vi è stata un'evoluzione della prassi parlamentare rispetto a questo.

PRESIDENTE. Mi sembra oggettivamente un intervento puntuale sull'ordine dei lavori e adesso la Presidenza risponde anche se...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei rivolgere un appello veramente umile a tutti i colleghi che sono intervenuti perché è ben singolare che tutti quanti ci rendiamo conto di qualcosa che a nostro avviso non andrebbe e all'improvviso, dopo quattro anni, anzi per chi ci sta da prima anche da prima; questa è l'applicazione semplice del Regolamento e l'applicazione semplice del Regolamento è qualcosa che dovrebbe stare a cuore a ciascuno di noi anche e ancor di più nel momento in cui purtroppo cozza con qualcosa che non ci conviene, lo dico all'onorevole Granata. Il concetto è semplice: stiamo parlando di dichiarazioni di voto, onorevole Borghesi. Se non c'è il voto è del tutto evidente che non c'è neanche la dichiarazione di voto. Ragione per la quale, in tante occasioni, quando noi eravamo all'opposizione e la Lega Nord era in maggioranza e ci siamo trovati in situazioni simili, credo che mai nessuno di noi abbia aperto una polemica perché legittimamente colui che ha sottoscritto un ordine del giorno decide di non farlo votare, perché accolto dal Governo. Qualche volta qualcuno che si è impuntato per farlo votare addirittura ha ricevuto dall'Assemblea un voto contrario perché lo aveva fatto. Quindi l'invito che rivolgo a tutti, comprendendo le ragioni politiche: qui siamo nell'ambito del Regolamento e nell'ambito del Regolamento stiamo perfettamente dentro al Regolamento, non si capisce che polemica sia.

PRESIDENTE. Ed è ovvio - così le rispondo, onorevole Borghesi - che la Presidenza non può intervenire su valutazioni politiche, che appartengono ovviamente al dibattito dell'Aula al proprio interno e nei confronti del Governo, ma si deve attenere strettamente al Regolamento e ai precedenti. Di precedenti ce ne sono innumerevoli, anche visti i tempi lei potrà ovviamente accedere a tutti i precedenti, ma il principio generale è molto semplice: siamo su un ordine del giorno che è presentato dal primo firmatario oltre che da altri cofirmatari. Siamo nella fase delle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno e si passa al voto solo laddove il firmatario, il primo firmatario, che è il depositario personale di quell'ordine del giorno, decide se procedere alla votazione oppure no. Non siamo nella fase di discussione o di presentazione dell'ordine del giorno. Nel momento in cui il primo firmatario decide di accettare la proposta del Governo di non procedere alla votazione e di ritirarlo, l'ordine del giorno non c'è più. Ma da un punto di vista oltre che regolamentare anche molto logico e semplice, su che cosa dichiariamo il voto se non c'è più l'oggetto del voto? Quindi la Presidenza non può che attenersi al Regolamento ma anche al buonsenso. Detto questo rimane tutta la questione legata agli aspetti politici che non appartengono all'attuale fase.

MAURIZIO FUGATTI. È il tema della settimana questo, Presidente!

GIANCARLO GIORGETTI. Ma si rende conto di quello che dice, Presidente?

Pag. 101

PRESIDENTE. Ma scusate, altre questioni, poi precediamo, sono i temi politici, i temi della settimana e gli argomenti che possono essere l'oggetto di quest'Aula, il rapporto tra l'Assemblea e il Governo e anche gli atti di indirizzo che possono essere su quei temi presentati nell'Aula e ovviamente discussi dall'Aula. Bene, ritengo la questione assolutamente chiusa.
Ricordo che l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/5025/204 è stato dichiarato inammissibile.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Fedriga?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi scusi, intervengo sull'ordine dei lavori. Capisco le motivazioni del collega Giachetti però allora mi domando perché quest'Aula, se vogliamo essere così attenti a rispettare le regole - e sono d'accordo - ha fatto votare un decreto-legge che non ha copertura. Adesso stiamo dicendo che una persona non può intervenire su un ordine del giorno perché lo si metta al voto però possiamo votare un decreto-legge senza copertura e il Governo viene in Aula a dire che non c'è copertura e la farà successivamente. Non esiste, non si possono usare due pesi e due misure. Le regole esistono soltanto per l'opposizione mentre la maggioranza e il Governo possono andare contro qualsiasi regola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Questo domandiamo al Presidente Fini e vogliamo una risposta.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/5025/205 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/5025/206, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fallica n. 9/5025/207 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/5025/208, con parere favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ORE 17,40)

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati. Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto abbiano inizio a partire dalle ore 18. Aveva chiesto la parola per fatto personale l'onorevole Scilipoti; constato che l'onorevole Scilipoti non è presente in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 17,42)

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per fare l'ennesima annotazione, e spero in questo di incontrare almeno il consenso dell'Assemblea. Da settimane il Governo mi chiede di rinviare a tempi migliori la risposta ad una interpellanza urgente che ho presentato nei confronti del Ministero degli affari esteri per avere notizie riguardo la nostra concittadina, compaesana sequestrata in Algeria. Parlo di Rossella Urru, che oggi compie trenta anni lontano dai suoi affetti in condizione di sequestrata. Visto che non è possibile avere risposte (mi rendo conto della delicatezza del momento) mi permetta almeno di inviarle un pensiero.

Pag. 102

PRESIDENTE. Grazie onorevole Evangelisti, ci associamo alla sua preoccupazione e al suo pensiero.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, volevo semplicemente pregare il Governo di dare risposta a due interrogazioni che abbiamo depositato diverso tempo fa. Una è la n. 4-14044, che si riferisce al tema del contrasto a quella frode alimentare che spesso si incarna in quei prodotti italian sounding che in pratica utilizzano i nomi italiani per smerciare all'estero prodotti che nulla hanno a che fare con le materie prime e la qualità italiana. La seconda, la n. 4-14045, si riferisce ad una richiesta proposta alla Presidenza del consiglio dei ministri affinché il poeta per Pierluigi Cappello, nato a Gemona nel 1967 e vincitore di diversi premi letterari tra cui il premio Viareggio-Repaci del 2010, possa godere dei benefici della legge Bacchelli. Stiamo aspettando risposte a queste due interrogazioni. Chiederemmo attenzione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Segnaleremo al Governo le sue interrogazioni.

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo adesso (finito tutto), perché ho aspettato con tanta pazienza che dalla Presidenza della Camera qualcuno dicesse qualcosa, però non è arrivato nessun tipo di comunicazione in merito a quello che il Ministro Giarda oggi dopo l'illustrazione degli ordini del giorno ha comunicato all'Assemblea. A seguito di quella comunicazione, in cui è stato palesato che almeno (a detta sua) un articolo di questo decreto non è coperto e che quindi sarà coperto con un successivo provvedimento, noi abbiamo chiesto che questo decreto non andasse avanti. Abbiamo chiesto alla Presidenza della Camera di prendere una posizione su questo tema. Ho aspettato con grande pazienza questo momento. Stiamo per arrivare alle dichiarazioni voto e al voto finale e non c'è stata ancora una comunicazione, una presa di posizione di nessun tipo da parte della Presidenza della Camera.
Mi sembra di capire che la Presidenza della Camera se ne lavi le mani. Non lo ritengo un comportamento ammissibile di fronte ad un atto gravissimo come quello di andare ad approvare un provvedimento legislativo illegittimo in quanto contrario alla Costituzione.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei ritornare su una questione che avevo posto la settimana scorsa, quella, cioè, della continua reiterazione di fiducie che il Governo chiede e che va sempre di più a sacrificare quello che è il dibattito, ma non soltanto il dibattito. Viene ad essere sacrificato soprattutto lo strumento del sindacato ispettivo, le interpellanze, il question time, sia in Commissione, sia in Aula, anche se domani mattina si recupera per quanto riguarda le interpellanze urgenti. Allora la settimana scorsa avevo chiesto che si potesse pensare di organizzare diversamente i lavori del Parlamento per quanto riguarda lo svolgimento del sindacato ispettivo nel suo complesso, sia, come dicevo, in Commissione, che in Aula. Una risposta bisogna darla, signor Presidente, perché è giusto dare una risposta. Noi abbiamo svolto una discussione anche sugli ordini del giorno; lei si è reso conto che il bicameralismo perfetto si è trasformato in un monocameralismo perfetto. Non c'è dubbio che è un monocameralismo perfetto, anche se l'Aula si sta confrontando e si è confrontata con gli atti di indirizzo al Governo, ma gli ordini del giorno hanno un valore non esaltante rispetto a quello che, invece, dovrebbe essere l'azione parlamentare, soprattutto sul piano emendativo. Pag. 103
Una seconda questione poi ho terminato: sia il Presidente della Camera che il Presidente di turno devono evitare, quando c'è il dibattito, un continuo richiamo alla diretta televisiva. La diretta televisiva non può sacrificare il dibattito. Quello che si fa fuori dalla diretta televisiva credo sia ugualmente esaltante e impegnativo. Non è la passerella e, quindi, evitiamo di mortificare ulteriormente il Parlamento e lo si eviti soprattutto dallo scranno più alto di Montecitorio (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ho chiesto la parola per comunicare a lei e a quest'Aula che è appena arrivata una telefonata che ci informa che si è da poco verificato un altro suicidio di un piccolo imprenditore del Veneto. Devo ricordare che già lunedì scorso, quindi tre giorni fa, ne è avvenuto un altro, Giampietro Benvegnù in provincia di Belluno. Si stanno verificando questi continui suicidi da parte dei nostri piccoli o medi imprenditori, però non avverto e non noto nessuna presa di posizione da parte del Governo. Anche questo decreto-legge che stiamo votando adesso non porta assolutamente niente in favore delle piccole e medie imprese, le quali sostengono l'attività e tutto il Paese e che, però, sono abbandonate a loro stesse visto che, purtroppo, le banche, che hanno acquisito milioni e milioni e milioni di euro, non sono pronte a dare i loro contributi e i loro finanziamenti a questi piccoli e medi imprenditori. Voglio che rimanga però agli atti la nostra preoccupazione per tutti questi piccoli e medi imprenditori. E li voglio nominare e voglio rendere onore a tutti questi che - parlo del Veneto perché conosco il Veneto, ma poi ce ne sono anche altri in giro per l'Italia -, di fronte alla sordità e alla miopia dell'attuale Governo, rispondono in questo modo dignitoso. Infatti, loro hanno la dignità, mentre questo Governo dimostra di non averla. Li voglio quindi nominare perché voglio che rimangano agli atti.
Stefano Grollo della provincia di Treviso; Lorenzo Guglielmi della provincia di Vicenza; Danilo Gasparini di Istrana (Treviso); Pietro Tonin della provincia di Padova; O. A. di Treviso; Giuseppe Nicoletto della provincia di Padova; Paolo Trivellin della provincia di Padova; Oriano Vidos della provincia di Padova; Cristian Fabris della provincia di Treviso; Fabio Barbazza di Altivole (Treviso); A. B. della provincia di Rovigo; Gianluca Furlan della provincia di Padova; Fabrizio Collini della provincia di Trento; Sergio Santo Merlo della provincia di Treviso; Riccardo Rangan della provincia di Venezia; Marina Maso della provincia di Treviso; Roberto Mauro della provincia di Venezia; Andrea Cabrele della provincia di Padova; Gian Luca Giordan della provincia di Padova; Giancarlo Perin della provincia di Padova; Giovanni Schiavon della provincia di Padova; Giusy Samogin della provincia di Treviso; R. S. della provincia di Padova; Angelo Barzan della provincia di Treviso; Franco Nardi della provincia di Treviso; Umberto Ventura della provincia di Padova; C.C. della provincia di Padova; Enrico Zennaro della provincia di Rovigo; Ivano Polita della provincia di Venezia. Solo lunedì scorso, Giampietro Benvegnù della provincia di Belluno e oggi ne abbiamo un altro.
Chiedo, signor Presidente, che lei si faccia carico di parlare con il Presidente del Consiglio e con questo Governo perché noi vogliamo, chiediamo, pretendiamo che vengano trovate soluzioni.
Anche perché questi imprenditori non arrivano al fallimento perché hanno debiti; arrivano al fallimento e arrivano poi al suicidio, che io ho già denominato suicidio di Stato, perché lo Stato non onora i propri impegni. Costoro hanno crediti che avanzano dallo Stato, ma lo Stato così pronto a fare intervenire Equitalia, lo Stato chiude gli occhi e assolutamente non vuole prendere nessuna decisione.
Le chiedo quindi, signor Presidente, che veramente lei si faccia parte attiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 104

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, ricollegandomi all'intervento della collega della Lega, vorrei subito ricordare che, non a caso, c'era un nostro emendamento prima rigettato e poi un ordine del giorno con il quale chiedevamo che alle piccole e medie imprese e alle famiglie fosse applicato un tasso, quando vanno a contrarre mutui con le banche, dell'1,57, analogo al tasso che ho fatto venire fuori in quello scandalo che alla BNL del Senato viene applicato soltanto per una determinata casta.
Dunque, per questa ragione, per par condicio, estendiamo i privilegi che ha una certa casta, cominciando da quella parlamentare, del tasso dell'1,57 e rigiriamoli a tutti gli altri cittadini, alle famiglie, alle piccole e medie imprese. Anche perché le banche italiane hanno avuto 139 miliardi di euro di liquidità da parte della BCE e pagano un tasso speciale dell'1 per cento.
Ma vedo che il Governo non ha orecchie per ascoltare. C'è una maggioranza che è molto «filobanchieri» piuttosto che per le imprese e per gli imprenditori, come quello di cui oggi parlava la collega, che ad oggi ancora si suicidano. Infatti qui gli imprenditori ci mettono il proprio nome, la propria faccia, il proprio patrimonio e si vergognano di «saltare», ragione per la quale qualcuno addirittura arriva al suicidio.
Dunque, se c'è un'insensibilità rispetto a questo problema, vorrei evidenziare, signor Presidente, che cosa sta accadendo, ad esempio, a causa delle questioni di fiducia che il Governo ripetutamente pone. Infatti, pochi hanno beneficiato di questo decreto liberalizzazioni perché il 26 marzo 2010, negli uffici della Rothschild, che era l'advisor di banca IMI, per conto del venditore Metasystem, l'acquirente dichiarava: resta grande spazio per crescere in Italia e per espandersi. Questo acquirente della Metasystem era il gruppo Montezemolo.
Era Montezemolo a dichiarare queste cose, il quale, poi, ha trasformato in Octo Telematics la società che gestisce le scatole nere per le assicurazioni che rientrano nel provvedimento. Sicuramente - e concludo -, è stato beneficiato Montezemolo da questo provvedimento concernente le liberalizzazioni con l'operazione sulle assicurazioni e le scatole nere, e non i piccoli e medi imprenditori o le famiglie, con tassi che consentano davvero competitività sul mercato e la possibilità di andare avanti per far crescere il Paese.
Signor Presidente, da due settimane, in Commissione finanze non si svolge il question-time, perché, tra i tanti danni che sta facendo questo Governo, con le questioni di fiducia che pone, non abbiamo potuto svolgere per la seconda settimana consecutiva il question-time, che puntualmente la Commissione finanze teneva ogni settimana.
Pertanto, signor Presidente, la invito ad intervenire presso il Governo, perché questo modo di procedere, di fatto, non solo sta danneggiando il Paese, ma sta paralizzando l'attività parlamentare.
Noi siamo stati proprio commissariati qui, in questo Parlamento. Probabilmente, all'Unione di Centro per il Terzo Polo, al Partito Democratico e al Popolo della Libertà, che sostengono questo Governo, sta bene essere messi in liquidazione ed essere commissariati.
Noi dell'Italia dei Valori, invece, vogliamo portare avanti le sacrosante ragioni dei cittadini e difenderli, perché oggi, oltre a chiedere agli italiani lacrime e sangue li si tortura pure. Infatti, essi sanno che il tasso dell'1,57 per cento viene praticato per una casta e non viene praticato per le famiglie e le piccole e medie imprese e, a tal riguardo, vi sono imprenditori che si suicidano. Ebbene, questa è una tortura che sta facendo questo Governo, anche con il provvedimento sulle liberalizzazioni.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BARBATO. Concludo, dicendo di smetterla, perché le tensioni sociali e lo scontro sociale li state determinando Pag. 105voi come Governo e questa maggioranza, che sta torturando gli italiani. E non è più possibile!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
A questo punto, conformemente agli accordi intervenuti nella Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendiamo la seduta, che riprenderà fra qualche minuto con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale. Coloro che hanno già preannunziato il loro desiderio di intervenire, potranno farlo a fine seduta. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questo decreto-legge sulle liberalizzazioni, su cui il Governo ieri ha raccolto la fiducia, è un passo positivo nella direzione della ripresa dell'economia italiana. Questa è la ragione per la quale il gruppo Liberal Democratico, del quale ho l'onore di far parte, voterà a favore nella votazione finale di questo provvedimento.
Fa parte, questo decreto-legge, dei primi atti compiuti dal Governo Monti, dopo il decreto per il risanamento dei conti pubblici, il decreto sulle semplificazioni ed oggi l'importante materia sul mercato del lavoro su cui spero ci possa essere un ampio giudizio positivo da parte del Parlamento. Si tratta, infatti, di un provvedimento che aiuterà la ripresa dell'economia italiana e che non mette in pericolo, come qualcuno teme, il numero di posti di lavoro per il Paese.
Quindi il Governo, secondo me, sta facendo bene e merita il sostegno che riceve da un'ampissima parte del Parlamento. C'è un grande tema tuttavia, un punto su cui vogliamo richiamare l'attenzione del Presidente del Consiglio ed è la situazione dell'economia italiana nel 2012-2013. L'Unione europea e il Fondo monetario prevedono una caduta del reddito nazionale dell'1,5 per cento, il che vorrebbe dire centinaia di migliaia di posti di lavoro che verrebbero messi in pericolo.
La domanda che rivolgiamo al Governo è di dire presto al Parlamento che cosa il Governo può fare per migliorare, dal punto di vista congiunturale, la situazione. Non possiamo attendere l'effetto delle liberalizzazioni nel medio termine. Abbiamo bisogno di politiche che, fin dalla seconda metà del 2012 e nel 2013, diano al Paese la certezza che la ripresa economica è cominciata. Questa è la richiesta che ci permettiamo di rivolgere al Governo. Conosciamo l'attenzione del Presidente del Consiglio per i temi economici e ci attendiamo, quindi, una pronta risposta a questa esigenza che non è nostra, ma di tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Liberal Democratici - MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signori del Governo, giusto per suonare sempre la stessa musica, noi voteremo Pag. 106contro questo provvedimento, così come abbiamo votato «no» alla fiducia ieri. Io credo che voi non abbiate idea di quello che sta accadendo in Italia: 19 milioni di italiani sono a rischio povertà e 8 milioni sono già poveri.
Questi provvedimenti slogan, che cercano di gettare fumo negli occhi, che vi vogliono far apparire come i salvatori della nostra terra, credo che stiano affossando il nostro Paese ed, in particolar modo, una parte del Paese, il Sud, che non ha più occhi per piangere. Nulla si sta facendo, neanche una speranza che qualcosa cambi per rilanciare quell'economia di quelle terre che oggi sono quasi alla disperazione.
Siete tutti impegnati a tutelare le vostre banche, siete impegnati a proteggere le compagnie di assicurazione, siete impegnati a tutelare i vostri posti e i vostri stipendi. Credo che di qui a poco, purtroppo, il Sud esploderà. L'ho detto: c'è una situazione assolutamente insostenibile e quando un padre non riesce più a portare il pane ai propri figli, allora si ribella.
Quello del Sud è un popolo tranquillo, è un popolo che non fa le manifestazioni, ma è un popolo che ha grandissima dignità e che credo voi oggi state esagerando nel calpestare.
L'invito che io rivolgo per l'ennesima volta a questo Governo è di cambiare rotta, con l'augurio che di qui a poco la politica possa riprendere in mano la situazione e dare risposte alla nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO. Signor Presidente, colleghi, questo decreto-legge sulle liberalizzazioni e sulla competitività è certamente una tappa importante nel processo di riforma e di apertura dei mercati, ma è solo una tappa necessaria, non sufficiente. È una sorta di bicchiere mezzo pieno che va assolutamente riempito anche per non apparire iniquo nei confronti delle categorie che sono state oggetto del provvedimento. Non basta aprire il mercato delle professioni, di alcune professioni, non bastano più farmacie, è necessario fare di più soprattutto nei settori strategici, nei monopoli che ancora esistono.
Quello che si è fatto sull'energia è troppo poco rispetto al caro energia che anche in questi giorni viene evidenziato. È necessaria una maggiore liberalizzazione nel settore dei trasporti, delle poste, dei servizi pubblici locali e anche - non abbiamo paura di dirlo - nel campo dei servizi idrici.
È necessario, come alcuni del Governo hanno già evidenziato, un secondo provvedimento sulle liberalizzazioni per riempire questo bicchiere, per dare più opportunità soprattutto ai più giovani che sono marginalizzati nel mercato delle professioni, in generale marginalizzati nei settori produttivi del nostro Paese.
D'altra parte la situazione economica è sotto gli occhi di tutti: siamo in stallo, lo spread migliora, ma i conti peggiorano. Questo perché l'economia italiana è ormai in fase di recessione e ha bisogno di riforme profonde per rilanciare i consumi, per attrarre gli investimenti. Ben fa il Presidente del Consiglio ad andare anche in Asia per attrarre anche capitali stranieri, per rilanciare appunto il sistema produttivo e allargare la base occupazionale.
Sappiamo che la strada è lunga ma che va percorsa. Proprio per questo invitiamo il Governo a fare subito un provvedimento, un decreto-legge sulla riforma del welfare che è stata discussa ampiamente e lungamente con le forze sociali e produttive. Meglio un decreto-legge, che poi può essere migliorato in Parlamento, che un provvedimento che invece verrà purtroppo insabbiato in Parlamento. Noi siamo disponibili a sostenerlo con forza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà per tre minuti.

Pag. 107

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, colleghi, il nostro Paese è da sempre in ritardo sul tema delle liberalizzazioni e il peso eccessivo dello Stato, sia a livello di pastoie burocratiche che di interventi diretti addirittura di proprietà pubblica in settori che dovrebbero essere riservati a privati, è sempre stato più rilevante che in altri Paesi europei.
Il decreto-legge del quale ci stiamo occupando ha pochi esempi, pur importanti, nel nostro passato parlamentare e rappresenta sicuramente una novità rilevante e positiva. Va aggiunto, però, che sul terreno delle liberalizzazioni molto resta ancora da fare per realizzare un Paese a vocazione liberale, come sarebbe utile e giusto divenisse l'Italia.
Sappiamo che la pressione e gli interessi corporativi sono molto forti e su questo decreto-legge anche abbastanza efficaci, come abbiamo verificato, e non sempre la capacità di decisione del Governo è stata all'altezza di quella rilevata in altre occasioni.
Le liberalizzazioni rappresentano una precondizione per lo sviluppo e, quindi, sono oggi una necessità per uscire dalla recessione se accompagnate da riforme strutturali per lo sviluppo e l'occupazione. Le politiche di rigore e di pareggio del bilancio sono indispensabili per avviare un percorso di rientro dal pesante debito, ma per rilanciare il Paese occorrono liberalizzazione, credito alle imprese, soprattutto piccole e medie, provvedimenti per lavoro e nuove imprese, soprattutto per i giovani, e tutele concrete per le fasce più deboli.
Occorre fare tutto questo con un particolare sguardo al Mezzogiorno. Nella consapevolezza che siamo solo all'inizio di questo percorso, che ci pare comunque avviato, il Movimento per l'Autonomia voterà a favore del presente decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per tre minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, voteremo a favore perché questo provvedimento ha un significato che va al di là del suo contenuto. È un provvedimento che accende la speranza di una nuova stagione di privatizzazioni e di liberalizzazioni ben più incisive, che inizia una nuova stagione di riforme che deve portare a modificare quelle leggi che consentono ad alcuni cittadini che lavorano e producono senza rischi a scapito di tutti gli altri.
Signor Presidente, bisogna scardinare i privilegi corporativi proprio nei momenti di crisi, perché questi privilegi creano dei conflitti sociali. C'è un proverbio arabo che dice: «Là dove passano i mercanti, non passano i cannoni». Favorire le liberalizzazioni e il libero scambio, abbattere gli steccati corporativi significa gettare il seme di una pace sociale duratura. Tocca, dunque, allo Stato non creare i nuovi privilegi, ma qualche volta è proprio lo Stato ad essere un ostacolo nel libero scambio e nella libertà economica, quando lo Stato si mette a gestire quei servizi che possono gestire i privati.
È stato detto, signor Presidente, che ci sono due governi che tentano la tirannia: quello in cui le ricchezze sono concentrate in poche mani e quello in cui i mezzi per produrre sono concentrati nelle mani della collettività. Non basta, signor Presidente, abbattere i privilegi e i monopoli privati. Bisogna abbattere anche i monopoli pubblici.
Concludo con un appello al Presidente del Consiglio. Signor Presidente del Consiglio, non consenta che l'arricchimento di pochi sia pagato da tutti grazie a dei congegni legislativi. La battaglia contro i privilegi è la battaglia in difesa dei deboli contro i forti, dei laboriosi contro i furbi, ma è soprattutto la battaglia in difesa di quell'Italia coraggiosa che si vuole rimboccare le maniche in un momento in cui c'è bisogno di risveglio, di nuove energie non solo economiche, ma anche morali.
Per tutte queste ragioni, voteremo a favore e questo voto sarà un incoraggiamento Pag. 108al Governo nel proseguire il suo cammino (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, la nostra componente Liberali per l'Italia ha votato ieri la fiducia ed oggi voterà il provvedimento di legge. La questione delle liberalizzazioni è un tema delicato in cui gli interessi specifici sono molto forti, ma è anche un tema che - insieme a quello passato relativo alla riforma delle pensioni e a quello futuro della riforma sul mercato del lavoro - ha anche una forte valenza mediatica e di grande interesse per gli investitori internazionali.
È uno di quei casi, insomma, in cui il tema generale diviene pregnante anche rispetto alle singole specifiche decisioni. Noi crediamo convintamente in una società più aperta in cui tutti abbiano le stesse opportunità e gli stessi obiettivi e in cui il merito dei singoli sia la vera stella polare. Pensiamo che le nuove generazioni non temano una società più competitiva, ma desiderino una competizione sana e aperta senza tutele inique o irragionevoli.
Di converso pensiamo anche che una società più protezionistica non possa offrire occasioni di maggiore sviluppo e crescita. Una società protezionistica sarà sicuramente una società più povera. Quando si cerca di riformare si incontrano sempre molte difficoltà sia per gli ostacoli esterni di resistenza ai cambiamenti sia per il condizionamento che spesso la politica riceve quando si tratta di approvare riforme che vanno a modificare situazioni consolidate.
Non è certo possibile in tre minuti entrare nel merito degli aspetti più interessanti del provvedimento. Mi limiterò, quindi, a ricordarne alcuni, a partire dall'articolo 15 relativo alla separazione proprietaria tra imprese di produzione e vendita di gas e proprietà delle strutture per lo stoccaggio e il trasporto dello stesso.
A questo riguardo, avremmo preferito che analoga decisione fosse assunta anche per il sistema ferroviario, differenziando tra i gestori del trasporto e le proprietà delle infrastrutture ma ci auguriamo che, quanto prima, la questione possa essere risolta così come, del resto, previsto dalla istituenda, nuova, Autorità.
Apprezziamo l'intervento semplificatore sulla libera attività di impresa previsto dagli articoli 1 e seguenti, ma nutriamo qualche dubbio sulla effettiva utilità del cosiddetto tribunale delle imprese che pensiamo possa non essere in grado di svolgere, in modo efficiente, il proprio lavoro in assenza di una più vasta riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Come si può, infatti, immaginare che una sola sezione specializzata possa adeguatamente trattare il contenzioso in questa materia per un'intera regione, soprattutto quando si tratta di regioni grandi e con la presenza di molte imprese?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO GAVA. Mi avvio a concludere, signor Presidente; tuttavia, anche considerando i cambiamenti che potranno essere adottati in futuro, pensiamo che gli aspetti prevalenti in questo provvedimento siano, comunque, ampiamente positivi e quindi confermiamo il nostro voto favorevole al provvedimento di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, i deputati di Alleanza per l'Italia Terzo Polo voteranno con convinzione a favore di questo provvedimento che è il primo passo, importante anche se sicuramente non esaustivo, di una strategia che punta sulla concorrenza e sul mercato in un quadro di regolazione efficiente e trasparente per riavviare la crescita ma anche per offrire ai giovani l'opportunità di accesso a settori professionali chiusi da Pag. 109blocchi corporativi e di godere delle opportunità create dall'attivazione di nuove imprese in settori oggi dominati da monopoli pubblici e privati. È una strategia per la crescita e per l'equità che è, innanzitutto, un cambio radicale di cultura politica perché propone una visione della politica e dell'azione di Governo che assume come proprio orizzonte non più la tutela e la rappresentanza di interessi di gruppi e di categorie ma la sintesi di tali interessi al servizio di una visione generale e soprattutto di coloro che non hanno rappresentanza, in primo luogo i giovani e le donne, cioè quegli enormi bacini di energia, di competenze, di vitalità che oggi sono esclusi dal mondo della produzione con devastanti effetti di impoverimento del Paese e di depressione di intere generazioni. La concorrenza dunque non come espressione di un selvaggio liberismo ma, tutto al contrario, come strumento di equità capace di far valere la meritocrazia e di sottrarre chi vuole entrare nel mondo del lavoro e della produzione alla soffocante intermediazione della politica. La concorrenza, insomma, per diventare un po' più europei.
Questo provvedimento interviene in settori economici forti, come quello del gas, dei trasporti, delle banche, delle migliaia di aziende locali ancora governate dai partiti così come in settori professionali che dovranno aprirsi al nuovo: ordini professionali, notai, farmacie e tassisti. Si interviene a trecentosessanta gradi perché nessuno possa dire che qualcuno è rimasto escluso e perché tutti quelli che sono chiamati a fare sacrifici possano però beneficiare degli effetti della liberalizzazione di altri settori, settori che riguardano milioni di cittadini che avranno benefici in termini di qualità dei servizi e di riduzioni di prezzi e di tariffe.
Molto resta ancora da fare in un Paese in cui da decenni viene inutilmente annunciata una rivoluzione liberale, ma la strada è ormai aperta e contiamo che la legge annuale della concorrenza, che dovrà ora diventare un appuntamento irrinunciabile, recepisca le indicazioni che questo provvedimento non ha potuto recepire e coinvolga altri settori non ancora riformati: servizi postali, assicurazioni, distribuzione dei carburanti, servizi pubblici locali a rilevanza economica. Questi ed altri sono settori su cui occorre rompere i monopoli e tutelare i consumatori.
Tuttavia, signor Presidente, non c'è mercato senza una regolazione efficiente e questa, a sua volta, dipende dalla competenza e dall'indipendenza dei regolatori; per questo il Governo è atteso alla prova delle nomine nelle Authority su un appuntamento che verrà tra poco a scadenza. Confidiamo che in questo delicato passaggio il Governo farà scelte coerenti attenendosi a criteri di professionalità e di indipendenza e rendendo così ancora più credibile e forte il suo impegno per costruire in Italia un'economia competitiva e dinamica capace di riavviare la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ci apprestiamo a votare il testo del provvedimento sulle liberalizzazioni in un clima piuttosto caldo, provocato da un altro tema affrontato dal Governo nel quadro predisposto per superare la crisi economica del Paese: la riforma del mercato del lavoro che speriamo anch'essa vada in porto.
Sul piano dei contenuti i deputati di Grande Sud convengono con il testo del Governo modificato e in parte migliorato dal Senato della Repubblica ma apprezzano anche la presenza, in Commissione finanze e in Aula durante la discussione sulle linee generali, dello stesso Presidente Monti. Per questi motivi abbiamo votato la fiducia con convinzione ed esprimeremo voto favorevole sul testo presentato a questo Camera dal Governo.
Abbiamo apprezzato l'attenzione verso i giovani, a cui è riservata la possibilità di costituire società a responsabilità limitata in forma semplificata e, cioè, con minimo Pag. 110capitale e senza il balzello del notaio. Pure appare lodevole lo stimolo a una maggiore concorrenza in campo energetico, con l'avvio di una marcata separazione di Snam da ENI e con altre iniziative sulla produzione e distribuzione dell'energia elettrica.
L'obbligo per le regioni, province, città metropolitane e comuni di adeguare i propri ordinamenti al principio secondo cui l'attività economica privata è libera ed è consentito tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge, costituisce un cambiamento profondo, che consente all'Italia di collocarsi all'interno di un ordinamento europeo sulla liberalizzazione del mercato.
Tra i miglioramenti introdotti nell'altro ramo del Parlamento vanno segnalati il rafforzamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con l'introduzione dei principi etici nei comportamenti aziendali. A questi è affidato il compito di elaborare, con il contributo dei Ministeri della giustizia e dell'interno, un cosiddetto rating di legalità per le imprese, fatto molto positivo. Vi è, inoltre, la modifica della disciplina delle società tra professionisti che riguarda, tra l'altro, il fatto che i soci di capitale saranno sempre minoritari rispetto ai soci professionisti e la regolazione indipendente in materia di trasporti, attraverso l'istituzione di un'Autorità con organo collegiale composto dal presidente e da due soli componenti.
Il Senato ha poi introdotto norme importanti ed esplicative nel settore aeroportuale, in quello ferroviario e in quello autostradale. Soprattutto, ha risolto positivamente il problema taxi, le cui tariffe, su parere dell'Autorità, vanno stabilite dai comuni. Sui taxi, inoltre, ha innovato numerosi aspetti trascurati dalla legislazione vigente. Sul sistema strade e autostrade sono state chiarite alcune parti della riforma dell'ANAS realizzata dal precedente Governo, con l'articolo 36 della legge 15 luglio 2011, n. 111. Proprio con un nuovo articolo 36 - di questo provvedimento - si chiarisce che compito della istituenda Agenzia delle strade e delle autostrade sarà non solo quello della vigilanza sull'attuazione da parte dei concessionari delle leggi e dei regolamenti, ma anche l'approvazione dei progetti riguardanti la rete delle strade e autostrade di interesse nazionale.
Il Parlamento ha dato, quindi, un suo contributo e non è vero che non ha dato un apporto a questo provvedimento. Si poteva fare di più per migliorare il mercato dei farmaci, smantellando e riadeguando il secolare sistema delle farmacie. Allo stesso modo, si doveva intervenire più decisamente nella sfera di competenza dei notai e, tuttavia, le soluzioni trovate, sebbene al ribasso, possono considerarsi i primi passi importanti verso una maggiore concorrenza.
Sul piano formale abbiamo esposto sommessamente le nostre considerazioni critiche, che vedo condivise da molti gruppi parlamentari e perfino dal Capo dello Stato.
Pertanto, Grande Sud non confonde gli strumenti con i contenuti ed è convinto che quella del Governo è la via stretta da percorrere e contribuirà, anche questa volta, con i suoi voti ad approvare la conversione in legge del decreto-legge sulle liberalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi permetta di iniziare con una piccola digressione. A noi non piacciono le magliette nere e neanche le camicie nere, in verità. In generale, non ci piacciono gli inni alla morte. Siamo contro ogni forma di violenza.
Per questo non abbiamo avuto alcuna difficoltà ad esprimere solidarietà per le offese rivolte al Ministro Fornero, ma ciò non può e non deve impedire ad alcuno di dire che la sua riforma del lavoro è una riforma pessima, che creerà tensioni sociali, un mare di licenziamenti e una sorta di rottamazione dei cinquantenni. Per questo fin da ora l'Italia dei Valori può anticipare senza «se» e senza «ma» che ostacolerà la sua riforma del mercato del Pag. 111lavoro e che - noi ne siamo certi - saranno tanti con noi i colleghi, soprattutto del Partito Democratico e quelli che il 23 marzo del 2002, dieci anni fa, erano insieme a me e insieme a tanti altri al Circo Massimo con Cofferati. A loro chiedo: perché permettere a Monti oggi quello che non è stato permesso ieri a Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Su questo punto il Governo sta cercando - in particolare sull'articolo 18 - lo scontro ideologico per non risolvere i problemi, ora mi sia permessa una prima citazione: bisogna smetterla di guardare al confronto con il sindacato in termini ideologici, come se scontrandosi con i rappresentanti dei lavoratori si risolvessero tutti i problemi. Non si riesce a creare valore economico con i licenziamenti selvaggi, con l'abolizione dell'articolo 18 e con il contenimento dei salari che sono già bassi. In questo modo non si crea proprio niente, si distrugge soltanto. La produttività viene dagli investimenti, dalla ricerca, dallo sviluppo, dall'innovazione e così poi arrivano anche sviluppo e occupazione. La licenziabilità dei dipendenti è l'ultimo dei problemi delle imprese italiane. Queste parole non sono di Susanna ma di Giorgio, Giorgio Squinzi, il futuro presidente dell'associazione degli industriali, di Confindustria. Anche per questo diciamo che faremo un'opposizione dura e forte perché questo è il peggior provvedimento che si potesse fare.
Per quanto riguarda invece il decreto-legge che stiamo per approvare oggi riteniamo che non abbia niente a che fare con la crescita e con le vere liberalizzazioni, quelle che sì davvero servirebbero al Paese, mentre invece questo provvedimento addirittura rappresenta un affronto a questo Parlamento e offende persino l'onestà intellettuale dei suoi stessi componenti perché questo provvedimento è stato clamorosamente dichiarato incostituzionale perché privo della copertura finanziaria, come ha evidenziato la Ragioneria generale dello Stato.
Mi permetta soprattutto lei, Ministro Giarda, noi non siamo professori ma leggiamo le carte, in particolare chi si è impegnato è stata l'onorevole Mura che ha visto e trovato dentro le pieghe delle osservazioni della Ragioneria generale dello Stato quanto questo sia un documento inutile ed inefficace (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) per combattere i monopoli e favorire tutti quei cittadini che certamente si sarebbero aspettati qualcosa di diverso da un Governo abituato a mangiare «pane e concorrenza» tutti i giorni. Le sue parole di queste mattina, Ministro Giarda, hanno addirittura peggiorato il senso perché lei, per difendere il Governo che ha posto la fiducia, ha detto che si è basato sul voto delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, ma quello è un voto politico non è un giudizio della Ragioneria generale dello Stato.
Ci sono altri che possono parlare meglio di me su quello che voi pomposamente avete definito decreto-legge «Cresci-Italia» che è - cito - un'immagine molto sbiadita dell'afflato liberista che ispirò il primo testo del Governo. Le parole, ripeto, non sono mie ma del professor Francesco Giavazzi, ovvero un nome che ai tempi del Governo Prodi veniva portato in processione come una donna pellegrina mentre oggi sembra essere stato dimenticato. Non a caso ho richiamato il severo giudizio di Giavazzi, perché in qualche modo è una nemesi sul Governo Monti, e può accadere al professor Monti, parafrasando un famoso detto: un liberista trova sempre uno più liberista di lui che può inchiodarlo sulla croce. È quello che sta avvenendo; oggi immagino il professor Monti fustigato proprio da quelle due prime colonne a sinistra della prima pagina del Corriere della Sera dal quale era solito lui fustigare gli altri.
Oggi immagino la fatica dei colleghi della maggioranza - Popolo della Libertà, Partito Democratico e Terzo Polo - che dovranno arrampicarsi sugli specchi per spiegare quanto di buono c'è in questo decreto-legge. Francamente non li invidio perché dovranno ricorrere ai sofismi propri della politica per tentare di vendere agli italiani una merce scadente, prodotta Pag. 112dai loro stessi tecnici. Dunque, non per tornare al professor Giavazzi, del quale non condividiamo spesso molte posizioni a cominciare da quella sulla riforma del mercato del lavoro (sulla quale invece ripeto che l'Italia dei Valori è con la CGIL nel dire «no» ai licenziamenti), ma con il professor Giavazzi vogliamo anche noi chiedere: perché professor Monti le lacrime e il sangue arrivano subito mentre la crescita viene rinviata sine die (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Mi limito a fare alcuni esempi per illustrare le ragioni profonde per le quali il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento. Partiamo dai taxi, divenuti loro malgrado il simbolo del furore liberalizzatore. Ebbene, prima del decreto-legge il numero delle licenze era deciso dai sindaci, dopo il decreto-legge il numero delle licenze verrà sempre deciso dai sindaci.
Che cosa è cambiato? Nulla. Parliamo delle farmacie: prima del decreto-legge le parafarmacie non potevano vendere farmaci di fascia C, dopo il decreto-legge le parafarmacie non potranno vendere farmaci di fascia C. Cosa è cambiato? Nulla. E ancora sono state in pratica azzerate le sanzioni minime a carico degli assicuratori RC-auto, che non informano il cliente in modo chiaro sulle tariffe. È scomparso l'obbligo del preventivo scritto per i professionisti, tuttavia i tirocinanti dovranno continuare a lavorare gratis negli studi legali per i primi sei mesi, esattamente come succede oggi ed è sempre successo in passato.
Insomma, in questo provvedimento manca molta roba: manca la liberalizzazione delle concessioni autostradali, dell'editoria, del trasporto ferroviario, delle professioni, di tutto ciò che si sarebbe dovuto liberalizzare con coraggio e determinazione. Manca il tema delle banche e delle assicurazioni. Al contrario, il decreto-legge contiene interventi risibili, quasi imbarazzanti, come se si risolvessero i problemi dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese stanziando 2 miliardi 700 milioni di euro per far fronte ad un credito complessivo delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione di circa 70 miliardi di euro.
Che dire poi del lampo di genio che avete avuto reintroducendo la tesoreria unica con questo decreto-legge, una vera e propria rapina nei confronti delle regioni e degli enti locali, che in violazione del Titolo V della Carta costituzionale comprometterà gravemente il principio dell'autonomia finanziaria delle regioni. E non è stato fatto nulla neanche per quanto riguarda le aste televisive. Avete sospeso le procedure per il beauty contest, però dopo il silenzio: niente asta, niente soldi. Per onestà dobbiamo dire che qualcosa il decreto-legge ha cambiato, soprattutto ha introdotto uno sblocco degli aumenti per gli stipendi dei dirigenti dell'Agenzia delle entrate e dei monopoli, un regalino fatto a loro e speriamo soltanto a loro e non a tutti gli altri dirigenti della pubblica amministrazione.
L'unica nota veramente positiva è rappresentata da una norma, da sempre chiesta dal gruppo dell'Italia dei Valori, che però non ha proprio niente a che vedere con le liberalizzazioni, che prevede l'IMU sulle attività non esclusivamente commerciali della Chiesa. Dunque, l'Italia dei Valori, che ha già votato convintamente «no» alla fiducia, voterà «no» anche questo a decreto-legge, che - lo ripeto - non ha nulla a che vedere con la crescita, giacché anche nell'ultimo vertice notturno di palazzo Chigi tra A, B e C, i leader della maggioranza politica che sostiene il Governo, si è parlato di tutto, della RAI, della giustizia, dell'articolo 18, ma l'unica cosa che è stata trascurata è stata proprio la crescita.
Si tratta, dunque, di una situazione di estrema gravità perché il Governo con questo provvedimento non solo non è stato capace di liberalizzare niente, ma è arrivato addirittura a violare l'articolo 81 della Costituzione, quello stesso articolo che il Parlamento aveva recentemente modificato per rispondere alle aspettative europee. Le medesime aspettative che oggi sono utilizzate strumentalmente come scusa per modificare l'articolo 18 dello Pag. 113Statuto dei lavoratori e fare man bassa della tutela della libertà e della dignità dei nostri concittadini. Le chiedo, professor Monti, con quale coraggio e con quale faccia? Di tutto infatti avremmo bisogno, signori rappresentanti del Governo, fuorché di nuovi licenziati, visto che questi aumentano tutti i giorni anche senza il vostro contributo. Presidente Monti, perché in questo decreto-legge, che avrebbe dovuto rilanciare l'economia del Paese, del vostro decisionismo non vi è traccia? La verità è che al fondo avete deciso di non voler decidere. Dubitate di voi stessi, agite in maniera propagandistica e non riuscite a garantire una seria apertura dei mercati. Per questo, l'Italia dei Valori voterà contro questo decreto-legge e contro un Governo che ad oggi ha tradito il suo mandato e ha addirittura violato la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, consentite anche a me in premessa a mio nome e del gruppo Popolo e Territorio di esprimere la sincera solidarietà nei confronti del Ministro Fornero per questo ignobile attacco ricevuto nella giornata di ieri.
Questa è un'autentica vergogna dalla quale abbiamo il dovere politico e morale di prendere le distanze. Stagioni contrassegnate dall'odio, attraverso attacchi a personalità politiche, uomini di Governo, a professionisti impegnati nel campo delle riforme per il nostro Paese, le abbiamo già vissute e credo sia doveroso, da parte dell'intero Parlamento, non soltanto esprimere solidarietà, ma alzare il livello di attenzione rispetto a fenomeni di questo tipo, soprattutto quando sono accompagnati dalla irresponsabilità di chi pretende di tornare in Parlamento nel nome dell'antipolitica.
Detto questo, signori rappresentanti del Governo, annuncio con grande lealtà, ma aggiungo anche con grande delusione e con qualche sofferenza, il voto favorevole al decreto-legge sulle liberalizzazioni che oggi è all'esame del Parlamento. Lo abbiamo già annunciato nel corso del dibattito sul voto di fiducia. Qui ci troviamo di fronte ad un'iniziativa che, dal punto di vista delle liberalizzazioni, può costituire sicuramente un adempimento rispetto al quale mi sento di dover dire che siamo di fronte ad un bicchiere mezzo pieno. Quel bicchiere mezzo pieno non aiuta a farci comprendere a sufficienza qual è la direzione di marcia che il Governo sta assumendo per creare davvero condizioni di liberalizzazione nel nostro Paese.
Quello che notiamo è uno scivolamento graduale e progressivo verso una visione più socialdemocratica che liberalizzante, verso una concezione che, in qualche misura, non libera sostanzialmente le pastoie burocratiche e non sblocca quei monopoli che si sono costituiti nel corso degli anni e che hanno creato una vera e propria condizione di alterazione del mercato. È vero, le liberalizzazioni produrranno effetti nel tempo e credo che di questo bisogna avere assoluta consapevolezza. Liberalizzare significa soltanto creare condizioni di maggiore concorrenzialità, gli effetti sull'utenza e sul livello del mercato li vedremo nel tempo, non vi è dubbio.
Ecco perché siamo fortemente preoccupati da alcuni aspetti - ne citerò alcuni - che sono all'interno di questo decreto-legge e che, a nostro avviso, non colgono esattamente le esigenze che oggi si presentano in un quadro complessivo dove, evidentemente, la parametrazione, anche rispetto a quello che stanno facendo le altre nazioni europee, credo sia essenziale ed importante.
Mentre noi discutiamo di liberalizzazioni nel nostro Paese, in altre parti d'Europa, e segnatamente nella gran Bretagna, stiamo assistendo alla capacità di intervenire con un taglio sul livello della tassazione delle imprese che non ha eguali in Europa. Dal 1o aprile la corporate tax scenderà di 2 punti per attestarsi al 24 per cento, e questo è soltanto il prologo di un'ulteriore riduzione al 22 per cento nel Pag. 1142014, per poi arrivare al 20 per cento. Questo significa che è su quel livello che, evidentemente, dobbiamo tornare a ragionare se vogliamo creare condizioni non solo di concorrenzialità, ma soprattutto condizioni per il rilancio produttivo del nostro Paese.
Chi pensa che «l'equazione liberalizzazioni» significhi automaticamente ripresa produttiva si sbaglia, è un'illusione dalla quale bisogna fuggire. Voglio dire che si è parlato e si parlerà nelle settimane che verranno di questa organica e complessiva riforma del lavoro, a cui noi guardiamo con grande attenzione, signor Presidente del Consiglio, ma anche con qualche preoccupazione perché in qualche modo notiamo che quella sarà una riforma, che presto verrà all'esame del Parlamento - e mi auguro che vi sia qualche spazio e qualche margine per qualche miglioramento, per qualche aggiustamento, che non tocchi la filosofia complessiva della riforma -, che indubbiamente va nel senso di dare nuovo dinamismo al mercato del lavoro, ma, nello stesso tempo, comprime in maniera eccessiva quell'area della flessibilità in entrata che è molto agganciata al tema dello sviluppo e della crescita.
Se noi aumentiamo il cuneo fiscale per le imprese e se in qualche misura non diamo spazio ad un sistema di maggiore occupabilità, quasi sposando la tesi molto cara alla sinistra, in base alla quale le tipologie contrattuali sono determinate dalla legge e non invece dal mercato, non siamo più liberisti: siamo evidentemente su un'altra lunghezza d'onda, con il rischio di creare sacche di maggiore di inoccupazione. E abbiamo in qualche modo sposato questa tesi, altrettanto assurda, in base alla quale precariato significa disoccupazione. Precariato ha significato, prima della crisi, nuova occupazione e livelli di occupazione nel nostro Paese, che erano addirittura al di sopra di quelli registrati in altri Paesi europei.
E veniamo ad alcuni aspetti di questo decreto. A noi preoccupa - lo diciamo con grande franchezza - il ritorno della tesoreria unica. Questo è un argomento sul quale il Governo dovrà assolutamente ritornare perché, se è vero che in molti casi gli enti locali hanno abusato della tesoreria unica e l'hanno usata in maniera distorta, è altrettanto vero, però, che in questa maniera, dopo i tagli che sono stati fatti al mondo delle autonomie, noi avremo enti locali che non avranno più disponibilità diretta delle proprie risorse depositate presso il sistema bancario. Questo comprimerà ulteriormente la possibilità di investimento degli enti locali.
Poi c'è un argomento centrale, sul quale evidentemente dovremo confrontarci, il mondo dei tecnici con il mondo della politica. Che concetto abbiamo dell'autonomia e della responsabilità degli enti locali e delle autonomie locali? Autonomia e responsabilità sono due concetti che si coniugano assieme e ci sono mezzi per far sì che ci sia un controllo diretto su come vengono utilizzati questi fondi.
Ma, prima di concludere il mio intervento, vorrei soffermarmi su un aspetto, sul quale la invito, signor Presidente del Consiglio, nelle prossime settimane e nelle prossime occasioni, ad incominciare a dare una risposta al Parlamento, ma soprattutto al nostro Paese.
È vero, noi siamo in una fase di declino, un declino contrassegnato da tanti fattori negativi, dai giovani che non trovano occupazione, dall'accentuarsi di un divario sociale, non solo nel reddito, ma anche nelle opportunità. Siamo di fronte ad un aumento del costo della vita, che cresce ed è insopportabile per molte famiglie. Siamo di fronte anche ad un declino di senso di appartenenza, che in qualche modo sta lacerando il nostro tessuto sociale.
Questo è un declino che noi dobbiamo affrontare come italiani, non aspettando alcunché né dall'Europa né dalla Germania. Lei ha ragione quando ci si richiama ad una grande responsabilità. Ma responsabilità significa anche capire qual è la direzione di marcia, ovvero dove andiamo con questa macchina e con questa terapia che è stata messa in piedi dal suo Governo. Infatti, se è vero che bisogna mettere a posto i conti pubblici, se è vero che dobbiamo rispettare quelli che sono gli Pag. 115impegni dell'Europa, ebbene, incominciamo a dire anche le cose come stanno.
Io mi domando che cosa faremo quando nel 2014 non raggiungeremo il pareggio di bilancio. Infatti tutti gli osservatori ci dicono che avremo un ulteriore disavanzo di 20 miliardi di euro. Allora mi domando: quale sarà la risposta che dovremo mettere in piedi? E questa terapia, questo pensiero unico della tecnocrazia e della tecnofinanza, è l'unica strada possibile?
Non è possibile pensare ad altri interventi, che in qualche misura ridiano margine ad una ripresa economica e produttiva nella consapevolezza che abbiamo, che questo è un Paese che si può rimettere in marcia soltanto se riesce a sviluppare un'idea di crescita ed un progetto per l'Italia e per gli italiani. Lei mi dirà: questo è il compito della politica.
È il compito certamente di una politica oggi assente, che ha delegato ai tecnici un ruolo importante e decisivo sul piano del recupero della credibilità del nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Ma senza un progetto per l'Italia noi non andremo avanti, non creeremo fiducia né ai giovani né alle imprese.
Ecco perché è arrivato il momento che si svegli la politica e si confronti su questi temi perché è in gioco il futuro delle nostre generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi voteremo convintamente quello che non consideriamo il decreto liberalizzazioni, ma che consideriamo un primo importantissimo provvedimento sulle liberalizzazioni. Questo provvedimento non esaurisce, e non poteva naturalmente che essere così, il novero degli strumenti e degli obiettivi da mettere in campo per aprire i mercati dei beni e dei servizi a vantaggio dei consumatori e delle imprese italiane.
Questo provvedimento, però, traccia una strada precisa e nel merito affronta un numero consistente di punti nodali. Sono stati richiamati anche dai colleghi: si interviene sulle professioni, sulle tariffe professionali, vengono eliminate le tariffe minime, si aumenta il numero dei notai e delle farmacie, si interviene sui taxi, si definisce un'Autorità nazionale che dovrà occuparsi della competitività e della qualità dei servizi di trasporto pubblico, si affronta un nodo che era rimasto lì ancorché ne abbiamo discusso per due decenni, quello della separazione della rete di distribuzione del gas dalla principale azienda, peraltro a maggioranza pubblica, del gas stesso, quindi si apre alla concorrenza su una base di maggiore uguaglianza tra i competitori e questo andrà pian piano a beneficio tanto dei consumatori finali quanto delle imprese in un settore cruciale come quello dell'approvvigionamento del gas.
Sulle banche, ne abbiamo discusso anche oggi, c'è molto da fare per creare un mercato competitivo con un sistema di prezzi più trasparenti ma c'è un primo punto importante, è bene che lo si sappia. Si incide su una cattiva abitudine, chiamiamola così, del sistema bancario italiano, cioè che era possibile sedere nel consiglio di amministrazione di una banca e sedere nel consiglio di amministrazione di una banca concorrente ed è chiaro che questa non era una via per aumentare la competizione tra le banche a favore dei clienti, fossero essi consumatori cittadini o imprese.
Questo è un punto importante, poi dovremo fare molto di più anche sulla struttura delle tariffe e dei prezzi. Altre cose vengono considerate e da ultimo, tra gli elementi positivi di questo provvedimento, voglio citare anche la capacità che questo Governo ha avuto di intervenire con molta misura su un tema che rischiava di animare discussioni ideologiche fuori luogo cioè il tema dell'ICI, dell'IMU Pag. 116per quelle superfici adibite ad uso commerciale che erano di proprietà della Chiesa. Ecco, con misura, applicando le regole europee e il buonsenso, si è riusciti a stemperare anche quella che rischiava di essere una discussione ideologica senza fine, senza nessuno spirito ritorsivo, semplicemente applicando le regole. C'è molto altro da fare. Sicuramente, ad esempio, sul trasporto ferroviario, bisogna lavorare perché si possa aprire alla concorrenza e non solo - è già importante - sull'alta velocità ma anche sui servizi per i pendolari, dove non è vero che non ci può essere concorrenza, anzi, dobbiamo ricordare che c'è stato un tentativo di cominciare a fare concorrenza e offrire servizi migliori e tariffe più basse per i pendolari tra Milano e Torino, ma con le leggi attuali questo tentativo è fallito. Anche nelle rotte più difficili è possibile aprire alla concorrenza e i pendolari italiani hanno bisogno di un servizio di qualità reso in un regime di concorrenza.
Signor Presidente del Consiglio, c'è un altro aspetto a cui tengo che è quello dei servizi telefonici e delle telecomunicazioni per quanto riguarda la rete fissa e la banda larga, che sono due aspetti centrali sia per i consumatori cittadini sia per le imprese. Su questo bisogna lavorare perché la principale azienda, che è anche proprietaria della rete, quella che arriva in tutte le nostre case, non goda di un privilegio rispetto ai concorrenti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
In Senato c'è un provvedimento che era stato votato dalla Camera e che andava nella direzione di aprire alla concorrenza anche l'ultimo miglio dei servizi telefonici. Credo che si debba essere molto attenti, perché so che c'è chi vorrebbe modificare il provvedimento così come è passato alla Camera. Nessuno vuole espropriare la rete Telecom naturalmente, ma stiamo attenti a non fare un passo indietro (forse qualche correzione si può fare) rispetto al fatto che grazie al lavoro della Camera si è ottenuto un avanzamento nella concorrenza per mettere davvero sullo stesso piano gli operatori, quelli che ci portano Internet e il telefono in casa. Questo provvedimento ha due meriti. Il primo merito, al di là delle misure puntuali che ci sono, è quello di aver comunicato agli operatori economici italiani e non italiani che questo Governo, questo Parlamento, la maggioranza che lo sostiene, si sentono impegnati perché l'Italia sia - o soprattutto torni ad essere - un buon posto dove investire, dove fare economia, dove portare le innovazioni.
Secondo punto di merito, dopo anni in cui di concorrenza si parlava ma non si faceva abbastanza, è aver saputo comunicare all'opinione pubblica (ma poi bisogna dimostrarlo con misure efficaci, queste e le altre che dovremo prendere nei prossimi mesi) che l'offerta del bene pubblico concorrenza è un compito cruciale e non rinunciabile di uno Stato che voglia far funzionare bene un'economia di mercato. E liberalizzare - questo vale per noi parlamentari - significa ragionare sempre non come portatori di un interesse specifico anche quando l'interesse specifico c'è, ma ragionare sempre come consumatori. Se sono un notaio devo ragionare come uno che usa il taxi, e se sono un tassista probabilmente devo ragionare come uno a cui qualche volta nella vita serve avere a che fare con un notaio, servono i servizi professionali. Dobbiamo fare molto di più sui servizi pubblici locali, dove c'è indubbiamente un avanzamento rispetto alla situazione attuale, ma qui la classe politica non deve avere il riflesso che tanto poi in quella azienda magari ci sono gli uomini miei, in quell'azienda ci sono gli uomini di quel partito e quindi forse bisogna garantire una rendita. No, i servizi pubblici locali sono essenziali anzitutto per i cittadini ma anche per le imprese.
Se vogliamo che l'Italia torni ad essere un posto dove si investe, si fa economia, si fa buona occupazione, bisogna avere il coraggio di fare le riforme, non dico senza guardare in faccia nessuno (perché non sarebbe così), ma senza farsi condizionare dagli interessi che di per sé stessi sono interessi legittimi ma vanno superati nell'interesse generale e dell'economia italiana. Vede, signor Presidente, in quattro Pag. 117mesi questo Governo, che non poteva avere la bacchetta magica (nessuno glielo chiedeva), ha attenuto un primo risultato. Nasceva sull'emergenza di un rischio di crisi finanziaria del Paese, di un fallimento del Paese. Quando questo Governo si è insediato il debito pubblico italiano pagava un interesse straordinario, straordinariamente superiore a quello degli altri Paesi. Lo spread - come si dice - che misura il costo del debito era oltre i 550 punti. Oggi siamo scesi sotto i 300, oggi siamo un po' sopra ma abbiamo scavalcato un Paese come la Spagna, abbiamo ripristinato il fatto che l'Italia è un Paese più affidabile della Spagna per quanto riguarda la capacità di pagare il proprio debito pubblico.
Questo lo abbiamo fatto per la credibilità, perché il Parlamento in modo corale ha assunto la responsabilità di sostenere il suo Governo, ma anche perché - concludo - abbiamo dimostrato che anche in Italia c'è il coraggio di riformare. È così sulle liberalizzazioni, dovrà essere così sul mercato del lavoro. Signor Presidente Monti, vada avanti, il suo non è un mandato a sovranità limitata. Se bisogna salvare la RAI dal fallimento si salva la RAI dal fallimento, scelga lei come. Se bisogna parlare di corruzione per garantire all'economia italiana una base di legalità bisogna parlare di corruzione. Dalle riforme verranno i premi per i cittadini e per il Paese nel suo complesso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo a votare un provvedimento, quello sulle liberalizzazioni, che è un ulteriore tassello di un quadro che il Governo Monti, assieme a noi, colleghi, assieme al Parlamento, sta disegnando con un obiettivo dichiarato: salvare l'Italia da una condizione economica difficile in cui si trovava alcuni mesi fa e che - non lo dimentichiamo - ancora oggi non è certo superata. Chi si illude che sia sufficiente l'indicazione che ci viene dall'abbassamento dello spread sbaglia l'analisi e, soprattutto, rischia di conseguenza di non mettere in atto tutte quelle manovre che sono ancora necessarie per mettere il Paese in sicurezza. Lo voglio dire con molta chiarezza: l'UdCpTP dall'inizio ha sostenuto il Governo Monti. Abbiamo votato con convinzione la manovra di dicembre, il cosiddetto decreto «salva Italia», sapendo bene - e sottolineo sapendo bene - i sacrifici che con quel provvedimento stavamo chiedendo ai cittadini italiani. Con altrettanta chiarezza voglio dire che gli effetti sulle famiglie e sulle imprese di quel provvedimento si concretizzeranno con aggravi di costi per tutto il corso del 2012 e anche per gli anni a venire. Ci rendiamo ben conto delle responsabilità che ci siamo assunti nell'introdurre l'imposta sulla prima casa, nell'aumentare la tassazione per le imprese, in un momento di difficoltà per il Paese. Ma l'abbiamo fatto perché siamo consapevoli che l'alternativa a quei provvedimenti sarebbe stata una situazione devastante per l'Italia. Se non avessimo approvato quei provvedimenti oggi il nostro Paese sarebbe stato come la Grecia, con gli stipendi decurtati del 50 per cento, con la disoccupazione al massimo storico, con i consumi pressoché azzerati e con le famiglie che lì sì fanno fatica ad arrivare a fine mese.
Abbiamo compiuto questa scelta difficile senza polemizzare con chi ha avuto più responsabilità di noi a creare quella situazione. Anzi, abbiamo apprezzato, anche pubblicamente, il senso di responsabilità del PD e del PdL ad appoggiare questo Esecutivo da noi auspicato per anni e che sta dimostrando nei fatti di fare le cose che servono al Paese. Con altrettanta determinazione, però, siamo convinti che chi oggi attacca il Governo e la maggioranza che lo sostiene, imputando a loro la responsabilità dei sacrifici richiesti agli italiani, può stare tranquillo, non incasserà il dividendo elettorale sperato. Gli italiani sono più intelligenti. Mi riferisco a quella Lega Nord Padania, sia di lotta che di Governo, preoccupata e occupata per Pag. 118anni solo a difendere i furbetti delle quote latte quando il Paese stava andando a rotoli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), mentre noi eravamo all'opposizione e vi chiedevamo a gran voce di fare quelle riforme che voi avete ignorato per anni. Non è più, colleghi, il tempo della demagogia e degli spot elettorali, oggi è il tempo della responsabilità e del fare e il Governo Monti e questa maggioranza lo stanno dimostrando. Ora i conti sono a posto. Bisogna creare le condizioni per la crescita. So e sento che molti opinionisti ed economisti vorrebbero ancora una politica espansiva, anche in deficit, così come si faceva nel passato. C'è la crisi, investiamo in opere pubbliche, aumentiamo il debito e inneschiamo la ripresa. Le politiche espansive hanno funzionato, ma in un altro tempo. Hanno funzionato quando la politica monetaria era ancora una facoltà nazionale e quando il mercato finanziario non era globalizzato.
Oggi, se vogliamo far crescere l'Italia e l'Europa, lo strumento è un altro ed è uno solo e passa attraverso l'ammodernamento del sistema produttivo e del sistema Paese. Bisogna renderlo più competitivo e le liberalizzazioni rientrano a pieno titolo in questo capitolo. Le liberalizzazioni, insieme alla semplificazione, alla riforma del lavoro che dovremo fare, alla riforma del fisco, alle riforme istituzionali per avere uno Stato che costi meno, con la riduzione anche del numero dei parlamentari: queste sono le uniche leve che gli Stati moderni oggi hanno a disposizione per combattere la crisi. Lo riassumo in tre parole: rigore, equità e crescita, sono gli unici e veri antidoti alle crisi moderne. L'UdCpTP è un partito liberista della prima ora, ma, anche se sembra un paradosso, proprio perché crediamo che le liberalizzazioni siano indispensabili, ne vogliamo sminuire la portata. Troppa enfasi abbiamo sentito in questi mesi sulle facoltà taumaturgiche delle liberalizzazioni. Le liberalizzazioni sì daranno crescita, ma gli italiani lo devono sapere, non nel breve periodo e, comunque, non fino a quando questa crisi persisterà nel nostro Paese in maniera così violenta.
L'effetto crescita delle liberalizzazioni tuttavia è un effetto soltanto secondario. L'effetto immediato è un altro, è quello di dare più equità al sistema. Le liberalizzazioni intervengono in un mercato libero per rimuovere tutti quegli ostacoli alla concorrenza che si creano proprio nel mercato e nella società. Bisogna rimuovere quegli ostacoli che impediscono, ad esempio, ai giovani di accedere al mercato del lavoro, a imprese innovative - e ce ne sono in Italia - di affermarsi nei mercati e che permettono alle corporazioni di assicurarsi rendite di posizione che vanno a scapito di tutti. Guardate, vanno a scapito in particolare dei più deboli e sono proprio quelli che difendiamo con le liberalizzazioni.
Le liberalizzazioni liberano risorse, idee, energie, che sono state bloccate per troppi anni dai monopoli e da una regolamentazione troppo oppressiva da parte dello Stato. Uno Stato libero è uno Stato che riduce il proprio perimetro d'azione, cioè che fa meno ma è capace di regolare meglio il mercato e in maniera più trasparente. Chiunque, colleghi, sarà capitato anche a voi, si sia occupato di liberalizzazioni in questo periodo, ha ricevuto da un cittadino, da un amico, una domanda molto semplice: ma da domani cosa cambia per il cittadino? La risposta è altrettanto semplice: settori produttivi che sono stati tenuti ostaggio da barriere protezionistiche come i bancari, gli assicurativi, i servizi pubblici locali o le professioni, come notai, farmacisti, tassisti da domani dovranno fare i conti con una maggiore concorrenza. E se la concorrenza funziona e penso che funzioni, la qualità dei servizi aumenterà e i prezzi diminuiranno ma non solo, ci sarà un sistema più equo: i giovani meritevoli avranno più facilità di accesso a questi settori e forse potremmo sfatare quel modo di dire che per troppo tempo ha interessato il nostro Paese, cioè che in Italia solo i figli dei notai fanno i notai, solo i figli degli avvocati fanno gli avvocati, solo i figli dei commercialisti Pag. 119fanno i commercialisti. E ancora a quel cittadino curioso di sapere cosa cambia da domani rispondo che separando la proprietà della rete del gas dalla società di gestione che è un'eredità di quei vecchi assetti monopolistici ancora purtroppo nel nostro Paese troppo attuali, pagherà meno la bolletta del gas. E lo dico al Governo: se avremmo coraggio di andare avanti come noi vi chiediamo nella liberalizzazione dei servizi pubblici locali non solo il gas costerà meno, costerà meno l'elettricità, costeranno meno i rifiuti, costerà meno il biglietto dell'autobus. Questo cambiano le liberalizzazioni, certo la politica deve fare un passo indietro dalla gestione di quei servizi pubblici locali. Non nominerà più amministratori e sindaci, migliaia di amministratori e sindaci ma farà il bene del Paese.
Ci dobbiamo liberare insomma da tutti quei monopoli che sono controllati dalla politica. Il lavoro non è certo finito. Sulle liberalizzazioni molto resta ancora da fare e molto dovremmo ancora fare per l'ammodernamento del Paese. È necessario che tutti i partiti, tutti che finora hanno sostenuto con lealtà il Governo Monti, continuino a farlo con la stessa determinazione dimostrata sinora. Le scadenze che ci aspettano non sono certo facili. Penso, ad esempio, alla riforma fiscale e alla riforma del mercato del lavoro. Per questa ragione non solo le forze politiche oggi sono chiamate ad uno sforzo di responsabilità, ma su questi temi anche le forze economiche e sociali devono rinunciare alla protezione di qualche interesse particolare per tutelare chi oggi non è rappresentato e non gode di alcuna rappresentanza con responsabilità e senza cadere nella tentazione di anteporre interessi elettorali a quelli del Paese. Pertanto voteremo con convinzione questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, esponenti del Governo, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per votare l'ennesimo provvedimento di questo Governo che nonostante una maggioranza bulgara continua a decidere il futuro del Paese, dello stesso Paese di cui non è democratica espressione, a colpi di fiducia. A proposito, Presidente del Consiglio, a quante fiducie siamo arrivati? Glielo chiedo perché nonostante lei sia qui soltanto da pochi mesi, abbiamo già perso il conto delle volte a cui lei ha fatto ricorso a questo strumento.
È una fiducia su un provvedimento che, tra l'altro, il Paese intero ha conosciuto in queste settimane come decreto-legge «liberalizzazioni», tanto che noi, come tutti i cittadini, abbiamo pensato ad un testo finalizzato ad ampliare, in ossequio al principio della concorrenza e dello sviluppo economico, la libertà. Perché altrimenti parlare di liberalizzazioni?
Purtroppo, l'unica vera liberalizzazione che questo Parlamento ha approvato è scritta nel decreto-legge concernente le semplificazioni in discussione al Senato per iniziativa della Lega Nord, tra l'altro. Sto parlando della norma sul cosiddetto ultimo miglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che, di fatto, toglie a Telecom il monopolio sulla gestione e sulle manutenzioni della rete; una norma approvata in prima lettura alla Camera in virtù di un emendamento del collega Fava, accolto dal Governo e votato all'unanimità. E questo Governo è così liberale e liberatore da aver presentato, proprio oggi, al Senato un emendamento che, di fatto, vanifica i contenuti della norma approvata alla Camera. Risulta, quindi, evidente che voi non vogliate liberalizzare proprio nulla e che Telecom, oggi, è ancora più forte di questo Governo e della sua eterogenea maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Signor Presidente... la richiamo all'attenzione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego...

Pag. 120

GIANLUCA FORCOLIN. Presidente, abbiamo poche volte l'occasione di averla qui, mi degni della sua attenzione, per favore! Un nobile tentativo, quindi, signor Presidente, davvero non c'è che dire, un nobile tentativo che, però, si scontra in più punti nello stesso testo.
È, forse, in grado di spiegare, ad esempio, quale sia la libertà che oggi date voi ai comuni nello scegliere la tesoreria statale come salvadanaio delle proprie risorse? Se non vuole spiegarlo a noi della Lega, lo spieghi agli 8.100 sindaci del Paese: spieghi loro qual è il concetto di libertà che questo Governo ha e la coerenza tra la parola liberalizzazioni e la scelta che avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per la verità, la concezione che questo Governo ha del principio di libertà è quantomeno dubbia: ripensiamo solo al metodo democratico con il quale lei ha preso posto tra questi banchi: un altissimo esempio di democrazia popolare! Quindi, se il buongiorno si vede dal mattino, non potevamo certo aspettarci altro dai professoroni della politica, oggi, purtroppo, padroni del destino di questo Paese.
Certo che, però, mai avremmo pensato che un Governo di tecnici riuscisse nell'impresa di denominare un provvedimento «liberalizzazioni», per poi togliere agli enti locali proprio quella libertà che, da anni, inseguono e reclamano a gran voce, con tanti saluti all'autonomia finanziaria, alla responsabilizzazione degli enti locali nel processo della spesa pubblica e nella riforma federalista, già minato alle basi dalla sua reintroduzione dell'imposta sulla prima casa e, soprattutto, dalla devoluzione del gettito delle seconde abitazioni allo Stato centrale.
Nei prossimi mesi, infatti, i nostri cittadini vedranno i veri effetti della sua manovra «salva Italia», con il pagamento della prima rata dell'IMU e la rivalutazione delle rendite (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sarà un pesantissimo salasso per i nostri cittadini e lei, signor Ministro, che con questa manovra ha reintrodotto il vero e proprio centralismo romano, questo lo sa bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Da una logica e da una prospettiva federalista, infatti, da sempre cavallo di battaglia della Lega Nord, dopo, la gestione delle entrate sarebbe avvenuta sulla base delle necessità locali. Siamo passati, invece, ad un'imposizione centralista romana secondo cui la periferia deve aumentare le tasse, per poi mandare sempre a Roma l'incassato per supportare il bilancio nazionale e mantenere il potere decisionale. Prova ne è il rinvio ad aprile 2013, per esempio, nel suo decreto-legge cosiddetto milleproroghe, della fase sperimentale di utilizzo dei fabbisogni standard: unica vera soluzione reale e concreta ai mali di questo Paese, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È una vera risposta alla responsabilizzazione dell'ente locale, della buona politica, oltre ad essere una questione di lealtà e di equità oggi proclamata, ahimè, solo a parole.
I sindaci, oggi, soprattutto quelli virtuosi del Nord, che tengono centellinato anche l'ultimo euro in cassa, grazie alle scelte assunte dal suo Governo, debbono prendersi tutte le responsabilità nell'alzare l'asticella della pressione fiscale e tributaria nei propri territori e, per contro, devono spiegare ai propri cittadini che i servizi non ci saranno, perché queste risorse, questo maggior gettito da loro pagato finirà nelle casse centrali dello Stato per finanziare ancora sprechi e inefficienze. Questa è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, il Nord non può più tollerare situazioni come quelle del comune di Comitini, in provincia di Agrigento: con soli 960 abitanti, annovera al proprio servizio ben 63 dipendenti pubblici di cui nove agenti di polizia locale. In pratica, un dipendente pubblico ogni 15 abitanti. Alla faccia dei comuni del Nord, come il mio, a Musile di Piave, dove è impiegato un dipendente pubblico ogni 300 abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Sono forse i miei cittadini di «serie B» rispetto a questi citati, signor Presidente? Non pagano le stesse tasse e dovrebbero Pag. 121avere gli stessi servizi? È questo il suo concetto di equità e di sviluppo del Mezzogiorno, basato su una spesa pubblica storica fatta di assistenzialismo e di posti di lavoro magari in cambio di voti?
Perché non interviene su questi voti, signor Presidente? Avrà tutto il nostro appoggio, quello convinto della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Così, mentre tutti gli Stati moderni si dotano di una struttura amministrativa decentrata, dove i diversi livelli di Governo concorrono solidalmente alle istanze dello Stato, in Italia ancora una volta andiamo contro corrente, ritornando su quella strada di centralismo che speravamo di aver definitivamente abbandonato.
Ma, come ho detto precedentemente, non voglio dilungarmi ulteriormente su questa questione, non perché non sia importante - si badi bene - quanto piuttosto per il fatto che aspetterò con pazienza il giorno in cui, necessariamente, dovrà spiegare ai nostri imprenditori del Nord che, mentre lei a Bruxelles sventola alta la bandiera delle liberalizzazioni e millanta la necessità di facilitare l'accesso al credito per le nostre piccole e medie imprese, oggi toglie quasi 9 miliardi di euro agli istituti del credito del territorio per portarli a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci spieghi piuttosto, professor Monti, lei che di banche se ne intende, lei che di speculazioni ne capisce, dove sono finiti i soldi liberati anche recentemente dalla BCE per il nostro sistema bancario e che non hanno visto spostare di una virgola l'accesso al credito per le nostre imprese e le nostre famiglie in difficoltà. Queste sono le vere questioni sulle quali lei e il suo Governo vi dovreste concentrare.
Prendiamo atto, quindi, che oggi miliardi di euro entrano nelle disponibilità bancarie, mentre nello stesso tempo un nostro piccolo artigiano, una nostra piccola impresa vengono costretti alla chiusura o, ancor peggio, al fallimento, perché non si aprono accessi al credito, non si aiuta l'impresa e, per contro, si vedono però acquisti importanti di titoli e di obbligazioni per speculare su queste grandi somme messe a disposizione dalla BCE con un interesse minimo dell'1 per cento.
Si paghino i fornitori della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e si aiuti chi è in difficoltà, signor Presidente. Sono quasi 100 i miliardi di debito che lo Stato ha nei confronti delle imprese per lavori e servizi già erogati. Allora non si può giocare con due pesi e due misure. Da una parte si chiede rigore sui pagamenti ai nostri contribuenti, pena l'accertamento, il ruolo, la confisca dei beni, eccetera e, dall'altra non si paga chi ha regolarmente lavorato per la pubblica amministrazione, senza nessuna penalità.
Ancora una volta a subirne gli effetti sono gli enti locali che, già blindati dal Patto di stabilità, vedono le proprie imprese nel territorio chiudere sotto i propri occhi in modo indifeso e impotente. È questa la boccata d'ossigeno che vogliamo dar loro, signor Presidente? Gli slogan erano di casa e paternità del precedente Governo, si diceva, ma da quanto si vede nei termini da lei affrontati dal decreto cosiddetto «salva Italia» - che noi preferiamo chiamare «affossa Padania», visto che a pagare siamo sempre i soliti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - a quello delle semplificazioni, fino alle cosiddette liberalizzazioni, non si vede traccia di un miglioramento nel concreto della vita reale delle nostre imprese e delle nostre famiglie.
Allora provi, signor Presidente, a farsi un giro per i territori, nei nostri comuni e senta le risposte vere alle sue manovre. Senta se vi sono effetti concreti alle istanze urlate con forza da queste categorie. Mi creda, da sindaco, termometro della situazione, e da filtro con le nostre famiglie, posso dirle con franchezza che lei e il suo Governo sono state risolvendo minimamente le difficoltà oggettive con le quali i nostri cittadini devono quotidianamente convivere.
La rabbia sta nel fatto che le vostre azioni inefficaci e infruttifere devono essere ammortizzate e calmierate senza risorse Pag. 122proprio da noi sindaci, diretti interlocutori con il territorio, offerti alla pubblica piazza, per gli sfoghi di chi con voi non può parlare, ma lancia a noi messaggi forti e chiari.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, questa è proprio la differenza tra noi della Lega e i provvedimenti di questo Governo. Per noi la libertà, quella stessa libertà che viene paventata a gran voce in questo provvedimento, non è una parola, ma una vera bandiera, un simbolo in cui credere e lavorare con coerenza. Per lei, invece, e per il suo Governo è solo una parola usata ad hoc per ammaliare i burocrati europeisti di Bruxelles e per tentare di nascondere con uno stratagemma l'ennesimo furto centralista ai danni della Padania, un furto al quale noi della Lega ci opporremo oggi, domani e sempre, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, non so se anche a lei fa lo stesso effetto, ma a me rimane difficile pensare che si possano fare interventi come quello che abbiamo appena ascoltato ed allo stesso tempo immaginare che quanto detto possa risultare credibile in chi ci ascolta.
Io sommessamente inviterei i colleghi della Lega Nord a farsi un po' più spesso la domanda che si stanno facendo tutti i cittadini italiani: ma fino a ieri dove eravate? Siete stati al Governo otto degli ultimi dieci anni, ma dove eravate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Ora, non c'è dubbio che la diretta televisiva esalta (Commenti del deputato Dozzo)...

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la prego, dia l'esempio.

ALBERTO FLUVI. ...esalta le pulsioni populiste, la demagogia, la voglia di fare sempre più uno. Ma io credo che ci sia un limite - e lo dico sempre a me stesso - quando sono in gioco gli interessi del Paese, dell'Italia.
Noi voteremo questo provvedimento, esprimeremo un voto favorevole perché lo riteniamo una tappa importante di quel percorso che abbiamo inteso intraprendere votando la fiducia al suo Governo. Lo abbiamo fatto per rendere l'Italia un Paese più credibile, più competitivo, più uguale nell'accesso alle opportunità economiche, più attento a promuovere la tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti.
Quest'Aula, come sa, non è potuta intervenire nel merito del provvedimento. Abbiamo raccolto il suo invito a considerare prioritaria la conversione del decreto-legge. Ma questa disponibilità non nasconde la necessità di definire con urgenza un rapporto tra le due Camere e superare quella prassi che assegna ad un ramo del Parlamento il compito di discutere i provvedimenti e all'altro di ratificarli.
Nonostante questo, non possiamo non apprezzare il lavoro fatto al Senato, che ha arricchito, a nostro avviso, e reso più incisive le norme contenute nel testo licenziato dal Governo.
Si tratta di contributi significativi nei settori del credito, delle assicurazioni, dei trasporti, dell'energia, dei farmaci, della tutela dei consumatori, che amplia il menù degli interventi e la loro stessa qualità con disposizioni con effetto immediato a beneficio dei cittadini. Penso solo, per fare alcuni esempi, alla gratuità dei conti correnti per l'accredito delle pensioni fino a 1.500 euro, al ripristino della gratuità delle transazioni finanziarie con le carte di credito presso i distributori di carburanti, alla maggiore trasparenza nel meccanismo del bonus malus per l'assicurazione sulla responsabilità civile dell'auto, all'accelerazione della separazione della rete gas con la definizione di tempi certi per lo scorporo di SNAM da ENI, all'istituzione dell'Autorità indipendente per i trasporti. Spiace per il mancato accoglimento di altre proposte, tra le quali quelle a favore Pag. 123dei giovani nel campo delle professioni, come il mancato ripristino di una forma di retribuzione per i praticanti.
Signor Presidente, quello delle liberalizzazioni non è un argomento nuovo per noi. Dagli interventi sull'energia e sul commercio della legislatura 1996-2001 alle cosiddette lenzuolate dell'allora Ministro Bersani, realizzate nel periodo 2006-2008, le liberalizzazioni sono state una costante nella nostra azione di Governo. Liberalizzare significa che nei mercati prevalgono posizioni di forza, di monopolio, vuol dire costruire le regole, regole affinché i mercati includano e non escludano i soggetti economici, i consumatori, i cittadini.
Ecco perché il Governo ha trovato da subito la condivisione del Partito Democratico. Semmai il rammarico è che forse si poteva fare di più, ma non saremo certamente noi a misurare il tasso di liberalizzazioni contenute in questo decreto-legge. Sappiamo per esperienza quali sono le difficoltà.
Vogliamo invece sottolineare la discontinuità, il cambio di direzione di marcia rispetto al recente passato.
Siamo consapevoli, signor Presidente, che un decreto-legge da solo non è sufficiente e non sarà sufficiente a mettere in moto un'economia, la nostra, che fatica da troppo tempo. Ma, partendo anche da questo provvedimento, l'obiettivo non può essere che quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono il riassetto del sistema produttivo italiano, riassetto necessario per rafforzarne la competitività.
Signor Presidente del Consiglio, dal mio punto di vista uno dei meriti più grandi che lei ha avuto è stato quello di aver detto la verità agli italiani. Il Partito Democratico ha ripetuto più volte in quest'Aula sin dall'autunno del 2008 che la crisi non sarebbe stata una passeggiata, che le sue conseguenze sarebbero state pesanti soprattutto sul terreno dell'occupazione, che non era una questione psicologica.
Abbiamo condiviso questo approccio perché siamo convinti che è proprio nei momenti più difficili che occorre guardare in faccia alla realtà per quella che è, se vogliamo chiamare a raccolta tutte le forze di cui questo Paese dispone (il mondo del lavoro, dell'impresa, delle professioni, della cultura) per renderle protagoniste di un progetto di ricostruzione nazionale. In questo senso pensiamo che la coesione sociale rappresenti un faro a cui ispirarsi.
Troppe volte nel passato le divisioni del mondo del lavoro hanno portato ad una marginalizzazione del lavoro. È una preoccupazione che dobbiamo avere tutti: il lavoro e la dignità del lavoro debbono essere al centro delle nostre preoccupazioni e delle nostre priorità. Il lavoro che c'è ed il troppo che manca, il lavoro a tempo indeterminato e quello precario, il lavoro con protezioni garantite e quello senza tutele.
Condivido che la riforma del mercato del lavoro non si possa ridurre all'articolo 18: deve puntare ad allargare le tutele ed a ridurre la precarietà. È una riforma importante, che disegnerà le regole del mercato del lavoro per i prossimi decenni. Ecco perché occorre un consenso ampio. Non so se la concertazione possa essere considerata un ferro vecchio. In passato ha prodotto risultati significativi per il Paese, ma non è questo il tema. Il tema è che tipo di società abbiamo in mente...

GIANLUCA BUONANNO. Pensa alla copertura di bilancio e alle banche!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la richiamo all'ordine.

ALBERTO FLUVI. Quando non si sa che cosa dire si utilizzano questi strumenti. Ma, a mio avviso, il tema non è questo. Il tema è che tipo di società abbiamo in mente.
Noi pensiamo che centrale debbano essere il lavoro, la creazione del lavoro e la necessità di coniugare lavoro e diritti. Il lavoro non è solo, a nostro avviso, uno strumento attraverso il quale si percepisce un reddito, una busta paga a fine mese. È prima di tutto dignità e diritto di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 124

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, la prego di concludere.

ALBERTO FLUVI. È con questo approccio che affronteremo il percorso parlamentare sulla riforma del mercato del lavoro.
Signor Presidente, concludo. Noi siamo convinti che l'Italia ce la farà. Siamo un grande Paese. Stiamo cominciando a vedere i primi risultati dell'azione del Governo. Stiamo riacquisendo credibilità sullo scenario internazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, deve concludere...

ALBERTO FLUVI. Concludo, signor Presidente. Lo spread tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi si sta riducendo. Chiudo davvero: non è la prima volta che l'Italia si trova ad affrontare passaggi difficili, ma gli italiani non si sono mai tirati indietro ed anche oggi vi è questa disponibilità a due condizioni...

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, è terminato il tempo...

ALBERTO FLUVI. ...che si abbia la sensazione che i sacrifici servano a qualcosa e la certezza che siano distribuiti in maniera equa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente della Camera, signor Presidente nel Consiglio, onorevoli colleghi, in sede di dichiarazione di voto vorrei proporre una riflessione metodologica. Le disposizioni urgenti che stiamo per votare in via definitiva sono comunemente conosciute come decreto-legge sulle liberalizzazioni eppure, nel titolo dell'atto Camera 5025 non compare, da nessuna parte, il termine «liberalizzazioni». Si parla, infatti, di concorrenza, di sviluppo, di infrastrutture, di competitività, ma non c'è da nessuna parte, appunto, il termine liberalizzazioni. Vede, signor Presidente del Consiglio, non è semplicemente una questione semantica, di parole, c'è qualcosa di più; l'impressione è che in tutti questi suoi primi mesi di Governo ci sia stato un eccesso di slogan, di retorica: «salva Italia», «cresci Italia», magari motivati dalle migliori intenzioni di fornire dei messaggi tranquillizzanti all'interno come a livello internazionale dopo tante tensioni, speculazioni mediatiche e finanziarie. Tuttavia, questi messaggi consolatori, alla lunga, rischiano di diventare stucchevoli come stucchevole è la bolla mediatica che avvolge la sua opera. Signor Presidente del Consiglio, a lei mi lega una antica amicizia e stima, lei è meglio della bolla mediatica interessata che la avvolge, non ne ha bisogno. L'Italia ha piuttosto bisogno di verità; le bolle, tanto quelle negative quanto quelle positive si sa come iniziano ma si sa anche come finiscono. L'Italia non ha bisogno di slogan, ma di vera concorrenza, vere infrastrutture, vera competitività e so quanto sia difficile; lei per la sua straordinaria esperienza europea, proprio in questo campo, lo sa, forse, meglio di tutti noi. Ci ricordiamo le battaglie sul mercato dell'automobile fatte insieme in sede europea.
Nessuno ha la bacchetta magica, la buona politica e il buongoverno richiedono pazienza, rispetto per il lavoro fatto da chi ci ha preceduto, rispetto per il lavoro parlamentare, rispetto per la realtà che come è notorio ha la testa dura. Le misure urgenti che ci accingiamo ad approvare in via definitiva, divise nelle macroaree concorrenza e infrastrutture, rappresentano un passo in avanti ma non un balzo. In qualche caso è lecito attendersi conseguenze positive, nella gran parte, però, si tratta di indicazioni programmatiche prive di immediata efficacia. Non mancano, del resto, capitoli nei quali, più che liberalizzazioni, si scrivono riregolazioni centralistiche. Le liberalizzazioni sono veramente tali quando promettano di portare maggiori benefici per i cittadini, in special modo facendo scendere il prezzo di merci Pag. 125e servizi. Non sempre è questo l'effetto che producono le norme che andiamo ad approvare.
Il provvedimento in discussione contiene molte cose, alcune rilevanti, altre forse meno, alcune riflettono una gestazione meditata, perché già elaborate nei ministeri sotto il precedente Governo, altre riflettono l'urgenza dell'azione, altre ancora, se pur condivisibili, hanno poco a che fare con l'idea di liberalizzazione dei mercati accettata comunemente dalla comunità scientifica. Tuttavia quel che è importante è la condivisione della direzione di marcia, dell'idea di società e di economia che vogliamo affermare perché ritenuta la più adeguata al nostro essere in Europa ma, soprattutto, la più adatta a riportarci, con rapidità, sulla strada della crescita e quindi fuori dalla crisi della finanza pubblica e a competere sui mercati internazionali.
Allora la domanda che noi ci poniamo è se siamo sulla strada del superamento o, meglio, dello smantellamento del sistema di cooperativismo corporativo che ha bloccato la crescita dell'Italia e ha rallentato quella dell'Europa. Quel sistema in cui gli interessi corporativi privati e pubblici hanno agito con forza, a volte in modo aperto, a volte in modo più occulto e meno trasparente, per bloccare l'azione riformatrice dei governi e impedire il sano operare della concorrenza sui mercati. L'unico modo per far prevalere i talenti, i migliori, l'innovazione è anche l'inclusione sociale.
Il nostro appoggio va a un disegno esplicito in tal senso, per la costruzione di un capitalismo dinamico e competitivo. Vari studi dimostrano che, se il grado di concorrenza che prevale in Europa nel settore dei servizi si affermasse in Italia, si avrebbe un innalzamento significativo del tasso di crescita di lungo periodo.
Certamente, non è il provvedimento in discussione che determina questa condizioni. Ma l'obiettivo è realmente questo? Sappiamo che non tutto si gioca in Italia, perché il ritardo nella realizzazione del mercato unico europeo nei vari settori dei servizi, che è condizione di aumento del grado di concorrenza in questi mercati in tutti i Paesi europei, è contrastato in Europa anche da Paesi che si sono posti alla testa dell'imposizione di una politica di consolidamento fiscale non coniugata a provvedimenti per la crescita.
Riteniamo che la spinta verso la liberalizzazione dovrà essere fatta valere anche nelle trattative europee, sull'onda della positiva sperimentazione di alleanze allargate e flessibili. Su questa linea il Governo ha il nostro appoggio.
D'altra parte, va sottolineato che la spinta liberalizzatrice e anticorporativa proprio in queste difficili ore si misura più sulla riforma del mercato del lavoro e sulla riforma fiscale che su altri provvedimenti, sui quali si è fatto molto rumore.
In definitiva, non possiamo illuderci che le attuali misure diano di per sé risultati a breve termine in termini di crescita. Sviluppando, però, le parti positive, che vanno nel senso indicato, si potrà delineare il quadro necessario per rilanciare lo sviluppo. Non ce lo chiede solo l'Europa, ma è la domanda che da decenni sale dal Paese.
Abbia coraggio, signor Presidente. Le decisioni che assumiamo oggi si collocano in un quadro più generale che coinvolge il modello di Stato verso il quale ci vogliamo muovere e si collegano, pertanto, anche ad importanti innovazioni istituzionali, da compiere ai massimi livelli dell'ordinamento.
Le riforme costituzionali sono, infatti, il presupposto ideale delle innovazioni legislative che oggi si compiono. Mi riferisco, innanzitutto, alle riforme già avviate in questa legislatura relativamente alla modifica degli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione. Il decreto-legge che oggi si converte non fa altro che anticipare, signor Presidente del Consiglio, in parte gli effetti di quella riforma al fine, da un lato, di perfezionare l'allineamento del nostro ordinamento ai principi di concorrenza derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea e, dall'altro, di riconoscere un fondamento costituzionale all'esigenza di liberalizzazione e deburocratizzazione Pag. 126avviata con la proposta di modifica degli articoli 97 e 118 della Costituzione. Proprio per questo sarebbe opportuno che il Parlamento portasse a termine, in questa legislatura, anche l'approvazione di quel disegno di legge di revisione costituzionale.
Ma vi è anche un altro profilo, apparentemente più indiretto ma altrettanto fondamentale, per il quale le politiche di liberalizzazione meriterebbero di essere accompagnate da interventi di tipo costituzionale. Si tratta di quelle riforme di organizzazione dello Stato che consentono di rendere le istituzioni decisionali più efficienti e tempestive. Il nostro bicameralismo paritario, un federalismo ancora lungi dall'essere compiuto e un sistema di Governo debole e soffocato dai poteri di veto, costituiscono il più grande vincolo strutturale alla modernizzazione del Paese e dell'economia. La semplice circostanza che misure come quelle che oggi approviamo abbiano dovuto attendere l'insediamento di un Governo di emergenza, sostenuto da una maggioranza tanto ampia quanto giustificata da uno stato di eccezionalità, la dice lunga sulla necessità di riforme istituzionali strutturali, che rendano l'efficienza e la responsabilità un dato fisiologico e non il frutto di circostanze straordinarie.
In conclusione, signor Presidente, di più. Il mio partito le chiede di più. Non accetti veti da nessuno. Più sarà ambizioso, più il suo lavoro sarà capito e sarà anche più facile. Avrà con sé non solo il voto convinto del Popolo della Libertà ma la riconoscenza di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 5025, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3110 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività» (Approvato dal Senato). (5025):

Presenti 432
Votanti 426
Astenuti 6
Maggioranza 214
Hanno votato 365
Hanno votato no 61.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Frassinetti ha segnalato che non è riuscita a votare.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,40).

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Scilipoti, non è presente; s'intende che vi abbia rinunciato.

MARCO MAGGIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, intervengo affinché la Presidenza possa sollecitare il Ministro della giustizia a rispondere all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05854 da me presentata il 21 dicembre scorso.
Questo mio sollecito arriva perché il tema è di grande attualità nel senso che con questa interrogazione chiedo che il Ministro faccia chiarezza sulla possibilità che vengano chiusi i tribunali di Vigevano Pag. 127e di Voghera in provincia di Pavia. Credo che, avendo presentato questa interrogazione il 21 dicembre, tre mesi siano più che sufficienti per consentire al Ministro di dare risposte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 19,41)

MARCO MAGGIONI. Oltretutto devo aggiungere, affinché resti agli atti, che sabato scorso 17 marzo si è svolta a Vigevano un'imponente manifestazione a difesa del tribunale con la partecipazione di decine di sindaci della Lomellina e dell'Abbiatense con decine di avvocati e di commercialisti, ma anche di gente comune, insieme ai lavoratori del tribunale che sono fortemente preoccupati di quelli che potrebbero essere gli effetti negativi di una potenziale chiusura del tribunale stesso.
Quindi ancora una volta vorrei che la Presidenza si facesse carico di sollecitare il Ministro a rispondere nel più breve tempo possibile.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,42).

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Ronchi, non è presente; s'intende che vi abbia rinunciato.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per informare il Governo e la Presidenza della Camera che in queste ore è in corso in Mali un colpo di stato militare, se ne è occupata la televisione, ci sono i primi morti. Vorrei soprattutto segnalare che in Mali in questo momento tra i tanti cittadini c'è Demba Traoré, segretario del Partito Radicale, che la settimana scorsa ha incontrato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato e il Presidente della Camera Fini. Ci eravamo dati appuntamento per un'importante iniziativa ma era tornato propri in Mali per dare corso alla campagna elettorale per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Si era insomma recato per svolgere il suo dovere democratico di dirigente già parlamentare di quel Paese. Noi vogliamo sollecitare per questo il Governo, affinché attraverso la rappresentanza dell'Unione europea e l'ambasciata francese segua quanto sta accadendo in Mali e prenda una posizione, come ha fatto il rappresentante della politica estera dell'Unione europea, perché ci sia un rapido ritorno alla vita democratica anche in quel Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, certamente tutti noi condividiamo questo auspicio.

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, volevo pregare la Presidenza di sollecitare - non è la prima volta - il Governo su un tema abbastanza importante, che è stato già oggetto di ordini del giorno approvati dall'Assemblea e di risoluzioni in Commissione, che riguarda la necessità di istituire un tavolo di concertazione con l'INPS, le organizzazioni dell'inquilinato e i Ministeri competenti di vigilanza sull'INPS, che sono il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sull'annoso problema del completamento delle vendite degli alloggi ai conduttori stessi degli alloggi degli enti previdenziali pubblici, che sono rimasti esclusi dall'operazione di acquisto, a seguito dello scioglimento delle società di cartolarizzazione SCIP 1 e SCIP 2, a suo tempo costituite. Questo tema riguarda circa diecimila famiglie in tutta Italia, famiglia di reddito medio-basso in gran parte concentrate in appartamenti di tipo popolare. Queste famiglie attendono risposte dai Ministeri e dall'INPS da molto tempo, sia dal Governo precedente che da questo. Nonostante i Pag. 128ripetuti solleciti non ci sono state ad oggi ancora risposte concrete. Segnalo il problema perché questa situazione, con lo scadere della legislatura ormai prossimo, sta determinando uno stato di ansia e di preoccupazione tra tutte queste famiglie. Quindi, vorrei sollecitare ancora una volta la Presidenza della Camera a segnalare al Governo la necessità di istituire formalmente questo tavolo, perché la sua istituzione darebbe una risposta e soprattutto onorerebbe un indirizzo che l'Assemblea ha già dato attraverso ordini del giorno e attraverso prese di posizione delle Commissioni competenti. Quindi, sarebbe il caso che almeno si riuscisse a dare una risposta e almeno il senso di un ascolto alle istanze giuste che queste famiglie pongono e che sono basate su una legge vigente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei solo associarmi alle parole del collega Maurizio Turco affinché anche la Presidenza della Camera si faccia carico di sollecitare il Governo a porre una particolare attenzione alle vicende drammatiche che si stanno svolgendo in Mali.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 23 marzo 2012, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5025-odg 9/2-4-71-127-136-158 486 483 3 242 480 3 36 Appr.
2 Nom. odg 9/5025/13 487 480 7 241 480   36 Appr.
3 Nom. odg 9/5025/35 498 492 6 247 157 335 34 Resp.
4 Nom. odg 9/5025/81 505 337 168 169 323 14 32 Appr.
5 Nom. odg 9/5025/95 493 488 5 245 73 415 32 Resp.
6 Nom. odg 9/5025/96 489 479 10 240 78 401 32 Resp.
7 Nom. odg 9/5025/98 489 484 5 243 53 431 32 Resp.
8 Nom. odg 9/5025/100 475 469 6 235 55 414 32 Resp.
9 Nom. odg 9/5025/101 479 473 6 237 175 298 32 Resp.
10 Nom. odg 9/5025/105 477 475 2 238 63 412 32 Resp.
11 Nom. odg 9/5025/106 475 464 11 233 57 407 32 Resp.
12 Nom. odg 9/5025/107 471 461 10 231 59 402 32 Resp.
13 Nom. odg 9/5025/108 482 477 5 239 65 412 32 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5025/113 476 469 7 235 49 420 32 Resp.
15 Nom. odg 9/5025/114 477 469 8 235 47 422 32 Resp.
16 Nom. odg 9/5025/122 477 465 12 233 50 415 32 Resp.
17 Nom. odg 9/5025/125 479 473 6 237 88 385 32 Resp.
18 Nom. odg 9/5025/130 478 472 6 237 60 412 32 Resp.
19 Nom. odg 9/5025/132 475 471 4 236 80 391 32 Resp.
20 Nom. odg 9/5025/139 466 415 51 208 20 395 32 Resp.
21 Nom. odg 9/5025/140 467 459 8 230 61 398 32 Resp.
22 Nom. odg 9/5025/147 468 461 7 231 60 401 32 Resp.
23 Nom. odg 9/5025/149 470 421 49 211 18 403 32 Resp.
24 Nom. odg 9/5025/150 462 411 51 206 23 388 32 Resp.
25 Nom. odg 9/5025/151 464 292 172 147 96 196 32 Resp.
26 Nom. odg 9/5025/152 470 462 8 232 17 445 32 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/5025/153 469 461 8 231 16 445 32 Resp.
28 Nom. odg 9/5025/155 472 465 7 233 64 401 32 Resp.
29 Nom. odg 9/5025/160 471 466 5 234 19 447 32 Resp.
30 Nom. odg 9/5025/161 rif. 463 302 161 152 261 41 32 Appr.
31 Nom. odg 9/5025/177 461 443 18 222 35 408 31 Resp.
32 Nom. odg 9/5025/189 436 428 8 215 105 323 31 Resp.
33 Nom. odg 9/5025/200 439 412 27 207 51 361 30 Resp.
34 Nom. odg 9/5025/201 437 428 9 215 36 392 30 Resp.
35 Nom. Ddl 5025 - voto finale 432 426 6 214 365 61 28 Appr.