XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 377 di lunedì 4 ottobre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 16,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 settembre 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Burtone, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, De Girolamo, Donadi, Renato Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Fucci, Fugatti, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Laganà Fortugno, Leone, Mantovano, Margiotta, Maroni, Martini, Mecacci, Meloni, Miccichè, Migliori, Leoluca Orlando, Polledri, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il deputato Roberto Speciale, in sostituzione del deputato Marcello Taglialatela, cessato dal mandato parlamentare.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Flavia Perina, in sostituzione del deputato Francesco Colucci, dimissionario.

Discussione delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446 concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro (ore 16,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446, concernenti iniziative di competenza per Pag. 2la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che la mozione Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435 è stata sottoscritta anche dall'onorevole Di Stanislao.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao, che illustrerà anche la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00435, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, oggi potrebbe essere un buon giorno, finalmente, perché è il giorno in cui tutti i nodi vengono al pettine. Noi dell'Italia dei Valori siamo, in questa situazione, dalla parte di coloro che hanno spinto e voluto fortemente che si portassero questi nodi al pettine, per rivendicare il merito politico e istituzionale, ma anche etico, di avere portato queste situazioni ad un punto di non ritorno.
È evidente che diventa difficile bocciare l'interim di un Presidente del Consiglio che si ritiene il miglior Ministro dello sviluppo economico che l'Italia abbia mai avuto, ma tant'è! Noi oggi passiamo dalla fase dell'ennesimo teatrino della politica, di cui è protagonista il Presidente del Consiglio, nonché Ministro ad interim - Ministro fantasma, peraltro - ad un insuccesso, comunque vada, per il Governo e per lo stesso Primo Ministro.
Evidentemente, in questa situazione non ci rallegriamo di quello che sta subendo l'Italia, il mondo economico, il mondo delle imprese, i lavoratori, le organizzazioni sindacali, l'intero sistema Paese, ed è evidente che, su questo tema, ci vogliamo misurare e vogliamo chiamare ad un confronto aspro, serrato, serio, fatto di numeri e non di balle, il Governo e il Primo Ministro, nonché Ministro ad interim dello sviluppo economico.
Vi è un tema che sembra residuale e quasi accantonato dalla dicitura di questo nuovo e antico Ministero. In poche parole, esso si definisce Ministero dello sviluppo economico e qualcuno pensa che finisca lì: cosa dovrebbe ancora fare? Mi sono dilettato ad andare a verificare, andando sul sito del Governo e cercando di capire qual è la declinazione dell'impegno di un Ministero dello sviluppo economico.
Ve lo dico brevemente, perché si tratta, in questi cinque mesi, in questi 150 giorni, di un clamoroso fallimento a trecentosessanta gradi del Ministro fantasma ad interim Silvio Berlusconi.
Dal sito del Ministero dello sviluppo economico, nell'area competenze del Ministero, si leggono le testuali parole: «Il nuovo Ministero dello sviluppo economico, che comprende attività produttive, commercio internazionale, comunicazioni e politiche di coesione, è l'amministrazione di riferimento per i settori portanti dell'economia italiana, sia in termini di promozione e sviluppo della competitività del sistema produttivo nazionale, che in termini di armonizzazione e monitoraggio del mercato interno.
Ha competenza in materia di programmazione, coordinamento, attuazione e verifica degli interventi per lo sviluppo e la coesione economica, sociale e territoriale, con particolare riguardo alle aree sottoutilizzate.
Pone in essere politiche di supporto alla competitività delle grandi imprese nei settori strategici, provvede alle politiche dei distretti industriali, allo sviluppo per l'innovazione tecnologica, agli interventi di reindustrializzazione e riconversione dei settori di aree industriali colpite da crisi.
Attua politiche di sviluppo industriale per le piccole e medie imprese. Provvede alla elaborazione delle linee di politica energetica di rilievo nazionale e coordina le attività connesse agli interventi di programmazione Pag. 3nazionale e regionale nei settori energetico e minerario. Si occupa inoltre di telecomunicazioni, commercio internazionale, promozione e tutela della proprietà industriale; monitoraggio ed azioni di contrasto al fenomeno della contraffazione e tutela della proprietà intellettuale».
Questo Ministero è dunque il cuore e l'amministrazione di riferimento per i settori portanti dell'economia italiana, il punto di riferimento di un Paese, colpito dalla più grande crisi economica mai avvenuta, e che ha pagato, sta pagando e pagherà ancora per molto tempo queste terribili conseguenze.
Eppure, il dicastero - ribadisco - più importante in questo momento è da centocinquanta giorni senza un Ministro. Sì, perché dal 5 maggio 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri ha assunto ad interim l'incarico di Ministro dello sviluppo economico, in seguito alle dimissioni del Ministro Scajola.
Tralascio i particolari che hanno spinto l'ex ministro a dimettersi, anche se tali motivazioni avrebbero potuto caricare il Governo di maggior rispetto e dovere verso i cittadini ed accelerare la nomina del nuovo ministro; ma Berlusconi, fin da subito, sembrava avesse chiare le criticità del suo incarico e infatti il 6 maggio disse: sarà un incarico limitato, durerà giorni. Evidentemente i giorni per lui sono anni, saranno decenni, lustri. Il 3 settembre un'agenzia recitava: «Silvio Berlusconi pone fine alle polemiche di queste ultime ore sul Ministro dello sviluppo economico annunciando che la settimana prossima nominerà il Ministro dello sviluppo economico, incarico ricoperto da maggio ad interim dallo stesso Berlusconi. Si tratta di un Ministero importante in un periodo di crisi come questo e soprattutto alla luce dell'evoluzione industriale registrata a luglio e ad agosto». Evidentemente «l'evoluzione» sta a significare la recessione, il tornare indietro da parte del sistema economico e industriale per via dell'assenza non solo del Ministero, ma anche e soprattutto del Governo e del suo capo.
E tutti pensavamo che fosse la volta buona, visto che il 23 luglio, circa un mese e mezzo prima, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente russo Medvedev, il Presidente del Consiglio aveva dichiarato, a quel tempo, che entro la fine della settimana il nuovo Ministro sarebbe stato nominato. Anche allora però i sette giorni passarono senza che la cosa venisse in qualche modo ripresa. In questo momento sono scaduti anche i sette giorni per il Ministro fantasma evidentemente. O per il gran da fare del Presidente del Consiglio o per altri motivi è chiaro che egli non è riuscito a mettere in campo una nuova e diversa opzione.
Ricordo che il 2 gennaio 2010 l'allora Ministro dello sviluppo economico ha lanciato un comunicato stampa, che diceva: «Nei momenti di difficoltà, un dialogo franco e responsabile tra Governo e forze sociali può contribuire ad allentare le tensioni, individuare possibili soluzioni e rafforzare l'efficacia delle misure di sviluppo». Questo diceva Scajola, cosa che non ha più ripreso né fatto il nuovo Ministro ad interim fantasma.
Sono più di 150 i tavoli per gestire crisi aziendali di settori che nel corso dello scorso anno hanno coinvolto oltre 300 mila lavoratori. È il consuntivo dell'attività della task force che l'ex ministro Scajola ha attivato nel 2009 per contenere gli effetti della crisi economica sul sistema Paese, soprattutto per l'occupazione. A tal proposito chiedo al Governo, che è qui presente, che fine abbia fatto l'istituito osservatorio sulle crisi delle imprese. Poi nella replica ce lo dirà il rappresentante del Governo.
Il risultato di tutto questo è senza dubbio una realtà complessa, ancor più critica e forse molto più contraddittoria di quanto pensi il Governo e chi ha retto le sorti nel momento attuale di questo difficile e delicato Ministero. Secondo Movimprese, l'analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da Infocamere, per conto dell'Unioncamere, sugli archivi di tutte le camere di commercio italiane, nel secondo trimestre del 2010 - e dunque in piena coincidenza Pag. 4con l'interim del Ministro fantasma - le aziende italiane che hanno portato i libri in tribunale per fallimento sono aumentate e sono passate da 2.897 a 3.505 rispetto allo stesso periodo del 2009.
Secondo un report diffuso dallo stesso Ministero dello sviluppo economico, a metà agosto del 2010 i tavoli di crisi aziendale aperti presso il Ministero nei primi otto mesi sono passati da 100 a 170. Sono tavoli aperti, il che significa che vi si parla ma non è mai presente il Ministro dello sviluppo ad interim fantasma perché non è stato mai presente (so con certezza che è stato sempre presente un dirigente al quale va tutta la stima mia e quella dell'Italia dei Valori, ma non è questo che può risolvere il problema, bisogna mettere in campo una nuova e diversa opzione, il che significa mettere in campo una persona affidabile e capace in quel Ministero).
La manovra per il 2011 ha già sottratto 900 milioni di fondi di dotazione, i fondi dell'Unione europea e per le aree sottoutilizzate sono stati trasferiti al Ministero per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, i circa 800 milioni di fondi per il turismo sono passati direttamente sotto la gestione del Ministero per il turismo stesso. Sarà inoltre il Ministro per gli affari regionali a dover varare il piano per il sud, mentre il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Sacconi, ha occupato lo spazio tradizionalmente ad uso esclusivamente del Ministero dello sviluppo economico, gestendo le vertenze industriali Glaxo, Fiat di Pomigliano e Telecom.
Sono state invertite le competenze in merito alle nomine dei vertici della Sace e della Sogin che ora spetteranno al Ministro dell'economia e delle finanze, solo di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. Al Ministro dello sviluppo economico è demandato il compito di sovraintendere al settore nevralgico delle telecomunicazioni, un comparto industriale che - come ha ricordato il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - corrisponde al 3 per cento del prodotto interno lordo.
All'interno di questo mercato vi è il settore televisivo (la RAI e Mediaset, insieme a tutti gli altri concorrenti) nel quale, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, paradossale ed insostenibile è l'intreccio tra gli interessi aziendali e le responsabilità istituzionali.
L'Istituto per la promozione industriale è stato soppresso e il 24 giugno del 2010 centocinquanta imprenditori che avevano vinto il bando per le agevolazioni previste dal programma Industria 2015 non hanno visto un solo euro, tanto da indirizzare una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri. Oggi sono quasi 200 i tavoli di vertenza di aziende in crisi, sono oltre 400 mila i lavoratori i cui posti di lavoro sono in bilico e la CGIL, ma non solo essa, denuncia una crisi strutturale profondissima che attraversa tutto il tessuto industriale italiano coinvolgendo soprattutto la piccola e piccolissima impresa.
Il responsabile delle politiche industriali e contrattuali della CGIL nazionale in una intervista del mese scorso ha dichiarato che sono infatti oltre 5 mila le aziende in cassa integrazione straordinaria. Distribuite su tutto il territorio nazionale, sono circa 80 le crisi aziendali più gravi.
Secondo il Ministero dello sviluppo economico questi sono solo alcuni esempi: al sud tra le vertenze più pesanti vi è quella della Natuzzi, con a rischio 1.500 dipendenti divisi tra gli stabilimenti di Bari e di Matera. A Termini Imerese sono invece 1.350 i lavoratori in attesa di sapere quale sarà il loro futuro nello stabilimento FIAT che ha annunziato la chiusura nel 2011. Al centro Italia la Videocon, con sede ad Anagni in provincia di Frosinone, ha sospeso la produzione di televisori al plasma/led mettendo a rischio il posto di 1.350 dipendenti. La crisi per il gruppo Antonio Merloni con i suoi tre stabilimenti in Umbria (a Gualdo Tadino), nelle Marche (a Fabriano) e in Emilia-Romagna (a Gualtieri) rappresenta un nodo irrisolto per circa 4 mila lavoratori. Al nord le aziende in crisi sono, tra le altre, la Saint-Gobin (450 dipendenti), l'Ideal-Standard (650 dipendenti), l'Indesit (800 dipendenti) Pag. 5nel settore dei prodotti per la casa e l'Electrolux (500) in quello degli elettrodomestici, mentre il gruppo Mariella Burani, Golden Lady ed Omsa costituiscono alcuni esempi della crisi del settore della moda, che continua a subire gli effetti dei tracolli finanziari e dei processi di delocalizzazione.
A tutto ciò non si pone rimedio da parte né del Governo né del Ministro ad interim fantasma.
Tanti, poi, sono i tavoli convocati da mesi che ancora devono trovare soluzione: non basta mandare un bravo e solerte dirigente a rispondere a queste imprese, a questi lavoratori, a migliaia e migliaia di famiglie. Ricordo che quando parlo di 1.350 dipendenti, bisogna moltiplicare tale numero per quattro che corrisponde ad una famiglia media, per tre o per quattro. Vi rendete conto che si tratta di un'ecatombe: non è un problema, è un'ecatombe a livello socio-economico in questa nostra Italia.
Vi fornisco un piccolo segnale; parlo di cose che conosco, e questi sono dati oggettivi che vengono dal Ministero e dalle fonti sindacali. Parlo della mia realtà: nella mia realtà esiste un'azienda che si chiama ATR, che si occupa di lavorazione del carbonio, che ha lavorato e lavora per Ferrari, per BMW, per Porsche, per le migliori e più grandi marche di auto a livello mondiale. È aperta una trattativa presso il Governo, nel corso della quale di mese in mese si trascinano incontri e riunioni ai quali partecipa un dirigente che ogni volta alza le mani, non sa che dire e afferma solamente di aspettare che il Ministro dica qualcosa. Nel frattempo sono partiti tre o quattro pullman la settimana scorsa per tenere tali incontri, ai quali evidentemente non si è presentato né il Ministro né tanto meno Berlusconi; e i lavoratori interessati sono migliaia, 3 o 4 mila persone, che fanno parte di un indotto e di una categoria che rappresenta un'eccellenza non solo del mio Paese, della mia città e del mio comune, rappresentano un'eccellenza italiana che dà lustro non solo all'Abruzzo e all'Italia, ma anche e soprattutto a questo Governo, che però non se ne fa assolutamente carico. Evidentemente sono altre le questioni, altri i problemi, altri gli interessi del Ministro ad interim che non c'è.
Lo stesso presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, chiede e continua a chiedere la nomina del Ministro dello sviluppo economico in un momento complesso, in cui il Governo deve concretamente iniziare ad occuparsi di crescita, posti di lavoro ed occupazione; che sono veramente gli unici temi che interessano al momento questo Paese, che interessano i lavoratori, che interessano gli imprenditori, che interessano le famiglie, e soprattutto investe il futuro di tanti giovani. Voi non state scrivendo il futuro dell'Italia: state scrivendo un passato che ormai non deve più tornare.
Chiedo poi al Governo: che fine ha fatto lo Small Business Act, la decisione della Commissione europea del 2008 che mira a migliorare l'approccio politico e globale allo spirito imprenditoriale, ad ancorare irreversibilmente il principio «pensare anzitutto in piccolo» nei processi decisionali, dalla formulazione di norme del pubblico servizio a promuovere la crescita delle piccole e medie imprese, aiutandole ad affrontare i problemi che continuano ad ostacolare lo sviluppo? Se non vi era prima un piano programmatico per attuare i dieci punti dello Small Business Act, con un Ministro ed un Ministero che si sarebbero dovuti occupare di ciò, ora che non c'è nessuno, che vi è un fantasma in quel Ministero, che sicuramente avrà accumulato tanta di quella polvere su quegli scaffali e anche su quella scrivania, evidentemente non solo stiamo perdendo una grandissima opportunità, ma stiamo facendo perdere una grande opportunità al sistema imprese italiano. Vorrei ricordare che la spina dorsale dell'economia italiana è fatta dalle piccole e piccolissime imprese, alle quali voi non state fornendo alcuna risposta ma delle quali state rinviando l'agonia nel tempo, a giorni, ad ore, direi.
Nonostante tutto ciò, nonostante un quadro che è sempre più allarmante, e si chiede a gran voce che vengano fornite Pag. 6delle risposte concrete, noi abbiamo a che fare con un Ministro del lavoro, che in questo caso corrisponde al nome del Ministro Sacconi, che dice: chi se ne «frega» del Ministero. Evidentemente non si rende conto che questa mancanza è nevralgica all'interno di una compagine che si deve far carico di tali problemi. Peraltro non si va a riequilibrare eliminando un Ministero, perché proprio con lui si è fatto qualcosa di diverso: il suo Ministero è stato scomposto e una sua delega è conferita a Fazio; egli è quindi l'unico che non può parlare e che è stato il primo ad essere bocciato proprio dal suo Primo Ministro. Quando egli dice «chi se ne frega della mancanza di un Ministro dello sviluppo economico», evidentemente non solo viene meno all'aplomb istituzionale, ma anche alla capacità di leggere le grandi contraddizioni di questo Governo, e soprattutto la complessità nella quale si trova l'intera società italiana, e particolarmente il sistema delle piccole e medie imprese.
Credo che su tali motivi dobbiamo impegnare il Governo a definire finalmente questo nuovo e diverso assetto, e cominciare ad offrire risposte. Noi abbiamo fatto qualcosa di più e di diverso, portando in Aula una mozione di sfiducia al Ministro ad interim che non c'è, perché noi vogliamo che finalmente qualcuno si assuma le proprie responsabilità, e fare in modo che non vi siano nuovi e diversi titolari di questo Dicastero i cui interessi confliggono ancora con quelli del loro stesso Ministero.
Non ho nulla contro il Viceministro Paolo Romani, ma è evidente che una sua nomina andrebbe ancora di più a confliggere con gli interessi che lui porta dentro di sé, dietro di sé e all'interno della sua storia. Non solo per questo e non tanto per questo il Capo dello Stato ha affermato che forse sarebbe «inopportuno» (perché il Presidente della Repubblica è persona sensibile ed educata). Penso che voi dovete dare delle grandi risposte. Vi ricordo anche un altro aspetto. Tra i vari fatti che hanno impedito la nomina del Ministro dello sviluppo economico c'è qualcosa che riguarda direttamente questo Parlamento, e non più e soltanto il Paese. Berlusconi, da mesi, rassicura sul fatto che la nomina sarà imminente, dichiarando che è suo l'interim di cose fatte (ma mi chiedo come siano state fatte, da chi, per quale motivo, per chi, per quali interessi: degli italiani sicuramente no, tanto meno delle imprese, e il tempo è passato e continua a passare). Tuttavia, in tale situazione un risultato è stato raggiunto e riguarda noi, l'Assemblea, il Parlamento, la maggioranza e l'opposizione, e anche il Governo: il risultato raggiunto è stato quello di impedire al Parlamento di esercitare la sua funzione di indirizzo e controllo (perché quella ci è rimasta, considerato che il confronto con voi non è possibile); il risultato è stato dunque quello di impedire l'esercizio di una funzione di indirizzo e controllo, esautorando questo Parlamento di importanti attività e soprattutto delle sue prerogative. Infatti, cari colleghi, caro Governo, i parlamentari, tanto di maggioranza, quanto di opposizione (si equivalgono per quanto riguarda gli atti di indirizzo), hanno presentato 361 atti di sindacato ispettivo (interrogazioni, interpellanze, ordini del giorno, mozioni) a cui nessuno ha risposto perché il Ministro competente non c'è, o forse perché non sa che cosa dire. L'oggetto di questi atti - per dirla con Sacconi - sono frivolezze. Faccio qualche esempio: le politiche industriali, lo sviluppo sostenibile, l'energia nucleare, le crisi aziendali, gli accordi commerciali con gli altri Paesi, il problema del petrolio e del gas, e tanti altri messi insieme. Ebbene, noi vorremmo che a tali questioni si dessero delle risposte significative, e soprattutto definitive.
Vorrei anche dire che noi siamo stati mossi, come Italia dei Valori, da un senso di assoluta responsabilità. Abbiamo aspettato tanto, abbiamo avuto tanta pazienza, ma poi abbiamo detto «basta», perché non siamo noi a non poter aspettare, è l'Italia tutta che non può aspettare, e che deve uscire da questo teatrino della politica - che voi sicuramente fate -, che impedisce al Paese di crescere e di rimanere agganciato alla locomotiva tedesca o Pag. 7a quella francese. Evidentemente noi abbiamo un impegno morale, e abbiamo chiesto finalmente a questo Governo (nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche in tema di revoca e di conferimento di incarichi pubblici, e ferme restando le prerogative del Capo dello Stato), di assumere iniziative di competenza affinché cessi l'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico, nonché che siano attivamente e immediatamente avviate le procedure per la nomina del nuovo Ministro.
È evidente che noi lavoriamo su questo aspetto perché la misura ormai è colma. Sappiamo infatti che nessuno può più aspettare, tanto meno il Paese. Voglio ricordare che vi sono dei doveri che riguardano anche una moralità istituzionale e politica che coinvolge direttamente il Governo e chi ne fa parte, tuttavia - in conclusione - forse noi stiamo rivolgendo un discorso ai sordi. È infatti sotto gli occhi di tutti l'inadeguatezza a gestire questo Ministero così importante (che è sempre più fantasma), e il fatto che non vi sia la capacità di guardare in faccia gli elementi di questa grande crisi (che ha sconvolto tutto il mondo, ha ridisegnato gli equilibri del commercio mondiale, ha trasformato le strutture produttive, ha riscritto le regole della competizione). Sono questioni di cui dovrebbe occuparsi anche - se non soprattutto - il Ministro dello sviluppo economico. Evidentemente non vi è sufficiente capacità di leggere dentro tali questioni, non vi è sufficiente consapevolezza da parte di chi in questo momento detiene l'interim ed è questo Ministro fantasma. Tuttavia, noi in questo modo ci siamo fatti carico delle istanze che si stanno muovendo e che ormai rappresentano problemi insopportabili in tutto il Paese, al fine di richiamare ad un senso di dignità il Governo e soprattutto il Primo Ministro.
In conclusione, mi rivolgo al Ministro dello sviluppo economico che non c'è, per richiamarlo alla sobrietà e soprattutto alla serietà (mi rivolgo a lui e al suo Governo). In questo non intendo parafrasare un mio illustre conterraneo che risponde al nome di Ennio Flaiano, dicendo che la situazione è grave ma anche seria.
Non ricorro al detto popolare che afferma: «la misura è colma», bensì faccio mie le parole, non di un altro cavaliere, ma di un principe, in questo caso, della risata, Antonio De Curtis, in arte Totò, che osava chiosare i suoi interlocutori tronfi, inaffidabili e risibili con un eloquente: «ma mi faccia il piacere!», che, nel suo sarcasmo e nella nostra abusata pazienza, non ammette repliche. Mi auguro che, finalmente, qualcuno abbia un senso di responsabilità, un sussulto e definisca questo aspetto. E, con tali parole, che non necessitano di ulteriori spiegazioni, la sfiduciamo, questa volta sì nel nome e per conto del popolo italiano.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boccia, che illustrerà anche la mozione Franceschini ed altri n. 1-00438, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, la mozione che, probabilmente, nelle prossime ore sarà oggetto di un'ulteriore appendice di discussione politica era, in realtà, una mozione annunciata. Proprio il sottosegretario Saglia, in quest'Aula, ha dovuto rispondere più volte, nelle scorse settimane, ad interrogazioni ed interpellanze del Partito Democratico; in particolar modo, due settimane fa, ancora una volta, abbiamo sottolineato al Governo come vi erano, sul territorio nazionale, vicende aperte che non avevano, nonostante le rassicurazioni del Presidente del Consiglio, l'attenzione del Ministero dello sviluppo economico. Vorrei ricordare a noi stessi che siamo al 4 ottobre, domani è il 5 ottobre e si compie il quinto mese di assenza del Ministro dello sviluppo economico. Cos'è successo in questi cinque mesi? Nulla, nonostante le rassicurazioni del Presidente del Consiglio che, il 6 maggio, dichiarava che l'interim sarebbe durato qualche giorno e il 23 luglio, dopo le pressioni che arrivavano soprattutto dalle parti sociali, in particolar modo dalle organizzazioni sindacali per alcune crisi Pag. 8che dopo richiamerò, rassicurava il Paese, durante la conferenza stampa per il vertice italo-russo, sostenendo che la settimana successiva ci sarebbe stato il Ministro dello sviluppo economico. Inoltre, il 3 settembre annunciava al Paese che di lì a qualche giorno sarebbe salito dal Capo dello Stato con l'indicazione del Ministro e, stessa vicenda, si ripeteva il 13 settembre. Probabilmente, in queste ore ci siamo, ma la nostra convinzione è che ci siamo non perché il Presidente del Consiglio abbia deciso che quella, in qualche modo, potesse essere la strada migliore per il Paese, bensì semplicemente perché c'è una mozione che domani dovrebbe essere votata. Se non accade nulla, quindi, nelle prossime ore, domani il Parlamento è chiamato a votare e ad esprimersi sulla sfiducia al Ministro ad interim dello sviluppo economico Silvio Berlusconi.
Cosa è successo in questi cinque mesi? Che oltre 300 imprese hanno visto la loro crisi industriale acuirsi. Sono tutte imprese dei settori tradizionali, della chimica, della meccanica, del tessile, delle telecomunicazioni. Abbiamo stimato e dimostrato in quest'Aula che sono oltre 60 mila i prestatori d'opera, la forza lavoro a rischio. Nell'interpellanza urgente presentata dal Partito Democratico e sulla quale non ci fu una risposta adeguata da parte del Governo, abbiamo indicato, impresa per impresa, il numero dei lavoratori a rischio. Vi sono interi settori, soprattutto la chimica, la meccanica e il tessile, che sono senza rotta. È stato smantellato dal Ministro Scajola - e l'abbiamo contestato in quest'Aula - il programma Industria 2015 e non è seguito lo straccio di un progetto di politica industriale. Non lo l'aveva fatto Scajola, ma la cosa peggiore è che, dopo le disavventure dell'ex Ministro medesimo, nessuno del Governo ha trovato il modo di puntellare le esigenze di politica industriale che chiedevano soprattutto alcuni comparti. Nonostante la buona volontà del sottosegretario Saglia, al quale abbiamo riconosciuto, anche in altri contesti, il tentativo di mettere toppe, esse erano troppo piccole per dare risposte a problemi molto seri.
Penso ad esempio ai problemi delle risorse sottratte al Ministero dello sviluppo economico: in questi cinque mesi di assenza totale di qualsiasi idea di politica di sviluppo intanto sono anche sparite le risorse, che noi avremmo preferito fossero rimaste nella disponibilità del Ministro che si occupa di sviluppo a tempo pieno e non di ammortizzatori sociali a tempo pieno.
Penso alle risorse sottratte per il turismo: oltre 900 milioni sono spariti dal Ministero dello sviluppo economico per essere indirizzati e dirottati verso un dipartimento che non capiamo ancora cosa faccia. Infatti, signor Presidente, sfido qualsiasi italiano di buonsenso a capire cosa faccia il dipartimento per il turismo guidato dal Ministro Brambilla.
Penso alle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate: più volte abbiamo chiesto un accordo e un coordinamento - che il Ministro per gli affari regionali, per la verità, non ha mai fatto mancare - sui FAS, ma certamente le modalità di utilizzo di queste risorse e la convinzione che ora la riprogrammazione, soprattutto delle risorse 2007-2013, venga fatta in maniera assolutamente disgiunta rispetto all'idea di politica industriale che il Governo ha, un po' non solo ci preoccupa, ma ci fa rabbrividire, perché significa che le politiche industriali saranno fatte a vista, con una rotta che in realtà è fatta giorno per giorno. Probabilmente è fatta giorno per giorno perché questa è la visione che questo Governo ha rispetto alla continuazione della stessa legislatura. Altrimenti non si capirebbe perché in questi mesi non sono state date risposte ad alcuni settori. Pensiamo alle assicurazioni: avevamo sollecitato, sempre qui in quest'Aula, in un'interpellanza, la necessità di chiarire quali fossero le posizioni del Governo su una profonda trasformazione in corso di quel mercato e anche qui non ci sono state risposte. Lì espressamente ci fu detto che non vi erano risposte perché si stava aspettando il Ministro.
Per non parlare dell'aumento indiscriminato di benzina e gas e dell'assenza Pag. 9totale di politiche sugli stoccaggi del gas, che in realtà gli italiani toccano con mano ogni giorno.
Concludo, signor Presidente, ribadendo che domani è il quinto mese di assenza del Ministro. Non so se avremo un Ministro, non so quali caratteristiche questo Ministro avrà, certamente resteranno cinque mesi di buco, cinque mesi di danni, cinque mesi di voragini. La sensazione che noi abbiamo è che sia scattata in queste ore la «sindrome Brancher», cioè quella sindrome che porta questa maggioranza, quando è messa con le spalle al muro, quando arriva al momento del voto - un voto che non è più evidentemente così chiaro come ad inizio legislatura - a fermarsi un attimo prima, un minuto prima di finire nel burrone. La sindrome Brancher è quella che ha caratterizzato appunto la vicenda che tutti gli italiani conoscono del Ministro Brancher, che è apparso e scomparso nel giro di qualche settimana. Le dimissioni di Cosentino sono state molto simili. Stessa cosa è successo al Ministro Bossi, che si è scusato con gli italiani quasi a reti unificate per evitare il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Partito Democratico. Questa volta è toccato anche al Presidente del Consiglio, Ministro ad interim per lo sviluppo economico.
Ci auguriamo domani di prendere atto della vostra consapevolezza degli errori fatti, con la speranza che nei prossimi mesi si riesca almeno a portare in qualche modo in Parlamento una discussione seria su tutti i temi che abbiamo sollevato. Non speriamo di ritrovarci di fronte un Ministro che a tempo pieno possa occuparsi di politiche industriali: probabilmente ci ritroveremo un esperto di telecomunicazioni, l'ossessione del Presidente del Consiglio, dopo la giustizia.
Ci auguriamo che chiunque venga chiamato dal Presidente della Repubblica ad interpretare questo ruolo e a svolgere l'attività di Ministro dello sviluppo economico nel nostro Paese abbia l'umiltà di rimettere i cocci in sesto, ché purtroppo, per quanto ci riguarda, riteniamo abbiano fatto un danno irreparabile all'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Libè, che illustrerà anche la mozione Casini ed altri n. 1-00446, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor sottosegretario rappresentante del Governo, noi stiamo qui discutendo, ancora, di un Ministro che manca. Forse questa sera avremo il Ministro, ce lo auguriamo noi così come tanti italiani, non solo imprenditori ma anche dipendenti e operai che lavorano nelle aziende in una situazione di crisi enorme. Discutiamo aspettando, perché è da tempo che aspettiamo, e nell'attesa, stamattina, aprendo il giornale, vediamo che ci sono Paesi, che consideravamo molto più deboli di noi all'interno dell'Unione europea, che viaggiano a cifre che sono il doppio delle nostre, come la Polonia. L'abbiamo tutti visto stamattina. Stavamo aspettando quindi, mentre il Ministero veniva depauperato; già è stato spiegato negli interventi precedenti cosa è successo, noi dell'Unione di Centro stavamo aspettando che almeno il nucleare avesse realmente una possibilità di realizzazione perché un'iniziativa del genere ha bisogno di molto tempo. Non si fa con gli slogan, non si fa con i proclami, non si fa annunciando la prima pietra. Vorrei ricordare che pochi giorni fa il Presidente del Consiglio dei ministri è incespicato ancora una volta sulle date, perché ha ricordato che la Salerno-Reggio Calabria sarà completata nel 2013 mentre l'ANAS precisa che per il 2013 non ci si riuscirà. Succede questo anche per il nucleare, e ritengo che la questione del nucleare sia più delicata perché, essendo convinti che debba essere fatto, siamo altrettanto convinti che debba essere fatto non in uno scontro sociale all'interno del Paese, non in uno scontro politico, non in una situazione di scontro territoriale, ma condividendo e convincendo che questa sia la strada giusta. Ebbene, voi già avete perso tantissimo tempo, che poteva essere Pag. 10bene utilizzato per fare questo, non sono state attuate tutte le iniziative che erano state indicate nella legge e al cui proposito i decreti dovevano provvedere a mettere questo Paese nelle condizioni di avere uno sviluppo per il futuro, di dare a quelle aziende che vogliono lavorare, che non vogliono delocalizzare, la possibilità di lavorare in modo competitivo pagando l'energia, come ci dice sempre il Presidente del Consiglio dei ministri, almeno il 30 per cento in meno rispetto agli altri Paesi, invece ci troviamo, oggi, con quei dati.
Il sostegno alle piccole e medie imprese: anche qui annunciato, era pronta una serie di provvedimenti ministeriali, che sono lì fermi; così come succede per il sostegno alle aree in crisi, nel frattempo quei fondi li utilizziamo per altre cose, perché la vicenda Tirrenia è di soli tre giorni fa. Anche per questa vicenda sapete i soldi dove sono stati presi. Senza dimenticare le liberalizzazioni, sulle quali voi, giustamente, avete fatto una campagna elettorale, ma delle quali dopo due anni non si vede ancora nulla. L'unica cosa che riuscite a gestire, e mi auguro che questa sera la scelta non sia dettata solo da questo, è quella parte che riguarda i sistemi radiotelevisivi. Non è però la parte che interessa il Paese, non è la parte che necessita a questo Paese perché qui le aziende chiudono e delocalizzano; la cassa integrazione, come sapete bene, rischia di aumentare e non vi sono le risorse per rifinanziarla.
Piuttosto, vorrei ricordarvi che un presidente di Confindustria, che non è mai stato contro questo Governo e che ha sempre argomentato le sue valutazioni, la settimana scorsa ha ricordato a tutti noi i dati, che non sono di Confindustria ma degli istituti più importanti, che dicono che la nostra crescita è pari all'1,2 per cento, che la media europea è tra l'1,7 e l'1,8 per cento e che la Germania e - lo ribadisco - la Polonia viaggiano al 3,4 per cento. Questi dati ci dicono che, se questo Paese non raggiunge un livello di crescita del 2 per cento, è matematicamente impossibile recuperare e riassorbire tutta quella forza lavoro che sta finendo in mezzo a una strada. Questo dovrebbe essere l'obiettivo di un Governo e di un Ministero come questo, che ormai risulta vacante da cinque mesi. Noi abbiamo bisogno di quel Ministro.
Parliamo di Governo efficiente e di tutto il resto, ma il Governo è stato efficiente sulle questioni che interessavano qualche partito come la Lega, perché la questione delle quote latte grida ancora vendetta. Sul resto, invece, non è stato fatto assolutamente nulla. Vorrei essere chiaro (parlo per noi, ma quello che dico riguarda la gran parte delle opposizioni): in questo Parlamento non vi è stata un'opposizione pregiudiziale, soprattutto da parte nostra perché, se andate a vedere - e il sottosegretario qui presente lo sa -, le nostre posizioni, proprio in ordine ai provvedimenti di questo Ministero, sono sempre state volte alla costruzione e a spingere il Governo a fare anche di più, spiegando che vi è una parte dell'opposizione che gli avrebbe potuto dare una mano. Tuttavia, siamo ancora qui ad aspettare, perché quello che è successo e che raccontiamo, purtroppo, non è il punto di vista dell'opposizione ma è la presa d'atto di quanto avviene in questo Paese.
Vorrei farvi l'elenco, ma è già stato fatto, dei Ministeri che si sono visti attribuire la gran parte dei fondi che sarebbero spettati al Ministero per lo sviluppo economico, al di fuori di una logica di omogeneità nelle decisioni in questo campo e al di là della logica di un Governo che può guardare allo sviluppo delle aziende. Guardo alla mia regione, l'Emilia-Romagna, che è considerata una delle più ricche e dove ci sono tante imprese, ma la situazione è più difficile se ci riferiamo alle regioni che arrancano, che sono prive di infrastrutture, di risorse e di alternative almeno per una piccola parte di quella forza lavoro che viene estromessa.
Non sappiamo cosa potrà accadere stasera, perché di annunci ne abbiamo visti troppi. Ci auguriamo domani - e lo diciamo in modo costruttivo - di non dover procedere ulteriormente con queste mozioni perché sarà nominato un Ministro, Pag. 11ma visto l'andazzo di questi cinque mesi lasciateci ancora qualche dubbio. Però, una domanda la dobbiamo fare ugualmente perché, oltretutto, in questi giorni voi, anziché pensare allo sviluppo di questo Paese, continuate a discutere, all'interno della maggioranza, se andare o non andare a votare. La domanda che rivolgo a me stesso e che, purtroppo, si rivolge anche il Paese è: cosa accadrà a tutti questi fondi, che sono stati assegnati ad altri Ministeri, se stasera verrà nominato il Ministro? Vengono recuperati e riassegnati al Ministero per lo sviluppo economico o, purtroppo, questo Ministro, chiunque esso sia, dovrà andare avanti con quello che rimane? Dunque, ci sarà un Ministro, ma se faticava già prima, adesso dovrà faticare sicuramente ancora di più.
Abbiamo perso troppo tempo - lo ripeto - mentre gli altri non solo camminano, ma addirittura corrono, seppure in situazione di difficoltà, e vanno avanti più di noi. Il tempo perso non si recupera. Invece, voi rimanete ancora qui, in questi giorni, a discutere sullo spauracchio del voto.
L'epilogo sicuramente è ineludibile ma dimostra solo la vostra capacità, nonostante la maggioranza ampia, di non saper governare gli eventi e i cambiamenti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, il dibattito di quest'oggi potrebbe apparire, tra poche ore o tra pochi minuti, surreale o comunque inutile.
Devo anche dire che nei testi delle mozioni presentate - mi riferisco, in particolare, a quella dell'Italia dei Valori ed all'intervento che abbiamo sentito poco fa dall'esponente di questo gruppo - possiamo vedere molti passaggi ideologici e, in alcuni casi, anche solo la vecchia retorica antiberlusconiana, ma di considerazioni vere abbastanza poche.
A costo di sembrare noioso, nel mio intervento vorrei parlare dei fatti che sono successi in questi mesi, dai primi di maggio ad oggi, perché non è che in questi mesi non sia successo nulla. Vorrei parlare di fatti - e non di altro, come direbbe un assessore romagnolo noto agli schermi televisivi -, che riguardano ciò che ha fatto il Ministero in questi mesi sotto la guida del Presidente Berlusconi. Tuttavia, prima vorrei anche esprimere - mi sembra doveroso - la mia stima ed il mio apprezzamento, anche a nome di tutto il gruppo, per i viceministri Romani e Urso e per il sottosegretario Saglia, che in questi mesi sono stati di fatto insultati come se fossero stati in vacanza invece che a lavorare non solo al Ministero, ma anche in giro nel Paese.
Capisco anche perché - su questo potrei dare loro ragione - i colleghi della sinistra pensino che in questi mesi dell'incarico ad interim del Presidente Berlusconi, ma più in generale di questo Governo, sia mancata la politica industriale. Hanno ragione se si riferiscono alla politica industriale come la concepiscono loro, cioè una politica industriale dirigistica, centralistica, che pretende di stabilire quali sono i settori maturi e quali quelli innovativi, su cui investire risorse pubbliche, magari a debito che non ci possiamo permettere, e quelli cosiddetti maturi o che non avrebbero futuro, da accompagnare con una lenta eutanasia.
Questa politica non c'è stata in questi mesi, è vero. Su questo hanno perfettamente ragione! Non c'è stata quella politica industriale, c'è stata la nostra. Mi riferisco, innanzitutto, entrando nel merito di ciò che è stato fatto, ad alcuni provvedimenti che sono stati veramente importanti e che sono per noi il primo punto imprescindibile di una vera politica industriale, che in questo Paese significa innanzitutto liberare le imprese. La «legge Berlusconi», contenuta nell'ultima manovra, così chiamata perché da egli fortemente voluta, abolisce per la prima volta in Italia - per fortuna - permessi, autorizzazioni, concessioni, licenze (terminologia da Stato padrone), per andare verso la SCIA, una comunicazione certificata per cui si possa aprire l'attività e ci siano i controlli ex post. Pag. 12
Ma non solo. All'interno di quella legge - anche se i giornali non ne hanno parlato perché anche la stampa, purtroppo, è presa troppo spesso dal gossip e dal teatrino e non dai fatti veri - vi è una norma importantissima, ossia una delega al Governo a rivedere entro un anno tutti gli oneri amministrativi per le imprese secondo il principio di proporzionalità, quindi dalla cancellazione di oneri amministrativi per le microimprese, laddove possibile, ad una fortissima riduzione sempre per le micro, piccole e medie imprese. Ciò - lo dico all'esponente dell'Italia dei Valori - è esattamente quello che chiede lo Small Business Act, che egli prima invocava.
Non solo. Si è finalmente giunti - è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 settembre, pochi giorni fa - al regolamento per la semplificazione e il riordino della disciplina dello sportello unico delle attività produttive, sempre in termini di semplificazione, e anche ad un altro provvedimento, ossia il regolamento concernente l'Agenzia per le imprese, un CAF per i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione sulla semplificazione, che rappresenta un intervento importantissimo in termini di sussidiarietà.
Non solo. Vi è stata la conversione del «decreto-legge energia» 8 luglio del 2010, n. 105. Vi è stata l'attuazione di alcune importanti deleghe previste dalla legge n. 99 del 2009, la cosiddetta legge sviluppo, come il codice della proprietà intellettuale e la riforma del mercato del gas.
È stato approvato il regolamento per l'istituzione del registro pubblico delle opposizioni ed è stato predisposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modificazioni dell'articolo 2 del regolamento per l'ordinamento ed esercizio dei magazzini generali.
Ancora, va ricordato il provvedimento sull'attuazione della direttiva CE sul rendimento energetico in edilizia ed anche il regolamento sul regime di aiuto destinato a promuovere gli investimenti nel capitale di rischio delle piccole imprese.
Non mi trattengo sugli altri provvedimenti in itinere.
Questo per quanto riguarda la parte normativa, poi c'è stata anche tutta la parte di azione quotidiana del Ministero: i quasi 200 tavoli di crisi non sono stati sospesi in questi mesi. Sono stati seguiti e in molti casi, laddove possibile, anche con soluzioni positive. Per quanto riguarda Telecom, ad esempio, è stato trovato l'accordo sulla mobilità volontaria per 3.900 lavoratori e sulla riconversione e la ricollocazione per altri 1.100. Questi sono fatti. Per quanto riguarda Eurallumina, è stata raggiunta l'intesa per la ripresa delle produzioni. Con riferimento a Itr e Vinyls sono state avviate le procedure per il bando e la cessione. Presso la Indesit è stato raggiunto l'accordo tra imprese e sindacati sul processo di riorganizzazione del gruppo che non avrà conseguenze negative per i lavoratori. Per ciò che concerne Agile ed Eutelia: sono state aperte le procedure di amministrazione straordinaria e nominati i commissari. È stata anche individuata una soluzione per la soluzione della crisi del sito aziendale Alcatel Lucent di Battipaglia.
Per quanto riguarda il sostegno alle imprese, sono proseguite le erogazioni del fondo di garanzia e i cofidi per rafforzare il credito alle PMI, che sono giunti in questi due anni di Governo Berlusconi ad un volume complessivo di 5,7 miliardi di euro. È stato riattivato il fondo di salvataggio delle imprese in crisi con una dotazione finanziaria di 70 milioni di euro e sono stati definiti altri quattro contratti di programma per investimenti al sud. Dall'inizio della legislatura - lo ricordo - i contratti di programma definiti sono stati 21 contro i 9 della legislatura precedente.
Sono stati previsti dei contratti di innovazione con dotazione di un miliardo di euro. Sono già 84 le domande ammesse. A sostegno dell'attività di ricerca e sviluppo e dell'integrazione delle filiere produttive sono stati rafforzati i progetti di innovazione industriale (i PII). Inoltre, è stato avviato e concluso il bando relativo alle nuove tecnologie per il made in Italy con 200 milioni di euro. Nel contempo, è stata Pag. 13avviata l'attività di monitoraggio sui due precedenti progetti di innovazione industriale relativi all'efficienza energetica e alla mobilità sostenibile (380 milioni di euro). Su questo è proseguita - giustamente senza cancellarla - la politica impostata con Industria 2015 dallo scorso Governo Prodi e dal Ministro Bersani.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno, sono stati stanziati con tre nuovi decreti 500 milioni di euro a favore delle imprese di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Con riferimento alle internazionalizzazioni, sono state diverse le missioni imprenditoriali guidate dall'ICE (Cina, Brasile, Giordania, Libano e Camerun). È in preparazione in questi mesi (infatti, evidentemente non è che si è sospesa l'attività in attesa del nuovo Ministro, ma è stato fatto dal Ministro ad interim) la missione di sistema nei Paesi del golfo prevista per novembre: un'area molto importante per i nostri scambi commerciali.
È stato trasmesso a Bruxelles il piano di azione nazionale per le rinnovabili. Sono state approvate le linee guida per l'autorizzazione degli impianti rinnovabili, l'approvazione del nuovo conto energia per gli incentivi al solare e l'attività per la riforma del settore carburanti. È stato istituito il gruppo di lavoro per il monitoraggio sulla sicurezza delle perforazioni in mare. È stato emanato un bando da 30 milioni di euro per l'efficienza e il risparmio energetico in edifici pubblici al sud. A me francamente non sembra che questi mesi siano stati vuoti di politica industriale. Lo ripeto: è stata la nostra politica industriale.
In conclusione, vorrei esprimere un ringraziamento ai due Ministri che fino ad ora hanno condotto questo Ministero: all'onorevole Claudio Scajola, che lo ha guidato per due anni, e al Presidente Berlusconi che lo ha guidato in questi mesi. Vorrei inoltre svolgere anche due considerazioni, visto anche il dibattito di oggi e alcune agenzie che ho avuto modo di leggere: la prima riguarda il nuovo Ministro che sembrerebbe essere - il condizionale è d'obbligo - l'onorevole Romani. Ancora non ha giurato e già si demonizza per un presunto conflitto di interessi, che non esiste, avendo lasciato l'attività televisiva da oltre 15 anni. Se c'è conflitto d'interessi è come dire che un magistrato non può fare il Ministro della giustizia perché anche in quel caso ci sarebbe conflitto d'interessi, come nel caso di avvocato. Non capisco che cosa questo possa significare. Ma non solo: di fatto queste dichiarazioni dimostrano anche poca fiducia nel Presidente della Repubblica che penso abbia vagliato attentamente, come fa sempre, queste situazioni.
Anche per quanto riguarda l'onorevole Romani, se diventerà Ministro, mi auguro, come dicevo prima, che si giudichi dai fatti e non sempre da un pregiudizio e stando sempre sul pregiudizio senza mai entrare nel merito.
La seconda considerazione è un suggerimento agli amici dell'opposizione. Mi rivolgo in particolare ai colleghi del Partito Democratico: forse conviene ascoltare più Tony Blair e meno Di Pietro, che ieri sera invitava i nostri amici del PD a fare politica e non seguire il gossip perché, lo ripeto, la politica di un Governo la si misura dai fatti, dai fatti e da nient'altro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, convengo su un aggettivo che ha usato il collega Vignali: il dibattito è «surreale», in effetti è un aggettivo che se la batte con «incredibile», perché in una situazione come quella che vive il nostro Paese non avere un Ministro dello sviluppo economico nel pieno esercizio della sua funzione è un lusso che non dobbiamo e non possiamo permetterci.
Mi perdoni il collega Vignali: qui non si tratta del problema di elencare una serie di attività di ordinaria amministrazione, perché ci mancherebbe altro che anche i tavoli di crisi si fermassero, anche se devo dire che ci sono casi che stanno purtroppo a dimostrare che manca proprio l'idea di una politica industriale da parte del Governo Pag. 14Berlusconi. Per esempio, con riferimento ad Eutelia, della quale si è parlato, è grave quello che sta accadendo, è grave che si perda un asset importante nell'economia del Paese e che, come dire, si metta in discussione il patrimonio più prezioso che poi è quello della professionalità di chi lavora in questi settori molto importanti della vita del Paese.
Tuttavia, il fatto più eclatante è quanto avvenuto, nonostante abbiamo sollecitato più volte il Governo a prendere visione della situazione in cui si trova il Ministero dello sviluppo economico, compresa la decurtazione di fondi e di poteri, che rende molto avvilente per gran parte degli operatori del Ministero svolgere il proprio dovere fino in fondo al servizio dello Stato e non di qualsiasi altro obiettivo. Dopo che il 5 maggio, credendo nelle parole del Presidente del Consiglio, pensavamo che di lì a poco ci sarebbe stata la nomina del nuovo Ministro, abbiamo atteso un po' e poi abbiamo chiesto un'audizione presso le Commissioni parlamentari. La presidente Dal Lago per la Camera ci ha risposto, ma dal Governo non è venuta alcuna risposta. Poi il 15 luglio abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per segnalare quei problemi che credo sia nell'interesse di tutti che vengano affrontati.
Vorrei dire al collega Saglia, che sa che lo stimo, che non è in discussione il lavoro che viene svolto da parte sua e di altri al Ministero dello sviluppo economico, però non possiamo non rilevare come vi siano assenze e ritardi che suonano una campana molto pesante per il futuro della nostra economia. Non voglio citare la Marcegaglia che, bontà sua, dopo due anni si accorge che l'Italia non ha fatto meglio di altri, anzi sta peggio, e se ne sta accorgendo anche Marchionne; il problema è che molti lavoratori, molte lavoratrici, molti artigiani, molti piccoli imprenditori se ne sono accorti, purtroppo, da molto tempo.
Seppure molti, infatti, avessero investito nella voglia di rinascita, che era stata comunicata anche dal Presidente Berlusconi e dal centrodestra, le cose non stanno andando in questa direzione.
Il collega Vignali ha citato il provvedimento sulla SCIA. Io, umilmente, faccio notare che questo Governo ha approvato numerosi provvedimenti su tale materia, ingarbugliando le normative e creando difficoltà quotidiane decuplicate per gli artigiani, per i piccoli imprenditori e per quei giovani che vogliono mettere su un'iniziativa economica. Alla faccia del Ministro per la semplificazione normativa, onorevole Calderoli (o senatore: non mi ricordo, ma mi perdonerà).
Questi sono fatti, tant'è che, come sa bene il collega Vignali, in Commissione attività produttive siamo impegnati in modo sostanzialmente consensuale a lavorare sullo statuto delle imprese che, non a caso, affronta quei temi importanti per la vita economica del nostro Paese. Vogliamo parlare dei ritardi sulla strategia? Non si tratta di essere dirigisti: vorrei ricordare che non si può pensare, di fronte alla crisi della FIAT e dell'auto, di avere un Governo che, attraverso il Ministro Sacconi, sia impegnato a dividere le forze sindacali e non - come invece fanno quasi tutti i Governi europei in questo Paese - a sollecitare o ad indicare una strategia del futuro, magari indirizzando verso la ricerca sull'auto elettrica.
Mi auguro che dopodomani sarà incardinata una proposta di legge del Partito Democratico sull'auto elettrica: spero che il Parlamento (come è avvenuto per altri aspetti, come ad esempio la legge n. 99 del 2009), in qualche modo, corregga e aiuti il Governo, magari intervenendo dove il Governo fino ad oggi ha latitato.
Vogliamo parlare delle liberalizzazioni? Può darsi che non sia un caso, naturalmente (e può darsi che l'interim sia vissuto così), ma stiamo aspettando la legge annuale sulla concorrenza, che nel nostro Paese è importante: più volte l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ci ha ricordato i tanti ostacoli e le tante rigidità che mettono fuori gioco risorse umane importanti, soprattutto i giovani più intraprendenti. Non si sa che fine abbia fatto la legge annuale sulla concorrenza: noi la aspettiamo. Può darsi che il Presidente Berlusconi, Presidente Pag. 15del Consiglio e Ministro ad interim, non sia così sensibile alle liberalizzazioni. Lo sappiamo bene. Forse gli piace di più avere il monopolio, piuttosto che liberalizzare davvero, ma questi sono fatti importanti per il Paese.
Non possiamo stare ad assistere ad una situazione che è davvero da teatrino avvilente: mentre il Paese è in difficoltà e la ripresa rischia di tagliare fuori un pezzo importante dell'apparato produttivo, noi siamo qui a dire se arriva o non arriva il Ministro. Credo che ciò sia davvero surreale. È incredibile che uno dei paesi più industrializzati al mondo, la seconda potenza manifatturiera d'Europa, non abbia il Ministro per lo sviluppo economico: questo è il segno del modo in cui si intendono le priorità all'interno di questa maggioranza.
Per questo motivo, umilmente, pensiamo che, se stasera arriverà la nomina, in seguito valuteremo se chi verrà indicato sarà al servizio del Paese, seppure certamente seguendo le indicazioni della politica della propria maggioranza (è giusto che sia così), oppure sia curatore di altri interessi. Io voglio sperare che sia la prima di queste ipotesi.
Voi non potete pensare che ad un'opposizione che vi ha sempre posto questioni di merito, nell'interesse generale, seppure ovviamente secondo la sua impostazione politica, possiate rispondere in qualche modo dicendo che tutto sommato, anche se il Ministro dello sviluppo economico non c'è, in questi cinque mesi qualcosa avete fatto.
Se voi andaste in qualche assemblea di artigiani al nord, ma anche al sud, o in qualche distretto industriale che vede crescere la disoccupazione e vede con preoccupazione quello che sta accadendo, qualche difficoltà la trovereste senz'altro.
Parliamoci chiaramente: un altro dei segni dello smarrimento del nostro Paese è l'accordo che sarà firmato tra poco tra l'Unione europea e la Corea del sud. Non si può dire che i nemici sono ad est - come ha sempre pontificato il Ministro dell'economia Tremonti - e poi stare al di sotto della guardia quando si consente ad un Paese come la Corea del sud di veicolare, con il rimborso dei dazi, le merci cinesi verso l'Europa, perché questa è una botta molto seria alla nostra industria manifatturiera! Vorrei capire in cosa sia consistito l'impegno del Governo, del Ministro degli esteri e del Ministro dello sviluppo economico - che ad interim è il Presidente del Consiglio - su questo punto.
Infatti, i discorsi sono tutti belli, ma i fatti ci dicono che questa cosa, se andrà in porto - come pare -, sarà un ulteriore elemento di difficoltà per centinaia di migliaia di imprese e di lavoratori. Questa responsabilità - bisogna che sia chiaro - è frutto anche evidentemente di un disinteresse o di una sottovalutazione rispetto al Ministero dello sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo brevemente per svolgere alcune considerazioni. Anche se questo dibattito potrebbe essere superato da avvenimenti successivi, resta comunque il fatto che si tratta di un dibattito rilevante. Siccome il sottosegretario non ha il desiderio di parlare esclusivamente al Presidente e ai colleghi del Partito Democratico...

ROBERTO GIACHETTI. Anche a Vignali!

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. ...anche a Vignali, intervengo brevemente per svolgere Pag. 16alcune considerazioni riguardo al dibattito che è stato sicuramente utile anche per affrontare alcune questioni.
Sono stati adottati ovviamente molti provvedimenti - che vorrei lasciare all'attenzione della Presidenza - in questi cinque mesi di incarico ad interim. Si tratta di più di 300 provvedimenti e non sono di ordinaria amministrazione. Come evidenziato anche nel corso dello svolgimento di atti di sindacato ispettivo nel quale si è evidenziata qualche considerazione su questo punto, si tratta di provvedimenti di altissima rilevanza. Tra questi vi sono quello relativo all'avvio della borsa del gas e quello concernente lo storico superamento del CIP 6, che molto spesso ha animato i dibattiti anche in quest'Aula, ossia provvedimenti attesi da anni nel campo delle fonti rinnovabili.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di un testo recante l'elenco dei provvedimenti assunti dal Ministero e dal Ministro ad interim, al quale pertanto rimando l'elenco.

PRESIDENTE. Sottosegretario Saglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Vorrei ora intervenire su alcune questioni. Forse questa è la volta buona per smentire una ricostruzione che spesso induce in errore i colleghi dell'opposizione, in virtù della quale vi sarebbe stata una sottrazione di competenze e fondi al Ministero dello sviluppo economico.
Che vi possa essere stata una discussione su questo punto credo che sia assolutamente legittimo, ma che abbia raggiunto risultati non è assolutamente vero. Infatti, per quanto riguarda l'energia, nessuna competenza è stata sottratta al Ministero, per quanto riguarda i fondi del turismo nessuna risorsa è stata sottratta al Ministero dello sviluppo economico.
Sono stati realizzati i contratti di sviluppo, uno strumento che insieme gestiremo tra i due Ministeri, e non è stata sottratta alcuna competenza in materia di nomine, perché - come sapete - sulle nomine interviene l'azionista, il Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministero dello sviluppo economico.
Così come le risorse sul ramo Industria 2015 sono state incrementate nell'ordine di 37 milioni di euro per quanto riguarda il bando «Made in Italy». Devo dire che si tratta di un programma utile e necessario, che ha già visto 3 dei 5 programmi andare a segno, e il 6 ottobre prossimo vi sarà una riunione per definire anche l'erogazione concreta di queste risorse, che sono necessarie all'economia.
Concludo questo mio breve intervento dicendo anche ai colleghi dell'opposizione che il tema della politica industriale è molto complicato; non deve essere neanche un mantra che evochiamo per risolvere tutti i problemi, perché la politica industriale, in passato, evocava le partecipazioni statali più che altro. A me pare che, dall'osservatorio che abbiamo sulle crisi di azienda, stiano andando in crisi soprattutto i settori maturi e i settori sui quali difficilmente è possibile riuscire a risolvere la contraddizione di un prodotto che difficilmente riesce ancora a reggere il mercato. Molte di queste aziende sono proprio in questi settori maturi.
Certamente, vi è bisogno di un piano di riconversione industriale, ma noi innanzitutto abbiamo dato luogo, attraverso l'osservatorio che è tuttora in funzione, a un esame concreto e analitico di tutte le crisi aziendali in corso nel Paese, consapevoli che andranno fatte addirittura alcune operazioni di riconversione industriale di settori produttivi.
Non è un'operazione semplice, soprattutto con le risorse scarse a disposizione del bilancio dello Stato, ma nessun lavoratore, nessuna impresa che ha chiesto sostegno e dialogo al Ministero è stata lasciata da sola. Abbiamo risolto molte di queste crisi, anche da un punto di vista politico, ed oggi è attiva una task force che ha nel Ministero dello sviluppo economico il cardine e nel Ministero dell'economia e delle finanze e nel Ministero del welfare i comprimari per poter risolvere le questioni, Pag. 17che, ovviamente, non sono solo quelle del sostegno al reddito dei lavoratori in difficoltà, ma anche quelle del rilancio industriale.
Non vi è da essere ottimisti né pessimisti, vi è semplicemente da lavorare quotidianamente su dossier che sono estremamente delicati, storici, epocali. È in corso una trasformazione del sistema industriale italiano e una parte di questo sistema ha bisogno di essere accompagnato; stiamo pensando di farlo con alcune misure.
Sulla questione del disegno di legge in materia di concorrenza, non posso, ovviamente, che auspicare che il nuovo Ministro lo voglia assumere e portare in Consiglio dei ministri, perché il testo è sostanzialmente pronto, è all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri e potrà essere, ovviamente, oggetto di confronto in sede parlamentare e nelle Commissioni competenti, in particolare nella Commissione attività produttive, che, anche in passato, ha dato risultati importanti nel dialogo tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente non potrei e non ho intenzione di replicare al sottosegretario, ma faccio un breve richiamo all'articolo 135-bis del Regolamento, che mi consente, indirettamente, anche di replicare. È chiaro, signor sottosegretario - e lo dico anche all'onorevole Vignali -, che sembra quasi che in questo Paese tutto vada da solo e per conto suo, quindi, quasi quasi appare inutile la presenza di un Ministro.
Se vi è una distinzione tra Ministri, sottosegretari e viceministri, ovviamente, questa non può che avere un valore politico, e ovviamente ce l'ha, e un valore istituzionale, e questo ce l'ha senz'altro, ma la ragione per cui mi richiamo all'articolo 135-bis del Regolamento è che vorrei, molto umilmente e con semplicità, lasciare agli atti che i cinque mesi di incarico ad interim del Presidente del Consiglio hanno determinato anche la sottrazione di un diritto parlamentare non solo per l'opposizione, ma anche per la maggioranza. L'articolo del Regolamento a cui faccio riferimento è quello che richiama al question time.
Signor Presidente, come lei sa, si possono presentare ai membri del Governo delle interrogazioni a risposta immediata, per le quali è prevista la diretta televisiva e il question time, come noto, è riservato esclusivamente al Presidente del Consiglio, che non si è mai visto, ovviamente, ai Vicepresidenti del Consiglio, che nella fattispecie non ci sono, e ai Ministri.
Signor Presidente, lei si rende conto che i Ministri danno la loro disponibilità entro ventiquattro ore dal question time perché i gruppi possano poi presentare i propri quesiti e le proprie domande, alle quali pubblicamente, davanti al pubblico che assiste attraverso la televisione, essi possono dare una risposta.
Questo è un caso classico: attraverso l'assunzione dell'interim per cinque mesi (e non per cinque giorni) da parte del Presidente del Consiglio non solo, come è del tutto evidente nella storia parlamentare di questa legislatura, non abbiamo avuto la possibilità, nonostante ciò sia previsto dal Regolamento, di avere il Presidente del Consiglio a rispondere ai question time, ma l'interim non ha consentito a nessun parlamentare, né della maggioranza né dell'opposizione, di poter predisporre dei quesiti ed avere la risposta del Governo sulle tematiche relative al ministero guidato dall'ex Ministro Scajola.
Tra l'altro mi dicono che alle 19 è previsto che il Presidente del Consiglio si rechi dal Presidente della Repubblica. Possiamo quindi probabilmente dare un anticipo ai telespettatori o agli ascoltatori che ci stanno ascoltando: l'onorevole Romani accompagnerà il Presidente del Consiglio: abbiamo scoperto finalmente chi sarà il Ministro dello sviluppo economico. Pag. 18
Vorrei lasciare semplicemente agli atti che tra le tante cose che non vengono considerate ci sono anche queste, che sembrano e possono apparire questioni formali, ma che diventano questioni di sostanza, che ledono direttamente anche quelli che sono i diritti del singolo deputato.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 5 ottobre 2010, alle 10,30:

1. - Svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.

(ore 15,30)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (C. 2260-A/R).
e delle abbinate proposte di legge: COSENZA ed altri; D'iniziativa dei senatori: SCARPA BONAZZA BUORA ed altri (Approvata dal Senato); JANNONE e CARLUCCI (C. 2646-2743-2833).
- Relatore: Beccalossi.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446 concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro.

La seduta termina alle 17,25.

TESTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LO SVILUPPO ECONOMICO, STEFANO SAGLIA, IN SEDE DI INTERVENTO DEL GOVERNO SULLE MOZIONI NN. 1-00435, 1-00438 E 1-00446

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. In riferimento a quanto illustrato dagli onorevoli nelle mozioni in esame, si fa presente quanto segue.
L'«interim» del Presidente del Consiglio è stato ed è caratterizzato da molteplici decisioni e provvedimenti. Si sono svolti, in questo periodo, numerosi incontri con i rappresentanti delle imprese, dei lavoratori e degli enti territoriali, e si è operato, incessantemente, a supporto di imprese, di investimenti, di innovazione, di telecomunicazioni, energia per sostenere il sistema produttivo nazionale in questa fase delicata di uscita dalla crisi e di avvio della ripresa.
In tale contesto, proprio per la struttura economica dell'Italia, le decisioni prese dal Governo e, quindi, anche dal Ministero dello sviluppo economico, sono state le più pronte ed efficaci, sempre in costante e continuo coordinamento con gli altri dicasteri e non a scapito delle proprie competenze rispetto a quelle degli altri Ministeri.
È utile ricordare sinteticamente quanto il Ministero dello sviluppo economico ha fatto dal maggio scorso nei principali settori di competenza.
Per imprese, investimenti e innovazione, il Ministero dello sviluppo economico ha proseguito la rilevante attività di gestione delle crisi industriali, come ha avuto modo di dichiarare lo stesso Presidente Berlusconi in questa Aula il 29 settembre ultimo scorso.
Più specificatamente, presso la Direzione generale per la politica industriale e la competitività, ha sempre operato la task force che segue circa 170 tavoli di crisi industriale, che svolge una costante attività di vigilanza sulle amministrazioni straordinarie delle imprese in crisi. A riguardo si segnala che negli ultimi mesi sono state Pag. 19portate a conclusione le procedure di cessione di importanti asset all'interno di procedure particolarmente complesse come Merloni, ITR e Maflow, che hanno consentito di ricollocare gran parte dei lavoratori. Inoltre sono state avviate le procedure di amministrazione straordinaria di ulteriori 8 imprese tra cui FIREMA, nel settore del materiale ferroviario, e Tirrenia.
Per quel che riguarda, in particolare, i casi di crisi industriale citati negli atti, si ricorda che il piano industriale presentato dalla FIAT è stato ampiamente discusso nell'ambito di tavoli presso il Ministero dello sviluppo economico, mentre la vicenda di Pomigliano, è stata seguita dal Ministero del lavoro poiché riguarda aspetti di relazioni industriali strettamente connessi con le competenze di quel dicastero. È inoltre attivo presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo di confronto finalizzato alla ricerca di soluzioni industriali per lo stabilimento di Termini Imerese, tavolo al quale sono state recentemente presentate le prime cinque proposte di reindustrializzazione.
In relazione alla vicenda Glaxo, si segnala che l'accordo raggiunto al Ministero del Lavoro è anche frutto dell'attività del Gruppo tecnico di lavoro, istituito presso il Dicastero dello sviluppo economico, che ha istruito e valutato le diverse ipotesi di soluzione.
Per quel che riguarda infine la vertenza Telecom, che ha raggiunto l'accordo sugli esuberi, si ricorda che lo sviluppo del negoziato è avvenuto presso gli uffici del Ministero dello sviluppo economico sotto l'egida del Vice Ministro Romani.
Per ciò che riguarda il «Fondo salvataggio imprese in difficoltà», il 5 luglio 2010 è stato avviato l'accesso al Fondo e, nel periodo di riferimento, sono state presentate ad Invitalia 15 richieste di accesso, di cui 6 per il salvataggio e 9 per la ristrutturazione.
Per quanto riguarda il settore energetico, si segnala l'adozione di importanti provvedimenti avvenuta proprio negli ultimi quattro mesi, relativi alle diverse tematiche del settore.
Più in particolare, per quanto riguarda il gas, va ricordata l'adozione del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 130, che reca misure intese a rendere il mercato del gas naturale maggiormente concorrenziale, in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 30 della legge 23 luglio 2009, n. 99 (Legge sviluppo), promuovendo l'incontro della domanda di gas naturale dei clienti finali industriali e di loro aggregazioni con l'offerta e trasferendo ai clienti finali i benefici derivanti dalla aumentata concorrenzialità.
È stato inoltre attuato l'articolo 30, commi 1 e 2 della Legge sviluppo relativo alla costituzione della Borsa gas: dopo l'emanazione del decreto ministeriale 10 marzo 2010 per l'avvio della piattaforma di negoziazione assegnata al Gestore dei mercati energetici, lo scorso 6 agosto è stato emanato un decreto per l'ulteriore sviluppo di tale mercato. Sono ora in fase di predisposizione gli ulteriori provvedimenti necessari al definitivo completamento della borsa del gas.
È inoltre proseguita l'attività per la prossima adozione dei provvedimenti relativi alla distribuzione del gas naturale, che prevedono anche il concerto di altri Ministeri, nonché il parere dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas e della Conferenza unificata.
In attuazione della legge 23 agosto 2004, n. 239 (cosiddetta «Legge Marzano») e nel rispetto delle disposizioni comunitarie, il 6 agosto 2010 è stato firmato il decreto ministeriale che stabilisce i principi e le modalità secondo cui può essere accordata l'esenzione dall'obbligo di dare accesso a terzi alle infrastrutture, alla imprese che realizzano nuovi stoccaggi o potenziano in maniera significativa quelli già esistenti.
Sul versante delle fonti rinnovabili, si possono citare il decreto del Ministro dello sviluppo economico (di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro per i beni e le attività culturali), con cui sono state definite le linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché il decreto del Ministro Pag. 20dello sviluppo economico (di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), che approva il nuovo «conto energia».
Su proposta del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente della tutela del territorio e del mare e del Ministro per i beni e le attività culturali sono state poi approvate dalla Conferenza unificata le linee guida relative allo svolgimento del procedimento di autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.
È stato inoltre predisposto e trasmesso alla Commissione Europea il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili nel nostro Paese, che fissa obiettivi nazionali per il raggiungimento entro il 2020 dell'obiettivo vincolante di coprire con energia da fonti rinnovabili il 17% dei consumi lordi.
È stato registrato alla Corte dei Conti in data 2 settembre 2010, il decreto ministeriale del 2 agosto 2010 per la risoluzione volontaria delle convenzioni CIP 6/92, ossia delle convenzioni per la cessione al Gestore dei servizi energetici, a prezzo amministrato, di energia elettrica prodotta da fonti assimilate alle rinnovabili, sottoscritte in conformità al provvedimento CIP n. 6/92.
Oltre all'emanazione di provvedimenti per l'autorizzazione allo sviluppo della rete di trasmissione nazionale, è stato emanato il decreto direttoriale 9 settembre 2010, per la prima merchant line per l'importazione di energia elettrica dall'Austria, ossia per la realizzazione di un'infrastruttura di interconnessione con l'estero la cui capacità di trasporto è gestita integralmente dai soggetti investitori, per un determinato periodo di tempo, per i loro consumi o per usi commerciali.
Inoltre, in aggiunta a quanto già citato, vanno segnalate le misure adottate per garantire la sicurezza del sistema energetico nazionale, quali le norme di cui al decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 agosto, n. 129, che prevedono strumenti per accelerare i procedimenti per la realizzazione di infrastrutture energetiche.
Occorre infine segnalare che sono in pieno corso di svolgimento tutte le attività necessarie all'adozione dei provvedimenti attuativi del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, in materia di energia nucleare, nonché all'adozione dei decreti legislativi per il recepimento delle direttive comunitarie facenti parte del cosiddetto «terzo pacchetto energia», con cui si porterà a compimento il processo di liberalizzazione dei mercati energetici.
In merito alle nomine, preme evidenziare che le stesse vengono effettuate nel rispetto dell'iter previsto dalla normativa vigente e, dunque, il potere decisionale del Ministro dell'Economia e delle Finanze è circoscritto ai casi in cui esso è previsto ed è esercitato nel rispetto della normativa medesima, che non risulta essere cambiata nel periodo in esame.
In particolare, per quanto riguarda la SACE spa, il potere di nomina degli organi sociali è stato attribuito dall'articolo 6 del decreto-legge. n. 269/2003 al suddetto Ministero, in qualità di azionista, che lo esercitava d'intesa con altri Ministeri (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero delle Politiche agricole e Ministero degli Affari esteri). Con il decreto-legge 78 del 2010, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, articolo 7, comma 22, si è rivisto il suddetto meccanismo di nomina, riconducendo tale potere alle competenze del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero dello sviluppo economico, che lo esercitano d'intesa; ciò anche in previsione della riduzione del numero dei membri del Consiglio di amministrazione da sette a cinque.
Per quanto riguarda la società SOGIN spa, la norma costitutiva della stessa (articolo 13, comma 4 del decreto legislativo n. 79 del 1999) prevedeva che i diritti dell'azionista fossero attribuiti al solo Ministero dell'economia e delle finanze e che la società operasse secondo gli indirizzi del Ministero dello sviluppo economico.
Successivamente, l'articolo 7, comma 23, del decreto-legge n. 78 del 2010, ha stabilito che la nomina del consiglio di amministrazione, ricostituito in seguito al superamento della gestione commissariale, Pag. 21fosse effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze d'intesa con il Ministero dello sviluppo economico, affermando il pieno coinvolgimento di quest'ultimo nell'esercizio di tale potere.
La SOGIN, quindi, attualmente opera sulla base degli indirizzi emanati con decreto del Ministro delle attività produttive del 2 dicembre 2004, integrati con la direttiva del Ministro dello sviluppo economico del 10 agosto 2009.
Occorre, inoltre, ribadire che risultano prive di fondamento affermazioni come quelle relative al subentro del Ministero dell'ambiente nelle materie attinenti alla politica energetica e quelle relative allo storno delle risorse destinate allo sviluppo a favore del Ministero del turismo.
Con riferimento a quanto asserito nella mozione in merito ad una supposta intesa sul turismo, si precisa che nessun accordo formale è intervenuto tra il direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, professor Gianluca Maria Esposito, e il Ministro per il turismo, onorevole Michela Brambilla.
In realtà, sin dal suo insediamento, il Governo, e il Ministero dello sviluppo economico in particolare, si è prefisso l'obiettivo di qualificare la spesa pubblica a favore del Mezzogiorno in un comparto strategico, quale il turismo, attraverso un piano organico e unitario di interventi. In un primo momento questa azione si sarebbe dovuta estrinsecare tramite interventi specifici e riconducibili ad una più ampia politica in favore delle regioni del Mezzogiorno; quindi, dopo l'istituzione del Ministro per il turismo si è ritenuto più opportuno perseguire il medesimo intento coinvolgendo lo stesso Ministero nella definizione del nuovo strumento del «contratto di sviluppo», introdotto nel nostro ordinamento giuridico dall'articolo 43 del decreto-legge. n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008.
Tale strumento, il cui decreto interministeriale di attuazione ha ricevuto il consenso di tutti i Ministri interessati, ha previsto a quel punto infatti, il coinvolgimento, quali autorità concertante, del Ministro del turismo, oltre che del Ministro dell'economia e delle finanze, del Ministro per la semplificazione normativa e del Ministro delle politiche agricole, ed è stato sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni.
Il «contratto di sviluppo» risulta particolarmente idoneo sia ad assicurare un attento controllo sull'utilizzo delle risorse pubbliche, in quanto stabilisce dettagliate regole per l'istruttoria e la valutazione dei singoli interventi da finanziare, nonché per il controllo sull'utilizzo dei finanziamenti pubblici, sia a garantire il rispetto delle prerogative costituzionali riconosciute alle Regioni in materia di turismo, garantendo, tra l'altro, la partecipazione alla fase istruttoria delle Regioni interessate ai progetti di investimento.
Nessun trasferimento di risorse è, quindi, stato disposto in favore del Dipartimento per il turismo, né è stata deliberata la sottrazione di risorse ai danni delle Regioni.
In riferimento all'«evidente stallo» relativo agli incentivi di Industria 2015, si precisa quanto segue:
sui tre Progetti di innovazione industriale relativi al programma Industria 2015, il Ministero dello sviluppo economico ha messo a disposizione delle imprese risorse che ammontano in totale a 792 milioni di euro, risorse che hanno consentito di finanziare ben 1525 imprese e 681 organismi di ricerca, per un totale di 2206 aziende, con impiego di 25.000 ricercatori. Il Governo non solo ha interamente realizzato i primi due bandi (Efficienza energetica e Mobilità sostenibile), destinandovi ulteriori 74 milioni di euro, e ha emanato il terzo rilevante bando nel settore del «Made in Italy»;
Oltre alla dotazione iniziale di 190 milioni di euro, su tale ultimo bando la Direzione Incentivi ha disposto in favore delle imprese vincitrici del Mezzogiorno un ulteriore incremento di 120 milioni di euro a valere sui Programmi Operativi Nazionali (PON) Ricerca & Competitività e, in ulteriore aggiunta, il Ministro ad interim ha disposto un ennesimo incremento di 37 milioni di euro (decreto ministeriale del 26 maggio ultimo scorso, Pag. 22registrato dalla Corte dei Conti il 28 maggio ultimo scorso), per un totale di 347 milioni di euro;
con riferimento alla richiamata lettera del 24 giugno u.s. dei 150 imprenditori si rende noto il Ministero dello sviluppo economico ha disposto la convocazione di una riunione fissata per il 6 ottobre prossimo venturo avente per oggetto l'esame delle doglianze avanzate in tale missiva.
Per quello che attiene alle politiche di tutela e salvaguardia dei diritti dei consumatori, il decreto 28 maggio 2010 («Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori») ha stanziato la somma di 38 milioni di euro a favore dei progetti delle Associazioni dei consumatori e per progetti regionali.
Per quello che riguarda il settore delle telecomunicazioni, il Ministero è intervenuto con il Piano nazionale banda larga che in questi 5 mesi ha continuato il suo corso a forte velocità. È stato avviato il terzo intervento attuativo in Abruzzo, Campania, Calabria, Toscana, Lombardia, Friuli, Basilicata, Piemonte con un investimento pubblico di circa 100 milioni di euro per il rilegamento di oltre 600 aree di centrale per una popolazione da servire stimata in circa 1,2 milioni di residenti. Il presente intervento si concluderà entro il 2011 e, ad oggi, sono stati complessivamente realizzati investimenti infrastrutturali per 180 milioni di euro per la posa di circa 3.100 km di nuova rete in fibra ottica. Sono stati, allo scopo avviati e completati circa 500 cantieri in 14 regioni italiane e risultano attualmente ancora operativi ulteriori 250 cantieri tutti avviati nell'ultimo quadrimestre. Entro il 2010 saranno aperti ulteriori 600 cantieri per ulteriori 4.000 km di nuovi impianti in fibra ottica. Anche dal punto di vista normativo sono state approvate importanti novità. L'articolo 5-bis del decreto-legge n. 40 del 2010 introduce modifiche decisive alla disciplina in materia di installazione di reti e impianti di comunicazione elettronica (decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259 e legge n. 133 del 6 agosto 2008) al fine di accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento della rete di banda larga mobile e ridurre i costi e i tempi per gli scavi necessari ad implementare le reti in fibra ottica.
Il Ministero dello sviluppo economico, infine, non si è limitato agli interventi infrastrutturali ma ha previsto anche delle misure a sostegno della domanda. Con il decreto-legge n. 40 del 2010 sono stai destinati 20 milioni di euro a sostegno dei giovani per incentivarli a sottoscrivere un abbonamento a Internet veloce. Un provvedimento di successo colto da migliaia di giovani tra i 18 e i 30 anni - soprattutto del centro sud - che rappresenta sicuramente un'azione da ripetere.
Il 31 maggio 2010 il Vice Ministro allo sviluppo economico, onorevole Paolo Romani, ha approvato l'Agenda digitale europea nell'ambito del Consiglio dei Ministri della UE. In seguito, il 24 giugno 2010, ha aperto un tavolo con i principali operatori delle telecomunicazioni nazionali per definire un progetto unitario capace di rispondere agli ambiziosi obiettivi che l'Europa si è impegnata a raggiungere entro il 2020. Un tavolo che ha già individuato una soluzione tecnica condivisa che porterà - come descritto nell'Agenda digitale - al 50 per cento dei cittadini reti di nuova generazione per navigare su Internet ultraveloce.
Rimanendo nell'ambito del settore delle comunicazioni, il Ministero sta gestendo un articolato processo di digitalizzazione del sistema televisivo che a fine anno, con lo spegnimento del sistema analogico nelle regioni del nord Italia, consentirà di ricevere il segnale del digitale terrestre (con la migliore e più abbondante offerta) a circa il 70 per cento della popolazione italiana, sulla base della pianificazione stabilita dall'Autorità e in ossequio alla scadenza fissata al 2012 dalla Commissione europea per lo spegnimento di tutte le trasmissioni in analogico. Un processo che viene gestito dal punto di vista tecnico, supportandolo con campagne di comunicazione e iniziative di sostegno per le fasce deboli e che sono state concordate nei minimi dettagli con tutti i soggetti interessati, a partire dai Pag. 23governatori delle singole aree già digitalizzate o ancora da digitalizzare, per finire con gli operatori televisivi, nazionali e locali, le associazioni dei consumatori, i produttori e i distributori degli apparati atti alla ricezione del segnale digitale.
A tal fine sono stati sottoscritti i quattro decreti ministeriali del 4 agosto 2010, concernenti rispettivamente «fissazione della data per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale terrestre nell'area tecnica del Piemonte orientale e Lombardia (incluse le province di Parma e Piacenza), dell'Emilia Romagna, del Veneto incluse le province di Mantova e Pordenone, del Friuli-Venezia Giulia.
Tra i provvedimenti legislativi approvati si segnala in particolare il decreto legislativo n. 44 del 2010 a mezzo del quale è stata recepita la direttiva 2007/65/CE sui servizi dei media audiovisivi. Il decreto, in ossequio alla direttiva europea, ha consentito di adeguare in parte il nostro sistema normativo all'innovazione tecnologica che sempre più rapidamente coinvolge il settore delle telecomunicazioni. In particolare sono stati presi in considerazione, come ambito di applicazione della normativa, tutti i servizi di media audiovisivi, a prescindere dalla piattaforma trasmissiva.
In attuazione della legge 20 novembre 2009, n. 166, di conversione del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee», è stato predisposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per l'istituzione e la gestione del registro pubblico delle opposizioni. Il testo è in corso di registrazione presso gli organi di controllo.
Il citato regolamento prevede, a tutela dei cittadini, che il trattamento dei dati contenuti in elenchi di abbonati, mediante l'impiego del telefono, a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale è consentito solo nei confronti di chi non abbia esercitato il diritto di opposizione, con modalità semplificate e anche in via telematica, mediante l'iscrizione della numerazione della quale è intestatario in un registro pubblico delle opposizioni.
È stato inoltre predisposto lo schema di decreto legislativo recante recepimento nell'ordinamento nazionale della direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni, il cui testo, acquisiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari, sarà approvato nelle prossime settimane dal Consiglio dei Ministri.
Lo scorso mese di luglio, inoltre, la Consulta filatelica ha approvato le emissioni per il 2011, dando particolare rilievo a quelle relative alle celebrazioni per l'Unità d'Italia.
Per quello che riguarda il potenziamento della competitività del »Sistema Italia« nel sostegno alla concorrenza internazionale, dal 2 settembre 2010 è in vigore la riforma del Codice della proprietà industriale riguardante brevetti, marchi e altri segni distintivi.
Inoltre, il Parlamento di Strasburgo ha approvato la tesi italiana sull'obbligatorietà dell'etichettatura d'origine sui prodotti importati nell'Unione da paesi terzi confermando, implicitamente, l'adeguatezza delle scelte del Governo per la difesa del «Made in Italy».
Per quanto, infine, concerne la nomina del Ministro dello sviluppo economico, non si può che confermare quanto detto dal Governo in merito.