XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 447 di giovedì 10 marzo 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Stucchi è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, signori deputati, volevo segnalare al Parlamento un gravissimo e inquietante fenomeno che sta turbando l'Italia. Mi riferisco al fenomeno del riciclaggio di capitali provenienti da attività criminali o illecite. Questo, signor Presidente, non lo dice Barbato o l'Italia dei Valori, lo ha detto qualche giorno fa l'UIF, l'Unità d'informazione finanziaria di Bankitalia, che faceva registrare questo fenomeno e lo evidenziava riferendosi all'anno 2010 (l'anno scorso).
Lo scorso anno - sempre secondo la relazione dell'UIF - ci sono state operazioni sospette di capitali provenienti dal riciclaggio nella misura di 37 mila; addirittura ci sono state, sempre nel 2010, ben 27 mila di queste segnalazioni all'autorità giudiziaria, 27 mila nel 2010 contro le 18 mila registratesi purtroppo anche nel 2009. Tutto ciò dà il senso dell'incremento, della crescita esponenziale (nella misura quasi del 50 per cento) di questo fenomeno nel 2010. Insomma, l'attività di riciclaggio si sta realizzando in Italia, in questo Paese, che sta diventando un po' come i Paesi caraibici, come i paradisi fiscali. Stiamo diventando una roba del genere, ed è questo il motivo per cui lancio questo allarme in Parlamento. Infatti, ci troviamo oggi a pagare le conseguenze di un'attività legislativa che purtroppo - noi dell'Italia dei Valori ve l'avevamo detto - si è rivelata criminogena in occasione dell'approvazione dello scudo fiscale. Questi fenomeni del 2010 sono dunque conseguenza di quell'attività che ha posto in essere lo scudo fiscale. Basti pensare solo al fatto che vi sono 700 operazioni sospettate di essere rivenienti proprio da capitali prodotti dall'attività della criminalità organizzata (700 operazioni, lo ripeto).
Ebbene, proprio ieri - come se non bastasse - c'è stata la relazione della Direzione nazionale antimafia, secondo la quale dietro un altro fenomeno, quello dei giochi, si annida la criminalità organizzata, che svolge attività di riciclaggio. In Pag. 2somma sta diventando davvero preoccupante e devastante per l'Italia questo fenomeno del riciclaggio e di capitali circolanti rivenienti da attività criminali o illecite, rispetto ai quali noi - come Italia dei Valori - abbiamo preso una serie di iniziative: specialmente sui giochi, insieme all'Italia dei Valori, ho avviato attività di sindacato ispettivo, ho proposto emendamenti, altre attività parlamentari. Insieme al deputato Di Pietro proprio l'altro giorno abbiamo depositato una proposta diretta a modificare il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, perché occorre arginare da subito questo fenomeno, se davvero vogliamo far muro rispetto ad attività illecite e criminali.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Tutto ciò - concludo, Presidente - al fine di evitare soprattutto che il nostro Paese diventi un Paese caratterizzato da un'economia criminale dilagante. In questa occasione occorre una risposta della politica, anche se purtroppo oggi dobbiamo constatare - come leggiamo dai giornali - che un nostro collega, il deputato Cosentino, è purtroppo davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per le implicazioni che lo vedono coinvolto insieme al clan dei Casalesi.
Ieri, presso la Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati, è stata incardinata da parte della Direzione di settore antimafia di Napoli la richiesta di autorizzazione rispetto all'onorevole Mario Landolfi, sempre per motivi di colleganza con il clan camorristico di Mondragone nel Casertano, il clan La Torre.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Non è possibile che la politica, invece di dare risposte risolutive - e concludo, signor Presidente - faccia affidamento: in Parlamento, vi sono persone con riferimento alle quali si parla di rapporti e di collegamenti con la criminalità organizzata. Al di là delle condanne, che non ci interessano, se queste persone hanno rapporti con la criminalità organizzata e con la camorra occorre dare delle risposte.
La prima risposta che dobbiamo dare è agevolare la richiesta di autorizzazione che è pervenuta con riferimento all'onorevole Landolfi per la settimana prossima, anziché fare muro con posizione «catastale» - concludo - e, quindi, continuare a svolgere un'attività di contrasto vero per evitare che nel nostro Paese prolifichi troppo l'economia criminale.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Tempi e modalità di realizzazione della linea alta velocità/alta capacità Milano-Genova (terzo valico dei Giovi) - n. 2-00972).

PRESIDENTE. L'onorevole Tullo ha facoltà di illustrare l'interpellanza Lovelli n. 2-00972, concernente tempi e modalità di realizzazione della linea alta velocità/alta capacità Milano-Genova (terzo valico dei Giovi) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MARIO TULLO. Signor Presidente, egregi colleghi, signor sottosegretario, l'interpellanza urgente a prima firma dell'onorevole Lovelli che presentammo il 15 febbraio è sempre urgente: sono passate tre settimane, ma l'organizzazione dei lavori ci costringe solo questa mattina a discuterne con il sottosegretario Giachino.
Abbiamo utilizzato gli ennesimi strumenti di sindacato ispettivo a nostra disposizione, perché l'interpellanza urgente in oggetto è stata preceduta già da due interrogazioni a risposta in Commissione per sapere a che punto, e come un'opera strategica come il terzo valico dei Giovi possa essere definitivamente sbloccata e possano iniziare concretamente i lavori. Pag. 3
Gli atti importanti che citiamo nell'interpellanza in oggetto si riferiscono alle scelte ultime, quelle compiute in questa legislatura da questo Governo: il decreto-legge n. 112 del 2008, la decisione del CIPE assunta con delibera n. 52 del 2009, con la quale si stanziavano 500 milioni di euro per poter iniziare i lavori di questa importante opera e, infine, il riferimento alla nomina del 5 agosto 2009 di un commissario straordinario, l'ingegner Lupi, per poter affrontare il contenzioso che si è sviluppato in questi anni tra le imprese e RFI e dare concretamente avvio ai cantieri.
Non utilizzerò tutto il tempo che avrei a disposizione per illustrare l'interpellanza urgente in oggetto, perché credo che il sottosegretario Giachino conosca bene la questione e ne abbia letto il testo - ci interessano le sue risposte e, successivamente, il collega Lovelli dichiarerà il nostro giudizio -, tuttavia, ciò che ci interessa è anche questo. Con riferimento all'opera in oggetto, vi è un interesse comune della politica e del mondo economico: si può dire che è un'opera attesa da decenni (si parlava del terzo valico già quarant'anni fa) e vi sono stati tanti stop and go. Abbiamo salutato positivamente il fatto che si ripartisse e, seppur timidamente, avevamo osservato che, con il decreto-legge n. 112 del 2008, avevate trovato uno strumento, quello dei lotti costruttivi, un parziale finanziamento - ci è stato detto - per aggirare positivamente la Corte dei conti, per superare questioni burocratiche.
Avevamo manifestato qualche perplessità rispetto a questa procedura, perché, a nostro avviso, un'opera del genere dovrebbe avere un finanziamento dichiarato e continuo: solo così, infatti, crediamo che possa partire e arrivare fino in fondo. Tuttavia, l'interesse è talmente alto che siamo venuti anche volentieri quando ci avete invitato, l'8 febbraio 2010, insieme alle comunità portuali, economiche ed industriali, non solo della Liguria, ma anche del Piemonte e del nordovest, e insieme ad importanti presenze nazionali (oltre che del Ministro Matteoli e del sottosegretario Giachino, anche di altri esponenti del Governo), alla stazione di Genova-Sampierdarena, dove eravamo convinti di partecipare all'inaugurazione del primo lotto.
Non dico alla posa della prima pietra ma, insomma, più o meno lo spirito con cui ci avevate invitato lì era quello. Abbiamo atteso un anno, non volevamo fare polemica l'8 febbraio del 2010, sapevamo che ci voleva ancora un po' di tempo. In questo anno non è successo nulla, se non quello che sta emergendo con forza: un contenzioso al cui proposito, a questo punto, ci chiediamo se e come è stato affrontato, se e come sì può risolvere. Recentemente, e il motivo dell'interpellanza è anche questo, al convegno MiNova, a Milano, il 7 febbraio, non so se il sottosegretario fosse presente, sono emerse delle difficoltà in relazione al cantiere e non molto più tardi, ad un convegno promosso da un sindacato genovese, la UIL genovese, a questo lei c'era e ha avuto anche la bontà di citarmi, sono emerse, a quella tavola rotonda, grosse perplessità sull'inizio effettivo dei cantieri.
Il terzo valico è un'opera fondamentale per il sistema portuale ligure e tirrenico, ma è un'opera di carattere nazionale, non è solo un collegamento Genova-Milano; si trova all'interno di quel percorso, quel Corridoio europeo 24, che collega i porti di Genova e di Rotterdam; la Confederazione elvetica ha compiuto significativi passi in avanti, al punto tale che sull'inaugurazione dei lavori, quasi terminati, hanno avuto modo di confrontarsi a Genova perché c'è un interesse reciproco. Vi è la necessità che questa opera finalmente parta e, soprattutto, che le vengano date le garanzie necessarie per proseguire nei lavori. È un'opera talmente importante e strategica, non solo per l'area del nordovest, ma per tutta l'Italia, e credo che questo il sottosegretario lo condivida, col rispetto per l'impegno che egli sta mettendo per il piano strategico della logistica, a cui stiamo cercando di contribuire, credo tuttavia che, senza questa opera, il piano strategico della logistica sia poca roba perché da questa opera si aspetta molto l'economia del mare, e non solo. Pag. 4
Signor sottosegretario, questa mattina da lei ci aspettiamo risposte puntuali, non ci accontentiamo, lo dico subito, che lei ci informi di cose che sappiamo già a mezzo stampa, che il 14 marzo il Ministro Matteoli ha convocato le parti, il Ministro ancora ieri, mi pare, al Senato, ha detto: il Governo crede in questa opera, adesso me ne occuperò io. Perché non se ne è occupato in questo periodo? In questo anno? Ci è stato detto, a un certo punto, che si nominava un commissario straordinario per affrontare la questione dei contenziosi. Le cose sono due: o il commissario non ha funzionato, al di là delle capacità che si possono riconoscere all'ingegner Lupi, oppure i problemi sono altri. Lunedì si inaugura, quello sì, sembra, il primo lotto della Treviglio-Brescia; deliberato nel 2009 con la stessa delibera del terzo valico, perché non si è partiti?
Le ultime cose sono queste, si è detto che si procedeva con lotti costruttivi, tutte le perplessità le avevamo manifestate, è un'opera che costa, ormai, quasi sei miliardi di euro; si è previsto un primo fondo di 500 milioni di euro, a cui sono stati aggiunti 250 milioni di euro trattati con le Ferrovie, si parla oggi di contenziosi che porterebbero, se superati definitivamente, ad avere a disposizione delle prime opere, del primo lotto, circa 150 milioni di euro, una volta sanate le vecchie pendenze. Anche da questo punto di vista mi auguro che, questa mattina, lei possa farci chiarezza perché un conto è avere a disposizione 750 milioni di euro, altra cosa è averne 150 milioni, su 6 miliardi.
Infine, come lei ha visto, abbiamo posto tre questioni, non siamo qui a rappresentare gli interessi delle aziende costruttrici, a noi interessano gli interessi dell'economia portuale, non solo industriale di questo Paese, però credo che, nelle difficoltà delle aziende, vi sia anche quella di come il finanziamento dell'opera sia poi pensato e costruito per durare nel tempo. Chiediamo tre cose e parto dall'ultima, che è quella del rispetto degli accordi con gli enti locali sottoscritti nel 2006, quando l'opera sembrava dovesse partire; la seconda è relativa a come si sta affrontando la questione del contenzioso e a che punto siamo. L'ultima, che può sembrare, per quello che ho sentito da lei più volte e dal Ministro Matteoli, anche una richiesta che potete ritenere banale ma, chiediamo se veramente questo Governo intenda procedere con quest'opera; non vorrei aver creduto, se pur con delle riserve, al percorso che avete stabilito, a quell'iniziativa di febbraio ci siamo venuti convinti di partecipare all'inaugurazione del primo lotto costruttivo, non vorrei invece scoprire, un anno dopo, di aver partecipato semplicemente ad un'iniziativa, pur rispettabile, ma elettorale del centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli interroganti nel rispondere alla vostra interpellanza urgente voglio riaffermare l'importanza strategica, per il Governo Berlusconi, di questa opera che, lo ricordo a tutti, figura nelle reti TEN (reti di trasporto europeo) proprio su iniziativa e su proposta del Governo Berlusconi che nel corso del semestre di presidenza italiana, nel 2003 - come lei ben sa, signor Presidente - la fece inserire nella proposta di revisione approvata poi all'unanimità nel 2004.
Con l'inserimento della Genova-Rotterdam nel progetto di reti TEN la pianura padana, ed in particolare il nordovest, usufruirà dell'incrocio di due reti strategiche - il Corridoio 5 e il Corridoio 24 - che la metteranno al centro della grande area di logistica del sud Europa e che darà ai porti liguri in generale, e in particolare a quello di Genova, un grandissimo rilancio e all'economia della regione ligure, piemontese e della Lombardia una spinta nuova alla maggiore crescita.
Per questo motivo, in questa legislatura, attraversata dalla peggiore crisi economica Pag. 5degli ultimi ottant'anni e condizionata dalla pesantezza dei conti, il Governo, superando incertezze e errori del Governo precedente, ha lavorato al rilancio degli investimenti in infrastrutture di trasporto, come ieri ha ben illustrato al Senato il Ministro Matteoli e come dimostrato dal nuovo piano nazionale della logistica approvato dalla Consulta generale per l'autotrasporto e la logistica.
Nello specifico il CIPE, con delibera del 13 maggio 2010 n. 27, nell'esprimere parere favorevole sullo schema di «aggiornamento del contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e la Rete ferroviaria italiana Spa», subordinatamente a prescrizioni in ordine alle autorizzazioni per l'avvio della realizzazione di progetti definitivi per lotti costruttivi, ai sensi dell'articolo 2, comma 232, della legge n. 191 del 2009, ha in particolare approvato, con riferimento al terzo valico dei Giovi, l'incremento del costo a 5.400 milioni di euro, subordinatamente alla trasmissione di informazioni sulle fonti di finanziamento riferite alle risorse europee nell'ambito delle reti transeuropee di trasporto e ai cronoprogrammi dei fabbisogni di competenza.
Ai sensi dell'articolo 2, comma 232, della legge n. 191 del 2009, RFI Spa ha inviato alla struttura tecnica di missione la relazione illustrativa della realizzazione della tratta Alta velocità/Alta capacità terzo valico dei Giovi per lotti costruttivi nella quale sono riassunte le fasi di realizzazione per lotti costruttivi, indicati il cronoprogramma dei lavori e i relativi fabbisogni annuali, definita la variazione del costo del progetto ed infine illustrata la corrispondenza del progetto ai requisiti previsti dalla legge n. 191 del 2009. Il CIPE, con delibera del 18 novembre 2010, ha quindi autorizzato l'avvio della realizzazione del primo lotto costruttivo del progetto definitivo della linea Alta velocità/Alta capacità terzo valico del Giovi.
In relazione all'attività svolte dall'ingegner Walter Lupi, nominato dal Governo commissario straordinario per l'opera indicata, può farsi riferimento alla struttura stessa dell'opera intesa per lotti costruttivi, così come previsti dall'articolo 2, commi 232 e 233 della legge n. 191 del 23 dicembre 2009. In tal senso, a seguito dell'attività promossa dal commissario, sono stati raggiunti gli obiettivi previsti dalla norma citata. In particolare, fra questi, riconoscimento della nuova compagine consortile del general contractor e le relative garanzie da prestare favore di RFI per l'esecuzione dell'opera. Analogamente, sono stati individuati siti e modalità di abbancamento del materiale proveniente dallo scavo delle gallerie del terzo valico in via definitiva per quanto riguarda la regione Piemonte, mentre per quanto riguarda la regione Liguria sono in corso gli ultimi incontri per sottoscrivere le convenzioni previste dalla delibera CIPE di approvazione del progetto definitivo con i soggetti pubblici e privati interessati dalle attività di conferimento del materiale di scavo.
Si precisa, inoltre, che nel corso dell'incontro svoltosi in data 9 marzo corrente mese presso la regione Liguria, sono stati individuati i siti alternativi per l'abbancamento del materiale di scavo in alternativa a quelli, non più disponibili, previsti dalla delibera CIPE di approvazione del progetto definitivo.
Le residue attività commissariali relative alla attuale fase riguardano la negoziazione in corso fra RFI e Cociv per la condivisione e sottoscrizione dell'atto integrativo costituente il contratto di appalto dei lavori predisposto da RFI e in possesso del general contractor. L'attuale contenzioso in essere tra i proponenti Cociv e RFI vede in corso di svolgimento la relativa procedura arbitrale (il cui incontro si tiene proprio stamani), tuttavia, le determinazioni che le parti riterranno di assumere, in ordine all'articolato dell'atto integrativo, comporteranno - in caso di accordo, vorrei sottolinearlo - la rinuncia a tutte le domande arbitrali oggetto di contenzioso ed il conseguente immediato avvio delle attività di cantiere.
Come si vede, la ferma intenzione di sbloccare quest'opera strategica è nei fatti, nel lavoro che viene svolto ed è stato Pag. 6confermato ieri, ulteriormente ed autorevolmente, dal Ministro Matteoli nel suo intervento al Senato. Essa è confermata, inoltre, dall'incontro convocato a tal fine dal Ministro Matteoli per lunedì prossimo, al quale parteciperanno FS, il general contractor e il commissario. Tale incontro, nelle intenzioni del Ministro e del Governo, sarà definitivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di replicare.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, sono insoddisfatto della risposta del sottosegretario, perché abbiamo ascoltato, anche questa mattina, la solita, rituale e ripetitiva, oltre che imprecisa, dal mio punto di vista, relazione sullo stato dell'arte di quest'opera. Vorrei ricordare a lei e al sottosegretario che questo è il quinto atto di sindacato ispettivo sulla questione, e che vi è una risoluzione parlamentare in Commissione che ha affrontato l'argomento nel febbraio del 2009.
Oltretutto, come ha ricordato il collega Tullo abbiamo presentato una interpellanza urgente un mese fa e la discutiamo oggi e ci sentiamo dire che il Ministro Matteoli ha dato assicurazioni ieri in un'audizione al Senato. Signor sottosegretario, per quanto io ringrazio lei per la sua abituale diligenza e presenza, la realtà è che non doveva essere lei presente qui oggi, ma il Ministro, o semmai il Viceministro con le deleghe per le infrastrutture. Questo denota una sottovalutazione del problema, non risolto dal fatto che ieri il Ministro fosse in una Commissione al Senato.
Certamente mi sarei meravigliato della presenza, qui, del Ministro che avrebbe dovuto giustificare le sue improvvide dichiarazioni fatte dall'inizio di questa legislatura. Ne ricordo qualcuna: il 17 novembre 2008 il Ministro dichiara che le opere infrastrutturali contenute nel DPEF - tra cui il terzo valico - sarebbero state avviate nei successivi cinque mesi; in data 5 marzo 2009 il Ministro dichiara che le opere sarebbero state cantierate nei successivi sei mesi e poi, ancora successivamente, nel novembre del 2009, il Ministro dichiara che il prossimo 12 dicembre vi sarà l'inaugurazione dei cantieri.
In realtà, la cosiddetta inaugurazione c'è stata l'8 febbraio 2010. Per la verità, io - a differenza del collega Tullo - a quell'inaugurazione non ho partecipato perché davo per scontato che fosse una manifestazione elettorale del centrodestra in vista delle successive elezioni regionali e così è stato, dal momento che, ad un anno di distanza, non è ancora accaduto nulla. Ora lei ci dice che accadrà qualcosa lunedì prossimo, ma insomma chi sta facendo cosa? E con quale senso di responsabilità?
Questa, infatti, è una situazione che si sta trascinando da tutta la legislatura proprio per gli errori che ha fatto questo Governo e che lei, invece, rivendica come azioni positive a cominciare dalla revoca dei provvedimenti del Governo Prodi. La procedura decisa da quel Governo avrebbe consentito di procedere all'esecuzione delle opere con procedure di evidenza pubblica con più trasparenza e minori costi, a cominciare dalla decisione di autorizzare la realizzazione dell'opera per lotti costruttivi e non più funzionali come previsto dalla legge. È evidente a tutti che, nel caso del terzo valico, trattandosi di un'opera sostanzialmente in galleria, si presuppone che si possa intervenire dando continuità agli scavi e agli interventi per evitare di rifare quello che fu fatto negli anni Novanta, cioè un cunicolo esplorativo abbandonato e tutt'oggi rimasto tale.
Quindi, questo è stato fatto dal Governo fino ad ora e la situazione è seria perché sono in ballo ingenti risorse pubbliche. Infatti, da una parte i costi complessivi - è qui che rilevo l'imprecisione della sua informativa a meno che non abbia male interpretato le sue parole - sono esplosi dagli originali 4.962 milioni agli attuali 6.200 milioni di euro. Parlo del progetto definitivo approvato nel 2006: oggi siamo oltre i 6 miliardi di euro. Fino ad ora sono stati stanziati 500 milioni che, come ha ricordato l'onorevole Tullo, in Pag. 7realtà solo 150 riguardano i lavori perché la parte restante se ne va in progettazione e partite pregresse.
Inoltre, mi chiedo come sia possibile che un progetto definitivo approvato nel 2006 a conclusione di una conferenza di servizi, che ha visto la partecipazione di regioni, province ed enti locali, sia oggi spacchettato in 6-7 lotti costruttivi, senza ripassare da un confronto col territorio a cominciare dagli enti locali che in Valle Scrivia, oltre che nel versante ligure, hanno sottoscritto accordi procedimentali con Rete ferroviaria italiana e che oggi si trovano di fronte ad un commissario straordinario e ad un general contractor che stanno ridiscutendo clausole contrattuali, contenuti progettuali, affidamento e modalità dei lavori senza che i comuni attraversati dall'opera siano più stati coinvolti.
Quello che sta succedendo è grave e credo che la Corte dei conti dovrà accendere i riflettori sull'iter e sulle procedure che il Governo ha inteso seguire. Ma intanto un'opera di importanza strategica nell'ambito dei grandi corridoi europei non procede, non ha un credibile piano finanziario a medio e lungo termine che ne sorregga la fattibilità con la garanzia soprattutto che i soldi dei contribuenti non siano sprecati.
È lecito, dunque, chiedersi se il Governo sia davvero intenzionato a dar seguito ai suoi annunci propagandistici e, in particolare, se intenda supportare la progettualità delle città e delle regioni del nord-ovest. Ricordo che il 7 febbraio a Milano si è svolta questa conferenza che ha lanciato il progetto «Mi-Nova», cioè la scelta delle città di Milano e di Genova di creare, di fatto, un grande comprensorio basato sul porto di Genova e sul retroporto fino a Milano, all'interno del corridoio 24. In Piemonte si sta discutendo, anche qui all'infinito, sulla realizzazione del corridoio 5 e della parte piemontese del corridoio 5, cioè sulla Torino-Lione. Su tutto questo vi è una situazione di incertezza e di indeterminatezza rispetto alle quali le risposte che lei ha dato questa mattina non sono state sufficienti.
Voglio ricordarle che, come lei sa, sono stato sindaco di Novi Ligure all'epoca del confronto con gli enti locali sul progetto poi approvato dal CIPE nel 2006 e quindi pretendo, non solo come parlamentare ma anche come rappresentante di un territorio, risposte chiare per lo sviluppo di un territorio e per il rispetto dell'ambiente. Infatti, questo è un aspetto che andrà ulteriormente sviluppato ed è l'oggetto dell'osservazione degli enti locali, per i quali non si tratta di contrattare compensazioni ma di attuare progetti già concordati sulla linea storica per mitigare l'impatto sulle città attraversate e sulle infrastrutture logistiche della Valle Scrivia e per farne il perno di uno sviluppo economico legato alla portualità ligure.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO LOVELLI. Concludo, signor Presidente. Perciò chiedo che il confronto con gli enti locali si riapra e che si usino i soldi, già inseriti nel contratto di programma 2007-2011 fra Ministero e RFI, per elaborare i progetti richiesti dal territorio. Chiedo, altresì, che si definisca un lotto costruttivo rispettoso dell'ambiente e funzionale allo sviluppo dell'opera, che non si riveli un intervento spot che lascerà tracce negative sul territorio dove si opererà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza del Ministero della salute in merito al progetto riguardante la realizzazione del nuovo ospedale San Marco e del centro di eccellenza ortopedico in località Librino in provincia di Catania - n. 2-00957).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Palumbo n. 2-00957, concernente iniziative di competenza del Ministero della salute in merito al progetto riguardante la realizzazione del nuovo ospedale San Marco e del centro di eccellenza ortopedico in località Librino in provincia di Catania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

Pag. 8

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, intendo ricordare innanzitutto che con delibera n. 2916 del 2005 il suo Ministero approvò il progetto riguardante la realizzazione del nuovo ospedale San Marco e del centro di eccellenza ortopedico in località Librino, per un importo complessivo di 168 milioni. Il suddetto finanziamento è stato per il 90 per cento coperto dalle spese del suo Ministero e soltanto nella misura del 10 per cento dalla regione Sicilia.
In seguito a tale programma il 5 aprile 2007 è stata approvata la gara di appalto che fu assegnata alla ditta Uniter per 125 milioni di euro più IVA, stabilendo anche un tempo di esecuzione di 1.115 giorni. Il progetto appaltato prevedeva la realizzazione, chiavi in mano, di poco più di 700 posti letto, di cui circa 100 allocati in una torre destinata al centro di eccellenza di ortopedia e i rimanenti 600 posti letto destinati alle unità operative del vecchio ospedale Vittorio Emanuele, che sarebbe stato poi in seguito dismesso. Inoltre, il progetto prevedeva anche la realizzazione di una piattaforma comune di servizi per il centro di eccellenza e per il nuovo ospedale San Marco. Questo che ho ricordato vale per la storia.
Ora, il nuovo piano sanitario regionale della Sicilia, approvato di recente dalla regione, prevede per la provincia di Catania l'accorpamento degli ospedali di Santa Marta, Santo Bambino e Ferrarotto nell'azienda ospedaliera del policlinico universitario, per un totale di 1.050 posti letto.
Essi sono così distribuiti: 700 al policlinico universitario e 400, dico 400, da locarsi presso il costruendo ospedale San Marco di Librino, dove erano previsti in 700 posti letto.
Di recente è stata data la notizia dalla stampa locale che il centro di eccellenza di ortopedia non verrà più realizzato e che al suo posto, nella cosiddetta torre, verrà realizzato un posteggio multipiano, un asilo nido per i dipendenti e i negozi, per cui i posti letto saranno ridotti da 700 a circa 450.
Da quanto su esposto si evince chiaramente la perplessità di noi interpellanti sulla validità e sulla correttezza dell'operazione, non essendo sicuramente le spese - a nostro parere - per la realizzazione delle modifiche paragonabili a quelle necessarie per la realizzazione dei posti letto ridotti di circa 200 unità.
Chiediamo a lei, signor sottosegretario - comprendiamo bene che la regione abbia una priorità nella valorizzazione e nell'assistenza sanitaria, ma il suo Ministero ha approvato questa delibera e si è esposto per il 90 per cento della spesa - innanzitutto se è al corrente di queste modifiche e poi quali iniziative intende prendere nell'ambito delle proprie competenze per valutare se queste spese sono congrue o meno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito all'interpellanza in esame si segnala che il nuovo ospedale San Marco di Librino, che sostituirà gli ospedali Vittorio Emanuele, Ferrarotto, Santa Marta e Santo Bambino, permetterà di dislocare le grandi strutture ospedaliere catanesi nella cinta periferica della città, in un'area oggetto di un piano urbanistico di riqualificazione. I citati presidi verranno dismessi in quanto non è prevista l'allocazione di altre funzioni sanitarie, tranne che per il Santo Bambino che rimarrà come ospedale specializzato in ostetricia e ginecologia.
La realizzazione del centro di eccellenza ortopedico risponde all'esigenza di fornire adeguate risposte di contenimento della mobilità passiva sanitaria in alcune particolari discipline, quali il settore materno-infantile, l'oncologia e l'ortopedia. Detto concetto è ribadito nel piano di contenimento e riqualificazione del sistema sanitario regionale 2007-2009, sottoscritto il 31 luglio 2007, all'obiettivo C3 «Riduzione della mobilità passiva». In particolare nel documento sono anche Pag. 9riportati i flussi di mobilità passiva per disciplina per l'anno 2005, dove è evidenziato che per la disciplina di ortopedia e traumatologia si registra una percentuale del 16 per cento di ricoveri fuori regione, la percentuale più alta tra le discipline che generano mobilità passiva.
Il Piano di contenimento e riqualificazione del sistema sanitario regionale 2007-2009 prevede inoltre una riduzione dei posti letto attuata con decreto dell'assessore del 2007 che prevede in fase di prima applicazione il congelamento dei posti letto per acuti non attivati e la disattivazione di alcuni posti.
Il centro di eccellenza ortopedico di Catania, analogamente a quello di Palermo e Messina, è stato costituito in fondazione: i soci fondatori sono la regione siciliana, l'università degli studi e l'azienda che deve avviare la progettazione di massima e la realizzazione della struttura. Detta fondazione persegue la finalità di realizzare e gestire il centro di eccellenza per la cura, la diagnosi e la ricerca scientifica, da collegare alla rete nazionale ed internazionale degli istituti aventi le finalità stesse e agli IRCCS.
L'assessorato alla salute della regione siciliana ha comunicato che l'articolo 23 della legge regionale n. 5 del 2009 prevede lo scioglimento delle fondazioni preposte a detti centri di eccellenza demandando alle aziende titolari del finanziamento la gestione dei centri in costruzione.
Pur essendo venuta a mancare la fondazione per la gestione del centro di eccellenza all'interno dell'ospedale di Librino, l'assessorato tiene a precisare che nella struttura sono previsti 80 posti letto per ortopedia con trauma center, con ulteriori 16 posti letto di riabilitazione, che l'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania è dotata di 1.050 posti letto, di cui 660 universitari.
In merito al presidio ospedaliero di Librino, lo stesso assessorato precisa che esso ospiterà 458 posti letto per acuti e che la riduzione dei posti letto non ha comportato una significativa riduzione delle specialità presenti nella stessa struttura, in cui è previsto anche il trasferimento del polo materno-infantile.
La competente azienda ha comunicato all'assessorato alla salute che è in fase di elaborazione una variante al progetto relativa alle suddette esigenze programmatiche e che la stessa sarà a breve inviata all'assessorato.
Non appena tale progetto sarà prodotto, il competente ufficio regionale provvederà al suo inoltro al Ministero della salute.
Pertanto, al momento attuale, questo Ministero non può che ricordare i contenuti del progetto originario, scaturiti dai provvedimenti poc'anzi richiamati.
I posti letto totali previsti nel progetto sono in totale 720, di cui 560 per l'ospedale San Marco più 160 per il centro di eccellenza ortopedico, con una percentuale di posti letto diurni, tra medici e chirurgici, superiore al 20 per cento: 550 di degenza continuativa (di cui 60 in terapia intensiva); 170 di day hospital maggiore del 20 per cento; le camere ad un posto letto sono 86, superiori al 10 per cento. Sono inoltre previsti i seguenti posti letto tecnici: dodici dialisi, otto osservazione breve, due osservazione infettivi, quattro osservazione intensiva, venti culle, quattro incubatrici.
Per quanto attiene ai finanziamenti, l'accordo di programma sottoscritto con la regione siciliana nell'aprile 2002, nell'ambito del programma di investimenti in questione, prevede, tra gli altri interventi, la realizzazione del nuovo ospedale San Marco a Librino con centro di eccellenza ortopedico per un importo di 53.233.794,87 euro a carico dello Stato; il finanziamento inizialmente previsto, è stato poi incrementato fino a complessivi 96.437.049,53 euro con la rimodulazione definita dalla regione con delibera della giunta regionale n. 24 del 2005.
A questi finanziamenti si aggiungono quelli previsti nell'accordo di programma quadro, sottoscritto con la regione il 23 dicembre 2003, per 14 milioni di euro a Pag. 10valere sulle risorse - delibera CIPE n. 142 del 1999 per le aree sottoutilizzate - e altre risorse regionali.
Il progressivo incremento finanziario è dovuto anche al fatto che inizialmente per la realizzazione del centro di eccellenza era stata scelta la procedura di project financing, in base alla normativa sui lavori pubblici allora vigente. Le difficoltà inizialmente riscontrate, la mancata convergenza fra azienda, fondazione e regione hanno poi determinato l'abbandono di dette procedure e la scelta dell'appalto concorso, con necessario incremento dei finanziamenti.
Il costo complessivo del progetto ammonta a 168 milioni di euro, di cui 115.136.806,83 a valere su risorse statali, secondo il quadro di seguito specificato: 101.512.683,72 euro a valere sui finanziamenti di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 - accordo di programma - distinti in 96.437.049,53 euro, cioè il 95 per cento, a carico dello Stato e 5.075.634,19 euro, cioè il 5 per cento, a carico della regione; 6.713.939 euro a valere sui finanziamenti di cui all'articolo 71 della legge n. 448 del 1998, distinti in 4.699.757,30 euro, cioè il 70 cento, a carico dello Stato e 2.014.181,70 euro, cioè il 30 cento, a carico della regione; 14 milioni di euro a valere sull'accordo di programma quadro in sanità, sottoscritto il 23 dicembre 2003; 16.423.330 euro a valere sul capitolo 812.403 del bilancio della regione; 13.126.178 euro a valere sulla quota del fondo sanitario nazionale 1989, già trasferiti all'ex USL n. 35 alla quale è subentrata questa azienda; 16.223.869,28 euro a carico del bilancio aziendale per l'acquisizione in leasing di apparecchiature elettromedicali.
Acquisito il parere favorevole del nucleo di valutazione e verifica del Ministero della Salute, il finanziamento di 96.437.049,53 euro, a valere sul programma in oggetto è stato reso disponibile con decreto del 31 gennaio 2008 e i lavori, aggiudicati il 5 aprile 2007, sono iniziati 1'11 settembre 2008 e risultano al momento in esecuzione.
In relazione allo stato di attuazione del piano sanitario della regione Sicilia, si rappresenta quanto segue: nell'aprile 2002 la regione Sicilia, il Ministero della salute e il Ministero dell'economia hanno siglato l'accordo di programma per il settore degli investimenti sanitari, con il quale, nell'ambito di un miglioramento dell'assistenza offerta dal servizio sanitario regionale, è stata prevista, tra le altre cose, la realizzazione del nuovo ospedale San Marco, nella zona di Librino. Nel dicembre 2008 si è conclusa la gara di aggiudicazione dei lavori e sono iniziati i lavori.
L'ospedale, che farà parte dell'azienda ospedaliero-universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele, come già ricordato, è destinato a soppiantare interamente i seguenti presidi, che gravitano oggi nell'ambito dell'azienda stessa: Vittorio Emanuele, Ferrarotto, Santa Marta e Santo Bambino (quest'ultimo rimarrà come ospedale specializzato in ostetricia e ginecologia).
Per quanto riguarda la rimodulazione della mappa dei posti letto dell'ospedale, va premesso che il 31 luglio 2007 la regione Sicilia ha sottoscritto l'accordo attuativo del piano di rientro, di cui al comma 180 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004.
Gli obiettivi B e C del piano prevedono il potenziamento dell'assistenza territoriale e la corrispettiva riduzione delle risorse destinate all'assistenza ospedaliera, da perseguirsi attraverso la revisione della rete ospedaliera e la riduzione dell'attività correlata.
Con decreto 25 giugno 2009, n. 1150, recante «Indirizzi e criteri per il riordino, la rifunzionalizzazione e la riconversione della rete ospedaliera e territoriale regionale», si è attuata la prescritta riduzione dei posti letto nell'azienda ospedaliera universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele, da 1.191 (di cui posti letto 1.182 per acuti, e 9 in post-acuzie) a 1.066 (di cui 1.050 posti letto per acuti e 16 posti letto post-acuzie). Sulla base di tale delibera il direttore generale dell'azienda ospedaliera universitaria ha presentato una proposta di riordino dell'azienda. Con decreto 25 maggio 2010, la regione ha approvato la Pag. 11citata proposta, con le modifiche ritenute necessarie a renderla coerente al piano di rientro e al patto per la salute, riducendo ulteriormente i posti letto, per un totale di 1.020.
Da ultimo, si precisa che questo Ministero è in attesa di ricevere gli atti della regione, dai quali si potrà evincere l'articolazione delle discipline e dei posti letto all'interno dell'azienda ospedaliera.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di replicare.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, prendo atto della risposta precisa e documentata del sottosegretario, che chiarisce molti punti che apparivano perlomeno obsoleti.
Mi sembra giusta questa rimodulazione, di cui lei, sottosegretario, ha parlato anche in rapporto al problema della mobilità passiva e delle richieste degli abitanti della zona di Catania, che fanno riferimento su questi ospedali. La nostra era una preoccupazione di ordine economico.
Infatti, d'accordo che la modifica del Titolo V della Costituzione nel 2001 ha dato alle regioni autonomia gestionale sull'organizzazione e l'assistenza, però, in questo caso specifico, il Ministero della salute è impegnato per il 90 per cento della esposizione economica e la regione per il 10 per cento.
Pensiamo, quindi, che non ci debba essere conflittualità, ma una vigilanza da parte del Ministero della salute su questa spesa non indifferente, considerando anche la rimodulazione prevista dalla regione nella sua piena autonomia a vantaggio dei cittadini. Signor sottosegretario, mi reputo soddisfatto della risposta da lei data e la ringrazio moltissimo.

(Ritiro dell'interpellanza urgente Lo Monte e Brugger n. 2-00976)

PRESIDENTE. Dovremmo passare all'interpellanza urgente Lo Monte e Brugger n. 2-00976, concernente presunte irregolarità nella formazione della graduatoria per il conferimento di un incarico di presidenza, settore formativo di primo grado, per l'anno scolastico 2005/2006 nella provincia di Messina. Avverto, però, che in data odierna l'onorevole Lo Monte ha ritirato l'interpellanza urgente, presentando contestualmente un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Intendimenti del Ministro dell'interno in merito all'invio di una commissione di accesso presso l'azienda sanitaria locale Milano 1 - n. 2-00950)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Peluffo ed altri n. 2-00950, concernente intendimenti del Ministro dell'interno in merito all'invio di una commissione di accesso presso l'azienda sanitaria locale Milano 1 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, insieme al collega Vinicio Peluffo - primo firmatario di questa interpellanza e che da molti mesi in quest'Aula si interessa e interpella il Governo - il sottoscritto e molti altri parlamentari del Partito Democratico - in particolare, molti dei firmatari della presente interpellanza sono stati eletti nella regione Lombardia - ci siamo più volte interessati di fenomeni concernenti lo sviluppo e la potenza relativi all'infiltrazione delle organizzazioni criminose nella regione Lombardia.
Peraltro, credo non sia sfuggito a nessuno - certo non sarà sfuggito al rappresentante del Governo - che quest'oggi tutti i giornali e i principali quotidiani nazionali titolino sulle risultanze della relazione della Direzione nazionale antimafia. Per tutti, cito il Corriere della Sera, il cui titolo recita oggi: «'ndrangheta, il dossier dell'antimafia. La Lombardia è stata colonizzata».
Rivolgiamo delle domande innanzitutto al Governo su un episodio specifico legato, però, Pag. 12ad una più vasta vicenda, che ha avuto come suo momento di forte emergenza, all'attenzione della pubblica opinione, l'inchiesta Infinito, che il 13 luglio dell'anno scorso ha portato all'arresto sul territorio nazionale, ed in particolare nelle regioni Lombardia e Calabria, di circa 300 affiliati all'organizzazione criminale denominata 'ndrangheta, storicamente insediata nelle province della Calabria.
Citiamo nell'interpellanza, che il rappresentante del Governo avrà sicuramente letto, molte risultanze anche di quell'inchiesta, per lo meno per come noi le abbiamo lette così come sono state pubblicate su alcuni organi di stampa. Ci interessa conoscere l'opinione su alcune delle cose che citerò. In particolar modo, nel dispositivo finale dell'interpellanza, chiediamo l'invio di una commissione di accesso, ai sensi del combinato disposto degli articoli 143 e 146 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, decreto legislativo n. 267 del 2000, presso l'azienda sanitaria locale Milano 1, al fine di accertare la sussistenza dei presupposti per la rimozione degli organi direttivi della medesima azienda sanitaria locale.
I fatti: il 23 dicembre scorso la giunta regionale della Lombardia, su proposta del presidente della stessa, onorevole Roberto Formigoni, di concerto con gli assessori Bresciani e Boscagli, ha varato le nomine dei direttori generali delle 15 aziende sanitarie locali e delle 29 aziende ospedaliere della Lombardia.
In questo elenco di nomine risulta, per l'azienda sanitaria locale Milano 1, la nomina a direttore del dottor Pietrogino Pezzano, già direttore dell'azienda sanitaria locale della provincia di Monza e Brianza negli anni scorsi, incarico che ha ricoperto tra il 2005 e il 2007, successivamente riconfermato tra il 2008 e il 31 dicembre 2010.
Il suo nome risulta implicato nell'inchiesta di cui facevo menzione prima, la cosiddetta inchiesta «Infinito» che portò, il 13 luglio scorso, ai numerosi arresti dei quali facevo menzione. Riporta, per esempio, un quotidiano di rilievo nazionale, lo cito letteralmente che: «Nelle carte dell'inchiesta è finito anche Pietrogino Pezzano, direttore generale dell'ASL di Monza, fotografato in compagnia di Candeloro Polimeno e Saverio Moscato, altri due personaggi considerati in odor di 'ndrangheta - Moscato è nipote del boss Natale Iamonte - e per questo arrestati nel blitz. Pezzano avrebbe parlato di un appalto per condizionatori d'aria con un imprenditore mafioso arrestato, Giuseppe Sgrò. E sarebbe stato anche in contatto anche con Pino Neri». Costui, per chi conosce le vicende della 'ndrangheta in Lombardia, è un personaggio molto noto nonché tra i partecipanti alla famosa riunione dei locali di Paderno Dugnano, filmata dagli organi di polizia nell'ambito dell'inchiesta di cui prima, molto legato a Chiriaco, direttore di un'altra ASL, quella di Pavia e in carcere dal luglio 2010 dopo il blitz seguito alla medesima inchiesta.
Un altro organo di stampa, Monza Brianza News, mentre prima ho fatto riferimento all'edizione milanese de la Repubblica - ovviamente cito tutto letteralmente, riferisco ciò che leggo e ovviamente non sono in grado di confermarlo, è piuttosto il Governo che potrà farlo -, riporta virgolettate delle interessanti intercettazioni che fanno riferimento all'attività, forse, presumibilmente, del dottor Pietrogino Pezzano.
Nel giugno scorso, Eduardo Sgrò, arrestato in base all'articolo 416-bis, parla al telefono con un ingegnere per un appalto di suo interesse nella struttura dell'ASL, l'ASL di cui si parla è quella di cui era direttore il dottor Pietrogino Pezzano. Poco dopo lo stesso Sgrò, è al cellulare con un malavitoso, Candeloro Polimeni, sempre per lo stesso affare. Dice Sgrò, poi arrestato: «Ho da fare un sopralluogo per un appalto ASL, per gli uffici di Cesano, Desio e Carate, vorrei vederti». Risponde l'ingegnere: «Il bando dell'appalto ce l'ha?». Di nuovo Sgrò: «Chiamiamo insieme il direttore generale» - ndr il dottor Pietrogino Pezzano - «che è amico mio, e ci fissiamo un appuntamento». Poco dopo, Polimeni dice: «Vedi di chiamare l'ASL stamattina». Risponde Sgrò: «Ho già chiamato Pag. 13e preso appuntamento». Trascorso un mese, di nuovo Polimeni al telefono questa volta con il dottor Pietrogino Pezzano: «Hai bisogno di me?». Risponde Polimeni: «Sì, quando vuole». Replica Pezzano: «Dove vengo?» Secondo quanto si legge negli atti depositati, un paio d'ore dopo, in un bar, Candeloro Polimeni, Pietrogino Pezzano e Saverio Moscato - il primo e l'ultimo implicati direttamente nell'inchiesta - si sono incontrati per discutere. Qualche giorno dopo Giuseppe Sgrò, fratello di Eduardo e anche lui arrestato, è al telefono con un altro dipendente ASL, responsabile della gestione patrimoniale: «Alle quattro può passare da me?». Sgrò: «Sì, in osteria?» Il dipendente: «Da me, è il dottore che vi vuole parlare». Sempre dagli atti, una settimana dopo, Pietrogino Pezzano è nuovamente al telefono con Giuseppe Sgrò, parlando di un trasporto urgente di piante da mandare in Calabria. Dice Pezzano: «Vi ricordate vi dissi che dovevo mandare delle piante con urgenza? Se potete andiamo a trovare quello...». Aggiunge Sgrò: «Sì, quello che fa le spedizioni, quando volete dottore». E Pezzano: «Vengo io a Desio, ci vediamo lì, perché io domani parto e vi devo dire dove andare a prenderle».
Ho citato direttamente da un quotidiano così potete andare a controllare, non sono in possesso delle carte dell'inchiesta ed ovviamente l'ho fatto perché ci interessa concludere il nostro giudizio su quanto leggiamo e fare in modo che il Governo ci dica se è favorevole alla nomina di una commissione di accesso, che è lo strumento principe per verificare le condizioni di dirigenza di quella azienda sanitaria locale alla luce di ciò che emerge da una serie di intercettazioni.
Aggiungo che - lo citiamo nell'interpellanza - e il rappresentante del Governo lo avrà sicuramente letto - il direttore dell'azienda sanitaria locale, Pezzano, ha nominato direttore sanitario della stessa il dottor Giovanni Materia, marito della dottoressa Strano, prefetto di Lodi, che aveva chiesto la revoca della scorta al consigliere regionale dell'Italia dei Valori, Giulio Cavalli.
Ad ottobre del 2010, il sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina, Angelo Cavallo, il magistrato, che conduce l'inchiesta sull'abuso d'ufficio, due ipotesi di falso e via dicendo, e che, nel 2006, consentì all'ex presidente del consiglio comunale di Messina Umberto Bonanno di essere assunto al policlinico di Messina, ha firmato otto richieste di rinvio a giudizio, tra cui una nei confronti del dottor Giovanni Materia, cioè colui il quale è stato nominato direttore sanitario dell'ASL di cui trattasi dal direttore generale di cui stiamo parlando, dottor Pietrogino Pezzano. Concludo affermando - altri fatti sono presenti nell'interpellanza e il rappresentante del Governo li può leggere - che ci sono tre elementi, secondo me, da mettere in evidenza. Abbiamo chiesto, come è nostro diritto, in più sedi, al presidente della giunta regionale della Lombardia la revoca di questa nomina. Mi si potrà dire che il dottor Pietrogino Pezzano non è al momento sottoposto a procedure di restrizione della libertà. Pur tuttavia emergono fatti gravi di frequentazioni, di conoscenze e di telefonate e la politica può intervenire anche prima di un giudizio finale, non per assegnare colpe o giudizi, che può assegnare solo la magistratura sulla base delle evidenze e dei riscontri tra quelle intercettazioni e fatti o conclamazioni di reati commessi. È proprio per questo che noi scegliamo la via di chiedere l'istituzione di quello strumento che solo può darci la certezza della verifica di ciò che avviene in quell'Azienda sanitaria locale Milano 1 dove alcuni, anzi i principali due dirigenti, sono, certamente, al centro di conoscenze ed intercettazioni che ne mostrano una vicinanza, una conoscenza, una frequentazione - non so scegliete voi le parole che ritenete più utili - che, se non sono ancora l'espressione di un reato commesso, sono pur tuttavia preoccupanti.
Da un lato, quindi, abbiamo svolto la nostra azione politica con la richiesta della revoca della commissione e, a tal riguardo, ricordo che non so quanti sindaci di comuni appartenenti all'ASL - non ricordo il numero esatto - hanno manifestato Pag. 14di fronte alla sede della regione Lombardia ed hanno raccolto firme per la revoca della nomina del dottor Pezzano. Oggi noi chiediamo, in questo Parlamento, al Governo, che ne ha la titolarità, di istituire una commissione di accesso per verificare la sussistenza dei presupposti per la rimozione degli organi direttivi della medesima Azienda sanitaria locale e lo facciamo anche alla luce dei continui e ripetuti allarmi che gli organi di investigazione specifici sull'andamento della criminalità organizzata in Italia danno sulla terribile, profonda e gravissima penetrazione che, oggi, le organizzazioni mafiose hanno nella nostra regione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dagli onorevoli, concernente la nomina dei direttori generali delle 15 ASL e delle 29 aziende ospedaliere della Lombardia, si risponde, per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con gli elementi pervenuti dai Ministeri della salute, dell'interno e della giustizia. Conseguentemente, si fa presente quanto segue: in relazione alle vicende amministrative relative alla sanità lombarda e alla nomina degli organismi di vertice delle aziende sanitarie locali, da quanto comunicato dal Ministero della salute, si evidenzia che, ai sensi dell'articolo 6, commi 6 e 10, del decreto legislativo n. 502 del 1992, come modificato dall'articolo 1 del decreto-legge del 27 agosto 1994 n. 512, convertito nella legge n. 590 del 17 ottobre 1994, la nomina di direttori generali delle ASL rientra integralmente nelle competenze delle regioni e delle province autonome, come pure rientra nell'esclusiva competenza di detti enti territoriali, in base all'articolo 3-bis, comma 7, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni, la risoluzione del contratto dei direttori generali aziendali.
In particolare, in seguito a quanto fatto presente dal Ministero dell'interno, si precisa che, in data 23 dicembre 2010, la giunta regionale della Lombardia ha provveduto al rinnovo dei vertici della sanità lombarda e, in quell'occasione, il dottor Pietrogino Pezzano, già manager della ASL di Monza-Brianza, è stato nominato manager della ASL Milano 1. Il 18 gennaio 2011 il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori ha presentato, in regione Lombardia, una mozione con la quale ha chiesto al presidente della regione Lombardia e alla sua giunta di rivedere la nomina del dottor Pezzano a direttore generale della suddetta ASL.
Il Consiglio regionale ha respinto detta mozione.
Successivamente, il 27 gennaio l'assessorato regionale alla sanità ha sciolto le riserve ed ha comunicato, ai diretti interessati e alla stampa, i nomi dei nuovi direttori aziendali.
In data 28 gennaio i quotidiani Il Corriere della Sera e La Repubblica, nelle pagine di Milano, hanno riportato la notizia che il dottor Pezzano aveva scelto, come direttore sanitario della ASL Milano 1, il dottor Giovanni Materia, marito del prefetto di Lodi Peg Strano e fratello di Italo, ex procuratore della Repubblica di Reggio Emilia che, sino alla data del 31 dicembre scorso, ricopriva l'incarico di direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Desio e Vimercato (situata a nord-ovest di Milano), come già ricordato in un'altra risposta ad interpellanza urgente del Governo.
Il dottor Materia contattato al riguardo dai dirigenti generali dell'azienda ospedaliera di Melegnano e di Pavia, ha ritenuto inopportuno accettare l'incarico di direttore sanitario aziendale di quelle strutture per la loro contiguità con il lodigiano, in quanto la moglie ricopriva l'incarico di prefetto della provincia di Lodi.
Nella giornata del 1o febbraio scorso, il suddetto direttore sanitario Giovanni Materia ha formalmente rassegnato le proprie dimissioni. Pag. 15
Relativamente agli elementi informativi trasmessi al riguardo dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Milano e dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Messina, si fa presente che quest'ultima, nella persona del procuratore capo ha comunicato che «la vicenda richiamata nell'interpellanza si riferisce al procedimento penale n. 6991/08 R.G.N.R. (mod. 21), iscritto dalla Procura nei confronti di 8 indagati».
I reati contestati dagli inquirenti sono quelli di concorso in truffa aggravata, di concorso in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni e di concorso in abuso di ufficio.
In data 22 ottobre 2010, così come precisato dal predetto procuratore, è stato chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati, per i reati loro rispettivamente ascritti.
Per quanto riguarda i fatti rientrati nella competenza della procura milanese, si fa presente che Pietrogino Pezzano è stato iscritto nel registro degli indagati, unitamente a numerosi altri soggetti, per il delitto di cui all'articolo 416-bis del codice penale nell'ambito del procedimento penale n. 43733/06 R.G.N.R.
La competente magistratura inquirente ha, successivamente, provveduto a formulare richiesta di archiviazione nei confronti del Pezzano, in seguito allo stralcio della sua posizione nel procedimento penale n. 72041/10 R.G.N.R.
In data 3 dicembre 2010, il Gip ha accolto la richiesta ed ha emesso decreto di archiviazione nei confronti del Pezzano.
Si segnala, altresì come riferito dal procuratore di Milano, che nell'ambito dell'originario procedimento penale recante n. 43733/06 R.G.N.R. gli inquirenti hanno evidenziato contatti del Pezzano con Sgrò E. (attualmente sottoposto a misura cautelare detentiva per il reato di estorsione aggravata ex articolo 7 d.l. 152/1991), con Polimeni C. (appartenente alla locale di Desio ed attualmente sottoposto a misura cautelare detentiva per il reato di cui all'articolo 416-bis c.p.) e con Pio C. (sottoposto a misura cautelare detentiva per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, ricettazione).
Per tali ultimi soggetti, il Gip competente, in data 21 dicembre 2010, ha emesso decreto di giudizio immediato e il procuratore della Repubblica di Milano, dal canto suo, ha fatto presente che, successivamente al suddetto decreto, numerosi imputati hanno presentato richiesta di definizione del procedimento con rito abbreviato.

PRESIDENTE. Salutiamo le classi del terzo istituto comprensivo di Orsogna provincia di Chieti. Benvenuti ragazzi: oggi trovate l'Aula vuota perché l'ordine del giorno prevede lo svolgimento di interpellanze urgenti, vale a dire singoli deputati chiedono al Governo conto di ciò che sta accadendo in genere nel loro collegio o nell'area territoriale su cui sono stati eletti. Quando sono previste le interpellanze urgenti in contemporanea possono riunirsi le Commissioni. Quindi, non pensiate che tutti i deputati siano al mare, anche perché il tempo non è buono; sono in Commissione o sono impegnati in altre attività parlamentari. Se venite quando vi sono votazioni e quando le Commissioni non si possono riunire, troverete l'Aula piena di parlamentari. Grazie per la vostra visita.
L'onorevole Peluffo ha facoltà di replicare.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo, il sottosegretario Guido Viceconte, per aver letto la risposta predisposta dagli uffici. Intendo utilizzare il tempo a disposizione per significare le ragioni della nostra profonda insoddisfazione per la risposta ottenuta.
Innanzitutto, la seduta d'annuncio dell'interpellanza in oggetto è del 1o febbraio di quest'anno, quindi è passato circa un mese e mezzo. Al netto della posizione della fiducia, è un'interpellanza la cui risposta è stata rimandata due volte perché gli uffici chiedevano tempo per gli approfondimenti; se questi sono gli approfondimenti Pag. 16che sono stati fatti allora la risposta poteva essere data subito. Lo dico perché mi sembra ci sia, a partire dal Ministro dell'interno, una scarsa attenzione all'attività di sindacato ispettivo fatta dai parlamentari. Lo dico perché, sottosegretario, io e l'onorevole Fiano, oltre alla presente interpellanza, per esempio abbiamo depositato anche un'interrogazione in Commissione, il 28 settembre dello scorso anno, che trattava le iniziative che chiedevamo volesse intraprendere il Governo rispetto ai tentativi di infiltrazione da parte della 'ndrangheta nel comune di Bollate (un comune in provincia di Milano), verificando che non vi fossero attività di condizionamento del voto che è stato svolto in quel comune la scorsa primavera. Riguardo a questa interrogazione non abbiamo ancora ottenuto risposta. Ripeto, si tratta di una scarsa attenzione all'attività di sindacato ispettivo dei parlamentari, però l'impressione è che si tratti da parte del Governo del rischio di una sottovalutazione di quello che è l'infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto della 'ndrangheta, nel nord del Paese. Non facciamo alcun allarmismo, come diceva bene prima il collega Fiano, ma guardiamo alla realtà come si sta trasformando, ne evidenziamo i rischi.
Peraltro è della giornata di ieri la relazione della Direzione nazionale antimafia che dice con grande nettezza (cito testualmente): la Lombardia - così come osservato anche dalla Dia nell'ultima relazione semestrale - si conferma la regione del nord che registra il maggiore indice di penetrazione nel sistema economico legale dei sodalizi criminali della 'ndrangheta. Questa è la situazione, per cui è fondamentale la repressione svolta dalle forze di polizia, dalle forze di sicurezza. Non basta, è necessaria la prevenzione, è necessario soprattutto il massimo della trasparenza, in particolare per quanto riguarda gli atti della pubblica amministrazione. Ogni zona di grigio crea uno spazio in più per l'infiltrazione della criminalità organizzata. Per questo, la vicenda (in oggetto dell'interpellanza) del direttore della ASL di Milano 1 Pezzano appena nominato ha le caratteristiche di mancanza di questa trasparenza. Lo ha detto bene prima il collega Fiano richiamando gli elementi dell'indagine infinita. È evidentemente, questa, una nomina inopportuna. Era una nomina da sospendere subito. È utile richiamare anche le dimissioni che hanno dato i sindaci della conferenza dei sindaci della ASL di Milano 1, nonché la mozione che lei stesso ha richiamato e che non è passata per soli due voti in consiglio regionale.
L'indagine faceva riferimento all'attività di Pezzano quale direttore della ASL di Monza, e in ragione di questo la giunta regionale della Lombardia, anziché fare degli approfondimenti, ha pensato bene di promuovere Pezzano a direttore della ASL Milano 1. Voglio ricordare per inciso che nell'ASL di Monza c'è anche il comune di Desio - che è stata citato - che andrà al voto adesso e che è stato sciolto per le contestuali dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali dopo che il dibattito in quel consiglio comunale tra le forze di opposizione e di maggioranza era rispetto alle infiltrazioni del comune stesso. Ora Pietrogino Pezzano è direttore della ASL Milano 1, una delle ASL più grandi d'Italia, e ha competenza su 73 comuni tra cui, per esempio: Legnano, Corsico, Buccinasco, Garbagnate, Bollate (di cui all'interrogazione di prima), Rho, che sono indicati nella relazione della Direzione distrettuale antimafia, più volte nel corso degli anni, come i comuni di maggiore presenza della 'ndrangheta (quindi capisce bene qual è la delicatezza di questa ASL).
Voglio ricordare, inoltre, che la ASL ha competenza nei cantieri e, tra questi, quelli che verranno realizzati per l'Expo. A questo proposito, vorrei citare le parole dello scorso anno del Ministro dell'interno, quando affermava che esiste un'attrazione fatale tra 'ndrangheta ed Expo.
Quindi, da questo punto di vista, ciò che abbiamo chiesto da subito era maggiore attenzione, maggiore prudenza e maggiore trasparenza. Per questo motivo - lo ripeto - era una nomina inopportuna, da sospendere subito. Guarda caso, il primo atto compiuto da Pietrogino Pezzano, Pag. 17quale direttore dell'ASL Milano 1, è stata la nomina del Materia, che è stato indagato e, successivamente, rinviato a giudizio: ciò è già stato richiamato dall'onorevole Fiano, è nel testo dell'interpellanza urgente e lo ha richiamato lei, signor sottosegretario.
Signor sottosegretario, con riferimento a questo, bastava fare una semplice ricerca su Google. Infatti, l'interpellanza urgente in oggetto nasce, per quanto riguarda la vicenda di Materia, da una semplice ricerca su Google, perché si tratta di atti pubblici. Bastava digitare il nome della prima nomina fatta da Pietrogino Pezzano e sarebbe venuto all'evidenza quanto fosse anch'essa una nomina inopportuna. Materia si è dimesso il giorno stesso della presentazione dell'interpellanza urgente. Questo non cambia in positivo la vicenda, anzi, dimostra in maniera plastica la responsabilità di Pezzano, che ha voluto scegliere un dirigente indagato, e poi rinviato a giudizio. Ciò conferma il nostro giudizio sul fatto che si tratti di una nomina inopportuna, da sospendere.
Pertanto, il motivo della nostra profonda insoddisfazione è rispetto alla richiesta che abbiamo fatto: è evidente, che è competenza della regione Lombardia fare le nomine - cosa che ha fatto - e rescindere i contratti - cosa che non ha fatto, e di questo se ne occuperà la regione Lombardia e sarà ancora oggetto di dibattito in sede di consiglio regionale -, tuttavia, la Commissione di accesso è di competenza del Governo. Negando questa richiesta, vi assumete, anche voi, una responsabilità, rispetto alla quale continueranno le iniziative di sindacato ispettivo del gruppo del Partito Democratico e la mobilitazione sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Tempi e modalità del trasferimento alla regione siciliana delle competenze statali in materia di grandi derivazioni di acqua pubblica - n. 2-00964)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00964, concernente tempi e modalità del trasferimento alla regione siciliana delle competenze statali in materia di grandi derivazioni di acqua pubblica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, vorrei mettere in evidenza il fatto che l'interpellanza urgente in oggetto deriva da un'interrogazione a mia firma, trasformata in un'interpellanza urgente, del luglio del 2008. La risposta è stata sollecitata nel 2009 e, nel 2010, vi è stato un rinnovo di tale sollecitazione. Finalmente, dopo la trasformazione in interpellanza urgente, nonostante la data risalga a gennaio, è arrivata l'opportunità di ottenere una risposta.
Signor sottosegretario, non mi dilungherò molto nell'esposizione, tuttavia, è opportuno svolgere alcune considerazioni. Un decreto del Presidente della Repubblica datato 1950 attribuisce alla regione siciliana competenza in materia di gestione delle acque pubbliche. Successivamente, la Corte costituzionale, non solo confermò l'attribuzione delle competenze, ma, addirittura, le estese.
Nel 1962, con legge dello Stato, veniva attribuito all'ENEL il compito di esercitare, nel territorio nazionale, le attività di produzione, importazione ed esportazione di energia elettrica e successivamente, nel 1994, con la cosiddetta legge Galli, venivano date disposizioni in materia di risorse idriche. Di fatto, questa legge ha voluto mettere un po' di ordine nel sistema complessivo, e soprattutto, ha stabilito un principio condiviso, cioè che una risorsa deve essere utilizzata secondo criteri di solidarietà. Successivamente, con il decreto legislativo n. 112 del 1998 veniva stabilito, con le modalità previste dai rispettivi statuti delle regioni, soprattutto di quelle a statuto speciale, di trasferire competenze relativamente alla questione energetica. Ancora successivamente, con un altro decreto legislativo, relativo al mercato interno dell'energia elettrica - così recitava quel decreto - venivano trasferite alle regioni anche le competenze in materia di grandi derivazioni idroelettriche, cosa Pag. 18che non avveniva nel decreto del Presidente Repubblica del 1950.
Nonostante questa sfilza di norme, di provvedimenti vari e di decreti legislativi, ancora oggi, la competenza non è stata trasferita alla regione Sicilia. Non è tuttavia questo il punto della domanda; cosa capita signor Presidente, signor sottosegretario? Accade che l'ENEL, essendo concessionaria dell'acqua in alcune aree della Sicilia, non segue un principio di solidarietà, ma un principio economico che grava alla fine sui consumatori.
Ancora di più, sottolineo cosa sta avvenendo in queste ore: l'ENEL - e questa è la domanda che pongo al Governo - dovendo rinnovare una convenzione con i consorzi di bonifica, sostanzialmente pone delle condizioni che sono, dal mio punto di vista, in contrasto con le norme che ho citato, per quale ragione? È stata realizzata, ed è in corso di collaudo, un'opera straordinaria perché l'area di cui sto parlando è una zona a grande rischio di siccità, ma accade che nei termini della bozza di convenzione l'ENEL, essendo gestore del sistema dell'acqua, per il solo fatto di aprire il rubinetto per dare la possibilità di immagazzinare acqua in una diga che serve poi agli agricoltori di un'area di oltre 25 mila ettari, dove ci sono delle produzioni di eccellenza, chiede, per il solo fatto di aprire il rubinetto, 0,14 euro per metro cubo d'acqua; quando, in questi giorni e nella campagna precedente, i consorzi di bonifica, in particolare quello relativo a quell'area, consorzio di bonifica Agrigento 3, distribuisce l'acqua e quindi il consumatore, l'utente, o l'agricoltore la paga 0,13 euro. Già solo per aprire il rubinetto l'ENEL vuole 0,14 euro, nel frattempo e senza quell'acqua, la distribuisce il consorzio di bonifica a 0,13 euro. Per me, questo ha dell'aberrante rispetto ai costi che andranno a lievitare per gli agricoltori. Allora, delle due l'una: o tutte queste norme vengono messe sotto i piedi o non vengono rispettate, ma non ne capisco la ragione, questa non è la mia prima interpellanza, signor sottosegretario, signor Presidente, questa è l'ennesima che proviene da dieci anni, e non ci è mai stata data una risposta.
Allora, l'argomento centrale non è se alla Sicilia verrà trasferita la competenza relativa alle grandi e medie derivazioni, ma come viene utilizzata la risorsa idrica. Ancora una volta ribadisco che nella legge Galli si parla di risorsa che va utilizzata secondo i criteri di solidarietà.
Concludo e aspetto la risposta del Governo per capire quale sia l'indirizzo esatto e quali siano i meccanismi per evitare che tutto ciò venga accumulato sulle spalle degli agricoltori, che poi andranno a pagare costi che non possono certamente sostenere. Questa è la ragione principale della mia interpellanza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza urgente presentata dagli onorevoli Ruvolo e Sardelli concernente il mancato trasferimento alla regione Sicilia delle competenze in materia di grandi derivazioni di acque pubbliche si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo 2 agosto 2010 n. 153, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2010, recante norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Sicilia concernente il trasferimento di funzioni in materia di grandi derivazioni di acque pubbliche, oltre a sancire il predetto trasferimento di funzioni dallo Stato alla regione siciliana, ha stabilito, altresì, a decorrere dal 1o gennaio 2011 la riscossione da parte della regione medesima dei canoni concessori. Sono già in atto, tra l'altro, le intese fra la competente Direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del mare e l'assessorato della regione siciliana per definire la materiale consegna dei fascicoli in archivio.

Pag. 19

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta ma ovviamente sono totalmente insoddisfatto rispetto al quadro che io ho delineato. La ragione è che ho detto, in premessa, che la mia era originariamente un'interrogazione datata 2008, poi trasformata in interpellanza urgente. Finalmente il 1o gennaio 2011 è arrivata qualche risposta dalla regione Sicilia. Questo è un primo passaggio importante, interessante, ma il dato vero è che ancora oggi l'ENEL fa della gestione della concessione dell'acqua pubblica un fatto economico rilevante, a danno degli agricoltori. La questione centrale della mia interpellanza è proprio questa e purtroppo nessuna risposta in questa direzione è stata data. Prendo atto fortunatamente che finalmente è arrivato questo provvedimento, che sposta la materia alla regione Sicilia e speriamo che ci sarà una maggiore sensibilità e comunque più argomentazione per far sì che la voce degli agricoltori, per una volta, venga ascoltata in quelle sedi.

(Elementi in merito allo stato di inquinamento dell'area di Quirra, con particolare riferimento allo stato di salute delle persone e degli animali - n. 2-00982)

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00982 concernente elementi in merito allo stato di inquinamento dell'area di Quirra, con particolare riferimento allo stato di salute delle persone e degli animali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei fare una breve illustrazione affinché chi ci ascolta possa conoscere gli elementi dell'interpellanza che rivolgiamo al Governo.
Abbiamo trasformato una precedente interrogazione al Governo in interpellanza urgente perché non avevamo avuto risposta e in questo modo pensiamo che le popolazioni che vivono intorno al poligono interforze di Perdasdefogu possano essere rassicurate e possano avere una parola certa da parte del Governo su quale sia effettivamente la situazione.
Parliamo del poligono interforze di Perdasdefogu, che è un poligono ovviamente comandato da un ufficiale italiano, ma dove operano numerose forze armate di altri Paesi.
È ricorrente la preoccupazione delle popolazioni circostanti per il grave rischio per la salute delle persone e degli armenti che lì si verificherebbero. Notizie recenti, pubblicate sulla stampa sarda, hanno parlato di deformazioni gravi delle greggi e degli altri animali presenti nella zona, e hanno parlato anche di due terzi dei pastori che si ammalano per linfomi e leucemie.
Siamo ben consapevoli che l'Italia ha degli obblighi militari anche se preferiremmo che la Sardegna, che è tributaria dell'80 per cento delle servitù militari di tutta Italia, fosse un pochino sgravata a favore, diciamo così, di altre regioni italiane. Siamo consapevoli che vi sono degli obblighi internazionali e che la difesa ha comunque un interesse collettivo, e siamo anche consapevoli che gli insediamenti militari, quello di Quirra, il poligono interforze di Perdasdefogu e quello di Teulada soprattutto, a parte gli altri insediamenti militari, producono preoccupazione per le popolazioni, le quali si trovano strette in una morsa terribile: lasciare il lavoro se le basi chiudono, oppure rinunciare alle rassicurazioni sulla solo loro salute.
Questo «ricatto», cui le popolazioni circostanti i poligoni si trovano sottoposte, non è giusto che sia imposto alle popolazioni stesse. Noi crediamo che vi sia la possibilità di coniugare i problemi della difesa dell'ambiente e i problemi dell'occupazione con i problemi della salute del territorio. Basta volerlo, basta che siano stabilite molto precisamente le regole, basta che tutte le attività che ivi si svolgono vi si realizzino sotto lo stretto controllo delle autorità militari e civili italiane Pag. 20e non vi siano delle zone franche, nel senso che non sia possibile a delle Forze armate straniere di operare per conto proprio, fuori da un controllo. Questo sarebbe assolutamente incredibile e una cosa da evitare.
Bisogna che vi siano dei protocolli molti precisi e delle regole molto ferree, nel senso che non si possano né utilizzare, né produrre dei materiali molto particolari, radioattivi. Pare, infatti, che sia stato trovato anche del trizio, che è un materiale estremamente pericoloso per la salute delle persone, così come delle parti di tungsteno, che producono delle nanoparticelle che, secondo studi molto approfonditi del CNR, producono dei danni gravissimi per le persone.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, qui la questione è molto seria: vi sono delle persone che rischiano di ammalarsi e vi sono delle attività militari per le quali vi è il rischio, il sospetto e il dubbio molto forte che siano produttive di fattori gravemente inquinanti dell'ambiente: sono state reperite a mare delle bombe inesplose che presentano delle tracce serie di uranio impoverito.
La nostra interpellanza urgente al Governo ha questo intento: il Governo deve finalmente dire alle popolazioni qual è la vera situazione in cui ci si trova, perché non si può vivere in questo continuo timore che le attività militari - in certi parti del territorio nazionale, in questo caso intorno al poligono interforze di Perdasdefogu - siano gravemente pericolose e nocive, sia per l'inquinamento ambientale dei terreni e delle piante, sia per i rischi di deformazione degli armenti, delle greggi, degli altri animali e siano pericolose per la salute dell'uomo.
Se due terzi dei pastori si sono malati di linfomi e di leucemia in quel territorio, con una concentrazione infinitamente più ampia che in qualunque altra parte del territorio, evidentemente il dubbio, il timore e la paura ci sono.
Quindi, noi crediamo che il Governo abbia il dovere di precisare alle popolazioni se possono stare tranquille oppure se ci sono dei rischi gravi ed effettivi. Bisogna dirlo alle popolazioni. Occorre informarle e discutere insieme a loro se si preferisce la continuazione delle attività, in quali condizioni e con quali rischi piuttosto che lasciarle nell'imbarazzo. Bisogna far sapere a queste popolazioni così gravemente esposte a rischi di contaminazione ambientale, qual è la reale situazione.
Ecco perché noi, nella nostra interpellanza - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - abbiamo rivolto al Governo una serie di domande, che sinteticamente sono le seguenti: se e in che modo i Ministri interpellati e, quindi, il Governo siano a conoscenza della situazione; quali iniziative intendano attuare eventualmente direttamente in raccordo con la regione autonoma della Sardegna al fine di appurare il reale stato di inquinamento dell'area di Quirra. Ricordo che sono state recentemente - nel corso di un'indagine giudiziaria - reperite delle casse misteriose in corso di esame e di indagine da parte dei consulenti della procura della Repubblica di Lanusei. Sono in corso d'esame da parte dell'istituto di fisica dell'università di Cagliari.
Quindi, vorremmo sapere quali iniziative intendano svolgere al fine di appurare - ammesso che non siano ancora a conoscenza - il reale stato delle cose; quali siano le attività svolte presso il poligono sperimentale di addestramento interforze di Perdasdefogu. Ci risulta che ci siano anche delle imprese private abilitate e autorizzate a svolgere delle ricerche e, forse anche delle sperimentazioni, nel poligono. Vogliamo sapere se queste attività si svolgono sotto un rigoroso controllo.
Quindi, chiediamo anche se il Governo non ritenga, invece, qualora sia elevata la sicurezza in merito a queste attività, se non ritenga di revocare tutte le autorizzazioni e concessioni che in questo senso sono state date. Inoltre, vorremmo sapere se tutte le attività si svolgono sotto il rigoroso controllo dell'autorità italiana o se vi siano delle zone franche; quali siano i risultati delle iniziative precedenti, quali iniziative intendano attuare con urgenza pari alla straordinaria gravità della situazione Pag. 21per rendere edotte le popolazioni interessate oltre che le amministrazioni locali di tutto quanto risulta essere accettato.
Credo che il Governo, l'autorità militare, l'autorità sanitaria e l'autorità di protezione dell'ambiente dovrebbero parlare con le popolazioni e renderle edotte della reale situazione. Infatti, di tratta della salute di quelle popolazioni, oltre che del lavoro. Quindi, come intendano anche accelerare le pratiche di indennizzo delle popolazioni e salvaguardare la salute dei cittadini. Infine, vorremmo sapere se, come e quando intendano procedere ad una rigorosa operazione di bonifica dell'ambiente, che oggi appare quanto mai inquinato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il poligono interforze Salto di Quirra è suddiviso in due blocchi distinti geograficamente: la base del poligono a terra di Perdasdefogu e il distaccamento aeronautico militare aeronautico di Capo San Lorenzo con dentro il poligono a mare. La base del poligono a terra di Perdasdefogu insiste su una superficie di circa 12 mila ettari. Il poligono sperimentale di addestramento interforze del Salto di Quirra soddisfa le esigenze di sperimentazione, a terra e in volo, di sistema d'arma complessi ed opera nel settore dell'addestramento all'impiego di ogni tipologia di armamento per l'uso aereo, navale e terrestre a carattere interforze.
Al fine di ottenere l'autorizzazione a condurre le summenzionate attività, precise norme impongono di comunicare alla direzione del poligono non solo il tipo di armi e munizioni che intende impiegare, ma anche la presentazione di un rapporto a conferma dell'avvenuta bonifica delle aree utilizzate, il numero e il tipo di munizionamento effettivamente impiegati.
Il Ministero della difesa nel 2008 ha avviato una campagna di monitoraggio ambientale allo scopo di verificare la presenza di materiale radioattivo nonché di altre sostanze inquinanti, quali i metalli pesanti e nanoparticelle. A tale proposito, con un decreto del 2008, il suddetto Ministero ha costituito il Comitato misto territoriale di indirizzo per l'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree adiacenti il poligono interforze di Salto di Quirra, presieduto dal comando militare. Il suddetto comando è, altresì, composto dai militari, dai presidenti delle province e dai sindaci del territorio, da rappresentanti delle ASL di Cagliari e Lanusei e dai rappresentanti delle associazioni Gettiamo le basi e Pari opportunità.
In data 10 ottobre 2008, con funzioni di supporto al Comitato predetto si è altresì costituito un Comitato di coordinamento regionale, nel quale sono presenti rappresentanti degli assessorati alla difesa dell'ambiente e alla sanità, delle ASL e dell'ARPAS.
Nel dicembre 2008, ai sensi dell'articolo 2, del decreto del Ministro della difesa 28 aprile 2008, è stata costituita la Commissione tecnica mista di esperti per l'espletamento delle funzioni tecniche di indirizzo, coordinamento, verifica, confronto e supervisione delle attività di monitoraggio e misurazione. Tale Commissione è rappresentata da due tecnici nominati dal Ministero della difesa e da quattro tecnici nominati, rispettivamente, dall'assessorato all'ambiente, dai comuni di Villaputzu e Muravera, dai comuni di Perdasdefogu e dell'Ogliastra e dall'ASL 8 di Cagliari.
Nell'ambito delle attività di controllo delle operazioni di caratterizzazione e monitoraggio in corso presso il poligono interforze di Salto di Quirra l'assessore all'ambiente della regione Sardegna ha chiesto il coinvolgimento diretto dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna, la quale si è impegnata a seguire le attività delle ditte appaltatrici dell'indagine con la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro, composto da funzionari dell'Agenzia stessa, con Pag. 22esperienza specifica nel settore della caratterizzazione dei siti contaminati, competenze geologiche specifiche nonché esperienza nel controllo e monitoraggio degli agenti fisici nell'ambiente (radioattività ambientale e campi elettromagnetici).
Nell'ultima riunione del Comitato di indirizzo territoriale del 2 febbraio 2011, in cui sono stati presentati i risultati finali delle indagini svolte dalle ditte appaltatrici dei lotti 1, 2 e 3, che riguardavano il monitoraggio della radioattività aerodispersa, il monitoraggio dei campi elettromagnetici e il monitoraggio dello stato di contaminazione ambientale nel suolo, acque e matrici vegetali e animali, è stata esclusa l'influenza delle attività del PISQ e, in generale, ad attività antropiche in tutte le matrici indagate (suoli, sedimenti marini e fluviali, acque marine, vegetali, matrice animali, prodotti alimentari, radioattività ambientale, metalli nel particolato atmosferico, nanoparticelle). Attualmente è in corso la disamina di tali dati i quali, data la complessità e la numerosità degli stessi, soprattutto alla luce delle rispettive interrelazioni, sono attualmente al vaglio del gruppo di lavoro per l'elaborazione dei commenti definitivi.
Giova sottolineare, tuttavia, che nel corso delle attività analitiche è stata riscontrata, in numerosi campioni di suolo, un'elevata concentrazione di metalli, tali da dar luogo a superamenti dei valori previsti quali soglie di contaminazione di cui alla tabella 1, dell'allegato 5, alla parte IV, titolo V, del decreto legislativo n. 152 del 2006. È in corso, comunque, sia la valutazione di tali parametri, finalizzata a una verifica dell'eventuale origine da attribuirsi ad attività antropiche piuttosto che a caratteristiche naturali o seminaturali dei luoghi di campionamento, tali da identificare tali valori quali caratteristici del fondo naturale.
Le cinque casse ritrovate nella base tra Ogliastra e Sarrabus contengono, invece, componenti elettronici che equipaggiano i radar in servizio presso il poligono e non già materiali altamente radioattivi. Nonostante ciò, le attività del poligono sono state fortemente limitate a seguito del recente sequestro probatorio disposto dalla procura di Lanusei su alcune zone dello stesso e sullo specchio d'acqua antistante. Qualora poi dall'analisi comparata dei dati di monitoraggio e da ulteriori indagini dovessero emergere oggettive situazioni di rischio per la salute pubblica e per l'ambiente, saranno sospese le attività addestrative e sperimentali. Le risultanze dell'indagine, svolta dai servizi veterinari della ASL n. 4 di Lanusei, hanno avuto ad oggetto esclusivamente il territorio circostante il distaccamento di Capo San Lorenzo.
In relazione alle iniziative già svolte e in corso di svolgimento da parte dell'ASL di Lanusei, con riferimento alla popolazione residente e alle specie animali presenti nelle zone circostanti il poligono, non risultano essere stati segnalati, a cura di allevatori, di altri cittadini o enti e amministrazioni, casi di moria di animali allevati e animali selvatici, aborti degli animali e malformazioni alla nascita a carico degli stessi, che possano far sorgere il sospetto che le cause dei medesimi eventi possano essere riconducibili a contaminazioni dell'ambiente, degli alimenti destinati agli animali e neppure episodi di patologie.
Né risultano essere segnalate alterazioni a carico dell'uomo riconducibili all'assunzione di alimenti di origine animale e vegetale contaminati da sostanze tossiche.
Agli atti dei servizi veterinari dell'ASL di Lanusei non risultano essere stati segnalati né da loro direttamente accertati casi di moria, aborti e o malformazioni degli animali non riferibili a malattie infettive, e comuni non specificatamente diagnosticate. La catena alimentare ed il patrimonio zootecnico nonché quello selvatico risultano essere sotto costante attività ispettiva, di monitoraggio, di sorveglianza, controllo, campionamento ed analisi da parte dei servizi veterinari e del servizio igiene degli alimenti e della nutrizione.
Le attività poste in essere dalla suddetta azienda sanitaria non hanno mai messo in evidenza riscontri di non conformità relativamente alla ricerca di sostanze Pag. 23inquinanti e contaminanti ambientali. Giova sottolineare che la ASL di Lanusei ha messo a disposizione, in via esclusiva, sottraendolo dagli altri compiti istituzionali, personale competente per svolgere attività, per conto del Comitato misto territoriale di indirizzo, all'interno del piano «Monitoraggio ambientale nel poligono interforze Salto di Quirra».
Il territorio della ASL n. 4 di Lanusei inoltre, a seguito di un accordo stipulato nell'anno 2004, è compreso nell'ambito di competenza del registro tumori di Nuoro, accreditato dall'Associazione italiana registri tumori per l'inserimento nella Banca dati nazionale dell'Airtum. Nell'edizione attuale il registro analizza i dati relativi al triennio 2003-2005 e sono in fase di completamento le indagini per il triennio successivo. Da tali dati non emergono percentuali di incidenza delle patologie tumorali nei comuni limitrofi all'area del poligono, significativamente differenti rispetto alla media nazionale. Tuttavia, al fine di dare maggiore forza ed incisività agli interventi posti in essere per il controllo dello stato di salute della popolazione e per la sicurezza alimentare per il tramite dei piani nazionali e regionali, la ASL di Lanusei ha avviato la pianificazione per la realizzazione di un programma di interventi aggiuntivi.
Un'indagine sullo stato di salute della popolazione residente nei territori circostanti il PISQ è stata condotta anche dalla ASL di Cagliari, escludendo alcuna correlazione con l'inquinamento segnalato.
Con riferimento alla patologia umana, l'ASL summenzionata intende promuovere l'avvio di uno studio epidemiologico retrospettivo (caso-controllo) che interessi la popolazione residente nei comuni circostanti il PISQ, con il coinvolgimento anche della ASL di Lanusei, il coordinamento dell'assessorato dell'igiene e sanità della regione Sardegna e con la supervisione dell'Istituto superiore di sanità. Per quanto attiene invece all'ambito della sanità animale, sarà avviata un'indagine anamnestica retrospettiva sullo stato di salute degli animali, tramite la predisposizione di una scheda di raccolta dati da somministrare agli allevatori presenti nel territorio interessato dalla problematica.
Particolare attenzione è stata indirizzata al risanamento delle aree del centro minerario di Villaputzu e Rio Baccu Locci. Al fine di contenere la diffusione degli inquinanti, ridurne la presenza ai valori limite consentiti ed evitare gli effetti dell'inquinamento dell'ambiente e del rischio connesso alla presenza di aree ad elevata industrializzazione, nell'ottica pertanto del risanamento e del recupero del territorio, è stato sottoscritto in data 10 febbraio 2005 un Accordo di programma, approvato con la deliberazione della Giunta regionale n. 24/2 del 27 maggio 2004, tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'Assessorato alla difesa dell'ambiente della regione autonoma della Sardegna e i comuni di Villaputzu e di San Vito. Alla data della sottoscrizione dell'atto le aree individuate presentavano infatti livelli elevati di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o biologiche del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle acque sotterranee, pericolo questo per la salute pubblica e per l'ambiente naturale.
Gli interventi sono stati finanziati sulla base della ripartizione delle risorse assegnate dal decreto ministeriale 31 luglio 2003 e con le eventuali risorse attivate dai soggetti sottoscrittori del suddetto accordo. Le risorse finanziarie stanziate ammontano a 3.558.000 euro, di cui 1.100.000 euro a valere sulle risorse iscritte sullo stato di previsione di questo Ministero. In particolare le suddette risorse sono state così ripartite: per il centro minerario del comune di Villaputzu 530.000 euro per gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza del centro e 500.000 euro per la bonifica con misure di sicurezza e messa in sicurezza permanente e la bonifica; per il Rio Baccu Locci (Comune di Villaputzu e San Vito) 70.000 euro per l'intervento di messa in sicurezza d'emergenza.
In seguito a tale accordo la regione Sardegna ha provveduto, con delibera di marzo 2005 e poi con la determinazione del Direttore del servizio gestione rifiuti e bonifica Pag. 24siti inquinati, a destinare le risorse del POR Sardegna 2000-2006, pari a 2.000.000 di euro, all'attuazione dell'Accordo.
Questo Ministero, con proprio decreto del 9 marzo 2005, ha autorizzato il pagamento alla regione Sardegna della somma di 1.100.000 euro da destinarsi all'attuazione del suddetto accordo. Conseguentemente, con delibera di giunta n. 22/3 del 23 maggio 2005 e con il decreto dell'assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio n. 83/B del 1 giugno 2006 la predetta somma è stata resa disponibile sul bilancio regionale.
Avendo individuato quale soggetto esecutore degli interventi in argomento il comune di Villaputzu, a favore di questo ultimo è stato predisposto atto di delega con determinazione del responsabile del servizio gestione rifiuti e bonifica siti inquinati del 20 giugno 2006, integrata con quella del 23 novembre 2005, con le quali è stata autorizzata l'erogazione del finanziamento a copertura degli interventi programmati nell'accordo di programma.
Con riferimento allo status del procedimento tecnico-amministrativo in corso per ogni intervento, si evidenzia che le diverse tipologie di lavori previsti per il centro minerario ed il rio Baccu Locci sono state accomunante in un unico progetto di bonifica che segue l'iter amministrativo previsto in questi casi. Pertanto, è stato portato avanti un unico progetto complessivo che individua le diverse tipologie progettuali. Gli interventi programmati sino ad oggi sono coerenti con le previsioni dell'accordo quadro.

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di replicare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per questa risposta inconsuetamente dettagliata, ma molto positiva, nel senso che dà atto di un interesse molto accentuato su un territorio sensibile ed esposto a rischi, quale quello di Perdasdefogu e di Quirra. Il sottosegretario ci ha dato notizia del fatto che numerose entità si occupano del problema, non solo i Ministeri nazionali, ma anche le autorità politiche regionali e le autorità tecniche, i servizi tecnici regionali, quali le aziende sanitarie locali. Ci fa piacere anche constatare e sapere che in alcuni gruppi di lavoro sono coinvolte associazioni pacifiste che chiedono da tempo l'eliminazione della base. Vorrei dire che la nostra interpellanza urgente è motivata anche dalle preoccupazioni che proprio le associazioni che partecipano a questi gruppi di lavoro hanno manifestato. Dovremmo sentirci rassicurati, nel senso che la risposta esclude qualunque contaminazione del territorio e, quindi, qualunque rischio per la salute delle persone e degli armenti. Credo che la risposta del Governo sia onesta allo stato delle conoscenze, ma non bisogna mai abbassare la guardia di fronte a fatti di questo genere, perché io stesso ho potuto constatare che ci sono cose che mi hanno preoccupato. Non sono né un medico né un'analista ambientale, però ho visto persone nate deformi, ho visto armenti nati deformi e, quindi, qualche preoccupazione, sottosegretario, c'è nel territorio e nell'ambiente. Dunque noi analizzeremo con molta attenzione la risposta che lei ci ha dato e vorremmo suggerire una cosa: perché le autorità istituzionalmente interessate a questo problema non parlano alle popolazioni interessate - per autorità intendo quelle centrali, quelle regionali e quelle attinenti alla protezione dell'ambiente e della sanità regionale - non spiegano queste cose e non aprono un dibattito con le popolazioni? Non sentono gli elementi di preoccupazione che emergono? Credo che questo sarebbe un approccio molto importante nel momento in cui si parla di una cultura della vicinanza delle Forze armate, delle forze di polizia e comunque delle istituzioni di difesa e di controllo di legalità rispetto alle popolazioni. Credo che le popolazioni non debbano essere lasciate così nel dubbio.
Credo che bisogna aprire un confronto franco, magari delegando le autorità militari regionali, che sono peraltro molto attente a questo ambiente. Voglio dire, in Pag. 25conclusione, che noi analizzeremo molto attentamente la risposta che il Governo ci ha dato, prendendo atto delle risultanze allo stato degli atti, invitando il Governo a tenere sotto costante monitoraggio la situazione.
Io, personalmente, porterò al procuratore della Repubblica che sta svolgendo le indagini le risultanze determinate dalla risposta del Governo di oggi, affinché possa tenerne conto nella sua valutazione. Credo che avrà anche altri elementi, ma ritengo che questo sia un elemento importante anche per l'andamento ulteriore delle sue indagini.
Quindi, sospendiamo allo stato ogni valutazione sui rilievi che ci sono stati illustrati, li prendiamo come dati di fatto relativi allo stato attuale. Tuttavia, invitiamo il Governo ad essere particolarmente attento ai problemi della popolazione e a spiegare anche direttamente alle popolazioni stesse quali sono i risultati delle indagini che sono state effettuate e soprattutto a rassicurarle sul fatto che continuerà ad esserci un'attenzione sempre crescente alle loro esigenze di tutela della salute e del rispetto dell'ambiente.

(Orientamenti del Governo per la tutela della salute della popolazione della valle Bormida, in relazione all'inquinamento provocato dall'ex stabilimento dell'Acna - n. 2-00990)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00990, concernente orientamenti del Governo per la tutela della salute della popolazione della valle Bormida, in relazione all'inquinamento provocato dall'ex stabilimento dell'Acna (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, la questione oggetto dell'interpellanza è una storia di inquinamento lunga più di cento anni, con un carico di più di quattro milioni di metri cubi di rifiuti speciali, è la storia dell'ex Acna di Cengio, oggi Syndial ma, allora, nel 1982 quando fu fondato il primo stabilimento, la fabbrica si chiamava in altro modo e produceva dinamite. Poi è diventata Acna nel 1929 ed è stata poi convertita in colorificio. È una storia - dal 1982 fino al 1999 - di veleni, che venivano diffusi in tutta la valle Bormida, tra Liguria e Piemonte. Quella è diventata una delle aree più contaminate d'Italia. A causa dell'alto tasso di degrado la valle Bormida è stata denominata «valle dei veleni» ed è risultata tra le aree italiane più contaminate. Una fabbrica molto grande rispetto ad una zona di basso sviluppo industriale ha inquinato con i suoi scarichi l'ambiente idrico ed atmosferico del suolo circostante: i rifiuti tossici venivano smaltiti all'interno, sotterrandoli in zone marginali. Com'è stato per decenni in molte aziende, la presenza di contaminazione venne avvertita anni dopo, quando le aree poi sono state dismesse.
Dopo dieci anni di interventi e 420 milioni di euro tra pubblico e privato, il Governo ha dato l'annuncio di fine bonifica. Il Ministro Prestigiacomo, in data 13 ottobre 2010, si è recata per un incontro a Cengio, in provincia di Savona. A quell'incontro hanno partecipato il presidente della regione Cota, il presidente della Liguria Burlando e il sottosegretario Bertolaso; era presente anche il commissario delegato, Giuseppe Romano. In quell'occasione, il Ministro ha dichiarato: «Oggi è una giornata storica: abbiamo portato a conclusione la bonifica di un sito inquinato da oltre cent'anni. Qui a Cengio è stato fatto un lavoro eccellente, tanto migliore quanto più complessa che altrove è la situazione, con una condizione di inquinamento stratificata nei decenni dalle fabbriche di esplosivi di fine Ottocento fino all'Acna».
Il presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, durante l'incontro svoltosi il 13 ottobre a Cengio in provincia di Savona ha dichiarato: «Certifichiamo una bonifica profonda e completa che non lascia ombre e non lascia pericoli». Sarebbe sancita la fine della bonifica della valle Bormida dopo l'inquinamento provocato dall'ex stabilimento Acna. Pag. 26
Apprendiamo dai giornali che, in data 9 febbraio, il presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, e il presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, hanno concordato con il Ministero dell'ambiente una accelerazione della definizione della transazione sul danno ambientale e hanno manifestato unità di intenti per il reimpiego del sito con attività pulite, coinvolgendo Finpiemonte e Filse.
Le recenti affermazioni dei rappresentanti del Governo, secondo cui la bonifica del sito di interesse nazionale Cengio, Saliceto e il fiume Bormida sarebbe stata realizzata, sono problematiche, per non dire false, perché smentite dalla realtà. Basta andare sul posto e vedere che è in corso un cantiere per la realizzazione della discarica nella cosiddetta zona A1.
Più precisamente, all'interno del sito ex Acna sono in corso attività di bonifica con misure di sicurezza zona A2 destinate al riutilizzo e attività di messa in sicurezza permanente zona A1 di milioni di metri cubi di rifiuti industriali tossico-nocivi e terre contaminate, destinati a rimanere in loco per il tempo a venire. Sappiamo che la provincia di Savona avrebbe rilasciato una certificazione di conformità dei lavori eseguiti ai progetti di bonifica approvati per un'area della zona A2, con provvedimento dirigenziale del 15 gennaio 2010.
È opportuno ricordare, invece, che la certificazione di avvenuta bonifica può essere rilasciata solo dopo aver constatato che non esista più un rischio per l'ambiente e le persone. Avere eseguito i lavori in conformità, dunque, non prova null'altro che l'ordinaria conduzione di un cantiere. Sappiamo, invece, che manca, come richiesta, la valutazione di impatto ambientale e che la Commissione europea, in data 8 ottobre 2009, ha ritenuto che la Repubblica italiana, non avendo sottoposto il progetto denominato di messa in sicurezza del sito, sia venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva 85/337/CEE. Non solo, la Commissione ha inoltre ritenuto in infrazione lo Stato italiano perché ha omesso di qualificare come discarica le operazioni di deposito e interramento nell'area A1 di terreno contaminato e di rifiuti pericolosi.
Nonostante sul sito ex Acna, a partire dal 1999, siano cessate attività produttive, Syndial risulta ancora essere titolare di una concessione per la derivazione idrica dal fiume Bormida pari a 300 litri al secondo. La prosecuzione della derivazione idrica di cui sopra è tale da precludere oggettivamente la possibilità del raggiungimento dell'obiettivo di tendenziale azzeramento del pericolo. Per alcune aree risultate essere contaminate sia a monte sia a valle del sito non risulta sia stata adottata alcuna determinazione da parte degli enti competenti.
L'area contaminata Bazzaretti nel comune di Saliceto non risulta essere in sicurezza. Tra le aree esterne all'Acna, quella di Bazzaretti è a poco meno di un chilometro dal confine ligure e la più contaminata. Per alcune sostanze tipiche delle lavorazioni dell'azienda di Cengio i livelli di concentrazione sono addirittura maggiori di quelli riscontrati lungo il Bormida, nei pressi del muro di cinta dello stabilimento. Da una relazione del Creb emerge che l'area è interessata da una contaminazione che supera da 10 a 100 volte le soglie ammesse. Tra le sostanze presenti in quantità maggiore rispetto ai limiti di legge figurano anilina, Pcb, Pccd e Pcdf (queste ultime sigle indicano diossine e furani). Era stata inviata dall'osservatorio sulla Valle Bormida una lettera al Ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, al capo di gabinetto e al direttore generale del Dicastero, per chiedere alcuni controlli sulla situazione dell'area, che non è ancora stata bonificata e rischia di non esserlo, nonostante l'elevato livello di inquinamento rilevato in tre campagne di caratterizzazione del suolo.
È stato richiesto al Ministero di compiere verifiche in merito alle movimentazioni di terra effettuate nell'area, di accertare se è stato individuato il proprietario del sito (che risulterebbe appartenere, almeno in parte, a privati) e se siano stati effettuati i previsti interventi di messa in sicurezza. Infatti, un decreto del Ministero Pag. 27dell'ambiente del 9 maggio 2008 approvava e considerava definitive le prescrizioni stabilite nella conferenza dei servizi del 13 marzo dello stesso anno.
Esse prevedevano di individuare il proprietario dell'area, di chiedergli di eseguire gli interventi di messa in sicurezza di emergenza e, in caso di inadempienza, che fosse la parte pubblica a eseguire i lavori. Per il sito di Bazzaretti (35 mila metri quadri) era prevista la recinzione del terreno e la collocazione di gabbioni sull'alveo fluviale per proteggere l'area dall'erosione. La conferenza dei servizi del 2008 prescriveva inoltre che il Creb dovesse provvedere anche alla messa in sicurezza dell'altra area contaminata di Saliceto, quella demaniale di Pian Sottano.
L'inquinamento è stato riscontrato in sei punti, fino ad una profondità di 3 metri. Vi è poi un'altra questione: la certificazione delle misure di sicurezza realizzate, tra cui la cinturazione del perimetro lato valle e lato ferrovia, che destano ancora molta preoccupazione. Ebbene, nonostante una serie di problematiche ancora fortemente in essere, abbiamo assistito in questi ultimi mesi ad un'accelerazione delle dichiarazioni per ritenere completati i lavori di bonifica e procedere alla questione del risarcimento del danno ambientale.
Sappiamo che, nelle sue competenze, il commissario delegato, dottor Leoni, nel suo mandato dal 1999 al 2004 aveva proceduto alla causa per il risarcimento del danno. Sappiamo anche che al Ministero, come stabilisce un'ordinanza del 30 marzo 2007, spetta procedere nella nomina di tre esperti per la quantificazione del danno.
Perché ora si intende bypassare la procedura per arrivare ad una veloce transazione con l'azienda? Sappiamo che l'ipotesi di accordo transattivo, almeno come risulta dal verbale della conferenza dei servizi del 5 novembre 2009, prevede la cessione delle aree ex Acna con eventuale infrastrutturazione della stessa in cambio dell'azione risarcitoria. Per fare ciò, tuttavia, manca la certificazione di avvenuta bonifica. La procedura risarcitoria prevede ampia trasparenza per gli enti territoriali e i cittadini e non mi sembra che siamo in quelle condizioni. Che garanzie le istituzioni sono in grado di dare per procedere nel lavoro alla popolazione che ha già pagato un costo altissimo in termini di vite, salute ed ambiente? Non dimentichiamo che, a valle di quell'azienda, la popolazione aspetta di essere risarcita in termini di giustizia. In che termini le regioni e il Ministero ragionano per quantificare il riparto delle risorse? Ma più in generale, prima, quali sono le garanzie certe per la tutela della salute della popolazione della Val Bormida?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il sito di bonifica di Cengio e Saliceto è stato dichiarato sito di interesse nazionale. La superficie occupata dall'insediamento industriale ex Acna è di circa 60 ettari, comprensiva dell'area di discarica di Pian Rocchetta. All'interno dello stabilimento sono presenti tredici bacini di lagunaggio, che insistono sulla cosiddetta zona A1 dello stabilimento, ed occupano una superficie di circa 50 mila metri quadri e contenevano circa 300 mila metri cubi di reflui salini. La grave compromissione delle acque sotterranee, nonostante l'insediamento e l'attivazione, a partire dagli anni Ottanta, di un primo sistema di contenimento del percolato, ha fatto risentire i suoi effetti lungo oltre 70 chilometri di asse del fiume Bormida.
Nel Duemila è stato stipulato un accordo di programma tra il Ministro dell'ambiente, il Ministro della sanità, il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, la regione Liguria, la regione Piemonte, il commissario delegato, la Acna e l'Enichem Spa. In tale documento l'area è stata suddivisa in quattro zone.
Tale accordo ha definito in linea generale le modalità e i tempi di adempimento da parte dell'Acna degli obblighi relativi al Pag. 28completamento degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, nonché di realizzazione degli ulteriori interventi necessari sui siti contaminati di proprietà della società medesima. Lo stato di emergenza dichiarato è stato annualmente prorogato. Il commissario delegato è stato individuato come soggetto responsabile dell'approvazione dei piani di caratterizzazione, dei progetti di messa in sicurezza d'emergenza e dei progetti di bonifica, d'intesa con le regioni Liguria e Piemonte.
A partire dal 2002, pertanto, le competenze decisorie inerenti al sito sono state affidate integralmente alla gestione commissariale sino al 27 dicembre 2006, data in cui le competenze sulla gestione delle attività di bonifica risultano suddivise tra il commissario delegato, per quanto riguarda le aree perimetrate ricadenti in territorio ligure e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per quanto riguarda le aree pubbliche ricadenti in territorio piemontese.
Nel marzo 2003, una volta eseguite le attività di caratterizzazione del sito ed avviati gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, è stato approvato il progetto preliminare di bonifica del sito. A tale approvazione seguirono, in tempi successivi, l'approvazione dei progetti definitivi per ciascuna delle aree individuate.
Per l'area A, sulla quale insistevano circa 300 mila metri cubi di soluzioni saline residui dalla produzione (lagunaggi), è stato realizzato un progetto di messa in sicurezza permanente consistente, dopo lo svuotamento dei lagunaggi e lo smaltimento in miniera dei solidi derivanti dalla loro essiccazione, nella completa cinturazione mediante diaframmi cemento-bentonite ed impermeabilizzazione superficiale. L'area confinata ha un'estensione di circa 270 mila metri quadrati. L'evacuazione dei lagunaggi, così come la cinturazione del sito sono completati. La realizzazione del «capping» è prevista una volta che sarà completato il conferimento in tale area dei terreni contaminati provenienti dalla zona A3.
L'area A2, che si estende per circa 280 mila metri quadrati, è destinata al reinsediamento di attività produttive ecocompatibili.
In una porzione dell'area è stato realizzato un depuratore consortile, a servizio dei comuni di Cengio, Millesimo Roccavignale e Cosseria, che dovrà sostituire l'impianto di Syndial Spa una volta che quest'ultimo sarà smantellato. La parte restante è stata suddivisa in tre lotti per i quali sono stati realizzati interventi consistiti nell'escavazione selettiva di terreni contaminati, così come individuati da un'analisi di rischio-sito specifica.
La certificazione di conformità dei lavori al progetto definitivo e successive varianti, per quanto riguarda i terreni, è stata emessa dalla provincia di Savona nel corso del 2009. L'area A3, estesa per 120.000 metri quadrati, coincide con le aree golenali esterne alla recinzione ed al diaframma di contenimento verso il fiume. Per quest'area è prevista la bonifica integrale mediante asportazione dei terreni contaminati e loro conferimento nell'area Al. I lavori di bonifica sono ancora in corso, con uno stato di avanzamento dei lavori di circa l'80 cento e si prevede siano completati nei prossimi mesi.
L'area A4, estesa per circa 90.000 metri quadrati, parte dei quali in territorio piemontese, ospitava la discarica esterna allo stabilimento. Per essa era prevista la completa asportazione dei rifiuti e terreni contaminati ed il loro conferimento in area Al. I lavori sono stati completati ed è stato rilasciato il provvedimento di certificazione di conformità dei lavori al progetto definitivo e successive varianti per il lotto 4/A, per quanto riguarda la provincia di Savona. I siti ai quali si fa riferimento nell'interpellanza in oggetto ricadono, da un lato nell'area A1, mentre, per quanto riguarda l'area Case Bazzaretti, situata in territorio piemontese, essa è stata stralciata dalle competenze del commissario, come tutte le aree in Piemonte, in forza dell'ordinanza che revocava lo stato di emergenza solo per la regione Piemonte. A seguito dello stralcio, la parte piemontese è tornata ad essere gestita direttamente Pag. 29dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'ambito dei siti da bonificare di interesse nazionale.
Nel 2007 è stato stipulato, tra la regione Piemonte ed il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'Accordo di programma per la bonifica ed il recupero ambientale ed economico della Valle Bormida, approvato dalla giunta regionale nel gennaio 2007. Il suddetto accordo prevedeva, tra l'altro, la realizzazione, da parte di ARPA-Piemonte, degli interventi per l'individuazione e la caratterizzazione dei siti di abbandono dei rifiuti Acna e dell'analisi di rischio sanitario. La conferenza di servizi decisoria, convocata presso la sede del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in data 2008, le cui decisioni sono state approvate con decreto direttoriale del 9 maggio 2008, aveva deliberato, tra l'altro, lo svolgimento di una serie di attività ed interventi a carico del Centro regionale bonifiche, del commissario delegato, del comune di Saliceto e dell'ARPA-Piemonte.
Successivamente a questa conferenza, la regione Piemonte ha trasmesso la relazione conclusiva delle attività integrative di caratterizzazione delle aree in località Case Bazzaretti e Pian Sottano, redatta dall'ARPA-Piemonte. Dalla relazione è emerso che, per entrambe le aree, relativamente alla matrice acque sotterranee, dei 160 parametri ricercati, nessuno ha presentato superamenti rispetto ai limiti ammissibili previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006.
In merito alla matrice suolo-sottosuolo, dei 116 parametri ricercati, soltanto 4 presentavano superamenti rispetto ai citati limiti per siti ad uso verde-residenziale. In particolare, dai risultati di dette analisi è emerso quanto segue: relativamente alla località Pian Sottano, l'ARPA-Piemonte ha convenuto sulla necessità di realizzare la messa in sicurezza proposta dal Creb nell'area compresa tra il fiume Bormida di Millesimo e la strada interpoderale che si diparte dal ponte della strada provinciale n. 295. Inoltre, essendo presenti soltanto superamenti puntuali e di modesta entità, non sono state rilevate le condizioni sufficienti per l'applicazione della procedura di analisi di rischio.
L'ARPA-Piemonte ha dichiarato di non ritenere necessario alcun ulteriore intervento di messa in sicurezza in corrispondenza delle aree esaminate in quanto non si configura una situazione ambientale tale da provocare rischi sanitari o ulteriori impatti sulle matrici ambientali e sull'ecosistema locale. In merito alla rimozione di rifiuti nell'area Pian Sottano, da informazioni acquisite risulta che le operazioni di rimozione, trasporto e conferimento presso l'area di discarica Al, posta all'interno dell'ex stabilimento Syndial Spa di Cengio, si sono concluse ormai, alla fine dell'anno 2009, tenendo informato, a tal fine, l'ufficio del commissario delegato. Rimangono da completare alcune caratterizzazioni di dettaglio al fine di valutare la definitiva conclusione delle attività.
In merito all'area Case Bazzaretti, l'ARPA-Piemonte, con la citata relazione conclusiva, ha evidenziato che le ultime indagini di caratterizzazione non hanno mostrato superamenti rispetto ai limiti ammissibili per la matrice acque sotterranee. Relativamente alla matrice suolo-sottosuolo, solo alcuni elementi superano i citati limiti per siti ad uso verde-residenziale. La contaminazione presente nelle aree indagate, peraltro confinata in volumi di terreno decisamente ristretti, porta a ritenere non necessaria alcuna attività di messa in sicurezza d'emergenza permanente e/o di bonifica ritenendo, altresì, di dover procedere ad una caratterizzazione finale finalizzata alla ricerca di eventuale accumulo nei vegetali di sostanze inquinanti. In merito alle movimentazioni effettuate in area Case Bazzaretti, il comune di Saliceto ha confermato l'effettiva movimentazione di terreni dichiarando, comunque, che il materiale non è stato mai allontanato dall'area in questione.
Da contatti intercorsi si è altresì appreso che, previo sopralluogo del Corpo forestale dello Stato, è stato apposto vincolo d'uso nelle predette aree e che nessuna ulteriore attività è stata intrapresa; la regione Piemonte ha trasmesso la relazione Pag. 30sull'analisi di rischio ecologico, redatta dal Dipartimento di scienze dell'ambiente e della vita dell'università del Piemonte Orientale. Detta relazione riporta i risultati dell'analisi di rischio ecologico e della vulnerabilità biologica per le aree Pian Sottano e Case Bazzaretti.
Le attività di campionamento ed analisi hanno coinvolto il polo microinquinanti di Alessandria dell'ARPA Piemonte e il Dipartimento di scienze dell'ambiente e della vita dell'università del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro». In particolare, sono stati prelevati campioni di suolo lungo il profilo verticale del terreno insaturo, in una serie di punti posizionati nei siti di indagine sulla base dei dati pregressi.
Le perforazioni, condotte da ARPA, hanno permesso di ottenere un campione di suolo per ogni metro di profondità. Lo studio è stato completato con la determinazione di una serie di parametri ecologici relativi a struttura e funzioni delle comunità biologiche del suolo. In tal modo è stato possibile calcolare, in modo oggettivo, il livello di rischio relativo ai siti di studio che prevede l'integrazione delle principali discipline ambientali nello studio degli effetti indotti dalle situazioni di contaminazione. Da detto studio è emerso che in merito ai parametri ecotossicologici sia per l'area Pian Sottano che per l'area Case Bazzaretti, «nessuno dei campioni prelevati presenta tossicità». In conclusione, dallo studio emerge che «i livelli di rischio ambientale determinati nei siti di Pian Sottano e Case Bazzaretti, non hanno mostrato, in nessun punto di indagine, situazioni di particolari criticità».
Nell'ambito dell'atto integrativo all'accordo di programma siglato il 30 novembre 2009, la regione Piemonte ha assegnato ad ARPA Piemonte uno specifico studio che prevede indagini di approfondimento al fine di acquisire nuovi dati relativi alla contaminazione delle matrici suolo/sottosuolo ed acque sotterranee in corrispondenza di tale località, dove precedentemente erano state identificate contaminazioni significative tra le aree esterne allo stabilimento ma legate all'attività dell'ex Acna di Cengio.
L'analisi di rischio, condotta nel corso delle attività di integrazione alla caratterizzazione degli anni 2007 e 2008, aveva evidenziato la sussistenza di situazioni di rischio non accettabile rispetto alle matrici terreno superficiale e terreno profondo per i parametri arsenico e berillio. Al fine di riverificare la concentrazione di detti elementi in località Bazzaretti, sono stati prelevati, nel mese di novembre 2010 da parte di ARPA, 30 campioni di terreno superficiale.
L'analisi di rischio ha anche individuato valori eccedenti il limite accettabile per il bersaglio residente off site presente per il parametro mercurio. Poiché la scelta del valore massimo quale valore rappresentativo dell'intera sorgente di contaminazione risulta essere estremamente cautelativa, è stata realizzata una elaborazione statistica al fine di trovare un valore di concentrazione maggiormente rappresentativo della zona sorgente. In coerenza con le conclusioni dello studio di analisi di rischio sono state eseguite alcune indagini finalizzate ad accertare la presenza delle sostanze volatili attese nei vapori interstiziali e nell'aria in prossimità dei bersagli sensibili.
Nel luglio 2010 è stata realizzata una prima campagna di misure, effettuate in due postazioni localizzate in corrispondenza dei punti di prelievo dei campioni più contaminati, al fine di verificare la presenza di vapori di mercurio nel flusso di vapore proveniente dal terreno in prossimità dell'area individuata come sorgente secondaria di contaminazione. Le verifiche effettuate da ARPA Piemonte in prossimità dei bersagli della contaminazione individuati dall'analisi di rischio hanno evidenziato, per tutti i campioni prelevati, risultati inferiori al limite di rilevabilità analitico. Una seconda campagna di misure avrebbe dovuto essere realizzata nel mese di novembre 2010 ma a causa delle frequenti e copiose piogge, si è ritenuto opportuno rinviare dette misurazioni al 2011.
Da quanto sopra esposto, le operazioni di bonifica dell'area interessata dalla presenza dell'ex stabilimento Acna di Cengio, Pag. 31si possono ritenere concluse anche se permane la gestione dell'area Al che per molti anni manterrà le caratteristiche di un volume confinato di rifiuti pericolosi.
In merito all'adozione di azioni in materia di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente si riferisce che, con atto di citazione notificato in data 9 maggio 2008, il commissario delegato ed il Ministero dell'ambiente hanno chiamato in giudizio avanti il Tribunale di Genova la Syndial Spa, chiedendo di accertarne la responsabilità per il danno ambientale cagionato dall'attività industriale di Acna di Cengio (inquinamento aree interne allo stabilimento nonché aree esterne: collina di Pian rocchetta e fiume Bormida) e di condannarla al conseguente risarcimento. Ciò anche in adempimento alla previsione contenuta nell'OPCM 2986/99, articolo 1, comma 2. Il procedimento è ancora in corso e l'ultima udienza risulta essersi celebrata il 18.05.2010.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,55).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Per quanto riguarda la quantificazione del danno ambientale, risulta essere stata disposta una perizia dal commissario che ha stimato i danni in 253 milioni di euro.
Inoltre la regione Piemonte è direttamente coinvolta e interessata in quanto alla stessa è stato attribuito il 75 per cento di quanto verrà effettivamente accertato secondo quanto previsto dall'articolo 6 dell'Accordo di programma quadro del 2007, approvato con decreto del direttore generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2007. In merito al coinvolgimento delle popolazioni e delle associazioni ambientaliste per la condivisione delle decisioni sulle problematiche inerenti al sito dell'ex Acna, si rappresenta che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha proceduto e procede regolarmente alla convocazione di tutti i soggetti pubblici e privati che vantano interessi per l'area oggetto di procedimento amministrativo di bonifica nell'ambito delle conferenze di servizi secondo quanto previsto dalla legge n. 241 del 1990.

PRESIDENTE. Prima di andare oltre, desidero comunicarvi che sta assistendo ai nostri lavori una delegazione della Commissione Difesa dell'Assemblea nazionale del Vietnam, guidata dal presidente Le Quang Binh. L'Assemblea li saluta. (Applausi). Saluto altresì docenti ed allievi dell'Istituto paritario Giuseppe Parini di Mestre (in provincia di Venezia), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Fiorio ha facoltà di replicare.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, purtroppo devo esprimere la mia insoddisfazione rispetto alla risposta del rappresentante del Governo. Naturalmente avrei gradito la presenza del Ministro, ma sappiamo che oggi è una giornata epocale per il Governo e quindi giustifichiamo questa assenza. Tuttavia l'intervento del Ministro sarebbe stato gradito anche perché stiamo parlando di una delle più grandi contaminazioni italiane. Le parole del Ministro avrebbero dunque rassicurato, mentre non rassicurano purtroppo le sue parole - sottosegretario - rispetto anche alle dichiarazioni del Ministro. Mi riferisco a quanto detto a Cengio il 13 ottobre, riportato dagli organi di stampa, in cui si dice che la bonifica sarebbe terminata, mentre non risulterebbe dalle parole del sottosegretario che la bonifica è terminata, in quanto lei ha usato l'espressione «si può ritenere» e via dicendo. Questo credo non sia assolutamente soddisfacente e non sia giusto nei confronti delle popolazioni di quelle aree. Mi riferisco al completamento della bonifica nella zona A3, per esempio, e si sarebbe dovuto intervenire su quell'area, e procedere al completamento della zona A1. Mi riferisco al fatto di dire qualcosa in merito alla messa in sicurezza permanente dell'area in cui vi sono quattro milioni di tonnellate di rifiuti altamente tossici e nocivi. Perciò quindi occorre Pag. 32il completamento ed il rimodellamento del nuovo piano di campagna, il completamento dell'impermeabilizzazione, perché la questione della perimetrazione non è sufficiente (dalle parole che emergono) perché non è del tutto corretto che la cinturazione sia tutta allo stesso modo (sappiamo che sul lato valle e sul lato ferrovia il materiale impiegato è differente). Occorre verificare poi l'assestamento del terreno a seguito di drenaggio del percolato, quindi fermare la captazione perché finché vi sarà captazione dall'acqua sull'area evidentemente vi sarà percolato, quindi l'obiettivo dello zero tendenziale sarà impossibile. Inoltre si deve ricordare (non ci sono state parole in proposito) la mancanza della valutazione di impatto ambientale, per cui questo paese è in una situazione di infrazione. Questi lavori non sono ancora sufficienti, comunque, per definire e certificare l'area. Occorre infatti svolgere un monitoraggio per verificare che i sistemi di contenimento realizzati funzionino.
L'accertamento della tenuta è fondamentale. Non bisogna dimenticare che dietro quei muri vi sono complessivamente sei milioni di tonnellate di terreni altamente inquinati. Chiunque possa pensare che, terminati i lavori, si possa ricominciare come se nulla fosse sbaglia profondamente: non è soltanto ignoranza, è qualcosa di più grave, è responsabilità se non criminalità. Infatti il piano di monitoraggio non può essere solo basato sulla verifica dei dati analitici delle acque e dei terreni, ma deve essere accompagnato da un programma di manutenzione ordinaria e d'intervento straordinario in caso di cedimento.
Anche le sue parole rispetto al caso specifico dell'area Bazzaretti non sono chiare, perché rimandano alla regione Piemonte, quindi questa regione dovrà chiarire quella situazione. Per quanto riguarda invece la specifica questione del danno ambientale, la causa di risarcimento era stata avviata dal precedente Commissario Stefano Leoni nel suo mandato dal 1999 al 2004, perché la delega era stata consegnata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 1999, e in un'ordinanza del 2007 si dice che spetta al Ministero nominare tre esperti per accertare e quantificare il danno ambientale del sito ex Acna.
Stiamo ancora attendendo la nomina di questi tre esperti da parte del Ministro. Signor Sottosegretario, lei ha detto, invece, che il commissario ha quantificato in 250 milioni di euro il danno approssimativo. Ci chiediamo cosa stia aspettando il Ministero per nominare gli esperti. Di fatto, però, non può esservi alcuna bozza di intesa con ENI-Syndial, finché il Ministero non avrà rispettato l'esatta procedura e, quindi, la quantificazione del danno ambientale.
Per quanto riguarda l'ipotesi di accordo transattivo con il Ministero dell'ambiente per il risarcimento del danno, il Ministero dell'ambiente stesso è tenuto a comunicare lo schema di contratto alle regioni, alle province e, poi, ai comuni.
Non è possibile alcun accordo transattivo senza aver ottemperato a tale procedura. Lo dico, perché, in merito a ciò che è riportato nel verbale della Conferenza dei servizi del 5 novembre 2009 che lei ha riportato, signor sottosegretario, in un accordo transattivo con Syndial, che prevede la cessione delle aree con eventuale infrastrutturazione in cambio del ritiro dell'azione risarcitoria, tale ipotesi non è percorribile - come il Ministero sa - senza aver ottenuto la certificazione di avvenuta bonifica da parte della provincia di Savona. Che la provincia di Savona abbia rilasciato la certificazione del completamento degli interventi di bonifica e ripristino ambientale non è sufficiente, non basta; anzi, tale atto non vale, perché manca una certificazione delle misure di sicurezza.
Quindi, non è assolutamente accettabile che, come risulterebbe dalla menzionata Conferenza dei servizi, si baratti il ritiro dell'azione risarcitoria nel tribunale di Genova con l'acquisizione delle aree ex Acna, che, di fatto, non possono avere alcun valore. Infatti, capiamo l'interesse di Syndial, Pag. 33ma capiamo molto meno l'interesse da parte dell'ente pubblico a ricevere un bidone di veleni.

(Interventi per assicurare un'adeguata dotazione organica presso gli uffici del tribunale di Sulmona - n. 2-00978)

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00978, concernente interventi per assicurare un'adeguata dotazione organica presso gli uffici del tribunale di Sulmona (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, il tribunale di Sulmona, composto da una sezione civile ed una penale e dall'ufficio del giudice per le indagini preliminari-giudice per l'udienza preliminare, ha un bacino di utenza assai vasto, che comprende diversi territori montani della zona, per un totale di più di 100 mila abitanti.
Da diversi mesi, si lamenta un'evidente carenza di organico e di mezzi: dal mese scorso, gli avvocati sulmonesi diffondono il loro appello alle istituzioni affinché si provveda ad un'implementazione dell'organico.
Il 16 febbraio 2011 si è tenuta un'assemblea convocata dall'ordine degli avvocati, nella quale sono state elencate ed esplicitate le specifiche carenze del presidio, accentuate, secondo i legali, dal trasferimento anticipato dei giudici.
Nella pianta organica del tribunale sono previsti sei giudici togati: attualmente, però, ve ne sono in servizio solo tre, dopo il trasferimento di due ed il pensionamento di un terzo; tra l'altro, uno dei tre giudici rimasti in servizio presso il tribunale è di prima nomina e non può svolgere, quindi, udienze penali.
Tra l'altro, è del 2 marzo scorso la notizia di un ulteriore slittamento dei tempi per la nomina del nuovo presidente del tribunale di Sulmona. Alla grave carenza di organico dei giudici, si è, quindi, aggiunto anche questo nuovo problema.
Nei giorni scorsi, il segretario generale del Consiglio superiore della magistratura, Carlo Visconti, ha comunicato al consiglio dell'ordine forense di aver sollecitato la nomina del nuovo presidente, ma, al momento, non è possibile anticipare la trattazione della pratica. Il motivo è che non sarebbero pervenuti i necessari pareri attitudinali e specifici di alcuni aspiranti all'ufficio a concorso.
Per quanto riguarda i dipendenti amministrativi, dei 50 previsti, sono attualmente in servizio solo 30. Inoltre, da quanto si apprende anche da organi di stampa, nel prossimo mese di settembre 2011, dovrebbe lasciare il suo incarico anche il presidente del tribunale.
Data la vastità del bacino di utenza del tribunale, per evitare ulteriori ritardi nei procedimenti in corso nelle prossime udienze di GIP e GUP, dovrebbe essere stilato uno specifico calendario, in modo da permettere alla Corte d'appello di inviare dei supplenti ogni volta che ce ne sarà bisogno.
Il Ministro Alfano, d'altronde, ha già avuto modo di assicurare un'attenzione particolare sia all'istituto penitenziario che al tribunale di Sulmona, prospettando i necessari interventi per il potenziamento dell'organico e delle strutture.
Per questi motivi, comprendendo le difficoltà di un tribunale così importante per il funzionamento della giustizia del territorio e della regione Abruzzo, abbiamo chiesto al Governo e al Ministro della giustizia notizie in merito agli interventi che quest'ultimo intende adottare per fronteggiare la difficile situazione nella quale si trovano attualmente gli uffici del tribunale di Sulmona, con particolare riferimento alla mancanza di organico e con la prospettiva di un consistente potenziamento.
Infatti, è ferma convinzione dell'ordine degli avvocati di Sulmona che occorra salvaguardare e valorizzare questo ufficio giudiziario mediante il suo profondo potenziamento, sia come organico che come ampliamento del territorio di competenza. Tale convincimento deriva non già da campanilistiche posizioni volte ad evitare Pag. 34il depauperamento delle risorse presenti sul territorio ma dall'analisi della realtà locale, alla luce dei criteri oggettivi enumerati dal legislatore: estensione del territorio, numero degli abitanti, sistemi di mobilità, indice di contenzioso in materia civile e penale degli ultimi due anni, complessità ed articolazione delle attività economiche e sociali che si svolgono sul territorio.
Il circondario del tribunale di Sulmona comprende un'area omogenea per peculiarità geografica e morfologica estendendosi in zone interamente montane, per la gran parte poste oltre i mille metri di altitudine; inoltre, il tribunale di Sulmona è collocato in posizione di centralità rispetto al territorio dell'intera regione Abruzzo. Il circondario di questo tribunale comprende zone ad altissima vocazione turistica con incremento notevole della popolazione nei periodi estivi e invernali. Sempre nel circondario del tribunale di Sulmona è ricompreso, pressoché per intero, il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il parco più antico istituito in Italia e per di più, di recente, ampliato in modo considerevole, oltre al Parco Nazionale della Majella e al Parco regionale Sirente Velino.
Le complesse problematiche giuridiche connesse alla tutela dell'ambiente comportano ovvie ripercussioni in ambito giudiziario come dimostrano i numerosi procedimenti civili e penali trattati davanti al tribunale di Sulmona. Inoltre, in base ai progetti della Comunità europea, a Sulmona andrà individuato il centro direzionale del cosiddetto «sistema dei parchi abruzzesi». Anche sotto tale profilo risulta evidente l'omogeneità geografica, storica e culturale del territorio, detto significativamente del centro Abruzzo. Infine la contiguità geografica con il territorio campano comporta non solo fittissimi interscambi economici e sociali, ma anche evidenti rischi di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, favorite dall'assoluta appetibilità del mercato. Tali rischi possono essere scongiurati solo attraverso la presenza di un forte presidio giudiziario.
A ciò va aggiunto che Sulmona è sede della più importante casa di reclusione dell'Abruzzo - Molise e che come tale non può prescindere dall'esistenza in loco di un'efficiente sede di tribunale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza dell'onorevole Pelino è opportuno premettere che, in occasione degli interventi di ripartizione delle 546 unità di magistrato recate in aumento dalla legge n. 48 del 2001, sia l'ufficio giudicante che quello requirente di Sulmona non sono stati interessati da aumenti di organico. Entrambi gli uffici, secondo la metodologia a quel tempo seguita, non raggiungevano infatti uno scostamento dai valori medi della sopravvenienza pro capite per magistrato, tali da rendere necessario l'aumento dell'organico. Le determinazioni assunte dall'onorevole Ministro pro tempore sono state peraltro condivise dal Consiglio superiore della magistratura che, in occasione dei pareri resi in sede di predisposizione degli interventi di ripartizione, non ha sollevato obiezioni al mancato incremento delle relative piante organiche. Attualmente quindi, l'organico del personale di magistratura del tribunale di Sulmona è composto dal presidente dell'ufficio e da cinque magistrati; risultano vacanti un posto di presidente, in seguito al collocamento a riposo per anzianità del dottor Gagliardi, intervenuto lo scorso 29 novembre e due posti di giudice. Al riguardo però deve essere evidenziato che un posto di giudice è già stato assegnato alla dottoressa Paola Petti, magistrato ordinario in tirocinio presso il tribunale di Roma, la cui presa di possesso è prevista per aprile 2011 e che l'altro posto è stato invece inserito, da parte del Consiglio superiore della magistratura, nella recente pubblicazione dell'11 febbraio 2011 dei posti da coprire per i quali sono ancora pendenti i termini per proporre domanda. Anche il posto di Pag. 35presidente del tribunale è stato messo a concorso con pubblicazione del 20 ottobre 2010 e si è pertanto in attesa che la relativa procedura da parte del CSM venga portata a compimento.
Dai dati sin qui esposti appare del tutto evidente la ormai prossima e totale copertura dei posti magistratuali previsti nell'organico. Per quanto riguarda invece le eventuali ulteriori richieste di ampliamento dell'organico dell'ufficio in questione occorre anticipare che le stesse non potranno che essere oggetto di attenta valutazione in occasione della ripartizione delle residue unità di quarantadue posti recati in aumento dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244.
In tal senso - così come ricordato dall'onorevole interpellante - si è recentemente espresso anche il Ministro Guardasigilli, il quale ha garantito, proprio per il tribunale di Sulmona, il massimo impegno di attenzione oltre che di meditata valutazione.
È del resto nota l'esigua disponibilità di risorse, già parzialmente assegnate con decreti ministeriali 5 e 17 febbraio, 18 marzo, 14 aprile e 12 novembre 2010, in funzione di rilevate situazioni emergenziali.
Per effetto di tali condizioni generali è necessaria una analisi meticolosa e puntuale delle esigenze di ciascun ufficio, secondo valutazioni comparative, capaci di assicurare una distribuzione equa e razionale dei posti disponibili, tesa al riequilibrio dei carichi di lavoro tra sedi giudiziarie.
Con riguardo, poi, alle problematiche relative al personale amministrativo, anche in questo caso ogni previsione di incremento deve essere formulata tenendo conto dell'assetto complessivo degli organici nazionali, su cui ha significativamente inciso la legge n. 311 del 2004.
Al di là delle riduzioni già operate nel corso degli ultimi anni in attuazione di specifiche disposizioni legislative (tra cui da ultimo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 ottobre 2005 ed il relativo provvedimento attuativo, il decreto ministeriale del 2007), in base al decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 convertito in legge 6 agosto 2008 n. 133, le amministrazioni dello Stato hanno dovuto procedere, entro il 30 novembre 2008, a «ridimensionare gli assetti organizzativi esistenti, operando la riduzione degli uffici dirigenziali di livello generale e di quelli di livello non generale in misura non inferiore al 20 e al 15 per cento» nonché a «rideterminare le rispettive dotazioni organiche del personale non dirigenziale» realizzando, tra l'altro, una riduzione non inferiore del dieci per cento della spesa complessiva riferita a queste ultime.
In ragione di tale disposizione la competente articolazione del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ha tempestivamente attivato, con nota a firma dell'onorevole Ministro del 6 agosto 2008, la procedura di rideterminazione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale, da realizzare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri proprio al fine di non incorrere nella sanzione prevista dall'articolo 74, comma 5, del decreto-legge n. 112 del 2008.
Detto ciò è bene sottolineare che la proposta di rimodulazione predisposta e trasmessa al Dipartimento per la funzione pubblica, pur realizzando l'abbattimento dei costi previsto dalla legge n. 133 del 2008, è stata diretta ad assicurare la disponibilità di risorse organiche idonee a consentire la stabilizzazione del personale precario o in posizione di part-time obbligatorio e la sanatoria delle posizioni soprannumerarie esistenti, con la contestuale riduzione delle posizioni economiche apicali ove era dato rilevare elevati contingenti di posti vacanti.
In data 15 dicembre 2008 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra citato è stato firmato e successivamente perfezionato per effetto della registrazione alla Corte dei conti avvenuta il 26 gennaio 2009.
Con il decreto ministeriale del 5 novembre 2009 si è quindi provveduto ad adeguare le piante organiche dei singoli uffici dell'amministrazione giudiziaria alla complessiva ridotta disponibilità di risorse, riflettendo la percentuale di riduzione dei Pag. 36contingenti nazionali sulle diverse figure professionali e fasce retributive assegnate in organico alle singole strutture.
Anche in questa occasione, all'applicazione del criterio proporzionale sono stati apportati correttivi idonei a sanare le più evidenti incongruenze determinatesi per gli uffici superiori di primo e secondo grado, a causa dell'articolazione delle rispettive piante organiche, strutturate in modo complesso e con la presenza di figure professionali tecniche e di elevati contingenti nell'ambito delle posizioni economiche apicali. Per tali uffici si è, quindi, provveduto a correggere l'applicazione del criterio proporzionale in funzione del tendenziale raggiungimento di un valore corrispondente alla riduzione complessiva della dotazione nazionale pari al 7 per cento.
Per quanto attiene agli uffici NEP va posto invece nel dovuto rilievo che l'applicazione del criterio proporzionale ha rappresentato senz'altro minori criticità: le ex figure professionali e posizioni economiche effettivamente presenti presso gli uffici in questione sono state infatti aumentate o sono rimaste invariate nella relativa consistenza numerica per tutte le sedi, riflettendosi le riduzioni sulle sole ex posizioni economiche C3 e C2.
Oltre ai predetti correttivi di carattere generale, sono state, inoltre, previste ulteriori deroghe in funzione di specifiche situazioni rilevate all'esito dell'indagine condotta in ordine ai fabbisogni delle singole strutture. Sulla scorta di tali valutazioni per il tribunale di Sulmona e per la relativa procura si è ritenuto di mitigare l'applicazione del criterio proporzionale, realizzando una riduzione complessiva pari, rispettivamente, al 3 per cento ed al 6 cento della pregressa dotazione, tradottasi in concreto nella soppressione di una sola unità in organico per entrambi gli uffici.
Nel contesto generale, quindi, la ridotta decurtazione di organico non può che essere valutata alla stessa stregua della attenta considerazione da parte dell'amministrazione delle esigenze concrete di quegli uffici. Per mera completezza, giova, infine, evidenziare che con decreto ministeriale 25 ottobre 2010 si è provveduto a completare il processo di adeguamento dell'organico delle singole strutture giudiziarie al nuovo ordinamento professionale, delineato dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto ministeri del 14 settembre 2007 e dal contratto collettivo nazionale integrativo del 29 luglio 2010.
Il provvedimento, con la sola eccezione di una modifica compensativa realizzata in conformità della richiesta del tribunale di Ravenna tra alcuni uffici compresi nell'ambito del relativo circondario, non ha inciso sulla consistenza degli organici degli uffici, limitandosi a realizzare una puntuale ricognizione e armonizzazione dei contingenti numerici al nuovo ordinamento professionale. Attualmente, quindi, la situazione del personale amministrativo dell'ufficio registra la presenza in servizio di 27 dipendenti, rispetto ad una dotazione organica di 33 unità complessive.
Nello specifico, sono interamente coperti gli organici dell'assistente giudiziario e del conducente di automezzi. Risulta, invece, una sola vacanza in ciascuno degli organici dei profili di direttore amministrativo, di funzionario giudiziario, di cancelliere e di operatore giudiziario. È inoltre, presente un ausiliario su due.
Allo stato, quindi, gli strumenti più immediati per dotare il tribunale di Sulmona di personale ulteriore sono di natura temporanea, ivi compreso quello spettante al presidente della Corte di appello di disporre l'applicazione di personale amministrativo da altri uffici del distretto. In tal senso, va segnalata la recente nota del 17 febbraio scorso inviata al presidente della Corte di appello e al procuratore generale de L'Aquila dal competente dipartimento dell'organizzazione giudiziaria: con tale nota si è inteso sollecitare i capi dei suddetti uffici ad avviare una procedura di interpello nell'ambito del distretto, al fine di coprire parte dei posti vacanti negli uffici del territorio di competenza con il personale in sovrannumero in altri uffici, secondo la procedura Pag. 37di trasferimento prevista dall'articolo 13 dell'accordo sulla mobilità interna del 27 marzo 2007.

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di replicare.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua precisa ed esaustiva risposta. Precisa anche perché permette di fare chiarezza su una questione, che certo è locale, e mi riferisco appunto al tribunale di Sulmona, ma che, evidentemente, ha anche una rilevanza nazionale, un'enorme rilevanza nazionale.
Rispetto alla questione giustizia, infatti, e in particolare al suo funzionamento, molto spesso si utilizza come argomento giustificativo del suo pessimo funzionamento una presunta volontà politica di ostacolarlo e di non mettere i magistrati nella condizione di svolgere correttamente la loro attività. Eppure credo valga la pena ricordare che la competenza sugli organi dei magistrati e sulla loro organizzazione non è del Governo, ma del Consiglio superiore della magistratura. E credo valga la pena ricordare che di recente proprio il Consiglio superiore della magistratura ha proposto, individuando anche dei criteri specifici, di accorpare molti tribunali, proponendo la chiusura di quelli più piccoli.
Tornando sul caso specifico del tribunale di Sulmona, la ringrazio per aver chiarito che la nuova pianta organica, derivante dai tagli imposti ex lege, prevede 33 posti di dipendenti amministrativi: ne risultano dunque scoperti, al momento, solo tre. Mi permetto anche di far notare che sulla proposta relativa alla soppressione e all'accorpamento degli uffici giudiziari minori si è pronunciata a favore anche l'Associazione nazionale magistrati, che già nel 2009, attraverso il suo attuale presidente, Luca Palamara, propose al Governo e al Guardasigilli Alfano di avviare un meccanismo di razionalizzazione degli uffici, per arrivare a strutture composte da una soglia minima di 20 magistrati, utile ad ottenere un sensibile risparmio di costi e una semplificazione dei procedimenti pendenti.
La chiusura e il ridimensionamento di molti tribunali non dipendono, quindi, da alcuna volontà politica. Forse incide di più a volte il fastidio di alcuni operatori del settore - i magistrati - di svolgere il proprio dovere nelle cosiddette sedi disagiate per la cui chiusura certo non si disperano. Non a caso, le iniziative a difesa e a denuncia del cattivo funzionamento del tribunale di Sulmona vengono in primo luogo dagli avvocati, ai quali credo che per questa loro dignitosa battaglia vada comunque il giusto riconoscimento.
La volontà politica di questa maggioranza parlamentare e di questo Governo è di riformare la giustizia, ma in modo razionale e a favore del cittadino. Oltre a delineare i grandi interventi di riforma che questo Parlamento discuterà a breve, il Governo è già intervenuto sulla piaga della geografia delle carriere che rende difficoltosa la copertura dei posti in sedi disagiate, in uffici che non saranno mai vetrine e trampolino per Montecitorio e, quindi, poco appetibili.
Si sta cercando di porre rimedio al grave problema creato dalle modifiche ordinamentali del 2007, che non consentono l'esercizio di moltissime funzione monocratiche al magistrato ordinario di tribunale appena nominato. Non è corretto però parlare di depotenziare né tanto meno di sopprimere tribunali - soprattutto se più piccoli, come quello di Sulmona - quelli che hanno standard di efficienza positivi, quelli in cui la giustizia è amministrata in una dimensione umana, in cui è possibile parlare con il magistrato, in cui non occorre andare alle sei del mattino per richiedere una notificazione e in cui la comunità di ridotte dimensioni pretende di mantenere la propria sana identità, la propria cultura, la propria storia, il proprio ordinato vivere sociale, nel mentre costruisce il proprio futuro in una dimensione di moderna e dimostrata efficienza.

Pag. 38

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,25)

PAOLA PELINO. Le risorse necessarie al buon funzionamento della giustizia ci sono e se la giustizia non funziona le responsabilità sono di chi la amministra e la gestisce, non certo del Governo o della politica, che difenderà l'operato dei piccoli tribunali virtuosi come quello di Sulmona per tutelare la dimensione umana e l'efficienza di una giustizia che deve trovare nell'interesse del cittadino l'unico fine possibile.

(Informazioni circa lo sviluppo del processo civile telematico, con particolare riferimento alla possibilità di prevedere uno stanziamento finanziario adeguato - n. 2-00989)

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00989, concernente informazioni circa lo sviluppo del processo civile telematico, con particolare riferimento alla possibilità di prevedere uno stanziamento finanziario adeguato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, spero di avere anche oggi il dono della sintesi, anche se questo è un argomento che, tra l'altro, cade in una giornata particolare per la giustizia italiana: il Governo ha annunciato questa riforma del procedimento penale. Noi, invece, intendiamo sottoporre all'attenzione del sottosegretario Caliendo le questioni relative alla giustizia civile, che ha una attinenza quotidiana con i cittadini, ma in maniera ancora più specifica - è la ragione per la quale abbiamo sottoposto al Governo per l'ennesima volta la questione del processo civile telematico - un'attinenza quotidiana con la vita delle aziende.
Oggi in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo ci dobbiamo immaginare e prefigurare percorsi che ci consentano di aiutare e sostenere le aziende senza gravare in maniera eccessiva sui conti dello Stato. La giustizia civile, la sua riforma e il suo ammodernamento sono certamente uno strumento importante. Il processo di informatizzazione della giustizia civile è cominciato già da qualche anno. In particolar modo, su questo si è speso il primo Governo Prodi e dal 2001 in poi si è succeduta anche nel precedente Governo Berlusconi una serie di iniziative ministeriali che partivano da norme approvate nelle leggi finanziarie per gli anni precedenti e che miravano a migliorare la qualità e la quantità dell'informatizzazione della giustizia civile. Nel 2006 sotto il secondo Governo Prodi si è dato avvio alla sperimentazione del cosiddetto processo civile telematico nel tribunale di Milano.
Si tratta di una sperimentazione che si è sviluppata su due fronti: il primo è quello di definizione, diciamo così, di un software adeguato; il secondo, un ambito limitato di procedure, perché si trattava soprattutto di procedure relative alla consultazione, ai servizi di registrazione e ai procedimenti di ingiunzione, in particolar modo i procedimenti di ingiunzione di pagamento. Già dal 2006 e dal 2007 gli avvocati delle aziende milanesi ci segnalavano che questo tipo di procedura otteneva un certo successo proprio nei confronti degli imprenditori perché, ad esempio, le procedure di ingiunzione di pagamento presso il tribunale di Milano avevano visto accorciare i tempi in maniera straordinariamente significativa.
Dopo il 2006, quindi, e dopo l'inizio di questa sperimentazione in altri tribunali in Italia si è utilizzato questo software sperimentale, che si è testato con un certo successo. Tuttavia, i tagli che le ultime due finanziarie hanno imposto al Ministero della giustizia, così come a tutti gli altri ministeri, in realtà hanno portato alcuni problemi, come ci riferiscono dai tribunali periferici. Si tratta, soprattutto, di problemi di manutenzione di questi software che gestiscono il processo civile telematico. Vi è, tuttavia, un impegno assunto dal Ministro Alfano nei mesi precedenti - Pag. 39negli ultimi mesi del 2010 - di stanziare 5 milioni per intervenire sulla manutenzione di questi software.
Detto questo, però, ci rendiamo conto che il problema della giustizia civile è un problema talmente serio e talmente importante che condiziona la competitività delle aziende italiane in maniera così evidente che forse occorrerebbe effettuare un ragionamento. Non sono in grado di quantificare se i 5 milioni sono sufficienti o non sono sufficienti, ma è necessario che il Ministero dia garanzie che questi strumenti di semplificazione e di fortissima riduzione dei costi per lo Stato e per le aziende abbiano, in un certo senso, il sostegno finanziario che meritano sul piano degli investimenti. Infatti, per un milione di euro investito bene nella giustizia ne facciamo risparmiare diversi in parte corrente, sia al bilancio dello Stato sia, soprattutto, ai bilanci delle aziende.
Questo quadro un po' generale è necessario per chiedere, appunto, al Governo se vi sono iniziative particolari in corso per diffondere ulteriormente, sul piano territoriale, l'utilizzo di questo strumento. Chiediamo se il Governo, appunto, intenda compiere un investimento - pertanto, in parte in conto capitale - su un rafforzamento delle procedure di informatizzazione della giustizia civile, anche alla luce di alcune norme che il Governo spesso ha portato in quest'Aula. Penso al primissimo collegato alla finanziaria, dove si è tentato di abbozzare una riforma della giustizia civile che, però, non sta ancora dando i risultati necessari a trasformare la giustizia civile da un problema vero per le aziende in Italia ad un'opportunità e ad uno strumento di competizione.
Adesso in Commissione bilancio stiamo svolgendo una serie di audizioni e stiamo affrontando l'approfondimento del piano nazionale delle riforme. Quando incontriamo i rappresentanti delle aziende, siano esse grandi aziende - di Stato, per esempio - siano esse piccole e medie aziende, tutti ci parlano di questa vicenda della giustizia civile come di un termine competitivo e come di un punto fondamentale di riforma e di svolta per l'attività delle aziende italiane.
Oggi viene annunciata la riforma della giustizia penale, in maniera molto roboante. Ci accontenteremmo di meno e di qualcosa concreta che possa, in un qualche modo, andare nella direzione di rispondere a problemi concreti che possono cambiare una parte importante della quotidianità delle nostre imprese. Ci accontenteremmo che una cosa già fatta, fatta bene e fatta dai Governi di diversi colori venisse portata avanti, sostenuta e allargata a tutto il territorio italiano per trasformare - lo ripeto - questa novità del processo civile telematico in un'opportunità per tutti. Spero che il Governo oggi ci dica che ha voglia di impegnarsi su una piccola cosa che però, come sempre in questo Paese, diventa una grande cosa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, devo dire, onorevole De Micheli, che condivido pienamente quanto lei affermava sulla riforma e su quello che è necessario per quanto riguarda il settore civile.
La riforma appena approvata dal Consiglio dei ministri stamattina non è una riforma penale, riguarderà anche il sistema civile, insomma riguarda il sistema giustizia nel suo complesso.
Rispondendo alla sua interpellanza mi riporto, sia pure in forma sintetica, a quanto comunicato nel dettaglio il 13 gennaio ultimo scorso in occasione della risposta resa all'onorevole Ferranti su quesiti aventi analogo contenuto a quelli oggi in discussione. Anche in questo caso i dati che mi appresto a riferire sono stati acquisiti dalle competenti direzioni generali del Ministero, le quali, nonostante il breve lasso di tempo trascorso dalla recente discussione in Aula alla Camera, sono state in grado di porre in evidenza gli ulteriori e nuovi progressi raggiunti nel processo di digitalizzazione del sistema giustizia. Pag. 40
Ciò che vorrei, infatti, sottolineare è che il processo di digitalizzazione continua alacremente ad evolversi, così come vorrei rimarcare l'attualità dell'impegno profuso da questo Ministero nell'attività di sostegno ad un piano di investimenti e di razionalizzazione operativa riguardante l'intero settore.
Appena il 7 gennaio 2011, il Ministero della giustizia, mediante variazione compensativa di bilancio, ha messo a disposizione risorse ulteriori per 5,1 milioni di euro da destinare al finanziamento delle spese di gestione, funzionamento e sviluppo del sistema informativo. Si tratta ovviamente di variazioni pensate e predisposte per non determinare effetti negativi sulle altre funzionalità degli uffici giudiziari e a cui, a breve, si spera possano aggiungersi le integrazioni derivanti da riassegnazioni di bilancio, oltre che dall'ulteriore afflusso di risorse provenienti dal Fondo unico giustizia. Non è inserito nella risposta scritta, però devo dirle che probabilmente nei prossimi giorni ci sarà un intervento molto forte, con un accordo con il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione proprio in questo settore dell'informatizzazione.
In tal senso le mie parole anticipano quindi la risposta all'ultimo quesito sollevato in interpellanza, aggiungendo all'ovvia premessa che tutti conosciamo - di una riduzione per il corrente anno finanziario dello stanziamento sul capitolo 7203 per lo sviluppo del sistema informativo - che è allo studio del Governo un piano di investimenti straordinari per il potenziamento e la diffusione della giustizia digitale sull'intero territorio nazionale. La finalità che si intende perseguire è quella di implementare ulteriormente gli investimenti per il processo telematico, superando la soglia, che già è alta, di oltre 15 milioni di euro spesi negli anni 2009-2010.
Passando quindi ad enunciare gli incrementi raggiunti sul piano della diffusione sul territorio dello Stato del processo di digitalizzazione della giustizia civile, debbo necessariamente ricordare che non sono trascorsi nemmeno due mesi dall'ultima rilevazione statistica e che, nonostante ciò, i risultati migliorativi sono numericamente apprezzabili. Risultano, infatti, ulteriormente implementate le comunicazioni telematiche inviate agli avvocati. Tale funzione - attiva appena due mesi fa nella corte di appello di Milano e presso i tribunali di Bologna, Milano, Modena, Monza e Rimini - risulta oggi definitivamente avviata anche nella corte di appello di Brescia e nel relativo tribunale, oltre che sulla via di definitiva attuazione nei tribunali di Catania, Crema, Cremona, Firenze, Genova, Reggio Emilia, Torino e in tutti gli uffici giudiziari del distretto di Venezia. Del pari significativo è l'incremento raggiunto nell'ambito del procedimento d'ingiunzione telematico, che risulta oggi attivato con valore legale in ben 26 tribunali rispetto ai 25 dello scorso gennaio.
Sullo stesso filone e con uno scarto ancora più evidente, l'aumento registrato nel procedimento di esecuzione immobiliare telematico: in questo settore infatti si è passati dai dodici tribunali - rilevati nel mese di gennaio - ai quattordici attualmente attivi presso gli uffici giudiziari di Bari, Bologna, Brescia, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Verona. Concludo evidenziando che anche presso il tribunale di Palermo è ormai prossima l'attivazione della digitalizzazione nell'ambito dell'esecuzione immobiliare.

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli ha facoltà di replicare.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, signor sottosegretario, in realtà non sono completamente soddisfatta, perché, nonostante ci sia un impegno verbale ad un ulteriore investimento, che è quello che ci ha ricordato riguardante un accordo che dovrebbe intercorrere a breve con il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per ampliare la digitalizzazione nell'ambito della giustizia, è chiaro che ad oggi siamo ancora in una condizione di arretratezza rispetto agli standard europei, tanto per fare un riferimento che penso debba essere il nostro riferimento. Pag. 41
Però, vorrei risponderle e concludere su questa vicenda ricordando che l'azione che abbiamo intrapreso come gruppo parlamentare, ribadendo anche in Aula l'importanza di questo percorso, si inserisce in una serie di iniziative che stiamo assumendo all'interno dell'Aula della Camera dei deputati per rilanciare la questione fondamentale delle imprese italiane, che è quella dei pagamenti. Viviamo in allarme costante perché il fabbisogno di credito delle imprese italiane continua ad aumentare a causa della malattia nelle relazioni che intercorrono tra aziende private e pubbliche relativamente ai pagamenti.
Abbiamo posto questo tema alla luce della direttiva comunitaria, abbiamo presentato proposte di legge, abbiamo chiesto al Governo il sostegno di questa proposta di legge, peraltro bipartisan. La questione del processo civile telematico e l'allargamento, questa sì è una buona notizia, da dodici a quattordici tribunali in tutta Italia nell'utilizzo di questo strumento, sono inserite in questo quadro di iniziative concrete, sulle quali vi vogliamo incalzare affinché rispondiate e rispondiamo insieme come istituzioni alla prima emergenza delle imprese italiana, ossia quella del rispetto delle regole e dei tempi di pagamento. Poi mi sia consentito dire che è anche la prima ragione per la quale nelle rilevazioni internazionali le grandi aziende ci dicono che non vengono ad investire in Italia, proprio perché la certezza del diritto è diventata un optional. Vediamo se ciò che è stato approvato stamattina in Consiglio dei Ministri in qualche modo interverrà in maniera diversa. Dalle anticipazioni non ci sembra, però il beneficio del dubbio rimane in quest'Aula.
Concludendo, signor sottosegretario, forse i cittadini e le imprese, in questa fase storica così delicata, sentono più il bisogno del rispetto della quotidianità della legge, dell'applicazione della stessa, piuttosto che di nuovi CSM o di ridisegni faraonici di un sistema giudiziario che nella sua quotidianità trova difficoltà a rispettare anche i diritti minimi, che invece un cittadino in un Paese occidentale avrebbe diritto di vedere rispettati.

(Problematiche inerenti ai rapporti fra lo Stato italiano e la Repubblica di San Marino, con particolare riferimento ai profili di carattere fiscale - n. 2-00971)

PRESIDENTE. L'onorevole Marchioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00971, concernente problematiche inerenti ai rapporti fra lo Stato italiano e la Repubblica di San Marino, con particolare riferimento ai profili di carattere fiscale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, illustro brevemente l'interpellanza che va proprio al cuore della domanda che vogliamo porre al Governo, che riguarda la situazione dei 6.500 lavoratori frontalieri italiani che lavorano a San Marino, che ogni giorno vanno a San Marino e lì prestano la loro opera lavorativa. Come dicevo sono circa 6.500, in gran parte residenti nelle province di Rimini, di Forlì e di Pesaro e sono lavoratori che con l'ultima finanziaria varata dal Governo sanmarinese si sono ritrovati gravemente penalizzati da una mancata detrazione del 9 per cento prevista dall'articolo 56. Sono quindi lavoratori che da gennaio in busta paga si ritrovano una cifra che va da 150 a 400 euro in meno.
Questa norma, ossia la mancata detrazione del 9 per cento, è riservata ai soli lavoratori italiani che lavorano a San Marino. Quindi, è una tassa che presenta un'evidente discriminazione che ha creato una distinzione tra tutti i lavoratori, tra quelli sanmarinesi e quelli italiani, e che ha creato ovviamente una serie di tensioni. Pertanto, il tema che poniamo in questo momento riguarda proprio il modo in cui il Governo intenda tutelare e difendere i cittadini italiani che si sono trovati in questa situazione penalizzante e discriminante.
Questa situazione non sfugge nemmeno ai sanmarinesi e al Governo sanmarinese, che ha varato una manovra di rilancio. I sanmarinesi conoscono bene anche il lavoro all'estero e sicuramente sanno cosa Pag. 42significhi trovarsi all'estero, produrre reddito in un Paese straniero e poi rientrare nella propria realtà.
La disposizione di questo articolo 56, peraltro, è sottoposta anche ad un giudizio di legittimità costituzionale. Proprio in questi giorni è stata infatti presentata al collegio dei garanti sanmarinesi per verificare se sia costituzionale; avremo una risposta entro sessanta giorni, quindi entro la prima metà di maggio. Nel frattempo, questa norma è vigente e sottolineiamo che il Governo italiano si è mosso con grande lentezza, lasciando soli questi lavoratori che si sono trovati da subito discriminati, con differenze in busta paga già da gennaio.
Nel frattempo, da quando abbiamo presentato questa interpellanza urgente, ossia da circa un mese fa, si è mosso qualche cosa. Noi abbiamo già espresso il nostro punto di vista in altre sedi parlamentari e, proprio martedì, è stata data risposta all'interrogazione del collega Narducci in Commissione affari esteri dal sottosegretario Craxi, che ha dichiarato che la questione del trattamento fiscale dei frontalieri è al centro da tempo di un complesso negoziato bilaterale con le controparti sanmarinesi e ha ipotizzato anche che si possa attivare un tavolo tecnico bilaterale per affrontare la situazione. Sempre in questa settimana si è tenuto un altro vertice tra il Ministro Frattini e il Ministro degli esteri di San Marino, Antonella Mularoni, e il Ministro Frattini - riferiscono le agenzie - ha espresso preoccupazione - leggo testualmente - «per le nuove disposizioni, che rischiano di ledere i diritti dei nostri frontalieri».
Per cui, qualcosa si è mosso, però dobbiamo anche ricordare che ci sono rapporti di grande problematicità sullo sfondo di questa difficoltà attuale dei frontalieri. Se, quindi, il punto da cui partiamo è l'ultimo punto, cioè la discriminazione introdotta da questo articolo 56 dell'ultima finanziaria ci troviamo di fronte a frontalieri che da anni vedono prorogata la franchigia degli 8 mila euro annualmente - quindi con uno stillicidio di attesa - aspettando una legge ordinaria che possa ridisegnare la situazione rendendola più stabile, legge ordinaria la cui approvazione è resa particolarmente difficile a causa delle relazioni così tese e piene di nodi da sciogliere tra Italia e San Marino. Lo dimostra la lunga serie di trattati che sono stati firmati e sottoscritti da tutte e due gli Stati, ma non ratificati dall'Italia e quindi, di fatto, mai entrati in vigore.
Il sottosegretario Craxi martedì ricordava la Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni, firmata nel 2002 e non ancora ratificata. Voglio ancora ricordare l'accordo, firmato dai due Governi il 26 novembre 2009 in materia di collaborazione finanziaria. Si tratta di un accordo che impegna le parti a favorire lo sviluppo e l'integrazione dei rispettivi sistemi finanziari, che è stato sottoscritto, ma anche questo non ratificato dall'Italia, così come non è ancora entrato in vigore l'accordo bilaterale di cooperazione economica, sottoscritto il 3 marzo del 2009.
Quello che ha affermato l'onorevole Craxi, ossia che fosse necessario favorire questi rapporti, ma che prima fosse necessario firmare e ratificare un protocollo per adeguare i testi ai nuovi standard internazionali sulla trasparenza finanziaria è un nodo importante. Infatti, il nodo che concerne freni e rapporti tra Italia e San marino è il nodo della trasparenza finanziaria e quindi della collocazione di San Marino nella lista nera dell'OCSE perché manca un allineamento alle regole di trasparenza internazionale. Questo è un nodo sicuramente fondamentale, lo ha dichiarato più volte anche il Ministro Tremonti, che ha chiesto, in previsione di qualsiasi incontro bilaterale con le controparti, che fosse preceduto dalla definizione di una serie di obiettivi mirati a porre fine a livello formale e sostanziale al segreto bancario, attraverso lo scambio automatico di informazioni di modello europeo e quindi ha avanzato la richiesta di un allineamento agli standard OCSE da parte di San Marino.
Se ovviamente da parte nostra non c'è alcuna intenzione di difendere tutta la parte grigia o il mancato allineamento di Pag. 43San Marino agli standard OCSE, c'è anche la necessità di rilevare che non si può negare che il Governo sanmarinese negli ultimi tempi abbia fatto degli sforzi per rientrare nella legalità, avviando un percorso di riforme normative che vanno nella direzione di una maggiore trasparenza, con l'approvazione di leggi nel novembre scorso che cercano proprio di perseguire l'allineamento agli standard OCSE.
Quindi, ritenendo che rimanga al centro per noi il tema dei frontalieri, ma che esso, per essere risolto nella situazione attuale, nella tensione dovuta all'applicazione dell'articolo 56 della scorsa legge finanziaria, ma anche con lo sfondo di una franchigia che è stata prorogata per l'anno in corso, ma non per il prossimo, necessiti di una legge ordinaria come soluzione più definitiva, che proietti una maggiore stabilità sulla situazione dei frontalieri, dobbiamo affrontare anche questa difficoltà dei nodi dei rapporti tra i due Stati.
Mantenendo al centro il tema del peggioramento delle condizioni economiche dei lavoratori frontalieri italiani occupati a San Marino, che si trovano con retribuzioni differenziate, con una discriminazione che davvero sui luoghi di lavoro si traduce in una differenza che fa sentire i lavoratori italiani come lavoratori di serie B, è molto importante chiarire anche il contesto delle relazioni intorno.
Per questo, chiediamo al Governo come intenda affrontare con urgenza e dare risposta agli attuali problemi che coinvolgono i nostri cittadini lavoratori frontalieri a San Marino, quali azioni intenda promuovere per riprendere il dialogo con la Repubblica di San Marino, al fine di individuare soluzioni di positiva e leale collaborazione, e se il Governo italiano intenda affiancare San Marino in questo percorso verso un definitivo e chiaro allineamento agli standard OCSE, proprio pensando che una crisi di San Marino, una difficoltà economica permanente di questo Stato, che si trova nel cuore dell'Italia, abbia ripercussioni ed effetti anche sull'economia italiana.
È molto difficile immaginare che, qualora San Marino arrivasse ad una crisi permanente, questo non avrebbe alcun riflesso sull'economia italiana. Chiediamo quindi se il Governo intenda affiancare San Marino in questo percorso di allineamento agli standard OCSE e in quale modo, proprio per far crescere ed affermare definitivamente quella parte sana dell'economia sanmarinese che riteniamo meriti di essere riconosciuta nel suo percorso verso un definitivo allineamento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti, nel rappresentare che le relazioni intercorrenti tra lo Stato italiano e la Repubblica di San Marino sono divenute particolarmente tese, chiedono di conoscere quale sia la strategia del Governo per affrontare con urgenza gli attuali problemi.
Al riguardo, in via preliminare, si osserva che il Governo italiano, tramite il Ministero degli affari esteri, segue con la massima attenzione gli sviluppi interni alla Repubblica di San Marino, in vista dell'auspicato superamento degli ostacoli che ancora si frappongono al raggiungimento di un livello di trasparenza europeo, e di conseguenza alla piena normalizzazione dei rapporti bilaterali in questo importante settore.
Nel più ampio quadro delle relazioni tra Italia e San Marino si può peraltro fare stato di una buona collaborazione in numerosi ambiti tecnici, che ha consentito la recente firma di quattro intese bilaterali e la definizione di altri accordi e programmi in campo culturale ed ambientale, in via di finalizzazione.
A livello locale, inoltre, la Farnesina segue attentamente anche i negoziati in corso tra la Repubblica del Titano e la regione Emilia-Romagna. Il dialogo non si è mai interrotto e il canale diplomatico è rimasto sempre aperto, come testimoniato Pag. 44dall'impegno della Farnesina ad agevolare contatti per favorire utili chiarimenti in occasione del tavolo tecnico italo-sanmarinese riunitosi presso il Ministero degli affari esteri il 16 settembre scorso e, da ultimo, durante l'incontro svoltosi il 27 gennaio scorso tra il Ministro degli affari esteri Frattini e il Segretario di Stato agli esteri sanmarinese, accompagnato dal Segretario di Stato alle finanze Valentini.
In tale circostanza, i rappresentanti di San Marino hanno sottolineato i passi in avanti compiuti in termini di legislazione adottata o in via di adozione in materia fiscale e finanziaria. Hanno, altresì, manifestato il vivo auspicio di risolvere tutte le questioni bilaterali ancora pendenti per giungere all'auspicata cancellazione dalla lista nera del Ministero dell'economia e delle finanze italiano e alla firma del Protocollo bilaterale sulle doppie imposizioni.
Tutto ciò rappresentato, relativamente alle specifiche questioni di carattere finanziario e fiscale, il Dipartimento del tesoro ha riferito che, nel corso degli ultimi mesi, le autorità di San Marino hanno adottato una serie di misure tese a dare credibilità e trasparenza al sistema finanziario. Tra queste, spicca la legge 4 novembre 2010, n. 178, contenente «disposizioni per il rafforzamento dell'autonomia della Banca centrale ed aggiornamenti statutari».
Quasi contemporaneamente è stato nominato il presidente della Banca centrale, posto vacante da febbraio 2010. Con il nuovo statuto della Banca centrale è stato eliminato il gradimento del Comitato credito e risparmio - organo politico che ha, tra l'altro, la funzione di indirizzo e orientamento dell'attività di vigilanza bancaria, finanziaria e assicurativa - nella nomina degli ispettori del coordinamento della vigilanza. Il nuovo statuto prevede ora i casi nei quali i componenti del coordinamento della vigilanza, nei quali rientra il direttore della banca, possano essere rimossi.
Accanto a queste positive novità permangono, tuttavia, alcune zone grigie, in relazione alle quali sarà importante vedere l'applicazione pratica. Il primo punto sul quale si attendono iniziative da parte dell'autorità di San Marino è quello dei controlli sulle banche e sulle società finanziarie sanmarinesi nonché sulle sanzioni per i comportamenti illegali. Si ricorda, in proposito, che la Banca d'Italia è dovuta intervenire ripetutamente per bloccare i tentativi di alcune banche e società finanziarie sanmarinesi di operare in Italia aggirando ed eludendo la normativa italiana in materia. In nessuna occasione vi è stata alcuna collaborazione da parte della Banca centrale di San Marino la quale, pertanto, dovrà dimostrare di avere l'indipendenza e le capacità per potere intervenire sui soggetti sottoposti alla sua vigilanza.
Per quanto concerne la normativa sul segreto bancario sanmarinese, il Dipartimento del tesoro ha rappresentato che essa è stata di ostacolo all'identificazione del beneficiario effettivo e allo scambio di informazioni tra banche dello stesso gruppo. Nonostante le modifiche apportate da parte sanmarinese con la legge sulle imprese e sui servizi bancari, finanziari ed assicurativi, permangono forti perplessità sull'istituto in quanto subordina, in deroga alla disciplina del segreto bancario, lo scambio di informazioni tra controllate sanmarinesi e capogruppo straniere alla condizione che tra la Repubblica di San Marino e lo Stato della capogruppo sussista un accordo internazionale vigente. Peraltro, la nuova disciplina del segreto bancario subordina la trasmissione delle informazioni al rispetto della normativa sanmarinese in materia di vigilanza consolidata piuttosto che ai principi costituenti standard nella materia a livello internazionale.
Per quanto attiene l'individuazione del titolare effettivo in caso di partecipazioni societarie, l'adozione della legge concernente la conoscibilità degli assetti proprietari effettivi delle società di diritto sanmarinese, nel creare un archivio delle partecipazioni fiduciarie presso la Banca centrale, limita gli obblighi di comunicazione sul titolare effettivo ai soli mandati aventi ad oggetto partecipazioni in società sanmarinesi, così eludendo i controlli sulla Pag. 45gran maggioranza delle società fiduciarie che lavorano con soggetti non sanmarinesi.
Relativamente alle problematiche di carattere fiscale, il Dipartimento delle finanze ha fatto presente in via preliminare che tra la Repubblica italiana e quella di San Marino non vi sono, allo stato accordi che consentano lo scambio di informazioni in materia fiscale. Ciò costituisce una delle ragioni per cui, secondo la vigente normativa, la Repubblica di San Marino è uno degli Stati facente parte della lista di cui al Decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 4 maggio 1999 con il quale sono stati individuati gli Stati e i territori aventi un regime fiscale privilegiato ai fini della presunzione di residenza in Italia stabilita dall'articolo 2, comma 2-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi.
L'Italia partecipa attivamente al Global forum sulla trasparenza e lo scambio di informazioni ai fini fiscali istituito in seno all'OCSE. In tale ambito, la Repubblica di San Marino, come tutti i membri del Global forum, è oggetto di peer review, un esame tra pari sull'adeguatezza degli strumenti relativi allo scambio di informazioni. Il rapporto di peer review, pubblicato il 27 gennaio 2011 sul sito OCSE, ha posto in luce numerose lacune dell'ordinamento sanmarinese, che non consentono uno scambio di informazioni ai fini fiscali in linea con gli standard OCSE. Per tale motivo la Repubblica di San Marino non è stata ammessa alla seconda fase della peer review.
Per quanto attiene la cooperazione internazionale in materia giudiziaria il Dipartimento del tesoro ha fatto presente che sono state apportate modifiche alla legge sulle rogatorie internazionali in materia penale ad opera della legge 23 luglio 2010, n. 128. Tuttavia due importanti indagini legate al riciclaggio condotte dalla procura di Roma e di Forlì, risultano ancora assoggettate alla pregressa normativa sanmarinese, che subordina la cooperazione a meccanismi processuali eccessivamente gravosi. Inoltre permane nella nuova normativa l'esclusione della presenza, nello svolgimento delle rogatorie, delle figure ausiliare del magistrato, riducendo l'efficacia pratica delle stesse.
Nei prossimi mesi la Repubblica di San Marino sarà valutata dal Fondo monetario internazionale per gli aspetti relativi al sistema finanziario e dalla Moneyval per la normativa di prevenzione del riciclaggio.
È, quindi, importante acquisire tali valutazioni internazionali. Tuttavia, al momento, si ritiene che i progressi che pure si sono registrati non siano tali da assicurare la trasparenza e la cooperazione necessaria a combattere la criminalità. Si ricorda, a tal proposito, che le frodi carosello e gli altri episodi di evasione fiscale non danneggiano solamente le finanze pubbliche, ma costituiscono forme di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane. Inoltre, la fuga di capitali verso la Repubblica di San Marino non dipende solamente dalla più bassa tassazione degli interessi, ma, soprattutto, dalla discrezione sul titolare effettivo del denaro. Pertanto, la Repubblica di San Marino è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita e, da ciò, deriva il timore che sia anche meta per la malavita organizzata, sia italiana che estera.
Per quanto riguarda, infine, le problematiche dei cittadini italiani che svolgono attività lavorativa nel territorio di San Marino, ma vivono stabilmente in Italia (circa 6 mila persone), esse sono oggetto, sin dal marzo 2002, di un negoziato con la controparte sanmarinese. Nel contesto, l'ambasciata d'Italia a San Marino, in stretto raccordo con i rappresentanti della collettività italiana, assicura protezione ed assistenza ai lavoratori frontalieri, anche attraverso opportuni contatti con le autorità sanmarinesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Marchioni ha facoltà di replicare.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, ringrazio la signora sottosegretario per l'ampiezza del quadro che ci ha prospettato. Non mi dichiaro soddisfatta perché, in merito alla situazione dei frontalieri, che Pag. 46resta il nodo della domanda che noi abbiamo posto, so bene che, dal 2002, questa situazione si propone. Mi pare, però, che, nei quasi dieci anni intercorsi, non siamo ancora riusciti a trovare una stabilità di situazione che dia serenità a queste persone che sono 6.500. Si tratta, dunque, di 6.500 famiglie, di persone che si alzano la mattina e vanno a lavorare creando reddito anche per l'Italia. Sul resto del quadro che lei ha illustrato, la ringrazio per l'ampiezza dell'esposizione. Ovviamente, lungi da noi l'idea di scusare, giustificare, sottacere o sottovalutare l'ampiezza dei problemi e delle situazioni che legano i due Paesi e, anzi, di non valutare adeguatamente anche le situazioni parallele all'illegalità che lei ha esposto con ampiezza.
La situazione che noi pensiamo è che San Marino non possa farcela senza un affiancamento dell'Italia che delinei con chiarezza una exit strategy e, quindi, le condizioni per allinearsi agli standard OCSE in modo che questa piccola Repubblica abbia la capacità, insieme anche allo Stato italiano, di lasciarsi definitivamente alle spalle tutte queste zone grigie dell'economia. Encomiando tutte le forze dell'ordine e la guardia di finanza che stanno facendo un ottimo lavoro di controllo e di verifica proprio perché questo accada, pensiamo che un crollo totale di San Marino, compresa tutta la parte sana dell'economia sanmarinese, sia un dramma per San Marino medesimo, ma anche, appunto, per l'economia italiana.
Lei ha usato molte volte la parola «auspicio» nel corso della sua esposizione ed ha detto che ci sono auspici e percorsi intrapresi su trattati scritti, firmati e mai ratificati. Noi, allora, auspichiamo davvero che questo percorso di legalità, di trasparenza e di definitivo allineamento agli standard OCSE di San Marino ci sia, con una ferma volontà da parte della Repubblica, e con la capacità da parte dell'Italia di affiancarla in tutto il percorso positivo che si possa svolgere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza del Ministro dell'interno per verificare la trasparenza e la legalità dell'azione amministrativa presso il comune di Bitonto (Bari) - n. 2-00977)

PRESIDENTE. L'onorevole Ginefra ha facoltà di illustrare l'interpellanza Boccia n. 2-00977, concernente iniziative di competenza del Ministro dell'interno per verificare la trasparenza e la legalità dell'azione amministrativa presso il comune di Bitonto (Bari) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, signora sottosegretario, il quadro di questa interpellanza urgente, che vede come primo firmatario Francesco Boccia, ma che, poi, è stata condivisa da diversi esponenti del mio gruppo, tra i quali il responsabile giustizia Orlando e la capogruppo in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere Garavini, è quello di una cittadina alle porte di Bari, da anni oggetto di una serie di vicende legate alla lotta tra clan mafiosi, che ha assistito ad una recrudescenza di tale fenomeno negli ultimi mesi.
In particolar modo, al termine dell'estate scorsa, si sono verificati di nuovo accadimenti che da qualche anno non erano più stati così frequenti: omicidi, casi di lupara bianca, rapine, furti in abitazioni. Insomma, un quadro di difficile controllo dell'ordine pubblico e per il quale crediamo vi fosse l'esigenza di una diversa presa di posizione da parte degli organi politici e amministrativi di quella comunità. E, invece, all'interno di questa cornice così complessa, nei primi giorni dell'agosto 2010 un noto pregiudicato bitontino il signor Michele De Palo, in qualità di vicepresidente di una associazione «La Vela Crociata», che da un approfondimento che noi abbiamo svolto vede tra i soci fondatori il fratello di un assessore Pag. 47della giunta di Bitonto, faceva richiesta per ottenere la disponibilità di un luogo pubblico per la celebrazione di una sagra paesana di una festa della birra. Dopo qualche giorno le pareti degli spazi di affissione pubblica della città bitontina erano pieni di manifesti che riportavano il patrocinio dell'amministrazione comunale e richiamavano questo appuntamento, annunciandone l'imminenza. La forza di pubblica sicurezza nel rilascio delle autorizzazioni a quel punto esprime il proprio diniego, come lei sottosegretario avrà potuto verificare. Proprio per il quadro che le rappresentavo, di pericolosità in una fase così calda della città del barese si sconsigliava la realizzazione di un'iniziativa con quelle caratteristiche, anche per i soggetti proponenti che venivano identificati come persone che potevano in qualche modo essere legate a tutto il fenomeno di cui parlavo prima.
Da ciò l'esigenza di vederci chiaro e di approfondire, di comprendere come sia stato possibile che l'amministrazione comunale, peraltro per un personaggio che conosceva sicuramente bene, atteso che il signor Michele De Palo alle elezioni amministrative era stato candidato in una lista civica a sostegno di quello che poi è diventato il sindaco di Bitonto, come poi fosse stato possibile che nonostante la conoscenza dei problemi, della complessità dei problemi, vi fosse stata questa superficialità nella concessione del patrocinio. L'amministrazione bitontina ha più volte sottolineato, in risposta alla nostra iniziativa, che non vi era stato alcun rilascio di concessione però la città era piena di manifesti recanti l'araldica comunale che citavano il patrocinio della stessa.
Un altro episodio che noi richiamiamo nella nostra interpellanza dimostra anche il rapporto fiduciario esistente tra il signor Michele De Palo e l'amministrazione bitontina. In occasione del Giro d'Italia, senza che vi fosse stato alcun incarico, in via del tutto ufficiosa, la ditta del signor De Palo interveniva in lavori di manutenzione ordinaria, di tinteggiatura delle stanze dell'anticamera del sindaco, del gabinetto del sindaco presso il Palazzo di Città e la stessa amministrazione Valla, in risposta sempre alla nostra interrogazione, ammetteva che si trattava di lavori di pitturazione all'interno del comune con materiale fornito personalmente dall'assessore Ragno, fratello del socio fondatore del circolo di cui sopra, e che si trattava di una prestazione del tutto gratuita eseguita dallo stesso in occasione di un appuntamento straordinario. Anche qui, verificando tutto il sistema di appalti della città di Bitonto, si riscontra che lo stesso signor Michele De Palo più volte è stato chiamato su licitazione privata a eseguire lavori per l'amministrazione comunale e quindi, se è vero che quel lavoro è stato realizzato in totale gratuità sebbene con strumenti forniti dall'assessore Ragno, è anche vero che poi lo stesso Michele De Palo più volte è stato chiamato a svolgere attività per conto di questa amministrazione.
Ecco, signora sottosegretario, naturalmente noi abbiamo legato questi elementi perché non ci sfugge la complessità di quella connessione che il presidente Pisanu ha richiamato nella relazione recente sulle connessioni che spesso, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, legano la politica a certi fenomeni che inquinano l'ordinato andamento della vita sociale, economica e culturale delle nostre comunità.
Sappiamo che questa è una battaglia di frontiera che deve vedere tutti quanti, l'uno a fianco all'altro, quindi fuori da quelle forme di partigianeria che spesso alimentano la cronaca locale, la vicenda politica anche del nostro Paese. Quindi questa interpellanza noi l'abbiamo presentata con la consapevolezza che richiamiamo uno dei tanti episodi che più volte, purtroppo, legano la politica a figure discusse nelle varie comunità e che non sono certo il simbolo della lotta contro la criminalità organizzata, tanto più quando l'abuso delle forme di trattativa privata nel sistema degli appalti incoraggia una lettura delle relazioni, delle connessioni tra politica e altro che vanificano i tanti sforzi della nostra magistratura e della nostra società così solida. Pag. 48
A tal proposito ricordo che la Puglia è considerata una tra le regioni meridionali che mantengono ancora una resistenza sociale, culturale ed economica a quell'aggressività di fenomeni criminali. Ebbene, ci aspetteremmo (è per questo che abbiamo chiesto di poter contare su un chiarimento del Ministro dell'interno) una condotta impeccabile, trasparente, senza scorciatoie da parte delle amministrazioni comunali. A questo si aggiunga che a noi non risulta ad oggi compiuto alcun atto da parte dell'amministrazione Valla rispetto ai manifesti di cui parlavo prima. Evidentemente se non è stato concesso alcun patrocinio qualcuno ha abusato dell'araldica comunale, e credo che a tutela dell'amministrazione comunale bitontina e a tutela dell'immagine delle istituzioni questo atto debba essere compiuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna, l'onorevole Boccia, unitamente ad altri onorevoli deputati, pone all'attenzione di questa Assemblea il problema delle condizioni complessive di vita della popolazione di Bitonto sotto un duplice profilo: da un lato, quello della trasparenza e della legalità dell'operato amministrativo del comune, dall'altro, quello della situazione complessiva della sicurezza pubblica nel territorio, alla luce di circostanziati episodi cui viene fatto specifico riferimento. Mi soffermerò dapprima su quest'ultimo aspetto, sulla base delle analisi e delle proiezioni che mi sono state fornite dagli organi responsabili della sicurezza a livello nazionale e locale, nonché dagli organismi più specificamente impegnati nelle attività investigative. Proiezioni ed analisi che riferisco agli onorevoli interpellanti nel dovuto rispetto di comprensibili esigenze di riservatezza imposte dalle indagini in corso, sulla base di una relazione che ha il vaglio del prefetto di Bari.
Successivamente affronterò il problema del comune di Bitonto, nei limiti in cui ciò mi è consentito dal rispetto dell'autonomia degli enti locali e sulla base di accertamenti disposti dalla locale prefettura. La situazione del comune di Bitonto non sfugge all'attenzione del Ministero dell'interno ed è seguita attentamente dal prefetto di Bari, in stretto raccordo con i vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza. I gruppi delinquenziali operanti in quel territorio sono stati duramente colpiti da operazioni di polizia che si sono susseguite nel tempo, privandoli dei loro vertici storici e lasciando spazio ai livelli intermedi. Costante è l'attenzione delle forze dell'ordine per evitare ogni tentativo di riorganizzazione di tali gruppi. Nel luglio dello scorso anno è stato costituito un gruppo specializzato d'indagine con operatori della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Bari, le cui attività hanno consentito, fin da subito, di raggiungere importanti risultati, assicurando alla giustizia esponenti di spicco dei gruppi criminali della zona. Sempre nel luglio dello scorso anno si è tenuta una seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale è stato disposto il potenziamento del dispositivo di prevenzione e controllo del territorio, con l'invio immediato di unità specializzate dei reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato e delle compagnie di intervento operativo dell'Arma dei carabinieri. Tali misure si propongono di rafforzare e supportare l'attività investigativa coordinata da un apposito pool di magistrati.
Il successivo 9 agosto, presso la procura della Repubblica di Bari, si è tenuto un apposito tavolo tecnico interforze, con la partecipazione oltre all'autorità giudiziaria, dei vertici delle forze dell'ordine e dei responsabili del Servizio centrale operativo della Polizia di stato, del raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri e del Servizio centrale di investigazione Pag. 49sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza. Sono intervenuti anche i dirigenti delle strutture investigative territoriali e del commissariato di pubblica sicurezza di Bitonto, per fare il punto della situazione sul dispositivo di contrasto alla criminalità organizzata.
In quella sede, si è concordato, tra l'altro, di rafforzare le attività investigative in atto, al fine di individuare i patrimoni indebitamente acquisiti dalle organizzazioni criminali operanti nella zona.
Sono stati, inoltre, intensificati i controlli a pubblici esercizi e circoli privati, spesso punti di aggregazione di pregiudicati, nonché i sopralluoghi presso le abitazioni dei sorvegliati speciali e dei soggetti sottoposti a misure cautelari domiciliari.
Si sta procedendo, altresì, a un monitoraggio delle opere pubbliche e dei cantieri aperti per ulteriori accessi ispettivi, avvalendosi delle più stringenti misure previste dal cosiddetto pacchetto sicurezza.
L'Amministrazione comunale è stata invitata a dotare di telecamere i punti sensibili della città ed è stato realizzato un progetto di videosorveglianza finanziato con fondi del PON sicurezza 2007-2013.
L'attenzione rivolta alla città di Bitonto, oltre a sortire risultati nel contrasto al crimine organizzato, ha fatto registrare un calo delle rapine e dei furti, nonché un aumento degli arresti e delle perquisizioni domiciliari. Nel periodo che va dal 1o gennaio 2010 al 21 febbraio 2011, il Dipartimento di pubblica sicurezza, d'intesa con le competenti autorità provinciali, ha supportato l'attività di prevenzione degli organi territoriali in quel comune mediante l'utilizzo del personale dei reparti prevenzione crimine. In particolare, è stato assicurato l'impiego di 464 equipaggi per un totale di 671 interventi. In attuazione di tale dispositivo, sono state controllate 5.081 persone; ne sono state arrestate 13 e 28 sono state denunciate all'autorità giudiziaria.
Vengo ora all'altro aspetto posto dagli onorevoli interpellanti. Il 19 agosto 2010, è stata presentata presso il commissariato di pubblica sicurezza di Bitonto una richiesta - firmata dal vicepresidente dell'Associazione «La vela crociata» - finalizzata allo svolgimento di una manifestazione pubblica, denominata «Beer Festival In August», che avrebbe dovuto svolgersi dal 20 al 29 agosto presso il piazzale antistante la piscina comunale, con somministrazione di birra.
II commissariato di polizia aveva manifestato perplessità sullo svolgimento della manifestazione, in considerazione dei rischi che avrebbe potuto comportare per l'ordine e la sicurezza pubblica. Esprimeva, pertanto, con nota del 19 agosto 2010 parere negativo allo svolgimento dell'iniziativa.
Secondo la valutazione degli organi di polizia, non era escluso il rischio che l'evento potesse offrire l'occasione per possibili scontri tra gruppi delinquenziali contrapposti.
Alla luce di questo parere, il comando di polizia municipale di Bitonto, con provvedimento del 20 agosto 2010, comunicava il «diniego» allo svolgimento della manifestazione.
Secondo gli accertamenti disposti, l'assessore all'ambiente del comune di Bitonto non risulta tra i soci fondatori del circolo «La vela crociata». Inoltre, l'amministrazione comunale non ha mai concesso alcun contributo o patrocinio alla stessa associazione, per l'organizzazione e lo svolgimento della manifestazione. I funzionari di settore sono stati incaricati di verificare l'utilizzo improprio dello stemma comunale su alcuni manifesti che sembra siano stati fatti affiggere dall'Associazione senza preventiva autorizzazione e in assenza di patrocinio.
Secondo precisazioni fornite dal sindaco, i lavori di tinteggiatura degli ambienti antistanti gli uffici di segreteria sono stati effettuati dal vicepresidente dei circolo ricreativo a titolo gratuito, nell'ambito delle iniziative promosse dalla comunità in occasione dell'arrivo in città della tappa del 93o Giro d'Italia. Ritengo di aver dato risposte esaurienti ai quesiti formulati. Tuttavia, la posizione del Governo sul problema segnalato non si ferma qui. Pag. 50
Rimane costante, assiduo e attento il monitoraggio sulla situazione locale da parte delle forze dell'ordine, sia per quanto riguarda la ricerca degli autori dei fatti criminosi ricordati nel documento parlamentare, ma soprattutto per cercare di mantenere entro livelli accettabili le condizioni di vita della popolazione di quel comune.
Proseguono, inoltre, i contatti e i collegamenti della prefettura con il comune sia per tutte le iniziative di collaborazione e supporto che si dovessero rendere necessarie, sia per verificare l'emergere di situazioni in cui possa ritenersi legittimo un eventuale intervento correttivo nei confronti dell'amministrazione comunale, nel rispetto delle norme di garanzia fissate dalla Costituzione e dei principi stabiliti dal vigente ordinamento degli enti locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, siamo parzialmente soddisfatti; prendiamo atto, dalla relazione del sottosegretario, che stiamo parlando di un comune monitorato costantemente dalle forze dell'ordine e che evidentemente ha serissimi problemi di inquinamento della vita della comunità da parte di pezzi di criminalità organizzata; prendiamo atto che, siccome ci sono indagini in corso, non si poteva andare oltre in alcune riflessioni fatte e per le quali ringraziamo il sottosegretario, in particolar modo il Ministero dell'interno, tuttavia rilanciamo la riflessione sulla seconda parte della risposta che non ci ha convinto. Intanto, perché probabilmente non sono stati presi in considerazione i legami di parentela tra l'assessore e il fratello del socio di riferimento di questa associazione e poi perché sono sospetti quei lavori fatti gratis in un territorio che, come è noto, si contraddistingue per opere di beneficenza che normalmente vengono fatte dalle associazioni di volontariato, dalla curia; quella è una zona molto ricca e densa di attività benefiche fatte soprattutto dalla Chiesa e dai volontari, non ci risulta invece che quell'associazione faccia volontariato e soprattutto ci risulta che siano stati dati in cottimo fiduciario appalti per altre attività riguardanti il comune.
Signor sottosegretario, le sottolineiamo che su alcuni aspetti siamo preoccupati: innanzitutto perché il comune ancora non riattiva il sistema di video-sorveglianza più volte sollecitato alla questura, e poi siamo preoccupati perché c'è una tendenza della politica, certamente di una parte politica, a sottovalutare le contaminazioni tra criminalità organizzata e gestione amministrativa, gestione della cosa pubblica. Per vicende diverse, ma con un grado di intensità pari a questa, in altre regioni del Mezzogiorno, il Ministro Maroni non ha esitato a minacciare lo scioglimento del consiglio comunale.
Noi manterremo accesi i fari della politica su questa vicenda, saremo vicini alle forze dell'ordine che fanno il possibile; chiediamo al Ministero dell'interno di utilizzare la stessa attenzione, la stessa efficienza utilizzata, molto opportunamente, in altre zone del Mezzogiorno, per far sì che non ci siano alibi quando succederà l'irreparabile in una città che è condizionata ogni giorno, ed è successo anche nelle scorse settimane, da sparatorie come se si fosse in pieno far west e invece si è in una città, tra l'altro molto bella, nel cuore della provincia di Bari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Garavini n. 2-00988)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Garavini n. 2-00988, concernente iniziative volte a garantire un adeguato livello di protezione al magistrato Giuseppe Lombardo e ad assicurare l'attività di contrasto alla criminalità organizzata calabrese, è rinviato ad altra seduta.
Dovremmo ora passare alla successiva interpellanza, ma vi è un piccolo ritardo da parte del Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Pag. 51Fitto; credo tra l'altro che per l'interpellante, onorevole Gozi, sia importante che risponda proprio il Ministro. Sospendo quindi la seduta per cinque minuti per aspettare l'arrivo del Ministro.

La seduta, sospesa alle 13,20 è ripresa alle 13,25.

(Iniziative in merito ai ritardi nell'attuazione dei programmi operativi italiani che beneficiano dei fondi strutturali, al fine di evitare la revoca dei finanziamenti europei - n. 2-00995)

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00995, concernente iniziative in merito ai ritardi nell'attuazione dei programmi operativi italiani che beneficiano dei fondi strutturali, al fine di evitare la revoca dei finanziamenti europei (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SANDRO GOZI. Signor Presidente, nel gennaio 2011, in base ai dati che sono pervenuti alla Repubblica italiana da parte della Commissione europea, sono stati registrati ritardi molto preoccupanti nell'impegno e nell'utilizzo dei programmi operativi. In particolare, sembra che la media dei pagamenti non superi il 15 per cento. Abbiamo avuto già la possibilità attraverso un regolamento comunitario di un posticipo della certificazione della spesa, che riguarda circa 7 miliardi e che dovrà essere certificata alla fine di quest'anno.
Il rischio è noto e preoccupante, si rischia la revoca dei fondi, che vengono indicati tecnicamente come «programma operativo regionale» e sono una cospicua fetta dei fondi a disposizione per lo sviluppo di regioni, in particolare del sud, come Calabria, Campania, Sicilia, Abruzzo, Puglia, Lazio, ma anche per lo sviluppo di alcuni programmi interregionali in settori chiave come la ricerca e lo sviluppo, l'energia, le reti e la mobilità.
Il commissario europeo Johannes Hahn ha avuto modo, sia nei contatti con il Governo che con il Parlamento, di lanciare più volte l'allarme - anche in maniera ufficiale - perché, tra l'altro, i pagamenti giuridicamente vincolanti al momento sono addirittura sotto il 20 per cento. Abbiamo avuto una delibera CIPE del 2011, ma in sostanza, nonostante vi sia certamente una congiuntura economica difficile, che colpisce tutti gli Stati membri e in particolare quelli che più sono interessati all'utilizzo dei fondi di sviluppo regionale e dei fondi di coesione, riteniamo che le scelte di questo Governo abbiano aggravato in maniera rilevante una situazione già compromessa.
Sono stati, infatti, sottratti 28 miliardi (risorse del cosiddetto FAS), che erano destinati proprio al cofinanziamento e al raggiungimento di obiettivi simili a quelli indicati dai fondi strutturali e che sono stati invece utilizzati per interventi di carattere emergenziale e per far fronte a spese ordinarie, anziché per garantire quella cosiddetta addizionalità, nell'aggiungersi cioè ai fondi europei. Tutto ciò è avvenuto in un quadro strategico più ampio, che non ha seguito le scelte del Governo precedente, e cioè di avviare una programmazione unitaria fra fondi strutturali europei e FAS nell'ambito di un unico quadro strategico nazionale.
Le domande rivolte al Governo sono molto semplici: innanzitutto, quale concertazione intenda avviare, visto che anche dopo il decreto-legge milleproroghe non viene indicato nulla a riguardo; quali concertazioni intenda avviare con le regioni e con i soggetti attuatori per recuperare le risorse entro la fine di quest'anno ed evitare di perdere i fondi cui facevo riferimento sopra; quali disposizioni relative al Patto di stabilità interno il Governo intenda modificare per favorire l'impegno, l'addizionalità e la complementarietà, e se intenda farlo; infine, soprattutto, quale sia lo stato dei contatti dei negoziati con la Commissione europea.
A nostro parere, infatti, occorrerebbe, almeno in via transitoria, negoziare con la Commissione europea un aumento delle percentuali dei fondi europei da destinare al raggiungimento degli obiettivi comunitari, passando temporaneamente da un 50 Pag. 52per cento a un 75 per cento, per scendere al 25 per cento per i fondi regionali e, quindi, favorire un impegno più rapido dei fondi, che altrimenti inevitabilmente l'Italia perderebbe.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, rispondo alla interpellanza urgente dell'onorevole Gozi in base al lavoro che in questo periodo il Governo ha messo in campo, sia dal punto di vista della predisposizione e approvazione del Piano nazionale per il sud, sia rispetto anche all'azione che abbiamo portato avanti nel confronto con le regioni, in modo particolare negli ultimi giorni.
Relativamente allo stato di attuazione dei programmi operativi nazionali e regionali, al 31 dicembre 2010, secondo i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, il livello della spesa è pari al 9,3 per cento del costo totale nel caso dei programmi FESR e del 10,8 per cento nel caso dei programmi Fondo sociale europeo, mentre il livello degli impegni è pari al 19,29 per cento per i programmi FESR e al 16,56 per cento per i programmi FSE.
A fronte di questi dati la situazione dei programmi appare molto differenziata, con una evidente concentrazione delle criticità nelle regioni del Mezzogiorno, in modo particolare Campania e Sicilia, dove si concentra l'ammontare più rilevante delle risorse da certificare entro fine anno. Migliora nel complesso la performance dei programmi dell'obiettivo competitività nelle regioni del centronord, con un livello dei pagamenti pari al 17 e 21 per cento rispettivamente per i due programmi FESR e FSE, mentre gli impegni raggiungono una quota pari al 31 e 35 per cento. Tuttavia, nell'ambito di questa area obiettivo emergono alcune criticità con riferimento ad alcuni programmi FESR e ad alcuni programmi FSE.
Entro la fine del 2011 - e questo è poi il tema oggetto principale dell'interpellanza urgente - dovranno essere certificate alla Commissione spese per un ammontare complessivo di oltre 8,2 miliardi di euro, di cui 5,6 per le sole regioni del Mezzogiorno. In tal senso il Governo è intervenuto, come è stato ricordato, con la delibera CIPE n. 1 del 2011, che contiene una serie di misure volte ad accelerare e a modificare la fase di attuazione, rimuovendo i fattori di ritardo da una parte e, dall'altra, definendo le regole che consentano di riprogrammare le risorse tra i diversi programmi operativi in funzione delle diverse capacità e prospettive di attuazione e con l'obiettivo di massimizzare l'efficacia dell'azione complessiva, potenziando, come è stato ricordato, alcuni interventi in settori chiave che sono riconosciuti a livello europeo come settori prioritari.
Per quanto riguarda il FAS, la delibera CIPE dell'11 gennaio 2011 ha aggiornato la dotazione in riferimento ai contenuti della manovra adottata con decreto-legge n. 78 del 2010, senza in alcun modo, però, venir meno all'impianto complessivo delle quote di finanziamento FAS per le regioni del Mezzogiorno d'Italia, in modo particolare laddove la disponibilità finanziaria rimane inalterata dal punto di vista della logica di accompagnamento e coerentemente con i contenuti dei programmi operativi regionali di ogni singola regione.
In tutto questo vi è un confronto serrato con il Commissario europeo, che è stato per ben due volte ospite del Governo in Italia, e con il quale abbiamo avviato un confronto serrato che continuerà nei prossimi giorni (nel mese di aprile, probabilmente) e con il quale avvieremo una fase di verifica con delle visite specifiche in tutte le regioni. In questo contesto, personalmente ho partecipato ad una serie di incontri in ogni regione con le rispettive strutture delle regioni e del Ministero, per verificare lo stato di avanzamento dei programmi operativi regionali, una rimodulazione e verifica delle risorse cosiddette liberate dei vecchi programmi comunitari e le risorse FAS della vecchia programmazione, Pag. 53in riferimento al non utilizzo, mancato utilizzo o riprogrammazione delle stesse risorse.
In questo confronto la concertazione con i presidenti delle regioni non è certamente mancata e si è giunti ad una condivisione complessiva del quadro di riferimento e anche delle urgenze di fronte alle quali noi ci troviamo, soprattutto in riferimento al programma operativo regionale 2007-2013, laddove, come ho ricordato prima, la cifra da rendicontare e spendere entro il 31 dicembre 2011 è molto impegnativa. È stato siglato in questo senso anche un accordo di convergenza con le regioni (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) che definisce in modo concordato, superando una serie di difficoltà che vi sono state, l'utilizzo delle risorse dei programmi operativi interregionali, in modo particolare attrattori culturali ed energia, sui quali, obiettivamente, i risultati destavano forte preoccupazione, non solamente per quanto ci riguarda e per quanto riguarda le regioni, ma anche, destavano una forte sollecitazione e preoccupazione da parte della Commissione europea.
La proposta di delibera CIPE che noi immaginiamo per completare questa fase è una proposta che vada sulla concentrazione in modo coerente con i contenuti del piano nazionale per il sud e una proposta che dovrà trovare, nell'ambito del modello del contratto istituzionale di sviluppo, il suo completamento, di intesa, come appunto detto, con le amministrazioni centrali e con le regioni.
In riferimento poi al tema delle risorse liberate, la ricognizione di programmazione che è stata effettuata sta dando dei risultati positivi, nel senso che sono in disponibilità risorse che possono e debbono essere riprogrammate, in coerenza con la settorialità e con la territorialità della produzione di queste risorse.
In riferimento appunto a questo tema c'è anche un'attività, che continua ad essere portata avanti per completare questa fase di verifica. Ci sono alcuni aspetti che con le regioni interessate stiamo definendo in questi giorni, rispettando la tabella di marcia che avevamo indicato proprio per poter avere il monte di risorse disponibili da riprogrammare in questo senso.
L'ultimo punto è quello relativo al Patto di stabilità. Come noto, l'articolo 1, comma 148-bis, della legge n. 220 del 2010 ha attenuato per le regioni i vincoli del Patto di stabilità prevedendo che il superamento dei limiti del Patto determinato da maggiore spesa per interventi realizzati con la quota di cofinanziamento nazionale rispetto alla media della corrispondente spesa per il periodo 2007-2009 non è considerato ai fini dell'applicazione delle sanzioni, se le regioni rispettano il limite delle spese correnti, il limite di indebitamento e il limite delle assunzioni di personale.
Infine, occorre considerare che l'eventuale incremento della quota di cofinanziamento comunitario riduce in misura corrispondente l'ammontare complessivo delle risorse disponibili per lo sviluppo dei territori in cui operano i programmi interessati. Si tratta di una misura che - d'intesa con la Commissione europea - non è prevista tra le iniziative in corso proprio per le conseguenze sopra richiamate.
Conclusivamente, posso ribadire che il livello di attenzione e preoccupazione sulla percentuale di spesa è molto elevato, che le indicazioni che abbiamo dato anche all'interno della delibera CIPE prevedono una percentuale di impegni al 31 maggio pari al 100 per cento minimo delle risorse da spendere entro il 31 dicembre 2011. C'è anche la scelta precisa di concludere entro i prossimi 30 giorni, d'intesa con le regioni, le riprogrammazioni dei programmi regionali per spostare da misure di intervento per le quali non emerge un avanzamento, ma solo forti criticità di risorse, su altre misure che hanno una maggiore capacità di tiraggio in coerenza con i contenuti del piano nazionale per il sud e con i contenuti del quadro strategico nazionale.
Vorrei anche dire, come considerazione finale, che il tema indicato rispetto alla quantità delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate che costituivano, insieme Pag. 54alle risorse comunitarie, la complessiva dotazione finanziaria del quadro strategico nazionale è vero che ha subito rispetto alla previsione del precedente Governo una riduzione. Vorrei anche però evidenziare - e spero che ciò sia condiviso - come lo scenario sia completamente differente rispetto al momento nel quale veniva programmato quest'impianto, non fosse altro che per le differenze collegate sia ai contenuti degli stessi programmi, sia anche alle condizioni economiche differenti e anche al momento di crescita che ha accompagnato quella fase, a differenza del periodo nel quale noi viviamo che è una fase molto complessa che ha sicuramente sulla quota di FAS nazionale ridotto le risorse. Rimangono comunque risorse importanti sulle quote regionali, che - sommate a tutte le altre voci - danno una cifra complessiva disponibile che non dovrebbe farci porre il problema della quantità delle risorse, ma che dovrebbe porre (come emerge anche dai contenuti dell'interpellanza) più un problema di come riuscire a spendere bene queste risorse.
Quindi, penso che il tema sia collegato ai meccanismi di spesa e anche alla conseguente qualità delle modalità di spesa di queste risorse. Su questo si è sviluppato il lavoro che il Governo ha posto in essere con il piano per il sud, con la delibera CIPE che ho citato, ma anche con il decreto ministeriale sulla perequazione infrastrutturale e il decreto legislativo che nei prossimi giorni inizierà il suo iter all'interno della Commissione bicamerale in attuazione dell'articolo 16 della legge sul federalismo fiscale, per individuare e costruire un nuovo modello di governance, fondamentale per evitare di ripetere situazioni quali quelle di fronte alle quali ci ritroviamo e, quindi, per immaginare un percorso alternativo per i programmi in corso che sia anche propedeutico per la nuova trattativa che abbiamo posto in essere per il futuro delle risorse a partire dal 1o gennaio 2013.

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di replicare.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, direi che mi ritengo parzialmente soddisfatto. Volevo ringraziare il Ministro per la presenza e anche per la risposta esauriente (alla luce delle scelte che il Governo ha fatto) e anche ben dettagliata. È evidente che condividiamo la preoccupazione perché - entro la fine dell'anno - dobbiamo impegnare risorse superiori a quelle che abbiamo impegnato negli ultimi quattro anni. Quindi, certamente vi è una preoccupazione condivisa per l'utilizzo di queste risorse.
Credo anch'io, come il Ministro, che nel momento in cui si discute e si prepara un nuovo federalismo occorre introdurre e anche tener conto in questo processo della necessità di introdurre nuovi modelli di governance dei fondi di sviluppo a livello regionale.
Anche su questo punto sono d'accordo. Auspico, altresì, una stretta concertazione con le regioni e su ciò il Ministro ci ha informato che, successivamente al momento in cui abbiamo elaborato questa interpellanza urgente, sono stati presi ulteriori contatti con le regioni, per vedere come affrontare al meglio e come migliorare la misure. Credo anche io che occorra concentrarle in quei programmi che hanno dimostrato una più alta capacità di assorbimento. Pertanto, anche da questo punto di vista mi sembra che si vada nella direzione giusta.
In ordine al Patto di stabilità, credo che dovremmo fare un passo in più, perché le condizioni che il Ministro ha citato determinano un impatto benefico relativo sulla possibilità di utilizzare alcuni fondi a disposizione delle regioni, per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. Crediamo che occorrerebbe proprio escludere dal computo del saldo finanziario, in sede di applicazione delle regole del Patto di sta- bilità, i cofinanziamenti regionali relativi ai Fondi strutturali europei. È una misura forte, ma è una misura che credo si giustifichi in quel contesto di crisi economica che - come lo stesso Ministro affermava - non era prevedibile nel 2006 né era prevedibile al momento in cui era stato elaborato un certo approccio al quadro Pag. 55strategico nazionale ma che oggi dobbiamo affrontare. Pertanto, credo che a situazioni di crisi straordinaria occorrerebbe rispondere con misure eccezionali rispetto alle regole che in tempi ordinari dovrebbero applicarsi nel rapporto tra Stato e regioni e, quindi, tra Stato e Unione europea.
Vengo ora all'ultimo punto, signor Presidente. Non mi è chiara - e invito il Ministro ad approfondire il tema e a non escluderlo a priori - l'eventualità di modificare, in via temporanea, l'addizionalità. Invece che 50 e 50 si dovrebbe arrivare, tendenzialmente, ad un rapporto di 1 a 3, ossia 25 e 75. È evidente che la prima reazione del Commissario Johannes Hahn e degli uffici dell'Unione europea non potrà essere entusiasta nei confronti di questa proposta. Tuttavia, vorrei ricordarle - le è noto, ma penso che in questa sede sia utile ricordarlo - che già un anno fa la Commissione europea ha fornito un'interpretazione transitoria molto più elastica della normativa in materia di aiuti di Stato.
Quando scoppiò la crisi, proprio per favorire e per permettere gli interventi che altrimenti non sarebbero stati possibili a favore di varie imprese europee - pensiamo al settore automobilistico, solo per fare un esempio -, in via transitoria la Commissione diede un'interpretazione formale più elastica della disciplina degli aiuti di Stato, proprio per venire incontro alla esigenze di reazione degli Stati di fronte alla crisi economica e finanziaria che conosciamo.
Credo che, come Italia, il Governo dovrebbe - e dovremmo, dico, pensando al nostro interesse nazionale - lavorare proprio su questo precedente e chiedere, per un periodo ben identificato e in via transitoria, alla Commissione di introdurre questa possibilità di deroga parziale che, a mio parere, se limitata nel tempo può diventare oggetto di un negoziato certamente serrato ma utile e positivo per il nostro Paese. Se il Governo volesse andare in questa direzione - nei confronti della Commissione europea - certamente assicuro al Ministro il sostegno del nostro gruppo, quello del Partito Democratico, sia a Roma sia soprattutto, per quanto di competenza, a Bruxelles, attraverso il ruolo che i nostri deputati svolgono nel Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Si è così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Costituzione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare (ore 13,48).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 marzo 2011, il deputato Luciano Mario Sardelli ha reso noto che il gruppo parlamentare Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione) ha proceduto alla elezione del suo ufficio di presidenza che risulta così composto: presidente: Luciano Mario Sardelli; vicepresidenti: Giuseppe Ruvolo, Domenico Scilipoti, Maria Grazia Siliquini, Gerardo Soglia e Maria Elena Stasi; segretario d'Aula: Vincenzo D'Anna; tesoriere: Maurizio Grassano; portavoce: Francesco Pionati.
Il presidente di tale gruppo si riserva di comunicare successivamente a quali deputati sarà affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,49).

PRESIDENTE. Avverto che, facendo seguito ad una richiesta del Governo e secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle mozioni Vernetti, Della Vedova, Adornato ed altri n. 1-00570, Mecacci ed altri n. 1-00581, Reguzzoni ed altri n. 1-00582, Evangelisti ed altri n. 1-00585, previsto a partire dalla seduta di lunedì 14 marzo 2011, si intende rinviato alla settimana successiva. Pag. 56
Saluto gli alunni che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). L'Aula è vuota semplicemente perché si è appena concluso lo svolgimento di interpellanze urgenti che ogni singolo parlamentare sottopone al Governo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta avvertendo che sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna l'organizzazione dei tempia di esame della proposta di legge n. 1640.

Lunedì 14 marzo 2011, alle 12:

1. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
LA LOGGIA e CARLUCCI; BERSANI ed altri; PELINO ed altri; VIGNALI ed altri; JANNONE e CARLUCCI; VIGNALI ed altri; BORGHESI ed altri: Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese (C. 98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-A).
Relatore: Raisi.

2. - Discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (C. 54-A).
Relatori: Vannucci, per la V Commissione; Guido Dussin, per l'VIII Commissione.

3. - Discussione della proposta di legge:
CONTENTO: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, nonché al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, in materia di remissione tacita della querela (C. 1640-A).
Relatore: Sisto.

4. - Discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00580 e Di Pietro ed altri n. 1-00586 concernenti iniziative per lo svolgimento nella stessa data dei referendum abrogativi e del primo turno delle prossime elezioni amministrative.

5. - Discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00579, Gentiloni Silveri ed altri n. 1-00587 e Briguglio ed altri n. 1-00588 in materia di limiti all'acquisizione di partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani da parte di soggetti che esercitano attività televisiva.

La seduta termina alle 13,50.

Pag. 57

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1640

Pdl n. 1640 - Remissione tacita della querela

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   35 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 4 ore e 8 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 43 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 28 minuti
Unione di Centro 32 minuti 23 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 32 minuti 22 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
Misto: 30 minuti 16 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti