XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 289 di mercoledì 24 febbraio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,45).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi riferisco all'emendamento Ghizzoni 7.73, che ieri sera l'Assemblea ha approvato, che è identico all'emendamento presentato da me e da alcuni colleghi dell'Unione di Centro, il 7.5. Signor Presidente, come lei sa - l'ho rilevato anche in Aula ieri - l'emendamento è stato sottratto dal «corso legale» non per volontà dei presentatori. I presentatori si sono resi conto, visto e considerato che c'era uno scadenzario molto limitato nel tempo per quanto riguardava i nostri lavori, che alcuni emendamenti potevano essere sottratti.
Certamente, per omogeneità di materia, questo emendamento poteva anche essere votato, visto e considerato che il ritiro nasceva - lo ripeto - non dalla volontà. Se vogliamo fare delle finzioni, le facciamo tutti, però quello della collega era un emendamento identico all'emendamento mio e dei colleghi dell'Unione di Centro. Signor Presidente, questo potrebbe essere anche un aspetto da far valutare alla Giunta per il Regolamento, perché quello che è successo è veramente increscioso. Stiamo approvando questo provvedimento senza fiducia, ma la fiducia di fatto è stata posta, visto e considerato che siamo stati così confusi da non stare attenti al fatto che c'erano emendamenti che, per omogeneità di materia, dovevano essere trattati e votati. Signor Presidente, ecco perché mi sono permesso di prendere la parola prima che venisse approvato il processo verbale della seduta d ieri che il collega segretario di Presidenza ha letto con molta sapienza e puntualità.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la ringrazio per i complimenti fatti al collega segretario. La Presidenza non può fare altro che prendere atto delle sue osservazioni, ribadendo in ogni caso che l'emendamento, che vedeva anche la sua firma, era stato ritirato, pertanto non poteva, purtroppo, in alcun modo essere posto in votazione.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, preso atto dell'intervento dell'onorevole Tassone, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbieri, Bocci, Bonaiuti, Boniver, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cota, Crosio, D'Alema, Donadi, Franceschini, Frassinetti, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Maroni, Martini, Mazzocchi, Messina, Migliavacca, Pag. 2Milanato, Leoluca Orlando, Pescante, Romani, Sardelli, Stefani, Tabacci, Valducci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,50).

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che apprendiamo da notizie di stampa di un grave disastro ambientale verificatosi a nord di Milano, che riguarda il fiume Lambro. Più di 2.500 metri cubi di petrolio, 2 milioni 500 mila litri, si sono riversati nel fiume Lambro e stanno attraversando la città di Milano. Questo disastro ecologico arriverà fino al Po. Sembra che l'origine di questo sversamento sia identificato in una raffineria, la Lombarda Petroli, e sembra che l'incidente abbia carattere doloso.
Chiedo che il Governo venga in Aula a rappresentare lo stato dell'arte del disastro ambientale: lo faccia il Ministero dell'ambiente, ma lo faccia, magari, anche il Ministero dell'interno per quanto riguarda l'aspetto doloso del disastro ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zucchi, la Presidenza prende atto della sua richiesta. Magari sarà opportuno valutare, anche in tempi rapidi, se il Governo dovrà riferire in Aula oppure, magari, nella Commissione competente, che ovviamente è la VIII Commissione.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 3210).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta del 23 febbraio 2010 è stato approvato da ultimo l'emendamento Ghizzoni 7.73.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3210), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3210)
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3210).
Avverto che il subemendamento Girlanda 0.10-quinquies. 0100.2 è stato ritirato dal presentatore.
Invito il relatore a esprimere il parere delle Commissioni sull'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 delle Commissioni e sui relativi subemendamenti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, ovviamente le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100. Per quanto riguarda i subemendamenti, con l'eccezione del subemendamento delle Commissioni e di un altro a prima firma dell'onorevole Ventura, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

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PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, facciamo un attimo la sintesi, così comprende anche il Presidente, essendo mattina presto.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Se avessi avuto il fascicolo, sarebbe stato meglio. Ecco, l'ho trovato!

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, mi deve dire i numeri dei subemendamenti. Essendoci più subemendamenti a prima firma dell'onorevole Ventura, vorrei sapere su quale il parere è favorevole e su quali vi è un invito al ritiro.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo 10-quinquies. 0100.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, cominciamo dai subemendamenti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, al banco del Comitato dei diciotto vi è un po' di caos e non è facile lavorare. Per questo, le chiedo scusa della mia confusione.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, la comprendo bene. Cominciamo dai subemendamenti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui subemendamenti Ventura 0.10-quinquies.0100.8, Ventura 0.10-quinquies.0100.9 e Ventura 0.10-quinquies.0100.10.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.7, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui subemendamenti Borghesi 0.10-quinquies.0100.3 e Borghesi 0.10-quinquies.0100.4.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio subemendamento 0.10-quinquies.0100.100.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sulle proposte emendative Comaroli 0.10-quinquies. 0100.1, Borghesi 0.10-quinquies. 0100.5 e Ventura 0.10-quinquies. 0100.6.

PRESIDENTE. Arriviamo a questo punto all'articolo aggiuntivo 10-quinquies. 0100 delle Commissioni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Su di esso vi è una riformulazione.

PRESIDENTE. La legga.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Si tratta di un'integrazione al testo. Con riferimento al comma 1, lettera b), dopo le parole: «4 agosto 2006», occorre inserire le parole: «per i contributi relativi all'anno 2009». Ciò serve a garantire la leggibilità della norma, perché vi è stato un errore materiale nella stesura, per cui non veniva delimitata la sua portata. Con l'introduzione di tali parole la norma assume leggibilità e chiarezza.

PRESIDENTE. Sta bene. La riformulazione dell'articolo aggiuntivo 10-quinquies. 0100 delle Commissioni si deve intendere in questo modo: con riferimento all'articolo aggiuntivo 10-quinquies. 0100 delle Commissioni, al comma 1, lettera b), dopo le parole: «4 agosto 2006» occorre inserire le parole: «per i contributi relativi all'anno 2009».
Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 4procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,20.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Avverto che il subemendamento Comaroli 0.10-quinquies. 0100.1 è stato ritirato dalla presentatrice.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per una precisazione. In sede di espressione dei pareri sulle proposte emendative presentate, il relatore ha precisato che al comma 1, lettera b), dell'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 delle Commissioni dopo le parole: «4 agosto 2006» andavano inserite alcune parole che facevano riferimento all'anno 2009.
Ho motivo di ritenere che l'inciso proposto, che peraltro precisa il senso ed il riferimento temporale della norma, vada inserito non dopo le parole: «4 agosto 2006» bensì dopo le parole: «4 agosto 2006, n. 248» (è in questo punto, cioè, che deve essere inserita tale precisazione).
Chiedo alla Presidenza se può confortarmi in questa interpretazione, la quale ritengo possa credibilmente essere - per la pulizia del testo - quella corretta.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli. La sua precisazione è giusta ed opportuna. La Presidenza al momento della votazione dell'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 delle Commissioni avrebbe dato nuovamente lettura della sua riformulazione esatta, che comunque è da intendersi secondo quanto da lei appena precisato.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,25).

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Purtroppo devo informare quei pochi che forse ancora non lo sanno che il nostro ex collega ed amico, Enzo Fragalà, a molti di noi noto per essere stato deputato in tre legislature, in questo momento versa in fin di vita a Palermo.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, le chiedo scusa. Chiederei all'Assemblea un minimo di attenzione perché mi sembra che l'onorevole Lo Presti stia svolgendo un intervento che riguarda un nostro ex collega che versa in condizioni di salute gravissime. Prego, prosegua pure.

ANTONINO LO PRESTI. Enzo Fragalà, a moltissimi noto anzi stranoto - soprattutto a Palermo - per essere un valido avvocato penalista, in questo momento versa in gravissime condizioni ricoverato all'Ospedale civico di Palermo, vittima di una vile aggressione da parte di due ignoti che lo hanno bastonato a sangue.
Volevo fare questa comunicazione all'Assemblea, avvertire i colleghi e con grande commozione augurarmi, insieme a tutti voi, che possa sperabilmente superare al più presto questo gravissimo trauma. Non ho altro da dire, signor Presidente, anche perché la commozione mi stringe la gola. Grazie, per avermi consentito di intervenire (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, credo che l'applauso di tutta l'Assemblea valga più di qualsiasi parola - mia e sua - che potremmo pronunciare.

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Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.8 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Portas...chiedo scusa, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, sono il deputato Porta.

PRESIDENTE. Onorevole Porta, la conosco bene.

FABIO PORTA. Portas è un mio collega eletto in Piemonte, mentre io - come lei sa - sono stato eletto all'estero ed il subemendamento in questione serve proprio a salvare l'editoria italiana all'estero.
I nostri colleghi sanno bene come in questi anni gli italiani all'estero, soprattutto negli ultimi due anni, sono stati vittima di tagli indiscriminati praticamente in tutti i capitoli di bilancio a loro dedicati: l'assistenza, la lingua e la cultura, i programmi di integrazione. L'informazione, forse, costituisce l'ultimo anello, l'ultimo legame forte, che possiamo garantire affinché queste comunità possano mantenere il loro legame con l'Italia e affinché anche il nostro lavoro svolto in Parlamento possa essere parte integrante della vita democratica di questi nostri connazionali, di milioni di italo-discendenti sparsi in tutto il mondo. Più informazione per gli italiani all'estero vuole anche dire più partecipazione, più trasparenza, più correttezza anche nei meccanismi e nei processi elettorali. Quindi, il nostro è un appello che rivolgiamo a tutta l'Assemblea per poter guardare con fiducia e ottimismo ad un mondo che vive lontano da quest'Aula, ma che guarda a quello che succede in quest'Aula con crescente attenzione, un appello ad essere meno miopi, più lungimiranti, a saper capire che quattro milioni e mezzo di cittadini italiani, che vivono fuori dai nostri confini, sono anche la maniera migliore per propagare il made in Italy, i prodotti della nostra comunità, sono il modo migliore per garantire un'internazionalizzazione a un Paese che ha un disperato bisogno di aprirsi e di conquistare nuovi mercati. Gli organi di stampa, i quotidiani, i settimanali, i giornali, le testate piccole e meno piccole, a volte sono l'unica voce italiana in questi Paesi. In contenenti come l'America latina, in Paesi come l'Australia o nel Nord America queste riviste hanno rappresentato per anni il fiore all'occhiello della nostra editoria, sono state anche il legame che ha permesso a testate giornalistiche e a quotidiani, anche pubblicati in Italia, di potersi aprire e conquistare nuovi mercati.
Chiediamo, quindi, all'Assemblea, anche come segnale di attenzione rispetto alle nostre collettività che vivono all'estero, un interesse specifico sull'editoria, che sta vivendo in questi anni, non soltanto in Italia, ma anche tra le nostre testate all'estero, un momento di grandi e gravi difficoltà. Non si tratta di somme faraoniche, ma spesso sono quelle somme che fanno sì che queste testate, molto spesso condotte su base volontaria, possano continuare ad esprimere in maniera autonoma ed indipendente il proprio giudizio, il proprio parere, soprattutto possano mantenere vivo un contatto con i propri eletti all'estero che sono, tra i nostri connazionali, i rappresentanti democraticamente eletti del nostro Paese. Chiediamo, quindi, a tutta l'Assemblea, alla maggioranza e non solo all'opposizione, di votare a favore di questo subemendamento che ci consentirà di mantenere in vita queste testate e di mantenere forte e saldo il legame del nostro Parlamento e delle nostre istituzioni democratiche con i nostri elettori, con i nostri concittadini, con i milioni di italo-discendenti che vivono in tutti i continenti del nostro pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo proprio a titolo personale, per davvero. Lasciate che vi dica sulla base dell'esperienza di chi è nato in Sudamerica, di chi ha vissuto lunghi anni in Europa all'Unione europea, a Bruxelles, e di chi ha avuto la responsabilità del dipartimento dell'editoria e dell'informazione, consentitemi e permettetemi di dirvi che siamo di fronte ad una vera vergogna: l'idea di tagliare le possibilità di sopravvivenza per le voci che rappresentano le comunità italiane all'estero, in Canada, negli Stati Uniti, in Brasile, in Argentina, in Sudamerica e in Australia. Tali voci sono state in Europa il centro di queste comunità. Ebbene, che lo Stato italiano, che il Parlamento decida di togliere loro le risorse per poter continuare l'opera di informazione e di aggregazione sociale e umana delle grandi città, ma anche nelle piccole valli della Svizzera come del Belgio e della Francia è una vera vergogna per tutti coloro che si saranno resi responsabili di questo. Andare all'estero e rappresentare il Parlamento italiano sarà molto, molto difficile d'ora in poi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la mia adesione alla richiesta di approvazione del subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.8, al quale chiedo di aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Di Biagio aggiunge la propria firma al subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.8.
Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti.. .onorevole Ghizzoni... onorevole Sardelli... onorevole Lo Monte... onorevole Vico... onorevole Casini... onorevole Lanzillotta... onorevole Traversa... aspettiamo l'onorevole Cesa... il collega Scelli non riesce a votare... onorevole Samperi... mi risulta che tutti abbiano votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 489
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
237
Hanno votato
no 252).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.9 formulato dai relatori.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, poche volte ci tocca la possibilità di avere un'impressione diretta di cosa significa il termine pluralismo dell'informazione: quel valore affermato e difeso nella nostra Costituzione, nell'articolo 21 che parla del diritto ad informare e del diritto ad essere informati. Ebbene, con questo emendamento tocchiamo con mano quel valore e quel concetto di pluralismo dell'informazione. Vorrei rendere chiaro a tutti cosa si cela dietro gli astrusi termini e i riferimenti di questo subemendamento. Dietro questo c'è una disposizione molto semplice: la ricostituzione della possibilità per le infinite radio locali che nel territorio italiano fanno informazione tutti i giorni, di continuare ad avere le risorse Pag. 7per fare informazione. Stiamo qui cercando di ricostruire la possibilità di avere la continuità dei finanziamenti che arrivano dal dipartimento dell'editoria, di cui è responsabile il sottosegretario Bonaiuti, oggi fortunatamente presente in Aula. Dal dipartimento dell'editoria arrivano alle radio locali gli strumenti per potersi attrezzare per fare informazione locale, per poter avere gli abbonamenti alle agenzie di stampa, ai satelliti di informazione, le riduzioni delle tariffe elettriche: tutto ciò che consente ad una piccola radio di fare nel proprio territorio di riferimento informazione politica quotidiana.
Ebbene, noi stiamo tagliando esattamente questo. Io credo che sia una vergogna, una vergogna di cui non dobbiamo farci carico. So che questa è una preoccupazione che tocca trasversalmente i deputati di questa Camera, perché tutti noi, nelle nostre città di riferimento e nei nostri collegi, sappiamo quanto le radio locali siano il tessuto dell'informazione locale, siano il tessuto della democrazia viva delle nostre comunità. Si tratta dunque di una lesione gravissima al pluralismo dell'informazione, una lesione particolarmente forte perché pesantissima e odiosa anche dal punto di vista economico. Infatti stiamo incidendo su risorse che sino ad oggi sono state la base della salute economica di queste aziende e per di più le stiamo togliendo anche in modo retroattivo, pertanto andiamo ad incidere anche sulla solidità e sulla stessa credibilità di bilanci già chiusi. Chiedo ai deputati anche dell'opposizione di fare mente locale davvero su questo tema, perché si tratta delle comunità locali: se la vostra radio, la radio del vostro comune, della vostra città, della vostra provincia, del vostro collegio elettorale non potrà più fare informazione locale, non potrà fare più fare informazione politica, che cosa risponderete ai giornalisti? Cosa risponderete agli editori? Cosa risponderete alle vostre comunità locali, a cui avete tolto questa vitale possibilità di partecipazione alla vita pubblica?
Credo che quello in esame sia un emendamento che tutta la Camera e tutti i deputati dovrebbero fare proprio. Chiedo al Governo stesso di riflettere su questo, anche quando andremo a dover rifare, in tempi brevi, quella riforma dell'editoria organica e complessiva che non abbiamo fatto finora. Questo è un tema cruciale per l'informazione: accanto al tema dei giornali vi è il tema dell'informazione radiofonica e noi non ci possiamo permettere di tagliare le gambe a questa fonte così preziosa di informazione. Ripensateci tutti: davvero questo è un appello che vi rivolgo col cuore e col cervello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, il collega Levi ha detto benissimo ed ho poco da aggiungere, ma mi rivolgo soprattutto alla Lega, che è così attenta alle ragioni dei territori locali. Le radio locali - ciò di cui stiamo parlando oggi - sono la voce delle nostre comunità locali, sono il luogo dove noi stessi veniamo ospitati per entrare in una relazione diretta con i nostri ascoltatori ed i nostri cittadini. Sono anche per gli amministratori locali, spessissimo e molto di più di quanto non si pensi, la possibilità di informare i cittadini su cosa sta avvenendo in città. Inoltre, per tutti coloro che per ragioni di età o di malattia o di salute sono costretti nelle proprie case e nei confini di casa propria, sono un'occasione per uscire dalla solitudine e per poter partecipare in qualche modo alla vita della propria comunità. Quindi, chiedo davvero alla Lega di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che anche a mio giudizio Pag. 8questi tagli a danno delle radio locali di 8 milioni di contributi sono assolutamente sbagliati ed irragionevoli, perché creano all'interno del sistema informativo italiano settori di serie A e settori di serie B e perché non è giusto garantire la sopravvivenza di alcune testate a danno di un'altra parte e di un altro settore dell'informazione. Oggi la radio, come Internet, ha livelli di diffusione che superano di gran lunga quelli della carta stampata, quindi credo veramente che questi tagli siano un danno per il pluralismo dell'informazione e per l'occupazione, settori per i quali questo Governo dimostra ancora una volta di non avere la minima sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, in modo irrituale vorrei rivolgermi al sottosegretario Bonaiuti... sottosegretario Bonaiuti...

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario Bonaiuti, l'onorevole Giulietti si sta rivolgendo a lei.

GIUSEPPE GIULIETTI. Sì, perché ci vogliono le risposte e le chiedo al Governo.
Io sottoscrivo le proposte emendative presentate dal Partito Democratico e credo che sarebbe sciocco non vedere i miglioramenti apportati al testo dal confronto parlamentare, per merito di molti, in quest'Aula e fuori. Tuttavia, vi sono alcune risposte, signor sottosegretario, che vanno date. Stiamo tagliando «qui e lì», perché ancora non si è detto se si farà o no, e in che tempi, una riforma dell'editoria. Dobbiamo assumere l'impegno, in quest'Aula, ad espellere comunemente quelli che vengono chiamati casi di corruzione e di imbroglio. Dobbiamo dire che quella legge va cambiata profondamente. Al contrario, stiamo «sforbiciando», perché non abbiamo dato una linea di marcia.
Le questioni che sono state poste, signor sottosegretario Bonaiuti, sono fondamentali. Non è vero che il fondo per l'emittenza locale è coperto. Dite in quest'Aula che il fondo è coperto, ma voi sapete che quei 12 milioni di euro che vengono soppressi, non vengono automaticamente trasferiti sul fondo dell'altro Ministero. Se così fosse...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE GIULIETTI. Mi scusi, signor Presidente, ma non sto intervenendo a titolo personale.
Come dicevo, se così fosse, ci sarebbe un imbroglio: non possiamo dire che un fondo è coperto e, contestualmente, quel fondo non lo sarà! Non stiamo difendendo imprese personali, non stiamo difendendo aziende di qualcuno: difendiamo un complesso di aziende che appartengono a diverse posizioni e che esprimono diversi punti di vista!
Pertanto, chiedo a lei, o a chi deciderà, di riferire in Aula gli impegni sulla riforma dell'editoria e sulla questione dell'emittenza. Non limitiamoci a dire che tutto è a posto, per trovarci, tra qualche settimana, a raccogliere morti e feriti. Chiederei questo chiarimento, che consentirà a ciascuno di noi di apprezzare ciò che è stato fatto e di manifestare liberamente il proprio voto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo che vi è un impegno da parte di tutta l'Assemblea a concludere assolutamente i lavori di questo provvedimento entro le ore 13, per permettere poi, ovviamente, l'esame al Senato. Non potendo togliere a nessuno la libertà di intervenire ai sensi del Regolamento, tuttavia posso richiamare la responsabilità di ognuno. Sarò, quindi, molto rigido sui tempi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sbrollini, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

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DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, intervengo anch'io per aggiungere la mia firma alle proposte emendative presentate dal mio Partito e per ribadire, ancora una volta, la necessità di una riforma seria dell'editoria.
Inoltre, mi voglio rivolgere all'onorevole sottosegretario Bonaiuti, in quanto sono prima firmataria di un'interrogazione (che spero possa ricevere presto una risposta), insieme ad altri colleghi della Lega della mia provincia, sulla questione de Il Gazzettino. Si tratta di una questione molto seria, che riguarda un numero consistente di giornalisti, i quali temono la chiusura della redazione de Il Gazzettino di Vicenza, e non solo. Pertanto, le chiedo veramente un impegno anche su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, ho trovato abbastanza ingenerosi alcuni interventi da parte dei colleghi dell'opposizione. Ci troviamo di fronte ad una discussione sul complesso dei subemendamenti ad un emendamento della Commissione, che, di fatto, fino a poche ore fa, posso dire, sembrava impossibile.
Vorrei ricordare che ciò ci ha visto tutti quanti insieme, ossia più della metà di questo Parlamento ha votato un appello al Governo affinché si arrivasse a questo risultato. Ora, invece, si cerca di strumentalizzare, tra l'altro dando un'informazione non corretta, in quanto pochi si ricordano che l'emittenza, ad esempio, non ha avuto i tagli che ha avuto, precedentemente, la stampa dei quotidiani e delle riviste. Inoltre, in questa discussione, non si ricorda bene che vi è un Fondo del Ministero dello sviluppo economico, previsto per l'emittenza, che è stato votato in un capitolo della legge finanziaria.
Ora, invece, si sente questo accanimento nei confronti anche del Governo, il quale - e in questo caso voglio ringraziare il sottosegretario Bonaiuti - è riuscito, anche attraverso un rapporto con il Ministero dell'economia e delle finanze, a trovare un punto di equilibrio.
Vorrei ricordare, poi, a tutti che, comunque, in questo momento, in Commissione cultura è in corso di esame il regolamento concernente l'editoria e, in un anno e mezzo, comunque, si è fatto questo lavoro. Collega Levi, sei stato sottosegretario per due anni e non abbiamo visto regolamenti, da questo punto di vista.
Pertanto, essere così negativi rispetto, comunque, ad un grande passo in avanti, credo che non sia interesse di nessuno. Credo che il Governo e le Commissioni - e anche in questo caso voglio ringraziare i relatori - hanno risposto a quell'appello che il Parlamento ha fatto nei confronti di un pericolo che stava piombando su tutta l'editoria italiana.
Trovare e cercare delle fratture, mettendo gli uni contro gli altri, l'emittenza contro i giornali e la carta stampata, credo sia un grave errore, un gravissimo errore, che non è lineare e coerente con le battaglie che abbiamo fatto insieme in questi giorni tutti quanti, maggioranza e opposizione, a favore dell'editoria e delle risorse ad esse destinate.
Pertanto, esprimeremo voto contrario su questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Sicuramente la coperta è stretta e sicuramente bisogna garantire le testate giornalistiche che producono informazione, ma anche le radio e le televisioni private che fanno informazione sul territorio.
L'abbattimento del 50 per cento del costo delle utenze telefoniche, del 40 per cento delle utenze elettriche e dei collegamenti satellitari e del 60 per cento dei canoni di abbonamento alle agenzie di informazione è essenziale per mantenere l'informazione e i notiziari nelle tantissime, oltre 700, radio locali e 400 televisioni private.
Per questo motivo, credo sia opportuno non approvare questo subemendamento, pur presentato dall'opposizione, che sostanzialmente Pag. 10in qualche modo si fa carico di non azzerare queste provvidenze, che sono necessarie per la sopravvivenza di queste emittenti e per fronteggiare il rischio di licenziamento di tutte le persone che si occupano di informazione sulle televisioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che sia importante nel momento in cui si parla di editoria e di emittenti locali (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

FRANCESCO BARBATO. ... insomma di informazioni da fornire ai cittadini, oggi più che mai, secondo me, lasciare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Il Presidente ha già detto che ci sono dei tempi da rispettare, e questo termine è fissato alle 13. Se si assume questo tipo di atteggiamento, forse si farà anche molto più tardi, ma il problema sarà poi quello di non permettere ai colleghi del Senato di concludere i lavori.

FRANCESCO BARBATO. Sono le ruote che si stanno sgonfiando, questo è il segnale che arriva!

PRESIDENTE. Si rivolga al Presidente, onorevole Barbato! La prego, onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. In questo momento, si ha bisogno di informazione e di far conoscere ai cittadini quello che sta succedendo. In questi giorni è evidente che l'esplosione della nuova tangentopoli rappresenta un sistema che sta saltando. Non è vero che sono dei fatti individuali, delle ruberie individuali in qualche partito o nella politica. La verità è che c'è un sistema marcio, corrotto, un modello che naturalmente si cerca di coprire. Dunque, la democrazia ha bisogno di informazioni, di dare voce all'editoria, alle radio e alle televisioni locali, perché molto spesso sono quelle più libere, perché non sono controllate.
È per questa ragione che appongo la mia firma al presente subemendamento, perché è necessario per contrastare questo sistema di corruzione che la politica, purtroppo, oggi sta manifestando. Lo vediamo anche da come si sta cercando di minimizzare la situazione dicendo che si tratta di singoli casi e di singoli ladri, mentre siamo davanti a una ruberia che oggi, con questo sistema di corruzione, sta nella politica.
Lo abbiamo visto anche oggi con la «banda ladra», con quello che è successo a proposito di Fastweb, dove i politici sono coinvolti in questo sistema di corruzione e naturalmente si tratta di politici che rappresentano il modello del Popolo della Libertà e il modello berlusconiano (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che è il modello dell'intreccio tra la corruzione e la politica. È l'intreccio della tangentopoli che oggi più che mai viene fuori. È il modello berlusconiano che ha portato avanti e ha incarnato tangentopoli negli anni Novanta e oggi è ancora più attuale (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Con questa proposta emendativa dobbiamo dare libertà di voce all'informazione, perché anche con l'informazione bisogna portar fuori questo modello tangentista, il modello della tangentopoli berlusconiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 11
Onorevoli Murer, Iannuzzi, Sardelli, Girlanda, Lanzillotta, Vitali, Guzzanti...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
244
Hanno votato
no 259).

Passiamo al subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.10. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario Bonaiuti e al sottosegretario Casero... Sono qua (lato opposizione), onorevole Bonaiuti.

MASSIMO POLLEDRI. Ti si vede benissimo, stai tranquilla!

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Posso andare avanti, signor Presidente?

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Con questo subemendamento cerchiamo... Signor Presidente, scusi, lei ci richiama alla responsabilità, un minimo di silenzio non sarebbe male perché il sottosegretario non sta...

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, posso richiamare l'assemblea al silenzio, però lei si rivolga al Presidente e vada avanti, grazie.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vado avanti però lei li richiami al silenzio.
Signor sottosegretario, con questo subemendamento cerchiamo di ripristinare i finanziamenti per i cosiddetti giornali dei consumatori. Mi rendo conto di tutte le difficoltà, ma mi rendo anche conto che siamo in una guerra fra poveri, perché si tagliano le risorse per i giornali all'estero, per l'emittenza locale radiofonica, per i giornali dei consumatori, e quindi una parte rilevante della narrazione di questo Paese viene meno, ossia quella relativa alle comunità, ai territori e al diritto-dovere di informare.
In questo Paese, per esempio, non c'è una class action degna di questo nome, quindi gli strumenti relativi alla tutela dei consumatori non sono tantissimi e penso che sia un diritto-dovere quello di poter informare (e non solo tutelare) sui tanti problemi che stanno attorno alla vita dei cittadini come consumatori, e quindi penso che sarebbe opportuno ripristinare questi finanziamenti.
Tuttavia, mi permetto anche di fare una domanda, che rivolgo anche al sottosegretario Casero. In Commissione stiamo esaminando un regolamento importante, su cui si può concordare, che fissa regole, criteri e parametri per i finanziamenti e fa giustizia di tante storture e di tante mancanze di trasparenza. Per quale motivo prima tagliate le risorse e dopo stabilite i criteri? Non sarebbe stato più logico approvare il regolamento e poi procedere a tagli e razionalizzazioni?
Avremmo potuto lavorare molto meglio e non avremmo fatto un torto alla libertà di informazione e alla Costituzione italiana. In questo modo, è vero che si ripristina il diritto soggettivo - ed è importantissimo che ci sia la proroga di un anno, va tutto benissimo -, ma perché per prorogare il diritto soggettivo bisogna comprimere altri diritti?
Qual è il motivo, signor sottosegretario, visto che attendiamo la riforma, e la riforma non c'è ancora? Il regolamento è pronto, ma non è ancora stato approvato. Mi sembra un modo molto strano quello di fare le riforme in modo surrettizio, partendo da un emendamento al milleproroghe. Lo potrei capire in un provvedimento di contesto, ma si tratta di un decreto omnibus, c'è dentro di tutto e fate una riforma dell'editoria in questo modo, tagliando già alcune parti che sono più o Pag. 12meno rilevanti (non ha importanza), più o meno condivisibili (non ha importanza), ma il punto importante è che si tratta di una parte del diritto ad informare e ad essere informati nel nostro Paese.
Trattandosi dell'editoria, è evidentemente di una cosa di non poco conto. Penso, pertanto, che si debbano ripristinare i finanziamenti e che i giornali dei consumatori debbano avere il loro spazio. Per quanto riguarda gli italiani all'estero, avete tagliato anche RAI International. È inutile che facciamo le leggi per i nostri poveri concittadini all'estero, e poi li tagliamo fuori dalla comunità dell'informazione, dalla comunità e dal vivere civile comune, che è un tratto importante della Costituzione italiana e serve anche a garantire un'identità nazionale.
Poi tagliate anche le radio; ma che senso ha procedere in questo modo? Signor sottosegretario, le chiedo veramente di mettersi una mano sulla coscienza, non soltanto perché tanti lavoratori vanno a casa - capisco che questo può essere il minore dei problemi per voi -, ma il punto vero è che le idee vanno a casa e quando le idee vanno a casa la democrazia va a casa e non penso sia interesse di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare ai colleghi di maggioranza e di opposizione l'irrilevanza dal punto di vista economico di questo subemendamento. Infatti, escludendo i giornali delle associazioni dei consumatori, noi risparmieremmo, si fa per dire, 250 mila euro. Quindi credo che un voto favorevole non pregiudichi assolutamente la tenuta complessiva del provvedimento.
L'appello che faccio è appunto questo: noi sappiamo che in un mondo sempre più complesso la tutela e la conoscenza dei consumatori sono fondamentali. Non abbiate, quindi, timore a votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo non solo per sottoscrivere il subemendamento e per condividere le cose qui dette dall'onorevole De Biasi, ma voglio anche dire che qui si sta creando un equivoco. Vorrei che fosse chiaro a tutti che le opposizioni non stanno strumentalizzando alcunché, ma stanno ponendo una questione largamente condivisa dai colleghi, tant'è vero che circa 400 colleghi hanno firmato per il ripristino del diritto soggettivo come passaggio essenziale per la riforma dell'editoria. Questa è la posizione di partenza. Se avessimo voluto strumentalizzare la situazione, signor Presidente, sarebbe stato facile parlare dei dissensi dentro al Governo su questo punto e sarebbe stato facile parlare della mancanza di una proposta di riforma dell'editoria.
Mi permetto, Presidente Lupi, di chiedere al sottosegretario Bonaiuti e al Viceministro Romani una risposta su una questione fondamentale, anche parziale, ma che consentirebbe, insisto, non di strumentalizzare, ma di apprezzare il lavoro svolto.
C'è un fondo per l'emittenza presso il Ministero di cui è viceministro Romani? Si c'è. Se vengono soppressi quei 12 milioni, sono stati trasferiti 12 milioni al Ministero di Romani? Non mi risulta. Si può alzare qualcuno per dire come stanno le cose e assumere l'impegno di trovare un percorso per centinaia di imprese che non mi sembrano meno importanti dei soliti noti? Non trattiamo le imprese a seconda del nome del proprietario: trattiamo le imprese di comunicazione con analoga passione, anche l'ultima radio di Varese.
Non si può fingere di non sapere ciò: per me quel fondo non c'è, quella copertura non esiste. Vorrei una risposta in Aula e al limite un voto convinto su un ordine del giorno che dice che nel prossimo monitoraggio sarà trovata la fonte di copertura per questa esperienza. Altrimenti si rischia di avere un voto condiviso, Pag. 13ma con un imbroglio. Vorrei che qualcuno in Aula spiegasse ai colleghi come stanno le cose e la via possibile.
Sottosegretario Bonaiuti, si può dire che entro tre mesi il Parlamento torna sulla riforma dell'editoria o tra tre mesi cominceremo a dire che dobbiamo tagliare qui e lì perché dobbiamo cacciare alcuni malfattori? Non è meglio individuare i meccanismi che espellono le cattive imprese, farlo in quest'Aula e prendere un impegno? Io vorrei delle risposte per arrivare ad un voto condiviso. L'assenza di risposte e il parlare di strumentalizzazioni involgarisce un dibattito che ha avuto protagonisti in tutti gli schieramenti (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Bressa, Sardelli, Nirenstein e Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 501
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
241
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione del subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gentiloni Silveri. Ne ha facoltà.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, il parere favorevole è molto positivo perché questo subemendamento, colleghi, dava certezza alla parte positiva dell'operazione che stiamo facendo, perché c'è una parte positiva che è importante e noi non la disconosciamo. Ci siamo battuti per questo al Senato e alla Camera in questi giorni.
La parte positiva consiste nel restituire il diritto soggettivo a quei giornali ai quali la legge finanziaria lo aveva tolto e non si tratta dei giornali di partito, come si legge ancora su qualche organo di stampa, bensì di un numero e di una famiglia molto più ampia e complessa: sono ottanta giornali, in gran parte di cooperative di giornalisti, di minoranze linguistiche, di enti morali legati al territorio e, nell'ambito di questi, vi sono anche quattordici giornali di gruppi e partiti politici.
La restituzione di questo diritto era stata fatta a metà nell'emendamento proposto dalle Commissioni nel quale si diceva: torna il diritto soggettivo, ma fino ad un massimo del 100 per cento; quindi, se c'è un massimo, ci può essere anche un minimo e naturalmente andando in banca ad esigere questo diritto soggettivo non sarebbe stato facile per decine di aziende editoriali convincere che questo diritto sarebbe stato pieno fino al 100 per cento. Qui restituiamo la pienezza di questo diritto soggettivo ed è un fatto positivo.
Naturalmente nell'emendamento, come hanno ricordato i colleghi Giulietti, Ricardo Levi, De Biasi ed altri, ci sono anche delle parti che non possiamo condividere che derivano, molto semplicemente, dal modo in cui si è voluto affrontare tale questione. Sembra che il nostro Paese sia ormai dominato dal virus dell'emergenza: su qualsiasi materia si discuta, dobbiamo affrontare i problemi nell'emergenza. Quindi, in poche ore, di fronte al rifiuto del Ministro dell'economia di una copertura diversa e che evitasse una guerra tra poveri con riferimento ai fondi dell'editoria, siamo stati chiamati ad intervenire, a trovare questa copertura e credo che nel fare questo tentativo si siano compiuti degli errori che i colleghi hanno messo in evidenza nei loro interventi.
Si restituisce, infatti, il diritto soggettivo ad alcuni, ma lo si fa, purtroppo, non con una copertura diversa, bensì creando difficoltà, Pag. 14ad esempio, a quelle emittenti locali che il Viceministro Romani già sta facendo molta fatica a coprire con risorse del Ministero dello sviluppo. L'anno scorso il Viceministro è riuscito a confermare i finanziamenti che il Governo Prodi aveva assegnato alle emittenti locali correggendo la legge finanziaria, vedremo se ci riuscirà di nuovo, ma siamo in un settore, quello dell'emittenza locale, che è in crisi.
Per tale motivo non possiamo dirci soddisfatti nel modo più assoluto del metodo emergenziale con cui è stata emessa questa «toppa» ai diritti soggettivi per i giornali.
Sottosegretario Bonaiuti, quando si presentò il Governo lei fece delle dichiarazioni impegnative sulla riforma dell'editoria e sugli stati generali dell'editoria e questa suggestione francese è piaciuta a tutti. Lei sa bene che da parte nostra ricevette un apprezzamento generale su questa ipotesi: riforma dell'editoria e stati generali dell'editoria; tuttavia, mi sembra che la situazione è che non si fa nulla perché non c'è una lira, come si dice dalle nostri parti.
Non ritengo che il Governo si possa appoggiare su questa impostazione politica. È bene che sia arrivato il regolamento, che speriamo possa essere sostanzialmente modificato, ma almeno ci auguriamo che dalla vicenda di questi giorni, dalle sue luci e dalle sue ombre (e le ombre purtroppo sono molto serie) si arrivi, con un impegno comune del Parlamento, a dire che entro la fine di giugno si farà la riforma dell'editoria.
Noi speriamo che un Governo troppo televisivo dia una certa attenzione anche ai giornali, compresi quelli piccoli, da cui dipende il pluralismo dell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.7, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ricordo ai colleghi che sul subemendamento in votazione è stato espresso parere favorevole. Hanno votato tutti? Prego i colleghi di stare al posto ... Onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 497
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
494
Hanno votato
no 3).

Ricordo che il subemendamento Girlanda 0.10-quinquies.0100.2 è stato ritirato, mentre i subemendamenti Borghesi 0.10-quinquies.0100.3 e 0.10-quinquies.0100.4 sono preclusi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, nella fattispecie questi subemendamenti sono stati preclusi, ma voglio semplicemente lasciare agli atti e spiegare perché ci sono delle proposte emendative dell'Italia dei Valori che recano il mio cognome. Ce ne sarà un'altra non preclusa e che sarà messa ai voti rispetto alla quale voterò contro. Vorrei solo che rimanesse agli atti che, ovviamente, noi consentiamo attraverso la nostra firma all'Italia dei Valori di poter presentare subemendamenti. Tuttavia, non sempre siamo d'accordo, e questa è la ragione per la quale, pur di consentire che li presentino, può capitare che io abbia una posizione diversa.

PRESIDENTE. La precisazione mi sembra opportuna e la metteremo agli atti.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.10-quinquies.0100.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

Pag. 15

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ovviamente ringrazio il collega Giachetti per ciò che ha detto e che ovviamente sottoscrivo. Voglio anche approfittare di questa occasione, al fine di limitare il tempo, per intervenire sul mio subemendamento rimasto da esaminare. Con i nostri subemendamenti ora preclusi e con il successivo noi tendevamo a ridurre l'importo dei contributi complessivamente utilizzati per questo tipo di intervento.
In linea di principio, infatti, il nostro gruppo è contrario all'assegnazione di contributi all'editoria di qualunque genere e di qualunque tipo, ritenendo che siano i lettori che devono far stare in piedi un giornale.
Peraltro, comprendiamo bene e ci auguriamo che negli ordini del giorno il Governo accetti un impegno ad intervenire rapidamente, quanto meno per razionalizzare la situazione ed impedire che giornali privi di qualunque contenuto e natura (se non quella di incassare contributi pubblici) usufruiscano quanto meno di questa possibilità.
In questo senso, saremmo stati pronti - e lo abbiamo fatto in sede di Comitato dei diciotto - ad appoggiare quella proposta emendativa presentata dalla collega Comaroli che, in qualche modo, andava verso questa direzione. Apprendo ora che quella proposta è stata ritirata e nella concitazione dell'Aula non lo avevo sentito.
Si trattava di una proposta emendativa che serviva a questo scopo e mi dispiace che sia stata ritirata perché avrebbe avuto il nostro appoggio. Evidentemente il coraggio, come dice Don Abbondio, uno non se lo dà e, peraltro, la Lega in passato lo aveva e forse servirà a loro per fare un articolo su La Padania.
Sarebbe stato più utile che tale proposta emendativa potesse rimanere perché può darsi che non soltanto il nostro gruppo ma anche altri avrebbero potuto dare un appoggio per andare in quella direzione.
Dico già fin d'ora che il nostro gruppo voterà semplicemente allo scopo di ridurre il danno e, quindi, lo farà di volta in volta o votando contro, o al limite astenendosi ai fini della riduzione del danno dal nostro punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10-quinquies.0100.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marsilio, Traversa, Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 495
Astenuti 4
Maggioranza 248
Hanno votato
494
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Ghizzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Ricordo che il subemendamento Comaroli 0. 10-quinquies.0100.1 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Borghesi 0.10-quinquies.0100.5 su cui ricordo che l'onorevole Borghesi è già intervenuto.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Borghesi 0.10-quinquies.0100.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Napoli, Bongiorno, Ghedini... Pag. 16
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 490
Astenuti 8
Maggioranza 246
Hanno votato
177
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che i deputati Antonino Foti e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Sbrollini ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ventura 0.10-quinquies.0100.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Giachetti, Vico, Cesaro, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 497
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
239
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 delle Commissioni, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, prima di tutto vorrei dare una risposta al collega Raisi, nel senso che non abbiamo inteso strumentalizzare niente: se la Camera, oggi, ha affrontato di nuovo il tema dell'editoria, è grazie all'atteggiamento del gruppo del Partito democratico e dell'opposizione, perché altrimenti non avremmo riaffrontato questo tema.
Colleghi, vorrei solo insistere su un aspetto, per non aggiungere molte questioni rispetto a quanto già affermato dai colleghi del mio gruppo che sono intervenuti. Vi è un risultato soddisfacente per quanto riguarda la reintroduzione del diritto soggettivo e la crescita di consapevolezza - mi rivolgo al sottosegretario Bonaiuti - che la riforma dell'editoria vada presentata presto, perché basta vedere, occupandosene, quanto sia complicato e difficile trovare soluzioni razionali in un quadro che ormai non regge più. La riforma dell'editoria, quindi, è una priorità che tutti ci dobbiamo assumere.
Devo anche dire che, a un certo punto, è risultato chiaro che in queste giornate di trattativa, per trovare una quadra, un confronto (non è stata una trattativa che ci ha visti tutti consenzienti), queste risorse si sono dovute trovare nel comparto dell'editoria, per un'assoluta indisponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze (diciamo le cose come stanno).
Ciò ha portato a scelte che, ovviamente, non possiamo condividere e che sono già state ricordate (l'intervento sulle radio, sui giornali che si pubblicano all'estero e sui giornali dei consumatori). Su tali scelte non possiamo essere d'accordo, perché esse anticipano quel riordino che andrà effettuato e rappresentano, inoltre, quell'aspetto che indebolisce l'informazione nel territorio.
Questi sono i motivi, colleghi, per i quali noi ci asterremo sull'articolo aggiuntivo in esame. Vorremmo, però, che vi fosse la consapevolezza che non vi è stata una trattativa sulla base della quale si è sacrificato qualcuno: questo risultato ha fatto parte di una scelta che attiene interamente alla responsabilità del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

Pag. 17

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il nostro gruppo dell'Italia dei Valori si astiene rispetto a questo articolo aggiuntivo per le ragioni molteplici che sono già state illustrate prima dal collega Borghesi: innanzitutto, per il fatto che è stato respinto il subemendamento Borghesi 0.10-quinquies.0100.3, che tentava di ridurre il danno, in buona sostanza il costo che grava sulle casse dello Stato e, quindi, da ultimo sulle tasche dei cittadini.
Non essendoci riusciti, non possiamo ovviamente esprimere un voto favorevole. D'altra parte, lo dice la stessa proposta emendativa che è impossibile il mantenimento al 100 per cento dell'onere, non essendoci la disponibilità dopo il braccio di ferro tra il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti, da una parte, e il sottosegretario Bonaiuti, dall'altra. La vittoria è stata di quest'ultimo ai punti, sostanzialmente però facendo ricadere l'onere non sul Ministero dell'economia e delle finanze, ma sul fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio, che come sappiamo è un fondo molto nebuloso di cui non si conoscono bene le vere fonti di introito e soprattutto le vie di uscita. Contro questa poca trasparenza l'Italia dei Valori non può starci ed ecco perché si astiene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, caro collega Ventura, molto più sommessamente vorrei dire che, se oggi siamo qui a votare una proposta emendativa sull'editoria salvando il settore, credo che sia merito di tutti quei parlamentari che hanno firmato, dei colleghi delle Commissioni e dei relatori che ringrazio per il lavoro svolto, del Governo che alla fine è riuscito a trovare un punto di equilibrio.
Ricordo - non vorrei qui far perdere del tempo - di aver partecipato a una conferenza stampa al Senato con i colleghi del Partito Democratico, con senatori e colleghi di Ventura, che ritenevano impossibile che alla Camera attraverso il decreto-legge milleproroghe si potesse arrivare a questa proposta, perché si prevedeva il voto di fiducia, perché si considerava un provvedimento chiuso.
Credo che nell'ordine di qualche ora si è riusciti a raggiungere un punto di equilibrio molto importante, non vorrei parlare di miracolo, ma sicuramente è stato un momento estremamente positivo di consenso unanime su questo provvedimento.
Quello che sinceramente ho trovato un po' fastidioso è stato il rimarcare alcuni passaggi, come quello della radio, peraltro non dando informazioni corrette sull'emittenza o sui consumatori. Il fatto è che comunque il Governo ha dovuto fare uno sforzo per trovare la cosiddetta quadratura del cerchio. Capisco che in politica la riconoscenza è difficile da ottenere. Molto sommessamente voglio ribadire che ringrazio il Governo, i relatori e le Commissioni per il lavoro svolto e tutti i parlamentari che con me hanno firmato quell'appello che oggi ci ha consentito di arrivare a questo punto...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, anche io mi associo alle parole del collega Raisi nel ringraziare il Governo, perché so che è stato fatto uno sforzo notevole. C'è bisogno quanto prima di un sistema per il riordino di tutta l'editoria, la radiofonia e la televisione. Però, mi fa specie sentire le parole del collega Ventura quando dice che è merito solo del Partito Democratico se si è addivenuti a questa soluzione, perché è agli atti tutta la buona volontà dimostrata dalla Lega e dai colleghi del Popolo della Libertà ad affrontare questo sistema, poiché è da due anni che stiamo inseguendo questa soluzione.
Vorrei inoltre dire una cosa importante in risposta alle parole del collega Borghesi sul subemendamento mio e degli altri Pag. 18colleghi per avviare un piccolo taglio dei giornali che effettivamente non ci sono.
Volevo dire che sì, è vero, l'ho ritirato, ma non per questo non verrà fatto, grazie anche alla disponibilità del Governo, un riordino per salvare veramente chi fa vera editoria e vera informazione dalle radio ed eliminare i cosiddetti «furbetti» che ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sento di sottolineare che non vi è alcun pregiudizio da parte mia e di altri colleghi per il sostegno alle testate cosiddette minori o di partito, perché svolgono un ruolo anche importante di orientamento alla grande stampa e a settori particolari della nostra opinione pubblica.
Però, questo non andava fatto bastonando - uso tale parola - le radio e le televisioni locali: si tratta di 1.100 aziende. È stato fatto un grande sforzo in passato per farle crescere: da juke box sono diventate anche strumenti di informazione e formazione locale molto importanti.
Avevano un sostegno limitato: 40 per cento, 50 per cento e 60 per cento, a seconda se per le agenzie di stampa, le spese telefoniche o le spese elettriche. Oggi vi sono 1.600 giornalisti, formati nelle aziende, che vengono sostanzialmente messi all'angolo.

PRESIDENTE. Saluto la delegazione presente in tribuna della Confederazione svizzera guidata dal presidente del gruppo di amicizia interparlamentare, senatore Filippo Lombardi, e composta dal senatore Janiak e dai deputati Pedrina e Riklin. L'Assemblea saluta i colleghi della Confederazione svizzera (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, sulla contesa dei meriti, non credo che convenga in quest'Aula rivendicare chi ha vinto e chi ha perso. Vi è stato uno sforzo collettivo, le firme dell'appello hanno superato la metà del numero dei deputati e credo che bisogna ringraziare il Governo, il sottosegretario Bonaiuti per la mediazione che ha fatto, i colleghi della maggioranza e noi dell'opposizione in uguale misura. Non vedo perché dobbiamo andare a questa contesa.
Molti di noi, la maggioranza dei gruppi parlamentari, sono interessati all'argomento personalmente. La domanda che dobbiamo rivolgerci, in conclusione, secondo me è questa: facciamo un'azione corporativa di difesa delle nostre testate o dei quotidiani, anche di partito, oltre che quelli delle cooperative no profit, o facciamo un'azione giusta dal punto di vista del sostegno all'editoria?
Credo che dobbiamo scrollarci un po' di senso di colpa: in Francia viene dato un miliardo di euro in sostegni diretti e indiretti; in Italia siamo a 300 milioni di euro, ivi compreso il sostegno indiretto a testate grandi, come Corriere della Sera o Il Sole 24 Ore. Per vendere molto, oggi, nel sistema del mercato europeo, ma soprattutto italiano, basta scegliere gossip e magistrati e collegarsi a qualche rete televisiva.
Stante il mercato pubblicitario, se vogliamo dire che in Italia esiste solo questo standard di informazione culturale, dobbiamo abolire queste norme. Se, invece, vogliamo promuovere anche prodotti che sono di nicchia, che certamente vendono poco o meno degli altri, ma che tengono in piedi non solo il pluralismo editoriale, ma anche il fatto che non vi sia una standardizzazione dell'informazione, è chiaro che dobbiamo andare in quella direzione.
Altra cosa è dire che bisogna fare una riforma con gli stati generali dell'editoria per sanare situazioni che non corrispondono alla descrizione che ho fatto. Dunque, il nostro voto di astensione va considerato con una doppia faccia: da una parte, vi è la soddisfazione di aver raggiunto insieme un risultato che, come diceva l'onorevole Raisi, fino a qualche settimana fa veniva ritenuto impossibile; dall'altra, dobbiamo dire che ancora non ci siamo, che è un provvedimento tampone, Pag. 19che è anche una misura un po' pasticciata, che vi sono argomenti, come quello delle radio, che dobbiamo tornare ad affrontare.
L'astensione è anche un pungolo rispetto al lavoro che ci aspetta, perché abbiamo adottato un provvedimento tampone, ma abbiamo bisogno di un provvedimento generale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, ma non solo, rispondendo all'onorevole Raisi, che aveva ricordato come nel passato Governo non avessimo presentato un regolamento di riforma dell'editoria.
È vero, non avevamo presentato un regolamento perché avevamo presentato un disegno di legge organico di riforma dell'editoria, nato da una larga consultazione di tutto il mondo dell'editoria e in stretto contatto con le Commissioni parlamentari.
Questa della parlamentarizzazione della discussione della riforma dell'editoria è esattamente la strada che dobbiamo perseguire.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RICARDO FRANCO LEVI. In Aula è stato giustamente da più parti ricordata la necessità, dopo la «toppa» che abbiamo messo questa volta, di metterci davvero sulla strada della riforma organica; bisogna che assumiamo un incarico che sia una strada che percorriamo con ampia possibilità per il Parlamento di dire la sua.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 delle Commissioni, nel testo riformulato come subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 264
Astenuti 229
Maggioranza 133
Hanno votato
258
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Barbato e Ciccanti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto, altresì, che il deputato Lisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3210).
Avverto che l'ordine del giorno Brugger n. 9/3210/15 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno n. 9/3210/26 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Di Giuseppe anziché dell'onorevole Scilipoti.
L'onorevole Valducci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3210/44.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3210/44 tratta uno dei temi che già l'Assemblea e il Parlamento hanno affrontato in più di un'occasione, quello che si riferisce ai noleggiatori con conducente. Nel provvedimento, che è in via di approvazione, abbiamo inserito, come data per arrivare ad un nuovo testo normativo di regolamentazione di tale materia, il 31 marzo 2010. Vorrei ricordare al Governo che la Pag. 20competenza esclusiva in tale materia è delle regioni, e che quindi prevedere di approvare una norma legislativa in piena campagna elettorale per le regionali appare già una sicura contraddizione: lo Stato entra in questa materia appellandosi al principio della concorrenza e della competitività dei settori e dei mercati.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

MARIO VALDUCCI. Concludo dicendo che non vorrei che se il Governo non provvederà, con un altro provvedimento, a modificare la data del 31 marzo 2010 spostandola più avanti nel tempo (noi abbiamo indicato il 31 dicembre 2010, ma potrebbe essere valida anche una data intermedia), il rischio è che questa norma, che riguarda comunque 40 mila famiglie, sia tirata per la giacchetta solamente da motivazioni che attengono alla campagna elettorale. L'ordine del giorno che abbiamo voluto sottoscrivere, io insieme ad altri colleghi, e che è anche frutto di un lavoro svolto con l'opposizione nella Commissione trasporti e telecomunicazioni che presiedo, chiede quindi al Governo di poter spostare la data di scadenza entro cui fare la norma ad un momento successivo.
Comunque, come presidente di Commissione, qualora questa data non venga spostata al più presto, faremo una risoluzione in Commissione per entrare nel merito, in modo tale che non vi siano strappi legati solamente ad un fatto elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3210/61.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3210/61 sottoscritto pure dal capogruppo Cota concernente la materia del noleggio con conducente. Sicuramente si tratta di un tema importante poiché sappiamo che da parecchi anni sono in ballo questioni tra i tassisti ed i servizi di noleggio con conducente. Ritengo che questa categoria, che interessa 40 mila famiglie ed aziende, vada tutelata. Con il presente ordine del giorno si chiede che il Governo valuti, alla luce della scadenza del 31 marzo, un tempo maggiore estraneo alle logiche della campagna elettorale per dare una risposta a tale settore e a tale materia, evidentemente al di fuori - ripeto - da ragionamenti politico-elettorali.
È chiaro che se quella norma non verrà prorogata avremo, soprattutto in questo momento di difficoltà, tantissime aziende che dal 1o aprile saranno costrette a fermarsi. Nell'ordine del giorno viene chiesta la proroga dei termini in base alla logica della libertà di concorrenza e di stabilimento. Secondo quanto abbiamo potuto ascoltare in Commissione, vi è una volontà da parte delle associazioni e di tutti i movimenti politici in merito all'idea di garantire che nel nostro Paese venga assicurata libertà di concorrenza (rivolgendo un chiaro invito al Ministero competente, in sede di espressione del parere di competenza in Commissione trasporti è stata approvata una osservazione finalizzata a prevedere la data del 31 dicembre).
È sicuramente fondamentale disporre di quel tempo necessario, considerando anche che è stato sottoscritto un protocollo d'intesa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e da quasi tutte le associazioni, dei tassisti e dei noleggiatori, volto a definire in un modo unico ed in maniera certa questa problematica che esiste ormai da tempo.
La nostra volontà è quella di tutelare chi svolge in Italia un lavoro corretto, coerente, onesto e a favore di chi può usufruire di tale tipo di servizio, ossia di noi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Cristaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3210/13.

Pag. 21

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, intervengo anche a nome di altri parlamentari per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3210/13 attraverso il quale, in linea con il provvedimento in trattazione, solleviamo però una questione antipatica che sta portando una certa tensione nel mondo giornalistico.
Circa 1.000 giornalisti stanno per essere «rottamati»: si tratta di giornalisti operanti da tanti anni all'interno di testate di livello nazionale e regionale. Sono stati adottati dei piani per allontanare questi giornalisti dalle loro testate facendo ricorso alla legge n. 416 del 1981 che prevede agevolazioni in tal senso (ma che poi, in verità, agevolazioni non sono, trattandosi piuttosto di azioni di penalizzazione).
Il nostro ordine del giorno, essendo in linea con quanto proposto, impegna però il Governo ad evitare che tali somme vengano date alle testate giornalistiche senza che queste ultime assicurino il mantenimento dei livelli occupazionali: sarebbe per certi versi paradossale che lo Stato aiutasse tali testate, ma che queste non tenessero conto del grande lavoro quotidiano svolto dai giornalisti.
Si tratta di 1.000 persone che - se non dovesse essere approvato questo ordine del giorno e se il Governo non dovesse conformarsi a quanto contenuto nel nostro documento - rischierebbero, a nostro giudizio, il posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avevamo capito - l'onorevole Franceschini ha partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo - che vi fosse un impegno non solo da parte dell'opposizione, ma anche della maggioranza, a terminare l'esame di questo provvedimento entro le ore 13 di oggi per trasmetterlo poi al Senato, che dovrà convertirlo essendo stato modificato.
Senza ovviamente nulla togliere alla libertà di tutti i colleghi di intervenire per l'illustrazione degli ordini del giorno, prendiamo atto che evidentemente questa urgenza è stata superata e che dunque possiamo proseguire i nostri lavori fino al pomeriggio.
Dal momento che stanno intervenendo molti colleghi della maggioranza per illustrare i loro ordini del giorno, per quanto ci riguarda inizieremo ad illustrarli anche noi e darei per scontato che forse per le ore 19,30 o 20 di questa sera avremo concluso l'esame del provvedimento ed effettuato la votazione finale sullo stesso, atteso che vi è anche la possibilità per tutti i deputati del Partito Democratico, trattandosi di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge, di intervenire in dichiarazione di voto per dieci minuti ciascuno (abbiamo quindi circa 200 deputati che possono parlare per dieci minuti ciascuno).
Così non viene conculcata la libertà della maggioranza ma - vivaddio - neanche quella dell'opposizione. Probabilmente dovremo dunque riorganizzare i nostri lavori in modo tale che forse per questa sera, se non addirittura per domani mattina - lo ricordo anche a chi dovesse organizzarsi per il viaggio - probabilmente avremo concluso l'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Lo immaginavo, onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la sua perspicacia ci sorprende ogni volta piacevolmente.
Credo, francamente, di poter rincuorare il collega Giachetti, perché ritengo che, allo stato attuale, non vi siano altri colleghi del mio gruppo iscritti a parlare, ma solo un collega di un gruppo di opposizione. Ritengo, quindi, che passeremo rapidamente ai pareri del Governo.

Pag. 22

PRESIDENTE. In effetti, l'ultima richiesta di parola, per il momento, è quella dell'onorevole Scilipoti che ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3210/72.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, capisco che molte volte vi è l'urgenza di chiudere la discussione e di andare via, ma qualche volta vi è anche la responsabilità da parte dei parlamentari di portare all'attenzione alcune problematiche molto delicate, nell'interesse non solo dei parlamentari di quest'Aula, ma anche dei cittadini.
Mi rivolgo sinteticamente al rappresentante del Governo per dire che il mio ordine del giorno si occupa di un argomento molto importante. Da parte di tutti, non soltanto in quest'Aula, ma anche al di fuori, vengono utilizzate delle parole di grande interesse, di stima e di grande affetto nei confronti dei lavoratori. Mi riferisco, in modo particolare, ai lavoratori che sono stati a contatto con l'amianto, ovvero a quei lavoratori che si sono sacrificati per costruire una grande Italia e che come ritorno, dal punto di vista economico, hanno avuto ben poco, anzi, hanno avuto un ritorno veramente vergognoso: hanno avuto come «regalo» una delle malattie più gravi che l'essere umano possa conoscere ovvero il tumore ai polmoni.
Il mio ordine del giorno - ecco perché mi dispiace non poter evitare di intervenire - vuole segnalare al rappresentante del Governo che al Senato è stato presentato un emendamento al cosiddetto decreto milleproroghe che invalida quanto stabilito dal TAR del Lazio, che aveva dato ragione ad alcuni lavoratori che avevano fatto ricorso sul decreto restrittivo del Ministro Damiano, dicendo che effettivamente questi lavoratori, esposti all'amianto, dovevano quanto meno vedersi riconosciuto qualcosa di legittimo e normale in termini di benefici contributivi.
All'interno della maggioranza, vi è stato un senatore che ha avuto, con la complicità del Senato e dei parlamentari presenti in Aula, il barbaro coraggio di far sì che quell'emendamento bloccasse quanto stabilito dal TAR del Lazio, quanto detto dalla magistratura che stabiliva il diritto ai contributi pensionistici per i lavoratori venuti a contatto con l'amianto che avevano dato la vita per contribuire a far grande questa Italia. Un intelligente senatore, sponsorizzato dalla maggioranza e da qualcuno dell'opposizione, faceva votare al Senato un emendamento che pregiudicava ed annullava tutto il lavoro svolto dalla magistratura.
Oggi, con questo piccolo ordine del giorno, vogliamo sottolineare al Governo che sarebbe opportuno che prendesse in seria considerazione ciò che è stato fatto al Senato e che lo mettesse in discussione per due motivi. In primo luogo, per non annullare quanto stabilito dal TAR del Lazio. In secondo luogo, per riconoscere quei contributi pensionistici a coloro hanno dato la vita per costruire questa grande Italia.
Svolgo, quindi, una riflessione che dovrebbero fare tutti all'interno di quest'Aula: facciamo un gran dibattito e un gran parlare, gridiamo e diciamo molte volte che c'è un comportamento scorretto da parte della maggioranza e qualche volta da parte di qualcuno che rappresenta la minoranza su contributi ai giornali, all'editoria. Ma non c'è nessuno che si scandalizza del fatto che all'interno di questo Paese alcuni lavoratori (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... mi dispiace che i colleghi... dovrebbero intervenire per dire che quello che sto dicendo è falso, non fare caciara per non farmi parlare! Sto sostenendo che al Senato è stato approvato un emendamento che pregiudica il lavoro del TAR del Lazio e non dà il giusto riconoscimento ai lavoratori che sono stati a contatto con l'amianto. Il mio ordine del giorno, cari colleghi, mette all'attenzione quanto si è verificato e chiede al Governo di approvarlo e di attenzionare e di dare giustizia a coloro che hanno lavorato a contatto con l'amianto e dare i contributi che spettano a questi lavoratori. Solo questo stavo chiedendo. Chiedo ai colleghi, piuttosto che fare un po' di caciara e di confusione, di Pag. 23intervenire e di dire se condividono quanto fatto dal senatore Battaglia al Senato o non condividono quanto è stato fatto al Senato dal senatore Battaglia e condividono invece, e sponsorizzano e cercano di tutelare gli interessi dei lavoratori che hanno perso la vita per l'esposizione all'amianto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti e i docenti del liceo classico Mario Pagano di Campobasso, che, partecipando al programma «Giornata di formazione a Montecitorio», stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Essendo esauriti gli interventi sull'illustrazione degli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/3210/1; accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Maurizio Turco n. 9/3210/2, Farina Coscioni n. 9/3210/3 e Mecacci n. 9/3210/4. Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/3210/5, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/3210/6. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/3210/7.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/3210/8, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad adottare iniziative per fronteggiare la grave crisi economica e sociale che sta colpendo vaste aree del Mezzogiorno, penalizzate dalle difficoltà dell'agrumicoltura; ad affrontare l'emergenza, riconoscendo lo stato di crisi di mercato; a valutare l'adozione di opportune iniziative volte a prevedere, per poter debellare fenomeni speculativi, l'obbligo del doppio prezzo all'origine e al consumo come deterrente all'ingiustificato divario tra prezzi riconosciuti all'agricoltore e prezzi praticati nei mercati».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/3210/9; accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/3210/10; mentre accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/3210/11, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare il riconoscimento della specificità del turismo ricreativo balneare nazionale (...)» cui segue il testo originario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tullo n. 9/3210/12; mentre accetta gli ordini del giorno Cristaldi n. 9/3210/13 e Giammanco n. 9/3210/14.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/3210/16, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, in un'ottica di risparmio della spesa pubblica e di salvaguardia della piccola imprenditoria, specifiche modifiche normative (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Razzi n. 9/3210/17; il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3210/18; il Governo accetta gli ordini del giorno Monai n. 9/3210/19, Cimadoro n. 9/3210/20 e Aniello Formisano n. 9/3210/21.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Barbato n. 9/3210/22 e Cambursano n. 9/3210/23; il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/3210/24.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3210/25; accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3210/26; mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Donadi n. 9/3210/27.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/3210/28, purché sia riformulato nel modo seguente: «la Camera impegna il Governo» - quindi sopprimendo tutta la parte delle premesse - «ad adottare ogni iniziativa necessaria a contrastare in maniera ferma e decisa l'evasione fiscale, sia a livello nazionale che internazionale, promuovendo apposite iniziative volte a rafforzare le misure di contrasto e controllo delle operazioni finanziarie illecite».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3210/29, accetta l'ordine Pag. 24del giorno Piffari n. 9/3210/30 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Favia n. 9/3210/31 e Paladini n. 9/3210/32.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/3210/33, purché riformulato eliminando le premesse.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Porcino n. 9/3210/34 e Marinello n. 9/3210/35.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3210/36, purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti al fine di prorogare i termini di adeguamento (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/3210/37 purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'adozione di provvedimenti che dispongano il rinnovo delle agevolazioni fiscali relative al gasolio (...)».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3210/38.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Libè n. 9/3210/39 e Mondello n. 9/3210/40.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rao n. 9/3210/41 e Poli n. 9/3210/42.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/3210/43 e accetta gli ordini del giorno Valducci n. 9/3210/44, Polledri n. 9/3210/45 e Realacci n. 9/3210/46.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Meta n. 9/3210/47, Rosato n. 9/3210/48, Zucchi n. 9/3210/49 e Oliverio n. 9/3210/50.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/3210/51, purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di attivarsi con ABI e associazioni rappresentative delle imprese (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palumbo n. 9/3210/52, purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare procedure affinché venga istituita la professione (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/3210/53 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barbieri n. 9/3210/54.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Porta n. 9/3210/55 e accetta l'ordine del giorno Cicu n. 9/3210/56.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/3210/57, purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare la proroga, con il primo provvedimento utile, della vigenza delle disposizioni di cui all'articolo (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/3210/58, purché così riformulato: «impegna il Governo affinché i Ministeri competenti valutino la possibilità di dare indicazioni e ad ANAS Spa (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/3210/59, purché così riformulato: «impegna il Governo a prevedere, nell'ambito delle condizioni per l'aggiudicazione della gara, che la società vincitrice del bando si impegni all'utilizzo delle risorse ottenute prioritariamente (...)».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Galletti n. 9/3210/60 e Montagnoli n. 9/3210/61.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3210/62, purché così riformulato: «impegna il Governo a valutare il riconoscimento, con apposite disposizioni nell'ambito di provvedimenti affini per materia, del diritto alla fruizione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cenni n. 9/3210/63 e Antonino Russo n. 9/3210/64.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Raisi n. 9/3210/65.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3210/66 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Miotto n. 9/3210/67.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3210/68.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/3210/69.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3210/70 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Desiderati n. 9/3210/71.
Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/3210/72, a condizione Pag. 25che il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «a monitorare gli effetti della norma di cui alla premessa, al fine di valutare l'adozione di eventuali ulteriori iniziative normative volte a (...)».
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Gozi n. 9/3210/73, a condizione che sia riformulato con l'eliminazione del secondo capoverso del dispositivo, ossia dalle parole «a comunicare alle Camere (...)».
Il Governo accetta, infine, l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/3210/74 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Peluffo n. 9/3210/75.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima che si proceda alle dichiarazioni di voto e alle votazioni sugli ordini del giorno, intervengo per preannunciare che tutti gli ordini del giorno presentati e, ovviamente, condivisi dai colleghi del gruppo Partito Democratico, sui quali il Governo ha pronunciato parere favorevole o di accoglimento come raccomandazione, per quanto ci riguarda saranno accolti in tal modo e su di essi non sarà pronunciata alcuna dichiarazione di voto.
Pertanto, chiediamo che su tali ordini del giorno si prenda a buona nota il fatto che ci rimettiamo alle indicazioni del Governo, tranne per quanto riguarda gli ordini del giorno su cui il Governo ha espresso parere contrario e per i quali, invece, insisteremo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Quartiani.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anche per quanto riguarda il gruppo Italia dei Valori, concordiamo di intervenire soltanto in occasione di ordini del giorno per i quali o è stata proposta una diversa formulazione o, addirittura, è stato espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei chiedere una precisazione al sottosegretario riguardo il mio ordine del giorno n. 9/3210/37, in quanto nella confusione dei lavori dell'Aula mi è sfuggita la riformulazione proposta. Pertanto, se l'onorevole Scilipoti potesse lasciare un attimo libero il sottosegretario, vorrei che questi leggesse nuovamente la proposta di riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/3210/37.

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario, le è stata chiesta la lettura della riformulazione proposta dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3210/37.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il dispositivo verrebbe modificato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'adozione di provvedimenti che dispongano il rinnovo delle agevolazioni fiscali relative al gasolio (...)».

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ottenuto questo chiarimento, anche a nome del gruppo Unione di Centro, per quanto riguarda i nostri ordini del giorno, daremo per buoni e non procederemo ad insistere per la votazione di tutti quelli accettati oppure accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pag. 26

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo in quanto il sottosegretario ha espresso i pareri in modo molto rapido ed io ho cercato di capire, ma non ho compreso la proposta di riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/3210/72. Chiedo, quindi, al sottosegretario se per favore la può ripetere.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, prego, può ripetere la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/3210/72.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il dispositivo verrebbe riformulato nel modo seguente: «a monitorare gli effetti della norma di cui alla premessa, al fine di valutare l'adozione di eventuali ulteriori iniziative normative (...)».

PRESIDENTE. Riassumo la situazione: il gruppo del Partito Democratico, il gruppo dell'Italia dei Valori e il gruppo dell'Unione di Centro hanno preannunciato di non insistere per la votazione degli ordini del giorno accettati o accolti come raccomandazione. Propongo allora di soffermarsi sugli ordini del giorno non accettati dal Governo, oppure sui quali vi è una richiesta di riformulazione.
Prendo atto, pertanto, che i presentatori degli ordini del giorno Bernardini n. 9/3210/1, accettato dal Governo, Maurizio Turco n. 9/3210/2, Farina Coscioni n. 9/3210/3 e Mecacci n. 9/3210/4, accolti dal Governo come raccomandazione, Boffa n. 9/3210/5, accettato dal Governo, Zamparutti n. 9/3210/6, accolto dal Governo come raccomandazione e Bertolini n. 9/3210/7, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Burtone n. 9/3210/8 (i cui presentatori accettano la riformulazione), accettato dal Governo, purché riformulato, Beltrandi n. 9/3210/9, accolto dal Governo come raccomandazione, Cota n. 9/3210/10, accettato dal Governo, Vannucci n. 9/3210/11 (i cui presentatori accettano la riformulazione), accettato dal Governo, purché riformulato, Tullo n. 9/3210/12, accolto dal Governo come raccomandazione e Cristaldi n. 9/3210/13 e Giammanco n. 9/3210/14, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Brugger n. 9/3210/15 è stato ritirato dai presentatori.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/3210/16, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Razzi n. 9/3210/17, accettato dal Governo, Di Stanislao n. 9/3210/18, accolto dal Governo come raccomandazione e Monai n. 9/3210/19, Cimadoro n. 9/3210/20 e Aniello Formisano n. 9/3210/21, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/3210/22, accolto dal Governo come raccomandazione.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, non accetto la raccomandazione del Governo, per un motivo molto semplice. Con questo ordine del giorno si voleva impegnare il Governo sul comparto marittimo, sui porti, a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, volte ad evitare l'ulteriore aggravarsi di una situazione anche occupazionale già fortemente compromessa, con il rischio di altri dolorosissimi licenziamenti di migliaia di lavoratori del comparto marittimo. Si impegnava poi il Governo a valutare l'opportunità di introdurre disposizioni di sostegno al comparto marittimo- portuale e alla logistica, finalizzate a colmare il gap infrastrutturale del sistema portuale del Meridione rispetto agli altri Paesi competitor, nonché ad eliminare quelle criticità che frenano lo sviluppo della portualità italiana. Infine, si chiedeva Pag. 27al Governo di favorire il totale azzeramento delle tasse di ancoraggio, con lo scopo di aumentare la competitività degli scali portuali italiani.
Benedetto Iddio! È un ordine del giorno nel quale chiediamo, ancora una volta, l'attenzione del Governo sulla salvaguardia dei posti di lavoro e dell'occupazione, insomma vi sollecitiamo a portare l'attenzione della politica e del Parlamento sul primo punto che dovrebbe essere sull'agenda della politica italiana oggi, ovvero la tutela dei posti di lavoro e dell'occupazione. Ebbene, se non volete approvare neanche un ordine del giorno del genere e me lo volete ridimensionare come raccomandazione, qual è la funzione di un deputato e del Parlamento oggi, se non riusciamo a scuotervi rispetto a queste questioni fondamentali, che rappresentano la vita dei cittadini?
Domenica sono stato con i lavoratori della FIAT di Pratola Serra, in provincia di Avellino, per manifestare insieme a loro, perché 107 lavoratori dei comparti di sostegno perderanno il lavoro nei prossimi giorni.
Ebbene, anziché dare delle risposte a Pratola Serra, in provincia di Avellino, con i lavoratori davanti allo stabilimento dell'Fma, il Governo ha mandato polizia e carabinieri a caricare i lavoratori. Anziché mandare le forze dell'ordine ai casalesi e ai camorristi il Governo le ha mandate a caricare i lavoratori della FIAT di Pratola Serra.
Domenica e lunedì scorsi ero insieme a questi lavoratori a difendere le loro ragioni, i loro diritti, e a rappresentare le loro paure e le loro preoccupazioni. Invece, oggi, ancora una volta, abbiamo un riscontro negativo dal Governo e dalla maggioranza del Popolo della Libertà rispetto ai temi del lavoro e dell'occupazione, che si vivono drammaticamente soprattutto al sud.
Dunque, vi chiediamo di rivedere i sistemi portuali sopratutto nel Mezzogiorno d'Italia, di Gioia Tauro, di Salerno e di Napoli, dove dobbiamo recuperare il gap infrastrutturale e logistico che i porti del Mezzogiorno d'Italia hanno rispetto ai competitor, se davvero vogliamo dare possibilità di lavoro, di sviluppo e di futuro nel comparto portuale.
Ebbene, neanche su questi temi sacrosanti ci date delle risposte positive. Ecco la ragione per la quale questo Governo è sordo rispetto ai problemi veri del Paese, rispetto al lavoro e all'occupazione, mentre è probabilmente attento alla corruzione e a tangentopoli. Mettiamo ai voti il mio ordine del giorno!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/3210/22, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Migliori, Rivolta, D'Ippolito Vitale, Grassi e Verini...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 454
Astenuti 33
Maggioranza 228
Hanno votato
168
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/3210/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/3210/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3210/25, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3210/26, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/3210/27, accolto dal Governo come raccomandazione. Pag. 28
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/3210/28, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei provare a convincere il Governo a cambiare almeno in accoglimento come raccomandazione il parere espresso sul mio ordine del giorno, conservandone però le premesse, perché sarebbe una contraddizione in termini sopprimere le premesse (che prendono in considerazione un provvedimento che si chiama scudo fiscale e che non fa una lotta all'evasione fiscale nel Paese), e assumere un simile impegno, che invece il Governo vuole proporre, che apprezzo e che certamente va fatto unendo le forze.
Tuttavia, non possiamo disconoscere un provvedimento che esiste, che è stato adottato, che è lì e che serve a far ritornare in patria quei proventi illeciti portati all'estero. Credo, invece, che di fronte allo scandalo Fastweb, sul riciclaggio di denaro sporco, dovremmo dotarci proprio di quegli anticorpi per evitare che tutto questo accada.
Pertanto, invito il Governo, se possibile, a cambiare il parere espresso sull'ordine del giorno nel senso di accoglierlo come raccomandazione, pur conservandone le premesse. In caso contrario, chiedo che l'ordine del giorno in esame sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zazzera n. 9/3210/28, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Sardelli, Lanzillotta, Ravetto e Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 485
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
229
Hanno votato
no 256).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3210/29, non accettato dal Governo.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, davvero non riesco a capire le ragioni del parere contrario a questo ordine del giorno, che, al di là delle premesse che possono essere più o meno condivise, altro non fa che chiedere un impegno al Governo a fornire al Parlamento - leggo testualmente - anche i dati relativi alla quota parte delle somme materialmente rimpatriate - stiamo parlando di proroga dei termini per lo scudo fiscale - utilizzate al fine del rafforzamento patrimoniale delle aziende.
Si chiede di venire in Parlamento, così come prevede la norma già introdotta dal Senato, e di riferire alle Camere quanto di questi capitali rientrati (si fa per dire, ma nella fattispecie così devono essere, naturalmente lavati e puliti e pagando quello che è previsto, cioè l'1 per cento per ogni anno), è stato utilizzato per rafforzare il patrimonio delle aziende.
Cosa c'è di tanto scandaloso, tanto da indurre il Governo ad esprimere un parere contrario? Le chiedo davvero un ripensamento. Date le informazioni più ampie possibili al Parlamento e per tramite di quest'ultimo al Paese, perché in un momento come questo il Paese ha bisogno di chiarezza, di trasparenza e di sapere cosa sta avvenendo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 29

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, al Senato è stato approvato un impegno specifico su quelle che sono le comunicazioni sugli effetti e i numeri complessivi dello scudo fiscale, non certamente sulla destinazione o meno di queste risorse al rafforzamento patrimoniale delle aziende.
Risulta evidente, onorevole Cambursano, che non è un problema di volontà politica, quanto piuttosto di identificazione dei dati, che sono collocati ovviamente in una logica di libero mercato dei capitali e quindi il trasferimento e la diretta imputazione degli effetti dello scudo fiscale all'eventuale patrimonializzazione delle aziende è assolutamente difficile da quantificare e identificare. Quindi, in relazione a queste motivazioni, confermo il parere contrario del Governo basato sull'impossibilità.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, immaginavo che ci si nascondesse dietro il classico «ditino». Non stiamo chiedendo che vengano riferiti i nominativi e le aziende per i quali sono stati utilizzati questi fondi, ma le somme e nient'altro. Così non si vuole - si tratta di dati statistici - perché volete vivere ancora nella non chiarezza e nella non trasparenza. Insisto pertanto per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3210/29.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3210/29, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... Onorevole Della Vedova - ma come, lei è un rappresentante della innovazione e modernizzazione e non sa far funzionare la macchina! -, onorevole Stagno D'Alcontres...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
230
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/3210/30, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3210/31, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/3210/32, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/3210/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/3210/34, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3210/35, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3210/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3210/37, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 30
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3210/38, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Libè n. 9/3210/39 e Mondello n. 9/3210/40, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rao n. 9/3210/41 e Poli n. 9/3210/42, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Viola n. 9/3210/43, non accettato dal Governo.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, un po' mi sorprende il parere contrario del Governo anche perché il tema mi pare molto importante e conosco la sua sensibilità.
Il problema è vero - non ce lo siamo inventato - e viene dal mondo delle piccole e medie imprese, dove è in atto una crisi economica gravissima, che si sono esposte con lavori e non sono state pagate. Esse hanno denunciato di fatto la propria posizione al fisco e oggi, dopo essersi sostanzialmente autodenunciate, si trovano a non essere in grado di corrispondere al fisco i pagamenti perché non sono state saldate dai loro debitori.
Non abbiamo chiesto che queste imprese non paghino, abbiamo solo chiesto di concedergli una dilazione per i pagamenti. Ci sono interrogazioni in tal senso in Commissione finanze, dove abbiamo chiesto che il Governo venisse a rispondere; c'è inoltre una proposta di legge tal senso. Il tema delle imprese è importante per rispondere ad una crisi gravissima e vi chiediamo di prendere un impegno in tal senso, evitando accertamenti inutili, con costi che gravano ancora sulle imprese, che sono già vessate da imposte pesantissime. Non siete riusciti a ridurre l'imposizione sulle piccole e medie imprese e ci pare che questo potesse essere un primo segno, concreto e tangibile, della volontà anche di questo Governo e del Parlamento di dare una risposta a questo tema.
Ci pare che la risposta sia un «no» secco. Non siamo intervenuti al momento dell'illustrazione dell'ordine del giorno, ma esprimiamo una fortissima delusione se continuate a mantenere questa posizione. Vi chiedo di rivedere questo parere e, qualora non sia possibile, chiedo di porre in votazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/3210/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Gatti, Strizzolo, Cesario e Porta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Onorevole Valducci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3210/44, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, mi sembra che il mio ordine del giorno sia stato accettato. Altrimenti chiedo di votarlo.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Valducci. Dunque, prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/3210/44, accettato dal Governo. Pag. 31
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Polledri n. 9/3210/45 e Realacci n. 9/3210/46, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Meta n. 9/3210/47, Rosato n. 9/3210/48, Zucchi n. 9/3210/49 e Oliverio n. 9/3210/50, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Caparini n. 9/3210/51 e Palumbo n. 9/3210/52, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Biancofiore n. 9/3210/53, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Barbieri n. 9/3210/54 e Porta n. 9/3210/55, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cicu n. 9/3210/56, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ceccuzzi n. 9/3210/57, Fava n. 9/3210/58 e Fugatti n. 9/3210/59, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/3210/60, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/3210/61, accolto dal Governo come raccomandazione.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, in considerazione dell'uguaglianza di contenuto di questo ordine del giorno con quello dell'ordine del giorno n. 9/3210/44 a prima firma del collega Valducci, con cui si chiede che il Governo adotti le misure per non fare entrare in vigore fin dal 31 marzo la normativa in questione, chiedo al Governo di valutare la possibilità di accettare anche questo ordine del giorno, perché, lo ripeto, è praticamente uguale a quello del collega Valducci.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ho sbagliato la valutazione; dal momento che l'ordine del giorno in esame è assolutamente analogo a quello presentato dal collega Valducci, il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto, dunque, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/3210/61, testé accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3210/62, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, questo è il settimo od ottavo ordine del giorno sulla materia, che il Governo accetta; speriamo che sia la volta giusta per la proroga delle detrazioni fiscali a carico dei lavoratori italiani all'estero. La ringrazio dunque e non insisto per la votazione.

FRANCO NARDUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cenni n. 9/3220/63 e Antonino Russo n. 9/3210/64, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi Pag. 32ordini del giorno Raisi n. 9/3210/65 e De Pasquale n. 9/3210/66, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/3210/67, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3210/68, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/3210/69, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3210/70, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/3210/71, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Scilipoti n. 9/3210/72 e Gozi n. 9/3210/73, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/3210/74, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/3210/75, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, come Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, dichiaro subito che voteremo a favore di questo provvedimento, perché riteniamo che al suo interno vi siano norme importanti e perfino indispensabili in numerosi settori.
Va però rilevato che il provvedimento in sé presenta caratteristiche per molti versi squisitamente tecniche, mancando di una visione politica, in particolare rispetto ad una strategia meridionalista che provvedimenti di questo tipo dovrebbero invece contenere. Addirittura, il Governo aveva ipotizzato una forte limitazione della normativa sulle zone franche urbane, che il Senato ha però correttamente cancellato con un'intesa, di fatto, bipartisan. La maggioranza avrebbe bisogno di coordinarsi maggiormente per dare ai provvedimenti una dimensione politica svincolata dalla logica del giorno per giorno; noi siamo disponibili a dare il nostro contributo se sarà richiesto.
Consentitemi di usare il tempo rimasto a mia disposizione per una riflessione sulla difficoltà dei lavori parlamentari, della quale la norma in questione è un esempio significativo. Un decreto-legge importante, come ve ne sono stati tanti altri in passato, arriva alla Camera dopo aver impiegato quasi tutto il tempo utile per l'esame del Senato. Il risultato è che per l'esame della Camera restano pochissimi giorni, adesso pochissimi minuti, ed è evidente che con questo andazzo i decreti-legge in questione vengano blindati.
Nel caso del decreto-legge cosiddetto milleproroghe si è scoperto che vi erano almeno due norme: una sull'editoria e, l'altra, sull'università che era necessario aggiungere al testo. Si è, quindi, reso necessario un accordo unanime per rendere possibile l'inserimento e trasmetterlo in tempo al Senato per la definitiva approvazione. Anche noi abbiamo ritirato i nostri emendamenti per rendere possibile questo accordo.
Vi erano tante norme che la Camera avrebbe potuto ritenere necessario inserire, ma questo metodo, purtroppo, lo ha reso impossibile. Credo di parlare non solo a nome dei deputati del Movimento per le Autonomie, ma anche di tanti colleghi nel chiedere al Presidente della Camera di intervenire presso il Governo affinché entrambe Pag. 33le Camere abbiano sempre il tempo necessario per esaminare decreti-legge importanti come quello in discussione oggi, senza essere di fatto espropriati di questo diritto fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante la natura prevalentemente tecnica del decreto-legge che ci accingiamo a votare, noi di Noi Sud-Libertà e Autonomia riteniamo opportuno cogliere questa occasione per porre in evidenza gli aspetti politici di un provvedimento che ben denota l'intensità dell'attività di Governo e la positività dell'azione posta in essere in questi due primi anni di legislatura. Abbiamo già avuto modo di sottolineare lo straordinario lavoro svolto dall'Esecutivo per affrontare le conseguenze degli eventi calamitosi che hanno colpito l'Abruzzo.
Con questo decreto-legge si dà ulteriore attuazione ad uno di quei provvedimenti, prorogando la sospensione dei versamenti tributari, dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria per i residenti nei comuni dell'Abruzzo colpiti dal sisma. È questa un'ulteriore boccata d'ossigeno per le popolazioni abruzzesi.
Colleghi, un altro provvedimento degno di nota che trova il nostro consenso riguarda il discusso scudo fiscale, tanto ferocemente contestato dalle opposizioni, ma che, al tempo stesso, ha dimostrato la sua efficacia nel riportare in Italia miliardi di risorse finanziarie e patrimoniali detenute all'estero. Per chi ha accusato il centrodestra di favorire l'evasione fiscale, il Governo ha ben pensato di raddoppiare i termini concessi all'amministrazione finanziaria per l'accertamento sulle dichiarazioni dei redditi quando c'è la presunzione che provengano da capitale detenuto all'estero. Insomma, in buona sostanza sono miliardi di euro immessi nella nostra economia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'elenco dei provvedimenti positivi per il Paese contenuti in questo decreto-legge è ancora lungo: il blocco delle tariffe, l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicare gli atti on-line, la certificazione dei redditi della pubblica amministrazione al fine di consentire al creditore la cessione pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari riconosciuti. Questi sono provvedimenti che contribuiscono a dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini.
Questo provvedimento è nel complesso un esempio di accorta ed intelligente ordinaria amministrazione perché, da una parte, conferma le disposizioni legislative vigenti ed efficaci e, dall'altra, introduce elementi di semplificazione e trasparenza nella pubblica amministrazione. Tutte le norme, infatti, sono finalizzate a conservare la tenuta del bilancio dello Stato.
In questi anni il buon andamento dei conti pubblici ha permesso al Paese di superare la crisi economica globale, ha tenuto sotto controllo il debito pubblico e garantito un efficace sistema di protezione sociale dei lavoratori nei settori in crisi.
Per queste ragioni, il gruppo Noi Sud voterà a favore del provvedimento ed invita il Governo a continuare nell'opera di controllo della spesa del bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, siamo al cinquantacinquesimo decreto-legge di questa legislatura e in poco tempo questa maggioranza, meglio ancora questo Governo riesce a superare ogni record: e pensare che le ragioni di straordinarietà e di urgenza, come è stato ampiamente dimostrato dai colleghi intervenuti sulla incostituzionalità di questo provvedimento, lo hanno ben evidenziato.
Questo decreto-legge contiene numerose misure volte a correggere la legge finanziaria che avevamo approvato appena due mesi fa. Pag. 34
Questo fatto, in sé, rappresenta un'anomalia assoluta, suscettibile di determinare eventi ed effetti negativi, che stravolgono completamente la volontà del Parlamento che ha approvato la legge finanziaria, che il decreto-legge modifica.
Il provvedimento in esame, inoltre, contiene riferimenti a fonti normative di rango subordinato, come regolamenti dell'Esecutivo, che non hanno alcuna attinenza con i compiti propri del Parlamento: si tratta di norme il cui effetto finale appare addirittura proiettato nel tempo, a distanza di anni dall'entrata in vigore del decreto-legge medesimo.
Ho voluto riprendere gli argomenti contenuti nella questione pregiudiziale di costituzionalità, proprio per evidenziare ancora una volta il comportamento assolutamente poco democratico e poco chiaro di questa maggioranza e di questo Governo.
Se a ciò, poi, si aggiunge il fatto che le Commissioni riunite, la I (Affari costituzionali) e la V (Bilancio), in occasione della discussione sulle linee generali e, ancor più, in occasione della presa d'atto degli emendamenti presentati, altro non ha fatto che licenziare in tre minuti il provvedimento, dando mandato ai relatori di venire in Aula a riferire, capite che questo Parlamento, davvero, è diventato, per volontà espressa del Governo e del suo Presidente del Consiglio, assolutamente inutile.
Bisognerebbe, quindi, avere il coraggio di prendere le decisioni del caso, che non possono essere quelle volute dal Governo e dal suo Presidente, ossia di azzerare il Parlamento, ma che sia il Parlamento a riappropriarsi dei propri compiti e delle proprie prerogative: ciò, però, vuol dire chiedere troppo ad una maggioranza che è totalmente supina alla volontà del Presidente del Consiglio.
Inoltre, gli uffici della Commissione bilancio e il Servizio studi avevano evidenziato una serie di norme, contenute nel decreto-legge milleproroghe, con criticità di copertura finanziaria. Vi era, quindi, una miscela esplosiva: da una parte, la mancanza di chiarezza e la sovrapposizione dei compiti del Parlamento e, dall'altra, addirittura, la mancata copertura finanziaria, che prima o poi esploderà nel corso di questo anno, perché evidentemente, quando i conti non tornano e si continua a spendere soprattutto sul fronte delle spese correnti, la Grecia, ahimè, rischia di avvicinarsi e la situazione che è esplosa in quel Paese potrebbe presto presentarsi anche presso di noi.
Vi è, inoltre, una mancanza totale di omogeneità: è vero che si parla di decreto milleproroghe, ma è altresì vero che ci dovrebbe essere una coerenza all'interno del provvedimento, che ancora una volta non vediamo.
Tuttavia, la norma contenuta nel provvedimento in esame che ci fa andare ben oltre il voto contrario e che ci spingerebbe davvero a prendere iniziative ancora più forti (lo faremo), naturalmente nel Paese, è quella che prevede la proroga dei termini dello scudo fiscale.
Abbiamo chiesto, dapprima con proposte emendative e poi con ordini del giorno, che venisse riferito a questo Parlamento cosa è accaduto sino al 31 dicembre 2009 con il provvedimento del rientro dei capitali esportati clandestinamente all'estero.
Signor Presidente, con grande passione civile, ma anche con grande rabbia dentro, faccio riferimento ai fatti che sono esplosi nelle ultime ore e che sono all'attenzione dei media in questo momento: due miliardi di euro (quattromila miliardi di vecchie lire), frutto di riciclaggio di denaro sporco proveniente dal lavoro (si fa per dire) malavitoso (questo sì) della 'ndrangheta, della camorra, della Sacra corona unita, della mafia o delle mafie, vengono utilizzati nei modi che abbiamo conosciuto leggendo i giornali (è l'ennesima volta che ciò avviene).
Allora, chiediamo al Governo di dirci come sono arrivati i quattrini che erano all'estero, di che tipo di operazioni si tratta, come sono stati utilizzati questi capitali, se, come dice la Banca d'Italia, dei 95 miliardi di euro lavati, puliti e rimessi in circolazione sono rimasti 60 miliardi Pag. 35all'estero ancora una volta, ripetendosi esattamente quanto era accaduto nel 2002 e 2003.
L'ho detto ieri e lo ripeto, perché rimanga agli atti. Allora, il presidente dell'Unione delle banche svizzere disse al Ministro dell'economia, che era già l'illustre collega Tremonti, che i quattrini delle scudo fiscale di allora erano rimasti all'estero. Questa operazione si sta ripetendo. Eppure, colleghi, almeno quelli dell'opposizione, ricorderete ciò che voi e noi dell'opposizione insieme abbiamo rilevato, cioè che i capitali rientrassero pagando questa modica cifra vergognosa, a fronte del 27 per cento che viene trattenuto sui titoli di risparmio dei cittadini italiani o del 12,50 per cento degli interessi sui conti correnti, mentre a questi si faceva l'ennesimo regalo facendo pagare quattro baiocchi.
Ma almeno chiedevamo che l'Italia se ne avvantaggiasse, che se ne avvantaggiassero soprattutto le imprese che sono in difficoltà e che avrebbero bisogno di denaro fresco per essere patrimonializzate, per rilanciare la ricerca e lo sviluppo.
Anche questo non è stato voluto, chiaramente perché rientra nel DNA di questo Governo e di questa maggioranza l'opacità, il non far sapere ai cittadini, per il tramite del Parlamento o direttamente, quanto sta avvenendo nel Paese. Non far sapere, perché se un giorno, molto presto, gli italiani sapessero, per voi sarebbe finita. Credo che il conto alla rovescia sia ormai cominciato. Auguri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, noi del gruppo dell'Unione di Centro voteremo contro questo provvedimento legislativo per le ragioni che illustrerò molto succintamente, data l'ampiezza della materia che ci è stata sottoposta in questi due giorni di dibattito parlamentare.
Il decreto-legge n. 194 del 2009, che è stato approvato alla fine dell'anno, il 30 dicembre, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello stesso giorno, è stato approvato dal Senato l'11 febbraio del 2010, quindi nel corso di questo mese, tenendolo in esame ben quarantadue giorni sui sessanta che sono concessi per la conversione dei decreti-legge. È stato assegnato alla Camera soltanto il 15 febbraio e ad oggi sono passati, comprese le festività, soltanto undici giorni.
In questi undici giorni il provvedimento è stato esaminato da tutte le Commissioni per i pareri di competenza ed è stato esaminato dalla I e dalla V Commissione riunite in sede referente. La scadenza del provvedimento, come tutti sanno, è il 28 febbraio. Dando qualche giorno di tempo al Senato per approvarlo in terza lettura, visti alcuni emendamenti approvati, due per la verità, ben si comprende come l'esame sia tutto sbilanciato verso il Senato.
Sostanzialmente, ci sembra di rivedere una scena già vista per altri provvedimenti, che ripropone una domanda importante per noi dell'Unione di Centro, che crediamo nel sistema bicamerale e soprattutto nel sistema parlamentare. La domanda è questa: si stanno introducendo modifiche costituzionali di fatto senza modificare la Costituzione?
Noi lo abbiamo già visto, in qualche modo, nei rapporti tra Governo e Parlamento, ma adesso lo stiamo qui constatando, ancora una volta, nei rapporti tra le due Camere: ci troviamo, di fatto, di fronte a un monocameralismo. Ci siamo trovati più volte, almeno per quanto riguarda le volte che abbiamo approvato dei provvedimenti con il ricorso alla posizione della questione di fiducia, di fronte al fatto che una Camera ha discusso il provvedimento e l'altra lo ha solo ratificato.
Di fatto - il collega Tassone questa mattina lo aveva evidenziato - ci troviamo come ad avere espresso un voto di fiducia su questo disegno di legge e ad aver ratificato, sostanzialmente, il contenuto del provvedimento che è venuto dal Senato.
Signor Presidente Buttiglione, che è Presidente di turno, vorrei che lei rappresentasse Pag. 36al Presidente Fini l'utilità - noi riteniamo anche la necessità - che vi sia una disciplina più composta e ordinata delle discussioni dei provvedimenti, soprattutto quelli di urgenza, tra Camera e Senato, perché ciascuna Camera abbia la possibilità di esprimere appieno un dibattito parlamentare sui provvedimenti.
Un'altra questione che sottoponiamo all'attenzione dell'Assemblea - l'abbiamo già sottoposta, ma lo facciamo ancora una volta - è che codesta Presidenza possa meglio valutare l'ammissibilità degli emendamenti. Il titolo di questo decreto-legge reca «proroga di termini previsti da disposizioni legislative». Ebbene, in questo provvedimento legislativo abbiamo trovato non soltanto la proroga di termini, ma tante altre norme, che con la proroga dei termini non c'entrano niente, perché norme sostanziali.
Questo tema lo abbiamo già sollevato in sede di discussione delle questioni pregiudiziali: tutti i gruppi hanno segnatamente e puntualmente verificato, norma per norma, quali erano quelle estranee alla materia prevista dal titolo.
Abbiamo verificato che in questo provvedimento vi erano norme che intervenivano su deleghe già date al Governo, che modificavano termini, quando di termini si trattava, riguardanti decreti ministeriali e regolamenti (quindi, norme di rango inferiore) e, peggio ancora, che avevano effetti retroattivi.
Vi è una palese violazione del requisito di omogeneità, né si può qui sostenere, come si è provato a fare, che il requisito di omogeneità di questo provvedimento era dettato soltanto dal riferimento alla proroga di termini; quindi, il ricorso a termini di legge, che venivano modificati, cambiati o prorogati, costituiva il requisito di omogeneità.
Questo non è stato, perché, ripeto - lo vedremo meglio rapidamente - vi sono norme che non c'entravano niente con i termini. Vorrei sottolineare, al riguardo, alcune norme che sono estranee alla materia e, soprattutto, al titolo del decreto-legge.
Penso, per esempio, all'articolo 1, comma 15, sulla conservazione in bilancio delle somme non utilizzate relative allo stanziamento del 5 per mille del gettito IRPEF 2009. Penso all'articolo 1, comma 15-bis, sulla conservazione in bilancio dello stanziamento iscritto per l'anno 2009 nel fondo per la sicurezza pubblica e il soccorso pubblico, anche se è una norma di sostanza che noi del gruppo dell'UdC abbiamo sempre invocato a favore delle forze dell'ordine.
Penso all'articolo 1, comma 21, che una è novella della legge n. 42 del 2009, cioè la legge sul federalismo per la quale abbiamo previsto una delega; si incide, addirittura, sulla delega al Governo. Vi è l'articolo 1, comma 23-ter, che riguarda la legge finanziaria per il 2010, dove vi era il famoso elenco 1 allegato, con alcune autorizzazioni di spesa per il triennio 2000-2013 rifinanziate con il fondo per le esigenze urgenti ed indifferibili. Erano già allora indicati come tali!
Bene, a queste si aggiungono altre misure, come quelle relative al finanziamento a favore del comune di Roma, che non c'entrano niente né con l'urgenza né con l'indifferibilità né con la proroga di termini.
Ma quello che è veramente più rilevante, e che scandalizza, è l'articolo 1, comma 23-duodecies, che prolunga da tre a sei anni la durata in carica dei membri della Commissione di garanzia incaricata dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con applicazione ai membri in carica! Ho soltanto otto anni di esperienza parlamentare, e non mi è mai successo di vedere la proroga della permanenza dei membri di una Commissione con legge, trattandosi tra l'altro di un'Authority, quando ciascuno ha una norma di riferimento.
Mi riferisco per esempio all'articolo 1, comma 23-sexiesdecies, in cui si prevede la riduzione delle risorse per la Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze, per il supporto alla diffusione del made in Italy, per destinarle allo studio del federalismo fiscale. Già nel 2006 detto capitolo di spesa fu ridotto di 4 milioni, e oggi è Pag. 37ridotto soltanto a 3 milioni. Lo dico agli amici della Lega: voi vi siete fatti vanto in Parlamento, e sulla vostra stampa, sulla stampa del nord, di essere stati promotori di una mozione per centrare l'attenzione del Parlamento sulla tutela del made in italy; adesso dovete scrivere, su la Padania, su tutti i giornali di riferimento, che quei soldi glieli avete tolti per darli allo studio del federalismo fiscale!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AMEDEO CICCANTI. Non si può con una mano sostenere una tesi, e con l'altra riprendersi tutte le risorse che si intendono destinare alla stessa causa.
Signor Presidente, vi sarebbero altri gravi rilievi da fare sul provvedimento. Sostanzialmente lo abbiamo ridotto alla discussione della norma sull'editoria, che fa acqua da tutte le parti, e lo abbiamo ampiamente illustrato nel dibattito. Comunque, per tutte queste ragioni, e per altre ancora che il tempo non mi consente di esporre in dettaglio, noi voteremo contro, per il rispetto del bicameralismo, della Costituzione, e soprattutto della logicità e della correttezza dei provvedimenti e dei lavori d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, innanzitutto mi fa piacere vedere l'onorevole Ciccanti così animato e con questa passione. Una passione che però non mi ricordo di aver visto quando dovevamo difendere la devolution al momento del referendum; non mi ricordo l'UdC che si stracciasse le vesti quando gli italiani, ad eccezione di Lombardia e Veneto, hanno affossato il referendum, perché la questione bicameralismo l'avevamo risolta già allora: tale problema sarebbe stato quindi accantonato a suo tempo. Questa passione non l'ho vista, e probabilmente la mettono solo quando vi è un interesse particolare a metterla.
Signor Presidente, premetto subito che la Lega Nord voterà a favore del provvedimento in esame: un «milleproroghe» che sicuramente non entusiasma, ma risolve tanti grandi o piccoli problemi di questo Paese. In tutti questi anni, ci siamo rinfacciati in Aula tutte le volte chi nel tempo ha maggiormente utilizzato tale strumento; poi scopriamo puntualmente che lo hanno fatto tutti, e sicuramente lo si farà ancora. Ma se ci troviamo a dover introdurre una pluralità di contenuti in un provvedimento d'urgenza, è anche perché le norme ordinarie non consentono di rispondere rapidamente alle esigenze del Paese.
Nel merito, il provvedimento contiene numerose disposizioni importanti, tra le quali la riapertura dei termini per lo scudo fiscale: un provvedimento criticato, ma che ha fatto quadrare il bilancio dello Stato, garantendo così la copertura, per esempio, per la ristrutturazione delle scuole, per i lavori socialmente utili, per il «Fondo Letta», per il Fondo di solidarietà nazionale per l'agricoltura, per i fondi per l'istruzione. Inoltre si prorogano le agevolazioni IRPEF per i lavoratori frontalieri, è prevista la proroga delle sospensioni degli adempimenti tributari per le zone terremotate; poi, in attesa di trovare una soluzione definitiva alla problematica del Patto di stabilità interno, si estende per l'anno 2010 la certificazione dei crediti degli enti locali. La speranza è che comunque si affronti la questione del Patto di stabilità interno nel provvedimento sugli enti locali in discussione in questi giorni: è indubbio che il nostro movimento, così come altri gruppi alla Camera, penso tutti, hanno comunque sollecitato il Governo ad affrontare questa situazione e a trovare la soluzione.
Si prevede inoltre il rinnovo delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina, la proroga per l'obbligo di richiedere al questore la licenza per l'apertura di Internet point. Nel provvedimento in esame ha trovato soluzione anche il problema dell'editoria, anzi è stato il problema al quale trovare una soluzione. Pag. 38
Per rispondere all'onorevole Borghesi intervenuto poco fa, vorrei ricordargli che il mantenimento dello status quo delle testate magari poco significative è stato fortemente voluto dai suoi alleati del PD, disposti anche a trovare la copertura economica nello scudo fiscale pur di soddisfare tale necessità (e questo giusto per sintetizzare brevemente la sostanza del provvedimento).
Infine, mi permetto di sottolineare un fatto accaduto ieri in Assemblea con l'approvazione di una proposta emendativa per le assunzioni in università, per così dire, virtuose; un fatto positivo che ha segnato però una difformità di considerazione che parte del Governo ha tenuto nei confronti della Lega Nord: anche noi infatti avevamo almeno un altro emendamento da tenere in grande considerazione, ma lo abbiamo ritirato per spirito di gruppo. Il gruppo al quale apparteniamo è sempre stato leale nei confronti di questo Governo (ci mancherebbe altro) e quando si tratta di fare un passo indietro per agevolare l'azione del Governo siamo sempre i primi a farlo. Non dimentichiamoci però che non possiamo continuamente fare passi indietro e sperare che qualcun altro ci segua all'indietro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dobbiamo fare passi in avanti anche da parte nostra, quindi l'invito al Governo è: ricordiamoci delle buone azioni che gli amici fanno, perché sono sempre amici. Ribadendo dunque quanto detto all'inizio, preannunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

RENATO FARINA. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, il nostro voto su questo provvedimento sarà contrario per ragioni di contenuto e per ragioni di procedura. Già il nome con cui viene conosciuto - «milleproroghe» - denuncia l'anomalia di questo provvedimento: siamo di fronte ad un testo che per sua natura, non solo per responsabilità di chi lo estende, costituisce un'accozzaglia farraginosa di norme che si occupano di tutto. Una vecchia trasmissione radiofonica della nostra giovinezza aveva un titolo fortunato, Non tutto, ma di tutto: ebbene, questa è la tipologia di questo disegno di legge. È tempo di cambiare, è tempo di cambiare questa modalità di esercitare la produzione legislativa. Voglio ricordare in quest'Aula e in questo momento che è pendente una necessaria ed urgente riforma dei Regolamenti parlamentari che potrebbe, in qualche modo, superare tale stato di cose.
Ma voglio anche richiamare il parere espresso dal Comitato per la legislazione il 21 gennaio scorso nel quale veniva citato proprio il «milleproroghe» quale esempio di una modalità legislativa inadeguata, che non corrisponde alle modalità di una moderna democrazia parlamentare. Ma al di là di questo aspetto, va rilevato dal punto di vista procedurale e politico che non siamo soltanto di fronte a delle proroghe (mille o non più mille), ma siamo anche di fronte a nuove norme, a nuovi interventi che contraddicono quindi la natura - sia pure anomala - di un provvedimento, che dovrebbe limitarsi a prorogare disposizioni legislative già esistenti. Il senatore della maggioranza Baldassarri, intervenendo in Aula in occasione della votazione sullo stesso provvedimento al Senato, ha rilevato che sono ben 27 le norme che non hanno a che fare con le proroghe, ma che rappresentano nuovi interventi (compaiono, ad esempio, nuove accise e nuovi tributi): per carità, in alcuni casi potrebbe anche trattarsi di questioni utili, ma vi è pur la necessità di definire le modalità con le quali si costruiscono le decisioni legislative.
Mentre constatiamo che questo provvedimento raccoglie molti interventi che non hanno niente a che fare con la proroga, ma costituiscono misure ex novo, con le procedure adottate dalle Presidenze delle Commissioni I e V della Camera sono Pag. 39state falcidiate decine di emendamenti che si riferivano a questo o quel provvedimento.
Signor Presidente, caro presidente Giorgetti, forse bisognerebbe porsi un problema: anche le norme dovrebbero passare sotto il vaglio di ammissibilità, almeno quelle che arrivano dal Senato, perché altrimenti vi è un'incongruenza ben strana, per la quale gli emendamenti che sono considerati non ammissibili, per estraneità di materia, sono scartati, mentre, invece, norme che non c'entrano niente con la materia in questione sono ammesse per il semplice fatto che le ereditiamo dall'altro ramo del Parlamento.
Non si tratta soltanto, quindi, di proroghe e di nuovi provvedimenti, ma in alcuni casi siamo di fronte ad un surrettizio intervento di politica economica. Faccio solo l'esempio dello scudo fiscale per non dilungarmi oltre. Certo che è una proroga, ma che tipo di proroga? Impregiudicata l'opinione di merito sullo scudo fiscale (la nostra, come si sa, è negativa), domando sia a chi è favorevole, sia a chi, come noi, è contrario, se sia ragionevole che uno dei pochi interventi di politica economica che il Governo sta realizzando passi nel dibattito parlamentare soltanto come una proroga tra le pieghe di un provvedimento farraginoso. Non meritava una discussione politica e un confronto serio a livello parlamentare? È da tempo che chiediamo che sulla crisi e sullo sviluppo questo Parlamento svolga una discussione e appronti le strategie con le quali si decide quale atteggiamento avere.
Infine, signor Presidente, vi è la questione dell'editoria che ha coinvolto molto il lavoro parlamentare nelle ultime ore di discussione di questo provvedimento. Insomma, di proroga in proroga, abbiamo rischiato di non prorogare la libertà di ristampa. Abbiamo rischiato, per l'evidente assenza di un intervento necessario ed urgente, di affrontare una crisi dei quotidiani e della stampa che avrebbe coinvolto ben 4 mila persone (2 mila giornalisti e 2 mila operatori del settore). Ricordo che già a dicembre vi era stata la stessa discussione durante la legge finanziaria e vi fu al riguardo la pressione parlamentare - ha ragione la collega Comaroli - di alcune parti del Parlamento, certamente della nostra parte politica. Abbiamo insistito notevolmente e se non ci fosse stata la pressione politica del Partito Democratico non avremmo avuto la proroga sulla quale abbiamo votato pochi minuti fa. Non sottovalutiamo i risultati raggiunti, come il ripristino del diritto soggettivo, che è il punto fondamentale che consente alla libera stampa di poter far fronte alla situazione drammatica. Tuttavia, con la stessa correttezza con la quale non sottovalutiamo i risultati raggiunti, come, lo ripeto, il ripristino del diritto soggettivo, non ignoriamo le ferite che questo provvedimento provoca ad alcuni settori importanti dell'editoria e della libera stampa. Penso in particolare alle radio locali, che sono un tessuto della democrazia diffuso nel territorio, alla stampa all'estero, che al di là degli eccessi che qualcuno può rilevare, coinvolge il rapporto con la nostra emigrazione, con gli italiani che vivono fuori dal nostro Paese, e penso infine ai consumatori. E qual è il senso civico dell'intervento della tutela del consumatore se non un'informazione preventiva, adeguata e corretta? Ebbene questo provvedimento non copre queste tre categorie. Quindi, se da un lato riconosciamo di aver fatto un passo in avanti per merito dell'intervento parlamentare, (ascrivo al Parlamento questo merito), dall'altro, questi limiti, questi errori, queste ferite, vanno rilevati e denunciati, perché bisognerà sicuramente rimediarvi.
È, dunque, adesso tempo della riforma. Ecco, signor Presidente e cari colleghi, noi non possiamo permetterci di arrivare alla prossima finanziaria esattamente come siamo arrivati a dicembre scorso e poi, semmai, al prossimo - speriamo non ci sia - «milleproroghe» esattamente come adesso. Nei prossimi mesi vi deve essere un impegno di tutto il Parlamento, di tutte le forze che si occupano di editoria e di stampa per arrivare ad un'autoproposta, ad una proposta di riforma che consenta Pag. 40di evitare i rischi che anche questa volta abbiamo in parte arginato con l'intervento parlamentare.
Per queste ragioni, signor Presidente, relative all'incompiutezza, all'inadeguatezza dal punto di vista legislativo, alla farraginosità sui contenuti noi confermiamo il nostro voto contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Girlanda. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, cari colleghi, tra poco saremo chiamati attraverso il voto ad esprimere il nostro consenso su un importante atto, il decreto-legge «milleproroghe». Un provvedimento certamente importante per il Governo, condiviso da questa maggioranza che lo sostiene ma soprattutto - consentitemelo - importante per il nostro Paese, per le famiglie, per le imprese, per i lavoratori e per i nostri amati giovani: cittadini cui ogni giorno rivolgiamo le nostre attenzioni e a cui dedichiamo il nostro lavoro per garantire stabilità, servizi sociali e soprattutto un sano sviluppo economico che, non dimenticando mai il rigore che ci siamo imposti, getta basi solide per il futuro del nostro meraviglioso Paese.
Tale documento, riguardo al quale devo ringraziare veramente a nome del PdL il Governo per non aver posto la questione di fiducia e per aver consentito un ampio e sereno dibattito parlamentare, deriva ovviamente da precedenti norme regolarmente deliberate da questo Parlamento, volute e condivise da questa maggioranza. Una maggioranza che con grande senso di responsabilità si è imposta, già attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008 e il decreto-legge n. 78 del 2009, che le scorse leggi finanziarie del 2009 e del 2010 potessero contenere un limitato numero di disposizioni esclusivamente attinenti al suo contenuto tipico, con esclusione in particolare di dispositivi di carattere prettamente ordinamentale, microsettoriale e localistico.
In un periodo, signor Presidente, di crisi economica mondiale come quello che abbiamo trascorso e che forse stiamo ancora trascorrendo con effetti ancora evidenti e prevedibili nell'immediato futuro, tale determinazione si è già dimostrata necessaria e fondamentale allo stesso tempo: necessaria per evitare quello che da più parti è stato definito come l'assalto alla diligenza, fondamentale per proseguire nella primaria e prioritaria volontà di questo Governo di perseguire la strada che porterà al pareggio di bilancio e alla diminuzione del debito pubblico; obiettivi inimmaginabili e assolutamente ambiziosi che sono convinto riusciremo a centrare nel corso di questa legislatura.
Non posso in questo momento, prima di analizzare il documento su cui tra poco voteremo, non ricordare i principali provvedimenti che il Governo Berlusconi ha messo in atto in campo economico sin dall'inizio della legislatura, misure adottate in modo da ridisegnare il quadro strategico aziendale, anche in funzione anticrisi, proprio a seguito della situazione di particolare crisi economico-finanziaria che si è venuta a creare quasi improvvisamente e con risvolti immediati in tutto il panorama internazionale. Una serie numerosa di interventi in materia di risanamento e di finanza pubblica, di aumento della competitività delle imprese e di aiuto alle famiglie.
Tremo, signor Presidente, e rabbrividisco davvero al pensiero di cosa sarebbe stato del nostro Paese qualora la responsabilità di Governo in questa fase delicata a livello mondiale fosse stata nella disponibilità del precedente Esecutivo, schiavo di una maggioranza esclusivamente guidata da politiche ideologiche che avevano tagliato il ruolo dell'Italia relegandola a fanalino di coda dell'Europa. L'incoerenza, cari amici dell'opposizione, vi fa perdere di vista la realtà e non vi accorgete di come in poco tempo il Governo Berlusconi e questa maggioranza abbiano con autorevolezza riportato attraverso la loro politica l'Italia al centro dell'Europa. Il decreto-legge «milleproroghe», signor Presidente, contiene una serie importante di Pag. 41interventi. Devo per forza, per motivi di tempo, citarne alcuni e soffermarmi solo su alcuni ricordando che la Camera sta approvando un decreto-legge che ci è stato trasmesso dal Senato della Repubblica.
L'articolo 1, comma 1 è forse uno dei momenti più importanti del decreto-legge in esame: parla della proroga delle disposizioni concernenti il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato. Tale articolo interviene sulla disciplina dello scudo fiscale, introdotta dall'articolo 13 del decreto-legge n. 78 del 2009 e modificata dal decreto-legge n. 103 del 2009, disponendo la riapertura dei termini (fino al 30 aprile del 2010), la fissazione di maggiori aliquote di imposta straordinaria per le nuove operazioni di emersione, la predisposizione di un documento - tra l'altro chiesto dall'opposizione, se non erro - contenente i dati sullo scudo fiscale che il Ministro dell'economia e delle finanze dovrà presentare al Parlamento - su questo si è impegnato - entro il 15 giugno 2010. Si è parlato tanto dello scudo fiscale. Le imprese italiane sanno quanto sia stato importante in questo momento poter far ritornare in Italia i benefici ed i denari disponibili per investire nelle imprese, piuttosto che lasciarli confinati non dico in paradisi fiscali, ma in luoghi lontani dalle imprese, che invece oggi abbiamo il dovere di sostenere.
Nel decreto-legge in esame vi sono norme per il contrasto all'evasione fiscale: il comma 3 dell'articolo 1, attraverso una novella dell'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2009, reca infatti disposizioni dirette a rafforzare i poteri di accertamento e di contrasto all'evasione fiscale nei cosiddetti paradisi fiscali. Credo che questa sia una grande battaglia dell'opposizione, che non capisco perché oggi invece continui a stracciarsi le vesti e a gridare allo scandalo perché non lo facciamo. In particolare, infatti, viene disposto il raddoppio sia dei termini per gli accertamenti basati sulla presunzione di cui al comma 2 del richiamato articolo 12, sia dei termini previsti per l'irrogazione delle sanzioni relative alle violazioni delle norme tributarie.
Ancora, vi sono disposizioni relative agli studi di settore, un grande tema importante per le nostre imprese, che sono il tessuto oggi fondamentale dell'economia del Paese: il comma 4 dell'articolo 1 del decreto milleproroghe, modificato nel corso dell'esame al Senato, per gli anni 2009-2010 posticipa infatti di sei mesi il termine di pubblicazione degli studi di settore in Gazzetta Ufficiale, fissandolo rispettivamente al 31 marzo 2010 e al 31 marzo 2011, con lo scopo di tenere conto degli effetti della crisi economica e del mercato.
Vi è un grande tema sul quale si è dibattuto per tanto tempo e credo siamo stati bombardati un po' tutti come parlamentari, come deputati con le e-mail inviate, da parte dei collaboratori e dei restauratori dei beni culturali: ebbene, il decreto milleproroghe risolve anche questo problema. Infatti, il comma 4-bis, inserito nel corso dell'esame al Senato, posticipa alcune date previste dall'articolo 182 del codice dei beni culturali e del paesaggio per il possesso dell'esperienza professionale richiesta per l'acquisizione delle qualifiche di restauratore e di collaboratore di restaurazione dei beni culturali. Ai sensi della lettera a) del comma in esame, appunto, il periodo di pratica professionale di almeno quattro anni, necessario per acquisire la qualifica di restauratore dei beni culturali, previo superamento di una prova di idoneità, deve essere maturato alla data del 31 luglio 2009, invece che a quella che era stata precedentemente fissata.
Vi sono ancora tantissimi interventi che sono stati inseriti nel decreto-legge in esame e devo purtroppo saltarli tutti per motivi di tempo. Mi soffermo invece sulle questioni inserite direttamente dalla Camera dei deputati, che sono due. In particolare, con l'approvazione dell'emendamento Ghizzoni 7.73, le modifiche introdotte all'articolo 7, in attesa della riforma organica del sistema di finanziamento delle università, recano infatti un ulteriore Pag. 42differimento degli effetti delle disposizioni dell'articolo 5 del decreto-legge n. 97 del 2004, in modo da consentire alle università di far fronte, anche nell'anno 2010, alle proprie spese di personale. È un contesto difficile, ma, nella semplificazione estrema, significa che le università potranno tranquillamente, grazie al decreto-legge in esame, continuare a pagare gli stipendi e a fare il loro dovere e soprattutto a svolgere il loro servizio in favore dei giovani, che tanto impegno dedicano al loro futuro, che questo Governo e questo Parlamento sono convinto sapranno dare loro.
Altra norma che abbiamo inserito noi alla Camera - se n'è parlato tanto, forse anche in forma speculativa - è quella che riguarda la questione del diritto soggettivo alle testate giornalistiche.
I contributi diretti all'editoria, previsti dai commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, dell'articolo 3 della legge n. 250 del 1990, hanno carattere di diritto soggettivo, in quanto la legge stabiliva esattamente sia i soggetti ammessi a contributo, sia i requisiti che l'ammontare del contributo dovrebbe avere, delegando alla pubblica amministrazione una mera funzione di controllo.
Senza questa norma, tutte le società editrici avrebbero avuto difficoltà ad iscrivere nel proprio bilancio il contributo 2009, determinando già dai prossimi giorni un certo ricorso al fallimento di queste aziende, con un impatto devastante - me lo consenta, signor Presidente - anche in termini di lavoro. Infatti, queste imprese - le piccole cooperative di giornalisti, nonché i giornali di partito - volendo o no occupano oltre 4 mila tra giornalisti e poligrafici, che avrebbero perso il posto di lavoro. Pertanto, ringrazio veramente il Governo per aver permesso l'inserimento di questo aspetto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROCCO GIRLANDA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, dicendo che, per tutto quanto ho detto, il testo rappresenta un provvedimento che tiene conto delle esigenze del Paese, le quali sono di assoluto rigore di bilancio e, al tempo stesso, di sostegno alle imprese e alle famiglie.
Non condividere questo provvedimento, signor Presidente, significa essere e rimanere sempre sudditi alla politica del «no». Questo ennesimo «no», cari colleghi del PD, vi colloca lontani dalle famiglie, lontani dagli anziani, lontani dai bisognosi, lontani dai lavoratori, lontano dagli imprenditori italiani, lontani dai vostri e dai nostri figli, lontani anni luce dai giovani che ci chiedono a gran voce di dare un concreto «sì» al loro futuro.
Per questo motivo, signor Presidente, annuncio a nome del gruppo Popolo della Libertà un convinto «sì» al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3210, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Traversa... onorevole Sardelli... onorevole Tanoni... onorevole Romano... onorevole Esposito... onorevole Paglia... è un'epidemia questa Pag. 43volta. Ci siamo tutti? Onorevole Barani... onorevole Stasi... onorevole Valentini... ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(S. 1955 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative) (Approvato dal Senato) (3210):
(Presenti 494
Votanti 491
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
264
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che la deputata Comaroli ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole, che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Rossa ed altri; Angela Napoli; Misiti; Oliverio ed altri; Occhiuto e Tassone: Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione (A.C. 783-825-954-972-1767-A) (ore 13,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Rossa ed altri; Angela Napoli; Misiti; Oliverio ed altri; Occhiuto e Tassone: Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Unione di Centro e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Angela Napoli, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, il testo unificato approvato dalla Commissione è il risultato di un lungo e approfondito esame che affonda le proprie radici nei lavori svolti, oramai già da qualche legislatura, dalla Commissione parlamentare antimafia, ma che per resistenze trasversali non si sono mai tradotti in qualcosa di più rispetto alle proposte di legge presentate da me e da altri colleghi nel corso delle ultime legislature.
In realtà, ciò che finora è mancata nelle diverse maggioranze ed opposizioni susseguitesi è la volontà di trasformare queste proposte in leggi dello Stato. Anche nel corso dell'esame in Commissione giustizia ci sono stati momenti che potevano sembrare delle battute d'arresto, ma che poi, grazie all'impegno di tutti, sono stati superati.
Per quanto attiene alla maggioranza, è stato molto importante l'apporto dato dal Governo, che ha preso parte attiva alla formulazione del testo in esame. La proposta è, infatti, il risultato dell'approvazione all'unanimità di un emendamento da me presentato quale relatrice e che ho redatto con la fattiva collaborazione del Governo. Tutto ciò mi porta a confidare che ora non vi siano ostacoli a che sia trasmesso celermente il testo al Senato, per poi arrivare all'approvazione della legge in tempo utile per poterla applicare alla prossima scadenza elettorale. Pag. 44
Naturalmente, l'esame in Assemblea potrà servire a migliorare ulteriormente il testo della Commissione, anche al fine di fugare qualsiasi timore che le nuove misure in esso previste possano essere usate per fini opposti a quelli che tutti noi intendiamo perseguire.
Il testo unificato è diretto ad introdurre nella disciplina della misura di prevenzione della sorveglianza speciale anche il divieto di svolgere, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente, le attività di propaganda elettorale previste dalla legge 4 aprile 1956 n. 212 e successive modificazioni durante qualsiasi tipo di competizione elettorale, in favore o in pregiudizio di candidati e simboli. Questo è il nucleo fondamentale del testo.
Secondo la normativa vigente, possono essere sottoposti alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza coloro che sulla base di elementi di fatto sono ritenuti abitualmente dediti a traffici delittuosi, vivono abitualmente - anche in parte - con i proventi di attività delittuose, sono dediti alla commissione di reati o mettono in pericolo l'integrità fisico-morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica, sono indiziati di appartenere ad associazioni di tipo mafioso e ad altre associazioni comunque localmente denominate che perseguono finalità o agiscono con metodi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.
L'esigenza di introdurre nell'ordinamento questo divieto nasce da una considerazione tanto semplice quanto nei fatti da molti confutata. La considerazione è la seguente: è del tutto incongruente che la legge privi dell'elettorato attivo e passivo le persone sottoposte a sorveglianza speciale di polizia in forza di apposito decreto del tribunale (tali, per esempio, gli indiziati di appartenere alla mafia o ad altre organizzazioni similari), ma le lasci del tutto libere di svolgere propaganda elettorale e quindi di esercitare una loro influenza sul terreno politico, circostanza questa che offre alle stesse persone ampi spazi di pressione, soprattutto nei piccoli centri del Mezzogiorno d'Italia, sugli orientamenti dell'elettorato. Poiché si tratta di persone riconosciute socialmente pericolose, è fin troppo evidente come, in ipotesi del genere - si pensi, soprattutto in certe zone, ai fiancheggiatori di gruppi mafiosi -, possano risultarne favoriti i perversi intrecci di interesse tra le medesime e gli uomini politici ad esse legati.
È questo per l'appunto ciò che la proposta in esame vorrebbe evitare. Al delinquente sottoposto a sorveglianza speciale non interessa tanto di essere persona dentro le istituzioni elettive come comune, provincia, regione o Parlamento. Ha invece interesse che vi sia chi lo possa aiutare o agevolare nella realizzazione di interessi specifici e particolari e, più precisamente, nella realizzazione del malaffare.
Introducendo il divieto di propaganda elettorale per il sorvegliato speciale e sanzionando nel contempo anche la condotta del candidato che si rivolge per la propaganda al sorvegliato speciale, si recide alle origini e in maniera concreta l'intreccio delinquenza, politica e malaffare, bonificando le istituzioni. Con il testo in esame si mira a fare in modo che il delinquente non possa procedere alla raccolta dei voti, perdendo così il suo potere contrattuale nei confronti del politico. Questi, a sua volta, non sarà più in alcun modo condizionato dal delinquente. Infatti, è nella fase elettorale che si stringono rapporti sulla base dei quali esponenti della criminalità organizzata offrono voti ai candidati in cambio di favori futuri che spesso attengono al campo degli affari pubblici e, in particolare, agli appalti.
A questo proposito vorrei sottolineare che non ritengo sufficiente la normativa vigente per scongiurare tali rischi. L'articolo 416-ter del codice penale, infatti, punisce il cosiddetto voto di scambio solo nel caso in cui sia comprovato lo scambio di denaro tra il candidato e l'elettore. Proprio in ragione della difficoltà di provare tale scambio la predetta disposizione ha trovato finora una scarsa applicazione, mentre nella realtà si registra una stretta collusione tra politica e criminalità organizzata proprio nella fase elettorale. Pag. 45
È quindi necessario adottare norme che impediscano ai candidati di affidarsi, per la loro campagna elettorale, ai pregiudicati che hanno il controllo del territorio e che ostentano la loro disponibilità in fase elettorale, perché sicuri della non punibilità. Da quanto appena accennato dovrebbe essere evidente a tutti, in un momento come questo nel quale appare necessario riaffermare la legalità sul malaffare, l'importanza di trasformare la presente proposta in norma legislativa. Se ciò è evidente, si dovrebbero anche superare quelle obiezioni che finora non hanno consentito di approvare la legge e che se dovessero persistere, a fronte della formulazione letteraria del testo, non possono che essere considerate meri pretesti da parte di chi non ha il coraggio di dire in pubblico che ciò che lo spaventa è la finalità della legge.
Nessuno finora ha mai detto che la legge non si deve fare perché non è condivisibile la sua finalità. In realtà, questa finalità è sempre stata condivisa da tutti. Ciò che ufficialmente ha bloccato per intere legislature la proposta in esame sono stati i rilievi formali sulla parte del testo che colpisce il candidato che si avvale della campagna elettorale effettuata dal sorvegliato speciale. Il testo, infatti, non si limita a punire con la reclusione da due a cinque anni il sorvegliato speciale che contravviene al divieto, ma anche il candidato che chiede al pregiudicato di svolgere campagna elettorale.
Anche in questa circostanza ci troviamo dinanzi a un ragionamento di tutta evidenza: non si può punire solo chi direttamente viola il divieto, ma si deve punire anche chi chiede, per interessi propri, che quel divieto sia violato. Ciò che si deve punire è il sistema. Il principio è stato da tutti sempre condiviso, mentre si sono fatte le barricate sulla traduzione del principio in norma, evidenziando come questa si sarebbe potuta prestare ad applicazioni aberranti che avrebbero potuto colpire anche candidati del tutto estranei.
Nel corso degli anni vi è stata quasi sempre la stessa obiezione da parte di coloro che manifestavano la contrarietà a un testo con lo stesso contenuto di quello in esame. Si diceva - anzi, purtroppo, sento ancora dire - che un testo del genere avrebbe finito per punire anche candidati innocenti, facendo l'esempio del caso di rinvenimento di volantini elettorali presso abitazioni di sorvegliati speciali che li avrebbero potuti tenere proprio per incastrare un candidato loro nemico.
Non vi è nulla di più errato, in quanto si dimenticava che il reato del candidato ricorre solo se vi è da parte sua dolo. Tuttavia, in Commissione giustizia si è preso atto di questa obiezione, che finiva nuovamente per bloccare la proposta, e si è molto lavorato sulla formulazione della fattispecie per escludere i rischi paventati.
In primo luogo, si è trattato di delimitare oggettivamente l'ambito applicativo della disposizione, rinviando alla legge 4 aprile 1956, n. 212, che individua le diverse attività di campagna elettorale.
Si è poi proceduto ad una limatura della condotta vietata del candidato al fine di punire la stessa solo nel caso in cui sia senza alcun dubbio riscontrata collusa con quella del sorvegliato speciale che svolge campagna elettorale. Al fine di evitare qualsiasi dubbio in proposito, si è cercato di formulare la fattispecie in maniera tale da renderla oggettivamente inattaccabile.
Questa operazione si è conclusa accogliendo una condizione posta dalla I Commissione affari costituzionali nel suo parere, volta ad eliminare la condotta dell'accettazione da parte del candidato dell'attività elettorale svolta dal sorvegliato speciale. In effetti, non è sempre di agevole verifica questo tipo di condotta, che potrebbe avvenire anche per comportamenti, per quanto concludenti, tuttavia ambigui.
La condotta punibile del candidato, pertanto, si integra quando questi inequivocabilmente sia a conoscenza della condizione di sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e vi sia una richiesta di detta attività. Ritengo che queste condizioni siano più che sufficienti per essere sicuri che la norma non possa prestarsi ad applicazioni distorte.
Naturalmente si potranno trovare formulazioni più stringenti sotto il profilo Pag. 46letterale, ma nulla di più. La norma è già di per sé pienamente conforme al principio costituzionale di determinatezza.
Sono state previste delle conseguenze in caso di condanna. In primo luogo, si è equiparata la condanna alla pena patteggiata, evitando che il patteggiamento possa essere una via per eludere le importanti conseguenze previste per la condanna stessa.
Si è precisato, accogliendo ancora una condizione della I Commissione, che la condanna dalla quale si producono gli effetti debba essere definitiva. Considerato che quando nulla dice la norma al riguardo sarebbe pacifico che la sentenza debba essere definitiva, forse la precisazione fatta è superflua, se non addirittura dannosa per tutti quei casi in cui le norme non fanno precisazioni in tal senso. Tuttavia, la Commissione giustizia ha inteso accettare la condizione della Commissione affari costituzionali.
Alla condanna consegue il divieto di candidarsi in qualsiasi competizione elettorale per un periodo di cinque anni. Il condannato che ricopre una carica pubblica elettiva decade da essa di diritto alla data del passaggio in giudicato della sentenza di cui al primo periodo. A tal fine la cancelleria del tribunale che ha pronunciato la sentenza trasmette copia dell'estratto esecutivo, chiusa in piego sigillato, all'organo o ente di appartenenza per l'adozione degli atti di competenza.
La I Commissione ha espresso alcune perplessità in merito e le ha prospettate in termini di osservazione. In particolare, ha rilevato che nell'ordinamento italiano l'incandidabilità e la decadenza di diritto dalla carica elettiva sono previste attualmente solo nell'ambito delle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali (articoli 58 e 59 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) e non anche nelle elezioni politiche. Ha ricordato che appare dubbio, ed è oggetto di dibattito in dottrina, se l'incandidabilità alle elezioni per il Parlamento possa ritenersi costituzionalmente legittima, atteso che, con riferimento al mandato parlamentare, l'articolo 65 della Costituzione menziona soltanto gli istituti dell'ineleggibilità e dell'incompatibilità, ed è dubbio se l'incandidabilità possa configurarsi come una specie di ineleggibilità, mentre l'articolo 66, in ossequio al principio della separazione dei poteri, rimette alle Camere stesse il giudizio sui titoli di ammissione dei suoi componenti.
È stato accolto il rilievo della I Commissione con riferimento al mandato parlamentare in relazione all'istituto della decadenza di diritto, non sembrando che si possa prevedere per la decadenza del mandato di deputato o senatore un meccanismo ope legis senza con ciò violare l'autonomia delle singole Camere.
Si è quindi approvato un emendamento che specifica che all'organo o ente di appartenenza spetta il compito di adottare gli atti in merito all'incandidabilità. È stata invece rinviata all'esame dell'Assemblea la questione relativa alla scelta della sanzione dell'incandidabilità. In particolare, si dovrà verificare se sia opportuno sostituirla con quella dell'interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici (articoli 28 e 29 del codice penale), la condanna alla quale comporta la perdita tanto del diritto di voto, quanto del diritto elettorale passivo, anche per le elezioni al Parlamento (Applausi).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, ho chiesto la parola per far presente che in questo momento sono in riunione congiunta le Commissioni I e II per audizioni informali su un tema di grandissimo momento, che converge anche con l'oggetto della nostra discussione in Aula, quello dell'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.
Non disponiamo del dono dell'ubiquità e, per quanto mi riguarda, sono iscritto a parlare a questa discussione generale, ma volevo partecipare con domande, anche numerose, a queste audizioni. Ritengo, Pag. 47inoltre, che già è stato commesso un errore procedurale con l'assegnazione di questo provvedimento, perché, investendo esso il diritto elettorale, doveva essere assegnato alla I Commissione, che invece ha potuto esprimersi solo attraverso un parere. Pertanto, Presidente, mi trovo in qualche misura ad essere limitato nei miei diritti e doveri di parlamentare, per poi trovarmi spesso citato sulla stampa come facente parte di una casta di assenteisti che si fanno i fatti loro.
Presidente, c'è un problema di dignità delle singole posizioni, di libertà della manifestazione della nostra attività e di riconquista di una credibilità, che viene persa nel momento in cui utilizziamo il Parlamento solo per fare delle cose in fretta, e quando si fanno in fretta e in certi modi si fanno anche molto male.
La prego, Presidente, di sospendere la discussione generale per riprenderla nel pomeriggio, cosa che sarebbe anche molto utile, dato che vedrebbe una partecipazione allargata al termine del lavoro delle Commissioni, o di sospendere i lavori delle Commissioni. So che non c'è un obbligo regolamentare, ma mi appello ad una sensibilità politica, prima ancora che istituzionale, che so che le è propria (Applausi della deputata Dal Lago).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ci illumini, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non la illumino, sarà lei a rispondere, ci mancherebbe altro, non voglio sostituirla. Vorrei solo dirle che, in linea di massima, potrei anche sottoscrivere le considerazioni dell'onorevole Stracquadanio, però vi è un particolare, signor Presidente: qui non ci sono figli e figliastri, io ho posto questo problema in tantissime occasioni in passato e la risposta che mi è sempre stata data è che nel momento in cui c'è la discussione sulle linee generali non vi è incompatibilità con qualunque tipo di lavoro stia svolgendo la Commissione competente, tant'è che in tante altre occasioni questo non è accaduto. Pertanto, sarebbe davvero singolare che si rompesse una regola nel momento in cui la richiesta viene avanzata da un collega della maggioranza.
Per quanto mi riguarda, io sono assolutamente favorevole ad affrontare nella Giunta per il Regolamento una possibile modifica che renda piena l'incompatibilità, qualunque sia la discussione in Aula; però, se questo accadesse, di fatto, in un'occasione nella quale è un deputato della maggioranza ad avanzare questa richiesta, anziché un deputato dell'opposizione, credo che sarebbe davvero poco accettabile.
Quindi, signor Presidente, ovviamente sarà lei a decidere, tuttavia, la pregherei di tenere conto di queste mie considerazioni, che nascono dal convenire con quanto affermato dall'onorevole Stracquadanio, però, purtroppo, tante volte è toccato a noi, questa volta tocca anche a un collega della maggioranza.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Il tema che è stato sollevato è regolato all'articolo 30, comma 5, del Regolamento, che recita: «Salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea. In relazione alle esigenze dei lavori di questa, il Presidente della Camera può sempre revocare le convocazioni delle Commissioni». Quindi, in linea generale, le Commissioni non si riuniscono, salvo autorizzazione espressa.
Questa autorizzazione espressa è stata tipizzata con una decisione della Giunta per il Regolamento di mercoledì 4 ottobre 2006, di cui leggo uno stralcio: «La Presidenza ha già precisato come il divieto di contemporaneo svolgimento delle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni sia stato costantemente ed inequivocabilmente inteso dalla prassi come riferito (normalmente) al solo caso in cui l'Assemblea tenga una seduta in cui siano previste votazioni, salva diversa disposizione del Presidente della Camera. Si tratta di una Pag. 48prassi assolutamente consolidata, fondata sull'esplicito dettato regolamentare, e che ritiene di dover ribadire anche in sede di Giunta per il Regolamento solo per fugare definitivamente ogni dubbio o perplessità».
Questi sono, i dati normativi ed interpretativi ai quali dobbiamo attenerci. Quanto all'opportunità di reinterpretare o regolamentare nuovamente la questione, posso certo convenire, anche se, onestamente, il tempo del lavoro in Commissione a me sembra troppo limitato, quindi bisognerebbe trovare il modo di revocare questa prassi solo nei casi in cui ci siano effettivamente ragioni significative e pesanti.
Quanto al problema dell'assegnazione di questo provvedimento, le sanzioni penali e le pene accessorie sono sempre attribuite alla II Commissione e a questa tradizione ci si è attenuti anche in questo caso.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, io sono una novella parlamentare, quindi ho tanta ignoranza in materia, e mi ponevo una domanda, perché, da quello che lei ci ha riferito, è prassi che le Commissioni non si riuniscano in concomitanza con i lavori dell'Aula e quello che stiamo svolgendo adesso è lavoro d'Aula. Lei ci ha detto questo, poco fa ...

MARILENA SAMPERI. Non ha detto questo.

MANUELA DAL LAGO. Scusate colleghi, so anche andare avanti, vi ringrazio molto per i supporti, ma mi arrangio.
Inoltre lei, Presidente, ci ha spiegato che però la Giunta in una sua pronuncia ha dichiarato che si possono comunque tenere le sedute delle Commissioni ancorché siano in corso i lavori dell'Assemblea, quali le discussioni sulle linee generali, e che questa decisione della Giunta è stata assunta nel 2006.
Allora, vorrei porre una domanda di natura formale, ma prima vorrei rivolgermi all'onorevole Giachetti.
Credo che l'onorevole Stracquadanio sia stato molto chiaro nello specificare che le audizioni vertono su argomenti importanti e similari a quelli che trattiamo qui. Allora, lei mi spiegherà dopo dove è importante essere, visto che stiamo parlando degli stessi argomenti. Per sapere come comportarmi in futuro, volevo chiedere, Presidente, se è prassi di questo Parlamento che eventuali autorizzazioni date in considerazione delle interpretazioni della Giunta nel 1958, se mai cambiate, siano ancora in vigore. In ordine a questo problema, ciò che mi pare strano è che cose fatte con il precedente Parlamento non siano eventualmente reiterate o riviste oggi. Lei ha ragione riguardo al fatto che le Commissioni lavorano poco, ma forse qui c'è il problema di cambiare il Regolamento della Camera, perché non è che le Commissioni lavorino bene se contemporaneamente sono in corso i lavori d'Aula. C'è grande confusione e lo dice una deputata che partecipa molto al lavoro delle Commissioni. C'è grande confusione nella sovrapposizione dei lavori parlamentari: non si lavora bene in Commissione e neanche in Aula.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dal Lago. Io, però, ho l'obbligo di precisare quello che ho detto, ovvero che esiste questo divieto contenuto nel Regolamento, all'articolo 30, comma 5. Questo divieto, però, ammette una deroga su autorizzazione del Presidente. Come autorizza il Presidente? Potrebbe autorizzare volta per volta, invece il Presidente della Camera ha autorizzato in via generale, ed esiste una norma che disciplina il suo potere di autorizzazione e questa norma è quella a cui ci siamo attenuti.
È opportuno che questo vada rivisto? Probabilmente sì. È necessaria una riforma regolamentare? Forse basta meno, forse basta che la Giunta per il Regolamento, Pag. 49che ha proceduto a suggerire la disciplina nel modo a cui ci siamo attenuti, prenda una decisione diversa, senza la necessità di una riforma generale del Regolamento, peraltro forse auspicabile per questo e per altri motivi.
Chiedo al rappresentante del Governo se intenda intervenire.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritta a parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, oggi abbiamo in discussione una proposta di legge che ha come obiettivo quello di interrompere il circuito perverso politica-criminalità-malaffare che spesso ha origine o si rafforza nel momento più delicato della vita istituzionale, quello della raccolta del consenso elettorale. Si tratta di una proposta di legge semplice, chiara e direi quasi ovvia, condivisa, almeno formalmente, da tutte le forze dell'arco parlamentare. Esponenti di tutti i partiti, infatti, sono primi firmatari di analoghe e spesso identiche proposte concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione.
A legislazione vigente, la sottoposizione alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza priva i soggetti dell'elettorato attivo e passivo, ma non impedisce loro di svolgere attività a favore di candidati, esercitando indebite pressioni sugli orientamenti dell'elettorato.
Eppure, la fase elettorale è un momento particolarmente delicato nella dinamica democratica, quello in cui il candidato in cerca di consensi è più esposto all'offerta di disponibilità da parte di chi, non certo gratuitamente, può esercitare la sua influenza sugli elettori.
Nelle motivazioni di molti provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose si registra il patto di scambio tra candidati e persone sottoposte a misure di prevenzione, che prelude al condizionamento dei processi di erogazione della spesa pubblica e del sistema di autorizzazioni e concessioni rilasciate dagli enti locali. È proprio in questo momento delicato e cruciale che la proposta di legge oggi in discussione intende intervenire, anticipando così la risposta dello Stato a un momento antecedente la commissione dei reati.
La formulazione definitiva del testo unificato ha visto un lavoro lungo e paziente della Commissione e, soprattutto, della relatrice, che ringrazio per l'opera di attento ascolto e di ricucitura delle varie posizioni espresse e per l'intelligente recepimento delle condizioni poste nel parere della I Commissione. Esprimo, inoltre, piena solidarietà alla relatrice per le minacce ricevute.
L'esame in Commissione è iniziato l'11 giugno dello scorso anno ed è continuato per nove mesi; ventuno sono state le sedute; la relatrice ha proceduto all'estensione per ben tre volte del testo unificato, alla ricerca di una sintesi che, senza snaturare lo spirito della proposta, superasse tutti i dubbi e le perplessità sollevati.
Anche il sottosegretario Caliendo ha dato il suo apporto positivo in questa discussione.
Ecco perché noi del Partito Democratico non abbiamo presentato emendamenti, perché riteniamo che tutto questo lavoro abbia portato a una proposta che è assolutamente accettabile e che ha trovato la soluzione a tutti i dubbi che sono stati sollevati in Commissione.
Il passaggio di maggior travaglio, certo, ha riguardato la posizione del candidato. Alcuni interventi hanno messo in rilievo il rischio di strumentalizzazione cui quest'ultimo potrebbe esser sottoposto, perché contro di lui si potrebbero creare, ad arte, false situazioni o potrebbe darsi rilievo a fatti assolutamente marginali, come quello che è stato citato, ossia il ritrovamento di manifesti elettorali nell'abitazione di un sorvegliato speciale.
A prescindere dal fatto che anche nel testo unificato, in prima e seconda stesura, Pag. 50non si potevano colpire fatti marginali ed episodici, ma solo il sostegno elettorale sistematico ed organizzato, frutto di un accordo fra il candidato e la persona sottoposta alla misura di prevenzione, nel testo definitivo è stato eliminato ogni dubbio ed è stata persino eliminata...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI.... la possibilità di un'accettazione passiva e si è determinata più puntualmente la fattispecie del reato sotto il profilo della condotta del candidato, che deve richiedere l'attività di una persona sottoposta, in forza di provvedimento definitivo, alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e deve essere inequivocabilmente a conoscenza del suo status.
Naturalmente, meno dibattuta è stata la questione della limitazione di un diritto costituzionalmente garantito, come quello del divieto di propaganda elettorale, perché il divieto riguarda un soggetto già colpito da una misura ben più grave, la limitazione alla sua libertà personale.
Siamo comunque, pur di fare passare il provvedimento, disponibili all'accoglimento di emendamenti tesi a fugare ogni dubbio...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la sua impazienza forse era dovuta al fatto che voleva ascoltarmi, perciò la ringrazio molto.
Intanto devo esprimere alla relatrice il mio apprezzamento e la mia condivisione in merito alle sue affermazioni: se, però, queste ultime e la relazione non fossero accompagnate da una motivazione profonda e da un vissuto continuo - che ognuno di noi può avere (lei ce l'ha, onorevole Napoli) -, esse non avrebbero, ovviamente, grande efficacia, grande trasporto e grande slancio.
Noi, invece, affrontiamo questo tema e questo argomento con slancio e passione e, per quanto mi riguarda, signor Presidente e signor sottosegretario, con un velo di melanconia, perché la prima volta che presentai questa proposta di legge di legge è stato sedici anni fa: ero un giovane parlamentare - non tanto giovane - e fui il primo a presentare questa proposta di legge, su sollecitazione del dottor Romano De Grazia, presidente del centro studi «Lazzati», in un momento storico e politico in cui nessuno credeva che questa fattispecie potesse esistere e potesse avere effetti devastanti e, quindi, bisognevoli di contrasto e di un'efficacia normativa che la potesse ridimensionare e annullare.
Oggi ci troviamo in un momento, a mio avviso, storico. C'è stata una evoluzione: lo ripeto, quando fu avanzata, la mia proposta di legge non ebbe nessun consenso e nessuna attenzione.
Oggi c'è un'attenzione sia per il clima che si sta sempre più addensando in termini preoccupanti e forti all'interno del nostro Paese, sia perché sembra che questa nostra società prenda coscienza e consapevolezza che la lotta alla criminalità organizzata non si fa più con convegni, con dichiarazioni o con enunciazioni di principio, né tanto meno con il professionismo dell'antimafia.
Allora, questo aspetto e questo dato ci riportano pienamente ad un clima nuovo, che noi vogliamo creare all'interno delle realtà dei territori per isolare sempre più la criminalità organizzata, ma soprattutto per togliere distintivi e «nobiltà» a chi pensa, pur essendo criminale e sottoposto a misure di prevenzione, di poter gestire campagne elettorali e quindi avere sempre più un rilievo, un'attenzione e un ruolo sociale molto forti. Pag. 51
Quando noi diciamo continuamente che dobbiamo sempre più rafforzare lo Stato contro l'anti-Stato, molte volte questi, che sono circondati da attenzione e soprattutto da considerazione, rappresentano un elemento più forte dello Stato, perché sono circondati da considerazione ed attenzione soprattutto quando fanno campagna elettorale e quando ovviamente i candidati debbono loro parte della loro elezione e delle loro fortune politiche.
Interrompere questo circuito ritengo sia un fatto forte sul piano storico e culturale.
Signor Presidente, lo ripeto perché questo è il passaggio. So che anche per queste vicende ci sono stati colleghi che non hanno ben compreso la portata di questa iniziativa, ma debbo dare atto a tutti i colleghi della II Commissione di un impegno, di un'attività, ma soprattutto di una condivisione del percorso, dell'obiettivo e del traguardo che noi intendevamo raggiungere.
L'onorevole Occhiuto, che è il primo presentatore della proposta di legge fatta da lui e da me, parlerà dopo di me e approfondirà questi temi e questi argomenti.
Signor Presidente, credo anche di avere esaurito il mio tempo, perché ci eravamo posti delle limitazioni.
Vorrei soltanto sollecitare questo e soprattutto sottolineare questi aspetti, anche per quanto riguarda gli effetti della condanna. Lo ricordava la relatrice: noi avevamo solo il riferimento a quel voto di scambio, che ci ha fatto molto ridere in quest'Aula, dieci o quindici anni fa. Questo forse è l'aspetto più importante, anche perché va a definire e soprattutto ad indicare una tipologia di comportamento di reato, andando al di fuori di quella genericità che certamente non ci aiuta e non arricchisce il nostro patrimonio e soprattutto la nostra cultura del contrasto alla criminalità organizzata.
Mi auguro che questo testo venga licenziato da questo ramo del Parlamento.
Signor Presidente, come vediamo, trattiamo questi argomenti nei ritagli di tempo in un terreno di supporto, come si suol dire - purtroppo, non è neanche bene parlare di terreni di supporto, perché hanno creato tanti danni e disastri ambientali in questo periodo - perché ci siamo soffermati per due giorni a discutere della conversione del decreto-legge sulle proroghe, con le chicche che sono venute fuori per quanto riguarda l'editoria, che ho contestato perché non sapevamo se era un provvedimento sull'editoria o sulle proroghe di varie vicende e articolazioni.
Comunque, il provvedimento è stato approvato, con la soddisfazione di chi ha visto riconosciuti le attese ed i desideri. Ma noi abbiamo questo desiderio e questa attesa, perché non c'è dubbio che sono in gioco la cultura e soprattutto la democrazia all'interno del nostro Paese.
Ci sono varie posizioni che sono state espresse in conversazioni e soprattutto in relazioni e interviste sulla stampa. Qui non è in gioco ovviamente il contrasto o la lotta ad una determinata cosca, ma sono in gioco la cultura, la civiltà, la democrazia e la libertà all'interno del nostro Paese.
Se noi fossimo proiettati in questa direzione, capiremmo che la lotta alla criminalità organizzata non è soltanto appannaggio di alcuni, di pochi o degli addetti ai lavori, e che la lotta alla criminalità organizzata si fa soprattutto rompendo il circuito della micro e della macro criminalità e della corruzione, perché questi creano l'humus e il terreno di aiuto perché sorga e si sviluppi la criminalità organizzata.
Poi, ovviamente, dovremo fare anche un discorso, cari colleghi, per capire cos'è la criminalità organizzata e cos'è la criminalità non organizzata, perché non riesco a capire: vi sono le categorie della criminalità organizzata, della 'ndrina e della mafia, ma poi abbiamo visto che vi sono organismi e momenti di corruzione in cui si configura certamente una serie di organizzazioni che lasciano e devono lasciare molto preoccupati; soprattutto, questo Parlamento deve prendere coscienza di sé stesso.
Signor Presidente, la ringrazio dell'attenzione, ringrazio, ovviamente, di nuovo Pag. 52la relatrice e i colleghi della II Commissione. Dopo di me, come dicevo e ricordavo, l'onorevole Occhiuto porterà la sua esperienza di giovane parlamentare, perché rivedo in lui quel giovane parlamentare che presentò per la prima volta questa proposta di legge. Riusciamo anche a fare un ponte, un collegamento ideale, di una continuità politica e culturale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, le devo rivolgere una domanda, perché nell'ordine lei è il prossimo iscritto a parlare. Non ho ricevuto indicazioni da parte del gruppo di limitare i suoi tempi, che ai sensi del Regolamento sono di 30 minuti.
Se lei intende svolgere con tale ampiezza il suo intervento, non le do la parola, sospendo la seduta e rimando il suo intervento alla ripresa. Se, invece, ritiene di poter autocontingentare i suoi tempi, le do la parola in questo momento.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non vi è bisogno di questa sua affettuosa pressione.

PRESIDENTE. Nessuna pressione! Prego, onorevole Palomba, ha facoltà di parlare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, parlavo di affettuosa pressione. La prego, anzi, siccome intendo contenermi, di avvertirmi dopo cinque minuti; se poi avrò bisogno ancora di due minuti, comunque il mio intervento sarà assolutamente contenuto.
Vorrei esordire dicendo che con questo provvedimento finalmente si comincia a fare sul serio. Si comincia, cioè, a incidere con un bisturi profondo sui rapporti torbidi che possono esserci, ci sono stati e ci sono tra politica e malaffare, tra politica e criminalità. Con questo provvedimento entriamo in un ambito di interventi che l'Italia dei Valori ha sempre avuto nel proprio DNA.
Sono interventi volti ad evitare che possano accedere a cariche politiche elettive, e se vi hanno avuto accesso ne decadano, coloro i quali sono stati condannati con sentenza penale passata in giudicato e che possano anche accedere a funzioni di governo, che sono diverse dall'elettorato passivo, coloro i quali sono stati colpiti dal provvedimento di cui all'articolo 429 del codice di procedura penale, cioè siano stati rinviati a giudizio.
La differenza si spiega e si giustifica con il fatto che una funzione di governo non è un diritto soggettivo, non è un diritto costituzionalmente riconosciuto, non è un diritto politico inalienabile, ma è una facoltà che ciascuno riserva a sé e ritiene di utilizzare o meno.
In questo senso abbiamo presentato degli emendamenti che lasciano intatto l'impianto della legge, ma tendono ad espanderlo, nel senso che il divieto di propaganda elettorale debba essere esteso anche a chi è stato condannato con sentenza penale passata in giudicato per un delitto non colposo, e quindi il divieto di propaganda elettorale debba essere esteso anche a costoro, così come il divieto di utilizzazione della propaganda elettorale da costoro fatta.
Gli emendamenti stabiliscono, altresì, incandidabilità e decadenze per questi soggetti che siano stati condannati con sentenza penale passata in giudicato. Finalmente cominceremo a ripulire e a fare un po' di pulizia anche in questo Parlamento. Si fa sul serio, dunque; si comincia a fare sul serio.
Noi non solo sosteniamo questa proposta, ma, come si è detto, intendiamo rilanciarla con la presentazione degli emendamenti di cui ho parlato. Anche perché oggi si parla di corruzione e chi, per molto tempo, ha attribuito a noi la colpa di essere giustizialisti (per noi è un merito, perché chi ci dice che noi siamo giustizialisti, evidentemente è «ingiustizialista») si è accorto, travolto non solo dalle frane che stanno coinvolgendo l'Italia, ma anche dalla frana etica, da quella morale e giuridica che sta travolgendo il nostro Paese, che bisogna combattere contro la corruzione, salvo poi aggiungere: «Sì, ma a poco a poco», «Aspettiamo», «Vediamo Pag. 53come». Questo è invece un primo provvedimento attraverso il quale si compie una lotta seria e decisa alla corruzione, che è una conseguenza di rapporti torbidi, di intrecci inaccettabili tra politica, affari e malaffare. Quindi, andiamo avanti.
Ma vi è qualcosa di nuovo che si sta verificando nella politica italiana, e vi è qualcosa di nuovo che si sta verificando nella maggioranza. Prima, parlavamo di «opposizioni», adesso andiamo sempre di più verso la direzione in cui possiamo parlare di «opposizione»; al contrario, nella maggioranza, dobbiamo forse cominciare a parlare di «maggioranze», perché cominciamo ad avvertire degli scricchiolii. Non siamo noi che lo diciamo, il più vicino agli scricchiolii è il Presidente del Consiglio, il quale ha detto: «Basta giochi di potere». Sempre di più si avverte anche in Aula il fatto che, su determinate questioni e su determinati temi, registriamo posizioni diverse: sul provvedimento in esame vi è una sorta di «autostruzionismo» di alcune delle maggioranze, di alcune delle forze di maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba...

FEDERICO PALOMBA. La ringrazio, signor Presidente, concludo. Basta esaminare gli emendamenti presentati: ve ne sono alcuni che, se li avessimo presentati noi, ci avrebbero detto che sono ostruzionistici; poiché li presenta la maggioranza, noi diciamo che sono «autostruzionistici». Con riferimento ai due interventi che abbiamo ascoltato finora sull'ordine dei lavori, è paradossale che componenti della maggioranza rallentino, vogliano rallentare, vogliano fermare un provvedimento di questo genere, in cui finalmente si fa sul serio. E noi di Italia dei Valori vogliamo fare sul serio!
Ecco perché, signor Presidente, speriamo che la Camera rapidissimamente approvi il provvedimento, perché, finalmente, si passa dalle parole ai fatti: non siamo più di fronte ad enunciazioni, ma ci troveremmo di fronte a fatti concreti, in cui anche la maggioranza finalmente compie azioni precise in materia di lotta alla corruzione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, voglio riaffermare all'onorevole relatrice la solidarietà di tutta l'Assemblea per le minacce che ha ricevuto (Applausi). Questo Parlamento è con lei e non intende farsi intimidire: perché non vogliono intimidire solo lei, vogliono intimidire il Parlamento e tutta la nazione italiana. Grazie per il lavoro che sta svolgendo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, e alle ore 16 con il seguito della discussione sulle linee generali sul provvedimento in esame.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative di competenza nei confronti di Poste italiane in merito al piano di riorganizzazione dei servizi postali in Calabria - n. 3-00929)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00929, concernente iniziative di competenza nei confronti di Poste italiane in merito al piano di riorganizzazione dei servizi postali in Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 54

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, come a lei è certamente ben noto, Reggio Calabria con un voto del Parlamento e con il consenso del Governo (con la legge 5 maggio 2009, n. 42) è stata dichiarata città metropolitana insieme ad altre nove città italiane.
Si presume che una città metropolitana debba essere dotata di servizi adeguati, altrimenti non sarebbe tale. Capisco che lei ha solo la vigilanza sulle Poste italiane e che non può intervenire direttamente, ma l'azienda delle Poste italiane è un'azienda concessionaria e, quindi, deve adempiere ad alcuni doveri che derivano dalla concessione. Invece, l'azienda delle Poste italiane, dopo aver investito delle risorse pubbliche finanziarie per allestire degli uffici a Reggio Calabria, che è una sede storica del compartimento delle poste calabresi, ha deciso di spostare il competence center, ed altri uffici, alla città di Catanzaro.

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, deve concludere.

FRANCESCO NUCARA. Non è una guerra tra poveri, ma vorremmo sapere da lei se Reggio Calabria può usufruire dei servizi di cui deve essere dotata una città metropolitana.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico,Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Onorevole Nucara, la localizzazione a Catanzaro della struttura Programma e controllo di gestione e della competence center di Poste italiane, come lei sa, fa parte del progetto di riorganizzazione avviato dall'azienda per ottimizzare il proprio assetto organizzativo. Questa riorganizzazione è stato oggetto di un accordo nazionale sottoscritto il 16 luglio 2009 da tutte le organizzazioni sindacali. L'accordo prevede che le attività svolte presso i 53 centri contabili-amministrativi siano accentrate presso 27 competence center individuati secondo il criterio della rappresentanza regionale, almeno un centro in ogni capoluogo di regione.
Per la regione Calabria, il nuovo modello organizzativo ne ha previsto uno con sede a Catanzaro. Poste italiane ha escluso che siano state effettuate spese immobiliari riferibili ad un altro ipotetico centro a Reggio Calabria. Gli interventi di riorganizzazione contenuti nell'accordo nazionale sono stati condivisi a livello regionale con degli accordi sindacali. In Calabria, l'accordo regionale è stato sottoscritto lo scorso ottobre e nel successivo incontro del 17 novembre, Poste italiane ha reso noto ai sindacati lo stato di avanzamento delle attività di ricollocazione su base volontaria del personale. Le parti hanno condiviso la modalità di attuazione di un'ulteriore fase di mobilità territoriale che non contempli alcun ridimensionamento dei livelli occupazionali.
Come da lei richiesto, onorevole Nucara, il Ministero dello sviluppo economico verificherà che questi impegni presi da Poste italiane, di cui ho riferito, siano puntualmente mantenuti e che, quindi, Reggio Calabria non sia penalizzata da questo riassetto organizzativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, la parte finale della sua risposta mi conforta, ma solo parzialmente.
Devo pur dire che alcune informazioni che le sono state fornite sono inesatte, in quanto sono stati spesi circa 300 mila euro negli uffici postali di Reggio Calabria per adattare gli stessi al competence center, struttura che doveva essere destinata a quella città (almeno in parte perché - come lei giustamente ha detto - occorreva istituirne almeno una per ogni regione, ed, essendo Catanzaro il capoluogo della regione, era quasi ovvio che il competence center fosse situato complessivamente in questa città).
Le chiedo - e la prego di riflettere su questa domanda sulla quale tornerò più avanti - se accanto al competence center di Pag. 55Catanzaro sia possibile istituirne uno a Reggio Calabria, ovviamente con la produttività richiesta dall'azienda delle Poste italiane, una società di diritto privato, non più pubblica, quindi se sia possibile lasciare, in una città metropolitana quale sarà Reggio Calabria (nei fatti, oggi lo è solo dal punto di vista legislativo), il competence center, anche alla luce degli investimenti fatti da Poste italiane in quella città (circa 300 mila euro, investiti in mobili, strutture e competenza del personale).
Ci auguriamo che il Ministero, vista la vigilanza che ha sull'azienda Poste italiane, possa intervenire sui vertici dell'azienda per rivedere questo accordo. È vero - quanto lei ha detto non è confutabile - che tutto ciò dipende da un accordo sindacale a livello nazionale, ma non sempre - come lei sa per la sua attività di Ministro dell'industria, più che dello sviluppo economico - i sindacati hanno ragione.
Se fosse possibile, con il suo intervento, rivedere quegli accordi e lasciare quel poco di competenze necessario per una città metropolitana, credo che le popolazioni di quelle contrade (per ripetere le parole di un esponente repubblicano alla Costituente) le sarebbero grate.

(Intendimenti del Governo in materia di misure doganali volte ad impedire pratiche di concorrenza sleale - n. 3-00930)

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00930, concernente intendimenti del Governo in materia di misure doganali volte ad impedire pratiche di concorrenza sleale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, Ministro Scajola, lei sa bene quale sia l'attenzione che la Lega Nord ha riservato a tematiche come quella che stiamo affrontando oggi, in quest'Aula, in particolare al tema della libera circolazione delle merci e alla possibilità che Paesi sovrani possano adottare, nell'ambito di un piano di organizzazione interna, forme e strumenti di protezione dei mercati in determinate casistiche e in specifiche materie.
Abbiamo sempre sostenuto che questo sia uno dei sistemi che andrebbero privilegiati da un Governo che tenda a evitare il disfacimento del proprio sistema produttivo, in particolare con riferimento alle difficoltà che oggi hanno le piccole e medie imprese a interfacciarsi con alcuni Paesi terzi, dai quali provengono materiali che non vengono realizzati in analoghe condizioni (c'è poca reciprocità). Lei sa bene quanto sia difficile fare in modo che esista omogeneità tra le attività che vengono svolte da questi Paesi, nell'ambito delle loro singole produzioni, e le stesse nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIOVANNI FAVA. Per questo ci ha stupito la presa di posizione del Viceministro Urso, che si è dichiarato favorevole all'ipotesi di eliminare ben sette dazi a livello comunitario.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Fava, colleghi, la tutela del made in Italy resta per il Paese un obiettivo fondamentale, e il Governo intende difenderlo in tutte le sedi istituzionali europee e internazionali, come stiamo facendo.
La proposta di eliminare i dazi su alcune specifiche materie prime non è in contrasto con questo obiettivo, né rischia di penalizzare il nostro sistema produttivo, ma è il frutto - questo è importante ribadirlo - di una riflessione stretta in collaborazione con l'industria italiana. Sono stati, infatti, proprio i settori maggiormente interessati (in particolare quelli della pelle, del tessile, del legno, della siderurgia e dei metalli non ferrosi) a richiedere l'eliminazione di questi dazi, Pag. 56nella consapevolezza che il nostro sistema produttivo è basato essenzialmente sull'industria della trasformazione.
Con questa misura intendiamo ridurre i costi di produzione delle imprese trasformatrici che devono necessariamente approvvigionarsi all'estero per la nota scarsità delle materie prime nazionali. Intendiamo tuttavia - e la rassicuro - procedere in modo selettivo, tenendo nel dovuto conto quanto da lei osservato nell'interrogazione, ed eliminando solo quei dazi che rendono meno competitive le nostre produzioni.
Manteniamo inoltre fermo il nostro sostegno alle misure antidumping per le quali ci siamo sempre battuti e continueremo a batterci per contrastare comportamenti sleali delle imprese straniere. Come da lei auspicato, onorevole Fava, il Governo resta seriamente impegnato a difendere la nostra industria con tutti i mezzi possibili e necessari, e anche l'eliminazione dei costi rappresentati da alcuni specifici e selettivi dazi sulle materie prime può contribuire a nostro avviso a rilanciare la competitività delle nostre imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevole Ministro, lei da un lato tende a rassicurarci sul versante dell'attenzione che il Governo porrà rispetto a queste vicende e ciò non può che renderci felici. Dall'altro lato, tuttavia, continuiamo a nutrire alcune perplessità proprio rispetto ad alcune delle tipologie di produzioni che lei stesso ha citato. Vorrei a titolo esemplificativo citarne una. Lei ha parlato del settore del legno. Noi facciamo fatica a comprendere per quale motivo oggi il settore del legno - soprattutto dei mobili di arredo, che è quello che viene prodotto in larga misura in Italia e che per oltre il 90 per cento è prodotto con materiali che afferiscono al mercato del pannello truciolato, piuttosto che del compensato, che sono materiali di recupero, di risulta, di produzione totalmente italiana - possa subire danni dal punto di vista della competitività rispetto alle importazioni che sono assoggettate ai dazi. Sappiamo che i materiali assoggettati ai dazi sono materiali di grande pregio, materiali di lusso, che afferiscono ad una fascia che poco interessa al nostro mercato in generale, che è un mercato manifatturiero e, purtroppo, per certi versi anche in larga misura caratterizzato da aziende che producono materiali di bassa gamma.
Continuiamo quindi a nutrire delle perplessità sul fatto che in modo indifferenziato si possano stabilire meccanismi per i quali i dazi possano essere addirittura eliminati su determinate materie. Non parlo del tessile, perché aprirei un capitolo che i tempi non mi consentono di aprire. Anzi credo che il Presidente tra un po' mi richiamerà per questo.
Tuttavia, vorrei che vi fosse grande attenzione rispetto a questa proposta. Mi pare di aver capito che il Governo non ha ancora avanzato la proposta ufficiale e che si trattasse soltanto di un'ipotesi sul tavolo. Mi auguro che vi sia un forte ripensamento rispetto a queste ipotesi che potrebbero compromettere ulteriormente alcuni nostri settori già fortemente provati dalla crisi che stanno attraversando.

(Misure a favore delle piccole e medie imprese, con particolare riferimento a quelle che operano nel campo della ricerca e delle tecnologie innovative - n. 3-00931)

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00931, concernente misure a favore delle piccole e medie imprese, con particolare riferimento a quelle che operano nel campo della ricerca e delle tecnologie innovative (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, come lei ben sa la crisi che ha colto in questi semestri l'economia internazionale ha morso in particolare in Italia sulle piccole imprese, che più soffrono della crisi del mercato Pag. 57finanziario e del credito bancario in particolare. Tra queste imprese sono comprese anche le imprese più innovative, quelle che fanno ricerca, che hanno brevetti innovativi in tanti settori e che possono rappresentare un polmone di sviluppo per il Paese.
Gli interroganti chiedono se e come il Governo intenda intervenire per creare le condizioni di credito e di finanziamento, in particolare per le aziende più innovative sulle frontiere tecnologiche, per le piccole e medie imprese, che altrimenti rischierebbero di soccombere e sarebbe un peccato per l'economia nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Onorevole Della Vedova, condivido quanto da lei osservato. Le piccole e medie imprese sono l'ossatura portante della nostra economia e per questo il Governo Berlusconi ha adottato numerose iniziative per sostenerle, soprattutto in questa difficile congiuntura economica.
Con il potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese nel 2009 abbiamo dato risposta a 24.000 imprese, quasi il doppio del 2008, allentando in questo modo la stretta creditizia e consentendo quindi erogazioni di finanziamenti per complessivi 4,5 miliardi di euro.
Con il nuovo strumento della «legge sviluppo», attraverso contratti di reti di imprese, assicureremo significative agevolazioni amministrative e finanziarie di accesso alla ricerca, per consentire alle aziende, soprattutto a quelle piccole, di cui lei parlava, di affrontare con maggiore successo le sfide dell'innovazione e dell'internazionalizzazione, pur preservando ciascuna la propria giusta identità.
L'attivazione del Fondo nazionale per l'innovazione ha concesso 60 milioni di finanziamento a progetti innovativi basati sull'utilizzo economico dei brevetti. Ulteriori 80 milioni sono stati stanziati per un pacchetto di servizi alle imprese e agli enti pubblici di ricerca per l'innovazione.
I nuovi contratti di innovazione tecnologica, che sono destinati ai programmi oltre i 10 milioni di euro, consentiranno - credo già proprio dal prossimo mese - di offrire risorse preziose, aprendo ai giovani ricercatori italiani nuove prospettive.
Vogliamo sviluppare ulteriormente - ed è allo studio in queste settimane per un prossimo provvedimento legislativo - l'estensione dei programmi sulle nuove tecnologie della vita e delle attività culturali e turistiche alle nuove tecnologie dell'informazione, dell'aerospazio e dell'ambiente.
Direi quindi proprio che il Governo ha messo a punto una gamma di strumenti vasta, con un rilevante impatto finanziario, che si muove nella direzione da lei auspicata nella sua interrogazione, per consentire alle imprese, soprattutto alle piccole e medie di affrontare meglio la sfida della competitività, orientata proprio attraverso strumenti di agevolazione sul campo finanziario e di agevolazione e di incentivazione sull'innovazione e sulla ricerca di prodotto.

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Ministro, io sono soddisfatto della sua risposta e delle puntualizzazioni che lei ha inteso dare rispetto agli orientamenti e soprattutto rispetto agli strumenti adottati dal Governo.
Purtroppo, credo che nel frattempo si debba anche lavorare affinché complessivamente il sistema finanziario italiano fornisca quegli strumenti (la private equity e così via) che siano in grado di sostenere la crescita dimensionale delle piccole imprese. Infatti, è giusto sottolineare ed enfatizzare il sostegno in particolare per le imprese innovative e che fanno ricerca, perché io credo che in prospettiva dovremmo anche aggiornare lo slogan «piccolo è bello», soprattutto quando riesce a crescere. Proprio da questi strumenti che si cerca di mettere in campo credo debba nascere la consapevolezza che abbiamo anche bisogno di medie aziende che diventino Pag. 58grandi aziende, soprattutto sfruttando il know how, l'innovazione e i brevetti, che sono le condizioni che possono garantire una crescita dimensionale ed occupazionale alle imprese italiane, cercando invece di impedire - noi che non abbiamo nulla in contrario agli investimenti esteri, quando arrivano in Italia - che le grandi imprese estere facciano shopping dei brevetti, per poi svilupparli dal punto di vista occupazionale e della creazione di valore in imprese all'estero.
Da questo punto di vista - e concludo, signor Presidente - naturalmente il nostro auspicio è che il Governo, che ha già fatto molto, resti attento a queste tematiche, possibilmente riuscendo a fare ancora di più nel prosieguo della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Modalità di valutazione delle offerte relative al bando di gara concernente la distribuzione di prodotti ortofrutticoli nelle scuole, nell'ambito del programma comunitario «Frutta nelle scuole» - n. 3-00932)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Borghesi n. 3-00932, riguardante modalità di valutazione delle offerte relative al bando di gara concernente la distribuzione di prodotti ortofrutticoli nelle scuole, nell'ambito del programma comunitario «Frutta nelle scuole» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, il 21 dicembre l'Agea ha emanato un bando per l'aggiudicazione delle attività di distribuzione assistita di prodotti ortofrutticoli nelle scuole. Nel bando si stabilisce la ripartizione in cinque lotti di un valore medio di circa cinque milioni. È stata diffusa la notizia - dai competente uffici del Ministero - che l'Agea ha proceduto all'aggiudicazione delle offerte e che la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli inizierà i primi di marzo del corrente anno e si concluderà a fine maggio.
Si è constatato che sono state ammesse a partecipare alle gare offerte che presentavano importi estremamente elevati, ben oltre il valore di circa cinque milioni indicato dal bando di gara. Si pensi che per un lotto è stato presentato un programma pari a un valore di oltre 27 milioni di euro, mentre per un altro lotto addirittura di 40 milioni di euro.
È evidente che le offerte presentate prevedono interventi sproporzionati, mirati soltanto a far aumentare il valore delle offerte stesse a scapito della fattibilità di quanto proposto da ciascun offerente.
Chiediamo, pertanto, al Ministro se quanto detto corrisponde al vero e quali iniziative intenda assumere per verificare che la gara d'appalto si sia svolta rispettando criteri di trasparenza e di buona amministrazione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole Di Stanislao, il programma «Frutta nelle scuole» è un programma comunitario cofinanziato dall'Unione europea per il 52 per cento e dall'Italia per il 48 per cento, per un totale di 26 milioni di euro.
La prima annualità del programma, alla quale lei faceva riferimento, coinvolgerà circa 868 mila bambini di tutte le regioni che frequentano la scuola primaria e che hanno un'età compresa fra i 6 e gli 11 anni, per un totale di oltre 4 mila scuole coinvolte.
Il programma consiste in una distribuzione presso gli istituti scolastici di prodotti ortofrutticoli, assistita da misure di accompagnamento.
Oggetto del finanziamento pubblico è esclusivamente - lo sottolineo - la distribuzione di frutta e verdura nelle scuole, quindi non sono previsti i costi di acquisto e di distribuzione dei prodotti agricoli, né i costi per l'acquisto, il noleggio e il leasing di attrezzature per la distribuzione. La Pag. 59realizzazione delle misure di accompagnamento è a totale carico del soggetto aggiudicatario del bando.
L'individuazione dei soggetti distributori dei prodotti ortofrutticoli di cui lei chiede nella sua interrogazione è avvenuta tramite il ricorso allo strumento del bando di gara emanato dall'Agea, organismo pagatore di questo Ministero.
Il bando emanato dall'Agea ha recepito le specifiche tecniche, definite in base alla strategia nazionale approvata dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, da un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei Ministeri coinvolti nel programma e dalle regioni interessate. Tali specifiche riguardano: le tipologie di prodotto da distribuire e la relativa modalità, le quantità minime per le singole tipologie di prodotto, le indicazioni sull'etichettatura e le informazioni minime obbligatorie e quelle facoltative, le misure di accompagnamento e, da ultimo, il rispetto della stagionalità e tipicità dei prodotti distribuiti.
Come risulta dagli atti di gara dell'Agea, su diciassette offerte presentate quattro sono state verificate non valide. Nel lotto numero 4 l'esclusione di una delle offerte ha comportato la necessità di procedere a una nuova separata gara.
Al momento l'Agea sta evadendo le procedure amministrative propedeutiche all'aggiudicazione definitiva delle offerte, tra le quali l'acquisizione di garanzie fideiussorie pari al 120 per cento del corrispettivo a bando e la verifica puntuale delle autodichiarazioni rese dai partecipanti.
Il bando prevede la totale e completa realizzazione dei progetti presentati; prevede, inoltre, che la distribuzione assistita sia sottoposta a sistematiche verifiche di natura quantitativa e qualitativa, nonché la verifica dell'integrale e corretta realizzazione di tutte le misure di accompagnamento offerte in fase di gara.
Tali controlli, onorevole Di Stanislao...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sto per terminare, signor Presidente. Tali controlli saranno assicurati dall'Agea tramite la propria struttura Agecontrol, società riconosciuta dalla Commissione europea e specializzata nei controlli sui premi comunitari.
Gli aggiudicatari devono sottoscrivere specifici atti contrattuali con i quali si impegnano alla totale realizzazione del progetto presentato ed esplicitamente accettano controlli sistemici presso gli istituti.
È prevista in funzione della gravità la decurtazione pro quota del corrispettivo alla risoluzione del contratto, con incameramento integrale del deposito cauzionale. la fideiussione del 120 per cento, e la riserva di azione di risarcimento danni.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, solo per segnalare che rispetto all'interrogazione presentata le risposte del Ministro sono completamente disattese per i punti che concernono lo specifico, perché la valutazione delle offerte del bando di gara di Agea non ha tenuto conto della fattibilità di quanto proposto da ciascun offerente, con particolare riferimento alle misure di accompagnamento e ciò in relazione alla tempistica, all'affidabilità del proponente e, infine, anche all'entità degli importi esposti in offerta.
Inoltre, risultano disattese le modalità e la tempistica con cui l'Agea andrà a verificare i requisiti che i richiedenti devono possedere per partecipare al bando, come previsto proprio dall'articolo 1.
Ancora, viene disattesa la previsione relativa agli strumenti con i quali il Ministro e l'Agea andranno a verificare la corrispondenza delle offerte e delle misure di accompagnamento con i programmi esecutivi degli aggiudicatari.
Credo che su questo dato le misure di accompagnamento riferite poi al bando C, D ed E nonché a quello F stanno a testimoniare il fatto che vi è, come dire, un'esplosione di risorse che non hanno Pag. 60nulla a che fare con il valore reale dei bandi. Infatti, poi abbiamo a che fare con offerte che hanno partecipato alla gara - esposte al valore della tabella F, che sono le misure di accompagnamento - il cui peso costituiva la quasi totalità del valore dell'offerta complessiva e l'aggiudicazione effettivamente è avvenuta prendendo in considerazione tale valore come, ad esempio, l'incidenza del valore del prodotto sull'offerta di 40,9 milioni di euro, pari ad un quarantesimo dell'intero importo.
Nello specifico, la tabella F attribuisce, quali coefficienti di base per ciascuna delle sette misure previste nella strategia, un valore unitario e un numero di destinatari delle attività. Ci si attendeva che la compilazione di tale tabella rispecchiasse elementi reali e, soprattutto, realizzabili ma così non è stato. Le offerte aggiudicatrici, che hanno esposto importi oltremodo elevati, hanno previsto azioni con numeri evidentemente sproporzionati e del tutto irreali rispetto al bacino di utenti di scuole rendendole, di per sé, non attendibili né praticabili.
Ci si domanda perché stabilire dei coefficienti se poi questi non vengono rispettati né hanno alcuna influenza sulla veridicità delle offerte.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Risultava evidente che tali offerte prevedessero interventi sproporzionati e mirati solo a far aumentare il valore delle offerte stesse, a scapito della fattibilità di quanto proposto, ma a tutto vantaggio della graduatoria e dell'aggiudicazione finale. Se il criterio di aggiudicazione si fosse basato sulle caratteristiche del valore del prodotto la graduatoria finale sarebbe stata assai differente.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, deve concludere!

AUGUSTO DI STANISLAO. Vorrei solo sapere come farà a dire in Commissione europea, tra un mese, come sono andati gli atti e i fatti rispetto al programma europeo di cui si sta parlando. Pertanto, ci dichiariamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Stanislao.

(Iniziative per l'erogazione degli aiuti nazionali previsti per il settore bieticolo-saccarifero - n. 3-00933)

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di illustrare l'interrogazione Galletti n. 3-00933, concernente iniziative per l'erogazione degli aiuti nazionali previsti per il settore bieticolo-saccarifero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor Ministro, ahimè lei conosce bene già questo problema, che è quello della produzione dello zucchero e della coltivazione della barbabietola in Italia. Lei conosce la situazione. Infatti, è stato avviato, tempo fa, un piano di riorganizzazione del settore che ha portato a una riduzione già notevole degli zuccherifici in Italia.
Adesso chiediamo il mantenimento degli impegni, dato che in quel piano era stato assunto un impegno formale da parte del Governo per sostenere, per alcuni anni, il settore, proprio per permettere anche una riconversione completa. Invece, a pochissimi giorni dalla scadenza del termine per la semina e la coltivazione della barbabietola, ci troviamo a non avere certezze.
Chiediamo a lei se il Governo sia in grado di mantenere gli impegni presi nel tempo verso un comparto che è importante e che ha, sia nel settore agricolo, sia in quello industriale della trasformazione, sia nell'indotto, tantissimi operatori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURO LIBÈ. Bisogna capire - e concludo, signor Presidente -, se l'Italia vuole rimanere nel settore, che c'è bisogno di una risposta definitiva; diamo atto che Pag. 61lei ha tentato di inserirlo già in vari provvedimenti, ma il Ministro Tremonti finora ha detto di no, mentre qui c'è bisogno di risposte immediate.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Libè e agli altri firmatari dell'interrogazione. Sul tema degli aiuti al settore bieticolo-saccarifero, onorevole Libè, si sono tenuti numerosi incontri, come lei ha ricordato, presso il Ministero delle politiche agricole allo scopo di informare periodicamente le rappresentanze sindacali e gli operatori della filiera delle azioni del Governo in merito a due punti fondamentali.
Il primo punto è legato ai problemi relativi alla riconversione degli ex zuccherifici in virtù dell'OCM e il secondo punto al rifinanziamento del fondo cui lei faceva menzione.
Relativamente al primo punto si precisa quanto segue: al fine di agevolare il processo di riconversione e favorire il superamento delle resistenze delle comunità locali (province, comuni, regioni, comitati, ce n'è per tutti i gusti) il Ministero delle politiche agricole, insieme al Ministero dello sviluppo economico, ha predisposto un apposito decreto interministeriale per l'estensione dell'incentivo previsto alla produzione di energia elettrica da biomasse agricole e da filiere locali. Il testo attualmente è alla firma del Ministro dello sviluppo economico. Si tratta dei famosi 0,28 centesimi, chilowatt per impianti diffusi (quindi sotto il megawatt).
Come da conclusioni dell'incontro del 9 settembre 2009, questa amministrazione si è inoltre attivata le settimane scorse presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per un'ulteriore convocazione del comitato interministeriale, come previsto a sei mesi dalla precedente, per valutare l'avanzamento della materia.
Il nuovo incontro, che fra l'altro - ne do l'annuncio - è stato fissato per mercoledì prossimo, valuterà i possibili strumenti straordinari per sbloccare l'empasse determinato da veti locali in cui versano i progetti di riconversione. Quindi, mercoledì ci sarà la riunione.
Per quanto riguarda il secondo punto, e quindi il finanziamento del fondo, il rifinanziamento del capitolo relativo all'aiuto temporaneo, sprovvisto di copertura nel bilancio triennale 2008-2010 e che riguarda le annualità, lo ricordo, 2009-2010, sarà inserito in un decreto-legge di prossima emanazione da parte del Governo o in un altro provvedimento legislativo urgente in corso di esame in Parlamento che sarà, fra l'altro, oggetto di discussione nel prossimo Consiglio dei Ministri. Si tratta di un aiuto di importo massimo di 43 milioni di euro l'anno, quindi per un totale di 86 milioni per le due annualità, commisurato ad una produzione nazionale di zucchero di 508.379 tonnellate.
Ricordo che questo provvedimento, peraltro, riguarda una occupazione negli stabilimenti oggi in funzione di circa seimila lavoratori. In relazione agli sviluppi congiunturali del settore va tuttavia considerato che, rispetto alle condizioni del 2008, il prezzo mondiale dello zucchero è raddoppiato, passando dai 314 dollari alla tonnellata di dicembre 2008, ai 655 dollari dello scorso dicembre. Sono pertanto cambiate strutturalmente le condizioni di redditività poste nel 2006 alla base dell'OCM e dell'aiuto temporaneo autorizzato dall'articolo 36 sopra citato (e quindi il fondo).
L'attuale corso dei mercati internazionali consegna quindi un segnale positivo per lo sviluppo della filiera bieticolo-saccarifera nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di replicare.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, la situazione è molto chiara: il Governo ha preso un impegno con i bieticoltori italiani per dare loro un aiuto di 43 milioni all'anno per due anni (quindi 86 milioni) ed ha avuto in cambio un piano di ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero Pag. 62italiano che ha portato a chiudere molti stabilimenti.
La prossima settimana i bieticoltori italiani dovranno seminare le bietole e non possono farlo in assenza di un provvedimento certo su quei contributi. Abbiamo fatto emendamenti ormai a svariati provvedimenti che sono passati in questo Parlamento, e ogni volta ci hanno risposto che non ci sono i soldi.
Ora i bieticoltori italiani, nei prossimi giorni, dovranno fare le semine basandosi su una promessa che oggi il Ministro fa dicendo che nei prossimi giorni probabilmente ci sarà un decreto con questo finanziamento.
Non si fa così, questo è un modo di sbagliato di legiferare. I soldi o ci sono o non ci sono: bisogna dare certezza agli operatori. Stiamo parlando di un indotto di duemila persone, poi quando sono in piazza a manifestare senza lavoro ci scandalizziamo e ci preoccupiamo.
Allora lei, Ministro, non deve fare tanto: deve semplicemente chiedere al suo superiore, il Ministro Tremonti, se i soldi ci sono o meno. Se gli risponde positivamente non deve aspettare il prossimo tram che passa per il Parlamento, deve semplicemente fare un decreto e darglieli, ma immediatamente perché fra un mese sarà già troppo tardi e non possiamo chiedere un ulteriore sacrificio all'agricoltura.
Mi dispiace Ministro, ma questa è una partita giocata male, speriamo che sappia fare meglio nella sua regione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Presentazione al CIPE del contratto di programma con Ferrovie dello Stato, in particolare al fine della riqualificazione e del potenziamento della linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari - n. 3-00934)

PRESIDENTE. L'onorevole Boffa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00934, concernente la presentazione al CIPE del contratto di programma con Ferrovie dello Stato, in particolare al fine della riqualificazione e del potenziamento della linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

COSTANTINO BOFFA. Signor Presidente, con questa interrogazione poniamo al Governo un quesito molto preciso: se e quando intende finanziare la ferrovia Napoli-Bari.
È un'opera condivisa socialmente e istituzionalmente, fa parte di accordi di programma tra le regioni Puglia e Campania e il Governo nazionale, fa parte del programma sulle infrastrutture strategiche «legge obiettivo»: è inserita cioè in tutti gli atti di programmazione, nazionali e regionali. È un'opera che ha un impatto e una valenza sulle regioni meridionali, perché è la principale opera del Mezzogiorno e attiva un trasporto su ferro che è l'obiettivo che tutti quanti noi proclamiamo.
Più volte il Governo ha indicato la necessità e la possibilità del finanziamento dell'opera dicendo in commissioni consiliari e altrove che avrebbe finanziato l'opera alla prossima riunione del CIPE, ma la prossima riunione del CIPE è passata troppe volte. Noi oggi chiediamo di capire le intenzioni del Governo: se e quando intende finanziare la Napoli-Bari.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi auguro di rispondere in maniera anche soddisfacente per l'onorevole Boffa al quale voglio innanzitutto confermare che il Governo attribuisce grande priorità al progetto dell'alta velocità e alta capacità per la tratta Napoli-Bari.
Questo progetto, come è noto, è volto a realizzare interventi di riqualificazione per il miglioramento dei collegamenti ferroviari. Saranno, quindi, estesi anche alla trasversale verso sud-est i benefici del sistema di alta velocità che è stato già sostanzialmente realizzato sulla dorsale che va da Torino a Salerno. In particolare, sulla Napoli-Bari sarà realizzata una Pag. 63nuova linea in variante a doppio binario per il collegamento diretto tra Napoli e Foggia e per la linea Pescara-Bari.
In base al protocollo di intesa sottoscritto il 27 luglio 2006 fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le regioni Campania e Puglia, le Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana, sono previsti interventi di raddoppio delle tratte ferroviarie esistenti, parte in affiancamento e parte in variante.
È in fase di predisposizione, onorevole Boffa, da parte di Rete Ferroviaria Italiana la progettazione preliminare dei diversi lotti funzionali. Una prima fase prioritaria riguarda la variante Cancello-Napoli e il raddoppio del tratto Cancello-Frasso Telesino, per cui è in corso una progettazione preliminare. Il costo di queste due tratte ammonta a un miliardo e 353 milioni di euro, che sono già a disposizione come competenza. Sono altresì già disponibili, sempre come competenza, 555 milioni di euro per il raddoppio della tratta Bovino-Cervaro.
Al termine della fase di progettazione gli elaborati verranno trasmessi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per i successivi passaggi propedeutici alla sottoposizione al CIPE. Al riguardo, onorevole Boffa, per quanto concerne lo stato della procedura relativa all'aggiornamento del contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e Rete Ferroviaria Italiana sono lieto di annunciarle che questo verrà presentato al CIPE già nella sua prossima riunione che si dovrebbe tenere nel prossimo mese di marzo.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, non me ne voglia il Ministro Vito, che è sempre attento al rapporto con i gruppi parlamentari e al tentativo di cucire le relazioni tra i gruppi e il Governo, ma ci ha letto un documento che il Ministro Matteoli ha letto e riletto più volte e in contesti diversi.
Ministro Vito, noi da tempo attendiamo dal Ministro Matteoli una risposta certa sullo stanziamento di risorse pari a 1,3 miliardi, che non ci sono. Il domani è rappresentato dalla prossima seduta del CIPE, come è già stato nelle intenzioni del Governo almeno altre sei o sette volte; noi alla prossima seduta del CIPE ovviamente ci saremo, ma temiamo di ripetere un'esperienza che abbiamo già vissuto.
Il tema è molto serio, perché stiamo parlando di 147 chilometri, che lei, Ministro Vito, conosce bene anche per ragioni di residenza; stiamo parlando di 5 miliardi, non di 1,3 miliardi di investimenti; stiamo parlando di una tratta che oggi viene percorsa in quattro ore e che si ridurrebbe del 50 per cento, di una tratta che sposta almeno 6 mila tonnellate al giorno su ferro, che oggi sono su strada, e che sposta sulle ferrovie oltre 15 mila passeggeri. Questi numeri per il Mezzogiorno, e soprattutto per quella parte di area geografica, fanno la differenza rispetto allo sviluppo.
Lei lo sa molto bene, ma pare che al Ministro Matteoli questo non interessi, ogni volta la tratta Napoli-Bari per il Governo diventa oggetto di propaganda. Prima ancora del Protocollo che lei citava, il primo impegno era stato assunto dal Governo Berlusconi nel 2004; siamo arrivati al 2010 e parliamo ancora di progettazioni e, forse, della prima riunione del CIPE nella quale, probabilmente, verranno stanziate quelle risorse.

PRESIDENTE. Purtroppo deve concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Non possiamo accettare questa risposta, ci auguriamo seriamente, anche con l'aiuto dei colleghi campani e pugliesi della maggioranza, che il Governo ci dica la verità sulla TAV Napoli-Bari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

Pag. 64

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crosetto, D'Alema, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lo Monte, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Menia, Migliavacca, Milanato, Palumbo, Romani, Rotondi, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Valducci, Vegas, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,07).

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, la comunicazione che voglio fare all'Aula, agli esponenti del Governo presenti e a lei come Presidente di turno consiste nel segnalare ciò che sta avvenendo in Lombardia in queste ore, come i giornali riportano. Siamo di fronte ad una sciagura ambientale di difficile definizione rispetto alle conseguenze che avrà, nonostante i contenuti della vicenda siano particolarmente oscuri. La richiesta che poniamo oggi è che venga dichiarato lo stato di calamità naturale, come già formulato dalle autorità regionali. Inoltre, vogliamo invitare ufficialmente, se lei se ne farà carico presso la Presidenza, il Governo a svolgere un'informativa urgente sul tema e sulle ragioni e le cause di quanto è avvenuto, viste le notizie raccolte al di là delle conseguenze ambientali e devastanti sulla Lombardia.
Dalle informazioni che stanno pervenendo dalle prefetture in queste ore la «marea nera» - chiamiamola così purtroppo - che sta invadendo la Valle del Lambro è già entrata nel Po. Ciò determinerà conseguenze ambientali che andranno al di là della regione Lombardia e interesseranno sia la regione Emilia Romagna, sia la regione veneta e l'area Adriatica. Quindi, richiediamo interventi immediati della Protezione civile nazionale rispetto al fatto che le conseguenze ambientali di questa sciagura avranno delle ripercussioni che oggi non sono assolutamente definibili. Invito il Governo a farsi carico di questo impegno con la Protezione civile, con la richiesta formale, a nome del nostro gruppo, di un'informativa urgente sul tema, vista la dimensione di questa calamità ambientale. Dai tragici eventi di Seveso, in Lombardia questa calamità è sicuramente iscrivibile nell'elenco di episodi di cui speravamo, anche in quest'Aula, di non essere più testimoni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, colgo l'occasione per chiedere se il Governo abbia già risposto alla richiesta rivolta dall'onorevole Zucchi a inizio seduta questa mattina, affinché il Governo venisse a riferire relativamente alle condizioni del disastro ambientale provocato sul fiume Lambro e sul suo bacino. Ormai è una questione che non riguarda più solo la Lombardia, ma molte regioni, comprese l'Emilia Romagna e il Veneto, che sono bagnate dal Po, visto che lo sversamento di gasolio e di petrolio è giunto ormai al Po e si sta dirigendo verso l'Adriatico. Signor Presidente, chiedo di valutare se non sia il caso di insistere ulteriormente con il Governo, perché dopo Pag. 65sette ore dalla nostra richiesta ancora non è giunta una risposta sulla disponibilità del Governo a riferire in Aula su questo disastro ambientale.
Peraltro, come gruppo del Partito Democratico abbiamo presentato un'interrogazione in Commissione a prima firma Realacci e con sottoscrittori tutti i deputati lombardi del Partito Democratico, e anche su ciò vorremmo sapere quali sono le disponibilità del Governo a riferire rapidamente in quella sede.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per portare anche la voce dell'Unione di Centro rispetto a questa difficile situazione, a questo disastro ambientale, e annunciare che anche noi abbiamo già presentato un'interrogazione al Governo, avente come primo firmatario l'onorevole Libè, affinché risponda su questa situazione. Pertanto, essendoci un'ampia richiesta trasversale al Governo rispetto al disastro ambientale, spero e mi auguro che il Governo possa intervenire immediatamente.

PRESIDENTE. La Presidenza non è a conoscenza di risposte e disponibilità da parte del Governo. Naturalmente, le richieste fatte in questo momento saranno rappresentate nuovamente al Governo con estrema sollecitudine.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 783-A ed abbinate (ore 16,15).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi relativi alla discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vengo da una regione dove l'influenza della criminalità organizzata e il rischio dell'inquinamento non solo del voto, ma della vita civile e sociale, è elevato, come rapporti di polizia e del Ministero dell'interno e procedimenti penali ampiamente dimostrano. Quindi, voglio far presente come il provvedimento che stiamo discutendo non riguarda esclusivamente le regioni meridionali, ma qualcosa su cui tutti i colleghi dovrebbero prestare un'adeguata attenzione, per il rilevante impatto che dobbiamo avere su queste questioni.
Uno dei motivi fondamentali per i quali abbiamo una presenza di criminalità organizzata anche al nord del Paese è stato proprio una decisione politica degli scorsi decenni, che aveva finalità genuine e positive come questo provvedimento. Mi riferisco a quel provvedimento che disponeva il soggiorno obbligato di persone sottoposte a misure di prevenzione o che avevano scontato una condanna penale, che dai loro luoghi di origine nel Meridione venivano obbligati a soggiornare in altre zone lontane, ossia venivano poste al confine o al soggiorno obbligato. Quale era la ratio e l'ispirazione di quella normativa? Quale era l'idea di fondo? L'idea era che, estrapolando queste personalità criminali dal contesto nel quale hanno potuto prosperare, che è un contesto nel quale trovano più facilmente connivenze, complicità e adesioni alle organizzazioni, le avremmo isolate rispetto al loro agire e in questo modo avremmo evitato che potessero essere protagoniste di nuove organizzazioni criminali o di nuove azioni criminali. La realtà ha dimostrato purtroppo l'esatto contrario, cioè proprio in virtù del soggiorno obbligato il cancro, invece di essere isolato, ha provocato la metastasi e in molte regioni e in molte aree del centro e del nord ci troviamo ad avere a che fare oggi con un radicamento criminale che per certi versi è molto più ampio e preoccupante di quello che si voleva circoscrivere. Pag. 66
Signor Presidente, ho citato questo esempio perché anche allora, se andiamo a vedere gli atti parlamentari che hanno preceduto l'assunzione di quella misura, le intenzioni erano le più nobili e genuine e la volontà del legislatore era quella di recidere qualunque tipo di legame, in quel caso tra un criminale e il suo ambiente circostante, nell'illusione che, portando il delinquente altrove, non avrebbe potuto agire. Ora, per certi versi, c'è una analogia con questo nostro provvedimento.
Prima, intervenendo sull'ordine dei lavori, avevo lamentato che la Presidenza avesse assegnato questo provvedimento all'esclusiva competenza della II Commissione. Il Presidente di turno mi ha correttamente riferito il fatto che, trattandosi dell'introduzione di nuove norme penali, questo provvedimento aveva come naturale competenza la Commissione giustizia.
Ma io non negavo questa competenza, che si radica ictu oculi, in modo evidente; sostenevo soltanto che, siccome le disposizioni che abbiamo in esame oggi incidono profondamente sul diritto elettorale e su quella delicatissima fase di svolgimento delle attività elettorali che la legge disciplina, che è la campagna elettorale, e poiché le disposizioni sanzionatorie hanno effetto sui diritti elettorali dei soggetti sia per quel che riguarda la partecipazione alle elezioni, cioè l'elettorato attivo, sia per quel che riguarda la possibilità dell'elettorato passivo, sarebbe stato utile un lavoro coordinato tra la I e la II Commissione, mentre la Commissione affari costituzionali, di cui faccio parte, ha potuto esprimersi solo in sede di parere. Sarebbe stato utile, tra l'altro, coordinare queste disposizioni così importanti nell'ambito del lavoro che stiamo facendo anche sul riordino degli enti locali e sulle altre questioni. Si è scelto di intraprendere una strada diversa: si dice che siamo alla vigilia di importanti elezioni regionali e dobbiamo dare un netto segnale di discontinuità e di rottura tra le possibili complicità e le candidature. Tutti quelli che scendono in campo devono sapere che non si scherza su queste cose.
Sono assolutamente convinto che questa opera di moral suasion debba essere condotta innanzitutto da parte dei partiti. Signor Presidente, chi procede alla formazione delle liste non ha un mero compito compilativo di elenchi di nomi, che poi vengono sottoposti a un generico vaglio degli elettori. È illusorio pensare, ed è anche sbagliato far pensare, che i partiti e le liste non abbiano un ruolo fortissimo nella selezione dei candidati, che è già un vaglio e una selezione rigorosa e restrittiva.
Ci avviciniamo a elezioni dove è previsto il voto di preferenza, quello che è più facilmente inquinabile dalle organizzazioni criminali. Su questo dovremmo intenderci, colleghi: è giusto intervenire in qualche modo per evitare rischi. Perché dico che il voto di preferenza è quello più facilmente inquinabile? Credo di dire un'ovvietà, ma a volte non è così scontato: ci troviamo di fronte al fatto che le organizzazioni criminali non sono in grado di determinare lo spostamento di centinaia di migliaia di voti o di milioni di voti; non determinano gli esiti elettorali in termini di successo o di insuccesso di una lista, di un candidato o di un partito, ma sono più facilmente in grado di intervenire inquinando la selezione dei singoli eletti ai consigli.
È chiaro, infatti, che, laddove per qualche centinaio di voti o per pochissime migliaia di voti si può accedere o meno a un'assemblea elettiva, l'influenza di organizzazioni strutturate può essere decisiva. Come è decisiva in termini virtuosi, laddove si vadano a rappresentare interessi legittimi, di categorie sociali o di gruppi di opinione, interessi che si organizzano intorno alle elezioni in modo legittimo, trasparente e aperto, così è possibile inquinare questa rappresentazione degli interessi con interessi meno legittimi o illegittimi o assolutamente incompatibili con un equilibrato gioco democratico e con quello che noi tutti intendiamo per democrazia politica.
Il provvedimento ha dunque un'importanza cruciale da questo punto di vista. Pag. 67
Inoltre, signor Presidente, si tratta di una materia delicatissima, e bisogna stare attenti sia per quel che riguarda il profilo penalistico che per quanto riguarda il profilo dei diritti civili. Perché, signor Presidente, come ho detto prima riferendomi all'esempio del soggiorno obbligato, che voleva isolare il cancro ed ha provocato le metastasi, anche in questo caso intravedo rischi di un utilizzo di questa normativa in modo distorto, se non rovesciato.
E dove intravedo tali rischi? Li intravedo in alcuni aspetti che, già nel parere di costituzionalità della I Commissione, erano stati messi in evidenza: in un ampio livello di indeterminatezza della condotta delittuosa. Che cosa reca il testo base della legge, il testo unificato? Visto che siamo in sede di discussione sulle linee generali, a questo e solo a questo mi riferisco. Stabilisce che le persone alle quali è stata applicata la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ai sensi della presente legge non possano con qualsiasi mezzo, direttamente e indirettamente, svolgere le attività di propaganda elettorale previste dalla legge 4 aprile 1956, n. 212 e successive modificazioni, durante qualsiasi tipo di competizione elettorale, in favore o in pregiudizio di candidati e simboli.
Intanto la proposta sceglie in parte una tipizzazione, rimanda ad una norma che regola alcuni aspetti della campagna elettorale e la contraddice immediatamente, perché aggiunge: «con qualsiasi mezzo». Se andiamo a leggere le norme previste dalla legge del 4 aprile 1956, n. 212, vediamo che quella legge regola innanzitutto e sostanzialmente gli adempimenti che gli enti locali devono compiere in relazione ai turni elettorali, ossia la predisposizione delle strutture su cui poter svolgere le affissioni e la suddivisione degli spazi così predisposti tra le liste elettorali e i candidati in gioco. È ovvio che ci si limita quindi a delineare una delle possibili attività di campagna elettorale, mentre tutte le altre non sono specificamente tipizzate.
Perché, signor Presidente, non sono tipizzate? Per la semplice ragione che è molto difficile tipizzare che cosa sono le attività di una campagna elettorale. Come possiamo determinare qual è l'attività in favore o in pregiudizio di una lista? Tutti noi, quando svolgiamo la campagna elettorale, in qualche misura facciamo un'attività in favore della lista in cui siamo candidati e in pregiudizio di tutte le altre. Si tratta cioè di specificazioni che nulla specificano, perché è evidente che chiunque può individuare un numero di attività amplissime: mi riferisco a scrivere lettere, fare telefonate, parlare sulla pubblica piazza, convocare riunioni, convocare manifestazioni pubbliche, convocare amici a casa. La campagna elettorale ha cioè un'ampiezza, una panoplia di strumenti e di misure che non sono tutte riconducibili alla legge, e che quindi, rendendo indeterminata tale norma, rendono difficile la sua applicazione.
Come si fa a dire che non possono svolgere direttamente e indirettamente campagna elettorale? E se parlano con gli amici e danno un'indicazione di voto, stanno violando la legge? E come possiamo noi acquisire questa notitia criminis in un modo credibile, tale per cui possa essere perseguibile in un tribunale, e non semplicemente esposta genericamente alla riprovazione dell'opinione pubblica?
Dobbiamo stare attenti a non rischiare di farne «norme manifesto» o «norme bandiera» la cui applicabilità è impossibile, perché in quel caso otterremmo addirittura il risultato opposto, cioè quello per cui avvengono fatti veri di inquinamento delle campagne elettorali e la legge si rivela non solo impotente, ma addirittura ingannevole e viene ad essere rivolta contro lo stesso legislatore, perché facilmente eludibile ed aggirabile.
Inoltre, la pena prevista per chi, sottoposto alla sorveglianza speciale, svolga la campagna elettorale, con qualsiasi mezzo, si applica anche al candidato che, inequivocabilmente a conoscenza della sottoposizione alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza del soggetto di cui abbiamo parlato finora, richiede o accetta tale attività. Pag. 68Nulla quaestio nel caso in cui si richieda l'attività, cioè se un candidato richieda a qualcuno, che sa essere sottoposto a una misura di questo tipo, di fare campagna elettorale in suo favore. È evidente che c'è un chiaro e riconoscibile dolo, anche se deve essere chiarita la circostanza in cui è avvenuta la richiesta, che non può essere solo fonte di propalazione della persona sottoposta a sorveglianza o peggio ancora di chi, per ragioni di ostilità politica, dica che quel candidato ha richiesto a quei soggetti di fare campagna elettorale per lui, e che magari questa circostanza - cioè una forma di testimonianza esterna, che può essere mossa da un intento di colpire politicamente un candidato avverso, nella stessa lista o in altre liste - possa essere avvalorata dalla presenza presso la casa della persona sottoposta a sorveglianza di materiale elettorale del candidato di cui si dice abbia richiesto la partecipazione.
È facile, infatti, in questo modo costruire a danno di una persona una verosimiglianza di circostanze delittuose, di cui la persona che viene investita e colpita nulla sa e nulla può, trovandosi egli, per come è formulata la norma, nella condizione di ragionevole inversione dell'onere della prova, essendo lui costretto a spiegare perché il suo materiale elettorale si trovava a casa della persona sottoposta alla sorveglianza speciale, quando il materiale elettorale è quanto di più pubblico esista sotto elezioni, e a dover giustificare perché qualcuno lo accusa di aver chiesto di svolgere questa campagna elettorale ad una persona che egli sapeva essere sottoposta a misure di prevenzione.
È giusto far sì che il candidato abbia un forte disincentivo a rivolgersi alle organizzazioni criminali, credo che sia doveroso farlo da parte nostra, ma non possiamo creare una norma il cui effetto può essere addirittura il contrario, cioè che le organizzazioni criminali vengono volte in pregiudizio di un candidato che nulla ha a che fare con queste stesse organizzazioni.
Sicché se c'è qualcuno che magari svolge una battaglia per la legalità contro le infiltrazioni criminali nella pubblica amministrazione, contro le connivenze nella società civile e contro le connivenze nel modo dell'impresa, questi si trova ad essere oggetto dell'accusa - ben costruita ma facilmente costruibile grazie a questa norma -, ad essere lui il soggetto che è in qualche modo al soldo o sotto il controllo delle organizzazioni criminali.
Quando si toccano queste materie, come i diritti civili e i diritti di libertà, signor Presidente, è dovere di una Assemblea elettiva considerare tutte le ipotesi, anche le più estreme, e costruire le norme in modo tale che le negativamente più estreme non possano mai prodursi. La volta che si dovessero produrre, infatti, noi non ci troveremmo di fronte a casi di mala giustizia, ma di fronte ad un cavallo di Troia affinché le elezioni non siano più libere e democratiche, non solo in certe zone del Paese dove si crede che questa influenza sia più rilevante, ma anche, come ho detto all'inizio del mio ragionamento, laddove le presenze di criminalità organizzata ci sono, sono documentate dall'attività degli inquirenti e dove le elezioni si svolgono con la possibilità di inserirsi nel meccanismo del gioco delle preferenze, inquinando poi i risultati.
Tutto ciò riguarda la prima condizione, quella nella quale è il soggetto a richiedere qualcosa. Tuttavia, nel provvedimento vi è una norma ancora più sorprendente ed è quella che prevede che il candidato, pur a conoscenza del fatto che una persona è sottoposta a misura di sorveglianza, avrebbe genericamente accettato che questo gli faccia campagna elettorale. Signor Presidente, tutti noi abbiamo una qualche esperienza in campagna elettorale, ma abbiamo mai pensato che ci sia un modo per rifiutare una campagna elettorale? Abbiamo la possibilità di conoscere tutti quelli che si adoperano per noi durante la campagna elettorale? Abbiamo la possibilità di conoscere dove venga distribuito il nostro materiale elettorale che diamo ad alcuni affinché lo distribuiscano attraverso una catena di distribuzione volontaria e spontanea su cui non vi è alcun tipo di controllo possibile? Qual è l'atto proprio Pag. 69per cui uno possa mettersi tranquillamente al riparo da questo articolo di legge, per cui possa dire: io quella roba lì non l'ho accettata? Come si fa? Dove è il momento dell'accettazione del sostegno elettorale? Dove sta? E un articolo di giornale a favore di una lista in cui sono candidato rappresenta un momento di sostegno alla mia campagna elettorale? Evidentemente sì, perché più aumenta il quoziente elettorale della lista, più aumenta il numero degli eletti e, se io sono l'ultimo in ordine di elezione, probabilmente quel sostegno risulta decisivo per aumentare i voti del mio partito e farmi eleggere. In questo modo, pur non sapendo nulla di colui che ha scritto quell'articolo di giornale, sono inequivocabilmente responsabile se, essendo a conoscenza che trattasi di sorvegliato speciale, non scrivessi esplicitamente che rifiuto il suo sostegno. Dobbiamo cominciare i nostri comizi elettorali nelle piazze dicendo: signori elettori prima di dirvi i motivi per cui vi chiedo il voto, dico subito che rifiuto qualunque forma di sostegno dal signor Tizio, Caio e Sempronio, facendo un elenco così come fa la Presidenza quando annuncia le missioni? È ragionevolmente impossibile. Allora se ci troviamo di fronte ad una condotta indeterminabile, siamo fuori dell'ambito del diritto penale, perché le condotte non determinate non possono rientrare nell'ambito del diritto penale, questo è uno degli elementi di certezza del diritto...

ALBERTO TORAZZI. Un po' di sintesi!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Perdonami, onorevole collega, ma gli argomenti sono tanti e decisivi.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, l'onorevole Stracquadanio ha a disposizione ancora del tempo per poter parlare.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. È difficile argomentare e mi rendo conto che mi espongo a qualche rischio, perché non vorrei che qualche collega dicesse questo è un intervento che vuole avallare comportamenti di natura criminosa, non solo sanzionabili sul piano penale, ma anche sul piano della deontologia e della correttezza politica. Tuttavia, vorrei mettervi in allarme su tutti questi aspetti. Una condotta non determinata a cui non può corrispondere un anticorpo, una contromisura efficace, perché il candidato è in balia di questa situazioni che non controlla. Questa è una statuizione pericolosa. Non solo la condotta non determinata, ma anche l'accettazione di qualcosa di cui è difficile stabilirne un rifiuto, non essendo né accettabile né rifiutabile, provoca come effetto automatico la decadenza persino dei parlamentari.
Ora, signor Presidente, non voglia sembrare questa la difesa di un ordine corporativo, ma non è previsto nel nostro ordinamento che la decadenza del parlamentare sia automatica, anche là dove esistano evidenti cause di ineleggibilità, conseguenti per esempio a condanne che comportano l'interdizione dai pubblici uffici, uno strumento presente nel nostro ordinamento che mette a disposizione del giudice ogni possibilità di bloccare l'inquinamento criminale. Infatti, se una persona è interdetta dai pubblici uffici non sarà eleggibile, e nessuno candida gli ineleggibili perché altrimenti si vede costretto a farli decadere, oltre ad avere il discredito e il disdoro relativamente alla candidatura di una persona che non può essere eletta. Ma con l'introduzione di queste misure ci troveremmo ad avere un doppio peso, una doppia misura, in quanto, considerati l'autonomia decisionale del Parlamento e il procedimento apposito (in cui interviene la Giunta delle elezioni), le garanzie di tale procedimento, previste per il Parlamento e per il parlamentare, non si vedrebbero nemmeno attivate. Invece vi sarebbero poi altre situazioni nelle quali tutti questi diritti rimarrebbero. Si apre con questo un vulnus grave nell'ordinamento parlamentare, colleghi, che vi dovrebbe far riflettere. Se si decide, colleghi, con questo atto che certe decadenze sono automatiche, allora noi dobbiamo rivedere tutta la disciplina perché comunque non possiamo avere due pesi e due misure. Non possiamo Pag. 70trovarci di fronte a casi in cui una condanna in giudicato provoca l'interdizione dai pubblici uffici (e dev'essere la Giunta delle elezioni della Camera o del Senato ad esaminare gli atti, a discuterli e a prendere le determinazioni di legge) e in altri in cui una condotta molto meno definita e determinata, che può essere ancora oggetto discussione, possa provocare un effetto automatico sul Parlamento. Non si legifera così, signor Presidente, perché si ottengono effetti contrari a quelli che si vogliono ottenere. Le grida manzoniane sono sempre pericolose.

PRESIDENTE. Colleghi, posso pregarvi di fare assemblea da qualche altra parte. Lasciate concludere il collega, grazie.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Credo che siamo nelle condizioni di poter esaminare questo provvedimento con maggiore approfondimento, di non avere nessuna fretta di propaganda elettorale al punto da doverlo approvare, e di dover molto meglio definire questi problemi nell'ambito di una disciplina generale che riguarda i diritti elettorali negli enti locali e le elezioni al Parlamento ed al Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, per cortesia, onorevole Vietti...

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non è possibile procedere attraverso la porta di servizio del diritto penale per entrare nel modo di formazione della sovranità popolare che, signor Presidente, ricordo è prevista nel primo articolo della Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, ho solo cinque minuti, e mi dispiace ma questa volta non li utilizzerò per rispondere al collega che mi ha preceduto, se non en passant (mi scuserà perché in Commissione siamo abituati a parlarci molto), dicendo che il suo discorso evoca paure che non esistono e che veramente non capisco. Tutte le preoccupazioni che lo muovono sono sicuramente encomiabili, ma non sono ancorate da nessuno a questo testo. Mi scuso se faccio un discorso molto tecnico, ma voglio riportare all'attenzione di tutti la questione che abbiamo davanti e che stiamo discutendo, perché altrimenti forse inseguiamo fobie e preoccupazioni e poi alla fine manchiamo l'obiettivo. La prima domanda che dovremmo porci tutti: siamo tutti o no preoccupati del rapporto tra mafia e politica? Vogliamo lavorare per spezzare questo rapporto? Penso che a questa domanda una persona di buon senso, qualunque siano i suoi sentimenti personali, debba rispondere: si, vogliamo andare in questa direzione.
Ebbene, vi sono già norme che vanno in questa direzione e che si sono dimostrate in alcuni momenti sicuramente adeguate, ma che non lo sono più. Parlo, ad esempio, della disposizione di legge che riguarda lo scioglimento del consiglio comunale per mafia: è inadeguata perché riguarda soltanto alcuni livelli istituzionali e non altri e perché non risolve il problema, coinvolgendo interi organismi anziché i singoli destinatari dell'attenzione giudiziaria e, quindi, coinvolge interi consigli comunali.
Infine, vi è il voto di scambio: anche questo è adeguato o meno ad interrompere il rapporto mafia e politica? L'esperienza ci fa dire che tale strumento è inadeguato anche da solo, sebbene sia sicuramente positivo ed importante.
Il primo strumento di cui ho parlato è stato introdotto nel 1991, mentre quest'ultimo nel 1992; si tratta sicuramente di provvedimenti significativi ed importanti che hanno dato una mano al contrasto alla criminalità, nonché a spezzare questo rapporto perverso in tutta Italia (a tale riguardo possiamo accontentare il collega che è intervenuto prima di me) e non solo nelle regioni meridionali, ma, purtroppo - ahimè - soprattutto nelle regioni meridionali. Questo rapporto mafia-politica non si riesce a spezzare sino in fondo. Pag. 71
Pertanto, si continuano a sciogliere i consigli comunali per mafia; continuano spesso ad esserci incriminazioni che, molto spesso, non arrivano nemmeno alle condanne, ma le cose restano come prima. Qual è la finalità di questo provvedimento? Quest'ultimo nasce dall'osservazione di fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti. I fenomeni sono abbastanza leggibili anche in termini statistici e documentali. L'osservazione è che, molto spesso, in quelle infiltrazioni mafiose che, a livello comunale, portano allo scioglimento del consiglio comunale (le stesse infiltrazioni mafiose ad altri livelli non portano ad alcun risultato) vi sono soggetti agenti responsabili delle infiltrazioni stesse e di certe pressioni; sono ovviamente soggetti pericolosi che fanno parte delle varie cosche mafiose. Nello specifico, il provvedimento in esame interviene rispetto a soggetti particolari che sono i sorvegliati speciali che sono anche indiziati di mafia.
Dunque, non stiamo parlando dell'universo mondo. Non stiamo parlando dei cittadini, ma della possibilità di incidere, prevedendo un divieto che si aggiunge ad altri, già previsti da leggi vigenti, per i sorvegliati speciali; anzi, neanche per tutti i sorvegliati speciali, ma per quelli che sono indiziati di mafia. Allora, su questo aspetto mi pare che dovremmo avere qualche preoccupazione e da dove nasce tale preoccupazione? Nasce dal fatto che la politica si difende da sé stessa. La politica vive di fobie e probabilmente - voglio essere malevola - vuole continuare a pensare che si possa non vedere o far finta di non vedere e si possano affrontare le campagne elettorali, facendo in modo che i vari sorvegliati speciali e le varie cosche raccolgano il consenso sul territorio, fingendo di non saperlo. La novità di questa legge è che si vuole evitare che qualcuno finga di non saperlo e allora al reato che viene introdotto per chi non ottempera e non osserva il divieto di propaganda speciale, di propaganda elettorale per i sorvegliati speciali che non rispettano questo divieto se ne aggiunge un altro che è quello riferito al politico che cerca i voti del sorvegliato speciale che conosce come tale (un sorvegliato speciale è molto conoscibile come tale), li richiede, li sollecita e li ottiene perché ha dalla sua il fatto che la propaganda elettorale viene effettuata. Quali sono le preoccupazioni...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole lo Moro.

DORIS LO MORO. Mi dispiace di dover concludere perché l'argomento meriterebbe molto. Dunque, dico basta con le paure e le false paure. Il Parlamento deve avere più coraggio. Non possiamo presentarci al Paese, affermando di rispettare e tutelare i diritti fondamentali quando in questo momento forse siamo preoccupati soltanto delle preoccupazioni aggiunte che avremo come politici perché, questa volta, dovremmo guardare negli occhi le persone a cui affidiamo la nostra propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, le chiedo preliminarmente di volermi segnalare quando avrò parlato per cinque-sei minuti perché vorrei contenere i tempi del mio intervento per rendere più agevole l'approvazione di questo provvedimento oggi stesso.
Si tratta di un provvedimento al quale anche noi abbiamo partecipato perché è un testo unificato comprensivo di più proposte di legge una delle quali è stata firmata dal sottoscritto e dall'onorevole Tassone.
Non è un caso che molti parlamentari che hanno proposto i testi oggi in discussione in Aula provengano dal Mezzogiorno, dal sud, perché è vero ciò che ha affermato l'onorevole Stracquadanio: il problema delle cointeressenze tra la politica e le mafie non riguarda solo il Mezzogiorno, ma in alcune regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, il peso e la pervasività delle mafie e delle organizzazioni criminali rende assai difficile l'esercizio della rappresentanza ed il lavoro delle istituzioni. Pag. 72Lo hanno proposto molti parlamentari del Mezzogiorno perché sono quelli che vivono in queste regioni e che conoscono quanto importante e decisiva per lo sviluppo di questi territori sia l'attività di contrasto della mafia, a cominciare dai comportamenti che riguardano la politica.
È un testo però che, benché sia stato proposto anche nelle altre legislature, non ha mai visto la luce. Va dato atto oggi alla determinazione dell'onorevole Napoli e della presidente Bongiorno se questo testo è in discussione in Aula. Non ha mai visto la luce nelle legislature precedenti perché nelle legislature precedenti si è fatto prevalere il livello delle obiezioni, che sono un po' le obiezioni che l'onorevole Stracquadanio prima ha illustrato ed ha argomentato nel suo intervento. Si è detto negli anni passati, ma anche nei mesi passati, quando si discuteva del provvedimento in esame, che questa norma potrebbe prestarsi ad un uso strumentale. Si è fatto l'esempio del candidato inconsapevole, di cui, per esempio, a causa di una macchinazione politica, possano trovarsi i volantini - senza sua responsabilità, perché qualcuno ce li mette - nel covo di qualche latitante. Ma dov'è questo uso strumentale, se nel testo che oggi discutiamo si prevede che la responsabilità del candidato debba essere accertata con una sentenza definitiva? Dov'è questo uso strumentale, se nel testo oggi in discussione si prevede che il candidato debba avere consapevolmente richiesto lo svolgimento di campagna elettorale ai mafiosi? Richiesto, onorevole Stracquadanio, e non semplicemente accettato. Lei ha svolto gran parte del suo intervento, basandosi sul testo originario, poi modificato proprio in ragione dell'invito ad apportare talune modifiche pervenuto dalla I Commissione.
Nel testo che oggi andremo ad approvare non si dice più che è colpevole il candidato che richiede oppure che accetta: si dice che è colpevole il candidato che, con sentenza definitiva, si accerti abbia richiesto di svolgere campagna elettorale alla mafia, avendo conoscenza diretta ed inequivocabile del fatto che colui al quale è stata richiesta la campagna elettorale è stato a sua volta condannato con sentenza definitiva per mafia. Dov'è allora questo possibile uso strumentale?
Un'altra obiezione che pure l'onorevole Stracquadanio ha argomentato nel suo intervento riguarderebbe la sufficienza dei codici etici. Si dice - non solo lui, ma tanti dicono - che basterebbe che i partiti selezionassero classi dirigenti nelle liste attraverso codici etici. Ma chi afferma queste cose, non conosce il modo di procedere della 'ndrangheta, della camorra e della mafia, che, quando decidono di puntare su un candidato, spesso decidono di puntare sugli incensurati, su coloro che passerebbero indenni al vaglio di qualsiasi codice etico. I codici etici quindi - e concludo, onorevole Presidente - non bastano. Ma non vi è neanche una lesione dei diritti civili e delle libertà proprio perché si parla di sentenza passata in giudicato. E allora la legge sullo scioglimento dei consigli comunali? Quella sì colpisce tutti i consigli comunali, quelli che hanno avuto responsabilità nel rapporto con le organizzazioni criminali e quelle che tali responsabilità non hanno avuto. Questa legge almeno colpisce solo quelli che hanno richiesto alla mafia che si faccia campagna elettorale.
Non è una legge contro le libertà, ma, al contrario, è una legge per assicurare la libertà a quei territori, soprattutto del Mezzogiorno, che la libertà dalle mafie non hanno e che vorrebbero una politica che sia capace di conquistarla per loro.
Per questa ragione siamo contrari all'accantonamento di questo provvedimento e ci auguriamo che l'Assemblea, in maniera bipartisan, sappia coglierne il senso e sappia dimostrare che le liste pulite le vogliamo tutti, non solo perché dichiariamo di volerle, ma perché abbiamo il coraggio di atti legislativi concreti che conducono a produrre delle liste pulite (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, il provvedimento in Pag. 73esame, che unifica diverse proposte di legge, tra le quali quella dell'onorevole Rossa e del sottoscritto, trae origine dalla feconda elaborazione del centro studi Lazzati di Lamezia Terme, fondato e presieduto dal magistrato emerito Romano De Grazia.
Questo provvedimento, che possiamo definire «PD e Lazzati», pur avendo una portata generale, valida quindi su tutto il territorio nazionale e per tutte le elezioni, nasce in Calabria, dove l'intreccio tra affari, mafia e politica rappresenta un fenomeno particolarmente avvertito. Dopo il delitto di Francesco Fortugno, infatti, la questione è tornata prepotentemente attuale. In Calabria, infatti, la recrudescenza mafiosa pone problemi serissimi. La 'ndrangheta è l'organizzazione criminale più potente al mondo, avendo superato, per la violenza e per la solidità spesso parentale dei rapporti interni, altre organizzazioni quali la camorra, la mafia e la sacra corona unita. Per sconfiggerla bisogna recidere tutti i suoi tentacoli e isolare i soggetti che alimentano il fenomeno e che vedono nella competizione elettorale un'occasione ghiotta per accrescere ed espandere il loro dominio.
Il provvedimento, quindi, parte da una considerazione elementare: al sorvegliato speciale viene sospeso il diritto di elettorato attivo e passivo finché dura la misura di sorveglianza e non solo. Allo stesso (e questo è il privilegio) è consentito, però, di svolgere attività di raccolta del consenso al momento della competizione elettorale, il che deve considerarsi assolutamente un paradosso. È una incongruenza inaccettabile, perché è ovvio che, se al sorvegliato viene sospeso per il suo accertato stato di pericolosità il diritto fondamentale dell'esercizio del voto, per lo stesso motivo non gli viene inibito di raccogliere voti per un candidato suo referente...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Oliverio, colleghi, per cortesia... onorevole Granata, per cortesia, dobbiamo continuare... Continui pure, onorevole Oliverio.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie, signor Presidente. Proprio in questi ultimi giorni le cronache fotografano il terribile spaccato di questo fenomeno che comporta infiltrazioni nelle istituzioni elettive di personaggi graditi ed eletti dal potere mafioso che vedrebbero accrescere il potere del singolo mafioso anche a mezzo del mero favore della raccolta del voto.
Bisogna contrastare con forza tale fenomeno per evitare che tra mafia e politica possa stipularsi un patto elettorale. Per questo sono previste sanzioni pesanti, sino alla decadenza dall'incarico, nei confronti del politico che si rivolge ad essa.
Signor Presidente, in questi giorni i partiti stanno definendo le liste per le elezioni regionali e amministrative. La scelta dei candidati è un momento dirimente della competizione democratica, un atto qualificante nella vita dei partiti, un biglietto da visita che essi mostrano alla comunità locale e nazionale. È necessario, quindi, rivolgere un appello a tutte le forze politiche, affinché le donne e gli uomini che saranno indicati nella competizione elettorale rappresentino una garanzia di impegno, di serietà, di rigore e di assoluta dedizione alle istituzioni. Occorre compiere ogni sforzo signor Presidente, perché anche questa occasione venga usata per rafforzare la democrazia.
Se verrà, invece, vissuta in un clima di rilassata distrazione o, peggio, con superficialità, le istituzioni verrebbero esposte alla permeabilità del sistema politico mafioso. Qui deve intervenire la politica, quella buona, una politica che deve trovare il coraggio di sapere ascoltare e scegliere da quale parte stare.
Noi del Partito Democratico abbiamo deciso di stare dalla parte dei cittadini e a difesa delle istituzioni, dalla parte degli onesti, contro la mafia e contro ogni atteggiamento mafioso. La posta in gioco è importante per l'avvenire delle giovani generazioni, che vivono in alcuni territori meno fortunati e non possiamo consentirci un'ulteriore attesa che potrebbe indirettamente suonare come una fatale connivenza. Il Mezzogiorno, la Calabria, i giovani Pag. 74non ci capirebbero altrimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, probabilmente per la prima volta nella mia vita, anziché andare a braccio, leggerò il mio intervento. Lo leggerò perché la delicatezza di questo tema induce ad una particolare attenzione rispetto a quello che deve essere riferito. Inoltre, induce a calibrare le parole, perché l'ansia di approfondimento tecnico e di coordinamento delle norme rispetto a quelli che sono i principi essenzialmente della Costituzione non faccia trasparire un dato critico, che vada al di là di quella che è la necessità che le norme, soprattutto quelle penali e di diritto penale, siano correttamente e lessicalmente impostate, secondo quello che Pietro Nuvolone chiamava il sistema del diritto penale.
Il testo normativo che mi accingo a commentare, quale rappresentante del Popolo della Libertà, si sforza di ulteriormente completare, in un settore delicato quale quello della propaganda elettorale, la definizione degli strumenti concreti per la lotta alla criminalità, settore in cui il Governo ha dato prova di capacità nelle diagnosi e, soprattutto, di efficacia nelle terapie.
Signor Presidente, non vi è dubbio che questo Governo, sotto il profilo della lotta alle mafie, è stato capace di esprimere un know-how normativo e pragmatico di rara potenza e di rara capacità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e tutto si potrà dire di questa prima parte dell'esperienza governativa tranne che non vi sia stata una feroce lotta alle mafie, con strumenti normativi, tecnici e di effettivo risultato.
In questa scia, si colloca anche questa fase del provvedimento che stiamo discutendo. È noto che il rischio più grave, nella costante attenzione per evitare che i germi patogeni del crimine possano infettare il tessuto connettivo buono della società, è quello di non essere in grado di riconoscere - o di non avere gli strumenti per riconoscere - il penalmente rilevante all'interno di determinati contesti di interesse socio-economico. È evidente che il crimine, soprattutto in determinati contesti, è un crimine strisciante e irriconoscibile e si deve avere la capacità, la forza e il coraggio di riconoscerlo e stanarlo.
Ma questo - e lo dico subito, all'esordio del mio intervento - lo si può garantire soltanto rispettando le regole. Non è possibile combattere i fenomeni anche gravi, come quelli mafiosi, con l'illusione di travolgere il pacchetto normativo preposto a governo del nostro sistema. Se volessimo, per ottenere strumenti più efficaci, travalicare i paletti che la Costituzione impone, porremmo in essere una condotta assolutamente analoga a quella che viola i parametri di efficacia e di coerenza del nostro ordinamento.
Tale scelta si conchiude nella straordinaria capacità dell'illecito di insinuarsi in ogni luogo e, soprattutto, in ogni luogo in cui vi sia produttività, in senso ampio. È una scelta che è una costante, atteso che il controllo di determinati punti vitali del sistema consente una continua e più facile locupletazione. È evidente, infatti, che i fenomeni criminali hanno abbandonato la strada dei reati comuni per andarsi a collocare in luoghi di più facile locupletazione, quali sono quelli della società civile.
Tale scelta di utilità marginale, da parte della più moderna manifestazione del crimine, deriva dalla situazione di minorata difesa che la società mantiene in contesti in cui non vi è l'abitudine ad avere quali interlocutori i malavitosi. A tale proposito, faccio presente che l'abbandono dei reati comuni per attingere risorse da fonti nuove e apparentemente estranee per storia alla tradizione criminale, è ben sintetizzata in uno studio recente, Mafia pulita di Antonio Laudati.
Inoltre, vi è la ormai collaudata idoneità della malavita a darsi forme organizzative legali o legalizzate che sono di per sé già pronte ad essere operative in tali praterie inesplorate della vita civile. Le nuove mafie attagliano il proprio agire nei Pag. 75settori della vita civile più fragili e la propaganda elettorale è indubbiamente un settore in cui l'interesse del legislatore deve essere manifestato, ma manifestato, lo anticiperò, in termini di rispetto delle regole.
L'intervento che qui si propone ha tre profili, che sono sinergici e ispirati. Diversa è la loro traduzione tecnica che deve avere compatibilità con il sistema penale e processuale penale. La legge impone al sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con misure di prevenzione non più impugnabili il divieto di fare propaganda elettorale (profilo precettivo di carattere attivo), una sanzione a questa violazione (un profilo sanzionatorio attivo) e un profilo precettivo e sanzionatorio di posizione nei confronti del candidato; il candidato, che deve essere consapevole della situazione di sorvegliato speciale dell'interlocutore, richiede che gli venga fatta propaganda ed è soggetto a sanzione penale, oltre che alle sanzioni derivanti da questa sanzione penale.
I pareri delle Commissioni giustizia e affari costituzionali hanno già manifestato forti perplessità su tali meccanismi, in special modo quello della Commissione affari costituzionali, soprattutto con riferimento alla responsabilità del candidato, perché ci si rende conto che far scaturire delle propaggini afferenti al futuro politico di un candidato per un rapporto con un soggetto malavitoso può comportare certamente dei problemi.
Per esempio, innanzitutto non vi è alcuna differenza, almeno apparente, tra l'anamnesi del candidato e quella del sorvegliato speciale. Il candidato è il soggetto che può essere assolutamente incensurato con un percorso politico e personale assolutamente adamantino e questo non ha nessun rilievo nella normativa che ci accingiamo a votare.
Ma soprattutto - lo dico con grande franchezza - non viene sufficientemente valutata la organizzazione delle campagne elettorali, che ha in sé non soltanto dei profili di delega, ma soprattutto di spersonalizzazione da parte del candidato.
Allora, se siamo di fronte a delle deleghe e ad organizzazioni complesse nelle campagne elettorali (si pensi ai comitati, ai portavoce e a tutto quello che è intorno al candidato) il controllo della personalità, del rapporto tra il candidato e questi soggetti è davvero molto problematico.
Quando si attacca l'articolo 27 della Costituzione, ossia la possibilità di personalizzare l'evento rispetto al soggetto o, se volete, la condotta rispetto al soggetto, la norma può scricchiolare, può dare origine a dei problemi irrisolvibili che provochino non delle «responsabilità senza colpa», ma delle vere e proprie responsabilità di posizione, derivanti cioè dal mero dato di ricoprire un ruolo e indipendentemente da quello che si pone in essere, una colpa da organizzazione che può essere facilmente scaricata sul candidato.
Non si dimentichi: parliamo di sentenze passate in giudicato come se vivessimo un processo virtuale o ideale in cui l'imputato è soggetto ad un processo in un Paese assolutamente normale sul piano dei tempi e sul piano degli accadimenti, ed attende tranquillamente il giudicato che costituisce poi la vera sanzione finale della sua condotta.
Ma noi siamo di fronte, in questo Paese, ad un processo mediatico ben più grave di quello giudiziario. Nel momento in cui una notizia del genere dovesse aggredire un candidato non è certamente il giudicato quello che lo sanziona, ma il fatto che vi sia un approccio ad una responsabilità parapenale in termini di incertezza sotto il profilo del principio di personalità che in qualche modo penalizzerebbe direttamente il soggetto.
La notizia dell'accusa, per esempio, da parte di un sorvegliato speciale, che un candidato si sia a lui rivolto per svolgere propaganda elettorale farebbe il giro del mondo (si fa per dire) della stampa e delle agenzie, provocando immediatamente delle conseguenze sanzionatorie reali che andrebbero a penalizzare anche il migliore dei nostri candidati.
Capite che questi rischi sono gravissimi in certi contesti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico) dove l'eliminazione Pag. 76diretta costituisce una costante, dove si eliminano i candidati a botte di informazioni di garanzia, e non da parte solo dei pubblici ministeri - qualche volta capita - ma da parte di soggetti interessati a farsi giustizia mediante la giustizia, e questi sono meccanismi che vanno debellati.
In altri termini, se noi introduciamo una norma, signori dell'opposizione e signori della maggioranza, che abbia in sé i germi per neutralizzare quello che la norma stessa si propone di fare, cioè una norma che si autodistrugge, come la cassetta di missione impossibile, entro 90 secondi, perché non è capace di garantire un risultato, perché presenta più rischi che vantaggi, mi chiedo e vi chiedo - da persona che raccoglie costantemente le lacrime degli indagati e vive la quotidianità dell'esperienza di un processo penale che massacra la gente comune più della gente importante - se questa è una norma che può passare senza un rigorosissimo vaglio in ordine alle condotte tipiche, se noi possiamo per ragioni politiche e di immagine elettorale consentire che questo possa passare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ve lo dico da uomo di legge e da uomo di Parlamento, sono due situazioni che in questo momento coincidono e non riesco a scindere: dalla parte del cittadino e dalla parte del Parlamento.
Il punto della lettura tecnica di questi dati induce ad una riflessione assai approfondita: noi dobbiamo consegnare al Paese una norma efficace, vera, che non sia uno spot elettorale e che sia capace di garantire quello che vuole garantire.
E, allora, se la parola di un sorvegliato speciale può in tutti i casi attivare un meccanismo perverso, che vede il candidato migliore esposto anche al solo tentativo del delitto che viene enucleato dall'articolo 1 di questo testo unificato - ben ispirato ma che deve essere scritto con grande attenzione - vi faccio una domanda: se ciascuno di noi fosse attaccato dalla parola di un sorvegliato speciale che sostiene che qualcuno di noi gli ha detto di fare propaganda elettorale, il delitto tentato, e se ciò fosse sufficiente ad integrare questo sistema non sarebbe allora capace da solo di attivare quello che noi non vogliamo che si attivi, ovvero un attacco indiscriminato alla libertà politica di ciascuno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Qui non c'è da invocare null'altro che l'articolo 27 e l'articolo 51 della Costituzione.
Direi che a tali riflessioni di fondo noi dobbiamo accompagnare alcune riflessioni di carattere più squisitamente tecnico, perché non c'è dubbio che quando i temi che si affrontano sono capaci di muovere la coscienza civile e giuridica di ciascuno, il dato tecnico patologico si accompagna a quello patologico di carattere generale.
Vedete, è innanzitutto utile, dal punto di vista delle critiche che si possono muovere a questo testo, prendere atto che diventa indispensabile parametrare il dato che il soggetto candidato che si rivolge al sottoposto a sorveglianza debba essere pienamente e inequivocabilmente consapevole di questa situazione.
Questo è un tema di grande importanza perché io vi chiedo, nella vostra esperienza quotidiana comune, se vi è una lettera circolare mandata a più soggetti, se vi è una riunione di simpatizzanti, se vi è una pacca sulla spalla, se vi è un manifesto affisso da un soggetto che affigge manifesti, questa è un'attività che comporta richiesta e comunque utilizzazione concreta di questa attività? Vogliamo esporci tutti, per ragioni soltanto contingenti nell'imminenza delle regionali, a sentirci dire che affiggere un manifesto significa aver utilizzato concretamente un attacchino che per avventura è un sorvegliato speciale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Questo, secondo voi, è un parametro accettabile in un Parlamento civile?
Signori, ottimo il principio, la realizzazione va calibrata secondo una parametrazione che sia ricognitiva di questi rischi. Io mi occupo di sicurezza sul lavoro nella mia facoltà e la prevenzione costituisce un parametro normativo fondamentale: occorre conoscere la realtà, prevedere i rischi, valutarli ed esorcizzarli con dei sistemi che garantiscano la migliore sicurezza Pag. 77tecnicamente possibile, io dico normativamente possibile. La norma deve garantire un margine di sicurezza che tuteli i principi della Costituzione.
Questa norma diventa altrettanto delicata allorquando, per esempio, si fa riferimento alla condotta del candidato. La norma, infatti, in base agli emendamenti che ho letto e ai subemendamenti - mi rivolgo ai pazienti interlocutori, pazienti perché siamo arrivati al pomeriggio - prevede che il candidato debba richiedere consapevolmente, cioè consapevole della condizione di sottoposto a misura di prevenzione del soggetto, la propaganda elettorale - bene - e se ne deve avvalere concretamente o comunque ne deve usufruire in maniera utile.
Allora, vi chiedo: se io ricevo soltanto la richiesta o formulo soltanto la richiesta nei confronti del sottoposto alla misura di prevenzione, questi ha una sua responsabilità autonoma, perché se il sottoposto fa propaganda elettorale risponde penalmente - bene - ma se il candidato chiede a quel sottoposto di svolgere attività di propaganda risponde autonomamente per un reato diverso, ossia il reato di aver richiesto la condotta e di essersi avvalso della stessa. Si tratta cioè di un reato a doppia condotta che fa riferimento alla richiesta e alla concreta utilità di questa richiesta.
Ebbene, se io formulo soltanto la richiesta questa fattispecie nel diritto penale si chiama delitto tentato, cioè sono posto sotto processo soltanto per la richiesta; il sottoposto, invece, per aver ricevuto la richiesta, non va sotto processo.
Allora cosa rischia il sottoposto a misura di prevenzione, che non è uno stinco di santo, ma è un soggetto, direi, per legge pericoloso, ad accusare un candidato qualsiasi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Quanti potranno tesserare sottoposti che non rischiano nulla per mettere in difficoltà il candidato che combatte la mafia? Questo è il vero problema (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico)!
Allora, per carità, il principio è «stragiusto», ma troviamo i modi per arginare questo fango che può cadere sulle persone per bene. Ho presentato alcuni emendamenti che possono in qualche modo rappresentare questo argine: che vi sia l'accordo, che non vi sia l'accordo, che vi piaccia, che non vi piaccia, noi abbiamo il dovere di mettere questi argini, lo dobbiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Io sono un politico di primissima generazione, un neofita, un naïf, se volete, e gli accordi mi piacciono, ma prima degli accordi viene la tutela dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allora dico che noi abbiamo il dovere nella discussione, nell'esame degli emendamenti, non di raggiungere obiettivi politici e di immagine - mi avvio a concludere, Presidente - ma di raccogliere il testimone della tecnica giuridica, di farne tesoro e di licenziare delle norme che facciano onore al Parlamento, che non rappresentino un obiettivo per il PD, per l'UdC, per il PdL, per la Lega, per chi sia, ma che rappresentino il risultato di una presa di coscienza che in una materia quale quella dell'accesso alle cariche politiche deve essere (scusate se uso questo termine) non generale, ma universale, senza che vi sia l'obiettivo localizzato, di quartiere, di rione, di portone, di civico, di piano, di appartamento, di stanza, di quello che volete, di avere nella propria nicchia quel risultato che gratifica internamente, ma che mortifica esternamente. Io non intendo stare in un Parlamento che si mortifica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Pag. 78
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che con attenzione dobbiamo considerare questo provvedimento, che in Commissione ha avuto un approfondimento da parte di tutti i gruppi e devo ringraziare la relatrice Angela Napoli perché ha avuto la pazienza di elaborare più testi.
Tuttavia, oggi dobbiamo renderci conto che ancora residuano delle necessità di correzioni, che mi porteranno ad accogliere alcuni emendamenti, per quello che è emerso, da ultimo, dall'intervento dell'onorevole Sisto, ma che ha interessato anche il dibattito svoltosi in sede di discussione sulle linee generali.
Vi sono, ancora, degli spunti di riflessione che ciascuno dovrà compiere, tenendo conto anche del parere della Commissione affari costituzionali. È, però, una riflessione che va fatta tenendo conto di dati tecnici e della capacità di elaborare una concezione della politica che è a distanza siderale dalla criminalità.
È una politica di questa legislatura, scusatemi, che è vanto del Governo, una politica di vera lotta alla criminalità organizzata e alle organizzazioni mafiose. Questa legge si scrive in quella concezione della politica, ovvero una politica che non è quella detta dall'onorevole Palomba, il quale ha affermato: «ci ritengono giustizialisti». Federico Palomba, non è un problema di essere giustizialisti (che è un peccato gravissimo), bensì è un problema per cui non puoi dire che in quest'Aula e in questo Parlamento siedono delle persone di cui finalmente ci libereremo. Come te io ho fatto il magistrato e so benissimo che non è vero che esiste un forte inquinamento tra mafia e politica. Per alcuni settori esistono mele bacate, ma non esiste una complessiva svalutazione delle istituzioni di questa Repubblica e di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nel valutare questo provvedimento, abbiamo la necessità di guardare le norme da un punto di vista tecnico, ovvero di affermare dei valori. Non ci deve essere una decadenza di diritto perché siamo in campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Credo che noi dobbiamo valutare in particolare quali sono i singoli aspetti, consapevoli che le norme, una volta approvate dal legislatore, hanno poi una loro vita autonoma.
Quindi, ci dobbiamo sempre porre il problema, come ha sottolineato da ultimo il collega Sisto, delle possibili interpretazioni e delle possibili utilizzazioni distorte da parte di chi vuole eventualmente attaccare un candidato che è pulito.
Ciascuno di noi si deve porre questo problema. Allora, con calma e con la capacità di discernimento che ciascuno di noi ha valutiamo gli emendamenti presentati dai colleghi Contento, Sisto e da altri, non per la logica - come ho sentito anche nei corridoi - di una maggioranza che contraddice sé stessa. Si tratta, invece, della logica di tener conto delle indicazioni della Commissione affari costituzionali, e non è un problema di vittoria su un emendamento o su un altro.
Se vogliamo che questa sia l'affermazione non di una legge che punisce la politica, ma di una legge che vuole riaffermare la realtà della politica e di una distanza con la criminalità, allora credo che dovremo tutti tener conto degli emendamenti e votarli quando esprimeremo un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,20).

GIORGIO HOLZMANN. Chiedo di parlare.

Pag. 79

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, voglio solo informare l'Aula che questa mattina, durante un intervento chirurgico molto delicato, purtroppo è scomparso l'onorevole Pietro Mitolo che ha seduto su questi banchi, sui banchi del consiglio regionale e provinciale del Trentino Alto Adige e sui banchi del Parlamento europeo.
Con lui se ne va un grande italiano, un riferimento sicuramente per la politica dell'Alto Adige, ma anche per la politica nazionale. Un uomo integerrimo, fedele ai suoi principi e ai suoi ideali, ma sempre pronto a confrontarsi con chiunque. Un uomo rispettato da tutti, anche dai suoi avversari. Per noi italiani dell'Alto Adige oggi è una giornata molto triste e per noi è una grande perdita (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa naturalmente alle sue parole.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 783-A ed abbinate (ore 17,25).

(Esame degli articoli - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 783-A ed abbinate).
Avverto inoltre che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Pecorella 1.30, 1.31, 1.32, 2.22 e 2.23 e che sono stati presentati i subemendamenti 0.1.29.100, 0.1.29.101, 0.2.21.100 e 0.2.21.101 (Nuova formulazione) (Vedi l'allegato A - A.C. 783-A ed abbinate).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 783-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il Presidente Giulia Bongiorno. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, signori deputati, vorrei esclusivamente fare un chiarimento di base. Il chiarimento è questo: se dovessimo in questo momento affrontare questo testo stabilendo di votare a favore di coloro che vogliono combattere la mafia o a favore di coloro che sono garantisti, rischieremmo di non votare questo provvedimento. Lo voglio dire per chiarezza. Questo testo ha delle caratteristiche: ha una ratio condivisibile, un testo iniziale che si prestava - non esito a dirlo - ad una serie di critiche, che ho sentito riprendere da esponenti del Popolo della Libertà, che effettivamente esistevano.
Esistevano cioè delle parti di questo provvedimento che lo rendevano in parte attaccabile sotto il profilo della tassatività, nel senso che nella versione iniziale prevedeva un'eccessiva dilatazione delle ipotesi in cui un soggetto poteva essere chiamato a rispondere del reato. Allora, io sono stata tra coloro che hanno cercato, insieme ad un lavoro davvero pregevole non solo dell'onorevole Napoli, ma anche dell'onorevole Contento e di tutti i commissari, di porre rimedio a questo tipo di problema della dilatazione.
Negli interventi che mi hanno preceduto ad esempio - lo dico per chiarezza - si diceva di fare attenzione, perché in questo testo è previsto che chiunque accetti un tipo di propaganda da un sorvegliato speciale potrebbe avere una sanzione. Se fosse così, io voterei «no». Nel testo che vedete, nella versione finale, con l'approvazione degli emendamenti ai quali il relatore e il Governo daranno parere Pag. 80positivo, questo articolo non esiste. Vi voglio dire questo soltanto perché, se dobbiamo fare un gioco tra chi è garantista e chi non lo è, vi dico subito che io sono ontologicamente garantista, ma nell'ambito del testo in esame non c'è questo tipo di problema (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Questo è il primo punto: non troverete quanto è stato detto, cioè non troverete una norma in cui è scritto che chiunque accetti una propaganda risponde del reato. Se ci fosse questa norma, non la voterei. Nella norma troverete che abbiamo reso la fattispecie molto tassativa, stabilendo che il soggetto deve innanzitutto accettare consapevolmente un'attività della quale vi sia la prova specifica che trae vantaggio. Abbiamo cioè preso questo testo, che era generico, e con una serie di emendamenti, che saranno illustrati di volta in volta dall'onorevole Contento e dall'onorevole Sisto, abbiamo riempito quei buchi. Allora, dico alla maggioranza di fare attenzione, perché molti degli interventi in discussione sulle linee generali si riferivano a un testo che non c'è più.
Se state attenti agli emendamenti e verificate se quello che vi dico corrisponde al vero, verificherete che la condotta che noi vogliamo punire - poi vedrete se secondo voi corrisponde o meno ad un'esigenza di tutela - è la seguente. Un soggetto si reca da un altro e dice: io Giulia Bongiorno sono consapevole che tizio ha un provvedimento definitivo di sorveglianza speciale. Il primo requisito che chiediamo per la punibilità è che chi va abbia questa consapevolezza.
Poi consideriamo, come secondo requisito, che, dopo averlo chiesto, la condotta sia concreta e si manifesti. Come terzo requisito, badate, pretendiamo che il giudice accerti che vi sia la prova che ne ero consapevole, che l'attività è stata posta in essere e che, addirittura, io ne abbia tratto vantaggio.
Credo che questi paletti siano tali per cui soltanto un'indagine rigorosa da parte della magistratura porterà ad accertare delle condotte che effettivamente sono meritevoli di tutela. Non vedo perché un soggetto debba avere tutta questa esigenza di chiedere, giusto giusto, a un sorvegliato speciale di organizzare e fare propaganda elettorale. Non c'è tutta questa esigenza (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro)!
Dopo di che, nell'ipotesi in cui coloro che richiedono di fare questo tipo di campagna elettorale lo facciano casualmente, perché potrei chiedere a qualcuno di fare propaganda elettorale non rendendomi conto che questo è un soggetto effettivamente assoggettato a sorveglianza speciale, in questo caso, se non vi è la consapevolezza, il soggetto non risponde di alcun reato.
Vi ripeto: non siamo di fronte a una fattispecie che allarga, in qualche modo, improvvisamente la rilevanza penale delle condotte, perché molte delle condotte di oggi già prevedono questa fattispecie di reato. Non vedo quale sia l'esigenza di pensare che qui vi sia uno schieramento di garantisti e uno di colpevolisti. Vi chiedo soltanto di riflettere se ciascuno di voi, avendo assolutamente chiaro che c'è un soggetto che ha quel provvedimento definitivo, debba affidargli tutta la sua campagna elettorale. Per quale ragione? Qual è il motivo?
Detto questo, ripeto, i nuovi paletti degli emendamenti, e non il testo base, garantiscono al massimo il soggetto che non ha la consapevolezza. Per cui, alcuni rilievi fatti avevano senso sul testo base; per quanto concerne, invece, il testo alla luce degli emendamenti, viene meno quel tipo di pericolo che è stato paventato (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, devo dire che, dopo avere ascoltato l'intervento argomentato, penetrante e, direi, anche politicamente concludente del presidente Bongiorno, vorrei a questo punto Pag. 81rivolgere alla maggioranza una domanda circa l'opinione che ha sul percorso da intraprendere all'interno del dibattito, e soprattutto del voto, che ci apprestiamo a dare sugli emendamenti proposti dalla maggioranza stessa.
Mi pare di aver registrato una giusta serie di penetranti obiezioni, che dovrebbero anche sollevare un elemento di riflessione da parte dei proponenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

PINO PISICCHIO. Per quel che riguarda la nostra valutazione, la valutazione della componente Alleanza per l'Italia del gruppo Misto, in ordine a questo provvedimento, che naturalmente condividiamo nella sua impostazione originaria, nell'obiettivo che si pone, credo, peraltro, che esso giunga alla discussione in quest'Aula in un contesto carico anche di suggestione, di sensibilità e di attenzione (non devo fare riferimenti o indicazioni specifiche ad una cronaca che è sotto gli occhi di tutti).
Credo che sarebbe cosa buona - vorrei dire cosa buona e giusta - realizzare una convergenza senza troppe sofisticazioni da leguleio rispetto ad un impianto e ad un'impostazione che dice sostanzialmente: cominciamo a mettere dei paletti chiari e concreti rispetto a chi deve assumere ruoli in politica. Non voglio tenere il microfono più di tanto, perché mi interessa consegnare una riflessione politica e la densità di una partecipazione che, da parte nostra, è piena rispetto a questo orientamento e a questa impostazione, che peraltro - ho ascoltato dagli interventi - non ha un'allocazione geografica.
È una dimensione che si sviluppa, ahinoi, ormai in modo assolutamente trasversale, e non identificabile solo in porzioni del territorio nazionale, è bene ricordarlo.
Vi è un principio che io condivido particolarmente, che noi condividiamo particolarmente. Fa ingresso per la prima volta attraverso la proposta di legge in esame, e l'insieme di proposte convergenti, un principio che dovrebbe essere fatto nostro da subito: l'incandidabilità anche per i parlamentari. Una delle misteriose anomalie del nostro sistema realizza una posizione per cui il candidato al consiglio comunale, se si è macchiato di reati, naturalmente con il (Commenti del deputato Barbato)... Collega, non sono di quelli che gridano in Aula, che lanciano insulti in una direzione o nell'altra: vorrei soltanto tentare di concludere il mio ragionamento. Non porto particolari capelli riccioluti, non lancio pietre, non faccio niente di strano: vorrei solo sviluppare un ragionamento. Se mi ascolti, forse qualche valutazione convergente con me l'avrai anche tu (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
Dicevo, l'istituto dell'incandidabilità, che è cosa diversa dall'istituto dell'incompatibilità e da quello dell'ineleggibilità. Ognuno di questi ha una sua dislocazione, una sua funzione, un suo obiettivo all'interno dell'ordinamento. Chi è incompatibile? Per esempio, un deputato che diventi sindaco in realtà dovrebbe essere incompatibile; da un po' di tempo a questa parte non lo è più, ma insomma la legge stabilisce che è incompatibile un deputato che diventa sindaco. Che significa? Che poi si deve dimettere, deve scegliere: una delle due cariche dev'essere scelta a scapito dell'altra. È ineleggibile invece, per esempio, per restare nella stessa tipologia, il sindaco che poi diventi deputato: in questo caso vi è un'ineleggibilità. Che significa, che non si può candidare? No, significa che si può candidare, ma che se eletto tale elezione evidentemente non può essere operante.
L'incandidabilità è un'altra cosa: non si può entrare in lista se ci si è macchiati di reati e la sentenza che li ha giudicati è definitiva. Tale è il principio che la proposta in esame introduce, e che credo in un contesto come quello che stiamo vivendo in queste ore, in questi giorni, non possa non essere fatto nostro: è un problema di minima decenza. Credo che si debba consegnare all'Aula, che non è sorda e grigia, che qualche volta ha dato prova anche di autonomia, nonostante Pag. 82l'impianto delle regole elettorali faccia di tutto per stracciare il principio dell'articolo 67 della Costituzione, tale elemento di riflessione. Alleanza per l'Italia condivide questi principi, questa impostazione, e saremmo lieti di vedere una condivisione totale da parte dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Avverto che l'onorevole Sisto ha ritirato tutti gli emendamenti a sua prima firma, tranne l'emendamento Sisto 1.42.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo di poter limitare molto ciò che intendo dire in questo importante dibattito sul complesso degli emendamenti presentati, alla luce dell'intervento chiarificatore e importante portato all'attenzione dell'Aula da parte del presidente della Commissione, onorevole Bongiorno.
Dobbiamo partire da una valutazione complessiva di ciò che effettivamente è stato presentato in Aula, con una capacità tutta politica di comprendere ciò che sta avvenendo nel Paese. Quando parlo di comprendere ciò che avviene nel Paese non parlo soltanto, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, di un condizionamento che, secondo alcuni, noi dovremmo avere nell'approvare questa norma per rispondere a una richiesta «forcaiola» dell'opinione pubblica.
Quando io dico che dobbiamo capire cosa succede nel Paese mi appello all'intelligenza dei colleghi in Commissione antimafia, reduci dalla nostra visita a Milano e Reggio Calabria, al fine di capire cosa significa in Italia il condizionamento delle mafie sulla politica e sull'economia (Applausi di deputati del gruppo PD) e quale peso enorme dovrebbe avere ogni parlamentare della Repubblica nel trattare questo testo in Aula, oltre che nel difendere i sacrosanti diritti costituzionali di ognuno di noi e di ogni cittadino attraverso la ricerca degli strumenti legislativi più efficaci per riuscire a creare una condizione di contrasto alle mafie efficace, efficiente e all'altezza della tradizione repubblicana.
Molte argomentazioni, prese una per una, possono anche suonare ragionevoli e accattivanti, ma il contesto e il quadro in cui questo dibattito avviene inizia a non convincermi per nulla. Allora devo, innanzi tutto, rivolgere i complimenti alla Commissione giustizia ed alla relatrice per aver saputo portare in quest'Aula e all'attenzione, in certi casi si fa per dire, dei parlamentari, questo testo perché esso rappresenta un segnale importante del Parlamento della Repubblica e della nostra volontà oggettiva di contrasto alle mafie. Questo è il punto.
Attraverso questa norma noi diciamo, innanzitutto, in modo inequivocabile - vorrei che il Governo che bene ha sottolineato la sua positiva adesione al progetto da parte del sottosegretario, facesse attenzione a questo aspetto - che non si può consentire che persone che si trovano in una condizione oggettiva, cioè sottoposte in forza di provvedimenti definitivi a misure di sicurezza, possano svolgere campagna elettorale. Credo che su questo nessuno, neanche i più arditi garantisti - noi tutti siamo garantisti dei diritti costituzionali -, possano eccepire qualcosa.
Ma noi andiamo oltre, attraverso la formulazione che in maniera sapiente è stata trovata, attraverso l'incontro di sensibilità diverse, anche di storie politiche diverse ma che hanno un presupposto e una precondizione nell'adesione a quei valori repubblicani di contrasto alle mafie e di affermazione della legalità. Dovevamo chiudere, infatti, in modo oggettivo e inequivocabile quel varco possibile circa la piena consapevolezza da parte del soggetto candidato di richiedere quel sostegno, di volere quell'appoggio e di pretendere quell'alleanza con la mafia.
Molti colleghi che sono intervenuti ho l'impressione che abbiano un'idea distorta di come si instaura questo rapporto tra la politica e la mafia. È vero che c'è una questione che attraversa tutto il panorama nazionale, ma è anche vero che dobbiamo essere molto attenti, attraverso questo Pag. 83provvedimento e un altro provvedimento che in questi giorni all'unanimità, fatto molto importante, è stato approvato in Commissione antimafia, a creare queste precondizioni.
Con gli emendamenti sapientemente presentati da parte della Commissione e dal relatore credo che si possa trovare un testo equilibrato che dia un grande segnale politico all'Italia, che questo Parlamento vuole porre in essere in modo inequivocabile politiche di contrasto alle mafie che sono il cancro di questa nazione. Noi dobbiamo partire dal presupposto che la ragione sociale del provvedimento è creare questo percorso.
A molti amici io dico che molto spesso ci troviamo a dire che la magistratura deve fare un passo indietro; invece, io dall'Aula del Parlamento italiano sostengo che deve essere la politica a fare un passo avanti e che con questa legge è la politica che fa un passo avanti, è la politica che non consente a nessuno di svolgere un ruolo di supplenza, perché il nostro ruolo di parlamentari e di repubblicani è stare in quest'Aula a difendere dei principi sulla base dei quali è possibile ricreare un rapporto di fiducia tra gli italiani e questo Parlamento (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)!
Oggi, probabilmente contro il volere di qualcuno, scriveremo una bella pagina nella storia repubblicana.
Di questo voglio ringraziare tutta la Commissione, tutti i colleghi parlamentari che sostengono questo importante segnale, che non è una risposta alla demagogia, ma è una necessaria presa di coscienza di quello che oggi sta avvenendo in Italia e del peso che hanno le mafie nella vita pubblica di questo Paese (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laganà Fortugno. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là di tutte le questioni di carattere tecnico vorrei dire poche, ma chiare parole. Questa proposta oggi all'attenzione della Camera incide nettamente sul rapporto mafia-politica, non ha costi per lo Stato e gode dell'appoggio di autorevoli esponenti del mondo del diritto italiano, del resto fu elaborata dal giudice calabrese Romano De Grazia ex magistrato della Corte suprema di Cassazione. Questo provvedimento va a colmare una lacuna del nostro ordinamento che sanziona il voto di scambio solo nella forma voto contro denaro, senza considerare che il vero baratto è quello del sostegno elettorale, da un lato, e il controllo delle istituzioni, dall'altro. Da tempo attendiamo questo importante, anzi fondamentale provvedimento per portare a casa un risultato e far fronte ad una situazione che non può certo essere considerata solo meridionale, visto che la mafie sono da anni padrone anche del centro e del nord Italia. La gestione degli appalti e il controllo della cosa pubblica fanno gola ovunque alla criminalità organizzata. Con le condizioni poste dalla I Commissione, e recepite dalla Commissione giustizia, mi pare siano stati fugati i dubbi di scarso garantismo. Per questo auguro a tutti noi e all'Italia che ci sia un'approvazione all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. In base alle disposizioni regolamentari, gli interventi sul complesso degli emendamenti non devono eccedere il tempo di 20 minuti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Grazie signor Presidente, non li impiegherò tutti. Ho ascoltato con molta attenzione le parole della presidente della Commissione giustizia. In lei ho sentito la stessa appassionata, convinta, determinazione Pag. 84che avevo ascoltato quando la presidente ha difeso nell'aula del tribunale di Palermo il senatore Andreotti da accuse infamanti che grazie a Dio sono cadute anche in virtù del suo straordinario lavoro. Quindi, quale migliore garanzia vi è se non quella di una persona attenta alle garanzie dei cittadini e al rischio dell'inquinamento di un certo tipo di giustizia ingiusta nelle cose della politica come la presidente Bongiorno? Il suo curriculum parla prima ancora delle sue parole. Quindi, da questo punto di vista, io che aveva espresso non pochi dubbi sul provvedimento nella fase della discussione sulle linee generali (il testo che avevo considerato era il testo approvato dalla Commissione di merito), devo dire che ho elementi per ritenere che si possa migliorare il testo nel corso di questa discussione. Tuttavia, ho continuato ad esaminare il testo e mi sembra che - spero di avere torto - alcuni degli elementi che avevo sottolineato mantengono ancora una qualche incertezza. Presidente Bongiorno, dato che lei sa quanto è difficile precisare una norma penale, e quanto sia facile usare l'imprecisione per compiere ignominie sul piano del diritto e su quello politico, le dico che andrebbe meglio precisato in che cosa consiste la richiesta.
Allora si dice negli emendamenti (è prescritto) che non basta la dichiarazione di colui che riceve la richiesta. Bene, ma tutto questo resta ancora molto vago, perché - vede Presidente - quando faccio un comizio paradossalmente chiedo a tutti di far campagna elettorale per me. E per cosa sono venuti? Solo per sentirmi e per andare a casa silenziosi? È lì che chiedo: andate a casa vostra, nei luoghi di lavoro, datevi da fare, agite. Se in tale contesto ci sono dei sorvegliati e io lo so (li vedo) cosa devo fare? Dico a tutti di fare questo tranne a Tizio, Caio e Sempronio. Come si fa? La richiesta va determinata con atti puntuali. Richiedere non è un atto puntuale in una campagna elettorale. È generico. Resta generico. Allora io voglio questa norma, condivido quanto ha detto Fabio Granata sulla necessità che si scriva una pagina di bella politica. Non trovo sempre che sia una pagina di bella politica quella in cui approviamo norme penali in genere, perché è una brutta realtà quella che richiede le norme penali. La norma penale non fronteggia mai un fenomeno positivo della società ma qualcosa di negativo. Quindi noi ci troviamo a constatare fatti gravi che dovremmo fronteggiare meglio non affidandoci alla sola legge, perché la sola legge è insufficiente e soprattutto rischia di essere utilizzata esattamente in modo opposto. Ma da chi? Dalle organizzazioni criminali. Noi non abbiamo a che fare con piccoli delinquenti, ma con menti che possono essere sofisticate nella loro azione di delegittimazione delle istituzioni, che possono essere orientate in modo da gettare fango su tutti noi che facciamo politica. Io sento che è come se noi fossimo spinti da un senso di colpa che non dovremmo avere, perché tutti quanti siamo qui dentro con onore e con rispetto. Signor Presidente, spero che nell'attività emendativa si migliori ancora questo testo, perché questa circostanza (il richiedere) è una circostanza che va precisata, e chi è al tavolo del Comitato dei nove sa di poterlo fare, e mi auguro che così si proceda (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo si sia creato un grosso equivoco in quest'Aula ed è giusto e corretto ripristinare la discussione, come ha tentato di fare prima la presidente Bongiorno. Molti di noi hanno letto ovviamente il testo pervenuto unificato, alcuni di noi (i membri della I Commissione) hanno letto il testo unificato insieme alle condizioni poste dalla I Commissione stessa, ma poi pochi hanno riletto il testo giunto in Aula, e pochi ancora, per necessità, conoscono le ulteriori modifiche apportate in sede di Comitato dei nove. Quindi forse sarebbe opportuno - se mi consentite - velocemente (visto che le modifiche intervengono sui punti più delicati di strumentalizzazione di questo tipo di legislazione) rivedere Pag. 85la situazione. Al primo articolo innanzi tutto si stabilisce con precisione la fase temporale in cui si devono collocare questi rapporti, che va dalla presentazione delle liste alla chiusura delle operazioni di voto. Quindi non è sufficiente che sei mesi prima io abbia parlato con un sorvegliato speciale, perché vi era oggettivamente la possibilità di un intervento di questo tipo. Inoltre aggiungo che - è la cosa più importante - con riferimento al divieto di svolgere tale attività, verranno eliminate le parole «con qualsiasi mezzo direttamente o indirettamente». Ogni qual volta in una normativa penale figurano questi tipi di definizioni è ovvio che lo spazio di interpretazione si allarga notevolmente e quindi anche l'abuso dell'interpretazione stessa. Inoltre qui si parla di un candidato che abbia diretta conoscenza del fatto che il suo supporter sia un sorvegliato speciale. Aggiungo ancora - è una delle modifiche più importanti - che viene cancellato qualsiasi riferimento al simbolo o alla lista.
Ricordiamo infatti che noi votiamo con un sistema elettorale di lista proprio per le elezioni nazionali e anche la possibilità che un singolo candidato facesse richieste poteva determinare la possibilità addirittura di far venir meno un'intera lista elettorale in una regione. Era un pericolo che ora viene scongiurato. Un'ulteriore sottolineatura che ritengo sia sollecitata da una serie di avvertimenti ascoltati dai colleghi è la seguente: in questo caso non c'è, come diceva un collega in precedenza, la parola del sorvegliato contro la parola del candidato. Infatti nel nuovo comma 5-bis si dice che l'esistenza del fatto deve risultare da prove diverse dalle dichiarazioni del soggetto sottoposto alla misura di prevenzione. Dei restanti effetti della condanna parleranno altri.
In conclusione, vorrei dire che sinceramente non credo che questa proposta di legge sia una panacea, non credo che la moralizzazione della politica possa avvenire tramite legge. Credo che questo sia sbagliato, che sia sbagliato che il Parlamento insegua demagogicamente alcune finalità, ma a questo punto rifiutarle rappresenterebbe un segnale ancora peggiore, perché equivarrebbe al segnale contrario del rifiuto del Parlamento rispetto a questa norma e quindi al cedimento verso un accostamento alla criminalità. È il motivo per cui, sperando che non vi siano più norme manifesto, oggi siamo costretti (e anche convinti) non solo a votare questo provvedimento ma ad assumere comportamenti conseguenti ciascuno nei propri territori.

SANDRA ZAMPA. Di Girolamo! Di Girolamo!

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 1.28 purché sia riformulato sopprimendo le parole: «con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente» e le parole nell'ultimo periodo «o liste».
Per quanto riguarda l'emendamento Pecorella 1.31, se dovesse essere accolto la riformulazione dell'emendamento Contento 1.28, sarebbe assorbito.

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, ricordo che l'emendamento Pecorella 1.31 è stato ritirato e che sono stati ritirati tutti gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Sisto tranne l'emendamento 1.42.

ANGELA NAPOLI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione dei propri subemendamenti 0.1.29.100 e 0.1.29.101. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 1.29 purché sia riformulato sostituendo le parole «è punito con la reclusione da 1 a 4 anni» con le parole: «è punito con la reclusione da 1 a 5 anni».
Nel secondo periodo la sostituzione delle parole «essendo inequivocabilmente a conoscenza» con le parole «avendo diretta conoscenza»; nell'ultimo capoverso eliminare la parola «personalmente». Con Pag. 86il subemendamento della Commissione alla fine verranno aggiunte le parole «e se ne avvale concretamente».
Ricordo che gli emendamenti Pecorella 1.32 e Pecorella 1.33 sono stati ritirati.

PRESIDENTE. Onorevole, a me l'emendamento Pecorella 1.33 non risulta ritirato. È eventualmente precluso.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula allora un invito al ritiro e potrebbe comunque essere precluso e assorbito...

PRESIDENTE. È sicuramente precluso.

ANGELA NAPOLI, Relatore. ... nel caso in cui passasse l'emendamento Contento 1.29.
L'emendamento Sisto 1.38 è stato ritirato.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Lo Presti 1.20 perché l'argomento dello stesso è riportato...

PRESIDENTE. È già stato ritirato.

ANTONINO LO PRESTI. Non l'ho ritirato!

PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole, ho avuto un'informazione errata.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, dico il motivo dell'invito al ritiro: perché l'interdizione viene riportata nell'articolo 2.
L'emendamento Sisto 1.25 è stato ritirato.
L'emendamento Pecorella 1.34 verrebbe assorbito.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole: ci dia comunque il parere, nel caso in cui invece non fosse approvato l'emendamento Contento 1.29.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pecorella 1.34.
Gli emendamenti Sisto 1.26, Sisto 1.39, Sisto 1.40 e Sisto 1.41 sono stati ritirati.
L'emendamento Pecorella 1.35 dovrebbe essere anch'esso assorbito, perché è stato inserito con la modifica della proposta nell'emendamento Contento 1.29.

PRESIDENTE. Però onorevole ci dia il parere, nel caso in cui non fosse approvato l'emendamento Contento 1.29.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Pecorella 1.35, perché praticamente è stato proposto in altri termini.
La Commissione si rimette all'Assemblea sull'emendamento Sisto 1.42, anche se da parte della relatrice è un invito al ritiro.
Gli emendamenti Sisto 1.43 e Sisto 1.27 sono stati ritirati.

PRESIDENTE. Scusi onorevole Angela Napoli, sull'emendamento Sisto 1.42 io ho capito invito al ritiro o, se non fosse ritirato, si rimette all'Assemblea. È così?

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, è così.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Per quanto riguarda l'emendamento Sisto 1.42 mi rimetto all'Assemblea solo perché nel Comitato dei nove avevo detto che era preferibile un approfondimento sotto il profilo della sistematicità del diritto penale, però a questo punto mi rimetto all'Assemblea ed eventualmente potrei esprimere parere favorevole.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 87

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza un chiarimento. Vorrei essere sicuro che l'emendamento a mia prima firma 1.42 non sia precluso dall'eventuale approvazione dell'emendamento Contento 1.29. Se così fosse, chiedo che lo stesso sia esaminato prima, oppure sia messo in coda alla formulazione dell'emendamento Contento per poter essere discusso. Vorrei, quindi, evitare - e chiedo alla Presidenza in quale modo - che il mio emendamento, una volta approvato l'emendamento Contento 1.29, possa essere precluso. A tal fine, lo propongo in coda all'emendamento Contento 1.28.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, a rigore lei avrebbe dovuto ripresentare il suo emendamento come subemendamento all'emendamento Contento 1.29, però, in via eccezionale, se abbiamo dei precedenti, possiamo spostarlo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, non è possibile.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è vero che ogni tanto utilizziamo i precedenti con il sistema «del tanto al chilo», ma non è possibile che, se si pone un problema in Aula, lei si rivolga agli uffici, chiedendo se vi sono dei precedenti. Non abbiamo neanche capito quale fosse la sua intenzione, ma vorremmo sapere se ci può citare un precedente, questa volta, indicandone la data, un'occasione nella quale si è verificato qualcosa del genere, perché, da domani, se esiste un precedente, ciascuno di noi chiederà che i propri emendamenti siano votati nel momento in cui gli è più gradito. Mi sembra che stiamo esagerando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vedo la causa di tanto scandalo. Il collega ha commesso un errore, avrebbe dovuto presentare il suo emendamento come subemendamento. Tuttavia, sulla base del principio che, ove possibile, si dà il massimo sostegno all'espressione della volontà di ciascuno dei parlamentari, adesso provvedo a controllare l'esistenza di precedenti e mi riservo di prendere una decisione appena compiuta questa verifica.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio per quanto ora detto circa la ulteriore verifica sulla sussistenza di precedenti, però la pregherei di tenere conto che i precedenti si creano e, in base alla decisione che verrà adottata, si determinerà un precedente, questo è sicuro. Che esso si basi su altri precedenti o che sia su base innovativa, certo si determinerà una condizione che è la seguente: un deputato ha tutto il diritto di presentare degli emendamenti. Nel momento in cui il Governo o la Commissione presentano un emendamento, a sua volta ciascun deputato ha il diritto di presentare subemendamenti. Ciò non significa che, scaduti i termini per la presentazione dei subemendamenti, anche temporali, l'emendamento precedentemente presentato e non trasformato in subemendamento, per oggettiva o soggettiva decisione del deputato medesimo, non possa essere trasformato in subemendamento. Mi pare non solo logico, ma adatto e congruo al nostro Regolamento.

PRESIDENTE. Ho così poca intenzione di creare precedenti che sto appunto verificando se il precedente esiste. Se esiste, intendo attenermi ad esso, se non esiste, evidentemente non me ne atterrò e quindi l'emendamento verrà, eventualmente, riassorbito nel caso venga approvato l'emendamento Contento 1.29.

GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.

Pag. 88

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, sono molto attento alle considerazioni dell'onorevole Quartiani. Tuttavia, poiché abbiamo notizie sparse su questo provvedimento, mi piacerebbe capire perché si considera eventualmente di aggiungere l'emendamento Sisto 1.42 - ossia l'emendamento in questione - all'emendamento Contento 1.29. Quale subemendamento doveva presentare l'onorevole Sisto se intanto erano contemporaneamente presenti gli emendamenti dell'onorevole Contento? È chiaro che l'onorevole Sisto non può subemendare l'emendamento Contento.
Nel caso in cui il relatore apporti delle modifiche e accetti l'emendamento Contento 1.29 è chiaro che l'onorevole Sisto chiede che si integri ulteriormente l'emendamento Contento 1.29 con la sua formulazione, ai fini di un aggiustamento del codice. Questo mi sembra del tutto legittimo e regolare, perché non siamo in una fase in cui si chiede ad un collega di subemendare un emendamento del collega Contento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, fino a qualche minuto fa sapevo che venivano presentati degli emendamenti e che poteva accadere che un emendamento, presentato dalla Commissione o dal Governo, potesse precludere il voto di altri emendamenti. Nella fattispecie, onorevole Conte, questo potrebbe accadere. Se si approva un emendamento della Commissione o del Governo altri emendamenti, che ne erano agganciati, vengono preclusi da quello.
Nessuno ha chiesto all'onorevole Sisto di trasformare il suo emendamento 1.42 in un subemendamento. Più semplicemente, qualora sia approvato l'emendamento della Commissione, quell'emendamento è precluso. A questo punto, cosa accade? L'onorevole Sisto - che, per carità, ha tutto il diritto di chiederlo, ma il problema è quello che gli viene poi consentito - chiede che il suo emendamento venga comunque votato, anche se fosse precluso e addirittura chiede che sia possibile votarlo prima dell'emendamento che lo precluderebbe.
Questo si sarebbe potuto fare, trasformandolo in subemendamento ma, certo, non è possibile che ciascuno di noi, che vuole che venga approvato il suo emendamento, chieda che sia votato prima dell'emendamento che eventualmente lo preclude perché, a mio avviso, questo non è possibile. La questione è tutta qui.
Pertanto, l'onorevole Sisto si tenga il suo emendamento. Se questo viene precluso dal voto dell'emendamento della Commissione, pazienza, come succede a tutti noi. Se, invece, voleva trasformarlo in subemendamento, avrebbe dovuto farlo prima e, a mio avviso, non può più farlo adesso.

PRESIDENTE. Onorevole colleghi, godo di questa dotta disputa. Tuttavia, devo prima comunicarvi che gli accertamenti fatti mi confermano che esistono dei precedenti per questa prassi. Tuttavia, questi precedenti riguardano emendamenti della Commissione o del Governo. Pertanto, ammettere che l'emendamento del singolo parlamentare possa avere lo stesso trattamento sarebbe, in effetti, un'innovazione rispetto alla prassi consolidata del Parlamento, un'innovazione che noi oggi non faremo.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, prima che la sua decisione sia formalizzata voglio chiarire il mio pensiero. Prendo atto che dai banchi dell'opposizione, da cui più volte si sollecita la maggiore ampiezza nell'esercizio dei diritti dei parlamentari, venga fatto un ostruzionismo formale a che una proposta migliorativa, ad avviso di chi vi parla, possa Pag. 89essere votata (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ne prendo atto e, in virtù di questo atteggiamento, ritiro il mio emendamento 1.42.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevole Sisto vorrei solo dire che quello che accade nei banchi dell'opposizione è che, comunque sia, l'opposizione chiede che siano rispettate le regole, chiunque sia e a chiunque tocchi. Oggi è toccato all'onorevole Sisto.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, colgo l'occasione per spiegare ai colleghi che i due subemendamenti che adesso voteremo, lo 0.1.29.100 e lo 0.1.29.101 della Commissione, sono i primi due subemendamenti che restringono l'operatività di quel testo che era stato più volte citato...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Contento. Per non confondere le idee all'Assemblea, ricordo che dobbiamo votare l'emendamento 1.28 a sua firma. Se lei vuole intervenire sugli emendamenti della Commissione, la pregherei di farlo dopo che il suo emendamento 1.28 sarà stato posto in votazione.

MANLIO CONTENTO. Avrei voluto fare un unico intervento, ma lei ha ragione, signor Presidente.
Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto sul mio emendamento 1.28.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, a questo punto voglio semplicemente dire che l'emendamento 1.28, come la collega Iole Santelli ha ricordato, non fa altro che delimitare l'operatività della fattispecie, quindi rendendo la norma molto più rigida per quanto concerne l'applicazione e andando quindi incontro a quelle esigenze, che molti colleghi hanno sottolineato, di avere una disposizione che viene applicata con chiarezza e che non può essere eccessivamente estesa per quanto riguarda anche la sua interpretazione.
Sotto questo profilo, riteniamo che questo emendamento colga nel segno i rilievi di tutti quei colleghi che sono intervenuti - concludo, Signor Presidente - e che hanno preteso che questa disposizione non fosse utilizzabile da chi vuole colpire i candidati. Quindi, sotto questo profilo, anche coloro che sono intervenuti, denunciando questo pericolo, dovrebbero votare tutti a favore di questo emendamento che è restrittivo e che va in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.28, accettato dalla Commissione e dal Governo, nel testo riformulato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sanga, onorevole Gasbarra, onorevole Bellotti, onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 422
Votanti 413
Astenuti 9
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

Prendo atto che la deputata Comaroli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere Pag. 90voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.29.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, anche questa proposta emendativa va nella stessa direzione. Quando abbiamo voluto restringere la previsione, sempre per quell'interesse dei candidati e per la loro serenità, abbiamo chiesto sostanzialmente con questi due subemendamenti che non sia sufficiente il fatto che venga richiesto lo svolgimento di attività di propaganda elettorale alla persona a cui è stata applicata in via definitiva la misura della sorveglianza speciale, ma cogliendo dei suggerimenti, abbiamo preteso anche che se ne debba avvalere concretamente.
Nel secondo, mi perdoni, Signor Presidente, ma così evito un altro intervento successivamente, il punto più importante che voteremo è relativo alla prova. Sempre per queste preoccupazioni abbiamo richiesto che l'esistenza del fatto debba risultare da prove anche diverse dalle dichiarazioni del soggetto sottoposto alle misure di prevenzione.
Questo risponde alle esigenze di chi si preoccupava che soltanto le dichiarazioni della persona sottoposta alla misura della sorveglianza speciale potessero comportare l'apertura di un procedimento o, peggio, la condanna penale. Quindi, con questi subemendamenti andiamo nella direzione di quell'interesse che da tutte le parti - devo riconoscere, anche da alcuni membri dell'opposizione - è stato sollecitato, a garanzia dei candidati e quindi del corretto svolgimento della campagna elettorale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.29.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 425
Votanti 423
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.29.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio, onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 425
Votanti 422
Astenuti 3
Maggioranza 212
Hanno votato
422).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 1.29.
Prendo atto che l'onorevole Contento accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.29, accettato dalla Commissione e dal Governo, nel testo riformulato, come subemendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 91

Onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 426
Votanti 423
Astenuti 3
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Sono in tal modo preclusi tutti gli emendamenti successivi riferiti all'articolo 1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli... onorevole Veltroni... onorevole Strizzolo... onorevole Sanga... onorevole Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 425
Votanti 419
Astenuti 6
Maggioranza 210
Hanno votato
416
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Carlucci e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 783-A ed abbinate).
Passiamo ai voti.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, devo esprimere i pareri della Commissione!

PRESIDENTE. Ha ragione.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate all'articolo 2.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Pecorella 2.22 è stato ritirato. Prima dell'emendamento Contento 2.21 ci sono due subemendamenti della Commissione, il 02.21.100 e il 02.21.101, dei quali ovviamente si raccomanda l'approvazione.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 2.21, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sopprimere le parole «in ogni caso» e sostituire la parola «tribunale» con la parola «giudice».
La Commissione formula un invito al ritiro sulle restanti proposte emendative, che risulteranno assorbite.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 02.21.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato
420).

Pag. 92

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.21.101 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Moles, Vincenzo Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 417
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione dell'emendamento Contento 2.21.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 2.21, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 419
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato
419).

Prendo atto che i deputati D'Antona, Nirenstein e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Mi scuso con l'onorevole Sarubbi che non ha potuto votare, ma la sua situazione mi è stata segnalata un po' in ritardo.
Con l'approvazione dell'emendamento Contento 2.21, nel testo riformulato, risultano preclusi i successivi emendamenti all'articolo 2 ed anche la votazione dell'articolo stesso, perché l'emendamento in questione è interamente sostitutivo dell'articolo 2.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 2.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutti gli articoli aggiuntivi all'articolo 2. Pur riconoscendo la bontà del contenuto degli stessi, essi però andrebbero a sconvolgere l'impianto del testo che stiamo per approvare in questo ramo del Parlamento; quindi, per tutti gli articoli aggiuntivi Palomba 2.02, 2.04, 2.05 e 2.03 formulo un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Palomba 2.02, 2.04, 2.05 e 2.03 formulato dal relatore.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questi articoli aggiuntivi avevano una ratio, cioè erano la prosecuzione normale di un provvedimento che finalmente entra nel vivo dei problemi, fa sul serio e pone le premesse per recidere i rapporti non tra tutta la politica, ma tra una politica malata, il malaffare e i territori dove questo vige.
In questo senso voglio rispondere al sottosegretario che non ho mai rivolto un'accusa a tutta la politica; ho detto soltanto che, soprattutto considerando quello che si è visto in questi giorni, bisogna fare in modo che la pulizia, la Pag. 93trasparenza e l'impossibilità di collegamento tra corruzione, malaffare, malavita e politica siano assicurate.
Ritengo che fossero delle proposte emendative accettabili; tuttavia, Presidente, intanto ringrazio la Commissione e la Presidenza della Camera perché hanno avuto il buon gusto e il fair play di non dichiararli inammissibili e, dal momento che credo anch'io che si tratti di norme importanti a coronamento, a conclusione e a seguito di questo provvedimento, ritiro i miei articoli aggiuntivi 2.02, 2.04, 2.05 e 2.03 chiedendo la calendarizzazione del relativo provvedimento, che ha per oggetto la materia da essi trattata, nella sede opportuna, cioè nella sede della I o della II Commissione.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, con riferimento alla richiesta dell'onorevole Palomba sugli articoli aggiuntivi ritirati, intervengo per aderire alla sua richiesta di calendarizzazione in Commissione giustizia.

(Ordini del giorno - A.C. 783-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 783-A e abbinate).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, gli ordini del giorno Bernardini n. 9/783-A/1 in materia di limitazioni all'accesso alle cariche pubbliche elettive presso gli enti locali e l'ordine del giorno Cristaldi n. 9/783-A/2 in materia di concessione di finanziamenti ai comuni che, acquisendo patrimoni confiscati alla criminalità organizzata, provvedono alla ristrutturazione degli stessi.
Ciò in considerazione del fatto che il provvedimento reca un contenuto circoscritto e determinato, limitandosi ad introdurre una fattispecie di reato in materia di propaganda elettorale e ad individuare le relative sanzioni accessorie.
Gli ordini del giorno in esame si riferiscono a tematiche estranee al contenuto del provvedimento e non possono in alcun modo considerarsi recanti istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame, come invece prescritto dall'articolo 88, comma 1, del Regolamento.
Essendo stati entrambi gli ordini del giorno presentati dichiarati inammissibili, passiamo al voto finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 783-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, solo qualche minuto fa nel mio intervento in sede di discussione sulle linee generali ho argomentato le ragioni per cui voteremo a favore di questo provvedimento.
Voteremo a favore di questo provvedimento senza incertezze e senza timidezze, rimanendo autenticamente garantisti. Riteniamo, infatti, che non ci sia alcuna lesione dei diritti civili e delle libertà, anzi ci stupiamo che qualcuno ne parli, perché gli effetti di questo provvedimento si producono solo in presenza di una sentenza definitiva. Quindi, di cosa parliamo?
Allora, cosa dire della legge sullo scioglimento dei consigli comunali che colpisce tutti i consiglieri, sia quelli che hanno avuto rapporti con la mafia, sia quelli che non hanno avuto tali rapporti?
Questo provvedimento almeno colpisce quelli che deliberatamente hanno richiesto ai mafiosi un sostegno in campagna elettorale. Non si tratta, quindi, di dividersi tra garantisti e giustizialisti, ma neanche di nascondersi dietro un garantismo di facciata e di nascondere dietro a ciò un Pag. 94eccesso di zelo nella tutela delle garanzie della politica e di quanti fanno politica.
Se si trattasse di scegliere tra questo garantismo di facciata e questo eccesso di zelo nella difesa e nella tutela delle garanzie dei politici e i diritti e le libertà dei cittadini che, soprattutto in alcune parti del Paese, vivono l'assenza di libertà e la negazione dei diritti a causa della presenza così assillante della mafia e della incapacità della politica di contrastare la mafia, allora non avremmo alcuna difficoltà a scegliere, tra queste due cose, ovvero l'approvazione di questo provvedimento così come facciamo, ritenendo questo testo necessario.
Tutti sappiamo che i partiti in prossimità di ogni campagna elettorale licenziano dei codici etici che dovrebbero schermare la politica da ogni complicità con la 'ndrangheta, la mafia e la camorra. Tutti, però, verifichiamo, dopo ogni campagna elettorale, quanto questi codici etici non siano stati sufficienti a raggiungere questo obiettivo.
La mafia, la 'ndrangheta e la camorra spesso, quando debbono scegliere chi sostenere alle elezioni, facendo leva anche sulla competizione che le elezioni genera, sostengono quelli che sono capaci di passare indenni il vaglio dei codici etici dei partiti.
Per questo motivo, il testo oggi in esame è necessario. Avendo espresso le nostre ragioni insieme al collega Tassone in sede di discussione sulle linee generali, concludo dicendo che è un testo che ha il pregio di rendere inutilizzabili i voti della mafia.
Spesso in campagna elettorale si ascolta quanti dicono che tutti i voti sono uguali, che i voti non hanno odore. Spesso questo diventa un alibi per ricercare voti in qualsiasi contesto. Ebbene, con questa legge si dice che i voti ottenuti dalla mafia sono voti che determinano la decadenza dei politici, sono voti inutili e controproducenti per chi è impegnato in campagna elettorale. Questo è il pregio del testo che oggi approviamo, quello di dimostrare che c'è una politica che non vuole più ritenere che tutti i voti siano legittimi, ma ci sono alcuni voti che uccidono la speranza di certi territori. A quanti lamentano che in questo testo ci sarebbe, attraverso un uso strumentale della norma, la possibilità di una lesione dei diritti e delle libertà dei candidati, vorrei far presente che l'esercizio delle elezioni attraverso le candidature e i candidati è innanzitutto un esercizio utile ad affermare i diritti e le libertà dei cittadini, che soprattutto in alcune parti del Paese vorrebbero una politica coraggiosa al punto da rinunciare ad un eccesso di zelo nella difesa delle proprie garanzie, se a questa rinuncia può corrispondere una norma capace di aiutare anche i partiti e i politici a fare in modo che non si faccia di tutte le erbe un fascio e che anche nelle regioni del Mezzogiorno si possa dire che c'è una politica che rifiuta certi voti, perché non è vero che certi voti non hanno odore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori, peraltro ampiamente previsto, perché questo provvedimento va nella direzione che noi abbiamo sempre auspicato, cioè della massima trasparenza, della massima pulizia e soprattutto della recisione dei rapporti tra politica e criminalità organizzata, tra politica malata e criminalità organizzata. Noi crediamo che la politica sia un'arte nobile, una delle più alte espressioni della civiltà, ma crediamo anche che bisogna che essa eviti in tutti i modi la contaminazione e i rischi di coinvolgimento con la criminalità organizzata, soprattutto in determinati territori, nei quali essa è più virulenta. Noi abbiamo auspicato lungamente un provvedimento di questo genere, che apre una breccia e inizia una strada verso la quale il Parlamento deve andare. Noi crediamo che questa strada sia iniziata, ma crediamo che bisogna allargarla e portarla più avanti, fino a determinare l'impossibilità Pag. 95che persone condannate possano stare all'interno dei partiti e che possano candidarsi ed esercitare funzioni di governo. Noi crediamo che i cittadini abbiano diritto a questo, perché la sovranità deve essere esercitata dal popolo e non da persone che sono rimaste coinvolte, in seguito a provvedimenti definitivi della magistratura, in delitti non colposi. In questo senso, signor Presidente, noi salutiamo questa giornata come una giornata importante. Crediamo che siano state trovate delle mediazioni importanti e di queste vorrei ringraziare personalmente la presidente della II Commissione, Giulia Bongiorno, la relatrice, Angela Napoli, e il collega Contento, che si è impegnato molto in questo senso. Oggi è una giornata importante per il Parlamento e per le istituzioni, che hanno dimostrato la capacità di fare pulizia al loro interno. Bisogna proseguire su questa strada, perché altrimenti l'antipolitica travolgerà anche questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto di legge che stiamo per approvare ha per oggetto il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
La proposta ha avuto un lungo iter in Commissione, avendo iniziato il suo percorso nel giugno del 2009, segno evidente, nonostante la materia circoscritta, della difficoltà di cogliere l'obiettivo prefissato, che è quello di eliminare a tutti i livelli il fenomeno grave e perverso della collusione tra politica e malavita organizzata, tuttora esistente nel nostro sistema economico, che costituisce un freno allo sviluppo di aree importanti del nostro Paese. Il fenomeno, anziché ridursi, tende ad espandersi a macchia d'olio anche in aree fino a qualche tempo fa definite isole felici. Consapevole dell'importanza della soluzione del problema, la maggioranza si è attivata su più fronti al fine di invertire la rotta.
La crisi economica ha reso ancora più pesante la situazione e ha favorito la presenza di sistemi mafiosi all'interno dell'economia; sintomo rilevante è sicuramente l'usura, fenomeno diffuso molto più al sud che al nord. In questo caso, l'obiettivo delle organizzazioni criminali non è tanto ottenere il pagamento di interessi usurari, quanto riuscire a mettere le mani sulle stesse aziende, acquisendone la proprietà a prezzi irrisori.
La malavita organizzata si è garantita, inoltre, parte degli appalti promossi dagli enti pubblici, assumendo talora una posizione dominante nel panorama economico. Il sistema malavitoso non può che stare in piedi con la collusione tra malavita organizzata e politica, che trova fondamento nella perdita di valori.
La maggioranza e il Governo hanno scelto la lotta dura contro la malavita organizzata: le norme approvate in tema di appalti garantiscono controlli più efficaci e le norme che permettono di aggredire i patrimoni accumulati illecitamente stanno ottenendo risultati importanti, colpendo chi vorrebbe sostituirsi allo Stato con un «antistato».
I circa 7 miliardi di euro di valore di beni sottratti al sistema malavitoso hanno colpito nel segno. Si è capito, infatti, che l'unico modo di fermarli è privarli dei beni, unico obiettivo delle loro attività criminali.
Il provvedimento in approvazione è di settore, ma ha una forte valenza politica. È un segnale lanciato a chi vuole mantenere l'intreccio tra malavita organizzata e politica, che questa maggioranza intende combattere, e lo fa anche con questa proposta di legge, che colma un vuoto normativo. Ora le persone sottoposte alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza non possono né votare né essere votate; possono, però, fare campagna elettorale a favore di questo o quel candidato, di questo o quel partito.
Con l'approvazione del testo in esame, si fa divieto a tali persone di svolgere queste attività in qualsiasi competizione elettorale in favore di candidati. Il sorvegliato speciale viene così a perdere quel Pag. 96potere contrattuale nei confronti del politico che gli deriva dalla raccolta di voti. Durante la campagna elettorale, infatti, da un lato, vi è l'interesse del candidato ad ottenere il maggior consenso possibile, dall'altro, vi è l'interesse del criminale a far pesare il suo aiuto attraverso la raccolta di voti, per ottenere poi vantaggi personali.
Senza l'aiuto in campagna elettorale, il politico non sarà più debitore nei confronti del malavitoso, e quindi non sarà più obbligato a soddisfare interessi privati. Per entrambi è prevista la pena della reclusione da uno a cinque anni; così, anche il candidato che è a conoscenza delle condizioni di sorvegliato speciale della persona a cui si rivolge e richiede personalmente di svolgere propaganda elettorale a suo favore viene punito severamente.
L'obiettivo della legge è quello di anticipare la tutela penale a un momento antecedente la commissione dei reati ora previsti. Si vuole impedire la formazione di un patto tra politica e criminalità, che, modificando il risultato elettorale, porti ad alterare i rapporti con le istituzioni.
Bisogna, peraltro, evitare il rischio che la malavita organizzata possa usare, o meglio abusare, questa legge per colpire questo o quel candidato che non si pieghi alle sue richieste. È ben facile, infatti, per le organizzazioni criminali organizzare una finta campagna elettorale a favore di un candidato e addurre che viene fatta su sua richiesta, al fine di fargli subire le conseguenze previste da questa normativa.
La legge non deve diventare un'arma nelle mani dei criminali per eliminare dalla scena politica chi non si adegua al sistema mafioso, cioè chi non intende subire ricatti e avallare infiltrazioni malavitose a tutti i livelli. È per questo che la fattispecie penale è stata meglio individuata e precisata.
Qualcuno si è posto il problema se la legge fosse necessaria: più che leggi, serve una rivoluzione, una vera rivoluzione culturale che rimetta le cose al loro posto, dove per vivere serva lavorare, dove per fare politica serva onestà, dove la magistratura applichi le leggi e non faccia politica, dove ognuno faccia la sua parte nell'interesse di tutti. Con tali precisazioni e osservazioni, preannuncio il voto favorevole della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, colleghi, dico subito che con questa dichiarazione di voto non mi esimerò dallo svolgere alcune brevi considerazioni politiche alla luce del dibattito che si è sviluppato in Aula, specialmente all'interno del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, quando abbiamo discusso degli emendamenti al provvedimento in esame. Faccio notare che le divisioni interne al Popolo della Libertà hanno mostrato durante il dibattito quanto fosse stata demagogica, nei giorni scorsi, la proposta avanzata dal Presidente del Consiglio dei ministri contro la corruzione, che il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare, e che sarebbe servita per inasprire le pene ai corrotti. E aggiungo: se è così complicato per voi trovare la «quadra» su un provvedimento di questo genere, figuriamoci che cosa accadrà in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento quando porterete alla nostra attenzione un provvedimento come quello.
Dico anche che il dibattito all'interno del Popolo della Libertà, che si è sviluppato pochi minuti fa, dimostra quanto siano profonde le divisioni che vi sono sui temi della legalità e della trasparenza tra gli ex parlamentari di Alleanza Nazionale e l'ala dura, quelli di Forza Italia: come non leggere diversamente l'intervento svolto dall'onorevole Sisto, e l'intervento successivo svolto dall'onorevole Granata? Il che mi permette di aggiungere che, se in Aula, dopo l'intervento dell'onorevole Sisto, non vi fosse stato il coraggioso intervento di chiarimento del presidente Bongiorno, che noi ringraziamo, mi pare evidente che il Popolo della Libertà avrebbe chiesto il rinvio del provvedimento Pag. 97o comunque avrebbe votato a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dico dunque che noi, a differenza vostra, a differenza di quanto affermato dall'onorevole Santelli, non siamo costretti a votare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi votiamo convintamente a favore del provvedimento, perché sappiamo bene che con questa legge si vuole incidere su uno dei nodi cruciali nei delicati rapporti tra politica e malaffare, perché con essa si vuole impedire al soggetto sottoposto a misura di sorveglianza speciale di procedere alla raccolta dei voti, perdendo così il suo potere contrattuale nei confronti del politico, e al politico a sua volta non è più in alcun modo consentito di essere condizionato dal delinquente. Ci sembra cioè che con il provvedimento in esame si dia un messaggio molto, ma molto forte di sostegno della legalità e della trasparenza, specialmente in questo momento molto delicato che riguarda la vita politica, sociale e civile del nostro Paese.
È evidente - e concludo - che il testo che stiamo per approvare è molto migliorato rispetto a quello che è originariamente arrivato in Parlamento; ma mi permetto anche di dire che, se oggi si approva questo testo, è perché l'opposizione, noi abbiamo chiesto che esso fosse messo all'ordine del giorno. Ribadisco - e concludo - che noi voteremo convintamente a favore del provvedimento, ma mi permetto anche di dire (e questo è un auspicio, oltre che un invito) che quanto non è potuto succedere oggi, grazie a noi e grazie alla Bongiorno, quanto il PdL oggi non ha potuto fare, cioè rinviare il provvedimento, non deve avvenire al Senato.
Noi saremo vigili e auspichiamo che al Senato questa legge non venga affossata, proprio perché consideriamo che questa legge non debba servire esclusivamente come manifesto per la campagna elettorale. Crediamo in questa legge e vorremmo che ad essa credeste convintamente anche voi. Lavoriamo affinché su questo provvedimento al Senato possa essere prevista una corsia preferenziale, perché dopo l'approvazione della Camera ci possa essere anche l'approvazione del Senato per fare in modo che questa proposta di legge possa essere approvata definitivamente quanto prima. Noi lo auspichiamo e per questa ragione votiamo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor presidente, mi limiterò a richiamare alcune brevi questioni che dimostrano l'impegno del Popolo della Libertà nella lotta alla mafia. Sono disposizioni ormai diventate legge di questo Stato per quanto concerne i sequestri, le confische, gli aumenti di pena a chi appartiene alla criminalità organizzata e anche i provvedimenti in materia di funzionamento della giustizia in questo Paese. Credo, quindi, che il giudizio sull'impegno nei confronti della criminalità organizzata da parte del Popolo della Libertà sia completamente al di fuori di ogni discussione e non possa mai essere messo in dubbio. Del resto, lo dimostra anche questa giornata, certamente faticosa come sono faticose tutte le mediazioni quando sul piatto della bilancia vi siano interessi meritevoli di considerazione. Meritevole di considerazione è l'interesse di chi, approvando questo provvedimento, vuole far sì che aumenti la distanza tra chi appartiene alle cosche e alla criminalità e chi vuol fare politica correttamente.
Interesse rilevante è anche quello di quei colleghi che tra mille difficoltà operano in alcune parti del territorio nazionale e che temono molto spesso l'insidia che mettono in opera gli appartenenti alla criminalità organizzata, non per colpire in quanto appartenenti alle cosche uomini che possono essere espressione delle stesse, ma per colpire quegli uomini che non accettano di essere al loro servizio attraverso operazioni di cui conosciamo tutti l'esistenza e di cui purtroppo sono pieni in molte occasioni anche i mezzi di comunicazione. Pag. 98
Mi permetto, dunque, di suggerire una maggiore cautela a molti di coloro che intervengono e che non hanno a cuore anche questa responsabilità, che appartiene all'intera classe politica, perché se noi consegnassimo i candidati onesti, i candidati puliti e i candidati che combattono la mafia alle organizzazioni criminali sarebbe un errore clamoroso. Da questo ci dobbiamo guardare tutti insieme, così abbiamo fatto e stiamo facendo per affrontare definitivamente alla Camera, in prima lettura, questo provvedimento.
Vorrei anche che queste preoccupazioni, che sono state espresse anche da alcuni colleghi della maggioranza, fossero oggetto di attenzione da parte di molti magistrati che troppo spesso prendono per oro colato le dichiarazioni di molti pentiti - questa osservazione potrebbe valere anche per questo provvedimento - e si accorgono a distanza di tempo che le persone che hanno sottoposto a procedimento penale non meritavano quella considerazione e non meritavano nemmeno le attenzioni che in molti casi sono state loro riservate senza che nessuno alla fine del procedimento giudiziario, magari di assoluzione piena, spenda una parola per uomini - ne abbiamo avuto esempi recenti anche in quest'Aula - che sono stati sotto scacco di indagini giudiziarie per molto tempo, rinunciando purtroppo anche alla loro carriera politica senza che venisse restituita loro l'onestà e anche la considerazione che avrebbero meritato.
Ma il risultato più importante che voglio richiamare in Aula è il lavoro che insieme, ancora una volta, e anche su questo provvedimento, è stato realizzato tra maggioranza e opposizione. Tutto ciò a dimostrazione che non è vero che la maggioranza non ponga attenzione anche ai problemi della giustizia messi sul tappeto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Tutto ciò dimostra esattamente il contrario, ovvero che quando quei problemi sono affrontati con serietà e con la capacità, come avete fatto voi, di rinunciare a posizioni preconcette, per venire incontro a situazioni di equilibrio, un accordo si può trovare. Anche in occasione di questo provvedimento, questa è la strada su cui dobbiamo porci.
Mi permetto di dire che se voi ogni tanto rinunciaste, come avete fatto in questa occasione, a posizioni ideologicamente preconcette che vedono nelle forze di maggioranza troppo spesso il male e l'incapacità di dialogo e se ricordaste che è importante, nella lotta alla criminalità, che il Parlamento sia unito in tutte le sue forze politiche, probabilmente vi sarebbe una strada molto più facile da percorrere anche per quanto riguarda le riforme costituzionali sulla giustizia.
Annuncio, quindi, il voto favorevole del Popolo della Libertà che, come sempre ha fatto anche in occasioni precedenti, ha contribuito in maniera determinante alla riuscita di questo provvedimento contro la criminalità. Auspico che questa collaborazione sia la soluzione migliore per emarginare definitivamente, come noi del Popolo della Libertà vogliamo, la criminalità organizzata e per riaffermare il principio della preminenza della legalità che cerchiamo di dimostrare faticosamente anche attraverso gli uomini e le donne del Popolo della Libertà impegnati in aree altamente a rischio, che molto spesso mettono a repentaglio la loro incolumità per dimostrare con serietà e coerenza l'attaccamento a questi valori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Avverto che, dopo questo voto, dobbiamo procedere all'esame e alla votazione di un documento in materia di insindacabilità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente, in dissenso dal mio gruppo, non voterò questa proposta di legge perché non mi voglio rende complice di questa deriva giustizialista della Camera cominciata negli anni Ottanta con la legge sul finanziamento pubblico e proseguita negli anni Novanta, quando è stata tolta l'immunità. Soprattutto oggi che è il genetliaco di Pag. 99Bettino Craxi, che avrebbe compiuto 76 anni. Credo che un socialista riformista, laico e positivista, non debba e non possa condividere questa legge. È per questo che voglio ringraziare l'onorevole Sisto perché mi riconosco in pieno in quello che ha detto.
Vorrei rivolgere anche un appello al presidente Bongiorno che credo non meriti di ricevere gli applausi dei giustizialisti del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori. Per questo penso che votare contro questo provvedimento sia un dovere di un socialista riformista come il sottoscritto (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, naturalmente gli emendamenti hanno tentato di risolvere alcuni timori che questa norma creava, ma ritengo che rimanga in piedi un impianto pericoloso che è quello, non voglio essere facile profeta, di mettere in mano alla mafie un altro strumento che potrà essere utilizzato, invece, nei confronti delle persone oneste.
Anche quando si dice che il fatto deve essere dimostrato da un soggetto diverso da chi è sottoposto a custodia, ebbene, mi chiedo chi può essere quest'altro soggetto, con questo sistema e con questo impianto di giustizia? Lo Spatuzza di turno? Quindi, in dissenso dal mio gruppo, voterò contro il provvedimento in esame (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così aperte le dichiarazioni di voto finale.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo brevemente perché sento il dovere, nella qualità di relatrice, di ringraziare, per un lavoro che non è stato per nulla semplice e che è stato condotto dal mese di maggio dello scorso anno, il rappresentante del Governo (in particolare il sottosegretario Caliendo), la presidente della Commissione giustizia e tutti i componenti della Commissione stessa, ma anche tutti quei colleghi che mi hanno dato il coraggio per andare avanti nei momenti di grande difficoltà. Sono convinta che oggi il Parlamento italiano scriva una bella pagina e la scriva con la massima unità.

(Coordinamento formale - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 783-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 783-825-954-972-1767-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, onorevole Germanà, onorevole Terranova.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro, e di deputati del Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Pag. 100

(Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione) (783-825-954-972-1767-A):

(Presenti 396
Votanti 361
Astenuti 35
Maggioranza 181
Hanno votato
354
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Massimiliano Smeriglio, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 14).
Ricordo che per l'esame di tale documento è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo. A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Massimiliano Smeriglio, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, a che titolo vuole intervenire?

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo perché vorrei capire meglio. Credo che lei abbia letto male perché avevo notizia, forse sbagliata, che le opinioni «concernono», e non «non concernono», come ella ha forse distrattamente letto...

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, fino ad ora nessuno ha messo in dubbio la mia capacità di leggere un testo.

SIMONE BALDELLI. È solo per capire, Presidente.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Baldelli. Mi informano che c'è un errore nel testo che mi è stato sottoposto. Correggiamo il testo: la Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento citato concernono opinioni espresse dal deputato nell'esercizio delle sue funzioni.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 14)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Ferranti.

DONATELLA FERRANTI, Relatore. Signor Presidente, mi riporto alla relazione scritta in quanto la Giunta ha unanimemente deliberato di ritenere l'insindacabilità delle opinioni espresse.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 14)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc.IV-quater, n. 14 concernono opinioni espresse da Massimiliano Smeriglio, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).

Pag. 101

Per un richiamo al Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho aspettato la fine della seduta per un richiamo al Regolamento semplicemente perché ritengo che vi siano aspetti che sia utile precisare, non certo per evidenziare questa o quella incongruenza che può essersi verificata ma perché ritengo che per noi sia molto importante e molto utile, nel momento in cui svolgiamo il nostro lavoro qua dentro, che siano chiari i riferimenti soprattutto regolamentari. Ovviamente questo non intende minimamente mettere in discussione quanto lei ha detto poco fa in uno speech rispetto ai precedenti e alle regole ma ritengo che sia mio dovere fare in modo che rimangano agli atti le mie opinioni anche rispetto alle sue parole che hanno fatto seguito alla mia contestazione del fatto che si potesse trasformare un emendamento precedentemente presentato in subemendamento.
Lei, signor Presidente, in replica a quanto ho detto io, ha affermato (l'ho riascoltato) che esistono precedenti che riguardano la prassi della trasformazione dei subemendamenti, tuttavia questi precedenti riguardano emendamenti della Commissione e del Governo. Mi permetto di prendere la parola solo per rimarcare all'Aula che i precedenti di per sé - noi ce ne siamo spesso lamentati quando stavamo all'opposizione meno quando stavamo in maggioranza esattamente come la maggioranza se ne preoccupa meno adesso e se ne preoccupava di più quando era all'opposizione - in qualche modo giustificano una variazione di quello che è il dettame del Regolamento o, addirittura, di una sua interpretazione o, meglio, sulla base dei precedenti vengono elaborate interpretazioni che in alcuni casi ribaltano quanto scritto nel Regolamento.
In questo caso - mi consenta, signor Presidente - affermare che vi sono precedenti in ragione dei quali si è costituita una prassi per la quale il Governo e la Commissione hanno presentato emendamenti è erroneo e deviante, signor Presidente, perché questi non sono precedenti, non sono lesioni interpretative al Regolamento ma è quest'ultimo che dà facoltà al Governo e alla Commissione, in qualunque momento prima dell'inizio della votazione, di presentare emendamenti o subemendamenti. Non a caso è esattamente una facoltà riservata al Governo e alla Commissione e non a tutti i deputati, i quali possono eventualmente presentare subemendamenti soltanto se se vi sono emendamenti presentati dal Governo e dalla Commissione.
Concludo, signor Presidente, affermando che, a differenza di altri precedenti che intervengono in qualche modo derogando al Regolamento e legittimando che vi sia un comportamento che non è in linea con quanto previsto dal Regolamento, l'unica cosa certa che abbiamo è la seguente: gli unici titolari a presentare emendamenti e subemendamenti, una volta scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti e dei subemendamenti, sono la Commissione e il Governo. Non è un precedente, non è un'eccezione: è l'unica previsione regolamentare incontestabile.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ho apprezzato molto il suo intervento; mi sfugge in che cosa si differenzi da quello che ho detto io precedentemente, comunque va bene lo stesso.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,05).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo solo per lasciare la mia riflessione agli atti. Ho letto ieri ed oggi alcune pagine che mi hanno fatto molto riflettere e che forse bisognerebbe che tutti leggessimo e che riflettessimo: una lettera scritta al collega Renato Farina dal direttore Belpietro Pag. 102ed oggi la risposta del collega Renato Farina. Il collega Renato Farina mi guarda perché non immaginava, ma devo dire che mi ha colpito. Ieri sono stata in Commissione di vigilanza RAI ed ho sentito l'attuale opposizione urlare alla democrazia, alla libera informazione, alla necessità che ciascuno possa dire la propria opinione, ciascuno purché sia di sinistra. Questa è la cosa più brutta. Peccato, perché il principio basilare della democrazia è che i principi valgono prima per i nemici e poi per gli amici e le regole prima per gli amici e poi per i nemici o almeno questo ci è stato insegnato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, prendo la parola per informare l'Aula di un grave lutto che ha colpito nella giornata di ieri il popolo cubano, ma che ha colpito anche tutti coloro che credono nella democrazia e nella possibilità che la libertà arrivi in quell'isola. Nella giornata di ieri è morto un dissidente politico cubano; è morto in carcere (nel quale si trovava dal 2003, ormai da 7 anni),a conclusione di un drammatico sciopero della fame che è durato quasi 90 giorni e che è avvenuto nel silenzio non solo delle istituzioni cubane, ma anche della comunità internazionale.
Signor Presidente, a Cuba dal 2003 sono in carcere oltre 75 dissidenti politici che hanno una sola colpa: avere espresso le loro opinioni, che spesso sono appunto a favore della riforma di un sistema politico chiuso che, nonostante le promesse ed i discorsi fatti a favore di una riforma in senso democratico di quel Paese, con l'ascesa al potere del fratello di Fidel Castro, Raul Castro, non vede ancora concretizzarsi niente. Nel corso degli ultimi mesi sia l'Unione europea sia alcuni Paesi del Sud America hanno fatto aperture politiche importanti nei confronti di quel regime, in qualche modo dando credito a parole e a programmi che vengono fatti sulla modernizzazione di quel Paese, mentre ancora sono in galera persone che hanno solo la colpa di esprimere la loro opinione.
Noi come Partito Radicale il 18 marzo 2007 eravamo, insieme al mio collega Maurizio Turco, alla mia collega Elisabetta Zamparutti, a Maria Fida Moro e a Marco Cappato, per le strade de L'Avana, sulla quinta avenida, a manifestare con le damas de blanco, che sono le mogli, le figlie e le sorelle di quei detenuti politici. Oggi su la Repubblica vengono riportate le parole della madre di Orlando Zapata Tamajo, che aveva 42 anni e che è morto per uno sciopero della fame che è rimasto nel silenzio di tutti noi e della comunità internazionale. La madre, Reina Luisa Tamajo, ha detto: Me lo hanno ammazzato. È stato un omicidio premeditato ed ora non resta altro che ringraziare quelli che hanno lottato affinché mio figlio non morisse.
Credo che nella politica del nostro Paese e nella politica internazionale non vi siano tante persone che meritano di essere ringraziate. Speriamo che questa tragica vicenda possa servire da monito affinché coloro che restano tuttora nelle carceri cubane non siano dimenticati e meritino un po' di attenzione anche da parte di una politica che troppo spesso rimane davvero troppo cinica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, tutta l'Aula condivide un omaggio incondizionato alla memoria di chi ha dato la vita per ideali di giustizia e di libertà. Una lotta a sostegno dei combattenti della libertà, quelli veri, quelli che rendono testimonianza con il proprio sangue e non con il sangue dei loro nemici, è un dovere democratico troppo spesso disatteso.
Credo che tutti dovremmo fare una riflessione su questo e intensificare a Cuba e altrove l'impegno per dare loro sostegno e aiuto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, intervengo brevemente sulla vicenda Pag. 103Eutelia Agile e Omega perché è di questa mattina la decisione del giudice di rinviare l'udienza per la decisione su un eventuale commissariamento al 31 marzo.
Chiaramente rispettiamo i tempi della magistratura, però siamo molto preoccupati, direi sempre più preoccupati, perché questi lavoratori, i lavoratori coinvolti in questa vicenda, non possono essere lasciati soli non solo a parole, ma nei fatti. Voglio ricordare ai colleghi che sono ancora presenti in Aula che si tratta di lavoratori che non percepiscono stipendio ormai dal mese di luglio. Si tratta di un'azienda che formalmente non è in stato di crisi, quindi queste persone non percepiscono neanche la cassa integrazione, e da luglio, non si sa ancora fino a quando, non ricevono un euro.
Ha detto giustamente il nostro segretario Bersani che in un Paese civile questo problema diventa un problema di tutti: del Governo, della maggioranza e dell'opposizione. Stiamo già discutendo in Commissione lavoro di una proposta di legge che possa sostenere il reddito di questi lavoratori in attesa dei tempi della magistratura, ma pensiamo anche che ci siano - e il rinvio di oggi lo testimonia ancor di più - gli estremi di necessità e urgenza per i quali forse il Governo, che di decreti-legge ne adotta tanti, potrebbe anche adottare un decreto-legge per sostenere questi lavoratori. In questo caso, assicuriamo il voto favorevole del nostro gruppo e pensiamo che è proprio rispetto a vicende come queste di emergenza e di carenza di legislazione che si misura la responsabilità di una classe dirigente, al di là del gruppo di riferimento.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, nella giornata di ieri si è avuta notizia che nel comune di Goito, in provincia di Mantova il consiglio comunale ha approvato a maggioranza un regolamento che riguarda la scuola dell'infanzia comunale, ovviamente gestita dal comune stesso. In questo regolamento, che va accettato dalle famiglie che lì intendano iscrivere i propri figli perché seguano il corso delle scuole dell'infanzia, si dice testualmente che in questa scuola pubblica - evidentemente, quindi, secondo la Costituzione, aperta a tutti i cittadini italiani - vengono accolti i bambini di famiglie che, accettando questo regolamento, perseguono finalità educative di sviluppo della loro personalità in una visione cristiana della vita.
Ora io mi sono posto intanto un problema personale, poiché non sono cristiano, ma sono ebreo e tali sono i miei figli; intanto, personalmente, non potrei certo trasferirmi in quella città, nota nella storia di questo Paese per le vicende risorgimentali, perché i miei figli non potrebbero certamente iscriversi a quella scuola, perché non seguirebbero nella loro famiglia i criteri - che noi molto rispettiamo - di ispirazione cristiana.
In questo Paese, però, non ci sono solo coloro che sono di religione ebraica, ci sono molte altre religioni, ci sono coloro che non credono, ci sono coloro che vivono in famiglie dove non c'è il matrimonio, quindi, secondo una certa visione, con unioni che non seguono l'ispirazione cristiana, che io profondamente rispetto, ma che non è la mia. Ma c'è un'altra cosa in questo Paese: c'è la Costituzione italiana che difende in egual modo tutti i cittadini di questo Paese e pretende che sia difeso il loro diritto di accedere ai servizi pubblici gestiti dagli enti locali o dallo Stato.
In quel consiglio comunale, nonostante la fiera opposizione di tutti gli appartenenti all'opposizione, la giunta e la maggioranza hanno inteso far approvare questo regolamento.
Immagino che vi saranno ricorsi alla Corte costituzionale, ma prima di questo, insieme all'onorevole Marco Carra e a nome di molti altri firmatari del Partito Democratico, abbiamo posto, in un interrogazione al Ministro Maroni, il problema che prima dei giudici e della magistratura costituzionale penso che spetti alla politica intervenire. Infatti, è compito di ciascuno di noi che rappresentiamo il Paese, la legge e la Costituzione nelle istituzioni far Pag. 104valere tale diritto, se non altro per un principio di buon senso ma, credo, ancor di più per un principio di profonda uguaglianza dei cittadini tutti, a prescindere dalla loro fede religiosa di fronte alla nostra Costituzione.
Mi auguro che il Ministro Maroni voglia confermare la nostra opinione, vale a dire che si è commesso un grave errore e che l'ispirazione cristiana debba essere ovviamente sempre rispettata in questo Paese, così come le altre ispirazioni e fedi religiose e che soprattutto nelle scuole pubbliche di questo Paese, oltre al rispetto delle fedi religiose, vada salvaguardato l'accesso di ciascuno degli appartenenti a famiglie di cittadini italiani.
È stato commesso un grave errore, un abuso, un'offesa, una ferita. Mi auguro che la maggioranza e il Governo di questo Paese vorranno sanare, prima dei magistrati, questa offesa e questa ferita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di proseguire consentitemi di dire che mi sembra un po' strano che nel momento in cui in tutto il mondo le scuole cristiane aprono le porte ai giovani e ai bambini di ogni religione in Italia, invece, una scuola di Stato le chiuda a qualcuno. Onorevole Fiano, comprendo e condivido lo spirito del suo intervento.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, da una parte mi rincresce di doverlo fare ancora una volta ma, dall'altra, è un mio preciso dovere, quale rappresentante eletto in Friuli Venezia Giulia, di sollecitare, ancora una volta, la risposta a un'interrogazione che riguarda la situazione di crisi presso le industrie chimiche Caffaro di Tor Viscosa, in provincia di Udine. Si tratta di un'interrogazione presentata più di un anno e mezzo fa e indirizzata a tre Ministri, a quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a quello del lavoro e delle politiche sociali e a quello dello sviluppo economico. Tuttavia, ancora non vi è stata risposta.
Perché sollecito la risposta a tale strumento di sindacato ispettivo? Perché nei prossimi giorni ci saranno dei momenti decisivi per le sorti di questo stabilimento. L'amministratore straordinario, che ha avuto nelle scorse settimane degli incontri non solo con tutte le parti sociali interessate ma anche a livello, in particolare, di Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha presentato, proprio in questi giorni, una proposta per quanto riguarda l'avvio delle bonifiche di questo sito. Tuttavia, se questa proposta non sarà presa in considerazione da parte, soprattutto, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le aziende e gli imprenditori che hanno manifestato interesse ad acquisire le aree su cui dovrebbero essere esperite queste bonifiche potrebbero, invece, non manifestare più questo loro interesse.
Ciò determinerebbe la perdita di prospettiva e di possibilità di ripresa dell'azienda. Si tratta di un' azienda che - lo ricordo ancora una volta - è in un territorio che rappresenta, in Italia, uno dei poli chimici più importanti. Di fronte a una sostanziale latitanza del Governo che, ancora una volta, non è in grado di presentare un piano per il rilancio, nel nostro Paese, del comparto chimico, rischiamo, appunto, ancora una volta di vedere la perdita significativa di posti di lavoro che, nel caso di questa azienda e di questa impresa, vale a dire le industrie chimiche Caffaro di Tor Viscosa, ammonta a circa 300 dipendenti. Inoltre, vi sono tutta una serie di attività indotte, non solo nella realtà della bassa friulana e nel comune di Tor Viscosa ma anche in Lombardia, con attività collegate che danno lavoro, nel complesso, a circa mille persone.
Pertanto, ancora una volta, signor Presidente, sollecito una risposta e un intervento Pag. 105da parte dei diversi Ministeri interrogati e, in particolare, di quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che sarà chiamato ai primi di marzo - quindi già dalla prossima settimana - a dare delle risposte concrete.
Fino ad oggi vi è stato un grande senso di responsabilità da parte dei lavoratori dipendenti e da parte delle rappresentanze sindacali. Inoltre, vi è stata una iniziativa importante delle istituzioni locali e delle associazioni di categoria, ma c'è sostanzialmente una situazione di incertezza da parte dei Ministeri interrogati.
Per questo, signor Presidente, la prego di voler rappresentare questo mio sollecito al Governo e per esso ai Ministri competenti interessati da questa problematica.

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che domani, alle ore 15, si svolgerà un'informativa urgente del Governo sull'emergenza ambientale conseguente allo sversamento di sostanze inquinanti nel fiume Lambro.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 25 febbraio 2010, alle 9,30:

1. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

(ore 15)

2. - Informativa urgente del Governo sull'emergenza ambientale conseguente allo sversamento di sostanze inquinanti nel fiume Lambro.

La seduta termina alle 19,25.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARILENA SAMPERI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 783-A ED ABBINATE

MARILENA SAMPERI. La proposta di legge oggi in discussione generale ha come obiettivo quello di interrompere il circuito perverso politica-criminalità-malaffare che spesso ha origine o si rafforza nel momento più delicato della vita istituzionale: quello della raccolta del consenso elettorale.
Una proposta di legge semplice, chiara, direi quasi ovvia, condivisa, almeno formalmente, da tutte le forze dell'arco parlamentare.
Esponenti di tutte le forze politiche sono primi firmatari di analoghe, spesso identiche proposte concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione.
A legislazione vigente la sottoposizione alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza priva i soggetti dell'elettorato attivo e passivo ma non impedisce loro di svolgere attività a favore di candidati esercitando indebite pressioni sugli orientamenti dell'elettorato.
Eppure la fase elettorale è un momento particolarmente delicato nella dinamica democratica, quello in cui il candidato, in cerca di consensi, è più esposto all'offerta di disponibilità da parte di chi non gratuitamente può esercitare la sua influenza sugli elettori.
Nelle motivazioni di molti provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose si registra il patto di scambio perverso tra candidati e persone sottoposte a misure di prevenzione che prelude al condizionamento dei processi di erogazione della spesa pubblica e del sistema di autorizzazioni e concessioni rilasciate dagli enti locali. È proprio in questo momento cruciale che la proposta di legge oggi in discussione intende intervenire anticipando così la risposta dello Stato a un momento antecedente la Pag. 106commissione dei reati, punendo sia il sorvegliato speciale che il candidato che ne chiede l'appoggio.
La formulazione definitiva del testo unificato ha visto un lavoro lungo e paziente della Commissione e soprattutto della relatrice che ringrazio per l'opera di attento ascolto e di ricucitura delle varie posizioni espresse in Commissione e per l'intelligente recepimento delle condizioni poste nel parere della I Commissione, relatrice a cui esprimo piena solidarietà per le minacce ricevute.
L'esame in Commissione è iniziato l'11 giugno dello scorso anno ed è continuato per nove mesi; ventuno sono state le sedute della Commissione.
La relatrice ha proceduto all'estensione per ben tre volte del testo unificato alla ricerca di una sintesi che senza snaturare lo spirito della proposta superasse tutti i dubbi e le perplessità sollevate.
Il passaggio di maggior travaglio ha riguardato la posizione del candidato. Alcuni interventi hanno messo in rilievo il rischio di strumentalizzazione cui quest'ultimo potrebbe essere sottoposto perché contro di lui si potrebbero creare ad arte false situazioni o potrebbe darsi rilievo a fatti assolutamente marginali come il ritrovamento di manifesti elettorali nell'abitazione di un sorvegliato speciale.
A prescindere del fatto che anche nel testo unificato in prima e seconda stesura non si potevano colpire fatti marginali ed episodici, ma solo il sostengo elettorale sistematico ed organizzato, frutto di un accordo tra il candidato e la persona sottoposta alla misura di prevenzione, nel testo definitivo è stata eliminata la possibilità di un'accettazione passiva e si è determinata, più puntualmente la fattispecie, del reato sotto il profilo della condotta del candidato che deve richiedere l'attività di una persona sottoposta, in forza di provvedimento definitivo, alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e deve essere inequivocabilmente a conoscenza del suo status.
Meno dibattuta è stata la questione della limitazione di un diritto costituzionalmente garantito come quello del divieto di propaganda elettorale, essendo evidente che il divieto riguarda un soggetto già colpito da limitazioni alla libertà personale, che il tempo del divieto coincide con quello della durata della sorveglianza speciale, che la misura è applicata con la rigorosa osservanza di tutte le garanzie giurisdizionali per l'imputato nel processo ordinario.
Noi siamo disponibili all'accoglimento di emendamenti tesi a fugare ogni dubbio su possibili strumentalizzazioni da parte della criminalità organizzata a danno di candidati ignari, purché rimanga integra la finalità del provvedimento perché in questa tormentata fase della nostra vita pubblica è assolutamente necessario riaffermare la volontà delle istituzioni democratiche di salvaguardia delle attività della pubblica amministrazione da qualsiasi condizionamento che non sia coincidente con l'interesse collettivo.
È dovere e responsabilità della classe dirigente e delle istituzioni produrre atti concreti in controtendenza rispetto al clima complessivo di allentamento della tensione etica per dare risposte allo sconcerto e al disorientamento dei cittadini di fronte alle gravi distorsioni che quotidianamente emergono dalla gestione della cosa pubblica.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCESCO PAOLO SISTO SUL COMPLESSO DELLE PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 783-A ED ABBINATE

FRANCESCO PAOLO SISTO. Onorevoli colleghi, il testo normativo che mi accingo a commentare, quale rappresentante del Popolo della Libertà, si sforza di ulteriormente completare, in un settore delicato quale quello della propaganda elettorale, la definizione degli strumenti concreti per la lotta alla criminalità, settore in cui il Governo ha dato prova di capacità nella diagnosi e, soprattutto, di efficacia nelle terapie. Pag. 107
È noto che il rischio più grave, nella costante tensione per evitare che i germi patogeni del crimine possano infettare il tessuto connettivo «buono» della società, è quello di non essere in grado di riconoscere, ovvero non avere gli strumenti per riconoscere, il «penalmente rilevante» all'interno di determinati contesti di interesse socio-economico.
La straordinaria capacità dell'illecito di insinuarsi in ogni luogo in cui vi sia «produttività» - in senso ampio - costituisce una costante, atteso che il controllo di determinati punti vitali del sistema consente una continua e «più facile» locupletazione.
Tale scelta, caratterizzata per così dire da premeditata «utilità marginale» da parte della più moderna manifestazione del crimine, deriva sia dalla situazione di minorata difesa che la società mantiene in contesti in cui non vi è l'abitudine ad avere quali interlocutori i malavitosi (l'abbandono dei reati comuni per attingere risorse da fonti «nuove» e apparentemente estranee, per storia, alla tradizione criminale è ben sintetizzata in un recente studio di Antonio Laudati sulla cosiddetta «mafia pulita»); sia dalla ormai collaudata idoneità della malavita a darsi forme organizzative «legali» o meglio «legalizzate», già di per sé pronte alla operatività in tali praterie inesplorate della vita civile.
Non vi è dubbio che, sotto tale profilo, la propaganda elettorale, laddove lasci spazio ad interventi di soggetti «pericolosi», non possa non essere oggetto di primario interesse da parte del legislatore.
L'intervento qui proposto ha tre profili, sinergici e metodologicamente ben ispirati (la loro traduzione tecnica, come vedremo, comporta obiettivamente taluni problemi di compatibilità con il sistema penale e processuale penale, oltre ad alcuni rischi connessi all'esperienza maturatasi in tema di competizioni elettorali), mediante la modifica di talune scelte della legge 31 maggio 1965, n.575 (articolo 10): la legge impone al sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, con misura di prevenzione non più impugnabile, il divieto di fare propaganda elettorale (profilo precettivo «attivo»); la violazione di tale divieto è assistita da una sanzione penale autonoma (profilo sanzionatorio «attivo»); il candidato che, consapevole della situazione di sorvegliato speciale dell'interlocutore, richiede al predetto di «fargli la propaganda» è soggetto a sanzione penale , oltre che alla incandidabilità per cinque anni ed alla decadenza dalla eventuale carica elettiva rivestita al momento del passaggio in giudicato della sentenza di condanna (profilo precettivo e sanzionatorio «di posizione»).
Orbene, già in Commissione giustizia ed affari costituzionali tale meccanismo, salutato come utile intuizione a carattere special preventivo, ha dato adito a non poche perplessità; e segnatamente con riguardo al terzo profilo, laddove si è ritenuto di ipotizzare, innovativamente, una responsabilità ,addirittura penale e di non poco peso, a carico del candidato.
In linea di approccio generale al problema, a parte la inesistenza di valutazioni indicative sull'anamnesi del candidato (a differenza del sorvegliato speciale che in quanto tale è certamente - più «idoneo» a subire sanzioni in costanza di violazione del precetto), va detto che la moderna organizzazione delle campagne elettorali - complessa, spesso delegata fino alla quasi spersonalizzazione - pone seri problemi in ordine alla capacità della norma incriminatrice in esame di evitare delle vere e proprie responsabilità incolpevoli, se non di mera posizione, a carico del candidato.
Ma, sempre prima delle valutazioni marcatamente tecniche, il rischio più grave è quello che tale meccanismo possa essere utilizzato come strumento di vera e propria «eliminazione diretta» di candidati elettorali scomodi o solo sgraditi.
Basterebbe, infatti, la sola parola di un sorvegliato speciale per paralizzare, e completamente, anche il migliore e più onesto praticante della politica attiva.
Ad aumentare la capacità di «intelligenza» di tale argomentazione, basterà riflettere - un attimo - sulla straordinaria incisività dei mezzi di comunicazione che, anche sulla scorta di una semplice «fuga di notizie» (improduttiva di qualsiasi valenza Pag. 108processuale) sono ben capaci di sollevare manifestazioni di piazza e dare vita a richieste di dimissioni «a corto circuito», per comprendere come un fatto di tale genere, anche se embrionale, potrebbe rivelarsi assai dannoso, ed irreversibilmente dannoso, per il politico anche se fosse «senza colpa».
A tali riflessioni di fondo (una norma non deve mai comportare in sé il rischio evidente di un abuso strumentale che porti a negare i fini per cui è stata creata) non può di certo abiurarsi per il fatto che la normativa in questione sia ispirata alla guerra «contro il crimine»: anzi.
È notorio che principio cardine nella lotta contro la criminalità è il rispetto, rigoroso, delle regole di diritto sostanziale e processuale, quasi in controtendenza con coloro che le violano e meritano, per questo, di essere combattuti senza risparmio.
Sicché, come del resto emerso nel dibattito nelle Commissioni, è indispensabile che il vigore di una legge, tra l'altro così delicata come quella qui in discussione, che «tocca» i fondamentali capisaldi dell'articolo 51 della Costituzione, sia frutto di attentissima riflessione; di modo che, evitando a tutte le forze democratiche la tentazione dello «spot» in campagna elettorale, si concretizzi un dibattito parlamentare davvero capace di ponderatamente superare, ove possibile, i dubbi e le zoppie.
In altri termini, il risultato deve essere raggiunto senza il timore che , in questa materia, il «suono» (fragore mediatico e tenacia nella battaglia) debba innaturalmente essere più veloce della «luce» (ragionevolezza delle innovazione e compatibilità delle modifiche con il sistema normativo vigente).
E tale obbligo di ortodossia metodologica lo si coglie con particolare intensità, laddove si rifletta su alcune questioni interpretative, già sollevate, in parte, nel dibattito delle Commissioni.
Innanzitutto l'espressione «sottoposte in forza di provvedimenti definitivi» (articolo 1) non convince.
Quid iuris in caso di misura di prevenzione già scontata? Permane la pericolosità «eternamente» o il soggetto potrà dimostrare di non essere più pericoloso? E come?
Tali difficoltà e, soprattutto la formulazione letterale della norma, ridurrebbero l'applicazione della novella ai soli casi di coloro che hanno in corso la sorveglianza speciale di seguito alla definitività della decisione inerente alla sua applicazione: sinceramente troppo poco per legittimare un meccanismo di tale portata, che corre così davvero il rischio di essere solo un enunciato simile ad un proclama.
Desta, altresì, perplessità l'accoppiata «direttamente o indirettamente», riferita all'attività svolta dal sorvegliato: la genericità dell'«indirettamente» è di tutta evidenza, non potendo ricondursi alcuna condotta tipicamente individuata a tale indistinta espressione, con ipotizzabile lesione del principio di tipicità e tassatività delle norme incriminatrici e del loro contenuto.
«Candidati e simboli»: anche qui l'indeterminatezza del riferimento ai «simboli» allarga la fattispecie con dubbio rispetto del principio di cui agli articoli 25 della Costituzione e 1 del codice penale.
Ma le più rilevanti esitazioni logico-giuridiche si affrontano quando il testo si occupa della responsabilità del candidato.
«Inequivocabilmente a conoscenza» è espressione del tutto innovativa per la tecnica del diritto penale, affetta da indeterminatezza e soprattutto slegata da un regime probatorio - per quello che si è sopra detto - che garantisca al candidato di non essere oggetto di accuse strumentali e finalizzate alla sua eliminazione politica.
«Richiede detta attività» è poi condotta ad altissimo rischio, come si è detto, di perplessità di matrice costituzionale per il contrasto con l'articolo 27.
E se la richiesta di propaganda fosse generalizzata o generica (con lettera aperta ai cittadini, con invito ad una manifestazione di simpatizzanti, con una «pacca sulla spalla», eccetera) che accadrebbe? Pag. 109
E se provenisse dal comitato elettorale? Dal responsabile dell'organizzazione a diretto contatto con il candidato?
E perché poi deve essere il tribunale (e non il giudice tout court) ad ordinare la pubblicazione?
Passando all'articolo 2, lascia perplessi la «condanna passata in giudicato» (condanna è già sentenza definitiva nel linguaggio del sistema penale: va invece modificata l'ultima parte dell'articolo 1, laddove l'espressione «Con la sentenza di condanna» andrebbe sostituita con «In caso di affermazione di responsabilità»); come pure il «divieto di candidarsi» per un periodo fisso di cinque anni, indipendentemente dalla gravità del fatto commesso o dall'atteggiamento /personalità del soggetto.
Si tratta di momenti di scompenso, rilevanti, che però non intaccano la sicura importanza
dell'iniziativa.
Ma proprio perché si tratta di materia rilevante e di estremo interesse per la sicurezza delle istituzioni è necessario che il Parlamento, consapevole di tanto, contribuisca consapevolmente (ove, come anticipato dall'onorevole Costa in Commissione, non sia necessario un ulteriore approfondimento nelle stesse Commissioni) ad innestare nel sistema penale complessi normativi idonei, coerenti con l'esistente, allo scopo di scongiurare l'immissione di «virus» capaci di sobillare la tenuta tecnica dell'ordinamento giuridico e così evitare «crisi di rigetto» foriere di conseguenze mai davvero prevedibili.
Il Popolo della Libertà è il partito che, come mai prima accaduto, ha testimoniato e testimonia impegno e «forza» nella lotta contro la criminalità, disegnando con le leggi e con i fatti una strategia di progressivo, inesorabile annientamento di uomini «cattivi»e risorse illecite.
Credere in questa legge, rendendola «idonea» agli scopi, è coerente con il passato, in linea con il presente, beneaugurante per il futuro.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3210-sub.0.10-quinquies.0100.8 493 489 4 245 237 252 53 Resp.
2 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.9 504 503 1 252 244 259 53 Resp.
3 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.10 504 501 3 251 241 260 52 Resp.
4 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.7 500 497 3 249 494 3 52 Appr.
5 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.100 499 495 4 248 494 1 52 Appr.
6 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.5 498 490 8 246 177 313 52 Resp.
7 Nom. subem. 0.10-quinquies.0100.6 501 497 4 249 239 258 52 Resp.
8 Nom. articolo agg. 10-quinquies.0100 493 264 229 133 258 6 52 Appr.
9 Nom. odg 9/3210/22 487 454 33 228 168 286 47 Resp.
10 Nom. odg 9/3210/28 489 485 4 243 229 256 47 Resp.
11 Nom. odg 9/3210/29 488 486 2 244 230 256 47 Resp.
12 Nom. odg 9/3210/43 487 485 2 243 228 257 47 Resp.
13 Nom. Ddl 3210 - voto finale 494 491 3 246 264 227 43 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. T.U. pdl 783-A - em. 1.28 rif. 422 413 9 207 413 71 Appr.
15 Nom. subem. 0.1.29.100 425 423 2 212 423 69 Appr.
16 Nom. subem. 0.1.29.101 425 422 3 212 422 69 Appr.
17 Nom. em. 1.29 rif. 426 423 3 212 423 69 Appr.
18 Nom. articolo 1 425 419 6 210 416 3 69 Appr.
19 Nom. subem. 0.2.21.100 423 420 3 211 420 69 Appr.
20 Nom. subem. 0.2.21.101 n.f. 421 417 4 209 417 69 Appr.
21 Nom. em. 2.21 rif. 423 419 4 210 419 69 Appr.
22 Nom. T.U. pdl 783-A - voto finale 396 361 35 181 354 7 69 Appr.